Lui che era riuscito a diventare l’unico prima di morire

di zia Molly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Secondo la tradizione di Famiglia ***
Capitolo 2: *** Incontri e Scontri ***
Capitolo 3: *** Shock di ricordi ***
Capitolo 4: *** le cose possono essere cambiate ***
Capitolo 5: *** A che gioco stai giocando? ***
Capitolo 6: *** il piano per cambiare le cose ***
Capitolo 7: *** Soluzioni e abiti da sposa ***
Capitolo 8: *** La scelta giusta a tutti i problemi ***
Capitolo 9: *** Un piccolo segreto ***
Capitolo 10: *** Sicuro che i cattivi non sanno amare? ***
Capitolo 11: *** Nel presente passato ***
Capitolo 12: *** Non scamperai alla morte, Black ***
Capitolo 13: *** Quel cane di mio cugino e quella cagna di mia cugina ***
Capitolo 14: *** Occhio! Ricordati che è mia cugina! ***
Capitolo 15: *** Ti ricordo che tra loro è nato qualcosa ***
Capitolo 16: *** Il duello di mezzanotte ***
Capitolo 17: *** Impazzisco per te ***
Capitolo 18: *** Prigionieri in casa propria ***
Capitolo 19: *** il tempo sta correndo troppo velocemente ***
Capitolo 20: *** -Spazio dell'Autrice- ***



Capitolo 1
*** Secondo la tradizione di Famiglia ***


Secondo la tradizione di Famiglia…

 
[…] «Bene, Harry» esordì Silente, «è sorta una difficoltà che spero riuscirai a risolvere per noi. Quando dico noi, intendo l'Ordine della Fenice. Ma prima di tutto devo dirti che una settimana fa è stato ritrovato il testamento di Sirius e che ha lasciato a te tutto ciò che possedeva».Zio Vernon voltò la testa, ma Harry non lo guardò e non riuscì a dire nient'altro che: «Oh»
 
 «Tutto sommato è piuttosto semplice» continuò Silente. «Aggiungi una discreta quantità d'oro al tuo conto alla Gringott ed erediti tutte le proprietà personali di Sirius. La parte problematica del lascito...»
 
«Il suo padrino è morto?»
chiese zio Vernon ad alta voce. Sia Silente che Harry si voltarono a guardarlo. Il bicchiere di idromele ormai gli picchiava in testa con una certa insistenza, e lui tentò di scacciarlo. «È morto?Il suo padrino?»«Sì» rispose Silente. Non chiese a Harry perché non si era confidato coni Dursley. «Il nostro problema» riprese, come se non ci fosse stata alcuna interruzione, «è che Sirius ti ha lasciato anche il numero dodici di Grimmauld Place».
 
«Ha ereditato una casa?»
 domandò zio Vernon avido, gli occhietti ridotti a fessure, ma nessuno gli rispose.
«Potete continuare a usarla come Quartier Generale» disse Harry.
«Non m'importa. Potete tenerla, non la voglio»
.
Non voleva mai più rimettere piede al numero dodici di Grimmauld Place, se poteva evitarlo. Sarebbe  stato ossessionato per sempre dal ricordo di Sirius che si aggirava da solo in quelle cupe stanze muffite, prigioniero del luogo che aveva così disperatamente desiderato lasciare.
«È generoso da parte tua» disse Silente. «Tuttavia al momento abbiamo abbandonato l'edificio».
«Perché?»«Be'» rispose Silente, ignorando i borbottii di zio Vernon, che ormai riceveva dall'ostinato bicchiere di idromele dei colpi decisi sulla testa,
«la tradizione di famiglia dei Black stabiliva che la casa venisse ereditata per linea diretta, passando al maschio successivo di nome Black. Sirius era l'ultimo della sua linea di sangue, perché il fratello minore, Regulus, morì prima di lui ed entrambi non hanno avuto figli.
 Mentre il suo testamento esprime la chiara volontà che la casa vada a te, è comunque possibile che sul luogo sia stato gettato un incantesimo o un sortilegio per assicurarsi che non possa essere proprietà di nessuno che non sia di sangue puro».
 
 A Harry balenò in mente una vivida immagine del ritratto urlante e spu-tacchiante della madre di Sirius appeso nell'ingresso. «Ci scommetto che è così» disse.
«Già» ribatté Silente. «E se esiste un sortilegio simile, allora è molto probabile che la proprietà della casa passi al più anziano dei parenti in vita di Sirius, ossia sua cugina, Bellatrix Lestrange».
 
Senza capire quello che faceva, Harry balzò in piedi; telescopio e scarpe da tennis gli caddero a terra. Bellatrix Lestrange, l'assassina di Sirius, ereditare la sua casa?
«No» disse.«Be', ovviamente anche noi preferiremmo che non andasse a lei» rispose Silente tranquillo. «La situazione è carica di complicazioni. Non sappiamo se gli incantesimi che noi stessi vi abbiamo imposto, per esempio, renden-dola in disegnabile, avranno ancora valore, ora che la proprietà non appar-tiene più a Sirius. Bellatrix potrebbe presentarsi alla porta da un momento all'altro. Naturalmente abbiamo dovuto trasferirci finché le cose non sa-ranno chiarite».«Ma come farete a scoprire se io posso averla?»
«Per fortuna» replicò Silente,
«c'è una prova semplice»
[…]
 
 
[Tratto dal 3° Capitolo –Lettere e testamento- di Harry Potter e il Principe Mezzosangue]

 
 
 
 

***

 
Sotto il tetro e grigio cielo delle campagne Londinesi due figure avvolte da cappucci erano appena comparse magicamente ai piedi di un grande e tetro Maniero.
Il cielo era così scuro che sembrava notte, alcuni lampi a volte lo illuminavano per pochi secondi scandendo i tratti femminili delle due che velocemente attraversavano il vialetto d’ingresso della villa pronte ad attraversare il cancello con uno sventolio di bacchetta.
Camminavano veloci, quasi timorose che all’improvviso arrivasse qualcuno, anche se ora mai erano al sicuro.
Lentamente, mentre le due entravano nella grande casa, una flebile pioggerellina incominciava a scendere dal cielo, inumidendo l’aria e lasciando scaturire il piacevole odore di erba bagnata.
Pochi istanti dopo, proprio quando le due donne varcarono la soglia del salone, dopo l’ultima rampa di scale, la pioggia diventò più intensa e rumorosa.
Fu soltanto dopo un sonoro Lampo che una delle due si tolse il cappuccio.
I lineamenti duri del viso, i folli boccoli che schizzavano da ogni dove e ricadevano istericamente sul mantello umido, gli occhi neri, neri come la pece, che per un attimo apparirono bianchi quando la luce del fulmine si rifletté in essi, le labbra carnose, la bacchetta storta ancora in mano, la piccola statura; non tardarono a proporre in modo effige i caratteri di Bellatrix Lestrange; lineamenti del tutto diversi da quelli della donna che era di fronte a lei.
Narcissa Malfoy era una donna di media statura, forse leggermente più alta di sua sorella Bellatrix, dai capelli dorati, lisci come la seta più pregiata, e gli occhi chiari, la pelle bianca e le labbra sottili, il portamento di una regale donna di alta borghesia e gli abiti più costosi del mondo magico.

Le due si scoccarono uno sguardo, mentre ancora una volta le loro ombre venivano scandite da un lampo improvviso.
L’unico rumore nella stanza era la pioggia al di fuori dell’antico edificio. Tutto era freddo, congelato, perfino le loro figure sembravano pietrificate.
Era un silenzio gelante, freddo, tetro, inquietante, esso congelava il cuore della bionda donna, un cuore fragile e costretto a sopportare ansie e preoccupazioni eccessive, secondo molti e soprattutto secondo sua sorella inutili.
Una delle ultime preoccupazioni di Narcissa aveva trascinato le due sorella a Spinner’s End, una zona industriale nella periferia di Londra abitata da una maggioranza di Babbani.
Sul volto di Bellatrix era ancora dipinta un espressione schifata al sol ricordo della zona e del motivo per il quale vi si erano recate.
Narcissa, invece, aveva ancora gli occhi lucidi per cosa era accaduto sotto gli occhi suoi, di sua sorella e di Severus Piton.

<< è inutile che trattieni le lacrime Cissy! Hai pianto abbastanza per oggi!>> Mormorò Bellatrix gelida, sfilandosi il mantello, gettandolo su una sedia e sistemandosi il corsetto mentre con passo lento camminava per la stanza dando le spalle alla sorella.
Narcissa singhiozzò e lentamente si tolse anche lei il mantello.
<< Bella… è solo .. un ragazzo… e io.. una madre sola>> mormorò con sguardo basso, mentre l’ennesima lacrima argentea solcava la sua guancia, quella lacrima salata che lasciava intendere quanto si sentiva sola quella donna ora che suo marito era chiuso nella prigione di Azkaban, con possibilità di uscirne vivo pari a zero, forse.
<< Combatti Narcissa!  Devi Lottare! Essere forte! Non devi abbatterti! ..chi cede è perduto! E poi l’Oscuro Signore è grande! ..Dovresti esserne Grata!>> ruggì Bellatrix
<< Ma … Draco è innocente… Non è leale vendicare gli errori di Lucius su suo figlio!>> singhiozzò la bionda trattenendo il respiro, avvicinandosi lentamente alla finestra e guardando la pioggia correre velocemente sul vetro, come se le gocce facessero a gara per raggiungere un ipotetico traguardo prima di svanire via.
Bellatrix si voltò a guardarla furente: come poteva sua sorella ragionare così? Insomma se solo lei avesse avuto figli sin da neonati li avrebbe promessi all’Oscuro signore!
…e poi di cosa si lamentava? Non era la sola con il marito in prigione! Anche Rodolphus era nuovamente chiuso ad Azkaban.
<< Non sei la sola con il marito chiuso ad Azkaban, Sorella>> ghignò Bella speranzosa di confortare e ammutolire Narcissa non facendola sentire sola: era sempre stata così! Sin da bambina desiderava esser consolata, confortata… compatita!
Cissy lentamente si voltò a guardarla e fece una smorfia di disgusto; come poteva sua sorella dire una cosa simile?
A lei di Rodolphus non era importato nulla! Tanto era vero che quell’uomo aveva corna così alte che  avrebbe potuto gareggiare a una corrida spagnola!
Bellatrix era circondata da amanti, Cissy aveva smesso di tenere il conto degli amanti della sorella! …ma che lei sapesse…fino a pochi mesi prima c’è n’era uno a cui teneva particolarmente, uno che era riuscito a diventare l’unico prima di morire.
<< Bella a te di Rodolphus non interessa nulla! Povero uomo! Ti ama!>> trillò la bionda sorella indignata.
<< Già, vero… a me di Lestrange non interessa nulla… a me non importa nulla di nessuno!>> mormorò con un lieve sorriso beffardo in volto, continuando a camminare per la stanza a passo lento.
<< … mi pare che ti importasse di Fel..>>  incominciò Narcissa con un pizzico di malignità, voleva stuzzicarla come lei stava facendo.
<< STA ZITTA! >> L’urlo di Bellatrix fece tremare i vetri e mozzò il fiato a Narcissa che stava parlano.
<< Sta zitta! Non nominarlo!>> continuò Bellatrix  piano, provando a calmarsi…chiudendo gli occhi e allontanando i ricordi di quell’uomo a cui alludeva sua sorella.
<< è morto vero?>>
<< Ovvio! L’ho ucciso io quel traditore!>> esordì la mora fiera
<< quindi se è morto…hai ereditato anche la vecchia casa! Essa alla morte di ogni possessore passa a un membro di famiglia, il più grande in ordine di secessione… no?!>>
A quelle parole Bellatrix si accigliò e guardò Narcissa mentre un boccolo folle le ricadeva sul volto: Non ci aveva affatto pensato!
Affatto.
Sorrise maligna, un ghigno si posò sul suo volto mentre pensava a quella gloriosa conquista… Forse c’era ancora una possibilità per riportare la casata Black all’antico splendore ora che, secondo tradizione, Bellatrix aveva ereditato il secolare appartamento in Grimmauld Place n° 12.
Bastava eliminare l’ultima traditrice e aver risanato la purezza del sangue Black! Donare l’appartamento ai servigi dell’Oscuro Signore, come era desiderio dei suoi zii e genitori, e continuare a seguire le ideologie del suo schieramento e riportare il mondo magico all’antica purezza, sterminando Babbani e mezzosangue! 




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Capitolo 2
*** Incontri e Scontri ***


L’incontro e lo scontro

 

 
L’odore di muffa era ancora impregnato alle pareti di quell’appartamento nella Londra babbana; esso si mescolava al fastidioso odore di polvere, che prendeva facilmente alla gola chiunque lo respirasse.
La carta da parati nel corridoio d’ingresso era ora mai marcia, tanto che se la si sfiorava appena con le dita essa si frantumava facilmente.
Il parquet nero cigolava e uno strato di polvere lo copriva, evidenziando le impronte di scarpe di chiunque vi fosse passato l’ultima volta, come quando si cammina nella neve alta.
La cucina era vuota: un tavolo solitario in mogano circondato da panche la abitava, insieme a scaffali vuoti, scaffali che una volta contenevano la più bella e pregiata porcellana elfica con sopra lo stemma dei Black.
Se si andava in salotto invece si era avvolti ancor di più dalla desolazione: vi erano pochi mobili, il divanetto nero vicino al camino, il set di poltrone verdi accanto alla finestra, la specchiera, il pianoforte e un pensile nero vuoto, esso una volta conteneva la più bella argenteria del mondo magico.
Se si salivano le scale si poteva sentire come il pavimento cigolava ancor di più, era evidente che quell’edificio cadeva a pezzi, che aveva bisogno di esser ristrutturato oppure abbattuto.
Tutto ciò, vedere come l’antica abitazione Black, la residenza più magica di quell’antica e (tanto tempo fa) pura casata, stava cadendo a pezzi faceva quasi venir la voglia a colei che vi era appena entrata e vi stava dando un occhiata, dato che secondo la tradizione di famiglia quella ora doveva esser casa sua, di dargli fuoco: tanta era la rabbia nel vedere che tutte le gioie custodite li erano sparite, nel vedere quell’edificio distrutto.
 
Bellatrix scese le scale dopo aver dato un ultimo sguardo ai piani superiori, dopo aver viaggiato un po’ nei pochi ricordi che le erano rimasti del suo passato lì, della sua famiglia.
Aprì una porta a caso, una ancora chiusa e evidentemente non vi aveva ancora curiosato.
Quando vi entrò le mancò il respiro per un istante: si guardò intorno e sorrise vendendo che l’arazzo Black vi era ancora, riconoscendo solo in quel momento la stanza in cui si trovava.
Quella camera era pressoché vuota, quasi priva di arredo: fatta eccezione per una poltrona e un comodino con un limino.
Ma se la si guardava bene essa non aveva bisogno di grande un mobilio, ciò perché l’importanza di quella stanza era nella carta da parati! Nell’arazzo che copriva le pareti.
Tutti i volti dei componenti Black erano ritratti lì, generazioni e generazioni di maghi purosangue erano lì, di fedeli devoti alla magia oscura!
Con passo lento seguì il perimetro della stanza con un ghigno sul volto, facendo una smorfia ogni volta che vedeva volti bruciacchiati, tutti traditori! In totale erano sette:
La prima: Isla Black.
Essa era la sorella minore dei primi Black! Lei era alla base dell’albero genealogico, accanto ai suoi fratelli: Sirius I, Phineas e Elladora.
Aveva sposato un babbano, ma pochi mesi dopo il tradimento al sangue puro dei Black fu vendicato: morì avvelenata. 
Il secondo volto ritraeva: Phineas II.
figlio di Phineas I e Ursula, esso fu ucciso da suo padre per aver affermato e combattuto per i diritti dei Babbani.
Bellatrix rise di gusto: secondo lei fu un bene che il suo antenato uccise il figlio…le sembrava giusto che Phineas chiedesse scusa al mondo per aver generato uno scempio di traditore come il figlio!
Continuando la lista e continuando a girare per il perimetro della stanza vide altri volti: Marius, Cederella, Alphrad…
Poi però lo sguardo si assottigliò quando arrivò alla parete principale, la più grande, che ritraeva l’ultima generazione.
La voglia di dare fuoco a quella parete, o solo a due volti già cancellati la avvolse.
Il volto di sua sorella Andromeda era sparito.
Non meritava di essere li, non meritava di godere del privilegio di essere una Black! Aveva scelto un mezzosangue e una vita “normale”, come la definiva la secondogenita delle tre sorelle Black, non meritava di portare quel cognome… lei come suo cugino Sirius!
Sirius III Black.
Bellatrix lo conosceva bene!
Era sempre stato un po’ l’anarchico della famiglia, sin dall’età più giovane.
Giocava con giochi babbani nell’infanzia, provava a scappar di casa già dall’età di 5 anni per andare a giocare con quei luridi bambini babbani che abitavano le strade di Londra; crescendo incominciò a leggere e a collezionare poster in cui le immagini rimanevano immobili, ferme, stanti! (tra l’altro decisamente -secondo l’opinione familiare- poco idonei ai muri della sua camera)
Arrivato a Horwarts era finito in GRIFONDORO! E non in Serpeverde come tutta la famiglia!
Aveva fatto amicizia con mezzosangue, ibridi e traditori!
Perfino sua madre a un certo punto incominciò a disconoscerlo e a odiarlo, incominciò a credere di avere un solo figlio, ossia Regulus il secondogenito, soprattutto dopo la fuga di Sirius all’età di 16 anni.. in cui ripudiò totalmente il suo cognome, la sua famiglia e ogni genere di diritto che il suo sangue gli concedeva.
Ma nonostante Bellatrix, così come sua zia Walburga e tutti i membri Black, lo odiasse per tutte quelle ragioni, per il tradimento alla famiglia, per tutto ciò, non poteva negare al suo gelido cuore, non poteva dimenticare quante cose fossero successe in quegli anni.
Il labbro le tremò appena quando istintivamente passò la mano sulla sua foto bruciacchiata.
Era stata proprio lei a dargli fuoco, dalla rabbia forse, in una lontana notte di Agosto.

Stava per voltarsi verso la poltrona in fondo alla stanza per allontanare i ricordi che avvolgevano quell’uomo, suo cugino, quando notò una figura pietrificata che la fissava sulla soglia della porta.
Si accigliò sorpresa …e ora quel moccioso che ci faceva lì?
Ma nonostante l’evidente stupore arricciò le labbra in un ghigno maligno e incominciò a giocherellare con la bacchetta, lui coraggiosamente la teneva già puntata verso di lei.
<< Potter! >>squittì con voce isterica
<< Bellatrix! >> ruggì Harry facendo un passo avanti e entrando in stanza.
In quel momento il ragazzo si chiese cosa ci facesse lì Bellatrix: ma pochi istanti dopo scaturirono nella sua mente le parole di Silente, era evidente che era li per reclamare quello che, secondo tradizione, doveva essere suo.
Ma ciò non era detto, perché se Kreacher rispondeva a un qualsiasi ordine di Harry la casa sarebbe stata sua, se non lo avesse fatto e avesse obbedito a Bellatrix, era evidente che le supposizioni di Silente in merito a un ipotetico incantesimo sul luogo erano vere.

Harry fissava quella donna con odio, l’odio più puro che gli faceva pulsava il sangue al cervello facendogli battere le tempie e la cicatrice, essa gli batteva fortemente, gli doleva mentre i ricordi di quella notte all’ufficio misteri correvano velocemente nella sua mente: mentre il ricordo della morte di Sirius gli lacerava il cuore, contemporaneamente a quello di Lord Voldemort che gli lacerava la fronte.
Il sangue correva velocemente nella vene mentre i muscoli erano tirati; stringeva il manico della bacchetta con odio, immaginando che fosse il collo della donna,rimanendo in costante all’erta, nonostante fosse nervoso e arrabbiato, per parare ogni folle incantesimo.
<< Come osi tu, stare nella casa dove era lui!Lo odiavi! Perché sei qui?!>>
Ruggì Harry con odio
<< Questa ora è casa mia Potter! Quel cane traditore del tuo padrino non ti ha parlato delle tradizioni Black?>>
Harry non seppe che rispondere mentre scrutava Bellatrix che camminava per la stanza in modo folle,scosse lentamente la testa tenendo gli occhi fissi su quella figura oscura, la donna a sua volta rise di gusto.
Fu solo quando udì la sua voce che una forte fitta alla cicatrice, così forte che si piegò portando una mano sulla fronte e massaggiandosi la sottile saetta che gli pulsava, lo impossessò a tal punto da togliergli le forze.
<< Oh ..che peccato! È bene che qualcuno rimedi a ciò! Stupeficium!>>
Harry rabbrividito per il forte dolore e distratto si ritrovò schiantato contro la parete dove erano dipinti i mille volti dei Black, tra i quali quello di Sirius.
Cadde in terra stordito e confuso, guardando la sua avversaria che sogghignava soddisfatta e maligna.
Harry raccolse la bacchetta che gli era scivolata di mano e la puntò contro la donna.
<< Cosa vuoi farmi con quella mezzosangue!?>> ridacchiò istericamente la donna per poi puntargli ancora la bacchetta, ma quella volta Harry fu più veloce.
Il ragazzo provava odio, un odio forse superiore a quello che provava per Piton, la Umbridge e Lord Voldemort stesso forse!
Odiava Bellatrix terribilmente.
Ma la cicatrice gli pulsava così forte che non gli veniva in mente nessun incantesimo, nessun incantesimo degno di esser evocato con ottima riuscita, così ne evocò uno a caso, il primo che gli attraversava la mente:
<< LEGIMINTES>> urlò, Bellatrix sgranò gli occhi e poco dopo cadde in terra dolorante mentre Harry aveva libero accesso ai suoi ricordi e segreti più intimi e nascosti.

 
 
                                                                   

 
 

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Capitolo 3
*** Shock di ricordi ***


Shock di ricordi



 
Harry vide Bellatrix gettarsi contro il muro alle sue spalle e cadere in terra con occhi sbarrati mentre lui entrava nei suoi ricordi.

Il ragazzo chiuse gli occhi. Ricordava ancora quando usò l’incantesimo contro il suo insegnate di pozioni, ebbe libero accesso solo a pochi ed essenziali ricordi, ricordi che più che altro lo aiutarono a conoscere e a vedere i suoi genitori da ragazzi, scoprendo molte verità su di loro.
Ma sentiva che con Bellatrix, forse, non avrebbe scoperto nulla di tutto ciò! ..Insomma lei era una magiamorte! Cosa poteva c’entrare il suo passato con quello dei suoi genitori o dei Malandrini?

Si sentì mancare e precipitare quando di punto in bianco si ritrovò con i piedi per terra.
Harry si guardò intorno e si accorse che non ci vedeva da un palmo di naso: la nebbia lo circondava, l’aria era fredda e umida, tanto da fargli rizzare i peli sulle braccia e farlo tremare, l’odore di acqua stagnate e di umidità gli fecero arricciare il naso, poi ad un tratto sentì delle voci lontane e indecifrabili, più che voci sembravano strani sospiri.
Provò a incamminarsi per quel luogo che ricordava molto una di quelle tetre lagune scozzesi avvolte dalla nebbia, ma poco dopo si accorse che ovunque lui andasse il rumore dei sospiri non sembrava ne avvicinarsi e ne allontanarsi, si accorse che anche se lui si spostava nello spazio era come rimanere fermo perché tutto era uguale.
Poi ad un tratto alzò lo sguardo al cielo, non cambiava nulla! Perfino il cielo era coperto da quello strato di nebbia grigiastra, quella nebbia lo avvolgeva e gli impediva di vedere, ma nonostante ciò riusciva a sentire ancora quei delicati sospiri. Sospirò afflitto:
che ricordi strani quelli di Bellatrix!
Pensò. Ma poco dopo incominciò a pensare che quello forse non era un ricordo, forse era una stanza vuota, forse Bellatrix non viveva di ricordi.
Respirava piano e vedeva il suo respiro condensarsi in una piccola nube che si distingueva dalla nebbia.
Continuò a camminare per quel luogo indefinito, avrebbe potuto interrompere l’incantesimo ma quei sospiri lo incuriosivano troppo!
Ad un tratto chiuse gli occhi, lentamente li riaprì e d’avanti a se vide, in lontananza, comparire due figure indefinite: erano vicine. Harry provò a fare  qualche passo verso di loro, chissà riuscisse a capire chi fossero i due, ma nulla.
Riuscì però a capire facilmente che una delle due persone era evidentemente Bellatrix molti anni prima, probabilmente da giovane.
La vide avvicinarsi ancor di più al ragazzo avanti a lei, cingergli il collo e baciarlo lentamente. Si accigliò e velocemente immaginò che quello poteva essere suo marito Rodolphus Lestrange…
ma era evidente che quel ricordo pian piano stava svanendo, era evidente che i dissennatori ad Azkaban si erano nutriti di esso, ciò dimostrava che sicuramente era un bel ricordo.
 
Provò a correre verso le due figure ma non fece in tempo a raggiungerle e a vederle meglio; quella sensazione di vuoto ricominciò, il ricordo stava mutando ancora.
 

Bellatrix intanto a Grimmauld Place si contorceva in terra e scuoteva la testa a scatti provando a resistere e a combattere l’incanto, provando a proteggersi, cercando la bacchetta per far pagare a quel mezzosangue la sua insolenza!
Ma nulla, gemeva e rabbrividiva mentre sudava freddo e rivedeva anche lei i ricordi che Harry stava vedendo. Tremava rivivendo quel bacio! Credeva di averlo dimenticato..

Ma invece, in qualche remoto angolo del suo cervello il bacio più bello non era stato dimenticato!

 
Harry precipitò nell’oscurità più tetra.
Si trovava in un grande salone. Non credeva di esserci mai stato, ma sicuramente, in qualche suo incubo vi era entrato.
Si guardò intorno: il fuoco nel camino scoppiettava e risaltava le ombre di tre figure nascoste nel buio, i riflessi lucidi del tavolo in legno, delle poltrone e dei divanetti confermavano la presenza del arredo scuro, come Harry immaginava.
Non si vedeva altro.
Poco dopo Harry camminò nel salone, i suoi passi echeggiavano nella stanza mentre tre voci parlavano piano.
Una fitta alla cicatrice percosse il ragazzo che era sopravvissuto; portò una mano sulla fronte e fece una grande smorfia, poi attizzò le orecchie per sentire.
 
<< è pronto il piano Lucius? >> Harry non tardò a riconoscere quel sibilo tetro, infondo l’aveva sentito soltanto pochi mesi prima all’ufficio misteri.
Guardò in direzione del divano, da dove proveniva la voce, e li vide: due occhi rossi iniettati di sangue, gli stessi occhi che dominavano i suoi incubi, quegli occhi che parlavano da soli e ritraevano rabbia, odio e cattiveria, quegli occhi che erano come una lama nel petto che ti squarciava lasciandoti una dolorosa sensazione simile a un “Non ti scordar di me”, occhi che erano l’incubo di molti.
In quella stanza, in quel ricordo, viveva Lord Voldemort.
 
<< S-si mio Signore >> La voce di Lucius Malfoy tremava appena, chinò la testa devoto e fece un passo indietro. Alle sue spalle l’ombra di una donna guardava il Lord devota, ammaliata e quasi pietrificata col fiato sospeso.
<< Bene….>>
<< mio Signore, mi perdoni se la interrompo ma… domandavo: se l’ordine interverrà? >> domandò l’uomo tremante.
A quelle parole Voldemort ruggì e strinse evidentemente nervosamente i braccioli della grande poltrona dove era seduto.
Harry vide Lucius trasalire e sobbalzare al ruggito di rabbia del suo padrone.
<< Non voglio che abbiate pietà per nessuno! Voglio solo che Potter sia mio! Portatemelo vivo… penserò io a lui! Devo essere io a uccidere Harry Potter! >>
sibilò mentre un lungo serpente incomincia a strisciare sul pavimento, facendo rabbrividire Harry: il ragazzo capì immediatamente chi fosse, quello era il serpente che abitava i suoi sogni, lo stesso serpente che torturò Arthur Weasley l’anno prima.
<< S-si Mio Signore … e.. riguardo alla Profezia? >>  Malfoy aveva ancora quel tono tra il devoto e il terrore puro, probabilmente se la stanza fosse stata illuminata si sarebbe potuto notare quanto tremava, ma sapere che questo particolare era celato dall’oscurità per Lucius Malfoy era un bene! L’oscuro l’avrebbe sicuramente torturato.
<< Portala a me! E tu! Bellatrix!>>
La donna ansimò quando si sentì presa in considerazione. Si fece avanti con un ghigno per poi abbassare subito la testa appena lo sguardo del suo signore si posò su di lei.
<< Si?! >>
<< Il comando andrà anche a te! Lucius mi sembra decisamente indeciso e troppo preoccupato, mi serve qualcuno deciso per questa missione! >>
Bellatrix sogghignò lievemente: sapeva quanto Malfoy odiasse quando il postera assoluto gli veniva sottratto dalle mani, infatti anche se il biondo era nell’ombra non fu difficile intravedere sul suo volto una grande smorfia.
<< La ringrazio Mio Signore, non la deluderò e le prometto che se l’ordine arriverà non mancherò di vendicare ogni traditore del nostro sangue! >>
<< Ma non dimenticarti di Potter e della profezia!>>
<< come potrei…>>
<< Mi congratulo Bella, ora sparite entrambi! >>
 
Harry capì immediatamente a cosa alludeva la donna! Era evidentemente che alludeva a Sirius, e probabilmente non solo a lui…
Si guardò intorno e il ricordo mutò ancora lasciando vivere al ragazzo, ancora una volta la spiacevole sensazione di vuoto.
 
Questa volta Harry chiuse gli occhi e precipitò cadendo bruscamente su una superficie bagnata.
Con le mani accarezzò lentamente il terreno: l’erba era leggermente inumidita dalla rugiada fresca, l’odore di erba tagliata di ricordava la Tana, ma appena alzò lo sguardo si rese conto che, purtroppo, non si trovava lì.
Un grande maniero si presentava avanti a se: era molto simile a un antico palazzo ottocentesco, le mura erano oscure, era circondato da un grande, forse immenso, prato inglese,  in lontananza se si guarda verso destra si vedeva un bosco, anch’esso decisamente enorme, a Harry ricordava la foresta proibita di Hogwarts.
Alzò lentamente gli occhi al cielo: le stelle brillavano illuminando, insieme a una luna quasi assente, il cielo notturno scuro e immenso.
Era uno spettacolo bellissimo.
Il silenzio avvolgeva quel luogo tetro, ma coperto da quel cielo bellissimo.
Il ragazzo lentamente si alzò pulendosi dai filetti d’erba che si erano posati su di lui, poi fece un paio di passi e improvvisamente quel dolce e pacato silenzio venne spezzato da piccole risatine divertite provenienti da una quercia li vicino.
Harry li osservò.
Una ragazza dai folti capelli ricci, lunghi fino alla vita quasi era sdraiata sul tappeto d’erba accanto a un ragazzo. Lei era ovviamente Bellatrix.
Lui aveva i capelli abbastanza lunghi, mossi, ma i boccoli che si formavano erano pietrificati da uno strato di gelatina che determinava un verso a quella chioma.
Aveva gli occhi grigi, come il cielo quando piove, e le labbra fine, circondate da un piccolo pizzetto incolto che si stava appena formando; rispetto a lei era più alto, slanciato… un tipo davvero affascinate.
Dai tratti a Harry sembrò di conoscerlo, ma vedendolo lì, in compagnia di quella donna, in quel ricordo una bellissima ragazza, senza bacchette a vedere le stelle affiancati, era terribilmente strano e surreale.
<< Hey Bella! Guarda stai cadendo! >> urlò lui indicandole il cielo. Lei si accigliò e guardò nella direzione che indicava.
Una scia luminosa attraversò il cielo. A Harry mancò il fiato: non aveva mai visto una stella cadente.
<< Sir ma cosa dici?! È solo una stella cadente! Cosa c’entro io! >> 
Bellatrix si gattonò fino al ragazzo portandosi lievemente su di lui, esso sorrise.
Harry nonostante ciò fissava la scena sorpreso e shoccato: l’aveva chiamato Sir! ..il diminutivo di Sirius!
<< Quando si vede una stella cadente si esprime un desiderio… io le ho dato un nome >>
<< esiste già una stella col mio nome.. >> mormorò lei con un sorriso soddisfatto sul volto, ma lui sorrise beffardo, si poggiò sui gomiti e le scostò i capelli dal volto delicatamente.
<< ma non un desiderio…>>
Li vide avvicinarsi ma…
 

Improvvisamente a Grimmauld Place, Bellatrix incominciò ad urlare e si concentrò ancor di più di prima. Harry Potter non poteva vedere quel ricordo! Non il seguito per lo meno.
Si dimenò fortissimo e poi urlò un forte << NOO! >>

Harry tremò e avvertendo la solita sensazione di vuoto, per un attimo, si ritrovò a osservare la donna che finalmente aveva trovato la bacchetta e glie la stava puntando contro.
Bastò un secondo per uscire dai suoi ricordi sconvolto, cosa c’entrava Sirius in tutto ciò?
Oltre ogni sua aspettativa Harry incominciò a pensare che i ricordi di Bellatrix potevano esser collegati alla vita dei Malandrini e del suo padrino …
Ma non ebbe il tempo di pensare ad altro!
Lei evocò un incantesimo non verbale, proprio mentre lui ritentava un altro Legimintes per continuare a spiare nella sua mente: i due incantesimi si scontrarono in un grande, immenso boato, uno scoppio scosse l’appartamento, poi tutto diventò buio.

 


SDA: volevo ringraziare tutti i lettori per esser qui a legger la storia e informarli che dato che sto per partire per le vacanze la storia non verrà aggiornata per una settimana e mezza.
Grazie zia Molly

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Capitolo 4
*** le cose possono essere cambiate ***


Le cose possono essere cambiate

 

 
Grimmauld Place tremò come se una scossa di terremoto si fosse abbattuta su di lei. Un boato immenso quasi fece pensare che tutto fosse crollato addosso a Bellatrix e Harry, ma i due non poterono mai confermare quest’ipotesi perché il buio più tetro li avvolse.
Sembrava di precipitare nel vuoto, cadere nel nulla.
Il cuore di Bellatrix era in gola, i muscoli tirati. Sembrava di cadere in un precipizio, vagare nel nulla.
Era come quei sogni in cui si immagina di cadere dalle scale; provava la stessa sensazione fastidiosa di vuoto, quasi si trovasse a combattere tra la vita e la morte.
Ma bastò un secondo, un attimo per sentire nuovamente il sangue correre nelle vene.
Sembrava come se i cinque sensi tornassero a funzionare, sembrava di esser rinata in un corpo più giovane.
Fece per lamentarsi per il dolor di testa, ma non ci riuscì.
Strizzò gli occhi chiusi quando si rese conto di avere la bocca occupata, coinvolta in un delicato sfiorarsi di labbra.
Strabuzzò i grandi occhi neri e sentì il cuore zampillare in gola quando capì chi stava baciando. Fece un balzo indietro e scosse la testa.
Non credeva ai suoi occhi, non poteva crederci: Quel pizzetto incolto, l’aria beffarda, gli occhi grigi, di quel grigio freddo come i pomeriggi in cui in cielo e coperto dalle nuvole.
Stava baciando Sirius da ragazzo!
Dai tratti non avrebbe potuto avere più di 16 anni!
<< TU DOVRESTI ESSERE MORTO! >> urlò guardandolo shoccata.
Lui si accigliò e la guardò interrogativo, mentre lei poco distante da lui lo osservava stranita.
<< Bella…. Tutto okay? >> domandò il giovane, ma Bellatrix non rispose.
Si guardò intorno e corse via.
La testa le girava terribilmente: non ci stava capendo nulla!
Fino a pochi istanti prima era a Grimmauld Place con Potter, si stavano scontrando, poi un boato, tre secondi di buio, paragonabili forse a un battito di ciglio e poi si era risvegliata a baciare Sirius.
Scosse la testa.
Non era possibile! Cosa era accaduto?
Si fermò nel panico e si guardò intorno, le labbra ancora fiammanti, il petto che faceva velocemente su e giù dall’agitazione e dal nervoso.
Osservò l’immenso giardino in cui era capitata, lo riconobbe subito, così come riconobbe la grande magione che si presentava d’avanti a lei.
Villa Black, la residenza estiva della sua famiglia.
In quella casa era imprigionata l’adolescenza di Bella, tutti i ricordi più importanti legati al suo passato,  tutti gli avvenimenti che avevano sconvolto la vita di Bellatrix Black e l’avevano portata a fare determinate scelte.
Fece un passo lento verso quel maniero: era immenso, proprio come lo ricordava, terribilmente suggestivo in quella sera d’estate, in cui il buio pesto era spezzato solo dal bagliore delle stelle, della luna e delle mille lucine che provenivano dall’interno della casa.
Ma la sua attenzione calò quando abbassò lo sguardo sull’erba e ebbe l’opportunità di osservare il suo corpo. Sgranò nuovamente gli occhi incredula: era tornata ragazza!
Si passò una mano tra i capelli: i boccoli nuovamente vivi, profumavano come una volta di frutti di bosco, non erano arruffati e rovinati dalle barbarie di Azkaban.
La mano scivolò sul volto: la pelle così giovane..
Tastò il suo corpo e il respiro le mancò ancora: era sicuramente un sogno, forse durante lo scontro era svenuta! Era l’unica spiegazione plausibile che si poteva dare.
Ma quell’ipotesi crollò appena riconobbe l’ombra di Harry Potter camminare spaesata per quel giardino, incredulo e stonato almeno quanto lei.
Strinse i pugni e gli corse incontro: come una furia, come un temporale improvviso in una splendida giornata di sole, si scagliò contro di lui, lo afferrò per il colletto della maglietta e lo spinse contro un albero li accanto alzandolo di pochi centimetri da terra.
Harry sgranò gli occhi e boccheggiò sorpreso, anche lui come Bellatrix non riusciva a capire dove si trovasse, anche se quell’ambiente gli ricordava terribilmente il prato in cui aveva visto, nell’ultimo ricordo di Bellatrix, Sirius e la cugina osservare le stelle.
Il moro guardò avanti a se e incrociò lo sguardo folle di Bellatrix, sorpreso nel vederla ringiovanita, notando e ammirando i bellissimi tratti sbarazzini.
La ragazza lo osservò quasi col fiatone: entrambi erano lì… che cosa.. strana!
<< COSA HAI COMBINATO POTTER?! CHE CAZZO STA SUCCEDENDO?! >>
urlò infuriata. Harry alzò le mani e scosse la testa, quasi intimorito.
<< Non ne ho idea! >> esclamò provando a farsi lasciare da quella presa, a suo malgrado senza riuscirci
<< Dove siamo?! >> Bellatrix sapeva benissimo dove erano, aveva riconosciuto subito il posto, ma si chiedeva come ci erano finiti e come aveva fatto a ringiovanire.
<< sembra il luogo dell’ultimo ricordo che ho visto…. >>
Bellatrix si accigliò, quel moccioso aveva ragione.
<< ..forse siamo rimasti bloccati nei tuoi ricordi quando i nostri incantesimi si sono scontrati >>
ipotizzò Harry, Bella annuì piano poi lo spinse contro l’albero, con un espressione shoccata fece un passo indietro: l’ipotesi di Potter era plausibile, probabile… ma la spaventava, la spaventava terribilmente, quasi non voleva crederci.
 
La spaventava per miliardi di ragioni: Da giovane aveva avuto tantissime delusioni, era stata costretta a seguire un destino e una vita che era stata programmata per lei, non avendo scelta.
Era stata costretta a sposare Lestrange, a comportarsi come il figlio maschio che suo padre, Cygnus Black, aveva sempre sognato; era stata delusa dalla sorella che adorava di più, Andromeda, la quale era fuggita via per sposare l’amore della sua vita, coraggio che a lei era mancato per seguire l’unico grande sogno che aveva, l’unico sogno e l’unica certezza che si sarebbe realizzata in quella vita già scritta. L’unico ragazzo a cui aveva detto “Ti amo” , un amore vero e sentito, l’aveva abbandonata al destino, svanendo in un notte d’agosto…
Aveva vissuto più sofferenze che attimi di felicità da ragazza, e sapere che ora era costretta a riviverli la impauriva terribilmente, la riportava a sentirsi il peso della frustrazione e della debolezza che una volta abitavano il suo cuore, sentimenti che albergavano dentro di lei di nascosto, rimanendo celati a chiunque non fosse capace di trovare la strada nei mille labirinti che al abitavano.
 
Improvvisamente però, sul volto di Bellatrix comparve un ghigno, Harry la guardò perplesso non capendo.
Ad un tratto quel ghigno si tramutò in una risata, la solita e fastidiosa risata che mandava Harry in bestia, la stessa risata che aveva accompagnato, come una colonna sonora, la morte di Sirius, una morte che ora sembrava così lontana.
<< Che c’è da ridere? >>
Bellatrix abbassò lievemente il capo e sorrise, un piccolo sorrisetto beffardo e inquietante fece innervosire ancor di più Harry.
<< Che hai?! >>
<<  Le cose posso essere cambiate Potter! >> esclamò Bella.
Harry non capì, a cosa alludeva?
“ Le cose possono essere cambiate ”
Cosa può essere cambiato?
Si domandò Harry osservando la mangiamorte dinanzi a se.
Ma in quell’attimo di desolazione che fino a pochi istanti prima aveva avvolto Bellatrix, quello shock che l’aveva colpita, era svanito: forse ora, se era varo che era bloccata nel suo passato ed era tornata indietro nel tempo, poteva cambiare tutto ciò che era accaduto; quindi evitare il matrimonio con Lestrange, evitare la fuga di Andromeda e di Sirius, provare a rendere suo cugino il figlio perfetto e l’erede maschio che tutti si aspettavano diventasse, così da scaricare ogni suo obbligo e dovere!
Tramutarlo nel Serpeverde che non era mai stato e provare a non farlo andare via, a fargli mantenere tutte quelle promesse che si erano fatti, promesse che sembravano potersi realizzare prima di quella notte d’Agosto.
 
<< Cosa può essere cambiato?! >> domandò Harry in un ruggito innervosito.
<<  il passato >> ghignò semplicemente la ragazza, ma quella risposta non soddisfò il giovane, il quale scosse la testa confuso.
 Ad un tratto, proprio quando il ragazzo-che-era-sopravvissuto stava per esporre l’ennesima domanda alla sua interlocutrice, dei passi si udirono alle spalle di Bellatrix, lei si voltò e Harry si staccò dal tronco d’albero dove era poggiato, fece qualche passo e osservò la figura che era appena corsa da loro, incrociando il suo sguardo.
<< Bella perché sei fuggita via? >> domandò Sirius alla cugina che ancora, nonostante avesse preso coscienza di cosa le fosse accaduto, vivendo nelle ipotesi che aveva costruito, lo osservava con sguardo ammaliato, sorpreso, affascinato.
<< S-scusami cagn… emm.. Sir >> mormorò con un tono che Harry non aveva mai sentito sulle sue labbra, era un tono molto più dolce e flessibile.
Bella però si morse il labbro, era un vecchio vizio che aveva da ragazza, vizio che in quell’attimo non tardò a riprendere; L’aveva chiamato Sir, lei lo chiamava sempre così… prima che si incominciassero ad odiare.
Nonostante ciò la giovane Black si accorse del tono che aveva usato e si schiarì la voce, non voleva dar a vedere a Harry Potter, il nemico più grande del suo amato e venerato Signore, quello che era prima, il tono che aveva prima di diventare Mangiamorte.
<< Nulla >> sorrise Sirius che subito scoccò uno sguardo al ragazzo che si faceva capolino alle spalle della cugina.
<< J-James?! Che ci fai qui? >>
Bellatrix si voltò di scatto a guardarlo e lo notò sorridere dolcemente mentre si faceva avanti.
Harry provò uno strano calore allo stomaco quando sentì Sirius scambiarlo per il padre; si fece avanti e provò a parlare, ma dalle sue labbra fuoriuscì niente di più di farfuglio.
Lentamente scosse la testa e porse la mano a Sirius, Bellatrix osservava la scena chiedendosi cosa si sarebbe inventato.
<< Oh… emm… I-io non mi chiamo James… Harry, piacere! Harry Potter!>>
Sirius si accigliò e si avvicinò a lui, lo osservò per bene: se non fosse stato per gli occhi chiari sarebbe stato la fotocopia del suo migliore amico.
<< Harry Potter?! >> domandò osservandolo ancora.
Potter? …Lui di Potter conosceva solo James..
Harry annuì e scoccò uno sguardo a Sirius, poi deglutì e tirò fuori la prima scusa che gli attraversò la mente.
<< Oh… emm.. sono suo cugino! >>
Bellatrix affondò il volto nella mano. “che razza di idiota” Pensò tra se mentre scuoteva il volto nascosto tra le mani.
<< Non mi ha mai parlato di te …>> esclamò Sirius poco convinto lasciando andare la mano del ragazzo.
Harry sorrise innocentemente: e ora cosa si sarebbe inventato?!
Si grattò lentamente la nuca, quasi per prendere tempo per pensare velocemente e cercare una seconda scusa, dentro di se sperava che Bellatrix intervenisse per aiutarlo, ma aveva perso la speranza nel suo aiuto più o meno da subito.
<< Non mi sorprende… mi sono appena trasferito a Londra dalla … emm…. Bulgaria, andavo a Durmustrung… ora io e la mia famiglia ci siamo trasferiti qui e … beh… dallo scorso anno sono a Hogwarts >>
Sirius inarcò il sopracciglio per tutto il tempo che Harry ci aveva impiegato per raccontare quell’enorme fandonia, non aveva mai mentito prima d’ora, almeno da quello che ricordava, e sperava di esser stato almeno un po’ convincente.
Il giovane Black annuì lentamente tramutando quell’espressione poco convinta in una pacata: d’altronde, fisicamente erano praticamente uguali, eccetto per gli occhi… gli ricordavano vagamente quelli di Lily Evans… Strano!, pensò.
Era evidente che non stava mentendo, era così simile a James che forse non si sarebbe sorpreso troppo se gli avesse detto che erano fratelli!
<< Capisco… in che casa sei a Hogwarts? >>
In quel momento Harry guardò Bellatrix, di certo non avrebbe potuto dire Grifondoro! Avrebbe dovuto inventare un’altra scusa quando lui, sicuramente, gli avrebbe detto che non l’aveva mai visto.
Ma Bellatrix quando incrociò lo sguardo con Harry rimase zitta a osservare la scena divertita.
<< T-T-Tassorosso! >>
la riccia alzò le spalle, di certo non si aspettava che dicesse Serpeverde!
<< Ecco perché non ti ho mai visto! Comunque… che ci fai qui? Non dovresti essere da tuo cugino? >>
A quella domanda Bella trattenne una risata chiedendosi ancora cosa si sarebbe inventato quella volta Harry, fece un passo avanti per guardare e godersi meglio la scena.
<< Io…. Emmm…. Sono qui perché…. mm… conosco Bellatrix e la sono venuta a trovare per un paio di giorni… >>
In quel momento la riccia Black sgranò gli occhi e si soffocò con la saliva lasciandosi scappare un paio di colpi di tosse.
Sirius la osservò, così come fece Harry.
<< Non sapevo frequentassi dei …Tassorosso >>
Neanche io ”  pensò in fretta Bellatrix scoccando uno sguardo fulmineo a Potter, rispondendo alla battuta del cugino con uno sguardo interrogativo e uno sbuffo senza senso.
<< Comunque, Piacere: Sirius Black! >> esordì radiante Sirius.
Trovava Harry un ragazzo abbastanza simpatico, anche se in tutto quel ragionamento che aveva sentito molte cose non gli tornavano e lo aveva lasciato con infiniti punti interrogativi, parecchie cose non gli quadravano… infatti pensò che l’avrebbe dovuto tenere d’occhio e scrivere a James al più presto.
Decise così di fare la cosa più ovvia possibile: chiedergli se gli andava di esser ospitato in camera sua.
A quella proposta Harry non esitò, accettò!
Gli sembrava incredibile! Si era sempre chiesto dell’infanzia del suo padrino, di suo padre e di quelli che una volta erano i malandrini! Pochi istanti prima, quando ancora teneva la bacchetta puntata contro Bellatrix a Grimmauld Place credeva che il passato della Mangiamorte non c’entrasse nulla con quello di suo padre, sua madre e dei loro amici, di quell’epoca che sembrava così irraggiungibile …e invece si sbagliava!
Ora era così vicino a loro, come non lo era mai stato!
Quasi era grato a Bellatrix per quell’opportunità, ma nonostante ciò era confuso: mille cose non gli quadravano e nonostante l’incontro con Sirius si chiedeva cosa aveva in mente Bellatrix; quel botta e risposta tra lui e lei ancora risuonava vivo nella sua mente.
“ Cosa può essere cambiato?”
“il passato”
Ciò lo portava a pensare che probabilmente Bellatrix voleva cambiare il suo passato, per chissà quale strana ragione a lui sconosciuta!
Ragioni che avrebbe dovuto scoprire!
Doveva impedirglielo assolutamente!
Ricordava ancora quando lui e Hermione usarono la giratempo per modificare il passato, avevano fatto tutto con molta accortezza per non modificare il futuro….
Ora era tutto ancor più pericoloso di quella piccola impresa! Non sapeva cosa Bellatrix desiderasse evitare e modificare, ma doveva impedirglielo per non modificare il futuro radicalmente.
Anche se ora che ci pensava bene poteva evitare la morte di Sirius, la tortura dei paciok…
Pensò a ciò tutta la serata.
Continuò a chiedersi cosa sarebbe successo mentre lentamente si assopiva nel letto che Sirius aveva chiesto di allestire per lui in camera sua.
 
 
 
SDA: Bene cari lettori, incomincio col scusarmi per aver caricato tardi ma ero in vacanza, perdonatemi!
Vi ringrazio per le visite! Ma ammetto che mi piacerebbe sapere un po’ di più il vostro parere: quindi cosa ne pensate?
Attendo un parere con le vostre recensioni
Zia Molly
 
 

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Capitolo 5
*** A che gioco stai giocando? ***


A che gioco stai giocando?

 
 
Il sole era alto in cielo ora mai, splendeva radiante riscaldando ogni angolo di Villa Black… ma d’altronde era Luglio, e nonostante in Inghilterra era raro avvertire l’afa asfissiante era inutile negare che quell’anno sembrava non essere così!
Il pomeriggio lentamente arrivava, insinuandosi e scacciando via le ore più calde e silenziose che caratterizzavano l’ora di pranzo.
Gli abitanti della grande villa erano tutti rintanati nelle loro stanze a sonnecchiare, rilassati e nelle parti più fresche e ombreggiate del maniero, lontani dai raggi del sole che sembravano cuocere ogni cosa su cui si posavano.
I quel panorama così colmo e silenzioso però, si udiva un unico rumore: dei passi.
 
Bellatrix saliva lentamente le scale decisamente annoiata.
Credeva che nel suo passato avrebbe vissuto l’azione totale in ogni istante, ma in realtà non sembrava affatto così: ma si rincuorò subito, ciò non avveniva perché i “giochi” non erano ancora iniziati, perché ancora non aveva messo in atto il suo piano.
Peccato che…ancora non aveva escogitato un piano ben preciso per far innamorare Sirius di lei.
La cosa che però la agevolava era che comunque vivevano entrambi in un costante gioco di provocazione, fatto di sguardi sfuggenti, pose svenevoli e baci rubati.
A tutto ciò però mancava qualcosa, ora che ci pensava.
Si morse il labbro, mentre pensierosa saliva le scale…
“Cosa diavolo manca a tutto ciò?”
si chiese mentre distrattamente apriva la porta della sua stanza e vi entrava.
Si lasciò cadere su suo enorme letto e accarezzò le lenzuola osservando il soffitto bianco.
Rimuginava nei suoi pensieri, analizzava ogni cosa per cercare di capire cosa mancasse a quella situazione per rendere una semplice “gioco di provocazioni”, amore.
Ma pensando a ciò raccomandò a se stessa che a innamorarsi, questa volta, non doveva essere lei! NO! Ma Sirius!  Quindi doveva stare attenta…
Sbuffò e si alzò, era inutile rimanere lì a fissare il soffitto, era bene mettersi all’azione.
Fece per uscire dalla sua stanza, ancora pensierosa, quando incrociò il suo sguardo nella sua immagine allo specchio: lo sguardo si spostò velocemente però su qualcosa che, in quel riflesso, attirò la sua attenzione.
Si voltò lentamente e guardò la parete.
Si avvicinò con occhi sbarrati alla parete e con mano tremante prese il calendario che era attaccato a essa; lo tolse dal chiodino che lo teneva fisso al muro e poi osservò la pagina con sguardo vitreo.
Osservò l’anno scritto in alto a destra e sgranò gli occhi, il calendario la scivolò dalle mani.
Era l’anno in cui si sarebbe dovuta sposare con Lestrange!
….L’aveva dimenticato, credeva che avesse più tempo!
Ciò significava che era l’anno in cui Sirius sarebbe scappato di casa.
Con occhi vitrei e sbarrati lo raccolse con forza e lo poggiò sul letto stranita.
Non era possibile, credeva di avere più tempo…. Voltò velocemente la pagina ad agosto e si morse il labbro: mancavano meno di tre settimane al matrimonio!
Di scatto si alzò, la rabbia le divorava lo stomaco!
<< che Lestrange sia maledetto! >>
sibilò mentre con rabbia apriva il suo armadio.
Come sospettava vide l’abito bianco lì, nascosto tra le mille camicette e mantelli. Accanto a esso la vestita verde e argento di Hogwarts…
Essa era un  ricordo ovviamente, un ricordo che le faceva tornare il mente i tempi della scuola: essi dopo il suo matrimonio incominciarono a sembrare così lontani, quasi non le appartenevano più.
Accarezzò la divisa un po’ nostalgica, forse le sarebbe piaciuto tornarci!
Sbuffò e chiuse l’armadio.
Poi si avviò verso la camera di Sirius, da qualcosa doveva cominciare.
Il corridoio era vuoto, deserto… sembrava come se in casa non ci fosse nessuno, ma era evidente che tutti si stavano riposando.
Arrivò d’avanti alla camera di Sirius, era l’unico luogo dal quale provenivano delle voci e ciò significava una cosa sola: vi era anche Harry Potter con lui… ma d’altronde doveva aspettarselo.
Bussò e senza attender risposta entrò in stanza.
 
La camera di Sirius era ben diversa dalle altre di villa Black.
Nonostante fosse una residenza estiva quella dove stavano alloggiando, lui non mancava mai di riarredare la stanza che gli veniva assegnata inserendovi: Stemmi di Grifondoro, porter babbani, foto.
La stanza non era un ambiente molto grande, ospitava il necessario: un grande letto matrimoniale, un armadio sulla parete destra e su quella sinistra una scrivania disordinata. Infondo alla stanza una finestra con un piccolo balconcino, e ora che vi era anche una piccola branda vicino l’armadio, per Harry ovviamente.

<< Chi non muore si rivede, cugina! >> ghignò Sirius appena vide Bellatrix sulla soglia della porta.
Era evidentemente sorpreso di vederla: erano due giorni che sua cugina si comportava in modo bizzarro!
Prima diceva che era morto, poi portava a casa un amico sconosciuto a meno di tre settimane dal suo matrimonio e per giunta ancora non l’aveva provocato!  
I loro sguardi si incrociarono mentre la vide avanzare verso di lui e sedersi sul suo letto.
<< sempre questo tono sorpreso Sir >> esordì Bella guardandosi intorno, notando Harry immediatamente e lasciandosi cadere stesa sul letto del cugino già annoiata dalla sua presenza.
Si era completamente dimenticata della presenza di quel moccioso.
<< Non saluti il tuo amichetto Bellatrix? >> domandò Sirius incrociando lo sguardo di Harry con un ghigno in volto.
<< Oh.. emm.. è come se l’avesse fatto! >> esordì il moro ragazzo, dagli occhi chiari, educatamente. Conosceva Bellatrix ed era consapevole che non gli era troppo simpatico, era altrettanto consapevole che ancora non aveva provato ad ucciderlo ed impedire la sua nascita per facilitare le cose a quello che sarebbe diventato il suo Signore!
<< ‘Giorno Potter! >> tuonò la riccia in un ruggito amaro tirandosi lievemente su e ghignando. Incrociò il suo sguardo con quello di Sirius che la guardava piatto e gattonò fino alle spalle del cugino; si aggrappò alle sue spalle e poggiò a quella sinistra la testa leggermente inclinata, mentre lentamente faceva scivolare le sue mani lungo le sue spalle e poi il petto mentre con le labbra gli sfiorava appena il collo.
<< Contento Siry? >> ghignò maligna, sentendolo irrigidirsi a quelle provocazioni, con le labbra vicine al suo orecchio.
Harry intanto osservava la sbigottito: cosa diavolo stava facendo Bellatrix Lestrange?
a vedere quella scena così era evidente che lo stava provocando… ma no, non poteva essere!
Insomma erano cugini e da quello che sapeva lui si odiavano, anche se a vedere quegli sguardi e il modo in cui Bellatrix lo abbracciava e lo accarezzava non si sarebbe detto che i due si odiavano…anzi…
Harry Potter era pienamente consapevole che Bellatrix era isterica, pazza, squinternata… e Lunatica… ma non credeva ciò.. insomma, cosa diavolo stava facendo??
<< Ti ho detto che odio quando mi chiamano Siry >> mormorò Sirius voltando leggermente la testa verso di lei, abbassando lo sguardo dai suoi profondi occhi neri alle sue carnose e perfette labbra.
Harry intanto li osserva stupito domandandosi se i due si ricordassero della sua presenza, sentendosi anche di troppo forse…
<< Umh… non sembrava sai, qualche sera fa >>
Harry sgranò gli occhi appena assimilò al pieno il significato del sussurro di Bellatrix contro la guancia di Sirius.
Lì guardò evidentemente a disagio: Ma cosa diavolo stava facendo? Che aveva in mente quella pazza? E soprattutto… perché SIRIUS STAVA AL GIOCO??
Vi il suo padrino abbozzare un sorrisetto beffardo e malizioso quando lentamente fece per baciarla, ma lei si scostò immediatamente sogghignando e scendendo dal letto beffarda, lasciando il giovane Black stupito e a bocca asciutta, evidentemente deluso.
<< Troppi occhi indiscreti Black, magari potremmo riprendere l’argomento da soli >> esordì dandogli le spalle e avviandosi fuori dalla sua stanza, voltandosi solo sulla soglia per lanciare uno sguardo fulmineo a Harry e fare un occhiolino d’intesa a Sirius che rispose con un sorriso ebete.
Harry si alzò e si guardò intorno, non ci stava capendo nulla...

Si passò una mano tra i capelli scompigliati e guardò l’ombra di Bellatrix sparire nel corridoio, istintivamente gli corse dietro, udendo un lontano richiamo sorpreso di Sirius che somigliava molto a un “Hey! Doveva vai Harry?!”.
Si infischiò del suo padrino e corse dietro la riccia Black, che stava per entrare in camera sua.
La afferrò per il braccio e la guardò negli occhi con un espressione stupita e interrogativa.
<< a che gioco stai giocando Lestrange?? >> ruggì il prescelto mentre Bellatrix scuoteva il polso per lasciarsi lasciare. Appena ottenne ciò rise di gusto, prese la bacchetta e la portò alle tempie, come era sua solita abitudine; quel gesto folle e terribilmente inquietate.
<< Non ancora Potter… e forse mai più sarò Bellatrix Black in Lestrange! >>
Harry si accigliò ancor di più e scosse la testa innervosito
<< Cosa intendi? Cosa vuoi fare?!!  Insomma… >> fece per dire altro, chiedergli perché provocava Sirius, perché era evidente che lo stava provocando e probabilmente non si sarebbe limitata a quello se lui non vi fosse stato.
Si sentì tamburellare la punta di legno della bacchetta sul petto e indietreggiò passo passo mentre vedeva la riccia Mangiamorte seguirlo e puntargli la bacchetta al petto con occhi vitrei e sguardo sottile.
<< Semplice Potter! Cambiare il mio passato! Migliorare il mio futuro e credo… peggiorare il Tuo! >>
esordì maligna Bellatrix costringendo Harry a indietreggiare ancora, tanto da farlo ritrovare di spalle al muro con la sua bacchetta puntata alla gola.
<< abbassa la bacchetta! …e lascia stare Sirius! >>  ruggì il moro guardando la ragazza dritta negli occhi.
Quegli occhi neri che gli ricordavano l’oscurità più totale, quegli occhi così inquietanti… ma dannatamente brillanti e belli!
Quegli occhi insopportabili che mettevano inquietudine.
<< Non farò ne una cosa ne l’altra Potty! >> ghignò la strega premendo ancor di più la punta della bacchetta contro il collo di Harry.
Il giovane si ritrovò costretto a afferrarla per le spalle e spingerla via con un forte spintone.
Ella non se lo aspettava e sgranò gli occhi indietreggiando, ritrovandosi in terra poco dopo.
Osservò il ragazzo con sguardo allibito che pian piano si trasformò in una smorfia isterica.
<< COME OSI! LURIDO MEZZOSANGUE! >> urlò puntandogli la bacchetta mentre lui già fuggiva via verso la stanza di Sirius.
<< CRUCIO! >> urlò verso Harry, ma lui era già scomparso. Rimaneva solo lei e la rabbia, nei confronti di quel maleducato moccioso, ad abitare quel corridoio.
Ruggì infuriata e si alzò indignata dirigendosi dentro la sua camera: appena vi entrò chiuse la porta alle sue spalle con forza, essa sbatte forte, guardò avanti a se e gettò la bacchetta sul letto arrabbiata, poi però si fermò e ghignò.
Quello era solo l’inizio d’altronde e non sembrava cominciare male… eccetto per Potter che era sempre in mezzo!
Era ovvio, ora mai, ora che lui sapeva e aveva intuito il suo piano, che avrebbe fatto di tutto per impedirgli un contatto con Sirius.
Ma lei avrebbe lottato per non sposare Rodolphus Lestrange e cambiare il suo futuro: regalando alla casata dei Black degli eredi, di eliminare traditori, e di portare il suo sangue al massimo splendore, non facendo crollare tutto come era accaduto, rimanendo fedele a Salazar Serpeverde, all’Oscuro Signore e trascinando con se suo cugino, rendendolo il Black che non era mai stato!
 
 
 
SDA: Scusate! Scusate e Scusate ancora cari Lettori se non ho caricato per settimane! Chiedo perdono!
Non cruciatemi!
Ma l’imminente inizio della scuola mi tiene occupata e per giunta non avevo moltissime idee su come far iniziare tutto questo gioco e il piano di Bellatrix!
Nonostante ciò spero che il capitolo era atteso e che vi sia piaciuto!
Attendo vostre opinioni..
Zia Molly

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Capitolo 6
*** il piano per cambiare le cose ***


Il piano per cambiare le cose
 

 
 
Bastò una sana dormita per eliminare dalla mente di Bellatrix lo Shock di ritrovarsi all’età di 17 anni a Villa Black, nel momento più bello della sua vita.
 
Quell’anno, dopo anni di provocazioni e scherzi beffardi, anni passati a odiarsi, Bellatrix e Sirius avevano incominciato, inaspettatamente, una strana relazione basata su un costante odio/amore fatto di provocazioni e insulti che mascheravano molte cose, mascheravano una complicità che per troppi anni era stata nascosta e volutamente oppressa.
Bella ricordava come era incominciato tutto ciò, e ogni volta che vi ripensava qualcosa dentro di lei si smuoveva: ma non sapeva se era l’odio provocato dalla voglia di dimenticare tutto, data la sofferenza che ciò portò negli anni a seguire; o era infatuazione…o amore… ma sapeva che ripensando a quegli anni, mentre era seduta su una poltrona di villa Lestrange, da adulta, le portava una gran voglia di prendere la bacchetta e distruggere tutto, sentiva lo stomaco corrodersi dalla rabbia, il nervoso montargli dentro…
Spesso non si spiegava neanche questa reazione, ma Narcissa, che sapeva tutto, le diceva sempre la solita frase
Cioè era perché l’amavi…”
Amare? Lei?
Amare un cane, un lurido traditore come suo cugino?
Impossibile…
Lei amava solo il suo Signore.
Quella è ossessione!” le parole di Narcissa giustificavano ogni cosa e spesso mandavano Bellatrix in furia, forse perché erano la verità.
Reputava impossibile che quel gioco di provocazioni che avevano incominciato, per caso, forse per colpa di Sirius o di entrambi, in un pomeriggio di Dicembre e che era continuato fino alla sua fuga,  l’aveva coinvolta in un sentimento simile all’amore.
Bella non se lo spiegava e sinceramente non voleva spiegarselo! Perché farlo?
Per poi stare male?
Per poi sentire la rabbia montare dentro?
Non era il tipo…
Ma ci fu una volta sola in tutta la sua vita che si ritrovò a pensarci intensamente, a ripescare quei ricordi per trovare il coraggio… già…. Il coraggio di uccidere suo cugino.
 
Ma quella notte, per la seconda volta si era soffermata a pensare al passato, quel passato che ora stava rivivendo e aveva l’opportunità di cambiare.
Aveva deciso che questa volta avrebbe cambiato le cose! Non sarebbe stata lei a soffrire! No!
Anzi…
Avrebbe cambiato tutto.
La prima cosa che aveva desiderato fare per cambiare le cose era sfruttare al meglio il gioco di provocazioni tra lei e Sirius! Sfruttarlo, usarlo e il miglior modo per farlo era farlo innamorare di lei.
Era quello che Bellatrix desiderava fare:
Far innamorare Sirius di lei, innamorandosi di lei provare a farlo diventare il Serpeverde che non era mai stato, allontanarlo dagli amici e infine sposarlo! Evitare il matrimonio con Lestrange e portarlo sulla via oscura, fino a renderlo il mangiamorte perfetto, il figlio che sua zia Walburga non aveva mai avuto, l’erede Black che la sua casata meritava.
Da sposi forse… magari… quell’amore che si era tramutato in odio negli anni magari sarebbe rimasto tale, generando eredi e portando la casata Black all’antico splendore, fedele all’oscuro e pura come sempre.
 
Si alzò dal letto e fece un gran respiro, sorridendo beffarda e osservandosi allo specchio, vedendosi nel suo bellissimo corpo diciassettenne.
Aprì la tende decisamente di buon umore e osservò i primi raggi del sole che entrarono radianti in stanza, poi si voltò a osservarla.
Quanto le erano mancate quelle mura verdi, il suo grande letto matrimoniale, la coperta in velluto con lo stemma dei Black, gli stendardi di Serpeverde appesi alle pareti, i suoi libri di scuola (forse quelli le erano mancati meno… non amava molto Hogwarts), le foto con le sue vecchie amiche (erano poche, pochissime… forse solo Hannabeth e Acleto), le foto con Rodolphus... sorrise nostalgica vedendole nuovamente e radiante corse a sistemarsi.
Ora aveva l’opportunità di cambiare tutto!
Scese le scale e come d’abitudine arrivò puntuale in salone per la colazione, tutti erano già lì, tutti eccetto il solito e la solita ritardataria.
Sirius e Andromeda mancavano all’appello e con loro mancava ovviamente il nuovo ospite della villa, Harry.
 
Bella si accomodò al suo posto e osservò i presenti.
<< Buon giorno Bellatrix >> esclamò sua zia lasciandole un piccolo sorriso.
<< Zia.. >> sorrise appena.
Poi, proprio quando rivolse uno sguardo a sua madre, suo padre e suo zio vide arrivare Narcissa.
Rimase a bocca aperta: come era giovane, come era piccola…
I capelli biondi lucidi e splendenti, ora non erano così da tempo; gli occhi brillavano e i tratti bambini di una piccola strega tredicenne fecero sorridere Bella…
A quell’età sua sorella aveva mille aspettative per la vita, ma nessuna di esse si era avverata nel tempo.. solo una, l’unica felicità e l’unico sogno che si era realizzato: la nascita di Draco.
Lo sognava sin da bambina.
<<  Narcissa….  >> esclamò sorpresa di vederla, vederla così bella, così cambiata, così giovane… rivedere la piccola sorellina di un tempo, col volto innocente.
<< Bella! Ciao! >> sorrise sorpresa per quel tono la piccola Cissy: solitamente Bellatrix non le recava molte attenzioni, non le recava neanche ad Andromeda, era una ragazza che pensava molto a se stessa e agli affari suoi.
Ma ovviamente, una cosa non era cambiata negli anni: se avesse dovuto scegliere tra la dolce Cissy e Meda avrebbe scelto sempre Narcissa, lei era la sua fragile e piccola sorella.
Poco dopo ecco Andromeda ruzzolare dalle scale mentre si sistemava ancora la maglietta azzurra che indossava quella mattina.
Come al solito era sbadata e maldestra!
Bellatrix scosse la testa lentamente e non la salutò nemmeno.
Le cose tra le due non erano ancora peggiorate fino all’estremo, non avevano ancora litigato ufficialmente, ma sin da sempre, fino a quando Andromeda non aveva incominciato ad andare a Hogwarts, non avevano avuto un buon rapporto.
 
Poco dopo il sorriso ricomparve sulle labbra della ragazza involontariamente.
Col solito gesto, che ora mai era quasi un tic, Sirius entrò in salone spostandosi i capelli dal volto con uno scatto della testa e passandosi, in modo decisamente affascinante, la mano tra la chioma scura.
Poi sorrise beffardo e, nel momento quando tutti erano distratti, lanciò un occhiolino a Bellatrix.
Lei rimase ancor più ammaliata.
Non se lo ricordava, non lo ricordava così, non ricordava ciò che si provava quando si incrociava il suo sguardo di prima mattina.
I suoi occhi grigi si posarono sui suoi per un istante, si sentì avvampare e abbassò in fretta la testa, chinandola sulla tazzina di thè che aveva sotto il naso.
Sentì uno strano calore allo stomaco mentre avvertì il cuore aumentare i battiti all'improvviso.
Poi uno scatto folle e nervoso la portò a stringere il tovagliolo che aveva tra le mani, senza neanche accorgersene.
Doveva resistere, non doveva accadere di nuovo!
Non doveva cedere al sentimento che riscaldava il suo cuore a 17 anni…
Doveva essere sempre lei e non cedere al fascino di suo cugino.
Resisti Bellatrix! Ricordati chi sei! La mangiamorte che eri fino a ieri pomeriggio…”  
ecco ciò che si disse mentre evitava lo sguardo di Sirius, che cercava il suo, mentre si serviva con dei biscotti.
 
Fortunatamente, proprio quando i sguardi dei due si incrociarono ancora, a tavola arrivò Harry stordito.
Aveva, come sempre, i capelli arruffati e gli occhi chiari lucenti.
Sirius si voltò e lo guardò sorridendo.
<< Buon giorno Harry! >> sorrise Black indicandogli il posto accanto al suo, Harry si accomodò e osservò la tavola.
Non ci mise molto a riconoscere la madre di Sirius, Walburga… era brutta proprio come nel quadro a villa Black.
Aveva proprio quell’espressione delle persone che hanno la puzza sotto il naso, aveva la stessa espressione di Bellatrix da adulta, lo stesso ghigno, lo stesso volto maligno.
Ne rimase inorridito.
Poi voltò lo sguardo e riconobbe facilmente il padre di Bellatrix: la figlia sembrava avergli strappato via ogni tratto, se non a eccezione delle labbra e del corpo perfetto che evidentemente apparteneva alla donna bionda accanto all’uomo. Lei doveva essere la madre della mangiamorte: assomigliava terribilmente a Narcissa, che non tardò a riconoscere seduta accanto alla donna.
Poi voltò la testa e gli sembrò di vederci doppio.
Una ragazza dai capelli mossi, con qualche boccolo moro, gli occhi scuri e i tratti marcati, ma allo stesso tempo dolci e delicati, gli occhi neri e brillanti…
Assomigliava a Bellatrix, ma non era lei, era evidente: era sicuramente Andromeda, la madre di Nimphadora.
<< Buon giorno >> esclamò Harry titubante.
Quando parlò le teste di tutti i Black in stanza si alzarono dal piatto dove erano chini a finire la colazione e lo fissarono, quasi sembrò che fino ad allora non si fossero accorti della sua presenza.
Ma d’altronde Harry era abituato a quella situazione: con i Dursley era anche peggio.
<< chi è lui Sirius? >> domandò irritata Walburga Black.
Sirius sogghignò appena e diede un’amichevole pacca sulla spalla a Harry ridendo.
<< è un mio amico Tassorosso! È il cugino del mio amico James! >> disse radiante come il sole, di un buon umore che quasi irritava chiunque fosse tetro, infatti evidentemente irritava la madre e Bellatrix.
<< ..Umh… e come mai è qui? >>
<< fatti nostri vero Harry? >>
Harry guardò Sirius e annuì lentamente.
Poi incrociò lo sguardo accigliato di Bellatrix mentre spostava lo sguardo sulla donna.
<< Non voglio ne vederti e ne sentirti Ragazzino! >>
A Harry scappò un sorriso che nascose annuendo e guardando Sirius.
Walburga con quella frase gli ricordò zio Vernorn.
<< Non preoccuparti vecchia! ..Andiamo Ramos… emm scusa! Andiamo Harry seguimi! >> esclamò ancora amichevolmente Sirius, Harry si alzò mentre sentiva Walburga borbottare irritata.
<< te l’ho già detto che assomigli a tuo cugino? …Godric siete identici! >> esclamò Sirius uscendo dalla stanza della colazione.
Bellatrix nonostante ciò era ancora perplessa: Perché Sirius non aveva detto che Harry era amico suo?
..così come gli avevano raccontato.
Si ripromise di chiederglielo appena avrebbero rimasti un secondo soli.
Nonostante ciò alzò le spalle e continuò a mangiare…
Dopo la colazione avrebbe dovuto dare inizio al suo piano!
Far innamorare Sirius Black!
Ghignò e continuò a sorseggiare il suo thè.
 

 
 

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Capitolo 7
*** Soluzioni e abiti da sposa ***


Soluzioni e abiti da sposa

 
 
 
La sera non tardò ad arrivare e con essa l’ora di cena: per la felicità di Harry, che dopo quel movimentato pomeriggio si era accorto che aveva una fame da lupi.
Aveva passato tutto il tempo a cercare di capire con precisione cosa avesse Bellatrix in mente: ed era abbastanza evidente ora mai!
A quanto sembrava voleva non sposare Lestrange, dalle sue parole, e cambiare dell’altro… Harry si era imposto di doverla fermare, assolutamente!
Per un miliardo di ragioni: avrebbe potuto cambiare il futuro, rendere tutto diverso, non solo nella sua vita ma anche in quella di Sirius e nella sua.
Mentre pensava a ciò però, non fu difficile tirar fuori gli unici due piani che aveva per contrastare la mangiamorte: Uno, trovare un modo per tornare nel loro presente, ovvero quello che era il futuro, la loro epoca; Due, mettersi costantemente in mezzo tra lei e il suo padrino per impedirgli, addirittura di sfiorarlo e provare a dissuaderlo da ogni tipo di pensiero riconducibile a lei.
Erano le uniche cose da fare, soprattutto trovare un modo per tornare a casa…
Si domandava cosa stava accadendo a Grimmauld Place in quel momento: se la casa, dopo lo scoppio che aveva udito era crollata davvero o l’aveva solo immaginato, se lo stavano cercando e soprattutto cosa stavano facendo Ron e Hermione… d’altronde mancava poco tempo all’inizio della scuola nel presente.
Pensando a Ron e Hermione si chiese cosa avrebbero fatto loro nella sua situazione: probabilmente Ron avrebbe provato a mettersi in mezzo tra i due, forse… ma non ne era troppo sicuro; Hermione invece sarebbe corsa in.. BIBLIOTECA! Ecco la soluzione!
Doveva trovare una biblioteca e subito! Vi si doveva recare per cercare testi adatti al viaggio nel tempo!
…pensando ciò si stupì, Hermione lo stava contagiando.

Avvolto dai mille pensieri che appesantivano la sua testa Harry non si accorse neanche del tempo che passava e di cosa faceva, era troppo concentrato.
Si rese conto di essere finalmente seduto a tavola, nel posto accanto a Sirius solo quando si sentì domandare, da una voce dolce e cortese se desiderasse dell’acqua.
<< Vuoi dell’Acqua, Harry? >>
Il moro alzò lo guardo e si accigliò appena: perché Bellatrix gli chiedeva così cortesemente se volesse dell’acqua?
e poi perché i suoi tratti erano così dolci?
<< Harry? >> Andromeda aveva ancora la brocca d’acqua vicino al bicchiere del ragazzo, amico del cugino (da quel che sapevano tutti).
<< Oh emm… si, grazie B-Bellatrix >>
mormorò lievemente Harry confuso.
Vide la ragazza d’avanti a se ridacchiare leggermente mentre gli versava dell’acqua e non capì.
<< Giusto, non mi sono presentata… è normale che tu mi abbia scambiato per lei… piacere Andromeda! >> esclamò la giovane ragazza che non poteva avere più di 14 anni.
Harry la guardò sbigottito: lei doveva essere la famosa Andromeda, la madre di Nimphadore… Merlino! Era identica a sua sorella… se non fosse stato per i capelli più chiari e il sorriso dolce che la distinguevano da lei.
il giovane le sorrise e prese il bicchiere tra le mani << Piacere mio! >>
La cena continuò tranquilla: come sempre nessuno si curò di lui, nessun membro della famiglia Black eccetto Sirius e Andromeda, che sembrava davvero una ragazza socievole e simpatica, una gran chiacchierona!
Dopo aver cenato lui e il suo padrino si rintanarono nella loro stanza e il moro Potter si lasciò cadere pesantemente sulla sua branda, stanco morto.

La luce della luna filtrava dalla finestra della camera di Sirius, scandiva la sua figura mentre si toglieva la maglietta e se ne metteva una pulita.
Harry lo fissò per un secondo: non avrebbe mai detto che il suo padrino aveva un fisico tanto perfetto da ragazzo; a differenza sua che era privo di ogni tipo di muscolatura, piccolo e fragile…
<< tutto bene. Senti Sirius, pensavo cioè, mi domandavo: sai se c’è una biblioteca qui vicino? >>
in quel momento immaginò la faccia di Hermione se l’avesse sentito.
<< non dirmi che sei uno di quei tipi fissati col ripasso estivo? >> domandò lui mentre infilava la maglietta pulita.
Harry deglutì e per un secondo non seppe che rispondere: in realtà non lo era, anzi, spesso era in costante ritardo con i compiti e d’estate tendeva a farli l’ultima settimana alla Tana con Ron, mentre Hermione li sorvegliava peggio della signora Wealsey… e loro la pregavano di aiutarli, finendo sempre col copiare i suoi.
<< No, no, affatto! È solo che vorrei rivedere delle cose di… emm… Storia della Magia e… >>
<< sei un maniaco del ripasso estivo! >> rise Sirius di gusto gettandosi sul suo letto, vedendo comparire sul volto del suo interlocutore un sorriso colpevole.
<< Si …forse.. >> rise ironico: una risata scarna.
Lui era pienamente consapevole di non essere una “maniaco del ripasso” …ma se quello era il ruolo che doveva svolgere per arrivare a capo della soluzione, per tornare a casa... non aveva altra scelta!
<< comunque c’è una biblioteca qui a villa Black: se non sbaglio è molto fornita… si trova al terzo piano, ala est >> mormorò Sirius disinteressato.
Continuarono a chiacchierare del più e del meno fino a quando Harry si addormentò, rannicchiato su quella piccola branda.
 
 
La mattina seguente saranno state le undici quando un grande e isterico urlo echeggiò per tutta la villa.
La voce isterica di Bellatrix proveniva dalla sua camera: urlava come una pazza contro quella che doveva essere sua madre, dato il tono indignato a causa delle sue urla poco rispettose.
Quella mattina la giovane Black aveva trovato il suo abito da sposa  su un manichino, pronto per esser indossato da lei per l’ultima prova, quella mattina appena si era svegliata.
Druella sapeva che sua figlia non voleva sposare Rodolphus Lestrange, chi in quella casa non lo sapeva?
Tutti… ma il problema era che non c’era altra scelta: il sangue doveva rimanere puro, candido… limpido… ma Bellatrix ora che sapeva cosa sarebbe successo in futuro si chiedeva: a cosa sarebbe servito il suo sacrificio?
Il battibecco tra madre e figlia continuò per almeno un’altra mezz’ora, rendendo partecipe tutta la casa della loro discussione, fino a quando, Druella non uscì da quella stanza vittoriosa… pronta per andare a chiamare la sarta.
Passarono all’incirca venticinque minuti da quando la sarta entrò nella sua stanza e ne uscì: in tutto quell’arco di tempo Sirius e Harry poterono udire benissimo gli urli della futura sposa.

<< Perché urla tanto? >> domandò Harry a Sirius mentre indossava una delle sue magliette.
Il ragazzò ghignò appena mentre sfogliava un giornaletto babbano.
<< oggi veniva la sarta per l’ultima prova dell’abito da sposa >>
Harry a quelle parole si accigliò: abito da sposa?
Poi ricordò che quello doveva essere il periodo in cui Bellatrix si stava preparando al suo matrimonio, infondo dai suoi discorsi era evidente che mancava poco al matrimonio con Rodolphus Lestrange e lei voleva evitarlo.
<< Ah… >> fu l’unica che riuscì a dire. Non riusciva davvero a immaginarsi Bellatrix con un abito da sposa, che arrivava con un sorriso dolce all’altare e degli occhi luminosi… gli era davvero impossibile!
Insomma Harry non immaginava Bellatrix in nessuna situazione che la vedesse: dolce, innamorata o qualsiasi cosa che la vedeva docile e innocente!
<< Non te l’ha detto che si sposava? >> domandò Sirius riportandolo sulla terra e allentandolo da ogni tipo di pensiero o immagine alternativa.
<< Oh? Emm… si si! Mi ha anche invitato! >> esordì Harry fingendosi davvero felice della notizia, anche se a lui non interessava minimamente! A lui interessava solo che Sirius non cedesse alle sue provocazioni, non si innamorasse di lei e che sarebbero tornati presto alla loro epoca.
<< a te ti ha invitato? >>  aggiunse Harry guardando Sirius, lui annuì mentre guardava le foto di una ragazza su una pagina con un sorrisetto malizioso.
<< si .. >> tuonò tetro chiudendo di botto il giornale e lanciandolo su una pila disordinata sulla scrivania
<< … e non ci andrò >> il moro sorrise ampiamente senza farsi notare, ciò significava che non gli interessava affatto se non andava al suo matrimonio! Di certo lo faceva perché non sopportava nessuno della famiglia….ma fu proprio quando gli angoli delle sue labbra erano al massimo dell’inclinazione che di colpo curvarono verso il basso in un espressione piatta, quando una piccola vocina dentro di se gli suggeriva “Forse non ci andrà perché è geloso …
<< come mai? >> si affrettò a chiedere.
<< un ritrovo di purosangue montati.. e poi ci sarà tutta la famiglia e..io li odio tutti >> disse Sirius vago; in volto un espressione contratta, una smorfia amareggiata e schifata.
Harry vide i suoi muscoli contrarsi e il pugno stringersi come se volesse sferrare un pugno a qualcuno.
<< tutto bene? >> domandò
<< benissimo… >> ruggì lui a denti stretti
<< c-comunque… ieri, come dire, ti ho visto molto…emm.. affiatato con Bellatrix… >> mormorò il moro leggermente imbarazzato cercando delle spiegazione, che riteneva giusto avere!
Lo vide sogghignare e tornare abbastanza rilassato mentre si passava una mano tra i capelli e la faceva scivolare lungo la nuca e si sistemava meglio sul cuscino, come se immaginasse di averla d’avanti e poterla ammirare.
<< a te posso dirlo… tanto sei un ragazzo come me e mi puoi capire! Hai visto quant’è bella? Cioè solo sentirti sfiorare da lei e senti i peli drizzarsi …e non solo quelli! Insomma che fisico, che carattere… che… è dannatamente bastarda! >>
a quelle parole Harry si accigliò schifato: che? Cosa? Cosa si drizzava oltre i peli sulle braccia? Chi era bella? … bel fisico? (beh si quello non poteva negarlo… lo aveva anche a 50 anni, figurarsi a 17/18!)
Cioè non era concepibile! Cosa prendeva a Sirius Black? Il Sirius che conosceva lui non l’avrebbe mai detto! Insomma non poteva trovare attraente sua cugina, era inconcepibile… pensò tra se mentre lo osservava a occhi e bocca aperti, stupito e sbigottito.
<< come scusa? Vuoi dire che ti attrae tua cugina? >> avrebbe dannatamente desiderato sentirsi dire un forte “NO CHE SCHIFO” … ma invece
<< perché no?! Cioè l’hai vista!?? >>
Harry Potter deglutì e spostò lo sguardo Shoccato da Sirius, alla porta della stanza immaginando di poter vedere attraverso i muri e di vedere Bellatrix dall’altra parte nella sua stanza.
No! Non era possibile… no… non era concepibile!
A quel punto, sotto shock si alzò di scatto in piedi: doveva incominciare a trovare una soluzione per tornare al suo tempo con Bellatrix e alla svelta! Prima che i piani della mangiamorte andassero a buon fine.
Uscì dalla stanza e si chiuse alle sue spalle e guardò avanti a se << Sirius è impazzito… >> mormorò shoccato correndo al piano di sotto e andando a cercare la biblioteca per il grande maniero.

Appena Sirius si rese conto che Harry era uscito per andare in biblioteca si accigliò e scattò in piedi correndo fuori la sua stanza.
<< Harry! Harry aspetta! Non sai neanche dov’è la biblico…te..ca.. >> mormorò guardandosi intorno e notando che era già sparito via.
Si passò una mano sul volto e scosse la testa: si sarebbe perso! Ne era sicuro.
Alzò le spalle e pensò che era bene andarlo a cercare.
Attraversò il corridoio quando ad un tratto, arrivato a metà di esso, vide uscire dalla porta in fondo a destra Druella e la sarta che bisbigliavano eccitate.
Sirius sorrise, la futura sposa doveva aver finito… Rimase immobile a guardare sua zia e Madama McCLan  che attraversavano il corridoio e, appena le due lo superarono e svanirono si avvicinò alla porta della camera di Bellatrix e senza bussare fece capolino dalla porta.
Rimase di stucco vedendola con indosso l’abito bianco: era bellissima….
Insomma era bella già di suo, ma così era incantevole!
Il corpetto la snelliva (più di quanto già non fosse magra di suo) e la slanciava facendola apparire più alta, la stoffa arricciata lentamente si apriva sempre più partendo dalla vita verso il basso. Non era un abito complicato, troppo vistoso… era semplice… Ma decisamente Bellissimo.
I ricci ricadevano sulla sua schiena e contrastavano quel candido bianco con la loro oscurità.
La osservava e il suo volto era piatto, ne un sorriso, ne uno sguardo brillante… almeno fino a quando non lo notò e i loro sguardi si incrociarono attraverso il riflesso.
<< Che te ne pare? >> domandò la sposa rimanendo pietrificata a guardarsi.
Sirius a quel punto entrò e chiuse la porta alle sue spalle avvicinandosi verso di lei e fermandosi poco distante alle sue spalle.
<< sei… Bellissima >> boccheggiò appena, quasi sorpreso da tanta meraviglia.
<< come mai questo tono sorpreso? ..io sono sempre Bellissima! >> mormorò lei beffarda voltandosi a guardarlo di tre quarti. Sirius fece un passo avanti e la abbracciò da dietro per poi guardarsi entrambi allo specchio.
<< Oh.. non ne dubito Bellatrix >> mormorò con un piccolo ghigno beffardo << è anche molto modesta >> aggiunse, un attimo di silenzio. Quell’attimo che bastò per far incrociare nuovamente i loro sguardi. Sirius la strinse a se e standole dietro la premette contro il suo corpo sfiorandole il collo con le labbra.
<< dove eravamo rimasti la scorsa volta? >> domandò in un lieve mormorio. Bellatrix si lasciò scappare un ghigno e si voltò verso di lui accarezzandogli il petto.
<< Umh.. vediamo… non ricordo benissimo Siry >> lui fece una smorfia irritata e lei ridacchiò a quel nomignolo, mentre lentamente le mani di Bella vagano tra i suoi capelli e la sua nuca.
<< io si invece >> Sirius si avvicinò alle sue labbra e le sfiorò leggermente, lei sorrise e in quell’attimo un dolce e passionale bacio parlò più di mille sussurri e provocazioni.
Peccato che non durò molto dato che la porta si aprì sonoramente e sbattendo e i due si separarono con cuore in gola impauriti.
Si voltarono e videro Harry Potter irrompere con un grande tomo tra le mani.
<< CREDO DI AVER TROVATO QUAL…co…sa… >> finì in un mormorio stupito il giovane Potter quando vide i due separarsi da quel bacio dallo spavento di essere visti.
Deglutì appena e li guardò accigliato, come se si aspettasse che uno dei due gli dicesse qualcosa.
Calò il silenzio.
Harry scoccò uno sguardo a Bellatrix, lei era furente si notava benissimo; solo in quel momento Harry James Potter capì l’effetto che faceva vedere una ragazza con un abito da sposa… era davvero bellissima!
Ma non era di certo il momento di star a pensare a quanto stava bene la mangiamorte con un abito da sposa indosso.
<< Perfetto Harry, ora Bellatrix è occupata, puoi passare dopo… ciao ciao! >> Sirius disse quelle parole con un tono di acidità.
Nonostante trovasse Harry un ragazzo simpatico odiava averlo sempre tra i piedi ogni volta che si trovava solo con la cugina!
<< No, è urgente… devo parlare con Bellatrix! >>  insiste il moro stringendo il grande tomo che aveva trovato in biblioteca
<< POTTER SPARISCI >> ruggì Bella a denti stretti assottigliando lo sguardo, ma il ragazzo si limitò a scuotere la testa.
Sirius sbuffò e guardò la cugina per poi avviarsi verso la porta passando accanto a Harry e scoccandogli uno sguardo torvo…
Che diavolo doveva dirle di così importante!?
non riusciva a rispondersi!
Uscì dalla stanza e chiuse la porta per poi avviarsi in camera sua.

Intanto Bellatrix si liberava delle scarpe col tacco per correre verso Harry e spingerlo contro la parete infuriata.
Il libro scivolò dalle mani del ragazzo e cadde in terra mentre incrociava il suo sguardo infuriato.
<< Potter spero sia importante altrimenti potresti non tornare vivo a casa! >>
sibilò infuriata la ragazza allentando la presa e attendendo.
Harry si scrollò dalla sua presa e raccolse il libro aprendolo al capitolo che forse poteva aiutarli.
<< Qui sul libro dice che per tornare nel presente, il nostro tempo, dobbiamo tornare a Grimmauld Place e pronunciare testuali parole ”Indix Temurum indictic proibitem stais, in Prestum dexa tempus notus”>>
Bellatrix si accigliò e allentò la presa al colletto di Harry… che aveva detto?
<< Potter ma mi prendi in giro? Che diavolo hai detto? >>
<< è elfico! >> esordì Harry con un tono molto simile a quello di Hermione quando tendeva a precisare qualcosa.
<< è elfico >> ripete Bellatrix con vocetta acuta e sarcastica, canzonandolo e lasciandolo andare, spingendolo contro il muro e allentandosi.
<< …credevo fosse qualcosa di importante, Potter >> aggiunse dandogli le spalle
<< e vorresti dire che non lo è? >>
<< vorresti? Da quando tutta questa confidenza Potter!? …del Lei, grazie! >> mormorò lei interrompendolo, ma Harry non badò alla sua risposta e estrasse la bacchetta infuriato lanciando il libro sul letto della ragazza che in quel momento si stava sistemando i capelli allo specchio.
<< Leva quel pezzetto di legno Mezzosangue, non sei capace di evocare un Cruciatos decente, figurarsi un incantesimo normale! >> mormorò la donna mentre si toglieva gli orecchini e prendeva la sua bacchetta dal comodino.
Harry non abbassò la sua e continuò a puntargliela.
<< rispondimi! Vorresti dire che non è importante? >>
<< come siamo insolenti! >> esclamò Bellatrix agitando la bacchetta e vedendo Harry contorcersi in terra, accasciarsi e gemere di dolore << No, comunque, per me ora non lo è! >>
Potter trovò la forza di alzare la testa mentre i brividi di dolore causati dalla maledizione lo percuotevano dalla testa ai piedi, sapeva che Bellatrix non ci stava mettendo tutta se stessa in quell’incantesimo, sapeva che era capace di peggio.
<< Per Sirius vero? >> gemette incrociando lo sguardo della donna nonostante provasse immenso dolore.
<< per me, non per lui! >> deglutì Bellatrix leggermente innervosita dalla domanda impertinente, aumentando la forza dell’incanto, costringendo Harry ad abbassare ancora la testa e tenersi i vestiti per non crollare dal dolore.
<< P-per te? P-per evitare un m-matrimonio che n-non v-volevi? Eh? >> Harry si interruppe solo per prendere fiato e alzare la testa << n-non te lo permetterò! >> ruggì il ragazzo mentre sentiva la maledizione rafforzarti a tal punto da farlo urlare di dolore.
<< ti sbagli Potter… nulla mi fermerà stavolta! >> sibilò lei con occhi vitrei e sguardo sottile
<< lo stai sfruttando! N-non lo ami! A-a-anche se ci riuscirai lui n-non ti a-amerà MAI >> urlò infine sentendo il labbro spaccarsi per il dolore.
Per la rabbia di quelle parole Bellatrix manteneva solo il controllo necessario per non distruggerlo completamente, non sapeva perché lo stava facendo: forse perché sapeva che Potter poteva servirgli vivo per un po.
<< cosa ti dice che io non lo amo? >> Harry aveva nuovamente chinato la testa e si era accasciato in terra dal dolore, gemeva e singhiozzava dal dolore mentre qualche urlo gli scappava appena il sangue nelle vene pulsava più velocemente facendolo rabbrividire dal dolore, ma rialzò la testa di scatto udendo quelle parole, l’occhio sinistro rosso, forse qualche venetta o capillare si era rotto.
<< d-dimostramelo e n-non mi intrometterò n-nei tuoi piani >>
Harry Potter mormorò quelle parole con l’ultimo fil di fiato prima di svenire.
Harry serrò gli occhi, inconsapevole di ciò che Bellatrix provava davvero, inconsapevole che dietro quei baci, quelle provocazioni forse un minimo di sentimento c’era: perché prima o poi in quel genere di giochi, pochi sanno, che uno dei due, se non entrambi, finisce per innamorarsi.
In un remoto passato era accaduto a Bellatrix, ora che esso riviveva, forse stava accadendo a entrambi inconsapevolmente.


SDA: Cari lettori grazie per le vostre gentili visite e recensioni che aumentano a vista d'occhio!
attendo ancora vostri pareri!
zia Molly

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Capitolo 8
*** La scelta giusta a tutti i problemi ***


La scelta giusta a tutti i problemi

Il sole splendeva in cielo anche se spesso veniva oscurato dalle nuvole che facevano alzare un leggero venticello che rinfrescava l’aria di quelle calde giornate di fine Luglio.
Da quando Harry era stato torturato da Bellatrix erano passati giorni e il matrimonio sembrava avvicinarsi sempre più, abbandonando la quiete che avvolgeva Villa Black nel mese di Luglio.
Ora la villa era costantemente affollata per i preparativi: il giardiniere si occupava del giardino, cercando di creare qualcosa che andasse bene alla sposa: inizialmente, come era volontà di Bellatrix tutti i fiori erano stati dipinti di nero… ma appena zia Walburga e Druella avevano visto come era conciato il giardino, che sembrava preparato per un funerale, l’operaio si era rimboccato le maniche e prima che la bacchetta delle donne arrivasse ad ucciderlo, si era precipitato a espiantare le piante scure e a sostituire il tutto con candidi fiori bianchi, dal profumo delicato e dal colorito che sfumava sul rosa.
All’interno invece il pittore rifiniva e ristrutturava la casa migliorandone ogni angolo, il catering discuteva su cosa servire e le servitù era occupata a sistemare i vari addobbi stando agli ordini delle matrone Black e non della sposa.
La sarta era una presenza inquietante e assidua, sbucava da ogni dove e prendeva le misure di tutti i componenti di famiglia, era riuscita a prendere perfino le misure di Harry e Sirius che erano rintanati nella camera del giovane Black, isolandosi da tutto quel trambusto.
La sposa era isterica, schizzava e urlava per ogni minima cosa, nervosa più che mai e infuriata perché i suoi piani sembravano non andare per il verso giusto: Harry era costantemente presente e non le lasciava un secondo di intimità con Sirius, un attimo per parlarci… e se lo aveva qualcuno la chiamava o la interrompeva per chiamarla a misurare, per l’ennesima volta il vestito, per andare a vedere il vestito delle damigelle (Andromeda e Narcissa) o per andare a rispondere personalmente alle lettere di auguri.
Arrivati a un certo punto Bellatrix era così fuori di testa e stanca di quella situazione, innervosita, che dovettero privarla della bacchetta addirittura, a causa del Cruciatos facile che aveva acquistato dal nervoso (secondo la maggior parte delle parsone che non sapevano che l’aveva già di suo, soprattutto quando sarebbe stata adulta) , ciò la infastidiva ulteriormente.
La calma e la tranquillità nella villa era completamente assente a una settimana dal matrimonio.

Quella mattina il cielo era nuvolo, ma faceva caldo, abbastanza da andare in giro per la casa in boxer… almeno secondo Sirius.
Scendeva le scale in boxer e maglietta diretto in cucina per prendere dell’acqua e risalire, mentre divertito si guardava intorno: erano tutti elettrizzati per quel matrimonio, eccetto la sposa, che si era segregata in stanza e usciva solo per mangiare o prendere una boccata d’aria.
Si guardava intorno vedendo come nessuno si accorgeva di lui, osservando da sopra le scale sua madre che urlava a destra e manca.
<< I fiori vanno a sinistra imbecille! … NO! NO! FERMO! QUELLA è ARGENTERIA ELFICA! >> urlava per cercare di coordinare i lavori; si domandò se avesse fatto lo stesso per il suo matrimonio, ma sorrise perché lui non aveva alcuna intenzione di sposarsi …e poi sua madre lo odiava, lui non la chiamava Mamma e lei non lo definiva figlio, probabilmente se avesse avuto l’opportunità l’avrebbe anche sbattuto fuori di lì, forse le serviva un pretesto per disconoscerlo davvero e evidentemente non l’aveva ancora trovato davvero.
Riprese a scendere le scale furtivamente per non farsi notare, consapevole che se l’avesse visto in boxer sarebbero stati affari suoi.
Sospirò arrivato ai piedi delle scale e fu proprio quando fece per superare la soglia della cucina che qualcuno lo afferrò per l’orecchio.
<< DISGRAZIATO DOVE VAI CONCIATO COSì? … TI STIAMO CERCANDO DA ORE! >> urlò Walburga prendendo il figlio per l’orecchio e trascinandolo in cucina e chiudendo la porta. Una volta dentro lo lasciò andare e lo guardò minacciosa.
Lui però ricambiò con un ghigno e basta, la reputava decisamente ridicola.
Sirius si poggiò al mobile della cucina, afferrò una mela e la morse guardando la madre in posa stufa e già annoiata.
<< cercarmi? E come mai? >>  domandò mordendo il frutto
Walburga lo osservò furente e infastidita da quell’atteggiamento di superiorità del figlio nei suoi confronti: si chiedeva da chi avesse preso! Infondo era cresciuto in una famiglia con saldi valori, in una famiglia di purosangue.
<< Il tuo vestito Sirius! …per il matrimonio! Come credevi di venirci vestito? >> domandò irritata la donna fissandolo, lui pacato morse la mela, la lanciò e la riprese, gli diede un altro morso e poi alzò le spalle.
<< così andrebbe bene? >> ghignò appena, Walburga gonfiò le guance e sgranò gli occhi, poi si avvicinò al figlio minacciosa puntandogli la bacchetta al petto.
<< tu! Lurido bastardo! Prova a rovinare una sola virgola del matrimonio di tua cugina e io giuro, giuro che ti disconosco come figlio >>
Sirius assunse una smorfia e la mela gli cadde dalle mani. La guardò negli occhi: non gli era mai importato di sua madre, neanche del suo cognome e tantomeno della sua famiglia… ma sentirselo dire, sentire dire da sua madre stessa che l’avrebbe ripudiato gli faceva venire il magone, quasi gli saliva il vomito.
Per un secondo si domandò se era stato adottato, come si domandava da piccolo… ma no, non poteva essere.
La scansò con un colpo di spalla e ruotò attorno al tavolo.
<< fallo… prima o poi andrò via di qui, ciò potrebbe avvenire anche prima del previsto! >> mormorò glaciale, afferrò la brocca d’acqua e si diresse di sopra, tornando a salire le scale.
Erano mesi o forse più, anni probabilmente, che escogitava la fuga da quella casa e numerose volte ne aveva parlato con James, lui sembrava sempre così disponibile a ospitarlo, numerose volte gli aveva detto che se voleva poteva andare a casa sua, doveva solo avvisarlo!
Perfetto quello era il momento perfetto per avvisare James di preparare un nuovo letto a casa Potter, se ne sarebbe andato di li! Che senso aveva rimanere?
Bellatrix si sposava e avrebbe fatto male a entrambi rimanere lì, sua madre lo odiava, quel Harry Potter nonostante fosse un tipo Okay era decisamente fastidioso e dannatamente inopportuno … era bene sparire, dire addio, finalmente a quell’inferno di casa e famiglia!

Salì di sopra e a riportarlo alla realtà fu solo la vista della sposa che camminava guardandosi intorno come se cercasse qualcosa.
Indossava una vestaglia che arrivava all’inizio della coscia, era ramata e un merletto in pizzo era ai bordi.
Sirius si lasciò scappare un sorrisetto malizioso vedendola, ma svanì subito appena incrociò il suo sguardo.
<< Oh ma guarda… il mio cuginetto… in giro per casa… in Boxer direi >> ghignò Bellatrix avvicinandosi a lui e spingendolo contro il muro poggiando una mano sul suo petto e bloccandolo mettendo la gamba tra le sue.
Sirius deglutì e Bellatrix vide il suo pomo d’Adamo scendere e salire.
I loro sguardi si incrociarono mentre sul corridoio l’unico rumore era quello dei loro fiati.
<< se dici ciò significa che guardi ….che ci fai in giro? >> domanda stringendo la brocca fortissimo poggiato contro, non aveva via di fuga, lei l’aveva bloccato.
Sentiva le sue mani che gli accarezzavano il petto lentamente sfiorandolo con la punta delle dita, giocherellando con la stoffa della sua maglietta, mentre i loro sguardi erano fissi l’uno sull’altro.
Bella ghignò appena e fece lentamente scendere la sua mano lungo la maglia di Sirius con malizia, lentamente lo baciò sotto il mento, lui non si mosse di una virgola.
<< come…>> e la sua mano scendeva sempre più giù attraversando il petto e arrivando alla pancia
<< …non … >> continuò dandogli un altro bacio sfiorando l’ombellico con le unghie
<< ..notare… >> sibilò con un piccolo ghigno malizioso arrivando all’elastico dei boxer aderenti del ragazzo
<< tutto ciò >> a quel punto la sua mano scivolò sulla stoffa dell’intimo del ragazzo che ora mai aveva chiuso gli occhi e aveva dimenticato di tenere tra le mani la brocca d’acqua, che poco ciò scivolò in terra e si ruppe in mille pezzi.
Bellatrix si lasciò scappare una risata e si staccò leggermente da lui, lasciandogli spazio per respirare, dato che sembrava proprio che aveva smesso da quando era arrivata all’ombelico.
Sirius guardò in terra e alzò le spalle… tanto la sete gli era anche passata.
La guardò e si avventò su di lei spingendola contro l’altro muro del corridoio, baciandola con foga e violenza, con una passione aggressiva che lasciò decisamente sorpresa la ragazza che restò con occhi sbarrati per diversi minuti mentre lentamente ricambiava quel frenetico gioco di lingue lasciandosi andare, cingendogli il collo e affondando la mano sulla sua nuca.
Il bacio si faceva sempre più irrequieto e ciò non faceva far altro a Bellatrix che pensare che Sirius la desiderasse… ma lei da lui non pretendeva desiderio, ma altro! La sua missione era sempre stata farlo innamorare.
Quasi senza fiato si staccò lentamente da lui e lo guardò, scivolando in piedi dato che lui la teneva poggiata al muro.
Lo guardò e lui la fissava mentre riprendeva fiato, già pronto a trascinarla nella stanza più vicina.
Gli occhi grigi brillavano, riflettevano i suoi e le labbra erano evidentemente fiammanti.
<< Sir … io devo sposarmi a breve… tutto ciò cosa significa? Non posso permettermi di fraintendere un gioco di provocazioni ora… >> mormorò seria mordendosi il labbro.
Dentro di se ghignava e rideva, l’arma della “ragazza sentimentale e combattuta per amore” funzionava sempre.
Lui la guardò sbigottito, per un secondo non seppe che rispondere.
Cosa c’entrava tutto ciò in quel momento? A cosa serviva quella domanda?
Insomma perché in quel momento?
Ora che Potter non c’era! Ora che potevano recuperare tempo perso!
Per un secondo rimase in silenzio, confuso, sorpreso allo stesso tempo.. erano mille i pensieri che affollavano la sua mente che dovette cercare di ricordare la domanda.
Soltanto allora respirò profondamente e si prese un altro secondo per pensare.
<< n-non so come vedo tutto ciò… non l’ho mai visto come solo e soltanto un gioco di provocazioni >>
Bellatrix abbozzò un lieve sorriso e si spostò da lì, si sentiva in trappola contro il muro e senza possibilità di movimento, sentiva che non poteva comandare il gioco, che non poteva avere la completa situazione tra le sue mani, era consapevole che era lui a guidare la situazione… e ciò non doveva succedere!
Fece un paio di passi indietro arrivando vicina alle scale e lo guardò fredda, gelida.
<< se non è solo quello per te cos’è, allora? >>
<< per te cos’è? >>
<< quelli non sono baci che si danno solo per provocare Sirius …per lo meno i miei non lo erano >> mormorò seria
<< i-io… >>
<< Sirius!? >>
Lui la guardò e poi gli diede le spalle confuso, avviandosi nella sua camera e chiudendosi in essa, sbattendo la porta.
Bellatrix rimase lì a fissare il vuoto per diversi attimi.
Era stato evidentemente stravolto da quelle parole, quasi se per la prima volta si fosse posto il problema e avesse aperto gli occhi, come se fosse andato a sbattere contro un muro fatto di mattoni.
Scese le scale e poi si voltò a guardare il corridoio dove erano prima che svanisse alle sue spalle.

Intanto in quel momento Sirius era entrato in camera e si era fiondato sulla sua scrivania. Harry sobbalzò quando lo vide entrare mentre leggeva un libro.
Lo guardò e si accigliò.
<< Hey Sirius! Che è successo? >> domandò.
Ma il ragazzo era troppo occupato a cercare qualcosa sulla scrivania, come se ciò dipendesse dalla sua vita.
Irrequieto, come un leone in gabbia si alzò e camminò per la stanza non badando al compagno lì presente.
Harry lo osservava perplesso.
<< Sirius?? >>
Lui si voltò e lo guardò. Aveva la fronte aggrovigliata e piccole rughette sulla sua fronte risaltavano tra i capelli spettinati, la bocca non era inclinata nel suo solito sorriso beffardo, ma era coperta da una smorfia.
<< Harry io devo andare via di qui! >>
Harry alzò le sopracciglia improvvisamente e drizzò le orecchie.
Dentro di se avvertì una sorta di leggerezza: ciò significava che i piani di Bellatrix non potevano andare a buon fine se lui fosse fuggito prima di domenica, se fosse svanito per il tempo.
Chiuse il libro e vi mise un pezzo di carta come segnalibro, poi si sedette e lo guardò.
<< Perché? >> domandò tornando accigliato.
Ma dentro di se sapeva la risposta, era ovviamente per la sua famiglia, perché non li sopportava, come gli aveva detto!
<< C-c-credo di essermi innamorato… io non so… insomma… >>
Le mani di Sirius arrivarono alla nuca e si grattò nervosamente mentre guardava avanti a se facendo avanti e indietro sullo stesso tragitto che andava dalla porta alla finestra.
Harry rimase a bocca aperta: cosa significava innamorato?
<< CHE?! >> domandò con una voce acuta e incredula, la gola secca e occhi sbarrati.
<< Io non so come è successo! Ma … io credevo fosse solo un gioco, ma prima… ecco mi ha domandato cosa provavo quando la bacio… e …>>
<< e… >>
<<… io morirei per avere un altro suo bacio, sento qualcosa al petto, mi sento un verme in confronto a lei, mi manca il respiro e appena la ho vicino mi pietrifico …non credo sia solo per le provocazioni… insomma a Hogwarts molte mi provocano, ma quando lo fa lei … Harry cosa mi prende? >>
Harry tornò a essere shoccato, almeno quanto lo sentì dire che era bellissima e lo aveva sentito elencare tutte quelle cose sdolcinate su Bellatrix.
<< perdonami, ma non capisco, ti riferisci a tua cugina giusto? >> il moro non voleva crederci, non poteva crederci! Sirius l’aveva sempre odiata!
… almeno da quello che aveva detto a lui …
Sirius a quel punto si fermò e lo guardò interrogativo, lo credeva più sveglio come ragazzo.
<< Si … >> mormorò a mezza voce passandosi una mano sul volto.
<< Sirius lei la settimana prossima si sposa >>
<< non me ne frega nulla! Io… cioè …>>
Harry si alzò e indietreggiò shoccato, gli occhi gli incominciarono a pungere se solo pensava che lui era il migliore amico dei suoi genitori, che quella pazza sarebbe diventata l’assassina numero uno, che aveva ucciso i genitori di Neville… che avrebbe ucciso il suo padrino!
Non era possibile.
<< Sirius devi andare via di qui! Non puoi restare!  …L-la metterai in pericolo! >> esordì alzando la voce leggermente, affermando la prima frase tagliente, il primo motivo, che gli veniva in mente.
<< lo so… ci ho pensato anche io, ma dove andrò? >>
<< Da mio padre! >> Sirius si accigliò e scosse la testa interrogativo
<< Tuo chi? >>
<< intendevo mio cugino, scusa! >> si lasciò scappare una risata nervosa sistemandosi gli occhiali e sorridendogli fiducioso.
Sirius lo guardò e annuì, poi tornò alla scrivania, si lasciò cadere sulla sedia girevole e guardò avanti a se, prese pergamena e china e deglutì.
Aveva pensato spesso a una fuga, quella mattina soprattutto, dopo la litigata con Walburga, e ora non sembrava avere altra via d’uscita… a quel punto era l’unica soluzione: per fuggire da una famiglia che non sembrava appartenergli e per fuggire da quello che sembrava un amore di cui mai si era davvero reso conto fino infondo.
Solo ora che ci pensava, solo ora che si trovava a pensarci intensamente lui teneva a Bellatrix,  nonostante i mille dispetti, le mille provocazioni, solo ora si rendeva conto che lui era geloso di Rodolphus Lestrange, che non sarebbe andato al suo matrimonio non solo per la famiglia, ma anche perché sarebbe morto vedendola pronunciare un “Si” che avrebbe rovinato tutto…
Che avrebbe l’avrebbe destinata a diventare una mangiamorte e a lui il cugino minore, odiato che patteggiava per l’esercito di Silente e la combatteva.
Tutti sapevano del sogno di Bellatrix, di unirsi a Voldemort, e ciò lo spaventava a morte da una parte: lui non aveva in mente di seguire le orme di ogni Black, affatto, anzi! Rimaneva pietrificato al sol pensiero che prima o poi, era sicuro, si sarebbero dovuti scontrare.
Mentre pensava a ciò le sue mani correvano veloci lungo la pergamena destinata a James in cui riferiva la sua fuga e il suo piano, in cui comunicava il suo arrivo a distanza di un paio di giorni.
 
 
 

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Capitolo 9
*** Un piccolo segreto ***


Un piccolo segreto




Erano passati due giorni.
Quarantotto ore passate nella guferia di villa Black.
 Una vecchia e diroccata torre isolata al confine del giardino col bosco, unita a un distrutta cinghia di mura che proseguiva per venti meri e poi crollava a capofitto.
Da quel che sapeva Sirius quella torre risaliva all’epoca romana o forse anche prima.
Era seduto sulle scale e fissava il cielo in attesa, in attesa di vedere un gufo con una faccia simpatica e due grandi occhi verdi.
Arrivavano miliardi di gufi per via del matrimonio e ogni volta che credeva di aver visto Jack, il gufo di James, si sbagliava… era un altro molto simile.
Erano ore che attendeva in quella guferia mentre osservava il tramonto; il sole calava sempre più e il cielo si dipingeva lentamente di un chiaro arancione che anticipava lentamente il tramonto.
Era seduto sulle scale esterne; poggiato al muretto in pietra con una gamba sullo scalino e un’altra che penzolava verso il basso.
Osservava il cielo e si immaginava in alto che sfrecciava con la sua Nimbus mentre il vento caldo, come in quel momento, gli scompigliava i capelli.
Mentre guardava il cielo però pensava, tanto per riempire l’attesa.
Sentiva lo stomaco leggero, come se un senso di libertà lo avvolgesse, come se stesse per fuggire da un carcere e attendesse solo il segnale per correre in camera a prendere le cose che aveva preparato, montare su quel manico di scopa già pronto per essere usato e fuggire da quelle odiose mura, da quell’odiosa famiglia che l’aveva tenuto prigioniero per anni.
Chiuse gli occhi e sorrise ampiamente avvertendo già il senso di libertà, immaginando la sua vita con James, il suo migliore amico… lontano da ogni problema e ogni angoscia, ogni responsabilità e obbligo imposto da uno stato di sangue che non sentiva appartenergli. 
Ma mentre si lasciava abbandonare al senso di libertà dimenticava, o forse provava a dimenticare, tenendo represso nell’angolo più remoto del suo cuore, il sentimento che si era accorto di provare dopo anni nei confronti di sua cugina.
Se Sirius si soffermava a pensarci si perdeva nei ricordi.
Forse quei scherzi, quelle provocazioni non erano per darle fastidio, le battute per farla arrabbiare, i dispetti infantili …no, forse no.
E si era accorto troppo tardi di tutto ciò.
Ricordava ancora quando da bambini gli nascondeva le bambole, quando nei primi anni a Hogwarts si divertiva a incantarle lo zaino o i lacci delle scarpe a ogni pretendente che osava sfiorarla, come quando incominciava a provocarla all’età di 14/15 anni…
Ma si chiese immediatamente, quando si rese conto che il senso di libertà l’aveva abbandonato e ora si ritrovava a pensare a lei,  come aveva avuto inizio tutto ciò?
Perché l’aveva sempre protetta anche se loro si odiavano, anche se prima si chiamavano “Isterica” e “traditore” .
Guardò avanti a se poggiando entrambe le gambe sul gradino più basso e poggiando i gomiti sulle ginocchia.
Non sapeva spiegarselo, ma tra di loro c’era sempre stato qualcosa… qualcosa che un giorno era solo una scintilla, che se non gestita sarebbe tramutata in un incendio incontrollabile.
Frequentavano entrambi il quarto anno quando James, una mattina, osservò Bellatrix entrare (come sempre a testa alta e con i primi bottoni della camicetta sbottonati) in sala grande.
Sirius seguì lo sguardo dell’amico e fece una smorfia vedendo la sua odiata cugina.
Provava odio nei suoi confronti, una volta… quando la vedeva come tutti gli altri Black, una purosangue montata, degna di meritare odio per le ideologie banali e malsane, ideologie che seguivano i criteri di quel folle Lord Voldemort.
Tutt’ora, una parte di se vedeva così; tutt’ora spesso la odiava, ma da una parte non ci riusciva: le sue labbra erano una droga, così come il suo profumo, la sua pelle.
Amava il suo carattere forte, sfacciato, il fatto che non fosse banale e troppo sentimentale come le altre ragazze, che gli desse del filo da torcere… era questo che amava di lei!
Ma all’ora non sapeva di apprezzare comunque tutto ciò di lei, forse era perché non l’aveva provata fino in fondo, perché non aveva mai avuto il piacere di poter sfiorare le sue labbra e sentire il suo inebriante profumo come ora.
Ma tornando a quella giornata del quarto anno in sala grande, Bellatrix entrò e James scoppiò a ridere dal tavolo dei Grifondoro.
<< Quanto se la tira! >> disse ridendo scoccando uno sguardo a Sirius che era di fronte a lui e aveva appena voltato la testa per tornare a mangiare la sua bistecca.
<< ovvio… perché lei è una “Purosangue!” >> aggiunse Felpato imitando una vocetta scema per poi scoppiare a ridere.
<< lo sei anche tu! >> ribatté Lily Evans lì accanto alzando il naso dal suo libro di Trasfigurazione. James la guardò e le sorrise.
<< Evans ma noi a differenza sua non prendiamo in giro i nati babbani… anzi cerchiamo di socializzarvi e di invitarli a uscire! >>
Lily sbuffò  << Non ricominciare con questa storia, Potter! >>  tagliò corto Lily acidamente, James e Sirius si guardarono e ghignarono entrambi.
<< mi dispiace ma non comprendo dove vorresti andare a parere! >> esordì con tono vago Sirius << James diceva solo che preferisce gente senza puzza sotto il naso a una purosangue montata! >> affermò scrollando le spalle.
A quel punto Marlene McKinnon, la migliore amica di Lily, alzò lo sguardo e guardò Sirius negli occhi, i loro sguardi si incrociarono per un secondo e poi il ragazzo tornò sulla sua bistecca.
<< e tu Black, invece, che preferisci? >> domandò maligna la bionda Grifondoro, ovviamente innamorata di Sirius da molto tempo.
<< Io? Qualsiasi ragazza che non sia tu Mckinnon! >> rise maligno il giovane Black facendole una smorfia e ricevendo un gestaccio, per poi vedere la compagna di casa alzarsi e uscire dalla sala.
<< ottimo Sirius, chiunque basta che non sia lei? Bene provaci con tua cugina! >> il moro Black levò la testa accigliato con una smorfia di disgusto in volto, lasciando scivolare dallo stupore per quella battuta la forchetta nel piatto, udendo l’assordante rumore delle stoviglie in metallo confondersi con le risate di Remus, Peter, James e Lily.
<< Scherzi? Quella pazza? .. no! E poi è mia cugina! >>
tutti risero
<< Mancanza di coraggio Felpato? >> lo punzecchiò Peter facendogli un cenno con la testa.
<< Sta zitto! >>
<< Pet ha ragione! Paura che ti faccia allo spiedo la serpeverde? >>
Sirius allibito guardò James scuotendo la testa
<< sei impazzito? >>
<< te la fai con mezza scuola! Lei cosa ti cambia? >>
Lily guardò Ramoso con occhi sbarrati, shoccata quasi, lui le mandò un platonico bacio, tanto da nausearla e farla alzare dal disgusto seguendo l’esempio di Marlene. 
<< è… mia cugina! È pazza! >>
<< ma è bella… non puoi negarlo!  >>
tutti guardarono Peter Minus accigliati.
<< beh si effettivamente non gli si può negare nulla >> ghignò maliziosamente Sirius.
<< Ottimo, allora facciamo una scommessa! Tu provaci con tua cugina, falla impazzire per te e vinci, se non ci riesci diciamo in giro che hai il pisellino moscio e piccolo Siry! >> ghignò James dando un buffetto sulla guancia dell’amico.
Sirius si alzò e gli scoccò uno sguardo di sfida: era ovvio che aveva accettato!
Mai scherzare sulle sue virilità!
Si alzò e uscì dalla sala grande con passo deciso, ma non aveva idea di dove andare, cosa fare.
Si avviò verso il lago e stupito vide la sua preda lì, sola a leggere.
Si avvicinò alle sue spalle e dopo un lungo battibecco le loro labbra si incontrarono lasciando Bellatrix ghiacciata, congelata e desiderosa di avere di più…
Quel bacio che l’aveva stregata e lasciata a bocca socchiusa, con la gola secca e il fiato corto, dopo che lui era sparito; quel bacio che la fece impazzire e desiderare un altro e un altro ancora, quel bacio che ebbe lo stesso effetto su Sirius.
Erano passati anni da allora, e nel tempo avevano avuto ciò che desideravano entrambi: altri baci, altri giochi frenetici di lingue negli angoli più bui di Hogwarts e nei corridoi meno abitati di Villa Black. Tutto ciò di nascosto, lontano dagli occhi indiscreti di tutti coloro che non potevano capire cosa significasse la parola attrazione.
Quel rapporto lentamente li portò ad allontanare gli insulti, ad aggiungere un “ti voglio bene” in qualche frase, quel bacio forse, cambiò tutto.
 Alzò gli occhi al cielo mentre i tramonto era più che inoltrato e come se fosse un miraggio vide Jack planare verso di lui.
Sorrise e appena il gufo si posò sulla sua spalla gli accarezzò la testolina, prese la lettera da James, e diede dei croccantini al pennuto che volò via.
Radiante più che mai, mentre leggeva la lettera il giovane Black si avviò verso la villa.
La fuga era confermata.
Dall’indomani sarebbe stato un Potter.

Arrivò nella sua stanza e vide Harry ancora chino su quel grosso tomo che ora mai studiava e ristudiava da quando era arrivato.
Gli scoccò uno sguardo e si sedette, pronto a scrivere, in grande stile, una bella lettera d’addio alla cara Walburga.
<< Hey Sirius, dove sei stato di bello? >> domandò Harry chiudendo il libro e osservandolo. Dentro di se sperava, con tutto il suo cuore, di non sentir parlare di Bellatrix.
<< a progettare la mia fuga! Stanotte vado via, andrò da tuo cugino! >> esordì Sirius mentre scriveva velocemente con un gran ghigno in volto.
<< Ottimo! >> esclamò Harry radiante. Ciò era un bene! Se Sirius andava via Bellatrix non avrebbe avuto scelta e l’avrebbe seguito nel futuro, dato che non poteva tornarci da solo da quel che aveva appreso.
<< Lo so! …Ma acqua in bocca Okay? >>
<< Certo! >>
Si guardarono e si sorrisero, poi l’improvviso arrivo di Kreacher li interruppe.
Un sonoro “Pop”  lo annunciò nella stanza: l’elfo si guardò intorno e Harry lo osservò, era brutto e sudicio come sempre, ma sembrava più giovane!
<< la Padrona mi ha mandato a riferirle, Signorino Black, che la cena è in tavola e lei e il signor Potter siete invitati a scendere immediatamente >> gracchiò l’elfo con voce roca e dura, poi scomparve.
Harry, che aveva una gran fame, balzò in piedi poi attese Sirius, che non si mosse di una virgola.
<< Sir?! Sirius andiamo? >> lui si voltò appena e gli fece un cenno con la mano di andare pure.
<< No, Harry va tu… di che non mi sento bene e che… non ho fame… non mi va di vederli neanche in faccia! E poi mi devo preparare >>
<< come vuoi! >>
Harry svanì chiudendo la porta alle sue spalle e Sirius affondò il volto nelle mani massaggiandolo.
…Non voleva vederla un’ultima volta.
Bastò il tempo di scrivere un’ultima lettera per rivedere il giovane Potter tornare in camera con una mano sulla pancia e le guance gonfie: si era evidentemente abbuffato.
<< tutto Okay, Harry? >> domandò Sirius soccandogli uno sguardo mentre chiudeva lo zaino.
<< mi sono abbuffato, credo crollerò dal sonno! >> bofonchiò sbuffando
<< beh allora credo sia arrivato il momento dei saluti… >> sorrise Sirius tristemente avvicinandosi a lui e dandogli una pacca sulla spalla
<< spero non sia un addio >> aggiunse stringendogli la mano  
<< oh fidati… non lo sarà! >> ridacchiò Harry, Sirius si accigliò e gli scompigliò i capelli affettuosamente.
In quel momento gli occhi di Harry punsero fortemente ricordando il loro abbraccio e la loro chiacchierata nel salottino con l’arazzo a Grimmauld Place pochi mesi prima della sua morte.
Incrociò il suo sguardo un istante e gli sorrise lievemente, un sorriso che racchiudeva tanta tristezza dentro di se sapendo il destino del padrino.
Si avviò sul suo letto e si sdraiò, cadendo nel sonno più profondo nel giro di pochi minuti.
 
Erano le 23.30 quando Sirius caricò lo zaino (a cui aveva applicato un incantesimo d’espansione)  in spalla e prese la scopa tra le mani, osservando la sua stanza per l’ultima volta e avviandosi fuori la sua camera.
Inoltrò il corridoio illuminato da alcuni raggi di luna che entravano dalla finestra in fondo.
Si guardò intorno e poggiò una lettera di “addio” sul mobiletto nel corridoio; lì sicuro qualcuno l’avrebbe trovata, dato che vi era lo specchio e le sue cugine avevano tutte la mania di specchiarsi appena uscite dal bagno.
Poi dalla tasca dei suoi pantaloni estrasse un’altra lettera, quella era sicuramente più particolare, decisamente diversa da quella che aveva scritto per tutta la famiglia… era indirizzata a una persona speciale.
Con passo felpato si avviò verso la camera di Bellatrix.
Arrivato infondo al corridoio, poggiò la scopa al muro, lo zaino ai suoi piedi e aprì lentamente la porta della camera di sua cugina.
Entrò e si chiuse la porta alle sue spalle, poi si guardò intorno.
La camera era buia, un buio pesto, ancor più buio della notte.
La luce della luna piena che illuminava il cielo fuori scandiva le ombre degli oggetti e del corpo di sua cugina nella stanza; Bella era stesa sul suo letto stretta al lenzuolo, rannicchiata in posizione fetale con un volto sereno, gli occhi chiusi e la mente concentrata a perdersi nei sogni più bizzarri.
Sirius non si soffermò a osservarla più di tanto ma si avviò velocemente al suo comodino, poggiò la lettera e fece per andare via… ma fu proprio mentre metteva un piede d’avanti all’altro che urtò qualcosa, qualcosa di molto fragile, perché quando essa toccò il suolo si frantumò in mille pezzi.
Il ragazzo sgranò gli occhi e si guardò intorno, scoccò uno sguardo alla cugina, ma fu troppo tardi per fuggire via… lei già lo guardava stranita e confusa.
<< S-Sir.. che ci fai qui? >> domandò lei sbadigliando.
La giovane si guardò intorno e fu come se aveva già vissuto quella scena, ma era troppo assonnata per soffermarsi su quel che stava accadendo.
<< Nulla Trixie … dormi, ero venuto a vedere se era tutto okay, non riuscivo a dormire >> inventò lui avviandosi verso la porta e uscendo in fretta.
Fu quando Bellatrix Lestrange sentì il nomignolo usato dal cugino e ragionò sullo scambio di battute che sgranò gli occhi: ora ricordava tutto!
Si passò una mano sul volto: non poteva credere che era già arrivata la notte! Non poteva credere che stava per succedere di nuovo, doveva fermare tutto prima che fosse troppo tardi.
Guardò alla sua sinistra, sul comodino, e come trent’anni prima (calcolandoli da quando era adulta) era ancora lì quella lettera, la afferrò e, non curante dei cocci di quello che, come ricordava, era il vaso rotto che si era infranto svegliandola di soprassalto, corse verso l’uscita della sua stanza.
Quando uscì lo vide con lo zaino in spalla.
<< Sirius! Aspetta! Dove stai andando??! ..Cosa significa tutto ciò?? >> domandò stringendo la lettera e porgendogliela.
Significa che sei una deficiente e non sei  riuscita a cambiare nulla! Ora lui se ne andrà come è già successo!
Si disse mentre lo guardava attendendo risposta, mentre lui boccheggiava distrutto da quello sguardo.
<< Significa che…  >> la guardò negli occhi afferrando il manico di scopa << questo è un addio >> mormorò a mezza voce.
Bellatrix rimase pietrificata e fece un passo indietro. Si sentì mancare e poggiò la mano al muro, accarezzando la parete, pronta a sostenersi a essa in caso crollasse da un momento all’altro; sapeva che sarebbe successo, lo ricordava perfettamente quel momento, ricordava quella notte… ma sperava che sarebbe riuscita a evitarlo, ciò significava che non era riuscita nel suo intento, farlo innamorare, ciò significava che aveva perso l’unica opportunità che aveva.
Improvvisamente avvertì un magone allo stomaco e gli occhi bruciare, era una sensazione che non provava da tempo.
Sirius notò i suoi occhi lucidi che brillavano nel buio.
<< Cosa significa? >> insisté ancora.
<< che scappo, vado via e non torno più… che è tutto finito >>
lei scosse la testa e strinse in un pugno la mano poggiata al muro, graffiandolo.
<< non puoi farlo… non puoi lasciarmi qui, ora! >> mormorò a mezza voce ingoiando le lacrime, non sprecandole, non poteva farsi vedere debole.
Il moro, illuminato dalla luce della luna allungò la mano verso la sua guancia e l’accarezzò, ma con un gesto cruento lei la allontanò voltandogli le spalle e fuggendo in camera.
<< Bella! Aspetta! >> mormorò cercando di fare poco rumore. Lasciò andare la scopa e lo zaino, entrò nuovamente in camera sua e le corse incontro, prendendole il polso e bloccandola, attirandola vicino a se.
<< Lasciami stare! >> urlò lei con gran voce sentendo le lacrime rigarle il viso. Aveva fallito.
<< Non urlare! E poi.. no! No! Non piangere! >> mormorò lui asciugandole le lacrime velocemente, ma ciò che ne ricavò fu solo un tentativo di fuga da quella presa, di allontanarsi da quella stretta.
<< Non mi interessa! Che tutti sappiano Sirius! Tanto che differenza c’è? Domani mattina o ora? Che differenza c’è? Non ti avrei più comunque… >>
<< Bella sta zitta! Non fare così! Ci vedremo a Hogwarts! Io ti ….ti voglio bene comunque >> esordì lui facendo un passo verso di lei, vedendola indietreggiare però
a quel “Ti” spezzato la ragazza sperò in un “Ti amo” ma rimase delusa dal “ti voglio bene”,
<< ALLORA RESTA! Se mi vuoi bene davvero, resta! >>
Bellatrix non ricordava neanche più l’ultima volta che aveva pianto, anzi credeva di non averlo mai fatto prima, ma quelle lacrime correvano così veloci che sembrava liberala di ogni cosa, di ogni peso che le abitava lo stomaco.
<< non posso… >>
<< Non voglio sposarmi con Lestrange, Sir… >> mormorò a mezza voce facendo un passo indietro e ritrovandosi di spalle al muro.
<< il tuo destino è già scritto …non puoi cambiarlo >>
Bellatrix scosse la testa e lo osservò, lo vide avvicinarsi e scosse la testa velocemente asciugandosi le lacrime.
<< il nostro destino vive dentro di noi, bisogna soltanto avere il coraggio di cambiarlo >> mormorò lei a mezza voce, lui si avvicinò ancora e la bloccò per i fianchi.
<< cambialo >>
a quel punto mancava solo l’ultima carta da giocare per cambiarlo.
Afferrò Sirius per il colletto della maglietta e gettò le sue braccia attorno al suo collo avvicinandolo a se, lui la strinse e le loro labbra si incrociarono in un passionale bacio.
Un travolgente e violento bacio che impediva a entrambi quasi di respirare, un passionale intrecciarsi di lingue che li coinvolgeva,  obbligandoli a stare sempre più vicini.
Sirius la appoggiò al muro e la prese in braccio, alzandola; le gambe di Bellatrix si avvolsero attorno la sua vita rimanendo stretta attorno a lui.
Ogni bacio equivaleva a un brivido, a un desiderio, a un segreto da tenere nascosto nel cuore, a un sospiro di piacere.
<< lo sto facendo ora, cugino >> ghignò lei aprendo lentamente gli occhi e incrociando il suo sguardo per un istante, mentre le sue mani  gli accarezzavano la nuca, le loro bocce trovano a incrociarsi e le palpebre a chiudersi pesantemente.
In un languido bacio Sirius lentamente arrivò al collo di Bella.
Ogni bacio bruciava la pelle, lasciando piccoli segni rossi, mentre la sua mano vagava per il suo corpo da sotto la leggera camicetta da notte che indossava, salendo i fianchi e poggiandosi sul seno.
Stringendolo con bramosia, fu inevitabile udir echeggiare per la stanza le ansimazioni della ragazza mentre gli accarezzava la nuca e lasciava cadere la testa indietro, sentendo i boccoli accarezzarle le spalle e la schiena.
Le labbra tornarono a unirsi con foga, desiderio, con violenza quasi.
Un desiderio represso di avere l’altro li spingeva ad andare sempre più oltre: ora non c’erano giochetti di provocazioni, non c’era Harry Potter che li interrompeva, non esisteva più il caos del matrimonio e tantomeno le urla di Druella e Walburga per farsi rispettare dallo staff di preparatori.
Tenendo stretta Bellatrix, Sirius si avvicinò al suo letto e la adagiò, si tolse in fretta le scarpe e la maglietta che lasciò cadere in terra, mentre lei con un ghigno malizioso in volto gli baciava l’addome, tenendosi poggiata a lui e stando in ginocchio sul letto.
Le sue labbra correvano sul petto nudo di Sirius scendendo, mentre le sue mani slacciavano cinta e pantaloni per lasciare spazio alle labbra di scender ancor di più.
Sospiri e gemiti incominciavano a tagliare il silenzio, squarciarlo.
Ogni bacio sul suo sottoventre faceva rabbrividire di piacere Sirius, ogni muscolo si contorceva, si irrigidiva, ogni pelo sulle braccia si rizzava, mentre lei scendeva sempre più, perso nel piacere affondò le mano nei capelli di lei massaggiandole la nuca, guidandola.
Bastò un secondo per tornare a quella stanza, per emergere dal piacere e metabolizzare quel che accadeva, capire che non era solo un sogno.
Il tocco delicato e gelido di Bella fece gemere ancora una volta Sirius, mentre la sentiva contemporaneamente baciarlo e accarezzargli i fianchi. Lei sospirò lievemente, appena avvertì le mani di lui scendere sulle sue spalle, sfilarle la camicetta e gettarla lontano.
Bella alzò gli occhi su di lui vedendo la sua pelle illuminata dalla luce della luna, sentendosi spingere sul letto,  godendo al contatto delle loro pelli.
I loro profumi si mescolavano dolcemente mentre Sirius si premeva contro di lei, e le baciava l’incavo della spalla intanto che le sue mani le accarezzavano le cosce e l’interno coscia.
Bellatrix chiuse gli occhi ansimante, avvolta dal piacere di ogni tocco, di ogni bacio, di tutte quelle attenzioni che spesso apparivano soltanto un lontano sogno che tentava di scacciare per sentirsi e dimostrare a se stessa che era forte, che era una mangiamorte e che era cosa proibita… ma era nel sangue Black amare tutto ciò che era negato.
Le mani di Sirius scivolarono sotto l’intimo della ragazza delicatamente e premettero con forza, il ragazzo strizzò gli occhi mentre le sue labbra le divoravano il seno.
Un urlo strozzato scaturì dalle labbra di Bella mentre gli prendeva il volto tra le mani per baciarlo con passione, ma quel bacio si tramutò nello sfiorarsi di labbra più dolce che entrambi avessero mai provato.
Sirius le lambì il contorno delle labbra con la lingua dolcemente, mentre intanto le sue mani premevano ancora facendo ansimare la ragazza.
Dentro di se Bellatrix provava a fare paragoni con suo marito o qualsiasi suo amante, ma era incredibilmente difficile in quel momento, in quel momento in cui l’unica cosa che riusciva a pensare era che desiderava di più, che voleva ancora di più, che quel dolore non bastava, che quel piacere doveva aumentare.
Portò le sue labbra sul suo collo mentre lui lentamente le abbassava l’ultimo pezzo di intimo che li sperava, mentre le mutandine in pizzo nero raggiungevano gli altri vestiti sul pavimento della stanza, seguite dai boxer di Sirius.
Per un secondo tutto sembrò congelarsi.
Bella teneva ancora gli occhi serrati come se desiderasse non vedere nulla, come se desiderasse tornare a quei sogni che le era capitato di perdersi.
Sirius le accarezzò dolcemente la guancia per attirare la sua attenzione, i loro corpi l’uno sull’altro, i loro volti vicini.
I loro sguardi si incrociarono: gli occhi neri di Bellatrix sembravano grigi almeno quanto quelli di Sirius col riflesso della luna che si specchiava in essi; sapeva che suo cugino aspettava un segno … qualcosa.
Gli prese il volto tra le mani e lo baciò, lo attirò ancor più a se quando quella travolgente e romantica passione si trasformò in qualcosa di più.
Avvertirono insieme quell’immenso piacere, quel dolore penetrante che faceva stringere lo stomaco e desiderarne altro.
Si strinse a lui inarcando la schiena, affondando le sue unghie nella sua pelle, graffiandolo e gemendo.
Ogni muscolo che era teso del corpo di Sirius sembrò sciogliersi: ogni spinta, ogni tentativo di dare di più, lo travolgeva, lo coinvolgeva, ogni gemito, ogni sospiro e ogni ardente bacio strappato con foga dalla pelle morbida e profumata di sua cugina sembrava come immergerlo in un bagno di piacere, eccitarlo sempre più, tanto da desiderarne ancora; perfino avvertire le sue unghie affondate nella schiena che lo graffiavano gli piaceva.
Mentre tutto accadeva però fu impossibile, che i due non si domandassero all’unisono, forse, comprendendosi con un’occhiata: ma se qualcuno li avesse sentiti?
Ma fu quando entrambi videro sul volto dell’altro comparire un sorriso che compresero che ora mai nulla importava, erano complici di un segreto che se anche avessero scoperto non sarebbe importato a nessuno dei due… quello era amore e non sesso.
Dolore e piacere, la combinazione perfetta per fare l’amore.
Iniziò tutto come era iniziato, con un bacio.
Sirius si accasciò accanto a lei, ricoperto di uno strato di sudore freddo che contrastava il calore del suo corpo; entrambi avevano gli occhi sbarrati e guardavano il soffitto ansimanti.
Bella si voltò sul fianco si poggiò a lui, alzando di poco la testa per incrociare il suo sguardo.
Felpato fece scivolare la sua mano sulla sua e incrociò le sue dita stringendole, avrebbe desiderato non lasciarla mai più …ma era impossibile, all’alba doveva trovarsi a casa Potter, ma non sarebbe andato via senza lasciare il segno, senza rivelarle la verità.
Si voltò sul fianco e la abbracciò mentre afferrava il lenzuolo e lo tirava verso di loro celando i loro corpi agli occhi indiscreti della Luna, l’unica testimone di quel segreto.
La baciò lentamente, un bacio dolce.
<< Ti amo >> mormorò guardandola negli occhi.
Bellatrix che teneva lo sguardo basso lo alzò immediatamente, nessuno glie l’aveva mai detto, neanche Lestrange, e lei non l’aveva mai detto… neanche da adulta.
<< ti amo >>  mormorò col fiato corto lei accuccinadosi contro di lui e cercando ancora le sue labbra.

In quel momento entrambi si sentirono morire.
Bellatrix, perché, per la prima volta aveva fatto l’amore, ma quello vero… per la prima volta era stata davvero sincera e per la prima volta era convinta, davvero, con tutta se stessa, di aver fatto la cosa giusta.
Sirius, perché ora era certo che non avrebbe mai trovato il coraggio di andare via da quella casa senza dimenticarsi di lei.
Stretti l’uno all’altra, come due amanti sul punto di morte, entrambi si addormentarono abbandonandosi al dolce sogno di svegliarsi entrambi insieme e trovare accanto l’altro.
 
 
SDA:
Cari Lettori ecco a voi il nono capitolo, spero vi sia piaciuto e sia stato soddisfacente …
non avevo idea di come scriverlo.
Attendo vostre sincere opinioni :3
Zia Molly

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Capitolo 10
*** Sicuro che i cattivi non sanno amare? ***


Sicuro che i cattivi non sanno amare?




Il sole sorgeva lentamente in un cielo roseo quella mattina di Agosto.
La quiete animava il giardino di villa Black mentre esso prendeva lentamente vita: gli uccelli sbattevano le prime ali e emettevano i primi dolci cinguetti, gli scoiattoli si accarezzavano il musetto in fretta, le lucertole facevano a gara a chi arrivasse per prima alle pietre meglio illuminate dai raggi del sole e i primi bruchi si trasformavano in graziose farfalle.
Sembrava quasi un paradiso se un comune visitatore si limitava a osservare solo il giardino di quella magione.
Ma varcata la soia del grande portone che permetteva l’accesso in casa le mani scattavano ai capelli dal terrore.
Il caos di prima mattina avvolgeva la Villa.
Scoppi di vetri, vasi e vetrine facevano pensare a un acceso duello di incantesimi, le urla riportavano a una guerra o a una forte litigata e i pianti isterici e spaventati facevano pensare a dei feriti sul punto di morte… peccato che non era arrivata l’apocalisse, ma bensì era solo Walburga che sfogava la sua ira.
 
Quella mattina come sempre la donna si era svegliata presto, e aveva attraversato il corridoio dove dormivano i più giovani abitanti della villa per dirigersi in salone a fare colazione; nel silenzio echeggiavano solo i suoi passi fino a quando un urlo prese il loro posto squarciando la quiete e svegliando più o meno tutti.
Tra le mani la donna stringeva con rabbia una lettera da parte del figlio in cui annunciava ufficialmente la sua fuga e il ripudio per quella vita che faceva, per la sua famiglia.
E ora la donna, dopo averla riletta e riletta diverse volte urlava come un’isterica per tutta la casa schiantando, cruciando e distruggendo ogni persona o cosa presente nel suo campo visivo.
La rabbia le corrodeva lo stomaco e l’ira le faceva tremare le mani se solo ripensava a quella lettera e alle parole che vi erano scritte.
Quel bastardo del figlio aveva esplicitamente detto che non gli importava di nessuno e di nulla, che lui non si era mai sentito un Black e che mai ci avrebbe provato a esserlo, che li odiava tutti, ognuno di loro, nessuna eccezione al di fuori di Andromeda e dell’innocente Narcissa che ancora non sapeva nulla di quella famiglia dato che era troppo piccola.
Non portava neanche troppi rancori nei confronti di Bellatrix e Regulus dato che loro erano solo vittime dei loro genitori e di loro stessi, del fatto che non avevano la forza di ribellarsi e scarseggiavano di coraggio, come tutti loro, come tutti i Serpeverde di quella famiglia.
Aveva anche detto che secondo lui potevano anche andare tutti a farsi “Fottere” a  lui non interessava, perché ora era libero!
Perché ora era solo Sirius e nient’altro.
Non gli interessava di esser definito traditore, anzi ne era fiero!
Diceva anche che non sarebbe più tornato se non per prendere gli ultimi oggetti che aveva dimenticato a casa.
Le parole risuonavano nella mente della donna una a una, come se fosse quel bastardo sesso a leggergliele, come se fosse quel cane schifoso di suo figlio a ridergliele in faccia, con quella grassa e beffarda risata che aveva; ciò la portava a infuriarsi di più dato che si sentiva presa in giro.
Aveva sempre odiato quel moccioso, quel traditore che aveva concepito, si vedeva sin dalla nascita che sarebbe diventato un problema, che doveva liberarsene subito, ma cercava solo un buon motivo, un modo per disconoscerlo, una buona ragione per eliminarlo dall’albero genealogico… ma questa volta era stata battuta sul tempo.
Aveva sempre sognato di poter cacciare lei stessa suo figlio, di eliminarlo con le sue mani, ma ciò a quanto pare le era stato proibito e proprio da lui
La rabbia la possedeva come un demonio!
Ora che figura avrebbe fatto con la società? 
L'onore della famiglia sarebbe caduto a picco dato che il primogenito maschio era fuggito e per giuta per sua scelta, si era disconosicuto da solo!
Non avrebbe neanche potuto vantarsi di averlo cacciato lei stessa così da salvare la purezza del sangue magico, tutti avrebbero scoperto che non era così, sicuramente Sirius si sarebbe vantato a Hogwarts delle sue gesta e i figli dei loro amici di famgilia avrebbero riferito ai genitori e così a casata Black sarebbe stata abbissata, avrebbe perso ogni importanza e ogni influenza.

A osservare la scena, con occhi sbarrati e paralizzati, quasi tremanti, erano: Harry, Andromeda, Narcissa, Regulus, Druella e Cygnus.
Harry e Andromeda nascondevano una risata dato che temevano di esser cruciati: erano felici per Sirius, e Andromeda già progettava di fare come aveva fatto il cugino dato che si trovava nella sua stessa situazione, con la differenza che lei l'avrebbe fatto per amore, per Ted.
Harry invece era felice, era felice perchè i piani di Bellatrix erano saltati, perchè la storia sicuramente non si sarebbe modificata e tutto sarebbe rimasto uguale, anche se pensandoci avrebbe desiderato evitare la sua morte... ma ciò era impossibile forse.
Nonostante il senso di felcità, Harry osservava Walburga intimorito e accigliato: gli ricordava vagamente Bellatrix, solo meno infantile.
Si chiedeva come mai Sirius non fosse scappato prima!
Narcissa e Regulus avevano i lacrimoni agli occhi, anzi, la piccola Black piangeva dalla paura e si nascondeva tra i cuscini del divano.
Era così piccola e indifesa che quelle urla la imparivano terribilmente, quel piccolo bocciolo di rosa, dagli ochci chiari e i capelli d'orati era tremante mentre si nascondeva tra le braccia del cuginetto che provava a non piangere, che si riprometteva di non recare disonore a sua madre e non imitare suo Fratello, di diventare migliore di lui.
Intanto Druella correva dietro a Walburga provando a calmarla, a riparare gli oggetti che rompeva con uno sventolio di bacchetta; mentre suo marito, Cygnus, era chiuso nell'ufficio del cognato e provava a calmarlo, a convincerlo (se pur consapevole che non fosse mai stato così) che tutto si sarebbe sistemato.
E mentre il putiferio avveniva in salotto, nessuno si era accorto che qualcuno mancava, stranamente, all'appello, non prima che Harry chiedesse ad Andromeda dov'era Bellatrix.
<< Dromeda, ma Bellatrix dov'è? >> domandò avvicinandosi all'orecchio della riccia ragazza e bisbigliandole all'orecchio.
La vide scuotere la testa e sguardarsi intorno, come se solo in quell'istante si fosse accorta dell'assenza della sorella.
<< Sarà di sopra... andiamola a svegliare! >> mormorò avviandosi furtivamente fuori dal salone e fuggendo su per le scale.
<< ... strano che non l'abbia già fatto >> si lasciò scappare Harry seguendo Andromeda.


Arrivati al terzo piano, dove le urla di Walburga sembrano solo un ricordo dato che erano quasi impercettibili, i due si guardarono e si fecero lentamente l'argo nel silenzio, camminando con passo felpato quasi timorosi di romperlo.
Nel corridoio era ancora impegnato l'odore che avvolgeva una normale casa di prima mattina, quel caldo ovattato che sapeva ancora di sonno.
Era un'atmosfera ben diversa da quella del salotto.
Arrivarono infondo al corridoio e si guardarono prima di aprire la stanza della giovane e maggiore Black.
Andromeda annuì appena quando la mano di Harry scivolò sul pomello, lentamente lo girò e furono investiti da un odore piacevole e ben diverso, da un'atmosfera ancora più diversa di quella che era sul corridoio.
Osservarono la stanza accigliati.
Sparsi sul pavimento c'erano alcuni cocci di vetro che si confondevano con i vestiti e l'intimo di Bellatrix che era gettato qua e là in modo disordinato.
Le coperte cadevano pesantamente a terra in un lato e le lenzuola avvolgevano disordinatamente il materasso e la figura di Bella che dormiva con una mano sotto il cuscino e l'altra poggiata sull'altro accanto a lei.
Un odore piacevole era impregnato alle pareti e entrambi gli olfatti dei ragazzi lo riconobbero, dato che era un mix di due particolari profumi: quello di Sirius e quello attraente e pungente di Bella.
Si guardarono accigliati e lentamente si avvicinarono al letto, Harry era di qualche passo dietro ad Andromeda che studiava la stanza e provava a immaginare ciò che era successo.
Andromeda gattonò sul letto senza far rumpore e senza smuovere le lenzuola e si confermò immediatamente che sua sorella era nuda, appena sollevò leggermente le coperte e vide la sua pelle delicata priva di ogni indumento.
Si voltò a guardare Harry incredula, non poteva crederci, c'era una sola risposta a tutto ciò: miliardi di domande affollarono la mente di entrambi.
Delicatamente e con gesti gentili Meda spostò qualche boccolo dal volto di sua sorella e scorse immediatamente piccoli segni rossicci e violacei sul collo, deglutì, poi le accarezzò le labbra col pollice: erano ancora fiammanti, rosse.
Aveva un'espressione serena mentre dormiva, stranamente.
La scosse leggermente e con cautela e lei fece una piccola smorfia prima di tornare con quell'espressione serena.
<< Bella! Pss... Bella alzati! >> mormorò al suo orecchio Andromeda scuotendola ancora di poco. 
Vide la mano poggiata sull'altro lato del letto accarezzarlo lentamente e poi vide le sue labbra assumere una smorfia e il naso arricciarsi, gli occhi stringersi e la fronte agrovigliarsi, la mano accarezzò ancora il lenzuolo e lentamente socchiuse le labbra.
<< S-sir... >> sussurrò appena ancora con una smorfia in volto, quella smorfia che pian piano la svegliava e la riportava sulla terra e la allontava dal mondo dei sogni e da quella notte appena trascorsa.
Andormeda si accigliò e si voltò a guardare Harry che scrollò le spalle interrogativo mentre si avvicinava, tentennando e indeciso, ai piedi del letto.
<< No, sono io... Meda... >> mormorò appena la secondogenita accarezzandole il volto leggermente << Sirius non c'è... >>
A quelle parole le mani scattorno sulle lenzuola e le strinse contro di lei mentre un singhiozzo prendeva il posto di un urlo soffocato. Scatto seduta e guardò Andromeda confusa.
Il suo sguardo balenò dalla sorella, a Harry e poi al posto accanto a lei vuoto.
<< Meda! Che ci fai qui? >> domandò provando a essere indifferente e leggermente sorpresa di vederla, osservando Potter col naso arricciato e coprendosi per bene << e a te... chi ti ha autorizzatto a entrare? >> domandò acida, Harry boccheggiò cercando una risposta, quando Dromeda lo precedette nel prender parola.
<< Bella... Sirius è scappato >>
In quel momento la mano di Bellatrix che era poggiata sul lenzuolo del corpiletto si strinsero in un pungo e le unghie gli trafissero la carne, in un dolore pungente. Ma forse il dolore che provò alla mano quando sentì le unghie graffiarle il palmo era secondo a quello che avvertì al petto.
Sentì gli occhi inumidirsi e pungere, guardò avanti a lei, mentre i flash di quella notte correvano veloci, mentre nella sua mente i sospiri, i gemiti, i baci e le parole risuonava nitide, mentre un lacerante dolore al sottoventre gli confermava che era successo tutto davvero, che non era stato un sogno e quella passione si era consumata davvero... ma non era bastaa a convincerlo a restare.
Il labbro le tremò mentre fissava la sua immagine allo specchio e rivivea i ricordi.
<< Ah... >> fu l'unico verso che riuscì a emettere mentre metabolizzava tutto, mentre capiva cosa stava accadendo e si diceva di ricordarsi chi era e di non scoppiare a piangere, di non fare la ragazzina e di comportarsi da donna, da Mangiamorte.
<< Bene... un traditore in meno in casa >> sussurrò a voce felbile mentre fissava impassibile quel punto idefinito della stanza.
Andromeda le accarezzò la spalla e lei le allontanò subito la mano voltando lo sguardo verso di lei, gli occhi neri erano vitrei.
La sorella comprese, almeno quanto Harry, che forse ci era rimasta male, che probabilmente quella notte era successo qualcosa .
<< Lo so... dispiace a tutti... >> sussurrò Meda guardandola
<< a me no >> mormorò tagliente la maggiore in un movimento minimo di labbra.
Harry intanto la fissava schifato.
Non voleva crederci a quello che era potuto succedere quella notte.... che forse era riuscita a lasciare il segno nel cuore, o nella mente, del suo padrino. Lui conosceva Sirius, e sapeva che se era successa una cosa del genere, soprattutto per quello che provava, era certo che in un prossimo presente, nel suo presente, lui non avrebbe dimentricato, anzi.
<< Uscite >> ordinò la maggiore, ma i due erano pietrificati e non si mossero.
<< USCITE >> urlò questa volta e i due fuggirono dalla stanza a passo sevelto, lasciandola sola.
Appena la porta si chiuse Bella si guardò intorno accarezzando le lenzuola, mentre qualche lacrime cadeva pesantemente dai suoi occhi.

Appena i suoi piedi toccarono il freddo Parquet e le sue narici si lasciarono abbandomare al piacere dei loro odori mescolati, ancora impregnati nella stanza, le lacrime scesero ancora più velocemente, ma lei le asciugò in fretta.
Aprì la finestra e raccolse la camicetta da notte che indossava la sera prima, osservò la stoffa e rivide la scena in cui lui glie la tolse con desiderio, i loro baci, quando le loro labbra si incrociarono.
La indossò e avvertì le lacrime scendere ancora.
Con sguardo basso portò incrociò le braccia sotto il seno e scansò in suo inimo e i pezzi di vetro col piede stando abbastanza attenta a non tagliarsi. Si passò una mano sul collo e avvertì una fitta alla pancia ricordando quegli ardenti baci che le incediavano la pelle.
Le lacrime solcavano ancora le guancie.
Passò vicino allo specchio e si guardò.
Si vedeva così fragile, debole... si sentiva patetica, e ciò era per colpa di quel bastardo del cugino.
Incrociò il suo sguardo e si analizzò. Un singhiozzo, il primo di una lunga serie la portò ad accasciarsi e a lasciarsi scivolare contro il muro mentre si asciugava le lacrime e singhiozzava ancora.
<< I-io ti amo >> mormorò portando le gambe al petto e nascondendo il viso tra le braccia, contro le ginocchia.
Tirando ogni tanto su col naso e sopprimendo i singhiozzi.
Aveva il viso rosso e i boccoli giovani erano umidi sulle punte, bagnati di lacrime salate.
<< IO TI AMO >>  urlò disperata quasi.
Non era riuscita a cambiare nulla, niente... anzi era ricaduta nella stessa trappola e questa volta ci stava solo peggio: almeno in quel lontano passato che grazie ad Azkaban aveva provato a cancellare, quel passato che ora era presente, aveva sbagliato si, ma aveva trovato subito la forza di odiarlo... ora no! Non riusciva a trovarla, affatto.
Carcava se stessa dentro di se, cercava la grinta di quella mangiamorte che era, di quella donna spietata che sarebbe diventata, ma non la trovava, si sentiva soltanto debole, sola e indifesa.
Singhiozzò ancora mentre la mano asciugava le lacrime, ma esse tornavano subito.
In quel momento avrebbe desiderato schiaffeggiarlo, sbatterlo al muro e picchiarlo a sangue.... ma probabilmente gli sarebbe bastato incrociare il suo sguardo, sentire una sua qualsiasi parola, guardare le sue labbra per cedere e baciarlo.

Si asciugò le lacrime giusto in tempo per vedere il pomello della porta girarsi e balzare in piedi.
Balzò in piedi e diede le spalle alla porta, la sentì chiudersi e avvertì gli occhi di qualcuno che la osservavano.
<< Bellatrix ...>> una voce maschile le tagliò il fiato, non poteva mostrarsi debole, affatto. Si asciugò gi occhi e ispirò per ristabilizzare il fiato.
<< cosa vuoi Potter? >> sibilò gelida e tagliente, come la lama di un rasoio che ti taglia la gola quando meno te lo aspetti. Harry sentì il cuore balzargli in gola.
<< risposte >> a quel punto i loro sguardi si incrociarono e Bellatrix rise, per non piangere, ovvio. La sua solita risata isterica e glaciale, in quel momento si riconobbe un ghignò malefico tornò ad abitare le sue labbra, nonostante fossero ancora umide di lacrime, che il ragazzo notò.
<< a quali domande Potter? Ti chiedi se questa notte l'ho fatto? ... SI Potter questa notte! Mentre tu dormivi sogni tranquilli, qui dentro, in questa stanza, su quel letto avveniva l'impossibile, si consumava la passione! >>
Indicò la stanza, il letto, andandogli incontro, sentì ancora una volta gli occhi inumidirsi e pungere, più di prima ma si ordinò di non piangere, e infatti neanche una lacrima scese, anzì, la ingoiò.
Harry James Potter fissò il letto con una smorfia e poi guardò Bellatrix.
<< quindi avete fatto sesso? >> domandò aggrovigliando la fronte ingenuamente
Bellatrix rise, quanto poteva essere ingenuo quel moccioso?
<< ... si >> mormorò delusa.
Credeva di aver fatto l'amore, ma si sbagliava, perchè se lui era scappato... significava che le aveva mentito, che quel "Ti amo" era solo una frase fatta per concludere una bella nottata.
Tornò a dare le spalle a Harry e si avvicinò alla finestra per fissare il giardino e la mattina, il cielo, sentendo le lacrime che tornavano a solcarle il viso.
Le lasciò stare, tanto ne aveva sperecate tante...
Il moro fece per uscire e avvertì la tristezza che avvolgeva la malvagia Bellatrix Lestrange, capì che forse, quel mostro di donna aveva qualcosa, qualche minimo tratto umano, dei sentimenti forse.
Per un istante si sentì in colpa per aver indotto Sirius ad andare via, per averlo spinto e appoggiato a fuggire, ma poi ghignò appena: le stava bene soffrire! Aveva fatto soffrire troppe persone nella sua vita, tutto ciò era come una sorta di vendetta nei confronti dei genitori di Neville, per il futuro di Sirius e per tutti gli altri che avevano sofferto per sua mano ed erano morti.
E ora, serviva il colpo di grazia.
<< Lui... era ideciso, se scappare o no... sono stato io a dirgli di farlo, tanto tu non lo ami, giusto? >> sibilò con un pizzico di malignità Harry.
A quel punto Bellatrix si voltò verso di lui, Harry si sentì un mostro quando vide le lacrime sul volto giovane della donna, capì che si era soltanto abbassato al suo livello, che si stava comportando esattamente come quando Voldemort gli penetrava la mente, si sentiva come quando sognò o vide l'aggressione di Arthur Wealsey, si sentì cattivo e ciò non gli piaceva.
<< vedi Potter tutti dicono e parlano della tua immensa bontà. Ricordo ancora le parole che hai detto al mio signore la notte all'ufficio misteri ... "tu non conoscerai mai l'amore"  >>  Bellatrix abbozzò un ghigno mentre le lacrime sparivano e tornava la solita, spavalda e maligna donna di sempre <<  belle parole davvero... ma quello che ti chiedo io, ora, Harry Potter, il ragazzino che è sopravvissuto, la celebrità del mondo magico... tu credi di conoscere l'amore? Eh? Credi di sapre QUANDO UNA PERSONA SA AMARE O NO? CREDI CHE IO NON SAPPIA AMARE? CHE NON SIA UNA DONNA? >> Bellatrix si ritrovò a urlare infuriata e provò a calmarsi, ma si lasciò scappare un ghigno mentre pensava a ciò e si avvicinava a lui.
<< CREDI CHE NON L'ABBIA MAI CONOSCIUTO? Ecco, piccolo moccioso, ti sbagli! Anche i cattivi sanno amare! Si... sconvolgente non trovi? Bellatrix, la mangiamorte pazza e cattiva, amare? Già! io amo Sirius ....e questa notte, non era solo sesso >> 
Harry ascoltò ogni parola, ogni parola che viniva sibilata con malignità, priva di dolcezza, priva di incertezze, priva di indecisioni... era come se si sfogasse, ogni parola racchiudeva un carico di rabbia e di odio, era come uno schiaffo diritto in faccia.
Era shoccato.
Lui... vedeva Bellatrix come un Voldemort al femminile e sapere, assimilare la verità che non aveva mai preso in considerazione, ossia che lei avesse un cuore, che lei amasse davvero Sirius e l'avesse sempre fatto, lo sconvolgeva e gli faceva sorgere in mente una sola domanda: Perchè l'aveva ucciso quella notte all'ufficio miseri? 




SDA: Cari lettori sono felicissima di vedere e leggere i vostri pareri e sono ancor più felice che la storia vi piaccia!
Riguardo al capitolo, perdono se ho dimostrato una Bellatrix troppo debole... 
Comunque attendo il vostro parere :3
Grazie davvero per le recensioni e le visite!

zia Molly

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Capitolo 11
*** Nel presente passato ***


Nel presente passato


 


 

L’unico rumore era il gocciolio dell’acqua sul pavimento e lo zampettare frenetico dei topi che si mescolava al loro squittio.
L’umidità si posava sulla pelle e penetrava fino ossa immobilizzandole, come a ruggine sul ferro, rendeva ogni movimento più doloroso e meccanico.
Il pavimento era bagnato e ad abitarlo, oltre a una figura accasciata in terra, erano solo scheletri e teschi, corpi in putrefazione, vermi che strisciavano e del sangue incrostato.
L’odore era agre e sgradevole, prendeva alle narici e quasi bloccava la respirazione, arrivava nei polmoni e scendeva fino allo stomaco riuscendo a far risalire uno sgradevole conato di vomito a chiunque entrasse in quella cella; un misto di umidità, carne in putrefazione, escrementi, sangue e muffa, gli odori più sgradevoli, erano raggruppati tutti in quello piccolo spazio non più grande di 3 metri per 4.
Il freddo gelido, più pungente e penetrante congelava ogni cosa, soprattutto ogni volta che un dissennatore passava accanto alle sbarre della cella; un freddo capace di far rabbrividire perfino i corpo accasciato in terra che sembrava esser privo di sensi, ma almeno lo sembrava fino a quando non si mosse leggermente.
Un leggero e piccolo movimento della caviglia bastò a far echeggiare nell’aria il leggero tintinnio delle catene, fu quel tintinnio che fece svegliare di colpo la donna, all’improvviso.
Bellatrix sgranò gli occhi col fiatone, come se provenisse da una lunga corsa di kilomentri fatta a un’andatura esageratamente veloce, immediatamente portò una mano ai capelli, mentre si tirava lentamente su.
Un incredibile dolor di testa le distruggeva il cranio, sentiva il cervello scoppiare e le tempie battere, come se all’improvviso fosse cresciuta, durante quella corsa.
Quando si rese conto del buio che la circondava e il dolor di testa diventò secondo alla sgradevole sensazione e allo sgradevole ambiente che la circondava, la donna scattò in piedi.
Si tastò il corpo e le mancò il fiato quando sentì che in dosso aveva una solo una misera veste di stoffa, tutta sgraffiata e stracciata.
Fece un giro su di se per cercare di vedere dove si trovasse; ma lei lo sapeva! Lei sapeva bene dove si trovava, era solo che non voleva crederci… perché infatti, non poteva!
Fece un giro su di se e si ritrovò in terra appena inciampò sulla catena arrugginita e si ritrovò a incrociare lo sguardo con uno teschio.
<< No! >> mormorò con fiato strozzato e un tono carico d’ansia.
Scattò in piedi e accarezzò le mura gelide, con mani tremanti, sperando di trovare al più presto la porta della cantina Black, oppure di svegliarsi e di scoprire che fosse solo un incubo, che tutto fosse un folle sogno durato fin troppo.
Ma si confermò che non era così quando le sue mani non sfiorarono del metallo, le sbarre della cella.
<< NO!! >> urlò istericamente scuotendo le sbarre con foga.
Non era possibile che si ritrovasse nuovamente lì, chiusa in una cella non più grande di un ripostiglio, di uno sgabuzzino o una cabina armadio. Avvolta da mille pensieri, ansie, parure, mille domande che riconducevano sempre alla stessa: come vi era arrivata lì dopo quella discussione con Potter.
Ma quello era solo un secondo problema: ora doveva cercare di capire quanto tempo mancava alla sua evasione, non poteva ritrovarsi nuovamente ad Azkaban!
Continuò a scuotere le sbarre quasi desiderosa di sfondarle, proprio come aveva fatto per tutti gli anni di prigionia e incominciò ad urlare.
Urli isterici tagliavano gli altri, smorzavano i lamenti lontani degli altri detenuti; ma ciò durò poco... fino a quando il freddo gelido non arrivò a possederla e nutrirsi di lei, dei suoi ricordi felici.
Le attenzioni di quel dissennatore non erano minimamente paragonabili ai caldi e dolci baci di Sirius, il bacio di quella creatura era gelido, così freddo da renderla un ghiacciolo e farla cadere in terra, nuovamente priva di sensi, in attesa della venuta del suo signore: perchè lei sapeva che lui sarebbe tornato a salvarla e per portarla via di lì, ne era certa!

 

***


 

[...] Tutti entrarono in silenzio; la Professoressa Umbridge era ancora un'entità ignota e nessuno sapeva quanto potesse essere rigorosa in fatto di disciplina.
<< Beh, Buon Pomeriggio! >> disse quanto finalmente tutti si furono seduti.
Alcuni borbottarono “ Buon Pomeriggio”.
<< mmm, mmm >> disse la professoressa Umbridge << così non va, no! Vorrei per favore che rispondeste “Buon Pomeriggio, Professoressa Umbridge”. Un'altra volta prego!
Buon Pomeriggio, ragazzi! >>
<< Buon Pomeriggio, Professoressa Umbridge >> le risposero in coro.
<< Bene >> disse la professoressa Umbridge in tono amabile
<< Non era troppo difficile, vero? ...via le bacchette e fuori le piume, prego! >> .
Morti ragazzi si scambiarono sguardi cupi; l'ordine “via le bacchette” non era mai stato seguito da una lezione interessante.

[...]

[Tratto dal 12° Capitolo -Professoressa Umbridge- di Harry Potter e l'Ordine della Fenice]


 


 

Tutto ciò che stava accadendo in quell'aula, per un ragazzo dai capelli scompigliati, accovacciato al secondo banco, era paragonabile a un suono lontano, ovattato, come se tutto ciò stesse accadendo in un sogno, nulla era ben definito.... ma doveva essere un incubo, dato che le urla strozzate e acute della Umbridge perforavano le orecchie di Harry Potter.
Un lacerante dolore alla testa e alla cicatrice riportò Harry alla realtà insieme alla voce della grassoccia Professoressa di fronte a lui.
Si alzò lentamente stordito, come se un'improvvisa botta in testa gli avesse spaccato il cranio in due enormi pezzi, si guardò introno, accigliandosi immediatamente: era nella sua aula di Difesa Contro le Arti Oscure.
Dov'era Bellatrix?
E villa Black?
L'odore di Sirius?
Guardò avanti a se e incrociò i piccoli occhi celesti della professoressa che lo fulminavano sdegnati e infuriati.
<< Harry Potter, oltre a essere maleducato lei è anche insolente! Indisciplinato! Meno 10 punti saranno tolti a Grifondoro per la sua distrazione e provocazione! >> urlava con voce strozzata, mentre occhiatacce torve fulminavano Harry dato che altri punti erano stati tolti a Grifondoro.
<< Ma.... io.... >> mormorò Harry dolorante e confuso guardandosi intorno non capendo.
<< Punizione Signor Potter! >>
<< Cosa??!! >> domandò stordito e disorientato.
Nel mentre si guardò intorno.
Bellatrix doveva averlo cruciato o cosa, non era possibile che l'incubo della Umbridge, la professoressa che odiava quanto Piton, era tornato.
<< DUE SETTIMANE DI PUNIZIONE! >> gracchiò in un ululato acuto e isterico la donna sentendosi presa in giro e tornando dietro la sua scrivania.
Harry la fissò, confermandosi con quell'urlo che era tutto vero. Spostò lo sguardo su Hermione e notò come lo fissava severamente mentre scambiava uno sguardo con Ron.
La bassa donna dietro la cattedra respirò lentamente per riacquistare contegno e poi sistemò le matite sulla scrivania, in ordine di altezza, e osservò gli alunni.
<< e ora.. vi pregherei di leggere e copiare il capitolo 24, grazie >> disse amabile con un lieve risolino.
La mano di Harry incominciò a correre velocemente sul foglio, fino a quando i muscoli non incominciarono a far male, talmente tanto che poco dopo a pranzo, ebbe difficoltà a tenere in mano la forchetta.


 

La sala Grande era affollata come sempre, e un lieve chiacchiericcio di sottofondo teneva compagnia.Le migliori prelibatezze abitavano le lunghe tavolate e i piatti di tutti, cibi che a Harry mancavano terribilmente.
Da quando era finito nel passato di Bellatrix, Hogwarts e i suoi amici gli erano mancati terribilmente, soprattutto Ron e Hermione; aveva capito fino a che punto i due erano indispensabili per due.
Mangiava silenziosamente e lentamente il suo prosciutto affumicato mentre guardava il legno scuro del tavolo, con sguardo vitreo pensava.
Come era finito lì?
Prima, quando la prima volta aveva viaggiato nel tempo con Bellatrix, era finito nei suoi ricordi... ma in quel caso sembrava non esser andata così dato che lei non c'era.
Ciò significava che forse il flusso era finito? Che si erano bloccati in quel momento della vita di entrambi? ...e se era così, lei era ad Azkaban?
Se era arrivato al suo quinto anno, ciò poteva significare una sola cosa: forse poteva impedire la morte di Sirius! Forse poteva evitare di accorrere all'ufficio misteri quella notte e impedirgli di morire.
Ma la profezia andava ugualmente distrutta, Voldemort non doveva ascoltarla!
<< Harry!>>
Doveva sistemare tutto, doveva assolutamente Aiutare Sirius!
Forse, in quel momento il fato aveva deciso di regalare a lui una seconda possibilità!
<< Harry! >> ma la voce di Hermione lo riportò alla realtà.
Alzò lo sguardo su di lei e la guardò, provando a sorridere, mentre lei lo scrutava.
<< dimmi >> le sorrise appena attendendo lievemente.
<< ..ti eri imbambolato, temevo che t-tu-sai chi.... >> sussurrò a mezza voce, con calma, la riccia Grifondoro lasciando scivolare la forchetta di mano e osservando Harry con un piccolo sorriso triste.
Ma il moro scosse la testa per rassicurarla e le sorrise tornando a mangiare il suo prosciutto.
<< No, tranquilla.... >>
<< Hey amico! Tif vedof Scossfof ...comef mai? >> bofonchiò Ron mentre divorava il suo petto di pollo con voracità, ingozzandosi, ricevendo le solite occhiatacce da Hermione, che chinò la testa sul suo piatto schifata, mangiando in modo molto composto ed educato, a differenza del rosso.
<< Ecco.... è successa una cosa... >> incominciò Harry: dentro di se avvertendo la pesantezza del momento, l'indecisione sul parlargliene o meno.
Scoccò uno sguardo a entrambi che si erano pietrificati nelle loro pose e lo guardavano in attesa.
Come non dirglielo? ...Sicuramente l'avrebbero potuto aiutare.
Scattò in piedi e gli fece cenno di seguirlo.
<< non qui.... venite>> mormorò guardandosi intorno.
<< Harry! Ma il pollo?? >> disse Ron indicando il suo pranzo, Hermione che era già in piedi lo colpì alla nuca con un quaderno.
<< vieni! … Per tutte le cavallette! Sei incredibile Ronald! >> sbuffò la riccia seguendo Harry fuori la sala Grande, avverto i passi di Ron dietro di se che la imitavano.

Arrivati sulle sponde del lago Harry si sedette su una sporgente radice di un albero, Hermione accanto a lui e Ron poggiato al tronco.
<< dicci Harry, avanti >> sorrise fiduciosa la riccia.
<< è complicato >>
<< Capiremo >>
si guardarono entrambi e poi Harry boccheggiò cercando un punto da cui partire, un modo per non sconvolgerli.
<< allora... io in realtà vengo dal futuro … >> mormorò piano, Hermione fece immediatamente per aprire bocca e Ron si accigliò, ma lui continuò in fretta per no farsi interrompere.
Raccontò tutta la vicenda, spiegando ogni cosa, ogni dettaglio e ogni avvenimento, vedendo Ron accigliarsi sempre più e Hermione spalancare la bocca sempre più incuriosita e dubbiosa.
<< … momento! Vorresti dire che Sirius e quella pazza di Bellatrix da ragazzi stavano insieme? >> domandò Ron e Harry annuì.
<< più o meno >>
<< è folle, impossibile... cioè non proprio impossibile.... ma è folle >> disse Hermione alzandosi e portando le mani ai capelli, camminando per un secondo avanti e indietro, come se non si spiegasse tutto ciò, per poi fermarsi avanti a Harry.
<< è la verità! >> esclamò il moro vedendo gli amici confusi
<< non ne dubitiamo Harry ma.... insomma andare e tornare indietro nel tempo, da quel che ne so io, è quasi impossibile senza una giratempo! ...come è potuto succedere? >> domandò Hermione quasi shoccata, cercando una spiegazione dentro di se
<< non lo so... stavamo duellando mentre è successo.. io ho usato un Legimintes e lei … lei... non so che ha incantesimo ha usato >> mormorò confuso.
<< incantesimo non verbale, ci scommetto! … comunque, spero che nel passato non ti sei fatto vedere da nessuno! >> esordì autoritaria e imperativa << che tu non abbia socializzato con nessuno e abbia tentato di fermare Bellatrix >>
Harry deglutì
<< Più o meno... emm... >>
Hermione ruggì leggermente e Ron le scoccò uno sguardo accigliato
<< Calma Herm! ...Insomma non hai cambiato nulla no? >> domandò Ron tranquillo
<< beh... a parte che ho socializzato con Sirius e gli ho detto che mio padre aveva un cugino Tasorosso di nome Harry, che veniva dalla Bulgaria e altro... no nulla >>
Hermione sembrò trattenersi dall'istinto di andare dal suo migliore amico e strozzarlo
<< ah... e... ho parlato con Andromeda Black... insomma la mamma di Nimphadora >>
<< HARRY JAMES POTTER! Come ti salta in mente di fare una cosa del genere?! Insomma lo sanno anche i bambini babbani che se torni indietro nel tempo non devi assolutamente cambiare nulla! >> urlò infuriata.
<< che dovevo fare? Avanti dimmelo! >> domandò Harry sulla difensiva
<< tutto! Ma non questo! >>
<< calma ragazzi! >> esordì Ron mettendosi in mezzo e cercando di placare i due che si trovavano in piedi entrambi a fissarsi torvi.
<< comunque … >> Hermione sospirò per calmarsi e Harry tornò seduto << ...Bellatrix è evasa ieri mattina … e se nel passato ha provato a instaurare una relazione con Sirius, nulla le vieta per ora, di ritentarci ora >>
<< mi pare che Harry ha detto che... lo ucciderà... insomma se ci riprova e Sirius ci sta, dov'è il problema? ...Tartufo è salvo, no? >> domandò Ron seguendo un ragionamento pressoché logico, ma ricevette uno sguardo fulmineo dalla Granger in me di un'istante.
<< Bellatrix è una mangiamorte e sicuramente riferirà a Voldemort ogni informazione sull'Ordine che riesce a scoprire... potrebbe essere che non lo ucciderà.... per quel poco di amore che riesce a provare, ma lo sfrutterà >>
<< Sirius non è così stupido ...>>
<< ma è debole con le donne.. e poi dopo anni ad Azkaban, anni senza fare il “Latin Lover” ...penso che la compagnia di sua cugina non gli dispiacerebbe, insomma conoscendolo non gli interesserebbe neanche delle regole >> mormorò Harry facendo una smorfia.
<< non credo...>> aggrovigliò la fronte Hermione
<< ti ricordo che tra loro è nato qualcosa...>> mormorò amaro Ron
I tre si ritrovarono a guardare avanti a loro sospiranti, cercando un modo per fermare tutto ciò che poteva succedere mentre loro erano a Hogwarts, a combattere contro la Umbridge.




 

SDA: Cari lettori, no... non sono morta!

Perdonate se ho aggiornato tardi e non mi sono fatta sentire, ma avevo da fare! Scusate.
Comunque, ecco a voi un nuovo capitolo, spero vi piaccia :3

zia Molly


 

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Capitolo 12
*** Non scamperai alla morte, Black ***


 

Non scamperai alla morte Black

 

 
Da quando Bellatrix era evasa le riunioni con l'Oscuro Signore erano abituali ora mai.
Tutte si concentravano solo su un paio di argomenti fondamentali: trovare la profezia nell'Ufficio Misteri, uccidere Potter o indebolirlo uccidendo qualcuno di molto caro a lui.
Ma nonostante Bellatrix Lestrange, avesse ripreso i soliti ritmi della sua vita, ora che era tornata in quello che poteva definire il presente, nonostante la differenza di qualche mese da quando tutto aveva avuto inizio, era terribilmente confusa e ancora doveva abituarsi alla situazione di rivivere tutto, ancora doveva rispondere ad alcuni interrogativi che le balenavano in mente nei momenti meno opportuni; tra questi: se erano ancora nei suoi ricordi, se Potter poteva intervenire e se c'era la possibilità di viaggiare nuovamente nel tempo...
Ma a distrarla, ancora una volta, dal mondo e dai suoi problemi erano degli occhi rossi iniettati di sangue, gli occhi del Suo Signore.
Nonostante il sentimento che provava per Sirius, che rimaneva ancora vivo dentro di se, anche se teoricamente dovevano esser passati anni ma in realtà era solo questione di giorni, quegli occhi la lasciavano ancora ipnotizzata; il suo cuore sussultava ancora quando la chiamava, quando le impartiva un ordine.
Cosa non avrebbe fatto per quegli occhi?
Sirius e Potter, quel passato che non era così remoto come sembrava, erano solo un ricordo, e aveva deciso che sarebbe stato solo quello... perché pensarci la confondeva.
Era tornata la mangiamorte di sempre ...o meglio, forse, ci provava.
E tutto era stato dimenticato; viva i giorni pensando al suo padrone, al suo signore e come sempre snobbando Rodolphus.
Quella sera, ancora una volta, i mangiamorte erano riuniti attorno all'oscuro tavolo del tetro salone del Malfoy Manor per discutere dell'assedio all'ufficio Misteri.
Come sempre, il flebile sussurro della voce del Lord era capace di azzittire ogni servo. Tutti i volti erano chini e guardavano il legno oscuro, nessuno aveva il coraggio di sostenere il suo sguardo.
L'unico rumore, quando Lord Voldemort faceva una breve pausa di riflessione, era lo scoppiettare del fuoco nel camino, l'unica fonte di luce eccetto la flebile luce del lampadario di cristallo sopra le teste dei maghi oscuri.
<< ...Non dovete fallire e qualsiasi cosa accada, sarò io! ..A uccidere Harry Potter! >>
Sibilò il Lord osservando ogni suo servo, soffermandosi soprattutto su Lucius
<< s-sarà mio compito servirla a-al meglio m-mio Signore, P-Potter sarà suo e con lui anche la p-profezia >>
mormorò a testa china Lucius Malfoy con una nota di timore e rispetto nella voce.
<< Ottimo Lucius, confido in te >>
quelle furono le uniche parole prima che qualcuno, dal fondo del tavolo farfugliò qualcosa.
Una voce strozzata ma profonda, una voce che portava ancora i segni di Azkaban.
<< e se l'Ordine dovesse irrompere? ...s-se dovesse arrivare Silente? >>
Rodolphus Lestrange parlò alzando il capo e sostenendo, come faceva sua moglie, lo sguardo dell'Oscuro Signore.
Velocemente incrociò lo sguardo con la moglie, quasi desiderasse una conferma, quasi volesse sentirsi dire, per una volta “Sì Rodh, stai facendo la cosa giusta”, ma non fu così.
Bellatrix lo fulminò velocemente.
Il tono.
Poco virile, poco sicuro, poco spavaldo, poco certo di ogni capacità.
Rodolphus sapeva bene che sua moglie lo detestava, sapeva bene che non l'aveva mai amato e mai aveva provato a farlo e le sue non erano supposizioni e insicurezze su ciò, ma era una certezza, anche perchè non mancava giorno in cui, la consorte, non gli ripeteva quanto lo odiasse e quanto detestasse la loro unione.
Era ovvio che Bellatrix lo usava, era scontato che lo tradiva, era banale pensare che in quel momento l'avrebbe volentieri cruciato per quel tono così debole.
Ma nonostante il Signor Lestrange soffrisse quella situazione, nonostante sua moglie fosse una donna potente, lui non mancava mai di lasciarsi rispettare.
C'erano giorni, in cui Bellatrix esagerava, dove la donna finiva in terra sanguinante, col labbro rotto o qualche livido sul braccio, giorni in cui i salone o la camera da letto del Lestrange Manor venivano distrutti dai più sanguinari duelli tra i coniugi.

C'erano volte in cui le bacchette però non c'erano e entrambi si trovavano disarmati, era in quei casi che Rodolphus aveva la meglio su Bella, non era mai stata un granché forte a difendersi senza bacchetta, le mani di quella donna erano nate per tenere un'arma, da sole non sarebbero servite a nulla.
<< Se arriverà l'Ordine non abbiate pietà di nessuno, uccidete chiunque sia vicino a Harry Potter, perfino Silente >>
Dette quelle parole nella mente di Bellatrix scaturirono una miriade di pensieri, di impulsi.
Uccidete chiunque sia vicino a Harry Potter
E chi più vicino del padrino del ragazzo? Chi più vicino dell'unico pezzo della sua famiglia?
Chi più vicino di Sirius Black?
Ecco che come un impulso frenetico, che come se nulla fosse mai accaduto, tornava ad odiarlo, come sempre cercando di sopprimere e dimenticare ciò che era accaduto.
Era tornata indietro nel tempo e non era riuscita a cambiare nulla!
Che stupida che era stata... ma forse una cosa buona l'aveva fatta, confondere Harry Potter e preoccuparlo.
Ma era certa che se lui non vi fosse stato ora sicuramente il suo presente sarebbe stato diverso.
Immersa nei suoi pensieri non si accorse che la riunione finì e che ora si ritrovava sola, a casa sua, con suo marito.
Ogni gesto era stato fatto meccanicamente, la testa era altrove.
Era come un istinto animale quello che ora dominava il suo cervello: la voglia incredibile di uccidere, di vendetta.
Ma vendicare cosa?
Doveva vendicarsi di Harry Potter.
Doveva punirlo per la sua insolenza, fargliela pagare per averle distrutto un passato che poteva esser cambiato, per averle impedito di agire e di decidere del suo futuro.
Harry Potter doveva soffrire e restare solo: se lei non poteva avere Sirius non l'avrebbe avuto neanche lui.
L'unico rumore mentre follemente escogitava quel ragionamento pazzo, era quello del vento autunnale che sfiorava i vetri colorati in stile gotico del suo maniero mentre i passi di Rodolphus si allontanavano verso il piano di sopra, stranamente.
La riunione era finita da un pezzo e lei solo ora si era accorta che si era materializzata a casa con suo marito. Sorrise lievemente rendendosi conto di quanto fosse distratta e di quanto la sua mente fosse impegnata.
Bella si guardò intorno, era sola, completamente sola in quel salotto, sola in compagnia dei suoi pensieri e del suo smisurato desiderio di vendetta.
Non si tolse neanche il mantello da viaggio che indossava e con l'acquolina in bocca al desiderio di vedere il sangue scorrere si materializzò nell'unico luogo dove era certa avrebbe potuto trovare quel cane rognoso.

Grimmauld Place n° 12, Londra.
Bastò un secondo per focalizzare l'appartamento nella sua mente: d'altronde lo ricordava piuttosto bene dato che vi era stata appena aveva saputo del testamento e della possibilità di poter ereditare l'antica casa Black.
Pensò all'ingresso: logoro, le mura vecchie e impolverate, la carta da parati cedente,

Si materializzò comparendo accanto al grande portaombrelli fatto con la zampa di un Troll.
L'aveva sempre odiato quel portaombrelli: Andromeda ci inciampava ripetutamente, ogni volta che andavano a trovare gli zii e attraversava quel corridoio per andare in salone.
Vederlo gli ricordava sua sorella e la voglia di vendetta aumentava dentro di se. In casa il silenzio più tetro dominava, l'unico rumore era quello del suo respiro.

SI guardò intorno e quasi tremò al sol pensiero che era stato lì che tutto aveva avuto inizio: quella bizzarra avventura, l'incontro con Potter.
Potter.
Ogni volta che ricordava quel nome, quel moccioso un conato di nausea la assaliva assieme alla voglia di distruggere tutto, quel moccioso doveva sparire, aveva causato fin troppi problemi sin da quando era nato; ma non era suo compito, ma bensì del suo padrone: per ora lei si era imposta solo il dovere di farlo uccidere, privandolo della persona più importante che lo affiancava, Sirius.
Annusò l'aria polverosa.
L'odore di chiuso e muffa si diffondeva nelle sue narici facendole arricciare il naso, ma ci si faceva facilmente l'abitudine a quell'olezzo, era come l'odore dei libri vecchi, abbastanza piacevole.
Accennò un passo guardandosi intorno:
dove sei cane bastardo?
Si chiese guardandosi intorno accennando un passo verso il salone.
Rimase sullo stipite della porta a osservare la stanza.

Il camino era acceso, e nonostante la casa dimostrasse anni di abbandono quella stanza sembrava viva.
Lo scoppiettare del fuoco, il suo riflesso sui mobili scuri risaltavano, assieme alla flebile luce, l'ombra di un uomo che era accanto alla finestra a guardare fuori.
I suoi occhi erano sottili, la mano poggiata al vetro, quasi desiderasse di uscire di lì, quella casa che come una prigione lo intrappolava.
Anni per progettare la fuga per poi tornare rinchiuso.
Ciò fece ghignare Bellatrix vedendo attraverso il riflesso il volto del cugino apatico che sperava di uscire.
<< Speri nella Libertà, Siry? >>

Sirius si impietrì.
Quella voce, quel ghigno.
Quasi si spaventò udendo il ghigno divertito di Bellatrix, la risata scarna alle sue spalle.
Decisamente sorpreso le scoccò uno sguardo attraverso il riflesso notando immediatamente che Azkaban aveva lasciato i segni anche su di lei.
Si voltò e la osservò: cosa ci faceva lì?
E soprattutto, come aveva fatto a trovarlo?
Dentro di se per un secondo si chiese se era stato Piton, lui faceva da doppiogiochista, magari aveva rivelato ai Mangiamorte del rifugio dell'Ordine, ma no, era impossibile... il custode segreto era Silente e solo lui poteva parlare di cose simili a estranei, conoscendo Silente era impossibile che avesse fatto ciò, quindi Sirius si ritrovò a chiedersi ancora cosa ci faceva lì la sua pazza cugina.
Ma mentre i minuti di silenzio passavano mentre lui pensava, la scrutava.
Era cambiata tantissimo.
Azkaban l'aveva stravolta quasi.
La sua bellezza era sciupata e si era mutata in fascino, fascino femminile che soltanto una donna vissuta poteva dare all'occhio maschile.
Le guance scavate risaltavano le labbra rosse, carnose come sempre, come le ricordava.
Le palpebre pesanti e i suoi ricci... più folli e più lunghi; la pelle più chiara e le mani magre più che mai.
Ma nonostante ciò, era ancora bellissima.
Si accarezzò il pizzetto mentre i loro sguardi si incrociavano: i suoi occhi neri che ora sembravano ancora più profondi.
<< Bellatrix! A cosa devo questa visita? >> esordì Sirius staccandosi dalla finestra e abbandonando i suoi desideri di libertà per dar spazio ad altri pensieri che annebbiarono la sua mente.
<< Sorpreso di vedermi, immagino >> sogghignò lei entrando, arricciando le labbra, lambendole appena, per poi estrarre la bacchetta e puntarla alla tempia.
Amava giocare con le armi, come amava di giocare col cibo di mangiarlo.
<< sinceramente credevo passassi le tue serate a ravvivare quelle del tuo padrone >> ghignò lui aspro, amaro più del limone, acerbo più di un frutto non maturo.
Nonostante ciò le scoccò uno sguardo divertito nel vederla furente a quella battuta, nel vederla sgranare gli occhi e stringere le labbra, indurire i pugni, nel vedere le nocchie diventare bianche carta.
Una vampata di calore, come fuoco acceso all'improvviso con un getto di benzina sull'asfalto bollente, scosse Bellatrix Black in Lestrange.
Indignata si irrigidì, infuriata strinse le labbra, isterica sgranò gli occhi, arrabbiata strinse la bacchetta e con odio si trattenne dal puntarla contro il cugino.
Era presto per vedere il sangue colare, doveva godersi gli ultimi secondi di vita di quel cane bastardo, così che quando avrebbe visto Harry Potter gli avrebbe detto le sue ultime parole... che di certo non l'avrebbero riguardato.
<< No >> sibilò riacquistando contegno, tornando a respirare mentre accennava un passo verso di lui, rompendo un muro trasparente inesistente.
<< anzi, avrei potuto ma mi sono detta.. perchè non andare a fare una visitina a quel cane di mio cugino? >> sibilò con denti stretti.
Sirius ghignò e si avvicinò alla libreria, non curante della figura di sua cugina, afferrando un libro a caso, sfogliandolo.
Lesse la prima riga di una pagina a caso, dando le spalle alla cugina.

Orion Black, famoso mago oscuro, sposato con la cugina Walburga Black per mantenere il sangue puro...
Lette quelle parole lo richiuse in fretta e vi tenne il segno col dito sospirando nervoso.
<< felicissimo >> scandì mentre chiudeva il libro.
Restò attento, cercando di mantenere ancora il controllo dello spazio, a ogni movimento della cugina alle sue spalle, e la sentì avvicinarsi a lei, avvertendo il suo fiato sul suo collo poco dopo, sentendosi sfiorare la mano e sfilare via il libro.
<< Orion Black, famoso mago oscuro, sposato con la cugina Walburga Black per mantenere il sangue puro... >> la vide riaprire la pagina avanti ai suoi occhi, mentre lei era alle sue spalle e quasi lo intrappolava in un abbraccio assente, in una morsa pungente.
La sua voce era lenta mentre leggeva, ed era evidente che si stesse gustando quelle parole.
<< gesto nobile, non trovi? >> mormorò Bellatrix avvicinandosi ancor di più al suo orecchio, facendolo rabbrividire quasi, sussurrandogli quelle parole mentre le sue labbra quasi le sfioravano il lobo.
Sirius chiuse piano gli occhi e sospirò ancora.
Quell'atteggiamento lo infastidiva quasi dopo tutti quegli anni, era così bastardamente intrigante, così odiosa... così bambina quasi.
Lo provocava, ma perchè lo faceva se erano evidenti le sue intenzioni: era ovvio che era lì per ucciderlo, perchè ancora non l'aveva fatto? Cosa aspettava?
<< che cosa vuoi Bellatrix? >>
Le chiese diretto senza giri di parole.
Il libro si chiuse alzando la polvere depositata sulle pagine, poi cadde in terra.
I passi della donna tornarono a scandirsi nel silenzio.
Ruotò attorno a lui squadrandolo, arrotolando un boccolo attorno alla punta della bacchetta.
Fece due giri scrutandolo, poi si fermò avanti a lui.
<< ucciderti, nient'altro. Sai Sirius non ho dimenticato il tradimento alla nostra casata, come non ho dimenticato ...>> tacque, ingoiando le parole, lì Sirius capì e ghignò appena << … come ci hai traditi, come ci hai delusi >> aggiunse comprendo e mascherando ciò che davvero desiderava dire << e meriti la morte, come tutti i traditori di questo albero genealogico che deve essere sfoltito >> sibilò appena restando composta, seria, sostenendo lo sguardo col suo, quasi severa.
Ma lui era impassibile, ascoltava e basta, ma più lei parlava e più un sorriso scarno si apriva sulle sue labbra.
Bellatrix intanto osservava i tratti del volto del cugino: deturpati da Azkaban, maturi, quelli di un uomo che aveva visto e toccato con mano la sofferenza, il dolore.
Ma non provava pena, no affatto... anzi, l'odio la assaliva in quel momento, ma allo stesso tempo, mentre si ordinava di alzare nuovamente la bacchetta e puntarla al suo collo, la mano restava immobile.
<< è giunta la tua ora cugino >>
<< sei ridicola >> sussurrò lui a mezza voce, lei si accigliò.
<< sono solo parole vuote, se desideravi davvero uccidermi non avresti aspettato altro, l'avresti fatto appena entrata>>
<< la vendetta va servita fredda, e bisogna godersela >> sibilò lei restando palesemente vicina al suo volto.
<< vendetta? ..allora è per questo che lo fai! Nei confronti di chi se posso sapere? >>
Lui si allontanò da lei e le diede le spalle, senza dirle nulla si avvicinò al bicchierino degli alcolici e prese due bicchierini, vi mise del ghiaccio, e poi versò del Whisky al suo interno.
Bellatrix lo osservava nel mentre: beveva sempre quando era agitato o divertito. Rinfoderò la bacchetta e si avvicinò a lui, prendendo uno dei due bicchieri tra le mani.
<< non sono affari tuoi >> sibilò stringendo il bicchiere tra le mani
<< sofferto per amore cugina? >> sibilò lievemente lui avvicinando il bicchiere alle labbra.
<< non ti ho mai amato >> ruggì lei senza esitare per poi avvicinare immediatamente il bicchiere alle labbra
<< non mi risulta >>
Bastardo!” urlò nella sua testa Bellatrix. L'aveva amato, eccome se l'aveva fatto... ma ora non era così.
O meglio, così credeva.
<< mi amavi anche tu …?!! >> un misto indeciso tra un affermazione e una domanda scaturì dalle labbra della donna, quella frase che anticipò ogni suo pensiero.
Bellatrix vide Sirius avvicinarsi a lei e poggiare il bicchiere al mobiletto lì accanto.
<< se è un'affermazione la risposta è un'altra domanda: se fosse così, credi che abbia smesso di farlo? ...e se la tua è una domanda la risposta è: ...si >> sussurrò infine ora mai troppo vicino alle sue labbra per evitare che si sfiorassero in uno di quei delicati baci che mandava in Tilt entrambi.
Il bicchiere scivolò dalle mani di Bella mentre le loro labbra si sfioravano appena, e rossa, probabilmente come non mai, lo guardò a bocca aperta poco dopo.
Perchè l'aveva fatto?
Non c'era tempo per rispondere.
O lo uccideva in quel momento o rimandava la tortura a un altro momento.
Tremò confusa e fece un passo indietro, calpestando i cocci del bicchiere rotto, sostenendo il suo sguardo, osservando il suo ghigno soddisfatto: ancora una volta, Sirius Black era scampato alla morte.




 
SDA: Lettori scusate l'assenza ç__ç 20 giorni che non carico!
Ma in 20 giorni non sapevo come organizzare il capitolo D: Lo so è un po' lungo ma d'altronde è bene che sia così!
Che dire, non so quando posterò il prossimo, spero preso!
Zia Molly

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Capitolo 13
*** Quel cane di mio cugino e quella cagna di mia cugina ***


 Quel cane di mio cugino e quella cagna di mia cugina
 

Nonostante le epoche mutavano, la città di Londra sembrava essere sempre la stessa molto spesso: costantemente avvolta da quell'alone di mistero, l'odore di erba tagliata che si mescolava a quello dell'umidità; il cielo grigiastro, coperto da nubi oscure che raramente lasciavano filtrare qualche raggio di sole, l'asfalto bagnato, i vetri inumiditi e appannati, lasciavano intendere che una delle solite e lievi pioggerelle d'autunno era appena terminata.
Erano le 19.40 circa e il cielo grigio lentamente sfumava sul blu violetto della notte, dove la mezzaluna illuminava il firmamento.
Appena le nuvole si spostavano leggermente si potevano vedere miliardi di puntini argentei, luminosi che facevano compagnia alla luna.
Le stelle brillavano e se non fosse stato per le nuvole sarebbe stato un panorama bellissimo da scorgere dalle finestre delle tantissime ville che abitavano le campagne inglesi; ma Bellatrix non aveva tempo per ammirare le stelle da fuori la finestra, o di analizzare quanto fosse tetro e affascinante il paesaggio che circondava il gotico maniero dei Lestrange.

 
Camminava avanti e indietro nell'immenso salone gelido.
Il fuoco scoppiettava nel camino, ma non bastava a riscaldare la grande sala che vedeva protagonisti, almeno un tempo, bellissimi balli ogni festività.
Se si guardava intorno, la donna, ricordava ancora quando da ragazza ogni Natale, ogni Capodanno, Ferragosto si recava lì con la sua famiglia per abbandonarsi al “piacere” di educate frivolezze in quel salone.
Ore passate a danzare sul ritmo di un delicato Valzer, cambiando compagno di danza ogni volta che il ritmo della musica accelerava o rallentava: tutt'ora, ancora, si domandava, sia lei che suo marito, perché il destino non li aveva mai fatti ballare un lento; tutte le volte che capitava, casualmente, si ritrovava i fianchi bloccati dalla calda e delicata stretta di suo cugino Sirius.
E ricordando ciò, si congelava, mentre scrutava il salone, camminando lentamente per il suo perimetro.
Sirius.... maledetto Bastardo.
Esordì presa da uno scatto di rabbia, dando un pugno al muro.
Le labbra erano ancora fiammanti mentre ripensava a lui, tremavano quasi bramose; ma le stringeva, le stringeva in una morsa amara e irritata.
Le bellissime labbra carnose di Bellatrix diventavano piccole e fine per quanto le stringeva per non farle tremare, per cercare di fermare quel suo maledetto “tick”, se così lo poteva definire ora mai, di lambirle lentamente, ogni volta che ripensava a qualcosa di dannatamente buono e piacevole ...tipo il bacio ricevuto la settimana scorsa quando, presa dall'istinto omicida si era recata a Grimmauld Place per uccidere quel cane di suo cugino.
<< Maledetto >> sibilò mordendosi la lingua.
Perché? Perché? Perché l'aveva baciata?
Perché aveva rovinato tutto?
Strinse ancora una volta la mano in un pugno, così forte che sentì le unghie lunghe sgraffiargli il palmo pallido, sentendo il dolore dei graffi su esso.
Doveva punirsi, assolutamente, doveva far capire al suo corpo che non era bene! Che Sirius Black era un lurido traditore, che lei non poteva essere attratta da lui, che ciò che era successo nel passato, anche se esso era molto più vicino di quanto sembrasse, era lontano, era stato uno sbaglio!
Qualcosa che non doveva più riaccadere!
Sarebbe diventata una traditrice se avrebbe continuato a pensarlo, a desiderare ancora le sue attenzioni... il Lord, i valori in cui credeva, i sacrifici: tutto sarebbe stato invano!
Affondò le mani nei capelli e innervosita da tutto ciò, sentendo la testa scoppiare ruggì di rabbia, con un impulso afferrò la bacchetta nel fodero e incominciò a distruggere le prime cose che gli capitavano sotto tiro.
I vasi scoppiavano, gli arazzi si stracciavano, le mura si sgretolavano e il tappeto prendeva fuoco, mentre la sua rabbia sfogava.
Mentre l'odio si consumava nelle fiamme del fuoco che ora animava il salone, il rumore di alcuni passi la riportava alla realtà.
<< Bellatrix! C-cosa ...Diavolo?? il salone! >> Rodolphus estrasse la bacchetta e con uno sventolio spense il fuoco, poi la agitò ancora e con un “Gratta e netta” tutto tornò in ordine.
Appena la donna vide il disastro svanire si incupì, facendo una smorfia per poi tramutare quella smorfia in una arrabbiata, infuriata.
<< Bella... tutto bene? >> domandò l'uomo avvicinandosi a lei lentamente
<< va via... >> mormorò tetra stringendo i denti, mentre allo stesso tempo stringeva i pugni e la bacchetta, tanto da far diventare le nocchie cadaveriche bianche ancor di più.
<< ...guarda cosa hai combinato... cosa hai? >>
<< VA VIA HO DETTO! >> gli urlò istericamente puntandogli la bacchetta contro.
A quelle parole Rodolphus si irritò e le afferrò il braccio con la bacchetta, strattonandola e gettandole l'arma lontana.
A quel punto Bellatrix fece una smorfia.
<< Lurido, come osi? >> sibilò isterica, mentre lui le afferrava i polsi e li stringeva esageratamente forte.
Provò a liberarsi ma la stretta dell'uomo aumentò fino a farle trattenere il fiato per un istante.
<< Pazza >>
<< ha parlato quello sano di mente! >> ghignò lei beffarda strattonandosi i polsi mentre lui la spingeva verso il muro, tenendola bloccata
<< simpatica... simpatica come un cruciatos! >> sibilò
<< Lestrange BASTA! >> urlò dandogli un calcio nella parte più bassa del suo corpo, nella parte più vulnerabile maschile.
Lo vide chinarsi e lasciargli i polsi, gemendo dolorante; ghignò soddisfatta e corse via, prese la bacchetta e afferrò il suo mantello materializzandosi lontano di lì.
Quando riaprì gli occhi il Lestrange Manor, l’incendio, Rodolphus che la bloccava per il polsi erano solo un ricordo.
Dopo la rabbia che aveva sfogato nel salone della sua villa, rabbia che divorava ancora il suo stomaco e lo corrodeva, e dopo la litigata con Rodolphus, comparve in un luogo lontano da lì.

 
Camminava tra i tavoli di un rozzo locale magico nella periferia di Londra, con il cappuccio che le copriva il volto , arricciando il naso e storcendo le labbra al fastidioso odore di alcolici, piscio e sudore che si mescolavano in un olezzo sgradevole; al quale non avrebbe fatto più caso quando il whisky incendiario e il Rum sarebbero arrivati alla testa e avrebbero incominciato a scorrere nelle sue vene insieme al sangue.
Nonostante fosse un luogo decadente, squallido e sgradevole, frequentato dalla peggiore feccia del mondo magico, non era male quando nessun rimedio riusciva a sfogare ansietà e rabbia se non l’alcool.
Era un ambiente discretamente grande: le vecchie pareti decorate, un tempo, da un bellissimo intonaco giallo ocra, ora cadevano a pezzi; ricoperte da ragnatele e macchie di muffa, gonfiature dall’umidità, bastava sfiorarle appena per vedere lo stucco cadere e scoprire il muro grezzo. A sostenere l’edificio, ovviamente incantato, altrimenti sarebbe caduto a pezzi da un pezzo, erano diversi pali di legno che sorreggevano un lieve soppalco dove vi erano alcuni tavoli, abitati per la maggior parte, da ragni… dato che lì su non vi saliva quasi mai nessuno, se non chi aveva segrete e illegali faccende da sbrigare e desiderava privacy.
Il pavimento era ricoperto da uno strato di polvere dove risaltavano le impronte di chiunque vi passasse, come quando si camminava nella neve alta, esso in alcuni punti cigolava forte, quasi sembrava cedere; vi erano una decina di tavoli in legno, quasi tutti vuoti, fatta a eccezione di due o tre clienti che li occupavano.
Il perimetro del locale era circondato, oltre che da sedie o da logore e vecchie poltrone stracciate, da barili di burrobirra, birra babbana, e qualsiasi tipo di Liquori.
Al bancone invece, dove si stava dirigendo l'unica donna che osava metter piede lì dentro, non vi era nessuno e tutti gli sgabelli erano vuoti.
Un uomo con un grembiule blu sedeva dietro il bancone mentre sfogliava il Profeta stufo. Alle spalle del bancone vi era uno specchio, logoro, così sporco che le immagini apparivano distorte e poco definite; alcune mensole dove vi erano bottiglie di liquore e poi, in basso, nell'angolo più remoto della parete un foro che collegava con la cucina, dal quale proveniva un disgustoso odore di fagioli bruciati.
Bellatrix scoccò uno sguardo all'uomo, da sotto il cappuccio che la celava completamente, l'uomo si accigliò: una donna nel suo locale??
<< 3 Rum … e un Whisky >>
Lo vide stupito sentendo il suo ordine, tanto da restare pietrificato.
<< ORA >> ruggì stringendo gli occhi in una fessura.
In men che non si dica 3 bicchieri, stranamente puliti, lucidi, si presentarono sotto di lei, un quarto comparve accanto poco dopo, strapieni di liquore.
Afferrò il primo, e tutto d'un sorso lo mandò giù: il bruciore del rum le infuocò il palato e la gola, il piacere provocato dal sapore dell'ambrato liquore la avvolse, lo sentì quasi arrivare alla testa, riscaldarle il corpo gelido, sentiva i pensieri allontanarsi.
Si lasciò scappare una risata e afferrò il secondo.
La stessa sensazione, solo doppiamente liberatoria, doppiamente forte, doppiamente travolgente.
Non tardò ad arrivare al terzo bicchiere dove incominciò a ridere follemente, a sogghignare maligna, senza attirare troppo l'attenzione....ancora per ora...
Sentendo quella risata lo sguardo del cameriere scattò sul suo braccio, un lungo e profondo taglio gli attraversava l'avambraccio sinistro.
L'aveva riconosciuta, d'altronde, chi poteva dimenticarsi di Bellatrix dopo esser stato vittima di una delle sue torture?
Inquietato si guardò intorno e si allontanò di lì, avviandosi verso un tavolo dove, un suo vecchio cliente era solo.... fuggendo praticamente per cercar di attaccar bottone e sembrare occupato.
Intanto Bellatrix mandava giù il quarto ed ultimo bicchiere.
Le labbra inumidite dal liquore, la bocca fumava quasi per quanto erano forti e il sangue scorreva velocissimo mentre quel poco di razionalità che abitava la mente della donna era svanita.
Ma ciò non bastava, secondo lei, era ancora fin troppo lucida, sentiva ancora lo sgradevole odore che era in quel luogo deplorevole.
Si alzò e barcollando, più del solito, cercando appiglio nei tavoli e le sedie che abitavano quel salone, arrivò a un tavolo vicino a quello dove era il cameriere si era fermato a conversare con un cliente.

<< Tu! … >> disse in un sonoro sibilo, rivolto al proprietario del bar che l'aveva servita, lui si voltò a guardarla, timoroso.
<< un altro Gin! >> ordinò, a quel punto vide l'uomo accigliarsi e notò, con la coda dell'occhio, lo straniero seduto al tavolo al quale era poggiata levare lentamente il capo, anch'esso coperto da un cappuccio.
<< S-signora... ma lei prima non ha ordinato del Gin ..prima... >> Bellatrix lo guardò confusa da sotto il cappuccio e levò lentamente la mano sinistra muovendo velocemente le dita, scuotendosi per un secondo.
Spalancò la bocca ma non fece tempo a parlare che una terza voce si intromise.
<< una signora in questo postaccio...che visione è mai questa? Che le siano serviti un pio di bicchieri di Gin, lo stesso per me, offro io >> disse l'uomo, Bella si accigliò e guardò la figura avvolta un un mantello marroncino e poi si sedette al suo tavolo. Se pagava lui.. tanto meglio!
Il cameriere li guardò entrambi e poi si diresse a prendere l'ordine, per poi tornare.
<< cosa ci fa un'anima pia in un posto del genere? >> ghignò lui beffardo, afferrando il bicchiere, levandolo di poco.
<< anima pia, io? Pft... non sono affari vostri! >> esordì altezzosamente per poi ghignare divertita, imitando il suo gesto di levare il bicchiere scolandone metà in meno di pochi secondi << vedete tutto è cominciato per colpa di un cane... si un cane bastardo! Di razza... ma non è di razza razza.. cioè lui è di sangue puro, però si comporta come un lurido bastardo... >> L'uomo si accigliò a quelle parole, mentre lei, completamente incosciente a causa dell'alcool parlava di costui, di quel cane di suo cugino, come se si rivolgesse a Narcissa, o ancor di più in un completo tono confidenziale, come a un'ipotetica “migliore amica” che non esisteva, dato che non credeva molto nelle amicizie.
Il primo bicchiere finì per entrambi.
<< credevo che una bella donna come voi non badasse agli animali domestici! >> disse lui con tono di chi è già brillo... chissà quanti bicchieri, anche lui come lei, si era fatto prima di arrivare a quelli.
<< no no, infatti... mi riferisco a quel traditore di mio cugino >> disse lei amaramente, ma con innata disinvoltura mentre gesticolava tenendo il bicchiere in mano.
<< che coincidenza! Io anche ho una cugina cagna! >> disse lui ridendo finendo il secondo bicchiere.
<< Spero sia di razza... >>
<< si, oh si lei lo è... purissima e fissatissima... credo che nella sua vita non è mai andata con dei bastardi! ..eccetto una volta forse >> aggiunse facendo una smorfia da sotto il cappuccio.
<< ma se è pura e fissata col sangue puro allora non è una cagna! >> lo rimproverò Bellatrix.
<< Si che lo è! >> ribatté lui
<< mi ricordi quel lurido cane di mio cugino! Volete avere ragione quando avete torto! >> urlò uscendo la bacchetta
<< e voi quella cagna di mia cugina! >> urlò lui facendo girare tutti i presenti nel logoro locale, dando una botta al tavolo e facendo rovesciare il Gin
<< No bene! Guardate che avete fatto! Mai sprecare L'alcool!! >> urlò lei istericamente puntandogli la bacchetta.
<< CHI SIETE VOI PER PUNTARMI LA BACCHETTA?? IL GIN è CADUTO PER COLPA DI QUEL CONOGLIO!! >> urlò lui ancor più forte indicando il capello di un uomo poco distante
Lei si voltò verso il capello e lo squadrò accigliata: un coniglio dove?? poi lo vide
<< maledetto! >> urlò incenerendo il capello dell'uomo, che vedendo ciò si alzò e fuggì via.
<< ho detto, chi siete voi? >> sibilò lui
Bellatrix si abbassò il cappuccio, a quel punto Sirius indietreggiò, imitò il suo gesto e si scrutarono entrambi shoccati, riconoscendosi solo in quel momento.
Fu come ricevere un'improvvisa botta in testa, fu come riavvertire quel sapore e quel desiderio di quel bacio per Bellatrix, incrociò il suo sguardo e infischiandosene di tutto, con un passo deciso, si avvicinò a lui, gli prese il volto tra le mani e lo baciò con foga.
Probabilmente se fosse stata sobria l'avrebbe ucciso, torturato nel peggiore delle maniere e Sirius, forse, sarebbe fuggito, fuggito dalla morsa di quella vipera che, ancora una volta, stava iniettando il suo veleno dentro di se.
Era a ciò che Sirius paragonava Bellatrix, a una vipera: il suo veleno era uguale a uno dei suoi baci, una volta averli provati non si poteva smettere di desiderarne altri, la stessa cosa accadeva quando la si aveva tra le braccia e si restava inebriati dal suo profumo.
Era per questo che anche lui aveva optato per una sbronza quella sera: per cercare di sopprimere la voglia di riprovare il piacere di quel veleno.
Mentre erano stretti l'uno a l'altra, mentre le loro lingue si incrociavano con foga si smaterializzarono via di lì, dimenticandosi addirittura di pagare... ma ciò era solo un lontano problema.

Comparvero a Grimmauld Place, ancora stretti, mentre barcollavano entrambi nel corridioietto.
Sirius ghignò guardandola, mentre si slacciava il mantello e lo lasciava cadere, lei aveva lo stesso ghigno sul volto e imitava il suo gesto.
Privi entrambi dei mantelli, Bella lo afferrò per la cravatta e barcollando e ridendo, urtando di tanto in tanto il muro dell'ingresso, lo portò in salone trascinandolo, credendo di essere intrigante e tremendamente sexy... forse lo era... ma era ubriaca e se un qualsiasi spettatore esterno avesse visto ciò l'avrebbe definita squallida, davvero.
Lui ghignava divertito, ma barcollava, fin troppo.
Arrivati sulla soglia la baciò ancora, e poi si allungò per afferrare un'altra bottiglia di Whisky incendiario da sopra il mobile degli alcolici.
La prese, portando tutto il suo corpo sul lato destro, sbilanciandosi così tanto da caderle addosso appena afferrato il liquore.
Si ritrovarono l'uno sull'altra e scoppiarono a ridere, una risata che lentamente andò sfumando dato che tornarono a unire le loro labbra, dolcemente questa volta.
Ma lentamente il desiderio di carne tornava ad abitare la mente di entrambi.
Sirius fece scattare le sue mani sui fianchi della donna, mentre le sue labbra scendevano sul collo, ma lei sentendo quelle attenzioni si tirò su indignata e lo fermò, fulminandolo, guardandolo male.
<< Sirius! Razza di incivile e di Latin Lover invecchiato! Non sono ancora abbastanza ubriaca per fare certe cose! eh!...sono una donna di classe io! Mia una cagna come tante altre! ...Insomma! >> esordì indignata incrociando le braccia al seno.
Lui ghignò e stappò la bottiglia di Whisky che aveva appena preso, porgendogliela.
<< giusto, mi sembra giusto... hai ragione, bevi ...>> disse serio, annuendo.
Bella prese la bottiglia tra le mani e ne scolò più di metà rimanendo per un secondo stordita, vedendo la vista annebbiarsi, sentendo un leggero disgusto dopo tutto quel liquore.
Sirius le tolse la bottiglia dalle mani e si attaccò finendo per finirla, scolarla tutta.
I loro sguardi si incrociarono e poco dopo, l'uomo si lasciò cadere in terra svenuto... completamente addormentato.
Lei lo guardò sbuffando.
<< uomini.... tutto fumo e niente arrosto >> detto ciò, nauseata, sentì qualcosa premere alla bocca dello stomaco, un bruciore incredibile e poco dopo, un conato di vomito salirle fino a farle rigurgitare quasi tutto quello che aveva bevuto.
Vomitò tutto, ogni singola goccia di Alcool forse, per poi cadere, anche lei, svenuta sul pavimento.





 

SDA: Sono sincera, non ho molto da dire, forse perchè sono occupata a ridere... sinceramente, cari lettori cosa ne pensate???
Attendo vostre notizie e recensioni
zia Molly 

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Capitolo 14
*** Occhio! Ricordati che è mia cugina! ***


Occhio! Ricordati che è mia cugina!


Il sole filtrava tra le nuvole illuminando a tratti le strade umide di Londra.
A stento però riusciva a illuminare il salone di Grimmauld Place.
Passava tra le tende e si posava sul pavimento, scandendo le ombre degli oggetti presenti in quel fascio di luce.
L'ombra trasparente di una bottiglia rifletteva la luce in tutto il resto della stanza andando ad accecare la figura di un uomo steso in terra privo di sensi.
La sua ombra si confondeva con quella di un'altra figura, femminile questa volta, stesa in gran parte in una pozza di alcool e vomito, molto probabilmente.
Accecato dal riflesso della luce del sole sulla bottiglia, Sirius fece una smorfia, tirandosi lentamente su. Un dolore penetrante alla testa però lo trattenne dall'alzarsi completamente da terra: si guardò intorno stropicciandosi gli occhi, dal quale inizialmente vedeva solo sfocato, attese qualche secondo per mettere a fuoco e poi si guardò per bene attorno, osservando quel salone: perché si trovava lì?
Si domandò sbadigliando.
Provò ad alzarsi ma niente, la testa batteva così forte che era quasi impossibile muoversi, così provò a concentrarsi e a ricordare cosa fosse successo.
Dato il penetrante odore di Alcool doveva averci dato dentro col Whisky e il Rum la sera prima... e della sera prima ricordava solo che era scappato da Grimmauld Place di nascosto ed era andato in un malfamato locale nella periferia di Londra.
Ecco tutto.
Si guardò intorno e il suo sguardo si posò su una chiazza che macchiava il pavimento, fece una smorfia schifata sentendo l'odore di vomito mescolarsi all'alcool e la smorfia si tramutò in una interrogativa e stupita quando vide chi era colei che vi riposava priva di sensi.
Cosa ci faceva Bellatrix a casa sua?
Ma fu quando quella domanda balzò nella sua mente che una serie di Flash disconnessi e improvvisi scoppiarono nella sua testa lasciandolo imbambolato, persuaso dalle fitte, dolorosissime fitte che lo portarono a prendersi la testa tra le mani.
Baci, ghigni beffarsi, un coniglio, provocazioni... e nient'altro... per un secondo si domandò se fossero andati oltre ma... erano entrambi vestiti e era decisamente improbabile.
Bene ora doveva solamente svegliarla e trovare un modo per mandarla via, Grimmauld Place la mattina diventava un porto di mare tra Auror e membri dell'Ordine e per ora, non desiderava metterla in pericolo, d'altronde doveva scoprire cosa ricordava lei, dato lui ricordava ben poco.
Gattonò fino alla cugina e la scosse di poco.
<< Bella! Bellatrix! Svegliati! >> disse scuotendola, ricevendo solo un gemito di stanchezza, vedendola voltarsi dal lato opposto.
<< Bella! >> ma niente.
A quel punto si alzò in piedi e per un secondo barcollò, sentendo un senso di vuoto dato che non sentiva più le gambe, istintivamente si sorresse al mobiletto degli alcolici lì accanto e cercò di tornare a controllare i muscoli del suo corpo, si sentiva come se i polpacci gli fossero stati tolti, come se gli mancasse qualcosa... l'equilibrio.
Rimase immobile a osservare avanti a se e lentamente provò a fare qualche passo, ritrovando stabilità e lucidità.
Si avvicinò nuovamente alla cugina e la smosse col piede.
<< Bella alzati... sveglia! >> le urlò ma niente.
A quel punto si chinò e la prese in braccio.
Ancora stonato e barcollante uscì dal salone, lasciandosi alle spalle l'odore di vomito e alcool.
Attraversò il corridioietto e si guardò prima a destra, verso la cucina, poi a sinistra verso l'uscita, poi diritto avanti a se verso le scale.
Dove portarla?
Fare le scale con lei in braccio poteva essere pericoloso dato che ancora gli sembrava che la sbornia della sera prima lo avesse privato di qualche muscolo e di un bel po' di equilibrio, ma era l'unico modo: se da lì a pochi minuti sarebbe arrivato qualcuno di certo non si sarebbe recato in camera sua.
Dolorante si avviò sulle scale, camminando poggiato al muro, barcollando a destra e sinistra, saltando di tanto in tanto qualche gradino o rischiando di inciampare sull'alzata di questi.
Arrivato sul corridoio delle camere entrò in camera sua e la adagiò sul suo letto per poi sospirare sollevato.
Desiderava farsi una doccia, cambiarsi e poi stendersi un po' dato che la testa incominciava a far meno male e aveva ricominciato ad avere equilibrio, ma non ne ebbe l'opportunità: sentì la porta di ingresso sbattere.
Con un balzò si fiondò fuori dalla sua stanza e si chiuse la porta alle spalle speranzoso che Bellatrix restasse lì, buona buona e non si svegliasse.

<< Sirius!! Ehy amico, ci sei?? >>
La voce di Remus lo scosse e scese le scale in fretta cadendo alla fine: andando a sbattere contro il muro di fronte mentre scivolava sull'ultimo grandino.
Il Rumore dell'urto di Sirius conto il muro fu così sordo e cupo, così intenso che Lupin accorse velocemente uscendo dalla cucina dove si era diretto istintivamente.
Si accigliò guardando il corridoio e quando la nuvola di polvere si abbassò si avvicinò a Sirius, steso in terra dolorante, e ghignò leggermente porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi.
<< Divertito ieri sera eh? ...vedo che ci hai dato dentro con l'alcool >> mormorò con un espressione tra l'amaro e il divertito. Vedere come si era ridotto Sirius, per Remus era un colpo al cuore, ma purtroppo nella sua vita non aveva avuto troppe opportunità di scelta.
Quando Felpato si fu rialzato in piedi e sistemato la giacca si guardarono e lui sorrise leggermente, lasciando intendere che si, aveva esagerato con gli alcolici la sera prima.
<< Si, forse qualche bicchierino di troppo... >> mormorò stordito dirigendosi in cucina con Remus.
Appena dentro sentì un piacevole odore di cioccolata e muffin e guardò l'amico accigliandosi.
<< Ti ho portato la colazione... Oggi saremo tutti dai Weasley quindi passerai la giornata solo, qualsiasi cosa mandami il tuo Patronus >> disse Remus guardandolo sorridendo.
Sirius a sua volta rispose con una smorfia: odiava quando le riunioni non si tenevano a Grimmauld Place, quelle poche volte che accadeva, ma da una parte non gli dispiaceva: avrebbe avuto più tempo per risolvere il caso “Bellatrix in casa”.
Detto ciò entrarono in salone pian piano incominciarono a mettere a posto il disastro che la sera prima i due cugini avevano combinato.
Osservava Remus di tanto in tanto e sentiva lo stomaco bruciare mentre pensava a quanto successo la sera prima, ricordava vagamente, come un sogno quanto successo:
Si erano baciati, e sarebbero andati oltre se entrambi non si fossero sentiti male.
Si sentiva quasi sporco; d'altronde lei era una mangiamorte, lo era sempre stata, lei era il nemico. Il suo pensiero si rivolse a Harry...a quel punto fece una smorfia domandandosi come andava a Hogwarts, con la Umbridge.
Mentre ripuliva silenziosamente pensava alle parole che avrebbe potuto scrivergli in una probabile lettera.
Sorrise appena incrociando lo sguardo con Remus che intanto sistemava il mobiletto degli alcolici con accuratezza.
<< Come mai hai bevuto così tanto? >>
<< io.... veramente... ecco, avevo iniziato da un bicchierino e poi.... >> mormorò a bocca asciutta e la gola ancora fiammante.
L'amico lo guardò perplesso, agli occhi di Lupin, Sirius, stava passando un brutto periodo... ma entrambi non sapevano che il peggio doveva ancora venire.
Fece per rispondergli quando ad un tratto un rumore dal piano di sopra fece scattare lo sguardo di entrambi verso il soffitto.
Sirius si mostrò sorpreso,tranquillo forse, ma nella sua testa scoppiava una bomba: Bellatrix doveva essersi svegliata. Deglutì e guardò Lunastorta.
<< Fierobecco... credo sia lui che sta facendo questo baccano, vado a vedere! >> esordì guardando l'amico per poi svanire di sopra.
Salì le scale in fretta le scale e si ritrovò sul corridoio del secondo piano.
Si guardò intorno e si soffermò a sentire da dove provenissero i rumori: sembravano venire dal bagno, l'acqua della doccia.
Assottigliò lo sguardo e poi si accigliò, cosa stava facendo quella pazza?
Si diresse in bagno e bussò, ma nessuna risposta.
Aprì leggermente la porta e osservò al suo interno, deglutì immediatamente: vide l'ombra del suo corpo nudo sotto la doccia, i ricci che ricadevano pesantemente sulla schiena, evidentemente bagnati, le curve risaltate dalla luce della finestra che come un faro risaltava la sua ombra.
Rimase un secondo a bocca asciutta e poi chiuse la porta alle sue spalle deglutendo, per poi darle le spalle e ghignare maliziosamente.
Tornò di sotto e guardò Remus, sorridente per poi notare che il pavimento era tutto pulito ora e che la chiazza di vomito e la puzza erano sveniti.
<< Gratta e Netta.. >> mormorò Remus notandolo sorpreso e confuso nel notare tutto quel pulito.
<< Si vero... comunque, era Fierobecco >> mormorò tranquillamente
<< Bene, credevo fosse qualche demone che ci è fuggito alla pulizia generale >>
<< No, no ..tutto okay, nessun demone! >> rispose Sirius ridacchiando leggermente, pensando ancora all'immagine vista in bagno.
<< Beh, bene... io vado, Tonks mi aspetta >> disse Remus sorridendo innocentemente prendendo il suo cappotto, indossandolo e avviandosi verso la porta seguito dal compagno di scuola.
<< Occhio! Ricordati che è mia cugina! >> esordì Sirius ghignando dato che ora mai era evidente che tra i due stesse sbocciando qualcosa.
Come risposta ne ricavò un sorriso e poi lo vide svanire dietro la porta.
Alzò le spalle e poi corse in cucina.

Arrivata nell'antica cucina di Grimmauld Place si guardò intorno, concentrandosi sui rumori della casa: sua cugina era ancora nella doccia... Bene!
Ora erano soli e doveva trovare un modo per mandarla via di lì, per mille ragioni: uno, lei poteva essere il suo possibile Killer, era evidente che non gli sarebbe dispiaciuto ucciderlo; due, era sua cugina e beh..c'erano stati fin troppi baci ultimamente; tre, nulla vietava a qualcuno di arrivare all'improvviso.
Afferrò un Muffin e lo morse, mentre si voltò a guardare la via da fuori dalla finestra sperando quasi di vedere un gufo, una civetta bianca magari, candida come la neve... speranzoso di ricevere notizie di Harry.
Ad un tratto però udì tossicchiare e si voltò appena vide Bellatrix sulla porta si gelò.
Non indossava il suo solito abito nero, quello col quale Sirius ora mai si era abituato a vederla da adulta, niente corsetto... anzi.
Sgranò gli occhi quando si accorse che indossava solo una delle SUE camice che le arrivavano a metà coscia.
<< 'Giorno cugina! >> mormorò lui scrutandola, esaminandola.
Si vedeva che anche su di lei l'ubriacatura le aveva causato un forte dolor di testa, non faceva altro che massaggiarsi le tempie.
Sul volto due grandi occhiaie erano dipinte, assieme a una smorfia apatica, piatta e gelida, forse più confusa che mai, infastidita: simile a quella di quando ci si è appena alzati dopo ore di sonno pesante.
<< Traditore, giorno a te! >> borbottò lei avvicinandosi ai Muffin e mangiandone uno.
Fu quando Bellatrix si sedette che Sirius notò che alla coscia sinistra aveva una giarrettiera nera in pizzo con un coltello incastrato: probabilmente se fosse stata un'altra donna si sarebbe stupito, ma d'altronde era una mangiamorte e non era poi così strano vederla armata anche in quelle vesti.
<< a che ti serve quel coso? >> domandò indicando il coltello in argento.
<< paura di ritrovartelo piantato nel petto cugino? >> sogghignò lei mangiando il muffin tranquillamente
<< no, ovvio che no... >> mormorò tranquillamente Sirius.
Non la temeva, ma sapeva che Bellatrix sarebbe potuta diventare, un giorno, il suo probabile Killer, e lui il suo.
Spesso anche da ragazzo pensava a un probabile scontro di bacchette tra loro, e un paio di volte era successo, ma mai si erano guardati negli occhi mentre avveniva.
Lei indossava sempre quella maledetta maschera.
Lei era una maschera.
Secondo Sirius nella sua vita, Bellatrix, non aveva fatto altro che recitare una parte senza mai rivelarsi per ciò che era davvero: Aveva da sempre interpretato la figura della figlia perfetta; il figlio maschio che non era mai stato, la studentessa con tutte E e che obbediva, forte, che non soffriva, lasciando sembrare che il cuore le fosse stato strappato via e sostituito con un cubetto di ghiaccio.
Probabilmente era così, davvero.
Ma secondo Sirius no.
Sirius era sempre stato convinto che non esisteva bene e male, due enti distinti, no; ognuno di noi aveva una parte buona e una malvagia.
Qual'era la parte buona di suo cugina? Esisteva?
E in quel silenzio, non era solo Sirius a ragionare.
Bellatrix, mentre mangiava, pensava.
Cosa era successo la sera prima?
E soprattutto, perché si era ritrovata nel suo letto al piano di sopra?
Cosa avevano fatto?
Si concentrò e avvertì una fitta alla testa mentre qualche flash vagava nella sua mente.
Non ricordava nulla...zero.
Lasciò andare la carta del Muffin e si alzò, andando vicino a Sirius, guardandolo.
<< Cosa è successo ieri sera? >> domanda decisa, con sguardo torvo, gelido e tagliente.
<< ricordo ben poco ...>> mormorò Sirius guardandola negli occhi.
<< Cosa ricordi? >> esordì cercando di stare calma e non spazientirsi.
<< dei baci, i tuoi baci... >> mormorò ghignando appena, curioso di vedere la sua reazione, mentre si avvicinava a lui.
Sentendo quelle parole Bella si pietrificò vicina a lui con sguardo sottile.
<< ma davvero? >> si lasciò scappare sorpresa: perché lei non ricordava nulla?
<< davvero...cugina >>
<< e poi? >>
<< un coniglio >>
La donna si accigliò e fece un smorfia con la bocca
<< Si, quello lo ricordo anche io... >>
Ghignarono entrambi mentre i loro sguardi non si allontanavano mai l'uno dall'altro, si divoravano mentre Bella si avvicinava a lui, ritrovandosi a una distanza quasi assente.
Sirius la squadrò dall'alto osservando la sua pelle liscia: era bellissima, lo era sempre stata, ma era una vipera, era veleno, qualcosa di talmente pericoloso che risultava quasi succulente, come una regola infrangibile, come una punizione che imprecava una sfida, come quegli ordini che meritavano di essere trasgrediti.
Lei invece, teneva la testa alta, in quel silenzio ghiaiale, si perdeva in quel grigio spento, in quel blu mare dei suoi occhi, in quegli occhi che sembravano non vedere nulla di bello da anni...
Da quando non si perdeva in quegli occhi? Forse erano rimasti una privazione, un desiderio nascosto, qualcosa di impossibile da avere, qualcosa di talmente desiderato che meritava odio per quanto era perfetto e voluto... per non parlare delle sue labbra contornate dal pizzetto, arricciate costantemente in un ghigno beffardo.
<< mi baceresti anche da sobria? >> domandò Sirius guardandola, prendendole delicatamente il volto tra le mani, segnandole la forma delle labbra col pollice, sfiorandole appena come se fossero petali di rosa, per poi lasciar cadere pesantemente la mano lungo la sua spalla, il braccio, sfiorandole le mani e arrivando al suo fianco.
A quella domanda, che richiamò l'attenzione della donna, inarcò un sopracciglio e ghignò: ovvio che l'avrebbe fatto, ma il piano d'altronde era ucciderlo per far soffrire Potter, per fargliela pagare per tutte le opportunità che gli aveva rovinato in quel viaggio fatto nel passato, e per l'Oscuro... ovviamente!
….ma nella mente di Bellatrix l'idea di ucciderlo era sempre più assurda, quasi dolorosa.... atroce forse.
E se Harry Potter avesse avuto una madrina? Se la tale fosse stata lei?
Si lasciò scappare un ghigno pensando a ciò: forse non sarebbe stato male far di Sirius il suo amante, risparmiarlo, se ci sarebbe riuscita, e rendere la vita di Harry Potter un inferno, facendo realizzare un suo incubo!
<< ...Forse ….>> mormorò guardandolo dritto negli occhi facendo correre lentamente la mano sul suo petto, afferrandolo per la cravatta, allentandola e sbottonandogli il primi bottoni della camicia.
<< ...ciò significa che potrò vivere la mia vita tranquillo per ancora un po'?! ..d'altronde è scontato dire che uno dei due potrebbe essere il Killer dell'altro >> sussurrò avvicinandola a se e facendo, lentamente scivolare la mano dal suo fianco al bacino.
<< ...Probabilmente >> mormorò Bellatrix ghignando, tenendolo ancora per la cravatta allentata, avvertendo le sue mani scendere lentamente, fino a quando non avvertì la mano di Sirius sfiorarle la pelle nuda delle cosce, arrivando alla giarrettiera in pizzo, pronto a sfilarle il coltello.
La mano del cugino le sfiorava appena la pelle, e quel brivido, quella soave sensazione di piacere la percosse per un secondo, trattenendo un sospiro.
Ma NO!
NO! E NO!
Fece scattare la mano sopra la sua, proprio quando si sentì sfilare il coltello, prese l'arma e la strinse puntandogliela al collo mentre lui la avvicinava ancor più a se tenendola per i glutei.
<< ti piace sfidare la sorte cugino? >> soffiò lei mettendosi in punta di piedi, avvicinando le sue labbra al suo orecchio, soffiandovi appena, sfiorandogli il collo con le labbra.
<< ...se mi trovo contro una bellissima, sanguinaria strega... si, in tal caso amo sfidare la sorte >> mormorò stringendola leggermente, sfiorandole la pelle, per poi deglutire nel sentire la lama del suo coltello premere sulla gola.
<<... ma d'altronde, avevi detto che potevo vivere tranquillo, ancora, no?? >>
Vide Bellatrix sogghignare e allontanare lentamente la lama del coltello dal suo collo, posando le labbra sul segno rosso che vi era rimasto, baciandolo dolcemente e lentamente.
<< giusto.. >> mormorò lei lasciando cadere il coltello in terra, continuando a baciargli il collo e accarezzargli il petto, cingendogli con una mano il collo, mentre le mani di lui vagavano ancora sulle cosce.
Fu così che lentamente le labbra si incrociarono, in passionali baci, i sospiri si aggiunsero a ciò fino a quando non si ritrovarono sul tavolo, tra la foga dei loro baci e i sospiri.
Le mani di Sirius vagavano sotto la camicia che Bella indossava, mentre la sua lentamente veniva sbottonata dalla donna che quasi lo divorava, e lo teneva vicino a se, avvolgendogli la gamba attorno al fianco.
Fu quando le mani del moro sfiorarono il suo seno che tutto finì.

Bella deglutì e si sentì morire nel sentire ancora quella sensazione, quel brivido di piacere attraversagli la schiena, lo guardò e lo baciò con foga sulle labbra, per poi allontanarsi e guardarlo, i suoi occhi erano sbarrati dal piacere, dal desiderio: non poteva accadere ancora, doveva ucciderlo! Anche se non desiderava farlo ed era insicura su da farsi, no! Non poteva succedere...ma non desiderava smettere, allontanarsi da lui, abbandonarlo e non godere più delle sue attenzioni.
Deglutì e ghignò allontanando le sue mani dal suo corpo per poi baciarlo sul collo passionalmente, mordicchiandolo appena, lasciandogli diversi segni rossi.
Bastò poi, uno scambio di sguardi, per poi sparire da Grimmauld Place sentendosi morire; lasciandolo lì, in balia del desiderio e della confusione.
Si sentì morire quando comparve nel freddo e gelido salone del Malfoy Manor, sentendo ancora il calore delle sue mani sulla pelle fredda, sentendo ancora il sapore dei suoi baci sulle labbra...
Deglutì e si guardò attorno: dov'era Narcissa quando serviva??
Si lasciò scappare un ruggito di rabbia: cosa stava per fare?? Cosa diavolo le era saltato in mente??!
Lui era un traditore e non doveva dimenticarlo...
...anche se era il suo...amato...traditore.
Deglutì e si lasciò cadere su una poltrona ansimante.





SDA: Scusatemi lettori se ho caricato tardissimo, ma ho passato tutto questo tempo a progettare un finale degno per questo capitolo D:
Comunque, grazie per la pazienza... e attendo ancora vostre opinioni

ps: non cruciatemi ç_ç

zia Molly

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Capitolo 15
*** Ti ricordo che tra loro è nato qualcosa ***


Ti ricordo che tra loro è nato qualcosa

 

Settembre 1995

Decreto Didattico n° 22
“Il Ministro della Magia può istituire la figura di Inquisitore Supremo di Hogwarts quando ci fosse bisogno di controllare i docenti. L’Inquisitore Supremo di Hogwarts ha il potere di fare indagini, mettere in verifica e licenziare qualunque insegnante ella non ritenga all’altezza degli standard richiesti dal Ministero della Magia.”

Ottobre 1995

Decreto Didattico n°23
“Dolores Jane Umbridge è stata nominata Inquisitore supremo della
Scuola di Magia e stregoneria di Hogwarts.
 Ad ella sarà conferita la massima autorità sulle punizioni, sanzioni e soppressioni di privilegi riguardanti gli allievi di Hogwarts, nonché la facoltà di alterare punizioni, sanzioni e soppressioni di privilegi
comminate da altri membri del personale.


Dicembre 1995

Decreto Didattico n°24
"L’Inquisitore Supremo di Hogwarts ha il potere di sciogliere tutte le organizzazioni, società, squadre, gruppi e circoli di studenti in qualsiasi momento. Per organizzazione, società, squadra, gruppo o circolo si intende l’incontro regolare di tre o più studenti. L’autorizzazione alla ricostituzione può essere richiesta all’Inquisitore Supremo. Nessuna organizzazione, società, squadra, gruppo o circolo può esistere senza previa conoscenza e approvazione dell’Inquisitore Supremo. Qualsiasi studente che costituisca, o appartenga, a un’organizzazione, società, squadra, gruppo o circolo che non siano stati approvati dall’Inquisitore Supremo sarà espulso. "

 
Ora mai gli studenti della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts si erano quasi abituati a quell’acuta vocina che proveniva dai megafoni rosa sparsi per la scuola, agli innumerevoli decreti emanati dal ministero, sotto ovvia richiesta della professoressa, nonché Inquisitore Supremo, Dolores Umbridge; alle numerose teche affisse all’ingresso della sala Grande che non facevano altro che ricordare a tutti, che prima o poi, in quell’edificio, la parola del preside non sarebbe contata più di un ronzio di mosca.
Hogwarts stava lentamente cadendo in un regima dittatoriale dal quale si poteva sfuggire solo dimostrando al mondo intero che  Harry Potter non mentiva, che Lord Voldemort era tornato davvero e che Albus Silente non era un vecchio pazzo che intendeva boicottare il Ministero.
Ma la paura tormentava le menti di tutto il mondo magico, devastava i pensieri, in particolar modo quelli del suo massimo esponente, il ministro, che appariva debole e confuso agli occhi di tutti; che per placare il terrore tra la popolazione tentava di mascherare l’evidenza, affermando con convinzione che Lord Voldemort non era tornato!
Ovviamente le innumerevoli evasioni di massa che vi erano state pochi mesi prima dal carcere di massima sicurezza di Azkaban, gli attentati al mondo babbano e magico venivano spiegati in modo dal mascherare la verità, dando spesso la colpa al “famigerato”, “pluriomicida” Sirius Black (il quale, poverino, giaceva innocentemente chiuso nel nascondiglio segreto dell’Ordine della Fenice).
Il panico devastava Londra.
Ma d’altronde era sempre così, era ciò che provocava la presenza di Lord Voldemort: la paura di morire, la paura di esser torturati e uccisi, la paura per i propri figli a scuola, la paura di uscir di casa per andare a lavoro, a fare la spesa…  già solamente il terrore, l’ansia e il timore che abitavano i vicoli di Londra era la prova inconfutabile che “Colui-che-non-dove-essere-nominato” era tornato!
Ma esser convinti del contrario alleviava il terrore di chi non sapeva con certezza e di chi non l’aveva mai combattuto di persona.
Sembrava che nulla potesse andare peggio.


E mentre i primi fiocchi di neve cadevano piano e imbiancavano il castello di Hogwarts, Harry Potter era chiuso nel suo dormitorio a osservarli dalla piccola finestra accanto al suo letto, affermando dentro di se che nonostante quella tragica situazione a Londra, che lo vedeva per certi versi protagonista,  nella sua vita stava accadendo di peggio.
Stava affrontando quel brutto momento praticamente da solo, nonostante Ron e Hermione facessero di tutto per stargli accanto: veniva visto come un pazzo e uno squolibrato dalla maggior parte dei suoi compagni di scuola... ovviamente fatta eccezione dei membri dell'ES, che assieme ai suoi due migliori amici contribuivano, con le riunioni serali, ad alleviare le sue preoccupazioni.
Uscito dalla stanza delle Necessità si sentiva più leggero, rilassato e divertito; ma era proprio quando tornava nel suo dormitorio e chiudeva gli occhi che la rabbia, la frustrazione e la solitudine lo distruggevano, lo colpivano come colpi di frusta durante il sonno, animando le sue nottate con incubi oscuri, dei quali spesso era protagonista Lord Voldemort.
Ora mai Seamus, Neville e Ron, i suoi compagni di stanza, si erano abituati a sentirlo svegliarsi durante la notte di soprassalto, urlando, oppure svegliarlo di prima mattina in un bagno di sudore freddo.
Era tremendamente fastidioso dormire con un sibilo continuo nell'orecchio, avvertire serpenti che vagavano sulla propria pelle o ritrovarsi all'improvviso in posti sconosciuti, desolati...rivedere all'improvviso la morte di Cedric!
E ancor peggio era terribilmente fastidioso svegliarsi la mattina con l'immagine di Bellatrix e Sirius che si baciavano.
...Ma quando faceva incubi simili era certo che Voldemort non c'entrasse... aveva la vaga sensazione che "L'Oscuro Signore" (come lo chiamava Bellatrix) non sapesse nulla di ciò, molto probabilmente perché Bellatrix non gli aveva permesso di leggere la sua mente ultimamente o aveva segregato quei ricordi in un angolo remoto, per tanto non era tentato di serpeggiare tra quei traumatizzanti ricordi di Harry.
Ogni volta che si svegliava con quelle immagini Harry aveva in volto una smorfia amara, schifata, inorridita.
A volte credeva che solo Sirius l'avrebbe potuto confortare, avrebbe potuto capire cosa provava... ma pensando a quei baci restava allibito! Come poteva, Sirius, capirlo se molto probabilmente nella sua mente pensava ancora alla cugina?
Ovviamente, mentre guardava la neve cadere Harry tentò di allontanare quelle brutte supposizioni dalla mente!
Ora mai quei momenti erano distanti dalla vita di Sirius, appartenevano al passato e per nessuna ragione al mondo i due cugini si sarebbero rincontrati; anche se Bellatrix l'avrebbe cercato non avrebbe potuto trovarlo, lui non gli avrebbe aperto la porta di Grimmauld Place a braccia aperte! Lui ora...la detestava!
Era complice dell'omicidio del suo migliore amico, di James, di suo padre; Harry era quasi certo che non avrebbe ceduto a nessun tipo di provocazione se ci sarebbe stata.
Ma immediatamente riaffioravano nella sua mente le ultime parole di Ron quando gli raccontò tutto sulle sponde del lago Nero.
" Ti ricordo che tra loro è nato qualcosa..."
Il rosso Wealsey aveva ragione... ora tra loro era nato qualcosa che prima non c'era, qualcosa che avrebbe cambiato le cose!

<<  Maledizione >> 
sibilò Harry nervosamente, chiudendo la finestra, alzandosi e roteando la testa nervosamente, passandosi una mano dietro il collo.
Tutta quella situazione lo faceva dannatamente arrabbiare, non sapeva più dove pensare, per cosa esser più preoccupato!
Afferrò la bacchetta sul comodino e la mise nella tasca posteriore dei pantaloni della divisa, avviandosi verso la sala comune.
Uscì dalla porta del dormitorio e scese le scale a chiocciola velocemente, urtando un ragazzo mentre scendeva, accigliandosi voltarsi a guardarlo.
<<  Scusa, colpa mia >> borbottò Harry facendogli un segno con la mano per scusarsi.
<< Di nulla, non preoccuparti >> e detto ciò il moro Grifondoro che aveva scontrato Harry Potter riprese a salire le scale, mentre il "ragazzo-che-era-sopravvissuto"  continuava a scenderle accigliato.
Non credeva di averlo mai visto quel tipo, ma più di tanto non gli interessò, forse non ci aveva fatto caso.
Una volta in sala comune si guardò attorno in cerca di Ron e Hermione e li vide seduti accanto ai divanetti, così li raggiunse, sedendosi al solito porto e incrociando lo sguardo con Hermione che gli sorrise appena levò il naso dal suo libro di Pozioni.

<< Ehy amico! Come va? >> domandò Ron chiudendo completamente il libro e dando una pacca sulla spalla a Harry.
<< ... non bene... per niente... >> borbottò il moro, poggiando i gomiti sulle ginocchia e guardando nel camino, il fuoco ardente, ricordando ancora il volto di Sirius che vi era comparso l'anno prima e gli aveva consigliato di "tenersi stretti gli amici", forse aveva ragione, anche in quel caso, nessuno meglio di Ron e Hermione avrebbero potuto tirarlo su di morale.
Hermione intanto lo osservava, accigliata e pensosa, cercando di capire cosa tormentava la mente dell'amico, notando come i suoi occhi verdi si posavano sulle fiamme, come lo sguardo basso, afflitto e pensoso, portasse con se il peso della situazione che stava attraversando, notando immediatamente le borse sotto gli occhi, notando bene che era da molto che non dormiva.
<< ...Harry dovresti riposare, sembri molto stanco >> sussurrò con la voce spezzata.
<< non ci riesco Hermione... ho troppe gatte da pelare a cui pensare... e poi anche se ne avessi voglia non ci riesco >>
<< prova ancora a entrare di notte, vero? >> domandò facendo un'evidente smorfia, preoccupata, accarezzandogli la spalla, lasciando scivolare poi la mano sul libro che teneva stretto.
<< Si... >> sussurrò il ragazzo amaramente
<< ...non devi lasciarlo entrare Harry! Altrimenti le lezioni con Piton saranno invano! >> disse cercando il suo sguardo, vedendolo solo fare una smorfia e sbuffare: era evidente che ricordargli le lezioni con Piton non gli avesse fatto piacere.
<<  ...Devo anche studiare pozioni... dannazione l'ho dimenticato! >> esordì il giovane che sentendo il nome del professore ricordò non solo i compiti di Pozioni che non aveva fatto, ma anche la sera successiva avrebbe dovuto incontrarlo.
<<  Harry ti consiglio di dire alla McGranitt che non ti senti bene e di passare la giornata tranquillo domani... hai davvero una brutta cera! ...e poi domani abbiamo due ore di Difesa Contro le Arti Oscure e due di pozioni! ... e stasera la riunione con l'ES >> sussurrò Ron guardando Hermione che stranamente, in quel caso, non parlò... Ron aveva ragione, Harry doveva riposare, assolutamente.
Si scambiarono uno sguardo e il moro sospirò poggiandosi alla spalliera del divano e fissando il soffitto amaramente, pensoso: forse l'idea di Ron non era male.
<< Hai avuto notizie di Sirius? >> domandò Hermione piano, sfiorando delicatamente la copertina del libro.
<< no... forse è troppo occupato con la sua cuginetta >> sibilò Harry nervosamente, sbottando con un leggero tono di rabbia.
<< non dire così Harry, non siamo certi che si sono visti! E poi tra poco ci saranno le vacanze di Natale...avremo modo di scoprirne di più! >>
<< speriamo ...>> si limitò a rispondere Potter, guardando ancora il soffitto.
<< scrivigli, vedrai che gli farà piacere... >>

E così fece, afferrò carta e penna e incominciò a scrivere una breve lettera a Tartufo, sperando vivamente che gli rispondesse il più presto possibile.
Ma mentre scriveva una voce alle sue spalle attirò la sua attenzione.
<< Hey Hermione! >>
Era una voce maschile, squillante, simpatica e scherzosa.
Harry si voltò e si accigliò, era lo stesso ragazzo che aveva urtato sulle scale!
<< Mark! Ciao! >> esordì la riccia ragazza sorridendo lievemente, voltandosi e incrociando gli occhi grigi del brizzolato ragazzo, dai capelli corvini, la pelle chiara e qualche lentigine  sulle guance.
<< ...volevo dirvi che stasera non vengo... devo finire quel maledetto tema del rospo e i compiti di Piton >> borbottò amaramente, facendo una smorfia e lanciando un cenno di saluto con la mano a Harry e Ron.
Vide Ron sorridergli e dargli un cinque come forma di saluto, Harry invece, che non riusciva proprio a collegare il volto di quel ragazzo a nessuno che conoscesse, si limitò a lasciargli un leggero cenno col capo, educatamente, osservandolo.
<< tranquillo! ...mi preoccuperò di dirti quel che abbiamo fatto! >> esordì Hermione incrociando gli occhi grigi di Mark e sorridendo ancora, vedendolo annuire e sorriderle a sua volta.
<< Magari poi me lo spieghi anche... non so, in un pomeriggio a Hogsmeade magari >>
e detto le fece un occhiolino, le sorrise, con un sorrisetto beffardo che a Harry ricordava vagamente qualcuno,  e si allontanò, tornando in un angolo a studiare, assieme a Seamus e Deavid.
Harry restò perplesso vedendolo allontanarsi e guardò prima Ron, che era tornato a scarabbocchiare qualche frase che poteva avere senso sul suo tema, e poi Hermione che aveva nuovamente aperto il libro; abbandonado per qualche attimo la lettera che stava scrivendo.
<< Hermione... chi è quel tipo? >> domandò accigliato, guardandola.
<< come chi è? ...Harry ti senti bene? ... è Mark... Mark Turner... l'anno scorso era anche nella squadra di Quidditch! ...e lo è anche quest'anno!>> mormorò accigliata e sorpresa, come faceva Harry a non ricordarsi di lui?
<< ...non mi pare... insomma... lui... >> lui non c'era l'anno prima e neanche quello prima ancora! Lui non c'era la prima volta che aveva fatto il quinto anno, ne era certo!
<< ...quante cose sai di lui, Hermione >> borbottò Ron canzonandola un po', forse con un tono leggermente amaro.
<< tutti lo sanno! >> esordì la giovane sulla difensiva.
<< ...ti serviranno quando uscirai con lui a Hosmeade! Poi raccontaci Mione, così ci facciamo due risate! >> borbottò Ron, sogghignando.
<< Invitami tu la prossima volta! Così non dovrò raccontarti nulla e saprai già tutto! >>
E detto ciò Hermione sbuffò, chiudendo il libro e alzandosi innervosita, dirigendosi immediatamente verso il suo dormitorio.
Harry, sorrise leggermente vedendo quel piccolo battibecco, doveva ammettere che tutto ciò gli era mancato, e che quel breve litigio gli ricordava vagamente qualcosa... ma nonostante ciò ancora non riusciva a collegare quel ragazzo.
Forse davvero non lo ricordava...
<< Bah! Ragazze... avrà le sue cose! Usciamo praticamente tutti i Week-end per Hogsmeade! >> borbottò Ronald non capendo e alzando le spalle, guardando Harry, che non poté che accennare una piccola risata, scuotendo piano la testa.
Afferrò la lettera che stava scrivendo a Sirius e tornò a scrivere, cercando di terminarla.

 

***
 


Cadeva lentamente la neve anche sulla città di Londra, bloccando il traffico cittadino.
La neve bianca si depositava ai lati dei marciapiedi e creava uno strato di fanghiglia marroncina sull’asfalto, costringendo così le auto a munirsi di catene o a rallentare per evitare di slittare sulla strada scivolosa. L'aria era fredda; un freddo gelido congelava la pelle se si girava eccessivamente scoperto.
I nasi  di coloro che coraggiosamente uscivano a fare una passeggiata con quel tempo gelido erano rossi, eccetto per quelli che tentavano di tenerli a riparo con la sciarpa.
Il cielo era bianco e la maggior parte delle finestre dei palazzi erano appannate per via dello sbalzo di temperatura,  impedendo così agli inquilini di osservare il candido e rilassante paesaggio della città quasi completamente bianca.
Ma a Sirius Black, residente in Grimmauld Place n°12, non interessava granché del panorama invernale in quel momento, dato che finalmente era arrivata la lettera che aspettava: delle notizie da Harry!

" Caro Felpato,
Spero che tu stia bene.
Qui l'inverno è alle porte. Sebbene io sia a Hogwarts mi sento più solo che mai.
So che tu, più di chiunque altro, mi capirai.
Harry
"

 
Leggendo quelle parole avvertì una strana morsa allo stomaco: lo capiva bene,  benissimo in effetti… anche lui si sentiva piuttosto solo chiuso a Grimmauld Place… anche se doveva ammettere che la solitudine veniva meno quando venivano a trovarlo i membri dell’Ordine e vi erano delle riunioni.
Ma nonostante ciò avvertiva uno strano bruciore al ventre mentre stringeva quel foglio tra le mani… pensando a Harry si sentì piuttosto sporco, sensazione che avvertiva molto spesso quando incrociava lo sguardo di Remus, Tonks, Alastor, Silente, Arthur, Molly… dei membri dell’Ordine.
In tutta quella solitudine, che quotidianamente lo affliggeva e lo portava quasi alla pazzia, sperava costantemente sentire un insolito “Pop” provenire da qualche parte della casa e annunciare la comparsa di Bellatrix.
Da quando era sparita alcune settimane prima mentre si trovavano in cucina a baciarsi non era più tornata, eppure lì aveva lasciato la sua bacchetta, il suo coltello e il suo vestito (che Sirius aveva ben nascosto in una delle vecchie stanze della casa, in cui nessuno entrava mai).
Era quasi certo che sarebbe tornata a riprendersi tutto ciò, eppure era quasi passato un mese e ancora non si era fatta viva; strano pensò.
Ma nonostante ciò era certo che sarebbe andata da lui, sapeva quanto erano importanti per lei quegli arnesi, quanto tenesse alla sua bacchetta e soprattutto al suo coltello.
Erano le sue armi preferite, lo erano sempre state: sin da quando era ragazza e aveva ricevuto per regalo quel coltello non si allontanava mai da nessuno dei due …ed era troppo strano che non fosse ancora comparsa per reclamarli.

Ma d’altronde, dal canto suo, Bellatrix, chiusa nelle mura del Malfoy Manor, tra riunioni con l’Oscuro e attentati vari, si era procurata un’altra bacchetta (anche se non era la stessa cosa) e per il momento usava quella.
Da quando era tornata in villa, dopo quella particolare mattinata, in cui i brividi di piacere non facevano altro che percuoterla, assieme all’incessante desiderio di avere  quel cane bastardo che le stava divorando il collo e la pelle di ardenti e passionali baci, quasi violenti, che ancora la facevano rabbrividire al sol pensiero, aveva deciso di non tornarci.
Era circondata da una cerchia di amanti, ma nessuno era riuscito a farle provare quella strana sensazione di interminabile eccezione come il suo cugino traditore.
Nessuno dei suoi occasionali amanti riusciva a tenerla a bada con quei baci, in quel beffardo modo, a bloccarla sotto di lui sul tavolo della cugina e a farsi odiare e amare così allo stesso modo. Ma d’altronde dentro di se Bellatrix sapeva qual era la risposta a tutto ciò, era solo che come sempre…era difficile accettarlo.
Era difficile accettare di amare Sirius Black perché erano nemici, perché appartenevano a schieramenti diversi, perché lui era un lurido e schifoso traditore, perché dentro di se, allo stesso tempo, desiderava ucciderlo e amarlo non faceva altro che costringerla ad odiarlo ancora di più! Perché  Bellatrix Lestrange non amava!
 Lei era una sanguinaria mangiamorte, non una ragazzina innamorata!
Lei doveva ucciderlo per indebolire Harry Potter e sapeva bene che l’Oscuro Signore non avrebbe mai accettato la sua folle idea di provare a renderlo un mangiamorte, neanche di tentare di attirarlo nelle grinfie dell’Esercito oscuro. Sirius Black meritava di morire per quel che aveva fatto a 16 anni e tutti lo volevano, lei per prima.
Anche se poi…l’idea di ucciderlo forse la faceva morire dentro, così come la faceva innervosire l’idea di dover usare una bacchetta appartenente a un lurido mezzosangue ucciso a mani nude e non poter avere la sua, che era a Grimmauld Place.
Di non poter tornare lì per paura di cadere tentata, di incrociare ancora le sue labbra e non riuscire a dir di no un’altra volta.
LO ODIAVA! Quanto lo odiava! …sicuramente alla pari dell’amore che segretamente provava e non riusciva ad ammettere a se stessa.

Ma quel pomeriggio non resistette.
Erano ore che stava cruciando quel maledetto elfo e la sensazione non era la stessa, l’elfo gridava troppo poco nonostante lei fosse più frustrata e arrabbiata del solito… doveva avere la sua bacchetta!
Così senza esitare lasciò Joker, il suo elfo domestico, in balia del dolore in salotto e comparve a Grimmauld Place.

Ed eccolo il sonoro “POP” che Sirius sperava di sentire in ogni momento.
Il biglietto ricevuto da Harry quasi gli scivolò dalle mani e si pietrificò quando sentì il fiato di Bellatrix sul collo.
<< Oh ma guarda… il tuo figlioccio si sente più solo che mai… il mio Signore ne sarà lieto >> sibilò leggendo il biglietto dalle sue spalle, vedendo Sirius accartocciarlo e gettarlo immediatamente nel fuoco del camino, poco distante.
<< …non sono affari che ti riguardano >> sibilò Felpato incrociando il suo sguardo attraverso lo specchio che li ritraeva entrambi.
Anche lui la odiava, eccome se la odiava. Sembrava non poter fare più a meno di lei. Ora mai il veleno di Bellatrix gli scorreva nelle vene, glie l’aveva trasmesso tramite i loro baci, quella vipera della cugina gli era sempre in testa e non riusciva a non pensarla a non desiderarla! Perché ora era un chiodo fisso; ma doveva odiarla! Come aveva sempre fatto prima! Per James! Per Lily! Per Frank! Per Anna Paciok! Per tutte le vittime di Lord Voldemort! Per tutte le sue vittime!
Doveva odiarla e basta! …eppure no… non ci riusciva.
<< e invece si cugino… molte cose in questa casa mi riguardano …>>
<< tipo la bacchetta, il coltello e il vestito che hai dimenticato… immagino >> sibilò ghignando beffardo.
<< che uomo acuto che sei >> sibilò lei sfiorandogli appena il collo con le labbra e la punta del collo, nascondendosi poi dietro i propri ricci corvini, mordendosi fortemente le labbra: NO! NO! NON DOVEVA PROVOCARLO! SAREBBE STATA PROVOCATA… e non avrebbe resistito… lo desiderava almeno quanto lui desiderava lei… gli si leggeva negli occhi grigi che ora erano di un blu intenso.
<< immagino ti piaccio anche per questo >>  commentò Sirius voltandosi e afferrandole delicatamente il volto per il mento, alzandoglielo e guardandola negli occhi, ma lei immediatamente si liberò da quella presa con un movimento del capo.
<< ti odio >> sibilò piano
<< certo… mi odi >> sibilò Sirius beffardo, credendo poco alle sue parole
<< Ti odio! >> affermò lei con più convinzione
<< devi convincere prima te stessa, poi me >> sussurrò lui beffardo, guardando avanti a se.
<< TI ODIO! >> ringhiò ancor più convinta Bellatrix, afferrandolo per la spalla e affondando le unghie nella sua giacca.
<< no! Tu mi ami! >> sibilò Sirius voltandosi di scatto e attirandola a se per il fianco, vedendola sgranare gli occhi, ma sentendosi immediatamente baciare.
Ed ecco che Bellatrix non aveva resistito, quelle labbra sottili erano così invitanti…
Quel passionale bacio, quell’intreccio di lingue continuò ad oltranza, alternando momenti di violenza, di foga, di ferocia, di passione, vedendo le loro lingue protagoniste di una lotta quasi, di un desiderio che si consumava in quel bacio mentre le mani di entrambi vagavano velocemente sui loro corpi.
Ma la dolcezza non compariva affatto, tra loro non c’era mai stata dolcezza… se non anni prima, tanti anni prima, in una notte d’Agosto, molto lontana (per Sirius) ma allo stesso tempo molto vicina (per Bellatrix).
<< sì, Ti amo Black! Ti voglio Sirius, sei mio, cugino… ti voglio morto, in una bara, almeno quanto ti voglio vivo nel mio letto… e allora? >> ringhiò Bella, allontanando le labbra dalle sue all’improvviso e  afferrandolo per il colletto della giacca con entrambe le mani; liberandosi da quel peso che abitava il suo cuore, il suo stomaco… ora mai era inutile negarlo, Sirius non era stupido (e poi finché non lo sapeva nessuno al difuori di lui non vedeva il problema… anche se c’era Potter che sapeva ovviamente troppo per ovvi motivi).
Lui la prese per i polsi e ghignò guardandola negli occhi, restando minimamente sorpreso.
<< e allora non mentire …>> sogghignò lui baciandola nuovamente per poi sentire qualcuno bussare alla porta, interrompendo quel nuovo incrocio di labbra violentemente.
<< ora va… finiamo questo discorso stasera a mezzanotte qui. La tua bacchetta e il tuo coltello sono in camera di Walburga, di sopra >> disse velocemente baciandola, vedendola annuire  leggermente persa e confusa.
Sul volto di Bellatrix si aprì un leggero ghigno e lo lasciò andare, correndo immediatamente di sopra mentre Sirius si avviava ad aprire la porta.
Ed ecco che ora mai quel gioco era ufficialmente iniziato. Ora erano entrambi certi che si sarebbero scontrati ogni sera, duellando senza bacchette, ma con baci e morsi violenti in accesi duelli di pura passione.
 
 
 
SDA: Bene cari lettori ….non carico un capitolo da più di due mesi forse e… mi scuso, anzi vi chiedo di non cruciarmi çwç per una serie di cose ho smesso di scrivere e forse non so neanche io il motivo preciso!
Ma spero che questo capitolo basti per farmi perdonare… (per ora, dato che ne seguiranno altri).
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Zia Molly!




 

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Capitolo 16
*** Il duello di mezzanotte ***


Il duello di Mezzanotte 





Una fioca luce illuminava il salotto di Grimmauld Place: se non fosse stato per il camino  e una  delle due lampade accesa accanto ad esso tutto sarebbe stato buio.
L’arredamento era scuro: due divani erano postini uno di fronte all’altro accanto al camino, dal lato opposto, vicino alla porta, vi era un pianoforte, lo sgabello accanto aveva due posti, il sedile in velluto era consumato e la donna che in quel momento lo aveva appena superato, scoccandogli un’occhiata veloce e ricordando tutte le volte che vi si era seduta per suonare, lo sapeva bene.
Bellatrix era appena comparsa nel salone di Grimmauld Place.
L’orologio sopra il camino segnava mezzanotte in punto, ma in quel salottino sembrava non esserci nessuno a prima vista.
Fece qualche passo, camminando piano senza fare rumore, esplorando il salotto con lo sguardo mentre si avvicinava sempre più verso il centro pensosa… e forse… un po’ delusa: le cose sembravano non andare come previsto!
Si aspettava di trovarlo già lì, che l’aspettava seduto sul divano…  già si era immaginata che gli compariva alle spalle e lentamente gli calava le mani sul petto, avvicinando le labbra al suo orecchio e sussurrandogli in modo decisamente provocante qualcosa molto simile a “ ‘Sera Cugino”  o “ ‘Sera Cagnaccio”  …ma… ma lui non c’era!
Il cuore mancò un battito quando ipotizzò che forse era tutta una trappola, che Sirius l’aveva tratta in inganno e ora da qualche parte della stanza sarebbe spuntato qualche Auror  o qualche suo amico per catturarla.
Istintivamente, quando si trovò dinanzi al camino, tra i due divani scuri, avvicinò la mano al fianco e estrasse la bacchetta, restando immobile e concentrandosi sui rumori della stanza,  continuandosi a guardare attorno, attenta e pronta a ogni evenienza, a ogni anomala situazione.
Ma intanto qualcuno, poggiato allo stipite della porta osservava la scena divertito.
Sul volto di Sirius un ghigno divertito era comparso osservando come la cugina, si guardava attorno allarmata e diffidente, come sospettosa scrutava la semioscurità.
Sogghignò e lentamente fece vagare la mano sul muro e poi sull’interruttore, spegnendo la luce della lampada accesa accanto al camino.
La vide irrigirdirsi quasi e immediatamente scattare, stringere la bacchetta.
A quel punto Sirius fece un passo avanti e incrociò il suo sguardo quando la vide voltarsi lentamente, per vedere cosa stava accadendo alle sue spalle, vedendola quasi delusa nel notare che in realtà non ci sarebbe stato nessun duello come immaginava, probabilmente.

<< Non sei divertente Sir! >> sibilò Bella alludendo allo scherzetto appena fatto, rinfoderando la bacchetta e continuando a dargli le spalle ma restando col volto a tre quarti, osservandolo; incrociando quegli occhi grigi che apparivano quasi rossi dato il riflesso del fuoco in essi.
Si morse il labbro: sarebbe morta per quegli occhi, per quell’intrigante sguardo; ma fu quando scese e posò gli occhi sulle sue labbra che provò un’irrefrenabile voglia di incrociarle.
Trattenne quell’istinto, restando quasi pietrificata nell’avvertire piccoli brividi di piacere attraversarle la schiena quando si sentì bloccare per i fianchi e stringerla.
Una mano del cugino però salì più in su, poggiandosi sul seno e iniziandolo a palpare, sempre con meno delicatezza, sempre con più desiderio e foga.
<< ora?  Lo sono? >> domandò piano Sirius mentre le spostava con l’altra mano i capelli dal collo e iniziava a baciarlo, imitando quanto fatto col suo petto: era un crescendo di desiderio,  di passione e foga.
I primi baci erano piccoli, veloci; poi pian piano divennero passionali, mentre salivano, infine intervenne la foga, la lingua e i denti.
SI sentì mordere, leccare velocemente, baciare bramosamente, come mai le era capitato, e ciò…ciò stava avvenendo così velocemente che, se anche Bellatrix avesse voluto non sarebbe riuscita a fermarlo, ma non solo per la rapidità ma per il piacere che ogni tocco le provocava.
Ma in quel duello non avrebbe comandato lui.
Si voltò di scatto, roteando il collo e obbligandolo ad allontanare le labbra dalle sue, lasciandolo spiazzato quando ritrovò le mani lontane dal seno e unì le labbra alle sue, senza lasciare tempo per un crescendo di foga e passione.
Le loro lingue si incrociarono rapidamente mentre, i denti lottavano per arrivare alle labbra dell’altro, mordendole con rabbia, con odio, quasi arrivavano a farle sanguinare, quando, quei violenti morsi interrompevano bruscamente quei focosi baci.
Si odiavano, l’avevano sempre fatto, ognuno di loro desiderava l’altro in una bara, steso in terra privo di sensi, almeno quanto lo desiderava in quel momento vivo più che mai… eppure ancora lottavano per l’odio che abitava i loro cuori assieme all’amore.
I loro corpi avrebbero lottato in quel modo, senza bacchette, avrebbero duellato a modo loro quella notte.
Fu irrefrenabile per Sirius la tentazione di far vagare le mani velocemente sul corpo di lei, slacciando immediatamente il corsetto e lasciandolo cadere in terra, stringendola nel sentire un suo sospiro.
Ma bastò poco, d’avvero poco per ritrovarsi entrambi seminudi sul divano.

Non sapevano da dove iniziare e tutto avveniva confusamente.
Le labbra di Bella scendevano sul collo di Sirius, baciandolo con foga, non badando agli innumerevoli segni rossi che gli lasciava per via dei succhiotti e lui a sua volta, sopra di lei, le accarezzava bramosamente il seno con entrambe le mani, mentre una lentamente incominciava a scivolare verso il basso, accarezzandole piano il ventre e in fianchi, pietrificandola inerme sotto di lui, scossa dai sospiri che scaturivano dalle sue labbra e dai brividi che la dominavano.
Sirius riusciva a farla sentire donna, padrona del suo corpo più di quanto già non fosse di solito… dopo anni ad Azkaban, in presenza del cugino, Bellatrix, riusciva a sentirsi ugualmente bellissima, ancor più sexy di quanto non appariva normalmente agli occhi degli uomini e di quanto si sentiva.
Le labbra del cugino pian piano scendevano sulla base del suo collo, arrivando poi al seno.
Osservando  quell’oscura anima dannata, quella mangiamorte, a prima vista nessuno avrebbe mai potuto pensare a quanto morbida fosse la sua pelle, a quanto profumata e perfetta potesse essere… perché un essere così malvagio, normalmente, non può essere così perfetto, così bello.
Eppure lei lo era.
Mentre Sirius divorava il suo seno di baci e morsi, di succhiotti, non faceva altro che pensare a ciò, a quanto fosse bella e perfetta, a quanto fosse eccitante trovarsi lì con lei, all’incredibile desiderio che nasceva sfiorandola solamente.
Le sue mani scendevano ancora, arrivando alle cosce, umide, accarezzandole e stringendole forte, tastandole la pelle.
Quel divano era così piccolo che quasi in due non c’entravano l’uno sull’altra…ma erano dettagli… forse pur di aversi sarebbero stati capaci di farlo anche in piedi.
Era così tanto tempo che si desideravano ma sembrava impossibile aversi, sembrava impossibile concretizzare quell’amore platonico… eppure ora tutto accadeva!

Le mani di Sirius le sfiorarono l’intimo, mentre le non faceva altro che ansimare di piacere sotto di lui a ogni tocco e bacio, giocando nervosamente con i suoi capelli e sgraffiandogli le spalle, insinuandosi all’interno e iniziandola a sfiorare, premendo.
Le labbra scendevano ancora, arrivando sotto al seno e pian piano arrivavano al ventre.
Il cuore di Bellatrix intanto batteva velocemente, il desiderio cresceva e dentro di se si era ripromessa che se ancora una volta qualcuno li avesse interrotti avrebbe afferrato la bacchetta poco distante e l’avrebbe ucciso all’istante… chiunque fosse stato.
Probabilmente se avesse sentito il marchio bruciare neanche vi avrebbe badato…  e pensando a ciò sgranò gli occhi.
No, non poteva davvero averlo pensato… ma non ebbe tempo di odiarsi, l’ondata di piacere arrivò nuovamente sentendosi sfiorare in quel  modo e si trovò costretta ad aprire leggermente le gambe per goderne di più.
Intanto però, in tutto quel passione l’odio restava per un secondo represso.
Ciò perché Bellatrix ancora non aveva preso il comando, perché ancora si stava trattenendo per godersi il momento.

D’improvviso lo spinse in terra, facendolo gemere e restare spiazzato quando si trovò sul pavimento, disorientato.
Sirius non poteva continuare a divertirsi ancora, ora toccava a lei prendere il comando della situazione, perché in quel gioco, il quel duello, chi avrebbe vinto sarebbe stata lei. Doveva guidare lei quello scontro.
Si ritrovò sopra di lui e si chinò sfiorando i loro bacini, sogghignando nel sentire il cugino eccitato…
povero… credeva che si sarebbe concessa subito!Peccato che il povero Sir non sapeva che non si era concessa facilmente neanche al marito... figurarsi se ora avrebbe fatto eccezione con un lurido traditore come lui.
Affondò le unghie nelle sue spalle mentre le loro labbra tornavano a incrociarsi con foga e continuò a provocarlo premendosi contro di lui, lasciando vagare le sue mani sul suo corpo, sfiorandogli il bassoventre, scendendo piano nei suoi boxer mentre si limitava a ghignare maliziosa contro le sue labbra.
Con l’altra mano gli accarezzava la spalla, il petto sgraffiandolo, sfogando quella goccia d’odio che dominava il suo cuore in quel momento, anche se da lì a poco si sarebbe consumato l’amore.
Fu proprio in quell’istante che l’odio scaturì persino in  Sirius non riuscì a trattenersi, le morse violentemente la spalla e di conseguenza sentì sgraffiarsi il petto.
Ma la cosa non faceva altro che attirarlo sempre più nel desiderio.
Doveva averla o sarebbe morto!
Le afferrò i polsi e la spinse stesa sotto di se, mentre il desiderio diventava irrefrenabile …odiava esser provocato così tanto!
Di conseguenza fu spinto sotto e la cosa continuò diverse volte, spingendoli a rotolandosi in terra tra baci e morsi sulle labbra; sembrava idiota come gesto ma nessuno dei due avrebbe ceduto facilmente, entrambi volevano comandare.
Incominciava così a serpeggiare il nervoso nel desiderio: dovevano aversi, nessuno dei due avrebbe aspettato ancora, anche se entrambi non avevano intenzione di cedere!
Quella lontana notte c’erano solo loro e così come quella sera.
 << non cederò >> sibilò Bella al suo orecchio quando fu nuovamente sopra di lui, ma Sirius la guardò ghignando, incrociando nuovamente le loro lingue, stanco e indispettito da quell’atteggiamento.
La spinse sotto nuovamente e le calò di scatto l’intimo, la vide sgranare gli occhi e arrendersi… tutto iniziò con una spinta che ne seguì altre.

E mentre tutto aveva inizio mille pensieri  esplosero nella mente di entrambi.
Il piacere li portava a confonderli, ma l’odio verso l’altro e verso se stessi li portava entrambi a desiderare di morire.
Ancora una volta il peso del tradimento li faceva rabbrividire, e i brividi purtroppo si confondevano con quelli di piacere, che svanivano tra i gemiti e i baci…
Probabilmente se non fossero arrivati a quel punto il buon senso li avrebbe portati a fermarsi, ma ora, ora che finalmente erano una cosa sola e la passione bruciava come l’ardente fuoco nel camino nessuno li avrebbe fermati.
Le labbra vagavano sul collo e tornavano a incrociarsi mentre il tempo scorreva, e infine quell’ardente fuoco si spense… lentamente.

Si ritrovarono entrambi stesi sul tappeto a fissare il soffitto, il respiro veloce e il cuore che batteva forte, così forte che nella completa oscurità della notte, nel silenzio più totale, i battiti potevano sentirsi.
<< sento il tuo cuore Trix …>> sussurrò Sirius sogghignando appena, sorridendo leggermente tenendo una mano sul ventre
<< e io il tuo fiatone Sir… >> sogghignò lei voltandosi a guardarlo, beffarda , provocandolo divertita.
Sentendo ciò, il moro si accigliò e si voltò, incrociando il suo sguardo nel buio, soffermandosi a pensare e cercando di confermarsi se davvero avesse il fiatone. Forse un po’ lo aveva ma… era normale! Insomma l’aveva tenuto in pena per quasi tutto il tempo, divertendosi a provocarlo e basta, alla fine si era lasciato andare, dopo quel momento di tensione.
<< ti ricordo che mi hai provocato per tutto il tempo… se mi avessi lasciato fare dall’inizio…>>
<< …sono io che guido certi giochetti cugino >> sussurrò lei, sporgendosi a baciarlo.
Sirius sogghignò appena, ricambiando quel bacio. << non mi pare cugina >> sentenziò infine per poi tornare a incrociare le sue labbra con passione mista a strana dolcezza a cui nessuno dei due era abituato.
Continuarono con quei baci, sino a quando non si caddero entrambi addormentati, abbracciati, stesi sul pavimento del salone.

Passarono diverse ore quando il sole accarezzò i volti di entrambi delicatamente,  ricordandogli che era sorta l’alba e che presto tutto sarebbe tornato alla normalità: un nuovo giorno dove avrebbero dovuto fingere di odiarsi dinanzi a tutti.
Bella aprì gli occhi piano e sorrise, voltandosi e ritrovando Sirius ancora addormentato.
Era così bello mentre dormiva, sembrava morto (e magari lo fosse stato! Perché quel maledetto bastardo la stava attirando in una strada tortuosa, quella dell’amore e lei…lei non poteva! Non voleva!  E poi non era neanche certa che lui l’amasse).
Si alzò e si vestì, per poi chinarsi e baciarlo sulla fronte.
<<  questa volta sono io a fuggire all’alba, Sir >> sussurrò al suo orecchio, vedendolo accigliarsi nel sonno e fare una smorfia.
Anche lui era fuggito dopo una notte come quella.
Era Agosto, una dannata notte d’Agosto, una notte che Bellatrix non avrebbe mai dimenticato, perché  fu la notte più dolorosa della sua vita.
Nonostante ciò però, non si disturbò a svegliarlo!
Anzi!
Lo lasciò nudo in salotto, smaterializzandosi ridendo, curiosa di sapere cosa avrebbe spiegato ai suoi amichetti dell’Ordine quando l’avrebbero trovato così.




SdA: Cari lettori ecco un nuovo capitolo.
Sinceramente non so come me la cavo a scrivere cose simili... giuro che qualsiasi cosa voi abbiate pensato mentre leggevate è lecito e mi adeguo.
Attendo vostre recensioni, opinioni.
Zia Molly 

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Capitolo 17
*** Impazzisco per te ***


Impazzisco per te

 
Le vacanze di Natale erano alle porte e a ricordarlo erano i fiocchi di neve che leggiadri scendevano dal cielo e imbiancavano le vie di Londra.
Londra babbana era completamente decorata da mille e più luci, da più di due mesi si respirava l’aria natalizia tra “coloro che non avevano poteri magici”.
I babbani avevano abbellito la città riempiendola di graziose lucine di mille e più colori, montando piste di pattinaggio nei parchi e nelle piazze più conosciute, dando libero sfogo alla felicità e alla gioia che in quella città, solitamente cupa e tetra, mancava molto spesso.
Una continua melodia proveniva dai megafoni nelle strade, dai negozi e non era insolito sentire la calorosa risata di Babbo Natale echeggiare per i marciapiedi o all’ingresso dei negozi.
I turisti a vagavano per le strade e rendevano quasi impraticabili i marciapiedi, d’altronde venivano da ogni dove per ammirare lo spettacolo natalizio di Londra: 11 mesi all’anno quella città era avvolta dal tetro alone di mistero, dalle nubi e inumidita dalla pioggia… ovviamente era un evento imperdibile quando esplodeva di luci e di felicità!
Ma quei poveri turisti non sapevano che in realtà quelle luci erano tutte una maschera, un modo per distrarre la popolazione dai misteriosi omicidi che avvenivano di tanto in tanto.
Nessuno sapeva, c’era poca informazione su quelle sparizioni.
I turisti non sapevano, gli abitanti sapevano poco e nei corridoi di Buckingham Palace correva il panico ogni volta che il Primo Ministro informava la Regina dei messaggi di Cornelius Caramell, il ministro Babbano.
Anche tra i maghi avveniva un po’ la stessa cosa.
Ma rispetto ai babbani  loro avevano iniziato con gli addobbi verso metà Novembre, ma ora che Dicembre era arrivato gli addobbi erano aumentati e per le vie di Diagon Alley esplodeva un’aria di gioia.
Lucine incantate, piccoli Babbi Natali, grandi quanto un pugno, volavano su slitte incantate o su piccole scope sopra le teste dei maghi che si dirigevano a fare compere e ad acquistare regali.
Piovevano dolciumi per i bambini i tetti dei negozi e non era difficile trovare elfi vestiti da aiutanti di Babbo Natale che distribuivano volantini augurando “Un felice Natale” dal Ministro, oppure che raccoglievano le lettere dei bambini per inviarle davvero a Babbo Natale.
Perché a differenza del mondo Babbano, in quello magico, Babbo Natale esisteva davvero!
E portava i regali a tutti i bambini fino ai 10 anni, ovviamente ai bambini che gli scrivevano ed erano stati buoni.

Ma tutta quell’atmosfera felice che abitava le strade svaniva all’improvviso quando si entrava nell’appartamento numero 12 di Grimmauld Place.
Il covo dell’Ordine della Fenice era ancora spoglio, privo di ogni addobbo; forse perché lì dentro non c’era il ministro che tentava di far dimenticare a tutti i problemi, le ansie e le paure, che tormentavano le vie e le menti dei maghi e delle streghe.
Lì dentro tutti erano consapevoli che Lord Voldemort era tornato e nessuno lo aveva dimenticato, ecco perché la prima priorità per i membri dell’Ordine della Fenice non era addobbare l’appartamento per Natale, per quello ci sarebbe stato tempo.
In quel momento, la loro prima priorità era sapere, perché Sirius Black aveva dormito nudo nel salotto e soprattutto cosa erano quei violacei segni sul collo.
Molly lo aveva trovato in salotto, completamente nudo, addormentato tra i due divani a pancia all’aria.
Effettivamente, per quanto Sirius fosse un bellissimo uomo e Molly conoscesse bene il corpo maschile dati gli innumerevoli maschi che abitavano la Tana, doveva ammettere che non era stato proprio un bellissimo spettacolo aprire la porta del salone, ignara di tutto, per poggiare gli addobbi acquistati a Diagon Alley per abbellire un po’ Grimmauld Place e ritrovare Sirius in quello stato.
E ora erano tutti seduti attorno al tavolo della cucina: Tonks, Remus, Molly, Arthur, Alastor (che ancora ridacchiava e canzonava Sirius) Kinglsey  e Piton;  che attendevano una risposta da Felpato , seduto a capo tavola che li osservava in carca di una scusa plausibile.
Di certo non poteva dirgli che aveva passato una notte con Bellatrix in salotto.
<< Avanti Sirius! Stiamo attendendo! >> gracchiò Molly stizzita, ancora rossa sulle guance.
<< Si cugino, siamo proprio curiosi >> Esordì Nimphadora ridacchiando, incrociando lo sguardo con Remus che l’ammonì e fece la stessa cosa verso l’amico che boccheggiava in cerca di risposte.
Cosa poteva inventarsi?
Insomma giustificare il fatto che dormisse nudo in salotto poteva sembrare facile, aveva già in mente un paio di motivazioni plausibili..ma i segni sul collo! Come avrebbe giustificato gli evidenti succhiotti sul collo?
<< Sir vorrei ricordarti che questo è il rifugio dell’Ordine! Nessuno può entrare qui! Come ti sei procurato quelli? >>  esordì Remus guardandolo serio, con il suo solito tono autoritario e risoluto, molto simile a quello che aveva quando cercava di far capire quanto fosse rischioso quel che stavano archietettando  a James e Sirius.
<< Allora.. calmi… ora vi spiego tutto >>
Mormorò Sirius guardandoli e cercando ancora di ragionare su cosa dire.
<< Ieri sera… io… io ero annoiato e…>>
<< …e hai organizzato una seratina con Kreacher per astinenza?! >> domandò Tonks ridendo divertita, sentendo le risate di Alastor e Kinglsey alle sue spalle mescolarsi al sogghinare di Piton, decisamente divertito nel vedere Black in difficoltà.
<< n-no… cioè allora dicevo, ieri ero annoiato, mi sono trasformato in Felpato e ho incominciato a giocare in versione cane… e beh alla fine ero stanco e beh sono tornato normale, restando nudo… troppo pigro per andare di sopra a prendere i vestiti mi solo lasciato cadere in terra, in salotto >> si giustificò con voce convinta e ovvia
<< …Sir i tuoi vestiti erano sparsi per la stanza …>> osservò Remus
<< io direi di tenere in considerazione  l’opzione dello Strep teas di Black con l’elfo domestico, d’altronde dopo anni ad Azkaban immagino che la solitudine si faccia sentire  osservò Piton ghignando, sentendo le risate di Nimphadora e Alastor levarsi fragorosamente
<< Sta zitto Mocciosus… avrai la mano destra consumata a differenza mia! …e beh…. Comunque è probabile che mi sia cambiato in salotto ieri prima di trasformarmi in Felpato… non ricordo! >> esordì serio, ghignando leggermente per la frecciatina lanciata a Piton che certamente nelle sue serate di solitudine rivolgeva qualche pensierino alla Evans.
<< …okay…fingiamo di crederci! >> borbottò Arthur ridendo leggermente: era evidente, soprattutto dai segni sul collo, quello che stava combinando Sirius, era evidente che si vedesse con qualcuna.
<< e quelli? >> proseguì Lupin indicando il collo.
<< …Oh avanti Remus! Mi state trattando come un ragazzino! Sembra di essere nelle aule del Wizengamot per un interrogatorio! …su smettiamola e andiamo ad addobbare la casa… questo posto è troppo triste! >> sbottò Sirius alzandosi e sistemandosi la camicia, voltando le spalle a tutti e uscendo dalla cucina, avvertendo un peso sullo stomaco.
Dovevano evitare di vedersi lì, era troppo pericoloso per entrambi! E poi doveva trovare un qualsiasi cosa che mascherasse quei maledetti segni …ovviamente dopo aver strappato i capelli a Bellatrix per non averlo svegliato!
Quella maledetta bastarda!

Quando giunse in salotto sentì il sonoro “Pop” che gli ricordava che Piton era finalmente andato via, corso, sicuramente, ad avvisare Silente di quanto successo e a ridere di lui nel suo ufficio.
Quel maledetto doveva proprio andare quel giorno a Grimmauld Place?
Sembrava quasi fatto tutto apposta, sicuramente Bella aveva progettato tutto e di certo non avrebbe esitato a farsi viva per farsi raccontare com’era andato il suo scherzo, cos’era successo.

Dopo che Piton andò via Tonks e Molly iniziarono ad addobbare la cucina; Sirius, Remus e Arthur iniziarono a cercare nella mansarda il vecchio albero di Natale dei Black che alla fine lo trovarono.
Ma l’unica cosa che conclusero in quella mattinata e in quel primo pomeriggio fu solo sistemarlo e donargli ancora un colorito verde vivo e acceso con qualche incantesimo e ad abbellire il vaso in cui l’avevano messo.
Ovviamente Molly e Tonks erano riuscite a fare ben poco, dato che ogni cosa che Nimphadora toccava o sfiorava, rompeva.
Fortuna che esisteva la magia che riparava tutto.

Fu così che arrivò l’ora di cena e infine si ritrovarono tutti nell’ingresso per salutarsi.
Quando Arthur e Molly svanirono smaterializzandosi via, seguiti da Alastor, Kinglsey e Nimphadora, Remus guardò Sirius negli occhi, seriamente e strinse di poco le labbra.
<< non cacciarti nei guai Felpato… ci servi vivo! >> mormorò affettuosamente l’amico, per poi abbracciarlo.
Fu a quell’abbraccio che Sirius deglutì: si sentiva così sporco, così marcio… stava andando con una mangiamorte!
Con sua cugina tra l’altro…con il suo acerrimo nemico e a volte non era sicuro neanche del perché, non sapeva neanche lui perché lo faceva.
Era il desiderio represso in 13 anni patiti ad Azkaban o la bellezza di quella donna ad attrarlo nelle sue grinfie?
…oppure quanto successo molti anni prima, in quella calda notte d’Agosto?
Guardò Remus e annuì sorridendogli piano, anche se forse avrebbe desiderato girargli le spalle e andarsene, fuggire; costa stava facendo?
<< si… >> sussurrò piano
<< ricorda, quando tutto sarà finito tu e Harry sarete una vera famiglia! Potrai uscire di qui! >> disse Remus con enfasi, dandogli poi una pacca, facendolo sorridere.
…Si…se tutto sarebbe finito bene, se non li avessero scoperti.
<< ovvio! Beh… ci si vede Lunastorta! >> mormorò ricambiando la pacca sulla spalla per poi vederlo uscire dalla porta, sentendo in seguito il rumore della sua smaterializzazione.

Immediatamente il silenzio che avvolgeva l’appartamento lo travolse : quel silenzio sembrava urlare.
Mille pensieri, mille parole, mille urla, mille sussurri esplosero nella testa di Sirius quando la porta si chiuse.

<< non cacciarti nei guai Felpato… ci servi vivo!>>

<< Ieri sera… io… io ero annoiato e…>>

<< ti piace sfidare la sorte cugino? >>
< ...se mi trovo contro una bellissima, sanguinaria strega... si, in tal caso amo sfidare la sorte >>

<< Beh, bene... io vado, Tonks mi aspetta >> 

<< giusto, mi sembra giusto... hai ragione, bevi ...>>

<< è la stessa sensazione dell’ultima volta…>>

<< Sirius! >>

<< ERI LORO AMICO! ERI LORO AMICO! >>

<< sei ridicola >>

<< che cosa vuoi Bellatrix? >>
<< ucciderti, nient'altro. Sai Sirius non ho dimenticato il tradimento alla nostra casata, come non ho dimenticato ...>> 
 
Mille parole, flash di attimi vissuti, istanti di una vita lontana, ricordi che erano remoti, parole, sussurri spezzati, urla, pianti, ultimi sguardi con cari amici… tutto esplodeva nella sua testa, mentre camminava nel corridoio e si dirigeva in salotto, mentre le tempie battevano e quasi barcollava per quel lacerante dolore alla testa, per quel vulcano di rumori che affollavano la sua mente.
<< Basta! Basta.. >> gemette piano mentre si appoggiava alla prete del corridoio e lasciava cadere la testa indietro dal dolore.
 
 

<< sei impazzito? >>
<< te la fai con mezza scuola! Lei cosa ti cambia? >>

 
<< Sirius abbi cura di lui! …sei il suo padrino!>>
<< Certo Lily, come non potrei? >>

<< ALLORA RESTA! Se mi vuoi bene << non posso… >>
<< Non voglio sposarmi con Lestrange, Sir… >> mormorò a mezza voce facendo un passo indietro e ritrovandosi di spalle al muro.
<< il tuo destino è già scritto …non puoi cambiarlo >>
<< il nostro destino vive dentro di noi, bisogna soltanto avere il coraggio di cambiarlo >>
 

<< Ti amo >> 
<< Ti amo >>

<<È crudele che io abbia passato così tanto tempo con James e Lily e tu così poco.>> 

<< quando tutto questo finirà, saremo una famiglia Harry >>

 
Urlò lasciandosi scivolare nei salotto, raggiungendo il divano e stringendo il cuscino sotto di lui, gemendo leggermente mentre sentiva una corte di sudore freddo bagnargli la fronte.
Era come vivere in uno dei suoi incubi, quando sognava James e Lily che gli andavano incontro o rivivere quei sogni che avvenivano in dormiveglia… sentiva i polpacci tirare e la testa scoppiare sempre più, un sibilo acuto nelle orecchie che lo mandava in bestia.
 

<< TU! TRADITORE! FIGLIO INGRATO! >>

 
<< Bella mossa, James! >>

<< Il mondo non è diviso tra persone buone e Mangiamorte.>>

Riuscì ad aprire gli occhi a stento in quel lacerante dolore alla testa, respirando piano, provandosi a calmare, a non pensare.
Stava impazzendo, sentiva che ne saprebbe uscito pazzo da quella situazione.
Si sentiva sporco, un traditore, un lurido bastardo che stava approfittando dei suoi amici che si fidavano di lui!
I Weasley lo trattavano come un fratello, Molly lo trattava come un figlio quasi, si preoccupava di preparargli spesso e volentieri i pasti e mandarglieli via gufo, di tenere un po’ in ordine quella casa… anche se spesso battibeccavano …
Remus si fidava di lui, Dora si fidava di lui, Kinglsey, Alastor… tutti gli avevano dato una seconda opportunità, stavano lottando contro il ministro per deviare le sue tracce, a volte rischiavano il posto di lavoro!
Silente…  Albus non faceva altro che preoccuparsi per lui.
Minerva McGranitt gli mandava sempre biscotti e care lettere di saluti, ricordandogli che non era solo e che prima o poi, quell’agonia in quella casa sarebbe finita, che prima o poi sarebbe stato libero!
E Harry… il suo figlioccio.
Con quale coraggio l’avrebbe guardato in faccia quando sarebbe tornato da Hogwarts per le vacanze?
Non faceva altro che pensare a Bellatrix ultimamente, a colei che aveva appoggiato l’omicidio di James e Lily Potter, i suoi migliori amici?
Cosa stava pensando James di lui da lassù?
Stava tradendo suo fratello… il suo migliore amico.
Si sentiva così sporco, così sudicio.
Ma allo stesso tempo non sarebbe riuscito a sopravvivere senza quella vipera, senza Bellatrix, sua cugina.
Quei baci avevano un sapore così strano, così passionale, erano un misto di odio e amore, un concentrato di rabbia e dolcezza che lo attirava sempre più nelle sue grinfie, che lo legava ancor più al passato, più di quanto lui già non fosse.
Sirius viveva di ricordi.
Perché alla fine… gli restavano solo quelli.
E ora che sembrava poter avere un’occasione per collezionarne altri,  per vivere! Per superare quel momento di desolazione che erano stati gli anni ad Azkaban non se lo sarebbe lasciato sfuggire!
Ma dannazione… andare contro ogni principio, ogni regola, ogni valore morale.
Non c’era mai stato guaio più appetitoso di quello, “marachella”, “errore” , più divertente di quello… non c’era mai stato nessun gioco così divertente e pericoloso.
Già…pericolo.
Sirius Black rideva in faccia al pericolo.
E così fece anche quella volta.
Lui effettivamente non stava tradendo l’Ordine, doveva stare calmo! E non stava neanche facendo del male a Harry… no, no!
Sorrise rasserenandosi.
Lui si portava solo a letto Bellatrix, non le rivelava mica cosa organizzava l’Ordine o qualcosa su Harry! Doveva stare calmo… forse non era davvero un traditore.
Sospirò e guardò avanti a se, più tranquillo.
Ma intanto si domandava, cercava altre mille risposte:
Perché lo faceva?
improvvisamente ricordò tutti i loro “ti amo” rubati.
Forse non era solo sesso… forse era amore… e se davvero fosse stato ciò?
Non poteva innamorarsi di Bellatrix!
Non poteva tornare a provare quel sentimento… forse non aveva mai smesso di amarla da quella fatidica notte d’Agosto.
Deglutì e chiuse ancora gli occhi.
Scattò in piedi e sentì un crampo allo stomaco quando la puntualità di sua cugina si fece sentire.
Un sonoro “Pop” annunciò il suo arrivo in quel salotto.
Era comparsa proprio d’avanti a lui.

<< cagnaccio ti vedo pallido, cos’hai? >> domandò ghignando la donna, togliendosi il mantello con disinvoltura, lasciandolo cadere sul divano.
<< niente… comunque.. pensavo! Non possiamo vederci qui…è pericoloso per te, per me…per tutti! >> esordì serio, avvicinandosi a lei.
<< qualcuno ha avuto difficoltà a spiegare come mai ha dormito nudo in salotto? >> domandò Bella ridendo e lasciandosi cadere seduta sul divano accanto, accavallando le gambe ghignando, osservando Sirius in piedi dinanzi a lei.
<< per colpa tua Piton pensa che mi faccia Kreacher… >> borbottò l’uomo accennando un piccolo sorriso.
Doveva ammettere che alla fine, con Bellatrix, si divertiva… indipendentemente dalle provocazioni e dal sesso o amore, doveva ancora definire quel dettaglio, ma si divertiva e forse… si stava rendendo conto che le voleva bene, ma davvero molto bene.
La sentì ridere e la vide alzarsi, dirigendosi verso il mobile degli alcolici poco distante, aprendolo e servendosi.
<< Sono un genio…avrei desiderato esserci >> mormorò ridendo versandosi del Rum in un bicchierino, bevendolo in un solo sorso, per poi tornare da lui.
<< Umh..meglio che non ci sei stata.. comunque ero serio poco fa… non possiamo vederci qui >> mormorò prendendole una mano e baciandone il dorso, per poi attirarla a se e ripetere il gesto sul collo.
Era incredibile ma…la sua pelle era così attraente, lei era completamente attraente!
<< e come mai? >>
<< a casa mia potrebbe comparire qualcuno dell’Ordine >>
<< da me qualche mangiamorte… >> mormorò lei cercando le sue labbra, incrociandole, mordendole delicatamente per poi cercare la sua lingua, sfiorandola con dolcezza e passione, sogghignando nel sentirlo rispondere al bacio e lasciar correre una sua mano sul fianco.
<< vorrà dire che non potremmo vederci Trix! >> borbottò lui contro le sue labbra, scherzando
<< NO! …ho bisogno di te cugino! >> mormorò lei ghignando.
<< ma guarda… Bellatrix Lestrange dipende da me e dal mio corpo >> esordì ridendo Sirius, mordendole il collo.
<< tu anche dipendi da me… e allora? Non vantarti tanto! >> sbottò lei allontanandosi da lui e facendo un giro per il salotto, mentre lui a stento riusciva a toglierle gli occhi di dosso e continuava a fissarla.
<< dipendere da te? Cosa te lo fa pensare? >> domandò Sirius accigliandosi, avvicinandosi all’albero di Natale poco distante, raccogliendo un paio di palline che erano in terra e iniziando ad appenderle .
<< come mi guardi Black >> sibilò lei, avvicinandosi a lui, poggiando delicatamente le labbra al suo orecchio, sogghignando.
Sirius rise e si voltò baciandole la guancia, passandole una palla, vedendola accigliarsi osservando la sfera di cristallo tra le sue mani accigliata.
L’uomo rise e ne prese un’altra, continuando ad addobbare l’albero.
<< mi pare che con le palle ci sai fare! Datti da fare Bella! >>
esordì sogghignando, vedendola sgranare gli occhi a quelle parole e poi sogghignare maliziosamente, per poi appendere una palla di Natale all’albero.
Ed ecco che… sembrava di vivere un Flash-Back.
A Grimmauld Place erano sempre loro due da ragazzi a fare l’albero, a volte di aiutava anche Andromeda e Narcissa, ma spesso erano solo loro due… soprattutto perché tra i Black non tenevano particolarmente al Natale.
Era vista solo come una festa per organizzare balli per mettersi in mostra con gli altri purosangue.
Iniziarono ad appende le varie palline colorante sull’albero e ma mano che tutto diventava più colorato sui loro volti comparivano piccoli sorrisi quando i loro guardi si incrociavano.
Ma non erano sorrisi qualunque… erano sorrisi veri.
<< Ricordi quando lo facevamo da ragazzi? >> domandò Bella arrossando leggermente sulle gote. Sir la guardò e le sorrise leggermente << certo! La stella in alto dovevi metterla sempre tu >> mormorò incrociando il suo sguardo, per poi vederla sorridere ampiamente e ghignare, beffarda.
<< giuuuusto >>
mormorò la donna afferrando la stella e avvicinandosi a Sirius, prendendolo per le spalle, vedendolo osservarla interrogativo.
<< Su prendimi in braccio! Così la metto ora e non se ne parla più! Tra poco devo anche andare! >> disse lei ridendo leggermente, vedendolo ancora perplesso: non che Bellatrix fosse grassa…anzi, aveva un corpo perfetto, ma Sirius non era molto sicuro che col mal di testa che ancora rosicchiava le sue tempie e spappolava il suo cervello sarebbe riuscito a tenerla e soprattutto a reggersi in equilibrio.
Nonostante ciò  si chinò e la prese.
<< Bella non muoverti molto >>
ma lei si limitò a ghignare mentre si allungava per mettere la stella sulla cima dell’abete incantato.
<< A destra…>> mormorò sentendo Sir sotto di lei spostarsi << No! Scusa.. sinistra >> e Sir obbedì
<< Sir sei un incompetente! Avevo detto Destra! >> sbottò lei vedendolo sgranare gli occhi mentre lei si sbilanciava per guardarlo << ma Bella hai detto a… no! No! Non sbilancia…>>
ma Sirius non fece in tempo a terminare la frase, si ritrovarono in terra, l’una sopra l’altro.
<< Ops, ma guarda! Sono caduta su Sirius Black >> squittì lei con un tono isterico nella voce, con un risolino acuto.
Lui scosse la testa e si sporse per baciarla, ridendo.
<< Sei sempre la solita Trix! >> mormorò quasi con dolcezza
<< Non chiamarmi Trix! …è orribile! >> disse lei mordendogli il collo, mentre lui faceva una smorfia: doveva trovare davvero un modo per mascherare quei morsi e succhiotti..magari qualche cosmetico!
<<  …perfetto… micia ti piace ?? >> domandò lui guardandola.
D’altronde Bellatrix era così oscura, così tetra e buia, intrigante che molto spesso l’associava a un gatto nero, soprattutto quando sentiva le sue unghie graffiargli la schiena. Probabilmente se fosse stata un animagus sarebbe stata perfetta così.
<< Mia0>> mormorò lei imitando un gatto, imitando gli artigli con le unghie e sgraffiandogli leggermente la guancia, ridendo, per poi baciarlo dove aveva tentato di graffiarlo.
<<  è meglio di Trix… anche se è troppo dolce >> borbottò mordendolo sulla mascella.
<<  quanto sei esigente >>
<< e tu privo di fantasia cagnaccio >> mormorò tornando a incrociare le sue labbra con leggera foga mentre gli accarezzava le spalle e giocava con qualche ciocca dei suoi capelli.
Ancora una volta confermava a se stessa che la sua vita sarebbe stata diversa accanto a Sirius, che forse nel suo cuore non avrebbe albergato tanto odio e rancore come ora che viveva con Lestrange, che detestava.
Sirius la faceva sentire donna, la faceva sentire amata, coccolata, apprezzata.
Accanto a Lestrange viveva costantemente sulla difensiva, mostrando una maschera per difendersi dagli scatti di rabbia di quell’uomo, per tenergli testa.
Accanto a Lestrange era una macchina da guerra, una magiamorte spietata pronta a uccidere con le sue stesse mani…
ma accanto all’uomo che amava…come poteva mostrarsi così? Avvertiva uno strano calore al cuore, come se si stesse sciogliendo, delle strane farfalle allo stomaco, come se non avesse mangiato…
non si riconosceva neanche lei.
…Ma nonostante ciò bastava tornare a casa per ritrovare se stessa, sembrava come se soffrisse di due personalità: con Sirius buona, col resto del mondo un mostro.
Ma cosa sarebbe accaduto quando avrebbe dovuto far conciliare le due personalità? Quando avrebbe dovuto mettere da parte l’amore e lottare contro l’amato lasciando libero sfogo a quella minima parte d’odio che provava ancora per lui?
E tra quei baci, che pian piano si facevano sempre più passionali, Sirius si domandava esattamente le stesse cose, mentre ancora una volta, quel salotto, come la Luna molti anni prima, tornava a ospitare un altro piccolo segreto (al quale Sirius, l’indomani, avrebbe dovuto trovare una spiegazione, così come Bella con suo marito, che non restava indifferente ai segni violacei sul collo).
Quella notte, ancora una volta, i due, si ritrovarono a fare l’amore.
 
 
 

SdA: ecco cari lettori un nuovo capitolo.
Spero non vi abbia deluso e soprattutto spero che apprezziate un po’ di dolcezza tra i due…che d’altronde vivono sempre di foga e passione per non mostrarsi deboli e non si abbandonano alle bellezze dell’amore, alla dolcezza del sentimento.
Vi ringrazio tutti per le care recensioni e le visite.
Un caro saluto,
Zia Molly
 
Ps: attendo un vostro parere :3

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Capitolo 18
*** Prigionieri in casa propria ***


Prigionieri in casa propria

 


Stretti, l’uno all’altra, Sirius e Bellatrix si erano addormentati, ancora una volta, insieme, nel salotto di Grimmauld Place.
La stanza era quasi tutta buia, se non fosse stato per le lucine dell’albero di Natale che con un ritmo frequente si accendevano e si spegnevano, delineando le loro forme nell’oscurità, i loro corpi.
Bella era poggiata al petto di Sirius, stringendolo, tenendo le dita della mano incrociate a quelle dell’uomo, con una certa dolcezza, con una leggera forza, rendendo evidente il desiderio di non lasciarle mai.
Se qualcuno li avesse visti lì, in quel momento, non li avrebbe riconosciuti.
I loro volti erano rilassati, assopiti, tranquilli ed era raro vedere sulle loro facce smorfie così asciutte, vederli stringersi così dolcemente.
Forse chiunque fosse passato di lì, li avrebbe giustificati dicendo che stavano dormendo, che non sapevano chi avevano accanto: ma nel sonno entrambi erano consapevoli di stringere il loro peggior nemico tra le braccia.
Sirius invece, la stringeva in una gelosa, stretta protettiva nel sonno, mentre le teneva la mano, e le loro gambe si intrecciavano.
Di certo non avvertivano il freddo gelido del pavimento, perché tra di loro c’era un certo calore, un certo affetto che allontanava ogni disagio che li circondava.
Ovviamente sarebbe stato molto più comodo ritrovarsi in un letto caldo o sul divano… ma per  loro due non c’era problema, l’importante era aversi, l’importante era ritrovarsi a lottare e a sfogare quel costante odio/amore che si era creato tra loro!
Entrambi sognavano il giorno in cui si sarebbero dovuti scontrare davvero, entrambi si ritrovavano a pensare dove sarebbe successo, cosa sarebbe accaduto, chi avrebbe ucciso chi, in quale modo… erano incubi che facevano riaffiorare nei loro cuori la paura, il terrore, il rancore…
Bellatrix malediceva il giorno in cui Sirius era fuggito, Sirius il giorno in cui lei era stata marchiata.
Se quei due avvenimenti non avessero sconvolto la vita dell’altro loro.. in qualche modo, sarebbero potuti stare insieme! Se non vi fosse stato Lord Voldemort, l’Ordine… in altre circostanze si sarebbero amati davvero, avrebbero lottato per stare davvero insieme.
Ma forse a entrambi l’idea di essere una coppia, forse sposati, forse fidanzati ufficialmente,  non piaceva granché, per diversi motivi: non c’era il divertimento, l’inebriante sensazione che ti avvolgeva quando infrangevi le regole, la soddisfazione di averla fatta franca ancora una volta… c’era la magia del segreto da mantenere.
Era quello il bello dell’essere amanti.
Non dovevano rivelare i loro sentimenti, non c’era bisogno di dire all’altro che l’amava, lo sapevano e basta, ma nonostante ciò indossavano maschere per dimostrare odio all’altro: era un gioco dove non bisognava apparire deboli, una gara a chi dimostrava meno amore ma ne provava di più.
E la cosa…piaceva a entrambi.
Nelle menti di entrambi correvano veloci immagini, sogni, incubi, speranze, pensieri.. preoccupazioni… ma restavano sempre abbracciati, stretti.
Ma quella stretta si spezzò quando nella notte un urlo preoccupato squarciò il silenzio.
<< Sirius! Sirius! Maledizione Black! dove sei? >> la voce di Phineas Nigellus Black, bis-bis- nonno di Sirius e Bellatrix, nonché vecchio preside di Hogwarts  echeggiava per la casa.
L’uomo chiamava a gran voce dal suo ritratto, nel quale era stranamente comparso, di solito passava le giornate nella copia custodita nell’ufficio del Preside a Hogwarts.
<< Sirius! Sirius! >>  urlava. Sotto ordine di Silente stesso era stato mandato in quell’appartamento per avvisare di quanto successo al ministero.
Arthur Weasley, che era di guardia nell’ufficio Misteri, era stato attaccato da Lord Voldemort, l’Ordine doveva esser informato!
<< SIRIUS! >> urlò ancora e svegliandosi di colpo nel sonno, l’uomo scattò sui gomiti, obbligando anche Bella a svegliarsi.
Vide la cugina mugugnare qualcosa, mentre Felpato si guardava attorno con occhi sbarrati, impaurito, timoroso che qualcuno dell’Ordine fosse arrivato e li avesse visti insieme.
La donna si passò una mano tra i capelli e mugugnò qualcosa, spostandosi da sopra di lui disorientata:
cosa era successo?
Lo vide scattare in piedi e rivestirsi velocemente.
<< Sir…che succede? >> domandò accigliandosi, alzandosi anche lei, decisamente assonnata.
Erano soltanto le 4 del mattino.
<< SIRIUS ORION BLACK DOVE SEI? >> urlò Phineas chiamando il nipote.
A quel  punto anche Bellatrix si voltò a guardarlo disorientata, non capendo, pensando anche lei, immediatamente, che fosse arrivato qualcuno.
Incrociò lo sguardo del cugino, che stava indossando la camicia velocemente, in cerca di spiegazioni e afferrò immediatamente l’intimo, iniziando a rivestirsi: doveva andare via di lì!
Il moro Black incrociò lo sguardo con sua cugina, il cuore in gola; sapeva che non dovevano vedersi lì, che era pericoloso per entrambi!
Per l’Ordine!
Lei avrebbe potuto scoprire che quello era il rifugio dell’Ordine della Fenice!
<< Aspettami qui! >> disse scoccandole un veloce sguardo mentre lei cercava nella stanza il suo corpetto: chissà dove era andato a finire!
Sirius corse fuori, salì velocemente le scale e quando si ritrovò al cospetto del bis-bis nonno incrociò il suo sguardo; era evidente che ci fosse qualcosa che non andava, sembrava preoccupato, alterato e anche leggermente infuriato: a nessuno fa piacere esser svegliati di notte, anche se si tratta di cose urgenti e importanti!
<< Arthur Weasley è stato attaccato al ministero, Lord Voldemort ne è l’artefice,  i figli lo raggiungeranno immediatamente alla Tana, Harry sarà con loro… avvisa gli altri >> e detto ciò svanì.
Sirius restò qualche secondo a osservare lo sfondo nero del ritratto nel quale la figura del vecchio parente era svanita.
Come faceva ad avvisare l’Ordine se Bellatrix era in salotto? Come poteva mandarla via senza farle recare sospetti?
Corse di sotto e fu proprio mentre scendeva le scale che udì la porta di ingresso sbattere, forse era andata via da sola, forse aveva captato il pericolo, d’altronde era molto acuta.
Ma invece no!

Quando arrivò nell’ingresso le mani iniziarono a sudare, un brivido gli percosse la schiena quando vide entrare Remus, Alastor, Kingsley e Nimphadora.
Sgranò gli occhi e il cuore mancò qualche battito vedendo Alastor far roteare l’occhio per la casa.
Era evidente che aveva captato qualcosa di pericoloso, qualche presenza estranea.
Immediatamente Nimphadora si avventò su di lui, rischiando di inciampare sui suoi stessi passi, mentre Remus, le afferrava il polso e le impediva di cascare, accompagnandola nei movimenti e facendo si che si ritrovasse tra le braccia di Sirius e non cascasse.
<< Sirius! Hai saputo vero? …Sai cos…>>
Ma la donna dai capelli colorati non riuscì a terminare la sua frase, Alastor aveva estratto la bacchetta.
<< Fuori le bacchette, orecchie indiscrete sono capitate qui nel momento sbagliato >> Detto ciò il cuore di Sirius sprofondò.
La sua mano vagò automaticamente nella giacca e prese la bacchetta, non potendo fare altro.
La porta del salone fu aperta all’improvviso e quando entrarono l’unico rumore fu il ghigno di Alastor che si ritrovò nuovamente al cospetto della famigerata Mangiamorte, la quale restò spiazzata e immediatamente guardò Sirius.
Era disarmata, le sue armi erano poggiate sul camino, che era nella parte opposta della stanza, era riuscita a vestirsi giusto in tempo.
Sul suo volto era dipinta una smorfia di sorpresa, gli occhi sgranati, le labbra socchiuse e le mani erano ovviamente scattate sul porta bacchetta sul fianco, restando paralizzate quando si resero conto che non c’era nulla.
Sirius la osservava, con la bacchetta puntata: ora cosa sarebbe accaduto?
<< Incarceratus! >> ruggì Moody mentre Bella tentava di fuggire alla presa della corda smaterializzandosi e cercando di fuggire per la casa diventando una nube di fumo nero.
Ma fu quando fece per prendere il volo che ricadde in terra ai loro piedi, ai piedi di Sirius che guardò negli occhi amaramente.
Dal suo punto di vista era evidente che era stato tutto organizzato, che Sirius Black era riuscito a tendergli una trappola!
<< TU! Feccia della terra… lurido Traditore…come hai osato? >> sibilò guardando Sirius: negli occhi neri, Sirius, mentre la osservava leggeva la delusione, la sorpresa la rabbia... non sapeva cosa dire, cosa fare, guardò Remus e poi Tonks.
<< chiudetela in una camera, quando arriveranno gli altri decideremo cosa farne…>> sibilò Alastor con un ghigno soddisfatto.
Era evidente che se fosse dipeso da lei Bellatrix poteva già ritrovarsi sul treno di sola andata ad Azkaban, lui la odiava, Alastor era un grande amico di Frank Paciok e avere un’occasione di vendetta come quello sembrava unica e inimitabile.
Era forse l’unico modo per rimandarla ad Azkaban.
<< Salutami mammina, lurida Mezzosangue >> sibilò Bellatrix scoccando uno sguardo a Tonks che risentita la guardò amaramente, inorridita e si limitò a darle le spalle, ad andarsene infuriata.
Sapeva quanto sua madre piangeva per aver perso le sue sorelle, sapeva quanto desiderasse rivederla, quando avrebbe pagato per rivedere sua sorella, Bellatrix, la sua amata sorella maggiore.
Sapeva quanto orgogliosamente Andromeda nascondeva il dolore che avvertiva per colpa dei quella donna che ora giaceva legata sulla soia del salotto.
Remus e Sirius si guardarono, si chinarono e l’afferrarono per le corde, che le bloccavano le braccia, l’aiutarono ad alzarsi.
A sua volta Bella non faceva altro che dimenarsi, urlare, chiamare il suo signore, evocare il morsmorte e soffrire perché il marchio aveva incominciato a bruciare fortemente, a lacerare la pelle: l’Oscuro li stava chiamando a raccolta e lei era bloccata lì.
Era stata presa in ostaggio dal cugino, da quel maledetto bastardo che era riuscito ad ingannarla.
Provarono a farle salire le scale, tentarono, ma Bella iniziò a dimenarsi, rifiutandosi di salire.
Così la chiusero nella stanza dell’Arazzo.
La gettarono dentro e quando la donna si ritrovò in terra si limitò a guardare Sirius e a sputargli contro.
<< mi fai schifo, feccia della terra… traditore >> sibilò guardandolo con Odio, iniziando a scuotersi, a provare a liberarsi dalla presa di quelle corde, provò anche a smaterializzarsi, ma sembrava impossibile: quella casa era incantata e lei troppo arrabbiata per concentrarsi e svanire in una nube di fumo.
Quando aveva vissuto per la prima volta quell’anno ciò non era accaduto, non era accaduto perché odiava Sirius Black, perché aveva soppresso l’amore per sempre… desiderava, in quel momento, svegliarsi e rendersi conto che tutto era tornato come prima…che non era mai avvenuto nulla, che non era mai tornata indietro nel tempo con Potter.
Non voleva tornare ad Azkaban, preferiva morire!
Lei doveva aiutare il suo Signore, sarebbe stata inutile chiusa in quel carcere!
Ma era certa che se vi fosse tornata l’avrebbero portata via.
Urlò ancora, ruggì di rabbia, mentre qualche lacrima rigava il suo fiso dal nervoso: odiava Sirius Black, quel maledetto bastardo si era approfittato ancora una volta dei suoi sentimenti!
Maledetto cuore, maledetti sentimenti! Avrebbe desiderato strapparsi il cuore dal petto e gettarlo via! Inutile organo!
Si era innamorata e lei non poteva amara! Lei non doveva! Doveva odiarlo quel cane maledetto!
Doveva odiarlo come stava facendo in quel momento: se solo avesse avuto la sua bacchetta o il suo coltello l’avrebbe ucciso!


Intanto, erano passate circa due ore e tutto l’Ordine della Fenice era riunito in cucina, tutto eccetto Piton che data la presenza di Bellatrix e la riunione dell’Oscuro a villa Malfoy, si era recato lì per non recare sospetti: se fosse mancato sarebbe sembrato strano e se fosse stato a Grimmauld Place e Bella l’avesse sentito ugualmente.
In cucina, Silente era seduto a capo tavola che silenziosamente pensava, Sirius accanto a lui, di fronte Remus e poi seguiva il resto del tavolo.
<< Arthur come sta? >> domandò il preside guardando Kinglsey che era di ritorno dal San Mungo.
<< ha ripreso conoscenza, la sua famiglia è lì ad assisterlo >>
<< Bene >> mormorò pacato, mentre Alastor Moody osservava la scena da un angolo, nervosamente.
<< Albus cosa ne faremo della pazza? >> sibilò in un lieve ruggito.
<< mi sembra ovvio, la manderemo ad Azkaban! >> esordì la voce risoluta della McGranitt che era accorsa anche lei.
Intanto Silente rifletteva silenziosamente, guardandosi attorno, mentre tutti parlavano e esponevano la sua; eccetto Sirius, che silenziosamente osservava la scena.
Lui glie l’aveva detto che non dovevano vedersi lì, che doveva andare via, se lo sentiva che sarebbe successo, e ora, ora si ritrovava a piangere sul latte versato mentre osservava quella scena che gli ricordava uno di quei film babbani dove la polizia decide cosa fare del condannato.
Nessuno, in quella stanza, sembrava sospettare di lui,  sembrava aver capito che lui c’entrava qualcosa nell’accaduto e ciò era un bene… ma non poteva permettere che finisse ad Azkaban.
<< Minerva non dobbiamo esser  frettolosi nelle decisioni  >> mormorò pacato Silente, vedendo la faccia sbigottita della cara amica, della collega, che lo osservava accigliato.
<< ma, Albus, Bellatrix Lestrange è una seguace di… tu-sai-chi, non possiamo lasciarla in circolazione… >>
<< la farebbero evadere comunque e darebbero la colpa a Sirius… ciò non ci aiuterebbe e non migliorerebbe la sua situazione! >> la interruppe Silente.
Sentendo quelle parole Felpato levò la testa e guardò il preside: per un secondo pensò che l’avrebbe rilasciata, per un istante la speranza lo avvolse ma allo stesso tempo una goccia di paura bagnò il suo cuore: e se le avessero fatto qualcosa di peggiore?
Ovvio che no, l’Ordine non era come l’esercito oscuro.
<< Cosa intendi farne allora? >> domandò Kinglsey
<< …tenerla qui e cercare di scoprire cosa sta tramando Voldemort >> mormorò ancora pensoso, lasciando tutti spiazzati, Sirius stesso.
<< ma abbiamo Severus che ci informa… >> controbatté Remus flebilmente, accigliato.
<< io non mi fido di Lui, interrogare Bellatrix potrebbe essere utile >> disse Sirius, incrociando le braccia al petto.
<< Sirius smettila con le tue fissazioni per quell’uomo! Non siamo più ai tempi della scuola >> lo ammonì la McGranitt, che ricevette soltanto un’occhiata torva di risposta.
<< Tenere Bellatrix qui… >> iniziò Albus piano, attirando l’attenzione di tutti << significherebbe scoprire se dubitano di Severus e se c’è dell’altro che noi non sappiamo. Vi ricordo che Severus è impegnato ad Hogwarts, non può recarsi sempre agli incontri con Voldemort >>
<< ma Albus… tra poco la scuola finirà, Harry verrà a Grimmauld Place… >> sussurrò con tono sommosso e preoccupato l’insegnante di Trasfigurazione.
<< Harry sarà protetto dai membri dell’Ordine, Bellatrix non potrà far nulla… resterà per la maggior parte chiusa nella sua stanza >>
<< dovremo organizzare dei turni di guardia allora …potrebbe fuggire dalle finestre! O Smaterializzarsi via!>> mormorò Nimphadora accigliandosi
<< la casa è incantata… nessuno può uscire, solo entrare >>
A quelle parole il solito nodo alla gola travolse Sirius, sentire ciò gli ricordò solamente che era ancora in prigione, era imprigionato in casa sua.
Aveva dimenticato quel particolare da quando aveva iniziato a frequentare Bella… le giornate trascorrevano più velocemente con la consapevolezza che l’avrebbe vista, passare il tempo con lei faceva passare più velocemente le giornate.
<< Albus se scapperà giuro che manderò te ad Azkaban al posto suo >> sibilò Alastor, ovviamente in disaccordo con quella scelta, svenendo in un sonoro “Pop”.
Dopo quel “Pop” la riunione poteva definirsi conclusa.
<< Harry arriverà tra due giorni, non voglio che resti mai solo, dite a Ron e Hermione di stargli vicini e non lasciarlo con Bellatrix per nessuna ragione.
Oltre tutto nessuno dovrà entrare dalla porta d’ingresso… si entra solo dai camini!
Ora slegatela e illustratele la sua camera>> e date le ultime istruzioni sia Albus che Minerva scomparvero, lasciando soli Remus, Sirius, Tonks e Kinglsey.

I quattro si guardarono e fecero una smorfia.
Era calato il silenzio, era evidente che ognuno stava ragionando su quanto successo e esprimeva dentro di se le sue considerazioni.
D’improvviso Sirius si alzò e si recò in salone, senza posare lo sguardo sugli angoli di quella stanza che erano complici dei loro giochi si avvicinò al camino e prese le armi della cugina, tornando in cucina.
<< Dora.. credo che sia meglio che queste le tieni tu >>
<< no, non posso… se le dovesse trovare mia madre sai quanto ci resterebbe male >> mormorò prendendo tra le mani il coltello, osservandolo.
La lama era tagliente e su di essa c’era scritta la frase “Mai perdonare. Mai dimenticare”.
Sapeva bene, la giovane donna, che se l’avesse trovato sua madre sarebbe scoppiata in lacrime e la povera Andromeda aveva sofferto tanto per colpa di sua sorella Bellatrix.
<< Bene, allora vorrà dire che li terrò io >> disse Kinglsey facendosi avanti, prendendo le armi della mangiamorte e nascondendole nelle tasche interne del mantello.
E finito quel piccolo dibattito si separarono e si avviarono nella sala dell’arazzo.
La trovarono in terra, stesa, addormentata nella rabbia, in un angolo.
Sembrava che si trovasse ad Azkaban,  era certa che si sarebbe svegliata lì, Sirius lo sapeva, ed era per quello che già aveva assunto la tipica posa insofferente di chi combatteva il freddo in quel carcere.
Fu Sirius stesso a prenderla in braccio e a portarla nella stanza che di solito le veniva affidata quando lei e la sua famiglia andavano a trovare zia Walburga a Grimmauld Place.
Era d’avanti al sua stanza, così poteva tenerla meglio d’occhio.
La slegarono, la adagiarono sul letto e la lasciarono addormentata lì, chiudendo poi la porta della sua stanza.
Mentre Sirius scendeva le scale però faceva una considerazione: almeno avrebbero passato un po’ di tempo insieme, senza problemi!





SdA: Bene cari lettori, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Mi scuso sin da subito per aver caricato un po’ tardi ma tra scuola, comunioni e battesimi non ho avuto tempo di aggiornare!
Spero non mi crucerete <.<
Attendo vostre opinioni sul capitolo.
Ringrazio tutti i lettori e tutti coloro che mi fanno sapere la loro opinione sui capitolo, lasciando
bellissime recensioni.

Un caro saluto,
Zia Molly

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Capitolo 19
*** il tempo sta correndo troppo velocemente ***


Il tempo sta correndo troppo velocemente

 

Tutto sembrava congelato.
Una gelida quiete avvolgeva le campagne inglesi, mentre la pioggia invernale martellava sul terreno e scioglieva la neve che pochi giorni prima si era posata leggiadra.
I terreni erano ricoperti di fanghiglia e il laghetti che durante il tragitto che l’Hogwarts Express incontrava  erano ancora quasi tutti ghiacciati.
La pioggia tamburellava sui finestrini del treno e le nuvole cariche di pioggia, scure come non mai coprivano completamente il cielo, impedendo al sole di illuminare quel  truce pomeriggio.
Sembrava tarda sera, quasi notte forse, ma se si posava l’occhio sull’orologio erano soltanto le cinque e mancava circa un’ora e mezza all’arrivo a Londra.
Lo sapeva bene Harry Potter che aveva appena chiesto che ora fosse a Hermione.
Quello scompartimento era terribilmente silenzioso senza Ron..e soltanto ora, Harry e la sua migliore amica se ne rendevano conto. Solitamente Hermione leggeva e i due ragazzi chiacchieravano, ma ora che il rosso Weasley  era tornato a Londra con i fratelli per assistere Arthur  non era la stessa cosa.
Di tanto in tanto i due scambiavano due chiacchiere, ma in un viaggio lungo quattro ore avevano parlato davvero poco e forse la cosa non era dispiaciuta a nessuno dei due, d’altronde Hermione era concentrata nella lettura e Harry perso nei suoi pensieri.
Era il momento della verità!
Ora sarebbero tornati a Grimmauld Place e avrebbero saputo… avrebbero scoperto quanto bastava, avrebbero avuto la conferma sui loro sospetti, la risposta alle loro domande:  Sirius e Bellatrix avevano una relazione segreta? Lei era innamorata ancora di Lui? E lui? …la mangiamorte aveva un piano?
E mentre Harry ricapitolava tutte quelle domande un lapsus, un flash improvviso lo riportò alla realtà, sgranò gli occhi e scattò a guardare Hermione, poi si guardò attorno e estrasse la monetina dell’Es, il loro mezzo di comunicazione!
Ora che ci pensava, ora che rifletteva..nonostante avesse seguito innumerevoli lezioni con i ragazzi, soltanto ora si rendeva conto che mancavano alcuni volti!
Marietta ad esempio, l’amica di Cho, non faceva parte dell’ES!
Era a scuola ma non ne faceva parte!
Sorrise pensando ciò, ciò significava che la Umbridge, forse, non li avrebbe scoperti; d’altronde l’anno prima era stata proprio l’amica di Cho a fare la spia!
Sorrise e roteò la monetina tra le dita soddisfatto e scoccò uno sguardo a Hermione, che ricambiò con un’espressione interrogativa e accigliata, ma Harry si limitò a sorriderle.
Era normale che i due comunicassero con uno sguardo! …ora mai si capivano anche solo con quelli, si conoscevano benissimo!

Ma quel gioco di sguardi, d’improvviso, fu interrotto.
Il ragazzo dai capelli brizzolati, neri come la pece, gli occhi azzurro cielo, con variabili sfumature, un gran sorriso e il volto dai tratti marcati aveva appena aperto la porta scorrevole del loro scompartimento.
<< Mark! >>
esordì Hermione salutandolo, sorridendo.
<< Granger!  Harry! >>
li salutò entrando e sedendosi accanto a Harry, sorridendo al ragazzo, che ancora una volta lo guardava sbigottito e accigliato: tutt’ora Harry non riusciva a capacitarsi della presenza aggiuntiva o la mancanza improvvisa di alcuni studenti di Hogwarts… per altro si chiedeva com’era possibile! D’altronde lui aveva solo influenzato le vite di Sirius e Bellatrix, cosa c’entravano gli altri?
<< come ve la passate? >> domandò il ragazzo guardandoli, giocando con Grattastinchi che immediatamente era balzato dalle gambe di Hermione a quelle del ragazzo.
<< Bene…  tu? >>
Domandò Harry incrociando velocemente il suo sguardo, confermandosi, ancora una volta che a lui, quel ragazzo ricordava qualcuno.
<< bah bene… andare via da Hogwarts è angosciante! Dovrò tornare in collegio… e detesto quel posto! Quand’ero bambino credevano che fossi pazzo… ma poveri babbani, non sapevano che ero un mago >> esordì scoppiando a ridere, lasciando che sui volti di Hermione e Harry comparisse un lieve sorriso.
<< non sapevo che vivevi in un collegio… >> mormorò Harry guardandolo.
<< come non lo sapevi? …credevo di avertelo detto …>> sussurrò il ragazzo sbigottito, accennando un piccolo sorriso interrogativo.
Ma Harry e Hermione si scoccarono uno sguardo: era evidente che Hermione avesse inteso che probabilmente, nel passato, nell’anno che aveva vissuto Harry quel ragazzo non c’era, chissà quante altre cose mancavano!
<<  perdonami… devo averlo dimenticato >> si giustificò Harry accennando una piccola risata.
<< Tranquillo Harry… Beh ora vado,  Dean mi aspetta! Ciao! >> esordì  smaterializzandosi d’avanti ai loro occhi, svanendo in un sonoro “POP”, lasciando Harry perplesso.
Se Mark si era appena smaterializzato significava che era più grande di loro, sicuramente andava qualche anno avanti, probabilmente era un coetaneo di Fred e George.
<< Harry… lui non c’era vero? >> domandò Hermione guardando l’amico.
<< No… prima che io ripetessi quest’anno, lui e tanti altri non c’erano… >>
e detto ciò Hermione fece una smorfia e gli scoccò uno sguardo preoccupato.
<< Hermione… cosa sai di Mark Turner?>>
l’amica lanciò un sospiro e chiuse il libro dopo aver messo il seno, poi, lo guardò << Beh … da quel che so, non ha mai conosciuto i suoi e sul suo stato di sangue non si sa nulla… è stato abbandonato quand’era appena nato!  E’ molto abile nella trasfigurazione, dicono abbia tutte E … ed è un talento naturale in pozioni>> mormorò sbigottita, quasi stizzita, infastidita forse.
<< ma… allora perché è un Corvonero? >>
<< non so… è il capello che decide Harry … e poi va bene solo in quelle di materie, nelle altre scarseggia >> disse accennando un sorriso compiaciuto, ancora una volta il lato competitivo nell’ambito scolastico emergeva in Hermione.
<< capisco … >> mormorò il ragazzo tornando a guardare fuori il finestrino.
E così cadde nuovamente il silenzio fino all’arrivo a Londra.

Una volta giunti a Londra, come sempre, furono i signori Granger a risparmiare a Harry uno scomodo viaggio in autobus, d’altronde i Dursley non si erano mai preoccupati di accompagnarlo o andarlo a prendere in stazione, e sin da quando era piccolo lo mandavano da solo …cosa che non stupiva affatto Harry, ma per sua fortuna c’erano i Weasley che si occupavano di lui.
Il tragitto fu breve, d’altronde Grimmauld Place non distava molto dalla stazione.
Quando arrivarono furono accolti calorosamente, la signora Weasley si preoccupò di abbracciarli come sempre e chiedergli ogni dettaglio del viaggio, Fred e George comparirono d’improvviso e Harry sorrise nel vedere Sirius andargli incontro e abbracciarlo.
Si strinse a lui e dopo aver chiacchierato brevemente Ron comparve alle loro spalle.
Sul suo volto però non c’era l’espressione felice che si aspettavano, anzi… era alquanto spaventato e preoccupavo, il volto era rosso, molto più dei suoi capelli e la smorfia contratta in una di spavento e inquietudine.
L’ultima volta che Harry l’aveva visto così era al secondo anno, quando dinanzi a loro Aragog progettava mille e più modi per mangiarli.
<< Ronald, tutto bene? >> domandò  Hermione guardandolo, dopo averlo salutato con un delicato abbraccio.
<< Ron, cos’hai? >> domandò anche Harry dopo averlo salutato.
<< H-Harry … c’è B-B-Bell…>>
ma le parole di Ron furono interrotte dalla signora Weasley, che si avvicinò a loro.
<< ragazzi scendete di sotto, è pronta la cena! Sarete stanchi! …e poi Harry! C’è Arthur che vuole salutarti! >> disse con tono materno la donna accarezzando delicatamente i capelli del moro Potter che intanto aveva gli occhi verdi sbarrati dietro gli occhiali, l’inizio delle parole di Ron non promettevano bene.

Scesero a cena e mentre gli altri e il resto dell’Ordine si sedeva ai soliti posti, Harry si avvicinava ad Arthur.
<< Signor Weasley!  >> Esordì Harry sentendo le mani sudare, mentre si avvicinava e lo salutava, mentre l’uomo, seduto su una sedia a rotelle, si avvicinava a lui e gli porgeva la mano per stringerla.
<< Harry Potter! Ragazzo mio ti devo la vita! >> disse sorridendogli.
Ma mentre Harry tentava di sorridere alla stessa maniera un brivido gli percuoteva la schiena, mentre la fronte veniva lacerata da un acuto dolore alla cicatrice.
Era impressionante vederlo dopo quell’incubo, era orribile incrociare il suo sguardo dopo aver provato la sgradevole sensazione di esser stato lui in prima persona ad aggredirlo.
<< ma no… insomma io non ho fatto nulla! >> disse Harry sorridendogli.
<< Modesto, come sempre! Avanti Harry siediti!  >> la voce di Sirius lo attirò con se, seduto a tavola, aiutandolo a congedarsi da quella brutta sensazione che lo aveva travolto mentre parlava con Arthur Weasley.
Il ragazzo sorrise incrociando il sorriso del padrino, che di tanto in tanto gli scoccava uno sguardo, ritrovando in lui molte somiglianze con suo padre e sua madre, con il cugino di James.. con i Potter.
Si accomodarono e mentre si sedeva Harry scrutava Sirius, come di tanto in tanto aveva fatto lui.
Il solito sorrisetto beffardo abitava sulle sue labbra, contornato dal pizzetto. Ma quel sorriso aveva qualcosa di diverso, un retrogusto amaro, un rivolto preoccupato.
Osservò i suoi occhi.
Grosse borse abitavano sotto di essi… per non parlare delle numerose rughe sulla fronte.
Era evidente che non passava notte tranquille da molto…
Fece una smorfia il giovane Potter e chinò il la testa sul piatto, iniziando a mangiare mentre ancora analizzava il padrino di tanto in tanto, scorgendo piccoli segni rossi e viola che sbucavano da sotto il colletto della camicia.
E quelli cos’erano?
Si domandò mentre un lieve chiacchiericcio si alzava.
Alzò lo sguardo e incrociò quello di Ron che lo osservò e fece una smorfia, seguì quello di Hermione.
Era evidente che entrambi stavano cercando delle tracce, degli indizi che rispondessero alle loro domande e perplessità.
Ma fu durante quello scambio di sguardi che la voce di Alastor tuonò e attirò l’attenzione di tutti.
<< dovremmo avvertire il ragazzo >> grugnì facendo roteare freneticamente l’occhio di vetro.
A quelle parole Molly Weasley si alzò e boccheggiò, guardando Sirius e sperando nel suo buon senso, mentre intanto Harry guardava i membri dell’Ordine con le orecchie tese.
<< …Si, hai ragione Alastor …>> incominciò piano Sirius, prendendosi delle piccole pause per calibrare bene le parole, per pensare a cosa dire.
Detestava dover dare lui comunicazioni simili, soprattutto se tali comunicazioni lo costringevano a parlare di sua cugina.
In quei  due giorni che era stata lì non era mai uscita dalla sua stanza, non aveva accettato nulla da mangiare, a malapena beveva e, ovviamente come tutti immaginavano, non aveva aperto bocca per professare parola.
Ne con Sirius. Ne con Minerva. Ne con Remus. Ne con Alastor. Ne con Silente. Con nessuno.
Bellatrix si era chiusa in un silenzio di tomba. Non avrebbe mai tradito il suo Signore, come tutti avevano immaginato.
E infatti molti dell’Ordine si domandavano ancora perché Silente aveva deciso di tenerla lì.
<< …vedi Harry i mangiamorte invadono le strade, Voldemort ti cerca e semina il panico … e l’altra sera ..>>
Ma le parole di Sirius morirono all’improvviso perché Molly Weasley scattò vicino a Harry e poggiò, con un gesto materno le mani sulle sue orecchie.
<< no! Sirius… è solo un ragazzo! Portiamolo alla Tana! Lo metterete solo più in difficoltà… no! >> trillò imperativa, maternamente.
Molly desiderava solo proteggerlo, tenerlo all’Oscuro della presenza di Bellatrix a Grimmauld Place l’avrebbe solo protetto, tenuto alla larga da altre preoccupazione, tenuto lontano da altro odio.
<< Molly! Non è tuo figlio!>>
controbatté Sirius, dando un pugno nervosamente sul tavolo.
Detestava quando la moglie di Arthur si metteva in mezzo, Silente aveva deciso così e così avrebbero fatto!
Ma intanto il sangue correva velocemente nelle vene di Harry, la testa scoppiava e le orecchie fischiavano.
Una rabbia irrequieta lo avvolgeva e i muscoli pian piano tiravano.
Odiava esser trattato come un bambino! Qualsiasi cosa avrebbero dovuto dirgli dovevano farlo! D’altronde era lui che aveva visto il ritorno di Voldemort, lui l’aveva combattuto, lui aveva assistito alla morte di Cedric Diggory! Lui era il prescelto!
Scattò in piedi e obbligò Molly a fare un passo indietro per non cadere.
<< Cosa c’è? >>  ruggì con rabbia, scoppiando.
Tutti tacquero e gli occhi balzarono su Harry.
Il silenzio cadde e l’unico rumore nella stanza divenne il solo ticchettare delle lancette dell’Orologio.
Ma l’occhio di Malocchio guizzava su e giù e l’uomo rimuginava sonoramente, nervosamente, mentre scattava in piedi.
Sirius si voltò a guardarlo e in quel momento il rumore delle lancette non divenne l’unico a scandire il tempo.
Il rumore dei tacchi sul parquet vecchio scandiva i minuti che passavano assieme alle lancette dell’orologio.
Ogni passo verso la cucina era scandito da quel martellante rumore.
Harry, Ron e Hermione si guardarono.
Sul volto di Ronald comparve la smorfia di poco prima.
Gli sguardi di Sirius, Remus e Alastor, che già teneva la bacchetta in mano, si incrociarono e Molly si pietrificò incrociando lo sguardo di Nimphadora.
Fred e George restarono stranamente pietrificati e Ginny fece scattare la mano sulla coscia di uno dei gemelli, afferrandogli la mano.
Tutto si era congelato al rumore di quei tacchi.
Ma Harry e Hermione non capivano il perché!?
Si guardarono e fu quando i loro sguardi si incrociarono che Bellatrix Lestrange comparve in cucina, con un sorriso sulle sue labbra, consapevole che non potevano farle nulla se non accoglierla a tavola, perché a loro lei serviva viva!
Non potevano portarla ad Azkaban perché loro desideravano sapere.
Si lasciò scappare una risata infantile e ghignò , passando accanto a Sirius, al quale scoccò uno sguardo carico d’odio, facendosi strada tra Alastor e Molly, la quale la osservò schifata e infine fermandosi proprio alle spalle di Hermione, la quale socchiuse gli occhi e li riaprì guardando Harry che la osservava con le pupille sbarrate.
Non se lo aspettava.
Così come non se lo aspettavano Ron e Hermione.

<< noto che ti sei degnata di scendere >> Sibilò Sirius alzandosi e guardandola, divorandola.
Detestava quando si comportava come una bambina capricciosa, quando faceva la sostenuta e quando assumeva quell’aria altezzosa.
La odiava in quei momenti.
Alle parole di Sirius, Bellatrix fece una smorfia e fece calare la mano nel piatto di Hermione, al quale rubò una patatina.
La mangiò e poi chinò il volto vicino all’orecchio della ragazza, la quale si irrigidì.
<< spero non ti dispiaccia, lurida Mezzosangue >> ghignò per poi accennare una risatina isterica.
A quel punto Harry estrasse la bacchetta e Ron scattò in piedi con la mano sulla tasca dei Jeans pronto a fare lo stesso.
<< non osare!! >> sibilò “il-ragazzo-che-era-sopravvisuto” difendendo quella ragazza che per lui era come una sorella.
Sapeva quanto Hermione detestava esser chiamata in quel modo, ma in quel momento manteneva contegno, non faceva avvertire il peso di quell’insulto a Bellatrix che come una ragazzina viziata si concedeva un’altra patatina dal suo piatto.
<< metti via quella cosa Potter! Non sai neanche come si usa …moccioso insolente >> Harry trattenne l’istinto di schiantarla, per quanto l’odiava e strinse forte la bacchetta.
<< mettila via Harry >> sussurrò piano Remus, al quale Harry obbedì, tornando seduto e rinfoderando la bacchetta.
Cosa  ci faceva Bellatrix lì?
Perché l’Ordine non aveva fatto nulla quando era entrata?
<< cosa ci fa lei qui?? >>  sibilò Harry Potter voltandosi a guardare Sirius, fulminandolo. Immediatamente pensò che stessero insieme, che nel presente, ora erano sposati, che forse avevano modificato troppo il passato…. Che fosse accaduto qualcosa di impensabile!
<< L’Ordine l’ha catturata …>> mormorò Nimphadora dalla parte opposta del tavolo, a quelle parole a Hermione scivolò dalle labbra un sospiro di sollievo e Harry lo trattenne.
Intanto Bellatrix stringeva le mani in un pugno dal nervoso e si limitava a far comparire sul suo volto un broncio, simile a quello di una bambina viziata al quale avevano tolto lo zucchero filato d’improvviso e avevano negato una giostra bellissima in una splendida giornata al Luna Park con mamma e papà.
<< Allora Lestrange sei qui per dirci qualcosa o preferisci che ti spedisca ad Azkaban per farti parlare? >> ruggì Alastor fulminandola.
Era evidente che lui non appoggiava la sua presenza a Grimmauld Place e desiderava, come molti altri, qualcosa di peggiore per lei.
Bellatrix incrociò lo sguardo con quell’uomo e ghignò, per farlo innervosire ancora di più, si allontanò da Hermione e arricciò le labbra, levando  di poco il mento, altezzosamente.
<< sono scesa per fame… ma immagino che grassone come sei, Moody, tu non ne soffra >> ghignò la donna burlandosi di lui dinanzi a tutti, avvicinandosi a Sirius e poggiando una mano sulla sua spalla, mentre faceva vagare l’altra nel suo piatto e prendeva un pezzetto di pollo.
Sirius alzò il volto e la guardò accigliato: credeva fosse arrabbiata …e infatti confermò che lo era quando lei affondò le sue unghie nella sua spalla, neanche la stoffa della camicia attutì il dolore che provò per via dei graffi.
D’improvviso si allontanò e svanì nuovamente, tornando di sopra.
Era evidente che erano restati tutti gelati e perplessi.
Nessuno si aspettava che scendesse a cena, quella sera.
IL silenzio calò sulla tavola e quando Bellatrix sparì Molly si preoccupò di cambiare il piatto a Hermione, non permettendole di  mangiare dove aveva messo le mani quella lurida vipera.
Dopo cena Hermione, Harry e Ron si ritrovarono nella loro stanza mentre i “grandi” discutevano di quanto successo in cucina.
<< Tenere Bellatrix a Grimmauld Place! perché mai??! Non potevano spedirla ad Azkaban? >> domandò Ron incrociando le braccia al petto, mentre Harry osservava il pavimento pensoso e Hermione camminava avanti e indietro nervosa.
<< avrà insistito Sirius, avete visto i segni che ha sul collo? >> sbottò Harry per  poi vedere Hermione sgranare Ron sgranare gli occhi.
<< e avete notato come l’ha provocato quando gli ha rubato del pollo dal piatto? Lui non ha fatto nulla per togliersela di dosso!! >> sbottò Hermione palesemente innervosita e sbigottita, sorpresa.
Doveva ammettere che non credeva ai suoi occhi.
Ron intanto faceva guizzare il suo sguardo da Harry a Hermione, incredulo.
<< ...devo scoprire cosa ha in mente, ne vale la vita di Sirius! >> mormorò Harry.

E dopo quel breve scambio di battute i tre furono costretti ad andare a letto, quando Molly Weasley li richiamò, ricordandogli che erano le undici passate.
Il terrore di chiudere gli occhi e addormentarsi, tormentata Harry, il quale, nell’ultimo periodo, era solito fare incubi, non riuscire a dormire tranquillo.
Si sentiva strano quella sera, nervoso, irrequieto.
Ma doveva dormire, ne sentiva il bisogno.
Così iniziò a rivoltarsi nel letto, fu quasi una lotta contro le coperte: nonostante facesse freddo sudava, non faceva altro che sudare e avvertire il caldo infuocargli la pelle.
Più Morfeo lo attirava a se e più Harry sudava e si dimenava nel sonno agitata.
I nervi erano tesi, la testa scoppiava e nella sua mente vibrava quella fastidiosa sensazione, quel malefico sibilo.
Un enorme serpente strisciava per i corridoi dell’Ufficio Misteri.
Il suo serpeggiare lo faceva imbestialire.
Conosceva benissimo quei corridoi oscuri, quel pavimento nero a specchio, quelle mura nere.
D’improvviso però comparve dinanzi alla sua profezia ed ecco che l’urlo straziante di Sirius lo percosse.
Lord Voldemort lo stava cruciando, lo stava torturando lui stesso pur di ricavare informazioni su di lui, su Bellatrix.
Lord Voldemort  sapeva.
Ecco la cosa che fece rabbrividire Harry nel sonno.
Voldemort sapeva che Bellatrix, la sua devota seguace si trovava lì. Tremò.
Perché se sapeva che lei era lì era ovvio che ci fosse anche lui e il resto dell’Ordine.
Tremò e appena la flebile e maligna voce del Lord sibilò ancora quel malefico cruciatos Harry urlò nel sonno, sentendo le viscere combattere per non rigettare la cena.
Desiderava svegliarsi ma era impossibile, non ci riusciva.
Un lacerante dolore alla cicatrice gli squartava la fronte, quasi sentiva che sanguinava ma no, non lo stava facendo.
Il respiro era affannato e il corpo nuotava in un bagno di sudore e dolore.

Ma quella notte non era solo Harry Potter che lottava contro gli incubi, contro atroci dolori.
Bellatrix era nella stessa situazione.
Il respiro affannato, il sudore freddo che bagnava i folli boccoli corvini, inumidiva la fronte e colava sino alla tempie, raggelando il collo e facendola tremare le mani.
I muscoli tiravano, gli occhi desideravano aprirsi ma non ci riuscivano, le unghie graffiavano le lenzuola per sfogare quel dolore, il sangue correva veloce nelle vene e dalla bocca non riusciva a emettere suoni, si limitava a boccheggiare e a cercare di prendere aria, che lentamente sembrava mancare.
Un sibilo serpeggiava nelle sue orecchie.
Lo conosceva bene quel sibilo, quella voce sottile.
<< se Potter è solo non è un problema >>
L’avrebbe riconosciuto tra mille quel sussurro, quel fruscio serpentino.
<< uccidi Sirius Black e il ragazzo si indebolisce >>
La voce del suo Signore, quell’imperativo ordine che la spaventava.
Quasi temeva quando sarebbe giunto quel momento.
Ma lei l’avrebbe fatto, perché l’albero genealogico Black andava potato, perché i traditori meritavano quello, perché lei lo odiava,  lo odiava perché l’aveva fatta innamorare e l’aveva tradita, perché Sirius Black si era sempre burlato di lei.
Gemeva nel sonno, soffriva mentre si trovava a combattere contro quella fastidiosa sensazione, contro quell’opprimente calore.
Sia Harry che Bella si sentivano oppressi, chiusi in una scatola, bloccati in una vampata di tepore incessante.
Ma d’improvviso poi, tutto cessò.

Il fresco che avvolgeva l’ufficio Misteri accarezzava le loro pelli.
La luce bluastra delle profezie illuminava la sala, e l’ansia mozzava i respiri dei sei studenti che tenevano le bacchette puntante contro le quattro uscite degli scaffali.
Harry aveva appena aperto gli occhi ed era tornato a respirare quando si rese conto di trovarsi lì.
Cos’era successo?
Il respiro era veloce, come se provenisse da una corsa durata ore, come se avesse corso al massimo della velocità e senza mai prendere fiato, senza fermarsi, come aveva fatto la notte che Sirius sarebbe morto.
Deglutì e voltò di scatto la testa guardandosi attorno confuso e frastornato.
Come era possibile?
Era accaduto nuovamente?
Avevano viaggiato nuovamente nel tempo…  era già giunta l’ora di rivivere quel tragico momento?
Tremò avvertendo il nervoso invaderlo.
Non era possibile, lui aveva programmato tutto! Aveva deciso che Sirius non sarebbe morto, che l’avrebbe salvato, che quando Voldemort l’avrebbe tratto in inganno lui non sarebbe corso lì.
Avrebbe avvisato subito l’Ordine… ma… ora era lì!
E tutti i suoi piani erano andati in fumo.
Respirò lentamente e vide il suo respiro condensarsi dinanzi ai suoi occhi mentre Lucius Malfoy lentamente avanzava verso di loro per farsi dare la profezia.
Era come rivivere tutto, ciò perché stava accadendo: non stava più sognando, stava accadendo d’avvero.
Deglutì e si guardò le mani.
L’aveva tra le mani, quella piccola sfera di luce blu che racchiudeva il suo futuro, che diceva che
nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive”; la profezia .
Harry sapeva cosa diceva, Silente glie l’aveva detto… ma comunque doveva tacere e fingere che tutto fosse normale.

Intanto Bellatrix si risvegliava nella penombra dell’ufficio Misteri.
Fu come tornare a respirare d’improvviso, come quando si emergeva dall’acqua dopo esser stati in apnea troppo all’ungo e aver rischiato di morire annegato.
Sobbalzò quando vide dove si trovava e trattenne un lieve urlo di sorpresa.
Era successo ancora.
Quando avrebbe smesso con quei viaggi nel tempo?
Da cosa dipendevano?
….ma forse tutte quelle domande che tormentavano la sua mente erano seconde ad altri mille pensieri.
Trovarsi all’ufficio misteri, in quel momento, quella notte …significava soltanto una cosa: dover uccidere Sirius.
Ma dannazione, avrebbe trovato la forza di uccidere quel maledetto bastardo su due piedi? Senza preavviso? A sangue freddo come se davvero lo odiasse? …dopo tutte le cose che erano accadute?
Il nervoso e la rabbia la tormentavano: stava impazzendo.
 
 


SdA
 
Bene cari lettori, perdonatemi se ho caricato molto tardi ma per tutto questo tempo ho avuto problemi al pc e quando finalmente è stato riparato sono caduta in crisi.
Non sapevo come organizzare il capitolo.
Anche perché tra poco partirò per le vacanze e non avrò il pc ..quindi se avessi organizzato il capitolo diversamente la storia si sarebbe allungata e voi, tra qualche mese, vi sareste ritrovati ancora ad attendere il seguito, perché avrei caricato a settembre.
Per tanto, mi dispiace se d’improvviso mi sono ritrovata a scrivere l’imminente finale… perché sì, cari lettori il finale si avvicina…
Avrei desiderato inserire altre parti comiche, perché vi giuro che ne avevo in mente moltissime… ma il tempo è poco, quindi o le inserirò in un’altra Fan Fiction oppure nessuno si farà mai due risate con quelle parti che avevo pensato e che purtroppo ho dovuto tagliere.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non desideriate cruciarmi per aver caricato tardi <.<
purtroppo non dipende da me ma dal pc rotto D:

Cari saluti, buone vacanze
Zia Molly

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Capitolo 20
*** -Spazio dell'Autrice- ***


Mi dispiace dirvi, cari lettori, che per una serie di ragioni la storia non verrà continuata. Molti mi contattano in privato chiedendomi di svelare il finale ma proprio non posso farlo e non riesco a farlo. Con un nodo alla gola, però, voglio svelarvi uno dei motivi -compagno dell'assenza di ispirazione- che mi spinge a informarvi che la storia è chiusa così..senza un finale -almeno per ora- Il primo capitolo di questa storia è stato scritto a casa di una persona a me molto cara, la quale è stata anche la prima ad ascoltare l'idea della FanFiction. Ora, purtroppo questa persona è venuta a mancare e dal momento che è andata via io non riesco a continuare questa storia. Mi dispiace molto ma quando me la sentirò la continuerò. Non aggiorno da tantissimo tempo e forse avrei dovuto pubblicare questo messaggio molto prima... scusate il ritardo, scusatemi davvero... ma per ora questa Fanfiction resterà così. Mi sentivo in dovere di svelarvi il motivo; per rispetto di tutti i lettori e recensori che giornalmente leggono questi capitoli e arrivano all'ultimo maledicendomi perché non continuo... Scusatemi ancora, zia Molly

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