WASHINGTON W.A.

di Cara_Sconosciuta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- America, arrivo! ***
Capitolo 2: *** 2- OSPITE IN ARRIVO ***
Capitolo 3: *** 3-chi ben comincia... ***
Capitolo 4: *** STRANA ***
Capitolo 5: *** 5-TALE MADRE... ***
Capitolo 6: *** 6 - SECONDO GIORNO ***
Capitolo 7: *** 7 CHEF MASETTI, A RAPPORTO! ***
Capitolo 8: *** 8 - IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA ***
Capitolo 9: *** 9- liti, sogni e professori ***
Capitolo 10: *** capitolo 10- un ballo da dimenticare ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 12- BUON COMPLEANNO ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 13-IL TEMPO VA, PASSANO LE ORE ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 14- L'ALTRA FACCIA DELL'AMORE ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 15 - UNO DEI TANTI ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 16 - PENSIERO ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 17 - SPETTACOLO DI CAPODANNO ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 18 - AL CORBIN, CORBIN AL ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 19 - SE C'è UN POSTO NEL TUO CUORE ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 20 - WALTER, MY LOVE, ALLY CARA ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 21 - ROMA ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO 22 - WASHINGTON ***
Capitolo 22: *** CAPITOLO 23 - NASCERò CON TE ***
Capitolo 23: *** CAPITOLO 24 - UNA RAGAZZA PER TOM ***
Capitolo 24: *** CAPITOLO 25 - SILVIO D'AMICO?! ***
Capitolo 25: *** CAPITOLO26 - IMPREVISTI ***
Capitolo 26: *** CAPITOLO 27 - CONVALESCENZA ***
Capitolo 27: *** CAPITOLO 28 - ROMA, NUN FA'LA STUPIDA STASERA ***



Capitolo 1
*** 1- America, arrivo! ***


1-

WASHINGTON W.A.

1-        AMERICA, ARRIVO!

 

RATING: Non  mi appartengono nè I personaggi de”I Ceaaroni” nè quelli di “Bones” e la storia non è scritta a fini di lucro.

 

“In America??!!”

Marco mi guarda come se gli avessi appena detto che sto per partire per il fronte.

“A, Marco, in America sei mesi vado, non a fare il medico senza frontiere in Africa centrale!”

“Sì, sì, lo so, ma è lontano!”

E porca miseria, Marco, lo so che è lontano. E so pure che sei mesi sono tanto tempo ma quei rompipalle dei miei dicono che ci devo andare, anche se io non ne ho nessuna voglia. Insomma, sarò a mezzo mondo di distanza da Eva, da Marco, da Eva, dai miei, da Eva, da Giulio e Lucia… l’ho già detta Eva?

Sì, però se gli dico così Marco mi salta addosso. Eva è la sua ragazza, ora.

“Ma dai, cosa vuoi che sia?” Sdrammatizzo. “Non è poi così lontano e sei mesi passano in un attimo!” Walter, sei un grande attore.

“Walter ha ragione, Marco, non fare il drammatico.” Eccola. La mia Eva. Il mio angelo.

No.

Quello del mio migliore amico.

“E quando parti?”

“La settimana prossima. Vado dalla famiglia di un tizio che ha conosciuto mamma ai tempi che studiava là. Dai, non vedo l’ora di partire…”

E l’Oscar per miglior ballista va a…. Walter Masetti, signore e signori!

“Portami un regalo, eh.” Mi redarguisce Eva.

Redarguisce? E da dove l’ho tirata fuori sta parola? Boh…A, Eva, te porterei la luna, se potessi!

“Certo, piccolo piccolo, però, sennò spendo troppo.”

Guardo l’orologio.

Merda.

Dovevo essere a casa quasi un’ora fa. Mo’ chi la sente più mamma?

“Oh, ragà, devo scappare! Ci vediamo.”

Corro fuori da casa Cesaroni sbattendo la porta e a momenti vado in collisione con Cesare che sta entrando.

“Scusa Ce’!” Gli grido, già fuori dal cancello.

Li dovranno fare tutti santi, i Cesaroni, per come mi sopportano.

***

Entro in casa più silenziosamente di Arsenio Lupin.

“Yes, that’s ok.”

Mamma è al telefono…fiuuu…. La mia fine lenta e dolorosa è rimandata di qualche minuto.

“Ok, ok…Oh, Walter’s here…”

Il mio inglese è abbastanza buono da capire che ha detto che sono arrivato…Ma come ha fatto a sentirmi? Si vede che mamma fa la prof: sembra che abbia occhi e orecchie ovunque.

“Yes, of corse. It’s Masetti: M-A-S-E-T-T-I.”

Mi sa che sta parlando con l’americano. Pinificano la mia vacanza-prigione. Ecco, sta salutando. Ahia, ora sono cavoli….

“WALTER!!!!” Arriva, puntuale, l’urlo dalla cucina e poi, come il tuono che segue il lampo, eccola entrare in soggiorno come un treno impazzito.

La vedo nera.

“Sì può sapere dov’eri?”

“Da Marco…”

“E ti pareva. Sempre là stai! Un giorno o l’altro chiedo a Giulio se ti adotta, tanto già vivi con loro.Vabbè, guarda, non ho voglia di discutere, lasciamo stare… »

Ha detto lasciamo stare? Non ci credo….Sono vivo! Dio esiste!

“Vai su a fare le valigie, che parti dopodomani.”

Cosa? Scherziamo?!

“Dopodomani? Mica dovevo partire domenica?”

“Sì, ma ho chiamato l’aereoporto e così all’ultimo momento l’unico posto libero che avevano era dopodomani. Era Seeley al telefono. Ha detto che per lui va bene così.”

E, certo, a lui va bene, ma a me no. E poi che uomo è uno che si chiama Seeley? Dovrebbero proibirgli di girare per strada! Già me lo vedo: un topo di biblioteca basso e secco con un paio di occhiali spessi come Il Signore degli Anelli versione integrale. Insomma, dai, uno che si chiama Seeley è predestinato!

“Perfetto, vado a fare i bagagli.” Dico, invece di esternare tutti i miei ragionamenti sull’uomo-topo.

Mamma sorride, tutta felice.

Walter, meriti DECISAMENTE l’Oscar.

Salgo in camera e trovo già ad aspettarmi il mega-super valigione di papà, nuovo di zecca perché mio padre odia viaggiare più di quanto odi la Lazio.

E non è poco.

Apro un cassetto e mi sento quasi male.

Sei mesi.

Gli americani sapranno fare il bucato, vero?

Dio, che domanda scema….

La verità è che non ho così voglia di piangere da quando avevo sette anni e il cane di Marco ha mangiato il mio pupazzo preferito.

Mi saltano in mano un paio di boxer bianchi con la scritta “SONO UN PIRLA” sul retro.

Quanti ricordi….Tutti i miei tentativi di conquistare Eva…Tutti finiti male, ovviamente.

Sì, perché lei ama Marco, il romantico poeta incompreso, non Walter lo scemo del villaggio.

Ci ha mai pensato nessuno che anche lo scemo ha dei sentimenti?

E’ vero, non so scrivere e cantare come fa Marco. Io so fare il cretino, faccio ridere la gente. Mi hanno detto che è un talento meraviglioso, ma, per quanto mi sforzi, non riesco a immaginarne uno più inutile.

Ah, già, oggi ho scoperto che so anche recitare.

Yuppie.

Il punto è che, anche se non lo so dire in modo elegante, io Eva la amo davvero e mi fa male vederla con Marco, anche se sono felice per lui.

Sai che c’è?

Quasi quasi sono felice di partire, così non li vedo per un po’…e magari riesco anche a fare una o due notti senza sognarmela.

Sì, voglio andare via da Roma, da Eva, da Marco, da tutti e ne ho l’opportunità, anche se ciò implica vivere per sei mesi con l’uomo topo.

Washington, arrivo!

 

Continua…….

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Capitolo 2
*** 2- OSPITE IN ARRIVO ***


2- OSPITE IN ARRIVO

2- OSPITE IN ARRIVO

 

“Allison!”

Papà mi chiama.

Di nuovo.

Uffa.

Ma non lo capisce che domani ho un compito importante e non so praticamente niente? Anzi, mi correggo, non so assolutamente niente.

Odio la matematica!

A che cosa servirà mai, poi nella vita? Io voglio recitare in teatro, non diventare la nuova Einstein!

“Allison, vuoi scendere, per la miseria?”

Forse mi conviene scendere. Se papà si arrabbia, poi…..Insomma, meglio che non succeda.

“Arrivo, papy.”

Scendo le scale di corsa, quasi inciampando in mio fratello Parker, seduto a leggere fuori dalla sua camera. Dio, ma perché non può leggere a letto o sul divano come fanno tutte le persone di questo mondo?

Eccomi da basso.

Papà è in salotto, già vestito di tutto punto, che guarda l’orologio con aria impaziente.

Cosa ho scordato, stavolta?

“Ah, finalmente, ce ne hai messo di tempo! Devo essere in aeroporto tra 20 minuti!”

Ah, già, oggi arriva l’italiano.

Che bello.

Come non ci fossero già abbastanza persone negli States il cui hobby è prendermi in giro.

“E io che c’entro?”

Papà alza gli occhi al cielo. Quando fa così mi fa sentire davvero stupida.

“Devi andare a prendere Andrea a scuola e io non parto finchè non ti ho vista salire in macchina con i miei occhi. Sei capace di dimenticartene di nuovo.”

“Non è vero!” Protesto, ben sapendo che, invece, è verissimo. “Posso prendere il SUV?”

Papà mi lancia uno sguardo che dice chiaro e tondo ‘te lo puoi scordare’.

“Ok…prenderò la Mini.”

“E vedi di farti trovare a casa per quando torno.”

Esco insieme a papà e salgo su quel catorcio di macchina che mi ha regalato zio Jack.

La odio, la mia mini.Mini rosso sangue rappreso, ma è l’unico mezzo che i miei mi lasciano usare, quindi non mi lamento.

Però non è giusto. Mio padre è uno dei migliori agenti dell’FBI, mia madre è una famosa scienziata….e io giro con una Mini Cooper mezza sfasciata!

Vabbè, lasciamo perdere…tanto da qui alle elementari sono solo cinque minuti di strada.

 

10 MINUTI DOPO

 

Andrea dovrebbe uscire ora…Uffa… ma quanto ci mette? Io ho l’algebra che mi aspetta!

Ah, finalmente, eccola lì.

“Andy!” La chiamo.

Andrea è la mia sorellina. Ha otto anni e, al contrario della sottoscritta, ha ereditato il cervello di mamma ed è una specie di piccolo genio. Sono felice di non essere come lei. Non gioca mai con i suoi coetanei, sta sempre a leggere o al computer. Io so a malapena accenderlo, il computer! Certo, io sono un caso clinico, però…

Tanto mi sembra che, per quanto riguarda la vita sociale, essere super intelligenti o meno sia esattamente la stessa cosa. Andy non ha amici, esattamente come non ne ho io.

Anzi, no, io una ce l’ho. Io ho Alexandra, detta Al, la figlia di zio Jack e zia Angela, mia amica inseparabile da…beh, da sempre.

“Ciao, Ally.” Mi saluta il piccolo mostro dalla faccia d’angelo. Io e Andrea non ci sopportiamo molto, siamo troppo diverse. Vado decisamente più d’accordo con Parker, mio fratello maggiore, che però lavora a New York e viene da noi solo ogni tanto.

Oggi, però, Andrea è strana. Sembra felice.

“Ally, lo sai che è successo oggi?”

“Hai confutato l’infinito?”

“No! Sai, Joey, quel bambino che mi piace?” Non lo so, ma non glielo dico. “Ecco, ha detto che se gli facevo i compiti si fidanzava con me. Io ho detto di sì e ora stiamo insieme!”

Perfetto.

La mia irritante sorellina di otto anni è fidanzata e io, che vado per i diciotto, ho baciato solo una volta facendo il gioco della bottiglia.

“Ally, mi porti a prendere un gelato per festeggiare?”

Wow, Andy che si comporta come una bambina normale! E’ un evento più raro di una nevicata nel Sahara! Ma io devo studiare algebra….rischio di ripetere l’anno…

Oh, al diavolo x e y! Per un giorno posso essere io la sorella maggiore e non voglio perdere quest’occasione.

Carpe diem, Allison!

„Come no, dai, salta su!“

 

 

WALTER

 

Sono in aeroporto.

L’aereo non è caduto, non ho perso nessun bagaglio e mamma mi ha già telefonato tre volte per assicurarsi che io non sia stato ucciso da un serial killer modello CSI.

Beh, se qualcuno se lo stesse chiedendo, non è successo, io sono vivo e vegeto e sto aspettando che l’uomo-topo venga a prendermi.

I vibrano i pantaloni.

Che palle.

Ma che c’ha mamma? Con tutte ste chiamate finirà per portarmi rogna sul serio.

Guardo il display.

Eva.

Non rispondo.

Sono partito per non pensare a lei e lei mi chiama non appena metto piede sul suolo americano….un inizio alla grande, direi.

Mentre guardo come un deficiente il mio cellulare che suona, noto che qualcuno mi si è avvicinato.

Alzo gli occhi e mi trovo davanti una specie di armadio a due ante in jeans, camicia e occhiali da sole stile David Caruso che tiene in mano un foglio con la scritta Walter Masetti.

Mi guarda e sorride.

“Hi, you must be Walter.” Pronuncia il mio nome all’inglese: Uolter.

“Sì, cioè…Yes…I’m Walter.” Calco sulla pronuncia italiana. A bello, manco ti conosco che già me sbagli il nome?!

“I’m Seeley Booth.” Mi tende la mano e io la stringo, fissandolo come un imbecile.

Questo qui è Seeley l’uomo-topo? Ammazza!’Na pantegana, al massimo!

“Piacere…nice to meet you.”

“Shell we go?”

Ahò, ma smette mai di sorridere?

“Yes, of corse.”

Tira su senza sforzo il mio megavaligione e mi fa segno di seguirlo.

Fuori dall’aereoporto c’è un sole che neanche a Palermo, però non fa caldo come in Italia.

Carica la mia roba in macchina (un mega SUV di quelli che pensavo esistessero solo nei telefilm), si gira e mi fa.

“Welcome to the USA, Walter.” Ancora l’ha sbagliato? Uffa.

“Thank you, but my name is Walter…with ‘a’”

L’armadio ride.

Che cosa c’è da ridere? Per una volta nella vita che parlavo seriamente….

“Ok, ok, ‘Walter with a’, let’s go home.”

Ecco, let’s go home che è meglio.

La mia prima impressione dell’America? Boh….

Però sto armadio qui è simpatico…nome a parte.

Conosciamo il resto della famiglia, poi giudicherò.

Una cosa è certa: è molto, molto meglio dell’uomo-topo!

 

Continua…

 

 

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Capitolo 3
*** 3-chi ben comincia... ***


3- CHI BEN COMINCIA…

3- CHI BEN COMINCIA….

 

ALLISON

 

 Non mi sembra vero: sono a fare shopping con Andrea! Parker non ci crederà di certo!E le ho comprato dei vestiti, non dei libri! Non abbiamo litigato e non ho nemmeno incontrato nessuno dei miei odiosissimi compagni di scuola.

Cosa può esserci di meglio?

E poi Andy è pure simpatica, quando non ti ricorda ogni momento che il suo QI è più alto del tuo.

Ora stiamo uscendo dal centro commerciale e lei saltella di fianco a me, felice come una Pasqua.

Mi suona il cellulare.

Non appena lo accosto all’orecchio, la voce di Al mi assale.

“Ciao Boothy!!!”  Odio quando mi chiama così, ma non c’è verso di impedirglielo. “Allora, allora, allora??”

“Allora che?”

“L’italiano, ragazza, com’è? E’ figo? Passabile?”

“Al…”

“No, non dirmi che è brutto….”

“Al, non lo so com’è. Non sarà ancora nemmeno arrivato a casa.”

Silenzio.

“Al, ci sei?”

“Sì…Scusa, ma l’aereo non atterrava alle tre?”

“Sì, e allora?”

“Boothy, l’aereoporto è a mezzora da casa tua, non dall’altra parte del paese, e ora sono le sei e mezza. Penso che a casa ci sia arrivato eccome!”

Guardo l’ora.

Porca….

Al ha ragione, ho perso totalmente la cognizione del tempo!

“Scusa, Al, ti lascio…Papà mi metterà in punizione fino ai 21 anni!”

Attacco senza darle il tempo di rispondere, faccio salire Andy sulla Mini e parto a velocità concorde.

Dio, Dio, Dio, papà aveva detto che dovevo tassativamente essere a casa per quando lui fosse tornato. Ma cos’ho in testa, moscerini?

No, nemmeno, solo ragnatele.

“Ally, sei oltre il limite di velocità!”

“Taci, mostro.”

Andy mette il broncio.

Amen.

Ho ben altro di cui preoccuparmi.

In dieci minuti siamo a casa.

Faccio per entrare ma la porta è chiusa e io, come al solito, non ho preso le chiavi.

Beh, però è un buon segno.

Forse l’aereo ha ritardato e papà non è ancora a casa.

Forse c’è solo Parker con la sua mania di chiudere tutto a chiave.

“Aspettami qui.” Dico a Andy e vado sul retro.

Mi arrampico sull’albero che sta sotto alla finestra della stanza degli ospiti, che è sempre aperta.

Strano…di solito questa strada la faccio per uscire di nascosto…

Evvai, le imposte sono solo accostate.

Entro con le gambe….e due mani mi afferrano per le caviglie, facendomi cadere a terra.

“Parker, che diavolo stai…”

Mi volto.

Non è Parker.

E’ un ragazzo non molto bello, occhi scuri, capelli castano chiaro, che mi guarda come fossi un alieno.

Cerco di rimediare alla figuraccia con uno dei “sorrisi alla Booth” che ho ereditato da papà.

“Ciao, tu devi essere lo studente italiano. Io sono Allison, piacere.”

 

 

WALTER

 

Allison?

Mi sa che questa qui è la figlia che mi diceva l’armadio in macchina, quella che ha un anno meno di me.

Mi ha fatto prendere uno sghetto….

Cioè, dico, uno è lì tranquillo che comincia a creare il caos cosmico nella sua stanza nuova di zecca…e gli piomba un oggetto non identificato dentro dalla finestra!

“Scusa per la caduta…credevo fossi un ladro o roba simile.”

Le tendo la mano per aiutarla ad alzarsi.

Mi sorride.

Ha un bel sorriso.

Come quello di suo padre….solo che su di lei fa un altro effetto.

“Tu…passi sempre dalla finestra? No, perché così la prossima volta sono preparato.”

“No…di solito uso la porta…Non volevo farmi vedere da papà.”

Si massaggia la spalla che ha sbattuto.

Cavoli, mi spiace di averle fatto male…meno male che si è voltata e non è atterrata di faccia…

Già me lo vedevo: ragazzo in vacanza studio uccide la figlia dell’ospite non appena mette piede in casa.

Oltretutto, ho scoperto che è meglio non farlo arrabbiare, l’ospite, visto che lavora per l’FBI.

“Ti sei fatta male?”

“No, no, tutto ok.”

“Sicura?”

“S’ì, non ti preoccupare.”

Silenzio.

Muti.

Non esiste niente di più imbarazzante.

Presentati, idiota!

“Comunque…piacere, sono Walter.”

“Ciao, Walter.” Mi sembra di stare a una seduta degli AA

Ciaaaaao, io sono Waaalter.

Ciaaaaao Waaalter.

Però pronuncia giusto. Mi piace ‘sta donna.

“Parli bene inglese.”

“Sì, beh, grazie…è l’unica materia, oltre a matematica, in cui vado bene.”

Si soffia via una ciocca di capelli chiari dagli occhi. Però, non è male la piccola Occhi di Gatto.

“magari andassi bene io in ma…”

“ALLISON BOOTH VIENI SUBITO Giù!” Urla l’armadio dal piano di sotto.

Allison sbianca.

E te credo.

Avrei una fifa blu, io.

Giuro che non farò mai e poi mai arrabbiare il signor armadio Booth.

“Mi sa che devo scendere… Ci vediamo dopo…Se sopravvivo.”

“Ciao, in bocca al lupo!”

“Cosa? Quale lupo?”

Scemo, è un modo di dire italiano.

“No, niente, buona fortuna.”

Sorride ed esce dalla stanza con aria rassegnata e io mi volto per tornare ad affrontare il buco nero che è la mia valigia.

 

 

ALLISON

 

Sono al piano di sotto.

Ho paura.

Papà è capace di mettermi in punizione per due o tre mesi se non c’è mamma a difendermi.

E’ strano.

Vista dall’esterno sembra lei quella dura e severa, fissata con le regole. In realtà, mia madre è solo una donna molto fredda e razionale, mentre è mio padre quello degli eterni castighi.

Ora, però, mamma è al lavoro e io sono completamente sola in balia dell’uragano Seeley.

Entro in salotto con gli occhi bassi e un’espressione incredibilmente mortificata che non serve a un bel niente, ma fa scena.

“Allison, mi sai spiegare perché non c’è una volta in cui tu riesca ad obbedirmi?”

Andrea sta in piedi di fianco a lui tutta compiaciuta.

Piccolo mostro.

“Passi che non sei tornata a casa per l’orario che ti avevo detto, ma lasciare tua sorella chiusa fuori solo per evitare una ramanzina mi sembra troppo anche per te!”

Non sta urlando.

E’ tremendo quando non urla.

Mi fa sentire in colpa da morire.

“Le avrei aperto, ma Wal…”

“Che cosa hai detto?” Ops…. “Ally, ti conviene tacere, perché non sei assolutamente nella posizione di chi può permettersi di ribattere.”

Sto saggiamente zitta, aspettando la condanna, che puntuale, arriva.

“Niente uscite con Al per due settimane.”

Al non me lo perdonerà mai. Si era fatta promettere una descrizione dettagliata del mio nuovo coinquilino…..Vabbè, lasciamo stare, prima che le settimane diventino tre. E poi posso sempre parlarle a scuola.

“E voglio che passi il test di algebra con minimo una B.”

Una B?! Non ho mai preso una B in matematica nemmeno alle elementari” Non ci riuscirò mai!

“Sì, papà.”

“Ora vai al piano di sopra e aiuta Walter a disfare i bagagli.”

Faccio per salire le scale, cercando di sparire il più velocemente possibile.

“Ah, Allison?”

Mi volto.

“Preparalo psicologicamente…Cucina mamma stasera.”

“Cosa?! Ma volete farlo scappare subito?!”

Papà alza le braccia, come a dire che lui non può farci niente.

Mia madre è la donna più testarda del mondo.

Povero Walter…Salto diretto dal paradiso all’inferno, dalla cucina italiana a quella di emperance Booth….Non sa cosa lo aspetta.

 

To be continued

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Capitolo 4
*** STRANA ***


Capitolo noiosetto, di transizione…e anche il 5 è simile, con la descrizione della madre di lei…

Capitolo noiosetto, di transizione…e anche il 5 è simile, con la descrizione della madre di lei….da l 6 però si entra nel vivo!!!

4- STRANA

ALLISON

 

Busso piano alla porta della camera di Walter.

Non ho nessuna voglia di aiutarlo, ma non voglio tirare troppo la corda con papà.

Mi apre e mi rivolge un sorriso preoccupato.

“Com’è andata?”

“Poteva andare peggio. Posso darti una mano?”

Walter guarda all’interno della stanza.

Sembra ancora più preoccupato.

“Ehm…Beh… Sai, la mia valigia è recentemente implosa e non vorrei che ti spaventassi…”

Rido.

E’ simpatico.

E non mi prende in giro, né sembra che io gli stia particolarmente antipatica.

Certo, il suo sguardo è divertito, ma gli sono volata in camera attraverso la finestra, è già tanto che non mi odi!

“Ti giuro che non urlerò.”

Allora si sposta di lato e, mimando un inchino, mi fa entrare in quello che per sei mesi sarà il suo rifugio personale.

Ha decisamente esagerato.

La mia stanza è molto peggio!

“Allora…che posso fare?”

“Quello che vuoi. Ogni tipo di aiuto è prezioso.”

Lo aiuto a riporre alcuni vestiti nell’armadio, un paio di foto sul comodino –una è di lui con una bella ragazza…chissà chi è….cavoli, è stupenda…..- ; poi, improvvisamente, noto una borsa abbandonata sul letto.

“Che cos’è?”

“Sono il mio tesoro: i miei DVD.”

“Posso vedere?”

“Come no!”

Toglie un po’ di vestiti dal letto, facendo spazio perché io e lui ci sediamo.

“Ti piace il cinema?”

“Tanto…Il mio sogno è recitare.”

Walter alza le mani a formare una specie di televisione e mi inquadra.

“Sì, sì, direi che sei perfetta…Signorina, lei ha un futuro!”

Rido.

“Qual è il tuo preferito?”

“Mah…ce ne sono tanti. Senz’altro “Il Gladiatore” è uno dei the best. Il tuo?”

“Ghost e Pretty Woman.” Rispondo sicura.

“Mitica Julia!”

Un cellulare comincia a vibrare sul comodino vicino a me. E’ il suo. Lo prendo e leggo il nome sul display. Lo so, sono troppo curiosa…

“Chi è?” Mi chiede.

“Eva.”

Mi sa che è la sua ragazza. Che culo ha! Si è trovata un ragazzo fantastico…

No.

Stop.

Ally, a che pensi? Lo conosci da dieci minuti!

Lo guardo, visto che non mi ha ancora preso il cellulare dalle mani.

Il sorriso non c’è più, sul suo viso.

“Non rispondi?”

“Lascialo suonare.” La sua voce è fredda. Mi sa che non è la sua ragazza. O, almeno, non lo è più. Magari si sono appena lasciati, poverino…Sì, è senz’altro così.

Passano pochi secondi e già la sua espressione allegra è tornata.

Menomale!

E’ carino così.

Molto.

Oddiooddiooddio, basta!

Non devo pensare queste cose!

Ho già capito che con questo non ci devo stare troppo.

“Scusa, Walter, ti dispiace se vado di là? Sai, la settimana prossima ho un compito importante e…”

“…e vuoi arrivarci preparata. Ok, ci vediamo dopo!”

 

WALTER

 

Allison è andata via da un paio d’ore, oramai, e io, incredibile ma vero, ho finito di mettere in ordine la mia roba.

Beh…ordine….non esageriamo….

Diciamo che la mia camera è leggermente più ordinata di una discarica.

Proprio come quella a Roma.

Che ci posso fare se io l’ordine non lo sopporto?

Sarà che pure la mia testa è un gran casino…

Eva mi ha chiamato altre due volte.

Non voglio risponderle.

Non voglio sentire la sua voce, perché so che mi farebbe venire una nostalgia talmente forte da prendere il primo aereo per Roma.

Ma, soprattutto, non voglio che lei arrivi anche qui.

La odio.

E la amo, pure.

Sì, però lei qui non ci deve arrivare.

Ho deciso.

Mi prendo la testa tra le mani…. Mi sembra di esplodere!

Qualcuno bussa alla porta.

Apro, sperando che sia lei….

E invece è Parker, il figlio maggiore dell’armadio.

“Caio. Senti, la cena è pronta. Puoi chiamare tu mia sorella, che se la disturbo mentre studia mi salta addosso?”

“No problem! Arriviamo subito!”

“Grazie, Walter.”

Esco dalla stanza e mi chiudo la porta –e quel maledettissimo cellulare- alle spalle.

Busso alla camera di Allson.

Allison….è carina, la piccola ladra.

Certo, è tutta diversa da Eva. Ha i capelli chiari, corti, disordinati, e dei bellissimi occhi blu oceano. Non somiglia affatto a suo padre, fatta eccezione per quel sorriso, caldo ed elegante allo stesso tempo.

Mi piace.

Mi piace, ma non è lei, non è la mia Eva.

Da quando l’ho conosciuta, due anni fa, quella ragazza per me è quasi un’ossessione… ma perché nessuno inventa una cura per il mal d’amore?

Beh, comunque Allison non è certo alla mia portata. Insomma, ch’avrà tutta DC ai suoi piedi, che si fili uno come me non sta né in cielo né in terra.

Ahò, ma non ha sentito? Busso ancora.

Niente.

Socchiudo appena la porta.

“Parker, va’ via.” Dice lei con una voce tremante. Sta piangendo?

Entro e mi chiudo la porta alle spalle.

“Non sono Parker, sono Walter.”

Lei è seduta alla scrivania, con la testa china e le braccia strette attorno al busto, come per consolarsi.

Sembra un po’ il gattino annaffiato di quella canzone di Minghi…Vattene amore….

Mi avvicino piano piano.

“Ciao…” Sussurra, tirando su col naso.

“Ehi, è tutto ok?” Le tolgo da davanti il libro sul quale, forse, stava studiando. “Che vuoi fare, un lago? Guarda che ce ne sono già abbastanza, di laghi, negli Stati Uniti!”

Sorride.

Grande Walter, sei un grande.

“Ally, così ti cola tutto il trucco! Dai, smetti di piangere… Sei più bella se non piangi.”

Le asciugo le lacrime, ottenendo solo di sbavare ancora di più le strisce sottili lasciate dal mascara.

Però bella lo è davvero… Anche così come è ora.

Grazie…” Dice lei, spostandosi un po’ di lato. “Sono una scema….Piangere su un libro…”

“Ti ha provocata?” Scherzo.

Sorride di nuovo.

A, Ally, così me stai a fa svenì!

Guardo il libro. Algebra. Ahia.

La matematica è una gran bastarda. Se non ci sei portato sudi sette, anzi, ventisette camicie per strappare anche solo un misero 6…quando ci riesci…

“Se non supero questo compito mi bocciano…”

“E tu non vuoi perdere la tua classe.”

Mi rivolge un sorriso amaro.

“Quello sarebbe pure un bene, così sarei in classe con Al, la mia migliore amica….No, della classe non me ne frega niente. Se mi bocciano, però, poi non mi prendono ad arte drammatica…”

Le lacrime riprendono a scendere dai suoi occhi….come se l’oceano che vi è contenuto avesse all’improvviso deciso di fuggire via….ammazza, Walter, che poeta sei!

Comunque deve tenerci davvero tanto a studiare recitazione. Chissà se…

“Ally, senti, ti va se ti aiuto?”

Alza gli occhi nei miei.

“Davvero?”

“E come no! Dai, però, ora sce…”

Mi sta abbracciando.

Non me l’aspettavo.

Non so che fare.

La stringo un po’ anche io…Poi l’allontano, non so nemmeno io bene perché.

Le sorrido.

“Dai, vieni, andiamo a mangiare.” Si allontana da me. Se si è offesa per come mi sono spostato non lo dà a vedere.

E’ strana.

E’ bella.

Ma non è lei.

 

Continua…

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Capitolo 5
*** 5-TALE MADRE... ***


5- TALE MADRE…

5- TALE MADRE…..

 

ALLISON

 

Io e Walter scendiamo con calma fino al piano di sotto.

Sono imbarazzatissima…

Insomma, non è proprio una gran figura farsi trovare in lacrime sul libro di algebra, anche se, ultimamente, mi capita piuttosto spesso di mettermi a piangere.

Lui, comunque, è stato davvero carino.

Al mi avrebbe di certo mandata a quel paese, dicendo di rinunciare a quel mio stupido sogno della recitazione.

Al, però, non capisce che non è affatto stupido.

Parker ci accoglie all’ingresso della sala da pranzo con un gigantesco sorriso stampato in volto.

“Ally, credo che papà abbia proprio ragione: Dio esiste davvero!”

Lo dice con un tono talmente serio che quasi mi spavento.

“Perché? Che è successo?”

Il suo Booth-sorriso si allarga, se possibile, ancora di più.

“Siccome Temperance ha fatto tardi al lavoro, invece di cucinare ha comprato da mangiare da Sid!”

Non posso crederci! Evvai!

Pollo radioattivo e pasta geneticamente modificata evitati!

Mi volto verso Walter e gli poso una mano sulla spalla con espressione grave.

“Per oggi l’hai scampata, ma prima o poi mia madre cucinerà….e allora rimpiangerai l’Italia.”

Lui ride.

“Vorrà dire che fuggirò dalla finestra!”

Tutti e tre entriamo allegri in cucina.

Papà e Andrea sono già seduti a tavola e mamma sta distribuendo il cibo tailandese nei piatti.

“Ri-ciao, Temperance.” La saluta Parker.

Io, invece, mi avvicino e le do un bacio. Di solito non sono così affettuosa, ma diciamo che stasera le sono in particolar modo grata.

Walter biascica un debole salve.

Ecco, ci risiamo.

Ha il tipico sguardo da merluzzo lesso che compare ul volto di tutti gli uomini quando vedonomia madre.

Il punto è che la dottoressa Temperance Brennan Booth, oltre che intelligentissima, è davvero molto, molto bella.

Insomma, è come se portasse in testa un cartello luminoso modello Timon e Pumbaa con la scritta “SONO LA DONNA PERFETTA”.

A volte non la sopporto proprio.

Cioè, è una madre meravigliosa, ma è umiliante il fatto che, quando camminiamo insieme per strada, i ragazzi guardino lei e non me!

Siccome Walter sembra ipnotizzato, gli do un colpetto per attirare la sua attenzione.

Mi guarda, ma papà è più veloce di me.

“Sedetevi pure, ragazzi.”

Eseguiamo.

“Ciao, Walter, sono Temperance, piacere.” Si presenta mia madre.

Dai, giovane, rispondi, non fare la figura del pollo.

“Piacere mio, signora Booth.”

Sorride.

Si è ripreso.

Durante la cena, mamma e papà gli spiegano che lavoro fanno, che orari seguiamo, perché Paker non chiama Temperance mamma e roba simile.

 Andrea lo guarda affascinata per tutto il tempo. Credo le piaccia il suo accento straniero.

Lui, invece, continua a fissare mia madre.

Uffa…

E dire che cominciavo quasi a credere….

Mamma è grande, è la migliore….ma a volte la odio davvero!

 

WALTER

 

La cena è finita e io torno in camera per fare qualche telefonata.

Anvedi che shock sta cena!

Mi hanno detto più cose di quante ne imparo a scuola in un anno!

Allora, ripassiamo..

Seeley è vice capo dell’FBI e collabora da anni con l’istituto per cui lavora Temperance, che invece è….lo so, lo so…non lo so….uffa, non mi viene…boh…qualcosa di forense.

Vabbè, passiamo oltre…

Alison e Andrea sono sorelle, mentre Parker è loro fratello solo per parte di padre, vive a New York con la sua ragazza….Melina, mi pare, e studia medicina.

Ok, dovrei aver detto tutto…

Però che figura di merda ho fatto…

Cioè, non riesco nemmeno a mettere piede in sala da pranzo e già passo per il marpione di turno!

Non riuscivo a smettere di fissare quella donna…è incredibile quanto somigli alla sua primogenita!

Stessi capelli chiari, anche se più lunghi, stessi occhi azzurri, stessa forma del viso….

E’ molto bella, ma mi spiace dire che non regge il confronto con sua figlia: Allisn è decisamente meglio!

Vabbè…

Prendo il cellulare e chiamo la mamma.

Non è che muoia dalla voglia di sentirla, ma se non lo faccio manda i caschi blu a controllarmi, quindi….

Contro ogni previsione mi sbrigo in fretta. Mi ruba quasi più tempo papà raccontandomi della clamorosa vittoria della Roma contro la Lazio nella partita di ieri sera.

Non faccio neanche in tempo ad attaccare che già sto componendo il numero di casa Cesaroni: devo troppo sentire Marco!

Spero solo che non risponda lei…

“Pronto?”

E’ Lucia.

“Ciao, Lucì!”

“Walter, come stai? Tutto bene?”

“Alla grande! Senti, c’è Marco?”

“Sì, si sta cambiando per andare a scuola. Te lo chiamo subito! Ciao!”

Sento che si allontana per chiamare il mio migliore amico.Menomale che c’ho preso con l’ora…

Marco e io ci conosciamo da sempre, siamo come fratelli, anzi, di più.

Marco è un grande.

Scrive canzoni e le interpreta, ed è pure bravo! Mi ricordo che io ed Eva volevamo fargli fare il provino per San Remo.

“Walter?”

“Ciao uomo! Come va la vita lì nel mondo di voi poveri mortali?”

Parliamo per un po’.

Cavolo…sono appena partito e già mi manca il parlare con Marco!

Gli racconto tutto; del viaggio, dell’arrivo e della bellissima famiglia che mi ospita.

Ad un ratto bussano alla porta.

Apro.

E’Ally.

La faccio entrare, mentre chiedo a Marco come stanno i suoi fratelli.

“Tutti bene. Rudi sta ricattando Alice proprio ora.”

“Mitico Rudi! Quel ragazzino viene su proprio bene!”

Allison mi guarda, senza capire quello che dico.

Le sorrido.

Mi mette allegria, ‘sta ragazza.

“Senti, Walter, c’è Eva che ti vuole salutare. Dice che è tutto il giorno che prova a chiamarti.”

“Sì, beh…non ero qui, e il cellulare, invece, e insomma…ho visto le chiamate, ma non l’ho sentito…”

Mentre faccio ‘sto discorso sconclusionato faccio segno a Ally di chiamarmi, ma lei non capisce.

Prendo un foglio e una penna, mentre continuo a sparare cavolate.

“SAY MY NAME OUT LOUD” scrivo e lo mostro ad Ally.

Mi guarda un po’ stranita, ma esegue.

“WLTER!”     

Brava bambina.

“A, Marco, scusa, me chiamano. Di’ a Eva che le mando un bacio grande come Roma. Ciao!”

Chiudo.

Mi lascio cadere sul letto.

Non so bene perché mi ostino a non volerle parlare…forse ho paura della nostalgia….boh…

“Grazie” Dico ad Allison, che si siede vicino a me. “Mi hai salvato.”

Mi guarda.

Ha un’espressione strana.

Prende dal comodino una mia foto insieme a Marco ed Eva, che non mi ricordavo nemmeno di aver tolto dalla valigia. Mi sa che è tra le cose che ha sistemato lei.

“E’ lei Eva?”

“Sì…”

“E’ la tua ragazza?”

Le rivolgo un sorriso amaro.

“Nei miei sogni sì, lo è…..ma la realtà è un po’ diversa…. Lei sta con il mio migliore amico.”

“Mi dispiace…”

Non lo dire…

Non me guardà così!

Mi stringo nelle spalle.

“Che ci vuoi fare? E’ la vita.”

Mi appoggia una mano sulla spalla. Non dice niente, e gliene sono grato.

Dopo pochi secondi si alza, di nuovo sorridente, e  mi tira per un braccio.

“Dai, vieni giù. C’è CSI in tv e non voglio perdermelo per colpa tua!”

Ha detto la parola magica: CSI.

Mi alzo di scatto, facendola quasi cadere.

“E brava Ally! Tu sì che sai tirarmi su il morale!”

Le do un bacio su un guancia, facendola arrossire, poi corriamo giù a guardare il mio telefilm preferito e, per almeno un paio d’ore, Eva esce dai miei pensieri.

 

Continua…

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Capitolo 6
*** 6 - SECONDO GIORNO ***


6- SECONDO GIORNO

Altro capitolo così così…. Giuro che mi farò perdonare col 7!!!

 

6- SECONDO GIORNO

 

WALTER

 

DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN!!!!

Yawn….

Buon girono, Masetti, dormito bene?

Grazie, Walter, benissimo, e non ho nemmeno sognato Eva.

Mi fa bene l’aria degli USA!

Mi alzo, esco dalla mia stanza e mi dirigo sicuro verso la porta del bagno….che, però, risulta non essere affatto la porta del bagno, ma la camera di Andrea.

Idiota, il bagno è la stanza a fianco.

Temperance, che sta rifacendo il letto della figlia, mi guarda divertita.

“Oh, scusi, signora Booth, ho sbagliato porta!”

“Lo avevo immaginato, non ti preoccupare. Senti, si mangia tra mezz’ora, quando Allison torna da scuola.”

Annuisco….ma…un momento…torna da scuola?

“Scusi…ma che ore sono?”

Il suo sorriso si allarga.

Ma cosa ch’avranno, poi, tutti da ridere in ‘sta famiglia…

“Ti ho lasciato dormire perché ho pensato che fossi stanco per il fuso. E’ quasi la una.”

Beh, menomale…

Cioè, ho ancora sonno, figuriamoci se mi svegliavo prima!

“Ah, grazie… ora vado in bagno….quello vero, stavolta..Allora ci vediamo tra mezz’ora.”

Esco e vado in bagno.

Mi guardo allo specchio…e per poco non mi spavento.

Ho i capelli talmente sparati che sembro il Re Leone appena uscito dalla battaglia mortale con Scar.

Che palle.

Quando mi sveglio così, poi, non c’è verso di farli stare come Dio comanda.

 

25 MINUTI DOPO.

 

Scendo al piano di sotto, vestito, pulito e profumato…anche se sembra ancora che abbai passato la notte in mezzo a una bufera.

Vabbè…

Mica si può avere tutto dalla vita!

Allison non è ancora arrivata, Temperance sta cucinando e Parker guarda la TV sul divano.

Siccome non ho voglia di passare per quello che non ha voglia di fare niente, prendo la tovaglia appoggiata sul tavolo e inizio ad apparecchiare.

Temperance ringrazia e mi indica dove trovare le stoviglie.

E’ una donna calma ed elegante, anche se appare un po’ fredda…ma è una scienziata, no?

Mentre passo vicino al fornello, sbircio il contenuto della pentola, memore degli avvertimenti di Ally sulla cucina di sua madre.

Beh, non so esattamente cosa mi aspettassi, ma mi sembra un normalissimop pollo, quello che sta cuocendo a fuoco lento.

Allison arriva una decina di minuti dopo che ho finito di apparecchiare.

Non sembra molto allegra.

“Ciao mamma. Parker. Walter.”

Mi i avvicina con una minacciosa pigna di libri che mi molla in mano, senza nemmeno guardare se li prendo.

Se non fossi stato piuttosto pronto di riflessi, sarebbero finiti in terra…

La guardo con un grosso punto di domanda dipinto in fronte.

“Sono i tuoi libri di testo. Inizi domani. Sei in classe con me.”

Detto questo, si volta e sale le scale.

Guardo Parker, che ridacchia.

“Tipa chiara e concisa, tua sorella”

Parker si stringe nelle spalle, tornando a rivolgere la propria attenzione a “Law & Order”.

 

ALLISON

 

Salgo in camera, butto a terra lo zaino e mi lascio cadere sul letto.

Sono sfinita.

Ma come fa Al a rendere una giornata fantastica ed orribile allo stesso tempo?!

Al è il mio antidepressivo, l’unica in grado di tirarmi su il morale in un lampo. Beh…. Forse proprio l’unica no…

E’ strano.

Ho pensato parecchio a lui oggi…Non so nemmeno bene perché.

All’intervallo, poi, Al è entrata come un siluro nella mia classe di letteratura e ha iniziato a sparare domande a raffica proprio su di lui, senza nemmeno aspettare le mie risposte.

“Allora? Com’è? Come si chiama? Quanti anni ha? E’ carino? E’ simpatico?”

Quando Al parte, non la ferma più nessuno!

Poi, però, Al, la stessa Al che mi riempie di allegria ogni volta che la vedo, mi ha dato la notizia, quasi buttata lì per caso, senza nemmeno rendersene conto.

“Peccato che non potrò conoscerlo prima di due settimane. Sai, vado via con i miei…”

In quel momento penso di averla incenerita con lo sguardo, anche se, tecnicamente, lei non ne ha nessuna colpa.Sua madre ogni tanto decide di partire per uno dei suoi viaggi improvvisati e Al non può fare altro che seguirla.

Il punto è che, quando Al non c’è, io sono sola come un cane.

Beh, però questa volta c’è Walter… sempre che non decida anche lui di classificarmi tra le persone più sfigate dell’universo… Incrociamo le dita!

Ora è meglio che vada a mangiare.

 

DUE ORE DOPO

 

Sono di nuovo nella mia camera e aspetto che Walter salga per la prima ripetizione di algebra.

Non so a quanto questa storia potrà servire, ma sono talmente disperata che mi aggrappo a qualunque appiglio.

L’unica cosa che so è che, se esiste anche una sola possibilità che io possa prendere la sufficienza in quel compito, non me la farò di certo fuggire dalle mani!

Walter bussa due volte ed entra.

“Buon giorno, mia umile discepola.”

Non riesco a trattenermi dal ridere.

Si è messo un gilet a losanghe degno di mio nonno e ha un paio di grossi occhiali da vista calati sul naso. Non voglio nemmeno immaginare dove li abbai recuperati.

“Buon giorno a voi, o eccelso professore.”

Dico, sorridendogli.

Prende la mia vecchia sedia a dondolo, la avvicina alla scrivania e ci si siede.

“Allora, da dove cominciamo?”

Eh, bella domanda.

“Da…l’addizione e la sottrazione?”

Mi guarda, inarcando le sopracciglia.

“Allison…”

“Walter, sul serio, non capisco nulla di tutte queste cose. Se beccassi quel deficiente che ha inventato l’algebra lo ucciderei, ma visto che non posso…”

“Ok, ok, ho afferrato il concetto. Passami quel libro, allora. Dovremo cominciare proprio da zero.”

Sospiro, rassegnata, passandogli la mia odiosissima e odiatissima copia di “Numeri e Spazi”.

 

(Ciao, sono io, elisa, l’autrice….volevo solo informarvi che il libro numeri e spazi esiste davvero e l’ho odiato per tutta la durata delle medie e, siccome allison è un po’ il mio alter ego mi è sembrato giusto metterlo. Vado. Ciao ciao.)

 

3 ORE DOPO

 

“Quindi, se voglio sommarli, devo fare il denominatore comune che, invece, per moltiplicare e dividere non serve.”

Walter si toglie gli occhiali e si butta in ginocchio per terra, con occhi e mani rivolti verso il soffitto.

“Alleluia! Grazie, Signore!”

Gli tiro una penna che lo colpisce dritto in testa.

“Stupido!”

Lo guardo, divertita, mentre si massaggia il capo, fingendo di soffrire terribilmente.

“Ma che stupido e stupido! Tu e tua madre siete due assassine!”

“Che c’entra ora mia madre?”

“Come sarebbe che c’entra? Mi ha avvelenato!”

“Esagerato! Il pollo non era nemmeno carbonizzato del tutto!”

Mi viene un’idea.

E che idea!

“Ehi, tu sei italiano, perché stasera non cucini tu?”

Walter alza di nuovo gli occhi al cielo.

“Uffa, certo che siete fissati, voi americani! Non è che uno deve per forza essere uno chef solo perchè nato in Italia.”

“Dai, non puoi essere peggio di mia madre…”

Gli rivolgo i miei micidiali occhini da cucciolo abbandonato.

“So fare la pizza e la pasta, lo confesso…ma non mi guardare così!”

Evvai, lo sapevo che non avrebbe resistito!

“La pizza andrà benissimo.”

“Ma non ci sono gli ingredienti, e poi c’è Andrea da curare e…”

“Andrea è con Parker. L’ha portata ad un museo perché voleva stare un po’ con lei prima di tornare a New York. Non saranno a casa prima di sera. Per gli ingredienti, hai notato che c’è un supermercato qui a due passi? Dai, ti prego….”

Walter agita la testa, però poi sorride e alza le braccia in una scherzosa resa.

“Sei diabolica! Dai, andiamo a comprare quello che ci serve!”

 

continua….

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Capitolo 7
*** 7 CHEF MASETTI, A RAPPORTO! ***


7- CHEF MASETTI, A RAPPORTO

7- CHEF MASETTI, A RAPPORTO!

 

WALTER

 

In questo momento papà mi chiederebbe  chi me lo fa fare….e, in effetti, me lo sto chiedendo pure io.

Eppure sono qui a legarmi in vita un grembiule bianco con una ragazza americana che mi saltella intorno in modo decisamente irritante, continuando a chiedermi che cosa deve fare.

A’Ally, me stai a tirà scemo!

Sarà meglio che la tenga impegnata in qualche modo…

“Allison, puoi pesare la farina, per favore?”

“Agli ordini, capo. Quante te ne serve?”

Oh, mai nella vita ho visto qualcuno così eccitato all’idea di fare una pizza.

“Ti ho scritto tutto su quel biglietto.”

Ally zampetta allegra verso il tavolo, dove ho attaccato un post-it con tutte le dosi per fare una pizza come Dio comanda.

Quando Ally ha finito di pesare la farina, iniziamo a preparare l’impasto.

Mi ricordo quando, da piccoli, Cesare, lo zio di Marco, ci ha insegnato a preparare la pizza.

Abbiamo conciato la cucina da buttare via, ma ci siamo divertiti come matti. Un po’ meno bello è stato quando Giulio è tornato a casa e ha trovato un campo di battaglia che nemmeno nella seconda Guerra Mondiale.

“Va bene così?”

Allison sta impastando come se non avesse fatto altro per tutta la vita.

Chiaramente, non le darò mai la soddisfazione di dirle che sta facendo un buon lavoro.

Scuoto la testa con aria seria.

O, almeno, spero che sia seria.

“Che cosa c’è che non va?” Mi chiede lei, preoccupata.

Mi viene da ridere, ma resisto.

“Eh, Ally, Ally,Ally, piccola e ingenua Ally…Non va bene proprio per niente quello che stai facendo. Guarda, guarda, insomma, sembra che tu la stia uccidendo, questa pasta. Devi essere delicata, dolce…”

“Walter, è pasta per la pizza… non le faccio male!”

La guardo come una bimba un po’ dura di comprendogno.

‘Na capoccia de legno, come diciamo a Roma.

Mi metto dietro di lei e, passandole le mani intorno ai fianchi, prendo le sue e la guido nel fare esattamente la stessa cosa che stava facendo nello stesso modo in cui la stava facendo.

Mi aspettavo che mi cacciasse via, invece, più mi avvicino e più sembra irrigidirsi.

Non è che pensa che ce sto a provà, eh?

Beh, ma alla fine, mi dispiacerebbe poi tanto se lo pensasse?

“…Walter…”

“Mmmm?”

“Ho….penso di aver capito…”

Mi allontano da lei quasi di scatto e torno al mio impasto un po’ imbarazzato.

Dopo qualche minuto passato in silenzio, l’impasto è pronto e bisogna lasciarlo riposare.

“Ok, Ally, iniziamo a preparare i pomodori e il for… Che c’è?”

Allison mi guarda. Si vede lontano un chilometro che sta facendo di tutto per non scoppiare a ridere.

“Beh…hai il naso un po’….pallido.”

Guardo il mio riflesso nel vetro della finestra.

Ha ragione: il mio naso è bianco di farina…come ci sia finita, poi, è un mistero.

Ally non smette di ridere.

Vuole la guerra?

Bene, l’avrà!

Metto di nascosto una mano nel sacchetto della farina che si trova dietro di me.

“Ally, Ally, aspetta un po’…” La guardo, fingendo di vedere qualcosa sul suo viso. “Anche tu sei sporca…ecco…hai un po’ di farina proprio qui, sulle guance.”

Così dicendo, le accarezzo il volto con le dita sporche di farina, lasciandole due strisce bianche che la fanno assomigliare ad un pellerossa.

Mi inchino scherzosamente.

“Ahugh, principessa Giglio Tigrato!”

“Senti chi parla, Rudolph la renna!”

“Eh no, mi dispiace, ma Rudolph ha il naso rosso.”

“Rudolph non esiste e quindi il naso lo può avere anche bianco.”

Faccio due occhi grandi grandi e metto il broncio come se stessi per piangere.

“Co-come non esiste? Ecco, mi hai rovinato l’infanzia. Per colpa tua crescerò con seri problemi psicologici e mentali.”

“Peggiori di quelli che hai già?!”

Ahò, bella, ma come te permetti?!

“Ma senti questa! Vieni un po’ qui, se hai il coraggio!”

Si finge impaurita e indietreggia, solo per afferrare un cucchiaio di legno e agitarlo minacciosamente verso di me, come la più seria e rispettabile delle spade.

In risposta, prendo la prima cosa che mi capita tra le mani: un forchettone da arrosto.

“Hangard!”

“Che fai, Masetti, vuoi farti battere da una donna?”

“Giammai, Boothy, giammai!”

“Non chiamarmi Boothy!”

Lei fa un affondo con il cucchiaio, che va ad incastrarsi tra i due denti del forchettone.

Io faccio ruotare la mia “arma” in modo che la sua le scappi dalle mani, poi le appoggio entrambe sul tavolo.

Ally cerca di fuggire verso il salotto, ma io non ho nessuna intenzione di lasciarle vincere questa specie di guerra culinaria.

La afferro per la vita e la attiro a me, iniziando a farle il solletico.

Lei ride come una pazza e si divincola, ma non la lascio andare.

All’improvviso, sento il suo piede dietro ad una caviglia e un secondo dopo, senza nemmeno capire come, sono per terra e Allison è sopra di me.

“Idiota, dovevi lasciarmi andare!” Si allontana un pochino. “Ti ho fatto male?”

Mi tengo un braccio ed esibisco la mia migliore espressione dolorante.

Lei si riavvicina, preoccupata.

“Fa’ vedere…”

Quando è abbastanza vicina le afferro il polso e la faccio ricadere in braccio a me, per poi riprendere a farle il solletico.

“Così impari a giocare a Karate Kid con me!”

 

ALLISON

 

Cerco di fuggire rotolando, ma lui non mi lascia.

Non riesco a smettere di ridere, mi fa male la pancia e mi manca il respiro.

Anche Walter ride.

Non mi sono mai divertita così, specie con un ragazzo…. E pensare che era una giornata storta!

Il contaminati che ci avverte che l’impasto ha riposato abbastanza m9i salva.

Walter mi lascia andare e sia alza, così io sono di nuovo in grado di respirare.

“Sbrigati, Boothy, altrimenti non facciamo in tempo a finire prima che tornino i tuoi.”

Raccogliendo le mie poche forze,mi alzo da terra e lo raggiungo.

Spianiamo gli impasti con un matterello fino a formare sei dischi spessi più o meno mezzo centimetro.

Nel fare questo vola anche qualche spruzzo di farina in modo che, quando arriviamo a dover farcire le pizze, sia io sia Walter abbiamo i capelli di una bella tonalità di bianco.

Mentre stiamo iniziando a spalmare la salsa di pomodoro, sento una chiave girare nella toppa. Corro nell’ingresso appena in tempo per vedere Parker e Andrea che entrano in casa.

“Ciao All….Allison, perché sei ricoperta di farina?”

Sorrido.

“E’ una lunga storia… Ti dispiace apparecchiare il tavolo grande mentre io e Walter finiamo?”

“Finite? Che cosa?Mi devo preoccupare?”

“No, no, tranquillo, è una sorpresa!”

Lo spingo in soggiorno e torno ad aiutare Walter.

Circa venti minuti dopo sono arrivati anche i miei e tutti ci aspettano al tavolo che, di solito, usiamo quando vengono i nonni e per le altre occasioni speciali.

Le pizze sono pronte appena in tempo e io e Walter le serviamo, ancora completamente infarinati.

Mentre tutti assaggiano, noi li guardiamo ansiosi, aspettando un giudizio che dia valore alle nostre fatiche.

Il sorriso di approvazione di mio padre è un’ottima ricompensa.

Per tutta la sera, quando guardo Walter, sento qualcosa di molto simile a uno stormo di farfalle che si agitano convulsamente nel mio stomaco.

Le cose sono due: o la pizza mi ha fatto male, ma non credo, visto che sono abituata alla tremenda cucina di mia madre….e questo mi preoccupa, perché la seconda opzione è che mi sto innamorando.

 

Continua….

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Capitolo 8
*** 8 - IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA ***


CAPITOLO 8 – IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA

Allora, questo capitolo devo ammettere che non è dei migliori, perché ero un po’ in blocco…capita a tutti, no? Comunque ora sono ripartita in quarta con gli altri capitoli perché è successa una cosa stupenda che mi ha dato la carica. Questa storia, infatti, è stata letta da Ludovico Fremont, ossia il vero Walter, che ho avuto occasione di conoscere sabato scorso….e con un lettore così, come posso lasciare le cose a metà??!!

 

CAPITOLO 8 – IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA

 

ALLISON

 

Sento mamma che mi scuote piano per una spalla.

Uffa, è già mattina.

Mi alzo e vado in bagno.

Allora… oggi non ho compiti in classe…credo… però la Lopez interroga….quell’arpia!

Beh, dai, però non credo sia così stronza da chiamare proprio me…lo sa che sto studiando come una matta per quel suo maledetto test…che, conoscendola, mi restituirà minimo un mese dopo averlo fatto, così da farmi soffrire per quattro lunghe settimane.

E poi oggi è il primo giorno di Walter, magari perderemo un po’ di tempo.

Quasi quasi, però, mi offro con la Shrimp: Oscar Wilde lo conosco come fosse mio fratello!

Esco dal bagno, ancora assonnata.. e investo in pieno Walter e Parker, che attraversano il corridoio chiacchierando.

Ma come fanno a essere così svegli?!

“Ciao ragaaaaaaahhhhhhh…”

Un megasbadiglio mi coglie nel bel mezzo della frase. Come al solito sono riuscita a dimostrare la mia grande finezza e charm.

“Caspita, sorellina, menomale che è settembre. Se fosse stata estate sai quante mosche e simili ospiteresti già in quel forno?”

Che amore, mio fratello.

Walter ridacchia, mentre io gli faccio la linguaccia e scendo, pronta per un altro giorno di atroci sofferenze.

Faccio colazione in un lampo, accorgendomi che, come al solito, sono in tremendo ritardo. Esco di casa sbattendo la porta e salgo in macchina. Sto già partendo, quando la portiera del passeggero si apre e Walter sale praticamente al volo.

“Aho, Ally, prima quasi mi centri con la porta, poi tenti di partire senza di me… non pensavo di starti così antipatico!”

“Scusami… E’ che al mattino non capisco niente…Sei tutto intero?”

“Vuoi dire oltre al trauma cranico che mi hai causato con la porta di casa? Sì, è tutto ok. Adesso vai, però, che sennò facciamo tardi davvero.”

Riavvio e l’auto inizia a muoversi sicura sulla strada che ben conosce, mentre Walter fa di tutto per non scoppiare a ridere.

 

A SCUOLA

 

Salgo le scale chiacchierando con Walter…e chiaramente tutti mi guardano storto.

 Sento volare stralci di conversazioni che si chiedono se sia il mio ragazzo, un mio parente o semplicemente un idiota che ha deciso di essermi amico.

Tutti dovrebbero sapere che ospito uno studente straniero ma, siccome nessuno mi ascolta mai, l’informazione sarà di certo sepolta in qualche recondito e polveroso andito dei loro cervelli.

Entriamo in classe e Walter si sistema nel banco accanto al mio.

“Ehi, Booth, non c’è Al?”

Mi volto.

Tom.

Tom è in classe con me dalle elementari ed è cotto della mia amica dalla prima media.

E’ la persona più vicina ad un amico che io abbia dopo Al. L’unica cosa che non capisco è perché lei non ci si mette insieme, una buona volta. Tom l’adora, farebbe di tutto per lei. Peccato che lei sia sempre occupata nella ricerca dei suoi belli e impossibili. Ne cambia più o meno uno al mese…

“E’ via per due settimane,Tom…”

“Oh, già…i viaggi di sua madre…” Sembra deluso… odio i momenti imbarazzanti come questo…

“Ciao, io sono Walter, piacere.”

Walter, come un angelo disceso dal cielo, allunga una mano a stringere quella di Tom.

“Tom Shelton, piacere mio.”

Un po’sollevata, mi lascio andare e prendo parte alla conversazione.

“Walter viene da Roma, starà da me per sei mesi.”

Non capisco bene se sia stata la parola Roma ad attirare l’attenzione o se, semplicemente, qualcuno abbia notato la presenza di Walter e abbia chiamato gli altri; sta di fatto che, per un motivo o per l’altro, nel giro di tre minuti tutta la classe è radunata intorno a noi che, per parlare con Tom, ci eravamo alzati e spostati dai banchi.

Tutti si presentano e riempiono Walter di domande e, in meno di un battito di ciglia, io vengo completamente dimenticata.

Pazienza, ci sono abituata.

Torno a sedermi al mio posto, tiro fuori il libro di letteratura e inizio a ripassare vita, morte e miracoli di Oscar Wilde.

Ogni tanto lancio un’occhiata al gruppo radunato intorno a Walter, giusto per vedere che succede. Non sono mai stati così amichevoli con me…ma, d’altro canto, io non sono esattamente socievole e solare come lui.

Beh, insomma, i miei compagni sembrano davvero simpatici…. E lui… Lui è Walter, semplicemente se stesso, unico per natura.

Devo ancora capire cos’è che mi piace così tanto di lui…. Forse è tutto l’insieme…

Una mano curata mi passa ripetutamente davanti agli occhi, risvegliandomi dallo stato catatonico in cui ero caduta.

Guardo in alto e trovo la proprietaria della suddetta mano.

Eccola, la più bella e corteggiata della scuola, la regina di Saba, il mio personale incubo: Lilion Grey

“Ciao Booth. Vedo che sei impegnata ad ammirare un altro ragazzo che non potrai mai avere. Chi è questa volta?”

Tento di rivolgerle quello sguardo sprezzante che mi iresce così bene con Parker, solo che qui nessuno mi prende mai sul serio.

“Si chiama Walter e NON mi piace.”

Calco da morire su quel non, senza sapere bene se lo faccio per convincere lei o me stessa.

Bene, tanto meglio. Sai fa tendenza uscire con uno straniero…oh, ma che stupida, come fai a saperlo? Il tuo ultimo ragazzo dopotutto è stato…mai, vero?”

Mi fa l’occhiolino e si unisce al resto della classe.

Uffa, ma perché Lily piace cos’ tanto a tutti? Non c’è un ragazzo che non abbia una cotta per lei….speravo che almeno Walter lo avrebbe lasciato stare….

Se si mette in testa uno, due giorni dopo sono insieme e, il più delle volte, entro due settimane lo ha già mollato.

Odio Lily, perché tratta le persone come oggetti che, una volta usati, possano essere buttati via senza pensarci un secondo.

Non so, forse crede che i sentimenti siano solo una leggenda metropolitana…

 

WALTER

 

Ammazza, quello che ha detto che gli americani non sono gente accogliente probabilmente non aveva capito bene cosa vuol dire accoglienza.

Ho fatto che entrare in classe e già conosco il nome praticamente di tutti!

I ragazzi sembrano simpatici e pure le ragazze non sono male.

Però non vedo più Allison…. Ah, eccola lì….sta guardando in cagnesco una ragazza che si è appena unita al gruppo….che, tra l’altro. Direi che è proprio bona da paura!

Sì, vabbè, però mi dispiace una cifra per Ally.

Insomma, me lo aveva detto che non andava granchè d’accordo con i suoi compagni, ma non pensavo fino al punto di evitarli come la peste….qui la cosa è più grave di quanto mi era sembrata.

“Scusate ragazzi.” Esco dalla piccola folla che mi si è radunata intorno e raggiungo Ally, semisepolta dietro al libro di letteratura.

“Ehilà” la saluto, mentre lei fa finta di studiare. So benissimo che mi stava guardando. “Posso sedermi?”

Sorride e sposta i suoi libri dal mio banco.

“Fai pure.”

“Allison…”

“Sì?”

La guardo, un po’preoccupato.

“Va tutto bene? Voglio dire, sei sparita…”

“Volevo solo ripassare un po’….sai, avevo pensato di farmi volontaria.”

Inarco le sopracciglia.

Che crede, che so’ scemo?

Sbuffa, alzando gli occhi al cielo.

“Senti, non ti deve interessare, ok? Mi conosci da tre giorni, perché credi che ti direi una cosa della quale faccio fatica a parlare anche con la mia migliore amica?”

Fa per alzarsi ma la trattengo per un polso. So che era una domanda che non voleva risposta…..ma se non fossi come sono non sarei Walter Masetti, no? E quindi rispondo eccome.

“Perché spesso è più facile confidarsi con chi si conosce poco e poi credo che…”

“Beh, credi male! Lasciami in pace, per  favore.”

 Si libera dalla mia stretta e si trasferisce con tutti i suoi libri in un banco vuoto in fondo alla classe.

Scuoto la testa, iniziando a tirare fuori dallo zaino le mie cose.

“Ciao, è libero questo posto?”

Alzo gli occhi per trovarmi faccia a faccia con la ragazza che prima Allison guardava male.

Le sorrido.

“Siediti pure.”

Questa inizia a parlare di sé, della scuola, di tutto ciò che le viene in mente.

L’unica cosa che afferro è il suo nome: Lilion. Lily.

Carino.

E lei, non c’è niente da fare, è proprio bona.

Io, però, penso ad Allison.

Vorrei sapere che le ho fatto.

Che palle….

Se becco quel rincretinito che ha inventato le donne, prima lo bacio e poi lo uccido.

Ogni tanto la guardo, ma lei è china sui libri.

Di quello che sta dicendo Lily non ne ho la più pallida idea.

Ad un certo punto tace.

Finalmente.

Ed eccola lì, la ragione dell’improvviso silenzio: una donna magra magra con un naso da fare invidia a Dante Alighieri.

Si presenta come Vera Lopez, prof di algebra.

“Pssst….Walter!”

Mi chiama Lily sottovoce. “Allora, ti va o no?”

Di che parla?

Deve essere una di quella migliaia di cose che non ho ascoltato….ops…

“Scusa, Lily…che cosa mi va?”

Lei sorride. Forse pensa che la stia prendendo in giro.

Meglio così.

“Di uscire con me sabato prossimo!”

 

continua….

 

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Capitolo 9
*** 9- liti, sogni e professori ***


9 – LITI, SOGNI E PROFESSORI

9 – LITI, SOGNI E PROFESSORI

WALTER

 

Che giornata del cavolo…

No, non va…

Che giornata di merda!

Ecco, questa rende già di più l’idea.

Non che la scuola non sia bella, anzi. Io ho una fifa blu di iniziare a lavorare perché il liceo mi piace e di università coi miei voti non se ne parla neanche.

Comunque la scuola è grande e i compagni sono simpatici, anche se Lily, a dire il vero, è un po’ logorroica.

E ciò mi porta a chiedermi perché, porca di quella paletta, ho accettato di uscire con lei dopodomani.

E’ tutta colpa di Allison. Sì, perché è questo il motivo per cui sono così arrabbiato che prenderei  a capocciate il muro, se potessi: ho litigato con Allison e solo perché ho cercato di coinvolgerla un po’ nel gruppo….è così sbagliato?

Mi ha urlato addosso di sparire, che non ha chiesto lei che io venissi a Washington e che, perciò, devo lasciarla in pace. Mi ha detto che non me ne deve fregare niente dei suoi problemi….sì, ma che ci posso fare se a me, invece, importa tantissimo?

Mi costa, mi costa non so quanto ammetterlo, ma Allison mi piace molto. Per un attimo ho persino dimenticato che avrebbe potuto farmi dimenticare Eva….e, in effetti, da quando sono qui le penso molto meno.

Aho, ma so’ solo io così sfigato con le donne?

Vabbè…comunque adesso mi ritrovo ad over uscire con quella rompipalle di Lily, più per ipicca nei confronti di Ally che per altro.

Ma pensiamo ad altro, va’, sennò finisce che la chiamo e disdico tutto.

Le prof, ad esempio.

Quelle che ho conosciuto sono davvero forti! Mica come quelle che avevo io al liceo!

Senza nemmeno sapere bene perché, mi torna in mente quando, per aiutare Marco, ho finto di essere innamorato di quella di religione quando, invece, era lui che si faceva quella di italiano.

Mi viene da ridere…Cosa non si fa per gli amici!

Comunque, quella Lopez di cui Ally si lamenta tanto è davvero pesantuccia…Ogni due per tre mentre spiega si volta verso di noi e grida “Ma aveeete capiiito?”

Comq se fossimo tutti deficienti….

Quella di letteratura, invece, mi piace. Insegna con una passione e un trasporto che riescono a coinvolgere persino un asino come me….solo che quando inizia a parlare non si ferma più!

E poi, ovviamente, ci sono le gemelle Oxel: Veronique e Mary.

Con la prima ho già capito che avrò vita tranquilla, visto che sembra avere un debole per me, per il fatto che sono italiano.

Bene: non ho mai studiato storia e, con una prof così, non dovrò di certo iniziare a farlo adesso!

Mary Oxel invece, insegna filosofia ed è una pazza scatenata che mi sta simpatica da morire! Lily mi ha detto che tutti la chiamano con un nomignolo che in italiano potrebbe corrisponderea “la matta”. Personalmente, mi piace pensarla come “la sclero”.

Chissà se anche gli altri prof sono così…boh…

Mi lascio ricadere indietro sul letto…sono stanco morto!

Vorrei tanto sapere cosa sta pensando Allison, perché proprio non riesco a non pensare a lei… cerco di costringermi ad alzarmi e ad andare da lei, ma tutto ciò che mi riesce di fare è addormentarmi..

 

ALLISON

 

Stupida.

Cretina.

Idiota.

Deficiente.

Scema.

Credo che il mio letto mi odi per tutte le testate che gli ho dato.

Poi mi stupisco di non avere amici…per forza!

Uno cerca di starmi vicino e io fuggo come se avesse la peste!

Walter è stato gentile….e io avrei anche potuto spiegargli perché non voglio nemmeno provare ad andare d’accordo con i miei compagni…..così ora forse non starei qui a mangiarmi le mani perché lui ha accettato di uscire con quella.

“Rubami, straziami, strappami l’anima….”

Una voce metallica che canta in italiano inizia a risuonare nella mia stanza. Ci metto un attimo a realizzare che si tratta della suoneria del cellulare di Walter, che giace dimenticato sul mio comodino dalla lezione di algebra di ieri.

Leggo il display: CESARONI CASA.

Chissà che vuol dire…. Devo rispondere?

Boh….

Aspetto un paio di minuti e, siccome il telefono non smette di suonare, premo il tasto verde.

“Hello.”

“Walter?” E’ una ragazza….Bella, sveglia, ti sembro Walter?!

“No, I’m Allison…”

“Oh, Hello! Walter told me about you! I’m Eva.”

Eva?

La ragazza del suo amico…quella di cui lui è innamorato….quell’Eva che invidio così tanto…

“Wait a minute, I’ll call Walter.”

“Ok, bye bue!”

Vado alla camera di Walter e busso.

Niente.

Riprovo.

Niente.

Socchiudo piano la porta ed entro.

Walter è steso sul letto con le scarpe ancora i piedi.

Dorma.

Lo so che abbiamo litigato.

Lo so che non dovrei.

Lo so, ma non riesco a fare a meno di avvicinarmi, di spostare quel ciuffo un po’ ribelle di capelli color miele, quello un po’ più lungo degli altri, che ha deciso di andarsi a posare proprio davanti ai suoi occhi chiusi.

Che cosa stai sognando, Walter?

Ci sono mai io, nei tuoi sogni?

E se ci sono, sono l’Allison donna o l’Allison sorella minore?

Oppure vedi la bella Eva con i suoi ricci scuri?

Sai, da quando ti ho conosciuto mi fai visita ogni notte, dolce intruso nei miei incubi, destinatario di mille sospiri, strano amico di un paese lontano.

Sei arrivato nella mia vita con la violenza di un fulmine, con la tua allegria prorompente e il tuo saper essere gentile in ogni istante.

Sei entrato nel mio cuore più velocemente di chiunque altro e sembri non avere intenzione di andartene altrettanto in fretta.

Sì, però hai scelto Lily, hai accettato quell’appuntamento e forse  lo hai fatto a causa mia.

Una stupida lacrima mi rotola giù per la guancia e io, istintivamente, l’asciugo con la mano.

Gli lancio un ultimo sguardo, una carezza leggera… e il desiderio di un bacio mai dato, che forse non darò mai…. Ma in fondo va bene così…mi basta sognare, se nel mio sogno ci sei tu.

In camera mia, riprendo in mano il Samsung nero….povera Eva, chissà quanto le ho fatto spendere….

“Eva? Yeah….I’m sorry, Walter’s sleeping. Shell I make hime recall you?”

“Yes, thank you. Bye bye, Allison!”

“Bye….”

Attacco.

Mi viene da piangere e nemmeno io so bene perchè.

So solo che sono arrabbiata con Eva, con Walter, con Lily, col cellulare ma, soprattutto, con me stessa.

Butto il povero telefono sul letto –come se avesse qualche colpa- e sto lì come una scema di fronte alla finestra della mia stanza, lasciando fuggire dai miei occhi quelle lacrime che vorrei non esistessero.Quasi faccio un salto quando, pochi minuti dopo, mi sento abbracciare alle spalle da due braccia forti, le stesse che ieri mi hanno aiutata a preparare quella pizza.

“Scusami.”

Lo ha detto in italiano…

“Che cosa vuol dire?”

“I’m sorry.”

Mi volto verso di lui.

Che fai, Walter? Ti scusi per essere stato più gentile di quando avrei meritato? O ti stai scusando perché in quattro giorni mi hai fatto innamorare?

“Non mi devi chiedere scusa, sono io quella che si è comportata da idiota….”

“Sì, questo è vero….ma io mi sono intromesso nella tua vita senza bussare.”

“nche enlla mia camera…non ti ho sentito nemmeno aprire la porta.”

Orride.

“Beh, ci credo: era spalancata!”

Nel momento in cui mi metto a ridere, mi rendo conto di aver smesso di piangere.

“Che dici, le asciughiamo, quelle brutte lacrime?”

Annuisco piano, lasciando che le sue slabbrami sfiorino le guance, portando via i fantasmi di quel pianto.

Siamo così vicini che potrei baciarlo, se solo ne avessi il coraggio…ma con quegli occhi scuri così, puntati nei miei, non capisco più niente….

“Se vuoi disdico tutto con Lily….” Sussurra, così piano che quasi non lo sento.

Perché non sposti lo sguardo, Walter?

Mi fai paura.

Quello che provo per te mi fa paura.

Una paura folle….

“N-no… non fa niente…vai…”

“Sì, però….” Mi si avvicina ancora di qualche centimetro….centimetro? Credo che oramai sia questione di millimetri…..

Che vuoi fare, Walter?

“Ehm Ehm….” Parker si schiarisce la gola appena fuori dalla camera e io e Walter saltiamo l’uno lontano all’altra, quasi ci fossimo scottati.

Mio fratello sembra sul punto di scoppiare a ridere.

“Sono passato a salutare: torno a New York. Ci vediamo, sister!Ciao, Walter!”

Dopo un bacio e un abbraccio ciascuno, Parker esce ma, prima di chiudere la porta…

“Ah, una cosa….la prossima volta che volete….ehm…parlare in privato…chiudete la porta.” Ci fa l’occhilino e se ne va.

L’imbarazzo è tangibile…credo che potrei tagliarlo, se avessi un coltello…..

Dopo un po’, Walter sorride.

“Algebra?”

“Algebra.”

 

Continua….

 

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Capitolo 10
*** capitolo 10- un ballo da dimenticare ***


CAPITOLO 10 – UN BALLO DA DIMENTICARE

CAPITOLO 10 – UN BALLO DA DIMENTICARE

ALLISON

TOC TOC TOC
“Ally, deve essre Lily, puoi aprire tu?” Grida Walter dalla sua stanza, dove si sta cambiando.
Che bello, non vedo l’ora di aprire a quell’arpia… Lilion Grey in casa mia: rendiamoci conto del punto a cui siamo arrivati!
TOC TOC TOC
“ARRIVO!!!”
Apro.... e per poco non finisco a terra, schiacciata dall'esuberanze della mia migliore amica.
"Ciao Boothy! Sorpresa!"
"Al! Ma non dovevi essere in Perù?"
"Sì, a Macchu Picchu, ma Tempe ha chiesto a papà e mamma di tornare al effersonian per un caso importante...e menomale, perchè stavo morendo dalla noia! Allora, stasera c'è il ballo di inzio anno, giusto? Con chi ci vai?"
"Con te, come al solito, se ti va...."
Al inarca le sopracciglia.
"Come, non hai un cavaliere?"
"Sai che novità..."
"E l'italiano?"
"Grey."
"Ahhh....che dici, ce lo tendiamo un pietoso velo sul sesso maschile? Sono davvero tutti uguali! Vedono un bel culo e non capiscono più niente...che poi pure il tuo, voglio dire, non è poi così ma..."
"AL!!"
"Ok, ok, non ti arrabbiare! Dai, cambiati che andiamo."
"Io sarei già pronta..."
Al mi squadra da capo a piedi con aria critica.
"Gioia, mai sentito parlare di make up?"
***
"Allison, hai finito?! Dai, devo andare in bagno!!!"
Walter saltella fuori dalla porta già da una decina di minuti, pregando di aprirgli la porta.
"E dai, Ally, lascialo entrare: voglio vederlo!"
"Hai sei mesi per vederlo, ora la deve pagare per aver accettato di uscire con la Grey."
PLING PLONG
Il campanello annuncia l'arrivo di Lily.
"Allison Booth, sappi che me la pagherai!" grida Walter, scendendo le scale di corsa, mentre noi scoppiamo a ridere.
"Sei crudele!" Biascica Al tra una risata e l'altra.
"Se lo merita."
"Ma ti piace?"
"Ma figurati!"
"Ok, sei prnta, scendiamo anche noi."
Al piano di sotto non riesco a non andare in standby di fronte a Walter: pantaloni neri, camicia bianca senza cravatta e guanti neri da rapper, di quelli tagliati sulle dita... Mi rendo conto che lo sto fissando come una deficiente...ma sta troppo bene!
"Non ti piace, eh? Dovresti vederti!" Mi sussurra Al, divertita. "Comunque non è male..."
"Ciao Ally, ciao..."
"Al."
"Ah, sei la famosa Al! Piacere di conoscerti! Noi usciamo." Accenna con il capo a Lily che, appoggiata alla porta, non dà segno di averci viste. "Ci vediamo al ballo, ragazze!"
I due escono, chiudedosi la porta alle spalle.
"Ok, ciccia, ora che non lo vedi più puoi anche riavvolgere quella lingua che arriva fino al pavimento!"

WALTER

"Cioè, già che c'eri potevi venire in tuta!" Esclama Lily, irritata, non appena siamo sulla sua auto. Mi sto già pentendo di non esserci andato, con Ally, a questo accidenti di ballo! E, dopo ieri sera, ero davvero tentato di farlo....se solo non fosse entrato Parker....
Chissà cosa sarebbe successo....ma chi vuoi prendere in giro, Walter?! Lo so io cosa sarebbe successo....e quanto mi dispiace che quella porta si sia aperta!
Poi stasera Ally era stupenda.meglio di Lily nel suo elaboratissimo tubino verde mela, meglio di Al con quella gonna ultracorta e la maglietta microscopica che lasciava vedere....beh, tutto il vedibile.
Non nego che Lily sia elegantissima, nè che Al sia la personificazione della sensualità....ma quella gonna azurra, corta ma non troppo, la camicia blu semitrasparente che lasciava intravedere il top più chiaro e il trucco quasi invisibile le danno quel nonsochè di speciale che le altre non avrnno mai.
Dio, sto partendo....
Non mi ero proprio reso conto che Allison mi piacesse così tanto...Ieri sera tra noi è scattato qualcosa che, spero, questa serata con Lily non ucciderà prima ancora che riesca a dargli un nome.
"Mi stai ascoltando o no?"
...no...
"Certo, Lily."
"E allora dimmi perchè accidenti non ti sei nemmeno sforzato di trovarti un vestito decente per stasera! non dico un Valentino, ma almeno un Armani!"
"Perchè, vestito così non vado bene?"
Lily fa per ribattere, ma poi alza gli occhi al cielo, esasperata.
Ma che le ho fatto?!
"Guarda, lasciamo perdere che siamo arrivati."
Scendiamo dalla Porsche nera, proprio mentre una Mini Cooper vechio modello, rossa e un po' scasciata parcheggia accanto.
Lily mi prende per mano, guardando fissa Allison con aria di scherno...
Mi dispiace, piccola....mi dispiace davvero, ma non so come dirtlo...e per rimediare è tardi.

ALLISON

"Per quanto ancora dobbaimo stare chiuse qui?"
Al è piuttosto seccata.
"Finchè loronon entrano." Rispondo, fissando Lily e Walter che chiacchierano poco lontano da noi. Lui è appoggiato alla macchina, tiene entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni e guarda, sorridendo, Lily, che parla a raffica...credo che, quando riesce, dica qualcosa anche lui....
Sembra che si diverta...
Lily, di fronte a lui, non tace un secondo e sorride come una vera innamorata....
"Cavoli, quella sì che è un'attrice!" Esclama Al, leggendomi nel pensiero. " E guarda quel pollo del tuo amico, poi! ma davvero ti piace così tanto?"
Sento il mio viso scaldarsi, segno che sono arrossita di brutto.
"Ok, ok, sei partita... però dammi retta: quello è un pirla nè più nè meno di chiunque altro se non capisce che tu sei meglio di quella!"
"Taci tu, che sei stata con i ragazzi più idioti della scuola quando hai la fortuna di avere uno come Tom che è cotto di te! Perchè non ti metti con lui?"
"Ehi, ma non stavamo parlando di te? Comunque non mi metto con lui perchè lui è....beh, è Tom!"
"Risposta esauriente, grazie Al."
"Figurati, quando vuoi."
Le faccio una linguaccia e torno a guardare Walter e Lily....Non l'avessi mai fatto!
Cerco in tutti i modi di respingere le lacrime che si presentano ai miei occhi, ma stavolta non ce la faccio proprio.
"Tesoro...mi dispiace..."
Al mi abbraccia, ma io non ho nessuna intenzione di farmi compatire.
Scendo dalla macchina, ma la mia camicetta si impiglia, non so nemmeno in cosa. La tolgo velocemente, rimanendo solo con il top che mi lascia scoperta la schiena...ho freddo, ma non mi importa.
Sento il trucco che mi cola lungo le guance...ma tanto io ci tenevo ad essere bella per te, idiota....
"Allison! Aspettami!"
Al chiude le portiere e mi segue andando più veloce che può sulle sue zeppe di dieci centimetri.
"Ti vuoi fermare?!"
No.
Camino spedita, a tratti corro e non mi fermo finchè non sono nel salone della scuola
Non è giusto.
Perchè io sono qui con la mia migliore amica mentre Walter è fuori a baciare Lily?
Dovrei esserci io, là!
Ma no, chiaramente no!
Figurarsi se le cose vanno mai come voglio io!
La srerata continua, ma quasi non me ne rendo conto. Mi sento sola, tradita anche se Al è qui con me.
Mi sembra di fare la tappezzeria......qui a chicchierare col punch e le tartine, con Al che non mi molla un attimo. Differenza? Le tappezzerie non piangono.
"Chi sono?" Mi chiede una voce, mentre duq mani mi coprono gli occhi.
Non mi ci vuole molto a riconoscere Walter.
"Uno stronzo." Rispondo, senza pensarci due volte, scivolando lontana da lui, che mi guarda stupito.
"Allison, che hai?"
"Mi hai presa in giro ieri sera!"
"Cosa..... ma mi hai detto tu di venire al ballo con Lily! Ho pensato di non interessarti...."
"ì, ma non ti ho detto di baciarla!"
"Guarda che mi ha baciato lei."
"Sì, come no..." Mi volto, cercando di allontanarmi con il mio fedele bicchiere di unch.
"Allison..." Mi prende la mano... e io, ubbidiente, mi rigiro verso di lui, vuotando il bicchiere di liquido rosso sulla sua camicia bianca.
Walter mi lascia, guardandomi a bocca aperta, bloccato dall stupore, come anche Al...e io corro via, fuori dalla scuola, dentro la Mimi e poi a casa, con le lacrime agli occhi e la rabbia nel cuore...Al troverà un passaggio...c'è Tom...e poi lei se la cava sempre...
PIù TARDI
Il mio teleono suona.
' Al.
"P-pronto?"
"Ally? Come stai?"
"Male..."

continua...

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 12- BUON COMPLEANNO ***


CAPITOLO 12 – BUON COMPLEANNO

CAPITOLO 12 – BUON COMPLEANNO

 

WALTER

 

Yawn… Buongiorno Washington!

Oggi è il compleanno di Allison….ieri non l’ho vista perché ho cenato fuori e quando sono rientrato dormiva già. Chissà se le è piaciuto il mio regalo… credo proprio che andrò a chiederglielo!

Mi alzo, mi cambio in fretta ed esco in corridoio. Nel farlo butto un occhio all’orologio…le nove…mi sa che Ally dorme ancora…bene, vorrà dire che je romperò’n pelo l’anima.

Entro piano in camera sua.

Come immaginavo, dorme della grossa.

Cavoli, deve aver avuto un incubo! E’ tutta attorcigliata nelle coperte, il cuscino è per terra e sul suo viso fa bella mostra di sé un’espressione che, se la fotografassi, potrebbe valermi qualche bel ricatto. Sì, ma non è proprio il caso..già è arrabbiata, vediamo di non peggiorare le cose.

Spalanco persiane e finestre, ma lei non si sveglia…si limita a voltarsi dall’altra parte con aria scocciata.

Porella, so’ proprio’n rompicoglioni!

Mi siedo sul letto accanto a lei.

“Ally?” Le sussurro piano all’orecchio.

“Mmmmm…”

Però, bella risposta!

“Allison, svegli..”

“Walter, è domenica…non rompere…yaaaawn….”

Ok, volevo essere carino, ma così, tesoro, mi costringi a usare le maniere forti.

Mi alzo, le levo le coperte e, colpo di grazia, le lascio cadere il cuscino dritto in faccia.

“Walter!” Allison spalanca gli occhi, che non hanno esattamente quel che si suol dire un’espressione dolce ed amorevole.

Io, invece, ho un sorriso a trentadue denti.

“Buongiorno, signorina Booth! Coraggio, si alzi! Lo sa che da oggi lei è una potenziale maggiorenne italiana?” Esclamo, costringendola a sedersi.

“Ah sì? Bene, allora è un vero peccato che io sia americana e che sarò maggiorenne solo tra tre anni. Quindi, per cortesia, lasciami dormire e svegliami solo quando ne compirò ventuno!”

Detto ciò, la cocciuta Boothy si stende di nuovo…devo provarne un’altra…

E quello?

Il mio regalo giace, ancora perfettamente impacchettato -grazie a Temperance, non certo a me…- sulla scrivania di Allison.

Lo prendo e lo faccio ballonzolare davanti ai suoi occhi chiusi, tenendolo per il nastro.

“Dimmi che non mi stai facendo penzolare qualcosa davanti alla faccia.”

“Ok: non ti sto facendo penzolare qualcosa davanti alla faccia.”

Allison sbuffa, aprendo gli occhi a causa mia per la seconda volta in meno di cinque minuti.

“Ma che palle sei!” Esclama, mettendosi a sedere. “Sono sveglia, soddisfatto?”

Annuisco energicamente.

Sono perfettamente consapevole di essere altamente noioso…ma quando sono nervoso mi comporto sempre così, è più forte di me…

Le pianto in mano il pacchettino lilla, il cui fiocco è ridotto piuttosto male.

“Ti sei chiesto come mai non l’ho aperto?”

“Ti sei dimenticata?”

“Walter, non lo voglio, il tuo regalo.”

“Aprilo.”

“Walter, ti ho detto…”

“Aprilo, Allison.” La guardo negli occhi. “Per favore…”

Non so se sia la mia espressione, diventata improvvisamente seria, o una certa dose di curiosità, ma alla fine cede e inizia a slacciare quel che resta del fiocco….mentre io trattengo il respiro.

“Perché ci tieni tanto?”

Perché ci tengo a te, cretina. Ho fatto uno sbaglio e vorrei rimediare, anche se dubito che un cd servirà allo scopo.

“Vedrai, vedrai…”

La carta violetta si strappa e tra le dita sottili di Allison fa la sua comparsa una custodia sui toni dell’arancione sulla quale campeggia una grossa scritta gialla, “Forgiveness”, seguita da un’altra dello stesso colore ma dai caratteri più piccoli.

“There’s nothing I wouldn’t do to have just one more chance, to look into your eyes and see you’re looking back…” Canto, o meglio, stono.

Allison sorride.

Non ci credo!

L’ho fatta ridere!

Da quanto tempo non succedeva?

“Guarda, Walter, Christina Aguilera la canta meglio ma il pensiero è molto dolce…”

“Allora, me la dai un’altra possibilità?”

Lei torna seria, sembra riflettere…

Ti prego, Ally, io non resisto più in questa situazione.

All’improvviso i suoi occhi azzurri si alzano dalla scatolina per puntarsi dritti nei miei.

“Lo hai fatto tu?”

Annuisco.

“E’ una compilation delle mie canzoni preferite…ma più che altro quello che conta è il titolo.”

Ally guarda di nuovo il CD, poi me e poi ancora il CD…che alla fine viene lasciato da parte mentre lei mi butta le braccia al collo abbracciandomi stretto.

“E’ un sì?”

“Certo..però guarda che non ci devi fare l’abitudine, eh! Di solito quando mi arrabbio con qualcuno quel qualcuno non mi vede più.”

“Onorato di essere l’eccezione, allora.”

Sono felice, felice davvero.

Mi mancava Allison.E’ una ragazza straordinaria, speciale, ma non credo di esserne innamorato…cioè, sto con Lily, no?

No?

Ma perché non c’è mai nessuno che risponde a queste domande?!

“Walter?” Chiama Ally, senza, però scostarsi.

“Sì?”

“Come si dice forgiveness in italiano?”

“Perdono.”

“Perdono….suona bene, è una bella parola.”

“Sì…”

Non mi ero mai reso conto di quanto questa parola fosse meravigliosa.

 

TEMPERANCE

 

Uff… fare la mamma è decisamente più faticoso che fare l’antropologa!

Non sono mai andata molto d’accordo con fornelli e aspirapolvere ma il poter stare un po’ di più con i miei figli ripaga gran parte della fatica…. Anche se non so quanto potrò resistere lontano dai miei scheletri. Dopotutto, sono una scienziata, non una casalinga!

Spengo il Folletto..e sento un chiacchiericcio proveniente dal piano di sopra. I ragazzi devono essersi svegliati.

Chissà, magari Walter ed Allison hanno fatto pace. Sarebbe un regalo di compleanno stupendo per la mia piccola donna. Deve tenere molto a quel ragazzo, perché non l’ho mai vista tanto giù come nelle ultime settimane.

E’ proprio cresciuta tantissimo e in pochissimo tempo….Sento che si sta allontanando da me, come è normale, ma in qualche modo è come se mi fosse più vicina.

Le voci scendono lentamente per le scale, seguite dai loro sorridenti proprietari.

“Ciao mamma.”

“Ciao Tempe.”

“Ciao ragazzi. Auguri tesoro!” abbraccio mia figlia e le do un bacio.

Appena si allontana, Walter le si mette di frontee inizia a tirarle le orecchie.

“Che cosa stai facendo?” Chiede Allison un po’ stranita.

“Usanza italiana!”

“Certo che siete strani forti!”

“Siamo simpatici! …e diciotto!”

“E menomale!” Esclama lei, massaggiandosi i lobi arrossati.

Mi sento quasi di troppo in questo momento…

Walter le fa una linguaccia.

Sono davvero una bella coppia e poi con lui Ally è allegra come con nessun altro, forse nemmeno con Al.

“Temperance, posso rubartela?”

“E dove andate?”

“A fare colazione.”

“Alle dieci e mezza??”

“Sì! Ci vediamo a pranzo!” Esclama Walter e, poco dopo, lui ed Ally sono già spariti fuori dalla porta.

Scuoto leggermente la testa, sorridendo, per poi riprendere a pulire.

“Ciao Bones.” Saluta Seeley, rientrando dal giardino, dove stava tagliando l’erba.

“Ti sei tolto le scarpe?”

“Sì, mamma. Ho visto che Ally e Walter sono usciti. Hanno fatto pace?”

“Così sembra. Sai, mi sembrano noi prima di sposarci, quando tu uscivi con Cam.*

“Stai augurando a tua figlia di sposare quel ragazzo?”

“Non le consiglierei mai di sposarsi: è un atto autolesionista.”

“Ah, è così che la pensi, eh? Vuoi vedere che ti faccio cambiare idea?”

Con sguardo divertito, mi toglie il Folletto dalle mani, per poi prendermi in braccio.

“Che cosa fai?!”

“Che cosa faccio?” Mi posa non troppo delicatamente sul divano, iniziando a farmi il solletico.

Non sopporto il solletico!!!

Rido come una matta e non mi accorgo che Andrea, in pijama e assonnata, è entrata in soggiorno.

“Mamma, posso giocare anch’io?”

 

continua….

 

* Camille, ex fidanzata di Seeley nel telefilm

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 13-IL TEMPO VA, PASSANO LE ORE ***


CAPITOLO 13 – IL TEMPO VA, PASSANO LE ORE

CAPITOLO 13 – IL TEMPO VA, PASSANO LE ORE

 

MARCO

 

Sono passati due mesi da quando Walter è partito e devo ammettere che mi manca un casino. Certo, ci sono Eva e Veronica e con loro mi diverto, ma Walter è il mio migliore amico da quando eravamo alti un quarto di metro e averlo sempre in giro per casa era la normalità.

Comunque, sembra che Walter se la cavi alla grande, là negli States. Ci sentiamo una volta a settimana - con grande gioia della rete telefonica e conseguente sofferenza del portafogli di mio padre. – e così sono aggiornato quasi in tempo reale su ciò che succede a Washington DC.

Ad esempio, so che il caro signor Masetti ha una ragazza di nome Lilian – ho visto la sua foto ed è davvero bona da paura, come direbbe lui -,  che vive con la famiglia del vice capo dell’FBI e che grazie a lui la sua “sorellastra” Allison ha preso una B in algebra….e beata lei!

Io ho 4 in matematica ma Walter mica mi ha mai aiutato!

Ha detto anche di aver trovato un amico, Tom, che è un po’un artista, un po’sognatore come me. Chissà come mai lega sempre con persone così diverse da lui… forse perché due Walter non farebbero altro che prendersi a capocciate, vista la cocciutaggine del mio amico, che spesso e volentieri fa sì che lui non noti le cose più evidenti come, ad esempio, la cotta che Veronica ha per lui dal primo anno del liceo.

Walter è così: vede il mondo da una prospettiva tutta sua. Beato lui che vive senza farsi problemi!

 “Oh, poeta incompreso, che sta a fa’?”

Ecco, parli del diavolo….

“Ciao, Vero. Mah, niente, pensavo….”

“Eh ti pareva! Sai che ha detto va del tuo pensare, lo scorso anno?”

“No, che ha detto?”

“Cito: Marco è Foscolo: passa metà della sua vita a guardare fuori dalla finestra e mai una volta quello che vede lui è quello che vedono anche gli altri.”

Sto per rispondere, ma lei non me ne dà il tempo.

“Senti, però, mentre pensi, muovi il culo che stiamo in ritardo.”

“In ritardo per che?” Le chiedo, alzandomi, mentre lei già si incammina verso la porta.

“Per la partita, Califa’!”

 

ALLISON

 

“Allison, ci dobbiamo stare ancora molto qui dentro?”

“Pago e arrivo. Però dai, Walter, non dirmi che non ti piace andare a comprare i regali di Natale!”

Walter alza gli occhi al cielo, decisamente esasperato: è dall’ora di pranzo che lo trascino in giro a fare compere.

“Guarda, di solito i regali preferisco riceverli.”

Ridendo, pago e insieme usciamo dalla boutique.

“Alleluia! Aria pura!” Esclama Walter, tuffandosi all’esterno…e rischiando di essere investito da una macchina.

Signore, che spavento!

Il mio cuore ha fatto un doppio salto mortale ma, per fortuna, inutilmente, visto che il guidatore ha frenato in tempo.

“Brutto pezzo di idiota!” Sibilo, avvicinandomi a lui, mentre la macchina se ne va, con l’autista che lancia insulti verso “i giovani d’oggi”.

“Ma ti sei rincretinito? Volevi farti ammazzare?!”

“E’ colpa tua!” ribatte lui sicuro, anche se si vede che è spaventato.

“Mia? Ah, questa è bella!E’ colpa mia se tu ti sei buttata in mezzo a una strada?”

“Sì! Se tu non mi avessi fatto diventare scemo in quel negozio non avrei tentato il suicidio.”

“Guarda che non c’è bisogno che io ti faccia diventare scemo, visto che sembra tu sia già dotato di questa qualità.”

“Vabbè, lasciamo perdere….Piuttosto, dimmi che con i regali abbiamo finito.”

Riguadagnato il marciapiede, do una sbirciata all’interno delle borse per fare un veloce calcolo di ciò che manca.

“Libro per mamma, occhiali da sole per papà, DVD di dr. House per Parker, astuccio per Andrea, cintura per Al, maglietta per Eva, spartiti dei Beatles per Marco e non-indovinerai-mai-cosa per te. Manca niente?”

“Lily…” Suggerisce Walter, quasi timoroso della mia reazione: sa cosa penso della sua cosiddetta ragazza.

“Dobbiamo proprio?”

“Ally….”

“Ok, ok, basta così. Hai idee?”

“Ehm…io speravo in un tuo aiutino…” Quella sua aria supplichevole mi fa venire voglia sia di baciarlo sia di tirargli un ceffone e, siccome nessuna opzione prevale sull’altra, tutto ciò che faccio è prendere il mio accompagnatore per un braccio e avviarmi con lui verso la Mini.

“Dove andiamo?” Chiede lui, una volta in viaggio.

“In gioielleria. Sai che, facendo in modo che io vada a comprare un regalo per Lily Grey, stai sconvolgendo l’equilibrio cosmico?”

“Beh, tecnicamente glielo compro io…”

La mia risposta a questa inutile quanto irritante affermazione consiste in un gelido sguardo che significa: stai zitto o giro e torno a casa.

“Ok, capito l’antifona….Ma dov’è sto posto, in Florida?”

“No, signor sono-stufo-di-fare-shopping, siamo arrivati!” Così dicendo, mi infilo in un parcheggio vuoto a pochi passi dal negozio in questione.

“Quando si dice fortuna con la c maiuscola!” Esclama Walter.

C?

“Con la c?”

“Ehm…lascia stare…entriamo, va’, che è meglio.”

Vai un po’ a capirli, questi italiani…Senza soffermarmi troppo sulla mia ignoranza in materia di modi di dire d’oltreoceano, seguo Walter all’interno della gioielleria.

 

WALTER

Domanda: perché sono in un posto pieno di gioielli?

Risposta: perché è la prima volta che la signora Stefania Masetti non è con me per occuparsi dei regali di Natale.

E menomale che c’è Allison, sennò a quest’ora sarei ancora a quota zero assoluto!

A proposito di Allison…. Ho già spremuto al massimo il mio cervello per quel CD del suo compleanno e ora sono totalmente a corto di idee.

“Guarda, Walter.” Mi chiama lei che, mentre io perdevo tempo a pensare, ha già fatto il giro del piccolo locale.

Mi avvicino alla vetrinetta che sta guardando.

Che n pensi di quello?”

“Quello…cosa, esattamente?”

“Il ciondolo a forma di orologio… è stupendo!”

Ecco, ora lo vedo, e ha ragione: è proprio bello!

Si tratta di un pendente né troppo grosso né invisibile d’oro smaltato che rappresenta un orologio mezzo sciolto come quello dei quadri di quello là…come si chiama….Daqui…Dalì…

“Adoro Salvador Dalì! Sì, ma costa troppo per me…prendilo a Lily, vedrai che le piacerà.”

“Mah, non so…non mi sembra un gioiello molto da Lily. Lei di solito porta cose più…più elaborate, ecco.”

Allison si guarda in giro alla ricerca di qualcos’altro, mentre le arrugginite rotelle del mio cervello cominciano a girare.

“Che ne pensi di quegli orecchi…”

“Senti, qui non c’è niente che mi piace, le comprerò un vestito. Andiamo?”

“Come mai tutta questa fretta?”

“Te l’ho detto, no? Sono stufo e voglio andare a casa.”

La prendo per mano e la trascino senza tanti complimenti fuori dalla gioielleria, facendo bene attenzione a dimenticare il borsellino sul bancone.

“Walter! Ma che modi! A momenti mi fai cadere!”

“Scusa…oh, che deficiente, devo aver lasciato il portafogli nel negozio. Tu vai in macchina, ti raggiungo subito.”

“Ok….” Mentre la mia “sorellina” sale sulla Mini, io rientro nel negozietto dove la giovane commessa mi guarda con aria complice.

“Ho l’impressione che questo non sia stato dimenticato qui per caso, vero?” Dice, ammiccando verso il borsellino.

Anvedi, mica scema, la “shop-assistant”.

“Impressione esatta. Volevo chiedere se, per favore, mi potrebbe tenere da parte fino a domani pomeriggio quel ciondolo a forma di orologio.”

La ragazza mi guarda, un po’ incredula.

“Hai visto il prezzo, vero?”

“Sì, visto, convertito in Euro, svenuto e già ripreso. Diciamo che è per una persona il cui sorriso vale molto, molto di più.”

La commessa, sorridente, prende il ciondolo dalla vetrina e lo ripone in una scatolina, mentre io prendo i soldi e pago.

“Passo domani verso le quattro.”

“D’accordo, devo scriverci qualcosa?”

“Sì, ci scriva questa frase.”

Scarabocchio su un foglietto “Il tempo va, passano le ore” e al “e finalmente faremo l’amore” che segue nella canzone di Alex Britti, sostituisco un “buon Natale di tutto cuore” il tutto in italiano.

“Benissimo. A domani, allora.”

“A domani.” Faccio per uscire, ma…

“Scusa…”

“Sì?”

“Il borsellino..” La commessa si trattiene a stento dal ridere, porgendomelo.”Di’ alla tua ragazza che è davvero fortunata a stare con uno come te. Ora vai, che ti aspetta!”

 

continua…

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 14- L'ALTRA FACCIA DELL'AMORE ***


CAPITOLO 14 – L’ALTRA FACCIA DELL’AMORE

CAPITOLO 14 – L’ALTRA FACCIA DELL’AMORE

 

“L’altra faccia dell’amore

è sentirsi naufragare

se la donna che credevi fosse tua

d’un tratto non lo è più.”

(Pooh, L’altra faccia dell’amore)

 

ALLISON

Finalmente è la vigilia di Natale!

Le famiglie Booth e Hodgings sono riunite, come ogni anno, per preparare albero e presepe e per festeggiare insieme.

Io, Al e Jack lavoriamo al presepe, canticchiando “Silent Night”.

“Ma…non mancano le pecore?” Chiede Jack, cercando le bestiole nello scatolone dove, fino a poco fa, erano incellofanate tutte le altre statuine.

“Sì, le teniamo con le decorazioni per l’albero. Al, vai tu a prenderle?”

“Pecorelle in arrivo!” Esclama Walter, comparendo accanto a noi con un cestello pieno di ovini.

“Dai, Wal, canta con noi! Tanto all’albero Seeley e Andrea se la cavano anche senza di te.” Lo invita Jack, prendendogli il contenitore dalle mani.

“No, papà! Cos’hai fatto! Quando Walter si mette a cantare non c’è vetro che tenga!”

“Ahah, Al, quanto sei simpatica. Guarda che non sono poi così stonato… Astro del ciel, pargol div…”

Jack zittisce Walter, mettendogli una mano sulla bocca.

“Mi dispiace, ragazzo, ma una volta tanto devo dare ragione a mia figlia.”

“Voi americani non sapete apprezzare il vero talento.” Reclama lui, fingendosi offeso.

“Dai, piccolino, non fare così.” Lo prendo in giro io, parlandogli come se fosse un bimbo di un anno che fa i capricci per avere un giocattolo nuovo.

“Ci aiuti a finire di mettere le statuine?”

Il di nuovo bambino Walter alza lentamente gli occhi, prima puntati a terra, ma tiene ostinatamete le braccia conserte.

“Però voglio mettere io il bue e l’asinello.”

“Ma certo, tesoro.”

“Grazie, sorellina Ally.”

Sorellina….ora sta scherzando ma non è la prima volta che mi chiama così.

E’ questo che sono?

La sua sorella più piccola?

Uffa, non è giusto!

Amica sarebbe già diverso, sarebbe meglio…Un’amica può sempre, in futuro, trasformarsi in qualcosa di più, ma una sorella resta tale per sempre.

Guardo Walter e Al che ridono e scherzano, disponendo sulla pianura di muschio pastori, angeli e pecorelle…e mi sembra impossibile che fino a quattro mesi fa non sognavo nemmeno che questo ragazzo meraviglioso sarebbe entrato a far parte della mia vita, così come vorrei non fosse vero che ci restano solo otto settimane, nove, forse, da trascorrere insieme prima che lui torni a Roma.

“A che pensi?” Mi sussurra Al all’orecchio.

“Secondo te?”

“Tesoro, se vuoi concludere qualcosa con lui ti conviene sbrigarti, perché non manca poi così tanto alla sua partenza.”

“Ma Al, lui sta con Lily….lo hai sentito: mi chiama sorellina!”

“E dai, levati quella faccia appesa! E’ Natale, il periodo più magico dell’anno. Un tentativo si può fare, no?”

“Se lo dici tu…”

“Ragazze, non è carino escludere così noi maschietti dalla conversazione! Quindi…Allison, che tentativo devi fare?”Chiede Jack.

“Papà, fatti gli affari tuoi, una volta tanto!” Risponde Al, prendendo la scatola contenente la sacra famiglia che suo padre le sta porgendo.

Insieme, io e la mia amica appoggiamo Madonna, Gesù e Giuseppe nella grotta, mentre Walter e Jack finiscono di sistemare anche gli ultimi animali.

“Ragazzi, è quasi mezzanotte!” Chiama Angela dal soggiorno, dove tutto il resto della mia famiglia molto allargata si è già radunato.

Non appena anche noi quattro artisti del presepe ci siamo sistemati, chi sui divani, chi per terra, zia Angela inizia a raccontare la solita leggenda natalizia.

Conosco questa storia da quando sono nata: è la stessa ogni anno, eppure non smette mai di commuovermi e affascinarmi.

La voce della zia, poi, è così coinvolgente e calda da far dimenticare persino dove ci si trova.

“La notte  in cui le acque del grande diluvio che aveva coperto tutta la terra cominciarono a ritirarsi, il vecchio Noè decise di controllare se tutti gli animali stavano bene e, soprattutto, se mancava qualcuno all’appello.

Passò attraverso l’arca da prua a poppa: tutti erano sanissimi e felici che la pioggia fosse finalmente finita.

Noè uscì sul ponte, soddisfatto, ma, mentre si affacciava per controllare il livello dell’acqua, gli parve di sentire un pianto silenzioso provenire da sotto il parapetto della grande barca. Il vecchio si affacciò e vide una piccola stella marina che, aggrappata a un lato della chiglia, versava lacrime di disperazione.

Noè la prese delicatamente in mano e le chiese:

‘ chi sei, piccola mia?’

La stella si asciugò gli occhietti con una delle sue braccine e, tirando su col naso, rispose:

‘sono una stella di mare.’

‘E come mai stai piangendo?’ Chiese ancora Noè.

‘Vedi, io e mia moglie abbiamo saputo in ritardo della partenza dell’arca e siamo arrivati quando tutte le porte erano già chiuse. Abbiamo bussato e chiamato, ma nessuno ci ha sentiti, così ci siamo aggrappati alle assi della chiglia, ma la mia compagna è stata portata via da un’onda più forte delle altre….e io sono rimasto solo.’

Noè, con le lacrime agli occhi, iniziò ad accarezzare la schienina ruvida della bestiola.

‘Piccolo mio, tu hai sofferto molto, ma i tuoi dolori non rimarranno privi di ricompensa. La tua discendenza sarà la più numerosa tra quelle di tutti gli animali.’

‘Ma mio buon signore, io sono solo, la mia compagna non c’è più…come posso creare una tale discendenza senza di lei?’

‘Ti fidi di me?’

L’animaletto annuì.

L’uomo depose, allora, un bacio sul corpicino ancora tremante di pianto e lo lanciò nel cielo buio e vuoto, dove una luna solitaria guardava quel mondo lontano che iniziava a riemergere dalle acque.

Subito miliardi e miliardi di stelle si accesero nella notte insieme al piccolo amico di Noè che, dato che era il padre di tutti gli astri, aveva una lunga coda di luce.

Un paio di millenni dopo, quando Noè era morto e del diluvio non rimaneva che un ricordo misto a leggenda, la stella che un tempo aveva abitato il mare ricevette un importante incarico dal Signore: avrebbe dovuto guidare tutte le genti della terra presso una capanna della Palestina, dove presto sarebbe nato un bambino molto speciale.”

 

(Racconto liberamente adattato dal romanzo “notte di luce” di Sergio Bambaren)

 

La storia continua, ma io la sento amalapena e, di certo, non la sto più ascoltando.

Walter, seduto sul divano dietro di me, mi ha circondata con le braccia, facendomi totalmente dimenticare come si fa a respirare.

“E’ una storia molto bella.” Mi sussurra all’orecchio.

Io, miracolosamente, riesco ad annuire, mentre Al, sul divano di fronte a noi, mi guarda divertita.

Devo essere diventata bordeaux….

“Ragazzi, è mezzanotte!” Esclama mamma, che non vede l’ora che la storia finisca.

Mia madre è atea e considera la Bibbia nulla di più che un vecchio romanzo –cosa che porta spesso a discussioni con papà, credente e praticante- e, perciò, non ama molto nemmeno le favole natalizie di zia Angela.

“No, Tempe, io non ho finito di raccont…”

“Non importa, finirai dopo. Ora si aprono i regali!”

Angela annuisce, sbuffando un po’ sa benissimo che più tardi nessuno l’ascolterà più.

Walter si alza e passa oltre a me, usando le mie spalle come gli appoggi di una cavallina.

Si china, poi, a raccogliere da sotto l’albero un sacchetto di carta bianca pieno di sacchetti e inizia a distribuirli a tutti i presenti, mentre Al fa lo stesso.

“Walter, non dovevi!” Esclama mio padre, quando gli viene consegnato il suo regalo.

“Sì che dovevo, Seeley. Ho passato quattro mesi fantastici con voi e questo è un piccolo ringraziamento. Buon Natale!”

Dopo aver dato ad ognuno il proprio dono, torna a sedersi, stavolta sul pavimento accanto a me, che sto rimirando compiaciuta la maglietta che mi ha comperato Al.

“Ehi, Ally.” Mi volto verso Walter che, sorridendo, estrae un pacchettino dalla tasca dei pantaloni. “Tanti auguri, piccola.”

“Grazie…” rispondo, iniziando a separare la carta rossa dal suo contenuto.

Sono proprio curiosa, vista l’originalità dell’ultimo regalo che ho ricevuto da lui…spero che il mio gli piacerà….

Oh…

Non credo ai miei occhi!!!

Nella scatolina scusa che ho appena aperto fa bella mostra di sé il piccolo orologio sciolto che avevo visto in gioielleria!

“Walter, grazie!” Esclamo, gettandogli le braccia al collo, forse con un po’ troppa foga, visto che ci ritroviamo tutti e due lunghi e tirati a terra.

“non c’è di che!” Risponde lui, ridendo per la mia reazione.

 

WALTER

Ridendo, mi rimetto a sedere.

“Leggi il biglietto.” Dico ad Allison, porgendole il piccolo fogli, che era volato via grazie a quel ringraziamento non proprio canonico.

“Ok…Ehi, non è un pezzo di una canzone che c’è sul CD che mi hai regalato?”

“Brava!”

“Sì, ma qui è sbagliato.” Constata lei, indicando la mia piccola modifica.

“Ehm…sì, il perché te lo spiego un’altra volta,eh.” Rispondo, arrossendo un po’. “Ascolta, non è che mi puoi prestare la Mini? Vado  dare il regalo a Lily e torno in un attimo.”

Allison, un po’ perplessa, mi porge le chiavi dell’auto, che afferro al volo, iniziando già a camminare verso la porta: so che domanda sta per farmi.

“Ma tu puoi guidare qui in America?”

“Ehm…no!” Rispondo, uscendo di corsa, con davanti agli occhi l’immagine dei Booth e degli Hodgings impegnati a ridere per la mia fuga.

Per arrivare a casa di Lily mi ci vogliono meno di dieci minuti…sarebbero cinque, ma io e il cambio automatico abbiamo un rapporto conflittuale.

Strano, il cancello è aperto…boh…

Entro nel cortile della grande villa e lascio la macchina sul vialetto che divide il prato a metà.

Faccio l’ultimo pezzetto di strada a piedi, senza mancare di notare la grande Harley Davidson Fat Boy rossa parcheggiata a pochi metri dalla casa.

Anvedi, oh, che moto! Io in Italia ho una Kawasaki, che già è bellina ma questa…insomma, questa è una signora moto!

Faccio per bussare, tenendo il regalo sapientemente nascosto dietro la schiena, quando vedo un’ombra muoversi nel buio poco lontano da me.

Cani?

No, Lily odia i cani.

Mi avvicino per capirci qualcosa….e la realtà mi colpisce come un destro ben assestato alla bocca dello stomaco.

Però fa più male.

E’ Lily.

Con un ragazzo.

Si stanno baciando.

Il gattino di Thun che avevo comprato per lei finisce a terra, rompendosi, mentre io inizio a correre verso la Mini.

 

Continua…

 

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 15 - UNO DEI TANTI ***


CAPITOLO 15 – UNO DEI TANTI (certe notti)

CAPITOLO 15 – UNO DEI TANTI (certe notti)

 

Basato sulla canzone “Certe notti” di Luciano Ligabue

Salgo in macchina velocemente.
Mi viene da piangere, ma non voglio che Lily se ne accorga.
Tom aveva ragione.
Aveva ragione su tutta la linea.
Avrei dovuto saperlo: le più belle sono le più stronze.
Sempre.
Immancabilmente.
Beh, a parte Eva ed Ally… loro sono l’eccezione che conferma la regola.
Infilo con violenza le chiavi nel cruscotto e faccio per partire, quando Lily arriva di corsa, probabilmente allertata dal suono della ceramica in frantumi, e inizia a picchiare sul finestrino.
Lo abbasso.
“Cosa vuoi?” La freddezza della mia voce mi spaventa ma a lei sembra non fare effetto.
“Ma si può sapere che ti è preso? Era solo un bacio!”
La guardo negli occhi… e improvvisamente non è più così bella.
“Lily, a me questo non va bene. Se tu stai con me stai con me e basta! Non vai in giro a farti mezza DC!”
“Ma sentilo…Bello, ma chi ti credi di essere, eh? Io mi faccio chi pare! Tu non sei speciale, Walter, non hai niente di eccezionale: sei solo uno dei tanti!”
Ahi.
Questa fa male.
Molto.
Alzo il vetro, rischiando di chiuderle dentro le dita…chi se ne frega!
Faccio manovra e parto a manetta.
Voglio andare via di qui. Voglio fuggire, sparire in un universo parallelo, sparire su un altro pianeta…o anche solo tornare a Roma e non vedere mai più Lily.
Appena mi rendo conto di quanto sto correndo, rallento un po’ e accendo la radio.
La musica inizia… e, mio malgrado, sorrido. E’ il CD che ho regalato ad Ally, quello con le mie canzoni preferite. E’ ancora nell’autoradio…non ci credo…
E’ appena finito “Il cielo” di Zero…e parte il Liga.

“ Certe notti la macchina è calda e dove ti porta lo decide lei
certe notti la strada non conta, quello che conta è sentire che vai.”

Cavoli…non potevo beccare canzone più giusta!
Non mi interessa dove sto andando…solo non mi voglio fermare.

“Certe notti la radio che passa Neil Young sembra avere capito chi sei.”

Già… peccato che non lo sappia io, chi sono.
Uno dei tanti, ha detto.
Uno dei tanti.
Solo uno dei tanti.
E’ inutile, non mi va giù…

“Certe notti fai un po’ di cagnara che sentano che non cambierai più.”

Spero che, almeno questo, Lily lo abbia capito. Non voglio cambiare.
Io sto bene così: allegro, idiota, solare, ottimista, romantico, testardo e spericolato.
Walter, in una parola.
Sì, ma esiste qualcuno disposto ad amare Walter per quello che è?
Non lo so…forse nemmeno mi piaccio così tanto come voglio credere.
Forse io pure mi considero uno dei tanti.
Sì, però c’è una persona che mi trova unico…
Me lo ha detto quando ha passato quel test di algebra…
Sei un ragazzo speciale…così mi ha detto.
Allison

“Certe notti c’è qualche ferita che qualche tua amica disinfetterà.”

Amica, sì…sarà poi davvero solo questo?
E’ normale ricordare ogni singola parola che un’amica ti dice?
E’ normale pensare a un’amica in ogni momento?
E’ normale, se lei è un’amica, avere in mente sempre e solo lei?
Lei spericolata che entra dalla finestra.
Lei in lacrime sul libro di algebra.
Lei dolce nel consolarmi per la storia di Eva.
Lei triste nel vedermi con Lily.
Lei catturata da un episodio di CSI:
Lei, lei, lei, sempre e solo lei.
Lei, Allison.
Lei, l’unica con cui vorrei tanto parlare in questo momento.
Lei, la mia grande amica, che, forse, poi tanto amica non è.

“E si può restare soli certe notti qui
che chi si accontenta gode, così così.”

Non voglio essere solo.
Voglio lei.
Le voglio parlare.
Le voglio dire…che cosa?
Già, che cos’è che le voglio dire?
Avevo bisogno di compagnia?
Avevo voglia di vederti?
Ho mollato Lily?
Sono il più grande pirla che tu abbia mai conosciuto?
Ti amo?
…ti amo…
Non l’ho mai detto a nessuno… sì, a Eva, ma per scherzo…un ti amo vero non è mai uscito dalle mie labbra.
Bene.
C’è una prima volta per tutto.
Prendo il cellulare e la chiamo, così, senza più pensare a niente.

“Certe notti se sei fortunato bussi alla porta di chi è come te.”

Sì, lei è come me.
E’ quella giusta per me.
Lo sento.
“Pronto?”
Ally, sono Walter, mi raggiungi al parco?”
“Ora?”
“Sì…”
“Arrivo.”
Non mi ha chiesto perché. Mi ha detto solo arrivo…
Parcheggio nel parco, mi siedo su una panchina, col Liga che mi canta ancora in testa.

“C’è la notte che ti tiene tra le sue tette un po’ mamma un po’ porca com’è.”

La notte.
La migliore delle amanti. Calda e silenziosa. E buia.
Tanto.
La più romantica e traditrice delle innamorate, che ti coccola con le sue stelle, che ti promette la luna, ma che ti abbandona sempre col, sorgere del sole.
Notte, non voglio la luna, voglio solo lei…

“Quelle notti da farci l’amore fin quando fa male fin quando ce n’è.”

L’amore….l’amore arriva spesso di notte…ma di solito è una notte stellata, non una fredda e nera come questa.
Un fiocco bianco mi sfiora la guancia. Ci mancava solo la neve….
Una macchina si ferma nel parcheggio. Una figura salta giù agile dalla jeep nera. Vedo solo la sagoma, ma so che è lei.
Lei è qui.
Ora posso lasciarmi andare.
Mi viene da piangere…e lo faccio.
Così, senza vergogna.
Non ho paura che lei mi veda così.
Capirà.
Capisce sempre.
“Walter…”
Mi alzo, mentre arriva davanti a me.
“Walter, che è successo? Stai piangendo? Volevi parl…”
Non può finire.
Non può finire perché è difficile parlare con le labbra di qualcun altro che premono sulle tue.
E’ difficile parlare quando trattieni il respiro e il tuo cuore batte a mille.
Come il mio.
Come i nostri.
Sento che è stupita, insicura…non se l’aspettava.
Esita.
Io la stringo forte.
Non voglio che mi lasci.
Finalmente anche lei si muove, e non è per scappare.
Mi prende il viso tra le mani e mi bacia anche lei.

E il Liga canta.

“Certe notti sei solo più allegro, più ingordo,
più ingenuo e coglione che puoi.”

Mi sembra di essere ubriaco…

“Quelle notti son proprio quel vizio
che non voglio smettere, smettere mai.”

Ahò, non c’è niente da fare: il Liga è un grande!
Ally si allontana un po’.
Ha bisogno di respirare e anche io sono senza fiato.
Anche al buio vedo che è imbarazzata.
“Scusami…”
Di tutto ciò che mi sarei aspettato di sentire, questa era l’ultima della lista.
“Scusarti?”
“Sì…beh…io….io non avevo mai baciato e… insomma…io…”
Non riesco a non sorridere.
Anvedi se ce vojo bene a ‘sta ragazza…
Respira a fondo e conclude.
“Sarà stato il peggior bacio della tua vita….”
Ma che è, impazzita?! Non si rende conto dell’idiozia immensa che ha detto?
Mi avvicino di nuovo a lei e le passo le braccia intorno alla vita.
Caspita… è tutta un tremito…
Accosto le labbra al suo orecchio e la sento irrigidirsi.
Non ho mai fatto quest’effetto a nessuna…E’…bello….
“A dire il vero” Le dico piano, quasi in un soffio. “ E’ stato….beh, non riesco proprio a trovare un termine che non sia riduttivo.”
Sorride.
E trema.
Non mi sono nemmeno accorto che ora nevica parecchio.
Le passo una mano dietro la schiena e la spingo piano verso le macchine.
Lei, però, non si muove.
Ally, stai tremando, andiamo a casa.”
“No.” La decisione della sua risposta mi coglie di sorpresa.
“Non voglio andare a casa. Voglio stare qui. Con te. Sai, mi hai tanto aiutato con l’algebra….magari puoi darmi anche qualche ripetizione in materia di baci.”
Ma sentila! E la timidezza di due minuti fa? Beh, un po’ c’è ancora….è tesissima…ma si sta sciogliendo…bene…
“Ma dai, hai già dieci! E poi se ti ammali…”
”Voglio la lode.”
Si gira in modo da essermi di fronte e si alza sulle punte, posando le labbra leggere sulle mie in un bacio da bambina.
Si allontana subito, abbassando lo sguardo…come scottata da quel contatto.
Sorrido.
“Hai ragione, sai? Ripensandoci, hai molto da imparare.”
Mi siedo sulla panchina, tenendola per mano.
Lei si siede piano sulle mie ginocchia, quasi intimidita dal suo stesso gesto.
L’abbraccio forte, perdendomi nel suo profumo e nel sapore delle sue labbra, della sua lingua…di lei.

“Non si può restare soli, certe notti qui!”

(Luciano Ligabue, Certe notti)

continua…..

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Capitolo 15
*** CAPITOLO 16 - PENSIERO ***


CAPITOLO 16 – PENSIERO

CAPITOLO 16 – PENSIERO

 

“Se non fosse un sogno, mi chiedi? Allora non chiuderei mai gli occhi per paura di non vedere più i tuoi. Ma se è un sogno allora non voglio svegliarmi. Voglio perdermi in una notte dove tu sei la mia luna e i tuoi baci sono le mie stelle.”

Anonimo

ALLISON

 

“Ahio! Mi hai pestato di nuovo un piede!”

“Scusami, ma qua è buio pesto.”

“Ahi! Walter, ma vuoi stare attento?!”

“Piantala di lamentarti. Vuoi svegliare tutti?!”

“No, per carità! Se papà mi chiede dove siamo stati fino alle tre del mattino mi spieghi cosa gli rispondo?”

“Su una panchina del parco a inzupparci fino al midollo. Non è una bugia, in fondo.”

Sospiro, alzando gli occhi al cielo. Se papà dovesse sapere dove eravamo e, soprattutto, cosa stavamo facendo, ho l’impressione che Walter sarebbe rispedito a Roma a calci.”

“Ok, se non sbaglio questa è la tua camera…” Constata lui, cercando di distinguere nel buio una porta dall’altra.

“Precisamente…Allora ci vediamo tra qualche ora?”

“Aspetta…” Sussurra lui, spingendomi delicatamente contro la porta. “Hai così fretta di cacciarmi?”

Così dicendo, mi abbraccia in vita e mi bacia, mentre io cerco dietro di me la maniglia della porta.

“Attento…ora apro la porta, così entriamo.” Sussurro a fior di labbra.

Walter ridacchia sottovoce.

“Se non mi avvertivi mi sa che finivamo di nuovo distesi a terra.”

“Sì, e la cosa ti sarebbe dispiaciuta molto, vero?”

“Beh, preferirei  un letto, però…”

“Ehi, non ti sembra di correre un po’ troppo?”

Fuggo veloce dentro alla mia stanza senza, però, lasciare la sua mano. Lui chiude la porta per poi attirarmi di nuovo a sé.

“Io non sto correndo. Sei tu che pensi subito male.”

Le mie mani volano dietro al suo collo, iniziando a giocherellare con i capelli corti.

Una luce si accende, rendendomi momentaneamente cieca. Mi aggrappo a Walter per non cadere mentre una voce femminile chiede:

“Allison, sei tu? Che ci fai qui?”

Mi sfrego gli occhi, riacquistando il senso della vista.

Davanti a me c’è una donna sui 25 anni con lunghi e ricci capelli neri e curiosi occhi a mandorla.

È Melina, la ragazza di mio fratello. Lei e Parker devono essere arrivati mentre eravamo al parco. Avevo dimenticato che Meli dorme sempre in camera mia, quando viene a farci visita!

“Beh, è la mia stanza…” Argomento, cercando di fare finta di niente.

“Questo lo so. Intendevo che ci fai qui ora. Tua madre credeva che fossi andata a dormire dalla tua amica. E poi guardatevi! Siete fradici dalla testa ai piedi! Tu, fila via!” Ordina severa a Walter, che esegue immediatamente, biascicando un ciao al di sotto della soglia dell’udibilità.

Melina si volta di nuovo verso di me.

“E tu…se non vuoi che dica tutto ai tuoi ti conviene infilarti questa e cominciare a raccontare.”

Sorride, lanciandomi la mia camicia da notte.

“Ehi, e la secondina che ha appena cacciato Walter dove è finita?” Chiedo, mentre mi cambio.

“Quella era tutta scena! Walter hai detto? Che nome strano. Non è di qui, vero? È il tuo ragazzo?”

“Ehi, Melina, lasciami rispondere!” Esclamo, interrompendo il fiume di domande. “È italiano e sì, è il mio ragazzo… almeno credo…” Rispondo, sedendomi sul mio letto.

“Che significa quel credo?”

Significa che ufficialmente non stiamo insieme…non ancora…”

“Capisco… è il classico amico che, non si sa come, finisci per baciare on un amore e una passione di cui non credevi nemmeno di essere capace, giusto?”

“Precisamente.”

“Beh, complimenti: di solito questi sono gli amori che durano di più. E poi, gioia, devo dire che te lo sei scelto proprio bene. Ha un risichino niente male, il giovane!”

Melina!”

“Che c’è? Aveva la camicia bianca e bagnata; non è che se una si fidanza poi viaggia con i paraocchi!” Si discolpa lei, sorridendo con una punta di malizia.

Ridendo, le tiro un cuscino dritto in faccia.

Mi sta troppo simpatica, la fidanzata del mio fratellone, anche se a volte sembra che sia io la più adulta tra le due.

“Che ne dici, innamorata, dormiamo?”

Mi stendo sul letto, infilandomi per bene sotto al piumone e spengo la luce.

Mi sa tanto che domani avrò un raffreddore coi fiocchi ma, chissà come mai, non potrebbe importarmene di meno.

“Non riesci a dormire, vero?” La voce di Melina mi raggiunge nel buio dopo una decina di minuti.

“No…” Ammetto. “Ho paura che, se mi addormento, domani mattina scoprirò che non è vero niente, che è stato tutto un sogno.”

“Beh, tesoro, questa sensazione ce l’ho anche io ogni volta che mi addormento vicino a tuo fratello, anche se stiamo insieme da più di tre anni ma sai che cosa? Ogni mattina al mio risveglio lui è ancora lì. Perché con il tuo giovane italiano dovrebbe essere diverso?”

“No ne ho idea. Tutto ciò che so è che ho sognato così tante volte quello che è successo stanotte da faticare a credere che sia tutto vero.”

 

WALTER

Ombra.

Luce.

Buio

Luce buio ombra luce.

Oramai sono due ore che guardo il soffitto, contando le macchine che passano sulla strada qui sotto attraverso la luce dei fari che perfora l’oscurità.

Eccone un’altra.

Siamo a quota 112.

Mi sembro più cretino del solito ma dovevo pur trovare qualcosa da fare.

Tanto sta notte di dormire manco a parlarne.

Mi sento strano, come se avessi bevuto chissà quanto.

Il mio cuore sta facendo break dance da un sacco di tempo e non accenna a smettere. In più, ogni volta che mi appisolo, un paio di occhi azzurri, i suoi occhi, sono lì che mi aspettano, mandando a farsi benedire quel poco sonno che ero riuscito a recuperare.

Come ho fatto ad essere così infinitamente idiota per tutto questo tempo?

Cioè, di essere un pirla lo sapevo, ma non credevo fino al punto di non accorgermi che una ragazza stupenda è innamorata di me e che io la ricambio con tutto il cuore.

Beh, devo ricredermi: evidentemente lo sono davvero.

È incredibile quanto non sia dispiaciuto per il tradimento di Lily.

Cioè, ci sono rimasto male, ma è una questione di orgoglio, non di amore.

Forse, in fondo, ho sempre saputo che lei non era per me.

Forse ho deciso di stare con lei perché in Italia è così raro che io piaccia ad una ragazza che qui ho

deciso di cogliere al volo la prima occasione che mi si è presentata.

Errore madornale, perché avrei potuto passare molto più tempo con Ally ma pazienza.

Forse è stato persino meglio così.

Comunque Lily è pure riuscita ad insegnarmi qualcosa: mai baciare chi critica i tuoi guanti preferiti.

Sorrido nel buio.

Nemmeno con me stesso riesco ad essere serio.

Devo aver preso da papà…

Aho, non c’è storia: stanotte nun se dorme.

Rassegnato, prendo il mio MP3 e accendo la musica…

Max Pezzali…La regola dell’amico..

Eh no, caro Max, mi dispiace ma stavolta la tua infallibile regola ha preso una bella cantonata.

“Here’s a message for you!” Gracchia il mio telefono.

Uffa, ma chi è a quest’ora?

“Here’s a message for you!”

Ancora?!

Ma che è, tutti alle Quattro del mattino decidono di mandare messaggi a me?

Sicuro come l’oro che è qualcuno da Roma che ha dimenticato il fuso orario.

Apro il primo

Altro che Roma, è Lily.

“Ciao, tesoro, mi dispiace per prima ma non sono riuscita ad oppormi…non volevo baciarlo… Tutto ok tra noi?”

Sì, certo, come no.

A me va tutto alla grande, cara la mia Lily.

Tutto grazie a te e al signor Harley-Davidson.

Cancello l’sms senza rispondere e apro il secondo.

“Sei sveglio? Io non riesco a dormire..ho tanta paura che sia tutto un sogno…”

Allison…

“Indovinato. Il sonno sembra essere andato in vacanza, stanotte. Beh, se è un sogno ti prometto che farò tutto il possibile perché diventi realtà.”

 

Continua…

 

 

 

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 17 - SPETTACOLO DI CAPODANNO ***


CAPITOLO 17 – SPETTACOLO DI CAPODANNO

Prima di lasciarvi a questo capitolo, volevo ringraziare Shun di Andromeda, che commenta sempre (grazie, è fantastico per chi scrive ricevere commenti!!!) e anche a chi legge soltanto! Spero che anche i capitoli che mancano vi piacciano!

Un bacio

Temperance

 

CAPITOLO 17 – SPETTACOLO DI CAPODANNO

Con la partecipazione di Corbin Bleu nel ruolo di… Corbin Bleu.

N.B. I versi di Shakespeare non sono citati alla lettera.

 

“Tu sei tu

con niente addosso o ben vestita

giuro

tu sei per me la prima attrice

ma anche questo non si dice

penseresti a una bugia.”

(pooh, Quel che non si dice)

 

ALLISON

 

“Ehi, ragazzi, meno dieci secondi al 2007!” Esclama il dj della serata, un ragazzo con un anno più di me arrivato a scuola da poco del quale non so il nome.

“NOVE!” Inizia il conto alla rovescia, proprio mentre Walter mi si affianca.

“Uooo…Per poco non mi perdevo la mezzanotte!”

“Certo che hai un tempismo… alle 23.57 dovevi andare in bagno?!”

“Eh, tesoro, se la natura chiama…”

Alzo gli occhi al cielo, unendomi al coro generale.

“QUATTRO!”
Walter mi prende la mano.

“TRE!”

Prima mi ha raccontato…

“DUE!”

…che chi sta insieme a capodanno sta insieme tutto l’anno…

“UNO!”

Speriamo che sia vero!

“BUON ANNO WASHINGTON D.C.!” Grida il dj dalla console, mentre io getto le braccia al collo a Walter e gli regalo il tradizionale bacio di capodanno, come fa ogni altra ragazza dotata di cavaliere.

È la prima volta che sono una di loro…

“Vieni, ho una sorpresa per te.” Dice Walter, prendendomi per mano e avviandosi verso l’uscita della grande palestra dove è stato allestito il ballo.

Stiamo per uscire, quando Al ci affianca.

Ha gli occhi rossi…avrà di nuovo bevuto troppo.

“Ally, Wal, vi devo parlare.”

“Al, ci sentiamo più tardi…o più presto, a seconda dei punti di vista… Comunque ora devo far vedere una cosa ad Allison e ho solo un’ora e mezza per tutto.”

“Ti chiamo io, ok?” Aggiungo.

Al annuisce debolmente e si volta, camminando barcollante tra gli altri studenti.

“Stavolta ha veramente esagerato con i drink” Commento.

Al è la mia migliore amica da una vita ed è una bellissima persona ma a volte si comporta da vera stupida.

Da quando esce con quel Jeremy, poi…

“Non preoccuparti per lei; ha solo bevuto un bicchiere di troppo. Andiamo?”

 

CORBIN

 

Uff, sono stanco morto!

Che barba stare alla console tutta la sera, senza poter fare nemmeno un giretto in pista… Giuro che è l’ultima volta che lo faccio!

Sì… e questa quante volte l’ho già detta?

La verità è che io e la musica siamo gemelli siamesi: non possiamo stare lontani.

Per fortuna il ballo è finito e io posso levare le tende;  oramai qui ci sono solo coppiette appiccicose intente a sbaciucchiarsi od occupate in attività affini.

Raccolgo cuffie e microfoni vari ed esco.

Direi che la mia prima festa a Washington non è stata male. Certo, qui non sono in centro città e questo ballo impallidirebbe di fronte a quelli di Los Angeles o di Parigi, ma comunque niente affatto male.

Diciamo che qui mi piace più di molti altri posti dove ho abitato. Spero solo di poterci rimanere per un po’…

Cavoli, si vede che stiamo in periferia! Qui fuori è buio al massimo! I lampioni sono pochi e quasi tutti fulminati e la luce più grande è data dai fari delle macchine di passaggio.

Ahio!

Ma porca…

Senza nemmeno rendermene conto mi ritrovo seduto sul mio amplificatore… ma come ho fatto a cadere?

“Ti sei fatto male?” Mi chiede una voce.

Alzando gli occhi, vedo una ragazza che mi tende la mano dal muretto dove è seduta.

“Mi dispiace, devi avere inciampato nella mia borsa.”

Ecco risolto il mistero.

“No, figurati, sto bene.” Rispondo, afferrando la mano ed alzandomi.

Faccio per prendere l’amplificatore ma mi ritrovo a stringere solo la maniglia.

“Lui forse un po’ meno…”

Le scappa una risatina divertita alla quale rispondo sorridendo a mia volta.

La guardo meglio e mi accorgo che è la stessa ragazza che ho osservato tutta la sera, quella che non ha ballato mai e che è rimasta per tutto il tempo vicino al tavolo del punch senza sfiorarne un bicchiere.

Ho chiesto a qualcuno come si chiama…

“Tu sei Alexandra Hodgings del quarto anno, giusto?”

“Sì, e tu sei quello nuovo dell’ultimo. Puoi chiamarmi Al, se vuoi.”

“Corbin Bleu, piacere…e puoi chiamarmi Corbin, se vuoi.”

Pessima battuta, idiota!

Il suo cellulare emette l’inconfondibile BIP-BIP che segnala l’arrivo di un sms.

Mentre lo legge, la luce del telefonino illumina i suoi occhi, gonfi e cerchiati di rosso… ha pianto.

Ad un tratto, come colta da rabbia improvvisa, getta il cellulare per terra e inizia a singhiozzare.

Salto sul muretto vicino a lei e la stringo a me fino a quando non si calma un po’.

“Tutto bene?” Chiedo, spostandole una ciocca di capelli corvini dietro all’orecchio.

Anche con gli occhi gonfi di pianto è veramente una bellissima ragazza…

Scuote la testa.

“No…no, non va tutto bene…”

Salta giù dal muretto, raccoglie il telefono e lo infila nella borsetta, poi mi guarda.

“Scusa, tu non c’entri niente in questa storia. Vai pure, io troverò un passaggio.”

“Non se ne parla nemmeno!” Mi alzo e l’afferro per un braccio.

Mi rendo conto di essere stato un po’ brusco e, quindi, aggiungo, più dolcemente:

“Sei scoppiata a piangere davanti a me; ora il minimo che tu possa fare è dirmi perché, non trovi?”

“Ma Corbin, io…”

“Niente ma. Hai fame? Ho visto che non hai mangiato nulla alla festa.”

Al sorride, rassegnata.

Dio, quegli occhi scuri mi fanno girare la testa…

“Non mi libererò mai di te, vero?”

“No, spiacente.”

“Beh, in questo caso… credo proprio di sentire un certo languorino… ma è la una passata, non si trova nessuno aperto a quest’ora!”

La guardo, inarcando le sopracciglia.

“Ma signorina, lei dimentica che è capodanno! Oggi la vera vita è iniziata a mezzanotte!”

 

WALTER

 

“Si può sapere dove accidenti stiamo andando?” Chiede Allison, spazientita.

“Non ci stiamo andando. Siamo arrivati.”

“Allora posso aprire gli occhi?”

“No, ancora un attimo.”

Apro la grande porta ed entriamo.

“Ancora un minuto… Non sbirciare, eh!”

“Non sbircio, tranquillo. Tu muoviti, però!”

“Attenta, ora ci sono quattro gradini.”

“Dove, qu…Ahio!”

Ally inciampa nel primo gradino…. Donne…

“Cioè, meno male che te lo avevo detto! Ti sei fatta male?” Chiedo, aiutandola ad alzarsi.

Lei, però, non mi sente nemmeno. Cadendo ha aperto gli occhi e capito dove siamo.

Uffa.

Mai che riesca a portare a termine una sorpresa come dico io.

“Ally, sie tra noi?”

Lei si volta verso di me con gli occhi quasi lucidi.

“Walter, siamo…”

“Al Teatro Pioneer di Washington D.C.? Sì, esattamente.”

“Ma come…cosa…come hai fatto?”

“Diciamo che ho usato il mio irresistibile fascino di giovane europeo.”

“A essere serio non ci riesci mai, vero?” Chiede, dandomi un bacio leggero.

“No, in effetti la serietà non rientra tra le mie innumerevoli doti.”

Mentre ride, la prendo per mano, accompagnandola sul palco.

“E ora?”

“Ora, per un’ora e mezza, il teatro è tutto tuo.Fammi vedere quanto vali come attrice!”

“Davvero?”

“Certo! Voglio… mmm… Shakespeare!” Non conosco altri autori inglesi o americani… con il vecchio Willy almeno vado sul sicuro.

“Ok, allora scendi dal palco. Mettiti lì…ecco, così…bene.”

“Ma devo recitare pure io?”

Non risponde.

Si inginocchia sul bordo del palco, proprio davanti a me.

“Romeo, perché sei tu, Romeo? Rinnega tuo padre, rinunzia al tuo nome. Solo il tuo nome mi è nemico. Un nome… Cosa è dopotutto un nome? Non è braccio o gamba o cuore o altra cosa utile alla vita dell’uomo. Ciò che noi chiamiamo rosa con un altro nome non avrebbe, forse, l’identico profumo?”

La luce nei suoi occhi è qualcosa di magico. È incredibile, sembra quasi un’altra persona. Non credevo esistessero passioni tanto forti.

Mi prende le mani, concludendo il suo monologo.

È bellissima, lei, improvvisata Giulietta in un teatro di periferia.

“Liberati,dunque del tuo nome e prendi in cambio tutta me stessa.”

Vorrei rispondere anche io in shakespeiriano ma letteratura inglese non è mai stata esattamente la mia materia preferita e non ricordo bene quello che dice Romeo.

Aho, io ce provo!

“Dio, in cui tanti sogni e speranze sono riposti. Dio, s un Dio davvero esiste, lasciami prima che mi raggiunga la dolce, nera signora –morte, ahimè!- di tante migliaia deporre l’ultimo, povero bacio sulle sue labbra.”

Ally mi accarezza il viso, sorridendo.

“Bel tentativo. Dramma sbagliato ma ottima interpretazione.”

“No, ho sbagliato tragedia!”

Non ci posso credere….. vabbè sbagliare le parole ma non l’opera!

“Almeno è Shakespeare?”

“Sì, tranquillo. In questo ci hai preso.”

“E che personaggio avrei interpretato, di grazia?”

“Antonio, generale romano che, in punto di morte, chiede a Dio di lasciargli donare un ultimo bacio alla regina egizia Cleopatra, suo unico grande amore. È una delle storie d’amore più belle mai scritte ed è anche una delle mie rappresentazioni preferite.”

“Ma io lo sapevo! Era tutto calcolato!”

“Sì, come no. Magari salta fuori che Shakespeare era pure un tuo lontano parente.”

“Beh, in effetti…”

“Stai zitto, che è meglio. Dai, finiamo la scena. Ora Antonio bacia Cleopatra e poi muore tra le sue braccia.”

“Mmm… Non è che potremmo fermarci al bacio?”

“Vedremo…”

 

“Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni.”

(William Shakespeare, Sogno di una notte di mezza estate)

 

Continua…

 

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** CAPITOLO 18 - AL CORBIN, CORBIN AL ***


CAPITOLO 18 – AL, CORBIN, CORBIN, AL

CAPITOLO 18 – AL, CORBIN, CORBIN, AL

(Cenerentola innamorata)

 

basato sulla canzone “Cenerentola innamorata” di Marco Masini.

 

AL

Il locale nel quale entriamo è piccolo e nascosto ma, malgrado l’ora, pieno di gente.

Seguo Corbin al primo tavolo libero, dove ci sediamo.

 

Ho capito è una cosa seria

E poi ora non puoi parlare

Vengo a prenderti io stasera

Quando esci dal lavorare

Una breve telefonata

Lo sai bene che siamo amici...

 

“I signori vogliono ordinare?”

Chiediamo alla giovane cameriera di portarci una fetta di torta al cioccolato –della quale sento davvero il bisogno- e un bicchiere d’acqua ciascuno.

Non appena finiamo di consumare –divorare sarebbe più appropriato, nel mio caso- i due pezzi di dolce, Corbin inizia ad affrontare quel discorso che mi fa così mortalmente paura.

So già che piangerò come le cascate del Niagara ma devo parlarne con qualcuno, se non voglio esplodere.

“Allora... come mai sei così giù, questa sera? Non è normale essere tristi a capodanno!”

“É che è successo qualcosa di terribilmente inaspettato e io sono stata un’idiota a lasciare che accadesse. Mi sento... mi sento totalmente sbagliata per la parte che mi trovo a dover interpretare.”

Le lacrime mi appannano la vista e subito sento la mano di Corbin posarsi sulla mia.

Non avevo mai pensato che gli angeli potessero avere pelle scura e folti ricci castani...

Non dice nulla ma sento che non esiste modo migliore per consolarmi.

 

Non è vero che sei sbagliata

Siamo tutti un po’ più infelici

E ti ascolto parlare appena

Dal tuo tenero nascondiglio...

 

Mi abbasso un po’, scivolando sulla sedia

Quanto vorrei poter sparire del tutto...

Conosci Jeremy Wells?”

Il mio angelo nero annuisce silenziosamente.

“Beh, sono uscita con lui fino a un mese fa, quando ho capito che da me non voleva altro che...”

“Sesso?”

Questa volta, tocca a me annuire.

Se solo ripenso a quel bastardo... e io che ne ero pure innamorata!

“Esatto. L’ho lasciato ma pochi giorni fa mi sono resa conto di essere... che sono...” Dio, nemmeno riesco a dirlo!

Abbasso istintivamente il capo verso il mio ventre e, evidentemente, da questo gesto Corbin capisce tutto.

Spalanca gli occhi, incredulo, ma non mi lascia la mano.

“Sei... incinta?”

 

Alla fine di questa cena

Tu mi dici che aspetti un figlio.

 

Non ce la faccio più a trattenermi e scoppio a piangere.

Lui si alza e viene a sedersi accanto a me, stringendomi forte come poco fa, sul muretto, riuscendo incredibilmente a calmarmi.

“E quell’idiota ti ha abbandonata?” Mentre annuisco, sento che io suo corpo è attraversato da un moto d’ira che, però non riesce a cacciare la dolcezza dal suo abbraccio.

“ice che non posso provare che è figlio suo.”

“E il test del DNA?”

“Non posso fare niente senza il suo consenso. Sono sola, Corbin... Ai miei non voglio dire niente prima di decidere se tenerlo o meno e la mia migliore amica sta vivendo forse il più bel momento della sua vita, non voglio darle pensieri. Io, però, da sola non ce la faccio. Avevo letteralmente perso la testa per lui, per quei suoi occhi azzurri e sapere che anche lui mi amava era la sensazione più bella che avessi mai provato... Perché sono rimasta sola?”

Non è da me fare la vittima e non so nemmeno perché mi sto confidando con un perfetto sconosciuto ma sono davvero distrutta...

 

Lui ti ha detto che non è pronto

E che è suo non lo puoi provare

Ti ha lasciata da sola e intanto

Tu da sola non sai che fare

Era bello sentirsi amata

Nei suoi occhi vedevi il mare

Cenerentola innamorata...

 

“Tu non sei sola, hai i tuoi amici ma, soprattutto, hai me. Io non ti lascio sola, capito?”

“Ma ti conosco da dieci minuti...”

Quanto vorrei averti incontrato prima. Prima di Jeremy, prima di tutto questo casino... Sento che avrei potuto amarti... ma così... vale la pena amare così?

Non ti posso incasinare la vita...

“E che importa! C’è qualche modo in cui posso aiutarti? Anche una cosa stupida, basta che ti faccia stare meglio.”

“Dimmi cosa devo fare...”

“Al, solo tu lo puoi decidere. Tu amavi Jeremy ma lui, evidentemente, non amava te. Devi solo capire questo: vuoi un figlio da qualcuno che non ti ama?”

Dico, Corbin, non lo so!

Ho diciassette anni... non si diventa madri a diciassette anni! A diciassette anni ci si diverte, si studia, a volte si ama. Se tenessi questo bambino so per certo che la mia adolescenza finirebbe... ma posso davvero uccidere mio figlio?

Nuove lacrime si tuffano dai miei occhi sulla camicia colorata del mio angelo custode e io non posso che essergli riconoscente per essere lì con me.

 

Cosa vuoi, che ti posso dire?

Non so darti nessun consiglio

Forse devi solo sentire

Se davvero lo vuoi un figlio

Di un amore una volta sola

Di un amore che non è amore

Nella notte ci pensi ancora

Mentre piangi e non sai che fare

Ma non è vero che sei sbagliata

Nei suoi occhi vedevi il mare

Cenerentola innamorata...

 

Non so per quanto tempo restiamo abbracciati in quel ristorante semisconosciuto.

Tutto ciò che sento è il corpo caldo di Corbin stretto al mio e le sue braccia che mi cullano come una bambina impaurita... che poi è proprio quello che mi sembra di essere.

Vorrei che non esistesse nulla all’infuori di me e lui...

Ad un tratto, la sua mano corre sotto al mio mento, sollevandomi gentilmente il capo, costringendomi a guardarlo negli occhi.

“Stai bene?”

“Nel limite del possibile...”

Mi sorride.

Perché quel sorriso mi fa battere il cuore a tremila miglia all’ora?

Cuore, non fare scherzi!

Non mi posso innamorare di lui!

“Al? Al, sei con noi? Ti vedo un po’ persa...che ne dici, facciamo un giro?”

“Ah, Corbin?”

“Sì?”

“Grazie.”

Lui sorride di nuovo –dovrebbero mettere fuori legge quei sorrisi!- e mi passa un braccio intorno alle spalle, spingendomi fuori dal ristorante.

Il cielo è sereno e pieno di stelle... è una notte davvero romantica!

Chissà dove sono Ally e Walter. Lui ha detto di averle preparato una sorpresa speciale... e non potrebbe essere altrimenti, visto che lui stesso è una persona speciale.

Come Corbin.

In fondo, chi glielo fa fare si stare qui con me?

Non lo so, ma io con lui sto bene. Meglio che con chiunque altro, persino che con Ally.

A dire il vero, non sono mai stata così con un ragazzo, men che meno con quell’idiota di Jeremy.

E sì che le poche volte che l’ho incontrato a scuola, tutto ciò che mi ero chiesta, vedendo quello stuolo di ragazze che si portava sempre appresso, era chiedermi cosa diavolo avesse di così speciale da piacere a tutte.

Mi sento come una bambina che si innamora del vicino di banco un po’ imbranato, quello a cui tutti rubano le caramelle e che lei non aveva mai notato e che poi, all’improvviso, fa qualcosa di assolutamente unico e inaspettato, rivelandosi per ciò che davvero è: migliore del più carino della classe, migliore del suo attore preferito, migliore di tutti gli altri bambini della scuola elementare...e forse anche delle medie. E la bambina non sa perché sia così, sa solo che non può più fare a meno di lui.

“Ehi, Al, guarda la luna!”

Alzo gli occhi, seguendo il dito di Corbin.

Che spettacolo!

“Wow! É enorme!”

“Già, solo un’altra volta l’ho vista così. Vivevo in Europa, in Spagna.”

“Hai vissuto in Spagna?!”

“Sì, in Spagna, in Italia, Germania, Sud America...”

Così iniziamo a parlare del nostro passato e del nostro futuro, di ciò che siamo stati finora e di ciò che vorremmo essere e io quasi dimentico i miei problemi, il tempo che passa, le decisioni da prendere...

 

Quando usciamo dal ristorante

Sembri ancora più piccolina

C’è una luna come un gigante

E parlando è già domattina...

 

... e ad un tratto tutto diventa lampante, chiaro come il sole che sta sorgendo.

Non so se sia possibile o ragionevole innamorarsi in una notte.

Non so se sia possibile, non credo, ma a me è successo.

A me!

Io, Alexandra Hodgings che non ha mai voluto ammettere l’esistenza dell’amore a prima vista!

Beh, mi devo ricredere.

Se devo avere un futuro su questa terra, voglio che nel mio futuro ci sia lui.

Non voglio niente che mi ricordi Jeremy e, perciò, non posso essere la madre di suo figlio.

Di punto in bianco mi fermo e costringo Corbin a guardarmi.

“Vuoi davvero aiutarmi?”

“Certo...” Mi guarda stupito, preoccupato e speranzoso a un tempo.

“Portami in ospedale.”

 

CORBIN

Guido verso l’ospedale con il cuore che mi martella da qualche parte all’altezza delle orecchie.

Vorrei dirle di fermarsi, di riflettere, di non fare una sciocchezza simile.

Lo vorrei, ma poi mi chiedo che diritto ho di farlo, di intromettermi nella sua vita, nei suoi problemi.

Vorrei dirle che io per lei ci sarò sempre, bambino o no, e che mi sono innamorato dal primissimo minuto, dal primo sguardo, ieri sera, quando nemmeno sapevo il suo nome, quando lei per me era solo la bella ragazza che non voleva ballare... è possibile che siano passate soltanto poche ore?

Sì, d’accordo, ma anche se le dicessi tutto questo, l’unico risultato sarebbe quello di farmi ridere in faccia.

E poi io non posso avere una storia.

Il mio lavoro mi costringe a viaggiare spesso, troppo spesso, e io non credo molto nei rapporti a distanza. Eppure, Al, per quanto sia una pazzia, io per te sarei disposto a rinunciare al mio lavoro, allo stile di vita che ho condotto fino ad ora.

Non avevo mai pensato di vivere in un modo diverso, di poter essere un ragazzo come gli altri... mai, finché non ti ho incontrata.

Ti prego, Al, ti prego, non uccidere quel bambino... se non fosse stato per lui, chissà se ci saremmo mai conosciuti.

Forse sì, dopotutto andiamo alla stessa scuola, però sono contento che si successo così, senza che tu sappia chi sono o, meglio, cosa sono.

Il che, a pensarci bene, è strano: sono pochissime a scuola le ragazze che non mi conoscono.

Nel parcheggio dove non avrei voluto arrivare mai, tu scendi dalla macchina e io vorrei afferrarti per un braccio e non lasciarti più, vorrei impedirti di fare ciò di cui poi ti pentirai ma tutto ciò che effettivamente faccio è scendere a mia volta dalla macchina, sedermi sul cofano e bisbigliare un misero “Ti aspetto qui”, mentre i incammini verso la porta.

Forse l’ospedale è chiuso...

Oh, ma piantala, Corbin!

Gli ospedali non chiudono!

Dovresti solo tirare fuori le palle che ti hanno permesso di diventare quello che sei e correrle dietro!

 

Sotto il muro dell’ospedale

Che terribile decisione

Piccolina fai il bene e il male

Piccolina su quel portone...

 

AL

Cosa sto facendo?

Io non sono un’assassina...non posso uccidere mio figlio!

Sì, ma nemmeno posso tenerlo...

Dio, cosa devo fare?

 

CORBIN

Non posso lasciarla andare.

Chi se ne frega se ho diritto o meno di interferire nella sua vita, almeno devo provarci!

I miei propositi, però, non fanno in tempo a realizzarsi, perché non ho nemmeno finito di muovere il primo passo che mi ritrovo di nuovo seduto sul cofano dell’auto, con le braccia di Al intorno al collo e le sue labbra sulle mie.

 

Poi ti fermi e ritorni indietro

Nel mio cuore me l’aspettavo

Mentre l’alba ci appanna il vetro

Tu sorridi a un amore nuovo

 

Istintivamente, rispondo al bacio, stringendola forte a me.

Forse, dopotutto, non è poi così ridicolo innamorarsi nel giro di una notte...

Quando si allontana da me, nei suoi occhi brilla una luce nuova, diversa, che la rende persino più bella di prima.

“Corbin, non prendermi per stupida, ma io...”

“Anche io.” Rispondo, senza lasciarle finire la frase.

“E tu... staresti con me anche se sono incinta?”

sorrido... come può anche solo pensare il contrario?

“Tuo figlio non può rimanere senza un padre, no?”

Quella che leggo nei suoi occhi è pura felicità. Non l’avevo mai vista prima...e la sua luce è più forte di quella dei riflettori che ho puntati addosso ogni giorno, più forte persino del sole che splende ormai alto nel cielo.

Ci baciamo di nuovo, senza altre parole.

Non servono.

“Vieni, andiamo a casa.”

 

Con il sole ti porto a casa

Ed in macchina vuoi cantare

Sei felice come una sposa

Perché adesso lo sai che fare

Perché adesso ti senti amata

E nei tuoi occhi si vede il mare

Cenerentola innamorata...

 

AL

Arriviamo a casa mia dopo un quarto d’ora scarso.

Non sapevo che in meno di venti minuti si possa passare da una grande rabbia e confusione alla felicità più immensa che si riesca ad immaginare!

Mi sono innamorata e questa volta è davvero!

Prima di scendere chiamo Ally ma mi risponde la segreteria.

“Ciao Boothy, sono Al. Non ti preoccupare se ieri sera ti sono sembrata un po’ così, ora è tutto a posto. Sono felice, Allison, sono felice perché oggi ho sentito per la prima volta il sapore del vero amore. Appena ci vediamo ti racconto tutto. Ti voglio bene!”

Attacco e mi volto verso Corbin, che mi guarda divertito.

“E che sapore ha il vero amore?”

“Lo stesso delle tue labbra.” Rispondo, posandogli un bacio leggero su una guancia.

“Pronta?”

evo parlare ai miei...ho paura...

Corbin mi prende la mano; se c’è lui con me ce la posso fare.

“Pronta!”

Non appena mettiamo piede fuori dalla macchina, una selva di flash ci acceca e una mandria di giornalisti inizia a tempestarci di domande.

Ma che diavolo sta succedendo?!”

 

Continua....

 

 

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Capitolo 18
*** CAPITOLO 19 - SE C'è UN POSTO NEL TUO CUORE ***


CAPITOLO 19 – SE C’É UN POSTO NEL TUO CUORE

Ciao!!!

Scusate se rompo, ma volevo ringraziare Shun di Andromeda che commenta sempre...e anche tutti quelli che leggono soltanto! E poi, naturalmente, anche la mia sore Vitto che c’è sempre e che fa delle bellissime illustrazioni per questa storia! Ti voglio bene!!

 

CAPITOLO 19 – SE C’É UN POSTO NEL TUO CUORE

 

L’amore è quando il cuore ha la sensazione di essere arrivato a casa. Una vocina ti dice:

“È lui, è lui per la vita”

E senti che non dovrai mai più correre a cercare, mai più piangere, lottare contro quelli che non capiscono, sentirti sola.

Da oggi con te c’è lui e senti che sarà per sempre.

(da Notte prima degli esami oggi – Blog di Azzurra)

 

ALLISON

“Sul serio? Sono davvero felice per te, Al! E lui com’è? Dai, descrivimelo!”

“Ok, allora…è poco più alto di me, pelle scura ma tratti europei, capelli castani, lunghi e riccissimi e occhi neri come l’inchiostro.”

“Aspetta, ma è il tizio che faceva il dj al ballo?”

“Sì, proprio lui.”

“Carinissimo!”

“Già….Ti ho detto che fa l’attore per la Disney?”

“No, ti era sfuggito questo particolare.” La solita Al…sempre con la testa da un’altra parte.

“Beh, ha recitato in ‘High School Musical’ 1 e 2 ed è stato protagonista di ‘Jump in!’…. Ad essere sincera non ho mai visto nessuno dei tre ma mi rifarò presto. E mica me lo aveva detto, lo scemo, che è famoso! Ieri mattina mi ha accompagnata a casa per starmi vicino mentre dicevo ai miei del bambino e Bum!, appena scesi dalla macchina un branco di giornalisti che, evidentemente, ci aveva seguiti, ha iniziato a tempestarci di domande! Siamo dovuti praticamente scappare in casa e…”

“Al, respira!” La mia amica si ferma un secondo, mentre il mio cervello si sforza di immagazzinare le 1500 informazioni appena ricevute.

C’è qualcosa che non torna, però…

“Ehi, hai detto di dover parlare ai tuoi di un bambino… quale bambino?”

“Ah, sì, questa è l’altra cosa che dovevo dirti… sono incinta.”

Pugno nello stomaco.

Ma che è, scema? Non mi può dare una notizia del genere per telefono! E tranquillissima, poi!

Allison, sono andata a fare la spesa. Allison, aspetto un bambino. Esattamente lo stesso tono!

Come minimo è uno dei suoi soliti scherzi….

“Cosa?! Ma se vi siete conosciuti l’altro ieri!”

“Non è di Corbin, cretina! È di Jeremy.”

“Ah, sì, certo, capisco.” Rispondo, con aria accondiscendente, giusto per farle capire che non ci sono cascata. “E Corbin, uno famoso e, credo, pure ricco, che può avere tutte le ragazze che vuole solo schioccando le dita, si è messo con te malgrado tu aspetti il figlio di un altro, giusto?”

“Sì, Ally, giusto. Guarda che non ti sto raccontando balle. Corbin è una persona fantastica ed è disposto a fare dei sacrifici non indifferenti per stare con me. Lo amo e so che è il ragazzo giusto per me e il fatto che io sia stata così stupida da andare a letto con Jeremy non cambia le cose.”

Al ha alzato la voce…

Al non alza mai la voce…o almeno non per delle sciocchezze…

Oddio, questo vuol dire che…

“Calma, calma, Al,mi dispiace, pensavo che scherzassi….e sono anche nervosa di mio perché domani Walter parte. I tuoi come l’hanno presa?”

“Mah, direi sorprendentemente bene…comunque meglio di quanto mi aspettassi. Mio padre ha tentato di uccidere Corbin e poi, quando sono riuscita a fargli capire che il padre non è lui, l’ha abbracciato, dandogli del bravo ragazzo e minacciando Jeremy di una morte dolorosa e prematura. Mia madre, invece, è partita in quarta come suo solito. Visto che il danno è fatto, ha detto, tanto vale iniziare a prepararsi, ed è corsa in soffitta a tirare fuori i miei vecchi vestitini.”

“Zia Angela è sempre zia Angela…” Non trovo nient’altro da dire…non ci sto con la testa oggi…

“Ohi, Ally, ti sento strana. Ti ho sconvolta a tal punto o è per via di Walter?”

“Walter, direi… Ho sempre saputo che sarebbe tornato in Italia, ma così è troppo presto…domani mattina è così vicina…”

“Ti capisco, piccola… Allora ti lascio stare un po’ con lui e vado a cenare. Bacione?”

“Bacione!” Le schiocco un sonoro smack attraverso la cornetta e chiudo la telefonata, accendendo contemporaneamente il mio lettore CD.

Sarà la ventesima volta che ascolto “Arrivederci Roma” oggi e mi rendo conto di essere un po’ fissata ma mi piace così tanto… Mi fa ripensare a tutti i momenti belli di questi cinque mesi.

Walter l’ha tradotta per me, anche se io gli avevo detto di non farlo, visto che tra una settimana inizierò un corso di italiano…

Cavoli…

Al aspetta un bambino…

Forse, dopotutto, stiamo davvero crescendo. In un anno sono cambiate così tante cose…

TOC TOC

Bussano alla porta…ma sono talmente comoda qui, al calduccio nel mio lettino, che non ho proprio voglia di alzarmi ad aprire.

“Avanti!”

“Ehilà!” Walter fa capolino all’interno della stanza e io mi metto seduta.

Non ci credo che è la nostra ultima sera insieme…

Dovevamo avere ancora un mese abbondante ma la settimana scorsa, poco prima di Natale, ha chiamato Stefania, sua madre, dicendo che Walter doveva tornare in anticipo per il matrimonio di non so quale cugino del quale si era completamente dimenticata.

Non è giusto.

“Che ascolti?” Chiede lui, sedendosi accanto a me.

“Arrivederci Roma. Credo che non mi stancherò mai di questa canzone.”

“È bella, però ora basta.” Così dicendo, mi strappa dalle mani il lettore CD per sostituirlo con il suo MP3. “È impostato su una canzone che avrei voluto dedicarti ma che, siccome non so chi sia più intonato tra me e un corvo, ti conviene ascoltare da qui. Te lo lascio e vado a finire di fare le valigie. Se hai voglia, più tardi fai un salto in camera mia, ok?”

“Ok, capo!”

“Ah, la canzone vera è in italiano, questa è la traduzione cantata dal mio amico Marco. A dopo!” Mi scompiglia affettuosamente i capelli con una mano ed esce, lasciandomi sola con il suo MP3.

Spero non sia uno di quei noiosissimi rap che gli piacciono tanto e che io odio con tutta me stessa… proviamo!

La musica parte…e, menomale, è una melodia dolce, anche se un po’ particolare.

Beh, in fondo, conoscendo Walter, saranno le parole a contare.

Mi stendo sul letto, mentre la bella voce di Marco inizia a cantare.

 

Riposa gli occhi e non pensare
c'è la notte che ti aiuta
e dormi e lasciami giocare
a quando non sarai più qui
a quando un giorno un nuovo amore
ci riscalderà di più.
E dormi stretta alla mia pelle
che domani non si sa
e sogna che il tuo compleanno
tornerà tra appena un anno
e avrai volato e navigato
e io chissà dove sarò
ma se c'è un posto nel tuo cuore
non farò rumore
tienilo per me.
Al vento che cambia
a un cielo bambino
ai fuochi di festa
a me che resto qui vicino
ai nostri pensieri
ai sogni di ieri
a tutti gli amori
che incontrerai
 c'è ancora tutto da inventare
sulle rive del tuo mare
e avrai bufere, vento e sole
ed ancora e ancora amore
e cambieranno le parole
sulla musica che sai
ma se c'è un posto nel tuo cuore
non farò rumore
tienilo per me.
Al vento che cambia
che spettina il cuore
ai piedi nel mare
a tutte quante le parole
ai cieli di sole
a come eravamo
a quelli che siamo
adesso noi.

 

Già alla fine della prima strofa mi veniva da piangere…figuriamoci adesso!

Corro nella camera di Walter, cercando di trattenere le lacrime. Lui è seduto sul suo letto, i gomiti appoggiati sulle ginocchia, la testa fra le mani e gli occhi chiusi. Ai suoi piedi riposano, minacciose, due grosse valigie.

Appena entro, alza lo sguardo su di me e abbozza un sorriso che, però, non gli riesce granché bene.

“Hai visto? Sono riuscito a farci entrare tutto.” Scherza, accennando alle valigie.

“Questa non te l perdono, Walter.”

“Che cosa? L’essere riuscito a chiu…”

“La canzone. Perché mi hai fatto ascoltare quella canzone? Mi stai lasciando?”

L’ultimo tentativo di espressione allegra scompare dal suo volto. Non sono abituata a vederlo serio e ho paura di ciò che dirà.

 

WALTER

“No, Ally, non ti sto lasciando. Quella canzone dice semplicemente quello che penso accadrà….quello che non riuscivo a dirti di persona. Vedi, ora io torno in Italia e tu…”

“No.”

“Lasciami finire, Ally.” Lasciami finire, ti prego, prima che mi metta a piangere come un idiota. Mi sembro Marco… “Dicevo che tu per un po’ ci starai male, forse verrai a Roma per qualche mese ma poi? Poi inizieremo a scriverci lettere, mail, sms ma siamo realisti: quanto può durare una storia del genere? Troverai qualcun altro e forse lo farò anche io entrambi ci innamoreremo di nuovo ma io non voglio dimenticarti. Quella canzone era solo un modo…da Walter… per chiederti di non scordarti di me…di noi.”

E pensare che, quando sentivo queste parole nei film, mi sembravano dei grandi pezzi di idiota quelli che le pronunciavano…Eppure ora sento che è davvero questo ciò che accadrà e mi fa male. Mi fa male da morire ma io non sono Marco, io non vivo di sogni. Ho bisogno di fatti concreti e una relazione a distanza non fa certo per me…

Ma come faccio a lasciarti, Allison?

 

“Ogni tanto salta fuori uno così, carino e meravigliosamente imbranato, senza difese e senza maschere, con quello sguardo irresistibile che racconta l’incertezza di essere ricambiato e tutto d’improvviso si incasina.

Sì, lui mi piace, forse sono davvero innamorata. Perché inizia ora?Tanto è già finito. Lo sapevo che mi sarei inguaiata. Vale la pena amare se poi bisogna soffrire? Non voglio complicarmi la vita. Io voglio essere libera. Innamorarsi e aspettare una mail o un SMS. Per ore. Anche per giorni. Quando ci si innamora, inevitabilmente si soffre. Io, però, non credo nei rapporti a distanza. Non voglio innamorarmi di uno che non vedo mai. Ci starei di merda. Ho bisogno di sogni che facciano casino e spruzzino acqua dappertutto, come il tuffo di un delfino. Ho bisogno di cuscinate colorate, di ballare nuda a Castel Sant’Angelo, di rubare un bagno nella piscina di chissà chi…”

(da Notte prima degli esami oggi – Blog di Azzurra)

 

“Non devi dirlo nemmeno per scherzo, Masetti, è chiaro?” Ally si siede sul letto vicino a me, prendendomi le mani e guardandomi negli occhi.

Mi sembra di essere tornato bambino… ecco, ora mamma mi sgrida perché ho di nuovo fatto piangere Marco…

“Possiamo essere lontani quanto vuoi ma io a te non rinuncio.”

“Ma, Ally…”

“No, ora mi stai a sentire tu. Una relazione a distanza non sarà facile né per me né per te ma mica possiamo arrenderci così, no? Noi non siamo come gli altri, Walter, noi…noi…”

Non riesce più a parlare, perché le lacrime glielo impediscono.

Anche a me viene da piangere…ironico l’ultima volta che è successo la mia tristezza era il dover partire per l’America.

Vale la pena di soffrire così per amore?

Dio, perché ci hai fatti incontrare, se tutto deve finire così presto? Certe volte non ti capisco proprio…

“Sì, piccola, lo so. Forse hai ragione tu… o almeno lo spero, Ally…lo spero davvero tanto.”

E ora basta parole.

Abbraccio Ally come non avevo fatto mai, nemmeno quella notte al parco.

Non ci baciamo, non parliamo, stiamo semplicemente qui, stretti l’uno all’altra, piangendo in silenzio.

Walter Masetti che piange per una ragazza... se lo sapessero i miei compagni del liceo, credo che sospetterebbero di uno scambio di personalità tra me e Marco...

A questo pensiero, malgrado tutto, non riesco a trattenere una risatina. Ally, chiaramente, se ne accorge.

“Che hai da ridere, ora?”

“Niente...ma guardaci! Dimmi se è possibile che io stia passando la mia ultima notte americana ad allagare la mia stanza!”

Anche lei sorride, asciugandosi una lacrima.

“Già.... ascolta, è quasi mezzanotte, ti lascio dormire, che domani ti devi svegliare presto...

Si alza dal letto e si avvia verso la porta. Cosa crede, che la lasci andare via così?

Mi alzo a mia volta e la stringo in vita con entrambe le braccia, appoggiando il mento sulla sua spalla.

“Già è penoso che io stasera sia a casa, ma se poi mi lasci solo mi faccio frate che la vita è più allegra! Resta con me...” La bacio piano sul collo, mentre lei, lentamente, si volta verso di me.

“E i miei?” Chiede in un soffio.

“Al massimo avranno la conferma di ciò che già sospettano, e cioè che loro figlia si è innamorata di un dolce bello e simpaticissimo ragazzo italiano.”

“Non scordare modesto!”

Alzandosi in punta di piedi, mi dà un bacio di slancio sulle labbra, facendomi indietreggiare per non perdere l’equilibrio... peccato che dietro di me ci sia il letto, sul quale mi ritrovo nuovamente seduto. Allison è accanto a me.

Continuiamo a baciarci, scivolando lentamente sul materasso, fino a trovarci distesi fianco a fianco, vicini come non lo siamo mai stati e con nessuna voglia di separarci, né ora né domani mattina.

 

Continua...

 

 

 

 

 

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Capitolo 19
*** CAPITOLO 20 - WALTER, MY LOVE, ALLY CARA ***


CAPITOLO 20 – WALTER, MY LOVE

CAPITOLO 20 – WALTER, MY LOVE... ALLY CARA...

 

Washington D.C., 21 Gennaio 2007

Walter, amore mio,

Come si sta lì in Italia? Sono già passate due settimane da quando sei partito e io ancora non mi sono abituata a stare senza di te.

Sai, è buffo come fino a sei mesi fa non sognassi nemmeno di conoscerti e ora non passi mezzo minuto senza che pensi a te.

Che bello sarebbe se ci fosse Walter... Che avrebbe fatto Walter in questa situazione? Ecco, questi sono solo un paio dei miei pensieri più ricorrenti.

Me lo dici o no che accidenti mi hai fatto per ridurmi così?!

Vabbè, parliamo d’altro che forse è meglio...

Sei riuscito a trovare un lavoro? Sai dove ti vedrei bene? A fare il medico clown in qualche ospedale pediatrico... i tuoi pazienti ti adorerebbero, saresti meglio di Patch Adams in persona! Scherzi a parte, credo che tu possa fare qualunque cosa desideri, visto che hai una forza di volontà non indifferente e la grande qualità di non prenderti mai troppo sul serio. Queste cose, comunque, te le sentirai ripetere ogni giorno, non è vero?

Eva e Marco come stanno? Le foto del tuo compleanno che mi hai mandato sono molto carine e voi quattro sembrate davvero uniti! A proposito...chi è la ragazza bionda? Devo essere gelosa? Comunque, sai che i tuoi due amici fanno proprio una bella coppia? So cosa intendi quando dici che ti sembra di reggere il moccolo quando esci da solo con loro: per me è lo stesso!

Corbin e Al sono sempre insieme e, per quanto cerchino di starmi vicini, capisco che abbiano i loro impegni e, anche se mi dispiace stare sola, non voglio che si preoccupino per me. Beh, almeno questo è quello che dico loro. In realtà mi sento sollevata quando non sono con me! Mi sento sempre di troppo quando sono in loro compagnia e questa sensazione non mi piace affatto.

Al, comunque, sta alla grande. A parte le normali nausee mattutine, spesso mi sembra anche più allegra di prima. É la vicinanza di Corbin a farle bene, me ne rendo perfettamente conto e sono felice che l’abbia incontrato perché è riuscito a trasformare in un sogno quello che avrebbe potuto essere un incubo... e anche perché mi ha promesso l’autografo di Johnny Depp, che lavorerà con lui nel suo prossimo film!

Ti rendi conto?! Johnny Depp!!!

Visto che ti conosco e so che stai o alzando gli occhi al cielo o ridendo di me, dandomi mentalmente della cretina, lascerò da parte Johnny per passare al tempo atmosferico.

Anche lì da te fa così freddo? Qui è tremendo: quasi venti gradi sotto zero!!!

Voglio l’estate, anche perché a giugno verrò a Roma! Sai che non vedo l’ora? Mi raccomando, la prima sera deve essere speciale!

Ah, quasi dimenticavo, la madre di Tom chiede se conosci qualcuno disposto ad ospitare lui nello stesso periodo in cui io starò da te. Grazie mille in anticipo a nome della signora Shelton

La scorsa settimana ho iniziato il corso di italiano.... cioè, non è proprio un vero corso... la madre di Corbin è italoamericana e mi dà lei lezioni, così non devo pagare un vero insegnante.

Per ora, comunque, ho imparato solo poche frasi ma vedrai che per giugno sarò perfetta!

Adesso ti devo lasciare perché papà sta sbraitando di scendere a cena. Ti salutano tutti, soprattutto Andrea che dice che le manchi tanto e che vorrebbe te come fratello maggiore al posto mio. Adorabile, no?

Un bacio grande,

tua Allison

 

 

Roma, 15 febbraio 2007

Ally cara,

Come sarebbe a dire Johnny Depp?! Cos’ha quello che io non ho a parte fama, soldi e una megavilla a Saint Tropez? Mi ritengo offeso dal tuo scandaloso tradimento e quell’attoruncolo di Depp  se la vedrà veramente brutta!

Ok, ora che ho scritto la mia dose di idiozie quotidiana, posso anche andare avanti con la lettera.

Naturalmente, mi manchi un casino anche tu, sorellina (lo so che ti dà sui nervi ma più me lo fai notare e più io ti chiamo così :P) e non vedo l’ora che arrivi giugno. Per Tom non c’è problema: Giulio, il padre di Marco, ha detto che lo ospita volentieri. Tanto, con una famiglia grande come la sua, un figlio in più o in meno non fa molta differenza.

Per quanto riguarda il lavoro, ti ringrazio per l’idea del medico clown ma per metterla in pratica serve una cosuccia chiamata laurea che io non ho e dubito avrò mai. Quindi, in attesa che passi un circo che recluta pagliacci, lavoro nella bottiglieria dei Cesaroni. Non è proprio quello che sognavo di fare ma mi piace molto e credo proprio di andare a genio ai clienti. L’unico problema è mio padre che tenta in tutti i modi di convincermi a licenziarmi, perché da quando lavoro lì mamma passa molto più spesso in bottiglieria e a lui tocca stare in officina per paura di essere spedito a casa a calci. Come se mamma non sapesse  che lui praticamente ci vive in quel locale!

E brava la mamma di Corbin! Entro giugno ti voglio perfetta... anche se qui, più che l’italiano, si parla ’r romano de Roma! Ma una fan di Renato Rascel come te non avrà problemi a capire noi romanacci, no?

Eva e Marco stanno benissimo e sono più appiccicosi dell’attaccatutto. Menomale che c’è Veronica (la ragazza bionda della quale NON devi essere gelosa), così quando usciamo insieme non mi tocca fare il porta candela!.

Vero è la mia migliore amica dopo Marco ed è totalmente fuori di testa!

Fai conto di vedere me in versione femminile con capelli biondi, occhi azzurri, terza di reggiseno e un odio irrefrenabile per il rap. Ecco, quella è Veronica.

Sono felice per Al e Corbin e li ringrazio molto per il regalo di compleanno. Il tuo era spettacolare! Anche se, devo ammetterlo, il regalo più bello sarebbe stato poterti avere con me.

Ecco, ora sto diventando romantico... TORNA IN TE, WALTER!!!

Dici che la tua prima serrata a Roma deve essere speciale, eh? Che ne dici di andare a vedere una bella partita dei giallorossi allo stadio? No? Vabbè.. penserò a qualcos’altro... qualcosa un po’ meno da me e un po’ più da noi. Magari aspettiamo il primo temporale e andiamo a passare una seratina al parco! Questo è da noi, devi ammetterlo!

Ok, ora stai pensando a quanto sono idiota e a come hai fatto a metterti con me, giusto? Spesso me lo chiedo anche io... come faccio a piacerti? Beh, qualunque forma di pazzia acuta abbia catturato il tuo cervello una volta sano, ti prego di non cacciarla... sennò dove la trovo io un’altra disposta a essere la mia ragazza? Già sono dovuto venire in America per trovare te!

Va bene... tra poco devo andare a lavorare, quindi chiudo qui. Alla prossima!

Un abbraccio,

Walter

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Capitolo 20
*** CAPITOLO 21 - ROMA ***


CAPITOLO 21 – ROMA

CAPITOLO 21 – ROMA

 

WALTER      

“Tanti auguri a te

tanti auguri a tee

Tanti auguuurii a Evaaaaa

Tanti auguri a teee!!!”

Eva si nascondo il viso dietro alle mani, mentre io e Marco le diamo un bacio per guancia e Lucia scatta foto a tutto spiano.

“Sì, vabbè, almeno la canzoncina ve la potevate risparmiare, però!”

“PESAAANTE!” Esclamiamo in coro io, Marco e Vero.

“e DAJE, Eva bella! Vent’anni si compiono solo una volta nella vita!”

“Sì, Eva, mi costa ammetterlo ma ‘sto scemo ha ragione.”

“Aho, Vero, scemo a chi?”

“A te, Walter, a chi sennò? Vedi altri qui che potrebbero corrispondere a questa descrizione?”

“Ragazzi, ragazzi, buoni, dai, facciamo una bella foto di gruppo.”

Ci mettiamo tutti vicini e Lucia ha già scattato, quando mi accorgo che l’indice e il mignolo della mano sinistra di Veronica svettano fieri in un bel paio di corna sopra la mia testa.

“Ti conviene iniziare a correre!”

“Che paura! Uhuu...Walter mi vuole fare la bua!”

Afferro Veronica per la vita, iniziando a farle il solletico e, mentre lei strilla e si dimena –inutilmente- Lucia torna all’attacco.

“Marco, Eva, sorridete! Una bella foto agli innamorati.”

“Mamma ma che hai oggi? Mai pensato di fare il paparazzo di mestiere?”

“Spiritosa! Dai, vicini...bene così...perfetti!”

CLICK

“Un’altra, forza...che ne dite di un bel bacio?”

“No, no, no!” salta su Giulio, che non ha ancora digerito il fatto che Eva e Marco stanno insieme. Liberissimi di baciarvi ovunque, basta che quell’ovunque sia lontano da me. Lo sapete che ‘sta cosa proprio ‘n me va giù.”

“Papà ha perfettamente ragione.” Si intromette Marco, tutto felice di poter sfuggire alla tortura-Lucia.

“Sì, infatti, Lucia, mica vogliamo vomitare tutti quanti!” Esclama Rudi.

Che mito quel ragazzino...mi ricorda me alla sua età. Beh, a dire il vero mi ricorda me anche alla mia età....

Sì, però a te un bel bacio non lo toglie nessuno!” Eva lo prende alla sprovvista con un sonoro “smack” sulla guancia.

“No, Eva! Che schifo!” Rudi si pulisce la pelle con il maglione.

“Va’ a disinfettarti, Rudi, prima che sia troppo tardi!” Gli do corda io.

Veronica, intanto, si approfitta di quest’attimo di distrazione e mi tira una gomitata nello stomaco, liberandosi.

“Ahio!”

“Te la sei cercata, Masetti!” Ghigna, soddisfatta, per poi fuggire in cortile, fuori dalla casa.

Neanche a dirlo, inizio subito ad inseguirla.

Con Vero mi diverto da morire, è un pazza furiosa che, come me, non è mai cresciuta del tutto. All’occorrenza, però, la scatenata e irrequieta Veronica si trasforma nella migliore amica che si possa desiderare.

Eccola...si è fermata a riprendere fiato....

 

VERONICA

Uff...che corsa....

Mo’ dov’è quello scemo?

Di che mi lamento, poi....per restare un po’ da sola con lui correrei anche la maratona di New York all’indietro...

“Presa!”

Faccio un salto di tipo tre metri, quando Walter mi afferra alle spalle.

“Deficiente! M’hai fatto venire un infarto!”

“Così impari a farmi le corna!”

“Io non te le metterei mai, le corna.”

Ops....

L’ho detto ad alta voce? Dalla sua faccia stranita pare proprio di sì.

Merda.

“Cosa?”

“Niente.” Mi sento arrossire e abbasso lo sguardo.

Vorrei dirgli che quella sua americanella, secondo me, non gli è rimasta fedele cinque minuti, anche se so che, probabilmente, questa è solo una mia egoistica speranza.

Come si può tradire uno così?

“Vero, è tutto ok? Ti vedo un po’ persa... non stai bene?”

“No, cioè, sì, sto bene...alla grande...Rientriamo?”

Datemi una fossa, saprò farne buon uso.

“No, mo’ mi spieghi cos’hai. Sei strana...”

“Walter, non rompere, sto bene, ok?”

“No, non è ok. Dai, perché non vuoi parlarne? Non mi piace vederti così, magari posso darti una mano.”

“No che non puoi!”

“Perché no, Vero?”

“Non puoi perché...perché il mio problema sei tu, Walter!” Esplodo.

“Io?” Sveglia, ragazzo...ti ho lanciato tutti i segnali possibili...che devo fare, un cartello? Un’insegna luminosa? Una scritta con un reattore?

“Proprio non ci arrivi, eh?”

“Mi dispiace...no.”

“u mi piaci, ok? É questo il problema.” Credo di essere color lattina della Coca Cola.

“Io...che?”

“Eh, bravo, cadi dal pero. Sei anni, Walter, è da sei anni che sarei pronta a dare qualsiasi cosa pur di stare con te ma tu non hai mai nemmeno fatto finta di accorgertene e ora... ora questa sottospecie di yankee spuntata dal nulla in quattro e quattrotto è la donna della tua vita. E io chi sono, Walter? Me lo dici io chi diavolo sono per te?”

Sono arrabbiata.

Ho sei anni di rabbia repressa e di gelosia mai confessata che lottano per uscire e che ora hanno trovato un varco e stanno fuggendo tutte insieme.

Il problema è che, quando sono arrabbiata, io piango e non c’è nulla di cui mi vergogni di più.

Lui è lì che mi guarda, stupito e un po’ all’erta, come se fossi una bomba a orologeria, pronta a esplodere da un momento all’altro.

“vero, io non avevo idea...”

“Ma va?” Rispondo, sarcastica.

“Ascolta, se prometti di non uccidermi o ferirmi gravemente, parliamo un secondo, ok?”

Annuisco, senza parlare, perché non sono sicura di poter controllare la mia voce. Insieme, ci sediamo sul dondolo.

“Vero, ascolta, io ti voglio bene...tanto bene, direi e senza dubbio tu sei la mia più grande amica, però devo ammettere che non ti ho mai vista come mia potenziale ragazza”

“Questo l’avevo capito.” Non riesco a fare a meno di essere acida.

Se solo riuscissi a trattenere queste maledette lacrime.... Traditrici!

“Dai, non piangere.” Mi asciuga una guancia con la mano, mentre io mi rifiuto categoricamente di guardarlo negli occhi.

“Vero...” É preoccupato, lo sento dalla sua voce.

Mi sa che devo dire qualcosa, sennò la situazione non si sblocca...

“Lo so che siamo amici...anche se a volte preferirei non esistere per te. Sarebbe tutto più semplice.”

“Forse sì, sarebbe più semplice ma tu mi mancheresti un casino.”

“Davvero?”

“Davvero....sai che palle da solo con quei due là? Da spararsi un colpo e pace fatta!”

Rido.

Lui riesce sempre a farmi ridere, a far ridere tutti...forse è proprio questo che lo rende speciale.

“Vero, scherzi a parte.” Mi guarda serio. Mi fa paura Walter serio. “Non voglio assolutamente perderti come amica, però non ti posso prendere in giro. Io amo Allison, non è la prima ochetta che ho incontrato per strada. Mi dispiace non poterti fare felice ma cerca di capirmi....”

“La ami, hai detto?”

Lui annuisce, sorridendo appena.

“Wow... è proprio una cosa seria, allora.”

“Già...o, almeno, spero che lo sia.”

In questo caso...credo di essere felice per te...ma se poi quella lì ti fa stare male, non venire a piangere dame, eh!”Ride e io lo imito.

“Grazie...Ora sì che riconosco la mia Veronica...burina fino alla morte!”

“Idiota!” Gli tiro uno scappellotto giocoso.

“Che dici, torniamo dentro?”

“No.”

“No? Non è per dire ma qua fuori fa un po’ freschetto...è marzo, non agosto!”

“Lo so, ma pensavo che forse potevi farmi un regalo di compleanno.”

“Oggi è il compleanno di Eva, non il tuo...”

“Io, Eva, che differenza c’è?”

“D’accordo...” Risponde lui, divertito. “Che cosa desidera, signorina?”

“Non mi prendi in giro poi, vero?”

Alza gli occhi al cielo.

“Prometti che non riderai di me!”

“Ok, ok, promesso. Adesso mi dici cosa vuoi, prima che ci iberniamo del tutto?”

“Un abbraccio...”

“Un abbraccio?”

“Sì, Walter, non è diffcile!”

“Ok...vieni qui.”

Sempre sorridendo, mi stringe a sè, posandomi un bacio sui capelli.

“Grazie...” Sussurro, chiudendo gli occhi e perdendomi nel mio piccolo sogno personale.

 

Continua...

 

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Capitolo 21
*** CAPITOLO 22 - WASHINGTON ***


CAPITOLO 22 - WASHINGTON

CAPITOLO 22 – WASHINGTON

 

ALLISON

Andrea mi trotterella incontro con aria impaziente. So già che domanda vuole farmi: sarà la ventesima volta in mezza giornata!

Ally, quando arriva Parker?”

“All’ora di pranzo, Andrea, esattamente come quando me lo hai chiesto dieci minuti fa.”

“Ma è mezzogiorno meno un quarto!”

Esasperante.

Semplicemente esasperante.

“Lo so. Vorrà dire che tra poco sarà qui.  Ora puoi farmi la cortesia di sparire, mentre io inizio ad apparecchiare?”

“Se apparecchi è perché è ora di mangiare!”

“ANDREA!”

La piccola peste corre di sopra, sicuramente per andare a frignare da papà che l’ho trattata male... pazienza, lui sa com’è fatta Andrea.

Parker e Melina verranno a trovarci oggi per dirci una cosa importante. Chissà che cos’è...sono curiosa! E poi non vedo l’ora di rivederli, considerato che, per un motivo o per l’altro, è da Natale che non passano di qui.

“Ciao Ally.” Saluta Al, materializzandosi in cucina.

Come sempre, nei weekend, gli Hodgings pranzano da noi, così zia Angela può salvarci dalla cucina di mamma, alla quale lascia preparare solo l’antipasto.

Guardo la mia amica, mentre si serve un bicchiere di succo d’arancia.

Devo dire che fa un certo effetto, ora... Siamo a maggio e la bimba –è femmina- nascerà in agosto e ormai il suo pancione è difficile da non notare.

“A che ora arriva tuo fratello?”

Ma che cos’è, una congiura?! Armiamoci di santa pazienza...

“Intorno a mezzogiorno, credo. Corbin?”

“Ha detto che lavora fin verso la una e mezza...sai, sono alla fine delle riprese ed è il periodo più duro, almeno a sentire lui. Che ne dici di Rose?” Chiede, passandomi i tovaglioli.

Lei e Corbin non riescono a scegliere un nome per la piccola che vada bene a tutti e due e da un po’di tempo Al ha preso l’abitudine di sottoporre prima al mio giudizio le sue idee.

“Grazie. Rose? Naa...troppo classico.”

“Sì, mi sa che hai ragione ma non posso nemmeno darle uno di quei nomi assurdi che tira fuori Corbin! Non è un cane, per l’amor del cielo! Se chiami una bambina Clothilde praticamente è segnata a vita!”

“Beh, però devi ammettere che sono molto originali.”

“Oh, sì. Anche quel non dico cosa che ha chiamato il figlio Varenne aveva idee originali ma ciò non vuol dire che fossero anche buone!”

É da circa un mese, da quando hanno scoperto il sesso della bambina, che Al e Corbin litigano per il nome. Redo che, quando finalmente si decideranno, faremo festa per i cessati conflitti.

“Allora, per che giorno è prevista la tua partenza per Roma?”

“Cinque giugno, non vedo l’ora!”

“E ti credo! Sono sei mesi che tu e Walter vi scrivete una settimana sì e l’altra pure! Quanto stai via?”

“Tutta l’estate. Torno per l’inizio della scuola.”

“No! Allora non ci sarai per la nascita della piccolina senza nome!”

“Già....mi dispiace un sacco...”

“Però preferisci andare a Roma, di’ la verità!”

“Beh....”

“Logico che lo preferisci!”

Appena posato l’ultimo bicchiere, suona il campanello.

“Deve essere Parker.” Constata Al, mentre usciamo dalla cucina.

Prima di raggiungere la porta, un’illuminazione mi colpisce: un nome originale ma non assurdo...sono un genio!

“Ehi, Al, che ne dici di Lorelai?”

 

MELINA

Ok.

Dopo ore di riflessione posso dire con matematica certezza di essere decisamente nervosa.

Beh, forse nervosa è un po’ riduttivo ma non trovo nessun’altra parola che descriva il mio stato d’animo.

Mely, tesoro, mi stai stritolando la mano.” Dice Parker, paziente, mentre suona il campanello della casa dei suoi genitori. “Di nuovo.”

“Scusa...” Mormoro, allentando la presa.

“Lo sai che sei incredibile? Stiamo insieme da una vita e sei praticamente di casa qui. Perché sei così preoccupata?”

Parker, questo è completamente diverso  da una normale visita ai.... Ciaaao, Ally!”

Esclamo, forse un po’ troppo entusiasticamente, quando la sorella minore di Paker apre.

Nel frattempo, la mia mano ha ripreso a usare quella del mio fidanzato come antistress. Lui mi guarda storto ma non dice niente.

Bravo amore mio.

“Ciao Melina, ciao Parker.Entrate pure.”

Lui si divincola dalla mia stretta –o è meglio dire morsa-?- per abbracciare la sorella.

“Ciao, scriciolo!” Lascia Ally, per passare a salutare Al con due baci. “Ehi, vedo che non siamo gli unici ad avere una novità!” Esclama, accennando al vistoso pancione della ragazza.

Mi piacerebbe congratularmi con lei ma credo di aver recentemente dimenticato la lingua inglese.

“Oh, ma questa non è più una novità! Ally non ti ha detto niente?”

“Eh no, le era sfuggito questo particolare. Forse era troppo occupata a pensare al suo Walter, vero, sister?”

Ally non risponde ma arrossisce visibilmente. Io, nel frattempo, recupero la mia posizione di sicurezza, praticamente appiccicata con l’attack al braccio di Parker.

Dopo aver salutato tutti i vari Booth e Hodgings, ci sediamo a tavola e io sono costretta a restituire al mio fidanzato entrambi i suoi arti superiori.

Mi vergogno di me: Melina Howard, laureata in medicina con il massimo dei voti, migliore del mio corso, ho paura di fare un semplice annuncio ai genitori del mio ragazzo.

É colpa di Temperance.

Quella donna mi ha sempre messo in soggezione: è semplicemente troppo intelligente!

Insomma, quando parlo con lei ho sempre paura di dire qualcosa di irrimediabilmente stupido e di fare la figura della cretina davanti a tutti.

Assaggio la zuppa di antipasto e noto con piacere che è assolutamente disgustosa. É consolante sapere che anche Temperance ha almeno un difetto.

Per fortuna, il resto del pranzo è stato cucinato da Angela che, invece, è ....beh, è un angelo ai fornelli!

“Vado a prendere il dessert?” Si offre Al ma Parker la ferma.

“No, piccola, ci penso io, stai pure comoda.” Si alza e mi fa cenno con lo sguardo di andare con lui.

“Ti...ti aiuto.” Biascico, seguendolo in cucina.

Una stupenda torta alla mimosa fa bella mostra di sul tavolo, aspettando di essere mangiata. Peccato che il mio stomaco sia cucito a doppio filo.

Parker mi prende entrambe le mani e mi guarda negli occhi.

Non me, amore, la torta. Guarda la torta....

Pronta?”

O-ora?”

“E quando, altrimenti?” Mi accarezza delicatamente i capelli e mi dà un bacio leggero.

“Dai, papà e Tempe ti adorano, saranno felici per noi.”

“Tua madre non lo è stata.”

“Mia madre...dai, lo sai come è fatta! Non fa testo, non le andrebbe bene nemmeno la donna perfetta! Mely, mi prometti di non avere paura?”

Una porta si apre, di là. Oddio, è arrivato qualcun altro?

“No...”

Ok ma almeno promettimi che ci proverai.”

“D’accordo...”

Finalmente, Parker torna a rivolgere la sua attenzione alla torta.

Quando torniamo in sala, un ragazzo di colore con un’assurda quantità di ricci scuri in testa è seduto accanto ad Al.

Dov’è che l’hogià visto...Possibile che...

“Melina, Parker, questo è Corbin, il mio ragazzo.” Ci presenta Al.

“Corbin Bleu?” Chiedo, mentre gli stringo la mano. Ora ho capito dove lo ho già visto.

Lui sorride. Ha un viso decisamente simpatico.

“Esattamente. Piacere.”

Dopo aver salutato Corbin, Parker appoggia il dolce sul tavolo e mi prende la mano.

Inspira...

Espira....

“Prima del dessert io e Melina dobbiamo dirvi una cosa importante.”

Potrei sempre fingere di stare male...sono ancora in tempo?

Sento la sua mano che stringe più forte la mia e questo, incredibilmente, mi rassicura un po’: non sono l’unica nervosa, dopotutto.

“Melina ed io stiamo insieme oramai da parecchio tempo e abbiamo pensato che fosse ora di portare la nostra relazione su un altro livello.”

Pausa ad effetto.

In sala non si sente volare una mosca.

Parker alza la mia mano sinistra sopra al tavolo per mostrare a tutti il piccolo solitario che splende dal suo posto sul mio anulare.

Ci sposiamo l’estate prossima!”

Applauso generale e io inizio a non capire più nulla.

Vedo e sento tutti che mi baciano e mi abbracciano e sono felice ma l’unica persona che manca all’appello è anche la sola della cui approvazione mi importa davvero.

Ad un tratto, senza nemmeno sapere bene come, mi ritrovo di fronte a lei.

Lei, bella e fiera come sempre, gli occhi blu fissi nei miei, le labbra increspate in un sorriso.

Temperance Booth, la scienziata più stimata del paese, un simbolo della nostra nazione, nonché matrigna del mio quasi marito mi sta abbracciando.

Non mi sta cacciando da casa  sua a calci, dicendomi di lasciare in pace lei e la sua famiglia.

Lei è... è felice!

“Congratulazioni, Melina. Parker non poteva trovare donna migliore.” Temperance mi dà due calorosi baci e poi si allontana per tagliare la torta.

Santo Parker che mi abbraccia alle spalle.

“Allora, hai visto? Sei ancora viva, dopotutto.” Mi volto verso di lui, sorridendo.

“Più viva che mai! Quella di prima, comunque, era tutta scena. Io non sono mai stata davvero preoccupata.”

“Sì, sì, come no...”

Seeley si alza in piedi, stringendo un calice di champagne.

“Ai futuri sposi!” Esclama e tutti, immediatamente, rispondono:

“AI FUTURI SPOSI!”

Credo di non aver mai vissuto un giorno più bello di questo.

 

 

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Capitolo 22
*** CAPITOLO 23 - NASCERò CON TE ***


CAPITOLO 23 – NASCERÓ CON TE

CAPITOLO 23 – NASCERÓ CON TE

 

A te, che per due anni sei stato “il mio Walter”.

Anche se è finita, mi hai regalato momenti indimenticabili e ti voglio  benissimo.

A Vitto, che mi è stata vicina, sia nei momenti belli

Sia in quelli peggiori.

 

“T’invidio turista che arrivi

t’imbevi de fori e de scavi

poi tutt’ad un tratto te trovi

Funtana de Trevi  ch’è tutta per te

Ce sta ‘na leggenda romana

Legata a sta vecchia funtana

Per cui se ce butti ‘n soldino

Custringi er destino a fatte turnà.”

(Renato Rascel, Arrivederci Roma.)

 

WALTER

Uff... Perché non arriva?

Non la vedo da sette mesi.

Sette mesi.

Sono sette mesi che aspetto questo giorno e ora non riesco nemmeno a tollerare un ritardo di dieci minuti.

Ho organizzato tutto per il suo primo giorno a Roma: il ristorante con Eva arco e Vero, che spero abbiano capito di dover sparire portandosi appresso Tom  e lasciarmi solo con Ally per la seconda parte della serata, quella ispirata alla sua canzone... alla nostra canzone.

“Volo Washington D.C.  centrale – Roma Fiumicino in arrivo alla pista sette.” Annuncia un altoparlante e il mio cuore fa una capriola.

Corro verso la pista d’atterraggio come se rischiassi di perderlo, quell’aereo.  Tale è la foga di raggiungerlo che vado praticamente a sbattere contro una povera hostess di terra e rischio di travolgere altre due o tre persone ma chi se ne frega: lei è qui!

Arrivo mentre i passeggeri stanno sbarcando.

Automaticamente, i  miei occhi vagano tra la folla di americani in vacanza e di italiani tornati a casa, finché non la trovano.

Allison!” Grido, agitando le braccia sopra la testa per farmi vedere.

Lei, che sta chiacchierando con Tom, si volta, sentendosi chiamare e, non appena mi vede, abbandona il biondino e si fa strada tra la folla per raggiungermi.

Devo fare uno sforzo di volontà non indifferente per ordinare alle mie gambe di rimanere dove sono.

Fortunatamente, la mia battaglia contro me stesso non dura a lungo, perché, dopo due minuti scarsi, le braccia di Allison sono attorno al mio collo.

“Ciao! Mi sei mancato tantissimo!”

“Anche tu...anche tu!” Rispondo io, sollevandola da terra e facendole fare due giri, il viso affondato nei capelli chiari che ora le arrivano quasi alle spalle.

“Ehi, sai che stai proprio bene così?” Le dico, attorcigliandone una ciocca tra le dita.

“Grazie...”

Ally, dobbiamo recuperare i bagagli.” Dice Tom, avvicinandosi. “Ciao, Walter.”

“Ciao, Tom. Vi do una mano.”

 

***

“Ehi, ce ne avete messo di tempo per arrivare!” Esclama Giulio, quando riusciamo finalmente ad uscire dall’aereoporto.

“I bagagli di Allison sono stati gli ultimi ad uscire dalla stiva.” Spiego, indicando la valigia dimensione elefante che mi trascino dietro. “ Ma che ci hai messo dentro? Un cadavere a pezzetti?”

“Idiota. Salve, Giulio, sono Allison.”

“Ciao, Ally. Però, mica male il tuo italiano!”

“Grazie. Lo studio da sei mese.”

“Mesi.” La correggo.

Lei mi guarda con aria interrogativa.

“Lo studi da sei mesi, non mese.

Alza gli occhi al cielo, mentre Tom si presenta.

“Allora noi andiamo, Tom. Ci vediamo stasera, ok?”

“Ok, ciao Wal, ciao Ally!”

Saliamo in macchina –ebbene sì, papà mi ha lasciato l’auto, incredibile ma vero- e partiamo alla volta di casa Masetti.

 

***

 

“EZIO MASETTI, VEDI DI FAR SALTAR FUORI QUEL SOPRAMMOBILE SE NON VUOI FARE LA FINE DEL TOPO!”

La dolce voce di mamma ci raggiunge mentre apro la porta. Ally sorride, divertita.

“Sembra mia madre quando papà le tocca i suoi manoscritti!”

“Davvero? Non ce la vedo Temperance ad urlare così. Dai, entra.

Allison mi precede in salotto, mentre io trascino con non troppa grazia il suo bagaglio.

Un Ezio Masetti molto simile ad un cane bastonato ci passa davanti senza accorgersi di noi.

Questa volta ha fatto sparire un soprammobile orrendo che la nonna ha regalato a mamma... è da quando sono uscito che litigano!

Ciù Ciù, per favore...”

CIÚ CIÚ UN CORNO! SPARISCI!”

“Ciao, papà.” Saluto, facendogli fare un salto per la sorpresa.

“Walter! Ma quando siete arrivati?”

“Più ho meno quando mamma ti stava minacciando di farti a fettine.”

“Ah....menomale che lei non parla italiano.”

Ally ridacchia e io devo fare un bello sforzo per non imitarla. Papà ci guarda, cercando di comprendere i motivo della nostra improvvisa allegria.

Poi, all’improvviso, si illumina.

“Lo parla, eh?”

A questo punto, cedo definitivamente e scoppio a ridere, mentre Ally stringe la mano di papà.

“Sono Allison, piacere.”

Ciao, bellissima, sono Ezio, il padre di questo scimunito.”

Scim....che vuol dire?”

Idiot.” Risponde mamma, raggiungendoci con un sorriso smagliante, come se non avesse appena minacciato mio padre di omicidio. “How is your dad, honey?”

“Fine, thanks! Tu sei Stefanìa, giusto?” Aho, glielo avrò detto venti volte come si dice il nome di mia mamma ma proprio non le entra in testa!

“Giustissimo! Adesso vai a riposarti che stasera dovete uscire. Walter, falle vedere la sua camera.... e vedi anche di tornare giù in fretta, se capisci cosa intendo.”

Ally ride e mi dà un bacio sulla guancia.

Stefanìa, non preoccupare. Walter è bravo ragazzo.

“Oh, sì, non metto in dubbio... ma uomo avvisato mezzo salvato, no?

Dopo questa simpatica, imbarazzantissima chiacchierata, saliamo al piano di sopra, ma riesco comunque a sentire mio padre chiedere:

“Ma che, Walter e l’americana....

“No, Ezio, tuo figlio ha passato gli ultimi sette mesi a nominarla un minuto sì e l’altro pure perchè gli sta antipatica!”

 

***

 

ALLISON

Sento una mano accarezzarmi la guancia e apro gli occhi.

“Bentornata tra noi, bella addormentata.”

Walter mi sorride, in piedi accanto al mi letto. Non mi sembra quasi vero di essere qui con lui.

“Ciao....” Saluto, stiracchiandomi. Ma quanto ho dormito? “Che ore sono?”

“Le sette. Ti conviene alzarti, se vuoi che andiamo a cena e.

E cosa?”

“Sorpresa!”

“Bella come quella del teatro?” Chiedo, alzandomi.

Anche di più, spero.”

“Ehi, ma chi sei tu, l’uomo perfetto?”

“Beh, il ruolo era già stato preso da Scamarcio ma io ci vado vicino.”

“Da chi?”

“Lascia stare.”

“Vabbè...dai, esci che mi cambio.”

“Aspetta....” Sussurra, afferrandomi per la vita. “Non ti ho ancora salutato come si deve...

Si china leggermente e io sento le sue labbra sul mio collo.... quanto mi mancava questa sensazione...

“WALTER, SCENDI CHE HO BISOGNO!”

Walter appoggia il mento sulla mia spalla, sorridendo appena.

“Quella non mi molla un attimo, nemmeno avessi quattro anni...

dai, si preoccupa per te.”

“No, si preoccupa per te, è diverso. Vabbè, vado. Scendi quando sei pronta, ok?”

Ok...e, Walter?”

Si volta, una mano già sulla maniglia.

“Sì?”

“Sono felice di essere qui.”

 

***

 

VERONICA

Che palle.

Naturalmente sono tutti  in ritardo e io sono qui come una cretina ad aspettare fuori dalla pizzeria.

Faccio un po’ avanti e indietro, giusto per uccidere la noia, finché non sento qualcosa di appiccicaticcio sotto alla mia scarpa destra.

Porca paletta, una cicca.

Ho già capito che non è serata.... Non bastava dover passare tutto il tempo a fare da quinto incomodo con i quattro fidanzatini di turno, mo’ pure il chewing gum ci si deve mettere.

Mentre strofino con violenza la suola della scarpa sullo zerbino, penso che sono davvero curiosa di conoscere questa famosa Allison. Cioè, l’ho già vista in foto, ci mancherebbe,ma dal vivo è tutt un’altra cosa!

“Ehi, ti ha provocata, quel tappetino?” La voce di Eva mi raggiunge.

“Ciao Eva, ciao Califa’.....no, è che c’ho una cicca sotto alla scarpa.”

“Capisco.... Vero, lui è Tom. Tom, this is Veronica.”

Un ragazzo alto e magro con i capelli biondi mi stringe la mano. Dev’essere l’americano che sta a casa Cesaroni.

Carino...

“Ciao, Veronica.” Saluta, sorridendo.

“Ciao. Parli italiano?”

“Poco....vollio imparare.”

E daje, stasera ti sei guadagnato una lezione con la miglior professoressa di Roma!”

Sorride ancora... mi sa che non ha capito un ciufolo...

Ma Walter e Ally?” Chiede Marco.

Boh... ancora non sono arrivati.”

“Sì che ci siamo!”

Walter parcheggia la moto e ci raggiunge, tenendo per mano la ragazza che ho visto tante volte in foto.

Uffa, dal vivo è pure più carina...

“Ciao! Alla buon’ora, eh! Dai, entriamo che ho fame!” Esclama Eva e tutti la seguiamo dentro al ristorante.

 

***

 

Che serata tremenda.

Non sono riuscita a staccare un secondo gli occhi da Walter... lo so che avevo promesso di essere felice per lui ma non è mica colpa mia se non ci riesco!

“It’s terrible, isn’t it?” Dice Tom, seduto vicino a me.

“C....Cosa?”

A bello, io ho cinque in inglese!

“E’....è bruto.”

Che cosa?”

“Quando tu...piace una persona ma tu a lei no.”

Ok, penso di aver capito.... però, mica scemo il ragazzo!

“Sì, è brutto...” Rispondo con un sorriso che assomiglia di più a una smorfia da ma di stomaco.

“Io però più meno fortunato di tu.”

Sei più sfortunato?”

Annuisce.

Bene, e anche questa è andata.

Certo che è una faticaccia parlare consto tizio!

“Walter e Ally sono solo....together...insieme. Ragazza che piace a io...”

“A me.” Lo correggo, automaticamente.

Sbaglio o sta cercando di consolarmi.

“A me, grazie. Ragazza che piace a me è... lei aspetta un..un... baby?

“Un bambino...è incinta?”

Yes...”

“Mi dispiace...” Caspita, è più jellato sì, di me!

Ad un tratto ho una fugace visione di Walter con un bimbo biondo in braccio.

Naturalmente, la scaccio alla velocità della luce.

“Come si chiama, questa ragazza?” Chiedo, più per fare conversazione che per reale interesse.

Alexandra.”

“E’ un bel nome...”

“Sì, anche Veronica è bel nome.”

“Grazie!”

Andiamo avanti a chiacchierare fino a quando non usciamo dal locale e poi, al momento dei saluti, mi offro di fargli fare un giro per Roma domani.

Mi è proprio simpatico, il biondino... e poi, a quanto pare, è in grado di capire quello che provo meglio di chiunque altro.

 

ALLISON

E adesso?” Chiedo, curiosa di vedere questa famosa sorpresa che Walter mi ha promesso.

“Adesso sali in moto e chiudi gli occhi.”

Cosa? No, non come a capodanno, ti prego!”

“No, tesoro, mi sono evoluto da capodanno!” Esclama lui, estraendo un foulard dalla tasca dei jeans. “Così, questa volta, non riacquisterai la vista prima del tempo.

Scuotendo la testa, salgo sulla moto dove lui mi benda e mi aiuta ad infilare il casco, per poi salire davanti a me e mettere in moto.

 

***

 

“C’è un respiro in più

stanotte

sei tu.

Io vivevo qui nel buio così

Ma l’acqua buona mi bagnò

Col suo respiro

E il primo sogno mi coprì.

La prima volta

L’amore

Proprio qui

In casa mia

Senza quasi conoscerti

Poi domandarti chi sei

Non lo so

Nascerò

Tra un minuto con te.”

 

 

“Walter, dove mi stai portando?”

Sono dieci minuti buoni che siamo scesi dalla moto e camminiamo, comincio a non poterne più.

Ad un tratto la mano di Walter lascia la mia e io mi ritrovo sola nel buio totale.

“Ehi, non fare scherzi! Se tutto questo è un tentativo per abbandonarmi nelle catacombe io…” Mi blocco, sentendo delle note familiari aleggiare nell’aria.

Quelle note. Un paio di mani grandi e delicate che ben conosco vanno a slacciare il nodo della benda, mentre le labbra del loro padrone si avvicinano al mio orecchio.

“Indovina dove siamo.

Mi guardo intorno…sembra una vecchia mansarda…

Non c’è molto: un paio di quadri impolverati, un letto che, al contrario, sembra essere stato appena rifatto e lo stereo portatile di Walter, dal quale la voce calda di Renato Rascel sta per pronunciare le prime parole di “Arrivederci Roma”.

Ed è proprio la canzone a farmi capire tutto….non è una mansarda, è una soffitta!

E’ quella soffitta!

Guardo il mio ragazzo a dir poco incredula.

“Non dirmi che siamo dove penso.”

“In una soffitta in via Margotta? Sì…anche se non credo sia proprio quella di cui parla Rascel.

Ma…come hai fatto?”

“Vedi, Cesare, lo zio di Marco, è fidanzato con Pamela, un’ex prostituta dolcissima che viveva in questa casa, che ora dà in affitto….e che ha gentilmente accettato di prestarmi.

Lo zittisco con un bacio…un bacio di una tale intensità da togliere il fiato.

Un bacio che, ne sono certa, non accetterà di rimanere tale, ma vorrà trasformarsi in qualcosa di più.

Sì, ma quanto di più?

Domanda, la mia, che diventa puramente retorica quando Walter mi stringe ancora di più a sé, una mano affondata nei miei capelli, l’altra che mi accarezza la schiena sotto alla maglietta leggera.

So cosa vuole lui e, ora più chiaramente che mai, sento che è ciò che voglio anche io, malgrado questa dannatissima paura che mi pesa sul cuore.

Paura o non paura, però, tocca a me fare la prima mossa. Lui mi ha già portato qui, non oserebbe mai di più.

Respira, Allison….Facile a dirsi…ho paura di aver dimenticato come si fa..

Dai, Booth, calmati…

Dopo un profondo respiro, le mie mani, lente ma decise, si spostano dal collo di Walter, dove erano rimaste fino ad ora, e scendono fino al primo bottone della sua camicia azzurra.

Le mie dita c giocano per un po’, proprio come la mia lingua sta giocando con la sua.

Alla fine, preso il coraggio a due mani, lo slaccio e rapidamente lo seguono anche tutti i suoi fratelli.

Ogni bottone slacciato è un brivido che mi corre su lungo la schiena e quando, alla fine, la camicia scivola giù dalle sue spalle per andarsi a depositare sul pavimento, il mio cuore sembra un martello pneumatico e il suo non è da meno.

Le mie labbra si spostano sul collo di lui, baciandolo delicatamente.

“Walter…” Sussurro tra un bacio e l’altro.

Mmm…?”

“Tu…ecco…io volevo sapere se tu…”

I suoi occhi scuri si aprono e cercano i miei.

“Va tutto bene, piccola?”

“Sì…volevo solo chiederti se…se è la prima volta anche per te, ecco…” Riesco a buttare fuori tutto di un fiato.

Sorride, dolce come solo lui sa esserlo, facendomi sentire la ragazza più fortunata al mondo, poi annuisce appena.

“Sì…e sono felice che sia con te.”

Così dicendo, mi sfila lentamente la maglia, chinandosi poi a lasciare una scia di baci caldi e tremanti dal mio ombelico fino all’incavo tra i seni.

“Ti amo, sorellina.”

Spalanco gli occhi, dimenticando tutto e tutti.

Lo ha detto davvero?

Sono così felice che stento a crederci.

Anche io…” Rispondo, tornando a posare le labbra su quelle di lui.

Anche io ti amo.” Ripeto, mentre le sue mani scendono fino alla cintura dei miei jeans, sbloccando la fibbia.

In uno scatto momentaneo, appoggio una mano sulle sue, bloccandolo.

Allo sguardo interrogativo che mi rivolge rispondo con due semplici parole.

“Ho paura…”

“Anche io, Ally, credimi.”

“Io…io non so se ce la faccio…” Brava! Ora ti fai venire i dubbi!

“Certo che ce la fai, vedrai….

2E come sai che non rovinerò tutto?”

“Amore, tu non rovinerai proprio niente perché quello che c’è tra noi non si può rovinare…Lasciati andare, fidati di me, ok?”

I suoi occhi color cioccolato in questo momento sono tutto il mio mondo.

Leggo tanto amore, in quegli occhi, che la paura diventa cosa da nulla e le mie mani liberano quelle di Walter.

I miei jeans raggiungono ben presto gli altri indumenti sul parquet e così, in biancheria intima, torno a baciar il mio giovane principe d’otreoceano.

Quando, dopo non so quanto, sento le sue dita iniziare a litigare con la chiusura del mio reggiseno, mi irrigidisco.

Ci siamo.

Ora non si torna indietro.

La risata giocosa che amo così tanto risuona nell’aria, rompendo la tensione, tranquillizzandomi.

Ma come fate voi donne ad aprire e chiudere questi cosi?”

Sorridendo, porto le mani sopra le sue, dietro alla mia schiena, aiutandolo nell’ardua impresa.

“Visto? Non era difficile…” scherzo, mentre il piccolo capo d’abbigliamento scivola giù dalle mie spalle.

“Sei stupenda.” Sussurra Walter , abbracciandomi.

Io, però, mi divincolo in fretta e corro a sdraiarmi sul letto, tenendo sempre il mio ragazzo per mano.

Lui mi bacia e mi accarezza e a me non sembra vero di essere qui.

Insomma….fino a qualche mese fa arrossivo anche solo al pensiero di fare l’amore con lui o con chiunque altro e ora…ora vorrei un po’ di privacy: ho già raccontato anche troppo!

 

Più TARDI

Sono stanca, mi si chiudono gli occhi ma non voglio dormire.

Sto talmente bene così, con la testa appoggiata sul suo petto, con la sua mano che mi accarezza la schiena, ascoltando il suo respiro lento e i nostri cuori che battono in coro che ci rimarrei in eterno.

Ho finalmente capito perché mia madre mi ha sempre detto che la mia prima volta avrebbe dovuto essere con qualcuno che amavo davvero.

Niente è più bello che sentirsi ed essere una cosa sola.

Papà, invece, mi ha sempre detto niente sesso fino al matrimonio….ma sorvoliamo su questo punto, è meglio.

E’ la notte più bella della mia vita, non voglio rovinarmela con inutili rimorsi di coscienza e poi, caro papà, mi dispiace per te, ma se potessi tornare indietro, rifarei tutto di questa sera.

 

“C’è un respiro in più

nell’alba

sei tu.

Sei nata qui

Stanotte così

Ed ogni giorno nascerai

Tra le mie braccia

E come l’acqua

Mi coprirai.

La prima volta

L’amore

Proprio qui

In casa mia

Senza quasi conoscerti

Poi domandarti chi sei

Non lo so

Nascerò

Tra un minuto con te.”

(Pooh, Nascerò con te)

 

continua...

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Capitolo 23
*** CAPITOLO 24 - UNA RAGAZZA PER TOM ***


CAPITOLO 24 – UNA RAGAZZA PER TOM

Ok….regalo di Natale per le mie lettrici…soprattutto per Shun, che me lo ha chiesto (dato che Vitto già l’ha letto questo cap). Posso chiedere anche io un regalo a voi? Tutti quelli che leggono sempre, potrebbero lasciare un commentino, anche piccolo piccolo, giusto per farmi vedere che ci sono? Grazie!!!!

I prossimi cap arriveranno dopo capodanno…oramai siamo agli sgoccioli!!!!

X Vitto: la prima volta a vent'anni? Probabile...non è poi così raro!!!>!!!!

Un bacione,

Tempe

 

CAPITOLO 24 – UNA RAGAZZA PER TOM

 

“Il tempo è un’invenzione dell’uomo e i sogni sono senza tempo.

(Sergio Bambarèn)

 

WALTER

Il cellulare in modalità silenzioso vibra per l’ennesima volta sul comodino accanto a me.

Questa volta, mi costringo ad aprire gli occhi.

Lancio uno sguardo all’orologio appeso alla parete: le dieci.

All’improvviso realizzo chi è che prova a chiamarmi da ore... mamma...

Che faccio, rispondo?

Non faccio in tempo ad allungare la mano per prendere il telefono traditore che quello smette di agitarsi sul comodino.

Risponderò alla prossima... tanto è sicuro come l’oro che richiamerà!

Ally non ha sentito niente e dorme ancora con la testa appoggiata alla mia spalla e i capelli biondi sparsi disordinatamente sul viso.

É persino più bella del solito...

Il lenzuolo sottile, tirato fino a metà della sua schiena, disegna le forme del suo corpo, riportandomi alla mente questa notte.

E che notte! Meglio di qualunque sogno!

Non era esattamente questo che avevo in mente, quando ho chiesto a Pamela di prestarmi l’appartamento... Pensavo a una serata tranquilla per raccontarci tutto quello che abbiamo lasciato fuori dalle nostre email e lettere chilometriche.

Comunque, non posso certo dire che mi sia dispiaciuta le piega che ha preso il tutto.... anzi!

É solo che ho totalmente perso la cognizione del tempo, mi sono addormentato e ora mamma mi farà il culo per il resto dei miei giorni.

Beh, almeno fino alla fine della settimana.

Il cellulare vibra di nuovo e io lo prendo in mano.

Una bustina lampeggia sullo schermo: mamma è passata alle arringhe scritte.

“SI PUÓ SAPERE DOVE SEI, BRUTTO IDIOTA?! SEI PEGGIO DI TUO PADRE! TORNA A CASA IMMEDIATAMENTE!”

Ecco, lo sapevo. Pure tutto in maiuscolo l’ha scritto... chissà se è cosciente che il maiuscolo nel linguaggio elettronico è sinonimo delle urla... qualcosa mi dice di sì.

Digito velocemente la mia risposta... tanto, rotto per rotto...

“Mamma, ho 20 anni, sn maggiorenne e anke Ally lo è. Torno a casa appena posso. Baci.”

Inviato.

E con questo ho segnato la mia condanna a morte.

Forse potrei andare a vivere in bottiglieria...

Un nuovo messaggio... però, veloce mamma!

Solo tre parole: “SEI NEI GUAI”

Cancello velocemente, come se questo potesse servire a far sbollire mamma, e riappoggio il cellulare sul comodino.

“Walter?” La voce di Ally, impastata dal sonno, mi fa voltare di scatto.

“Ciao ciao” La saluto, scompigliandole ancora di più i capelli. “Dormito bene?”

Si sfrega gli occhi, sollevandosi su un gomito.

I suoi occhi, assonnati, sembrano ancora più grandi.

“Sì... ma che ora è?”

“Le dieci e qualcosa...”

“COSA?!” Si alza a sedere di scatto, arrossendo e tirandosi il lenzuolo fin sopra alle spalle, quando realizza di non avere niente addosso.

“Ti prego, Walter, dimmi che hai avvertito i tuoi...fallo per me, ti prego...”

“Ehm...”

“Che cosa vuol dire ehm?!

“Ally, Ally, calmati.” Mi siedo anche io, posandole entrambe le mani sulle spalle nude. “Ho appena sentito mia madre... la cattiva notizia è che pensa tipo che io ti abbia rapito e mi vuole uccidere, quella buona è che non ce l’ha assolutamente con te.”

“Beh, tecnicamente mi hai rapita.” Scherza lei, rassicurata. “Forse, però, dovremmo tornare...

E qui ti do piena ragione. Dai, alziamoci.”

Ci vestiamo velocemente, per poi uscire.

Una volta in strada le passo il casco ma lei non lo prende. Mi getta, invece, le braccia al collo e mi bacia.

“Grazie per questa notte.”

“Te l’avevo detto, no, che la tua prima sera a Roma sarebbe stata speciale!”

“Sì, ma non avevi detto unica.”

 

TOM

Guardo l’orologio un’altra volta.

Mi sa che ho sbagliato posto... eppure la scuola delle Garbatella è questa, non credo che ce ne siano altre... magari ho capito male l’ora... magari aveva detto le nove, non le dieci e se n’è andata....

Una Smart blu accosta a pochi metri da me, mancando di poco il bidone della spazzatura.

Mi avvicino e saluto Veronica con la mano, poi apro la portiera ed entro nella minuscola macchina.

“Ciao, Tom, scusa il ritardo ma ho avuto qualche problema con i miei. Sai, le solite cose...

La guardo.

Credo che la mia espressione sia piuttosto perplessa... ho capito solo ciao Tom...

“Vero, parla lento...per favore.”

“Oh, sì, scusa.”

“No problem, that’s ok!”

“Bene, allora andiamo!”

La mini-macchina parte e io mi ritrovo a pregare in ogni lingua conosciuta e non per evitare incidenti.

Vero non è esattamente quel che si dice un asso al volante...

Mentre guida, Veronica parla a raffica e io capisco sì e no un decimo delle cose che dice ma non mi dà fastidio, anzi... quasi quasi mi ricorda Al.

Al... sono secoli che non la disegno più... chissà, forse mi sto rassegnando al fatto che non staremo mai insieme. Il mio fedele blocco, comunque, è come sempre nel mio zaino.... spero di trovare qualche soggetto interessante, almeno qui in Italia!

Dopo aver parcheggiato –vivi, grazie al cielo-  in un grosso autosilo, entriamo a piedi in città, come due normalissimi turisti.

Piazza di Spagna, Trinità dei Monti, la Bocca della verità, il Tevere, il Colosseo... tutti quei luoghi visti tante volte in tv ora sono qui davanti a me e sono persino più belli di quanto mi fossero sembrati.

Noi, in America, abbiamo tanti monumenti grandiosi, tanti grattacieli immensi, mostri di metallo e vetro ma niente, assolutamente nulla che trasmetta tanta emozione come questi edifici costruiti in tempi lontani.

Il Colosseo, in particolare.

Qui, in questo vecchio teatro, mi sembra di vedere ancora i gladiatori, vittime innocenti di un sistema politico crudele, e le fiere, loro rivali, impegnati in una lotta all’ultimo sangue, dove le differenze tra uomo e bestia non sono poi così evidenti. E poi lì, sì, proprio lì in fondo, l’imperatore che applaude, ridendo divertito a questi giochi disumani.

I miei amici mi dicono che sento tutte le emozioni amplificate perché sono un artista, un animo sensibile... ma, sinceramente, io credo proprio che non si possa non essere affascinati dall’idea di calpestare il suolo di un edificio vecchio di migliaia di anni, di un luogo dove è stata scritta la storia del popolo più potente di tutti i secoli.

In un mondo come il nostro, veloce, capace solo di fare tanto rumore, credo che entrare in posti come questi equivalga a prendersi una pausa da tutto per fare un giro in epoche più tranquille e più crudeli allo stesso tempo, dove tanti uomini sono morti senza l’aiuto di armi e bombe e altrettanti si sono innamorati pur dovendo fare a meno di film romantici e telenovelas.

E poi la vedo.

Lei, alta e maestosa si innalza davanti a me e all’improvviso il fascino del Colosseo passa in secondo piano, surclassato dalla sua bellezza.

Le massicce figure di marmo bianco sembrano quasi prendere vita, mentre turisti di tutto il mondo scattano foto e lanciano monete nell’acqua cristallina.

É bella, vero?” Chiede Veronica.

“Molto.”

“É l’unico monumento che mi piace davvero. Sai, si dice che se butti una moneta dandole le spalle, tornerai a Roma, prima o poi.”

“Lo so.” Rispondo, estraendo due pezzi da cinquanta centesimi dal portafogli. “E se ne butti due trovi...how do you say that... love... l’amore a Roma.

Che? E questa dove l’hai sentita? Mi sa che è’na roba de voi turisti stranieri.

Cosa?”

lascia perdere, va’! Tira la moneta!”

Mi volto e lancio i due dischetti di metallo, il cui impatto con l’acqua viene coperto dalle decine di altri suoni uguali.

“Ti ho visto, sai?” Ride Vero. “Ne hai lanciate due! Che, ti vuoi trovare la ragazza a Roma?”

Maybe...”

Guardo Veronica, davanti a me e poi la fontana e mi viene un’idea.

“Vero, siede sul bordo.” Le dico, estraendo blocco e matita dallo zaino.

Cosa?”

“Siediti!”

Le mostro come mettersi in posa e inizio a disegnare.

É la prima volta che ritraggo un soggetto femminile, da quando Al sta con Corbin.

Chissà, forse c’è qualcosa di vero nella leggenda della Fontana di Trevi...

 

Se hai una freccia nel cuore

Strappala in fretta

Trova il coraggio e vai!

(Pooh, I respiri del mondo)

 

Continua...

 

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Capitolo 24
*** CAPITOLO 25 - SILVIO D'AMICO?! ***


CAPITOLO 25 – SILVIO D’AMICO

CAPITOLO 25 – SILVIO D’AMICO?!

 

ALLISON

 

Sono passate due settimane dalla mia prima, fantastica sera italiana.

Dopo avergli dato una bella strigliata, Stefania ha perdonato Walter per avermi rapita e ora la situazione è normale.

Beh, normale per gli standard della famiglia Masetti, naturalmente, e il che è tutto dire.

Ho appuntamento con Walter in bottiglieria a mezzogiorno… mi conviene sbrigarmi, se non voglio fare tardi.

Mi piace guardare Walter mentre lavora: è gentile e simpatico con tutti, i clienti lo adorano e Giulio dice che ha portato una boccata di aria fresca in un locale “da troppo tempo gestito da due vecchiacci come me e Cesare”.

Un paio di giorni fa Walter mi ha confidato che non gli dispiacerebbe affatto se, quando i fratelli Cesaroni saranno in pensione, la gestione della bottiglieria passasse a lui.

“Di certo meglio che lavorare nell’officina di papà!” Ha detto.

Sinceramente, non riesco proprio a dargli torto! Adoro Ezio, è una persona simpaticissima e dolce…ma lui e il lavoro sono allergici l’uno all’altro!

L’unica cosa che mi dispiace un po’ è che Walter non abbia preso nemmeno in considerazione l’idea di venire a stare in America… ma lui adora la sua Roma e non potrei mai chiedergli di trasferirsi, tantopiù che anche io mi sto cominciando ad innamorare di questa città antichissima e sempre nuova e ci vivrei volentieri, anche se so che a mio padre verrebbe un colpo anche solo a sentir dire che sto considerando di lasciare Washington.

Il locale è a due passi da casa e in un attimo sono lì.

Entro.

Walter è dietro al bancone e sta riempiendo un boccale di birra, mentre parla con… sua madre?!

Vedere Stefania in bottiglieria è un evento più unico che raro, da quel che ho potuto vedere…e poi lei e Walter che chiacchierano in quel modo… no, non è assolutamente normale.

È così strano da sembrare quasi inquietante… chissà se c’è qualche telecamera nascosta….

Uscendo dallo studio, Giulio mi vede e interrompe le mie disquisizioni mentali.

“Ohi, ciao Ally!” Saluta. “Vieni, che ti offro qualcosa. Che vuoi? Birra? Un succo? Un bicchiere d’acqua?”

“No, grazie, Giulio, va bene così.”

Mi avvicino al bancone, saluto Stefania e do a Walter un bacio sulla guancia.

“Allora, andiamo?” Gli chiedo.

“Andiamo dove?” Mi guarda, stranito. “Io faccio continuato oggi.”

“Ma mi hai detto di passare di qui che dovevamo andare a fare una cosa insieme…”

“No, io ti ho detto di passare di qui ma oggi non esci con me, esci con lei.” Spiega, indicando sua madre. “Mi sa che mi ero dimenticato di dirtelo, eh?”

“Walter!” Esclamiamo in coro io e Stefania.

“Dai, ragazze, lasciatelo vivere questo poverino!” Lo difende Giulio.

“Sì, sì, vabbè, stavolta passi, ma solo perché abbiamo fretta.” Dice Stefania, sbrigativa, alzandosi e prendendo la borsetta.

Potrei giurare di aver sentito Walter lasciar fuggire un sospiro di sollievo.

Io, però, non ci sto capendo niente. Perché abbiamo fretta?

Non ho tempo di chiederlo, perché Stefania mi prende per mano e mi trascina fuori, senza nemmeno  lasciarmi salutare i Cesaroni.

 

STEFANIA

 

“Dai, Ally, muoviti che facciamo tardi!”

Ma che è, mio figlio le ha attaccato la modalità di passo lumaca?

Allison mi trotterella a fianco.

“Dove andiamo?”

“Walter non te lo ha detto?”

Ma che glielo chiedo a fare? Tanto la risposta già ce l’ho.

Lo sapevo, io, me lo sentivo già quando ero incinta che quello stordito di mio figlio avrebbe preso tutto da suo padre!

“No, non mi ha detto niente.”

Ecco, appunto.

Beh, d’altronde, da un melo non può nascere un’albicocca, no?

E il bello è che io Ezio me lo sono pure scelta!

“Stiamo andando a vedere se riusciamo a farti diventare un’attrice.”

“Come?”

Santa pazienza…cosa costava a Walter spiegarle tutto?

Ci fermiamo davanti al grande cancello che reca la scritta ‘Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico’.

“Ecco, siamo arrivati.”

“Stefania…” Comincia lei, evidentemente cercando le parole. “Non è lì che dobbiamo entrare, vero?”

“E dove, altrimenti? Walter mi ha fatto scomodare metà delle conoscenze che ho e anche un po’ di quelle che non ho per farti ottenere un provino. Non so che specie di incantesimo tu gli abbia fatto, ma sembra tenere veramente molto a te.” Ed è anche maturato, da quando ti conosce, ma questo non lo dirò mai ad alta voce.

“Un provino? Vuol dire che devo recitare?”

“Che altro vuoi fare in una scuola del genere, scusa?”

“Ma io non sono pronta! Non ho nessun monologo in italiano da presentare… conosco solo pezzi in inglese…”

Tipico.

Walter mette in piedi tutto questo casino per far avere ad Ally la sua occasione e poi rischia di mandare a monte tutto quanto dimenticandosi di avvertirla.

Assolutamente tipico.

“Sicura di non conoscere proprio niente?”

Riflette.

Lo vedo benissimo che è sull’orlo delle lacrime… poi si illumina.

“Forse una cosa la so, se me la ricordo bene.”

Dio esiste.

“È il ‘Pianto di Medea’… l’ho imparato da uno dei tuoi libro.”

L’ho sempre detto,  io, che anche a casa Masetti, dove la lettura è tenuta a distanza come un malato di lebbra, i miei libri prima o poi sarebbero serviti a qualcosa!

Stefania uno, Masetti zero.

“Pensi di saperlo recitare?”

Certo che lo sai….

“È difficile…ma ci posso provare.”

“Ecco, brava, così mi piaci! E poi, se non ti prendono, puoi sempre dare la colpa a Walter!”

Entrambe ridiamo, mentre entriamo nel cortile della scuola e io penso che Walter è stato davvero fortunato a conoscere una ragazza così.

Fossi stata in lei, io mi sarei già tirata indietro.

E invece no, lei è qui, in un paese che non è il suo a sostenere un provino in una delle accademie di recitazione più importanti al mondo in una lingua che parla sì e no da sei mesi e il tutto a testa alta, come la più fiera delle regine.

Sì, Walter non poteva assolutamente trovare di meglio, quindi non arrenderti, piccola, vai lassù e stupisci i giudici, falli innamorare come hai fatto innamorare mio figlio.

Devi farlo perché serve qualche attrice vera e brava come te a questa televisione sporca.

Devi farlo, però, soprattutto perché non voglio nessun’altra donna al fianco del mio Walter e non ho intenzione di lasciarlo trasferire in America.

E poi fallo per te, perché, quando si ha la possibilità di realizzare un sogno, bisogna coglierla al volo e non lasciarla più.

 

“Once in a lifetime

Means there’s no second chance.”

(Zac Efron ft Vanessa Ann Hudgens, Everyday)

 

Continua….

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Capitolo 25
*** CAPITOLO26 - IMPREVISTI ***


CAPITOLO 25 – IMPREVISTI

Eccoci al terzultimo capitolo…. Non riesco a scrivere la seconda parte del penultimo, per cui non so quando aggiornerò, ma abbiate fede, la finirò!

Shun, com’era copenhagen? Io ci sono stata due anni fa, quando ho fatto il giro della Scandinavia e mi è piaciuta tantissimo!!!!!

 

CAPITOLO 26 – IMPREVISTI

 

WALTER

Cioè, no, non è possibile! Dove l’ha visto il rigore? Dove l’ha visto, vorrei sapere!” Esclama papà, scattando in piedi dal divano consacrato alle partite. “Walter, dimmi te se non è una vergogna!”

“Sì, sì, una vergogna…” Rispondo io, distratto, mentre controllo l’ora per la tremillesima volta.

Se non arrivano entro dieci minuti mi viene una crisi isterica.

Ho mosso mari e monti per far ottenere ad Allison quel colloquio e ora sono più nervoso io di lei…

Insomma, dalla sua ammissione in quella scuola dipende il nostro futuro insieme, il suo trasferimento qui… direi che ho tutte le ragioni per essere agitato, accidenti!

Aho, Walter, ma ce sei o ce fai? Quel cornuto di un arbitro sta a distrugge la Roma  e a te sembra che non te n’importi niente!”

Ma chi se ne frega della partita!

Il comitato della D’Amico sta decidendo il destino dei miei probabili futuri figli e lui pensa alla Roma che perde!

“Certo che mi interessa, papà.”

Sempre sincero, Walter, sempre sincero, mi raccomando.

“Mah, a me nun me sembra proprio.”

“Senti, io…”

Sento la porta d’ingresso che si apre e tre secondi dopo sono già di fronte a chi è appena entrato, pronto ad abbracciare Ally e a sentire la sfuriata di mamma perché non abbiamo chiuso a chiave, mentre papà riprende a urlare contro tutti i guardalinee esistenti e non.

Niente Ally, però.

E niente mamma.

“Ehi, ciao! Che fate di bello da queste parti?”

Di bello mi sa niente… Lucia, che tiene per mano un Mimmo dal visino preoccupato, ha un’aria decisamente sconvolta e il viso tesissimo, mentre Tom abbraccia Alice, che ha le lacrime agli occhi.

“C’è tua madre, Walter?” Chiede Lucia con una voce da oltretomba.

“No, c’è papà…ma che cosa è successo?”

Lei, però, non mi risponde; è già corsa dentro, lasciandomi solo con Tom e i due Cesaroni più piccoli.

“Eva e Marco hanno avuto un incidente sulla strada per il cinema. Ci ha chiamati l’ospedale.” Spiega lui, in inglese.

“Oh mio… ma stanno bene?£

“Non lo sappiamo, per telefono non hanno voluto dire niente. Giulio dovrebbe già essere là, a quest’ora.

In quel momento, papà e Lucia arrivano di corsa.

“Walter, io vado in ospedale con loro. Scrivi un biglietto per dire a mamma dove siamo e raggiungici con la moto.

 

ALLISON

Ally, se voli un po’ più in alto rischi di entrare in collisione con qualche aereo.” Mi richiama Stefania, ridendo, mentre io saltello sul vialetto di casa.

Mi sembra davvero di poter spiccare il volo!

“Ma  Stefania, è la Silvio D’Amico! La Silvio D’Amico, ti rendi conto?!”

“Sì, lo hai detto più o meno sessanta volte negli ultimi dieci minuti, Ally, credo di sapere di cosa stai parlando.”

“Sì, ma è la D’Amico!”

“Ecco, ora sono sessantuno.”

“Io amo tuo figlio!”

“Questo non l’avevi ancora detto.”

Mi fermo davanti alla porta di casa, aspettando che Stefania apra.

Sono euforica, assolutamente troppo felice!

Vivrò a Roma!

Vivrò a Roma e realizzerò il mio sogno e tutto grazie a Walter… che cosa ho fatto per meritarlo non lo so e nemmeno mi importa.

Ora tutto ciò che voglio è ringraziarlo mille mille volte.

A quanto pare, però, i miei ringraziamenti dovranno aspettare.

Ezio e Walter non ci sono.

Al loro posto, solo un biglietto, scarabocchiato velocemente.

“Siamo al Gemelli. Raggiungeteci. Walter e Ezio.”

“Oh, Signore, cosa hanno fatto stavolta?” Attacca Stefania, tirando di nuovo fuori dalla borsa le chiavi della macchina e uscendo. “Ah, ma non la passano liscia, eh! Nossignore! Te lo dico io, ne hanno combinata qualcuna delle loro. Ally, Ally, ti rendi conto del genere di famiglia con cui hai intenzione di imparentarti?”

Sorrido al monologo di Stefania, ma non riesco a essere tranquilla.

Ho come un presentimento che sia successo qualcosa ben più grave di una delle solite stupidaggini di Ezio…

Per arrivare in ospedale impieghiamo circa un quarto d’ora, durante il quale la mia compagnia di viaggio non sta zitta un secondo. Non vuole darlo a vedere, ma credo che anche lei non sia per niente tranquilla.

Nel parcheggio del Policlinico, Ezio ci aspetta, camminando nervosamente avanti e indietro.

Ciù Ciù!” Esclama, correndoci incontro.

Che cosa avete combinato tu e quel deficiente di tuo figlio?” Lo assale Stefania, senza notare l’ombra di preoccupazione che oscura i suoi occhi.

“Ezio, è successo qualcosa?” Chiedo io, i pensieri rivolti a Walter.

Lui annuisce.

“Si tratta di Eva e Marco. Si sono scontrati con un’altra auto. Lei sta bene, ma lui si è rotto una gamba ed ha un leggero trauma cranico. Non si è ancora svegliato.”

Stefania si porta una mano alla bocca e la sento sussurrare qualcosa che suona molto come un’imprecazione.

Tutti e tre insieme entriamo in ospedale, dove ci aspettano Walter, veronica, Tom e il resto dei Cesaroni.

Eva, seduta in mezzo agli altri, ha una vistosa fasciatura al braccio ma sembra allegra. A guardare meglio, tutti sorridono, rivolti al giovane medico che se ne sta andando proprio in questo momento.

Walter!” Chiamo, avvicinandomi al gruppo.

“Ehi, Ally!” Lui mi corre incontro e mi dà un bacio, stringendomi forte.

“Ci stanno guardando tutti…” Sussurro, bordeaux, quando ci separiamo.

“Chi se ne frega.” Risponde lui. “MI sono spaventato a morte e tutto quello che volevo era averti vicino ma tu non c’eri…”

“Non ti preoccupare, adesso cono qui.” Rispondo, accarezzandogli il viso. Marco è il suo migliore amico da una vita, è comprensibile che sia così spaventato… “Come sta?”

“Il dottore ha detto che si è appena svegliato. Sta bene,  parte un po’ di mal di testa. Per la gamba avrà bisogno di qualche settimana di fisioterapia. Rimarrà in ospedale fino al week end, sai, per sicurezza…”

“Certo, è chiaro. Sono stati proprio fortunati, sai?”

“Direi di sì.” Risponde, più tranquillo. “E a e com’è andata? Piaciuta la sorpresa?”

In questo momento, tutta l’allegria di poco fa ritorna più forte che mai e io gli salto al collo, ridendo come una scema.

Sei straordinario! Ancora non ci credo che hai organizzato tutto questo per me!”

“Ti hanno ammesso?”

“Mi faranno sapere, ma Stefania dice che, secondo lei, sono piaciuta.”

“Eh, beh, ma allora ti hanno ammessa sì!”

“Come fai ad esserne così sicuro?”

Walter ridacchia tra sé, perso dietro ad un pensiero tutto suo.

Perché mamma ha sempre ragione.”

All’improvviso, il mio cellulare prende a suonare nel taschino interno della mia giacca.

Sul display lampeggia un numero americano che non conosco…. Chissà chi è…

“Pronto?”

Ally? Sono Corbin.”

 

“And she's everything I ever wanted
And everything I need
I talk about her, I go on and on and on
because she's everything to me”

(Brad Paisley, She’s everything)

 

Continua….

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Capitolo 26
*** CAPITOLO 27 - CONVALESCENZA ***


27 –CONVALESCENZA

27 –CONVALESCENZA

 

CORBIN

 

Eccoci a casa!” Esclamo, aprendo la porta del mio appartamento qui a Washington e lasciando passare le mie donne.

“Guarda, piccola!” Al entra senza nemmeno guardare in alto, semi affondata nel seggiolino. “Guarda che bel posticino ci ha trovato pa…. Corbin, è assolutamente troppo per noi!”

Ecco, ha alzato gli occhi.

“No che non lo è.”

“Ma si invece! Siamo in tre…anzi, due e mezzo e questo posto è una reggia!”

“Al” Inizio, prendendo la bimba dalle braccia della mia fidanzata. Mi aspettavo una reazione del genere e mi sono preparato il discorso. “I soldi servono per essere spesi e con quest’ultimo film io ne ho guadagnati davvero tanti. Ora, se non posso usare quello che ricevo per la mia famiglia allora non so a che serve continuare a lavorare.

Ma Corbin…”

“Niente ma. Ora vieni con me che mettiamo Lor nella sua nuova cameretta e poi noi andiamo nella nostra nuova cameretta.” Propongo, spingendo Al in corridoio, verso una porta di legno rosa su cui campeggia un cartellino dorato –rubato agli studi televisivi- con inciso il nome Lorelai.

Mmm.. bel discorso, signor Bleu….” Mi risponde lei, voltandosi a dare un bacio prima alla bambina e poi a me. “Ma…c’è la tv in camera da letto?” Chiede, con fare cospiratorio.

Plasma quaranta pollici, ti basta?”

“Se nel lettore dvd c’è già pronto il mio film preferito ti adoro ufficialmente.”

UhmIntendi ‘Shakespeare in love’? No, perché di là quello c’è…”

Ok, sei decisamente l’uomo perfetto.”

 

WALTER

 

L’acqua della doccia smette di scorrere. Aspetto due minuti e poi busso alla porta del bagno.

Ally, posso entrare?”

“Un secondo.” Il tempo di un battito di ciglia e Allison apre, lasciandomi scivolare dentro.

Mi accomodo subito sul water chiuso.

Anvedi, dovresti vestirti più spesso così!” Esclamo, ammirandola nel suo accappatoio bianco che le sta bene come un abito da sera.

Come ringraziamento ricevo un asciugamano in faccia.

“Deficiente. I tuoi sono usciti,vero? Non vorrei che ci trovassero così.”

“Così come, scusa? Non stiamo facendo niente di male e poi dai, lo sanno che stiamo insieme e, se non sono sicuri che abbiamo fatto sesso, per lo meno lo immaginano.

“Sì, ma non mi va che ci vedano! Già mi dà fastidio baciarti davanti ai tuoi…”

Signore, damme la forza…

Va bene, va bene. Comunque, loro non ci sono e poi io sono venuto solo per parlarti del regalo di Marco. Sai che oggi lo dimettono e…”

Ally si siede sulle mie ginocchia, pettinandosi con calma i capelli… che buon profumo ha…

No, no, Walter, sei qui per Marco, ricordatelo.

Solo per Marco….

“Mi asciughi la schiena?” Domanda lei, con quella faccia da Innocentina che le riesce così bene.

“Sì, vabbè, Allison, però così tutti i miei buoni propositi di parlare soltanto vanno a farsi sfottere!”  Esclamo, eseguendo, però, ciò che mi ha chiesto.

“Vediamo… a Marco potremmo regalare…mmm… una chitarra nuova?” Propone, come se non avesse sentito quello che le ho detto.

“Sì, e chi ce li ha tutti quei soldi?” Rispondo, continuando a massaggiarle la schiena, anche se, di sicuro, è già asciutta.

Boh, amore, non lo so…sei tu quello dei regali originali!”

“Eh, beh, ma è diverso! Di Marco mica sono innamorato! Sei tu che mi ispiri…”

“Ah, ti ispiro, eh?”

“In questo momento non sai quanto.” Le sussurro all’orecchio, arrendendomi.

A Marco ci penserò dopo.

Inizio a baciarla  piano sul collo, dove la sua pelle, rimasta fino ad ora coperta dai capelli bagnati, è ancora umida. Lei raddrizza la schiena, la sento rabbrividire… poi abbandona la testa all’indietro, sulla mia spalla, in modo da potermi guardare in faccia.

I suoi occhi sono ancora più grandi e hanno il colore dell’oceano in tempesta. Solo una volta li ho visti così… il mese scorso, a via Magutta.

Dopo quella notte, con tutti i casini che sono successi, non abbiamo più avuto occasione di starcene un po’soli e le emozioni di quella sera.. beh, diciamo che non mi dispiacerebbe affatto riviverle.

“Walter, non possiamo…” Mormora lei, mentre i suoi occhi raccontano un’altra storia.

Perché no?”

“Ma… perché è pieno giorno… i tuoi potrebbero tornare…”

Ma che tornare! Quelli stanno da  Giulio… non si muovono prima di stasera.”

“Da Giulio…?”

“Sì, da Giulio…” Ripeto, sperando con tutto il cuore che questo la convinca.

“In questo caso…” Lascia volutamente la frase in sospeso, mentre le sue mani  corrono a sciogliere il nodo che chiude l’accappatoio.

L’accarezzo sul collo, scendendo piano piano verso le spalle e facendo scivolare il pesante tessuto che la copre.

“Walter, aspetta!” Mi fermo, guardandola, mentre riallaccia velocemente la cintura di spugna bianca.

“Non restiamo qui… dalla finestra i vicini ci vedono…”

Alzo gli occhi al cielo e faccio per replicare, ma lei mi zittisce posandomi un dito sulle labbra.

“Andiamo di sopra.” Dice semplicemente, prendendomi per mano.

Usciamo ma, fuori dalla porta del bagno, prima di salire anche un solo scalino, stringo di nuovo Ally a me, baciandola e allentando il nodo dell’accappatoio fino a creare un’apertura che mi permette di accarezzarle la schiena.

Lei mi sfila rapidamente la maglietta e così continuiamo a baciarci la camera da letto diventata improvvisamente troppo lontana.

Ad un tratto la porta del corridoio in cui ci troviamo si spalanca e…

“Ragazzi , scu…Brutto pezzo di cretino, che diavolo stai facendo?!” Mi urla contro mamma, prendendomi per un orecchio e allontanandomi da Ally prima ancora che abbia il tempo di realizzare che è entrata in casa. Nel frattempo lei, rossa come un gambero, si sistema l’accappatoio e corre di sopra, probabilmente a vestirsi.

“Ahi, ahi, ahi, mamma, lasciami!” Grido, seguendo la SS Stefania Masetti fino al soggiorno, dove mi fa sedere sul divano, lasciando finalmente il mio povero orecchio, diventato ormai quasi del tutto insensibile.

“Tutti uguali voi Masetti! Non pensate ad altro! Non vi si può lasciare un secondo soli con una donna!”

Ma no, mamma, non è vero!”

“Ah, no? E che ce stavi a fa’ con Ally, lezione pratica di anatomia?”

“No, ma…”

“Stefania, non stava facendo niente di male. Mi difende Ally, entrando nel soggiorno e venendo a sedersi sulle mie gambe.

Ally, non cercare di difenderlo. Conosco i miei polli: Ezio era come lui.”

“Ezio era dolce, gentile, spiritoso e un po’ rompiscatole?” Chiede Ally, sorridendo e accarezzandomi i capelli.

Mi sono perso qualcosa… com’è che ora è così sicura di sé?

L’espressione di mamma, però, sembra ammorbidirsi.

“Sì…proprio così…lo avete già fatto, vero?”

Insieme, annuiamo, abbassando gli occhi e prendendoci per mano.

Se ci fossimo messi d’accordo, non avremmo potuto agire più in contemporanea di così.

All’improvviso, mamma si alza e abbraccia prima Ally e poi me, che rimango letteralmente a bocca aperta: oddio, mia madre soffre di sbalzi d’umore… come farò a dirlo a papà?

“Sono felice per voi, ragazzi… e tu” Si rivolge a me. “Dovrò abituarmi all’idea che, malgrado il cattivo esempio che hai davanti, alla fine sei riuscito a diventare un uomo niente male… Ora però vestitevi che Marco arriverà tra mezz’ora e voglio assolutamente che ci siamo tutti a salutarlo. Vi aspetto fuori.”

Mamma fa per uscire, mentre anche noi ci alziamo, ma , sulla porta, si volta e ci fa l’occhiolino.

“Non preoccupatevi, prima che Ally torni in America porterò un paio di volte tuo padre fuori, in modo da lasciarvi un po’ soli.

 

Continua….

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Capitolo 27
*** CAPITOLO 28 - ROMA, NUN FA'LA STUPIDA STASERA ***


28 – ROMA, NUN FA’LA STUPIDA STASERA

E SIAMO ALLA FINE!!!

Ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito, ma soprattutto la mia sore Vitto e il Walter originale, Ludovico Fremono, che, anche se ha letto solo i primi capitoli, mi ha incoraggiata a continuare!

Un bacio a tutti!!!!!!

Elisa

28 – ROMA, NUN FA’LA STUPIDA STASERA

 

WALTER

 

Allora… Ally, ascolta, quando verrai a stare qui…

Beh, ma mica sono poi così sicuro che ci verrà!

Quindi… Ally, ascolta, se verrai a stare qui ce sarebbe’na cosa che devo chiederti…

“A Walter, t’ho detto basta’na ventina de volte!”

Abbasso gli occhi sul boccale di birra che sto riempiendo… oh, merda!

Fantastico… la bionda è andata a farsi un giro e mo’ Cesare mi ammazza.. ma quando finisce questo schifo di giorno?!

“Scusa, Tulio!” Esclamo, tamponando velocemente bicchiere e bancone con il grembiule. “Ecco, tieni… se vuoi te ne offro un’altra.”

“Ma no, lascia perdere. Problemi con la fidanzata?”

“No, con lei è tutto a posto… sono solo un po’ distratto…”

“Un po’ distratto?”

La voce di Giulio mi fa fare un salto. Lui è dietro di me, le mani sui fianchi e uno sguardo molto, molto alla Cesaroni in volto.

“Hai litigato con il distributore?”

“Scusami, Giulio, ora pulisco tutto.. Ero soprapensiero e…”

“Quand’è che parte Allison?”

Ma che grande non è sto uomo? Sarà che è abituato a vivere con uno ipercomplicato come Marcolino ma certe cose le capisce al volo.

Altro che papà….

“Domani mattina, con Tom.”

“Eh, beh, ma allora mica puoi passare la serata in bottiglieria, no? Dai togliti quel grembiule e chiamala che qui ci penso io.”

“Scherzi?”

“No che non scherzo! Muoviti, però, che se arriva Ce’ non ti lascia uscire più.”

“Grazie Giulio!” Esclamo, togliendomi il grembiule al volo e abbandonandolo sul balcone.

Esco dal locale praticamente in tuffo, non prima, però, di sentire i commenti di Tullio e Giulio alla mia fuga.

“Eh, i giovani e l’amore…”

“Sembra de rivede’ Ezio a vent’anni.”

“A Giulio, che stai a di’? Quando mai Ezio ha corso così per Stefania?”

“Solo quando aveva paura che lo picchiasse per il troppo ritardo!”

 

ALLISON

 

“Ferma… ancora un po’ di matita qui… così… ora sei perfetta.”

Veronica si allontana un poco, rimirando il suo piccolo capolavoro di nome Allison Booth.

“Grazie, Vero. Sai, io e i trucchi non abbiamo un rapporto proprio amichevole…”

Diciamo pure che è un odio reciproco.

“Sì, ho notato che non ne usi. Senti, ma mi spieghi come mai ti sei messa tutta in tiro, stasera? Cioè… è Walter… non fa caso a queste cose.”

“Lo so… però lui non è solo Walter. È anche un ragazzo… un uomo e io so che gli piace quando faccio o metto qualcosa di speciale per lui, anche se non lo dà a vedere.”

Vero mi fissa.

A giudicare dalla sua espressione o l’ho scioccata profondamente o mi è appena spuntata una seconda testa senza che me ne sia accorta.

“Che… che c’è? Ho qualcosa fuori posto?”

“No, no.. è che io… ho semplicemente capito perché Walter ti adora in questo modo. Sai, tutto sommato sono felice che abbia scelto te.”

Mi abbraccia.

Veronica mi abbraccia.

Non era mai successo e poi non capisco…. Perché dice che lui ha scelto me? Chi era l’alternativa?

Sto per chiederglielo ma il mio telefono inizia ad agitarsi sul comodino.

“Pronto?”

“No, mi spiace, non conosco questo signor Pronto. Sono Walter.”

“Scemo.” Rispondo, ridendo. “Come mai hai chiamato? Ci sono problemi per stasera?”

“No, però Giulio mi ha dato libera uscita e pensavo di anticipare un po’. Mi raggiungi fuori dal locale?”

“Sono già lì.”

 

WALTER

 

“Roma, nun fa’la stupida stasera

Damme’na mano a faje di’de sì

Sceji tutte le stelle

Più brillarelle che c’hai

E’n friccico del luna tutta pe’noi…”

 

Eh, direi che ‘sta canzone ci sta proprio a pennello.

Faccio cadere due Euro nella custodia dello strumento del violinaro e poi riprendo a camminare avanti e indietro.

Dove le trovo le palle per chiederglielo?

Walter Masetti non è mai stato un coraggioso…. E non è nemmeno mai stato così innamorato.

 

“Faje sentì ch’è quasi primavera

Manna li mejo grilli pe’fa’cri cri

Prestem’er polentino

Più malandrino che c’hai

Roma, nun fa’la stupida stasera…”

 

Eh no, qui non c’hai preso: è quasi autunno, non primavera.

A Walter, ma che, ti sei rincoglionito del tutto?! Devo pensare a come parlare con lei, non alle stagioni!

“Cucù!”

Altro salto.

E daje, oggi è il giorno del facciamo-prendere-un-infarto-a-Walter e io non ne sapevo niente?

“Ally!” Esclamo, voltandomi verso di lei. “Tra te e Giulio mi volete morto oggi, eh?”

“Cosa?”

Pirla, come fa lei a sapere di Giulio?!

“No, no, niente… abbiamo un’ora prima di andare a mangiare. Che facciamo?”

Pensa, corrugando leggermente la fronte, come fa sempre quando è indecisa.

È incredibile quante caratteristiche di una persona si possano notare osservandola con attenzione… e, d’altronde, non riesco ad immaginare niente di più bello da guardare, nemmeno la Roma che vince lo scudetto.

“Facciamo un giro?”

Mi stringo nelle spalle chiederglielo per strada o tra le quattro mura di un ristorante, alla fine, è la stessa cosa.

In cinque minuti abbiamo raggiunto la piazzetta al centro della Garbatella, cuore pulsante di questa nostra metropoli.

Ok, mi sa che il succo che ho bevuto a pranzo era drogato…

Va bene, al tre le parlo.

Uno….

Due….

Due e un quarto…

Due e mezzo…

“Senti, Ally…” Oddio, l’ho detto a voce alta?

“Dimmi.” Mi guarda, sorridendo, con quei suoi occhi blu e grandi come il cielo.

Respiro e…

“Sai, è tutto il giorno che penso a una cosa e… insomma, ho anche allagato la bottiglieria per questo e…”

“Aspetta, hai allagato il locale?”

Uffa, ma perché le donne fanno sempre caso solo alle cose più irrilevanti?

“Sì…storia lunga. Comunque, volevo chiederti… tu hai sempre intenzione di trasferirti qui il prossimo anno?”

“Sì, certo…perché?”

“Perché… ti ricordi di mia nonna Amalia?”

“Quella che  è morta mentre eri a Washington, giusto?”

Annuisco.

Giuro che sto per andare in iperventilazione.

“Sì, lei, ecco… mi ha lasciato un appartamento in centro e….”

“No, Walter, non finire neanche. Hai già fatto tantissimo per me, non posso accettare di vivere nel tuo appartamento. Ne troverò uno che non costi molto, che mi possa permettere con i miei soldi.”

Eh?

No, ma che ha capito!

“No, no, no, non stavo cercando di venderti illegalmente la casa di mia nonna o roba simile! Io pensavo che magari… che forse ti sarebbe piaciuto… beh, sì, ecco… ehm…”

“Walter, pensi di farcela a superare la fase monosillabi?”

“Sì, sì… Ally, ti va di venirci a vivere con me, in quell’appartamento?”

Si ferma.

Si ferma e mi fissa.

Ally, perché mi fissi?

Dai, di’qualcosa… qualunque cosa…

Tirami uno schiaffo, dammi un bacio, ma non stare lì immobile come una statua!

“Ehm….Allison?”

“Se mi dici” Comincia, con una lentezza quasi insopportabile. “che è uno dei tuoi scherzi idioti, ti giuro che…”

Non so che cosa mi giura, perché la mia mano, di sua spontanea volontà, si è posata sulle sue labbra.

“Stai dicendo di sì? No, perché se credi davvero che potrei farti uno scherzo del genere non mi conosci affatto.”

Sento un bacio delicato posarsi sul palmo della mia mano e la sposto immediatamente.

Va bene, ora mi dite chi ha sostituito gli occhi della mia ragazza con dei cristalli Swarowsky? Non è umanamente possibile che brillino così!

“Ally… di’ qualcosa… Anche se è un no, giuro che lo capirei: non stiamo insieme da poi così tanto e…”

Stavolta è lei a zittirmi con un bacio sulle labbra che finisce ancora prima di iniziare.

“Walter…” Soffia, accarezzandomi una guancia. “Tu non hai ancora capito che io non sono capace di dirti di no.”

 

***

 

“E poi?”

“E poi si va a mangiare, sennò poi la nonna chi la sente?”

“Nooo… se cucina la nonna io non mangio!”

Walter sorrise tra sé, accarezzando il capo della sua nipotina.

Se c’era una cosa in cui Allison assomigliava davvero a Temperance era l’assoluta, totale repulsione che i fornelli sembravano nutrire nei suoi confronti.

“Ehi, signorina, che grinta, abbiamo! Ha fatto bene, tuo padre, a chiamarti Stefania, perché assomigli proprio tutta alla mia mamma.”

“Mi parli di lei?” Domandò la bambina, puntando gli speranzosi occhioni blu in quelli scuri del nonno.

“Non ci provare, piccola Masetti che non sei altro! Muoviti, altrimenti la prossima volta ti racconterò di come nonna Ally mi ha preso a randellate in testa per aver fatto tardi a cena.”

Walter si alzò, incamminandosi verso la cucina.

“Ma poi mi racconti di quando tu e la nonna vi siete sposati?”

“Stefy…”

“Oppure di quando lei ha fatto il suo primo film. Come si intitolava?”

“Stefania, smettila di dare fastidio al nonno!” Esclamò dal suo posto al tavolo da pranzo una versione più giovane di Walter.

“Ok, papà.” Rispose la piccola, correndo a sedersi sulle ginocchia del padre, mentre Walter si accomodava accanto alla moglie, prendendole la mano.

“Non dovevi cucinare tu?” Chiese.

Allison scosse la testa, facendo ondeggiare i corti capelli bianchi.

“Sara ha insistito. Dice che è la mia festa e non devo fare niente.”

“E brava Sara!” Esclamò lui, ringraziando mentalmente la nuora.

Non appena furono serviti gli aperitivi, il primogenito di Allison e Walter si alzò in piedi, battendo la forchetta sul bicchiere di vetro blu.

“Propongo un brindisi per papà, che con la sua buona dose di follia quotidiana riesce sempre a tenere allegri tutti… e uno anche per mamma, che lo sopporta da mezzo secolo senza mai lamentarsi: in paradiso c’è un’aureola assicurata per te!”

Una risata generale interruppe per un attimo il discorso che, comunque, si concluse poco dopo.

“Tanti auguri da tutti noi per questi vostri primi cinquant’anni insieme! A Allison e Walter!”

“A Allison e Walter!” Ripeterono in coro tutti i presenti, mentre i diretti interessati si guardavano negli occhi, ridendo di gioia, pieni di vita e d’amore, proprio quella notte di Natale di tanti, tanti anni prima, sotto la neve di Dicembre in un parco di Washington DC.

 

“Tu coi capelli bianchi

Tu con gli occhiali nuovi

Vi dite ancora sì

Davanti al piatto d’ogni giorno

Ma sarà fatalità

Fortuna o che ne so

Ma siete ancora insieme

E sembra amore nato ieri

E invece sono già  cinquanta primavere.”

(Pooh, 50 primavere)

 

Fine

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