Profumo di pesca

di Sakkaku
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno strano incontro ***
Capitolo 2: *** Sogni o incubi? ***
Capitolo 3: *** Tranello ***
Capitolo 4: *** Piccolo inconveniente ***
Capitolo 5: *** Confessioni ***
Capitolo 6: *** Decisioni ***
Capitolo 7: *** Il riposo porta consiglio ***
Capitolo 8: *** L’accordo è servito su un piatto d’argento ***
Capitolo 9: *** Collaborazione ***
Capitolo 10: *** La storia si ripete ***
Capitolo 11: *** Inconvenienti ***
Capitolo 12: *** Addio - parte prima ***
Capitolo 13: *** Addio – parte seconda ***



Capitolo 1
*** Uno strano incontro ***


Ciao a tutti, è la prima volta che provo a fare una FF del genere.
Spero solo che non esca una schifezza di prima categoria…Ma almeno posso dire – Ho provato a scrivere qualcosa di diverso! -.
Okok a voi immagino non interessa molto le cavolate che sto scrivendo, quindi la finisco qui.
Spero che sia di vostro gradimento! Buona lettura!
 

Capitolo 1: Uno strano incontro


Greg Sanders era distrutto.
Non chiudeva occhio da due giorni, il caso lo aveva totalmente risucchiato nel vortice degli straordinari che aveva perso la cognizione del tempo.
Era alla guida della sua Range Rover Evoque nera quando chiuse le palpebre per alcuni secondi senza accorgersi del semaforo rosso davanti a lui.

Baaaaaam.

Greg andò a tamponare la macchina davanti a lui. “Dannazione! Non me ne va bene una! Dovevo andare proprio addosso a una Maserati GT! Adesso quello mi farà un mazzo quadro”.
Il ragazzo della scientifica aprì la portiera pronto a scusarsi e sentire mille urla.
Ma ciò non accadde.

Greg si sentiva frastornato, sia dal sonno sia dall’impatto del tamponamento, riuscì giusto a vedere di sfuggita una sagoma di una ragazza che gli lasciava un biglietto sul cofano – Se vuole un risarcimento raggiunga quel posto domani, ora mi dispiace ma non ho davvero tempo - - Mi dica almeno se sta bene – disse Greg cercando di fermarla.
Voleva rispettare le regole e avvisare la polizia di questo incidente, ma la ragazza era già rientrata nella sua auto e stava scomparendo in fondo alla strada.
“Come diavolo faccio a riconoscerla se non l’ho neanche vista in faccia?” si domandò scuotendo la testa “Ho visto solo i suoi lunghi capelli rossi mentre si allontanava e non son neanche riuscito a segnarmi il numero di targa”.

Sentiva il mondo girare, la testa gli sembrava scoppiare.
“Devo andare a casa a dormire a questa storia ci penserò domani” Greg risalì in macchina, teneva ancora in mano il bigliettino.
Annusando l’aria in macchina sentiva uno strano profumo “Non riesco a capire da dove viene o a ricordare che profumo sia ma almeno è buono” pensò Sanders facendo spallucce e depositando il bigliettino dentro il cruscotto.
Qualcosa gli frullava in testa “Perché questa chioma rossa non mi va via di mente?” pensava mentre continuava a guidare verso casa.

Quel pensiero continuava a girargli per la testa, quasi come fosse una canzone ascoltata di primo mattino che poi continui a canticchiare tutto il giorno inconsciamente.
Mentre si metteva il pigiama, si disse – Avanti Greg smettila di pensare che hai solo cinque ore per dormire prima di tornare in laboratorio - Si sdraiò sul letto, sprofondando nel cuscino stava per chiudere gli occhi, grati di potersi finalmente riposare, quando un'immagine gli tornò in mente.
La fotografia di una delle dieci vittime dell'ultima settimana.
Tutte giovani ragazze con apparentemente niente in comune fra di loro.
Erano state torturate in maniere diverse. Solo due cose le collegavano.
A tutte le vittime mancava un occhio, il quale era stato estratto quando la persona era ancora viva. Anche se estratto non era la parola più corretta viso che fosse per certo che il serial killer non aveva usato nessun bisturi o altro attrezzo chirurgico.
Il colpevole aveva strappato il bulbo oculare a mani nude.

L’altra cosa in comune era il colore dei capelli.

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Capitolo 2
*** Sogni o incubi? ***


Capitolo 2: Sogni o incubi?


Ora che Greg sapeva il motivo per il quale gli era rimasto impresso il colore dei capelli della conduttrice della Maserati GT si rilassò.

Liberò la mente pensando solo al morbido cuscino sul quale era appoggiato.
Dapprima non sognò nulla poiché la stanchezza lo fece crollare di botto.
I cadaveri che Greg aveva visto sia di persona sia in fotografia non gli uscivano dalla testa.
Continuavano a comparire come dei flash.

Le interiora appoggiate sopra il petto di una delle vittime infilzate da chiodi oppure il machete infilzato solo su metà del viso il quale divideva in modo raccapricciante e innaturale l’occhio rimanente.
Sanders lavorava da anni alla scientifica di Las Vegas, pensava di essersi abituato a vedere varie serie di omicidi o suicidi.
Però in quel serial killer c’era qualcosa di più sadico degli altri criminale che aveva visto in precedenza.
Non era strano il fatto che sognasse le varie scene sulle quali aveva lavorato negli ultimi due giorni.
Per un breve lasso di tempo fece un sogno che non sembrava un sogno.
Forse era un incubo.
O forse un semplice sogno finito male.
Greg non lo sapeva, non che gli importasse qualcosa.

Tuttavia era contento che la sveglia lo avesse svegliato. – Possibile che neanche quando dormo posso avere sonni tranquilli? – si domandò mentre sbadigliava. “Credo che dovrei smetterla di parlare ad alta voce da solo, se mi sentisse qualcuno, potrebbe prendermi per matto per poi farmi rinchiudere in qualche ospedale psichiatrico”.

Il ragazzo della scientifica andò in bagno, si lavò la faccia con dell’acqua fredda come per scacciar via quello che aveva sognato. “Nonostante cerco di non pensarci perché diavolo mi rimane nitido nella mia testa? Forse perché era così reale?” Greg scosse la testa, non aveva tempo da perdere per pensare a quel sogno doveva tornare il più in fretta possibile al lavoro o avrebbe ricevuto una telefonata canzonatoria da Grissom.
Non voleva che per un ritardo lo facesse tornare solo un topo da laboratorio come prima.
Lavorare sul campo gli piaceva davvero, anche se, per la prima volta, un caso lo portava a sognare che il serial killer che cercavano era lui.

Sanders rabbrividì ricordandosi di come aveva visto le sue mani, con una tenere aperto l’occhio della vittima con la forza mentre con l’indice dell’altra si divertiva a punzecchiare la pupilla con la punta di un ago e ridere di gusto nel vedere la reazione dell’occhio che schizzava da una parte all’altra come se cercasse di scappare. “Aaaaaaaah, mi sto facendo condizionare troppo, non devo darlo a vedere a Nick altrimenti non la smetterà di prendermi in giro, mentre Catherine chiederebbe a Grissom di tagliarmi fuori dal caso perché è troppo per uno come me” pensava mentre finiva di vestirsi. Non faceva a tempo per fare colazione così afferrò le chiavi della macchina, chiuse la porta di casa e si avviò nel vialetto, dove aveva parcheggiato la sera prima. Notando che un fanalino aveva un vetro rotto si ricordò del tamponamento avvenuto cinque ore prima.

Salendo in macchina aprì il cruscotto, dove aveva messo il biglietto lasciato dalla ragazza della Maserati GT. Sanders non voleva credere a quello che stava leggendo Hotel Hampton Inn Tropicana via South Dean Martin Drive,l’ora è indifferente“Ma che diavolo…!!” pensò Greg “Non avrei mai immaginato che per un tamponamento nel cuore della notte sarei dovuto andare in un hotel”.

In quel momento il ragazzo ebbe dei dubbi sulla professione della ragazza e temeva che fosse un modo per incastrarlo per farlo incontrare con il suo protettore. “Così pensa che magari non la maltratti se gli porta un capro espiatorio” stava per rigettare il foglietto nel cruscotto quando notò che dall’altro lato c’era un’altra scritta.

Preso dalla curiosità Greg girò il biglietto. È ora di sanguinare e urlare di terrore ragazza rossa ecco cosa c’era scritto sul retro del biglietto.

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Capitolo 3
*** Tranello ***


Capitolo 3: Tranello


Subito dopo aver letto il biglietto, Greg Sanders lo depose dentro ad una busta di plastica per non contaminare oltre a quella che poteva essere una prova con magari delle impronte dell'assassino che cercavano.
Subito dopo partì in tutta fretta.

Per due valide ragioni.
Il primo era in ritardo.
Il secondo era che forse aveva trovato una prossima vittima e avrebbero potuto incastrare il serial killer.

Quando entrò di corsa in laboratorio David Hodges lo guardò con un sorriso beffardo dicendogli – Sei in ritardo Sanders il resto della squadra è già in sala riunioni da più di dieci minuti – fece una pausa appoggiando il mento sul dorso della mano aggiunse – Sono davvero curioso di sapere che scusa avrai e la punizione di Gil nei tuoi confronti. Magari tornerai a farmi compagnia topo di laboratorio -.
Hodges a volte si faceva proprio odiare.
Il termine “topo da laboratorio” lo detestava, solo perché era un tecnico di laboratorio specializzato nelle analisi del DNA e nonostante fosse stato promosso ed era entrato a tutti gli effetti squadra investigativa, lo continuavano a considerare come il vecchio Greg impacciato rintanato sempre nel laboratorio.
Però lui era cambiato.
Si sentiva cambiato, in fondo il lavoro sul campo gli aveva aperto gli occhi sotto vari aspetti, ne era consapevole.
Mantenendo la calma rispose con fermezza – David ne riparliamo dopo, ora son di fretta - - Ma certo – rispose Hodges mentre Greg passava oltre – Tanto avremo tutto il tempo di parlare quanto tornerai Topolino Sanders – lo canzonò Hodges prima di ritornare al suo lavoro.

Siccome il laboratorio era strutturato con porte tutte in vetro quando Greg arrivò davanti alla saletta riunioni o ritrovo vide lo sguardo di Grissom fissarlo intensamente con una nota di delusione nello sguardo.
Un pochino intimidito Greg deglutì prima di aprire la porta per poi richiuderla. – Lo so sono in ritardo ma ieri mi è successa una cosa… - iniziò a dire mentre stava per sedersi – Non mi sembra che stiamo parlando di quello che abbiamo fatto durante il break dal lavoro Sanders – lo interruppe Gil - Stiamo discutendo delle prove e dei sospetti sul serial killer che stiamo cercando, penso che sai di quale caso stiamo parlando -.
Dopo quell’affermazione fu Nick a parlare – Andiamo Grissom non essere così fiscale, abbiamo dormito solo cinque ore dopo due giorni intensi lavorativi una piccola pausa colazione ci vuole! Non siete d’accordo anche voi ragazzi? - - Non mi sembra di aver chiesto il tuo parere agente Stockes – ribatté Grissom impassibile – Beh credo che Nick non abbia torto Gil – prese voce Catherine - In questi giorni ci siamo stressati parecchio, abbiamo dormito poco e una piccola discussione giusto per staccare non guasterebbe -. Grissom si girò a guardarla negli occhi ma Catherine non abbassò lo sguardo – Da lei agente Willows un'affermazione del genere non me la sarei mai aspettata – scotendo la testa e alzandosi concluse – Bene allora pausa, quando avrete finito di fare condominio, venite ad avvisarmi. Mi troverete nel mio ufficio -.

Greg che in quei momenti di discussione era rimasto in piedi disse – Nono Grissom hai interpretato male quello che stavo per dire! Non intendevo parlare di cose futili o quant’altro. Semplicemente quello che mi è successo ieri ha a che fare con il caso! Altrimenti non avrei mai parlato di una cosa del genere in una riunione – come conferma tirò fuori dalla tasca dei pantaloni la busta di plastica con dentro il bigliettino. – Scusami Greg ma non vedo il nesso con il caso una scritta con il nome di un Hotel – disse accigliato Gil – Oh scusami è sul retro la scritta importante – prima che Sanders fosse in grado di aggiungere o fare altro Warrick ridacchiò – Sei sicuro di non aver avuto semplicemente un invito? - - Sii serio Warrick, se Greg dice che è una prova che c’entra con il caso, è così – lo interruppe Nick – Ora lascialo spiegare. Prego agente Sanders a te la parola – ringraziando con un sorriso Nick, Greg iniziò a raccontare quanto accaduto ore prima.

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Nell'Hotel Hampton Inn Tropicana una ragazza dai lunghi capelli rossi si diresse verso la reception. Dall’altra parte c’era una ragazza dai capelli altrettanto lunghi ma solo di un colore diverso, un colore nero con riflessi blu. – Allora sei riuscita a consegnare il biglietto a quell'agente della scientifica? – con un sorriso compiaciuto la rossa rispose – Certo che sì, sorella. Avevi dei dubbi in proposito? - - Per niente, so quanto sei abile a lasciar biglietti per poi fuggire in fretta e furia Blair - - Mi dispiace solo per l’auto, non pensavo che si sarebbe rovinata così per via di uno stupido tamponamento – sospirò rattristata - Ora dobbiamo solo aspettare che eseguono il controllo delle impronte digitali e il gioco è fatto. E non preoccuparti Maeve avevo i guanti non troveranno neanche una traccia di me – riprendendo a sorridere. Adesso anche la ragazza dietro la reception sorrise appagata – Eccellente sorellina, eccellente. Finalmente avremo la nostra vendetta contro quel viscido -.



Nota Auto
re: Spero che sia comprensibile visto che l'ho scritto con sole 4 ore di sonno, se caso scusate gli eventuali errori ortografici e/o grammaticali.

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Capitolo 4
*** Piccolo inconveniente ***


Capitolo 4: Piccolo inconveniente


Una volta che il racconto degli avvenimenti accaduti in precedenza fu terminato, l’intera squadra rimase in silenzio.

– Poiché Greg ha lasciato il biglietto in macchina incustodito, si può definire che questa presunta prova è contaminata poiché è stata incustodita. Giusto? – chiese Catherine – Esattamente agente Willows. Ipotizzando che questo messaggio sia stato scritto dal serial killer che stiamo cercando, non possiamo usare questo come prova in un futuro processo, la difesa ci mangerebbe vivi - - Vi chiedo scusa non avevo visto prima quella scritta, ero stanco e frastornato dal tamponamento – si scusò Greg – Non preoccuparti, è sempre un punto di partenza. Se ci troviamo delle impronte digitali e becchiamo la persona giusta, potremmo incastrarla con le impronte di scarpe che abbiamo trovato nelle varie scene del crimine – disse Warrick tirandogli una pacca sulla schiena.
– Bene allora procediamo in questo modo – enunciò Gil – Warrick vai a cercare qualsiasi minima traccia d'impronte che trovi e fai il confronto. Catherine continua a fare quello che hai interrotto, appena hai finito vieni a dirmi che hai trovato. Mentre voi due – si girò a guardare prima Stokes poi Sanders – Voi due andate all'Hotel Hampton Inn Tropicana a interrogare colei che ha ricevuto questo messaggio. Cercate di ricavare più informazioni possibili, dove l’ha trovato, quanto tempo è passato da quando l’ha ricevuto. Beh mi sembra che son stato chiaro -.

La squadra si alzò dalle rispettive sedie per ritornare al lavoro. Ognuno aveva delle cose da fare e non avevano altro tempo da perdere. Mentre si dirigevano verso la macchina Nick affermò – Complimenti Greg, forse abbiamo finalmente una pista per il caso - - Dobbiamo ancora vedere se si troveranno impronte o qualcosa di utile, prima di dire che abbiamo trovato una pista – ribatté Greg – Oh andiamo!! Non fare il guastafeste per una volta che ti faccio un complimento – sogghignò Nick.

I due membri della scientifica di Las Vegas non ci misero molto a raggiungere l’Hotel Hampton Inn Tropicana.
Mentre varcavano la porta d’entrata Nick sussurrò – Lascia parlare me all’inizio Greg - - Ok – annuì Sanders.
I due s'indirizzarono verso la reception. – Buongiorno signori, in che modo posso aiutarvi? – chiese sorridente la ragazza dall’altra parte del bureau
– Buongiorno signorina, siamo agenti della scientifica di Las Vegas, stiamo cercando una ragazza che guida una Maserati GT con i capelli rossi. Purtroppo non conosciamo il suo nome, magari lei può esserci d’aiuto – leggermente stupita Maeve continuando a sorridere rispose – Solo un attimo prego, la chiamo subito. Nel frattempo potete accomodarvi nei divanetti che vedete sulla destra - - Grazie mille, molto gentile – affermò Nick mettendosi a sedere imitato a ruota da Greg.

Con la mano tremante Maeve prese la cornetta componendo il numero del bar.
Blair rispose subito – Dimmi tutto - - Non so come mai, ma quello della scientifica è qui con un suo collega. Abbiamo fatto un piccolo errore, non abbiamo calcolato che sarebbe venuto per farti domande sul biglietto e non solo per i danni del tamponamento. Cerca di restare calma sorellina d’accordo? Inventati qualcosa, sei brava in queste cose, la fantasia non ti mancava nei temi a scuola – dall'altro lato della cornetta Blair ridacchiò – Non preoccuparti Maeve, ho già in mente un piano – detto ciò agganciò.
Sospirò per calmarsi.
In verità non aveva nessun piano, avrebbe inventato man mano che le avrebbero fatto delle domande cercando di rimanere coerente con le risposte date in precedenza. Blair si sistemò la divisa, in seguito si avviò verso l’entrata.
Maeve la vide arrivare e la annunciò – Signori agenti della scientifica, la persona che cercate sta arrivando - - La ringrazio molto è stata gentilissima signorina – la ringraziò Nick. – Buongiorno, ho sentito che dovete farmi delle domande. In merito a cosa se posso chiedere? – chiese come se non sapesse nulla la ragazza rossa a quel punto Greg presa la parola – Non so se si ricorda, ma ieri sera l’ho tamponata per sbaglio e lei mi ha lasciato un biglietto con scritto di venire qua – Blair lo guardò con attenzione poi si batté una manata sulla fronte annuendo – Massi certo mi ricordo! Quanto è il danno? Te lo posso pagare in contante? Questo mese non ho pagato l’assicurazione e mi farebbero storie - - Veramente signorina siamo qui per farle delle domande in merito al messaggio celato dietro quello scritto da lei – iniziò a dire Nick – Sono l’agente Stokes e lui è il mio collega l’agente Sanders siamo della scientifica di Las Vegas. Possiamo andare da qualche parte a parlarne in privato? – sorpresa da quella domanda Blair guardò con la coda dell’occhio Maeve che annuì impercettibilmente.
Solo allora con un sorriso rispose – Ma certamente, c’è una saletta sulla sinistra, prego da questa parte -.

Appena Blair chiuse la porta di legno massiccio alle sue spalle, brutti ricordi le tornarono in mente, per cui iniziò a tremare. Ovviamente questo dettaglio non sfuggì ai due agenti della scientifica che si guardarono per poi annuire. – Lei non si accomoda signorina… - Nick non terminò la frase in attesa che si presentasse – Blair. Potete chiamarmi semplicemente Blair – rispose in maniera distratta la ragazza sedendosi anche lei.
La ragazza dai capelli rossi dapprima guardò entrambi gli agenti “Non sembrano cattive persone, ora mi devo tranquillizzare o sospetteranno che sto mentendo” pensò chiudendo gli occhi per aiutarsi a mantenere una respirare in maniera calma senza andare in iperventilazione.
Quando sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla trasalì, alzò immediatamente lo sguardo e i suoi occhi incrociarono quelli profondi dell’agente Sanders che domandò – Tutto bene Blair? È preoccupata per qualcosa? Noi possiamo aiutarla – “Non gli credere, quelle parole sono false, nessuno mantiene la promessa di aiutare un’altra persona” pensò la ragazza cercando di tenere a freno i nervi ma gli occhi scuri che la stavano guardando riflettevano sincerità e preoccupazione.
La fermezza di Blair in quel momento vacillò e le lacrime iniziarono a riempirle gli occhi.
Greg era fermo a guardare gli occhi verdi di Blair, incantato dall’intensità da quel colore intenso, ma soprattutto del terrore che celavano.
Non si accorse subito delle lacrime della ragazza a quel punto non sapeva cosa fare e dire così lanciò uno sguardo a Nick che mentre si alzava disse – Vado a chiedere alla sorella un bicchiere d’acqua - - COME FATE A SAPERE CHE LEI È MIA SORELLA?!?! CHI VE L’HA DETTO?!?!– urlò la ragazza scattando in piedi con gli occhi sgranati tremando come una foglia – Si calmi signorina Blair il mio collega si è accorto della somiglianza tutto qui. Per favore ora si sieda e si calmi. Le domande le faremo più tardi quando si sentirà pronta – cercò di tranquillizzarla Greg – Se vuole passeremo di qui fra qualche ora o domani, non avevamo intenzione di turbarla - Con un movimento automatico Blair lo afferrò per la manica della camicia quando Sanders si stava dirigendo verso la porta con Stokes.
La ragazza dai capelli rossi farfugliò – No…la prego rimanga qui, ora mi calmo e risponderò a tutte le sue domande -. Proprio mentre dichiarava di dare risposta alle domande dei due agenti della scientifica Maeve aprì la porta preoccupata dopo aver udito le urla della sorella.
– Sorellina stai bene? Ti han fatto qualcosa questi schifosi bastardi? – domandò senza curarsi dei termini che utilizzava. – La prego signorina della reception mi segua che le spiego la situazione – si offrì gentilmente Stokes ignorando le parole pesanti usate nei suoi riguardi – Vai pure Maeve non mi hanno fatto niente, sono scoppiata io da sola dopo aver chiuso la porta ed ho urlato quando han detto che eri mia sorella. È tutto a posto ora, segui pure l’agente Stokes sorellina ci si vede dopo - - D’accordo Blair – annuì capendo al volo cosa intendesse la gemella – La porta lasciatela aperta - - Certamente, non si preoccupi – assentì Greg.




Nota autore: Eccomi qui con un nuovo capitolo. Spero che per il momento la FF sia di vostro gradimento. Devo chiedere scusa se i titoli dei capitoli non sono sempre, azzeccatissimi, ma i titoli non sono il mio forte! XD Questo capitolo non è granché lo so, ma il prossimo capitolo sarà scoppiettante (?) dove verranno svelate alcune cosucce interessanti.

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Capitolo 5
*** Confessioni ***


Capitolo 5: Confessioni


Greg si accomodò sulla sedia a fianco di Blair.
Stava in silenzio in attesa che la giovane parlasse.
Nel frattempo la sorella gemella stava parlando con Stokes – Mia sorella è molto sensibile quando si tratta di essere chiusi in una stanza con persone che non conosce. Spero che possiate perdonare il suo comportamento, ma specialmente il modo in cui mi son rivolta a lei e al suo collega – Nick la tranquillizzò – Non si preoccupi signorina Maeve era angosciata per sua sorella è normale che sentendola urlare abbia reagito in quel modo pensando al peggio -.

Blair si guardava attorno, non voleva incontrare di nuovo gli occhi di quell’agente della scientifica.
Altrimenti sarebbe successo di nuovo.
Lei avrebbe creduto alle sue parole ed era una cosa che si era ripromessa, insieme alla gemella, di non fare mai più.
Di non credere mai più nelle parole gentili di una persona di qualsiasi età, specialmente se quest’ultimo era un maschio.

Sul tavolo di mogano iniziò a tamburellare le dita, la giovane stava escogitando un piano di riserva per uscire da quella situazione.
Prese coraggio e iniziò a dire – Di solito non mi comporto in quel modo – Blair alzò lo sguardo così facendo vide che Greg la stava guardando dritta in faccia.
Il suo sguardo la mandava in confusione, non gli era mai capitata una cosa del genere.
Normalmente parlava sempre con freddezza e aveva uno sguardo fermo, come se fosse di marmo, ma con quella persona non ci riusciva per quanto si sforzasse.
Maeve lanciò uno sguardo nella saletta proprio in quel momento e nel vedere Blair persa a guardare l’agente Sanders pensò “Che cosa sta combinando? Non ha imparato nulla dal passato?” si stava irritando moltissimo sentiva già le tempie pulsarle come se stessero per esplodere. – Posso offrirle un caffè agente Stokes? Intanto che mia sorella parla con il suo collega, almeno si rilassa un pochino - - Accetto volentieri – rispose Nick mentre pensava “Spero solo che Greg riesca a farsi dare tutte le informazioni che siamo venuti a cercare”.

Blair sospirò a fondo poi iniziò a parlare – Sono mortificata per il mio comportamento - - Signorina Blair non ha nulla di che scusarsi, davvero. Posso comprendere che era agitata, non è facile trovarsi in questa situazione, ha ricevuto un biglietto dal probabile serial killer che stiamo cercando – affermò Greg – Quindi non si deve preoccupare davvero – cercò il suo sguardo, rimase stupito nel vedere che con le sopraciglia alzate lo stava guardando come se fosse un cucciolo di cane abbandonato sul ciglio di una strada in una giornata di pioggia.

Cielo se le faceva tenerezza.
Greg soppresse l’istinto di abbracciarla, sembrava così vulnerabile, priva di difese. – Allora lasci che la ringrazi per essere rimasto qui – disse Blair abbassando lo sguardo, si sentiva le guance un fuoco dopo aver di nuovo incontrato lo sguardo dell’agente Sanders.
– I luoghi chiusi non mi piacciono, soprattutto se son senza mia sorella – spiegò la ragazza, voleva chiarire la questione, oppure avrebbe pensato che era una pazza.
– Nella nostra città d’origine, a Galway, son successe molte cose. Nostro padre maltrattava e violentava nostra madre davanti a noi fin da quando avevamo tre anni e nostra sorella cinque. Ogni volta che aveva intenzione di far qualcosa del genere ci afferrava per un braccio, ci sbatteva contro un muro dicendo di non muoverci, andava a prendere nostra madre e iniziava a maltrattarla. A quell’età non capivamo ancora cosa facesse, ma sapevamo benissimo che la mamma soffriva perché urlava e piangeva dicendoci di non guardare. Nostro padre però voleva che guardassimo, se spostavamo lo sguardo anche solo un attimo, ci prendeva e ci sbatteva la faccia contro il muro o prendeva una bottiglia per romperla per terra e farci stare in ginocchio per ore. Senza contare che… – si fermò di colpo – Veramente non so perché ho iniziato a raccontare tutto questo, lasci pure perdere quello che ho detto agente Sanders, mi faccia pure le domande che avevate da pormi -.

I suoi occhi erano fermi, non lasciava trapelare nessuna emozione diversamente da quello che era accaduto poco prima, gli occhi della ragazza sembravano vuoti come persi nell'oblio.
Greg era inorridito per quello che avevano appena udito le sue orecchie, anche se avrebbe preferito non sentire altro con voce rassicurante espresse il suo parere – Se parlare riesce a calmarla, può farlo tranquillamente. Io la ascolterò, poi dopo quando si sentirà meglio, può rispondere alle domande del mio collega –.
Annuendo riprese a raccontare – Quando avevamo dieci anni abbiamo supplicato nostra madre di andarcene, nonostante tutto quello che sopportava non voleva lasciarlo, era come se avesse la sindrome di Stoccolma. Nostra sorella Sheena aveva dodici anni e quando nostro padre un giorno che nostra madre era a far spesa, chiese a Maeve di portargli una birra, purtroppo lei inciampò facendo cadere la birra ai suoi piedi sporcando. Lui s'infuriò, iniziò a tirarle schiaffi, non voleva smettere per quanto lo stavo supplicando. Quanto mai non lo avessi mai fatto. Iniziò a picchiare violentemente anche a me. Sheena lo colpì con una padella in testa. Lui svenne a terra, perdendo sangue. Eravamo tutte e tre convinte che fosse morto – Blair aveva nuovamente gli occhi velati di lacrime, trattenendole continuò – Come nostra sorella maggiore si sentiva in dovere di proteggerci giacché nostra madre non lo faceva. Ci disse di prendere qualche vestito e di andare in giardino mentre lei preparava qualche spuntino da portarci dietro. In quel momento tornò nostra madre, vedendo il marito a terra si mise a urlare dicendo che eravamo delle assassine. Disgraziatamente quell’urlò svegliò nostro padre, era solo svenuto. Ordinò a nostra madre di uccidere Sheena, Maeve ed io ci mettemmo a urlare dicendo di non farle del male. Non servì a nulla. Nostra madre accoltellò nostra sorella prima al cuore poi varie volte nel costato. Vedevamo sangue schizzare ovunque, la cosa più orribile di tutto era la risata compiaciuta di nostro padre e il sorriso di nostra madre contenta di averlo fatto ridere – Blair riprese a tremare, quella scena nauseante le tornava in mente di tanto in tanto in sogno, le lacrime che era riuscita a trattenere le scivolarono sul volto.

Sanders la abbracciò. – Signorina Blair, non deve preoccuparsi. Quello che le è accaduto è terribile, non riesco a immaginare come ci si possa sentire ma da ora in avanti se avrà bisogno di qualcosa, può chiedere a me – le sussurrò dolcemente.
Sentiva un buon profumo, lo stesso di quella sera dell’incidente.
Quel profumo era dolce, ma non troppo, lo faceva star bene, era un odore davvero soave.
Gli piaceva un casino.
Staccandosi dall’abbraccio i loro occhi s'incrociarono.
Erano davvero vicini, si stavano rispecchiando negli occhi dell’altro.
Greg non sapeva come comportarsi, tra il profumo che sentiva e gli occhi verdi incantevoli, la pelle chiara con dei bei capelli rossi che facevano da contorno.

“Semplicemente splendida” pensò Greg. “Un momento che sto pensando? Non posso farmi coinvolgere sentimentalmente con una persona che a che fare con il caso, mi toglierebbero dalla squadra e mi farebbero lavorare ad altri casi secondari” si ricompose sulla sedia. Cercando di cambiare discorso chiese – A proposito, dove si trova Galway ? -.
Blair iniziò a ridere – Si trova in Irlanda, pensavo si capisse per via dei miei capelli -.
Greg si dimenticò di quello che si era appena detto. Si sentiva come se l’avessero attraversato, quel sorriso era luminoso e gli occhi sembravano luccicare dal divertimento.
Blair si trovava bene con lui, era la prima persona con il quale parlava del suo passato.
Ora però non aveva più il coraggio di mentire come aveva programmato, in fondo lui la aveva ascoltata, senza criticare o proferir parola.
È vero l’aveva solo abbracciata e si erano scambiati uno sguardo molto profondo.
Tuttavia Blair si era sentita come se tutto il male che aveva ricevuto era svanito con uno scocco di dita.
Si mise a fissare un quadro con la cornice verdastra, rappresentava un ponte con delle piante tutt’intorno “Potevano pitturare anche i muri di verde dato che c’erano” pensò la ragazza non sapeva quanti minuti erano passati, in qualche modo si vergognava a guardare l’agente Sanders di nuovo negli occhi.
“Ora arriva la parte più difficile, spero solo che non s'infuri” pensò la ragazza iniziando a giocherellare con una ciocca di capelli – Devo confessarle una cosa. Quel biglietto è un falso non è stato scritto dal serial killer che state cercando. È stato scritto da una persona che ha ucciso diversi esseri umani ma che l’ha sempre fatta franca dove abitavamo, in Galway. Siccome ci ha inseguito fino a qui, abbiamo pensato di poterlo incastrare utilizzando quella minaccia che aveva scritto a mia sorella, quando aveva ancora i capelli rossi – si scusò Blair mordendosi il labbro inferiore.

Dapprima sorpreso dalla notizia Greg rimase senza parole.
In seguito si alzò dicendo – Avviso il mio collega. Lei non si muova da qui - .
“Ho fatto un disastro” pensò la ragazza nascondendo il volto tra le mani.

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Capitolo 6
*** Decisioni ***


Chiedo scusa se son passati diversi giorni per questo nuovo capitolo, ma ho avuto molti impegni eppoi continuavo a cambiare perché non mi convinceva molto come lo stavo scrivendo. In questo capitolo viene svelato altro riguardo il passato delle gemelle Blair e Maeve ma non dico altro per non rovinarvi la sorpresa ;)
Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno letto e visitato questa FF.



Capitolo 6: Decisioni


Quando Nick sentì quello che Greg gli aveva sussurrato nelle orecchie rimase di stucco, di seguito gli rispose ad alta – Digli di restare qui e di non muoversi che torneremo più tardi – poi si rivolse alla ragazza che aveva davanti – Bene signorina Maeve noi torniamo nei nostri uffici, ci rivedremo fra un paio d’ore - - D’accordo arrivederci agenti della scientifica – salutò educatamente la ragazza dai capelli tinti neri con riflessi blu. Anche se l’agente Sanders aveva sussurrato quello che Blair aveva confessato la giovane aveva sentito tutto.
Maeve era a dir poco infuriata.
Stava aspettando il rientro della sua gemella.
Non poteva credere che fosse stata tanto stupida da barcollare per delle stupide domande.
Continuava a camminare avanti e indietro lasciando segni del tacco sul tappeto persiano.
Maeve si trovava nella stanza, dove alloggiavano lei e Blair.

Non era molto spaziosa ma per loro due andava più che bene.
Ormai erano passati più di dieci minuti e la ragazza dai capelli neri con i riflessi blu decise di attendere sedendosi sul divano di velluto beige.
Continuando a picchiettare le dita sul bracciolo del divano, Maeve si stava pure innervosendo.
“Quella stupida ha rovinato tutto!” pensava “Devo cercare di trovare un piano B, altrimenti quello che abbiamo progettato, sarà scoperto da lui.
Questo non deve per niente succedere”. In quel momento la porta si aprì
– Cosa diavolo hai combinato? Si può sapere, che ti frulla in quella testa? – gli urlò contro alzandosi di scatto, non aveva notato subito lo sguardo della gemella. Si trattava dello sguardo mortificato, ma gli occhi erano decisi, Maeve capì che aveva preso una decisione che lei sicuramente avrebbe contestato. – Sorellina, ti prego ascoltami – disse Blair facendo segno di sedersi sul divano.
– Quello che stavamo facendo era sbagliato. Vedendo l’agente Sanders così gentile non ho potuto far a meno di raccontargli il nostro passato – vedendo che Maeve stava per sbottare di nuovo le fece segno con la mano di aspettare – Sono arrivata solo fino a Sheena, non ho raccontato il resto - - Mi stai dicendo che solo perché quella persona è stata gentile, tu gli hai raccontato di Sheena? Aaah davvero Blair cosa devo fare con te? Sono la tua sorella maggiore e mi sembra di non averti insegnato nulla – disse Maeve appoggiando la fronte sulla spalla della gemella.

La sorella dai capelli rossi iniziò ad accarezzarle il capo dolcemente e lentamente.
Con un tono leggermente sussurrato iniziò a dire – Sai sorellina, stavo pensando che tu in passato ti sei sacrificata per me e ora è il mio turno salvarti da questo fardello – a quelle parole Maeve alzò la testa.
I loro occhi verdi smeraldo s'incontrarono.
Quelli di Blair erano fermi mentre quelli della sorella erano tremanti, quasi intimoriti dalla risolutezza di quegli occhi gemelli.
– Non dirmi che vuoi fare…- la sua voce si spezzò e Blair la abbracciò forte.
La sorella sentì il suo profumo, la sua gemella aveva sempre un buon odore, dolce, gradevole e rassicurante.
Maeve adorava quel buon profumo di pesca che emanava la sorella.
Blair invece preferiva il profumo della sorella, un odore di rose appena fiorite che ti pervade fino all’anima.
Spostandosi dall’abbraccio e schiarendosi la voce senza abbassare lo sguardo Maeve chiese – Avanti sorellina dimmi tutto – le sorrise, per lei rimaneva la sua sorella minore indifesa e impaurita.
Le due ragazze erano gemelle però Maeve si comportava sempre come se fosse la maggiore, in fondo era nata pochi minuti prima ed era alta cinque centimetri in più della sorella.
Tuttavia perfino Blair era cresciuta, dopo quell’esperienza che avevano vissuto quando collaboravano con la polizia di Dublino.

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Cinque anni fa le gemelle si erano trasferite in un appartamento a Dublino, avevano iniziato a vivere da sole, finalmente libere e serene.
Pochi mesi prima di trasferirsi nella capitale dell’Irlanda, nella loro città natale a Galway erano diventate famose perché il giorno del loro ventesimo compleanno avevano trucidato i genitori, con un coltello da macellaio per prima avevano tagliato una mano a entrambi i parenti, in seguito avevano sbattuto le teste varie volte contro il muro, frantumando il cranio, poi le sorelle avevano preso il martello rompendo le vertebre cervicali.
Inoltre al padre con un'ascia gli tagliarono l’organo genitale, anche se egli aveva ancora addosso i vestiti, sapevano dove tagliare.
Nonostante fosse palese che le colpevoli dell’omicidio fossero loro due, nessuno le arrestò.
La loro storia era famosa nella zona, era palese che alla fine quelle due gemelle avrebbero vendicato la morte della sorella maggiore Sheena.

Maeve e Blair decisero di trasferirsi a Dublino non solo per farsi una nuova vita ma anche da allontanarsi dai brutti ricordi di quel luogo.
La polizia della città era consapevole del reato non punito delle due gemelle così chiese loro aiuto per vari casi.
L’ultimo caso con il quale le gemelle collaborarono fu un grande successo ma a discapito di una delle due.

Gli agenti che lavoravano a quel caso scelsero Blair poiché sembrava più fragile e manipolabile in confronto della sorella Maeve.
Il colpevole iniziò a frequentare Blair per una settimana, senza torcerle nemmeno un capello.
All’inizio della seconda settimana quando Blair si rifiutò di avere un rapporto sessuale con lui, la picchiò, fratturandole il radio.
Maeve vedendo la sua adorata sorellina con il gesso chiese esplicitamente di sostituirla, nel prossimo incontro previsto con Josh, questo era il nome del sospettato.
Essendo due gemelle identiche la polizia di Dublino non ebbe nulla da obiettare.
Così Maeve prese il posto di Blair.
Di per sé il suo fu un nobile gesto, ma lo pagò molto caro.

Infatti, Josh scoprì di essere stato giocato, per fargliela pagare di averlo voluto fregare la violentò brutalmente sbattendola contro il muro, inclinandogli tre costole.
Quello non sarebbe dovuto accadere.
La polizia sarebbe dovuta intervenire prima, ma per incastrarlo avevano bisogno delle prove.
Maeve era la loro prova schiacciante per mandarlo in carcere a vita.
Blair era in lacrime quando finalmente la sorella fu tolta dalle mani di Josh dalla polizia.
Per non farla preoccupare Maeve le sorrise dicendole che era tutto a posto e che stava bene, Blair sapeva che mentiva ma per non infierire fece finta di crederle e la accompagnò all’ospedale salendo sull’ambulanza.
Mentre prendevano i campioni dal corpo di Maeve, Blair si sentiva rabbrividire ripensando a quello che la sorella aveva dovuto passare.
La sorella aveva assistito alla scena dagli schermi dei computer i quali erano collegati alle microtelecamere.
Blair si sentiva in colpa, se fosse andata lei, la sua adorata sorella non avrebbe vissuto quella terrificante esperienza.
Entrambe pensavano che quello che avevano dovuto guardare quando erano piccole, non sarebbe mai accaduto a loro.
Purtroppo non fu così per Maeve. Blair si sentiva il cuore a pezzi, soffriva nel vedere la sorella ridotta in quelle condizioni, il suo gesso era un nonnulla in confronto al dolore che doveva sentire Maeve.
Appena la raccolta delle prove fu terminata la abbracciò leggermente, per non provocarle dolore alle costole incrinate.
– Non preoccuparti sorellina, meglio a me che a te – disse a Blair per consolarla – In fondo ora che Sheena non c’è il compito della sorella maggiore è mio -. Questo era ciò che era accaduto.
Dopo quell’evento avevano smesso di lavorare con la polizia e per distinguersi Maeve si era tinta i capelli di nero con riflessi blu.
Quando Blair le chiese il perché lei le rispose – Semplice, così nessuno più ci confonde e in questo modo sembro molto di più la sorella maggiore – terminò con un sorriso – Eppoi il rosso non mi è mai molto piaciuto a te sta sicuramente meglio -.
Quattro anni dopo Josh fu rilasciato per buona condotta e iniziò a perseguitarle.
Per quel motivo si erano trasferite a Las Vegas, cercando di fuggire da quell’uomo disumano.

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Maeve continuava ad annuire mentre la gemella parlava. – Allora sei d’accordo? – chiese Blair speranzosa, sospirando Maeve annuì – Sì, ma prima vediamo di mettere bene le condizioni a tavolino con quei agenti della scientifica - - Certamente sorellona, io mi volevo solo proporre poi starà a loro se accettarmi come esca o meno -. La decisione era stata presa da entrambe.
Le decisioni le prendevano sempre in due.
“Ora è il turno di sdebitarmi sorellina, farò incastrare quel bastardo di Josh e farò catturare un altro stronzo che tortura le ragazze dai capelli rossi. Due piccioni con una fava” pensò Blair sorridendo a Maeve, era contenta che avesse accettato la sua proposta.
Adesso doveva solo aspettare che l’agente Sanders e l’agente Stokes si facessero vivi per esporre loro la sua proposta.

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Capitolo 7
*** Il riposo porta consiglio ***


Capitolo 7: Il riposo porta consiglio


Sara Siddle era ferma con la sua idea e per la terza volta la ripeté – Secondo me dovremmo arrestarla con l’accusa di aver occultato un'indagine con false prove -.
Catherine non era d’accordo – Sara stai esagerando, l’ha dichiarato lei stessa, non l’abbiamo scoperto noi. Senza contare che abbiamo perso solo due ore di lavoro – Warrick intervenne – Una multa non gliela può togliere nessuno - - Perché nessuno tiene conto che voleva incastrare un criminale? – chiese Greg parlando per la prima volta, dopo che Nick aveva riunito tutta la squadra per avvertirli della falsa prova.
– Agente Sanders è sicuro di non essere coinvolto emotivamente o sentimentalmente in questa faccenda? Perché se così fosse, dovrei sospenderla dal caso – gli domandò Gil fissandolo da sopra gli occhiali da vista. – Certo che no! – rispose con foga Greg – Stavo solo cercando di esprimere la mia opinione, anche Catherine sostiene che non sia colpevole di nessun reato perché ha confessato di sua spontanea volontà -.
A quel punto prese parola Nick – Sono del parere che quelle due sorelle non hanno agito con l’intenzione di sabotare il caso. Insomma, ragioniamo, vogliono solo far arrestare un criminale uscito di prigione prima del previsto che si è trasferito qui a Las Vegas. Secondo me quelle due vogliono solo evitare la strage che ha compiuto in Irlanda. Guardate questo fascicolo – passò una cartelletta a Gil, nel suo interno vi era un dossier su un certo Josh McTagrow – Il testo è in irlandese agente Stockes – sottolineò Grissom – Mi son fatto mandare per fax un breve riassunto, lo trovi in fondo al fascicolo – rispose prontamente Nick.

“Mi devo ricordare di offrire il pranzo a Nick, sta facendo un ottimo lavoro, sono sicuro che convincerà Gil e il resto della squadra a non punire Blair. In fondo non era una cattiva idea far arrestare qualche criminale, anche se noi stiamo cercando un serial killer ben diverso” pensò Greg ascoltando con un orecchio sì e uno no, la nuova discussione che stava riscaldando la sala riunioni.
Il ragazzo trattenne uno sbadiglio.
Lui e gli altri membri della squadra erano chiusi lì dentro da due ore.
Non ne poteva più di quella riunione estenuante.
Sanders voleva andarsene a casa a riposare, si sentiva ancora così stanco, voleva farsi una sana dormita senza far sogni strani o incubi o come altro si poteva definire quello che aveva sognato quelle cinque ore di riposo che si era concesso.
Greg incrociò le braccia sul tavolo e ci appoggiò la fronte, e prima che se ne accorse, si addormentò.
Gli altri erano talmente presi dalla discussione che non se ne accorsero subito. Il primo ad accorgersene fu Warrick che afferrò la bottiglietta d’acqua davanti a lui, la aprì e la rovesciò in testa al suo sventurato collega.

Il getto d’acqua fredda fece scattare in piedi Greg che urlò – Aaaaaaargh - - Stava dormendo per caso Sanders? – gli chiese Gil con uno sguardo di disapprovazione. – Ho avuto un'illuminazione – spiegò mentre si avvicinava verso la porta – Appena avrò una conferma v'informerò subito – detto questo Greg, uscì di corsa dalla saletta dirigendosi fuori dal laboratorio.
Si diresse verso il parcheggio, salì in macchina e partì.
Prima però doveva fare una tappa a casa per cambiarsi, poi sarebbe andato da lei.
Non era sicuro che l’idea che gli era balenata in mente mentre aveva gli occhi chiusi, ma un tentativo non gli sarebbe costato nulla.

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Capitolo 8
*** L’accordo è servito su un piatto d’argento ***


Capitolo 8: L’accordo è servito su un piatto d’argento


Il telefono sul comodino a fianco al letto suonò.
Nessuna delle due sorelle se ne accorse subito, si erano appisolate sul divano, con un braccio incrociato a quello dell’altra.
Lo facevano sempre, per comunicare all’altra che non era da sola.
Maeve si alzò lentamente, attenta a non svegliare la sua sorellina, che aveva un volto sereno, cosa che non capitava spesso a causa dei loro spiriti del passato.

La ragazza dai capelli scuri prese la cornetta – Sono Maeve. Dimmi pure - - Ciao sono Abby. Ho davanti a me un giovanotto davvero molto carino. Dice di essere qui per Blair e che deve parlarle - - Come si chiama? – chiese Maeve – Ehm…Sengers…no aspetta – la ragazza della reception spostò la cornetta – Scusi come ha detto che si chiama? – non riuscì a sentire la risposta ma Abby riferì – Si chiama agente Sanders. Lo conoscete o devo chiamare la sicurezza per cacciarlo? - - No Abby non preoccuparti, lo conosciamo. Digli pure che arriviamo subito -.
Maeve appoggiò la cornetta, ritornò verso il divano, dolcemente toccò la spalla della sorella sussurrandole – Blair è arrivato il tuo amico Sanders - - Hnnn – fu la risposta che ricevette.
Un sorriso le spuntò sul volto, le sembrava essere tornata indietro nel tempo quando Sheena andava in camera a svegliarle e loro due rispondevano sempre con un “Hnnn” per poterle svegliare del tutto si avvicinava, per poi canticchiare il ritornello di una canzone dei Kansas.
Così Maeve prendendo spunto dalla sua adorata sorella maggiore deceduta iniziò a canticchiare flebilmente - Carry on my wayward son, for there'll be peace when you are done, lay your weary head to rest, now don't you cry no more – mentre cantava le accarezzava i capelli. Lentamente Blair aprì gli occhi, tenendogli socchiusi, chiese – Come mai mi svegli in questo modo? - - Mi è tornata in mente cosa faceva Sheena per svegliarci nel migliore dei modi – Blair vide che stava sorridendo, era da qualche tempo che non succedeva e quindi sorrise a sua volta – Capisco. Hai avuto un'ottima idea, grazie sorellina -.

Blair si stiracchio, nel frattempo Maeve ripeté quanto aveva le aveva detto – E’ arrivato l’agente Sanders che aspettavi - - Va bene, ora scendo. Vieni con me - - Come preferisci – dopo queste parole Maeve aiutò la sorella ad alzarsi e sistemarsi il vestito.
Una volta chiusa a chiave la porta, insieme si diressero verso l’ascensore.
Nel breve tragitto rimasero in silenzio.
Quando le porte dell’ascensore si aprirono, le gemelle s'incamminarono verso la reception.

Appena le vide arrivare Greg non aspettò che la ragazza dietro alla scrivania parlasse, le raggiunse – Avrei una domanda da farvi. Posso aiutarvi se voi date una mano a me – Maeve fece un sorriso obliquo, poi disse – A quanto pare abbiamo avuto la stessa idea. Ci segua nella saletta. Mia sorella le spiegherà le condizioni - - Aspettate…di cosa state parlando? Non avete idea di cosa ho in mente di chiedervi – Greg era confuso “Forse mi sarei dovuto portare dietro Nick” pensò.
Una volta dentro la saletta Blair parlò – Sono consapevole di aver mentito, ma conosco la legge più di quanto pensa – lanciò uno sguardo alla sorella che per tutta risposta le prese la mano annuendo.
Rincuorata da quel gesto, continuò – Sia io sia mia sorella abbiamo già collaborato con alcuni casi della polizia di Dublino. Per questo motivo conosco alla perfezione le varie regole da seguire - - Ferma un secondo – disse Greg – Come fai a sapere che sono qui per chiederti di far parte del caso? – fu Maeve a rispondere – Oh, andiamo agente Sanders, è normale. Per prima cosa è qui da solo e questo vuol dire che nessuno dei suoi colleghi è a conoscenza della sua presenza qui, altrimenti sarebbe con l’agente Stockes o qualcun altro. E secondo, mia sorella le ha detto che abbiamo già collaborato con la polizia, sappiamo come funzionano queste cose – fece un breve pausa poi continuò – Quando si cerca un'esca per un caso importante, specie per un serial killer, prima si chiede il permesso alla persona e solo in secondo luogo si compila la richiesta al superiore – finì sorridendo.

“Chi l’avrebbe mai detto, sembravano due persone normali e invece sono a conoscenza di tutte queste cose. Per prima cosa dovrò chiedere di verificare se è vero che hanno lavorato con la polizia di Dublino e poi dirò a Grissom della mia idea. Forse dovrei lasciarle finire di parlare e poi agire di conseguenza” pensò Greg, poi ad alta voce espresse – Vedo che siete a conoscenza di diverse cose. Ditemi la vostra proposta, avete la mia massima attenzione -.
Dopo che Blair terminò di spiegare il piano d’azione e le condizioni per la sua collaborazione Maeve domandò – Allora cosa dice agente Sanders, le sembra un accordo appropriato? - - Direi di sì, però ricordate che la decisione aspetta al mio capo – rispose Greg. In effetti, era un buon accordo, non c’era nessun motivo per rifiutare, anche se Grissom era imprevedibile e poteva darsi che non avrebbe accettato.
– Facciamo così, ora io torno in laboratorio, informo il mio capo della questione, poi torno qui e vi riferisco la sua risposta - - Perfetto. Non credo che rifiuterà, questo è un accordo servito su un piatto d’argento, sarebbe stupido il suo capo a non capirlo e rifiutare – dissero all’unisono le gemelle.

Greg le salutò, una volta all’interno della sua Range Rover Evoque appoggiò la testa sul volante.
“Le cose si stanno incasinando, non so per quanto ancora riuscirò a far parte di questo caso senza farmi coinvolgere” pensò il giovane agente della scientifica. Era rimasto sorpreso della serietà, della fermezza, ma soprattutto della convinzione e sicurezza di Blair mentre spiegava nei minimi dettagli il piano d’azione che avrebbe seguito.
Non le sembrava più la ragazza fragile che piangeva dell’altro giorno.
Nonostante questo Greg era convinto che Blair aveva bisogno della sua protezione per uscire viva dal caso nel quale voleva immischiarsi. 

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Capitolo 9
*** Collaborazione ***


Capitolo 9: Collaborazione


Sanders era parecchio agitato.
Devo restare calmo, devo restare calmo, devo restare calmo” si continuava a dire, ma non funzionava molto.
Anzi si può dire che aveva l’effetto contrario. – Greg, puoi entrare nel mio ufficio – la voce di Grissom lo fece sobbalzare dalla sedia. Non si aspettava che l’avrebbe chiamato così presto. Senza dire una parola, si sedette sulla sedia dentro lo studio di Grissom. Tutto intorno c’erano insetti rinchiusi in un quadretto di vetro incorniciato, come se fossero dei quadri. – Bene signor Sanders mi dica la sua idea che dovrei approvare – Gil lo fissava attentamente, lo scrutava intensamente, analizzando ogni suo movimento del corpo. Sapeva che era agitato, proprio per metterlo di più sotto pressione non batteva ciglio e continuava a fissarlo.
In realtà era anche una prova per vedere se era pronto per andare a testimoniare in un processo o era ancora troppo presto.
Gil notò che sebbene agitato Greg parlava in modo preciso e dettagliato. – Se ho capito bene il tuo discorso, questa Blair vuole girare in tutti i bar, dove sono state viste per l’ultima volta le vittime finché non attira l’attenzione del serial killer. Le condizioni di questo patto sono che non sia macchiata la sua fedina penale e che sua sorella può seguire le indagini, accertandosi da lontano che Blair non sia in pericolo e che tu devi controllare insieme con lei e intervenire se succede qualcosa che mette a rischio la vita della nostra esca. E parallelamente dobbiamo incastrare questo Josh McTagrow, che potrebbe compromettere la copertura della ragazza e farlo incarcerare a vita – disse Grissom ricapitolando tutte le informazioni che Greg gli aveva dato. – Precisamente Grissom, sono queste sono le loro condizioni per avere la loro collaborazione con il caso – annuì Greg – Ovviamente ho detto che dovevo chiedere prima al mio capo se accettare o no la loro proposta -.
Gil rimase alcuni minuti in silenzio. A Greg parvero ore. – Va bene, puoi recarti da lei e dire che accettiamo volentieri. E’ raro avere un aiuto che ha già collaborato in precedenza con la polizia. Porta entrambe le sorelle che vediamo come procedere – disse infine Grissom. Greg tirò un sospiro di sollievo. Si alzò dalla sedia con un grande sorriso stampato sul volto – Ottimo, grazie tante Grissom, vedrai che lo prenderemo questo serial killer. Ora vado a prendere le due gemelle e te le porto subito in ufficio – senza dir altro uscì dallo studio personale di Grissom, senza chiudere la porta. Gil si alzò dalla sedia per chiudere la porta “Speriamo di non aver fatto un errore. Soprattutto che non sia coinvolto in questo caso, è un caso molto serio e ci tiene a portarlo a termine, sarebbe un peccato sollevarlo per appioppargli un caso banale” pensò.


Note autrice: Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno visitato e letto questa fanfic =) Mi scuso se questo capitolo è un po' corto, ma voglio tenere il meglio per il prossimo, dove ci sarà un pochino di "azione". 

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Capitolo 10
*** La storia si ripete ***


Capitolo 10: La storia si ripete


Blair entrò nel bar.
Lei e Maeve avevano controllato la lista dei locali visitati dalle ragazze uccise, due erano in comune. Avevano scelto quello più conosciuto e grande. – Lo troveremo sicuramente lì – confermò sicura Maeve – Come fai a dirlo? – la interrogò Sara – Semplice, in quello meno conosciuto tutti conoscono tutti, mentre in un posto più grande e famoso non si riconoscono i visitatori occasionali, ma solo quelli fissi – le spiegò Maeve.

Blair indossava un vestito aderente rosso, che le arrivava fino al ginocchio. La ragazza dai capelli rossi ordinò un Jack Daniel's. Teneva lo sguardo fisso sul bicchiere. Il cameriere iniziò a parlarle – Come mai qui da sola? Litigato con il fidanzato per caso? – distrattamente Blair gli rispose – No, ho semplicemente avuto una giornataccia -.
Gli ricordava qualcuno, ma non riusciva a ricordare chi.

Nel frattempo in laboratorio Nick notò una corrispondenza, così decise di controllare in modo più approfondito.

Blair era stufa di stare in quel bar a sentire quel cameriere appiccicoso. Improvvisamente sentì un accento strano mentre parlare.
La schiena della ragazza s'irrigidì. Conosceva fin troppo bene quell'accento.
Solo chi era irlandese aveva quella pronuncia.
E in quel momento si rese conto di chi si trovava davanti.
Ci aveva messo un po’ di tempo a riconoscerlo poiché non era più castano, bensì biondo e probabilmente aveva delle lenti colorate azzurre.

Il telefono dentro il furgoncino dove Greg, Maeve, Gil e Brass. – Sono Gil, cosa c’è Nick? – chiese Grissom – Dovete avvertire subito Blair – comunicò agitato Stokes – Per puro caso ho visto le analisi fatte da Warrick e coincidono con il DNA del biglietto. Quindi con tutte probabilità Josh McTagrow è il nostro serial killer - - Va bene ti ringrazio dell’informazione Nick – disse Gil riagganciando. – Cosa ti ha detto? – domandò Brass – Che il signor McTagrow è l’uomo che stiamo cercando -.
Due cuori in quel furgoncino si fermarono per alcuni secondi.
Uno era della sorella Maeve, mentre l’altro era di Greg.
“Dannazione” pensò Sanders “Devo andare ad avvertirla, potrebbe essere in pericolo”. – Vado ad avvisarla, se è quel bastardo, le farà quello che non è riuscito a farle a Dublino – esclamò alzandosi dalla piccola sedia Maeve. Brass la fermò, trattenendola per un braccio – Se va lei signorina scopre che è una trappola - - Jim ha ragione. Andrà l’agente Sanders. Non si deve preoccupare a sua sorella non accadrà nulla – assicurò Grissom.

Greg scese dal furgoncino e con finta calma si avviò verso l’entrata.
Andò a scontrarsi contro un ragazzo dai capelli biondi che trascinava una ragazza con il volto rigato dalle lacrime.
La riconobbe subito. Era Blair.
“Accidenti sono arrivato in ritardo” pensò Greg prendendo la ragazza dalla chioma rossa. – Ti conviene lasciarla andare se non vuoi che ti pianti questo coltello nello stomaco – lo minacciò il biondino – l’agente Sanders non sapeva se avrebbe fatto a tempo a estrarre la pistola, così alzò le mani in segno di scusa – Volevo solo controllare che la ragazza stava bene – - Sta male, infatti, la sto riaccompagnando a casa – ribatté Josh strattonando più forte la povera Blair che guardò con sguardo distrutto Greg.
“Ora mi segno la targa e andrò a salvarla” pensò il ragazzo mentre memorizzava i numeri della targa e tornava di corsa verso il furgoncino.

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Capitolo 11
*** Inconvenienti ***


Capitolo 11: Inconvenienti


La targa del furgoncino non ebbe nessun riscontro.
– Lo sapevo che non dovevo fidarmi di voi stupidi poliziotti! Siete identici a quelli di Dublino – inveì Maeve furiosa – Disposti a sacrificare chiunque pur di risolvere un fottutissimo caso -. Cercava in tutti i modi di non piangere. Doveva rimanere lucida, se voleva ritrovare sua sorella.
Conosceva molto bene Josh, non gli avrebbe permesso di far del male alla sua gemella come aveva fatto con lei.
Piuttosto avrebbe preferito morire.

– Non le succederà niente, la troveremo presto – cercò di rassicurarla Nick per tutta risposta Maeve lo fulminò – Il suo collega l’ha lasciata nelle sue mani!! – urlò la ragazza – Credete davvero che mi fido ancora di voi?! -. – E’ stato un mio errore, la stava minacciando con un coltello, non volevo rischiare che la ferisse – si giustificò Greg. Maeve si avvicinò a Sanders e gli diede uno schiaffo con forza, lasciandogli il segno delle dita sulla guancia. Greg non fece nulla per difendersi, perché sapeva di meritarsela. Maeve uscì dalla stanza di corsa. Non voleva restare in quel laboratorio.

– Come procediamo adesso? – chiese Sanders a Grissom – Ho detto a Brass di avvertire tutte le pattuglie sul furgoncino con quella targa. Ci chiameranno appena la vedono in giro – spiegò Gil – Per il resto non ci resta che aspettare, finché non riusciamo a scoprire dove abita questo Josh McTagrow. Però credo che dobbiamo tenere sotto controllo la sorella della ragazza rapita, per evitare che faccia sciocchezze – - Vado io – si offrì Greg – Devo far qualcosa per rimediare -. - Concesso – concordò Grissom – Mi raccomando non fare sciocchezze – si raccomandò Nick – Se Maeve ha intenzione di far qualcosa e non riesci a fermarla, chiamami e arriverò a darti man forte - - Ti ringrazio Nick – gli fu grato Greg “Penso che ne avrò sicuramente bisogno”.

Quando il giovane agente della scientifica raggiunse l’esterno del laboratorio, vide una figura appoggiata alla sua macchina. Greg si avvicinò tranquillo, sapeva già chi era. – Ora tu mi aiuterai – affermò Maeve – Non dirai nulla ai tuoi colleghi. Dammi il tuo telefono – titubante Greg glielo porse.
La gemella di Blair lo gettò il cellulare dell’agente della scientifica per terra rompendolo – Che cavolo hai fatto?! – urlò Greg – Così son sicura che non ti rintracciano con il GPS del tuo telefonino – disse Maeve con un'alzata di spalle.
“Me la son cercata è vero” pensò Greg “Spero che Grissom non mi licenzierà per quello che sto per fare. Qualsiasi cosa sia”.

Siccome Sanders non si muoveva la ragazza, lo colpì con una gomitata nello stomaco – Senti muoviti, Sali in macchina e metti in moto. Ho in mente un paio di posti, dove trovare Josh e mia sorella – ordinò Maeve – Ok, va bene – disse Greg – Fammi riprendere prima fiato -. Poco dopo salirono in auto e iniziarono il loro giro di ricerca.

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Capitolo 12
*** Addio - parte prima ***


Rieccomi qui, con la prima parte dell'ultimo capitolo =)
Mi spiace di averci messo così tanto ma con le ferie non ho trovato molto tempo per scrivere >.<
Nei prossimi giorni metterò anche la seconda parte con il quale terminerà questa fanfic, spero che il finale non sia deludente!!



Capitolo 12: Addio – parte prima



Maeve senza esitazione disse – Portami all’Hotel - - Perché mai dovremmo andare lì? Non dovevamo cercare tua sorella? – domandò Greg mentre metteva in moto – Infatti. Lei è là. Ne sono certa - - Perché mai dovrebbe portarla in un posto del genere? - - Perché è proprio l’ultimo posto dove chiunque andrebbe a cercare. Senza contare che mi ricordo di un cliente che parcheggiava nel parcheggio sotterraneo e sale direttamente in camera. Sospetto che sia Josh. Solo così può averci tenuto sott’occhio. Mi maledico che non me ne son accorta prima! -.
Durante il resto del tragitto rimasero in silenzio.
Alla radio stava passando la canzone degli Europe The final countdown. “Sembra quasi fatta apposta per la resa dei conti” pensò Maeve, aveva la sensazione che per qualcuno sarebbe finita male. Non voleva essere negativa, però si ricordò che sua sorella Sheena le aveva raccontato di una loro prozia era una sensitiva.
“Spero solo di non aver ereditato questo dono” pensò mentre Sanders parcheggiava la macchina.

I due scesero dal veicolo per poi dirigersi verso l‘atrio dell’Hotel.
Quando Maeve vide che alla reception c’era Abby si avvicinò e iniziò a parlarle in irlandese.
Greg non capiva un tubo di quello che le due stavano dicendo, sentendosi a disagio iniziò a leggere il menù del giorno “Lasagne al forno…è da tempo che non le mangio. Quasi quasi passo a prendere quelle surgelate nel negozietto sotto casa” pensò il giovane. Abby digitava sul computer che aveva davanti alla velocità della luce.
Lei era un’irlandese proprio come Blair e Maeve, solo che a differenza loro Abby non aveva mai visto la terra natia, poiché era nata in America e la madre non l’aveva mai portata in Irlanda, sebbene gli avesse insegnato la lingua. Per Abby le due gemelle erano come delle sorelle minori acquisite, benché avesse ventinove anni, solo due in più rispetto alle due sorelle.
La ragazza prese dal cassetto la copia della camera dell'ospite, che Maeve sospettava fosse Josh, mentre gliela porgeva, disse - Deirfiúr Ádh mór, más gá tú dom feadóg, tú manderla Sábháilteachta* – sorridendole la ragazza dai capelli scuri annuì. – Di cosa avete parlato? – chiese Greg quando Maeve tornò da lui – Niente che ti riguarda – fu la risposta secca.
La ragazza sentiva una fitta al cuore, segno che sua sorella stava soffrendo, percepiva sempre quando non stava bene “Sarà colpa della prozia?” pensò scioccamente, schiacciando il tasto per chiamare l’ascensore. “Che cosa vado a pensare in un momento come questo?” scuotendo la testa Maeve chiese – A proposito hai una pistola? La sai usare? - - Sì ho la pistola di servizio e no, non ho mai sparato a nessuno a parte alle figure di cartone nel poligono di tiro – rispose Greg turbato – Fantastico! Un pivellino! Ci mancava questa – esclamò quasi esasperata Maeve, entrando nell’ascensore e premendo il tasto del piano della sua camera.

Senza dire nulla si precipitò dentro la stanza, andò nella camera, aprì l’armadio e spostò una trave di legno, dove c’erano nascoste varie pistole – Anche se sei un poliziotto, vedi di non far storie. Ho il porto d’armi, quindi non farmi la paternale o ti farcisco il cervello di piombo – disse rivolta a Greg che oltre ad essere stupito non capiva come quelle due gemelle potessero avere un arsenale del genere. Ce ne erano di tutti i tipi da AK47u, Kalashnikov, Magnum Research, una coppia di Anics skif a-3000 e una Beretta px4. Maeve aveva l’imbarazzo della scelta “Dunque la Magnum Research argentata è di Blair quindi la scarto, i fucili son troppo ingombranti per i corridoi. Meglio optare per la coppia di Anics skif a-3000” afferrò le due pistole gemelle, controllò che fossero cariche, tolse la sicura e si prese due paia di scatole con le munizioni – Intendi sparare dove ci sono dei civili? - - Sì razza d'idiota! Con chi credi di avere a che fare? Con babbo natale? Josh è un assassino seriale o gli ficchi un proiettile in fronte o stai certo che sarà lui a farlo a te – gli urlò contro Maeve mettendosi le scatolette con i proiettili in tasta.
“Rischio di ricevere una sospensione” pensò mentre seguiva fuori dalla stanza la gemella di Blair “Perché mi sono dovuto cacciare in questo casino? Perché non ho aspettato che gli uomini di Brass facessero il loro lavoro?” sapeva che oramai era troppo tardi per tornare indietro. Le danze stavano per iniziare e anche se lui non era pronto, doveva ballare. – Tu non dire nulla – iniziò a dire Maeve una volta tornati nell’ascensore – Proverò a ingannarlo con il servizio in camera. Se non funziona, entri in scena tu e dici quelle frasi che dicono nei film Polizia, siete circondati aprite la porta e uscite con le mani in alto o roba simile, hai capito? - - Sì – rispose Greg annuendo – Ottimo – disse Maeve poi aggiunse – Se devi sparare prendi bene la mira, perché se sfiori mia sorella, sarò la prima a spararti addosso – Greg deglutì “Forse avrei dovuto esercitarmi davvero di più”.

Ding.

Erano arrivati al decimo piano.
Entrambi erano molto tesi, non sapevano cosa aspettarsi. Maeve sospirò e bussò alla porta, dove presumeva ci fosse Josh e Blair. Maeve non fece in tempo neanche a dire una parola.
Subito dopo aver bussato, udì dall’altro lato della porta una risata.
Quel suono la fece rabbrividire.
L’aveva riconosciuta. – immagini sei tu Maeve – parlò la voce una volta finito di ridere – Sospettavo che mi avresti trovato prima della polizia. Sei sempre stata molto più acuta che tua sorella -. La ragazza non riuscì più a trattenere la rabbia – Apri la porta schifoso bastardo! Se hai osato sfiorare solo un capello a Blair ti giuro che ti… - - Che cosa mi farai Maevina? – la schernì Josh – Ti ricordo che ti sei già trovata a faccia a faccia con me. Devo raccontarti com’è andata a finire? – riprese a ridere. Furente la ragazza fece segno a Sanders di mettersi sulla sinistra della porta. Infilò la chiave nella serratura, ma a metà si bloccò. “Deve aver messo qualcosa, se sforzo la chiave, si romperà” rifletté Maeve, così fece segno a Greg di aiutarla a sfondare la porta.
Quando la buttarono giù, videro Blair legata a una sedia, con un tovagliolo bianco in bocca e alcuni graffi sulle braccia. Josh sorrideva beffardo guardando i due nuovi arrivati, tenendo il coltello puntato sulla carotide della ragazza dai capelli rossi. – Lasciala andare – gli ordinò Maeve tenendo le pistole nascoste sotto la maglietta – Perché? Vuoi prendere ancora il suo posto? Ti vuoi sacrificare nuovamente? Oppure lo fai per essere al centro dell’attenzione? – la riempì di domande Josh – Sai, so la verità. In realtà volevi risolvere tu il caso e quando tua sorella si è infortunata, hai colto l’occasione al volo. Dico bene? - - Vai al diavolo! – ribatté per tutta risposta la gemella.
Greg era immobile, non sapeva cosa fare o dire. Si sentiva di troppo in quella strana “rimpatriata”.
Blair si dimenava sulla sedia. – Forse vuoi dire la tua? – le domandò Josh togliendole il tovagliolo dalla bocca. – Scappate! Sorellona, Greg dovete scappare! C’è un detonatore nascosto in questa camera, è collegato al suo battito cardiaco se gli sparate, salterà in aria tutto il piano e forse di più - - Direi che hai parlato troppo – il serial killer le tirò i capelli e le rimise il tovagliolo in bocca.


* Traduzione: - Buona fortuna sorella, se hai bisogno fammi un fischio, ti manderò la sicurezza - (ho usato un buon traduttore, spero sia corretto. In caso contrario chiedo venia >.<)

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Capitolo 13
*** Addio – parte seconda ***


Capitolo 12: Addio – parte seconda


“Cosa dovrei fare? Andarmene e avvisare i dipendenti e gli ospiti dell'Hotel o chiamare i rinforzi?” Greg si stava facendo varie domande, sapeva che rimanere lì non avrebbe cambiato nulla, ma gli occhi verdi di Blair lo immobilizzavano.
L’agente della scientifica vedeva chiaramente che dietro lo sguardo tranquillo, era terrorizzata. Josh lo indicò con il coltello – Tu, sei quello che era fuori dal bar. Allora sei uno sbirro. Dovevo sospettarlo – fece una smorfia – Voi due avete proprio un debole per i poliziotti o detective vero? – - Che vuol dire quello che sta dicendo? – chiese Sanders – Nulla. Non parlare, non fare domande, non sono affari che ti riguardano – lo zittì Maeve fulminandolo.
Vedendo i tagli che Josh aveva fatto alla sorella, non poteva non pensare a quanto fosse diventata più forte rispetto al passato. – Sei bravissima sorellina – si complimentò Maeve sorridendole dolcemente – Anni fa saresti lì per lì per svenire, invece, guardati. Fiera e tranquilla com'è stata Sheena fino all’ultimo - - Ti ho forse detto che potevi parlare? – la interruppe il biondino dagli occhi azzurri – Vi devo ricordare che le vostre vite sono collegate alla mia? Ditemi cosa volete fare - - Perché t'interessa proprio Blair? Con tutte le ragazze con i capelli rossi perché ti sei fissato proprio con lei? – chiese stupidamente Greg – Sei scemo o cosa? – lo insultò Josh – Lei è la mia preda che è sfuggita anni fa. Per essere in pace con me stesso devo ucciderla, solo allora potrei smettere di essere un serial killer. Forse – sogghignò.

“Viscido figlio di una buona donna” pensarono all’unisono le due gemelle. – Se mando via il poliziotto, la lascerai andare? - - Sai cosa me ne può fregare? Voglio divertirmi – fece una giravolta poi battendo le mani spiegò – Giochiamo a nascondino. Ora tu chiami la tua collega dal telefono di questa stanza e le dici di far svuotare il piano con qualche scusa. In seguito voi tre vi separerete e vi nasconderete in una delle tante stanze. Il primo che trovo mi dovrà affrontare. Che ne pensate? Non lo trovate divertente? – Greg stava per dire qualcosa, però Maeve fu più veloce nel rispondere – Accettiamo. Prima mia sorella si dovrà medicare quei tagli, solo allora potremo iniziare - - Si mi sembra giusto – assentì Josh – Dovete essere in ottima forma per scappare dal sottoscritto -.
Maeve fece la chiamata ad Abby che si occupò di liberare il decimo piano. Subito dopo Josh liberò Blair che corse ad abbracciare la gemella.
Sanders si sentiva sollevato e nello stesso tempo in ansia.
Chi di loro tre avrebbe avuto la sfortuna di essere trovato da Josh? – Voi due andate nella vostra stanza per sistemare quelle braccia e poi tornate qui. Conterò fino a cinquanta prima di venirvi a cercare. Intanto che aspetto farò due chiacchiere con lo sbirro – senza aggiungere altro le due sorelle scesero nella loro stanza.

Blair prese la sua Magnum Research argentata, era l’unica arma che riusciva a maneggiare con facilità e ricaricare velocemente.
Maeve disinfettò e bendò le braccia della sorella – Sicura che non ti ha fatto nulla? - - Stai tranquilla sorellina, sto bene. A parti i tagli non mi ha fatto niente. Certo, mi ha detto le cose poco carine che sai riguardo al caso di quando eravamo a Dublino, nulla di più - - Quel bastardo - - Ora è tutto a posto, davvero. Sei venuta in mio soccorso. Di nuovo - - Non devi neanche dirlo Blair!! E’ il mi compito, lo sai bene! – la ragazza dai capelli rossi la abbracciò – Lo so – sussurrò. Rimasero ferme abbracciate per qualche minuto, per poi uscire dalla stanza e tornare al decimo piano.

Nel frattempo Josh diceva – Pensi di essere il primo sbirro a invaghirsi di una delle sue famose gemelle? A Dublino avevano dei fidanzati detective. Tu sei un detective per caso? - - Sono un agente della scientifica – rispose Greg senza pensarci troppo.
Il dialogo con un criminale è importante, specialmente per negoziare era una delle lezioni che gli aveva dato Nick. – Oh, che sorpresa! Avrà cambiato interessi allora. E brava la mia Blair - - Non è la tua Blair – contestò Sanders – Sarebbe la tua quindi? Ti ha promesso forse qualcosa? – rise Josh – No, affatto. E’ una mia opinione, le persone non appartengono a nessuno solo a loro stesse - - Sei filosofico, mi piaci. Sarò veramente triste se dovrò puntare la mia Beretta al tuo cuore -.

Proprio in quel momento ritornarono le gemelle. – Perfetto, avete fatto in fretta. Ottimo! – si mise a fissarli uno a uno – Andrò nel bagno, così non potete dire che vi spio mentre vi nascondete – detto questo, voltò le spalle. – Segui me – sussurrò Maeve a Greg.
I due entrarono in una stanza la ragazza dai capelli scuri parlò – Ascoltami bene, te lo dirò solo una volta. Mia sorella è nella stanza affianco vai da lei e ti prego, proteggila. Io mi occuperò di disinnescare la bomba. Tempo fa ho fatto un corso per artificieri quindi so come fare. Solo allora potremo uccidere Josh. Ora vai e non dirle nulla su quello che ti ho appena detto, siamo intesi? - - Certo, lo farò. Proteggere i civili fa parte del mio lavoro – assentì Greg – Fai attenzione e buona fortuna – Maeve sorrise – Non so se sei stupido o solo troppo gentile, ma credo di aver capito cosa ci trova mia sorella in te. Ora vai da lei – finito di parlare lo cacciò fuori dalla stanza.

Blair sentì la porta aprirsi.
Si era nascosta nel balcone, la ragazza era ben coperta dalla tenda scura, tuttavia la sua visuale verso il resto della stanza era delle migliori. Quando vide che l’intruso in realtà non era Josh ma Greg, gli fece un cenno con la mano della sua posizione.
L’agente della scientifica la raggiunse con una breve corsetta. Con un'espressione interrogativa gli domandò – Come mai se qui? - - Volevo scusarmi per non aver potuto evitare che ti catturasse - - Suvvia non è colpa tua, non potevamo sapere che Josh lavorava come cameriere in quel bar. Non ci sono problemi davvero – fece un lieve sorriso consolatore.
Il loro discorso finì lì, perché sentirono la porta aprirsi. – Heiii, c’è nessuno qui? – chiese Josh con una voce allegra, mentre controllava il bagno Greg uscì allo scoperto, con la pistola in mano, puntata verso il basso. – Amico mio – lo salutò con enfasi – Il fato ha voluto che ci incontrassimo. Siccome mi sei simpatico, farò finta di non averti trovato, anzi puoi anche andartene. Prima però voglio che conosca la ragione per cui son diventato un serial killer – fece una pausa, e con la sua pistola mimò un gesto incomprensibile - In realtà quelle ragazze dai capelli rossi, sono delle vittime sacrificali e sai per cosa? Per vivere sempre di più, il rosso è simbolo del demonio, di satana più ne elimino più avrò la possibilità di raggiungere le vette del paradiso – iniziò a ridere, quasi in modo satanico.
“Questo è completamente pazzo” pensò Greg iniziando a dar corda al suo discorso per prendere tempo.

Nel frattempo Maeve si era messa all’opera con il detonatore, estrasse la piccola forbice del suo coltellino, con la quale tagliò per prima il filo rosso, poi il giallo.
Il timer si fermò, con un sospiro la ragazza staccò il cavo blu collegato all’innesco. – Con questo sei fuori uso Josh – sorrise a labbra strette, mentre si rialzava per raggiungere la gemella nell’altra stanza.
Nel vedere l’agente Sanders dialogare tranquillamente con Josh esclamò – Certo che tu sei davvero un poliziotto che segue il manuale alla lettera!! Ti sembra il momento adatto per far amicizia con il nemico, ti sembra per caso una buona tattica per tenere in salvo mia sorella? - - Maeve, sapevo saresti arrivata – la accolse Josh con un enorme sorriso allargando le braccia come per abbracciarla da lontano.

Gli eventi successivi si svolsero nel giro di pochi minuti, anche se per i presenti sembrarono secondi per la velocità che erano avvenuti.
Josh trascinò all’interno della stanza Blair che perse la presa dalla pistola, la quale scivolò vicino ai piedi della sorella.
Il serial killer si voltò facendo cenno a Maeve di gettarla lontano, tenendo il coltello puntato sulla carotide della gemella, proprio in quel momento Greg si buttò afferrandolo per il fianco.
I due rotolarono per terra, l’agente della scientifica fu ferito dal coltello, un taglio non molto profondo lungo tutto il costato destro.
Nello stesso momento Maeve passò la Magnum Research argentata a Blair che la prese al volo, subito dopo averla impugnata prese la mira in contemporanea con la sorella ed entrambe spararono all’unisono. Un proiettile colpì di striscio il braccio sinistro di Greg mentre l’altro colpì lo stomaco di Josh. In quel momento parve quasi che fosse tutto finito.
Si trattava solo di una mera illusione.

Josh, infatti, riuscì a recuperare la sua pistola, nonostante la ferita, la quale non molto lontana rispetto a quella di Greg. Prese la mira e sparò. Sanders vide la chioma rossa muoversi “Si è accorta e si è messa in salvo, bene” pensò. Non aveva visto la direzione in cui il serial killer irlandese teneva la pistola.
Blair trattenne il respiro per alcuni secondi quando il proiettile la colpì poco sotto il cuore.
All’inizio percepì semplicemente un forte dolore, poi sentì le sue gambe cedere e cadde in ginocchio. Si era mossa subito appena aveva capito che Josh voleva colpire sua sorella e non lei. – Sono riuscita a farti da scudo sorella, non l’avresti mai detto, vero? – chiese con un sorriso contratto dal dolore – Sei un irresponsabile!! – la sgridò Maeve inginocchiandosi e tirandole uno schiaffo – Hai ragione, scusami - - Che quadretto commovente – iniziò a dire Josh il resto della frase che stava per pronunciare, non uscì dalle sue labbra.
Chiamando tutta la forza che aveva in corpo Blair si voltò rimanendo in ginocchio, alzò il braccio puntando la sua fedele Magnum e sparò colpendo in piena fronte l’irlandese causa di molte loro disavventure. Il colpo assordò Maeve, scuotendo la testa per riprendersi, sentì Greg parlare “Sta chiamando rinforzi ora? Che è tutto finito? Che razza d'idiota è?” di colpo sentì un peso contro il petto.

Maeve abbassò lo sguardo e vide che la sua gemella era stremata. Spostando con delicatezza Blair, facendole appoggiare la testa sopra il suo braccio, tenendola leggermente alzata, per aiutarla a respirare – Resisti, sorellina –. Subito dopo aver fatto un breve rapporto telefonico a Grissom e ovviamente chiamato un'ambulanza, Greg si avvicinò alle due gemelle. Udiva Maeve canticchiare una canzone, voleva dire qualcosa ma un sesto senso gli consigliava di rimanere in silenzio.
La canzone finì, con voce flebile Blair ringraziò la sorella – Grazie per avermi fatto sentire un ultima volta la canzone che cantava Sheena – chiuse gli occhi, si porto una mano davanti alla bocca e tossì, un grumo di sangue sporcò la sua mano, la pulì sul vestito rosso. – Non ti affaticare a parlare Blair, a breve arriverà l’ambulanza – cercò di essere rassicurante, però Greg era consapevole che gli tremava la voce.
Lui era un ex topo di laboratorio e non aveva mai assistito a nulla di simile, infatti, era molto scosso, anche se cercava di nasconderlo. Sul volto della ragazza dai capelli rossi si dipinse un debole sorriso – Ti ringrazio, ho ugualmente il sospetto che arriverà in ritardo. Mi spiace di non aver avuto il tempo di conoscerla meglio agente Sanders – un altro colpo di tosse la interruppe – Può chiamarmi Greg, Blair, in fondo la chiamo per nome fin dalla prima volta che l’ho vista. Anzi no la seconda, perché nel nostro primo incontro è fuggita a tutta velocità lasciandomi con un biglietto con un buon profumo che non ho ancora capito quale fosse - - Profumo di pesca – sussurrò Maeve – Mia sorella emana un buon profumo di pesca – arrossendo Blair replicò – Non darle retta Greg, la mia sorellona esagera sempre - - Mi spiace contraddirti Blair, sono d’accordo con Maeve, diffondi davvero un buon odore che ora so, è un profumo di pesca. Non me ne dimenticherò mai – promise l’agente della scientifica.
Con la mano pulita afferrò quella dell’agente della scientifica, che d’istinto gliela strinse. Rimasero in silenzio, Greg fissava il volto di Blair, gli occhi verdi di lei non erano più luminosi come quando l’aveva fatta ridere e il sorriso purché comunque bello, non sprizzava allegria, sembrava in qualche modo spento.
Piccole lacrime scivolarono sul viso della ragazza dai capelli rossi, come piccoli cristalli preziosi insicuri, gli occhi in quel momento esprimevano tristezza e nello stesso tempo felicità.
Una felicità finalmente trovata anche se per breve tempo. – Grazie a entrambi – sussurrò abbassando le palpebre. In quel momento una disperazione assoluta avvolse Maeve, le toglieva il fiato tanto che non riusciva neanche a singhiozzare, strinse il corpo della sorella come per abbracciarla, quel gesto fece scivolare la mano che Greg teneva ancora nella sua, pure lui aveva il volto rigato dalle lacrime.

Pochi minuti dopo arrivarono i rinforzi e l’ambulanza, Greg non si era mosso, era rimasto in ginocchio in silenzio a fianco di Maeve e il corso esanime di Blair. – E’ tutto finito Greg – gli disse Nick mettendogli una mano sulla spalla – Devi scrivere un rapporto dettagliato e poi potrai andare a casa a riposare. Il caso che seguivi è concluso, quello che è accaduto in questa stanza sarà svolta da noi per un'altra indagine – annuendo Greg si fece aiutare per rialzarsi in piedi “Certo, un altro caso…la vita riprende a girare, anche se una si è appena spenta” pensò tristemente.

Una volta salito in macchina notò una boccetta nel sedile del passeggero con un bigliettino, lo aprì, all’interno vi era scritto Nella boccetta trovi un campione del profumo di Blair, prima di essere rapita da Josh mi aveva chiesto di dartene un po’. Conservalo con cura, mi raccomando. “Puoi starne certa Maeve” pensò Greg mettendo il biglietto nel cruscotto. Dapprima osservò l’ampolla poi con il nastro arancione legò la boccetta sotto lo specchietto retrovisore. Dopo quel gesto partì in direzione del laboratorio. La sua giornata lavorativa stava per concludersi e Greg non vedeva l’ora si tornare a casa e mettersi a dormire.




Nota autrice: Bene e con questo capitolo la storia è finita, non credevo di riuscire a terminarla, ci ho messo più del previsto, scusate, stavo cercando di non fare una conclusione troppo sdolcinata. Spero che il finale non sia troppo banale e che vi sia piaciuto! =)
Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno seguito questa fanfic e l’hanno commentata ^__^

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