Una storia mai raccontata

di Heart InRussia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1:La protagonista ***
Capitolo 2: *** Gelida Russia ***
Capitolo 3: *** "Ce ne hai messo di tempo..." ***
Capitolo 4: *** Like a Rolling Stone ***
Capitolo 5: *** How does it feel? ***
Capitolo 6: *** E poi ***
Capitolo 7: *** Una ragazza ***
Capitolo 8: *** la tempesta ***
Capitolo 9: *** In the morning ***
Capitolo 10: *** To Be Hurt ***
Capitolo 11: *** Sometimes goodbye's the only way ***
Capitolo 12: *** Shut Up And Let Me GO ***
Capitolo 13: *** Inizio del campionato ***
Capitolo 14: *** Reach Out ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** E adesso cosa ci resta? ***
Capitolo 17: *** Gettin'Over You ***
Capitolo 18: *** Penultimo capitolo ***
Capitolo 19: *** This is it ***
Capitolo 20: *** EPILOGO (ebbene sì!) ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1:La protagonista ***


De

Non so se qualcuno leggerà mai quello che sto per scrivere.Il mio racconto è inserito nel contesto di Beyblade(Se vi piace l'anime ,credo che la storia possa piacervi :parola di fan )un cartone che io personalmente ho adorato quando ero più piccola ma che probabilmente (penso)oggi seguono in pochi. Ma se qualcuno per caso passasse per questa pagina e volesse dare un occhiata,lo prego di farmelo sapere,di farmi sapere che scrivo per qualcuno, fosse anche una sola persona e questo per me basterà per sapere che posso andare avanti col racconto. Per idearlo e inventare la trama ci sono voluti più giorni: per favore, se leggete questo racconto dando così senso al mio lavoro, fatemelo sapere. Questo capitolo è un po'strano, sembra da qui di poter già intuire come andrà avanti la storia... Ma non è così :P

Grazie mille :)


Capitolo 1

La protagonista


La protagonista di questo racconto è un personaggio nuovo, ”catapultato” nella prima serie di Bey Blade. Khris è una ragazza orfana che ha vissuto l infanzia in un monastero femminile inglese dove viene insegnato alle bambine ad usare il BeyBlade. Non è un contesto facile ,ma un ambiente di rivalità e competizione, nel quale nonostante tante insicurezze lei è riuscita a crescere sul piano del gioco, diventando un abile giocatrice. All'età di quindici anni fugge con delle sue compagne con le quali forma una mini-squadra di BeyBlade, ma dopo due anni passati a viaggiare disputando tornei di poca importanza la squadra giunta in Francia si scioglie perchè le compagne desiderano affermarsi come singole blader e lei, che si trova ora da sola senza prospettive, viene rapita dal Team delle Tenebre che vogliono avere un ostaggio per ricattare i blader europei. Ma tre giorni dopo (periodo che lei passa in una sorta di riposo senza sogni indottole da sonniferi) la squadra dei Blade Breakers (che si trova in Germania per disputare un torneo contro i blader europei)a cui è giunta notizia del rapimento della giovane, incappando nel T.d.T lo sconfigge e decide di accudirla finchè non si sveglierà e uscirà da questo sonno.

NB:I miei commenti sono quelli in corsivo, per il resto a narrare sono i personaggi, contraddistinti dal loro colore.


Khris

Buio. Buio improvviso. Dove sono? Probabilmente stavo dormendo. Probabilmente dovrei svegliarmi. Ma...questa è una coperta?In Francia?

Apro gli occhi. Da una finestra con la tapparella quasi del tutto abbassata entra un po' di luce nella stanza. Mai vista prima. Mi siedo sul letto. Non riesco a ragionare, è come se la testa non riuscisse a funzionare, il mio cervello non si è ancora acceso del tutto. Bene,direi che la cosa migliore da fare è ricordare come sono arrivata fino a qui, perchè di sicuro non sono nella nostra casa in Francia....Le ragazze! La casa !Affiorano lentamente ricordi del discorso di Kate. Una fitta in mezzo al petto mi ricorda che ormai non siamo più una squadra. Ricordo di essere uscita dalla casa piangendo, dirigendomi verso il bosco fuori città. E poi...un furgoncino. Nero. Quattro individui che ne scendono e vengono verso di me. E poi...

Buio. Buio improvviso.

Il colpo della porta mi riporta al presente. Un ragazzo biondo mi fissa qualche istante e poi, parlando con accento giapponese(Ricordate, lei è inglese),grida: “E'sveglia, è sveglia!” Altri tre lo seguono guardandomi incuriositi, ma è la mia volta di stupirli: ci ho messo un po' ma li ho riconosciuti: “Ma io vi conosco, siete i Blade Breakers!” Takao(nooo ragazzeeeee sono davanti a Takao!!) sorride: ”Puoi dirlo, cara ,tu hai riconosciuto ME, ammettilo senza temere di offenderli!” “Ma siete proprio voi! Max,Takao,tu sei Rei....e tu....” Il ragazzino mi guarda incoraggiante “Io sono il tecnico della squadra, comprensibile che tu non mi conosca! Comunque sono il Prof kappa”.Pazzesco! Dev essere un sogno, sono con i BLADE BREAKERS!!

Un pizzicotto sul braccio che fa realmente male mi lascia un po'perplessa. Rei ride e dice qualcosa in giapponese a Max: “Non preoccuparti-afferma questo-non stai sognando! Ti abbiamo liberata ieri dal Team delle Tenebre e sì, siamo proprio noi: manca Kei ma....”Kei? Non ricordo chi sia. Quando ormai una settimana fa ho scoperto chi sono i Bleade Breakers guardando le loro partite alla tv ho visto solo Takao e Max. Mah.

Un quarto d ora è quanto serve per raccontare ai ragazzi chi sono e la mia situazione: in un quarto d ora rivedo scorrere davanti agli occhi le immagini della scuola tanto odiata e delle compagne che così tanto mi hanno fatto soffrire lasciandomi sola in mezzo alla Francia.

Andrei ancora avanti a rispondere alle loro domande, quando Takao afferma in un inglese un po'incerto: “Non preoccuparti,puoi rimanere con noi il tempo che serve!” Vedere gli altri che sorridono e annuiscono confermando il suo invito è la cosa più bella degli ultimi tre giorni, forse degli ultimi tre mesi.


Mi sto dirigendo verso la sala ristorante dell'hotel, dove mi aspettano gli altri. Non mi ci è voluto molto a sistemarmi: quanto a vestirmi,bè non mi sono neanche cambiata, perchè quando sono stata portata via dalla Francia non avevo con me niente e gli unici abiti che ho sono quelli che indosso. Per fortuna-penso tra me e me-devo avere in banca l eredità dei miei nonni. Dovrebbe bastarmi per comprarmi un cambio.


Nell entrare quasi vado a sbattere contro quello che deve essere un giocatore di calcio o pallanuoto(così si direbbe dal fisico). Mi guarda un po'seccato mentre esce dal ristorante senza dire una parola. Sono il solito impiastro! Per fortuna una volta entrata nella sala c è il braccio che sventola e il sorriso di Takao a indicarmi dove sono i ragazzi. Grazie a loro, le cose sembrano andare per il verso giusto. “Ragazzi, grazie mille, siete una squadra fantastica” mi sorge spontaneo. E’ Max a rispondermi: “E non hai ancora conosciuto Kei!” Scoppiano tutti a ridere ; giusto, chissà com è l’ultimo membro della squadra. Mentre affondo la forchetta negli spaghetti mi accorgo con orrore che il pallanuotista/giocatore di prima è rientrato in sala, guardandosi intorno con aria sprezzante e, incrociando il mio sguardo, fulminandomi alla grande; e non ci sono parole per descrivere il mio stato d animo quando Takao indicandolo mi dice:” Non ci vorrà molto per conoscerlo, perché sta arrivando!” Mannaggia.


Kei

Deve essere la mia serata sfortunata. Innanzitutto perché sono stato quasi travolto da una stordita che non riusciva a beccare la porta per la sala; poi perché me la sono trovata al tavolo. Mentre tra me e me maledico le insane idee dei Blade Breakers, mi chiedo chi cavolo abbia avuto la geniale idea di invitarla al mio tavolo. Ma chi voglio che sia stato?? Takao, ovvio, preso dai suoi soliti istinti di facciamo-l’amicone-con-le ragazze. Che NERVI! Mi siedo a capotavola, cercando di calmarmi e notando che comunque la ragazza non è male. E’sceso il silenzio. Sentitevi in colpa, inetti. Ma che cavolo di idee vi vengono?? Poi lei chiede qualcosa a Takao. Ma in che lingua parla? Inglese? Splendido, splendido!! Stordita, carina (e di sicuro senza cervello) e neanche comprensibile quando parla. Di sicuro è qualche commento nei miei confronti. Cosa avrà infastidito miss puntiamo-a-farci-mantenere-da-qualche-blader ?Il fatto che non l abbia invitata al tavolo? O è perché avrei dovuto scusarmi con lei perché a momenti mi ammazzava nel tentativo di entrare in sala? Inutile e pettegola. Takao intanto le annuisce e…le passa l acqua.

Aehm.


Takao

“Bene Kei, immagino ti sia accorto che oggi c è qualcosa di nuovo”

“Sgrunt” E’ la risposta. Oggi sembra particolarmente nervoso. Bè, non posso stare ad aspettare che gli venga il buon umore, perciò vado subito al sodo. Al massimo se risponderà male lo farà in giapponese e lei non capirà niente. “Vedi, lei è la nostra nuova compagna di squadra acquisita a tempo indeterminato”. Nessuna reazione. Bo’, io vado avanti. “Khris è inglese ed ha passato quindici anni in un monastero dove ogni giorno si usava il bey, quindi è di sicuro in gamba e non ci sarà di peso. Inoltre, adesso che stiamo per partire per la Russia ci sarà utile avere qualcuno che sa parlare l inglese con molta facilità ed inoltre lei ci ha detto di sapere il russo.” Forse è una mia impressione, ma sembra più interessato. Guarda Khris e intanto mi dice :”Dille che a me non importa se resta con noi. Sarà strano poter avere un interprete decente.” Il solito carino! Max, lievemente offeso perché di solito è lui l’interprete, ripete in inglese il messaggio alla nostra nuova compagna (a proposito, ma quanto è carina?) Lei sorride a Kei, che distoglie subito lo sguardo, un po’imbarazzato. Ah,furbone! Un sorrisone mi sorge spontaneo. “Eh dai Keiiii, non fare il sostenuto e ammettilo che sei contento del nuovo acquisto!” Sguardo carico di odio profondo. Non ho ancora visto Kei interessato seriamente a una ragazza, neanche stasera, ma se non è amore a prima vista sono sicuro che gli sarà simpatica.


Dopo la loro prima cena insieme, i ragazzi si lasciano per andare a dormire. Il giorno dopo Khris va a comprarsi vestiti e un dizionario di russo, lingua che ha studiato qualche anno prima. Ora i ragazzi si trovano sul treno diretto verso la russia, e stanno passando la notte in uno scomparto dotato di sei cuccette.


Khris

Il paesaggio scivola veloce dietro al finestrino mentre io lo guardo distratta non riuscendo a dormire. La sensazione di far parte di un piccolo gruppo che ti accetta senza fatica è per me nuova e bellissima. Sto troppo bene con loro. Loro….Diciamocelo, loro meno Kei, che è di tutti il meno accogliente. Ma affezionerò anche a lui comunque. Ieri mi ha persino rivolto la parola, per chiedermi del monastero: la storia sembra averlo particolarmente colpito, come se la sentisse affine alla sua ma non saprei dire perché (kei ha dimenticato di essere cresciuto anche lui in un contesto simile: lo riscoprirà proprio durante questo viaggio in Russia quando tornerà al monastero dopo averlo visitato con gli altri). Sono contenta che non mi abbia mostrato ostilità, il che fra l’altro ha colpito tutti: Takao già scherza fa battutine allusive dicendo che tra noi c’è affinità, ma non è vero: nonostante lui sia terribilmente carino, è troppo distante da me. Freddo, glaciale, sempre coperto da una maschera, da un’aria da duro che (ne sono certa) non gli appartiene. Il suo passato sembra non esserci mai stato; il suo presente lo vive con freddezza: lungi da me, Kei Hiwatari! Non è della tua glacialità che ho bisogno, ma di qualcosa che mi faccia sentire a casa, come i caratteri degli altri, anche se ho paura a fidarmi troppo di loro: questi diciassette anni sulla Terra mi hanno insegnato che molto difficilmente la gente ti si affeziona così, gratuitamente. Nessuno mi ha mai voluto così bene da amarmi, le mie compagne hanno scelto se stesse piuttosto che la nostra squadra; i Blade Breakers sono buoni, ma non li biasimerò se, conclusa la finale mondiale di Bey Blade e con essa la necessità di una compagna di squadra, torneranno ognuno a casa loro. E io, dove andrò?

Il pensiero mi fa rabbirvidire, ma non solo quello: in questo scomparto fa davvero freddo. Scendo dalla cuccetta e senza far rumore tento di recuperare il mio zaino, sul pavimento; una volta riuscitaci cerco la felpa che ho comprato ieri.


Kei

“Freddo,eh?” La ragazza sussulta, trattenendo per qualche istante il respiro. L’ho spaventata. Alza lo sguardo e mi fissa, senza sapere cosa aspettarsi. “Cosa ci fai ancora sveglio?” Ecco una domanda che non mi sarei mai aspettato. Come la mia risposta, che viene spontanea e sincera: “Non riesco a dormire. L’andare in Russia mi fa strano”. Tace qualche istante e poi riprende a cercare qualcosa nello zaino. “Anche a me. Ma del resto non ci siamo mai stati e di sicuro c è solo da guadagnare. Anche se rimango un po’tesa per come andrà la finale” “Ma neanche gareggi….giusto?” “Si, ma io sono tesa per voi. Trovato!” Sussurra entusiasta mentre estrae dallo zaino una felpa. Sorrido: ingenua. “Quella cosa non basterà a riscaldarti-affermo-siamo in RUSSIA e qui la temperatura va parecchio sotto lo zero.” Mi guarda ferita: di sicuro si sente una stupida completa.


Mi sento una stupida completa. Non ho pensato a comprare qualcosa di caldo caldo caldo. E adesso? Questo interrogativo deve trasparire così tanto dal mio volto che persino Kei si accorge di avermi colta alla sprovvista. Si siede sulla cuccetta e afferra il suo zaino, estraendone qualche secondo dopo una coperta di pile. “Tieni”. Sul serio? “Sul serio?” Fa le spallucce. “Non la uso da così tanto, forse non l ho mai usata. Io non soffro il freddo.”

E terminando il discorso più lungo tenuto con me, si sdraia e si gira, dandomi le spalle. Mi rimane una coperta ai piedi che deve essere così calda…. “Grazie” sussurro alle spalle di Kei, ma non giunge alcuna risposta. Che tipo.


Se solo avesse potuto immaginare gli eventi del giorno dopo, di certo Khris avrebbe pensato in modo diverso a quello strano compagno di squadra...

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Capitolo 2
*** Gelida Russia ***


Grazie a chi ha letto il primo capitolo e a chi ha lasciato il suo commento scrivendo cosa ne pensava ( Kiki3ciento, ValentineRomance, Giulia Hiwatari, Henya )Sono davvero contenta che a molti di voi interessi questa storia e spero di non deludervu con questi nuovi capitoli!!


Memories


La mattina dopo i ragazzi arrivano in Russia. Passeggiano per la città ma, dopo aver assistito a una partita di Bey Blade in un parco, incontrano Vorkov, che li invita al monastero. Takao a nome di tutti accetta ma l’incontro a cui assistono una volta entrati lascia tutti scossi, in particolare Kei, a cui tutto sembra così familiare…il fatto che Vorkov, mentre spiegava i severi meccanismi degli incontri nel suo stile (es. chi perde deve essere punito) si sia rivolto a lui, dicendo :”Non è vero Kei?” E’ciò che fa esplodere in lui una serie infinita di interrogativi. Perché gli sembra di essere già stato in quel luogo ma non lo ricorda? Il ragazzo passa una notte tormentata da incubi e la mattina dopo esce dall’hotel dove tutti alloggiano in camere singole per cercare una risposta alle sue domande. Entrato nel monastero, finalmente ricorda: lui vi ha vissuto l infanzia!! A venirgli incontro è il perfido Vorkov, che conferma ciò che il ragazzo ha appena ricordato e gli racconta che lui era uno dei migliori giocatori, finché non era venuto a conoscenza dell’esistenza di Black Dranzer, un bey potentissimo. Deciso a renderlo il suo bey, Kei una notte se ne era impossessato e aveva provato ad usarlo, ma la potenza del bey si era ritorta contro di lui, ancora piccolo e non alla sua altezza, in un modo così violento da tramortirlo e causargli una perdita di memoria, causa del ritorno di Kei ancora piccolo in Giappone. Ma ora che il ragazzo ha ricordato tutto, l’uomo gli fa una proposta: tornerebbe nella squadra russa, a pochi giorni dell’inizio della finale mondiale di Bey, se in cambio avesse Black Dranzer, la trottola più forte del mondo?

Nel frattempo i Blade Breakers, giunta la mattina seguente, inziano a essere preoccupati per il loro compagno, uscito senza più dare sue notizie.

Ps. Chiedo scusa per tutti questi riassuntini, ma se non sintetizzassi alcuni tratti del racconto più che una fan fiction scriverei un romanzo lungo come la saga de “Il Signore degli Anelli”


Takao

Ma dove è andato? E’ da ieri che manca, ha anche saltato gli allenamenti e non è mai successo che lo facesse e io inizio a preoccuparmi sempre di più e fra una settimana inizia la finale mondiale e noi non siamo ancora pronti e se non torna non dormirò né allenerò per niente causa tensione e domani idem e insomma io sono il capitano la vittoria della squadra è responsabilità mia e sono già le nove e lui non è ancora arrivato…. ”AAAAAAARGH!!!” L’urlo di sfogo mi è uscito quando l’ansia ha toccato il limite di sopportazione umana. I ragazzi mi guardano ma nessuno dice niente, perché sono tesi quanto me, persino Rei che di solito è il più serafico. Anche Khris che è arrivata da poco. Basta, basta non ne posso più!!!Questo clima non lo reggo, devo fare qualcosa. Ma cosa?? “Ragazzi, devo fare qualcosa, devo cercarlo!” Khris mi guarda: è una tipa sveglia, e anche se ho parlato in giapponese credo che abbia capito quale fosse il tema della mia affermazione. “Vuoi fare qualcosa?-dice-Vuoi forse cercarlo? Ma dove andresti?” “Non lo so-rispondo- dove potrebbe essere andato?” E’ il turno del Prof di intervenire: “E’ andato via così di colpo…credo che qualcosa l’abbia scosso. Di sicuro qualcosa che ha visto l’altro ieri. Cosa potrebbe essere stato?” “Il monastero, di sicuro-afferma Khris-non avete visto come era silenzioso dal momento in cui siamo usciti?” “MMM qualche differenza con il suo essere silenzioso prima di entrarci?” La battuta di Max fa ridere tutti e per qualche istante ci rilassa. “Però è vero che era più strano del solito- dice Rei-e poi…avete visto che quel tipo lì l’ha chiamato per nome? Ragazzi, quel Vorkov non mi piace per niente, come non mi piace affatto che sembrava che conoscesse Kei….Se qualcosa l’ha scosso, comunque, è lì.” “Bene, allora ci andremo-affermo decisissimo-lo troveremo e lo riporteremo a casa…come minimo quel pazzo l’ha rinchiuso in qualche cella o cose del genere.” “Ma dove vai?-afferma il cinese-Ci sono fior fior di bladers in quel monastero pronti a impedirti di entrare. Non concluderemmo niente.” La verità delle sue parole ci colpisce come uno schiaffo.


“Come facciamo a entraree?” Dice Takao in tono piagnucoloso esprimendo la domanda che tutti ci stiamo facendo. “Quel posto è una fortezza…”

Una fortezza….il monastero….Per la prima volta oggi sorrido: sono o non sono colei che riuscì a fuggire dal monastero di EastCoast?? “Ragazzi, si può fare”. Rei, Max, Kappa e Takao mi guardano incuriositi. Proseguo: ”Probabilmente appena dimostreremo di voler entrare nel monastero un gruppetto di bravi bladers ci verranno incontro per bloccarci. Almeno, a EastCoast funzionava così. Ma quello che è scontato ma di cui di solito non si tiene conto è che è in quel gruppetto di infallibili giocatori che sta il più grande ostacolo. Se un gruppo di noi li affronta, la sorveglianza del monastero sarà concentrata su quell’ incontro, e ad altri sarà possibile entrare. Lo scontro con chi fa da “guardia” insomma sarà un diversivo che distrarrà la sorveglianza.” “Geniale!” Esclama Kappa mentre gli altri si complimentano per l’idea. “Ma chi di voi entrerebbe?” Chiedo. Gli sguardi si abbassano, Max esprime un “mmmm”scettico. “A me quel luogo mette i brividi” E’la sua risposta. Rei aggiunge: ”E poi non lo conosciamo per niente. Chissà quali meccanismi interni, quante guardie appostate negli angoli per sicurezza….” Takao lo interrompe: “Meglio lasciare perdere, sapete”. “No!!-esclamo (ma da dove mi arriva tutta questa decisione?)-Fidatevi, si può fare! Conosco quell’ambiente, io sono cresciuta in un monastero simile. Andiamoci stasera col buio. Non ci saranno sentinelle, i blader saranno tutti ad allenarsi. Io….Che ne dite se andassi io? Penso di avere un’idea di cosa troverei là dentro, ed inoltre se mi prendessero non mi farebbero niente, perché io non sono un blader importante e non avrebbero interesse a impedirmi di partecipare alla finale…” “Non dire sciocchezze….”Mormora Rei, ma è inutile: ormai li ho convinti.

***

Monastero Vorkov, ore 18:30

Fa un freddo assurdo, e la notte scende veloce su Mosca. Ma la decisione che sento dentro non è svanita: voglio scoprire che fine ha fatto Kei, voglio con tutta me stessa che questa squadra domani possa riprendere gli allenamenti senza che nessun pazzo la ostacoli. Chi è Vorkov per sabotare i Blade Breakers? Ho visto come tratta i suoi blader, e non mi è piaciuto per niente. E’ pazzo.

Come devo esserla io per decidere di entrare da sola in un monastero esclusivamente maschile di notte. Meglio agire prima che io cambi idea. Raccolgo i capelli a coda, un gesto che mi dà sicurezza mentre continuiamo a camminare verso l’ingresso, finchè non giungiamo davanti all’imponente portone trovandoci davanti a….


Rei

Giungiamo davanti all’ingresso e ci troviamo davanti a un citofono. Max preme il pulsante e alla voce che risponde in russo (Khris traduce: “Non si accettano visitatori”) lui risponde: “Dov’è Kei?”

La città sembra ancora più fredda, lei mi sembra ancora più esile e fragile mentre accosta il volto al citofono ripetendo la domanda in lingua russa.


“Ridateci Kei, sappiamo che è qui. Fateci entrare” La risposta è una fragorosa risata. “Una delle due richieste possiamo accoglierla, l’altra no.”

Il portone si apre lentamente.

Prevedibile che non volessero restituirci lui.


Ho una fifa assurda, che a intervalli regolari si alterna alla voglia di distruggere chi ha imprigionato Kei. Ci addentriamo nel grande chiostro del monastero che segue all’ingresso, guardandoci quasi maniacalmente intorno. Dov’è la trappola? La porta per entrare nell’edificio vero e proprio è in fondo al giardinetto. Siamo quasi a metà percorso quando dall’ombra escono due ragazzi. Uno lo conosco: è Ivan, un membro della squadra di Bey Blade russi. Chi lo affianca è il suo capitano, che evidentemente è stato aggiornato da chi ci aperto della nostra visita. Dico “evidentemente” perché ha un auricolare all’orecchio ed è ovviamente, come aveva previsto Khris (che adesso secondo i piani si sta allontanando), uno dei blader più forti, nientemeno che…


…La seconda persona bella e fredda che vedo da quando mi sono svegliata tre giorni fa. Un ragazzo sui diciannove-venti anni che è decisamente di bell’aspetto ma il fatto che stia dicendo ai ragazzi “Dove credete di andare?” mi fa pensare che non sia così accogliente. Bene caro, adesso vediamo di trovare chi ha il tuo stesso carattere. Mentre loro escono allo scoperto, io mi rifugio nel buio del chiostro, entrando sotto un portichetto e percorrendo il lungo corridoio che si conclude con una porta aperta. Posso vedere il mio respiro che si condensa mentre cammino cercando di non essere notata, posso sentire il mio cuore che martella il petto. Tre secondi, due, uno e sono dentro all’edifico. Fase 1 conclusa. Adesso devo trovare Kei.





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Capitolo 3
*** "Ce ne hai messo di tempo..." ***


Nel monastero


Il buio del grande corridoio in cui mi trovo è interrotto ogni pochi metri da fiaccole. Davvero tetro. Una voce giunge da in fondo al corridoio. Non ci sono stanze, il che significa che non è una zona per i blader e quindi qui si trova chi dirige il monastero. Percorro terrorizzata il corridoio, sentendo la voce sempre più nitida dare ordini. Ma a chi?

A chi potrebbe dare ordini?

“Molto bene, ti vedo dalla telecamera esterna. Sì Yuri, attaccali, sono i compagni di Kei…” Il bellone là fuori aveva un auricolare, ora che ci penso! Quindi il Grande Capo sta comunicando con l’iceberg rosso! So che dovrei muovermi e cercare di capire dov è il mio compagno invece che rimanere qui a origliare, ma è più forte di me, voglio capire come sta andando l’incontro.

“E con Ivan il biondino è sistemato….”Max! ”Yuri, quello è il loro capitano, sconfiggilo ma senza usare neanche metà del tuo potenziale!” Che presuntuoso! Come se fosse così facile battere Takao! “Loro sono qui per cercare Kei, digli che sta male, che ha la febbre, che hanno sbagliato a venire qui e che quando guarisce tornerà da loro…” Il mio cuore ha perso un battito. Sono attentissima. “….poi raggiungilo nella sua camera….Sì, quella al secondo piano…sì. Sì.” Mi sto già avviando quando poche parole mi raggelano il sangue. “Ivanov, mettici poco…la ragazza che era con loro è sparita”.


Salire le scale mentre il tuo istinto ti grida di fermarti e tornare indietro è veramente un’impresa. Cerco di non pensare al fatto che tra poco uno qualunque dei blader di quest’edificio mi sarà alle costole e che allora io sarò solo una stupida pazza che nel cuore della notte si trova in un monastero maschile gestito da un folle. Primo piano….le scale sono davanti a me, a separarci pochi metri che mi sembrano chilometri… Un passo, due, tre, sette, diciannove, venticinque, trentaquattro, quarantasette, cinquantasei e io ci sono davanti. Un gradino, due, dieci, diciannove, trenta e io sono al secondo piano. E ora?

Mentre il panico mi sta per assalire vedo una luce provenire da dietro un angolo. Percorro il percorso che mi avvicina ad esso e poi mi giro a destra e la vedo. La stanza di Kei.

E’ la corsa di una ragazza spaventata e speranzosa insieme quella che mi porta qualche istante dopo alla sua porta. Lui è seduto su un letto e in quel momento alza lo sguardo verso di me.

“Cosa ci fai qui?” L’ha detto in russo, freddo e distaccato. “Tu, TU, cosa fai TU qui!-esclamo mantenendo un tono di voce basso- Dov’eri finito? Eravamo preoccupatissimi per te! Per fortuna ti ho trovato! Dai, andiamocene.” Mi guarda impassibile. “Io non voglio andarmene.”


Yuri

Mai visto un avversario che se la prende così poco. E pensare che quel giapponese sembrava così teso all’inizio…Se ne è andato come se ancora sperasse in qualcosa. Ma questo non mi riguarda più, adesso devo trovare la bambina che ha pensato di entrare qui. Per che motivo, non lo so. Forse nessuno le ha detto che non è un luogo per giocare e che se vuole una partita a nascondino ha già perso. Perché nessuno conosce questi luoghi meglio di me. Forse la cosa migliore da farsi è chiedere a Kei che l’ha avuta in squadra in questi ultimi giorni se ha un’idea di dove potrebbe essere. Ma da dove è spuntata? Salgo i sessanta gradini che mi separano dal secondo piano. Ma chi sta parlando? Sembra una voce femminile, ma è impossibile, qui siamo tutti ragazzi. Eppure non può essere qualcuno di esterno, parla in russo.


“Kei, non puoi.” Anzi, IO non posso pensare che il tuo racconto sia vero. “Kei, la squadra ha bisogno di te. Dici di aver il beyblade più forte del mondo, ma sei dalla parte sbagliata. Sei cresciuto qui forse, ma la squadra di cui fai parte ora non è questa. I compagni con cui hai combattuto negli ultimi mesi in questo momento sono la fuori in pena per me e per te.”

“Ciò che dici non mi interessa. Adesso si preoccuperanno, ma quanto vuoi che realmente interessi loro che fine ho fatto? Ciò che interessa a tutti è diventare i migliori. E io voglio diventare il migliore” Il suo è uno sguardo di sfida, ma forse è anche una domanda.

“Tu VUOI diventare il migliore? Lo diventerai, forse, ma resterai solo. Kei, non posso credere che tu stia parlando realmente. Non sai cosa ho dovuto fare per arrivare qui, mentre forse a quest’ora potrei essere sotto le mie coperte nella camera dell’hotel, lì piuttosto che in questo luogo di pazzi dove sono arrivata preoccupandomi per un insensibile come te!”

“Temo-dice qualcuno alle mie spalle, un qualcuno con una voce fredda e un russo perfetto-che le coperte nella tua camera aspetteranno ancora un bel po’”.

Il mio terrore raggiunge l’apice quando Kei, guardando oltre alle mie spalle, sorride. “Ce ne hai messo di tempo, Ivanov”.



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Capitolo 4
*** Like a Rolling Stone ***


Grazie a tutti quelli che hanno commentato il racconto fino a qua, grazie a chi l’ha segnato come “da seguire”, sono contentissima che lo seguiate! Henya e ValentineRomance, grazie mille per i complimenti e per avermi fatto sapere cosa ne pensate :)! Grazie anche a te, lettore, che stai leggendo queste righe, per l’attenzione e il tempo che mi dedichi. Spero di non deluderti! Per favore, fatemi sapere cosa pensate di come sta andando la storia… vuol dire molto per me!


Like a Rolling stone


Trovare la componente mancante di chi stanotte è entrato nel monastero non è stato difficile. La fuggitiva che dovevo cercare è in questo momento davanti a Hiwatari, paralizzata dallo spavento, dalla paura e dalla sorpresa perché Kei, indovina un po’, l’ha abbandonata e non ha intenzione di tornare con lei dai suoi amichetti. “Ce ne hai messo di tempo,Ivanov” “Le ragazze non vanno mai troppo lontano in questo monastero, Hiwatari.” Una ragazza che avrà sui sedici-diciassette anni si gira in quel momento, senza darmi più le spalle: cosa vuoi fare, ragazzina? Dovrei chiamare Vorkov ma mi dà fastidio. E’ solo una sprovveduta , niente di pericoloso, una piccola sprovveduta in pericolo che in questo momento mi sta fissando come se dovesse dire qualcosa.


“Non chiamarlo.” E’ l’unica cosa che mi viene da dire. Non chiamare quel pazzo.


Come ha fatto a capire che ci stavo pensando? Un po’ mi dispiacerebbe farle questo torto. E’solo una ragazza, indifesa e impaurita, e lui un uomo violento e crudele. Chissà cosa potrebbe farle. Ucciderla, o peggio. Le sto per rispondere quando la vedo distogliere lo sguardo, in una smorfia di dolore. Kei guarda in una direzione vicina alla mia e sembra aver perso la sua sicurezza. Vorkov, al mio fianco, sorride. “Molto bene, Ivanov”.


Squadra la ragazza, come se fosse un prodotto da vendere a cui dare un prezzo. Ma è così. Chissà qual è il suo prezzo. Chissà cosa le farà passare.

“Una ragazza. Sola nel monastero. Cosa hai in tasca?” Lei estrae un bey. Una ragazza col bey! Lui guarda il disegno del bit power impresso sulla trottola. “Non una ragazza qualunque”. Sogghigna, soddisfatto. Gli è capitato tra le mani un animale da macello di grande valore. Chissà quanto farlo pagare, sta pensando sicuramente.

“Farti male o torturarti-prosegue-non mi porterebbe a niente. Non mi importa di te. Ma ai tuoi compagni sì, ed è per questo che rimarrai qui fino alla finale. Se uno dei Blade Breakers dovesse pensare di vincere il Torneo, ti uccideremo. Se i tuoi amici decidessero invece di usare la testa e lasciarci vincere, sarai libera.” E’paralizzata. Chissà cosa sta pensando.


E nel frattempo?


“Nel frattempo- prosegue- rimarrai in custodia da Ivanov.”

COSA?No, non è possibile! Che non provi ad affidarmi ragazzine fuori di testa! Sono il migliore blader di tutto questo monastero, il capitano della squadra, non un baby-sitter! Vorrei protestare,ma come al solito non posso, sono impotente. Quella ragazza si pentirà di aver messo piede qua dentro. Già, la ragazza. Mi giro verso di lei nella speranza che per una volta nella Storia uno sguardo possa uccidere. Ma ciò che vedo mi ferma. Credo che lei si trovi in una situazione peggiore della mia. E' sconvolta. Terrorizzata, paralizzata dallo spavento e da ciò che l'attende. E fai bene, vorrei dirle. E dove dormirà, in corridoio? Sto per scoprirlo, Vorkov non ha concluso di enunciare la sua punizione. Ma... perché si gira verso di me? “E' un'ospite importante-afferma-non posso affidarla che a te. Le darai una tunica per vestirsi e degli abiti per dormire. Dormirà nel letto.” Nel letto! Nel MIO letto! No, non posso accettarlo. “Signore...” Mi fulmina con gli occhi prima di uscire dalla stanza. Come potrebbe compensare la responsabilità che mi affida? Cosa potrà mai farmi accettare questo? “E'una ragazza ed ha il privolegio di stare nella tua camera, Ivanov. E dormirà con te. Il minimo che può fare è servirti e obbedirti. Qualsiasi cosa le chiederai di fare, dovrà farlo.”


La stanza è invasa dal silenzio. Un silenzio innaturale, di quelli che fanno male alle orecchie, denso di rabbia (la mia, che mi ritrovo una ragazza sotto la mia responsabilità) e la sua paura. Non si muove. Non mi guarda. Il suo sguardo è lì, fisso dove un secondo fa c'era lui, non c'è segno di ripresa. Se è così delicata non reggerà molto l'ambiente qui. Guardo Hiwatari, che però non mi aiuta in alcun modo. Non fa niente, rimane seduto, forse un po' scosso. Ma no, è stata solo una mia impressione, non gliene frega niente. Ehi, indovina perchè lei è qui? Indovina perchè ha appena messo la sua squadra nei guai? Per colpa tua, Kei. Ma cosa voglio che gliene importi, quel ragazzo ha una coscienza che facilmente mette a tacere. Lui gioca a farsi rincorrere, lei lo cerca. E poi i casini arrivano tutti a me.


“Andiamo” le dico. Risponderà? E' immobile, ma a fatica le esce un monosillabo dalla bocca. “Sì” mi dice. Usciamo nel corridoio avviandoci verso le scale. Lei cammina meccanicamente, quasi non respira. Saliamo i gradini che tante volte ho già percorso, sotto la luce di torce fisse a queste mura che mi hanno visto crescere. Dopo un sacco di tempo che non accadeva, affronto la loro luce chiedendomi cosa devo fare. Cosa dovrei fare. Cosa si aspetta lei. Cosa si prova a raggiungere il terzo piano nel panico completo. Un attimo, questo l'ho provato anch'io. Ma sono passati così tanti anni. Raggiungiamo la camera.


Questa dev'essere la sua camera.


Uno, due, tre giri di chiave. Clac. La porta non ha mai fatto così rumore. Mi dirigo verso l'armadio, apro le ante, afferro una divisa, la prima maglietta che mi capita e un paio di pantaloncini. Che Vorkov non possa dire che non le ho dato da vestirsi. Mi giro. Finalmente mi sta guardando. Le poggio i capi in un angolo del matrimoniale. Devo sbrigarmi, tra cinque minuti devo essere ad allenarmi. “Devo scendere ad allenarmi”


Bene, così la mia esecuzione aspetterà.


Tace. Io vado avanti. Sono di fretta, non posso aspettare che la miss si riprenda dallo shock. “Questi sono i tuoi vestiti e questo-pausa per realizzare cosa mi tocca dire-è il tuo lato del letto. Ti va bene?” Ehi, ci sei?


Cosa vuoi che mi importi? Cosa potrebbe cambiare questo o quel lato del letto?


Mi capisce, mi segue con lo sguardo, quindi mi ascolta. Ma si trattiene. Non mi scoppiare a piangere davanti agli occhi. Nei miei piani di due secondi fa avrei dovuto correre giù a questo punto, ma è troppo shockata. Devo dirle qualcosa.


Sta già uscendo, ma si gira sulla soglia della porta. Ti prego, non dire niente, vattene. “Mmm non essere tesa. Condivideremo il letto, niente di più.”

Molto meglio, ora.


Si sblocca. “Grazie” risponde con voce umida. Chiudo la porta dietro di me subito, non voglio assistere a scene di pianto femminile, non saprei che dirle. In fondo al corridoio mi aspetta Hiwatari. Non mi aspetto che dica niente. “Uh-uh” E invece purtroppo parla. “Aspetta che lo sappia Boris”. Boris. Boris no, cavolo. Tutto, ma non questo. “Non farlo, Hiwatari.” Sorride beffardo. Prima che aggiunga altro lo blocco. “Me li becco io i tuoi casini. Ma l'hai messa tu in questa situazione. Lei e i tuoi amichetti”. Tace. Uh-uh.




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Capitolo 5
*** How does it feel? ***


Ringrazio tutti quelli che continuano a leggere questo racconto, chi l’ha recensito e chi l’ha messo tra quelli da seguire. Grazie, grazie mille! Non mancate di farmi sapere che ne pensate ;)!


Finalmente sola. Sola con me stessa. Sola con tutte queste lacrime inespresse. E mi manca un respiro. Poi un altro. Un altro ancora. Mi siedo sul letto, al posto del cuscino, appoggio la schiena al muro. E poi scoppio a piangere ripensando a tutto quello che è successo in quest’ultima ora: ho messo nei guai il miglior gruppo di bladers del mondo, che mi avevano accolto gratuitamente ….ecco la loro ricompensa! ; sono stata rinchiusa nel peggior monastero che possa esistere sulla faccia della terra, diretto da un pazzo che vorrebbe che io sottostassi alle voglie di uno dei più glaciali e senza cuore dei suoi ragazzi; Kei, tanto carino e gentile, mi ha consegnata nelle mani di un fuori di testa e del suo soldatino senza che gliene dispiaccia almeno un pochino… Sono un disastro e la situazione non poteva andarmi peggio di così!!

Ho perso tutto quel poco che avevo: degli amici, la libertà, a momenti la dignità… Chissà quando Takao e gli altri verranno a sapere del terribile ricatto di cui saranno vittime… in ogni caso, mi odieranno. E’ tutto così terribile, ed è solo colpa mia!!

Tutto sembra crollarmi addosso, mi sembra di aver perso anche quel poco che avevo. Ma cosa avevo, in fondo?

Ricordi, pochi: i miei morirono presto, la zia era un’insegnate del monastero di Eastcoast, dove mi accolsero per non farmi andare in qualche orfanotrofio: la zia… l’unica persona cara a cui io davvero mi sia legata. Non mancava mai di coccolarmi un po’, quando poteva: la vita nella scuola non era rigidissima, però avevamo orari da rispettare, tra cui quello di andare a dormire, ma grazie a lei potevo rimanere alzata sempre un po’ di più per conversare…

Ciò che mi è davvero mancato sono state amicizie durature: pur non essendo un monastero rigido, la regola che lo governava non poteva essere infranta: rimanevano solo le migliori. E così vidi molte mie amiche andarsene, tornare a casa…

E poi la zia morì. Non lo dimenticherò mai, fu terribile: avevo tredici anni e il mio piccolo mondo parve implodere: ero sola, in mezzo a un turbine di persone che se ne andavano o salivano di categoria, prese da se stesse, fredde e senza desiderio di fare amicizia… Ognuna presa dal suo piccolo mondo. Due anni d’inferno, due anni a sentirmi sola: e poi conobbi tre ragazze che come me desideravano andarsene, fuggire ma non potevano: le blader forti come me e loro venivano controllate e ormai si trovavano nel monastero da parecchi anni: cosa avrebbero trovato al di fuori, fuggendo da sole? Sapere che ce ne saremmo andate in compagnia aiutò a maturare la decisione di scappare: e così andò, in una notte fuggimmo eludendo la sorveglianza e sfruttando passaggi poco conosciuti.

Ma poi anche loro si fecero prendere dalla smania di arrivare sempre più in alto, diventare le più forti: ognuna pensava a sé e fu così che in Francia la nostra piccola squadra si sciolse… Cos’ avevo prima di entrare qui? Cosa mi è stato tolto? Quattro amici, la speranza di potermi rialzare, di andare avanti…

Devo cercare di riprendermi da questa situazione. Cerco di calmarmi pensando a cosa poteva andarmi peggio: avrei potuto non incontrare Kei… ma questo sarebbe stato positivo: mi sarebbe rimasto il dubbio che mi considerasse di più e ora avrei un’immagine di lui molto meno negativa… Magari mi sarei potuta perdere e mi avrebbe trovato qualcuno dei pazzi che si allena qui…. Sì, questo sarebbe stato terribile! Ripenso a cosa ha detto Yuri : “Niente di più…” Forse sono stata fortunata ad essere affidata a lui. Ha detto che non approfitterà della situazione: spero solo che mantenga la parola. Guardo i vestiti appoggiati al bordo del letto: e così perderò anche la libertà di vestirmi come voglio. Se questa è la situazione che devo affrontare, meglio abituarsi subito all’idea.

Mi viene in mente “Like a Rolling Stone” di Bob Dylan: “Come ci si sente ad essere senza casa/ a sentirsi dei perfetti sconosciuti/ come una pietra che continua a rotolare?” Forse ci si sente così mio caro Bob, proprio come me ora. Senza più niente, incapaci di pensare che l’esistenza possa davvero andare avanti.


***

Takao

Max mi guarda ansioso. Cosa vuoi che faccia? Vorrei tanto dirgli. Anch’io son teso come te! Siamo usciti dal monastero quattro ore fa e di Khris nessuna notizia. Sono le undici e mi sento peggio di stamattina alle nove, quando Kei non c’era. Ma ora non c è neanche lei. L’avranno trovata? Ogni volta che lo penso mi viene una fitta acutissima nello stomaco. No, non può. No, mi sto solo spaventando per niente.

Sobbalziamo tutti quando il mio cellulare inizia a vibrare. Lo estraggo immediatamente dalla tasca, sentendomi addosso gli sguardi di tutti. Dai, Khris, dimmi che sei tu che mi avvisi che stai tornando. “E’ Kei!” Esclamo! Stamattina aveva il telefono spento…. Ma allora…. Lo sapevo, stanno tornando! Apro il messaggio e leggo. E vorrei non averlo mai fatto.


Rei

Takao non dice niente. Ha uno sguardo fisso sullo schermo del Samusung e trattiene il respiro. Ha in mano la risposta ai milioni di dubbi che mi hanno lacerato in queste ultime quattro ore ma non la dice. Devo sapere! Mi alzo e afferro il cellulare. Nessuna resistenza del ragazzo, in compenso il Prof e Max sono già di fianco a me e stanno leggendo. Non può essere.


Non aspettarla. Non tornerà. Domani saprai tutto.


Domani… Domani inizia l’amichevole promosso da Vorkov a cui parteciperanno tutti i blader radunati qui per la finale di settimana prossima! Ma cosa vuol dire? Dov’è Kei? “Chiamalo” dice una voce spenta che viene da qualcuno di fianco a me. Premo il pulsante verde senza esitare. Dove sei, compagno?

“L’ utente da lei desiderato non è al momento raggiungibile…”


***

Le dieci. La fine degli allenamenti di oggi. Non vedo l’ora di andare a dormire e dimenticarmi questa giornata cadendo nell’incoscienza del sonno, fosse solo per qualche ora. Domani affronteremo gli americani ma non me ne frega niente. Percorro il corridoio velocemente, seguito dagli altri coi quali oggi non ho proprio voglia di parlare. “Ansioso di andare a letto, Ivanov?” Non l’ha detto. Non può averlo detto. Hiwatari, uno di questi giorni ti ammazzo. Boris, accidenti a lui, coglie subito lo strano tono della sua voce. “Questa domanda cosa vuol dire, Kei?” “Il nostro capitano non è esattamente da solo stanotte.” Mi allontano, non voglio sentire altro. Non voglio sentire i commenti di Boris. Voglio solo addormentarmi. Arrivo al secondo piano e non sento le loro voci, forse li ho seminati. Ancora trenta gradini… in fondo al corridoio riecheggia una risata. Non voglio immaginare a cosa mi toccherà rispondere domani finita la prima parte del torneo. Accidenti a quella ragazza. Accidenti a Vorkov e alle sue privilegiataggini, a Hiwatari che fa quello che vuole e le conseguenze me le becco io.

Poi improvvisamente mi viene in mente che forse l’indesideratissima ospite vorrà farmi delle domande oppure, da vera ragazza inutile, sfogarsi e raccontarmi i suoi dispiaceri, perché vorrà parlare con qualcuno. Bene, si arrangia. Uno, due, tre giri di chiave. Luce spenta. Non è in giro per il monastero, spero. Io non l’aspetto alzato. Premo l’interruttore e mi preparo al peggio.

Sdraiata sotto le coperte, sul bordo del letto più vicino alla finestra, una giovane donna che veste una maglietta decisamente grande per lei respira a intervalli regolari ed è da almeno un’ ora nel mondo dei sogni. Ed io sospiro di sollievo. La giornata è davvero finita.



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Capitolo 6
*** E poi ***


Dopo lo scontro vs gli All Star


Kei

Lo stadio è silenziosissimo. Non si aspettavano niente di tutto ciò. Non si aspettavano di vedere i blader più forti d’America stracciati in pochi minuti dai campioni locali. E soprattutto non si aspettavano ME e la MIA esibizione. Ivan e Sergei sono stati discreti, niente di nuovo. Ma io… io, signori, sono stato a dir poco eccezionale. Black Dranzer è davvero forte come ricordavo. Una meraviglia. Di questo passo non mi ci vorrà molto a diventare il giocatore più forte del mondo e di tutti i tempi. Lo scontro è finito qualche secondo fa e mi sto godendo l’espressione carica di stupore e dispiacere del capitano degli americani. Hai perso, bello. Ma il mio momento di gloria è disturbato dalla presenza di un moscerino che corre nella mia direzione. Alzo gli occhi al cielo sperando che quello che io vedo arrivare non sia davvero il giapponese.


Takao

“Keiiiii!” Non ci ho pensato un attimo a scendere dagli spalti per correre verso quel ragazzo. E del resto gli altri erano troppo shockati dopo averlo visto in una squadra sbagliata per fermarmi. L’ ho raggiunto. “Kei!! Tu….cosa…..Khris….dove…..PERCHE’??”


Un futuro coperto di gloria e un presente zeppo di analfabeti, questo sono io. “Ah, tu.”


Che cavolo è successo? “Che cavolo è successo? Questa non è la tua squadra, Kei. Tu non fai parte di loro . E neanche Khris. Dov’ è lei?”

Non mi risponde neanche, il vigliacco. Al suo fianco è arrivato Yuri, il capitano dei Demolition Boys. Nonostante io sia abituato a un carattere freddo e intrattabile come quello di Kei , questo Ivanov mi fa davvero paura.

“La tua amica in questo momento è chiusa nel monastero. Bella trovata, quella di farla andare nel posto più pericoloso di Mosca. Ma non disperare, potrà tornare tra voi. A una condizione- mi fissa qualche secondo minaccioso, come ad accertarsi che capisca e che non faccia scherzi- se per caso voi finiste in finale, tra qualche giorno…Non vi conviene vincere. Dato che è Vorkov che deve decidere cosa fare di quella ragazza, fossi in voi non gli darei il dispiacere di vedere la sua squadra faticare per vincere. Mi ritirerei proprio.”

“Dobbiamo perdere per rivedere Khris????? E’ una minaccia la tua??Mi stai forse ricattando sotto gli occhi del pubblico?”

“Non sei così stupido, allora. Se davvero sei così intelligente come mi hai fatto credere qualche istante fa, allora io e te e soprattutto lei non avremo problemi.”

E dandogli le spalle per tornare dagli altri, lo lascio a meditare sul da farsi. Ma non penso abbia molta scelta.

***

Sdraiata sulla mia parte di letto, le mani incrociate dietro alla testa, posso quasi vedere proiettato sul soffitto cosa sta succedendo in questo momento: Kei che va a cercare i Blade Breakers per dirgli se e quando mi rivedranno; Takao che alza gli occhi al cielo e impreca pensando in che casino li ho cacciati; Rei che si rimprovera per non aver capito prima che avrebbero dovuto cacciarmi subito dalla squadra; Max che rimpiange di sapere l’inglese e di aver così potuto stabilire un contatto con me, la loro rovina.

Fa così male pensarci. Continue fitte allo stomaco mi ricordano che io sono un impiastro, che affezionarmi alle persone mi fa soffrire e basta. Devo smetterla di farlo, devo prenderne atto: meno persone entrano in contatto con me, meglio è. E a proposito di fitte…ho fame! Come funzionerà qui? A chi devo chiedere? La porta, non molto distante da me, fa ‘clac’. Qualcuno l’ha chiusa. Bene. No, aspetta…..e chi l’ha aperta? Mi alzo bruscamente mettendomi a sedere, trovando lo sguardo sprezzante di Yuri che…ma quando è entrato?

“Oh” E’ tutto quello che riesco a dire al ragazzo che mi sta davanti un po’ perplesso. A proposito, perché è perplesso? “Mmm ho fatto qualcosa?”

Mi guarda strano : “Non dovresti essere giù a mangiare?”

Giù? Mangiare? “Non capisco”.

Ho la fortissima sensazione che gli venga da scoppiarmi a ridere in faccia. “Nessuno ti ha detto che la mensa è aperta dalle 11 alle 12 per chi non fa parte della squadra?”

Ehi, ehi russo. Finiscila immediatamente di usare questo tono sprezzante. “No. Che ore sono?”

“Le due”.

Oh cavoli. “Oh cavoli”.

Mi manca solo che questa schiatti di fame e Vorkov mi ammazza.

Guarda l’orologio con aria evidentemente seccata. “Forse riesco a portarti su un panino. Però non ne sono sicuro”. Appoggia lo zaino sulla sua sezione di letto e va verso la porta. Bè, è un pensiero gentile. “Grazie” dico alla felpa bianca che sta uscendo nel corridoio e che, convinta che io non lo possa sentire, sbuffa.


Quando si dice…la goccia che fa traboccare il vaso. Anche questa. Non è possibile. Prima le devo cedere metà letto, poi portarle su il cibo. Inizio a credere che non sia stordita come sembra, ma anzi molto furba. Fra quanto tempo riavrò la mia vita? Sbuffo entrando nella mensa, quasi vuota se non per un tavolo dove tre persone con le quali proprio non vorrei parlare stanno conversando tra loro. Prendo un vassoio e due panini (a pensarci mi viene ancora un nervoso….) e mi siedo tra loro. Forse se mi vedranno preso dal mangiare eviteranno di iniziare quella spiacevolissima raffica di domande che, lo so, mi aspetta. Addento il pollo ma no, non funziona. Quel cretino di Boris è già sul piede di guerra.

“Allora, capo, non ci dici niente della novità?”

Deglutisco. C’è Sergei, forse lui non sa niente. Posso farcela. Ma perché mi guardano con quel sorriso maligno? “Quale…novità?” C’era un boccone di pollo tra le due parole. Ragazzo, non vedi come sono affamato? Non pensi che sia il caso che io non parli?

“Quella novità che sta in camera tua.” No, non lo pensa.

“Senti…” Mentalmente insulto quella ragazza e tutti i casini che mi sta procurando. “….Lunga storia. Non voglio parlarne né sentire parlare. Vorkov mi ha nominato suo responsabile, e io sosterrò questo compito finchè quella non se ne andrà. Non le deve succedere niente, badate. Il primo che le mette le mani addosso è finito.” Silenzio.


Ogni tanto dimentico che non è semplicemente un compagno che ho visto crescere, ma il capitano dei Demolition Boys. E che è così orgoglioso ed autoritario che forse è meglio evitare ste battute per un po’.

***

Finalmente in camera, finalmente al riparo sguardi inquisitori che avrei volentieri evitato. Lei è seduta nella stessa posa di prima: seduta sul letto, i capelli castano chiaro raccolti, la schiena appoggiata alla parete; ma da quando me ne sono andato non si è più mossa? Prima che possa dire qualcosa, le porgo i due panini. Sorride. “Ehi, grazie mille”. Due secondi dopo i panini non ci sono più. Però. “Stasera ricordati di scendere alle ottooo……”Accidenti, perché ho lasciato la frase in sospeso? Sono abituato a concludere gli avvisi con il nome della persona con cui sto parlando, ma io non so come si chiama. “…Khris” finisce la frase lei per me.

“Non è un nome di qua.”

Sospira. “Eh no. Io sono inglese. Se stai per chiedermelo, sappi che non so chi di preciso mi abbia dato questo nome né perché lo abbia fatto.”

Orfana. E adesso che le dico? Devo cambiare argomento o è capace di raccontarmi tutte le sue sventure, no grazie. “Vado, ho gli allenamenti. Stasera alle 8 devi essere in mensa!” Chiudo la porta dietro di me, pensando che è tutto il giorno che scappo da discorsi che non posso evitare: presto o tardi dovrò sapere chi è. E cosa cavolo l’ha spinta a venire tra queste mura. Bè, ma questo posso intuirlo, la causa dei miei mali è sempre la stessa: Hiwatari.


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Capitolo 7
*** Una ragazza ***


Grazie mille a chi continua a seguirmi, e un ringraziamento particolare alle mitiche Kiki Hiwatari ed Henya che non mancano mai di farmi sapere cosa pensano. Grazie anche a chi semplicemente legge dedicandomi del suo tempo. Non dimenticate di farmi sapere che pensate dei capitoli, indipendentemente da un parere positivo o negativo!

I pensieri di Kei


Quel ragazzino è rimasto davvero sconvolto. Ma non per aver visto la mia esibizione, non per aver visto in azione il bey più forte del mondo, ma perché la sua amichetta non è tornata a casa e io neppure. Proprio non capisco che gliene freghi: l’importante è essere il più forte, no? Questo non è un gioco di squadra, questo è un “tutti contro tutti”: vince chi si dimostra migliore degli altri e quello sarò io. Proprio non li capisco: fossi in loro mi darei da fare, e chissenefrega se un membro del loro gruppo rischia di non uscire più dal monastero: non è certo in mano a lei la sorte della squadra.

Vorkov è rimasto impressionato dal suo bey, ma è una ragazza, non può certo essere così forte!

Lei è un’altra persona che non capisco: cosa cavolo le è saltato in mente di venire a cercarmi? Per chi mi ha preso? Stare rinchiusa quindici anni in un monastero di blader non le ha insegnato che ognuno deve pensare a se stesso? La cosa divertente della faccenda è che adesso se ne deve occupare Yuri.

In un certo senso lui può capirla: è orfano e ha passato gran parte della sua esistenza tra queste mura. Ma per quanto lei abbia potuto vivere in un monastero non potrà mai aver sperimentato quello che ha patito lui: rimasto orfano prestissimo, della sua famiglia gli è rimasto solo il cognome ed è stato abbandonato qui dalla direttrice suo orfanotrofio quando, vista la sua capacità di giocare il bey, hanno capito che avrebbero potuto togliere una bocca da sfamare alla lista della mensa. Non so molto dei suoi primi cinque anni di vita, in realtà: ma ricordo che avevamo le stesse idee, ci eravamo trovati subito simili: entrambi puntavamo tutto sui bey, concentravamo tutte le nostre forze lì, dove c’era la nostra possibilità di riscatto, di dimenticare la sofferenza che avevamo intorno. Ma io e lui abbiamo fatto scelte diverse: eccolo, il burattino di Vorkov, disposto a tutto pur di rimanere il più forte qui dentro, anche ad accollarsi la responsabilità di una ragazzina.

Mi viene da ridere a ripensare alla sua faccia quando ha ricevuto l’ordine di ospitarla: geloso com’è dei suoi spazi, dividerli con qualcuno non gli fa certo piacere! Se la tira tutto il giorno perché è il più forte (anzi lo era prima che io ottenessi Black Dranzer) e poi gli tocca occuparsi di una ragazza… Ma lui è il solito soldatino che vuole portare a termine qualsiasi ordine di Vorkov, andrà così anche stavolta. E’ capace di ucciderla senza neanche uno scrupolo, nel caso i giapponesi dovessero metterlo in difficoltà alla finale. Diversamente sarebbe andata se fosse stata affidata a Boris… non l’avremmo potuto vedere più contento di ricevere una responsabilità! Lui, che se solo potesse passerebbe le giornate e le notti circondato da ragazze… Quasi quasi sono contento che a lei non sia andata così. Arrivano gli altri, segno che si iniziano gli allenamenti.

Devo smetterla di pensare a quella inglese.


***

Chiudo la porta dietro le mie spalle. La cena più agghiacciante a cui abbia mai assistito. Decine e decine di ragazzi, ragazzini e bambini seduti a lunghi tavoli, ognuno col proprio vassoio, nel silenzio più assoluto. Terribile. Meno male che questa lunga tunica nera che devo tenere di giorno col suo cappuccio mi copre in viso. Non avrei potuto sopportare gli sguardi freddi accusatori di quegli infelici nei confronti dell’ unica ragazza del monastero. Meno ci penso e meno mi sento spaventata. Nessun ragazzino dovrebbe mai essere cresciuto così! Io almeno a tavola potevo parlare con le mie compagne; non erano discorsi molto amichevoli ma meglio che quel silenzio soffocante. No, io non posso farcela qualche altro giorno così! Devo trovare qualcuno con cui parlare…. Sorrido tra me e me pensando che questo è semplicemente impossibile. Che pensiero ingenuo! E a proposito di persone con cui è impossibile parlare, a che ora tornerà il mio tutore? Anche se non mi considera rappresenta una figura umana che non mi lascia da sola. In ogni caso, è abbastanza presto, perciò ho il tempo di farmi una doccia.

***

Le dieci… fine dell’ ennesima giornata di allenamenti. Entro in camera agognando una doccia. Entrato nella camera, mi rendo conto che dovrò aspettare, dal momento che una ragazza vestita con la mia maglietta da allenamento estivo e i miei calzoncini mi viene incontro, i lunghi capelli sciolti e bagnati, chiedendomi se ho un phon. Vado a prenderlo, pensando che però a me t-shirt e pantaloncini non stanno così bene.


Meno male, il progresso è arrivato sin qui e i phon esistono anche nel luogo più sperduto del mondo. Ma perché mentre andava a prenderlo sorrideva tra sé e sé?


*

La doccia calda! L’invenzione migliore del mondo dopo i beyblade! Giuro, mi sento un altro. Come se mi fossi ripulito da sudore e dal nervosismo insieme. Mi asciugo i capelli davanti allo specchio, gesto assolutamente senza senso dal momento che è stra appannato. Ho già il pigiama indosso, se non per la maglietta che ho lasciato sul letto. E va bè, quando sarò in camera la metterò. Sono troppo rilassato per rimproverarmi della mia sbadataggine. Esco dal bagno e mi ritrovo in camera.


Yuri.Ivanov.devi..ricordarti.che.non.sei.in.camera.da.solo.e.che.queste.cose.non.puoi.più.farle.


Fallo un'altra volta, entra ancora in camera senza maglietta e io non mi dichiarerò più responsabile delle mie azioni.


Infilarmi la parte restante del pigiama in tutta fretta non rimedierà alla perdita del contegno che avevo fino a un secondo fa. La mia compagna di stanza per fortuna stava leggendo uno dei libri che tengo vicino al letto, non si è accorta di nulla… ma allora non mi spiego quel sorriso che cerca di trattenere che le è comparso sul volto. Merda.

Ma….quella cicatrice sul braccio…. “Cos’è quella?”

Sbaglio o mister palestrato mi ha appena rivolto la domanda? Guardo cosa possa aver visto sul mio braccio da procuragli quell’ espressione perplessa. Ah. Sì.

“Niente, un piccolo segno della mia permanenza a Eastcoast. Lo fanno a tutte quelle che entrano per ‘segnarle’.”

Eastcoast?

“TU vieni dal monastero inglese?” Sembra proprio sconvolto. Ehi carino, perché tu invece non ti sei reso conto che questo edificio non è esattamente una scuola materna?

“Sì, fino a due anni fa. Dopo che è morta mia madre alcuni miei parenti mi hanno portato lì perché non potevano mantenermi. Dieci anni dopo sono fuggita con alcune ragazze perché non sopportavo più l’ambiente.”

E io che ti credevo una sprovveduta completa! “E come avete fatto a fuggire?”

“Coprendoci la cicatrice sul braccio e sfruttando i passaggi nascosti che la direttrice non conosceva a differenza mia che in quel luogo sono cresciuta. Quando uno è determinato a fare qualcosa e la vuole veramente, è disposto a tutto e così si ingegna al massimo per raggiungere i suoi scopi. Per questo per me è stato possibile andarmene. ”

Fine della spiegazione, riprende il libro in mano considerando il discorso chiuso. Capito, non devo fare domande a riguardo. Mi sdraio e prima ancora che possa meditare su ciò che mi ha detto, mi sono addormentato.



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Capitolo 8
*** la tempesta ***




In mattinata sfida tra Demolition Boys e la squadra della Cina, che viene sonoramente sconfitta.

Vorkov ordina a Khris di seguire gli allenamenti pomeridiani dei ragazzi perché vuole spaventarla e convincerla che i Bey Breakers verranno sicuramente sconfitti; così per lei, nel caso venga deciso di farle mandare un messaggio ai ragazzi, sarà più facile convincere loro che è il caso di rinunciare a lottare.



La sala dove si allenano è davvero enorme: grande come uno stadio, al centro c’è un enorme spazio dove lanciare le trottole. Tre ragazzi che non conosco, di nome Ivan, Boris e Sergei sono in piedi vicino a questa arena proprio come Yuri e Kei.

Kei! Chissà se sa che sono qui. Chissà cosa pensa, se un pochino non gli dispiace pensare in che situazione sono finita per venire a cercarlo.

Io e Vorkov siamo su uno spazio sopraelevato, una specie di balcone dal quale possiamo vedere i ragazzi, uno-due metri sotto di noi, lanciare le trottole. Io, coperta dal cappuccio della tunica, sono irriconoscibile; credo che solo Yuri sappia che sono qui.

“Uno, due, tre…lancio!!” E’ proprio il capitano a dare il via allo scontro. Le cinque trottole entrano nell’arena, girando su loro stesse a velocità incredibili; iniziano a scontrarsi tra loro, ma è una bella lotta stabilire chi sia il più forte.

Passano i minuti: cinque, dieci, venti… Sono sconvolta: tutti i bey dimostrano una potenza di attacco devastante, eppure sono così forti anche in difesa da non risentire dei fortissimi e numerosi attacchi che subiscono! Imbattibili.

Un’ora dopo il lancio, le trottole di Sergei e Ivan, dopo l’ennesima cozzata tra loro, si fermano. Una performance invidiabile…Un’ ora di scontro così e hanno resistito!! Boris e gli altri due continuano a lottare e devo aspettare ancora una buona mezz’ora perché il ragazzo dai capelli lilla venga espulso dall’ arena. Ora la sfida è tra Yuri e Kei. Che però ha una trottola che non ho mai visto prima…

“Quella è un bey invincibile, il più forte del mondo-afferma Vorkov alla mia sinistra-per ottenerlo ci sono voluti anni e anni di studi e ricerche in laboratorio. Solo Kei, che l’ha desiderato così tanto, ha la forza per sostenere la sua immensa energia.” In effetti il mio ex-compagno di squadra sembra molto sicuro di vincere.

Queste trottole sono davvero fortissime, più vado avanti a seguire l’incontro più mi preoccupo per i Bey Breakers… come potranno sostenere scontri tanto duri? Yuri comunque non demorde; segue con gli occhi il suo Wolborg mentre questo riceve colpi sempre più secchi. “Ivanov, facciamola finita” E’ il commento del suo avversario. Hanno lanciato le trottole in campo ormai due ore fa: devono essere stanchissimi, inoltre hanno avuto un incontro anche stamattina. I ragazzi eliminati seguono lo scontro senza parlare, sapendo già che sarà Black Dranzer a vincere: ma deve passare ancora un’ora prima che Wolborg, ricevuto l’ultimo attacco rallenti la sua rotazione fermandosi lentamente, seguito qualche secondo dopo dalla trottola di Kei.

*

Arrivata in camera dopo aver cenato, rifletto su cosa ho visto oggi pomeriggio: non ho mai visto ragazzi così forti né bey così potenti. Non hanno ancora smesso di allenarsi e questa per loro è normale routine: nessuno dovrebbe essere esposto a turni di allenamento così pesanti, ma loro non se ne rendono conto. Questi giocatori devono sostenere ritmi di allenamento durissimi già da bambini e chissà a quell’età quanta competizione c’è tra loro; prevale la regola del “va avanti solo chi è più forte” e i cinque ragazzi che ho visto oggi lottare non sono ciò che resta delle decine e decine di bambini della loro età che si sono presentati al monastero… Un pensiero terribile.

E Kei…ha lasciato la sua squadra per un bey. Ce l’avrà un cuore quel ragazzo? Come è possibile che non si sia affezionato a nessuno della sua squadra?

Forse qui è così per tutti… non esistono i sentimenti ma solo le statistiche di gioco.

Mi preparo per andare a dormire e, entrata nel letto, mi sento già crollare dal sonno: l’ultima cosa che vedo guardando davanti a me sono le mura oltre la finestra, illuminate dagli ultimi raggi di sole, alte e lisce, il confine tra l brutalità di questo posto e Mosca che sta fuori.

Là, da qualche parte, ci sono le quattro persone migliori del mondo, che oggi si sono allenate senza immaginare a cosa vanno incontro.



Un colpo fortissimo mi sveglia improvvisamente.

Dev’essere notte fonda, c’è un buio pesto quando dalla finestra d’improvviso mi arriva il flash di un fulmine. La pioggia batte incessante sul vetro della grande finestra che sta proprio di fianco a me.

Qualche secondo dopo, un altro tuono.

La terra sembra tremare qualche istante sotto di me, gli alti alberi che posso vedere al di là delle mura del monastero sono piegati dal vento.

Fuori da queste pareti la natura è scossa da una violenta tempesta e questa agitazione posso sentirla anche dentro di me, che ho una fifa assurda dei temporali. Non so perché, ma mi fanno paura, mi terrorizza quel loro far vibrare il terreno, colpire con l’ acqua tutto. E adesso quando finirà? Non riuscirò certo ad addormentarmi. Che sfortuna, sono proprio nella parte di letto più vicina alla finestra! Cerco di girarmi dando la schiena al vetro, ma non mi aiuta per niente: a tratti vedo comunque la stanza illuminata dai fulmini che là fuori, da qualche parte, raggiungono la terra bagnata.

Non serve a niente, dare le spalle alla pioggia mi agita ancora di più. Così mi rigiro, ma in questo modo rivedo gli alberi che si chinano sotto l’azione del vento e ciò non mi aiuta per niente. Tiro la coperta sugli occhi, ma sento comunque i tuoni. Non funziona.

Da qualche parte in fondo al letto arriva una voce impastata di sonno che chiede cosa succede. Oh cavoli. Forse se non rispondo si riaddormenta.

Passa ancora qualche istante di silenzio, ma non sento il respiro di Yuri che quindi è ancora sveglio. Bel casino che ho combinato, adesso siamo svegli in due. E intanto la pioggia continua a correre contro il vetro… Un lampo. Mi stringo nella coperta. “Hai paura del temporale?” Non mi volto neanche, però gli rispondo di sì.

Silenzio. “Non fa niente, adesso mi passa.” Classica risposta di chi sa perfettamente che non si riaddormenterà entro qualche ora. La voce dietro di me respira pesantemente ( o forse sbuffa).

“Senti, facciamo cambio parte-del-letto. Così tu senti di meno la tempesta e ci riaddormentiamo tutti e due.” E’ una proposta o un ordine? “No, non importa” dico alla finestra. Il materasso si piega un istante, poi qualcuno appoggia i piedi per terra. Sento dei passi che si avvicinano e qualche istante dopo mi trovo Yuri Ivanov davanti alla finestra. “Dai che ho sonno” afferma. E va bene… scivolo indietro fino a raggiungere il suo cuscino, mentre lui si infila sotto le coperte dove ero io un istante fa. Chiudo gli occhi. Ma la pioggia continua a battere, il tuono mi raggiunge comunque. In ogni caso è meglio di prima, perché non posso vedere la finestra e se anche mi giro nella sua direzione c’è Yuri che la copre un po’. Accidenti a me, non riesco a rilassarmi…spero non se ne accorga. E invece passato qualche minuto si gira verso di me :”Non riesco a dormire, quasi non respiri più, emani tensione. Ascoltami: il temporale è là fuori, capito? FUORI. Non può succedere niente. Di cosa hai paura?”

Io… “Ho paura che mi faccia male. Ho paura che un fulmine possa arrivare qui vicino, che il vento e la pioggia non finiscano mai di esserci….”

“Vieni più vicina.” E’ quello che volevo sentirmi dire. Non voglio rimanere da sola in quell’angolo, non mi sento per nulla sicura, anche se so che le mie sono paure decisamente irrazionali. Mi avvicino fino ad averlo a una quindicina di centimetri da me.

“Il fulmine non ti farà niente, se anche entrasse in questa stanza colpirebbe me. La pioggia puoi sentirla ma adesso non riesci a vederla, cerca di pensarla come solo un suono che concilia il sonno e così anche il tuono. E adesso dormi, per piacere, che ho un sonno assurdo.” Mi sento molto più tranquilla ora. Vorrei ringraziarlo ma non gliene fregherebbe niente, meglio addormentarsi subito che è ciò che potrebbe farlo più contento.


Trascorso qualche minuto, il suo respiro torna profondo e regolare. Meno male, temevo non si addormentasse più.




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Capitolo 9
*** In the morning ***


Vorrei ringraziare tutti quelli che seguono questa storia, leggendo semplicemente o commentandola. Un grazie a chi mi fa sapere di leggerla mettendola tra le preferite, mille volte grazie a chi mi commenta ogni capitolo. E’ molto importante per me sapere che ne pensate di come procede la storia, quindi per favore anche se è noioso se vi capita lasciatemi il vostro parere, ovviamente anche negativo…
Oggi vi lascio con  un capitolo decisivo per la storia... ma per vedere come effettivamente la determinerà e che ripercussioni avrà sulle vicende della povera Khris dovrete aspettare la prossima puntata (ma quanto sono perfida!)
Grazie ancora e buona lettura :D!

 
Deve essere mattino, sento il tocco caldo del sole sulla schiena. Due secondi per raccogliere ricordi di ieri e dati su cosa mi aspetta oggi. Allenamenti tutto il giorno. Non c’ho tanta voglia di alzarmi stamattina.
Ma cos’ho sotto il braccio? Troppo duro per essere il cuscino, che comunque non potrebbe certo trovarsi all’altezza della mia mano.
Apro gli occhi.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Com’è potuto succedere? Khris stamattina è più vicina a me di quanto fossi abituato… il suo naso sfiora il mio petto e i suoi capelli sono sparsi tutt’intorno.  Con il braccio le sto cingendo la schiena.
Come è possibile?  Cos’è successo ieri? Cerco di fare mente locale… ricordo che c’era il temporale e non riusciva a riaddormentarsi, allora mi si è avvicinata… il che spiegherebbe perché stamattina è di fianco a me. Ma perché la sto abbracciando? Probabilmente l’ho fatto mentre dormivo… lei comunque non se ne è accorta perché sta ancora riposando. Ricordo a me stesso che sono il capitano della squadra russa  e che devo mantenere una certa distanza da lei…però se mi dicessi che è stato un risveglio sgradevole mentirei a me stesso.
 Mi sento bene…è come se mi fossi preso cura di qualcuno, come se davvero avessi protetto dal temporale questa piccola ingenua…
Delle campane suonano in lontananza le sette. E’ora di alzarsi, una dura giornata di allenamenti mi aspetta.
 

La stessa mattina Kei ha programmato di sfidare i BladeBreakers: vuole dimostrare loro la sua potenza e vuole definitivamente battere Takao, l’unico ragazzo che non è mai riuscito a sconfiggere.
Manda un elicottero all’hotel dei ragazzi insieme a degli uomini che li avvisano che Kei vuole parlare loro. Takao &co accettano l’invito e salgono sul veicolo che li conduce sul lago Bajkal, uno dei più grandi della Russia. Una volta giunti lì, scoprono che il motivo della convocazione è sfidarli: l’abbandono del ragazzo a questo punto è proprio definitivo.
I ragazzi, addolorati, accettano di sfidarlo ma vengono sconfitti quasi immediatamente, a eccezione di Max a cui sua mamma ha dato un nuovo bit power,  Draciel fortness, dotato di un’eccezionale difesa. Il ragazzo riesce a tenere testa a Kei e a sconfiggerlo, ma gli scontri dei Bey provocano una rottura del ghiaccio che fa cadere il padrone di Black Dranzer nel lago: i quattro BladeBreakers afferrano immediatamente il ragazzo e lo salvano dalle acque gelate. Kei è colpitissimo: nonostante abbia tradito la sua squadra questa non si è fatta problemi a soccorrerlo; l’episodio lo colpisce moltissimo e capisce l’importanza di avere veri amici e così decide di riunirsi al loro team (Evvai!!) . Prima però vuole tornare al monastero per chiudere i conti.
Nel frattempo i Demolition Boys hanno passato una giornata di allenamenti intensissimi e quando Kei li raggiunge loro hanno finito e si dirigono nelle loro camere esausti, addormentandosi al primo contatto col cuscino… Un’altra dura giornata tra quelle che precedono la finale tra BladeBreakers e Russi si è conclusa. Ma quella che li aspetta sarà ancora più particolare…
 
Mamma che sonno. Perché Vorkov ha voluto che stamattina scendessi a vedere gli allenamenti dei ragazzi? Mentre scendo le scale rimpiango il mio letto caldo lasciato dieci minuti fa. Dormivo così bene prima che uno scagnozzo del pazzo venisse a chiamarmi e a dire di scendere. Uff.
 Bè- mi consolo- non sono l’unica che in questo monastero deve  alzarsi presto, probabilmente sono già tutti svegli. Apro la porta d’ingresso alla sala allenamenti, dove trovo Vorkov ad aspettarmi. Dietro a lui, i Demolition Boys si stanno già allenando, ma quando lui li richiama si fermano. Cos’è successo? Perché il pazzo mi guarda strano e non saliamo sull’impalcatura a vedere le sfide come l’altra volta? Perché quando sono entrata si è fermato tutto?
“Ti ringrazio- esordisce- di essere scesa come avevo chiesto. Come puoi vedere, la squadra dei campioni russi si sta allenando in vista della finale. Conoscono la potenza di ogni singolo bey che c’è in questo monastero e le sue mosse caratteristiche. Tra tre giorni c’è la sfida contro i Bladebreakers che stabilirà chi è il campione del mondo. Ma vedi-gli brillano gli occhi- c’è ancora un bey che non conoscono e con cui misurandosi possono valutare la loro oggettiva preparazione. Il tuo.” Coosa? “Ecco perché stamattina ti batterai contro i ragazzi.”
 Non è possibile.
Cosa gli salta in mente?
Non posso. “Non lancio il bey da almeno tre settimane, io…non posso.”
“Possiedi un bit power. Non cercare di farti passare per una da niente. E se anche sei un’incapace questo si scoprirà subito. Ti sfiderai con Boris.”
Non credo di avere molta scelta. Ancora una volta, mentalmente ringrazio di avere un cappuccio, perché sono convinta che dai miei occhi possa essere visibilissima la rabbia che provo ora per questa ingiustizia…. Questi ragazzi si allenano da settimane ogni giorno e sono i cinque bladers più forti della Russia! E non ci tengo a sentirmi presa in giro un’altra volta da Kei.
In ogni caso, vado verso l’arena, verso la grande pista dove Boris mi aspetta.
Impugno il lanciatore della trottola bianca sentendomi come una che sta per buttarsi in mare senza saper nuotare.
“Uno, due, tre…lancio!!”
I bey entrano in campo iniziando a scontrarsi fin da subito. Non ho intenzione di evocare il bit, se Vorkov pensa che evocherò l’ Aquila Bianca si sbaglia di grosso. Vuole vedermi perdere miseramente? Ci sto! E non ho intenzione di sprecare energie, di combattere, di crederci, non serve a niente. Tempo di qualche minuto e il bey esce dallo stadio. Lo stesso nello scontro con Ivan. Quando è il turno di sfidare Sergei, questo si rivolge a Vorkov: “Non posso sfidarmi con lei. E’ una ragazza e non è neanche forte.” “Taci” é la freddissima risposta. Non so in cosa speri quell’uomo, in ogni caso l’incontro si svolge come i precedenti.
“Tocca a te, Kei.” Fitta allo stomaco. Tra qualche istante mi ritroverò faccia a faccia con lui. Ma il mio ex-compagno di squadra non si è mosso: guarda il suo superiore con aria quasi di sfida. “Io non vado contro di lei.” L’ha detto sicuro, convinto, con un tono che non ammette regole.
Non me ne frega niente di cosa mi dirai. Sei costretto a tenermi in una squadra da cui non vedo l’ora di uscire. E me ne andrò, dopo essermi vendicato. Io non vado contro di lei e voglio vedere cosa mi dici.
“Non farmi arrabbiare Kei.”
 “Io non sfido una ragazza senza allenamento che oltretutto non gareggerà nella finale, dove io sono sicuro di vincere. E’ più giusto che lasci andare avanti il capitano: è lui che ha bisogno di sentirsi certo di battere chiunque avrà davanti tra tre giorni. Siamo anche a un livello simile, sfidare lui non sarà poi così diverso dallo sfidare me.”
“Sei il solito testardo. Ivanov, tocca a te: almeno tu non deludermi.”
Come se ci fosse bisogno di raccomandarglielo! Yuri mi passa di fianco e si piazza sull’estremità a me opposta del campo.
 “Uno, due, tre… Lancio!” Stavolta sono più interessata all’incontro: voglio vedere quanto riesco a resistere senza uscire dal campo contro il ragazzo più forte della Russia.
Loro l’hanno battuta in tre secondi; io devo mettercene uno al massimo. E’ bene rimarcare che sono più forte di loro; del resto non sembra tanto restia a perdere. In ogni caso, devo eccellere anche in una vittoria facile. Certo che se decidesse di combattere sul serio sarebbe più divertente batterla.
E mentre lo guardo, lo vedo: vedo il suo sguardo annoiato, da vincitore che si considera già tale e non valuta nemmeno un secondo l’idea di dare importanza allo scontro. E all’improvviso
all’idea di resistere il più a lungo possibile in campo si sovrappone quella di dimostrare a questa sala chi sono davvero: se devo perdere, penso, almeno voglio farlo dopo aver combattuto.
 
Ed è così che sferro il mio primo attacco della giornata a un avversario: la mia trottola acquista velocità percorrendo il bordo dell’arena, fino a staccarsi dalla superficie ritrovandosi a roteare nell’aria; mentre scende inizia ad accelerare fino ad atterrare colpendo Wolborg.
 Il capitano si rianima un po’ e dà il via a una serie di tentativi finalizzati a colpire Arcticeagle che però le evita alla grande.
Venti minuti così e poi succede: l’aria si riempie di luce e dalla trottola russa emerge un gigantesco lupo… il bit power di Yuri. Non è la prima volta che lo vedo, quando l’altro giorno ho assistito agli allenamenti ho potuto vedere gli spiriti di tutti i bey; ma trovarselo così vicino fa una certa impressione.
La voglia di lottare davvero ed affrontare seriamente questo ragazzo miste alla rabbia perché Kei mi ha evitato fanno sì che anche il mio bit power esca dal bey bianco: e qui succede l’imprevisto, ciò a cui non avevo mai assistito: nonostante Yuri inciti Wolborg ad attaccare ed io mi prepari alla difesa le trottole non si attaccano.
I ragazzi, dietro a noi, iniziano a mormorare tra loro; Yuri impartisce attacchi, ma i Bey rimangono separati, roteando in cerchio, senza più sfiorarsi. Passa qualche istante e poi il grido minaccioso di Vorkov fende l’aria: “Ivanov, COSA STAI FACENDO? DISTRUGGI QUEL BEY!!”
Yuri a questo punto grida, quasi esasperato :”Dai, WOLBORG!!” La sua trottola si avvicina alla mia, ma qui accade qualcosa di incredibile: il grande lupo si volta verso il suo padrone, percorre a falcate la distanza che li separa e il Bey gli si lancia addosso, tagliandoli il braccio.
La sala è nel silenzio più totale.
I bey stanno ancora girando, il mio nell’arena e il suo di fianco a Yuri,
sconvolto come mai devono averlo visto, che respira a fatica mentre un largo rivolo di sangue inizia a scorrergli dalla ferita, percorrendo il suo braccio  e gocciolando a terra.
Silenzio.
Un silenzio che rimbomba nelle orecchie.
Ed il suo sangue.
 
 
 
  
 

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Capitolo 10
*** To Be Hurt ***





TO BE HURT



Alcuni pensano che Yuri sia il capitano severo ma buono. Altri che sia cattivo ma tenga alla sua squadra. Entrambe le fazioni si sbagliano. Ivanov ha un ghiaccio al posto del cuore, e inizia a vivere solo mentre il bey gira in campo. Il beyblade è la sua infanzia, cosa lo ha reso diverso da altri, il bey è l’unica cosa che per lui c’è stata e l’unico obbiettivo che si è posto nella vita.

Distruggete il monastero, tagliategli le gambe, se ne farà una ragione. Ma non azzardatevi a offenderlo sul campo di battaglia. Mai.


“Alzati, Ivanov. Tu per ora hai finito.”

“No.” Si rialza, pallido. “Io vado avanti ad allenarmi.”

Ma cosa stai dicendo? “Almeno tamponati la ferita. Tutto quel rosso mi disgusta.”

Poi Vorkov si rivolge a me: “Va bene, non ci servi più. Puoi uscire ora.” Seguo Yuri verso la porta di ingresso, ma non si volta né dimostra di sapere che sono qui con lui. Lo raggiungo. Ormai sono di fianco a lui. Guardo il suo braccio. “Lascia che ti fasci.” “No. Non voglio medicamenti. Non ne ho bisogno.” Parla seriamente? “Stai perdendo sangue e sei già pallido. Tamponare non basta.” Smette di camminare.

Si volta verso di me e mi fissa.

Rimango paralizzata dalla sorpresa e dallo spavento. Mi guarda come una che gli ha rovinato tutto, ha battuto lui che vuole essere invincibile. Uno sguardo di rabbia. Uno sguardo cattivo.

“Non ho bisogno del tuo aiuto. Non ho bisogno di te. Faresti bene a preoccuparti di te stessa invece che per chi se la sa cavare anche da solo. Tu invece dipendi dagli altri, tu in questo momento hai bisogno che i tuoi amichetti decidano di salvarti o altrimenti sei così in gamba che verrai uccisa entro qualche giorno. Cerchi di aiutare gli altri, ma continui a sbagliare: per aver cercato di far uscire Hiwatari da qui, hai incasinato la tua squadra e la loro sorte. E cosa hai ottenuto? Niente, hai solo peggiorato le cose. Lasciami stare, va’.”

Sono sconvolta. Come ha potuto dire cose tanto superficiali e maligne?

“Sei solo uno stupido, Yuri. Stupido e insensibile. Io sbaglio perché penso agli altri, tu invece ti concentri solo su te stesso e il tuo piccolo mondo. Anzi ormai non ascolti neanche più te stesso: ti concentri solo su queste stupidissime sfide come se fossero chissà cosa; Vorkov ti ha reso il suo soldatino, il tuo stesso bit-power, a differenza tua, si rifiuta di seguire i suoi insensati comandi: non sei molto più di un robot. E sei insensibile uguale, insensibile e freddo e stupido a comportarti così e a colpirmi con le tue cattiverie gratuite! Non puoi sapere quanto soffro per quello che ho causato ai miei amici, quanto soffro per non poter cambiare la situazione, quanto vorrei tornare indietro nel tempo e non rimettere piede qua dentro; a me dispiace di ciò che ho fatto, tu le tue cattiverie le hai dette senza farti un solo scrupolo. Continua a perdere sangue, vediamo un po’ chi tra me e te è il più furbo, facciamo la gara a chi vive di più!”

E detto questo mi giro e inizio a correre, senza pensare più a niente, desiderando solo di lasciare tra me e lui una distanza più estesa possibile; corro, corro più che posso, desiderando che scompaia, scappando con più energia possibile da quei freddissimi occhi di ghiaccio, mentre ricaccio in gola la lacrime di rabbia che bussano agli occhi.

*


“Lei non c’entra con quello che è successo. Lo sai.”

“Vattene.”

Un ragazzo molto pallido più avanti lo guarda, carico di rabbia e umiliazione. Quel ragazzo ha un senso della responsabilità che l’ha sempre schiacciato, obbligandolo a portare a termine ogni compito affidatogli. Lo stesso senso di responsabilità che oggi gli fa capire che la colpa di ciò che lo fa tanto arrabbiare è solo sua.

Accanto a lui, uno che lo conosce fin troppo bene. Gli vado incontro e anche lui si avvicina a me.

E girando a destra dello specchio lascio di Yuri Ivanov solo con la sua grande, inutile rabbia.




No, tu non sai com’è quando niente sembra a posto

Non sai come è essere come me

Essere feriti

Sentirsi persi

Essere lasciati fuori nell’oscurità

Essere colpiti quando si è a terra


Benvenuto nella mia vita

(Simple plan, Welcome to my life)



Seduta in questa stanza vuota, ho visto il sole scendere durante il pomeriggio durato troppo poco, del quale ho odiato ogni singolo secondo che trascorrendo mi avvicinava alla sera.

Non voglio rientrare in camera, non voglio andare a dormire, non voglio rivedere quel ragazzo. Ormai l’orario per cenare è trascorso, di dormire nella sua camera non ho voglia, non posso! Come può dirmi cose tanto crudeli? Ho ripensato un sacco a cosa è successo stamattina mentre ero in questa specie di soffitta vuota. Cosa può averlo fatto tanto arrabbiare? Era furioso, non lo si può negare. Forse il fatto di non essere riuscito a battermi: quell’orgoglioso del…. ! Giuro, non lo sopporto e vorrei non rivederlo più. Le ombre calano, si è fatta notte e ancora non mi sono alzata. Sono seduta da almeno otto ore, ormai. Comunque non voglio dormire qui: ogni tanto si sentono squittii e qualcosa nel buio illuminato solo da una finestra si muove.

L’orologio di un campanile lontano suona le dieci. L’ora in cui i ragazzi finiscono gli allenamenti. Perfetto, entro un quarto d’ora saranno tutti addormentati e potrò rientrare in camera senza dover parlare con quello lì.

Trascorsa un’eternità, decido di alzarmi. Grande errore…mi fa male dappertutto, le gambe non mi funzionano più. Cammino a fatica ripercorrendo il percorso che mi ha portato fin qui fino a ritrovarmi nel corridoio del terzo piano.

Trovo la porta della camera ed entro nella stanza, illuminata solo dalla luna piena fuori dalla finestra, la luce spenta. Meno male, deve essersi già addormentato.

Vado in bagno a lavarmi e mi metto il pigiama: rientrata in camera mi infilo sotto le coperte dandogli le spalle, pronta a cercare di addormentarmi.

Mi sfugge un sospiro e in quel momento mi rendo conto del respiro per nulla profondo e da addormentato che c’è dall’altra parte del letto. E’sveglio.

“Khris…… -mormora qualcuno dietro di me -quelle cose che ho detto… non le penso.”

Lo ha detto in inglese. Dovrei detestarlo e invece sono contenta di sentire la sua voce. Quando si dice coerenza.

Silenzio. “E io… Insomma…” Una voce maligna dentro di me dice di non fare niente, non aiutarlo, lasciargli dire ‘mi dispiace’. Ma so che non riuscirà a dirlo, è troppo orgoglioso. Dentro di me l’ ho già perdonato dopo le prime due parole. Così mi giro e lo guardo. Oh no cavolo, mi viene da sorridere… nonpossononpossononposso devo trattenermi e fare la dura ancora un po’ ma non riesco a trattenermi e gli sorrido. Sorride anche lui di rimando. “…Ho un po’esagerato”.

“Anch’io-ammetto in russo-ero troppo arrabbiata per riflettere su quello che dicevo. Non ricordo neanche cosa ti ho detto. “

Guardo il braccio. “E il tuo braccio?”

“Mi fa un po’male, sta ancora sanguinando… non è che…” Non ci posso credere, vuole che lo medichi. Orgoglio di Yuri- Khris 0-1!!! Senza dire niente scendo dal letto dopo aver acceso la luce, prendo dall’armadio il kit e mi siedo sul letto davanti a lui. “Dammi il braccio.” Obbedisce, sembra quasi un bambino. Verso un po’ di disinfettante nel batuffolo di cotone e gli prendo il braccio per poi iniziare a tamponare. La ferita in effetti non si è ancora chiusa… spero che non gli bruci a contatto con il cotone. Sollevo un attimo il viso incrociando il suo sguardo. Caspita, quanto è bello. Ed è così vicino. Senza accorgermene ho smesso di tamponare la ferita. Ma credo che non se ne sia accorto neanche lui. Continuo a guardare quegli occhi e quasi non mi rendo conto che si sta avvicinando. Non mi ero mai resa conto che fossero così azzurri, così belli. Ormai sento il suo respiro leggero sul volto. Ho smesso di respirare, con tutta me stessa inizio a desiderare il contatto che arriverà ed il suo viso è ormai a neanche un centimetro dal mio quando

Qualcuno bussa alla porta.

Mi giro ma non riesco a ragionare, non rispondo neanche… Posso solo detestare chiunque abbia interrotto un attimo così bello.

E poi la porta si apre e Kei si affaccia sulla stanza.



E poi è arrivato Hiwatari. Ha fatto capolino dalla porta con aria seria, ma ora gli è apparso un ghigno sul volto.

“Ah. Ivanov.”

“Cosa vuoi, Hiwatari?” il suo tono è freddo, glaciale. E’ lo Yuri di sempre. Kei torna serio e mi guarda. “Voglio parlare con te.” Con me? “In privato”.


*****

Ta-Taaaan!!

Prima o poi Kei sarebbe rispuntato… ovviamente in un momento in cui avrebbe fatto meglio a non rispuntare, ma questi sono dettagli xD!!

Cosa avrà da dire? Quali conseguenze avrà questo sulla storia?

….

….

Suspance!


Ho aggiornato abbastanza in ritardo, ma solo perché c’è stato un casino tra ferragosto e lo studio da recuperare… già perché il temutissimo esame di riparazione si avvicina D:!! AArgh!!!

In ogni caso questo capitolo è abbastanza decisivo per la storia e volevo fare un ringraziamento a chi mi ha avuto la pazienza di leggerlo fino in fondo e seguirmi fin qui, chi li ha letti tutti e a chi ha perso tempo per commentare questa storia o inserirla tra le quelle seguite o addirittura le preferite!

Quindi un enorme ringraziamento a


Henya e Kiki Hiwatari, (che oltre a essere pazienti commentatrici sono anche ottime scrittrici.. aspetto i vostri aggiornamenti!)Zakurio (graditissima new entry nelle recensioni :D), ValentineRomance e Giulia Hiwatari (che mi hanno seguito dall’inizio) TeaChan, Eugy, Tamakisskiss (che mi seguono tutt’ora… mitici!! :D) e a tutti gli altri ^^


Credo che comunque già mercoledì prossimo o al massimomassimo giovedì prossimo ci sarò col prossimo capitolo… E voi? Ci sarete?

Un saluto a tutti e grazie per la pazienza



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Capitolo 11
*** Sometimes goodbye's the only way ***




E poi è arrivato Hiwatari. Ha fatto capolino dalla porta con aria seria, ma ora gli è apparso un ghigno sul volto.

“Ah. Ivanov.”

“Cosa vuoi, Hiwatari?” il suo tono è freddo, glaciale. E’ lo Yuri di sempre. Kei torna serio e mi guarda. “Voglio parlare con te.” Con me? “In privato”.


Aspetta una mia risposta che non arriva. Dentro di me il cervello si sta riaccendendo mentre il cuore, sveglissimo, grida di rabbia. Cosa? Tu, che mi hai abbandonato a me stessa quando sono venuta qui a cercarti ti ripresenti qui per infrangere un attimo che ormai è perso per sempre e non si ripeterà, pensando che ti ascolterò come se niente fosse?

“No, Kei. Non credo di volerti parlare.” E mentre lo dico risento nella mia voce lo stesso tono di Yuri.

“Credimi, è davvero importante.” Mi fissa, mentre lo dice, mi guarda dritto negli occhi. “Devo assolutamente parlartene in privato.”

Non so che fare. Sembra davvero urgente, forse dovrei dargli ascolto. “Che sia una cosa veloce”. Sono decisamente troppo buona. Indosso la tonaca sopra il pigiama. “Tornerò subito” dico a Yuri. Lui lancia un occhiata verso Kei, rivolgendosi più a lui che a me “Ci conto”.

Una volta fuori dalla camera, seguo il ragazzo in un corridoio secondario e poi in una stanzetta a cui non avevo mai fatto caso. Entriamo e poi richiude la porta dietro di sé.

“Grazie per essere uscita. E’ davvero importante”.

“Non ringraziarmi, ancora non so perché lo sto facendo. L’ultima volta che ci siamo parlati tu non sei stato esattamente molto disposto ad ascoltarmi.” Sono passati un po’ di giorni da quella sera in cui sono entrata qui per cercarlo, è vero, ma la cosa ancora mi brucia. Quella volta mi aveva tranquillamente consegnato alla volontà di un pazzo.

“Sì. E sono qui per rimediare- mi guarda deciso-io e te dobbiamo fuggire. Mancano due giorni alla finale e i Bladebreakers non sembrano intenzionati a perderla, si sono allenati molto…”

Una fitta al cuore. Quindi non ci sono molti dubbi su cosa mi aspetta…

“…anche perché sanno che io voglio portarti fuori di qui, ieri li ho incontrati. Io ho deciso di andarmene. Ho i miei motivi- dice prevenendo la mia domanda- e già che io me ne vado non voglio lasciarti qui. In fondo sono io che ti ho messo in questa situazione, io ti tirerò fuori. Non mi sono comportato bene con te-sono stato un vero deficiente. Ti chiedo di perdonarmi e di fidarti di ciò che ti chiedo di fare.”

Non so cosa dire. Sono contenta che l’abbia capito ma improvvisamente ho paura di sfidare le leggi del monastero. Forse ho paura di andarmene. Comunque annuisco: anche se l’idea di andarmene mi getta in un mare di preoccupazioni, è la cosa giusta da fare.

“Dobbiamo agire al più presto, Khris (prima volta che usa il mio nome!). Domattina all’alba ci troveremo in fondo al corridoio. Ti basterà seguirmi ma nessuno deve vederti. In ogni caso vestiti indossando il cappuccio, non devi essere riconosciuta. Io sarò già passato nella sala dei monitor delle telecamere e li avrò già messi fuori uso.”

Ma… “La colpa ricadrà su Yuri. Sono sotto la sua responsabilità.”

“Vero. Ho pensato anche a questo. Apri la mano.” Mi appoggia sul palmo una bustina.

“Cos’è?”

“Sonnifero. Molto potente. Trovarlo addormentato sotto il suo effetto sarà sufficiente a considerarlo innocente, capiranno subito che gliel’ abbiamo dato noi per impedirgli di non lasciarci fuggire. Glielo darai appena tornata in camera. Non dovrà sapere niente.”

“Ma…”

“Meno sa e più evidente sarà la sua innocenza. Faglielo bere il prima possibile, è meglio”.

Guardo la bustina bianca sulla mano. E così me ne andrò senza salutarlo. Come se niente fosse. Mentendogli.

“Che c’è?-Kei mi guarda strano-Che problema ti fa?” Poi sorrisetto “Avevate in programma altro stasera?” Come se avessi voglia di scherzare in questo momento.

“Riaccompagnami in camera, và”.

*

A volte la soluzione non è così semplice

A volte l’unico modo è dire addio.


(Linkin Park, “Shadow of the day”)



Non ce la farò mai. Come riuscirò a fargli bere quella roba? Con che scusa? E se anche riuscirò a fargli bere sta roba… mi odierà. Si sveglierà senza me e Kei e mi detesterà, lui così furioso perché oggi l’ho battuto, chissà quanto si arrabbierà per essere stato ingannato. Questo avvelenerà il ricordo che gli resterà di me. Del resto il mio compagno di fuga è stato esplicito su questo punto. Non so cosa fare. Ho davanti a me la strada per la libertà ma sono troppo incapace, troppo un’inetta, riuscirò a rovinare tutto.

“Qual è il problema?” Senza togliere le mani dai capelli, si volta verso di me ma non risponde. Quasi come se fosse combattuta tra parlare e non dirmi niente.

Sospira. “Ti ha detto di non dirmelo, vero?”

Stessa espressione di prima, ma è ancora più tesa. Uh-uh.

“Dai, dammi.”

Non se l’aspettava.

“Intendi ‘dimmi’.”

“Ce l’hai in mano, forse?” Ma come cavolo….

“Ascolta, c’è un solo motivo per cui lui potrebbe iniziare a rifiutare di seguire gli ordini di Vorkov, allenarsi senza voglia e parlarti chiedendoti di non dirmi niente. E poi non è da te essere così tesa, mi stai nascondendo qualcosa per forza. Non ti farò domande, rispetterai gli accordi con lui. Ma per favore, tranquillizzati. Te l’ho già detto, quando sei tesa trasmetti la tua tensione anche a chi ti è vicino.”

Sembra sorpresa. Ma ancora non si muove.

Non dice più niente, si avvicina e mi afferra la mano, chiusa a pugno. Senza farmi male, delicatamente, ma scommetto che se la ritraessi stringerebbe la presa. Quasi con dolcezza apre le dita che si stringono sulla bustina e la prende per leggere cosa c’è scritto sopra. “Bene, si è ingegnato. Niente di violento, nessuna droga o robe del genere.”

Mi guarda. “E’ doloroso?”

“Non lo so…”

“Tu vuoi che io beva il suo contenuto?”

Momento di incertezza. Lo voglio?

“Sì”.

“Va bene. Adesso stai tranquilla, però.”

Lui sa e lo accetta. Mi sento decisamente tranquilla. “Vado a prenderti un bicchiere.”


La polverina bianca si scioglie nell’acqua con uno strano rumore. Ci siamo. Sento che dovrei dire qualcosa, ma non so cosa. Non ci vedremo più dopo che avrà bevuto. Ma non riesco a parlare, è come se ci fossero troppe cose che sento per essere espresse a parole.

Ma lui sta già bevendo. “Tieni” Mi porge il bicchiere vuoto. “Yuri, io…”

“Tra stare qui e andartene hai scelto di essere libera. Di cosa devi scusarti?” Sanno di rimprovero queste parole. Chiude gli occhi.

E così finiscono i momenti passati con lui.

Per colpa tua, Kei. Lui gioca a farsi rincorrere, lei lo cerca. E poi i casini arrivano tutti a me.


*

Un campanile lontano suona le tre. E’ l’ora. Scendo dal letto già pronta. Per l’ultima volta apro la porta della stanza, per la prima percorro il corridoio buio sperando di non doverci passare mai più.

Kei mi sta aspettando all’ inizio delle scale. Mi fa un cenno e inizia a scenderle. E dopo queste, ne scendiamo altre. E ancora ed ancora. Chissà dove siamo, di sicuro sotto il piano terra. A un certo punto ci troviamo davanti a una porta minuscola, quasi mimetizzata col muro. Kei si gira, si assicura che io ci sia ed entriamo. Corridoi mai visti e bui vengono percorsi nel silenzio più totale.

Ho paura. Paura che ci scoprano, paura che se la prendano con Yuri, paura che a qualcuno di noi facciano male per questo. Quasi evito di respirare, il cuore che batte così forte che deve sentirlo anche Kei, che in questo momento si è fermato.

Che l’abbia visto qualcuno?

Ma no, in realtà è chino su una botola. Mi avvicino a lui e lo aiuto ad aprirla.

“Ce l’abbiamo quasi fatta” sussurra.

Un’altra infinità di tempo passata a camminare nell’oscurità più completa, guidata solo dal mio compagno che continuamente mi dice dove mettere i piedi, poi succede.

Apre una porta, percorriamo una scala verticale e

lui scompare. Continuo a salire, gradino dopo gradino quando…

l’aria fresca di Mosca inizia di colpo ad accarezzarmi il viso. Siamo fuori. “Siamo fuori!!” Finalmente posso dirlo senza dover tenere la voce bassissima. Kei sorride e, una volta che sono uscita completamente, chiude l’uscita (un tombino). “Andiamo in albergo-dice- i ragazzi ci stanno aspettando.”


Sono le cinque di mattina quando busso a una porta che non rivedevo da tempo. “Kei, credo si siano addormentati… non voglio svegliarli, passerò da loro domattina.” Le ultime parole famose.

La porta si apre di colpo e un “Welcome Back!!” gridato da qualcuno (Max credo) rivela che sono svegli ma prima che possa rispondere mi ritrovo tra le braccia di Takao, e poi vengo abbracciata da Rei, Max e persino il prof. Quanto è bello essere di nuovo qui!!

Nella stanza si rincorrono i “Grande Kei!” “Ci sei mancata!” “Cosa ti hanno fatto? Sicura di star bene?” “Bisogna festeggiare!” Takao mi conduce a un tavolo, ricco di dolci e bibite. Devo aspettare venti minuti buoni perché i ragazzi si calmino e io riesca a far chiarezza sulla situazione.

A quanto pare, ieri Kei e i ragazzi si sono incontrati e lui ha deciso di riunirsi ai Bladebreakers… ma è tornato al monastero per prendersi una piccola vendetta (“ Distruggere qualche macchinario e ridare quella trottola malefica, frutto dei laboratori di Vorkov col quale non voglio più avere niente a che fare”) “e per venire a riprenderti” conclude lui prima di finire la poca birra rimasta nel bicchiere. “Wow ragazzi, grazie! E’ strano sentirsi di nuovo libera, poter di nuovo andare dove voglio… Soprattutto, non mi aspettavo che voi mi riaccettaste di nuovo in squadra dopo i danni che vi ho preoccupato!”

“See come se a noi spaventassero i ricatti di quel pallone gonfiato!” Ride Takao.

Mentre i ragazzi parlano tra loro inizio a rendermi conto di cosa è successo, del fatto che sono di nuovo tra loro, libera…. Una sensazione fantastica, lo ammetto. Mi sento molto più leggera. Mezz’ora dopo il presidente della squadra giapponese, entrato nella stanza un quarto d’ora prima per darmi il “bentornata” inizia ad invitare i ragazzi ad andare a dormire:” Dopodomani inizia la finale, ragazzi!!Come farete ad alzarvi se andate a dormire troppo tardi? A letto, presto!!”

E in effetti mi accorgo di avere un sonno assurdo… Ci salutiamo e poi ognuno va nella sua camera, troppo provato dagli eventi della giornata per fermarsi a riflettere su cosa è successo.



****

Ok, devo essere pazza per essere qui, oggi,  a pubblicare il capitolo 11. PAZZA! Sì, perché dopodomani ho il temutissimo esame di mate!! Però ve l’avevo promesso, e “ogni promessa è debito” (E ogni debito rappresenta qualcosa per cui ora dovrei studiare ma vabbè)!

Che dire?

Khris è a “casa”, sana e salva …ma Yuri è al monastero. La finale è alle porte. La domanda è: si ritroveranno? Perché a pensarci quello che c’è stato tra loro è stato così veloce e improvviso…. Ma poi c’è stato qualcosa tra loro? Non è il caso di lasciar perdere il loro rapporto?

(La sanità mentale di certa gente che si fa da sola le domande sulla propria fanfic…. Dev essere lo stress da esame, sicuuuro!)

Bien, se avete dubbi a proposito di ciò (il rapporto Yuri-Khris, non la mia sanità mentale… lì non ci sono molti dubbi)direi che col capitolo di settimana prossima si risponde a un po’ di domande! Sì, perché il capitolo 12 ci chiarirà un po’di cose sul nostro Ivanov preferito ;)!

Per il resto vi auguro buon inizio di Settembre … a mio parere uno dei mesi più belli dell’anno per clima e giornate!

Grazie mille per l’attenzione… Se siete particolarmente di buon umore, vi serve una scusa per non studiare per qualche esame o avete tempo da perdere, fatemi sapere che ne pensate!


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Capitolo 12
*** Shut Up And Let Me GO ***


Shut up and let me go


Un pomeriggio di tanti anni prima


Un ragazzino in un cortile spoglio, chiuso da mura alte e grigie, stava guardando un bey girare. Era seduto su gradini che portavano all’interno dell’enorme edificio contenuto nelle mura.

Guardava la trottola roteare su se stessa e si chiedeva chi avrebbe affrontato quel pomeriggio. A chiunque l’avesse visto, quel piccolo sarebbe parso strano. Lineamenti delicati, sguardo intelligente, un bel bambino che avrebbe dovuto essere in qualche parco giochi a giocare coi compagni di scuola; e invece, a otto anni compiuti da un mese, era da solo, chiuso in uno strano silenzio, estraniatosi dalla compagnia dei coetanei.

Non erano rimasti molti bambini della sua età ma il signor Vorkov continuava a ripetere che erano troppi. Dovevano continuare a combattere finchè sarebbero rimasti solo i migliori.

Il suo meditare venne improvvisamente interrotto dai passi di qualcuno che arrivava. Non si girò, sperando che chiunque fosse stato l’avrebbe lasciato in pace.

E’ andata via.” Riconobbe la voce. Era uno che aveva un anno meno di lui, uno dei più forti della sua età. Non ricordava il nome- Boris forse. Ci aveva parlato il giorno prima.

Il piccolo Boris osservò il compagno, chiedendosi se l’avesse sentito e decise di sedersi vicino a lui. “Natasha- riprese- se ne è andata. L’ha sconfitta quello giapponese. E’ forte”.

Non mi interessa” rispose lui.

Vorkov l’ha portata via. Piangeva. L’ha cacciata.- cercava di vedere una sua reazione. A lui dispiaceva per lei e anche a Yuri, sicuramente- Era tua amica, no?”

No”.

Ma- Boris era stupito. Natasha gli parlava sempre di lui…- lei ti adorava! Pensavo foste fidanzati”

L’impassibile bambino distolse un attimo gli occhi dalla trottola e li rivolse al suo interlocutore.

“Fidanzati- ripetè in tono disgustato-puah”

Ma ora non ci sarà più! Non ti dispiace?” Non doveva essersi spiegato bene.

No. Non m’interessa. Però spero di non dover affrontare quel giapponese, come si chiama, Kei”

Boris era sorpreso. Natasha… Era così bella…

Ora puoi lasciarmi in pace? Devo allenarmi!”

Ciao.”

Una volta da solo, pensò a quanto era strano Boris. Che gli interessava di quella femmina quando c’era la prospettiva di doversene andare dal monastero. Ecco, quella era una cosa che lo terrorizzava. Tornò a concentrarsi sulla trottola, che roteava sempre più velocemente.


Bravi ragazzi. Oggi è passata una delle nostre benefattrici ed è rimasta soddisfatta di come lavorate”.

I ragazzi, ormai undicenni, erano allineati in fila e seguivano Vorkov che camminava davanti a loro guardandoli uno ad uno. La signora Karkarov, dipendente di Hito Hiwatari, era una donna incaricata dal suo superiore di controllare se i ragazzi che si allenavano al monastero finanziato da lui fossero abbastanza forti da considerarsi temibili per i concorrenti degli altri stati. Pur essendo un giudice severo quasi quanto Vorkov non aveva la minima idea di quanto duramente dovessero allenarsi ogni giorno gli allievi e nei suoi giudizi era sempre un po’materna.

Questi ora aspettavano i commenti che lei aveva dato loro parlando con Vorkov, che ora passava guardandoli uno ad uno e riportando ciò che la signora aveva detto su di loro.

Sergei… Migliora la tecnica e aumenta la velocità. Ivan… Più determinato negli attacchi, non avere paura di distruggere ciò che il bey incontra. Vladimir…. Il tuo bey è troppo lento e non lo controlli affatto bene. Yuri… migliorabile.”

Ha detto solo questo, signore?” si lasciò sfuggire il piccolo, visibilmente deluso.

Fammici pensare… Ah sì” Vorkov sorrideva maligno.

Ha detto che sei proprio un bel ragazzino.”

Tutti i compagni sorrisero e iniziarono a sghignazzare tra loro mentre Vorkov andava avanti coi giudizi e Yuri si sentiva morire dalla vergogna.




Un’amichevole con delle ragazze?”

Sergei sembrava scocciato almeno quanto lui. “Ma quando mai?”

Ivan, ambasciatore che rischiava di portar pena, ripetè il messaggio: “Sì, vengono dall’Inghilterra e hanno tutte quattordici anni come voi”

Yuri prese parola per la prima volta:” Sono forti?”

Credo di sì, vengono da Eastcoast. Bè, sono anche abbastanza famose: Ellen, Lucy, Gloria, Anne. Sono le ragazze più forti d’Inghilterra! E pensano di poterci battere. O forse hanno proposto la sfida per studiare i vostri metodi di combattimento. In fondo il mondiale è tra cinque anni…”

Le batteremo subito.”

Vorkov sarà fiero di noi” Aggiunse Yuri.


In effetti la sua avversaria non sembrava molto forte. Continuava a perdere la concentrazione, non evitava gli attacchi e Yuri si chiese come mai nessuno la rimproverasse. L’incontro iniziava a farsi noioso. Distolse qualche istante lo sguardo dal bey e guardò verso la panchina avversaria incuriosito da questa assenza di minacce che per lui c’erano sempre state ogni volta che non riusciva a dominare un incontro.

La sorpresa fu ancora più grande quando vide che le sue compagne neanche prestavano attenzione ai bey: guardavano lei e ridacchiavano, scambiandosi commenti su chissà cosa.

Si sentì infastidito: davvero erano così convinte che l’avrebbe sconfitto?

Alzò lo sguardo verso Ellen Rose che non sembrava impegnarsi molto nello scontro; lei ricambiò lo sguardo arrossendo e in quel momento lui avvertì una sensazione di disagio. Stavano perdendo tempo.

Chiuse la sfida in un secondo, con un colpo ben deciso sferrato da Wolborg. Quella ragazza, ne era sicuro, aveva potenzialità e avrebbe potuto combattere seriamente ma non si era neanche sforzata di dare il massimo. Non aveva capito proprio niente di come andavano le cose.

Conosceva quel modo adorante di comportarsi: era proprio tipico delle ragazze e comportava sempre battute da parte dei compagni. In genere, moine del genere precedevano una presentazione della ragazza che si dimostrava sempre interessata a chi fosse lui e se nel pomeriggio potesse allenarsi con qualcuno. Boris si divertiva un sacco a prenderlo in giro e diceva che lui era troppo fissato col bey; la verità era che a Yuri annoiava questa eccessiva attenzione nei suoi confronti da parte chi neanche lo conosceva.

La verità è che lo irritava. Molte volte, nei rapporti con gli altri (anzi, con le altre), lui era un ‘bel ragazzino’ ancora prima che un bravo blader. Ciò in cui investiva quasi tutte le sue energie passava in secondo piano, come se non fosse così importante. Lui era uno dei demolition boys, i ragazzi più ammirati di Russia, soggetti delle foto che occupavano le copertine dei giornali quando c’era qualche scontro a livello internazionale, orgoglio della patria, campioni russi. Il rispetto che si era guadagnato doveva limitarsi a questo. L’etichetta da “bel ragazzo” non gli sarebbe mai piaciuta.


E poi, quella sera aveva incontrato il suo sguardo e non vi aveva letto né ammirazione nè le solite cose. Solo paura, terrore addirittura quando era stata affidata lui. E la cosa l’aveva colpito.

Non sembrava interessata eccessivamente alla sua esistenza, non gli si era appiccicata, non era arrossita condividendo il suo letto. Non lo aveva guardato con malizia, mai. Non lo fissava con lo sguardo perso, ma era attenta e piano piano aveva iniziato a fidarsi di lui. Rispondeva sempre sinceramente. Era fragile e non lo nascondeva. Era diversa dalle altre.

Davanti a lei era solo Yuri Ivanov e tutto quello che lui si era sempre sentito. Non un bel ragazzo, non un diciannovenne famoso e ammirato, non una qualsiasi facciata. Era lui in tutte le sue sfaccettature.

E poi l’aveva sconfitto. Una ragazza l’aveva sconfitto. E non si era presa gioco di lui, l’aveva cercato per medicargli la ferita. E lì davvero non aveva capito più niente: perché faceva così? Come poteva volerlo aiutare? Era lui lo sconfitto, ora non valeva più niente. Aveva perso. Aveva dimostrato la sua inferiorità. Avrebbe dovuto disprezzarlo per questo. E invece lo voleva aiutare.

E lui le aveva urlato dietro quelle cose. Sì, è vero, un pochino le aveva pensate, ma non così. Uscendogli dalla bocca le aveva ingigantite, amplificate e dicendole le aveva cancellate dalla sua testa. Perché guardandola negli occhi si era reso conto di non aver capito niente.

E riguardo a come aveva perso… Yuri Ivanov non era riuscito a mentirsi riguardo a questo: c’era un motivo dietro al comportamento di Wolborg che non aveva voluto attaccare. E ciò che più lo aveva reso furioso era il fatto di conoscerlo.

Nessun blader ignora che tra lui e il bit power c’è un intensissimo legame: ciò che la testa non capisce, lo spirito del bey lo sa già da tempo. E la verità è che lui non voleva attaccarla. Non avrebbe potuto farle del male, desiderare che la sua rabbia la spazzasse via; non era riuscito a provare rancore o disprezzo o voglia di vincere nei suoi confronti. E così il bit power si era fermato, testardo, deciso a non attaccarla. E quando la testa, la pura ragione che obbediva a Vorkov, gli aveva gridato di agire…. Il bit si era ribellato.

Questa consapevolezza e il senso di aver sbagliato nel gridarle dietro gli avevano invaso i pensieri di tutto quel pomeriggio. Non voleva ammettere di aver sbagliato ma sentiva di non essersi comportato nel modo giusto. E poi quella sera entrando in camera non l’aveva vista. E una nuova, fastidiosa consapevolezza l’aveva colpito: gli dispiaceva. Sì, gli dispiaceva non averla a fianco, non poterle parlare per chiarire. Non voleva che lei pensasse che lui davvero la reputasse come le aveva gridato quel pomeriggio.

E mentre la sua parte razionale lo prendeva in giro per questo senso di colpa e lo obbligava a cambiarsi e entrare nel letto, la parte più spontanea e sincera di lui sapeva di soffrire.

E poi… lei era entrata in camera. Gli aveva sorriso. Aveva accettato le sue scuse. Aveva accettato lui, Yuri Ivanov, con tutto quello che le aveva fatto perché era lui e perché le andava bene.

E quando le aveva lasciato prendere il braccio e sentito il suo tocco caldo, aveva provato qualcosa di nuovo, la sicurezza di quel contatto, la sensazione che lei volesse prendersi cura di lui, lei così piccola e ingenua. E l’aveva guardata e si era reso conto di quanto fosse bella. Ma in modo speciale, nella sua interezza e non solo perché fosse carina. E poi aveva sentito il suo profumo. E lì aveva, per la prima volta in vita sua probabilmente, ordinato alla sua parte razionale di tacere, affidandosi solo a quello che lui sentiva di voler fare. E voleva baciarla, respirare il suo respiro, abbracciarla e sentirla vicina, voleva lei. In quel momento tutti i tasselli della sua vita combaciavano, si dimostravano giusti, perfetti, perché lo avevano portato a trovarsi con lei in quella camera in quella situazione in quel momento.

E poi qualcuno aveva bussato alla porta, lei si era girata di scatto arrossendo e il tempo aveva ripreso a scorrere. L’aveva persa.


**

Sorry, sorry, sorry. Sono perfettamente cosciente del fatto che avevo promesso che avrei aggiornato settimana scorsa e non è stato così. La verità è che c’è stato di tutto: il compleanno, il ri-inizio della scuola, qualche giorno via in vacanza… That’s why aggiorno solo ora. Sorry sorry sorry. Prometto che la prossima volta che faccio una previsione sull’aggiornamento successivo cercherò di essere più precisa.

Ah, volevo ringraziare Henya e Kiki Hiwatari che mi hanno fatto un “In bocca al lupo” per l’esame. Grazie ragazze, è andato bene e io sono passata, non potevo non ringraziarvi ^^!!



……Ma veniamo a noi!

Questo capitolo non era assolutamente previsto quando ho immaginato la storia, ma una sera mi sono messa a scriverlo e mi è piaciuto, cioè non tanto lo scritto in sé, ma immaginare come fosse Yuyu da piccolo (bello lui!) e come fosse diventato… Me lo sono sempre vista come uno freddo e razionale…Ai lettori l’ardua sentenza!!


Ah, nota: “Shut up and let me go” è una canzone dei Ting Tings (mmm ditemi che si scrive così!) il cui testo non c’entra con la storia, volevo usare il titolo che tradotto letteralmente significa “Taci e lasciami andare” perché… boh secondo me sarebbe una frase che Yuri potrebbe dire alla sua parte razionale… “Smettila di farmi ragionare su tutto e lascia che io segua quello che voglio! Taci e lasciami andare!”

Di sicuro c’erano titoli più intelligenti xD però non me ne venivano in mente… Eeeh oggi sono addirittura più deludente del solito! Davvero, scusatemi…


Ah, spazio domande (dell’autrice ai lettori e non viceversa, giustamente --“ ) : un grande quesito che mi toglie il sonno la notte mi faccio ultimamente è:

Perché alcuni scrittori di Fanfiction vedono come coppia Yuri e Julia, la blader spagnola?

Capisco Key e Hilary perché mi ricordo di aver visto un episodio in cui lui la proteggeva; ho capito che anche la Max-Mariam ha avuto origine da una qualche vicenda vista in Beyblade; ma Yuri e Julia (sarà che il cartone non me lo ricordo più) proprio non ho presente perché potrebbero essere considerati una potenziale coppia.

Qualcuno si ricorda e può rispondermi?

Grazie in anticipo :D!


Previsioni sul prossimo capitolo, se qualche anima buona e coraggiosa avesse in mente di leggerlo:

Credo che lo posterò entro due settimane, se non in settimana Domenica 2 Ottobre…


Spero che non vi siate stufati troppo e che dopo questo aggiornamento siate ancora disposti ad andare avanti con la storia! Vi aspetto!!


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Capitolo 13
*** Inizio del campionato ***


Buio. Buio improvviso. Dove sono? Probabilmente stavo dormendo. Probabilmente dovrei svegliarmi. Che sonno assurdo.

Apro gli occhi. Da una finestra con la tapparella quasi del tutto abbassata entra un po' di luce nella stanza. E’ quella dell’hotel. Mi siedo sul letto. Non riesco a ragionare, è come se la testa non riuscisse a funzionare, il mio cervello non si è ancora acceso del tutto. Devo aver dormito un sacco. Che ore saranno? Cerco, tastando il comodino, la sveglia. LE DUE! Oh cavoli ma è TARDISSIMO!! E i ragazzi? Si saranno svegliati? Un attimo, un attimo, fermiamoci a ragionare, niente panico! Le due è l’orario a cui di solito si andava a mangiare, se non sbaglio. Quindi adesso mi vesto, con calma e poi li raggiungo. Napoleone diceva :”Ho fretta, quindi vado lentamente” e devo seguire questo principio. Niente-panico!

E’ strano poter ancora scegliere come vestirmi. Opto per maglietta e jeans, mi lavo e scendo.


E’ strano poter ancora pranzare tutti e sei. Khris è entrata che sembrava un po’ spaesata, ma contenta di essere tra noi. Kei… bè, loquace è loquace come prima (cioè quanto un comodino) però oserei dire che anche lui sembra contento di essere tra noi. Da quell’incontro sul lago Bajkal si è fatto molto più amichevole…e a proposito di amicizie! Chissà se le mie previsioni sulla coppia K+K (Kei +Khris) si avvereranno!! Sarebbe fantastico, lo vedremmo meno imbronciato!


Takao mi guarda e ridacchia. Che cavolo vuole? Forse è mangiare pollo che lo mette di buon umore… Vorrei ricordargli che domani inizia la finale!! Però non servirebbe a nulla perché tanto siamo tutti tranquilli… da quando la squadra si è riunita ci si sente tutti più sereni. Aspetta un attimo… Takao sta mangiando ancora il pollo!? Ma non lo stava facendo anche un quarto d’ora fa? Ma quanti bocconi ha già mangiato?


Il pomeriggio viene passato ad allenarsi. Kei deve riabituarsi ad usare la sua trottola di prima, non più l’invincibile Black Dranzer mentre gli altri bladers si allenano come hanno sempre fatto.

Verso sera ci si trasferisce tutti in un grande appartamento vicino allo stadio dove si terrà la finale, un edificio la cui costruzione è stata pagata in gran parte da Vorkov e il nonno di Kei, il suo superiore… E’ chiaro che i ragazzi russi saranno avvantaggiati, ma i Bladebreakers sono abbastanza fiduciosi e sperano di poterli battere. E così si conclude la giornata prima della finale, con i ragazzi stanchi che cenano velocemente per poi andare a dormire esausti… tutti tranne Khris.


E così la stanza ristorante inizia a svuotarsi, io stessa esco ma non ho per niente sonno. Così mi dirigo verso il balcone dell’ hotel, sperando di trovarvi silenzio e poter pensare. Una volta raggiunta la grande balconata mi siedo su una fredda sdraio abbandonata lì per riflettere in pace. Sto così bene, sono così contenta di essere tornata e a pensare a come sono stata accolta... bè, capisco che questa è la squadra migliore del mondo. Eppure non riesco a non pensare a quante cose sono cambiate in queste ultime ore, a cosa ho lasciato dietro di me, non riesco a levarmi dalla testa i momenti passati nel monastero…

Non riesco a evitare di ricordare i momenti passati con Yuri: quando si è scusato, quando mi ha chiesto di medicarlo (stretta allo stomaco)… la sua comprensività, il suo aiutarmi… il momento in cui si è addormentato, lui, orgogliosissimo e obbedientissimo che ha bevuto del sonnifero dicendo che era perché trasmetto tensione, andando contro la volontà di Vorkov…

“Certe cose non si possono dimenticare subito, vero?” La voce di Kei interrompe bruscamente il flusso di pensieri e ricordi, e il suo proprietario si siede di fianco a me, per terra. “Quello hai passato negli ultimi giorni non ti lascerà dormire bene per parecchio, vedrai.” Sono tutti convinti che al monastero abbia passato qualcosa di terribile…E un po’ è vero, eppure … Argh! Devo smetterla di pensare a quel ragazzo.

Nessuno dice niente per un po’, poi Kei sorride tra sé e sé. “Ivanov ha sempre avuto qualcosa di più”.

Cosa? “Cosa…?”

” Ho visto molta gente uscire sconvolta da quelle mura. I Bladebreakers stessi quando hanno conosciuto Vorkov erano sconvolti. Tu no. Non stasera. Sei pensierosa, e a cosa mai potrai mai pensare se non a qualcosa che hai conosciuto là…”

“Ciò che dici è privo di ogni fondamento” rispondo, non troppo convinta.

“E’ sempre piaciuto un sacco alle ragazze… non devi scusarti di niente.”

Meglio cambiare argomento, non riuscirò a convincere lui (né me) che non sto pensando a quel ragazzo. “Tu e lui vi chiamate sempre per cognome… perché? Non vi conoscete da tanto? Come mai questa antipatia?”

Sorride. “Antipatici? Io e lui siamo quasi come fratelli… ci conosciamo sin da quando eravamo piccoli e tra noi non c’è antipatia, solo rivalità.Se ci chiamiamo per cognome è per darci un tono e per prenderci in giro”.

“Devi volergli davvero bene”

“Perché?”

Si volta a guardarmi tra lo stupito e il seccato (come a dire: ma-che-stai-dicendo-?). “E’ la conversazione più lunga che abbiamo tenuto finora. Non parli mai volentieri, ma se l’argomento è lui conversare ti diventa più piacevole”

“Vero… Ma scommetto che conosco una persona a cui non dispiace sentir parlare di lui…” Colpita e affondata. Mi alzo intenzionata ad andare a dormire. E prima di uscire dal balcone mi volto verso quel ragazzo che sta sorridendo con aria da io-ti-ho-capita-a-me-non-sfugge-niente: “A domani, Hiwatari”.


Ci rendiamo conto del reale valore che le cose hanno per noi quando le abbiamo perse o le stiamo perdendo” (G. Leopardi)

Inizio della finale di Blade breakers

Andata

“Khris, sei pronta?” Takao non bussa più, è la terza volta che me lo chiede da dietro la porta del bagno. E la risposta non cambia: “Sì, sì arrivo subito, davvero!” La verità è mi sono svegliata cinque minuti fa, mentre lui era in cucina a far colazione, convinto che fossimo tutti svegli . Ecco perché mi sto vestendo, pettinando e lavando quasi contemporaneamente, mentre una voce con forte accento giapponese si allontana dalla porta con fare rassegnato: “Donne!”

Due minuti dopo esco e chiudo la porta mentre infilo una scarpa e mi precipito giù per le scale fino ad arrivare all’ingresso. Il presidente Daitenji sbuca proprio in quel momento dall’ingresso: “Dai ragazzi! E’ arrivato il pullman, salite, veloci!”

Qualche minuto di confusione perché Takao si accorge in quel momento con orrore di aver dimenticato lo spuntino ( Sei panini farciti) in camera e torna indietro per recuperarli e poi si parte. Seduta di fianco a Max, osservo come i ragazzi combattono la tensione: il capitano sgranocchia uno dei panini mentre Kappa rilegge (in giapponese) i dati raccolti negli ultimi vent’anni sulle trottole russe; Rei sembra riposare, comunque pensa ad altro ed ha infilato un paio di cuffie nelle orecchie per non sentire il prof (che sta mettendo ansia anche a me); Max fa un cruciverba e Kei guarda il paesaggio.

A me non sembra vero non essere più un peso per la squadra, è fantastico che non siano obbligati a perdere per il ricatto di Vorkov; e sono curiosa di vedere come si svolgeranno gli incontri. I ragazzi hanno già stabilito che il primo a scendere in campo sarà Kei seguito da Rei o Takao. In caso di parità ci sarà una terza sfida combattuta di sicuro da Takao.



Ritorno

Nonostante la sconfitta i ragazzi non hanno perso la voglia di parlare né le speranze. In fondo, come ricorda Takao, non si è trattato di una sconfitta sonora ed immediata: Sergei ha dovuto sudarsi la sua vittoria, e pensare che Kei non era neanche più abituato a lanciare il suo Dranzer… Non è ancora detto niente! Mentre i ragazzi vanno avanti a confabulare tra loro programmando al sfida di domani (Che ansiaaaa) ripenso alla cornice dello scontro: la folla sugli spalti; i numerosi tifosi dei Bladebreakers (erano tantissimi); l’entusiasmo dei ragazzi, sempre incitanti Kei, contrapposto al silenzio nella zona degli avversari, dove i Demolition Boys stavano seduti e silenti… tutti tranne Yuri che era assente. Ripenso alla reazione di Kei alla sconfitta… mi aspettavo che fosse deluso o furioso, invece si è rivelato abbastanza tranquillo: perché “quel damerino ha avuto filo da torcere ed ho combattuto per la mia squadra, non per Vorkov o mio nonno… ho combattuto da solo, senza usare i loro mezzucci”.

Chissà come andrà domani. Spero tanto che Rei ce la faccia.

Un urlo arriva dai primi posti del pullman: ”Siamo a cavallo!” Allungo il collo incuriosita: a gridare è stato Takao… che qualche dato raccolto da Kappa…

Il ragazzo guarda noi tutti che lo stiamo osservando e sorride:” Sono salvo! Ho ancora due panini nello zaino!” Un minuto di silenzio e poi scoppiamo tutti a ridere per la faccia che ha fatto Kei dopo questa dichiarazione. Adoro questa squadra!

Seconda giornata

Stamattina mi sono alzata stra presto, innanzitutto per non dover fare tutto di corsa come ieri e poi perché la tensione mi ha impedito di dormire rilassata e a lungo. Sono la prima ad entrare nella cucina, a quanto pare: preparo la caraffa di caffè per tutti e poi vado a sedermi, ancora in pigiama e mezza addormentata. Poco dopo entra anche Rei, calmissimo e serafico, già lavato e vestito, con l’aria di chi stamattina va a farsi una gita per raccogliere funghi.

“Non sei teso?” Mi viene da chiedergli appena si siede.

Risposta alla Rei: “Perché? Mi sono allenato a sufficienza e sono determinato a mettermi in gioco il più possibile oggi. Metterò tutto me stesso in questa sfida: comunque andrà, avrò giocato come meglio ho potuto. “

“Ma smeeeettila!” Takao entra nella stanza in quel momento, appoggiando la caraffa sul tavolo insieme a parecchie brioches.

“Non capisco perché ti fai tutte ste pare, Rei, andrà benissimo! Tu sei un giocatore fortissimo e noi saremo tutti lì a sostenerti! Tranqui, lascia perdere le frasone ad effetto!! ” Io e Rei ci scambiamo un sorriso come a dire quel-ragazzo-non-cambierà-mai e poi beviamo il nostro caffè. Cinque minuti e poi la cucina è piena perché si sono svegliati tutti: decido che è il momento di andare a cambiarmi prima che il bagno serva a tutti.


Ma il viaggio non è tranquillo quanto la colazione: Rei è tranquillo, ma tutti noi no. Kappa sta ri-consultando gli stessi dati che ieri, a furia di leggere, ha imparato a memoria; Max è al telefono con sua mamma, allenatrice degli All starz ed è l unico di cui riesca a capire cosa dice; Takao tartassa Kei di domande, ma non ho idea su che cosa, dal momento che parlano in giapponese.

Ma non ci vuole molto per scoprirlo, dato che dopo un po’ che quest’ultimo risponde a monosillabi il primo si alza e viene vicino a me dicendo: “Kei non vuole dirmi molto sui Demolition Boys, ma tu? Hai mai visto i loro bey in campo? Sai dirmi qualcosa sulle loro tecniche?”

MMM be’…

“Non saprei… Tu sai chi sfiderà oggi Rei?”

“Boris, penso. Può essere?”

Boris… in effetti era abbastanza forte. “Sì, può darsi…“

Due occhi si illuminano. “E come gioca? E’ forte? Tanto forte? Che bit ha? Secondo te Rei ha la possibilità di farcela? Secondo me sì, anzi, di sicuro può farcela…” Alzo gli occhi al cielo sotto questo fiume di parole, pensando tra me e me che io adoro Takao, ma che se alla mattina fosse un po’ più addormentato lo adorerei ancora di più…

Faccio tempo a rispondergli che è già ora di scendere. Un improvviso silenzio cala su tutta la squadra e lentamente dal fondo dello stomaco si fa sentire quella fitta di paura che non provavo neanche ieri… Perché se anche oggi perdessimo, la finale finirebbe così, con la nostra sconfitta…



Ritorno

Saliamo tutti in silenzio sul pullman, troppo shockati per parlare. E poi l’urlo di Takao fende l’aria: “CE L’ABBIAMO FATTAAAAAAAAAAAAAAAAA!”

“YEEEEEEEAH!” Risponde Max sferrando un pugno nell’aria. E’ troppo bello per essere vero!!

“Sei stato un grande, Rei!”

“Sì, sì però non fare troppo casino Takao, eh!” Il cinese è esausto… la battaglia è stata durissima e forse anche lui qualche volta ha vacillato e dubitato di farcela.

“E l’avete vista la faccia di Boris?? Scon-vol-to! Finché non gli hai sferrato quell’attacco finale, Rei, era convinto che fossi sfinito ed era certo di avere la vittoria in pugno!”

Sorride “Ma io sono sfinito e lui davvero aveva la vittoria in pugno!”

“Ma vaaaaaa non fare il modestooooo sappiamo tutti che hai usato la vecchia tattica del logoramento lasciandolo stancare un po’ per poi colpirlo all’improvviso!”

“In realtà sì, se non fosse che mentre lo ‘lasciavo stancare’ l’ho quasi visto vincere!”

In effetti è stato uno scontro davvero intenso, Rei si è dimostrato fortissimo già solo per aver tenuto testa a Boris. La partita è durata un’ora, tantissimo se si considera quanto forti fossero gli attacchi del russo. Fossi in Takao sarei tesissima per domani.

“Era troppo di sasso ragazzi! E anche Vorkov aveva una faccia da fotografare! Nel caso domani vincessi, vi prego di scattargli una foto perché se fa una faccia come quella di oggi la posterizzo e me l’appendo in camera per farmi due risate quando sono triste!”

“Non essere così tranquillo- dice Kei alla mia destra- domani andrai contro Yuri, non prenderlo sottogamba… la potenza di Boris non è neanche paragonabile a quella del suo capitano.”

“Uffiii Keii stavo così bene… bè ma tanto lo so che oggi ti allenerai con me per essere sicuro che vincerò!” Takao gli strizza l’occhio.

“Preparati, dilettante!” E’ la risposta di Kei a cui viene da ridere.

“Ci saremo anche noi Takao!-afferma Max- e anche gli All Starz si sono offerti di venire ad allenarsi con te oggi! Il mondo non ci tiene a veder vincere quegli sbruffoni russi! (Si gira verso Kei) Senza offesa, ovviamente!”

“Si si lo devo battere per forza! Quel ragazzo non mi piace per niente… è così silenzioso, così freddo… Mai che faccia una battuta o cose del genere, è troppo fissato coi beyblade! L’ultima persona al mondo che potrebbe risultarmi simpatica!”

“Dì come stanno veramente le cose- dice Max- non sopporti quel blader perché quando entra nello stadio le ragazze non ti filano neanche di striscio!” Ridiamo tutti mentre Takao diventa di una sfumatura purpurea-violacea in volto, a conferma che quello che ha detto Max forse non è così lontano dalla realtà. “Sì, sì ridete quanto volete, intanto lui è simpatico come due dita negli occhi e io ho un carattere assolutamente carismatico e affascinante e le ragazze guardano certamente più a questo! Tu che ne dici, Khris?” (Kei accenna una risata)

“Mmh credo me dovresti concentrarti di più sulla tua bravura che sul tuo fascino! Non deludermi le tue fans!”(Gomitata da parte mia a Kei)

“Questa ragazza ha ragione!-Afferma Takao- ridete pure, ne riparleremo quando, dopo aver vinto, apriranno migliaia di fan club solo in Giappone in mio onore!”

“Oh gosh” Sospira Max.



Spero che domani vada tutto bene.


Eccomiii! Stavolta sono puntuale!!

Premetto che sinceramente la prima parte del capitolo non mi piace molto... Diciamocelo, scrivere quando c'è Yuri  è molto più bello ;)! La seconda parte é stata più facile da scrivere, però ripeto, la storia con Yu era più bella, mi piaceva di più!! Passiensa, ci sono sacrifici che bisogna sopportare u.u

Vi ringrazio per le recensioni, mi famolto piacere sapere cosa pensate dei capitoli e mi è dispiaciuto dover scrivere risposte più corte, ma la verità è con la scuola faccio più fatica a trovare il tempo per stare su Internet!! Perciò per favore scusatemi, Zakurio, Kiki Hiwatari e Henya :(

Ma voi come state? Com'è andato settembre? Io sto tenendo le dita incrociate perché le temperaure si abbassino e ci sia un po' di fresco... Non ne posso più di queste temperature quasi estive!! Nel frattempo sto facendo il conto alla rovescia per i prossimi giorni di vacanza.... Non so voi ma io sono già stufa di studiare :P!

Sperando di sentirvi presto vi auguro buona fine di settembre e buon inizio di ottobre, e buona serata se state leggendo il capitolo quando è stato pubblicato da poco... E come disse Jim Carrey in "The Truman Show" (film spettacolare!) "Nel caso non ci rivedessimo buon pomeriggio, buona sera e buona notte!"

See you :)

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Capitolo 14
*** Reach Out ***


Se le nostre braccia si stessero allungando

Se le nostre parole potessero solo colmare il dubbio

Perderemmo ancora quest’occasione?

Strane strade con indicazioni opposte

Non so neanche dove ci dividiamo

Sei con me o contro di me?


Perché io non ti conosco e tu non conosci me

C’è lo stesso sole che sorge

Noi semplicemente guardiamo il cielo



Andata

“Khriiiis esci dal bagnoooo”

“Scusa Takao (voce maschile scocciata) ma tu non ne sei uscito due minuti fa?”

“Maax (aria piagnucolosa) secondo te posso presentarmi in mondovisione così ?”

“(Tono scettico-scocciato) Non vedo cosa ci sia di tanto scioccante… Non crederai mica che saranno tutti li a guardare come sei conciato! Riprenderanno solo i bey!”

“Ma quanto sei vanitoso, Takao (tono divertito)”

“Non mettertici anche tu, Rei! Qui ironizzate ma intanto sono io il capitano dei Bladebreakers , io ho la responsabilità di dare un’immagine da ragazzo serio…e non ridere, Max, dalla mia reputazione dipende anche la vostra! Sono pur sempre il frontman della squadra”

“Ehi frontman, scommetto che quello dell’altra squadra non si guarderà neanche allo specchio oggi, prima di uscire”

“Non nominare quel bellimbusto di Ivanov, Max!”

“E’ troppo divertente conoscere qualcuno di cui sei invidioso, hahahahah!!”

“Io non ne sono invidioso (tono invidioso)”

“Ehi Takao io sto uscendo ora dal bagno, ti interessa ancora la cosa?”

“Sisisisisisisissisii!!! Grazie, Khris! A proposito, voglio sentire un parere femminile: come mi trovi? Vado bene per la diretta?”

“Direi di sì, cosa c’è che non va?”

“Niente, niente, bè allora mi fido, usa pure il bagno se ti serve ancora!”

Dev’essere davvero teso per concentrarsi su un dettaglio come quello estetico… “Andrai alla grande, Takao!”

Si volta riconoscente:” Grazie, Khris! L’unica che mi apprezza qua dentro!”

“Ma no-dice Max ancora divertito- che dici! La biondina che abita qui vicino sembrava apprezzarti anche lei!”

“Peccato che fosse francese” gli ricorda Rei che, come Max, si sta divertendo un mondo. “MMMMMM e bastaaa!!!”

I ragazzi si stanno riferendo a una ragazza che deve abitare qui nei dintorni che ieri ha sorriso a Takao mentre rientravamo a casa; ma qui abitano moltissimi stranieri che parlano lingue che un giapponese medio non conosce… purtroppo per Takao.

“Non è colpa mia se la finale è stata collocata in un luogo dove nessuno conosce il beyblade né il giapponese e parlano inglese in tre!” I ragazzi sono incorreggibili, tra tre ore c’è la finale e sono qui a scherzare come se fosse un giorno qualunque… Chissà cosa sta succedendo in questo momento al monastero.

In quel momento entra Daitenji: “E’ora di andare ragazzi!” “Ma comeeeee non ho neanche fatto colazione!!” “Portatela dietro, dai! Veloceee il pullman sta per partire!”

“ ‘cavolo è ‘sto casino?” Borbotta Kei che esce dalla camera in pigiama appena svegliatosi.

*

La mattina più agitata che io abbia passato finora coi Bladebreakers. Finalmente siamo sul pullman che porta allo stadio; anche se Kei è ancora un po’ addormentato e Takao si sta autocommiserando perché per colazione non ha “quelle sei o sette brioches che aiutano a iniziare bene la giornata”.

Guardo il paesaggio scorrere da dietro il finestrino: ultima volta che percorriamo questo tragitto carichi di aspettative, ultima volta che ci interroghiamo su come andrà.

Chissà se mi farà strano rivedere Yuri; chissà se Takao riuscirà a batterlo.

. Oggi avrò il piacere di rivederlo, poi basta, chiusa lì… Tutto scorre, lo dimenticherò prima o poi. Occhio non vede, cuore non duole. Via il dente, via il dolore.

Credo. Spero. Il pullman si ferma davanti allo stadio: il momento tanto temuto e atteso insieme è arrivato.

*

Percorriamo il solito ingresso circondati da fotografi e cameramen, per poi addentrarci nella parte dove il pubblico e la stampa non possono entrare.

Continuiamo in silenzio a percorrere il grande corridoio, accompagnati dal rimbombo dei nostri stessi passi. Ogni altro rumore è soffocato dalla tensione, finché non sbuchiamo nello stadio.

La folla inzia ad urlare: grida il nome di Takao, tra fischi ed applausi, mentre noi ci sediamo sulla panca a noi adibita.

Seduti dietro di noi ci sono i familiari dei ragazzi e il presidente Daitenji.

Dj Man è al suo solito posto, dal quale ha un’ampia panoramica dello stadio e non manca di far notare il loro ingresso. “Ma sono i BLADEBREAKERS! Un applauso, signori, per gli ospiti che sono riusciti ad arrivare alla finalissima!” La folla obbedisce prontamente all’invito ma Takao, anziché rilassarsi, inizia davvero a sentire l’ansia per l’incontro.

“E dall’altra estremità dell’edificio arrivano i DEMOLITION BOYS, campioni locali!” Altro boato, uguali applausi.

“I due sfidanti di oggi si facciano avanti verso l’arena d gioco!” Cerchiamo tutti di incoraggiare il capitano mentre va verso l’enorme spazio adibito allo scontro, dove lo aspetta Yuri Ivanov, tremendamente bello e glaciale come lo ricordavo e… “Kei, cos’è quel livido sotto l’occhio?”


Vorkov.


“Non saprei” risponde.

“Non è che l’hanno picchiato dopo che noi…”

“Non lo so”. Ma dal suo sguardo si intuisce che pensa che sia andata così. Riprendo a guardare la partita con un mal di pancia che nulla ha a che fare con lo scontro.

“Pronti? 1, 2, 3…LANCIO!”

Ci siamo. I bey iniziano a roteare nell’arena, mandando scintille tutt’intorno.

I due contendenti sono presissimi dalla partita, gridano attacchi ai loro bey, come se il loro mondo si fosse ristretto a quello scontro.

La folla grida, acclama, urla suggerimenti o apprezzamenti, Dj man commenta ogni singolo gesto. Buffo quanto avessi aspettato questo momento e quanto sia banale.

Nessuno dei due ragazzi cede: per un colpo che Takao sferra un altro ne riceve subito dopo.

I bladebreakers gridano incitamenti e sembrano rasserenati dallo scoprire che i due avversari sono allo stesso livello.

E poi accade.

Dal bey di Yuri, che stava girando in tondo, inizia a uscire ghiaccio, che forma una circonferenza più ampia comprendente le trottole e i bey. E continua, continua, continua a formarsi ghiaccio, fino a che si crea uno strato sopra quello già steso, fino all’erigersi di vere e proprie mura…

Ormai non riesco più a vedere Takao, un muro di spessa acqua gelata si frappone tra lui e noi.

“Ma che succede?” dice il presidente. E le mura salgono, salgono, fino a chiudersi sopra i due sfidanti, all’interno di questa strana e oblunga cupola di ghiaccio.

Lo stadio è colmo di uno stupore generale; gli unici che sorridono tranquilli sono, appunto, gli avversari.

“Ho capito” sibila Kei.

“Cosa stanno facendo?” gli chiede Max preoccupato.

“Lo vogliono isolare. Vogliono fargli mancare il sostegno del pubblico e della sua squadra, cosa che è sempre stata essenziale con lui. Chissà cosa gli starà dicendo Ivanov in questo momento per scoraggiarlo. Puntano a demoralizzarlo, sanno che può vincere ma non vogliono che lui ci creda.”

Vorkov sorride soddisfatto mentre Dj man non parla ancora, colto alla sprovvista.

Vigliacchi.


E così mi trovo in questo enorme stadio, circondata da sconosciuti e con amici a fianco, a fissare impotente l’enorme cupoloide di fitto ghiaccio che sta in mezzo alla pista, chiedendomi cosa stia succedendo lì dentro. Come starà andando la partita? Qualcuno sta prevaricando sull’altro? Mentre il pubblico fissa la montagna in bilico tra stupore, ammirazione ed orrore, Daitenji seduto dietro a me mormora: “Vorkov”.

“Cosa succede?” Chiede Kei.

“Non mi piace per niente. Non so cos’abbia in mente quell’uomo ma sono sicuro che è una sua idea, un’idea strana che non può portare a nulla di buono. Lo sto tenendo d’occhio da un po’ e temo che quello a cui aspira oggi sia più che il titolo di campioni del mondo”

“Cosa intende?”

“E’ già da un po’ che si parla di un’arma segreta che Vorkov andrebbe progettando, un’arma commissionatagli da...tuo nonno per la quale sarebbero necessarie le energie dei bey più forti del mondo.”

“Non mi stupirebbe- Kei assume un tono freddo- Probabile che abbia qualcosa in mente. Cos’é?”

“Di questo non ho idea… Ma tenetelo d’occhio ragazzi, tenetelo d’occhio.”


Quell’uomo è a capo della più grande industria di armi da guerra della Russia.

Se davvero sta complottando qualcosa spero che si scopra, che si sappia, che finalmente sia lui ad andare in cella e a pagare le sue scelte!


E così quella a cui stiamo assistendo è più che una finale.

Dei contendenti non si sa più nulla.

Di cosa gli aspetti non ne abbiamo idea.

Ho paura, ho paura di ciò che potrebbe succedere e che non so cosa sia.


“ATTENZIONE! ATTENZIONE PUBBLICO!” Il grido di DjMan interrompe tutti i mormorii, sussurrati in migliaia di lingue diverse, del pubblico. “Abbiamo stabilito un collegamento!”

Una miriade di visi si volta verso il megaschermo dello stadio. In effetti si intravede qualcosa nel buio. Sembrerebbe neve. E poi (trattengo il respiro) Takao. E Yuri che gli sta di fronte. Entrambi infreddoliti e pallidi. In effetti sono già passati trenta minuti dall’inizio dello scontro.

“Faresti bene…. ad arrenderti- gli sta dicendo in inglese- sei….. stremato….Takao.” Yuri sembra esausto mentre pronuncia a fatica le parole. “Chiudiamola qui….. Sei esausto e infreddolito…. E sei solo.

Migliaia di persone trattengono il respiro. La tensione si può quasi toccare.

“No- è la risposta del capitano dei Bladebreakers, che fatica a stare in piedi-non lo farò. I miei amici hanno dato tutto quello che avevano per portarmi qui dove sono: Kei ha rinunciato a Black Dranzer; Rei ha dato ogni stilla di energia per sconfiggere Boris. Se sono qui, contro di te, lo devo a loro, loro che da qualche parte, là fuori, mi stanno aspettando. Dici che sono solo: non è vero, ti sbagli! Solo perché non vedo gli altri, non posso dubitare del loro sostegno. Dici che dovrei arrendermi: sarebbe egoistico, non trovi? Penserei solo a me e alla fatica che sto facendo. Ma c’è molto di più di questo: c’è chi spera che io vinca; chi mi ha concesso il suo tempo e si è allenato con me, con me ha creduto di potercela fare; ci sono i miei compagni che si sono impegnati per far vincere i Bladebreakers. Ed è per questo…”

Sembra pronto a lanciare un attacco. Forse l’ultimo. “…che io…” la trottola giapponese aumenta la sua velocità di rotazione

“…Yuri…”fino a formare un vortice, un piccolo tornado

“…Ivanov…” Takao agisce con le ultime forze che gli rimangono

“…ti dichiaro…” Wolborg non sembra pronto a difendersi. Entrambi i combattenti devono essere davvero stanchi.

“...sconfittoooo!” L’urlo di Takao fende l’aria, trapassa lo schermo, arriva con impeto nel cuore di chi ascolta e spera che questo giovane lottatore possa farcela, mentre la sua trottola colpisce con veemenza quella russa, avvolgendola in tumultuoso vortice.

E poi

Gli occhi degli spettatori si spostano sull’iceberg nello stadio che inizia ad essere attraversato da crepe sempre più numerose, finchè la massa di ghiaccio si frantuma in migliaia di pezzi lasciando due ragazzi in mezzo allo stadio, esausti, mentre la trottola di uno di loro compie le sue ultime rotazioni vicino al bey dell’altro, già fermo.


Strane strade con indicazioni opposte

Non so neanche dove ci dividiamo

Sei con me o contro di me?


Nessun dubbio su chi abbia vinto, sono stata fedele all’anime fin qua. Ma dal prossimo capitolo… dal prossimo inizia una parte che già mi piace un po’ di più! Il peggio è passato!

Prometto, questo era l’ultimo che non mi piace tanto a essere pubblicato, dagli altri andrà meglio perché si capisce che piega prende la storia! Anche se forse si potrebbe capire anche da questo.. Uhmm… SUSPANCE!!


Ah, il testo di apertura e chiusura altro non è che la traduzione di alcuni tratti di “Reach Out”, una canzone dei Take That… A parte che quella canzone per il testo mi piace un sacco ma l’ho inserita perché a mio parere c’entra molto con questo capitolo (Capitan ovvio! Pensavamo invece che l’avessi messa perché non c’entrava assolutamente niente ndTutti) e può rendere un po’lo stato d’animo della povera Khris… Un momento, perché dico “povera”?

Che c’entri col prossimo capitolo?


Forse sì


Forse no


…Io passerei a controllare Sabato 5 Novembre, giusto per togliermi il dubbio ;)!

Passo ora ai ringraziamenti, che non ne faccio mai abbastanza:

Grazie a chi ha avuto la forza e il coraggio di arrivare a leggere fin qui

Grazie a te, anche se stai mentalmente ringraziando che il capitolo sia giunto a conclusione perché ti sembrava non finisse più

Grazie soprattutto a chi non solo si legge tutto fino alla fine ma si prende anche la briga di scrivermi che ne pensa! Kiki Hiwatari, Henya e Zakurio, sto pensando a voi!

Grazie a chi segue la storia, la trova interessante o l’ha messa tra le preferite perché per me vuol dire davvero tanto;

Ci sentiamo tra due settimane, sempre che vi vada!


And that’s all (per ora) folks!

See you soon!!


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Capitolo 15
*** capitolo 15 ***


Gli occhi degli spettatori si spostano sull’iceberg nello stadio che inizia ad essere attraversato da crepe sempre più numerose, finchè la massa di ghiaccio si frantuma in migliaia di pezzi lasciando due ragazzi in mezzo allo stadio, esausti, mentre la trottola di uno di loro compie le sue ultime rotazioni vicino al bey dell’altro, già fermo.


Lo stadio è nel silenzio. Gli occhi di tutti stanno registrando cosa è appena successo, cosa significa Wolborg fermo vicino al bey di Takao. E poi un boato. Un insieme di grida, intense, colme di esultazioni e soddisfazione, mentre Takao crolla sulle ginocchia sfinito ma sorridente davanti a un ragazzo che lo guarda tremante di fatica e di paura per cosa dovrà affrontare.

“Signore e signori, ragazzi e ragazze, abbiamo il nome della squadra vincitrice- grida con troppa foga DjMan, cercando di mantenere la calma- e sono i Bladebreakeeers!!”

Kei, Max, Rei e il prof si scaraventano giù dagli spalti, correndo al massimo per arrivare dal loro capitano, mentre Vorkov dall’altra parte grida di rabbia. Nonostante il frastuono ciò che dice arriva sin qui, al lato opposto :”Yuri!”

Non vedo più Takao, non vedo più i ragazzi, il mio campo visivo è ristretto alla figura di un uomo che afferra per il bavero un ragazzo alto almeno come lui che non si regge in piedi per poi tirargli un pugno fortissimo sullo zigomo. Ciò che dice non posso sentirlo ma ciò che vuol dire quell’immagine mi è arrivato benissimo. Mi sento impotente, vorrei gridare ma sono presa dal panico. Devo calmarmi, devo riuscire a parlare, devo lanciare un urlo sopra questa folla perché quell’uomo sta picchiando un suo blader qui davanti a tutti e chissà cosa potrebbe fare giunto al monastero a lui troppo stanco anche solo per parlargli.

La mano del presidente Daitenji si posa sul mio braccio: mi guarda comprensivo per la frazione di un secondo, quindi scende dagli spalti dirigendosi verso quel pazzo. Lo seguo terrorizzata.

La folla si sta diradando, tutti seguono Takao e i suoi compagni che stanno uscendo dallo stadio: in centro a questo, spicca la figura di Vorkov che alterna insulti a minacce verso Yuri, mentre in preda alla collera non smette di picchiarlo.

“Inetto! Ti sei lasciato sconfiggere da un ragazzino di sedici anni! SEDICI ANNI! (Pugno sullo zigomo) Questa è la tua fine, Ivanov! Avresti dovuto sconfiggerlo, avresti dovuto rubargli il bey, fornendomi l’energia di quel dannatissimo bit power, ma NO! Ti sei fatto SCONFIGGERE!”

Altro pugno e Daitenji esclama: “E’ proprio quello che volevo sentirti dire.”

Vorkov si volta, furente: “Se ne vada! Vattene, decrepito!”

“Credo che questo sarà più facile per lei che per me.”

Una squadra di poliziotti si avvicina e blocca il russo. Yuri, che sta perdendo i sensi, si accascia al suolo. Prima che me ne sia resa conto, gli sono corsa incontro afferrandogli una spalla per impedire che cada troppo forte sul pavimento. I suoi occhi semichiusi mi guardano la frazione di un secondo per poi chiudersi. Boris gli arriva vicino e fa cenno a Sergei di aiutarlo a sollevare il corpo. E io rimango lì, inutile, io che non posso seguirli, io che non sono più in quel monastero dove lo stanno aiutando e dove potrei assisterlo. “Lei è in arresto, Vorkov.” Sul volto di quest’ultimo scorrono più emozioni: Sorpresa, stupore, rabbia e rancore. I due ragazzi, nel frattempo, stanno portando il loro capitano fuori dallo stadio. E questa è l’ultima volta che vedo Yuri Ivanov.


“E’ da un po’ che la tenevamo d’occhio, sospettando che avesse in mente qualcosa di disonesto per questa finale. E così era, e lei stesso l’ha confessato qualche istante fa mentre percuoteva questo giovane. In questo momento un’altra squadra sta arrestando il suo complice, Mr. Hiwatari.”

“Ma come… No, non è possibile…” Il presidente giapponese si volta verso di me:” Vai, vai pure a festeggiare coi tuoi amici. Di quel ragazzo ce ne occupiamo noi.”

Mi dirigo verso l’uscita, scossa e sentendomi inutile. Festeggiare, festeggiare cosa se dentro di me mi sento morire? Se devo dare le spalle a chi sta male e non posso soccorrere? Mi preparo a sorridere a Takao che è con gli altri nello spiazzo davanti all’ uscita, mentre reprimo quelle migliaia di lacrime che spuntano sugli occhi.



“Sei stato grande, Takao!” Khris sorride e insieme un po’ piange per la gioia. Abbraccia lui, abbraccia Max lì vicino e poi abbraccia me. Non me l’aspettavo. Il volto sulla mia spalla, continua a piangere. E’ davvero contenta di questa vittoria, le fa onore. Ma non accenna a smettere, è scossa dai singhiozzi. “Dai, è tutto a posto” mormoro, anche se sinceramente non mi aspettavo una reazione così commossa e non so cosa fare. Non si calma, inizia a respirare a scatti, proprio come quando uno piange seriamente e non riesce più a parlare. Qualcosa non va. “Khris, va tutto bene?” Si stringe a me, come se volesse dirmi qualcosa, ma non smette. “ SMETTILA!” Cerca di calmarsi, lo sento, ma non riesce. Ora basta. Non ci capisco niente. La afferro per le spalle, la guardo in volto e mi manca un respiro: la consapevolezza che sia successo qualcosa di grave giunge accompagnata da un senso di terrore.

“Yuri…” mormora, “Yuri…”

“Cos’ha Yuri?”

“Vorkov (respiro) l’ha-l’ha quasi ammazzato (respiro, respiro) prima di essere a-a-arrestato e-e ora non so neanche se è vivo o che… Kei!”

Mi abbraccia ancora, mentre mi rendo conto di cos’ha detto. Hanno arrestato Vorkov? E lui deve aver picchiato Ivanov… Pazzo! Era esausto, sfinito! Tipico da parte sua! Una cosa è certa, anche se non ci capisco niente: lei non può stare qui, deve andarsene a casa.

“Max, accompagno Khris a casa, torno subito” “Ok”


E poi mi passa un braccio per la vita, conducendomi lontano da ‘sto casino, da questa folla che non riesco neanche a distinguere, questi volti offuscati dalle lacrime. Meno male che c’è Kei.

*

“Adesso rimani qui e cerca di calmarti” Dice secco lasciandomi seduta sul divano. Come potrò calmarmi se là fuori c’è un ragazzo più morto che vivo?

“Va bene.”

Una volta uscito inizio a pensare cos’è successo: non mi aspettavo che vederlo stare male mi sconvolgesse così tanto… Eppure pensare che Vorkov avrebbe potuto andare avanti a picchiarlo… Avrebbe potuto ucciderlo! Il pensiero mi scaraventa in un vortice di paura ed angoscia.

Perché?

Me l’ero promessa, avrei dovuto non pensarci più. E devo non pensarci più! Devo andarmene in fretta, dimenticarlo. Del resto lo lascio in buone mani… almeno credo. Oh, come vorrei essere lì ad assisterlo, invece che stare qui inutilmente! Come potranno aiutarlo, in quel monastero senza infermeria?

E se davvero mi sto preoccupando troppo, che fine farà ora che non c’è Vorkov? Forse se ne potrà andare? Ma dove? Chissà se ha dei genitori ad aspettarlo e dove sono…

Ma che m’importa! Se la saprà cavare… Sì, se la saprà cavare, che io sia lì a seguire cosa fa o no! Stare nella sua stessa città non può che farmi soffrire, stare qui mi ricorda lui… Non avrei dovuto affezionarmi a Yuri così tanto. Affezionarmi? Devo essere sincera con me stessa: ci penso troppo, il mio umore dipende troppo da lui… direi che ne sono innamorata persa. Per questo devo andarmene, per non soffrire ulteriormente... Eppure solo di amore deve trattarsi, non ci sono altre spiegazioni per giustificare la tenerezza con cui ripenso ai momenti passati al monastero… Davvero, che ingenua sono! Si è comportato con me in maniera normale, come il compito affidatogli da Vorkov gli imponeva!

Bè tranne quella sera in cui quasi ci siamo baciati… Solo a ripensarci mi viene una fitta allo stomaco e mi sento avvampare le guance…Potessi tornare indietro… invece no, tutto è iniziato e finito in quei pochi secondi!

Quanto può essere crudele ricordare….

La verità è che quel ragazzo è troppo lontano da me, legato a quel monastero, irraggiungibile… Devo andarmene per dimenticarlo...Ma di una cosa devo accertarmi: devo sapere che sta bene e che ha ripreso i sensi. Chiederò a Kei quando torna o magari controllerò sul giornale di domani… Pensare a lui mi ha tranquillizzata, come mi ha resa calma il chiarire tra me e me le cose e decidere di andare…è la soluzione migliore. Chiudo gli occhi sentendomi avvolgere da un morbido torpore, scivolando verso sogni che, come da già tre notti ormai, mi faranno rivivere i momenti passati con la persona che più amo e più vorrei allontanare da me.


Se è ancora nella tua mente è ancora nel tuo cuore”

(P. Cohelo)




Boris

Immagina che nel momento peggiore della tua esistenza la figura che ti ha sempre guidato svanisca dalla tua vita. Non possa più esserci, parlarti, prendere in mano la situazione.

Immagina di esserti allenato con Yuri Ivanov per giorni e giorni in allenamenti che hanno sfibrato il tuo corpo, facendoti arrivare a fatica fino al letto la sera. Di aver combattuto una partita durissima alla finale mondiale sapendo che per te è finito il lavoro e lui si sta allenando come un animale in vista dell’ultimo scontro. Ora, immagina che questo sia il più duro di tutti, in condizioni tremende, a temperature bassissime e contro il futuro campione del mondo che tiene testa per un’eternità. E vince. E tu vedi il capitano che rimane con la sola forza che gli rimane per respirare. E poi vedi Vorkov, che di umano non ha proprio niente, accanirsi contro di lui, assestandogli colpi che stenderebbero anche un uomo nel pieno della salute. Che faresti?


Io mi sono sentito morire.

Poi l’ho visto accasciarsi e lì… lì veramente ho pensato al peggio. Una ragazza che era con Daitenji lo ha afferrato prima che colpisse il pavimento. Ma lui era lì, inerme, immobile. Come morto.

Non l’ho mai visto così. Non si è mai mostrato debole, non ha mai vacillato.

Da qualche parte lontanissima ho sentito Vorkov gridare. Se avessi potuto mi sarei messo a urlare anch’io.


Mentre con Sergei trasportavamo il corpo verso il monastero non osavamo neanche parlare. Anche se la testa stava per esplodere per le mille e più domande che vi pulsavano. Avevamo in mano l’ultima fragilissima scintilla di vita di Yuri Ivanov e c’era da aver paura che anche un suono potesse spezzarla. Per fortuna che il monastero è lì vicino. Sembrava un funerale per il silenzio e il clima che c’era tra noi. E una volta entrati, una volta posato Yuri sul suo letto è iniziata la parte peggiore. Quella delle domande. Quella del “E ora cosa facciamo?”


Ringraziando il Cielo, Ivan era nel monastero e lui sa medicare o comunque sistemare il ghiaccio e bendare le ferite. Non c’è stato neanche bisogno di chiamarlo, quando ci ha visti arrivare ci è subito venuto incontro con il materiale essenziale.

“Dovremmo chiamare l’ospedale” ha mormorato mentre asciugava il viso di Ivanov pulendolo dal sangue.

“Sei pazzo?- E’ intervenuto Sergei-se lo vedono in queste condizioni faranno domande… Magari chiamano la polizia… Se Vorkov lo viene a sapere….Dovremmo fare il suo nome e… No no no…”

Che prospettiva agghiacciante. Non oso neanche pensarci. Ma Vorkov… “L’hanno arrestato, sapete?”

Ivan mi guarda incredulo. “Sì, sì-conferma Ser- E’ vero, è successo mentre eravamo lì noi! Glielo stava dicendo il tipo giapponese….”

“E’ troppo bello per essere vero. Non ci credo.”

“Giuro! L’unica cosa è … Che fine farà il monastero?… E’ suo, no?”

Il clima si appesantisce di domande inespresse e una notizia bella come quella dell’arresto in effetti è troppo bella per essere reale. Non riesco a realizzare. E’ troppo bella e rivoluzionaria insieme. Non siamo ragazzi che esultano o sperano o fanno progetti. Siamo ragazzi vissuti nella paura, cauti e realisti

Che ne sarà di noi? Guardo Yuri, immobile. Che ne sarà di te, compagno?

E’ il nostro pseudo-medico il primo a parlare, una decina di minuti dopo: “Ragazzi io più di così non posso fare. Ormai il danno è stato fatto e noi non possiamo intervenire in nessun modo. Spero solo- gli manca la voce per un istante-che abbia la forza per superare tutto quello che ha passato oggi. O ce l’ha lui o nessuno può dargliela. Aspettiamo stasera per vedere se migliora.”

Silenzio. Silenzio di piombo. Si deposita proprio in fondo ai polmoni e d’improvviso respirare diventa più faticoso di quanto lo sia mai stato prima.

“E noi?”

“Non lo so, Ser, non lo so. Non so più niente.” E lasciandosi cadere si siede con le spalle appoggiate all’armadio.

Non abbiamo il coraggio di guardare lui sul letto. Non abbiamo il coraggio di lasciarlo solo. Non abbiamo la forza di farci domande e pensare alle risposte. Non abbiamo una sola certezza su cosa succederà ora.

Non abbiamo più niente.



------------------------------

Eccomi qua!! Capitolo un po’ più lungo del solito, è vero, però era da un po’ che non scrivevo più niente e poi non volevo separare le diverse visioni di Khris e di Boris…. Sinceramente spero che non siate arrivati annoiatissimi a fine capitolo perché le trovo importanti tutte e due.

Ma veniamo a noi! Ho due notizie, una buona e una cattiva:

La buona è che non mancano molti capitoli alla fine della storia e siete ancora in tempo per segnalarmi errori o suggerirmi quello che volete;

la cattiva è che non mancano molti capitoli alla fine della storia!! Postarli mi mancherà un sacco T.T!!

Vabbè vabbè del resto dovevo saperlo che prima o poi sarebbe finita, i ragazzi sarebbero tornati in Giappone ecc. ecc. ecc.

Se oggi non sono loquace come al solito ( I lettori alzano gli occhi al cielo e ringraziano) è perché sono presissima dalla scuola…. Non so come stia andando a voi, ma a me il liceo sta letteralmente sottraendo ogni briciola di energia! Spero che a voi ne sia rimasta abbastanza per essere arrivati a leggere fin qui aspetto i vostri pareri (ultime settimane per darli!!) che danno valore al questo lavoro e mi gratificano sempre…


E a chi mi scrive

Chi legge

Chi mette nelle seguite

Grazie!


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Capitolo 16
*** E adesso cosa ci resta? ***


D’improvviso vengo svegliata da dei rumori alla porta, qualcuno sta entrando. Apro gli occhi: ma che ore sono? La stanza è già buia, dev’essere ora di cena… Miseria quanto ho dormito!

Nel frattempo la porta si apre e Max accende l’interruttore: “Oh, ciao Khris.”

“Ciao Max! Rientrate ora dai festeggiamenti?”

Sorride “Exactly Però la mia idea di festeggiamenti include anche l’uscire stasera invece che starmene tappato in casa! Io e il mio socio stiamo già organizzando dove andare…. Ah poi non so, tu vorresti venire? Mi sa che Rei e Kei stanno a casa a ripigliarsi.”

“MMM Max me lo chiedi davvero o è una forma di cortesia? Da come me ne stai parlando pare che sarà una serata tra uomini di cui non vorrei ascoltare il resoconto… ”

Occhiolino “Può darsi! Però non voglio farti sentire esclusa o offenderti…”

“Ma vaa non scherzare! Sono riuscita già a rovinare il clima di questo pomeriggio e..”

“No no don’t worry, Kei ci ha detto subito di non preoccuparci e ci siamo fidati.”

Nel frattempo sono entrati anche i restanti membri della squadra, tra cui Takao che, premuroso, mi chiede: “Tutto bene? Ho visto che a un certo punto sei tornata qua…Ma è tutto a posto, no?”

. “Tranquillo, sto benissimo, non so che mi sia preso ma in ogni caso è tutto passato.”

“Bene!” E mentre i ragazzi rientrano nelle camere e stabiliscono i turni per fare la doccia, cerco istintivamente lo sguardo di Kei. Mi ero ripromessa che avrei fatto finta di essere tranquilla, ma sono troppo in ansia e non riesco a soffocare la speranza di sapere qualcosa su Yuri da lui. Una volta incrociato il suo sguardo mi fa le spallucce.

“Cioè?”

“Sta bene, ho sentito Boris.”


**Un’ora prima**

Passi. Nel corridoio. Chi può essere?

Mentre salgo le scale cerco di riconoscerli. Sembra… No, impossibile…. Ma una volta che me lo trovo davanti devo arrendermi all’evidenza.

“Tu qui?”

“Come sta?” Mi chiede fermo nel corridoio, davanti alla sua camera.

“Meglio, direi. Tu come fai a ….?” Ma poi mi rispondo da solo. La ragazza! Quella che ha “”soccorso”” Yuri! Dev’essere stata lei ad avvisarlo, è in squadra con lui, non ci avevo pensato.

“Be’ ma entra, sei lì davanti.”

E’ strano, ma non mi sembra così innaturale rivedere Kei nel monastero dopo la vittoria della sua squadra. Non sarà mai un estraneo, qui.

Intanto entro in camera anch’io. Yuri ha gli occhi ancora chiusi ma respira meglio di prima. Da questa mattina è passato dallo stato di quasi-morto al sonno. Non so come abbia fatto. In ogni caso appoggio il piatto col brodo sul comodino, in modo che se servisse l’avremmo già qui.

“Che ne pensi?- Gli chiede Ser- Adesso sembra uno schifo, ma avresti dovuto vederlo stamattina. Comunque si sta riprendendo!” Sembra una di quelle mamme che parlando col medico della guarigione del figlio cercano di autoconvincersi che è forte e ce la farà meglio degli altri pazienti.

“Mmmm.” Kei non sembra troppo colpito. O se lo è, non lo dà a vedere. “Gli ci vorrà un bel po’per riprendersi.”

Mi vien quasi da ridere. Ma va? “Minimo una settimana” afferma Ivan.

“Fatemi sapere quando sta meglio.”

“Torni in Giappone?”

“Ah-ha”. Continua a guardare Yuri. Rivolgo lo sguardo nella stessa direzione. Sì, vederlo così fa un po’effetto.


**

“E’ vero, adesso che ne sarà del monastero?”

“Bisogna capire se ora è proprietà dello Stato o se passerà ai ragazzi… Ma alla fine diventerà loro, Vorkov cercherà di fare in modo che vada così, convinto che loro proseguirebbero quello che lui ha iniziato.”

“E lui come sta?”

Lo vedo indugiare su quello che sta per dire.

“Si riprenderà, ma ci metterà un bel po’.”

“Mh.”

“Mi dispiace.”

“Perché?”

“Non penso proprio che lo rivedremo prima di partire. Conviene tornare a Mosca fra qualche mese e…”

“Vorrà dire che me lo saluterai”

“Non so come vorresti salutarlo tu dopo mesi che non lo vedi…”

“Eddai Kei, basta con questa storia!”

“Guarda che a me puoi dirla la verità, sai”

“Non c’è nessuna verità da dire! La verità è che il mio unico problema è stabilire dove me ne andrò una volta che partiremo!”

“Certo”

Gli tirerei un cuscino dritto sulla fronte tanto volentieri, ma in quel momento entra Takao in sala sorridendo tra sé e sé. “No no-ci dice- andate pure avanti a parlare, non volevo interrompervi! Io sto andando in cucina!”


Aaaaah ma quanto sono cariiini! E’ fatta, è fatta, la coppia K+K, come da me previsto, si sta realizzando! Non ci sono altre spiegazioni: seduti sullo stesso divano, lui che sorride e lei che sta arrossendo… Senza contare che appena sono entrato si sono zittiti! Ma quanto sono teneri!

Devo stare attento a non interromperli più con la mia presenza… Appena ho finito questo panino schizzo di là in un lampo! Eeh chi non vorrebbe un amico premuroso come me? Quando si sposeranno verrò a ricordargli i meriti dello Zio Takao, non si sa mai che mi facciano fare da testimone (e privilegiato al banchetto nuziale!) …. EEh l’amour….


Abbasso la voce “La verità, Hiwatari, è che anche tu eri preoccupato per lui”

Si irrigidisce: “Ma figurati, ha quasi vent’anni, può badare a sé stesso “

“Ah-ha e così verresti a raccontarmi che tu, anima premurosa, chiami Boris per sapere ciò che potrebbe dirti qualsiasi quotidiano domattina?”

Non lo ammetterà mai, non ammetterà mai che anche a lui dispiacerebbe vedere quel ragazzo in cattive condizioni; del resto, come lui stesso ha detto, sono quasi come fratelli: ma è talmente orgoglioso che vorrebbe dimostrarsi estraneo a qualsiasi sentimento d’affetto.

“Perché no? In ogni caso riguardo al problema di dove andare, direi che potresti venire in Giappone anche tu e poi decidere cosa fare…”

Sospiro, guardando Rei che sta venendo verso di noi. “Sì, e cosa posso fare?”

“Serve aiuto?” Chiede lui gentilissimo come sempre e si siede subito vicino a me. “Scusami Rei, è che stavo pensando adesso a cosa fare una volta in Giappone.”

Ci pensa un attimo. “Bè, puoi prenderti tempo per pensarci e intanto trovarti un lavoro, magari insegnare inglese, prendere in affitto un appartamento e nel frattempo farti un’idea di cosa fare in futuro.”

Non è una cattiva idea. “Non è una cattiva idea, sai… Grazie Rei.”

“Ma figurati.”


Perché Takao continua a farmi segnali di andarmene? Si può sapere che ha?




********

Sì, lo so, non aggiorno un sacco…. Ma vi assicuro, la scuola mi ha privato di ogni stilla di tempo ed energia!!

Cercherò di aggiornare prima, promesso!

Voi come state? Pronte alle tanto attese vacanze?? Io non vedo l’ora di non dover studiare più e pensare a un po’come finiranno le vicende di khris…. Ehehe no non è vero, già lo so!!

In ogni caso



A tutti voi auguri di

Buon Natale e Buon Anno!!


Ps. Nell’altro capitolo avete recensito in tanti, mi ha fatto davvero molto piacere!! Grazie a tutti, spero di sapere i vostri pareri anche stavolta!!


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Capitolo 17
*** Gettin'Over You ***


People in the place

If you’ve ever felt love

Then You know, yeah you know

What I’m talkin’about

There’s no getting’over…”

(Fergie, “Getting over You”)

 

Che ore sono? Deve essere prestissimo, fuori è ancora buio. Guardo la sveglia sul comodino. Le sei. Potrei restare a letto, ma sono certa che non riuscirei a dormire, così mi alzo e mi dirigo verso al cucina.

E così inizia il mio penultimo giorno a Mosca.

Seduta al tavolo della cucina, guardo fuori dalla finestra con una tazza di cappuccino lasciando che i miei pensieri vaghino per quelle case addormentate che posso da vedere da qui, invidiando chi vi abita. Chi può dire di aver e una casa, una sua famiglia, un qualcosa di suo. Qualcosa che io non ho mai avuto.

Come se tutto quello che io ho passato finora, come se questi diciassette anni mi siano scivolati addosso senza lasciarmi niente attaccato. Avere qualcuno a casa che ti aspetta, una madre che ti prepara la colazione ogni mattina, un padre che ti segue crescere, dei passi che puoi riconoscere… non riesco a immaginare tutto ciò senza sentirmi male, senza sentire dolore per quello di cui sono stata privata. Perché?

Nessuno dovrebbe mai sentirsi abbandonato, in particolare nessun bambino. Sono sicura di essere sbagliata io: come è possibile non aver mai raggiunto un riparo stabile? Tutto quello che ho è come sabbia che mi scivola tra le dita, destinato a durare poco.

Sono contenta per i Bladebreakers e questa vittoria che possono godersi e contemporaneamente mi sento triste guardando a tutto ciò che sto perdendo. In poco tempo sono passata dal non avere niente ad avere tutto; e ora, seguendo il ciclo crudele che questo mondo segue, sto di nuovo per perdere ciò che ho. O forse questa è solo una paura: forse questa fine rappresenterà un nuovo inizio e da dopodomani inizierò una vita fantastica in Giappone. Non so, non sono mai stata una ragazza ottimista.

E poi, destino crudele, ho incontrato lui. Yuri Ivanov. Che cattiveria lasciarmi conoscere qualcosa di così bello anche se è destinato a svanire dalla mia vita. Sembra il lavoro di un regista pazzo, il romanzo di un autore crudele, un traguardo che si allontana, una palude che non mi lascia.

 

Devo tirarmi un po’ su, stamattina continuo a lamentarmi e basta... Sarà l’effetto del tra-tre-giorni-lascio-Mosca. Sarà che non mi fa bene alzarmi presto la mattina. Sarà che non ho ancora assunto zuccheri.

Una sorsata di cappuccino.

Molto meglio ora.

 

Parecchi sorsi dopo entra Rei in cucina. “Cosa ci fai già sveglio?”

“Boh. Ma io sono abbastanza mattiniero, sai.”

Mette su il caffè e sorride.

“Che c’è?”

“E’ la situazione della volta in cui avevo la semifinale contro Boris. Anche allora siamo stati i primi a svegliarci.”

Sorrido. “E’vero”.

 

Stamattina è parecchio silenziosa. Sembra la sorella di Kei.

 

Si siede dalla parte del tavolo in fronte a me. “Ehi, che succede?”

Cosa? “Cosa?”

“Non è da te essere così silenziosa. Qualche pensiero che ti tiene sveglia?”

“Mmm no. Sono più i pensieri di quando sono sveglia. Ma non è niente di che.”

“Dai, sfogati. Tanto non abbiamo tanto da fare stamattina e hai l’occasione di parlare prima che arrivino gli altri.”

“Ma no è che… Boh, era ieri che partivo con voi dalla Russia e già oggi si deve partire. Il tempo sembra passare così velocemente… Dopodomani arriveremo in Giappone e io dovrò costruirmi una vita nuova partendo da zero. Ho paura di non farcela, di sprecare il tempo in tentativi sbagliati, di non costruire niente e rimanere sola.”

Ecco, l’ho detto. E mi sento davvero meglio dopo aver espresso questi pensieri ad alta voce.

“Tu non sei sola. Non lo sarai mai. Nessuno è mai solo. Andremo in Giappone e ci saremo tutti noi a sostenerti, vedrai che ce la farai. Non devi dubitarne.”

“Grazie Rei.”

“Ah, mi dirai mai chi è?”

“Chi?”

“Lui.”

Eh?

“Andiamooo, a me puoi dirlo!”

“Ma di che parli?”

Sento la temperatura del viso salire pericolosamente mentre Rei sorride con aria da uomo saputo.

“Colui a cui pensi da giorni ormai. Sei troppo tra le nuvole ultimamente, non credere che non l’avessi notato!”

Probabilmente le guance stanno superando i 100 °C e hanno un colore melanzana, ora.

“Ma… Rei… (contegno, Khris, contegno!) Guarda che ti sbagli! Non penso a nessun…”

Occhiata scettica.

“Ok, ok forse c’hai azzeccato ma… non dire niente a nessuno.”

“Mh”

Guardo la tazzina da caffè ormai vuota cercando di riflettere.

“Ma si vede tanto?”

Riflette un attimo. “No, non tantissimo. Adesso mi dici chi è?”

Ridacchia. “No, perché non è importante. Chiunque sia, me la devo far passare.”

“Perché? Lui non ricambia?”

“Non credo proprio. Credo di piacergli un po’, ma più da amica. Non è il tipo da ricambiare.”

“Del tipo che… se anche ricambiasse sarebbe troppo orgoglioso per ammetterlo?”

“Sì, esatto!”

“Capito.”

Non è che è Kei, vero?

*

Normalmente andarsene da luoghi in cui si è state bene comporta due sentimenti: entusiasmo e tristezza. Entusiasmo di tornare, di raccontare tutto, di portare a casa tutto ciò che si è vissuto e tristezza perché comunque il periodo vissuto tanto serenamente sta finendo.

Nel mio caso, c’è solo l’ultimo periodo. Davanti a me, tanto buio. Comunque mi sento molto meglio di stamattina: a colazione coi ragazzi mi hanno detto che certo, davano per scontato che tornassi in Giappone con loro e Takao si è offerto di ospitarmi per qualche giorno.

Mi mancheranno, mi mancheranno un sacco.

In ogni caso abbiamo fatto un po’ di planning per questi due giorni: precisamente, oggi è dedicato alle valige, domani alla pulizia della casa e “ai souvenir!” per citare Max.

In questo momento sono in camera mia e sto posizionando i vari indumenti che ho comprato in questi giorni sul letto, per poi decidere quali tenere per il viaggio e infilare i restanti in valigia.

Takao e Max sono usciti per comprare i biglietti; Kei è sparito. Per la casa, a sistemare valige e recuperare oggetti nostri dalle varie stanze, ci siamo io e Rei. Che in questo momento, mentre ci incrociamo passando in salotto, sorride. “Sei troppo, troppo pensierosa, cara mia!”

“Mh?”

“Non è da te! Eeh, ma prima o poi scoprirò chi è!”

“Vedremo” gli sorrido. Quel nome, per quanto lo rifugga, aleggia nella casa, tra le vie di Mosca, fuori dalla finestra, qui in Russia sua madrepatria in cui ogni via sembra gridarmi il suo nome.

Dicono che per dimenticare amori che hanno fatto soffrire faccia bene cambiare aria: questo pensiero improvvisamente mi conforta, mi rende più serena alla prospettiva di andare in Giappone.

Questa giornata dedicata ai preparativi si rende sempre più accettabile.

 

 

 

 

 

Rieccomiiiii!!! Capitolo di transizione anche questo (quanto non mi piacciono!) però, come tutti i capitoli del genere, necessario… In realtà faceva parte di un capitolo più lungo, ma non ho pubblicato insieme perché era davvero troppo lungo! Sarebbe stato troppo pesante da leggere (Ciccia, già così non è che sia il massimo del divertimento! ndLettori)

 

Vabbè, già inizio ad anticipare qualcosa del prossimo capitolo…. Che riguarderà ancora il nostro amico Rei, che qui fa tanto la parte dell’amico saggio ma in realtà qualche questione da risolvere ce l’ha anche lui… Di cosa si tratta potete immaginarlo… Ma non potete saperlo ehehe a meno che non decidiate di sorbirvi anche il prossimo capitolo! Al quale, già lo anticipo, seguirà l’ultimo della storia! Preparateviii!!

 

 

Mi dispiace davvero aver aggiornato così tardi e prometto che la prossima volta sarò più puntuale! Che ne dite se ci diamo appuntamento al 25 Febbraio?

 

Nel frattempo ne approfitto per salutarvi tutti, chi recensisce e non, chi legge chi continua a farlo, chi è capitato qui per caso e chi invece segue la storia…

Grazie a tutti di cuore

 

Appuntamento al 25 allora ;)!!

 

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Capitolo 18
*** Penultimo capitolo ***


Quando a un tratto suona il campanello. Chi può essere? I ragazzi sono fuori e avevano detto che sarebbero tornati per pranzo: sono appena le dieci…

Rei è di sopra e credo non abbia sentito, quindi vado io.

Apro la porta trovandomi faccia a faccia con una ragazza mai vista prima mi guarda un po’ strana, quindi sussurra:” Ciao! C’è Rei in casa?”

“Sì ma…”

“Ssst!- Mi fa segno di abbassare la voce- Voglio fargli una sorpresa!”

La guardo leggermente sorpresa e sorride:” Comunque io sono Mao! Sono un’amica di Rei e so che domani sera partite così ho pensato di passare a dargli un saluto! Devo esserti sembrata una pazza! I ragazzi mi avevano raccontato di te ieri dopo la partita ma non sapevo fossi in casa, pensavo di beccare direttamente lui! Ma dato che così non è stato direi che potremmo coglierlo di sorpresa! Ci stai?”

Ho capito ben poco comunque annuisco.

“Che devo fare?”

“Fammi entrare in casa, quando mi vedrà gli verrà un colpo!” Sghignazza tra sé e sé.

“Non offenderti, ma come faccio a sapere che lo conosci davvero e non è una scusa?”

“Hai ragione…. Mmm direi che non c’è modo per provartelo… puoi solo fidarti! No bè aspetta posso dirti che tu sei Khris e che ieri sei stata male dopo la partita, me l’ha raccontato Max, e ti ha portata a casa Kei… Sai il russo ma tu sei inglese e…”

“Ok ok mi fido! Entra pure, non penso abbia sentito suonare il campanello! Vieni in cucina così lo chiamo con la scusa che gli ho preparato il caffè.”

Sorride.

Che ci fosse lei ad aprire non me l’aspettavo. Che assecondasse le mie pazzie senza conoscermi non ci avrei creduto se non l’avessi visto!


Questa ragazza è strana forte ma sembra simpatica. Adesso siamo sedute al tavolo della cucina e mentre lei si trattiene dal ridere grido verso il piano di sopra: “Rei, ti va un caffè?”

Istante di silenzio. “COSA?” Devo ripetere la domanda, poi si affaccia dalle scale e dice di sì.

“Scendo tra qualche minuto! Ho quasi finito la valigia comunque!”

Torno a sedermi vicino alla strana ospite. “Bè, non so che dirti, mi presenterei ma sembra che tu sappia già tutto…”

“Oh sì, ieri i ragazzi mentre eravamo fuori dallo stadio hanno chiesto di te a Kei e così già che c’eravamo io e i miei compagni di squadra ci siamo fatti raccontare di te… “

“Giochi a Beyblade?”

“Sì, da praticamente sempre! Non hai visto le semifinali?”

“MMM in realtà no, non ero coi ragazzi allora.” Ero nel monastero ma meglio non rievocare quel periodo. Ancora mi illudo di poterlo dimenticare.

“Scusami-aggiunge-devo averti fatto una cattivissima impressione, mi avrai preso per pazza! Il punto è che boh, io sono così, ogni tanto ho queste “trovate geniali” e non mi faccio scrupolo di coinvolgere la gente un po’ più a posto di me.”

Mi viene da ridere:” Figurati! No no tranquilla, anzi col tuo fare metti buonumore! Aspetta, adesso lo chiamo.”

Mi alzo e vado alla porta: ”E’ prontooo!” “Arrivoarrivoarrivo!”

Passi di corsa che scendono le scale e poi al voce di Rei che si avvicina: “Comunque grazie mille! Ho chiuso la valigia adesso mi sa che esco anch…”

Si blocca, entrato in cucina, alla visione di Mao che gli sorride mentre si alza per andargli incontro: “Sorpresaaa!”

“Ma tu… quando… chi…. Cosa….” Guarda me e poi Mao confuso, finchè la ragazza lo abbraccia: “Volevo proprio vedere che faccia avresti fatto!”

“Tu… Tu sei sempre la solita! “

“Eddai, non dirmi che avrei dovuto non farlo!”

“Sì!”

“Quindi sei dispiaciuto di vedermiii?”

“S…No! Ma avresti dovuto avvisarmi perlomeno!”

“HAhaha non cambierai mai!”

Ho la forte tentazione di andarmene, mi sembra di non c’entrare più molto qui dentro: “Bè io vad….”

“No, Khris rimani con noi!”

“Sì- esclama sincera Mao-vieni a fare un giro!”

“Don’t worry, ci troviamo a pranzo… tu resti qui a mangiare, vero Mao?”

“No!” esclama Rei tradendo la sua risposta con un sorriso divertito.

“AAh è così! Grazie Khris accetto volentieri, a patto che questo pomeriggio vieni a fare un giro per negozi con me così ci facciamo una sana chiacchierata tra donne!”

“Ma io non voglio che ti fermi a pranzo!”

“Saresti più convincente senza quel sorrisino idiota, Rei Kon! Allora ci vediamo dopo?”

“Sì sì-annuisco divertita- divertitevi!”

Saluto dei due che poi escono… Ripenso al discorso con Rei di stamattina e penso che neanche lui me la racconta giusta.

**

“Allora- esordisce Mao sei ore più tardi mentre ci avviamo verso il centro- che mi racconti di te? Non capita spesso di trovare un'altra ragazza nel campo dei Beyblade!”

“Non so neanche se ci resterò! Domani torno coi ragazzi in Giappone e non ho idea di cosa fare, di come organizzarmi.”

“Tranquilla, adesso ti sembra difficile decidere perché non sei ancora lì, non sei ancora… come si dice in inglese? Nell’ambiente. Don’t worry, sei fortunata a essere con loro! Sono tutti così gentili”

“Mh? Tutti? O uno in particolare?”

Sorriso nervoso: “Si vede tanto, eh?”

“No, l’ho intuito dalla sua reazione… Si vede che gli piaci. Ho pensato potesse essere una cosa reciproca.”

“Davvero pensi che io gli piaccia?” sembra stupita, ma poi torna amara: ”Ti sbagli… io penso che abbia capito di piacermi e come al suo solito fa il gentile per non ferirmi.”

“Naaa non penso, secondo me sarebbe più imbarazzato… Invece è molto a suo agio con te”

Sorrisetto. “Eeh mi piacerebbe! E tu?”

“Io?-stretta allo stomaco- io sono nel campo degli amori impossibili.”

“Mh?”

“Sì.”

“Posso fidarmi? Chi è lui? Lo conosco?”

“Sì, di fama… ma non credo che tu ci abbia mai parlato. Continuo a dirmi che non devo pensarci e invece più me lo dico più penso a lui.”

Sorride: “Aah, sei proprio cotta! Ma sei sicura di non piacergli? Daiii perché dovrebbe essere come dici tu?”

“Perché è lontano, in un posto da cui non può andarsene…”

Mao mi accarezza il braccio, comprensiva: “Dai non preoccuparti. Io credo nel destino, credo che ci sia un disegno su di noi: se una cosa deve essere, sarà”

“Grazie mille… Mh, propongo di parlare di qualcosa di un po’ più allegro!”

“Ad esempio?”

“Quel bellissimo vestito che c’è in quella vetrina!” Mao segue il mio sguardo: “Molto bello davvero! Ma non potrei mai metterlo!”

“Perché?”

“Dovrei essere più alta, più magra, più scura… più tutto! Guarda come è stretto, bisogna avere il fisico perfetto!”

“Capita l’antifona…. Piuttosto guardare vestiti per modelle mancate meglio andare nella gelateria più vicina!”

Sorride: ”Esatto”.

Mosca, la città delle cose bellissime che posso contemplare ma non potrò mai avere.

**


“Ragazzi, voi avete finito le valige?”

Takao si interrompe dal masticare: ”Sci che l’abbiamo fatto, Max! Tu no?”

“No, I haven’t. Non è che dopo mi daresti una mano?”

“Ok. Passami il sale per favore!”

Rei interviene nel discorso, sentimentale: “La nostra ultima cena in Russia!”

Fitta allo stomaco. Già.

“Per fortuna!- esclama Takao che non ha ancora mandato giù tutto il boccone- non vedo l’ora di riassaporare il mangiare di casa!”

“Per festeggiare oggi mi aiutate a rigovernare!”

“Certo, Khris! Lui si offre anche per pulire il pavimento!”

“Guarda che potrei decidere di non aiutarti più con la valigia….”

“Ormai hai promesso! Parola data!”

“Ti aiuto io, se vuoi”

“Come sei di buonumore oggi, Rei!”

“Ma no è solo…”

“Seee seee dicci un po’ Khris, era così anche stamattina prima che passasse Mao a salutarlo?”

Rei mi fulmina, il che, dato oltretutto il fatto che si è reso disponibile ad aiutarmi a sistemare, mi blocca: “Sì sì, anche a colazione”

“Ragazzi, non è possibile, solo perché sono sereno un po’ più di solito! E’ il fatto di tornare a casa domani!”

“Ma ceeerto o magari le stelle favorevoli! Tu non ce la conti giusta!”

“Takao veloce che il secondo è pronto!”

“Comecosacome?! SI si si aspetta Khris!”

*

“Grazie, Khris!”

“Per cosa?”chiedo mentre faccio partire la lavastoviglie. Solo due istanti fa la cucina si è davvero svuotata, tra Max che mi veniva a chiedere cosa era meglio mettere in valigia e cosa no e Takao che cercava di sgraffignare qualche cioccolatino.

“Per prima- è la risposta di Rei- a tavola. Quei ragazzi si sono fatti mille castelli in aria ipotizzando chissà cosa tra me e Mao…”

“Non a torto, dai”

Rimane un attimo interdetto: “Sì, invece”

“Peccato- dico pulendo il lavandino con più vigore del normale, cercando di apparire naturale- vi avrei visti bene insieme.”

“Per stare bene insieme bisogna considerarsi tutti e due allo stesso modo.”

Che intende? Che per lui Mao è solo un amica o il contrario?

“Bè… forse l’uno non sa cosa l’altra pensa di lui e viceversa…magari si scopre che hanno la stessa visione lui di lei e lei di lui.”

“Non credo proprio.” Non riesco a capire se lui sa di piacerle e la vuole solo come amica o se invece non pensa di piacerle e lo vorrebbe. Che casino!

“Ci ho parlato oggi, sai. Quindi so che valore hai per lei.”

“Lo so anch’io per quello.” Oh. Quindi lei non si sbagliava…

“….Sono un amico per lei. Punto.”

Sospiro di sollievo e sorrido.

“Che c’è?”

“Che stupido che sei Rei!”

“Che vuoi dire?”

“Che dovresti parlarle.”

“Parlarle? Lo faccio sempre.”

“Dille che ti piace!”

“Cosa?”

“Fidati, fidati.”

Rei finisce di pulire il pavimento in silenzio, rimuginando tra sé e sé chissà cosa.

Uscendo dalla cucina, comunque, mi arriva un “Thanks” che mi fa pensare che vorrei tanto essere nella situazione di Mao ora. Bè, magari con un Rei alto, rosso e tanto bello che parla russo e si chiama Yuri.



Se le nostre braccia si potessero avvicinare, se le nostre parole potessero colmare il dubbio, perderemmo ancora questa occasione?

Strade strane con diverse indicazioni, non so neanche dove ci dividiamo… Sei con me o contro di me? Perché io non ti conosco e tu non conosci me…”

(“Reach Out”, Take That)




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Capitolo 19
*** This is it ***


Eccomi eccomi eccomi!

Vi ho fatto attendere un po’ ma questo capitolo è lungo, penso il più lungo di questa storia!

Con questo si conclude la vicenda della nostra protagonista a Mosca!

Vi piacerà il finale?

Spero!

E’ quello che pensate?

Certo che sì. A patto che voi l’abbiate pensato come l’ho pensato io.

Buona lettura!


E così ti lascio, Mosca.

Stamattina appena alzata pretendevo di sentire tutto a posto, ma poi dopo essermi seduta per l’ultima volta al tavolo per fare colazione ho sentito riemergere tutta la solitudine di questa stanza vuota che cercavo di non sentire, di ricacciare dentro.

Vuota, vuota, priva di emozioni o di sentimenti. I miei. Perché lui manca. Accidenti a te, Mosca, che l’hai visto nascere e vedi me ora riempire questo bicchiere e mai ci vedrai insieme. Tu, silenziosa spettatrice del momento in cui l’ho incontrato, tu, amica perfida che non mi hai avvisato di come sarebbe andata a finire.

Ma sai che ti dico? Sai che cosa penso stamattina, guardando i tuoi tetti illuminarsi sotto il tocco caldo del sole? Che è così che deve essere e così sarà.

Io credo che ci sia un destino, che niente sia a caso e che troverò la mia armonia prima o poi. E che ciò che deve farmi soffrire… te lo lascio, sai. Lo lascio a te, in braccio alle tue mura, perché sono stufa di soffrire di una tristezza che non mi porterà a nulla. Stasera parto, da stasera niente più potrà ricordarmelo. E sai che ti dico?

Io lo dimenticherò. La vita mi ha dato molte lezioni e l’ultima è imparare a non farsi male da sole. La vita va avanti, sai. Io proseguo, io cerco la mia strada che non è qui. E non avrei mai pensato di dirlo ma va bene così.


“Annnnnghrspaaasnmmm” è il verso che esce dalla bocca di Takao che entra in cucina stiracchiandosi. “Buongiorno, Khris! Pronta a partire??”

“Ma certo e tu? Ti vedo entusiasta di lasciare la Russia!”

“Ehehe più che altro nostalgia di casa, sai… E’ da un sacco che non dormo nel mio letto!”

Apre l’antina e ne estrae una brioches, la scatola di biscotti, il cacao e i cereali e mentre li appoggia sul tavolo mi chiede il programma di oggi.

“Bè- ci rifletto un attimo cercando di fare il planning ad alta voce- io stamattina devo pulire la casa…”

“Ah, ok, quindi noi ne staremo fuori! Max vuole andare a prendere i souvenir, penso che ne approfitterò per farmi un giro per Mosca con lui, Kappa e Rei! Riguardo a Kei non so cos’abbi intenzione di fare…”

L’appena nominato sta entrando proprio ora in cucina. “Che c’è?” chiede con cipiglio minaccioso.

“Tu cosa fai oggi? Lei deve pulire la casa e così noi quattro andiamo a farci un giro…”

“Penso che farò un giro anch’io….”

Nel frattempo mi alzo e infilo la tazza della colazione nella lavastoviglie. Che giornatina che mi aspetta….

**

“Allora noi andiamo, eh!” Grida Takao dall’ingresso preparandosi a lasciare la casa ufficialmente libera.

“Ok, ci vediamo per pranzo! Venite per le due!”

“A dopo!”

Guardo l’orologio mentre la porta viene chiusa: sono le nove. Ho cinque ore per pulire la casa così da lasciarla pulita. Uscendo dalla camera mi trovo faccia a faccia con una ragazza riflessa dallo specchio: ha un’aria serena oggi, è da tanto che non gliela vedo sul volto. Sorrido vedendo come si è conciata per fare le pulizie: canotta, calzoncini e infradito mentre là fuori anche se è giugno il termometro non arriva ai 20°C. Meno male che non mi vede nessuno conciata così! Del resto, penso facendo le spallucce al mio riflesso, non posso certo pensare di mettermi a pulire vestita decentemente.

La prima stanza che pulirò sarà la cucina, seguita dalla sala e così avrò fatto il piano superiore.

Prendo la scopa e inizio a dare una passata al pavimento, quindi sento il campanello suonare. Chi può essere?

Vado ad aprire e mi trovo davanti a un Takao piuttosto ansimante. “Che corsa! Hai già iniziato a pulire? No perché avevo lasciato il portafoglio in camera…”

“Tranquillo, entra pure!”

“Corro!”

Tempo due minuti e il ragazzo sta di nuovo uscendo:” Devo fare di corsa, i ragazzi mi stanno aspettando! Ah e anche Max ha dimenticato il portafogli, aspetta a pulire che arriverà a momenti anche lui, a meno che Rei non abbia soldi a sufficienza da prestargli con sé… Ciao a dopo!”

Chiudo la porta e torno a pulire il pavimento della cucina. Finito quello, passo a quello della sala. E’ strano vedere la casa così vuota e silenziosa, non sono abituata a questa tranquillità.

Dlin-dlon. Lo sapevo, ho parlato troppo presto. Vado all’ingresso per la seconda volta in mezz’ora e una volta aperta la porta smetto di respirare. Perché davanti a me sta un ragazzo, di una bellezza struggente che neanche i miei migliori ricordi erano riusciti a rendere; più pallido e magro dell’ultima volta che l’ho visto, ma abbastanza meraviglioso da provocare un crampo alla pancia e una fitta al cuore. Yuri mi guarda incerto e poi abbozza un :”Ciao”.

“Ciao…” è il sussurro che esce in un leggerissimo soffio dalla mia bocca. Respira, Khris, re-spi-ra.

Vorrei chiedergli cosa ci fa qui, vorrei sapere come sta, vorrei chiudergli la porta in faccia e non dover rivedere gli occhi di ciò che sto lasciando. Invece riesco solo a dirgli un “Tu…”

“E’ per via dei vestiti- risponde alla mia tacita domanda sollevando la mano che tiene una maglietta e un jeans appesi a mo’ di appena-usciti-dalla-lavanderia- te li eri dimenticati al monastero.”

Che storditaaaaa! Che figuraaaa!! E’ vero, ero uscita con la tunica del monastero la notte in cui sono fuggita. “Che scema, scusami… Ma tu? Come stai?”

Sei reale, vero?

“Non molto bene… Sai, sono fuggito dal monastero anch’io stamattina… -sorride divertito-Se i ragazzi sapessero che non sono in camera mi ammazzerebbero…”

Già, solo l’altroieri ho pensato di vederlo morire…

“E quindi- chiedo curiosa- sei dovuto fuggire? Mi dispiace di averti procurato sto casino”

Sorride: “Stavo soffocando là dentro… Sarei uscito comunque, avevo bisogno di una boccata d’aria! Sono convinti che io stia dormendo… Ho un po’ di minuti prima che scoprano che non sono lì.”

Ha un livido sotto un occhio. Sussulto. L’avevo visto anche il giorno della finale. “Quella botta…” Istintivamente mi tocco l’occhio destro per indicargli a cosa mi riferisco.

Non risponde. Aspetta che io vada avanti con la domanda. Sono io la causa di quel livido? L’hanno picchiato quando hanno scoperto che ero fuggita? “Te l’hanno fatta dopo che io….”

“Non è niente.” Risponde secco. Ma in questa non-risposta leggo un ‘sì’.

“Pensavo che darti un sonnifero mentre me ne andavo ti avrebbe fornito un alibi…”

L’ accenno di un sorriso amaro gli increspa il viso. “Vorkov non aveva voglia di pensarci, credo”

Che cosa ho portato, alla fine? Per colpa mia è dovuto venire fin qui, per colpa mia è stato picchiato… Pare che, ovunque io vada, riesca a danneggiare chi mi sta intorno.

“L’hanno arrestato, lo sapevi?”

“Sì…Ero lì quando Daitenji l’ha fatto portar via dalla polizia… E’ stato quando hai perso i sensi…”

“Sì, lo ricordo.”

Lo ricordi? In effetti prima di svenire mi aveva guardato ma non pensavo fosse ancora cosciente…

“E ora?- la domanda mi sorge spontanea, una domanda di cui mi interessa moltissimo conoscere la risposta- che ne sarà di voi? Il monastero chiuderà o…?”

“No” Lo dice secco, quasi mi stia sfidando “Il monastero ormai è casa nostra e ora che non c’è Vorkov sarà molto più facile abitarci. L’edificio è di sua proprietà e aveva stabilito che sarebbe rimasto a noi, se ce ne andassimo quel luogo morirebbe. Rimarremo. E poi avevamo progetti su quel posto…”

E così ti ho perso davvero, Yuri.

“E tu?”

Già, e io?

“Io… seguirò i ragazzi in Giappone. Devo iniziare la mia vita… Meglio tardi che mai”. Sospiro.

Mi guarda, tranquillo: “E’ una buona scelta, immagino. Ce la puoi fare.”

Lancia un’occhiata all’orologio e spalanca gli occhi. “Devo andare“

“Grazie per essere passato...- ok, Khris, dimmi che non l’hai detto sul serio. Ripigliati- per i vestiti, davvero..”

“Di niente. Ma quindi questo è l’alloggio anche di Hiwatari? Dormiva qui?”

Delle ragazze delle case vicine, me ne accorgo ora, sono affacciate ai balconi e stanno guardando il mio interlocutore e sorridono tra loro.

“Sì. Vuoi aspettarlo?”

Esita. Come se dovesse decidere e non ne fosse tanto sicuro.

“No, non importa. Me lo saluterai”. Ma il tono è strano, atono.

Quanto tempo che passerete, ancora insieme.

“Certo.”

Un brivido mi riscuote. Ma che freddo fa?

“Ehi, ma tu che ci fai in maniche corte?- esclamo- Ricorda che fino all’altroieri eri a letto!”

“Se è per questo, anche prima di venire.” Sorriso amaro. Ci guardiamo qualche istante, poi cede e

Sìsi rimette la felpa mormorando: “Non c’ho voglia di tornarmene là”

“Non andare!” Mi sfugge.

Mi guarda strano: “Perché?”

Ehm! Perchè io vivo solo se ti ho accanto, Ivanov. Ma questo ovviamente glielo rispondo solo nella mia mente. “Non ci rivedremo più… e poi… era da tanto che non parlavo più in russo” Mi sento stra in imbarazzo dopo averlo detto, soprattutto dato che un po’ di persone dei palazzi vicini, me ne accorgo ora, sono affacciate alle finestre e ci stanno guardando divertiti. In questo quartiere non succede mai niente e vedere la faccia di una che se ne è appena uscita con la più stupida delle scuse deve essere divertente, immagino.

Sorride e mi abbraccia. Un abbraccio caldo, inaspettato… questo rende tutto più difficile. Non mi scollerei più da lui. E’ un momento perfetto… e io sono in calzoncini e canotta. Mi vien da ridere.

“Che c’è?” Mi chiede staccando il viso dalla mia spalla.

“No è che… è l’ultima volta che ci vediamo e io sono in canotta e pantaloncini... Bel ricordo che ti rimarrà di me!” Mi guarda, guarda come sono vestita, ancora tenendomi la mano sul fianco.

I vicini iniziano a urlare qualcosa in lingue sconosciute e a fischiare, la situazione si fa sempre più paradossale. Ma perché non taccio mai??

“Ti ho vista anche con i miei di vestiti… ricordi? La maglietta con la manica che ti arrivava al gomito, i calzoncini fino al ginocchio… Ora sei più scoperta e devo dire che mi piaci molto di più così”

Sento il viso avvampare. Sorride, mentre con una mano risale la mia schiena fino ad arrivare al collo, mi attira a sé e… mi bacia.

Da dietro le sue spalle arrivano applausi ed esclamazioni in lingue sconosciute dei nostri vicini affacciati dalle loro case. La cosa dovrebbe imbarazzarmi al massimo, ma non me ne frega. Mi sento chilometri sopra al cielo.

“In effetti tu mi piaci molto” mormora sulle mie labbra.


Se tutto il resto perisse, tranne lui, continuerei ad esistere; e se tutto il resto rimanesse, e lui fosse annientato, l’universo mi sarebbe estraneo.”

(da “Cime tempestose” di E. Bronte)














  • Quella mattina, al monastero in effetti si preoccuparono molto. Ivan raccontò per mesi, divertito, di come Boris si aggirasse per le varie stanze col cellulare in mano, digrignando tra i denti e alternando “Non è neanche qui” a “Non risponde neanche al cellulare”. Probabilmente fu Sergei a ricevere il messaggio di Kei. Fu il primo che scoppiò a ridere, il primo in tutta la mattinata.


“Ma BENE!”

Sollevo la testa dal collo di Yuri, ma ho già riconosciuto la voce. “E’ Takao” mormoro.

“Lo vedo” Risponde.

“Dici che potrebbe sospettare qualcosa?” Chiede ironico.

Seduta in braccio a lui sui gradini davanti a casa, le sue dita tra i miei capelli. Assolutamente no.

Takao si avvicina a grandi passi e dietro di lui, molto dietro di lui, arrivano Rei e Max, sorridenti e sereni.

“E lui che ci fa qui?” Al contrario di Takao che in questo momento la serenità neanche sa cosa sia.

Il capitano dei Bladebreakers ha l’aria di chi ha appena mangiato uno spicchio d’aglio.

“E’ venuto a ridarmi dei vestiti… li avevo lasciati in camera sua.”

Due spicchi d’aglio.

“Lui.. cosa… cosa ci faceva lui con i tuoi vestiti, scusa?”

Yuri ridacchia. “Se dici così gli fai pensare male” mi sussurra.

Cavoli, è vero.

“No, Takao, devo spiegarti”

“Ma BENE” Esclama una voce ben nota a tutti. Stesse parole del capitano, ma tono decisamente diverso.

“Hiwatari” saluta Yuri divertito.

“Ivanov. Bello lasciare le ragazze sole in casa quando tu sei nei paraggi.”

“No, ma qui non ci siamo ancora chiariti!- sbuffa Takao- cosa ci fa lei con lui?- Guarda minaccioso Kei- Io credevo che tu…”

Lo guardiamo incuriositi. Sembra spaesato. Guarda me e poi Kei e viceversa. “Insomma, che voi….”


  • La settimana prima di prendere in affitto un appartamento l’aveva passata dormendo in Hotel e per il resto del giorno ospite da Takao che anche quella sera sentì suonare il cellulare di Khris.. Lei era in doccia.


“Khris, il cellulaaareee!”

“Rispondi tu!” Grida sopra il rumore dell’acqua. Che palle, deve essere l’ufficio immigrazione o qualcosa del genere, sono già tre sere da quando è arrivata che riceve chiamate. Spero che la facciano restare in Giappone il più possibile, lontano dalle grinfie di quell’idiota russo.

Il nome però non è in rubrica… Boh speriamo in bene. Premo il tasto verde e rispondo.


Spengo l’acqua e cerco di sentire se Takao ha risposto.

Il cellulare smette di squillare due secondi prima che lui dica: “Aha?”

Istante di silenzio.

“E secondo te io so il russo e ho capito che cosa mi hai detto?”

*

“Fai rispondere Takao ancora una volta al telefono e non mi senti più per qualche giorno” afferma la voce al telefono.

“No, non lo faresti” Nonostante tutto sono divertita dal la scenetta di Takao che gli sbatte il telefono in faccia e credo dalla mia voce si possa sentire che sto sorridendo.

“Sarei capace di mettere giù anche adesso” afferma Yuri gelido.

“E allora cosa ci fai al telefono?” chiedo sempre ironica ma cercando di non irritarlo.

Sospira. “Stasera danno temporale dove sei tu. Come potrei sentirmi tranquillo mentre sei lì da sola?”




  • Boris era molto divertito dalla faccenda perché per anni si era sentito dire le cose che ora ripeteva a Yuri scimmiottandolo.


“Mi raccomando, ricorda i tuoi doveri di blader, Ivanov!”

Scusa? Ivan e Sergei, seduti con noi al tavolo, sghignazzano.

“Non dedicare all’altro sesso più di un’ora al giorno”

Calmo, Yuri, calmo.

“Non dilapidare i risparmi del monastero in telefonate.”

Caaaaaaaaaaalmo.

“Eeh, stiamo perdendo il nostro capitano- dice in un finto sospiro Sergei- il nostro Yuri sta crescendo…”

“Dato che stasera siete così tanto di buonumore immagino vi farà ridere anche sapere che domani inizierete voi due a ristrutturare l’ala est dei sotterranei…”

Silenzio. “Se becco quello che dice che gli innamorati vedono tutto in rosa…”



  • Il primo biglietto per Mosca l’aveva preso qualche mese dopo, con i primi guadagni presi insegnando inglese. Aveva avvisato tutti, ma esitava ancora a farlo sapere a lui, che ancora non aveva accettato la loro relazione. Qualche sera prima di partire lo chiamò per avvisarlo che non ci sarebbe stata qualche giorno.


“Ah”.

“Takao…”

Silenzio.

“…Speravo mi dicessi qualcosa di più che un ‘Ah’. Perché fai così?”

“Io… Non so Khris, succede tutto così in fretta… Ieri ti conoscevamo e domani parti per la Russia. Non potete continuare a sentirvi? Non puoi rimanere ancora un po’ con noi?”

“ Dai, non sono ancora andata una volta a trovarlo. E mi ha invitato lui, non è una mia iniziativa…”

Sospira. “Se ti chiede di venire a Mosca è una cosa seria. Immagino che dovrò accettarlo…” Sorrido. Takao alla fine ha approvato.





  • L’aeroporto era pieno di fotografi e giornalisti russi.

“Chissà chi sta aspettando Yuri Ivanov” mormora esaltata una donna non lontana da me.

Oh cavolicavolicavoli.

Scendendo dall’aereo compongo il numero. Avrà con sé il cellulare, vero? Per fortuna risponde subito: “Khris?”

“Torna al monastero, ti raggiungo lì. Qui è pieno di paparazzi” Non riesco a finire la frase, due braccia mi stanno cingendo le spalle mi arriva un baciò tra l’orecchio e la guancia.

“Dicano quel che gli pare” risponde Yuri.




Diranno che sono pazzo. Rimarranno scandalizzati quando sapranno che gliel’ho chiesto. Io stesso non so perché lo stia per fare.

Non lo capiranno mai. Forse lei stessa, così fragile e timida, mi rifiuterà dopo oggi. Ma ormai non torno indietro su questa decisione.

Chiederanno perché. Perché è l’unica, perché è da sola, perché io la prendo seriamente. E voglio che non abbia di me solo parole, ma anche fatti, cose concrete.

E poi diciamolo, lo faccio anche per me. Perché lo voglio e ne sono certo.


Era il 15 Novembre.




Ta-daaaann!!

Vi è piaciuto? Ve l’aspettavate?? E’stata dura non dire niente per tutti questi capitoli maa alla fine sono riuscita a farlo finire come volevo!

Un mini mini mini indizio ve l’avevo lasciato, daii! Il particolare dei vestiti, si è detto che lei scappa dal monastero con su la veste che le han dato ma non è detto che prende su i vestiti! (L’autrice si tappa le orecchie per non sentire gli insulti)


Bene, ma veniamo a noi!

Devo assolutamente ringraziare tutti voi che avete avuto la pazienza di seguirmi fin qui e mi avete dedicato un po’del vostro tempo!
Un mega GRAZIE a:

  • Henya e Kiki Hiwatari che mi hanno seguito e commentato fin dall’inizio, e a tutti quelli ch hanno recensito,facendomi sempre sorridere e dandomi una mano con questo lavoro…

  • Aky Ivanov, Eugy, Lady H, reinNyaa, scarlettheart, tamakisskiss, teAngel, Valentine Romance, sa92, Zakurio, Fantasy Tani, lettori che anche quando erano silenziosi segnandosi questa fanfiction come seguita/ricordata o addirittura preferita mi hanno comunicato tantissimo!!!!


Che dire su questo finale “misterioso”? Che non è misterioso per niente! Questo era l’ultimo capitolo… ma settimana prossima c’è l’epilogo!

Di che cosa si tratta?

Vi piacerà?

Spero!

E’ quello che pensate?

Certo che sì. A patto che voi l’abbiate pensato come l’ho pensato io.



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Capitolo 20
*** EPILOGO (ebbene sì!) ***



Grazie a chi mi ha accompagnato fin qui...Grazie a voi, lettori, che avete seguito questa storia per più di un anno, fino in fondo.
Questo è proprio l'ultimo capitolo... Chissà cosa ve ne parrà! Mi scuso, ad alcune recensioni non ho risposto ma mi riprometto di farlo.... Grazie per avermele scritte, mi ha fatto tanto tanto piacere.
Non aggiungo niente ai ringraziamenti nello scorso capitolo (non ne potrete più!) ma sappiate che vi sono davvero grata per come e quanto mi avete seguito... Mi mancate già!! Questa é la conclusione della storia: gustatevela,
é tutta per voi.


Sono cambiate tante, tantissime cose da quel freddo Novembre, ed è passato tanto tempo…Più di venticinque settimane, sei mesi. Mi chiedo se un anno fa avrei immaginato di cambiare in modo così radicale la mia vita. Probabilmente no.
 
“Tu CHE COSA?” Kei ormai gridava al telefono.
Khris urlò ancora più forte la risposta, ancora piangendo, perché le lacrime le impedivano di scandire bene le parole. Era Novembre, era arrivata a Mosca da qualche ora e quei duecentoquaranta minuti erano bastati per sconvolgerle la vita.
Kei non capiva. Stava forse sorridendo lei dall’altra parte del telefono? E come poteva?
 
Il suono della campana mi riporta sulla Terra e qualche secondo dopo lo stridere delle sedie sul pavimento e le mille voci dei bambini che escono dall’aula mi ricordano che è intervallo.
Rimango in  piedi appoggiata alla cattedra. Davvero, quante cose sono cambiate. Non avrei mai immaginato che sarei venuta in Russia ad insegnare, né che qui, nella capitale russa, avrei passato novantacinque centesimi del mio tempo a pensare a Michael. Mancano pochi mesi e poi lo vedrò…
 
“Michael?” Yuri la guardò con un’espressione indecifrabile.
“Sì, ho scelto ormai”.
 
Passi ben noti risuonano per il corridoio deserto e qualche istante dopo un giovane uomo si affaccia alla porta. “Buongiorno preside”
“Chiamami pure Yuri-ironizza con aria seria-senti, mi ha chiamato Kei… Ha detto che Takao verrà.”
“Verrà? Ha detto proprio così?”
“Sì, se lui me la conta giusta. Ultimamente mi sembra poco preciso”
“E’ quella Hilary-affermo convinta-dammi retta. E’ da qualche mese che ti risparmia le solite battutine e che parla ancora meno del solito. E guarda caso, lei è lì da tante settimane.”
“Brutta faccenda-afferma- questi blader eccellenti che si fanno intortare dalla prima furba che passa…”
Sguardo truce. Sorride. Tre mesi che insegno qui in questa scuola per blader fondata dagli ex-allievi di Vorkov, sei che sono a Mosca e ancora non mi sono abituata al suo sorriso.
 
Khriiiis, riprenditi! Il primo pensiero che riesco a formulare non è neanche troppo intelligente… Insomma, Takao che viene! Solo qualche mese fa quando l’ha saputo mi avrebbe ammazzata…
 
“Ma sei SERIA?”
“Takao, io…”
“Ma…Ma come è successo? QUANDO?”
Yuri prese la cornetta dalle mani di Khris cercando di non ridere: “’Quando’ non  lo potrebbe stabilire nessuno. Sul ‘come’ avrei qualche idea”.
 
Yuri sembra dover ancora dire qualcosa. “Che c’è?” Gli chiedo.
“Guarda che stasera non torno a casa subito, ci sono i ricevimenti”
“Che cosa?! E non dovrebbero andare gli insegnanti?”
“E io chi sono, se non il più importante degli insegnanti? Professoressa Khris- si avvicina pericolosamente. Ecco, odio quando fa così e lui lo sa. Perché non riesco più a ragionare e poi non sopporto vedere dal suo sguardo quanto la cosa lo diverte-da quando siamo così gelose?”
“Da quando per tutto il mondo sono la signora Ivanov e da quando ai ricevimenti vengono soprattutto mamme giovani e bionde”.
“Sì, sono molto carine” Ancora quell’aria divertita sul volto.
“Yuri Ivanov, ti ricordo che sei sposato da sei mesi e tra altri tre padre di Michael!”
“Vero… Ma chi mi dice che mia moglie faccia la brava?”
Sorrido. “Oh, per forza. C’è sempre il preside che la controlla.”
La campana di fine intervallo suona, i primi bambini rientrano nell’edificio per tornare nelle aule, quando un urlo riecheggia nel corridoio. I piccoli alunni accorrono incuriositi, mentre da qualche parte oltre le spalle di mio marito la piccola Mary Ann grida ancora scandalizzata:” Guardate! Il preside e la maestra si stanno baciando!”
 
  

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