Circus XIII

di __Wrath__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 1 ***
Capitolo 2: *** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 2 ***
Capitolo 3: *** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 3 ***
Capitolo 4: *** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 4 ***
Capitolo 5: *** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 5 ***
Capitolo 6: *** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 6 ***
Capitolo 7: *** Soundless voice: Mondo-Scena ›› 2. # 1 ***



Capitolo 1
*** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 1 ***


Circus XIII

Circus XIII

 

Autrice: Wrath

Genere: Sentimentale || Avventura || Fantasy.

Rating: Giallo ( scena Rossa work in progress).

Avvertimenti: AU || Shonen-ai || Akuroku.

Personaggi: Axel, Roxas, Organizzazione XIII.

 

1. Just be friends…

Mondo-Scena ›› 1. # 1

 

I don't believe that anybody feels 
the way I do about you now. 
And all the roads we have to walk along are winding 
and all the lights that lead us there are blinding 
there are many things that I would 
like to say to you 
I don't know how 
Because maybe 
you're gonna be the one who saves me ? 
And after all 
you're my wonderwall.

 

[Oasis – Wonderwall]


Benvenuto! Che tu sia un giovincello dalle monete sonanti o un bambino in cerca di nuovo stupore, un vecchio che vuol sorprendersi con la magia o una giovane sognatrice…con il mio più grato inchino ti invito a prendere posto in platea ad assistere a uno spettacolo ricco di emozioni che ti faranno entrare in un nuovo mondo.

Gentile spettatore, qui ti faremo perdere la cognizione del tempo, e con queste buone promesse ti auguro i migliori sogni ed incubi…

 

Era così il consueto invito che faceva Xemnas a tutto il pubblico che entrava, chi titubante, chi incuriosito, nel suo grande tendone rosso che si era innalzato non troppo distante dalla loro città.

La compagnia itinerante del Circus XIII non si fermava mai a lungo durante il perpetuo viaggio che compieva, lasciavano ai loro spettatori giusto il tempo di immergersi nell’incanto quel tanto che bastava da farli render conto che la routine delle loro vite poteva essere spezzata facilmente e che loro, se ben retribuiti, potevano dargli grandi suggestioni, come quando l’ incantatore faceva sparire nel nulla la sua minuscola assistente, che per quanto potesse essere piccola non poteva però scomparire da sotto i riflettori, o quando l’ammaestratore di belve feroci inseriva la testa all’interno delle enormi fauci di bestie mai viste da quelle parti.

La gente tremava nel assistere il mangiafuoco inghiottire voraci fiamme davanti ai loro occhi o sognavano nel vedere danzare nell’aria, appesa a un cordone fatto di semplice tessuto, l’equilibrista.

All’interno di quel tendone si accendeva un nuovo mondo creatosi d’innanzi ai loro occhi per questo erano ben accolti in ogni luogo in cui si soffermavano.

Xemnas era soddisfatto, aveva preso con se i circensi più talentuosi e aveva creato un’atmosfera tale da poter unire tutti i suoi compagni rendendoli una grande famiglia, una famiglia che gli permetteva di guadagnare più di quanto potesse mai immaginare…

Erano in tredici, in tredici finché a loro non si era unito un piccolo ragazzino di appena quindici anni che si era presentato nel loro tendone zuppo come un pulcino bagnato, scappando dalla tempesta che si era scatenata quel pomeriggio mentre la congrega si stava esercitando nei loro numeri.

‹‹ E tu chi saresti? ››, mormorò benevolo il conduttore, inginocchiandosi di fronte a quella figurina, accarezzandogli i capelli biondi che sembravano piumette bagnate di un pulcino in quel momento.

Il giovane non rispose, si limitò a scansare lo sguardo su un punto indistinto lì in terra.

Xemnas si alzò in piedi e iniziò a pizzicarsi il mento sovrappensiero.

‹‹ Marluxia. ››, chiamò ad alta voce.

‹‹ Sì? ››, domandò il ragazzo dalla strana capigliatura rosa confetto.   

‹‹ Porta al nostro piccolo ospite una coperta e qualcosa di caldo da bere, mi affido a te. ››

‹‹ Va bene. ››, rispose senza indugio avvicinandosi al ragazzino, ‹‹ vieni tesoro, da questa parte. ››

Quando i due si allontanarono dietro le quinte i pensieri di Xemnas vennero interrotti da una voce.

‹‹ Che intenzioni hai? ››

‹‹ Oh Axel, non lo trovi adorabile? Quel ragazzino mi piace, sembra così angelico che sono sicuro che ci potrà portare tanta fortuna…››.

Axel si allontanò dalla colonna su cui era appoggiato e avvicinò l’altro a braccia conserte.

‹‹ Cosa ti fa credere che lui resterà qua? Siamo dei completi sconosciuti e se i suoi genitori venissero a cercarlo potrebbero denunciarci per sequestro di pers-››, Xemnas lo bloccò con un cenno della mano.

‹‹ Nessuno verrà a cercarlo. ››, disse voltandogli le spalle, sorridendo tranquillamente.

‹‹ Come sarebbe a dire? ››

‹‹ Non te ne sei accorto? Oh Axel, quel ragazzino è un fuggitivo, indossava il grembiule dell’orfanotrofio…dai lividi che portava sul collo non sembra che gli abbiano riservato un buon soggiorno, cosa che qui non faremo, giusto? ››, concluse voltandosi a sorridere allegro.

Axel storse la bocca. Non gli piaceva avere a che fare con gli incompetenti.

 

*

 

Strani… non poté evitare di definirli in nessun altro modo.

Era stato riposto su un cassettone di legno da quell’uomo ambiguo che non faceva altro che fare avanti e indietro per la stanza cercando di raccattare qualcosa dagli armadi di tutti mentre delle facce che conosceva di vista lo spiavano incuriositi da dietro la porta mentre li sentiva parlottare.

Il biondino si strinse nella coperta che gli era stata donata per scaldarsi, la sua tunica era buttata in un angolo della stanza completamente fradicia.

‹‹ Scusa tesoro ma non sono riuscito a trovare di meglio, mi dispiace. ››

Marluxia gli tese dei vestiti asciutti che, alla vista, sembravano un po’ troppo grandi per lui. Notando che le mani del ragazzino rimanevano strette attorno al plaid, posò gli indumenti accanto a lui sorridendogli amorevolmente.

‹‹ Secondo me è muto. ››, bisbigliò una voce nascosta dietro la parete.

‹‹ Demyx! Ssh, non si dicono queste cose! ››

‹‹ Ma che ho detto?? Non ha spiccicato parola da quando è piombato qui! ››

‹‹ Zitti voi due, vi potrebbe sentire! ››

‹‹ Zexion, quello che fa più casino tra di noi sei te! ››

Marluxia strinse il pugno serrando i denti irritato, sulla tempia una vena pulsò.

‹‹ Voi tre! Uscite da lì, razza di ficcanaso che non siete altro…››.

I due ragazzi furono preceduti da una ragazzina bassina molto imbarazzata, sulla pelle chiara il rossore delle sue guance spiccava particolarmente.

‹‹ Tesoro, ti presento Xion, e quei due pirla dietro di lei sono Zexion e Demyx, tranquillo non sono un granché di speciale, non ti faranno nulla. ››, sorrise tornando con la solita espressione pacifica.

‹‹ Ehi! ››, si lamentò il ragazzo biondo cenere incrociando le braccia al petto ‹‹ non è affatto carino il modo con cui ci presenti. ››

‹‹ Non è nemmeno carino stare a confabulare di nascosto, sai? ››

‹‹ Ciao! Io sono Zexion piacere di conoscerti ››, enfatizzò il ragazzo con un imponente ciuffo che gli coprivano per metà il volto delicato.

Il giovane si strinse di più nella coperta ritraendosi.

‹‹ L’avevo detto che era muto. ››

‹‹ Demyx! ››, lo rimproverò nuovamente Xion dandogli una gomitata alle costole, piccola com’era non poteva arrivare molto più in alto.

‹‹ Scusa, scusa! Non ti offendere piccolo, stavo scherzando. ››

Xion gli si avvicinò con ancora una spolverata di grazioso porpora sulle guance.

‹‹ Come ti chiami? ››, chiese con un sorriso di incoraggiamento, potevano avere all’incirca gli stessi anni, anche se Xion era piuttosto bassa per la sua età…

Forse aveva solo paura che pronunciando una sola parola l’avrebbero cacciato via, avrebbero capito da dove provenisse e l’avrebbero rispedito in quel luogo orrido che era stato costretto a chiamare "casa", cercavano solo un pretesto per poterselo scollare di dosso. Riusciva solo a pensare a questo…

La ragazza, come Zexion prima di lei, rimase delusa dalla reazione intimorita del ragazzino di fronte a loro, Marluxia fece una smorfia di rammarico prima di fare un breve applauso per attirare l’attenzione dei compagni.

‹‹ L’orario delle visite è finito. Forza fuori, andate a lavorare per il prossimo spettacolo, scansafatiche, il nostro ospite ha bisogno di riposare. ››.

A nulla valsero i “ma” e le proteste, i tre furono spinti via dalla stanza senza quasi difficoltà.

Alla parola “ospite” il giovane tremò non poco, erano già partiti con il presupposto che non lo volessero nemmeno lì.

‹‹ Sta tranquillo pulcino, nessuno qui ti torcerà una singola pennetta bionda che ti trovi in testa, pensa a riposare, prima però ti conviene bere tutto il the caldo che ti ho preparato, spero ti piaccia. ››, non si aspettava alcuna risposta, gli bastò il cenno del capo da parte dell’altro per capire che lo stesse ringraziando.

‹‹ Figurati. ››, con quello si congedò lasciandolo solo.

Sì. Quella gente era decisamente strana.

 

*

 

Il tempo passava, erano a Crepuscopoli da ormai quattro giorni, non erano soliti fermarsi per più di due settimane, mentre i tredici compagni erano riuniti a pranzare tutti riuniti a tavola, Xemnas continuava a pensare al ragazzo che non si era ancora deciso a spicciare parola dal pomeriggio precedente.

Quella giornata risplendeva, il temporale aveva lasciato spazio a un cielo terso come non pochi, la cosa andava a loro vantaggio.

‹‹ …mnas? Xemnas! ››, gli occhi dorati di Xemnas si spostarono sul volto contratto di Lexaeus.

‹‹ Cosa c’è? ››

‹‹ Ci stavamo chiedendo che cosa ne sarà del ragazzo che ti sei ostinato a tenere qui. ››

‹‹ Pazientate. Ho voglia di studiarlo un po’…mi sembra un tipo in gamba ma purtroppo è così restio a collaborare. ››, sospirò amareggiato ‹‹ per questo ci penserà il nostro Axy a sistemare tutto! Vero? ››, era incredibile come cambiasse umore da un momento all’altro, con ancora il sorriso smagliante si rivolse al mal capitato che nel sentirsi preso in causa soffocò con il boccone che gli era andato di traverso, si teneva la gola con gli occhi strabuzzati.

Xion, preoccupata al suo fianco, iniziò a dargli dei colpi secchi sulla schiena per aiutarlo a respirare mentre Marluxia si limitava a ridacchiare divertito.

Dopo diversi colpi di tosse e con gli occhi ancora lucidi per lo sforzo, protestò ‹‹ Te lo puoi scordare! Non sono mica una balia io, falla fare alla nostra Marluxia dato che ama i bambini. ››.

Le risate divertite di Marluxia cessarono, limitandosi a incenerire con lo sguardo il rosso.

‹‹ Oh scusami tanto, non volevo urtare la tua sensibilità…››, lo sbeffeggiò il ragazzo ridendo mentre cercava di pararsi dai pugni che l’altro gli dava piagnucolando un “finiscila Axeeeel!”.

‹‹ Basta voi due, Axel io non ti ho chiesto di andare a parlare gentilmente con il ragazzo io ti ho detto che devi andare a parlarci. E’ un po’ diverso. ››

Axel chiuse gli occhi per degli attimi che parvero lunghissimi e sospirando si alzò dalla tavola.

‹‹ D’accordo. ››, con questo andò verso la stanza dove il pupillo di Xemnas era rinchiuso.

 

Un bussare improvviso alla porta gli fece balzare il cuore in gola, cercò la coperta e se la mise addosso quasi potesse renderlo invisibile agli occhi estranei, quando la porta si aprì e una voce calda chiese ‹‹ posso entrare? ››, si strinse ancora di più nella coperta, era seduto contro il muro appallottolato con le gambe schiacciate al petto e l’unico spiraglio che si intravedeva era la bocca contratta.

Axel chiuse la porta, nel vedere quella scenetta gli scappò un sospiro divertito, si avvicinò cautamente verso il bambolotto.

‹‹ Guarda che ti vedo ugualmente, anche se cerchi di nasconderti, eh. ››

Quello non rispose, così provò ad abbassargli la coperta almeno per scoprirgli interamente il volto ma ci fu un’opposizione.

Axel aggrottò le sopracciglia e cercò con più forza di scostagliela, questa volta ci riuscì ma la soddisfazione fu presto sostituita dallo stupore, il viso del ragazzo era imbronciato, gli occhi rancorosi.

‹‹ Che c’è? Perché mi guardi così? ››, per tutta risposta il biondino si riportò con violenza il plaid a coprirsi il volto.

‹‹ Ma che diamine…? ››, Axel prese nuovamente la coperta e gliela strappò di dosso quasi con dispetto lanciandola lontano, il ragazzo restò a bocca aperta per qualche istante con gli occhi sgranati.

‹‹ Quale diavolo è il tuo problema?! ››

Axel spalancò gli occhi e rimase paralizzato da quella sua risposta violenta, non mosse un muscolo nel vedere il ragazzo alzarsi per andare a raccoglierla da terra per poi ritornare sul letto risistemandosi come prima ma stavolta si avvolse lasciando scoperto il viso imbronciato.

‹‹ Non ti lamenti più? ››, borbottò il biondino vedendosi fissare.

‹‹ N-No…e che…››.

‹‹ Mi credevate muto sul serio? Che sciocchezza.››.

‹‹ Allora sei davvero cocciuto per non parlare per un giorno intero. ››.

‹‹ E tu che ne sai se non mi mettevo a parlare da solo mentre voi eravate via? ››.

Axel non voleva dargli ragione, aveva una gran faccia tosta quel moccioso.

‹‹ Lo sai che sono i pazzi che di consueto parlano da soli? ››.

‹‹ E tu hai mai conosciuto un pazzo per poterlo affermare? ››.

‹‹ No, ma ora ho conosciuto te. ››.

‹‹ Io non sono un pazzo. ››, borbottò offeso.

‹‹ Da quel poco che so di te potrei non esserne sicuro. ››.

‹‹ Da quel poco che so di te potrei dire la stessa cosa. ››.

Axel inarcò un sopracciglio confuso.

‹‹ Ti sembra normale un uomo che importuna un ragazzino? ››.

Il rosso rise divertito.

‹‹ Così io sarei un uomo che importuna i ragazzini? ››.

‹‹ No, sei solo molto infantile. ››, rincarò la dose il ragazzo. 

‹‹ Wei moccioso, piano con le parole. Non sono infantile, sono Axel.

 A-X-E-L. Got it memorized? ››

‹‹ Sì, sì ho capito, non c’è bisogno che mi fai lo spelling del tuo nome, eh. Non sono mica ritardato. ››, bofonchiò.

‹‹ Beh, non si sa mai. E te? Non ce l’hai un nome? ››

Lo guardò dritto negli occhi, si leggeva in quelle profonde acque autunnali che aveva paura di dire qualcosa di troppo. Axel lo capì, ma non seppe trovare il motivo per quel terrore infondato.

‹‹ Lasciamo perdere, uhm, ti va Mr. Brontolone di uscire da queste quattro mura? ››.

I suoi occhi vagavano sul letto, come se la risposta potesse essere trovata su quelle lenzuola. Valutava la proposta in maniera molto diffidente poi, con titubanza, alzò quegli specchi in cui si riflettevano due laghi placidi e gli porse la mano.

Axel la prese, stringendo le piccole dita con delicatezza e lo aiutò ad alzarsi dal letto.

 

*

 

Quando Axel gli aveva proposto di uscire, credeva intendesse “uscire dalla stanza” non “uscire in città dove qualcuno può riconoscerti e rispedirti in orfanotrofio”. Ad ogni passo il ragazzino si guardava preoccupato che qualche passante potesse soffermarsi a scrutarlo più del dovuto, cosa che accadeva ma non per il motivo che pensava lui.

‹‹ Oh cavolo, i vestiti di Zexion ti vengono troppo grandi, con che razza di criterio li ha scelti quell’idiota di Marl? ››, nemmeno finì di pronunciare quelle parole che il ragazzo si portò su i pantaloni che gli stavano scivolando via, li tirò ben sopra la vita. Axel si colpì con il palmo in fronte.

‹‹ Vieni con me, andiamo. ››, lo prese per mano e lo fece entrare dentro un negozio d’abbigliamento.

Il biondo si guardò circospetto, non era mai entrato dentro un negozio, la cosa lo spaventò a morte.

Una donna brunetta dal viso affabile si avvicinò ad Axel mormorando giuliva ‹‹ Posso aiutarla in qualche modo? ››.

‹‹ Mmh sì. Sto cercando dei vestiti per il mio fratellino. ››, la donna nel vedere il piccolo assunse un’espressione poco convinta.

Il ragazzino era vestito con abiti fin troppo grandi per la sua taglia e non assomigliava per niente al suo accompagnatore.

‹‹ Suo fratello? ››, domandò sospettosa.

Axel si stava innervosendo, tutta quella diffidenza lo irritava.

‹‹ Fratellastro. Contenta? ››.

‹‹ Uhm. ››, la giovane sembrò far finta di crederci e tornando cordiale li accompagnò verso il reparto maschile degli 8 – 12 anni.

Il ragazzo sembrò non apprezzare quel paragone, insomma, aveva compiuto da poco i quindici anni, essere messo allo stesso livello dei bambini di dodici anni lo riteneva un affronto.

‹‹ Grazie. Possiamo fare da soli adesso. ››.

‹‹ D’accordo, per qualsiasi cosa abbiate bisogno, chiamatemi. ››.

Axel guardò un po’ sugli scaffali qualcosa adatto al ragazzo, tirò fuori un paio di jeans piuttosto belli e glieli mostrò.

‹‹ Allora? ››.

‹‹ Non mi piacciono. ››.

‹‹ Come no? ››.

‹‹ No. ››

‹‹ Ma perché? Cos’hanno che non vanno? ››.

‹‹ Ho detto che non mi piacciono e basta. ››.

Con uno sbuffo li riposò al suo posto e iniziò a tirarne fuori altri modelli che furono immediatamente bocciati senza indulgenza.

‹‹ Senti, invece di limitarti a criticare cerca di darmi una mano pure tu. ››

Il ragazzo non guardava gli abiti, ma alla vista di una sala gli si illuminarono gli occhi.

‹‹ Andiamo lì, mi sembra di aver visto qualcosa di carino! ››

‹‹ Ma dove? ››, non ebbe finito il tempo di pronunciare quelle parole che già il ragazzo era scappato via.

Sarà una giornata estenuante pensò il rosso ‹‹ almeno aspettami! ››

Il ragazzino si fermò nel reparto adolescenti "15-17 anni", Axel rise.

Quelle cose non gli sarebbero mai entrate. Era troppo basso.

‹‹ Questo mi piace! Oh! Anche questo! Sì, sì. Questo mi starebbe bene. ››, mentre raccattava più roba possibile Axel sapeva che quella giornata sarebbe stata molto estenuante.

Come sospettato niente di quello che aveva scelto gli entrava, la delusione cresceva sempre di più negli occhi di quel cucciolo un po’ troppo piccolo per la sua età, ad Axel si accese una lampadina nella testa.

‹‹ Aspetta un attimo, mi è sembrato di vedere qualcosa che potrebbe starti bene, intanto tu provati le ultime cose. ››, e così fece. Nel frattempo Axel riprese quei pantaloni e qualche maglietta che gli aveva fatto vedere nel reparto precedente e senza farsi scoprire glieli porse nel camerino.

Il biondo uscì con quei vestiti con un sorriso che finiva da parte a parte delle orecchie.

‹‹ Ma dove li hai trovati? Mi stanno perfettamente! ››

‹‹ Bisogna avere occhio per queste cose, piccolo. ››, ridacchiò Axel cosciente che non avesse notato il cambio di taglia.

Usciti dal negozio con dei vestiti decenti Axel si fermò davanti a una gelateria ammiccando al ragazzo se desiderasse entrare a prenderne uno.

‹‹ Non ho mai mangiato un gelato. ››.

‹‹ Tu…cosa?? ››, disse il rosso con una mano sul cuore enfatizzando così quelle parole.

‹‹ Male male male male. Bisogna assolutamente rimediare piccolo. ››

Così dicendo lo spintonò dentro la gelateria piena di persone per essere solamente ai primi di Giugno.

Le ragazze del locale squadrarono i due con assai riguardo, il ragazzo sentiva tutti gli occhi su di se e sapeva che qualcosa stava per accadere da lì a breve. Infatti una ragazzina dai capelli intrecciati color grano vi si accostò loro.

‹‹ Ma tu non sei…? ››. Il biondo strizzò gli occhi, sicuro di essere stato scoperto dai loro cittadini di cui certamente sapevano della scomparsa di un ragazzino fuggito dall’orfanotrofio. Si maledisse per aver accettato di uscire da quella stanza, si maledisse per tutto quello che aveva fatto, si maledisse di essere nato da una donna che in breve l’avrebbe abbandonato.

‹‹ …Dancing Flames? Il mangiafuoco della compagnia del Circus XIII? ››, il respiro della ragazza si fece sempre più corto.

‹‹ Yes, baby. Sono proprio io. ››

‹‹ Ho visto il vostro spettacolo! Sei stato fantastico! ››

A quelle grida anche altre ragazze lo riconobbero e gli si fiondarono addosso per poter chiedere quanto fosse difficile il suo mestiere e se chiunque potesse seguire le sue orme.

‹‹ Ragazzi, non fatelo a casa è pericoloso. Perché invece di pensare a cose come mangiare il fuoco non vi godete il vostro gelato che è infinitamente meglio? ››, voleva scollarsi di dosso quelle seccatrici.

‹‹ Tieni. ››, sussurrò al ragazzino che era al suo fianco dandogli delle monete, ‹‹ prendi due gelati salmastri ed aspettami fuori dalla gelateria. ››

Il biondino andò al bancone titubante e il commesso gli diede quello che aveva richiesto, quando uscì dalla gelateria affollata si sedette su una panchina ad aspettare il ritorno di Axel ma quando la porta si aprì ne uscì una ragazza che si mise a urlare ‹‹ C’è Dancing Flames! Qui dentro c’è il mangiafuoco del Circus XIII! ››, tutti i passanti da quelle parti si affrettarono a vedere uno dei circensi della compagnia più famosa del regno e si ammassarono dentro il ristretto locale.

Il piccolo restò basito da quanto successo potessero avere quei ragazzi e si domandò se non fosse stato meglio tornarsene al tendone e annunciare a tutti della scomparsa di Axel. Ormai era andato, sarebbe stato difficile che l’avrebbero lasciato andare senza opporre resistenza.

Quando la porta si riaprì ne uscì fuori un Axel trafelato ‹‹ devo andare, mi dispiace! Se volete rivedermi perché non venite stasera allo spettacolo? ››, sembrava disperato.

‹‹ Merda. ››, imprecò vedendo che le sue ammiratrici lo seguirono fuori dalla gelateria. Appena vide il suo accompagnatore che lo stava aspettando sulla panchina come gli aveva chiesto lo prese in braccio e se lo portò sulle spalle.

‹‹ Reggiti forte! ››, il biondino teneva in mano ancora i due gelati ancora preconfezionati mentre con le braccine che si ritrovava gli si strinse saldamente.

Dal locale uscirono così tante persone che sembrava impossibile che quel posto così piccolo potesse contenerle tutte quante senza che avesse un doppio fondo nascosto.

Le ragazzine iniziarono a rincorrerli piene di domande ed ammirazione così il rosso non poté far altro che correre più forte di loro percorrendo una lunga salita, il ragazzino ballonzolava ad ogni passo mentre provava a schiacciarsi contro la schiena dell’altro per non cadere, intanto, dietro di loro la nube di fan si diradava.

Axel fece scendere dalle spalle il ragazzo su uno spiazzo enorme, si trovavano alla stazione della città, sotto la Torre dell’Orologio.

‹‹ Certo che qui a Crepuscoli non avete molti svaghi per reagire così per un fenomeno da baraccone qualsiasi. ››, ansimò sarcastico il rosso appoggiando i palmi delle mani sulle ginocchia cercando di regolarizzare il respiro.

‹‹ Voi non siete dei fenomeni da baracconi. Quelle ragazze hanno ragione. ››, mormorò.

‹‹ Eh? ››, rantolò con il cuore che si agitava convulsamente ancora nel petto.

‹‹ Vi ho visti sai? ››, mormorò porgendogli uno dei due gelati che piano piano si stavano sciogliendo. Axel allungò la mano silenziosamente per prenderne uno.

‹‹ Ci hanno portato a vedere il vostro spettacolo con l’orfanotrofio il primo giorno che siete arrivati. ››

Le ipotesi di Xemnas erano fondate allora…si ritrovò a pensare il fulvo.

‹‹ Ero così affascinato, non siete dei comuni circensi, voi siete dei talenti innati. ››, disse con una punta di ammirazione che scaldò dolcemente il petto di Axel.

‹‹ Tu dici? ››

‹‹ Sì, per questo sono scappato da quel posto…››, la voce gli si incrinò ‹‹ voglio venire con voi, giuro, farò qualsiasi cosa, non sarò un peso per nessuno. ››

Axel sospirò, ‹‹ mangia il gelato se no ti si scioglie. ››

Quello ubbidì diligentemente, quando diede il primo morso guardò negli occhi smeraldini del suo compagno.

‹‹ E’ molto salato…ma anche dolce. ››

‹‹ Beh, sì. ››, rise ‹‹ se no, non si chiamerebbe gelato salmastro, non credi? ››, ma non rispose, si limitò a mangiare e così fece anche Axel, stavano seduti in silenzio sulle scale che portavano alla Torre dell’orologio ammirando il tramonto.

‹‹ Mi piacerebbe salire in cima. ››

‹‹ Sarebbe figo. ››, soffiò concentrato a non sporcarsi mentre il gelato gocciolava pericolosamente sui bordi.

‹‹ Saliamoci ora! ››, si alzò dagli scalini su cui erano seduti allontanandosi da lì per poter guardare il campanile nella sua totalità.

‹‹ Ma cosa?! ››, il gelato sgocciolò in terra, in mezzo al solco tra le gambe di Axel evitando per un pelo di sporcarsi.

‹‹ Merda. ››, sibilò fra i denti concentrato sui vestiti.

‹‹ Dai Axel! L’hai detto pure tu che sarebbe bello. Andiamo su in cima!››

‹‹ Ma non possiamo, si sta facendo tardi, io stasera ho lo spettacolo. ››

‹‹ Per favore, ci metteremo poco. ››

Quello sbuffò…perché non era rimasto a letto quella mattina? Se qualcuno gli avesse detto il giorno prima che avrebbe fatto da babysitter a un ragazzino cocciuto gli sarebbe scoppiato a ridere in faccia.

‹‹ Se Xemnas prova a farmi una strigliata delle sue scaricherò tutta la colpa su di te. ››, brontolò alzandosi dalle gradinate giocando con il bastoncino di legno del gelato che aveva concluso.

Gli occhi azzurri del ragazzo si riempirono di gioia e Axel abbozzò un sorriso contagiato da quella scarica di allegria che il biondo emanava.

‹‹ Grazie Axel! ››, esultò gettando la stecca del gelato nel cestino accanto i sette scalini che portavano al grande portone della Torre.

La Torre era aperta ai cittadini fino a un certo orario e la premura di Axel cresceva a ogni minuto che passava finché non vide come il tramonto tingeva le case di Crepuscopoli di un rosso stemperato.

‹‹ Wow. ››, sussurrò il ragazzo ammaliato.

Wow. Già, erano le parole esatte che Axel avrebbe voluto pronunciare.

Non gli interessava più se Xemnas l’avrebbe sgridato per il ritardo, non gli importava se quella sera avrebbe dovuto esibirsi nuovamente, non aveva alcun timore che il guardiano dell’orologio li avesse cacciati via perché era orario di chiusura.

In quel momento stava così bene…e tutto grazie al ragazzino che aveva affianco.

‹‹ Ti ringrazio. ››

‹‹ Per cosa? ››, mormorò piano l’altro come se con le sue parole avrebbe spezzato l’incanto di quello splendido tramonto, dava l’impressione che quell’immenso sole avesse l’intenzione di dar fuoco all’intera cittadina.

‹‹ Per avermi obbligato a salire qui su. ››

Rise divertito alle sue parole e guardandolo negli occhi rispose con un caloroso ‹‹ non c’è di che. ››.

Axel gli accarezzò la testolina color del grano provocando una risata fresca da parte dell’altro.

‹‹ Beh cocciuto come sei non c’era da aspettarsi altro. ››

‹‹ Io non sono cocciuto…››, bofonchiò per un attimo gonfiando le guance, ‹‹ Io sono Roxas. ››, disse guardandolo negli occhi.

Axel ebbe per un attimo il deja-vù di quel pomeriggio in cui si presentò al ragazzo.

‹‹ Roxas...solo Roxas allora. ››, quel nome lasciava sul palato un sapore deciso ma allo stesso tempo delicato, come il gusto del suo gelato preferito.

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Capitolo 2
*** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 2 ***


1

1. Just be friends…

Mondo-Scena ›› 1. # 2

 

Arrivati al tendone Roxas capì che c’era una certa elettricità che vibrava nell’aria. Tutti si muovevano freneticamente e quando stava per chiedere ad Axel cosa stesse accadendo vide che sul suo volto si era creato un ghigno.

‹‹ Axel? ››

‹‹ Sta succedendo di nuovo. ››, disse fra sé.

‹‹ Di che stai parlando? ››, domandò sentendosi escluso dal discorso, i pensieri del rossino si focalizzarono nuovamente sul giovane.

‹‹ Xigbar deve aver catturato un nuovo Heartless da addomesticare per usarlo in uno dei suoi spettacoli. ››

Ora capiva il perché di tutta quell’agitazione…

‹‹ Voglio vederlo! ››.

‹‹ Roxas, no. ››, disse severo.

Non poteva lasciargli fare tutto quello che desiderava, ci voleva un po’ di polso con quel ragazzo.

‹‹ E perché no, scusa? ››

‹‹ E’ pericoloso. Xigbar non vuole nessuno fra i piedi che possa distrarre lui e quell’animale selvaggio. ››

‹‹ Ma io non avrei distratto nessuno. ››, bofonchiò crucciato.

‹‹ Lo vedrai in seguito, forza, non fare i capricci come i bambini piccoli. ››, così dicendo gli pizzicò una guancia provocando lamentele da parte dell’altro.

‹‹ Axeeeeeeel! ››, urlò Marluxia correndogli incontro, era piuttosto inquieto.

‹‹ Ehi Marl, che succede? ››

‹‹ Siamo nei pasticci! Nei pasticci! ››, gesticolò con una mano prendendo a mordere il fazzoletto di stoffa con grossi lacrimoni che minacciavano di sgorgare giù.

‹‹ Ti vuoi spiegare?! ››

‹‹ Povero me! Povero me! Come farò! Tu dimmi come posso fare?! ››.

Ad Axel stavano per saltare i nervi, avrebbe voluto prendere a schiaffi quella faccia se non avesse saputo delle conseguenze abbastanza isteriche dell’amico.

‹‹ Smettila di ripetere le cose due volte e cerca di spiegarti! ››.

Quello si ritrasse di un passo cercando di non scoppiare a piangere come una fontana, ‹‹ non aggredirmi. ›› pigolò con il labbro tremante, Axel si mise una mano davanti agli occhi, non riusciva a contenere l’irritazione.

‹‹ Scusa, vuoi dirmi cosa è capitato per ridurti in questo stato? ››.

Provando a mantenere un certo contegno dopo un profondo respiro Marluxia si decise a sputare quel rospo che lo stava facendo soffocare.

‹‹ Xemnas è rimasto totalmente affascinato dal nuovo "acquisto" che ha fatto Xig, e gli ha dato l’ordine di dedicarsi solo a quel Heartless in modo che prima della partenza da Crepuscopoli può farlo esibire e -›

‹‹ Che cosa? Quel testa di cazzo si è bevuto il cervello o che altro? In meno di una settimana e mezza cosa diamine pretende?! ››

‹‹ E’ quello che gli ha urlato Xigbar ma non ha voluto sentire obbiezioni e ora si sta scatenando un putiferio e Xemnas se l’è presa ancora una volta con tutti, soprattutto con il sottoscritto. ››, la voce di Marluxia ricominciò a tremare e per evitare di scoppiare a piangere riportò il povero fazzoletto tra i denti mentre lo strattonava con forza, frustrato.

Axel sbuffò, odiava quando le cose si complicavano.

 

‹‹ Ti costerebbe così tanto sforzarti di collaborare?! ››

‹‹ Potrei dirti la stessa cosa, sai? E’ impossibile! Provaci tu ad addestrare una bestia simile in così poco tempo! ››, urlò Xigbar, di solito aveva un temperamento pacato e paziente ma sentirsi trattare da incompetente da uno sbruffone come Xemnas era troppo.

‹‹ Io il mio lavoro lo so svolgere appieno, cosa che a quanto pare tu non sai fare. ››

‹‹ Io per eseguire ogni tuo ordine ci ho lasciato il mio occhio sinistro! E non intendo rischiare pure quello destro! ››

‹‹ Xigbar se il tuo capo ti dice una cosa vuol dire che sa che hai le capacità per poterla eseguire. ››

‹‹ Taci Saix. Evita di fare il lecchino. ››

‹‹ Non osare insultarmi razza di troglodita. ››, s’avvampò il giovane dai capelli blu cobalto.

‹‹ Che temperamento ragazzi, che succede? Il vostro Axel sparisce per un paio d’ore e voi vi scorticate vivi…l’atmosfera è così calda che ci potrei accenderci le mie bolas. A proposito, si è fatto tardi, che ne dite di prepararci, eh? ››.

Saix se ne andò lanciando un’ultima occhiataccia a Xigbar.

‹‹ Xion, andiamo. ››, ordinò alla sua povera assistente che lo seguì mesta.

‹‹ In quanto al discorso di prima…se mi permettete di dare la mia modestissima opinione, credo che dovreste venirvi incontro. ››.

Mai l’avesse detto, i due iniziarono a urlare contemporaneamente frastornando il ragazzo.

‹‹ Almeno provateci, okay? ››, ribadì scuotendo la testa leggermente stordito da quelle voci che gli avevano perforato un timpano.

‹‹ Adesso dobbiamo pensare a cosa accadrà tra un paio d’ore. Non vorremmo fare una brutta figura perdendo così credibilità? ››, la frecciatina era rivolta al giovane uomo dai capelli candidi che non poteva sopportare di rimetterci economicamente.

Era difficile per Axel  dover fare da perno costante in maniera tale da poter mantenere quel precario equilibrio che si era creato tra la sua - il sole pensiero di utilizzare quella parola lo faceva ridere! - famiglia.

Le cose migliori che sapeva fare, al paragone con gli altri era il peggiore, era grato al Circus XIII per avergli dato un’occasione per riscattarsi anche se non riusciva ad esserne pienamente appagato.

Era diverso da quello scansafatiche di Demyx che non aveva alcuna aspirazione, che gli bastava il minimo indispensabile per essere contento, no. Axel non era affatto così…

La comunità l’apprezzava solo per quelle due fesserie in cui era particolarmente dotato, ma più di distrarre la gente dalla loro monotona vita non sapeva fare, era uno scarto inutile, non era niente, era un Nessuno. Come tutti loro del resto…

Lui stava là, soltanto perché non era più solo, non era compatito anzi poteva rendersi utile a qualcuno.

 

‹‹ Ero così affascinato, non siete dei comuni circensi, voi siete dei talenti innati. ››

 

Le parole di quella testolina bionda - Roxas, non avrebbe più scordato quel nome -, l’avevano fatto sorridere.

Lui li apprezzava…così tanto da voler scappare con loro.

No, un altro ragazzo che sarebbe diventato il sollazzo di un pubblico molto annoiato, un burattino che doveva esibirsi per gli altri, Axel non voleva, sapeva cosa si provava se alla fine dello spettacolo gli applausi non erano sentiti, se qualcuno sbagliava la colpa ricadeva su tutti.

Ciò l’ aveva imparato con il tempo e l’esperienza e non voleva quel futuro per quel ragazzino così piccolo.

 

‹‹ Perfetto allora. Voglio un grande spettacolo. Niente distrazioni, ti avevo detto di parlare con il ragazzino non di portarlo a passeggio. Questa sera non voglio neanche il più piccolo errore da parte tua, Axel. ››, disse iracondo Xemnas, non era da lui essere così velenoso ma quella giornata i suoi nervi erano già stati abbondantemente messi alla prova da Xigbar.

‹‹ Axel…››, sussurrò Marluxia che se n’era rimasto in disparte con Roxas ad assistere la scena.

Il fulvo si voltò a guardarli, Roxas si era stretto contro la schiena di Marluxia contrito, i piccoli pugni che si stringevano sulla sua maglia.

‹‹ Roxas? Che ti è preso? ››, si portò verso il ragazzo che iniziò leggermente a tremare.

‹‹ Roxas? ››, lo stesso nome venne pronunciato contemporaneamente da due persone diverse.

Una voce stava per farsi prendere dal panico, l’altra era incuriosita e il disappunto e la tensione che precedentemente gli colorivano il tono scomparvero.

Non mi dire che ci è riuscito di nuovo?  pensò Xemnas guardando il ragazzo preoccupato.

E’ riuscito a far parlare il ragazzino…perfetto. Roxas, mh? Credevo fossi più tenace, non pensavo che avresti reso le cose tanto facili al nostro Axy.

‹‹ Roxas che è successo? Non tremare così! ››.

Ma più parlava, più Roxas si agitava.

Era colpa sua, alla fine l’unica persona che si era rivelata gentile nei suoi riguardi era stata rimproverata per lui. Se qualcosa non fosse andato per il verso giusto, Xemnas se la sarebbe presa con il rosso se non con lui. Era un peso, non avrebbero mai accettato di tenerlo con loro.

Quel luogo pieno di luci, colori…e speranze. C’erano tante speranze in quel tendone, loro potevano portarlo via da quello schifo di posto, non sarebbe più rimasto a subire all’interno dell’orfanotrofio. Loro potevano dargli tutto quello che non aveva mai avuto.

Ma loro…non volevano lui.

La voce di Axel che lo chiamava era lontana ed ovattata, gli fischiavano le orecchie.

‹‹ Ciao Roxas, sai che sei proprio carino? Mi piace il tuo nome, anzi mi piaci proprio tu. Ti andrebbe di restare ancora un po’ con noi? ››.

Roxas aprì gli occhi di scatto, per pochi istanti ci vide doppio da quant’erano fortemente serrati.

Xemnas era appoggiato bellamente sulla spalla di Axel, lo guardava affabile e speranzoso.

Prima aveva rimproverato Axel per colpa sua, ora invece lo stava invitando a restare "ancora un po’".

I cambiamenti di umore del direttore del Circus XIII erano da far girare la testa, cosa che effettivamente gli stava accadendo da quanto la notizia fosse sconvolgente.

‹‹ Che cosa?! ››, gridò Axel ancora inclinato verso Roxas mentre fissava la testa di Xemnas poggiata elegantemente su un braccio che a sua volta era sorretto dalla sua spalla.

‹‹ Che c’è Axy? Non ti farebbe piacere che il nostro nuovo amico assista allo spettacolo gratis? ››.

‹‹ Lo so che stai cercando di fare! Non ti permetto di sfruttare Roxas come nuova attrazione. ››

‹‹ Nuova attrazione? Io? Mi credi così meschino Axy? ››

‹‹ E non chiamarmi Axy, sai che la cosa mi fa incazzare a bestia! E comunque, sì. Ti venderesti tua madre pur di guadagnarci qualche soldo in più. ››

‹‹ Cosa che ho effettivamente fatto, Axy. Ma lasciamo perdere il passato, pensiamo ad ora. Non penso che la cosa ti possa riguardare, credo invece sia più giusto chiederlo al diretto interessato, no? ››.

Axel stava per controbattere prontamente quando l’uomo dalla pelle ambrata lo interruppe con un gesto della mano guardando fisso negli occhi azzurri del piccolo.

‹‹ Allora Roxas, cosa rispondi? ››, non intendeva più scherzare.

Axel sapeva che Xemnas non aveva alcuno scrupolo se di mezzo c’era il successo, per quel poco che aveva conosciuto quel ragazzo gli augurava una vita migliore, non quel postaccio pieno solo di false illusioni, uno scadente Paese delle Meraviglie.

Roxas fissava quegli occhi caramellati pieni di magnetismo e se non avesse avuto certa l’impellente voglia di voler andare via con loro, fissando quegli occhi, avrebbe tentennato a negargli l’invito.

‹‹ Accetto. ››, disse sicuro, sembrava che i tremori non l’avessero mai toccato, anche la voce era chiara e a quella stessa voce lo sguardo di Xemnas si illuminò.

‹‹ Perfetto. ››, mormorò soddisfatto allungando la mano verso quella di Roxas per sancire il patto.

 

Mozzafiato.

Solo con una parola si poteva esprimere tutto quello che su quel palco stava accadendo. Anche se presi singolarmente e visti nella loro vita quotidiana risultavano eccentrici, durante l’esibizione ognuno di loro appariva così fascinante che il respiro di Roxas spesso si fermava inconsapevolmente, nonostante fosse la seconda volta che il ragazzo assisteva allo spettacolo rimaneva sbalordito dall’abilità in cui Demyx creava con dei grandi cerchi, enormi bolle di sapone. Era rilassante ma allo stesso tempo avrebbe voluto lui stesso entrare nella bolla senza farla scoppiare come aveva appena fatto il ragazzo! Cosa che era impossibile!

 

Rideva, eccome se rideva…il ragazzo dai particolari capelli biondo cenere si sentiva un dio in situazioni come quelle, la gloria gli dava alla testa e la cosa non sembrava disturbarlo in alcun modo. Essendo connaturata nel suo codice genetico l’indolenza, poter essere adorato dal suo pubblico lo gasava all’inverosimile.

Era bello e particolarmente bravo nel gestire il suo ruolo da circense e nessuno poteva metterlo in dubbio, quei sorrisi erano tutti rivolti per lui e il suo momento di celebrità non sarebbe stato sprecato. Era felice e se la spassava alla grande ma non si poteva dire di esserlo stato sempre…

 

Demyx si considerava un pacato lago, lo stesso lago che si affacciava davanti alla casa in campagna che aveva costruito suo padre, mentre i suoi fratelli più grandi e il capofamiglia lavoravano nei campi, lui si dilettava a gettare sassolini sul quel placido specchio d’acqua, la sua infanzia era trascorsa su quelle rive, il piccolo Demyx non avrebbe fatto altro che stare coricato sull’erba morbida del suo terreno a fissare le nuvole che passavano mentre ascoltava innocentemente le melodie che il vento dedicava al suo lago, baciando le sue acque e portando sino alla riva, dove si trovava a sostare, perle fresche che gli inumidivano il viso quando il vento soffiava un po’ troppo forte.

Poi l’incendio doloso nella sua fattoria ha devastato tutto una notte…non era rimasto più niente. Solo cenere e acque sporche su cui trattenersi. Il lago l’aveva salvato, l’incendio si era inanellato tutto intorno al campo che i suoi familiari avevano duramente arato e che portava invidia alla gente che gli stava vicino. Si era svegliato nella sua stanza per colpa dell’odore di bruciato, tutto stava ardendo.

Sentiva le urla di suo padre che incitava i figli a scappare, Demyx era pietrificato nel suo letto, non riusciva a spostarsi, era troppo piccolo per sapere cosa avrebbe dovuto fare senza il consenso dei suoi…poi la porta si spalancò e ne uscì la sua vissuta madre che tossendo per il fumo, lo abbracciò protettiva con gli occhi lucidi per colpa del calore che attanagliava la casa.

‹‹ Demy! Va al lago. Entra in acqua e aspetta che qualcuno ti venga in soccorso! ››

Demyx non sapeva perché la gente avrebbe dovuto andare in soccorso proprio a lui e non a tutti gli altri, sua madre prese la bottiglia d’acqua che il bambino usava per bere la notte e gliela versò addosso, rabbrividì per quell’improvvisa mossa da parte dell’anziana donna, ella lo prese in braccio e percorse le scale in fiamme stringendolo a sé, proteggendolo dalle lunghe lingue ustionanti riuscendo ad allontanarsi dall’uscio di casa.

‹‹ Demy corri! ››, lo incitò lasciandolo cadere in terra ma il piccolo si fermò ad attenderla.

‹‹ Vai ti ho detto! Devo aiutare tuo padre! ››…quelle furono le ultime parole che sentì il giovane da parte dell’acciaccata madre.

Si gettò nelle fredde acque del lago che lo protessero dall’incendio.

Lui era il più piccolo ed indifeso, non era d’aiuto alla famiglia ma era sopravvissuto, gli altri no.

Ricordava molto poco della sua infanzia, una delle poche cose che rimpiangeva era il suo amato lago, però ricordava alla perfezione come entrò a far parte della compagnia itinerante diretta dal giovane Xemnas, non sapeva fare granché Demy ma era capace di gestire in modo appropriato tutto ciò che derivasse dall’acqua. Elemento che gli salvò la sua giovane vita anni prima…e ora si trovava su quel palco, a condividere quel suo piccolo pregio con gli altri che lo guardavano allibiti e che lo spronavano con caldi applausi.

Mentre Demyx si trovava imprigionato in quell’effimera gabbia, iniziò a creare tante piccole bolle al suo interno, poteva affogare fra tutte quelle  perle evanescenti  che lo immergevano, poi…con un esile tocco, fece esplodere la grande bolla in cui erano imprigionati e le tante figlie riempirono la sala del circo procurando urla di stupore e risate incontenibili.

 

La platea si riempì di mani svolazzanti che cercavano di raggiungere le bolle di sapone che volteggiavano, danzando quasi a passo di valzer, per un attimo anche Roxas, che assisteva dietro le quinte si trovò con una mano protesa in aria, quando si accorse della stupidità del suo gesto l’abbassò a stringere il cordone rosso che legava un lembo della tenda che divideva il palco dal retroscena. Demyx era in pieno delirio di onnipotenza ed anche se forse esagerava nel suo dimostrare entusiasmo, la cosa sembrava non infastidire il pubblico che, in quel momento, l’osservava creare enormi sfere.

Al fianco di Roxas, nel frattempo, era comparso un uomo dai tratti molto pungenti, i capelli lunghi e chiari gli incorniciavano il volto magrissimo e silenziosamente entrò sul palco lanciando alla ragazza che lo seguiva un’occhiata di intesa, la giovane era vestita solamente di un body rosa acceso, pieno di strass decorativi, i capelli biondi le cadevano fino al collo esile e due ciuffi color oro guizzavano come antenne, portate indietro in maniera molto coreografica. 

Gli occhi della ragazza lo incenerirono e sulla fronte nivea comparve una ruga di cipiglio.

‹‹ Che hai da fissare moccioso? Evita di sbavare o qualcuno rischierà di scivolare in terra. Ma dove siamo, all’asilo nido? ››, Roxas a quelle parole si sentì profondamente mortificato e abbassò gli occhi pieno di vergogna, quell’atto non gli permise di ammirare come l’uomo apparso da poco sul palco, congelava magistralmente una grande bolla di sapone, creata poco prima da Demyx, con degli strani guanti refrigeranti.

La giovane gli lanciò uno sguardo piuttosto presuntuoso prima di presentarsi sul palco eseguendo eleganti ruote, raggiunta la sfera cristallizzata dal ghiaccio ci salì sopra senza dimostrare alcuna titubanza e iniziò a percorrere tutto intorno gli spalti, come se la cosa non fosse già abbastanza complicata di per sé, Demy iniziò a creare globi abbastanza grandi da divenire delle palle da giocoliere grazie all’aiuto repentino del compagno, che dopo aver refrigerato le bolle, le passava alla ragazza che intenta a mantenere l’equilibrio faceva volteggiare sopra la sua testa le sfere.

‹‹ Larxene è una stronza…››, la mano di Axel che si appoggiò inaspettata sulla sua spalla lo fece irrigidire per un attimo, si era spaventato, ‹‹…ma è indubbiamente bravissima. ››

‹‹ Già…››, mormorò ripensando alle parole scottanti che gli aveva riferito.

‹‹ Anche se l’aiuto di Demyx e Vexen è essenziale. ››.

Roxas fissò gli strani guanti che avvolgevano le mani di Vexen, emanavano uno strano alone tutto intorno.

‹‹ Ma come…? ››, mormorò tra sé il biondino.

‹‹ Oh, non so esattamente come funziona ma Vexen è uno scienziato, o almeno lui si definisce così. Quei guanti sono una sua invenzione. ››, pronunciò Axel intuendo la domanda incompiuta del biondo.

Intanto i tre circensi completarono la loro eccellente esibizione con salti e capriole dileguandosi dallo spettacolo dopo che una cascata di polvere di ghiaccio era esplosa maestosamente per tutto il palcoscenico grazie alle capacità dello “scienziato”.

‹‹ Beh…ora tocca a me. Augurami buona fortuna. ››, annunciò.

‹‹ B-Buona fortuna Axel. ››

‹‹ Fortuna? Secondo te, con le mie indiscusse capacità, ho bisogno di fortuna, baby? ››, disse confondendo il ragazzo che capì dopo poco la sua presa in giro.

‹‹ Ora vado, non li senti? Stanno acclamando il grande Dancing Flames! ››, avvicinò le mani a coppa verso la sua bocca, simulando delle urla da stadio e dopo avergli fatto l’occhiolino si incamminò sul palco sfilandosi la maglietta a maniche corte color fumo che indossava.

 

Il petto di Axel era chiaro ma era segnato da delle macchie che avevano tutta l’impressione di essere vecchie cicatrici che si era procurato con il tempo…

Roxas lo vide sfregarsi le mani compiaciuto e afferrando due lunghe cordicelle di cuoio, che erano state posizionate prima, insieme a una torcia infuocata da Marluxia durante il cambio di turno, iniziò a farle roteare, ai loro estremi si notavano delle sfere che spezzavano l’aria provocando un sibilo mentre Axel accelerava la velocità dei polsi.

Quando il ragazzo dai capelli rossi avvicinò le bolas alla fiaccola, le sfere presero fuoco, Roxas poteva sentire da lì il pungente odore di cui erano impregnate, l’odore del liquido infiammabile fece storcere il naso al ragazzino dai capelli biondi.

Axel iniziò a colorare il palco di rosso e arancione creando effetti di luce affascinanti, le rispettive bolas di ogni cordone sembravano sul punto di intrecciarsi l’una con l’altra, cosa che non capitava mai, il circense ci stava prendendo gusto nel allargare e accorciare le circonferenze a secondo dei movimenti che gli imponeva ma aveva una determinata scadenza da rispettare, iniziò a eseguire delle mosse in perfetto stile capoeira, volteggiava armonicamente insieme alle sue bolas, eseguiva anche capriole inverosimili senza che le sfere brucianti gli sfiorassero la pelle, era affascinante. Estremamente. Anche se il piccolo Roxas, ancora con il fiato bloccato nei suoi polmoni giustificava le sensazioni che provava in ammirazione. Mentre il circense con una mano cercava di attirare ancor più l’attenzione su di sé, con l’altra faceva spegnere le tre sfere legate ad una delle due corde che padroneggiava, immergendole in una scodella piena di liquido, con la mano ormai libera, prese - senza destare troppa attenzione - la bottiglietta legata alla sua cinta, ne bevve un sorso e con le guance piene di quella sostanza ignota spruzzò tutto il contenuto in aria mentre con la mano che teneva salda il laccio di cuoio, indirizzò con un gesto rapido le bolas infuocata verso la pioggia di quel liquido che il Dancing Flames aveva nebulizzato incendiando così l’aria per alcuni istanti creando un arco infiammato proprio sulla sua testa.

Tra le grida eccitate degli spettatori, il circense depose anche l’altro cappio che legava le bolas dopo averle spente come le precedenti, afferrò un lungo bastone alle cui estremità si trovavano due appendici che come le bolas erano pronte ad incendiarsi.
Axel fece volteggiare il bastone creando una grande circonferenza infuocata che portò le mani del piccolo Roxas a stringersi sul tessuto della tenda, non sapeva se essere spaventato o affascinato da quelle lingue di fuoco.

Lo spettacolo stava per volgere al finale così il fulvo si preparò per il gran finale, iniziò a far girare con una mano ancor più rapidamente il bastone, questo prendendo velocità  iniziò a spostarsi quasi da solo dal palmo al dorso della mano e tramite movimenti meccanici che con la pratica erano diventi piuttosto fluidi avvicinò l’asta pericolosamente vicino al volto, questa si spostò magistralmente attorno al collo del fulvo, quando il rigido giro che compì il bastone fu svolto, Axel l’afferrò con l’altra mano e sempre con un morbido movimento si portò una delle due estremità in bocca spegnendola, il suo volto era rilassato, quasi sembrasse che si stesse gustando un fresco gelato anziché una palla incandescente che rischiava di fottergli il palato e la trachea!

Roxas era immobile come una statua di freddo marmo, quando era andato ad assistere allo spettacolo con l’orfanotrofio il Dancing Flames aveva fatto tutt’altro spettacolo, meno d’impatto, il pubblico però reagì in ben altra maniera, era estasiata dallo spettacolo entusiasmante che aveva eseguito quella serata.

Axel eseguì un inchino di riconoscenza, grato per tutti quegli applausi a lui rivolti, e allontanandosi dal palcoscenico vide le pupille dilatate di un Roxas suggestionato che si nascondeva dietro la tenda rosso porpora.

Gli sorrise dolcemente, era un cuccioletto impaurito, era strano che era lo stesso ragazzo che quel pomeriggio lo aveva preso a parole e che gli aveva fatto venire un esaurimento nervoso nel negozio d’abbigliamento.

‹‹ Piaciuto lo spettacolino? ››, domandò accarezzandogli i capelli morbidi.

La voce di Xemnas che ringraziava il pubblico accompagnava il flebile accenno della testa del biondino.

‹‹ Mi fa piacere…››

Roxas gli sorrise amabile e per un attimo, l’istinto di strapazzarlo tutto lo colpì inaspettatamente.

‹‹ Ora c’è il saluto generale di tutti gli “artisti”, tu aspetta ancora un po’, va bene? ››

‹‹ D’accordo. ››

Così Axel si allontanò nuovamente insieme a tutta la compagnia del Circus XIII per ricevere gli ultimi applausi che avrebbero ricevuto quella sera.


*****

 

Angolino Autrice:

Ma salve :3 Rinnovo gli auguri di buone feste, c’è chi per perdere i rotoli di ciccia che ha accumulato ultimamente fa esercizio con macchine accessoriate e chi si limita a far sgranchire le dita su una vecchia tastiera – come me – Fufufu..

Ringrazio chi ha messo Circus XIII tra le preferite/seguite.
Passiamo alle recensioni (:

 

TsuX3: LOL, concordo per quanto riguarda la folla di fans inferocita, mano ai forconi! Prendiamolo! xD

Spero che nemmeno questo secondo capitolo ti abbia delusa, cara!

Ti auguro una buona giornata ~

Bittersweet Mel: Oh, troppo gentile. Il primo capitolo di questa storia non mi è piaciuto granché, comunque sia, ti ringrazio. Per quanto riguarda i caratteri ho cercato di rendere alcuni dei pg più IC possibili mentre per altri – Marluxia *coff coff* - mi sono sbizzarrita a renderli OOC.

Sì, mi piace mettere riferimenti veramente presenti nel gioco, lo potrai notare anche più in là se la storia non ti stancherà prima xD

Buon proseguimento di giornata (:

 

Non penso ci sia altro da aggiungere. Ringrazio tutti coloro che si sono soffermati a leggere ^^

Rinnovo il nostro appuntamento al 15 Febbraio con il terzo capitolo del Circus…

Chu~

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Capitolo 3
*** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 3 ***


1

1. Just be friends…

Mondo-Scena ›› 1. # 3

 

‹‹ Waaaaaah! Ho bisogno di una vacanza! ››, sbruffò Demyx stiracchiandosi tutte le giunture.

‹‹ Sempre che ti lamenti sei? Che dovremmo dire allora noi? ››, rimbeccò Marluxia servendo in tavola una grossa pentola fumante.

Era la prima volta che Roxas pranzava insieme agli altri componenti della compagnia, si sentiva di troppo, aveva cercato di convincere Axel che mangiare nell’altra stanza non lo infastidiva ma quello non aveva voluto sentire ragioni.

Era divertito dai battibecchi innocenti che si creavano di consuetudine tra Demyx e Marluxia, riempivano quel silenzio opprimente che aleggiava nella sala addetta al ristoro.

Roxas si domandava se era sempre così…

Mentre mangiavano ognuno immerso nei propri pensieri, Roxas notò il posto vacante lasciato da uno dei membri.

‹‹ Dov’è Xigbar? ››, sussurrò ad Axel che stava consumando il suo pasto al suo fianco.

‹‹ E’ ancora impegnato con quel Heartless. ››

‹‹ E non mangia? ››

‹‹ Beh credo ch- ››

‹‹ Non ha bisogno di mangiare. Il tempo stringe, non può permettersi di bighellonare ancora. ››, la voce tagliente di Saix fece tacere tutti, persino Demyx che era ancora coinvolto nel discorso con Marl.

‹‹ Non credo che Xigbar sia un perdigiorno…››, provò a giustificarlo flebilmente Roxas, intimorito dallo sguardo pungente e freddo del ragazzo con l’evidente cicatrice a forma di X che faceva spiccare ancora di più i suoi occhi.

‹‹ Tu sei l’ultima persona che può avere voce in capitolo tra di noi. ››

Roxas abbassò gli occhi sul suo piatto, prima Larxene poi Saix, lui non gli aveva fatto niente ma solo con la sua presenza li indispettiva, voleva scappare nella stanza che gli aveva preparato Marluxia e rinchiudersi.

Si stava per alzare scusandosi per il disturbo quando le mani decise di Axel lo trattennero a sedere senza farsi notare.

Roxas vide come gli tratteneva i polsi mentre ad occhi chiusi posò il pezzo di pane che stava mangiando.

‹‹ Perché non impari un po’ di bon ton prima di sparare cazzate, Saix? Per quanto te la fai con il capo non vuol dire che hai la libertà di trattarci come ti pare e piace. ››, era calmo, nonostante le sue parole fossero dure e amare da ingoiare il tono era pacato.

Il volto di Saix diventò rosso di rabbia e d’imbarazzo.

‹‹ Brutto figlio…››, sibilò fra i denti.

Xemnas nonostante fosse stato preso in causa continuò a pranzare come se niente fosse.

‹‹ Cosa c’è? La verità brucia? ››, sorrise malizioso Axel.

Saix si alzò in piedi, pronto a fargli rimangiare ogni parola che era uscita da quella lurida bocca.

‹‹ Vuoi litigare? ››, rise divertito il fulvo alzandosi compostamente dalla sedia.

Roxas stava entrando in panico. Come gli era venuto in mente di proferire parola? Era l’ultimo arrivato, non doveva fare o dire niente e invece aveva innescato una lite che stava degenerando pericolosamente.

‹‹ Perché ci tieni tanto a quel piccoletto? Devi sempre metterti in mezzo per ogni cosa che gli si dice! ››, soffiò avvicinandosi ad Axel che non aveva alcun espressione particolare in viso.

‹‹ Saix. Torna a sederti. Ora. ››, chiamò all’ordine Xemnas.

‹‹ M-Ma hai sentito come mi ha insultato quel bastardo?! ››

‹‹ Saix, cosa ti ho detto? ››

Quello guardò con sdegno prima Roxas e poi Axel, li odiava, senza motivo alcuno li detestava e il biondo sapeva che restare lì sarebbe stato più difficile di quello che si aspettava.

‹‹ Non ho più fame, vado in camera mia. ››, annunciò Saix in collera più con il suo presunto amante che non con gli altri.

Xemnas sospirò ma non oppose resistenza, era sempre difficile da trattare, forse era proprio per quel motivo che gli piaceva così tanto…

‹‹ Roxas! Mi faresti un favore? ››, trillò la voce da bambina di Xion, il biondo si voltò verso la ragazza, il viso era ansioso, come se volesse allontanare il disagio che si era creato e lui non voleva altro che quello.

‹‹ Potresti portare un piatto di zuppa di miso a Xigbar? Penso gli farebbe molto piacere e dato che ti sei preoccupato per lui sarebbe meglio se lo portassi tu. ››, sorrise speranzosa in una risposta positiva.

‹‹ Certo. ››, confermò deciso.

‹‹ Bene! ››, concluse la ragazza dai corti capelli neri versando il pasto in un contenitore ermetico.

Roxas preso il bottino si allontanò mestamente ma quando arrivò davanti all’uscita del tendone tornò indietro fissando per tutto il tempo i piedi per nascondere il forte rossore in viso.

‹‹ N-Non so dove sia…››

‹‹ Oh scusa, hai ragione. Che sbadata, si trova nella radura oltre i sempre verde che crescono nella zona nord da dove siamo noi, in quelle parti gli alberi sono più radi, Xigbar ha piazzato un’enorme gabbia metallica per addestrare l’Heartless perciò non avrai difficoltà a trovarlo. ›› 

Ancora con il viso imbarazzato scosse con eccessiva veemenza il capo e si diresse verso l’uscita quasi di corsa.

Xion rise per la tenerezza di quel ragazzo impacciato tanto quanto lei, e vide come Axel scuoteva il capo divertito, cosa strana, Axel non era tipo di affezionarsi facilmente alle persone. Chissà…

 

Xion aveva ragione, fu facile trovare il luogo in cui Xigbar si allenava, l’odore di umidità era persistente e persino l’aria aveva un che di verdognolo, le urla dell’Heartless anticiparono la sua entrata, la gabbia metallica era molto grossa e prendeva la maggior parte dello spazio che la radura offriva, all’interno delle sbarre, Xigbar camminava lentamente tutt’intorno alla bestia, era strano il modo in cui cercava di ammansire lo strano Heartless che aveva di fronte, non era una delle solite creature che aveva visto negli spettacoli precedenti, nessuna forma di volatile o di cane gigante, era un Heartless con fattezze quasi umane.

Si muoveva sinuosamente, il capo era a forma cilindrica di un grigio più scuro rispetto all’intero corpo che andava ad allargarsi verso il busto.

Si spostava con grazia poggiando il peso da un piede deformato all’altro, e la cosa che sconvolgeva di più il piccolo Roxas è che possedeva due spade che utilizzava per attaccare il suo “padrone” per sfuggirgli ma

Xigbar non si faceva intimorire, era molto concentrato.

Roxas non voleva disturbarlo nel suo duro addestramento, non si era nemmeno accorto della sua presenza e forse era la cosa migliore, si sedette in terra fantasticando sul come sarebbe stato bello se fosse stato lui al posto di Xigbar a domare una bestia simile.

‹‹ Giù! Sta giù ti ho detto! ››, urlò facendo scoccare la frusta che aveva in mano per far calmare l’Heartless, quello restò ad ondeggiare al suo posto contenendo la sua ira.

‹‹ Bravo…così…››, dopo un quarto d’ora abbondante l’addestratore si deterse il viso con un asciugamano che teneva intorno al collo, faceva caldo e quell’animale non sembrava molto incline a seguire i suoi ordini, con la coda dell’occhio però si accorse di una piccola figura che lo stava ad osservare.

‹‹ Roxas? Che ci fai qui? ››.

Quello gli indicò il contenitore ermetico.

‹‹ Ti ho portato il pranzo, immagino che tu abbia fame…›

‹‹ Bell’idea ragazzino. Mi ci vuole proprio una pausa. ››, disse allegro chiudendo la gabbia dietro le sue spalle.

‹‹ Hai aspettato molto? ››

‹‹ Un po’, mi dispiace solo che la zuppa sia diventata tiepida ma non volevo disturbarti. ››

‹‹ Figurati, a me la zuppa calda non piace, avrei dovuto sempre aspettare che si raffreddasse. Grazie per il pensiero. ››

‹‹ Non c’è di che…››

Xigbar si sedette in terra e Roxas gli si accostò più vicino.

‹‹ Ne vuoi un po’? ››

‹‹ No, grazie, ho già mangiato. ››

Quello iniziò a rifocillarsi mentre il biondo si guardava in giro, il suo sguardo cadde più volte sul Heartless che si muoveva freneticamente in gabbia e che alle volte usciva le due spade in suo possesso per colpire le sbarre in acciaio.

‹‹ Non rischia di scappare? ››

‹‹ Nah, e anche lui lo sa, è solo un tentativo futile di fuggire via ma la disperazione alle volte ti porta a continuare nonostante tutto.››

‹‹ Lo sa anche lui? E’ un Heartless piuttosto strano…non ne ho mai visti di simili in giro... ››

‹‹ Si chiamano Samurai. Questi sono più analoghi agli esseri umani, per questo sono difficili da catturare. Sono molto furbi e tenaci…imprevedibili. Per questo Xemnas è entusiasta per il bottino, povero pazzo. Per addomesticare una bestia qualsiasi ci vogliono mesi, io, di solito sono in grado nel giro di 30 giorni circa, figurati se riuscirò mai a farlo esibire in tempo per l’ultimo spettacolo. ››

‹‹ Ma lui non lo sa quanto è difficile? ››

‹‹ Dovrebbe saperlo, ma non gli importa. ››

‹‹ Allora dovresti evitare di impegnarti così tanto se sai che non ce la farai…così darai solo delle speranze a Xemnas, no? ››

‹‹ Fatti dire una cosa ragazzino, per quanto sia difficile riuscire in un’impresa, anche quella più disperata, non devi mai gettare la spugna troppo presto, così vanificherai tutti i tuoi sforzi e avrai la nomina di perdente per sempre, la gente ricorderà continuamente i tuoi fallimenti e te li rinfaccerà ogni qualvolta che ce ne sarà l’occasione, non importa quante cose buone tu abbia fatto in vita tua, evita sempre di dare la possibilità di riempire la bocca altrui con i tuoi insuccessi. ››

Roxas annuì con convinzione, aveva ragione.

Restarono per un po’ in silenzio, il biondo studiava le movenze dell’animale e Xigbar terminava il suo pasto lentamente, non c’era tensione, era uno di quei silenzi rilassati, senza pretese, ma presto fu interrotto dalla voce del circense.

‹‹ E’ ora che torni a lavoro ragazzino. Grazie per la zuppa, dì a Marl che era buonissima, come sempre… ››  

Il giovane annuì e tornò al tendone, i ragazzi si stavano allenando.

Axel quando lo vide da lontano lo chiamò con la mano, era insieme a Zexion e Xion, assistevano all’esercitazione di Xaldin, intento a lanciare i suoi coltelli sulla ruota della morte distante diversi metri da lui.

‹‹ Sei tornato, Xigbar si stava allenando duramente? ››

‹‹ Uhuh. ››, mormorò accompagnandolo con un cenno della testa mentre vedeva Larxene avvicinarsi a Xaldin.

‹‹ Meglio così…››

‹‹ Cosa sta facendo? ››, riuscì a chiedere infine.

Axel voltò lo sguardo sulla ragazza e sorrise divertito.

‹‹ Sta a vedere. ››

Larxene si massaggiò le tempie piuttosto scazzata, era l’unica donna del Circus XIII, oltre Xion, ma era ancora troppo piccola per essere considerata una donna affascinante e Marluxia per quanto potesse ingannare con i suoi modi di fare e i suoi capelli era anagraficamente un uomo, perciò tutti i lavori da assistente toccavano a lei, tranne per quanto riguarda lavorare con Saix, quello aveva un carattere di merda tanto quanto lei e insieme non potevano lavorare senza finire per tirarsi addosso oggetti di ogni tipo, perciò lasciava quel ingrato compito alla piccola e paziente Xion, pronta ad accondiscendere il ragazzo senza troppe difficoltà.

‹‹ Forza Larxene, non abbiamo tutto il pomeriggio. ››, brontolò Xaldin giocherellando con un kunai dall’aspetto poco rassicurante.

‹‹ Arrivo cazzo! Dammi un po’ di tempo. ››

‹‹ Che acida. ››, borbottò a braccia conserte Zexion, seduto sul tavolo di legno in noce su cui era solito assistere.

‹‹ Ti ho sentito emo! Se credi sia così facile perché non vieni tu a farlo?! ››

‹‹ Sei pazza? Ci tengo alla pelle io…››

Larxene emise uno strillo acuto per l’irritazione e si posizionò sul tabellone chiudendo gli occhi per non assistere.

‹‹ Non ti muovere Barbie, farò il più velocemente possibile. ››, sogghignò Xaldin.

Quella per tutta risposta imprecò qualcosa sotto voce.

‹‹ Qualcuno qui ha le sue cose addosso…››, rise Axel prendendola in giro.

Larxene aprì gli occhi di scatto e si voltò a incenerire con lo sguardo il mangiafuoco, il contatto visivo fu interrotto da un kunai affilato che si piantò sul tabellone circolare facendo sbiancare la ragazza bionda, il labbro inferiore iniziò tramarle e un velo di sudore incominciò a trasparire sul suo viso contratto.

‹‹ Ops, pensavo fossi pronta…››, si scusò Xaldin.

‹‹ Brutto idiota! Sta più attento la prossima volta e avverti! Potevo rimanerci secca! ››

‹‹ Magari…››, soffiò impercettibilmente Axel provocando una risatina al biondo.

‹‹ Dai, riprendiamo. ››, disse il lanciatore di coltelli.

‹‹ Oh! Oh! Un attimo! ››

Axel corse incontro a Xaldin prendendo una benda e legandola agli occhi del imponente ragazzo.

‹‹ Okay, ora può andare! Io sto ad assistere alla scena. ››

Larxene spalancò la bocca, era ormai isterica.

‹‹ Fottiti Axel! ››

‹‹ Grazie amore, è un piacere esserti d’aiuto. ››, rispose tutto zucchero e miele avvicinandosi nuovamente al gruppo di spettatori che se la ridevano di gusto.

Il pomeriggio stava passando in maniera piacevole, l’atmosfera tesa si era ormai dileguata e anche Roxas stava imparando ad aprirsi di più con i compagni.

‹‹ Cari amici, un attimo di attenzione, prego. ››, annunciò il direttore della compagnia richiamando l’attenzione di tutti i presenti, i ragazzi si avvicinarono all’uomo dai capelli candidi circondandolo.

‹‹ Ho un annuncio da fare, siamo stati invitati ad esibirci al cospetto di Re Topolino in persona. E’ un grande onore per noi e voglio che siate tutti al meglio per quella giornata. Essendo che il sovrano si è dovuto allontanare dal suo regno per questioni burocratiche e sapendo che siamo vicini mi ha fatto riferire che gli farebbe piacere assistere ad un nostro spettacolo al Castel that Never Was. Che ne dite? ››

Un mormorio eccitato si diffuse tra i vari circensi, c’era chi era in fermento come Demyx altri erano intimoriti come la piccola Xion, Vexen già immaginava come stupire il sovrano con le sue invenzioni riuscendo ad affermarsi nella società, per lui era un’occasione da non perdere.

‹‹ Quando sarà il grande evento? ››, domandò sarcastica Larxene.

‹‹ Ecco il punto dolente…Re Topolino sarà qui proprio il giorno in cui saremmo dovuti partire da Crepuscopoli, perciò non solo dovrete prepararvi per i consueti spettacoli serali ma anche per il ricevimento di sua maestà, non voglio obbiezioni di alcun genere, ho già avvertito Xigbar della faccenda, motivo in più per avere quel Heartless pronto prima della partenza…›

Roxas storse la bocca, non era giusto bruciare le tappe in quel modo, aveva visto come fosse difficile gestire quel Samurai.

‹‹ Ah, un’altra cosa che interessa solo te. ››, disse indicando con il dito indice il ragazzo, che titubante si indicò a sua volta.

‹‹ Dici a me? ››

‹‹ Proprio tu. Puoi venire un attimo? ››

Axel si accostò a Roxas, non si fidava di Xemnas, questo gesto face aggrottare la fronte all’uomo dai grandi occhi ambrati.

‹‹ Senza la tua guardia del corpo per favore. Ti aspetto dietro le quinte. ››

Roxas si voltò verso il giovane dai capelli rossi.

‹‹ Non mi mangia mica, fidati. ››, disse dandogli un piccolo pugno sul braccio sorridendogli.

‹‹ Non è che non mi fidi di te...è di quello lì che non mi fido.››

Roxas roteò gli occhi, la cosa fece sorridere Axel.

‹‹ Torno subito. Poi ti racconto. ››

Quello sbuffò.

Possibile che Xemnas fosse così inaffidabile?

‹‹ Mi conviene andare, se no rischio di farlo arrabbiare sul serio. ››

Si girò per raggiungere il direttore ma la mano di Axel lo fermò tirandoselo a sé in un abbraccio da papà orso.

‹‹ M-Ma che fai?! ››

‹‹ Niente, è solo che ti vedevo troppo moscio ultimamente, so che non sei così…almeno se Xemnas oserà farti qualcosa sarai pronto a sferrargli un calcio nelle palle. ››

‹‹ Perché mai dovrei farlo?! ››

‹‹ Lascia perdere…››, rise stringendolo un po’ più forte baciandogli la testina bionda.

‹‹ Mi stai s-soffocando Axel! ››

‹‹ Quanto sei delicata bambolina. ››

Quello lo guardò come se volesse incenerirlo e gli tirò un pugno più forte sul braccio con il risultato di farsi male solo lui ma non gli diede la soddisfazione di farglielo notare, strinse i denti mentre sentiva le nocche della mano pulsargli, girò i tacchi e se ne andò lasciando un ilare Axel alle sue spalle.

 

Roxas si guardò intorno e vide Xemnas bellamente seduto su una sedia sorridendo sornione.

‹‹ Roxy…caro. Ho una cosa da chiederti. ››

Restò ad aspettare che continuasse.

‹‹ Sai…non tutti hanno apprezzato granché la mia scelta di tenerti qui…››, i visi di Larxene e di Saix apparvero nella sua mente, ‹‹ ma io non sono il tipo di fare le cose senza un secondo fine, non ho alcun motivo per ospitare qualcuno facendolo mangiare a sbafo il mio cibo e farlo dormire in un giaciglio da me messo a disposizione senza guadagnarci niente in cambio…›

Oh sì, quelle parole erano molto di conforto.

‹‹ Arriviamo al sodo. Voglio che tu lavori per me, voglio che diventi parte integrante del Circus XIII. ››

La mente di Roxas si riempì di luci, di applausi, di grande successo…si vide con le mani piene di kunai come Xaldin, oppure fare giochi con le carte come aveva visto fare nello spettacolo precedente Luxord o ancora meglio, inghiottire fameliche fiamme come faceva Axel…

Tossì un paio di colpi, troppo distratto dalle fantasia adolescenziali, sapeva benissimo di non avere il fisico per fare certe cose, forse qualche cosa come il prestigiatore con le bolle di sapone insieme a Demyx.

‹‹ Avrei in mente il lavoro perfetto per te piccolino. ››

‹‹ E sarebbe? ››

‹‹ Beh…››

 

‹‹ Che cosa?? ››, gli occhi di Axel si riempirono di lacrime per le forti risate che gli scuotevano il petto.

‹‹ IL PAGLIACCIO! Ma ti rendi conto?! Io?? Ho la faccia da clown?? ››

‹‹ Cristo, non dire così che mi farai morire! ››, disse trattenendosi la pancia, se lo immaginava il piccolo ed adorabile Roxas con le guance tinte di rosa, la bombetta con il fiore e i pantaloni larghissimi che si tenevano su con delle sgargianti bretelle.

Era un gattino infuriato in quel momento, soffiava e arruffava il pelo indignato, il piccolo orfanello era stato umiliato nel profondo.

L’avrebbe voluto abbracciare per confortarlo ma si sarebbe sentito ancora più compatito e di conseguenza si sarebbe incazzato ancora di più, perciò sarebbe stato meglio lasciar perdere…

‹‹ Smettila di ridere dannazione! ››

‹‹ Scusa! Scusa! Non lo faccio più, cerca di calmarti, non volevo mica prendere in giro te, è la situazione che mi fa ridere… ›

Roxas abbassò lo sguardo arrossendo prepotentemente, non voleva offendere Axel, era solo che l’imbarazzo lo stava mangiando vivo.

‹‹ Beh, tu che intenzioni hai? ››

‹‹ Ovviamente se voglio stare con voi dovrò farlo, te l’ho detto, non sarò di peso a nessuno…›

Axel sorrise dolcemente, quel pivellino voleva davvero darsi da fare, la cosa era un punto a suo favore anche se non accettava completamente l’idea di farlo entrare nel mondo circense ma la vita era sua e con il tempo avrebbe imparato che quello era uno dei tanti errori che avrebbe compiuto.

‹‹ Andiamo a mangiare un gelato, ti va? ››

‹‹ Certo. Ma stavolta andrò io in gelateria a prenderli, non voglio una replica di quello che è accaduto l’ultima volta. ››

‹‹ Nemmeno io…››.

Risero all’unisono uscendo da quel tendone che per loro era ormai diventato una casa vera e propria.

 

 *

 

I giorni passavano e il prendere un gelato prima che iniziasse lo spettacolo sulla Torre dell’Orologio mentre i treni passavano sotto i loro occhi era diventata un abitudine.

‹‹ Mi mancherà mangiare il gelato con te in questo posto. ››

‹‹ Potremo sempre mangiarlo da qualche altra parte, non ti pare? ››, disse il biondino sgambettando sul cornicione, erano gli unici visitatori, o almeno gli unici che si presentavano sempre poco prima dell’orario di chiusura.

‹‹ Ma questo resterà sempre il nostro posto. Che animo poco romantico che hai piccolino. ››

‹‹ Sono un maschio, i maschi non hanno “animo romantico” come lo definisci tu. ››

‹‹ Ma non è vero, e se anche fosse così dovresti imparare ad esserlo. ››, accompagnò le sue parole abbracciandolo da dietro, Roxas continuava a muovere le gambe oltre il muretto che faceva da ringhiera, era in una situazione precaria ma da adolescente qual’era la sicurezza non era nelle sue priorità, la cosa però non era importante, c’erano le braccia di Axel a tenerlo saldo a sé, non avrebbe permesso che scivolasse lontano da lui.

‹‹ Sai Axel? Sei il mio migliore amico, non ho mai avuto degli amici ma so che se ne avessi avuti molti tu saresti stato sempre il migliore. ››

‹‹ Oh piccolo, allora non è vero che non sei un romanticone!›

‹‹ Non fare l’idiota! Sai cosa voglio dire… ››

‹‹ Beh, anche tu per me sei un amico speciale. E’ strano ma…sei diventato un fratellino, non riesco a non tenerti d’occhio. ››

‹‹ Cavolo, ho un altro tutore e pensare che credevo di essermene sbarazzato all’orfanotrofio…››, frignò Roxas.

‹‹ Ma che cazzo dici? ››, borbottò Axel scompigliandogli i capelli che con la luce del tramonto sembravano fili d’oro ricoperti di polvere di diamanti.

‹‹ Lasciami! Lasciami! ››, frignò ancora più forte anche se le sue labbra tradivano un sorriso che minacciava di sbucare presto sul suo volto.

‹‹ Solo se mi prometti che farai il bravo bimbo e non ti allontanerai da me combinando qualche guaio. ››

‹‹ Punto primo: io non sono un bimbo. ››

‹‹ Oh su questo non ci giurerei…››, sussurrò tra sé e sé Axel ma Roxas era così vicino che non poté non sentirlo e bastò tirare indietro il gomito per colpirlo al petto.

‹‹ Punto secondo: io non combino alcun guaio. ››

‹‹ Anche su questo avrei qualcosa da ridire, una persona che scappa via per entrare a far parte di un circo non si può definire esattamente il massimo dell’affidabilità. ››, ridacchiò.

Si aspettava che anche Roxas si mettesse a ridere o che gli avrebbe risposto per le righe ma il biondo si limitò ad abbassare il capo in silenzio.

‹‹ Roxy? ››

Nessuna risposta.

‹‹ Oi? Ho detto qualcosa che non andava? ››, cercò di allontanare il viso dalla piccola spalla su cui era poggiato per vederlo in viso ma poté solo scorgere una perla che scivolava giù dalla guancia tonda del ragazzo che alla luce del tramonto scintillò quasi fosse una stella cadente.

‹‹ Che ti succede? Sono qui, ti prego Roxas, parlami. ››, mormorò piano scuotendolo delicatamente per le spalle. Al biondo sfuggì un singolo singhiozzo.

‹‹ Tu non sai cosa si possa provare a stare in quell’inferno. Era quantomeno logico che desiderassi scappare. Non potevi parlare, non potevi giocare, non potevi ridere, non potevi respirare…non dovevi vivere. Trasgredivi? Te la facevano pagare cara, ho ancora i segni di quelle punizioni. ››

Portò automaticamente una mano sul collo.

Ad Axel gli si strinse il cuore. Come poteva essere stato così dannatamente idiota?

Stupido. Stupidostupidostupidostupido! Stupido e idiota di un Axel!

‹‹ Scusami piccolo, ora è tutto finito, ci sono io qui, va bene? Non permetterò a nessuno di toccarti nemmeno con un dito, ti fidi? ››

Non rispose, prese solo un respiro profondo per cercare di calmarsi, ormai il sole era stato inghiottito completamente dall’orizzonte e ciò voleva significare che era ora di tornare al Circus XIII.

‹‹ Forza, una nuova serata ci aspetta, tu dovresti andare a letto presto, domani mattina inizierai gli allenamenti con Zexion, sarai il pagliaccetto più carino e simpatico del mondo. ››, Roxas si voltò e nascose silenziosamente il viso tra la spalla e il collo di Axel e colto di sorpresa restò titubante per qualche attimo, poi sorridendo, lo abbracciò e lo prese imbraccio portandolo così per tutto il tragitto, Roxas non sembrava infastidito dall’aria fresca della sera e nemmeno dai piccoli sobbalzi procurati dalla scesa, prima delle scale che portavano in cima alla Torre e poi del declivio delle strade di Crepuscopoli, di tanto in tanto il fulvo gli accarezzava la schiena e forse proprio per quei movimenti così lenti ed affettuosi che si addormentò con l’odore della pelle di Axel che gli riempiva il naso e i polmoni.

 

‹‹ Ehi Axel! Sei in ritardo! ››, urlò Marluxia fuori dal tendone muovendo il braccio per aria cercando di richiamare l’attenzione, quando Axel fu abbastanza vicino si accostò l’indice sulla bocca facendo segno a Marluxia di parlare piano se non poteva proprio fare a meno di tacere.

‹‹ Oh, si è addormentato…portiamolo in camera e poi vai a prepararti, tra poco tocca a te. ››

Axel lo portò nella stanza in cui parlò per la prima volta a Roxas, ormai quella era diventata la sua cameretta, anche se ufficiosamente era ancora addetta ad infermeria.

Lo poggiarono sul letto, aveva le guance umide di pianto, un modo piuttosto triste d’entrare nel mondo di Morfeo.

Marluxia prese da un cassetto una canottiera lunga per il corpicino di Roxas e iniziò a sfilargli la camicia bianca e i jeans stretti, non erano adatti per riposare tranquillamente.

Il biondino non sembrava dar segno di vita, si lasciava svestire come se fosse un bambolotto, di quelli che le bambine usavano per giocarci a fare da mamme e che sbatacchiavano da una parte all’altra della stanza canticchiando ninna nanne inventate.

Ed effettivamente sul corpicino chiaro di Roxas i segni delle botte c’erano eccome, lividi e graffi nelle parti più disparate.

‹‹ Oh Cristo…››, disse disgustato il rosso portandosi una mano a coprirsi la bocca nel vedere quello scempio, percepiva un po’ di nausea.

‹‹ E’ meglio se tu vai a prepararti grande Dancing Flames, gli faccio indossare la canottiera e lo metto subito a letto. Non farti distrarre da quello che hai visto. ››

‹‹ Mi raccomando Marl. Non farlo svegliare. ››

‹‹ Tranquillo, buona fortuna per lo spettacolo. ››

‹‹ Grazie. ››

E con quelle parole si allontanò dalla stanza, pieno di una rabbia che mai aveva provato, un senso di disgusto e carica così potente che avrebbe portato nell’esibizione di quella sera fiamme provenienti direttamente dagli inferi.

*****


Eccomi qua! Ho promesso che ci sarei stata con il nuovo capitolo giorno 15 ed eccovi serviti :3
Si avvicina carnevale e l’aria festiva inizia già a sovreccitarmi! Avrò qualche giorno libero per continuare a portarmi avanti con i capitoli!
Spero stiate bene e vi auguro anche delle giornate piacevoli.
Ora, invece di annoiarvi, passiamo alle recensioni, okay? :3

TsuX3: Cioè, io non so come ringraziarti per le belle parole che mi riservi xD non me l’aspettavo…Spero che questo capitolo sia stato all’altezza degli altri!
Ancora ci saranno diverse sorprese per i nostri Circensi nei capitoli futuri!
*ridacchia sotto i baffi* (-w-)

Ilovewrite: Ma che diavolo ci fai tu qui? è_è io cerco di liberarmi di te e ti trovo sempre in mezzo! Oh! Oh! Non te l’ho detto, ma a Carnevale vorrei fare il cosplay di Axel x’D perché non fai qualche principessa Disney così andiamo a coppia? Eh? EH?? ** Dai pingu bello della mamma (?) Va beh, ti romperò le scatole in “separata sede” u_u il membri del Circus ti ringraziano per la gentile attenzione.

Zazi: Ma-! Oddio xD troppi elogi, sul serio. Non mi definisco professionista, solo una ragazza a cui piace particolarmente scrivere. So che ancora non sono una cima ma mi sforzo di dare il meglio ogni volta un po’ di più. Ci provo e ti ringrazio per i complimenti. Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo.

Che dire di più? Mi onora leggere che la FF sia apprezzata in questo modo. Posso solo sperare che non vi stanchi prima, ancora il bello deve arrivare. Posso solo assicurarvi questo x’D
Se avete qualche pensiero da esporre, qualche annotazione da fare, non esitate a contattarmi :3 non mangio nessuno!
Prossimo appuntamento tra un mese esatto, al 15 marzo!
Chu~




 

 

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Capitolo 4
*** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 4 ***


1

1. Just be friends…

Mondo-Scena ›› 1. # 4

 

Gli occhi si schiusero lentamente, si sentiva la mente impastata tanto quanto la bocca, la luce filtrava debole ma fastidiosa dalla finestra della stanza, si portò con un gesto lento e meccanico il braccio a difendere i fragili occhi che in quel momento avrebbero desiderato ancora riposare sotto le palpebre.

‹‹ Roxas? ››

Il ragazzo restò ancora immobile, non voleva alzarsi, desiderava solo che la voce che lo stava chiamando in quel momento sparisse, non ricordava niente della notte trascorsa, nessun sogno, l’ultimo ricordo era il sapore del gelato salmastro che aveva mangiato con Axel il giorno prima.

‹‹ Ehi dormiglione, oggi devi iniziare a lavorare, forza, alzati. ››

‹‹ Zexion ancora cinque minuti, ti prego. ››, implorò con le energie prosciugate, come se a nulla fosse valsa la notte di riposo.

‹‹ Mi dispiace ma Xemnas mi ha ordinato di tirarti giù dal letto. ››

Avrebbe voluto rispondergli che a Xemnas non sarebbe cascato il cielo in testa se gli avesse concesso cinque minuti in più, ma la cosa ovviamente non era possibile.

‹‹ Uff…okay, mi alzo. ››, borbottò poggiando giù dal letto un piede scalzo sul pavimento freddo.

“Prima un piede…e poi l’altro…o-issa.” pensò tirandosi su, fece scricchiolare le ossa della colonna vertebrale e si stropicciò gli occhi.

‹‹ Ti lascio il tempo di prepararti e fare colazione, poi voglio che vieni in platea ad esercitarti insieme a noi. ››

‹‹ D’accordo. ››

Solo quando Zexion se ne andò il giovane poté costatare di indossare solo una lunga canotta bianca di cotone, non ricordava di essersi cambiato, effettivamente non ricordava nemmeno come era arrivato in  camera.

Raggiunse in fretta il bagno e iniziò a lavarsi il viso con in mente solo l’idea di dover imparare l’arte della clowneria da lì a poco, la cosa non l’entusiasmava per niente ma doveva farlo, non aveva alcuna intenzione di ritrattare la parola data.

 

‹‹ No! Non così! ››, piagnucolò esasperato Zexion battendosi una mano sulla fronte: quel ragazzo era un caso disperato.

‹‹ M-Ma scusa! Non è colpa mia se non ce la so! ››

Il ragazzo dai folti capelli neri prese un respiro profondo tenendo gli occhi chiusi mentre con i polpastrelli iniziò a massaggiarsi le tempie.

‹‹ Te lo spiego per l’ennesima volta Roxas, cerca di stare attento per favore. Intanto ti sei messo di nuovo in una posizione del tutto sbagliata! ››

Roxas si raddrizzò nuovamente, rigido come una tavola, arrossendo per l’ennesimo rimprovero.

‹‹ Devi avere un minimo di base nell’arte della giocoleria, avanti: piega leggermente le ginocchia, la distanza dei piedi deve essere circa la stessa delle spalle. Lancia la pallina così…››, Zexion posò in terra due delle tre palline che possedeva e tenendo lo sguardo verso l’alto iniziò a lanciare la pallina da una mano all’altra creando così una traiettoria ellittica che l’oggetto sembrava seguire quasi avesse imparato il tragitto a memoria.

‹‹ Fallo tu. Cerca di gestire i lanci contando mentalmente.››

Il biondo cercò di mettere in pratica ciò che aveva appena appreso e ci sarebbe riuscito più velocemente se gli occhi di Xion e di altri suoi compagni non gli avessero stuzzicato la schiena quasi come se utilizzassero un ramoscello appuntito con cui punzecchiarlo, facendolo distrarre.

‹‹ Lascia la pallina cadere nella tua mano, non dimezzarle il tragitto, se le leggi fisiche non sono cambiate sta tranquillo che non ti volerà davanti al naso. ››

1 - 2 - 3.

La mattinata sembrava non voler volgere mai al termine, di tanto in tanto un “Non muovere quei piedi” o un “Non distogliere lo sguardo dal punto fisso” rompevano il silenzio creatosi  durante la monotonia di quegli esercizi di lancio.

1 - 2 - 3.

‹‹ Dai Roxas! Sei bravissimo! ››, incitava un’imbarazzata Xion che voleva confortare l’umore poco sereno del ragazzino.

Anche per lei era stato difficile i primi tempi, se li ricordava bene e tutt’ora, nonostante i quattro anni trascorsi con la compagnia, trovava delle difficoltà nel gestire il carattere scontroso di Saix, l’ultima cosa che desiderava era che anche l’ultimo membro della squadra si trovasse a disagio, voleva cercare di fargli capire che in lei poteva trovare un’amica, qualcuno su cui contare…un po’ quello che aveva desiderato Xion i primi giorni.

Roxas era riuscito in maniera molto imbranata e traballante a coordinare le tre palline, ci voleva abilità, tempismo, costanza e velocità…tutte qualità che non aveva. Che diavolo ci faceva in quel tendone con loro??

1 - 2 - 3.

‹‹ Axel! Guarda come sta diventando bravo Roxas! ››, enfatizzò la ragazzina del Circus XIII.

‹‹ A-Axel? ››, a quel nome Roxas perse un 1-2 di troppo e non riuscendo più a gestire il tempo iniziò ad indietreggiare cercando di recuperare le palline che minacciavano di cadere in terra.

‹‹ 1, 3 - 2, 1, 2…1, 5, 3 ››, gemette ormai in preda al panico oscillando peggio di un metronomo impazzito finendo per cadere sonoramente con il fondoschiena, le palline precipitarono sulla testolina bionda di Roxas facendogli emettere un lungo suono acuto mentre si teneva la testa fra le braccia.

‹‹ Lo vedo Xion. ››, rise il fulvo piegando il busto verso la piccola figura del ragazzo con le mani sui fianchi.

‹‹ Bravo mi sembra una parola grossa. ›› disse con un mezzo sorriso Zexion.    

‹‹ Stai bene? ››, una mano calda affondò tra i soffici capelli color del grano di Roxas.

‹‹ No. Ti sembra che stia bene? ››, frignò.

‹‹ Zex non potete fare una pausa? ››

Il trainer lasciò fuggir via un sospiro amareggiato, ne aveva ancora di cose da imparare quel pivellino.

‹‹ Va bene…pensaci tu Axel. ››

Quando quello scomparve oltre il loro campo visivo, Roxas era ancora rannicchiato in terra.

‹‹ Non ce la faccio…››

‹‹ Certo che ce la fai. ››

‹‹ No. Io non sono come voi. ››

‹‹ Hai solo bisogno di tempo per imparare. Cosa pretendi? Non puoi diventare un pagliaccetto giocoliere da un momento all’altro. ››

‹‹ E se Xemnas non volesse più aspettare? Hai visto come si comporta con Xigbar. ››

‹‹ Le aspettative sono una brutta cosa, portano sempre a delle grandi delusioni, se non ce la farai in tempo, il grande capo non ne morrà. ››

‹‹ Qui mi odiano tutti…hanno cercato di convincerlo a cacciarmi via. Da come stanno andando le cose non credo sia una possibilità da escludere. ››

‹‹ Ti odiano tutti? Ma di che diavolo stai parlando? ››

‹‹ Lasciamo perdere…››

‹‹ No, non lasciamo perdere un cazzo. Chi è che ti vuole cacciare via? Dimmi i nomi e poi ci penso io…››. Axel si stava innervosendo seriamente.

‹‹ …››

‹‹ Roxas? I nomi. ››, ordinò quasi stessero facendo un affronto alla sua di persona.

‹‹ Non li so. ››

‹‹ Che bugiardo! ››

‹‹ E’ vero! E’ stato Xemnas a dirmi che qui non mi volevano…non mi ha specificato chi. ››, si difese il ragazzo.

‹‹ Ah, è così, eh? Perfetto. Vorrà dire che li chiederò direttamente a lui. ››

‹‹ N-No Axel! Non voglio altre liti a causa mia.›, disse implorante.

Il mangiafuoco lo stette a fissare di sottecchi, non gli piacevano i sotterfugi, poteva sospettare da sé chi potessero essere i cospiratori ma finché non ne aveva le prove non poteva accusare nessuno.

‹‹ Xion, puoi venire un attimo? ››, chiamò rivolto alla giovane che stava sugli spalti insieme a Demyx, Luxord e Marluxia che discutevano sulla prossima tappa che il Circus XIII avrebbe affrontato e quali fossero i piatti tipici del luogo.

‹‹ Sì, Axel? ››.

‹‹ Tu odi il nuovo arrivato? ››

‹‹ Co-Cosa stai cercando di fare?! ››, soffocò Roxas vedendo le iridi della bruna dilatarsi alla domanda posta.

Non avrà mica intenzione di chiedere a tutti da che parte stanno?!

‹‹ Taci tu. Allora Xion? ››

‹‹ Certo che non lo odio. Anzi, per qualsiasi bisogno Roxas puoi chiedere a me…›

‹‹ Ah…››, la dolcezza con cui disse quelle parole, l’espressione pacifica e distesa, quasi dolce, fece abbassare gli occhi del ragazzo sulle proprie scarpe facendolo leggermente arrossire.

‹‹ Grazie… ››, mormorarono entrambi i ragazzi ma la voce di Roxas era così fioca che probabilmente nessuno lo sentì.

‹‹ Figurati Axel, se non hai altro da chiedermi torno dagli altri. ››

‹‹ Sì, sì, grazie ancora per l’aiuto e scusa il disturbo. ››

La giovane fece un sorriso ad occhi chiusi e voltando loro le spalle si incamminò verso il gruppo che rideva per qualche battuta scema che Demyx aveva appena fatto.

‹‹ Visto? Lei non ti odia. Io non ti odio e se dobbiamo essere sinceri non credo ti detestino neanche Marluxia, Demyx, Zexion o gli altri… ›

‹‹ E che mi dici di Larxene? Saix? E su Zexion, dopo quello che gli sto facendo passare, non ci metterei la mano sul fuoco…››

‹‹ Nah, è un ragazzo okay. Un buon ascoltatore, sempre disponibile, forse un po’ troppo sapientone ma con tutti i buoni libri che legge non potrei dargli torto. Per quanto riguarda Larxene o Saix…beh, vai a prendere proprio i due lupi del gregge, quelli non possono vedere nessuno, fattene una ragione ed ora andiamo ad affogare le tue pene con un buon gelato. ››

A Roxas scappò una risatina silenziosa, il riuscire a sollevare l’umore al ragazzo fece nascere un largo sorriso pure sul volto di Axel.

‹‹ Ti verrà il diabete prima di arrivare ai trent’anni. ››, scherzò.

‹‹ Non portare sfiga, nano. ››, disse caricandoselo sulle spalle.

‹‹ Wah! Lasciami subito, Axel! Lasciami andare, adesso! ››, urlò iniziando a prenderlo a pugni sulla schiena.

‹‹ Penso proprio che non lo farò. ››, dicendo ciò, iniziò a girare su se stesso sempre più velocemente.

‹‹ Ax- fermat…mi viene da vomitare…››

‹‹ Spero tu stia scherzando ragazzo! ››, borbottò tenendolo da sotto le ascelle come se fosse un manichino, e proprio come uno di essi Roxas si lasciava manovrare con la testa rivolta in basso senza che Axel potesse scorgergli il volto.

‹‹ Mi gira la testa. ››

A quelle parole il ragazzo accostò il corpicino del più piccolo al suo petto, la testa di Roxas trovò spazio nell’incavo tra la spalla e il collo del fulvo, provando una strana sensazione di deja-vù.

‹‹ Allora Roxy, che intenzioni hai? ››

‹‹ A che ti riferisci? ››

‹‹ Vuoi gettare sul serio la spugna? ››

‹‹…››, il profumo dell’amico era buono, lo faceva sentire a casa.

Anche i sorrisi di Xion erano caldi e morbidi, voleva cercare di conoscerla meglio…e poi il rito del gelato era diventato ormai un fatto naturale, non voleva privarsene.

L’unica cosa che poteva fare e andare avanti. Il lavoro era un piccolo prezzo da pagare per continuare a stare insieme ai suoi amici.

‹‹…no. ››

‹‹ Bravo piccolo, è così che mi piaci. Andiamo a pranzare con un gelatino tanto per rovinarci l’appetito.››

‹‹ E poi chi lo sente a Marluxia? ››

‹‹ Oh beh…basta fargli gli occhioni da cuccioli indifesi e saremo perdonati. ››, esultò Axel.

‹‹ Certo che tu le conosci proprio tutte per riuscire a scamparla sempre. ››

‹‹ Of course. ››

Roxas annusò senza farsi notare la pelle dell’amico, era un odore forte ma buono…

‹‹ Andiamo a prendere il gelato. ››

‹‹ Se continuiamo così crescerai come un bimbo viziato. ››

‹‹ La colpa è tua. ››, mormorò divertito all’idea.

‹‹ E andiamo a prendere questo gelato…››.

 

*

 

Voci, tante voci, troppe voci.

Era da una settimana ormai che si allenava, quel pomeriggio piovoso Xemnas gli aveva “chiesto gentilmente” di esibirsi quella sera insieme a Zexion nello spettacolo dei clown giocolieri, lo stomaco gli si era stretto a tal punto che avrebbe vomitato i succhi gastrici che in quel momento facevano festa.

‹‹ Ehi, smettila di torturarti le mani, ti servono. ››

‹‹ C’è troppa gente Zex, non ce la faccio. ››

‹‹ Ma non è vero che non ce la fai e poi non sono così tante persone, abbiamo avuto molta più gente altre volte…›

‹‹ Non hai capito. Per me sono troppe. ››

‹‹ Ti sei allenato a lungo, certo, puoi ancora migliorare molto, ma te la sai cavare, basta che fai quel che ti ho insegnato. ››

In quel momento gli applausi del pubblico scoppiarono in sala, ciò significava che un’esibizione in meno lo separava dalla platea con tutta quella gente, con tutti quegli occhi che lo avrebbero fissato, criticato, da lì a poco.

‹‹ No, non ce la faccio. Scusami…››

Il biondo scappò via portando una mano a coprire la bocca, a nulla valse l’urlo di Zexion che lo richiamava all’ordine, ormai Roxas era fuggito troppo velocemente per tentare di raggiungerlo, la nausea aveva vinto su di lui e gli attorcigliava le budella, spalancò la porta del piccolo bagno che avevano in comune i membri del Circus senza nemmeno preoccuparsi di chiudersela alle spalle e arrivato al gabinetto svuotò tutta quell’ansia che aveva in corpo.

Cristo, che schifo, dove cavolo è la catenella per lo sciacquone? Mi sento una nullità…Zexion sarà molto deluso dal mio comportamento e quando Xemnas lo verrà a sapere andrà in bestia, spero solo che non se la prenda con lui, infondo era il mio tutore, sono proprio un coniglio…forse l’unica cosa in cui sono portato è il darmi alla fuga… 

Un bussare alla cornice bianca della porta distrasse Roxas dai suoi pensieri e dalla sensazione raschiante che gli attanagliava la gola.

‹‹ Posso? ››

Axel non sembrava volesse invadere il suo spazio, era rimasto appoggiato con una spalla al telaio di plastica bianca che ricopriva i lati dell’arcata della porta.

‹‹ Vattene via. ››, si lamentò portando il viso lontano dagli occhi di Axel.

‹‹ Ansia da prestazione? ››, ironizzò l’altro che non voleva mollare la presa.

‹‹ Panico da palcoscenico, grazie. ››, borbottò scorbutico.

Il mangiafuoco si avvicinò e si piegò accanto alla figura piccola.

‹‹ E’ normale…››, disse in tono dolce accarezzandogli la testolina.

‹‹ Anche a me succede, ogni sera. Poco fa mi tremavano le gambe ma non devi mai darlo a vedere, sei tu che devi spingere il pubblico a divertirsi, a sognare, non devono essere loro a intimorire te. Ti vogliono, vogliono vedere come li stupisci. Understand? ››

Mentre cercava di incoraggiarlo, con due strisce di carta igienica gli pulì la bocca dal trucco che si era sbavato.

Truccato da pagliaccetto era davvero adorabile.

Roxas non sapeva come ma si era ritrovato con gli occhi imbrigliati a quelli verde smeraldo di Axel.

‹‹ Sei pronto per entrare in scena? Zexion era un po’ isterico…››

‹‹ Mh…››

‹‹ Dai, se fai il bravo cercherò di esaudire un tuo desiderio, ci stai? ››

Le acque autunnali negli occhi di Roxas si incresparono e diedero ad Axel l’impressione di affogarvi dentro.

‹‹ Desiderio? ››

‹‹ Sì, basta che rientri nelle mie possibilità…›

Dei passi veloci percorsero il corridoio con la stessa frequenza di un cuore impazzito, dalla porta dell’angusto bagno spuntò una trafelata Xion con l’affanno.

‹‹ Vi ho cercato dappertutto. Roxas, tocca a voi. Ti prego, entra in scena. ››, supplicò.

‹‹ Avanti tigre, è il tuo turno. ››

‹‹ O-Okay. ››, disse poco convinto il ragazzino, forse doveva vomitare di nuovo.

‹‹ Fammi il verso della tigre, avanti! ››, scherzò Axel, ‹‹ Raaawr! ››

‹‹…uhm…››

‹‹ Forza! ››

‹‹ Rawr..? ››, una nota dubbiosa colorò il tono di voce al biondo nel suo tentativo patetico di accontentare il mangiafuoco.

‹‹ …››

‹‹…››

‹‹ Più che una tigre sembri un gatto che si è soffocato con una lisca di pesce, ma non c’è tempo! Va bene anche così! Forza tigre, va là fuori e stendili tutti! ››

Roxas non sapeva perché, ma più Axel parlava e più si sentiva peggio, era molto più probabile che gli sarebbe venuto un collasso e sarebbe stato steso lui.

‹‹ Sbrigati Roxas! ››, strillò Xion, mai l'aveva vista così nervosa.

‹‹ D’accordo! ››, concluse il biondo ormai sfinito.

Via il dente, via il dolore.

Era questo il pensiero che accompagnò il ragazzino mentre si incamminava preceduto dagli altri due verso il retroscena.

Quando Zexion li intravide le pupille gli si dilatarono.

‹‹ Grazie al Cielo sei qui! Avanti, andiamo! ››

‹‹ M-Ma io…››

‹‹ Niente ma! ››, sbraitò prendendolo per un polso e trascinandolo verso il palco.

Xemnas intanto aveva appena finito di presentarli al gran numero di persone presenti e mentre loro entravano sulla scena e lui si ritirava aveva dato un’aspra occhiata, dando la spiacevole sensazione a Roxas di essere appena stato rimproverato.

Le luci posizionate sopra le travi in ferro, ferirono la vista del piccolo pagliaccetto, un applauso di incoraggiamento invase il tendone e con lo sguardo Roxas andò a cercare un viso protettivo trovando ad osservarlo dietro le quinte un Axel entusiasta che lo incoraggiò facendogli il segno con i pollici alzati di stare tranquillo.

 

Zexion fece un grande inchino alla platea di persone che avevano di fronte e lo imitò leggermente impacciato, si diresse verso il tavolo e afferrò sei palline colorate, ne lanciò tre al biondo che afferrò automaticamente, Roxas era deconcentrato, troppe voci, troppi visi sconosciuti, una donna grassa era in prima fila che ingurgitava popcorn e aveva l’aria annoiata, quattro marmocchi insolenti invece strillavano ai loro genitori di volere lo zucchero filato e di tanto in tanto un fulmine rumoreggiava al di fuori del tendone.

‹‹ Concentrati. ››, sibilò senza farsi notare Zexion.

Aveva ragione, si era allenato duramente per tanto tempo, sapeva cosa doveva fare, non poteva permettersi di mandare tutto in fumo.

Ondeggiando allegramente verso il pubblico, il biondo fece vedere le tre palline che aveva in mano, sorrideva a tutti con il trucco delle labbra sbiadite dall’increscioso incidente di poco prima.

Iniziò a far volteggiare le palline sopra la sua testa, ormai era diventato un gesto naturale e se riusciva a concentrarsi adeguatamente poteva anche camminare tutto intorno al palco senza farsi sfuggire le sfere, dietro di sé intanto Zexion faceva ruotare le palline facendole passare sotto una gamba ben tesa, poi con una sola mano e riusciva anche a lanciarle dietro la schiena per poi riprenderle automaticamente senza mai un’imperfezione da parte della traiettoria. Era…incredibile, aveva anche il tempo di sbadigliare simpaticamente.

La signora cicciona smise di mangiare i popcorn, li guardava con occhi stretti come se non credesse alla bravura del giovane.

Roxas lanciò ad una ad una le palline a Zexion, riusciva a gestirne sei senza alcuna particolare difficoltà, queste venivano lanciate sempre più in alto e prendevano strane direzioni non sfuggendo mai alle mani esperte del ragazzo.

“Chissà quanto tempo ci avrà impiegato a diventare così bravo?”, si domandò il biondo affascinato dall’espressione pacifica del suo maestro.

‹‹ Dai Roxas, vieni qui. ››, il ragazzino si posizionò di fronte all’altro sempre muovendosi in maniera ondeggiante come gli era stato insegnato, si sentiva ridicolo ma il movimento da pinguino serviva proprio per suscitare le risa incondizionate del pubblico.

Zexion iniziò a lanciargli lentamente le palline, odiava quella parte dello spettacolo, avrebbero dovuto scambiarsi vicendevolmente le sfere variando il ritmo in maniera sempre crescente.

1-2-3-1-2-3-1-2-3

‹‹ Continua così…››, sorrise euforico Zexion nel vedere come teneva il ritmo il suo allievo.

Zexion era giovane e diligente, si vedeva che prendeva sul serio il suo compito nonostante fosse un “pagliaccetto”, non faceva ridere ma dimostrava un’innata abilità nell’arte della giocoleria…

Roxas si sentiva le mani scivolose, avrebbe voluto asciugarsi il sudore dai palmi ma in quel momento l’attenzione era concentrata tutta su di loro.

‹‹ Tutto apposto? ››, sussurrò Zexion leggendo il panico negli occhi del ragazzo continuando a scambiarsi le palline accorciando le distanze tra i loro corpi.

‹‹ Le mani. Non hanno più presa. ››, boccheggiò il piccolo.

Sul viso di Zexion comparve una ruga di concentrazione, cercava una soluzione alla svelta.

Con grande prontezza di spirito iniziò a frenare una ad una le palline lasciandole cadere davanti ai suoi piedi, terminando quella parte di esibizione un po’ prima del previsto, senza farsi notare Roxas si asciugò velocemente i palmi sulle tasche posteriori dei pantaloni, si avvicinò alle sei sfere che si trovavano in terra e prendendo un profondo respiro iniziò a lanciarle in aria facendole recuperare a Zexion mentre quello cercava di afferrarle tramite capriole e ruote ben eseguite.

Prima della sesta, Roxas lanciò la sua bombetta nera al suo compagno che la prese prontamente, quando il biondo tirò anche l’ultima pallina Zexion la prese utilizzando il cappello come guantone da baseball provocando un applauso sentito dagli spettatori, all’inchino il biondo si sentì sollevato per aver terminato il suo compito, Zex si meritava tutti quegli applausi, lui aveva fatto poco e male ma sapeva che poteva andare anche molto peggio perciò un minimo di compiacimento personale poteva averlo anche lui.

Quando si stava per rialzare dal suo profondo inchinò vide che tutto intorno a lui piovevano lustrini argentati, alzando lo sguardo scorse il viso allegro di Marluxia che faceva cadere i coriandoli sulle loro teste dalla trave più alta dell’impalcatura del tendone, il ragazzo dai capelli rosa lo salutò euforico con la manina e il biondo capì che quella cascata di argento era per lui, un piccolo augurio da parte dei suoi compagni.

 

‹‹ Sei stato bravissimo! ››, le braccia di Axel lo stritolarono in un abbraccio soffocante non appena i due giocolieri furono lontano dalla vista degli spettatori.

‹‹ Macché! Ho fatto schifo. Se non era per Zexion lo spettacolo sarebbe andato a monte. Che vergogna…››

‹‹ Ma non è vero. Ti ho visto e te la sei cavata, per essere la tua prima esibizione non è andata male, piccolo. ››

‹‹ Concordo con lui. Mi aspettavo di peggio, hai solo bisogno di allenarti ancora un po’. Sei stato in gamba… ››, disse in suo soccorso Zexion.

‹‹ Sul serio? ››

‹‹ Sul serio. ››

Il cuore di Roxas si riempì di gioia ma questa venne subito soffocata dal commento che fece Axel.

‹‹ Domani scommetto che farai meglio. ››

‹‹ D-Domani? ››

‹‹ Certo. Dovrai esibirti ogni giorno come tutti noi. ››

Si sentiva svenire, non aveva pensato che quello era solo l’inizio, sapeva solo una cosa in quel momento: lui e il gabinetto avrebbero avuto molti incontri spiacevoli da quella sera in poi.

 

Forse era a causa della pioggia o del materasso che quella notte era particolarmente scomodo, può darsi che la colpa era tutta da attribuire agli ululati solitari del vento che sbuffava incessante ormai da un’ora o molto probabilmente erano i fulmini e i tuoni che illuminavano la camera e la riempivano di rumori rintronanti…sta di fatto che gli occhi di Roxas non riuscivano a chiudersi mandando il sonno a farsi benedire.

Sotto il tendone si sentiva al sicuro anche se sapere che gli Heartless addestrati da Xigbar erano rinchiusi in delle gabbie di ferro…che poi il ferro con la pioggia si arrugginisce…e se poi riescono a scappare?

Oh merda…

In quel momento la loro vicinanza era diventata ancora più presente, Roxas sembrava sentirli agitarsi nelle loro gabbie mentre si divincolavano infastiditi dalla tempesta che si stava scatenando.

Con la gola riarsa e un inaspettato giramento di testa per via dello scatto improvviso, si diresse verso il grande congelatore dove si ritrovavano a pranzare tutti al tendone.

‹‹ Perché nonostante abbia sonno non riesco a chiudere occhio? ››, sbadigliò, strofinandosi con una mano una palpebra pigra mentre stava passando davanti alla cabina bagno, la luce di quello scompartimento gli diede fastidio e notò appena l’alta figura dell’uomo che stava espellendo i suoi fluidi corporei.

‹‹ Eh? ››, quando i neuroni del suo cervello furono connessi. il volto del biondo variò passando da un incarnato rosa pesca a uno cadaverico, sentì le gambe diventare di pastafrolla. 

L’uscita della figura fu accompagnata da un improvviso lampo con un ben più terrificante tuono, dalla gola di Roxas implose un urlo incredibilmente assordante per poter essere emesso da due polmoni piccoli come i suoi.

L’assassino/aggressore/ladro/violentatore cadde in terra con un tonfo mentre il ragazzo cercava di avvertire del pericolo che stava incombendo ma tra la pioggia e la lontananza, nessuno dei membri del Circus poté sentirlo, addormentati com’erano nelle loro roulotte.

‹‹ Ssh! Fai piano! Volevi farmi venire un infarto?! ››

‹‹ AAAAAAAAAAAAAAAH! ››

‹‹ Calmati! Roxas! ››

‹‹ AAAAAAAAAAAAAAAH! ››

‹‹ Cazzo, Roxas! Sono io! Axel! ››

Forse fu per il nome, o semplicemente perché non aveva più fiato,  comunque sia gli urli del biondino si placarono lasciandolo sul posto con il respiro molto corto.

‹‹ Che ci fai qui? ››, ansimò Roxas.

‹‹ Potrei fare la stessa domanda a te! E’ questo il benvenuto che riservi a coloro che vengono a trovarci? ››

‹‹ Non riuscivo a dormire così stavo andando a prendere un bicchiere d’acqua, anzi ora ne ho un’estrema necessità. ››, tossicchiò portando una mano sulla gola lesa.

‹‹ Ti accompagno, non vorrei che ti mettessi a strillare se intravedessi qualche altra ombra malvagia. ››

‹‹ Non hai ancora risposto alla domanda. ››, ripiegò Roxas per attutire il rumore provocato dalla pioggia.

‹‹ Dovevo andare in bagno. ››, rispese con un’alzata di spalle il rosso.

‹‹ Nella tua roulotte non ci sono i sanitari? ››

‹‹ Quando scoprirai cosa significa condividere un ristretto bagno con Demyx dopo che ha mangiato pesante non potrai non darmi ragione…›

‹‹ Oh. ››, mormorò arrossendo leggermente per la domanda inopportuna, ‹‹ comunque sia con quel cappotto nero che indossi è ovvio che mi dovessi spaventare. ››, lo accusò osservando il lungo abito in pelle lucida.

‹‹ Cosa avrei dovuto fare? Venire qui danzando sotto la pioggia  beccandomi una broncopolmonite? ››

Roxas rise per l’espressione incaponita di Axel, nonostante il buio riusciva a leggere il cipiglio del più grande.

‹‹ Non ti è venuto sonno? ››, chiese il rosso notando il modo in cui si stesse strofinando gli occhi in quell’istante.

‹‹ Un po’, ma non credo riuscirò ad addormentarmi con questo tempaccio. ››

‹‹ Sonno leggero, eh? ››

‹‹ Estremamente. ››

‹‹ Capisco, beh, ti lascio in camera prima di tornare al mio di letto, pensa che sotto il soprabito ho ancora i vestiti dello spettacolo! Non vedo l’ora di indossare il mio pigiama ››, sospirò.

‹‹ Come mai non ti sei cambiato?…››
‹‹ Colpa delle ciarle di Demyx, ci siamo messi a parlare e non ci ho più pensato. ››

‹‹ Voi due non siete normali... ››, concluse scuotendo la testa per aprire la porta che avevano d’avanti.

La stanza di Roxas era grande ma non c’era niente di suo, l’infermeria era piena di scaffali con ogni sorta di farmaco e in un angolo della stanza rettangolare si trovavano i vari panni da stirare dei ragazzi.

Nonostante il sottile ma pungente odore di alcol, Axel poté distinguere con certezza un profumo conosciuto, quello della pelle di Roxas, ormai quella stanza aveva assorbito la sua fragranza e ciò lo notò ancora di più quando si sedette sul letto.

‹‹ Mi dispiace averti spaventato stasera, non era mia intenzione. ››

‹‹ Tranquillo, a me dispiace aver spaventato te mettendomi a strillare come una femminuccia. ››

Dalla bocca di Axel rotolarono delle risate divertite che misero a disagio il ragazzino, si sentiva umiliato nonostante sapesse che non era di certo quello l’intento del rosso.

La pioggia non sembrava cessare e di tanto in tanto i lampi accendevano la stanza, un tuono particolarmente potente fece sobbalzare il corpo di Roxas, le sue spalle furono cinte da un braccio protettivo.

‹‹ Sta tranquillo, tra poco passa. ››

Era contento che al suo fianco in quel momento ci fosse il suo amico, non credeva di poter sopportare ancora quella bufera da solo, non quella notte piena di voci e tenebra ma alle parole ‹‹ Sarà meglio che vada…›› Roxas fu preso da un panico inaspettato.

Ad Axel si mozzò per un istante il respiro, si voltò verso il ragazzo che gli si stringeva possessivamente addosso affondando le mani nel cappotto tenendolo a sedere accanto a sé, Roxas non prendeva mai iniziative di alcun genere e vedersi trattenere in quel modo fece sorgere delle domande nella sua mente.

‹‹ Qualcosa non va? ››

Non un singolo muscolo si mosse.

I suoi silenzi erano così imprecisati, nonostante tutto il tempo che trascorrevano assieme, quel bambolotto sembrava un enigma impossibile, non si poteva leggere nulla nei suoi occhi, non si riusciva a comprendere minimamente cosa gli passasse per la testa.

‹‹ Vuoi…vuoi che resti con te? ››, chiese titubante.

A quelle parole la testolina bionda asserì leggermente.

Un passo avanti, una nuova conquista, Roxas sembrava affetto da malinconia e insicurezza, malattie alle quali non voleva trovare cura, ciò scaturì una strana angoscia che si infrangeva nell’animo del rosso come lente ondate che scolorivano l’atmosfera delicata di quel momento rendendola quasi amara agli occhi di Axel.

Dimmi qualcosa, il tuo silenzio mi sta uccidendo.

Ma forse era più giusto che fosse solo il rumore della pioggia a parlare, solo gesti lenti e cortesi potevano andar bene in quell’istante, era così dannatamente fragile, aveva paura di fargli del male inconsapevolmente…i segni dei lividi e dei graffi apparvero vividi nella sua mente, sapeva che quel corpo innocente aveva subito ferite non meritate e ciò provocò una nuova ondata di emozioni contrastanti: rabbia, amarezza, tristezza persino gioia nel saperlo ormai al sicuro! Ma ciò non poteva sovrastare tutte quelle passioni negative che lo portarono a stringere il corpo del più piccolo in un abbraccio quasi soffocante.

‹‹ E ora a nanna! ››, dichiarò Axel celando con fin troppo entusiasmo il suo vero stato emotivo.

Si sfilò il lungo soprabito in pelle e mentre guardava tutt’intorno la camera notò la pila di vestiti puliti e sfilò con cautela dal mucchio un pantalone del pigiama pulito di Luxord, per quella sera poteva andare bene. Si coricarono sotto il leggero lenzuolo di cotone e Roxas istintivamente si girò verso il calore emanato dal petto glabro dell’altro, quel suo gesto del tutto naturale mise per la prima volta in imbarazzo il fulvo che mentre si grattava uno zigomo con l’indice cercando di evitare di guardare l’espressione pacifica del biondo, prendeva in considerazione l’idea di alzarsi per cercare anche la maglia del pigiama anche se questo avrebbe causato nuove distrazioni per la mente assonnata del ragazzino.

Una bolla d’aria calda sgusciò dallo sbadiglio di Roxas che si diffuse morbidamente sul torace del mangiafuoco, si sentì scaldare non solo dal respiro tiepido del piccolo ma anche da quella sua faccina che era riuscita a trovare riposo dopo una nottata abbastanza movimentata, con le braccia lo avvolse delicatamente ancor più vicino a sé e dopo una serie di mormorii indistinti nel sonno, il respiro del pagliaccetto tornò lento e regolare portando così anche gli occhi di Axel a chiudersi una volta per tutte per quella notte.


*****
Salve salvino a tutti!
Eccomi qua con il capitolo 4! Il più ‘romanticoso’ fin’ora del Circus. Spero ve lo siate goduto perché il prossimo non sarà così lieto! *Fugge*
Che dire? Siamo a Marzo e io sto nel pieno panico per l’avvicinarsi degli esami di maturità, FORSE giorno 30 partirò per la Spagna - ancora non sappiamo di preciso il giorno *sob* - ma non temete! Il capitolo 5 non tarderà ad arrivare! Sperate per me che partiamo prima delle vacanze di pasqua :3
Ora passiamo alle recensioni, senza scordare che ringrazio coloro che stanno aggiungendo Circus XIII tra i preferiti/seguiti!


Zazi: Ogni volta che leggo una tua recensione diciamo che muoio x’D
Troppi complimenti! Sono contenta che il capitolo sia stato di tuo gusto, spero che anche questo non sia stato da meno!
Anche se non si dovrebbe fare fai finta che ti faccio gli auguri di buon compleanno per dopo domani! -w-
Ps: Perché Sorcio Malefico? D: Io lo adoro! xD

MoonPrincess: Una nuova lettrice! Benvenuta e grazie per aver perso tempo a leggere, lo apprezzo :D spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo.
Non c’è bisogno che ti insulti! xD ti auguro una buona serata :3

Ci si rivede giorno 15 Aprile! (:
A presto!
Chu~




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Capitolo 5
*** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 5 ***


1

1. Just be friends…

Mondo-Scena ›› 1. # 5

 

 

Ormai le due settimane di permanenza a Crepuscopoli erano giunte al termine, ma nonostante ciò, Roxas non riusciva a sentirsi elettrizzato nel dover abbandonare quella città piena di ricordi spiacevoli, nessun entusiasmo al pensiero di poter raggiungere nuovi luoghi, vedere paesaggi mai sognati e scoprire profumi che non credeva potessero esistere…la sua mente quella mattina era distratta, tormentata da un pensiero fastidioso che non riusciva a cacciar via dalla sua testa. Tutti si stavano allenando come sempre ma quel giorno era diverso dagli altri perché erano le prove dello spettacolo che avrebbero eseguito al Castle That Never Was al cospetto di sua Maestà l’indomani sera.

Tutti i circensi erano seduti in maniera disarmonica fra gli spalti, assistevano all’esibizione dei loro compagni in maniera silenziosa aspettando il loro turno e in caso anche aiutando con qualche critica costruttiva, erano una congrega che cercava sempre di andare avanti perfezionando le loro rappresentazioni di volta in volta…tutti erano concentrati nello studiare le movenze fluide di Demyx che in quel momento stava creando un mulinello di bolle che andavano pian piano disperdendosi giungendo persino l’apice del tendone, tutti prestavano attenzione, tutti…tranne Roxas.

Il viso era fosco, si poteva notare da come increspava la fronte quando un pensiero nocivo si infilava nella sua mente pungendolo fastidiosamente, consumava con gli occhi la figura del mangiafuoco molto lontano da dove si trovava lui, erano entrambi messi distanti dall’intero gruppo ma Axel in quel momento era attento solamente ai movimenti svelti ma precisi del suo compagno di stanza.

Perché fa così?”

Da quando Axel aveva iniziato ad evitarlo? Ancora non se ne capacitava…

 

‹‹ Ehi Axel! Buongiorno! ››, lo aveva incontrato sulla strada per andare in sala mensa, quando quella mattina si era svegliato aveva constatato di essere solo ma nonostante il temporale era riuscito a passare una notte serena grazie esclusivamente alla presenza dell’amico.

‹‹ Oh…ciao. ››, non sembrava potersi dire altrettanto di Axel.

‹‹ Cos’è quella faccia? Hai un paio di occhiaie che stanno per toccare terra…››

Sembrava infastidito da quella constatazione ma dopo qualche momento di pausa rispose…‹‹ la scorsa notte mi sei stato appiccicato tutto il tempo e ogni volta che cercavo di addormentarmi tu ti dimenavi e non sono riuscito a chiudere occhio. ››

Bugia.

Bugia. Bugia. Bugia.

E Axel lo sapeva bene di mentire…non voleva ammettere di aver passato la notte a guardare il suo petto prender respiro, trattenerlo per degli istanti immensi per poi rilasciare l’aria in maniera lenta e rilassata, non poteva dirgli che fra i suoi capelli, nonostante il buio, si poteva chiaramente distinguere la sfumatura di biondo dorato e non miele e neanche ambrato.
Sì, aveva passato la notte a cercare di individuare l’esatta tonalità dei suoi capelli, come se non avesse niente di meglio da fare…

Così, tra il constatare quanto fossero carine le fossette che si creavano mentre sorrideva nel sonno e il notare che la curvatura del naso era forse un po’ troppo dolce per un ragazzo, Axel capì in maniera del tutto naturale e semplice che qualcosa non andava per il verso giusto.

Era senza logica la svolta che aveva preso quella faccenda, per lo più non c’era neanche stato un minimo di preavviso, alcun segnale. Doveva stroncare la cosa prima che potesse sfuggir di mano.

Roxas arrossì a quell’affermazione vergognosa.

‹‹ Scusami tanto se ti ho dato di questi problemi! Non succederà più, stanne certo! ››, era irritato, un po’ con stesso, un po’ con l’atteggiamento scontroso di Axel quel giorno.

‹‹ Sicuramente. Ora vado ad accompagnare Marl a Crepuscopoli, ciao. ››.

‹‹ Penso proprio che dovresti andare a dormire, magari l’acidità ti passerebbe! ››

‹‹ Penso proprio che dovresti farti gli affari tuoi. ››, rispose superando il ragazzo piantandolo lì, da solo, senza rivolgergli il benché minimo sguardo.

Non lo fece allora e neanche le volte successive.

 

‹‹ Mmh…››

‹‹ Ehi Roxas, ti vedo pensieroso oggi. ››

La voce di Xion lo fece scattare sul posto accelerando di parecchio la frequenza cardiaca.

‹‹ D-Da dove spunti? ››

La ragazza lo guardò dapprima circospetta, incapace di capire cosa avesse potuto provocare una sua simile reazione per poi accostare una mano alle labbra che in quell’istante ridevano di gusto per l’espressione shockata che Roxas aveva ancora in volto.

‹‹ Sta tranquillo, non ti mangio mica. Ti ho visto in disparte e mi sono voluta sedere accanto a te. Qualcosa non va? ››

‹‹ Mmh…no, niente. ››, sospirò.

‹‹ Sei sicuro? Da come guardavi Axel non sembrerebbe…››

Roxas si volto lentamente verso di lei, più che imbarazzato.

‹‹ Si nota così tanto? ››

‹‹ Se ti fa piacere sentirti dire il contrario, allora no. ››

‹‹ Quanto sono stupido…››

‹‹ Nah, non lo sei. Ma dimmi, avete litigato? ››

‹‹ Una specie. ››

‹‹ Motivo? ››

‹‹ Lo sa solo lui. Non chiedermi perché, non mi rivolge la parola da giorni ormai. ››

Il biondo notò come la giovane coetanea si stesse realmente concentrando sul suo problema, era così…premurosa.

‹‹ Hai provato ad avere un confronto? ››, chiese.

‹‹ Non mi da la possibilità di parlare. Spero che gli passi presto. ››

‹‹ Se vuoi provo a chiedergli io come stanno effettivamente le cose, forse con me potrebbe sentirsi più libero di parlare ››

Gli occhi azzurri di Roxas si dilatarono dalla sorpresa inaspettata.

‹‹ Davvero lo faresti? ››

‹‹ Certo. ››, sorrise in quel modo tanto grazioso che aveva di fare, tendeva sempre a chiudere gli occhi quando lo faceva e le fossette sulle guancie spiccavano, ‹‹ ma non ti posso promettere nulla sul risultato. ››

‹‹ Va benissimo anche così! Grazie mille. ››

‹‹ Figurati Roxas. ››

Un applauso scoppiò in sala, Demyx aveva appena concluso la sua esibizione, Marluxia si diede da fare insieme a Lexaeus e Xaldin per montare intorno al palco un’enorme gabbia in ferro.

‹‹ Che cosa fanno? ››

‹‹ Montano le protezioni. Ora tocca a Xigbar, la sua scadenza termina oggi, deve dimostrare a Xemnas cosa è riuscito a insegnare al nuovo Heartless. ››

‹‹ Ah. ››, Roxas non credeva potesse essere giunto il momento adatto, nella sua testa rimbombavano ancora le parole di Xigbar alla radura…

 

Per addomesticare una bestia qualsiasi ci vogliono mesi, io, di solito sono in grado nel giro di 30 giorni circa, figurati se riuscirò mai a farlo esibire in tempo per l’ultimo spettacolo.

 

‹‹ Xig è molto bravo. Non vedo l’ora di vedere questo nuovo Heartless! ››, mormorò giuliva facendo battere le dita delle sue piccole mani.

‹‹ Speriamo vada tutto bene…››        

 

‹‹ Axeeeeel! Come sono andato? Dimmi che sono stato bravo! Dimmi che sono stato bravo! ››, abbaiò saltellando intorno al rosso quasi come un cagnolino in cerca di attenzioni. Demyx era il tipo di ragazzo che amava le lodi anche quando non erano granché guadagnate e questo

l’amico lo sapeva bene.

‹‹ Mh, non so, mi sei sembrato…un po’ sciatto. ››, canzonò.

Demyx iniziò a far roteare una spalla intorpidita scaldando così il muscolo.

‹‹ Non sono stato sciatto e non darò peso alle tue parole. ››, rispose cercando di mantenere un certo contegno.

‹‹ Prima chiedi il mio prezioso parere e poi non lo tieni in considerazione? ››

‹‹ Non mi faccio dare dello “sciatto” da uno che da qualche tempo assomiglia sempre più ad un panda. ››

‹‹ Panda? ››, nella mente di Axel apparve un panda con una lunga capigliatura fiammeggiante portata all’indietro, le cui ciocche erano orientate in maniera disordinata come aculei appuntiti e sotto gli occhi cerchiati due tatuaggi corvini risaltavano sul manto candido.

‹‹ Perché mai assomiglierei ad un panda? ››

‹‹ Per due semplici motivi. Punto primo: le tue occhiaie sono molto evidenti e fanno anche un po’ impressione. Punto secondo: i panda sono così carini! E tu lo saresti molto di più se dormissi decentemente la notte invece di rigirarti continuamente. ››

‹‹ Scusami se non tutti possiamo essere belli come te. ››, affermò sarcasticamente.

‹‹ Non te ne posso fare una colpa, c’è chi ha tutto e chi niente, oltre ad essere bello e simpatico sono anche molto colto. ››, diede una pacca poderosa su una spalla dell’amico. ‹‹ Ma, ehi! Mica ti giudico per questo, sono anche molto generoso e per questo non posso privarti della mia compagnia! ››

‹‹ Demyx? ››

‹‹ Sì? ››

‹‹ Perché non vai a suonare il tuo amato sitar disteso sui binari del treno? Staresti comodo comodo, fidati. ››

‹‹ Ah - ah. Molto spiritoso amico. ››, ma nonostante le sue parole non sembrava divertito per niente. ‹‹ Comunque sia…››, proseguì cercando di cambiare discorso, ‹‹ sono diverse notte che passi in bianco, cerca di darti una regolata, domani non puoi presentarti come uno straccetto usato al castello. ››

‹‹ Lo so. ››, espirò portando una mano a massaggiarsi le palpebre pesanti, gli occhi erano spossati.

‹‹ Guarda come se la ridono di gusto quei due. ››, sussurrò compiaciuto a braccia conserte facendo un cenno con la testa a Roxas e Xion che parlottavano di qualcosa di molto divertente, evidentemente, per far ridacchiare l’ultimo arrivato in quel modo.

Axel si soffermò sulla coppietta solo per pochi istanti prima di stringere i pugni sui fianchi e spostare lo sguardo da ben altra parte.

‹‹ Come sono carini. ››

‹‹ Già. ››, rispose disinteressato.

‹‹ Starebbero proprio bene assie- ››

‹‹ Demyx. Dacci un taglio. ››, lo interruppe bruscamente lasciandolo  scosso da quella reazione inaspettata.

‹‹ Ma che ho fatto? ››, si lamentò.

Axel roteò gli occhi limitandosi a rispondere con un suono di dissenso allontanandosi dal tendone.

‹‹ Ehi! Axel! Dove vai adesso?? ››

‹‹ In bagno. ››, scomparve così dalla sua visuale.

‹‹ Uffa. Non lo capisco più. ››, bofonchiò gonfiando le guance mentre prendeva posto a sedere per assistere all’entrata nella gabbia di Xigbar.

 

All’entrata del Samurai tutti trattennero il fiato, mai avevano visto un Heartless di quel genere, di solito avevano una forma più animalesca e un carattere più istintivo, questo invece sembrava poter riflettere su cosa stesse accadendo, studiava ciò che lo circondava e osservava oltre le sbarre di metallo, scrutava i visi di tutti e ciò fece venir la pelle d’oca a Larxene.

Il Samurai si muoveva lentamente, percorreva tutta la circonferenza del palco dando le spalle alle spranghe, ad ogni schiocco di frusta impartito da Xigbar la bestia rispondeva ubbidiente all’ordine, non doveva far altro che ripetere lo schema che gli era stato imposto da quando era finito in trappola.

Doveva continuare a replicare le stesse mosse, le stesse azioni, gli stessi passi all’infinito. Era ora di dare un taglio a questa storia.

 

‹‹ Che affascinante creatura…››, Saix contemplava ammirato l’eleganza di quell’essere così speciale, avrebbe fruttato parecchio. Quella sì che era una nuova attrazione, altro che pagliacci incompetenti raccattati per strada.

‹‹ Mmh, è l’Heartless più  strano che Xigbar ci abbia mai portati. Non lo credi anche tu? ››, si voltò lentamente verso il profilo assorto del compagno, gli occhi ambrati dell’amministratore del Circus studiavano attentamente ogni più piccola mossa di quella bestia pensante. Volteggiava in maniera elegante, quasi umana. Non fu sorpreso quando il Samurai iniziò a imitare le mosse del suo addestratore, la cosa colpì tutti di sorpresa, e stranamente anche Xigbar indietreggiò di un passo ma subito fece schioccare la frusta più forte e velocemente, emettendo richiami di dissenso.

Se quella messa in scena era opera di Xigbar…beh, avrebbe dovuto scusarsi per averlo chiamato “dilettante”, era qualcosa di originale e imprevisto.

‹‹ Quello, Saix, non è affatto un Heartless. ››

‹‹ Cosa hai detto? ››, il giovane dai capelli cobalto si voltò di scatto vero il compagno che in quel momento, nella maniera più pacata possibile, si alzò dal suo posto ripulendosi della polvere che aveva chiazzato i suoi pantaloni neri.

‹‹ Che vuol dire che non è un Heartless?! Allora cos’è?! ››

‹‹ Abbassa la voce. Ho fatto delle ricerche a insaputa di tutti, quello è un Nobody. ››

‹‹ E che sarebbe? ››, sibilò inviperito nel sapere di essere stato escluso da una ricerca importante che Xemnas aveva svolto.

Non gli piaceva essere amalgamato a tutti gli altri, lui non era come loro, per questo Xemnas aveva scelto lui come compagno, nonostante fosse il VI membro che era entrato a far parte dell’organizzazione, in mancanza del direttore era lui a detenere il potere, questo perché Xemnas aveva fiducia in lui.

‹‹ Una razza più sviluppata, con facoltà intellettive maggiori rispetto agli Heartless normali. Loro sono l’evoluzione e hanno un carattere pressoché ingestibile. ››

‹‹ Questo significa che…››

‹‹ Che Xigbar è nei guai. ››, ridacchiò sleale.

Servirono diversi momenti a Saix per digerire la situazione, momenti che sembravano interminabili.

‹‹ Dobbiamo interrompere le prove! Da quanto tempo lo sai? ››

‹‹ Non fermeremo un bel niente. Voglio vedere quanto è veramente bravo il nostro addestratore. Infondo lui è un veterano e ha osato rispondermi con impudenza, se è meritevole di stare al Circus sarà in grado di gestire questa bazzecola anche se è stata un’imprudenza da parte sua non aver indotto ricerche più approfondite…››

Saix si morse il labbro, anche se non aveva particolarmente a cuore la faccenda, sapere che Xemnas si muoveva per impartire “la lezione” all’ingenuo ammaestratore, lo face preoccupare. L’incontro con sua Maestà era per l’indomani e tutto doveva essere perfetto. Un’azione così sconsiderata da parte del suo amante era del tutto inaspettata, era la prima volta che metteva in primo piano i suoi problemi personali anziché il bene per la compagnia.

 

Roxas era incantato. Mai aveva visto nulla di simile. Come quell’Heartless imitasse mossa per mossa Xigbar in maniera naturale era…stupefacente!
E pensare che il dominatore di bestie era così modesto! In poco più di due settimane e mezzo era riuscito nel suo intento in maniera impeccabile, e credere che qualche minuto prima aveva dubitato della sua bravura. Che sciocco, sentiva l’impellente desiderio di scusarsi. 

‹‹ Sai Xion? Sono stato uno sciocco a diffidare delle sue capacità…››, mentre parlava non notò sul subito come le guancie di lei si scolorirono né da come le sue iridi si dilatarono.

‹‹…quando conclude che ne dici se andiamo a complimentarci? ››

Alla vista del labbro tremante della sua giovane amica, Roxas rimase per un attimo interdetto.

‹‹ Xion? Che ti prende? ››

Le urla di Larxene fecero voltare di scatto il ragazzo verso l’inquietante scena che si stava svolgendo sul palco. L’Heartless aveva iniziato a colpire ripetutamente con le spade le barre in ferro emettendo strilli acuti, suoni che potevano essere emessi solo da una bestia inferocita.

Vani furono i tentativi di riportare all’ordine, ormai era del tutto fuori controllo.

Dopo l’ennesimo urlo da parte dell’addestratore, il Samurai afferrò la frusta che in quel momento emetteva un nuovo schiocco, un nuovo ordine che non aveva alcuna intenzione di ascoltare. Strattonò verso di sé quell’arma imponi-ordini trascinandosi Xigbar appresso.

In sala tutti erano rimasti agghiacciati fino ad allora ma quando Xigbar svenne a causa del colpo che la bestia aveva inflitto alla sua testa, si scatenò tra i membri del Circus un gran caos.

Xigbar…è…in pericolo! Aiutatelo! Che qualcuno lo aiuti!”, ma Roxas riusciva solo ad urlare nella sua mente, dalla gola non proveniva alcun suono.

Il Samurai nel frattempo aveva ricominciare a ledere le barre di protezione con una tale disperazione da riuscire ad intaccare il metallo.

Xigbar giaceva in terra, non dava segni di vita e ciò ghiacciò il biondo sul posto.

‹‹ Roxas! Dobbiamo andarcene subito via di qui! ››, lo strattonava impaurita Xion con lacrimoni grossi come acini d’uva.

‹‹ M-Ma Xigbar! ››

‹‹ Non possiamo fare niente! Andiamo! ››

Quando il rumore del ferro scalfito vibrò nell’aria, Roxas seppe che ormai era troppo tardi.

 

Il Samurai sibilò contro ogni faccia presente in quel tendone, piegò la barra di ferro dilaniata in modo da poter crearsi un passaggio, personaggi come Xaldin e Lexaeus corsero a placcare la bestia ma questa si muoveva con una velocità tale da aggirarli lasciandoli basiti e incapaci di reagire sul posto.

‹‹ Axel! Cazzo, siamo nei guai! Che facciamo?! ››, gli urlò l’amico seriamente preoccupato.

Il mangiafuoco assisteva come il Samurai si spostasse con la stessa pericolosità di un serpente affamato, si stava gustando il panico che si leggeva negli occhi di Larxene o la fredda concentrazione di Zexion che cercava di trovare un modo sicuro per riuscire a far dileguare tutti senza però riuscire a trovar nulla, per l’Heartless non era difficile schivare le prese - certamente salde - dei due esseri che cercavano di riportarlo in gabbia, la cosa non era minimamente accettabile.

Quando la sua testa cilindrica si piegò in direzione dei ragazzi più giovani, il rosso non riuscì più a ragionare, il Samurai stava per caricare il suo primo, vero attacco.

‹‹ Roxas! NO! ››

Axel sarebbe andato in loro soccorso se a fermarlo non ci fossero state le braccia di Demyx che lo trattennero afferrandolo da sotto i bicipiti come se fosse una cintura di sicurezza umana.

‹‹ Lasciami Demyx! ››

‹‹ E’ troppo pericoloso! Non posso permettertelo! ››

 

I piedi del Samurai si muovevano così velocemente che sembrava scivolassero sull’aria piuttosto che correre con in mano un paio di spade che tagliavano l’aria, stava per investirli ed era tutta colpa sua, perché non aveva dato retta alla ragazza?

‹‹ Xion! ››

Per un gesto insano, Roxas si frappose fra la giovane e l’Heartless, gli fece da scudo allargando le braccia per difenderla ma il colpo della lama che avrebbe dovuto ferirlo, o per essere più concreti ucciderlo, non arrivò mai. Aprì lentamente gli occhi che aveva serrato istintivamente e il fiato gli si bloccò in gola nel vedere quanto fosse vicino, erano distanti pochi centimetri e il Samurai era molto più alto di lui, poteva intravedere delle cicatrici su quella sua scorza diafana.

Perché non mi ha attaccato?”

Non ebbe il tempo di completare quel pensiero che la creatura iniziò a tremare convulsamente, sembrava avere un qualche attacco epilettico ma lentamente e con grande sforzo, questi, si inchinò dinnanzi al giovane.

‹‹ Cosa? ››, sussurrò impercettibilmente Axel nell’assistere a quell’evento del tutto inaspettato.

Il cuore del biondo iniziò a battere furiosamente, senza alcun controllo, non muoveva un singolo muscolo per paura di una reazione estremamente negativa da parte dell’animale.

“Ti prego. Ti prego. Ti prego. Allontanati.”, supplicò il giovane.

Il Samurai, quasi stesse combattendo contro stesso, ripose le due lame nelle fodere situate sui lombi e arretrò di qualche passo, quasi come se avesse letto i suoi pensieri.

“Eh?”

 Sapeva che era una mossa sconsiderata ma in quel momento tutto sembrava così assurdo che fare una prova non avrebbe cambiato granché la situazione, Roxas allungò il palmo della mano verso il Samurai.

“Torna in gabbia”

La creatura ricominciò a tremare convulsamente e proprio come era arrivata rientrò nella sua prigionia sedendosi in terra a gambe conserte.

‹‹ Che qualcuno liberi Xigbar, santo Cielo! ››

‹‹ Presto! Fate presto! ››

A voci si sovrapponevano altre voci, tutto era confuso, tutto era indistinto, le gambe di Roxas si fecero deboli e il ragazzo cadde a sedere ridendo d’isterismo.

“Sono salvo. S-sono davvero salvo.”

‹‹ Roxas?? Stai bene?? ››, frignò Xion al suo fianco mentre cercava di ripararsi il viso appoggiandolo sulla sua clavicola.

‹‹ Oh Roxas! Mi hai salvato la vita! S-Sei un idiota! ››, e lì, tutta la tensione della piccola bruna si sciolse con le sue lacrime che implosero e colavano come un fiume in piena, bagnando la maglietta che quella mattina il ragazzo aveva scelto d’ indossare.

‹‹ COSA?! ››, sbraitò iracondo Saix, ‹‹ Perché diavolo non ti ha attaccato?! ››

‹‹ Sembra quasi che tu ci sperassi, Saix. ››, intervenne un gelido Axel, libero dalla stretta di Demyx, ormai era riuscito a ritrovare il controllo della situazione.

‹‹ No! Ma tutti abbiamo visto che lo stava per fare a pezzi e all’ultimo secondo si è bloccato inginocchiandosi! Roxas, parla! Cosa diamine hai fatto?!

‹‹ N-Non lo so. ››

‹‹ Bugiardo! ››, ringhiò imbestialito.

Un applauso e delle risa vennero dalle spalle dell’uomo dalla ben nota cicatrice a forma di X.

‹‹ Xemnas…››, sussurrò incredulo.

‹‹ Bravo Roxas! Complimenti. Non credevo avessi la capacità di ammansire gli animali! E io che ti avevo relegato a pagliaccetto! Hai tutto il mio rispetto! Ah ah ah! ››

‹‹ M-Ma Xemnas…tu non puoi-non puoi, io…››

‹‹ Dobbiamo far sopprimere quell’Heartless. ››, convenne Axel interrompendo l’ilarità del direttore.

‹‹ Heartless? Io oggi non ho visto alcun Heartless e non ho alcuna intenzione di farlo abbattere, caro Axy. ››

‹‹ Ha attaccato Xigbar! ››

‹‹ Xigbar è un incompetente! ››, urlò perdendo il suo autocontrollo, ma durò poco ‹‹ ora noi abbiamo il nostro prodigioso Roxy. ››

‹‹ Spero sinceramente che tu stia scherzando! E cos’è questa storia dell’Heartless? Tu hai voluto quella cosa nel tuo stramaledettissimo spettacolo! ››

‹‹ Caro, caro e impudente Axel. Quello a cui hai assistito poco fa era l’eccellente esibizione di un giovane talento alle prese con un Nobody. ››

‹‹ Nobody? ››, sibilò, il sangue gli stava pompando diritto nella scatola cranica iniziando a fargli vedere completamente rosso.

‹‹ E tu hai preteso da Xigbar che addomesticasse qualcosa al disopra delle sue competenze nel giro di niente?! ››

‹‹ Già, ed è stato un vero disastro. Pazienza, ma adesso…i riflettori saranno tutti puntati sul nuovo addestratore! ››, gioì puntando con il dito Roxas.

‹‹ I-Io? ››

‹‹ Lascia fuori il ragazzo dai tuoi assurdi piani! Lui non c’entra niente! ››

‹‹ Axel, hai presente che domani noi abbiamo uno spettacolo che segnerà a vita la nostra sorte, vero? Non sarai così egoista da proibire a tutti uno stile di vita nettamente migliore. ››

“Vedi da che pulpito! Tu speravi che Xigbar fosse umiliato davanti a tutti, perché fai così Xemnas?”, anche se avrebbe voluto pronunciare quelle parole, il labbro di Saix fu stretto ancora più saldamente fra i suoi denti.

‹‹ Possiamo sempre esibirci senza il domatore di bestie. ››

‹‹ Assolutamente no, Axel. Il Circus XIII è chiamato così per la presenza di ben 13 spettacoli unici e sorprendenti. Se c’è l’assenza del ammaestratore mi dici che senso avrebbe? Vuoi portarci alla malora? E’ questo che vuoi Axy? ››

Il tono denigratorio, la sua faccia tosta, procurarono un fastidioso pizzicore alle mani del mangiafuoco, ma sapeva che ribattere non serviva a niente, la sua parola contava meno di zero al confronto a quella dell’indiscusso capo.

‹‹ No. ››

‹‹ Allora siamo tutti d’accordo! Perfetto. Roxas, più tardi vorrei conferire con te se permetti, mi raccomando. Ora sistemate tutto questo caos e…per carità, andate ad assicuravi che il vostro compare sia salvo. Non voglio morti all’interno del mio tendone, sia chiaro. ››

Quando la presenza di Xemnas scomparve insieme a quella del suo compagno, Axel imprecò qualcosa a denti stretti e Zexion si avvicinò ai due ragazzi con fare molto inquieto.

‹‹ State bene? ››

‹‹ S-Sì. Non ci ha fatto niente, abbiamo preso solo un brutto spavento. ››

‹‹ Meglio così allora…››, sospirò rassicurato il giocoliere-pagliaccio.

‹‹ Xigbar! Lui invece come sta?? ››, si informò Roxas in apprensione.

‹‹ E’ stato scortato dagli altri in infermer-…in camera tua, è lì che teniamo ancora i medicinali. ››

‹‹ Non c’è problema ma io voglio andare a vederlo! ››

‹‹ Ora non si può, Marluxia lo sta visitando insieme a Vexen, è meglio lasciarli fare. ››

‹‹ Oh. Va bene. ››, mormorò rattristato per quella negazione.

‹‹ Quel lurido cane. ››, sputò Axel rivolgendo il gentile complimento al loro supervisore, Roxas rabbrividì, era veramente infuriato.

‹‹ Tutto apposto? Xion, come stai? ››, il tono, al nome della giovane si addolcì.

Xion era l’unica ragazza al Circus, Larxene non poteva definirsi tale, serpe com’era, e così Axel l’aveva presa a cuore quando era entrata a far parte della compagnia.

‹‹ Va tutto benissimo Axel. Roxas mi ha salvata! E’ un eroe! ››

‹‹ Mh, ho visto. ››, concluse distaccato.

‹‹ Axel? ››, chiamò il biondo cercando quelle attenzioni che per lungo tempo – e senza motivazione alcuna – gli erano state negate.

‹‹ Sì? ››

‹‹…grazie. Per aver cercato di proteggermi da Saix e da Xemnas. ››

‹‹ Non devi ringraziarmi, l’avrei fatto per chiunque. Era un'ingiustizia gratuita e questo non potevo sopportarlo. ››

‹‹ Ah. ››, si ammutolì mentre notava l’impassibilità delle sue parole e dal modo in cui gli voltò le spalle.

 

*****
Sorpresa!
Oddio,sorpresa’ è una parola grossa. Oggi è un giorno un po’ particolare e no, non c’entra niente con la pasquetta ma essendo che io partirò tra pochissimo e a Barcellona non avrò un pc, ho deciso di anticipare la pubblicazione del Circus!
Spero non siate stati delusi dal capitolo 5. Siamo arrivati al penultimo capitolo di Just be Friends! *faccina emozionata*
Passiamo alla risposta delle recensioni del capitolo precedente! :3

 

EvgeniaPsyche Rox: Oddio…oddio… … …oddio. Okay. Non posso limitarmi a risponderti con una sola parola così cercherò di far uscire la parte logorroica di me senza risultare ridicola - troppo tardi! -, d’oh!

Che dire? Grazie per la tua opinione personale, sono contenta che il mio stile ti sia gradito e la trama possa essere di tuo gusto ma…piccolo spoiler: La storia non ha ancora preso il via! :’D
Dopo questo ti lascio in pace, dear :3 A presto!

Ilovewrite: Grazie mia beta (: tu sai fin troppo ò_o meno male che i prossimi capitoli ti sono ancora allo scuro se no poi ti risulterebbe noiosa la trama >>

 

Zazi: Ben ritrovata! :3 Grazie cara per l’assiduità con cui ti presenti ad ogni appuntamento, non merito tutto questo!
Sempre fin troppo gentile e disponibile, l’unica pecca che hai è il tuo astio contro Re Topolino! ù___ù lui è un adoRRabile topo :’D
Spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento…

Siamo già ad Aprile! Cavolo, la scuola sta finendo, penso che probabilmente rallenterò con la stesura della ff per dedicarmi un po’ di più allo studio…

*I lied*
Scherzi a parte, la maturità si avvicina e io sono nella m- Ci vediamo il 15 Maggio!
A presto! Chu~

 

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Capitolo 6
*** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 6 ***


1

1. Just be friends…

Mondo-Scena ›› 1. #6

 

‹‹ Tu prederai il posto di Xigbar domani. ››

‹‹ Che cosa?! Io?? N-Non ne sono capace e poi lui non se lo merita dopo tutto quello che ha fatto! Xemnas, mi dispiace, ma non posso accettare.››

Quegli occhi, così glaciali, sembrarono immobilizzare il corpo del ragazzo sul posto, non riusciva a muoversi da quant’intensamente lo fissava.

‹‹ Roxas. E’ un ordine dal tuo superiore e se è il Nobody che ti preoccupa…beh, puoi stare tranquillo. Sembra che tu e lui abbiate una grande empatia! ››, rise sonoramente, quasi sapesse del collegamento mentale che aveva avuto poco prima con il Samurai.

Come ne era venuto a conoscenza?

‹‹ Roxas…facciamo così, se tu farai come ti dico, ti rivelerò il vero motivo per cui Axel non ti rivolge più alcun attenzione. Ci stai? ›› 

Esisteva un motivo valido a quei silenzi? In cosa aveva sbagliato? E come faceva Xemnas a saperlo?

‹‹ Chi ti ha detto di me e di Axel? ››.

‹‹ Oh piccino, basta guardarvi…››, sussurrò con circospezione.

 

I circensi più giovani del Circus XIII si trovavano davanti all’infermeria da tanto tempo, troppo tempo. Un paio d’ore? Tre? Perché c’era tutto quel silenzio? Perché nessuno parlava?

Roxas stava aspettando, appoggiato al muro, scandendo il tempo facendo ondeggiare la gamba avanti e indietro, in attesa che quella porta si aprisse, che qualcuno gli portasse liete notizie.

Xion fissava i suoi piedi mentre era seduta su una sedia, si stava torturando le mani, in preda a chissà quale pensiero malevolo.

Perché ci mettevano così tanto tempo? Erano così gravi le sue condizioni?

Al rumore della porta che si aprì improvvisamente, il viso dei due giovani scattò automaticamente in direzione dello sguardo contrito di Vexen che non prometteva grandi aspettative.

‹‹ Allora? Come sta? ››, mormorò il biondo avvicinandosi alla magra figura dello scienziato, lì nessuno aveva grandi esperienze mediche ma Vexen era quello che più gli si avvicinava.

Quello per tutta risposta si asciugò lentamente le mani sul grembiule bianco che indossava, il fetore di disinfettante bruciò nelle narici di Roxas.

‹‹ Beh, chiedeteglielo di persona. ››, rispose freddamente ad occhi chiusi.

L’uomo era spossato, quella giornata era stata intensa e difficile per tutti e sapere che non era ancora conclusa non lo aiutava, l’ultima cosa che ci voleva erano due ragazzini fra i piedi.

Roxas fece un cenno deciso con il capo ed entrò in camera senza aspettare risposta.

Xigbar non sembrava aver risentito di alcuno scontro mortalmente pericoloso, solo la fasciatura macchiata di un rosso vischioso e che puzzava di disinfettante che portava alla nuca dimostrava quanto avesse rischiato.

Era coricato sul letto del biondo con seduto al suo fianco Marluxia che gli teneva compagnia, osservando con occhi da mamma chioccia ogni suo movimento.

‹‹ Xig! Stai bene? ››, mormorò in ansia Xion.

‹‹ Mai stato meglio! ››, esclamò ilare ma ben presto quelle risate furono sostituite da secchi colpi di tosse.

‹‹ Vecchio caprone dovresti stare zitto e buono a letto! Cavolo! Hai due costole incrinate! Fai meno lo spiritoso. ››, lo rimbeccò Marluxia stizzito.

‹‹ Perdono…››, si scusò tornando successivamente a guardare la ragazzina ‹‹ Magari stessi bene piccola. Ci stavo rimettendo la pelle poco fa. ›› ammise facendo venire la pelle d’oca a Roxas che rimase ad ascoltare.

‹‹ Macché! La tua pellaccia è così dura che non la vuole nessuno, come si dice? “L’erba cattiva non muore mai” e c’hanno ragione mio caro! ››

Tutti risero, alleggerendo quell’atmosfera carica di tensione.

Era un bene sapere che Xigbar riuscisse a trovare la forza per ridere anche in momenti come quelli. Dava l’impressione di un vecchio burbero ma infondo, se lo si conosceva bene, non era così male.

A volte le apparenze ingannano.

‹‹ Ci gioco la testa che quel dannato di Xemnas se la sta ridendo di gusto ››, sospirò Xigbar, forse non aveva tutti i torti…

‹‹ Ma che sciocchezza vai dicendo? ››, brontolò Marluxia dandogli uno scappellotto improvviso, ‹‹ Nessuno è contento della tua situazione, ci siamo presi tutti un bello spavento, almeno nessun altro si è fatto male! ››, concluse poggiando il dito indice e quello medio sulla fronte chiudendo gli occhi, quasi a voler scacciare quella brutta eventualità.

‹‹ Per fortuna ››, brontolò sollevato Xigbar ‹‹ l’unica cosa da fare ora è abbattere quella bestia selvatica e inventarci qualcosa per domani che possa rimpiazzare il mio spettacolo, forse potremmo convincere Luxord ad allungare il suo sketch. ››

Gli occhi bassi di Xion e Roxas si incrociarono non appena quelle parole fuoriuscirono dalla bocca del domatore di bestie.

Abbattere il Nobody? Era una follia. Xemnas non l’avrebbe mai permesso.

‹‹ Glielo devi dire Roxas. ››, sussurrò la mora.

‹‹ Non posso Xion, non adesso che sta così. ››, bisbigliò di rimando il ragazzo.

Come poteva farlo? Non erano passate più di cinque ore da quando Xigbar era stato colpito e medicato in quel letto.

‹‹ Cosa farfugliate voi due? ››, domandò innocentemente Marluxia che si stupì nel vedere come scattarono i piccoli circensi alla sua domanda.

‹‹ N-Niente. ››, sorrise forzatamente Roxas agitando i palmi davanti a sé.

‹‹ Ehi mocciosi, sarò mezzo ciecato ma di certo non sordo. Che sta succedendo? ››

‹ …››

‹‹ Ragazzino, sputa il rospo. ››

‹‹ Ecco. Vedi…››, Roxas abbassò il capo nascondendo il viso in terra cosicché non dovesse vedere la faccia di Xigbar mentre rivelava la verità…‹‹ Xig. Xemnas non vuole annullare lo spettacolo del domatore di bestie domani con il Samurai. ››

‹‹ Ma è ridicolo, non è stupido a tal punto da potermi mandare domani al castello ridotto così. ››, rise divertito dalla portata dell’idiozia che avevano detto, Xemnas pur essendo un imbecille non lo era a tal punto!

‹‹…infatti tu non parteciperai. Xemnas mi ha ordinato di prendere il tuo posto. ››

Le risate dell’uomo cessarono di colpo e Roxas non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia, si sentiva uno schifo.

Dopo tutti i consigli che Xigbar gli aveva dato per tirare avanti alla fine gli aveva tolto la possibilità di esibirsi al castello, era una ghiotta occasione per tutti e lui gli aveva fregato la possibilità di dimostrare le sue capacità, di far rodere il fegato a Xemnas quando persino Re Topolino in persona si sarebbe alzato in piedi ad applaudire il dominatore di animali. Roxas si sentiva un traditore.

‹‹ Ah. ››, fu l’unica risposta atona che diede l’uomo.

‹‹ Beh, se Xemnas ritiene giusto che sia così, allora va bene. ››

A quelle parole il viso di Roxas scattò sul letto, non sembrava essere turbato in alcun modo.

‹‹ No! Non va bene per niente! Dovresti arrabbiarti! Sei stato sostituito con un poppante! Reagisci! ››, era forse la sua rabbia che voleva, il biondino non poteva accettare di passarla liscia con i rimorsi e i sensi di colpa che l’avrebbero divorato con il passare del tempo.

‹‹ Roxas calmati! ››, implorò Xion preoccupata per l’amico.

‹‹ No! E’ sbagliato! E’ tutto dannatamente sbagliato! Prendimi a parole Xig! Sono un traditore! ››

‹‹ Perché dovrei arrabbiarmi ragazzino? Le cose non cambierebbero, mi farebbe stare solo peggio e poi…è vero, tu sei un moccioso ma con delle grandi capacità, non so quanto tu sia portato per fare il domatore di bestie ma…se vuoi, puoi fare tutto. Hai le carte in regola. Magari un giorno prenderai definitivamente il mio posto, chissà. Ti chiedo solo una cosa. ››

A Roxas veniva da piangere, dove veniva tutta quella comprensione? Quella calma ghiacciante, quasi calcolatrice?

‹‹ Dimmi. ››

‹‹ Stai attento. Quel mostro è più scaltro di quanto sembri. ››

Sì, tutti se n’erano accorti in sala. Non avrebbe assolutamente abbassato la guardia.

‹‹ Sicuro. ››

‹‹ Ora per piacere, avrei bisogno di riposare, che ne dite di ripassare più tardi? Mi sento molto stanco. ››

Xion e Roxas fecero un cenno d’intesa con il capo e lasciarono silenziosamente la stanza.

 

Axel si trovava sotto la Torre dell’Orologio, con il viso che affondava tra le braccia appoggiate bellamente sul muretto che circondava lo spiazzale, era irritato.

Dannato Xemnas. Lui e ai suoi ricatti infantili. Altro che direttore del circo, poteva fare benissimo il marionettista da quant’era bravo ad influire sulle vite altrui, le giostrava nel migliore dei modi, Xemnas era un ottimo osservatore.

‹‹ Dannato cane. ››, sibilò Axel stringendo le dita nel tessuto del suo soprabito in pelle. Fissava con rabbia il sole che stava tramontando, ora poteva vederlo senza che gli ferisse gli occhi ma decisamente non era la stessa cosa ammirarlo da quella posizione, ma sinceramente non aveva voglia di salire da solo sulla Torre, non avrebbe provato le stesse sensazioni di quando ci andava con Roxas…e pensare che quella era la loro ultima sera in cui avrebbero potuto vedere il sole tramontare a Crepuscopoli

Ormai Axel era decisamente cotto del ragazzino, e la cosa che lo faceva incazzare mortalmente era che Xemnas se ne fosse accorto in tempo per poter sfruttare al meglio la sua debolezza. Ecco perché era così infuriato con lui…

 

‹‹ Axy, ciao. ››

“Non si può restare soli per più di cinque minuti qua dentro senza che qualcuno ti venga a scocciare.”, pensò il rosso voltandosi verso la figura del direttore.

‹‹ Avevi bisogno di qualcosa, Xem? ››

‹‹ Mmh, no. Niente di particolare, ero venuto solo a fare due chiacchiere con te. ››

‹‹ Oh, quale onore. ››, borbottò sarcastico dandogli nuovamente le spalle.

‹‹ Perché quell’aria tanto abbacchiata, amico mio? Chi è stato quel cattivaccio ad averti spezzato il cuore? Il nostro piccolo e candido Roxy? Vuoi che lo sculacci io al tuo posto? ››

Un ringhio cupo uscì fra i denti del mangiafuoco.

‹‹ Oh-oh…allora ci ho visto giusto. E bravo il nostro caro, vecchio Axel. Non credevo ci potessi cascare così facilmente, solo per un paio di occhioni azzurri poi…››

‹‹ Sta zitto.››, sibilò velenoso.

Xemnas non diceva mai niente per niente. Era un doppiogiochista con i fiocchi. 

‹‹ Però, che ingiustizia la tua. Ignorare così, di punto in bianco, il nostro bambolotto biondo…credo proprio che abbia bisogno di una spiegazione. Tu non credi? ››

‹‹ Non dire niente a Roxas! Non farlo…››, disse Axel in preda ad una strana paura che vorticava come un’edera velenosa intorno ai suoi polmoni per poi stringerli, soffocandolo.

Stava facendo una grande fatica per cercare di far tornare le cose com’erano prima, Axel era un ragazzo mentre Roxas a malapena lo si poteva definire un adolescente. Non voleva che il ragazzino potesse legarsi alla compagnia più di quanto non stesse già facendo, non poteva rischiare di rovinare il rapporto che si era istaurato fra loro per una passione che si sarebbe estinta velocemente, esattamente com’era arrivata.

‹‹ Oh tranquillo, io non gli dirò niente…se in cambio, mi farai qualche piccolo favore personale. Sciocchezzuole, niente di preoccupante. ››

‹‹ Lo immaginavo... ››

‹‹ Non mi piace per niente la condotta che stai tenendo nei miei confronti da un po’ di tempo a questa parte, sempre a mettermi i bastoni tra le ruote e opporti ad ogni cosa che dico. Bene, da oggi mi spalleggerai per ogni scelta che prendo. Infondo lo faccio per il bene della compagnia, no? ››

‹‹…come desideri. ››, Axel si sentiva come se avesse venduto la sua libertà ad un diavolo.

 

‹‹ Maledizione. ››, sputò rancoroso Axel mettendosi in posizione eretta, adesso non era altro che il cane di Xemnas. Gli aveva impedito di prendere ogni sorta di posizione, quel dannato. Lo aveva in pugno e lui non poteva fare niente per cambiare le cose.

Iniziò a prendere a calci il muretto su cui poco prima era appoggiato per sfogare la sua rabbia repressa.

La voce di due ragazzi che si avvicinavano riuscirono a sedare Axel che velocemente si appoggiò alla parete dell’edificio più celata agli occhi esterni, ci voleva solo che qualcuno lo riconoscesse e andasse in giro a rovinare l’ immagine che tanto bene aveva costruito.

Quelle voci però…erano familiari alle orecchie di Axel, quella risata così dolce e divertita…

‹‹ Roxas…››

Quel nome gli sfuggì dalle labbra prima ancora che la mente arrivasse a visualizzare il suo viso, inspiegabilmente gli fece male sentirlo ridere insieme a Xion, si stavano avviando verso la Torre dell’Orologio.

Era il loro posto speciale…perché stava portando qualcun altro?

‹‹ Starebbero proprio bene assieme.››

Demyx non poteva rendersi conto di quanto quella constatazione potesse

sembrare orribilmente giusta. Infondo erano due ragazzini, potevano stare così bene assieme, lei così piccola e dolce, gli avrebbe potuto offrire tutto l’amore di cui aveva bisogno.

Lui…be’…era Roxas. Come si faceva a non amarlo? Chi non lo amava - convenne Axel - era sicuramente invidioso.

Roxas, così innocente e ingenuo, che tirava sempre avanti, qualsiasi cosa accadesse, così giusto che metteva sempre gli altri prima di stesso, pagando di propria tasca.

Roxas, con la mosca sempre sotto il naso che appena lo si provoca si infuriava come un micetto che in realtà si crede un leone, ed anche se diceva che le coccole lo infastidivano, Axel sapeva che gli facevano in realtà un gran piacere.

Un piccolo bambolotto con l’orgoglio di un guerriero. Era passato così poco da quando lo aveva conosciuto ma in due settimane averlo sempre intorno faceva sentire bene al ragazzo dai capelli di fuoco, già…così bene che ora non poterlo avere più vicino era come mettersi in astinenza.

Ma Roxas sembrava contento. Anche senza di lui, non era questo quello che alla fine voleva? No, non era questo ma gli andava bene anche così. Lui non andava bene per il piccolo Roxas. La ragazza al suo fianco sì. Le cose dovevano andare così fin dall’inizio. Doveva andarsene subito da lì o la testa gli sarebbe sicuramente implosa.

 

‹‹ Woooooah! ››, esclamò la ragazzina bruna correndo verso il parapetto della torre afferrandolo saldamente.

‹‹ Il cielo sembra andare a fuoco! ››, urlò con gli occhi brillanti e colmi d’emozione.

‹‹ Già..››, sorrise Roxas gentilmente avvicinandosi anche lui.

Una leggera brezza soffiava sui loro volti scompigliando i capelli ai giovani circensi. Xion di tanto in tanto lanciava diverse occhiate al ragazzino dai capelli color del grano che non distoglieva lo sguardo dal sole che stava per essere nuovamente risucchiato dall’orizzonte.

Chissà se anche Axel stava guardando il tramonto per l’ultima volta in quella città?

‹‹ …xas? Ehi? ››

Le palpebre del giovane vibrarono leggermente prima di tornare alla voce che lo stava chiamando in quel momento.

‹‹ S-Scusa Xion, ero assorto nei miei pensieri. ››, spiegò alla giovane mentre cercava di sedersi sul cornicione della Torre come sua abitudine fare. Di solito c’erano le braccia di Axel ad aiutarlo a sedersi e a fare da protezione, questa volta era lui che doveva dare una mano all’amica.

‹‹ Oh, grazie. ››, mormorò la ragazza arrossendo quando prese la mano dell’altro per salire sul muretto con le gambe che penzolavano sul vuoto. Xion aveva un po’ di paura ma non l’avrebbe dato a vedere, infondo insieme a lei c’era Roxas…

‹‹ Che mi stavi dicendo? ››, le ricordò il ragazzo.

‹‹ Ah, sì. Beh, mi chiedevo da quanto tempo conosci questo posto. ››

‹‹ Da un po’…››, rispose aggrottando la fronte, quasi fosse arrabbiato per qualche oscuro motivo che non sembrava volerle rivelare.

‹‹ E…posso farti un'altra domanda? ››.

‹‹ Certamente. ››

‹‹ Mi chiedevo…come mai mi hai portata qui? ››, chiese con voce sottile mentre si guardava i piedi per nascondere l’imbarazzo che si mostrava sulle sue guance, giocava con le dita quando era nervosa, era un dettaglio che Roxas notò in diverse occasioni.

Il biondo non voleva perdersi l’ultimo tramonto in quella città, non ci sarebbe stata altra occasione per andarci e con o senza Axel avrebbe detto addio ai suoi brutti momenti su quella torre.

Perché non faccio altro che pensarlo? Sarei dovuto venire qui da solo, ho sbagliato a portare Xion, mi sento troppo malinconico per riuscire a nasconderglielo.”

‹‹ Mmh, perché questo è il posto più bello della cit- ››

‹‹ Roxas? ››, chiamò interrompendolo.

Quando il viso del ragazzo si voltò verso la direzione di Xion le sue labbra si scontrarono con quelle della ragazza, morbide, un po’ crespe ma delicate, i suoi occhi si dilatarono sempre più mentre la mente dava un ordine cronologico a quello che stava succedendo.

Si era voltato.

Xion si era avvicinata.

Lo aveva baciato.

Lo stava baciando.

Il ragazzo arretrò di scatto arrossendo fin sopra le orecchie, coprendosi la bocca con un braccio.

‹‹ M-Ma che hai fatto?? ››

Xion sorrise timida.

‹‹ Prendilo come un bacio di ringraziamento. Le principesse nelle favole fanno così con i principi quando vengono salvate dai draghi.››

‹‹…con i principi…?››, ripeté come un pappagallo.

‹‹ Sì, scemo. Beh…sai. Non mi dispiacerebbe…ecco…che questa cosa, emhvedi…››, più andava avanti più le parole le uscirono pasticciate e frettolose.

‹‹ Eh? ››, disse spaesato il ragazzo vedendola in quello stato di confusione.

‹‹ Ecco…io, vorrei…b-beh, come posso spiegartelo? V-Vorresti prendere in considerazione l’idea…di…uhm, diventare qualcos’alt-…››, il tono della voce calò lentamente, quasi come se qualcuno stesse abbassando il volume con una manopola, ora muoveva solamente le labbra.

‹‹ S-Scusa ma non ti sento ››, le fece presente il ragazzo impacciato quasi quanto lei.

‹‹ V-Vorresti essere il mio ragazzo, Roxas?! ››, urlò rabbiosa - forse per colpa della sordità di Roxas, fosse ce l’aveva con se stessa - stringendo forte gli occhi per lo sforzo, quando li riaprì il viso si trasformò in una maschera imbarazzata.

‹‹ Oh, scusami! Non era mia intenzione dichiararmi così…io volevo solo chiederti di pensarci un po’ su. Mamma mia, che idiota che sono…››, balbettò sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

‹‹…lo farai? ››, sussurrò spezzando il silenzio che si stava creando attorno a loro.

Roxas non rispose, sembrava più spaventato di lei, si limitò solo a fare un cenno d’assenso con il capo.

 

‹‹ Mi viene da vomitare…››, mugolò Larxene appoggiandosi ad una parete candida del palazzo portando una mano a coprirsi la bocca.

‹‹ Sta tranquilla Barbie, non devi fare nulla di diverso da quello che non hai già fatto. ››, commentò Xaldin incrociando le braccia al petto.

Larxene non era l’unica che sentiva lo stomaco raggomitolato su stesso, anche Roxas si sentiva piuttosto a disagio.

Il Castel that Never Was era davvero grande e ovunque il biondo posasse lo sguardo poteva intravedere la propria immagine riflessa da quanto fosse lindo e casto quel posto.

Non era addobbato in maniera pomposa come ci si aspetterebbe da un Castello, le decorazioni erano poche ma giuste, quel tanto che ti portava a ricordare che quel luogo non era il tuo solito tendone, che lì, il tuo pubblico non assisteva solo perché aveva scelto tra le opzioni di andare a godersi uno spettacolo o restare chiusi in casa a restare a poltrire sul divano, bensì per constatare effettivamente se le voci sulla tua fama fossero veritiere o soltanto delle stupide dicerie.

‹‹ Roxas, tutto okay? Sei bianco come un fantasma.››, appurò la piccola assistente, notando il pallore malsano del compagno.

‹‹ Sì, va tutto bene, è solo che non ho dormito granché bene ieri…››

‹‹ Ci credo. Sei stato con il Samurai tutta la nottata per cercare di elaborare un’esibizione. Avresti dovuto riposare di più…››

Era vero. La notte prima il biondino era rimasto a riflettere e a rimuginare seduto a gambe incrociate in terra davanti al Nobody che lo fissava di rimando. Gli occhi erano vigili ma la mente piena di domande che lo distaccavano dalla realtà.

Il bacio di Xion, la promessa di Xemnas, l’esibizione dell’indomani, il potere sul Nobody…tanti avvenimenti tutti in una singola giornata. Come faceva a non essere spossato? Ma il ragazzino lo era, ed anche tanto, ma capita a tutti una notte in cui i pensieri non ti vogliono lasciar in pace, che stanno a ronzarti tutto in torno, peggio di fastidiose zanzare.

‹‹ Hai ragione, ho sbagliato. ››, liquidò Roxas evitando di dare ulteriore peso alla faccenda.

‹‹ Senti Roxas…io volev-››.

La voce della bruna fu coperta da uno strombazzare di trombe, il suono andava a rimbalzare sulle pareti per echeggiare in fondo ai corridoi infastidendo le orecchie impreparate dei componenti del Circus XIII.

‹‹ Siamo grati per essere venuti qui, cari amici! Re Topolino desiderava tanto potersi recare personalmente ad una vostra esibizione, è onorato di avervi al palazzo. A-hyuck. ››, un enorme bracchetto dal grosso nasone si incamminò verso il gruppo sorridendogli amichevolmente.

‹‹ L’onore è tutto nostro…››, intervenne Saix, inchinandosi non prima di aver lanciato uno sguardo a Xemnas che sembrava studiare la situazione con rigoroso distacco.

‹‹ Siamo lieti di esser rientrati nelle grazie di sua Altezza. Speriamo di poter ripagare al meglio questo caloroso benvenuto. ››, concluse l’uomo dai capelli cobalto.

‹‹ Oh non dovete preoccuparvi, scommetto che sarà un gran successo…››

‹‹ Your Majesty! Your Majesty! Uaaack! Goofy! Uaack! Uack! ››, l’entrata di un goffo papero che strepitava di corsa lungo le scale si concluse con uno scivolone di quest’ultimo che percorse l’ultimo tratto di strada che lo divideva dall’altro slittando sul pavimento a pancia in giù.

‹‹ Donald! Che succede amico? ››

‹‹ Uaaack! Uaack uaaack! ››, strillava sbattendo convulsamente le ali perdendo un paio di piume svolazzanti.

‹‹ Ma che ha detto? ››, sussurrò pianissimo Demyx a Zexion.

‹‹ Non ho afferrato nemmeno una sillaba. ››, ammise il ragazzo più basso.

‹‹ Parla piano! Non riesco a capirti quando fai così! ››, lo incoraggiava il cagnone.

Il papero, indispettito, lanciò alla compagnia un’occhiataccia poi con un saltellò afferrò un orecchio penzolante dell’amico costringendolo ad abbassarsi, sussurrandogli qualcosa nervosamente.

‹‹ Gosh! Che vuol dire che Re Topolino non si trova nella sua stanza?? ››, sussultò coprendosi immediatamente la bocca per l’informazione rivelata.

Il papero seccamente si diede un alata sugli occhi.

‹‹ Ops. ››

Un mormorio generale si diffuse fra la compagnia, ciò non sembrò essere gradito da Donald da come si potevano interpretare i suoi sguardi. 

‹‹ U-umh, tu ritorna a dare un’occhiata di là, qui ci penso io. ››, concluse Goofy ricevendo un cenno d’assenso con il capo da parte del papero che si allontanò veloce proprio come era venuto.

‹‹ A-hyuck, dovete scusarlo, Donald è un tipo piuttosto…irrequieto, non essendo nemmeno delle vicinanze quando parla bisogna prestare una certa attenzione. Ci si fa l’abitudine, uhm. ››

‹‹ Che cosa è successo al Re? ››, chiese con una sottile aria irritata Vexen.

‹‹ Uhm, beh…ecco…››, sospirò rassegnato, era inutile che cercava di nascondere l’evidenza ‹‹ sua Maestà è solito gironzolare per i palazzi del reame, affascinato dalla storia del luogo e senza accorgersene vaga per svariate ore perdendo la cognizione del tempo, è capitato più di una volta di rimandare una riunione perché si era perso fra le infinite stanze di un castello. Vi prego di accomodarvi, non ci vorrà molto prima che la faccenda si risolva. ››

‹‹ Di solito quanto tempo ci vuole prima che sbuchi fuori? ››

‹‹ Non si è mai superato le tre ore…››

‹‹ T-Tre ore? ››, soffocò lo scienziato, impaziente.

Il seguace di sua Altezza li condusse tutti in un’ampia sala, se si alzava il viso si poteva intravedere il trono posto dietro una vetrata protettiva su un soppalco tutto adornato da ghirigori delicati che sembravano disegnare ai lati della vetrata ampie ali bianche,  la stanza si presentava più larga che lunga, la cosa più affascinante di quel posto era il soffitto,  formato da lastre di vetro che permettevano di vedere il cielo striato da nuvole che correvano veloci spinte dal vento.

I ragazzi capirono subito che quello era il luogo in cui si sarebbero esibiti, molte delle loro attrezzature erano state portate dai diversi servitori all’angolo della camera, ben sistemate.

‹‹ Questa è la Sala delle Vacue Melodie. Se abbiate la pazienza di attendere…››, si scusò Goofy inchinandosi verso la congrega che lo accompagnò con lo sguardo mentre si allontanava per le scale che avevano percorso poco prima.

 

‹‹ Mi annoio. ››

‹‹ A chi lo dici…››

‹‹ Smettetela voi due! Se avete tempo per frignare andate a dare una mano agli altri! ››, sgridò Marluxia puntando il dito contro Demyx e Zexion che stavano stravaccati in un angolo della sala a poltrire.

‹‹ Preferisco restare ad annoiarmi. ››, sussurrò Demyx gonfiando le guance, mettendo il broncio.

‹‹ Hai detto qualcosa Dem?! ››

‹‹ N-No! No! ››

Roxas li stava ad osservare da lontano, divertito dall’isteria di Marluxia e dai battibecchi che si creavano ogni due-tre tra i suoi compagni.

‹‹ Però ha ragione…››, convenne il biondo portando le braccia al cielo cercando di sopprimere uno sbadiglio, sentiva le ossa tutte intorpidite, non aveva voglia di ripassare lo schema dell’esibizione insieme al Samurai e nel vedere come sudava Lexaeus mentre sollevava i suoi pesi, la voglia di aiutare i suoi compagni nelle prove finali si dissolse del tutto.

"Andrò a farmi un giro di perlustrazione, qui sembra che si tirerà per le lunghe…"

Si allontanò imboccando uno stretto corridoio che si diramava in più sbocchi, finché restava in quello principale non si sarebbe perso, anche se le tinte candide delle pareti portavano più luminosità nel castello c’era da dire anche che non permetteva di orientarsi granché, nonostante sapesse di essere solo percepiva la sensazione che qualcuno lo stesse osservando da lontano, si voltò un paio di volte ma non vide mai nessuno.

“Che strano…”, quando si decise ad ammettere di essere solamente tratto in inganno dalla sua fantasia, Roxas sentì chiaramente un passo dietro di sé, con la coda dell’occhio riuscì ad intravedere una sfumatura rossastra ma fu l’unica cosa che vide perché quando si voltò per l’ennesima volta, il corridoio era del tutto deserto.

‹‹ Ma ch-…c’è nessuno? ››, chiamò. Solo il rimbombo della sua voce riempì le sue orecchie.

Chi diavolo lo stava seguendo?

Si stava per mettere a correre nella direzione del suo persecutore per metter luce su quella faccenda quando l’abbaiare forsennato di un cane lo distrasse dal suo intento.

Il verso dell’animale non si arrestò, anzi, era costante, quasi volesse indicare qualcuno, corse dalla parte opposta in cui stava per andare e affidandosi all’udito entrò in uno dei passaggi che conduceva in una corsia più larga di quella centrale, portava in diverse stanze ma Roxas si fermò solo in quella da dove proveniva l’incessante abbaiare.

Dallo spiraglio della porta vide qualcosa che gli parse una colluttazione, non riusciva ad intravedere bene le figure, una era molto più piccola rispetto all’altra.

‹‹ Stai fermo! Lasciami andare! Smettila di fare cos-››, l’abbaiare tornò forte e deciso, quel cane stava aggredendo qualcuno!

Roxas spalancò la porta e cercò di allontanare l’animale prima che potesse fargli seriamente del male.

‹‹ Fa il bravo..››

Il biondo lo strattonò per il collare verde che indossava, il cane dal pelo corto e sabbiato si mise da parte scodinzolando con la sottile coda corvina.

‹‹ Sta bene? ››, domandò il circense soffermandosi a studiare la figura davanti a sé.

‹‹ Sì, grazie. Pluto è un giocherellone, non voleva più lasciarmi andare! ››, rise. Per tutta risposta il cane abbaiò seccamente un paio di volte per poi lasciare la lingua fuori dal lungo muso, a penzoloni.

Roxas dovette sbattere un paio di volte le palpebre prima di ammettere a stesso che quella figura non era per lui ignota. Tutt’altro. Era la causa per cui il Circus XIII era andato là.

‹‹ S-Sua Maestà! ››, convenne inchinandosi immediatamente.

‹‹ Oh. Come siamo formali, alzati mio giovane amico. Non c’è bisogno che ti inchini, dopo tutto sei venuto in mio soccorso in buona fede, non preoccuparti della galanteria…beh, tu sai chi sono io. Posso sapere chi sei tu, ragazzo? ››

‹‹ Io? Io sono un membro del Circus XIII, signore. ››

Re Topolino restò a studiarlo per un po’, sembrava sospettoso o forse incuriosito, sta di certo che Roxas si sentiva innegabilmente a disagio di fronte a quelle attenzioni così importanti.

‹‹ Molto giovane per lavorare in un circo di talenti innati, e cosa faresti? L’aiutante scena? ››

Roxas si sentì punto sul vivo.

‹‹ No. Il domatore di bestie… ›› - per meglio dire, una soltanto -.

Nonostante ciò, il biondino provò uno strano senso di piacere pervaderlo nel pronunciare la parola “bestie”, si sentiva importante ma tutto il divertimento sfiorò quando sentì la risata trillante del re.

‹‹ Beh, wow. Complimenti. ››, si congratulò.

‹‹ Non credo ci sia molto da ridere, solo per quanto sono piccolo non vuol dire ch- ››

‹‹ Ehi ehi ehi, non fraintendere. Non volevo offenderti, semplicemente mi stupisce che un ragazzo così giovane sia in grado di gestire un ruolo così rilevante. La statura non conta, guarda me. Non sono alto più di un soldo di cacio e governo un intero regno.››, lo interruppe grattandosi il largo orecchio sinistro.

Re Topolino si voltò per la grande stanza e fissando l’orologio a muro sussultò.

‹‹ E’ estremamente tardi! Mi ero perso per i corridoi del castello! Devo andare immediatamente da Donald e Goofy! Saranno molto preoccupati! ››, si fermò un attimo assorto da qualche pensiero che gli stava balenando in mente..

‹‹ Come ti chiami? ››

‹‹ Eh?...Ah! I-Il mio nome è Roxas, sire. ››

‹‹ Bene Roxas, puoi indicarmi qual è la strada per uscire di qui? ››, domandò preoccupato di rimanere nuovamente bloccato in qualche corridoio.

Dopo che Roxas gli fece un quadro chiaro del tragitto da compiere, re Topolino gli sorrise grato.

‹‹ Non vedo l’ora di vederti esibire. Mi ha fatto piacere incontrarti. ››, concluse andando verso il corridoio centrale, con lui sparì anche il fedele Pluto.

‹‹ Che personaggio…bizzarro. ››, commentò tra sé e sé uscendo con meno fretta dalla stanza.

Sire avrebbe dovuto ricongiungersi con i suoi sudditi prima che lo spettacolo potesse prendere il via, Roxas non voleva correre, si diresse verso la Sala delle vacue melodie con calma, quando arrivò tutti erano in fibrillazione, l’improvvisa riapparizione di Re Topolino doveva essere ormai stata annunciata.

Lo squillo di trombe assordò nuovamente le loro orecchie e tutti i membri dell’organizzazione si voltarono verso le poltroncine d’onore su cui, da lì a poco, sarebbe apparso il tanto atteso sovrano.

Con la coda dell’occhio, il giovane intravide la stessa presenza dalle sfumature rossastre allontanarsi velocemente, stavolta, quando si girò poté identificare il suo persecutore.

Axel affrettò nervosamente il passo dirigendosi dietro le quinte, dove avevano posizionato i loro attrezzi di scena.

Era giunto il momento di chiarire.

Roxas lo seguì, sentiva un magone bloccargli il respiro, perché Axel lo stava evitando in quella maniera così assurda?

‹‹ Axel! Fermati! ››, lo chiamò accorciando le distanze.

Il rosso si arrestò nella penombra di grossi cassoni in legno impilati gli uni sugli altri, evitando il suo sguardo.

Il pulviscolo fluttuava leggero e aggraziato tra gli spiragli di luce tenue che si infiltravano separando i loro corpi, erano celati agli occhi di tutti ma nonostante ciò, Roxas poté sentire la voce lontana di Xemnas ringraziare compostamente il loro sovrano, lo spettacolo tanto a lungo preparato stava per prendere vita…

‹‹ Axel…perché mi eviti così? Cosa ti è successo? Ti credevo mio amico. ››

Alla parola “amico” l’espressione del mangiafuoco si distorse in un’espressione di disgusto.

‹‹ Non ho voglia di discutere con te, Roxas. ››, rispose seccamente.

‹‹ Dimmi almeno cosa ti ho fatto! Ti ho visto seguirmi nei corridoi, non cercare di negarlo. Se non fosse accaduto niente…non staremmo qui in questo momento.

Il circense più grande rimase in silenzio, forse era questo che più feriva Roxas: il non sapere.

‹‹ Sai che ti dico? Va bene così. Manda in frantumi tutte le promesse che avevi fatto, se non vuoi più parlare vorrà dire che a fine spettacolo avrò una persona in meno con cui congratularmi…››, si appoggiò lentamente con la schiena contro una superficie liscia e sottile, le parole gli uscirono basse e brucianti, voleva essere forte, voleva sembrare adulto ma quello che più desiderava era iniziare a frignare pestando i piedi in terra dicendogli quanto gli mancava un idiota come lui, quanto desiderava mangiare un gelato al sale marino con quella persona che l’aveva accolto a braccia aperte, con cui aveva trascorso ogni attimo di tempo libero assieme. Ma ormai non poteva più. Non voleva più.

Mentre rimuginava tra sé e sé, il drappo che avvolgeva il piano su cui era appoggiato scivolò in terra alzando un leggero strato di polvere rivelando lo specchio con cui Saix avrebbe mostrato le sue doti di grande mago. Il ragazzo si era sempre esercitato in solitaria, nemmeno la piccola Xion che era la sua fedele assistente era permesso sbirciare i suoi allenamenti con quella limpida lastra riflettente.

Il vetro era freddo ma mai come la cornice in ferro battuto che lo racchiudeva, era grande, alto il doppio del giovane.

Roxas era troppo assorto dalla sua malinconia per potersi accorgere di cosa gli stesse accadendo intorno.

Dalla cornice iniziarono a sprigionarsi delle strane onde scure che si allargavano tutt’intorno e il vetro liscio da com’era, incominciò ad incresparsi come quando da bambini si tira un sassolino in uno stagno placido.

Roxas non vedeva ma Axel sì, tutto accadde così velocemente che il mangiafuoco non ebbe il tempo di comprendere cosa stesse accadendo realmente quando vide il corpo del più piccolo essere assorbito dal vetro.

Lo sguardo del biondo si riempì di genuina sorpresa, si sentiva sprofondare ma non aveva sentito alcun rumore di vetro infranto!

‹‹ Roxas! ››, il modo in cui il rosso pronunciò il suo nome riempì d’angoscia anche lui, negli occhi verdemare di Axel si leggeva il panico.

‹‹ Ax-››, la sua mano si protese verso quella del compagno ma ormai la sua scesa oltre un tunnel scuro era irrimediabilmente iniziata.

*****
Buon giorno a tutti! E come promesso eccomi qui con l’ultimo capitolo di Just be friends! Ragazzi, come vi è andato Aprile? A me una favola, Barcellona è una città meravigliosa, me ne sono capitate davvero di tutti i colori ma non per questo ho smesso di pensarvi da là!
Questo è il capitolo conclusivo della prima parte della storia, sono accaduti fatti su fatti…non odiatemi!
Infatti ho una notizia non proprio lieta…come dire? Il mese prossimo – sempre se mi ammettono! – dovrò affrontare gli esami di stato che mi terranno occupata fino a luglio. Non vogliatemi male ma il prossimo capitolo sarà postato nel bel mezzo dell’estate!
Che altro dire? Siete dei mostri di KH! Tutte avete compreso il vero motivo per la scelta del Samurai dato che ho fatto riferimento al gioco! Mi fate paura! E con questo passiamo alle recensioni! xD

EvgeniaPsyche Rox: Tante grazie cara per le tue recensioni costruttive e dettagliate, è proprio grazie a queste che riesco a vedere in modo obbiettivo il mio lavoro svolto fin’ora. Ti sono grata per questo. Spero che anche questo ricco capitolo non ti sia dispiaciuto.

 

TsuX3: Bentornata! Mi rimani fedele come sempre, eh? Mia cara, è un piacere rileggerti ogni volta ma mi hai quasi fatto soffocare quando hai fatto riferimento a Xion come una ragazza di cui Roxas potrebbe prendere una cotta xD la mia è un Akuroku e tale dovrà restare dato che Xion nel gioco mi ha sempre fatto antipatia, tranne nella sua ultima scena finale che mi ha reso il cuoricino piccolo piccolo!
Spero che il bacio tra i due ti abbia sorpreso u_u
Un saluto!

Beckill: Piacere di conoscerti, sono contenta che la mia storia ti abbia piacevolmente colpita! Mi fa sempre un grande effetto leggere qualche opinione nuova dai lettori, mi aiutano a capire in cosa sbaglio. Oddio, non trattarmi male Axel è tanto adorabile e malinconico con Roxas, mi serve
integro per continuare con i capitoli! xD spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento!

Ilovewrite: Pingu, qualche giorno sarai tu a far venire a me qualche infarto u__u mi manchi :3

Ci vediamo il 15 Agosto con il primo capitolo di “ Soundless voice.”
Chu~

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Capitolo 7
*** Soundless voice: Mondo-Scena ›› 2. # 1 ***


1

1. Soundless voice.

Mondo-Scena ›› 2. # 1

 

One pill makes you larger,

and one pill makes you small

And the ones that mother gives you

don't do anything at all

Go ask Alice when she's ten feet tall

And if you go chasing rabbits,

and you know you're going to fall

Tell 'em a hookah-smoking caterpillar

has given you the call

And call Alice, when she was just small

When the men on the chessboard get up

and tell you where to go

And you've just had some kind of mushroom,

and your mind is moving low.

[Jefferson Airplane – White Rabbit]

 

Si sentiva assorbire sempre più dal nero denso che lo faceva precipitare in una voragine buia e infinita. Perché sembrava che il tempo si fosse fermato in quello stato di soffocante paura?

Perché non era riuscito a sfiorare le dita di Axel in tempo per mettersi in salvo? In quel momento non importava se avessero litigato, il pensiero di non poterlo rivedere seduto al suo solito posto in sala da pranzo…il sapere di non vedere più trasformare il suo sguardo concentrato in uno più dolce mentre si allenava duramente con le sue bolas infuocate ogni qual volta i loro occhi si intercettavano per brevi attimi…questo, e tanti altri piccoli dettagli, gli facevano male.

Forse Axel gli premeva più di altri probabilmente perché il rimorso di non aver messo da parte l’orgoglio gli aveva bruciato la possibilità di un riconciliamento.

Quanto ancora sarebbe rimasto a vorticare nel nulla? Si sarebbe annullato definitivamente?

Com’è che le ombre non lo soffocassero annegandolo nelle sue stesse titubanze? Ma più si sentiva cadere lentamente più sapeva che prima o poi sarebbe arrivato da qualche parte. Prima o poi quel suo precipitare sarebbe terminato presto, ne era sicuro.

Schiuse gli occhi da tempo racchiusi in palpebre troppo pesanti e tirò indietro la testa per vedere il fondale su cui stava atterrando e a poco a poco un punto di luce accecò i suoi occhi e man mano che cadeva il punto si allargava rivelandosi una vera ed agognata uscita, provò – quasi a nuotare – a dirigersi verso la fine di quel pozzo sempre più velocemente, così tanto da non riuscire a frenare più la sua caduta.
Ne uscì finalmente cadendo di testa e rotolò lungo un manto erboso andando a sbattere contro una siepe rigogliosa e accuratamente potata, il capo gli faceva male. Si era abituato a quello stato di densa lentezza in quello che sembrava essersi rivelato un profondo tunnel, era finito dall’altra parte del mondo?
Il sangue era affluito tutto in testa facendogli perdere la razionalità che da sempre lo contraddistingueva dagli altri.

‹‹ Dove mi trovo? ››, domandò al giardino verde e profumato in cui si trovava, nessuno sembrava sapergli dare una risposta, il cielo era splendente, di un blu profondo. Come poteva essere? A Crepuscopoli era da poco iniziato a tramontare…

Un urlo che si faceva mano a mano sempre più prossimo costrinse il biondo a voltarsi notando come lo squarcio spazio-dimensionale in cui era precipitato vomitò un secondo elemento che si ritrovò a rotolare anch’esso nella stessa direzione in cui era finito Roxas, il capitombolare della figura si interruppe quando il corpo del più giovane membro dell’Organizzazione fece da ostacolo.

L’impatto fu spiacevole ma la sorpresa ancora di più quando vide Axel massaggiarsi la testa al suo fianco.

‹‹ A-Axel? ››

Non appena si sentì chiamare il rosso sgranò gli occhi e tutti i borbottii di lamentele cessarono improvvisamente.

‹‹ Che ci fai qui? ››

‹‹…ti sono venuto a salvare…? ››, una nota dubbiosa colorò la sua voce alla fine della frase, non sembrava più sicuro nemmeno lui della veridicità delle sue parole.

Al biondo iniziarono a formicolare le mani.

‹‹ Brutto idiota! Avresti dovuto chiamare aiuto invece di seguirmi! ››, gli urlò contro agitando un pugno in aria.

Axel lo sapeva, sarebbe stato più logico ma…era entrato in panico nel vedere il corpo del più giovane venire risucchiato da quello specchio, era stato l’istinto a dominare sulla ragione e non appena Roxas scomparve dalla sua visuale si gettò al suo seguito.

Ebbe appena il tempo di schiudere le labbra per rispondergli che le parole gli morirono sulla punta della lingua nel vedere gli occhi azzurri del compagno dilatarsi e il viso diventare improvvisamente livido.

‹‹ Ehi! Ehi! Ehi! ››, urlò Roxas in preda al panico mentre additava lo squarcio dimensionale dietro le sue spalle che si stava contorcendo spasmodicamente su sé stesso iniziando a sparire.

‹‹ No! Voglio tornare a casa! ››

Roxas si mise prontamente in piedi superando la figura del mangiafuoco per raggiungere il varco con un balzo ma questo si dissolse del tutto rendendo vano il “volo” del ragazzo che raggiunse il terreno erboso in maniera piuttosto dolorosa.

Rimase disteso con il viso tra i ciuffetti d’erba fresca per lunghi momenti, il più grande si alzò in suo soccorso preoccupato del fatto che avesse potuto perdere i sensi ma un acuto pigolio di protesta lo fece sospirare di sollievo.

‹‹…tutto okay? ››

‹‹ Lo spettacolo al castello è iniziato ma noi siamo capitati in chissà quale posto sperduto senza nemmeno capire come ci siamo arrivati  e per di più credo di essermi rotto il naso. Secondo te è tutto okay? ››, rispose con una sottile sfumatura velenosa.

‹‹ …lo prenderò per un no ›› si limitò a dire il rosso con una veloce scrollata di spalle per niente preoccupato.

Come faceva ad essere così rilassato? A lui l’ansia stava mordendo lo stomaco.

‹‹ Saranno tutti preoccupati per noi! Come torneremo alla Sala delle vacue melodie? ››, un pensiero ben più angosciante gli attraversò la mente ‹‹…oddio, quando torneremo Saix e Xemnas ci uccideranno! Dobbiamo tornare subito indietro! ››, ansimò Roxas volgendosi verso Axel.

‹‹ Per la verità mi preoccupa più di tornare a casa che al castello ››.

‹‹ Ma come? E’ lo spettacolo più importante per la carriera del Circus! Si sono allenati tutti per questo giorno e tu te ne stai lì imbambolato a non fare nulla! ››

‹‹ Per quel che mi riguarda, lo spettacolo di oggi non mi è mai interessato più di tanto ››, duro, freddo, distaccato.

Che grande egoista! Come faceva a pensare solamente a sé?!
‹‹ Bah, fai come ti pare ››, sbottò il ragazzino deluso dall’atteggiamento del più grande.

Quand’è stato l’inizio di quella trasformazione così radicale? Doveva si era perso quel passaggio fondamentale?
Eppure ricordava che gli occhi di Axel non contenevano rancore, erano sempre stati due fari vividi e concentrati, ogni cosa su cui posasse lo sguardo era qualcosa che meritasse certamente attenzione, invece adesso quello sguardo si era spento, come svuotato, troppo occupato a rimanere distaccato per poter tornare come prima che quella stupida follia che gli aveva dato alla testa si impossessasse di lui.

Era una cosa del tutto impossibile? Non era rimasto più niente del vecchio Axel dietro quell’arrogante circense che gli si stava parando davanti?

‹‹ Mi avevi promesso un desiderio tempo fa, ora lo voglio riscuotere…›

Il silenzio riempì le loro orecchie mentre Roxas cercava di scacciare l’imbarazzo provando a formulare quelle parole tanto difficili da pronunciare.

‹‹ Voglio che tu ritorni. Non mi interessa sapere del perché te ne sei andato, ti rivoglio accanto a me. ››
Adesso il volto di lui si deformava, prima si morsicava il labbro, poi sembrava indeciso su cosa dire e adesso il suo sguardo correva veloce sul prato, cercando le parole smarrite tra i ciuffetti smeraldini.
Anche lo stesso Roxas non sembrava più voler spiccicare parola, in effetti aveva anche parlato troppo per i suoi gusti. Perché avrebbe dovuto dire altre cose che l’avrebbero imbarazzato, no?
‹‹ Allora? ››, biascicò - quasi stanco - con lo sguardo a terra per colpa delle guance arrossate a causa di quelle frasi da ragazzino appena pronunciate, portò le dita ad arruffare le ciocche bionde come a voler spazzolare via anche i pensieri.
Percepiva i passi lunghi di Axel che cadevano sul manto erboso in un rumore sordo, proprio come quello che produce un martello avvolto da spesse garze, quando Roxas alzò lo sguardo fu troppo tardi.
Era avvolto dalle lunghe braccia del mangiafuoco, lo stringeva a sé senza dire una sola parola. La mancanza che in quei giorni li aveva separati, le ipotesi cattive e gli sguardi rubati sembravano non valere più niente. Niente.
C’erano solamente loro due con i loro reciproci stupori, con il battito dei loro cuori, il loro profumo e quello delle rose, il ritrovo di due amici separati da qualche decisione presa tacitamente.
‹‹ Roxas, vedi…io…-››
‹‹ Ma che carini ~  ››
I muscoli di Axel si irrigidirono e il corpo di Roxas percepì di essere rinchiuso in una gabbia umana, fece una leggera pressione contro il petto teso del più grande e quello lo lasciò andare.
Non c’era nessuno nei paragi ma quando spostarono il naso all’insù videro uno strano animale striato, appollaiato sul ramo di un robusto albero.
La coda fluorescente del gatto paffutello sventolava da parte a parte mentre sorrideva sornione ai due ragazzi.
Il cuore di Roxas perse un battito, di cose strane da quando era al Circus ne aveva viste ma assistere ad un gatto che parla mancava alla sua lista.
‹‹ Oh no, non badate a me! Fate come se non ci fossi ››, si scusò il gatto iniziando a svanire dinnanzi ai loro occhi mentre quel ghigno restava sospeso in aria.
‹‹ Aspetta! ››, gridò Roxas lasciando un basito Axel alle sue spalle, incredulo che stesse trattenendo quella strana creatura.
‹‹ ~? ››, cantilenò in tono confidenziale il gatto, riapparendo lentamente senza smettere per un attimo di sorridere.
Per un attimo il biondo prese in considerazione l’idea che avesse una paralisi facciale.
‹‹ Non ho mai visto nulla di simile…››, sussurrò più a sé stesso che ai presenti, ‹‹ Chi sei? ››

‹‹ Io sono io, tu sei tu, è come se ci conoscessimo da una vita, non trovi? ››

Quel tipo di risposta inaspettata lasciò interdetto il piccolo circense che con occhi leggermente sgranati ritentò un nuovo approccio.

‹‹ Io sono Roxas e lui è Axel…››, tirò leggermente il lembo del vestito del fulvo per attirare la sua attenzione, egli si limitò ad uno sbuffo dalle narici.

‹‹ Io sono lo Stregat-››

‹‹ Dove siamo? ››, domandò interrompendo il vaporoso felino in procinto di dare per la prima volta una risposta esaustiva.

L’animale non sembrò risentito dall’interruzione, sorrise con i suoi tantissimi denti acuminati, non si riuscì a comprendere se fosse un’espressione divertita o minacciosa.

‹‹ Che domande bizzarre che fate. Siete esattamente dove vi state trovando in questo preciso istante, no? ››

Axel aggrottò la fronte e digrignò segretamente i denti. Iniziava ad irritarsi sul serio.
‹‹ Mi stai prendendo in giro? ››, sibilò. Avrebbe fatto sputare a quella palla di pelo tutte le informazione che possedeva, a costo di arrostirlo con le sue bolas infuocate.

‹‹ Non mi permetterei mai! ››, si giustificò lo Stregatto iniziando a rotolare divertito sul massiccio ramo, la sua coda ondeggiava morbida, quasi come se nell’accarezzare l’aria trovasse un’appagante sensazione.

Roxas vide come l’irritazione del suo compagno stesse prevalendo e si affrettò a distrarlo.
‹‹ Lascialo perdere, piuttosto ti ricordi come siamo arrivati qui? ››
Aggrottò la fronte, cercando di visualizzare l’ultimo momento in cui entrambi si trovavano al castello. Era tutto confuso, la sua mente era ancora traumatizzata dal profondo vortice oscuro che li aveva assorbiti...
Il vortice. Come erano precipitati lì?
Ma certo!
‹‹ Sì, è stato lo specchio di Saix! ››
‹‹ Lo specchio…? ››, la mente appannata del biondo iniziò ad elaborare. Era vero, si trovavano nel reparto degli attrezzi di scena e si era appoggiato alla superficie di vetro prima di essere assorbito e spedito lì.

‹‹ Quell’affare è stato costruito da Vexen per lo spettacolo di magia di Saix, l’unica cosa che non capisco è come un attrezzo di scena possa aver scaturito questo putiferio ››.

‹‹ Magari per una sovrapposizione del tessuto spazio-tempo che ha trovato in questo specchio un’antenna sonda che ha lacerato le due dimensioni originali facendole convergere, portandovi così in una parallela alla vostra ma a voi sconosciuta ››. 
I due ragazzi si voltarono con estrema lentezza verso lo Stregatto che aveva detto tutto ciò con massima naturalezza mentre con le lunghe unghie si spulciava la coda, quando notò l’agghiacciante silenzio che si era creato alle sue parole fece un sorriso ampio e rapido.
‹‹ O magari è tutto il contrario di quello che ho detto, infondo che ne so? Sono matto! ››, le sue parole furono accompagnate da un suo dito corpulento che ruotava accanto alla tempia mentre faceva roteare le sue iridi in direzioni opposte.
‹‹ La cosa inizia a stancarmi. ››, borbottò il fulvo picchiettando il piede sul manto erboso.

Roxas si avvicinò al braccio dell’amico, il suo nervosismo stava diventando contagioso.

‹‹ Ax, voglio tornare a casa…››, sussurrò con voce sottile, non era da lui essere così docile ma quella situazione non sembrava avere via d’uscita.
Il più grande arricciò le labbra e prendendo un profondo respiro, chiudendo per qualche istante gli occhi, convogliò tutta la sua pazienza.

‹‹ Puoi indicarci la via per uscire da qui? ››

‹‹ E dove vorreste andare? ››, ribatté con noncuranza.
Nessuno gli aveva mai insegnato che è poco cortese rispondere ad una domanda con un’altra domanda?
‹‹ Lontano da questo posto. ››, il tono era astioso.

‹‹ Allora vi basterà camminare e da qualche parte arriverete sicuramente ››.

Roxas sgranò gli occhi, pronto ad intervenire nel caso il mangiafuoco decidesse di aggredirlo.

‹‹ Non ci sei affatto utile. ››, gli sentì dire, strofinando il piede in terra, come se stesse per prendere la carica.

‹‹ Non ho mai detto di volerlo essere. ››

Il biondo interruppe il contatto visivo fra i due, parandosi davanti.

‹‹ Io voglio solo ritrovare la mia strada per tornare a casa ››, cercò di essere il più amichevole possibile, alla parola ‘casa’, la mano del ragazzo si spostò verso il cuore.
Chissà se era stata Xion ad accorgersi della loro scomparsa, sembravano passate ore da quando erano spariti.

‹‹ Non credo sia possibile, tutte le strade qui sono della regina.››
Regina?
La cosa stava iniziando a farsi interessante…
‹‹ Come faccio a trovarla? ››, magari lei poteva aiutarli a differenza di quel gattone.

‹‹ E’ più facile che sia lei a trovare voi, gli stranieri senza terra non piacciono a quella svitata di sua maestà ~.››, o magari no.
‹‹ S-Svitata? Che razza di regina può essere una svitata? ››, si voltò verso gli occhi acquamarina di Axel, quasi cercasse supporto, qualche sicurezza, almeno da lui ma anche l’amico possedeva quel velo di confusione e dubbio nel fondo del suo sguardo.

‹‹ Una regina che ha a che fare con un regno di pazzi! ››, iniziò a ridere a crepapelle, le zampe anteriori afferrarono quelle posteriori e iniziò a dondolarsi avanti ed indietro in movimenti fluidi.

‹‹ Paz-? Ma dove diavolo siamo capitati?! ››

‹‹ Ma che importa? Ormai siete qui! Benvenuti a Wonderland! ››
La risata dello Stregatto riempì le orecchie di Axel a tal punto di sentire la testa esplodergli se non avesse taciuto all’istante.
Afferrò con poca grazia il polso sottile del biondo e lo trascinò lontano da quello spettacolo snervante, uscirono fuori dal giardino potato, lasciando quella creatura a lacrimare dalle forti risate in solitudine.

 ___
*Angolino autrice*
Ehilà ragazzi! Sono tornata :3
Vi sono mancata? Piaciuta la sorpresa? u_u ho deciso di postare a questa ora indecente solo perché domani è Ferragosto e mi accamperò a mare D: spero di trovarvi al mio ritorno!
Ora sono una diplomata! Uh-uh! Gli esami mi sono andati piuttosto bene, l’estate è piuttosto monotona e noiosa, purtroppo mi sto dando al più completo ozio ›_____
Prometto di riprendere a pieno regime!

Ci rivediamo il 15 settembre! :3

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