Hurricane

di Blue_Bones
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inception. ***
Capitolo 2: *** The Day After Tomorrow. ***
Capitolo 3: *** Butterfly Effect. ***
Capitolo 4: *** The Perk of Being a Wallflower. ***
Capitolo 5: *** The Dark Knight. ***



Capitolo 1
*** Inception. ***


Hurricane




Inception.

Le lacrime gli offuscavano la vista. Non era esattamente triste e già questo gli papreva abbastanza strano. Provava un miscuglio di delusione, stupore e rimpianto. Avrebbe dovuto abbandonare prima quella crociata inutile. Si era innamorato da bambino, ma la sua idea di Lydia non era cambiata in tutti quegli anni. Ariusciva quasi ad ammettere lucidamente che tutto quello non aveva molto senso. Eppure non riusciva a fare a meno di sentirsi male. Lydia aveva definitivamente scelto Jackson e Stiles era più che certo che non sarebbe tornata indietro. Scott non lo aveva fermato, quando aveva deciso di andarsene per non assistere ad ulteriori scene da diabete. Oltretutto lui era l'unico senza nulla di speciale, insomma, Scott, Derek, Isaac, Erica e Boyd erano licantropi, Allison era addestrata a cacciare creature sovrannaturali e Lydia era immune al morso. Zio Peter, inoltre, era un risorto. Persiono Danny era più interessante e utile di lui. Era circondato da persone straordinarie. Lui non era un eroe. Nascose il volto nelle mani mentre un ondata di rabbia lo travolgeva. Si sentiva inutile. Di sicuro non era colpa di questa sua normalità se Lydia non lo aveva calcolato, ma di sicuro aveva contribuito a mostrarlo come il ragazzino che conosci da sempre, ma su cui non ti fermi a pensare.
Stiles era piuttosto sicuro di essere sempre stato solo, per questo il rumore di passi che rimbombavano nel cemento lo insospettirono. Si sentì un codardo a pensare di nascondersi, eppure aveva avuto a che fare così al di sopra delle sue possibilità che era piuttosto sicuro di non voler rischiare così spudoratamente. La cosa fastidiosa erano i muscoli intorpiditi e immobili. Sembravano fatti di marmo. Non riusciva a spostarsi. Quando la figura entrò nel suo campo visivo, tirò un sospiro di sollievo. Non che fosse auspicabile trovarsi Derek nei paraggi, ma Stiles poteva giurare di preferirlo a molti dei pericoli che si aggiravano a Beacon Hills. Lo aveva riconosciuto ancor prima che la luce rivelasse i tratti del suo volto, semplicemente dal modo di camminare. Alla luce potè individuare una bottiglia di Jack Daniels. Non riusciva a capire a cosa gli servisse. Ricordava che Scott non era riuscito ad ubriacarsi, tempo prima. Scrollò le spalle e tentò di cancellare i segni del pianto. A sorpresa Derek gli si sedette accanto, Stiles riusciva a sentire sulla pelle il calore che emanava. Il calodre del lupo lo tranquillizzò. L'altro non disse nulla e si limitò a rivolgergli uno sguardo che gli aveva visto spesso, ma che non era mai riuscito a definire. Era lo sguardo che gli aveva rivolto la sera in cui avevano scoprto che il finto messaggio di Scott arrivava dall'ospedale. Non si stava poi così male, immersi in quel silenzio, con un lupo mannaro che in toria odiava e che ricambiava. C'era da dire che i loro rapporti erano cambiati leggermente senza che nemmeno se ne accorgessero. Si aiutavano senza troppe sceneggiate e si erano salvati la vita a vicenda, ma sedersi accanto a lui quando era in quello stato era ben diverso. Stiles poggiò la testa sul muro freddo e Derek gli passò la bottiglia dopo averne buttato giù un sorso. Le mani del ragazzo tremavano, afferrò la bottiglia, la rigirò tra le mani un paio di volte e poi  bevve. Rimasero in silenzio, passandosi la bottiglia fino a finirla. Ormai ubriaco Sitles aveva cominciato a mormorare cose incomprensibili. Derek si alzò in silenzio, gettò la bottiglia e tornò indietro senza sedersi «Non sei inutile, Stilinski. Vedi di ricordartelo perché non te lo ripeterò quando tornerai lucido». Stava per andarsene quando Stiles gli afferrò un polso. Non ci mise molta forza, ma bastò a far voltare Derek. Stiles aveva gli occhi lucidi e biascicò ridendo «Secondo te sono attraente per un gay?» L'altro rimase a fissarlo, perplesso. Fece qualcosa che non aveva programmato, si risedette senza dire una parola e continuò a guardare Stiles che si appropriava definitvamente del suo braccio, se lo passava attorno al collo e poggiava la testa sul suo petto. Derek non muoveva un muscolo, faticava a respirare e se Stiles fosse stato sobrio avrebbe espresso tutta la sua disapprovazione, ma il ragazzino aveva già preso sonno. Il lupo sapeva come si doveva sentire. Dopo la morte della sua famigliaa sapeva cosa voleva dire avere paura di perdere qualcun altro. A lui era successo, suo zio aveva ucciso sua sorella, da lì c'era stata solo una rabbia incontrollabile. Stiles non aveva nemmeno i mezzi fisici per evitare di perdere i suoi cari e si reputava inutile. Lo capiva, in un certo senso. Ricordava ancora la sensazione d'impotenza nonostante fosse un licantropo. Gli occhi gli bruciavano, così li chiuse. L'alcool non gli aveva fatto effetto, ma la stanchezza della giornata gli piombò addosso catturandolo in un sonno pesante.
Stiles si mosse appena tra le sue braccia, ma Derek non ricardava di averlo abbracciato. Stiles si rigirò un paio di volte prima di aprire gli occhi e trovarsi intrappolato tra le braccia di qualcuno. Non ricordava chi ci fosse con lui, ma si sicuro quello non era il corpo di qualche ragazza e nemmeno quello di Scott. Alzò lo sguardo e inorridì. Sarebbe morto, se lo sentiva. Derek aveva il sonno leggero e si svegliò al primo accenno di movimento, non si accorse subito di essersi disteso e di aver abbracciato il corpo di Stiles per tutta la notte. Spalancò gli occhi, giusto un secondo. Si alzò velocemente e si rivolse al ragazzo «Questo non è mai successo, d'accordo?» L'altro annuì e Derek se ne andò. Stiles ci mise qualche secondo a collegare, alzò una mano e salutò il nulla «Ciao, Derek. Buongiorno anche a te».

***

Et voilà, altro mini-delirio. E' una mini-long composta da 2 massimo 3 capitoli. Spero vi piaccia! Il rating è verde, si alzerà massimo fino all'arancione perché non so bene che piega prenderà la cosa. R&R! P.S. Se volete seguirmi su Facebook « Tyger! Tyger! Burning Bright

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Capitolo 2
*** The Day After Tomorrow. ***


Hurricane




The Day After Tomorrow

L'alba lo colse sveglio. Non aveva dormito, quella notte. Sentiva il pericolo, lo fiutava, imminente e imprevedibile. Anche Scott aveva abbandonato la resistenza, una volta saputo dell'arrivo degli alpha. Si sarebbero allenati quel pomeriggio e avrebbe dovuto insegnare al branco a controllare la bestia. Per quel motivo era già in piedi, pensieroso. Doveva proteggere il branco e Stiles, principalmente. Doveva anche tentare di cacciare gli Alpha nel caso questi avessero voluto banchettare con gli abitanti di Beacon Hills e Derek sapeva che non sarebbe stato facile. Se erano lì per una lotta di potere era già morto e non lo sapeva. Il branco, se così si potteva chiamare dopo la partenza di Boyd e Erica, era debole, lui era debole e lo sapeva. Paradossalmente Stiles non era nemmeno il più debole. Se si fosse combattuto uno scontro corpo a corpo sarebbe stato spacciato, ma era più furbo e intelligente di Scott e Isaac messi assieme. Non era un lupo, quindi, se avesse giocato bene le sue carte, cosa che, di solito, era in grado di fare egregiamente, sarebbe riuscito a sfuggire all'interesse degli Alpha almeno fino alla luna piena e non era cosa da poco. Avrebbe potuto elaborare un piano, d'attacco o di fuga che fosse, e loro lo avrebbero attuato, ma dovevano prendere tempo. Gli Alpha non avevano ancora accennato a farsi vedere, ma Derek li fiutava, sentiva la loro voglia di lotta, la loro febbrile ricerca di potere e questo lo spaventava. Non lo avrebbe mai detto a nessuno, questo era scontato. Non poteva, non doveva mostrarsi debole a nessuno e per nessuno. Non doveva importargli di nulla. Distante dalla vita normale e dalla sua stessa umanità. C'era stato un tempo in cui tutto quello gli riusciva naturale, ma da quando era diventato un Alpha le cose erano cambiate, si erano evolute e lui era mutato, si era fatto sfuggire le cose di mano. La rabbia si era affievolita, non di molto, ma quel tanto che bastava a placare la sua furia vendicativa. In fondo, Kate era morta e anche se Peter era risorto dall'oltretomba lo zio gli serviva, almeno in quel momento. Durante la faccenda del Kanima non si era dimostrato particolarmente brillante e si era lasciato trasportare dalla voglia di mettere fine a quella storia. L'aria del mattino era limpida e fredda, riusciva a schiarirgli le idee come poche altre cose. La pioggia di quella notte aveva disfatto le nuvole e inumidito il terreno. L'odore di erba bagnata gli entrava nelle narici facendolo sentire in pace, anche quello gli accadeva raramente. Di sicuro, da quando la sua famiglia era morta, i momenti di tranquillità riusciva a contarli sulle dita di una mano. Sospirò, le foglie secche schioccavano sotto le suole delle scarpe nere. Era sicuro che qualcosa gli stesse sfuggendo, ma non riusciva a riordinare i pezzi del puzzle quel tanto che bastava a scoprire quello mancante. Intravide un fisico asciutto, poco lontano e l'odore che gli arrivò alle narici, mischiato a quello lasciato dalla pioggia, lo preoccupò non poco. Cosa ci faceva Stiles sveglio a quell'ora? Perché girava per la riserva? Derek si stava preparando all'ennesima ramanzina senza rendersene conto. Quel ragazzo lo avrebbe fatto ammattire. Mentre avanzava Stiles si voltò dalla sua pare e con un sorriso spaventato lo salutò. Un passo in avanti da parte di entrambi e si ritrovarono a testa in giù con dei cavi a tenerli bloccati. Quelli non erano gli Argent. Derek si domandava come avesse fatto a non accorgersi della presenza di quelle trappole, ma dovette ammettere a se stesso di essere stato distratto e poco prudente. Non era da lui, decisamente. Si voltò verso Stiles e, scandendo lentamente le parole, disse  «Sappi solo che questa è tutta colpa tua». Il ragazzo non capiva, ma lasciò correre, troppo preoccupato dalla sua situazione per pensare agli streni percorsi mentali del lupo «Ho visto una trappola dei cacciatori ed era più leggera, Scott è riuscito a liberarsi da solo, questo sembra acciaio e stringe parecchio. Mi uscirà un livido». Derek sbuffò, si stava davvero preoccupando per un eventuale livido? Decisamente sì. Dagli alberi emersero delle figure slanciate, il loro sorriso era compiaciuto e, prima che Derek se ne rendesse conto, tutto divenne buio.
Quando riaprì gli occhi poté constatare che i suoi sensi da lupo servivano poco. L'ambiente era privo di qualsiasi segno caratteristico. Niente mobili, solo le sedie in cui erano stati legati, schiena contro schiena, come nei peggiori film del genere. Le sue mani erano legate e tenute a debita distanza dalle corde rinforzate. L'odore nell'aria era chiaro come un insgna a neon. Lupi. Questo voleva dire che gli Alpha erano molto più furbi di quanto pensasse, meno bestiali, ma anche meno amichevoli. Ringhiò, frustrato, mentre Stiles emanava l'ennesimo sbuffo sconsolato. Non sbraitava, non parlava, sospirava. Che la cattura da parte di Gerard gli avesse fatto bene? Ne dubitava, ma sperava con tutte le sue forze che non aprisse bocca. Meno sapevano su di lui, più possibilità c'erano che la passasse liscia. Sapeva che Stiles era diventato un ottimo bugiardo, nel corso di quei mesi in cui aveva dovuto nascondere tantissime cose al padre. Decisamente migliorato da quando tentava, invano, di far credere al padre che Scott non fosse con lui a cercare un cadavere mozzato, nella riserva, nel bel mezzo della notte. Eppure sapeva altrettanto bene che i lupi avevano ben altri mezzi per scoprire una menzogna. Sperava solo che interrogassero lui che puzzava di lupo a miglia di distanza. Stiles non voleva nemmeno pensare ad un'eventualità simile, se li avessero interrogati li avrebbero uccisi. Lui le sapeva certe cose. Non puoi lasciare in vita una persona dopo avergli posto certe domande perché se l'individuo in questione è abbastanza sveglio prima o poi arriverà a scoprire cosa cerchi, cosa vuoi, cosa brami così profondamente da renderti irrazionale al punto da rapire due persone, in un bosco, all'alba. Stiles sapeva con certezza assoluta che sono le cose che più agognamo a renderci spavaldi e vigorosi come guerrieri, ma allo stesso tempo instabili e deboli. Per questo le persone lottavano meglio per le battaglie d'altri. Più lucidità, migliori risultati. Derek stava respirando pesantemente, tenando di non trasformarsi, vista l'inutilità della cosa. Ferirsi con quella lega metallica che gli bloccava i polsi e le caviglie, non era poi così saggio. Dalla sua gola sgorgavano ringhi inquietanti. Si aggrappava disperatamente a quella rabbia che lo aveva tenuto a galla per tutti quegli anni. Annaspava, ma non mollava. La trasformazione era dolorosa, soprattutto quando funzionava come una lampadina che sa per fulminarsi. Quell'andirivieni gli bruciava la pelle, gli strappava i muscogli, gli tendeva ogni legamento, i denti dolevano, allungandosi e ritraendosi. Emergendo dall'ombra, un ragazzone biondo e decisamente ben piazzato sfoggiò un sorriso sadico «Da chi cominciamo?»

* * *

Parti plurigemellari, mi chiedo perché continuo a provarci anche se è evidente che non ci riesco. In ogni caso, questo capitolo è una schifezza, non me ne vogliate. Il numero preciso di capitoli sara quattro più epilogo e so già che me ne pentirò perché vi deluderò. Spero che questo capitolo vi piaccia e mi scuso per eventuali errori. A tutti voi gli amanti dello Sterek suggerisco la mia pagina d'autrice « Tyger! Tyger! Burning Bright e una pagina proprio su Stiles/Derek « If you say one word. Spero di vedervi/sentirvi lì, nel frattempo R&R! A presto!

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Capitolo 3
*** Butterfly Effect. ***


Hurricane




Butterfly Effect.


Erano passate almeno ventiquattro ore. Il volto di Stiles era sporco di sangue raffermo, sulla lingua il sapore di ferro gli faceva salire la nausea. Li avevano slegati dopo averli torturati, Derek guariva presto dalle ferite, ma non mangiava da troppo tempo e il branco di alpha forniva ai singoli licantropi molto più potere di quanto Derek potesse sperare di accumulare con il branco che si ritrovava. Erano stati rinchiusi in una cella, sorvegliati da tizi che facevano apparire Derek un cucciolo particolarmente arrendevole. Non si erano ancora mossi dalle posizioni in cui erano caduti Derek, frustrato e Stiles troppo debole per riuscire a muovere un dito. Il sapore della sconfitta non piaceva a nessuno dei due e Stiles temeva che suo padre si fosse già messo a cercarlo e se Scott lo avesse saputo non avrebbe pensato come un lupo, ma come Scott, mettendosi in guai. Stiles sentiva freddo, un freddo così spaventoso che quando sputò sangue si sentì pervadere dal panico, ma era troppo stanco per esprimerlo. Non riusciva a capire perché accadesse, non sapeva se fosse un dente, un morso alla lingua o qualcosa di più grave. Aveva il corpo intorpidito e sentiva solo il velo gelido che non preannuncia mai nulla di buono. Lo sapeva, lo aveva sentito in sua madre pochi giorni prima che morisse, ma tentò di convincersi che era solo la stanchezza, la paura, e magari anche una buona dose di febbre visto che era stato privato dei vestiti. Come se vite umane valessero quanto un umiliazione. Stiles ne aveva subite così tante che si era sentito quasi un eroe a prendere tutti quei calci senza dire una parola. Aveva urlato dal dolore, certo, aveva pianto, ma non aveva detto a nessuno che se anche avessero ucciso tutti i suoi amici lui sarebbe stato lì, vivo, a vendicarli, uno alla volta, a costo della vita. Nonostante il fatto che fosse il meno potente, il più fragile e patetico umano lui aveva una famiglia, una famiglia un tantino sopra le righe di cui non apprezzava tutti i componenti, ma che avrebbe tentato di proteggere per quanto la cosa potesse sembrare paradossale. Anche Derek era stato bravo, era rimasto in silenzio e aveva guardato tutto. Stiles sapeva che il suo cuore non aveva tradito nessuna emozione ed era immensamente grato alla sorte per essere capitato con l'unica persona che sicuramente non si sarebbe dispiaciuta a vederlo soffrire, forse. Sì, perché, nonostante tutto, non era riuscito a distogliere lo sguardo dagli occhi di Derek che nonostante il controllo lo osservava con quello sguardo che gli riservava sempre e che Stiles non era mai riuscito a decifrare. I suoi ricordi delle ore precedenti erano tinti di rosso, la sensibilità stava riportando a galla la sofferenza.

Il dolore gli perforava le ossa, gli mozzava il fiato ad ogni respiro. Il freddo era sempre più forte, sempre più fastidioso e Stiles si ritrovò a tremare. Da un angolo della cella provenivano ringhi bassi e infastiditi. Ormai Stiles batteva i denti, le labbra violacee si aprivano e si chiudevano a scatti. Cominciava a vedere tutto sfocato e decise che probabilmente, a quel punto, poteva anche svenire senza sembrare una ragazzina.

Fu a quel punto che Derek alzò la testa di scatto. Stiles era svenuto e il suo corpo si stava calmando, ma il lupo sapeva che non significava necessariamente qualcosa di buono, anzi. Le ferite non avevano un bell'aspetto, se mai fossero riusciti a uscire da lì avrebbe dovuto portarlo all'ospedale. Lui, non Scott, perché non era con Scott quando lo avevano catturato, non era per Scott che aveva taciuto, non erano stati gli occhi scuri dell'amico a guardarlo soffrire, impotenti. Derek si ritrovò a pensare che in un modo o nell'altro aveva retto il suo gioco, ma aveva sempre saputo che Stiles era molto più intelligente di quello che appariva. In fondo, bastava analizzare le troppe cose che uscivano dalla sua bocca per capire che tutte quelle cose doveva anche averle pensate e molte delle sue idee erano geniali, pur necessitando di un'aggiustatina ogni tanto. Senza pensare troppo si trascinò fino al corpo del ragazzo che riprese i sensi solo per un attimo, prima di sprofondare in un sonno pesante e privo di sogni. Si tolse il giubbotto con fatica, un braccio rotto che si saldava troppo velocemente poteva essere un problema, soprattutto se era fuori asse. Gettò il cappotto su Stiles, sperando che un po' di calore lo facesse stare meglio. Si impose di non fiatare mentre si rimetteva a posto il braccio, farlo da solo sarebbe stato anche più doloroso e difficile. Fissò lo sguardo sul ragazzo a terra, il respiro si era regolarizzato, ma le braccia, che spuntavano dal cappotto in pelle, portavano i segni violacei delle violenze subite. Derek non avrebbe saputo dire come fece a non urlare, ma lo sguardo era rimasto immobile a fissare Stiles, riverso a terra. In fondo lui aveva taciuto, per lui, per Scott, per tutti loro, eppure, pensò Derek, nessuno di loro lo aveva mai fatto sentire davvero a casa. Lo davano per scontato, era il membro della famiglia che risaltava di meno, ma che c'era sempre. Fu un pensiero poco lucido, un lampo di un secondo prima che anche il corpo del lupo si accasciasse al suolo, esausto, rotolando a fianco di Stiles, cercando le sue mani per infondergli calore. Era poco, certo, ma era l'unico modo per non rischiare di aggravare i danni che aveva subito. Doveva farlo scappare, assolutamente, fu l'ultimo pensiero di Derek, prima che tutto diventasse troppo e che i colori svanissero sostituiti da un oblio scuro che non era mai stato così rassicurante.

***

In enorme ritardo, ma ho pubblicato! Finiti tutti i test e alla fine Lettere ha avuto la meglio, come sempre xD Ringraziate The Fray e Lea Michele per questo capitolo. Vi sta venendo la depressione? Siete preoccupati? Lo spero, ma non ci giurerei. Per tutti quelli che sono certi del lieto fine dico solo che metà dei miei personaggi originali muoiono sotto atroci sofferenze... Ma non temete, ci sono un altro paio di capitoli prima della fine, chissà che io non cominci a provare pietà! Come, forse, avrete notato ogni capitolo ha il nome di un film, anche se il capitolo non riprende il film. Sono titoli che mi piacciono e che forse riguardano il capitolo in alcune sue parti. L'ultimo capitolo ha già il titolo, se volete, le scommesse sono aperte! R&R!

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Capitolo 4
*** The Perk of Being a Wallflower. ***


Hurricane




The Perk of Being a Wallflower.

Quando Stiles si svegliò il suo corpo era riverso verso il soffitto. Il soffitto non era grigio e non c'era traccia di muffe e ragnatele. Si sentiva intorpidito e dolorante, ma avrebbe dovuto essere peggio. Era in un ospedale, era all'ospedale. Si ritrovò a sperare che fosse una puntata di Scrubs, ma qualcosa gli diceva che non era così. Tentò di muovere il collo e il successo dell'azione lo colse leggermente impreparato. Si era aspettato di vedere Scott, o suo padre, pronti a chiedergli che diavolo gli fosse accaduto. Di certo non immaginava di vedere una sedia di legno, che doveva essere scomodissima, occupata da Derek Hale, addormentato. I graffi sulla sua pelle erano guariti, probabilmente prima dell'intervento medico. Quello che Stiles non capiva era come mai fossero liberi, ma Derek gli rispose lasciandolo a bocca aperta « Ci stavano testando, era un avviso. Vogliono battersi con l'Alpha, con me. Vogliono il mio potere, ma forse hanno notato che è ancora troppo debole. » Stiles aprì la bocca « E io cosa c'entro in tutto questo? Si può sapere? No, perché potevano prendere Isaac, Boyd e Erica... Poteva finirci di mezzo Scott e le cose potevano anche avere quasi senso... Ma io che diavolo centro? » Derek lo guardò come se la risposta fosse evidente « Sei l'anello debole del branco, Stiles. » Il ragazzo provò ad obbiettare che no, lui non faceva parte del branco, ma Derek glie lo impedì « Hai addosso il nostro odore, sei sempre in mezzo ai piedi e sai tutto su di noi. Sei parte del branco Stiles. »

Fu dimesso pochi giorni dopo. Aveva un braccio ingessato e diverse escoriazioni che ci avrebbero messo un po' a guarire, ma il rischio di infezioni era stato debellato e il dolore era tenuto sotto controllo. Anche quel giorno fu Derek ad andarlo a prendere, con il suo cipiglio corrucciato e l'aria di chi non dorme da giorni. Non aveva detto una parola. Non aveva risposto alle sue numerose domande. Suo padre era fuori città per un convegno sulla sicurezza ed era passato troppo poco tempo perché si preoccupasse del figlio, inoltre, Stiles aveva spiegato la situazione alla madre di Scott e la donna aveva compreso che non era il caso di allertare lo sceriffo, ma lo aveva pregato di fare attenzione. Stiles poteva capire la sua apprensione, ma le aveva fatto intendere che lui non era come Scott. La cosa sembrava non averla rassicurata. I suoi occhi si erano velati di preoccupazione e aveva insistito affinché trovasse qualcuno che stesse sempre con lui. Così Scott ed Allison avevano passato diversi pomeriggi all'ospedale, passandogli appunti e spiegando lezioni. Lydia era passata a trovarlo, senza Jackson e gli aveva portato un palloncino che lo aveva fatto sorridere. Isaac era andato a salutarlo un pomeriggio assieme a Scott, con cui sembrava aver stretto parecchia amicizia. Poi c'era Derek. Arrivava sempre quando il turno delle visite era finito, ma riusciva ad entrare senza farsi beccare. Gli teneva compagnia a modo suo, in silenzio, con gli occhi ostinatamente distanti, ma velati da un senso di colpa, quasi impercettibile. Lo ammoniva con lo sguardo quando si agitava troppo, ma non replicava quando lui iniziava i suoi monologhi. Qualche volta aveva dato segni di impazienza, ma non aveva detto una parola, limitandosi a tentare di nascondere il nervosismo. Lo fissava con lo sguardo verde per ore, le prime volte Stiles rimaneva sveglio, con gli occhi sgranati e un sacco di discorsi sullo stalking, fino a quando le palpebre si facevano troppo pesanti e le parole confuse, nella sua mente. Dopo un paio di giorni ci aveva fatto l'abitudine. Era una fortuna che avesse convinto la madre di Scott a farlo uscire prima. Suo padre sarebbe tornato a casa e non trovarlo nemmeno quel giorno sarebbe stato troppo.

Quando lo sceriffo Stilinski aprì la porta, quella sera, lo guardò come se avesse visto un fantasma « Cosa ti è successo, Stiles? » Disse, passandosi una mano sul volto, esasperato « Hey, papà... » Lo accolse il figlio « la cena è pronta. » Sorrise, ma l'espressione del padre gli faceva intendere che non sarebbe passato sopra un braccio ingessato e graffi sul volto, così fece l'unica cosa in cui era davvero migliorato in quel periodo « Oh, questo? » Disse alzando il braccio come se non fosse nulla d'importante « Sono andato a fare una passeggiata nel bosco e sono inciampato in una radice! » Lo sceriffo lo guardò come se si sentisse preso in giro, fece per dire qualcosa. Poi valutò che si stava pur sempre parlando di Stiles e lasciò cadere l'argomento. A quel punto, però, gli sorse spontanea un altra domanda « Ah, e chi ti ha aiutato a cucinare? » La faccia scioccata impedì a Stiles di inventarsi qualcosa per tempo, ma suo padre non parve accorgersene « Scott? » Chiese, spostando di nuovo lo sguardo verso il figlio che tentava di dissimulare il sollievo « Oh, sì certo... Scott. Sai doveva portare la cena a sua madre che oggi ha il turno di notte, così ha preparato qualcosa anche per noi. In effetti gli ho prestato la cucina così che non dovesse mollare in giro pentole, sai com'è Scott, non si sarebbe nemmeno ricordato di avercele prestate. » Forse sarebbe stato meglio chiudere la bocca « Oh, le tue chiacchiere non mi sono mancate affatto. » Disse suo padre, rilassandosi. Stiles si accorse di non aver ripreso fiato, ma quando si rese conto delle parole dell'uomo, esclamò « Hey! » e lo seguì « Questo è ingiusto da parte tua. Profondamente sgradevole. Sei mio padre! » riattaccò, gesticolò con l'unica mano libera.

Fuori dalla finestra Derek osservava la scena, l'espressione indecifrabile e le spalle tese che si scioglievano lentamente. Solo quando si fu assicurato che tutto fosse tornato alla normalità entrò in macchina e partì alla volta del nuovo rifugio del branco.

* * *

Io ve lo avevo detto che sarebbe stata un'agonia. Non sono capace con le long. D'ora in poi scriverò OS di 25 pagine e le dividerò  una volta finite u.u A scanso di equivoci, ribadisco che i titoli non hanno senso. Spero che questo capitolo, un po' più leggero dei precedenti, vi sia piaciuto! Il prossimo è l'ultimo. Tra l'uni e tutto credo di poterlo postare entro le due settimane, ma voi dovete spendere un po' di tempo a commentarlo! R&R!

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Capitolo 5
*** The Dark Knight. ***


Hurricane




The Dark Knight.

Aprì gli occhi, un soffitto bianco, odore di disinfettante. Era un ospedale. Pensò di essersi addormentato mentre sua madre riposava. Poi ricordò che sua madre era morta e suo padre, probabilmente, era al lavoro. Si aspettò di vedere Scott seduto sulla sedia affianco al suo letto. La signora McCall gli sorrise «Due volte in due mesi, questa volta dovrò avvisare tuo padre. » Sospirò. Stiles non ricordava di essere più stato lì dalla morte di sua madre, circa. L'ospedale lo faceva stare male. «Ma io non entro più qui dentro da almeno cinque anni. » La signora McCall gli parve invecchiata, rispetto al suo ultimo ricordo. Lei gli sorrise e parlò a qualcuno che non poteva vedere «Stai tranquillo, dopo uno shock simile è normale che non ricordi. Dovrebbe stare meglio presto. » Sorrise rassicurante e uscì «Io torno tra poco, vado a chiamare tuo padre anche se sarà pieno di lavoro per via dell'incendio. » La prima cosa a cui pensò fu alla casa degli Hale che prendeva fuoco. Probabilmente era inciampato cercando di andare a curiosare. Voltò lentamente la testa, il collo era praticamente insensibile. Un cerotto copriva la spalla e lui si domandò cosa gli fosse successo. Fu altro a scioccarlo maggiormente «Tu sei Derek Hale, vero? » Il ragazzo annuì senza dire una parola «Pensavo fossi più giovane. Lo so che non è una cosa gentile da dire a chi ha appena perso la famiglia, ma... Ma tu cosa ci fai qui? » L'altro scosse la testa «Ti ci ho portato io. Ti ho trovato svenuto. » L'altro sorrise, a disagio «Grazie mille! Non volevo fare nulla di male, lo giuro! Lo so, sono troppo curioso, davvero inopportuno e parlo troppo, ma non lo faccio di proposito. Sai è come quando pensi una cosa e non ti accorgi che la stai dicendo ad alta voce e ad un certo punto ti sfugge il controllo sulla lingua che parte e... » L'altro parve spazientirsi, ma non disse nulla. Se parlava così tanto voleva dire che stava meglio e si sentì sorprendentemente sollevato. Si chiese quando avrebbe ricordato, ma scosse la testa «Ora devo andare. » Disse alzandosi, mentre la madre di Scott entrava nella stanza «Tuo padre sta arrivando. A quanto pare l'incendio è stato un incidente, quel posto è abbandonato da molto tempo e probabilmente era solo questione di tempo. » Poi posò lo sguardo su Derek «Possiamo parlare? Devo sapere ancora un paio di cose... » Il lupo sapeva che non era vero, aveva già detto tutto, ma la donna lo guardava così male che la seguì.

«Non ha detto... » Lei scosse la testa ed entrò in una stanza vuota «Non ho detto allo sceriffo che suo figlio è stato portato qui con degli squarci sulla spalla da un ex sospettato. Come non gli dirò che le ferite sono artigli di lupo... Di lupo mannaro, soprattutto. Tu spiegami perché lui era lì! Dimmi che non è uno di voi e che non sei stato tu a metterlo in mezzo perché ti giuro che una madre arrabbiata è molto peggio di un lupo mannaro... No, non replicare nemmeno! Stiles è il migliore amico di Scott da sempre! E' come se fosse mio figlio, quindi dimmi la verità, ora. » Derek non era intimidito, ma decise di rispondere «E' andato ad ucciderli. Non aveva la mia complicità, io non sapevo nulla, Scott non sapeva nulla. Si è fatto aiutare dalla figlia degli Argent. Volevano proteggere gli innocenti, impedire che qualcuno si facesse male, rischiando la vita. Stiles ha il complesso dell'eroe, se n'è accorta? » La donna rimase in silenzio e il suo sguardo lo incitò a proseguire «L'ho controllato, non riuscivo a capire cosa volesse fare, probabilmente avrei dovuto fare più attenzione e non arrivare la sera tardi sotto casa. Li ho seguiti e ho visto il casolare. Non sapevo cosa volessero fare. Quando hanno cominciato ho pensato che avrebbe funzionato e non mi sono accorto che qualcuno aveva aperto la porta e lo stava attaccando. Stavo per intervenire quando Stiles ha completato il cerchio e Allison ha bruciato la casa. Le ho detto di scappare e ho portato qui Stiles. Lei deve aver atteso che me ne andassi per tornare e nascondere le prove. L'incendio è doloso, ma sono stati Stiles ed Allison a provocarlo.»
La donna lo guardò «Come sapevano che avrebbe funzionato? » Chiese la donna «Perché ha già funzionato in passato. » Rispose, atono.

Suo padre era passato nel pomeriggio. La mamma di Scott l'aveva pregato di non interferire con il ritorno della memoria, così erano rimasti su terreni facili da percorrere. Poi suo padre era dovuto tornare in centrale. L'ora delle visite era finita. Scott era passato assieme ad Allison, non si tenevano per mano e a Stiles parve sbagliato, ma lasciò perdere. In fondo, non ricordava nulla di quella ragazza dagli occhi castani. Lydia non si fece vedere, ma a lui non parve strano. Non aveva rapporti con lei, da quello che ricordava, eppure pensava che sarebbe passata.

Dopo l'orario di visita l'ospedale era silenzioso e triste. Stiles aveva appena preso sonno, quando qualcuno lo scosse leggermente. Lui si svegliò balbettando «Che c'è? Sono malato io! » Si ritrovò a guardare gli occhi verdi di Derek che lo scrutavano, dubbiosi «L'orario di visite è finito. » L'altro non disse nulla e si sedette «Non parli molto, vero? Ci conosciamo, vero? Noi due, è una cosa che non ricordo, giusto? Siamo amici? » Chiese ingenuamente. L'altro scosse la testa «Siamo nemici? » L'altro negò di nuovo «Allora cosa siamo? » Chiese l'altro, confuso. Lo sguardo di Derek era penetrante e Stiles era sicuro che potesse essere molto intimidatorio. Gli ricordavano un momento, in una jeep, proprio davanti a quell'ospedale. L'altro interruppe il ricordo «Non abbiamo una definizione... » L'altro lo guardò stranito «Stiamo assieme? » Gli occhi del lupo lampeggiarono e il suo volto si avvicinò pericolosamente al suo. Gli occhi di Stiles caddero sulle labbra serrate «Cosa ti passa per la testa? » Sbottò l'altro. Anche quello gli ricordava qualcosa. Entrare in camera e trovare Derek ad aspettarlo. Derek che si toglieva la maglietta «Oh mio Dio. Tu ti sei tolto la maglietta in camera mia! » Gracchiò. L'altro dava l'impressione di voler morire o di vederlo morto «Cominciamo bene... » Borbottò. «Allora? Perché ti stavi spogliando in camera mia? » L'altro ringhiò, basso, e gli occhi mutarono leggermente. Una tinta rossastra li attraversò per un secondo. Stiles balzò sul letto. Qualcuno aprì la porta.

La signora McCall osservava la scena «Derek, fuori di qui. Adesso. Stiles, calmati e non urlare. Niente shock, niente attacco di panico... » Ormai, però, era troppo tardi. La sensazione di oppressione aumentava e Stiles respirava a fatica «Derek, vattene immediatamente da qui! » Ordinò la donna, ma il ragazzo non si mosse. L'altra si avvicinò a Stiles e frugò tra le tasche, porgendogli un inalatore che l'altro afferrò. Si calmò quasi subito «Ha funzionato! Io non ho l'asma.... » Disse sorpreso. La donna gli sorrise e annuì «Funziona sempre con te. Ne ho recuperato uno, pensavo che sarebbe successo. » L'altro annuì «E' stato come, come... Se non riuscissi a respirare, a prendere fiato, come quando stai annegando. » Ed eccolo lì un altro lampo di memoria che gli fece vorticare la testa. Alzò lo sguardo su Derek «Tu mi hai salvato la vita. » Disse solo. L'altro scrollò le spalle «E tu l'hai salvata a me. » Dopo di che si alzò e se ne andò.

La madre di Scott lo seguì «Non farlo. Non farlo mai più. » Lo avvertì, per poi sparire a finire il suo turno. Derek controllò che se ne fosse andata e poi tornò indietro. Stiles aveva ripreso sonno, doveva essere esausto per averlo fatto in così poco tempo. Si sedette e attese. Attese così tanto che si addormentò con la testa sul materasso del letto.

Erano le cinque di mattina e un osservatore attento avrebbe visto gli occhi di Stiles muoversi, sotto le palpebre.

Gli avevano tolto l'ingessatura da meno di quarantotto ore e stava già per rimettersi nei guai. Il cellulare squillò un paio di volte prima che una voce conosciuta rispondesse perplessa «Stiles? » Lui prese un gran sospiro «Sei l'unica persona che mi può aiutare. Vuoi farlo? » La persona all'altro capo ci mise un minuto a rispondere «Sai che sono pronta a farlo. » Lui annuì, anche se lei non poteva vederlo «Cosa avevi in mente? » Lui si sedette sulla sedia girevole e, dondolandosi, rispose «Vieni da me, ti aspetto tra dieci minuti. Mio padre... Mio padre è al lavoro. Porta tutte le armi che sai usare. Dobbiamo essere attenti. » Lei non rispose nemmeno, attaccò e lui seppe che sarebbe arrivata.

«Ricapitoliamo: vuoi fare una miscela di aconito da usare per pulire le lame e immergere le punte delle frecce. I proiettili sono l'ultima alternativa. » L'altro annuì «Io mi occupo del cerchio esterno. Tu dovrai seguirmi. Dovremmo lavorare assieme, nello stesso momento. Dobbiamo stare attenti. In caso di pericolo esci dal cerchio e prendi l'arco. Se il cerchio si spezza estrai la pistola e... Bang! » Stiles imitò lo sparo e Allison lo guardò, esasperata «Sei sicuro di poterlo fare? » Gli chiese e lui rispose «L'ho già fatto... » Spostò lo sguardo altrove «La notte... » Lei lo interruppe «Lo so. » Lui annuì «Bene, cominciamo? » Lei annuì «Ricordati del codice... » Lo avvisò lei, spaventata «Mi hanno mandato all'ospedale, per come la vedo io hanno tentato di uccidermi... Poteva capitarmi un emorragia interna. Era tutto così freddo e... e umido, fastidioso. Era come un serpente che tentava di agguantarmi. Poi qualcosa è cambiato, ho sentito qualcosa di incredibilmente caldo che tentava di... E' assurdo, lo so, ma era come se qualcosa mi stesse riscaldando. » La ragazza tacque «Credo sia stato Derek. » Concluse e l'altra annuì «Cominciamo. »

«Allison... » Stavano lavorando da ore e ormai era buio. Avrebbero agito all'alba. La ragazza non si distrasse, ma rispose «Sì, Stiles? » Il ragazzo pensò al modo migliore di porre quella domanda, ma, ovviamente, riuscì ad essere totalmente privo di tatto «Credi che tornerai mai con Scott? Insomma, tu lo ami, no? Non sto cercando di convincerti, ma di capire. Lo sai, no? » Lei annuì «Non lo so, Stiles. E' che sono così confusa, non sul mio ruolo, ma su come ritrovare me stessa... Devo fare questo, prima. » Lui annuì e sorrise, comprensivo «Forse devi solo andare avanti... » Disse gesticolando come suo solito «Forse certe cose accadono per un motivo. Probabilmente tu devi accettare questa parte di te e della tua vita, devi affogarci dentro e poi riemergerne migliorata, non necessariamente cambiata. Devi solo... Andare avanti. » Lei lo guardò e sorrise molto più tranquilla «Non è male come consiglio. » Lui sbuffò «Ho solo imparato una lezione. » Sorrise amaramente e lei gli diede una pacca sulla spalla, per incoraggiarlo «Vedila così, potrebbe essere più facile provarci con Derek. » Rise «Tu sei una pessima amica, lo sai? Insomma, sei seria? Io... » Disse indicandosi «e quel... Io e Derek Hale? Quale persona malata di mente... No, non voglio sapere cosa immagina la tua testa... Oh mio Dio, che immagini che mi stai facendo venire in mente... Ricordati, se dovrò andare da uno psicologo sarà tutta colpa tua! » Lei lo guardò, divertita «Tu vai a spasso con i lupi e l'immagine di te e Derek che fate sesso ti fa sentire il bisogno di andare da uno psicologo? » Lui si finse concentrato su quello che stava facendo, cioè cercare una tanica «Come pensavo. » Concluse la giovane Argent. Lui si voltò di scatto «Pensavi? Cosa pensavi? Quali strane idee ti ronzano per la testa? Bé, ti sbagli. Le immagini di me e Derek che facciamo sesso che stanno occupando la mia mente non mi faranno andare ai matti perché mi piacerebbe metterle in pratica. » Sgranò gli occhi «No! Tutt'altro. Sono raccapricciato! Capito? Insomma, a questo punto meglio uno come Danny, anche se no, direi di no. Insomma... Allison! » Lei rise del panico nella voce del ragazzo «Quindi Lydia... Insomma ti piacciono sia i ragazzi che le ragazze. » Lui rimase interdetto «Credo di non fare particolari distinzioni... Cioè, vedo le differenze, ma... Ecco, quando mi piace qualcuno mi piace e basta, no? » Lei sorrise, dolcemente «Naturalmente. Prometto di non tentare di uccidere Derek, di nuovo. » Lui non rispose nemmeno. Sbuffò e lei rise leggermente «Direi che ora possiamo solo aspettare l'alba... » Disse e lei annuì.

Era passata un'ora e mezza. Stiles stava camminando avanti e indietro, nella sua stanza, Allison era seduta sulla sedia. Fu lei a spezzare il silenzio «Come sta? » Lui la guardò «Male, ma sta tentando di accettarlo. Ti aspetta e ti rispetta. » Lei annuì. Stiles guardava fuori, gli pareve di scorgere un ombra ma l'oscurità parve avergli giocato uno sei suoi scherzi, perché un battito di ciglia dopo non c'era nulla, lì fuori.
Non era ancora sorta l'alba quando si misero in macchina «Sei pronta? » Chiese, con il volto serio, ad Allison «Lo stai davvero chiedendo tu a me? » Lui sbuffò.

Si nascosero dietro un albero e li videro rientrare. Stiles si trattenne dal chiedere ad Allison dove potevano essere stati. Non dovevano farsi scoprire. Il fatto che arrivassero dalla direzione opposta li aiutava non poco. Dieci minuti dopo tutti e cinque gli Alpha erano in casa. Allison e Stiles rimasero un'ora e mezza accovacciati in una groviglio di piante particolarmente odorose. Poi si mossero.
Camminavano lentamente, attenti a non pestare nulla, respirando il più lentamente possibile. Arrivati davanti alla casa era evidente che gli Alpha non si sentissero minacciati. Non c'erano guardie alle porte. Allison si appiattì alla parete con la tanica in mano e lo guardò. Lui estrasse la polvere e annuì. Partirono in sincrono. Si erano allenati a quello, durante il resto del tempo. Il liquido trasparente cadeva sull'erba senza rumore e così la polvere. Posavano i piedi a terra nello stesso istante.

Avevano quasi finito, mancava davvero poco, quando Stiles sentì un dolore lanciante alla spalla e sentì il sangue scivolare giù per la spalla. Allison non urlò, ma la sua pistola sparò diversi colpi e qualcuno mugolò, agonizzante «Stiles, finisci il lavoro! » Urlò e lui non se lo fece ripetere due volte, chiuse il cerchio che avrebbe intrappolato gli altri «Tu hai finito? » Chiese a fatica, ad Allison «Come da copione » Stiles respirava pesantemente e la testa gli girava vorticosamente. Fece appena in tempo a scorgere Allison che appiccava fuoco al casolare e il corpo del lupo, morto, con diverse frecce piantate addosso, che veniva tranciato in due da una spada lunga e affilata. Il sangue scintillava sulla lama argentata e gocciolava a terra, bagnando il terreno e l'erba smeraldina, mentre il sole sorgeva e il fuoco ardeva. Qualcuno urlava di dolore, ma Stiles era sicuro che Allison stesse bene. Riuscì a percepire a malapena qualcuno che lo sollevava e una giacca di pelle sotto le dita.

Avrebbe voluto dire qualcosa, ma non riusciva a parlare, mentre scivolava nell'oblio.

Saltò a sedere con un urlo strozzato «Derek! » L'Alpha avvertì tutto e si svegliò di colpo «Stiles? Va tutto bene? Un altro attacco di panico? » L'altro scosse la testa «No. » Poi Derek lo guardò negli occhi e vi lesse qualcosa che lo spinse a dire, severo «Non avresti dovuto farlo. » Stiles rispose solo «Sono morti? » L'altro annuì e rispose «Siamo al sicuro. » Non sorrideva, ma Stiles sapeva che non lo faceva spesso. In quel momento un frangente della sua conversazione con Allison lo fece saltare sul letto. Derek era decisamente vicino e il suo sguardo era liquido e stanco. Lo aveva già visto in passato, tante volte. Ogni volta in cui erano soli. Sembrava lottasse con se stesso, sembrava sesse tentando di memorizzare qualcosa di particolarmente importante. Lui lo stava guardando sollevato e lui pensava a lui senza maglietta? Tutta colpa di Allison. Poi focalizzò l'attenzione sul Derek in carne ed ossa «Mi trasformerò? » L'altro scosse la testa «Se hai fortuna non ti rimarranno nemmeno le cicatrici, ma per ora ci sono. Il taglio non era abbastanza profondo da infettarti. » Disse con una punta di sollievo. L'altro annuì, poi parve pensare alla sua reazione «Tu eri preoccupato per me! » Non era una domanda e Derek lo guardò esasperato. Proprio in quel momento tutto il branco entrò nella stanza, seguiti dall'infermiera McCall che tentava di tenerli a bada.

* * *

Sono stata brava, no? Ci ho messo meno del solito. Ecco qui la fine, orrenda, di questa mini-long orrenda. Vado a nascondermi. Non ci sono baci/altre cose perché non sono uscite. Vedevo troppo bene questa situazione in cui Stiles e Derek si accorgono che si salvano la vita troppo spesso e si preoccupano l'uno per l'altro e tutto il resto. Insomma, spero di non avervi deluso. Nel caso, ve l'avevo detto, ma non temete, tornerò in me stessa molto presto. Sto scrivendo qualcos'altro che è più impegnativo a livello di trama e non è così veloce.
Alla prossima, R&R!

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