I gemelli Fowl

di SpinellaTappo98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Il diario di Artemis ***
Capitolo 3: *** 2. Deja Vu ***
Capitolo 4: *** 3. Zietti! ***
Capitolo 5: *** 4. La Sezione Otto ***
Capitolo 6: *** 5. Esame d'ammissione ***
Capitolo 7: *** 6. Parlami un po' di te ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

estratto dal diario di beckett fowl.

Dischetto 1. non in codice,

 

Io non ho mai scritto un diario. Ho sempre avuto mio fratello Myles. Però Artemis ha insistito. Dice che annotare le nostre azioni e quello che pensiamo è molto importante e mi sono lasciato convincere. Mi ha detto anche di scrivere in codice ma non lo farò. Non ho niente da nascondere, io. Invece Myles scrive in codice così io non posso leggerlo. Questo è quello che crede lui. Io sono quasi riuscito a trovare la chiave del codice e potrò leggere quello che scrive. Lui scrive da molto tempo prima che io iniziassi a scrivere. Pensa ogni giorno di più come Artemis. Comunque, io ho deciso di scrivere sempre quello che penso e non mi interessa se qualcuno lo legge. Come ho detto prima, non ho niente da nascondere. Mi ricordo che Myles da bambini mi chiamava "sempli-ciotto" ed io ne andavo fiero anche se Artemis ripeteva che non dovevo. Allora, noi lo chiamavamo in quel modo. Anche ora lo ripreto: Artemis "sempli-ciotto" so che stai leggendo il mio diario e che ti innervosisci perché non è in codice. Comunque, dopo che Artemis ci ha fatto leggere una piccola parte del suo diario (ovviamente solo quello che voleva lui) per farci vedere come dovevamo scrivere, ho deciso di ignorarlo. Nessuno può dire a Beckett Fowl, perché questo è il mio nome, cosa deve fare. Se voglio parlare di me senza la scrittura in codice, lo faccio. Sì, perché io sono un "sempli-ciotto". Questa parola mi ricorda quando io e Myles avevamo tre anni. Noi due siamo gemelli, ma abbiamo molte cose che ci differenziano. Lui è un genio. Bravo in tutte le materie tranne che in ginnastica, ovviamente! Io preferisco l'attività fisica e le ragazze. Artemis e Myles, so che state leggendo e vi state meravigliando, ma ho una domanda per voi: a cos'altro dovrei pensare? Del resto non ho più tre anni. Ora ne ho quattordici. Se non mi sbaglio sei stato tu stesso, Artemis, a dirmi che la pubertà ti ha colpito quando avevi questa età. Tu hai detto di aver cercato di mantenere il controllo razionale anche se c'è stata una volta in cui non ci sei riuscito e sinceramente non so cosa sia successo. Una cosa la so, però. Io non commetterò il tuo stesso errore. Io vivrò come voglio io. Bene, io ho deciso che mi dedicherò alle ragazze. E tutto ciò che Beckett Fowl vuole, lo ottiene. Del resto, sono anche io un Fowl.

 

estratto dal diario di myles fowl.

Dischetto 4. in codice,

 

Di recente, anche mio fratello gemello Beckett ha deciso di tenere un diario. Finalmente. Quel ragazzo mi preoccupa ogni giorno di più. Non c'è dubbio che sia un Fowl dato che ogni cosa lui desideri riesce ad ottenerla senza l'aiuto di nessuno. È inarrestabile. Anche da bambino era così. Beckett sostiene che io, Myles Fowl, assomigli sempre più a mio fratello Artemis junior per quanto riguardi il pensare. Io, comunque, ritengo che questo non sia totalmente corretto. Io, infatti, credo di essere in ritardo di un paio d'anni dato che quando Artemis aveva dodici anni sviluppava piani simili a quelli da me ora sviluppati. Inoltre, mi è giunta notizia che fosse spietato e la sua voce gelida. Forse è per questo che io non potrò mai essere alla sua altezza. Noi due, abbiamo avuto infanzie molto differenti. Artemis è cresciuto all'indice del rispetto delle regole rigide di mio padre. Un padre totalmente diverso da come è ora. Questo a causa di un incidente che lo ha cambiato. Quando la Fowl Star su cui viaggiava insieme ad un imponente numero di lattine di Coca – Cola è stata affondata dalla mafia russa al largo di Murmansk. Per due anni mio padre è stato disperso tra i ghiacci. Al suo ritrovamento aveva perso una gamba, ma in aveva riacquistato i suoi principi morali e la sua vera personalità. Quest'ultimi erano un tempo stato seppelliti dalla corruzione dell'impero criminale dei Fowl. Mia madre Angeline mi ha raccontato alcuni episodi dell'infanzia di Artemis. In quel momento mi sono reso conto di quanto fossi stato fortunato. La mia infanzia si era basata sul tuffarmi nel letto dei miei genitori e fare i miei famosi "sperimenti" con Mr. Primate, la mia scimmia di pezza. Per questo io e Artemis non potremmo mai essere uguali. Credo anche che la mia vicinanza a Beckett mi abbia reso meno formale rispetto a lui. Da bambino ho eseguito alcune ricerche insieme al mio gemello. Artemis era un criminale. Uno dei migliori, dei più astuti, dei più spietati. Poi, ad un certo punto, qualcosa in lui è cambiato. Improvvisamente. Non che si sia mai sciolto, ma la sua pietà si è in qualche modo risvegliata. Come se in qualche senso si fosse sviluppata una coscienza e dei principi morali. Fino ad ora tutti questi accadimenti erano celati da un velo di mistero, ma ora tutto sta per cambiare. Contemporaneamente al fatto che Beckett è riuscito a scoprire la chiave del mio codice (o almeno è quello che ho letto nel suo diario), io sono riuscito ad interpretare il codice del diario di Artemis. Spero di essere pronto per leggerlo. Comunque, pronto o no, presto Leale verrà a prendermi al Sant Bartleby. Ovviamente non è il Leale di Artemis. Ad ogni Fowl della famiglia viene assegnato un Leale come guardia del corpo dalla nascita. Io è Beckett siamo stati affidati ad un leale a tre anni, quando Artemis ha fatto notare ad i nostri genitori che anche se i Fowl rigavano dritto, cosa che continuo a dubitare prendendo atto del passato di mio fratello maggiore, degli eventuali rivali precedenti potevano cercare di vendicarsi. Comunque, quando il nostro Leale verrà a prendermi al collegio, io porterò con me anche Beckett. Lui è molto intelligente, non quanto me, ma è molto avanzato rispetto alla norma. Inoltre lui ama le attivitàè fisiche e potrebbe servirmi qualcuno che pensi ad adattare la teoria alla pratica. Senza contare che è mio fratello e gli sono affezionato. Comunque, quando arriverà il momento, dovrà lasciare le sue amate ragazze. Quando verrà il momento, entrambi dovremo dimostrare di essere veramente dei Fowl.

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Capitolo 2
*** 1. Il diario di Artemis ***


Dedicato a Torak e Artemide98. Grazie per aver commentato il racconto ed avermi spronata. Grazie mille!!!

CAPITOLO 1

IL DIARIO DI ARTEMIS

 

 

St Bartleby, Collegio per Giovani Gentiluomini, contea di Wicklow, Irlanda

 

Al Collegio per Giovani Gentiluomini, Beckett e Myles erano conosciuti da tutti, sia professori che studenti. In poco tempo, infatti, i giovani Fowl avevano dimostrato di essere all'altezza del loro fratello Artemis. Anche lui aveva frequesntato quel collegio. Ovviamente nessuno dei professori aveva nulla da insegnargli. Anche per Beckett e Myles c'era ben poco da imparare, del resto erano pur sempre dei Fowl. Loro, però, non erano molto arroganti e l'insegnante di educazione fisica fu sollevato che almeno Beckett avesse delle capacità nell'ambito fisico.

- Avevo iniziato a credere che fosse un difetto ereditario per tutti i Fowl essere incompetenti nell'ambito atletico, ma per fortuna ci sei tu Beckett! - aveva detto alla prima lezione di ginnastica.

Myles era leggermente più dotato di Artemis nell'ambito motorio anche se sempre meno di Beckett.

Comunque, il dottor Po era quello più interessato ai gemelli. Dopo essere stato l'unico psicologo ad aver analizzato il giovane Artemis Fowl junior senza finire lui stesso in terapia, si era deciso a parlare anche con i due gemelli Fowl.

 

Il dottor Po si appoggiò alla sua poltrona, immancabilmente con il suo taccuino in mano. Annotava sempre tutto dei suoi pazienti. Si stava preparando uno schema mentale. Anni addietro aveva quasi rischiato di fare fagotto a causa di Artemis Fowl ed ora era il turno di Beckett, uno dei gemelli Fowl.

Bussarono alla porta. - Avanti – disse il dottore Po riemergendo dai suoi pensieri.

- Salve, mi hanno chiamato per una seduta. Io sono Beckett!

- Lieto di fare la sua conoscenza. Sa, lei e suo fratello siete molto famosi al collegio nonostante sia il vostro primo anno qui. Specialmente tra i coetanei. Allora, signor Fowl, vuole parlarmi di lei?

- Mi chiami Beckett, doc – rispose prontamente il giovane mentre si sdraiava – cosa vuole sapere di me? Io non sono un quattordicenne normale. Anche se i miei genitori hanno cercato di crescere me ed il mio gemello in modo che lo fossimo...

- Ah, capisco. E allora, chi sei, Beckett? - il dottore sentiva una vena pulsargli sulla tempia. Non sarà semplice, pensò.

- Facile, doc. Io sono un Fowl. Si sarà reso conto che nella mia famiglia abbiamo un'intelligenza superiore alla norma. Certo, io non sono il più intelligente dei tre fratelli, ma questo perchè ho sviluppato maggiori doti fisiche. Poi c'è una cosa che dovrebbe sapere. So del passato di Artemis, ma lui con me è sempre stato molto premuroso!

- Immagino che sia così.

- Inoltre io sono diverso dai miei fratelli, doc.

- Ti riferisci al fatto che non reprimi i tuoi istinti? Ho fatto delle ricerche su di te, Beckett. Le faccio su ogni mio paziente.

- Mi ha colto in flagrante! Comunque – continuò il giovane – anche io e Myles facciamo ricerche. Stiamo per scoprire i segreti di Artemis.

- Impossibile, non credere di imbragliarmi facilmente! So benissimo che tutti i segreti di Artemis sono scritti in codice su un diario su disco ed ora lui è...

- Da qualche parte nelle foresti pluviali a salvare il mondo, lo so!

Ovviamente il dottor Po non era riuscito a completare la sua frase. Gli era troppo difficle credere che l'Artemis Fowl junior impegnato a salvare il mondo da qualche parte fosse lo stesso ragazzino che lui aveva conosciuto.

- Sa doc, Myles ha trovato la chiave del codice.

- Davvero? - balbettò il dottor Po. Aveva smesso di scrivere – Allora, Beckett, sappi che quando ho chiesto a tuo fratello Artemis se aveva trovato qualcuno degno del suo rispetto, lui mi ha risposto di sì. Sono riuscito a sapere solo che erano in due oltre i vostri genitori.

- Non si preoccupi, non mi spaventa Artemis se è questo che cerca di chiedermi. Sono un Fowl.

Dopo aver detto questo, Beckett uscì dalla stanza lasciando solo il dottor Po. Lui non assomigliava ad Artemis. Era alto, biondo e aveva gli occhi verdi, entrambi dello stesso colore. Al contrario, Artemis era alto, più pallido del normale, dai capelli corvini e aveva gli occhi spaiati. Uno di un azzurro cupo e l'altro di un dolce nocciola. Beckett si era sempre chiesto come mai gli occhi del fratello fossero spaiati e forse, ora, stava per scoprirlo grazie a quel diario.

 

Dopo aver parlato con Beckett Fowl, il dottor Po era consapevole di avere dieci minuti di pausa. Solo dieci minuti. Dopo sarebbe toccato a Myles Fowl, il gemello che, a quanto aveva sentito, era più simile al fratello Artemis nella genialità. Non nell'aspetto, però. I gemelli avevano preso dalla madre. Artemis junior, invece, dal padre: Artemis senior. Però il dottor Po sapeva di non potersi lamentare. Sempre meglio analizzare una mente come quella dei Fowl che una mente semplice come la maggior parte di quelle presenti al Saint Bartleby.

Mentre assaporava i suoi ultimi attimi di pace, qualcuno bussò alla porta. - Avanti – ebbe quasi un deja vu.

- Salve. Immagino lei sia il dottor Po. Mi presento, anche se penso sappia chi sono. Il mio nome è Myles Fowl.

- Piacere di conoscerla, signor Fowl

- Immagino che abbia parlato con Beckett. È ovvio, a questo punto, che mio fratello le abbia già spiegato le miei intenzioni riguardo al diario.

- Già – il dottore annuì debolmente. La vena era tornata a pulsargli più forte di prima. - e mi lasci dire che a mio avviso è un errore.

- Mi perdoni se sarò scortese, ma non credo che la sua opinione conti qualcosa sulle mie decisioni.

Lo psicologo non smetteva di scrivere. Myles era più simile ad Artemis di quanto si potesse immaginare dopo aver parlato con Beckett.

- So cosa sta scrivendo su quell'agenda. Mi lasci dire che si sbaglia. Io non sono come Artemis. Non potrò mai eguagliarlo. Io non sono spietato – mentre diceva questo, il ragazzo sembrava quasi dispiaciuto – vede, mio padre è cambiato dopo l'Artico. Non è lo stesso che ha cresciuto Artemis. So perfettamente che ora mio fratello maggiore si occupa di salvare il mondo da qualche parte. Però sono come attirato dal suo passato.

- Certo, è comprensibile.

- Invece credo che lei non capisca, dottore.

- Come, scusi?

- Lei per primo sa benissimo come era Artemis. Esegue sempre delle ricerche su i suoi pazienti. Artemis era un criminale freddo e distaccato. Nessuno, fatta eccezione dei nostri genitori, era degno del suo rispetto. Poi qualcosa è cambiato. Improvvisamente ha abbandonato i suoi piani criminali e credo perfino che abbia trovato qualcun altro meritevole del suo rispetto.

- Sì, è vero. Me lo ha detto in una seduta.

- Non mi dica che non è neanche incuriosito da questo. Vede, grazie al diario di Artemis potrò svelare i suoi segreti più intriganti. Comunque, tornando a noi...

Il cellulare di Myles vibrò quasi impercettibile. Senza curarsi della seduta, il ragazzo rispose.

- Myles. Sono io. - La voce di Leale.

- Mi sebra ovvio. In questo momento avrei da fare.

- Ho recuperato il disco.

- Dove sei?

- Davanti al cancello principale.

- Bene. Prendo Beckett e arrivo.

Il dottor Po si rilassò sfinito sull'imbottitura della sua poltrona. Un'altro deja vu. La stessa cosa era successa durante la sua prima seduta con il giovane Artemis. Due Fowl, pensò. Troppo per un giorno solo.

 

I due gemelli salirono sulla Mercedes Benz parcheggiata davanti al cancello del collegio. Non c'era voluto molto per trovare Beckett. A Myles era stato sufficiente andare in palestra e scostare una folla di ragazze in adorazione. Sapeva che suo fratello andava sempre ad allenarsi quando non aveva lezione. Era un modo per scaricare la tensione. Appena si furono sistemati sui sedili posteriori, la guardia del corpo che si trovava alla guida abbassò il vetro che separava il guidatore dai passeggeri. - Come vi va, ragazzi? - disse guardando i ragazzi dallo specchietto.

Negli occhi di Myles si accese un bagliore – A meraviglia. Dimmi. Come hai fatto ad avere il diario su disco di Artemis?

- Oh, Myles! Come sei scortese! Passi subito ai fatti senza salutare! Scusalo, Leale. Come stai? Ogni volta che ti rivedo sei più bella! - s'intromise Beckett prima che la guardia del corpo potesse rispondere.

- Grazie Beckett.Comunque Myles, trovare il dischetto è stato semplice. Artemis lo aveva dato a mio fratello ed io non ho dovuto far altro che intrufolarmi in camera sua quando non c'era...

La guardia del corpo dei gemelli Fowl era Juliet Leale che per proteggere i suoi principali aveva rinunciato ad essere la Principessa Giada nel mondo della lotta libera. Ovviamente i gemelli non sapevano il suo nome, ma sapevano che era la sorella della guardia del corpo di Artemis.

- Leale, dirigiamoci verso casa. Comunque tieni sempre una velocità non molto alta. Potremmo cambiare destinazione leggendo il diario di Artemis.

Juliet rialzò il vetro e si mise alla guida. Ovviamente non le era piaciuto sottrarre il diario al fratello, ma il principale era il principale. E lei non si era guadagnata il diamante blu tatuato sul braccio per nulla. Quel tatuaggio era lo stesso che aveva suo fratello. Tutti i diplomandi dell'Accademia di Madame Ko avevano quel diamante blu tatuato sul braccio.

 

Non appena la macchina partì, Beckett e Myles accesero un portatile che loro stessi avevano migliorato aggiungendo alcun "accessori". Del resto erano dei geni. In un attimo l'e-mail che annunciava l'improvvisa partenza dei gemelli per visite mediche fu sul computer del preside del collegio. Ovviamente firmata da Angeline e Artemis Fowl senior. Subito dopo ci fu una pausa. I due fratelli si guardarono negli occhi. C'era una cosa che dovevano fare prima di leggere il diario di Artemis. Era una cosa puerile secondo Myles, ma Beckett aveva insistito molto e aveva fatto incuriosire persino lui. Abbassarono il vetro che li separava dalla loro guardia del corpo. - Leale? Tu hai conosciuto Artemis da giovane, giusto? - chiesero in coro.

    • Certo.

    • C'è una cosa che Beckett voleva chiederti... - si affrettò a dire Myles prima che il fratello potesse fare la stessa cosa con lui.

    • Myles, sei un imbroglione! Comunque, Leale. Artemis una volta ci ha detto che, nonostante lui facesse resistenza, ha ceduto alla pubertà. Una sola volta.

    • E fammi indovinare...voi due volete sapere se so qualcosa. Giusto?

I due annuirono imbarazzati. Poi Juliet rispose allegra. - Ma certo! Mi sembra giusto che sappiate. Non credo che sia scritto nel diario. Penso che li scrivesse solo i suoi piani. Dovete sapere che Artemis una volta sì è innamorato da giovane.

- Cosa? Innamorato? Artemis? - esclamarono nuovamente in coro Beckett e Myles.

- Sì sì, proprio Artemis! Non posso dirvi di chi, però Artemis era perso. Dovevate vederlo! Non voleva ammetterlo e riusciva a nasconderlo benissimo, ma un giorno...beh, diciamo che un certo Orion è venuto a saperlo ed allora lo diceva a tutti. Però era un ragazzino molto strano e dubito che qualcuno capisse veramente le parole di Orion. Spero che ci sia scritto qualcosa di quel ragazzo nel diario di Artemis. Mi divertirei molto a leggerlo! I due si odiavano!

- Ma quella ragazza? Cosa è successo poi? - chisero ancora i gemelli all'unisono. Non riuscivano a smettere di parlare in quel modo quando erano emozionati.

- Mi dispiace, ma non posso dirvi nient'altro. Potete leggere il diario di Artemis, ma dubito fortemente che ci siano scritte queste cose. Non amava parlarne.

Una volta che Juliet richiese il vetro e Beckett e Myles rimasero soli, i due inserirono il discetto nel portatile. Il computer ronzò e poi sibilò per quelli che sembraroni un'infinità di secondi. Finalmente sullo schermo si aprì una finestra. Diario di Artemis Fowl junior, c'era scritto. Provarono ad aprire qualche documento, ma ovviamente era tutto in codice. Con un click, Myles applicò il sistema di traduzione utilizzando la chiave da lui trovata. Ci vollero pochi minuti. Poi Beckett lesse – Diario di Artemis Fowl. Dischetto due. In codice. Beh, o almeno lo era. Myles, questo è il dischetto due. Secondo quello che ci ha detto Artemis, il dischetto due contiene la sua vita dai dodici ai diciotto anni.

- Già, hai ragione. Presumo tu voglia leggere quella parte.

- Sì, la parte che va dai quattordici ai diciassette anni. Quando è scomparso.

Indugiarono un po' su un file e poi lo aprirono. Era di quando aveva quattordici anni. Aprirono il seguente. Artemis aveva diciassette anni. Durante quei tre anni in cui era scomparso, Artemis non aveva scritto. Doveva essere accaduto qualcosa. Lui scriveva sempre tutto. Decisero così di leggere il primo diario che aveva scritto dopo essere tornato.

 

estratto dal diario di Artemis fowl.

Dischetto 2. in codice.

 

Tre anni. Non posso crederci. Io, Artemis Fowl junior, mi sono deconcentrato nel tunnel spazio – temporale ed ho sbagliato di tre anni. Non avrei dovuto pensare a rubare un po' della magia del Popolo. È stata una grave mancanza da parte mia. Come avrei potuto spiegare un'assenza di tre anni? Inoltre, anche Spinella si è distratta. Il risultato di questo sono stati degli occhi spaiati. Ora, ho un occhio azzurro e uno nocciola. Ora, ho un occhio del capitano Tappo e lei ne ha uno mio. In un certo senso, però, non mi dispiace. In questo modo una parte di lei sarà sempre con me. Ma che cosa dico? Non è certo questo il momento di essere romantici. È un disastro. Sono stato costretto a fare una cosa riprovevole persino per me. Ho dovuto usare la magia sui miei genitori ed anche su Beckett e Myles. Non potevo permettere che si chiedessero dove fossi stato per tutto questo tempo. In realtà io sono stato via poche ore, ma il tempo nel Limbo scorre in modo totalmente differente da quello edlla terra. Si può dire che non scorra. Nel Limbo non c'è tempo e non c'è spazio. Per questo quando Qwan e N.1 hanno fatto l'incantesimo del tunnel temporale era fondamentale che rimanessimo concentrati. Spinella doveva focalizzare il luogo di arrivo ed il tempo. Sfortunatamente temo di aver commesso un'errore. Quindi, ci siamo trovati catapultati a tre anni dal tempo in cui eravamo partiti. Di tutte le avventure, questa è stata una delle più difficili. Infatti mentre eravamo ad Hybras, l'isola dei demoni dispersa nel Limbo, il capitano Tappo è stato colpito in modo fatale. Fortunatamente sono riuscito a calcolare un disturbo temporale che saltava indietro nel tempo di pochi istanti. In questo modo ho potuto salvarla. Ho potuto salvare Spinella. Comunque, quella non è stata la nostra ultima avventura. Poco tempo dopo il ritorno dal Libo, infatti, mia madre si è ammalata. La sua era una malattia sconosciuta, così ho provato a guarirla utilizzando la magia che ancora fioriva dentro di me. Ho speso fino alla mia ultima scintilla per guarirla. Purtroppo non ha funzionato. Anzi, è peggiorata. Ho deciso quindi di fare affidamento sul Popolo ed ho inviato un e-mail a Spinella tramite al comunicatore che lei stessa mi aveva dato. Il capitano Spinella Tappo della Libera Eroica Polizia non poteva certo ignorare un simile messaggio. Al suo arrivo sono stato sollevato di sapere che la Sezione 8 aveva acconsentito a lasciar venire N.1, il demone stregone vivente più forte sopra e sotto la supeficie della terra. Spinella temeva di sapere di quale malattia soffrisse mia madre. Polledro ha quindi analizzato un campione del gel che la ricopriva utilizzando le sue innate capacità informatiche risalendo alla malattia. Angeline Fowl, mia madre, soffriva di incantropia, la malattia della magia. Nessuno, fatta eccezione per Leale, sapeva che io avevo usato la magia su mia madre. Dunque, ho dovuto mentire al capitano Tappo dicendo che era stata lei a contagiarla quando l'aveva guarita anni prima dalla sua depressione. Mentire a Spinella è stato devastante. Ma non avevo altro modo. Dovevo essere certo che accettasse di venire indietro nel tempo con me. Tornare indieto a otto anni prima era indispensabile. Infatti la cura per guarire l'incantropia era il fluido cerebrale del sifaka lanoso del Madagascar. Un lemure che io stesso avevo venduto agli Estinzionisti all'età di dieci anni per finanziare le spedizioni nell'Artico per trovare mio padre. O almeno così credevo. Comunque, tornando al viaggio nel tempo, avrei avuto voglia di strangolare quel demone stregone di nome N.1. Per colpa sua ho provato un imbarazzo tale che avrei voluto scavare una fossa e non uscirne per cento anni. Sono convinto che anche il capitano Tappo avrebbe voluto ucciderlo. Infatti N.1 era molto potente, ma era pur sempre un principiante e per non rischiare di fonderci con i nostri abiti ci siamo dovuti spogliare e tenerci per mano. Così io ero in boxer rossi che tenevo la mano a Spinella che indossava un monopezzo, un pezzo della divisa molto simile ad un costume color carne. Però i dettagli non sono importanti, li ho scritti in un'altra pagina di diario. La cosa importante è che anche questa volta ci sono stati dei problemi nel tunnel temporale. Spinella ha ripensato alla madre, Coral Tappo, morta quando lei era alle prime armi, ed io ho pensato al fatto che avrei dovuto avere diciassette anni e non quattordici. Anche se questi pensieri ci hanno sfiorato solo per un brevissimo attimo, usciti dal tunnel temporale Spinella era tornata ad essere poco più che una ragazzina, in termini elficii è ovvio, ed io avevo quasi diciotto anni. Dopo una serie di imprevisti e piani terminati male, siamo riusciti a tornare nel nostro tempo. Mentre eravamo indietro nel tempo ho dovuto dire a Spinella che le avevo mentito. Non sono riuscito a controllare. Questa è una cosa che mi capita molto di rado fortunatamete. Inizialmente lei si è infuriata con me, ma sono comunque riuscito a farmi perdonare facendole avere una conversazione con il comandante Tubero. Lei haveva sofferto molto alla sua morte ed allora io non le sono stato molto d'aiuto. Ma la cosa più importante è un'altra. Mentre etntavamo di impossessarci del lemure, che in seguito avremo chiamato Geigei (Julius junior), ho avuto un incontro estremamente ravvicinato con un gorilla. Sarei morto se non fosse stato per il capitano Tappo. Usando i suoi poteri guaritrici mi ha curato le ferite. Non era la prima volta. Le devo molto. Quella volta, però è stato diverso. Io ero praticamente morto e lei mi ha salvato. Ho guardato Spinella e ringraziandola le ho rivolto uno dei miei pochi sorrisi sinceri. Intorno a me c'erano ancora scintille azzurrine causate dalla magia curativa. Il capitano Tappo era in lacrime. Aveva creduto che fossi morto. Aveva temuto di perdermi. Così, improvvisamente, Spinella si è chinata su di me e mi ha baciato. In quel momento decisi di accantonare l'accaduto. Se non tornavamo nel nostro tempo entro tre giorni, saremmo rimasti bloccati in quella dimensione per sempre. In seguito, però, mi è capitato spesso di riprendere quel pensiero e riguardarmelo dolcemente. Mi sono posto molte domande. Ma perché lo avrà fatto? E come mai mi sono sentito in quel modo? Quello che provo per Spinella va oltre il rispetto? Ho dedicato molto tempo a riflettere mentre osservavo. Guardavo Beckett e Myles. Senza Spinella loro ora non ci sarebbero. È stata lei a guarire mia madre dalla depressione. È stata lei a salvare mio padre nell'Artico. È stata lei a riportare in vita Leale dopo che Arno Tozz gli aveva sparato. È stata lei a salvarmi la vita diverse volte. È grazie a lei se sono migliorato tirando fuori quel po' di decenza che era in me. Mi è davvero difficile ammetterlo persino a me stesso. Credo di essermi innamorato del capitano Spinella Tappo, l'elfo dagli occhi spaiati. Uno azzurro cupo e uno di un dolce e magico nocciola.

 

Sulla strada per Casa Fowl.

 

Beckett e Myles non potevano credere a quello che avevano letto. Eppure era davanti ai loro occhi. Loro fratello Artemis parlava nel suo diario di viaggi nel tempo, Limbo, demoni, elfi, centauri e magia. Inoltre a quanto sembrava si era innamorato di uno di loro. Una certa Spinella Tappo. Dovevano scoprire di più. Se davvero Artemis aveva ragione e non era impazzito mentre scriveva quelle cose, la magia esisteva e per tutti quegli anni lo aveva tenuto segreto. Quindi, decisi a scoprire la verità, iniziarono a leggere tutte le pagine del diario del fratello maggiore. - Myles, ora dove si va? - chiese Beckett quando ebbero finito.

- Fai le valige Beckett. Andiamo a trovare nostro fratello Artemis.

- Cosa si mette nelle foreste pluviali?

- No, fratello. Non credo che sia nelle foreste pluviali. Chiama la nostra Leale. Sono sicuro che lei sappia dov'è veramente Artemis.

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Capitolo 3
*** 2. Deja Vu ***


 Vorrei ancora una volta ringraziare tutti quelli che leggono e commentano i miei racconti. Inoltre voglio dedicare questo capitolo ad Alex. Grazie per avermi sempre sostenuto e spronato a scrivere anche quando credevo di non esserne capace. 


CAPITOLO 2

DEJA VU

 

 

Irlanda, Da qualche parte sulla costa Sud – Orientale

 

i gemelli Fowl avevano un piano: rimettere in atto un piano di Artemis. Leggendo dal principio il diario del fratello, o almeno la parte del diario di cui erano riusciti ad impossessarsi, avevano scoperto come Artemis era riuscito a mettersi in contatto con il Popolo. Geniale e rivoltante allo stesso tempo. Non per altro era opera di Artemis Fowl junior. Non avevano intenzione di rapire un'esponente del Piccolo Popolo, ma non era necessario che qualcuno lo sapesse. Accompagnati dal loro Leale, si appostarono nello stesso luogo dove anni prima Artemis aveva rapito il comandante Spinella Tappo. Il loro obiettivo era far rivivere alle creature del sottosuolo i terribili istanti di quel rapimento. - Credete che verrà qualcuno? Artemis ha dovuto aspettare quattro mesi prima di riuscire a prendere Spinella! - S'informò Juliet con i suoi due principali.

- Diciamo che mi sento particolarmente fortunato! - rispose pronto Beckett senza distogliere lo sguardo dalla quercia.

- Già. E poi non abbiamo quattro mesi. Se nessuno si farà vivo questa sera sarai tu a condurci dalle tue amiche fatine. - proseguì freddo Myles.

Un brivido percorse la schiena di Juliet anche se si trovava dentro un nascondiglio ricoperto da una lamina metallica. La stessa usata da suo fratello ed Artemis. Quando parlava così, Myles sembrava veramente Artemis. Stava per tentare nuovamente di dissuadere i gemelli dall'impresa, ma qualcusa glielo impedì. Una creatura era appena atterrata vicino la quercia.

 

Il capitano Tappo aveva deciso di risalire in superficie per effettuare il Rituale. Normalmente anche per un'agente della LEP, la Libera Eroica Polizia del Popolo, c'era un tempo di preavviso da rispettare. Per lei era diverso. Nessuno voleva rischiare che l'elfa rimanesse a corto di magia. L'ultima volta che era successo un Fangosetto di nome Artemis Fowl aveva sottratto una notevole quantità di oro al Popolo. Così, approfittando della notte di luna piena, Spinella prese in prestito delle DoppiAgile 6000, una miglioria effettuata sulle ali da Polledro, e salì sulla prima navetta per la superficie. Ovviamente aveva intenzione di effettuare il rituale in Irlanda. Amava profondamente quella terra. Il luogo più magico sopra la superficie. Si diresse verso il luogo più vicino oltre Tara. Non le piaceva andare a Tara. Qualunque folletto provvisto di permesso per la superficie sarebbe stato lì quella notte. Puntò quindi verso un centro sulla costa Sud – Orientale. Molto difficile da raggiungere via terra, ma lei poteva volare.

Controllò l rilevatore di forme di vita e, dopo essersi accertata che non ci fosse altro oltre vermi e uccelli, spense le ali e atterrò ai piedi dell'imponente albero. Spinella agganciò le ali a un ramo basso e si fermò qualche istante per ammirare il panorama. L'Irlanda era davvero bella. Neanche i Fangosi erano riusciti a sciuparla. Però era cambiata molto dall'ultima volta che c'era stata. Una goccia di sudore le scese sul naso aquilino al ricordo della notte in cui era stata rapita. Quel pensiero le scomparve subito. Artemis non era più lo spietato Fangosetto di un tempo.

Si chinò alla ricerca di una ghianda. Poi le sue dita affusolate si chiusero attorno ad un seme appuntito. Prima che rialzasse gli gli occhi, due in un completo di sartoria scuro le si pararono davanti. - Stai ferma fatina – disse una voce dal tono scuro. Il suo suono era rasserenante. Ti faceva venire voglia di fare tutto quello che ti ordinava.

- Suppongo che tu non voglia prendere in considerazione l'ipotesi di una resa pacifica? - chese un'altra voce. Diversa. Gelida.

Spinella fu scossa da un pensiero orrendo. Era possibile? - Artemis? - balbettò. No, non poteva essere lui. Fece per alzare gli occhi ma non fece in tempo a vedere chi le era difronte. Da dietro un cespuglio qualcuno le sparò. Un dardo soporifero, pensò. Cadde a terra. Sta accadendo di nouvo, fu il suo ultimo pensiero. Poi si addormentò.

 

Beckett stava per lasciare il binocolo. Rimanere immobile ed in silenzio per un tempo così lungo non era per lui. Per Myles, forse, ma non per lui. Prima che distogliesse lo sguardo, però, una creatura alta circa un metro atterrò ai piedi della quercia. Si tolse le ali e le attaccò ad un ramo basso. Aveva la pelle color noce, orecchie a punta e capelli ramati tagliati a spazzola. - È di spalle. Siamo stati fortunati. - annunciò Juliet strappando il binocolo a Beckett. Immediatamente prese il fucile a dardi e si mise in posizione.

Beckett e Myles uscirono non appena la fatina si chinò in cerca di una ghianda. Allora le si pararono davanti.

- Stai ferma fatina – le suggerì Beckett caricando la voce con il suo tono più scuro e convincente.

- Suppongo tu non voglia prendere in considerazione l'ipotesi di una resa pacifica? - disse invece Myles. La sua voce era gelida. Aveva usato le stesse parole di Artemis.

La creatura magica esitò qualche istante quasi spaventata da un pensiero. - Artemis? - balbettò mentre si alzava. Fu allora che un dardo soporifero sibilò nell'oscurità. La creatura si accasciò a terra.

Beckett e Myles si guardarono negli occhi. Quella creatura dalle orecchie a punta aveva pronunciato il nome del loro fratello maggiore. Era probabile che non sapesse di più di quello che presumibilmente tutte le creature magiche sapevano sul conto del ragazzo, ma era meglio non rischiare. Al suo risveglio quella fata avrebbe dovuto fornire delle spiegazioni.

 

Spinella si risvegliò dopo pochi minuti. O almeno credeva fosse così. Era difficile saperlo con precisione. Era un'incubo. Stava rivivendo il suo rapimento da parte di Artemis. Però c'era qualcosa di diverso. I suoi rapitori erano due e non uno. Provò ad aprire gli occhi ma quello che vide fu solo buio. Era stata bendata. - D'Arvit! - imprecò sentendo i polsi stretti dalla corda.

- Inutile che ti agiti, fatina. Sei legata ben benino. - disse una voce allegra.

- Fratello! Non mostrarti gioviale con l'ostaggio. Se a lei non dispiace essere chiamata ostaggio, signorina... - proseguì una voce ferma, sicura di sè, ma non gelida.

- Non sapete neanche leggere lo gnomico! Sono in mano a degli incompetenti! Non ci sono più i rapitori di una volta – fu la risposta sarcastica di Spinella.

La benda fu tolta dagli occhi dell'ostaggio. Quando Spinella aprì gli occhi quello che si trovò davanti la indignò. Soffocò un gemito. - Beckett e Myles? Siete voi due i Fangosetti che mi hanno rapita? Ma ... perché? Voi siete i Fowl buoni! - appena ebbe finito di dire quelle parole si morse le labbra. Aveva detto troppo. Era troppo emotiva.

I gemelli Fowl stavano per domandare come facesse a conoscerli. Juliet, però, li precedette. - Spinella!!! - disse entusiasta. Poi si accigliò - Scusa, non sapevo che fossi tu quando ti ho sparato...-

- Non preoccuparti, so l'effeto che un Fowl può avere su un Leale. Mi immagino con due. - fu la pronta risposta dell'elfa.

Solo allora Spinella tirò su gli occhi. Uno azzurro e uno nocciola.

- Capelli ramati, orecchie a punta e occhi spaiati. Ma tu sei...- balbettò Myles.

- Il capitano Spinella Tappo! L'elfa di cui Artemis si era innamorato. - proseguì Beckett.

L'elfa trattenne a stento di arrossire alle parole di Beckett. Poi riacquistò la calma. Si scambiò uno sguardo un Juliet. Era giunto il momento di fare una chiamata. Senza perdere altro tempo prese un comunicatore. - Arty. Abbiamo un problema. Sempre che si possa definire tale. Vai alla CabOp e aspettami. Fai in modo che nessuno possa vedere chi entra o esce.

Arty.

Senza dubbio si riferiva ad Artemis.

- Ora andiamo a fare un giretto – disse Spinella esibendo il suo miglior sorriso da vampiro. Una delle cose che aveva appreso da Artemis. - Mi dispiace, ma non c'è tempo di preparare le valigie. Spero non soffriate di nausea.

Juliet Leale emise un gemito. Poteva significare solo una cosa. Spinella aveva intenzione di portarli a Cantuccio con una navetta. L'ultima volta che era stata una passeggera su una navetta LEP non era stata un'esperienza molto piacevole.

 

Pozzo E1, Tara

 

Come aveva chiesto ad Artemis, Spinella aveva trovato il terminal vuoto. Non c'era neanche il personale. Oltre la strana comitiva composta da due Fangosetti gemelli, una guardia del corpo con un anello di giada alla fine di una treccia bionda, e un'elfa dagli occhi spaiati, avevano trovato solo una navetta. Non molto comoda, ma abbastanza grande da contenere tutti. Anche se avrebbe potuto, Spinella non si trattenne. Anche se quei Fangosetti erano i fratellini di Artemis, l'avevano pur sempre rapita. E lei non dimenticava facilmente un torto simile. Dopo solo due minui sulla navetta, Beckett e Myles trattenevano a stento il vomito. Era il duro prezzo da pagare per vedere Artemis. Certo, Artemis tornava a casa una volta ogni sei mesi, ma loro volevano sapere tutta la verità. Non era sufficente leggere un diario in codice su disco, era una di quelle cose che si dovevano sentir dire di persona.

- Cosa fa veramente Artemis quando è in giro per il mondo? La mamma sa tutta la verità e ci diceva solo che il suo Arty era veramente felice. Ma perché? - era il pensiero che tormentava Myles durante il viaggio.

Invece Beckett era solo felice di rivedere il fratello. - Ti avverto Artemis "sempli-ciotto". Sto arrivando.

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Capitolo 4
*** 3. Zietti! ***


voglio dedicare questo capitolo a tutti quelli che amano leggere e a quelli che mi hanno commentata.


CAPITOLO 3

ZIETTI!

 

 

CabOp, Cantuccio, Sottosuolo

 

Era strano che il capitano Spinella Tappo richiedesse un passaggio sgombero, ma se lo faceva significava che era indispensabile. Nessuno metteva in dubbio che Spinella fosse un'agente di prim'ordine.

Non dovette passare molto tempo dalla chiamata che il capitano Tappo entrò nella CabOp. Ad attenderla c'erno Polledro, Artemis e Leale. Domovoi Leale. Il suo ingresso fece rizzare i tre in piedi. - Voi? Ma cosa...? - balbettò incredulo Artemis.

 

Il viaggio non era stato dei più comodi. Essere sballottati dentro ad una navetta a misura di nano non era piacevole per nessuno. In particolar modo per Beckett e Myles. I gemelli Fowl avevano sempre viaggiato in modo comodo e sicuro. La sola cosa che li aveva convinti a salire su quell'insolito mezzo di trasporto era stato il pensiero del fratello ad attenderli alla fine del viaggio. L'elfa non aveva parlato per tutto il viaggio ed ora li stava portando in un luogo misterioso. Stavano attraversando un passaggio deserto. Myles sapeva che era stato sgomberato per loro. Il Popolo non poteva rischiare di farsi vedere dagli umani. Già una volta erano caduti in mano ad un Fangosi, come definivano gli umani, e non volevano certo correre rischi. Mentre quei pensieri occupavano la mente di Myles, Beckett richiamò la sua attenzione con una gomitata. La bizzarra comitiva si trovava davanti ad una strana porta blindata. Sistemi di sicurezza rendevano impossibile l'accesso a quella camera. A meno che non si fosse attesi, ovviamente.

Una strana sensazione fece dubitare i gemelli della loro operazione. Una sensazione molto simile alla paura. Nessun calcolo matematico poteva dire loro cosa avrebbero trovato dietro quella porta. L'elfa dai capelli ramati non ebbe esitazini. Digitò rapida un codice. Era un linguaggio che non conoscevano. Beckett decise che una volta tornato a Casa Fowl avrebbe imparato lo gnomico. Non gli piaceva che qualcuno sapesse qualcosa che lui non sapesse. A meno che non fossero i suoi fratelli Artemis e Myles. I suoi pensieri furono spezzati da una voce tremula. - Voi? Ma cosa...? - balbettò la voce. Alzò gli occhi e lo vide. Artemis era ritto in piedi a pochi metri da lui. A quanto pareva era in compagnia della sua guardia del corpo e di un centauro che indossava una calotta metallica. Paranoico, pensarono all'unisono Beckett e Myles.

 

Spinella si scostò per far entrare tre persone. Una donna alta e slanciata vestiva un completo di sartoria scuro. I suoi lunghi capelli biondi erano raccolti in una treccia cui alla fine era infilato un anello di giada. Elegante e pericoloso. Insieme a lei c'erano due ragazzi identici dai ricci capelli biondi. Anche loro indossavano completi scuri. Gli occhi verdi scrutavano la stanza in cerca di qualcosa. Artemis, Leale e Polledro riconobbero increduli i loro ospiti. Beckett e Myles Fowl accompagnati da Juliet Leale. - Queste due pesti mi hanno rapita. Hanno rimesso in atto la scena di quando mi hai rapita tu. Siamo stati fortunati che fossi io la vittima occasionale. Volevano vedere te, Arty. - spiegò Spinella andando a sedersi.

- Fangosetti – grugnì Polledro. - l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno. Due pesti tra i piedi nella mia CabOp.

A Beckett non piacque il commento del centauro. - Non osare darmi del pestifero, strana creatura paranoica.

- Io non sono paranoico, Fangosetto!

Prima che Beckett potesse rispondere, Myles s'intromise e prese la parola - Abbiamo letto il dischetto 2 del tuo diario, Artemis. Ecco perché siamo qui. Vogliamo la verità. Ora.

Beckett tornò ad occuparsi del suo obiettivo principale.

Tutti nella CabOp puntarono gli occhi su Artemis. - Immaginavo che un giorno avreste scoperto la verità. Anche se non pensavo avreste rapito qualcuno. Voi eravate quelli buoni del resto. - iniziò Artemis. La sua voce era tornata alla solita calma – presumo che nostra madre non sappia niente del vostro piccolo piano e dato che vi siete spinti tanto oltre, non vi ha detto nulla.

I gemelli Fowl annuirono con decisione. - Ci ha detto solo che il suo piccolo Arty era felice. - ancora una volta avevano parlato all'unisono. Dovevano decidersi a smetterla.

- E ineffetti lo sono. Ovviamente sapete già tutto del Piccolo Popolo. Non c'è bisogno che vidica altro. Se avete letto il dischetto 2 del mio diario, sapete di tutte le avventure che abbiamo vissuto insieme. Non dovete preoccuparvi della mia parte criminale. Ho smesso di sfruttare le creature magiche da anni, ormai. Ora coopero con loro per salvare il mondo. Ma di questo ve ne parlerò dopo. Una cosa mi preme di dirvi. Spinella, potresti per piacere... - non ebbe bisogno di terminare la frase. Il capitano tappo uscì dalla stanza senza fiatare.

Mentre aspettavano che tornasse, Beckett e Myles si misero all'opera sul computer di Polledro. Un ritrovato di tecnologie avenzate di cinquant'anni rispetto a quelle umane.

Juliet si avvicinò al fratello. - Non ho potuto evitarlo, Dom. Sai bene anche tu come è difficile essere la guardia del corpo di un Fowl. Senza contare che i miei sono due...

Leale lo sapeva benissimo. Molti anni prima, anche lui si era ritrovato nella stessa situazione con Artemis. Il principale sopra ogni cosa. La principale lezione che si imparava all'Accademia di Madame Ko. Anche Juliet si era diplomata lì. - Non preoccuparti, sorellina. Ma ora parla. È un po' che non ci vediamo. Devono esserti accadute un sacco di cose. Specie di recente...- concluse alludendo al rapimento organizzato dai gemelli Fowl.

 

Estratto dal diario di Beckett Fowl, Dischetto 1, Non in codice.

 

Artemis, creature magiche e tecnologia avanzatissima. Se questo è un sogno, vi prego, non svegliatemi. Ma perché Artemis ci ha voluto nascondere una cosa simile? Io e Myles siamo i suoi fratellini. Aspetta un minuto, forse è proprio per questo. Noi siamo degli umani, o Fangosi come ci chiamano loro, e quindi siamo una minaccia per il Popolo. E pensare che per arrivare da nostro fratello abbiamo dovuto rapire Spinella! Forse fanno bene a non fidarsi di noi. Siamo orribili. E pensare che già mi stanno simpatici. Per ora conosco solo Polledro e Spinella. Ma mi basta così.

Il centauro è paranoico. Molto paranoico. Forse l'essere più paranoico che abbia mai conosciuto. A quanto ho capito, è una sua caratteristica innata. Inoltre ama punzecchiare chiunque s'imbatta nel suo cammino. Siamo simili sotto alcuni punti di vista. Del resto, anche io amo la tecnologia. Forse dovrei chiedergli se mi spiega un po' di cosuccie.

Spinella è molto gentile. Avrebbe potuto vendicarsi di noi o stenderci alla prima occasione. Del resto l'abbiamo rapita. Mi devo ricordare di chiederle scusa. Prima o poi. Comunque la sento come una di famiglia. Anche se è un'elfa. Forse perchè lei ha guarito i miei genitori ed ha salvato più volte la vita ad Artemis. Artemis... Arty. Lei lo ha chiamato così. Come lo chiama nostra madre. E se...no impossibile. Eppure mi è sembrato che tra lei e Artemis...

 

Estratto dal diario di Myles Fowl, Dischetto 4, In codice.

 

Incredibile. Un'intera civiltà ha vissuto e si è sviluppata sotto i nostri piedi per millenni. Il Popolo sa tutto degli umani e ci osserva continuamente. Gli uomini, o Fangosi come ci definiscono da sempre, non hanno idea della loro esistenza. Tutti eccetto Artemis, i due Leale ed i miei genitori. Ho infatti scoperto di recente che anche mio padre era stato informato dell'esistenza del Piccolo Popolo e del legame di Artemis con esso. Avevano dovuto farlo, a quanto ho capito. Credo che sia qualcosa che coinvolga il capitano Spinella Tappo.

Quell'elfa conosce Artemis da prima che io nascessi e sa più cose lei su di lui, che io e Beckett. Ovviamente non ho incontrato nessun componente del Popolo al di fuori del capitano Tappo e del centauro Polledro.

Come si può intuire dalla calotta metallica che porta sulla testa e dalle misure di sicurezza applicate alla CabOp, è una creatura molto paranoica. Teme che qualcuno possa impossessarsi delle sue creazioni per usarle contro di lui. Però devo ammettere che le sue invenzioni sono eccezionali. Nella CabOp tutto supera di cinquant'anni la tecnologia umana.

Intanto Leale sta parlando con suo fratello. Credo che si senta in colpa per averci permesso di attuare il piano. Lei è amica del Piccolo Popolo. Da giovane anche lei è stata coinvolta dalle ingegnose macchinazioni di Artemis. Devo ammettere che mi sarebbe piaciuto vedere Leale da ragazza. A quanto ho letto nel diario di mio fratello maggiore, amava la lotta libera e divertirsi. Ho scoperto che ha rinunciato ad essere una lottatrice per fare la guardia del corpo a me e Beckett. Spero di non avere creato problemi con suo fratello.

Eppure c'è qualcosa che mi distrae. Incredibile. Mi trovo in mezzo a ritrovati della tecnologia del Popolo e non riesco a non pensare ad Artemis. Cosa avrà chiesto al capitano Tappo? Una cosa è certa però. Non avuto bisogno di completare la frase. Lei lo ha capito subito. Qui c'è sotto qualcosa. Ed io ho intenzione di capire di cosa si tratta.

 

CabOp, Cantuccio, Sottosuolo

 

L'attesa fu abbastanza lunga. Per trenta lunghi minuti il capitano Spinella Tappo si era assentata dalla CabOp. Mentre attendevano, i due Leale si erano aggiornati sulle attività svolte l'uno dall'altro. Era qualche mese che nonsi vedevano e c'erano mlte cose di cui parlare. Artemis continuava a scorrere file sul suo pc e Polledro tentava di salvare la sua tecnologia dai gemelli. Anche se sono cresciuti, pensò il centauro, sono pur sempre delle pesti. Beckett e Myles, invece, erano passati dal curiosare tra gli aggeggi di Polledro, ad aggiornare i propri diari, al tornare a curiosare. Erano inarrestabili. La loro voglia di sapere impediva che si fermassero qualche istante.

Prima che Polledro potesse prenderli a zoccolate, Spinella entrò nella CabOp. - Scusate. Traffico nei tunnel. Beckett, Myles, c'è qualcuno che dovreste conoscere...

 

Beckett e Myles non riuscivano a resistere oltre. Ormai il capitano Tappo era uscito da quasi mezz'ora. Trenta lunghissimi minuti. I gemelli Fowl si erano divertiti a punzecchiare Polledro, curiosare tra le sue invenzioni e tentare inutilmente di capire a cosa stesse lavorando Artemis. Avevano persino trovato il modo per aggiornare i loro diari. Polledro stava per prenderli a zoccolate. Per fortuna nella stanza entrò il capitano Tappo. - Scusate. Traffico nei tunnel. Beckett, Myles, c'è qualcuno che dovreste conoscere... - disse spostandosi come per far entrare qualcuno.

Le misteriose creature che i gemelli Fowl dovevano conoscere, comunque non sembravano arrivare. Poi qualcosa attirò la loro attenzione. - Ciao. Io sono Coral. Chi siete voi? - gracchiò una voce acuta. I giovani Fowl abbassarono lo sguardo. Davanti a loro c'era una bambina. A colpo d'occhio sembrava umana, ma ad una vista più approfondita si notava che non lo era. Essendo una bambina, la creatura era alta tra i settanta e gli ottanta centimetri. La sua pelle era olivastra e sopra delle magnifiche orecchie appuntite, c'era una folta chioma corvina. - Allora? Chi siete? - ripetè con voce ancora più acuta. Gli occhi di uno splendido nocciola.

Prima che Beckett e Myles potessero rispondere, un'altra creatura si avvicinò timidamente. Assomigliava vagamente alla bambina. Ma questa era un maschio. La sua pelle era pallida ed i suoi capelli ramati. Anche le sue orecchie erano appuntite. - Il mio nome è Orion...- balbettò incerto. I magnifici occhi azzurro ghiaccio colmi di lacrime.

I gemelli Fowl s'inginocchiarono per portarsi all'altezza dei due bambini. - Io mi chiamo Beckett.- disse uno dolcemente. - Ed io sono Myles. - concluse l'altro in tono allegro.

Al sentire quei nomi, i bambini si girarono verso il capitano Tappo. Spinella fece un cenno d'assenso con il capo. Allora, i due balzarono addosso Beckett e Myles facendoli cadere a terra. - Zietti!!! - urlarono in coro.

Zietti?

Quei due strani bambini li avevano chiamati zietti? Per un momento Beckett e Myles furono confusi. Poi realizzarono.

Zietti?

Zietti!

Ma certo. Quei bambini dovevano essere...

Artemis aiutò i suoi fratelli a rialzarsi. - Questi sono Coral e Orion. I miei gemelli di tre anni. - disse con voce insolitamente affettuosa. Vedete, quattro anni fa io e Spinella...ehm, ecco...

- Fammi indovinare...vi siete sposati. - concluse Myles, che rischiava di svenire. Troppe informazioni tutte insieme.

- Congatulazioni fratellone. Certo che in quattro anni potevi pure dircelo... - protestò Beckett.

- Vedete, ad Artemis è dispiaciuto molto poterlo dire solo ai vostri genitori. Il fatto è che non potevamo rischiare di rovinare tutto. Il lavoro che vostro fratello fa qui è indispensabile per il pianeta. - spiegò Spinella.

- Crediamo di aver capito perchè il nome Orion...ma come mai avete scelto Coral? - chiesero all'unisono Beckett e Myles. Succedeva sempre così quando erano nervosi.

- Coral era la madre di mia madre. Ergo, mia nonna materna. Capito? - rispose la stessa Coral. Non le piaceva che qualcuno parlasse al suo posto.

Myles si chinò su Coral fino ad avere gli occhi allo stesso livello della bambina. - Lo sai che parli come il tuo papà? E gli assomigli anche.

- Scommetto che tu, invece assomigli alla tua mamma. Dico bene piccolo? - chiese Beckett al piccolo Orion che si era nascosto dietro la sorella.

Allora anche Juliet si avvicinò ai due bambini. - Non li avevo mai visti prima. Sapete, sembrano quasi dei bambini normali. Fatta eccezione per le orecchie, ovviamente.

Polledro sbuffò. - Mezzi Fangosi e mezzi elfi. Siamo fortunati che abbiano l'aspetto del padre ed i poteri della madre. Se fosse stato il contrario sarebbe stato peggio.

Ovviamente nessuno poteva dargli torto. Tutti sapevano che almeno così sarebbero potuti andare liberamente in superficie. Per le orecchie non c'era problema. Un cerotto in latex modellato nel modo giusto e non si sarebbe notata differenza.

- Comunque non credete di essere fuori dai guai. Avete rapito Spinella e siete venuti fin qui senza avvertire i nostri genitori. Li avvertirò subito. - annunciò Artemis.

- Anche se non vedo il motivo per cui non possiate restare qui. Per qualcuno ci sono problemi se Beckett e Myles rimangono qui? - chiese Spinella.

L'unico a sollevare obiezzioni fu, ovviamente, Polledro. Ma nessuno si preoccupò di dargli ascolto.

- Ho una sola cosa da chiedere – iniziò Myles. - Cosa fate di preciso qui?

- Polledro. Chiama il comandante Algonzo. - rispose Artemis esibendo uno dei suoi sorrisi da vampiro.

- Non darmi ordini, Fangosetto!

 

Estratto dal diario di Beckett Fowl, Dischetto 1, Non in codice.

 

Coral e Orion. Orion e Coral. Comunque tu li metta, questi nomi mi riempiono di gioia. I miei nipotini. Sono uno zio! Certo, mi sarebbe piaciuto saperlo prima che avevo dei nipotini, ma in fondo cosa importa? L'importante è che ora so di quei due bambini e non mi interessa niente di quello che dirà il Popolo. Nessuno potrà tenermi lontano dai miei nipotini.

Orion è molto emotivo. Assomiglia a Spinella. Spero che da lei abbia ereditato anche il suo sangua freddo nei momenti critici. Potrebbe essergli utile in futuro. Comunque, Orion assomiglia un po' anche ad Artemis. Lo stesso pallore e gli stessi occhi. Un magnifico azzurro ghiaccio. Però non sono freddi. No, gli occhi del mio nipotino sono felici. Come lo sono anche quelli di Artemis ora. Non mi interessa se è sposato con un'elfa. Ora è come aveva detto mia madre. Felice.

Coral è estremamente intelligente. Non dubito, che anche Spinella sia intelligente, ma sicuramente l'intelligenza di Coral è come quella di Artemis. Geniale, oserei dire. Una fera Fowl. Ah, la mia nipotina. Certo, ha i capelli corvini come quelli del mio fratellone, ma gli occhi. Oh, gli occhi sono di un dolce, dolcissimo nocciola.

Orion e Coral sanno perfettamente che non potranno mai essere normali. Metà elfi e metà umani. Sono speciali e questo non si può cambiare. Saranno sempre più alti degli elfi e avranno sempre le orecchie a punta. Il pensiero che non saranno accettati dagli altri mi riempie di tristezza e rabbia. Ma poi ripenso ai loro sorrisi e ai loro occhi. Come si può non velere bene a quelle due creaturine? No, sicuramente staranno bene. Però Spinella mi ha spiegato che è fondamentale che imparino a controllare bene la loro magia. Sono un incrocio dopotutto. Potrebbe essere rischioso che usino la magia. Per fortuna il demone stregone N.1 da loro lezioni di magia e non ci sono problemi.

Per quanto riguarda me, voglio stare più tempo possibile con Coral e Orion. E perché no, potrei anche trovare una ragazza. A quanto ho sentito, nella sezione speciale di cui fanno parte Artemis e gli altri, ci sono delle Fangosette carine. Non posso farci nulla, sono e sempre sarò Beckett Fowl.

 

Estratto dal diario di Myles Fowl, Dischetto 4, In codice.

 

La scoperta di avere dei nipotini in un primo momento mi ha sorpreso. Dopo ne sono stato felice. Dopo ancora spaventato. E chi non lo sarebbe? I miei nipoti, Orion e Coral, sono metà elfi e metà umani. Pensavo: com'è potuto venire in mente ad Artemis di sposare un'elfa? Poi ho visto i suoi occhi. Non sono più di ghiaccio. Ora sono affettuosi quando guardano i suoi due gemellini. Esprimono serenità. Devo ammettere anche che Spinella non è esattamente come me l'aspettavo. Ora capisco come mai mio fratello se ne sia innamorato. Oltre ad essere un'eccellente poliziotta, sa essere una donna, o un'elfa sarebbe più appropriato come termine, molto dolce e affettuosa. Le sono grato. Ha guarito i miei genitori. Ora fa parte della mia famiglia. Anche Orion e Coral ne fanno parte.

Orion ha una carnagione molto pallida, come quella di Artemis, che mette in risalto i suoi capelli ramati. Ha dei profondi ed espressivi occhi azzurri. Come il giaccio. Ma sereni ed allegri. Inoltre le sue orecchie sono leggermente appuntite. Ha un carattere dolce e sensibile. È anche timido. Ho notato che è molto espressivo, ineffetti.

Coral è di carnagione olivastra sovrastata da una folta chioma corvina. Come la notte. I suoi occhi sono nocciola ed hanno un qualcosa di magico. Del resto è pur sempre metà elfa. Anche lei ha delle orecchie lievemente a punta. Però lei ha un carattere ben diverso da suo fratello. Credo abbia ereditato la genialità dei Fowl. Si capisce da come si esprime e da come si comporta.

I miei nipotini. Metà elfi. Metà umani. Solo il tempo potrà dire cosa riserva loro la vita. Comunque sono sicura sarà qualcosa di speciale.

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Capitolo 5
*** 4. La Sezione Otto ***


Alla mia amica Claudia. Scusa se invece di parlarti apertamente preferisco scriverti. Grazie per essermi sempre vicina, anche se non te ne rendi conto per me fai più di quello che pensi.



CAPITOLO 4

LA SEZIONE 8

 

 

CabOp, Cantuccio, Sottosuolo

 

Erano passate due ore da quando Beckett e Myles erano entrati nella CabOp di Polledro insieme a Juliet. Ormai neanche i gemellini Orion e Coral riuscivani a distrarli dalla loro missione: scoprire cosa stesse realmente Artemis.

- Ehi, fratellone. Non pensare di scamparla. - disse Beckett ad Artemis mentre giocava con Orion.

- Esatto. Noi siamo venuti per sapere la tua occupazione. Siamo abbastanza incuriositi. - continuò Myles risolvendo un calcolo con Coral.

- Artemis, credo che tu sia in trappola! - rise Domovoi Leale appoggiando una mano possente sulla spalla del suo principale.

- Non c'è bisogno che me lo ricordi. Iniziò Artemis freddo. - Polledro, chi c'è libero per la sperimentazione?

Il centauro battè frenetiacmente sulla tastiera. Quando ebbe finito si voltò assumendo un ghigno. - Credo sia disponibile solo MP15...sta arrivando.

- Oh, no! MP15, no! - mugulò Artemis.

- Non vedo l'ora che arrivi. - ghignò Spinella esibendo uno dei suoi più terribili sorrisetti da vampiro che aveva imparato dal marito.

Pochi istanti dopo si aprì la porta della CabOp. Subito entrò una ragazzina bionda e riccia. Il portamento fiero e gli occhi verdi dietro un paio di occhiali abbassati sul naso. MP15 era in realtà Minerva Paradizo. In passato Minerva era già entrata in contatto con il Popolo rapendo il demone stregone N.1. In quell'occasione, Artemis le aveva salvato la vita, ma poi lui era sparito nel Limbo per tre anni. Durante la scomparsa del giovane, Minerva era andata spesso a trovare Leale e non aveva mai smesso di parlare di Artemis.

- Mi hai chiamata, Polledro? - chiese Minerva lasciandosi chiudere la porta alle spalle.

- In realtà ti ho fatta chiamare io. Eri l'unica del tuo settore momentaneamente libera. Dovresti stare con Orion e Coral. - fu la risposta di Artemis.

- Ottimo. Così potrò portare avanti le mie osservazioni sugli incroci delle razze. - iniziò lei. - E poi...qualunque cosa per te, Artemis. - aggiunse con voce dolce.

- Ehi, ragazzina. Vorrei ricordarti che Arty è mio marito e gli "incroci" come li chiami tu, sono i miei figli. - gracchiò spinella.

- Inoltre sarebbe carino se qualche volta ti ricordassi di non avere più ventisei anni. Ora ne hai quindici. - grugnì Polledro imbronciato. La ragazza sembrava non ricordarsi mai che il centauro le aveva salvato la vita.

L'anno prima, infatti, Minerva Paradizo aveva scoperto e localizzato la Fonte dell'eterna giovinezza. Essendo un genio, eseguì mentalmente qualche rapido calcolo. Non era stato difficile trovare la fonte. Avrebbe potuto sfruttare quel luogo magico a suo piacimento. Sfortunatamente, però, ebbe un incidente. Cadde dentro una pozza piena dell'acqua magica. Subito scintille azzurrine le guizzarono intorno e la coprirono. Se Polledro non fosse intervenuto con una formula di sua invenzione, Minerva sarebbe ringiovanita a tal punto da tornare alla non esistenza. Comunque, Minerva era stata troppo tempo immersa nell'acqua della Fonte dell'eterna giovinezza e così la formula le salvò la vita, ma la fece tornare a quando aveva quindici anni. Così, non potendo tornare alla sua vita normale, Polledro le aveva offerto un lavoro. Nella sezione dove era stato trasferito il centauro c'era sempre bisogno di geni.

- Ah, è vero. L'incidente alla Fonte dell'eterna giovinezza. A volte mi dimenti... - Minerva s'interruppe alla vista dei tre ospiti eccezionali. Riconosceva la donna. Juliet Leale, la sorella della guardia del corpo di Artemis. Ma gli altri due no. - Ma chi sono loro?

- Mi presento. Beckett Fowl a sua disposizione, graziosa fanciulla. - si presentò Beckett baciando la mano dalla ragazza.

- Ti prego, Beckett, abbi un po' di ritegno! - disse Myles al fratello – Salve. Io sono Myles Fowl. A quanto ho capito sei Minerva Paradizo. Ho letto qualcosa di te sul diario di Artemis. Se non erro, tu hai rapito il demone N.1.

- Cosa? Voi siete Beckett e Myles Fowl? I fratelli gemelli di Artemis? Non dovreste stare qui. Voi non fate parte della Sezione Otto.

Beckett e Myles si voltarono contemporaneamente verso il fratello. Allora Artemis uscì dalla CabOp seguito a ruota da Spinella, i due Leale e Polledro – Venite con me e non toccate nulla. - li avvertì in tono molto serio.

Uscirono dalla cantrale e percorsero pochi metri. Artemis li guidò all'interno di un parcheggio multipiano fino al settimo livello. La comitiva si arrestò in un posto auto poco accessibile e buio. Polledro estrasse dal taschino della camicia un telecomando a infrarossi e lo puntò verso la parete rocciosa. Premette il pulsante e per un po' non accadde nulla. D'un tratto, però, il terreno sotto di loro si alzò e li catapultò in aria. Si sarebbero spiaccicati contro la roccia, Beckett e Myles se lo sentivano. Non c'era via d'uscita. Non era possibile che il fratello li avesse portat lì solo per spiaccicarsi in massa. Non ebbero il tempo di elaborare il pensiero. A pochi centimetri dalla roccia chiusero gli occhi. Quando li riaprirono videro una grotta più piccola ed una porta.

- Un ologramma – riuscirono a farfugliare Beckett e Myles.

Con un sorrisetto soddisfatto, il centauro aprì la porta con un secondo telecomando. Lo divertiva sempre spaventare dei Fangosetti. Meglio se erano dei Fowl. Durante tutti quegli anni, il posto non era cambiato molto dalla prima volta che c'era entrata Spinella.

Superati gli innumerevoli, e paranoici, controlli i sette si ritrovarono in un'immensa stanza. Era uno spettacolo della tecnologia. Enormi schermi ricoprivano le pareti, ologrammi si levavano da tutte le parti e al centro c'era una stanza sollevata a dieci metri dal terreno. Il nucleo della Sezione Otto.

Artemis si diresse verso una scensore proprio sotto la stanza elevata e gli altri lo seguirono – Beckett, Myles. Benvenuti nel quartier genereale della Sezione Otto. La nostra è una sezione top secret della LEP. Nessuno sa della sua esistenza. Solamente i membri del Consiglio. Quando Spinella è entrata a farne parte era guidata del comanante Vinyàya e si occupava dei demoni. Dopo la scomparsa del comandante, se ne sono susseguiti altri. Ma questo ha poca importanza per voi. - premette un pulsante e l'ascensore iniziò a salire. - Quando i demoni si ambientarono tra il Popolo, la Sezione Otto terminò il suo compito.

Beckett e Myles guardavano stupefatti fuori dall'ascenzore passando da una parete all'altra. - E poi cos'è accaduto? - urlarono euforici in coro. Odiavano farsi eco a vicenda, ma non riuscivano ad evitarlo quando erano molto emozionati.

Artemis guardò Juliet facendole segno di smettere di ridere. Ovviamente lei sapeva la storia. Poi continuò – Circa dieci anni fa il comandante Grana Algonzo prese le redini della Sezione Otto e... - non riuscì a continuare.

Juliet era scoppiata a ridere seguita da suo fratello e da Polledro. Allora i gemelli Fowl non poterono fare a meno di chiedere, all'unisono è ovvio – Perché ridono?

In quel momento anche il capitano Tappo scoppiò in una fragorosa risata – Scusa, Arty. Non sono riuscita a trattenermi. Non ho potuto dato quello che... - inutile. Rideva a tal punto da non poter finire la frase.

Artemis si coprì il viso imbarazzato con una mano. - E va bene. Continuate a ridere di me a distanza di anni. Ma come siete maturi! - iniziò a scuotere la testa. - Non credete che sia già abbastanza imbarazzante senza che ridiate?

Beckett e Myles si guardarono l'un l'altro negli occhi. Come mai ridevano in quel modo? E perché Artemis era così imbarazzato?

- Beckett e Myles. - il fratello richiamò la loro attenzione. Il viso rosso pr l'imbarazzo. - Immagino che vi stiate chiedendo come mai quei quattro ridono. Dovete sapere che Grana, cioè il comandante Algonzo, era un buon amico di Spinella. Anche se nessuno in questo luogo può permettersi di controbattere se dico che ci fosse qualcosa in più. - e come aveva detto Artemis, nessuno ebbe nulla da ridire. Era talmente ovvio! Quindi il ragazzo continuò – Così, quando è salito al comando della Sezione Otto ha convocato Spinella e di conseguenza anche Polledro, Leale e, ovviamente, me.

I gemelli Fowl annuirono energicamente. Fino a quel punto era tutto chiaro.

- Alla luce degli avvenimenti passati, Grana ha ordinato a Polledro di usare il siero della verità sui futuri agenti. Non poteva rischiare una talpa dall'interno. Sarebbe stato troppo rischioso per l'intero pianeta. Sia sotto che sopra la superficie. Quindi, anche se il siero era stato dichiarato fuorilegge da Atlantide, non abbiamo avuto problemi ad adoperarlo. Del resto, la Sezione Otto non esiste.

Beckett e Myles seguivano attentamente il fratello. Chiaro. Se qualcosa in teoria non esisteva, non poteva essere scoperto se infrangeva le leggi. Quindi non era costretta a seguirle.

- Durante l'interrogatorio mio e di Spinella, il comandante Algonzo ha scoperto alcune questioni diciamo, ehm, insabbiate dalla LEP o alcuni dettagli tralasciati dai verbali. Come ad esempio il viaggio indietro nel tempo per recuperare Geigei. Credo vi ricordiate che in quell'occasione Spinella mi aveva baciato. Possiamo dire che quel particolare non è stato gradito dal comandante. Ovviamente ho anche spifferato i miei sentimenti per il capitano Tappo. Non potendomi sbattere fuori dalla Sezione Otto per questo motivo, ha deciso di darmi addosso. Litigavamo di continuo. Peggio di Bombarda Sterro e Polledro. È chiaro che Spinella non sapeva il motivo dei nostri litigi. Come se non fosse già abbastanza, ad un certo punto abbiamo iniziato a farci vicendevolmente degli sconvenievoli dispetti. Ognuno rendeva il più complicato possibile il lavoro dell'altro.

- E io, ovviamte me ne resi conto. Grana passava le missioni più complicate e assurde ad Artemis e Artemis falsificava i verbali o disobbidiva impunemente a qualunque ordine di Grana. - riuscì a dire a stento Spinella. Era ancora piegata in due a ridere.

Artemis diventò ancora più rosso se era possibile. - Poi, Spinella rifiutò il capitano Algonzo ed un certo centauro lo pubblicò sul sou blog. Allora io mi feci avanti e poi, il resto lo sapete già.

Per qualche istante ci fu un silenzio imbarazzato interrotto da alcune risate ancora non totalmente sedate. Finalmente le porte dell'ascenzore si aprirono. I sette si diressero in tutta fretta all'interno della stanza sopraelevata. - Vi presento il cuore della Sezione Otto. Questa stanza è un esemplare unico di tecnologia avanzata. La più elevata sia sopra che sotto la superficie. Avanzata persino per il Popolo. - grugnì orgoglioso Polledro. - Per questo è anche l'ufficio della Squadra 1. La Squadra 1 è formata dai migliori agenti della Sezione Otto. Me come consulente tecnico, lo stratega Artemis, il comandante Leale, il capitano Tappo, l'informatore Bibbidi Buh e...anche Bombrda Sterro.

- Capitano Bombarda Sterro, centauro. - lo corresse il nano comparendo da dietro una scrivania.

Polledro trasalì. - Ah, giusto. Capitano. Ti hanno fatto capitano nonostante i miei reclami. Ma tu che ci fai qui, nano? Dovevi essere in missione!

- Ho finito prima del previsto. Del resto, c'è un motivo se mi hanno fatto capitano. - rivolse la sua attenzione ai gemelli Fowl. - Ma guarda guarda chi è venuto a trovarci! Beckett e Myles! I due Fangosetti più intelligenti che conosca. Fatta eccezione per Artemis e Minerva, ovviamente. Ma non preoccupatevi, essere terzi e quarti non è poi tanto male. Del resto, siete Fangosi. - Bombarda strizzò loro l'occhio.

Bombarda Sterro. Quel nano era Bombarda Sterro. Beckett e Myles richiamarono rapidamente alla mente le informazioni ricavate sul nano leggendo il diario di Artemis. Bombarda era stato un ladro. Uno dei migliori. Non esisteva serratura era abbastanza da fermarlo. Aveva collaborato al caso Fowl. Era morto una volta ed era sfuggito dopo aver collaborato con la LEP una volta. Quando dopo la terza collaborazione era stato arrestato, Artemis decise di manomettere il primo mandato di perquisizione della sua caverna. In questo modo ogni accusa su di lui era caduta ed i suoi precedenti cancellati. Questo perché portasse awd Artemis un cd in grado di annullare gli effetti dello spazzamente di Polledro. Successivamente aveva deciso di "rigare dritto" ed aveva fondato un'agenzia investigativa con Spinella Tappo dopo la morte del comandante Julius Tubero. Con la scomparsa di Spinella e la sua reintegrazione nella Ricog. il nano fu accompagnato nelle sue attività investigative dal folletto contrabbandiere Bibbidi Buh. Aveva salvato molte volte la vita ad Artemis e gli altri. Aveva giocato un ruolo fondamentale. Ed ora era stato arruolato nella Sezione Otto con il grado di capitano. La sua era stata un'esistenza a dir poco movimentata da quando aveva conosciuto Artemis.

Beckett e Myles decisero che fosse meglio non rispondere alle provocazioni del nano. Dal diario del fratello avevano imparato molte cose. Una di quelle era evitare di infastidire un nano. - Nessuno ci fa visitare il nucleo? - ancora una volta avevano parlato all'unisono.

- Certo. Scusate. - iniziò Artemis sovrastando le voci di Polledro e Bombarda che litigavano. Come al solito. - Allora, da questa parte ci sono gli uffici. Anche gli agenti operativi ne hanno uno. Ovviamente più piccolo dato che non lo utilizzano molto. Per ora non posso farvi visitare gli uffici. È necessaria l'autorizzazione del comandante.

- Il tuo Leale. - dissero i gemelli con un'unica voce.

- Non il comandante dfella squadra. - spiegò Artemis – Il comandante della Sezione Otto. E vi assicuro che non è un tipo molto simpatico...

Prima che Artemis potesse continuare, una piccola porta in fondo al nucleo della sezione si spalancò. Un elfo ne uscì sbraitando. Non aveva l'aria di un tipo simpatico. - Fowl! Cosa succede qui? Non posso smettere di osservarti un attimo che tu introduci dei Fangosetti nel cuore della Sezione Otto?! Una sezione così segreta che solo alcuni membri del Consiglio ne sanno l'esistenza! Fowl. Noi in teoria non esistiamo! Non puoi metterti a far entrare Fangosetti a tuo piacimento! Polledro! - latrò – Centauro dei miei stivali! Come hanno fatto quei Fangosetti ad eludere il tuo sistema di sicurezza?!

- Quei Fangosetti mi hanno rapita... - spiegò Spinella. Per un attimo Grana Algonzo, perché era lui l'elfo sbraitante, parve calmarsi, - Loro sono Beckett e Myles. Fowl. Sono riusciti a rapirmi e sono voluti essere portati da Artemis. Spero tu abbia capito il perché.

Certo. Il comandante Algonzo aveva capito tutto. Così, pensò, quei due Fangosetti sono i fratelli di Artemis. Spinella aveva ragione. Impossibile dire di no ad un Fowl. - Che c'è? Volete dare una mano anche voi? Sappiate che compreso Artemis ho già tre Fangosi che lavorano per me. Se volete restare, dovrete dimostrare di essere all'altezza.

- Comandante Algonzo, noi siamo all'altezza. - affermarono Beckett e Myles in tono certo. Gli occhi verdi a fissare l'elfo di fronte a loro. Non si sarebbero lasciati intimidire da uno come Grana Algonzo. Avevano informazioni anche su di lui. Un vero soldato. Un ottimo agente. Artemis aveva scritto molte cose di lui sul suo diario. Non andavano molto d'accordo. E a quanto pareva i loro rapporti non erano cambiati nel tempo.

- Devo riflettere. - intimò Grana ai gemelli.

- Non sapevo tu fossi capace di pensare. Figuriamoci se puoi riflettere su un argomento importante. Credevo che tu dessi solo ordini. Sei un soldato, Algonzo. Non un pensatore. - disse Artemis con un tono tagliente.

- Fangosetto, hanno scelto me come capo. Non te. Quindi non si discute! Tappo! Fowl! Polledro! Sterro! Leale! Intendo entrambi i Leale. Nel mio ufficio! Subito. - e se il comandante diceva subito, era subito.

Quindi coloro che erano stati chiamati seguirono Grana nel suo ufficio. Lo stesso da cui era uscito pochi istanti prima sbraitando. Nella stanza sopraelevata piombiò un silenzio totale. Almeno sino a che il colloquio privato ebbe inizio. Allora il sottofondo di urla incomprensibili non cessò un istante.

Lasciati soli nel corridoio, Beckett e Myles non resisterono. Dopo pochissimi e brevi istanti entrarono nell'ufficio di Polledro. Si riconosceva dalla sedia per centauri davanti ad una scrivania interamente occupata da computer a parete. Ne accesero uno. Impossibile accedervi, a meno che non si conoscesse la password. Fortunatamente loro la password l'avevano. Appena uscito dall'ascensore Polledro stava per entrare nel suo ufficio e disinserire la password, ma l'arrivo di Bombarda e del comandante Algono glielo avevano impedito. I file più importanti erano scritti in centauriano. Il solito Polledro paranoico. Per fortuna di Beckett e Myles i documenti che interessavano a loro erano in gnomico. Bastò tradurlo per leggere quello che c'era scritto.

Trovarono la cartella con le informazioni sugli umani che lavoraravano nella Sezione Otto. Artemis Fowl, Minerva Paradizo ed una ragazza di sedici anni. Una certa Samanta Gambino. Italiana a giudicare dal nome e dal cognome doveva essere Siciliana. Lessero il luogo di nascita incuriositi dalla misteriosa ragazza. Palermo. Beckett e Myles erano già stati in quella città una volta. Il mare era fantastico.

Stavano per andare avanti a leggere le informazioni su Minerva e Samanta quando una finestra apparì sullo schermo. Improvvisamente il computer si spense e dal soffitto iniziò a lampeggiare una luce rossa.

 

Appena entrato nel suo ufficio, il comandante Algonzo si mise a sedere su una sedia creata appositamente per lui. Gli agenti da lui convocati in riga dall'altra parte della scrivania. - Allora. Ditemi perché non sono stato avvisato dell'arrivo dei due Fangosetti. Anzi. No. Meglio che non sappia come e perché sono qui. Voi dovreste essere i miei migliori agenti. Siete la Squadra 1. Ed ora voglio sapere da voi perché dovrei far restare qui i due piccoli Fowl. - la voce di Grana era stranamente calma. Erano dieci anni che doveva combattere con quegli agenti così particolari. Non li avrebbe fatti vincere. Non avrebbe dovuto mostrare al nemico il minimo segno di cedimento. Del resto, lei era un soldato nato.

- Sono i Fowl buoni. - rispose Spinella.

- Se non mi sbaglio ti hanno rapita. - replicò freddo Grana.

- Volevano attirare la nostra attenzione. Non volevano fare del male al capitano Tappo. E comunque ciò non toglile che sono dei Fowl. Per loro natura sono geniali. Il rapimento stesso ne è prova. - si intromise Artemis.

- Già. Li ho osservati. Sono entrambi molto intelligenti per essere dei Fangosi. Molto al di sopra della loro specie. In questi anni li ho tenuti un po' sotto controllo. Myles è il più geniale dei due ed è un asso del computer e della psicologia. Beckett invece sarebbe ottimo come agente operativo. Cervello e muscoli. Perfetto. - per una volta Polledro aveva lodato qualcuno oltre se stesso.

- Quando li ho punzecchiati, non hanno risopsto. Sanno che è meglio non mettersi contro un nano. La valutazione del pericolo è una qualità importante per un buon agente. - fu la risposta del capitano Sterro.

- Li conosco sin da quando sono piccoli. Tra loro c'è un'ottima intesa. Inoltre so che no tradirebbero mai un compagno. - affermò Domovoi Leale.

- Scusi comandante, si ricorda che io non lavoro per lei? Comunque, li conosco bene e trovo che meritino di restare. - rispose Juliet Leale. L'anello di giada che le scintillava in fondo alla lunga reccia bionda.

Grana Algonzo stava per rispondere quando una luce rossa lampeggiò sul soffitto. Tutti si precipitarono fuori dall'ufficio. Sul computer centrale lampeggiava una scritta. Emergenza. Codice alpha3. C'er una missione urgente. Non potevano aspettare una decisione. - Tutti a rapporto! - ordinò Algonzo. - Anche voi due, piccoli Fowl. È ora di dimostrare di che pasta siete fatti.

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Capitolo 6
*** 5. Esame d'ammissione ***


Grazie a tutti quelli che mi leggono e mi recensiscono. Grazie!!! E scusatemi se ho impiegato così tanto ad aggiornare !


CAPITOLO 5

ESAME D'AMMISSIONE

 

 

Nucleo Sezione Otto, Quartier Generale, Sottosuolo

 

Beckett e Myles furono attraversati da un brivido lungo la colonna vertebrale. Era arrivato il loro momento. Dovevano dimostrare quanto volevano. Il loro futuro dipendeva unicamete dall'esito di quella missione. Una missione di cui ancora non sapevano nulla. Dovevano rimediare. Non era un punto a loro vantaggio rimanere imbambolati. - Comandante Algonzo, signore – iniziò Beckett.

- Di che cosa tratta la missione, signore? - concluse Myles. I due gemelli avevano deciso di mostrarsi come dovevano essere dei veri agenti. Rispettosi delle autorità, a sangue freddo e brillanti. Anzi. Si sarebbero dimostrati migliori. Degni della Squadra 1 della Sezione Otto. Geniali. Del resto erano dei Fowl ed anche se erano stati cresciuti in modo radicalmente diverso dagli altri Fowl, la genialità era parte di loro.

Algonzo sorrise. Forse si sarebbe divertito. A quanto pareva, quei due Fangosetti avevano deciso di dare il meglio. Volevano giocare con lui. Beh, ormai avevano iniziato la partita e lui non poteva certo tirarsi indietro. - Polledro. Illustraci. E dammi buone notizie.

Il centauro fece scivolare la dita sulla tastiera del computer centrale. - D'Arvit! Mi dispiace, comandante. Nessuna buona notizia. Anzi. Pessime notizie. - si prese una pausa per finire di leggere mugugnando. - Un troll ed un goblin. A quanto pare hanno deciso di fare un giretto in superficie.

Solito dei troll. Decidevano sempre di risalire i pozzi e fare un giretto in superficie. Nella maggior parte dei casi, finivano abbrustoliti dalle vampe di magma. Ma ogni tanto capitava che qualcuno sopravvivesse e raggiungesse la superficie. - Diamine, Polledro! Perchè mi dai sempre pessime notizie!

- Comandante, si consoli. Fortunatamente i troll non vanno a fare una passaggiata all'aria aperta ogni notte. E quasi mai accompagnati da un goblin.

- Polledro. Stai zitto. - la voce calma. Decisamente non un buon segno – Ho deciso. Piccoli Fowl. Ascoltate. Ora siete il cadetto Beckett e il cadetto Myles. Considerate questa missione come il vostro esame d'ammissione. La superate siete dentro. Caso contrario non voglio più vedervi qua dentro.

I gemelli degludirono. - Scusi, signore. Cosa dobbiamo fare per superare la missione? - parlarono all'unisono.

- Ovvio, cadetti. Fermare il troll ed il goblin limitando il più i contatti con quelli della vostra specie.

I cadetti annuirono con decisione.

- Grana, intendi lascairli affrontare un troll ed un goblin da soli? - chiese preoccupata Spinella.

- Se non erro, capitano Tappo, tu e Leale avete sconfitto un troll da soli. Quindi se quei due vogliono entrare qui, devono dimostrare di essere all'altezza degli altri membri.

Nessuno sollevò obiezioni. Non era giusto mandare due quattordicenni allo sbaraglio contro un troll ed un goblin. Però era logico. Del resto quella era una sezione militare, non un asilo. Allora il comandante Algonzo fece cenno ai gemelli Fowl ritti davanti a lui di proseguire. Poi ci ripensò. Com'era che dicevano gli umani, pensò. Ah, sì. Ho fatto trenta, faccio trentuno.

Grana si girò lentamente. - Ah...cadetti? Se ci riuscite, anche sopravvivere. - terminò Algonzo più teatrale che mai.

Beckett e Myles non si scomposero. Mantieni il tuo sangue freddo, si dissero mentalmente. Mantieni il sangue freddo.

Polledro afferrò rapidamente due valigette e li accompagnò al navettiporto della Sezione Otto. Non emise un fiato. Strano per lui. Però aveva capito che quando Grana Algonzo era calmo, in realtà era più pericoloso che mai. Quindi i tre uscirono silenziosamente.

- Sono andati via, Algonzo. Ora puoi parlare. Qual'è il tuo piano? So che ne hai uno. Sei un soldato. Non lasceresti una missione di questa gravità in mano a due quattordicenni solo per un esame di ammissione. - disse Artemis. La voce fredda e distaccata. Si parlava dei suoi fratelli, ma in lui non c'era segno di preoccupazione. Era semplicemente calmo.

- Perspicace, Fowl. Mi conosci bene. Forse fin troppo bene. Ma del resto cosa mi aspettavo? Tu sei Artemis Fowl – quelle parole erano colme di risentimento e amarezza. Questioni passate irrisolte. Ma quello non era il momento. Riacquistò la sua fermezza. - Capitano Tappo, capitano Sterro e voi due Leale. Salite sulla navetta e state dietro quei due. Intervenite solo se necessario. Intesi? Tu, Fowl, rimani qui e affianca Polledro nell'assistenza tecnica. Io non vi mollerò un attimo per monitorare i due cadetti. E credimi. Preferirei rimanere con una smoccorana che con te, Fangoso.

Nessuno prese l'ultima affermazione come uno scherzo. Di certo era così. E la cosa era reciproca.

Quindi, senza una parola di più, ognuno si mise al proprio posto. Pronto ad eseguire il proprio dovere.

 

Nucleo Sezione Otto, Quartier Generale, Sottosuolo. Otto anni prima.

 

Erano ormai due anni che Artemis, Spinella e Grana erano entrati a far parte della Sezione Otto. A causa del siero della verità usato su Artemis Fowl, il comandante Algonzo aveva scoperto i sentimnti che il ragazzo provava per Spinella. La stessa elfa per cui anche lui provava dei sentimenti. Ed ora, veniva a sapere che non solo quel Fangosetto voleva rurgliela, ma amche che i due si erano baciati! Non poteva lasciarsi soffiare Spinella. Decise così di anticiparlo. - Spinella, puoi venire qui? - le aveva chiesto un giorno.

- Mi ha ciamata, comandante Algonzo?

- Grana. Chiamami con il mio nome. Devo chiederti una cosa. - se Algonzo chiedeva di essere chiamato per nome, stava per accadere qualcosa di serio. - Spinella, ho due biglietti per Disneyland. Vieni con me!

La richiesta di Grana Algonzo era strana e inaspettata. Spinella non sapeva cosa rispondere. Sapeva che il suo vecchio amico provava qualcosa per lei in passato erano usciti insieme qualche volta e Polledro aveva scritto di loro nel suo blog. Ma potevano veramente essere più di vecchi amici? Avrebbe preferito che glielo chiedesse Artemis. Aveva tanto sperato che il suo amico provasse i suoi stessi sentimenti. Però era stanca di aspettare. - Va bene, Grana. Vengo con te a Disneyland.

Disneyland era uno dei pochi posti sopra la superficie in cui il Popolo poteva passeggiare tranquillamente fianco a fianco con gli uomini senza che venissero scoperti. Del resto, la magia era l'attrazione principale del parco.

Ovviamente, prima di partire ne aveva parlato con Polledro e ancora più ovviamente, il centauro aveva spifferato tutto ad Artemis senza farsi pregare. - Sperava che tu provassi qualcosa per lei, Artemis. E noi sappiamo che è così. Quindi... - il centauro non riuscì a finire la frase. Perché il ragazzo aveva iniziato a correre. - Dove vai Fangosetto?

- Devo impedirle di partire. Farò quello che avrei dovuto fare dopo il viaggio indietro nel tempo per salvare Geigei. - urlò continuando a correre. Questo è la mia ultima occasione, pensò. Devo rimediare agli errori del passato. Aspettami, Spinella. Sto arrivando.

Come se avesse sentito il pensiero di Artemis, il capitano Tappo si fermò un attimo fissando Grana Algonzo che l'aspettava sulla soglia della porta. Voleva veramente andare via con Grana? No, si rispose. Ma era la cosa più giusta. Non poteva continuare ad aspettare quel Fangoso. Decise di fermarsi pochi secondi. Sperava che lui arrivasse dicendole di non andare. Le serviva una scusa per restare.

Poi alle sue spalle qualcuno la chiamò. Era lui. Era il suo Arty. - No! Spinella. Ti prego. Non andare.

- Perché Arty? Dammi un buon motivo per restare.

- Perché io... - Artemis non aveva mai detto nulla di simile. Solo quando la sua doppia personalità aveva preso il possesso di lui. Era più difficile di quanto pensasse. Eppure non riusciva a capire. Era un genio. Conosceva Spinella da nove anni, se si consideravano i tre del Limbo. E allora perché non riusciva a dire quelle tre semplici parole? - Io... - niente. Tutto inutile.

- Come immaginavo. - furono le parole amare di Spinella. Ora basta. Era stanca. Non poteva aspettare ancora Artemis. Il suo Arty. Per un'attimo sperò in cuor suo. Poi tornò a voltarsi.

Il capitano Tappo fece per andarsene. Qualcosa, però, le afferrò il polso. Si voltò di scatto e vide Artemis a testa bassa. - Artemis. Cosa vuoi? - gli disse l'elfa incredula.

- Non mi chiami più Arty? Devo essere proprio nei guai. - sussurrò Artemis alzando lo sguardo. I suoi occhi brillavano di un bagliore diverso dal solito.

- Lasciami! Devo andare! - urlò Spinella al ragazzo mentre cercava di distogliere lo sguardo dai suoi occhi. Non poteva correre il rischio di cambiare idea.

- Non andare Spinella! Io ti amo! Non andartene!

Spinella Tappo non riusciva a credere alle sue orecchie. Il ragazzo aveva veramente detto quello che credeva di aver sentito? Aveva veramente detto che l'amava?

La faccia di Grana Algonzo era talmente rossa ed incandescente che ci si sarebbe potuto cucinare sopra. Artemis Fowl non poteva rubarle l'elfa davanti gli occhi!

- Ar...- prima che Spinella potesse continuare s'interruppe. Artemis era pericolosamente vicino a lei.

Senza pensarci due volte, Artemis si avvicinò a Spinella portando il loro visi alla stessa altezza. Sentiva che il coraggio lo stesse per abbandonare. Allora chiuse gli occhi e seguì il suo istinto. Baciò Spinella. Fece quello che da anni desiderava fare. Non gli importava nulla delle conseguenze.

Intanto Grana stava dando in escandescenze. Alla vista del bacio, si calmò. Inutile sbraitare o gettare tutto all'aria. Ormai non avrebbe potuto fare nulla per far tornare Spinella da lui. Si calmò e se ne andò via. Pronunciò un'ultima frase – Ma del resto cosa mi aspettavo? Tu sei Artemis Fowl. - come sempre con fare teatrale. Non pensava che il giovane Fowl lo sentisse. Invece si sbagliava. Artemis aveva sentito benissimo le parole del comandante Algonzo e non le avrebbe mai dimenticate.

 

Nucleo Sezione Otto, Quartier Generale, Sottosuolo. Giorni d'oggi.

 

Tutti erano entrati in azione lasciando Artemis e Grana da soli nel nucleo della Sezione Otto. Al momento gli agenti operativi della Squadra 1 erano su due navette diretti in superficie e Polledro avrebbe impiegato dici minuti per tornare alla sua postazione. Quello era il momento giusto per parlare. C'erano alcune questioni irrisolte tra l'umano e l'elfo.

- Hai usato le stesse parole di quel giorno. Perché? - chiese freddo Artemis chiudendo le comunicazioni.

- Non credevo potessi sentire. Beh, allora penso che non posso più comportarmi come se niente fosse. Sai, Fowl, quel giorno me l'hai rubata.

- Algonzo, sai benissimo che Spinella non sarebbe mai stata tua. Si è affezionata a me sin da quando dopo averla rapita e ho restituito metà del riscatto per la guarigione di mia madre. Non ho ancora capito quando il suo affetto per me si è tramutato in amore. Forse quando siamo tornati indietro nel tempo.

- D'Arvit Fowl! Perchè devi sempre avere ragione? Lascia anche a noi comui mortali il piacere di avere ragione!

- Comandante Algonzo, le chiedo ufficialmente scusa. Non avevo il diritto di rubarle il capitano Tappo quel giorno. - la voce di Artemis sembrava veramente dispiaciuta.

- Io...accetto le scuse – balbettò Grana incredulo. - E comunque, ammetto di dover porgerti anchio le mie scuse, Fangosetto. Insomma, voglio dire, sono passati otto aani da quel giorno. E poi ormai tu e Spinella siete sposati ed avete due figli. Ti chiedo scusa, Artemis.

Artemis non riusciva neanche più a ricordare l'ultima volta che Grana Algonzo lo aveva chiamato per nome. Era quasi commosso. Conservò quel prezioso ricordo in angolo della propria mente. Nei giorni a seguire lo avrebbe tirato fuori e se lo sarebbe gustato. - Allora siamo amici?

- Amici, Fangosetto? Ma vorrei scherzare! - fu la risposta di Algonzo. Poi l'elfo ammiccò. - Diciamo solo che ti preferisco ad una smoccorana.

 

Beckett e Myles erano in viaggio su una navetta ultra tecnologica diretti verso la superficie. Pochi istanti prima Polledri li aveva muniti di una valigetta argentea ciascuno. - Queste valigette contengono la vostra unica speranza di vita. - aveva detto serio. Troppo serio per il lui. - Contine le ultime tute per la Sezione Otto. Sono ignifughe e termiche. Sono interamente composte di microfibre in grado di flettersi per attutire i colpi e le eventuali esplosioni...dovreste essere a prova delle palle di fuoco dei goblin, ma anche se non vi arrostirete farà comunque male. Inoltre avete anche delle ali di ultima generazione ma andateci piano. Potreste perdere il controllo. Per concludere, avete una Neutrino 6000 ciascuno ed un elmetto. Ovvimente una tecnologia superiore anche a quella della LEP. Io sarò sempre in contatto con voi. Auguri!

A ripensarci, ai gemelli parvero strane le parole di Polledro. Non le spiegazioni sull'attrezzatura o il fatto di essersi vantato della sua tecnologia. Ma quell' "auguri" era sospetto. In base ai dati che avevano raccolto, di solito l'unica a cui il centauro dimostrava affetto era Spinella. Ma ci avrebbero ripensato dopo. Ora avevano cosa più importanti a cui pensare. Accesero il computer della navetta. Sullo schermo comparvero Polledro, Artemis ed il comandante Algonzo.

- Dove sono gli altri? - si fecero eco Beckett e Myles.

- Mi dispiace, ma non potrete cotare su di loro. Sono in missione. Non penserete mica che in tutto il mondo ci sia una sola emergenza al giorno. Abbiamo operazioni di continuo! - rispose prontamente Algonzo. I due non dovevano sapere di essere coperti nel caso avessero sbagliato. Dovevano pensare che tutto fosse nelle loro mani.

- Allora, cadetti. Sto per darvi informazioni importanti sulla missione. Prestate attenzione. - s'intromis Artemis. Il tono distaccato e formale. Del resto, erano in missione.

I due fratelli gemelli si guardarono l'un l'altro e annuirono decisi. Dovevano comportarsi come dei veri agenti.

- Il troll ed il goblin hanno risalito il pozzo E37 e quindi ora si trovano in Sicilia. Dalle mappe risultqa che si stanno dirigendo verso un paesino di nome Enna. Ci sono pochi abitanti, ma dobbiamo evitare ogni contatto. Intesi?

Un'altro cenno d'assenso.

- Bene. Sarete lì tra circa ventitre minuti. Polledro terrà sempre aperta una linea di comunicazione con voi. Quindi se avete qualcosa da chiedere siete libero di farlo in qualsiasi momento.

- In questo caso io avrei una domanda. Polledro, perché prima ci hai fatto gli auguri?

- Mio figlio ha quasi la vostra stessa età. Ho pensato che ci sarebbe potuto essere lui. E poi, solo domande sulla missione!

- Ricevuto Polledro.

Beckett spense il computer. Per i prossimi ventitre minuti erano liber di fare quello che desideravano. O meglio, quello che era concesso loro stando in una navetta con spazio abbastanza ristretto. Sia Beckett che Myles ebbere uno stesso pensiero: aggiornare i loro diari. Non volevano correre il rischio di dimenticare anche il minimo particolare della loro avventura. Senza perdere altro tempo, ognuno accedette al proprio computer dagli elmetti. Erano comode le tastiere virtuali. Certo, erano scritte in gnomico, ma lo avevano imparato dopo che Spinella lo aveva fatto notare loro. Non dovevano più commettere un errore simile.

 

estratto dal diario di beckett fowl.

Dischetto 1. non in codice,

 

Io sto andando incontro a morte certa. Nel caso muoia, voglio lasciare la mia ricetta di Espresso e Melassa ai miei genitori. Potrebbero ottenere il brevetto come anti-sonnifero. Non posso credere che sto per andare a lottare contro un troll ed un goblin con mio fratello Myles. Abbiamo dalla nostra la tecnoligia del Popolo. Ma dubito che una tuta possa salvarci. Forse dal goblin, ma non dal troll. Io e Myles dovremo fare affidamento sulle nostre menti. Il mio gemello non mi ha ancora detto nulla, ma credo di aver già capito. È ovvio che sara lui la mente ed è ovvio che sarò io il braccio. Lui odia le attività fisiche mentre io ne sono innamorato.

Beh, comunque dubito fortemente che ne usciremo vivi. Fino ad ora solo Domovoi Leale e Spinella Tappo hanno sconfitto un troll da soli. Eppure mi dispiace molto. C'erano diverse cosa che avevo annotato mentalmente nella lista delle cose da fare. Alcune aggiunte di recente. Tipo vedere crescere i miei nipotini Coral e Orion. Ma se sopravvivo, la cosa che devo immediatamente fare è conoscere quella Samanta Gambino. Anche lei è un'umana che lavora nella Sezione Otto. Da quel poco che ho letto da i file di Polledro, ha sedici anni ed è nata a Palermo. Palermo. Sono già stato in quella città. È il capoluogo della Sicilia, una regione del Sud dell'Italia. Lo stesso posto in cui sto andando ora. Non ho mai avuto tempo di visitare bene questa regione. Se sopravvivo in futuro prometto che lo farò.

Ma cos'è questa strana sensazione? Non la sentivo da anni ormai. Ho capito cos'è. Non pensavo l'avrei riprovata. Paura. Io Beckett Fowl ho paura. Beh, del resto sto andando incontro alla morte. Devo essere folle oltre che spaventato. Ma che mi è saltato in mente? Un troll ed un goblin? Spero di uscirne intero...

 

estratto dal diario di myles fowl.

Dischetto 4. in codice,

 

Al momento mi trovo su una navetta dotata di unatecnologia sopra ogni immaginazione. Sono diretto in Sicilia. Un troll ed un goblin hanno risalito il pozzo E37 ed hanno raggiunto la superficie. Al momento si dirigono verso Enna. Io e Beckett non dobbiamo permettere che raggiungano quel paesino. Per ora non ho detto nulla al mio gemello, ma sono convinto che abbia intuito. Fa il duro, ma in fondo non lo è affatto. Durante l'operazione lui covrebbe essere il braccio. In tal caso lui correrebbe molti, troppi, rischi. Io non intendo permetterlo. Stiamo per lottare contro un troll ed un goblin. Due creature spaventose. E se è così metà di questo è a causa mia. Non posso permettere che lui rischi la vita a causa mia. C'è già una mente in questa operazione. Polledro. Entrambi saremo il braccio. O le braccia in questo caso. Se lo lasciassi andare avanti i miei genitori non me lo perdonerebbero mai. I miei genitori. Mi sento in colpa. Non abbiamo pensato a loro. Se io e Beckett dovessimo morire loro ne soffrirebbero molto.

 

Campagne nei pressi di Enna. Sicilia. Italia.

 

La luna piena si stagliava nel cielo siciliano. Ormai l'alba stava per giungere. Mancava all'incirca un'ora. Per quel momento tutto sarebbe dovuto essere sistemato. Beckett e Myles si erano immediatamente messi alla ricerca delle spaventose creature fuggitive. Non avevano impiegato molto tempo per manovrare le ali ed ora si godevano il volo. Per quanto si possa rilassare qualcuno che sta per avere uno scontro ravvicinato con un troll ed un goblin.

Non fu necessario controllare la mappa per trovare i due fuggitivi. Bastò seguire la scia di distruzione. Il goblin aveva incendiato diversi alberi. - Polledro. Ci pensi tu a quelli? - chiese nel microfono Myles puntando la minicam dell'elmetto sugli alberi in fiamme.

- Non preoccupatevi. Ho un paio di satelliti lì vicino. Sarà sufficente inviare una segnalazione anonima alla forestale. - la voce del centauro era cristallina. Come se in quel momento stesse accanto ai due cadetti.

- Cadetto Myles! Urla. Case prima del paese. - Beckett non articolò le frasi. Non c'era tempo.

I due gemelli accellerarono. In poco meno di dieci secondi sotto i loro si aprì un panorama terrificante. Un'incendio che si allargava per oltre settecento metri stava per raggiungere le prime case del paese. Quelle più isolate dalle altre. Come se già così la situazione non fosse messa male, il troll stava avanzando demolendo ogni cosa capitasse lungo il suo cammino. Era accecato dall'incendio che proseguiva con lui. La situazione era disperata. La prima casa stava per essere ridotta in cenere, se prima il troll non l'avesse demolita. L'enorme creatura buttò giù un'intera parete con un'enorme e peloso braccio. Ormai era impossibile evitare il contatto. Si poteva solo tentare di limitarlo. La stanza appena scoperchiata sembrava vuota. Bene, pensarono i gemelli. Scoprirono presto di sbagliarsi. Da un'angolino buio si levò un grido di terrore. - Mamma! Aiuto!

 

Dal nucleo della Sezione Otto il panorama non era certo migliore. Polledro e Artemis avevano creato un'ologramma utilizzando le diverse inquadrature degli elmetti dei due cadetti e le immagini dei satelliti puntati in quel punto. Ed ora il comandante Algonzo ci stava passeggiando in mezzo nervosamente. - Apritemi un collegamento con i cadetti! - sbraitò. - Ora!

In pochissimi istanti Polledro aprì una linea con Beckett e Myles. - Cadetti. Qui è il comandante Algonzo. Abbattere il goblin come prima cosa. Ripeto. Abbettere il go...

Prima che Grana terminasse di ripetere l'ordine un urlo impaurito risuonò nell'altoparlante. - Mamma! Aiuto! - provenivano dalla stanza apparentemente vuota che il troll aveva appena scoperchiato.

- Artemis! Zumma sull'immagine! - latrò il comandante.

Le telecamere con il filtro a visione notturna mostrarono un bambino tremante in un angolo buio della stanza. Anche qusto non contribuì a migliorare la situazione. Poi i cadetti presero una decisione. - D'Arvit! - imprecarono all'unisono Grana, Artemis e Polledro.

 

C'era poco tempo per pensare. Bisognava prendere una decisione fondamentale per l'esito della missione. E alla svelta. Senza pensarci due volte, Beckett e Myles si tuffarono nel buio. Come prima cosa dovevano mettere in salvo il bambino.

Beckett, fratello, pensò Myles mentre si fiondava nel vuoto, è arrivato il mio momento. Potrò dimostrare a me stesso di essere alla tua altezza.

Myles, pensò invece Beckett. So cosa vuoi fare. Non ti fermerò. Ti appoggerò. - Cadetto Myles. Devo salvare quel bambino. - disse nel microfono. Aveva enfatizzato quel devo sperando che il fratello capisse.

- Tu entra là dentro. Io ti copro. - rispose Myles. Non gli era sfuggita l'enfatizzazione del fratello.

- Cadetto, solo il goblin. Entro nella stanza. Metto al sicuro il bambino. Poi torno e ci occupiamo del troll.

- Ricevuto.

Beckett e Myles non potevano schermarsi, ma potevano liberamente confondersi tra gli umani. Inoltre, per volare senza essere notati, la tuta era stata realizzata con lo stesso tessuto di un telo mimetico. Quindi quando i due cadetti si stagliarono nel buio della notte apparirono come uno scintillio confuso.

 

Nel nucleo della Sezione Otto non c'erano più tre persone. Se ne erano aggiunte altre due. La porta si aprì lasciando entrare l'agente MP15 e l'agente SG16. Questi due agenti erano conosciute anche come Minerva Paradizo e Samanta Gambino. Si trovavano lì perché avevano un'appuntamento con il comandante Algonzo. Dovevano discutere di una nuova sperimentazione che loro stesse avrebbero giudato. Nella fretta del momento, Gran Algonzo si era dimenticato di rimandare quell'appuntamento. Non appena le ragazze entrarono videro Artemis e Polledro davanti ad uno schermo ed il comandante che passeggiava dentro un'ologramma. Sembrava a dir poco nervoso. - Comandante, Siamo venute per l'appuntamento. - informò Minerva l'elfo che ancora non aveva smesso di camminare.

- Agente Paradizo. Agente Gambino. Mi ero dimenticato di voi. Come potete notare con i vostri occhi siamo nel bel mezzo di un'emergenza.

- Signore...ehm, potremmo restare, signore? - fu la domanda di Samanta. Era troppo curiosa di scoprire cosa accadeva.

- Ormai siete qui. - fu l'unica risposta che ottennero.

Dagli altoparlanti uscirono delle voci e le due ragazze si piazzarono davanti gli schermi. - Cadetto Myles. Devo salvare quel bambino. - diceva uno. La voce perfettamente calma.

- Tu entra là dentro. Io ti copro. - rispose l'altro. Anche lui con la voce calma.

- Cadetto, solo il goblin. Entro nella stanza. Metto al sicuro il bambino. Poi torno e ci occupiamo del troll.

- Ricevuto.

La comunicazione si interrompeva in quel modo. Minerva e Samanta non impiegarono molto a capire la situazione. - Quelli sono dei folli! - quasi urlò Minerva.

- Suonati come delle campane! - aggiunse Samanta.

Il comandante Algonzo finalmente si fermò e fissò i cadetti che aveva mandato allo sbaraglio. - No. Quei due sono gli agenti BF14 e MF14. Se ne escono vivi, ovviamente.

Sul viso di Artemis comparve rapido un sorrisetto da vampiro. - E sicuramente non c'è motivo che lo sappiano prima del tempo, dico bene comandante?

Minerva e Samanta non riuscivano a distogliere lo sguardo dallo schermo quello che stavano vedendo non poteva essere vero. Quei due misteriosi ragazzi si stavano scoprendo ad un troll ed un goblin per salvare un bambino.

- O sono folli... - iniziò la francese.

- O sono eroi... - concluse l'italiana.

 

Beckett si precipitò nella stanza buia scoperchiata dal troll furioso. Azionò gli occhiali a visione notturna e si avvicinò al bambino che tremava impaurito. - Ciao Giuseppe. Non avere paura. Sono l'omino dei sogni. Sai chi sono? - il bimbo annuì. Tutti i bambini sapevano che l'omino del sonno era la creatura magica che ti faceva addormentare e che proteggeva i sogni. Ad un cenno d'assenso, Beckett continuò. - Sono qui per proteggere il tuo sogno. Vieni con me e ti porterò via da questi brutti mostri. Ti porterò in una foresta magica così potrai tornare a dormire e quando ti sveglierai ti renderai conto che questo è stato un brutto sogno. - la voce del ragazzo era dolce ed i suoi splendidi occhi verdi tranquillizzavano chiunque ci si specchiasse.

Nel frattempo Myles si mise davanti alla stanza. Impostò il raggio della Neutrino 6000 su stordisci. Era sufficiente addormentare il goblin. Lo puntò verso il bersaglio e prese la mira. In quel momento una palla di fuoco lanciata dal goblin lo colpì. Polledro aveva ragione. La divisa della Sezione Otto lo aveva protetto della palla di fuoco, ma faceva male lo stesso. Cercò di sopportare il dolore e fece fuoco. La sua mira non era stata perfetta, ma prese lo stesso in pieno l'obiettivo. Il goblin piroettò mentre le ali, che evidentemente aveva rubato ad un antiquarie perché erano molto vecchie, si bruciavano lente. - Ehi, cadetto Beckett. Sei ancora l'omino del sonno o puoi tornare ad essere un cadetto? Sai, c'è un troll qui che aspetta solodi essere cotto a puntino.

- Divertente cadetto Myles. Sul serio, non mi sembra il momento per dell'ironia. Comunque sono davanti a te. Pronto a servire la colazione.

In quello stesso momento il troll alzò un piede enorme per proseguire la sua avanzata. Troppo stupido per rendersi conto che il suo compagno era stato catturato. Troppo accecato per vedere due cadetti della Sezione Otto ai suoi lati che lo puntavano. Per evitare che l'ultimo fuggiasco distruggesse la casa dinnanzi a lui, Beckett accese al massimo la luce sul suo elmetto e sparò in faccia al troll 4000 watt di luce. Intanto Myles accese il sonar dell'elmetto. Chiuse i microfoni e gli auricolari e s'infilò un rotondino d'ovatta in bocca. Il gemello fece la stessa cosa. Dall'elmetto del cadetto Myles uscì un suono terribilmente acuto. Il troll barcollò a cadde a terra. Beckett e Myles si affrettarono a legare i due fuggiaschi con delle funi infrangibili. Persino a prova di troll. - Certo che è stato più facile del previsto... - fu il commento Beckett.

- Però abbiamo lasciato un po' di briciole... - disse Myles guardando l'incendio ancora indomato e la parete frantumata.

- Non vi preoccupate. A questo ho già pensato io. Una squadra è già lì. Sarà tutto sistemato per l'alba. Tornate al Quartier Generale. Vi aspetto. - gracchiò Polledro negli auricolari dei ragazzi.

- E anche oggi siamo sopravvissuti! - sbuffarono Beckett e Myles Fowl. Erano esausti, ma vivi.

 

Lo schermo stava proiettando immagini incredibili. I due cadetti erano riusciti ad abbattere un goblin ed un troll. Salvando anche il bambino impaurito. - Certo che è stato più facile del previsto... - disse il primo.

Artemis si ricordò di Minerva e Samanta. - Lui è Beckett Fowl. Nuovo agente della Sezione Otto.

- Però abbiamo lasciato un po' di briciole... - disse l'altro.

Anche questa volta Artemis fu pronto a spiegare. - E lui invece è Myles Fowl. Anche lui nuovo agente.

- Non vi preoccupate. A questo ho già pensato io. Una squadra è già lì. Sarà tutto sistemato per l'alba. Tornate al Quartier Generale. Vi aspetto. - li informò Polledro. - Squadra 1. Mi sentite? Sistemate quel disastro. Venti minuti.

- Abbiamo deciso. Quelli sono dei folli. - dissero Samanta e Minerva facendosi eco.

Le due si guardarono negli occhi sorprese di aver detto la stessa cosa. - No. - bisbigliarono in modo da non essere sentite eccetto l'una dall'altra. - Sono degli eroi.

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Capitolo 7
*** 6. Parlami un po' di te ***


 

Questo capitolo lo dedico a tutti coloro che leggono e recensiscono questa fan fiction. Scusate per il ritardo ma ultimamante non ho molto tempo per scrivere. Grazie ancora per aver atteso!

 

CAPITOLO 6

PARLAMI UN PO' DI TE

 

 

Navetta verso Cantuccio

 

Beckett e Myles si trovavano a bordo della navetta che li aveva portati in superficie. Questa volta, però, stavano facendo ritorno al Quartier Generale. Sapevano di essere diventati degli agenti della Sezione Otto. Avevano superato l'esame. Ma la cosa più importante per loro era essere sopravvissuti. Come per il viaggio di andata, anche nel viaggio di ritorno i due ragazzi ebbero molto tempo libero a disposizione. - Che bello essere vivi! Vero, Myles? - aveva esclamato Beckett prendendo una bottiglia d'acqua minerale del frigo.

Ma il fratello non aveva risposto subito. Stava davanti ad un computer. Dopo pochi istanti si voltò. Il volto scuro. - Fratello, non pensavi che tornassimo vivi. Avevi...paura. Paura di morire... - la voce calma e cristallina.

- Sì. Non te l'ho detto perché non volevo farti caricare la mia ansia. Però sapevo che avresti letto il mio diario.

Myles annuì. Come sempre Beckett voleva sembrare forte anche se non lo era in realtà. - Comunque c'è una cosa interessante. Mi riferisco alla lista delle cose da fare se fossi sopravvissuto. - Beckett trasalì. - Hai scritto che avresti dovuto immediatamente conoscere Samanta Gambino.

- Già. Ma sai, durante gli ultimi istanti di vita si dicono, o si scrivono, cose che non si pensa davvero.

- Ma non farmi ridere! Immagino che ti comporterai come ti comporti con tutte le ragazze. - prese un po' di fiato. Non era abituato a certi discorsi. - io non sono un'esperto. Anzi penso di non sapere quasi nulla sull'argomento. Però vorrei provare a dirti una cosa. - un'altra pausa. Decisamente troppo complicato dare consigli sulle ragazze, pensò. - Fratello, prova a mostrare come sei veramente. Tanto se va male, qualla ragazza abita sotto la crosta terrestre! A chi lo direbbe?

Gli occhi verdi di Beckett si illuminarono come se avesse avuto una brillante intuizione. - Non ci credo. - scandì bene ogni parola per creare un'effetto migliore. - Myles Fowl che mi da consigli sulle ragazze! Che la famigerata pubertà da lui tanto temuta e combattuta lo abbia colpito? - gracchiò il ragazzo con superiorità. Accadeva raramente con il gemello.

Myles arrossì. Non riuscì ad evitarlo. Stava ripensando ad una persona conosciuta da poco tempo. - Diciamo che potrei arrendermi da un momento all'altro.

- E chi è la povera sventurata che ha fatto breccia nel cuore del mio gemello? - Beckett era scoppiato a ridere.

A quel punto Myles arrossì ancora di più. I penetranti occhi verdi lucidi per l'imbarazzo. - Promettimi che non riderai... - balbettò. In cuor suo sapeva che tanto il fratello avrebbe riso lo stesso. - Minerva Paradizo.

Contro ogni aspettativa, Beckett Fowl si fece serio. Troppo serio. - Myles. Facciamo un patto. Sappiamo entrambi di essere troppo codardi per parlare a quelle ragazze. Credo che in questo abbiamo preso da Artemis. - un cenno d'assenso da parte di Myles lo spronò a continuare. - Allora, ognuno di noi si impegnerà a provare almeno di parlate con quelle ragazze. Ok?

Per suggellare il patto, i gemelli Fowl si strinsero la mano. Sciocco, pensò Myles. Sono stato uno sciocco ad accettare la proposta di Beckett. Non potrò mai riuscirci!

Ragazze, pensò invece Beckett. Ho perso il conto di quante ragazze mi venivano dietro. Eppure perchè ho la sensazione che questa volta sarà diverso?

I due fratelli furono bruscamente distolti dai loro pensieri. La navetta aveva sobbalzato e poi si era fermata. Le porte si aprirono e trovarono davanti a loro Artemis e Polledro. - Non avrei mai creduto che avreste abbattuto un troll ed un goblin da soli... - disse il primo sorpreso e allo stesso tempo orgoglioso dei suoi fratellini.

- Se è per questo, io non pensavo neanche che sarebbero riusciti a sopravvivere! - aggiunse il centauro.

Beckett e Myles uscirono dalla navetta. Anche se era stata costruita appositamente per gli umani, furono felici di uscirne.

Due voci femminili parlarono all'unisono. - Allora siete voi i folli di poco fa.

 

Incredibile. Ancora nessuno riusciva a crederci. Quello che avevano fatti i due gemelli Fowl era impensabile per chiunque. Apparte loro solo altre due persone erano riuscite ad abbattere un troll da sole. Ora i due ragazzi stavano facendo ritorno al Quartier Generale. Il comandante Grana Algonzo decise di chiudersi immediatamente nel suo ufficio per iniziare a compilare le solite scartoffie. Due nuovi agenti significavano il doppio delle scartoffie.

Nel frattempo Artemis e Polledro spensero il computer e si diressero verso il terminal della Sezione Otto. Samanta e Minerva li seguirono rapide. Morivano dalla curiosità di conoscere quei ragazzi tanto folli quanto eroi. Avevano rischiato le proprie vite per salvare quel bambino. Però non lo avrebbero mai ammesso. Erano troppo orgogliose.

Improvvisamente le due ragazze si fermarono distaccandosi di qualche metro da Artemis e Polledro. Ormai erano diventate buone amiche. Loro due erano le uniche femmine umane che abitavano sotto la superficie. Però un dubbio le aveva colpite. - Samanta, sai che noi siamo amiche e che ci capiamo anche senza parlare? - chiese Minerva all'amica.

- Certo Minerva. E penso di averti capita, appunto. I folli. - rispose spaventata l'altra ragazza.

- Ok. Non ci preoccupiamo. Al tre diciamo il nome.

Samanta annuì.

Uno...

Due...

Tre...

- Beckett!!! - quasi urlò Samanta.

- Myles!!! - disse con forza Minerva.

Poi, le due ragazze si gurdarono negli occhi. Tirarono un sospiro di sollievo. Avevano appensa scampato una catastrofe. Stavano per parlare, ma un rumore sovrastò le loro voci. Una navetta era appena arrivata. Le porte si aprirono lasciando intravedere due figure alte e slanciate. Immediatamente, furono assaliti da Artemis e Polledro. - Non avrei mai creduto che avreste abbattuto un troll ed un goblin da soli... - disse il primo.

- Se è per questo, io non pensavo neanche che sarebbero riusciti a sopravvivere! - aggiunse il centauro.

Beckett e Myles uscirono dalla navetta. Anche se era stata costruita appositamente per gli umani, sembravano molto felici di uscirne.

Minerva e Samanta si presero di coraggio. - Allora siete vo'i i folli di poco fa. - dissero all'unisono.

Allora i ragazzi si voltarono verso le voci e sorrisero come risposta. I cuori di entrambe le ragazze persero un battito. Ma perchè? Si chiesero in silenzio.

 

Beckett e Myles furono travolti da un'emozione nuova. Non poterono fare altro che voltarsi. Voltarsi verso le voci e sorridere. Allora si ricordarono del patto che avevano stretto poco prima. Quindi si ripromisero che appena Polledro e Artemis se ne sarebbero andati avrebbero parlato con Minerva e Samanta. Però non davanti a quei due. Si sarebbero sentiti troppo in imbarazzo. - Il comandante Algonzo? - chiesero all'unisono.

- Sono nel mio ufficio sommerso dalle scartoffie. Più tardi passate da me! - gracchiò una voce nell'altoparlante. Poi continuò. - Polledro! Artemis! Che ci fate lì? Tornate subito al vostro lavoro! Vi siete dimenticati che la Squadra 1 è ancora in missione? - sbraitò.

Senza fiatare, i due se ne andarono a testa bassa. Sempre meglio non fare innervosire Grana Algonzo quando è sommerso dalle scartoffie. Finalmente i gemelli Fowl erano rimasti soli con Minerva e Samanta.

- Samanta, ti va di accompagnarmi a visitare la centrale? - chiese tranquillamente Beckett.

La ragazza non si scompose. - Se proprio insisti...

Allora anche Myles si fece coraggio. - Anche a me farebbe piacere visitare il Quartier Generale. Minerva saresti così gentile da farmi da cicerone?

- Ho fama di essere ospitale, quindi... - fu la risposta un po' vaga della francese.

Senza dire altro, i quattro uscirono dal terminal e poi si divisero prendendo direzioni opposte.

 

Beckett e Samanta si divisero dagli altri due. Iniziarono il giro dall'atrio. - Bene. Allora. Questo è l'atrio. Qui abbiamo lo smistamento chiamate con la centralina di Polledro. Inoltre c'è anche l'ingresso ai vari terminal ed un'ascensore. Ah, una cosa strana. Nell'atrio si trova anche un bar. Nessuno sa perchè, ma c'è. - spiegò la ragazza soffermandosi davanti al bar.

- Entriamo? - chiese allora il ragazzo impaziente.

L'italiana scosse la testa e si avvicinò all'ascensore. - No. Ora ti porto nel posto più importante del Quartier Generale. Vedi, l'ascensore ti porta dove vuoi andare. Uno dei miei primi giorni ero stanca. Stanca di non poter tornare su. Quindi sono entrata nell'ascensore ed ho detto di voler andare in un posto come la superficie.

- E allora? - domandò Beckett entrando nell'ascensore.

- Ora vedrai. Portami nella stanza che non esiste. - ordinò la ragazza all'ascensore, che cominciò a muoversi.

Le porte dell'ascensore si riaprirono pochi istanti dopo che la destinazione era stata selezionata. I due giovani si trovarono davanti una stanza buia con qualche pianta, un'enorme schermo a parete e una panchina piazzata davanti. Samanta fece sedere Beckett sulla panchina e poi si accomodò di fianco a lui. Afferrò un telecomando e premette un pulsante. Ci fu un pigolio, poi la ragazza parlò. - Irlanda, campi vicino Dublino.

Un altopalrante scalpitò. Poi lo schermo a parete davanti a loro si illuminò. In una frazione di secondo, l'immagine delle verdi colline irlandesi apparì sotto gli occhi dei due giovani accompagnata dai suoni cristallini della natura.

- Questa è la tua terra, Beckett? - domandò Samanta. I suoi occhi erano persi nella proiezione di quel panorama.

- Già. L'Irlanda. - sbuffò. - Mi mancherà moltissimo. Però non mi pento di quello che ho fatto.

Samanta distolse un attimo lo sguardo dallo schermo per spostare la sua attenzione sul ragazzo. Un attimo, poi tornò a fissare le verdi colline. - Come mai hai deciso di venire qua?

Beckett appoggiò il mento sul palmo della mano. - Verità. Io e Myles eravamo stanchi di sentirci mentire. Quindi abbiamo decifrato il diario di Artemis. Abbiamo finto di rapire Spinella Tappo. Siamo venuti qui. Ci hanno spiegato tutto e per non perdere di nuovo la nostra famiglia, io e mio fratello abbiamo deciso di entrare nella Sezione Otto.

Samanta si voltò a guardare negli occhi l'irlandese e lui le ricambiò lo sguardo. Perché è così bello parlare con lei, si chiese il giovane Fowl. - E tu come mai sei qui? - disse tentando di distogliersi dai suoi pensieri.

- Ci sono molti misteri sulla faccia della terra. Forse un giorno ti racconterò il mio...quello che mi ha portata qui.

- Perché dovrei aspettare? Io non ho impegni ora. Posso ascoltarti.

- Sai, è una storia molto lunga...

- Di norma non sono un buon ascoltatore. Però mi piace sentirti raccontare.

La ragazza non era abituata ad essere ascoltata. Sorrise a Beckett che si era messo di fianco a lei.- Davvero ti piace sentirmi parlare?

- Fidati di me. In questo momento non avrei voglia di fare nient'altro. - La rassicurò il giovane Fowl con voce dolce. Senza rendersene conto si era perso negli occhi della ragazza che gli parlava. Samanta ha degli occhi stupendi, si era ritrovato a pensare improvvisamente. Ma cosa mi salta in mente? Io sono Beckett Fowl!

- Beh, in effetti non è una storia molto lunga. Lo dico solo per dare un morivo per svignarsela a chi fa finta di volermi ascoltare. Ma tu...non sei andato via! - si sistemò timidamente una ciocca dei lunghi capelli dietro l'orecchio sinistro. - Vedi, io sono nata e cresciuta in Sicilia, una regione del Sud d'Italia. Come immagino tu sappia, vi sono state molte colonizzazioni. Una di queste è stata da parte dei greci. In eredità, essi ci hanno lasciato molti tesori, tra cui i templi. Mi affascinavano molto i templi greci. Così, tre anni fa mia zia mi portò a fare un viaggio in Grecia. Una volta lì fui circondata dai miti greci e decisi di avventurarmi sul Monte Olimpo. - in quell'istante trasalì. - Evito di dirti i particolari. Preferisco non ricordare quello che successe. Comunque, trovai un villaggio nascosto del Popolo e dopo altri fatti non tutti piacevoli, mi portarono qui.

Beckett fremeva dalla curiosità. - E poi? Come mai non ti hanno sottoposta allo spazzamente?

- Genio. Hanno scoperto che sono un genio e che...ehm, avevo sempre...ecco, desiderato di salvere il mondo. Non lo dire a nessuno, però!

Il giovane Fowl era entrato in un mondo tutto suo. Fu riportato alla realtà dal vibrare del suo cellulare. Un messaggio da Artemis. Gli chiedeva di raggiungerlo subito. - Mi dispiace molto Samanta ma mio fratello mi ha detto di raggiungerlo immediatamente. Ma non pensare di cavartela così facilmente. Noi due non abbiamo finito d parlare! Ci vediamo tra un'ora al bar anche se non ho capitocosa ci faccia un bar nel Quartier Generale della Sezione Otto. - gridò Beckett a Samanta correndo verso l'ascensore che lo avrebbe portato al Nucleo della centrale.

- Ti aspetterò, Beckett. - disse dolcemente la ragazza in un sussurro flebile. - Non mancare.

 

Minerva guidò Myles per il primo piano della Sezione Otto. Era un salone grigio con un via vai continuo di gente. Creature del Popolo vestiti con camici bianchi davano le direttive. - Ok. Questo è il primo piano del Quartier Generale. Qui gli scienziati dirigono i loro progetti. È ovvio che vi sono gli scienziati di basso livello o esperimenti di spessore irrilevante. Sia io che Samanta non lavoriamo in questo piano. - spiegò la ragazza enfatizzando l'ultima frase. Non voleva che il giovane Fowl pensasse che lei fosse una di poco conto nella sezione.

- Oh. Allora sei una persona importante nonostante il fatto che tu sia un'umana. - Myles sfoderò uno dei suoi sorrisi più affascinanti. - Bene. Ora dove andiamo? Mi porti a visitare il tuo luogo di lavoro?

Minerva si accostò all'ascensore e premette un pulsante. Le porte si aprirono quasi immediatamente. - No. Ora vedrai il mio posto preferito. Vieni srigati!

I due giovani si precipitarono all'interno di un'ascensore che li condusse in una taverna. Una volta uscita dall'ascensore, Minerva si avvicinò ad una porticina e l'aprì con un codice complesso. - Guarda e dimmi che ne pensi!

Myles Fowl rimase esterrefatto davanti alla vista del luogo che gli si prospettava dinnanzi. Era un giardino che ricordava molto l'Irlanda. Non era strano. Del resto gli irlandesi erano gli umani preferiti dal Popolo ed inoltre tutte le creature magiche erano attirate dall'Irlanda. Sullo sfondo di innalzavano dolci colline di un verde smeraldo contornate da un sole che ormai giungeva al tramonto. Poco distante dall'ingresso, c'era un piccolo palco in legno con delle panchine recintanto da una staccionata. Appena al di fuori della staccionata, una sorgente d'acqua pura, di quelle depurate dal Piccolo Popolo, scendeva fino a perdersi in una fontana. Qualunque creatura, persino fatata, avrebbe potuto bere di quell'acqua. Ed è risaputo il fatto che le creature magiche, in particolare gli elfi, non si avvicinino nemmeno ad una qualsiasi cosa che potrebbe essere inquinata. Inoltre c'erano tutti i suoni della natura. Un canto armonioso che si intrecciava ad essa. Myles non potè che rimanere meravigliato da quel giardino. Gli ricordava molto la sua famiglia. La sua casa. - Io non posso crederci. - balbettò.

- Ed io invece penso che dovrai farlo. Vieni accanto a me. - lo esortò Minerva che intanto si era portata accanto alla staccionata. - Dai! Da qui il panorama è stupendo!

Myles si avvicinò lentamente alla ragazza. La francese appoggiò i gomiti alla staccionata ed iniziò a fissare la fontana ed il resto del giardino con occhi sognanti. Allora il giovane Fowl fece lo stesso. Ci fu un breve attimo di silenzio, poi il canto degli uccellini fu spezzato da un dolce sussurro di Minerva. - Vengo qui ogni volta che posso. Mi aiuta a pensare. Inoltre allevia anche la nostalgia da casa. Se vuoi ti do il permesso di entrare nel mio posto segreto quando vorrai! - e dopo aver detto ciò, la quindicenne sorrise gurdando per un'istante il giovane di fianco a lei.

Myles sentì un brivido attraversargli la schiena e scendere fino alle gambe. Possibile che avesse perso il controllo? Lui era sempre stato una persona abbastanza razionale. Ma ora anche il semplice pensare gli veniva difficile. La sua mente aveva iniziato a vagare. Quella ragazza dai lunghi riccioli biondi era molto dolce. Si nascondeva dietro una maschera di sufficienza, ma in realtà era timida e dolce. Quando stava per perdersi nei suoi pensieri, la voce di Minerva squillò come un campanello d'allarme. - Allora. Mi spieghi comehai fatto a sconfiggere un troll ed un goblin solo con tuo fratello?

- Oh, beh. In realtà è stato più semplice di quanto pensassi. Avevo la tecnologia di Polledro dalla mia parte. Avresti dovuto vedere Beckett fingersi l'omino del sonno! - rispose l'irlandese accennando ad una risatina.

La ragazza riprese a guardare l'acqua scorrere nella fontana. - Oh, ma io c'ero. Io e Samanta abbiamo visto tutto insieme a Polledro, Artemis ed il comandante Algonzo. Quei tre non facevano altro che urlare.

- E tu che hai detto?- chiese imbarazzato e curioso Myles.

- Beh, che o eravate dei folli, o eravate degli eroi. - fece un attimo di pausa mentre si sistemava gli occhiali sul naso. - Alla fine ho deciso che eravate dei folli. Avete rischiato di non tornare mai più. Specie quando avete deciso di salvare quel bambino...

- Vedi, Minerva, in quel momento ho cercato di essere il più razionale possibile... - iniziò a spiegare il giovane Fowl sforzandosi invano di non arrossire. - Ma quando ho sentito le urla di quel bimbo, ho sentito che era la cosa giusta da fare. Non serviva la mia razionalità per capirlo.

Minerva Paradizo si voltò per rispondere al giovane di fianco a lei, ma l'unica cosa che riuscì a vedere furono gli occhi del giovane irlandese. Due occhi verdi smeraldo. Due occhi dello stesso colore di quelle colline e dell'Irlanda. Poi Myles parlò. - Signorina Paradizo. Minerva. Ho letto alcune cose su di te nel diario di Artemis. Ma erano pochi dettagli superficiali. Quindi, ti prego. Parlami di te.

La francese volse nuovamente lo sguardo alla fontana. - Devi sapere che... - ma non riuscì a finire la frase. Si sentì vibrare un cellulare. Il cellulare di Myles. Un messaggio da Artemis. Myles lo lesse in tutta fretta. - Mio fratello mi sta cercando. Devo andare. - nella sua voce si intuiva un po' di dispiacere. Poi iniziò a correre. - Ci vediamo fra un'ora al bar della sezione che ho visto venedo qui. Mi devi parlare di te, ricordi? Ah, e mi devi spiegare cosa ci fa un bar nel Quartier Generale di un'organizzazione segreta!

 

Poco dopo Beckett e Myles si ritrovarono nell'ascensore che li avrebbe condotti al nucleo della Sezione Otto. - Allora, fratello. Com'è andata con Minerva? - chiese curioso Beckett al gemello di fianco a lui.

- Ehm...bene... - balbettò Myles in risposta arrossendo. - A te, invece? Come è andata con Samanta?

- Uhm, presumo bene. Difficile a dirsi. È come se Samanta cercasse di nascondere i suoi sentimenri. Come non volesse farmi capire se le piaccio o no. - fu la risposta un po' delusa.

Myles ci pensò su un attimo. - Già. Hai ragione. Anche Minerva si è comportata così. E quando finalmente stava per sciogliersi...

- Arriva il messaggio urgente di Artemis. - concluse l'altro.

I due gemelli Fowl si guardarono sconsolati in faccia. Avevano capito cos'era successo alla fine. - A quell'assurdo bar tra un'ora? - si chiesero l'un l'altro facendosi eco. - Come sospettavo. - risposero all'unisono. Avevano capito che trovandosi nella stessa situazione avevano pensato alla stessa soluzione. La più logica per loro. Decisero che avrebbero risolto quel problema a tempo debito. Ora si sarebbero dovuti concentrare sul messaggio di Artemis.

 

Le porte dell'ascensore si aprirono sibilando. Con fare militaresco, i nuovi agenti BF14 e MF14 fecero il loro ingresso nel nucleo della Sezione Otto. - Agenti. Benvenuti. - li salutò il comandante Algonzo.

Beckett e Myles risposero con un saluto militare. - Ci ha chiamati, signore?

- Vi ho fatto convocare urgentemente per una questione molto delicata. Ne dipende il vostro futuro nella Sezione Otto. Quindi vi chiedo di prendere le mie parole molto seriamente.

- Certo, signore. Come desidera, signore. - anche se erano degli agenti neo-ammessi, Beckett e Myles si comportavano da veri militati. Cosa che piacque molto a Grana Algonzo.

- Dovrete scegliere la squadra a cui appartenere. Sappiate che non c'è solamente la Squadra 1.

I due gemelli si guardarono negli occhi. C'era una cosa che dovevano assolutamente fare prima di decidere la squadra a cui appartenere. Guardarono l'orologio. Mancavano venticinque minuti all'appuntamento con Samanta e Minerva. - Signore. Ci sono concessi sessanta minuti? Dovremmo, ehm...verificare una cosa prima.

- Sessanta minuti. Non uno di più. - il comandante Grana Algonzo fece per andarse, ma a metà strada si voltò livemente. - Ah, agenti. Ricordate che una volta aver scelto, non si torna più indietro. - e si ritirò nel suo ufficio.

Beckett e Myles Fowl guardarono Polledro e Artemis che avevano assitito a tutta la discussione e sbuffarono. - Sempre così teatrale?

- C'è da preoccuparsi quando non lo è. - nitrì Polledro.

- Scusa, Polledro, ma sapresti spiegarmi cosa ci fa un bar nel Quartier Generale di un'agenzia segreta? - chiese Myles.

- Beh, mi sembra ovvio. Dato che questa sezione è segreta, i nostri scienziati non posso uscirsene a fare una passeggiata ogni volta che hanno fame o sete. Quindi abbiamo installato un bar per ogni evenienza.

Artemis decise che era maglio cambiare argomento. - Voi due. Vi informo che io e Polledro abbiamo seguito i vostri spostamenti con le videocamere ed i microfoni. Quindi avete visitato il Quartier Generale con Minerva e Samanta. Sapete, non avevo mai visitato dall'interno le due stanze dove vi siete soffermati a parlare. - si fermò un attimo per dare più effetto al suo discorso. Ne faceva di rado di discorsi del genere e doveva ancora abituarvisi. - Tra circa ventidue minuti al bar. Se volete che vi dia qualche consiglio...

- Scusami, fratellone. Ma ti ricordo che tu sei Artemis sempli-ciotto. E poi – rispose Beckett sfoderando un sorriso malizioso. - Credo che io sia più esperto di te in queste faccende. Ti sei innamorato di una donna e per dirglielo hai aspettato...non so...nove anni?

- Effettivamente, Artemis, ne tu ne il nostro amico centauro qui presente avete le capacità di dare consigli a noi. - concordò Myles con il gemello.

I due erano visibilmente offesi e Artemis dovette trattenere Polledro dal prendere a zoccolate i suoi fratelli. - Almeno ascoltate questo consiglio. - grugnì Polledro. - Non state per andare in missione. Cambiatevi. La tuta della Sezione Otto non è il massimo per gli appuntamenti galanti.

Artemis aprì un cassetto con non curanza e ne tirò fuori un macchinggno azzurro. - Questo è un convertitore di materia. - spiegò facendo scorrere un menù di impostazioni sul piccolo schermo del macchinario. Alla fine scelse l'opzione dell' abbigliamento fangoso e lo passò ai due gemelli Fowl.

Myles selezionò un completo di sartoria blu cielo con una camicia panna ma senza cravatta. Gli fu succiente ordinare di convertire le molecole della tuta nell'abito selezionato per ritrovarsi con undosso il completo. - Comodo. Me ne dovrò procurare uno, prima o poi.

Allora anche Beckett prese il convertitore. Lui decise di indossare un completo composto da pantaloni e giacca blu scuro con sotto una t-shirt nera. Lui non aveva mai sopportato camicia e cravatta. Si sentiva troppo soffocato. In un'attimo anche lui si ritrovò al posto della tuta gli indumenti scleti. - Me ne serve uno per quando sono in ritardo. Risparmierei un sacco di tempo prezioso grazie a questo gioiellino.

 

Appena Minerva e Samanta rimasero sole, si chiamarono a vicenda. Erano certe che se uno dei gemelli Fowl era stato convocato urgentemente, anche l'altro doveva esserlo stato. Si incontrarono quindi davanti l'ingresso del terminal per le navette della Sezione Otto. - Allora? Hai resistito? - chiese la ragazza italiana all'amica.

- Ovvio. Però stavo per cedere quando mi ha chiesto che cosa avevo pensato quando li abbiamo visti mentre lottavano con il troll. Ho rischiato di dirgli che pensavo fosse un'eroe. - rispose la francese.

- Già. Anche io ho rischiato di farlo. Per fortuna lo hanno convocato prima che gli dicessi tutto. Mi aveva chiesto di parlargli di me.

Minerva gurdò Samanta negli occhi. - Anche Myles me lo ha chiesto. Poi mi ha dato appuntamento... - si fermò un'attimo.

- Al bar della sezione fra un'ora... - conclusero etrambe le ragazze. Si erano già accorte prima che Beckett e Myles spesso avevano le stesse idee. Non furono molto sorprese.

- Beh, non ci rimane altro che andare a prepararci. Anche se saremo nello stesso posto, non penso che ci darebbe molti problemi. Giusto? - fu la domanda un po' incerta di Minerva.

Samanta fece per andare verso il suo ufficio. - Presumo di no. E poi possiamo sempre portarli via dal bar. Però ora andiamo a prepararci. Per i nostri eroi!

- Per i nostri eroi! - Risponde fiduciosa Minerva e poi corre dietro l'amica verso l'ufficio.

 

Circa cinque minuti prima dell'appuntamento, i quattro ragazzi erano già davanti al bar. Appena si videro, si salutarono a vicenda, poi i due gemelli Fowl presero ognuno la ragazza con cui si era dato appuntamento ed entrò in un lato opposto del bar rispetto al gemello. Poi i quattro presero il menù ed ordinarono ad una nana – cameriera.

 

Myles e Minerva si trovavano nell'ala est del bar. C'era un enorme lampadario di cristallo che pendeva al centro della sala. Inoltre il resto dell'ala era arredato secondo lo stile vittoriano. Secondo la visione del Popolo i Fangosi avevano pur fatto qualcosa di buono nella loro esitenza. Anche se questo non serviva molto a renderli più simpatici alle creature magiche. Infatti passò molto tempo prima che gli umani venissero serviti. Nel frattempo Myles e Minerva decisero di parlare.

- Vittoriano...- iniziò Myles osservandosi attorno. - Questo per il Popolo dovrebbe essere più simile ad un museo che ad un bar. È uno stile architettonico antico anche per gli umani...

Minerva annuì. - Già. Ed evidentemente passerà un po' di tempo prima che ci portino l'ordinazione. Sai, è uno dei contro del vivere nel sottosuolo per noi Fangosi. Non veniamo tollerati se pur noi abbiamo dimostrato di essere superiori alla media della nostra specie entrando nella Sezione Otto. Cioè, insomma, voglio dire...siamo qui!

- Già. Siamo qui. - Myles fissò intensamente Minerva negli occhi. - Ma perché? Io so che sono qui con mio fratello per riavere accanto la mia famiglia e sapere tutta la verità. Ma tu, Minerva, perché sei qui?

- Mi pareva che tu avessi già sentito dell'incidente alla fonte dell'eterna giovinezza mentre giocavi con Orion e Coral.

L'irlandese si avvicinò ancora di più alla bionda seduta al suo stesso tavolo. - Minerva, non mi riferivo a come mai sei tornata ad avere quindici anni a causa della fonte. Io vorrei sapere come mai eri alla fonte, dato che avevi deciso molti anni fa di chiudere con il crimine.

La signorina Paradizo si sistemò gli occhiali sul naso. Era diventata un'abitudine. - Dopo tutti quegli anni senza far nulla e senza neanche poter più sfidare Artemis nelle gare di genialità, non ho trovato di meglio da fare che leggere. Durante una lettura ho trovato più collegamenti alla miracolosa fonte della giovinezza, quindi iniziai numerose ricerche. Infine riuscii a localizzarla e dicisi di partire alla scopertadell'acqua della vita eterna. Non sapevo cosa ci avrei fatto una volta raggiunta, ma l'importante era arrivarci.

- Quindi ora so come mai eri a quella fonte. - Il giovane Fowl sentiva che la curiosità lo stava divorando. - Ma come mai hai deciso di venire a vivere sotto terra?

- Mi pare ovvio che non avrei mai potuto riacquistare la mia vita normale essendo tornata ad avere quindici anni. E poi – Minerva assunse un'espressione cupa. - dopo la morte di mio padre non ero più felice a casa.

- Ma non avevi nessuna persona a te cara oltre tuo padre? - la voce del ragazzo era quasi spaventata da quella possibile risposta.

La francese fissò un punto sul pavimento con lo sguardo perso – Beau. Gli voglio molto bene, ma era giusto che anche lui avesse l'opportunità di essere felice...

- E chi sarebbe quell'individuo di nome Beau? - Myles non

riusciva a respirare. La sua ipotesi si era rivelata esatta. Minerva amava già un ragazzo e questo lo faceva sentire male. Molto male.

- Myles ma tu... - in un primo momento Minerva Paradizo parve sorpresa. Poi scoppiò a ridere. - Non sarai mica geloso, vero? Myles Fowl geloso...di mio fratello Beau!

Il biondino tentò invano di non arrossire. Quando riuscì a comprendere le parole della bionda di fianco a lui, scattò in piedi ridendo. - Tuo fratello! Tu hai un fratello!

- E questo ti renderebbe felice?

- Più di quanto tu possa immaginare! Dai, ora andiamo alla centrale che il comandante Algonzo mi aspetta! - d'improvviso Myles afferrò la mano di Minerva ed iniziò a correre senza lasciarla. Allora non è così gelido come vuole far credere, pensò la francese. In realtà è più dolce di quanto lui stesso creda.

 

Beckett e Samanta si trovavano nell'ala ovest del bar. Era arredata come una metropolitana di New York. In un angolo c'era anche una carrozza di un mezzo molto simile ad una metropolitana, ma molto più avanzata.

- Inizio a pensare che se anche il Piccolo Popolo ci odia, apprezza il nostro modo di arredare. - ipotizzò il giovane Fowl accomodandosi ad un tavolo al centro della sala.

- Io, invece, credo sentano enormemente la mancanza della supeficie. In effetti era anche la loro. - lo contraddisse Samanta scurandosi in volto.

- Come manca anche a te. Non mi hai ancora parlato della tua terra.

Samanta Gambino prese due cornetti alla marmellata e due aranciate porgendone anche al ragazzo. - Cosa c'è da dire...- e addentò il cornetto. - Io vengo dalla Sicilia. La terra del mare e del Sole. È lì che sono nata e cresciuta. La mia città, Palermo, è la più grande di tutta la regione e ci aitano più di un milione di persone. Buona parte della città si affaccia sul mare. Un mare splendido e puro.

- Ami molto la tua casa. Ma com'era la tua famiglia? La tua vita? - Beckett temeva di essere troppo curioso, ma ogni suo pensiero si perse quando l'italiano lo gurdò negli occhi.

- Come ti ho detto prima, mia zia mi ha accompagnato in Grecia a visitare i templi. Anche lei era attratta dall'antichità. Per quanto riguarda i miei genitori, non c'è molto da dire. Sono persone normali, umili, di cuore. Mi vogliono molto bene, lo so, ma a volte era difficile che me lo mostrassero. Io sono uguale a mio padre sia d'aspetto che di carattere e quindi posso comprendere cosa pensi e cosa provi. Ma mia madre...- fece una pausa e si sistemò timidamente una ciocca dei fluidi capelli dietro un orecchio. - Mia madre per me è sempre stata un mistero. Come anche mia sorella e mio fratello. Io ero la maggiore e quindi ho sempre aiutato mia madre con loro.

Beckett Fowl si costrinse a riemergere dall'ipnosi in cui era entrato fissando Samanta negli occhi. - Scommetto che sei una persona intraprendente...

- Già. Questa è stata una fortuna perché ho sempre potuto cavrmela senza chiedere nulla a nessuno. Però è stata anche una sfortuna. In questo modo ho rischiato di passare inosservata agli occhi degli altri.

- Sei talmente bella che dubito tu passi inosservata...- disse in un sussrro il giovane irlandese.

- Che ha detto?

Il gemello arrossì rapidamente. - Nulla! Prosegui!

- Ehm, ok... - Samanta lanciò un'occhiataccia al biondino fronte a lei e proseguì il suo racconto. - Come stavo dicendo, di certo sarei passata inosservata se non fossi stata un genio. Non fraintendermi, non è che sia presuntuosa, è che Polledro ha dimostrato scientificamente la mia genialità...ma passiamo oltre. In effetti non ho lasciato molti affetti a casa mia.

Beckett scorse la tristezza negli occhi dell'italiana. - Mi dispiace molto. Non avrei dovuto chiederti tutte queste cose...

- No, no. Non ti preoccupare! Non è colpa tua. Non potevi saperlo. E poi mi fa piacere parlare con qualcuno della Sicilia. Dico davvero. È un luogo magnifico. L'arte, il sole, il mare, le persone. La maggior parte della mia gente è molto semplice. Anche se a rovinare l'immagine della Sicilia e della sua gente ci pensano delle ignobili persone. Malvagie. Devono essere proprie malvagie per rovinare una terra talmente splendida.

L'ira furente di Samanta si sfatò nell'istante stesso in cui il suo sguardo si posò su Beckett. I magnetici occhi verdi del ragazzo irlandese erano fissi nei suoi. Come a voleri perdercisi senza tornare indietro.

- Beckett? Ci sei? A cosa stai pensando? - chiamò Samanta per far tornare l'irlandese alla realtà.

Il giovane Fowl sussultò e saltò dalla sedia. - Mi hai fatto venire voglia di andare in Sicilia. Alla prima libera uscita ci voglio andare! - rispose in tono allegro. - Ma ora meglio andare o questa è la volta giusta che il comanante Algonzo mi fa fuori! Non l'ho mai visto arrabbiato, ma...

- Credo che non terresti a scoprirlo...- e risero entrambi.

estratto dal diario di myles fowl.

Dischetto 4. in codice,

 

Se non mi reputassi un tipo razionale, penserei che io mi sia lasciato soggiocare dalla sfera emotiva. Lo so. È un pensiero ridicolo. Io sono sempre riuscito a controllare le mie emozioni, tranne quando si parlava della mia famiglia ovviamente. Però è come se ultimamente qualcosa fosse cambiato. Dsa quanto tempo va avanti questa situazione? Non saprei. Immagino da questa mattina, poco prima dell'alba. Tornato dal mio esame di ammissione mi sono sentito felice di essere vivo. Però poco dopo mi sono sentito strano.

Ad aspettarmi c'era anche lei. Minerva Paradiso. Che magnifico onore hanno fatto alla dea della saggezza i suoi genitori donandole quel nome. È scaltra, intelligente e bellissima. Ah, è anche molto legata a suo fratello Beau. Dopo la morte del padre, a cui voleva molto bene, lui è rimasto l'unico suo famigliare stretto. Eppure ha deciso di lasciarlo e di venire a stare sotto il suolo della terra. Mi ha rivelato che lo ha fatto perchè il suo fratellino meritava un'opportunità per essere felice. Ho scoperto la malinconia che c'è in fondo al suo cuore guardandola negli occhi oggi in quel bar.

Sono estremamente felice che abbia accettato il mio invito per la colazione. Sfortunatamente temo di aver scoperto anche una cosa che non avrei dovuto sapere. Temo di essermi innamorato di lei. Di Minerva, quella ragazza che nasconde la tristezza dietro l'indifferenza. Che è stata capace di infrangere ogni mia barriera con un sorriso. Con uno sguardo.

Mi piacerebbe che non fosse troppo evidente dato che sono all'oscuro di quali sono i suoi veri sentimenti. Anche se non credo sia possibile. Potrebbe già averlo intuito dalla mia reazione di questa mattina. Stavo per esplodere dalla...ehm, dalla...gelosia. Non sapevo che Beau fosse suo fratello e da come ne parlava ho intuito quanto fossero profondi i suoi sentimenti per quel ragazzo. Improvvisamente ho sentito una fitta dolorosa allo stomaco, come se il mio cuore fosse sotto una morsa infernale. Poi, quando Minerva è scoppiata a ridere sono letteralmente avvampato, mi sentivo andare a fuoco, e quando finalmente mi ha detto che Beau era suo fratello una sensazione di libertà si è fatta strada in me. Felicità. Un'immensa felicità. Ecco ciò che ho provato.

Apparte l'imbarazzo e la felicità di essere lì con lei, ho sentito un'altra cosa. Una cosa che mi ha fatto capire di voler stare sepre con Minerva. Sì, perché io mi sono innamorato di lei e non la abbandonerò mai.

 

estratto dal diario di beckett fowl.

Dischetto 1. in codice.

 

Esatto. Sto scrivendo per la prima volta il mio diario in codice. Ho qualcosa da nascondere? Sì, non lo nego. Però non c'è da temere, non sto progettando un altro folle piano criminale con i miei fratelli. Cerco solo di evitare che qualcuno legga per sbaglio quello che penso di Samanta. Ebbene sì, fratelli, Samanta. Artemis e Myles, sono certo che leggerete il mio diario anche se scrivo in codice perché per voi la parola pryvaci non ha alcun significato. Quindi vi lancio un avvertimento. Provate a dire qualcosa a qualcuno e potrei rivelare alle mie cognate, Spinella e Minerva, particolari poco piacevoli su di voi. Nel caso che invece a leggere sia Polledro, non osare a scrivere nulla sul tuo blog o giuro che racconto tutto a Grana. Immagino si arrabbierà parecchio con chi ha scritto quelle cose su di lui in questi anni su un blog di un certo centauro...bene. Chiusa questa piccolissima parentesi, torno al motivo per cui ho deciso di scrivere. Samanta. Oggi sono stato con lei al bar della sezione. Abbiamo fatto colazione, data l'ora, e abbiamo parlato. Prima le ho parlato un po' di me. Ero troppo agitato per capire che tentava di non parlarmi di lei. Quella ragazza è molto furba. Quando mi sono calmato abbastanza da fare due pensieri di seguito, ho ricordato a Samanta perché ci trovavamo in quel bar. Doveva ancora parlarmi di lei. Sapevo perché era nella Sezione Otto, ma non sapevo nulla della sua vita prima. Apparte il fatto che fosse nata a Palermo, nel Sud d'Italia. Samanta mi ha spiegato tutto sulla sua terra d'origine: la Sicilia. È la regione più a meridione dell'Italia ed è un'isola. Un'isola abbastanza grande da essere considerata una regione. Ho ascoltato tutto quello che ha detto, anche se ripensando a stamattina quelle parole mi sembrano un dolce sottofondo alla visione del suo viso. Il suo splendido viso dagli occhi grigio intenso risaltati da quei capelli color fuoco. Già, proprio come il fuoco. Perché è così che mi sentivo: bruciare. Mentre la guardavo parlare con così tanta passione della sua terra nativa. Era splendida. Però poi ha finito di parlare ed io, pur essendomi accorto che quel dolcissimo sottofondo era finito, non riuscivo a liberarmi dalla presa dei suoi occhi. Mi ha chiamato più volte. La stavo fissando e se ne era accorta. Mi ha chieso a cosa stessi pensando. Da perfetto idiota quale sono, ho detto che pensavo alla Sicilia e che con il suo racconto mi aveva fatto venire voglia di visitarla meglio. Che pessima scusa. Beh, però è meglio. Non potevo mica dirgli che mi perdo nei suoi occhi e che è stupenda quando parla del suo Paese. Ama la sua terra. Ed io amo lei.

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