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Lista capitoli: Capitolo 1: *** 1- America, arrivo! *** Capitolo 2: *** 2- OSPITE IN ARRIVO *** Capitolo 3: *** 3-chi ben comincia... *** Capitolo 4: *** STRANA *** Capitolo 5: *** 5-TALE MADRE... *** Capitolo 6: *** 6 - SECONDO GIORNO *** Capitolo 7: *** 7 CHEF MASETTI, A RAPPORTO! *** Capitolo 8: *** 8 - IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA *** Capitolo 9: *** 9- liti, sogni e professori *** Capitolo 10: *** capitolo 10- un ballo da dimenticare *** Capitolo 11: *** CAPITOLO 12- BUON COMPLEANNO *** Capitolo 12: *** CAPITOLO 13-IL TEMPO VA, PASSANO LE ORE *** Capitolo 13: *** CAPITOLO 14- L'ALTRA FACCIA DELL'AMORE *** Capitolo 14: *** CAPITOLO 15 - UNO DEI TANTI *** Capitolo 15: *** CAPITOLO 16 - PENSIERO *** Capitolo 16: *** CAPITOLO 17 - SPETTACOLO DI CAPODANNO *** Capitolo 17: *** CAPITOLO 18 - AL CORBIN, CORBIN AL *** Capitolo 18: *** CAPITOLO 19 - SE C'è UN POSTO NEL TUO CUORE *** Capitolo 19: *** CAPITOLO 20 - WALTER, MY LOVE, ALLY CARA *** Capitolo 20: *** CAPITOLO 21 - ROMA *** Capitolo 21: *** CAPITOLO 22 - WASHINGTON *** Capitolo 22: *** CAPITOLO 23 - NASCERò CON TE *** Capitolo 23: *** CAPITOLO 24 - UNA RAGAZZA PER TOM *** Capitolo 24: *** CAPITOLO 25 - SILVIO D'AMICO?! *** Capitolo 25: *** CAPITOLO26 - IMPREVISTI *** Capitolo 26: *** CAPITOLO 27 - CONVALESCENZA *** Capitolo 27: *** CAPITOLO 28 - ROMA, NUN FA'LA STUPIDA STASERA ***
RATING: Nonmi appartengono nè I personaggi de”I
Ceaaroni” nè quelli di “Bones” e la storia non è scritta a fini di lucro.
“In America??!!”
Marco mi guarda come se gli avessi appena detto che sto per
partire per il fronte.
“A, Marco, in America sei mesi vado, non a fare il medico
senza frontiere in Africa centrale!”
“Sì, sì, lo so, ma è lontano!”
E porca miseria, Marco, lo so che è lontano. E so pure che
sei mesi sono tanto tempo ma quei rompipalle dei miei dicono che ci devo
andare, anche se io non ne ho nessuna voglia. Insomma, sarò a mezzo mondo di
distanza da Eva, da Marco, da Eva, dai miei, da Eva, da Giulio e Lucia… l’ho
già detta Eva?
Sì, però se gli dico così Marco mi salta addosso. Eva è la
sua ragazza, ora.
“Ma dai, cosa vuoi che sia?” Sdrammatizzo. “Non è poi così
lontano e sei mesi passano in un attimo!” Walter, sei un grande attore.
“Walter ha ragione, Marco, non fare il drammatico.” Eccola.
La mia Eva. Il mio angelo.
No.
Quello del mio migliore amico.
“E quando parti?”
“La settimana prossima. Vado dalla famiglia di un tizio che
ha conosciuto mamma ai tempi che studiava là. Dai, non vedo l’ora di partire…”
E l’Oscar per miglior ballista va a…. Walter Masetti,
signore e signori!
“Portami un regalo, eh.” Mi redarguisce Eva.
Redarguisce? E da dove l’ho tirata fuori sta parola? Boh…A,
Eva, te porterei la luna, se potessi!
“Certo, piccolo piccolo, però, sennò spendo troppo.”
Guardo l’orologio.
Merda.
Dovevo essere a casa quasi un’ora fa. Mo’ chi la sente più
mamma?
“Oh, ragà, devo scappare! Ci vediamo.”
Corro fuori da casa Cesaroni sbattendo la porta e a momenti
vado in collisione con Cesare che sta entrando.
“Scusa Ce’!” Gli grido, già fuori dal cancello.
Li dovranno fare tutti santi, i Cesaroni, per come mi
sopportano.
***
Entro in casa più silenziosamente di Arsenio Lupin.
“Yes,
that’s ok.”
Mamma è al telefono…fiuuu…. La mia fine lenta e dolorosa è
rimandata di qualche minuto.
“Ok, ok…Oh,
Walter’s here…”
Il mio inglese è abbastanza buono da capire che ha detto che
sono arrivato…Ma come ha fatto a sentirmi? Si vede che mamma fa la prof: sembra
che abbia occhi e orecchie ovunque.
“Yes, of
corse. It’s Masetti: M-A-S-E-T-T-I.”
Mi sa che sta parlando con l’americano. Pinificano la mia
vacanza-prigione. Ecco, sta salutando. Ahia, ora sono cavoli….
“WALTER!!!!” Arriva, puntuale, l’urlo dalla cucina e poi,
come il tuono che segue il lampo, eccola entrare in soggiorno come un treno
impazzito.
La vedo nera.
“Sì può sapere dov’eri?”
“Da Marco…”
“E ti pareva. Sempre
là stai! Un giorno o l’altro chiedo a Giulio se ti adotta, tanto già
vivi con loro.Vabbè, guarda, non ho voglia di discutere, lasciamo stare… »
Ha detto lasciamo stare? Non ci credo….Sono vivo! Dio
esiste!
“Vai su a fare le valigie, che parti dopodomani.”
Cosa? Scherziamo?!
“Dopodomani? Mica dovevo partire domenica?”
“Sì, ma ho chiamato l’aereoporto e così all’ultimo momento
l’unico posto libero che avevano era dopodomani. Era Seeley al telefono. Ha
detto che per lui va bene così.”
E, certo, a lui va bene, ma a me no. E poi che uomo è uno
che si chiama Seeley? Dovrebbero proibirgli di girare per strada! Già me lo
vedo: un topo di biblioteca basso e secco con un paio di occhiali spessi come
Il Signore degli Anelli versione integrale. Insomma, dai, uno che si chiama
Seeley è predestinato!
“Perfetto, vado a fare i bagagli.” Dico, invece di esternare
tutti i miei ragionamenti sull’uomo-topo.
Mamma sorride, tutta felice.
Walter, meriti DECISAMENTE l’Oscar.
Salgo in camera e trovo già ad aspettarmi il mega-super
valigione di papà, nuovo di zecca perché mio padre odia viaggiare più di quanto
odi la Lazio.
E non è poco.
Apro un cassetto e mi sento quasi male.
Sei mesi.
Gli americani sapranno fare il bucato, vero?
Dio, che domanda scema….
La verità è che non ho così voglia di piangere da quando
avevo sette anni e il cane di Marco ha mangiato il mio pupazzo preferito.
Mi saltano in mano un paio di boxer bianchi con la scritta
“SONO UN PIRLA” sul retro.
Quanti ricordi….Tutti i miei tentativi di conquistare
Eva…Tutti finiti male, ovviamente.
Sì, perché lei ama Marco, il romantico poeta incompreso, non
Walter lo scemo del villaggio.
Ci ha mai pensato nessuno che anche lo scemo ha dei
sentimenti?
E’ vero, non so scrivere e cantare come fa Marco. Io so fare
il cretino, faccio ridere la gente. Mi hanno detto che è un talento
meraviglioso, ma, per quanto mi sforzi, non riesco a immaginarne uno più
inutile.
Ah, già, oggi ho scoperto che so anche recitare.
Yuppie.
Il punto è che, anche se non lo so dire in modo elegante, io
Eva la amo davvero e mi fa male vederla con Marco, anche se sono felice per
lui.
Sai che c’è?
Quasi quasi sono felice di partire, così non li vedo per un
po’…e magari riesco anche a fare una o due notti senza sognarmela.
Sì, voglio andare via da Roma, da Eva, da Marco, da tutti e
ne ho l’opportunità, anche se ciò implica vivere per sei mesi con l’uomo topo.
Ma non lo capisce che domani ho un compito importante e non
so praticamente niente? Anzi, mi correggo, non so assolutamente niente.
Odio la matematica!
A che cosa servirà mai, poi nella vita? Io voglio recitare
in teatro, non diventare la nuova Einstein!
“Allison, vuoi scendere, per la miseria?”
Forse mi conviene scendere. Se papà si arrabbia,
poi…..Insomma, meglio che non succeda.
“Arrivo, papy.”
Scendo le scale di corsa, quasi inciampando in mio fratello
Parker, seduto a leggere fuori dalla sua camera. Dio, ma perché non può leggere
a letto o sul divano come fanno tutte le persone di questo mondo?
Eccomi da basso.
Papà è in salotto, già vestito di tutto punto, che guarda
l’orologio con aria impaziente.
Cosa ho scordato, stavolta?
“Ah, finalmente, ce ne hai messo di tempo! Devo essere in
aeroporto tra 20 minuti!”
Ah, già, oggi arriva l’italiano.
Che bello.
Come non ci fossero già abbastanza persone negli States il
cui hobby è prendermi in giro.
“E io che c’entro?”
Papà alza gli occhi al cielo. Quando fa così mi fa sentire
davvero stupida.
“Devi andare a prendere Andrea a scuola e io non parto
finchè non ti ho vista salire in macchina con i miei occhi. Sei capace di
dimenticartene di nuovo.”
“Non è vero!” Protesto, ben sapendo che, invece, è
verissimo. “Posso prendere il SUV?”
Papà mi lancia uno sguardo che dice chiaro e tondo ‘te lo
puoi scordare’.
“Ok…prenderò la Mini.”
“E vedi di farti trovare a casa per quando torno.”
Esco insieme a papà e salgo su quel catorcio di macchina che
mi ha regalato zio Jack.
La odio, la mia mini.Mini rosso sangue rappreso, ma è
l’unico mezzo che i miei mi lasciano usare, quindi non mi lamento.
Però non è giusto. Mio padre è uno dei migliori agenti
dell’FBI, mia madre è una famosa scienziata….e io giro con una Mini Cooper
mezza sfasciata!
Vabbè, lasciamo perdere…tanto da qui alle elementari sono
solo cinque minuti di strada.
10 MINUTI DOPO
Andrea dovrebbe uscire ora…Uffa… ma quanto ci mette? Io ho
l’algebra che mi aspetta!
Ah, finalmente, eccola lì.
“Andy!” La chiamo.
Andrea è la mia sorellina. Ha otto anni e, al contrario
della sottoscritta, ha ereditato il cervello di mamma ed è una specie di
piccolo genio. Sono felice di non essere come lei. Non gioca mai con i suoi
coetanei, sta sempre a leggere o al computer. Io so a malapena accenderlo, il
computer! Certo, io sono un caso clinico, però…
Tanto mi sembra che, per quanto riguarda la vita sociale,
essere super intelligenti o meno sia esattamente la stessa cosa. Andy non ha
amici, esattamente come non ne ho io.
Anzi, no, io una ce l’ho. Io ho Alexandra, detta Al, la
figlia di zio Jack e zia Angela, mia amica inseparabile da…beh, da sempre.
“Ciao, Ally.” Mi saluta il piccolo mostro dalla faccia
d’angelo. Io e Andrea non ci sopportiamo molto, siamo troppo diverse. Vado
decisamente più d’accordo con Parker, mio fratello maggiore, che però lavora a
New York e viene da noi solo ogni tanto.
Oggi, però, Andrea è strana. Sembra felice.
“Ally, lo sai che è successo oggi?”
“Hai confutato l’infinito?”
“No! Sai, Joey, quel bambino che mi piace?” Non lo so, ma
non glielo dico. “Ecco, ha detto che se gli facevo i compiti si fidanzava con
me. Io ho detto di sì e ora stiamo insieme!”
Perfetto.
La mia irritante sorellina di otto anni è fidanzata e io,
che vado per i diciotto, ho baciato solo una volta facendo il gioco della
bottiglia.
“Ally, mi porti a prendere un gelato per festeggiare?”
Wow, Andy che si comporta come una bambina normale! E’ un
evento più raro di una nevicata nel Sahara! Ma io devo studiare
algebra….rischio di ripetere l’anno…
Oh, al diavolo x e y! Per un giorno posso essere io la
sorella maggiore e non voglio perdere quest’occasione.
Carpe diem,
Allison!
„Come no, dai, salta su!“
WALTER
Sono in aeroporto.
L’aereo non è caduto, non ho perso nessun bagaglio e mamma
mi ha già telefonato tre volte per assicurarsi che io non sia stato ucciso da
un serial killer modello CSI.
Beh, se qualcuno se lo stesse chiedendo, non è successo, io
sono vivo e vegeto e sto aspettando che l’uomo-topo venga a prendermi.
I vibrano i pantaloni.
Che palle.
Ma che c’ha mamma? Con tutte ste chiamate finirà per
portarmi rogna sul serio.
Guardo il display.
Eva.
Non rispondo.
Sono partito per non pensare a lei e lei mi chiama non
appena metto piede sul suolo americano….un inizio alla grande, direi.
Mentre guardo come un deficiente il mio cellulare che suona,
noto che qualcuno mi si è avvicinato.
Alzo gli occhi e mi trovo davanti una specie di armadio a
due ante in jeans, camicia e occhiali da sole stile David Caruso che tiene in
mano un foglio con la scritta Walter Masetti.
Mi guarda e sorride.
“Hi, you
must be Walter.” Pronuncia il mio nome all’inglese: Uolter.
“Sì, cioè…Yes…I’m Walter.” Calco sulla pronuncia italiana. A
bello, manco ti conosco che già me sbagli il nome?!
“I’m Seeley
Booth.” Mi tende la mano e io la stringo, fissandolo come un imbecile.
Questo qui è Seeley l’uomo-topo? Ammazza!’Na pantegana, al
massimo!
“Piacere…nice
to meet you.”
“Shell we
go?”
Ahò, ma smette mai di sorridere?
“Yes, of
corse.”
Tira su senza sforzo il mio megavaligione e mi fa segno di
seguirlo.
Fuori dall’aereoporto c’è un sole che neanche a Palermo,
però non fa caldo come in Italia.
Carica la mia roba in macchina (un mega SUV di quelli che
pensavo esistessero solo nei telefilm), si gira e mi fa.
“Welcome to
the USA, Walter.” Ancora l’ha sbagliato? Uffa.
“Thank you,
but my name is Walter…with ‘a’”
L’armadio ride.
Che cosa c’è da ridere? Per una volta nella vita che parlavo
seriamente….
“Ok, ok,
‘Walter with a’, let’s go home.”
Ecco, let’s go home che è meglio.
La mia prima impressione dell’America? Boh….
Però sto armadio qui è simpatico…nome a parte.
Conosciamo il resto della famiglia, poi giudicherò.
Una cosa è certa: è molto, molto meglio dell’uomo-topo!
Non mi sembra vero:
sono a fare shopping con Andrea! Parker non ci crederà di certo!E le ho
comprato dei vestiti, non dei libri! Non abbiamo litigato e non ho nemmeno
incontrato nessuno dei miei odiosissimi compagni di scuola.
Cosa può esserci di meglio?
E poi Andy è pure simpatica, quando non ti ricorda ogni
momento che il suo QI è più alto del tuo.
Ora stiamo uscendo dal centro commerciale e lei saltella di
fianco a me, felice come una Pasqua.
Mi suona il cellulare.
Non appena lo accosto all’orecchio, la voce di Al mi assale.
“Ciao Boothy!!!”Odio quando mi chiama così, ma non c’è verso di impedirglielo. “Allora,
allora, allora??”
“Allora che?”
“L’italiano, ragazza, com’è? E’ figo? Passabile?”
“Al…”
“No, non dirmi che è brutto….”
“Al, non lo so com’è. Non sarà ancora nemmeno arrivato a
casa.”
Silenzio.
“Al, ci sei?”
“Sì…Scusa, ma l’aereo non atterrava alle tre?”
“Sì, e allora?”
“Boothy, l’aereoporto è a mezzora da casa tua, non
dall’altra parte del paese, e ora sono le sei e mezza. Penso che a casa ci sia
arrivato eccome!”
Guardo l’ora.
Porca….
Al ha ragione, ho perso totalmente la cognizione del tempo!
“Scusa, Al, ti lascio…Papà mi metterà in punizione fino ai
21 anni!”
Attacco senza darle il tempo di rispondere, faccio salire
Andy sulla Mini e parto a velocità concorde.
Dio, Dio, Dio, papà aveva detto che dovevo tassativamente
essere a casa per quando lui fosse tornato. Ma cos’ho in testa, moscerini?
No, nemmeno, solo ragnatele.
“Ally, sei oltre il limite di velocità!”
“Taci, mostro.”
Andy mette il broncio.
Amen.
Ho ben altro di cui preoccuparmi.
In dieci minuti siamo a casa.
Faccio per entrare ma la porta è chiusa e io, come al
solito, non ho preso le chiavi.
Beh, però è un buon segno.
Forse l’aereo ha ritardato e papà non è ancora a casa.
Forse c’è solo Parker con la sua mania di chiudere tutto a
chiave.
“Aspettami qui.” Dico a Andy e vado sul retro.
Mi arrampico sull’albero che sta sotto alla finestra della
stanza degli ospiti, che è sempre aperta.
Strano…di solito questa strada la faccio per uscire di
nascosto…
Evvai, le imposte sono solo accostate.
Entro con le gambe….e due mani mi afferrano per le caviglie,
facendomi cadere a terra.
“Parker, che diavolo stai…”
Mi volto.
Non è Parker.
E’ un ragazzo non molto bello, occhi scuri, capelli castano
chiaro, che mi guarda come fossi un alieno.
Cerco di rimediare alla figuraccia con uno dei “sorrisi alla
Booth” che ho ereditato da papà.
“Ciao, tu devi essere lo studente italiano. Io sono Allison,
piacere.”
WALTER
Allison?
Mi sa che questa qui è la figlia che mi diceva l’armadio in
macchina, quella che ha un anno meno di me.
Mi ha fatto prendere uno sghetto….
Cioè, dico, uno è lì tranquillo che comincia a creare il
caos cosmico nella sua stanza nuova di zecca…e gli piomba un oggetto non
identificato dentro dalla finestra!
“Scusa per la caduta…credevo fossi un ladro o roba simile.”
Le tendo la mano per aiutarla ad alzarsi.
Mi sorride.
Ha un bel sorriso.
Come quello di suo padre….solo che su di lei fa un altro
effetto.
“Tu…passi sempre dalla finestra? No, perché così la prossima
volta sono preparato.”
“No…di solito uso la porta…Non volevo farmi vedere da papà.”
Si massaggia la spalla che ha sbattuto.
Cavoli, mi spiace di averle fatto male…meno male che si è
voltata e non è atterrata di faccia…
Già me lo vedevo: ragazzo in vacanza studio uccide la figlia
dell’ospite non appena mette piede in casa.
Oltretutto, ho scoperto che è meglio non farlo arrabbiare,
l’ospite, visto che lavora per l’FBI.
“Ti sei fatta male?”
“No, no, tutto ok.”
“Sicura?”
“S’ì, non ti preoccupare.”
Silenzio.
Muti.
Non esiste niente di più imbarazzante.
Presentati, idiota!
“Comunque…piacere, sono Walter.”
“Ciao, Walter.” Mi sembra di stare a una seduta degli AA
Ciaaaaao, io sono Waaalter.
Ciaaaaao Waaalter.
Però pronuncia giusto. Mi piace ‘sta donna.
“Parli bene inglese.”
“Sì, beh, grazie…è l’unica materia, oltre a matematica, in
cui vado bene.”
Si soffia via una ciocca di capelli chiari dagli occhi.
Però, non è male la piccola Occhi di Gatto.
“magari andassi bene io in ma…”
“ALLISON BOOTH VIENI SUBITO Giù!” Urla l’armadio dal piano
di sotto.
Allison sbianca.
E te credo.
Avrei una fifa blu, io.
Giuro che non farò mai e poi mai arrabbiare il signor
armadio Booth.
“Mi sa che devo scendere… Ci vediamo dopo…Se sopravvivo.”
“Ciao, in bocca al lupo!”
“Cosa? Quale lupo?”
Scemo, è un modo di dire italiano.
“No, niente, buona fortuna.”
Sorride ed esce dalla stanza con aria rassegnata e io mi
volto per tornare ad affrontare il buco nero che è la mia valigia.
ALLISON
Sono al piano di sotto.
Ho paura.
Papà è capace di mettermi in punizione per due o tre mesi se
non c’è mamma a difendermi.
E’ strano.
Vista dall’esterno sembra lei quella dura e severa, fissata
con le regole. In realtà, mia madre è solo una donna molto fredda e razionale,
mentre è mio padre quello degli eterni castighi.
Ora, però, mamma è al lavoro e io sono completamente sola in
balia dell’uragano Seeley.
Entro in salotto con gli occhi bassi e un’espressione
incredibilmente mortificata che non serve a un bel niente, ma fa scena.
“Allison, mi sai spiegare perché non c’è una volta in cui tu
riesca ad obbedirmi?”
Andrea sta in piedi di fianco a lui tutta compiaciuta.
Piccolo mostro.
“Passi che non sei tornata a casa per l’orario che ti avevo
detto, ma lasciare tua sorella chiusa fuori solo per evitare una ramanzina mi
sembra troppo anche per te!”
Non sta urlando.
E’ tremendo quando non urla.
Mi fa sentire in colpa da morire.
“Le avrei aperto, ma Wal…”
“Che cosa hai detto?” Ops…. “Ally, ti conviene tacere,
perché non sei assolutamente nella posizione di chi può permettersi di
ribattere.”
Sto saggiamente zitta, aspettando la condanna, che puntuale,
arriva.
“Niente uscite con Al per due settimane.”
Al non me lo perdonerà mai. Si era fatta promettere una
descrizione dettagliata del mio nuovo coinquilino…..Vabbè, lasciamo stare,
prima che le settimane diventino tre. E poi posso sempre parlarle a scuola.
“E voglio che passi il test di algebra con minimo una B.”
Una B?! Non ho mai preso una B in matematica nemmeno alle
elementari” Non ci riuscirò mai!
“Sì, papà.”
“Ora vai al piano di sopra e aiuta Walter a disfare i
bagagli.”
Faccio per salire le scale, cercando di sparire il più
velocemente possibile.
Capitolo noiosetto, di transizione…e anche il 5 è simile, con la
descrizione della madre di lei…
Capitolo noiosetto, di transizione…e anche il 5 è simile,
con la descrizione della madre di lei….da l 6 però si entra nel vivo!!!
4- STRANA
ALLISON
Busso piano alla porta della camera di Walter.
Non ho nessuna voglia di aiutarlo, ma non voglio tirare troppo
la corda con papà.
Mi apre e mi rivolge un sorriso preoccupato.
“Com’è andata?”
“Poteva andare peggio. Posso darti una mano?”
Walter guarda all’interno della stanza.
Sembra ancora più preoccupato.
“Ehm…Beh… Sai, la mia valigia è recentemente implosa e non
vorrei che ti spaventassi…”
Rido.
E’ simpatico.
E non mi prende in giro, né sembra che io gli stia
particolarmente antipatica.
Certo, il suo sguardo è divertito, ma gli sono volata in
camera attraverso la finestra, è già tanto che non mi odi!
“Ti giuro che non urlerò.”
Allora si sposta di lato e, mimando un inchino, mi fa
entrare in quello che per sei mesi sarà il suo rifugio personale.
Ha decisamente esagerato.
La mia stanza è molto peggio!
“Allora…che posso fare?”
“Quello che vuoi. Ogni tipo di aiuto è prezioso.”
Lo aiuto a riporre alcuni vestiti nell’armadio, un paio di
foto sul comodino –una è di lui con una bella ragazza…chissà chi è….cavoli, è
stupenda…..- ; poi, improvvisamente, noto una borsa abbandonata sul letto.
“Che cos’è?”
“Sono il mio tesoro: i miei DVD.”
“Posso vedere?”
“Come no!”
Toglie un po’ di vestiti dal letto, facendo spazio perché io
e lui ci sediamo.
“Ti piace il cinema?”
“Tanto…Il mio sogno è recitare.”
Walter alza le mani a formare una specie di televisione e mi
inquadra.
“Sì, sì, direi che sei perfetta…Signorina, lei ha un
futuro!”
Rido.
“Qual è il tuo preferito?”
“Mah…ce ne sono tanti. Senz’altro “Il Gladiatore” è uno dei
the best. Il tuo?”
“Ghost e Pretty Woman.” Rispondo sicura.
“Mitica Julia!”
Un cellulare comincia a vibrare sul comodino vicino a me. E’
il suo. Lo prendo e leggo il nome sul display. Lo so, sono troppo curiosa…
“Chi è?” Mi chiede.
“Eva.”
Mi sa che è la sua ragazza. Che culo ha! Si è trovata un
ragazzo fantastico…
No.
Stop.
Ally, a che pensi? Lo conosci da dieci minuti!
Lo guardo, visto che non mi ha ancora preso il cellulare
dalle mani.
Il sorriso non c’è più, sul suo viso.
“Non rispondi?”
“Lascialo suonare.” La sua voce è fredda. Mi sa che non è la
sua ragazza. O, almeno, non lo è più. Magari si sono appena lasciati,
poverino…Sì, è senz’altro così.
Passano pochi secondi e già la sua espressione allegra è
tornata.
Menomale!
E’ carino così.
Molto.
Oddiooddiooddio, basta!
Non devo pensare queste cose!
Ho già capito che con questo non ci devo stare troppo.
“Scusa, Walter, ti dispiace se vado di là? Sai, la settimana
prossima ho un compito importante e…”
“…e vuoi arrivarci preparata.
Ok, ci vediamo dopo!”
WALTER
Allison è andata via da un paio d’ore, oramai, e io,
incredibile ma vero, ho finito di mettere in ordine la mia roba.
Beh…ordine….non esageriamo….
Diciamo che la mia camera è leggermente più ordinata di una
discarica.
Proprio come quella a Roma.
Che ci posso fare se io l’ordine non lo sopporto?
Sarà che pure la mia testa è un gran casino…
Eva mi ha chiamato altre due volte.
Non voglio risponderle.
Non voglio sentire la sua voce, perché so che mi farebbe
venire una nostalgia talmente forte da prendere il primo aereo per Roma.
Ma, soprattutto, non voglio che lei arrivi anche qui.
La odio.
E la amo, pure.
Sì, però lei qui non ci deve arrivare.
Ho deciso.
Mi prendo la testa tra le mani…. Mi sembra di esplodere!
Qualcuno bussa alla porta.
Apro, sperando che sia lei….
E invece è Parker, il figlio maggiore dell’armadio.
“Caio. Senti, la cena è pronta. Puoi chiamare tu mia
sorella, che se la disturbo mentre studia mi salta addosso?”
“No problem! Arriviamo subito!”
“Grazie, Walter.”
Esco dalla stanza e mi chiudo la porta –e quel
maledettissimo cellulare- alle spalle.
Busso alla camera di Allson.
Allison….è carina, la piccola ladra.
Certo, è tutta diversa da Eva. Ha i capelli chiari, corti,
disordinati, e dei bellissimi occhi blu oceano. Non somiglia affatto a suo
padre, fatta eccezione per quel sorriso, caldo ed elegante allo stesso tempo.
Mi piace.
Mi piace, ma non è lei, non è la mia Eva.
Da quando l’ho conosciuta, due anni fa, quella ragazza per
me è quasi un’ossessione… ma perché nessuno inventa una cura per il mal
d’amore?
Beh, comunque Allison non è certo alla mia portata. Insomma,
ch’avrà tutta DC ai suoi piedi, che si fili uno come me non sta né in cielo né
in terra.
Ahò, ma non ha sentito? Busso ancora.
Niente.
Socchiudo appena la porta.
“Parker, va’ via.” Dice lei con una voce tremante. Sta
piangendo?
Entro e mi chiudo la porta alle spalle.
“Non sono Parker, sono Walter.”
Lei è seduta alla scrivania, con la testa china e le braccia
strette attorno al busto, come per consolarsi.
Sembra un po’ il gattino annaffiato di quella canzone di
Minghi…Vattene amore….
Mi avvicino piano piano.
“Ciao…” Sussurra, tirando su col naso.
“Ehi, è tutto ok?” Le tolgo da davanti il libro sul quale,
forse, stava studiando. “Che vuoi fare, un lago? Guarda che ce ne sono già
abbastanza, di laghi, negli Stati Uniti!”
Sorride.
Grande Walter, sei un grande.
“Ally, così ti cola tutto il trucco! Dai, smetti di
piangere… Sei più bella se non piangi.”
Le asciugo le lacrime, ottenendo solo di sbavare ancora di
più le strisce sottili lasciate dal mascara.
Però bella lo è davvero… Anche così come è ora.
Grazie…” Dice lei, spostandosi un po’ di lato. “Sono una
scema….Piangere su un libro…”
“Ti ha provocata?” Scherzo.
Sorride di nuovo.
A, Ally, così me stai a fa svenì!
Guardo il libro. Algebra. Ahia.
La matematica è una gran bastarda. Se non ci sei portato
sudi sette, anzi, ventisette camicie per strappare anche solo un misero
6…quando ci riesci…
“Se non supero questo compito mi bocciano…”
“E tu non vuoi perdere la tua classe.”
Mi rivolge un sorriso amaro.
“Quello sarebbe pure un bene, così sarei in classe con Al,
la mia migliore amica….No, della classe non me ne frega niente. Se mi bocciano,
però, poi non mi prendono ad arte drammatica…”
Le lacrime riprendono a scendere dai suoi occhi….come se
l’oceano che vi è contenuto avesse all’improvviso deciso di fuggire
via….ammazza, Walter, che poeta sei!
Comunque deve tenerci davvero tanto a studiare recitazione.
Chissà se…
“Ally, senti, ti va se ti aiuto?”
Alza gli occhi nei miei.
“Davvero?”
“E come no! Dai, però, ora sce…”
Mi sta abbracciando.
Non me l’aspettavo.
Non so che fare.
La stringo un po’ anche io…Poi l’allontano, non so nemmeno
io bene perché.
Le sorrido.
“Dai, vieni, andiamo a mangiare.” Si allontana da me. Se si
è offesa per come mi sono spostato non lo dà a vedere.
Io e Walter scendiamo con calma fino al piano di sotto.
Sono imbarazzatissima…
Insomma, non è proprio una gran figura farsi trovare in
lacrime sul libro di algebra, anche se, ultimamente, mi capita piuttosto spesso
di mettermi a piangere.
Lui, comunque, è stato davvero carino.
Al mi avrebbe di certo mandata a quel paese, dicendo di
rinunciare a quel mio stupido sogno della recitazione.
Al, però, non capisce che non è affatto stupido.
Parker ci accoglie all’ingresso della sala da pranzo con un
gigantesco sorriso stampato in volto.
“Ally, credo che papà abbia proprio ragione: Dio esiste
davvero!”
Lo dice con un tono talmente serio che quasi mi spavento.
“Perché? Che è successo?”
Il suo Booth-sorriso si allarga, se possibile, ancora di
più.
“Siccome Temperance ha fatto tardi al lavoro, invece di
cucinare ha comprato da mangiare da Sid!”
Non posso crederci! Evvai!
Pollo radioattivo e pasta geneticamente modificata evitati!
Mi volto verso Walter e gli poso una mano sulla spalla con
espressione grave.
“Per oggi l’hai scampata, ma prima o poi mia madre
cucinerà….e allora rimpiangerai l’Italia.”
Lui ride.
“Vorrà dire che fuggirò dalla finestra!”
Tutti e tre entriamo allegri in cucina.
Papà e Andrea sono già seduti a tavola e mamma sta distribuendo
il cibo tailandese nei piatti.
“Ri-ciao, Temperance.” La saluta Parker.
Io, invece, mi avvicino e le do un bacio. Di solito non sono
così affettuosa, ma diciamo che stasera le sono in particolar modo grata.
Walter biascica un debole salve.
Ecco, ci risiamo.
Ha il tipico sguardo da merluzzo lesso che compare ul volto
di tutti gli uomini quando vedonomia madre.
Il punto è che la dottoressa Temperance Brennan Booth, oltre
che intelligentissima, è davvero molto, molto bella.
Insomma, è come se portasse in testa un cartello luminoso
modello Timon e Pumbaa con la scritta “SONO LA DONNA PERFETTA”.
A volte non la sopporto proprio.
Cioè, è una madre meravigliosa, ma è umiliante il fatto che,
quando camminiamo insieme per strada, i ragazzi guardino lei e non me!
Siccome Walter sembra ipnotizzato, gli do un colpetto per
attirare la sua attenzione.
Mi guarda, ma papà è più veloce di me.
“Sedetevi pure, ragazzi.”
Eseguiamo.
“Ciao, Walter, sono Temperance, piacere.” Si presenta mia
madre.
Dai, giovane, rispondi, non fare la figura del pollo.
“Piacere mio, signora Booth.”
Sorride.
Si è ripreso.
Durante la cena, mamma e papà gli spiegano che lavoro fanno,
che orari seguiamo, perché Paker non chiama Temperance mamma e roba simile.
Andrea lo guarda
affascinata per tutto il tempo. Credo le piaccia il suo accento straniero.
Lui, invece, continua a fissare mia madre.
Uffa…
E dire che cominciavo quasi a credere….
Mamma è grande, è la
migliore….ma a volte la odio davvero!
WALTER
La cena è finita e io torno in camera per fare qualche
telefonata.
Anvedi che shock sta cena!
Mi hanno detto più cose di quante ne imparo a scuola in un
anno!
Allora, ripassiamo..
Seeley è vice capo dell’FBI e collabora da anni con
l’istituto per cui lavora Temperance, che invece è….lo so, lo so…non lo
so….uffa, non mi viene…boh…qualcosa di forense.
Vabbè, passiamo oltre…
Alison e Andrea sono sorelle, mentre Parker è loro fratello
solo per parte di padre, vive a New York con la sua ragazza….Melina, mi pare, e
studia medicina.
Ok, dovrei aver detto tutto…
Però che figura di merda ho fatto…
Cioè, non riesco nemmeno a mettere piede in sala da pranzo e
già passo per il marpione di turno!
Non riuscivo a smettere di fissare quella donna…è
incredibile quanto somigli alla sua primogenita!
Stessi capelli chiari, anche se più lunghi, stessi occhi
azzurri, stessa forma del viso….
E’ molto bella, ma mi spiace dire che non regge il confronto
con sua figlia: Allisn è decisamente meglio!
Vabbè…
Prendo il cellulare e chiamo la mamma.
Non è che muoia dalla voglia di sentirla, ma se non lo
faccio manda i caschi blu a controllarmi, quindi….
Contro ogni previsione mi sbrigo in fretta. Mi ruba quasi
più tempo papà raccontandomi della clamorosa vittoria della Roma contro la
Lazio nella partita di ieri sera.
Non faccio neanche in tempo ad attaccare che già sto
componendo il numero di casa Cesaroni: devo troppo sentire Marco!
Spero solo che non risponda lei…
“Pronto?”
E’ Lucia.
“Ciao, Lucì!”
“Walter, come stai? Tutto bene?”
“Alla grande! Senti, c’è Marco?”
“Sì, si sta cambiando per andare a scuola. Te lo chiamo
subito! Ciao!”
Sento che si allontana per chiamare il mio migliore
amico.Menomale che c’ho preso con l’ora…
Marco e io ci conosciamo da sempre, siamo come fratelli,
anzi, di più.
Marco è un grande.
Scrive canzoni e le interpreta, ed è pure bravo! Mi ricordo
che io ed Eva volevamo fargli fare il provino per San Remo.
“Walter?”
“Ciao uomo! Come va la vita lì nel mondo di voi poveri
mortali?”
Parliamo per un po’.
Cavolo…sono appena partito e già mi manca il parlare con
Marco!
Gli racconto tutto; del viaggio, dell’arrivo e della
bellissima famiglia che mi ospita.
Ad un ratto bussano alla porta.
Apro.
E’Ally.
La faccio entrare, mentre chiedo a Marco come stanno i suoi
fratelli.
“Tutti bene. Rudi sta ricattando Alice proprio ora.”
“Mitico Rudi! Quel ragazzino viene su proprio bene!”
Allison mi guarda, senza capire quello che dico.
Le sorrido.
Mi mette allegria, ‘sta ragazza.
“Senti, Walter, c’è Eva che ti vuole salutare. Dice che è
tutto il giorno che prova a chiamarti.”
“Sì, beh…non ero qui, e il cellulare, invece, e insomma…ho
visto le chiamate, ma non l’ho sentito…”
Mentre faccio ‘sto discorso sconclusionato faccio segno a
Ally di chiamarmi, ma lei non capisce.
Prendo un foglio e una penna, mentre continuo a sparare
cavolate.
“SAY MY NAME OUT LOUD” scrivo e lo mostro ad Ally.
Mi guarda un po’ stranita, ma esegue.
“WLTER!”
Brava bambina.
“A, Marco, scusa, me chiamano. Di’ a Eva che le mando un
bacio grande come Roma. Ciao!”
Chiudo.
Mi lascio cadere sul letto.
Non so bene perché mi ostino a non volerle parlare…forse ho
paura della nostalgia….boh…
“Grazie” Dico ad Allison, che si siede vicino a me. “Mi hai
salvato.”
Mi guarda.
Ha un’espressione strana.
Prende dal comodino una mia foto insieme a Marco ed Eva, che
non mi ricordavo nemmeno di aver tolto dalla valigia. Mi sa che è tra le cose
che ha sistemato lei.
“E’ lei Eva?”
“Sì…”
“E’ la tua ragazza?”
Le rivolgo un sorriso amaro.
“Nei miei sogni sì, lo è…..ma la realtà è un po’ diversa….
Lei sta con il mio migliore amico.”
“Mi dispiace…”
Non lo dire…
Non me guardà così!
Mi stringo nelle spalle.
“Che ci vuoi fare? E’ la vita.”
Mi appoggia una mano sulla spalla. Non dice niente, e gliene
sono grato.
Dopo pochi secondi si alza, di nuovo sorridente, emi tira per un braccio.
“Dai, vieni giù. C’è CSI in tv e non voglio perdermelo per
colpa tua!”
Ha detto la parola magica: CSI.
Mi alzo di scatto, facendola quasi cadere.
“E brava Ally! Tu sì che sai tirarmi su il morale!”
Le do un bacio su un guancia, facendola arrossire, poi
corriamo giù a guardare il mio telefilm preferito e, per almeno un paio d’ore,
Eva esce dai miei pensieri.
Grazie, Walter, benissimo, e non ho nemmeno sognato Eva.
Mi fa bene l’aria degli USA!
Mi alzo, esco dalla mia stanza e mi dirigo sicuro verso la
porta del bagno….che, però, risulta non essere affatto la porta del bagno, ma
la camera di Andrea.
Idiota, il bagno è la stanza a fianco.
Temperance, che sta rifacendo il letto della figlia, mi
guarda divertita.
“Oh, scusi, signora Booth, ho sbagliato porta!”
“Lo avevo immaginato, non ti preoccupare. Senti, si mangia
tra mezz’ora, quando Allison torna da scuola.”
Annuisco….ma…un momento…torna da scuola?
“Scusi…ma che ore sono?”
Il suo sorriso si allarga.
Ma cosa ch’avranno, poi, tutti da ridere in ‘sta famiglia…
“Ti ho lasciato dormire perché ho pensato che fossi stanco
per il fuso. E’ quasi la una.”
Beh, menomale…
Cioè, ho ancora sonno, figuriamoci se mi svegliavo prima!
“Ah, grazie… ora vado in bagno….quello vero,
stavolta..Allora ci vediamo tra mezz’ora.”
Esco e vado in bagno.
Mi guardo allo specchio…e per poco non mi spavento.
Ho i capelli talmente sparati che sembro il Re Leone appena
uscito dalla battaglia mortale con Scar.
Che palle.
Quando mi sveglio così, poi, non c’è verso di farli stare
come Dio comanda.
25 MINUTI DOPO.
Scendo al piano di sotto, vestito, pulito e profumato…anche
se sembra ancora che abbai passato la notte in mezzo a una bufera.
Vabbè…
Mica si può avere tutto dalla vita!
Allison non è ancora arrivata, Temperance sta cucinando e
Parker guarda la TV sul divano.
Siccome non ho voglia di passare per quello che non ha
voglia di fare niente, prendo la tovaglia appoggiata sul tavolo e inizio ad
apparecchiare.
Temperance ringrazia e mi indica dove trovare le stoviglie.
E’ una donna calma ed elegante, anche se appare un po’
fredda…ma è una scienziata, no?
Mentre passo vicino al fornello, sbircio il contenuto della
pentola, memore degli avvertimenti di Ally sulla cucina di sua madre.
Beh, non so esattamente cosa mi aspettassi, ma mi sembra un
normalissimop pollo, quello che sta cuocendo a fuoco lento.
Allison arriva una decina di minuti dopo che ho finito di
apparecchiare.
Non sembra molto allegra.
“Ciao mamma.
Parker. Walter.”
Mi i avvicina con una minacciosa pigna di libri che mi molla
in mano, senza nemmeno guardare se li prendo.
Se non fossi stato piuttosto pronto di riflessi, sarebbero
finiti in terra…
La guardo con un grosso punto di domanda dipinto in fronte.
“Sono i tuoi libri di testo. Inizi domani. Sei in classe con
me.”
Detto questo, si volta e sale le scale.
Guardo Parker, che ridacchia.
“Tipa chiara e concisa, tua sorella”
Parker si stringe nelle spalle, tornando a rivolgere la
propria attenzione a “Law & Order”.
ALLISON
Salgo in camera, butto a terra lo zaino e mi lascio cadere
sul letto.
Sono sfinita.
Ma come fa Al a rendere una giornata fantastica ed orribile
allo stesso tempo?!
Al è il mio antidepressivo, l’unica in grado di tirarmi su
il morale in un lampo. Beh…. Forse proprio l’unica no…
E’ strano.
Ho pensato parecchio a lui oggi…Non so nemmeno bene perché.
All’intervallo, poi, Al è entrata come un siluro nella mia
classe di letteratura e ha iniziato a sparare domande a raffica proprio su di
lui, senza nemmeno aspettare le mie risposte.
“Allora? Com’è? Come si chiama? Quanti anni ha? E’ carino?
E’ simpatico?”
Quando Al parte, non la ferma più nessuno!
Poi, però, Al, la stessa Al che mi riempie di allegria ogni
volta che la vedo, mi ha dato la notizia, quasi buttata lì per caso, senza
nemmeno rendersene conto.
“Peccato che non potrò conoscerlo prima di due settimane.
Sai, vado via con i miei…”
In quel momento penso di averla incenerita con lo sguardo,
anche se, tecnicamente, lei non ne ha nessuna colpa.Sua madre ogni tanto decide
di partire per uno dei suoi viaggi improvvisati e Al non può fare altro che
seguirla.
Il punto è che, quando Al non c’è, io sono sola come un
cane.
Beh, però questa volta c’è Walter… sempre che non decida
anche lui di classificarmi tra le persone più sfigate dell’universo… Incrociamo
le dita!
Ora è meglio che vada a mangiare.
DUE ORE DOPO
Sono di nuovo nella mia camera e aspetto che Walter salga
per la prima ripetizione di algebra.
Non so a quanto questa storia potrà servire, ma sono
talmente disperata che mi aggrappo a qualunque appiglio.
L’unica cosa che so è che, se esiste anche una sola
possibilità che io possa prendere la sufficienza in quel compito, non me la
farò di certo fuggire dalle mani!
Walter bussa due volte ed entra.
“Buon giorno, mia umile discepola.”
Non riesco a trattenermi dal ridere.
Si è messo un gilet a losanghe degno di mio nonno e ha un
paio di grossi occhiali da vista calati sul naso. Non voglio nemmeno immaginare
dove li abbai recuperati.
“Buon giorno a voi, o eccelso professore.”
Dico, sorridendogli.
Prende la mia vecchia sedia a dondolo, la avvicina alla
scrivania e ci si siede.
“Allora, da dove cominciamo?”
Eh, bella domanda.
“Da…l’addizione e la sottrazione?”
Mi guarda, inarcando le sopracciglia.
“Allison…”
“Walter, sul serio, non capisco nulla di tutte queste cose.
Se beccassi quel deficiente che ha inventato l’algebra lo ucciderei, ma visto
che non posso…”
“Ok, ok, ho afferrato il concetto. Passami quel libro,
allora. Dovremo cominciare proprio da zero.”
Sospiro, rassegnata, passandogli la mia odiosissima e
odiatissima copia di “Numeri e Spazi”.
(Ciao, sono io, elisa, l’autrice….volevo solo informarvi che
il libro numeri e spazi esiste davvero e l’ho odiato per tutta la durata delle
medie e, siccome allison è un po’ il mio alter ego mi è sembrato giusto
metterlo. Vado. Ciao ciao.)
3 ORE DOPO
“Quindi, se voglio sommarli, devo fare il denominatore
comune che, invece, per moltiplicare e dividere non serve.”
Walter si toglie gli occhiali e si butta in ginocchio per
terra, con occhi e mani rivolti verso il soffitto.
“Alleluia! Grazie, Signore!”
Gli tiro una penna che lo colpisce dritto in testa.
“Stupido!”
Lo guardo, divertita, mentre si massaggia il capo, fingendo
di soffrire terribilmente.
“Ma che stupido e stupido! Tu e tua madre siete due
assassine!”
“Che c’entra ora mia madre?”
“Come sarebbe che c’entra? Mi ha avvelenato!”
“Esagerato! Il pollo non era nemmeno carbonizzato del
tutto!”
Mi viene un’idea.
E che idea!
“Ehi, tu sei italiano, perché stasera non cucini tu?”
Walter alza di nuovo gli occhi al cielo.
“Uffa, certo che siete fissati, voi americani! Non è che uno
deve per forza essere uno chef solo perchè nato in Italia.”
“Dai, non puoi essere peggio di mia madre…”
Gli rivolgo i miei micidiali occhini da cucciolo
abbandonato.
“So fare la pizza e la pasta, lo confesso…ma non mi guardare
così!”
Evvai, lo sapevo che non avrebbe resistito!
“La pizza andrà benissimo.”
“Ma non ci sono gli ingredienti, e poi c’è Andrea da curare
e…”
“Andrea è con Parker. L’ha portata ad un museo perché voleva
stare un po’ con lei prima di tornare a New York. Non saranno a casa prima di
sera. Per gli ingredienti, hai notato che c’è un supermercato qui a due passi?
Dai, ti prego….”
Walter agita la testa, però poi sorride e alza le braccia in
una scherzosa resa.
“Sei diabolica! Dai, andiamo a comprare quello che ci
serve!”
In questo momento papà mi chiederebbechi me lo fa fare….e, in effetti, me lo sto
chiedendo pure io.
Eppure sono qui a legarmi in vita un grembiule bianco con
una ragazza americana che mi saltella intorno in modo decisamente irritante,
continuando a chiedermi che cosa deve fare.
A’Ally, me stai a tirà scemo!
Sarà meglio che la tenga impegnata in qualche modo…
“Allison, puoi pesare la farina, per favore?”
“Agli ordini, capo. Quante te ne serve?”
Oh, mai nella vita ho visto qualcuno così eccitato all’idea
di fare una pizza.
“Ti ho scritto tutto su quel biglietto.”
Ally zampetta allegra verso il tavolo, dove ho attaccato un
post-it con tutte le dosi per fare una pizza come Dio comanda.
Quando Ally ha finito di pesare la farina, iniziamo a
preparare l’impasto.
Mi ricordo quando, da piccoli, Cesare, lo zio di Marco, ci
ha insegnato a preparare la pizza.
Abbiamo conciato la cucina da buttare via, ma ci siamo
divertiti come matti. Un po’ meno bello è stato quando Giulio è tornato a casa
e ha trovato un campo di battaglia che nemmeno nella seconda Guerra Mondiale.
“Va bene così?”
Allison sta impastando come se non avesse fatto altro per
tutta la vita.
Chiaramente, non le darò mai la soddisfazione di dirle che
sta facendo un buon lavoro.
Scuoto la testa con aria seria.
O, almeno, spero che sia seria.
“Che cosa c’è che non va?” Mi chiede lei, preoccupata.
Mi viene da ridere, ma resisto.
“Eh, Ally, Ally,Ally, piccola e ingenua Ally…Non va bene
proprio per niente quello che stai facendo. Guarda, guarda, insomma, sembra che
tu la stia uccidendo, questa pasta. Devi essere delicata, dolce…”
“Walter, è pasta per la pizza… non le faccio male!”
La guardo come una bimba un po’ dura di comprendogno.
‘Na capoccia de legno, come diciamo a Roma.
Mi metto dietro di lei e, passandole le mani intorno ai
fianchi, prendo le sue e la guido nel fare esattamente la stessa cosa che stava
facendo nello stesso modo in cui la stava facendo.
Mi aspettavo che mi cacciasse via, invece, più mi avvicino e
più sembra irrigidirsi.
Non è che pensa che ce sto a provà, eh?
Beh, ma alla fine, mi dispiacerebbe poi tanto se lo
pensasse?
“…Walter…”
“Mmmm?”
“Ho….penso di aver capito…”
Mi allontano da lei quasi di scatto e torno al mio impasto
un po’ imbarazzato.
Dopo qualche minuto passato in silenzio, l’impasto è pronto
e bisogna lasciarlo riposare.
“Ok, Ally, iniziamo a preparare i pomodori e il for… Che
c’è?”
Allison mi guarda. Si vede lontano un chilometro che sta
facendo di tutto per non scoppiare a ridere.
“Beh…hai il naso un po’….pallido.”
Guardo il mio riflesso nel vetro della finestra.
Ha ragione: il mio naso è bianco di farina…come ci sia
finita, poi, è un mistero.
Ally non smette di ridere.
Vuole la guerra?
Bene, l’avrà!
Metto di nascosto una mano nel sacchetto della farina che si
trova dietro di me.
“Ally, Ally, aspetta un po’…” La guardo, fingendo di vedere
qualcosa sul suo viso. “Anche tu sei sporca…ecco…hai un po’ di farina proprio
qui, sulle guance.”
Così dicendo, le accarezzo il volto con le dita sporche di
farina, lasciandole due strisce bianche che la fanno assomigliare ad un
pellerossa.
Mi inchino scherzosamente.
“Ahugh, principessa Giglio Tigrato!”
“Senti chi parla, Rudolph la renna!”
“Eh no, mi dispiace, ma Rudolph ha il naso rosso.”
“Rudolph non esiste e quindi il naso lo può avere anche
bianco.”
Faccio due occhi grandi grandi e metto il broncio come se
stessi per piangere.
“Co-come non esiste? Ecco, mi hai rovinato l’infanzia. Per
colpa tua crescerò con seri problemi psicologici e mentali.”
“Peggiori di quelli che hai già?!”
Ahò, bella, ma come te permetti?!
“Ma senti questa! Vieni un po’ qui, se hai il coraggio!”
Si finge impaurita e indietreggia, solo per afferrare un
cucchiaio di legno e agitarlo minacciosamente verso di me, come la più seria e
rispettabile delle spade.
In risposta, prendo la prima cosa che mi capita tra le mani:
un forchettone da arrosto.
“Hangard!”
“Che fai, Masetti, vuoi farti battere da una donna?”
“Giammai, Boothy, giammai!”
“Non chiamarmi Boothy!”
Lei fa un affondo con il cucchiaio, che va ad incastrarsi
tra i due denti del forchettone.
Io faccio ruotare la mia “arma” in modo che la sua le scappi
dalle mani, poi le appoggio entrambe sul tavolo.
Ally cerca di fuggire verso il salotto, ma io non ho nessuna
intenzione di lasciarle vincere questa specie di guerra culinaria.
La afferro per la vita e la attiro a me, iniziando a farle
il solletico.
Lei ride come una pazza e si divincola, ma non la lascio
andare.
All’improvviso, sento il suo piede dietro ad una caviglia e
un secondo dopo, senza nemmeno capire come, sono per terra e Allison è sopra di
me.
“Idiota, dovevi lasciarmi andare!” Si allontana un pochino.
“Ti ho fatto male?”
Mi tengo un braccio ed esibisco la mia migliore espressione
dolorante.
Lei si riavvicina, preoccupata.
“Fa’ vedere…”
Quando è abbastanza vicina le afferro il polso e la faccio
ricadere in braccio a me, per poi riprendere a farle il solletico.
“Così impari a giocare a Karate Kid con me!”
ALLISON
Cerco di fuggire rotolando, ma lui non mi lascia.
Non riesco a smettere di ridere, mi fa male la pancia e mi
manca il respiro.
Anche Walter ride.
Non mi sono mai divertita così, specie con un ragazzo…. E
pensare che era una giornata storta!
Il contaminati che ci avverte che l’impasto ha riposato
abbastanza m9i salva.
Walter mi lascia andare e sia alza, così io sono di nuovo in
grado di respirare.
“Sbrigati, Boothy, altrimenti non facciamo in tempo a finire
prima che tornino i tuoi.”
Raccogliendo le mie poche forze,mi alzo da terra e lo
raggiungo.
Spianiamo gli impasti con un matterello fino a formare sei
dischi spessi più o meno mezzo centimetro.
Nel fare questo vola anche qualche spruzzo di farina in modo
che, quando arriviamo a dover farcire le pizze, sia io sia Walter abbiamo i
capelli di una bella tonalità di bianco.
Mentre stiamo iniziando a spalmare la salsa di pomodoro,
sento una chiave girare nella toppa. Corro nell’ingresso appena in tempo per
vedere Parker e Andrea che entrano in casa.
“Ciao All….Allison, perché sei ricoperta di farina?”
Sorrido.
“E’ una lunga storia… Ti dispiace apparecchiare il tavolo
grande mentre io e Walter finiamo?”
“Finite? Che cosa?Mi devo preoccupare?”
“No, no, tranquillo, è una sorpresa!”
Lo spingo in soggiorno e torno ad aiutare Walter.
Circa venti minuti dopo sono arrivati anche i miei e tutti
ci aspettano al tavolo che, di solito, usiamo quando vengono i nonni e per le
altre occasioni speciali.
Le pizze sono pronte appena in tempo e io e Walter le
serviamo, ancora completamente infarinati.
Mentre tutti assaggiano, noi li guardiamo ansiosi, aspettando
un giudizio che dia valore alle nostre fatiche.
Il sorriso di approvazione di mio padre è un’ottima
ricompensa.
Per tutta la sera, quando guardo Walter, sento qualcosa di
molto simile a uno stormo di farfalle che si agitano convulsamente nel mio
stomaco.
Le cose sono due: o la pizza mi ha fatto male, ma non credo,
visto che sono abituata alla tremenda cucina di mia madre….e questo mi
preoccupa, perché la seconda opzione è che mi sto innamorando.
Allora, questo capitolo
devo ammettere che non è dei migliori, perché ero un po’ in blocco…capita a
tutti, no? Comunque ora sono ripartita in quarta con gli altri capitoli perché
è successa una cosa stupenda che mi ha dato la carica. Questa storia, infatti,
è stata letta da Ludovico Fremont, ossia il vero Walter, che ho avuto occasione
di conoscere sabato scorso….e con un lettore così, come posso lasciare le cose
a metà??!!
CAPITOLO 8 – IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA
ALLISON
Sento mamma che mi scuote piano per una spalla.
Uffa, è già mattina.
Mi alzo e vado in bagno.
Allora… oggi non ho compiti in classe…credo… però la Lopez
interroga….quell’arpia!
Beh, dai, però non credo sia così stronza da chiamare
proprio me…lo sa che sto studiando come una matta per quel suo maledetto
test…che, conoscendola, mi restituirà minimo un mese dopo averlo fatto, così da
farmi soffrire per quattro lunghe settimane.
E poi oggi è il primo giorno di Walter, magari perderemo un
po’ di tempo.
Quasi quasi, però, mi offro con la Shrimp: Oscar Wilde lo
conosco come fosse mio fratello!
Esco dal bagno, ancora assonnata.. e investo in pieno Walter
e Parker, che attraversano il corridoio chiacchierando.
Ma come fanno a essere così svegli?!
“Ciao ragaaaaaaahhhhhhh…”
Un megasbadiglio mi coglie nel bel mezzo della frase. Come
al solito sono riuscita a dimostrare la mia grande finezza e charm.
“Caspita, sorellina, menomale che è settembre. Se fosse
stata estate sai quante mosche e simili ospiteresti già in quel forno?”
Che amore, mio fratello.
Walter ridacchia, mentre io gli faccio la linguaccia e
scendo, pronta per un altro giorno di atroci sofferenze.
Faccio colazione in un lampo, accorgendomi che, come al
solito, sono in tremendo ritardo. Esco di casa sbattendo la porta e salgo in
macchina. Sto già partendo, quando la portiera del passeggero si apre e Walter
sale praticamente al volo.
“Aho, Ally, prima quasi mi centri con la porta, poi tenti di
partire senza di me… non pensavo di starti così antipatico!”
“Scusami… E’ che al mattino non capisco niente…Sei tutto
intero?”
“Vuoi dire oltre al trauma cranico che mi hai causato con la
porta di casa? Sì, è tutto ok. Adesso vai, però, che sennò facciamo tardi
davvero.”
Riavvio e l’auto inizia a muoversi sicura sulla strada che
ben conosce, mentre Walter fa di tutto per non scoppiare a ridere.
A SCUOLA
Salgo le scale chiacchierando con Walter…e chiaramente tutti
mi guardano storto.
Sento volare stralci
di conversazioni che si chiedono se sia il mio ragazzo, un mio parente o
semplicemente un idiota che ha deciso di essermi amico.
Tutti dovrebbero sapere che ospito uno studente straniero
ma, siccome nessuno mi ascolta mai, l’informazione sarà di certo sepolta in
qualche recondito e polveroso andito dei loro cervelli.
Entriamo in classe e Walter si sistema nel banco accanto al
mio.
“Ehi, Booth, non c’è Al?”
Mi volto.
Tom.
Tom è in classe con me dalle elementari ed è cotto della mia
amica dalla prima media.
E’ la persona più vicina ad un amico che io abbia dopo Al.
L’unica cosa che non capisco è perché lei non ci si mette insieme, una buona
volta. Tom l’adora, farebbe di tutto per lei. Peccato che lei sia sempre
occupata nella ricerca dei suoi belli e impossibili. Ne cambia più o meno uno
al mese…
“E’ via per due settimane,Tom…”
“Oh, già…i viaggi di sua madre…” Sembra deluso… odio i
momenti imbarazzanti come questo…
“Ciao, io sono Walter, piacere.”
Walter, come un angelo disceso dal cielo, allunga una mano a
stringere quella di Tom.
“Tom Shelton, piacere mio.”
Un po’sollevata, mi lascio andare e prendo parte alla
conversazione.
“Walter viene da Roma, starà da me per sei mesi.”
Non capisco bene se sia stata la parola Roma ad attirare
l’attenzione o se, semplicemente, qualcuno abbia notato la presenza di Walter e
abbia chiamato gli altri; sta di fatto che, per un motivo o per l’altro, nel
giro di tre minuti tutta la classe è radunata intorno a noi che, per parlare
con Tom, ci eravamo alzati e spostati dai banchi.
Tutti si presentano e riempiono Walter di domande e, in meno
di un battito di ciglia, io vengo completamente dimenticata.
Pazienza, ci sono abituata.
Torno a sedermi al mio posto, tiro fuori il libro di
letteratura e inizio a ripassare vita, morte e miracoli di Oscar Wilde.
Ogni tanto lancio un’occhiata al gruppo radunato intorno a
Walter, giusto per vedere che succede. Non sono mai stati così amichevoli con
me…ma, d’altro canto, io non sono esattamente socievole e solare come lui.
Beh, insomma, i miei compagni sembrano davvero simpatici…. E
lui… Lui è Walter, semplicemente se stesso, unico per natura.
Devo ancora capire cos’è che mi piace così tanto di lui….
Forse è tutto l’insieme…
Una mano curata mi passa ripetutamente davanti agli occhi,
risvegliandomi dallo stato catatonico in cui ero caduta.
Guardo in alto e trovo la proprietaria della suddetta mano.
Eccola, la più bella e corteggiata della scuola, la regina
di Saba, il mio personale incubo: Lilion Grey
“Ciao Booth. Vedo che sei impegnata ad ammirare un altro
ragazzo che non potrai mai avere. Chi è questa volta?”
Tento di rivolgerle quello sguardo sprezzante che mi iresce
così bene con Parker, solo che qui nessuno mi prende mai sul serio.
“Si chiama Walter e NON mi piace.”
Calco da morire su quel non, senza sapere bene se lo faccio
per convincere lei o me stessa.
Bene, tanto meglio. Sai fa tendenza uscire con uno
straniero…oh, ma che stupida, come fai a saperlo? Il tuo ultimo ragazzo
dopotutto è stato…mai, vero?”
Mi fa l’occhiolino e si unisce al resto della classe.
Uffa, ma perché Lily piace cos’ tanto a tutti? Non c’è un
ragazzo che non abbia una cotta per lei….speravo che almeno Walter lo avrebbe
lasciato stare….
Se si mette in testa uno, due giorni dopo sono insieme e, il
più delle volte, entro due settimane lo ha già mollato.
Odio Lily, perché tratta le persone come oggetti che, una
volta usati, possano essere buttati via senza pensarci un secondo.
Non so, forse crede che i sentimenti siano solo una leggenda
metropolitana…
WALTER
Ammazza, quello che ha detto che gli americani non sono
gente accogliente probabilmente non aveva capito bene cosa vuol dire
accoglienza.
Ho fatto che entrare in classe e già conosco il nome
praticamente di tutti!
I ragazzi sembrano simpatici e pure le ragazze non sono
male.
Però non vedo più Allison…. Ah, eccola lì….sta guardando in
cagnesco una ragazza che si è appena unita al gruppo….che, tra l’altro. Direi
che è proprio bona da paura!
Sì, vabbè, però mi dispiace una cifra per Ally.
Insomma, me lo aveva detto che non andava granchè d’accordo
con i suoi compagni, ma non pensavo fino al punto di evitarli come la
peste….qui la cosa è più grave di quanto mi era sembrata.
“Scusate ragazzi.” Esco dalla piccola folla che mi si è
radunata intorno e raggiungo Ally, semisepolta dietro al libro di letteratura.
“Ehilà” la saluto, mentre lei fa finta di studiare. So
benissimo che mi stava guardando. “Posso sedermi?”
Sorride e sposta i suoi libri dal mio banco.
“Fai pure.”
“Allison…”
“Sì?”
La guardo, un po’preoccupato.
“Va tutto bene? Voglio dire, sei sparita…”
“Volevo solo ripassare un po’….sai, avevo pensato di farmi
volontaria.”
Inarco le sopracciglia.
Che crede, che so’ scemo?
Sbuffa, alzando gli occhi al cielo.
“Senti, non ti deve interessare, ok? Mi conosci da tre
giorni, perché credi che ti direi una cosa della quale faccio fatica a parlare
anche con la mia migliore amica?”
Fa per alzarsi ma la trattengo per un polso. So che era una
domanda che non voleva risposta…..ma se non fossi come sono non sarei Walter
Masetti, no? E quindi rispondo eccome.
“Perché spesso è più facile confidarsi con chi si conosce
poco e poi credo che…”
“Beh, credi male! Lasciami in pace, perfavore.”
Si libera dalla mia
stretta e si trasferisce con tutti i suoi libri in un banco vuoto in fondo alla
classe.
Scuoto la testa, iniziando a tirare fuori dallo zaino le mie
cose.
“Ciao, è libero questo posto?”
Alzo gli occhi per trovarmi faccia a faccia con la ragazza
che prima Allison guardava male.
Le sorrido.
“Siediti pure.”
Questa inizia a parlare di sé, della scuola, di tutto ciò
che le viene in mente.
L’unica cosa che afferro è il suo nome: Lilion. Lily.
Carino.
E lei, non c’è niente da fare, è proprio bona.
Io, però, penso ad Allison.
Vorrei sapere che le ho fatto.
Che palle….
Se becco quel rincretinito che ha inventato le donne, prima
lo bacio e poi lo uccido.
Ogni tanto la guardo, ma lei è china sui libri.
Di quello che sta dicendo Lily non ne ho la più pallida
idea.
Ad un certo punto tace.
Finalmente.
Ed eccola lì, la ragione dell’improvviso silenzio: una donna
magra magra con un naso da fare invidia a Dante Alighieri.
Si presenta come Vera Lopez, prof di algebra.
“Pssst….Walter!”
Mi chiama Lily sottovoce. “Allora, ti va o no?”
Di che parla?
Deve essere una di quella migliaia di cose che non ho
ascoltato….ops…
“Scusa, Lily…che cosa mi va?”
Lei sorride. Forse pensa che la stia prendendo in giro.
Non che la
scuola non sia bella, anzi. Io ho una fifa blu di iniziare a lavorare perché il
liceo mi piace e di università coi miei voti non se ne parla neanche.
Comunque la
scuola è grande e i compagni sono simpatici, anche se Lily, a dire il vero, è
un po’ logorroica.
E ciò mi porta
a chiedermi perché, porca di quella paletta, ho accettato di uscire con lei
dopodomani.
E’ tutta colpa
di Allison. Sì, perché è questo il motivo per cui sono così arrabbiato che
prendereia capocciate il muro, se
potessi: ho litigato con Allison e solo perché ho cercato di coinvolgerla un
po’ nel gruppo….è così sbagliato?
Mi ha urlato
addosso di sparire, che non ha chiesto lei che io venissi a Washington e che,
perciò, devo lasciarla in pace. Mi ha detto che non me ne deve fregare niente
dei suoi problemi….sì, ma che ci posso fare se a me, invece, importa
tantissimo?
Mi costa, mi
costa non so quanto ammetterlo, ma Allison mi piace molto. Per un attimo ho
persino dimenticato che avrebbe potuto farmi dimenticare Eva….e, in effetti, da
quando sono qui le penso molto meno.
Aho, ma so’
solo io così sfigato con le donne?
Vabbè…comunque
adesso mi ritrovo ad over uscire con quella rompipalle di Lily, più per ipicca
nei confronti di Ally che per altro.
Ma pensiamo ad
altro, va’, sennò finisce che la chiamo e disdico tutto.
Le prof, ad
esempio.
Quelle che ho
conosciuto sono davvero forti! Mica come quelle che avevo io al liceo!
Senza nemmeno
sapere bene perché, mi torna in mente quando, per aiutare Marco, ho finto di
essere innamorato di quella di religione quando, invece, era lui che si faceva
quella di italiano.
Mi viene da
ridere…Cosa non si fa per gli amici!
Comunque,
quella Lopez di cui Ally si lamenta tanto è davvero pesantuccia…Ogni due per
tre mentre spiega si volta verso di noi e grida “Ma aveeete capiiito?”
Comq se fossimo
tutti deficienti….
Quella di
letteratura, invece, mi piace. Insegna con una passione e un trasporto che
riescono a coinvolgere persino un asino come me….solo che quando inizia a
parlare non si ferma più!
E poi,
ovviamente, ci sono le gemelle Oxel: Veronique e Mary.
Con la prima ho
già capito che avrò vita tranquilla, visto che sembra avere un debole per me,
per il fatto che sono italiano.
Bene: non ho
mai studiato storia e, con una prof così, non dovrò di certo iniziare a farlo
adesso!
Mary Oxel
invece, insegna filosofia ed è una pazza scatenata che mi sta simpatica da
morire! Lily mi ha detto che tutti la chiamano con un nomignolo che in italiano
potrebbe corrisponderea “la matta”. Personalmente, mi piace pensarla come “la
sclero”.
Chissà se anche
gli altri prof sono così…boh…
Mi lascio
ricadere indietro sul letto…sono stanco morto!
Vorrei tanto
sapere cosa sta pensando Allison, perché proprio non riesco a non pensare a
lei… cerco di costringermi ad alzarmi e ad andare da lei, ma tutto ciò che mi
riesce di fare è addormentarmi..
ALLISON
Stupida.
Cretina.
Idiota.
Deficiente.
Scema.
Credo che il
mio letto mi odi per tutte le testate che gli ho dato.
Poi mi stupisco
di non avere amici…per forza!
Uno cerca di
starmi vicino e io fuggo come se avesse la peste!
Walter è stato
gentile….e io avrei anche potuto spiegargli perché non voglio nemmeno provare
ad andare d’accordo con i miei compagni…..così ora forse non starei qui a
mangiarmi le mani perché lui ha accettato di uscire con quella.
“Rubami,
straziami, strappami l’anima….”
Una voce
metallica che canta in italiano inizia a risuonare nella mia stanza. Ci metto
un attimo a realizzare che si tratta della suoneria del cellulare di Walter,
che giace dimenticato sul mio comodino dalla lezione di algebra di ieri.
Leggo il
display: CESARONI CASA.
Chissà che vuol
dire…. Devo rispondere?
Boh….
Aspetto un paio
di minuti e, siccome il telefono non smette di suonare, premo il tasto verde.
“Hello.”
“Walter?” E’
una ragazza….Bella, sveglia, ti sembro Walter?!
“No, I’m Allison…”
“Oh, Hello! Walter told me about you! I’m Eva.”
Eva?
La ragazza del
suo amico…quella di cui lui è innamorato….quell’Eva che invidio così tanto…
“Wait a minute, I’ll call Walter.”
“Ok, bye bue!”
Vado alla
camera di Walter e busso.
Niente.
Riprovo.
Niente.
Socchiudo piano
la porta ed entro.
Walter è steso
sul letto con le scarpe ancora i piedi.
Dorma.
Lo so che
abbiamo litigato.
Lo so che non
dovrei.
Lo so, ma non
riesco a fare a meno di avvicinarmi, di spostare quel ciuffo un po’ ribelle di
capelli color miele, quello un po’ più lungo degli altri, che ha deciso di
andarsi a posare proprio davanti ai suoi occhi chiusi.
Che cosa stai
sognando, Walter?
Ci sono mai io,
nei tuoi sogni?
E se ci sono,
sono l’Allison donna o l’Allison sorella minore?
Oppure vedi la
bella Eva con i suoi ricci scuri?
Sai, da quando
ti ho conosciuto mi fai visita ogni notte, dolce intruso nei miei incubi,
destinatario di mille sospiri, strano amico di un paese lontano.
Sei arrivato
nella mia vita con la violenza di un fulmine, con la tua allegria prorompente e
il tuo saper essere gentile in ogni istante.
Sei entrato nel
mio cuore più velocemente di chiunque altro e sembri non avere intenzione di
andartene altrettanto in fretta.
Sì, però hai
scelto Lily, hai accettato quell’appuntamento e forselo hai fatto a causa mia.
Una stupida
lacrima mi rotola giù per la guancia e io, istintivamente, l’asciugo con la
mano.
Gli lancio un
ultimo sguardo, una carezza leggera… e il desiderio di un bacio mai dato, che
forse non darò mai…. Ma in fondo va bene così…mi basta sognare, se nel mio
sogno ci sei tu.
In camera mia,
riprendo in mano il Samsung nero….povera Eva, chissà quanto le ho fatto
spendere….
“Eva? Yeah….I’m sorry, Walter’s sleeping. Shell I make
hime recall you?”
“Yes, thank you. Bye bye, Allison!”
“Bye….”
Attacco.
Mi viene da
piangere e nemmeno io so bene perchè.
So solo che
sono arrabbiata con Eva, con Walter, con Lily, col cellulare ma, soprattutto,
con me stessa.
Butto il povero
telefono sul letto –come se avesse qualche colpa- e sto lì come una scema di
fronte alla finestra della mia stanza, lasciando fuggire dai miei occhi quelle
lacrime che vorrei non esistessero.Quasi faccio un salto quando, pochi minuti
dopo, mi sento abbracciare alle spalle da due braccia forti, le stesse che ieri
mi hanno aiutata a preparare quella pizza.
“Scusami.”
Lo ha detto in
italiano…
“Che cosa vuol
dire?”
“I’m sorry.”
Mi volto verso
di lui.
Che fai,
Walter? Ti scusi per essere stato più gentile di quando avrei meritato? O ti
stai scusando perché in quattro giorni mi hai fatto innamorare?
“Non mi devi
chiedere scusa, sono io quella che si è comportata da idiota….”
“Sì, questo è
vero….ma io mi sono intromesso nella tua vita senza bussare.”
“nche enlla mia
camera…non ti ho sentito nemmeno aprire la porta.”
Orride.
“Beh, ci credo:
era spalancata!”
Nel momento in
cui mi metto a ridere, mi rendo conto di aver smesso di piangere.
“Che dici, le
asciughiamo, quelle brutte lacrime?”
Annuisco piano,
lasciando che le sue slabbrami sfiorino le guance, portando via i fantasmi di
quel pianto.
Siamo così
vicini che potrei baciarlo, se solo ne avessi il coraggio…ma con quegli occhi
scuri così, puntati nei miei, non capisco più niente….
“Se vuoi
disdico tutto con Lily….” Sussurra, così piano che quasi non lo sento.
Perché non
sposti lo sguardo, Walter?
Mi fai paura.
Quello che
provo per te mi fa paura.
Una paura
folle….
“N-no… non fa
niente…vai…”
“Sì, però….” Mi
si avvicina ancora di qualche centimetro….centimetro? Credo che oramai sia
questione di millimetri…..
Che vuoi fare,
Walter?
“Ehm Ehm….”
Parker si schiarisce la gola appena fuori dalla camera e io e Walter saltiamo
l’uno lontano all’altra, quasi ci fossimo scottati.
Mio fratello
sembra sul punto di scoppiare a ridere.
“Sono passato a
salutare: torno a New York. Ci vediamo, sister!Ciao, Walter!”
Dopo un bacio e
un abbraccio ciascuno, Parker esce ma, prima di chiudere la porta…
“Ah, una
cosa….la prossima volta che volete….ehm…parlare in privato…chiudete la porta.”
Ci fa l’occhilino e se ne va.
L’imbarazzo è
tangibile…credo che potrei tagliarlo, se avessi un coltello…..
Capitolo 10 *** capitolo 10- un ballo da dimenticare ***
CAPITOLO 10 – UN BALLO DA DIMENTICARE
CAPITOLO 10 – UN BALLO DA DIMENTICARE
ALLISON
TOC TOC TOC
“Ally, deve essre Lily, puoi aprire tu?” Grida Walter dalla sua stanza, dove si
sta cambiando.
Che bello, non vedo l’ora di aprire a quell’arpia… Lilion Grey in casa mia:
rendiamoci conto del punto a cui siamo arrivati!
TOC TOC TOC
“ARRIVO!!!”
Apro.... e per poco non finisco a terra, schiacciata dall'esuberanze della mia
migliore amica.
"Ciao Boothy! Sorpresa!"
"Al! Ma non dovevi essere in Perù?"
"Sì, a Macchu Picchu, ma Tempe ha chiesto a papà e mamma di tornare al
effersonian per un caso importante...e menomale, perchè stavo morendo dalla
noia! Allora, stasera c'è il ballo di inzio anno, giusto? Con chi ci vai?"
"Con te, come al solito, se ti va...."
Al inarca le sopracciglia.
"Come, non hai un cavaliere?"
"Sai che novità..."
"E l'italiano?"
"Grey."
"Ahhh....che dici, ce lo tendiamo un pietoso velo sul sesso maschile? Sono
davvero tutti uguali! Vedono un bel culo e non capiscono più niente...che poi
pure il tuo, voglio dire, non è poi così ma..."
"AL!!"
"Ok, ok, non ti arrabbiare! Dai, cambiati che andiamo."
"Io sarei già pronta..."
Al mi squadra da capo a piedi con aria critica.
"Gioia, mai sentito parlare di make up?"
***
"Allison, hai finito?! Dai, devo andare in bagno!!!"
Walter saltella fuori dalla porta già da una decina di minuti, pregando di
aprirgli la porta.
"E dai, Ally, lascialo entrare: voglio vederlo!"
"Hai sei mesi per vederlo, ora la deve pagare per aver accettato di uscire
con la Grey."
PLING PLONG
Il campanello annuncia l'arrivo di Lily.
"Allison Booth, sappi che me la pagherai!" grida Walter, scendendo le
scale di corsa, mentre noi scoppiamo a ridere.
"Sei crudele!" Biascica Al tra una risata e l'altra.
"Se lo merita."
"Ma ti piace?"
"Ma figurati!"
"Ok, sei prnta, scendiamo anche noi."
Al piano di sotto non riesco a non andare in standby di fronte a Walter:
pantaloni neri, camicia bianca senza cravatta e guanti neri da rapper, di
quelli tagliati sulle dita... Mi rendo conto che lo sto fissando come una
deficiente...ma sta troppo bene!
"Non ti piace, eh? Dovresti vederti!" Mi sussurra Al, divertita.
"Comunque non è male..." "Ciao Ally, ciao..." "Al."
"Ah, sei la famosa Al! Piacere di conoscerti! Noi usciamo." Accenna
con il capo a Lily che, appoggiata alla porta, non dà segno di averci viste.
"Ci vediamo al ballo, ragazze!"
I due escono, chiudedosi la porta alle spalle.
"Ok, ciccia, ora che non lo vedi più puoi anche riavvolgere quella lingua
che arriva fino al pavimento!"
WALTER
"Cioè, già che c'eri potevi venire in tuta!" Esclama Lily, irritata,
non appena siamo sulla sua auto. Mi sto già pentendo di non esserci andato, con
Ally, a questo accidenti di ballo! E, dopo ieri sera, ero davvero tentato di
farlo....se solo non fosse entrato Parker....
Chissà cosa sarebbe successo....ma chi vuoi prendere in giro, Walter?! Lo so io
cosa sarebbe successo....e quanto mi dispiace che quella porta si sia aperta!
Poi stasera Ally era stupenda.meglio di Lily nel suo elaboratissimo tubino
verde mela, meglio di Al con quella gonna ultracorta e la maglietta
microscopica che lasciava vedere....beh, tutto il vedibile.
Non nego che Lily sia elegantissima, nè che Al sia la personificazione della
sensualità....ma quella gonna azurra, corta ma non troppo, la camicia blu
semitrasparente che lasciava intravedere il top più chiaro e il trucco quasi
invisibile le danno quel nonsochè di speciale che le altre non avrnno mai.
Dio, sto partendo....
Non mi ero proprio reso conto che Allison mi piacesse così tanto...Ieri sera
tra noi è scattato qualcosa che, spero, questa serata con Lily non ucciderà
prima ancora che riesca a dargli un nome.
"Mi stai ascoltando o no?"
...no...
"Certo, Lily."
"E allora dimmi perchè accidenti non ti sei nemmeno sforzato di trovarti
un vestito decente per stasera! non dico un Valentino, ma almeno un
Armani!"
"Perchè, vestito così non vado bene?"
Lily fa per ribattere, ma poi alza gli occhi al cielo, esasperata.
Ma che le ho fatto?!
"Guarda, lasciamo perdere che siamo arrivati."
Scendiamo dalla Porsche nera, proprio mentre una Mini Cooper vechio modello,
rossa e un po' scasciata parcheggia accanto.
Lily mi prende per mano, guardando fissa Allison con aria di scherno...
Mi dispiace, piccola....mi dispiace davvero, ma non so come dirtlo...e per
rimediare è tardi.
ALLISON
"Per quanto ancora dobbaimo stare chiuse qui?"
Al è piuttosto seccata.
"Finchè loronon entrano." Rispondo, fissando Lily e Walter che
chiacchierano poco lontano da noi. Lui è appoggiato alla macchina, tiene
entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni e guarda, sorridendo, Lily, che
parla a raffica...credo che, quando riesce, dica qualcosa anche lui....
Sembra che si diverta...
Lily, di fronte a lui, non tace un secondo e sorride come una vera
innamorata....
"Cavoli, quella sì che è un'attrice!" Esclama Al, leggendomi nel
pensiero. " E guarda quel pollo del tuo amico, poi! ma davvero ti piace
così tanto?"
Sento il mio viso scaldarsi, segno che sono arrossita di brutto.
"Ok, ok, sei partita... però dammi retta: quello è un pirla nè più nè meno
di chiunque altro se non capisce che tu sei meglio di quella!"
"Taci tu, che sei stata con i ragazzi più idioti della scuola quando hai
la fortuna di avere uno come Tom che è cotto di te! Perchè non ti metti con
lui?"
"Ehi, ma non stavamo parlando di te? Comunque non mi metto con lui perchè
lui è....beh, è Tom!"
"Risposta esauriente, grazie Al."
"Figurati, quando vuoi."
Le faccio una linguaccia e torno a guardare Walter e Lily....Non l'avessi mai
fatto!
Cerco in tutti i modi di respingere le lacrime che si presentano ai miei occhi,
ma stavolta non ce la faccio proprio.
"Tesoro...mi dispiace..."
Al mi abbraccia, ma io non ho nessuna intenzione di farmi compatire.
Scendo dalla macchina, ma la mia camicetta si impiglia, non so nemmeno in cosa.
La tolgo velocemente, rimanendo solo con il top che mi lascia scoperta la
schiena...ho freddo, ma non mi importa.
Sento il trucco che mi cola lungo le guance...ma tanto io ci tenevo ad essere
bella per te, idiota....
"Allison! Aspettami!"
Al chiude le portiere e mi segue andando più veloce che può sulle sue zeppe di
dieci centimetri.
"Ti vuoi fermare?!"
No.
Camino spedita, a tratti corro e non mi fermo finchè non sono nel salone della
scuola
Non è giusto.
Perchè io sono qui con la mia migliore amica mentre Walter è fuori a baciare
Lily?
Dovrei esserci io, là!
Ma no, chiaramente no!
Figurarsi se le cose vanno mai come voglio io!
La srerata continua, ma quasi non me ne rendo conto. Mi sento sola, tradita
anche se Al è qui con me.
Mi sembra di fare la tappezzeria......qui a chicchierare col punch e le
tartine, con Al che non mi molla un attimo. Differenza? Le tappezzerie non
piangono.
"Chi sono?" Mi chiede una voce, mentre duq mani mi coprono gli occhi.
Non mi ci vuole molto a riconoscere Walter.
"Uno stronzo." Rispondo, senza pensarci due volte, scivolando lontana
da lui, che mi guarda stupito.
"Allison, che hai?"
"Mi hai presa in giro ieri sera!"
"Cosa..... ma mi hai detto tu di venire al ballo con Lily! Ho pensato di
non interessarti...."
"ì, ma non ti ho detto di baciarla!"
"Guarda che mi ha baciato lei."
"Sì, come no..." Mi volto, cercando di allontanarmi con il mio fedele
bicchiere di unch.
"Allison..." Mi prende la mano... e io, ubbidiente, mi rigiro verso
di lui, vuotando il bicchiere di liquido rosso sulla sua camicia bianca.
Walter mi lascia, guardandomi a bocca aperta, bloccato dall stupore, come anche
Al...e io corro via, fuori dalla scuola, dentro la Mimi e poi a casa, con le
lacrime agli occhi e la rabbia nel cuore...Al troverà un passaggio...c'è
Tom...e poi lei se la cava sempre...
PIù TARDI
Il mio teleono suona.
' Al.
"P-pronto?" "Ally? Come stai?" "Male..."
Oggi è il compleanno di Allison….ieri non l’ho vista perché
ho cenato fuori e quando sono rientrato dormiva già. Chissà se le è piaciuto il
mio regalo… credo proprio che andrò a chiederglielo!
Mi alzo, mi cambio in fretta ed esco in corridoio. Nel farlo
butto un occhio all’orologio…le nove…mi sa che Ally dorme ancora…bene, vorrà
dire che je romperò’n pelo l’anima.
Entro piano in camera sua.
Come immaginavo, dorme della grossa.
Cavoli, deve aver avuto un incubo! E’ tutta attorcigliata
nelle coperte, il cuscino è per terra e sul suo viso fa bella mostra di sé
un’espressione che, se la fotografassi, potrebbe valermi qualche bel ricatto.
Sì, ma non è proprio il caso..già è arrabbiata, vediamo di non peggiorare le
cose.
Spalanco persiane e finestre, ma lei non si sveglia…si
limita a voltarsi dall’altra parte con aria scocciata.
Porella, so’ proprio’n rompicoglioni!
Mi siedo sul letto accanto a lei.
“Ally?” Le sussurro piano all’orecchio.
“Mmmmm…”
Però, bella risposta!
“Allison, svegli..”
“Walter, è domenica…non rompere…yaaaawn….”
Ok, volevo essere carino, ma così, tesoro, mi costringi a
usare le maniere forti.
Mi alzo, le levo le coperte e, colpo di grazia, le lascio
cadere il cuscino dritto in faccia.
“Walter!” Allison spalanca gli occhi, che non hanno
esattamente quel che si suol dire un’espressione dolce ed amorevole.
Io, invece, ho un sorriso a trentadue denti.
“Buongiorno, signorina Booth! Coraggio, si alzi! Lo sa che
da oggi lei è una potenziale maggiorenne italiana?” Esclamo, costringendola a
sedersi.
“Ah sì? Bene, allora è un vero peccato che io sia americana
e che sarò maggiorenne solo tra tre anni. Quindi, per cortesia, lasciami
dormire e svegliami solo quando ne compirò ventuno!”
Detto ciò, la cocciuta Boothy si stende di nuovo…devo
provarne un’altra…
E quello?
Il mio regalo giace, ancora perfettamente impacchettato
-grazie a Temperance, non certo a me…- sulla scrivania di Allison.
Lo prendo e lo faccio ballonzolare davanti ai suoi occhi
chiusi, tenendolo per il nastro.
“Dimmi che non mi stai facendo penzolare qualcosa davanti
alla faccia.”
“Ok: non ti sto facendo penzolare qualcosa davanti alla
faccia.”
Allison sbuffa, aprendo gli occhi a causa mia per la seconda
volta in meno di cinque minuti.
“Ma che palle sei!” Esclama, mettendosi a sedere. “Sono
sveglia, soddisfatto?”
Annuisco energicamente.
Sono perfettamente consapevole di essere altamente noioso…ma
quando sono nervoso mi comporto sempre così, è più forte di me…
Le pianto in mano il pacchettino lilla, il cui fiocco è
ridotto piuttosto male.
“Ti sei chiesto come mai non l’ho aperto?”
“Ti sei dimenticata?”
“Walter, non lo voglio, il tuo regalo.”
“Aprilo.”
“Walter, ti ho detto…”
“Aprilo, Allison.” La guardo negli occhi. “Per favore…”
Non so se sia la mia espressione, diventata improvvisamente
seria, o una certa dose di curiosità, ma alla fine cede e inizia a slacciare
quel che resta del fiocco….mentre io trattengo il respiro.
“Perché ci tieni tanto?”
Perché ci tengo a te, cretina. Ho fatto uno sbaglio e vorrei
rimediare, anche se dubito che un cd servirà allo scopo.
“Vedrai, vedrai…”
La carta violetta si strappa e tra le dita sottili di
Allison fa la sua comparsa una custodia sui toni dell’arancione sulla quale
campeggia una grossa scritta gialla, “Forgiveness”, seguita da un’altra dello
stesso colore ma dai caratteri più piccoli.
“There’s
nothing I wouldn’t do to have just one more chance, to look into your eyes and
see you’re looking back…” Canto, o meglio, stono.
Allison sorride.
Non ci credo!
L’ho fatta ridere!
Da quanto tempo non succedeva?
“Guarda, Walter, Christina Aguilera la canta meglio ma il
pensiero è molto dolce…”
“Allora, me la dai un’altra possibilità?”
Lei torna seria, sembra riflettere…
Ti prego, Ally, io non resisto più in questa situazione.
All’improvviso i suoi occhi azzurri si alzano dalla
scatolina per puntarsi dritti nei miei.
“Lo hai fatto tu?”
Annuisco.
“E’ una compilation delle mie canzoni preferite…ma più che
altro quello che conta è il titolo.”
Ally guarda di nuovo il CD, poi me e poi ancora il CD…che
alla fine viene lasciato da parte mentre lei mi butta le braccia al collo
abbracciandomi stretto.
“E’ un sì?”
“Certo..però guarda che non ci devi fare l’abitudine, eh! Di
solito quando mi arrabbio con qualcuno quel qualcuno non mi vede più.”
“Onorato di essere l’eccezione, allora.”
Sono felice, felice davvero.
Mi mancava Allison.E’ una ragazza straordinaria, speciale,
ma non credo di esserne innamorato…cioè, sto con Lily, no?
No?
Ma perché non c’è mai nessuno che risponde a queste
domande?!
“Walter?” Chiama Ally, senza, però scostarsi.
“Sì?”
“Come si dice forgiveness in italiano?”
“Perdono.”
“Perdono….suona bene, è una bella parola.”
“Sì…”
Non mi ero mai reso conto di quanto questa parola fosse
meravigliosa.
TEMPERANCE
Uff… fare la mamma è decisamente più faticoso che fare
l’antropologa!
Non sono mai andata molto d’accordo con fornelli e
aspirapolvere ma il poter stare un po’ di più con i miei figli ripaga gran
parte della fatica…. Anche se non so quanto potrò resistere lontano dai miei
scheletri. Dopotutto, sono una scienziata, non una casalinga!
Spengo il Folletto..e sento un chiacchiericcio proveniente
dal piano di sopra. I ragazzi devono essersi svegliati.
Chissà, magari Walter ed Allison hanno fatto pace. Sarebbe
un regalo di compleanno stupendo per la mia piccola donna. Deve tenere molto a
quel ragazzo, perché non l’ho mai vista tanto giù come nelle ultime settimane.
E’ proprio cresciuta tantissimo e in pochissimo tempo….Sento
che si sta allontanando da me, come è normale, ma in qualche modo è come se mi
fosse più vicina.
Le voci scendono lentamente per le scale, seguite dai loro
sorridenti proprietari.
“Ciao mamma.”
“Ciao Tempe.”
“Ciao ragazzi. Auguri tesoro!” abbraccio mia figlia e le do
un bacio.
Appena si allontana, Walter le si mette di frontee inizia a
tirarle le orecchie.
“Che cosa stai facendo?” Chiede Allison un po’ stranita.
“Usanza italiana!”
“Certo che siete strani forti!”
“Siamo simpatici! …e diciotto!”
“E menomale!” Esclama lei, massaggiandosi i lobi arrossati.
Mi sento quasi di troppo in questo momento…
Walter le fa una linguaccia.
Sono davvero una bella coppia e poi con lui Ally è allegra
come con nessun altro, forse nemmeno con Al.
“Temperance, posso rubartela?”
“E dove andate?”
“A fare colazione.”
“Alle dieci e mezza??”
“Sì! Ci vediamo a pranzo!” Esclama Walter e, poco dopo, lui
ed Ally sono già spariti fuori dalla porta.
Scuoto leggermente la testa, sorridendo, per poi riprendere
a pulire.
“Ciao Bones.” Saluta Seeley, rientrando dal giardino, dove
stava tagliando l’erba.
“Ti sei tolto le scarpe?”
“Sì, mamma. Ho visto che Ally e Walter sono usciti. Hanno
fatto pace?”
“Così sembra. Sai, mi sembrano noi prima di sposarci, quando
tu uscivi con Cam.*
“Stai augurando a tua figlia di sposare quel ragazzo?”
“Non le consiglierei mai di sposarsi: è un atto
autolesionista.”
“Ah, è così che la pensi, eh? Vuoi vedere che ti faccio
cambiare idea?”
Con sguardo divertito, mi toglie il Folletto dalle mani, per
poi prendermi in braccio.
“Che cosa fai?!”
“Che cosa faccio?” Mi posa non troppo delicatamente sul
divano, iniziando a farmi il solletico.
Non sopporto il solletico!!!
Rido come una matta e non mi accorgo che Andrea, in pijama e
assonnata, è entrata in soggiorno.
Capitolo 12 *** CAPITOLO 13-IL TEMPO VA, PASSANO LE ORE ***
CAPITOLO 13 – IL TEMPO VA, PASSANO LE ORE
CAPITOLO 13 – IL TEMPO VA, PASSANO LE ORE
MARCO
Sono passati due mesi da quando Walter è partito e devo
ammettere che mi manca un casino. Certo, ci sono Eva e Veronica e con loro mi
diverto, ma Walter è il mio migliore amico da quando eravamo alti un quarto di
metro e averlo sempre in giro per casa era la normalità.
Comunque, sembra che Walter se la cavi alla grande, là negli
States. Ci sentiamo una volta a settimana - con grande gioia della rete
telefonica e conseguente sofferenza del portafogli di mio padre. – e così sono
aggiornato quasi in tempo reale su ciò che succede a Washington DC.
Ad esempio, so che il caro signor Masetti ha una ragazza di
nome Lilian – ho visto la sua foto ed è davvero bona da paura, come direbbe lui
-,che vive con la famiglia del vice
capo dell’FBI e che grazie a lui la sua “sorellastra” Allison ha preso una B in
algebra….e beata lei!
Io ho 4 in matematica ma Walter mica mi ha mai aiutato!
Ha detto anche di aver trovato un amico, Tom, che è un po’un
artista, un po’sognatore come me. Chissà come mai lega sempre con persone così
diverse da lui… forse perché due Walter non farebbero altro che prendersi a
capocciate, vista la cocciutaggine del mio amico, che spesso e volentieri fa sì
che lui non noti le cose più evidenti come, ad esempio, la cotta che Veronica
ha per lui dal primo anno del liceo.
Walter è così: vede il mondo da una prospettiva tutta sua.
Beato lui che vive senza farsi problemi!
“Oh, poeta
incompreso, che sta a fa’?”
Ecco, parli del diavolo….
“Ciao, Vero. Mah, niente, pensavo….”
“Eh ti pareva! Sai che ha detto va del tuo pensare, lo
scorso anno?”
“No, che ha detto?”
“Cito: Marco è Foscolo: passa metà della sua vita a guardare
fuori dalla finestra e mai una volta quello che vede lui è quello che vedono
anche gli altri.”
Sto per rispondere, ma lei non me ne dà il tempo.
“Senti, però, mentre pensi, muovi il culo che stiamo in
ritardo.”
“In ritardo per che?” Le chiedo, alzandomi, mentre lei già
si incammina verso la porta.
“Per la partita, Califa’!”
ALLISON
“Allison, ci dobbiamo stare ancora molto qui dentro?”
“Pago e arrivo. Però dai, Walter, non dirmi che non ti piace
andare a comprare i regali di Natale!”
Walter alza gli occhi al cielo, decisamente esasperato: è
dall’ora di pranzo che lo trascino in giro a fare compere.
“Guarda, di solito i regali preferisco riceverli.”
Ridendo, pago e insieme usciamo dalla boutique.
“Alleluia! Aria pura!” Esclama Walter, tuffandosi
all’esterno…e rischiando di essere investito da una macchina.
Signore, che spavento!
Il mio cuore ha fatto un doppio salto mortale ma, per
fortuna, inutilmente, visto che il guidatore ha frenato in tempo.
“Brutto pezzo di idiota!” Sibilo, avvicinandomi a lui,
mentre la macchina se ne va, con l’autista che lancia insulti verso “i giovani
d’oggi”.
“Ma ti sei rincretinito? Volevi farti ammazzare?!”
“E’ colpa tua!” ribatte lui sicuro, anche se si vede che è
spaventato.
“Mia? Ah, questa è bella!E’ colpa mia se tu ti sei buttata
in mezzo a una strada?”
“Sì! Se tu non mi avessi fatto diventare scemo in quel
negozio non avrei tentato il suicidio.”
“Guarda che non c’è bisogno che io ti faccia diventare
scemo, visto che sembra tu sia già dotato di questa qualità.”
“Vabbè, lasciamo perdere….Piuttosto, dimmi che con i regali
abbiamo finito.”
Riguadagnato il marciapiede, do una sbirciata all’interno
delle borse per fare un veloce calcolo di ciò che manca.
“Libro per mamma, occhiali da sole per papà, DVD di dr.
House per Parker, astuccio per Andrea, cintura per Al, maglietta per Eva,
spartiti dei Beatles per Marco e non-indovinerai-mai-cosa per te. Manca
niente?”
“Lily…” Suggerisce Walter, quasi timoroso della mia
reazione: sa cosa penso della sua cosiddetta ragazza.
“Dobbiamo proprio?”
“Ally….”
“Ok, ok, basta così. Hai idee?”
“Ehm…io speravo in un tuo aiutino…” Quella sua aria
supplichevole mi fa venire voglia sia di baciarlo sia di tirargli un ceffone e,
siccome nessuna opzione prevale sull’altra, tutto ciò che faccio è prendere il
mio accompagnatore per un braccio e avviarmi con lui verso la Mini.
“Dove andiamo?” Chiede lui, una volta in viaggio.
“In gioielleria. Sai che, facendo in modo che io vada a
comprare un regalo per Lily Grey, stai sconvolgendo l’equilibrio cosmico?”
“Beh, tecnicamente glielo compro io…”
La mia risposta a questa inutile quanto irritante
affermazione consiste in un gelido sguardo che significa: stai zitto o giro e
torno a casa.
“Ok, capito l’antifona….Ma dov’è sto posto, in Florida?”
“No, signor sono-stufo-di-fare-shopping, siamo arrivati!”
Così dicendo, mi infilo in un parcheggio vuoto a pochi passi dal negozio in
questione.
“Quando si dice fortuna con la c maiuscola!” Esclama Walter.
C?
“Con la c?”
“Ehm…lascia stare…entriamo, va’, che è meglio.”
Vai un po’ a capirli, questi italiani…Senza soffermarmi
troppo sulla mia ignoranza in materia di modi di dire d’oltreoceano, seguo
Walter all’interno della gioielleria.
WALTER
Domanda: perché sono in un posto pieno di gioielli?
Risposta: perché è la prima volta che la signora Stefania
Masetti non è con me per occuparsi dei regali di Natale.
E menomale che c’è Allison, sennò a quest’ora sarei ancora a
quota zero assoluto!
A proposito di Allison…. Ho già spremuto al massimo il mio
cervello per quel CD del suo compleanno e ora sono totalmente a corto di idee.
“Guarda, Walter.” Mi chiama lei che, mentre io perdevo tempo
a pensare, ha già fatto il giro del piccolo locale.
Mi avvicino alla vetrinetta che sta guardando.
Che n pensi di quello?”
“Quello…cosa, esattamente?”
“Il ciondolo a forma di orologio… è stupendo!”
Ecco, ora lo vedo, e ha ragione: è proprio bello!
Si tratta di un pendente né troppo grosso né invisibile
d’oro smaltato che rappresenta un orologio mezzo sciolto come quello dei quadri
di quello là…come si chiama….Daqui…Dalì…
“Adoro Salvador Dalì! Sì, ma costa troppo per me…prendilo a
Lily, vedrai che le piacerà.”
“Mah, non so…non mi sembra un gioiello molto da Lily. Lei di
solito porta cose più…più elaborate, ecco.”
Allison si guarda in giro alla ricerca di qualcos’altro,
mentre le arrugginite rotelle del mio cervello cominciano a girare.
“Che ne pensi di quegli orecchi…”
“Senti, qui non c’è niente che mi piace, le comprerò un
vestito. Andiamo?”
“Come mai tutta questa fretta?”
“Te l’ho detto, no? Sono stufo e voglio andare a casa.”
La prendo per mano e la trascino senza tanti complimenti
fuori dalla gioielleria, facendo bene attenzione a dimenticare il borsellino
sul bancone.
“Walter! Ma che modi! A momenti mi fai cadere!”
“Scusa…oh, che deficiente, devo aver lasciato il portafogli
nel negozio. Tu vai in macchina, ti raggiungo subito.”
“Ok….” Mentre la mia “sorellina” sale sulla Mini, io rientro
nel negozietto dove la giovane commessa mi guarda con aria complice.
“Ho l’impressione che questo non sia stato dimenticato qui
per caso, vero?” Dice, ammiccando verso il borsellino.
Anvedi, mica scema, la “shop-assistant”.
“Impressione esatta. Volevo chiedere se, per favore, mi
potrebbe tenere da parte fino a domani pomeriggio quel ciondolo a forma di
orologio.”
La ragazza mi guarda, un po’ incredula.
“Hai visto il prezzo, vero?”
“Sì, visto, convertito in Euro, svenuto e già ripreso.
Diciamo che è per una persona il cui sorriso vale molto, molto di più.”
La commessa, sorridente, prende il ciondolo dalla vetrina e
lo ripone in una scatolina, mentre io prendo i soldi e pago.
“Passo domani verso le quattro.”
“D’accordo, devo scriverci qualcosa?”
“Sì, ci scriva questa frase.”
Scarabocchio su un foglietto “Il tempo va, passano le ore” e
al “e finalmente faremo l’amore” che segue nella canzone di Alex Britti,
sostituisco un “buon Natale di tutto cuore” il tutto in italiano.
“Benissimo. A domani, allora.”
“A domani.” Faccio per uscire, ma…
“Scusa…”
“Sì?”
“Il borsellino..” La commessa si trattiene a stento dal
ridere, porgendomelo.”Di’ alla tua ragazza che è davvero fortunata a stare con
uno come te. Ora vai, che ti aspetta!”
Le famiglie Booth e Hodgings sono riunite, come ogni anno,
per preparare albero e presepe e per festeggiare insieme.
Io, Al e Jack lavoriamo al presepe, canticchiando “Silent
Night”.
“Ma…non mancano le pecore?” Chiede Jack, cercando le
bestiole nello scatolone dove, fino a poco fa, erano incellofanate tutte le
altre statuine.
“Sì, le teniamo con le decorazioni per l’albero. Al, vai tu
a prenderle?”
“Pecorelle in arrivo!” Esclama Walter, comparendo accanto a
noi con un cestello pieno di ovini.
“Dai, Wal, canta con noi! Tanto all’albero Seeley e Andrea
se la cavano anche senza di te.” Lo invita Jack, prendendogli il contenitore
dalle mani.
“No, papà! Cos’hai fatto! Quando Walter si mette a cantare
non c’è vetro che tenga!”
“Ahah, Al, quanto sei simpatica. Guarda che non sono poi
così stonato… Astro del ciel, pargol div…”
Jack zittisce Walter, mettendogli una mano sulla bocca.
“Mi dispiace, ragazzo, ma una volta tanto devo dare ragione
a mia figlia.”
“Voi americani non sapete apprezzare il vero talento.”
Reclama lui, fingendosi offeso.
“Dai, piccolino, non fare così.” Lo prendo in giro io,
parlandogli come se fosse un bimbo di un anno che fa i capricci per avere un
giocattolo nuovo.
“Ci aiuti a finire di mettere le statuine?”
Il di nuovo bambino Walter alza lentamente gli occhi, prima
puntati a terra, ma tiene ostinatamete le braccia conserte.
“Però voglio mettere io il bue e l’asinello.”
“Ma certo, tesoro.”
“Grazie, sorellina Ally.”
Sorellina….ora sta scherzando ma non è la prima volta che mi
chiama così.
E’ questo che sono?
La sua sorella più piccola?
Uffa, non è giusto!
Amica sarebbe già diverso, sarebbe meglio…Un’amica può
sempre, in futuro, trasformarsi in qualcosa di più, ma una sorella resta tale
per sempre.
Guardo Walter e Al che ridono e scherzano, disponendo sulla
pianura di muschio pastori, angeli e pecorelle…e mi sembra impossibile che fino
a quattro mesi fa non sognavo nemmeno che questo ragazzo meraviglioso sarebbe
entrato a far parte della mia vita, così come vorrei non fosse vero che ci
restano solo otto settimane, nove, forse, da trascorrere insieme prima che lui
torni a Roma.
“A che pensi?” Mi sussurra Al all’orecchio.
“Secondo te?”
“Tesoro, se vuoi concludere qualcosa con lui ti conviene
sbrigarti, perché non manca poi così tanto alla sua partenza.”
“Ma Al, lui sta con Lily….lo hai sentito: mi chiama
sorellina!”
“E dai, levati quella faccia appesa! E’ Natale, il periodo
più magico dell’anno. Un tentativo si può fare, no?”
“Se lo dici tu…”
“Ragazze, non è carino escludere così noi maschietti dalla
conversazione! Quindi…Allison, che tentativo devi fare?”Chiede Jack.
“Papà, fatti gli affari tuoi, una volta tanto!” Risponde Al,
prendendo la scatola contenente la sacra famiglia che suo padre le sta
porgendo.
Insieme, io e la mia amica appoggiamo Madonna, Gesù e
Giuseppe nella grotta, mentre Walter e Jack finiscono di sistemare anche gli
ultimi animali.
“Ragazzi, è quasi mezzanotte!” Chiama Angela dal soggiorno,
dove tutto il resto della mia famiglia molto allargata si è già radunato.
Non appena anche noi quattro artisti del presepe ci siamo
sistemati, chi sui divani, chi per terra, zia Angela inizia a raccontare la
solita leggenda natalizia.
Conosco questa storia da quando sono nata: è la stessa ogni
anno, eppure non smette mai di commuovermi e affascinarmi.
La voce della zia, poi, è così coinvolgente e calda da far
dimenticare persino dove ci si trova.
“La nottein cui le
acque del grande diluvio che aveva coperto tutta la terra cominciarono a
ritirarsi, il vecchio Noè decise di controllare se tutti gli animali stavano
bene e, soprattutto, se mancava qualcuno all’appello.
Passò attraverso l’arca da prua a poppa: tutti erano
sanissimi e felici che la pioggia fosse finalmente finita.
Noè uscì sul ponte, soddisfatto, ma, mentre si affacciava
per controllare il livello dell’acqua, gli parve di sentire un pianto
silenzioso provenire da sotto il parapetto della grande barca. Il vecchio si
affacciò e vide una piccola stella marina che, aggrappata a un lato della
chiglia, versava lacrime di disperazione.
Noè la prese delicatamente in mano e le chiese:
‘ chi sei, piccola mia?’
La stella si asciugò gli occhietti con una delle sue
braccine e, tirando su col naso, rispose:
‘sono una stella di mare.’
‘E come mai stai piangendo?’ Chiese ancora Noè.
‘Vedi, io e mia moglie abbiamo saputo in ritardo della
partenza dell’arca e siamo arrivati quando tutte le porte erano già chiuse.
Abbiamo bussato e chiamato, ma nessuno ci ha sentiti, così ci siamo aggrappati
alle assi della chiglia, ma la mia compagna è stata portata via da un’onda più
forte delle altre….e io sono rimasto solo.’
Noè, con le lacrime agli occhi, iniziò ad accarezzare la
schienina ruvida della bestiola.
‘Piccolo mio, tu hai sofferto molto, ma i tuoi dolori non
rimarranno privi di ricompensa. La tua discendenza sarà la più numerosa tra
quelle di tutti gli animali.’
‘Ma mio buon signore, io sono solo, la mia compagna non c’è
più…come posso creare una tale discendenza senza di lei?’
‘Ti fidi di me?’
L’animaletto annuì.
L’uomo depose, allora, un bacio sul corpicino ancora
tremante di pianto e lo lanciò nel cielo buio e vuoto, dove una luna solitaria
guardava quel mondo lontano che iniziava a riemergere dalle acque.
Subito miliardi e miliardi di stelle si accesero nella notte
insieme al piccolo amico di Noè che, dato che era il padre di tutti gli astri,
aveva una lunga coda di luce.
Un paio di millenni dopo, quando Noè era morto e del diluvio
non rimaneva che un ricordo misto a leggenda, la stella che un tempo aveva
abitato il mare ricevette un importante incarico dal Signore: avrebbe dovuto
guidare tutte le genti della terra presso una capanna della Palestina, dove
presto sarebbe nato un bambino molto speciale.”
(Racconto liberamente adattato dal romanzo “notte di luce”
di Sergio Bambaren)
La storia continua, ma io la sento amalapena e, di certo,
non la sto più ascoltando.
Walter, seduto sul divano dietro di me, mi ha circondata con
le braccia, facendomi totalmente dimenticare come si fa a respirare.
“E’ una storia molto bella.” Mi sussurra all’orecchio.
Io, miracolosamente, riesco ad annuire, mentre Al, sul
divano di fronte a noi, mi guarda divertita.
Devo essere diventata bordeaux….
“Ragazzi, è mezzanotte!” Esclama mamma, che non vede l’ora
che la storia finisca.
Mia madre è atea e considera la Bibbia nulla di più che un
vecchio romanzo –cosa che porta spesso a discussioni con papà, credente e
praticante- e, perciò, non ama molto nemmeno le favole natalizie di zia Angela.
“No, Tempe, io non ho finito di raccont…”
“Non importa, finirai dopo. Ora si aprono i regali!”
Angela annuisce, sbuffando un po’ sa benissimo che più tardi
nessuno l’ascolterà più.
Walter si alza e passa oltre a me, usando le mie spalle come
gli appoggi di una cavallina.
Si china, poi, a raccogliere da sotto l’albero un sacchetto
di carta bianca pieno di sacchetti e inizia a distribuirli a tutti i presenti,
mentre Al fa lo stesso.
“Walter, non dovevi!” Esclama mio padre, quando gli viene
consegnato il suo regalo.
“Sì che dovevo, Seeley. Ho passato quattro mesi fantastici
con voi e questo è un piccolo ringraziamento. Buon Natale!”
Dopo aver dato ad ognuno il proprio dono, torna a sedersi,
stavolta sul pavimento accanto a me, che sto rimirando compiaciuta la maglietta
che mi ha comperato Al.
“Ehi, Ally.” Mi volto verso Walter che, sorridendo, estrae
un pacchettino dalla tasca dei pantaloni. “Tanti auguri, piccola.”
“Grazie…” rispondo, iniziando a separare la carta rossa dal
suo contenuto.
Sono proprio curiosa, vista l’originalità dell’ultimo regalo
che ho ricevuto da lui…spero che il mio gli piacerà….
Oh…
Non credo ai miei occhi!!!
Nella scatolina scusa che ho appena aperto fa bella mostra
di sé il piccolo orologio sciolto che avevo visto in gioielleria!
“Walter, grazie!” Esclamo, gettandogli le braccia al collo,
forse con un po’ troppa foga, visto che ci ritroviamo tutti e due lunghi e
tirati a terra.
“non c’è di che!” Risponde lui, ridendo per la mia reazione.
WALTER
Ridendo, mi rimetto a sedere.
“Leggi il biglietto.” Dico ad Allison, porgendole il piccolo
fogli, che era volato via grazie a quel ringraziamento non proprio canonico.
“Ok…Ehi, non è un pezzo di una canzone che c’è sul CD che mi
hai regalato?”
“Brava!”
“Sì, ma qui è sbagliato.” Constata lei, indicando la mia
piccola modifica.
“Ehm…sì, il perché te lo spiego un’altra volta,eh.”
Rispondo, arrossendo un po’. “Ascolta, non è che mi puoi prestare la Mini?
Vadodare il regalo a Lily e torno in
un attimo.”
Allison, un po’ perplessa, mi porge le chiavi dell’auto, che
afferro al volo, iniziando già a camminare verso la porta: so che domanda sta
per farmi.
“Ma tu puoi guidare qui in America?”
“Ehm…no!” Rispondo, uscendo di corsa, con davanti agli occhi
l’immagine dei Booth e degli Hodgings impegnati a ridere per la mia fuga.
Per arrivare a casa di Lily mi ci vogliono meno di dieci
minuti…sarebbero cinque, ma io e il cambio automatico abbiamo un rapporto
conflittuale.
Strano, il cancello è aperto…boh…
Entro nel cortile della grande villa e lascio la macchina
sul vialetto che divide il prato a metà.
Faccio l’ultimo pezzetto di strada a piedi, senza mancare di
notare la grande Harley Davidson Fat Boy rossa parcheggiata a pochi metri dalla
casa.
Anvedi, oh, che moto! Io in Italia ho una Kawasaki, che già
è bellina ma questa…insomma, questa è una signora moto!
Faccio per bussare, tenendo il regalo sapientemente nascosto
dietro la schiena, quando vedo un’ombra muoversi nel buio poco lontano da me.
Cani?
No, Lily odia i cani.
Mi avvicino per capirci qualcosa….e la realtà mi colpisce
come un destro ben assestato alla bocca dello stomaco.
Però fa più male.
E’ Lily.
Con un ragazzo.
Si stanno baciando.
Il gattino di Thun che avevo comprato per lei finisce a
terra, rompendosi, mentre io inizio a correre verso la Mini.
Basato
sulla canzone “Certe notti” di Luciano Ligabue
Salgo in macchina velocemente.
Mi viene da piangere, ma non voglio che Lily se ne accorga. Tom aveva ragione.
Aveva ragione su tutta la linea.
Avrei dovuto saperlo: le più belle sono le più stronze.
Sempre.
Immancabilmente.
Beh, a parte Eva ed Ally… loro sono l’eccezione che
conferma la regola.
Infilo con violenza le chiavi nel cruscotto e faccio per partire, quando Lily
arriva di corsa, probabilmente allertata dal suono
della ceramica in frantumi, e inizia a picchiare sul finestrino.
Lo abbasso.
“Cosa vuoi?” La freddezza della mia voce mi spaventa ma a lei sembra non fare
effetto.
“Ma si può sapere che ti è preso? Era solo un bacio!”
La guardo negli occhi… e improvvisamente non è più così bella.
“Lily, a me questo non va bene. Se tu stai con me stai con me e basta! Non vai
in giro a farti mezza DC!”
“Ma sentilo…Bello, ma chi ti credi di essere, eh? Io mi faccio chi pare! Tu non
sei speciale, Walter, non hai niente di eccezionale: sei solo uno dei tanti!”
Ahi.
Questa fa male.
Molto.
Alzo il vetro, rischiando di chiuderle dentro le dita…chi se ne frega!
Faccio manovra e parto a manetta.
Voglio andare via di qui. Voglio fuggire, sparire in un universo parallelo, sparire
su un altro pianeta…o anche solo tornare a Roma e non vedere mai più Lily.
Appena mi rendo conto di quanto sto correndo, rallento un po’ e accendo la
radio.
La musica inizia… e, mio malgrado, sorrido. E’ il CD che ho regalato ad Ally, quello con le mie canzoni preferite. E’ ancora
nell’autoradio…non ci credo…
E’ appena finito “Il cielo” di Zero…e parte il Liga.
“ Certe notti la macchina è calda e dove ti porta lo decide lei
certe notti la strada non conta, quello che conta è sentire che vai.”
Cavoli…non potevo beccare canzone più giusta!
Non mi interessa dove sto andando…solo non mi voglio fermare.
“Certe notti la radio che passa NeilYoung sembra avere capito chi sei.”
Già… peccato che non lo sappia io, chi sono.
Uno dei tanti, ha detto.
Uno dei tanti.
Solo uno dei tanti.
E’ inutile, non mi va giù…
“Certe notti fai un po’ di cagnara che sentano che non cambierai più.”
Spero che, almeno questo, Lily lo abbia capito. Non voglio cambiare.
Io sto bene così: allegro, idiota, solare, ottimista, romantico, testardo e
spericolato.
Walter, in una parola.
Sì, ma esiste qualcuno disposto ad amare Walter per quello che è?
Non lo so…forse nemmeno mi piaccio così tanto come voglio credere.
Forse io pure mi considero uno dei tanti.
Sì, però c’è una persona che mi trova unico…
Me lo ha detto quando ha passato quel test di algebra…
Sei un ragazzo speciale…così mi ha detto. Allison…
“Certe notti c’è qualche ferita che qualche tua amica disinfetterà.”
Amica, sì…sarà poi davvero solo questo?
E’ normale ricordare ogni singola parola che un’amica ti dice?
E’ normale pensare a un’amica in ogni momento?
E’ normale, se lei è un’amica, avere in mente sempre e solo lei?
Lei spericolata che entra dalla finestra.
Lei in lacrime sul libro di algebra.
Lei dolce nel consolarmi per la storia di Eva.
Lei triste nel vedermi con Lily.
Lei catturata da un episodio di CSI:
Lei, lei, lei, sempre e solo lei.
Lei, Allison.
Lei, l’unica con cui vorrei tanto parlare in questo momento.
Lei, la mia grande amica, che, forse, poi tanto amica non è.
“E si può restare soli certe notti qui
che chi si accontenta gode, così così.”
Non voglio essere solo.
Voglio lei.
Le voglio parlare.
Le voglio dire…che cosa?
Già, che cos’è che le voglio dire?
Avevo bisogno di compagnia?
Avevo voglia di vederti?
Ho mollato Lily?
Sono il più grande pirla che tu abbia mai conosciuto?
Ti amo?
…ti amo…
Non l’ho mai detto a nessuno… sì, a Eva, ma per scherzo…un ti amo vero non è
mai uscito dalle mie labbra.
Bene.
C’è una prima volta per tutto.
Prendo il cellulare e la chiamo, così, senza più pensare a niente.
“Certe notti se sei fortunato bussi alla porta di chi è come te.”
Sì, lei è come me.
E’ quella giusta per me.
Lo sento.
“Pronto?”
“Ally, sono Walter, mi raggiungi al parco?”
“Ora?”
“Sì…”
“Arrivo.”
Non mi ha chiesto perché. Mi ha detto solo arrivo…
Parcheggio nel parco, mi siedo su una panchina, col Liga
che mi canta ancora in testa.
“C’è la notte che ti tiene tra le sue tette un po’ mamma un po’ porca com’è.”
La notte.
La migliore delle amanti. Calda e silenziosa. E buia.
Tanto.
La più romantica e traditrice delle innamorate, che ti coccola con le sue
stelle, che ti promette la luna, ma che ti abbandona sempre col, sorgere del
sole.
Notte, non voglio la luna, voglio solo lei…
“Quelle notti da farci l’amore fin quando fa male fin quando ce n’è.”
L’amore….l’amore arriva spesso di notte…ma di solito è una notte stellata, non
una fredda e nera come questa.
Un fiocco bianco mi sfiora la guancia. Ci mancava solo la neve….
Una macchina si ferma nel parcheggio. Una figura salta giù agile dalla jeep
nera. Vedo solo la sagoma, ma so che è lei.
Lei è qui.
Ora posso lasciarmi andare.
Mi viene da piangere…e lo faccio.
Così, senza vergogna.
Non ho paura che lei mi veda così.
Capirà.
Capisce sempre.
“Walter…”
Mi alzo, mentre arriva davanti a me.
“Walter, che è successo? Stai piangendo? Volevi parl…”
Non può finire.
Non può finire perché è difficile parlare con le labbra di qualcun altro che
premono sulle tue.
E’ difficile parlare quando trattieni il respiro e il tuo cuore batte a mille.
Come il mio.
Come i nostri.
Sento che è stupita, insicura…non se l’aspettava.
Esita.
Io la stringo forte.
Non voglio che mi lasci.
Finalmente anche lei si muove, e non è per scappare.
Mi prende il viso tra le mani e mi bacia anche lei.
E il Liga canta.
“Certe notti sei solo più allegro, più ingordo,
più ingenuo e coglione che puoi.”
Mi sembra di essere ubriaco…
“Quelle notti son proprio quel vizio
che non voglio smettere, smettere mai.”
Ahò, non c’è niente da fare: il Liga
è un grande! Ally si allontana un po’.
Ha bisogno di respirare e anche io sono senza fiato.
Anche al buio vedo che è imbarazzata.
“Scusami…”
Di tutto ciò che mi sarei aspettato di sentire, questa era l’ultima della
lista.
“Scusarti?”
“Sì…beh…io….io non avevo mai baciato e… insomma…io…”
Non riesco a non sorridere. Anvedi se ce vojo bene a
‘sta ragazza…
Respira a fondo e conclude.
“Sarà stato il peggior bacio della tua vita….”
Ma che è, impazzita?! Non si rende conto dell’idiozia immensa che ha detto?
Mi avvicino di nuovo a lei e le passo le braccia intorno alla vita.
Caspita… è tutta un tremito…
Accosto le labbra al suo orecchio e la sento irrigidirsi.
Non ho mai fatto quest’effetto a nessuna…E’…bello….
“A dire il vero” Le dico piano, quasi in un soffio. “ E’ stato….beh, non riesco
proprio a trovare un termine che non sia riduttivo.”
Sorride.
E trema.
Non mi sono nemmeno accorto che ora nevica parecchio.
Le passo una mano dietro la schiena e la spingo piano verso le macchine.
Lei, però, non si muove.
“Ally, stai tremando, andiamo a casa.”
“No.” La decisione della sua risposta mi coglie di sorpresa.
“Non voglio andare a casa. Voglio stare qui. Con te. Sai, mi hai tanto aiutato
con l’algebra….magari puoi darmi anche qualche ripetizione in materia di baci.”
Ma sentila! E la timidezza di due minuti fa? Beh, un po’ c’è ancora….è
tesissima…ma si sta sciogliendo…bene…
“Ma dai, hai già dieci! E poi se ti ammali…”
”Voglio la lode.”
Si gira in modo da essermi di fronte e si alza sulle punte, posando le labbra
leggere sulle mie in un bacio da bambina.
Si allontana subito, abbassando lo sguardo…come scottata da quel contatto.
Sorrido.
“Hai ragione, sai? Ripensandoci, hai molto da imparare.”
Mi siedo sulla panchina, tenendola per mano.
Lei si siede piano sulle mie ginocchia, quasi intimidita dal suo stesso gesto.
L’abbraccio forte, perdendomi nel suo profumo e nel sapore delle sue labbra,
della sua lingua…di lei.
“Se non fosse un sogno, mi chiedi? Allora non chiuderei
mai gli occhi per paura di non vedere più i tuoi. Ma se è un sogno allora non
voglio svegliarmi. Voglio perdermi in una notte dove tu sei la mia luna e i
tuoi baci sono le mie stelle.”
Anonimo
ALLISON
“Ahio! Mi hai pestato di nuovo un piede!”
“Scusami, ma qua è buio pesto.”
“Ahi! Walter, ma vuoi stare attento?!”
“Piantala di lamentarti. Vuoi svegliare tutti?!”
“No, per carità! Se papà mi chiede dove siamo stati fino
alle tre del mattino mi spieghi cosa gli rispondo?”
“Su una panchina del parco a inzupparci fino al midollo. Non
è una bugia, in fondo.”
Sospiro, alzando gli occhi al cielo. Se papà dovesse sapere
dove eravamo e, soprattutto, cosa stavamo facendo, ho l’impressione che Walter
sarebbe rispedito a Roma a calci.”
“Ok, se non sbaglio questa è la tua camera…” Constata lui,
cercando di distinguere nel buio una porta dall’altra.
“Precisamente…Allora ci vediamo tra qualche ora?”
“Aspetta…” Sussurra lui, spingendomi delicatamente contro la
porta. “Hai così fretta di cacciarmi?”
Così dicendo, mi abbraccia in vita e mi bacia, mentre io
cerco dietro di me la maniglia della porta.
“Attento…ora apro la porta, così entriamo.” Sussurro a fior
di labbra.
Walter ridacchia sottovoce.
“Se non mi avvertivi mi sa che finivamo di nuovo distesi a
terra.”
“Sì, e la cosa ti sarebbe dispiaciuta molto, vero?”
“Beh, preferireiun
letto, però…”
“Ehi, non ti sembra di correre un po’ troppo?”
Fuggo veloce dentro alla mia stanza senza, però, lasciare la
sua mano. Lui chiude la porta per poi attirarmi di nuovo a sé.
“Io non sto correndo. Sei tu che pensi subito male.”
Le mie mani volano dietro al suo collo, iniziando a
giocherellare con i capelli corti.
Una luce si accende, rendendomi momentaneamente cieca. Mi
aggrappo a Walter per non cadere mentre una voce femminile chiede:
“Allison, sei tu? Che ci fai qui?”
Mi sfrego gli occhi, riacquistando il senso della vista.
Davanti a me c’è una donna sui 25 anni con lunghi e ricci
capelli neri e curiosi occhi a mandorla.
È Melina, la ragazza di mio fratello. Lei e Parker devono
essere arrivati mentre eravamo al parco. Avevo dimenticato che Meli dorme
sempre in camera mia, quando viene a farci visita!
“Beh, è la mia stanza…” Argomento, cercando di fare finta di
niente.
“Questo lo so. Intendevo che ci fai qui ora. Tua
madre credeva che fossi andata a dormire dalla tua amica. E poi guardatevi!
Siete fradici dalla testa ai piedi! Tu, fila via!” Ordina severa a Walter, che
esegue immediatamente, biascicando un ciao al di sotto della soglia
dell’udibilità.
Melina si volta di nuovo verso di me.
“E tu…se non vuoi che dica tutto ai tuoi ti conviene
infilarti questa e cominciare a raccontare.”
Sorride, lanciandomi la mia camicia da notte.
“Ehi, e la secondina che ha appena cacciato Walter dove è
finita?” Chiedo, mentre mi cambio.
“Quella era tutta scena! Walter hai detto? Che nome strano.
Non è di qui, vero? È il tuo ragazzo?”
“Ehi, Melina, lasciami rispondere!” Esclamo, interrompendo
il fiume di domande. “È italiano e sì, è il mio ragazzo… almeno credo…”
Rispondo, sedendomi sul mio letto.
“Che significa quel credo?”
Significa che ufficialmente non stiamo insieme…non ancora…”
“Capisco… è il classico amico che, non si sa come, finisci
per baciare on un amore e una passione di cui non credevi nemmeno di essere
capace, giusto?”
“Precisamente.”
“Beh, complimenti: di solito questi sono gli amori che
durano di più. E poi, gioia, devo dire che te lo sei scelto proprio bene. Ha un
risichino niente male, il giovane!”
Melina!”
“Che c’è? Aveva la camicia bianca e bagnata; non è che se
una si fidanza poi viaggia con i paraocchi!” Si discolpa lei, sorridendo con
una punta di malizia.
Ridendo, le tiro un cuscino dritto in faccia.
Mi sta troppo simpatica, la fidanzata del mio fratellone,
anche se a volte sembra che sia io la più adulta tra le due.
“Che ne dici, innamorata, dormiamo?”
Mi stendo sul letto, infilandomi per bene sotto al piumone e
spengo la luce.
Mi sa tanto che domani avrò un raffreddore coi fiocchi ma,
chissà come mai, non potrebbe importarmene di meno.
“Non riesci a dormire, vero?” La voce di Melina mi raggiunge
nel buio dopo una decina di minuti.
“No…” Ammetto. “Ho paura che, se mi addormento, domani
mattina scoprirò che non è vero niente, che è stato tutto un sogno.”
“Beh, tesoro, questa sensazione ce l’ho anche io ogni volta
che mi addormento vicino a tuo fratello, anche se stiamo insieme da più di tre
anni ma sai che cosa? Ogni mattina al mio risveglio lui è ancora lì. Perché con
il tuo giovane italiano dovrebbe essere diverso?”
“No ne ho idea. Tutto ciò che so è che ho sognato così tante
volte quello che è successo stanotte da faticare a credere che sia tutto vero.”
WALTER
Ombra.
Luce.
Buio
Luce buio ombra luce.
Oramai sono due ore che guardo il soffitto, contando le
macchine che passano sulla strada qui sotto attraverso la luce dei fari che
perfora l’oscurità.
Eccone un’altra.
Siamo a quota 112.
Mi sembro più cretino del solito ma dovevo pur trovare
qualcosa da fare.
Tanto sta notte di dormire manco a parlarne.
Mi sento strano, come se avessi bevuto chissà quanto.
Il mio cuore sta facendo break dance da un sacco di tempo e
non accenna a smettere. In più, ogni volta che mi appisolo, un paio di occhi
azzurri, i suoi occhi, sono lì che mi aspettano, mandando a farsi benedire quel
poco sonno che ero riuscito a recuperare.
Come ho fatto ad essere così infinitamente idiota per tutto
questo tempo?
Cioè, di essere un pirla lo sapevo, ma non credevo fino al
punto di non accorgermi che una ragazza stupenda è innamorata di me e che io la
ricambio con tutto il cuore.
Beh, devo ricredermi: evidentemente lo sono davvero.
È incredibile quanto non sia dispiaciuto per il tradimento
di Lily.
Cioè, ci sono rimasto male, ma è una questione di orgoglio,
non di amore.
Forse, in fondo, ho sempre saputo che lei non era per me.
Forse ho deciso di stare con lei perché in Italia è così
raro che io piaccia ad una ragazza che qui ho
deciso di cogliere al volo la prima occasione che mi si è
presentata.
Errore madornale, perché avrei potuto passare molto più tempo
con Ally ma pazienza.
Forse è stato persino meglio così.
Comunque Lily è pure riuscita ad insegnarmi qualcosa: mai
baciare chi critica i tuoi guanti preferiti.
Sorrido nel buio.
Nemmeno con me stesso riesco ad essere serio.
Devo aver preso da papà…
Aho, non c’è storia: stanotte nun se dorme.
Rassegnato, prendo il mio MP3 e accendo la musica…
Max Pezzali…La regola dell’amico..
Eh no, caro Max, mi dispiace ma stavolta la tua infallibile
regola ha preso una bella cantonata.
“Here’s a
message for you!” Gracchia il mio telefono.
Uffa, ma chi è a quest’ora?
“Here’s a
message for you!”
Ancora?!
Ma che è, tutti alle Quattro del mattino decidono di mandare
messaggi a me?
Sicuro come l’oro che è qualcuno da Roma che ha dimenticato
il fuso orario.
Apro il primo
Altro che Roma, è Lily.
“Ciao, tesoro, mi dispiace per prima ma non sono riuscita ad
oppormi…non volevo baciarlo… Tutto ok tra noi?”
Sì, certo, come no.
A me va tutto alla grande, cara la mia Lily.
Tutto grazie a te e al signor Harley-Davidson.
Cancello l’sms senza rispondere e apro il secondo.
“Sei sveglio? Io non riesco a dormire..ho tanta paura che
sia tutto un sogno…”
Allison…
“Indovinato. Il sonno sembra essere andato in vacanza,
stanotte. Beh, se è un sogno ti prometto che farò tutto il possibile perché
diventi realtà.”
Capitolo 16 *** CAPITOLO 17 - SPETTACOLO DI CAPODANNO ***
CAPITOLO 17 – SPETTACOLO DI CAPODANNO
Prima
di lasciarvi a questo capitolo, volevo ringraziare Shun di Andromeda, che
commenta sempre (grazie, è fantastico per chi scrive ricevere commenti!!!) e
anche a chi legge soltanto! Spero che anche i capitoli che mancano vi piacciano!
Un bacio
Temperance
CAPITOLO 17 – SPETTACOLO DI CAPODANNO
Con la partecipazione di Corbin Bleu
nel ruolo di… Corbin Bleu.
N.B. I versi di Shakespeare non sono
citati alla lettera.
“Tu sei tu
con niente addosso o ben vestita
giuro
tu sei per me la prima attrice
ma anche questo non si dice
penseresti a una bugia.”
(pooh, Quel che non si dice)
ALLISON
“Ehi, ragazzi, meno dieci secondi al 2007!” Esclama il dj
della serata, un ragazzo con un anno più di me arrivato a scuola da poco del
quale non so il nome.
“NOVE!” Inizia il conto alla rovescia, proprio mentre Walter
mi si affianca.
“Uooo…Per poco non mi perdevo la mezzanotte!”
“Certo che hai un tempismo… alle 23.57 dovevi andare in
bagno?!”
“Eh, tesoro, se la natura chiama…”
Alzo gli occhi al cielo, unendomi al coro generale.
“QUATTRO!”
Walter mi prende la mano.
“TRE!”
Prima mi ha raccontato…
“DUE!”
…che chi sta insieme a capodanno sta insieme tutto l’anno…
“UNO!”
Speriamo che sia vero!
“BUON ANNO WASHINGTON D.C.!” Grida il dj dalla console,
mentre io getto le braccia al collo a Walter e gli regalo il tradizionale bacio
di capodanno, come fa ogni altra ragazza dotata di cavaliere.
È la prima volta che sono una di loro…
“Vieni, ho una sorpresa per te.” Dice Walter, prendendomi
per mano e avviandosi verso l’uscita della grande palestra dove è stato
allestito il ballo.
Stiamo per uscire, quando Al ci affianca.
Ha gli occhi rossi…avrà di nuovo bevuto troppo.
“Ally, Wal, vi devo parlare.”
“Al, ci sentiamo più tardi…o più presto, a seconda dei punti
di vista… Comunque ora devo far vedere una cosa ad Allison e ho solo un’ora e
mezza per tutto.”
“Ti chiamo io, ok?” Aggiungo.
Al annuisce debolmente e si volta, camminando barcollante
tra gli altri studenti.
“Stavolta ha veramente esagerato con i drink” Commento.
Al è la mia migliore amica da una vita ed è una bellissima
persona ma a volte si comporta da vera stupida.
Da quando esce con quel Jeremy, poi…
“Non preoccuparti per lei; ha solo bevuto un bicchiere di
troppo. Andiamo?”
CORBIN
Uff, sono stanco morto!
Che barba stare alla console tutta la sera, senza poter fare
nemmeno un giretto in pista… Giuro che è l’ultima volta che lo faccio!
Sì… e questa quante volte l’ho già detta?
La verità è che io e la musica siamo gemelli siamesi: non
possiamo stare lontani.
Per fortuna il ballo è finito e io posso levare le
tende;oramai qui ci sono solo
coppiette appiccicose intente a sbaciucchiarsi od occupate in attività affini.
Raccolgo cuffie e microfoni vari ed esco.
Direi che la mia prima festa a Washington non è stata male.
Certo, qui non sono in centro città e questo ballo impallidirebbe di fronte a
quelli di Los Angeles o di Parigi, ma comunque niente affatto male.
Diciamo che qui mi piace più di molti altri posti dove ho
abitato. Spero solo di poterci rimanere per un po’…
Cavoli, si vede che stiamo in periferia! Qui fuori è buio al
massimo! I lampioni sono pochi e quasi tutti fulminati e la luce più grande è
data dai fari delle macchine di passaggio.
Ahio!
Ma porca…
Senza nemmeno rendermene conto mi ritrovo seduto sul mio
amplificatore… ma come ho fatto a cadere?
“Ti sei fatto male?” Mi chiede una voce.
Alzando gli occhi, vedo una ragazza che mi tende la mano dal
muretto dove è seduta.
“Mi dispiace, devi avere inciampato nella mia borsa.”
Ecco risolto il mistero.
“No, figurati, sto bene.” Rispondo, afferrando la mano ed
alzandomi.
Faccio per prendere l’amplificatore ma mi ritrovo a
stringere solo la maniglia.
“Lui forse un po’ meno…”
Le scappa una risatina divertita alla quale rispondo
sorridendo a mia volta.
La guardo meglio e mi accorgo che è la stessa ragazza che ho
osservato tutta la sera, quella che non ha ballato mai e che è rimasta per
tutto il tempo vicino al tavolo del punch senza sfiorarne un bicchiere.
Ho chiesto a qualcuno come si chiama…
“Tu sei Alexandra Hodgings del quarto anno, giusto?”
“Sì, e tu sei quello nuovo dell’ultimo. Puoi chiamarmi Al,
se vuoi.”
“Corbin Bleu, piacere…e puoi chiamarmi Corbin, se vuoi.”
Pessima battuta, idiota!
Il suo cellulare emette l’inconfondibile BIP-BIP che segnala
l’arrivo di un sms.
Mentre lo legge, la luce del telefonino illumina i suoi
occhi, gonfi e cerchiati di rosso… ha pianto.
Ad un tratto, come colta da rabbia improvvisa, getta il
cellulare per terra e inizia a singhiozzare.
Salto sul muretto vicino a lei e la stringo a me fino a
quando non si calma un po’.
“Tutto bene?” Chiedo, spostandole una ciocca di capelli
corvini dietro all’orecchio.
Anche con gli occhi gonfi di pianto è veramente una
bellissima ragazza…
Scuote la testa.
“No…no, non va tutto bene…”
Salta giù dal muretto, raccoglie il telefono e lo infila
nella borsetta, poi mi guarda.
“Scusa, tu non c’entri niente in questa storia. Vai pure, io
troverò un passaggio.”
“Non se ne parla nemmeno!” Mi alzo e l’afferro per un
braccio.
Mi rendo conto di essere stato un po’ brusco e, quindi,
aggiungo, più dolcemente:
“Sei scoppiata a piangere davanti a me; ora il minimo che tu
possa fare è dirmi perché, non trovi?”
“Ma Corbin, io…”
“Niente ma. Hai fame? Ho visto che non hai mangiato nulla
alla festa.”
Al sorride, rassegnata.
Dio, quegli occhi scuri mi fanno girare la testa…
“Non mi libererò mai di te, vero?”
“No, spiacente.”
“Beh, in questo caso… credo proprio di sentire un certo
languorino… ma è la una passata, non si trova nessuno aperto a quest’ora!”
La guardo, inarcando le sopracciglia.
“Ma signorina, lei dimentica che è capodanno! Oggi la vera
vita è iniziata a mezzanotte!”
WALTER
“Si può sapere dove accidenti stiamo andando?” Chiede
Allison, spazientita.
“Non ci stiamo andando. Siamo arrivati.”
“Allora posso aprire gli occhi?”
“No, ancora un attimo.”
Apro la grande porta ed entriamo.
“Ancora un minuto… Non sbirciare, eh!”
“Non sbircio, tranquillo. Tu muoviti, però!”
“Attenta, ora ci sono quattro gradini.”
“Dove, qu…Ahio!”
Ally inciampa nel primo gradino…. Donne…
“Cioè, meno male che te lo avevo detto! Ti sei fatta male?”
Chiedo, aiutandola ad alzarsi.
Lei, però, non mi sente nemmeno. Cadendo ha aperto gli occhi
e capito dove siamo.
Uffa.
Mai che riesca a portare a termine una sorpresa come dico
io.
“Ally, sie tra noi?”
Lei si volta verso di me con gli occhi quasi lucidi.
“Walter, siamo…”
“Al Teatro Pioneer di Washington D.C.? Sì, esattamente.”
“Ma come…cosa…come hai fatto?”
“Diciamo che ho usato il mio irresistibile fascino di
giovane europeo.”
“A essere serio non ci riesci mai, vero?” Chiede, dandomi un
bacio leggero.
“No, in effetti la serietà non rientra tra le mie
innumerevoli doti.”
Mentre ride, la prendo per mano, accompagnandola sul palco.
“E ora?”
“Ora, per un’ora e mezza, il teatro è tutto tuo.Fammi vedere
quanto vali come attrice!”
“Davvero?”
“Certo! Voglio… mmm… Shakespeare!” Non conosco altri autori
inglesi o americani… con il vecchio Willy almeno vado sul sicuro.
“Ok, allora scendi dal palco. Mettiti lì…ecco, così…bene.”
“Ma devo recitare pure io?”
Non risponde.
Si inginocchia sul bordo del palco, proprio davanti a me.
“Romeo, perché sei tu, Romeo? Rinnega tuo padre, rinunzia al
tuo nome. Solo il tuo nome mi è nemico. Un nome… Cosa è dopotutto un nome? Non
è braccio o gamba o cuore o altra cosa utile alla vita dell’uomo. Ciò che noi
chiamiamo rosa con un altro nome non avrebbe, forse, l’identico profumo?”
La luce nei suoi occhi è qualcosa di magico. È incredibile,
sembra quasi un’altra persona. Non credevo esistessero passioni tanto forti.
Mi prende le mani, concludendo il suo monologo.
È bellissima, lei, improvvisata Giulietta in un teatro di
periferia.
“Liberati,dunque del tuo nome e prendi in cambio tutta me
stessa.”
Vorrei rispondere anche io in shakespeiriano ma letteratura
inglese non è mai stata esattamente la mia materia preferita e non ricordo bene
quello che dice Romeo.
Aho, io ce provo!
“Dio, in cui tanti sogni e speranze sono riposti. Dio, s un
Dio davvero esiste, lasciami prima che mi raggiunga la dolce, nera signora
–morte, ahimè!- di tante migliaia deporre l’ultimo, povero bacio sulle sue
labbra.”
Ally mi accarezza il viso, sorridendo.
“Bel tentativo. Dramma sbagliato ma ottima interpretazione.”
“No, ho sbagliato tragedia!”
Non ci posso credere….. vabbè sbagliare le parole ma non
l’opera!
“Almeno è Shakespeare?”
“Sì, tranquillo. In questo ci hai preso.”
“E che personaggio avrei interpretato, di grazia?”
“Antonio, generale romano che, in punto di morte, chiede a
Dio di lasciargli donare un ultimo bacio alla regina egizia Cleopatra, suo
unico grande amore. È una delle storie d’amore più belle mai scritte ed è anche
una delle mie rappresentazioni preferite.”
“Ma io lo sapevo! Era tutto calcolato!”
“Sì, come no. Magari salta fuori che Shakespeare era pure un
tuo lontano parente.”
“Beh, in effetti…”
“Stai zitto, che è meglio. Dai, finiamo la scena. Ora
Antonio bacia Cleopatra e poi muore tra le sue braccia.”
“Mmm… Non è che potremmo fermarci al bacio?”
“Vedremo…”
“Siamo fatti della stessa
sostanza dei sogni.”
(William Shakespeare, Sogno di
una notte di mezza estate)
Capitolo 17 *** CAPITOLO 18 - AL CORBIN, CORBIN AL ***
CAPITOLO 18 – AL, CORBIN, CORBIN, AL
CAPITOLO 18 – AL, CORBIN, CORBIN, AL
(Cenerentola innamorata)
basato sulla canzone
“Cenerentola innamorata” di Marco Masini.
AL
Il locale nel quale entriamo è piccolo e nascosto ma,
malgrado l’ora, pieno di gente.
Seguo Corbin al primo tavolo libero, dove ci sediamo.
Ho capito è una cosa seria
E poi ora non puoi parlare
Vengo a prenderti io stasera
Quando esci dal lavorare
Una breve telefonata
Lo sai bene che siamo
amici...
“I signori vogliono ordinare?”
Chiediamo alla giovane cameriera di portarci una fetta di
torta al cioccolato –della quale sento davvero il bisogno- e un bicchiere
d’acqua ciascuno.
Non appena finiamo di consumare –divorare sarebbe più
appropriato, nel mio caso- i due pezzi di dolce, Corbin inizia ad affrontare
quel discorso che mi fa così mortalmente paura.
So già che piangerò come le cascate del Niagara ma devo
parlarne con qualcuno, se non voglio esplodere.
“Allora... come mai sei così giù, questa sera? Non è normale
essere tristi a capodanno!”
“É che è successo qualcosa di terribilmente inaspettato e io
sono stata un’idiota a lasciare che accadesse. Mi sento... mi sento totalmente
sbagliata per la parte che mi trovo a dover interpretare.”
Le lacrime mi appannano la vista e subito sento la mano di
Corbin posarsi sulla mia.
Non avevo mai pensato che gli angeli potessero avere pelle
scura e folti ricci castani...
Non dice nulla ma sento che non esiste modo migliore per
consolarmi.
Non è vero che sei sbagliata
Siamo tutti un po’ più
infelici
E ti ascolto parlare appena
Dal tuo tenero nascondiglio...
Mi abbasso un po’, scivolando sulla sedia
Quanto vorrei poter sparire del tutto...
Conosci
Jeremy Wells?”
Il mio angelo nero annuisce silenziosamente.
“Beh, sono uscita con lui fino a un mese fa, quando ho
capito che da me non voleva altro che...”
“Sesso?”
Questa volta, tocca a me annuire.
Se solo ripenso a quel bastardo... e io che ne ero pure
innamorata!
“Esatto. L’ho lasciato ma pochi giorni fa mi sono resa conto
di essere... che sono...” Dio, nemmeno riesco a dirlo!
Abbasso istintivamente il capo verso il mio ventre e,
evidentemente, da questo gesto Corbin capisce tutto.
Spalanca gli occhi, incredulo, ma non mi lascia la mano.
“Sei... incinta?”
Alla fine di questa cena
Tu mi dici che aspetti un
figlio.
Non ce la faccio più a trattenermi e scoppio a piangere.
Lui si alza e viene a sedersi accanto a me, stringendomi
forte come poco fa, sul muretto, riuscendo incredibilmente a calmarmi.
“E quell’idiota ti ha abbandonata?” Mentre annuisco, sento
che io suo corpo è attraversato da un moto d’ira che, però non riesce a
cacciare la dolcezza dal suo abbraccio.
“ice che non posso provare che è figlio suo.”
“E il test del DNA?”
“Non posso fare niente senza il suo consenso. Sono sola,
Corbin... Ai miei non voglio dire niente prima di decidere se tenerlo o meno e
la mia migliore amica sta vivendo forse il più bel momento della sua vita, non
voglio darle pensieri. Io, però, da sola non ce la faccio. Avevo letteralmente
perso la testa per lui, per quei suoi occhi azzurri e sapere che anche lui mi
amava era la sensazione più bella che avessi mai provato... Perché sono rimasta
sola?”
Non è da me fare la vittima e non so nemmeno perché mi sto
confidando con un perfetto sconosciuto ma sono davvero distrutta...
Lui ti ha detto che non è pronto
E che è suo non lo puoi
provare
Ti ha lasciata da sola e
intanto
Tu da sola non sai che fare
Era bello sentirsi amata
Nei suoi occhi vedevi il mare
Cenerentola innamorata...
“Tu non sei sola, hai i tuoi amici ma, soprattutto, hai me.
Io non ti lascio sola, capito?”
“Ma ti conosco da dieci minuti...”
Quanto vorrei averti incontrato prima. Prima di Jeremy,
prima di tutto questo casino... Sento che avrei potuto amarti... ma così...
vale la pena amare così?
Non ti posso incasinare la vita...
“E che importa! C’è qualche modo in cui posso aiutarti?
Anche una cosa stupida, basta che ti faccia stare meglio.”
“Dimmi cosa devo fare...”
“Al, solo tu lo puoi decidere. Tu amavi Jeremy ma lui,
evidentemente, non amava te. Devi solo capire questo: vuoi un figlio da
qualcuno che non ti ama?”
Dico, Corbin, non lo so!
Ho diciassette anni... non si diventa madri a diciassette
anni! A diciassette anni ci si diverte, si studia, a volte si ama. Se tenessi
questo bambino so per certo che la mia adolescenza finirebbe... ma posso
davvero uccidere mio figlio?
Nuove lacrime si tuffano dai miei occhi sulla camicia
colorata del mio angelo custode e io non posso che essergli riconoscente per
essere lì con me.
Cosa vuoi, che ti posso dire?
Non so darti nessun consiglio
Forse devi solo sentire
Se davvero lo vuoi un figlio
Di un amore una volta sola
Di un amore che non è amore
Nella notte ci pensi ancora
Mentre piangi e non sai che
fare
Ma non è vero che sei
sbagliata
Nei suoi occhi vedevi il mare
Cenerentola innamorata...
Non so per quanto tempo restiamo abbracciati in quel
ristorante semisconosciuto.
Tutto ciò che sento è il corpo caldo di Corbin stretto al
mio e le sue braccia che mi cullano come una bambina impaurita... che poi è
proprio quello che mi sembra di essere.
Vorrei che non esistesse nulla all’infuori di me e lui...
Ad un tratto, la sua mano corre sotto al mio mento,
sollevandomi gentilmente il capo, costringendomi a guardarlo negli occhi.
“Stai bene?”
“Nel limite del possibile...”
Mi sorride.
Perché quel sorriso mi fa battere il cuore a tremila miglia
all’ora?
Cuore, non fare scherzi!
Non mi posso innamorare di lui!
“Al? Al, sei con noi? Ti vedo un po’ persa...che ne dici,
facciamo un giro?”
“Ah, Corbin?”
“Sì?”
“Grazie.”
Lui sorride di nuovo –dovrebbero mettere fuori legge quei
sorrisi!- e mi passa un braccio intorno alle spalle, spingendomi fuori dal
ristorante.
Il cielo è sereno e pieno di stelle... è una notte davvero
romantica!
Chissà dove sono Ally e Walter. Lui ha detto di averle
preparato una sorpresa speciale... e non potrebbe essere altrimenti, visto che
lui stesso è una persona speciale.
Come Corbin.
In fondo, chi glielo fa fare si stare qui con me?
Non lo so, ma io con lui sto bene. Meglio che con chiunque
altro, persino che con Ally.
A dire il vero, non sono mai stata così con un ragazzo, men
che meno con quell’idiota di Jeremy.
E sì che le poche volte che l’ho incontrato a scuola, tutto
ciò che mi ero chiesta, vedendo quello stuolo di ragazze che si portava sempre
appresso, era chiedermi cosa diavolo avesse di così speciale da piacere a
tutte.
Mi sento come una bambina che si innamora del vicino di
banco un po’ imbranato, quello a cui tutti rubano le caramelle e che lei non
aveva mai notato e che poi, all’improvviso, fa qualcosa di assolutamente unico
e inaspettato, rivelandosi per ciò che davvero è: migliore del più carino della
classe, migliore del suo attore preferito, migliore di tutti gli altri bambini
della scuola elementare...e forse anche delle medie. E la bambina non sa perché
sia così, sa solo che non può più fare a meno di lui.
“Ehi, Al, guarda la luna!”
Alzo gli occhi, seguendo il dito di Corbin.
Che spettacolo!
“Wow! É enorme!”
“Già, solo un’altra volta l’ho vista così. Vivevo in Europa,
in Spagna.”
“Hai vissuto in Spagna?!”
“Sì, in Spagna, in Italia, Germania, Sud America...”
Così iniziamo a parlare del nostro passato e del nostro
futuro, di ciò che siamo stati finora e di ciò che vorremmo essere e io quasi
dimentico i miei problemi, il tempo che passa, le decisioni da prendere...
Quando usciamo dal ristorante
Sembri ancora più piccolina
C’è una luna come un gigante
E parlando è già domattina...
... e ad un tratto tutto diventa lampante, chiaro come il
sole che sta sorgendo.
Non so se sia possibile o ragionevole innamorarsi in una
notte.
Non so se sia possibile, non credo, ma a me è successo.
A me!
Io, Alexandra Hodgings che non ha mai voluto ammettere
l’esistenza dell’amore a prima vista!
Beh, mi devo ricredere.
Se devo avere un futuro su questa terra, voglio che nel mio
futuro ci sia lui.
Non voglio niente che mi ricordi Jeremy e, perciò, non posso
essere la madre di suo figlio.
Di punto in bianco mi fermo e costringo Corbin a guardarmi.
“Vuoi davvero aiutarmi?”
“Certo...” Mi guarda stupito, preoccupato e speranzoso a un
tempo.
“Portami in ospedale.”
CORBIN
Guido verso l’ospedale con il cuore che mi martella da
qualche parte all’altezza delle orecchie.
Vorrei dirle di fermarsi, di riflettere, di non fare una
sciocchezza simile.
Lo vorrei, ma poi mi chiedo che diritto ho di farlo, di
intromettermi nella sua vita, nei suoi problemi.
Vorrei dirle che io per lei ci sarò sempre, bambino o no, e
che mi sono innamorato dal primissimo minuto, dal primo sguardo, ieri sera,
quando nemmeno sapevo il suo nome, quando lei per me era solo la bella ragazza
che non voleva ballare... è possibile che siano passate soltanto poche ore?
Sì, d’accordo, ma anche se le dicessi tutto questo, l’unico
risultato sarebbe quello di farmi ridere in faccia.
E poi io non posso avere una storia.
Il mio lavoro mi costringe a viaggiare spesso, troppo
spesso, e io non credo molto nei rapporti a distanza. Eppure, Al, per quanto
sia una pazzia, io per te sarei disposto a rinunciare al mio lavoro, allo stile
di vita che ho condotto fino ad ora.
Non avevo mai pensato di vivere in un modo diverso, di poter
essere un ragazzo come gli altri... mai, finché non ti ho incontrata.
Ti prego, Al, ti prego, non uccidere quel bambino... se non
fosse stato per lui, chissà se ci saremmo mai conosciuti.
Forse sì, dopotutto andiamo alla stessa scuola, però sono
contento che si successo così, senza che tu sappia chi sono o, meglio, cosa
sono.
Il che, a pensarci bene, è strano: sono pochissime a scuola
le ragazze che non mi conoscono.
Nel parcheggio dove non avrei voluto arrivare mai, tu scendi
dalla macchina e io vorrei afferrarti per un braccio e non lasciarti più,
vorrei impedirti di fare ciò di cui poi ti pentirai ma tutto ciò che
effettivamente faccio è scendere a mia volta dalla macchina, sedermi sul cofano
e bisbigliare un misero “Ti aspetto qui”, mentre i incammini verso la porta.
Forse l’ospedale è chiuso...
Oh, ma piantala, Corbin!
Gli ospedali non chiudono!
Dovresti solo tirare fuori le palle che ti hanno permesso di
diventare quello che sei e correrle dietro!
Sotto il muro dell’ospedale
Che terribile decisione
Piccolina fai il bene e il
male
Piccolina su quel portone...
AL
Cosa sto facendo?
Io non sono un’assassina...non posso uccidere mio figlio!
Sì, ma nemmeno posso tenerlo...
Dio, cosa devo fare?
CORBIN
Non posso lasciarla andare.
Chi se ne frega se ho diritto o meno di interferire nella
sua vita, almeno devo provarci!
I miei propositi, però, non fanno in tempo a realizzarsi,
perché non ho nemmeno finito di muovere il primo passo che mi ritrovo di nuovo
seduto sul cofano dell’auto, con le braccia di Al intorno al collo e le sue
labbra sulle mie.
Poi ti fermi e ritorni indietro
Nel mio cuore me l’aspettavo
Mentre l’alba ci appanna il
vetro
Tu sorridi a un amore nuovo
Istintivamente, rispondo al bacio, stringendola forte a me.
Forse, dopotutto, non è poi così ridicolo innamorarsi nel
giro di una notte...
Quando si allontana da me, nei suoi occhi brilla una luce
nuova, diversa, che la rende persino più bella di prima.
“Corbin, non prendermi per stupida, ma io...”
“Anche io.” Rispondo, senza lasciarle finire la frase.
“E tu... staresti con me anche se sono incinta?”
sorrido... come può anche solo pensare il contrario?
“Tuo figlio non può rimanere senza un padre, no?”
Quella che leggo nei suoi occhi è pura felicità. Non l’avevo
mai vista prima...e la sua luce è più forte di quella dei riflettori che ho
puntati addosso ogni giorno, più forte persino del sole che splende ormai alto
nel cielo.
Ci baciamo di nuovo, senza altre parole.
Non servono.
“Vieni, andiamo a casa.”
Con il sole ti porto a casa
Ed in macchina vuoi cantare
Sei felice come una sposa
Perché adesso lo sai che fare
Perché adesso ti senti amata
E nei tuoi occhi si vede il
mare
Cenerentola innamorata...
AL
Arriviamo a casa mia dopo un quarto d’ora scarso.
Non sapevo che in meno di venti minuti si possa passare da una
grande rabbia e confusione alla felicità più immensa che si riesca ad
immaginare!
Mi sono innamorata e questa volta è davvero!
Prima di scendere chiamo Ally ma mi risponde la segreteria.
“Ciao Boothy, sono Al. Non ti preoccupare se ieri sera ti
sono sembrata un po’ così, ora è tutto a posto. Sono felice, Allison, sono
felice perché oggi ho sentito per la prima volta il sapore del vero amore.
Appena ci vediamo ti racconto tutto. Ti voglio bene!”
Attacco e mi volto verso Corbin, che mi guarda divertito.
“E che sapore ha il vero amore?”
“Lo stesso delle tue labbra.” Rispondo, posandogli un bacio
leggero su una guancia.
“Pronta?”
evo parlare ai miei...ho paura...
Corbin mi prende la mano; se c’è lui con me ce la posso
fare.
“Pronta!”
Non appena mettiamo piede fuori dalla macchina, una selva di
flash ci acceca e una mandria di giornalisti inizia a tempestarci di domande.
Capitolo 18 *** CAPITOLO 19 - SE C'è UN POSTO NEL TUO CUORE ***
CAPITOLO 19 – SE C’É UN POSTO NEL TUO CUORE
Ciao!!!
Scusate se rompo, ma volevo ringraziare Shun di Andromeda che commenta
sempre...e anche tutti quelli che leggono soltanto! E poi, naturalmente, anche
la mia sore Vitto che c’è sempre e che fa delle bellissime illustrazioni per
questa storia! Ti voglio bene!!
CAPITOLO 19 – SE C’É UN POSTO NEL TUO CUORE
L’amore è quando
il cuore ha la sensazione di essere arrivato a casa. Una vocina ti dice:
“È lui, è lui per
la vita”
E senti che non
dovrai mai più correre a cercare, mai più piangere, lottare contro quelli che non
capiscono, sentirti sola.
Da oggi con te c’è
lui e senti che sarà per sempre.
(da Notte prima
degli esami oggi – Blog di Azzurra)
ALLISON
“Sul serio? Sono davvero felice per te, Al! E lui com’è?
Dai, descrivimelo!”
“Ok, allora…è poco più alto di me, pelle scura ma tratti
europei, capelli castani, lunghi e riccissimi e occhi neri come l’inchiostro.”
“Aspetta, ma è il tizio che faceva il dj al ballo?”
“Sì, proprio lui.”
“Carinissimo!”
“Già….Ti ho detto che fa l’attore per la Disney?”
“No, ti era sfuggito questo particolare.” La solita
Al…sempre con la testa da un’altra parte.
“Beh, ha recitato in ‘High School Musical’ 1 e 2 ed è stato
protagonista di ‘Jump in!’…. Ad essere sincera non ho mai visto nessuno dei tre
ma mi rifarò presto. E mica me lo aveva detto, lo scemo, che è famoso! Ieri
mattina mi ha accompagnata a casa per starmi vicino mentre dicevo ai miei del
bambino e Bum!, appena scesi dalla macchina un branco di giornalisti che,
evidentemente, ci aveva seguiti, ha iniziato a tempestarci di domande! Siamo
dovuti praticamente scappare in casa e…”
“Al, respira!” La mia amica si ferma un secondo, mentre il
mio cervello si sforza di immagazzinare le 1500 informazioni appena ricevute.
C’è qualcosa che non torna, però…
“Ehi, hai detto di dover parlare ai tuoi di un bambino…
quale bambino?”
“Ah, sì, questa è l’altra cosa che dovevo dirti… sono
incinta.”
Pugno nello stomaco.
Ma che è, scema? Non mi può dare una notizia del genere per
telefono! E tranquillissima, poi!
Allison, sono andata a fare la spesa. Allison, aspetto un
bambino. Esattamente lo stesso tono!
Come minimo è uno dei suoi soliti scherzi….
“Cosa?! Ma se vi siete conosciuti l’altro ieri!”
“Non è di Corbin, cretina! È di Jeremy.”
“Ah, sì, certo, capisco.” Rispondo, con aria
accondiscendente, giusto per farle capire che non ci sono cascata. “E Corbin,
uno famoso e, credo, pure ricco, che può avere tutte le ragazze che vuole solo
schioccando le dita, si è messo con te malgrado tu aspetti il figlio di un
altro, giusto?”
“Sì, Ally, giusto. Guarda che non ti sto raccontando balle.
Corbin è una persona fantastica ed è disposto a fare dei sacrifici non
indifferenti per stare con me. Lo amo e so che è il ragazzo giusto per me e il
fatto che io sia stata così stupida da andare a letto con Jeremy non cambia le
cose.”
Al ha alzato la voce…
Al non alza mai la voce…o almeno non per delle sciocchezze…
Oddio, questo vuol dire che…
“Calma, calma, Al,mi dispiace, pensavo che scherzassi….e
sono anche nervosa di mio perché domani Walter parte. I tuoi come l’hanno presa?”
“Mah, direi sorprendentemente bene…comunque meglio di quanto
mi aspettassi. Mio padre ha tentato di uccidere Corbin e poi, quando sono
riuscita a fargli capire che il padre non è lui, l’ha abbracciato, dandogli del
bravo ragazzo e minacciando Jeremy di una morte dolorosa e prematura. Mia
madre, invece, è partita in quarta come suo solito. Visto che il danno è fatto,
ha detto, tanto vale iniziare a prepararsi, ed è corsa in soffitta a tirare
fuori i miei vecchi vestitini.”
“Zia Angela è sempre zia Angela…” Non trovo nient’altro da
dire…non ci sto con la testa oggi…
“Ohi, Ally, ti sento strana. Ti ho sconvolta a tal punto o è
per via di Walter?”
“Walter, direi… Ho sempre saputo che sarebbe tornato in
Italia, ma così è troppo presto…domani mattina è così vicina…”
“Ti capisco, piccola… Allora ti lascio stare un po’ con lui
e vado a cenare. Bacione?”
“Bacione!” Le schiocco un sonoro smack attraverso la
cornetta e chiudo la telefonata, accendendo contemporaneamente il mio lettore
CD.
Sarà la ventesima volta che ascolto “Arrivederci Roma” oggi
e mi rendo conto di essere un po’ fissata ma mi piace così tanto… Mi fa
ripensare a tutti i momenti belli di questi cinque mesi.
Walter l’ha tradotta per me, anche se io gli avevo detto di
non farlo, visto che tra una settimana inizierò un corso di italiano…
Cavoli…
Al aspetta un bambino…
Forse, dopotutto, stiamo davvero crescendo. In un anno sono
cambiate così tante cose…
TOC TOC
Bussano alla porta…ma sono talmente comoda qui, al calduccio
nel mio lettino, che non ho proprio voglia di alzarmi ad aprire.
“Avanti!”
“Ehilà!” Walter fa capolino all’interno della stanza e io mi
metto seduta.
Non ci credo che è la nostra ultima sera insieme…
Dovevamo avere ancora un mese abbondante ma la settimana
scorsa, poco prima di Natale, ha chiamato Stefania, sua madre, dicendo che
Walter doveva tornare in anticipo per il matrimonio di non so quale cugino del
quale si era completamente dimenticata.
Non è giusto.
“Che ascolti?” Chiede lui, sedendosi accanto a me.
“Arrivederci Roma. Credo che non mi stancherò mai di questa
canzone.”
“È bella, però ora basta.” Così dicendo, mi strappa dalle
mani il lettore CD per sostituirlo con il suo MP3. “È impostato su una canzone
che avrei voluto dedicarti ma che, siccome non so chi sia più intonato tra me e
un corvo, ti conviene ascoltare da qui. Te lo lascio e vado a finire di fare le
valigie. Se hai voglia, più tardi fai un salto in camera mia, ok?”
“Ok, capo!”
“Ah, la canzone vera è in italiano, questa è la traduzione
cantata dal mio amico Marco. A dopo!” Mi scompiglia affettuosamente i capelli
con una mano ed esce, lasciandomi sola con il suo MP3.
Spero non sia uno di quei noiosissimi rap che gli piacciono
tanto e che io odio con tutta me stessa… proviamo!
La musica parte…e, menomale, è una melodia dolce, anche se
un po’ particolare.
Beh, in fondo, conoscendo Walter, saranno le parole a
contare.
Mi stendo sul letto, mentre la bella voce di Marco inizia a
cantare.
Riposa gli occhi e non pensare
c'è la notte che ti aiuta
e dormi e lasciami giocare
a quando non sarai più qui
a quando un giorno un nuovo amore
ci riscalderà di più.
E dormi stretta alla mia pelle
che domani non si sa
e sogna che il tuo compleanno
tornerà tra appena un anno
e avrai volato e navigato
e io chissà dove sarò
ma se c'è un posto nel tuo cuore
non farò rumore
tienilo per me.
Al vento che cambia
a un cielo bambino
ai fuochi di festa
a me che resto qui vicino
ai nostri pensieri
ai sogni di ieri
a tutti gli amori
che incontrerai c'è ancora tutto da inventare
sulle rive del tuo mare
e avrai bufere, vento e sole
ed ancora e ancora amore
e cambieranno le parole
sulla musica che sai
ma se c'è un posto nel tuo cuore
non farò rumore
tienilo per me.
Al vento che cambia
che spettina il cuore
ai piedi nel mare
a tutte quante le parole
ai cieli di sole
a come eravamo
a quelli che siamo
adesso noi.
Già alla fine della prima strofa mi veniva
da piangere…figuriamoci adesso!
Corro nella camera di Walter, cercando di
trattenere le lacrime. Lui è seduto sul suo letto, i gomiti appoggiati sulle
ginocchia, la testa fra le mani e gli occhi chiusi. Ai suoi piedi riposano,
minacciose, due grosse valigie.
Appena entro, alza lo sguardo su di me e
abbozza un sorriso che, però, non gli riesce granché bene.
“Hai visto? Sono riuscito a farci entrare
tutto.” Scherza, accennando alle valigie.
“Questa non te l perdono, Walter.”
“Che cosa? L’essere riuscito a chiu…”
“La canzone. Perché mi hai fatto ascoltare
quella canzone? Mi stai lasciando?”
L’ultimo tentativo di espressione allegra
scompare dal suo volto. Non sono abituata a vederlo serio e ho paura di ciò che
dirà.
WALTER
“No, Ally, non ti sto lasciando. Quella
canzone dice semplicemente quello che penso accadrà….quello che non riuscivo a
dirti di persona. Vedi, ora io torno in Italia e tu…”
“No.”
“Lasciami finire, Ally.” Lasciami finire,
ti prego, prima che mi metta a piangere come un idiota. Mi sembro Marco…
“Dicevo che tu per un po’ ci starai male, forse verrai a Roma per qualche mese
ma poi? Poi inizieremo a scriverci lettere, mail, sms ma siamo realisti: quanto
può durare una storia del genere? Troverai qualcun altro e forse lo farò anche
io entrambi ci innamoreremo di nuovo ma io non voglio dimenticarti. Quella
canzone era solo un modo…da Walter… per chiederti di non scordarti di me…di
noi.”
E pensare che, quando sentivo queste
parole nei film, mi sembravano dei grandi pezzi di idiota quelli che le
pronunciavano…Eppure ora sento che è davvero questo ciò che accadrà e mi fa
male. Mi fa male da morire ma io non sono Marco, io non vivo di sogni. Ho
bisogno di fatti concreti e una relazione a distanza non fa certo per me…
Ma come faccio a lasciarti, Allison?
“Ogni
tanto salta fuori uno così, carino e meravigliosamente imbranato, senza difese
e senza maschere, con quello sguardo irresistibile che racconta l’incertezza di
essere ricambiato e tutto d’improvviso si incasina.
Sì,
lui mi piace, forse sono davvero innamorata. Perché inizia ora?Tanto è già
finito. Lo sapevo che mi sarei inguaiata. Vale la pena amare se poi bisogna
soffrire? Non voglio complicarmi la vita. Io voglio essere libera. Innamorarsi
e aspettare una mail o un SMS. Per ore. Anche per giorni. Quando ci si
innamora, inevitabilmente si soffre. Io, però, non credo nei rapporti a
distanza. Non voglio innamorarmi di uno che non vedo mai. Ci starei di merda.
Ho bisogno di sogni che facciano casino e spruzzino acqua dappertutto, come il
tuffo di un delfino. Ho bisogno di cuscinate colorate, di ballare nuda a Castel
Sant’Angelo, di rubare un bagno nella piscina di chissà chi…”
(da
Notte prima degli esami oggi – Blog di Azzurra)
“Non devi dirlo nemmeno per scherzo,
Masetti, è chiaro?” Ally si siede sul letto vicino a me, prendendomi le mani e
guardandomi negli occhi.
Mi sembra di essere tornato bambino… ecco,
ora mamma mi sgrida perché ho di nuovo fatto piangere Marco…
“Possiamo essere lontani quanto vuoi ma io
a te non rinuncio.”
“Ma, Ally…”
“No, ora mi stai a sentire tu. Una
relazione a distanza non sarà facile né per me né per te ma mica possiamo
arrenderci così, no? Noi non siamo come gli altri, Walter, noi…noi…”
Non riesce più a parlare, perché le
lacrime glielo impediscono.
Anche a me viene da piangere…ironico
l’ultima volta che è successo la mia tristezza era il dover partire per
l’America.
Vale la pena di soffrire così per amore?
Dio, perché ci hai fatti incontrare, se
tutto deve finire così presto? Certe volte non ti capisco proprio…
“Sì, piccola, lo so. Forse hai ragione tu…
o almeno lo spero, Ally…lo spero davvero tanto.”
E ora basta parole.
Abbraccio Ally come non avevo fatto mai,
nemmeno quella notte al parco.
Non ci baciamo, non parliamo, stiamo
semplicemente qui, stretti l’uno all’altra, piangendo in silenzio.
Walter Masetti che piange per una
ragazza... se lo sapessero i miei compagni del liceo, credo che sospetterebbero
di uno scambio di personalità tra me e Marco...
A questo pensiero, malgrado tutto, non
riesco a trattenere una risatina. Ally, chiaramente, se ne accorge.
“Che hai da ridere, ora?”
“Niente...ma guardaci! Dimmi se è
possibile che io stia passando la mia ultima notte americana ad allagare la mia
stanza!”
Anche lei sorride, asciugandosi una
lacrima.
“Già.... ascolta, è quasi mezzanotte, ti
lascio dormire, che domani ti devi svegliare presto...
Si alza dal letto e si avvia verso la
porta. Cosa crede, che la lasci andare via così?
Mi alzo a mia volta e la stringo in vita
con entrambe le braccia, appoggiando il mento sulla sua spalla.
“Già è penoso che io stasera sia a casa,
ma se poi mi lasci solo mi faccio frate che la vita è più allegra! Resta con
me...” La bacio piano sul collo, mentre lei, lentamente, si volta verso di me.
“E i miei?” Chiede in un soffio.
“Al massimo avranno la conferma di ciò che
già sospettano, e cioè che loro figlia si è innamorata di un dolce bello e
simpaticissimo ragazzo italiano.”
“Non scordare modesto!”
Alzandosi in punta di piedi, mi dà un
bacio di slancio sulle labbra, facendomi indietreggiare per non perdere
l’equilibrio... peccato che dietro di me ci sia il letto, sul quale mi ritrovo
nuovamente seduto. Allison è accanto a me.
Continuiamo a baciarci, scivolando lentamente
sul materasso, fino a trovarci distesi fianco a fianco, vicini come non lo
siamo mai stati e con nessuna voglia di separarci, né ora né domani mattina.
Capitolo 19 *** CAPITOLO 20 - WALTER, MY LOVE, ALLY CARA ***
CAPITOLO 20 – WALTER, MY LOVE
CAPITOLO 20 – WALTER, MY LOVE...
ALLY CARA...
WashingtonD.C., 21 Gennaio 2007
Walter, amore mio,
Come si sta lì in Italia?
Sono già passate due settimane da quando sei partito e io ancora non mi sono
abituata a stare senza di te.
Sai, è buffo come fino a sei
mesi fa non sognassi nemmeno di conoscerti e ora non passi mezzo minuto senza
che pensi a te.
Che bello sarebbe se ci fosse
Walter... Che avrebbe fatto Walter in questa situazione? Ecco, questi sono solo
un paio dei miei pensieri più ricorrenti.
Me lo dici o no che accidenti
mi hai fatto per ridurmi così?!
Vabbè, parliamo d’altro che
forse è meglio...
Sei riuscito a trovare un
lavoro? Sai dove ti vedrei bene? A fare il medico clown in qualche ospedale
pediatrico... i tuoi pazienti ti adorerebbero, saresti meglio di Patch Adams in
persona! Scherzi a parte, credo che tu possa fare qualunque cosa desideri,
visto che hai una forza di volontà non indifferente e la grande qualità di non
prenderti mai troppo sul serio. Queste cose, comunque, te le sentirai ripetere
ogni giorno, non è vero?
Eva e Marco come stanno? Le
foto del tuo compleanno che mi hai mandato sono molto carine e voi quattro
sembrate davvero uniti! A proposito...chi è la ragazza bionda? Devo essere
gelosa? Comunque, sai che i tuoi due amici fanno proprio una bella coppia? So
cosa intendi quando dici che ti sembra di reggere il moccolo quando esci da
solo con loro: per me è lo stesso!
Corbin e Al sono sempre
insieme e, per quanto cerchino di starmi vicini, capisco che abbiano i loro
impegni e, anche se mi dispiace stare sola, non voglio che si preoccupino per
me. Beh, almeno questo è quello che dico loro. In realtà mi sento sollevata
quando non sono con me! Mi sento sempre di troppo quando sono in loro compagnia
e questa sensazione non mi piace affatto.
Al, comunque, sta alla
grande. A parte le normali nausee mattutine, spesso mi sembra anche più allegra
di prima. É la vicinanza di Corbin a farle bene, me ne rendo perfettamente
conto e sono felice che l’abbia incontrato perché è riuscito a trasformare in
un sogno quello che avrebbe potuto essere un incubo... e anche perché mi ha
promesso l’autografo di Johnny Depp, che lavorerà con lui nel suo prossimo
film!
Ti rendi conto?! Johnny
Depp!!!
Visto che ti conosco e so che
stai o alzando gli occhi al cielo o ridendo di me, dandomi mentalmente della
cretina, lascerò da parte Johnny per passare al tempo atmosferico.
Anche lì da te fa così
freddo? Qui è tremendo: quasi venti gradi sotto zero!!!
Voglio l’estate, anche perché
a giugno verrò a Roma! Sai che non vedo l’ora? Mi raccomando, la prima sera
deve essere speciale!
Ah, quasi dimenticavo, la
madre di Tom chiede se conosci qualcuno disposto ad ospitare lui nello stesso
periodo in cui io starò da te. Grazie mille in anticipo a nome della signora
Shelton
La scorsa settimana ho
iniziato il corso di italiano.... cioè, non è proprio un vero corso... la madre
di Corbin è italoamericana e mi dà lei lezioni, così non devo pagare un vero
insegnante.
Per ora, comunque, ho
imparato solo poche frasi ma vedrai che per giugno sarò perfetta!
Adesso ti devo lasciare
perché papà sta sbraitando di scendere a cena. Ti salutano tutti, soprattutto
Andrea che dice che le manchi tanto e che vorrebbe te come fratello maggiore al
posto mio. Adorabile, no?
Un bacio grande,
tua Allison
Roma, 15 febbraio 2007
Ally
cara,
Come sarebbe a dire Johnny Depp?! Cos’ha quello che io non ho a parte
fama, soldi e una megavilla a Saint Tropez? Mi ritengo offeso dal tuo
scandaloso tradimento e quell’attoruncolo di
Deppse la vedrà veramente brutta!
Ok,
ora che ho scritto la mia dose di idiozie quotidiana, posso anche andare avanti
con la lettera.
Naturalmente, mi manchi
un casino anche tu, sorellina (lo so che ti dà sui nervi ma più me lo fai
notare e più io ti chiamo così :P) e non vedo l’ora che arrivi giugno. Per Tom non c’è problema: Giulio, il padre di Marco, ha detto
che lo ospita volentieri. Tanto, con una famiglia grande come la sua, un figlio
in più o in meno non fa molta differenza.
Per quanto riguarda il lavoro, ti ringrazio per
l’idea del medico clown ma per metterla in pratica serve una cosuccia chiamata
laurea che io non ho e dubito avrò mai. Quindi, in attesa che passi un circo
che recluta pagliacci, lavoro nella bottiglieria dei Cesaroni.
Non è proprio quello che sognavo di fare ma mi piace molto e credo proprio di
andare a genio ai clienti. L’unico problema è mio padre che tenta in tutti i
modi di convincermi a licenziarmi, perché da quando lavoro lì mamma passa molto
più spesso in bottiglieria e a lui tocca stare in officina per paura di essere
spedito a casa a calci. Come se mamma non sapesseche lui praticamente ci vive in quel locale!
E brava la mamma di
Corbin! Entro giugno ti voglio perfetta... anche se qui, più che l’italiano, si
parla ’r romano de Roma! Ma una fan di Renato Rascel come te non avrà problemi
a capire noi romanacci, no?
Eva e Marco stanno
benissimo e sono più appiccicosi dell’attaccatutto.
Menomale che c’è Veronica (la ragazza bionda della quale NON devi essere
gelosa), così quando usciamo insieme non mi tocca fare il porta candela!.
Vero è la mia migliore
amica dopo Marco ed è totalmente fuori di testa!
Fai conto di vedere me
in versione femminile con capelli biondi, occhi azzurri, terza di reggiseno e
un odio irrefrenabile per il rap. Ecco, quella è
Veronica.
Sono felice per Al e
Corbin e li ringrazio molto per il regalo di compleanno. Il tuo era
spettacolare! Anche se, devo ammetterlo, il regalo più bello sarebbe stato
poterti avere con me.
Ecco, ora sto diventando
romantico... TORNA IN TE, WALTER!!!
Dici che la tua prima
serrata a Roma deve essere speciale, eh? Che ne dici di andare a vedere una
bella partita dei giallorossi allo stadio? No?
Vabbè.. penserò a qualcos’altro... qualcosa un po’ meno da me e un po’ più da
noi. Magari aspettiamo il primo temporale e andiamo a passare una seratina al parco! Questo è da noi, devi ammetterlo!
Ok,
ora stai pensando a quanto sono idiota e a come hai fatto a metterti con me,
giusto? Spesso me lo chiedo anche io... come faccio a piacerti? Beh, qualunque
forma di pazzia acuta abbia catturato il tuo cervello una volta sano, ti prego
di non cacciarla... sennò dove la trovo io un’altra disposta a essere la mia
ragazza? Già sono dovuto venire in America per trovare te!
Va bene... tra poco devo
andare a lavorare, quindi chiudo qui. Alla prossima!
Eva si nascondo il viso dietro alle mani, mentre io e Marco
le diamo un bacio per guancia e Lucia scatta foto a tutto spiano.
“Sì, vabbè, almeno la canzoncina ve la
potevate risparmiare, però!”
“PESAAANTE!” Esclamiamo in coro io, Marco e
Vero.
“e DAJE, Eva bella! Vent’anni si compiono solo
una volta nella vita!”
“Sì, Eva, mi costa ammetterlo ma ‘sto
scemo ha ragione.”
“Aho, Vero, scemo a chi?”
“A te, Walter, a chi sennò? Vedi altri qui che
potrebbero corrispondere a questa descrizione?”
“Ragazzi, ragazzi, buoni, dai, facciamo una bella foto
di gruppo.”
Ci mettiamo tutti vicini e Lucia ha già scattato,
quando mi accorgo che l’indice e il mignolo della mano sinistra di
Veronica svettano fieri in un bel paio di corna sopra la mia testa.
“Ti conviene iniziare a correre!”
“Che paura! Uhuu...Walter mi vuole fare la bua!”
Afferro Veronica per la vita, iniziando a farle il solletico
e, mentre lei strilla e si dimena –inutilmente- Lucia torna
all’attacco.
“Marco, Eva, sorridete! Una bella foto agli
innamorati.”
“Mamma ma che hai oggi? Mai pensato di fare il
paparazzo di mestiere?”
“Spiritosa! Dai, vicini...bene
così...perfetti!”
CLICK
“Un’altra, forza...che ne dite di un bel
bacio?”
“No, no, no!” salta su Giulio, che non ha ancora
digerito il fatto che Eva e Marco stanno insieme. Liberissimi di baciarvi
ovunque, basta che quell’ovunque sia lontano da me. Lo sapete che
‘sta cosa proprio ‘n me va giù.”
“Papà ha perfettamente ragione.” Si
intromette Marco, tutto felice di poter sfuggire alla tortura-Lucia.
“Sì, infatti, Lucia, mica vogliamo vomitare
tutti quanti!” Esclama Rudi.
Che mito quel ragazzino...mi ricorda me alla sua età.
Beh, a dire il vero mi ricorda me anche alla mia età....
Sì, però a te un bel bacio non lo toglie
nessuno!” Eva lo prende alla sprovvista con un sonoro “smack”
sulla guancia.
“No, Eva! Che schifo!” Rudi si pulisce la pelle
con il maglione.
“Va’ a disinfettarti, Rudi, prima che sia troppo
tardi!” Gli do corda io.
Veronica, intanto, si approfitta di quest’attimo di
distrazione e mi tira una gomitata nello stomaco, liberandosi.
“Ahio!”
“Te la sei cercata, Masetti!” Ghigna,
soddisfatta, per poi fuggire in cortile, fuori dalla casa.
Neanche a dirlo, inizio subito ad inseguirla.
Con Vero mi diverto da morire, è un pazza furiosa
che, come me, non è mai cresciuta del tutto. All’occorrenza,
però, la scatenata e irrequieta Veronica si trasforma nella migliore
amica che si possa desiderare.
Eccola...si è fermata a riprendere fiato....
VERONICA
Uff...che corsa....
Mo’ dov’è quello scemo?
Di che mi lamento, poi....per restare un po’ da sola
con lui correrei anche la maratona di New York all’indietro...
“Presa!”
Faccio un salto di tipo tre metri, quando Walter mi afferra
alle spalle.
“Deficiente! M’hai fatto venire un
infarto!”
“Così impari a farmi le corna!”
“Io non te le metterei mai, le corna.”
Ops....
L’ho detto ad alta voce? Dalla sua faccia stranita
pare proprio di sì.
Merda.
“Cosa?”
“Niente.” Mi sento arrossire e abbasso lo
sguardo.
Vorrei dirgli che quella sua americanella, secondo me, non
gli è rimasta fedele cinque minuti, anche se so che, probabilmente,
questa è solo una mia egoistica speranza.
Come si può tradire uno così?
“Vero, è tutto ok? Ti vedo un po’
persa... non stai bene?”
“No, cioè, sì, sto bene...alla
grande...Rientriamo?”
Datemi una fossa, saprò farne buon uso.
“No, mo’ mi spieghi cos’hai. Sei
strana...”
“Walter, non rompere, sto bene, ok?”
“No, non è ok. Dai, perché non vuoi parlarne?
Non mi piace vederti così, magari posso darti una mano.”
“No che non puoi!”
“Perché no, Vero?”
“Non puoi perché...perché il mio
problema sei tu, Walter!” Esplodo.
“Io?” Sveglia, ragazzo...ti ho lanciato tutti i
segnali possibili...che devo fare, un cartello? Un’insegna luminosa? Una
scritta con un reattore?
“Proprio non ci arrivi, eh?”
“Mi dispiace...no.”
“u mi piaci, ok? É questo il problema.”
Credo di essere color lattina della Coca Cola.
“Io...che?”
“Eh, bravo, cadi dal pero. Sei anni, Walter, è
da sei anni che sarei pronta a dare qualsiasi cosa pur di stare con te ma tu
non hai mai nemmeno fatto finta di accorgertene e ora... ora questa sottospecie
di yankee spuntata dal nulla in quattro e quattrotto è la donna della
tua vita. E io chi sono, Walter? Me lo dici io chi diavolo sono per te?”
Sono arrabbiata.
Ho sei anni di rabbia repressa e di gelosia mai confessata
che lottano per uscire e che ora hanno trovato un varco e stanno fuggendo tutte
insieme.
Il problema è che, quando sono arrabbiata, io piango
e non c’è nulla di cui mi vergogni di più.
Lui è lì che mi guarda, stupito e un po’
all’erta, come se fossi una bomba a orologeria, pronta a esplodere da un
momento all’altro.
“vero, io non avevo idea...”
“Ma va?” Rispondo, sarcastica.
“Ascolta, se prometti di non uccidermi o ferirmi
gravemente, parliamo un secondo, ok?”
Annuisco, senza parlare, perché non sono sicura di
poter controllare la mia voce. Insieme, ci sediamo sul dondolo.
“Vero, ascolta, io ti voglio bene...tanto bene, direi
e senza dubbio tu sei la mia più grande amica, però devo
ammettere che non ti ho mai vista come mia potenziale ragazza”
“Questo l’avevo capito.” Non riesco a fare
a meno di essere acida.
Se solo riuscissi a trattenere queste maledette lacrime....
Traditrici!
“Dai, non piangere.” Mi asciuga una guancia con
la mano, mentre io mi rifiuto categoricamente di guardarlo negli occhi.
“Vero...” É preoccupato, lo sento dalla
sua voce.
Mi sa che devo dire qualcosa, sennò la situazione non
si sblocca...
“Lo so che siamo amici...anche se a volte preferirei
non esistere per te. Sarebbe tutto più semplice.”
“Forse sì, sarebbe più semplice ma tu mi
mancheresti un casino.”
“Davvero?”
“Davvero....sai che palle da solo con quei due
là? Da spararsi un colpo e pace fatta!”
Rido.
Lui riesce sempre a farmi ridere, a far ridere tutti...forse
è proprio questo che lo rende speciale.
“Vero, scherzi a parte.” Mi guarda serio. Mi fa
paura Walter serio. “Non voglio assolutamente perderti come amica,
però non ti posso prendere in giro. Io amo Allison, non è la
prima ochetta che ho incontrato per strada. Mi dispiace non poterti fare felice
ma cerca di capirmi....”
“La ami, hai detto?”
Lui annuisce, sorridendo appena.
“Wow... è proprio una cosa seria,
allora.”
“Già...o, almeno, spero che lo sia.”
In questo caso...credo di essere felice per te...ma se poi
quella lì ti fa stare male, non venire a piangere dame, eh!”Ride e
io lo imito.
“Grazie...Ora sì che riconosco la mia
Veronica...burina fino alla morte!”
“Idiota!” Gli tiro uno scappellotto giocoso.
“Che dici, torniamo dentro?”
“No.”
“No? Non è per dire ma qua fuori fa un
po’ freschetto...è marzo, non agosto!”
“Lo so, ma pensavo che forse potevi farmi un regalo di
compleanno.”
“Oggi è il compleanno di Eva, non il
tuo...”
“Io, Eva, che differenza c’è?”
“D’accordo...” Risponde lui, divertito.
“Che cosa desidera, signorina?”
“Non mi prendi in giro poi, vero?”
Alza gli occhi al cielo.
“Prometti che non riderai di me!”
“Ok,
ok, promesso. Adesso mi dici cosa vuoi, prima che ci iberniamo del
tutto?”
“Un abbraccio...”
“Un abbraccio?”
“Sì, Walter, non è diffcile!”
“Ok...vieni qui.”
Sempre sorridendo, mi stringe a sè, posandomi un
bacio sui capelli.
“Grazie...” Sussurro, chiudendo gli occhi e
perdendomi nel mio piccolo sogno personale.
Andrea
mi trotterella incontro con aria impaziente. So già che domanda vuole
farmi: sarà la ventesima volta in mezza giornata!
“Ally, quando arriva Parker?”
“All’ora
di pranzo, Andrea, esattamente come quando me lo hai chiesto dieci minuti
fa.”
“Ma
è mezzogiorno meno un quarto!”
Esasperante.
Semplicemente
esasperante.
“Lo
so. Vorrà dire che tra poco sarà qui.Ora puoi farmi la cortesia di sparire,
mentre io inizio ad apparecchiare?”
“Se
apparecchi è perché è ora di mangiare!”
“ANDREA!”
La
piccola peste corre di sopra, sicuramente per andare a frignare da papà
che l’ho trattata male... pazienza, lui sa com’è fatta
Andrea.
Parker e Melina verranno a trovarci oggi per dirci una cosa importante.
Chissà che cos’è...sono curiosa! E poi non vedo l’ora
di rivederli, considerato che, per un motivo o per l’altro, è da
Natale che non passano di qui.
“Ciao
Ally.” Saluta Al, materializzandosi in cucina.
Come
sempre, nei weekend, gli Hodgings pranzano da noi,
così zia Angela può salvarci dalla cucina di mamma, alla quale
lascia preparare solo l’antipasto.
Guardo
la mia amica, mentre si serve un bicchiere di succo d’arancia.
Devo
dire che fa un certo effetto, ora... Siamo a maggio e la bimba –è
femmina- nascerà in agosto e ormai il suo pancione è difficile da
non notare.
“A
che ora arriva tuo fratello?”
Ma
che cos’è, una congiura?! Armiamoci di santa pazienza...
“Intorno
a mezzogiorno, credo. Corbin?”
“Ha
detto che lavora fin verso la una e mezza...sai, sono alla fine delle riprese
ed è il periodo più duro, almeno a sentire lui. Che ne dici di
Rose?” Chiede, passandomi i tovaglioli.
Lei
e Corbin non riescono a scegliere un nome per la piccola che vada bene a tutti
e due e da un po’di tempo Al ha preso l’abitudine di sottoporre
prima al mio giudizio le sue idee.
“Grazie.
Rose? Naa...troppo classico.”
“Sì,
mi sa che hai ragione ma non posso nemmeno darle uno di quei nomi assurdi che
tira fuori Corbin! Non è un cane, per l’amor del cielo! Se chiami
una bambina Clothilde praticamente è segnata a
vita!”
“Beh,
però devi ammettere che sono molto originali.”
“Oh,
sì. Anche quel non dico cosa che ha chiamato il figlio Varenne aveva idee originali ma ciò non vuol dire
che fossero anche buone!”
É
da circa un mese, da quando hanno scoperto il sesso della bambina, che Al e
Corbin litigano per il nome. Redo che, quando finalmente si decideranno, faremo
festa per i cessati conflitti.
“Allora,
per che giorno è prevista la tua partenza per Roma?”
“Cinque
giugno, non vedo l’ora!”
“E
ti credo! Sono sei mesi che tu e Walter vi scrivete una settimana sì e
l’altra pure! Quanto stai via?”
“Tutta
l’estate. Torno per l’inizio della scuola.”
“No!
Allora non ci sarai per la nascita della piccolina senza nome!”
“Già....mi
dispiace un sacco...”
“Però
preferisci andare a Roma, di’ la verità!”
“Beh....”
“Logico
che lo preferisci!”
Appena
posato l’ultimo bicchiere, suona il campanello.
“Deve
essere Parker.” Constata Al, mentre usciamo
dalla cucina.
Prima
di raggiungere la porta, un’illuminazione mi colpisce: un nome originale
ma non assurdo...sono un genio!
“Ehi,
Al, che ne dici di Lorelai?”
MELINA
Ok.
Dopo
ore di riflessione posso dire con matematica certezza di essere decisamente
nervosa.
Beh,
forse nervosa è un po’ riduttivo ma non trovo nessun’altra
parola che descriva il mio stato d’animo.
“Mely, tesoro, mi stai stritolando la mano.” Dice Parker, paziente, mentre suona il campanello della casa dei
suoi genitori. “Di nuovo.”
“Scusa...”
Mormoro, allentando la presa.
“Lo
sai che sei incredibile? Stiamo insieme da una vita e sei praticamente di casa
qui. Perché sei così preoccupata?”
“Parker, questo è completamente diversoda una normale visita ai.... Ciaaao, Ally!”
Esclamo,
forse un po’ troppo entusiasticamente, quando la sorella minore di Paker apre.
Nel
frattempo, la mia mano ha ripreso a usare quella del mio fidanzato come
antistress. Lui mi guarda storto ma non dice niente.
Bravo
amore mio.
“Ciao
Melina, ciao Parker.Entrate pure.”
Lui
si divincola dalla mia stretta –o è meglio dire morsa-?- per
abbracciare la sorella.
“Ciao,
scriciolo!” Lascia Ally,
per passare a salutare Al con due baci. “Ehi, vedo che non siamo gli
unici ad avere una novità!” Esclama, accennando al vistoso
pancione della ragazza.
Mi
piacerebbe congratularmi con lei ma credo di aver recentemente dimenticato la
lingua inglese.
“Oh,
ma questa non è più una novità! Ally
non ti ha detto niente?”
“Eh
no, le era sfuggito questo particolare. Forse era troppo occupata a pensare al
suo Walter, vero, sister?”
Ally
non risponde ma arrossisce visibilmente. Io, nel frattempo, recupero la mia
posizione di sicurezza, praticamente appiccicata con l’attack al braccio di Parker.
Dopo
aver salutato tutti i vari Booth e Hodgings, ci sediamo a tavola e io sono costretta a
restituire al mio fidanzato entrambi i suoi arti superiori.
Mi
vergogno di me: Melina Howard, laureata in medicina
con il massimo dei voti, migliore del mio corso, ho paura di fare un semplice
annuncio ai genitori del mio ragazzo.
É
colpa di Temperance.
Quella
donna mi ha sempre messo in soggezione: è semplicemente troppo
intelligente!
Insomma,
quando parlo con lei ho sempre paura di dire qualcosa di irrimediabilmente
stupido e di fare la figura della cretina davanti a tutti.
Assaggio
la zuppa di antipasto e noto con piacere che è assolutamente disgustosa.
É consolante sapere che anche Temperance ha
almeno un difetto.
Per
fortuna, il resto del pranzo è stato cucinato da Angela che, invece,
è ....beh, è un angelo ai fornelli!
“Vado
a prendere il dessert?” Si offre Al ma Parker
la ferma.
“No,
piccola, ci penso io, stai pure comoda.” Si alza e mi fa cenno con lo
sguardo di andare con lui.
“Ti...ti
aiuto.” Biascico, seguendolo in cucina.
Una
stupenda torta alla mimosa fa bella mostra di sè
sul tavolo, aspettando di essere mangiata. Peccato che il mio stomaco sia
cucito a doppio filo.
Parker mi prende entrambe le mani e mi guarda negli occhi.
Non
me, amore, la torta. Guarda la torta....
Pronta?”
“O-ora?”
“E
quando, altrimenti?” Mi accarezza delicatamente i capelli e mi dà
un bacio leggero.
“Dai,
papà e Tempe ti adorano, saranno felici per
noi.”
“Tua
madre non lo è stata.”
“Mia
madre...dai, lo sai come è fatta! Non fa testo, non le andrebbe bene
nemmeno la donna perfetta! Mely, mi prometti di non
avere paura?”
Una
porta si apre, di là. Oddio, è arrivato qualcun altro?
“No...”
“Ok ma almeno promettimi che ci proverai.”
“D’accordo...”
Finalmente,
Parker torna a rivolgere la sua attenzione alla
torta.
Quando
torniamo in sala, un ragazzo di colore con un’assurda quantità di
ricci scuri in testa è seduto accanto ad Al.
Dov’è
che l’hogià visto...Possibile che...
“Melina,
Parker, questo è Corbin, il mio
ragazzo.” Ci presenta Al.
“Corbin
Bleu?” Chiedo, mentre gli stringo la mano. Ora
ho capito dove lo ho già visto.
Lui
sorride. Ha un viso decisamente simpatico.
“Esattamente.
Piacere.”
Dopo
aver salutato Corbin, Parker appoggia il dolce sul
tavolo e mi prende la mano.
Inspira...
Espira....
“Prima
del dessert io e Melina dobbiamo dirvi una cosa importante.”
Potrei
sempre fingere di stare male...sono ancora in tempo?
Sento
la sua mano che stringe più forte la mia e questo, incredibilmente, mi
rassicura un po’: non sono l’unica nervosa, dopotutto.
“Melina
ed io stiamo insieme oramai da parecchio tempo e abbiamo pensato che fosse ora
di portare la nostra relazione su un altro livello.”
Pausa
ad effetto.
In
sala non si sente volare una mosca.
Parker alza la mia mano sinistra sopra al tavolo per mostrare a tutti il
piccolo solitario che splende dal suo posto sul mio anulare.
Ci
sposiamo l’estate prossima!”
Applauso
generale e io inizio a non capire più nulla.
Vedo
e sento tutti che mi baciano e mi abbracciano e sono felice ma l’unica
persona che manca all’appello è anche la sola della cui
approvazione mi importa davvero.
Ad
un tratto, senza nemmeno sapere bene come, mi ritrovo di fronte a lei.
Lei,
bella e fiera come sempre, gli occhi blu fissi nei miei, le labbra increspate
in un sorriso.
TemperanceBooth, la scienziata più stimata del
paese, un simbolo della nostra nazione, nonché matrigna del mio quasi
marito mi sta abbracciando.
Non
mi sta cacciando da casasua a
calci, dicendomi di lasciare in pace lei e la sua famiglia.
Lei
è... è felice!
“Congratulazioni,
Melina. Parker non poteva trovare donna
migliore.” Temperance mi dà due calorosi
baci e poi si allontana per tagliare la torta.
Santo
Parker che mi abbraccia alle spalle.
“Allora,
hai visto? Sei ancora viva, dopotutto.” Mi volto verso di lui,
sorridendo.
“Più
viva che mai! Quella di prima, comunque, era tutta scena. Io non sono mai stata
davvero preoccupata.”
“Sì,
sì, come no...”
Seeley si alza in piedi, stringendo un calice di champagne.
“Ai
futuri sposi!” Esclama e tutti, immediatamente, rispondono:
“AI
FUTURI SPOSI!”
Credo
di non aver mai vissuto un giorno più bello di questo.
Anche se è
finita, mi hai regalato momenti indimenticabili e ti vogliobenissimo.
A Vitto, che mi
è stata vicina, sia nei momenti belli
Sia in quelli peggiori.
“T’invidio turista che arrivi
t’imbevi de fori e de scavi
poi tutt’ad un tratto te
trovi
Funtana de Trevich’è
tutta per te
Ce sta ‘na
leggenda romana
Legata a sta vecchia funtana
Per cui se ce butti ‘n
soldino
Custringier
destino a fatte turnà.”
(RenatoRascel,
Arrivederci Roma.)
WALTER
Uff... Perché
non arriva?
Non la vedo da sette mesi.
Sette mesi.
Sono sette mesi che aspetto questo giorno e ora non riesco
nemmeno a tollerare un ritardo di dieci minuti.
Ho organizzato tutto per il suo primo giorno a Roma: il
ristorante con Eva arco e Vero, che spero abbiano
capito di dover sparire portandosi appresso Tome lasciarmi solo con Ally
per la seconda parte della serata, quella ispirata alla sua canzone... alla
nostra canzone.
“Volo Washington D.C.centrale – Roma Fiumicino
in arrivo alla pista sette.” Annuncia un altoparlante e il mio cuore fa
una capriola.
Corro verso la pista d’atterraggio come se rischiassi
di perderlo, quell’aereo.Tale è la foga di raggiungerlo che vado praticamente
a sbattere contro una povera hostess di terra e rischio di travolgere altre due
o tre persone ma chi se ne frega: lei è qui!
Arrivo mentre i passeggeri stanno sbarcando.
Automaticamente, imiei occhi vagano tra la folla di
americani in vacanza e di italiani tornati a casa, finché non la
trovano.
“Allison!” Grido,
agitando le braccia sopra la testa per farmi vedere.
Lei, che sta chiacchierando con Tom,
si volta, sentendosi chiamare e, non appena mi vede, abbandona il biondino e si
fa strada tra la folla per raggiungermi.
Devo fare uno sforzo di volontà non indifferente per
ordinare alle mie gambe di rimanere dove sono.
Fortunatamente, la mia battaglia contro me
stesso non dura a lungo, perché, dopo due minuti scarsi, le braccia di Allison sono attorno al mio collo.
“Ciao! Mi sei mancato tantissimo!”
“Anche tu...anche tu!” Rispondo io, sollevandola
da terra e facendole fare due giri, il viso affondato nei capelli chiari che
ora le arrivano quasi alle spalle.
“Ehi, sai che stai proprio bene così?” Le
dico, attorcigliandone una ciocca tra le dita.
“Grazie...”
“Ally, dobbiamo recuperare i
bagagli.” Dice Tom, avvicinandosi. “Ciao,
Walter.”
“Ciao, Tom.Vi do una mano.”
***
“Ehi, ce ne avete messo di
tempo per arrivare!” Esclama Giulio, quando riusciamo finalmente ad
uscire dall’aereoporto.
“I bagagli di Allison sono stati gli ultimi ad uscire dalla stiva.”
Spiego, indicando la valigia dimensione elefante che mi trascino dietro.
“ Ma che ci hai messo dentro? Un cadavere a
pezzetti?”
“Idiota. Salve, Giulio, sono Allison.”
“Ciao, Ally. Però, mica male il tuo italiano!”
“Grazie. Lo studio da sei mese.”
“Mesi.” La correggo.
Lei mi guarda con aria interrogativa.
“Lo studi da sei mesi, non mese.”
Alza gli occhi al cielo, mentre Tom
si presenta.
“Allora noi andiamo, Tom. Ci vediamo stasera, ok?”
“Ok,
ciao Wal, ciao Ally!”
Saliamo in macchina –ebbene sì, papà mi
ha lasciato l’auto, incredibile ma vero- e partiamo alla volta di casa Masetti.
***
“EZIO MASETTI, VEDI DI FAR SALTAR FUORI QUEL
SOPRAMMOBILE SE NON VUOI FARE LA
FINE DEL TOPO!”
La dolce voce di mamma ci raggiunge mentre
apro la porta. Ally sorride, divertita.
“Sembra mia madre quando papà le tocca i suoi manoscritti!”
“Davvero? Non ce la vedo Temperance
ad urlare così. Dai, entra.”
Allison mi precede in salotto,
mentre io trascino con non troppa grazia il suo bagaglio.
Un EzioMasetti
molto simile ad un cane bastonato ci passa davanti senza accorgersi di noi.
Questa volta ha fatto sparire un soprammobile orrendo che la
nonna ha regalato a mamma... è da quando sono
uscito che litigano!
“CiùCiù, per favore...”
“CIÚCIÚ UN CORNO! SPARISCI!”
“Ciao, papà.” Saluto, facendogli
fare un salto per la sorpresa.
“Walter! Ma quando siete arrivati?”
“Più ho meno quando
mamma ti stava minacciando di farti a fettine.”
“Ah....menomale che lei non
parla italiano.”
Ally ridacchia e io devo fare un
bello sforzo per non imitarla. Papà ci guarda, cercando di comprendere i motivo della nostra improvvisa allegria.
Poi, all’improvviso, si illumina.
“Lo parla, eh?”
A questo punto, cedo definitivamente e scoppio a ridere,
mentre Ally stringe la mano di papà.
“Sono Allison,
piacere.”
“Ciao, bellissima, sono Ezio,
il padre di questo scimunito.”
“Scim....che
vuol dire?”
“Idiot.” Risponde
mamma, raggiungendoci con un sorriso smagliante, come se non avesse appena
minacciato mio padre di omicidio. “How is your dad, honey?”
“Fine, thanks! Tu sei Stefanìa, giusto?” Aho,
glielo avrò detto venti volte come si dice il nome di mia
mamma ma proprio non le entra in testa!
“Giustissimo! Adesso vai a riposarti che stasera
dovete uscire. Walter, falle vedere la sua camera....
e vedi anche di tornare giù in fretta, se capisci cosa intendo.”
Ally ride e mi dà un bacio
sulla guancia.
“Stefanìa, non
preoccupare. Walter è bravo ragazzo.”
“Oh, sì, non metto in dubbio... ma uomo
avvisato mezzo salvato, no?
Dopo questa simpatica, imbarazzantissima
chiacchierata, saliamo al piano di sopra, ma riesco comunque
a sentire mio padre chiedere:
“Ma che, Walter e l’americana....”
“No, Ezio, tuo figlio ha passato gli ultimi sette mesi
a nominarla un minuto sì e l’altro pure perchè gli sta
antipatica!”
***
ALLISON
Sento una mano accarezzarmi la guancia e apro gli occhi.
“Bentornata tra noi, bella addormentata.”
Walter mi sorride, in piedi accanto al mi letto. Non mi
sembra quasi vero di essere qui con lui.
“Ciao....” Saluto, stiracchiandomi. Ma quanto ho dormito? “Che
ore sono?”
“Le sette. Ti conviene alzarti, se vuoi che andiamo a
cena e.”
“E cosa?”
“Sorpresa!”
“Bella come quella del teatro?” Chiedo,
alzandomi.
“Anche di più,
spero.”
“Ehi, ma chi sei tu, l’uomo perfetto?”
“Beh, il ruolo era già stato preso da Scamarcio ma
io ci vado vicino.”
“Da chi?”
“Lascia stare.”
“Vabbè...dai, esci che mi cambio.”
“Aspetta....” Sussurra, afferrandomi per la
vita. “Non ti ho ancora salutato come si deve...”
Si china leggermente e io sento le sue labbra sul mio collo.... quanto mi mancava questa sensazione...
“WALTER, SCENDI CHE HO BISOGNO!”
Walter appoggia il mento sulla mia spalla, sorridendo
appena.
“Quella non mi molla un attimo, nemmeno avessi quattro
anni...”
“dai, si preoccupa per
te.”
“No, si preoccupa per te, è diverso.
Vabbè, vado. Scendi quando sei pronta, ok?”
“Ok...e, Walter?”
Si volta, una mano già sulla maniglia.
“Sì?”
“Sono felice di essere qui.”
***
VERONICA
Che palle.
Naturalmente sono tuttiin ritardo e io sono qui come una
cretina ad aspettare fuori dalla pizzeria.
Faccio un po’ avanti e indietro, giusto per uccidere
la noia, finché non sento qualcosa di appiccicaticcio
sotto alla mia scarpa destra.
Porca paletta, una cicca.
Ho già capito che non è serata.... Non bastava dover passare tutto il tempo a fare da
quinto incomodo con i quattro fidanzatini di turno, mo’ pure il chewinggum ci si deve mettere.
Mentre strofino con violenza la
suola della scarpa sullo zerbino, penso che sono davvero curiosa di conoscere questa
famosa Allison. Cioè,
l’ho già vista in foto, ci mancherebbe,ma dal vivo è tutt un’altra cosa!
“Ehi, ti ha provocata, quel
tappetino?” La voce di Eva mi raggiunge.
“Ciao Eva, ciao Califa’.....no, è che c’ho una cicca sotto alla
scarpa.”
“Capisco.... Vero, lui
è Tom.Tom, this is Veronica.”
Un ragazzo alto e magro con i capelli biondi mi stringe la
mano. Dev’essere l’americano che sta a casa Cesaroni.
Carino...
“Ciao, Veronica.” Saluta, sorridendo.
“Ciao. Parli italiano?”
“Poco....vollio
imparare.”
“Edaje,
stasera ti sei guadagnato una lezione con la miglior professoressa di
Roma!”
Sorride ancora... mi sa che non ha capito un ciufolo...
“Ma Walter e Ally?” Chiede Marco.
“Boh... ancora non sono
arrivati.”
“Sì che ci siamo!”
Walter parcheggia la moto e ci raggiunge, tenendo per mano
la ragazza che ho visto tante volte in foto.
Uffa, dal vivo è pure più carina...
“Ciao! Alla buon’ora,
eh! Dai, entriamo che ho fame!” Esclama Eva e tutti la seguiamo
dentro al ristorante.
***
Che serata tremenda.
Non sono riuscita a staccare un secondo gli occhi da
Walter... lo so che avevo promesso di essere felice
per lui ma non è mica colpa mia se non ci riesco!
“It’s
terrible, isn’t it?” Dice Tom,
seduto vicino a me.
“C....Cosa?”
A bello, io ho cinque in inglese!
“E’....è
bruto.”
“Che cosa?”
“Quando tu...piace una
persona ma tu a lei no.”
Ok, penso di aver capito.... però, mica scemo il ragazzo!
“Sì, è brutto...” Rispondo con un
sorriso che assomiglia di più a una smorfia da
ma di stomaco.
“Io però più meno fortunato di tu.”
“Sei più sfortunato?”
Annuisce.
Bene, e anche questa è andata.
Certo che è una faticaccia parlare con ‘sto tizio!
“Walter e Ally sono solo....together...insieme. Ragazza
che piace a io...”
“A me.” Lo correggo, automaticamente.
Sbaglio o sta cercando di consolarmi.
“A me, grazie. Ragazza che piace a me è... lei
aspetta un..un... baby?”
“Un bambino...è incinta?”
“Yes...”
“Mi dispiace...” Caspita, è più jellato sì, di me!
Ad un tratto ho una fugace visione di Walter con un bimbo
biondo in braccio.
Naturalmente, la scaccio alla velocità della luce.
“Come si chiama, questa ragazza?” Chiedo,
più per fare conversazione che per reale interesse.
“Alexandra.”
“E’ un bel nome...”
“Sì, anche Veronica è bel nome.”
“Grazie!”
Andiamo avanti a chiacchierare fino a quando
non usciamo dal locale e poi, al momento dei saluti, mi offro di fargli fare un
giro per Roma domani.
Mi è proprio simpatico, il biondino... e poi, a quanto pare, è in grado di capire quello che provo
meglio di chiunque altro.
ALLISON
“E adesso?” Chiedo,
curiosa di vedere questa famosa sorpresa che Walter mi ha promesso.
“Adesso sali in moto e chiudi gli occhi.”
“Cosa? No, non come a
capodanno, ti prego!”
“No, tesoro, mi sono evoluto da capodanno!”
Esclama lui, estraendo un foulard dalla tasca dei jeans.
“Così, questa volta, non riacquisterai la vista prima del tempo.”
Scuotendo la testa, salgo sulla moto dove lui mi benda e mi
aiuta ad infilare il casco, per poi salire davanti a me e mettere in moto.
***
“C’è un respiro in più
stanotte
sei tu.
Io vivevo qui nel buio così
Ma l’acqua buona mi
bagnò
Col suo respiro
E il primo sogno mi coprì.
La prima volta
L’amore
Proprio qui
In casa mia
Senza quasi conoscerti
Poi domandarti chi sei
Non lo so
Nascerò
Tra un minuto con te.”
“Walter, dove mi stai portando?”
Sono dieci minuti buoni che siamo scesi dalla moto e
camminiamo, comincio a non poterne più.
Ad un tratto la mano di Walter lascia la mia e io mi ritrovo sola nel buio totale.
“Ehi, non fare scherzi! Se
tutto questo è un tentativo per abbandonarmi nelle catacombe
io…” Mi blocco, sentendo delle note familiari aleggiare
nell’aria.
Quelle note. Un paio di mani grandi e delicate che ben
conosco vanno a slacciare il nodo della benda, mentre le labbra del loro
padrone si avvicinano al mio orecchio.
“Indovina dove siamo.”
Mi guardo intorno…sembra una
vecchia mansarda…
Non c’è molto: un paio di quadri impolverati,
un letto che, al contrario, sembra essere stato appena rifatto e lo stereo
portatile di Walter, dal quale la voce calda di Renato Rascel
sta per pronunciare le prime parole di “Arrivederci Roma”.
Ed è proprio la canzone a
farmi capire tutto….non è una mansarda,
è una soffitta!
E’ quella soffitta!
Guardo il mio ragazzo a dir poco incredula.
“Non dirmi che siamo dove
penso.”
“In una soffitta in via Margotta?
Sì…anche se non credo sia proprio quella di cui parla Rascel.”
“Ma…come hai
fatto?”
“Vedi, Cesare, lo zio di Marco, è fidanzato con
Pamela, un’ex prostituta dolcissima che viveva in questa casa, che ora
dà in affitto….e che ha gentilmente accettato di prestarmi.”
Lo zittisco con un bacio…un bacio
di una tale intensità da togliere il fiato.
Un bacio che, ne sono certa, non accetterà di
rimanere tale, ma vorrà trasformarsi in qualcosa di più.
Sì, ma quanto di più?
Domanda, la mia, che diventa puramente retorica
quando Walter mi stringe ancora di più a sé, una mano
affondata nei miei capelli, l’altra che mi accarezza la schiena sotto
alla maglietta leggera.
So cosa vuole lui e, ora più chiaramente che mai,
sento che è ciò che voglio anche io, malgrado questa dannatissima
paura che mi pesa sul cuore.
Paura o non paura, però, tocca a me
fare la prima mossa. Lui mi ha già portato qui,
non oserebbe mai di più.
Respira, Allison….Facile a
dirsi…ho paura di aver dimenticato come si fa..
Dai, Booth, calmati…
Dopo un profondo respiro, le mie mani, lente ma decise, si
spostano dal collo di Walter, dove erano rimaste fino
ad ora, e scendono fino al primo bottone della sua camicia azzurra.
Le mie dita c giocano per un po’,
proprio come la mia lingua sta giocando con la sua.
Alla fine, preso il coraggio a due mani, lo slaccio e
rapidamente lo seguono anche tutti i suoi fratelli.
Ogni bottone slacciato è un brivido che mi corre su
lungo la schiena e quando, alla fine, la camicia scivola giù dalle sue
spalle per andarsi a depositare sul pavimento, il mio cuore sembra un martello
pneumatico e il suo non è da meno.
Le mie labbra si spostano sul collo di lui,
baciandolo delicatamente.
“Walter…” Sussurro tra un bacio e
l’altro.
“Mmm…?”
“Tu…ecco…io volevo sapere se
tu…”
I suoi occhi scuri si aprono e cercano i miei.
“Va tutto bene, piccola?”
“Sì…volevo solo chiederti se…se
è la prima volta anche per te, ecco…” Riesco a buttare fuori
tutto di un fiato.
Sorride, dolce come solo lui sa esserlo, facendomi sentire
la ragazza più fortunata al mondo, poi annuisce appena.
“Sì…e sono felice che sia con te.”
Così dicendo, mi sfila lentamente la maglia,
chinandosi poi a lasciare una scia di baci caldi e tremanti dal mio ombelico
fino all’incavo tra i seni.
“Ti amo, sorellina.”
Spalanco gli occhi, dimenticando tutto e tutti.
Lo ha detto davvero?
Sono così felice che stento a crederci.
“Anche io…”
Rispondo, tornando a posare le labbra su quelle di lui.
“Anche io ti amo.”
Ripeto, mentre le sue mani scendono fino alla cintura dei miei jeans, sbloccando
la fibbia.
In uno scatto momentaneo, appoggio una mano sulle sue,
bloccandolo.
Allo sguardo interrogativo che mi rivolge rispondo con due
semplici parole.
“Ho paura…”
“Anche io, Ally, credimi.”
“Io…io non so se ce la faccio…”
Brava! Ora ti fai venire i dubbi!
“Certo che ce la fai, vedrai….”
2E come sai che non rovinerò tutto?”
“Amore, tu non rovinerai proprio niente perché
quello che c’è tra noi non si può rovinare…Lasciati
andare, fidati di me, ok?”
I suoi occhi color cioccolato in questo momento sono tutto il mio mondo.
Leggo tanto amore, in quegli occhi, che la paura diventa
cosa da nulla e le mie mani liberano quelle di Walter.
I miei jeans raggiungono ben presto gli altri indumenti sul
parquet e così, in biancheria intima, torno a baciar il mio giovane
principe d’otreoceano.
Quando, dopo non so quanto, sento le sue dita iniziare a
litigare con la chiusura del mio reggiseno, mi irrigidisco.
Ci siamo.
Ora non si torna indietro.
La risata giocosa che amo così
tanto risuona nell’aria, rompendo la tensione, tranquillizzandomi.
“Ma come fate voi donne ad
aprire e chiudere questi cosi?”
Sorridendo, porto le mani sopra le sue,
dietro alla mia schiena, aiutandolo nell’ardua impresa.
“Visto? Non era difficile…” scherzo,
mentre il piccolo capo d’abbigliamento scivola
giù dalle mie spalle.
“Sei stupenda.” Sussurra Walter , abbracciandomi.
Io, però, mi divincolo in fretta e corro a sdraiarmi
sul letto, tenendo sempre il mio ragazzo per mano.
Lui mi bacia e mi accarezza e a me non sembra vero di essere
qui.
Insomma….fino a qualche mese fa arrossivo anche solo
al pensiero di fare l’amore con lui o con chiunque altro e ora…ora vorrei un po’ di privacy: ho già raccontato
anche troppo!
Più TARDI
Sono stanca, mi si chiudono gli occhi ma
non voglio dormire.
Sto talmente bene così, con la testa appoggiata sul
suo petto, con la sua mano che mi accarezza la
schiena, ascoltando il suo respiro lento e i nostri cuori che battono in coro
che ci rimarrei in eterno.
Ho finalmente capito perché mia madre mi ha sempre detto che la mia prima volta avrebbe dovuto essere con
qualcuno che amavo davvero.
Niente è più bello che sentirsi ed essere una
cosa sola.
Papà, invece, mi ha sempre detto niente sesso fino al
matrimonio….ma sorvoliamo su questo punto,
è meglio.
E’ la notte più bella della mia vita, non
voglio rovinarmela con inutili rimorsi di coscienza e poi, caro papà, mi
dispiace per te, ma se potessi tornare indietro, rifarei
tutto di questa sera.
Capitolo 23 *** CAPITOLO 24 - UNA RAGAZZA PER TOM ***
CAPITOLO 24 – UNA RAGAZZA PER TOM
Ok….regalo
di Natale per le mie lettrici…soprattutto per Shun,
che me lo ha chiesto (dato che Vitto già l’ha letto questo cap). Posso chiedere anche io un regalo a voi? Tutti quelli
che leggono sempre, potrebbero lasciare un commentino, anche piccolo
piccolo, giusto per farmi vedere che ci sono? Grazie!!!!
I prossimi cap arriveranno dopo
capodanno…oramai siamo agli sgoccioli!!!!
X Vitto: la prima volta a vent'anni? Probabile...non è poi così raro!!!>!!!!
Un bacione,
Tempe
CAPITOLO 24 – UNA RAGAZZA PER TOM
“Il tempo è
un’invenzione dell’uomo e i sogni sono senza tempo.”
(SergioBambarèn)
WALTER
Il cellulare in modalità silenzioso vibra per
l’ennesima volta sul comodino accanto a me.
Questa volta, mi costringo ad aprire gli occhi.
Lancio uno sguardo all’orologio appeso alla parete: le
dieci.
All’improvviso realizzo chi è
che prova a chiamarmi da ore... mamma...
Che faccio, rispondo?
Non faccio in tempo ad allungare la mano per prendere il
telefono traditore che quello smette di agitarsi sul comodino.
Risponderò alla prossima... tanto è
sicuro come l’oro che richiamerà!
Ally non ha sentito niente e dorme
ancora con la testa appoggiata alla mia spalla e i capelli biondi sparsi
disordinatamente sul viso.
É persino più bella del solito...
Il lenzuolo sottile, tirato fino a metà della sua
schiena, disegna le forme del suo corpo, riportandomi
alla mente questa notte.
E che notte! Meglio di qualunque
sogno!
Non era esattamente questo che avevo in mente, quando ho
chiesto a Pamela di prestarmi l’appartamento... Pensavo a una serata tranquilla per raccontarci tutto quello che
abbiamo lasciato fuori dalle nostre email e lettere
chilometriche.
Comunque, non posso certo dire che
mi sia dispiaciuta le piega che ha preso il tutto.... anzi!
É solo che ho totalmente perso la cognizione del
tempo, mi sono addormentato e ora mamma mi farà il culo per il resto dei miei giorni.
Beh, almeno fino alla fine della settimana.
Il cellulare vibra di nuovo e io lo prendo in mano.
Una bustina lampeggia sullo schermo: mamma è passata
alle arringhe scritte.
“SI PUÓ SAPERE DOVE SEI, BRUTTO IDIOTA?! SEI PEGGIO DI TUO PADRE! TORNA A CASA
IMMEDIATAMENTE!”
Ecco, lo sapevo. Pure tutto in
maiuscolo l’ha scritto... chissà se è cosciente che il
maiuscolo nel linguaggio elettronico è sinonimo delle urla... qualcosa
mi dice di sì.
Digito velocemente la mia risposta... tanto, rotto per
rotto...
“Mamma, ho 20 anni, sn
maggiorenne e ankeAlly lo
è. Torno a casa appena posso. Baci.”
Inviato.
E con questo ho segnato la mia condanna
a morte.
Forse potrei andare a vivere in bottiglieria...
Un nuovo messaggio... però, veloce mamma!
Solo tre parole: “SEI NEI GUAI”
Cancello velocemente, come se questo potesse servire a far
sbollire mamma, e riappoggio il cellulare sul comodino.
“Walter?” La voce di Ally, impastata dal sonno, mi fa voltare di scatto.
“Ciao ciao”
La saluto, scompigliandole ancora di più i capelli. “Dormito
bene?”
Si sfrega gli occhi, sollevandosi su un gomito.
I suoi occhi, assonnati, sembrano ancora più grandi.
“Sì... ma che ora è?”
“Le dieci e qualcosa...”
“COSA?!” Si alza a
sedere di scatto, arrossendo e tirandosi il lenzuolo fin sopra alle spalle,
quando realizza di non avere niente addosso.
“Ti prego, Walter, dimmi che
hai avvertito i tuoi...fallo per me, ti prego...”
“Ehm...”
“Che cosa vuol dire ehm?!”
“Ally,
Ally, calmati.” Mi siedo anche io,
posandole entrambe le mani sulle spalle nude. “Ho appena sentito mia
madre... la cattiva notizia è che pensa tipo che io ti abbia rapito e mi
vuole uccidere, quella buona è che non ce l’ha
assolutamente con te.”
“Beh, tecnicamente mi hai rapita.”
Scherza lei, rassicurata. “Forse, però, dovremmo tornare...”
“E qui ti do piena ragione.
Dai, alziamoci.”
Ci vestiamo velocemente, per poi uscire.
Una volta in strada le passo il casco ma
lei non lo prende. Mi getta, invece, le braccia al collo e mi bacia.
“Grazie per questa notte.”
“Te l’avevo detto, no, che la tua prima sera a
Roma sarebbe stata speciale!”
“Sì, ma non avevi detto unica.”
TOM
Guardo l’orologio un’altra volta.
Mi sa che ho sbagliato posto... eppure la scuola delle Garbatella è questa, non credo che ce ne siano
altre... magari ho capito male l’ora... magari
aveva detto le nove, non le dieci e se n’è andata....
Una Smart blu accosta a pochi metri da me,
mancando di poco il bidone della spazzatura.
Mi avvicino e saluto Veronica con la mano, poi apro la
portiera ed entro nella minuscola macchina.
“Ciao, Tom, scusa il ritardo
ma ho avuto qualche problema con i miei. Sai, le solite cose...”
La guardo.
Credo che la mia espressione sia piuttosto perplessa... ho
capito solo ciao Tom...
“Vero, parla lento...per favore.”
“Oh, sì, scusa.”
“No
problem, that’s ok!”
“Bene, allora andiamo!”
La mini-macchina parte e io mi ritrovo a pregare in ogni
lingua conosciuta e non per evitare incidenti.
Vero non è esattamente quel che si dice un asso al
volante...
Mentre guida, Veronica parla a raffica e io capisco
sì e no un decimo delle cose che dice ma non mi
dà fastidio, anzi... quasi quasi mi ricorda
Al.
Al... sono secoli che non la
disegno più... chissà, forse mi sto rassegnando al fatto che non
staremo mai insieme. Il mio fedele blocco, comunque,
è come sempre nel mio zaino.... spero di trovare qualche soggetto
interessante, almeno qui in Italia!
Dopo aver parcheggiato –vivi, grazie al cielo-in un grosso
autosilo, entriamo a piedi in città, come due normalissimi turisti.
Piazza di Spagna, Trinità dei Monti, la Bocca della verità,
il Tevere, il Colosseo... tutti quei luoghi visti tante volte in tv ora sono qui davanti a me e sono
persino più belli di quanto mi fossero sembrati.
Noi, in America, abbiamo tanti monumenti grandiosi, tanti
grattacieli immensi, mostri di metallo e vetro ma niente, assolutamente nulla
che trasmetta tanta emozione come questi edifici
costruiti in tempi lontani.
Il Colosseo, in particolare.
Qui, in questo vecchio teatro, mi sembra di vedere ancora i
gladiatori, vittime innocenti di un sistema politico crudele, e le fiere, loro
rivali, impegnati in una lotta all’ultimo sangue, dove le differenze tra
uomo e bestia non sono poi così evidenti. E poi
lì, sì, proprio lì in fondo, l’imperatore che
applaude, ridendo divertito a questi giochi disumani.
I miei amici mi dicono che sento
tutte le emozioni amplificate perché sono un artista, un animo
sensibile... ma, sinceramente, io credo proprio che non si possa non essere
affascinati dall’idea di calpestare il suolo di un edificio vecchio di
migliaia di anni, di un luogo dove è stata scritta la storia del popolo
più potente di tutti i secoli.
In un mondo come il nostro, veloce, capace solo di fare
tanto rumore, credo che entrare in posti come questi equivalga a prendersi una
pausa da tutto per fare un giro in epoche più tranquille e più
crudeli allo stesso tempo, dove tanti uomini sono morti senza l’aiuto di armi e bombe e altrettanti si sono innamorati pur dovendo
fare a meno di film romantici e telenovelas.
E poi la vedo.
Lei, alta e maestosa si innalza
davanti a me e all’improvviso il fascino del Colosseo
passa in secondo piano, surclassato dalla sua bellezza.
Le massicce figure di marmo bianco sembrano quasi prendere
vita, mentre turisti di tutto il mondo scattano foto e
lanciano monete nell’acqua cristallina.
“É bella, vero?”
Chiede Veronica.
“Molto.”
“É l’unico monumento che mi piace
davvero. Sai, si dice che se butti una moneta dandole
le spalle, tornerai a Roma, prima o poi.”
“Lo so.” Rispondo, estraendo due pezzi da
cinquanta centesimi dal portafogli. “E se ne butti due trovi...how do yousaythat... love... l’amore a Roma.”
“Che? E questa dove l’hai sentita? Mi sa che è’na
roba de voi turisti stranieri.”
“Cosa?”
“lascia perdere, va’!
Tira la moneta!”
Mi volto e lancio i due dischetti di metallo, il cui impatto con l’acqua viene coperto dalle decine di
altri suoni uguali.
“Ti ho visto, sai?” Ride Vero. “Ne hai
lanciate due! Che, ti vuoi trovare la ragazza a
Roma?”
“Maybe...”
Guardo Veronica, davanti a me e poi la fontana e mi viene
un’idea.
“Vero, siede sul bordo.” Le dico, estraendo
blocco e matita dallo zaino.
“Cosa?”
“Siediti!”
Le mostro come mettersi in posa e inizio a disegnare.
É la prima volta che ritraggo un soggetto femminile, da quando Al sta con Corbin.
Chissà, forse c’è qualcosa di vero nella
leggenda della Fontana diTrevi...
Sono passate due settimane dalla mia prima, fantastica sera
italiana.
Dopo avergli dato una bella strigliata, Stefania ha
perdonato Walter per avermi rapita e ora la situazione è normale.
Beh, normale per gli standard della famiglia Masetti,
naturalmente, e il che è tutto dire.
Ho appuntamento con Walter in bottiglieria a mezzogiorno… mi
conviene sbrigarmi, se non voglio fare tardi.
Mi piace guardare Walter mentre lavora: è gentile e
simpatico con tutti, i clienti lo adorano e Giulio dice che ha portato una
boccata di aria fresca in un locale “da troppo tempo gestito da due vecchiacci
come me e Cesare”.
Un paio di giorni fa Walter mi ha confidato che non gli
dispiacerebbe affatto se, quando i fratelli Cesaroni saranno in pensione, la
gestione della bottiglieria passasse a lui.
“Di certo meglio che lavorare nell’officina di papà!” Ha
detto.
Sinceramente, non riesco proprio a dargli torto! Adoro Ezio,
è una persona simpaticissima e dolce…ma lui e il lavoro sono allergici l’uno
all’altro!
L’unica cosa che mi dispiace un po’ è che Walter non abbia
preso nemmeno in considerazione l’idea di venire a stare in America… ma lui
adora la sua Roma e non potrei mai chiedergli di trasferirsi, tantopiù che
anche io mi sto cominciando ad innamorare di questa città antichissima e sempre
nuova e ci vivrei volentieri, anche se so che a mio padre verrebbe un colpo
anche solo a sentir dire che sto considerando di lasciare Washington.
Il locale è a due passi da casa e in un attimo sono lì.
Entro.
Walter è dietro al bancone e sta riempiendo un boccale di
birra, mentre parla con… sua madre?!
Vedere Stefania in bottiglieria è un evento più unico che
raro, da quel che ho potuto vedere…e poi lei e Walter che chiacchierano in quel
modo… no, non è assolutamente normale.
È così strano da sembrare quasi inquietante… chissà se c’è
qualche telecamera nascosta….
Uscendo dallo studio, Giulio mi vede e interrompe le mie
disquisizioni mentali.
“Ohi, ciao Ally!” Saluta. “Vieni, che ti offro qualcosa. Che
vuoi? Birra? Un succo? Un bicchiere d’acqua?”
“No, grazie, Giulio, va bene così.”
Mi avvicino al bancone, saluto Stefania e do a Walter un
bacio sulla guancia.
“Allora, andiamo?” Gli chiedo.
“Andiamo dove?” Mi guarda, stranito. “Io faccio continuato
oggi.”
“Ma mi hai detto di passare di qui che dovevamo andare a
fare una cosa insieme…”
“No, io ti ho detto di passare di qui ma oggi non esci con
me, esci con lei.” Spiega, indicando sua madre. “Mi sa che mi ero dimenticato
di dirtelo, eh?”
“Walter!” Esclamiamo in coro io e Stefania.
“Dai, ragazze, lasciatelo vivere questo poverino!” Lo
difende Giulio.
“Sì, sì, vabbè, stavolta passi, ma solo perché abbiamo
fretta.” Dice Stefania, sbrigativa, alzandosi e prendendo la borsetta.
Potrei giurare di aver sentito Walter lasciar fuggire un
sospiro di sollievo.
Io, però, non ci sto capendo niente. Perché abbiamo fretta?
Non ho tempo di chiederlo, perché Stefania mi prende per
mano e mi trascina fuori, senza nemmenolasciarmi salutare i Cesaroni.
STEFANIA
“Dai, Ally, muoviti che facciamo tardi!”
Ma che è, mio figlio le ha attaccato la modalità di passo
lumaca?
Allison mi trotterella a fianco.
“Dove andiamo?”
“Walter non te lo ha detto?”
Ma che glielo chiedo a fare? Tanto la risposta già ce l’ho.
Lo sapevo, io, me lo sentivo già quando ero incinta che
quello stordito di mio figlio avrebbe preso tutto da suo padre!
“No, non mi ha detto niente.”
Ecco, appunto.
Beh, d’altronde, da un melo non può nascere un’albicocca,
no?
E il bello è che io Ezio me lo sono pure scelta!
“Stiamo andando a vedere se riusciamo a farti diventare
un’attrice.”
“Come?”
Santa pazienza…cosa costava a Walter spiegarle tutto?
Ci fermiamo davanti al grande cancello che reca la scritta
‘Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico’.
“Ecco, siamo arrivati.”
“Stefania…” Comincia lei, evidentemente cercando le parole.
“Non è lì che dobbiamo entrare, vero?”
“E dove, altrimenti? Walter mi ha fatto scomodare metà delle
conoscenze che ho e anche un po’ di quelle che non ho per farti ottenere un
provino. Non so che specie di incantesimo tu gli abbia fatto, ma sembra tenere
veramente molto a te.” Ed è anche maturato, da quando ti conosce, ma questo non
lo dirò mai ad alta voce.
“Un provino? Vuol dire che devo recitare?”
“Che altro vuoi fare in una scuola del genere, scusa?”
“Ma io non sono pronta! Non ho nessun monologo in italiano
da presentare… conosco solo pezzi in inglese…”
Tipico.
Walter mette in piedi tutto questo casino per far avere ad
Ally la sua occasione e poi rischia di mandare a monte tutto quanto dimenticandosi
di avvertirla.
Assolutamente tipico.
“Sicura di non conoscere proprio niente?”
Riflette.
Lo vedo benissimo che è sull’orlo delle lacrime… poi si
illumina.
“Forse una cosa la so, se me la ricordo bene.”
Dio esiste.
“È il ‘Pianto di Medea’… l’ho imparato da uno dei tuoi
libro.”
L’ho sempre detto,io, che anche a casa Masetti, dove la lettura è tenuta a distanza come
un malato di lebbra, i miei libri prima o poi sarebbero serviti a qualcosa!
Stefania uno, Masetti zero.
“Pensi di saperlo recitare?”
Certo che lo sai….
“È difficile…ma ci posso provare.”
“Ecco, brava, così mi piaci! E poi, se non ti prendono, puoi
sempre dare la colpa a Walter!”
Entrambe ridiamo, mentre entriamo nel cortile della scuola e
io penso che Walter è stato davvero fortunato a conoscere una ragazza così.
Fossi stata in lei, io mi sarei già tirata indietro.
E invece no, lei è qui, in un paese che non è il suo a
sostenere un provino in una delle accademie di recitazione più importanti al
mondo in una lingua che parla sì e no da sei mesi e il tutto a testa alta, come
la più fiera delle regine.
Sì, Walter non poteva assolutamente trovare di meglio,
quindi non arrenderti, piccola, vai lassù e stupisci i giudici, falli
innamorare come hai fatto innamorare mio figlio.
Devi farlo perché serve qualche attrice vera e brava come te
a questa televisione sporca.
Devi farlo, però, soprattutto perché non voglio nessun’altra
donna al fianco del mio Walter e non ho intenzione di lasciarlo trasferire in
America.
E poi fallo per te, perché, quando si ha la possibilità di
realizzare un sogno, bisogna coglierla al volo e non lasciarla più.
Eccoci al terzultimo capitolo…. Non
riesco a scrivere la seconda parte del penultimo, per cui
non so quando aggiornerò, ma abbiate fede, la finirò!
Shun, com’era copenhagen?
Io ci sono stata due anni fa, quando ho fatto il giro della Scandinavia
e mi è piaciuta tantissimo!!!!!
CAPITOLO 26 – IMPREVISTI
WALTER
“Cioè, no, non è possibile! Dove
l’ha visto il rigore? Dove l’ha visto, vorrei sapere!” Esclama
papà, scattando in piedi dal divano consacrato alle partite. “Walter, dimmi te se non è una vergogna!”
“Sì, sì, una vergogna…” Rispondo io, distratto, mentre
controllo l’ora per la tremillesima volta.
Se non arrivano entro dieci minuti
mi viene una crisi isterica.
Ho mosso mari e monti per far ottenere ad Allison quel colloquio e ora sono più nervoso io di lei…
Insomma, dalla sua ammissione in quella scuola dipende il
nostro futuro insieme, il suo trasferimento qui… direi
che ho tutte le ragioni per essere agitato, accidenti!
“Aho, Walter, ma ce sei o ce fai? Quel cornuto di un arbitro sta a distrugge la Romae a te sembra che non te n’importi
niente!”
Ma chi se ne frega della partita!
Il comitato della D’Amico sta decidendo il destino dei miei
probabili futuri figli e lui pensa alla Roma che
perde!
“Certo che mi interessa, papà.”
Sempre sincero, Walter, sempre sincero, mi
raccomando.
“Mah, a me nunme
sembra proprio.”
“Senti, io…”
Sento la porta d’ingresso che si apre e tre secondi dopo
sono già di fronte a chi è appena entrato, pronto ad abbracciare Ally e a sentire la sfuriata di mamma perché non abbiamo
chiuso a chiave, mentre papà riprende a urlare contro
tutti i guardalinee esistenti e non.
Niente Ally, però.
E niente mamma.
“Ehi, ciao! Che fate di bello da
queste parti?”
Di bello mi sa niente… Lucia, che tiene per mano un Mimmo dal visino preoccupato, ha un’aria decisamente sconvolta
e il viso tesissimo, mentre Tom abbraccia Alice, che
ha le lacrime agli occhi.
“C’è tua madre, Walter?” Chiede Lucia con una voce da
oltretomba.
“No, c’è papà…ma che cosa è successo?”
Lei, però, non mi risponde; è già corsa dentro, lasciandomi
solo con Tom e i due Cesaroni
più piccoli.
“Eva e Marco hanno avuto un incidente sulla strada per il
cinema. Ci ha chiamati l’ospedale.” Spiega lui, in
inglese.
“Oh mio… ma stanno bene?£
“Non lo sappiamo, per telefono non hanno
voluto dire niente. Giulio dovrebbe già essere là, a quest’ora.”
In quel momento, papà e Lucia arrivano
di corsa.
“Walter, io vado in ospedale con loro. Scrivi un biglietto
per dire a mamma dove siamo e raggiungici con la moto.”
ALLISON
“Ally, se voli un po’ più in alto rischi di entrare in collisione con qualche aereo.”
Mi richiama Stefania, ridendo, mentre io saltello sul vialetto di casa.
Mi sembra davvero di poter spiccare il volo!
“MaStefania, è la Silvio D’Amico!
La Silvio
D’Amico, ti rendi conto?!”
“Sì, lo hai detto più o meno sessanta
volte negli ultimi dieci minuti, Ally, credo di
sapere di cosa stai parlando.”
“Sì, ma è la D’Amico!”
“Ecco, ora sono sessantuno.”
“Io amo tuo figlio!”
“Questo non l’avevi ancora detto.”
Mi fermo davanti alla porta di casa, aspettando che Stefania
apra.
Sono euforica, assolutamente troppo felice!
Vivrò a Roma!
Vivrò a Roma e realizzerò il mio sogno e tutto grazie a
Walter… che cosa ho fatto per meritarlo non lo so e
nemmeno mi importa.
Ora tutto ciò che voglio è ringraziarlo mille
mille volte.
A quanto pare, però, i miei ringraziamenti dovranno
aspettare.
Ezio e Walter non ci sono.
Al loro posto, solo un biglietto, scarabocchiato
velocemente.
“Siamo al Gemelli. Raggiungeteci.
Walter e Ezio.”
“Oh, Signore, cosa hanno fatto stavolta?” Attacca Stefania,
tirando di nuovo fuori dalla borsa le chiavi della
macchina e uscendo. “Ah, ma non la passano liscia, eh! Nossignore! Te lo dico io, ne hanno combinata qualcuna delle loro. Ally, Ally, ti rendi conto del
genere di famiglia con cui hai intenzione di imparentarti?”
Sorrido al monologo di Stefania, ma non riesco a essere tranquilla.
Ho come un presentimento che sia successo qualcosa ben più
grave di una delle solite stupidaggini di Ezio…
Per arrivare in ospedale impieghiamo circa un quarto d’ora,
durante il quale la mia compagnia di viaggio non sta zitta un secondo. Non
vuole darlo a vedere, ma credo che anche lei non sia per niente tranquilla.
Nel parcheggio del Policlinico, Ezio ci aspetta, camminando
nervosamente avanti e indietro.
“CiùCiù!” Esclama, correndoci
incontro.
“Che cosa avete combinato tu e quel
deficiente di tuo figlio?” Lo assale Stefania, senza notare l’ombra di
preoccupazione che oscura i suoi occhi.
“Ezio, è successo qualcosa?” Chiedo io, i pensieri rivolti a Walter.
Lui annuisce.
“Si tratta di Eva e Marco. Si sono
scontrati con un’altra auto. Lei sta bene, ma lui si è rotto una gamba ed ha un
leggero trauma cranico. Non si è ancora svegliato.”
Stefania si porta una mano alla bocca e la sento sussurrare
qualcosa che suona molto come un’imprecazione.
Tutti e tre insieme entriamo in
ospedale, dove ci aspettano Walter, veronica, Tom e
il resto dei Cesaroni.
Eva, seduta in mezzo agli altri, ha una vistosa
fasciatura al braccio ma sembra allegra. A guardare meglio, tutti sorridono,
rivolti al giovane medico che se ne sta andando
proprio in questo momento.
Walter!” Chiamo, avvicinandomi al gruppo.
“Ehi, Ally!” Lui mi corre incontro
e mi dà un bacio, stringendomi forte.
“Ci stanno guardando tutti…” Sussurro, bordeaux,
quando ci separiamo.
“Chi se ne frega.” Risponde lui. “MI sono spaventato a morte
e tutto quello che volevo era averti vicino ma tu non
c’eri…”
“Non ti preoccupare, adesso cono qui.” Rispondo,
accarezzandogli il viso. Marco è il suo migliore amico da una vita, è
comprensibile che sia così spaventato… “Come sta?”
“Il dottore ha detto che si è
appena svegliato. Sta bene,parte un po’ di mal di testa. Per la gamba avrà bisogno di
qualche settimana di fisioterapia. Rimarrà in ospedale fino al weekend, sai, per sicurezza…”
“Certo, è chiaro. Sono stati proprio fortunati, sai?”
“Direi di sì.” Risponde, più tranquillo. “E a e com’è andata? Piaciuta la sorpresa?”
In questo momento, tutta l’allegria di poco fa ritorna più
forte che mai e io gli salto al collo, ridendo come
una scema.
“Sei straordinario! Ancora non ci
credo che hai organizzato tutto questo per me!”
“Ti hanno ammesso?”
“Mi faranno sapere, ma Stefania dice
che, secondo lei, sono piaciuta.”
“Eh, beh, ma allora ti hanno ammessa
sì!”
“Come fai ad esserne così sicuro?”
Walter ridacchia tra sé, perso dietro ad un pensiero tutto
suo.
“Perché mamma ha sempre ragione.”
All’improvviso, il mio cellulare prende a suonare nel
taschino interno della mia giacca.
Sul display lampeggia un numero
americano che non conosco…. Chissà chi è…
“Pronto?”
“Ally? Sono Corbin.”
“And she's everything I ever
wanted And everything I need
I talk about her, I go on and on and on
because she's everything to me”
“Eccoci a casa!”
Esclamo, aprendo la porta del mio appartamento qui a Washington e lasciando
passare le mie donne.
“Guarda, piccola!” Al entra
senza nemmeno guardare in alto, semi affondata nel seggiolino. “Guarda
che bel posticino ci ha trovatopa….
Corbin, è assolutamente troppo per noi!”
Ecco, ha alzato gli occhi.
“No che non lo è.”
“Ma si invece! Siamo in
tre…anzi, due e mezzo e questo posto è
una reggia!”
“Al” Inizio, prendendo la bimba dalle braccia
della mia fidanzata. Mi aspettavo una reazione del genere e mi sono preparato
il discorso. “I soldi servono per essere spesi e con quest’ultimo
film io ne ho guadagnati davvero tanti. Ora, se non posso usare quello che
ricevo per la mia famiglia allora non so a che serve continuare a lavorare.”
“MaCorbin…”
“Niente ma. Ora vieni con me che mettiamoLor nella sua nuova cameretta e poi noi andiamo nella
nostra nuova cameretta.”
Propongo, spingendo Al in corridoio, verso una porta
di legno rosa su cui campeggia un cartellino dorato –rubato agli studi
televisivi- con inciso il nome Lorelai.
“Mmm..
bel discorso, signor Bleu….” Mi risponde
lei, voltandosi a dare un bacio prima alla bambina e
poi a me. “Ma…c’è la tv in camera da letto?”
Chiede, con fare cospiratorio.
“Plasma quaranta pollici, ti basta?”
“Se nel lettore dvd
c’è già pronto il mio film preferito
ti adoro ufficialmente.”
“Uhm…Intendi
‘Shakespeare in love’? No, perché di là quello c’è…”
“Ok, sei decisamente
l’uomo perfetto.”
WALTER
L’acqua della doccia smette di scorrere. Aspetto due
minuti e poi busso alla porta del bagno.
“Ally, posso entrare?”
“Un secondo.” Il tempo di un battito di ciglia e
Allison apre, lasciandomi scivolare dentro.
Mi accomodo subito sul water chiuso.
“Anvedi, dovresti vestirti
più spesso così!” Esclamo, ammirandola nel suo accappatoio
bianco che le sta bene come un abito da sera.
Come ringraziamento ricevo un
asciugamano in faccia.
“Deficiente. I tuoi sono usciti,vero?
Non vorrei che ci trovassero così.”
“Così come, scusa? Non stiamo facendo niente di
male e poi dai, lo sanno che stiamo insieme e, se non sono sicuri che abbiamo
fatto sesso, per lo meno lo immaginano.”
“Sì, ma non mi va che ci vedano!
Già mi dà fastidio baciarti davanti ai tuoi…”
Signore, damme la forza…
“Va bene, va bene. Comunque, loro non ci sono e poi io sono venuto solo per
parlarti del regalo di Marco. Sai che oggi lo dimettono e…”
Ally si siede sulle mie ginocchia,
pettinandosi con calma i capelli… che buon profumo ha…
No, no, Walter, sei qui per Marco, ricordatelo.
Solo per Marco….
“Mi asciughi la schiena?” Domanda lei, con
quella faccia da Innocentina che le riesce così bene.
“Sì, vabbè, Allison, però così tutti i miei buoni
propositi di parlare soltanto vanno a farsi sfottere!”Esclamo, eseguendo, però,
ciò che mi ha chiesto.
“Vediamo… a Marco potremmo regalare…mmm… una chitarra nuova?” Propone, come se non avesse sentito quello che le ho detto.
“Sì, e chi ce li ha tutti quei soldi?”
Rispondo, continuando a massaggiarle la schiena, anche se, di sicuro, è
già asciutta.
“Boh, amore, non lo
so…sei tu quello dei regali originali!”
“Eh, beh, ma è diverso! Di Marco mica sono innamorato! Sei tu che mi ispiri…”
“Ah, ti ispiro, eh?”
“In questo momento non sai quanto.” Le sussurro
all’orecchio, arrendendomi.
A Marco ci penserò dopo.
Inizio a baciarlapiano sul collo, dove la sua
pelle, rimasta fino ad ora coperta dai capelli bagnati, è ancora umida.
Lei raddrizza la schiena, la sento rabbrividire…
poi abbandona la testa all’indietro, sulla mia spalla, in modo da potermi
guardare in faccia.
I suoi occhi sono ancora più grandi e hanno il colore
dell’oceano in tempesta. Solo una volta li ho visti così… il
mese scorso, a via Magutta.
Dopo quella notte, con tutti i casini che sono successi, non
abbiamo più avuto occasione di starcene un po’soli e le emozioni
di quella sera.. beh, diciamo che non mi dispiacerebbe
affatto riviverle.
“Walter, non possiamo…” Mormora lei,
mentre i suoi occhi raccontano un’altra storia.
“Perché no?”
“Ma… perché è pieno giorno… i tuoi potrebbero tornare…”
“Ma che tornare! Quelli
stanno daGiulio…
non si muovono prima di stasera.”
“Da Giulio…?”
“Sì, da Giulio…” Ripeto, sperando
con tutto il cuore che questo la convinca.
“In questo caso…” Lascia volutamente la
frase in sospeso, mentre le sue manicorrono a sciogliere il nodo che
chiude l’accappatoio.
L’accarezzo sul collo,
scendendo piano piano verso le spalle e facendo
scivolare il pesante tessuto che la copre.
“Walter, aspetta!” Mi
fermo, guardandola, mentre riallaccia velocemente la cintura di spugna bianca.
“Non restiamo
qui… dalla finestra i vicini ci vedono…”
Alzo gli occhi al cielo e faccio
per replicare, ma lei mi zittisce posandomi un dito sulle labbra.
“Andiamo di sopra.”
Dice semplicemente, prendendomi per mano.
Usciamo ma, fuori
dalla porta del bagno, prima di salire anche un solo scalino, stringo di
nuovo Ally a me, baciandola e allentando il nodo
dell’accappatoio fino a creare un’apertura che mi permette di
accarezzarle la schiena.
Lei mi sfila rapidamente la
maglietta e così continuiamo a baciarci la camera da letto diventata
improvvisamente troppo lontana.
Ad un tratto la porta del
corridoio in cui ci troviamo si spalanca e…
“Ragazzi ,scu…Brutto pezzo di cretino, che diavolo stai
facendo?!” Mi urla contro mamma, prendendomi per un orecchio e
allontanandomi da Ally prima ancora che abbia il
tempo di realizzare che è entrata in casa. Nel frattempo lei, rossa come
un gambero, si sistema l’accappatoio e corre di sopra, probabilmente a
vestirsi.
“Ahi, ahi,
ahi, mamma, lasciami!” Grido, seguendo la
SS StefaniaMasetti
fino al soggiorno, dove mi fa sedere sul divano, lasciando finalmente il mio
povero orecchio, diventato ormai quasi del tutto insensibile.
“Tutti uguali voi Masetti! Non pensate ad altro! Non vi si può
lasciare un secondo soli con una donna!”
“Ma
no, mamma, non è vero!”
“Ah, no? E che ce stavi a fa’ con Ally,
lezione pratica di anatomia?”
“No, ma…”
“Stefania, non stava facendo
niente di male.” Mi difende Ally,
entrando nel soggiorno e venendo a sedersi sulle mie gambe.
“Ally,
non cercare di difenderlo. Conosco i miei polli: Ezio era come lui.”
“Ezio era dolce, gentile,
spiritoso e un po’ rompiscatole?” Chiede Ally,
sorridendo e accarezzandomi i capelli.
Mi sono perso qualcosa…
com’è che ora è così sicura di sé?
L’espressione di mamma,
però, sembra ammorbidirsi.
“Sì…proprio
così…lo avete già fatto, vero?”
Insieme, annuiamo, abbassando gli
occhi e prendendoci per mano.
Se ci
fossimo messi d’accordo, non avremmo potuto agire più in
contemporanea di così.
All’improvviso,
mamma si alza e abbraccia prima Ally e poi me,
che rimango letteralmente a bocca aperta: oddio, mia madre soffre di sbalzi
d’umore… come farò a dirlo a papà?
“Sono felice per voi,
ragazzi… e tu” Si rivolge a me. “Dovrò abituarmi
all’idea che, malgrado il cattivo esempio che
hai davanti, alla fine sei riuscito a diventare un uomo niente male… Ora
però vestitevi che Marco arriverà tra mezz’ora e voglio
assolutamente che ci siamo tutti a salutarlo. Vi aspetto fuori.”
Mamma fa per uscire, mentre anche
noi ci alziamo, ma , sulla porta, si volta e ci fa
l’occhiolino.
“Non preoccupatevi, prima
che Ally torni in America porterò un paio di
volte tuo padre fuori, in modo da lasciarvi un po’ soli.”
Ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito, ma
soprattutto la mia sore Vitto e il Walter originale, Ludovico Fremono, che,
anche se ha letto solo i primi capitoli, mi ha incoraggiata a continuare!
Un bacio a tutti!!!!!!
Elisa
28 – ROMA, NUN FA’LA STUPIDA STASERA
WALTER
Allora… Ally, ascolta, quando verrai a stare
qui…
Beh, ma mica sono poi così sicuro che ci
verrà!
Quindi… Ally, ascolta, se verrai a stare qui ce
sarebbe’na cosa che devo chiederti…
“A Walter, t’ho detto basta’na ventina de
volte!”
Abbasso gli occhi sul boccale di birra che sto
riempiendo… oh, merda!
Fantastico… la bionda è andata a farsi un giro
e mo’ Cesare mi ammazza.. ma quando finisce questo schifo di giorno?!
“Scusa, Tulio!” Esclamo, tamponando velocemente bicchiere
e bancone con il grembiule. “Ecco, tieni… se vuoi te ne offro
un’altra.”
“Ma no, lascia perdere. Problemi con la
fidanzata?”
“No, con lei è tutto a posto… sono solo
un po’ distratto…”
“Un po’ distratto?”
La voce di Giulio mi fa fare un salto. Lui è dietro
di me, le mani sui fianchi e uno sguardo molto, molto alla Cesaroni in volto.
“Hai litigato con il distributore?”
“Scusami, Giulio, ora pulisco tutto.. Ero
soprapensiero e…”
“Quand’è che parte Allison?”
Ma che grande non è sto uomo? Sarà che
è abituato a vivere con uno ipercomplicato come Marcolino ma certe cose
le capisce al volo.
Altro che papà….
“Domani mattina, con Tom.”
“Eh, beh, ma allora mica puoi passare la serata in
bottiglieria, no? Dai togliti quel grembiule e chiamala che qui ci penso io.”
“Scherzi?”
“No che non scherzo! Muoviti, però, che se
arriva Ce’ non ti lascia uscire più.”
“Grazie Giulio!” Esclamo, togliendomi il
grembiule al volo e abbandonandolo sul balcone.
Esco dal locale praticamente in tuffo, non prima,
però, di sentire i commenti di Tullio e Giulio alla mia fuga.
“Eh, i giovani e l’amore…”
“Sembra de rivede’ Ezio a
vent’anni.”
“A Giulio, che stai a di’? Quando mai Ezio ha corso così
per Stefania?”
“Solo quando aveva paura che lo picchiasse per il
troppo ritardo!”
ALLISON
“Ferma… ancora un po’ di matita qui…
così… ora sei perfetta.”
Veronica si allontana un poco, rimirando il suo piccolo
capolavoro di nome Allison Booth.
“Grazie, Vero. Sai, io e i trucchi non abbiamo un
rapporto proprio amichevole…”
Diciamo pure che è un odio reciproco.
“Sì, ho notato che non ne usi. Senti, ma mi
spieghi come mai ti sei messa tutta in tiro, stasera? Cioè…
è Walter… non fa caso a queste cose.”
“Lo so… però lui non è solo
Walter. È anche un ragazzo… un uomo e io so che gli piace quando
faccio o metto qualcosa di speciale per lui, anche se non lo dà a
vedere.”
Vero mi fissa.
A giudicare dalla sua espressione o l’ho scioccata
profondamente o mi è appena spuntata una seconda testa senza che me ne
sia accorta.
“Che… che c’è? Ho qualcosa fuori
posto?”
“No, no.. è che io… ho semplicemente
capito perché Walter ti adora in questo modo. Sai, tutto sommato sono
felice che abbia scelto te.”
Mi abbraccia.
Veronica mi abbraccia.
Non era mai successo e poi non capisco…. Perché
dice che lui ha scelto me? Chi era l’alternativa?
Sto per chiederglielo ma il mio telefono inizia ad agitarsi
sul comodino.
“Pronto?”
“No, mi spiace, non conosco questo signor Pronto. Sono
Walter.”
“Scemo.” Rispondo, ridendo. “Come mai hai
chiamato? Ci sono problemi per stasera?”
“No, però Giulio mi ha dato libera uscita e
pensavo di anticipare un po’. Mi raggiungi fuori dal locale?”
“Sono già lì.”
WALTER
“Roma, nun fa’la stupida stasera
Damme’na mano a faje di’de sì
Sceji tutte le stelle
Più brillarelle che c’hai
E’n friccico del luna tutta pe’noi…”
Eh, direi che ‘sta canzone ci sta proprio a pennello.
Faccio cadere due Euro nella custodia dello strumento del
violinaro e poi riprendo a camminare avanti e indietro.
Dove le trovo le palle per chiederglielo?
Walter Masetti non è mai stato un coraggioso….
E non è nemmeno mai stato così innamorato.
“Faje sentì
ch’è quasi primavera
Manna li mejo grilli
pe’fa’cri cri
Prestem’er polentino
Più malandrino che
c’hai
Roma, nun fa’la stupida
stasera…”
Eh no, qui non c’hai preso: è quasi autunno, non
primavera.
A Walter, ma che, ti sei rincoglionito del tutto?! Devo
pensare a come parlare con lei, non alle stagioni!
“Cucù!”
Altro salto.
E daje, oggi è il giorno del
facciamo-prendere-un-infarto-a-Walter e io non ne sapevo niente?
“Ally!” Esclamo, voltandomi verso di lei.
“Tra te e Giulio mi volete morto oggi, eh?”
“Cosa?”
Pirla, come fa lei a sapere di Giulio?!
“No, no, niente… abbiamo un’ora prima di
andare a mangiare. Che facciamo?”
Pensa, corrugando leggermente la fronte, come fa sempre
quando è indecisa.
È incredibile quante caratteristiche di una persona
si possano notare osservandola con attenzione… e, d’altronde, non
riesco ad immaginare niente di più bello da guardare, nemmeno la Roma che vince lo scudetto.
“Facciamo un giro?”
Mi stringo nelle spalle chiederglielo per strada o tra le
quattro mura di un ristorante, alla fine, è la stessa cosa.
In cinque minuti abbiamo raggiunto la piazzetta al centro
della Garbatella, cuore pulsante di questa nostra metropoli.
Ok, mi sa che il succo che ho bevuto a pranzo era
drogato…
Va bene, al tre le parlo.
Uno….
Due….
Due e un quarto…
Due e mezzo…
“Senti, Ally…” Oddio, l’ho detto a
voce alta?
“Dimmi.” Mi guarda, sorridendo, con quei suoi
occhi blu e grandi come il cielo.
Respiro e…
“Sai, è tutto il giorno che penso a una cosa
e… insomma, ho anche allagato la bottiglieria per questo e…”
“Aspetta, hai allagato il locale?”
Uffa, ma perché le donne fanno sempre caso solo alle
cose più irrilevanti?
“Sì…storia lunga. Comunque, volevo
chiederti… tu hai sempre intenzione di trasferirti qui il prossimo
anno?”
“Sì, certo…perché?”
“Perché… ti ricordi di mia nonna
Amalia?”
“Quella cheè morta mentre eri a Washington, giusto?”
Annuisco.
Giuro che sto per andare in iperventilazione.
“Sì, lei, ecco… mi ha lasciato un
appartamento in centro e….”
“No, Walter, non finire neanche. Hai già fatto
tantissimo per me, non posso accettare di vivere nel tuo appartamento. Ne
troverò uno che non costi molto, che mi possa permettere con i miei
soldi.”
Eh?
No, ma che ha capito!
“No, no, no, non stavo cercando di venderti
illegalmente la casa di mia nonna o roba simile! Io pensavo che magari…
che forse ti sarebbe piaciuto… beh, sì, ecco…
ehm…”
“Walter, pensi di farcela a superare la fase
monosillabi?”
“Sì, sì… Ally, ti va di venirci a
vivere con me, in quell’appartamento?”
Si ferma.
Si ferma e mi fissa.
Ally, perché mi fissi?
Dai, di’qualcosa… qualunque cosa…
Tirami uno schiaffo, dammi un bacio, ma non stare lì
immobile come una statua!
“Ehm….Allison?”
“Se mi dici” Comincia, con una lentezza quasi
insopportabile. “che è uno dei tuoi scherzi idioti, ti giuro
che…”
Non so che cosa mi giura, perché la mia mano, di sua
spontanea volontà, si è posata sulle sue labbra.
“Stai dicendo di sì? No, perché se credi
davvero che potrei farti uno scherzo del genere non mi conosci affatto.”
Sento un bacio delicato posarsi sul palmo della mia mano e
la sposto immediatamente.
Va bene, ora mi dite chi ha sostituito gli occhi della mia
ragazza con dei cristalli Swarowsky? Non è umanamente possibile che
brillino così!
“Ally… di’ qualcosa… Anche se
è un no, giuro che lo capirei: non stiamo insieme da poi così
tanto e…”
Stavolta è lei a zittirmi con un bacio sulle labbra
che finisce ancora prima di iniziare.
“Walter…” Soffia, accarezzandomi una
guancia. “Tu non hai ancora capito che io non sono capace di dirti di
no.”
***
“E poi?”
“E poi si va a mangiare, sennò poi la nonna chi
la sente?”
“Nooo… se cucina la nonna io non mangio!”
Walter sorrise tra sé, accarezzando il capo della sua
nipotina.
Se c’era una cosa in cui Allison assomigliava davvero
a Temperance era l’assoluta, totale repulsione che i fornelli sembravano
nutrire nei suoi confronti.
“Ehi, signorina, che grinta, abbiamo! Ha fatto bene,
tuo padre, a chiamarti Stefania, perché assomigli proprio tutta alla mia
mamma.”
“Mi parli di lei?” Domandò la bambina,
puntando gli speranzosi occhioni blu in quelli scuri del nonno.
“Non ci provare, piccola Masetti che non sei altro!
Muoviti, altrimenti la prossima volta ti racconterò di come nonna Ally
mi ha preso a randellate in testa per aver fatto tardi a cena.”
Walter si alzò, incamminandosi verso la cucina.
“Ma poi mi racconti di quando tu e la nonna vi siete
sposati?”
“Stefy…”
“Oppure di quando lei ha fatto il suo primo film. Come
si intitolava?”
“Stefania, smettila di dare fastidio al nonno!”
Esclamò dal suo posto al tavolo da pranzo una versione più
giovane di Walter.
“Ok, papà.” Rispose la piccola, correndo
a sedersi sulle ginocchia del padre, mentre Walter si accomodava accanto alla
moglie, prendendole la mano.
“Non dovevi cucinare tu?” Chiese.
Allison scosse la testa, facendo ondeggiare i corti capelli
bianchi.
“Sara ha insistito. Dice che è la mia festa e
non devo fare niente.”
“E brava Sara!” Esclamò lui, ringraziando
mentalmente la nuora.
Non appena furono serviti gli aperitivi, il primogenito di
Allison e Walter si alzò in piedi, battendo la forchetta sul bicchiere
di vetro blu.
“Propongo un brindisi per papà, che con la sua
buona dose di follia quotidiana riesce sempre a tenere allegri tutti… e
uno anche per mamma, che lo sopporta da mezzo secolo senza mai lamentarsi: in
paradiso c’è un’aureola assicurata per te!”
Una risata generale interruppe per un attimo il discorso
che, comunque, si concluse poco dopo.
“Tanti auguri da tutti noi per questi vostri primi
cinquant’anni insieme! A Allison e Walter!”
“A Allison e Walter!” Ripeterono in coro tutti i
presenti, mentre i diretti interessati si guardavano negli occhi, ridendo di
gioia, pieni di vita e d’amore, proprio quella notte di Natale di tanti,
tanti anni prima, sotto la neve di Dicembre in un parco di Washington DC.