Mon Petit Innocent

di Nyappy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo || [Neebla] Impossibile ***
Capitolo 2: *** Capitolo Uno || [Unuavide] Prima vista ***



Capitolo 1
*** Prologo || [Neebla] Impossibile ***


Mon Petit Innocent
Prologo || [Neebla] Impossibile

«Zayn, dovrai prendere una decisione.»
Danielle, seduta davanti a me, si rigirò la tazza tra le mani. «Bevilo prima che si raffreddi.» Indicò con un cenno del capo il caffè fumante che avevo davanti, tra i plichi di scartoffie e le penne senza tappo.
Mi strinsi nel cappotto e annuii. La pioggia batteva sui vetri dell’ufficio e il vento fischiava. Sapevo che preoccuparsi era inutile, eppure lo stavo facendo lo stesso. Quella era una banale tempesta, eppure… le onde avevano assunto un colore metallico e si gonfiavano, infrangendosi in un tripudio di schiuma. Erano minacciose. I tuoni che squarciavano il cielo erano belli da vedere, ma per lui…
«Smettila di guardare fuori dalla finestra» mi disse Danielle, prima di bere un sorso di caffè. «Non gli accadrà niente, stai andando in paranoia.»
La fissai negli occhi e mi calmai. Era vero, stavo diventando iperprotettivo – e dire che era una delle cose che negli altri mi innervosivano di più.
«Comunque, stavo dicendo» continuò lei, stringendo le labbra. Si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e congiunse le mani sul tavolino. «Te stesso o lui.»
«Non può esistere un noi?» le domandai a bassa voce, anche se sapevo già la risposta.
Danielle sospirò. «Solo se lui si trovasse in pericolo e tu lo salvassi, come ha fatto Liam con me, esisterebbe un voi.» E questo era impossibile. Non avrei mai permesso che si trovasse in pericolo. «E il suo odio per te sarebbe viscerale, perché l’avresti privato del mare. Ti amerebbe come suo salvatore, ti odierebbe come suo aguzzino.» Danielle lo sapeva bene, mi stava dicendo la verità.
«Non è giusto» sbottai. Come potevo desiderare che lui mi odiasse?
«Non è giusto» ripeté lei. «Fa schifo» aggiunse «ma è così. Te lo sto dicendo per il tuo e il suo – il vostro bene.»
«Lo so.» Strinsi i pugni sulle ginocchia e chiusi gli occhi. Potevo vederlo sorridere davanti a me, con i capelli bagnati che si asciugavano all’aria e gli occhi chiari che fissavano l’orizzonte.
«Le Selkie appartengono al mare. Non ti augurerei mai di privarlo del suo primo amore.» Danielle si sporse sul tavolo per appoggiarmi una mano sulla spalla, senza smettere di fissarmi negli occhi. «Lo dico per il vostro bene.»
Era vero, lo sapevo. Era vero e faceva male.
Me stesso… o lui.


Ciao! Questo è il – cortissimo – prologo di una nuova storia che sto scrivendo, sempre a tema sovrannaturale. I titoli dei capitoli saranno in esperanto :) questa volta ho deciso di trattare le Selkie, creature mitologiche inglesi, rivisitandole un po’. In questa storia ci saranno coppie het e slash, con un triangolo – badabum cha cha! Sul postaggio spero di mantenere le promesse: un giovedì sì ed uno no, se l’università me lo permette :) prossimo aggiornamento il 9 agosto!

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Capitolo 2
*** Capitolo Uno || [Unuavide] Prima vista ***


Mon Petit Innocent
Capitolo Uno || [Unuavide] Prima vista

«Sicuro di non voler uscire?»
Negai con il capo e seguii con lo sguardo Eleanor, che risalì le scale. Dovevamo partire proprio l’unico giorno della settimana in cui era prevista tempesta. Strinsi la sbarra di metallo e chiusi gli occhi. Il traghetto non avrebbe incontrato un iceberg. Non sarei caduto in mare. Il finestrino non si sarebbe rotto e non sarei annegato come un povero pollo.
In macchina, durante il tragitto verso il porto, mi ero addormentato ed avevo avuto un incubo in cui erano successe tutte queste cose. Louis era venuto a prendermi sotto casa ed aveva guidato fino al primo porto. Mi ero sentito abbastanza idiota a crollare, ma ero reduce da una festa a cui i due piccioncini non avevano partecipato, ero seriamente esausto.
Molti dei miei amici si sarebbero ritrovati al college, tra esami e tesine, io invece non sapevo ancora cosa fare.
Sospirai e riaprii gli occhi. Il vetro dell’oblò era spruzzato di gocce. I cavalloni grigi si susseguivano, minacciosi, e lanciai un’occhiata al giubbotto di salvataggio appeso alla parete. Lì ero l’unico a non saper nuotare, mentre Louis ed Eleanor facevano i temerari e stavano sul ponte anche se infuriava la tempesta. Se fossi stato un po’ più bastardo avrei augurato loro qualcosa.
Il mio riflesso si sovrapponeva alle onde e mi accorsi di avere il ciuffo schiacciato sulla testa. Lo sistemai con le mani e mi appoggiai alla sbarra, dando la schiena alla finestra. Non aveva bisogno di paranoie, mi bastavano già i miei problemi.
Prendere un anno libero prima di entrare al college era facile a dirsi e difficile a farsi. Ai miei la cosa non era andata giù, e per fortuna Louis mi aveva invitato nella casa delle vacanze a trascorrere un paio di settimane.
Iniziava per me un anno di parassitismo, dato che non avevo qualifiche per fare nulla – né sapevo fare qualcosa. Avevo speso i miei ultimi soldi per un tatuaggio, quindi stare lontano da casa per un po’ andava tutto a mio vantaggio.
Un anno di fancazzismo, condito da qualche viaggio, magari. Cosa non andava nella mia vita? Diciannove anni, un conto in banca vuoto, una famiglia che, ok, non era il massimo, ma non era nemmeno da buttare… mancava la solita cosa.
La scopata occasionale non mi bastava. Avevo pure smesso di gironzolare per i bar gay in cerca di qualcuno che, come me, volesse una bella serata e zero grattacapi. Una cosa abbastanza squallida, non avevo problemi ad ammetterlo, ma avevo amici che facevano di peggio ed erano pure più piccoli di me. La vita.
Tirai fuori dalla tasca il cellulare per controllare l’ora, le cinque del pomeriggio. Il paesaggio fuori era senza tempo; quel cielo livido poteva essere di cento come di mille anni fa, di mattina o di sera. Ecco, potevo iscrivermi al college all’ultimo minuto e seguire dei corsi di filosofia.
…con i quali avrei di sicuro trovato lavoro.
Mi ficcai il telefono in tasca e maledissi i viaggi. Guidare – manovrare un traghetto – era una cosa, fare il passeggero un’altra. Senza avere qualcosa di pratico da fare, pensavo a tutto e a niente, la cosa peggiore da fare dato tutto il casino che avevo in testa.
«Zayn!» Louis stava scendendo le scale, mano nella mano con Eleanor. I due scemi erano fradici, anche se sorridevano da orecchio ad orecchio. Si divertivano a rischiare, buon per loro.
«Il capitano ha detto che ci fa scendere nel porto vicino casa» continuò Eleanor, scostandosi una ciocca di capelli dal viso.
«Questa è una buona notizia.» Chi aveva voglia di farsi due miglia a piedi con le valige? Sotto quella pioggia, poi.
«Vuoi un poncho?» Louis me ne offrì uno di plastica gialla, uguale a quelli che indossavano già loro. Orribili. «Tra cinque minuti scendiamo.»
Gli lanciai un’occhiata storta prima di prenderlo. Uccideva qualsiasi senso estetico. Forse potevo fare qualcosa legato all’arte. «Grazie.»
 
Ero un diciannovenne incerto sul mio futuro quando iniziò la vacanza che mi cambiò la vita.

*

«Cristo! Casa, finalmente!» esclamò Louis, l’ultimo ad entrare. Calciò la porta e mollò la valigia a terra, felice di essersi liberato di quel peso.
Ci eravamo fatti appena poche iarde, ma la pioggia ci aveva inzuppato le scarpe ed i pantaloni. Avevo seriamente paura di vedere in che condizione fossero le calze, dopo il tratto sulla spiaggia.
«Vado a fare il bagn–» iniziò Louis, voltandosi verso le scale, ma Eleanor lo trattenne per l’orecchio. «Prima gli ospiti» lo rimbeccò, alzando gli occhi al cielo.
«No, davvero, non c’è problema» dissi. «Può andare prima lui.»
Per essere una casa delle vacanze era grande e ben tenuta; mi aspettavo di trovare polvere, ragnatele e lavori da fare, invece sembrava abitata.
«Louis deve aiutarmi a sistemare la cucina, non è vero?» Eleanor calcò molto la domanda finale.
«…sì, è vero» biascicò questo, senza voglia, porgendomi un telo di plastica. «Mettilo sotto la valigia.»
Lei si guardò attorno, contenta. «Scegli pure una camera, il bagno è la prima a stanza a destra dopo le scale.»
 
Ero immerso fino al naso nell’acqua calda e nelle bolle. Mentre sistemavo i miei vestiti nell’armadio, Louis aveva dato una pulita veloce al bagno non usato da mesi ed era uscito per sistemare la caldaia. Provavo un po’ di pena per lui, dato che gli era toccata anche la valigia più pesante da portare, quella della ragazza.
Lei mi aveva assicurato che l’acqua calda sarebbe arrivata in abbondanza, quindi avevo quasi esagerato. Sollevai le mani davanti a me: avevo i pollici raggrinziti. Forse era meglio uscire. Tolsi il tappo dalla vasca e lasciai scorrere l’acqua.
La pioggia batteva ancora contro la finestra, anche se si era fatta più debole. Mi sciacquai e mi strinsi un asciugamano in vita, lanciando un’occhiata fuori. Il tempo ideale per una vacanza. Il mare era più calmo di quanto mi aspettassi, però.
«Venti giorni nel nulla» sbuffai. Non che mi dispiacesse un mesetto nel Donegal, ma in quel momento mi stavo quasi pentendo di aver accettato. Stavo per distogliere lo sguardo quando qualcosa in mare attirò la mia attenzione. C’era una persona che nuotava, anche se prima non l’avevo vista. Stava avanzando contro la corrente per raggiungere la spiaggia – aveva bisogno di una mano? Mi sentii annodare lo stomaco al pensiero di essere in acqua con la tempesta ancora in corso.
Eppure, nonostante la pioggia e le onde, la figura procedeva con bracciate lente e sicure. Stringeva tra i denti qualcosa di nero, sembrava un sacchetto. Dovevo chiamare Louis e Eleanor? Magari era un naufrago.
…sì, un naufrago. Mi sentii idiota per il pensiero e continuai ad osservare. Raggiunse la riva e prese il sacchetto in mano. Uscì dall’acqua barcollando, con la pelle chiarissima che contrastava con il grigio scuro delle onde.
“E’ nudo!” Anche se non era lontano, la pioggia m’impediva di vedere bene. Era un ragazzo, con i  capelli scuri appiccicati al viso ed il corpo sporco di sabbia. Forse aveva lasciato i vestiti nel sacchetto, che sembrava troppo spesso e lucido per sembrare di plastica.
Zayn il voyeur. Da lontano sembrava carino, anche se nessuna persona sana di mente si sarebbe messa a fare una nuotata con quel tempo.
Il ragazzo sollevò il viso verso la finestra.
Beccato. Non sapevo cosa fare, così continuai a guardare fuori dalla finestra. Potevo fingere di essere concentrato sul paesaggio, dopotutto, no? E poi, non era colpa mia se lui non aveva addosso nulla.
Alzò una mano e la guardò, prima di sventolarla nella mia direzione. Nudo, sotto la pioggia, emerso dalle acque, mi stava salutando. Elaborai in un attimo quelle informazioni. Forse mi aveva scambiato per Louis… ma che razza di amici aveva, su quest’isola?
Lo salutai a mia volta, sentendomi molto scemo.
Lui si voltò verso il mare e non riuscii a non notare il suo culo. Un’A+ meritatissima. Avanzò tra le onde e quando queste gli raggiunsero la vita, si immerse completamente.
Toccata e fuga, insomma. Niall non ci avrebbe mai creduto. “Ehi, indovina un po’? Un tizio ha sfidato una tempesta solo per salutarmi, ed era tutto nudo”.
Continuai a fissare le onde. Perché non risaliva? Strinsi gli occhi e avvicinai il viso alla finestra. Onde, onde e altre onde, ma niente testa del tipo.
Cazzo.
«Louis!» chiamai ad alta voce. Forse mi stavo preoccupando per niente e lui aveva dei polmoni eccezionali, ma… no. Corsi verso la porta. «Louis! Un tizio sta affogando!»
Cazzo, mi sentivo già il cuore in gola. E se il ragazzo fosse annegato? Magari le correnti erano troppo forti e nessuno poteva raggiungerlo.
Scesi le scale di corsa.
«Che succede?» Eleanor si alzò dal tavolo della cucina, allarmata.
«Un tizio, non so come, è sbucato in spiaggia e poi si è immerso e non risale su» spiegai in fretta.
Lei si coprì la bocca con la mano, tirando fuori il telefono.
«Com’è questo tizio?» Louis spuntò dalla camera vicina, con il maglione mezzo infilato.
«Non lo so, aveva i vestiti in un sacchetto e non l’ho visto bene.» Perché lui era fermo sulla porta? Fuori c’era un tipo che poteva morire, cazzo!
«Oh, è Harry» disse lui.
Eleanor emise un sospiro di sollievo.
Ma erano fuori di testa? «Forse sta morendo» sottolineai secco.
«No, tranquillo» lui mi lasciò due pacche sulla spalla nuda. «E’ un tipo un po’ strano, ma riesce a stare sotto tantissimo. Sei tu che ti preoccupi perché staresti già facendo compagnia ai pesci.»
Non era divertente. Gli lanciai un’occhiata di traverso. «La corrente è forte. Non sarebbe meglio andare a controllare?»
Louis si spostò verso la finestra e indicò il mare. «Eccolo là, lo vedi?»
Seguii con lo sguardo il suo dito. Onde, onde e niente Harry. «No, non lo vedo» ribattei. Perché non si preoccupava? Cazzo, non volevo averlo sulla coscienza. Il giorno dopo, se non avesse piovuto, sarei andato a fare un controllo di tutte le spiagge. Esplorazione con cadavere, e riuscivo a fare dell’umorismo becero su una cosa del genere.
«Io sì» replicò Louis. Si sfilò il maglione e tornò in camera.
«Hai finito con il bagno?» mi domandò Eleanor.
Conoscevo quei due da anni ed in quel momento non mi stavano convincendo. Sperai che Harry stesse davvero bene, anche se non avevo ancora idea di chi fosse.

Capitolo uppato da un internet point, perché devo aspettare la settimana del 20 per la LAN. E sto impazzendo nel mentre, ahah xD comunque… Zayn si presenta un po’ ed appare Harreh. Il fatto che Zayn non sappia nuotare fa un po’ ridere i polli, ma vabbeh x° non si può avere tutto dalla vita, no? E’ un capitolo abbastanza tranquillo ed introduttivo, ma pensavo di prendere le cose con calma.
Ringrazio __Zarry, Larryistheway, _Lenaseptember__, LUcy__, lightweight13, Rokerx Flo, AxlCharityBip, xbadcarrots e RoriJonas per il commento al prologo! Spero che questo vi piaccia :) gli altri saranno più lunghi, spero!

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