Demons: Il ritorno di Sarah

di Miss_Nothing
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo/capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Prologo/capitolo 1 ***


Note dell'autrice: Ho provato a riscrivere questa storia in terza persona. é uno dei miei rari tentativi di utilizzare questo stile cosa ne pensate?  
Prologo


Evelyn cadde a terra con un tonfo. Aveva il viso imperlato di sudore per lo sforzo di rimanere se stessa. La sentiva nel suo cuore. Sentiva la sua tremenda risata. Si fece passare una mano tra i capelli sudaticci e incollati al viso. Dentro essi trovò quello che stava cercando. Una lama molto particolare che non serviva per cacciare i semplici mostri. Prese la lama con destrezza tipica della sua razza e la esaminò sotto i raggi della luce al neon. Il nero della lama non rispecchiava quella pallida luce. Evelyn non poteva ritardare ancora. Stava per perdere conoscenza, di nuovo. Con un movimento rapido e preciso affondò la lama nella carne della gamba. Urlò mentre il dolore veniva dipinto sul suo viso. L'onice stava facendo effetto. Lo sentiva. Estrasse il pugnale con rapidità per poi controllare che tutto procedesse. Il suo sangue che era diventato di un nero pece tornò scarlatto mentre usciva  a piccoli rivoli dalla ferita bruciante. Il dolore la investii con una scarica che la fece sussultare. Ma almeno l'aveva cacciata.
 
 
 
 
Capitolo 1
 
 
Il profumo della polvere da sparo, il rinculo della pistola, il freddo delle lame d’argento, dormire quattro ore a notte e zanne che straziavano la sua pelle. Era questa la vita di Evelyn. Questo era il suo destino. Non era umana, non era un semplice mostro. Era una night, una cacciatrice. Una creatura spietata che si nutriva di morte. E ora proprio quella creatura se ne stava sdraiata in una macchina con la musica che le pulsava nelle orecchie. Le sue gambe erano appoggiate al finestrino oscurato mentre la sua testa era posata sul sedile. Ogni tanto scuoteva i capelli neri presa dalla musica metal e rock che tanto amava ascoltare. Alla guida c’era l’unica persona che poteva farla ragionare nel pieno della rabbia. L’unica persona che lei sopportava veramente. Edward.
 Edward non era solo il suo maestro, il suo tutore ma era anche la cosa che si avvicinava più ad un amico per lei. Beh Evelyn era molto strana e non solo perché era una night ma per quello che aveva visto e sperimentato sulla sua pelle.
<< Evelyn non fare casini. Non ora e non qui. Questa è una scuola molto particolare. Non ci sono solo umani ma anche moltissime altre creature e inoltre potrai fare un percorso apposta per i night con problemi d’ira >> Disse Edward sperando che per una volta Evelyn capisse. Era difficile tenerla sotto le redini di qualcuno. Era uno spirito libero e anche se era una persona veramente fantastica non lo faceva vedere a nessuno. Non le importava di cosa pensava la gente. Era una cosa che le invidiava ma aveva anche un grandissimo difetto. Non sapeva contenere l’ira. Bastava anche solo una piccola parola per farla scattare e fermarla diventava sempre più difficile. Aveva solo diciassette anni eppure poteva tenere testa ad almeno dodici marines contemporaneamente senza farsi un graffio. Aveva detenuto il record di miglior cacciatrice con maggior numero di vittime per due anni di seguito e stava per vincere ancora. Era brava, forse troppo per una ragazza della sua età. Ma il suo odio verso i vampiri e qualunque creatura uniti alla sua testardaggine e alla rabbia che le attanagliava il cuore le conferiva un potere e una forza indescrivibile. E Edward aveva paura che si lasciasse sfuggire tutto di mano. Evelyn sospirò ai suoi continui rimproveri.
 Evelyn non sopportava di essere rimproverata ogni volta che facevano un viaggio. La stressava e di certo non l’aiutava a restare tranquilla. E poi Edward che voleva? Lei aveva una filosofia di vita molto semplice: Non rompetemi i coglioni o vi ammazzo.
Ma a quanto pare la sua filosofia non era ben accetta ne dalla società umana ne da quella soprannaturale. Era davvero snervante per lei non essere accettata per quello che era. Un assassina.
<< In questa scuola devi tenere un comportamento dignitoso o sarai punita corporalmente. Gli scontri non sono vietati anche se è meglio evitarli e non potrai uccidere qui o sarai seriamente punita. >> Spiegò Edward provocando uno sbadiglio annoiato da parte di Evelyn.
<< Si, si >>  Disse la giovane senza convinzione alcuna.
<< Evelyn sto parlando seriamente >> Disse Edward scocciato mentre svoltava a sinistra.
<< Anche io sono seria >> commentò per poi sbadigliare di nuovo. Non era seria ma era attenta, almeno.
Edward distorse la bocca in una smorfia che si poteva intravedere dallo specchietto. Sapeva benissimo che nessuno poteva contenere la ragazza e sapeva anche che doveva portarla lì per far avverare la leggenda.
 
                                                                            ***
 
 
Dopo due ore di viaggio a dir poco tremende per entrambi, i due scesero dall’auto. Evelyn aveva i capelli scompigliati e gli occhi coperti da un paio di occhiali da sole mentre Edward sembrava agitato e stressato.
Edward circondò le spalle di Evelyn con il suo braccio per condurla senza altri indugi nella scuola. La scuola era una struttura gigantesca simile a una reggia. Le mura circondavano i giardini e il boschetto di quell’isola antica a pochi chilometri dalla città. Le mura erano sorvegliate dal del personale che da quanto Evelyn sentiva non era di certo umano. I night per portare a compiere il loro lavoro devono avere dei sensi molto sviluppati pere percepire dall’odore e dall’energia di un individuo il tipo di creatura che si trovano davanti.
Edward sembrava conoscere perfettamente la struttura e infatti la conosceva, la conosceva molto bene anche se trovarla ora a ospitare una scuola lo disturbava.
In poco tempo trovarono la segreteria. Una stanzina dove una signora sui quarant’anni e un serio problema di obesità era seduta alla scrivania. La segretaria era umana, una semplice comune umana data in pasto ai mostri che abitavano in quella scuola. Era una donna poco gradevole. Aveva i capelli molto sporchi, gli occhiali rossi sul naso e il suo odore sgradevole disturbava le narici di Evelyn.
<< Il nome prego >> Disse con una voce sgradevole quanto il suo aspetto.
Evelyn si chinò sul bancone con un piccolo sorriso sulle labbra mentre sussurrava << Evelyn Morgan >>
Non appena il suo nome toccò la segretaria questa sussultò alzando gli occhi per guardarla meglio. Evelyn cercò di non ridere. Trovava divertente le reazioni delle persone al suo nome. In fondo lei era “la Morte”.
La sua espressione era impagabile e ripagava la ragazza per aver trascorso tutte quelle ore di rimproveri.
<< Quella Mor-mor- gan? >> chiese la donna balbettando il suo cognome con la normale paura che attraversava tutti quelli che avevano sentito parlare di lei.
Evelyn si tolse gli occhiali da sole per farle vedere i suoi occhi freddi come il ghiaccio.
<< Sono la figlia di John Morgan e di Lily Mitchell. Sì. Sono quella Morgan >> Disse con voce ruvida per poi ritornare in posizione eretta e rimettersi gli occhiali.
 
                                                                         ***
 
La scuola tutto sommato era normale. Normali stanze, normali corsi, normali corridoi, normali insegnati. Era quasi tutto troppo normale, troppo curato e misurato per i gusti di Evelyn. Anche se non era di certo stata molto calma. Per considerare la scuola normale dobbiamo tralasciare il fatto che Evelyn teneva molte armi nel suo armadietto e che si era scontrata con una vampira nel bagno delle ragazze del secondo piano. Bagno che ora si trovava in pessime condizioni visto che era imbrattato del sangue della vampira e vi erano molte porte rotte, senza contare il danno agli specchi.
Ma questi erano solo piccoli ed insignificanti dettagli al confronto del fatto che vampiri con più di duecento anni scorrazzavano per la scuola disturbando la quiete dei poveri e sventurati umani. Evelyn poteva capire di ritrovarsi in una scuola dove c’erano vampiri novelli ma trovarsi con vampiri di duecento anni non era il massimo per gli umani. Si vedeva che quella scuola era l’ultima spiaggia per lei visto che ci entravano cani e porci. Peccato che ora tutto sarebbe cambiato. La Morte era arrivata in città e avrebbe dato una bella batosta a chiunque non rispettava le sue regole.
 
                                                                          ***
 
 
Nel giro di due giorni tutta la scuola e la città sapeva dell’arrivo della Morte. Il passaparola era stato più veloce del solito e aveva insinuato la paura in tutta la comunità di essere soprannaturali che s’impegnavano ora a tenere un profilo molto basso. Per Evelyn era tutto nella norma come i borbottii che la seguivano senza sosta da un corridoio all’altro. Sentire la loro paura la rendeva di buono umore.
 
                                                                      ***
 
Come ogni scuola frequentata da umani si parlava del più e del meno senza sapere cosa stava accadendo nella struttura. I ragazzi parlavano dei professori e delle mode e tentavano di attaccar bottone con la night utilizzando il pretesto di qualche dubbio su come vestirsi o su un pettegolezzo.
Ma Evelyn non era di certo la ragazza con cui si poteva parlare amabilmente. Era molto introversa,  riservata e odiava parlare di cose futili e superficiali. Era anche una persona molto apatica, se non si consideravano gli attacchi d’ira. Ogni volta che una persona la fermava lei rispondeva: “Non ho mai letto una rivista e non so nemmeno come è fatta.” “Non so neanche abbinare i colori nell’armadio. E sinceramente non m’interessa”.
Ed era tutto vero. Anche i suoi vestiti erano logori come la sua anima. Indossava un vecchio cappellino da baseball che raramente si toglieva. Una giacchetta anch’essa da baseball che lasciava intravedere una vecchia t-shirt e dei jeans scoloriti. Spesso indossava anche occhiali da sole per evitare di spaventare troppo le persone. Aveva dei bellissimi occhi ma seppur belli lasciavano brividi sulla pelle. Erano estremamente freddi e ogni volta che qualcuno osava guardarli annegava in quelle pozze nere. Evelyn era la classica ragazza che non poteva essere dimenticata. Proprio ora si ritrovava in un posto affollato con la voglia di bere una birra. Le piaceva bere e resisteva davvero bene all’alcool. Era già arrivata in quella scuola da una settimana e salvo piccoli “incidenti” non aveva combinato troppi guai. Si dice che i licantropi sono scontrosi ma la verità è che sono piuttosto tranquilli a meno che due alfa non convivano nello stesso branco. Un licantropo è scontroso solo in un caso: quando un tempo è stato un Night. Esistono due tipi di Night. I night detti a lignaggio reale e quelli impuri.Si dicono night a lignaggio reale tutti quei night nati da padre e madre night purosangue mentre quelli impuri hanno il sangue diluito. Ma non è solo una questione di sangue a differenziarli. I night reali sono abituati sin da bambini alle condizioni poco favorevoli che devono preparare un cacciatore. Inoltre devono avere una mente brillante capace di trovare soluzioni con rapidità. I reali resistono meglio a condizioni sfavorevoli come l’eccessivo caldo o l’eccessivo freddo possono resistere giorni senza bere o mangiare e restare comunque in forze. Resistono meglio anche al dolore e guariscono con la stessa rapidità dei vampiri e dei licantropi. Gli impuri invece non solo sono deboli, quasi umani, ma non sono nemmeno immuni e possono essere infettati. In poche parole possono essere trasformati in vampiri, licantropi ecc..
Evelyn era naturalmente una night reale.
Qualcuno si sedette di fronte a lei.I suoi muscoli, già abbastanza contratti per tutti gli stimoli che la circondano, si contrarono ancora di più. Era veramente snervante essere ventiquattro ore su ventiquattro con i nervi a fior di pelle.
La ragazza alzò lo sguardo per poi respirare affondo. Davanti a lei sedeva una giovane vampira che non doveva avere più di tre anni. La vampira era una ragazza di straordinaria bellezza come la maggior parte dei vampiri. Aveva dei capelli stupendi che spingevano i ragazzi ad accarezzarli. Erano biondi, lo stesso biondo che si pensava avessero gli angeli. Ma i capelli non erano niente a confronto dei grandi occhi azzurri che si ritrovava. Erano bellissimi e davano freschezza. Sembravano fatti della stessa acqua dei ruscelli di montagna. Evelyn pensò che assomigliava a una bambola e non aveva tutti i torti.
Le labbra di Evelyn si aprirono per attaccare subito con le parole la vampira << Che cosa vuoi? >> Sbottò.
Le guancie bianco ceruleo della vampira si tinsero di un leggero rosa pastello mentre diceva << Tu sei Evelyn giusto? Io sono Caroline >>
Caroline tese la mano a Evelyn sperando che lei la stringesse anche se quella speranza sfumava sempre di più ad ogni secondo.
Evelyn non la prese e rispose ad essa con una smorfia tutt’altro che cordiale.
 Caroline provò a riapprocciarsi a lei confessandole il suo dolore. << Ero una night. Una night impura naturalmente ma una caccia è finita male e… e >> non terminò la frase vedeva lo sguardo della cacciatrice perdersi in qualche altro ragionamento. Non le importava.
<< Mi deve importare? >> Chiese Evelyn con aria seccata.
<< Beh, speravo che, speravo >> Balbettò Caroline cercando di spiegare le sue motivazioni ma ritrovandosi come risposta un'altra smorfia.
<<  Perché odi tanto i vampiri? >> Le chiese Caroline di colpo smettendo di balbettare.
<< Non è affar tuo >> Rispose Evelyn per poi alzarsi senza finire neanche la sua birra. Quella domanda le ronzava nella testa. Perché li odiava? Li odiava perché erano dei bastardi, subdoli che non avevano avuto pietà neppure per una bambina.
Si alzò anche Caroline per urlarle << Sono la tua compagna di stanza >>
Evelyn fece un'altra smorfia continuando a camminare senza voltarsi.
“Perfetto. Di bene in meglio “ Pensò.
 
                                                            ***
 
Il solo pensiero di cosa odiava nei vampiri le fece venir voglia di uccidere. La ragazza sedeva infatti ora sulle sue ultime vittime. Tre vampiri che si erano trovati sfortunatamente in quel vicolo e che ora giacevano con il cuore spappolato dal paletto di legno che Evelyn nascondeva in una tasca segreta della giacca. Le sue mani erano ricoperte del loro putrido sangue. Lei li odiava più di qualsiasi altra creatura. Li odiava per quello che avevano fatto a Milly. Li odiava perché loro l’avevano trasformata nella Morte. Se quei cadaveri ambulanti non avessero ucciso i suoi genitori e torturato i suoi zii e sua cugina di certo lei sarebbe stata meno violenta.
Mentre guardava il sangue colarle dalle mani il ricordo del suo primo vampiro ucciso ricoprii tutta la sua mente.
Ricordava bene quel giorno e poteva sentire sulla pelle ancora il freddo glaciale di quella sera.
 
|Piccoli fiocchi di neve cadevano sporcando le strade già bianche con la loro purezza. Aveva freddo. Non freddissimo ma sentiva qualche brivido sulla pelle. Aveva solo sette anni eppure il suo cervello era in grado di fare gli stessi ragionamenti degli adulti. Era cresciuta così in fretta che neanche lei si era accorta di quella maturazione improvvisa. E poi lo vide. Lo riconobbe all’istante. Quando aveva ucciso sua cugina aveva memorizzato ogni suo dettaglio, persino la sua risata.
Evelyn si strinse nelle spalle avanzando verso di lui. Non appena lui la vide rise. Doveva essere divertente vedere una bambina con gli occhi iniettati di rabbia e che stringeva un paletto tra le gracili mani. Forse se l’avrebbe presa sul serio sarebbe ancora vivo. Evelyn non ci mise molto ad ucciderlo. Le bastò balzare e infilare lentamente il paletto nelle sue carni facendolo soffrire. E non appena lo sguardo del vampiro implorò pietà e il paletto sfiorò il suo cuore Evelyn disse << Non sono più tanto piccola non è vero? >>  Il viso della creatura diventò una maschera di terrore e Evelyn si gustò ogni singolo secondo prima di spappolargli il cuore e sentirsi appagata per aver dissetato la sua vendetta|
 
Poco dopo questo episodio Evelyn fu trovata da Edward. Entrambi non hanno mai dimenticato quel giorno in cui si trovarono. Evelyn provava per Edward del vero affetto che lui ricambiava con grande intensità. Se Evelyn avesse dovuto scegliere tra la sua vita e quella dell’amico avrebbe preferito sacrificare la sua per salvarlo. Questo solo per farvi capire quanto Evelyn tenesse a lui.
All’epoca Evelyn lottava ogni giorno per sopravvivere. Viveva per strada e viaggiava in città in città. Per la notte si copriva solo con una vecchia e logora coperta e non aveva nessun cambio d’abito. Sarebbe dovuta morire eppure era là. Viva e vegeta con la forza di combattere anche se non beveva e non mangiava da giorni. Forse per la sua natura o forse per la sua testardaggine ma sopravvisse. Edward quel giorno tornò a casa dall’università più tardi del solito e sulla strada la vide. La raccolse come se fosse stato un cane o un gatto abbandonato in una scatola e la crebbe come una sorella. Anche se all’inizio fu davvero tutto molto difficile. Evelyn vivendo per strada non era abituata alle regole o alla pulizia e per Edward farla crescere fu davvero un impresa. Eve-come lui la chiamava e la chiama ancora- aveva il vizio di ringhiare in protesta a ogni cosa civile. Una volta aveva persino morso il ragazzo perché cercava di farle un bagno.
Evelyn si alzò dai cadaveri per poi afferrare la bottiglia che teneva nella borsa. Aprii il tappo per poi versarsi un po’ d’acqua sulle mani e scrostare il sangue diventato ormai secco.
 
                                                      ***
 
Evelyn era tornata nelle mura scolastiche senza farsi vedere da nessuno e prima del coprifuoco. Nessuno avrebbe sospettato che fosse stata lei l’assassina dei vampiri che erano accatastati in quel vicolo, o almeno così lei credeva.
Ma non appena si avvicinò alla sua camera si appiattì contro al muro. La porta era socchiusa e un puzzo tipico dei mostri usciva da essa rendendola ancora assetata di morte.
Con un movimento naturale sfiorò il paletto che nascondeva sotto alla giacca. Era un vampiro, lo sentiva, lo percepiva. Evelyn tese l’orecchio sperando di ascoltare qualche discorso.
La prima voce che Evelyn captò fu femminile e cristallina che doveva essere quella della sua compagna di stanza << Come posso fare? Mi odia per la mia natura >>
<< Tranquilla Evelyn odia tutti >> Affermò un'altra voce femminile.
<< Hanno detto che ha una simpatia per te >> Le fece notare la vampira.
<< Una leggera simpatia solo perché abbiamo lavorato insieme >> Sospirò.
Dopo quella affermazione Evelyn capii che la sua compagna di stanza stava parlando con una night impura che conosceva molto bene: Vicki.
Evelyn entrò nella stanza aprendo la porta socchiusa con il piede. Teneva la testa bassa nascosta dal cappellino mentre il suo solito sorriso di sfida si allargava su quelle labbra spesso imbronciate.
<< Evelyn >> La salutò Vicki proprio nel momento in cui la night alzò la testa.
<< Bambolina. Ragazza con cui ho lavorato >> Le salutò.
<< Che cosa ci fai qui? >> Chiese a Vicki dopo un minuto interminabile di silenzio.
<< Sono qui per studiare e ho sentito ci avevano spedito anche te >> Spiegò.
Vicki aveva paura di Evelyn. L’aveva vista in azione e ne era rimasta traumatizzata. Se andava a caccia nulla e nessuno potevano fermarla. Non le importava di rischiare di uccidere persone innocenti. Lei non si fermava. Mai.
Vicki invece aveva un cuore dolce e pensava che i vampiri e gl’altri mostri potessero essere redenti. L’impura era la classica ragazza con il fisico da modella. Gambe lunghe. Capelli lunghi e ricci e il viso perennemente abbronzano. Veniva dal Marocco ma si era trasferita quando aveva scoperto che cos’era. Nei paesi orientali e africani i night sono visti come demoni assetati di sangue e vengono uccisi a vista da cacciatori chiamati Buligan.
<< Beh Edward pensa che questo posto possa rendermi più collaborativa >> borbottò Evelyn per poi sdraiarsi sul letto. Con il cappello si coprii gli occhi. Amava quel cappello. Apparteneva a Edward. Era l’unica cosa da cui non si separava mai. 
<< Chi è Edward? >> Chiese Caroline- che era stata soprannominata da Evelyn bambolina-Con un borbottio a Vicki.
<< L’unica persona che può farla ragionare >> bisbigliò Vicki sperando di non farsi sentire.
<< Mi dispiace per voi ma riesco a sentire ogni parola che dite. Ho un buon  udito >> commentò la diretta interessata rimanendo immobile nella sua posizione.
Loro sbuffarono in sincronia. Il cellulare squillò e Evelyn riconobbe subito la suoneria. Inarcò la schiena in modo tale da poter afferrare il telefono che teneva nella tasca posteriore dei jeans. Schiacciò il pulsante verde e subito la voce di Edward cominciò a rimproverarla.
<< Edward grazie per avermi chiesto come sto. Sì. Sto molto bene grazie  >>  rispose ironica provocando un'altra ondata di borbottii incomprensibili.
<< Evelyn Morgan sono stati trovati alcuni vampiri uccisi. Non ne sai niente? >> La informò. Sapeva già la risposta era inutile che Evelyn inventasse scuse.
<< Ascoltami Ed. La mia compagna di stanza è un cadavere ambulante >> disse per poi staccare il telefono e dire a Caroline << Senza offesa bambolina >>
<< La scuola è piena di creature e sto per dare fuori di matto avevo bisogno di una caccia >> Finii per poi aspettarsi altre urla da parte sua. Ma Edward non disse nulla. Sentiva solo il rumore del suo respiro.
Edward si sentiva in colpa. Portarla là doveva essere stato un errore anche se l’aveva promesso a Lei.
<< Evelyn. Ti voglio bene >> Disse alla fine. La fanciulla non rispose. Non era la ragazza che mostrava i suoi sentimenti. Chiuse la chiamata. Era scossa da quella frase. Molto scossa. Restò due minuti in silenzio per poi voltarsi verso le due ragazze e gridare << Volete uscire di qui? >>

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
Quella mattina Evelyn si svegliò di cattivo umore. Sperava di non aver gridato quella notte ma dalla faccia che Caroline aveva fatto vedendola doveva essere stato così. Si svegliò con i capelli attaccati alla fronte e il corpo ricoperto di perle di sudore. Doveva aver rivissuto qualche ricordo. Non riusciva a spiegare in nessun altro modo un simile risveglio. A volte pensava di essere perseguitata da un fantasma. Sentiva qualcosa di strano intorno a lei ma il suo orgoglio non le faceva chiedere aiuto a una sensitiva quindi si lasciava andare prendendo talvolta dei narcotici.
A volte ne aveva realmente bisogno altre volte voleva solo dormire senza che nessun rumore la svegliasse. La sua bocca prese la forma della classica smorfia che decorava perennemente il suo viso. “Cazzo” pensò la ragazza mentre si alzava velocemente dal letto. Evelyn camminò nella stanza vestita solo con della biancheria nera. Aveva spesso caldo nell’ultimo periodo e spesso si sentiva molto stanca. Avanzò con passo felino verso il bagno. Chiuse la porta alle sue spalle per poi arrivare al lavandino. Si appoggiò ad esso mentre si sentiva pesante. Questo non dovrebbe accadere a lei. Come poteva sentirsi stanca se aveva vissuto una vita piena di missioni senza aver mai davvero sudato? Eppure eccola là che stringeva tra le mani il lavandino freddo mentre la sua testa penzolava. La ragazza la alzò per guardarsi allo specchio. Il viso sembrava sciupato come se avesse lavorato tutta la notte e fosse stata solo umana. I suoi occhi erano più vuoti del solito e minacciavano di chiudersi da un momento all’altro. La sua testa rimaneva annebbiata come se stesse ancora dormendo. Una mano si staccò dal lavandino per azionarlo e far uscire dell’acqua fredda. Congiunse le mani a coppa per poi prendere quel liquido freddo tra le mani e buttarlo sul viso. La ragazza scosse la testa lasciando che alcune gocce s’intrappolassero tra i capelli scompigliati. Si diede anche due leggeri schiaffi, tanto per riprendere lucidità.
Evelyn alzò lo sguardo e vide la cosa che più la spaventava. Se stessa. Si spaventava da sola a volte. Aveva quella strana sete che quando la prendeva non poteva fare a meno di dissetarla. La sua immagine era lì riflessa nello specchio e lei ne aveva paura. Chissà come reagirebbero tutti i mostri che tremavano al suo nome se sapessero che la giovane aveva paura di se stessa, di quello che poteva fare e che era tormentata dal suo passato. Di certo avrebbero utilizzato il tutto per distruggerla peccato che neanche Edward, secondo lei, non sospettava di questo sua lotta interna.
La ragazza sbuffò per poi decidere che era meglio farsi una doccia. Si spogliò mentre l’acqua riempiva la vasca.
“Si. Un bagno non mi farà male” Pensò Evelyn non appena l’acqua raggiunse quasi l’orlo della vasca. Con grazia entrò lasciando che l’acqua bollente le accarezzasse il corpo. Dentro aveva fatto sciogliere delle erbe che l’avrebbero tranquillizzata e già ci stavano riuscendo. Sentiva il loro effetto benefico sul suo corpo e anche il solo respirare quegli oli la mandava in estasi.
“Sì. Ci voleva proprio” accordò per poi chiudere gli occhi e lasciarsi cullare nella dolcezza dell’acqua.
Riaprii gli occhi dopo un quarto d’ora di rilassamento totale. Evelyn sbadigliò. Era stato un sonno senza incubi per sua fortuna. Si stiracchiò un attimo per poi guardare verso l’acqua che doveva essere cristallina. Ma non ci trovò acqua nella vasca ma sangue. Sangue scarlatto che le ricopriva il corpo. Evelyn urlò sperando di sognare ma era sveglia e lei lo sapeva. Ora gli incubi stavano diventando sempre più reali. Con un balzo uscii dalla vasca e si guardò il corpo che aveva preso una sfumatura rossiccia. Guardava la vasca terrorizzata. Come era potuto succedere?
Di certo non avrebbe pianto e non sarebbe svenuta ma quella visione le ricordò molto una scena del suo passato che non poteva dimenticare. Tutto quel sangue. Evelyn scosse la testa per poi entrare nella doccia, questa volta. Accese l’acqua che questa volta impostò ad una temperatura davvero fredda. L’acqua sgorgava dal getto scendendo sui suoi capelli sul suo corpo e lavandolo dal sangue. Evelyn guardò il sangue diluito dall’acqua scendere nello scarico. Prese un grosso respiro per poi ributtare i capelli sotto il getto. Evelyn uscii dalla doccia ricoperta di gocce e con i capelli bagnati. Con un asciugamano si asciugò il corpo per poi rinfilarsi la biancheria. Prese un'altra salvietta e uscii dal bagno mentre la faceva scorrere sui capelli, asciugandoli.
“Sto impazzendo” continuava a ripetersi la ragazza mentre ringraziava che Caroline non fosse lì.
Si sedette sul letto prendendo un grosso respiro. Ma non era finita. Un raggio entrava dalle tende socchiuse e si posava proprio su qualcosa che doveva essere sepolta da tempo. Il ciondolo brillò facendo battere forte il cuore di Evelyn. No. Questo no, ti prego. Ricordava di essersi sbarazzata di quel ciondolo due anni prima. Come poteva essere lì? Il ciondolo che Milly portava prima di essere ammazzata crudelmente. L’unica cosa che legava la sua mente al passato. Lo prese tra le mani esaminandolo. Era lui. Lasciò scorrere la catenina tra le mani. Ormai non poteva più fingere che andava tutto bene. Non poteva più credere che non fosse perseguitata.
 
 
                                                                    ***
 
Quella mattina era rimasta in camera. Si era lasciata al sonno mentre sentiva le sue energie lasciarla minuta dopo minuto. Ogni giorno tutto le sembrava più strano. Da quando era lì stava seriamente male. Si alzò per poi infilarsi il capellino e uscire. Evelyn aveva l’abitudine di dormire vestita. Forse perché era abituata a dormire nei posti più inspiegabili. Dormiva persino sugli alberi. Spesso anche. Stare a contatto con quegli esseri viventi la faceva stare più vicina a Mona o almeno così pensava. E dopo aver passato una notte su un albero balzava dal ramo ed era fresca come una rosa.
Evelyn uscii dalla stanza mentre il ricordo di qualche vacanza estiva passata con un lanciafiamme tra le mani le sollevava il morale. Qualcuno la investii facendola sbilanciare all’indietro ma non cadde. Evelyn non cadeva mai, o almeno non normalmente.
La ragazza ringhiò un << Ehi >> mentre veniva presa da uno dei suoi famosi attacchi d’ira.
<< Cosa vuoi piccolina? >> disse una voce maschile ridendo come se la sua altezza, o forse dovremmo dire bassezza, fosse divertente.
Un po’ lo era. Voi immaginatevi una ragazza di un metro e sessanta e di una bellezza incredibile minacciarvi di uccidervi. Sembra quasi paradossale.
Evelyn alzò il viso consapevole della sfumatura che dovevano aver preso i suoi occhi. E infatti erano come pensava. Dei fuochi avvampano in essi mostrando rabbia e odio ma non solo questo. In fondo ad essi c’era qualcosa d’altro. Sete. Sete di distruzione.
<< Non ti permettere mai più di chiamarmi con dei vezzeggiativi >> Ringhiò mentre Jev la guardava.
Era lei. Lo sentiva e lo vedeva con i suoi occhi. Se non fosse stato per gli occhi neri avrebbe creduto che fosse tornata. Si lasciò scappare un dolce sorriso per poi tornare se stesso e scoppiare in una fragorosa risata. La ragazza non ne sembrava contenta visto che strinse le labbra in una linea sottile e ridusse gli occhi ad una fessura.
Evelyn girò la visiera del capellino all’indietro così che non fosse di intralcio poi scrollò le spalle. Caricò il pugno con rabbia per poi tirarglielo in pieno viso.
Jev venne spinto da una forza sovraumana. Non si aspettava quel colpo tanto che si ritrovò con il sedere a terra mentre la ragazza guardava il tutto compiaciuta. Era più forte di quanto pensasse che stesse già avvenendo tutto?
Jev si massaggiò le labbra dolenti. Anche se non era umano avrebbe avuto un bel livido. Si guardò le dita sporche di sangue.
<< Sono grande da quassù? >>lo provocò con la sua voce da ragazzina mentre si chinava in avanti sul busto. Sembrava proprio lei. La stessa voce, le stesse provocazioni.
Jev l’afferrò per la giacca tirandola su di lui per poi sbatterla sul pavimento e tenerla per i polsi.
La guardò attentamente. Il suo petto si alzava e si abbassava mentre respirava e la canotta lasciava intravedere un abbondante porzione di pelle dove risedeva un ciondolo. Alzò lo sguardo mentre un brivido lo percosse.
Non poteva farlo. Guardò il suo viso. Così perfetto e dall’aspetto angelico. Le labbra dall’aspetto dolce, dischiuse e simili a un bocciolo di rosa. Non serviva trucco per renderla più bella di quanto era. Jev ebbe l’impulso di baciarla ma non lo fece. Si trattenne spostando lo sguardo sui suoi occhi. Lei li aveva azzurri non neri e non erano così freddi e assassini. I suoi occhi erano innocenti, bambini. Trovare le differenze tra quella ragazza e Sarah lo distraeva dai suoi impulsi.
Evelyn era stata ferma per un po’ sotto il peso del ragazzo. Non sapeva perché ma si ritrovò ad osservarlo. Aveva un bel viso. I capelli biondi che gli cadevano sugli occhi verde muschio. Il suo fisico non era asciutto ma neanche troppo palestrato. Se non le fosse stato dal primo momento antipatico l’avrebbe giudicato bello. Dopo quegli interminabili minuti, dove per fortuna nessuno passò, Evelyn decise di dargli un importante lezione. La ragazza si mosse portando le ginocchia al petto facendolo così alzare e oscillare.
<< Regola numero uno >> disse per poi sferrare il suo colpo tirandogli un calcio nello stomaco tanto forte da farlo togliere da lei. <<  Non esistono solo le braccia  >> aggiunse per poi alzarsi con un balzo.
Jev si ritrovò per l’ennesima volta a terra a osservarla.
Evelyn fece oscillare i capelli neri mentre si chinava ad afferrare il capello che le era caduto nella piccola lotta. La ragazza se lo rimise per poi sistemarsi la giacca che si era spostata mentre lui gli era saltato addosso.
<< Puoi essere grosso quanto vuoi ma se non conosci le regole non giocare. Puoi farti male >> Gli disse per poi voltarsi e incamminarsi verso la classe.
 
 
                                                                           ***
 
Quella non era la giornata per Evelyn. Non solo era stata tormentata e aveva conosciuto qualcuno di veramente sgradevole ma ora si ritrovava nell’aula di un insegnate. Un night.
Di certo il ragazzo con cui aveva litigato doveva essere rimasto talmente ferito nell’orgoglio da andare dal professore a spifferare tutto.
Di certo Evelyn non avrebbe ammesso nulla era pur sempre lei. Scossa ma pur sempre lei. Si adagiò sulla sedia appoggiando i piedi e parte delle gambe sulla cattedra.
Joseph si schiarì la voce per poi sbuffare.
<< Mi piace vedere le persone negli occhi quando gli parlo >> disse scocciato del suo poco rispetto nei suoi confronti.
Evelyn si tolse il cappello ma non tolse le gambe.
<< Non amo divagare >> affermò lei.
<< Va bene. Come preferisci >> Disse Joseph per poi aggiungere << La vampira che hai colpito nei bagni è parente del preside della scuola. Sono stato piuttosto conciso non trovi? >>
“Allora non è stato il ragazzo a parlare” pensò.
<< Così va meglio >> Borbottò lei alzando gli occhi al soffitto.
<< Eve >> Disse ma lei la interruppe dicendo << Solo Ed può chiamarmi così >>
<< Va bene. Evelyn io sono un buon amico di Edward e gli ho promesso che avrei badato a te ma così mi rendi il tutto impossibile >> disse per poi aggiungere velocemente << Evelyn che stai facendo? >>
La ragazza non aveva seriamente ascoltato quelle parole aveva solo cercato uno spinello nella giacca e l’aveva acceso. Tanto la droga non le provocava danni. Era quello il bello di essere lei. La ragazza appoggiò lo spinello sulle labbra per poi tirare e lasciare uscire il fumo.
Joseph tossì inalandolo.
<<  Tranquillo Joseph. È una specie di sigaretta che mi serve per rilassare i muscoli evitando così che uccida la mia compagna di stanza >> Disse lei per poi prendere un altro tiro.
<<  È uno spinello >> Gridò lui alzandosi in piedi e sbattendo le mani sul tavolo.
Evelyn sbuffò e si alzò in piedi con un espressione seccata.
<< Signore se non vuole che uccida la persona che sta origliando i nostri discorsi in questo momento le conviene lasciarmi finire il mio spinello in pace. Grazie >> Disse.
Il cuore di Jev si fermò  per un secondo dietro quella porta proprio come fece quello di Joseph. Il ragazzo voleva testare il suo potere. Sperava che non fosse troppo tardi ma era così.
Joseph non poté fare altro che sbiancare e rimettersi a sedere mentre guardava la ragazza con occhi spenti.
Evelyn parlò di nuovo << Ora si è irrigidito. Ha paura il bastardo >> Ed era vero. Jev si era irrigidito.
<< Non è possibile >> sussurrò Joseph.
<< Ho dei sensi piuttosto sviluppati e ora se non vi dispiace vorrei andarmene >> Disse per poi alzarsi.
 
                                                                              

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 
Capitolo 3
 
Aveva perso la via. Era questo che un vecchio prete aveva detto ad Evelyn una volta. Dopo quella volta la ragazza non accettò più missioni che coinvolgevano qualcosa di sacro.
Quella era stata una missione difficile ma anche una delle più divertenti. Eve se la ricordava bene e ogni volta sorrideva. Era stato strano visto che vi era stata un alleanza molto particolare. Una strega molto potente e dei vampiri. Questi avevano risvegliato alcuni morti tramutandoli in zombie che avevano lasciato scorrazzare per la città. I preti vedendo che le loro tecniche non funzionavano avevano richiesto l’aiuto di uno specialista. Ed era stato proprio allora che Evelyn era intervenuta.
Anche se lo scontro con la strega non era stato molto divertente. Forse per le sue parole che le rimbombavano ancora e ancora nella mente tutt’oggi.
“Tu non sei una night anche se sei convinta del contrario figlia della luna. L’unico vero mostro qui sei tu “ Dopo averle detto questo le lasciò una bella cicatrice a forma di mezzaluna sulla parte destra del ventre.
Successe anche un altro spiacevole episodio. Un fanatico la legò ad una sedia e tentò di esorcizzarla. Evelyn rise durante tutta la cerimonia poi decidendo che era troppo si liberò e se ne andò con le lacrime agli occhi per le risate.
Vi sono diversi modi per uccidere un vampiro ma Evelyn non li usava tutti.
Il primo era l’infallibile buon vecchio paletto di legno. Il secondo è l’argento anche se non è sempre efficace con i vampiri vecchi. Il terzo, quello che Evelyn disdegnava, era un crocifisso e molta fede. Questo era il metodo più ridicolo visto che funzionava solo con i vampiri molto giovani.
Vicki invece credeva che i vampiri potevano essere redenti. Evelyn abituata a fare bagni di sangue non pensava minimamente a quella probabilità eppure Vicki non le era così antipatica come diceva.
Alzò la maglia scoprendo metà della cicatrice. Le faceva male. Non aveva ripreso a bruciare da anni. La sfiorò le dita. Era fredda eppure le pareva che bruciasse. Da quanto c’è l’aveva le sembrava di essere più forte e meno soggetta alle influenze, di tanto in tanto anche lei si ammalava. Che fosse solo una sua impressione?
 
 
                                                                            ***
 
 
Se avrebbe rincontrato quella vampira le avrebbe fatto del male. C’era una cosa che odiava quanto i vampiri ed erano gli spioni. E avere tutto questo nella stessa persona la rendeva ancora più convinta che dovesse morire. Odiava le persone che se erano ferite nell’orgoglio si rifugiavano in una forza superiore. Evelyn credeva che bisognava combattere da soli ed accettare le proprie sconfitte. Nella vita non si era in due o tre, si era soli. E prima ci si imparava a gestire e prima s’imparava a vincere.
 
 
                                                                 ***
 
Per quanto i night fossero spietati una parte di loro era umana. E come ogni umano provavo sentimenti umani. Evelyn aveva appreso questo all’età di dodici anni quando dovette uccidere una vecchia compagna di scuola che, diventata un licantropo, era troppo pericolosa da lasciare in vita.
Evelyn era abituata a uccidere eppure non pensava di dover uccidere una persona che conosceva.
Questo la turbò molto e le fece scoprire emozioni differenti dalla rabbia o dalla sete di vendetta.
Il rimorso l’aveva trovata e l’aveva logorata per mesi mentre rivedeva la morte della sua compagna davanti agli occhi. Il rimorso era l’emozione che doveva essere eliminata. I night non potevano permettersi il rimorso.
Ed era proprio per questa emozione che i night cadevano nella droga o nell’alcool.
Evelyn per fortuna aveva provato il rimorso solo in casi eccezionali ed era riuscita a resistere.
Le persone dovrebbero credere i night pazzi per accettare una vita colorata di scarlatto ma la verità è che nessun night reale poteva tirarsi indietro. Era il loro destino e l’istinto li portava ad uccidere. “Istinto” pensò Evelyn mentre le parole che spesso Edward le ripeteva le facevano da eco nella mente: L’istinto è utile per sconfiggere le tempeste ma non per ballare sotto alla pioggia.
 
                                                                   ***
 
 
Quella notte Jev uscii dalla scuola per incontrare il suo vecchio amico mentre il giorno seguente sarebbe dovuto andare in chiesa. Era paradossale pensare un essere come lui entrare in una chiesa. Gli antichi pensavano che quando la sua razza entrava in un luogo sacro questo bruciasse, ma era solo una leggenda inventata dal clero per rassicurare tutti quei grulli.
Jev camminava per una strada vecchia con un solo lampione funzionante. La notte lo ricopriva ma lui non aveva paura di essa. In fondo era lui una delle creature più spaventose.
Un ragazzo stava appoggiato al lampione dalla luce fioca. Teneva la testa bassa ma Jev sapeva che poteva percepirlo.
<< Chris >> Disse il ragazzo osservando la testa biondo oro risplendere sotto la pallida luce.
<< Jev. È da molto che non ci vediamo >> Rispose il ragazzo che aveva gli stessi anni di Jev.
<< Duecento anni per la precisione >> Gli ricordò con un sorriso amaro sulle labbra.
<< Allora che notizie mi porti ? >>
<< Chris, è lei. Questa volta la profezia si avvererà >>
<< Sei pronto Jev? >>
Jev annuii. Doveva essere pronto.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 
Capitolo 4
 
Quella mattina Jev si diresse in chiesa come previsto. Entrò e non successe nulla. Si sedette nel confessionale aspettando che un prete arrivasse. Non appena arrivò il ragazzo sentii il suo cuore diventare turbato. Non era un angelo. Non aveva il diritto al perdono.
<< Padre volevo confessare i miei peccati >> Disse Jev.
<<  Prego figliolo >> Disse la voce ruvida del prete.
<< Stanotte ci sarà qualcosa che sconvolgerà tutti e io lascerò che la creatura che sarà liberata sparga sangue senza fare nulla >>
<<  Non capisco >>
<< Non deve capire. Deve solo chiedere a Nani di perdonarmi >> Affermò Jev spazientito.
<< Nani?  >> chiese ancora più confuso il prete.
<< Lo faccia e basta prima che vi sgozzi >> Ringhiò Jev.
Il  prete fece come disse il ragazzo ma Jev essendo nato senza misericordia uccise quello sventurato e tornò a scuola.
                 
                                                                                 ***
 
Evelyn guardava l’abito che qualcuno aveva messo nel suo armadio. Quella sera la scuola doveva festeggiare un anniversario di… Evelyn non se lo ricordava. Gliel’avevano detto in aula magna ma non era molto interessata alla faccenda. Solo il pensare di truccarsi, farsi bella e tirarsi insieme le faceva venire il voltastomaco. Non che odiasse la bellezza, sia chiaro, ma l’idea di dover stare in una sala con dei diciassettenni arrapati non l’allettava per niente. Anche se anche lei aveva quell’età era come se ne avessi molti di più di quelli che decretava la sua carta d’identità. Quando vedi qualcuno morire per mano tua cresci, cresci inesorabilmente.
<< Bambolina >> urlò Evelyn sentendo il puzzo della vampira. Caroline sbuffò odiava il suo soprannome. Odiava Evelyn. Odiava tutto quello che lei toccava.
<< Non è che prosciughi il tuo accompagnatore? >> Chiese Evelyn tentando di essere divertente.
<< Ah, ah, ah >> Fu la risposta di Caroline.
<< E chi sarà il tuo cavaliere invece miss “sonounafottutanightchecredediessereonnipotente”? >> disse dicendo soprannome di Evelyn con una velocità tale che era quasi impossibile seguirla.
<< Touchè >> Decretò la ragazza terminando in quel modo la conversazione.
 
 
                                                       ***
 
 
Evelyn guardò fuori dalla finestra. La luna baciava il bosco che circondava la scuola con i suoi raggi perlacei e nascondeva le stelle a lei vicine con la sua candida luce. La luna era qualcosa di puro, ma nascondeva anche grandi misteri. Non è un caso che le leggende cantino della luna e non del sole. La luna ha in se una magia talmente potente che potrebbe distruggere ogni cosa. Solo che dorme e solo chi la invoca può prenderne una minima parte. Una volta la ragazza aveva chiesto per curiosità a una strega come funzionasse. Era una strega anziana dal viso rotondo e gli occhi grandi e verdi. Tutto in lei era armonioso ed era quasi impossibile non fidarsi. Era una donna gentile, buona ma allo stesso tempo audace e sicura di se. La conobbe all’età di otto anni. Era ancora piccola e lei le dava il calore che i  genitori di Eve non le avevano mai dato. Era stata svezzata presto per poter cominciare l’allenamento mentale che le permetteva di essere così brillante. Fino a prova contraria era una mente brillante. Aveva un quoziente intellettivo molto alto ed era abbastanza veloce a trovare soluzioni e a prevedere le mosse dell’avversario. Per fare il suo lavoro non dovevi  avere solo i muscoli e un addestramento fisico molto duro ma dovevi anche avere una mente pronta.
La strega si chiamava Mona. Conosceva tutti i segreti della natura e la ragazza riusciva a sentire il suo potere. Era veramente potente eppure usava questo potere a fin di bene. A volte curava le persone in nome di una dea chiamata Nani. Diceva che Evelyn le somigliava. Si ricordava ancora il giorno che le raccontò di Nani.
 
| “Evelyn vieni” Disse Mona con la sua voce stridente. La bambina  sedette sulle sue ginocchia appoggiando la testa sul suo seno. Le piaceva restare così. Era una sorta di protezione. Riusciva a sentire la magia vibrarle sulla pelle.
“Oggi ti racconterò una storia “ le sussurrò.
“ In un tempo molto lontano gli uomini erano circondati dal dolore, da ingiustizie e creature che anche ora combatti minacciavano l’umanità. Nani guardando verso il mondo mortale rimase turbata da quella visione e quindi scese. Scese per tre volte ad aiutare i bisognosi finchè. Come gli aveva detto il saggio del tempio non diventò umana. Nani era una dea molto potente ed era dotata di una bontà che andava fuori dal divino. Anche se sapeva i rischi che correva fece tutto il possibile per aiutarci. Nani diventò umana e dovette subire sulla sua pelle la fame, la sete, il tempo. Ma questo non la fermò. Continuò ad aiutare tutte le persone che poteva senza chiedere nulla in cambio. Un  giorno incontrò un giovane uomo. Era bello, forte e anche lui dotato della stessa bontà di Nani. I due concepirono due bambine. Una si chiamava Maya e l’altra Sasha. Sasha e Maya erano due bambine molto diverse. Maya era devota alla bontà e si trasformò in un angelo. Sasha invece era una bambina piena di oscurità e si trasformò in una creatura chiamata demone. Da chi avesse preso Sasha non si sa ma lei diede vita a… “ raccontò per poi fermarsi all’improvviso per accarezzare il volto della bambina. Aveva gli occhi chiusi ed era accoccolata tra le sue braccia. Fingeva di dormire. Lo faceva spesso. Le piaceva vedere come si comportavano con lei le persone quando dormiva.
Mona sospirò per poi sussurrarle. “Piccola, ti aspetta un percorso complicato. Avrei voluto finire di raccontarti la storia così da non lasciarti impreparata “|
 
Quelle parole fluttuavano ancora nella sua mente. Si chiedeva spesso che cosa volevano dire. A volte guardava la sua mano. Mona vi aveva fatto un incantesimo. Era una specie di simbolo tribale di un azzurro brillante. Le disse che l’ avrebbe protetta e che le avrebbe dato un po’ di lucidità nei momenti più bui. Ma per Evelyn non serviva a questo. Ogni volta che lo guardava sentiva il profumo di Mona circondarla e si sentiva al sicuro. Era come se lei fosse lì.
 
 
 
                                                        ***
 
 
Evelyn si guardò riflessa nello specchio. Non si piaceva in quel vestito. Non le andava giù di andare al ballo. Era strano indossare un vestito che elogiasse la sua femminilità.
Quando i mostri parlano della “Morte “ pensano che sia un uomo. Una volta un vampiro le aveva detto “ Tu? La morte? Con quel viso angelico? “ è morto un minuto dopo aver pronunciato quelle parole. Ma quella era uno dei tanti balli a cui aveva partecipato. Di certo la pillola sarebbe stata più dolce se avesse dovuto completare una missione. Guardò di nuovo il suo riflesso . La pelle abbronzata era circondata da una stoffa nera e lucida. Il bustino nero le stringeva il busto per poi aprirsi in un ampia gonna stropicciata. I capelli erano lasciati a loro stessi e le sfioravano le spalle con delicatezza.
Ma nonostante il suo aspetto potesse sembrare docile, i suoi occhi erano freddi e portava sotto al vestito delle armi. Senza di esse si sentiva nuda. Aveva già dovuto abbandonare in camera il suo cappello doveva tenere almeno qualcosa che la facesse sentire bene.
Si ritrovò davanti alla vecchia porta della stanza. Aprii i battenti per poi entrare. Le sembrava  quasi di riconoscere quel posto e di essersi già trovata lì. Le sembrava un dejavu. Ma in fondo era solo una sensazione.
Si mise la maschera. Era anch’essa nera e le copriva solo la parte superiore del viso. Si diramava in rami di ferro e su di essi piccole pietre di onice giacevano. Era bella, una maschera che riprendeva la sua natura oscura. L’onice era una pietra che l’ attraeva, un pietra che la rendeva più lucida e trattabile.
Il ballo le sembrò davvero orribile finchè tra la folla non scorse una figura che tanto amava: Edward.
Non capiva cosa ci facesse lì ma ne era contenta. Edward è una di quelle persone che si notano subito. Aveva un viso angelico, tratti gentili, capelli dello stesso color del grano. Tutto in lui gridava: sono un angelo. Ma lei l’aveva visto uccidere e quella messa in scena non la impressionava più come quando era piccola. Edward non era cambiato molto da quando l’aveva conosciuto. Anzi  non era cambiato affatto. Con un sorriso sulle labbra la ragazza avanzò verso di lui e appoggiandogli una mano sulla sua spalla gli sussurrò  << Trovami >> per poi sparire tra la folla prima che potesse voltarsi. Amava giocare. In fondo per lei uccidere era un gioco. Un gioco d’astuzia. Soprattutto se sei davanti a un essere subdolo che ha vissuto qualche centinaia di anni più di te. Non rimase in quella sala affollata di persone che non voleva nemmeno conoscere. Uscii. Le piaceva essere ricoperta dalla notte, era come se la spalleggiasse. Amava la luna più di ogni altra cosa al mondo. Forse perché Mona insisté con le sue storie fino a fargliela amare. Evelyn corse verso il giardino sul retro. L’aveva notato qualche giorno prima e faceva parere ancor di più quella scuola una reggia. I muri erano decorati da edera , che saliva sulle pareti, e da qualche altra pianta che era sbocciata da poco. Si voltò. Non c’era nessuna traccia di Edward. Meglio così. Si sarebbe potuta godere la dolcezza della notte.
                                                             ***
 
Jev osservava gli invitati con una certa sete. Avrebbe desiderato nutrirla ma sapeva che non poteva in quel momento. Cercò la ragazza prescelta con lo sguardo ma non la trovò. Vide solo Chris. Non doveva essere qui. Jev sentii crescere la rabbia. Cosa? Chris non si fidava di lui?
Questo gli faceva desiderare di rovinare tutto e di uccidere tutti i presenti. In fondo lui era la morte se non prendeva qualche vita lui, chi l’avrebbe fatto?
Jev uscii con la rabbia nel cuore. Voleva uccidere qualcuno e quel desiderio gli pulsava nella mente quasi come la voglia di vendicarsi di lei. Si diresse al giardino sul retro. Un tempo aveva amato quel giardino ora ci vedeva solo malinconia e ricordi che avrebbe voluto bruciare nel fuoco. Pochi conoscevano la sua esistenza. Era nascosto e piccolo eppure una ragazza stava appoggiata al muro. Dopo qualche minuto intento a guardarla Jev capii di chi si trattava. Evelyn. Sapeva il suo nome anche se lei non si era mai presentata a lui. Sapeva molte cose sul suo conto. Cose che neanche lei sapeva o sospettava. Jev si avvicinò a lei non facendosi sentire. Era bello per lui pensare di prenderla alla sprovvista. Jev posò la sua mano sul bustino per poi sussurragli << Ammirala prima che diventi scarlatta >>
Evelyn si voltò. Sentiva qualcosa di strano sulla sua pelle. Un energia che non aveva mai sentito. Sentiva il suo cuore scoppiare, le diceva di scappare. Di scappare prima che fosse troppo tardi. Da quanto si sentiva una preda? Si chiedeva la ragazza. Lei era sempre stata una cacciatrice era lei a far tremare i mostri non i mostri a far tremare lei.
<< Che intendi dire? >> chiese la ragazza sentendosi addosso quel corpo che portava un odore che non caratterizzava nessuna creatura.
Jev prese una ciocca dei suoi capelli tra le mani. << Ogni duecento anni la luna diventa scarlatta. Viene chiamata luna di sangue perché se si avvera la profezia legata ad essa molto sangue verrà versato >> Spiegò il ragazzo continuando a giocherellare con i suoi capelli. Sembrava così spaventata. Di certo aveva capito che lui non era quello che tutti credevano.
<< E cosa c’entro io? >> Chiese Evelyn. Jev lasciò cadere la sua ciocca rimanendo paralizzato.
<< Perchè dovresti c’entrare qualcosa? >> chiese il ragazzo ridendo.
<<  Mi sei stato sempre addosso negli ultimi giorni. Quindi che cosa c’entro io? >> Disse la ragazza con voce ferma. Jev si sentii per una volta preso alla sprovvista. Era intelligente, forse anche troppo per i suoi gusti.
<< Lo vedrai >> Sussurrò il ragazzo per poi accarezzarle il viso.
Evelyn cercò un apertura nascosta del vestito. Era una modifica che aveva apportato quello stesso giorno. Prese il pugnale d’argento che vi nascondeva.
<< Cosa volete fare ora? Per caso baciarmi? >> Lo provocò la ragazza.
Jev non sapeva che rispondere. Rimase immobile a osservarla. Evelyn utilizzò questa sua titubanza per sferrare il suo attacco. Con un movimento veloce affondò il pugnale nel suo ventre per poi rimuoverlo con la stessa velocità. Sangue nero come le notti più buie colorò la camicia di Jev mentre questo si accasciava a terra.
<< Puttana >> Gli urlò e Evelyn sorrise a quell’insulto.
<< Non osare mai più toccarmi >> Sibilò la ragazza per poi incamminarsi di nuovo verso il ballo.
Jev restò a terra mentre aspettava che la ferita si rimarginasse. Finché la luna di sangue non avrebbe compiuto il suo dovere si ritrovava senza energia e questo rallentava i suoi poteri.
Jev si voltò per poter guardare meglio la luna.
“Avanti piccola diventa rossa. Ne ho bisogno. Avanti dolcezza “ Pensava Jev mentre sorrideva ricordando come l’aveva colpito quella ragazza poco prima.
“ è stata brava però” Pensò. “ Forse potrà tenergli testa anche se è un impresa quasi impossibile “
 
                                                                   ***
 
 
Evelyn intanto rideva mentre Edward la faceva ballare. Era strano vedere la morte ridere. La maggior parte dei mostri presenti in quella stanza non riuscivano a riconoscerla. Sembrava felice e umana. Sembrava proprio umana.
<< Perché sei qui? >> Gli chiese Evelyn proprio quando le fece fare una giravolta. Non appena tornò tra le sue braccia Edward rispose << Volevo vederti >>
<< Mi stai mentendo >> Dichiarò la ragazza.
Edward non sapeva cosa rispondere. Le sorrise con dolcezza per poi continuare a ballare.
Non era ancora tempo di rispondere a quella domanda.
 
                                                                               ***
 
Liz si svegliò di colpo presa da un altro incubo. Si trovava nel suo letto e la sveglia sul suo comodino segnava che era ormai mezzanotte. Era da tempo che si svegliava urlando nel cuore della notte sorpresa dagli incubi. La ragazza si passò un mano tra i capelli rossicci. Era snervante per lei non riuscire a dormire. Elizabeth, chiamata da tutti Liz era una ragazza normale, apparentemente. Aveva sempre vissuto in un piccolo paese e lavorava come cassiera nel market del paese. Viveva da sola con sua nonna. Una vecchietta vivace e solare che amava raccontare storie alla ragazza. Ma Liz non sospettava che la sua vita sarebbe cambiata quella stessa notte.
La ragazza si sdraiò di nuovo. Non aveva il coraggio di chiudere gli occhi. Quegli incubi che la tormentavano erano così spaventosi, così reali che Liz non aveva neanche il coraggio di affrontarli.
 
                                           ***
 
 
Jev si alzò da terra proprio quando il primo rintocco di mezzanotte suonò. Aveva un sorriso sghembo sulle labbra e ripeteva nella sua testa il piano. Diede ancora un ultimo sguardo alla luna che si stava tingendo di rosso. Sentiva il potere tornare nel suo corpo questa volta con più potenza. Era la volta buona. Lei sarebbe tornata e quelle creature tanto spietate quanto belle sarebbero state libere di camminare sulla terra, di nuovo. Non poté non trattenere una risata amara e crudele che rispecchiava la sua anima tinta di nero.
 
                                        ***
 
Evelyn si sentiva più debole ad ogni rintocco. Le palpebre erano pesanti e le sue gambe molli ma tentava di rimanere in piedi. Oscillava tra le braccia di Edward che per sua fortuna erano bene salde.
Sentiva la sua energia andarsene e la fiamma della sua anima spegnersi lentamente come quella volta che si ritrovò in fin di vita. Seppure la ragazza sembrava imbattibile poteva rimanere ferita e aveva rischiato più volte di rimanere uccisa da una missione troppo pericolosa. Ma qualcosa l’aveva sempre riportata indietro. Un angelo. Aveva un aspetto angelico quell’entità che sembrava risparmiarla dall’inferno ogni volta. E mentre il ricordo di quella calda luce l’avvolgeva l’ultimo rintocco di mezzanotte la fece crollare. Cadde a terra e qualche presente gridò. Era quella la sua fine? Pensava la giovane mentre vedeva tutto intorno a lei tingersi di tenebra.
 
                                 ***
 
Chris e Jev guardavano la ragazza giacere nel letto dell’infermeria. Era strano vederli insieme. Seppure fossero entrambi biondi il loro modo di fare era completamente diverso.
Jev se ne stava appoggiato con una smorfia ,che poteva passare per un sorriso, sulle labbra. Si stringeva nella sua giacca di pelle e osservava la ragazza con uno sguardo duro. Chris invece sembrava l’incarnazione della purezza. Sfiorava le mani di Evelyn e la guardava con una tale dolcezza da far venire il diabete persino a Jev. Era ricoperto da una fresca camicia di lino che gli conferiva un aria angelica.
<< Chris c’è l’abbiamo fatta >> Disse Jev senza nessun emozione nella voce.
<< Questo è solo l’inizio >> Dichiarò Chris.
<< Ti ricordo che mi hai promesso un anima >>
<< Hai appena riavuto i tuoi poteri Morte e ora vuoi subito riscattare? >> Gli chiese il ragazzo.
<< Chris un patto è un patto. E voi santerellini non potete non rispettare un patto >> Disse Jev allargando il suo sorriso.
<< Non sono un santarellino da molto tempo ma rispetterò il patto. Che anima vuoi? >> Disse Chris con un sospiro. Un patto era un patto e Jev aveva ragione non poteva tirarsi indietro.
<< Voglio la sua anima >> Affermò il demone indicando Evelyn.
Chris si voltò di scatto per poi dichiarare <<  La sua anima è di Sarah  >>
<< No. Il suo corpo è di Sarah ma la sua anima sarà mia. A meno che tu non ti sia innamorato di lei >>  lo provocò Jev sperando di vedere qualche emozione sul viso del compagno. Ma Chris non ne fece vedere neanche l’ombra.
<< Così sia >> Disse per poi appoggiare la sua mano sulla fronte di Evelyn e legare per sempre la sua anima a quella nera di Jev.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
 
L'infermiera entrò nella stanza con il viso tinto di preoccupazione. Era una vecchia strega dai capelli biondi a volte interrotti da ciocche argentee. Entrò borbottando qualcosa di comprensibile solo a lei mentre gesticolava. 
<< Se voi signori avete finito >> disse con la sua voce irrequieta. 
Chris la guardò per un attimo. Non desiderava muoversi e non lo fece fino a quando non sentii l'energia della strega sulla sua pelle. Gli anni non avevano affievolito i poteri di Candice e pensare che quella donna , mantenuta in forma da un incantesimo, aveva centosessant'anni. Chris le accarezzò il volto solcato da qualche ruga. 
Questa volta fu un altro potere a investire il ragazzo. Quello di Jev. Aveva dimenticato quanto potere era racchiuso in lui. Chris aveva sempre mantenuto la propria magia al confronto del demone che aveva dovuto aspettare che la profezia di avverasse per riavere i suoi poteri. 
<< Ho capito me ne vado >> disse Chris alzando le mani in segno di resa. 
Candice si avvicinò al demone intimorita dall'oscurità che lo circondava. 
<< Signore ho fatto l'anello >> disse la donna porgendogli un anello in oro con incastonata un onice nera. Jev lo prese esaminandolo per poi annuire. 
<< Nessuno potrà toglierglielo dal dito se non lei stessa >> aggiunse la strega sorridendo a quella creatura crudele con dolcezza.
<< Perfetto. Ora per farglielo mettere dovremo fargli credere che sia stato il suo caro Edward a regalarglielo>> dichiarò Jev per poi allargare le labbra in sorriso sghembo. 

***

Evelyn si svegliò alle prime luci dell'alba. Sentiva la testa pesante e c'era qualcosa di strano in lei. Sentiva su di lei il peso di un incantesimo. La ragazza scrollò le spalle per poi voltarsi verso il comodino. Sopra di esso giaceva un foglietto strappato da un quaderno e un anello con una strana pietra nera. Prese il foglietto e lo lesse:


" Eve sei svenuta ieri sera. Spero ti rimetterai. 
Xoxo Edward
Ps: l'anello è un regalo"

La ragazza prese l'anello e lo esaminò sotto le luci dell'alba. Era bello. Evelyn se lo infilò. Sentiva la testa meno pesante. Allargò le labbra in un sorriso e si rimise sotto alle coperte. Avrebbe goduto di quella pace ancora un po'.
 
 
                                                       ***
 
Le prime luci dell’alba avevano lasciato il posto al vero giorno. Le persone pensano che i mostri escano solo con la dolcezza delle tenebre ma si sbagliano di grosso. I mostri più tremendi escono quando la luce del sole rende tutto più sicuro. E ora Jev camminava per le strade cercando la sua prossima vittima. Doveva essere una ragazza piena di vita e in forze. Gli serviva.
Il vero problema non era ammaliarla e utilizzarla come voleva era trovarla. Per sua fortuna Jev non doveva usare molto potere per poter avere quello che voleva. La sua bellezza bastava, solo poche potevano resistere al suo fascino. Il suo bacio, il bacio della morte piaceva a tutte.
Jev notò una ragazza che doveva essere appena uscita da qualche albergo. Si avvicinò alla ragazza con un sorriso sghembo sulle labbra. Sapeva quanto questo piaceva alle ragazze e lui non era uno stupido. Utilizzava tutte le sue armi.
La salutò cominciando a presentarsi con un nome falso. Jev tesseva le parole con maestria. In fondo aveva più di mille anni e sapeva benissimo come usare gli umani.
Si avvicinava sempre di più finchè non sentii il cuore di lei sussultare a labbra dischiuse.
<< Un bacio in cambio della tua anima. Ci stai? >> Chiese Jev per poi fargli l’occhiolino.
<< Porca puttana se ci sto >> Si lasciò scappare la ragazza provocando una piccola risata da parte del demone.
Jev le fece strada per un vicolo. Povera illusa. Pensò. Questi umani sono tutti così facili da adescare che non c’è nemmeno più gusto.
Non appena le persone non poterono più sentirli il demone disse << Sei sicura? La tua anima vale molto più di un bacio >>
<< Voglio farti un regalo >> Dichiarò la ragazza per poi unire le loro labbra. Il demone la lasciò fare anche se l’eccessivo uso della lingua di lei non gli piacque, non che la cosa dovrebbe piacergli. La staccò. Sembrava una piovra.
<< Ora mi devi dare la tua anima dolcezza >> Sussurrò il demone accarezzandogli la guancia.
<< Chiudi gli occhi e respira profondamente >> aggiunse aspettando che lei facesse quello che gli diceva. Peccato era carina. Ma Candice era più importante. Jev appoggiò una mano sul petto della ragazza sentendo la sua anima palpitare sotto di essa. Poi la staccò di scatto stringendola a pugno. Quando la riaprii una piccola perla cerulea si ritrovava tra le sue mani.
La ragazza aprii gli occhi. Erano spenti come tutto in lei. Jev le diede un altro lieve bacio per poi cancellare ogni suo ricordo.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


 
Dopo qualche giorno Evelyn si alzò dal letto e tornò quella di prima. Anche se si sentiva un po’ scossa continuò a fare tutto quello che faceva prima del ballo, senza nessuna eccezione. Uccise qualche licantropo e qualche vampiro e si nutrii della loro morte. Anche se c’era un particolare che non le mancava per niente. I nervi sembravano sempre così rilassati da far dimenticare alla ragazza che era circondata da mostri.
Evelyn si coprii la bocca aperta per lo sgomento con la mano. Era impossibile rimanere impassibili a quella visione.
Il torace del ragazzo era stato aperto e vi era stato preso il cuore. Strappato letteralmente dal petto. L’organo era stato agganciato a un amo da pesca legato ad un filo e ora penzolava da un albero gocciolante. Con il sangue il muro della scuola era stato imbrattato di scritte antiche.
Evelyn osservava la scena incapace di muoversi.
“ Non puoi scappare Evelyn”Era una voce chiara nella sua testa e le scritte sembravano dire proprio questo. Sembravano proprio rivolte a lei. Non puoi scappare. Un sussurro terribile che le prendeva l’anima.
 
                                                                ***
 
Jev osservava il lavoro con un sorriso sulle labbra.Geniale, pensò.  Non puoi scappare Evelyn. Utilizzare per le scritte quella antica lingua che solo i demoni conoscevano era stata un idea geniale. Evelyn le avrebbe capite e la paura l’avrebbe riempita.
Il demone si lasciò scappare una risata divertita e nello stesso momento gli occhi terrorizzati della ragazza lo osservarono.
<< Sei stato tu >> Sussurrarono le sue labbra provocando in Jev un'altra risata. Anche se erano lontani riusciva a leggere il movimento delle sue morbide labbra.
Sciocca. Non sa quello che l’aspetta.
 
 
                                              ***
 
Liz era distratta. Non aveva dormito per giorni e gli incubi tornavano a tormentarla anche di giorno. Le vedeva prendere forma davanti ai suoi occhi.
<< Liz >> La chiamò qualcuno riportandola alla realtà.
<< Ops. Scusami tanto >> Commentò arrossendo notando che da dieci minuti bloccava la coda che si era formata alla cassa.
 
                                 ***
 
<< Nonna >> Gridò Liz notando la porta di casa socchiusa. Il cuore le cominciò a battere mentre sentiva un brivido percorrerle la schiena. Aprii lentamente la porta cigolante. Sentiva il suo respiro smorzarsi.
<< Nonna >> Sussurrò impercettibilmente mentre avanzava per il corridoio.
Si avvicinò verso la cucina sentendo l’odore pungente del sangue.
<< Ciao Liz >> Sussurrò un voce maschile. Liz staccò lo sguardo da quel corpo squartato che doveva essere sua nonna.
Era un ragazzo. Liz dimenticò sua nonna per un istante ammirando la sua bellezza. I capelli erano di un biondo sporco e ricadevano sul viso e sugli occhi di verde muschio. Era di una bellezza quasi sovraumana. Liz fece scendere il suo sguardo sulle labbra imbrattate di sangue.
Si lasciò scappare un urlo mentre il demone la salutava con la mano dipinta di scarlatto.
 La stanza cominciò a girare velocemente e Liz fu presa dalle vertigini. Aspettava di morire ma la morte non venne a prenderla. Quella creatura sparì come un sogno distrutto da un raggio di sole.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


 
Evelyn si sentiva male. Aveva i capelli appiccicati al viso per il sudore e faticava a reggersi in piedi. Sentiva che qualcosa in lei lottava per venire in superficie ma non sapeva dire che cosa fosse ma aveva paura. Lei che raramente aveva sentito quel sapore pizzicargli aveva paura. Tremava mentre stringeva il ciondolo di Milly. Respirava a fatica nella sua camera e pregava, cosa che faceva di rado, Dio perché Caroline non entrasse in camera quel giorno. Odiava mostrarsi debole e odiava ancora più dover dare spiegazioni.
La ragazza si lasciò cadere sul letto per poi trasalire per l’ennesima volta. Sentiva piccole scosse elettriche attraversare il suo corpo ed essere pompante insieme al sangue. Ad ogni battito il dolore si propagava in tutto il corpo obbligandola a distorcere le labbra in una smorfia.
 
                                                        ***
 
Jared camminava per quei corridoi osservando le varie ragazze che l’osservavano di sottecchi.
Era rimasto isolato a fare l’eremita per circa ottant’anni e solo per riuscire a controllare la sete di sangue. Jared era antico ma non abbastanza antico per aver conosciuto l’epoca dei demoni. Aveva circa mille anni e aveva visto l’uomo cambiare il mondo mentre lui rimanendo bloccato nel suo corpo era rimasto immutato, spettatore di quel boom tecnologico.
Restare a stretto contatto con quegli umani era una dura prova ma con il ricordo della morte di Anastasia non poteva fare a meno che provare una repulsione per quel sangue che scorreva nelle loro vene.
Jared camminava nei dormitori che in quella strana scuola erano misti. Niente distinzioni tra dormitori maschili e femminili. Il preside aveva deciso di evitare la distinzione maschio/femmina per riuscire a fermare le liti che spesso avvenivano tra i night e le altre creature.
Jared era forse l’unico vampiro che non odiava quella razza. Aveva conosciuto nella sua lunga vita night degni di rispetto.  Tra questi c’era Vicki che dopo averlo conosciuto si era impegnata per redimere anche altri vampiri.
Il vampiro si fermò di colpo sentendo la sua pelle formicolare da un potere che mai aveva sentito. Non era un vampiro, quel potere era troppo oscuro anche per il più crudele della sua razza.
Jared si guardò intorno e non appena il corridoio fu deserto sforzò la porta ed entrò nella stanza. La richiuse non appena fu all’interno per poi guardare il corpo tremante di una ragazza. Sembrava essere in preda a convulsioni e le sue palpebre tremavano. Jared le sfiorò un braccio per poi tirare indietro velocemente la mano. Osservò il palmo bruciato e sospirò. Nessuno gli chiedeva di aiutarla eppure si sentiva in dovere di farlo. “ Me ne pentirò” pensò mentre afferrava il suo corpo e facendolo aderire al suo. Una smorfia, molto simile a quella della ragazza, si aprii sul suo viso. Sentiva il suo corpo bruciare per quel potere distruttivo. Jared aprii la sua mente ed entrò in quella di lei senza troppe difficoltà.
“ Calmati” Le sussurrò senza ricevere una risposta.
Jared la strinse di più in quel abbraccio doloroso e cercò di reprimere il potere di lei con il suo. Chiuse gli occhi mentre lottava contro la sensazione che lei gli avrebbe procurato molti guai.
 
 
                                          ***
 
Jev rimaneva sdraiato sull’erba tagliata all’inglese a ragionare. Si chiedeva quando Sarah avrebbe vinto su Evelyn e cosa sarebbe successo dopo. Non si fidava veramente di lei. In fondo l’aveva uccisa non appena aveva avuto la possibilità di farlo anche se si accorgeva solo ora che tutto era andato secondo i suoi piani. Rose si era sacrificata per rendere l’ anima di Sarah immortale. Di Rose non era rimasto che una piccola perla opaca con quello che rimaneva della sua essenza.
<< Jev >> Lo chiamò una voce famigliare. Il demone sbuffò per poi alzarsi a sedere e sbuffare.
<< Josh non eri a New York? >> Gli chiese Jev con una voce apatica mista a rimprovero.
<< Jev è vero? >> Domandò il mezzosangue.
Jev osservò i suoi tratti. I capelli neri che gli cadevano sugli occhi azzurri identici a quelli di sua madre gli bloccarono il cuore nel petto. Il suo cuore batteva. Non era un vampiro e Nani l’aveva creato con un cuore palpitante.
Jev alzò un sopracciglio fingendo di non capire a cosa si riferiva.
<< Jev non trattarmi da bambino. Sono cresciuto >> Lo rimproverò Josh con tono seccato per poi sbuffare. << Sto parlando di Sarah. È vero che è tornata? >>
Jev annuii impercettibilmente per poi alzare il viso al cielo grigiasto e nuvoloso. Josh pensò che non l’aveva mai visto in altri panni. Ogni qualvolta era con lui i suoi occhi diventavano vacui e aveva un espressione pensierosa. Jev era cambiato nel corso dei secoli. Un tempo era spietato, crudele e ironico. Ora sembrava aver perso quella ferocia che lo contrastingueva e le sue labbra erano colorate da un sorriso sbiadito dal dolore. Josh sospettava che quel dolore fosse dovuto a sua madre ma non era del tutto certo di questo ma in fondo non gliene importava granché.
<< Sa che hai ucciso Alec? >> Chiese Josh senza mostrare nessuna emozione. Non gli importava veramente di Jev. Si sentiva solo in debito per averlo cresciuto e protetto quando ne aveva bisogno.
<< Tu come >> Disse Jev per poi fermarsi di colpo. << Mi dimentico sempre che tu eri presente al gran consiglio >> Borbottò .<< Non sei arrabbiato perché ho ucciso tuo padre? >> Azzardò il demone.
<< Lo sai che non m’importa veramente degli altri. Per me potevi uccidere anche Rose di certo non me ne sarebbe importato >> dichiarò Josh per poi scrollare le spalle.
<< Il solito narcisista indifferente. Non ci vediamo da dieci anni ma non sei cambiato >> Affermò Jev per poi alzarsi.
<< Invece tu ti sei rammollito >>
Jev sorrise. Un sorriso terribile che Josh non vedeva da secoli. Un sorriso che gli fece accapponare la pelle. L’aveva sottovalutato per l’ennesima volta. Lui era l’ultimo eletto, l’ultimo diavolo e Josh se n’era dimenticato troppo facilmente.
<< Ti avverto Josh. Avvicinati a Evelyn Morgan e io ti ucciderò >> Lo minacciò il quinto ed ultimo eletto.
Josh annuii per poi deglutire. Non si ricordava Jev così serio da quando Sarah morì.
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Evelyn sbatté le palpebre non sentendo più dolore. Non appena le braccia di Morfeo la lasciarono si accorse di essere avvolta a un altro corpo.
Evelyn osservò le braccia muscolose che riportavano segni di bruciature.
<< Pensavo non ti risvegliassi più >> Le disse una voce che lei trovò irritante.
La ragazza prese un grosso respiro e l’essenza di vampiro le riempii le narici come l’odore sgradevole della carne bruciata.
Evelyn scattò liberandosi dalla sua presa per poi balzare giù dal letto. Un ringhio cupo uscii dalle sue labbra. Un ringhio? Chiese a se stessa. Da quando ringhiava? Non era mica un cane.
Jared alzò le braccia in segno di resa mentre le labbra aperte in un sorriso mostravano una fila di denti bianchi.
<< Bel modo di ringraziare >> Commentò lui per poi grattarsi la testa come se stesse riflettendo su qualcosa.
<< Chi sei e cosa ci fai in camera mia? >> Urlò lei mentre sentiva i suoi nervi scoppiare dalla rabbia. Un vampiro in camera sua e per giunta l’aveva toccata.
Jared strizzò gli occhi per poi fare una strana smorfia.
<< Ehi, ehi, ehi. Non urlare >> Borbottò per poi sbadigliare << Mi chiamo Jared e beh sono in camera tua perché ti ho appena salvato la vita ma niente di che certo >> Rispose lui con una punta di ironia che aumentò la rabbia di Evelyn.
<< Salvarmi e da cosa? >> chiese lei per poi emettere una fragorosa risata divertita. Lei non doveva essere salvata. Teoricamente era lei che salvava il culo agli altri e non gli altri a lei.
<<  Ma guarda un po’. Mi sono abbrustolito solo per ricevere una bella strigliata >> Commentò lui per poi sospirare << Le ragazze di oggi non conoscono la buona educazione >> aggiunse.
Evelyn interruppe la sua scenata schiarendosi la voce invitandolo così a rispondere alla sua domanda.
<< Qualcosa stava cercando di entrare nel tuo corpo. Ne avevo viste di possessioni ma questa era >> Disse per poi emettere un sonoro fischio come se quel suono fosse l’unico commento per descriverla.
Evelyn rimase immobile di sasso. Pensava che le convulsioni e il dolore della sera prima fossero solo uno dei tanti incubi che la tormentava invece era stato reale. La ragazza scosse la testa non volendo credere a quello che le stava succedendo in quei giorni. Lo svenimento, le strane sensazioni e ora questo.
Jared si alzò affermando << Non sono un ospite gradito quindi alzo i tacchi >>
Evelyn alzò il viso mostrando un espressione che il suo viso non aveva mai preso. Aveva gli occhi lucidi segno che qualcosa in lei si stava muovendo. Segno che anche lei possedeva un umanità anche se nascosta nel profondo.
Jared aspettò qualche secondo aspettando che Evelyn gli chiedesse di restare cosa che non accadde. Uscii dalla stanza e si recò all’ufficio informazioni. Era curioso di sapere chi era quella ragazza.
 
                                 ***
 
Liz parlò alla segretaria con voce tremante << Liz Collins. Mia nonna mi ha inscritto a questa scuola… >> Cominciò per poi essere interrotta dalla stessa segretaria che la fermò con un- Se dovremmo ascoltare tutte le storie di tutti gli studenti ci sarebbe la coda -seccato.
<< Liz Collins, Liz Collins, Liz Collins. Trovata >> Affermò mentre la cercava tra l’archivio degli studenti.
<< Benvenuta. Questo è l’orario delle lezioni, questi sono volantini delle attività extra >> Aggiunse per poi affibbiarle un pacco di fogli e volantini.
Appena poté Liz  andò alla ricerca della sua camera cercando di orientarsi con la cartina datagli da quella strana donna che era la segretaria.
<< Posso esserti d’aiuto? >> Le chiese una voce femminile cristallina.
Liz fu colta da una strana sensazione che non sapeva spiegarsi.
<< Beh sono nuova e sto cercando la mia stanza >> Bonficchiò lei per poi arrossire immediatamente. Odiava essere la nuova arrivata inoltre si sentiva in imbarazzo nei suoi vestiti scialbi .
Caroline le rubò la cartina dove era segnata la sua stanza.
<< Che fortuna sei proprio davanti alla mia stanza >> Commentò la vampira con un largo sorriso.
<< Io sono Caroline >> Si presentò porgendogli la mano.
<< Liz >> Rispose la ragazza afferrandola.
<< Benvenuta Liz. Spero ti troverai bene >>
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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