Wolf's Howl di masterteo89 (/viewuser.php?uid=49082)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** introduzione ***
Capitolo 2: *** La prova di Obara, l'enigma di Ayame ***
Capitolo 3: *** L'enigma, risolto. ***
Capitolo 4: *** Opera buffa ***
Capitolo 5: *** Una crepa nell'animo ***
Capitolo 6: *** Chiaro di luna ***
Capitolo 7: *** La caverna delle ombre ***
Capitolo 8: *** Schiavitù, amara follia... ***
Capitolo 9: *** Yoshimo , la volpe pervertita ***
Capitolo 10: *** Terrore e oscurità ***
Capitolo 11: *** Il signore delle tenebre ***
Capitolo 12: *** Fuga ***
Capitolo 13: *** Consiglio di guerra? Mah... ***
Capitolo 14: *** Decisioni 1a parte ***
Capitolo 15: *** Decisioni 2a parte ***
Capitolo 16: *** Preparativi ***
Capitolo 17: *** fine ***
Capitolo 1 *** introduzione ***
yoro
Ed eccoci ad una nuova storia, che conto di terminare questa volta. Ma
come al solito molto dipende anche dalle recensioni ricevute e dunque
dal gradimento... sono molto preso con lo studio e non ho molto tempo
per scrivere. Se poi ciò che scrivo neanchè piace al
lettore...tanto vale non proseguire, non trovate?
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20 Settembre, anno primo.
Caro diario
anche oggi il corpo mi tradisce, le mie membra stanche e affaticate non
potranno sostenere ancora a lungo la pura determinazione che mi
mantiene desto in questa tarda ora della notte .
Presto cederanno inesorabilmente al sonno, condizione agognata e temuta
poichè se da un lato ristora dall'altro avvicina il giorno
successivo.
Inoltre, non è saggio rimanere all'aperto troppo a lungo. Non mi
è dato uscire dalla caverna nel cuore della notte: loro sono
là fuori, riesco a sentire i loro ululati ed i tonfi sommessi prodotti
dalle ronde notturne, misti al tintinnare degli anelli di metallo
attaccati alle lance.
Ormai sono trascorsi molti giorni dall'inizio della vicenda, e non
rammento nemmeno come tutto sia iniziato. Un giorno ero a casa mia, al
sicuro nell'agio offertomi dalla società civile e moderna...
Poi come per magia mi son ritrovato nel passato, gettato secoli
indietro contro il mio volere e inserito violentemente in un'epoca
barbara e incivile. Ma vi è di più! Almeno si
limitasse a questo il dramma!
Apparentemente i demoni esistono. Non stò vaneggiando, posso
dimostrarlo dal momento che son stato catturato e fatto schiavo da
creature aventi fattezze umane ma animo sanguinario e bestiale al
pari di una fiera feroce.
Alla vista sembrano esseri umani, tuttavia le loro pose e movenze
animalesche non possono che incutere timore reverenziale. I loro
sguardi... fieri e selvaggi, tanto intensi e penetranti quanto quelli
dei lupi che spesso a gruppi di tre o quattro li accompagnano.
Sarei quasi portato a dire che i lupi si siano evoluti ed abbiamo
appreso il linguaggio degli uomini. Creature di rara bellezza e
eleganza, tuttavia indomabili e imprevedibili.
La loro società è comunitaria ed estremamente
affascinante : tutta la tribù (si definiscono Yoro del Sud)
è composta da membri aventi ognuno un preciso compito, in modo
da agire come un'unico e impeccabile macchinario.
E questo meccanismo è mosso da un ristretto numero di individui:
la nobiltà, a cui fa capo quella che potrebbe definirsi una
famiglia reale. Quindi di fatto il potere decisionale è in mano
ad un pugno di individui: Obara-sama, il lupo più vecchio del
branco ed Ayame-sama, la giovane principessa tanto bella quanto
indubbiamente potente.
Ora, per quanto riguarda Obara-sama , sospetto che sia un demone come
gli altri : probabilmente preferisce rimanere in forma di lupo
piuttosto che assumere fattezze antropomorfe...contento lui.
Ho passato diverso tempo ad osservarli con discrezione e devo ammettere
che formano una mirabile società: amicizia, fratellanza,
solidarietà... sono come una grande famiglia, tutti conoscono
tutti e se qualche intruso minaccia il loro territorio si muovono come
un'unica e precisa macchina da guerra.
Avarizia, superbia, e in generale i vizi umani sono si presenti, ma in
maniera molto mitigata : avremmo molto da imparare da loro, se non
odiassero con tanta passione la nostra razza. Che creature complicate!
Ed ecco che in questo intricato mosaico ci inseriamo noi, gli umani:
schiavi e cibo dei demoni, l'ultimo gradino della piramide sociale.
Semplici strumenti ai quali affidare i compiti più gravosi, come
ad esempio la coltura del riso.
Chi l'avrebbe mai detto che esso va coltivato in primavera e raccolto
alle prime avvisaglie dell'autunno, quando le spighe sono alte e
maestose? Chi l'avrebbe mai detto,soprattutto, che anche il riso fa le
spighe?
Ah, quali danni provoca l'urbanizzazione. Talmente abituati a trovare
il cibo pronto in tavola da dimenticarsi la maniera in cui lo si
ricava. Oppure sarò io ingenuo; ma daltraparte ho sempre nutrito
interesse per particelle più piccole. Sono un chimico io,
dell'agricoltura non so che farmene.
A che pro coltivare il riso? A quanto pare nonostante la loro natura
carnivora sia il pane che riso e ortaggi sembrano essere di loro
gradimento. Ciò mi ha portato più volte a pensare che
siano onnivori come noi umani, anche se prediligono con passione la
carne.
Specialmente fresca. Specialmente umana.
Gli abusi, le frustate, gli sguardi derisori : quelli non ci mancano
mai, anzi, i demoni sono molto generosi e ce ne dispensano in
abbondanza.
Vorrei tanto dire loro che ride bene chi ride ultimo, poichè dal
futuro in cui provengo gli umani dominano incontrastati tutto il
creato. Ma ovviamente ci tengo alla pelle.
Nel modo in cui ci trattano noto un'analogia con il modo in cui gli
uomini trattavano alcune etnie in passato: tante belle parole vuote per
mettere in risalto la nostra inferiorità quando in realtà
siamo entrambi dotati di intelletto e capaci di provare emozioni.
Invero, per loro la scusa è buona : necessitano di schiavi
deboli (in modo da non potersi ribellare) ma abbastanza intelligenti da
svolgere le più varie mansioni. Non eravamo noi uguali? Ma siamo
maturati alla fine.
Ma basta, si stà facendo tardi e domani sarà una giornata dura. Buona notte, mio inanimato amico.
David.
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La mattina successiva David fu svegliato dalla luce diffusa del
sole, un pallido chiarore che infiltrandosi lungo la stretta apertura
della grotta annunciava con discrezione il preludio di una nuova ed
estenuante giornata.
Il giovane umano era avvolto in alcune pelliccie sbrindellate, usate
come coperte per proteggerlo dal morso impietoso del freddo che
scendeva sui monti non appena il disco luminoso calava dietro all'orizzonte.
Diario, piuma e calamaio erano ben nascosti tra le calde coltri,
poichè non era permesso agli schiavi di possedere alcunche oltre
ai loro modesti vestiti: un paio di pantaloni ed una tunica dall'aria
trasandata, talvolta sporca di sangue a seguito delle "azioni
disciplinari" dei demoni lupo.
E mentre lentamente David si rizzava in piedi, gesto mimato dai
numerosi esseri umani che abitavano in quella spelonca, non potè
evitare di pensare al suo futuro : un triste avvenire privo di speranza
alcuna.
Era il giovane un uomo intorno ai 23 anni, nel fiore della giovinezza : alto,
di aspetto piacevole anche se un pò sciupato a causa delle
avversità legate alla prigionia. Occhi verde-bruni come gemme
incastonate al viso, capelli castani di una tonalità tanto scura
quanto il suo attuale umore,ma ciò che più lo caratterizzava era il viso.
Non eran tanto peculiari i lineamenti severi ed affilati che
contribuivano a dargli un aspetto quasi marziale : ciò che lo
distingueva dagli altri era piuttosto la mancanza di alcuni tratti.
In Giappone ( poichè probabilmente si trovava lì o forse
in Cina, gli autoctoni avevano fisionomie tipiche delle popolazioni
asiatiche) una tonalità di pelle pallida, quasi cerea, unita
alla mancanza di occhi a mandorla e ad un'altezza di 1 e 80 era da
considerarsi un evento.
Sorvolando l'altezza, in sostanza David era riuscito a farsi un'idea di
dove fosse capitato : Giappone, anno imprecisato ma anteriore al 1800.
Perchè? Perchè il Giappone non aveva avuto molti rapporti
con gli europei fino al 1800, secolo in cui le nostre genti occuparono
i porti giapponesi con la forza, obbligando le popolazioni dell'isola
al commercio di materie prime e spezie. (Erano spezie pure?
Sinceramente David non lo rammentava. Inoltre non ripassava da anni la
storia, dunque sperava che le sue supposizioni fossero vere).
E se a ciò si aggiunge che i demoni assomigliavano terribilmente
agli europei (alti, privi di occhi a mandorla e con una tonalità
di pelle simile alla nostra) si può comprendere il motivo per
cui i lupi probabilmente consideravano David alla stregua di un animale
esotico mentre gli altri schiavi ovviamente lo disprezzavano.
Ignoranti e superstiziosi, erano convinti che fosse anche lui una
specie di demone : naturalmente era tutto dovuto al suo aspetto, ma
l'ingenuo presta più fede all'apparenza che alla sostanza.
Non stupirà dunque che il giovane era solito dormire in
disparte, emarginato dagli altri. E non gliel'aveva perdonato questo
affronto : non provava simpatia per la sua gente che così
prontamente l'aveva scacciato, a causa del suo aspetto "demoniaco".
Come ogni mattina, David ricambiò la smorfia di disprezzo
dipinta sul volto delle persone che volutamente o casualmente
incrociavano il loro sguardo con il suo; oramai vi era abituato.
E mentre si avviava verso l'uscita della caverna sul viso aveva dipinto
la sua solita espressione neutra, imperturbata e fin quasi enigmatica.
Pareva quasi il volto di una sfinge : era il viso di chi non si piega
alle avversità ma piuttosto nasconde per convenienza i suoi
pensieri, le sue opinioni e le sue sensazioni.
Non era un debole, il suo animo era indomito e saldo. Non era un vile,
ma non amava correre rischi inutili. Non era stupido, e talvolta lo
sguardo profondo e attento che indirizzava verso i demoni tradiva una
mente sottile e accorta.
E naturalmente era certo che anche i demoni se ne fossero accorti,
poichè altrimenti non si spiegava come potesse avere
alcune...conoscenze (perchè uno schiavo non può provare
amicizia verso il proprio padrone).
Rimanendo sul tema dei lupi, non appena David sbucò fuori
dall'imboccatura della caverna una mano artigliata si posò sulla
sua spalla, con delicatezza ma determinazione.
Voltando il capo, il suo sguardo si posò sulle iridi intense e
algide di uno dei pochi demoni che apprezzava e rispettava con estrema
onestà.
Si presentava ai suoi occhi una giovane donna che all'apparenza non
poteva avere più di vent'anni, ma si sa...l'apparenza inganna
quando si parla di tali misteriose creature.
Era una creatura intrigante, tanto fredda e inflessibile quanto gentile
e comprensiva se presa nella giusta maniera ; inoltre fin dal primo
giorno pareva aver preso in simpatia David per qualche oscura ragione.
Come molte altre femmine yoro era incredibilmente bella (ma per
esperienza l'uomo aveva imparato che certi sguardi non erano salutari.
Non dopo che una femmina aveva squartato a mani nude uno schiavo che le
aveva lanciato uno sguardo più intenso del dovuto) , un fisico
scolpito dai duri allenamenti dovuti alla sua professione : era uno dei
generali della tribù, un daiyōkai che aveva il compito di
gestire le questioni militari in ogni singolo aspetto.
Ma poi, cosa mai significava daiyōkai? Era un appellativo pronunciato
apparentemente con molta deferenza e imponeva rispetto : ma l'amuleto
della Zanna aveva apparentemente i suoi limiti.
Era questo una semplice zanna di lupo legata ad un cordino, nulla di
eclatante o appariscente. Tuttavia era stata infusa di magia e gli
permetteva di comprendere l'idioma di quelle creature, cinese o
giapponese qualunque cosa sia.
Fortuna che gli Okami gliel'avevano donato (leggasi tra le righe
"imposto") , altrimenti non avrebbe mai capito una parola pronunciata
nè da loro nè dai suoi simili.
Ma tornando al demone le cui unghie stavano lentamente affondando nella
tenera pelle della spalla del ragazzo, è bene spendere ancora
qualche parola su di lei.
Occhi neri e freddi come il cupo oblio, atti a inquietare anche il
più valente dei guerrieri; capelli lunghi e corvini che le
arrivavano fino alle spalle, fisico esile e slanciato che le conferiva
l'agilità di un felino.
Due lunghi marchi (parevano tatuaggi eppure erano reali, nè cicatrici
nè segni dipinti!) partivano quasi dall'altezza dell' orecchio e le
solcavano le gote (due marchi per ogni guancia, sembravano quasi i
tatuaggi cerimoniali delle popolazioni barbare) fino a terminare nel
mento : rossi come il fuoco, inquetanti come una visione infernale.
Come ogni Yoro indossava un gonnellino di pelo corto che, se magari non
lasciava molto all'immaginazione almeno era indubbiamente pratico e
funzionale; al petto una corazza leggera e sulle spalle un lungo
mantello di pelo. Il tutto di una colorazione candida come la neve
(persino il pallido colore della sua pelle delicata e era quasi d'un
puro candore niveo! ) , contrapposto al grigio comune delle vesti degli
altri yoro.
E altrettanto candido era il colore della coda che tentava di celare alla meglio nel gonnellino, con scarso successo.
In un certo senso, quel demone dava quasi l'impressione di essere fuori
posto in quella tribù. Tuttavia i fatti dimostravano il contrario.
Takara era il suo nome, anche se tutti la chiamavano Takara-sama o Lady Takara.
Ma tornando alla vicenda l'Okami, avendo attirato l'attenzione del
ragazzo, senza tergiversare oltre lasciò che il viso le si
increspasse in un leggero sorriso e con calma disse -- Buongiorno
David. Stamattina il destino non ti condurrà a valle nei campi.
Il riso può attendere, ma Obara-Sama non è altrettanto
paziente. Lady Ayame ha richiesto la tua presenza. --
-- Ayame-Sama?-- Domandò stupito il giovane, prima di abbassare
il capo ad osservare un punto imprecisato dinanzi a lui. Pareva che i
lupi considerassero un gesto di sfida sostenere il loro sguardo; dunque
non era salutare errare con gli occhi all' altezza del viso di quelle
creature.
Ma neanche un secondo dopo una mano artigliata gli afferrò il
mento facendogli alzare nuovamente il capo : e il giovane si
trovò con il volto dell'Okami a pochi centimetri dal suo.
Pareva quasi un predatore che stesse scrutando la propria preda.
Fredda, con un tono che non ammetteva obbiezioni la giovane
sussurrò -- Ti ho già detto che certi atteggiamenti da
cucciolo smarrito non sono di mio gradimento. Soprattutto se provengono
da te. So che fingi, so che ti pieghi non per debolezza ma per
convenienza, al fine di evitare inutili punizioni. So anche che
lì dentro -- E enfatizzò le sue parole toccandogli senza
troppa gentilezza il petto con l'indice della mano -- Si cela un'animo
forte e orgoglioso. Quindi, la prossima volta osservami in viso come un
vero uomo, da pari a pari. Non ti ho offerto la mia amicizia ed il mio
aiuto per sfizio. --
E detto ciò ringhiò sommessa e lo scosse leggermente
prima di lasciarlo andare. David compì un gesto di assenso con
il capo, riconoscente. -- Lady Takara, la ringrazio. Vi è sempre
gentilezza e comprensione dietro alle sue parole--
Al che borbottando qualche parola incomprensibile la giovane lupa si
voltò, probabilmente imbarazzata, dando le spalle al giovane.
--Stupido. Se hai la forza per aprir la bocca e vaneggiare allora tanto
vale impiegare tale vigore per una causa più utile. Seguimi,
Lady Ayame attende la tua presenza.--
PROSSIMAMENTE il nuovo capitolo, in cui si fa la conoscenza di
Ayame...in cui salterà fuori il nome di una certa kagome e si
indagherà se anche il giovane come quella strana ragazza
proviene dal futuro.
Oh, non ho ancora deciso :
1- se ci sarà una storia d'amore o simile più avanti tra David e qualcuno
2- per chi David dovrebbe provare affetto, sempre se finirà per provare affetto per qualcuno.
Sono aperto a suggerimenti :-)
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Capitolo 2 *** La prova di Obara, l'enigma di Ayame ***
yoro 1
Ed eccoci al secondo capitolo! Come al solito, se vi piace recensite mi
raccomando...mi farebbe piacere sentire la vostra opinione.
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David seguì in silenzio l'orgogliosa creatura, lasciando
scivolare a lungo lo sguardo intorno a sè quasi a voler
impressionare quei meravigliosi scenari nella sua mente : l'ampia
vallata, ricca di boschi ed abitata da innumerevoli creature
viventi; le maestose montagne, che fiere si ergevano oltre
l'orizzonte dove una spolverata di neve candida decorava le loro
cime impervie.
Un complesso mosaico dinamico, vibrante e ricco di vitalità :
al confronto la moderna società appariva una realtà
arida, spoglia e tediosa.
Quali sinfonie di richiami si potevano udire, dagli animali più
piccoli e insignificanti ai superbi uccelli che solcavano il cielo
privi di alcuna preoccupazione o affanno! Sparito il traffico
veicolare, sparito l'odore acre e maleodorante dell'urbanizzazione,
sparite le luci che imperiture facevano impallidire persino le stelle
con il loro falso fulgore.
In questo ritorno agli albori della società si poteva avvertire
la natura : era palpabile, un'entità degna di ammirazione e
rispetto. Da quando l'uomo la sostituì con i falsi idoli nomati
"progresso" e "urbanizzazione" ?
Come ha potuto l'umanità distruggere tale gloriosa armonia del
creato per plasmare il mondo a proprio diletto? A David piangeva il
cuore, poichè osservava tale bellezza con lo sguardo rassegnato
di chi già ben comprende il futuro : tutto ciò non
sarebbe durato. Le fabbriche e l'inquinamento avrebbero soffocato la
terra e sradicato gli alberi e i teneri arbusti.
E dunque osservava affascinato le cime degli alberi mosse giocose
dalla brezza leggera mattutina, mirava con stupore le complesse
gallerie naturali scavate nel fianco della montagna sulla quale si
trovava : perchè ben poco gli yoro avevano fatto.
Si erano semplicemente insediati in tale meraviglioso luogo, difficile
da definire... pareva una gola scavata nel fianco della montagna,
riparata dalle alte vette e tagliata in due da una cascata impetuosa
che scendeva fino a valle.
La zona era una vera e propria fortezza naturale, poichè l'unico
accesso alla gola era dato da due sentieri impervi e scoscesi che
giungevano fino a valle. La tribù poi era distribuita su
più livelli, seguendo il fianco della montagna.
Alcuni livelli erano accessibili attraverso sentieri molto ripidi e
insidiosi, altri li si poteva raggiungere solamente saltando : era
ovviamente un villaggio creato secondo le esigenze dei demoni.
Ma al livello più basso, dove si aprivano le imboccature per gli
"alloggi" degli schiavi, si svolgeva la maggior parte
dell'attività del villaggio. Nel piccolo piazzale costeggiante
la cascata si ritrovavano al mattino presto i maschi prima di andare a
caccia ; sempre in tale luogo spesso si potevano trovare
gruppetti di demoni lupo intenti a socializzare e condividere le loro
esperienze di vita.
Ma sfortunatamente per David gli alloggi del capo tribù si
trovavano in un luogo più...riparato, lontano da occhi
indiscreti : situato nel livello più alto, dominava la vallata
ed il resto del villaggio. (o almeno pensava all'inizio, ma non era proprio corretto nelle sue supposizioni)
Un demone ci sarebbe arrivato facilmente con alcuni lunghi balzi,
tuttavia David non era un demone e quindi dovette ricorrere ad alcune
gallerie scavate nella roccia e colleganti i vari livelli tra loro :
era un labirinto naturale di cunicoli che sboccavano tanto all'aperto
quanto in vicoli ciechi. Una difesa naturale, si potrebbe quasi
affermare.
Ma David al momento aveva un'ottima guida, anche se taciturna.
Nonostante ciò, prese mentalmente nota del percorso in modo da
poterlo ripercorrere in futuro se la necessità si fosse
presentata.
E mentre compiva questo percorso la solita scena alla quale oramai vi
era abituato si era ripresentata : indifferenza, smorfie e insulti indirizzati alla
sua persona poichè umano, il tutto accompagnato di tanto in
tanto da calci o graffi.
E se David abbassava il capo, mordendo per la cieca rabbia l'interno
delle labbra, Takara pareva non curarsi minimamente dell'umiliazione
alla quale era sottoposto il ragazzo o gli schiavi in generale : con
eleganza e grazia ultraterrena continuava a camminare mantenendo lo
sguardo dinanzi a sè, badando solo alla strada da percorrere.
Personalmente, David preferiva l'indifferenza poichè non era vero e
proprio astio verso la sua gente : semplicemente non lo consideravano
abbastanza importante da meritare la loro attenzione. Quel tipo di
mentalità era la più facile da piegare con il tempo in proprio favore,
mentre ben altra storia si presentava con coloro i quali manifestavano
con violenza il loro astio nei suoi confronti.
Ma David sapeva che se voleva sopravvivere doveva mitigare la collera
dei violenti e accattivarsi le simpatie degli altri...facile da dirsi,
arduo da farsi. Doveva giocare bene le sue carte ; ecco perchè
misurava sempre con estrema cura le proprie parole, soprattutto nei
confronti di Takara : sapeva perfettamente che lei sarebbe riuscita ad
aiutarlo solo fino a un certo punto. E se si dovesse mai presentare il
bivio in cui dichiarare lealtà ai suoi simili o a uno schiavo,
lei non avrebbe scelto David.
Dopo alcuni minuti e parecchi metri di cunicoli e gallerie immerse
nella fitta penombra, i due singolari individui emerserò in un
grazioso piazzale ricco di fiori, muschi e licheni che coloravano la
nuda roccia con le loro deliziose sfumature cromatiche.
Acqua cristallina filtrava dalla parete rocciosa, scivolando a rivoli
sul terreno e andando ad alimentare la cascata che, vicina, scorreva
impetuosa. Si trovavano dunque nella zona centrale della gola,
là dove alimentata dai sovrastanti ghiacciai (visibili a mala
pena con l'occhio nudo in verità. E David dubitava che qualcuno
si fosse mai spinto fin la sopra...il terreno era friabile e ripido) si
generava l'amata cascata che con le sue acque dissetava l'intera
tribù e gli animali a valle.
Anche da tale altezza ben si scorgeva il fiume che tagliava a
metà la vallata, andandosi a perdere oltre l'orizzonte.
Indubbiamente, erano paesaggi da favola.
Giunti in quel piazzale, il sentiero scompariva dietro alla cascata,
quasi inghiottito dalle acque. Più avanti faceva capolino
solitaria una grotta; apparentemente nulla di insolito se non fosse per
gli yoro di guardia ai lati dell'ingresso.
Probabilmente quello doveva essere il famoso ingresso per l'area
proibita : santuario degli Anziani, era una vallata di rara bellezza
circondata dai monti e accessibile solo dopo un lungo cammino
attraverso cunicoli fiocamente illuminati da fiaccole ardenti e ben
protetti da guardie veterane.
In tale vallata che, a detta del giovane, solo per raggiungerla ci
volevano come minimo un paio d'ore di cammino attraverso vari cunicoli
e a ritmo sostenuto , avevano dimora le famiglie più influenti
della tribù.
Non solo vi dimoravano gli anziani, ma a valle era pure presente il
cimitero sacro nel quale venivano sepolti i membri più illustri
della loro società.
Era facile intuire dunque che non molta gente poteva avere accasso a tale zona ed ogni trasgressione era punita severamente.
Leggenda vuole che tale gioiello della natura, una valle circondata dai
monti e celata alla vista dell'uomo, fosse stata trovata casualmente
dagli Okami mentre scavavano la roccia per creare nuove dimore per la
loro gente.
Come direbbero Cesare e Tolkien : quibus rebus cognitis, i nani hanno
imparato a scavare dai lupi. E più di una volta David,
rimuginando su tali ilarità, si era trovato a ridacchiare al
pensiero di una Takara vestita come Gimli e intenta a scavare gallerie
con un piccone.
La vedeva certamente meglio intenta a spazzare via orchi e orchetti con
la sua fida katana, sempre al suo fianco. ( E giravano voci che quella
spada se la curasse quasi con la stessa intensità con cui una
donna può curare il proprio amante!)
Ma tornando alla vicenda attuale, i due erano finalmente arrivati alla
loro metà. Non era la dimora della principessa poichè
questa in verità si trovava nell'area proibita; era
semplicemente una sala di consulta in cui la tribù si ritrovava
per risolvere le questioni di interesse per l'intera comunità.
Vi si accedeva passando dietro alla cascata, dove il sentiero si faceva
stretto e pareva scomparire tra i flutti : in realtà mai
terminava, e la parete rocciosa si apriva in una grande spelonca
illuminata da innumerevoli fiaccole e decorata da moltissime stalattiti
e stalagmiti che brillavano minacciose nell'oscurità.
Qui, disposti a semicerchio, Okami dall'aria austera e solenne
parlavano sottovoce tra di loro mentre lupi dall'aria feroce e
minacciosa giacevano sparsi quà e là intenti alle loro
attività.
Ogni discussione si interruppe bruscamete all'arrivo dei due e in breve
David si ritrovò suo malgrado al centro dell'attenzione.
Ricordando le nozioni basilari della sua condizione, quando Takara si
fermò a pochi passi di distanza dagli anziani egli la
imitò, inginocchiandosi e volgendo gli occhi al terreno.
Un umano infatti non aveva diritto di parola finchè non gli
veniva posta una domanda diretta : bisognava porre a freno la lingua o
soffrirne le conseguenze.
La prima a parlare fu Takara che, diversamente dal giovane, era rimasta
in piedi fiera ed orgogliosa, in una posa rigida e quasi statuaria.
Indubbiamente un'atteggiamento inflessibile e marziale, ma lei aveva la
guerra e la disciplina nel sangue.
-- Obara-sama, Ayame-sama, illustri anziani. -- Iniziò, rivolgendosi a turno verso gli interpellati.
Il primo era un lupo dall'aria anziana ma maestosa, il suo sguardo
acuto e penetrante con il quale pareva scrutare l'animo
dell'interlocutore lo rendevano un leader naturale, una creatura capace
di incutere soggezione. Da giovane doveva essere stato un guerriero
molto saggio e valente, ciò era indubbio. David riusciva quasi
ad avvertirlo... e non a caso quel demone era la massima
autorità della tribù.
La seconda era una ragazza che in termini umani avrebbe dimostrato si e
no diciott'anni : un delizioso fiore nel pieno della giovinezza, dotata
di una grazia quasi eterea che metteva in risalto le forme armoniose
del suo corpo delicato. Capelli lunghi e rossi come il fuoco decoravano
un volto leggiadro e quasi fanciullesco : gli occhi della donna, verdi
come due magnifici smeraldi e pieni di onesta curiosità e
interesse verso il creato parevano lo specchio dell'innocenza.
Il leggero sorrisetto malizioso che a tratti compariva sulle sue labbra
tuttavia denotava un'animo meno ingenuo rispetto a quanto non poteva
apparire. Come si suol dire, le apparenze ingannano.
E infatti la principessa Ayame era rinomata per il suo fine intelletto,
per il suo grande sapere e per i suoi poteri spirituali. Era ben
conscia della sua straordinaria bellezza e sapeva all'occorrenza come
manipolare il prossimo a suo piacimento.
In tutto ciò, David non comprendeva le voci che la davano per un
animo sensibile e ferito che nascondeva le sue delusioni d'amore (chi
sarà mai quel Kouga tanto nominato?) dietro un velo di curata
apparenza.
Dal punto di vista di David non era diversa dagli altri yoro : era una
padrona, era una creatura pericolosa da trattare con rispetto e
cautela.
Gli altri erano invece volti privi di alcun interesse per il giovane, o almeno per il momento.
Ma tornando a noi, Takara proseguì -- Ho condotto dinanzi a voi
lo schiavo che avevate richiesto. Se non avete altre richieste, i miei
compagni d'arme mi attendono--
Fu Obara il primo a parlare, con voce roca e profonda -- No, vada pure generale. Al resto pensiamo noi.--
Passarono alcuni minuti, in cui l'unico suono udibile nella sala era il
riecheggiare dei passi della donna che si allontanava, poi il lupo
addocchiò severo il giovane.
-- Umano, abbiamo alcune cose da discutere. Dimmi il tuo nome.--
-- David, signore -- Affermò il giovane, lo sguardo sempre rivolto verso il suolo.
-- David, il famoso umano del continente al di là del mare.(Si
riferiva all'europa, non all'america ovviamente). Mmm, ho ricevuto nel
corso della mia lunga vita alcuni testi della vostra gente, ho sempre
trovato interessante il vostro linguaggio e la vostra cultura. Inoltre,
i demoni di quelle terre sono rinomati per la loro saggezza
e...violenza. Dimmi, cosa diresti se citando i vostri coloriti insulti
ti chiamassi "deficiente"?-- Terminò, snudando divertito le
zanne.
Gli anziani alle parole del lupo si scambiarono occhiate eloquenti,
qualcuno ridacchiò pure, schernendo il giovane. Ayame invece si
limitò ad accavallare le gambe e piegare il capo, un sorriso
enigmatico sul volto quasi a denotare una conoscenza di una chiave di
lettura della domanda di Obara-sama che agli altri anziani era sfuggita.
David, dal canto suo, riflettè che pobabilmente lo stavano
mettendo alla prova. Volevano giocare con le parole? Bene, pure lui
conosceva la dialettica, non si sarebbe certo offeso facendo il loro
gioco.
Sempre senza alzare il capo affermò, pacato -- Direi che ha
ragione Obara-sama. Sono privo di innumerevoli cose, ma quella che
rimpiango di cuore è la dolce libertà, poichè sono
legato al crudele giogo della schiavitù fino a quando morte non
mi coglierà. --
-- Ottima risposta, umano. Conosci dunque il latino, la vecchia lingua
dei colti usata nel vostro continente. Di ciò mi compiaccio--
Replicò, approvando con un cenno del capo le parole del ragazzo.
Inaspettatamente, fu Ayame a parlare ora, osservandolo intensamente --
Ascolta attentamente le mie parole e rispondi. " Breve la mia vita,
talvolta nasco alto e maestoso su di un podio dalle api amato, fulgido
e nella notte sovrana a gran voce invocato. Scaccio i dubbi e
della ragione sono guida sicura e fidata : ma quando perisco faccio del
saggio un pietoso demente. Riarsa è la mia gola, e tale
resterà in eterno. Ho molte dimore, e anche se posso errare le
mie radici giammai potrò spostare. Cosa sono?" --
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PROSSIMAMENTE la seconda parte del dialogo di Ayame e la storia
avanza. Allora, fino a qui la storia vi piace? Oh, non sono bravo a
inventare gli indovinelli quindi dai, rispondete voi all'enigma di
Ayame... è facile! :-)
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Capitolo 3 *** L'enigma, risolto. ***
yoro 2
Ed eccoci al nuovo capitolo di questa storiella! Capitoli corti
così riesco a studiare e aggiornare senza impiegare tempi
incredibili... spero vi piaccia e recensite mi raccomando se avete
idee, apprezzamenti o semplicemente commenti.
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"Breve la mia vita,
talvolta nasco alto e maestoso su di un podio dalle api amato, fulgido
e nella notte sovrana a gran voce invocato. Scaccio i dubbi e
della ragione sono guida sicura e fidata : ma quando perisco faccio del
saggio un pietoso demente. Riarsa è la mia gola, e tale
resterà in eterno. Ho molte dimore, e anche se posso errare le
mie radici giammai potrò spostare. "
David ripetè lentamente nella sua testa le parole della giovane
principessa, cercando di trovare il giusto tassello che potesse far
combaciare tutti gli indizi che gli erano stati forniti. I presenti nel
mentre lo osservavano attenti, alcuni con aria perplessa altri
scuotendo il capo silenziosamente, quasi sapessero già che il
giovane non avrebbe trovato risposta alcuna.
Due volti spiccavano tra il gruppo : il era quello di Obara-sama,
rilassato e bonario, quasi si fosse addolcito un poco dopo le prime
battute scambiate con l'umano.
Il secondo viso era quello di Ayame, attento e curioso mentre pareva
mettere a fuoco per la prima volta la figura del giovane uomo.
Infine, con una leggera esitazione, David buttò -- Il lume
è la mia risposta, nella speranza che sia corretta e non
fallace.--
E dopo alcuni attimi in cui la sala cadde nel silenzio più
totale, i presenti iniziarono a mormorare in assenso e David
potè tirare un lungo respiro di sollievo.
Sorridendo, scoprendo una chiostra di zanne tanto candide e curate
quanto aguzze e indubbiamente letali, Ayame si alzò dallo
scranno e con la fluidità di un felino si avvicinò al
ragazzo.
Dopo essersi adagiata sulla dura pietra del pavimento della sala si
sporse repentinamente verso il giovane, annusandolo in maniera
alquanto...animalesca.
Di scatto si ritrasse e, sempre rimanendo allo stesso livello del
giovane, disse -- Alza lo sguardo umano. Oggi ti sei meritato di
incrociare il viso mio e degli anziani, poichè nella nostra
tribù sappiamo apprezzare i guerrieri valenti ma ancor di
più serbiamo rispetto per un acuto intelletto.--
A tali parole, piacevolmente confuso, David compì ciò che
gli era stato ordinato andando a perdersi con lo sguardo in quelle
iridi smeraldine e selvaggie, indomite.
--Oggi ai nostri occhi hai acquisito un nuovo valore ed io ho impresso
il tuo odore, un onore che concedo solo a pochi individui. Pur essendo
una creatura inferiore potresti rivelarti di maggiore utilità
rispetto ai tuoi simili. --
E dopo avergli arruffato i capelli in maniera non dissimile a quando
gli uomini accarezzano un cane, la leggiadra fanciulla tornò a
prendere il suo posto tra gli anziani.
Di una cosa David ora era certo : quella donna possedeva una bellezza
solo pari alla sua astuzia e malizia. Poteva diventare la sua peggiore
nemica o migliore alleata, ma il gioco si faceva estremamente complesso
poichè per quanto avesse suscitato una buona impressione era
indubbio che la principessa in generale non provava simpatia verso gli
umani.
E gli yoro erano famosi per divorare o annientare ciò che li
infastidiva. Tuttavia, già ora intravedeva la possibilità
di sfuggire alle selezioni del banchetto di sangue
: se si dimostrava utile poteva evitare di diventare uno dei 10 umani
scelti a caso tra gli schiavi per essere divorati vivi la sera in cui
si celebrava la venuta della luna piena.
E David come tutti gli umani del campo aveva già iniziato ad
osservare con timore i cicli lunari : circolava infatti il proverbio "
Gobba a ponente lupo fremente, gobba a levante lupo dormiente. "
Il senso era chiaro : a luna crescente ci si avvicinava alla luna
piena e gli yoro iniziavano ad addocchiare gli schiavi come se fossero
dei grossi pezzi di carne. E in quei momenti non si poteva evitare di
rabbrividire poichè spesso incrociando il loro sguardo questi
volutamente si leccavano le labbra, mettendo in mostra le zanne
acuminate.
Era incredibile come creature così sensibili, dotate di forte
spirito di fratellanza e comunità potessero diventare tanto
aggressive e spietate con gli esseri umani. Cosa mai gli avremo fatto
di male?
Ma tornando a noi, Obara-sama fu il solo a prendere la parola,
esprimendo il dubbio che tutti si stavano ponendo. -- Risposta, come
avrai intuito, corretta, umano. Ma dato che ciò non mi basta,
vorrei capire quali ragionamenti ti hanno condotto al lume. --
Mantenendo un tono di voce deferente, ma cogliendo al volo
l'opportunità di poter analizzare il viso degli interlocutori
senza temere conseguenze, replicò:
-- Alcuni indizi mi condussero al lume. "Breve la mia vita,
talvolta nasco alto e maestoso su di un podio dalle api amato, fulgido
e nella notte sovrana a gran voce invocato." La prima parte si
riferisce ad una candela, poteva fuorviare poichè il discorso si
applica tanto al lume che alla fiamma. Entrambe, poichè il lume
è prodotto dal fuoco, hanno vita breve poichè seguono il
ciclo vitale di una candela. Il podio dalle api amato mi fece sovvenire
la cera, di cui le candele sono composte. Quindi fino ad ora poteva
andare bene sia il lume che il fuoco. Tuttavia, di notte per illuminare
il cammino si invoca la luce, non il fuoco.--
Esalò un lungo respiro, organizzando le idee mentre i presenti
avevano ripreso a mormorare tra loro, alcuni sorridendogli persino come
ad incraggiarlo a proseguire.
-- "Scaccio i dubbi e
della ragione sono guida sicura e fidata : ma quando perisco faccio del
saggio un pietoso demente." Il lume della ragione, la chiarezza che
spazza via le ombre del dubbio e guida la ragione sulla giusta strada;
lo stesso lume che se viene ad estinguersi getta l'intelletto nella
confusione e nella pazzia profonda. "Riarsa è la mia gola, e
tale
resterà in eterno." Questo invece è un indizio
comprensibile solo se si ipotizzava già da prima che la parola
fosse lume. La "gola" del lume è riarsa in eterno poichè
è generata dal fuoco. E se si "abbevera" una fiamma, questa
immancabilmente si spegne e non potrà mai produrre un lume.--
Al che Ayame lasciò che un sorriso incoraggiante le increspasse quel volto da lupo travestito d'agnello.
--" Ho molte dimore, e anche se posso errare le
mie radici giammai potrò spostare. " Il lume generato dalla
fiamma si crea ovunque si genera una fiamma, ma per quanto la luce
possa diffondersi il suo epicentro, le sue radici, rimarranno sempre
ancorate alla fiamma e con essa moriranno. Approvate il mio
ragionamento, signori?--
Non dovette attendere molto per ricevere risposta a tale domanda : il responso era già scritto sui volti dei presenti.
-- Proprio come quella tale Kagome di cui mi parlava mia nipote --
Incominciò Obara-sama --Voi umani provenienti dal futuro sapete
destreggiarvi bene con la mente, a differenza dei bifolchi
superstiziosi che popolano queste terre. --
-- Ma come fa a sapere che provengo dal futuro Oba...--
Fu un attimo, un secondo prima stava parlando e in quello successivo
era steso a terra, dolorante e a massaggiarsi una guancia che esibiva
cinque graffi appena appena sanguinanti.
E dove fino a poco prima si trovava, la figura di Ayame troneggiava
minacciosa, la mano artigliata con la quale l'aveva colpito ancora
alzata in silente monito. Lo sguardo era duro, feroce quasi mentre
sibilò -- Non mi pare che Ji-chan ti abbia detto che potevi
parlare, umano. Se non sai stare al tuo posto ti insegnerò il
rispetto col sangue--
E mentre il giovane si ricomponeva, mentalmente si malediceva. "Ho abbassato la guardia, i complimenti mi avevano offuscato la mente...mai più. Mai più."
--Perdonami, Ayame-sama. Perdonami Obara-sama e pure voi
anziani. Non ricapiterà più.-- Mormorò mesto il
giovane, massaggiandosi la ferita.
Obara scrollò il capo, esalando quello che per un lupo poteva
considerarsi l'equivalente di un sospiro. --Ahhh, quando i cuccioli
nella loro esuberanza fanno di testa loro...nulla di buono. Non
preoccuparti, umano. So che non capiterà più. E te,
Ayame, placa i bollori! Sei sempre così avventata! Non credi che
io sappia badare a me stesso? Quando vorrò punire uno schiavo lo
farò.--
-- Ma permetti ad uno schiavo di passarla liscia e diverrà
sempre più ardito!-- Protestò Ayame a gran voce,
dimenticandosi totalmente di David.
--Ma questo umano non è un bifolco ignorante e
superstizioso come gli altri umani che popolano l'isola, nipote! Sa
benissimo stare al suo posto, non è uno sciocco!--
--Affermi ciò solo perchè ti piace il modo in cui parla!--
--E te sei accecata dalle tue questioni personali! Vedi Kagome in ogni
singolo essere umano che intralci il tuo cammino! Cresci una volta
tanto!--
E David si trovò afferrato di peso da Takara e trascinato fuori
dalla sala, le braccia esili ma forti come il ferro della donna
ancorate saldamente al suo petto, non ammettendo alcuna replica.
L'ultima cosa che vide prima di venir trascinato via era il viso di
Ayame contorto in un una smorfia felina mentre ringhiava minacciosa
contro Obara-sama, il quale a sua volta ringhiava sommesso, ammonendo
la nipote a non mettere a prova la sua pazienza.
E la discussione tra i due pareva farsi sempre più accesa, quasi
il vecchio avesse riaperto antiche e dolorose ferite nel petto della
giovane fanciulla.
Non appena i due si furono allontanati abbastanza Takara allentò la presa, permettendo al giovane di divincolarsi.
Ma non appena il giovane si voltò indignato verso la figura
dell'amica la mano della donna si serrò saldamente al suo collo,
stringendolo in una morsa dolorosa e terrificante.
Alzatolo di peso la giovane lupa lo scagliò con violenza verso
l'ingresso di una galleria, facendolo sparire inghiottito dalla buia
spelonca.
Rialzatosi in piedi a fatica, David non potè fare altro che
arretrare alla cieca in preda al cupo terrore : Takara si stava
avvicinando rapidamente con un'andatura spedita che faceva presagire
solamente guai, il grazioso viso contorto in una smorfia d'ira ed i
marchi ai lati del volto che turpi brillavano nella grotta come fiamme
ardenti.
Pareva un diavolo dell'inferno , una bellissima nemesi dalle fattezze
nivee e stupende stravolte in un amaro dipinto dettato dalla pura ed
indomabile collera.
Non appena Takara ebbe David bloccato contro una parete, gli si
avvicinò pericolosamente : affondò una mano nella roccia
a pochi centimetri dal capo del ragazzo, grattando con un acuto stridio
la nuda pietra come se fosse burro.
Nascose il volto nell'incavo tra il collo e la spalla del giovane,
alitandogli sulla nuda pelle senza proferir parola alcuna : le zanne
erano minacciosamente snudate, pericolosamente vicine al corpo tremante
del giovane che rabbrividiva come una foglia dal terrore.
E quando ormai l'umano era pronto a dire addio alla sua vita, Takara
lentamente mormorò -- David, sciocco cucciolo d'uomo. Hai idea
dello spavento che mi hai fatto prendere? Se tu fossi un giovane lupo
quest'oggi le mie zanne avrebbero assaporato la tua carne, lasciandoti
un marchio indelebile a monito per il futuro. Ma lo spavento per questa
volta basterà, sperando che tu abbia imparato qualcosa dagli
avvenimenti odierni. --
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PROSSIMAMENTE Takara fa la ramanzina a David! E la storia prosegue...
Ayame non è malvagia...però il suo cuore è ferito ed il dolore le ha inaridito l'animo.
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Capitolo 4 *** Opera buffa ***
ferragosto
Ok, questo capitolo è slegato con la storia... è il mio omaggio stupido di ferragosto :-)
Lo dedico a voi, cari lettori....spero vi piaccia!
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Assiso sul suo aureo trono, il principe del terrore tra mille sospiri
mirava l'infinito ; e così, con un ghiacciolo al limone in mano
ed i regal piedi a bagno in un catino, soleva passare la giornata.
E intanto in quel cupo castello Kagura in infradito si aggirava, e la
settimana enigmistica assorta consultava : voleva andare al mare,
invece ad un vecchio folle doveva badare.
E mentre si aggirava annoiata nella camera di Naraku, lo sguardo cadde
su di una pila di fogli che giaceva in disordine sulla scrivania.
Kagura prese dunque a sfogliare le sudate carte del suo padrone, in
cerca probabilmente di comprensione : quel che Naraku non diceva a
parole magari su quei fogli lo stillava col cuore.
E di Kagura le iridi si fecero palloni : " Da mi basia mille, mea Kikyo" riportava come titolo uno di quei fogli.
Tremante, Kagura prese a sfogliare il componimento di Naraku:
"""Kikyo, oh Kikyo! Perchè non mi hai amata?
Volevo solo possederti, torturarti ed ammazzarti, perchè mai mi hai rifuitato?
Ero solo un povero bandito folle e pluriomicida, è forse male cercar di sopravvivere in questo mondo funesto?
E te lo dissi mille volte, se lo erano tutti meritato.
Incominciai con un tenero fanciullo in fasce...non trovava mai la pace!
Ma con un colpo di spada ad effetto, il silenzio fu perfetto.
Come potevo immaginare che una spada può far male?
Ero solo un frugoletto, ma nel sangue trovavo diletto.
Ma non ero un mentecatto,
mi aggradava il rosso colore...
ti raccontai mai di quando mi abbuffai di more?
Ma stò andando fuori tema
e non vorrei proprio farti pena,
oppure e meglio dire cena?
Si, probabilmente cena...
ti avevo forse invitato a cena?
Oh che topus letterario gagliardo!
Proprio come quel povero mezzo-demone infingardo!
Ma ti dissi che ti amavo?
Ucciderti due volte non fu bastato?
Kikyo, oh Kikyo! Ma non vedi quanto ti amo! """
E mentre una gocciolona anime-style solcava rapida la fronte
della donna, Kagura potè pensare solo a una cosa " Grandioso.
Sono la schiava di un emerito deficiente ".
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Kanna invece era chiusa nel frigorifero, poveretta : tuttavia sembrava soddisfatta e contenta.
Solo poche ore prima la si poteva udire rivolgere minacciose parole di
sfida al fulgido sole : insulti e odi all'inutilità sua, del suo
calore e in generale alla futilità dell'estate.
Vi chiederete, come risolse la situazione?
Mandò il tenero bambino dall'alabarda del destino a barricare
ogni singola finestra del castello, ma la cosa non finì
così : fece piazzare sempre dal povero Hakudoshi specchi tutti
intorno ai muri del castello, in modo tale che il sole vi si potesse
rispecchiare e soffrire un poco del suo stesso calore.
E mentre Kanna come una pazza vaneggiava, Hakudoshi sconsolato di sfruttamento minorile si lamentava.
Poi Kagura, in una botta d'entusiasmo, decorò i bordi degli
specchi con fiocchetti colorati ed animando alcuni scheletri
dall'armadio diede inizio ad un leggiadro ballo : e questi danzavano,
una danza antica e tribale tenendosi felici per mano a formare un
cerchio beato intorno al castello di Naraku.
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Fortunatamente nessun'indviduo assistette al ferragosto singolare del
ragno bipolare : solo Sesshoumaru se ne accorse e sconsolato per
pietà non potè far altro che scuotere il capo.
Jaken alle sue spalle sprezzante indico il castello e sentenziò, alzando altezzoso il capo : --Dilettanti--.
Cos'era mai quello in confronto alle feste al regale castello del suo padrone?
Jaken a ferragosto nella dimora del demone cane aveva visto di quelle cose...
e rammentò Sesshomaru ed Inuyasha mentre ballavano ubriachi persi la danza del ventre,
e rammentò, quando del sake finì per sbaglio nel
bicchiere sbagliato, una giovane Rin scappare terrorizzata da una
mandria di presunti scoiattoli nani,
e come dimenticarsi di quella volta che un Inuyasha ubriaco,
credendosi un fantasma, volle a tutti i costi tentare di attraversare
una porta chiusa...incitato da Sesshoumaru in versione "fratello
bastardo"?
Quante capocciate che Inuyasha tirò a quella porta, quante volte
tornò imperterrito all'attacco canticchiando il motivetto di
ghostbusters che le aveva insegnato Kagome!
Poi finalmente cadde all'indietro e svenne, e solo in quel momento
Sesshoumaru si mosse... a disegnarli simboli folli e parole oscene sul
viso, ovvimente.
Quale modo migliore di passare il ferragosto se non in famiglia? Parola di Jaken!
BUON FERRAGOSTO!!!
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Capitolo 5 *** Una crepa nell'animo ***
yoro 3
Ed eccoci al nuovo capitolo! Siete ancora con me o vi siete già annoiati?
Stavolta la tinta è un poco più dark poichè si
mostra già qualcosa che avevo accennato in precedenza.
Se vi piace per favore recensite... non mi stancherò mai di
chiederlo. E per quanto scritta in vano questa frasetta la troverete
sempre :-)
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Takara si voltò bruscamente, allontanandosi di alcuni passi dal
giovane umano che pareva aver affrontato un'intera legione infernale.
E mentre un leggero colorito sostituiva il cereo pallore sul viso del
ragazzo, questi si portò convulsamente una mano al petto. Il
cuore pareva un tamburo poichè , specchio dei sentimenti umani ,
palpitava con violenza in risposta al flusso di adrenalina : l'istinto
per un breve istante aveva dominato la ragione, imponendo a David di
fuggire dal predatore.
Ma David sapeva che la faccenda non era ancora terminata : Takara era
immobile, le braccia distese e le mani che tradivano una certa fremenza
dal modo in cui artigliavano l'aria. Non si preoccupava più di
celare la coda candida e pura come la neve dei monti : irrequieta
questa spazzava l'aria, incantando in maniera quasi ipnotica il ragazzo.
Finalmente l'Okami si decise a parlare, volgendo il capo quel poco che
bastava per osservare l'umano con la coda dell'occhio e con un cipiglio
severo .
-- Magari Obara-sama è comprensivo, per quanto talvolta possa
risultare strano e inquietante-- La sua voce non era più che un
sussurro -- Tuttavia, la principessa Ayame con gli umani è
spietata, lo è sempre stata. E tu sei stato uno sciocco a farti
ingannare dalla sua bellezza. Hai abbassato la guardia e le hai fornito
un'ottima opportunità per punirti. --
Si interruppe, lo sguardo gelido fisso sulla figura mesta del giovane che alle sue parole aveva abbassato il capo mortificato.
Passarono alcuni snervanti istanti, nei quali l'unico rumore udibile
era il respiro dei due individui ed il suono delle goccie d'acqua che
scivolando lungo le stalattiti cadevano a terra, infrangendosi in
prismi dai mille colori.
Infine, scuotendo il capo, la lupa affermò -- Vedo che hai
finalmente imparato a parlare solo quando ti viene richiesto. Il cielo
mi fulmini se non ti lego ad un palo per un giorno intero la prossima
volta!--
Parve rilassarsi dopo quello sfogo, poichè quando si
voltò un leggero sorriso mesto aveva fatto capolino sul suo
volto. -- David, io mi preoccupo per il tuo bene. Capisci che non
vivrai a lungo se non impari a farti scaltro? Eppure so che sei furbo,
l'hai dimostrato più volte. Sai perchè mi sono
interessata a te fin dal primo momento?--
Il giovane fu preso alla sprovvista da quella domanda, poichè
gli Okami non erano soliti spiegare le motivazioni delle loro azioni
alle creature inferiori...le compivano e basta.
- No, lady Takara, sinceramente lo ignoro--
La giovane serrò le palpebre, un dolce sorriso a solcargli le labbra : pareva quasi stesse rimembrando un dolce ricordo.
-- Anche adesso, nella tua testa stai formulando piani e macchinazioni
per evitare che simili incidenti si ripetano. A differenza degli altri
schiavi, tu sei il primo che non si arrende al proprio destino. No, tu
lotti per la sopravvivenza in maniera encomiabile : rispondi alla
violenza con falsa sottomissione, gettando parole suadenti quando il
momento è opportuno e mostrandoti debole e indifeso senza
preoccuparti di soffocare l'orgoglio. Sei una creatura patetica? No, a
modo tuo sei un guerriero indomito. Puoi confondere gli altri, ma i
tuoi occhi ti tradiscono. Hai lo sguardo cauto e attento del
calcolatore. Comprendi le mie parole? --
-- Io...-- Ma le parole gli si fermarono in gola, in preda al miscuglio
di emozioni. E notando ciò Takara portò una mano
artigliata sul suo viso, andando ad accarezzargli incoraggiante la
guancia come ad incitarlo ad andare avanti.--
--Io...è difficile da spiegare. Però le sue parole sono
veritiere, lady Takara. Ero abituato ad un'esistenza tranquilla,
dignitosa e pacifica. Poi, tutto d'un tratto, mi sono ritrovto in
questo dannato luogo infernale.
Un posto in cui il debole viene sopraffatto e la violenza domina
sopra ad ogni altra cosa. Qui ho conosciuto il morso della frusta, qui
ho conosciuto il vero significato dell'umiliazione, qui ho conosciuto
il puro terrore e la depressione. Tuttavia, non ho mai avuto intenzione
di arrendermi.
Io tornerò a casa. E se anche non dovessi mai riuscirci ,
mi rifiuto di morire senza combattere. Lotterò con i miei mezzi
fino alla fine, sempre. Sono onorato di aver ricevuto il dono
dell'amicizia da un demone così ... umano. Lei è la prima
ed unica persona che abbia mai provato pietà o comprensione nei
miei riguardi, e non me lo dimenticherò mai. --
Una breve pausa, in cui David in preda a un'ira funesta strinse i pugni
e digrignò i denti, furioso -- Tuttavia , come non potrà
mai esserci amicizia tra il leone e l'agnello così non
potrò mai provare amicizia nei confronti dei miei carcerieri.
E annovero anche lei tra di essi, lady Takara, perchè
nonostante le sue belle parole io non dimentico che può
benissimo torturarmi o uccidermi in ogni istante. Ho visto come tratta
gli altri schiavi, ed io non sono certamente diverso da loro.
Sono sicuro che non appena lei perderà interesse nei miei
confronti non esiterà a trattarmi al pari di una bestia, o
peggio. Come ha intuito, non sono uno sciocco. Voleva onestà e
una risposta onesta ha ricevuto. L'amicizia si dimostra con i fatti ,
non a parole. --
Takara era onestamente stupita dalle parole di quel giovane che osava
aprir bocca così sfrontatamente senza timore alcuno, accecato
dall'ira e con gli occhi lucidi di lacrime che mai solcheranno il suo
viso.
Questo dunque era il vero David che si celava dietro all'apparenza : un
animo sensibile e irrimediabilmente ferito, un'animale spaventato che
lottava per sopravvivere fidandosi solo delle sue forze... una creatura
che se solo avesse avuto la forza necessaria avrebbe straziato senza
pietà le carni dei suoi carcerieri. E lo avrebbe fatto con furia
selvaggia e turpe godimento.
Poichè la vittima di una violenza o si chiude in sè
stessa, timorosa del mondo stesso... o smaniosa di vendicarsi dipinge
il volto di chi la ha abusata sopra ad ogni singolo essere vivente. E
in quel caso non si preoccupa di moralità o fronzoli vari,
poichè per sentirsi appagata dispensa agli altri ciò che
ha dovuto subire in precedenza.
-- Buona giornata lady Takara, mi si attende ai campi a valle. --
E detto ciò si allontanò a grandi passi lungo la
galleria, faticando non poco nel tentativo di calmarsi ed indossare la
solita odiata maschera d'indifferenza che fino a quel momento l'aveva
prottetto innumerevoli volte.
-- David-- Mormorò mesta Takara, allungando la mano verso il giovane, impotente.
Per la prima volta, avvertì una spiacevole sensazione nel petto,
come un peso gravoso atto a roderle la sua stessa anima.
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20 Settembre, pomeriggio
I campi di riso erano situati alle pendici del monte, a fondovalle.
Riparati dai monti e disposti su varie terrazze di terra, erano
veramente una curiosa visione.
Tuttavia il fascino veniva a mancare quando non venivi neppure pagato
per spaccarti la schiena a piantare semi e falciare le spighe.
Si, perchè non solo il grano, anche il riso ha le spighe.
Dannati cereali! Non potevano essere ciliegie? Almeno erano più
facili da cogliere... o meglio ancora mele. Così se un pomo
collideva con il capo di un lupo poteva sempre trattarsi di un
"malaugurato incidente".
Naturalmente sia David che gli altri schiavi non avevano pranzato.
Perchè sprecare cibo quando basta una sostanziosa cena per
permettere agli schiavi di andare avanti senza deperire? Lupi bastardi.
(Oh, perdonate la parola. Tendo ad essere colorito nei miei commenti
quando l'argomento verte sul riso o sul cibo.)
Gli Okami, frusta alla mano, erano ovviamente vigili e attenti a controllare il nostro operato.
Ti fermavi un momento di troppo? Frustata.
Sbagliavi qualcosa? Frustata.
Eri troppo lento? Frustata.
Il lupo di guardia era annoiato? Frustata.
Un guardiano era famoso per la sua crudeltà : Kahrn, dal nome impronunciabile e difficilmente giapponese. Mah...
Non era eccessivamente bello ripetto alla media e osservava sempre gli
schiavi con quel suo unico occhio malevolo. Si, perchè l'altro
l'aveva perso in una qualche battaglia e l'orbita vuota era stata
coperta da una benda che lo faceva assomigliare ad un pirata.
Ad aumentare il suo fascino, aveva spesso l'abitudine di far schioccare
fastidiosamente la lingua. Una persona amabile dunque. Gettava il
termine repulsivo in buona luce.
Ed ovviamente aveva le mani che gli prudevano. Daltronde, dai ad un
criminale una frusta e digli che può usarla a suo piacimento...
cosa puoi aspettarti?
E così trascorreva il pomeriggio, piegati sotto il sole in un
silenzio rotto solo dai sibili delle fruste ed i successivi mugolii di
dolore dei malcapitati.
Ma finalmente era calata la sera : niente più lavoro fino all'indomani !
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PROSSIMAMENTE ... boh. vi lascio la sorpresa. Alla prossima!
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Capitolo 6 *** Chiaro di luna ***
yoro 4
Ed eccomi qui con un nuovo capitoletto dalla vostra
storia odiata o preferita, come dir si voglia. Ovviamente fate bene a
non recensire poichè potrei offendermi o divorarvi nel sentire
le vostre opnioni.
Pazienza, son già felice che almeno questa storia venga
letta...anche se non so per quanto andrà avanti. Scrivere costa
fatica, soprattutto per me che devo studiare come un pazzo sotto il
sole rovente di questi giorni! Se poi non ottengo neanche un poco di
soddisfazione in quel che scrivo...perchè io scrivo per me ma
anche per voi, cari lettori. Scrivo per dilettare me e pure voi,
sapete? E infatti io recensisco sempre ciò che leggo, sia in
maniera positiva che in maniera critica.
Questo perchè il rapporto " tempo per scrivere una storia /
tempo per scrivere un commento " è nettamente disproporzionato.
Lettori avvisati e mezzi salvati, non ricevere recensioni ai miei
occhi equivale a dire " Masterteo, la tua storia fa schifo" . E la
conseguenza è ovvia. Tranquilli che tanto io ho già il
mio bel da fare, non mi rattristerò certo.
Naturalmente non mi riferisco a te, mia cara lettrice devota :-)
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Quella sera plumbee nubi oscuravano il cupo orizzonte, creando
intricati intrecci fuligginosi : le stelle parevano essersi ritirate in
muta soggezione, solo qualcuna tra le più ardite faceva capolino
di tanto in tanto in quel curioso dipinto monocromatico di forme
e movimento.
Persino la luna, pallida signora della notte, fulgente e maestosa,
risultava in parte coperta e celata alla vista: oppressa e
soffocata, pareva brillare senza troppo entusiasmo, esausta.
I lupi si aggiravano irrequieti lungo il piazzale, raspando nervosi la
dura pietra quasi fiutassero la tempesta imminente in arrivo.
Un grande focolare era stato allestito al centro della spianata, alto e
scoppiettante, alimentato dal tenero legno dei vigorosi alberi che si
ergevano numerosi nella vallata.
La prede della recente battuta di caccia erano già state
scuoiate e preparate : alcune venivano servite crude, per soddisfare
l'animo feroce e sanguinario dei demoni lupo; altre invece venivano
spezzettate e infilate su di grandi spiedi roventi disposti intorno al
grande focolare.
In breve tutti ebbero la loro giusta porzione : carne, riso bollito ed
un pugno di verdure...un pasto frugale ma nutriente. E la carne aveva
un sapore divino, non come quella robaccia che vendono ai supermercati
spacciandola per bovino o ovino.
Certo, agli schiavi toccava una porzione decisamente minore, ma non si
poteva cambiare il destino. La fame per David era come una seconda
coscienza : il suo doloroso morso gli sussurrava spesso suadenti parole
destinate ad infrangersi contro barriere mentali ben radicate.
Il morso della fame era per il giovane un'eterna e tangibile tortura,
ben peggiore della frusta : quando manca il giusto nutrimento ogni
fibra del corpo umano è percorsa da violenti dolori, fitte
acute centrate sullo stomaco che come tentacoli frustavano ora le
appendici, ora gli organi, ora la mente, ora la stessa anima.
Chiaro, i lupi non erano stupidi : fornivano agli schiavi abbastanza
per sopravvivere; tuttavia ciò non era sufficente a placare il
tremendo morso della fame.
David, come era solito fare ogni sera, era seduto in disparte al fianco
di una grande roccia : fissava immoto le solitarie stelle mentre in grembo teneva
appoggiato il piatto contenenti le misere leccornie che mai riuscivano
ad appagarlo.
I demoni, raccolti in piccoli gruppi , parlavano animatamente tra loro
e di tanto in tanto gettavano un'occhiata verso quello strano umano :
confusi, interessati, piccati...chi può dire ciò che
pensavano in tali momenti?
Gli altri schiavi invece facevano gruppo nei pressi dell'imboccatura di
una grotta, parlando sottovoce tra loro per comunicare le loro
scoperte. Le occhiate di disapprovazione e astio che scoccavano verso
il ragazzo erano tutt'altro che sporadiche, ma oramai questi si era
abituato al loro trattamento.
E proprio in quei momenti di solitudine David rifletteva sul suo
destino, il triste fato di un'emarginato : non abbastanza umano per
essere accettato dai suoi simili, non abbastanza demone per essere
accettato da quegli odiosi carcerieri.
Percorreva solitario il suo cammino, creatura odiata e incompresa senza
motivazione alcuna : in quella realtà invero non vi era posto
per una persona come lui. E presto o tardi, come tutti gli altri,
sarebbe sparito senza lasciar traccia di sè. Solo le bianche
ossa in futuro testimonieranno con un ghigno perverso la sua effettiva
esistenza; tuttavia marciranno anche queste...
...e infine, polvere. "Mi rifiuto!" Sussurrava dentro di sè, mordendosi impotente le labbra in un gesto di muta rabbia "Non vivrò un'esistenza priva di scopo alcuno! Il giogo degli odiosi lupi non potrà trattenermi ancora a lungo!"
E intanto, sparsi tra i monti e lungo la valle, i lupi incessantemente
ululavano : e se i festosi richiami dei figli della notte per alcune
creature erano una benedizione, per altri non erano altro che una
maledizione.
Il tempo scivolava, placido e imperturbato dalle vicende delle creature
mortali; pulviscoli senza importanza agli occhi di ciò che
è necessario e eterno. Il tempo esiste da sempre, fiume infinito
dalle molteplici forme plasmate dalla spazio. Poichè non vi
è tempo senza spazio, così come non esiste spazio se essa
non è collocata nel tempo.
David fu preso quasi alla sprovvista quando una mano artigliata si
posò delicatamente sulla sua spalla; ma voltando repentinamente
il capo confermò i propri sospetti : acquattata dietro di lui,
un lieve sorriso a incresparle il viso reso quasi marmoreo
dall'espressione gelida dei suoi occhi neri e profondi, vi era
nient'altro che lady Takara...accompagnata come sempre da quell'aria
nobile e autoritaria, regale quasi. (ma come si può sorridere
amichevolmente tenendo lo sguardo freddo e gelido? Takara doveva essere
veramente più unica che rara...e probabilmente suo padre doveva
essere un ghiacciolo).
Al suo fianco, Obara-sama era sdraiato sulla nuda roccia, il capo
poggiato su di una delle zampe posteriori mentre osservava con estrema
intensità l'immensa vallata : era lo sguardo perso nel vuoto che
si addiceva ad un re intento ad osservare i suoi possedimenti; era lo
sguardo pensoso di chi comprende le grosse responsabilità legate
alla sua condizione. Poichè un re nobile e virtuoso comprende
quanto sia gravoso e estenuante badare al benessere ed alla sicurezza
dei propri sudditi.
"Da quanto tempo siete qui, silenti, alle mie spalle?" Avrebbe voluto
chiedere, ma chiaramente rammentava l'amara lezione. Si
accontentò dunque di alternare lo sguardo tra i due,
un'espressione accuratamente neutrale (se non velata di una leggera
stanchezza) in viso.
La prima a parlare fu Takara, mentre il vecchio lupo pareva non
prestare attenzione al giovane umano. (Tuttavia, a giudicare dal
leggero moto delle orecchie del lupo, David era pronto a scommetterci
che non si sarebbe persa una parola della conversazione).
-- Lieta serata, David. Sei sempre così assorto di
sera...persino noi lupi ci stupiamo talvolta dell'intensità del
tuo sguardo. Qualcosa ti turba?--
-- Buonasera lady Takara. Molti pensieri solcano irrequieti la mia
mente , temo , tuttavia stasera stavo osservando il cielo. Eh...--
Sospirò, rilassandosi un poco -- Le stelle brillano stasera--
-- Risplendono, superbe e maestose nella loro gloria.-- Replicò
dolcemente Takara, poi dopo una leggera esitazione, domandò --
Posso stare un pò ad osservarle insieme a te, David?--
Il ragazzo chinò leggermente il capo, portando una mano ad
accarezzare distrattamente una striscia di muschio presente sul
terreno. Pacato, rispose -- Mia signora, non deve domandare tali cose
ad uno schiavo. Il suo volere è legge, nevvero? --
Cadde il silenzio, rotto soltanto da qualche sporadico ululato lontano.
-- David..mi piacerebbe comunque sentire la tua onesta opinione. Non ti punirò, prometto.--
--...come desidera. Va bene, mi farebbe piacere averla al mio fianco.
Se sà apprezzare il silenzio ed il paesaggio è una
gradita compagnia.--
Dopo tali parole una risata rauca riecheggiò nella notte,
proveniente dal petto del vecchio lupo che, alternando lo sguardo tra i
due, non poteva fare a meno di sorridere divertito (e fidatevi, un lupo
che sorride è più minaccioso che ridicolo!), il corpo
intero scosso dalle risate.
-- Cuccioli...-- Mormorò scuotendo il capo. E parve soprattutto
divertito quando Takara gli scoccò uno sguardo imbarazzato di
gelida ammonizione.
-- La verità umano è che lady Takara prima era irrequieta
come un leone in gabbia. Dovevi osservare come si aggirava intorno al
focolare, pareva avere il diavolo in corpo. In realtà siamo
entrambi preoccupati...stasera il tuo corpo emana un forte odore di
sangue fresco. E il retro della tua tunica è lacerato e rivoli
di sangue scorrono incessanti come piccole cascate cremisi. Che ti
è successo?--
-- Il dolore passerà. Si deve essere riaperta qualche vecchia
ferita, senza contare che giusto questo pomeriggio le guardie sono
state abbastanza generose nel dispensare frustate agli schiavi. Non si
crucci, una notte di sonno e domani tornerò a lavorare come
se niente fosse.--
--Mmm...-- Mormorò pensoso il lupo, poi disse -- Domattina lady
Takara ti scorterà nell'area proibita. Voglio discutere con te
una tematica molto importante, lontano da sguardi indiscreti.--
Detto ciò, lentamente si allontanò, lasciando i due soli nel piazzale ormai quasi deserto.
Stranamente, contrariamente alle sue precedenti parole, a breve anche
lady Takara si congedò, lasciando David solo in preda ai suoi
pensieri ed ai suoi timori.
Alcuni minuti dopo, uno splendido esemplare di lupo candido
come la neve (un lupo artico forse?) trotterellò per il piazzale, avvicinandosi curioso
sempre più al giovane.
David all'inizio ebbe attimi di puro terrore, tuttavia l'animale non
pareva aggressivo, anzi, non appena raggiunse il giovane si
adagiò sul terreno, appoggiando il capo in grembo al ragazzo. Diede un
leggerò colpetto col muso al petto del giovane, quasi
attendesse da lui una qualche reazione.
Alcune leggere musate dopo, atte ad incoraggiare il ragazzo, David
sorridendo prese ad accarezzare quel singolare lupo, rilassato e
stranamente pervaso da uno strano senso di sicurezza.
E mentre accarezzava delicatamente il pelo di quella stupenda creatura
dal pelo niveo e lucente, osservò distrattamente una coincidenza
molto curiosa : gli occhi di quella bestia dolce e mansueta avevano lo
stesso colore ed intensità di espressione propri di una persona
che ben conosceva...Takara.
Intanto, in un angolo riparato e lontano da occhi indiscreti, un set
completo di indumenti candidi e pallidi come la luna riposava,
indisturbato.
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PROSSIMAMENTE(se lo scrivo, e dipende da voi)...la zona proibita e
Obara discute con David sulla liceità della schiavitù.
Non mancate!
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Capitolo 7 *** La caverna delle ombre ***
yoro 5
Non ho nulla da dire stavolta, solo molto fastidio e un pizzico di
delusione. Ma leggete il capitolo, e poi leggete pure il commento
finale. Capirete molte cose.
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La mattina successiva gli schiavi uscirono di buon ora, alcuni a testa
bassa, altri di umore più lieto, ma ciononostante tutti diretti
immancabilmente verso i campi a valle.
Il rigido inverno e la neve erano alle porte, bisognava raccogliere in
fretta le spighe di riso prima che gelassero. Il freddo infatti era
capace di rovinare un intero raccolto, lasciando per tutto l'anno
successivo molte bocche affamate.
E quando queste fauci appartenevano a creature tanto carnivore quanto violente, la situazione diventava estremamente critica.
Numerosi villaggi infatti piangevano ancora i morti delle incursioni
Yoro : erano veri e propri attacchi atti a divorare, rapire e
saccheggiare senza pietà alcuna per anziani o bambini.
David, dal canto suo, era perfettamente consapevole del destino
divergente che in quella fredda mattinata d'autunno lo avrebbe condotto
dove uomo non aveva mai messo piede : la zona proibita, la valle celata
degli anziani.
Oltrepassata l'imboccatura della spelonca il ragazzo volse il capo a
destra e a manca, spaziando con lo sguardo tutto il piazzale in cerca
della sua guida.
E non si stupì quando scorse a poca distanza dalla sua posizione
la figura severa e marziale di lady Takara intenta a fissarlo con
sguardo di ghiaccio.
-- Sei in ritardo-- Disse, vagamente seccata, mentre alzando un braccio
gli fece segno con l'indice di raggiungerla senza tergiversare oltre.
Adagiata contro la parete rocciosa, da lontano la donna pareva quasi un
candido fiocco di neve caduto dolcemente in terra durante la notte : se
possibile il colorito di pelle della lupa, colpito dai pallidi raggi
del sole nascente, pareva ancor più cereo del normale.
Inoltre, David notò che la yoro quel giorno indossava in
entrambe le braccia due raffinati bracciali in finissimo oro bianco,
abbinati ad una collana d'argento luccicante raffigurante una rosa
dalle forme tanto dinamiche e curate da parer quasi viva.
Evidentemente la zona proibita esigeva una particolare etichetta,
oppure semplicemente lady Takara quella mattina aveva sentito il
bisogno impellente di indossare qualche gingillo, in un'impeto di
femminilità alquanto inusuale per una persona dal suo carattere.
Ma come poteva giudicare quella ragazza? Uno sguardo algido e severo,
mescolato ad una buona dose di compassione e sensibilità
denotavano in quella lupa un carattere molto sensibile, anche se
indubbiamente difficile da gestire.
Ma David era convinto che si nascondesse molto di più oltre il
sottile velo dell'apparenza : ma non volendo ficcare il naso in
faccende che non lo riguardavano, quel dipinto era destinato a rimanere
incerto e offuscato.
David, non appena raggiunse la donna, si trovò letteralmente
gettato tra le mani una pelliccia di pelo grigia simile a quelle
indossate dai membri della tribù. Lanciò uno sguardo
interrogativo verso Takara, la quale stava tranquillamente
giocherellando con i lembi del gonnellino.
-- Indossala. Farà freddo nel cunicolo che conduce alla valle
protetta e io non permetterò che il tuo corpo si ammalì.
Hai bisogno di tutte le tue forze per sostenere il peso di questa
esistenza travagliata. Seguimi.--
E pronunciate tali parole si diresse lungo un sentiero, senza
rallentare nè voltarsi indietro : chiaramente si aspettava che
il giovane l'avrebbe seguita senza porre obiezione alcuna.
E infatti in breve David la raggiunse e si mise al suo fianco,
avviluppato comodamente in quella pelliccia di lupo tanto comoda
quanto inusuale come indumento.
Parlarono poco durante il tragitto, più che altro fu il ragazzo
a dover nutrire l'appetito incontenibile di conoscenza della donna,
poichè Takara pareva decisamente ammaliata dal futuro della
nostra civiltà.
Chiaro, David era spesso vago e fuorviante, poichè non è
bene influenzare il futuro manipolando il passato; o così almeno
insegnavano i libri di fantascienza.
Al che, sarebbe lecito domandarsi "Ma si può analizzare aspetti
della vita basandosi su romanzi, frutti dell'intelletto spesso
contenenti nozioni completamente divergenti da ciò che
consideriamo realtà?".
Talvolta si, spesso no. Ma è indubbio che i libri nascondano
molti misteri sepolti sotto fitte e dense coltri di finzione, è
necessario dunque che chi li legga sappia ben distinguere il vero dal
falso. Spesso la finzione è tanto possibile quanto irreale!
Una cosa probabile è pure possibile, tuttavia una cosa possibile non è necessariamente probabile.
Arrivarono infine all'imboccatura del lungo cunicolo che li avrebbe
condotti nella valle proibita , una larga entrata dalle forme molto
aspre ed affilate : pareva quasi un'enorme bocca pronta ad ingoiare i
temerari che osavano attraversarla.
Invero, non stavano infatti avviandosi verso il ventre della montagna?
-- David-- Affermò preoccupata Takara, afferrandogli
delicatamente (e...era quella pure esitazione?) la mano quasi temesse
di perderlo tra i meandri oscuri della grotta -- Le gallerie sono
numerose e insidiose, i progenitori della tribù hanno scavato
pure dove non avrebbero dovuto : in profondità riposano creature
innominabili con le quali abbiamo stillato una mutua tregua, dopo
lunghe ed estenuanti battaglie. Non abbassare la guardia. --
Non disse altro e dopo averlo incitato un'ultima volta i due sparirono inghiottiti nella roccia.
David spalancò la bocca, stupefatto : intorno a lui si apriva quasi un mondo parallelo!
I due infatti attraversarono molteplici paesaggi differenti : e videro
stretti sentieri scavati nella roccia, illuminati dalla fioca luce
delle torce appese ai muri; e videro immense grotte sotterranee,
collegate tra loro da solidi ponticelli di legno in equilibrio precario
sopra a ripidi strapiombi; e videro rocce brillare dei più
diversi colori del creato.
Dopo quella che parve un ora intera di cammino (ma chi poteva saperlo?
Senza orologi...) i due si concedettero una breve sosta in una grotta
decisamente pittoresca : piccola, di modeste dimensioni, sul soffitto
era tappezzata di aguzze stalattiti di innumerevoli forme e dimensioni!
Pareva di trovarsi all'interno di quei minerali strani che fuori
appaiono come rocce comuni e dentro invece mostrano riflessi e forme
tanto superbe quanto divine.
David si era seduto su di una grossa pietra, intento ad osservare il
luogo, mentre Takara era come suo solito appoggiata ad una parete.
Prima o poi si sarebbe fusa con la roccia, in maniera non dissimile a
un lichene.
In una mano reggeva una fiaccola su cui schioppettava una fiamma
vivace, nell'altra invece teneva saldamente una mela. E a giudicare dal
gusto con il quale la stava divorando, doveva essere davvero buona. Che
fame...
David si sentì sfiorare una guancia da un'alito d'aria, ma non
gli diede alcun peso. Esattamente come non si curò o forse
semplicemente non udì una specie di rantolo lungo e pesante alle
sue spalle.
O era di fianco? O forse era sopra? Quel respiro simile ad un leggero
sussurro pareva danzare insieme alle ombre, instancabile e incessante.
Takara parve accorgersene perchè rinsaldò la presa sulla
torcia, tuttavia non diede altro segno di aver notato ciò di cui
il ragazzo non si era avveduto.
-- Normalmente noi lupi non percorriamo questo sentiero per giungere
alla valle. -- Disse, tentando di creare conversazione, ma facendo
saettare lo sguardo algido e attento ai lati della grotta.
--Esistono percorsi alternativi, ma sono fatti a misura di demone. Un
debole umano non potrebbe attraversarli, fisicamente gli risulterebbe
impossibile. Nel caso dovessi recarti nuovamente alla valle proibita,
hai memorizzato la strada?--
David pacato le rispose -- Si, avevo calcolato quell'eventualità. La prossima volta non verrò colto imprepa...--
Troncò la frase a metà perchè una torcia, la
stessa fiaccola che fino all'istante precedente si trovava in mano alla
lupa, era appena saettata alle sue spalle...sfiorandogli il capo di
pochi centimetri. Che precisione e rapidità!
Udì un ringhio acuto, quasi lamentoso, poi vide un piccolo lampo
(pareva una grossa scintilla) e nella caverna tornò il silenzio
di tomba.
Takara, ancora ferma nella posa in cui aveva lanciato la torcia, aveva un'espressione terrificante.
Le fauci erano snudate in un muto ringhio animalesco, terribili e
minacciose; gli occhi mandavano lampi di gelida collera e i simboli ai
lati del volto brillavano turpemente, facendola assomigliare ad una
terribile ed affascinante dea della guerra.
Ricomponendosi, commentò pacata --Come ti avevo detto, i
progenitori della tribù scavarono dove non dovevano scavare. In
queste caverne le ombre sono vive, caute e silenziose. Si muovono
nell'oscurità seguendo il richiamo della luce, si avvicinano di
soppiatto e si nutrono delle tue più intime paure. Fredde e
spietate, le ombre sono più taglienti della lama di una spada.
Normalmente sono solo curiose...la faccenda mi preoccupa David. Non le
ho mai viste così aggressive.--
Tuttavia, si notava che l'apparente tranquillità era solo
finzione : un velo di sudore le imperlava la fronte e l'espressione
preoccupata sul suo viso non accennava a scomparire.
-- Ma io non ho visto nulla, lady Takara-- Replicò David prima di portarsi una mano alla bocca, impallidendo.
Takara tuttavia fece un brusco gesto della mano, atto a rassicurare il giovane che per questa volta era stato risparmiato.
-- Ovvio che non hai visto nulla, sanno essere molto silenziose. Nelle
cronache dei progenitori spesso si parlava delle ombre senza forma.
Creature che assumevano sembianze di bestie ripugnanti solo quando si
trovavano in posizione tale da poter attaccare il loro nemico. Ti ho
detto che si nutrono della nostra paura no? Una caratteristica di molte
vittime delle ombre non è tanto il corpo lacerato, ma
l'espressione. Presentano tutte uno sguardo di muto orrore, quasi
come se l'attacco fatale fosse giunto repentino e prima ancora che la
vittima potesse reagire.--
Esalò un lungo sospiro, poi proseguì -- L'ombra alle tue
spalle stava assumendo sostanza, dunque io l'ho prevenuta.
Evidentemente mi ha sottovalutata.--
La lupa osservò per qualche istante lo sguardo impaurito di
David, che alzatosi in piedi aveva iniziato ad osservasi intorno
febbrilmente, inquietato.
E prendendogli la mano, accarezzandola sul dorso in maniera
rassicurante, Takara condusse il giovane oltre la grotta in un altro
cunicolo. -- David, ci sono qua io con te. Non permetterò a
niente e nessuno di torcerti un capello.--
I due si allontanarono, tuttavia non si accorsero nè del rantolo
pesante, nè dello sguardo malizioso nè della forma
indefinita che, accoccolata in un angolo buio della grotta, li aveva
osservati con estrema attenzione mentre si avviavano verso l'uscita
della spelonca.
Dopo alcuni istanti la creatura si allontanò strisciando
velocemente su scaglie nere come il carbone in direzione opposta a
quella percorsa dai due, sparendo nella penombra.
Invero, vi erano tante di quelle cose celate nelle più profonde
recessità della terra...ma come per ogni cosa bisogna fare
estremamente attenzione : non tutto ciò che è stato
nascosto deve vedere la luce del sole.
Alcune cose sarebbe meglio dimenticarle...il vaso di Pandora docet :
mai scoperchiare ciò che deve rimanere sepolto in eterno. Le
conseguenze potrebbero essere fatali.
E per quanto riguarda gli yoro, presto o tardi avrebbero pagato il fio del loro ardire. Ma ancora non lo sapevano.
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PROSSIMAMENTE il capitolo dipenderà da voi se ci
sarà o meno. Ho avuto pazienza ma dopo 7 capitoli mi sono
stufato di sbattermi a scrivere una storia che leggono in più di
20 persone (a capitolo) ma che tuttavia non ottiene recensioni neppure
da 1/3 dei lettori. Se non ricevo abbastanza recensioni il nuovo
capitolo non s'ha da fare. Ci guadagnate voi, che non dovete più
sorbirvi questa lagna di storia e ci guadagno io che risparmierò
tempo e energie.
Son mica qui a farmi prendere in giro, io.
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Capitolo 8 *** Schiavitù, amara follia... ***
yoro 6
Ed eccoci al nuovo capitolo di questa contorversa storia...ad alcuni
piace, ad altri no, la maggior parte manco si esprime....boh
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David e Takara percorsero in fretta la parte restante delle gallerie
immerse nel ventre della roccia, profondamente turbati dagli
avvenimenti recenti.
Ma l'inquietudine mutò in gioia non appena emersero nella
vallata, poichè dinanzi a loro si apriva un meraviglioso
paesaggio : una vasta pineta circondata dalle alte vette
imbiancate dei monti; una foresta rigogliosa e infinita.
Uccelli cinguettavano allegri tra le fronde ombrose, mentre piccoli
animali frusciavano tra i cespugli, giocosi. Ogni tanto un coniglio o
una lepre sbucava all'aperto, completamente tranquillo e a proprio agio.
Un rumore di rami spezzati fece voltare repentinamente il giovane : ed
ecco, accoccolata nei pressi di un grande tronco caduto, una lince
osservava con sguardo curioso e penetrante i due strani bipedi che
avevano invaso il suo territorio.
Quando David tornò ad osservare Takara la sorprese mentre lo
stava osservando con un leggero sorriso stampato sul volto, rilassata
come solo poche altre volte l'aveva vista.
-- Incantevole, non è vero? La prima volta non si scorda mai. I
suoni, gli intensi profumi...tutto è pregno di una squisita
vitalità che rispettiamo sopra ad ogni altra cosa. Cacciare in
questo luogo è considerato un reato gravissimo, oltre che
un'imperdonabile offesa alla grande madre che tutto ha creato nella sua
eterna benevolenza. La pena è la morte. --
Ricambiando il sorriso David socchiuse gli occhi, inspirando a pieni
polmoni quella squisita aria priva di inquinamento, scevra di polveri
malsane proprie delle civiltà urbanizzate.
-- Sono esterefatto. In questo luogo il Bello è esaltato oltre
il sublime...verbo non può descrivere ciò che mi detta in
petto il cuore!--
Una risata rauca si infilò veloce tra le fronde, accompagnata
dal suono di passi in rapido avvicinamento. Ed infatti di lì a
poco comparve un piccolo gruppetto di lupi dall'aspetto più
vario e le espressioni più mutevoli.
Accompagnati da alcuni lupi grigi ed uno dal pelo niveo con striature
grigie ai lati del volto, tre demoni si avvicinarono con passo nobile e
sostenuto al duo.
A sinistra la principessa Ayame, raffinata ed elegante come sempre
anche se a giudicare dall'espressione vagamente...aggressiva, pareva
non desiderasse altro che andare da un'altra parte. Probabilmente non
aveva ancora digerito il discorso del giorno prima.
Al centro vi era niente di meno che Obara-sama e, a giudicare dal suo
ghigno, David era certo che fosse stato lui a ridere prima.
A sinistra chiudeva il gruppo un volto nuovo, che tuttavia aveva un che
di familiare...ecco dove lo aveva visto! Sedeva al colloquio degli
anziani e, se la memoria non lo ingannava, era uno tra quelli
più bendisposti nei suoi confronti.
Era chiaramente un Anziano della tribù : alto e di
corporatura robusta, possedeva un fisico muscoloso scolpito in maniera
precisa e severa, quasi fosse stato ricavato dal marmo. Pareva uno di
quei guerrieri veterani che vedeva spesso nei film medievali di guerra,
e come loro aveva il corpo ed il viso segnato da numerose cicatrici di
battaglie trascorse e immancabilmente vinte.
A prima vista dimostrava intorno alla quarantina d'anni in termini
umani, infatti alcune rughe sottili segnavano il bel viso ed i folti
capelli neri erano solo leggermente brizzolati.
Nel complesso era una visione che avrebbe dovuto incutere timore, ma il
viso disteso e gioviale, il portamento rilassato e gli occhi gialli e
ridenti come quelli di un felino denotavano una personalità
socievole e bonaria.
Il primo a muoversi fu il massiccio lupo bianco dalle striature grigie
sul viso (era enorme, raggiungeva l'umano all'altezza del bacino!) che
si lanciò festoso contro Takara.
David non potè che sorridere alla scenetta che seguì :
Takara ed il lupo che si rotolavano sull'erba, facendosi le feste
come....lupi.
-- Cold Rain! Ragazzo mio, è da un giorno intero che non ti
vedevo! Sei andato ancora a dare la caccia ai conigli?-- Al che il
bestione abbassò le orecchie, colto sul fatto.
Ma Takara si limitò a ridere, una risata dolce ed argentina, ma
soprattutto onesta. E naturalmente mentre il lupo le leccava il viso
lei aveva iniziato ad arruffargli giocosamente il pelo.
-- Cuccioli...-- Mormorò bonariamente ancora una volta Obara,
prima di fissare divertito il giovane umano -- David, ho sentito le tue
ultime parole. Ti ringrazio per il tuo apprezzamento alla valle, il
nostro tesoro.--
David per tutta risposta chinò deferente il capo, abbozzando un impacciato inchino.
Ayame parve vagamente soddisfatta da quel gesto di sottomissione,
mentre il viso di Obara sembrò quasi velarsi di tristezza a
quell'immagine.
-- Alzati , oggi parleremo da pari-- Commentò con voce profonda
il vecchio, poi a prendere la parola fu l'anziano al suo fianco.
E come aveva fatto a non notare la lancia di metallo lucido e finemente
decorato che teneva piantata nel terreno con una estremità
appoggiata alla spalla?
-- E così tu saresti il famoso umano venuto dal futuro...un
pò gracile a dire il vero!-- Tuonò bonario, con voce forte e
possente.
Poi dando una manata amichevole sulle spalle del giovane (il quale si
piegò in avanti dall'impeto dell'entusiasmo del guerriero,
sputando quasi un polmone) proseguì -- Mi chiamano Rak'hartan,
la lancia del demonio. Ma molti mi conoscono semplicemente come
"maestro" ... non è vero Takara? --
-- Per come la vedo io sei solo un ubriacone -- Rimbeccò la
ragazza, infastidita dall'essere stata tirata in ballo dato che era
ancora alle prese con una sessione selvaggia di coccole con il suo lupo.
-- Rispetto!-- Tuonò Rak'hartan burbero, arrossendo un poco --Non criticare i vizi di un povero vecchio!--
-- Sei vecchio solo quando ti fa comodo-- Sbottò Takara,
portando una mano al fianco come spesso sono solite fare le femmine
quando sono in vena di appioppare una sonora lavata di capo allo sfortunato maschio di turno.
-- Sono pur sempre il tuo maestro. Non dimenticare che sono stato io ad insegnarti ad usare la lancia!--
--E infatti me l'hai insegnata così bene che adesso uso la spada!--
Fu l'ultima cosa che David udì provenire dalle labbra di Takara,
poichè Rak'hartan la sollevò come un gatto per la
collottola e la portò via di peso, sparendo tra gli alberi.
Le ultime parole che udirono furono un burbero -- Adesso combatteremo
in un luogo tranquillo e vedremo se mancherai ancora di rispetto al tuo
maestro-- ed un gridolino strozzato -- Tu sei pazzo, aiutoooo!--
Calò il selenzio e gli uccelli cinguettarono a lungo.
Il primo a parlare fu David che, perplesso e indeciso se preoccuparsi o
scoppiare a ridere, esitante disse -- Ma fanno sempre così? E
soprattutto, quella era proprio Takara, gelida ed impassibile
guerriera?--
Ayame si limitò a scuotere sconsolata il capo, Obara invece
rispose -- Dopo che Takara giunse qui, sola e senza nessuno di cui
fidarsi, Rak'hartan fu l'unico che in un certo senso l'adottò
come una seconda figlia...o almeno per i primi tempi. Credo che tra i
due vi sia un legame d'affetto come quello che lega uno zio per un
nipote. Non si faranno troppo male.--
-- Vi lascio soli, ho altre faccende a cui sbrigare-- Commentò
d'un tratto Ayame, prima di sparire in un turbinio di foglie.
-- Vieni ragazzo, cammina un poco con un povero vecchio-- Disse Obara,
incamminandosi lungo un sentiero tra gli alberi appena appena
distinguibile con tutti i rami e le foglie che coprivano la terra.
-- Di recente stavo riflettendo sulla schiavitù, un tema molto
gravoso a mio parere.-- Al vecchiò non stupì nè il
rapido serrare delle mascelle del giovane nè il cortrarsi delle
dita, strette a pugno.
-- Nel futuro esiste ancora la schiavitu?--
-- Il femomeno si è quasi estinto, poichè è
considerata barbara, immorale e brutale.-- Affermò, con un tono
di voce pacato e neutro, senza tradire emozione alcuna.
-- Lo immaginavo...-- Un lungo silenzio, poi -- David, sono vecchio. Ho
visto innumerevoli albe e rossi tramonti, ho assistito al sorgere di
civiltà e alla loro caduta nell'oblio. Ora sono stanco, stanco e
impotente. I tempi stanno cambiando, lo avverto nel frusciare del vento
tra le foglie, lo avverto nell'odore del mare, lo avverto nell'triste
errare con lo sguardo nell'azzurro infinito del cielo. Dimmi, nel tuo
futuro i demoni esistono ancora?--
-- Vuole una risposta onesta?-- Domandò cauto David. Il lupo si limitò ad un assenso con il capo.
-- No, nel futuro il mondo è di dominio esclusivo dell'uomo; i
demoni sono considerati leggende atte a spaventare i bambini.--
--Lo temevo. Eppure avvertivo che questa sarebbe stata la tua
risposta....i tempi stanno cambiando. Gli umani stanno imparando e
diventano sempre più arditi e numerosi. I demoni invece...troppo
arroganti per accorgersene. Ciechi nella loro superbia verranno
massacrati. Ma io...--
Le parole gli mancarono, mentre una lacrima gli solcò il vecchio
muso raggrinzito --...io non voglio che la mia gente muoia David. Io
sono vecchio, di me non mi importa. Ma la mia tribù, qusta
grande famiglia...non merita di essere massacrata!--
David usò un tono di voce un poco tagliente, amareggiato --
Anche gli umani che divorate non vogliono morire. Anche gli umani che
rendete schiavi vogliono essere liberi. Eppure dinanzi alle loro
lacrime cosa fate? Voltate il capo, e li ignorate. Bene, gli umani
saranno deboli ma sappiamo pure noi essere spietati e crudeli. --
Esalò un lungo respiro, poi -- Obara-sama, non voglio mancarle
di rispetto ma si rende conto che stà firmando da decenni se non
secoli la condanna a morte della sua tribù? Se non rimedia alla
svelta gli umani verranno a reclamare gli innocienti che nel tempo
avete ammazzato e torturato. Ricambieranno la vostra crudeltà
con la stessa medicina. Voi yoro vi limitate a questi bifolchi che sono
capaci solo di combattere d'onore--
Rise, una risata amara -- Folli! Chiaro che non hanno alcuna speranza.
I demoni fisicamente sono più forti e in un combattimento leale
vincono sempre. Tuttavia, voi state seriamente sottovalutando la mia
stirpe, voi state sottovalutando gli europei.--
Abbassò il tono di voce, che si fece quasi cupo -- Gli europei
non si battono con onore, il loro unico scopo è vincere e lo
raggiungono sempre con ogni mezzo. Stiamo parlando di una stirpe che ha
portato all'estinzione intere etnie di suoi simili su di un lontano
continente! E sapete per quale motivo? Oro e terra. Per tali futili
motii hanno commesso stragi inenarrabili. Voi pensae di essere alla
loro altezza? Vi colpiranno a distanza, vi avveleneranno le riserve
d'acqua, vi bruceranno i boschi...faranno di tutto per sterminarvi e
voi immancabilmente vi spezzerete.--
Obara-sama era rimasto in silento, gli occhi chiusi e apparentemente
immerso in profonde riflessioni. Non appena David terminò il suo
monologo disse, lentamente -- Come pensavo. Allora l'unica
possibilità che ci rimane è abolire la schiavitù e
tentare di stringere rapporti di amicizia con le popolazioni umane
locali? Gli yoro non la prenderanno bene. Ci vorrà tempo...--
-- Il tempo è un lusso che non sempre ci è concesso --
-- Vero, ragazzo. Sei saggio per essere solo un cucciolo d'umano. Ti
ringrazio per il consiglio, poichè dalle tue parole ho intuito
ciò che non vuoi dire...dobbiamo ingoiare l'orgoglio ed
ammettere che non siamo più le creature più forti del
creato. Basta così, il mio cuore è addolorato e langue.
Andiamo a cercare Takara e Rak'hartan.--
E detto ciò, i due si avviarono nella direzione in cui l'anziano aveva trascinato Takara.
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Prossimamente, lo scoprirete leggendo XD
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Capitolo 9 *** Yoshimo , la volpe pervertita ***
yoro 7
Scritto a tempo di record questo capitolo :-)
Mi sentivo ispirato...buona lettura e magari, giusto se vi viene voglia, recensite...
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L'umano ed il suo canuto compagno camminarono a lungo in riservato
silenzio, immersi nei propri pensieri, intenti a scacciare i propri
odiati demoni interiori.
Intorno a loro la foresta scorreva infinita, un mare bruno chiazzato di
smeraldi, poichè le foglie ed i fasci d'erba colpiti dai timidi
raggi del sole parevano quasi fulgide pietre preziose : un
mosaico di colori accarezzato delicatamente dalla brezza giocosa
pomeridiana, l'alito vitale di madre natura.
Di tanto in tanto al giovane parve di scorgere altri demoni lupo
immersi nella vegetazione, e si avvide infatti talvolta di occhiate
perplesse e curiose, talora di sguardi intensi e penetranti. Ma troppo
spesso dopo qualche esitazione questi mutavano in occhiate colme di
aperta ostilità : era chiaro che gli yoro non vedevano di buon
occhio un umano che osava mettere piede nella loro oasi sacra e
proibita.
Chissà cosa accadrebbe se Obara-sama o lady Takara non lo
tenessero costantemente d'occhio? Probabilmente in quel bosco non
sarebbe sopravvissuto a lungo. Anche se il luogo era così
incantevole...
"Se
mai potessi scegliere dove perire, vorrei trascorrere qui i miei ultimi
istanti di vita : solo, immerso nella quiete e circondato dalla
bellezza del creato. E sopra di me, a testimoniare con noncuranza il
mio tragico trapasso, solamente le luminose stelle avvolte nella nera
coltre della notte"
E giunsero infine in uno spiazzo, un sublime giardino
fiorito con al centro una grande statua di pietra raffigurante un
poderoso lupo intento ad ululare fiero alla luna.
Una targetta era scolpita alla base e in caratteri raffinati riportava " I FIGLI DELLA LUNA, UMILI E DEVOTI SERVI DELL'ARGENTEA SIGNORA, LO ERESSERO A GLORIA IMPERITURA"
Intorno alla statua alcune candele erano state accese di
recente, disposte con estrema meticolosità a formare un cerchio
perfetto e armonioso. Rose erano disposte sopra ad un piccolo altare
votivo, insieme ai fiori dalle forme più strane e dai colori
più singolari che mai in vita sua il giovane umano aveva avuto
l'onore di ammirare.
E lì inginocchiato in silente preghiera, a capo chino e
mormorando frasi incomprensibili a fior di labbra, stava un giovane
demone che dimostrava 17-18 anni, decisamente la creatura non umana
più giovane che avesse mai visto. (se non si contano i cuccioli
Yoro).
Senza voltare il capo, mosse un paio di volte le orecchie dorate che
portava sul capo, e sorridendo affabile esclamò con un tono di
voce dolce e melodioso -- Umano, non dovresti camminare con passo si
pesante e scordinato, spaventerai gli animali.--
David strabuzzò gli occhi, credendo quasi di avere le
traveggole...non poteva essere vero! Non erano forse puramente delle
leggende?!
Dinanzi a lui, in forma umana con lunghi capelli biondi che ricadevano
fin quasi all'altezza del bacino, vi era una figura avviluppata in nove
lunghe code dorate : una Kyubi no Kitsune.
Quella creatura emanava una deliziosa sensazione di pace interiore,
infondeva calma e tranquillità solo a stargli vicino. Ora capiva
perchè nella tradizione giapponese le Kyubi no Kitsune venivano
considerate i messaggeri degli dei : pareva di trovarsi dinanzi ad un
santo, una creatura benedetta di un'altro piano dell'esistenza scesa in
terra e mischiatasi per puro diletto con le genti mortali.
Eppure era sicuramente anch'essa una creatura mortale di carne e sangue.
-- Siete uno spirito volpe?-- Domandò David senza riuscire a trattenersi.
A queste parole la giovane ( o almeno, la forma che aveva assunto era
quella di un giovane uomo...chissà qual'era il suo vero
aspetto!) volpe sorrise bonaria ed alzatasi in piedi, si voltò
verso il ragazzo.
Due iridi smeraldine profonde e curiose si posarono delicatamente sulla
figura di David, mentre un lieve sorriso solcava quelle labbra
sovrumane. (era più basso di David, gli arrivava alle spalle)
-- Si , giovane umano. Sono una Kyubi no Kitsune, quello che voi umani
chiamate spirito volpe a nove code. Tuttavia, per quanto non possa
negare di destreggiarmi in maniera valida ed efficace con il mio fine
intelletto...non sono per nulla onniscente come voi umani sospettate.
Ma dopotutto la tua razza ha sempre posseduto una fervida
immaginazione...dimmi, come ti chiami? Non esitare, io sono votato alla
protezione di tutto ciò che nasce dalla terra e di conseguenza
non ti farei mai del male. Ma osa anche solo spezzare un ramo o
calpestare un fiore in mia presenza e neanche gli dei dalla mia ira
funesta ti potran salvare--
-- Onorato di fare la vostra conoscenza, messaggero degli dei. Il mio
nome è David-- Al suo fianco Obara-sama piegò rispettoso
il capo in segno di saluto.
--Ed il mio è Yoshimo, protettore del villaggio da quando il mio
fu distrutto alcuni secoli fa. Da allora sua eccellenza Obara-sama mi
accolse benevolmente nella sua tribù ed io gliene sarò
eternamente grato. Ma ti prego--
E scoppiò a ridere, una risata melodiosa e gradevole all'udito,
quasi come il canto di un fringuello -- Non sono un messaggero degli
dei, questa è un'altra credenza umana. Sono solo una creatura
che vede l'esistenza in maniera più primordiale e diversa
rispetto a voi umani.--
Intanto una Takara con tutti i capelli arruffati e l'espressione
decisamente stanca e spossata si stava avvicinando al gruppetto,
affiancata dal gioviale armadio di demone lupo nomato Rak'hartan, il
quale pareva non essersi mai divertito tanto in vita sua.
Quando Takara oltrepassò la volpe per unirsi al gruppo, a David
non sfuggì l'espressione...rapace che solcò il volto
della volpe, il cui sguardo era puntato verso il gonnellino della lupa.
Quella persona così...apparentemente impeccabile e pura
stava sbirciando il sedere di Takara in maniera così evidente e
sfacciata?
David, l'unico ad essersene reso conto, tossicchiò diverse
volte, fissando il guardone in maniera molto eloquente. -- Si
può sapere cosa stai fissando?-- Domandò, divertito.
Yoshimo, ricomponendosi prontamente dopo esser stato colto sul fatto,
esibì in volto l'espressione più impeccabile, pura,
casta, ma soprattutto FALSA, che il giovane ebbe mai visto. E pacato
lentamente rispose
-- Non so di che cosa stai parlando.--
David rimase ammutolito, indeciso se picchiarlo o piegarsi in due dalle
risate : decise di fare un compromesso e assottigliò le labbra,
ammutendo sia l'ira che gli scoppi di risa incontrollati.
Takara, voltandosi repentina verso il giovane umano, domandò
gelida e sospettosa -- David, stranamente mi sento tirata in causa.--
Lanciò uno sguardo bieco verso Yoshimo e pacata (troppo pacata!
guai guai guai...) Continuò -- Ragazzo, per puro caso lo sguardo
di Yoshimo si è posato dove è bene che si fosse tenuto
lontano?--
Intimorito, David annuì più volte con il capo, dato che non gli venivano le parole.
Yoshimo al gesto del ragazzo sudò freddo. Takara... gli stava sorridendo.
Quel suo famoso sorriso ampio e perfetto, tuttavia privo di umore
alcuno : veniva paragonato al ghigno di una iena, alla calma che
precede la tempesta.
-- L'ora è tarda, mi duole dirvi addio ma devo accomiatarmi.
Lieto proseguo di giornata-- Farfuglio Yoshimo, tentando di defilarsi
in tutta fretta dalla lupa.
E detto ciò si voltò rapidamente, pronto alla fuga.
Ma si trovò ben presto a dover arrestare il passo...e con un
guaito di dolore constatò che una Takara estremamente irritata
le aveva appena calpestato una coda dorata e non accennava a spostare
il piede.
Intanto, alle loro spalle, il gruppetto in silenzio si godeva la scena.
Allungando repentina una mano, Takara afferrò il collo di Yoshimo e lo avvicinò a sè, minacciosa.
Si limitò a sussurrargli all'orecchio -- Volpe, il tuo spregevole vizio è risaputo ed io ho torturato
esseri viventi per molto meno. Sbirciarmi i glutei ha il suo prezzo!--
Poi lo scagliò con violenza contro un albero.
Yoshimo dopo il tremendo impatto si accasciò a terra...e non si rialzò più, svenuto.
Voltandosi, Takara si limitò a lanciare un ringhio basso e
minaccioso (possessivo forse?) verso David, il quale intimorito si nascose dietro la
grossa mole di Rak'hartan che al momento era piegata in due dalle risate.
Soddisfatta, esibendo in volto la sua solita espressione algida e impassibile, la lupa tornò ad unirsi al gruppetto.
Prese a parlare Obara-sama per primo, con la sua voce profonda e rauca. -- David, volevo mostrarti quella statua. --
Disse, indicando con il muso la sagoma del possente lupo immortalata nella pietra.
-- Quella statua rappresenta il nostro omaggio alla luna, bianca
signora della caccia e nostra protettrice. Noi yoro ci consideriamo i
suoi figli e celebriamo con grande gaudio la sua venuta. Ti dico questo
perchè stasera sai che cosa accadrà al campo.--
--Il banchetto di sangue...-- Mormorò pallido pallido in volto il giovane, cereo quasi.
-- Esatto, ragazzo. Ma noi non saremo là a vederlo, David.--
Esclamò poderoso e reboante Rak'hartan.
--Stasera Obara-sama per riconoscenza, dato che ha apprezzato la tua
saggezza, ha deciso che banchetteremo quà e dormiremo sotto le
stelle--
Takara sorrise all'idea e si limitò a mormorare --Splendida
idea-- e detto ciò si avvicinò in maniera protettiva
a David, il quale non ci fece caso più di tanto poichè
lei era sempre stata protettiva nei suoi confonti.
Probabilmente lo considerava un animaletto o simile, David non si
faceva certo illusioni. (David, come molti di noi maschi, non aveva
capito nulla. Però era scusato...già è difficile
comprendere una donna normale, come si può pensare di
comprendere allora una donna che ringhia, possiede istinti animaleschi
ed è solita ululare alla luna?)
(NDR : voi, si voi che leggete e non recensite. Se siete femmine e vi
sentite tirate in causa dal pensiero del narratore non prendetevela con
me >.<
Takara -- Autore-san, ma tu sei il narratore--
...ma guarda quanto si è fatto tardi, devo andare via!
FINE NDR)
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QUELLA SERA, AL VILLAGGIO YORO
I dieci sfortunati erano stati scelti e, nudi e con uno cappio stretto
intorno al collo, venivano trascinati a forza da altrettanti demoni
lupo lungo il piazzale : trascinandoli verso le caverne per divorarli,
i lupi neanche si curarono se i corpi dei malcapitati strusciavano
sulla nuda roccia.
E come risultato, gli schiavi che non riuscendo a tenere il passo
cadevano a terra, lasciavano lunghe scie insanguinate attraverso il
piazzale.
Uno di essi, piangendo lacrime amare che si mischiavano in un dipinto
cruento al suo stesso sangue, lanciò un alto grido prima di
sparire in una grotta : un grido colmo di rabbia, paura e
disperazione...l'urlo di un uomo destinato a morire.
--Che possiate marcire in eterno! Che le fiamme della
vendetta divina possano consumare le vostre anime nere come il carbone!
Che voi siate maledetti, luride creature senza cuore! --
I lupi a quelle parole risero crudeli, schernendo impietosi il morituro.
Tuttavia, nei profondi recessi della montagna una risata scosse la
roccia, un suono freddo e crudele destinato a non essere udito dai
poveri lupi ignari in superficie.--
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PROSSIMAMENTE, la vicenda stà per entrare nel vivo gente! Eddai, recensite e fatemi felice!
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Capitolo 10 *** Terrore e oscurità ***
yoro 8
Ed eccoci al nuovo capitolo.... leggete e recensite mi raccomando!
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Dopo quella singolare giornata, la vita riprese a scorrere lenta e
monotona per il giovane umano, il quale non poteva fare altro che
vivere alla giornata, limitandosi solamente ad esistere.
Ma in realtà, che senso aveva tutto ciò? Se non fosse
stato per le attenzioni di Takara che lo aiutavano a mantenere un
qualche senso di identità personale, Quale senso aveva
proseguire il lungo cammino dettatogli dal destino?
Quando non vali nulla, quando nessuno si cura della tua vita e del tuo
benessere, l'esistenza è scevra di alcun significato.
Forse che tu sia diverso da una qualunque roccia o pagliuzza d'erba?
Viso tra i molti, dedito ad opere per le quali nessuno nè ti
considererà nè ti farà sentire gratificato,
materia mortale destinata a vivere e morire senza lasciare traccia
alcuna.
I sogni, il tempo, i colori, gli odori... tutto sbiadisce e assume un
sapore agrodolce : nulla più ti entusiasma, niente ti affascina
; il mondo si è dimenticato di te e tu a tua volta ti sei
dimenticato di esso.
E allora ti trascini, come un vecchio e monotono macchinario. Giorno
per giorno, istante per istante, ma all'interno...il cuore è
freddo e l'animo è vuoto.
E poi...polvere. Il mondo continuerà a girare, la materia
continuerà a deperire e prosperare e tu sarai scomparso senza
lasciare traccia alcuna.
Ma allora, se il fine dell'esistenza di uno schiavo è
l'oblio...perchè faticare tanto? Se siamo destinati al
nichilismo, perchè non porre fine subito a questa misera
condizione mortale?
Il mondo non piangeva per noi, e neppure piangerà : e i corvi
cibandosi delle nostre carcasse diranno " Qui giace il nulla, l'ignavo
non per scelta ma per condizione, incatenato da una volontà
crudele e superiore".
Questi erano i pensieri amari che spesso solcavano la mente di David,
eppure non cadeva nella disperazione grazie alla sua forza di
volontà ma soprattutto grazie a lady Takara.
Quell'algida ragazza dall'animo inscrutabile era la sua ancora di
salvezza : bastava anche solo una fuggevole carezza (voluta o per puro
contatto casuale tra i due corpi), un breve contatto di sguardi (duri,
freddi o curiosi non importava) o un breve scambio di opinioni per
rammentargli che non era solo.
E David in un certo senso era consapevole della realtà dei fatti
: Takara era la sua migliore amica e nello stesso tempo la sua peggior
nemica, era la sua protettrice e nello stesso tempo la sua carceriera.
Ma una cosa era certa : anche se per gli schiavi la vita era monotona,
David sapeva che qualcosa stava cambiando. E oscuri presagi purtroppo
annunciavano un cambiamento in peggio...le nubi si stavano
minacciosamente infittendo.
Erano passati sei giorni dalla notte di luna piena ; da allora eventi
inspiegabili avevano scosso il villaggio fino alle fondamenta
della sua struttura e società.
Era iniziato tutto come un evento piuttosto comune : si erano persi i
contatti con un paio di pattuglie della ronda notturna e qualche lupo
era risultato disperso.
I lupi, è risaputo, non amano stare fermi. Quante volte si
allontanavano in cerca di avventura o per semplice esplorazione! Ma
poi, al massimo entro sera, tornavano sempre al sicuro nelle loro tane.
E le ronde talvolta potevano attardarsi per i motivi più vari.
Ma ora, ogni giorno la gente spariva. E non solo yoro, bensì
anche schiavi!
Inutile annotare che lady Takara , ufficialmente per tenere d'occhio la
situazione ma in realtà per proteggere il suo umano, si era
stabilita alla sera nella caverna degli schiavi : vigile e attenta,
pareva si aspettasse da un momento all'altro una battaglia.
Alla mattina del settimo giorno, una riunione di emergenza ebbe luogo nella caverna dietro alla cascata.
-- Fatti del genere sono inammissibili!--
Tuonò fragoroso Rak'hartan, scuotendo in aria rabbioso la sua lancia acuta.
-- Ho versato il mio stesso sangue nel corso dei secoli per proteggere
questo villaggio, non starò dunque a guardare mentre i miei
compagni scompaiono nel nulla! Rimarremo così, impauriti e
tremanti a nasconderci il viso tra le mani sperando che tutto passi?--
--E cosa dovremmo mai fare! I nostri fratelli, le nostre sorelle...son
tutti spariti lasciando solo qualche traccia di sangue o segni di
artigli nella roccia, come se ci fosse stata una qualche
colluttazione.--
Replicò un anziano, visibilmente preoccupato. -- Chiaramente ci
troviamo dinanzi ad un nemico vigliacco che colpisce nel cuore della
notte, quando tutti dormono e l'onore in teoria detterebbe di non
sguainare le spade!--
A queste parole scoppiarono urla incoerenti di chi incitava un gruppo e
chi criticava l'altro; poi al coro si unirono gli ululati dei lupi e la
discussione degenerò in una rissa.
--Basta!-- Urlò Ayame, picchiando fragorosamente il pugno contro
una parete e mandando frammenti di roccia lungo tutto il locale.
Calò il silenzio e lei riprese a parlare.
-- Non è litigando che risolveremo la questione! Io dico che sono gli umani!--
--Gli schiavi? Impossibile!-- Replicarono diverse voci, incredule e beffarde.
-- Non loro, ma soldati dei villaggi vicini. Si saranno resi conto che
sono solo dei vermi al nostro confronto e dunque avranno adottato nuovi
stratagemmi per sopraffarci-- Commento sprezzante, giocherellando con
l'iris sul capo.
A queste parole numerosi ringhi si levarono dai presenti, uniti a gridi
di "A morte!" "Vendetta!" "Maledetti umani!" e la discussione
sembrò quasi sul punto di degenerare nuovamente...se non fosse
che prese la parola Obara-sama.
E le sue parole imponevano sempre il silenzio.
-- Prima di preoccuparci degli umani, non dimentichiamoci del motivo
originario per il quale ci siamo stabiliti quà. La causa
potrebbe essere ben più grave se i miei dubbi si rivelassero
fondati!--
Cadde il silenzio, poichè tutti sapevano a cosa si stesse
riferendo il capotribù. Un silenzio di attesa e carico di
tensione.
Raccogliendo il fiato, Obara-sama in tono grave e profondo disse :
-- Come voi ben saprete, non siamo gli unici ad abitare la montagna. Ma
sono vecchio e a noi anziani piace raccontare nuovamente storie
già dette, quindi portate pazienza. Quando i nostri progenitori
scavarono nella montagna si spinsero scioccamente troppo a fondo, in
cerca di metalli da fondere e per pura curiosità. Non ci
è dato saperlo in realtà...il perchè si spinsero
così in profondità è destinato a rimanere un
mistero.
Tuttavia, essi liberarono il male che risiede nei recessi della terra,
là dove la luce del sole si tiene lontana e la notte regna
eterna. Ombre le chiamarono i nostri progenitori, ma ancora adesso non
sappiamo bene cosa mai fossero quelle creature che parevano nascere dal
profondo dei nostri cuori, dalle nostre insite paure. I nostri
progenitori combatterono contro il male che inavvertitamente, per mera
superbia, avevano liberato...e dopo una lunga ed
estenuante guerra vinsero. Come? Non ci è dato saperlo,
poichè in seguito alla battaglia ebbe luogo il Sacrificio :
metà tribù si insediò quà, a portare avanti
la gloria degli yoro e a vivere in pace e prosperità ; l'altra
metà, composta in prevalenza da volontari, rimase sottoterra a
vegliare sulle ombre...sulla nostra responsabilità.--
Obara si guardò intorno : un silenzio pesante era calato, solo
il fragore della cascata faceva rammentare che il tempo esisteva ancora
e non si era fermato.
-- I valorosi fondarono una seconda tribù, lontana dalla luce
del sole e dedita solamente a garantire la nostra protezione. Guardiani
dell'Artiglio, tale è il loro nome. Che la loro gloria possa
vivere in eterno! Consideriamo per un solo istante che sia successo
qualcosa ai nostri fratelli; cosa vieterebbe alle ombre di attaccarci?--
A parlare ora fu Rak'hartan -- E allora, mio signore, cosa intendete fare?--
-- Mandiamo una delegazione di guerrieri arditi e valorosi ad
incontrare i Guardiani, scopriamo cosa mai può essere accaduto.
Se risulterà un falso allarme, allora la causa delle sparizioni
saranno immancabilmente da ricercare tra le popolazioni umane. E dunque
agiremo duramente e senza pietà, ricambieremo il sangue con il
sangue. La seduta è terminata.--
A seguito di tali parole la sala iniziò a svuotarsi. Quando gli
unici presenti furono Ayame, Obara e Rak'hartan, la giovane principessa
prese la parola, determinata -- Nonno, andrò io.--
-- Non se ne parla, è troppo rischioso.--
-- Nonno, non sono più una bambina! Sono in grado di difendermi, dammi solo una buona scorta e andrà tutto bene.--
Obara chinò il capo, sconfitto. Sapeva che non ci sarebbe stato
verso di dissuaderla, sarebbe andata lo stesso. Alle sue spalle
Rak'artan picchiò un pugno sul suo seggio, un'espressione
risoluta sul volto.
-- Verrò con te, principessa. E porterò i miei più valorosi guerrieri!--
--No-- Commentò asciutto Obara. -- Mi servi qua con me,
Rak'hartan. Dobbiamo pianificare le prossime mosse, in caso si
trattasse di incursioni umane.--
-- Capisco..dannazione. Ayame, oggi pomeriggio le mie truppe saranno
pronte, ti manderò dodici tra i miei migliori soldati.--
Ayame fece un cenno di assenso con il capo, poi sparì in un turbinio di foglie.--
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Quel pomeriggio Ayame condusse il manipolo di soldati attraverso le
buie gallerie scavate nei monti, percorrendo sentieri dimenticati e
ricoperti di polvere e detriti.
Guardinghi, i soldati lanciavano spesso occhiate sospettose nei dintorni : potreste mai biasimarli?
L'unica fonte di luce proveniva dalle torcie che reggevano in una mano,
poichè l'altra era sempre posata sul pomo della katana. In caso
di evenienza, avrebbero sguainato la lama in un fulmineo istante.
Non a caso erano guerrieri veterani : se le loro cicatrici non
testimoniavano abbastanza il loro valore, la loro cautela ed il
portamento marziale ben si addicevano a persone abituate agli orrori
della guerra.
Le fiamme danzanti illuminavano un mondo alieno e misterioso, in cui la
roccia si fondeva insieme nelle forme più bizzarre e nei colori
più inusuali : i minerali dominavano incontrastati il piano
della realtà, nelle profondità della terra.
E più si addentravano nelle gallerie, più la loro fede e
la loro speranza vacillava, poichè anche se non ci fosse stato
nulla da temere la claustrofobia stava iniziando ad artigliare
saldamente i loro cuori.
Di tanto in tanto superavano grotte immense ed oltrepassavano oscuri
strapiombi, e proprio in uno di essi perse la vita un guerriero.
Stavano attraversando un ponte quando questo con un urlo agghiacciante
perse l'equilibrio, cadendo in quel profondo e tetro burrone la cui
fine neanche si riusciva a intravedere.
E un brivido percorse i guerrieri, poichè il lupo che precedeva
il malcapitato affermò di aver scorto per un rapido istante una
mano artigliata afferrare saldamente la caviglia del guerriero, prima
che questi precipitasse verso morte certa.
-- Lontano dai bordi. Tutti al centro e in fila dietro di me.
Fatalità o fantasmi, non deve ripetersi più una cosa del
genere.--
Mentre stava pronunciando quelle parole una risata fredda
risuonò in lontananza, un suono che pareva provenire dai recessi
obliati della roccia...un verso che si intrufolava celere nelle
fenditure e in ogni piccolo anfratto, e sfociando nella grotta come un
sibilo eterno gelò il sangue nelle vene dei presenti.
L'intera grotta tremò, mentre grossi macigni iniziarono a piovere dal cielo.
--Muovetevi!-- Urlò Ayame, correndo rapida come il vento lungo
il ponte, portandosi al riparo della stretta galleria situata
dall'altro lato dello strapiombo.
Quando si voltò, notò che altri 2 guerrieri erano scomparsi.
--Maledizione!-- Imprecò, per la prima volta veramente
spaventata. Erano partiti in dodici, ora ne rimanevano nove. E il ponte
alle loro spalle era impraticabile : non aveva retto al peso della
pioggia dei macigni ed era rovinato nelle profondità della terra.
Attorno a lei, adagiati stancamente contro la parete che si affacciava
sul precipizio, alcuni lupi avevano le guancie rigate di lacrime.
Ayame si morse le labbra, poichè non poteva mostrarsi debole o i
soldati non avrebbero più avuto un punto di riferimento e
sarebbero precipitati nel cupo panico.
-- Sono davvero addolorata, compagni, ma non è il tempo di
piangere i caduti purtroppo. Abbiamo una missione da compiere e se ci
fosse davvero qualcosa in agguato in questa caverna, piangendo non
risolveremmo nulla. Vendichiamo i caduti piuttosto, rendiamo onore alla
loro memoria facendo luce sul mistero di queste caverne!--
Procedettero ancora per diversi minuti , seguendo alcune indicazioni
incise nelle pareti dai Gurdiani dell'Artiglio : erano sulla buona
strada verso il villaggio.
A un certo punto però si trovarono dinanzi ad un bivio : due
gallerie apparentemente identiche ma che si diramavano in direzioni
opposte. Eppure entrambe recavano gli stessi segni.
E fu a questo punto che Ayame commise un imperdonabile errore di giudizio : decise di dividere i nove in due gruppi.
Lei e altri tre sarebbero andati a sinistra, gli altri cinque guidati
da un lupo veterano di nome Jin (NDR : non stressatemi con i nomi, non
son giapponese e mi rifiuto di usare nomi di personaggi di anime
-.-") invece avrebbero imboccato il sentiero di destra.
E mentre i due gruppi si addentravano nei due cunicoli ; a destra,
quando i lupi ebbero percorso una buona distanza, un'improvvisa folata
di vento spense le torcie dei cinque guerrieri.
Ci furono attimi di panico, in cui si udiva distintamente il rumore di
colpi sulla roccia, come se tutti cercassero a tentoni il loro
compagno, brancolando alla cieca nel buio. Poi il silenzio.
--Sanzou!-- Esclamò Jin, tastando inutilmente la fredda roccia
in cerca del suo amico che fino a poco prima lo precedeva nella colonna.
--Sono qui.-- Esclamò una voce affaticata e stremata alla sua
destra, la voce del suo amico. Jin si avvicinò al suono di
quella voce, risollevato nell'animo.
--Sanzou-- Mormorò, dobbiamo accendere le torce o non riusciremo a vedere nulla.--
-- Non preoccuparti, amico mio, non ne vedo il bisogno.-- Lo
rassicurò l'amico, invisibile come tutto in quella
oscurità.
Jin, che oramai l'aveva raggiunto, mormorò stupito -- Ma cosa diamine stai dicendo Sanzou?--
Fece per afferrare rabbioso il corpo dell'amico che sragionava,
fermamente intenzionato a dargli una lavata di capo, ma tutto
ciò che Jin toccò fu un qualcosa di viscido e freddo, che
al tatto sembrava ricoperto di scaglie.
--Sanzou?!-- Mormorò , indietreggiando lentamente...
L'ultima cosa che vide fu una fila di zanne bianche e inanguinate; poi sui suoi occhi calò la tenebra.
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-- Vicolo cieco. Dannazione!--
Esclamò rabbiosa Ayame, sbattendo stizzita un piede a terra.
Dietro di sè, i soldati ebbero simili reazioni, poi lentamente
tutti si voltarono e ripercorsero la galleria, tornando al punto di
partenza.
--Jin!-- Esclamò Ayame, affacciandosi nella galleria in in cui si erano inoltrati gli altri guerrieri.
Naturalmente, non ebbe risposta alcuna.
I soldati si mossero irrequieti alle sue spalle, guardandosi intorno.
Ma tutto ciò che accoglieva il loro sguardo era nuda roccia e
fitta penombra.
Tanta claustrofobica oscurità dalla quale qualsiasi cosa poteva sbucare...
E con un grande timore nel petto, il gruppo percorse la galleria di destra, il cunicolo imboccato da Jin.
A un certo punto, Ayame fece fermare la colonna.
--Fermi, quella non è...?!--
Puntò la fiaccola verso il terreno : lì, una torcia
spenta riposava indisturbata, ma di chi l'avesse posseduta...neanche
una singola traccia.
--Non mi piace-- Mormorò Ayame, portando le braccia al petto e
pensando febbrilmente a Kouga, creandosi una sua immagine mentale quasi
potesse giungere e salvarla da quel luogo maledetto.
-- Torniamo indietro -- Mormorarono terrorizzati i tre guerrieri, prima che la risposta mesta di Ayame non li gelasse di colpo.
-- Non possiamo. Il ponte è crollato, ricordate? Possiamo solo
proseguire. Ma stando insieme, vigili e attenti ce la faremo, ve lo
prometto!--
Dietro di loro, il buio ed un futuro di morte certa.
Davanti a loro, il buio ed un futuro incerto poichè dipendevano totalmente dalle indicazioni dei Guardiani dell'Artiglio.
In entrambi i casi, erano nei guai fino al collo.
Una lacrima solcò solitaria la guancia di Ayame.
-- Nonno, ho paura...--
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PROSSIMAMENTE... che accadrà a Ayame ed ai 3 guerrieri?
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ANGOLO DELL'AUTORE
Ayame -- Autore-san, ma perchè siamo passati da un capitolo
ridente e scherzoso, pieno di volpi pervertite, ad un capitolo che non
mi farà dormire la notte?--
-- Ma non fa paura, infatti--
Ayame -- Lo dici tu che lo leggi da fuori e non lo vivi da dentro come
me! Cara grazia che hai interrotto e mi hai tirato fuori!--
--Oh, ma presto ci ritornerai...ahahahahahah!!!!--
E con la figura di Ayame accucciata in in lacrime in un angolino della sala mentre si succhia il pollicione, finisce il capitolo.
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Capitolo 11 *** Il signore delle tenebre ***
yoro 9
Il prossimo capitolo magari arriverà un pò più
tardi, dipende da miei impegni...recensite per favore, ci ho messo una
vita a scrivere questo capitolo!
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La galleria che i tre sventurati stavano percorrendo si aprì
improvvisamente in una grande grotta, tanto immensa da non riuscire a
scorgerne il termine.
Cupa oscurità dominava l'ambiente, mista a volute di una
caligine grigiastra e densa, che pareva più densa di una normale
bruma.
Tutto ciò era decisamente sbagliato : la nebbia normalmente non
era così...maligna, impura. Ma soprattutto, la nebbia non
appariva nelle grotte sotterranee, poichè altrimenti avrebbe
agito contro le leggi della natura.
Eppure il ripido sentiero che si dipanava dinanzi al gruppetto era
avvolto in un turpe abbraccio da questa cinerea coltre che pareva
succhiare la stessa linfa vitale dalle rocce e dai solidi minerali.
Le pietre infatti apparivano sciupate, scolorite : anche alla
luce vivace delle torcie apparivano pallide e in qualche modo opache.
Pareva di trovarsi in un enorme cimitero : tutto era silente, tutto era
scolorito; ogni singola sagoma era statica e priva di vita, congelata
in un limbo eterno tra la vita e la morte.
Solo la nebbia manifestava un minaccioso dinamismo : lentamente, senza
fretta alcuna, i grigi tentacoli caliginosi erravano privi di
meta...ora abbracciando il vuoto, ora tastando una solitaria
stalattite.
-- Non si vede niente-- Mormorò uno dei due guerrieri superstiti, voltandosi intorno mentre tentava di aguzzare la vista.
-- Restiamo vicini. Scorgete dinanzi a noi la sagoma lattiginosa di un
sentiero? Seguiamolo senza esitare. Questa nebbia non mi piace--
Camminarono per una decina di minuti prima di notare che il sentiero da
ripido si era fatto pianeggiante; anche la nebbia stava lasciando la
presa, cedendo all'intenso fulgore prodotto da alcune luci in
lontananza.
-- Guardate!-- Urlò Ayame, indicando concitata le luci e le
forme regolari di quello che appariva come un rudimentale muro di cinta.
-- Il villaggio dei guardiani, ci siamo quasi!--
E mentre terminava questa frase, numerosi ringhi acuti e colmi d'ira
primordiale si levarono intorno al gruppetto, quasi fosse la stessa
penombra a manifestare il proprio disappunto per la vittoria degli
intrusi.
Ai ringhi seguirono presto i tonfi di mille zampe invisibili che si gettavano all'inseguimento. Non vi era un minuto da perdere!
--Correte!-- Gridò uno dei due guerrieri, prima di lanciarsi in
testa al gruppo in quella corsa sfrenata per la sopravvivenza, seguito
da Ayame al centro e dal secondo guerriero a chiudere la fila.
Dietro di loro i passi degli inseguitori parevano tamburi, ed il loro respiro era un rantolo lieve e disumano.
I lupi potevano quasi avvertire il fiato gelido e maleodorante di
quelle creature... le porte della città erano tanto vicine,
eppure così lontane!
E tanta era la foga che Ayame non si avvide di una roccia che spuntava
nel terreno e inciampò rovinosamente, rotolando a terra
più volte.
I suoi compagni prontamente le furono accanto, ma lei, tremante dal
panico e stringendo il polpaccio ferito dal quale sgorgava un lungo
rivolo di sangue, intimò -- Avete una missione da compiere, se
muoriamo senza avvisare gli altri del pericolo condanneremo tutti! Non
badate a me, correte!--
Ma le sue preghiere furono vane poichè un guerriero, dopo aver
scambiato un lungo ed intenso sguardo con il suo compagno, prese
sottobraccio Ayame (che essendo un demone stava recuperando le forze in
fretta) e la condusse zoppicante verso le porte della città.
Il guerriero rimasto esalò un lungo respiro. Poi, voltandosi
verso l'ignoto, verso la propria morte, portò una mano nella
bisaccia che portava al fianco ed estrasse una boccetta.
Era stata Ayame a consegnarne una ad ognuno di loro, nel caso la
situazione fosse precipitata...ma mai il veterano avrebbe immaginato di
doverla usare.
Ma per salvare la vita della principessa, era disposto a sacrificare la propria.
Alzò in alto la boccetta, reggendola stretta con entrambe le
mani : aveva poco tempo, quelle ignote creature lo avevano quasi
raggiunto.
E mentre avvertì la prima di quelle ripugnanti bestie che
spiccava un balzo, pronta ad affondare gli artigli nella carne del
lupo, il veterano urlò --Oh madre Luna, guarda come
valorosamente si immola questo tuo umile figlio!--
E lanciò a terrà la boccetta insieme alla fiaccola.
Ruggendo, un anello di fuoco si espanse per un raggio di diversi metri
di ampiezza, selvaggio e furente : illuminò tutta la grotta
nella sua irata gloria, prima di estinguersi lentamente.
Al centro, intorno ai cadaveri di molte creature, giaceva un mucchietto
di cenere e frammenti d'ossa, dal quale spuntava un lembo annerito di
pelliccia di lupo.
E fu la salvezza dei due sopravvissuti, perchè scacciò le
ombre quel che bastava per permettere ai due di oltrepassare la
palizzata e chiudere la pesante porta alle loro spalle. Erano al
sicuro, forse.
-- Ma quello era...-- Chiese il veterano, asciugandosi una lacrima
solitaria per il ricordo del suo valoroso compagno di innumerevoli
battaglie.
-- Si -- Mormorò mesta Ayame, abbassando il capo. -- Era il dono
dei demoni tigre del continente oltre oceano. Il fuoco inestinguibile
capace di divorare pure l'acqua pura e cristallina. Lo chiamano fuoco
greco.--
-- Eravamo amici da molti anni-- Sussurrò il veterano, prima di battere un pugno contro il portale --Maledetti mostri!--
Si guardarono intorno : solo allora, cessato il flusso di adrenalina,
compresero in che luogo fossero mai capitati : non un villaggio,
bensì un cimitero.
Cadaveri sparsi ovunque e la roccia era striata del rosso nettare
dei caduti, i quali giacevano nelle più diverse posizioni.
Alcuni colpiti alle spalle, probabilmente mentre fuggivano
spaventati ; alti erano abbracciati al loro cari e la morte li aveva
colti in tale posizione ; altri erano a terra, scomposti e con
l'armatura a pezzi.
Ayame si chinò su di uno di questi ultimi e portò due dita al suo collo : naturalmente, nessun battito cardiaco.
-- Una morte da eroe...-- Mormorò, osservando lo stato delle sue
armi e della sua corazza : doveva aver combattuto con valore fino
all'ultimo. Persino il volto, non era distorto dal terrore : al
contrario, era immortalato in una smorfia feroce, labbra snudate in un
eterno ringhio di sfida, quasi avesse voluto persino sfidare la morte.
Doveva essersi soffermata oltremodo a mirare quella salma,
perchè si accorse a malapena dei movimenti del veterano che
rastrellava casa per casa, in cerca di qualche superstite.
Quando il viso della ragazza incontrò quello del veterano, questo scosse sconsolato il capo. --Tutti morti--
Senza dire una parola, i due si inoltrarono lungo le strade di quella
cittadella maledetta, scavalcando macerie e cadaveri, diretti verso una
grande capanna.
Avevano visto giusto, era la residenza del capovillaggio.
Dentro, pareva che fosse passato un tornado. Sedie rovesciate,
cadaveri, macerie...e su di un seggio dorato giaceva riversa una
vecchia figura che stringeva saldamente in mano un diario ingiallito.
-- Anche il capovillaggio...--
--Morto.-- Concluse Ayame, andando a sfilare il diario dalle dita del
cadavere. -- Controlla per favore che nessuno ci attacchi. Voglio fare
luce sulla vicenda.--
E detto ciò Ayame prese a sfogliare il diario.
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Primo giorno dal grande terremoto
Ieri sera, una notte di luna piena, è accaduto ciò che da
secoli più non si verificava in questi monti : la terra ha
tremato, sofferente e lamentosa. E da allora, le ombre si sono fatte
più ardite ed aggressive.
Cosa stà succedendo?
Devo consultare i tomi degli antichi padri, poichè nei libri vi è immensa saggezza. Sono tanto stanco...
Secondo giorno dal grande terremoto
Gli attacchi sono aumentati, e le bestie si sono fatte
più numerose. Diversi guerrieri hanno perso la vita, immersi nei
profondi cunicoli delle caverne.
Ho indetto una riunione straordinaria tra gli Anziani e le Sacerdotesse
della Luce, il corpo sacro che tramanda da generazione a generazione
gli antichi rituali per scacciare le ombre e sigillarle nella terra.
Al termine della discussione, non si è giunti ad alcuna
conclusione. Eppure a mio parere dovremmo avvertire i nostri fratelli
del pericolo incombente!
Ma gli Anziani e diverse sacerdotesse sono accecate dall'orgoglio, non
vogliono coinvolgere i fratelli in superficie, credono di poter
risolvere con le loro forze anche questa vicenda.
...oggi ho pregato, ma non credo che la Luna mi abbia ascoltato.
Terzo giorno dal grande terremoto
Le guarnigioni mandate alla caverna hanno confermato che purtroppo i miei timori sono fondati!
Il sigillo è sciolto, ed il signore delle tenebre cammina ancora
tra i viventi. Ma non tutto è perduto : finchè quella
creatura non trova un corpo entro il quale insediarsi non può
manifestarsi apertamente! E se non può manifestarsi apertamente
allora può contare solo sui suoi sottoposti, che per quanto
forti sono nettamente una minaccia meno temibile.
Le incursioni si sono fatte più frequenti. In una rapida
riunione abbiamo deciso di mandare i nostri migliori soldati e le
sacerdotesse alla caverna del sigillo : vi ci si arriva passando per il
portale a nord, non è troppo distante.
Quinto giorno dal grande terremoto
Solo un pugno di sacerdotesse
sono tornate dalla grotta... sono stati tutti trucidati. E ora, privati
dei migliori guerrieri, non potremo mai più sigillare il male.
Siamo deboli e stretti sotto costante assedio...non dureremo ancora a
lungo. Le uniche persone che possono sigillare le tenebre sono le
sacerdotesse, solo loro conoscono i rituali...
Tuttavia, o sono morte o sono gravemente ferite.
Vi è però ancora una speranza. Dieci giorni fa avevo mandato in missione diplomatica al villaggio degli yoro dal pelo bruno
la più giovane e brillante tra le nuove sacerdotesse ...
Kouga mi pare si chiamasse il signore di questa tribù. Un
alleato potente, dato che possiede il Goraishi.
Frejia, mia giovane sacerdotessa ,...se noi cadremo tu sarai l'unica
persona al mondo a conoscere i rituali del sigillo! Forse gli dei non
ci hanno del tutto abbandonato, forse era destino che almeno tu ti
salvassi...
Moriremo qui, lo avverto nel cuore....
Ho paura.
Sesto giorno dal grande terremoto
Le creature dell'oscurità hanno aperto una breccia nelle nostre mura!
Anche ora, mentre scrivo tremante queste parole, riesco a sentire le
urla ed i ringhi selvaggi...l'intero villaggio è diventato un
campo di battaglia.
E quelle maledette creature continuano a venire, non vi è limite
al loro numero! Più ne si uccidono più ne compaiono altre!
Sono vecchio e stanco, troppi inverni hanno solcato il mio viso...non ho più la forza di difendermi.
Le urla si stanno affievolendo...sento solo i passi di quelle orride creature, odo solo i loro respiri rauchi e surreali...
Morirò solo ed indifeso.
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E con quelle parole terminava il diario, silente testimone della tragedia avvenuta.
-- Dobbiamo andare alla caverna del sigillo.-- Esclamò Ayame, serrando rabbiosa i pugni.
I due corsero fuori dalla capanna, solo per trovarsi dinanzi a numerose
creature dalle molteplici ed orrende forme : nere come l'inchiostro,
viscide e ricoperte di scaglie, sembravano creature nate dagli incubi
di una mente perversa.
Alcune sembravano dei grossi rettili, come dei lunghi serpenti dagli
occhi crudeli e malvagi come le pozze dell'inferno ; altre
assomigliavano a grossi cani o lupi ; altre ancora avevano sembianze
antropomorfe ; e tra di esse dieci ... anche se terribilmente distorte,
avevano l'aspetto dei guerrieri che Ayame si era portata dietro in
questa spedizione.
Una di esse piegò il capo di lato, schiudendo le labbra in un
ghigno folle e malizioso, mettendo in mostra zanne pallide e acuminate.
Aprendo la bocca sussurrò -- Non si muore mai completamente,
principessa...unitevi a noi, unitevi alle ombre!-- Terminò,
ringhiando, prima di lanciarsi sul duo, imitato dalle altre creature.
-- Correte principessa Ayame!-- Urlò il veterano, sguainando la katana -- Qui ci penso io, fuggite!--
Ayame, spaventata, non se lo fece ripetere due volte e corse come il
vento verso nord, seguendo le indicazioni contenute nel diario.
E dopo una lunga corsa, lasciatasi il villaggio alle spalle, fu
costretta a fermarsi poichè il sentiero davanti a lei era
crollato in un enorme fenditura minacciosa.
Non fece in tempo a cercare un percorso alternativo che l'intero
pianoro sul quale si trovava fu percorso da numerose e violente scosse
: con un rombò sordo il terreno franò
nell'oscurità sottostante, portandosi Ayame con sè.
Le grida della donna echeggiarono a lungo, poi il silenzio.
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Quando Ayame riprese i sensi, notò che si trovava su di un
grande sperone roccioso: intorno a lei l'oscurita infnita, alle sue
spalle la parete rocciosa e sotto di lei...un oscuro abisso.
-- E ora come faccio a tornare sui miei passi?-- Esclamò
isterica, artigliando futilmente la parete rocciosa, sapendo che anche
saltando non avrebbe mai raggiunto la superficie.
Una risata, la stessa risata fredda che aveva udito all'inizio della
vicenda, echeggiò alle sue spalle. O era di fronte a lei, dentro
alla roccia? O forse proveniva dall'alto?
Pareva che l'intera grotta stesse ridendo, una risata glaciale e
affilata come la lama di un coltello, un verso che presagiva solo
dolore e patimento.
-- Chi sei, maledetto! Mostrati!-- Intimò Ayame, snudando le zanne e acquattandosi leggermente, pronta a combattere.
--Ah, la fiera e indomita Ayame, principessa del clan Yoro.--
Proferì una voce melliflua e suadente, quasi tentasse (fallendo
miseramente) di risultare rassicurante.
--Io so molte cose di te. Conosco le tue più profonde paure, i
tuoi indecenti desideri e le tue più sfrenate passioni. Sei un
libro aperto, ragazza mia.--
Ayame si guardò intorno, piccata. -- Mostrati, vigliacco!--
--Ma io non mi stò nascondendo, ragazza mia. Io sono intorno a
te, io sono l'aria gelida che sfiora il tuo viso, io sono l'oscuro
terrore insito nei recessi del tuo io.--
E rise nuovamente, mentre intanto lenti e silenziosi alcuni
tentacoli avevano fatto capolino dai lati del costone : provenienti
dall'oscurità sottostante, parevano risalire dalle pareti stesse
dell'abisso.
E anche se privi di occhi, parevano sapere benissimo dove dovevano
dirigersi : quatti quatti, lemmi lemmi, strisciavano silenziosi verso
la donna.
Ayame intanto, stanca di aspettare, estrasse fulminea le sue
fidate lame a forma di foglia e le scagliò alla cieca dinazi a
se, sperando di colpire il misterioso interlocutore.
-- Possiedi un corpo bellissimo ragazza mia, agile e scattante...--
Proseguì la voce, noncurante dell'attacco. Poi, in un sussurro
minaccioso, terminò --...il tuo corpo...lo voglio!--
E a quelle parole i tentacoli saettarono furiosi verso la lupa, cogliendola alle spalle.
Ayame si accorse all'ultimo del pericolo e con un balzo felino
riuscì non solo a schivarli, ma anche a tranciarli con un colpo
netto degli artigli.
Tuttavia non era stata abbastanza veloce, poichè uno di essi era
riuscito a sfiorarle il braccio, provocandogli un lungo taglio
profondo.
Ayame ringhiò dal dolore, ma non poteva tergiversare poichè altri tentacoli erano comparsi dall'oscurità.
-- Bella mossa, peccato che non ti servirà a nulla!--
Esclamò evitando fulminea tentacolo su tentacolo, danzando la
macabra danza della morte mentre queste oscure appendici si accanivano
furiose sul suo corpo, bramose di mordere la carne.
-- Se sai tutto di me, allora dovresti sapere che so fare questo!-- E
dopo aver fatto un lungo balzo acrobatico, atterrando sul ciglio del
precipizio, rapida mormorò alcune parole in un linguaggio
sconosciuto.
Un fievole alone di luce pallida le avvolse la mano e, non appena
passò rapida le graziose falangi sulla ferita apera, la pelle si
rigenerò sfrigolando come per magia.
-- Non sarò molto forte ma la natura mi ha dotato di
impressionanti poteri spirituali!-- Gridò, estraendo la katana.
Ed allora riprese la danza selvaggia, ma stavolta vedeva Ayame
all'offensiva : con estrema grazia evitava colpo su colpo, e recideva
prontamente ogni tentacolo che le capitava a tiro.
-- Se possedessi un corpo applauderei-- Commentò fredda e sarcastica la misteriosa voce.
Poi sibilando disse -- Credi davvero che basti qualche piroetta a farti sfuggire dalla mia collera funesta?--
Fiamme nere come la notte si sprigionarono dalla parete rocciosa alle
sue spalle, là dove una roccia sporgente aveva iniziato a
vibrare con estrema vemenza.
E mentre Ayame schivava, senza troppo successo, le fiamme nere, la voce nuovamente parlò.
-- Sai, Vi devo ringraziare. Se non fosse stato per la vostra
incredibile crudeltà e stupidità non mi sarei mai
liberato da quell'odioso sigillo.--
-- Cosa stai insinuando!-- Urlò Ayame, lanciando la katana nel punto in cui sporgeva la roccia sospetta.
-- Stò insinuando che voi sapevate che noi ombre ci nutrivamo
della paura e dell'odio delle creature viventi. Eppure voi, per secoli,
avete accumulato schiavi su schiavi, trattandoli in maniera disumana e
divorandoli senza pietà alcuna!--
--Oh, stai dicendo che sei sorto per difendere gli umani?--
Commentò Ayame, sprezzante e sarcastica mentre un tentacolo
fulmineo guizzava a deviare con il suo stesso corpo la traiettoria
della katana.
" Allora è lì che si nasconde, se da quella roccia
partono le fiamme... e i tentacoli sembrano proteggere quella strana
roccia." Riflettè, tra sè e sè.
-- Sciocca ragazzina! Non mi importa nulla degli umani! Però il
loro odio e la loro paura mi hanno nutrito giorno per giorno, secolo
per secolo, finchè non sono finalmente rinato. Voi stupidi lupi
vi siete condannati con le vostre stesse mani!--
-- Non farmi ridere!-- Replicò Ayame, la quale oramai aveva in
mente un piano. Se un attacco a distanza non serviva, poichè i
tentacoli le avrebbero impedito di colpire quella roccia (che
evidentemente nascondeva nella parete in cui era incastrata il corpo
del misterioso nemico) , allora voleva dire che si sarebbe avvicinata.
E la creatura parve intuire le intenzioni della donna, poichè gli attacchi si fecero più violenti e serrati.
Ma Ayame era uno tra gli yoro più rapidi della sua tribù...solo Takara e pochi altri la superavano.
In breve fu dinanzi alla parete rocciosa, davanti alla strana pietra
sporgente dietro alla quale secondo i suoi calcoli si nascondeva il
nemico.
Con un ghigno malizioso, Ayame lo canzonò -- Addio. Sciocco sei stato tu a sfidare un avversario del mio calibro.--
E detto ciò, snudati gli artigli, affondò il braccio
nella parete rocciosa fin quasi alla spalla. E avvertì al tatto
di aver colpito qualcosa di organico, non solamente semplice roccia.
Cadde il silenzio; Ayame esalò un lungo respiro di sollievo e
poi esclamò, estraendo il braccio -- Finalmente è
finita.--
Se non che... colta da un dolore lancinante, si accorse che non riusciva più a estrarre il braccio.
Ululò dal dolore, mentre le pareva quasi che tanti aculei le si
infilasserò crudeli dentro alla carne, restii a mollare la presa.
--Ma che diavolo...?!--
Frammenti della parete dinanzi a sè iniziarono a crollare rovinosamente a terra, rivelando...
-- Ingenua ragazza, ora sei mia-- Mormorò trionfante la voce del misterioso interlocutore.
Dinanzi a sè, Ayame vide con orrore che la creatura che aveva
colpito non era un essere antropomorfo come inizialmente si era
immaginata...
...era un'enorme bocca spalancata, irta di denti disposti su fila concentriche, quasi come un verme gigantesco.
E lei come una stupida ci aveva infilato dentro la mano di sua spontanea volontà, cadendo in quel subdolo inganno.
-- Ti direi di stare attenta la prossima volta che un avversario ti lascia un'apertura così evidente...--
Incominciò a proferire la creatura, mentre lentamente tentacoli
si avvinghiavano intorno al corpo di Ayame, trascinandola verso le
fauci spalancate.
--...ma per te non ci sarà una prossima volta! Tutto ciò
che mi mancava era un corpo tutto per me, di carne ed ossa, da invadere
e rendere schiavo del mio volere! Ma non temere, quando sarai
all'inferno e mi osserverai mietere la tua gente, potrai incontrare le
legioni di schiavi yoro che tu e i tuoi antenati avete scioccamente
macellato per anni. Potrai implorare loro di perdonarti, ma non credo
ti ascolteranno.
Invero... ora darai la tua anima alle fiamme profonde dell'inferno ed il tuo corpo al re delle tenebre!--
Ayame scalciò, graffiò, ma fu tutto inutile. Un ululato
straziante echeggiò per la grotta, poi calò il silenzio.
Alcuni minuti dopo, una figura emerse da quelle fauci che ora apparivano vuote, prive di vita.
Un'osservatore poteva asserire che quella fosse Ayame, sopravvissuta alle tenebre.
Tuttavia, per quanto il corpo fosse quello di Ayame, la risata che
sgorgò da quelle labbra fu maniacale, fredda e soprattutto
oltremodo crudele.
Il signore delle tenebre, dopo innumerevoli anni trascorsi nell'oblio, era rinato.
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ANGOLO D'AUTORE
Offriamo un fiore alla defunta Ayame. Ma dato che solo la sua
anima è morta, poichè il signore delle tenebre si
è insediato nel corpo vuoto della donna...in realtà Ayame
non è propriamente morta, dai. Per gli amici sarà Dark
Ayame ù.ù
E detto ciò Autore-san fugge, inseguito da un Ayame in lacrime
ma soprattutto incazzata nera. Bè, le aveva promesso che non
sarebbe morta e poi non ha mantenuto la parola...forse Autore-san le
botte di Ayame se le merita.
ANGOLO DI TAKARA
E sfogliando il capitolo Takara legge "Ma Ayame era uno tra gli yoro
più rapidi della sua tribù...solo Takara e pochi altri la
superavano."
--... sono troppo figa!-- Esclama, inscenando un balletto improvvisato.
E mentre lo staff della redazione la osserva ammutolita, arriva Autore
- san che alzando le braccia al cielo dice -- Oooook, chi ha messo
stavolta lo zucchero nel caffè di Takara e me l'ha resa
iperattiva?--
Lontano dal gruppetto, Ayame si allontana fischiettando.
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Capitolo 12 *** Fuga ***
taka
Eccomi quà! Vi son mancato vero? Mmm... presumo di no.
Gli esami son ricominciati, ergo ci vuole il suo tempo per portare
avanti questa storia...non aspettatevi più aggiornamenti
giornalieri!
Spero che il capitolo vi piaccia e....recensite, mi raccomando!
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Quella notte, nel villaggio Yoro...
La prima cosa che riscosse David dal suo profondo torpore fu un
pungente odore metallico, misto all'acre odore del fumo e al crepitare
delle fiamme.
Sangue, molto sangue era stato versato di recente : l'aria stessa era pregna di quello sciagurato odore, latore di stragi.
Ancora intorpidito dal sonno, il giovane da sotto le pesanti coltri di
pelo si stropicciò più volte gli occhi, ignaro di cosa
stesse mai accadendo. Ma il brusco risveglio giunse nella forma di una
delicata mano artigliata che, dopo averlo afferrato saldamente per il
colletto della sua misera veste, lo sollevò bruscamente in piedi.
Una seconda mano iniziò a sferrargli alcuni schiaffi decisi al
volto, mentre una voce concitata giunse alle sue orecchie. -- Svegliati
immediatamente David! --
Il giovane, ripresosi dal brutale risveglio, mise a fuoco la figura
dinanzi a sè : agitata e tesa come la corda di un violino, lo
sguardo che guizzava fulmineo e attento intorno a sè, Takara
pareva pronta alla pugna.
E qualsiasi cosa fosse accaduta, doveva aver preso di sprovvista pure
lei : la nivea coda candida e impeccabile della donna infatti non era
celata con cura tra le sue vesti, com'era solita fare; anzi, libera dai
suoi confini sferzava l'aria a ritmi regolari come se la ragazza non
avesse neppure avuto il tempo di curare il proprio aspetto.
Stava leggermente acquattata, con le zanne lievemente snudate ed i
capelli corvini arruffati che le ricadevano in maniera disordinata sul
volto : normalmente David si sarebbe fermato ad ammirare discretamente
quella bellezza selvaggia, ma evidentemente ora non era affatto il
momento giusto per lasciarsi andare ad inutili sogni o emozioni.
-- Cosa stà succedendo, lady Takara?-- Domandò il giovane
allarmato , spaziando l'intera caverna con lo sguardo. All'interno gli
schiavi poco alla volta si stavano destando; anche loro erano confusi
ed allarmati, ma soprattutto terrorizzati.
Dall'ingresso della caverna penetrava il fulgido bagliore delle fiamme
violente, insieme a grida di dolore e ringhi bestiali che poco avevano
di umano o youkai : parevano i mille lamenti delle creature
dell'inferno.
-- Non c'è tempo da perdere, dobbiamo fuggire da qui, subito. --
Sibilò gelida Takara, prendendo il giovane per mano e
conducendolo verso l'esterno. Fredda e di poche parole, David oramai
aveva imparato un poco a comprenderne il carattere : era evidentemente
preoccupata ed in tali frangenti la lupa non aveva tempo per essere
carina con il suo prossimo. Ma in fondo, quando mai quella donna era
stata gentile con qualcuno?
Era ben nota per la sua profonda lealtà e nobiltà
d'animo, mista tuttavia ad un carattere gelido e riservato. Non c'era
da stupirsi se, nonostante la sua bellezza, non aveva mai trovato un
compagno : gli altri lupi erano intimoriti dall'algida lupa dal niveo
manto.
E mentre i due stavano per imboccare l'ingresso della grotta, Takara
diede un colpetto al giovane all'altezza dello sterno, scoccandogli uno
sguardo allarmato. -- Stai indietro-- Mormorò prima di
digrignare i denti verso l'esterno, appoggiando una mano sulla katana
cinta al suo fianco.
I sensi della lupa non l'avevano ingannata, perchè una manciata
di secondi dopo una figura emerse dalle fiamme, una sagoma che il
giovane umano non si sarebbe più scordato in vita sua.
Il volto sporco e annerito, dinanzi ai due si stagliava a capo chino un
Anziano yoro, il suo lignaggio facilmente denotabile dalla squisita
fattura della katana decorata che teneva stretta in mano.
Ma quella figura era solo una pallida imitazione del nobile guerriero
che indubbiamente aveva difeso fedelmente il villaggio per innumerevoli
anni: infatti il colorito della sua pelle aveva assunto una
tonalità malsana, nerastra quasi come la pece e ricoperta a
tratti da dure scaglie non dissimili a quelle proprie dei grandi
rettili.
Da un profondo taglio al fianco sgorgavano rivoli di sangue che non
accennavano a fermarsi, tuttavia la creatura pareva incurante della
ferita. Pareva fosse incapace di provare dolore o emozione alcuna.
Semplicemente, come una bambola avanzava a capo chino verso Takara, il
passo rapido e deciso mentre la punta della katana strisciava sul
terreno grattando avida la roccia.
Giunto a pochi metri dalla donna, la figura si arrestò e
alzò lentamente il capo, facendo arretrare David dall'orrore.
La prima cosa che il giovane vide fu uno sguardo folle, impietoso,
crudele : occhi grigi come la bruma del mattino, privi di pupilla
alcuna ma che tuttavia possedevano un'intensità tale da parer
capaci di mettere a nudo il tuo stesso animo. Occhi in grado di
comprendere la tua paura, occhi in grado di suscitare il panico, occhi
che avidamente bevevano il tuo intimo terrore.
La bocca era distorta in un ghigno demente, mettendo in mostra una chiostra di zanne acuminate e sporche di sangue.
Senza tergiversare oltre, la cosa emise un verso inarticolato e si gettò sulla donna, suo malgrado verso morte certa.
Takara infatti non si fece prendere di sprovvista ed evitò con
grazia il primo fendente della creatura, poi intercettò il
secondo attacco afferrando il polso dell'avversario.
Fu un attimo : con l'altra mano afferrò il nemico per il collo,
lo avvicinò a sè e infine lo lanciò di lato,
mandandolo a rotolare rovinosamente lungo il pavimento della grotta.
Estratta la katana scattò fulminea verso l'avversario e, mentre
questi si rialzava, eseguendo una piroetta decapitò la creatura
con un colpo netto della sua lama.
Prendendo nota dello sguardo ammirato del giovane umano, Takara si
concesse un piccolo sorriso, poi però dovette convenire che non
era il momento di lasciarsi andare a frivolezze.
Usciti dalla grotta, uno scenario apocalittico si mostrò agli
occhi attoniti del ragazzo : fuoco e fiamme, cadaveri dei caduti
ammonticchiati nelle posizioni più disparate, urla e struggenti
richiami.
Tutto il villaggio era diventato un immenso campo di battaglia ed il
sangue scorreva a fiumi. Gruppi di yoro difendevano strenuamente le
loro case ed i loro cari, mentre fiumi di esseri indicibili si
riversavano fuori dal profondo delle grotte... e il giovane non
potè fare a meno di rammentare ciò che era accaduto pochi
giorni prima.
Reprimendo un brivido di terrore, David notò in lontananza una
figura dai capelli rossi come il fuoco che si teneva in disparte dal
conflitto : appoggiata tranquillamente contro una parete rocciosa, a
braccia incrociate, la femmina osservava la battaglia con un sorriso
beffardo, apparentemente a proprio agio.
"Ayame?" Pensò tra sè e sè il giovane, prima di scrollare il capo. "Impossibile".
-- La situazione è precipitata più in fretta di quanto
non pensassi.-- Affermò Takara, mentre con lo sguardo pareva
cercare qualcosa. E non appena un grosso lupo le si avvicinò,
Takara esalò un lungo respiro di sollievo.
-- Cold Rain...sei ancora vivo per fortuna...sia lode alla Luna.-- Ma
non vi era tempo da perdere, perchè David notò con orrore
che i cadaveri degli yoro stavano iniziando a rialzarsi uno ad uno.
-- Ma cosa diavolo succede Takara?-- Domandò intimorito il giovane, avvicinandosi inconsciamente alla donna.
-- Non c'è tempo da perdere! Stringi le gambe intorno a me
e preparati a volare!-- Esclamo la lupa voltandosi verso il ragazzo.
-- Ma cosa st..-- Non fece in tempo a finire la frase che Takara
fulminea lo strinse a sè, tenendolo saldamente tra le sue
braccia.
Poi...David sentì la terra allontanarsi vertiginosamente da
sotto ai suoi piedi. Con un gridolino, David fece come Takara gli aveva
detto, stringendosi a lei con entrambe le braccia e legambe e posando
il capo sulla spalla della lupa.
Chiuse gli occhi, in parte lasciandosi cullare dal movimento ritmico
della lupa che letteralmente balzava come uno stambecco da roccia a
roccia, in parte perchè...
-- Hai paura?-- Domandò Takara in maniera meno fredda del
solito, con una punta di preoccupazione nel tono. ( No, probabilmente
se lo era immaginato)
-- Soffro di vertigini...-- Mormorò in risposta il giovane,
serrando con maggior vigore le palpebre quasi a voler negare la
realtà rifugiandosi nell'ombra dei suoi pensieri.
-- Capisco. Un giorno forse ti aiuterò a superare la tua paura, ma per il momento per favore fidati di me, David.--
--Lady Takara.-- Mormorò David dopo un pò, esitante.
--Dimmi pure, David.--
--Perchè mi ha salvato? Sono solo uno schiavo, poteva salvare un
altro demone al posto mio.-- Intanto, Cold Rain osservava i due con
un'espressione curiosa, quasi tentasse di capire cosa mai passasse per
la testa di quelle strane creature bipedi.
Passarono alcuni minuti di profondo silenzio in cui l'unico suono che
rompeva regolarmente la quiete notturna della valle era il cupo
richiamo dei gufi nascosti tra gli alberi. Si erano allontanati
parecchio dal villaggio yoro, oramai perduto.
Infine, la lupa ammise -- Non lo so. Forse...-- Ma quanda stava per
aprirgli il cuore improvvisamente ebbe un repentino cambio di umore.
Fredda, in un tono di voce che non ammetteva obiezioni, tagliò corto -- Non sono affari tuoi.--
-- Capisco. Perdonate la mia curiosità inopportuna, lady Takara---
Trascorse diverso tempo prima che Takara si decise a parlare ancora,
intenzionata a scusarsi; tuttavia quando non ottenne risposta alcuna si
accorse che il respiro del giovane si era fatto profondo e regolare :
il capo adagiato sulla spalla della lupa, David si era profondamente
addormentato.
Rinsaldando la presa sul ragazzo, Takara increspò le labbra in
un delicato sorriso e sussurrò -- Sogni d'oro, David. Non
permetterò mai che ti accada nulla di male, te lo prometto.--
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La mattina seguente David si risvegliò in un boschetto, disteso
sopra un letto d'erba ed al riparo degli alberi. Gli uccelli
cinguettavano felici ed un ruscello gorgogliava a poca distanza dalla
sua posizione : la morte e la distruzione del giorno precedente
parevano quasi lontani ricordi.
Non appena si mise a sedere, stropicciandosi gli occhi per disperdere
quel torpore che ancora pervadeva le sue membra, notò che nei
pressi del suo giaciglio un fuoco scoppiettava allegramente e due
grossi pesci erano stati infilati in due spiedi (o rami, qualdir si
voglia) : dorati al punto giusto, parevano quasi pronti e spandevano
nell'ambiente un profumino delizioso.
Un rumore lo fece voltare : in disparte, ritta contro il tronco di una
grossa quercia, Takara era adagiata a braccia incrociate, intenta a
fissare il giovane con un'espressione indecifrabile sul volto. (in
realtà all'inizio gli parve di scorgere un sorriso, ma
sparì troppo in fretta...probabilmente se lo era immaginato).
-- Buongiorno-- Affermò pacata, scostandosi dall'albero e
andando a sedersi a poca distanza dal ragazzo. Preso uno spiedo, lo
offrì al ragazzo prima di avventarsi sul suo.
-- Buongiorno lady Takara e...grazie per la colazione-- Commentò grato David, esibendo un sorriso onesto.
Takara scrollò le spalle. -- Trovo diletto nella pesca, mi aiuta a non dimenticare le mie radici.--
David avrebbe voluto indagare oltre sull'argomento, ma Takara non dava facilmente informazioni sulla sua vita privata.
Inoltre pareva di buon umore, meglio non guastarglielo con domande inopportune.
-- Questo pesce è ottimo-- Commentò David, assaporandone
ogni boccone -- Molto meglio di quello che si compra nei supermarket--
-- Super...market?-- Osservò curiosa Takara, piegando confusa il
capo come un cucciolo. Nello stesso istante Cold Rain era tornato dalla
sua battuta di caccia e, sazio e pigro, si era accoccolato con il muso
in grembo alla sua padrona ed ora era intento ad osservare David.
Si, il ragazzo si era fatto un audience.
--Oh...il supermarket è un grosso edificio del futuro in cui gli umani vanno a comprare ogni genere di cosa.--
-- Vendono pure gli animali gli umani?-- Domandò Takara,
indicando Cold Rain, poi alcuni uccelli ed infine uno scoiattolo che,
ghianda tra le zampine, li stava scrutando con sospetto.
-- Purtroppo si-- Ammise David, con riluttanza.
Takara scrollò il capo, incredula. Prese un grosso morso del suo
pesce, lo inghiottì, ed infine sentenziò -- Gli umani
sono stupidi se credono di poter dare un prezzo ad una creatura
vivente.--
-- Concordo, lady Takara. L'uomo ha sempre tratto diletto dai suoi
deliri di onnipotenza. L'umanità crede di possedere il diritto
di giudicare il valore della vita altrui.--
Accarezzando distrattamente il capo del lupo, Takara disse -- Tu
però mi sembri diverso, David. Mi piace il modo in cui ragioni.
Rifletti quasi come noi lupi--
-- Lady Takara, io semplicemente riconosco i difetti miei e della mia gente. --
Takara si limitò a sorridere, lasciando cadere l'argomento.
-- David, so che hai molte domande riguardanti gli eventi di ieri sera.
Tuttavia dobbiamo aspettare gli altri compagni. Avevamo fissato questo
boschetto come punto di ritrovo, poichè dovevamo mettere al
riparo vecchi e bambini. Le grotte non erano un luogo sicuro per
nascondere i membri indifesi della tribù. Comprendi?--
-- Si, ma trovo alquanto strano che non ci sia nessuno. Ho un pessimo presentimento.--
--Se devo essere sincera-- Mormorò mesta -- Pure io David. Speriamo in bene. Non possiamo fare altro che attendere ora.--
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Per farmi perdonare dell'attesa il capitolo è stato un pò
più coccoloso del solito...e i riflettori sono stati puntati
solamente sul nostro eroino e la lupacchiotta dal cuore di ghiaccio.
Takara -- Lupacchiotta a chi?--
E Autore-san si ritrovò suo malgrado a dover scappare a gambe levate da una lupa alquanto piccata.
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Capitolo 13 *** Consiglio di guerra? Mah... ***
taka 2
Ed eccoci ad un altro capitoletto, stavolta son stato veloce!
Recensite mi raccomando, anche se in pochi lo fate...
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A pomeriggio inoltrato un rumore di rami spezzati destò Takara
che , non avendo chiuso occhio la notte precedente, aveva colto
l'occasione per schiacciare un sonnellino all'ombra degli alberi.
La giovane lupa lanciò al ragazzo uno sguardo d'intesa e
appoggiò la mano sul pomo della katana, pronta ad estrarla al
minimo segno di pericolo.
-- Siamo noi, Takara.-- Mormorò una voce dal timbro forte e poderoso, tuttavia velata di profonda stanchezza.
-- Stremati, ma fortunatamente vivi-- Aggiunse una voce dolce e melodiosa , anche se dal tono traspariva una profonda tristezza.
E non appena David e Takara si voltarono videro emergere dai cespugli
le sagome di tre individui ben noti : Obara-sama, che zoppicava
leggermente, e poco più indietro Rak'hartan intento a sorreggere
Yoshimo. Quest'ultimo, a giudicare da una fasciatura sommaria che
spuntava all'altezza di una caviglia, doveva essere stato ferito in
modo lieve ma doloroso.
Dietro di loro una figura silenziosa li seguiva a capo chino, una lupa che David non aveva mai visto prima d'ora.
Senza tergiversare oltre Takara domandò, ammutolita -- Siete
solo voi?-- La katana le scivolò dalla mano, adagiandosi in
terra su di un letto di foglie secche.
-- Purtroppo si. Il villaggio è perduto-- Affermò,
funereo, Obara-sama. Poi raccontò ai due di aver incontrato
Ayame e della discussione che ne nacque : apparentemente il signore
delle tenebre aveva raccontato al capo tribù lo stesso discorso
sugli umani che aveva detto ad Ayame prima di divorarla.
Terminato il racconto, Obara si ritirò in disparte sulla riva
del ruscello e lì vi rimase, versando silenti lacrime
amare.
--Obara-sama...-- Tentò di dire, esitante, Yoshimo ; tuttavia fu interrottò da un basso ringhio del vecchio lupo.
-- Sama, sama... a che pro tale titolo ormai? Capo di una tribù
distrutta a causa della mia follia, a causa della mia cecità!
Non sono riuscito neppure a salvare mia nipote! L'ho mandata io stesso
a morire da sola in quella grotta!!!-- Terminò, ululando
disperato.
-- Non dica così signore!-- Esclamò poderoso Rak'hartan ,
piantando la lunga lancia nel terreno -- Non è solamente colpa
vostra , noi tutti ci siamo comportati in maniera bestiale con gli
umani. Siamo tutti ugualmente colpevoli!--
Calò un silenzio pesante, carico di disagio. Infine, Obara
lentamente si voltò verso David e umilmente piegò il capo
verso il terreno.
-- David, a nome mio e della tribù Yoro ormai defunta, ti chiedo
umilmente perdono. Siamo stati dei folli a trattare la tua stirpe in
maniera si brutale, ma il destino crudele mi ha finalmente aperto gli
occhi. Abbiamo pagato con il sangue le nostre colpe. Ci perdonerai
mai?--
David per tutta risposta chiuse gli occhi, esalando un lungo respiro.
Poi, lentamente, proferì -- Vi perdono. Non ha senso mantenere
rancore, ciò che è stato è stato. Tuttavia adesso
avete sulle vostre spalle un grave fardello.--
-- Ciò che dici è giusto-- Approvò Yoshimo,
spazzando l'aria con le sue nove code dorate -- L'armonia della natura
è stata brutalmente spezzata, inquinata da questo turpe tumore
che minaccia di gettare nell'ombra la nostra amata terra natale. Non
possiamo voltare le spalle al nostro dovere. Che ci piaccia o no, il
signore delle tenebre è una nostra responsabilità.--
A quel punto una voce profonda si fece sentire, carica d'astio e d'ira
-- Melkyor, quello è il nome della ripugnante creatura che ha
massacrato la mia tribù. Quel mostro deve morire.--
A parlare era stata la ragazza in coda al gruppetto, rimasta in
silenzio fino ad ora. Capelli corti rossi come il fuoco mettevano
in risalto le sue iridi azzurre come il cielo, profonde ed al momento
colme di tristezza.
Era una ragazza molto giovane, apparentemente intorno ai 18 anni, molto
bella anche se d'aspetto estremamente selvatico. Aveva diversi
bracciali e collane tribali come ornamenti e numerosi orecchini d'osso
le decoravano le orecchie a punta.
Portava con se solamente un lungo bastone robusto, simile a quello
usato dagli sciamani nei film fantasy. Nel complesso, una bellezza
selvaggia e apparentemente indomabile, un vulcano in attesa di eruttare.
Sulle spalle portava una bisaccia pesante, ma il suo contenuto era ignoto.
-- Chi sei?-- Domandò fredda Takara, raccogliendo la spada.
-- La famosa lupa dal cuore di ghiaccio di cui tanto avevo sentito
parlare. Il tuo appellativo si addice, devo ammettere.-- Commento per
tutta risposta la lupa, incrociando le braccia al petto.
-- Hai smarrito la strada e cerchi qualcuno che ti indichi la via per
la tua tana, cucciola?-- Sibilò fredda Takara, stringendo
stizzita i pugni.
-- Interessante, perchè non ci provi?-- Rispose la lupa, snudando le zanne in un sorriso di scherno.
David intanto alzò gli occhi al cielo, mormorando -- Fantastico,
un bullo contro una testa calda. La coppia perfetta...come se non si
sapesse che Takara perde le staffe facilmente--
Takara gli scoccò uno sguardo glaciale -- Ti ho sentito-- Si
limitò a dire, fissandolo con un'intensità che avrebbe
congelato persino la roccia.
David, arretrando lentamente, si mise al riparo dietro alla mole di
Rak'hartan, il quale rise di cuore. (spaventando diversi uccellini che
riposavano tranquillamente sugli alberi. Perchè doveva essere
sempre così gioviale e fracassone...)
-- I giovani d'oggi! Sempre pronti a far bisboccia! Forza cuccioli, fatemi vedere se dalle parole passate ai fatti!--
-- Mmm...Rak'hartan...dovresti dissuaderli dal combattere, non
incitarli.-- Commentò perplesso Yoshimo, intento a lisciare una
delle sue numerose code.
-- Pappamolla! Vai pure tu nella mischia!-- Esclamò il veterano spingendo la kitsune contro la lupa misteriosa.
Vuoi che sia stata fatalità, vuoi che sia stato un gesto
calcolato...ma Yoshimo andò a sbattere contro la lupa e la sua
mano finì a tastare, audace, qualcosa di...morbido e disdicevole.
Inutile dire che, dall'espressione furiosa della donna, il gesto non era stato affatto gradito.
Nella foresta risuonò un lungo grido -- "PERVERTITOOOO --
Poi la volpe finì dentro al ruscello a farsi un bagnetto fuori
programma. Fortuna che il ruscello non era profondo, altrimenti avrebbe
rischiato di affogare. Indubbiamente, a giudicare dal bernoccolo, la
kitsune non si sarebbe risvegliata presto.
Intanto, Obara aveva sedato gli animi e la donna si rivelò
essere niente di meno che Frejia, la giovane e promettente sciamana in
grado di annientare l'oscurità.
Obara e gli altri l'avevano incontrata ai piedi del monte , mentre questa stava tornando al villaggio.
-- Che si fa ora?-- Domandò Frejia -- Non possiamo andare al
villaggio, verremmo uccisi. Ci servono alleati, alleati numerosi e
potenti che possano scortarmi alla caverna del sigillo.--
-- Posso esprimere la mia personale ed umile opinione?-- Domandò David, non riuscendo a tratenersi.
-- Certamente, David. Potremo forse avere ancora dei pregiudizi nei
confronti degli umani, tuttavia ti dobbiamo molto.-- Ammise Obara.
-- Il tuo discorso nella valle proibita si è rivelato veritiero
e le tue parole, come sempre, non sono mai vane. Mi saresti stato molto
utile alcuni secoli fa, quando ancora ero in tempo per rimediare alla
nostra follia. Mi hai aperto gli occhi, e per questo motivo ti sono
riconoscente. E attraverso me, tutto il popolo Yoro ha la tua
gratitudine.--
David abbassò istintivamente lo sguardo, non solo per imbarazzo
ma anche perchè non sapeva come comporarsi in tale frangente.
Takara , come già altre volte aveva fatto, gli mise
delicatamente una mano sotto al mento e gli fece alzare il capo,
osservandolo con uno sguardo leggermente piccato -- Quello che
Obara-sama vuole dirti è che non sei più uno schiavo ai
nostri occhi, ma un nostro eguale. Anche se-- E qui affondò un
poco le unghie nella pelle del giovane, ottenendo un piccolo gemito da
David -- Hai il brutto vizio di sciogliere la lingua nei momenti
più inopportuni--
No, Takara era evidentemente ancora risentita per l'appellativo "testa
calda". ( A dire il vero David aveva pensato di darle un buffetto
giocoso sul naso per farla calmare, ma le probabilità che Takara
lo avrebbe mangiato erano alte).
-- Vi ringrazio, anche se io non mi sono mai ritenuto uno schiavo.--
--In che senso?-- Domandò Rak'hartan poggiando una mano vigorosamente sulla spalla del giovane.
-- Intendo dire che il mio animo è sempre stato libero dalle
vostre catene, libero e indomito. No, voi avevate un "prigioniero di
guerra", la guerra personale e non scritta che avevate dichiarato
tacitamente ai miei simili. Ma schiavo? Non ho ancora incontrato
creatura capace di piegare il mio spirito. Non siete mai riusciti a
domarmi.--
-- Un discorso coraggioso-- Commentò seria Frejia, passandosi
una mano tra la folta chioma indomita. -- Ma indubbiamente veritiero.
Non parleresti così se la schiaviù ti avesse domato. Per
essere un semplice umano, apprezzo il tuo spirito libero,
colomba.--
Alle ultime parole scoppiarono tutti a ridere e persino Takara si lasciò sfuggire un sorrisetto dolce.
-- Colomba...che tenero!-- Esclamò Rak'hartan imitando (e fallendo) la voce tenera e indifesa di un bambino.
Poi tuonò -- Sei un uomo, non una donnicciola! Ti voglio cattivo , colombetta! Snuda gli artigli, rapacitati!--
--Rapacitati?-- Mormorò pacato e perplesso Yoshimo in tutta la
sua saggezza, avvolto nelle sue nove code dorate. Evidentemente si era
ripreso ed aveva raggiunto gli altri, ed ora era seduto a gambe
incrociate con gli occhi semichiusi, quasi fosse in meditazione.
(Proprio vero che le Kyuubi no Kitsune appartenevano più ad un
piano divino che terreno. Nessuna leggenda però riportava che
fossero pure dei maniaci...Yoshimo sarà stato l'eccezione alla
regola).
Takara scrollò il capo e commentò -- Quando si esalta
Rak'hartan parla senza pensare. E spesso e volentieri inventa vocaboli
nuovi...credo intendesse dire "diventa aggressivo come un rapace"--
-- Comprendo. Ne avrà ancora per molto?--
--Temo di si--
Una smorfia infastidita deturpò il volto serafico della kitsune
che, alzandosi in piedi , mormorò -- Vado a divenire armonia con
la dolce brezza vitale, là dove non batte il sole, la dove la
vital linfa scorre--
-- Che detto in un linguaggio meno poetico significa che vai a meditare
all'ombra di quel pietrone in riva al fiume?-- Domandò
Obara-sama, curioso.
Yoshimo, nel suo classico tono calmo , dolce e melodioso (Che
chiamerò "elfico" da ora in poi per fare prima) rispose --
Esattamente, ottimo intuito-- e si allontanò.
Frejia decise in quel momento di inserirsi nella discussione. --
Perfetto, sono circondata da : una colomba, un vecchio, un pazzo
furioso, un ghiacciolo ed un maniaco.--
A queste parole David mugugnò, infastidito -- Ma senti chi parla, Pocahontas...--
-- Pocache?-- Mormorò perplessa Frejia, poi scrollando il capo
andò ad accarezzare il lupo di Takara -- Cold Rain, sei l'unico
sano in questa gabbia di matti...--
--Wooff...--
...
...
...
E questi sarebbero gli eroi che dovrebbero eliminare il letale Melkyor?
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ANGOLO DI NARAKU
Naraku -- E tu saresti Melkyor?--
Ayame-Melkyor -- E tu chi saresti?--
Naraku -- Io sono l'illustre, il perfido, il grandissimo, il malvagissimo, il cattiverrimo...Naraku!!!-- (rullo di tamburi)
...
A-M -- Oh, ho sentito parlare di te. Il feticista travestito che va dietro ad una bambola d'argilla, giusto?--
N -- Senti chi parla, signore del terrore delle mie ciabatte! Proprio un corpo di donna dovevi scegliere? --
A-M -- Ha i suoi vantaggi...--
(e qui non si vede ma ha luogo uno scambio di sorrisi da maniaci sessuali tra i due cattivi)
Intanto, Kagura passa di lì per caso e sente suo malgrado tutto.
Kagura -- Ma santo Hakudoshi assiso in cielo su troni di pecore ruspanti , perchè devono essere così idioti!--
Kanna -- Perchè questo è l'angolo della storia dedicato alle loro idiozie, slegate con la storia principale--
Kagura -- Ah si?--
Prende in mano il copione e lo sfoglia velocemente.
Kagura -- Ah già...mi sa che ho invaso la scena...eh si.--
Kanna -- Kagura, quello che stà correndo adirato verso di noi,
agitando il copione in aria come un forsennato e facendoci segno di
sloggiare... è per caso Autore-san?--
Kagura -- Eggià...viaaaaa--
E scappa di gran carriera, ma non sa che per punizione verrà
legata ad un palo da Hakudoshi, poichè "Ha nominato il suo nome
invano".
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Piaciuto il capitolo?
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Capitolo 14 *** Decisioni 1a parte ***
Decisioni
FINALMENTE mi sono laureato(a Febbraio a dire il vero, ma
vabbè)!!! La storia proseguirà perchè intendo
finirla. Ora, perdonatemi per l'attesa e...spero che il capitolo vi
piaccia!
Decisioni 1a parte
Stava calando la sera : lunghe ombre si allungavano sul tranquillo
boschetto, gettando ogni cosa in una cupa penombra mentre il disco
solre si estingueva, agonizzante, all'orizzonte.
Un tramonto rosso sangue, un triste epilogo di un antefatto nefasto che preannunciava l'inizio di un periodo cupo e tenebroso.
La morte del sole e il giubilo delle tenebre, la nascita di un nuovo
ordine atto a destabilizzare l'armonia secolare vigente sul creato.
Melkyor, il signore delle tenebre.
E a conoscenza del malaugurato evento erano solamente un manipolo di
reietti, soli al mondo e senza più un luogo da poter chiamare
"casa".
Cosa ne è di una creatura quando perde la propria patria? Cosa
ne è di un individuo quando la sorte lo strappa ai propri cari?
Amici, parenti, compagni e conoscenti sono tutti uguali nella morte,
legione fantasma di ricordi che busseranno sempre alle porte della
mente : monito silente di ciò che hai perduto e non ti
verrà mai reso.
Ma se nelle avversità il pavido affoga, il valente accetta la
propria situazione e non si spezza. Si piega , affranto dal grave peso
delle sue sventure, ma in breve si ribella al funesto fardello e
afferrandolo saldo tra le mani lo accetta quale parte di sè.
Indesiderato? Sgradevole? Turpe? Si, ma la sventura è un peso che non può essere estirpato, solo condiviso.
E in questo momento il gruppetto che si preparava a trascorrere la
notte nel bosco condivideva non solo un grande dolore ma anche un
pesante fardello.
Il primo derivava dalla morte dei propri cari e dalla rovina della
propria terra natale. Il secondo era il più difficile da
accettare.
Riassumendolo in una semplice parola lo si potrebbe definire
responsabilità. Poichè era innegabile che la colpa di
ciò che era accaduto era loro. E sia in vita che nell'oltretomba
sarebbero stati giudicati per le loro azioni in maniera severa e
inflessibile.
Non avevano ben chiaro cosa fare o dove andare, ma una cosa era certa : non avrebbero voltato le spalle al loro peccato.
E già attraverso le scure fronde degli alberi si poteva vedere
chiaramente che sul monte degli yoro del sud l'ombra era più
fitta e minacciosa : per lungo tempo non vi sarebbe stata un'alba a
fugare le tenebre, solo il male avrebbe risieduto nelle terre di un
popolo che poteva essere definito crudele e barbaro, ma tuttavia legato
alla luce.
I nuovi abitanti del monte invece erano qualcosa destinata a governare
solamente nei più scuri recessi della terra, un morbo che se
lasciato libero di espandersi avrebbe corrotto l'esistenza stessa.
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David , adagiato contro il tronco di un vecchio albero, osservava con
sguardo assorto il cielo stellato : bagnandosi della fievole e pallida
luce lunare rifletteva sui recenti avvenimenti e su ciò che
probabilmente lo attendeva in futuro.
-- Chissà se riuscirò mai a vedere le famose foreste di
bambù simili a quelle che vedevo nel film "La foresta dei
pugnali volanti"?-- Mormorò a fior di labbra, mentre con un
piede grattava distrattamente il terriccio umido e sporco.
Sporco. Buffo come si possa considerare sporca la terra incontaminata dall'inquinamento umano.
-- Ma soprattutto, esisteranno davvero o si tratterà di una trovata cinematografica?--
Avevano da poco finito di cenare, un pasto frugale a base di pesce che
Yoshimo era misteriosamente riuscito a procurarsi facendo affidamento
solo alle proprie abilità.
Nel tardo pomeriggio infatti la Kitsune si era posizionata sul ciglio
del torrente, immobile e statuaria come la pietra dura e inflessibile.
Solo le nove code spazzavano l'aria dietro di sè, un movimento
lento e ipnotico che aveva catturato l'attenzione non solo del giovane
umano ma pure di Frejia.
E mentre i due osservavano la scena in silenzio Cold Rain si era
accoccolato di fianco a David, il muso appoggiato in grembo al
giovane. --Woof...--
Apparentemente anche il lupo era perplesso dall'atteggiamento della volpe.
Passarono alcuni istanti, poi improvvisamente le braccia della Kitsune
guizzarono verso la superficie placida e argentata del ruscello,
immergendosi fino all'altezza del gomito.
Quando si ritrasse Yoshimo aveva un lieve sorriso stampato sul volto e
tra le mani stringeva un grosso pesce che si dibatteva terribilmente,
lottando invano per la propria sopravvivenza.
-- Sono confuso. Non erano gli orsi che pescavano in quella singolare maniera?-- Domando David rivolto alla lupa.
-- Concordo. Quella volpe è strana.-- Replicò la ragazza, esalando un lungo sospiro.
-- E ora cosa stà facendo? Parla al pesce?-- Commentò
sbigottito il giovane, accarezzando distrattamente il capo di Cold Rain
e guadagnandosi un mugolio di approvazione.
-- Pare che si stia rivolgendo al fiume, ringraziandolo per avergli concesso di catturare quella preda.--
A tali parole David portò una mano a massaggiarsi la fronte,
leggermente confuso. -- Sembra di assistere alle pratiche dei greci
descritte nell'Iliade, dove ogni guerriero tentava di ingraziarsi un
dio e ottenerne l'approvazione.--
-- Iliade? Greci? Ignoro cosa tu stia farfugliando, ma l'idea di fondo
è corretta. Una Kyuubi no Kitsune, essendo vicina alle
divinità, coglie aspetti della vita che ai più sfuggono.
Un esempio è il fiume al quale si stà rivolgendo. O
meglio, allo spirito del fiume che come un dio governa su quelle acque.
Normalmente le creature non possono avvertirne la presenza e dunque lo
spirito non reagisce; tuttavia una Kitsune non ha scuse. Se interagisce
con il dominio di uno spirito o di un dio deve prima mostrare rispetto
e ottenerne l'approvazione. Non è mai saggio adirare un dio,
colomba. --
-- Farò finta di non aver udito l'ultima parola.--
Una risatina unita ad uno sguardo beffardo e arrogante furono l'unica risposta che ricevette.
Ma la risata le morì sulle labbra quando si ritrovò con qualcosa di freddo e viscido scaraventato sul suo viso.
Lanciando un gridolino sorpreso afferrò saldamente l'assalitore,
pronta a squartarlo senza pietà : ciò che accolse il suo
sguardo però furono due occhi bianchi e vitrei, tante squame e
una bocca che si apriva e chiudeva stupidamente in continuazione.
In parole povere, un bel pesciolone.
-- Quel bel visino non dovrebbe guardare le persone in maniera si
arrogante. E quelle dolci e sensuali labbra non dovrebbero lasciarsi
sfuggire parole di scherno-- Esclamò dolce e soave Yoshimo, dal
bordo del ruscello.
-- Labbra dolci e sensuali...-- Mormorò Frejia stizzita,
stringendo spasmodicamente i pugni ed incamminandosi lentamente verso
la volpe. -- Labbra dolci e sensuali...ora ti mostro invece gli artigli
lunghi ed affilati!--
Repentinamente, snudò le zanne e mentre le iridi si tingevano
leggermente di rosso coprì in breve la distanza che li separava
e si avventò sulla Kitsune.
Yoshimo, imperturbabile altro non fece che scansarsi di lato, mandando
la lupa ad infrangersi suo malgrado contro la superficie del ruscello
che la accolse con entusiasmo nei suoi flutti.
Ma era troppo presto per cantare vittoria poichè una mano
artigliata si serrò saldamente sulla caviglia della volpe,
facendolo precipitare a sua volta nel fiume.
David, dal momento che non era interessato ad assistere allo svolgersi
di una vicenda che probabilmente non sarebbe terminata a breve, si
allontanò diretto verso il resto del gruppo.
Dietro di sè, i guaiti di dolore della volpe facevano intuire
chi dei due avesse la meglio. -- Speriamo che non lo affoghi...--
Mormorò il giovane scuotendo il capo.
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David trovò gli altri compagni in una piccola radura a pochi
minuti dal fiume : a giudicare dalle espressioni dipinte sui loro volti
non avevano discusso nulla di piacevole.
Il primo a prendere la parola fu Obara-sama, addocchiando il giovane con malcelata curiosità.
-- Dove sono Frejia e Yoshimo?--
Increspando le labbra in un sorriso, David non potè che replicare -- Stanno facendo un bagno--.
Inarcando le sopracciglia, dubbiosa, Takara non riuscì a
trattenersi dal commentare. -- Non sarei oltremodo rattristata se
dovessero entrambi affogare.--
-- Una combinazione infelice. Quei due sono come dei cuccioli, hanno
bisogno di essere sorvegliati. Da una parte Frejia, una testa calda dai
capelli rossi come il fuoco e l'animo selvaggio e litigioso di un Oni.
Dall'altra parte Yoshimo, saggio ma inguaribile pervertito.--
Asserì Obara, alternando lo sguardo tra Takara e David.
Una risata fragorosa ruppe la breve quiete che aveva seguito le parole del saggio anziano.
-- Non mi pare che la lupa sia l'unica testa calda di questo gruppo
sgangherato!-- Esclamò reboante Rak'hartan, agitando la lancia
concitato, preso dalla foga del discorso.
Non parve accorgersi dello sguardo minaccioso di Takara, ne del modo in
cui le labbra della giovane lupa si erano assottigliate
pericolosamente, nè del fatto che la sua graziosa e delicata
mano si stava pericolosamente avvicinando alla katana che portava al
fianco.
-- David! Te sei stato al fianco della mia allieva per parecchio tempo,
puoi confermare le mie parole nevvero?-- Continuò imperterrito
il guerriero.
David, misurando accuratamente le parole, rispose -- Potrei,
Rak'hartan. Però ritengo non sia molto salutare destare il lupo
che dorme.-- E mentre diceva queste cose osservava lievemente
intimorito Takara che, voltatasi verso di lui, stava sorridendo in
maniera apparentemente amichevole. Peccato che le labbra leggermente
snudate mostravano alcune zanne pericolosamente appuntite, dando
l'apparenza di un ghigno minaccioso celato dietro un sorrisetto di
circostanza.
Ma David sapeva che Takara non sorrideva, e se lo faceva era un gesto
discreto e spesso celato. Mostrarlo ora così apertamente
presagiva solamente sventura.
-- Sagge parole David, sagge parole-- Replicò pacata la lupa,
anche se l'occhiata che gli stava lanciando faceva intuire che ne
avrebbero riparlato. David deglutì mentre un brivido freddo gli
solcò la schiena.
Tanto bella quanto complicata quella lupa dallo sguardo algido come il
ghiaccio e il cuore tenero e sensibile. Ma il problema che si
presentava era sempre lo stesso : come sciogliere il ghiaccio senza
rischiare di compromettere quella starana e fragile amicizia che li
legava?
Dpiù di ogni altra cosa desiderava lenire il suo cuore, non
perchè era attratto da lei. Semplicemente perchè un animo
sensibile non sopporta, non accetta, non tollera la sofferenza altrui.
Se può, vorrebbe sempre curare il suo prossimo dal male che lo
affligge.
E Takara indossava chiaramente una curata maschera, una maschera che si
crepava solamente in presenza dei pochi che avevano meritato in qualche
modo il suo affetto : Rak'hartan , Obara e David.
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Capitolo 15 *** Decisioni 2a parte ***
Decisioni 2a parte
Eccomi quà, posto presto perchè il 3 agosto parto in
vacanza e non torno fino al 14. Capitolo più lungo stavolta. Se
vi piace recensite, mi farete felice! Buone vacanze.
Decisioni 2a parte
Quella sera , riunito attorno ad un focolare caldo e scoppiettante
(cortesia di Yoshimo) , il gruppetto accolse con visibile entusiasmo il
cibo procacciato dalla volpe.
Certo, Rak'hartan non mancò di borbottare a malincuore che in
quel pesce c'era troppa poca carne per i suoi gusti. E mentre il
guerriero rigirava lo spiedo di fortuna (dicasi ramo) tra le sue mani,
osservando con sguardo critico un pesce che dal canto suo lo fissava
con lo sguardo vitreo e beffardo , David non potè fare a meno di
intromettersi nelle riflessioni del demone.
-- Rak'hartan-sama.-- Incominciò, ma un gesto secco del
guerriero lo interruppe. -- Niente onorifici, ragazzo. Come ti è
già stato detto, consideraci eguali.-- Ma non alzò gli
occhi dalla sua cena.
--Comprendo. Volevo solamente informarti che in quel pesce non
c'è abbastanza carne proprio perchè non è carne.--
Un breve silenzio, poi ... -- Santi numi!-- Tuonò potente la
voce del guerriero, seguita da una poderosa pacca sulla coscia.
-- E cosa sarebbe mai allora? Un fiore? -- Proseguì, puntando lo
spiedo di fortuna contro il petto del ragazzo, osservandolo sospettoso.
--Mmm...il pesce ha le pinne-- Mormorò David, arretrando .
-- E non dimenticare le squame.-- Aggiunse pacata Takara, piegando un poco il capo di lato, vagamente interessata al discorso.
Rak'hartan sbuffò, incrociando le braccia e rischiando
inavvertitamente in infilare lo spiedo nell'occhio di Cold Rain. Takara
per tutta risposta ringhio ferocemente, protettiva, facendo sbiancare
David dalla paura mentre il guerriero borbottava qualcosa simile a
"ops...".
Ricomponendosi però, testardo come un mulo e desideroso di non
darla vinta all'umano (e Takara) -- Io non mangio le pinne e neppure le
squame. Divoro ciò che si trova al di sotto.--
-- La carne ha una consistenza diversa dal pesce che è
più duttile e malleabile.-- Continuò il ragazzo,
imperterrito.
-- Malleabile?-- Domandò perplesso il demone, grattandosi il capo. E intanto, dolce e melodiosa, giunse una voce.
-- Non è decoroso, non è bello, paragonar il pesce con il
tenero vitello. Vacuo lo sguardo, insipido il gusto. Assai
increscioso, assai arduo, interpretare il senso di questo inutile
discorso. --
A queste parole cadde il silenzio. Lentamente diverse paia di occhi si puntarono sulla figura della volpe.
Yoshimo, portando le braccia dianzi a sè, agitò nervoso i palmi, assumendo una vaga postura difensiva.
-- Suvvia, a poetar un poco che male vi fò? --
Takara si limitò a fissare la volpe con lo sguardo vagamente
disgustato proprio di chi osserva un quadro di pessimo gusto e la cui
comprensione trascende la ragione umana.
-- Lady Takara, la sua espressione è così sensuale...--
Fu l'ultima frase che proferì, poichè in breve si
ritrovò a mordere la polvere, il viso ben piantato a terra dal
piede di Takara che , ritta dinanzi a lui, ringhiava sommessamente.
-- Bisogna spezzare una lancia in suo favore, è testardo.--
Bofonchiò Rak'hartan mentre il malcapitato si dibatteva
inutilmente tra le grinfie della lupa.
-- Io lo definirei stupido.-- Commentò con una smorfia Frejia, i
capelli ancora bagnati dall'inaspettata nuotata pomeridiana.
A quel punto Obara prese in mano la situazione, parlando con voce rauca ma autoritaria, voce che imponeva il silenzio.
-- Takara, rilascia la volpe. David, cessa di giocare con le parole. Frejia, smettila di comportarti come un cucciolo.--
A quelle parole Takara acconsentì alla richiesta del vecchio
lupo, ma non potè fare a meno di lanciare un'occhiata beffarda
alla lupa selvaggia, canzonandola silenziosamente con un sorrisetto di
scherno appena accennato.
Frejia, a giudicare dal modo in cui le sue mani stavano torcendo
spietatamente il gonnellino, non doveva essere felice. E , mentre
fumante d'ira abusava il suo gonnellino, Takara pareva assai contenta
della piega che aveva preso il discorso.
David, alternando lo sguardo tra le due lupe, pensò tra
sè e sè " Le donne sono davvero strane. Cosa mai
frullerà nelle loro menti non è dato saperlo. E forse
è meglio."
Non appena Yoshimo si ricompose, Obara rivolgendosi a lui disse
-- E tu, Yoshimo. Ti conosco da molto tempo, so che non sei uno
sciocco. Non è d'uopo comportarsi da buffone per distogliere
l'attenzione dal gravoso problema che ci affligge. Non sono dei
cuccioli, anche se talvolta si comportano come tali. Possono affrontare
la realtà.--
-- Non ne dubito.-- Replicò serio l'interpellato facendo passare
le iridi smeraldine su ogni singolo componente del gruppetto.
Dietro di lui, le nove code dorate spazzavano l'aria in maniera nervosa, spasmodica quasi.
-- Come ha giustamente proferito Obara-sama, è tempo di
affrontare la situazione. Poichè la faccenda è grave
scevra di nota positiva alcuna.--
-- Concordo. -- Rispose Takara, il tono leggermente tagliente poichè non aveva ancora perdonato del tutto la Kitsune.
-- Se posso esprimere la mia modesta opinione-- Incominciò
David, catturando l'attenzione dei presenti -- Io penso che ci
servirebbero degli alleati, poichè da soli non potremmo mai
sperare di piegare l'oscurità che risiede nella montagna.--
-- Abbiamo la sacerdotessa! Perchè indugiare?-- Esclamò
reboante Rak'hartan , afferrando la lancia. -- Non si aspetteranno
un attacco! La mia lancia ed i vostri artigli ci faranno strada e
strapperemo il nero cuore avvizzito di quella bestia che ha massacrato
la nostra gente!--
-- Ci faremo strada combattendo, e la sacerdotessa muore.--
Commentò serafico Yoshimo, alzando una mano in segno di silenzio
quando Frejia, tirata in causa, sembrava pronta a saltare addosso alla
volpe.
-- E morta la sacerdotessa chiederemo gentilmente all'illustre Melkyor
di abbandonare il corpo di Ayame-sama e ritornare nelle
profondità della terra da cui è emerso. Mi sembra un
piano eclatante. Sublime. Come abbiamo fatto a non pensarci prima?--
Terminò, ironico e sferzante.
Fece appena in tempo a ritrarsi che la punta di una lancia si
conficcò a fondo nel terreno sul quale era adagiato Yoshimo fin
a poc'anzi.
-- Mi stai canzonando marrano? Metti in dubbio il mio valore? Proteggeremo noi la sacerdotessa, mi pare ovvio!--
-- Perchè nessuno mi chiama per nome?-- Mormorò Frejia
sconsolata, tracciando cerchi immaginari sul terreno con l'indice della
mano.
David, prima che la situazione potesse precipitare e nascere una "scazzottata poco amichevole", si intromise diplomaticamente.
-- Rak'hartan, quello che Yoshimo vuole dire è che un attacco
diretto sarebbe troppo rischioso. Non possiamo mettere inutlmente in
pericolo Frejia, poichè se lei muore, noi siamo finiti. Non
dimenticare che noi dobbiamo scortarla alla caverna del sigillo
poichè lei, non noi, può distruggere Melkyor.--
-- Questo è esattamente quello che avevo detto questa
mattina...ma a me nessuno ha dato retta-- Mormorò depressa
Frejia, passata dal disegnare cerchi immaginari a picchiettare sul
terreno.
Non appena il ragazzo terminò di parlare, Takara annuì
con il capo, osservandolo e lanciandogli un sorriso tanto onesto e
dolce quanto fugace. Forse era stata solo la sua immaginazione...o
forse no.
-- David. Come spesso accade hai espresso una giusta osservazione. Ci
servono alleati. E io so dove trovarli...penso. Ma non è un
discorso che desidero affrontare stasera. Possiamo attendere fino a
domani?--
Un mormorio di assenso generale, poi Yoshimo rivolgendosi alla lupa di
ghiaccio (ma osservandola un pò più in basso...) in tono
musicale le disse -- Certamente, se il discorso ti turba lo
affronteremo domattina. Ma entro domani in in modo o nell'altro dovremo
prendere una decisione.--
-- Ti ringrazio Yoshimo-- Replicò gelida Takara,
assottigliando le labbra e stringendo i pugni in un vago tentativo di
calmarsi -- Ma per tua informazione il mio viso e i miei occhi si
trovano più in alto! PERVERTITO!--
Un sorrisetto ambiguo solcò le labbra della Kitsune -- Mia
signora, non farei mai qualcosa di si disdicevole. Ma nel caso dovessi
soccombere all'istinto, è forse male bearsi della grazia delle
sue forme?--
-- Volpe. Se soccombo all'istinto, ti infilo nel terreno così in
profondità che passerai il resto della tua vita a bearti della
grazia delle forme dei vermi.--
Dopo queste parole, Yoshimo adducendo una scusa si ritirò in
fretta e furia a dormire. Pervertito e sfacciato, ma anche lui sapeva
quando stava tirando troppo la corda.
Uno dopo l'altro, anche gli altri si coricarono intono al fuoco.
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Quella notte David si destò che la luna era ancora alta nel
cielo. Silenziosa, maestosa nella sua gloria, la signora della notte
illuminava fiocamente il boschetto con il suo candido pallore.
Rabbrividendo, David si mise a sedere e incominciò a strofinarsi
meticolosamente e meccanicamente le braccia. Faceva veramente freddo!
Il focolare era quasi estinto ormai, ma i demoni parevano non farci
troppo caso. Dormivano in maniera così tranquilla e
pacifica...che invidia!
Evidentemente quelle creature non subivano il morso del gelo della
notte, oppure non ci facevano troppo caso. Ma David, senza neanche una
misera coperta, rischiava di passare una notte in bianco.
Frejia e Obara erano accoccolati comodamente sull'erba e a giudicare
dal ritmo regolare del loro respiro dovevano essere profondamente
addormentati.
Rak'hartan dormiva a pancia all'aria stringendo la lancia al petto
quasi fosse un orsacchiotto o una bambolina di pezza. Ma a giudicare
dall'espressione mutevole e feroce sul suo volto, non pareva sognare
alcunchè di piacevole.
Yoshimo era raggomitolato su se stesso, le nove soffici code dorate
avvolte intorno a lui quasi fossero una dolce coperta. ( Comodo! ).
Takara invece...dov'era Takara? David si guardò intorno, cercando con lo sguardo la fisionomia della lupa.
Non trovandola, si alzò in piedi volgendo lo sguardo a destra e a manca.
D'un tratto un ululato colmo di tristezza spezzò la quiete della radura, e ad esso risposero altri ululati in lontananza.
David decise di avvicinarsi con cautela nella direzione da cui era
provenuto l'ululato, notando che era la stessa strada che portava al
torrente.
E giunto a destinazione vide, seduta sul bordo del ruscello con
un'espressione indecifrabile in volto, Takara. La giovane fissava il
vuoto dinanzi a sè mentre teneva una mano appoggiata sul
ginocchio.
L'altra distrattamente giocherellava con il gonnellino. Di tanto in tanto esalava un lungo sospiro, evidentemente turbato.
David, dopo essere rimasto immobile per diversi istanti a guardarla,
ritenne che non sarebbe stato nè saggio nè educato
disturbarla in tale momento di intima contemplazione.
Fece per voltarsi e tornare indietro, ma repentino il viso della lupa
si girò verso il giovane, fissandolo intensamente con quelle
iridi nere come l'inchiostro : profonde come un pozzo senza confini
atto a ingoiare ed ammaliare l'incauto osservatore rimasto troppo ad
indugiare sulla loro bellezza.
Non proferì parola alcuna, ma con un cenno del capo e una pacca
leggera sul terreno espresse eloquentemente il suo desiderio.
David, abituato oramai al silenzio, non ebbe nulla da obbiettare. In
breve si sedette al fianco della giovane lupa, fissando distrattamente
i flutti argentati.
Trascorsero così diversi minuti, finchè finalmente Takara pacatamente prese a parlare.
-- Perchè non dormi? Dovresti riposare finchè puoi.--
-- Mi ha destato un ululato, lady Takara. Temevo che qualche lupo si
aggirasse nei dintorni e allora ho seguito ciò che mi dettava
l'istinto.--
Takara ovviamente non gli avrebbe mai rivelato che era stata lei a ululare prima.
-- Capisco. --
Cadde nuovamente il silenzio, durante il qale David osservò la
lupa con la coda dell'occhio, cogliendo tutti i suoi delicati dettagli
fiocamente illuminati dalla luce della luna.
Takara parve non rendersene conto, oppure semplicemente non gli diede importanza.
-- David, dovresti tornare a dormire.-- Calmo il suo tono, ma pareva onestamente preoccupata.
-- Fa troppo freddo, il fuoco è quasi estinto e le mie membra
sono tutte intirizzite.-- Fu l'unica risposta del giovane,
un'affermazione che non voleva suscitare pietà alcuna. Era un
semplice dato di fatto, una conseguenza logica.
Dati i trascorsi da schiavo, David sapeva che finchè il corpo
prova sensazioni, anche se sgradite, significa che sei ancora vivo. E
quello era ciò che contava.
Represse a stento un brivido quando la mano candida di Takara passò delcatamente lungo il suo braccio.
-- Non stai mentendo.-- Constatò la lupa , preoccupata. -- Sei gelido.--
Senza aggiungere altro, armeggiò per alcuni momenti con alcuni
lacci legati all'altezza del collo, finchè non li sciolse. Fatto
ciò sfilò dalle sue spalle il mantello di pelo niveo ,
pregno dell'odore di bosco della giovane lupa.
Senza tergiversare oltre lo avvolse intorno al giovane umano, quasi
fosse un'improvvisata calda coperta. David tentò di opporsi, ma
le sue proteste furono vane poichè Takara si limitò
solamente a scrollare il capo mormorando che il mantello sarebbe stato
più utile a lui.
-- Noi lupi siamo abituati al morso del freddo, il nostro corpo non lo
soffre e non se ne cura.-- Si giustificò. David però
pareva dubbioso.
Senza il mantello, solo la sottile armatura ricopriva il petto della
giovane lupa, senza contare che una buona porzione delle spalle candide
e muscolose risultava scoperta.
David non potà fare a meno di notare che, non più celata
dal mantello, la deliziosa coda nivea della lupa era libera dalla sua
prigionia e , a giudicare dal modo in cui scodinzolava, pareva felice e
a proprio agio.
Ciò di cui il giovane evidentemente non si era accorto era che,
con la scusa di sistemargli il mantello intorno al corpo, Takara si era
seduta molto vicino a lui. Abbastanza vicina che poteva avvertire il
fiato caldo della lupa quando parlava.
Cadde nuovamente il silenzio, anche se pareva che David esitasse a
esprimere il proprio pensiero. Finalmente, prendendo coraggio, chiese.
-- Lady Takara, se la mia domanda non è troppo indiscreta potrei chiederle cosa la turba?--
La giovane lupa esalò un lungo sospiro. -- Sono preoccupata. Gli
unici alleati che penso ci potrebbero aiutare sono i miei genitori.
Tuttavia loro sono la causa che mi ha spinto a cercare rifugio in
questi luoghi, lontani il più possibile da loro. I miei genitori
sono i lupi alpha di una grossa tribù situata all'estremo nord,
oltre il mare laddove il ghiaccio gela il terreno e le foreste.--
A questo punto la ragazza esitò, incerta se continuare a parlare
o se abbandonare il discorso. David si limitò ad attendere,
lasciando alla lupa la decisione. Infine, facendosi coraggio, Takara
proseguì.
-- I miei genitori mi avevano combinato un matrimonio, David. Un
matrimonio con un signore feudale, 50 interminabili lunghi anni fa. Ma
quella persona non mi convinceva, era troppo infida per i miei gusti.
Aveva uno sguardo calcolatore e malizioso, pareva quasi intendesse
sposarmi solo per ottenere terreni e truppe a sua disposizione. Quello
era l'unico essere che mi abbia mai inquietato veramente.--
-- Mi spiace, lady Takara. Ma comprendo pienamente la sua
preoccupazione e le sue azioni. Lei...temeva più che per la sua
stessa vita il futuro della sua gente, nevvero? Temeva di consegnare il
suo popolo ad un crudele despota.--
A queste parole la lupa si concesse un leggero sorriso, poi
sussurrò -- Sono un libro così facile da consultare
David?-- E lentamente, rilassando il suo corpo contro il fianco del
giovane, appoggiò il capo nell'incavo tra la spalla e la testa
dell'umano, fissando mesta la superficie argentea del ruscello.
David dal canto suo non si ritrasse. Un lieve sorriso gli decorò
il volto mentre il giovane non potè fare a meno di sentirsi
sicuro e protetto. In quella situazione gli sembrava che nulla avrebbe
mai potuto nuocergli.
La sua amica, la sua dolce e algida Takara...avrebbe serbato per sempre
il ricordo di questo momento. L'innocienza (che siano gesti innocienti
o meno, decidetelo voi. David tanto è un pò un tordo, non
capirebbe nulla nemmeno se Takara lo baciasse in pieno volto. O forse
in quel caso capirebbe qualcosa? ) di quei gesti era quanto di
più tenero e puro possa mai avvenire : semplicemente Takara si
fidava onestamente e completamente del suo giovane umano. (possessiva
forse?)
-- Lady Takara, come si chiamava quel viscido calcolatore che voleva sposarvi, quello di cui mi avete appena parlato?--
-- Come potrei dimenticarlo? Era un nome tanto sconosciuto quanto odioso. Si chiamava Naraku.--
Detto ciò, calò il silenzio. David, immerso nel tepore
del mantello e del corpo della giovane adagiato contro il suo,
avvertì improvvisamente la fatica della giornata.
Affaticato, la vista leggermente offuscata dal sonno, riflettè
sorridendo stancamente che ora forse sarebbe anche riuscito a dormire.
Al suo fianco, Takara sorrise dolcemente a fior di labbra, un sorriso
che anche a cercarlo non sarebbe stato possibile scorgerlo.
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ANGOLO DELL'AUTORE
Inuyasha , intento a sorseggiare una tazza di caffè , legge il copione dell'ultimo capitolo.
Dopo pochi minuti lo accartoccia e lo butta nel cestino, un'aria disgustata sul volto.
--Ma che è questa robaccia mielosa e sdolcinata? Ci manca solo
che quei due si bacino o inizino selvaggiamente a fare...-- Un
fermacarte in pieno volto trancia provvidenzialmente le parole del
mezzodemone.
Kagura, compiaciuta di averlo colpito, si avvicina e dice -- Ma non ti
vergogni? Siamo in fascia protetta! Non si dicono certe cose!--
--Keh!--
*Kagura da un calcio al mezzodemone*
--keh!--
*calcio*
--ke..h--
*calcio*
...silenzio.
-- Bravo cagnetto. A cuccia e lavati la bocca prima di parlare.--
Nel mentre arriva Yoshimo in giacca e cravatta, 9 tazze di caffè tenute contemporaneamente a mezzaria dalle 9 code.
-- Mi piace il caffè.-- Replica semplicemente allo sguardo stupito di Kagura
--Che accade?--
--Il mezzodemone ritiene che il capitolo sia troppo mieloso--
La volpe pare riflettere un momento, poi risponde semplicemente
--Autore-san in fondo in fondo, moooolto in fondo è un
romanticone. E si emoziona sempre quando guarda un certo film...se non
ci credi osserva con i tuoi occhi.--
I due sbirciano lentamente, senza farsi vedere, nello studio di
Autore-san. Autore-san , alcune lacrimuccie ancora che gli solcano il
volto , pare perso nei suoi pensieri. Dallo stereo, a tutto volume
suona la colonna sonora del film Ghost.
I due demoni in fretta chiudono la porta. Dopo essersi lanciati una breve occhiata, Kagura esclama:
-- Wow...quello è partito. Ma Patrick Swayze e Demi Moore gli fanno quell'effetto?--
-- Non dimenticatevi che c'ero pure io-- Mormora Whoopi Goldberg facendo capolino dal corridoio.
-- E tu che ci fai qui?-- Mormora distrattamente Takara dalla sua scrivania.
-- Mi nascondo. Vi ricordate quando in Sister Act ho portato le suore a
ballare e svagarsi in un bar malfamato? Al Vaticano quella scena non
è piaciuta...--
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Capitolo 16 *** Preparativi ***
Preparativi
ECCOMI, piccolo capitolo in extremis prima di partire! Spero vi piaccia
la sorpresa del capitolo inaspettato...se vi piace il capitolo un
commento sarebbe gradito.
Preparativi
TAKARA P.O.V. (Perchè avere sempre David come protagonista stufa ^^ n.d.r. )
Alle prime luci dell'alba, non appena il fioco chiarore mattutino si
fece strada a fatica tra le fitte fronde ombrose del bosco, i
lupi si destarono dal loro riposo.
Sbadigliando, Takara mise in mostra la chiostra di zanne tanto affilate
quanto ben curate. Umettandosi le labbra distrattamente la lupa si
stiracchiò le membra distendendo gli arti come un gatto, con
sommo disappunto di Cold Rain che fino a quel momento stava riposando
con il capo appoggiato sulla spalla della giovane donna.
Decidendosi infine a dischiudere le palpebre, accogliendo con estrema
riluttanza la luce del sole, la prima cosa che vide fu un paio di iridi
azzurre come il cielo che la guardavano con un misto di divertimento e
scherno.
-- Buongiorno Takara-hime, sono estasiata di constatare che finalmente
ti sei svegliata. Il sole è alto nel cielo!-- Asserì
Frejia seduta a gambe incrociate di fronte a lei, tenendosi
naturalmente a debita distanza.
Takara emise un mugolio vagamente comprensibile, a metà tra
l'infastidito e l'insonnolito. Sfregandosi gli occhi impastati dal
sonno, lentamente la lupa si alzò in piedi.
Lanciando uno sguardo bieco verso la sacerdotessa, l'algida lupa
sbuffò e finse di voltarsi. Ma non appena Frejia abbassò
la guardia, Takara si girò repentinamente e con un'agile movenza
le sfilò il lungo bastone nodoso che la sacerdotessa aveva
adagiato in grembo.
Quando Frejia reagì oramai era troppo tardi : Takara le stava
dando le spalle e a passo solenne si stava avviando verso il resto del
gruppo.
Un ringhio sommesso avvertì Takara di ciò che stava
prevedibilmente per accadere, tuttavia senza scomporsi la lupa si
limitò con un cenno del capo a invitare la ragazza a farsi
sotto. Sempre dandole le spalle, chiaro segno di beffa : mostrava
infatti che non avvertiva Frejia un avversario alla sua altezza.
-- Ridammi...-- Balbettò Frejia, incapace di controllare le
parole tale era la sua ira -- ...il mio...bastone!-- E dettò
ciò si avventò contro Takara.
Col senno di poi , Takara ammise tra sè e sè di essere
stata un pò troppo arrogante. Non avrebbe dovuto sottovalutare
Frejia, perdendo tempo a lanciare il bastone tra le braccia di uno
sbigottito David al posto di difendersi. Infatti pagò il fio
della sua superbia. Non si avvide della rapidità di Frejia ma
soprattutto non riuscì a prevedere il suo attacco.
Se Takara si aspettava il classico e prevedibile fendente con gli
artigli affilati della lupa, l'attacco che subì giunse invece
completamente inaspettato. Il palmo a mano aperta della sacerdotessa
colse Takara in pieno sterno, facendole mancare il fiato. A questo
colpo si aggiunse rapido un calcio in pieno volto che mandò
Takara rovinosamente a terra, sorpresa e dolorante.
David le avrebbe detto in seguito che quelle movenze erano una curiosa
amalgama di arti marziali e Muay Thai. Cosa fosse quest'ultimo lei
non lo sapeva, ma non glielo aveva detto, ovviamente.
Stampandosi un ghignò malizioso sul volto, Frejia si voltò versò David.
--Colombetta...-- E prese ad avanzare lentamente. Ad ogni passo avanti
che faceva, David ne faceva uno indietro, preoccupato. --...ridammi il
bastone, da bravo--
David decise di seguire la stada della diplomazia. -- Se te lo consegno non mi torcerai un capello?--
--...e perchè dovrei?-- replicò la lupa, fingendosi
confusa. David esalò un sospiro di sollievo. -- ...mi basta
spezzare un ossicino o due, e magari ci aggiungo qualche morsetto per
sentirti guaire un pò.--
--...ma sei psicopatica?-- Esclamò allarmato prima di lanciare
il bastone tra le mani stupite di Rak'hartan, il quale era sopraggiunto
in quel mentre a causa del baccano.
-- Mi sono perso qualcosa?-- Mormorò prima di strabuzzare gli
occhi alla vista di una lupa verde di rabbia lanciata verso di lui.
Senza tergiversare oltre, il guerriero decise di stare al gioco. In
realtà non aveva capito bene di che gioco si trattava, ma aveva
avuto un'ispirazione folgorante e decise di seguirla. Frejia correva
spedita verso di lui, dunque aveva poco tempo.
-- Tieni!-- Tuonò, lanciandole tra le mani la sua lancia, fuggendo poi nella boscaglia con il bastone della lupa.
La ragazza, non appena ricevette al volo l'oggetto, arrestò
soddisfatta il suo incedere. Le ci vollero alcuni istanti prima che il
suo cervello potesse registrare che quello non era il suo adorato
bastone.
-- RAK'HARTAN ! -- Ululò adirata prima di gettare a terra la lancia, fiondandosi all'inseguimento del guerriero.
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Obara-sama quella mattina, tenendosi con Yoshimo in disparte dal resto
del gruppo, stava discutendo a bassa voce con la Kitsune. Pervertita
forse, tuttavia saggia e ottima consigliera.
Era infatti d'uopo sentire diversi pareri e diverse strategie,
poichè la situazione era grave e non andava sottovalutata. Non
potevano perdere tempo dando la caccia a alleati fantasma,
dovevano considerare diverse opzioni e prendere quella più
conveniente. Se ad esempio i potenziali alleati di cui parlava
Takara erano troppo lontani o troppo ambiziosi, non se ne poteva fare
nulla.
Nessuno li avrebbe aiutati per buona volontà purtroppo. In
cambio avrebbero richiesto qualcosa e Obara non aveva la minima idea di
cosa poter offrire dato che non possedeva più nulla.
Alla peggio avrebbe dovuto appellarsi al signore dei territori del sud,
l'analogo di Sesshoumaru che regnava sui territori dell'ovest. Il
problema era che questi avrebbe potuto decidere di revocare il
possedimento delle montagne agli yoro, conferendolo ad altri popoli
confinanti e indubbiamente ambiziosi e influenti. E il tutto per punire
i lupi, poichè il signore di un territorio se veniva scomodato
per simili faccende non si sarebbe mosso senza conseguenze.
Obara si trovava dunque in un grande dilemma. E le parole della Kitsune non lo rincuoravano affatto.
-- Obara-sama-- Affermò Yoshimo, accarezzando una delle sue code
-- la situazione è complicata e rischia di precipitare. Non hai
considerato un elemento molto importante, un pezzo del mosaico da non
sottovalutare assolutamente.--
-- Ovvero? Illuminami, tanto in questi tempi le buone nuove sembrano
solo pallidi miraggi-- Replicò stancamente il vecchio lupo,
raspando lentamente il terreno.
-- La tribù Naga. Il clan dei serpenti.--
A queste parole Obara drizzò le orecchie, vagamente allarmato.
-- I nostri antichi nemici, odiosi rettili bellicosi e malvagi. Non avevo pensato a loro! Vuoi dire che...--
Yoshimo annuì grave. -- Esatto, il clan dei demoni serpente
scoprirà presto che la nostra tribù è stata
decimata. E non vorranno perdere l'opportunità.--
-- L'opportunità di disfarsi di noi?--
-- Non di noi, Obara-sama, solamente di te. Verranno a reclamare la tua
testa temo, e arroganti per la loro vittoria poi attaccheranno pure le
altre tribù yoro. Molti compagni moriranno.--
-- Maledizione-- Ringhiò sommesso il vecchio lupo --
Maledetti serpenti, dovevo disfarmi di loro quando ne avevo la
possibilità. Ora dobbiamo muoverci ancora più
velocemente! Non solo le ombre, pure i Naga ci daranno la caccia--
E mentre i due stavano discutendo di si gravi argomenti, ecco che da
dietro un albero spuntò Rak'hartan, sorridendo come un
bambino che ha appena scoperto dove la mamma nasconde i biscotti. In
mano aveva il bastone di Frejia, alle costole...la suddetta lupa che
pareva in preda ad un'ira funesta.
Senza scomporsi Rak'hartan lanciò il bastone in direzione di
Yoshimo, poi sparì nella boscaglia. --Ottima presa volpe!--
Furono le sue ultime parole prima di scomparire dietro a un albero.
Rigirandosi il bastone fra le mani, Yoshimo si avvicinò con calma alla lupa furente, un sorriso dolce e onesto in volto.
Con l'innocienza di un bambino, non appena i due furono abbastanza vicini, la volpe allungò il bastone verso la lupa.
E non appena questa lo prese in mano, abbassando la guardia... Yoshimo
le palpò il sedere, socchiudendo le palpebre e assaporando il
momento.
...quando minuti dopo Rak'hartan ritornò, trovò la volpe rantolante al suolo.
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Nel mentre, ritornando da Takara...
La giovane lupa, riversa al suolo, credeva di trovarsi in un piacevole
sogno ad occhi aperti. Tutto era sfocato, i colori sembravano
più vividi e belli!
E poi c'erano i cinque volti di David che la fissavano in maniera strana...che buffo!
E in preda a quel piacevole delirio, le scappò una risatina.
Certo, Frejia l'aveva colpita bene. E David sperò in cuor suo
che la sacerdotessa non avesse provocato alcun danno permanente alla
sua gelida lupacchiotta.
L'unica nota positiva? Poteva accarezzare Takara, passandole dolcemente
la mano fra i lunghi capelli corvini. Tanto lei nello stato in cui era
non se ne sarebbe accorta...e poi era un gesto innociente, una semplice
manifestazione di amicizia e nulla di più...giusto?
ANGOLO DELL'AUTORE
Kagura sfoglia il capitolo e scuote il capo perplessa. --Perchè
il capitolo gira intorno a un bastone che autore-san ha accennato solo
quando ha presentato Frejia per la prima volta?--
-- E che ne so-- Replica Frejia, lanciando freccette contro un
malcapitato calendario appeso al muro. --So solo che mi fa apparire
come una psicopatica. A tratti forte, atratti arrogante, a tratti
idiota... mah.--
-- Penso che voglia mostrare che sei poliedrica e selvaggia, quindi
prona ad agire secondo l'istinto.-- Commenta pacata Kanna, da dietro un
cubicolo.
--Non l'ho capita...-- Mormora Kagura e Frejia.
--Nemmeno io, fate un pò voi-- Replica Autore-san , passando per caso.
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Capitolo 17 *** fine ***
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