Sensi di colpa

di Daymy91
(/viewuser.php?uid=20257)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I capitolo ***
Capitolo 2: *** II capitolo ***
Capitolo 3: *** III Capitolo ***
Capitolo 4: *** IV Capitolo ***



Capitolo 1
*** I capitolo ***


SENSI DI COLPA

Salve a tutti!!!!!

Mi devo scusare per aver fatto questa ff mentre sono occupata con un’altra…

Ma non preoccupatevi! Cercherò di continuarle entrambe!

Purtroppo sono fatta così.

Ci sono periodi che non posso fare a meno di leggere le Huddy… e periodi che divento una Cotton Candy incallita! ^^”

E questo è un periodo Cotton Candy! J

Non so quanto durerà la storia ed è molto probabile che verrà di solo 2-3 capitoli… ma non è detto!

Intanto vi lascio a questo…

E mi raccomando… recensite!!

Voglio sapere che ne pensate!

 

Buona lettura!

 

Miky91

 

                               SENSI DI COLPA

 

 

 

 

                                                                I CAPITOLO

 

 

Quella era una bianca mattina.

Aveva nevicato tutta la notte e finalmente il sole si era concesso un po’ di spazio tra le nuvole.

E al PPTH la vita era quella di sempre...

 

Gregory House era appena entrato.

-House?- Esclamò Cameron vedendolo.

-Che vuoi? Non vedi che sono entrato adesso?!- Esclamò scocciato il diagnosta. –Lasciami almeno il tempo di respirare!- Concluse con enfasi.

-Già… sono le 11!-  Rispose lei con un sorriso. -… e a meno che tu non abbia l’asma,potresti dedicarmi almeno 10 minuti.-

House sbuffò.- Che seccatura le donne!-

-Ho bisogno di un consulto riguardo un paziente.-

 Il diagnosta la sgranò gli occhi.-eh?!?-

-Andiamo…- lo supplicò Allison. – Tanto non hai niente da fare!-

-E chi te lo dice?-

-Se veramente avresti voluto fare qualcosa non saresti venuto a quest’ora.-

-Appunto!-

-Ti faccio tre ore di ambulatorio.-

-Ok!- Esclamò il diagnosta senza farselo ripetere 2 volte e seguendola in ambulatorio.

Qui c’era un ragazzo seduto nel lettino con a lato i genitori.

-Salve.- Esclamò il padre,vedendo entrare il medico.

Ma House non rispose neanche. Si limitò solo a fare un sorriso tirato.

-Questo è il dr. House.- Lo presentò Cameron.

-Piacer noi siamo…-

-Si,si… bando alle ciance!- Esclamò il diagnosta ingoiando una pasticca di Vicodin ed avvicinandosi al ragazzo. –Allora?-

-Mi fa male da impazzire la gola…-  Iniziò il giovane. -…e mi sento le braccia deboli… come se avessi sollevato dei pesi.-

Il diagnosta osservò la gola.

Poi gli prese un braccio e lo lasciò cadere.

In fine fece un’ultima domanda: -Hai per caso dolore anche al midollo spinale?-

Cameron aggrottò la fronte e guardò il suo capo con sguardo interrogativo.

-…s..si.-

-è grave??- Chiese preoccupata la madre del ragazzo.

-già.- Rispose House con un sorriso ironico. –Vostro figlio è affetto da una grave forma di idiozia!-

-House!-Intervenne Allison.

-Che c’è?!?-

-Ma come si permette!!- Esclamò il padre furioso.

-Non vuole andare a scuola e si inventa balle. Si inventa balle e ci deve andare di mezzo il mio tempo libero!- Disse scocciato il diagnosta mentre si dirigeva verso la porta. –Chiudetelo in un colleggio!-

 

 Cameron lo seguì.-House!-

-Che vuoi ancora dalla mia vita?!-

-Non ti ho chiesto di prendere a parole la gente!-

-Già… non riuscivi a farlo tu e quindi hai mandato me!-

-Non è affatto vero!-  Esclamò l’immunologa scuotendo la testa. –Volevo solo la certezza che…-

-Cameron.- House si fermò. –Quando hai bisogno di certezze… chiama Wilson non me!-

- Ma io…-

-Già… perché io sono io e tu,invece, sei quella caritatevole che non riesce a sopportare le ingiustizie di questo mondo. E fai di tutto perché tutti abbiano il meglio! Persino un ragazzo cronicamente stanco della vita si meritava di una diagnosi come si deve!!-

Cameron si bloccò.

-Hai sacrificato 3 ore del tuo tempo libero solo perché non avevi il coraggio di dire la verità a quell’idioti! Smettila di fare la crocerossina! Alla fine ci vai di mezzo solo tu!-  

Lei era come paralizzata.

Mai come adesso lo sguardo di lui l’aveva toccata così nel profondo.

Gli occhi le si riempirono di lacrime che a mala pena riuscì a trattenere.

Alzò lo sguardo. –Scusa… la prossima volta non ti disturberò più.- Disse allontanandosi.

 

Greg sospirò.

Ecco.

L’aveva fatto di nuovo.

L’aveva ferita.

Ma del resto sel’era cercata!!

Già… ma allora perché adesso si sentiva una merda?

 

 

 

 

Cameron entrò in ufficio diagnostica e si andò a sedere nella sua scrivania,ancora con le lacrime agli occhi.

Che diavolo aveva lei che non andava!?!

In cosa aveva sbagliato?!

Perché lui la trattava così?

Basta.

Doveva smettere di soffrire per quel misantropo egocentrico.

Cercare di far svanire quei sentimenti nati dal nulla non sarebbe stato facile… ma ci doveva provare. O avrebbe sofferto in eterno.

 

 

 

 

-House!!- Urlò Cuddy per la terza volta.

Ma House,per la terza volta, non le diede retta,continuando a camminare.

Ad un certo punto la Cuddy si stancò.

Lui poteva scappare quanto voleva, ma lei aveva una cosa in più di lui: Non zoppicava!

Così aumentò il passo e lo prese per un braccio.-House!!!-

-Oggi non è giornata!- Mugugnò,tra se,il diagnosta.

-Ti ho chiamato ben tre volte!-  Continuò Cuddy esasperata.

-Scusa…- Rispose House stuppandosi un orecchio. - Ma oggi non ci sento gran chè.-

Cuddy fece un sorriso ironico.- Ma davvero?-

-Già!- Il diagnosta iniziò a squadrarla. –Approposito… a che mese siamo?-

-House,non sono in cinta!-

-Come? Puoi ripetere?- Esclamò divertito avvicinandole il capo.

Lei sorrise,gli prese una mano e gli poggiò sopra una cartella. –Lavatele le orecchie la mattina.- Così dicendo si allontanò soddisfatta.

House gettò uno sguardo alla cartella e poi alla dottoressa che si allontanava.

Sorrise anch’egli.

Amavano entrambi questo momento.

“Uno scambio di opinioni” lo chiamava Lisa.

Ma in realtà,per entrambi, era solo una gara di inteligenza e furbizia.

E questa volta… l’aveva vinta lei.

Ma non sarebbe passato molto tempo per il prossimo round. E lì si sarebbe riscattato!

 

 

10 minuti dopo…

 

House entrò nel suo ufficio diagnostico.- Allora,chi pensa che la Cuddy sia in cinta?- Esclamò divertito.

Cameron alzò lo sguardo dal computer.

C’era solo lei nella stanza.

Il diagnosta fece spallucce. –Be… almeno la risposta è unanime.-

La dottoressa si concentrò nuovamente sul suo lavoro. Non aveva la forza di guardarlo.

House le gettò un’occhiata.

Era ancora giù.

Forse prima aveva esagerato…

 

-Dov’è il resto della ciurma?- Chiese chiudendo un occhio e facendo la voce rauca.

Odiava affrontare i suoi sentimenti.

Odiava affrontare qualsiasi argomento che riguardasse lei.

E il solo modo per evitarlo… era divertirsi un po’.

 

-Non lo so.- Rispose secca la ragazza senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

Lui sbuffò,prese il cerca persone e li contattò.

Posò nuovamente il suo sguardo su di lei. “Gli passerà.”

Si diresse nell’ufficio affianco e si gettò sulla poltrona facendo andare a destra e a sinistra la sua adorata pallina rossa.

 

-Che succede?- Chiese Chase,dopo pochi minuti, entrando nell’ufficio seguito da Foreman.

-hmm…- House iniziò a riflettere. –Niente… stà solo morendo un paziente.- Concluse tranquillamente.

Foreman squotè il capo,prese la cartella che si trovava sul tavolo e gli diede uno sguardo.

Allora,il diagnosta si alzò dalla poltrona raggiungendo i 2 medici.

Poi si rivolse a Cameron. –Allora? Hai intenzione di lavorare o preferisci guardare come salvo una vita?-

Lei gli gettò un’occhiataccia e si alzò.

-Bene!- Esclamò House prendendo un pennarello. –Iniziamo!-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Era sera ormai…

Il sole aveva lasciato spazio alla luna.

Un forte vento gelido si faceva spazio tra i vari edifici della città.

Era ricominciato il freddo.

 

-Allora?- Chiese Foreman impaziente.

- Un attimo!mica sono vento!-Rispose Allison con lo sguardo sul microscopio.

Chase sospirò. Si era trattenuto abbastanza. Questa volta voleva sapere i fatti!- Che ha combinato House stavolta?!-

-Niente.- Rispose tranquilla l’immunologa.

Foreman e Chase si scambiarono un’occhiata d’intesa.

Allison non sapeva mentire.

-Cerca di lasciarlo perdere!- Iniziò Foreman.- è solo un bastardo che gioca con la vita delle persone!-

Ma la dottoressa fece finta di non sentirlo. Alzò lo sguardo e spense la luce artificiale del microscopio.- Ti sbagliavi Chese. È negativo.-

Il ragazzo annuì. –Bene. Fortuna che fra mezzora stacchiamo.-

Allison sbuffò. Lei non sarebbe uscita fra mezzora.

 Aveva promesso ad House di fare 3 ore in più in ambulatorio.

Doveva mantenere la promessa come lui aveva mantenuto la sua… anche se in malo modo.

 

 

 

 

4 ore più tardi…

-Cosa!?!- Esclamò Wilson allibito.- Questo conferma la mia teoria! Sei un bastardo!!-

-Grazie! Sei un vero amico!- Rispose House togliendosi il lecca lecca dalla bocca.

-Figurati.-

Ci fu un minuto di silenzio. Poi l’oncologo ricominciò. –Devi chiederle scusa!-

-Già… lo farò!-

-House! Non scherzare!... qui si tratta di Cameron!-

-Perché se si trattava di Chase o Foreman non era lo stesso?!- Continuò il diagnosta alzandosi dalla poltrona di Wilson e uscendo fuori.

- No. E tu lo sai bene.- Gli rispose l’amico seguendolo.

Entrambi si appoggiarono al muretto,guardando il paesaggio.

Lo sguardo di House venne subito attratto da un rumore,giù nella strada: Era la machina di Cameron che si allontanava.

 

Wilson guardò l’amico che non distolse lo sguardo dalla vettura finchè non scomparve nel buio della notte. –Allora?- Gli chiese sorridendo.

Il diagnosta sbuffò. –Ok! Domani le farò le mie scuse! Contento?-

L’oncologo annuì col capo,diede due pacche sulla spalla di House e rientrò.

Del resto… quella era la cosa giusta da fare.

 

 

 

 

Allison era in macchina.

Non riusciva a togliersi dalla mente House e quelle maledette parole.

Tu sei quella caritatevole che non riesce a sopportare le ingiustizie di questo mondo.

Gli aveva detto.

Che c’era di male in questo!?!

Forse il solo fatto di essere completamente diversi…

Smettila di fare la crocerossina!”

Cameron scuotè la testa e accese la radio.

In quell’istante stavano trasmettendo “Just so you know” di Jesse McCartney.

 

 

I shouldn't love you
but I want to,
I just can turn away
I shouldn't see you
but I can't move
can't look away

 

 

Una lacrima le rigò il viso.

 

And I don't know
How to be fine, when I'm not
Cause I don't know
How to make this feeling stop

 

La strada di fronte a sé era buia.

Era tutto buio.

Anche il suo cuore.

Voleva un po’ di luce… un po’ di speranza.

Ma sapeva che quella luce non sarebbe mai arrivata.

 

Di colpo sentì un forte rumore avanti a se.

Inizialmente non capì cosa fosse,fin quando non venne abbagliata dai fari di un camion.

Un automobilista ubriaco le stava venendo addosso.

Sterzò bruscamente… ma troppo tardi.

Un botto si fece spazio nel silenzio e nel freddo di quella notte.

 

Just so you know
this feelings taking control of me
and I can't help it
I won't sit around
I can't let it win now
I thought you should know
I tired my best to let go, of you
but I don't want to
I just gotta sat it all before I go.

 
Just so you know.

 

 

 

 

 

 

To be continued…

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** II capitolo ***


SENSI DI COLPA

Rieccomi gente!

Finalmente sono riuscita a pubblicare anche il 2° cap!

Volevo ringraziare tutti coloro che mi hanno recensito e che mi hanno sostenuto! Un bacio immenso!

 Spero tanto che anche questo cap vi piaccia!!

Mi raccomando…. Fatemi sapere che ne pensate!

 

Miky91

 

SENSI DI COLPA

 

 

 

 

II CAPITOLO

 

 

Era mattina.

Le tenebre avevano finalmente lasciato il posto alla luce …

 

 

Erano le 10:00.

La casa di House era buia. Silenziosa.

Le persiane ancora calate per la bufera della scorsa notte.

 

Il telefono squillò per l’ennesima volta,quella mattina.

Ma nessuno rispose.

Il numero 20,lampeggiava sfolgorante nello schermino dei messaggi.

 

Ma nessuno,ancora,l’aveva notato.

 

E non perché in quella casa non ci fosse nessuno.

 

Greg era lì.

Nel suo letto.

Con una mano sotto il capo e lo sguardo fisso sul soffitto.

 

Quella notte non era riuscito a chiudere occhio.

Il motivo?

Non lo sapeva.

Era nervoso.

“Ok! Domani le farò le mie scuse!”

Queste erano state le sue esatte parole,la sera precedente.

Forse era questo il motivo del suo nervosismo?

Delle banalissime scuse?!

 

Già… però avrebbe dovuto chiederle a lei.

Ad Allison.

Come avrebbe reagito?

 

Sapeva che,se le avrebbe chiesto scusa, la dottoressa lo avrebbe guardato con altri occhi.

E questo lo terrorizzava ma allo stesso tempo lo desiderava.

 

Si voltò a guardare la sveglia al lato del letto.

Le 10:15.

Sospirò.

Era meglio iniziare a prepararsi.

Quella sarebbe stata una giornata piena di emozioni.

 

Già…

Molte emozioni lo avrebbero sopraffatto,quella giornata.

Ma lui questo… non poteva ancora saperlo.

 

 

Si alzò dal letto e si preparò.

Quando fu pronto,prese un panino e se lo cacciò in bocca.

Si mise il giubbotto e si diresse verso la porta… si bloccò.

Il suo sguardo andò a cadere sulla spia lampeggiante dei messaggi.

Già… l’aveva dimenticato.

Quel dannato telefono gli aveva rotto le scatole tutta la notte!

Si avvicinò e controllò il numero delle chiamate.

*Cuddy*

Sbuffò.“Quella vive per assillarmi.”

Allungò la mano e premette il tasto.

Ma non certo quello per ascoltare i messaggi.

*I messaggi sono stati cancellati*

-Bene!- Esclamò il diagnosta soddisfatto, prendendo da terra il casco. –Possiamo andare.-

 

 

 

 

 

 

 

Cuddy era nel suo ufficio.

Controllava documenti e dati in una maniera più nervosa del solito.

Prese un foglio e lo firmò;

Ne prese un altro e firmò anche quello;

Ne prese un altro ancora…

-Basta!- Esclamò dando una spinta al documento che aveva davanti. Il suo sguardo andò subito a cadere sul cellulare,poggiato accanto a una montagna di documenti che,come al solito avrebbe dovuto compilare e firmare.

Lo prese e guardò lo schermo. Niente.

Maledizione… se House si fosse presentato in ospedale quella mattina, gliene avrebbe dette di tutti i colori!!!

 

-Scusi? Posso?- Intervenne un uomo,entrando nell’ufficio.

Era alto,capelli neri e occhi verdi. Vestiva in giacca e cravatta ed aveva a dosso solo vestiti firmati.

-Prego.- Rispose lei lasciando stare il cellulare e concentrando l’attenzione sull’uomo. anche quello;

era più nervosa del solito.

-Lei deve essere la dottoressa Lisa Cuddy.- Continuò lui porgendole la mano.

-E lei deve essere l’agente Scoth.- Rispose lei,stringendogliela.

 Lui si sedette.

-Immagino che abbia compreso la gravità della cosa.- Iniziò lui. – Ed è necessario la presenza dei miei uomini qui in ospedale…-

-Non si preoccupi. Ho già avuto a che fare con casi simili. L’ospedale ha tutta l’attrezzatura adatta..-

-Bene.- Concluse l’agente alzandosi. – Mi fido di lei.-

Cuddy fece un sorriso sforzato mentre l’uomo si allontanava dalla stanza.

 

Che macello!!

E pensare che 24 ore prima erano tutti sereni… tranquilli.

Quanto avrebbe pagato per tornare a quella serenità.

 

Gli occhi le si riempirono di lacrime che però non scesero.

Avrebbe voluto piangere. Sfogarsi.

 

Non dormiva da 2 giorni.

Come avrebbe potuto dopo il casino della scorsa notte?!

 

Quell’incidente… quel dannato incidente!

 

 

 

 

 

-Hei?- La testa di House spuntò dalla porta dell’ufficio di Wilson.

-Che vuoi?- Gli rispose secco l’oncologo,senza nemmeno alzare lo sguardo da dei fogli che stava leggendo.

Il diagnosta entrò,chiudendosi la porta alle spalle. –Ti va di andare a fare colazione?-

L’uomo continuò ad ignorarlo con lo sguardo.- Sono quasi le 11.-

- E allora?!- Esclamò ironico il diagnosta. – Non dirmi che anche tu non riesci a digerire quell’insalata schifosa!-

-….-

- Andiamo… - Insistette,avvicinandosi alla scrivania. – Potrai prendere tutto!Offro io! Tranne l’insalata… è ovvio.-

In realtà House non aveva fame. Voleva solo parlare con un amico.

Riguardo a cosa?

Non lo sapeva neanche lui ma in testa aveva solo un nome: Allison.

Wilson si passò una mano in fronte. -Scusa… ma ora non mi va.-

-Che c’è? Anche tu sei in cinta?!!- Concluse ironico il diagnosta.

Wilson gli gettò un’occhiataccia facendo cadere pesantemente sulla scrivania, il mucchietto di fogli che teneva in mano.-Ma lo fai apposta ad essere così insensibile!?!- Esclamò innervosito,alzandosi in piedi.

 

House sgranò gli occhi..

Ma che accidente gli era preso?

 

L’oncologo non lo calcolò oltre e continuò.- Cameron stà morendo e Cuddy è da stà mattina che non fa altro che occuparsi di lei e di quello squilibrato! Siamo tutti sconvolti… quindi ti pregherei almeno di rispettare i sentimenti degli altri e di finirla per una volta con quel tuo dannato sarcasmo!-

 

House rimase come paralizzato da quella sfogata di Wilson.

Non ci aveva capito niente,ma le uniche parole che aveva capito e che ora gli rimbombavano in testa erano “Cameron stà morendo”.

 

L’oncologo sospirò e si passò una mano in fronte,sconvolto anch’egli da quella sua sfogata.-Scusa.- Concluse dopo qualche istante.

 

Ma House non gli rispose nemmeno. Si strinse forte il bastone sotto la mano.

Che diavolo stava succedendo?!?

 

-House?- Lo richiamò Wilson,inclinando la testa per vedere il volto dell’amico che ora si era calato leggermente.Di colpo sgranò gli occhi. Capì cosa stava succedendo. –T.. tu, non lo sapevi!?!-

 

Il diagnosta alzò lo sguardo. Mai si era sentito come in quel momento.

 Mai.

Come spiegare quell’immediato vuoto che l’aveva sopraffatto in quell’istante?

No. Non c’erano parole per descriverlo.

-Cos’è successo a Cameron?- Chiese quasi in un sussurro.

 

Wilson non l’aveva mai visto in quello stato.

Forse aveva un po’ esagerato… anzi, aveva esagerato di brutto!

 

-La scorsa notte….- Iniziò abbassando lo sguardo. – … un delinquente era appena evaso dalla prigione statale rubando un camion…. Durante la fuga il camion è sbandato per via della strada ghiacciata,andandosi a scontrare con Cameron che stava tornando a casa.-

-Come stà?- Continuò House cercando di nascondere il più possibile l’ansia di sapere quella risposta.

 

-è in coma. Ha avuto un’emorragia interna ed è stata operata. Ma le sue condizioni non sono ancora migliorate… ma potrebbe sempre…-

 

Wilson non fece in tempo a terminare la frase che House era sfrecciato fuori dall’ufficio.

Non cela faceva più a sentire quelle cose!

 

Non cela faceva più a sostenere quel discorso…

 

Entrò nel suo ufficio,dove gli sguardi preoccupati di Foreman e Chase lo assalirono.

Li guardò,cercando di trovare qualche battuta idiota che avrebbe potuto sciogliere quel gelo che si era venuto a creare.

Non ci riuscì.

Calò lo sguardo ed uscì fuori,nella veranda.

Alzò gli occhi al cielo.

Ecco.

Aveva ricominciato a nevicare.

 

 

 

 

 

To be continued….

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** III Capitolo ***


SENSI DI COLPA

SENSI DI COLPA

 

 

 

 

III CAPITOLO

 

-Potremmo fare delle nuove analisi del sangue… magari è cambiato qualcosa.- Esclamò Foreman guardando la lavagna piena di sintomi affianco a se.

-Si… in così poco tempo?!- Rispose Chase innervosito. Sbuffò e lanciò un’ennesima occhiata alla veranda. House era la fuori da un’ora.

Foreman sospirò. –Non ci riesco… - Disse in un sussurro e facendo un sorriso tirato. –Non riesco a concentrarmi sul lavoro.-

Chase annuì. E chi poteva riuscirci?

 

Non passò molto tempo che vennero colti da una folata di vento gelido.

House era rientrato nell’ufficio affianco.

Era pallido in viso. Evidentemente era stato il freddo.

Si voltò verso i due medici. – Ma che fate?!- Disse ironico. A quanto pare era riuscito a tornare il menefreghista di sempre.

-Niente! Proviamo solo a salvare una vita!- Esclamò il neurologo per tutta risposta.

Il diagnosta sorrise.

Era quello che voleva sentire.

Per quanto potesse sembrare strano,voleva che tornassero i soliti idioti pronti a scannarsi se questo serviva ad ottenere un misero aumento o un giorno di ferie.

-Bene.- Disse House sorridendo e andandosi a sedere affianco a Chase. –Vediamo dove andate a parare.-

Chase sgranò gli occhi nel vedere il loro capo sedersi in quel tavolo e lasciando che Foreman prendesse la parola affiancato dalla lavagna.

Diversamente,il neurologo annuì.

Era riuscito ad interpretare quel gesto come un “Atto di affetto”.

House voleva solo distogliere i loro pensieri dagli ultimi avvenimenti.

 -Be,la radiografia mostra un addensamento polmonare.- Iniziò Foreman scrivendo il sintomo del paziente nella lavagna.

-Perfetto!- Esclamò Chase. – Febbre,tosse, addensamento polmonare… -

-…e polmonite.- Concluse House.

Chase annuì. – Già… polmonite. Quindi… -

Foreman lo guardò,incuriosito della risposta che sembrava stesse dando.

-Quindi ci avviciniamo sempre di più ad una diagnosi. No?- Concluse il giovane confuso.

 –Idioti!- Esclamò scocciato il diagnosta,alzandosi dalla sedia. –Immaginavo foste incapaci… ma non credevo così tanto!- Concluse uscendo.

 

Foreman e Chase si scambiarono uno sguardo interrogativo.

Sorrisero.

Ecco, per l’ennesima volta House si divertiva a prendersi gioco di loro.

Sapeva la diagnosi di quel caso e si divertiva a vederli tentare.

 

-Bene… -Esclamò Foreman. –Ricominciamo.-

 

 

 

 

 

 

Cuddy era davanti la stanza di Cameron.

E pensare che fino a ieri le aveva parlato tranquillamente.

-Hei?- Disse Wilson spuntando alle spalle della donna. –Tutto a posto?-

-Si.-

- Sicura? Hai il viso un pò stanco.-

-Si, non preoccuparti.- Rispose lei avviandosi verso il suo ufficio. – Devo contattare House.-

-Non c’è bisogno..- La fermò lui prendendola per un braccio. – Gliel’ho detto io.-

Lisa annuì sospirando. –bene.-

-Come stà il detenuto?-

-Meglio… non ha avuto danni seri. Anzi, se continua di questo passo tra un po’ tornerà in carcere.- Rispose lei gettando un’occhiata in fondo al corridoio,dove 2 poliziotti si trovavano ai lati della stanza dell’uomo.

Wilson la seguì con lo sguardo.

Era veramente stanca.

Sapeva che non l’avrebbe mai ammesso. Era troppo orgogliosa.

-Senti… ti va di prendere un caffè?- Gli chiese dopo un po’.

-Be veramente…-

-Avanti. Così ti prendi 5 minuti di pausa!-  Insistette lui.

La dottoressa gli sorrise.

Forse Wilson aveva ragione.

Del resto 5 minuti più, 5 minuti meno non avrebbero cambiato niente. – Daccordo.-

 

 

 

 

 

 

 

House era li.

In piedi,con entrambe le mani poggiate sul bastone e lo sguardo fisso su di lui.

Dormiva.

Quel bastardo dormiva.

 

Non passò molto,però, che l’uomo aprì gli occhi. -Chi è lei?- Chiese disorientato.

-Tu sei un bastardo.- Rispose secco il diagnosta.

-Bene…- Continuò l’uomo confuso. –Ora posso sapere chi è lei?!-

-Ho letto la tua cartella… -Continuò House senza dare retta alla domanda che gli era stata ripetuta 2 volte. – Eri ubriaco alla guida di un camion!-

Lui sorrise. -Già… bella sbronza quella.-

House si irrigidì.

Il volto gli divenne cupo. Ancora più cupo di quanto non l’avesse già. -Una donna è in pericolo di vita per quella tua “Sbronza”!- Urlò.

-Non mi interessa. Non posso farci niente. Mica sono un medico.-

Il diagnosta si sorprese di quella risposta.

Riflettendo… quell’uomo gli somigliava parecchio.

Freddo,menefreghista,distaccato.

Già… eppure perché aveva una disperata voglia di strozzarlo!?

Strinse il bastone sotto la mano e si avvicinò al letto del paziente,gettandogli uno sguardo di odio. Un odio che non avrebbe mai pensato potesse provare. –Và al diavolo!- Esclamò staccandogli la flebo della morfina.

 

Non passò molto tempo che le infermiere vennero attratte dalle urla dell’uomo.

-Che stà succedendo quì!?- Chiesero entrando nella stanza seguite dai poliziotti.

-non lo so.- Rispose House indifferente, mentre usciva. –Mica sono un medico!- 

 

 

Percorse il corridoio in fretta,nervoso come non mai.

Sapeva benissimo che la colpa di tutto non era solo di quel detenuto.

Lo sapeva.

Perché se non fosse stato per lui,Cameron non sarebbe mai uscita con tre ore di ritardo dalla clinica e non avrebbe mai avuto niente a che fare con quello lì e quel maledetto camion.

Era tutta colpa sua!

E questo,non riusciva a perdonarselo!

 

Di colpo si fermò,quando si accorse che,senza volerlo, si era ritrovato di fronte alla sua stanza.

Da quando aveva saputo dell’incidente… non aveva ancora avuto il coraggio di venirci.

Non voleva vederla in quello stato.

 

Eppure,questa volta entrò.

Allison aveva un viso sereno,rilassato.

Chiunque l’avesse vista in quel momento avrebbe sicuramente pensato che stesse dormendo,se non avesse saputo che in realtà era in coma.

House si avvicinò a lei.

Notò che una ciocca di capelli le cadeva delicatamente sul collo. Gliela spostò. -Mi dispiace.- Disse facendo un sorriso tirato. -È tutta colpa mia. Non mi sarei dovuto comportare in quella maniera…. Non avrei dovuto dirti quelle brutte cose.-

Le strinse la mano.

Ormai era futile nascondere a se stesso quel che provava.

L’amava.

Ma ora si odiava ancora di più.

L’aveva capito troppo tardi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Wilson e Cuddy erano seduti nei tavolini di un bar.

James l’aveva portata fuori dall’ospedale per farle prendere un po’ d’aria.

-Allora? Va meglio?- le chiese.

-Si, grazie.- Rispose lei facendo un sorriso. –Mi ci voleva proprio.-

L’oncologo annuì soddisfatto.

Finalmente aveva un sorriso sereno.

-Vuoi qualcos’altro?- Continuò.

Lei scoppiò in una risata. –Mi vuoi fare diventare obesa?!- Del resto avevano preso un gelato e un caffè. Certo non era il massimo delle calorie, ma neanche il minimo.

-N… no- Balbetto lui, arrossendo di colpo. –Scusa.-

-Scherzavo!- Esclamò lei divertita da quell’espressione.

-Bene.- Disse Wilson ironico. –Sai,mi basta House a prendermi in giro!-

Lei si zittì di colpo.

House…

Già… chi sa come aveva reagito alla notizia di Cameron.

- è un po’ giù… ma si riprenderà.- Esclamò il medico,capendo subito il perché di quell’espressione preoccupata.

-Lo spero.- Disse Cuddy guardando l’orologio ed alzandosi dalla sedia. –Si è fatto tardi. Sarà meglio che torniamo a lavoro.-

-Si.- Rispose Wilson alzandosi anch’egli.

 

 

Arrivati all’ospedale,presero subito l’ascensore.

Avevano parecchio lavoro da fare entrambi.

Eppure… a nessuno dei due era dispiaciuto di quella piccola pausa.

 

Le porte dell’ascensore si aprirono e si trovarono di fronte House.

-Finalmente!!!- Esclamò lui divertito,alzando il tono della voce. – Wilson,quando vai a sbaciucchiarti con Cuddy,dimmelo! Almeno non spreco il mio tempo prezioso a cercarti!!-

-ha ha!- Rispose Cuddy uscendo dall’ascensore. -Quale tempo prezioso?! Quello che occupi a guardare la tv o quello per lo yo yo?-

-Entrambi!-

-House… finiscila di fare il cretino una volta tanto!- Intervenne Wilson. –Allora,che volevi?-

-Niente. Volevo solo sapere dov’era Cuddy.- Poi si voltò verso la dottoressa. –Non preoccuparti. Terrò la bocca chiusa!- Esclamò divertito facendole l’occhiolino.

Cuddy roteò gli occhi.

-Che volevi?- Gli chiese esasperata.

-Voglio una equipe nuova!- Piagnucolò lui.

-Cosa?!-

-Una è fuori gioco,mentre gli altri due non riescono nemmeno a diagnosticare un raffreddore se qualcuno gli starnutisce in faccia!-

-Be diagnosticalo tu! Sai… è per questo che ti pago!- Concluse la dottoressa allontanandosi per tornare alla sua routine quotidiana.

House guardò stupito l’amico.

-Mi dispiace… -  Iniziò l’oncologo. –Mi sa che inizi a perdere colpi con la Cuddy.-

-Fatti gli affari tuoi,tu!!-

 

-House?- Di colpo il diagnosta si trovò Foreman e Chase davanti.

-Che c’è?!?- Esclamò lui scocciato.- Mai sentito parlare di “Rottura di scatole”!?!-

-Secondo le ultime analisi….-

-ah!!! Basta!!!!- Esclamò il medico agitando per aria il bastone e facendo zittire il neurologo. –È Psittacosi!!-

Chase lo guardò stranamente. –Non lavora in un pollaio e non è a stretto contatto con dei volatili!-

-Si ma guarda caso, a casa ha un canarino che gli hanno regalato un po’ di tempo fa….-

-Be… potrebbe.-  Disse Wilson.

House sbuffò.- Iniziate la cura!!!- 

 

Quando i due medici si allontanarono Wilson riprese la parola. –Da quando sei così nervoso?!-

- Da quando un’idiota mel’ha chiesto.-

-House!- Iniziò l’oncologo facendo un sorriso. -Ammettilo che sei preoccupato per Cameron! Ti si legge negli occhi!-

-No ti prego… non dirmi questo!- Disse lui sarcastico entrando nell’ufficio dell’amico.

-Perché devi stare qui!?!-

-No.- Lo interruppe House sedendosi alla scrivania. –La domanda è,perchè TU devi stare qui.-

 

Wilson non cela faceva più!

Un altro po’e sarebbe scoppiato!

-House… vai a rompere l’anima a qualcun altro!-

-Perché? Con te è così divertente!!-

L’oncologo sbuffò.- Senti io ho parecchio da fare! E non posso perdere tempo con queste….-

Ma di colpo si zittì.

Entrambi vennero subito attratti dallo strano rumore,proveniente dalla tasca del diagnosta.

Era il cercapersone.

House balzò in piedi nel giro di pochi secondi,sfilandoselo dalla giacca.

 

Entrambi lo sapevano benissimo.

House non aveva più casi… quindi, l’unica ragione che poteva far suonare il cercapersone era…

-Cameron!- Esclamò House fiondandosi fuori della stanza seguito dall’amico.

 

 

 

 

-To be continued… -

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** IV Capitolo ***


SENSI DI COLPA

Rieccomi gente!!!!

Ed eccovi anche il 4° ed ultimo capitolo di questa storia!

Sono molto contenta che vi sia piaciuta!!^^

E i miei ringraziamenti vanno specialmente a tutti coloro che mi hanno sostenuto fin’ora:Levity,Very93,EriMD,In_The_Dark,SHY,tonkseremus4ever e Mistral(Grazie per i tuoi consigli!^^ Purtroppo avendo molto da fare,alle volte non ho molto tempo per far caso agli errori… quindi scusami se ne troverai anche in questo cap,ma credo che non ce ne siano parecchi… credo.. ;P Un bacione!!)

 

E un enorme grazie,naturalmente,va anche a coloro che recensiranno.

 

Ho voluto far terminare questo capitolo in maniera forse un po’ troppo sdolcinata…spero che comunque vi piacerà,anche perché,

avendo terminato il primo cap con una canzone… ho immaginato opportuno terminare anche l’ultimo con una canzone!

In questo caso è “La vita è adesso” di Claudio Baglioni.

 

Bene,ma adesso basta con le chiacchiere.

Non mi resta che salutarvi ed augurarvi buona lettura!!^^

 

Un bacione.

 

               Miky91

 

 

SENSI DI COLPA

 

 

 

 

IV CAPITOLO

 

House corse subito all’ascensore.

-Andiamo!!- Esclamò nervoso,premendo il pulsante.

 

Wilson avrebbe potuto benissimo prendere le scale,ma non lo fece.

House,in quel momento,aveva bisogno di qualcuno con cui sfogarsi… e non qualcuno da prendere a parole! Ma qualcuno con cui parlare.

E l’oncologo riusciva a percepire benissimo quella sottile linea di tensione che andava crescendo sempre di più in lui.

Doveva aiutarlo… ascoltarlo.

Era questo il suo compito. No?

-Vedrai… - Iniziò. -Non sarà nulla di grave.-

Sarebbe sembrato credibile se,almeno,fosse riuscito a mascherare un po’ di più la tensione che egli stesso aveva addosso.

Il diagnosta annuì facendo un sorriso tirato. – Lo so.-

Ma anche la sua voce non uscì convinta.

 

 

I 2 si ritrovarono di fronte alla stanza della ragazza nel giro di pochi minuti.

Si bloccarono.

Eccola. Era li. Seduta nel letto,affiancata da Cuddy che le controllava il battito con lo stetoscopio.

 

Wilson sorrise sollevato.

Cameron si era svegliata!

Non era affatto un allarme!

Anzi… Cuddy aveva cercato House per dargli la buona notizia.

-Hei?- Esclamò Wilson divertito dall’espressione che aveva il diagnosta. –Tutto a posto? hai una faccia…-

-Che vuoi!?- Esclamò lui di colpo,come se si fosse svegliato da un incubo. – Guadati tu! Sembri appena uscito da una camera iperbarica!-

Wilson non riuscì a trattenere una risata.

Ecco… Tutte le paure e le tensioni di pochi minuti fa… stavano lasciando posto ad una risata tra amici.

 

 

 

Cuddy alzò lo sguardo e sorrise.

Che idioti tutti e due!

Si erano piazzati lì davanti ed erano scoppiati a ridere… erano forse ubriachi?!

-Cuddy?- Esclamò Allison con voce tremante.

-Si?-

-No… niente.- Abbassò velocemente lo sguardo che pochi attimi prima si era andato a posare sul diagnosta,al di là del vetro.

Lisa non riuscì a trattenere un ennesimo sorriso. -Ora devo andare.-  Disse mettendosi lo stetoscopio al collo. –Verrò più tardi a vedere come stai.-

-Grazie.-

 

Quando uscì dalla stanza,però vide solo l’oncologo di fronte a se.

-Dov’è House?-

-Sai com’è… ha bisogno di tempo per riordinare le idee.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccolo lì.

Fermo, immobile sulla sua moto.

Non aveva affatto voglia di tornare a casa,ma il suo buon senso lo stava costringendo a farlo.

Erano solo le 12:30 e lui,per la prima volta,voleva scappare da quello che per anni era stato il suo rifugio: Il suo lavoro.

 

Era orgoglioso. Forse troppo.

Aveva il timore che entrando in quella stanza… quella di lei, non sarebbe riuscito a controllare le sue emozioni.

Che figura!

Stava scappando.

Per l’ennesima volta.

Cosa avrebbero detto Cuddy e Wilson se l’avrebbero visto lì in quell’istante?

 

Wilson: È umano provare dei sentimenti, e tu non sei diverso dagli altri.

Cuddy: …

-Alzati da quella dannata moto e da lei!- Esclamò furiosa Cuddy, sbucando da chissà dove.

Il diagnosta sobbalzò.

Ecco cosa avrebbe detto lei.

-Allora!?!- Continuò la dottoressa. – Ti si sono fusi i circuiti!?-

-No.- Rispose lui scendendo.

Mai come in quel momento aveva apprezzato una sfuriata di quelle,da parte di Cuddy.

Lui voleva… anzi lo desiderava, che qualcuno venisse a fermarlo.

-Ora tu entri in quella stanza e ci parli!! E se non ti vedo entrarci non ti lascerò in pace per tutto il giorno finchè non lo farai!!-

 

 

 

 

 

 

 

-Non puoi immaginare quanto eravamo in pensiero!- Esclamò Foreman, seduto ai piedi del letto della collega.

-Scusate se vi ho fatto preoccupare.- Rispose lei imbarazzata.

Chase si alzò dalla sedia accanto al letto. -Non pensarci più. Pensa solo a guarire!-

Cameron sorrise. -Lo annoterò nella mia agenda.- 

I tre medici non riuscirono a trattenere una risata.

In fondo… era bello ritrovarsi tutti insieme a scambiarsi battutine e cretinate varie.

Già… “Tutti”.

Si fa per dire.

Mancava solo lui.

House.

Molto probabilmente non era venuto neanche a trovarla…

-Allison?- La voce di Chase la fece ritornare al mondo reale. –Tutto a posto?-

-S…Si.- Balbettò lei. Sospirò.- Dov’è House?-

 

Foreman e Chase si lanciarono uno sguardo.

Quella era una domanda che avrebbero voluto evitare…ma ormai era troppo tardi.

-Non lo sappiamo.- Rispose Foreman.

-Già,fino a pochi minuti fa era a fare il cretino con Cuddy  Wilson.- Intervenne Chase.

-Be sarebbe stato strano se non l’avesse fatto.- Esclamò Allison con una risata, nata solo per non far capire ai due amici il profondo dolore che provò in quell’istante.

Ad House non gli importava niente di lei… per lui poteva anche morire e ciò non avrebbe cambiato nulla.

Foreman si guardò l’orologio. –Scusate,ma ora devo proprio andare… ho delle ore di ambulatorio.-

-Ok. Ci vediamo più tardi.- Rispose la ragazza.

 

Quando il neurologo lasciò la stanza cadde subito un imbarazzante silenzio, nato da chissà cosa.

-Sono felice che ora tu sia sana e salva.- Disse Chase quasi in un sussurro.

Lei non rispose.

Cosa avrebbe dovuto dire? “Grazie per esserti preoccupato”?

La verità era che il giovane medico, come lei, era innamorato.

E come lei… non era ricambiato.

Qualsiasi cosa avrebbe detto in quell’istante sarebbe sembrata una cosa irreale… falsa. E lei odiava mentire.

-Cameron?-

-Scusami… ma ho bisogno di stare un po’ sola.-

Lui annuì.

Gliela leggeva perfettamente quella tristezza,che tanto odiava vedere nei suoi occhi. –Certo.-

 

Allison voleva riflettere.

Forse l’unico modo per dimenticare House e di essere felice era quello… Amare lui.

Se avrebbe iniziato a frequentare di più il giovane medico… forse,avrebbe finalmente dimenticato tutto quel dolore.

Già… ma allora perché non aveva il coraggio di farlo?

 

 

…Sei tu che porterai il tuo amore,

         Per 100 e 1000 strade,

   perché non c’è mai fine al viaggio,

        anche se un sogno cade…

 

 

 

 

 

 

-Ma come diavolo hai fatto!?!- Esclamò Cuddy entrando nell’ufficio di Wilson.

-Era lì?- Rispose lui incuriosito, alzandosi dalla sedia.

-Già… era pronto per andarsene, ma quando gli ho urlato di restare non sel’è fatto ripetere due volte.- Continuò lei sorridendo.

Wilson sospirò. - È innamorato…-

Lei lo guardò intenerita. Mai lo aveva visto con quell’espressione così dolce. –E tu? Lo sei?-

Lui le si avvicinò. –Da quando si interessa della mia vita privata,dottoressa Cuddy?-

Lei arrossì. -S… scusa io…- Balbettò,finchè le labbra di lui non sfiorarono quelle sue.

-Si.- Rispose Wilson quasi in un sussurro.

 

 

…Sei tu che hai un vento nuovo fra le braccia,

      mentre mi vieni in contro

       e imparerai che per morire

       ti basterà un tramonto…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

… Sei tu, nel tempo che ci fa più grandi

          e soli in mezzo al mondo,

      con l’ansia di cercare insieme

           un bene più profondo…

 

 

- Toc toc?- Esclamò ironico House mentre spingeva la porta con il bastone.

Cameron spense il televisore, senza nemmeno voltarsi. –Avanti.-

Ed ecco che lo stomaco del diagnosta fece una capriola.

Cavoli… non ricordava che la sua voce fosse così bella.

 

… in una gioia che fa male di più della malinconia…

 

-Come mai qui? ti credevo davanti al televisore…- Disse Cameron.

-Già. È una cosa strana anche per me, ma oggi non facevano niente d’interessante… -Continuò lui indifferente.

-Strano, hai controllato su Sky?-

House sbuffò. Fino a quando sarebbe durato quello “Scambio di opinioni idiote”?

Si avvicinò al letto.- No, nemmeno lì facevano qualcosa che riuscisse a distrarmi dal pensare a te.-

Allison non credette alle sue orecchie.

Forse la botta in testa gli stava facendo vedere cose irreali.

Forse stava avendo un’allucinazione… o stava sognando.

Non riusciva a distogliere quello sguardo interrogativo dal volto di lui.

 

House si mise una mano in fronte e sospirò.

-Come stai?-

-Bene…-Rispose lei dopo qualche istante. -Avresti potuto venire prima a chiedermel… .-

-Mi dispiace.-  la interruppe lui. –M dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare.-

Ora era lui che non distoglieva lo sguardo dai suoi occhi.

-Ho avuto paura di perderti.- Concluse,quasi in un sussurro.

 

Gli occhi di lei si riempirono di lacrime.

Cosa le stava succedendo?

Doveva dimenticarlo…  Doveva farlo!

Ma il suo corpo stava facendo l’esatto opposto di ciò che avrebbe voluto fare.

-Baciami.- Disse in fine, mentre le lacrime gli scivolavano delicatamente sul viso.

 

Lui si avvicinò e chinandosi le mise una mano tra i capelli.

Quei morbidi capelli che per troppo tempo,ormai,aveva desiderato accarezzare.

I suoi occhi,gelidi come il ghiaccio, non smisero di fissarla fino all’ultimo istante,quando,come una cascata di petali di rose quel bacio le sfiorò le candite labbra.

-Ti amo.-

 

 

 

 

 

E non lasciare andare un giorno

             per ritrovare te stesso,

Figlio di un cielo così bello, perché la vita

                       È adesso.

 

 

 

 

 

The End

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=120634