Occhi Bordeaux

di AragostaMeccanica
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ceppo ***
Capitolo 2: *** Tritata ***
Capitolo 3: *** Rollata ***
Capitolo 4: *** Fumata ***
Capitolo 5: *** Pace. ***
Capitolo 6: *** Business ***
Capitolo 7: *** Stop ***



Capitolo 1
*** Ceppo ***


Sembrano strani quei momenti in cui un secondo ti sembra durare anni, in cui rivedi tutto ciò che hai già vissuto, il mondo cessa di esistere, esistete solo tu e la tua mente, volate in un cielo con turbolenze, un aereo atterrato, era così quel momento in qui Igor fissandola negli occhi le disse: «Ho qualcosa per te.»
Lei già sapeva di cosa si trattava ma aveva paura, il cuore le era balzato in gola e cercava di nascondergli la sua preoccupazione osservando il suo sorrisetto stampato, non sapeva cosa rispondere, le tremavano le labbra e la prima cosa che le venne di fare non riuscendo a parlare fu abbracciarlo, la testa volava e sentiva le sue parole risuonare tra i ricordi «Hey, tranquilla, non è nulla di che, è per stare bene, non potrei mai farti del male..»
Ma la sua testa non era li, era indietro di 15 anni, in un ospedale, era tra le urla della madre e i pianti del padre vedendola nascere, fu in una di quelle giornate cupe che sembrano non regalare nulla di visibile, ma nell'invisibile qualcosa danno, era lei «Ciao piccola Nadia.» Le parole della madre appena uscita dallo strazio del parto, piangeva lacrime di gioia, riconosceva gli occhi del padre che osservava piangere, avrebbe voluto darle tutto ciò che aveva in quel momento, ma tutto ciò che riusciva a fare era accarezzarle la schiena e piangere, ma per alcuni quella gioia è grande, per altri non lo è, per i medici era normale, davano la vita a qualcuno ogni giorno, non coglievano le piccolezze della vita, ormai la davano per scontata.
Era cresciuta in fretta, e già da piccola dimostrava grande intelliggenza nel saper cogliere il pericolo e nell'aver'idea di cosa fare, come quando era fuori al giardino a giocare con il suo cucciolo di pastore tedesco, sentì la frenata e vide qualcosa muoversi nell'aria, per i suoi sette anni ebbe la prontezza di uscire a vedere e quando ebbe la coscienza di quel corpo steso a terra, la prima cosa che le venne in mente fu di chiamare la polizia, quella persona morì, rimane ancora sulla strada il segno del paraurti dell'auto, che rotto aveva graffiato l'asfalto, ma sul marciapiede neanche un mazzo di fiori, è strano come una persona possa essere conosciuta in tutto il mondo quanto sconosciuta a chiunque, era un senzatetto, una persona che non aveva nulla, viveva di elemosina e di quella bottiglia di whisky che abbandonava ogni notte in una via differente, è meglio avere il controllo della propria vita, uno ha paura di non riuscire a fare tutto, ma ad un certo punto si accorge di non poter fare più nulla.
Dopo quell'episodio, qualche anno e arrivò ciò che le cambiò la vita, quel ragazzetto con i capelli neri e l'accenno di baffetti che stavano spuntando, quello che spaventava tutti, quello con il jeans largo, quello dello sguardo perso, quello che quando passa uno ride, pensa, piange; asociale?! No, non direi asociale, lo definirei più un bambino grande, incosciente, una persona che aspetta che il mondo cambi e aspetta il momento per dare il suo contributo, gli altri leggevano fumetti, lui leggeva il giornale, gli altri guardavano i cartoni, lui guardava il telegiornale, lo aveva sempre affascinato il mondo reale, per lui la fantasia bisogna usarla per costruire il proprio mondo dentro quello reale, perché ognuno ha la sua mente e ognuno poteva esporre la sua fantasia, ma era oppresso dalla società; Nadia vide nel suo sguardo il mondo, la vita, il passato da cancellare, e ancora a quelle parole vedeva lo stesso sguardo, con qualche ruga, ma era uguale, vedeva gli stessi ricordi, lo stesso mondo da cambiare.

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Capitolo 2
*** Tritata ***


«Piacere, Nadia.» Parole,  queste...aprirono lo sguardo insanguinato, distrutto, socchiuso di Igor, mostrò una volta i suoi occhi neri come la pece, neri come il male, neri come il dolore, nel suo sguardo si leggeva di tutto, si leggeva di quello che aveva vissuto, di ciò che vedeva, luccicavano, come una scheggia di vetro nell'aria, si coglie il brillio per un momento e poi si perde, rimanendo affascinati da ciò che è passato.
Le due grotte buie degli occhi si giararono verso la ragazza, e colsero un sorriso, uno di quei sorrisi che hanno poche persone, quando puoi dire che quella persona ha vissuto, gli occhi castani di lei erano socchiusi e con le curve formate da quel sorriso formava qualcosa che fece stupire Igor, che era in lacrime all'interno, ormai il suo cuore era a mille, non sapeva cos'era, ma a volte si conosce meglio qualcuno ascoltando i suoi silenzi che parlando, tutto quel che pensava non gli usciva, una cascata di pensieri, ormai non era più sulla terra, era disteso su un prato, al buio, a guardare le stelle, le poche parole che pronunciò furono: «Ciao, piacere, sono Igor..come va?»
«Bene.»
«Tu sei come me.»
«Come?»
«Tu vedi le altre persone come persone, tu vedi il mondo come un dipinto e la vita come un percorso alberato, tu vedi il cielo buio e il mare trasparente, tu cerchi di prendere ogni giorno come quello che è.»
«Sapevo che eri così, è vero, siamo simili, siamo entrambi persi.»
Poche parole.
In quelle poche parole c'era vita, sembravano di conoscersi da sempre, come se già avessero vissuto una vita insieme, ma non era amore, non era amicizia, era una droga, basta una piccola dose per volerne ancora e ancora.
Gli anni delle medie passarono in fretta, tra un litigio con i genitori, una dieta e i pochi amici, i due ragazzi erano inseparabili, ormai sapevano anche di essere innamorati l'uno dell'altro, ma nessuno agiva per paura, a volte la paura è solo un qualcosa da eliminare, se uno ha paura di lanciarsi, non ha paura di lanciarsi, ma neanche di schiantarsi spesse volte, la vera paura sta quando uno riesce a
volare essendo convinto che sarebbe caduto giù.
Fu così che andò avanti, fino alla prima superiore, liceo, entrambi nella stessa classe, non si erano mai separati, entrambi crescevano a vista d'occhio e camminavano mano nella mano in quel percorso alberato, un giorno dopo scuola, Igor prese per mano Nadia e la portò nella villa della città, dicendole che doveva confessarle una cosa, Nadia era emozionata, credeva che finalmente quel momento tantissimo atteso stesse arrivando, che finalmente avrebbe potuto dire di stare con la persona dei suoi sogni, ma quando seduti su una panchina Igor cacciò dalla tasca quella bustina, Nadia capì tutto, all'inizio rimase scossa, ci furono secondi di silenzio, entrambi avevano il battito cardiaco che avrebbe superato un caccia in velocità, dopo qualche secondo il ragazzo, con aria triste domandò: 
«Sai cos'è?»
«Come potrei non saperlo.»
«Come mi vedi?»
La ragazza le mise la mano sulla spalla abbracciandolo e disse:
«Tu sarai sempre il mio Igor, non voglio che nulla ti porti via, ti vedrò sempre come quello che mi ha guidata, quello che mi accompagnava fuori il cancello di casa, quello che mi fa piangere quando fa qualche cazzata.»
«Ti amo.»
«Si, promettimi che ci sarai sempre!»
«Ti prometto che ogni singolo battito del mio cuore sarà dedicato a te, ti prometto che nulla mi porterà via, ti prometto che continueremo a camminare mano nella mano, ti prometto che ci sarò.»
«Ti amo anche io Igor.»
Qui ci furono minuti strazianti di silenzio, in cui nessuno sa cosa fare, si è tutti occupati a pensare, si è tutti persi, si naviga in acque calme, quando sei tra le sue braccia hai tutto, non desideri niente di più.

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Capitolo 3
*** Rollata ***


Erano amici, migliori amici, ma dentro erano di più, andò avanti, Igor con i suoi occhi bordeaux e Nadia con il suo lucido pensare, a lui piaceva scrivere, a lei volare, erano perfetti, fatti l'uno per l'altro, si distinguevano dalla massa, tendevano a non farsi comandare e ad esprimere il loro pensiero attraverso mezzi apparentemene "strani", come il modo di vestire, di camminare, venivano visti male per questo, ma alla fine per quanto due binari possano essere paralleli, con il tempo, con il calore, con l'usura si incontreranno, fu così; in un flash era passato tutto questo nella mente di Nadia, e neanche se ne era resa conto, ora si trovava li, si accorse che le sue lacrime scendevano lungo il collo di Igor, che cercava di non tremare, «Facciamolo, voglio provarla, hai detto che non è nulla di che, allora mi butto, voglio essere come te.»; così si stacco dall'abbraccio di Igor, si asciugò le lacrime e con  un cenno disse a Igor di avviarsi, gli prese la mano, questa volta non la stringeva come al solito, la stringeva come se fosse la sua fune di vita, come che se l'avesse lasciato, sarebbe sprofondata nel vuoto.
Camminarono per un po senza parlare, andarono dietro la ferrovia abbandonata, lugo di povertà, abbandoni, prostituzione, spaccio, ma la loro mente ignorava tutto questo, tutto ciò che vedevano era il mondo davanti a loro e ciò che li aspettava, si sedettero e per qualche minuto.
Apri
Prendi
Trita
Mischia
Rolla
Chiudi
Accendi
Inspira

«Choff, choff, cavolo se è forte questa roba!»
Passò quella che da lontano poteva sembrare una comune sigaretta, ma dall'aroma penetrante che si attaccava addosso.

«Hai mai fumato?» Domandò Igor
«No, come si fa?»
«Allora, appoggia il filtro alle labbra e tira, dopodiché inspira, come se fossi affannata, trattieni un po e caccia.»
«Ci provo...»
Fece come descritto da Igor, quello che sentì fu un forte bruciore in gola e riuscì soltanto a tossire, facendo cadere quell'arma a terra, le scintille balzarono in aria e sembravano descrivere la
gola di Nadia.

«D-Dammi dell'acqua, presto, brucia»
Igor, tranquillo, sapendo già che la prima volta era così, le passò la bottiglia, accarezzandole la testa e sorridendo, poi esclamò:
«Drogata!»
«Stronzo! Mi brucia tutto, mai più!»
«Nadia, pensa, sono passati vari anni, mai un litigio, siamo sempre stati due binari paralleli, il fatto è che io sono innamorato di te..»
«Io ti amo.»
Igor raccolse quella canna, la accese, aprì la bocca, la girò in modo che il filtro andasse verso l'esterno e richiuse la bocca, fece cenno a Nadia di avvicinarsi, la ragazza avvicino le sue labbra a quelle di Igor, fece in modo da lasciare spazio al filtro, le labbra si toccarono, lui manteneva appiccicata la testa di lei, e guardandosi negli occhi lei tirò, sentì quel bruciore ripristinarsi nei suoi polmoni, ma non si staccava, sentiva la testa girare, sentiva i muscoli rilassarsi, ma soprattutto uno era nella testa dell'altro e viceversa, forse era stato l'unico vero momento in cui per loro in tutto il mondo esisteva solo la persona che avevano davanti gli occhi, lei non ce la faceva più a tenere quel nettare grigiastro dentro, ma Igor la manteneva, la stava amando in quel momento, c'erano solo loro, null'altro.

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Capitolo 4
*** Fumata ***


Ormai era diventata un'abitudine, si vedevano quasi ogni giorno per consumare quel loro "vizio" verdastro, non lo dicevano a nessuno, se lo tenevano tutto per loro, finalmente si godevano quello straccio di vita assieme, felici per quanto potevano esserlo..
Un giorno, Nadia, tornando a casa, con la sua solita mezza "dose", mezza perché già ne aveva consumata l'altra parte, accuratamente nascosta nel portafogli, ebbe una sorpresa, all'apertura della porta, la madre:
«Nadia, hai visto la sorpresa?! Ci sono venuti a trovare gli zii da Torino...Nadia..»
«Hey mamma, sono stanca, vado a dormire, dì agli altri che non mi sento bene, non entrate nella stanza, per favore..»
«Va bene, però fra poco mando papà a vedere cos'hai.»
Nadia non rispose, entrò nella sua stanza e dopo essersi sistemata si stese sul letto, fissava il soffitto, ripensava a tutto, ma poi ripensò alle parole della madre, sarebbe venuto il padre a vedere il motivo del suo "malessere", ma l'ansia a parte, lei volava con la mente, si convinceva che sarebbe andato tutto bene, che il padre si sarebbe convinto che il clima le avesse dato un po di debolezza.
«Cucciola.. Accennò il padre aprendo piano la porta.»
«Hey, cos'hai?» Aggiunse.
«Papi, non ho nulla, sono solo stanca.»
Il padre fece qualche passo e si sedetta accanto a lei.
«E' successa qualcosa?»
Nadia fece un errore, si girò verso di lui per rispondergli con quel «No» secco, il padre sentì l'odore del suo fiato, e poiché anche lui aveva avuto la sua gioventù non ci mise molto a riconoscerlo.
«Apri gli occhi!» Cominciò così, con tono severo, la ragazza non potè fare null'altro se non obbidire, e alla visione di quel rossastro il padre si convinse.
«Svuota le tasche!» Portafogli e cellulare, li appoggiò sul letto, il padre, senza esitare aprì il portafogli e fu subito investito da quell'odore penetrante, si sconvolse, richiuse quel contenitore, lo mise nella sua tasca, si alzò e senza dire nulla uscì dalla stanza chiudendo la porta.
Dopo poco ritornò con la famiglia al completo, anche gli zii e gli altri parenti.

«E' così che cresce la gioventù di oggi, uno gli da tutto e vogliono altro, si comprano questo schifo -Agitò la bustina che continuava ad emettere un aroma che ormai era in tutta la stanza- dimmelo! Sono tuo padre, dimmi cosa ti abbiamo fatto mancare, hai una casa, una famiglia, i soldi non ti mancano per niente, allora, cosa ti abbiamo fatto mancare?»
«L'amore, il sentirsi amare, il riuscire a volare -La ragazza si alzò- Cosa mi avete fatto mancare?! Il bacio della buona notte, un "Ti voglio bene" ogni tanto, con i vostri stupidi soldi non comprate il mio affetto, cosa preferite che faccia se non concedermi ad un piccolo vizio che abbandonerò quando voglio?! Dovrei ammazzarmi o forse ammazzarvi?! Lasciatemi con la mia testa, con il mio pensiero, lasciatemi seduta su questa zattera in mezzo al mare in tempesta.»
Il padre non seppe che fare, le parole della figlia lo avevano colpito, ripensando alla sua infanzia, quando non pensavano a null'altro se non a guadagnarsi il suo affetto con i soldi, credevano di averla cresciuta bene così, ma bastarono quelle poche parole per far crollare tutto, era in difficoltà, si girò e uscì.

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Capitolo 5
*** Pace. ***


Nadia, una volta usciti tutti, non esitò a prendere il cellulare e a chiamare Igor, che in quel momento dormiva, ma quando svegliandosi vide il numero della sua metà sul display del telefono, fu felice e rispose con voglia:
«Hey..»
«Hey Igor, mi hanno scoperta, non so che fare.»
La ragazza cominciò a piangere, confusa.
«Tranquilla, alle 18 in piazza, ok?»
«Okay.»
Attaccarono entrambi il telefono e in pochi minuti i residui superarono la preoccupazione facendoli addormentare in pace.
Alle 18 in punto Igor era seduto su quelle scale, che ormai era diventrato il loro luogo di incontro, dopo qualche minuto arrivò Nadia, camminava a testa bassa, una cosa non da lei, di solito tendeva mostrarsi agli altri con indifferenza, ma quella volta proprio non ce la faceva, aveva troppi pensieri nella testa.

Il ragazzo vedendola le corse incontro, la abbracciò come si fa con una persona che non si vede da anni, dopo qualche secondo, mantenendola per le spalle cominciò a parlarle.
«Tranquilla ci sono io.»
Nadia in realtà non aveva mai avuto tanta voglia di vivere, era sensibile, le facevano male anche le piccole cose, soprattutto che ormai la sua unica amica era verde e si fumava.
«Ci sei tu ma non ci sono io; non voglio più vivere, ormai la mia vita ha i pilastri rotti, gli amici sono andati via, tu te ne andrai.»
«Io non me ne andrò mai, io ci sarò sempre.»
«Non dire bugie, lo sappiamo benissimo entrambi come andrà a finire, ammettilo, fra qualche anno quando ci vedremo per strada neanche ci saluteremo, saremo dei perfetti sconosciuti.»
«Io non so cosa posso fare per te..già provo a darti tutto il mio affetto.»
«Non puoi fare niente, io sono così, domani potrei essere morta..morta, se così si può dire, io sono morta tanto tempo fa, sono stata uccisa da te.»
Igor la abbracciò di nuovo, non sapeva se la capiva o no, non sapeva se si sarebbero rivisti oppure no, sapeva solo che le voleva bene, che avrebbe dato qualunque cosa per lei.
Dopo quell'abbraccio la prese per mano, lei subito capì, sarebbe andata dalla sua sola amica, tornarono in quella stazione, entrambi alla vista delle scale sulle quali si baciarono si sentirono come in quel momento, consumarono quella loro pianta e stavano meglio, entrambi, non riuscivano a sentire qualcosa di preciso, erano soltanto in pace.

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Capitolo 6
*** Business ***


Ovviamente il vizio continuava, erano quasi ogni giorno soliti ad incontrarsi per consumarlo, sempre nella stessa stazione, ormai si erano anche fatti dei "compagni di canna" con i quali  trascorrevano quel paio d'ore al giorno, Igor e Nadia erano sempre più attaccati, ma per portare avanti un vizio servono comunque soldi, alla ragazza erano stati tagliati i fondi dalla famiglia, dato che era stata scoperta e lui invece non aveva ma i avuto molti soldi, infatti era tutto portato avanti da Nadia.
«Sai una cosa Nadia?! Dobbiamo vendere!»
«Come avresti intenzione di farci soldi sopra?»
«Semplice, abbiamo compagni che fumano da molto meno di noi, potremmo fare qualcosa, loro cercano sempre noi per comprare non sapendo dove andare, abbiamo sempre per un po le loro bustine, magari ci facciamo qualcosa.»
«Tipo?»
«Fammici pensare. -Si alzò dalla panchina sulla quale erano seduti e cominciò a girarci intorno.- Allora, noi con dieci euro prendiamo un grammo, ovviamente abbiamo amici poco esperti, quindi possiamo dividere il grammo in due e aggiungiamo una qualche pianta tritata, mh, si può fare.»
«Okay, andiamo a comprare della "merce" allora.»
I due si incamminarono verso la zona più malfamata del luogo, viene chiamata "Il Ponte" poiché i palazzi in prefabricato sono divisi da un ponte che attraversa tutto il quartiere, entrarono li e senza guardare nessuno negli occhi si diressero verso il loro venditore.
Fu proprio li, al momento dello scambio che, in un flash, videro correre delle persone verso loro:

«Documenti! Documenti! Non vi muovete!»
Nadia presa dal panico cominciò a correre, le era salita l'adrenalina, non sapeva neanche dove stesse andando, ma correva, correva come non aveva mai corso prima, si sentiva seguita, perché lo era.

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Capitolo 7
*** Stop ***


Mi scuso, ma la storia non continuerà per ora a causa di motivi personali e di assenza di tempo. Chiedo scusa.

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