Eravamo straripate!

di phoenix_esmeralda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ammaccatura ***
Capitolo 2: *** Bigiare ***
Capitolo 3: *** Collisione ***
Capitolo 4: *** Dante ***
Capitolo 5: *** Esame ***
Capitolo 6: *** Fidanzati ***
Capitolo 7: *** Giustificazioni ***
Capitolo 8: *** H2SO4 ***
Capitolo 9: *** Interrogazione ***
Capitolo 10: *** Libri ***
Capitolo 11: *** Musica ***
Capitolo 12: *** Neve ***
Capitolo 13: *** Ossa ***
Capitolo 14: *** Pallavolo ***
Capitolo 15: *** Quaderno ***
Capitolo 16: *** Ragazzo negro ***
Capitolo 17: *** Scena madre ***
Capitolo 18: *** Tiranni ***
Capitolo 19: *** Ubriacature ***
Capitolo 20: *** Vetro ***
Capitolo 21: *** Zingarelli ***



Capitolo 1
*** Ammaccatura ***


Note: teniamo conto che sono vecchia (ma non tantissimo, né?), per cui al tempo del “mio” liceo...
1) C’erano ancora le lire (niente euro!)
2) Non esistevano i cellulari
3) Si veniva rimandati e a settembre si facevano gli esami di riparazione (ora non mi è ben chiaro come funzionino le cose...)
4) Internet era una parola pressoché sconosciuta
5) I set di pallavolo arrivavano a 15 punti e si usava ancora il cambio palla

 
 

Eravamo straripate!

 

PREMESSA
 

 
Per non autosputtanarmi eccessivamente, in questa fic acquisirò un nome falso... parlerò di me stessa come di “Anna Donelli”. Eccettuato questo pseudonimo, tutto il resto è rigorosamente vero. (Non me ne vogliano le mie indomabili compagne di liceo).
 
 

*1*
Ammaccatura

 

 
- Miki... venendo qui ho urtato con la macchina di mio papà contro a un muro... C’è rimasto un segno, quando usciamo devi dirmi se secondo te si vede. Magari mio papà non lo nota.
Miki mi guarda nella sua divisa da guida della mostra “Tra scienza e fede”, quella che indosso anch’io grazie alla professoressa di biologia. Come premio per averla aiutata nella stesura del capitolo sull’evoluzionismo, ci ha fatto assumere come guide per questa mostra che durerà un paio di mesi.
- Ok, quando usciamo le do un’occhiata.
Quando finiamo sono le diciannove di una domenica di tardo ottobre.
Mi fido del giudizio di Miki, è una persona schietta e diretta e fra noi non esistono mezzi termini. Ci diciamo ciò che dobbiamo senza peli sulla lingua.
- Non è un’ammaccatura grossa – le spiego, mentre varchiamo il portone d’uscita dalla mostra – Giusto un piccolo sbozzo, si vede appena. Secondo te mio padre se ne accorgerà?
Indico la macchina in fondo all’altra parte della strada, ad almeno cento metri da noi. È ancora parecchio lontana, offuscata dalla luce del crepuscolo e Miki è miope.
Gira la testa verso la direzione che indico...
- Cazzo Anna!
 
 

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Capitolo 2
*** Bigiare ***


*2*
BIGIARE

 

 
- Ok, facciamolo!
Io e Mony siamo un po’ tese, è la primavera della nostra prima superiore e non abbiamo mai bigiato in vita nostra. Ma stamattina il nostro passo verso scuola si è fatto sempre più lento man mano che ci avvicinavamo alla meta e a un certo punto ci siamo trovate immobili in mezzo alla strada con questa nuova balzana idea in testa.
- Ma non dobbiamo farci beccare! – dice Mony, facendomi intendere che per lei è importante che suo padre non scopra la nostra fuga. Non che io al mio lo voglia far sapere.
Perché nessuno ci veda a gironzolare per la città, prendiamo un treno che ci porti fuori provincia. Ci sentiamo molto astute nell’architettare questa strategia.
- Signorine, biglietto prego!
Lo porgiamo zelanti al controllore.
- Guardate che questo è un Intercity, dovevate fare un supplemento!
Entrambe lo fissiamo smarrite. È la nostra prima fuga, vorrete mica che siamo esperte di treni?
- Potete fare il supplemento direttamente adesso con me, pagando diecimila lire!
- E chi ce le ha? – sbotta Mony. Siamo povere in canna dopo aver comprato il biglietto (sbagliato) del treno!
- Va bene, allora datemi i documenti e vi farò recapitare la multa direttamente a casa!
Gli occhi di Mony si dilatano dal terrore e posso vedere come in un filmato le immagini che le stanno scorrendo in testa: lei che si avvicina con un sorrisone forzato a un uomo baffuto (suo padre) e gli butta lì con scioltezza: “Papà, ho bigiato e ho preso una multa...”
- Molto astute! – mi apostrofa, porgendo la carta d’identità al controllore.
 
 
 

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Capitolo 3
*** Collisione ***


*3*
COLLISIONE

 

 
 
Mony ha di nuovo perso il pullman. L’ho aspettata invano, ma dal suo bus sono scesi tutti fuorché lei, così mi sono incamminata da sola verso scuola  un po’ demoralizzata. Senza di lei, la vita tra i banchi non è la stessa cosa. Il suo umorismo e la sua autoironia fanno trascorrere le mattinate veloci come razzi. Anche la sua proverbiale sfiga, a dirla tutta.
Ma giungendo di fronte al nostro edificio, vedo l’auto di sua madre arrivare di gran carriera e Mony seduta accanto a lei, armata di zaino, pronta a balzare a terra ed entrare in classe in orario.
Mi fermo ad aspettarla, felice che sia arrivata.
La madre frena in doppia fila e si blocca, Mony con uno scatto rapidissimo spalanca la portiera, colpisce un ciclista che sta passando, il quale caracolla con un gomito nel finestrino dell’auto parcheggiata a lato e lo frantuma.
Mony scende dall’auto alla chetichella e mi raggiunge prima che il ciclista si accorga di lei.
- Ma... vieni via così? – chiedo tramortita.
Vedo il ciclista e la madre di Mony che ingaggiano una discussione animata e mi affretto a defilarmi nella scuola dietro alla mia amica.
Umorismo, autoironia e sfiga avevo detto.
 Sfiga soprattutto.
Mica parlo a vanvera.
 
 
 

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Capitolo 4
*** Dante ***


*4*
DANTE


L’ora di Dante stimola sempre il nostro interesse, soprattutto ora che, in quarta, stiamo facendo il Paradiso. Sunil, io e Mony (seduti in quest’ordine in prima fila) abbiamo un libro in tre. Non ne abbiamo solo uno oggi per puro caso, letteralmente ne abbiamo comprato uno in tre e non saprei neppure dire chi di noi l’ha pagato.
Mentre la prof spiega, il libro è in mezzo ai nostri banchi aperto su una pagina a caso. Sunil emette strane contorsioni con le dita sotto il banco e capisco che sta cercando di comporre qualcosa per la chitarra, io sto scrivendo una lettera a un’amica, mentre Mony pasticcia sul diario.
A un certo punto la prof si alza in piedi e nello spiegare si avvicina pericolosamente ai nostri banchi. Mony si volta indietro e butta un’occhiata al libro di Miki, vede che è aperto a pagina 51 e rapidamente si mette a segno con il nostro (unico) testo.
Quando la prof si ritrova proprio davanti a noi, Mony appoggia il dito su una riga a caso di pagina 51, fissa la prof. e annuisce nei momenti giusti, come se fosse presissima dalla spiegazione. Per questo non comprende come mai la prof, gettando un’occhiata sul nostro libro, alzi gli occhi al cielo e scuota la testa rassegnata.
Poi alle sue spalle sente arrivare un sibilo da Miki.
- Mony! A che pagina siamo?
  

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Capitolo 5
*** Esame ***


*5*
ESAME

 

 
Mony passa a prendermi a casa con la macchina, un lusso che possiamo permetterci ora che siamo patentate. Ci dirigiamo volando verso la città e il nostro primo scritto dell’esame di maturità. Siamo note come Grandi Ritardatarie, ma in queste giornate ci siamo ripromesse di far buona impressione sulla commissione d’esame.
Quando arriviamo infatti, mancano cinque minuti alle otto e i maturandi sono ancora assiepati sulle gradinate e davanti alle porte d’ingresso. Attendiamo con Miki e Nico per ben tre quarti d’ora prima che si decidano a farci entrare!
Il mattino dopo, per il secondo scritto, sono io a prendere la macchina. Visto il precedente, ce la prendiamo comoda. Parcheggiamo con calma ed entriamo al bar a fare colazione, prendiamo persino due brioches perché c’è tempo. Non siamo due persone eccessivamente ansiose, casomai aveste ancora dei dubbi.
Quando arriviamo a scuola sono quasi le otto e trenta e siamo un po’ scocciate dal fatto che sia così presto e che ci toccherà aspettare di nuovo sulle gradinate.
Peccato che ad attenderci ci sia il deserto completo. Quando ce ne accorgiamo acceleriamo automaticamente, colte da un sentimento di allerta.
E lì, in cima alla gradinata, con la faccia rosso rubino e il casco di capelli biondi sconvolti, c’è la nostra prof di italiano. Quando ci vede quasi piange di gioia, alza le braccia al cielo e urla: “Disgraziate!! Io vi uccido!”
E con il lascito di questa ottima impressione, ci accingiamo al secondo scritto.
 
 

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Capitolo 6
*** Fidanzati ***


 *6*
FIDANZATI


 

 
- Oggi viene a prendermi Cesare fuori da scuola, vieni con noi a mangiare qualcosa?
- Ok- rispondo convinta, visto che comunque dovrò aspettare per tre quarti d’ora il pullman. Almeno impiegherò il tempo mangiando!
Non ho ancora avuto modo di conoscere il nuovo ragazzo di Mony, ma sono sollevata che il precedente sia durato così poco. Quando andavamo a pranzo con Biagio, lui non mangiava. Ci diceva che era abituato a saltare il pranzo, che a mezzogiorno non gli veniva fame... e noi, che rinomatamente uscivamo da scuola affamate come bestie feroci, non ci azzardavamo a dirgli la verità e per tutto il tempo del pasto ci limitavamo a bere un succo con l’aspetto delle ragazze che normalmente non mangiano nulla.
Ma ora Biagio è andato (sospetto che la questione del cibo non sia stata irrilevante nella decisione...), oggi inizia l’epoca di Cesare!
Cesare arriva puntuale fuori da scuola, Mony ci presenta e poi tutti e tre ci infiliamo nella solita piadineria dove la maggior parte dei nostri compagni va a pranzare.
Ordino una piadina con il prosciutto crudo, Mony la prende con il cotto, poi la barista si volge verso Cesare.
- Io prendo solo una Coca – dice lui serafico – A pranzo non  mangio mai niente!
D’istinto Mony ed io ci rivolgiamo uno sguardo shoccato, anche se non apriamo bocca l’esclamazione galleggia a caratteri cubitali sopra di noi: “ANCHE LUI?”
- Eh, non mi viene mai fame! – ci spiega tranquillo Cesare – Poi non è buona cosa abbuffarsi a pranzo, se no al momento di mettersi a studiare ci si addormenta! Faccio fatica a capire le persone che si ingozzano così!
Noi esibiamo un sorrisone gelato e iniziamo a pizzicare con le dita le nostre piadine come due che non hanno affatto voglia di mangiarle.
 
 

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Capitolo 7
*** Giustificazioni ***


 *7*
Giustificazioni


 

 
All’ultima ora c’è la verifica di biologia e Miki non è preparata. Ha avuto l’influenza e non è riuscita a mettersi in pari, così si accorda con sua madre perché venga a prenderla a metà della quarta ora, in modo da saltare il compito in classe.
Se i genitori vengono a prenderti alle undici e trenta, sicuramente sei già automaticamente giustificata. Se proprio però vuoi dare spiegazione dell’avvenimento, una bella visita medica è sempre la scusa più accettabile.
Ma Miki non è una ragazza così banale.
Alle undici e trenta entra una bidella – Munozzi, tua madre ti aspetta giù!
La prof di latino la guarda un po’ stupita – Oh, esci prima?
- Sì, devo andare a salutare i miei zii!
- I tuoi zii? Se ne vanno?
- Sì, hanno l’aereo per l’America fra due ore.
A questo punto Mony e io ci lanciamo un’occhiata ed entrambe pensiamo “Miki, non dire più nulla!”
Prof. di latino – Ma... abitano in America e tornano a casa dopo avervi fatto visita?
- No, ci vanno in vacanza! Tornano tra due settimane!
La prof ammutolisce. La domanda sul suo viso è chiara: esci da scuola due ore prima per andare a salutare i tuoi zii che tornano fra due settimane?!
Miki però è assolutamente soddisfatta della sua credibilissima scusa ed esce dall’aula felice di saltare il compito in classe di biologia.
Domani dovremo darle un feed-back accurato della sua prestazione.
 

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Capitolo 8
*** H2SO4 ***


 *8*

H2So4
 

 
Mony, interrogata in chimica, è davanti alla lavagna impegnata nella triste composizione degli acidi. Non manca molto alla fine della seconda liceo ed entrambe sospettiamo che ormai non ci sia santo che la possa salvare dall’essere rimandata. Non sono bravissima neppure io in chimica, eppure persino a me è perfettamente chiaro che stia scrivendo sulla lavagna delle cose immonde.
Da cinque minuti sta combattendo con la formula dell’acido solforico ed ogni volta che scrive qualcosa lo sguardo della prof si fa sempre più arcigno, inducendola a cancellare rapidamente. Alla fine si arrende e abbassa il gesso.
- Palani, come può non riuscirti la formula dell’acido solforico?
Mony fissa la prof impotente.
- Insomma! – insiste questa – Ma tu di notte quando non dormi a cosa pensi?
L’intera classe ammutolisce perplessa.
Mony fa un sorrisino di circostanza – Non all’acido solforico. – mormora esitante.
- E si vede! Vai pure al posto e inizia a chiederti a cosa sia meglio pensare di notte!
Presa alla sprovvista, Mony ritorna cautamente verso il suo banco. Attorno a lei, solo occhi sbarrati dallo shock.
 
 

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Capitolo 9
*** Interrogazione ***


 *9*
INTERROGAZIONE


 

 
A filosofia funziona sempre così.
Il prof finisce di spiegare i quattro autori preventivati e poi annuncia: “Dalla prossima settimana inizio a interrogare. Ci sono già dei volontari per il primo giorno?”
E Miki, esuberante come suo solito, alza la mano dicendo: “Munozzi, Donelli e Palani!”
Sempre così.
Così ci ritroviamo prime, ancora una volta, sedute davanti al prof di filosofia. Un brav’uomo sotto ogni punto di vista, ma questo non fa sì che io comprenda la sua materia. Tuttavia questa volta mi sono preparata coscienziosamente, ho meditato su ogni singolo autore e sono certa di aver compreso il succo del loro pensiero! Così quando il prof mi fa quella certa domanda su forma e contenuto, inizio ad argomentare con passione e intensità, finché a un certo punto mi ritrovo infervoratissima con un pugno alzato di fronte a me a esclamare: “Perché  nessuno ha mai visto un rosso passare!”
A quel punto il prof si schiarisce la voce e con delicatezza commenta: “Beh, sì... ecco... non era proprio così...”
Ma come?!
 

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Capitolo 10
*** Libri ***


 *10*
LIBRI


 

 
Verso la quarta superiore, Mony, io e Sunil abbiamo deciso che è inutile continuare a portare i libri avanti e indietro tra casa e scuola... Molto più comodo è tenerli tutti sul davanzale della finestra accanto al banco di Sunil. Al cambiare dell’ora mi è sufficiente dire: “Sunil, cambia libro!” e lui, impassibile e pacifico com’è nella sua natura, si sporge a effettuare l’operazione richiesta.
D’altronde non è che le materie mi interessino così tanto da studiarle giorno per giorno. Vengo a scuola più che altro per stare con gli amici e fare le mie cose... un mondo a parte rispetto a quello dei prof. che spiegano.
Come ora che, mentre sono intenta a scrivere il mio racconto fantasy, tengo aperto il testo di letteratura francese a una pagina a caso e mi accorgo solo vagamente della prof che parla. L’importante è far vedere che si scrive, possono pur sempre essere appunti no?  Libro giusto aperto, testa china sul foglio e biro in mano sono gli ingredienti vincenti!
Peccato che quando alzo la testa, mi rendo conto che c’è la prof di storia. E quando mai è entrata? Sta spiegando qualcosa relativo all’unità d’Italia.
Mi sporgo verso sinistra e sibilo: “Suniiiiiil! Cambia libro!”
Lui alza la testa all’improvviso, nota il cambio di prof. (allora non sono l’unica!), poi si alza leggermente sporgendosi verso il davanzale, con finta disinvoltura.
- “Così Garibaldi si diresse...ecco Santini e la Donelli che prendono il libro... È già qualcosa...”
Non sempre gli ingredienti giusti finiscono nella giusta ricetta.

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Capitolo 11
*** Musica ***


 *11*
MUSICA


 

 
Primo giorno di quarta superiore. Mony, Miki, Nico e io siamo spiaccicate contro al vetro del portone d’ingresso in attesa del suono della campanella. Dobbiamo aggiudicarci i banchi vicini nella solita postazione accanto alla finestra e per farlo dobbiamo essere le prime a entrare, a trovare l’aula e a darci all’occupazione del territorio.
Finalmente la campana suona, le porte si aprono, noi partiamo in picchiata.
- “Sparpagliamoci!”
Trovare la locazione della nostra aula è il primo fondamentale passo. Sfrecciamo lungo il corridoio fino alla scalinata, Nico devia a sinistra per perlustrare il pianoterra, Miki scende nei sotterranei perché non si sa mai (l’anno scorso eravamo praticamente in uno scantinato...), Mony ed io iniziamo a salire, lei fermandosi al primo piano, io proseguendo al secondo.
Correndo, adocchio le porte delle diverse aule, ma IVp.A non compare da nessuna parte. Ridiscendo al primo piano e trovo Mony che scuote la testa, ma mentre facciamo per scendere, incrociamo Miki e Nico che salgono. Ci scambiamo i piani rifacendo tutto da capo... da qualche parte dovremo pur stare! Sembriamo delle matte a correre per i corridoi incrociandoci poi per le scale a urlarci “L’hai trovata?”.  Ma invece della nostra aula, ormai troviamo solo gente della nostra classe che vaga con sguardo smarrito.
Venti minuti dopo siamo in presidenza a chiedere conto della nostra aula fantasma.
- “Oh, la IVp.A!” – dice la segretaria serenamente – “Non c’è ancora! Stiamo ricavando una nuova aula da un vecchio magazzino, ma sarà pronta a Natale!”
A Natale...
La fissiamo in silenzio.
- “Però al momento potete sistemarvi nell’aula di musica!”
Sfrecciamo come dei bolidi e ci impossessiamo dei nostri banchi. L’aula di musica è grande e spaziosa, a conti fatti è davvero comoda, se non fosse che la professoressa di musica ci fissa con acredine ogni volta che la incrociamo per i corridoi.
- Ma voi siete ancora lì dentro? – ci domanda ogni santa volta, con lo scorrere delle settimane –Non sapete quando ve ne andrete?
Voci di corridoio annunciano che nelle ore di musica si lamenta con le altre classi della nostra insistente presenza nella sua aula.
E pazienza... cosa possiamo farci? Una scrollatina di spalle e via! Finché una mattina, arrivando in ritardo come ogni mattina, scopriamo che l’aula nuova è pronta, la nostra classe ci si è trasferita e i nostri banchi in penultima e ultima fila sono stati occupati.
Ed è così che finiamo in prima fila... ma questa è un’altra storia.
 
 

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Capitolo 12
*** Neve ***


 *12*
NEVE


 

 
È una domenica di fine gennaio, io, Mony e Sunil siamo ospiti  dai nonni di Miki che abitano sulle nostre colline di provincia. Ha nevicato di recente, le strade e i campi sono completamente bianchi e a pranzo la nonna di Miki ci suggerisce di andare alla discesa dietro casa con gli sci e i due slittini che lei ha in garage. Così, armati di tutto punto, ci dirigiamo verso il punto indicato, seguiti dal padre di Miki che dovrebbe supervisionare i nostri esperimenti.
Mony non ha mai sciato ma vorrebbe provare, così è lei che, aiutata dal padre di Miki, infila gli unici sci disponibili.
- Non preoccuparti – dice il  papà di Miki – Anche se cadi non ti fai male sulla neve, e poi ti tiro su io!
Mentre dice così però, la radiolina che ha in tasca segnala l’inizio della partita... Inter contro Atalanta. Il padre di Miki è un interista sfegatato. Si allontana di corsa dal nostro vociare con la radiolina incollata all’orecchio e si piazza sotto a un albero.
Mony, intrepida e ardita come sempre, si butta giù dalla collinetta con gli sci ai piedi. Nel frattempo io e Miki stiamo armeggiando con lo slittino per provare a sederci in due. Una volta sistemateci ci lanciamo sulla discesa, accorgendoci troppo tardi che Mony è sdraiata proprio in mezzo alla pista, aggrovigliata su se stessa e lancia sguardi imploranti al papà di Miki che, immerso nella radiocronaca della partita, non ci presta la minima attenzione.
- Mony! – urlo – Spostatiiiiii!
- Eh, come faccio? – dice lei stizzita, come se non stessimo per falciarla via.
Non so neppure come, riusciamo a evitarla per un soffio!
Finalmente il papà di Miki si riscuote e viene a liberarla. A questo punto lasciamo perdere gli sci e decidiamo di affrontarci in gare di slittino.
Prima gara: io e Mony su uno slittino, Sunil e Miki sull’altro. Vinciamo io e Mony.
Sunil a Miki: “È colpa tua, hai le gambe troppo lunghe e ci freni!”
Seconda gara:  io e Miki contro Mony e Sunil. Vinciamo io e Miki.
Sunil a Mony: “È colpa tua, hai le gambe corte e non riesci dare la spinta!”
Terza gara: io e Sunil contro Mony e Miki.  Vincono Mony e Miki.
Sunil a me: “È colpa tua, perché non sai guidare!”
Il silenzio cala sulle colline, mentre tutte e tre fissiamo Sunil con aperta ostilità.
Poi abbandoniamo lo slittino e torniamo dentro a cantare e suonare la chitarra.
 

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Capitolo 13
*** Ossa ***


  *13*
   OSSA

 

 
Siamo nell’aula di scienze, la prof di biologia annuncia che inizieremo a studiare il sistema scheletrico e nel dirlo estrae dall’armadio un cestino di ossa.
- Siamo molto fortunati! – esulta – Possiamo ancora avvalerci di ossa vere per queste lezioni! – e così parlando, alza verso di noi il cestino.
Sunil impallidisce visibilmente, facendo insorgere in noi il sospetto che sia facilmente impressionabile.
- Le ossa della testa sono piatte – prosegue la prof. – Ora le metto insieme per farvi capire la posizione...– afferra una mandibola e un cranio e li sovrappone cercando di farli diventare un tutt’uno, ma le ossa non si incastrano. Il cranio è visibilmente molto più grosso della mandibola. -Oh, com’è brutto! – storce il naso la prof osservandolo – Non si incastra bene, devono essere due morti diversi!
Così dicendo molla il cranio e si dedica alle vertebre – Guardate l’atlante e l’epistrofeo come sono diversi dalle altre vertebre! Fate passare fra voi il cestino!
Disposti a ferro di cavallo, osserviamo le ossa con attenzione facendole scivolare da un banco all’altro. Quando il cestino arriva a Sunil, lui sbianca improvvisamente e lo spinge con il gomito al compagno di sinistra.
- Ora vi mostro il resto del corpo! – dice la prof, spingendo verso di noi uno scheletro tirato fuori dall’armadio – Siamo una delle poche scuole che può ancora vantare uno scheletro vero! Le altre ormai lo hanno tutte sintetico!
Si china e inizia a lottare con un piede – “Forza... vieni su! Come sei rachitico!” – tirando con forza, lo scheletro cede all’improvviso e la prof. si ritrova con il piede in mano, ad altezza mento.
- Oh! Guardate com’è fatto un femore! – dice, e così facendo spinge il piede sul banco di Sunil, invitando tutti ad avvicinarsi per osservare – Vedete? Guardate con attenzione la lunghezza dell’osso... ve lo tiro un po’ più vicino... ecco, osservate bene? Notate che... Santini? Santini, non ti starai mica impressionando?
Sunil, verde come una cimice, sembra sul punto di vomitare. Nico attira l’attenzione della prof affinché sposti il femore verso di lei.
Inutile dirlo, il giorno dell’interrogazione sul sistema scheletrico Sunil è assente.
 
 

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Capitolo 14
*** Pallavolo ***


 *14*
PALLAVOLO


 

 
Ora di ginnastica, partita di pallavolo. La squadra ufficiale della classe contro noi, i cosiddetti “amatoriali”. Dalla nostra parte di campo Nico è sottorete e invece di fare muro alle avversarie continua a litigarci questionando su ogni lancio. La sua inarrestabile parlantina rischia di portarci alla rovina. In ricezione ,Silvia si pianta con entrambi i piedi a terra, urla: “Miaaaaaa!” e sbatte via le palle con un bagher che le spedisce dirette contro i lampadari a neon del soffitto. Mony invece, l’altra ricevitrice, si sposta quando vede arrivare le battute per timore di farsi male. È intrepida in ogni occasione tranne quando si gioca a pallavolo, in quel caso la pigrizia la schiaccia.
Insomma, io e Miki dobbiamo salvare la situazione o perderemo tutti i set quindici a zero!
- Miki, ti faccio da alzatrice! Stai pronta a schiacciare!
- Ci sono!
- Vai! – alzo la palla che, con un perfetto arco laterale, sorpassa completamente Miki e casca a bordo campo. Lei si sloga quasi una spalla nel tentativo (inutile) di schiacciarla.
- Te ne alzo un’altra!
- Ci sono!
- Vai! – stavolta mi premuro di farla più corta, peccato che sia direzionata all’indietro e Miki nel tentativo di prenderla in corsa regressiva vola a terra di sedere!
- Proviamo ancora!
- Ci sono!
- Vai! – per sicurezza ora la faccio corta, alta e in avanti! Infatti finisce oltre la rete dall’altra parte e Miki rimane con il braccio alzato e la faccia perplessa.
Voce fuori campo della prof. di ginnastica: “Siete autorizzati a sopprimere la Donelli! Sta facendo cose turche!”
...
Va beh... da quando mi sono rotta un dito facendo muro in terza superiore, non ho più molto il senso della direzione.

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Capitolo 15
*** Quaderno ***


 *15*
QUADERNO



 

 
Io, Mony, Miki, Nico e Sunil, durante le cinque ore di lezione comunichiamo senza sosta grazie a un espediente escogitato già i primi mesi di scuola superiore: il quaderno STRAP!
Questi altro non è che un comunissimo quaderno a righe che ci passiamo l’un l’altro durante la mattinata per conversare fra di noi, aggiornarci sulle novità, trasformare in vignette i momenti più divertenti, inventare storielle, canzoncine o addirittura test ridicoli.
Essendo in prima fila, io, Mony e Sunil non dobbiamo fare altro che girarci indietro e afferrare il quaderno dal banco di Miki e Nico. Se invece il quaderno è in mano nostra e sono loro a volerlo, il passaggio diventa più complicato. Il metodo affinato da Miki per avvisarmi di passarglielo è il seguente: inizia a sibilare insistentemente il mio nome, facendo seguire la chiamata da una serie di violenti calci sotto la mia sedia (che proseguono finché non mi volto). Inutile dirlo: quotidianamente mi viene voglia di strozzarla.
Fra l’altro le ho ripetuto mille volte che se sto scrivendo il mio racconto fantasy, anche se mi chiama e mi calcia all’infinito, non mi volterò finché non sarò arrivata al punto. Se mi interrompo prima infatti, mi scappa la frase di mente e sono fregata.
Secondo voi Miki ha colto questo piccolo dettaglio?
Siamo nell’ora di letteratura, la prof. spiega e io scrivo il mio racconto fingendo di prendere appunti. Il quaderno STRAP è posato a metà fra il mio banco e quello di Mony.
Il sibilo non tarda ad arrivare: Annaaaaaaa! Dammi il quadernooooooo! - SBAM! SBAM! SBAM! (calci sotto la sedia).
La ignoro cercando di arrivare al punto.
- Annaaaaaaaaaaaa!! - SBAM SBAM!
Allungo una mano, afferro il quaderno e lo passo dietro senza alzare la testa dal banco. Tutto inutile: la frase mi è scappata.
Impiego qualche minuto a riprendere il filo del discorso.
- Annaaaaaaa! -  SBAM SBAM SBAM!
Allungo un braccio indietro e mi ritrovo il quaderno STRAP fra le mani, lo apro e noto che Miki si rivolge a Mony. Passo a lei il quaderno e torno al mio racconto, nuovamente interrotto a metà di una frase. Mi ci vogliono altri cinque minuti buoni per riprendere quota.
- Annaaaaa! Passami il quadernoooooo! -  SBAM SBAM!
La ignoro, stavolta finirò quello che voglio scrivere!
- Annaaaaa!  SBAM! SBAM!!  - Annaaaaa!  - SBAM SBAM SBAM! -  Il quadernooooo! – SBAM SBAM SBAM SBAM!
Ok, non ne posso più!
Afferro il librone di letteratura, lo chiudo, mi volto e lo sbatto in testa a Miki.
Silenzio generale.
La prof passa lo sguardo da me a Miki e da Miki a me.
- Che succede? – chiede.
- Mi ha dato il libro in testa! – dice Miki.
La prof ci osserva ancora un momento e poi sospira rassegnata.
- Su Munozzi, stai un po’ calmina, lascia in pace la Donelli!
Interiormente sghignazzo. Il moscone per un po’ è sistemato.
 

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Capitolo 16
*** Ragazzo negro ***


 *16*
RAGAZZO NEGRO

 

 
Mi ero sentita sfortunata quando la prof di letteratura mi aveva assegnato “L’amico ritrovato” da leggere durante le vacanze di Natale per poi farne una relazione, ma le mie rimostranze ora si placano vedendo Mony emergere dalla biblioteca con un tomo massiccio e vecchissimo dall’invitante titolo “Ragazzo negro”. Mi getta un’occhiata disperata e lo infila nello zaino.
Durante le vacanze leggo “L’amico ritrovato” (saltando qualche capitolo qua e là...) e riesco a imbastire una relazione che consegno il primo giorno di rientro a scuola, per sbarazzarmi definitivamente di questo libro.
 Mony mi dice che ha iniziato “Ragazzo negro” ma è pesantissimo e non riesce a proseguire. Passano i giorni e alla fine il mese di prestito giunge al termine. Mony è rimasta ad un terzo del libro, schiacciata dagli avvenimenti sciagurati che devastano il nostro povero ragazzo negro.
- Non ce la farò mai – mi confida – Devo farmi coraggio e dire alla prof che non mi piace e non riesco a proseguire. Le chiederò se mi dà un altro libro!
Si avvicina alla cattedra e sfoggia tutto il suo savoir faire.
- Professoressa, scusi... io sto leggendo Ragazzo negro...
La faccia della prof si illumina all’improvviso – Bellissimo Palani, oh che bel libro! Ti piace vero?
Sulla faccia di Mony appare un sorrisone di circostanza.
- Sì... molto. È che mi sta scadendo il prestito e volevo chiedere se potevo scendere in biblioteca a rinnovarlo per un altro mese!
- Ma certo Palani, vai pure!
Mentre esce dall’aula, Mony mi lancia un’occhiata impotente.
Non credo che abbia mai restituito “Ragazzo negro”.

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Capitolo 17
*** Scena madre ***


 *17*
SCENA MADRE


 

 
Sunil è innamorato di Laura, una ragazza che vede ogni settimana ai boy scout. Sono settimane che pensa a lei e, da buon romanticone che è, ha speso svariate ore di lezione a scrivere canzoni o poesie a lei dedicate.
Ora finalmente (e con nostro sollievo), sta pensando di farsi avanti e parlarle dei suoi sentimenti ed essendo non solo romantico, ma anche preciso e organizzato, ha pianificato la sua dichiarazione.
- La guarderò negli occhi e le dirò “Ormai non faccio altro che pensarti, mi sono reso conto di essere innamorato di te e anche se tu non riesci a  ricambiarmi, io non posso smettere di provare questi sentimenti!” Poi mi volterò di spalle e me ne andrò chiudendo la porta dietro di me.
Sunil è chiaramente commosso dai suoi stessi sentimenti, ma io e Mony, molto meno romantiche, precise e organizzate di lui, non possiamo esimerci dal domandare all’unisono: “Quale porta?”
Sunil non capisce: “Eh?”
- Quale porta ti chiuderai alle spalle?
- La porta che ci sarà!
- Ma... sai già dove le parlerai?
- No!
- E come farai a sapere che ci sarà una porta?
- Perché non dovrebbe esserci? – ci dice, seccato.
-  Perché non sempre ci sono porte! O per farle la dichiarazione andrai a cercarne una?
Sunil è disgustato dalla nostra mancanza di drammaticità.
- Voi davvero non capite niente! – E su questa triste conclusione ci lascia e si dirige alla macchinetta del caffè. Peccato che non possa chiudersi una porta alle spalle!

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Capitolo 18
*** Tiranni ***



 *18*
TIRANNI

 


 
Il prof di pedagogia è noto per essere una persona buona e profondamente umana, ma in seria difficoltà nei momenti in cui si necessita di autorità.
Anche ora, mentre sta spiegando Makarenko, io sono intenta a mettermi avanti con i compiti di francese assieme a Mony e Sunil. In ultima fila vedo gente che ripassa biologia e altri che fanno esercizi di matematica. L’intera classe è percorsa da un brusio di sottofondo che denota chiaramente disinteresse per la lezione.
All’improvviso il prof sbatte un pugno sul tavolo.
- Adesso basta! Dovete stare attenti! – urla.
L’intera classe, sotto shock, sprofonda nel silenzio più completo. È evidente che tutti stiamo avendo lo stesso pensiero: Com’è diventato cattivo il prof!
Poi, dalla quiete totale, si leva la voce serafica di Sunil: “Prof, ci racconta una barzelletta?”
Prof : “Allora, conosco quella del tappeto volante...”
La classe torna a respirare. Falso allarme.
Due minuti dopo torno a francese, l’ultima fila a biologia e gli altri a matematica.

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Capitolo 19
*** Ubriacature ***


  *19*
UBRIACATURE


 

 
Terza superiore, gita di quattro giorni a Maranza.
Sì, lo so... nessuno ha idea di dove si trovi Maranza, eppure noi siamo in gita qui, vicino a Bressanone, in un albergo a oltre millecinquecento metri d'altezza, in mezzo ai campi. Oltre a noi, solo gli stambecchi.
Cosa fare dunque di sera in un angolo scordato dal resto del mondo come questo?
Io e Miki scegliamo di giocare a carte con la prof di francese e le ragazze di quarta superiore, le nostre compagne invece vanno a bere qualcosa al pub che si trova qualche campo più in là.
La partita si rivela divertente e stiamo ancora giocando, quando un’oretta dopo la nostra compagna Silvia arriva trafelata e mi sussurra: “Anna, per favore vieni! C’è un problema!”
Perplessa, mi alzo e la seguo, tampinata a ruota da Miki.
- Che è successo? – domando, mentre iniziamo a salire verso le camere – Qualcuno è stato male?
Prima che Silvia possa rispondermi, incrociamo sulle scale la nostra compagna Annalisa che ci osserva un po’ instabile e poi alza un dito verso di noi cantilenando: “Don Abbondio dice che questo matrimonio non s’ha da fare!”
Inizio a intuire quale sia il problema.
E infatti quando entriamo nella camera che divido con Nico, Mony e Miki, trovo Mony con gli occhi rossi barcollante, Sunil che la sostiene in qualche modo e Nico che la osserva in lacrime.
Miki guarda la scena a occhi sbarrati – Io non ce la faccio – dice. E scompare.
Anche Silvia si defila, sospetto che abbia il suo daffare con Annalisa.
- Io non capisco – mi dice Sunil – Ha solo preso una birra piccola e poi ha assaggiato un sorso di vodka da me e da Nico!
-  Mony si ubriaca con un Mon Cheri – sospiro, stupita che non lo sappiano. O forse non mi hanno mai creduto quando lo dicevo.
- Non ce ne siamo accorte subito – biascica Nico fra le lacrime – Sembrava normale! Però quando siamo tornate all’albergo lei non c’era più! Al buio non c’eravamo accorte che fosse sparita! Sunil è tornato indietro a cercarla e l’ha trovata nel canale, l’ha portata fin qui in braccio!
Mony scoppia a ridere – Io non sono ubriaca! – grida – Ho bevuto poco! Poi torna di nuovo a sghignazzare.
- Almeno l’ha presa allegra... – mormoro.
Non l’avessi mai detto. Due secondi dopo le scappa l’occhio sul comodino dove giace una foto del ragazzo di Nico.  La bocca le si piega all’ingiù e immediatamente capiamo che le è venuto in mente Gianvittorio, il ragazzo per cui si è presa un’enorme cotta e che le ha dato picche.
- Gianvy! – singhiozza infatti drammatica – Gianvy, ti amo! Te l’ho detto che ti amo, ma non t’importa!
Davanti a questa scena, Nico non ce la fa. È l’emotiva del gruppo e non può reagire altrimenti che scoppiando in lacrime e fuggendo dalla stanza. Appena prima di vedere che Mony, a sua volta piangente, si è avvicinata alla finestra e si sporge con l’intento di buttarsi giù.
Sunil l’acchiappa al volo e me la passa mentre chiude le ante della finestra, ma lei si agita e voliamo entrambe a terra.
- Gianvy, ti amo! Io ti amo e tu non capisci! – singhiozza Mony, strisciando sul pavimento della stanza. Io e Sunil ci lanciamo un’occhiata disperata.
 
Due sere dopo, l’ultima notte di gita, andiamo tutti al pub a brindare.
Quando la cameriera viene a prendere le ordinazioni, sei mani scattano in contemporanea verso la lista di Mony, mentre un coro di voci dice all’unisono – Lei non beve!
- E la miseria! – si lamenta Mony – Non c’è bisogno di dirmelo in dieci!
Sarà...

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Capitolo 20
*** Vetro ***


*20*
VETRO

 

 
- Sono venuta a scuola in macchina, ti accompagno a casa io! – mi dice Mony un profumato giorno di inizio giugno, uno degli ultimi di quinta superiore.
Così al termine dell’ultima ora raggiungiamo la sua Cinquecento parcheggiata e saliamo a bordo.
- Mi si era rotto il vetro del finestrino dalla tua parte – mi spiega Mony – Ma ieri Davide me l’ha aggiustato, per cui è a posto.
- Bene! – rispondo, abbassandolo completamente per lasciar sfiatare la macchina.
Quando siamo ormai in centro città però, per evitare il gas di scarico di un motorino fastidioso, giro la manopola per rialzarlo. Il vetro si alza scorrevolmente fino a oltre la metà, poi si blocca e quando insisto si inclina pericolosamente e salta fuori dalle guarnizioni. Ci sbatto contro le due mani aperte per evitare che piombi a terra e mi giro terrorizzata verso il guidatore.
- Mony! Mony, sta cadendo!
- Fai la disinvolta! – mi sussurra lei e mi accorgo che ora siamo ferme a un semaforo e affiancati a noi, dal lato di Mony, ci sono i carabinieri.
Non so come io possa fare la disinvolta con entrambi i palmi delle mani schiacciati contro il vetro sbilenco di un finestrino!
I carabinieri per fortuna ci ignorano e svoltano, lasciandoci proseguire indenni. Più o meno.
Faccio tutto il viaggio fino a casa tenendo il vetro con le mani e maledicendo Davide.

 
 

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Capitolo 21
*** Zingarelli ***


*21*
ZINGARELLI

 

 
Io e Miki abbiamo entrambe mancato un tema durante il primo semestre e ora la prof ce lo fa recuperare prima degli scrutini. Portiamo i nostri banchi in corridoio e ci sediamo, pronte a leggere i titoli. Miki fa sempre il tema di storia, io quello di letteratura e la prof lo sa.
Infatti è molto preoccupata che, lasciate sole qui fuori, possiamo copiare. Mentre ci sistemiamo, controlla che non abbiamo i libri di testo sotto al banco e ci chiede di lasciare gli astucci in classe.
Ogni tanto poi, fa incursione improvvisa in corridoio e prende in mano i nostri dizionari.
- Non credete che non conosca i trucchetti di oggi” – ci dice, sfogliandoli attentamente e soffermandosi nelle pagine dove c’è più spazio bianco – Lo so che ormai non vi fate più i bigliettini ma vi scrivete le cose nel vocabolario!! – appoggia il dizionario di Miki e prende il mio – Ne ho beccati tanti con questo metodo! Mmh... – commenta poi, non trovando nulla – Vedo però che è tutto pulito. Bene...
Così dicendo, ci lancia un’ultima occhiata e poi rientra in classe a spiegare. Tira la porta dell’aula dietro di sé e chiudendosi, la porta lascia ben visibili attaccati al muro i bigliettini di Miki. Mentre lei li va a consultare, io mi alzo e mi dirigo verso il bagno dove, nell’intervallo, ho lasciato il libro di letteratura.
Perché mai insozzare uno Zingarelli da oltre centomila lire, quando puoi usare metodi più efficaci?


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Eccoci qua... alla fine di questa avventura! E' stata lunga arrivare in fondo, ma anche divertente... un tuffo in un passato che non voglio dimenticare!
Ringrazio tutte le numerosissime persone che hanno messo questa storia fra le seguite, come quelle che invece già l'hanno inserita nelle
preferite e nelle ricordate!
Un ringraziamento speciale va a Nobody, Xingchan, Mirae e Dark Lemonade per l'assiduità e costanza con cui mi hanno letta e recensita.
E' più soddisfacente pubblicare, quando si ha un riscontro! ^^  E grazie anche ad Angy Lulu per la simpaticissima idea di questo contest! (Speriamo di non
arrivare ultimaaaaa!!! X)   )
Per cui... niente! Grazie davvero e buona vita a tutti!! ^^

phoenix_esmeralda






 

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