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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 1 *** Capitolo 2: *** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 2 *** Capitolo 3: *** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 3 *** Capitolo 4: *** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 4 *** Capitolo 5: *** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 5 *** Capitolo 6: *** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 6 *** Capitolo 7: *** Soundless voice: Mondo-Scena ›› 2. # 1 ***
Capitolo 1 *** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 1 ***
Circus XIII
Circus XIII
Autrice: Wrath
Genere: Sentimentale || Avventura || Fantasy.
Rating: Giallo ( scena Rossa work in progress).
Avvertimenti: AU || Shonen-ai || Akuroku.
Personaggi: Axel, Roxas, OrganizzazioneXIII.
1.
Just be friends…
Mondo-Scena ›› 1. # 1
I don't
believe that anybody feels
the way I do about you now.
And all the roads we have to walk along are winding
and all the lights that lead us there are blinding
there are many things that I would
like to say to you
I don't know how
Because maybe
you're gonna be the one who saves me ? And after all
you're my wonderwall.
[Oasis – Wonderwall]
Benvenuto! Che tu sia un giovincello dalle monete sonanti o un bambino
in cerca di nuovo stupore, un vecchio che vuol sorprendersi con la magia o una
giovane sognatrice…con il mio più grato inchino ti invito a
prendere posto in platea ad assistere a uno spettacolo ricco di emozioni che ti
faranno entrare in un nuovo mondo.
Gentile spettatore, qui ti faremo perdere la
cognizione del tempo, e con queste buone promesse ti auguro i migliori sogni ed
incubi…
Era così il consueto invito che faceva
Xemnas a tutto il pubblico che entrava, chi titubante, chi incuriosito, nel suo
grande tendone rosso che si era innalzato non troppo distante dalla loro
città.
La compagnia itinerante del Circus XIII non si
fermava mai a lungo durante il perpetuo viaggio che compieva, lasciavano ai
loro spettatori giusto il tempo di immergersi nell’incanto quel tanto che
bastava da farli render conto che la routine delle loro vite poteva essere
spezzata facilmente e che loro, se ben retribuiti, potevano dargli grandi
suggestioni, come quando l’ incantatore faceva sparire nel nulla la sua
minuscola assistente, che per quanto potesse essere piccola non poteva
però scomparire da sotto i riflettori, o quando l’ammaestratore di
belve feroci inseriva la testa all’interno delle enormi fauci di bestie
mai viste da quelle parti.
La gente tremava nel assistere il mangiafuoco
inghiottire voraci fiamme davanti ai loro occhi o sognavano nel vedere danzare
nell’aria, appesa a un cordone fatto di semplice tessuto,
l’equilibrista.
All’interno di quel tendone si accendeva un
nuovo mondo creatosi d’innanzi ai loro occhi per questo erano ben accolti
in ogni luogo in cui si soffermavano.
Xemnas era soddisfatto, aveva preso con se i
circensi più talentuosi e aveva creato un’atmosfera tale da poter
unire tutti i suoi compagni rendendoli una grande famiglia, una famiglia che
gli permetteva di guadagnare più di quanto potesse mai immaginare…
Erano in tredici, in tredici finché a loro
non si era unito un piccolo ragazzino di appena quindici anni che si era
presentato nel loro tendone zuppo come un pulcino bagnato, scappando dalla
tempesta che si era scatenata quel pomeriggio mentre la congrega si stava
esercitando nei loro numeri.
‹‹ E tu chi saresti? ››,
mormorò benevolo il conduttore, inginocchiandosi di fronte a quella
figurina, accarezzandogli i capelli biondi che sembravano piumette bagnate di
un pulcino in quel momento.
Il giovane non rispose, si limitò a
scansare lo sguardo su un punto indistinto lì in terra.
Xemnas si alzò in piedi e iniziò a
pizzicarsi il mento sovrappensiero.
‹‹ Marluxia. ››,
chiamò ad alta voce.
‹‹ Sì? ››,
domandò il ragazzo dalla strana capigliatura rosa confetto.
‹‹ Porta al nostro piccolo ospite una
coperta e qualcosa di caldo da bere, mi affido a te. ››
‹‹ Va bene. ››, rispose
senza indugio avvicinandosi al ragazzino, ‹‹ vieni tesoro, da
questa parte. ››
Quando i due si allontanarono dietro le quinte i
pensieri di Xemnas vennero interrotti da una voce.
‹‹ Che intenzioni hai? ››
‹‹ Oh Axel, non lo trovi adorabile?
Quel ragazzino mi piace, sembra così angelico che sono sicuro che ci
potrà portare tanta fortuna…››.
Axel si allontanò dalla colonna su cui era
appoggiato e avvicinò l’altro a braccia conserte.
‹‹ Cosa ti fa credere che lui
resterà qua? Siamo dei completi sconosciuti e se i suoi genitori
venissero a cercarlo potrebbero denunciarci per sequestro di
pers-››, Xemnas lo bloccò con un cenno della mano.
‹‹ Nessuno verrà a cercarlo.
››, disse voltandogli le spalle, sorridendo tranquillamente.
‹‹ Come sarebbe a dire?
››
‹‹ Non te ne sei accorto? Oh Axel,
quel ragazzino è un fuggitivo, indossava il grembiule
dell’orfanotrofio…dai lividi che portava sul collo non sembra che
gli abbiano riservato un buon soggiorno, cosa che qui non faremo, giusto?
››, concluse voltandosi a sorridere allegro.
Axel storse la bocca. Non gli piaceva avere a che
fare con gli incompetenti.
*
Strani… non poté
evitare di definirli in nessun altro modo.
Era stato riposto su un cassettone di legno da
quell’uomo ambiguo che non faceva altro che fare avanti e indietro per la
stanza cercando di raccattare qualcosa dagli armadi di tutti mentre delle facce
che conosceva di vista lo spiavano incuriositi da dietro la porta mentre li
sentiva parlottare.
Il biondino si strinse nella coperta che gli era
stata donata per scaldarsi, la sua tunica era buttata in un angolo della stanza
completamente fradicia.
‹‹ Scusa tesoro ma non sono riuscito
a trovare di meglio, mi dispiace. ››
Marluxia gli tese dei vestiti asciutti che, alla
vista, sembravano un po’ troppo grandi per lui. Notando che le mani del
ragazzino rimanevano strette attorno al plaid, posò gli indumenti
accanto a lui sorridendogli amorevolmente.
‹‹ Secondo me è muto.
››, bisbigliò una voce nascosta dietro la parete.
‹‹ Demyx! Ssh, non si dicono queste
cose! ››
‹‹ Ma che ho detto?? Non ha
spiccicato parola da quando è piombato qui! ››
‹‹ Zitti voi due, vi potrebbe
sentire! ››
‹‹ Zexion, quello che fa più
casino tra di noi sei te! ››
Marluxia strinse il pugno serrando i denti
irritato, sulla tempia una vena pulsò.
‹‹ Voi tre! Uscite da lì,
razza di ficcanaso che non siete altro…››.
I due ragazzi furono preceduti da una ragazzina
bassina molto imbarazzata, sulla pelle chiara il rossore delle sue guance
spiccava particolarmente.
‹‹ Tesoro, ti presento Xion, e quei
due pirla dietro di lei sono Zexion e Demyx, tranquillo non sono un
granché di speciale, non ti faranno nulla. ››, sorrise
tornando con la solita espressione pacifica.
‹‹ Ehi! ››, si
lamentò il ragazzo biondo cenere incrociando le braccia al petto
‹‹ non è affatto carino il modo con cui ci presenti.
››
‹‹ Non è nemmeno carino stare
a confabulare di nascosto, sai? ››
‹‹ Ciao! Io sono Zexion piacere di
conoscerti ››, enfatizzò il ragazzo con un imponente ciuffo
che gli coprivano per metà il volto delicato.
Il giovane si strinse di più nella coperta
ritraendosi.
‹‹ L’avevo detto che era muto.
››
‹‹ Demyx! ››, lo
rimproverò nuovamente Xion dandogli una gomitata alle costole, piccola
com’era non poteva arrivare molto più in alto.
‹‹ Scusa, scusa! Non ti offendere
piccolo, stavo scherzando. ››
Xion gli si avvicinò con ancora una
spolverata di grazioso porpora sulle guance.
‹‹ Come ti chiami? ››,
chiese con un sorriso di incoraggiamento, potevano avere all’incirca gli
stessi anni, anche se Xion era piuttosto bassa per la sua età…
Forse aveva solo paura che pronunciando una sola
parola l’avrebbero cacciato via, avrebbero capito da dove provenisse e
l’avrebbero rispedito in quel luogo orrido che era stato costretto a
chiamare "casa", cercavano solo un pretesto per poterselo scollare di
dosso. Riusciva solo a pensare a questo…
La ragazza, come Zexion prima di lei, rimase
delusa dalla reazione intimorita del ragazzino di fronte a loro, Marluxia fece
una smorfia di rammarico prima di fare un breve applauso per attirare
l’attenzione dei compagni.
‹‹ L’orario delle visite
è finito. Forza fuori, andate a lavorare per il prossimo spettacolo,
scansafatiche, il nostro ospite ha bisogno di riposare. ››.
A nulla valsero i “ma” e le proteste,
i tre furono spinti via dalla stanza senza quasi difficoltà.
Alla parola “ospite” il giovane
tremò non poco, erano già partiti con il presupposto che non lo
volessero nemmeno lì.
‹‹ Sta tranquillo pulcino, nessuno
qui ti torcerà una singola pennetta bionda che ti trovi in testa, pensa
a riposare, prima però ti conviene bere tutto il the caldo che ti ho
preparato, spero ti piaccia. ››, non si aspettava alcuna risposta,
gli bastò il cenno del capo da parte dell’altro per capire che lo
stesse ringraziando.
‹‹ Figurati. ››, con
quello si congedò lasciandolo solo.
Sì. Quella gente era decisamente strana.
*
Il tempo passava, erano a Crepuscopoli da ormai
quattro giorni, non erano soliti fermarsi per più di due settimane,
mentre i tredici compagni erano riuniti a pranzare tutti riuniti a tavola,
Xemnas continuava a pensare al ragazzo che non si era ancora deciso a spicciare
parola dal pomeriggio precedente.
Quella giornata risplendeva, il temporale aveva
lasciato spazio a un cielo terso come non pochi, la cosa andava a loro
vantaggio.
‹‹ …mnas? Xemnas!
››, gli occhi dorati di Xemnas si spostarono sul volto contratto di
Lexaeus.
‹‹ Cosa c’è?
››
‹‹ Ci stavamo chiedendo che cosa ne
sarà del ragazzo che ti sei ostinato a tenere qui. ››
‹‹ Pazientate. Ho voglia di studiarlo
un po’…mi sembra un tipo in gamba ma purtroppo è così
restio a collaborare. ››, sospirò amareggiato ‹‹
per questo ci penserà il nostro Axy a sistemare tutto! Vero?
››, era incredibile come cambiasse umore da un momento
all’altro, con ancora il sorriso smagliante si rivolse al mal capitato
che nel sentirsi preso in causa soffocò con il boccone che gli era
andato di traverso, si teneva la gola con gli occhi strabuzzati.
Xion, preoccupata al suo fianco, iniziò a
dargli dei colpi secchi sulla schiena per aiutarlo a respirare mentre Marluxia
si limitava a ridacchiare divertito.
Dopo diversi colpi di tosse e con gli occhi
ancora lucidi per lo sforzo, protestò ‹‹ Te lo puoi
scordare! Non sono mica una balia io, falla fare alla nostra Marluxia dato che
ama i bambini. ››.
Le risate divertite di Marluxia cessarono,
limitandosi a incenerire con lo sguardo il rosso.
‹‹ Oh scusami tanto, non volevo
urtare la tua sensibilità…››, lo sbeffeggiò il
ragazzo ridendo mentre cercava di pararsi dai pugni che l’altro gli dava
piagnucolando un “finiscila Axeeeel!”.
‹‹ Basta voi due, Axel io non ti ho
chiesto di andare a parlare gentilmente con il ragazzo io ti ho detto che devi
andare a parlarci. E’ un po’ diverso. ››
Axel chiuse gli occhi per degli attimi che
parvero lunghissimi e sospirando si alzò dalla tavola.
‹‹ D’accordo. ››,
con questo andò verso la stanza dove il pupillo di Xemnas era rinchiuso.
Un bussare improvviso alla porta gli fece balzare
il cuore in gola, cercò la coperta e se la mise addosso quasi potesse
renderlo invisibile agli occhi estranei, quando la porta si aprì e una
voce calda chiese ‹‹ posso entrare? ››, si strinse ancora
di più nella coperta, era seduto contro il muro appallottolato con le
gambe schiacciate al petto e l’unico spiraglio che si intravedeva era la
bocca contratta.
Axel chiuse la porta, nel vedere quella scenetta
gli scappò un sospiro divertito, si avvicinò cautamente verso il
bambolotto.
‹‹ Guarda che ti vedo ugualmente,
anche se cerchi di nasconderti, eh. ››
Quello non rispose, così provò ad
abbassargli la coperta almeno per scoprirgli interamente il volto ma ci fu
un’opposizione.
Axel aggrottò le sopracciglia e
cercò con più forza di scostagliela, questa volta ci
riuscì ma la soddisfazione fu presto sostituita dallo stupore, il viso
del ragazzo era imbronciato, gli occhi rancorosi.
‹‹ Che c’è?
Perché mi guardi così? ››, per tutta risposta il
biondino si riportò con violenza il plaid a coprirsi il volto.
‹‹ Ma che diamine…?
››, Axel prese nuovamente la coperta e gliela strappò di
dosso quasi con dispetto lanciandola lontano, il ragazzo restò a bocca
aperta per qualche istante con gli occhi sgranati.
‹‹ Quale diavolo è il tuo
problema?! ››
Axel spalancò gli occhi e rimase
paralizzato da quella sua risposta violenta, non mosse un muscolo nel vedere il
ragazzo alzarsi per andare a raccoglierla da terra per poi ritornare sul letto
risistemandosi come prima ma stavolta si avvolse lasciando scoperto il viso
imbronciato.
‹‹ Non ti lamenti più?
››, borbottò il biondino vedendosi fissare.
‹‹ N-No…e
che…››.
‹‹ Mi credevate muto sul serio? Che
sciocchezza.››.
‹‹ Allora sei davvero cocciuto per
non parlare per un giorno intero. ››.
‹‹ E tu che ne sai se non mi mettevo
a parlare da solo mentre voi eravate via? ››.
Axel non voleva dargli ragione, aveva una gran
faccia tosta quel moccioso.
‹‹ Lo sai che sono i pazzi che di
consueto parlano da soli? ››.
‹‹ E tu hai mai conosciuto un pazzo
per poterlo affermare? ››.
‹‹ No, ma ora ho conosciuto te.
››.
‹‹ Io non sono un pazzo.
››, borbottò offeso.
‹‹ Da quel poco che so di te potrei
non esserne sicuro. ››.
‹‹ Da quel poco che so di te potrei
dire la stessa cosa. ››.
Axel inarcò un sopracciglio confuso.
‹‹ Ti sembra normale un uomo che
importuna un ragazzino? ››.
Il rosso rise divertito.
‹‹ Così io sarei un uomo che
importuna i ragazzini? ››.
‹‹ No, sei solo molto infantile.
››, rincarò la dose il ragazzo.
‹‹ Wei moccioso, piano con le parole.
Non sono infantile, sono Axel.
A-X-E-L. Got it memorized? ››
‹‹ Sì, sì ho capito,
non c’è bisogno che mi fai lo spelling del tuo nome, eh. Non sono
mica ritardato. ››, bofonchiò.
‹‹ Beh, non si sa mai. E te? Non ce
l’hai un nome? ››
Lo guardò dritto negli occhi, si leggeva
in quelle profonde acque autunnali che aveva paura di dire qualcosa di troppo.
Axel lo capì, ma non seppe trovare il motivo per quel terrore infondato.
‹‹ Lasciamo perdere, uhm, ti va Mr.
Brontolone di uscire da queste quattro mura? ››.
I suoi occhi vagavano sul letto, come se la
risposta potesse essere trovata su quelle lenzuola. Valutava la proposta in
maniera molto diffidente poi, con titubanza, alzò quegli specchi in cui
si riflettevano due laghi placidi e gli porse la mano.
Axel la prese, stringendo le piccole dita con
delicatezza e lo aiutò ad alzarsi dal letto.
*
Quando Axel gli aveva proposto di uscire, credeva
intendesse “uscire dalla stanza” non “uscire in
città dove qualcuno può riconoscerti e rispedirti in orfanotrofio”.
Ad ogni passo il ragazzino si guardava preoccupato che qualche passante potesse
soffermarsi a scrutarlo più del dovuto, cosa che accadeva ma non per il
motivo che pensava lui.
‹‹ Oh cavolo, i vestiti di Zexion ti
vengono troppo grandi, con che razza di criterio li ha scelti
quell’idiota di Marl? ››, nemmeno finì di pronunciare
quelle parole che il ragazzo si portò su i pantaloni che gli stavano
scivolando via, li tirò ben sopra la vita. Axel si colpì con il
palmo in fronte.
‹‹ Vieni con me, andiamo.
››, lo prese per mano e lo fece entrare dentro un negozio
d’abbigliamento.
Il biondo si guardò circospetto, non era
mai entrato dentro un negozio, la cosa lo spaventò a morte.
Una donna brunetta dal viso affabile si
avvicinò ad Axel mormorando giuliva ‹‹ Posso aiutarla in
qualche modo? ››.
‹‹ Mmh sì. Sto cercando dei
vestiti per il mio fratellino. ››, la donna nel vedere il piccolo
assunse un’espressione poco convinta.
Il ragazzino era vestito con abiti fin troppo
grandi per la sua taglia e non assomigliava per niente al suo accompagnatore.
‹‹ Suo fratello? ››,
domandò sospettosa.
Axel si stava innervosendo, tutta quella
diffidenza lo irritava.
‹‹ Fratellastro. Contenta?
››.
‹‹ Uhm. ››, la giovane
sembrò far finta di crederci e tornando cordiale li accompagnò
verso il reparto maschile degli 8 – 12 anni.
Il ragazzo sembrò non apprezzare quel
paragone, insomma, aveva compiuto da poco i quindici anni, essere messo allo
stesso livello dei bambini di dodici anni lo riteneva un affronto.
‹‹ Grazie. Possiamo fare da soli
adesso. ››.
‹‹ D’accordo, per qualsiasi
cosa abbiate bisogno, chiamatemi. ››.
Axel guardò un po’ sugli scaffali
qualcosa adatto al ragazzo, tirò fuori un paio di jeans piuttosto belli
e glieli mostrò.
‹‹ Allora? ››.
‹‹ Non mi piacciono. ››.
‹‹ Come no? ››.
‹‹ No. ››
‹‹ Ma perché? Cos’hanno
che non vanno? ››.
‹‹ Ho detto che non mi piacciono e
basta. ››.
Con uno sbuffo li riposò al suo posto e
iniziò a tirarne fuori altri modelli che furono immediatamente bocciati
senza indulgenza.
‹‹ Senti, invece di limitarti a
criticare cerca di darmi una mano pure tu. ››
Il ragazzo non guardava gli abiti, ma alla vista
di una sala gli si illuminarono gli occhi.
‹‹ Andiamo lì, mi sembra di
aver visto qualcosa di carino! ››
‹‹ Ma dove? ››, non ebbe
finito il tempo di pronunciare quelle parole che già il ragazzo era
scappato via.
Sarà una giornata estenuante pensò
il rosso ‹‹ almeno aspettami! ››
Il ragazzino si fermò nel reparto
adolescenti "15-17 anni", Axel rise.
Quelle cose non gli sarebbero mai entrate. Era
troppo basso.
‹‹ Questo mi piace! Oh! Anche questo!
Sì, sì. Questo mi starebbe bene. ››, mentre
raccattava più roba possibile Axel sapeva che quella giornata sarebbe
stata molto estenuante.
Come sospettato niente di quello che aveva scelto
gli entrava, la delusione cresceva sempre di più negli occhi di quel
cucciolo un po’ troppo piccolo per la sua età, ad Axel si accese
una lampadina nella testa.
‹‹ Aspetta un attimo, mi è
sembrato di vedere qualcosa che potrebbe starti bene, intanto tu provati le
ultime cose. ››, e così fece. Nel frattempo Axel riprese
quei pantaloni e qualche maglietta che gli aveva fatto vedere nel reparto
precedente e senza farsi scoprire glieli porse nel camerino.
Il biondo uscì con quei vestiti con un
sorriso che finiva da parte a parte delle orecchie.
‹‹ Ma dove li hai trovati? Mi stanno
perfettamente! ››
‹‹ Bisogna avere occhio per queste
cose, piccolo. ››, ridacchiò Axel cosciente che non avesse
notato il cambio di taglia.
Usciti dal negozio con dei vestiti decenti Axel
si fermò davanti a una gelateria ammiccando al ragazzo se desiderasse
entrare a prenderne uno.
‹‹ Non ho mai mangiato un gelato.
››.
‹‹ Tu…cosa?? ››,
disse il rosso con una mano sul cuore enfatizzando così quelle parole.
‹‹ Male male male male. Bisogna
assolutamente rimediare piccolo. ››
Così dicendo lo spintonò dentro la
gelateria piena di persone per essere solamente ai primi di Giugno.
Le ragazze del locale squadrarono i due con assai
riguardo, il ragazzo sentiva tutti gli occhi su di se e sapeva che qualcosa
stava per accadere da lì a breve. Infatti una ragazzina dai capelli
intrecciati color grano vi si accostò loro.
‹‹ Ma tu non sei…?
››. Il biondo strizzò gli occhi, sicuro di essere stato
scoperto dai loro cittadini di cui certamente sapevano della scomparsa di un
ragazzino fuggito dall’orfanotrofio. Si maledisse per aver accettato di
uscire da quella stanza, si maledisse per tutto quello che aveva fatto, si
maledisse di essere nato da una donna che in breve l’avrebbe abbandonato.
‹‹ …Dancing Flames? Il
mangiafuoco della compagnia del Circus XIII? ››, il respiro della
ragazza si fece sempre più corto.
‹‹ Yes, baby. Sono proprio io.
››
‹‹ Ho visto il vostro spettacolo! Sei
stato fantastico! ››
A quelle grida anche altre ragazze lo riconobbero
e gli si fiondarono addosso per poter chiedere quanto fosse difficile il suo
mestiere e se chiunque potesse seguire le sue orme.
‹‹ Ragazzi, non fatelo a casa
è pericoloso. Perché invece di pensare a cose come mangiare il
fuoco non vi godete il vostro gelato che è infinitamente meglio?
››, voleva scollarsi di dosso quelle seccatrici.
‹‹ Tieni. ››,
sussurrò al ragazzino che era al suo fianco dandogli delle monete,
‹‹ prendi due gelati salmastri ed aspettami fuori dalla gelateria.
››
Il biondino andò al bancone titubante e il
commesso gli diede quello che aveva richiesto, quando uscì dalla
gelateria affollata si sedette su una panchina ad aspettare il ritorno di Axel
ma quando la porta si aprì ne uscì una ragazza che si mise a
urlare ‹‹ C’è Dancing Flames! Qui dentro
c’è il mangiafuoco del Circus XIII! ››, tutti i
passanti da quelle parti si affrettarono a vedere uno dei circensi della
compagnia più famosa del regno e si ammassarono dentro il ristretto
locale.
Il piccolo restò basito da quanto successo
potessero avere quei ragazzi e si domandò se non fosse stato meglio
tornarsene al tendone e annunciare a tutti della scomparsa di Axel. Ormai era
andato, sarebbe stato difficile che l’avrebbero lasciato andare senza
opporre resistenza.
Quando la porta si riaprì ne uscì
fuori un Axel trafelato ‹‹ devo andare, mi dispiace! Se volete
rivedermi perché non venite stasera allo spettacolo? ››,
sembrava disperato.
‹‹ Merda. ››,
imprecò vedendo che le sue ammiratrici lo seguirono fuori dalla
gelateria. Appena vide il suo accompagnatore che lo stava aspettando sulla
panchina come gli aveva chiesto lo prese in braccio e se lo portò sulle
spalle.
‹‹ Reggiti forte! ››, il
biondino teneva in mano ancora i due gelati ancora preconfezionati mentre con
le braccine che si ritrovava gli si strinse saldamente.
Dal locale uscirono così tante persone che
sembrava impossibile che quel posto così piccolo potesse contenerle
tutte quante senza che avesse un doppio fondo nascosto.
Le ragazzine iniziarono a rincorrerli piene di
domande ed ammirazione così il rosso non poté far altro che
correre più forte di loro percorrendo una lunga salita, il ragazzino
ballonzolava ad ogni passo mentre provava a schiacciarsi contro la schiena
dell’altro per non cadere, intanto, dietro di loro la nube di fan si
diradava.
Axel fece scendere dalle spalle il ragazzo su uno
spiazzo enorme, si trovavano alla stazione della città, sotto la Torre dell’Orologio.
‹‹ Certo che qui a Crepuscoli non
avete molti svaghi per reagire così per un fenomeno da baraccone
qualsiasi. ››, ansimò sarcastico il rosso appoggiando i
palmi delle mani sulle ginocchia cercando di regolarizzare il respiro.
‹‹ Voi non siete dei fenomeni da
baracconi. Quelle ragazze hanno ragione. ››, mormorò.
‹‹ Eh? ››, rantolò
con il cuore che si agitava convulsamente ancora nel petto.
‹‹ Vi ho visti sai? ››,
mormorò porgendogli uno dei due gelati che piano piano si stavano sciogliendo.
Axel allungò la mano silenziosamente per prenderne uno.
‹‹ Ci hanno portato a vedere il
vostro spettacolo con l’orfanotrofio il primo giorno che siete arrivati.
››
Le ipotesi di Xemnas erano fondate allora…si
ritrovò a pensare il fulvo.
‹‹ Ero così affascinato, non
siete dei comuni circensi, voi siete dei talenti innati. ››, disse
con una punta di ammirazione che scaldò dolcemente il petto di Axel.
‹‹ Tu dici? ››
‹‹ Sì, per questo sono
scappato da quel posto…››, la voce gli si incrinò
‹‹ voglio venire con voi, giuro, farò qualsiasi cosa, non
sarò un peso per nessuno. ››
Axel sospirò, ‹‹ mangia il
gelato se no ti si scioglie. ››
Quello ubbidì diligentemente, quando diede
il primo morso guardò negli occhi smeraldini del suo compagno.
‹‹ E’ molto salato…ma
anche dolce. ››
‹‹ Beh, sì. ››,
rise ‹‹ se no, non si chiamerebbe gelato salmastro, non credi?
››, ma non rispose, si limitò a mangiare e così fece
anche Axel, stavano seduti in silenzio sulle scale che portavano alla Torre
dell’orologio ammirando il tramonto.
‹‹ Mi piacerebbe salire in cima.
››
‹‹ Sarebbe figo. ››,
soffiò concentrato a non sporcarsi mentre il gelato gocciolava
pericolosamente sui bordi.
‹‹ Saliamoci ora! ››, si
alzò dagli scalini su cui erano seduti allontanandosi da lì per
poter guardare il campanile nella sua totalità.
‹‹ Ma cosa?! ››, il
gelato sgocciolò in terra, in mezzo al solco tra le gambe di Axel
evitando per un pelo di sporcarsi.
‹‹ Merda. ››,
sibilò fra i denti concentrato sui vestiti.
‹‹ Dai Axel! L’hai detto pure
tu che sarebbe bello. Andiamo su in cima!››
‹‹ Ma non possiamo, si sta facendo
tardi, io stasera ho lo spettacolo. ››
‹‹ Per favore, ci metteremo poco.
››
Quello sbuffò…perché non era
rimasto a letto quella mattina? Se qualcuno gli avesse detto il giorno prima
che avrebbe fatto da babysitter a un ragazzino cocciuto gli sarebbe scoppiato a
ridere in faccia.
‹‹ Se Xemnas prova a farmi una
strigliata delle sue scaricherò tutta la colpa su di te. ››,
brontolò alzandosi dalle gradinate giocando con il bastoncino di legno
del gelato che aveva concluso.
Gli occhi azzurri del ragazzo si riempirono di
gioia e Axel abbozzò un sorriso contagiato da quella scarica di allegria
che il biondo emanava.
‹‹ Grazie Axel! ››,
esultò gettando la stecca del gelato nel cestino accanto i sette scalini
che portavano al grande portone della Torre.
La
Torre era aperta ai cittadini fino a un certo orario e
la premura di Axel cresceva a ogni minuto che passava finché non vide
come il tramonto tingeva le case di Crepuscopoli di un rosso stemperato.
‹‹ Wow. ››,
sussurrò il ragazzo ammaliato.
Wow. Già, erano le parole esatte che Axel
avrebbe voluto pronunciare.
Non gli interessava più se Xemnas
l’avrebbe sgridato per il ritardo, non gli importava se quella sera
avrebbe dovuto esibirsi nuovamente, non aveva alcun timore che il guardiano
dell’orologio li avesse cacciati via perché era orario di
chiusura.
In quel momento stava così bene…e
tutto grazie al ragazzino che aveva affianco.
‹‹ Ti ringrazio. ››
‹‹ Per cosa? ››,
mormorò piano l’altro come se con le sue parole avrebbe spezzato
l’incanto di quello splendido tramonto, dava l’impressione che
quell’immenso sole avesse l’intenzione di dar fuoco all’intera
cittadina.
‹‹ Per avermi obbligato a
salire qui su. ››
Rise divertito alle sue parole e guardandolo
negli occhi rispose con un caloroso ‹‹ non c’è di che.
››.
Axel gli accarezzò la testolina color del
grano provocando una risata fresca da parte dell’altro.
‹‹ Beh cocciuto come sei non
c’era da aspettarsi altro. ››
‹‹ Io non sono
cocciuto…››, bofonchiò per un attimo gonfiando le
guance, ‹‹ Io sono Roxas. ››, disse guardandolo negli
occhi.
Axel ebbe per un attimo il deja-vù di quel
pomeriggio in cui si presentò al ragazzo.
‹‹ Roxas...solo Roxas allora.
››, quel nome lasciava sul palato un sapore deciso ma allo stesso
tempo delicato, come il gusto del suo gelato preferito.
Capitolo 2 *** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 2 ***
1
1.
Just be friends…
Mondo-Scena ›› 1.# 2
Arrivati al tendone Roxas capì che
c’era una certa elettricità che vibrava nell’aria. Tutti si
muovevano freneticamente e quando stava per chiedere ad Axel cosa stesse
accadendo vide che sul suo volto si era creato un ghigno.
‹‹ Axel? ››
‹‹ Sta succedendo di nuovo.
››, disse fra sé.
‹‹ Di che stai parlando?
››, domandò sentendosi escluso dal discorso, i pensieri del
rossino si focalizzarono nuovamente sul giovane.
‹‹ Xigbar deve aver catturato un
nuovo Heartless da addomesticare per usarlo in uno dei suoi spettacoli.
››
Ora capiva il perché di tutta
quell’agitazione…
‹‹ Voglio vederlo! ››.
‹‹ Roxas, no. ››, disse
severo.
Non poteva lasciargli fare tutto quello che
desiderava, ci voleva un po’ di polso con quel ragazzo.
‹‹ E perché no, scusa?
››
‹‹ E’ pericoloso. Xigbar non
vuole nessuno fra i piedi che possa distrarre lui e quell’animale
selvaggio. ››
‹‹ Ma io non avrei distratto nessuno.
››, bofonchiò crucciato.
‹‹ Lo vedrai in seguito, forza, non
fare i capricci come i bambini piccoli. ››, così dicendo gli
pizzicò una guancia provocando lamentele da parte dell’altro.
‹‹ Axeeeeeeel!
››, urlò Marluxia correndogli incontro, era piuttosto
inquieto.
‹‹ Ehi Marl, che succede?
››
‹‹ Siamo nei pasticci! Nei pasticci!
››, gesticolò con una mano prendendo a mordere il fazzoletto
di stoffa con grossi lacrimoni che minacciavano di sgorgare giù.
‹‹ Ti vuoi spiegare?!
››
‹‹ Povero me! Povero me! Come
farò! Tu dimmi come posso fare?!
››.
Ad Axel stavano per saltare i nervi, avrebbe
voluto prendere a schiaffi quella faccia se non avesse saputo delle conseguenze
abbastanza isteriche dell’amico.
‹‹ Smettila di ripetere le cose due
volte e cerca di spiegarti! ››.
Quello si ritrasse di un passo cercando di non
scoppiare a piangere come una fontana, ‹‹ non aggredirmi.
›› pigolò con il labbro tremante, Axel si mise una mano
davanti agli occhi, non riusciva a contenere l’irritazione.
‹‹ Scusa, vuoi dirmi cosa è
capitato per ridurti in questo stato? ››.
Provando a mantenere un certo contegno dopo un
profondo respiro Marluxia si decise a sputare quel rospo che lo stava facendo
soffocare.
‹‹ Xemnas è rimasto totalmente
affascinato dal nuovo "acquisto" che ha fatto Xig,
e gli ha dato l’ordine di dedicarsi solo a quel Heartless in modo che
prima della partenza da Crepuscopoli può farlo esibire e -››
‹‹ Che cosa? Quel testa di cazzo si
è bevuto il cervello o che altro? In meno di una settimana e mezza cosa
diamine pretende?! ››
‹‹ E’ quello che gli ha urlato
Xigbar ma non ha voluto sentire obbiezioni e ora si sta scatenando un putiferio
e Xemnas se l’è presa ancora una volta con tutti, soprattutto con
il sottoscritto. ››, la voce di Marluxia ricominciò a
tremare e per evitare di scoppiare a piangere riportò il povero
fazzoletto tra i denti mentre lo strattonava con forza, frustrato.
Axel sbuffò, odiava quando le cose si
complicavano.
‹‹ Ti costerebbe così tanto
sforzarti di collaborare?! ››
‹‹ Potrei dirti la stessa cosa, sai?
E’ impossibile! Provaci tu ad addestrare una bestia simile in così
poco tempo! ››, urlò Xigbar, di solito aveva un temperamento
pacato e paziente ma sentirsi trattare da incompetente da uno sbruffone come
Xemnas era troppo.
‹‹ Io il mio lavoro lo so svolgere
appieno, cosa che a quanto pare tu non sai fare. ››
‹‹ Io per eseguire ogni tuo ordine ci
ho lasciato il mio occhio sinistro! E non intendo rischiare pure quello destro!
››
‹‹ Xigbar se il tuo capo ti dice una
cosa vuol dire che sa che hai le capacità per poterla eseguire.
››
‹‹ Taci Saix. Evita di fare il
lecchino. ››
‹‹ Non osare insultarmi razza di
troglodita. ››, s’avvampò il giovane dai capelli blu
cobalto.
‹‹ Che temperamento ragazzi, che
succede? Il vostro Axel sparisce per un paio d’ore e voi vi scorticate
vivi…l’atmosfera è così calda che ci potrei
accenderci le mie bolas. A proposito, si è fatto tardi, che ne
dite di prepararci, eh? ››.
Saix se ne andò lanciando un’ultima
occhiataccia a Xigbar.
‹‹ Xion, andiamo. ››,
ordinò alla sua povera assistente che lo seguì mesta.
‹‹ In quanto al discorso di
prima…se mi permettete di dare la mia modestissima opinione, credo che
dovreste venirvi incontro. ››.
Mai l’avesse detto, i due iniziarono a
urlare contemporaneamente frastornando il ragazzo.
‹‹ Almeno provateci, okay?
››, ribadì scuotendo la testa leggermente
stordito da quelle voci che gli avevano perforato un timpano.
‹‹ Adesso dobbiamo pensare a cosa
accadrà tra un paio d’ore. Non vorremmo fare una brutta figura
perdendo così credibilità? ››, la frecciatina era
rivolta al giovane uomo dai capelli candidi che non poteva sopportare di
rimetterci economicamente.
Era difficile per Axeldover fare da perno costante in
maniera tale da poter mantenere quel precario equilibrio che si era creato tra
la sua - il sole pensiero di utilizzare quella parola lo faceva ridere! -
famiglia.
Le cose migliori che sapeva fare, al paragone con
gli altri era il peggiore, era grato al Circus XIII per avergli dato
un’occasione per riscattarsi anche se non
riusciva ad esserne pienamente appagato.
Era diverso da quello scansafatiche di Demyx che
non aveva alcuna aspirazione, che gli bastava il minimo indispensabile per
essere contento, no. Axel non era affatto così…
La comunità l’apprezzava solo per
quelle due fesserie in cui era particolarmente dotato, ma più di
distrarre la gente dalla loro monotona vita non sapeva fare, era uno scarto
inutile, non era niente, era un Nessuno. Come tutti loro del
resto…
Lui stava là, soltanto perché non
era più solo, non era compatito anzi poteva rendersi utile a qualcuno.
‹‹ Ero così affascinato, non
siete dei comuni circensi, voi siete dei talenti innati. ››
Le parole di quella testolina bionda - Roxas, non
avrebbe più scordato quel nome -, l’avevano fatto sorridere.
Lui li apprezzava…così tanto da voler
scappare con loro.
No, un altro ragazzo che sarebbe diventato il
sollazzo di un pubblico molto annoiato, un burattino che doveva esibirsi per
gli altri, Axel non voleva, sapeva cosa si provava se alla fine dello
spettacolo gli applausi non erano sentiti, se qualcuno sbagliava la colpa
ricadeva su tutti.
Ciò l’ aveva imparato con il tempo e
l’esperienza e non voleva quel futuro per quel ragazzino così
piccolo.
‹‹ Perfetto allora. Voglio un grande
spettacolo. Niente distrazioni, ti avevo detto di parlare con il ragazzino non
di portarlo a passeggio. Questa sera non voglio neanche il più piccolo
errore da parte tua, Axel. ››, disse iracondo Xemnas, non era da
lui essere così velenoso ma quella giornata i
suoi nervi erano già stati abbondantemente messi alla prova da Xigbar.
‹‹ Axel…››,
sussurrò Marluxia che se n’era rimasto in disparte con Roxas ad
assistere la scena.
Il fulvo si voltò a guardarli, Roxas si
era stretto contro la schiena di Marluxia contrito, i piccoli pugni che si
stringevano sulla sua maglia.
‹‹ Roxas? Che ti è preso?
››, si portò verso il ragazzo che iniziò leggermente
a tremare.
‹‹ Roxas? ››, lo stesso
nome venne pronunciato contemporaneamente da due persone diverse.
Una voce stava per farsi prendere dal panico,
l’altra era incuriosita e il disappunto e la tensione che precedentemente
gli colorivano il tono scomparvero.
Non mi dire che ci è riuscito di nuovo? pensò
Xemnas guardando il ragazzo preoccupato.
E’ riuscito a far parlare il
ragazzino…perfetto. Roxas, mh? Credevo fossi
più tenace, non pensavo che avresti reso le cose tanto facili al nostro
Axy.
‹‹ Roxas che è successo? Non
tremare così! ››.
Ma più parlava,
più Roxas si agitava.
Era colpa sua, alla fine l’unica persona
che si era rivelata gentile nei suoi riguardi era stata rimproverata per lui.
Se qualcosa non fosse andato per il verso giusto, Xemnas se la sarebbe presa
con il rosso se non con lui. Era un peso, non avrebbero mai accettato di
tenerlo con loro.
Quel luogo pieno di luci, colori…e
speranze. C’erano tante speranze in quel tendone, loro potevano portarlo
via da quello schifo di posto, non sarebbe più rimasto a subire
all’interno dell’orfanotrofio. Loro potevano dargli tutto quello che
non aveva mai avuto.
Ma loro…non volevano lui.
La voce di Axel che lo chiamava era lontana ed
ovattata, gli fischiavano le orecchie.
‹‹ Ciao Roxas, sai che sei proprio
carino? Mi piace il tuo nome, anzi mi piaci proprio tu. Ti andrebbe di restare
ancora un po’ con noi? ››.
Roxas aprì gli occhi di scatto, per pochi
istanti ci vide doppio da quant’erano fortemente serrati.
Xemnas era appoggiato bellamente sulla spalla di
Axel, lo guardava affabile e speranzoso.
Prima aveva rimproverato Axel per colpa sua, ora
invece lo stava invitando a restare "ancora un po’".
I cambiamenti di umore del direttore del Circus
XIII erano da far girare la testa, cosa che effettivamente gli stava accadendo
da quanto la notizia fosse sconvolgente.
‹‹ Che cosa?!
››, gridò Axel ancora inclinato verso Roxas mentre fissava
la testa di Xemnas poggiata elegantemente su un braccio che a sua volta era
sorretto dalla sua spalla.
‹‹ Che c’è Axy? Non ti
farebbe piacere che il nostro nuovo amico assista allo spettacolo gratis?
››.
‹‹ Lo so che stai cercando di fare!
Non ti permetto di sfruttare Roxas come nuova attrazione. ››
‹‹ Nuova attrazione? Io? Mi credi
così meschino Axy? ››
‹‹ E non chiamarmi Axy, sai che la
cosa mi fa incazzare a bestia! E comunque, sì. Ti venderesti tua madre
pur di guadagnarci qualche soldo in più. ››
‹‹ Cosa che ho effettivamente fatto,
Axy. Ma lasciamo perdere il passato, pensiamo ad ora. Non penso che la cosa ti
possa riguardare, credo invece sia più giusto chiederlo al diretto
interessato, no? ››.
Axel stava per controbattere prontamente quando
l’uomo dalla pelle ambrata lo interruppe con un gesto della mano
guardando fisso negli occhi azzurri del piccolo.
‹‹ Allora Roxas, cosa rispondi?
››, non intendeva più scherzare.
Axel sapeva che Xemnas non aveva alcuno scrupolo
se di mezzo c’era il successo, per quel poco che aveva conosciuto quel
ragazzo gli augurava una vita migliore, non quel postaccio pieno solo di false
illusioni, uno scadente Paese delle Meraviglie.
Roxas fissava quegli occhi caramellati pieni di
magnetismo e se non avesse avuto certa l’impellente voglia di voler
andare via con loro, fissando quegli occhi, avrebbe tentennato a negargli
l’invito.
‹‹ Accetto. ››, disse
sicuro, sembrava che i tremori non l’avessero mai toccato, anche la voce
era chiara e a quella stessa voce lo sguardo di Xemnas si illuminò.
‹‹ Perfetto. ››,
mormorò soddisfatto allungando la mano verso quella di Roxas per sancire
il patto.
Mozzafiato.
Solo con una parola si poteva esprimere tutto
quello che su quel palco stava accadendo. Anche se presi singolarmente e visti
nella loro vita quotidiana risultavano eccentrici, durante
l’esibizione ognuno di loro appariva così fascinante che il
respiro di Roxas spesso si fermava inconsapevolmente, nonostante fosse la
seconda volta che il ragazzo assisteva allo spettacolo rimaneva sbalordito
dall’abilità in cui Demyx creava con dei grandi cerchi, enormi
bolle di sapone. Era rilassante ma allo stesso tempo avrebbe voluto lui stesso
entrare nella bolla senza farla scoppiare come aveva appena fatto il ragazzo!
Cosa che era impossibile!
Rideva, eccome se rideva…il ragazzo dai
particolari capelli biondo cenere si sentiva un dio in situazioni come quelle,
la gloria gli dava alla testa e la cosa non sembrava disturbarlo in alcun modo.
Essendo connaturata nel suo codice genetico l’indolenza, poter essere
adorato dal suo pubblico lo gasava all’inverosimile.
Era bello e particolarmente bravo nel gestire il
suo ruolo da circense e nessuno poteva metterlo in dubbio, quei sorrisi erano
tutti rivolti per lui e il suo momento di celebrità non sarebbe stato
sprecato. Era felice e se la spassava alla grande ma non si poteva dire di
esserlo stato sempre…
Demyx si considerava un pacato lago, lo stesso
lago che si affacciava davanti alla casa in campagna che aveva costruito suo
padre, mentre i suoi fratelli più grandi e il capofamiglia lavoravano
nei campi, lui si dilettava a gettare sassolini sul quel placido specchio
d’acqua, la sua infanzia era trascorsa su quelle rive, il piccolo Demyx
non avrebbe fatto altro che stare coricato sull’erba morbida del suo
terreno a fissare le nuvole che passavano mentre ascoltava innocentemente le
melodie che il vento dedicava al suo lago, baciando le sue acque e portando
sino alla riva, dove si trovava a sostare, perle fresche che gli inumidivano il
viso quando il vento soffiava un po’ troppo forte.
Poi l’incendio doloso nella sua fattoria ha
devastato tutto una notte…non era rimasto più niente. Solo cenere
e acque sporche su cui trattenersi. Il lago l’aveva salvato,
l’incendio si era inanellato tutto intorno al campo che i suoi familiari
avevano duramente arato e che portava invidia alla gente che gli stava vicino.
Si era svegliato nella sua stanza per colpa dell’odore di bruciato, tutto
stava ardendo.
Sentiva le urla di suo padre che incitava i figli
a scappare, Demyx era pietrificato nel suo letto, non riusciva a spostarsi, era
troppo piccolo per sapere cosa avrebbe dovuto fare senza il consenso dei
suoi…poi la porta si spalancò e ne uscì la sua vissuta
madre che tossendo per il fumo, lo abbracciò protettiva con gli occhi
lucidi per colpa del calore che attanagliava la casa.
‹‹ Demy! Va al lago. Entra in acqua e
aspetta che qualcuno ti venga in soccorso! ››
Demyx non sapeva perché la gente avrebbe dovuto andare in soccorso proprio a lui e non a
tutti gli altri, sua madre prese la bottiglia d’acqua che il bambino
usava per bere la notte e gliela versò addosso, rabbrividì per
quell’improvvisa mossa da parte dell’anziana donna, ella lo prese
in braccio e percorse le scale in fiamme stringendolo a sé,
proteggendolo dalle lunghe lingue ustionanti riuscendo ad allontanarsi
dall’uscio di casa.
‹‹ Demy corri! ››, lo
incitò lasciandolo cadere in terra ma il piccolo si fermò ad
attenderla.
‹‹ Vai ti ho detto! Devo aiutare tuo
padre! ››…quelle furono le ultime parole che sentì il
giovane da parte dell’acciaccata madre.
Si gettò nelle fredde acque del lago che
lo protessero dall’incendio.
Lui era il più piccolo ed indifeso, non
era d’aiuto alla famiglia ma era sopravvissuto, gli altri no.
Ricordava molto poco
della sua infanzia, una delle poche cose che rimpiangeva era il suo amato lago,
però ricordava alla perfezione come entrò a far parte della
compagnia itinerante diretta dal giovane Xemnas, non sapeva fare granché
Demy ma era capace di gestire in modo appropriato tutto ciò che
derivasse dall’acqua. Elemento che gli salvò la sua giovane vita
anni prima…e ora si trovava su quel palco, a condividere quel suo piccolo
pregio con gli altri che lo guardavano allibiti e che lo spronavano con caldi
applausi.
Mentre Demyx si trovava imprigionato in
quell’effimera gabbia, iniziò a creare tante piccole bolle al suo
interno, poteva affogare fra tutte quelleperle evanescentiche lo immergevano, poi…con un esile
tocco, fece esplodere la grande bolla in cui erano imprigionati e le tante
figlie riempirono la sala del circo procurando urla di stupore e risate
incontenibili.
La platea si riempì di mani svolazzanti
che cercavano di raggiungere le bolle di sapone che volteggiavano, danzando
quasi a passo di valzer, per un attimo anche Roxas, che assisteva dietro le
quinte si trovò con una mano protesa in aria, quando si accorse della
stupidità del suo gesto l’abbassò a stringere il cordone
rosso che legava un lembo della tenda che divideva il palco dal retroscena.
Demyx era in pieno delirio di onnipotenza ed anche se forse esagerava nel suo
dimostrare entusiasmo, la cosa sembrava non infastidire il pubblico che, in
quel momento, l’osservava creare enormi sfere.
Al fianco di Roxas, nel frattempo, era comparso
un uomo dai tratti molto pungenti, i capelli lunghi e chiari gli incorniciavano
il volto magrissimo e silenziosamente entrò sul palco lanciando alla
ragazza che lo seguiva un’occhiata di intesa, la giovane era vestita
solamente di un body rosa acceso, pieno di strass decorativi, i capelli biondi
le cadevano fino al collo esile e due ciuffi color oro guizzavano come antenne,
portate indietro in maniera molto coreografica.
Gli occhi della ragazza lo incenerirono e sulla
fronte nivea comparve una ruga di cipiglio.
‹‹ Che hai da fissare moccioso? Evita
di sbavare o qualcuno rischierà di scivolare in terra. Ma dove siamo,
all’asilo nido? ››, Roxas a quelle parole si sentì
profondamente mortificato e abbassò gli occhi pieno
di vergogna, quell’atto non gli permise di ammirare come l’uomo
apparso da poco sul palco, congelava magistralmente una grande bolla di sapone,
creata poco prima da Demyx, con degli strani guanti refrigeranti.
La giovane gli lanciò uno sguardo
piuttosto presuntuoso prima di presentarsi sul palco eseguendo eleganti ruote,
raggiunta la sfera cristallizzata dal ghiaccio ci salì sopra senza
dimostrare alcuna titubanza e iniziò a percorrere tutto intorno gli spalti, come se la cosa non fosse già
abbastanza complicata di per sé, Demy iniziò a creare globi
abbastanza grandi da divenire delle palle da giocoliere grazie all’aiuto
repentino del compagno, che dopo aver refrigerato le bolle, le passava alla
ragazza che intenta a mantenere l’equilibrio faceva volteggiare sopra la
sua testa le sfere.
‹‹ Larxene è una
stronza…››, la mano di Axel che si appoggiò
inaspettata sulla sua spalla lo fece irrigidire per un attimo, si era
spaventato, ‹‹…ma è indubbiamente bravissima. ››
‹‹ Già…››,
mormorò ripensando alle parole scottanti che gli aveva riferito.
‹‹ Anche se l’aiuto di Demyx e
Vexen è essenziale. ››.
Roxas fissò gli strani guanti che
avvolgevano le mani di Vexen, emanavano uno strano alone tutto intorno.
‹‹ Ma come…? ››,
mormorò tra sé il biondino.
‹‹ Oh, non so esattamente come
funziona ma Vexen è uno scienziato, o almeno lui si definisce
così. Quei guanti sono una sua invenzione. ››,
pronunciò Axel intuendo la domanda incompiuta del biondo.
Intanto i tre circensi completarono la loro
eccellente esibizione con salti e capriole dileguandosi dallo spettacolo dopo
che una cascata di polvere di ghiaccio era esplosa maestosamente per tutto il
palcoscenico grazie alle capacità dello “scienziato”.
‹‹ Beh…ora tocca a me. Augurami
buona fortuna. ››, annunciò.
‹‹ B-Buona fortuna Axel.
››
‹‹ Fortuna? Secondo te, con le mie
indiscusse capacità, ho bisogno di fortuna,
baby? ››, disse confondendo il ragazzo che capì dopo poco la
sua presa in giro.
‹‹ Ora vado, non li senti? Stanno
acclamando il grande Dancing Flames! ››, avvicinò le mani a
coppa verso la sua bocca, simulando delle urla da stadio e dopo avergli fatto
l’occhiolino si incamminò sul palco sfilandosi la maglietta a
maniche corte color fumo che indossava.
Il petto di Axel era chiaro ma era segnato da
delle macchie che avevano tutta l’impressione di essere vecchie cicatrici
che si era procurato con il tempo…
Roxas lo vide sfregarsi le mani compiaciuto e
afferrando due lunghe cordicelle di cuoio, che erano state posizionate prima,
insieme a una torcia infuocata da Marluxia durante il cambio di turno,
iniziò a farle roteare, ai loro estremi si notavano delle sfere che
spezzavano l’aria provocando un sibilo mentre Axel accelerava la
velocità dei polsi.
Quando il ragazzo dai capelli rossi
avvicinò le bolas alla fiaccola, le sfere presero fuoco, Roxas poteva
sentire da lì il pungente odore di cui erano impregnate, l’odore
del liquido infiammabile fece storcere il naso al ragazzino dai capelli biondi.
Axel iniziò a colorare il palco di rosso e
arancione creando effetti di luce affascinanti, le rispettive bolas di ogni
cordone sembravano sul punto di intrecciarsi l’una con l’altra,
cosa che non capitava mai, il circense ci stava prendendo gusto nel allargare e accorciare le circonferenze a secondo dei
movimenti che gli imponeva ma aveva una determinata scadenza da rispettare,
iniziò a eseguire delle mosse in perfetto stile capoeira, volteggiava
armonicamente insieme alle sue bolas, eseguiva anche capriole inverosimili
senza che le sfere brucianti gli sfiorassero la pelle, era affascinante.
Estremamente. Anche se il piccolo Roxas, ancora con il
fiato bloccato nei suoi polmoni giustificava le sensazioni che provava in
ammirazione. Mentre il circense con una mano cercava di attirare ancor
più l’attenzione su di sé, con l’altra faceva
spegnere le tre sfere legate ad una delle due corde che padroneggiava,
immergendole in una scodella piena di liquido, con la mano ormai libera, prese
- senza destare troppa attenzione - la bottiglietta legata alla sua cinta, ne bevve
un sorso e con le guance piene di quella sostanza ignota spruzzò tutto
il contenuto in aria mentre con la mano che teneva salda il laccio di cuoio,
indirizzò con un gesto rapido le bolas infuocata verso la pioggia di
quel liquido che il Dancing Flames aveva nebulizzato incendiando così
l’aria per alcuni istanti creando un arco infiammato proprio sulla sua
testa.
Tra le grida eccitate degli spettatori, il
circense depose anche l’altro cappio che legava le bolas dopo averle
spente come le precedenti, afferrò un lungo bastone alle cui
estremità si trovavano due appendici che come le bolas erano pronte ad
incendiarsi.
Axel fece volteggiare il bastone creando una grande circonferenza infuocata che
portò le mani del piccolo Roxas a stringersi
sul tessuto della tenda, non sapeva se essere spaventato o affascinato da
quelle lingue di fuoco.
Lo spettacolo stava per volgere al finale
così il fulvo si preparò per il gran finale, iniziò a far
girare con una mano ancor più rapidamente il bastone, questo prendendo
velocitàiniziò
a spostarsi quasi da solo dal palmo al dorso della mano e tramite movimenti
meccanici che con la pratica erano diventi piuttosto fluidi avvicinò
l’asta pericolosamente vicino al volto, questa si spostò
magistralmente attorno al collo del fulvo, quando il rigido giro che
compì il bastone fu svolto, Axel l’afferrò con
l’altra mano e sempre con un morbido movimento si portò una delle
due estremità in bocca spegnendola, il suo volto era rilassato, quasi
sembrasse che si stesse gustando un fresco gelato anziché una palla
incandescente che rischiava di fottergli il palato e la trachea!
Roxas era immobile come una statua di freddo
marmo, quando era andato ad assistere allo spettacolo con l’orfanotrofio
il Dancing Flames aveva fatto tutt’altro spettacolo, meno
d’impatto, il pubblico però reagì in ben altra maniera, era
estasiata dallo spettacolo entusiasmante che aveva eseguito quella serata.
Axel eseguì un inchino di riconoscenza,
grato per tutti quegli applausi a lui rivolti, e allontanandosi dal palcoscenico
vide le pupille dilatate di un Roxas suggestionato che
si nascondeva dietro la tenda rosso porpora.
Gli
sorrise dolcemente, era un cuccioletto impaurito, era strano che era lo stesso
ragazzo che quel pomeriggio lo aveva preso a parole e che gli aveva fatto
venire un esaurimento nervoso nel negozio d’abbigliamento.
‹‹ Piaciuto lo spettacolino?
››, domandò accarezzandogli i capelli morbidi.
La voce di Xemnas che ringraziava il pubblico
accompagnava il flebile accenno della testa del biondino.
‹‹ Mi fa piacere…››
Roxas gli sorrise
amabile e per un attimo, l’istinto di strapazzarlo tutto lo colpì
inaspettatamente.
‹‹ Ora c’è il saluto
generale di tutti gli “artisti”, tu aspetta ancora un po’, va
bene? ››
‹‹ D’accordo. ››
Così Axel si allontanò nuovamente
insieme a tutta la compagnia del Circus XIII per ricevere gli ultimi applausi
che avrebbero ricevuto quella sera.
*****
Angolino
Autrice:
Ma salve :3 Rinnovo gli auguri di buone feste, c’è
chi per perdere i rotoli di ciccia che ha accumulato ultimamente fa esercizio
con macchine accessoriate e chi si limita a far sgranchire le dita su una
vecchia tastiera – come me – Fufufu..
Ringrazio
chi ha messo Circus XIII tra le preferite/seguite.
Passiamo alle recensioni (:
TsuX3:
LOL, concordo per quanto riguarda la folla di fans
inferocita, mano ai forconi! Prendiamolo! xD
Spero
che nemmeno questo secondo capitolo ti abbia delusa, cara!
Ti
auguro una buona giornata ~
Bittersweet Mel: Oh, troppo gentile. Il primo
capitolo di questa storia non mi è piaciuto granché, comunque
sia, ti ringrazio. Per quanto riguarda i caratteri ho cercato di rendere alcuni
dei pg più IC possibili mentre per altri –
Marluxia *coffcoff* - mi
sono sbizzarrita a renderli OOC.
Sì,
mi piace mettere riferimenti veramente presenti nel gioco, lo potrai notare
anche più in là se la storia non ti stancherà prima xD
Buon
proseguimento di giornata (:
Non
penso ci sia altro da aggiungere. Ringrazio tutti coloro che si sono soffermati
a leggere ^^
Rinnovo
il nostro appuntamento al 15 Febbraio
con il terzo capitolo del Circus…
Capitolo 3 *** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 3 ***
1
1.
Just be friends…
Mondo-Scena ›› 1.# 3
‹‹ Waaaaaah!
Ho bisogno di una vacanza! ››, sbruffò Demyx stiracchiandosi
tutte le giunture.
‹‹ Sempre che ti lamenti sei? Che
dovremmo dire allora noi? ››, rimbeccò Marluxia servendo in
tavola una grossa pentola fumante.
Era la prima volta che Roxas pranzava insieme
agli altri componenti della compagnia, si sentiva di troppo, aveva cercato di
convincere Axel che mangiare nell’altra stanza non lo infastidiva ma
quello non aveva voluto sentire ragioni.
Era divertito dai battibecchi innocenti che si
creavano di consuetudine tra Demyx e Marluxia, riempivano quel silenzio
opprimente che aleggiava nella sala addetta al ristoro.
Roxas si domandava se era sempre
così…
Mentre mangiavano ognuno immerso nei propri
pensieri, Roxas notò il posto vacante lasciato da uno dei membri.
‹‹ Dov’è Xigbar?
››, sussurrò ad Axel che stava consumando il suo pasto al
suo fianco.
‹‹ E’ ancora impegnato con quel
Heartless. ››
‹‹ E non mangia? ››
‹‹ Beh credo ch-
››
‹‹ Non ha bisogno di mangiare. Il
tempo stringe, non può permettersi di bighellonare ancora.
››, la voce tagliente di Saix fece tacere tutti, persino Demyx che
era ancora coinvolto nel discorso con Marl.
‹‹ Non credo che Xigbar sia un
perdigiorno…››, provò a giustificarlo flebilmente
Roxas, intimorito dallo sguardo pungente e freddo del ragazzo con
l’evidente cicatrice a forma di X che faceva spiccare ancora di
più i suoi occhi.
‹‹ Tu sei l’ultima persona che
può avere voce in capitolo tra di noi. ››
Roxas abbassò gli occhi sul suo piatto,
prima Larxene poi Saix, lui non gli aveva fatto niente ma solo con la sua
presenza li indispettiva, voleva scappare nella stanza che gli aveva preparato
Marluxia e rinchiudersi.
Si stava per alzare scusandosi per il disturbo
quando le mani decise di Axel lo trattennero a sedere senza farsi notare.
Roxas vide come gli tratteneva i polsi mentre ad
occhi chiusi posò il pezzo di pane che stava mangiando.
‹‹ Perché non impari un
po’ di bon ton prima di sparare cazzate, Saix? Per quanto te la fai con
il capo non vuol dire che hai la libertà di trattarci come ti pare e
piace. ››, era calmo, nonostante le sue parole fossero dure e amare
da ingoiare il tono era pacato.
Il volto di Saix diventò rosso di rabbia e
d’imbarazzo.
‹‹ Brutto
figlio…››, sibilò fra i denti.
Xemnas nonostante fosse stato preso in causa
continuò a pranzare come se niente fosse.
‹‹ Cosa c’è? La
verità brucia? ››, sorrise malizioso Axel.
Saix si alzò in piedi, pronto a fargli
rimangiare ogni parola che era uscita da quella lurida bocca.
‹‹ Vuoi litigare? ››,
rise divertito il fulvo alzandosi compostamente dalla sedia.
Roxas stava entrando in panico. Come gli era
venuto in mente di proferire parola? Era l’ultimo arrivato, non doveva
fare o dire niente e invece aveva innescato una lite che stava degenerando
pericolosamente.
‹‹ Perché ci tieni tanto a
quel piccoletto? Devi sempre metterti in mezzo per ogni cosa che gli si dice!
››, soffiò avvicinandosi ad Axel che non aveva alcun espressione particolare in viso.
‹‹ Saix. Torna a sederti. Ora.
››, chiamò all’ordine Xemnas.
‹‹ M-Ma hai
sentito come mi ha insultato quel bastardo?!
››
‹‹ Saix, cosa ti ho detto?
››
Quello guardò con sdegno
prima Roxas e poi Axel, li odiava, senza motivo alcuno li detestava e il
biondo sapeva che restare lì sarebbe stato più difficile di
quello che si aspettava.
‹‹ Non ho più fame, vado in
camera mia. ››, annunciò Saix in collera più con il
suo presunto amante che non con gli altri.
Xemnas sospirò ma non oppose resistenza,
era sempre difficile da trattare, forse era proprio per quel motivo che gli
piaceva così tanto…
‹‹ Roxas! Mi faresti un favore?
››, trillò la voce da bambina di Xion, il biondo si
voltò verso la ragazza, il viso era ansioso, come se volesse allontanare
il disagio che si era creato e lui non voleva altro che quello.
‹‹ Potresti portare un piatto di
zuppa di miso a Xigbar? Penso gli farebbe molto
piacere e dato che ti sei preoccupato per lui sarebbe meglio se lo portassi tu.
››, sorrise speranzosa in una risposta positiva.
‹‹ Certo. ››,
confermò deciso.
‹‹ Bene! ››, concluse la
ragazza dai corti capelli neri versando il pasto in un contenitore ermetico.
Roxas preso il bottino si allontanò
mestamente ma quando arrivò davanti all’uscita del tendone
tornò indietro fissando per tutto il tempo i piedi per nascondere il
forte rossore in viso.
‹‹ N-Non so dove
sia…››
‹‹ Oh scusa, hai ragione. Che
sbadata, si trova nella radura oltre i sempre verde che crescono nella zona
nord da dove siamo noi, in quelle parti gli alberi sono più radi, Xigbar
ha piazzato un’enorme gabbia metallica per addestrare l’Heartless
perciò non avrai difficoltà a trovarlo. ››
Ancora con il viso imbarazzato scosse con
eccessiva veemenza il capo e si diresse verso l’uscita quasi di corsa.
Xion rise per la tenerezza di quel ragazzo
impacciato tanto quanto lei, e vide come Axel scuoteva il capo divertito, cosa
strana, Axel non era tipo di affezionarsi facilmente alle persone.
Chissà…
Xion aveva ragione, fu facile trovare il luogo in
cui Xigbar si allenava, l’odore di umidità era persistente e
persino l’aria aveva un che di verdognolo, le urla
dell’Heartless anticiparono la sua entrata, la gabbia metallica era molto
grossa e prendeva la maggior parte dello spazio che la radura offriva,
all’interno delle sbarre, Xigbar camminava lentamente tutt’intorno
alla bestia, era strano il modo in cui cercava di ammansire lo strano Heartless
che aveva di fronte, non era una delle solite creature che aveva visto negli
spettacoli precedenti, nessuna forma di volatile o di cane gigante, era un
Heartless con fattezze quasi umane.
Si muoveva sinuosamente, il capo era a forma
cilindrica di un grigio più scuro rispetto all’intero corpo che
andava ad allargarsi verso il busto.
Si spostava con grazia poggiando il peso da un
piede deformato all’altro, e la cosa che sconvolgeva di più il piccolo Roxas è che possedeva due spade che
utilizzava per attaccare il suo “padrone” per sfuggirgli ma
Xigbar non si faceva intimorire, era molto
concentrato.
Roxas non voleva disturbarlo nel suo duro
addestramento, non si era nemmeno accorto della sua presenza e forse era la
cosa migliore, si sedette in terra fantasticando sul come sarebbe stato bello
se fosse stato lui al posto di Xigbar a domare una bestia simile.
‹‹ Giù! Sta giù ti ho
detto! ››, urlò facendo scoccare la frusta che aveva in mano
per far calmare l’Heartless, quello restò ad ondeggiare al suo
posto contenendo la sua ira.
‹‹
Bravo…così…››, dopo un quarto d’ora
abbondante l’addestratore si deterse il viso con un asciugamano che
teneva intorno al collo, faceva caldo e quell’animale non sembrava molto
incline a seguire i suoi ordini, con la coda dell’occhio però si
accorse di una piccola figura che lo stava ad osservare.
‹‹ Roxas? Che ci fai qui?
››.
Quello gli indicò il contenitore ermetico.
‹‹ Ti ho portato il pranzo, immagino
che tu abbia fame…››
‹‹ Bell’idea ragazzino. Mi ci
vuole proprio una pausa. ››, disse allegro chiudendo la gabbia
dietro le sue spalle.
‹‹ Hai aspettato molto?
››
‹‹ Un po’, mi dispiace solo che
la zuppa sia diventata tiepida ma non volevo disturbarti. ››
‹‹ Figurati, a me la zuppa calda non
piace, avrei dovuto sempre aspettare che si raffreddasse. Grazie per il
pensiero. ››
‹‹ Non c’è di
che…››
Xigbar si sedette in terra e Roxas gli si
accostò più vicino.
‹‹ Ne vuoi un po’?
››
‹‹ No, grazie, ho già
mangiato. ››
Quello iniziò a rifocillarsi mentre il
biondo si guardava in giro, il suo sguardo cadde più volte sul Heartless che si muoveva freneticamente in gabbia e che
alle volte usciva le due spade in suo possesso per colpire le sbarre in
acciaio.
‹‹ Non rischia di scappare?
››
‹‹ Nah, e
anche lui lo sa, è solo un tentativo futile di fuggire via ma la
disperazione alle volte ti porta a continuare nonostante tutto.››
‹‹ Lo sa anche
lui? E’ un Heartless piuttosto strano…non ne ho mai visti di simili
in giro... ››
‹‹ Si chiamano
Samurai. Questi sono più analoghi agli esseri
umani, per questo sono difficili da catturare. Sono molto furbi e
tenaci…imprevedibili. Per questo Xemnas è entusiasta per il
bottino, povero pazzo. Per addomesticare una bestia qualsiasi ci vogliono mesi,
io, di solito sono in grado nel giro di 30 giorni circa, figurati se
riuscirò mai a farlo esibire in tempo per l’ultimo spettacolo.
››
‹‹ Ma lui non lo sa quanto è
difficile? ››
‹‹ Dovrebbe saperlo, ma non gli
importa. ››
‹‹ Allora dovresti evitare di
impegnarti così tanto se sai che non ce la farai…così darai
solo delle speranze a Xemnas, no? ››
‹‹ Fatti dire una cosa ragazzino, per
quanto sia difficile riuscire in un’impresa, anche quella più
disperata, non devi mai gettare la spugna troppo presto, così
vanificherai tutti i tuoi sforzi e avrai la nomina di perdente per sempre, la
gente ricorderà continuamente i tuoi fallimenti e te li
rinfaccerà ogni qualvolta che ce ne sarà l’occasione, non
importa quante cose buone tu abbia fatto in vita tua, evita sempre di dare la
possibilità di riempire la bocca altrui con i tuoi insuccessi.
››
Roxas annuì con convinzione, aveva
ragione.
Restarono per un po’ in silenzio, il biondo
studiava le movenze dell’animale e Xigbar terminava il suo pasto
lentamente, non c’era tensione, era uno di quei silenzi rilassati, senza
pretese, ma presto fu interrotto dalla voce del circense.
‹‹ E’ ora che torni a lavoro
ragazzino. Grazie per la zuppa, dì a Marl che era buonissima, come
sempre… ››
Il giovane annuì e tornò al
tendone, i ragazzi si stavano allenando.
Axel quando lo vide da lontano lo chiamò
con la mano, era insieme a Zexion e Xion, assistevano all’esercitazione
di Xaldin, intento a lanciare i suoi coltelli sulla ruota della morte
distante diversi metri da lui.
‹‹ Sei tornato, Xigbar si stava
allenando duramente? ››
‹‹ Uhuh.
››, mormorò accompagnandolo con un cenno della testa mentre
vedeva Larxene avvicinarsi a Xaldin.
‹‹ Meglio
così…››
‹‹ Cosa sta facendo? ››,
riuscì a chiedere infine.
Axel voltò lo sguardo sulla ragazza e
sorrise divertito.
‹‹ Sta a vedere. ››
Larxene si massaggiò le
tempie piuttosto scazzata, era l’unica donna del Circus XIII,
oltre Xion, ma era ancora troppo piccola per essere considerata una donna
affascinante e Marluxia per quanto potesse ingannare con i suoi modi di fare e
i suoi capelli era anagraficamente un uomo, perciò tutti i lavori da
assistente toccavano a lei, tranne per quanto riguarda lavorare con Saix,
quello aveva un carattere di merda tanto quanto lei e insieme non potevano
lavorare senza finire per tirarsi addosso oggetti di ogni tipo, perciò
lasciava quel ingrato compito alla piccola e paziente Xion, pronta ad
accondiscendere il ragazzo senza troppe difficoltà.
‹‹ Forza Larxene, non abbiamo tutto
il pomeriggio. ››, brontolò Xaldin giocherellando con un
kunai dall’aspetto poco rassicurante.
‹‹ Arrivo cazzo! Dammi un po’
di tempo. ››
‹‹ Che acida. ››,
borbottò a braccia conserte Zexion, seduto sul tavolo di legno in noce
su cui era solito assistere.
‹‹ Ti ho sentito emo! Se credi sia
così facile perché non vieni tu a farlo?!
››
‹‹ Sei pazza? Ci tengo alla pelle
io…››
Larxene emise uno strillo acuto per
l’irritazione e si posizionò sul tabellone chiudendo gli occhi per
non assistere.
‹‹ Non ti muovere Barbie, farò
il più velocemente possibile. ››, sogghignò Xaldin.
Quella per tutta risposta imprecò qualcosa
sotto voce.
‹‹ Qualcuno qui ha le sue cose
addosso…››, rise Axel prendendola in giro.
Larxene aprì gli occhi di scatto e si voltò
a incenerire con lo sguardo il mangiafuoco, il contatto visivo fu interrotto da
un kunai affilato che si piantò sul tabellone circolare facendo
sbiancare la ragazza bionda, il labbro inferiore iniziò tramarle e un
velo di sudore incominciò a trasparire sul suo viso contratto.
‹‹ Ops, pensavo fossi
pronta…››, si scusò Xaldin.
‹‹ Brutto idiota! Sta più
attento la prossima volta e avverti! Potevo rimanerci secca! ››
‹‹ Magari…››,
soffiò impercettibilmente Axel provocando una risatina al biondo.
‹‹ Dai, riprendiamo. ››,
disse il lanciatore di coltelli.
‹‹ Oh! Oh! Un attimo! ››
Axel corse incontro a Xaldin prendendo una benda
e legandola agli occhi del imponente ragazzo.
‹‹ Okay, ora può andare! Io
sto ad assistere alla scena. ››
Larxene spalancò la bocca, era ormai
isterica.
‹‹ Fottiti Axel! ››
‹‹ Grazie amore, è un piacere
esserti d’aiuto. ››, rispose tutto zucchero e miele
avvicinandosi nuovamente al gruppo di spettatori che se la ridevano di gusto.
Il pomeriggio stava passando in maniera
piacevole, l’atmosfera tesa si era ormai dileguata e anche Roxas stava
imparando ad aprirsi di più con i compagni.
‹‹ Cari amici, un attimo di
attenzione, prego. ››, annunciò il direttore della compagnia
richiamando l’attenzione di tutti i presenti, i ragazzi si avvicinarono
all’uomo dai capelli candidi circondandolo.
‹‹ Ho un annuncio da fare, siamo
stati invitati ad esibirci al cospetto di Re Topolino in persona. E’ un
grande onore per noi e voglio che siate tutti al meglio per quella giornata.
Essendo che il sovrano si è dovuto allontanare dal suo regno per
questioni burocratiche e sapendo che siamo vicini mi ha fatto riferire che gli
farebbe piacere assistere ad un nostro spettacolo al CastelthatNeverWas. Che ne dite? ››
Un mormorio eccitato si diffuse tra i vari circensi,
c’era chi era in fermento come Demyx altri erano intimoriti come la
piccola Xion, Vexen già immaginava come stupire il sovrano con le sue
invenzioni riuscendo ad affermarsi nella società, per lui era
un’occasione da non perdere.
‹‹ Quando sarà il grande
evento? ››, domandò sarcastica Larxene.
‹‹ Ecco il punto dolente…Re
Topolino sarà qui proprio il giorno in cui saremmo dovuti partire da
Crepuscopoli, perciò non solo dovrete prepararvi per i consueti
spettacoli serali ma anche per il ricevimento di sua maestà, non voglio
obbiezioni di alcun genere, ho già avvertito Xigbar della faccenda,
motivo in più per avere quel Heartless pronto prima della
partenza…››
Roxas storse la bocca, non era giusto bruciare le
tappe in quel modo, aveva visto come fosse difficile gestire quel Samurai.
‹‹ Ah, un’altra cosa che
interessa solo te. ››, disse indicando con il dito indice il
ragazzo, che titubante si indicò a sua volta.
‹‹ Dici a me? ››
‹‹ Proprio tu. Puoi venire un attimo?
››
Axel si accostò a Roxas, non si fidava di
Xemnas, questo gesto face aggrottare la fronte all’uomo dai grandi occhi
ambrati.
‹‹ Senza la tua guardia del corpo per
favore. Ti aspetto dietro le quinte. ››
Roxas si voltò verso il giovane dai
capelli rossi.
‹‹ Non mi mangia mica, fidati.
››, disse dandogli un piccolo pugno sul braccio sorridendogli.
‹‹ Non è che non mi fidi di te...è di quello lì che non mi
fido.››
Roxas roteò gli occhi, la cosa fece
sorridere Axel.
‹‹ Torno subito. Poi ti racconto.
››
Quello sbuffò.
Possibile che Xemnas fosse così
inaffidabile?
‹‹ Mi conviene andare, se no rischio
di farlo arrabbiare sul serio. ››
Si girò per raggiungere il direttore ma la
mano di Axel lo fermò tirandoselo a sé in un abbraccio da
papà orso.
‹‹ M-Ma che
fai?! ››
‹‹ Niente, è solo che ti
vedevo troppo moscio ultimamente, so che non sei così…almeno se
Xemnas oserà farti qualcosa sarai pronto a sferrargli un calcio nelle
palle. ››
‹‹ Perché mai dovrei farlo?! ››
‹‹ Lascia
perdere…››, rise stringendolo un po’ più forte
baciandogli la testina bionda.
‹‹ Mi stai s-soffocando Axel!
››
‹‹ Quanto sei delicata bambolina.
››
Quello lo guardò come se volesse
incenerirlo e gli tirò un pugno più forte sul braccio con il
risultato di farsi male solo lui ma non gli diede la soddisfazione di farglielo
notare, strinse i denti mentre sentiva le nocche della mano pulsargli,
girò i tacchi e se ne andò lasciando un ilare Axel alle sue
spalle.
Roxas si guardò intorno e vide Xemnas
bellamente seduto su una sedia sorridendo sornione.
‹‹ Roxy…caro. Ho una cosa da
chiederti. ››
Restò ad aspettare che continuasse.
‹‹ Sai…non tutti hanno
apprezzato granché la mia scelta di tenerti qui…››, i
visi di Larxene e di Saix apparvero nella sua mente, ‹‹ ma io non
sono il tipo di fare le cose senza un secondo fine, non ho alcun motivo per
ospitare qualcuno facendolo mangiare a sbafo il mio cibo e farlo dormire in un
giaciglio da me messo a disposizione senza guadagnarci niente in
cambio…››
Oh sì, quelle parole erano molto di
conforto.
‹‹ Arriviamo al sodo. Voglio che tu
lavori per me, voglio che diventi parte integrante del Circus XIII.
››
La mente di Roxas si riempì di luci, di
applausi, di grande successo…si vide con le mani piene di kunai come
Xaldin, oppure fare giochi con le carte come aveva visto fare nello spettacolo
precedente Luxord o ancora meglio, inghiottire fameliche fiamme come faceva
Axel…
Tossì un paio di colpi, troppo distratto dalle fantasia adolescenziali, sapeva benissimo di non avere
il fisico per fare certe cose, forse qualche cosa come il prestigiatore con le
bolle di sapone insieme a Demyx.
‹‹ Avrei in mente il lavoro perfetto
per te piccolino. ››
‹‹ E sarebbe? ››
‹‹ Beh…››
‹‹ Che cosa??
››, gli occhi di Axel si riempirono di lacrime per le forti risate
che gli scuotevano il petto.
‹‹ IL PAGLIACCIO! Ma ti rendi conto?! Io?? Ho la faccia da clown?? ››
‹‹ Cristo, non dire così che
mi farai morire! ››, disse trattenendosi la pancia, se lo
immaginava il piccolo ed adorabile Roxas con le guance
tinte di rosa, la bombetta con il fiore e i pantaloni larghissimi che si
tenevano su con delle sgargianti bretelle.
Era un gattino infuriato in quel momento,
soffiava e arruffava il pelo indignato, il piccolo orfanello era stato umiliato
nel profondo.
L’avrebbe voluto abbracciare per confortarlo
ma si sarebbe sentito ancora più compatito e di conseguenza si sarebbe
incazzato ancora di più, perciò sarebbe stato meglio lasciar
perdere…
‹‹ Smettila di ridere dannazione!
››
‹‹ Scusa! Scusa! Non lo faccio
più, cerca di calmarti, non volevo mica prendere in giro te, è la
situazione che mi fa ridere… ››
Roxas abbassò lo sguardo arrossendo
prepotentemente, non voleva offendere Axel, era solo che l’imbarazzo lo
stava mangiando vivo.
‹‹ Beh, tu che intenzioni hai?
››
‹‹ Ovviamente se voglio stare con voi
dovrò farlo, te l’ho detto, non sarò di peso a
nessuno…››
Axel sorrise dolcemente, quel pivellino voleva
davvero darsi da fare, la cosa era un punto a suo favore
anche se non accettava completamente l’idea di farlo entrare nel
mondo circense ma la vita era sua e con il tempo avrebbe imparato che quello
era uno dei tanti errori che avrebbe compiuto.
‹‹ Andiamo a mangiare un gelato, ti
va? ››
‹‹ Certo. Ma stavolta andrò io
in gelateria a prenderli, non voglio una replica di quello che è
accaduto l’ultima volta. ››
‹‹ Nemmeno io…››.
Risero all’unisono uscendo da quel tendone
che per loro era ormai diventato una casa vera e propria.
*
I giorni passavano e il prendere un gelato prima
che iniziasse lo spettacolo sulla Torre dell’Orologio mentre i treni
passavano sotto i loro occhi era diventata un abitudine.
‹‹ Mi mancherà mangiare il
gelato con te in questo posto. ››
‹‹ Potremo sempre mangiarlo da
qualche altra parte, non ti pare? ››, disse il biondino
sgambettando sul cornicione, erano gli unici visitatori, o almeno gli unici che
si presentavano sempre poco prima dell’orario di chiusura.
‹‹ Ma questo resterà sempre il
nostro posto. Che animo poco romantico che hai piccolino. ››
‹‹ Sono un maschio, i maschi non
hanno “animo romantico” come lo definisci tu. ››
‹‹ Ma non è vero, e se anche
fosse così dovresti imparare ad esserlo. ››,
accompagnò le sue parole abbracciandolo da dietro, Roxas continuava a
muovere le gambe oltre il muretto che faceva da ringhiera, era in una situazione
precaria ma da adolescente qual’era la sicurezza non era nelle sue
priorità, la cosa però non era importante, c’erano le
braccia di Axel a tenerlo saldo a sé, non avrebbe permesso che
scivolasse lontano da lui.
‹‹ Sai Axel? Sei il mio migliore
amico, non ho mai avuto degli amici ma so che se ne avessi avuti molti tu
saresti stato sempre il migliore. ››
‹‹ Oh piccolo, allora non è
vero che non sei un romanticone!››
‹‹ Non fare l’idiota! Sai cosa
voglio dire… ››
‹‹ Beh, anche tu per me sei un amico
speciale. E’ strano ma…sei diventato un fratellino, non riesco a
non tenerti d’occhio. ››
‹‹ Cavolo, ho un altro tutore e
pensare che credevo di essermene sbarazzato
all’orfanotrofio…››, frignò Roxas.
‹‹ Ma che cazzo dici? ››,
borbottò Axel scompigliandogli i capelli che con la luce del tramonto sembravano
fili d’oro ricoperti di polvere di diamanti.
‹‹ Lasciami! Lasciami!
››, frignò ancora più forte anche
se le sue labbra tradivano un sorriso che minacciava di sbucare presto
sul suo volto.
‹‹ Solo se mi prometti che farai il
bravo bimbo e non ti allontanerai da me combinando qualche guaio.
››
‹‹ Punto primo: io non sono un bimbo.
››
‹‹ Oh su questo non ci
giurerei…››, sussurrò tra sé e sé Axel
ma Roxas era così vicino che non poté non sentirlo e bastò
tirare indietro il gomito per colpirlo al petto.
‹‹ Punto secondo: io non combino
alcun guaio. ››
‹‹ Anche su questo avrei qualcosa da
ridire, una persona che scappa via per entrare a far parte di un circo non si
può definire esattamente il massimo dell’affidabilità.
››, ridacchiò.
Si aspettava che anche Roxas si mettesse a ridere
o che gli avrebbe risposto per le righe ma il biondo si limitò ad
abbassare il capo in silenzio.
‹‹ Roxy? ››
Nessuna risposta.
‹‹ Oi? Ho
detto qualcosa che non andava? ››, cercò di allontanare il
viso dalla piccola spalla su cui era poggiato per vederlo in viso ma
poté solo scorgere una perla che scivolava giù dalla guancia
tonda del ragazzo che alla luce del tramonto scintillò quasi fosse una
stella cadente.
‹‹ Che ti succede? Sono qui, ti prego
Roxas, parlami. ››, mormorò piano scuotendolo delicatamente
per le spalle. Al biondo sfuggì un singolo
singhiozzo.
‹‹ Tu non sai cosa si possa provare a
stare in quell’inferno. Era quantomeno logico che desiderassi scappare.
Non potevi parlare, non potevi giocare, non potevi ridere, non potevi
respirare…non dovevi vivere. Trasgredivi? Te la facevano pagare cara, ho
ancora i segni di quelle punizioni. ››
Portò automaticamente una mano sul collo.
Ad Axel gli si strinse il cuore. Come poteva
essere stato così dannatamente idiota?
Stupido. Stupidostupidostupidostupido!
Stupido e idiota di un Axel!
‹‹ Scusami piccolo, ora è
tutto finito, ci sono io qui, va bene? Non permetterò a nessuno di
toccarti nemmeno con un dito, ti fidi? ››
Non rispose, prese solo un respiro profondo per
cercare di calmarsi, ormai il sole era stato inghiottito completamente
dall’orizzonte e ciò voleva significare che era ora di tornare al
Circus XIII.
‹‹ Forza, una nuova serata ci
aspetta, tu dovresti andare a letto presto, domani mattina inizierai gli
allenamenti con Zexion, sarai il pagliaccetto più carino e simpatico del
mondo. ››, Roxas si voltò e nascose silenziosamente il viso
tra la spalla e il collo di Axel e colto di sorpresa restò titubante per
qualche attimo, poi sorridendo, lo abbracciò e lo prese imbraccio portandolo
così per tutto il tragitto, Roxas non sembrava infastidito
dall’aria fresca della sera e nemmeno dai piccoli sobbalzi procurati
dalla scesa, prima delle scale che portavano in cima alla Torre e poi del
declivio delle strade di Crepuscopoli, di tanto in tanto il fulvo gli
accarezzava la schiena e forse proprio per quei movimenti così lenti ed
affettuosi che si addormentò con l’odore della pelle di Axel che
gli riempiva il naso e i polmoni.
‹‹ Ehi Axel! Sei in ritardo!
››, urlò Marluxia fuori dal tendone muovendo il braccio per
aria cercando di richiamare l’attenzione, quando Axel fu abbastanza
vicino si accostò l’indice sulla bocca facendo segno a Marluxia di
parlare piano se non poteva proprio fare a meno di tacere.
‹‹ Oh, si è
addormentato…portiamolo in camera e poi vai a prepararti, tra poco tocca
a te. ››
Axel lo portò nella stanza in cui
parlò per la prima volta a Roxas, ormai quella era diventata la sua
cameretta, anche se ufficiosamente era ancora addetta ad infermeria.
Lo poggiarono sul letto, aveva le guance umide di
pianto, un modo piuttosto triste d’entrare nel mondo di Morfeo.
Marluxia prese da un cassetto una canottiera
lunga per il corpicino di Roxas e iniziò a sfilargli la camicia bianca e
i jeans stretti, non erano adatti per riposare tranquillamente.
Il biondino non sembrava dar segno di vita, si
lasciava svestire come se fosse un bambolotto, di quelli che le bambine usavano
per giocarci a fare da mamme e che sbatacchiavano da una parte all’altra
della stanza canticchiando ninna nanne inventate.
Ed effettivamente sul corpicino chiaro di Roxas i
segni delle botte c’erano eccome, lividi e graffi nelle parti più
disparate.
‹‹ Oh Cristo…››,
disse disgustato il rosso portandosi una mano a coprirsi la bocca nel vedere
quello scempio, percepiva un po’ di nausea.
‹‹ E’ meglio se tu vai a
prepararti grande Dancing Flames, gli faccio indossare la canottiera e lo metto
subito a letto. Non farti distrarre da quello che hai visto. ››
‹‹ Mi raccomando Marl. Non farlo
svegliare. ››
‹‹ Tranquillo, buona fortuna per lo
spettacolo. ››
‹‹ Grazie. ››
E con quelle parole si
allontanò dalla stanza, pieno di una rabbia che mai aveva provato, un
senso di disgusto e carica così potente che avrebbe portato
nell’esibizione di quella sera fiamme provenienti direttamente dagli
inferi.
*****
Eccomi qua! Ho promesso che ci sarei stata con il nuovo capitolo giorno 15 ed
eccovi serviti :3
Si avvicina carnevale e l’aria festiva inizia già a sovreccitarmi!
Avrò qualche giorno libero per continuare a portarmi avanti con i
capitoli!
Spero stiate bene e vi auguro anche delle giornate piacevoli.
Ora, invece di annoiarvi, passiamo alle recensioni, okay? :3
TsuX3: Cioè, io non so come ringraziarti per le belle parole che mi
riservi xD non me l’aspettavo…Spero che
questo capitolo sia stato all’altezza degli altri!
Ancora ci saranno diverse sorprese per i nostri Circensi nei capitoli futuri!
*ridacchia sotto i baffi* (-w-)
Ilovewrite: Ma che diavolo ci fai tu qui? è_è io cerco di
liberarmi di te e ti trovo sempre in mezzo! Oh! Oh! Non te l’ho detto, ma
a Carnevale vorrei fare il cosplay di Axel x’D
perché non fai qualche principessa Disney così andiamo a coppia?
Eh? EH?? ** Dai pingu
bello della mamma (?) Va beh, ti romperò le scatole in “separata
sede” u_u il membri del Circus ti ringraziano
per la gentile attenzione.
Zazi: Ma-! Oddio xD troppi
elogi, sul serio. Non mi definisco professionista, solo una ragazza a cui piace
particolarmente scrivere. So che ancora non sono una cima ma mi sforzo di dare
il meglio ogni volta un po’ di più. Ci provo e ti ringrazio per i
complimenti. Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo.
Che dire di più? Mi onora leggere che la FF sia apprezzata in questo modo. Posso solo sperare
che non vi stanchi prima, ancora il bello deve arrivare. Posso solo assicurarvi
questo x’D
Se avete qualche pensiero da esporre, qualche annotazione da fare, non esitate
a contattarmi :3 non mangio nessuno!
Prossimo appuntamento tra un mese esatto, al 15 marzo! Chu~
Capitolo 4 *** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 4 ***
1
1.
Just be friends…
Mondo-Scena ›› 1.# 4
Gli occhi si schiusero lentamente, si sentiva la
mente impastata tanto quanto la bocca, la luce filtrava debole ma fastidiosa
dalla finestra della stanza, si portò con un gesto lento e meccanico il
braccio a difendere i fragili occhi che in quel momento avrebbero desiderato
ancora riposare sotto le palpebre.
‹‹ Roxas? ››
Il ragazzo restò ancora immobile, non
voleva alzarsi, desiderava solo che la voce che lo stava chiamando in quel
momento sparisse, non ricordava niente della notte
trascorsa, nessun sogno, l’ultimo ricordo era il sapore del gelato
salmastro che aveva mangiato con Axel il giorno prima.
‹‹ Ehi dormiglione, oggi devi
iniziare a lavorare, forza, alzati. ››
‹‹ Zexion ancora cinque minuti, ti
prego. ››, implorò con le energie prosciugate, come se a
nulla fosse valsa la notte di riposo.
‹‹ Mi dispiace ma Xemnas mi ha
ordinato di tirarti giù dal letto. ››
Avrebbe voluto rispondergli che a Xemnas non
sarebbe cascato il cielo in testa se gli avesse concesso cinque minuti in
più, ma la cosa ovviamente non era possibile.
‹‹ Uff…okay,
mi alzo. ››, borbottò poggiando giù dal letto un
piede scalzo sul pavimento freddo.
“Prima un piede…e poi
l’altro…o-issa.” pensò tirandosi su,
fece scricchiolare le ossa della colonna vertebrale e si stropicciò gli
occhi.
‹‹ Ti lascio il tempo di prepararti e
fare colazione, poi voglio che vieni in platea ad
esercitarti insieme a noi. ››
‹‹ D’accordo. ››
Solo quando Zexion se ne andò il giovane
poté costatare di indossare solo una lunga canotta bianca di cotone, non
ricordava di essersi cambiato, effettivamente non ricordava nemmeno come era
arrivato incamera.
Raggiunse in fretta il bagno e iniziò a
lavarsi il viso con in mente solo l’idea di
dover imparare l’arte della clowneria da lì a poco, la cosa non
l’entusiasmava per niente ma doveva farlo, non aveva alcuna
intenzione di ritrattare la parola data.
‹‹ No! Non così!
››, piagnucolò esasperato Zexion battendosi una mano sulla
fronte: quel ragazzo era un caso disperato.
‹‹ M-Ma scusa!
Non è colpa mia se non ce la so! ››
Il ragazzo dai folti capelli neri prese un
respiro profondo tenendo gli occhi chiusi mentre con i polpastrelli
iniziò a massaggiarsi le tempie.
‹‹ Te lo spiego per l’ennesima
volta Roxas, cerca di stare attento per favore. Intanto ti sei messo di nuovo
in una posizione del tutto sbagliata! ››
Roxas si raddrizzò nuovamente, rigido come
una tavola, arrossendo per l’ennesimo rimprovero.
‹‹ Devi avere un minimo di base
nell’arte della giocoleria, avanti: piega leggermente le ginocchia, la
distanza dei piedi deve essere circa la stessa delle spalle. Lancia la pallina
così…››, Zexion posò in terra due delle tre
palline che possedeva e tenendo lo sguardo verso l’alto iniziò a lanciare
la pallina da una mano all’altra creando così una traiettoria
ellittica che l’oggetto sembrava seguire quasi avesse imparato il
tragitto a memoria.
‹‹ Fallo tu. Cerca di gestire i lanci
contando mentalmente.››
Il biondo cercò di mettere in pratica
ciò che aveva appena appreso e ci sarebbe riuscito più
velocemente se gli occhi di Xion e di altri suoi compagni non gli avessero
stuzzicato la schiena quasi come se utilizzassero un ramoscello appuntito con
cui punzecchiarlo, facendolo distrarre.
‹‹ Lascia la pallina cadere nella tua
mano, non dimezzarle il tragitto, se le leggi fisiche non sono cambiate sta
tranquillo che non ti volerà davanti al naso. ››
1 - 2 - 3.
La mattinata sembrava non voler volgere mai al
termine, di tanto in tanto un “Non muovere quei piedi” o un
“Non distogliere lo sguardo dal punto fisso” rompevano il silenzio
creatosidurante
la monotonia di quegli esercizi di lancio.
1 - 2 - 3.
‹‹ Dai
Roxas! Sei bravissimo! ››, incitava un’imbarazzata Xion che
voleva confortare l’umore poco sereno del ragazzino.
Anche per lei era stato difficile i primi tempi,
se li ricordava bene e tutt’ora, nonostante i quattro anni trascorsi con
la compagnia, trovava delle difficoltà nel gestire il carattere
scontroso di Saix, l’ultima cosa che desiderava era che anche
l’ultimo membro della squadra si trovasse a disagio, voleva
cercare di fargli capire che in lei poteva trovare un’amica, qualcuno su
cui contare…un po’ quello che aveva desiderato Xion i primi giorni.
Roxas era riuscito in maniera molto imbranata e
traballante a coordinare le tre palline, ci voleva abilità, tempismo,
costanza e velocità…tutte qualità che non aveva. Che
diavolo ci faceva in quel tendone con loro??
1 - 2 - 3.
‹‹ Axel! Guarda come sta diventando bravo Roxas! ››, enfatizzò la ragazzina
del Circus XIII.
‹‹ A-Axel?
››, a quel nome Roxas perse un 1-2 di troppo e non riuscendo
più a gestire il tempo iniziò ad indietreggiare cercando di
recuperare le palline che minacciavano di cadere in terra.
‹‹ 1, 3 - 2, 1, 2…1, 5, 3
››, gemette ormai in preda al panico oscillando peggio di un metronomo
impazzito finendo per cadere sonoramente con il fondoschiena, le palline
precipitarono sulla testolina bionda di Roxas facendogli emettere un lungo
suono acuto mentre si teneva la testa fra le braccia.
‹‹ Lo vedo Xion. ››, rise
il fulvo piegando il busto verso la piccola figura del ragazzo con le mani sui
fianchi.
‹‹ Bravo mi sembra una parola
grossa. ›› disse con un mezzo sorriso Zexion.
‹‹ Stai bene? ››, una
mano calda affondò tra i soffici capelli color del grano di Roxas.
‹‹ No. Ti sembra che stia bene?
››, frignò.
‹‹ Zex non
potete fare una pausa? ››
Il trainer lasciò fuggir via un sospiro
amareggiato, ne aveva ancora di cose da imparare quel pivellino.
‹‹ Va bene…pensaci tu Axel.
››
Quando quello scomparve oltre il loro campo
visivo, Roxas era ancora rannicchiato in terra.
‹‹ Non ce la
faccio…››
‹‹ Certo che ce la fai.
››
‹‹ No. Io non sono come voi.
››
‹‹ Hai solo bisogno di tempo per
imparare. Cosa pretendi? Non puoi diventare un pagliaccetto giocoliere da un
momento all’altro. ››
‹‹ E se Xemnas non volesse più
aspettare? Hai visto come si comporta con Xigbar. ››
‹‹ Le aspettative sono una brutta
cosa, portano sempre a delle grandi delusioni, se non ce la farai in tempo, il
grande capo non ne morrà. ››
‹‹ Qui mi odiano tutti…hanno
cercato di convincerlo a cacciarmi via. Da come stanno andando le cose non
credo sia una possibilità da escludere. ››
‹‹ Ti odiano tutti? Ma di che diavolo
stai parlando? ››
‹‹ Lasciamo
perdere…››
‹‹ No, non lasciamo perdere un cazzo.
Chi è che ti vuole cacciare via? Dimmi i nomi e poi ci penso
io…››. Axel si stava innervosendo seriamente.
‹‹ …››
‹‹ Roxas? I nomi. ››,
ordinò quasi stessero facendo un affronto alla sua di persona.
‹‹ Non li so. ››
‹‹ Che bugiardo! ››
‹‹ E’ vero! E’ stato
Xemnas a dirmi che qui non mi volevano…non mi ha specificato chi.
››, si difese il ragazzo.
‹‹ Ah, è così, eh?
Perfetto. Vorrà dire che li chiederò direttamente a lui.
››
‹‹ N-No Axel! Non voglio altre liti a
causa mia.››, disse implorante.
Il mangiafuoco lo stette a fissare di sottecchi,
non gli piacevano i sotterfugi, poteva sospettare da sé chi potessero
essere i cospiratori ma finché non ne aveva le prove non poteva accusare
nessuno.
‹‹ Xion, puoi venire un attimo?
››, chiamò rivolto alla giovane che stava sugli spalti
insieme a Demyx, Luxord e Marluxia che discutevano sulla prossima tappa che il
Circus XIII avrebbe affrontato e quali fossero i piatti tipici del luogo.
‹‹ Sì, Axel? ››.
‹‹ Tu odi il nuovo arrivato?
››
‹‹ Co-Cosa
stai cercando di fare?! ››, soffocò
Roxas vedendo le iridi della bruna dilatarsi alla domanda posta.
Non avrà mica intenzione di chiedere a
tutti da che parte stanno?!
‹‹ Taci tu. Allora Xion?
››
‹‹ Certo che non lo odio. Anzi, per
qualsiasi bisogno Roxas puoi chiedere a me…››
‹‹ Ah…››, la
dolcezza con cui disse quelle parole, l’espressione pacifica e distesa,
quasi dolce, fece abbassare gli occhi del ragazzo sulle proprie scarpe
facendolo leggermente arrossire.
‹‹ Grazie… ››,
mormorarono entrambi i ragazzi ma la voce di Roxas era così fioca che
probabilmente nessuno lo sentì.
‹‹ Figurati Axel, se non hai altro da
chiedermi torno dagli altri. ››
‹‹ Sì, sì, grazie
ancora per l’aiuto e scusa il disturbo. ››
La giovane fece un sorriso ad occhi chiusi e
voltando loro le spalle si incamminò verso il gruppo che rideva per
qualche battuta scema che Demyx aveva appena fatto.
‹‹ Visto? Lei non ti odia. Io non ti
odio e se dobbiamo essere sinceri non credo ti detestino neanche Marluxia,
Demyx, Zexion o gli altri… ››
‹‹ E che mi dici di Larxene? Saix? E
su Zexion, dopo quello che gli sto facendo passare,
non ci metterei la mano sul fuoco…››
‹‹ Nah,
è un ragazzo okay. Un buon ascoltatore, sempre disponibile, forse un
po’ troppo sapientone ma con tutti i buoni libri che legge non potrei
dargli torto. Per quanto riguarda Larxene o Saix…beh, vai a prendere
proprio i due lupi del gregge, quelli non possono vedere nessuno, fattene una
ragione ed ora andiamo ad affogare le tue pene con un buon gelato.
››
A Roxas scappò una risatina silenziosa, il
riuscire a sollevare l’umore al ragazzo fece nascere un largo sorriso
pure sul volto di Axel.
‹‹ Ti verrà il diabete prima
di arrivare ai trent’anni. ››, scherzò.
‹‹ Non portare sfiga, nano.
››, disse caricandoselo sulle spalle.
‹‹ Wah!
Lasciami subito, Axel! Lasciami andare, adesso!
››, urlò iniziando a prenderlo a pugni sulla schiena.
‹‹ Penso proprio che non lo
farò. ››, dicendo ciò, iniziò a girare su se
stesso sempre più velocemente.
‹‹ Ax-fermat…mi viene da vomitare…››
‹‹ Spero tu stia scherzando ragazzo!
››, borbottò tenendolo da sotto le ascelle come se fosse un
manichino, e proprio come uno di essi Roxas si lasciava manovrare con la testa
rivolta in basso senza che Axel potesse scorgergli il volto.
‹‹ Mi gira la testa. ››
A quelle parole il ragazzo accostò il
corpicino del più piccolo al suo petto, la testa di Roxas trovò
spazio nell’incavo tra la spalla e il collo del fulvo, provando una
strana sensazione di deja-vù.
‹‹ Allora Roxy, che intenzioni hai?
››
‹‹ A che ti riferisci? ››
‹‹ Vuoi gettare sul serio la spugna?
››
‹‹…››, il profumo
dell’amico era buono, lo faceva sentire a casa.
Anche i sorrisi di Xion erano caldi e morbidi,
voleva cercare di conoscerla meglio…e poi il rito del gelato era
diventato ormai un fatto naturale, non voleva privarsene.
L’unica cosa che poteva fare e andare
avanti. Il lavoro era un piccolo prezzo da pagare per continuare a stare
insieme ai suoi amici.
‹‹…no. ››
‹‹ Bravo piccolo, è
così che mi piaci. Andiamo a pranzare con un gelatino
tanto per rovinarci l’appetito.››
‹‹ E poi chi lo sente a Marluxia?
››
‹‹ Oh beh…basta fargli gli
occhioni da cuccioli indifesi e saremo perdonati. ››, esultò
Axel.
‹‹ Certo che tu le conosci proprio
tutte per riuscire a scamparla sempre. ››
‹‹ Ofcourse. ››
Roxas annusò senza farsi notare la pelle
dell’amico, era un odore forte ma buono…
‹‹ Andiamo a prendere il gelato.
››
‹‹ Se continuiamo così
crescerai come un bimbo viziato. ››
‹‹ La colpa è tua.
››, mormorò divertito all’idea.
‹‹ E andiamo a prendere questo
gelato…››.
*
Voci, tante voci, troppe voci.
Era da una settimana ormai che si allenava, quel
pomeriggio piovoso Xemnas gli aveva “chiesto gentilmente” di
esibirsi quella sera insieme a Zexion nello spettacolo dei clown giocolieri, lo
stomaco gli si era stretto a tal punto che avrebbe vomitato i succhi gastrici
che in quel momento facevano festa.
‹‹ Ehi, smettila di torturarti le
mani, ti servono. ››
‹‹ C’è troppa gente Zex, non ce la faccio. ››
‹‹ Ma non è vero che non ce la
fai e poi non sono così tante persone, abbiamo avuto molta più
gente altre volte…››
‹‹ Non hai capito. Per me sono
troppe. ››
‹‹ Ti sei allenato a lungo, certo,
puoi ancora migliorare molto, ma te la sai cavare, basta che fai quel che ti ho
insegnato. ››
In quel momento gli applausi del pubblico
scoppiarono in sala, ciò significava che un’esibizione in meno lo
separava dalla platea con tutta quella gente, con tutti quegli occhi che lo
avrebbero fissato, criticato, da lì a poco.
‹‹ No, non ce la faccio.
Scusami…››
Il biondo scappò via portando una mano a
coprire la bocca, a nulla valse l’urlo di Zexion che lo richiamava
all’ordine, ormai Roxas era fuggito troppo velocemente per tentare di
raggiungerlo, la nausea aveva vinto su di lui e gli attorcigliava le budella,
spalancò la porta del piccolo bagno che avevano in comune i membri del
Circus senza nemmeno preoccuparsi di chiudersela alle spalle e arrivato al
gabinetto svuotò tutta quell’ansia che aveva in corpo.
Cristo, che schifo, dove cavolo è la
catenella per lo sciacquone? Mi sento una nullità…Zexion
sarà molto deluso dal mio comportamento e quando Xemnas lo verrà
a sapere andrà in bestia, spero solo che non se la prenda con lui,
infondo era il mio tutore, sono proprio un coniglio…forse l’unica
cosa in cui sono portato è il darmi alla fuga…
Un bussare alla cornice bianca della porta
distrasse Roxas dai suoi pensieri e dalla sensazione
raschiante che gli attanagliava la gola.
‹‹ Posso? ››
Axel non sembrava volesse invadere il suo spazio,
era rimasto appoggiato con una spalla al telaio di plastica bianca che
ricopriva i lati dell’arcata della porta.
‹‹ Vattene via. ››, si
lamentò portando il viso lontano dagli occhi di Axel.
‹‹ Ansia da prestazione?
››, ironizzò l’altro che non voleva mollare la presa.
‹‹ Panico da palcoscenico, grazie.
››, borbottò scorbutico.
Il mangiafuoco si avvicinò e si
piegò accanto alla figura piccola.
‹‹ E’
normale…››, disse in tono dolce accarezzandogli la testolina.
‹‹ Anche a me succede, ogni sera.
Poco fa mi tremavano le gambe ma non devi mai darlo a vedere, sei tu che devi
spingere il pubblico a divertirsi, a sognare, non devono essere loro a
intimorire te. Ti vogliono, vogliono vedere come li stupisci.Understand? ››
Mentre cercava di incoraggiarlo, con due strisce
di carta igienica gli pulì la bocca dal trucco che si era sbavato.
Truccato da pagliaccetto era davvero adorabile.
Roxas non sapeva come ma si era ritrovato con gli
occhi imbrigliati a quelli verde smeraldo di Axel.
‹‹ Sei pronto per entrare in scena?
Zexion era un po’ isterico…››
‹‹ Mh…››
‹‹ Dai, se fai il bravo
cercherò di esaudire un tuo desiderio, ci stai? ››
Le acque autunnali negli occhi di Roxas si
incresparono e diedero ad Axel l’impressione di affogarvi dentro.
‹‹ Desiderio? ››
‹‹ Sì, basta che rientri nelle
mie possibilità…››
Dei passi veloci percorsero il corridoio con la
stessa frequenza di un cuore impazzito, dalla porta dell’angusto bagno
spuntò una trafelata Xion con l’affanno.
‹‹ Vi ho cercato dappertutto. Roxas,
tocca a voi. Ti prego, entra in scena. ››, supplicò.
‹‹ Avanti tigre, è il tuo
turno. ››
‹‹ O-Okay. ››, disse poco
convinto il ragazzino, forse doveva vomitare di nuovo.
‹‹ Fammi il verso della tigre,
avanti! ››, scherzò Axel, ‹‹ Raaawr!
››
‹‹…uhm…››
‹‹ Forza! ››
‹‹ Rawr..? ››, una nota dubbiosa colorò il tono
di voce al biondo nel suo tentativo patetico di accontentare il mangiafuoco.
‹‹ …››
‹‹…››
‹‹ Più che una tigre sembri un
gatto che si è soffocato con una lisca di pesce, ma non c’è
tempo! Va bene anche così! Forza tigre, va
là fuori e stendili tutti! ››
Roxas non sapeva perché, ma più
Axel parlava e più si sentiva peggio, era molto più probabile che
gli sarebbe venuto un collasso e sarebbe stato steso
lui.
‹‹ Sbrigati Roxas! ››,
strillò Xion, mai l'aveva vista così nervosa.
‹‹ D’accordo! ››,
concluse il biondo ormai sfinito.
Via il dente, via il dolore.
Era questo il pensiero che accompagnò il
ragazzino mentre si incamminava preceduto dagli altri due verso il retroscena.
Quando Zexion li intravide le pupille gli si
dilatarono.
‹‹ Grazie al Cielo
sei qui! Avanti, andiamo! ››
‹‹ M-Ma
io…››
‹‹ Niente ma! ››,
sbraitò prendendolo per un polso e trascinandolo verso il palco.
Xemnas intanto aveva appena finito di presentarli
al gran numero di persone presenti e mentre loro entravano sulla scena e lui si
ritirava aveva dato un’aspra occhiata, dando la spiacevole sensazione a
Roxas di essere appena stato rimproverato.
Le luci posizionate sopra le travi in ferro,
ferirono la vista del piccolo pagliaccetto, un applauso di incoraggiamento
invase il tendone e con lo sguardo Roxas andò a cercare un viso
protettivo trovando ad osservarlo dietro le quinte un Axel
entusiasta che lo incoraggiò facendogli il segno con i pollici
alzati di stare tranquillo.
Zexion fece un grande inchino alla platea di
persone che avevano di fronte e lo imitò leggermente impacciato, si
diresse verso il tavolo e afferrò sei palline colorate, ne lanciò
tre al biondo che afferrò automaticamente, Roxas era deconcentrato,
troppe voci, troppi visi sconosciuti, una donna grassa era in prima fila che
ingurgitava popcorn e aveva l’aria annoiata, quattro marmocchi insolenti
invece strillavano ai loro genitori di volere lo zucchero filato e di tanto in
tanto un fulmine rumoreggiava al di fuori del tendone.
‹‹ Concentrati. ››,
sibilò senza farsi notare Zexion.
Aveva ragione, si era allenato duramente per
tanto tempo, sapeva cosa doveva fare, non poteva permettersi di mandare tutto
in fumo.
Ondeggiando allegramente verso il pubblico, il
biondo fece vedere le tre palline che aveva in mano, sorrideva a tutti con il
trucco delle labbra sbiadite dall’increscioso incidente di poco prima.
Iniziò a far volteggiare le palline sopra
la sua testa, ormai era diventato un gesto naturale e se riusciva a
concentrarsi adeguatamente poteva anche camminare tutto intorno al palco senza
farsi sfuggire le sfere, dietro di sé intanto
Zexion faceva ruotare le palline facendole passare sotto una gamba ben tesa,
poi con una sola mano e riusciva anche a lanciarle dietro la schiena per poi
riprenderle automaticamente senza mai un’imperfezione da parte della
traiettoria. Era…incredibile, aveva anche il tempo di sbadigliare
simpaticamente.
La signora cicciona smise di mangiare i popcorn,
li guardava con occhi stretti come se non credesse alla bravura del giovane.
Roxas lanciò ad una ad una
le palline a Zexion, riusciva a gestirne sei senza alcuna particolare
difficoltà, queste venivano lanciate sempre più in alto e
prendevano strane direzioni non sfuggendo mai alle mani esperte del ragazzo.
“Chissà quanto tempo ci avrà
impiegato a diventare così bravo?”, si domandò il biondo
affascinato dall’espressione pacifica del suo maestro.
‹‹ Dai
Roxas, vieni qui. ››, il ragazzino si posizionò di fronte
all’altro sempre muovendosi in maniera ondeggiante come gli era stato insegnato, si sentiva ridicolo ma il movimento
da pinguino serviva proprio per suscitare le risa incondizionate del
pubblico.
Zexion iniziò a lanciargli lentamente le
palline, odiava quella parte dello spettacolo, avrebbero dovuto scambiarsi
vicendevolmente le sfere variando il ritmo in maniera sempre crescente.
1-2-3-1-2-3-1-2-3
‹‹ Continua
così…››, sorrise euforico Zexion nel vedere come
teneva il ritmo il suo allievo.
Zexion era giovane e diligente, si vedeva che
prendeva sul serio il suo compito nonostante fosse un
“pagliaccetto”, non faceva ridere ma dimostrava un’innata
abilità nell’arte della giocoleria…
Roxas si sentiva le mani scivolose, avrebbe
voluto asciugarsi il sudore dai palmi ma in quel momento l’attenzione era
concentrata tutta su di loro.
‹‹ Tutto apposto? ››,
sussurrò Zexion leggendo il panico negli occhi del ragazzo continuando a
scambiarsi le palline accorciando le distanze tra i loro corpi.
‹‹ Le mani. Non hanno più
presa. ››, boccheggiò il piccolo.
Sul viso di Zexion comparve una ruga di
concentrazione, cercava una soluzione alla svelta.
Con grande prontezza di spirito iniziò a
frenare una ad una le palline lasciandole cadere
davanti ai suoi piedi, terminando quella parte di esibizione un po’ prima
del previsto, senza farsi notare Roxas si asciugò velocemente i palmi
sulle tasche posteriori dei pantaloni, si avvicinò alle sei sfere che si
trovavano in terra e prendendo un profondo respiro iniziò a lanciarle in
aria facendole recuperare a Zexion mentre quello cercava di afferrarle tramite
capriole e ruote ben eseguite.
Prima della sesta, Roxas lanciò la sua
bombetta nera al suo compagno che la prese prontamente, quando il biondo
tirò anche l’ultima pallina Zexion la
prese utilizzando il cappello come guantone da baseball provocando un applauso
sentito dagli spettatori, all’inchino il biondo si sentì sollevato
per aver terminato il suo compito, Zex si meritava
tutti quegli applausi, lui aveva fatto poco e male ma sapeva che poteva andare
anche molto peggio perciò un minimo di compiacimento personale poteva
averlo anche lui.
Quando si stava per rialzare dal suo profondo
inchinò vide che tutto intorno a lui piovevano lustrini argentati,
alzando lo sguardo scorse il viso allegro di Marluxia che faceva cadere i
coriandoli sulle loro teste dalla trave più alta dell’impalcatura
del tendone, il ragazzo dai capelli rosa lo salutò euforico con la
manina e il biondo capì che quella cascata di argento era per lui, un
piccolo augurio da parte dei suoi compagni.
‹‹ Sei stato bravissimo!
››, le braccia di Axel lo stritolarono in un abbraccio soffocante
non appena i due giocolieri furono lontano dalla vista degli spettatori.
‹‹ Macché! Ho fatto schifo. Se
non era per Zexion lo spettacolo sarebbe andato a monte. Che
vergogna…››
‹‹ Ma non è vero. Ti ho visto
e te la sei cavata, per essere la tua prima esibizione non è andata
male, piccolo. ››
‹‹ Concordo con lui. Mi aspettavo di
peggio, hai solo bisogno di allenarti ancora un po’. Sei stato in
gamba… ››, disse in suo soccorso Zexion.
‹‹ Sul serio? ››
‹‹ Sul serio. ››
Il cuore di Roxas si riempì di gioia ma
questa venne subito soffocata dal commento che fece Axel.
‹‹ Domani scommetto
che farai meglio. ››
‹‹ D-Domani? ››
‹‹ Certo. Dovrai esibirti ogni giorno
come tutti noi. ››
Si sentiva svenire, non aveva pensato che quello
era solo l’inizio, sapeva solo una cosa in quel momento: lui e il
gabinetto avrebbero avuto molti incontri spiacevoli da quella sera in poi.
Forse era a causa della pioggia o del materasso
che quella notte era particolarmente scomodo, può darsi che la colpa era
tutta da attribuire agli ululati solitari del vento che sbuffava incessante
ormai da un’ora o molto probabilmente erano i fulmini e i tuoni che
illuminavano la camera e la riempivano di rumori rintronanti…sta di fatto
che gli occhi di Roxas non riuscivano a chiudersi mandando il sonno a farsi
benedire.
Sotto il tendone si sentiva al sicuro
anche se sapere che gli Heartless addestrati da Xigbar erano rinchiusi
in delle gabbie di ferro…che poi il ferro con la pioggia si
arrugginisce…e se poi riescono a scappare?
Oh merda…
In quel momento la loro vicinanza era
diventata ancora più presente, Roxas sembrava sentirli agitarsi nelle
loro gabbie mentre si divincolavano infastiditi dalla tempesta che si stava
scatenando.
Con la gola riarsa e un inaspettato giramento di
testa per via dello scatto improvviso, si diresse verso il grande congelatore
dove si ritrovavano a pranzare tutti al tendone.
‹‹ Perché nonostante abbia
sonno non riesco a chiudere occhio? ››, sbadigliò,
strofinandosi con una mano una palpebra pigra mentre stava passando davanti
alla cabina bagno, la luce di quello scompartimento gli diede fastidio e
notò appena l’alta figura dell’uomo che stava espellendo i
suoi fluidi corporei.
‹‹ Eh? ››, quando i
neuroni del suo cervello furono connessi. il volto del
biondo variò passando da un incarnato rosa pesca a uno cadaverico,
sentì le gambe diventare di pastafrolla.
L’uscita della figura fu accompagnata da un
improvviso lampo con un ben più terrificante tuono, dalla gola di Roxas
implose un urlo incredibilmente assordante per poter essere emesso da due
polmoni piccoli come i suoi.
L’assassino/aggressore/ladro/violentatore
cadde in terra con un tonfo mentre il ragazzo cercava di avvertire del pericolo
che stava incombendo ma tra la pioggia e la lontananza, nessuno dei membri del
Circus poté sentirlo, addormentati com’erano nelle loro roulotte.
‹‹ Ssh! Fai piano! Volevi farmi
venire un infarto?! ››
‹‹ AAAAAAAAAAAAAAAH! ››
‹‹ Calmati! Roxas! ››
‹‹ AAAAAAAAAAAAAAAH! ››
‹‹ Cazzo, Roxas! Sono io! Axel!
››
Forse fu per il nome, o semplicemente
perché non aveva più fiato,comunque sia gli urli del
biondino si placarono lasciandolo sul posto con il respiro molto corto.
‹‹ Che ci fai qui? ››,
ansimò Roxas.
‹‹ Potrei fare la stessa domanda a
te! E’ questo il benvenuto che riservi a coloro che vengono a trovarci?
››
‹‹ Non riuscivo a dormire così
stavo andando a prendere un bicchiere d’acqua, anzi ora ne ho
un’estrema necessità. ››, tossicchiò portando
una mano sulla gola lesa.
‹‹ Ti accompagno, non vorrei che ti
mettessi a strillare se intravedessi qualche altra ombra malvagia.
››
‹‹ Non hai ancora risposto alla
domanda. ››, ripiegò Roxas per attutire il rumore provocato
dalla pioggia.
‹‹ Dovevo andare in bagno.
››, rispese con un’alzata di spalle il rosso.
‹‹ Nella tua roulotte non ci sono i
sanitari? ››
‹‹ Quando scoprirai cosa significa
condividere un ristretto bagno con Demyx dopo che ha mangiato pesante non
potrai non darmi ragione…››
‹‹ Oh. ››, mormorò
arrossendo leggermente per la domanda inopportuna, ‹‹ comunque sia
con quel cappotto nero che indossi è ovvio che mi dovessi spaventare.
››, lo accusò osservando il lungo abito in pelle lucida.
‹‹ Cosa avrei dovuto fare? Venire qui danzando sotto la pioggiabeccandomi una broncopolmonite?
››
Roxas rise per l’espressione incaponita di
Axel, nonostante il buio riusciva a leggere il cipiglio del più grande.
‹‹ Non ti è venuto sonno?
››, chiese il rosso notando il modo in cui si stesse strofinando
gli occhi in quell’istante.
‹‹ Un po’, ma non credo
riuscirò ad addormentarmi con questo tempaccio. ››
‹‹ Sonno leggero, eh? ››
‹‹ Estremamente. ››
‹‹ Capisco, beh, ti lascio in camera
prima di tornare al mio di letto, pensa che sotto il soprabito ho ancora i vestiti dello spettacolo! Non vedo l’ora
di indossare il mio pigiama ››, sospirò.
‹‹ Come mai non ti sei
cambiato?…››
‹‹ Colpa delle ciarle di Demyx, ci siamo messi a parlare e non ci
ho più pensato. ››
‹‹ Voi due non siete normali...
››, concluse scuotendo la testa per aprire la porta che avevano
d’avanti.
La stanza di Roxas era grande ma non c’era
niente di suo, l’infermeria era piena di scaffali con ogni sorta di farmaco
e in un angolo della stanza rettangolare si trovavano i vari panni da stirare
dei ragazzi.
Nonostante il sottile ma pungente odore di alcol,
Axel poté distinguere con certezza un profumo conosciuto, quello della
pelle di Roxas, ormai quella stanza aveva assorbito la sua fragranza e
ciò lo notò ancora di più quando si sedette sul letto.
‹‹ Mi dispiace averti spaventato
stasera, non era mia intenzione. ››
‹‹ Tranquillo, a me dispiace aver
spaventato te mettendomi a strillare come una femminuccia. ››
Dalla bocca di Axel rotolarono delle risate
divertite che misero a disagio il ragazzino, si sentiva umiliato nonostante
sapesse che non era di certo quello l’intento del rosso.
La pioggia non sembrava cessare e di tanto in
tanto i lampi accendevano la stanza, un tuono particolarmente potente fece
sobbalzare il corpo di Roxas, le sue spalle furono cinte da un braccio
protettivo.
‹‹ Sta tranquillo, tra poco passa.
››
Era contento che al suo fianco in quel momento ci
fosse il suo amico, non credeva di poter sopportare ancora quella bufera da
solo, non quella notte piena di voci e tenebra ma alle parole ‹‹
Sarà meglio che vada…›› Roxas fu preso da un panico
inaspettato.
Ad Axel si mozzò per un istante il
respiro, si voltò verso il ragazzo che gli si stringeva possessivamente
addosso affondando le mani nel cappotto tenendolo a sedere accanto a sé,
Roxas non prendeva mai iniziative di alcun genere e vedersi trattenere in quel
modo fece sorgere delle domande nella sua mente.
‹‹ Qualcosa non va? ››
Non un singolo muscolo si mosse.
I suoi silenzi erano così imprecisati,
nonostante tutto il tempo che trascorrevano assieme, quel bambolotto sembrava
un enigma impossibile, non si poteva leggere nulla nei suoi occhi, non si
riusciva a comprendere minimamente cosa gli passasse per la testa.
‹‹ Vuoi…vuoi che resti con te?
››, chiese titubante.
A quelle parole la testolina bionda asserì
leggermente.
Un passo avanti, una nuova conquista, Roxas
sembrava affetto da malinconia e insicurezza, malattie alle quali non voleva
trovare cura, ciò scaturì una strana angoscia che si infrangeva
nell’animo del rosso come lente ondate che scolorivano l’atmosfera
delicata di quel momento rendendola quasi amara agli occhi di Axel.
Dimmi qualcosa, il tuo silenzio mi sta uccidendo.
Ma forse era più giusto che fosse solo il
rumore della pioggia a parlare, solo gesti lenti e cortesi potevano andar bene
in quell’istante, era così dannatamente fragile, aveva paura di
fargli del male inconsapevolmente…i segni dei lividi e dei graffi apparvero
vividi nella sua mente, sapeva che quel corpo innocente aveva subito ferite non
meritate e ciò provocò una nuova ondata di emozioni contrastanti:
rabbia, amarezza, tristezza persino gioia nel saperlo ormai al sicuro! Ma
ciò non poteva sovrastare tutte quelle passioni negative che lo
portarono a stringere il corpo del più piccolo in un abbraccio quasi
soffocante.
‹‹ E ora a nanna! ››,
dichiarò Axel celando con fin troppo entusiasmo il suo vero stato
emotivo.
Si sfilò il lungo soprabito in pelle e
mentre guardava tutt’intorno la camera
notò la pila di vestiti puliti e sfilò con cautela dal mucchio un
pantalone del pigiama pulito di Luxord, per quella sera poteva andare bene. Si
coricarono sotto il leggero lenzuolo di cotone e Roxas istintivamente si
girò verso il calore emanato dal petto glabro dell’altro, quel suo
gesto del tutto naturale mise per la prima volta in imbarazzo il fulvo che
mentre si grattava uno zigomo con l’indice cercando di evitare di
guardare l’espressione pacifica del biondo, prendeva in considerazione l’idea
di alzarsi per cercare anche la maglia del pigiama anche se questo avrebbe
causato nuove distrazioni per la mente assonnata del ragazzino.
Una bolla d’aria calda sgusciò dallo
sbadiglio di Roxas che si diffuse morbidamente sul torace del mangiafuoco, si
sentì scaldare non solo dal respiro tiepido del piccolo ma anche da
quella sua faccina che era riuscita a trovare riposo dopo una nottata
abbastanza movimentata, con le braccia lo avvolse delicatamente ancor
più vicino a sé e dopo una serie di mormorii indistinti nel
sonno, il respiro del pagliaccetto tornò lento e regolare portando
così anche gli occhi di Axel a chiudersi una volta per tutte per quella
notte.
***** Salve
salvino a tutti!
Eccomi qua con il capitolo 4! Il più ‘romanticoso’
fin’ora del Circus. Spero ve lo siate goduto perché il prossimo
non sarà così lieto! *Fugge*
Che dire? Siamo a Marzo e io sto nel pieno panico per l’avvicinarsi degli
esami di maturità, FORSE giorno 30 partirò per la Spagna - ancora non
sappiamo di preciso il giorno *sob* - ma non temete!
Il capitolo 5 non tarderà ad arrivare! Sperate per me che partiamo prima
delle vacanze di pasqua :3
Ora passiamo alle recensioni, senza scordare che ringrazio coloro che stanno
aggiungendo Circus XIII tra i preferiti/seguiti!
Zazi: Ogni volta che leggo una
tua recensione diciamo che muoio x’D
Troppi complimenti! Sono contenta che il capitolo sia stato di tuo gusto, spero
che anche questo non sia stato da meno!
Anche se non si dovrebbe fare fai finta che ti faccio gli auguri di buon compleanno
per dopo domani! -w- Ps: Perché Sorcio Malefico? D: Io lo adoro! xD
MoonPrincess: Una nuova lettrice! Benvenuta e grazie
per aver perso tempo a leggere, lo apprezzo :D spero
che ti sia piaciuto anche questo capitolo.
Non c’è bisogno che ti insulti! xD ti
auguro una buona serata :3
Capitolo 5 *** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 5 ***
1
1. Just
be friends…
Mondo-Scena›› 1.# 5
Ormai le due settimane di permanenza a Crepuscopoli erano giunte al termine, ma nonostante
ciò, Roxas non riusciva a sentirsi
elettrizzato nel dover abbandonare quella città piena di ricordi
spiacevoli, nessun entusiasmo al pensiero di poter raggiungere nuovi luoghi,
vedere paesaggi mai sognati e scoprire profumi che non credeva potessero esistere…la sua mente quella mattina era
distratta, tormentata da un pensiero fastidioso che non riusciva a cacciar via
dalla sua testa. Tutti si stavano allenando come sempre ma quel giorno era
diverso dagli altri perché erano le prove dello spettacolo che avrebbero
eseguito al CastleThatNeverWas al cospetto di sua
Maestà l’indomani sera.
Tutti i circensi erano seduti in maniera
disarmonica fra gli spalti, assistevano all’esibizione dei loro compagni
in maniera silenziosa aspettando il loro turno e in caso anche aiutando con
qualche critica costruttiva, erano una congrega che cercava sempre di andare
avanti perfezionando le loro rappresentazioni di volta in volta…tutti
erano concentrati nello studiare le movenze fluide di Demyx
che in quel momento stava creando un mulinello di bolle che andavano pian piano
disperdendosi giungendo persino l’apice del tendone, tutti prestavano attenzione,
tutti…tranne Roxas.
Il viso era fosco, si poteva notare da come
increspava la fronte quando un pensiero nocivo si
infilava nella sua mente pungendolo fastidiosamente, consumava con gli occhi la
figura del mangiafuoco molto lontano da dove si trovava lui, erano entrambi
messi distanti dall’intero gruppo ma Axel in
quel momento era attento solamente ai movimenti svelti ma precisi del suo
compagno di stanza.
“Perché fa
così?”
Da quando Axel aveva
iniziato ad evitarlo? Ancora non se ne capacitava…
‹‹ Ehi Axel!
Buongiorno! ››, lo aveva incontrato sulla strada per andare in sala
mensa, quando quella mattina si era svegliato aveva constatato di essere solo ma nonostante il temporale era riuscito a
passare una notte serena grazie esclusivamente alla presenza dell’amico.
‹‹ Oh…ciao. ››, non
sembrava potersi dire altrettanto di Axel.
‹‹ Cos’è quella faccia?
Hai un paio di occhiaie che stanno per toccare
terra…››
Sembrava infastidito da quella constatazione
ma dopo qualche momento di pausa rispose…‹‹ la scorsa
notte mi sei stato appiccicato tutto il tempo e ogni volta che cercavo di
addormentarmi tu ti dimenavi e non sono riuscito a chiudere occhio.
››
Bugia.
Bugia. Bugia. Bugia.
E Axel lo sapeva bene
di mentire…non voleva ammettere di aver passato la notte a guardare il
suo petto prender respiro, trattenerlo per degli istanti immensi per poi
rilasciare l’aria in maniera lenta e rilassata, non poteva dirgli che fra i suoi capelli, nonostante il buio, si poteva
chiaramente distinguere la sfumatura di biondo dorato e non miele e neanche
ambrato.
Sì, aveva passato la notte a cercare di individuare l’esatta
tonalità dei suoi capelli, come se non avesse niente di meglio da
fare…
Così, tra il constatare quanto fossero
carine le fossette che si creavano mentre sorrideva
nel sonno e il notare che la curvatura del naso era forse un po’ troppo
dolce per un ragazzo, Axel capì in maniera del
tutto naturale e semplice che qualcosa non andava per il verso giusto.
Era senza logica la svolta che aveva preso quella
faccenda, per lo più non c’era neanche stato un minimo di
preavviso, alcun segnale. Doveva stroncare la cosa prima che potesse
sfuggir di mano.
Roxas
arrossì a quell’affermazione vergognosa.
‹‹ Scusami tanto se ti ho dato di
questi problemi! Non succederà più, stanne certo! ››,
era irritato, un po’ con sé stesso, un
po’ con l’atteggiamento scontroso di Axel
quel giorno.
‹‹ Sicuramente. Ora vado ad
accompagnare Marl a Crepuscopoli,
ciao. ››.
‹‹ Penso proprio che dovresti andare
a dormire, magari l’acidità ti passerebbe!
››
‹‹ Penso proprio che dovresti farti
gli affari tuoi. ››, rispose superando il ragazzo piantandolo
lì, da solo, senza rivolgergli il benché minimo sguardo.
Non lo fece allora e neanche le volte successive.
‹‹ Mmh…››
‹‹ Ehi Roxas,
ti vedo pensieroso oggi. ››
La voce di Xion lo fece
scattare sul posto accelerando di parecchio la frequenza cardiaca.
‹‹ D-Da
dove spunti? ››
La ragazza lo guardò dapprima circospetta,
incapace di capire cosa avesse potuto provocare una
sua simile reazione per poi accostare una mano alle labbra che in quell’istante ridevano di gusto per
l’espressione shockata che Roxas aveva ancora
in volto.
‹‹ Sta tranquillo,
non ti mangio mica. Ti ho visto in disparte e mi sono voluta sedere
accanto a te. Qualcosa non va? ››
‹‹ Mmh…no,
niente. ››, sospirò.
‹‹ Sei sicuro? Da come guardaviAxel non
sembrerebbe…››
Roxas si
volto lentamente verso di lei, più che imbarazzato.
‹‹ Si nota così
tanto? ››
‹‹ Se ti fa
piacere sentirti dire il contrario, allora no.
››
‹‹ Quanto sono
stupido…››
‹‹ Nah, non
lo sei. Ma dimmi, avete litigato? ››
‹‹ Una specie. ››
‹‹ Motivo? ››
‹‹ Lo sa solo lui. Non chiedermi
perché, non mi rivolge la parola da giorni ormai. ››
Il biondo notò come la
giovane coetanea si stesse realmente concentrando sul suo problema, era
così…premurosa.
‹‹ Hai provato ad avere un confronto?
››, chiese.
‹‹ Non mi da la
possibilità di parlare. Spero che gli passi presto.
››
‹‹ Se vuoi provo a chiedergli io come
stanno effettivamente le cose, forse con me potrebbe sentirsi più libero
di parlare ››
Gli occhi azzurri di Roxas
si dilatarono dalla sorpresa inaspettata.
‹‹ Davvero lo faresti? ››
‹‹ Certo. ››, sorrise in
quel modo tanto grazioso che aveva di fare, tendeva sempre a chiudere gli occhi quando lo faceva e le fossette sulle guancie spiccavano, ‹‹ ma non ti posso
promettere nulla sul risultato. ››
‹‹ Va benissimo anche così!
Grazie mille. ››
‹‹ Figurati Roxas.
››
Un applauso scoppiò in sala, Demyx aveva appena concluso la sua
esibizione, Marluxia si diede da fare insieme a Lexaeus e Xaldin per montare
intorno al palco un’enorme gabbia in ferro.
‹‹ Che cosa
fanno? ››
‹‹ Montano le protezioni. Ora tocca a
Xigbar, la sua scadenza termina oggi, deve dimostrare
a Xemnas cosa è riuscito a
insegnare al nuovo Heartless. ››
‹‹ Ah. ››, Roxas non credeva potesse essere giunto il momento adatto,
nella sua testa rimbombavano ancora le parole di Xigbar
alla radura…
Per addomesticare una bestia qualsiasi ci
vogliono mesi, io, di solito sono in grado nel giro di 30 giorni circa,
figurati se riuscirò mai a farlo esibire in tempo per l’ultimo
spettacolo.
‹‹ Xig
è molto bravo. Non vedo l’ora di vedere
questo nuovo Heartless! ››,
mormorò giuliva facendo battere le dita delle sue piccole mani.
‹‹ Speriamo vada
tutto bene…››
‹‹ Axeeeeel!
Come sono andato? Dimmi che sono stato bravo! Dimmi che sono stato bravo! ››, abbaiò
saltellando intorno al rosso quasi come un cagnolino in cerca di attenzioni. Demyx era il tipo
di ragazzo che amava le lodi anche quando non erano granché guadagnate e
questo
l’amico
lo sapeva bene.
‹‹ Mh, non
so, mi sei sembrato…un po’ sciatto. ››, canzonò.
Demyx
iniziò a far roteare una spalla intorpidita scaldando così il
muscolo.
‹‹ Non sono stato sciatto e non
darò peso alle tue parole. ››, rispose cercando di mantenere
un certo contegno.
‹‹ Prima chiedi il mio prezioso
parere e poi non lo tieni in considerazione? ››
‹‹ Non mi faccio dare dello
“sciatto” da uno che da qualche tempo assomiglia sempre più
ad un panda. ››
‹‹ Panda? ››, nella mente
di Axel apparve un panda con
una lunga capigliatura fiammeggiante portata all’indietro, le cui ciocche
erano orientate in maniera disordinata come aculei appuntiti e sotto gli occhi
cerchiati due tatuaggi corvini risaltavano sul manto candido.
‹‹ Perché
mai assomiglierei ad un panda? ››
‹‹ Per due semplici motivi. Punto
primo: le tue occhiaie sono molto evidenti e fanno anche un po’
impressione. Punto secondo: i panda sono così carini! E
tu lo saresti molto di più se dormissi decentemente la notte invece di
rigirarti continuamente. ››
‹‹ Scusami se non tutti possiamo essere belli come te. ››,
affermò sarcasticamente.
‹‹ Non te ne posso fare una colpa,
c’è chi ha tutto e chi niente, oltre ad essere bello e simpatico
sono anche molto colto. ››, diede una pacca poderosa su una spalla
dell’amico. ‹‹ Ma, ehi! Mica ti giudico per questo, sono anche molto generoso e per
questo non posso privarti della mia compagnia! ››
‹‹ Demyx?
››
‹‹ Sì? ››
‹‹ Perché
non vai a suonare il tuo amato sitar disteso sui
binari del treno? Staresti comodo comodo,
fidati. ››
‹‹ Ah - ah. Molto spiritoso amico. ››, ma nonostante le sue parole non sembrava divertito
per niente. ‹‹ Comunque
sia…››, proseguì cercando di cambiare discorso,
‹‹ sono diverse notte che passi in bianco, cerca di darti una
regolata, domani non puoi presentarti come uno straccetto usato al castello.
››
‹‹ Lo so. ››, espirò portando una mano a massaggiarsi le palpebre pesanti,
gli occhi erano spossati.
‹‹ Guarda come se la ridono di gusto
quei due. ››, sussurrò compiaciuto a braccia conserte
facendo un cenno con la testa a Roxas e Xion che parlottavano di qualcosa
di molto divertente, evidentemente, per far ridacchiare l’ultimo arrivato
in quel modo.
Axel si
soffermò sulla coppietta solo per pochi istanti prima di stringere i
pugni sui fianchi e spostare lo sguardo da ben altra parte.
‹‹ Come sono carini. ››
‹‹ Già. ››,
rispose disinteressato.
‹‹ Starebbero proprio bene assie- ››
‹‹ Demyx.
Dacci un taglio. ››, lo interruppe bruscamente lasciandoloscosso da
quella reazione inaspettata.
‹‹ Ma che ho
fatto? ››, si lamentò.
Axel
roteò gli occhi limitandosi a rispondere con un suono di dissenso
allontanandosi dal tendone.
‹‹ Ehi! Axel!
Dove vai adesso?? ››
‹‹ In bagno. ››,
scomparve così dalla sua visuale.
‹‹ Uffa. Non lo capisco più.
››, bofonchiò gonfiando le guance mentre
prendeva posto a sedere per assistere all’entrata nella gabbia di Xigbar.
All’entrata del Samurai tutti trattennero
il fiato, mai avevano visto un Heartless di quel
genere, di solito avevano una forma più animalesca e un carattere
più istintivo, questo invece sembrava poter riflettere su cosa stesse accadendo, studiava ciò che lo
circondava e osservava oltre le sbarre di metallo, scrutava i visi di tutti e
ciò fece venir la pelle d’oca a Larxene.
Il Samurai si muoveva lentamente, percorreva
tutta la circonferenza del palco dando le spalle alle spranghe, ad ogni
schiocco di frusta impartito da Xigbar la bestia
rispondeva ubbidiente all’ordine, non doveva far altro che ripetere lo
schema che gli era stato imposto da quando era finito
in trappola.
Doveva continuare a replicare le stesse mosse, le
stesse azioni, gli stessi passi all’infinito.
Era ora di dare un taglio a questa storia.
‹‹ Che affascinante
creatura…››, Saix contemplava
ammirato l’eleganza di quell’essere
così speciale, avrebbe fruttato parecchio. Quella sì che
era una nuova attrazione, altro che pagliacci incompetenti raccattati per
strada.
‹‹ Mmh,
è l’Heartless piùstrano che Xigbar ci abbia mai portati. Non lo credi anche tu?
››, si voltò lentamente verso il profilo assorto del
compagno, gli occhi ambrati dell’amministratore del Circus
studiavano attentamente ogni più piccola mossa di
quella bestia pensante. Volteggiava in maniera elegante, quasi umana. Non fu sorpreso quando il Samurai iniziò a imitare le mosse
del suo addestratore, la cosa colpì tutti di sorpresa, e stranamente
anche Xigbar indietreggiò di un passo ma
subito fece schioccare la frusta più forte e velocemente, emettendo
richiami di dissenso.
Se quella messa in scena era opera di Xigbar…beh, avrebbe dovuto scusarsi per averlo
chiamato “dilettante”, era qualcosa di originale
e imprevisto.
‹‹ Quello, Saix,
non è affatto un Heartless.
››
‹‹ Cosa hai
detto? ››, il giovane dai capelli cobalto si voltò di scatto
vero il compagno che in quel momento, nella maniera più pacata possibile, si alzò dal suo posto ripulendosi
della polvere che aveva chiazzato i suoi pantaloni neri.
‹‹ Che vuol dire
che non è un Heartless?! Allora
cos’è?! ››
‹‹ Abbassa la voce. Ho fatto delle
ricerche a insaputa di tutti, quello è un Nobody. ››
‹‹ E che sarebbe?
››, sibilò inviperito nel sapere di essere stato escluso da
una ricerca importante che Xemnas aveva svolto.
Non gli piaceva essere amalgamato a tutti gli
altri, lui non era come loro, per questo Xemnas aveva scelto lui come compagno, nonostante fosse il
VI membro che era entrato a far parte dell’organizzazione, in mancanza
del direttore era lui a detenere il potere, questo perché Xemnas aveva fiducia in lui.
‹‹ Una razza
più sviluppata, con facoltà intellettive maggiori rispetto agli Heartless normali. Loro sono
l’evoluzione e hanno un carattere pressoché ingestibile.
››
‹‹ Questo significa
che…››
‹‹ Che Xigbar è nei guai.
››, ridacchiò sleale.
Servirono diversi momenti a Saix
per digerire la situazione, momenti che sembravano interminabili.
‹‹ Dobbiamo interrompere le prove! Da
quanto tempo lo sai? ››
‹‹ Non fermeremo un bel niente.
Voglio vedere quanto è veramente bravo il nostro addestratore. Infondo
lui è un veterano e ha osato rispondermi con impudenza, se è
meritevole di stare al Circus sarà in grado di
gestire questa bazzecola anche se è stata
un’imprudenza da parte sua non aver indotto ricerche più
approfondite…››
Saix si
morse il labbro, anche se non aveva particolarmente a cuore la faccenda, sapere
che Xemnas si muoveva per impartire “la lezione”
all’ingenuo ammaestratore, lo face preoccupare.
L’incontro con sua Maestà era per l’indomani e tutto doveva
essere perfetto. Un’azione così sconsiderata da parte del suo
amante era del tutto inaspettata, era la prima volta
che metteva in primo piano i suoi problemi personali anziché il bene per
la compagnia.
Roxas era
incantato. Mai aveva visto nulla di simile. Come quell’Heartlessimitasse mossa per mossa Xigbar
in maniera naturale era…stupefacente! E pensare che il dominatore di bestie era così
modesto! In poco più di due settimane e mezzo era riuscito nel suo
intento in maniera impeccabile, e credere che qualche minuto
prima aveva dubitato della sua bravura. Che
sciocco, sentiva l’impellente desiderio di scusarsi.
‹‹ Sai Xion?
Sono stato uno sciocco a diffidare delle sue capacità…››,
mentre parlava non notò sul subito come le guancie
di lei si scolorirono né da come le sue iridi si dilatarono.
‹‹…quando conclude
che ne dici se andiamo a complimentarci? ››
Alla vista del labbro tremante della sua giovane
amica, Roxas rimase per un attimo interdetto.
‹‹ Xion? Che ti prende? ››
Le urla di Larxene
fecero voltare di scatto il ragazzo verso l’inquietante scena che si
stava svolgendo sul palco. L’Heartless aveva
iniziato a colpire ripetutamente con le spade le barre
in ferro emettendo strilli acuti, suoni che potevano essere emessi solo da una
bestia inferocita.
Vani furono i tentativi di
riportare all’ordine, ormai era del tutto fuori controllo.
Dopo l’ennesimo urlo da parte
dell’addestratore, il Samurai afferrò la frusta che in quel
momento emetteva un nuovo schiocco, un nuovo ordine che non aveva alcuna intenzione di ascoltare. Strattonò verso di
sé quell’arma imponi-ordini
trascinandosi Xigbar appresso.
In sala tutti erano rimasti agghiacciati fino ad allora ma quando Xigbar svenne
a causa del colpo che la bestia aveva inflitto alla sua testa, si
scatenò tra i membri del Circus un gran caos.
“Xigbar…è…in
pericolo! Aiutatelo! Che qualcuno lo aiuti!”, maRoxas
riusciva solo ad urlare nella sua mente, dalla gola non proveniva alcun suono.
Il Samurai nel frattempo aveva ricominciare a
ledere le barre di protezione con una tale disperazione da riuscire ad
intaccare il metallo.
Xigbar
giaceva in terra, non dava segni di vita e ciò ghiacciò il biondo
sul posto.
‹‹ Roxas!
Dobbiamo andarcene subito via di qui! ››, lo strattonava impaurita Xion con lacrimoni grossi come
acini d’uva.
‹‹ M-MaXigbar! ››
‹‹ Non possiamo fare niente! Andiamo!
››
Quando il
rumore del ferro scalfito vibrò nell’aria, Roxas
seppe che ormai era troppo tardi.
Il Samurai sibilò contro ogni faccia
presente in quel tendone, piegò la barra di ferro dilaniata in modo da
poter crearsi un passaggio, personaggi come Xaldin e Lexaeus corsero a placcare la bestia ma
questa si muoveva con una velocità tale da aggirarli lasciandoli basiti
e incapaci di reagire sul posto.
‹‹ Axel! Cazzo, siamo nei guai! Che facciamo?!
››, gli urlò l’amico seriamente preoccupato.
Il mangiafuoco assisteva come il Samurai si
spostasse con la stessa pericolosità di un serpente affamato, si stava
gustando il panico che si leggeva negli occhi di Larxene
o la fredda concentrazione di Zexion che cercava di
trovare un modo sicuro per riuscire a far dileguare tutti senza
però riuscire a trovar nulla, per l’Heartless
non era difficile schivare le prese - certamente salde - dei due esseri che
cercavano di riportarlo in gabbia, la cosa non era minimamente accettabile.
Quando la
sua testa cilindrica si piegò in direzione dei ragazzi più
giovani, il rosso non riuscì più a ragionare, il Samurai stava
per caricare il suo primo, vero attacco.
‹‹ Roxas!
NO! ››
Axel
sarebbe andato in loro soccorso se a fermarlo non ci fossero state le braccia
di Demyx che lo trattennero afferrandolo da sotto i
bicipiti come se fosse una cintura di sicurezza umana.
‹‹ Lasciami Demyx!
››
‹‹ E’ troppo pericoloso! Non
posso permettertelo! ››
I piedi del Samurai si muovevano così
velocemente che sembrava scivolassero sull’aria piuttosto che correre con in mano un paio di spade che tagliavano l’aria,
stava per investirli ed era tutta colpa sua, perché non aveva dato retta
alla ragazza?
‹‹ Xion!
››
Per un gesto insano, Roxas
si frappose fra la giovane e l’Heartless, gli
fece da scudo allargando le braccia per difenderla ma
il colpo della lama che avrebbe dovuto ferirlo, o per essere più
concreti ucciderlo, non arrivò mai. Aprì lentamente gli occhi che
aveva serrato istintivamente e il fiato gli si bloccò in gola nel vedere
quanto fosse vicino, erano distanti pochi centimetri e il Samurai era molto più alto di lui, poteva intravedere delle
cicatrici su quella sua scorza diafana.
“Perché non
mi ha attaccato?”
Non ebbe il tempo di completare quel pensiero che
la creatura iniziò a tremare convulsamente, sembrava avere un qualche
attacco epilettico ma lentamente e con grande sforzo, questi, si inchinò dinnanzi al giovane.
‹‹ Cosa?
››, sussurrò impercettibilmente Axel
nell’assistere a quell’evento del tutto
inaspettato.
Il cuore del biondo iniziò a battere
furiosamente, senza alcun controllo, non muoveva un singolo muscolo per paura
di una reazione estremamente negativa da parte
dell’animale.
“Ti prego. Ti prego. Ti prego.
Allontanati.”, supplicò il giovane.
Il Samurai, quasi stesse combattendo contro sé stesso, ripose le due lame nelle fodere situate
sui lombi e arretrò di qualche passo, quasi come se avesse letto i suoi
pensieri.
“Eh?”
Sapeva che era una mossa sconsiderata ma in quel momento tutto sembrava così assurdo
che fare una prova non avrebbe cambiato granché la situazione, Roxas allungò il palmo della mano verso il Samurai.
“Torna in gabbia”
La creatura ricominciò a tremare
convulsamente e proprio come era arrivata
rientrò nella sua prigionia sedendosi in terra a gambe conserte.
‹‹ Che qualcuno liberi Xigbar, santo Cielo!
››
‹‹ Presto! Fate presto!
››
A voci si sovrapponevano altre voci,
tutto era confuso, tutto era indistinto, le gambe di Roxas
si fecero deboli e il ragazzo cadde a sedere ridendo d’isterismo.
“Sono salvo. S-sono
davvero salvo.”
‹‹ Roxas??
Stai bene?? ››, frignò Xion al suo fianco mentre cercava
di ripararsi il viso appoggiandolo sulla sua clavicola.
‹‹ Oh Roxas!
Mi hai salvato la vita! S-Sei un idiota! ››, e lì, tutta la
tensione della piccola bruna si sciolse con le sue lacrime che implosero e
colavano come un fiume in piena, bagnando la maglietta che quella mattina il
ragazzo aveva scelto d’ indossare.
‹‹ COSA?!
››, sbraitò iracondo Saix,
‹‹ Perché diavolo non ti ha attaccato?!
››
‹‹ Sembra quasi che tu ci sperassi, Saix. ››, intervenne un gelido Axel, libero dalla
stretta di Demyx, ormai era riuscito a
ritrovare il controllo della situazione.
‹‹ No! Ma tutti abbiamo
visto che lo stava per fare a pezzi e all’ultimo secondo si è
bloccato inginocchiandosi! Roxas, parla! Cosa diamine
hai fatto?!››
‹‹ N-Non lo so. ››
‹‹ Bugiardo! ››,
ringhiò imbestialito.
Un applauso e delle risa vennero dalle spalle
dell’uomo dalla ben nota cicatrice a forma di X.
‹‹
Xemnas…››, sussurrò incredulo.
‹‹ Bravo
Roxas! Complimenti. Non credevo avessi la capacità di ammansire gli
animali! E io che ti avevo relegato a pagliaccetto!
Hai tutto il mio rispetto! Ah ah ah!
››
‹‹ M-MaXemnas…tu non puoi-non puoi,
io…››
‹‹ Dobbiamo far sopprimere quell’Heartless. ››, convenne Axel interrompendo l’ilarità del direttore.
‹‹ Heartless?
Io oggi non ho visto alcun Heartless e non ho alcuna intenzione di farlo abbattere, caro Axy. ››
‹‹ Ha attaccato Xigbar!
››
‹‹ Xigbar
è un incompetente! ››, urlò perdendo il suo
autocontrollo, ma durò poco ‹‹ ora noi abbiamo
il nostro prodigioso Roxy. ››
‹‹ Spero sinceramente che tu stia
scherzando! E cos’è questa storia
dell’Heartless? Tu hai voluto quella cosa
nel tuo stramaledettissimo spettacolo! ››
‹‹ Caro, caro e impudente Axel. Quello a cui hai assistito
poco fa era l’eccellente esibizione di un giovane talento alle prese con
un Nobody. ››
‹‹ Nobody?
››, sibilò, il sangue gli stava
pompando diritto nella scatola cranica iniziando a fargli vedere completamente
rosso.
‹‹ E tu hai preteso da Xigbar che addomesticasse qualcosa
al disopra delle sue competenze nel giro di niente?! ››
‹‹ Già, ed è stato un
vero disastro. Pazienza, ma adesso…i riflettori saranno tutti puntati sul
nuovo addestratore! ››, gioì puntando con il dito Roxas.
‹‹ I-Io? ››
‹‹ Lascia fuori il ragazzo dai tuoi
assurdi piani! Lui non c’entra niente! ››
‹‹ Axel,
hai presente che domani noi abbiamo uno spettacolo che segnerà a vita la
nostra sorte, vero? Non sarai così egoista da proibire a tutti uno stile di vita nettamente migliore.
››
“Vedi da che pulpito! Tu speravi che Xigbar fosse umiliato davanti a tutti, perché fai
così Xemnas?”, anche se avrebbe voluto pronunciare quelle parole,
il labbro di Saix fu stretto ancora più
saldamente fra i suoi denti.
‹‹ Possiamo sempre esibirci senza il
domatore di bestie. ››
‹‹ Assolutamente no, Axel. Il Circus XIII è
chiamato così per la presenza di ben 13 spettacoli unici e sorprendenti.
Se c’è l’assenza del ammaestratore
mi dici che senso avrebbe? Vuoi portarci alla malora? E’ questo che vuoiAxy? ››
Il tono denigratorio, la sua faccia tosta, procurarono un fastidioso pizzicore alle mani del
mangiafuoco, ma sapeva che ribattere non serviva a niente, la sua parola
contava meno di zero al confronto a quella dell’indiscusso capo.
‹‹ No. ››
‹‹ Allora siamo tutti
d’accordo! Perfetto. Roxas, più tardi
vorrei conferire con te se permetti, mi raccomando.
Ora sistemate tutto questo caos e…per carità, andate ad assicuravi che il vostro compare sia salvo. Non voglio morti
all’interno del mio tendone, sia chiaro. ››
Quando la presenza di Xemnas
scomparve insieme a quella del suo compagno, Axel imprecò qualcosa a denti stretti e Zexion si avvicinò ai due ragazzi con fare molto
inquieto.
‹‹ State bene? ››
‹‹ S-Sì.
Non ci ha fatto niente, abbiamo preso solo un brutto
spavento. ››
‹‹ Meglio così
allora…››, sospirò rassicurato il
giocoliere-pagliaccio.
‹‹ Xigbar!
Lui invece come sta?? ››, si informò Roxas in
apprensione.
‹‹ E’ stato scortato dagli
altri in infermer-…in camera tua, è
lì che teniamo ancora i medicinali. ››
‹‹ Non c’è problema ma io voglio andare a vederlo! ››
‹‹ Ora non si può, Marluxia lo sta visitando insieme a Vexen,
è meglio lasciarli fare. ››
‹‹ Oh. Va bene. ››,
mormorò rattristato per quella negazione.
‹‹ Quel lurido cane. ››,
sputò Axel rivolgendo il gentile complimento
al loro supervisore, Roxas rabbrividì, era veramente infuriato.
‹‹ Tutto apposto? Xion,
come stai? ››, il tono, al nome della giovane si addolcì.
Xion era
l’unica ragazza al Circus, Larxene
non poteva definirsi tale, serpe com’era, e così Axel l’aveva presa a cuore quando
era entrata a far parte della compagnia.
‹‹ Va tutto benissimo Axel. Roxas mi ha salvata! E’ un eroe! ››
‹‹ Mh, ho
visto. ››, concluse distaccato.
‹‹ Axel?
››, chiamò il biondo cercando quelle attenzioni che per
lungo tempo – e senza motivazione alcuna – gli erano state negate.
‹‹ Sì? ››
‹‹…grazie. Per aver cercato di
proteggermi da Saix e da Xemnas.
››
‹‹ Non devi
ringraziarmi, l’avrei fatto per chiunque. Era un'ingiustizia
gratuita e questo non potevo sopportarlo.
››
‹‹ Ah. ››, si ammutolì mentre notava l’impassibilità
delle sue parole e dal modo in cui gli voltò le spalle.
***** Sorpresa!
Oddio, ‘sorpresa’ è una parola
grossa. Oggi è un giorno un po’ particolare e no, non c’entra
niente con la pasquetta ma essendo che io
partirò tra pochissimo e a Barcellona non avrò un pc, ho deciso di anticipare la pubblicazione del Circus!
Spero non siate stati delusi dal capitolo 5. Siamo
arrivati al penultimo capitolo di JustbeFriends! *faccina emozionata* Passiamo alla risposta delle recensioni del capitolo
precedente! :3
EvgeniaPsycheRox: Oddio…oddio… …
…oddio. Okay. Non posso limitarmi a risponderti con una sola parola
così cercherò di far uscire la parte logorroica
di me senza risultare ridicola - troppo tardi! -, d’oh!
Che dire? Grazie per la
tua opinione personale, sono contenta che il mio stile ti sia gradito e la
trama possa essere di tuo gusto ma…piccolo spoiler:
La storia non ha ancora preso il via! :’D
Dopo questo ti lascio in pace, dear :3 A presto!
Ilovewrite: Grazie mia beta (: tu sai fin troppo ò_o meno male che i prossimi capitoli ti sono ancora
allo scuro se no poi ti risulterebbe noiosa la trama >>
Zazi:
Ben ritrovata! :3 Grazie cara per l’assiduità
con cui ti presenti ad ogni appuntamento, non merito tutto questo!
Sempre fin troppo gentile e disponibile, l’unica pecca che hai è
il tuo astio contro Re Topolino! ù___ù lui è un adoRRabile topo :’D
Spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento…
Siamo già ad Aprile! Cavolo, la scuola sta finendo, penso
che probabilmente rallenterò con la stesura della ff
per dedicarmi un po’ di più allo studio…
*I lied*
Scherzi a parte, la maturità si avvicina e io sono nella m- Ci vediamo
il 15Maggio!
A presto! Chu~
Capitolo 6 *** Just be friends: Mondo-Scena ›› 1. # 6 ***
1
1. Just be friends…
Mondo-Scena ›› 1.#6
‹‹ Tu prederai il
posto di Xigbar domani. ››
‹‹ Che cosa?! Io?? N-Non ne sono capace e poi lui non se lo merita dopo
tutto quello che ha fatto! Xemnas, mi dispiace, ma non
posso accettare.››
Quegli occhi, così
glaciali, sembrarono immobilizzare il corpo del ragazzo sul
posto, non riusciva a muoversi da quant’intensamente
lo fissava.
‹‹ Roxas. E’ un
ordine dal tuo superiore e se è il Nobody che ti preoccupa…beh,
puoi stare tranquillo. Sembra che tu e lui abbiate una grande
empatia! ››, rise sonoramente, quasi sapesse
del collegamento mentale che aveva avuto poco prima con il Samurai.
Come ne era
venuto a conoscenza?
‹‹
Roxas…facciamo così, se tu farai come ti dico, ti rivelerò
il vero motivo per cui Axel non ti rivolge più
alcun attenzione. Ci stai? ››
Esisteva un motivo valido a quei
silenzi? In cosa aveva sbagliato? E come faceva Xemnas
a saperlo?
‹‹ Chi ti ha detto di
me e di Axel? ››.
‹‹ Oh piccino, basta guardarvi…››, sussurrò con
circospezione.
I
circensi più giovani del Circus XIII si trovavano davanti
all’infermeria da tanto tempo, troppo tempo. Un
paio d’ore? Tre? Perché c’era tutto
quel silenzio? Perché nessuno parlava?
Roxas
stava aspettando, appoggiato al muro, scandendo il tempo facendo ondeggiare la
gamba avanti e indietro, in attesa che quella porta si
aprisse, che qualcuno gli portasse liete notizie.
Xion
fissava i suoi piedi mentre era seduta su una sedia,
si stava torturando le mani, in preda a chissà quale pensiero malevolo.
Perché
ci mettevano così tanto tempo? Erano
così gravi le sue condizioni?
Al rumore
della porta che si aprì improvvisamente, il viso dei due giovani
scattò automaticamente in direzione dello sguardo contrito di Vexen che
non prometteva grandi aspettative.
‹‹
Allora? Come sta? ››, mormorò il biondo avvicinandosi alla
magra figura dello scienziato, lì nessuno aveva grandi esperienze mediche ma Vexen era quello che più gli si
avvicinava.
Quello
per tutta risposta si asciugò lentamente le mani sul grembiule bianco
che indossava, il fetore di disinfettante bruciò nelle narici di Roxas.
‹‹
Beh, chiedeteglielo di persona. ››, rispose freddamente ad occhi
chiusi.
L’uomo
era spossato, quella giornata era stata intensa e difficile per tutti e sapere che non era ancora conclusa non lo aiutava, l’ultima
cosa che ci voleva erano due ragazzini fra i piedi.
Roxas
fece un cenno deciso con il capo ed entrò in camera senza aspettare
risposta.
Xigbar
non sembrava aver risentito di alcuno scontro
mortalmente pericoloso, solo la fasciatura macchiata di un rosso vischioso e
che puzzava di disinfettante che portava alla nuca dimostrava quanto avesse
rischiato.
Era
coricato sul letto del biondo con seduto al suo fianco Marluxia che gli teneva
compagnia, osservando con occhi da mamma chioccia ogni suo movimento.
‹‹
Xig! Stai bene? ››, mormorò in
ansia Xion.
‹‹
Mai stato meglio! ››, esclamò ilare ma
ben presto quelle risate furono sostituite da secchi colpi di tosse.
‹‹
Vecchio caprone dovresti stare zitto e buono a letto!
Cavolo! Hai due costole incrinate! Fai meno lo spiritoso. ››, lo
rimbeccò Marluxia stizzito.
‹‹
Perdono…››, si scusò tornando successivamente
a guardare la ragazzina ‹‹ Magari stessi bene piccola. Ci stavo
rimettendo la pelle poco fa. ›› ammise facendo venire la pelle
d’oca a Roxas che rimase ad ascoltare.
‹‹
Macché! La tua pellaccia è così
dura che non la vuole nessuno, come si dice? “L’erba cattiva non
muore mai” e c’hanno ragione mio caro!
››
Tutti
risero, alleggerendo quell’atmosfera carica di
tensione.
Era un
bene sapere che Xigbar riuscisse a trovare la forza per ridere anche in momenti
come quelli. Dava l’impressione di un vecchio burbero
ma infondo, se lo si conosceva bene, non era così male.
A volte
le apparenze ingannano.
‹‹
Ci gioco la testa che quel dannato di Xemnas se la sta ridendo di gusto
››, sospirò Xigbar, forse non aveva
tutti i torti…
‹‹
Ma che sciocchezza vai dicendo? ››,
brontolò Marluxia dandogli uno scappellotto improvviso, ‹‹
Nessuno è contento della tua situazione, ci siamo presi tutti un bello spavento, almeno nessun altro si è
fatto male! ››, concluse poggiando il dito indice
e quello medio sulla fronte chiudendo gli occhi, quasi a voler scacciare quella
brutta eventualità.
‹‹
Per fortuna ››, brontolò sollevato Xigbar ‹‹
l’unica cosa da fare ora è abbattere quella bestia selvatica e
inventarci qualcosa per domani che possa rimpiazzare
il mio spettacolo, forse potremmo convincere Luxord ad allungare il suo sketch.
››
Gli occhi
bassi di Xion e Roxas si incrociarono non appena
quelle parole fuoriuscirono dalla bocca del domatore di bestie.
Abbattere
il Nobody? Era una follia. Xemnas non l’avrebbe mai permesso.
‹‹
Glielo devi dire Roxas. ››, sussurrò la mora.
‹‹
Non posso Xion, non adesso che sta così. ››,
bisbigliò di rimando il ragazzo.
Come
poteva farlo? Non erano passate più di cinque ore da
quando Xigbar era stato colpito e medicato in quel letto.
‹‹
Cosa farfugliate voi due? ››,
domandò innocentemente Marluxia che si stupì nel vedere come
scattarono i piccoli circensi alla sua domanda.
‹‹
N-Niente. ››, sorrise forzatamente Roxas agitando
i palmi davanti a sé.
‹‹
Ehi mocciosi, sarò mezzo ciecato ma di certo non sordo. Che sta succedendo? ››
‹‹
…››
‹‹
Ragazzino, sputa il rospo. ››
‹‹
Ecco. Vedi…››, Roxas abbassò il capo nascondendo il viso
in terra cosicché non dovesse vedere la faccia di Xigbar
mentre rivelava la verità…‹‹ Xig. Xemnas non vuole annullare lo spettacolo del domatore
di bestie domani con il Samurai. ››
‹‹
Ma è ridicolo, non è stupido a tal punto
da potermi mandare domani al castello ridotto così. ››, rise
divertito dalla portata dell’idiozia che avevano detto, Xemnas pur
essendo un imbecille non lo era a tal punto!
‹‹…infatti tu non parteciperai. Xemnas mi ha ordinato di prendere il tuo posto. ››
Le risate
dell’uomo cessarono di colpo e Roxas non ebbe il coraggio di guardarlo in
faccia, si sentiva uno schifo.
Dopo
tutti i consigli che Xigbar gli aveva dato per tirare
avanti alla fine gli aveva tolto la possibilità di esibirsi al castello,
era una ghiotta occasione per tutti e lui gli aveva fregato la
possibilità di dimostrare le sue capacità, di far rodere il
fegato a Xemnas quando persino Re Topolino in persona si sarebbe alzato in
piedi ad applaudire il dominatore di animali. Roxas si sentiva un traditore.
‹‹
Ah. ››, fu l’unica risposta atona che diede l’uomo.
‹‹
Beh, se Xemnas ritiene giusto che sia così, allora va bene.
››
A quelle
parole il viso di Roxas scattò sul letto, non sembrava
essere turbato in alcun modo.
‹‹
No! Non va bene per niente! Dovresti arrabbiarti! Sei stato sostituito con un
poppante! Reagisci! ››, era forse la sua rabbia che voleva, il
biondino non poteva accettare di passarla liscia con i
rimorsi e i sensi di colpa che l’avrebbero divorato con il passare del
tempo.
‹‹
Roxas calmati! ››, implorò Xion preoccupata per
l’amico.
‹‹
No! E’ sbagliato! E’ tutto dannatamente sbagliato! Prendimi a
parole Xig! Sono un traditore! ››
‹‹
Perché dovrei arrabbiarmi ragazzino? Le cose
non cambierebbero, mi farebbe stare solo peggio e poi…è vero, tu
sei un moccioso ma con delle grandi capacità,
non so quanto tu sia portato per fare il domatore di bestie ma…se vuoi,
puoi fare tutto. Hai le carte in regola. Magari un giorno prenderai
definitivamente il mio posto, chissà. Ti chiedo solo una cosa. ››
A Roxas
veniva da piangere, dove veniva tutta quella
comprensione? Quella calma ghiacciante, quasi calcolatrice?
‹‹
Dimmi. ››
‹‹
Stai attento. Quel mostro è più scaltro di quanto sembri.
››
Sì, tutti se n’erano accorti in sala. Non avrebbe assolutamente
abbassato la guardia.
‹‹
Sicuro. ››
‹‹
Ora per piacere, avrei bisogno di riposare, che ne dite di ripassare più
tardi? Mi sento molto stanco. ››
Xion e
Roxas fecero un cenno d’intesa con il capo e lasciarono silenziosamente
la stanza.
Axel si
trovava sotto la Torre
dell’Orologio, con il viso che affondava tra le braccia appoggiate
bellamente sul muretto che circondava lo spiazzale,
era irritato.
Dannato
Xemnas. Lui e ai suoi ricatti infantili. Altro che direttore del circo, poteva
fare benissimo il marionettista da quant’era bravo
ad influire sulle vite altrui, le giostrava nel migliore dei modi, Xemnas era
un ottimo osservatore.
‹‹
Dannato cane. ››, sibilò Axel stringendo le dita nel tessuto
del suo soprabito in pelle. Fissava con rabbia il sole
che stava tramontando, ora poteva vederlo senza che gli ferisse gli occhi ma decisamente non era la stessa cosa ammirarlo da
quella posizione, ma sinceramente non aveva voglia di salire da solo sulla
Torre, non avrebbe provato le stesse sensazioni di quando ci andava con
Roxas…e pensare che quella era la loro ultima sera in cui avrebbero
potuto vedere il sole tramontare a Crepuscopoli…
Ormai
Axel era decisamente cotto del ragazzino, e la cosa
che lo faceva incazzare mortalmente era che Xemnas se
ne fosse accorto in tempo per poter sfruttare al meglio la sua debolezza. Ecco
perché era così infuriato con lui…
‹‹ Axy,
ciao. ››
“Non si può restare
soli per più di cinque minuti qua dentro senza che qualcuno ti venga a
scocciare.”, pensò il rosso voltandosi verso la figura del
direttore.
‹‹ Avevi bisogno di
qualcosa, Xem? ››
‹‹ Mmh,
no. Niente di particolare, ero venuto solo a fare due
chiacchiere con te. ››
‹‹ Oh, quale onore.
››, borbottò sarcastico dandogli nuovamente le spalle.
‹‹ Perchéquell’aria tanto abbacchiata, amico mio? Chi
è stato quel cattivaccio ad averti spezzato il cuore? Il nostro piccolo
e candido Roxy? Vuoi che lo sculacci io al tuo posto?
››
Un ringhio cupo uscì fra i
denti del mangiafuoco.
‹‹ Oh-oh…allora
ci ho visto giusto. E bravo il nostro caro, vecchio Axel.
Non credevo ci potessi cascare così facilmente, solo per un paio di occhioni azzurri
poi…››
‹‹ Sta
zitto.››, sibilò velenoso.
Xemnas non diceva mai niente per
niente. Era un doppiogiochista con i fiocchi.
‹‹ Però,
che ingiustizia la tua. Ignorare così, di punto in
bianco, il nostro bambolotto biondo…credo proprio che abbia bisogno di
una spiegazione. Tu non credi? ››
‹‹ Non dire niente a
Roxas! Non farlo…››, disse Axel in preda ad una strana paura
che vorticava come un’edera velenosa intorno ai suoi polmoni per poi
stringerli, soffocandolo.
Stava facendo una grande fatica per cercare di far tornare le cose
com’erano prima, Axel era un ragazzo mentre Roxas a malapena lo si poteva
definire un adolescente. Non voleva che il ragazzino potesse legarsi alla
compagnia più di quanto non stesse già facendo, non poteva rischiare di rovinare il rapporto che si era
istaurato fra loro per una passione che si sarebbe estinta velocemente,
esattamente com’era arrivata.
‹‹ Oh tranquillo, io
non gli dirò niente…se in cambio, mi farai qualche piccolo favore
personale. Sciocchezzuole, niente di
preoccupante. ››
‹‹ Lo immaginavo...
››
‹‹ Non mi piace per
niente la condotta che stai tenendo nei miei confronti da un po’ di tempo
a questa parte, sempre a mettermi i bastoni tra le ruote e opporti ad ogni cosa
che dico. Bene, da oggi mi spalleggerai per ogni scelta che prendo. Infondo lo faccio per il bene della compagnia, no?
››
‹‹…come
desideri. ››, Axel si sentiva come se avesse venduto la sua
libertà ad un diavolo.
‹‹
Maledizione. ››, sputò rancoroso Axel
mettendosi in posizione eretta, adesso non era altro che il cane di
Xemnas. Gli aveva impedito di prendere ogni sorta di posizione, quel dannato.
Lo aveva in pugno e lui non poteva fare niente per cambiare le cose.
Iniziò
a prendere a calci il muretto su cui poco prima era appoggiato per sfogare la
sua rabbia repressa.
La voce
di due ragazzi che si avvicinavano riuscirono a sedare Axel che velocemente si
appoggiò alla parete dell’edificio più celata agli occhi
esterni, ci voleva solo che qualcuno lo riconoscesse e andasse in giro a
rovinare l’ immagine che tanto bene aveva
costruito.
Quelle
voci però…erano familiari alle orecchie di Axel,
quella risata così dolce e divertita…
‹‹
Roxas…››
Quel nome
gli sfuggì dalle labbra prima ancora che la mente arrivasse a
visualizzare il suo viso, inspiegabilmente gli fece male sentirlo ridere
insieme a Xion, si stavano avviando verso la Torre dell’Orologio.
Era il
loro posto speciale…perché stava portando qualcun altro?
‹‹ Starebbero
proprio bene assieme.››
Demyx non
poteva rendersi conto di quanto quella constatazione potesse
sembrare
orribilmente giusta. Infondo erano due ragazzini,
potevano stare così bene assieme, lei così piccola e dolce, gli
avrebbe potuto offrire tutto l’amore di cui aveva bisogno.
Lui…be’…era Roxas. Come si faceva a non amarlo? Chi
non lo amava - convenne Axel - era sicuramente invidioso.
Roxas,
così innocente e ingenuo, che tirava sempre avanti, qualsiasi cosa
accadesse, così giusto che metteva sempre gli altri prima di sé stesso, pagando di propria tasca.
Roxas,
con la mosca sempre sotto il naso che appena lo si
provoca si infuriava come un micetto che in realtà si crede un leone, ed
anche se diceva che le coccole lo infastidivano, Axel sapeva che gli facevano
in realtà un gran piacere.
Un
piccolo bambolotto con l’orgoglio di un guerriero. Era passato
così poco da quando lo aveva conosciuto ma in
due settimane averlo sempre intorno faceva sentire bene al ragazzo dai capelli
di fuoco, già…così bene che ora non poterlo avere
più vicino era come mettersi in astinenza.
Ma
Roxas sembrava contento. Anche senza di lui, non era questo quello
che alla fine voleva? No, non era questo ma gli andava
bene anche così. Lui non andava bene per il piccolo Roxas. La ragazza al
suo fianco sì. Le cose dovevano andare così fin
dall’inizio. Doveva andarsene subito da lì o la testa gli sarebbe sicuramente implosa.
‹‹
Woooooah! ››, esclamò la ragazzina
bruna correndo verso il parapetto della torre afferrandolo saldamente.
‹‹
Il cielo sembra andare a fuoco! ››, urlò con gli occhi
brillanti e colmi d’emozione.
‹‹
Già..››, sorrise Roxas gentilmente
avvicinandosi anche lui.
Una
leggera brezza soffiava sui loro volti scompigliando i capelli ai giovani
circensi. Xion di tanto in tanto lanciava diverse occhiate al ragazzino dai
capelli color del grano che non distoglieva lo sguardo dal sole che stava per
essere nuovamente risucchiato dall’orizzonte.
Chissà
se anche Axel stava guardando il tramonto per l’ultima volta in quella
città?
‹‹
…xas? Ehi? ››
Le
palpebre del giovane vibrarono leggermente prima di tornare alla voce che lo
stava chiamando in quel momento.
‹‹
S-Scusa Xion, ero assorto nei miei pensieri. ››, spiegò alla
giovane mentre cercava di sedersi sul cornicione della
Torre come sua abitudine fare. Di solito c’erano le braccia di Axel ad aiutarlo a sedersi e a fare da protezione, questa
volta era lui che doveva dare una mano all’amica.
‹‹
Oh, grazie. ››, mormorò la ragazza arrossendo
quando prese la mano dell’altro per salire sul muretto con le
gambe che penzolavano sul vuoto. Xion aveva un po’ di paura
ma non l’avrebbe dato a vedere, infondo insieme a lei c’era
Roxas…
‹‹
Che mi stavi dicendo? ››, le
ricordò il ragazzo.
‹‹
Ah, sì. Beh, mi chiedevo da quanto tempo conosci
questo posto. ››
‹‹
Da un po’…››, rispose aggrottando la fronte, quasi fosse arrabbiato per qualche oscuro motivo che non sembrava
volerle rivelare.
‹‹
E…posso farti un'altra domanda? ››.
‹‹
Certamente. ››
‹‹
Mi chiedevo…come mai mi hai portata qui? ››, chiese con voce
sottile mentre si guardava i piedi per nascondere l’imbarazzo che si
mostrava sulle sue guance, giocava con le dita quando
era nervosa, era un dettaglio che Roxas notò in diverse occasioni.
Il biondo
non voleva perdersi l’ultimo tramonto in quella città, non ci sarebbe stata altra occasione per andarci e con o senza Axel
avrebbe detto addio ai suoi brutti momenti su quella torre.
“Perché non faccio altro che pensarlo? Sarei dovuto
venire qui da solo, ho sbagliato a portare Xion, mi
sento troppo malinconico per riuscire a nasconderglielo.”
‹‹ Mmh, perché questo
è il posto più bello della cit- ››
‹‹
Roxas? ››, chiamò interrompendolo.
Quando il
viso del ragazzo si voltò verso la direzione di Xion le sue labbra si scontrarono con quelle della ragazza, morbide, un
po’ crespe ma delicate, i suoi occhi si dilatarono sempre più
mentre la mente dava un ordine cronologico a quello che stava succedendo.
Si era
voltato.
Xion si
era avvicinata.
Lo aveva
baciato.
Lo stava baciando.
Il
ragazzo arretrò di scatto arrossendo fin sopra le orecchie, coprendosi
la bocca con un braccio.
‹‹
M-Ma che hai fatto??
››
Xion sorrise timida.
‹‹
Prendilo come un bacio di ringraziamento. Le principesse nelle favole fanno
così con i principi quando vengono salvate dai
draghi.››
‹‹…con
i principi…?››, ripeté come un pappagallo.
‹‹
Sì, scemo. Beh…sai. Non mi dispiacerebbe…ecco…che
questa cosa, emh…vedi…››,
più andava avanti più le parole le uscirono pasticciate e
frettolose.
‹‹
Eh? ››, disse spaesato il ragazzo vedendola in quello stato di
confusione.
‹‹
Ecco…io, vorrei…b-beh, come posso spiegartelo? V-Vorresti prendere
in considerazione l’idea…di…uhm, diventare
qualcos’alt-…››, il tono della voce calò
lentamente, quasi come se qualcuno stesse abbassando il volume con una
manopola, ora muoveva solamente le labbra.
‹‹
S-Scusa ma non ti sento ››, le fece
presente il ragazzo impacciato quasi quanto lei.
‹‹
V-Vorresti essere il mio ragazzo, Roxas?!
››, urlò rabbiosa - forse per colpa della sordità di
Roxas, fosse ce l’aveva con se stessa -
stringendo forte gli occhi per lo sforzo, quando li riaprì il viso si
trasformò in una maschera imbarazzata.
‹‹
Oh, scusami! Non era mia intenzione dichiararmi
così…io volevo solo chiederti di pensarci un po’ su.
Mamma mia, che idiota che sono…››, balbettò
sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
‹‹…lo
farai? ››, sussurrò spezzando il silenzio che si stava
creando attorno a loro.
Roxas non
rispose, sembrava più spaventato di lei, si limitò solo a fare un
cenno d’assenso con il capo.
‹‹
Mi viene da vomitare…››, mugolò
Larxene appoggiandosi ad una parete candida del palazzo portando una mano a
coprirsi la bocca.
‹‹
Sta tranquilla Barbie, non devi fare nulla di diverso da quello che non hai
già fatto. ››, commentò Xaldin incrociando le braccia
al petto.
Larxene
non era l’unica che sentiva lo stomaco raggomitolato su sé stesso, anche Roxas si sentiva piuttosto a disagio.
Il CastelthatNeverWas era davvero grande e ovunque il biondo posasse lo sguardo poteva intravedere la propria immagine
riflessa da quanto fosse lindo e casto quel posto.
Non era
addobbato in maniera pomposa come ci si aspetterebbe
da un Castello, le decorazioni erano poche ma giuste, quel tanto che ti portava
a ricordare che quel luogo non era il tuo solito tendone, che lì, il tuo
pubblico non assisteva solo perché aveva scelto tra le opzioni di andare
a godersi uno spettacolo o restare chiusi in casa a restare a poltrire sul
divano, bensì per constatare effettivamente se le voci sulla tua fama
fossero veritiere o soltanto delle stupide dicerie.
‹‹
Roxas, tutto okay? Sei bianco come
un fantasma.››, appurò la piccola assistente, notando
il pallore malsano del compagno.
‹‹
Sì, va tutto bene, è solo che non ho dormito granché bene
ieri…››
‹‹
Ci credo. Sei stato con il Samurai tutta la nottata
per cercare di elaborare un’esibizione. Avresti dovuto riposare di
più…››
Era vero.
La notte prima il biondino era rimasto a riflettere e a rimuginare seduto a
gambe incrociate in terra davanti al Nobody che lo fissava di rimando. Gli
occhi erano vigili ma la mente piena di domande che lo
distaccavano dalla realtà.
Il bacio di Xion, la promessa di Xemnas, l’esibizione
dell’indomani, il potere sul Nobody…tanti avvenimenti tutti in una
singola giornata.
Come faceva a non essere spossato? Ma il ragazzino lo era, ed anche tanto, ma
capita a tutti una notte in cui i pensieri non ti
vogliono lasciar in pace, che stanno a ronzarti tutto in torno, peggio di
fastidiose zanzare.
‹‹
Hai ragione, ho sbagliato. ››,
liquidò Roxas evitando di dare ulteriore peso
alla faccenda.
‹‹
Senti Roxas…io volev-››.
La voce
della bruna fu coperta da uno strombazzare di trombe, il suono andava a
rimbalzare sulle pareti per echeggiare in fondo ai corridoi infastidendo le
orecchie impreparate dei componenti del Circus XIII.
‹‹
Siamo grati per essere venuti qui, cari amici! Re
Topolino desiderava tanto potersi recare personalmente ad una
vostra esibizione, è onorato di avervi al palazzo. A-hyuck. ››, un enorme bracchetto dal grosso
nasone si incamminò verso il gruppo
sorridendogli amichevolmente.
‹‹
L’onore è tutto nostro…››, intervenne
Saix, inchinandosi non prima di aver lanciato uno sguardo a Xemnas che sembrava
studiare la situazione con rigoroso distacco.
‹‹
Siamo lieti di esser rientrati nelle grazie di sua Altezza. Speriamo di poter
ripagare al meglio questo caloroso benvenuto. ››, concluse l’uomo dai capelli cobalto.
‹‹
Oh non dovete preoccuparvi, scommetto che sarà un gran
successo…››
‹‹ Your Majesty! Your Majesty! Uaaack! Goofy! Uaack!
Uack! ››, l’entrata di un goffo
papero che strepitava di corsa lungo le scale si
concluse con uno scivolone di quest’ultimo che
percorse l’ultimo tratto di strada che lo divideva dall’altro
slittando sul pavimento a pancia in giù.
‹‹
Donald! Che succede amico? ››
‹‹
Uaaack! Uaackuaaack! ››, strillava sbattendo convulsamente
le ali perdendo un paio di piume svolazzanti.
‹‹
Ma che ha detto? ››, sussurrò
pianissimo Demyx a Zexion.
‹‹
Non ho afferrato nemmeno una sillaba. ››, ammise il ragazzo
più basso.
‹‹
Parla piano! Non riesco a capirti quando fai
così! ››, lo incoraggiava il cagnone.
Il papero,
indispettito, lanciò alla compagnia un’occhiataccia poi con un saltellò afferrò un orecchio penzolante
dell’amico costringendolo ad abbassarsi, sussurrandogli qualcosa
nervosamente.
‹‹
Gosh! Che vuol dire che Re
Topolino non si trova nella sua stanza?? ››, sussultò
coprendosi immediatamente la bocca per l’informazione rivelata.
Il papero
seccamente si diede un alata sugli occhi.
‹‹
Ops. ››
Un
mormorio generale si diffuse fra la compagnia, ciò non sembrò
essere gradito da Donald da come si potevano interpretare i suoi sguardi.
‹‹
U-umh, tu ritorna a dare
un’occhiata di là, qui ci penso io. ››,
concluse Goofy ricevendo un cenno d’assenso con il capo da parte del
papero che si allontanò veloce proprio come era
venuto.
‹‹
A-hyuck, dovete scusarlo, Donald è un tipo
piuttosto…irrequieto, non essendo nemmeno delle vicinanze
quando parla bisogna prestare una certa attenzione. Ci si fa
l’abitudine, uhm. ››
‹‹
Che cosa è successo al Re? ››,
chiese con una sottile aria irritata Vexen.
‹‹
Uhm, beh…ecco…››, sospirò rassegnato, era
inutile che cercava di nascondere l’evidenza
‹‹ sua Maestà è solito gironzolare per i palazzi del
reame, affascinato dalla storia del luogo e senza accorgersene vaga per
svariate ore perdendo la cognizione del tempo, è capitato più di
una volta di rimandare una riunione perché si era perso fra le infinite
stanze di un castello. Vi prego di accomodarvi, non ci vorrà molto prima
che la faccenda si risolva. ››
‹‹
Di solito quanto tempo ci vuole prima che sbuchi fuori? ››
‹‹
Non si è mai superato le tre ore…››
‹‹
T-Tre ore? ››, soffocò lo scienziato, impaziente.
Il
seguace di sua Altezza li condusse tutti in un’ampia sala, se si alzava
il viso si poteva intravedere il trono posto dietro una vetrata protettiva su
un soppalco tutto adornato da ghirigori delicati che sembravano disegnare ai
lati della vetrata ampie ali bianche,la stanza si presentava
più larga che lunga, la cosa più affascinante di quel posto era
il soffitto,formato da lastre di
vetro che permettevano di vedere il cielo striato da nuvole che correvano
veloci spinte dal vento.
I ragazzi
capirono subito che quello era il luogo in cui si sarebbero esibiti, molte
delle loro attrezzature erano state portate dai
diversi servitori all’angolo della camera, ben sistemate.
‹‹
Questa è la Sala
delle Vacue Melodie. Se abbiate la pazienza di
attendere…››, si scusò Goofy inchinandosi verso la
congrega che lo accompagnò con lo sguardo mentre si allontanava per le
scale che avevano percorso poco prima.
‹‹
Mi annoio. ››
‹‹ A chi lo dici…››
‹‹
Smettetela voi due! Se avete tempo per frignare andate
a dare una mano agli altri! ››, sgridò Marluxia puntando il
dito contro Demyx e Zexion che stavano stravaccati in
un angolo della sala a poltrire.
‹‹
Preferisco restare ad annoiarmi. ››, sussurrò Demyx
gonfiando le guance, mettendo il broncio.
‹‹
Hai detto qualcosa Dem?!
››
‹‹
N-No! No! ››
Roxas li
stava ad osservare da lontano, divertito dall’isteria di Marluxia e dai
battibecchi che si creavano ogni due-tre
tra i suoi compagni.
‹‹
Però ha ragione…››, convenne il biondo portando le
braccia al cielo cercando di sopprimere uno sbadiglio, sentiva le ossa tutte intorpidite, non aveva voglia di ripassare lo schema
dell’esibizione insieme al Samurai e nel vedere come sudava Lexaeus mentre
sollevava i suoi pesi, la voglia di aiutare i suoi compagni nelle prove finali
si dissolse del tutto.
"Andrò
a farmi un giro di perlustrazione, qui sembra che si
tirerà per le lunghe…"
Si
allontanò imboccando uno stretto corridoio che si diramava in più
sbocchi, finché restava in quello principale
non si sarebbe perso, anche se le tinte candide delle pareti portavano
più luminosità nel castello c’era da dire anche che non
permetteva di orientarsi granché, nonostante sapesse di essere solo
percepiva la sensazione che qualcuno lo stesse osservando da lontano, si
voltò un paio di volte ma non vide mai nessuno.
“Che
strano…”, quando si decise ad ammettere di essere solamente tratto
in inganno dalla sua fantasia, Roxas sentì chiaramente un passo dietro
di sé, con la coda dell’occhio riuscì ad intravedere una
sfumatura rossastra ma fu l’unica cosa che vide
perché quando si voltò per l’ennesima volta, il corridoio
era del tutto deserto.
‹‹
Mach-…c’è
nessuno? ››, chiamò. Solo il rimbombo della sua voce
riempì le sue orecchie.
Chi
diavolo lo stava seguendo?
Si stava
per mettere a correre nella direzione del suo persecutore per metter luce su
quella faccenda quando l’abbaiare forsennato di
un cane lo distrasse dal suo intento.
Il verso
dell’animale non si arrestò, anzi, era costante, quasi volesse
indicare qualcuno, corse dalla parte opposta in cui stava
per andare e affidandosi all’udito entrò in uno dei passaggi che
conduceva in una corsia più larga di quella centrale, portava in diverse
stanze ma Roxas si fermò solo in quella da dove proveniva
l’incessante abbaiare.
Dallo
spiraglio della porta vide qualcosa che gli parse una
colluttazione, non riusciva ad intravedere bene le figure, una era molto
più piccola rispetto all’altra.
‹‹
Stai fermo! Lasciami andare! Smettila di fare cos-››,
l’abbaiare tornò forte e deciso, quel
cane stava aggredendo qualcuno!
Roxas
spalancò la porta e cercò di allontanare l’animale prima
che potesse fargli seriamente del male.
‹‹
Fa il bravo..››
Il biondo
lo strattonò per il collare verde che indossava, il cane dal pelo corto
e sabbiato si mise da parte scodinzolando con la sottile coda corvina.
‹‹
Sta bene? ››, domandò il circense soffermandosi a studiare
la figura davanti a sé.
‹‹
Sì, grazie. Pluto è un giocherellone, non
voleva più lasciarmi andare! ››, rise. Per tutta
risposta il cane abbaiò seccamente un paio di volte per poi lasciare la
lingua fuori dal lungo muso, a penzoloni.
Roxas
dovette sbattere un paio di volte le palpebre prima di ammettere a sé stesso che quella figura non era per lui ignota. Tutt’altro. Era la causa per cui
il Circus XIII era andato là.
‹‹ Oh. Come siamo formali, alzati mio giovane amico. Non c’è bisogno che
ti inchini, dopo tutto sei venuto in mio soccorso in
buona fede, non preoccuparti della galanteria…beh, tu sai chi sono io.
Posso sapere chi sei tu, ragazzo? ››
‹‹
Io? Io sono un membro del Circus XIII, signore. ››
Re
Topolino restò a studiarlo per un po’, sembrava sospettoso o forse
incuriosito, sta di certo che Roxas si sentiva
innegabilmente a disagio di fronte a quelle attenzioni così importanti.
‹‹
Molto giovane per lavorare in un circo di talenti innati, e cosa faresti?
L’aiutante scena? ››
Roxas si
sentì punto sul vivo.
‹‹
No. Il domatore di bestie… ›› - per meglio dire, una soltanto
-.
Nonostante
ciò, il biondino provò uno strano senso di piacere pervaderlo nel
pronunciare la parola “bestie”, si sentiva importante
ma tutto il divertimento sfiorò quando sentì la risata
trillante del re.
‹‹
Beh, wow. Complimenti. ››, si congratulò.
‹‹
Non credo ci sia molto da ridere, solo per quanto sono piccolo non vuol dire ch- ››
‹‹
Ehi ehiehi, non fraintendere. Non volevo offenderti,
semplicemente mi stupisce che un ragazzo così
giovane sia in grado di gestire un ruolo così rilevante. La statura non
conta, guarda me. Non sono alto più di un soldo di cacio
e governo un intero regno.››, lo interruppe grattandosi il largo
orecchio sinistro.
Re
Topolino si voltò per la grande stanza e fissando l’orologio a
muro sussultò.
‹‹
E’ estremamente tardi! Mi ero perso per i
corridoi del castello! Devo andare immediatamente da Donald e Goofy! Saranno
molto preoccupati! ››, si fermò un attimo assorto da qualche
pensiero che gli stava balenando in mente..
‹‹
Come ti chiami? ››
‹‹
Eh?...Ah! I-Il mio nome
è Roxas, sire. ››
‹‹
Bene Roxas, puoi indicarmi qual è la strada per uscire di qui? ››, domandò preoccupato di
rimanere nuovamente bloccato in qualche corridoio.
Dopo che
Roxas gli fece un quadro chiaro del tragitto da
compiere, re Topolino gli sorrise grato.
‹‹
Non vedo l’ora di vederti esibire. Mi ha fatto
piacere incontrarti. ››, concluse andando verso il corridoio
centrale, con lui sparì anche il fedele Pluto.
‹‹
Che personaggio…bizzarro. ››,
commentò tra sé e sé uscendo con meno fretta dalla stanza.
Sire
avrebbe dovuto ricongiungersi con i suoi sudditi prima
che lo spettacolo potesse prendere il via, Roxas non voleva correre, si diresse
verso la Sala
delle vacue melodie con calma, quando arrivò tutti erano in
fibrillazione, l’improvvisa riapparizione di Re Topolino doveva essere
ormai stata annunciata.
Lo
squillo di trombe assordò nuovamente le loro orecchie e tutti i membri
dell’organizzazione si voltarono verso le poltroncine d’onore su
cui, da lì a poco, sarebbe apparso il tanto atteso sovrano.
Con la
coda dell’occhio, il giovane intravide la stessa presenza dalle sfumature
rossastre allontanarsi velocemente, stavolta, quando si girò poté
identificare il suo persecutore.
Axel
affrettò nervosamente il passo dirigendosi dietro le
quinte, dove avevano posizionato i loro attrezzi di scena.
Era
giunto il momento di chiarire.
Roxas lo
seguì, sentiva un magone bloccargli il respiro,
perché Axel lo stava evitando in quella maniera così assurda?
‹‹
Axel! Fermati! ››, lo chiamò accorciando le distanze.
Il rosso
si arrestò nella penombra di grossi cassoni in
legno impilati gli uni sugli altri, evitando il suo sguardo.
Il
pulviscolo fluttuava leggero e aggraziato tra gli spiragli di luce tenue che si infiltravano separando i loro corpi, erano celati agli
occhi di tutti ma nonostante ciò, Roxas poté sentire la voce
lontana di Xemnas ringraziare compostamente il loro sovrano, lo spettacolo
tanto a lungo preparato stava per prendere vita…
‹‹
Axel…perché mi eviti così? Cosa ti
è successo? Ti credevo mio amico. ››
Alla
parola “amico” l’espressione del mangiafuoco si distorse in
un’espressione di disgusto.
‹‹
Non ho voglia di discutere con te, Roxas. ››, rispose seccamente.
‹‹
Dimmi almeno cosa ti ho fatto! Ti ho visto seguirmi nei corridoi, non cercare
di negarlo. Se non fosse accaduto niente…non
staremmo qui in questo momento. ››
Il
circense più grande rimase in silenzio, forse era questo che più
feriva Roxas: il non sapere.
‹‹
Sai che ti dico? Va bene così. Manda in frantumi tutte
le promesse che avevi fatto, se non vuoi più parlare vorrà dire
che a fine spettacolo avrò una persona in meno con cui
congratularmi…››, si appoggiò lentamente con la
schiena contro una superficie liscia e sottile, le parole gli uscirono basse e
brucianti, voleva essere forte, voleva sembrare adulto ma quello che più
desiderava era iniziare a frignare pestando i piedi in terra dicendogli quanto
gli mancava un idiota come lui, quanto desiderava mangiare un gelato al sale
marino con quella persona che l’aveva accolto a braccia aperte, con cui
aveva trascorso ogni attimo di tempo libero assieme. Ma
ormai non poteva più. Non voleva più.
Mentre
rimuginava tra sé e sé, il drappo che avvolgeva il piano su cui
era appoggiato scivolò in terra alzando un leggero strato di polvere
rivelando lo specchio con cui Saix avrebbe mostrato le sue doti di grande mago. Il ragazzo si era sempre esercitato in
solitaria, nemmeno la piccola Xion che era la sua fedele assistente era
permesso sbirciare i suoi allenamenti con quella limpida lastra riflettente.
Il vetro
era freddo ma mai come la cornice in ferro battuto che
lo racchiudeva, era grande, alto il doppio del giovane.
Roxas era
troppo assorto dalla sua malinconia per potersi accorgere di
cosa gli stesse accadendo intorno.
Dalla
cornice iniziarono a sprigionarsi delle strane onde scure che si allargavano tutt’intorno e il vetro liscio da com’era,
incominciò ad incresparsi come quando da bambini si tira un sassolino in
uno stagno placido.
Roxas non
vedeva ma Axel sì, tutto accadde così
velocemente che il mangiafuoco non ebbe il tempo di comprendere cosa stesse
accadendo realmente quando vide il corpo del più piccolo essere assorbito
dal vetro.
Lo
sguardo del biondo si riempì di genuina sorpresa, si sentiva sprofondare ma non aveva sentito alcun rumore di vetro
infranto!
‹‹
Roxas! ››, il modo in cui il rosso pronunciò il suo nome
riempì d’angoscia anche lui, negli occhi verdemare di Axel si leggeva il panico.
‹‹
Ax-››, la sua mano si
protese verso quella del compagno ma ormai la sua scesa oltre un tunnel scuro
era irrimediabilmente iniziata.
***** Buon giorno a tutti! E come promesso
eccomi qui con l’ultimo capitolo di Just befriends! Ragazzi, come vi è andato Aprile? A me una
favola, Barcellona è una città meravigliosa, me ne sono capitate davvero di tutti i colori ma non per questo ho
smesso di pensarvi da là!
Questo è il capitolo conclusivo della prima parte della storia, sono
accaduti fatti su fatti…non odiatemi!
Infatti ho una notizia non proprio lieta…come dire? Il mese prossimo –
sempre se mi ammettono! – dovrò affrontare gli esami di stato che
mi terranno occupata fino a luglio. Non vogliatemi male ma il prossimo capitolo
sarà postato nel bel mezzo dell’estate!
Che altro dire? Siete dei mostri di KH! Tutte avete
compreso il vero motivo per la scelta del Samurai dato che ho fatto riferimento
al gioco! Mi fate paura! E con questo passiamo alle
recensioni! xD
EvgeniaPsycheRox: Tante
grazie cara per le tue recensioni costruttive e dettagliate, è proprio
grazie a queste che riesco a vedere in modo obbiettivo il mio lavoro svolto fin’ora. Ti sono grata per questo. Spero che anche
questo ricco capitolo non ti sia dispiaciuto.
TsuX3: Bentornata! Mi rimani fedele come sempre,
eh? Mia cara, è un piacere rileggerti ogni volta ma
mi hai quasi fatto soffocare quando hai fatto riferimento a Xion come una
ragazza di cui Roxas potrebbe prendere una cotta xD
la mia è un Akuroku e tale dovrà
restare dato che Xion nel gioco mi ha sempre fatto antipatia, tranne nella sua
ultima scena finale che mi ha reso il cuoricino piccolo piccolo!
Spero che il bacio tra i due ti abbia sorpreso u_u
Un saluto!
Beckill: Piacere di conoscerti, sono contenta che la
mia storia ti abbia piacevolmente colpita! Mi fa sempre un
grande effetto leggere qualche opinione nuova dai lettori, mi aiutano a
capire in cosa sbaglio. Oddio, non trattarmi male Axel 3 se no come faccio
continuare la storia se ha un occhio nero? Lui è tanto
adorabile e malinconico con Roxas, mi serve integro per continuare con i
capitoli! xD spero che anche
questo capitolo sia stato di tuo gradimento!
Ilovewrite: Pingu, qualche
giorno sarai tu a far venire a me qualche infarto u__u mi manchi :3
Ci vediamo il 15 Agosto con il primo
capitolo di “ Soundless voice.” Chu~
Si sentiva assorbire sempre più dal nero denso che lo
faceva precipitare in una voragine buia e infinita. Perché sembrava che
il tempo si fosse fermato in quello stato di soffocante paura?
Perché non era riuscito a sfiorare le dita di Axel in
tempo per mettersi in salvo? In quel momento non importava se avessero
litigato, il pensiero di non poterlo rivedere seduto al suo solito posto in
sala da pranzo…il sapere di non vedere più trasformare il suo
sguardo concentrato in uno più dolce mentre si
allenava duramente con le sue bolas infuocate ogni
qual volta i loro occhi si intercettavano per brevi attimi…questo, e
tanti altri piccoli dettagli, gli facevano male.
Forse Axel gli premeva più di altri probabilmente
perché il rimorso di non aver messo da parte l’orgoglio gli aveva
bruciato la possibilità di un riconciliamento.
Quanto ancora sarebbe rimasto a
vorticare nel nulla? Si sarebbe annullato definitivamente?
Com’è che le ombre non lo soffocassero
annegandolo nelle sue stesse titubanze? Ma più si sentiva cadere
lentamente più sapeva che prima o poi sarebbe arrivato da qualche parte.
Prima o poi quel suo precipitare sarebbe terminato presto, ne era sicuro.
Schiuse gli occhi da tempo racchiusi in palpebre troppo
pesanti e tirò indietro la testa per vedere il fondale su cui stava
atterrando e a poco a poco un punto di luce accecò i suoi occhi e man
mano che cadeva il punto si allargava rivelandosi una vera ed agognata uscita,
provò – quasi a nuotare – a dirigersi verso la fine di quel
pozzo sempre più velocemente, così tanto da non riuscire a
frenare più la sua caduta.
Ne uscì finalmente cadendo di testa e rotolò lungo un manto
erboso andando a sbattere contro una siepe rigogliosa e accuratamente potata,
il capo gli faceva male. Si era abituato a quello stato di densa lentezza in
quello che sembrava essersi rivelato un profondo tunnel, era finito
dall’altra parte del mondo?
Il sangue era affluito tutto in testa facendogli perdere la razionalità
che da sempre lo contraddistingueva dagli altri.
‹‹ Dove mi trovo? ››, domandò
al giardino verde e profumato in cui si trovava, nessuno sembrava sapergli dare
una risposta, il cielo era splendente, di un blu profondo. Come poteva essere?
A Crepuscopoli era da poco iniziato a tramontare…
Un urlo che si faceva mano a mano sempre più prossimo costrinse il biondo a voltarsi notando come lo
squarcio spazio-dimensionale in cui era precipitato vomitò un secondo
elemento che si ritrovò a rotolare anch’esso nella stessa
direzione in cui era finito Roxas, il capitombolare della figura si interruppe
quando il corpo del più giovane membro dell’Organizzazione fece da
ostacolo.
L’impatto fu spiacevole ma la sorpresa ancora di
più quando vide Axel massaggiarsi la testa al suo fianco.
‹‹ A-Axel? ››
Non appena si sentì chiamare il rosso sgranò
gli occhi e tutti i borbottii di lamentele cessarono improvvisamente.
‹‹ Che ci fai qui? ››
‹‹…ti sono venuto a salvare…? ››,
una nota dubbiosa colorò la sua voce alla fine della frase, non sembrava
più sicuro nemmeno lui della veridicità delle sue parole.
Al biondo iniziarono a formicolare le mani.
‹‹ Brutto idiota! Avresti dovuto chiamare aiuto
invece di seguirmi! ››, gli urlò contro agitando un pugno in
aria.
Axel lo sapeva, sarebbe stato più logico ma…era
entrato in panico nel vedere il corpo del più giovane venire risucchiato
da quello specchio, era stato l’istinto a dominare sulla ragione e non
appena Roxas scomparve dalla sua visuale si gettò al suo seguito.
Ebbe appena il tempo di schiudere le labbra per rispondergli
che le parole gli morirono sulla punta della lingua nel vedere gli occhi
azzurri del compagno dilatarsi e il viso diventare improvvisamente livido.
‹‹ Ehi! Ehi! Ehi! ››, urlò
Roxas in preda al panico mentre additava lo squarcio dimensionale dietro le sue
spalle che si stava contorcendo spasmodicamente su sé stesso iniziando a
sparire.
‹‹ No! Voglio tornare a casa! ››
Roxas si mise prontamente in piedi superando la figura del
mangiafuoco per raggiungere il varco con un balzo ma questo si dissolse del
tutto rendendo vano il “volo” del ragazzo che raggiunse il terreno
erboso in maniera piuttosto dolorosa.
Rimase disteso con il viso tra i ciuffetti d’erba
fresca per lunghi momenti, il più grande si alzò in suo soccorso
preoccupato del fatto che avesse potuto perdere i sensi ma un acuto pigolio di
protesta lo fece sospirare di sollievo.
‹‹…tutto okay? ››
‹‹ Lo spettacolo al castello è iniziato
ma noi siamo capitati in chissà quale posto sperduto senza nemmeno
capire come ci siamo arrivatie per di più credo di
essermi rotto il naso. Secondo te è tutto
okay? ››, rispose con una sottile sfumatura velenosa.
‹‹ …lo prenderò per un no ››
si limitò a dire il rosso con una veloce scrollata di spalle per niente
preoccupato.
Come faceva ad essere così rilassato? A lui
l’ansia stava mordendo lo stomaco.
‹‹ Saranno tutti preoccupati per noi! Come
torneremo alla Sala delle vacue melodie? ››, un pensiero ben
più angosciante gli attraversò la mente ‹‹…oddio,
quando torneremo Saix e Xemnas ci uccideranno! Dobbiamo tornare subito
indietro! ››, ansimò Roxas volgendosi verso Axel.
‹‹ Per la verità mi preoccupa più
di tornare a casa che al castello ››.
‹‹ Ma come? E’ lo spettacolo più
importante per la carriera del Circus! Si sono allenati tutti per questo giorno
e tu te ne stai lì imbambolato a non fare nulla! ››
‹‹ Per quel che mi riguarda, lo spettacolo di
oggi non mi è mai interessato più di tanto ››, duro,
freddo, distaccato.
Che grande egoista! Come faceva a pensare solamente a
sé?!
‹‹ Bah, fai come ti pare ››, sbottò il ragazzino
deluso dall’atteggiamento del più grande.
Quand’è stato l’inizio di quella
trasformazione così radicale? Doveva si era perso quel passaggio
fondamentale?
Eppure ricordava che gli occhi di Axel non contenevano rancore, erano sempre
stati due fari vividi e concentrati, ogni cosa su cui posasse lo sguardo era
qualcosa che meritasse certamente attenzione, invece adesso quello sguardo si
era spento, come svuotato, troppo occupato a rimanere distaccato per poter
tornare come prima che quella stupida follia che gli aveva dato alla testa si
impossessasse di lui.
Era una cosa del tutto impossibile? Non era rimasto
più niente del vecchio Axel dietro quell’arrogante circense che
gli si stava parando davanti?
‹‹ Mi avevi promesso un desiderio tempo fa, ora
lo voglio riscuotere…››
Il silenzio riempì le loro orecchie mentre Roxas
cercava di scacciare l’imbarazzo provando a formulare quelle parole tanto
difficili da pronunciare.
‹‹ Voglio che tu ritorni. Non mi interessa
sapere del perché te ne sei andato, ti rivoglio accanto a me. ››
Adesso il volto di lui si deformava, prima si morsicava il labbro, poi sembrava
indeciso su cosa dire e adesso il suo sguardo correva veloce sul prato,
cercando le parole smarrite tra i ciuffetti smeraldini.
Anche lo stesso Roxas non sembrava più voler
spiccicare parola, in effetti aveva anche parlato troppo per i suoi gusti.
Perché avrebbe dovuto dire altre cose che l’avrebbero imbarazzato,
no?
‹‹ Allora? ››, biascicò - quasi stanco - con lo
sguardo a terra per colpa delle guance arrossate a causa di quelle frasi da
ragazzino appena pronunciate, portò le dita ad arruffare le ciocche
bionde come a voler spazzolare via anche i pensieri.
Percepiva i passi lunghi di Axel che cadevano sul manto erboso in un rumore
sordo, proprio come quello che produce un martello avvolto da spesse garze, quando Roxas alzò lo sguardo fu troppo
tardi.
Era avvolto dalle lunghe braccia del mangiafuoco, lo stringeva a sé
senza dire una sola parola. La mancanza che in quei giorni li aveva separati,
le ipotesi cattive e gli sguardi rubati sembravano non valere più
niente. Niente.
C’erano solamente loro due con i loro reciproci stupori, con il battito
dei loro cuori, il loro profumo e quello delle rose, il ritrovo di due amici
separati da qualche decisione presa tacitamente.
‹‹ Roxas, vedi…io…-››
‹‹ Ma che carini ~››
I muscoli di Axel si irrigidirono e il corpo di Roxas percepì di essere
rinchiuso in una gabbia umana, fece una leggera pressione contro il petto teso
del più grande e quello lo lasciò andare.
Non c’era nessuno nei paragi ma quando
spostarono il naso all’insù videro uno strano animale striato,
appollaiato sul ramo di un robusto albero.
La coda fluorescente del gatto paffutello sventolava da parte a parte mentre
sorrideva sornione ai due ragazzi.
Il cuore di Roxas perse un battito, di cose strane da
quando era al Circus ne aveva viste ma assistere ad un gatto che parla mancava
alla sua lista.
‹‹ Oh no, non badate a me! Fate come se non ci fossi ››,
si scusò il gatto iniziando a svanire dinnanzi ai loro occhi mentre quel
ghigno restava sospeso in aria.
‹‹ Aspetta! ››, gridò Roxas lasciando un basito
Axel alle sue spalle, incredulo che stesse trattenendo quella strana creatura.
‹‹ Sì~? ››,
cantilenò in tono confidenziale il gatto, riapparendo lentamente senza
smettere per un attimo di sorridere.
Per un attimo il biondo prese in considerazione l’idea che avesse una
paralisi facciale.
‹‹ Non ho mai visto nulla di simile…››,
sussurrò più a sé stesso che ai presenti, ‹‹
Chi sei? ››
‹‹ Io sono io, tu sei tu, è come se ci
conoscessimo da una vita, non trovi? ››
Quel tipo di risposta inaspettata lasciò interdetto
il piccolo circense che con occhi leggermente sgranati ritentò un nuovo
approccio.
‹‹ Io sono Roxas e lui è Axel…››,
tirò leggermente il lembo del vestito del fulvo per attirare la sua
attenzione, egli si limitò ad uno sbuffo dalle narici.
‹‹ Io sono lo Stregat-››
‹‹ Dove siamo? ››, domandò
interrompendo il vaporoso felino in procinto di dare per la prima volta una
risposta esaustiva.
L’animale non sembrò risentito dall’interruzione,
sorrise con i suoi tantissimi denti acuminati, non si riuscì a
comprendere se fosse un’espressione divertita o minacciosa.
‹‹ Che domande bizzarre che fate. Siete
esattamente dove vi state trovando in questo preciso istante, no? ››
Axel aggrottò la fronte e digrignò
segretamente i denti. Iniziava ad irritarsi sul serio.
‹‹ Mi stai prendendo in giro? ››, sibilò.
Avrebbe fatto sputare a quella palla di pelo tutte le
informazione che possedeva, a costo di arrostirlo con le sue bolas infuocate.
‹‹ Non mi permetterei mai! ››, si
giustificò lo Stregatto iniziando a rotolare divertito sul massiccio
ramo, la sua coda ondeggiava morbida, quasi come se nell’accarezzare
l’aria trovasse un’appagante sensazione.
Roxas vide come l’irritazione del suo compagno stesse
prevalendo e si affrettò a distrarlo.
‹‹ Lascialo perdere, piuttosto ti ricordi come siamo arrivati qui? ››
Aggrottò la fronte, cercando di visualizzare l’ultimo momento in
cui entrambi si trovavano al castello. Era tutto confuso, la sua mente era
ancora traumatizzata dal profondo vortice oscuro che li aveva assorbiti...
Il vortice. Come erano precipitati lì?
Ma certo!
‹‹ Sì, è stato lo specchio di Saix! ››
‹‹ Lo specchio…? ››, la mente appannata del
biondo iniziò ad elaborare. Era vero, si trovavano nel reparto degli
attrezzi di scena e si era appoggiato alla superficie di vetro prima di essere
assorbito e spedito lì.
‹‹ Quell’affare è stato costruito
da Vexen per lo spettacolo di magia di Saix, l’unica cosa che non capisco
è come un attrezzo di scena possa aver scaturito
questo putiferio ››.
‹‹ Magari per una sovrapposizione del tessuto
spazio-tempo che ha trovato in questo specchio un’antenna sonda che ha
lacerato le due dimensioni originali facendole convergere, portandovi
così in una parallela alla vostra ma a voi sconosciuta ››.
I due ragazzi si voltarono con estrema lentezza verso lo Stregatto che aveva
detto tutto ciò con massima naturalezza mentre con le lunghe unghie si
spulciava la coda, quando notò l’agghiacciante silenzio che si era
creato alle sue parole fece un sorriso ampio e rapido.
‹‹ O magari è tutto il contrario di quello che ho detto,
infondo che ne so? Sono matto! ››, le sue parole furono
accompagnate da un suo dito corpulento che ruotava accanto alla tempia mentre
faceva roteare le sue iridi in direzioni opposte.
‹‹ La cosa inizia a stancarmi. ››, borbottò il
fulvo picchiettando il piede sul manto erboso.
Roxas si avvicinò al braccio dell’amico, il suo
nervosismo stava diventando contagioso.
‹‹ Ax, voglio tornare
a casa…››, sussurrò con voce sottile, non era da lui
essere così docile ma quella situazione non sembrava avere via
d’uscita.
Il più grande arricciò le labbra e prendendo un profondo respiro,
chiudendo per qualche istante gli occhi, convogliò tutta la sua
pazienza.
‹‹ Puoi indicarci la via per uscire da qui? ››
‹‹ E dove vorreste andare? ››,
ribatté con noncuranza.
Nessuno gli aveva mai insegnato che è poco cortese rispondere ad una
domanda con un’altra domanda?
‹‹ Lontano da questo posto. ››, il tono era astioso.
‹‹ Allora vi basterà camminare e da qualche
parte arriverete sicuramente ››.
Roxas sgranò gli occhi, pronto ad intervenire nel
caso il mangiafuoco decidesse di aggredirlo.
‹‹ Non ci sei affatto utile. ››, gli
sentì dire, strofinando il piede in terra, come se stesse per prendere
la carica.
‹‹ Non ho mai detto di volerlo essere. ››
Il biondo interruppe il contatto visivo fra i due, parandosi
davanti.
‹‹ Io voglio solo ritrovare la mia strada per
tornare a casa ››, cercò di essere il più amichevole
possibile, alla parola ‘casa’, la mano del ragazzo si spostò
verso il cuore.
Chissà se era stata Xion ad accorgersi della loro scomparsa, sembravano
passate ore da quando erano spariti.
‹‹ Non credo sia possibile, tutte le strade qui
sono della regina.››
Regina?
La cosa stava iniziando a farsi interessante…
‹‹ Come faccio a trovarla? ››, magari lei poteva
aiutarli a differenza di quel gattone.
‹‹ E’ più facile che sia lei a
trovare voi, gli stranieri senza terra non piacciono a quella svitata di sua
maestà ~.››, o magari no.
‹‹ S-Svitata? Che razza di regina può essere una svitata? ››, si voltò
verso gli occhi acquamarina di Axel, quasi cercasse supporto, qualche
sicurezza, almeno da lui ma anche l’amico possedeva quel velo di confusione
e dubbio nel fondo del suo sguardo.
‹‹ Una regina che ha a che fare con un regno di
pazzi! ››, iniziò a ridere a crepapelle, le zampe anteriori
afferrarono quelle posteriori e iniziò a dondolarsi avanti ed indietro
in movimenti fluidi.
‹‹ Paz-? Ma dove
diavolo siamo capitati?! ››
‹‹ Ma che importa? Ormai siete qui! Benvenuti a
Wonderland! ››
La risata dello Stregatto riempì le orecchie di Axel a tal punto di
sentire la testa esplodergli se non avesse taciuto all’istante.
Afferrò con poca grazia il polso sottile del biondo e lo trascinò
lontano da quello spettacolo snervante, uscirono fuori dal giardino potato,
lasciando quella creatura a lacrimare dalle forti risate in solitudine.
___
*Angolino autrice*
Ehilà ragazzi! Sono tornata :3
Vi sono mancata? Piaciuta la sorpresa? u_u ho deciso
di postare a questa ora indecente solo perché
domani è Ferragosto e mi accamperò a mare D: spero di trovarvi al
mio ritorno!
Ora sono una diplomata! Uh-uh! Gli esami mi sono
andati piuttosto bene, l’estate è piuttosto monotona e noiosa,
purtroppo mi sto dando al più completo ozio ›_____›
Prometto di riprendere a pieno regime!