Shark's Angels - La Specie Non Conta tra Amici.

di Anya_BlackAngel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vi Racconterò di Me. ***
Capitolo 2: *** Igama Lami Ngu Alice ***
Capitolo 3: *** Primi Segni di un Grande Pericolo ***



Capitolo 1
*** Vi Racconterò di Me. ***


Prologo


Nelle acque di Durban ci sono reti galleggianti anti-squalo, lunga ciascuna 200-300 metri che hanno le maglie della misura opportuna

perche’ squali e altri animali riescano ad incastrarvisi ma non piu’ a liberarsene, imprigionati per le branchie.

Il paradosso di queste reti è che essere non “chiudono” affatto le spiagge. Non arrivano alla superficie e non

toccano il fondo, ne’ sono chiuse ai lati per cui gli squali possono tranquillamente passarci sopra, sotto e di fianco.

Il loro effetto protettivo è quindi miserrimo, ma quello mortale sulle specie di fauna marina devastante.

Una conferma della loro insensatezza la si trova negli stessi dati ufficiali dell’autorita’ che le ha fatte installare:

ben un terzo degli squali catturati nuotava verso il largo, e non verso riva! Insomma, uno strumento per

“tenere dentro” gli squali piuttosto che per non farli uscire! Il vero obiettivo di queste reti non è quello dichiarato di

fare una barriera fisica che gli squali non possano superare, ma semplicemente di ammazzarne il piu’ possibile:

senza squali nel mare, non ci sara’ neanche piu’ bisogno delle reti per proteggersi! Non è un caso che spesso tra le reti e

la riva vengano poste delle esche per attivare gli squali e farli imprigionare dalle reti, dove saranno destinati a una lenta

morte per asfissia.


Negli ultimi dieci anni le reti anti squalo sono state responsabili di un’enorme strage nella provincia di KwaZulu-Natal:

oltre 33.000 squali. Piu’ di 2.000 tartarughe, oltre 8.000 razze e 2.000 delfini!


***

Prima di aprire gli occhi e capire quello che realmente stava accadendo ero solo una ragazza che ogni mattina faceva

una nuotata nelle acque azzurre dell'oceano sentendosi confortata da quelle diaboliche reti che avevano il compito

"proteggermi". Andavo a scuola e imparavo ma quello che non mi veniva detto era che migliaia di pesci ogni anno 

morivano per la mia sicurezza. Ora sono una Shark Angels e combatto per gli squali con cui nuoto appena ho tempo.

Ma prima di diventarlo ero addormentata e quello che voglio raccontarvi è il mio risveglio.

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Capitolo 2
*** Igama Lami Ngu Alice ***


Igama Lami Ngu Alice


Mi chiamo Alice e vivo non molto lontano da Durban, una città della provincia impronunciabile KwaZulu-Natal.

Tutte le mattine mi sveglio prima del sorgere del sole e con la mia bici pedalo fino ad arrivare sulla spiaggia dove

mi fermo ad ammirare l'alba tingere il cielo di rosa e ad ascoltare il possente respiro del mare. In quel piccolo

tratto di sabbia e pietre solitario c'è un capanno di attrezzatura per le immersioni e il surf; una volta aggangiata 

la mia bici al capanno prendo la mia tavola e una sacca impermeabile piena di cibo per pesci.

Così comincia la mia avventura quotidiana.

Immersa nelle acque profonde e turchesi dell'Oceano Indiano nuoto tra migliaia di pesci di tutti i colori e di tutte

le dimensioni. Pesci pagliaccio, razze, delfini, testuggini. L'anno scorso ho assistito alla schiusa delle uova di

tartaruga: è stato uno spettacolo indescrivibile! Decine di minuscole, indifese, verdi tartarughine che una volta

rotti i gusci si dirigono a zampate verso l'acqua. Gli uomini non devono interferire durante il periodo in cui le

uova sono chiuse ma non appena nascono i piccoli e sono interamente fuori dai gusci, allora possono aiutare 

le piccole creaturine a raggiungere l'Oceano senza essere ferite o uccise da possibili predatori. E' così che ho fatto

io, le ho aiutate. Un'esperienza da brividi.

Ogni mattina prima di andare a scuola mi dedico alle immersioni. Ogni due giorni nutro i pesci ma solo un pò, per

non abituarli a non trovarsi il cibo poi dopo aver salutato i miei amici delfini esco e mi rivesto in fretta.

Oggi sono in ritardo!

Pedalo più veloce che posso verso la città.

Durban è la seconda più grande del Sud Africa e per quanto sia pericolosa io la trovo affascinante. Sono originaria

del Canada ma da quando mio padre è morto ci siamo trasferite qui, in Africa. La famiglia di mia madre infatti fa 

parte della tribù Zulu, lei invece da adulta si accostò di più al mondo moderno e decise di abbandonare la tribù.

Avevo sei anni quando arrivammo a Durban e comprammo una casa in periferia, lontano dal caos.

Io non sembro per niente africana. Non ho la pelle scura come mia madre ma chiara come quella di mio padre,

lunghi capelli neri come il carbone e occhi verdi come le foglie degli alberi. 

Arrivata nelle grandi strade di Durban sfreccio tra i grattacieli e le case verso la scuola. Quando arrivo noto che

sono completamente zuppa, ma ormai è tardi. Entro in tutta fretta e piombo in classe nel momento in cui la 

professoressa chiude il registro concludendo l'appello.

- Scusi il ritardo.

- Non importa - mormora la donna prima di lanciare un'occhiata sorpresa verso di me - Cosa ti è successo?

- Ho perso la cognizione del tempo.

Tra le risate generali mi siedo accanto alla mia migliore amica, Amina, una ragazza magrolina, dal fisico asciutto

che adora fare surf. Sulla pelle scura emergono due occhi blu come le acque oceaniche, incorniciati da capelli più

neri dei miei, che la rendono bellissima. Molti fotografi quando passano per Durban e la incontrano le chiedono

di posare.

- Sei rimasta abbagliata dalle squame dei pesci?

- Non fare la spiritosa - ridacchio - Sono stata presa in ostaggio da una famiglia di delfini.

- Non sono molto furbi se ti hanno scelta.

La guardo male e non ribatto fingendomi offesa. Come bambine giochiamo a fare le imbronciate, più o meno a turni.

- Pranzi con me o ci si vede dopo in spiaggia?

Ogni pomeriggio io e Amina lo passiamo a prendere il sole, fare immersioni, surf e giochi vari tra cui sono inclusi anche

dei castelli di sabbia nei momenti di noia estrema. Il nostro programma è sempre il solito, l'unica cosa che cambia è

con chi pranziamo e dove.

- Vado a casa e ci si vede dopo.

Lei annuisce e torna a guardare il suo libro.

La mattina scorre veloce tra una spiegazione e l'altra così dopo un pranzo leggero e un resoconto veloce a mia madre di

com'è andata sono di nuovo libera di poter fare ciò che mi piace di più.

Nuotare nelle profondità oceaniche.

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Capitolo 3
*** Primi Segni di un Grande Pericolo ***


Primi Segni di un Grande Pericolo


Ogni tanto mi capita di inciampare mentre mi vesto o mentre attraverso il corridoio così anche

mia madre alle cinque di mattina è già sveglia. Assonnata si mette la vestaglia e scende in cucina

a fare colazione con me.

E' una bella donna di quasi cinquant'anni, pelle scura come l'ebano e capelli neri pettinati sempre

con cura in tante piccole treccine. Non si trucca molto, preferisce lasciare il viso libero da quelle

"cose da giovani", come dice lei. Ha uno spiccato senso della moda. Veste sempre con dei semplici

jeans scuri e delle camicette colorate e svolazzanti che lasciano scoperte le braccia lisce. 

Seduta aspetta tra uno sbadiglio e l'altro, gli occhi semi chiusi e i capelli spettinati che io le prepari un

caffè e le passi i biscotti. Per me invece c'è del semplice latte con cereali. Sono una patita di caffè 

ma considerando che ne berrò sicuramente uno durante l'intervallo, un altro dopo pranzo, e almeno

altri due o tre nel corso del pomeriggio e della sera non trovo saggio cominciare a bere quel liquido

squisito già prima dell'alba.

- Ecco qua! Un buon caffè bollente.

- Odora di bruciato.

La vera ragione per cui non bevo caffè per colazione è che non lo so preparare. Solo qualche volta ho

fortuna e viene buono.

- Ops.

- Quando imparerai a prepararlo? 

Alzai le spalle sorridendo - Chi lo sa. Io riesco anche a sopravvivere con quelli del bar.

Mia madre scuote la testa e vuota la tazzina. Lancio un'occhiata all'orologio.

- Io vado. Ciao mamma.

- Ciao tesoro, non fare tardi a scuola.

Già in sella alla mia bici la saluto con la mano e pedalo verso la spiaggia.

Lasciati i miei vestiti nel capanno corro in acqua con la tavola sotto braccio. Oggi l'Oceano è calmo.

Tra le onde intravedo un delfino solitario così mi avvicino per poter nuotare con lui.

Dopo aver stretto bene la mia bisaccia al petto lego una pietra alla cordicella della tavola e la abbandono

poi mi immergo. 

Il delfino nuota in cerchio intorno a me e si avvicina poco. Un comportamento insolito. Dovrebbe essere

più amichevole, meno schivo. 

Con un colpo di gambe mi avvicino all'animale e gli accarezzo un fianco per fargli capire che non ho intenzione

di fargli del male. Il delfino si lascia cullare dalle mie carezze. Nel girargli intorno noto che il muso sembra 

deformato così provo a guardare meglio.

Delle ferite spiccano vicino agli occhi, alcune sono delle semplici linee, altre si incrociano perpendicolarmente.

Una rete.

Non sapendo cosa fare e avendo con me solo del cibo mi limito a nutrirlo e fargli compagnia. Lo sento stridire

per ringraziarmi. Dopo un'oretta in acqua esco per asciugarmi un pò e andare a scuola.

In classe informo Amina di quello che è successo.

- Segni di rete? Sei sicura?

- Al cento per cento.

- Sarà stato qualche pescatore che lo ha preso per sbaglio.

- O forse quelle reti che ci sono a largo - dico illuminandomi. Non ci avevo pensato quella mattina.

- Quelle anti squalo?

Annuisco.

- Probabile ma se è libero vuol dire che forse non sono pericolose, o no?

- Sinceramente non lo so.


All'uscita da scuola sentiamo delle urla sovrastare quelle dei ragazzi.

Curiosa mi avvicino con Amina alla fonte delle voci.

Due donne sono in piedi su degli scalini, una con dei volantini in mano, l'altra con un megafono.

- Salviamo gli squali! Diventate uno Shark Angel. E' semplice e potete aiutare questi poveri animali anche

da casa, senza entrare in acqua.

Poche persone si fermano ad ascoltare, alcune prendono i volantini ma li buttano via dopo poco.

- Sono delle ambientaliste, lasciamo stare - borbotta Amina.

- No io vorrei ascoltare.

- Come vuoi, a dopo.

Una volta sparita Amina mi avvicno alle due donne.

- Aiutateci a salvare gli squali! Firmate la petizione per rimuovere le reti!

- Le reti anti squalo? - domando.

La donna con i volantini me ne porge uno - Qui c'è scritto tutto. Se ti interessa la nostra causa chiamaci

al numero scritto dietro.

- Oh, grazie. Lo leggerò.

Loro mi sorridono poi tornano a cercare di attirare l'attenzione sulla folla.

- Ah scusate, dimenticavo. Stamani ho trovato un delfino con dei segni di rete sul muso. Forse ha bisogno

di cure.

Come se non esistesse più nessuno smettono di urlare e mi chiedono indicazioni su dove trovarlo, poi corrono

via lasciandomi sola con il mio volantino in mano.

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