Prima o poi la fortuna gira - primo anno

di Piumadoro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ciao ciao schifo di vita! ***
Capitolo 2: *** Amici per sempre ***
Capitolo 3: *** Lo smistamento ***
Capitolo 4: *** Ed ecco i primi guai ... ***
Capitolo 5: *** Un nuovo amico ***
Capitolo 6: *** Lettere da Sirius - 1 ***
Capitolo 7: *** Non sono fottuti sono morti. Morti morti morti morti. ***
Capitolo 8: *** Stelle e stranezze ***
Capitolo 9: *** Sentimenti Intensi ***
Capitolo 10: *** Lezioni di volo ***
Capitolo 11: *** Halloween ***
Capitolo 12: *** Caccia alle caramelle ***
Capitolo 13: *** Lettere da Sirius - 2 ***
Capitolo 14: *** Lezioni di vita ***
Capitolo 15: *** Natale in Famiglia ***
Capitolo 16: *** 3...2...1... ***
Capitolo 17: *** San Valentino ***
Capitolo 18: *** Lettere da Sirius - 3 ***
Capitolo 19: *** Un angelo per te ***
Capitolo 20: *** Se stai andando alla partita ***
Capitolo 21: *** Frohe Ostern! ***
Capitolo 22: *** La finale ***
Capitolo 23: *** L'Esame ***
Capitolo 24: *** Fine ***
Capitolo 25: *** Rose ***
Capitolo 26: *** La notte non mi fa paura. Non più. ***
Capitolo 27: *** Lettere da Sirius - 4 ***



Capitolo 1
*** Ciao ciao schifo di vita! ***


A Star era arrivata una lettera poco tempo prima, la miglior lettera del mondo secondo lei. Era la lettera che le aveva spiegato come mai poteva fare certe cose che altri bambini non potevano fare, era la lettera che le aveva dato il permesso di recarsi in centro Londra a comprare cose che fino a quel momento aveva solo potuto sognare, ma soprattutto era la lettera che le aveva fatto scorgere il primo spiraglio di libertà e felicità nella sua vita.
Ora è alla stazione di King's Cross con un carrello per bagagli carico di oggetti più o meno appariscenti ma pur sempre rovinati poiché di seconda, se non addirittura di terza, mano. Stringeva in mano un biglietto che le indicava di recarsi al binario 9 e 3/4. Nella lettera che aveva ricevuto c'era scritto come arrivarci ma sembrava che due bambine dai capelli rossi con i loro genitori (sicuramente babbani) fossero parecchio in difficoltà. I signori guardavano ansiosi la più carina e piccola delle loro figlie, la quale spingeva un carrello ingombrante come quello di Star, mentre la sorella guardava in basso senza nessuna apparente espressione. Star sorpassò la bambina carina sussurandole: "Fai come me", partì in una leggera corsa verso la colonna del binario 9 e 10 e ci passò attraverso come se non ci fosse stata, attese giusto il tempo di veder comparire la bambina e poi camminò sulla piattaforma del binario che le si era materializzato davanti.
Il binario era pieno di gente: alcuni vestiti con una lunga toga nera divisa della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, e lei stava andando lì per quanto le sembrasse strano.
Stava per caricare il suoi bagagli sul treno quando vide un ragazzo vestito in maniera elegante di verde e argento fermo accanto a quelli che presumibilmente erano i suoi genitori, i quali avevano l'aria di possedere il mondo. Lui se ne stava lì sofferente come sperando di partire al più presto e di non tornare mai più. Star provò subito un moto di simpatia per lui e dopo aver sistemato il baule entrò nel primo scompartimento vuoto che trovò augurandosi di rincontrare quel ragazzo.
Forse grazie a tutti gli anni di sofferenza che aveva subito ebbe un grandissimo colpo di fortuna.
L'espresso era partito da circa un minuto e Star era seduta accanto al finestrino dello scompartimento ancora vuoto, in quel momento due ragazzi aprirono la porta e uno chiese:
"Possiamo?"
Star si girò verso i nuovi arrivati e li studiò per un attimo con aria neutra: il primo aveva i capelli neri, gli occhi nocciola contornati da occhiali rotondi e un fare spavaldo. Il ragazzo che aveva parlato invece aveva i capelli neri, gli occhi grigi e un sorrisino sarcastico, era il ragazzo che aveva visto prima di salire sull'espresso.
"Con molto piacere!" acconsentì lei sorridendo. Il ragazzo dagli occhi grigi le si sedette di fronte, l'altro si accomodò accanto all'amico.
"Piacere! Mi chiamo James Potter" disse subito quest'ultimo
"Sirius Black" si presentò il ragazzo vicino al finestrino sottolineando schifato 'Black'.
"Problemi con la famiglia?" chiese subito Star "A quanto mi risulta i Black sono una famigli purosangue da sempre. Quali problemi può avere un quasi reale?" continuò in tono canzonatorio.
"Non puoi capire..." fece cupo Sirius.
"Come credi. IO; abbandonata da mia madre appena venuta al mondo, cresciuta in un orfanotrofio maschile, patendo ogni tipo di discriminazione, facendo lavori pesanti che naturalmente ero l'unica a fare, vedendo sfumare ogni possibilità di essere adottata grazie ai miei coetanei che non desideravano altro che vedermi soffrire, mangiando giusto quel minimo che mi teneva in vita, venendo trattata come una schiava. IO non posso capire i problemi di un ragazzo di buona famiglia" rise senza allegria "forse no."
Anche se aveva parlato con voce distaccata e senza incrinature i due ragazzi avevano intuito che nascondeva una vita di grandi sofferenze che sicuramente l'avevano segnata a fondo. Se l'avessero conosciuta meglio avrebbero letto nel profondo dei suoi occhi blu cobalto i suoi sentimenti, per ora potevano solo intuire guardandola sbalorditi.
"Accidenti!" disse James
"Tu sei un Potter, quindi un altro purosangue." Disse lei serena come per chiudere l'argomento precedente.
"Si certo" confermò James "ma tu non ci hai ancora detto chi sei..."
"Oh, giusto! L'unica cosa che avevo era un medaglione con su scritto 'WhiteRose' si presume sia il nome di mia madre, quindi sono stata battezzata Rose di nome White di cognome dato che non si sa nulla di mio padre e non si hanno notizie di mia madre. Eppure alcuni ragazzi all'orfanotrofio mi chiamavano Star perchè dicevano che sono come una stella splendente in una notte buia. Naturalmente grazie alla mia super fortuna gli unici cinque ragazzi che lo pensavano  se ne sono andati quando avevo quattro anni. Comunque sia preferisco di gran lunga questo soprannome al nome di una madre degenere."
I due ragazzi erano sempre più sbalorditi ma si ripresero.
"Bene, vorrà dire che ti chiameremo Star" esordì James e Sirius sorrise, la ragazza non poté fare a meno di notare il fascino dei suoi nuovi amici ma poi le venne un dubbio:
"Da quanto vi conoscete voi due?"
"Da qualche minuto penso..." rispose Sirius "... ma credo di averlo già incontrato da piccolo, ricordo vagamente un rompi scatole di prima categoria nella mia infanzia." Tutti e tre risero, più per la felicità della nuova amicizia che per la battuta.
 

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Capitolo 2
*** Amici per sempre ***


Prima che potessero fare qualcos’altro una ragazza dai capelli rosso scuro aprì d’improvviso la porta dello scompartimento, era in lacrime e forse stava per andarsene ma Star riconoscendola si alzò e le fece segno di sedersi vicino al finestrino dove prima c’era lei. Forse anche la ragazza la riconobbe perché accettò in silenzio, Rose le si sedette accanto parlandole gentilmente:
“Ciao io sono Star. Vorresti parlare un po’ con me?”
“Sono Lily, e non importa, vorrei solo stare da sola” Rispose quella cupamente.
Sirius allora si spostò accanto alla sua amica e loro e James ricominciarono a parlare animatamente.
Un ragazzo dalla pelle olivastra, i capelli neri troppo lunghi e l’aria trascurata entrò deciso nello scompartimento e si mise di fronte a Lily. Lei gli gettò un’occhiata e poi tornò a guardare fuori dal finestrino.
Star, James e Sirius non badarono ai loro sussurri concitati finché il ragazzo non esclamò:
“… ma ci stiamo andando! Stiamo andando ad Hogwarts ! ”
La ragazzina sorrise suo malgrado.
“Speriamo che tu sia una Serpeverde ” continuò il ragazzo rinfrancato.
“Serpeverde?! ” James a quella parola si voltò verso i due ragazzi. “Chi vuole diventare un Serpeverde? Io credo che lascerei la scuola, e voi?” chiese poi a Star e Sirius il quale non sorrise.
“Tutta la mia famiglia è stata in Serpeverde” rispose.
“Oh cavolo” commentò James “E dire che mi sembravi a posto!”
Sirius ghignò.“Forse io andrò contro la tradizione. Dove vorresti finire se potessi scegliere?”
James alzò una spada invisibile:
“ ‘Grifondoro… culla dei coraggiosi di cuore!’ Come mio padre”
Il ragazzo fece un verso sprezzante. James si voltò verso di lui.
“Qualcosa che non va?”
“No.” Rispose il ragazzo, ma il suo lieve ghigno diceva il contrario “Se preferisci i muscoli al cervello…”
“E tu dove pensi di finire, visto che non hai nessuno dei due?” Intervenne Sirius.
James scoppiò in una fragorosa risata e Star, che aveva assistito sorridendo, rispose al posto del ragazzo con voce falsamente seria:
“Ma non lo hai ancora capito, Sirius? Il nostro caro amico qui presente è sul treno solo per allietarci il viaggio, perché sono abbastanza sicura che far entrare uno scemo così a Hogwarts sia contro il regolamento. ”
James si rotolò per terra dalle risate, Sirius rise piegato in due. Lily si raddrizzò nel sedile, nervosa, e guardò prima James  poi Sirius e infine Star disgustata.
“Andiamo, Severus, cerchiamo un altro scompartimento. ”
“Ooooooooooh...”
James e Sirius imitarono la sua voce altezzosa; James cercò di fare lo sgambetto a Severus.
“Ci si vede Mocciosus!” Gridò Star chiudendo la porta, tornarono tutti a sedersi nei loro posti iniziali ridacchiando.
“Siete davvero forti voi due, lo sapete?” Si complimentò James con Sirius e Star.
“Si si certo” Star allontanò alla svelta quel discorso con un gesto distratto della mano, si piegò in avanti verso Sirius poggiando i gomiti sulle sue ginocchia e, con il mento tra le mani, guardò verso di lui. “ ’Tutta la mia famiglia è stata in Serpeverde’; è questo il tuo grande problema esistenziale, signor Black?” Lo canzonò in un sussurro che face rabbrividire entrambi i ragazzi e non per inquietudine. Il fatto era che nonostante Star portasse i segni inconfondibili di chi è stato maltrattato e malnutrito nello sguardo e forse nel corpo, sotto la divisa, dove i ragazzi non potevano vedere, il suo modo di fare e le sue espressioni erano estremamente femminili e seducenti per una ragazza di quell’età.
“Bhè si, è questo il mio problema.” Rispose lentamente l’interpellato. “Odio la mia famiglia, sono tutti fanatici purosangue e tutti Serpeverde. Sono sempre lì a predicare sul sangue puro e sono dei ricconi egoisti che odiano i babbani. Si credono superiori a tutti perché sono dei Black.” Completò con disprezzo.
“Wow! Invece io non ho nessun problema. I miei genitori sono fantastici e mi amano come tutti gli altri miei parenti …” James si era intromesso con voce leggere. Star e Sirius si voltarono guardandolo come a dire ‘Grazie tante!’ e poi scoppiarono tutti a ridere, di nuovo.
Qualche tempo più tardi una signora sorridente che spingeva un carrello aprì la porta dello scompartimento e con voce allegra chiese:
“Volete qualcosa, ragazzi?”
“Volentieri!” Esclamarono in coro James e Sirius precipitandosi a comprare le più svariate tipologie di dolciumi che poi gettarono nel sedile tra di loro di fronte al quale era seduta Star. Infilarono le mani a caso nella montagnola mangiando di tutto ma Sirius alzò lo sguardo sulla ragazza e fece per dire qualcosa con scarso risultato dato che le caramelle gli avevano incollato i denti. Così diede uno spintone a James indicandola con lo sguardo.
“Sei a dieta o hai un’ intolleranza ai dolci?” Domandò quest’ultimo interpretando l’occhiata di Sirius.
“Ma non è roba mia …”
“E allora? E’ roba nostra e quello che è nostro è tuo.” Replicò Sirius ingoiando sonoramente.
Star rise; una risata così cristallina da far venire i brividi di piacere. Li abbracciò entrambi con un sorriso enorme e fiondò la mano nei dolci. “Ragazzi, vi ho appena conosciuto e mi sembra di essere nata con voi, siamo qui a parlare da poco e mi sembra che siamo sempre stati amici. Insomma, qualcosa mi dice che vi voglio un mondo di bene!”
 
 

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Capitolo 3
*** Lo smistamento ***


Il resto del viaggio proseguì serenamente tra: scherzi, parlare di quidditch, risate, parlare di quidditch , giochi magici a carte , parlare di quidditch , incantesimi elementari e … prendere in giro Mocciosus quando capitava a tiro.
 
“ PRIMO ANNO! PRIMO ANNO DA QUESTA PARTE!” Una voce forte e bassa sovrastò le altre nella confusione della stazione di hogsmead e i tre amici la seguirono, più per curiosità che per obbidienza.
“Hoilà Hagrid!” Urlò James all’omone che li stava chiamando.
“Che, lo conosci?”Chiese curiosa Star.
“Bhè si, è un caro amico di famiglia. Non fatevi ingannare dall’ aspetto è molto gentile. Lui è Hagrid il custode delle chiavi e dei luoghi Hogwarts… in poche parole il guardiacaccia. Hagrid loro sono Sirius e Star, i miei migliori amici.”
“ ’cere ” Disse Hagrid frettoloso “Io vi accompagnerò a Hogwarts traversando il Lago Nero, è una vecchia tradizione. Ci siete tutti?”
Star sgranò gli occhi ammaliata mentre camminava con gli altri “Amo questo posto alla follia! Mi sento come un’acciuga in un acquario!”
“Non dovrebbe essere triste un’ acciuga in un acquario?” Domandò Sirius accigliato.
“Scherzi? Sempre meglio della scatola!”
“Tu non stai bene … la cosa mi piace …”
Star rise e appena riuscirono a scorgere le barche iniziò a saltellare come una bambina, James e Sirius si scambiarono uno sguardo sconvolto ma poi si lasciarono trascinare dall’euforia della loro amica e saltellando a loro volta scelsero una barca.
“Chi sa come si guida una barca alzi la mano.” Disse lei guardando i suoi compagni nessuno dei quali si mosse. James le poggiò una mano sulla spalla e con fare sapiente le spiegò:
“Non serve saper guidare una barca … si guidano da sole …”
“Mister sottutto, va a farti un bagno … e io che volevo imparare a remare …”
Per mezzo secondo la ragazza sembrò abbacchiata ma subito si illuminò mentre le barche partivano scivolando silenziose sulla superficie del Lago. Era una notte serena e si vedevano milioni di stelle, la luna piena splendeva alta nel cielo illuminando ogni cosa e riflettendosi nell’acqua.  Star si sporse leggermente per poter sfiorare con le dita la gelida oscurità su qui navigavano. Una scia di spruzzi luminosi partiva dal punto in cui la sua mano toccava leggera l’acqua e milioni di piccole palline luminescenti staccandosi da essa li circondarono in breve, fluttuando accanto a loro come lucciole.
“Come ci sei riuscita?” Le chiese James.
“Mi viene naturale, so controllare molto bene la mia magia anche senza la bacchetta … buffo … se lo avessi saputo prima sarei scappata subito … ho fatto una valanga di piani di fuga, l’unico dettaglio è che anche lavorando non sarei riuscita a mantenermi, sarei morta di fame. Se avessi saputo subito di questo mondo non avrei nemmeno pensato ad un piano, avrei raccolto la mia … il mio nulla e sarei uscita da quella dannata porta con la testa alta lo sguardo fiero e un sorriso sulle labbra.”
“Invece che hai fatto?” i due ragazzi pendevano dalle sue labbra e Sirius premette per saperne di più.
“Quando ho ricevuto la lettera intendi? Bhè, è arrivato un tipo a portarmela, penso fosse del ministero, ha spiegato tutto alla mia dirigente e chissà come è riuscito a convincerla a lasciarmi venire. Mi ha dato tutte le indicazioni che servivano. Il giorno dopo mi sono svegliata, ho raccolto il mio nulla e sono uscita da quella dannata porta con la testa alta lo sguardo fiero e un sorriso sulle labbra … e la direttrice mi ha fermato perché aveva cambiato idea … ah e mi ha bastonato per aver messo la punta del mio piede fuori dall’orfanotrofio. Il tipo del ministero è dovuto tornare e questa volta mi ha portato via con lui, lasciandomi al Paiolo Magico. Gran bel posto. Da li è iniziata la mia avventura.”
“Tu pensi mai al fatto che hai avuto una vita di schifo?” Fece sarcastico James.
“Si ogni tanto ma … uh! Una grotta!”
Erano veramente entrati in una grotta. Le barche si fermarono a riva e  loro scesero, seguendo sempre Hagrid, ricominciarono a camminare.
“E’ stato bellissimo! Stavo dicendo qualcosa?”
“Si Star, stavi parlando della tua infanzia.” Le ricordò Sirius.
“Ah, vero. Si, penso spesso alla mia vita ma mai seriamente. Non riesco ad essere triste, il mio cervello e il mio corpo si rifiutano di essere tristi. La direttrice ha detto che in tutta la mia esistenza non ho mai versato una lacrima. Oltretutto sono una persona che si distrae facilmente non riesco a concentrarmi se c’è qualcosa di … WOW!”
Davanti a loro si presentava il castello di Hogwarts in tutta la sua magnificenza. Vederlo dal lago, riflesso sull’acqua era una cosa. Starci sotto era completamente diverso.
Si fermarono davanti ad un portone di quercia e Hagrid bussò. La porta si aprì subito e una donna alta, dai capelli neri stretti in una crocchia e l’aria severa disse:
“Bene, Hagrid. Ora ci penso io.”
La donna li condusse in un grande atrio molto spazioso.
“Io sono la professoressa McGranitt. Fra poco verrete Smistati nelle Case di Hogwarts, esse sono: Grifondoro, di cui sono la direttrice, Corvonero, Tassorosso e Serpeverde. La vostra Casa sarà la stessa per tutti i vostri anni qui. Se durante il vostro soggiorno seguite le regole comportandovi in modo adeguato e se vi applicherete nello studio vi verranno assegnati dei punti che si sommeranno a quelli degli altri componenti della vostra Casa, se infrangerete le regole verrete puniti e vi verranno sottratti dei punti. Vi prego di aspettare qui qualche secondo, poi vi condurrò in Sala Grande dove davanti a tutti i professori e studenti avrà luogo la cerimonia.” La professoressa entrò nella stanza alla loro destra e mentre apriva appena le porte un gran vociare li colpì sparendo non appena le richiuse dietro di se.
“Così questa è Hogwarts? E’ molto bella … ho letto molto su questo posto, ma esserci, essere qui veramente … sembra quasi un sogno … finalmente un luogo che posso chiamare casa.”
“A proposito di casa, Star … tu vorresti essere una Grifondoro vero? ” James interruppe i pensieri sussurrati della ragazza con fin troppo entusiasmo. Loro tre sembravano gli unici nella sala ad essere calmi, tutti gli altri ragazzi sembravano parecchio agitati.
“Penso di si, ma come faranno a smistarci?”
“Non lo so … i miei non me lo vogliono dire … ma spero sia divertente.”
“O almeno pericoloso.” Concluse Sirius osservando annoiato intorno a se. Un gruppo di ragazze lo guardavano ammaliate spostando lo sguardo anche su James come non sapendo chi scegliere.
“Avete già delle ammiratrici.” Disse Star notandole. James si passò una mano tra i capelli e Sirius sorrise, scatenando un attacco di cuore al gruppetto che li osservava.
“Anche tu sei molto gradita …” Bisbigliò Sirius indicando con il mento dietro Star dove praticamente tutti i ragazzi erano intenti a lanciarle sguardi di soppiatto.
“Io non vedo nulla di strano … per quanto mi riguarda le persone mi guardano sempre così ma io non ci faccio caso … in poche parole non me ne frega una mazza da battitore.”
Le porte della Sala Grande si aprirono completamente rivelando loro uno spettacolo fantastico: quattro tavoli posti in verticale e paralleli erano ghermiti di studenti in divisa che si sporgevano ad osservarli mentre in fila dietro la McGranitt avanzavano sul corridoio centrale verso un tavolo orizzontale su quale erano seduti i professori solo sul lato rivolto verso di loro. Uno sgabello con sopra un vecchio cappello a punta se ne stava solitario poco avanti rispetto al tavolo dei professori. Quando furono tutti allineati davanti ad esso il capello incominciò a parlare, o meglio cantare. Star pensò che fosse parecchio buffo e si trattenne dal ridere solo perché tutt’intorno a lei le persone ascoltavano con gran serietà.
 
Salve io sono un cappello
Ma non uno normale,
io di quattro grandi ho in cervello
e il mio impiego è fondamentale.
Da Grifondoro vi devo portare
se avete coraggio e cavalleria.
In Tassorosso vi devo smistare
se la bontà è la vostra via.
Vi potrei mettere in Corvonero
se siete svegli e con buon intelletto.
In Serpeverde vi lascio, è vero,
se l’ astuzia a voi fa effetto.
In ogni caso non è mia la scelta,
ciò che avete dentro è l’importante,
ognuno con la sua diversità,
per rendere il mondo più stravagante.
 
Quando lo strappo sul bordo del Cappello Parlante si richiuse la sala si dilettò in un lungo applauso, mentre la professoressa McGranitt si affiancava allo sgabello sollevando dalla punta il povero cappello e brandendo una lunga pergamena nell’altra mano.
“Vi chiamerò in ordine alfabetico, voi verrete, vi siederete e vi metterò il Cappello Parlante sul capo. Quando esso griderà il nome della Casa a cui sarete assegnati andate a sedervi al vostro tavolo.” Disse con calma. Doveva fare quel lavoro da parecchi anni perché sembrava quasi una routine.
“Tutto qui?” James si mostrò un po’ deluso.
“Sarebbe stato troppo lento farci fare una prova, e poi non sappiamo ancora nessun incantesimo. Oltretutto io inizio ad avere fame … ” Lo rincuorò Star.
“Black, Sirius” Chiamò in quel momento la professoressa.
“Buona fortuna!” Gli sussurrarono in coro i suoi amici mentre si avvicinava con eleganza  allo sgabello. Ci sedette sopra e la McGranitt gli posò il cappello sulla testa. Star e James si concentrarono al massimo implorando in silenzio che andasse ovunque tranne in Serpeverde. Entrambi si accorsero di essersi sporti in avanti solo quando, con loro estremo sollievo, il cappello gridò:
“GRIFONDORO!”
“Mio cielo! Bene, ora siamo obbligati a finire tutti a Grifondoro.” Esclamò la ragazza battendo il cinque a James.
Poco dopo la ragazza dai capelli rossi venne chiamata e smistata in Grifondoro.
“Hei, hai visto? Lily è finita con Sirius. Chissà come se la sarà presa il povero Mocciosus?” Bisbigliò Star.
“Male a vederlo.” Rispose sghignazzante James. “Basta che non vada pure lui a Grifondoro.”
“No ti prego! Non dirlo mai più Potter!”
“Oh, ecco l’ha chiamato …”
“SERPEVERDE!” Trillò il Cappello.
“Potter, James”
“Vai! Ce la puoi fare!”
“Ti aspetto al tavolo Star!” Disse il ragazzo sedendosi sullo sgabello.
“GRIFONDORO!”
Rose vide i suoi amici darsi il cinque e salutarla dal tavolo indicando un posto accanto a loro e sorrise.
“White, Rose”
“Cielo quanto odio questo dannato nome del ciufolo.” Borbottò la ragazza sedendosi sullo sgabello. Il Cappello le scivolò sugli occhi, era successo a tutti, ad alcuni era finito addirittura a toccare il mento, ma lei non si era aspettata di sentire una voce nella sua testa.
“Sai, sei molto intelligente! Potrei mandarti a Corvonero.” Le diceva la voce.
“Senti, io ho appena trovato delle persone a cui voglio molto bene, quindi vedi di spedirmi a Grifondoro. Se non ti è di troppo disturbo” Si ritrovò a pensare.
“Non intendevo separarti da loro.  Anche senza chiedermelo ti avrei collocato a Grifondoro, il tuo coraggio è tale da minacciare un Cappello con un cervello, o meglio con quattro cervelli, importante manufatto di valore storico. ”
“Non volevo minacciarla. Intendevo solo spiegarle la situazione. Le chiedo scusa. Ora dica Grifondoro mi si sta appiattendo il deretano.”
Come desideri … GRIFONDORO!
“Grazie!” Pensò lei prima che la professoressa le sfilasse il cappello, corse a sedersi tra Sirius e James.
“Ce l’abbiamo fatta ragazzi!” Sbraitò tra gli applausi e i saluti dei suoi nuovi compagni.
 
                                ****
 
Salve. Volevo scrivere in questo capitolo anche il banchetto ma temo che le mie dita, i miei occhi e i miei genitori non siano d’accordo. Quindi vi auguro buona lettura. Spero che la mia storia vi piaccia. Ciao ciao.
Ringrazio:
Bellador, che ha dato un gran sostegno a questa storia.
Occhidambra, che si è divertita un mondo con me a giocarci.
Marah_96 , la prima ad aver messo questa storia nelle preferite. Anche se non la conosco di vista posso solo augurarle ogni bene e sperare che le piaccia il nuovo capitolo.
E infine RossoScarlatto , la quale si è fiondata sulla mia storia non appena ne ha avuto notizia.
 

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Capitolo 4
*** Ed ecco i primi guai ... ***


Il professor Silente si alzò in piedi facendo cadere la sala nel più completo silenzio.
“Prima di iniziare il banchetto devo, purtroppo, darvi alcuni avvertimenti: La foresta proibita si chiama così per qualcosa quindi vi prego di non entrarvi, ne voi studenti più grandi ne tanto meno voi del primo anno , potrebbe essere molto pericoloso. Il signor Gazza vorrebbe ricordare a tutti gli studenti che …” a quel punto il preside prese un gran respiro e continuò velocemente come a voler far finire tutto al più presto “… non si lanciano incantesimi nei corridoi e negli intervalli, non si imbrattano in nessun modo i muri, le pareti, le aule, le statue, le armature, i tappeti, le sale comuni, la sala grande o qualsiasi altro luogo, non ci si  aggira nella scuola o nel parco dopo il coprifuoco, e questo ve lo volevo ricordare anche io, tutti i prodotti Zonko sono proibiti, è severamente proibito avvicinarsi a Mrs Purr e infine chiunque veda Pix combinare qualcosa di strano è pregato di riferirlo immediatamente. Penso sia tutto … Quindi ben venuti a tutti per le Squadre di Quidditch, le lezioni di volo, le uscite ad Hoagsmead ci sono le bacheche, confido nella vostra preparazione scolastica precedente. Dunque: Buon Gnam!” Silente si risedette e iniziò a mangiare. IN quel momento tutti si accorsero del cibo che era apparso sui piatti e sui vassoi dorati e diedero inizio al Banchetto.
“CIBO!” Gridarono in coro James e Sirius fiondandosi nei loro piatti. Star fece per seguire i loro esempio ma notò solo in quel momento che delle presenze volteggiavano intorno a loro. Forse il termine fantasmi sarebbe stato di gran lunga più appropriato e apprezzato.
“Oh salve, lei dovrebbe essere Sir Nicholas de  Mimsy-Porpington, il fantasma di Grifondoro. O erro?” Chiese ad un fantasma con la gorgiera che stava seduto al loro tavolo parlando con un prefetto. Esso si voltò incuriosito verso Rose.
“Ci conosciamo?” Chiese interessato.
“No, ho letto di lei però. Sono Star.”
Il fantasma si mostrò compiaciuto del fatto che qualcuno avesse letto di lui. “Molto piacere.” Disse con un cenno della testa forse un po’ troppo ampio perché la testa gli cadde rimanendo attaccata al collo grazie solo a pochi centimetri di pelle e muscolo.
“Chiamato anche Nick-Quasi-Senza-Testa.” Fece James dopo aver mandato giù un’enorme boccone di carne.  Sir Nicholas sospirò e se ne andò un po’ scocciato rimettendosi la testa sul collo e bloccandola con la gorgiera.
“James hai la delicatezza di un’orca assassina in una cristalleria.”
“Ma non era un elefante?” Si intromise Sirius.
“Non contraddirmi Sirius, non è questo il punto. James dovresti imparare a … uh i dolci!” La ragazza si dimenticò del rimprovero che stava facendo, quando i piatti si sgombrarono e apparvero i dolci, per dedicarsi a scegliere attentamente la torta con cui incominciare.
“Sarebbe molto saggia e i suoi consigli e avvertimenti sarebbero davvero utili, se solo non si distraesse con così tanta facilità senza riuscire a completare ne gli uni ne gli altri.” Bisbigliò James a Sirius.
“Ti sento James.” Disse questa mentre leccava la panna da un pasticcino.
Quando anche gli avanzi del dessert furono spariti il Preside augurò loro la buona notte e li congedò.
Il trio seguì, con gli altri ragazzi del primo anno di Grifondoro, un prefetto su per molte rampe di scale che si spostavano! Nel vero senso della parola, le scale cambiavano direzione. Fino ad arrivare davanti al ritratto di una Signora un po’ molto tarchiata.
“Parola d’ordine?” Domandò la signora nel quadro con estrema cortesia.
“Felix Felicis” Scandì il prefetto in modo che tutti gli studenti potessero sentirlo chiaro e forte.
Il quadro si spostò lasciandoli passare in un apertura circolare dietro di se. Sbucarono in una sala circolare con soffici divanetti e poltrone un camino e due rampe di scale.
“Le ragazze a destra i ragazzi a sinistra.” Indicò il prefetto.
“Notte ragazzi, ci vediamo dopo.” Sussurrò Star.
“Dopo?” Chiesero i due in coro.
Lei fece l’occhiolino e salì le scale con le altre ragazze.
Salì fino a trovare una porta con la targa ‘ primo anno ’ e entrò. Trovò quattro ragazze che si preparavano per dormire. Riconobbe Lily e la salutò con un cenno e un sorriso. Poi si avvicinò al letto a baldacchino ai piedi del quale si trovava il suo baule e si cambiò a sua volta. Passò davanti ad uno specchio e si fermò a fissare il proprio riflesso.
“C’è qualcosa che non va?”
“No, nulla. Grazie Sophia” Rispose senza pensare.
“Come fai a conoscere il mio nome?”
La ragazza la guardò perplessa e Star si dovette girare. C’era un piccolo dettaglio di lei che era sicura fosse poco normale anche tra i maghi: oltre al fatto di controllare la magia senza bacchetta leggeva anche nel pensiero. O almeno poteva farlo ma non lo faceva mai, di solito le persone pensavano con tale intensità ad una cosa che lei non poteva fare a meno di sentirlo. Quella ragazza stava appunto pensando al suo nome      ‘ Sophia Mildret ’ e a come sembrasse aristocratico, cosa che non le piaceva affatto, essendo Babbana da parte di madre.
“Hem … ho sparato a caso, è una mia qualità indovinare i nomi delle persone.” S’inventò veloce.
“Davvero? Sai anche leggere la mano?”
“Indovini anche il mio?”
IN pochi attimi tutte le sue compagne le si furono avvicinate. Con le più strambe richieste. E lei si trovò a disagio, non le piaceva troppo la compagnia femminile, non ci era abituata; le risatine e i gridolini … non facevano per lei. Ma pensò che cercare di essere simpatica a tutti era un buon inizio, dato che con Lily aveva praticamente già fallito.
“Dunque, tu sei Jane, giusto?”
“Si, esatto!”
“Tu invece ti chiami Ann”
“Siiii, sei davvero brava!”
“E bella!”
“Già , come sei bella!”
Star si girò per guardarsi di nuovo allo specchio. Aveva un viso grazioso, due occhioni blu cobalto, labbra rosse e delicate, perfette come la sua pelle che sembrava ceramica, i capelli neri erano tagliati corti da sopra le spalle e la frangia le sfiorava le ciglia però i suoi capelli non erano completamente neri; avevano riflessi d’oro puro, non ciocche o riflessi in se, più come dei filamenti. Il suo nasino leggermente all’insù e piccolino completava con armonia il suo volto. Era magra, forse un pizzico troppo ma quello non era un problema ora che viveva ad Hogwarts. Già dai suoi undici anni le prime curve si erano fatte vedere, ora il seno era già una prima e i fianchi erano morbidi. Le mani erano perfette come tutto il resto d’altronde, anche se aveva lavorato come una massaia non c’erano segni o calli e la pelle era morbida e liscia come seta.
Si avvicinò a carponi allo specchio e si sporse in avanti appanandolo con il respiro.
“Penso che starei meglio con i capelli un po’ più lunghi.” Detto questo i suoi capelli cominciarono a crescere fino a mezza schiena, morbidi, setosi e boccolosi.
“Sei una Metamorfomagus?” Esclamò estasiata Lily interessandosi a lei solo ora.
Star rise “Che sciocchezze! No, sono solo capace di farmi crescere i capelli a piacimento.”
“Ti abbiamo visto oggi durante la traversata: sai usare la magia senza bacchetta. E’ stato bellissimo!” Disse Ann mentre Sophia e Jane annuivano convinte.
“Hem … grazie …” Balbettò presa alla sprovvista da tutti quei complimenti. “Lily, ti volevo dire che non ho nulla contro di te, sei simpatica e intelligente. ‘Notte a tutte” Aggiunse poi con sincerità infilandosi a letto.
Quando Star fu sicura che tutte stessero dormendo; circa un’ora dopo. Scese le scale e salì al dormitorio dei ragazzi nel più completo silenzio.
“James … svegliati … Sirius, anche tu, alzatevi forza.” Disse scrollandoli piano.
“Che ci fai qui?” Esclamò James svegliandosi di soprassalto.
“Sono venuta a proporvi un’avventura.”
“Siamo tutti orecchi!” Sirius si avvicinò un po’ a Star entusiasta.
“Chi viene a visitare la Hogwarts notturna?”
Tre identici sorrisi splenderono nella semioscurità della stanza.
Quando furono fuori dalla torre, riuscendoci senza svegliare la Signora Grassa, si guardarono attorno eccitati.
“Da che parte?” Chiese Star.
“Ho sentito che nei sotterranei ci sono le cucine!” Rispose James.
Iniziarono a scendere svariate scale perdendosi un po’ nell’immensità del castello ma ritrovando sempre la strada grazie a Rose.
“Hei! Mi sbaglio o hai i capelli più lunghi?” Notò Sirius.
“Oh si, prima erano anche a boccoli ma ho pensato che lisci mi stessero meglio.”
“In effetti ti donano.” Concordò James.
In quel momento sentirono dei passi in lontananza e si appiattirono sul muro dietro ad un armatura mentre il professor Lumacorno passava davanti a loro canticchiando distratto.
Appena si fu allontanato i ragazzi uscirono dal loro nascondiglio ridacchiando eccitati.
“Stavamo per farci scoprire da quel grassone.”
“ ‘ Quel grassone’ come lo hai chiamato tu, James, è il professore di pozioni. Il signor Lumacorno, nonché direttore della casa di Serpeverde, che ti ricordo è nostra nemica naturale.”
“Sicura di venire da un orfanotrofio Babbano?”
“Si, Sirius. Purtroppo ne sono sicura, ma mi sono informata su Hogwarts. In ogni caso è un bene che fosse stato Lumacorno, non penso che con qualcun altro ce la saremmo cavata così con poco.”
Ricominciarono a ridere.
“Già, pensate se fosse stato … Mrs Purr !” Esclamò Sirius.
“Cos’è hai paura dei gatti Sirius?” Lo canzonò James.
“No, intendo Mrs Purr.” Disse indicando di fronte a se dove un magro gatto spelacchiato li fissava miagolando.
“Andiamocene, di corsa! Dicono che Gazza appaia immediatamente se il suo gatto ti scopre!”
Il trio girò sui tacchi e corse a perdifiato giù per delle scale, girando a destra e scendendo ancora una scalinata, che però decise proprio in quel momento di cambiare direzione. Un borbottio scocciato proveniente dal corridoio davanti al loro li informò che si sarebbero presto scontrati con Gazza.
“Di qua!” Esclamò Star tirando i suoi compagni di avventure dentro una classe vuota, per fortuna.
“So che siete qui! Tesoro controlla, dove si sono nascosti?”
“Siamo fregati!” Si disperò James “I miei mi ammazzano se perdo punti solo la prima notte!”
“Ci deve essere una via d’uscita … ” Brontolò Sirius.
“Si c’è …” Fece Star aprendo la finestra “… siamo solo al secondo piano …”
“SOLO!” Gridarono i due in preda al panico.
“Idioti, ora sa dove siamo. Dai, fidatevi di me!”
Sirius e James si guardarono sconfortati mentre i passi di gazza si facevano più chiari dietro la porta.
“Facciamolo!” Dissero d’un tratto eccitati.
Si sedettero tutti e tre sul balcone con le gambe a penzoloni nel vuoto e mentre la maniglia si abbassava si lanciarono.
“Wingardium Leviosa!”
La loro caduta rallentò e i loro piedi poggiarono delicatamente sull’erba.
“Star! Sei un genio!”
“Come ti è saltato in mente?”
“Calmi ragazzi, ve lo avevo detto di fidarvi di me. Comunque per fortuna che siete Grifondoro, ci avete messo un anno per decidervi.”
“Infondo non sapevamo che tu avresti fatto quell’incantesimo, quindi siamo stati molto più coraggiosi di te.” Si lagnò James. “Potevi almeno spiegarci …”
“Spigarvi cosa? Era questione di secondi non potevo certo mettermi a farvi il disegnino del mio piano alla lavagna!” Fece lei iniziando a camminare verso il portone d’entrata.
“Il tuo piano geniale ha una pecca.” Precisò Sirius.
“Ovvero?”
“Come rientriamo?”
“Dalla porta.”
“E se fosse chiusa?”
La ragazza si fermò sovrappensiero. “Questo potrebbe essere un potenziale problema … vorrà dire che come siamo scesi saliamo.” E riprese a camminare tranquilla seguita degli altri sconfortati.
Arrivarono davanti al portone di quercia e lo trovarono chiuso.
“Alohomora!” Enunciò Star, la bacchetta puntata alla porta che si aprì. La spinsero il necessario per passare.
“Fantastico siamo dentro … ora dobbiamo solo tornare alla torre …”
“Star, tu hai una bassissima percezione dei problemi.” Affermò Sirius.
“Ah se avessi portato il mio mantello dell’invisibilità …”
“Tu hai un mantello dell’invisibilità, James?” Urlarono Star e Sirius.
“Si.”
“E che aspettavi, Natale, per dircelo?”
“No, è che me lo sono dimenticato …”.
Il ragazzo e la ragazza si batterono la mano sulla fronte esasperati.
“Se torniamo vivi alla torre ti ammazzo.” Lo informò lei.
Per fortuna riuscirono, sgattaiolando, correndo e nascondendosi al minimo rumore, ad arrivare fino al ritratto della Signora Grassa.
“Dobbiamo svegliarla per passare … Scusi …”. La donna nel ritratto si svegliò di soprassalto e fissò colei che l’aveva disturbata nel mezzo della notte.
“Che ci fate voi fuori dai letti a quest’ora?” Li rimproverò.
“Ci dispiace veramente tanto Signora … hem … lei ha un nome?”
“Mi chiamano Grassa.”
“Che crudeltà! Non sono affatto d’accordo. Non vedo il motivo di chiamarla in questo così rozzo modo!”
“Concordo con te ragazzina!” Ora la Signora era visibilmente contrariata con coloro che le avevano affibiato quel nomignolo e sembrava si fosse dimenticata dell’ora.
“Già, protesterò per questo!”
“Fai bene ragazzina! Tutti sempre bravi a criticare! Ma a me sarebbe tanto piaciuto chiamarmi Adele, è un così bel nome.”
“Vero, penso che d’ora in poi io e i miei amici la chiameremo Adele, perché sa anche secondo loro è un’ingiustizia bella e buona la sua.”
La Signora Grassa spostò la sua attenzione sui due ragazzi dietro a Star che decisero di mettersi in gioco.
“Si, lo crediamo anche noi. Lei è una donna così affascinante” Disse James.
 “Non trovo giusto questo sottilizzare su quel po’ di pancetta che la rende, se posso dirlo, molto più bella di molte altre.” Continuò Sirius galante, strappando una risata da ragazzina alla Signora. Infondo anche Sirius e James erano molto carini e se si mettevano a fare le moine nessuna donna avrebbe potuto resistere.
“Oh, siete molto gentili. Penso che ora vorrete tutti entrare a riposare vero? Poveri cari avete un’aria così affaticata. Potete contare su di me se qualche volta vi capita di … sbagliare orario.” Il ritratto fece l’occhiolino e si spostò per farli entrare.
Una volta dentro i tre si ritrovarono in preda a delle risate silenziose.
“Adele … che razza di nome … è stato veramente divertente … amo infrangere le regole!”
“Hai ragione Star, è molto divertente.” Concordò Sirius buttandosi su un divanetto. “Come sono le tue compagna di stanza?” Chiese poi a sorpresa.
“Non male. I vostri?”
“Ne abbiamo solo uno. Peter Minus, un totale imbecille.”
“Hei, accidenti! Guardate l’ora!” Esclamò James.
Si girarono verso il grande orologio sopra il camino e notarono che segnava le cinque e mezzo di mattina.
“Ops, forse è meglio andare a dormire. Buona notte ragazzi!” Disse Rose e salì gli scalini del dormitorio.
 
 
                                                                                      ****
 
Salve, di nuovo, ora purtroppo non posso ringraziare coloro che hanno recensito o messo tra le preferite la mia storia poiché è qualcosa come mezzanotte e domani devo alzarmi presto, come Bellador non manca di ricordarmi. In ogni voi sapete cosa avete fatto e io vi ringrazio con tutto il cuore.
Il prossimo capitolo spero sia più veloce dal momento che ne ho scritto metà in matita durante una delle mie veglie notturne, erano più o meno le cinque di mattino (a questo devo l’orario della storia).
Spero che la mia storia vi piaccia sempre di più e mi auguro che non vomitiate nel vedere i miei orrori grammaticali, metà dei quali, grazie al cielo, sono corretti dal computer.
                         Bene, allora ciao ciao.
 

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Capitolo 5
*** Un nuovo amico ***


Il giorno dopo, o meglio poche ore dopo Star venne buttata giù dal letto da Lily. Era assonnata. Non aveva mai dormito molto in tutta la sua vita e quindi era abituata a addormentarsi tardi e svegliarsi presto, ma c’era una gran differenza tra lo stare seduti a letto a poltrire e l’andare in giro tutta la notte con i suoi migliori amici. Senza contare la corsa e il salto.
Si trascinò nel dormitorio dei ragazzi sperando di aver infilato la divisa in maniera consona ai comuni mortali.
“Sirius! James! Dobbiamo andare a lezione.” Sbadigliò sedendosi su un letto vuoto. Notò che ce n’era uno disfatto e immaginò fosse del compagno di stanza dei due ragazzi che evidentemente si era svegliato presto.
Sirius e James si vestirono senza nemmeno parlare e scesero insieme fino in Sala Grande ingurgitando qualcosa, qualsiasi cosa fosse, per colazione. La professoressa McGranitt distribuì gli orari.
“Prima ora: Incantesimi. Dai muoviamoci.”  Disse James passandosi la mano tra i capelli.
Si sistemarono in ultimo banco affondando la testa tra le braccia.
“Signori! Vorrei vedere come eseguite l’incantesimo. Ho deciso di stravolgere un po’ il programma e iniziare dal Wingardium Leviosa per rendere tutto più eccitante ma non vi vedo nemmeno vagamente interessati.”
I ragazzi svegliati di soprassalto fissarono perplessi il piccolo professor Virtious.
“Wingardiumche?” Fece Star confusa.
“Wingardium Leviosa; incantesimo di levitazione. Provateci.”
Sirius prese la piuma che il professore gli porgeva, la tenne alta e poi la lasciò cadere sbuffando teatralmente:
“Oh! La mia piuma sta lievitando … ‘Notte …”Si accasciò sul banco provocando un coro di risate.
“Levitando non lievitando e provate con l’incantesimo per favore.”
I tre alzarono contemporaneamente la bacchetta pronunciando l’incantesimo, tre piume si levarono dal banco svolazzando pigre.
“Bene e anche per oggi abbiamo finito di imparare.” Disse James svogliato.
“Avrete finito di imparare quando riuscirete a fare un incantesimo d’appello prima del secondo anno.” Ribadì il professor Virtious, era paziente e gentile ma anche alquanto testardo.
Star sospirò. “E che ci vuole, basta agitare la bacchetta e dire: Accio libro, Accio penna.” I due oggetti volarono verso di lei poggiandosi con grazia sul suo banco. “Accio sedia, Accio tavolo.” Anche questi le volarono vicino. “Accio albero!”
Improvvisamente il tronco di un pino entrò nell’aula sfondando il muro esterno e riducendo allo stesso modo la parete che li divideva dal corridoio, rischiando di schiacciare mezza dozzina di studenti.
“Ops,” Fece la ragazza fingendosi dispiaciuta. “possiamo andare ora?”
IL professore in preda alla disperazione fece uscire tutta la classe cancellando anche l’ora seguente di lezione.
I tre amici si ritrovarono con due ore buche e sfrecciarono verso il dormitorio maschile per riempirle con un pisolino. Star fece per buttarsi sul letto che quella mattina era vuoto ma si bloccò.
“Salve io sono Remus Lupin, Grifondoro da oggi.” Esclamò un ragazzo slanciato con i capelli castani ma striati di grigio, gli occhi ambra scuro e l’aria malata, che era disteso sul letto.
“Star. Come mai non c’eri ne al banchetto ne allo smistamento?”
“Sono di salute cagionevole …”
“Ci dispiace, io sono Sirius e lui …”
“Io sono James.”
“Molto piacere.”
Nella mente di Star come un lampo passò la parola “lupo” ma non avendo la più pallida idea di cosa stesse a significare la dimenticò per poi rivolgersi al ragazzo nuovo.
“Verrai tra due ore alla prossima lezione?”
“Perché fra due ore? Le lezioni non dovrebbero già essere iniziate, a proposito voi che ci fate qui? ”
“Un albero è accidentalmente entrato nell’aula di incantesimi, quindi le prime due ore sono saltate.”
“Ah si? Com’era quest’ albero?”
“Un pino silvestre di un metro e mezzo di diametro e quindici di altezza … a proposito, chissà se regge fino a Natale.”
“Sei informata … o forse hai ‘ accidentalmente ’ appellato un’ albero in classe? ”
“Iiiiiiio? Nooooo, non lo farei mai! Cosa vai a pensare?”
Sirius e James si rotolarono dalle risate e Remus ridacchiò sotto i baffi.
“Va bene, ti abbiamo disturbato abbastanza Remus. Tutti a nanna!” Annunciò la ragazza.
“Star aspetta! Se uniamo i letti dormi con noi?” Chiese James.
“Ok.”
I suoi amici trascinarono i due letti il più vicino possibile e lasciarono che lei si mettesse distesa tra loro, addormentandosi subito.
Quasi due ore dopo James si svegliò di soprassalto mentre Remus lo scuoteva per la spalla.
“E’ ora di andare.”
Anche Sirius e Star si svegliarono e i quattro iniziarono a scendere nell’aula di pozioni.
Un ragazzino dai capelli castani in fila davanti alla porta notò l’aria malaticcia di Remus, tirò una gomitata al suo vicino indicandolo e poi iniziò a stuzzicarlo.
“Hei! Tu chi sei un nuovo fantasma?”
L’interessato lo guardò inespressivo e continuò a parlare con i suoi tre nuovi amici, i quali regalarono un’occhiataccia di disprezzo al beffeggiatore.
“Non ti sarai mica offeso?” Insisté quello.
“No affatto, sono sicuro che volevi solo scherzare.” La calma di Remus era invidiabile.
“Sai, in realtà no. Non mi sono sbagliato, temo per la nostra incolumità, chissà quale malattia ti porti dietro … potrebbe essere contagiosa. O peggio potresti vomitarci addosso. Sei un pericolo pubblico non penso che tu meriti di stare in questa scuola.”
Remus non li badò e si rivolse a Star.
“Senti, io sono ancora un po’ troppo debole per fare lezione. Ci vediamo su.”
“OK, ciao.” Appena lo vide sparire dietro l’angolo lei si girò versi i suoi compari e iniziò a bisbigliare un piano di vendetta.
“Entrate pure ragazzi. Non vi avrò per caso fatto aspettare?” IL professor Lumacorno si affacciò alla porta tenendola aperta per farli entrare tutti. Il trio si sedette sui banchi infondo all’aula continuando così a parlare indisturbati senza prestare attenzione alla lezione in corso.
“Pronti?” Chiese Star in un sussurro.
“Sempre!” Risposero in coro gli altri due.
La ragazza puntò la bacchetta sul calderone di Ivan, il ragazzo che aveva tormentato Remus, mormorando:
“Bombarda.”
IL calderone pieno di pozione Scaccia Brufoli esplose allagando il proprietario. Si scoprì subito che Ivan non era una cima in pozioni dal momento che al posto di sparire brufoli enormi apparvero su tutto il suo corpo.
“Accidenti ragazzo mio, che hai fatto? Meglio se vai in infermeria.”
“Ma professore, se va da solo potrebbe sentirsi male durante il tragitto. Mi offro volontario per accompagnarlo.” Esclamò pronto Sirius alzandosi in piedi e spingendo fuori Ivan.
Star si sporcò sul viso con la sua pozione lasciarono passare qualche minuto e poi James esordì:
“Oh no! Per Merlino, Star! La pozione ha schizzato anche te … mi sembra che tu ti stia già gonfiando ti porto in infermeria. Ho il permesso professore?”
“Ma certo, la salute prima di tutto potrebbe avere brutti effetti … nel frattempo controllerò le vostre pozioni dovreste averle finite. Tornate in aula più tardi se vi è possibile.”
“Certo!” Urlò James ormai fuori dall’aula. Star si pulì con un gesto della bacchetta e poi corse un po’ più avanti dove Sirius teneva per il colletto uno spaventatissimo Ivan.
“Salve caro.” Cominciò lei. “Non sei molto informa, vero? Potrebbe essere contagioso. Non guardarci così, stiamo solo cercando di far entrare in quella zucca vuota che ti ritrovi un po’ di educazione.”
“Come stavo dicendo prima, vorremo che tu capissi che qui ora regniamo noi. Quindi se tu prendi in giro un nostro amico noi ti faremo rimpiangere di essere nato.” Continuò Sirius.
“Vuoi una dimostrazione?” Chiese James alzando la bacchetta. “Potrei lanciarti così tanti incantesimi che nemmeno tua madre ti saprebbe riconoscere alla fine.”
Il ragazzo fece segno di no con la testa troppo spaventato per parlare.
“Sei un Serpeverde, giusto? Bene, se vai in giro a tormentare uno dei nostri ancora una volta ti giuro sul buon nome di mio padre, che non conosco, che tutte le nostre minacce si avvereranno in un batter d’occhio. ” Disse ancora Star.
“Stessa cosa se per caso ti scappasse di riferire ad un professore tutto questo. ” Concluse James.
Sirius lo mollò e ricominciò a camminare tirandogli un calcetto di tanto in tanto mentre lo scortava in infermeria.
James e Star invece salirono fino alla torre tornando in dormitorio.
“Lo abbiamo sistemato Remus! Sono sicura che nessun Serpeverde oserà mai più prenderti in giro.” Ululò la ragazza appena entrarono.
“Come? Che avete fatto? Non sarete mica finiti nei guai per me vero?”
“Anche se fosse ne valeva la pena, sei uno dei nostri ormai.” Fece Sirius varcando la soglia.
“Non ti preoccupare. Non ci scopriranno mai!” Esultò James buttandosi sul letto.
“Grazie mille! Nessuno mai aveva fatto qualcosa del genere per proteggermi.”
“Sciocchezze! Almeno ora siamo in quattro; due idioti e due intelligenti. Le cose ora sono più equilibrate.”
“Scusa Star, chi sarebbero i due idioti?” Domandò sarcastico Sirius.
“Tu e James naturalmente.”
“RIPETILO SE NE HAI IL CORAGGIO’!” James la afferrò gettandola sul letto e facendole il solletico ovunque.
“Scusatemi. Voi non dovreste essere in classe a quest’ora?” La professoressa McGranitt li fissava dalla porta con aria severa.
“Ci dispiace professoressa .. è che …” Cercò di spiegare Sirius.
“Sono saliti per stare con me. Volevano che non mi sentissi troppo solo. E’ colpa mia professoressa.” Intervenne Remus.
“Davvero?” L’espressione della donna si addolcì d’improvviso. I ragazzi annuirono ostentando un’espressione di falsa innocenza. “Per stavolta va bene. Ma che non venga più a sapere che saltate le lezioni senza un valido motivo.” Si girò e uscì.
“Grazie Remus! Ora siamo pari!” Disse Star quando la professoressa non fu più a portata d’orecchi.
“non c’è di che, infondo sono uno dei vostri. … Comunque James ‘Tranquillo non ci scopriranno mai.’ Sono le tue ultime parole famose. Evita di ripeterle.”
I quartetto scoppiò a ridere. Si preannunciava un’ anno molto divertente e pieno di sorprese, si sperava non solo brutte.
 
  
                                 *****
Sono dolente di informarvi che è iniziata la scuola, per chi non se ne fosse già accorto da solo. In ogni caso io continuerò a scrivere però potrò scrivere a computer solo il sabato sera e forse, forse, la domenica. Capite anche voi che questo potrebbe essere un "potenziale problema" e che mi ci vorrà un pò più di tempo per pubblicare i capitoli. 
Per ora ringrazio come sempre tutte le persone che hanno letto la mia storia o l' hanno messa tra le preferite o le seguite. Grazie milllisiimamentemille (e il primo che riesce a decifrare quello che ho scritto me lo dica) a prestissimo .... FORSE ...
Ciao ciao



 
 

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Capitolo 6
*** Lettere da Sirius - 1 ***


Calmi, rilassati e respirate a fondo.
Fatto? Bene.
Questo non è un vero e proprio capitolo della storia ma sono le lettere di Sirius; ovvero una specie di diario.
Lui scrive delle lettere indirizzate a Star però non le spedisce mai e non le fai leggere a nessuno. E’ un modo suo per liberarsi dei pensieri che lo opprimono.
Non ci saranno ogni 5 capitoli….non avranno nemmeno nessuna regolarità… voi scrivete con regolarità al vostro diario? Si? Buon per voi. No? Ecco appunto.
La pubblico nell’attesa del 6 capitolo che vi giuro sta arrivando ancora gli ultimi appunti ed è finito.
 
Ciao ciao
 
                                                                         ****
                                                10 Settembre 1971
Cara Star,
Non so perché scrivo proprio a te… forse perché sei molto dolce e simpatica… non so… comunque volevo raccontarti un po’ le mie impressioni su tutto ciò che mi accade.
La prima volta che ti ho vista, ieri, seduta su uno scompartimento dell’ espresso fissavi fuori dal finestrino. Potevo vedere solo i tuoi capelli; corti e neri ma avevano riflessi oro.
Io ero con James e ti ho chiesto: “Possiamo?”
Tu ti sei girata e ci hai fissato con i tuoi occhioni blu cobalto, eri inespressiva ma subito ci hai sorriso…il tuo sorriso…il tuo sguardo…penso che li ricorderò per sempre. Mi hai subito suscitato una gran simpatia, eri già mia amica.
Hai detto: “Con molto piacere!” e da li è iniziata la nostra amicizia…
Io, James e te, che trio!
Poi abbiamo conosciuto Remus e siamo diventati un quartetto. Che grandi amici!
Due giorni e abbiamo già vissuto tante di quelle avventure…
Penso che sarà un anno fantastico!
                                                                     Ciao
                                                                                                            Da Sirius
 

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Capitolo 7
*** Non sono fottuti sono morti. Morti morti morti morti. ***


I giorni passarono e i quattro ragazzi diventavano sempre più amici.
 Avevano un grande talento; ognuno leggermente diverso.
Quando la professoressa McGranitt chiese loro di trasformare una foglia in una piccola piuma James ci riuscì per secondo e Sirius subito dopo di lui, Remus a sua volta sventolò allegro la sua piuma a pochi minuti da loro. Star dal canto suo sembrava non avere bisogno di un’ istruzione magica, trasfigurò senza problemi la sua foglia e non ebbe alcun problema a passare al livello successivo trasfigurando una  paillettes in una graziosa coccinella e guadagnando venti punti per Grifondoro più i dieci di Sirius e James.
A Difesa contro le Arti Oscure il professor Franks, grande e grosso come un armadio, li faceva faticare come in un campo di addestramento militare babbano.
“Puzzo come Sirius!” Si lamentò Star dopo la prima lezione mentre con gli altri Grifondoro si dirigevano verso le serre.
“A cosa serve poi? Tutto questo esercizio fisico per cosa?” Continuò Remus al quale la lezione non era piaciuta per niente dal momento che in molti casi si era trovato in difficoltà.
“Siete delle lagne! Non è male come materia…almeno ci si sfoga un po’.”
“Hai ragione Sirius, a me piace. I muscoli piacciono alle ragazze.” Disse James passandosi la mano tra i capelli.
“E’ vero James, i muscoli piacciono alle ragazze. Quindi ti consiglio di iniziare a lavorare sodo per far su un po’ di massa muscolare…sei flaccido.” Scherzò Star provocando le risate di Sirius e Remus e lasciando indietro James indignato.
“Non sono flaccido!” Gridò correndo per rimettersi in pari con i suoi amici.
Nelle serre la professoressa Sprite insegnava loro a conosce varie piante e funghi e a prendersi cura di essi. Quando i quattro amici presero posto su un bancone c’era sopra di esso uno strano fungo grosso e viola che gocciolava sul tavolo una specie di gelatina verdastra.
“Non ha un bell’aspetto… Sirius ti sfido a leccare quella roba.”
“Ci sto. Sempre che tu ne abbia il coraggio, James.”
“Altroché!”
“Non mi sembra una buona idea…aspettate almeno che la professoressa abbia elencato gli effetti collaterali…” Intervenne Remus preoccupato.
“Effetti collaterali? Che cos’è un medicinale? ”
“Non fare tanto il sarcastico James…Remus ha ragione… ma se volete morire così fate pure.” Disse Star.
“Ok. Pronto Sirius?”
“Sono pronto James.”
Entrambi tirarono fuori la lingua avvicinandosi al fungo.
“Fia!” Esclamò Sirius e tutti e due leccarono la sostanza che colava dal fungo.
“…e dovete sapere che non dovete toccare il fungo senza mani perché quella sostanza viscida che lo ricopre è velenosa per il nostro organismo, toccatela e la vostra pelle prenderà un colorito violaceo e si gonfierà…cosa per nulla gradevole.”
Sirius e James si guardarono terrorizzati.
“E se la si ingerisce?” Domandò Star come se fosse solo una semplice curiosità da studentessa.
“Bhe, non mi è mai capitato…il colore di solito fa passare la voglia anche agli animali più stupidi di mangiarla…”
Remus e Star guardarono i loro amici, immobilizzati in attesa del verdetto sulla loro salute, come a dire “si, questo dimostra quanto in la può andare la loro stupidità”.
“…comunque i suoi effetti non sono mortali…solo spiacevoli. Nelle parti contaminate si prova un fastidioso prurito ma dopo poco tempo anche solo sfiorare la pelle provocherà dolore atroce…per fortuna esiste un rimedio semplice e veloce.” Continuò la professoressa. “Perché avevi questa curiosità?”
“Per sapere se dovevo correre o solo camminare verso l’infermeria…sceglierò camminare.”
“Non capisco”
“E’ semplice professoressa: questi due idioti accanto a me hanno avuto la splendida idea di mettersi alla prova leccando questo fungo…quindi se le interessano gli effetti di questa pianta su chi la ingerisce li tenga pure sotto osservazione quanto vuole…altrimenti lasci che io e Remus li accompagniamo in infermeria.”
Tra le risate generali la professoressa stupita fece segno a Star di lasciale le serre.
“Come vi sentite?” Chiese Remus una volta usciti mentre si incamminavano verso l’infermeria.
“Ti interessa veramente?” rispose scocciato Sirius mentre tentava di grattarsi ovunque.
“Si, ci serve per prendere un’ Eccelente in Erbologia con il nostro tema: ‘gli effetti del fungo viola sugli unici due idioti che lo hanno leccato nonostante avesse un aspetto talmente ripugnante che nemmeno l’animale più stupido lo avrebbe fatto’” Recitò Star.
“Sei divertente quasi quanto questo dannato prurito.” Considerò James saltando di dolore ogni volta che cercava di quietare il prurito.
“Buon giorno Madama Chips.” Salutò Remus entrando nell’infermeria.
“Buon giorno. Ditemi.” Disse la donna scrutandoli come per individuare chi di loro fosse il malato e li trovò subito, non che fosse difficile. Afferrò James e Sirius e li stese su due letti mentre i poveri ragazzi sobbalzavano per il dolore.
“La loro pelle ha un colorito rosso e sembra molto tesa, come se si stessa per gonfiare. Provano dolore quando la si tocca ma non possono smettere di cercare di grattarsi…Sono stati immersi in gelatina di Frungo viola?”
“No, l’hanno mangiata.” Spiegò Star come se fosse una cosa di scarso interesse.
L’infermiera si mise subito all’opera, era una donna pratica ed efficiente, e fece bere ai due ragazzi un liquido dal colore bianco sporco e dalla consistenza di una crema.
“Dovrebbe essere per uso esterno… ma date la circostanze potrebbe funzionare meglio così.” Borbottò fra se Chips.
Nemmeno cinque minuti dopo erano di ritorno alle serre anche se gli infortunati camminavano lentamente con le braccia alte e le gambe larghe.
“Dannato fungo del bolide!”
“Non lamentarti James, tu lo hai voluto leccare.” Lo imbeccò Star divertita da quella scena.
“Mi brucia ovunque...e con ovunque intendo ovunque…James ti uccido!” Brontolò Sirius.
“Non mi interessa, grazie. Comunque il bruciore dovrebbe passare tra pochi minuti…così ha detto Madama Chips…Però guardate il lato positivo, non siete morti.”
“Questo mi rincuora Star; sapere che avrei potuto morire velocemente messo al confronto con lo strazio di dover camminare in questo modo ridicolo perché persino le mie ascelle, il mio culo e ti risparmio cos’altro sono in fiamme mi fa sentire meglio.” Sbuffò James spazientito.
“Nessuno ha parlato di morire velocemente…magari avreste avuto giorni di agonia prima di morire lentamente e con molto dolore. Magari la vostra pelle al posto di bruciare sarebbe marcita staccandosi poco alla volta dalle vostre ossa che si sarebbero frantumate e polverizzate poco a poco…tutto questo mentre voi siete ancora vivi e in grado di sentire ogni singolo pezzo di voi che si decompone fino a non essere nient’altro che un mucchietto di cellule…” Star parlava con voce lenta profonda e maligna e una luce maniacale le illuminava lo sguardo. I tre ragazzi si fermarono sbalorditi.
“Fai paura.” La informò Sirius.
“Mi fa piacere così ora la smetterete di lagnarvi.” La ragazza tornò in se e sorridendo allegra ricominciò a camminare canticchiando sottovoce.
“Solo a me fa paura?” Domandò Sirius agli altri due ancora sconvolti da quella scenetta.

Quando uscirono dalle serre, stavolta per tornare in dormitorio e poggiare le borse prima di andare a cene, si trovarono davanti un gruppetto di cinque Serpeverde di età compresa tra i tredici e i sedici anni, tra loro c’era anche il ragazzo che avevano preso in giro sul treno: Severus Piton.
Avrebbero veramente voluto far finta di niente e proseguire dritti, davvero, ma…
“Hei bambolina! Ti va di fare un giro con noi? Siamo molto più grandi e sicuramente più fighi di quelli la…dai vieni!” Gridò uno di loro rivolto a Star.
James e Sirius lasciarono cadere a terra le borse e si avventarono sui ragazzi tirando calci e pugni.
“Cielo mio! Che idioti! Perché devono sempre trovare un modo per finire nei guai?” Sbuffò Star mentre lei e Remus guardavano impotenti i due Grifondoro abbattere i Serpeverde uno ad uno.
“Sono fatti così…”
“Sono fatti così una mazza da battitore! Stupidi idioti! Non dovevano farlo…”
“Che sta succedendo qui?” Il professor Lumacorno stava venendo verso di loro attirando con il suo grido altri professori.
“Sono fottuti, sono fottuti!” Borbottò Star coprendosi gli occhi con le mani e nascondendo il viso nel petto si Remus che, non sapendo che altro fare, le diede dei leggeri colpetti sulla schiena.
“Smettetela!” Gridò la professoressa McGranitt riuscendo a fermarli. “Il vostro comportamento mi lascia interdetta.” Proseguì mentre Sirius la guardava colpevole con una mano ancora sul bavero di un ragazzo semi svenuto e il pugno a mezz’aria, James invece la fissava ritto in piedi ma con la gamba ancora sollevata pronta per sferrare un calcio a Severus, il quale raggomitolato a terra grondava di sangue. “Mai visto un simile comportamento! Sono senza…”
“…parole?” il professor Silente si era fatto largo tra la folla raggruppata intorno ai sette ragazzi.
Star sbirciò tra le dita per poi coprirsi nuovamente sussurrando. “Non sono fottuti sono morti. Morti morti morti morti. Sepolti e morti come mummie…o peggio… ”
“Vi prego di seguirmi nel mio studio.” Disse il preside pacato. “Anche voi.” E indicò Remus e Star. “Professor Lumacorno la prego di portare i suoi studenti in infermeria.”
Mentre i quattro camminavano dietro a Silente e davanti alla McGranitt, come criminali scortati in tribunale per ricevere un processo nel quale sarebbero sicuramente risultati colpevoli, Star guardò con rancore i suoi amici.
“Che c’è?” Bisbigliò James.
“Potevate farne a meno.”
“Ma … ciò che ti hanno detto era… non lo potevamo accettare.” Si giustificò Sirius.
“L’ho accettato io perché voi no? Non mi interessa ciò che dicono di me…”
“Ma se avessero detto qualcosa di brutto sul nostro conto ti sarebbe importato.” La interruppe James.
La ragazza sospirò. “Giuro che se vi espellono vi ammazzo con le mie stesse mani.”
“Gelatina all’ananas!” Erano giunti difronte ad un gargoyle di pietra al  quale il professor Silente aveva pronunciato la parola d’ordine ma non successe nulla.
“Oh, giusto, l’avevo cambiata ieri…com’era? Ciliegie sott’aceto…no…crema di bambù...no…viole zuccate … no … ci sono! Cioccolata al cappero!”
All’istante il gargoyle si spostò rivelando una scala a chiocciola. Saliro tutti fino ad arrivare davanti ad un portone.
“Le dispiace aspettare qui, Minerva?”
La professoressa McGranitt annuì e i ragazzi seguirono il preside dentro una stanza circolare e bellissima; piena di oggetti che soffiavano allegramente e ritratti di donne e uomini appesi alle pareti che russavano tranquilli.
“Sedetevi” ordinò Silente, anche se più che un ordine era una gentile richiesta. I quattro si accomodarono e stranamente si sentivano tutt’altro che colpevoli o a disagio. Sembrava che il preside volesse chiacchierare con loro invece di punirli.
“Allora…cinque ragazzi di Serpeverde, quattro di Grifondoro, un corridoio deserto, una rissa e nessun testimone di come è iniziata. La vostra storia?”
I ragazzi erano stupiti dal tono gentile e pacato del professor Silente e il suo sguardo che scorreva su di loro come se aspettasse la risposta ad una semplice domanda indeciso su chi gli avrebbe risposto per primo.
“Noi stavamo camminando e loro anche…” iniziò James “… e loro hanno fatto un commento che non ci è piaciuto affatto su Star…”
“…e questi due idioti presi dalla rabbia li sono saltati addosso.” Concluse l’interessata stizzita.
“Bene…cioè: male. Non posso dire che avete fatto bene dal momento che avete infranto una delle regole più importanti della scuola e avete recato disonore alla vostra Casa. Eppure avete agito proprio come dei Grifondoro. Non c’è nulla di più grave, per i Grifondoro, di coloro che fanno la spia e si nascondono davanti ai pericoli usando l’intelletto per rigirare tutto a loro favore. Voi siete coraggiosi e puri di cuore e affrontate tutto a viso aperto…gli insulti per voi devono essere motivati, anche se spesso le vostre motivazioni sono un po’ bislacche, e non superate mai un certo limite. Sono sicuro che se fosse stato un insulto qualsiasi avreste risposto per le rime e la storia si sarebbe conclusa con un bisticcio, eppure voi siete dovuti arrivare ad usare le meni per farvi giustizia. Di conseguenza dev’essere stato un grave insulto.” I ragazzi annuirono. “Per quanto io non tolleri le persone che raggiungono questi livelli in fatto di insulti non posso passare sopra alla situazione dando la colpa agli altri, capite vero?” I ragazzi annuirono di nuovo. “Quindi dovrò punirvi, anche se vi sembrerà ingiusto le regole della scuola vanno rispettate in ogni caso. Oggi se non erro avete la vostra prima lezione di Astronomia, penso che rimanere alla Torre senza bacchette per riordinare tutto sia una punizione adeguata. Dovrò togliervi anche dei punti…dieci a testa potrebbero bastare. Naturalmente tutto ciò solo per voi due: Potter e Black.”
I due fecero spallucce.
“Per noi va bene” Accettò Sirius come se fosse stato un invito e non un obbligo.
“Potete andare…e ricordatevi che la prossima volta sarebbe meglio per voi non cercare vendetta...in questo modo.”
I ragazzi uscirono strabiliati.
“ ’giorno prof.”
“ ’giorno prof.”
“ ’giorno prof.”
“Buon giorno professoressa.”
Salutarono passando in fila davanti alla McGranitt che li osservò andarsene con un cipiglio severo.
Quando entrarono in Sala Comune si levò un grido:
“Eccoli, sono loro!”
Mentre James e Sirius venivano acciuffati dalla folla di Grifondoro che li aspettava Star si distese su un divano poggiando la testa sulle gambe di James, il quale era appena stato spinto a sedersi, Remus si sedette accanto ai piedi della ragazza e Sirius si accomodò a terra con la schiena addossata al divano.
“Come avete fatto?” “Dai, raccontateci per favore!” “Vogliamo sapere tutto.”
Con tutti i Grifondoro attorno James incominciò nuovamente il racconto variandolo un pochino, giusto un po’.
“Stavamo eroicamente camminando nel corridoio, quand’ecco che cinque Serpeverdi ci si piazzano davanti e iniziano a fare delle avance a Star e allora ci siamo detti che non potevamo lasciar scorrere così e ci siamo fiondati su di loro.”
“Io ho tirato un gancio destro al più grosso, dire che era brutto mi sembra inutile.” Continuò Sirius provocando uno scoppio di risate.
“Io invece ho abbattuto Mocciosus con una gomitata.”
“Io poi ho sfondato la cassa toracica dell’altro con un ginocchio.”
“E io ho spezzato il braccio all’ultimo.”
Così a turno raccontarono la loro avventura mentre i Grifondoro ridevano, trattenevano il respiro e facevano cori di “Wow” e di “Si così!”.
Star pensò che i due ragazzi stavano ingigantendo appena un tantino il tutto ma nessuno ci badava e lai e Remus non avrebbero distrutto quel momento di gloria dei loro amici.
Eppure qualcuno lo fece al posto loro.
“Siete dei codardi! Soprattutto tu Potter! Perché lo avete fatto?” Lily Evans era appena entrata dopo essere stata in infermeria con Severus.
“Sono stati loro a provocarci.” Rispose Sirius tranquillo.
“Anche Severus?”
“Non direttamente ma era con loro.”
“Allora solo perché era con loro lo avete ammazzato di botte.”
“Ma se quando ci hanno fermato non era nemmeno svenuto.”
“Finiscila Black! Siete delle persone orribili! Spero che come minimo vi abbiano espulso!” Sentenziò prima di girare sui tacchi e sparire nel dormitorio femminile.
“Veramente stasera dobbiamo sistemare la torre di Astronomia.” La informò Sirius strafottente tra le risate generali.
James però non rideva, sembrava quasi in colpa. Star lo vide, sorrise e si alzò per seguire Lily
Il dormitorio era silenzioso e solo ogni tanto qualche suono arrivava fino a li appena smorzato.
“Lily?” Star si avvicinò al letto della ragazza, che era stesa a pancia in giù, e si sedette sul bordo. “Mi dispiace.”
Lily si alzò a sedere di scatto. “Cosa? E tu che c’entri?”
“Avrei potuto fermarli, lo so. Mi sarebbe bastata una parola.” Lily continuava a fissarla confusa così continuò a parlare. “Il fatto è che non mi era mai successo…mai in tutta la mia vita…che qualcuno…che degli amici facessero per me ciò che hanno fatto James e Sirius. Sinceramente non m’importava degli altri…di coloro che le stavano prendendo di brutto…in quel momento qualsiasi cosa avessero fatto James e Sirius ai miei occhi sarebbero stati comunque degli eroi…i cavalieri che si battevano per me…Nessuno lo aveva mai fatto…Mi sono sempre difesa da sola…e vederli fare una cosa del genere ha scatenato in me qualcosa che nemmeno adesso riesco a capire.” Star si alzò in piedi e si passò le mani sulla divisa come a cercare di togliere delle briciole invisibili. “E’ stata una cosa egoista, lo so bene. Mi dispiace. E’ stato più forte di me. Poi c’è qualcosa di strano in Severus…comunque spero per te che si rimetta presto.” Passando davanti allo specchio sorrise come per essere certa di riuscirci ancora, fece un cenno a Lily, ancora seduta sul letto in un silenzio strabiliato, e uscì.
“Se non vi dispiace ve li rubo per andare a cena.”
Disse Star attraversando la Sala Comune. James, Sirius e Remus si alzarono e la seguirono sorridendo.
 
                      ****
 
Ho appena scoperto ‘sta cosa stupenda che non so se si vedrà una volta che avrò pubblicato il capitolo ma c’è una riga…dovrebbe esserci una riga tratteggiata tra la storia e questo coso qui che chiameremo…”Coso mio” … comunque lo so che mi sono fatta aspettare dai pochi “fedeli” che seguono la mia storia e a cui voglio tanto bene <3 ma abbiate pietà: ho passato l’intera giornata a scrivere al freddo e al gelo e a vedere i miei genitori che partivano e tornavano e tutto ciò per il colpo di fortuna che mio fratello non era a casa oggi J. Va bene…allora sappiate che però il 7^ capitolo è già iniziato e quindi spero che non sarà lungo da riscrivere come questo.
Se vi interessa mio padre è appena entrato in camera dicendo “Ma cos’hai da scrivere che scrivi tutto il giorno?” E io gli ho risposto “Una storia.” E allora ha detto la frase più bella che io ricordi di avergli mai sentito dire e della quale gli sarò sempre grata anche se magari a voi non sembrerà un gran che ma se conosceste mio padre capireste : “ Bene, allora speriamo che tu diventi una grande scrittrice. Brava e famosa.”. guarda un po’ come due frasi così semplici ti possono far sentire così bene.
Per oggi basta vi prego non ne posso più. Vi ringrazio di leggere la mia storia.
Ciao ciao
 

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Capitolo 8
*** Stelle e stranezze ***


Quella sera i Grifondoro avevano Astronomia con i Corvonero e mentre si dirigevano alla Torre con le carte stellari di quella notte nelle borse Star sembrava di buon umore, nonostante fino a poco prima fosse imbronciata per la punizione che i sui amici avevano preso per colpa sua.
“Che hai Star?”
“Nulla, James, sono solo felice.”
“E perché?”
“Mi piacciono le stelle…”
“Davvero? Anche a me!” Esclamò Sirius.
“Io non ci trovo nulla di speciale….” Sbadigliò James “So solo che non mi fanno dormire per osservare questi punti luminosi, a anni luce da qui, facendomi venire un torcicollo tremendo…e la cosa non mi piace.”
“Uno: tu che dormi pacifico? Solo di mattino o durante le lezioni. Due: c’è qualcosa in questo mondo che ti emozioni un pochino?” Chiese Star scocciata dalla scarsa partecipazione dell’amico.
“Si: il Quidditch, le ragazze, infrangere le regole, gli scherzi e gli amici.” Citò in risposta elencando tutto sulle dita di una mano.
“Grazie.” Sbuffò Sirius offeso per essere stato nominato per ultimo.
“Tu che ne pensi delle stelle?” Star si rivolse a Remus mentre James e Sirius bisticciavano amichevolmente, o quasi.
“Non mi piace molto la notte…” Rispose piatto.
“Paura del buoi?”
“No…solo…odio i pianeti.”
“Umh…”
La parola “luna” le passò nella mente senza pietà. Star si rodeva di curiosità ma prima di poter chiedere altro si ritrovò all’aria aperta.
“Che meraviglia!” Esclamò girando su se stessa con il viso rivolto al cielo.
Le stelle si riflettevano nei suoi occhi e i suoi capelli sembravano un prolungamento della notte, la pelle chiara spuntava nel buio e risaltava le sue labbra.
“Altroché” Balbettarono James e Sirius che però non stavano guardando le stelle…almeno non quelle nello spazio.
Perché guardare qualcosa distante, seppur stupenda, quando la riproduzione migliorata di gran lunga di tutta quella bellezza si trova a terra a pochi passi da te?
Non erano gli unici a fissare Star. Persino le ragazze le lanciavano sguardi; talvolta invidiosi e talvolta ammirati.
“Bene ragazzi! Pronti? Dividetevi in coppie e prendete posto accanto ad un telescopio. Come prima lezione ho pensato di farvi osservare il cielo con un po’ di libertà, così da iniziare a familiarizzare con gli strumenti con cui lavorerete. Ognuno di voi dovrebbe avere una coppia della mappa stellare di questa sera con se, giusto? Osservate tutto quello che volete. Voglio che ognuno di voi, però, alla fine della lezione abbia scelto una stella, un pianeta o una costellazione su cui fare una ricerca per la prossima volta. Incominciate pure.”
Spiegò la professoressa Sinistra alla classe.
Il quartetto si divise casualmente, Star finì con Sirius e James con Remus. Scoprirono presto che una volta affiancato un telescopio nessuna delle coppie poteva vedere chiaramente le altre poiché la notte era senza luna e nessun altra luce brillava sulla torre tranne una candela per ogni copia.
Star vedeva solo Sirius illuminato dalla fioca luce del lume. Il ragazzo aveva le braccia incrociate sopra la merlatura della torre e il mento poggiato su di esse, guardava il cielo in fronte a se e il vento gli spostava quasi con violenza i capelli e gli abiti.
La ragazza rise.
“Che c’è?” chiese lui fissandola con i suoi occhi grigi.
“Te lo ha mai detto nessuno che sei molto affascinante?”
“Un po’ di gente.” Rispose Sirius senza, stranamente, cogliere l’opportunità per vantarsene.
“Che hai? Forse ti conosco da poco ma sono sicura che questo non sia nel tuo stile…o sbaglio?”
“No. Stavo solo pensando.”
“Addirittura? Tu pensi? A cosa?”
“Alle stelle.” Rise improvvisamente lasciando a bocca aperta Star.
“Ma che ti è preso?”
“Non lo so! Non lo so! Stavo facendo un discorso troppo serio. Se succede un’altra volta schiaffeggiami. Hai scelto su cosa fare la ricerca?”
“Ma se non ho nemmeno toccato il telescopio!”
“Non arrabbiarti! Non pensavo ti servisse il telescopio. Sei talmente brava in tutto ciò che fai che ormai mi ero abituato all’idea che sapessi tutto.”
“Se…come no. Ti confido un segreto: adoro le stelle ma non so nulla su di esse.”
“Non c’è problema; segui l’esperto. Cioè me.”
“Si certo.” Ridacchiò lei.
“Ah, non  mi credi? Osserva: vedi quella stella li?”
“La più luminosa a poco spazio dall’orizzonte?”
“Si, esatto. Quella è Sirio, fa parte della costellazione del Cane Maggiore, significa la splendente, l’ardente.”
“Informatissimo…certo lo sarei anch’io se avessi il nome di una stella. E’ bello?”
“Avere il nome di una stella dici? Si molto…sai che ti dico? Troviamo una stella adatta a te così anche tu potrai avere la tua stella e…”
“Ragazzi puntate i telescopi a 3° dall’orizzonte dritti a sud.” La voce squillante ed emozionata della professoressa Sinistra interruppe Sirius. Tutti puntarono i telescopi dove richiesto. “La vedete ragazzi? Quella è Ankaa della costellazione della Fenice. E’ molto raro vederla ed è molto strano che sia apparsa proprio questa notte…godetevela ragazzi, è uno spettacolo unico.”
Mentre Star guardava quella stella al telescopio, provando un senso di profonda unione con essa, Sirius le parlò:
“Penso che l’abbiamo trovata. Ankaa, la fenice. Si è perfetta.”
“Perché pensi che sia le stella giusta per me?”
“Perché è raro vedere quella stella come è raro incontrare una ragazza come te. Entrambe siete speciali e uniche. E poi perché hai un po’ il carattere di fuoco della Fenice.”
Star colpì Sirius con uno schiaffo.
“Ahia! Perché bolide l’hai fatto?” Protestò lui arrabbiato.
“Perché mi andava, per farti tornare in te e perché me lo avevi chiesto tu.”
“Io scherzavo prima!”
“Sai…non ti ho mai visto così…sei strano…molto tranquillo…non male, ma strano…”
“Ah…capisco.”
Calò il silenzio mentre entrambi si rimettevano al lavoro.
“Anche tu sei strana ora…sei silenziosa…” Sirius interruppe il silenzio con una straordinaria delicatezza da parte sua.
"Non posso fare a meno di pensarci. Sai questo è il primo anno della mia nuova vita e sarà bellissimo."
 "Come fai ad esserne così tanto sicura?"
 "Forse perché la mia vita di prima faceva così schifo che per migliorarla mi sono bastati due idioti come voi e naturalmente Remus."
“Dici sul serio?”
“Si…” Per un attimo, solo una frazione di secondo, il sorriso di Star si spense lasciando posto ad una profonda tristezza ma poi le ci volle solo un attimo per tornare in se. “Mi diverto un mondo con te.”
“Davvero?”
“Si, è così bello!”
“E’ la prima volta che hai degli amici?”
“Più o meno. In ogni caso tu e gli altri siete superlativi!”
“Esagerata.”
“Non sono esagerata vi voglio solo molto bene.”
“Mi fai arrossire…”
A quella affermazione Star si avvicinò al viso di Sirius curiosa cercando di scorgere il famoso rossore, ma si ritrovò delusa.
“Non mi sembra tu sia arrossito…”
“Sono troppo figo per arrossire, l’ho detto solo per intenderci.”
“Pessimo.” La ragazza scosse la testa rassegnata, sorridendo per la battuta.
“Hei! Voi due! La lezione è finita!” James veniva verso di loro gridando per farsi sentire sopra il vento che nessuno dei due aveva notato fino a quel momento.
“Ma non avete sentito nulla? La professoressa è andata via con gli altri quasi cinque minuti fa. Fortuna che siamo riusciti a convincerla che anche io e te, Star, dobbiamo sistemare. Così possiamo rimanere insieme.”
Anche Remus li raggiunse sbucando dal buio.
“Ottima idea Remus! Allora mettiamo a posto in fretta! Abbiamo una torre tutta per noi! Meglio di così!” Esordì Sirius battendo il cinque a tutti uno alla volta.
Ognuno prese in mano un fascio di pergamene o un telescopio e iniziarono a risistemare tutto negli armadi nella stanza dentro la torre.

“Fine. Sparate fuori le idee.” Sbuffò James chiudendo dentro una cassapanca l’ultimo carico di fogli di pergamena.
“Io un’idea ce l’avrei: chi ha mai camminato in verticale su e giù per una torre?” Chiese Star eccitata.
“Nessuno!” Risposero in coro i tre ragazzi.
“Nessuno fino ad ora.” Continuò lei ostinata. “Ci servono: delle corde, molto coraggio e un po’ di forza…ah, e dei nodi solidi.” Elencò sulle dita sorridendo intrigante.
“E dove …?” Sirius non fece in tempo a finire la domanda che Star tirò fuori da uno scaffale alle sue spalle quattro lunghe corde.
“Chi ci sta?”
Sirius e James sorrisero a loro volta pronti a qualsiasi cosa ma Remus non era molto convinto, solo che aveva paura di perdere i suoi amici se non fosse stato spericolato quanto loro, quindi annuì debolmente.
“Allora dobbiamo legare queste li, e poi in vita e …”

Una decina di minuti dopo tre ragazzi e una ragazza stavano in piedi sulle merlature della torre pronti a compiere un’impresa che sarebbe passata dalle bocche di tutti gli studenti di Hogwarts.
“Sei sicura che andrà tutto bene?” Chiese James tra l’emozionato e lo spaventato.
“Si” Rispose la ragazza con calma e convinzione.
“Allora a che servono le corde che abbiamo legate in vita?”   Buttò li Sirius con l’intento di smontare la sicurezza di Star, la quale però lo guardò e come se fosse cosa ovvia spigò:
“Stiamo per camminare in verticale su una torre alta chissà quanti metri toccando le mura solo con i piedi che dovrebbero restarcisi attaccati grazie ad una magia che non ho mai provato prima e che ho deciso di inaugurare su quattro persone contemporaneamente, non mi sembra una buona idea farlo senza la sicurezza delle corde che qualunque cosa succeda rimarranno annodate quassù.”
“Io voto a favore delle corde ma se anche esse non funzionassero? Non hai un piano B?” Domandò Remus impaurito.
“Io non prevedo piani B.” Rispose quella fissando il vuoto sotto di loro.
“Per quale assurdo motivo?” Insisté il ragazzo.
“Perché non prevedo che il mio piano A fallisca.” Detto questo si sporse in avanti provocando un unanime brivido di paura nei suoi tre amici. Con grande sforzo cercò di stare in piedi pur essendo in orizzontale e iniziò a camminare giù dalla torre dapprima sbalordita poi sempre più sicura finché anche James e Sirius si convinsero a raggiungerla trascinando un diffidente Remus con loro.
“E’ divertentissimo!” Gridò Sirius prendendo a correre su e giù seguito da Star e James.
“Non mi piace affatto... non è divertente…è pericoloso e mortale…” Borbottò Remus mentre con cautela cercava di alzarsi “in piedi” e quando ci riuscì scoprì che infondo la cosa li piaceva davvero.
Non capita tutti i giorni di camminare in orizzontale su una parete ma loro lo stavano facendo. Lo stavano facendo grazie a Star, lo stavano facendo per divertimento, lo stavano facendo infrangendo chissà quante regole e soprattutto lo stavano facendo insieme. Il che per Remus aveva un significato talmente profondo che si dimenticò di quanto tutto ciò fosse pericoloso e si lasciò trascinare dalla follia degli amici che sfidando la forza di gravita cominciavano proprio ora a saltare.
“Guardate! Finalmente il nostro orsacchiotto spaventato si è lasciato andare!” Esclamò James mentre Remus li raggiungeva. Erano arrivati a circa metà torre e le corde non li lasciavano proseguire oltre così si erano fermati ad osservare il nero vuoto che si estendeva sotto, o meglio avanti, a loro.
“Questa vista non è il massimo. Torniamo un po’ più in su voglio usufruire della luce che viene da quella finestra in modo…” le parole di Star furono interrotte da grida acute e strabiliate.
Molti studenti si sporgevano da varie finestre per osservarli. Cosa che preoccupò Star; se gli studenti potevano vederli grazie alle luci accese nella torre che fuoriuscivano della finestre allora anche i professori potevano vederli. Il rischio era alto considerando il rumore che stavano facendo tutti quei ragazzi acclamando lei e i suoi compagni di avventura e loro avrebbero dovuto trovarsi a letto o in punizione…il che non giocava certo a loro favore.
“Ragazzi finitela di esibirvi dobbiamo risalire dove non ci possono vedere…li sopra la fila di finestre…” Esclamò in preda all’agitazione.
“Perché?” chiesero in coro per niente vogliosi di perdersi l’opportunità di essere visti come degli eroi.
“Perché se loro continuano così i professori ci scopriranno.”
I sorrisi dei ragazzi si spensero ed essi corsero fino a tornare quasi alla cima della torre ma a pochi metri Star scivolò cedendo finché la corda non la fermò e li rimase appesa per la vita di nuovo nella luce.
Ancora prima di poter far qualcosa anche gli altri si ritrovarono nella sua stessa situazione.
“Fine incantesimo, e adesso?” Chiese James scocciato da quel intoppo.
“Preghiamo che i nodi reggano… chi li ha fatti?” Disse Star cercando un appiglio sulla parete.
“Io”  Rispose Sirius.
“Bene, ho cambiato idea. Smettetela di pregare per i nodi e iniziate a sperare che la caduta non faccia troppo male.”
“Fai del sarcasmo anche in queste situazioni Star? Bel coraggio.” Constatò James.
“Che altro dovrei fare?”
“Ah non lo so, magari…TROVARE UN MODO PER SCENDERE O SALIRE SENZA SPAPPOLARCI!” Gridò.
In quel momento un rumore di corda che si spezza arrivò alle loro orecchie e un secondo dopo Star si ritrovò a cadere. Poi le sembrò che la corda fosse tornata a sostenerla in vita ma in realtà era solo James che l’aveva afferrata giusto in tempo.
“Hei! Sei troppo leggera…mangia un po’ di più.” Commentò il ragazzo stringendola a se.
“Ma se non faccio altro che mangiare dal…”
“Ragazzi! Troviamo un modo per uscirne vivi o a Remus verrà un infarto.” Li interruppe Sirius.
“Giusto…non posso usare il Wingardium Leviosa perché non durerebbe abbastanza e ci spappoleremo comunque…queste mura sono impossibili da scalare perché sono protette da magia… e io non ho più energie per rifare l’incantesimo…” Star iniziò a pensare a voce alta ma nonostante non sembrava ci fosse una via d’uscita lei era molto calma.
“Avevi detto che il tuo piano A non sarebbe fallito!” Piagnucolò Remus.
“Infatti non è fallito…per cosa vi ho fatto mettere le corde secondo voi?”
I tre ragazzi si fermarono a pensare un attimo e subito si illuminarono.
“Saliamo arrampicandoci sulla corda!” Esclamò Sirius.
“Ma dai? Ora c’è solo il problema che la mia corda si è rotta e siamo in due su una corda James…potrebbe rompersi anche questa…”
“Ok allora inizia a arrampicarti più veloce che puoi.” Le rispose il ragazzo determinato aiutandola a aggrapparsi alla corda e ad iniziare a salire.
“Ragazzi io non lo so fare…non ricordate? Durante Difesa Contro le Arti Oscure?” Urlò Remus mentre gli altri salivano agili.
“Non c’è problema. Tu reggiti, noi ti tiriamo su dalla cima.” Detto questo Star continuò a salire.
Arrivati in cima alla torre e scavalcato le merlature James e Sirius tirano su Remus. Il quale appena poggiò i piedi sul pavimento della torre iniziò a baciare a terra e a ringraziare il cielo di essere vivo.
“Andiamocene…non tornerò mai più in questa dannatissima torre!” Borbottò camminando deciso verso le scale, seguito dagli altri ma Star era rimasta ferma ad osservare la sua corda.
“Che c’è ora?” Domandò esasperato Remus notando che i suoi amici si erano fermati.
“E’ troppo spessa per rompersi così con nulla…ed è anche nuova…oltretutto le ho controllate prima di usarle e nessuna era rovinata…non è possibile…e non mi piace. Andiamo.” Star prese tutte le corde e le rimise al loro posto cancellando dal volto l’aria preoccupata che aveva avuto fino all’attimo prima.
“Chi si fa una mangiata delle…tre e mezzo di mattina?” Propose Sirius indirizzandosi alle cucine.
“IO!” Gridarono tutti in coro correndo per arrivare primi.
 
                                 ***
 
Yeeeeeeeea…ho finito!
E’ stato un capitolo molto veloce, non me lo sarei mai aspettata del momento che ero molto impegnata con una miriade di altre cose. E invece…
Comunque vi ringrazio ancora per le vostre letture silenziose e soprattutto per i commenti. Fa sempre piacere sentirsi “letti”.
Ora vado a stappare una bottiglia di coca-cola per festeggiare il mio primo capitolo messo on-line di giorno e finito in breve tempo!
AUGURI LOLA QUESTO E’ PER IL TUO COMPLEANNO!
Quello prima invece era per il compleanno di Mantoscarlatto! Grazie mille a tutte e due!
                                      Ciao ciao
 

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Capitolo 9
*** Sentimenti Intensi ***


Star stava sognando…sognava una casa bellissima e elegante con le pareti bianche ricoperte d’erica e i cancelli in ferro battuto…una versione poco  più grande di lei le sorrideva da lontano felice come non mai…
“Star! Sveglia!”
“Dannazione James, mi hai rovinato il sogno!”
James la stava tirando per un braccio con molto, troppo entusiasmo.
“Tu non potresti essere qui…oh ma che importa! Tanto per te non ci sono regole!”
“Le ragazze del turno di guardia mattutino hanno detto che tra me, Sirius e Remus poteva salire solo uno così sono salito io. A noi hanno svegliato gli altri. Sono tutti molto entusiasti ed emozionati e vogliono vederti.” Spiegò il ragazzo saltellando per l’emozione.
“Potter datti una calmata! Sei troppo agitato. E poi lasciami il braccio o ti arriva un ceffone.”
James chiuse la bocca di scatto e mollò la presa al braccio di Star che ormai era diventato viola.
“Ti devi cambiare?”
“Evidentemente, dal momento che sono in pigiama, si mi devo cambiare.” Sospirò lei.
“Devo andarmene?”
“Resta pure se vuoi. Ho vissuto tra i ragazzi fino ad ora non mi vergogno affatto. In quanto a te avrai già visto molte volte una ragazza in costume. Ma se ti da fastidio vattene.”
“Non me ne vado. Devo controllare che tu non sia ingrassata.”
Star si finse offesa, si tolse la maglia grigia e consunta e battendo le mani sulla sua pancia piatta gridò:
“Guardami! Sono magra magrissima!” Poi iniziò a correre di qua e di la. James si passò la mano tra i capelli prima di iniziare a rincorrerla gridando a sua volta.
“Invece io vedo tanta ciccia in più di quando ti ho conosciuto!”
“No, non è vero!”
“Si che è vero!”
“Invece non è… guarda che bel cielo azzurro!”  Star si fermò d’improvviso fissando il cielo limpido di fine autunno fuori dalla finestra. James ne approfittò per afferrarla per la vita, trascinarla a terra e farle il solletico.
“POTTER SEI UN IMBROGLIONE!”  Ululò lei tra le risate.
Lui si fermò, le sue mani sulla pancia della ragazza, seduto accanto a lei, i visi vicini, soli, in silenzio con l’eco delle risate che alleggiava nella stanza e l’allegria di essere insieme, di essere amici, o forse…
“MUOVETEVI VOI DUE!”
Star scattò in piedi e si infilò la divisa, James si rialzò cercando qualcosa da fare o osservare nel frattempo.
Scesero di corsa le scale e un boato di applausi li accolse.
“Ma che…?” Tentò di chiedere Star mentre un’orda di  mani la strattonava e le venivano poste una miriade di domande.
“Come hai fatto?”
“E’ stata una cosa così coraggiosa!”
“Avete avuto paura?”
“Com’è stato?”
Lei, Remus, Sirius e James si ritrovarono di nuovo nel divanetto al centro della Sala Comune pronti a raccontare la loro nuovo avventura.
“No, non avevamo paura.” Rispose Sirius “Era solo per passare il tempo. Niente di che. Anche se devo dire che Star è stata veramente brava e che è stato piuttosto divertente.”
“Si una bazzecola! L’unico momento leggermente emozionante è stato quando la corda di Star si è spezzata.” Continuò James.
“Ho sentito il vuoto tutto attorno a me e mi sembrava di essere morta di già anche se non avevo ancora toccato terra e poi mi sono accorta che non stavo nemmeno più cadendo, infatti James mi ha preso in tempo.” Concluse euforica lasciando la scena e gli applausi agli altri. Ma l’attenzione tornò su di lei.
“Come hai fatto a fare quell’incantesimo? E’ molto avanzato!” Chiese una ragazza del settimo anno.
“Nulla di troppo complicato…ha perso intensità verso la fine ma ce la siamo cavata. Grazie alle lezioni del signor Franks. Ora sappiamo a cosa servono, vero Remus?”
E mentre Remus arrossiva violentemente Sirius riprese il racconto riempiendolo di particolari, non sempre veri, grazie all’aiuto di James.

Quando fecero la loro comparsa in Sala Grande per pranzare tutti gli studenti di Grifondoro, Corvonero e Tassorosso li applaudirono calorosamente alzandosi per osservarli meglio.
Sirius e James furono gli ultimi a sedersi tra inchini e occhiolini che facevano svenire tutte le ragazze.
“Hei voi due! Tornate al pian terreno, non montatevi troppo la testa perché l’incantesimo è mio.” Ricordò loro Star.
“Allora fatti applaudire anche tu!” Consigliò James.
“Idiota! Se non faccio come voi ci sarà un motivo.”
“Ovvero?” Chiese Sirius osservandola curioso e smettendo finalmente di fare gesti di vittoria a tutta la sala.
“Perché non mi piace molto stare al centro dell’attenzione. Attiro troppi sguardi già senza farmi vedere come voi due.”
“Allora lo ammetti che attiri molti sguardi?” La rimbeccò James.
“Ho detto che attiro molti sguardi? Non mi sembra…” Disse lei fingendosi ingenua.
“Se non lo vuoi ammettere con le buone…”  Cominciò James tirandola in piedi.
“…lo ammetterai con le cattive.” Concluse Sirius annunciando poi all’intera sala: “L’ideatrice di tutto!”
Star sorrise a tutti inchinandosi scherzosamente e mentre con grazia si rimetteva a sedere sussurrò:
“Avete creato un mostro.”
“Meglio te che me.”  Borbottò Remus cercando di nascondersi agli sguardi dei curiosi.
Al tavolo dei professori nessuno riusciva a capire cosa avesse suscitato una tale ammirazione in quei ragazzi. Sebbene tutti fossero molto dotati e molti studenti cercassero già di farseli amici per godere de un po’ di fama riflessa niente e nessuno aveva suscitato un tale interesse in così poco tempo. Sembravano tutti partecipi a qualcosa di più grande, persino alcuni Serpeverde andarono a congratularsi con loro per ciò che avevano fatto, qualsiasi cosa fosse. Sembrava che fosse stata parecchio al di fuori delle regole scolastiche e talmente tanto interessante o avvincente che chi non aveva potuto assisterci se lo faceva raccontare, purtroppo nessuno di quei racconti era arrivato alle orecchie dei professori. Una cosa era certa, ciò che avevano fatto era bellissimo, grandioso, stava unendo la scuola, nessuno si era fatto male e l’ideatrice era quella ragazza senza famiglia a cui Silente  teneva molto. Era lei la risposta a tutto. Mai in tutta la storia di Hogwarts si era visto un talento naturale nella magia come il suo. Ma lei che ruolo aveva?
Per tutta la giornata i quattro ragazzi furono seguiti da orde di ammiratori e curiosi che volevano il resoconto completo della storia e nei corridoi al loro passaggio partivano cori di:
“I Malandrini stan passando
Sono quattro e stan regnando
Sopra i professori, sopra le regole
Loro non fan mica bazzecole
Le loro imprese fan il giro di Hogwarts in un momento
Ed è già tempo di cambiamento!”
Quell’euforia continuò per tutto il fine settimana attutendosi il lunedì con l’inizio delle lezioni ma il rispetto in quei quattro ragazzi rimase. I Malandrini erano ormai diventati il modello preferito di ogni ragazzo o ragazza nei confini di Hogwarts.
 

“Star? Star?”
Una voce gentile e incerta la stava chiamando ma lei non voleva svegliarsi, era stanca perché la sera precedente era stata sveglia fino alle tre nel dormitorio dei Malandrini a mangiare cibo sgraffignato dalle cucine cercando di capire dove fosse finito Remus. Si perché il ragazzo era sparito da un intero giorno...l’avevano visto per l’ultima volta poco prima di cena e poi più.
Poi era sabato!
“Svegliati per favore….abbiamo bisogno di te…”
Un'altra voce si aggiunse alla precedente e una mano le tocco leggera la spalla.
Decise di alzarsi, sarebbe tornata a dormire dopo sperando che non diventasse un’abitudine; prima Remus poi loro.
“Ann! Sophia! C’è qualcosa che non va?” Chiese alle due ragazze mentre si metteva a sedere.
“Non…cioè si…cioè no…o forse…” Balbettò Ann arrossendo d’improvviso.
“Non riesci nemmeno a parlare. Sei ridotta male.” Ridacchiò Sophia “Il fatto è, Star, che Ann ha un appuntamento con un ragazzo a pranzo. E pensavamo potessi aiutarla.”
“Aiutarla come? Non penso di essere la persona più adatta per questo tipo di cose…” Cercò di spiegare Star.
“Dai, non farti pregare. Tu sei bellissima avrai pure qualche segreto che la possa aiutare. Oltretutto già mezza scuola ti ha notato per la tua bellezza chi meglio di te può darle dei consigli?” Insisté la ragazza mora mentre Ann fissava imbarazzata il pavimento.
Star le guardò strabiliata. Mezza scuola le correva dietro? Che cosa voleva dire? Lei non lo aveva mai notato. E poi come avrebbe potuto aiutare Ann? Non sapeva niente dell’amore, non si era mai dilettata nel trucco, non acconciava i capelli e soprattutto non badava a cosa indossare. Eppure era come se sapesse già cosa fare. Guardava il viso fine e chiaro di Ann e sapeva che le sarebbe stato bene poco ombretto verde chiaro così da far risaltare gli occhi azzurri e magari un po’ di fard rosa sulle guance con un po’ di lucidalabbra trasparente. Guardava i suoi capelli biondi e lunghi e pensava che una treccia non le stesse affatto male, magari a spiga di pesce e portata al lato. In quanto ai vestiti avrebbe puntato sulle tonalità più chiare di rosa e verde possibili.
Si stupì di se stessa…la metà delle parole che si erano formate nella sua mente le erano completamente nuove! Decise di mandare tutti quei pensieri al diavolo e concentrarsi sulla ragazza ormai disperata mente aspettava una sua risposta. Se il destino voleva che lei sapesse certe cose chi era lei per metterlo in discussione?
“Sarò felice di aiutarti Ann.” Rispose infine provocando uno scoppio di gridolini da parte delle due. “Ok, va bene. Sophia cerca nel baule di Ann se trovi qualcosa di chiaro color rosa o verde. In quanto a te siediti li e rilassati. Sei in buone mani! ”
Non sapeva nemmeno come fare una treccia ma appena prese in mano la spazzola capì di sapere con estrema esattezza cosa fare, come se non avesse fatto altro per tutta la vita.
“Cosa si prova ad essere innamorati?” Le chiese a sorpresa mentre le intrecciava i capelli.
“E’ una sensazione fantastica. Ogni volta che sento il suo nome mi emoziono, ogni volta che mi guarda vorrei fare qualcosa per essere al centro della sua attenzione e se mi abbraccia mi sento protetta. Con lui sono a mio agio e allo stesso tempo impazzisco. Non capisco più nulla.”
“Ah… deve essere bello essere corrisposti allora…”
“Già, ma che problemi ti fai tu. Farai fatica a trovare un ragazzo che NON ti corrisponde, altroché.”
“Se lo dici tu…”
“Sei innamorata?”
“No. Non so nemmeno cosa si provi ad esserlo.”
“Sai non ci si accorge subito di essere innamorati. Lo capisci quando non puoi fare a meno di lui. Spesso lo capiscono prima gli amici. E’ stata Sophia a farmi notare di amarlo. Diceva di saperlo da una vita.”
“Penso di aver capito.”
“E’ bellissima! Semplice ed elegante! Proprio quello che volevo!” La adulò Ann a lavoro completato.
“Non ho trovato niente!” Sbuffò spazientita Sophia con un paio di pesanti calze color crema in mano.
“Quelle ci possono servire.” Disse Star indicando le calze prima di chinarsi nel suo baule. Non che avesse qualche vestito, anzi aveva solo un pigiama, una maglia bianca larga e dei jeans consunti, ma con un semplice incantesimo face apparire alcune stoffe dei colori desiderati tra i sospiri incantati delle sue compagne di stanza.
Fece indossare ad Ann le calze e poi le drappeggiò in vita un pezzo di stoffa rosa con dei piccoli fiorellini bianchi trasformandolo subito in una gonna da poco sopra il ginocchio. Poi le poggiò sulle spalle della stoffa verde chiaro la quale si trasformò in una semplice camicia a maniche lunghe. Si guardò attorno non del tutto soddisfatta prima di afferrare un soffice maglioncino bianco con uno scollo semplice ma profondo e le maniche dai gomiti e infilarlo alla sbigottita ragazza. Le calzò ai piedi delle ballerine rosa prestate da Sophia.
“Mi sento bellissima!” Esclamò Ann fissandosi allo specchio sbalordita.
“Lo sei! Sei stata veramente brava Star!” Concordò Sophia.
“Se hai ancora un attimo ti metto un filo di trucco.” Propose Star indicandole le sedia. La ragazza accettò e due minuti dopo lei e Sophia si allontanarono per andare in Sala Grande per il pranzo mentre Star si distese sul letto con l’intento di dormire ancora un po’.

“Star?”
“Che è una fissazione?” Star scattò in piedi quando sentì un’altra voce chiamarla.
“Mi dispiace averti disturbato ma pensavo che fossi sveglia. Due ragazze in Sala grande non fanno altro che tessere le tue lodi.” Si scusò tranquillo Remus.
“Davvero? Io non ho fatto niente di che. Comunque che ci fai qui Remus? Dove sono gli altri due balordi?”
“Intendi Sirius e James? Dormono ancora e io mi annoiavo così sono sceso a pranzare e ho sentito una ragazza di nome Sophia parlare di te e di come avessi vestito e truccato una sua amica, Ann, allora ho pensato che fossi sveglia e sono venuto a cercarti.”
“Ah. Bene.”
“Qualcosa non va?”
“Mi hai fatto tornare in mente una cosa che mi ha detto la ragazza che ho aiutato.”
“Cosa?”
“Secondo te sono innamorata?” Lo chiese così, a viso aperto, con semplicità, quasi fosse solo una curiosità. In realtà ci stava pensando da molto, da quando Ann le aveva detto che cosa si provava ad essere innamorati.
“No. Almeno non mi sembra. Sei in ottimi rapporti con Sirius e James ma tutto qui…anche se…”
“Anche se? Remus ti prego! Se hai notato qualcosa dimmelo!”
“Penso che tu sia più legata a James che a Sirius. Non so perché. Ma sembra che tu gli voglia dimostrare che sei fantastica. Invece con Sirius ti comporti normalmente.”
“Davvero?”
Remus annuì e Star piombò nel più completo silenzio.
“Quindi è vero. Ogni volta che qualcuno dice ‘ James ‘ io mi volto di scatto sperando di vederlo e ogni volta che mi abbraccia anche se solo per scherzare darei la mia anima purché non mi lasci più. Vorrei sempre che guardasse sempre e solo mee parlasse sempre e solo con me.”
“Allora pensi di essere innamorata di lui.”
“Si.” La risposta era sincera ma cauta, pronunciata con lentezza.
“Cosa te lo fa pensare? Oltre al fatto che provi quello che provi la tua compagna.”
“Ricordi la nostra avventura su e giù per la torre?”
“No, l’ho rimossa dalla memoria…vai avanti.”
“Quando stavo cadendo e James mi ha afferrato in tempo è scattato qualcosa. Inconsapevolmente ho desiderato che non mi lasciasse mai. Non perché sarei caduta altrimenti ma perché mi sentivo come non mi sono mai sentita in vita mia. Ho provato qualcosa che non so ancora decifrare con certezza. So che ciò che provo è un sentimento felice. E’ qualcosa di complesso, ma intenso, come niente altro. Da quel momento ho iniziato a perdere interesse per tutto. Se il mondo qui non fosse così affascinante guarderei e penserei solo a lui. Volevo che mi abbracciasse ancora. Volevo riprovare quell’emozione. Cosa ne pensi?”
“Penso che hai bisogno di un bicchiere d’acqua. E penso anche che potresti evocare un Patronus.”
“Un Patronus? E che c’entra ora?”
“E’ un incantesimo che mi ha colpito molto. Serve ad evocare uno spirito…una presenza… che nello stadio completo prende la forma di un animale. Si dice che questo animale ci rispecchi e che per riuscire ad evocarlo il mago o la strega devono svolgere un cammino interiore che li aiuta a capire che animale sono.”
“Secondo te mi aiuterebbe a capire ciò che provo?”
“Penso proprio di si.”
“Allora proviamoci!”
“Ora? Non saprei nemmeno da dove iniziare.”
“Allora mentre gli altri dormono andiamo a fare una ricerca. Sarà il nostro segreto. Ti va?”
“Volentieri! Ho sempre voluto provarci. Ti aspetto giù.” E il ragazzo se ne andò saltellando felice.
Star pensò che c’era stato un grande cambiamento in Remus che era sempre stato un po’ cupo ma nonostante ora avesse un aria malata era comunque felice…a proposito…
“Ma dove sei stato?” Gli chiese mentre andavano in biblioteca.
“Dici ieri e stanotte? Te l’ho detto il primo giorno di scuola: sono di salute cagionevole. Ogni tanto devo assentarmi per farmi curare. Ma non ti preoccupare non è nulla di grave.”
“Sicuro? Con me ne puoi parlare liberamente. Non ti prenderò in giro.”
“Non è per quello…”
“Va bene, non insisto. Comunque pensi che troveremo dei libri sui Patronus?”
“Oh si, ce ne sono a bizzeffe.”
Appena entrati in biblioteca Star sgranò gli occhi. Forse vi sembrerà strano che dopo un mese di scuola non fosse ancora entrata in biblioteca ma infondo lei faceva parte dei Malandrini; aveva una reputazione da difendere.
Eppure a lei i libri piacevano, molto, solo che non le piacevano quelli di scuola. Oltretutto non aveva poi una bellissima scrittura. Anzi, dal momento che aveva imparato quasi da sola a leggere e a scrivere, aveva una scrittura orribile che solo grazie a Remus, che in gran segreto la aiutava, era migliorata un pochetto. In segreto perché Sirius e James si erano molto stupiti della sua scrittura, non per essere scortesi, ma si erano immaginati tutt’altra scrittura da una ragazza come lei. Allora Star se l’era presa e aveva giurato che entro tre mesi la sua scrittura sarebbe stata la più bella e originale di tutta Hogwarts. Solo che non ci stava riuscendo molto bene.
“Iniziamo da questo.” Disse Remus poggiando sul tavolo su cui Star si era stravaccata un librone gigantesco e polveroso.
“Ok. Sembra interessante.” Acconsentì lei mettendosi subito al lavoro con grande serietà ed interesse.

“Finalmente vi abbiamo trovato!” Esclamò Sirius spuntando due ore dopo da dietro uno scaffale.
“Shhh, non gridare, o la sveglierai.” Lo sgridò Remus salutando con un cenno James apparso dietro di lui.
“Chi Madama Pince? Ma non sta dormendo.” Replicò lui.
“Non Madama Pince. Star.” Spiegò Remus indicando la ragazza addormentata dolcemente su un grosso libro.
“Si è alzata molto presto questa mattina a differenza vostra.” Continuò quello imperterrito e mentre Sirius gli faceva il verso James si avvicinò a Star. Piegato su di lei con il viso a pochi centimetri dal suo.
Star si svegliò di colpo saltando per la sorpresa di trovarsi un volto davanti che la fissava con intensità. Sarebbe caduta dalla sedia se James non l’avesse afferrata per la vita sollevandola da terra.
La sedia sbatte a terra creando un rumore esagerato. In un attimo Madama Pince fu li pregandoli di uscire subito altrimenti sarebbe stata costretta a chiamare il preside.
James lasciò Star e per pochi secondi tra loro passò lo stesso sguardo di chi prova qualcosa che non riesce a comprendere; cosa che non sfuggì a Remus mentre trascinava fuori Sirius cercando di evitare le spinte della bibliotecaria.
“Ecco perché noi non vogliamo mai entrare in quel posto infernale. Abbiamo buttato all’aria ala nostra reputazione per venirvi a cercare. Ma che vi è preso? E Remus dov’eri ieri?” Brontolò Sirius.
“La vostra reputazione sta bene. Noi stavamo facendo una ricerca per i fatti nostri per la prossima avventure e Remus stava male.” Rispose in fretta Star cercando di scrollarsi di dosso la sensazione da sogno che aveva provato.
“Comunque siamo venuti a cercarvi per informarvi che dopodomani cioè martedì siamo con i Tassorosso a fare le lezioni di volo.” Li informò James.
“Sul serio? Lezioni di volo? Non vedo l’ora!” Esclamò emozionata la ragazza iniziando a saltellare felice.
“Si, lezioni di volo. Un altro tentativo di ucciderci da parte della scuola. Non mi piace affatto come idea.” Protestò Remus.
“Ma scherzi? Sarà bellissimo.” Ribadì Sirius.
Prendendo a braccetto Star e James e iniziando a saltellare con loro.

Quella notte Star e Remus si trovarono in una classe del terzo piano per iniziare ad esercitarsi.
“Non è che stiamo facendo una cosa sbagliatissima che ci metterà nei guai?” Chiese lui a disagio.
“Ma no! Che vuoi che succeda.” Lo schernì lei.
Proprio in quel momento sentirono una voce canticchiare una canzone a loro conosciuta infondo al corridoio.
“Pix!” Esclamò Remus un po’ troppo forte, infatti il Poltergeist li vide e si avvicinò loro con aria maligna.
“Bella serata vero?” sghignazzò.
“Si, certo.” Rispose tranquilla Star.
“Ottima per una passeggiata in fuori orario.” Riprese quello trattenendo a stento la voglia di ridere.
“Si ottima.” Continuò con calma.
“Dovrei avvertire Gazza del fatto che voi non siate nei vostri letti.” Concluse Pix prima di gonfiarsi il petto pronto a gridare.
Ma Star con la massima calma parlò ancora sottovoce ma abbastanza forte perché Pix la potesse sentire “E io dovrei dire a tutti che siamo diventati gli idoli perfino del più famoso combina guai di Hogwarts.”
Il Poltergeist sgonfiò rapido il petto strabuzzando gli occhi.
“Che hai detto?” Sibilò irritato.
“Stavi cantando la canzone che cantano tutti quando noi Malandrini passiamo per i corridoi; questo vuol dire che ci ammiri.”
“Non è vero…io…la stavo solo…era per prendervi in giro…io non mai…” Balbettò il fantasma chiaramente disorientato.
“Facciamo un patto Pix: tu non racconti le nostre noi non raccontiamo le tue. Se ci stai continua per la tua strada e fai finta di niente.”
Pix si girò e fluttuò lungo il corridoi fino ad allontanarsi in silenzio.
“Ma che…di cosa stavi parlando? Che intendi con ‘ le nostre ‘ e ‘ le tue ‘ ?” Remus la mitragliò di domande mentre entravano nell’aula.
“Chiamale marachelle o infrazioni. Chiamali scherzi o stupidate. Sempre quelli sono. Ed è quello che sappiamo fare meglio. Ci servirà un alleato come Pix in futuro.”
Il ragazzo la guardava sconvolto ma pensò fosse meglio non chiedere altro.
Passarono quasi tutta la notte ad esercitarsi nell’incantesimo anche se nessuno dei due raggiunse nemmeno il più piccolo traguardo.
 
 
                                                                              ****
 
Allora. Questo dannato capitolo l’ho scritto dalla fine all’inizio in talmente poco tempo che mi stupisce. Pensavo sarebbe stato veramente complicato. Cioè lo è stato ma mi aspettavo che per questo fosse anche lunghissimo da scrivere. Forse sto diventando più veloce a scrivere al computer. Comunque devo ringraziare i miei professori che anche se si accorgono che durante le loro spiegazioni sono in tutt’altro mondo fanno finta di niente perché sanno che non sto facendo altro che realizzare un sogno. Solo alcuni prof però, perché altri mi rendono la vita ancora più difficile. In generale non  mi posso lamentare.
Ringrazio ancora tutti quelli che mi seguono che forse non capiscono che stanno contribuendo alla realizzazione di questo sogno.
Auguro a tutti una buona dormita e, per chi domani farà sciopero come me, una buona giornata di vacanza.
Noe, Kika e Pollo siete i migliori!      
                                                                                            Ciao ciao.

 
 

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Capitolo 10
*** Lezioni di volo ***


Tutti gli studenti del primo anno erano in grande fermento per le imminenti lezioni di volo ma nessuno batteva Star. Ultimamente il suo sorriso era, se possibile, ancora più ampio ed era estremamente eccitata. Tanto che riusciva a sentire qualsiasi persona parlasse, o pensasse, di Quidditch o volo a distanza di kilometri. Ogni scusa era buona per lanciarsi in un’appassionante discussione sui campioni di Quidditch, i loro metodi di volo, le scope più utilizzate o la storia del Quidditch in generale.
La mattina del fatidico giorno mentre Star saltellava allegra a colazione seguita dai suoi amici i quali non erano più molto entusiasti per la lezione dal momento che la ragazza era riuscita ad esasperare anche un appassionato come James.
“Quand’è che hai perso la sana abitudine di camminare?” Le domandò sarcastico Sirius mentre si sedevano a tavola.
“L’ho persa circa quando mi avete annunciato che imparerò a cavalcare un manico di scopa…non vedo l’ora ragazzi, non vedo l’ora…e voi?...no, perché io sono molto emozionata e voi? Eh, eh? Voi? Che ne pensate?... James mi parli ancora della Coppa del Mondo? Eh, eh? Si buono James…” Star sfoderò i suoi occhioni dolci. E mentre i suoi occhi blu cobalto si allargavano supplichevoli in direzione di James un ragazzone di Serpeverde con l’aria di avere cattive intenzioni passò vicino a loro parlottando con un suo compare.
“Incredibile che una tale bellezza possa essere così infantile e stupida. Sembra un’ insulsa bambinetta di dieci anni, non trovi?”
“Chi è che hai chiamato bambinetta?” Sirius e James si alzarono minacciosi fissando i due Serpeverde.
“Credete di farci paura?” Li provocò il più esile dei due che dal canto suo arrivava alla stazza di un gorilla.
Gli sguardi di fuoco dei due Malandrini preannunciavano guerra ma Star si alzò appena in tempo frapponendosi tra loro.
“Evidentemente no, perché ora si siederanno da bravi ragazzi e non proferiranno parola, vero?” Spiegò lanciando uno sguardo eloquente ai suoi amici dietro di lei.
“Si meglio così. Allora non sei proprio stupida come loro, vero? Almeno da quello che abbiamo sentito tu hai più coraggio di loro due messi insieme. Stupidi pappe molli.” Sghignazzò il più robusto girandosi per andarsene.
“Scusami, credo di essermi persa una parte; quella in cui temo tu abbia insultato i miei amici. Potresti, per favore, ripetere?” Chiese la ragazza con rabbia mal celata e lo sguardo basso.
“Certo, tesorino. Ho detto che i tuoi amichetti sono due stupidi sbruffoni, orgogliosi che vanno in giro a gongolare per la scuola.” Cantilenò quello tornando a guardarla.
Fu un solo questione di un secondo. Nemmeno il tempo di un battito di ciglia e i due Serpeverde si ritrovarono sanguinanti a terra.
“Ma che diamine…?” Balbettò James incredulo.
Nessuno era riuscito a vedere nulla eppure i due ragazzi si rialzarono impauriti fissando Star come se fosse un mostro orribile e scapparono via con la coda tra le gambe sotto lo sguardo soddisfatto della ragazza che agli occhi di tutti sembrava non essersi mossa di un millimetro.
“Non.. non dirmi… non dirmi che sei stata… tu.” Biascicò Remus fissando il punto in cui erano spariti gli attaccabrighe.
“Si, sono stata io.” Gli confidò Star sottovoce tornando alla sua colazione tra gli sguardi ammirati di tutti.
“Come bolide hai fatto?” Domandò subito Sirius.
“Sono cresciuta in brutti posti dove la velocità è molto importante. Naturalmente ora che mangio decentemente sono più forte e veloce di quando mi cibavo solo di… meglio se non ve lo dico.”
Nessun’altro fece in tempo a porle ancora domande poiché la professoressa McGranitt si avvicinava decisa al loro tavolo.
“Chi è stato?” Fissò uno ad uno i quattro Malandrini soffermandosi molto meno su Remus. “Avanti. Confessate.”
Star si alzò in piedi. “Io professoressa.”
“Con me.” Le ordinò.
La Malandrina lasciò il tavolo in silenzio ma a testa alta salutando con un cenno e un sorriso i suoi amici. Se c’era un buon modo per lasciarli era quello: sorridendo dopo un guaio. Naturalmente sapeva di doversi preparare al peggio, ovvero all’espulsione, ma non credeva che la professoressa avesse colto il grande sforzo magico che le era servito per fare una cosa del genere. In confronto tenere quattro persone in orizzontale con i piedi attaccati ad un muro era una bazzecola.
“Siediti.” Le ordinò di nuovo la McGranitt, quando entrarono nel suo studio, indicando una sedia dallo schienale rigido. Lei obbedì.
“Vuoi del tè, dei biscotti o qualcos’altro?”
Star rimase sbalordita dalla gentilezza usatale e fisso sconvolta la professoressa.
“Per lo sforzo.” Le spiegò la direttrice dei Grifondoro. “Non vorrei che tu ti sentissi male.”
“Ah…zucchero. Zucchero da solo andrà bene, grazie.” Sussurrò ancora strabiliata. Minerva si sedette difronte a lei e aprì un cassetto della sua scrivania porgendole una scatola di zollette di zucchero.
“Senti, voglio parlare chiaro con te. Sei perspicace e avrai già capito che non ho intenzione di punirti per ciò che hai fatto, ma hai capito perché non lo faccio?”
“Si, signora. Penso che sia perché ha capito che era una magia di grande potenza e prima di fare qualche scelta vuole capire dove l’ho imparata, come sono riuscita a farla e perché l’ho usata.” La professoressa McGranitt annuì invitandola a continuare. “Non l’ho imparata da niente e nessuno. E’ un talento naturale, penso. Il problema è che poche volte riesco a controllarla, o meglio potrei farlo ma è come se non fossi più io. Come se cambiassi personalità all’improvviso, provando piacere nel distruggere. Credo che tutto questo derivi dal fatto che è sempre stato il mio unico metodo di difesa. Solo che era una cosa drastica, da fare solo in caso di estrema necessità perché mi avrebbe sfiancato al punto che avrei rischiato comunque la morte. E’ come quando a tutti sale l’adrenalina e lottano con tutte le loro forze. Questa è una parte delle mie forze. Non so quanto posso andare oltre, ma so che non è tutto qui. Lei crede di potermi aiutare a capire?” Aveva parlato con sincerità ma si sentì comunque sotto accusa e si affrettò a prendere una zolletta di zucchero da succhiare in attesa.
Passarono alcuni attimi di silenzio nei quali la professoressa la passò in rassegna con lo sguardo.
“No.” Disse infine. “Non saprei come aiutarti, ma sono certa che il professor Silente lo sa. Sta a lui, però, scegliere quando e come farti capire. Io non posso fare altro che avvertirti di una cosa: o impari a controllarti o temo che dovremo prendere provvedimenti. Capisci anche tu che sei un pericolo per gli altri studenti così.”
Star annuì, si alzò ed uscì in silenzio. Immersa nei sui cupi pensieri non notò gli altri Malandrini che vedendola così abbattuta pensarono al peggio.
“Ti hanno espulsa?” Chiese preoccupato Remus mentre Sirius e James le correvano in contro.
“No.”
“Allora che hai?”
“Nulla, James.”
“Ma sei così triste.” Insistette Sirius.
“Saranno pure affari miei, no?” Sbottò visibilmente irritata cercando di andarsene ma James la prese per le spalle e la strinse a se passandole la mano tra i capelli.
“Cosa ti ha detto? Se ce qualcuno che può sostenerti siamo noi. Finiscila di tenerti tutto dentro.”
“Accidenti a te.” Bofonchiò Star il viso premuto sul suo petto e raccontò tutta la discussione avuta con la McGranitt iniziando poi a camminare avanti e indietro.
“Acciscopa! Un giorno dovrai raccontarci tutta la tua storia perché sembra che ogni mese tu ne abbia una nuova.” Commentò Sirius a racconto finito.
“Si un giorno quando la conoscerò tutta ve la racconterò.” Poi si fermò di colpo. “Aspettate, noi non dovremmo essere a lezione?”
Gli sguardi di tutti e quattro si raggelarono, si scambiarono delle rapide occhiate e poi partirono di gran carriera verso l’aula di Pozioni.
“Ci scusi tanto professore, noi…” Tentò di spiegarsi Star ansimante entrando di colpo nell’aula ma il professore Lumacorno la interruppe facendo segno loro di sedersi e ascoltare.
“La professoressa McGranitt mi aveva avvisato che avreste potuto arrivare in ritardo. Ora prestate attenzione per favore; oggi faremo una delle nostre piccole gare, tutti pronti? La pozione che prepareremo sarà…”
“Allora che hai intenzione di fare ora?” Sussurrò Remus a Star mentre il professore continuava tutto pomposo a spiegare.
“Nulla.”
“Sicura? Perché possiamo sempre appendere James al soffitto e fartelo usare come sacca da pugilato. Hai bisogno di sfogarti.” Propose Sirius.
La ragazza rise della faccia offesa di James e il suo sorriso tornò a posto.
“Non penso che sarà necessario. Però hai ragione, penso proprio di avere bisogno di sfogarmi. Incanalerò tutte le mie forze in un progetto sempre nuovo. Così ridurrò il rischio di esplodere.”
“Siamo con te.” James le sorrise mettendo una mano sopra la sua e lo stesso fecero Sirius e Remus.
“Prepariamo questa dannata pozione e facciamo un po’ di scintille ragazzi!” Esclamò lei sfogliando il libro di buona lena.

Quel pomeriggio mentre finalmente si dirigevano al campo per la prima lezione di volo Star si era ripresa del tutto ed era tornata a saltellare come una capra di montagna.
A terra c’erano già venti manici di scopa pronti per loro e poco dopo arrivarono i Tassorosso.
“Sbrigatevi a prendere posto accanto ad una scopa. Non dovrò insegnarvi anche questo?” Sbraitò una donna bassa con i capelli grigi che sembrava però essere piena di energie e pronta a ad intervenire per qualsiasi cosa.
Sirius e James presero posto ai lati di Star e tutti e tre esibivano dei fantastici sorrisi di eccitazione. Mentre Remus, accanto a Sirius, continuava a ripetere sottovoce frasi senza senso o sciogli lingua.
“Ma che fai?” Gli domandò Star.
“Cerco di distrarmi.”
“Che sciocchezza. Basterà seguire le indicazioni di Madama Bumb e lasciarsi trasportare. Avanti Remus stiamo parlando di volare! Come fai a non morire dalla voglia?”
“Per te è tutto così dannatamente semplice? C’è qualcosa che ti spaventi un pochino?”
“Ammazzare qualcuno.” Rispose lei senza perdere il sorriso con un alzata di spalle.
“Ora dovete stendere la mano destra sopra la vostra scopa e dire ‘Su’.”  Ordinò loro Madama Bumb passando tra una fila di studenti a l’altra.
Ci furono molti cori di “SU!” alcuni urlati a gran voce, altri appena sussurrati, altri ancora detti con calma e sicurezza. Star fu l’unica a pronunciare quella parola con l’enfasi di una bambina stringendo gli occhi in attesa tremando di  emozione e sgranandoli quando la scopa le saltò in mano al primo tentativo.
Sirius e James invece lo avevano detto come se fosse una routine seppur molto bella riuscendoci subito e ora si guardavano attorno sicuri e fieri.
Quando tutti ci furono riusciti Madama Bumb salì in sella ad una scopa mostrando a tutti la presa corretta, si alzò in volo a pochi metri e poi ritornò a terra.
“Per ora limitatevi a salire. Passerò a correggervi.” Disse.
Tra Star, Sirius e James passò uno sguardo carico di sfida che non passò inosservato a Remus.
“Non vi azzardate nemmeno. Non vi coprirò questa volta. Star non sa nemmeno cosa voglia dire e voi due potete essere esperti quanto volete ma può sempre succedervi qualcosa.”
 I tre non lo ascoltarono nemmeno salirono in sella alle loro scope e piegarono le ginocchia.
“No. No, no. Non potete. Rischiate di rompervi l’osso del colo e…” Remus non riuscì nemmeno a completare la frase che Star si diede la spinta gridando “VIA!” seguita subito dagli altri due Malandrini.
“Bene, ora rimarrò solo di nuovo.” Sbuffò il ragazzo rimasto a terra osservando i suoi amici sfrecciare pari pari verso la foresta. Allorché anche gli altri studenti e Madama Bumb si accorsero di loro che entravano proprio in quel momento nella selva schivando gli alberi senza dare segno di voler rallentare.
“Tornate subito qui! Maledizione fermatevi! No, non li, rischiate di spappolarvi su un albero! Attenti! Fermatevi subito!” Iniziò ad urlare Madama Bumb seguendo i ragazzi con lo sguardo. Persino ad una donna dal sangue freddo come lei vennero i capelli bianchi, o meglio ancora più bianchi, quando i tre salirono in verticale più in alto che potevano scendendo subito dopo in picchiata scartando a pochi metri da terra e ripentendo il tutto come se fossero in una montagna russa invisibile.
Poi volarono a raso sul lago e li Sirius e James si alzarono in piedi sulle scope scatenando le grida isteriche degli spettatori.
“Prova anche tu!” Gridarono in due ragazzi a Star e entrambi le porsero una mano per aiutarla ad alzarsi. Lei le afferrò e si rizzò in piedi.
“E’ LA COSA PIU’ BELLA DEL MONDO!!!!!!!!!!!!!!”  Urlò ridendo e lacrimando per l’aria fredda che le sferzava il volto.
All’improvviso la scopa di Star si spostò da sotto i suoi piedi e come se avesse vita propria volò in alto, James e Sirius si sedettero velocemente  senza mollare le prese ai bracci della ragazza che sospesa tra loro sfiorava appena la superfice del lago con le scarpe.
“Cammino sull’acqua!” Esclamò lei senza scomporsi minimamente.
Però anche le scope dei due ragazzi ebbero uno scatto e tutti e tre fecero uno spettacolare tuffo nel lago.
Quando le loro teste riemersero i Malandrini presero una boccata d’aria fredda che colpì come un pugnale i loro polmoni ma ne questo ne l’acqua gelida in cui erano immersi impedì a Star di sganasciarsi dalle risate trascinando in quell’allegria anche i suoi compagni. Nuotarono fino a riva dove l’intera classe li aspettava, Madama Bumb aprì la bocca per sgridarli...
“Siete degli irresponsabili! Cosa vi è saltato in mente? Dannazione io vi avevo detto di non farlo! Ma mai ascoltare Remus vero? E finitela di ridere sembrate un branco di iene in calore!” Urlò fuori di se Remus anticipando l’insegnante.
I tre ragazzi lo guardarono seri e dispiaciuti per qualche secondo prima di esplodere di nuovo in risate alle quali si aggiunsero tutti quanti, persino Madama Bumb.
“Hai detto ‘iene in calore’. Non me l’aspettavo da te!” Urlò Star.
La professoressa, con Remus, li accompagnò in infermeria per assicurarsi che stessero bene e prima di tornare al campo per finire la lezione assicurò che non avevano nessun bisogno dei suoi insegnamenti e che l’anno prossimo potevano tranquillamente provare ad entrare nelle squadra di Quidditch della loro casa.
“State fermi. Apri la bocca. No, non ridere. Finiscila!”  Madama Chips li controllò con attenzione cercando di visitarli nonostante i ragazzi fossero in piena crisi di risate.
“Va bene,” disse a controllo finito. “se siete sfortunati l’unica cosa che avrete sarà un raffreddore, in caso contrario sarete sani come un pesce. Ma non ve lo assicuro.”
“A proposito di pesce…” Sirius si tolse una scarpa allagata ribaltandola e un pesciolino piccolissimo argento e blu elettrico ne uscì dimenandosi in cerca di acqua.
Star cacciò un urlo afferrando una caraffa piena e sistemandoci dentro il pesciolino che ci nuotò felice. “Mostro! Sarebbe morto! Povero piccolo, il cattivone ti ha tenuto dentro la sua scarpaccia puzzolente? Si, povero piccolo.” Cinguettò carezzando la caraffa e guardando in cagnesco Sirius che le rispose con lo stesso sguardo.
James e Remus scossero la testa sorridendo increduli. James si portò la mano ai capelli scoprendo in quel momento di essere zuppo. “Meglio se andiamo tutti a farci una bella doccia calda e a cambiarci e poi magari mentre aspettiamo che le lezioni finiscano ci prendiamo un te caldo.” Propose.
“Va bene. Ma lui dove lo porto?” Chiese Star accennando al suo nuovo amico acquatico.
“Portatelo a letto. Sono sicuro che Madama Chips ti lascerà la caraffa. Magari scopri che è un buon baciatore.” Sbuffò Sirius.
“Ottima idea! Lei è d’accordo Madama Chips?” Esclamò lei tutta contenta, l’infermiera annuì e Star le regalò un sorriso dei suoi, quelli che ti scioglievano anche se eri di pietra, e mentre si girava per andarsene fece la linguaccia a Sirius che la osservava sbalordito.
“Io stavo scherzando.” Puntualizzò lui debolmente.
“Sai com’è fatta. E’ una che ti prende alla lettera.” Lo rassicurò James inviandosi a sua volta verso la torre.

“Tutti per il tè?” Domandò James mentre camminavano diretti alle cucine dopo essersi lavati e cambiati.
“No. Io voglio la cioccolata calda con la panna.”  Ribadì Star mentre Sirius faceva il solletico alla pera del quadro che si trasformò in una maniglia. Il quadro si aprì e una miriade di elfi si fece subito loro incontro.
“Kreacher!” Esclamò Sirius all’indirizzo di un elfo molto brutto e dall’aria oscura che spingeva di lato gli altri cercando di avvicinarsi a loro.
“Padrone!” Sbottò l’elfo inchinandosi a Sirius.
“Che ci fai qui?” Ringhiò il ragazzo.
“Sirius, sii più gentile! Salve io sono Star e tu saresti?” L’elfo guardò la ragazza con immenso disgusto.
“La signorina è Purosangue?” domandò.
“Sinceramente non lo so ma credo di no perc…”
“Allora Kreacher non vuole che la signorina parli con lui…Kreacher non vuole essere contaminato da tale sporcizia.”
Star si ritirò offesa e nel suo sguardo passò un lampo di tristezza assoluto.
“Kreacher ti proibisco di trattarla così…l’hai ferita e non mi va bene… ora chiedi scusa.” Intervenne Sirius.
“Ma padron Black…” supplicò Kreacher ma lo sguardo del ragazzo era di fuoco. L’elfo si inchinò alla ragazza.
“Kreacher chiede scusa…Kreacher non voleva offendere.” Poi però aggiunse sottovoce “Sporca…Kreacher ha dovuto chiedere perdono a una sudicia mezzosangue.”
Sirius gli affibbiò un calcio.
“Stupido elfo! Sono anni che tratti male le persone che non sono pure di sangue è tempo che impari a portare il dovuto rispetto a chi è migliore di te. Ora sputa il rospo e vattene.”
“Kreacher è stato mandato dalla padrona Black per dire al figlio Black che la padrona è afflitta dal fatto che il padroncino sia entrato a Grifondoro ma che dopo aver riflettuto con il padron Black ti accetterà comunque a casa quest’estate. Kreacher si sente in dovere di aggiungere che la padrona ha cercato in tutti i modi di far cambiare Casa al padroncino ma non è stato possibile. Ora Kreacher toglie il disturbo, umilmente.” E svanì con un sonoro schiocco.
“Perché sei stato così duro con lui Sirius?” Chiese Star intimorita.
“Non gli permetto di trattare male le persone solo perché i miei genitori gli hanno insegnato che chiunque non è purosangue è feccia. E poi hai sentito anche tu che razza di notizia è venuto a portarmi. Stupida famiglia fissata col sangue del bolide!” Il ragazzo era furioso e colpì un tavolo con un pugno.
Star gli si avvicinò abbracciandolo da dietro e poggiando la guancia sulla sua schiena.
“Se ti può far sentire meglio pensala come la penso io: se la tua famiglia ti abbandona tu createne una nuova fatta di amici, perché l’amicizia è la forma di amore più duratura e forte. Voi ragazzi siete la mia famiglia.”
“Abbraccio di gruppo, anzi di famiglia!” Esclamò James stringendo tutti in un grande abbraccio. Li in quella cucina gigantesca e semi buia i Malandrini diventarono la più strampalata famiglia del secolo.
“Etciù!” Lo starnuto di Sirius fece sobbalzare tutti ma al suo ne seguirono altri anche di Star e James.
“I signorini sembrano raffreddati, desiderano qualcosa di caldo da portare in dormitorio?” Domandò servizievole un elfo mentre gli altri si mettevano all’opera.
“Mi sa che opto per il tè.” Acconsentì Star tirando su col naso.

“Ecco. Questo è quello che succede a non darmi retta. E ora vi posso finalmente dire che: ve l’avevo detto.”
Qualche minuto dopo erano tutti e tre sotto le coperte del dormitorio maschile e Remus stava facendo loro l’ennesima predica seduto sul bordo del letto di Sirius e misurandogli la febbre con un incantesimo trovato in un libro preso dalla biblioteca mentre tornavano dalle cucine.
“Si Remus, hai ragione tu.” Cantilenarono in coro i malati.
“37 gradi. Tu Sirius non ti muovi per un po’ passiamo a te James. 37 gradi pure te.”
I due ragazzi si guardarono in preda al panico. “Come?Non possiamo muoverci?”
“No James non potete muovervi…io invece si.” Si intromise Star alzandosi piena di energie dal letto.
“Come hai fatto?” Le domandò Remus.
“Semplice. Ho degli anticorpi grandi come un castello. Nulla mi può toccare per più di qualche minuto. Una tazza di te, qualche secondo al caldo e sono come nuova.”
Ai tre ragazzi si spalancò la bocca dallo stupore mentre Star si sgranchiva la schiena in piena forma.
“Dato che voi due dovrete rimanere qui per un po’ io e Remus andiamo a farci un giro. Vero Rem? Voi state caldi e non prendete freddo.”
Remus annuì ancora sotto shock e la seguì fuori dal dormitorio lasciando Sirius e James soli.
Una bruttissima idea.

“Sei sicura?”
“Si, Remus.”
“Ma è pericoloso.”
“E’ l’unico posto.”
“Proprio nella foresta proibita?”
“Si.”
“Sei sicura che…”
“Dannazione Remus! Se vuoi fare un Patronus come si deve è inutile provarci in una stanza calda e accogliente. Non ci verrà mai. Dobbiamo provarci dove sappiamo che non causeremo fastidi e nessuno potrà trovarci. E poi la foresta è perfetta, soprattutto perché quando useremo questo incantesimo poco ma sicuro non saremo in un luogo carino e accogliente.”
Remus tacque e i due continuarono a camminare in silenzio seguendo il sentiero della foresta proibita fino ad una radura abbastanza ampia.
“Ok. Sono pronta.” Star sfoderò la bacchetta e concentrò tutta se stessa nel miglio pensiero che riuscisse a trovare: la lettera di Hogwarts, il giorno in cui se ne era andata, il giorno in cui aveva conosciuto Remus, Sirius e James…James. Sempre nei suoi pensieri eppure era così semplice e così bello stare insieme. Le avevano detto che quando ami un ragazzo ma non ti sei ancora dichiarata stare con lui è molto difficile e imbarazzante ma per lei non era così…ma allora cosa provava? Era amore? O era lei a volere che fosse così, per provare quell’emozione?... E poi quella sensazione di calore la invase. Quella di quando James la teneva tra le braccia e lei gridò:
 “EXPECTO PATRONUM!”
Una forte luce li investì e qualcosa volò alto nel cielo, qualcosa di bello, di caldo, di travolgente. Pochi secondi e tutto finì e la ragazza cadde a terra.
“Per la miseria! Star ce l’hai fatta! Quello era un Patronus completo! Hai visto la forma?” Le chiese Remus aiutandola ad alzarsi.
“No. Ma ora che so di poterci riuscire presto lo scoprirò. Portami dentro per favore. Il mio piano ha funzionato. Ora voglio tanto cioccolato.” Sussurrò lei sfinita.
Il ragazzo la prese in spalla e la portò così fino al portone di quercia dove lei insistette per scendere.
“Mi dispiace Remus. Non ti ho lasciato l’opportunità di provare.”
“Non importa. A differenza di te penso di aver bisogno di più tempo. E un posto caldo.”
Risero tremando dal freddo mentre camminavano il più velocemente possibile verso la torre.
Quando aprirono la porta del dormitorio, però, si pentirono di tutto ciò che avevano fatto.
Lo spettacolo che si trovarono davanti era sbalorditivo, non del tutto in senso buono: la stanza era caldissima, il pavimento di legno si stava rovinando moltissimo per via dell’umidità e le pareti di pietra gocciolavano, Sirius e James erano seduti su una panca sudati con un asciugamano legato in vita, il loro povero compagno di stanza Peter porgeva loro delle bibite sudando moltissimo in più dei ragazzi poiché era vestito e, cosa peggiore, una ventina di ragazze stava attorno a loro in bikini facendo moine e massaggi ai due ‘ principini ’.
“Oh divinità!” Fu l’unica cosa che Star riuscì a dire.
“Ben arrivati. Unitevi a noi, forza!” Esclamò James con un bicchiere in mano e un sorriso ampissimo.
“Fuori. Tutte voi. Uscite e vergognatevi.” Ordinò Star e, quando tutte le ragazze furono uscite in silenzio, con uno schiocco di dita riportò la stanza alla normalità. Eccezion fatta per la panca e i tre ragazzi ancora mantidi di sudore.
“Ma che hai? Pensavamo ti piacesse come idea.” Le domandò Sirius stordito.
“Sono favorevole alle feste. Amo infrangere le regole e provare emozioni nuove. Ma questo … non me lo aspettavo. Avete undici anni! E quelle ragazza forse più di sedici. Oltretutto sono tutte molto stupide e oche se hanno accettato una cosa simile. Vi rendete conto che avete messo su una cosa estremamente perversa e disgustosa e talmente vicina ad un’orgia che non oso nemmeno pensare a cosa avreste fatto dopo. Oltre al fatto che stavate rovinando la stanza e che con ancora un po’ di calore sarebbe saltato tutto in aria…o meglio sarebbe crollato tutto in basso. Sapete bene che non ho mai avuto da ridire sui comportamenti scorretti, ma finché si sta sotto un certo limite.”
“Stai calma. Noi non volevamo fare niente di male.” Tentò James.
“Niente di male? Niente di male?” A quel punto la ragazza esplose. “Eravate in una stanza contornati da ragazze in bichini con addosso solo un asciugamano e mi dite che non volevate fare nulla di male. Bhe forse voi ragazzi con il cervello sottosviluppato che avete non ci siete arrivati ma io nonostante sia crescita in un buco lontano dal mondo penso di aver capito quelle ragazze meglio di voi. Vi volevano portare a letto! Magari passarvi tra di loro come si passa una sigaretta. Stupidi idioti che non siete altro. Pensate di essere i migliori e di essere sempre voi a comandare ma vi sbagliate. Ho sentito abbastanza storie raccontate da quelle ragazze per capire che questa stanza stava per tramutarsi in un bordello. E voi ci saresti cascati come mattoni. Non avete una dignità?”
Quando Star finì di sbraitare infuriata nelle teste dei ragazzi riecheggiavano ancora le sue urla.
Provavano vergogna come non ne avevano mai provata prima ma soprattutto erano straniti dal fatto che a qualcuno importasse così tanto di loro. Infondo erano ragazzi come tanti altri e che quelle ragazze ci avessero provato con loro lo dimostrava pienamente allora perché una ragazza come Star poteva anche solo volere interessarsi di loro. Cosa avevano fatto per meritarsi quell’angelo?
“Ti promettiamo che sarai l’unica ragazza nella nostra vita finché non ci troveremo una fidanzata.” Giurò James.
Star scoppiò a ridere cercando di spiegarsi ai suoi sconvolti amici.
“Si, certo. Come no. Voi avrete più ragazze di metà mondo messa assieme. Spezzerete più cuori voi dei modelli e dei cantanti babbani. Sarete il tormento di mille donne. E tutte vi desidereranno immensamente.”
I due ragazzi la fissarono ancora più strabiliati.
“Aspetta. Hai appena detto cose orribili su quelle ragazze perché volevano usarci. Insegnandoci proprio ora che usare le persone le fa stare male… e poi dici questo?” Cercò di chiarire Sirius.
“Dovete considerare, però, che voi per me siete gli unici. In questo mondo o sei sfruttato o vieni sfruttato e io preferisco che voi sfruttiate le ragazze che il contrario. Siete entrambi molto affascinanti e atletici le ragazze cadranno ai vostri piedi e io vi vedo già come accalappia-donne. Perfetti. E’ nella vostra indole. Per me siete troppo importanti.”
Li aveva colpiti di nuovo i suoi occhi grandi e profondi li scrutavano con tenerezza arrivando dove nessun’altro poteva arrivare la abbracciarono insieme, d’istinto, stringendola tra loro.
“Mi soff...ate..iuto.” Annaspò la ragazza.
“Non me lo dimenticherò mai. Per qualche assurdo motivo l’universo ha voluto mandarci una stella buona a sostenerci perché altrimenti come si spiegherebbe la tua presenza qui.” Sussurrò dolcemente James.
“Se siamo importanti per te senza aver fatto nulla per meritarcelo allora dobbiamo impegnarci, guidaci nostra stella.” Concluse Sirius respirando il profumo dei suoi capelli.
“Dov’è il quarto componente della famiglia? Dai vieni Remus! Non stare sempre in angolato.”  Esclamò Star vedendo il sorriso del loro amico che assisteva alla scena, invitandolo ad unirsi all’abbraccio.
“Ora basta abbracci famigliari. Vi voglio bene, ma ho una reputazione.” Esordì Sirius staccandosi dagli altri e provocando le loro risate.
Insieme tutti e quattro con i sorrisi stampati sulle labbra e la più grande felicità mai provata nel cuore si diressero a cena senza badare a null’altro. Nessuno di loro pensava agli sguardi invadenti e invidiosi degli altri studenti avevano trovato la loro oasi perfetta nello stare insieme e nessuno gliela poteva negare.
Eppure mentre passavano davanti ad un gruppetto di ragazze esse si misero a cantare con voce sottile e bassa in un tono molto inquietante:
“I Malandrini stan passando
 Sono quattro e stan regnando
 Sopra i professori, sopra le regole
 Loro non fan mica bazzecole
 Le loro imprese fan il giro di Hogwarts in un momento
 Ed è già tempo di cambiamento!
Una di troppo però tra loro c’è
E noi la elimineremo in un balen.”
 
                                                                    ****
 
Cuccù, bene oggi mentre scrivevo l’ultima parte mi sentivo molto ispirata a cercare qualcosa che facesse venire i brividi. Spero di averla trovata anche se in modo così frettoloso. Purtroppo devo informarmi che la scuola mi sommerge e chissà perché sembra che tutti i prof si siano messi d’accordo per farmi smettere di scrivere dato che oltre ad avere una verifica al giorno, la pratica di venerdì, sei ore al sabato loro devono pure iscrivermi a qualsiasi attività esistente: il giornalino scolastico, lo shout, il volontariato, lo studio alla pari e altro. Mi capita di trovarmi impegnata da un giorno all’altro con una marea di arretrati ma devono sapere che per me la scrittura viene sempre prima di tutto e che quando dovrò scegliere tra studio e scrittura improvvisamente i miei voti caleranno.
Vi ho intrattenuto con la mia vita privata non perché voglio che … non lo so…sappiate tutto di me, ma perché capiate che ci metterò secoli a scrivere e spesso sarò poco chiara. Spero di non iniziare a scrivere veramente male perché in quel caso vi do il permesso di tagliarmi la testa.
                         Tutto qui.                                  
                                                        Ciao ciao

 

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Capitolo 11
*** Halloween ***


Sabato sera i quattro ragazzi si stavano dividendo una piccola parte della quantità industriale di dolciumi che i genitori di Remus e quelli di James avevano inviato ai loro figli per la festa di Halloween la sera successiva.
Sirius non ne aveva ricevuti perché la sua famiglia la riteneva una ricorrenza stupida e Star…figuriamoci; aveva appena scoperto l’esistenza di Halloween e poi chi mai glieli avrebbe spediti?.
 “Ragazzi organizziamoci. I nostri fan si aspettano molto da noi domani.”
“I ‘ nostri fan ’ ? Ma che dici, James?” lo canzonò Star distesa a pancia in su sul letto di Remus sporgendo la testa per riuscire a vedere i sui amici seduti a terra li accanto.
“Comunque ha ragione. Tutti si aspettano chissà che cosa da noi al gioco di domani.” Proseguì Sirius.
Quella mattina, infatti, in tutte le bacheche era apparso un avviso che informava gli studenti  che alle undici della sera del 31 ottobre si sarebbe svolto un gioco a sorpresa. Chiunque non volesse giocare poteva restare nel proprio dormitorio. Pochissimi però decidevano di non partecipare e molti erano emozionatissimi all’idea.
“Va bene. In ogni caso non sappiamo che gioco sarà, giusto?” ragionò Star e dal momento che nessuno disse niente proseguì. “Quindi tato vale rilassarci e fare l’unica cosa che possiamo fare per prepararci a domani; dormire.”
“Ooooooooook.” Cantilenarono in coro i ragazzi alzandosi.
“Oh! Ciao, Peter.” Salutò la ragazza aprendo la porta e trovandosi davanti il ragazzo che divideva la stanza con loro. Per la prima volta riuscì a vederlo bene. Non era un gran spettacolo: occhi piccoli e acquosi, grassottello, con un viso affilato e poco sveglio, un’aria intimorita e spaventata.
Lo aggirò con grazia sorridendo e scese le scale sventolando allegramente la mano.
 
….
Sirius si svegliò in piena notte e cercò subito James per raccontargli il sogno che aveva appena fatto. Quando spostò le tende del letto, però, non lo trovò.
Scese in Sala Comune e vide il profilo di una ragazza che sfogliava le pagine di un libro sprofondata nella poltrona più vicina a quel pochi tizzoni ardenti che ancora illuminavano, scarsamente, la stanza.
“Che ci fai qui Star?” Chiese riconoscendola subito.
La ragazza non alzò nemmeno lo sguardo. “Odio le persone che pongono certe domande. Sei qui anche tu e non essendo una cosa proibita per me e non per te non riesco a capire il significato di tale quesito.”
“Fai la filosofica?”
“No. Leggo. Almeno così mi pare. Tu?”
Il ragazzo si accomodò su un pouf li vicino.
“Cercavo James. L’hai visto passare?”
“Lo sto aspettando. Esce spesso la notte da solo. Ogni tanto vado con lui ma certe volte preferisco starmene per i fatti miei e lasciare lui ai suoi.”
“Non lo sapevo. Da quanto tempo?” Sirius sembrava veramente stranito da quella scoperta.
“Da qualche settimana dopo la nostra prima avventura. E’ più semplice quando si ricorda il mantello. Lo trovo molto rilassante. E poi con il mantello si ha la possibilità di camminare con tranquillità e scoprire molte più cose.”
“Allora è così che ha scoperto le cucine. Pensavo a chissà quale soffiata dagli allievi più grandi.”
Star annuì. Passò qualche minuto di silenzio infine la ragazza chiuse il libro di scatto e si alzò.
“Ti va di raggiungerlo?”
“Fai sul serio, Star? Come faremo a trovarlo?”
“Lo aspettiamo alle cucine. Passa sempre di li.”
“Ma ci andiamo in pigiama?”
“Uno: io non sono in pigiama; sono in divisa. Due: fregatene. Tre: datti una mossa.”
Sirius sospirò seguendola oltre il ritratto nel suo “pigiama” formato da una maglia bianca e dei pantaloni morbidi in tema scozzese rosso e oro.
“Perché sei sempre in divisa?”
“Che razza di domande fai Sirius?”
“E’ una domanda come tante altre. Tutte le ragazze che vedo si mettono sempre in ghingheri nei weekend, tu invece no. Ti vedo sempre e solo con la divisa. Mai un abito diverso.”
“Non ho altro da mettermi. Tutto qui. Mi dispiace di non essere all’altezza delle tue aspettative.”
“Puoi far apparire la cose e non puoi crearti un vestito? Non ci credo.”
“Intanto ciò che faccio apparire e i vestiti che creo non restano per sempre, dopo un po’ svaniscono. Oltretutto uso una grandissima quantità di energia con questi tipi di magia. Per concludere non ho mai posseduto niente di più della divisa dell’orfanotrofio: jeans logori e maglia bianca, almeno credo che una volta fosse stata bianca. Quindi sinceramente non mi importa del vestire. La divisa va bene.”
“Per tutti i bolidi.”
“Gran bel commento.”
“Stai facendo del sarcasmo?”
“No.”
“Aspetta…mi sono perso. Tu stavi facendo un discorso sensato e io ho sparato una frase a caso. Il mondo si è capovolto.”  Sirius si fermò in mezzo al corridoio. “E per di più è strano che non abbiamo ancora incrociato nessuno.”
Un miagolio improvviso li fece girare entrambi verso una porta socchiusa da cui spuntava il muso di Mrs Purr.
Star guardò il suo amico come un dottore guarda un paziente quando deve comunicargli che è affetto da una grave malattia. “Sirius, tu porti sfiga.”
“Grazie. Ora corri.”
Il ragazzo la prese per mano e la trascinò via. Corsero a perdifiato fino alle cucine e ci entrarono sbattendo la porta e mettendo in allarme tutti gli elfi che cominciarono subito a farsi loro incontro e offrirli del cibo.
“Si, grazie. Penso che prenderò della cioccolata calda con la panna, grazie mille.” Disse Star accomodandosi al tavolo corrispondente a quello di Grifondoro al piano superiore. Sirius le si sedette di fronte.
“Mentre aspettiamo James posso chiederti una cosa?”
“Fuori la mandragola.” Rispose prendendo la tazza che le porgevano alcuni elfi.
“Raccontami di te, Star. Ti prego. Quando parli della tua vita passata mi sento strano. Penso sia perché io ho avuto tutto dalla mia famiglia eppure l’ho sempre odiata. Tu non hai mai avuto una famiglia e riesci a essere sempre così allegra e a fregartene. E’ bellissimo.”
“Cosa vuoi che ti racconti?”
“Sul serio mi racconterai?”
La ragazza sorrise incoraggiante posando le mani sul tavolo e giocherellando con una ciocca dei suoi capelli che quella sera erano mossi e lunghi.
“Tutto quello che ricordi.”
“Promettimi però che non proverai compassione per me.”
Il ragazzo fece per ribattere ma poi sospirò.
“Va bene. Niente compassione. Non fa per me.”
Lei sorrise ancora, riconoscente. Lasciò passare qualche attimo di silenzio in cui sembrò perdersi nei suoi pensieri infine prese un sospiro e iniziò.
“Allora: il mio primo ricordo risale a quando Jack e Michael cercavano di prendersi cura di me. Ero un po’ giù di morale e loro tentavano di farmi ridere a turno facendo linguacce e pernacchie, avrò avuto circa due anni. Sono stati dei fratelli, almeno per quei pochi anni in cui sono rimasti con me. Ricordo benissimo il giorno in cui se ne sono andati. La donna che li ha portati via cercava solo un figlio, era ricca e gentile, ma quando li ha visti così uniti ha detto che non sarebbe riuscita a separarli. Lei non mi aveva visto ma i ragazzi la pregarono di farmi venire però io nell’anagrafe non esisto…”
“COSA?!”  L’urlo di Sirius fece sobbalzare tutti gli elfi, lui inconsapevole di ciò si sporse in avanti e afferrò Star per le spalle. “Vuoi dirmi che tu non esisti?”
“Per i babbani no. Alla direttrice faceva comodo avere qualcuno che facesse il lavoro duro e sporco e se mi avesse dichiarato sarebbero venuti a prendermi poiché non potevo restare in un orfanotrofio maschile ma soprattutto avrei avuto dei diritti. Il che non le andava proprio. Le piaceva torturarmi.”
Il ragazzo sbalordito fece per abbracciarla ma lei sfuggì alla sua presa.
“Avevi promesso: niente compassione.”
“Era solo un abbraccio di…incoraggiamento.”
“No. No. No. No.”
“Se non vieni qui verrò a prenderti.” Ribadì lui saltando sul tavolo. Star incominciò a correre ridendo mentre Sirius cercava di prenderla.
In quel momento entrò James.
“Ma che…? Ah, Star, Sirius! Che piacere! Sta diventando un’abitudine Star farti rincorre da ragazzi carini. Pensavo che non ti piacesse.”
I due interessati si fermarono e la ragazza fece la linguaccia al nuovo arrivato.
“Lo sapevi che Star per i babbani non esiste?” Chiese Sirius.
“COSA?”
Lei rise. “Potreste tranquillamente essere fratelli. Sicuri di non essere imparentati?”
“Oh si, io e il mio fratellino Jame ci vogliamo tanto bene e ogni anno in primavera andiamo insieme a cogliere i fiorellini in campagna. Dormiamo insieme, vicini vicini, sotto le stelle. E quando siamo soli ci facciamo le coccole.” Scherzò Sirius in falsetto prendendo sotto braccio James e carezzandogli i capelli.
James si allontanò con aria schifata prima di scoppiare a ridere e trascinare nella risata gli altri due.
I tre ringraziarono gli elfi e uscirono dalle cucine per tornare a dormire.
“Comunque Sirius…non ti azzardare mai più a toccarmi i capelli o giuro che ti ritrovi con un paletto su per il culo.”
“Nervosetto il nostro Jame, eh Sirius?” Sghignazzò Star spettinando a sua volta i capelli del povero ragazzo.
“Vale anche per te.” Ringhiò James mentre i suoi amici a turno lo stuzzicavano spettinandolo o deridendolo.
“Si, Jame. Dovresti essere più gentile con me sono il tuo amore.”
“Fai benissimo la voce in falsetto Sirius. Siete proprio una bella copia. Cambio la mia domanda: siete sicuri di non essere gay?”
I ragazzi risero ancora ma si fermarono di colpo quando sentirono la voce di Gazza avvicinarsi minacciosa.
“Svelti. Sotto il mantello.” Sussurrò James tirando fuori un mantello argentato dalla tasca. Ci si infilarono sotto insieme stringendosi per far si che non si vedessero i piedi e si appiattirono contro il muro.
Gazza li oltrepassò sbraitando.
“Via libera. Bel mantello James, molto utile.” Bisbigliò Sirius uscendone per controllare il corridoio. “Svelti torniamo alla torre.”
 
…..
 Il mattino dopo Remus si svegliò, salutò Peter che già pronto stava scendendo e cercò James e Sirius i quali non erano nei loro letti. Appena mise un piede a terra pestò qualcosa di gommoso e appiccicoso: una caramella. Un pensiero si fece largo nella sua mente. Ieri aveva sistemato tutta la stanza prima di andare a dormire come era suo solito. Allora dovevano aver mangiato altro durante la notte.
Guardò dietro il letto di James trovandosi davanti ad uno spettacolo dolcissimo: i due ragazzi erano seduti a terra ai lati di Star con la testa poggiata sulle sue spalle. Tutti e tre stavano dormendo contornati da miriade di cartacce con i sorrisi ancora stampati sul volto e una candela consumata vicino ai piedi di Star.
“Hei voi tre!” Gridò svegliandoli di soprassalto.
“Remus! O cielo, che bolide di ore sono?” Chiese la ragazza con la bocca ancora impastata dal sonno passandosi le mani sul volto cercando di svegliarsi  mentre i suoi amici brontolavano raggomitolandosi ancora di più su di lei.
“Sono le nove ma è domenica quindi potete dormire ancora, anche se vi consiglio di usare uno di quei cosi con le coperte e i cuscini sopra e le tende attorno; si chiamano letti e servano a dormire comodi.”
“Stai migliorando Rem, comunque è meglio che vada.” Disse Star alzandosi ma Sirius e James la bloccarono afferrandola per la vita.
“Nooooo. Dai.”
“Rimani con noi!”
“Va bene resto, lasciatemi però.”
“No. Non ti molliamo.”
“Ma che bolide volete da me? Dai voglio dormire!”
I ragazzi non risposero e la gettarono sul letto bloccandola e iniziando a farle il solletico ovunque.
“Dai Remus, unisciti a noi.” Gridò Sirius per sovrastare le urla di Star. Remus non se lo fece ripetere due volte e accorse per dare man forte agli amici.
Quando la povera ragazza non riuscì più a respirare  i ragazzi la lasciarono.
“Me la pagher...io vi…ccido…iuro su…defunto…adre.” Li maledisse lei affannata. I suoi amici risero. Ero così bello per lei vederli così allegri, tutti insieme. Il più veloce possibile allungò la mano e afferrò la macchina fotografica di James, che fortunatamente teneva sempre sopra il comodino, e scattò una foto.
I ragazzi smisero di ridere di colpo e la fissarono.
“Che c’è è proibito fare le foto? Eravate così carini, tutti e tre in pigiamino.” Si giustifico con una vocina dolce e infantile.
“Capisco. E’ normale infondo. Chi potrebbe resistere dal fotografare un tale spettacolo come me. E poi aggiungi anche il fatto che noi siamo importanti per te…” Si vantò Sirius.
“Mai detto una cosa simile.” Mentì la ragazza con aria indifferente. “E finiscila di vantarti sempre.”
“Ma se sei stata tu a dirmi che sono molto affascinante.”
“Non ricordo nulla del genere.” Mentì di nuovo Star provocando altre risate.
“Va bene. Facciamo che voi tre vi mettete a dormire e io scendo così poi vi porto anche la colazione.” Propose Remus uscendo dalla stanza.
“Per me la cioccolata calda con la panna, grazie.” Gli urlò dietro Star distendendosi a pancia in su sul letto.
James si stese alla sua sinistra circondandole la vita con le braccia e poggiando la testa sulla sua spalla. Sirius alla sua destra le passò un braccio dietro alla testa e la portò ad addossarsi al proprio petto stringendole con l’altra mano il braccio sinistro.
Quando Remus tornò con la colazione li trovò addormentati profondamente in quella posizione. Posò il vassoio sul comodino e vide la macchina fotografica. Fece qualche scatto per ricordo. Stavano proprio bene quei tre insieme, nonostante si conoscessero da poco era sicuro che avevano legato molto. Forse anche troppo. Il ragazzo scese nuovamente e trovò il professor Silente in corridoi.
“E’ ora signor Lupin. Ti prego di seguire Madama Chips e di prepararsi. Sarà un’altra dura notte.”
Remus annuì e si lasciò scortare della donna sorridendo a Silente.
 
……
“L’avete trovato?” Chiese Star  circa otto ore dopo ritrovandosi con Sirius e James in un corridoio deserto.
“No.”
“Nemmeno io.”
“Sparisce un po’ troppo spesso il nostro Remus. Chissà dove va a finire… Allora, ripetiamo: ci siamo svegliati circa a mezzo giorno e c’era già il vassoio con la colazione, abbiamo mangiato e siamo scesi a cercarlo. Alle due abbiamo iniziato a preoccuparci seriamente e abbiamo iniziato a cercarlo ovunque e ora sono le…manca un quarto alle sei e ancora non lo abbiamo trovato. Dove sarà?”
“Io inizio a pensare che non sia più ad Hogwarts.” Consigliò Sirius.
“Forse sta male di nuovo…anche se è molto strano…” La ragazza parlottava tra se e se, alla fine alzò lo sguardo e sorrise. “Si farà vivo. Speriamo solo che non stia peggiorando il suo malore.”
In quel momento un gruppetto di ragazze vestite in modo molto bizzarro passò accanto a loro chiacchierando allegramente.
“Ma che fanno?” Domandò stranita Star.
“Hem…si sono travestite…sai per Halloween.”  Le rispose James.
“Oh, è vero oggi è Halloween. Pensi sia obbligatorio travestirsi?”
“No, però è molto divertente. A proposito mia madre mi ha inviato un po’ di mantelli e cappelli vecchi che possiamo usare per stasera.” Propose il ragazzo.
“Che aspettiamo? Muoviamoci!” Esclamò Star correndo verso la torre.
…..
Più di un’ora e mezza dopo i Malandrini, quasi al completo, scesero dal loro dormitorio indossando tutti dei mantelli blu notte trapuntati di stelle oro, la divisa scolastica, un cappello a punta sempre blu e una spilla a forma di M sul petto. In più avevano uno strano colorito biancastro e molte cicatrici come morti tornati dalla tomba. Ci fu uno scroscio di applausi quando fecero la loro apparizione e loro se li godettero tutti mentre scendevano in Sala Grande. Alcuni studenti ricominciarono anche a cantare il loro inno.
La Sala Grande era decorata fino all’ultimo angolo con enormi zucche intagliate ragni orribili sulle loro ragnatele e pipistrelli veri, era, oltretutto, gremita di persone con i più svariati abiti addosso. C’era chi era vestito da lupo, chi da gatto, chi da gufo e chi da morto, ma i Malandrini battevano tutti.
IL preside si alzò per fare il discorso.
“Ben venuti a tutti ragazzi e ragazze, morti e vivi, a questo banchetto di Halloween! Spero che sia tutto di vostro gradimento! Per ora vi auguro buon bacchetto e più tardi vi spiegherò le regole del gioco, ovviamente solo a chi desidera partecipare. BUON HALLOWEEN!”
I piatti si riempirono di cibi scenografici e buonissimi. Le stoviglie erano annerite e i bicchieri sembravano contenere schifose pozioni di colori e consistenze sempre diversi e avevano svariati gusti.
I fantasmi si davano un gran da fare per rendere l’atmosfera ancora più lugubre.
“Guarda hai un verme nel piatto Star!” Esclamò Sirius indicando un verme finto che James le aveva appena infilato nella mela candita. La ragazza lo prese tra due dita e lo ingoiò.
“Mmmm…buono. Penso però che lo scarafaggio sul tuo piatto sia meglio.” Disse indicando l’insetto che usciva da sotto il tovagliolo di James. Il ragazzo lo schiacciò con un colpo secco, lo raccolse e lo mangiò.
“Penso che quello fosse vero James.” Fece Star schifata.
“Ma chi vuoi che si porti uno scarafaggio a tavola, dai lo sappiamo che era un tuo scherzo.”
“Non era uno scherzo…” Ribatté lei preoccupata.
In quel momento un ragazzo qualche posto più in la esclamò:
“Ho perso il mio scarafaggio da compagnia! Qualcuno lo ha visto?”
James prese una delicata sfumatura di verde e corse fuori dalla sala mentre Star rideva come una matta.
“Ma che hai da ridere?” Le chiese Sirius sconvolto.
“Era uno scherzo! Grazie Jim!” Spiegò la ragazza ringraziando con un cenno il ragazzo dello scarafaggio.
“E’ stato un piacere.” Smentì quello.
Al che anche Sirius iniziò a ridere.
“L’hai fatta a James! Ah, non vedo l’ora di raccontarglielo!”
In quel momento l’interessato tornò a sedere ancora scosso e bianco.
“Che schifo.” Fu l’unica cosa che riuscì a dire.
“Pronto Sirius? Uno, due, e tre…”
“ERA UNO SCHERZO!” Urlarono insieme.
Tutta la tavola si riempì di risate e applausi davanti alla sconvolta faccia di James.
“Fatemi sciacquare la bocca così posso dirvi quello che penso senza uccidervi con il mio alito.” Il ragazzo bevve come un morto di sete prima di esplodere in insulti rivolti ai suoi amici. “Bastardi mi avete fatto vomitare! Razza di idioti! Vi ucciderò! Questa me la pagate cara!”
“Scarafaggio.” Ribatté Star schioccando le dita provocando così un’altra ondata di malore in James che tornò a essere verde.
“Ti abbiamo traumatizzato? Povero Jame.” Lo consolò falsamente Sirius con la sua vocina da ragazza.
“Voi due siete morti.” Replicò.
A quel punto il preside si alzò in piedi e la sala tacque.
“Prego tutti gli studenti che non vogliono partecipare di tornare nei loro dormitori.” Alcuni ragazzi si alzarono salutando i loro amici e uscirono. “Spero che tutti voi abbiate la vostra personale scorta di caramelle. Il gioco si svolgerà così: vi divideremo in squadre ed ogni squadra avrà una base in un’aula del castello. Dovrete lasciare li la maggior parte delle caramelle e potete portarne in giro solo dieci a ciascuno. Potrete proteggere la vostra base come più vi piace; incantesimi, sentinelle e quant’altro. Quando troverete la base di un’altra squadra potrete prendere tutte le caramelle che riuscirete a trasportare a meno che non ci sia qualcuno di guardia in quel caso potete sfidarlo a qualsiasi tipo di duello vi venga in mente, naturalmente nulla di troppo pericoloso o addirittura mortale, per conquistare la base se vince il vostro avversario dovrete consegnarli tutte le caramelle di cui disponete. Inoltre non dovrete farvi vedere dagli insegnanti con il mantello rosso i quali vi deruberanno di tutte le caramelle e vi imprigioneranno per tutto il gioco se riusciranno a toccarvi, non potranno farlo se siete nella vostra base o in una base. Invece gli insegnati con il mantello verde saranno coloro che controlleranno la buona riuscita del gioco, se qualcosa non va rivolgetevi a loro. Non c’è nessuna regola in quanto a come vi volete organizzare nella vostra squadra. Alla fine del gioco vi potrete tenere tutte le caramelle che avete guadagnato, dividendole equamente in squadra.
“Avete capito tutto? Bene, vi appariranno dei simboli sulla mano sinistra che vi indicheranno a quale squadra appartenete. Ora tutte le zucche da questa parte, i pipistrelli di qua, la squadra della salamandre in fondo al salone e …”
I Malandrini si guardarono tra loro.
“In che squadra siete voi?” Domandò Star.
“Io ho il simbolo di una stella.” Disse James aprendo la mano sinistra e osservando il disegno che li era apparso sul palmo.
“Anche io.” Esclamò la ragazza.  I due guardano Sirius speranzosi il quali li fissò di rimando come al trattenersi dall’essere troppo triste prima di aprire il viso in un sorriso e mostrare la mano ai suoi amici.
“Stella anche tu! Perfetto.” Gioì Star.
“Ora cerchiamo gli altri dilettanti.” Propose Sirius guardandosi intorno.
“Le stelle! Qui le stelle!” Gridava un ragazzo dall’altro capo della sala, i Malandrini si diressero verso di lui.
“Che onore e che fortuna! Guarda un po’ chi abbiamo in squadra.” Esclamò quello quando li vide avvicinarsi. “Piacere, sono Arthur Weasley settimo anno.”
“Piacere nostro.” Disse Star stringendo la mano di Arthur seguita dai suoi amici.
“Oh no!” A loro si era unita una ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi. James si passò la mano tra i capelli e le sorrise.
“Ben venuta nella squadra dei vincenti. La squadra delle stelle.”
“Stelle hai detto, Potter? Grazie a Merlino non sono con voi.” Rispose Lily sollevata mentre sul viso del ragazzo si dipingeva un espressione delusa. La rossa sorrise e girò sui tacchi.
“La vita è dura.” Cercò di rincuorarlo Sirius.
“Eccoci!” Schiamazzarono altre due ragazze più grandi raggiungendoli. “Siamo stelle anche noi.”
“Ora la vita sarà ancora più dura.” Borbottò Star.
“Salve. Sono qui le stelle?” Le domandò un ragazzo alto, affascinante con occhi e capelli marroni.
“Certo.” Rispose lei senza troppo entusiasmo mentre i suoi amici cercavano di liberarsi delle due oche.
“Sono Charles.” Si presentò il ragazzo sorridendole con passione.
“Affascinante.” Commentò Star in tono neutrale e disinteressato. “Se mi cerchi sono con Arthur.” Concluse raggiungendo il ragazzo dei capelli rossi.
“Allora ragazzi, tutti pronti?” Il professor Silente era circondato da altre tre persone con il mantello blu e un simbolo nero sulla mano. La sala fu percorsa da un brusio.
“Avete capito bene ragazzi: io, la professoressa McGranitt, il professor Virtious e Hagrid giocheremo con voi. Ora i professori verdi vi consegneranno un foglio nel quale troverete le indicazioni per raggiungere la vostra base mentre come vedete i professori rossi sono già andati a sparpagliarsi nel castello. Avete tutti il foglio? Benissimo, pronti VIA!”
Tutti i ragazzi di tutte le squadre partirono di corsa per raggiungere le loro basi. I corridoi erano molto meno illuminati del solito, quasi bui, e le aule completamente oscurate.
“La nostra base è in un buon posto. Ci sono molti passaggi segreti li attorno ed è piuttosto isolata. Andrà benissimo.” Urlò Star ai suoi compagni mentre correvano al quinto piano. Lora e Jessy, le due ragazze oche, stavano attaccate a Sirius e James approfittando del fattore paura per non staccarsi da loro.
Si catapultarono dentro la loro aula non appena la videro, accesero tutti le bacchette e con quelle le torcie alle pareti.
“Organizziamoci.” Disse subito James. “I professori rossi sono uno dei più grandi problemi ma non dobbiamo sottovalutare i professori blu. In quanto agli altri basterà cercare di evitare gli scontri che pensiamo di poter perdere.”
“Oh, il mio eroe! Così ben organizzato!” Cinguettò Jessy aggrappandosi al braccio del povero ragazzo che lanciò uno sguardo implorante a Star.
“Abbiamo bisogno innanzitutto di due volontarie così carine da distrarre i prof rossi nei paraggi e andare in avanscoperta.”  Ordinò Sirius.
“Oh! Che presa di potere…si addice così tanto a te.” Miagolò Lora.
“Ci proponiamo noi.” Dichiararono le due ragazze.
“Sarete molto utili.” Le ringraziò Sirius sorridendo mentre James fece loro l’occhiolino. Le due uscirono eccitate lanciando un urletto.
“Se abbiamo fortuna i rossi le cattureranno subito. Non dispiace a nessuno vero?” Chiese James sollevato. Tutti fecero segno di no.
“Bene. Ora dobbiamo mettere su un po’ di incantesimi di protezione.  E intanto decidere se lasciare qualcuno di guardia o no.” Continuò Star.
“Ti aiuto io con gli incantesimi di protezione. So che sei molto intelligente. Potrei addirittura imparare qualcosa. Anche se essendo al settimo anno forse io dovrei insegnarti qualche…segreto.” Propose  Charles avvicinandosi con fare seducente alla ragazza.
“Se…hem…penso di farcela da sola.” Fu la sua sfuggente risposta e uscì dall’aula per incominciare.
L’affascinante gentiluomo guardò i suoi compagni stupito.
“Cos’ha che non va? E’ l’unica ragazza che non cade hai miei piedi.”
Sirius e James risero sotto i baffi.
“E’ l’unica ragazza con un po’ di cervello allora. Ti conviene andare a cercare le due ragazzine che se ne sono appena andate perché hai speranze solo con tipe come loro. Star vale troppo per te.” Rispose James con un accento di minaccia nella voce.
“Tanto io giocavo solo per le ragazze. Ne trovo mille come lei, anche più carine.” Ribatté uscendo a sua volta con aria di superiorità.
“Non credo proprio.” Sussurrò Sirius.
“Pensate che io possa restare?” Chiese Arthur.
I due ragazzi gli sorrisero. Un secondo dopo rientrò Star.
“Rapporto: la base è più sicura di una pallina di gomma in uno scatolone pieno di ovatta. E qualsiasi cosa abbiate detto a quel tipo vi ringrazio immensamente.”
“Scusami. Ma perché dovresti mettere una pallina di gomma in uno scatolone pieno di ovatta?”
“Semplice Arthur: perché così non si rompe.” Spiegò la ragazza con un’alzata di spalle lasciando interdetto il suo interpellatore.
“Facciamo una cosa ora. Nessuno di noi rimarrà di guardia ma qualcuno starà comunque nei paraggi pronto ad intervenire in caso di necessità. Tutti gli altri girano scovano e rubano.”
“Ottimo piano Sirius.” Acconsentì Star.
“Se vi va bene io rimango nei paraggi.” Si offrì Arthur.
I tre Malandrini si sorrisero.
La voce di Silente riempì ogni angolo della scuola:
“Si dia il via alla più scatenata caccia alla caramella. Dolcetto o duello?”  
 

                                                         ********
 
Salve a tutti e buon compleanno a me che ho compiuto gli anni il dodici del dodici. Bellissimo.
Comunque volevo pubblicare il capitolo il 12 ma non ce l’ho fatta. Ho dovuto anche dividerlo perché teoricamente il gioco si sarebbe dovuto concludere in questo capitolo ma… le poche e importantissime persone che mi seguono stavano pregando in ginocchio il mio cervello di darsi una mossa e dal momento che questo fine settimana per me è molto pieno ho deciso di spezzare. Così finirete di tormentarmi!
Bene. Vorrei rileggerlo ma non mi sembra una buona idea perché devo ancora fare matematica per domani e sono le 11:40 quindi no, decisamente no.
VI lascio allora. Al prossimo capitolo!           
                                                                                                                               Ciao ciao

 

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Capitolo 12
*** Caccia alle caramelle ***


Star correva addossata al muro e scalza in modo da confondersi con le ombre e non fare rumore, la bacchetta pronta in mano. Prima di svoltare ogni angolo si fermava, controllava dietro di se, e si assicurava che davanti a lei fosse via libera. Durante una di queste manovre vide un ragazzo in piedi davanti alla porta di un aula. Valutò attentamente il soggetto ed entrò in azione.
“Dolcetto o duello?” Chiese tranquilla al ragazzo, che sobbalzò preso alla sprovvista dalla sua apparizione.
“Du…duello” Balbettò quello.
“Come desideri. Scegli tu.”
“Duello magico. Al mio tre lanciamo un incantesimo l’uno all’altro.”
Star annuì, lui sospirò e iniziò a contare.
“Uno…due…TRE!”
“Stupeficium.” Enunciò la ragazza quasi con pigrizia facendo volare per qualche metro il povero ragazzo che non si rialzò. Star preoccupata gli si avvicinò e quando fu sicura stesse bene concentrò la sua attenzione sulla porta. Passò una mano su di essa come per percepire qualche eventuale traccia di magia e dal momento che non ne trovò aprì la porta con un calcio.
Sentì un urlo ma la stanza poco illuminata le pareva vuota, tranne che per un bel mucchietto di caramelle nel centro. Infilò tutti i dolci in un sacchetto piccolo fuori ma gigantesco dentro, ne aveva consegnato uno ad ogni componente della sua squadra, e si girò per uscire capendo improvvisamente da dove era arrivato il grido: una ragazza era stesa a terra con il naso sanguinante, probabilmente era appena dietro la porta quando l’aveva sfondata. Le bastò un tocco con la bacchetta per ripararle il setto nasale e se ne andò alla svelta.
 
…….
James correva a più non posso, senza controllare dove stesse andando e senza pensare a ciò che faceva, tutto era inghiottito nell’oscurità e lui voleva trovare la luce il più in fretta possibile. Non che avesse paura del buio ma in certi momenti non era il massimo non riuscire a vedere nulla. All’improvviso si piazzò davanti a lui un ragazzo con il mantello rosso.
“Non dovrebbero essere solo i professori quelli con il mantello rosso?” Chiese James.
“Quando ti prendono puoi decidere se smettere di giocare o passare dalla loro parte. Indovina cosa sceglie la maggior parte? I Serpeverde si fanno prendere proprio per questo motivo.” Il ragazzo sorrise maligno e fece per toccare James che si scansò gridando.
“Expelliarmus!” Il ragazzo fu spinto indietro dall’incantesimo e batté addosso al muro, dalle sue tasche caddero molte caramelle, James le raccolse sussurrando:
“Povero ingenuo.” Prima di sparire veloce dietro ad un arazzo.
…….
Sirius camminava rilassato. I suoi passi rimbombavano nel silenzio dei corridoi. Ogni tanto qualcuno gridava ma il ragazzo proseguiva il suo cammino in tutta tranquillità. Fino a quel momento non aveva incontrato nessun professore rosso o blu e nessun avversario serio, in compenso aveva sviluppato un’ottima tecnica per prendere le caramelle delle ragazze. Proprio dietro l’angolo ne avvistò due. Era il momento d’agire.
“Salve ragazze.” Sussurrò quando fu pochi passi dietro di loro. Le ragazze si girarono di scatto con le bacchette alzate, Sirius sorrise loro. “Combattive vedo. Mi piacciono le ragazze combattive. Ditemi cosa ci fanno due bei fiori come voi in un deserto del genere? Siete sprecate.”
Le ragazze risero e quella che sembrava la più grande parlò.
“Johanna, piacere. Lei è Katy. Noi….siamo state incaricate dalla nostra squadra di controllare i dintorni.”
“Due belle donne come voi mandate in giro sole durante un gioco così brutale? Che affronto! Permettetemi di riportarvi alla base. A meno che non ci sia qualcuno che vi aspetta perché accompagnarvi li diventerebbe difficile. Sareste considerate traditrici ed è l’ultima cosa che voglio.”
Katy e Johanna ridacchiarono ancora.
“Oh, no. Non ti preoccupare. Sono tutti a caccia di caramelle non c’è nessuno alla base.” Rispose la più piccola.
Sirius sorrise e porse un braccio a ciascuna come un cavaliere medievale. Le ragazze s’attaccarono a lui come due piovre ridacchiando e guidandolo verso la loro base.
Dopo pochi minuti si fermarono davanti ad una porta e la aprirono con un sol tocco della bacchetta invitando il ragazzo ad entrare.
Sirius sospirò teatralmente.
“Vorrei rimanere con voi ragazze. Ma se non trovo delle caramelle i miei compagni mi uccideranno, quindi è meglio che mi muova.”
“Oh no!” Piagnucolò Johanna disperata. “Senti ho un’idea: noi ti diamo tutte le nostre caramelle e tu ti fermi qui con noi. Ti va?”
“No, non posso chiedervi questo.” Finse il ragazzo. Katy fece gli occhi dolci pregandolo in ginocchio. “Va bene allora. Ma solo perché il tuo sguardo mi affascina.”
Le due ragazze esultarono e si affrettarono a riempire il sacchetto di Sirius con tutte le caramelle a loro disposizione. Quando non ne restò nemmeno una Johanna restituì il sacchetto al ragazzo che la prese per le spalle avvicinandosi a lei con il viso.
“Ti ringrazio molto.” Le sussurrò con le labbra a pochi centimetri dalle sue. La povera ragazza svenne e Sirius la accompagnò dolcemente a terra, guardò Katy che era rimasta zitta in disparte e le fece l’occhiolino spostandosi i capelli dal viso con una mano. Anche lei si accasciò immediatamente a terra.
Il ragazzo uscì tranquillo e soddisfatto dalla stanza con il sacchetto quasi pieno. Era così semplice rubare alle donne.
 
…………..
Si ritrovarono tutti e tre in una stanza vuota a poca distanza dalla loro base.
“Allora. Fate rapporto.” Ordinò Star.
“Ho scoperto che gli studenti catturati dai rossi possono scegliere se smettere di giocare o passare dalla loro parte e molte serpi si fanno catturare appositamente. Per il resto ho dovuto schiantare e affatturare una po’ di persone per avere delle caramelle e non ho trovato la base di nessuno al primo piano.” Raccontò James.
“Io invece ho rubato solo alle ragazze. Ho trovato un metodo perfetto. Oltre al fatto che indosso questa maschera e quindi non mi riconosce nessuno.” Cominciò Sirius mostrando ai suoi amici una mascherina semplice, nera e a mezzo volto.
“Ah, ecco chi è l’ombra nera di cui tutte le ragazze parlano come se fosse un sogno e i ragazzi paragonano alla più grande delle sciagure.”  Disse Star ridendosela sotto i baffi.
“Lo trovi divertente eh? Guarda qua cosa ho guadagnato.” Ribadì il ragazzo aprendo il sacchetto pieno di caramelle.
“Le mie sono di più. Ho trovato alcune basi molto ricche al terzo piano.” Ribatté la ragazza facendo la linguaccia. Poi tornò subito seria. ”Comunque se le serpi passano dalla parte dei rossi hanno molti vantaggi. Arthur non è ancora arrivato e temo che sia stato preso. Ora come ora sappiamo che i professori si trovano ai piani più alti o nei sotterranei, il che non aiuta molto. Dobbiamo fare qualcosa. Spariscono sempre più personwe e noi non possiamo tornare alla base in caso ci spiassero, però è difficile portarsi dietro tutte le caramelle. Dovremmo spargere varie basi in giro per il castello e tornare a ricontrollarle con frequenza. In più l’idea delle maschere è buona, se nessuno ci riconosce avremo un vantaggio rispetto agli altri. Oltretutto abbiamo anche il mantello blu, cosa molto buona. Togliamoci le spille. Gli altri potrebbero pensare, così, che siamo con i prof blu. Credo anche che da ora sia meglio girare insieme per coprirci le spalle a vicenda. Se prima di domani alle tre riusciremo ad avere ogni singola caramella saremo a cavallo. Dobbiamo fare in modo che chi sconfiggiamo una volta non ritorni al gioco di nuovo. Chiudiamo in una stanza e leghiamoli quando abbiamo finito. Penso sia tutto. Il piano è questo. Che ne pensate?”
“Che è ottimo!” Concordarono Sirius e James in coro. Star fece apparire altre due maschere nere. Tutti si tolsero la spilla a forma di M. E nel più profondo silenzio, comunicando solo con gli sguardi e leggeri gesti o cenni uscirono alla ricerca di un’altra base.
Dopo aver lasciato le loro caramelle in un ripostiglio al terzo piano, protetto da incantesimi di alto livello, scesero nei sotterranei di corsa ma sempre in silenzio e stando nell’ombra. Alcuni studenti percepivano delle ombre passare veloci ma nessuno riusciva a vederli veramente. Ne attaccarono alcuni senza provocare quasi rumore. Rubarono alle basi che trovavano con estrema facilità e tutti in giro parlavano delle “ombre” che si aggiravano furtive nella scuola.
I sotterranei erano completamente bui e persino i loro passi leggeri provocavano rumore.
“Star come facciamo?” Sussurrò Sirius ma il suo bisbiglio si sentì forte e chiaro.
“Chi c’è?” Gridò una voce.
“Idiota secondo te ti rispondono se sono ladri?” Lo aggredì un’altra voce a loro famigliare.
Star incantò i piedi dei suoi compagni per far si che non producessero alcun suono, poi si concentrò e parlò a loro nel pensiero.
< Ci siete ragazzi? >
< Ma che bolide…? > Pensò Sirius.
< Sono nelle vostre menti. Tutto ciò che pensate io lo potrò sentire. Saremo sempre in contatto ora anche se saremo divisi. E non ci sarà bisogno di parlare. E’ una buona idea vero? Per di più i pensieri sono più veloci delle parole e quindi tutto quello che vi comunicherò vi arriverà qualche millisecondo prima di ciò che potrei dirvi. Poco ma essenziale. >
< Che figo! > Fu l’unico pensiero di James.
Le due voci però stavano ricominciando a discutere.
“Se accendessimo una luce…” Propose la prima.
“No. Sarebbero loro i primi a vederci e ora taci. Loro sanno già dove siamo.”
“Ma se nessuno ha parlato…”
“Sei veramente un’idiota. Sono persone intelligenti, loro. Non si muoveranno e non parleranno. Vero?”
Il secondo ragazzo gridò l’ultima parola in tono di sfida e nelle menti dei Malandrini passò lo stesso pensiero:
< Mocciosus >
“Se siete così tanto coraggiosi allora facciamo una sfida: accenderò una luce e voi non attaccherete. Potremo vederci  tutti e sarà un duello leale. Altrimenti lancerò la mia arma segreta e sarà peggio per voi.”
< Che nessuno si muova. > Ordinò Star.
“LUCE!” Gridò Severus e le torce si accesero illuminando scarsamente il corridoio. I Malandrini erano addossati al muro e di loro non si vedeva altro che un contorno oscuro, confuso e quasi invisibile.
I due compari invece erano due studenti dal mantello rosso.
“Visto? Non c’è nessuno.” Disse l’altro ragazzo.
“Sono sicuro che sono qui…nascosti qui…”
< ORA! > Pensò la ragazza e tutti e tre uscirono insieme dal loro nascondiglio gridando incantesimi contro due Rossi che presi alla sprovvista non riuscirono a respingerli.
Il ragazzo stupido fu schiantato e legato da Sirius e James. Mentre Severus venne colpito da l’incantesimo Pietrificus di Star.
“Salve Mocciosus! Che hai sembri un po’…rigido.” Lo prese in giro James.
“A noi piace la gente sciolta quindi credo proprio che ti metteremo in quello sgabuzzino laggiù, insieme al tuo compare. Ti va?” Proseguì Sirius.
“Che state facendo?!”  Lily arrivò in quel momento rimanendo scioccata dalla scena. “Che fate voi tre con quelle maschere? Siete ridicoli, si capisce chi siete. E poi che state facendo a Severus? Lasciatelo. Così è sleale.”
James si passò la mano tra i capelli e le sorrise, Star sbuffò rumorosamente e ribatté.
“Intanto non è sleale perché nessuna regola ci vieta di farlo. Poi tu ci conosci e quini ci riconosci ma gli altri no, e comunque la maschere sono carine. Per concludere che te ne frega di Mocciosus?”
“E’ il suo ragazzo Star. Per questo se la prende.” Le rispose Sirius. “Formate un’ottima coppia, anche se pensavo che tu potresti puntare più in alto Evans.”
“Non è il mio ragazzo!” Sbraitò Lily rossa in volto. “Comunque che vi ha fatto? Lo conoscete appena e ogni volta che lo vedete non rinunciate mai a fargli sgambetti e stupidi scherzi e ora lo volete mettere dentro un ripostiglio puzzolente chissà fino a quando.”
“Con qualcuno dovremo pur sfogarci, no? Lui è perfetto. Dovrebbe trovarlo un grande onore. Insomma, guardalo e dimmi che non ti verrebbe da prenderlo a pugni solo per la sua faccia.” Controbatté ancora Sirius.
“Dovete finirla voi sbruffoni! Non vate altro che vaneggiarvi per i corridoi ma non siete ne più ne meno degli altri. Anzi forse solo meno. Siete solo del primo anno e combinate più guai di tutti gli allievi messi assieme. Pensate che mi sia sfuggita la vostra camminata sulla torre? Potevate uccidervi…”
“Ti importava? Che dolce.” Replicò James.
“No. Non mi importa. Forse era meglio se foste caduti. Fate quello che volete ma lasciate stare gli altri. Soprattutto quel povero ragazzo con cui vi pavoneggiate. Lui non è come voi.”
“Ti riferisci a Remus? Non sai nemmeno il suo nome come pretendi di sapere chi è e ciò che pensa. Se lui non ci ha mai detto di stare male con noi ci sarà un motivo.” Disse Star con un tono di ghiaccio. “Noi siamo una famiglia e a noi va bene così.”
“Si vede lontano un miglio che ha paura di voi e del vostro giudizio per questo no...”
“Stupeficium!” Gridò Star. Lily volò in aria e ricadde cinque metri più in la svenuta. “Mi stavo proprio rompendo. E’ assillante.”
“Wow…ricordami che se devo parlare male di te è meglio se sto zitto.” Fu il commento di James.
“Si, muoviamoci a chiuderli da qualche parte.” Propose Sirius.
“Lei no. Quella è capace di ribaltare la scuola per le nostre teste se le facciamo una simile carognata.” Disse Star.
I suoi amici annuirono e infilarono i due ragazzi nello stanzino usando tutti gli incantesimi che conoscevano per chiuderlo. Star controllò che Lily stesse bene, la mise seduta a terra con la schiena poggiata al muro e poi se ne andarono spegnendo le luci dietro di loro.
Quando nel silenzio sentirono un brusio provenire da una stanza. Si avvicinarono ma non riuscirono comunque a cogliere la discussione che si stava svolgendo nell’interno.
< James, il mantello. Io e te entriamo tu Sirius resta di guardia. >
James coprì Star con qualcosa di leggero che aveva la consistenza dell’acqua, Sirius si allontanò dalla porta mentre i suoi compagni la aprivano, disinnescando tutte le magie, ed entravano.
“Ma come si è aperta quella dannata porta? Boris non ti avevo detto di chiuderla?” Sbraitò un ragazzo grosso come un armadio seduto ad un tavolo attorno al quale erano riuniti praticamente tutti i Serpeverdi , ragazze e ragazzi, sopra di esso campeggiava un’enorme montagna di caramelle.
Uno di loro si alzò per risigillare la porta ma ormai i due intrusi erano dentro, si tennero addossati al muro per non farsi toccare per errore.
“Dicevamo:” Continuò il ragazzo grosso che sembrava essere il capo. “I prof rossi si sono ritirati lasciando a noi il comando, sono diventati verdi così ci possono controllare meglio e portare via quelli che secondo loro hanno chiaramente perso. Quindi ora noi abbiamo il potere. Sappiamo di aver eliminato tutti quelli al primo, secondo, terzo, quarto e quinto piano, nei sotterranei ci siamo solo noi e nella torre di astronomia sappiamo che ci sono i prof blu. Gli altri piani sono per lo più vuoti. Ci mancano solo tre squadre, alcuni di loro però sono già stati catturati. Sappiamo che alcune stanze non si aprono; dovremo controllarle. Molti sono stati trovati già legati o svenuti, lavoretto offertoci dalle altre squadre. ” I Serpeverde risero soddisfatti. Il capo però  batté un pugno sul tavolo. “MA! Ma, c’è un grande problema: le ombre.” James e Star si sorrisero complici. “Sono ovunque e alcuni affermano siano studenti. Noi sappiamo a che squadra appartengono. Sono gli unici tre che non si sono mai visti in giro dopo poco tempo dall’inizio del gioco. Nessuno sa dove sia la loro base e soprattutto nessuno sa dove sono…I Malandrini. Trovateli. Li voglio.”
< Star, abbiamo un problema…stanno per entrare ed avvertirli…sono in molti…> Pensò Sirius in quel momento e Star ebbe un’idea.
< Fai quel che credi…ma non farli entrare per nessun motivo…ce la fai?>
< Nessun problema > Sirius sorrise tranquillo alle venti persone che lo fissavano straniti e rabbiosi con le bacchette in mano, alzò la sua e iniziò a gridare qualunque tipo di incantesimo avesse in mente.
All’interno James e Star si tolsero il mantello mostrandosi a tutti distraendoli dalle grida esterne.
“Chi siete voi?” Domandò il capo.
“Ci stavi cercando, no? Siamo le ombre.” Sussurrò fiero James con il sorriso sulle labbra schiena contro schiena con Star, entrambi circondati dai rossi.
< James, facciamo un po’ di casino! >
I due si gettarono sulla folla di persone attorno a loro con la bacchetta alta e le maledizioni volarono.
I loro avversari erano in molti e anche se la ragazza teneva loro testa senza problemi James iniziava già a essere sovrastato e ne avevano battuti solo una dozzina a testa.
I due amici si ritrovarono di nuovo spalla a spalla mentre la moltitudine intorno a loro stringeva il cerchio sempre più. Erano rimasti tutti gli studenti del quinto, sesto e settimo anno.
“Crucio!” Gridò il capo. James iniziò a contorcersi su se stesso urlando.
“Lascialo stare.” Disse una ragazza, anche lei dell’ultimo anno. “E’ con lei che dobbiamo prendercela.” Continuò indicando Star e avvicinandosi a lei.
“Crucio!” Gridò la Serpeverde. Ma non successe nulla. Provò con altre maledizioni ma niente. Anche tutti gli altri non riuscivano a lanciare nessun incantesimo.
Star sorrise a James. I due riposero la bacchetta e … Sirius sfondò la porta con un calcio ed entrò.
“Odio imbucarmi alla feste ma questa era troppo divertente per restarne fuori.” Esclamò a mo’ di scusa, poi tirò un cazzotto al ragazzo più vicino atterrandolo.
Si scatenò l’inferno. Star e James si facevano largo a pugni e calci falciando ragazzi e ragazze e Sirius bloccava l’unica via di fuga.
 Per un attimo Sirius e James non riuscirono più a vedere Star nella mischia e si preoccuparono ma subito la videro apparire all’improvviso e si rilassarono concentrandosi di nuovo sugli avversari.
Gli incantesimi però avevano ripreso a funzionare e a Sirius passò un lampo rosso a pochi centimetri dall’orecchio. Tutti si fermarono.
“Statevene fermi voi tre.” Intimò il capo.
< Sirius esci e chiudi la porta dietro di te…ora.>
Il ragazzo obbedì all’ordine mentale dell’amica con uno scatto velocissimo, schivando per poco un altro schiantesimo.
“IL vostro amico codardo vi ha lasciati soli a soffrire…ormai non è più una guerra per le caramelle…è una guerra per l’onore.”
“Concordo anch’io.” Asserì Star con la schiena contro un muro. “E’ stato bella partecipare. Ma abbiamo ormai vinto…BOMBARDA!” Il muro crollò lasciando un passaggio per l’aula accanto. James e Star corsero verso l’altra porta chiudendola dietro di loro.
“Come va?” Li salutò Sirius che teneva a bada altri ragazzi appena arrivati dalle missioni. James corse in suo aiuto e Star poggiò entrambe le mani sulla parete delle stanze che avevano appena lasciato.
Dentro tutti si addormentarono immediatamente proprio mentre l’ultimo ragazzo cedeva all’incantesimo di James lasciandoli soli nel corridoio.
“Wow…voglio rifarlo.” Commentò Sirius eccitato. “Aspetta. Ci siamo dimenticati le caramelle.”
“No, non direi…io non potrei mai dimenticarmi le caramelle. I miei piani sono sempre perfetti.” La ragazza sorrise mostrando agli amici due sacchi allargati ricolmi di caramelle rubate.
“Come…?” Cominciò James.
“Ho usato il tuo mantello. Pensavo l’aveste notato.” Spiegò.
I ragazzi risero felici.
“Bene. Alla torre di Astronomia; i prof ci aspettano.”  Annunciò Sirius.
I tre ricominciarono a correre lasciando dietro di loro uno scenario pazzesco di distruzione, anche se infondo, avevano iniziato i rossi.
Prima di arrivare alla torre si fermarono a riporre i loro dolci nelle loro basi svuotando anche tutte le altre basi delle altre squadre rimaste nei vari piani.
Si fermarono nei pressi della torre nella quale si svolgevano le lezioni di Divinazione e videro il professor Virtious allontanarsi da una piccola porta nel corridoio. Appena girò l’angolo i ragazzi si avvicinarono a essa interessati.
“Non ci credo…” sussurrò Star. “Anche i prof hanno due basi. O forse anche di più. Cerchiamo di entrarci.”
Passò la mano sull’uscio per tre volte e poi esclamò:
“Ci sono solo due incantesimi a proteggerla. Uno l’ho già rotto. Ma l’altro lo dobbiamo affrontare, perché è un indovinello ed è potente.”
I suoi compagni annuirono e si misero concentrati, lei batté il pugno sul legno e una voce parlò:
“Se all’indovinello rispondere saprai
passare potrai,
ma se non ce la farai
tornare indietro dovrai:
‘ Quando la luce diventa scura
e il cielo fa paura
devi avere speranza ‘ dice il saggio,
perché mai questo raggio
di vita nuova c’è
se la notte buia come pece è?”
Star rispose d’istinto quando ancora i suoi due amici dovevano assimilare la domanda.
“Semplice: perché le ore più buie sono proprio quelle che precedono l’alba. Lo sanno tutti.”
La porta si aprì immediatamente e lei entrò felice a raccogliere tutte i dolciumi.
Sirius rimasto indietro borbottò a James:
“E lei è quella che ha passato dodici anni in un orfanotrofio senza la possibilità di avere un’istruzione.”
“In effetti anch’io mi vergogno un po’… da domani si studia caro mio.”
“Ci tocca.”
“Grazie nobili cavalieri senza macchia e senza paura, il vostro contributo in chiacchere mi è molto utile.” Li beffeggiò Star uscendo dalla stanza, richiudendo la porta dietro di se e riattivando gli incantesimi.
“Davvero?” Chiese James speranzoso.
“NO.” Rispose lei secca. “Muoviamoci, se corriamo riusciamo a ritrovare Virtious e a pedinarlo.”
I due ragazzi annuirono e ricominciarono a correre nell’ombra dei muri.
< Fermi! > Li avvertì Star prima di svoltare un angolo.
Tre voci conosciute stavano discutendo a pochi passi da loro:
“Tutto a posto alla prima base?”
“Certo professor Silente.”
“Bene, Minerva tocca a te. Controlla la seconda base. Io e il professor Virtious staremo qui a tenere d’occhio la base principale. Torna presto e buona fortuna. Ah e se vedi Hagrid dilli che vanga a fare rapporto sulla sua pattuglia.”
“Certo professor Silente.”
Sentirono dei passi allontanarsi.
< Niente mantello ragazzi, Silente è troppo furbo.> Pensò Star.
< C’è un passaggio segreto dietro a un arazzo nei dintorni che ci porterà dritti al corridoio che sta percorrendo la McGranitt. > Consigliò James.
< Finalmente mi sei utile! >
La ragazza guidò il gruppo verso il passaggio segreto attraversandolo per prima. Si fermarono dietro una statua dall’altra parte e aspettarono.
La professoressa McGranitt passò davanti a loro con un’andatura  decisa e veloce, si bloccò a pochi passi e colpì tre punti nel muro con la bacchetta; mentre aspettava batteva il piede a terra irrequieta. All’improvviso un varco si aprì nella parete lei ci infilò dentro la testa, controllò che ci fosse tutto poi la tirò fuori e se ne andò mentre il buco si richiudeva alle sue spalle.
I Malandrini uscirono dal loro nascondiglio.
“Allora che ne pensi? Io ho visto dove ha toccato con la bacchetta posso ripeterlo.” Propose Sirius.
“Provaci.” Acconsentì Star indifferente.
Sirius si mise nello stesso punto dove era stata la professoressa e batté negli stessi punti con gli stessi intervalli ma non accadde nulla.
“Scommetto che tu sai perché non si apre, vero?” Le domandò irritato dal sorrisetto furbo della ragazza.
Lei gli poggiò una mano sulla spalla e lo tirò indietro con delicatezza mettendosi al suo posto.
“Lascia fare. Bisogna avere stile.” Gli sussurrò sarcastica.
La ragazza colpì il muro allo stesso modo di Sirius e nell’attesa scalpitò con il piede a terra, proprio come aveva fatto la McGranitt. il varco si aprì sotto gli sguardi increduli dei due ragazzi che non avevano capito il trucco del piede.
“Visto?” Ridacchiò Star altezzosa mentre afferrava le caramelle. “Ci vuole qualcuno che abbia classe.”
I suoi amici sbuffarono irritati mentre la aiutavano.
Infine si ridiressero tutti alla loro base.
Tornati nei pressi della torre di Astronomia trovarono di nuovo i professori li riuniti e con loro anche Hagrid.
< Sfidiamoli a viso aperto. > Consigliò Sirius.
I tre spuntarono fuori da un angolo tranquilli e rilassati.
“Buona sera!” Esclamò il preside non appena li vide.
“Buona sera.” Risposero in coro i ragazzi.
“Siete venuti a sfidarci? Avete coraggio. Infondo cos’altro ci si aspetta da dei Grifondoro come voi?”
“Si professor Silente siamo venuti a sfidarvi. James e Sirius contro Hagrid e il professor Virtious, io contro lei e la professoressa McGranitt. Vi va bene?” Propose Star. I suoi amici stavano per replicare ma il professori accettarono.
“Vedremo prima la sfida dei tuoi amici. Come volete sfidare i vostri avversari?” Domandò il preside cortese a Sirius e James.
“Una sfida di corsa. Da qui a quell’albero li, quello che possiamo vedere dalla finestra, andata e ritorno.- con qualsiasi mezzo e percorrendo qualsiasi strada. Va bene a tutti?” Decise Star. I concorrenti annuirono e il preside si avvicinò a Hagrid e Virtious per parlare con loro, lo stesso fece Star con James e Sirius.
“Allora ragazzi avete bisogno dell’incantesimo d’appello….lo ricordate? Chiamate a voi due scope e volate fin laggiù. Sono sicura che vincerete.”
“Non sarà mai così potente il nostro incantesimo…non l’abbiamo mai fatto!” Protestò James.
“Dovete solo avere un po’ di fiducia in voi stessi…siete due grandi maghi, potete farcela, io lo so, ora dimostratelo ai prof! Oltretutto è solo un gioco, quindi anche se perdete…figuriamoci se perdete! Forza e coraggio. Farete un incantesimo strabiliante. Non potrei mai credere che voi due non ce la fate. Infondo siete James Potter e Sirius Black!”
I quattro concorrenti si posizionarono sulla linea di partenza tracciata da Silente, il quale aveva marchiato a fuoco anche l’albero designato come arrivo di metà percorso.
“Tutti pronti? Allora VIA!”
Virtious fece subito apparire uno scivolo gigante che partendo dalla linea passava dalla finestra finendo  a pochi passi dall’albero. Lui e Hagrid si fecero trasportare da esso.
“Accio scope!” Enunciarono in coro James e Sirius. Star incrociò le dita. Fuori dalla finestra Virtious e Hagrid avevano raggiunto e toccato l’albero e si accingevano a rientrare nello scivolo. Due macchioline nere si fecero sempre più vicine nel cielo nebbioso.
“Ce l’abbiamo fatta Jame.” Constatò sbalordito Sirius.
“Non passeranno…BOMBARDA!” Gridò Star facendo esplodere la finestra e un bel pezzo di muro lasciando più che abbastanza spazio per far passare le scope. I due ragazzi ci saltarono su e si lanciarono fuori.
“In realtà l’ho fatto solo perché adoro questo incantesimo.” Sussurrò poi la ragazza al preside che le fece l’occhiolino.
Virtious aveva avuto la pessima idea di far passare Hagrid per primo e l’incantesimo che avrebbe dovuto farli risalire lungo lo scivolo funzionava a rilento facendoli procedere entrambi con estrema lentezza.
Intanto Sirius e James erano già sfrecciati verso l’albero, lo avevano toccato insieme, avevano girato le scope e si erano dati una spinta con i piedi sul tronco. Ora tornavano indietro a gran velocità.
Oltrepassarono la linea di partenza e scesero dalle scope, Star li assaltò baciando entrambi sulla guancia e lasciandoli interdetti. In quel momento, finalmente, anche Hagrid e Virtious oltrepassarono il traguardo.
“Bravissimi ragazzi. Non ho mai visto un incantesimo d’appello così ben eseguito alla vostra età.”  Si congratulò Silente .
“Grazie.” Rispose Sirius con lo sguardo perso mentre James ebbe solo la forza di annuire imbambolato.
“Ora è giunto il momento della nostra sfida. Penso che sia meglio se sfidi prima la professoressa McGranitt e poi me. Sarebbe più giusto.” Propose Silente rivolto a Star. La ragazza annuì.
“Professoressa scelga pure il campo nel quale mi vuole sfidare.”
“Bene White. Penso che sceglierò una sfida di intelletto dal momento che in una sfida di trasfigurazione sarei in vantaggio. Professor Silente vuole proporci un quesito?” Disse la professoressa calma e controllata.
Il preside annuì.
“Questo quesito è molto antico e risale ai tempi della bella Sherazad: quale padre dopo aver generato e nutrito i propri figli li divora tutti?”
La due donne si lanciarono una sguardo di sfida prima di abbassare la testa e mettersi a ragionare.
Dopo qualche minuto di completo silenzio la professoressa spazientita alzò lo sguardo su Silente.
“Ma insomma Albus! E’ impossibile…c’è solo un padre che nella storia ha divorato i propri figli ma non si può dire che li abbia nutriti e nemmeno che li abbia mangiati tutti; era il padre di Zeus ma infatti Zeus non è stato divorato poiché sua madre lo nascose.”
“Infatti non è la risposta giusta. Ma una risposta c’è e sono sicuro che la signorina White la conosce.”
Star alzò lo sguardo sul preside e nel suo volto non si poteva captare espressione alcuna era come in un altro mondo. Poi si riscosse sorrise furba e parlò.
“E’ il mare. E’ il mare che dopo aver cresciuto e nutrito i fiumi e i corsi d’acqua attraverso le piogge tutti sfociano di nuovo in lui che li divora. E’ il ciclo dell’acqua.”
Silente sorrise e sotto lo sguardo sbigottito di tutti le annuì in segno che era la risposta esatta.
“Ora tocca a me proporti una sfida. Vorrei sfidarti a fare l’incantesimo più sbalorditivo che ti venga in mente. Chi tra noi sorprenderà di più un giudice imparziale vincerà.”
“E chi sarebbe questo giudice imparziale?” Domandò scettica la ragazza.
“Io.” Rispose il preside.
Star accettò.
“Ma sei matta? Ti pare una cosa imparziale?” Sbraitò James.
“Ammettiamolo James. Chi tranne lui potrebbe stare dalla mia parte?”
“Bhe, noi.” Le assicurò Sirius.
“Così è ancora meno imparziale.” Ribatté la ragazza. “Sono pronta professor Silente.”
“Ma professor Silente, signore. E’ una ragazzina!” S’intromise stupito Hagrid.
“Ma può grandi cose.”  Affermò il preside. “Comincio io.” Sfoderò la bacchetta e con pochi gesti il castello si trasformò: tutto era fatto di cristallo. Le pareti erano formate da due lastre tra le quali c’erano milioni di diamanti che impedivano alla vista di spaziarne attraverso. Le finestre avevano delicati disegni con i più improbabili colori. Le statue e le armature si trasformarono in fumo colorato che volteggiava rimanendo però concentrato nello stesso punto. I pavimenti erano rivestiti di vera erba e fiori cangianti. I soffitti sembravano tutti un cielo stellato.
“Forse siete stato un po’ troppo deciso.” Sussurrò la professoressa McGranitt quando tutto tornò alla normalità. Ma Silente non si scompose e fissò Star negli occhi.
La ragazza prese un profondo respiro e chiuse gli occhi. Subito tutt’intorno a loro fu fuoco. Quasi tutti i presenti gridarono di sorpresa scoprendo però che il fuoco non bruciava e aveva mille riflessi di svariati colori. Tutti erano sospesi tra le fiamme in uno spazio e in un tempo che non esistevano vivendo nelle proprie menti i ricordi dove loro sembravano forti e decisi, sentirono un calore aumentare in loro e in quel momento seppero di essere forti davvero e di poter affrontare ogni cosa. Poi tutto cambiò e si fece acqua, di un azzurro intenso e stupendo eppure tutti riuscivano ancora a respirare e li vissero i momenti più tristi della loro vita senza però soffrire come se l’acqua lavasse via la tristezza. Ancora un cambio: aria. Volteggiavano nel nulla tra il bianco soffice delle nuvole e il cobalto infinito del cielo, sentirono ogni problema abbandonarli, ogni preoccupazione staccarsi da loro precipitando mentre loro si facevano più leggeri. Tutto tornò normale all’improvviso ma le sensazioni restarono e per qualche tempo nessuno riuscì a fare nulla. Piano piano la percezione di tutto ciò che li circondava realmente tornò.
“Signori. Abbiamo appena vissuto tre uniche esperienze. La forza del fuoco. La felicità dell’acqua. La liberazione dell’aria. Non credevo ci fosse ancora qualcuno capace di riuscire a fare una cosa simile per ben tre livelli. Se lo avessi fatto io sarei arrivato a malapena all’acqua portando con me solo una persona. Non c’è alcun dubbio su chi abbia vinto. Le caramelle sono vostre. Entrate pure.” Disse Silente.
La porta dietro di lui si aprì e Sirius e James tornarono subito in loro lanciandosi nella stanza ricolma per svuotarla.
Il preside prese Star da parte.
“Rose. La prossima settimana vorrei vederti nel mio ufficio. La torta di carote sarà di gran moda. Hai il più grande potenziale magico che possa esistere in questo momento nell’intero universo. Devi imparare a coltivarlo come si deve. Questa non era solo una sfida e lo sai bene. Devo cercare di aiutarti perché tu potresti aiutare tutti noi un giorno.”
La ragazza annuì seria tirando fuori dalla tasca alcune zollette di zucchero e buttandole giù in un colpo solo. Poi iniziò a mangiare anche una tavoletta di cioccolato. Quando i suoi amici la raggiunsero chiese ancora un’ultima cosa all’anziano saggio.
“Cosa succede a chi si arrende o perde e come si fa a capire se si ha vinto?”
Il professor Silente rise.
“Quando ci si accorge di non avere più caramelle e non si riesce a recuperarle si va in Sala Grande. Quando mancheranno solo le persone di una sola squadra all’appello vorrà dire che quella squadra ha vinto tutte le caramelle che ha. Naturalmente le caramelle rimaste nelle basi di qualcuno che non è più riuscito a prenderle poiché è stato eliminato verranno spartite tra i perdenti. Buona continuazione allora. E che vinca il migliore.”
I Malandrini sorrisero e si incamminarono lungo il corridoio.
< Scendiamo al secondo piano. E’ meglio non tornare più alla base. Nascondiamoci da tutti e continuiamo a perlustrare il castello. Quando si accorgeranno che abbiamo vinto ci chiameranno. > Pensò Star e il suo pensiero fu trasmesso alla mente dei suoi compagni che sorrisero riuscendo a stento a trattenersi dall’esultare.
 
........
 
“Allora Minerva?” Chiese Silente quando vide ritornare la donna.
“Hanno preso tutto anche da quella base.” Rispose con il fiatone.
“Accidenti…in questo caso temo proprio che abbiano vinto sul serio. C’era da aspettarselo infondo. Avete visto di cosa è capace.” Sorrise.
“Ma non sapete da dove venga un simile prodigio? Non può essere apparso dal nulla.” S’inserì Virtious.
“Ho delle ipotesi. Purtroppo l’unica persona che le può confermare sarebbe più incline ad essere nostra nemica che nostra alleata.”
La squadra dei professori blu si guardò con aria rassegnata prima di incamminarsi verso la Sala Grande.
Una volta arrivata il preside chiese l’attenzione di tutti.
“Ora chiamerò tutte le squadre una alla volta e dovrete dirmi quante persone mancano nella vostra, se non manca nessuno allora ditemi che è completa. Iniziamo…”
 
……….
 
< Quanto tempo ancora dovrà passare? Forse ci siamo dimenticati qualche stanza. > Pensò Sirius irritato mentre correva con i suoi compagni nei sotterranei.
< E’ impossibile. > Dichiarò James.
< Eppure…> Cominciò Star ma una voce diffusa in tutto il castello interruppe i suoi pensieri.
“E’ stato un gioco molto divertente. E i professori non hanno rivelato nessuna grande scorrettezza…”
< Vallo dire al mio corpo torturato con una maledizione senza perdono! > Sbuffò James nella mente. Ormai parlare era obsoleto per loro tre.
“…Ci siamo divertiti tutti molto. Almeno lo spero. Credo che per tutti noi sia stata una notte piena di meraviglie. Vorrei però chiedere ai vincitori di raggiungerci qui. Loro sanno chi sono poiché sono gli unici ancora in giro nel castello. Portate con voi tutte le caramelle che avete racimolato. Vi aspettiamo in Sala Grande, squadra delle stelle.”
“Seeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!! Evvai!!!!!!!!!!!! Abbiamo vinto!!!!!!!!!” Gridarono i Malandrini iniziando a ballare e saltellare come dei pazzi. Star fece apparire altri sacchi allargati e si divisero per andare a prendere il loro bottino nelle varie basi.
Si ritrovarono davanti alla porta della sala, tutti con il fiatone e con cinque sacchi super pieni ciascuno.
“Pronti per le acclamazioni?” Domandò Star e, vedendo i sorrisi da orecchio a orecchio dei suoi amici, spinse il portone.
 Un frastuono di applausi e boati li travolse.
“Mi complimento con voi ragazzi soprattutto perché in tutto il castello non è rimasta una sola caramella sono tutte vostre. Quindi ora che il gioco è finito potete tranquillamente salire tutti ai vostri dormitori e dormire…si, certo. Cercate solo di non fare troppo rumore.” Annunciò il preside mentre la folla acclamante soffocava i Malandrini.
“Tenete, sono per voi.” Gridò James svuotando due sacchi di caramelle sul pavimento della sala. “Questi sono tutti per te. Se ne vuoi altri chiedi pure.” Disse poi porgendo cinque sacchi ad Arthur.
“Penso che due siano più che sufficienti. Infondo è tutto merito vostro.” Rispose timido il ragazzo prendendo le caramelle e sparendo alla vista.
Quando finalmente i tre ragazzi riuscirono ad uscire dalla Sala Grande tutti gli altri Grifondoro se li caricarono in spalla portandoli così fino alla torre. Cantando di gioia.
Nella Sala Comune i ragazzi più grandi avevano portato bibite e cibo per festeggiare i loro eroi che condivisero felici le loro caramelle con tutti raccontando come le avevano guadagnate. Soprattutto della sconfitta ai Serpeverde e di come avevano ingannato i prof blu.
Star stava tessendo le lodi di James ad un gruppetto di ragazze in fibrillazione e scorse una chioma rossa che si allontanava.
Seguì Lily fuori dalla torre.
“Dove vai? Dal tuo amato Mocciosus?” Le domandò sprezzante.
“Non ti impicciare e lasciatelo stare. Ho visto cosa gli avete fatto.” Rispose la rossa quasi in lacrime.
“Allora hai visto anche quello che ha fatto a molti altri ragazze e ragazzi? Tutti i Serpeverde, nessuno escluso, usavano le maledizioni senza perdono. Le hanno usate anche su James. Nessuno andrà a dire nulla perché si rischiano gravi conseguenze e questo non lo vogliamo, vero?”
“Non può averle usate anche lui. Lui è buono.”
“No, Lily. Non lo è. Lo stanno trascinando giù. Purtroppo è andato nella Casa sbagliata. So che con te non si comporterebbe mai male. Però con gli altri non si fa problemi.”
“Smettila non è vero!”
“Chiediglielo allora.”
Lily si girò di scatto trovandosi davanti Severus che la fissava dispiaciuto.

“Dimmi che mente come al solito. Dimmelo Severus!”

Il ragazzo parve molto a disagio, fece per parlare ma Lily se ne andò.
“Perché glielo hai detto strega?” Gridò lui contro Star.
“Volevi mentirle e a me non piace. Lei si merita tanto dalla vita, credimi. So cosa c’è nella sua mente e nel suo cuore. Vai a scusarti con lei e vedi di non sgarrare ancora. Perché giuro sulla tomba di mio padre, ammesso che ne abbia una, che se le fai del male io ti troverò. E allora li potrai avere una buona ragione per odiarmi.”
Star si girò e tornò al ritratto della Signora Grassa.
“Dove eri finita?” La assillò subito James.
“Respira, tesoro. Non sono mica morta.” Gli rispose tranquilla battendogli amichevolmente la mano sulla spalla e oltrepassandolo per andare a prendersi del cibo.

 
                                                      *************
 
Ok allora….è successo tutto talmente in fretta che devo prendere un respiro profondo….bhe non è che sia proprio successo in fretta perché ci ho messo secoli a riscriverlo ma la prima volta era una cosa impossibile…la mia mano non mi stava dietro!!!!!!!!!!! Se qualcuno entrasse per caso in possesso della brutta copia per favore la bruci!
Comunque spero che vi piaccia….non è pauroso come avrei voluto ma è tutta colpa del clima natalizio…
Dannato clima natalizio!!!!!!!
Ringrazio tantissimo Gabriella che dalla puglia si sta sforzando al massimo per leggere i miei capitoli e sua sorella Elena che si è appena comprata i libri di Harry Potter…un applauso!
Grazie mille a tutti voi altri che leggete e recensite la mia storia perché (e forse questo l’ho già detto) nessuna storia esiste se qualcuno non la legge.
Grazie mille e buon Natale in ritardo di due giorni!!!!!!!!!!!! (Ci ho provato ad essere puntuale ma il pandoro mi ha appesantito le dita :) )

 

   Ciao ciao                                                                           

 

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Capitolo 13
*** Lettere da Sirius - 2 ***


                                                                                     2 Novembre 1971
Cara Star,
Rieccomi…è così strano scriverti in questo modo. Il fatto è che con James posso parlare liberamente e con te no. Sei una brava ascoltatrice ma non riesci mai ad essere seria per troppo tempo. Per questo ti scrivo, penso.
Cosa vuol dire tutto ciò che è accaduto la notte di Halloween? Non capisco.
Io e James quella notte nel dormitorio ne abbiamo parlato molto. Se veramente sai fare certe cose con la magia cosa ci fai nella nostra classe? Non staresti meglio ad un livello più alto?  Perché fingi in classe di non saper fare ciò che ci chiedono quando in realtà sai fare cose strabilianti?
Dopo averne tanto discusso non siamo giunti comunque a nessuna conclusione…nessuna risposta…
Solo in una cosa ci siamo trovati d’accordo: tu sei una persona fantastica e ti vogliamo bene.
Ti proteggeremo perché se hai un simile potenziale magico siamo sicuri che qualcuno ti verrà a cercare, prima o poi, e non sarà per bere un thè in compagnia.
Remus è tornato ieri. Ci ha detto che era ancora colpa della sua malattia infatti ha un colorito grigiastro ed è debolissimo. Però tra voi è passato uno sguardo stranissimo…sai cos’ha Remus? O forse lo sospetti? In questo momento sei in biblioteca…cosa cerchi?
Mi fido di te, so che non ci mentirai, e al tempo stesso riuscirai a proteggerci tutti.
James ha preparato per il tuo ritorno cioccolata calda con la panna, è andato a prenderla in cucina solo per te. Buffo. riesci a far muovere un tipo come lui solo per una cioccolata…e senza averglielo chiesto.
Remus invece ha una grande stima in te. Potresti chiedergli qualunque cosa e la farebbe senza esitazioni. Sei addirittura riuscita a fargli fare uno sgambetto a Mocciosus. Notevole.
In quanto a me non posso dire di essere immune al tuo “potere” , come vedi mi ritrovo spesso a pensare a te.
Tutti noi ci prodighiamo per starti vicino il più possibile. Ma non perché tu ce lo chiedi solo perché ci sentiamo bene nel farlo.
Cosa saremmo senza di te?
Ciao
Da Sirius
 

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Capitolo 14
*** Lezioni di vita ***


Una settimana dopo il grande evento della caccia alle caramelle i quattro Malandrini erano nel dormitorio maschile a mangiare dolciumi mentre in ogni luogo i Corvonero, i Tassorosso e soprattutto i Grifondoro tessevano le loro lodi e cercavano di farsi raccontare storie delle loro avventure o di trovare un modo per entrare a far parte del club.
“Allora, devo dirvi una cosa importante ragazzi.” Annunciò Star prendendo una caramella rosa ricoperta di zucchero a forma di sfera da un sacchetto.
“Ti ascoltiamo…uh da cosa sanno quelle?” Disse James sporgendosi per prendere una caramella.
“Da lampone. Mi piace il lampone.” Rispose lei porgendogli il sacchettino. “Comunque volevo informarvi che questa sera andrò nell’ufficio di Silente.”
“Che hai combinato?” Domandò subito Remus preoccupato.
La ragazza rise allegra. “Nulla. Il preside vuole insegnarmi a usare al meglio la mia magia. Tutto qui.”
“Vuoi che ti accompagniamo? Comunque dobbiamo passare in biblioteca.” Propose Sirius staccando la testa di una Cioccorana a morsi.
“Voi in biblioteca!?” Esclamarono in coro Star e Remus.
“Si, è da Halloween che dobbiamo andarci e se stasera tu sei da Silente ne approfittiamo. Remus tu vieni con noi?” Spiegò James leccando la caramella per assicurarsi che Star non lo stesse prendendo in giro per poi, gradendone il gusto, mangiarla convinto.
“Poverini si sentono inferiori.” Si fece beffe di loro Star facendo tremare il labbro come una madre in crisi di lacrime davanti al suo bimbo ferito.
“Ha ha ha ha…Quanto sei divertente tesoro. Proprio tanto car…” James si bloccò a metà della frase correndo verso il bagno come un pazzo.
Lo sentirono sputare qualcosa e aprire il rubinetto al massimo. Quando tornò completamente lavato Star cercava di trattenersi dal ridere ma alla fine esplose sotto lo sguardo truce del ragazzo.
“Lampone, eh? Peperoncino e lampone sono la stessa cosa per te?” Le chiese arrabbiato risedendosi.
“No…non dirmi che te l’ha fatta di nuovo. Sei incredibile. Batti cinque Star! Caramelle al peperoncino! Che idea.” Esclamò Sirius battendo la mano con Star.
“Ma se l’avevi assaggiata prima…come hai fatto a non accorgetene?” Domandò Remus cercando di contenere un sorriso.
“Senti il peperoncino solo se mordi la caramella. Se la lasci sciogliere in bocca senti solo lampone.” Illustrò la ragazza.
“Accidenti. Sei bravissima. Come ti è venuta in mente?” Si complimentò ancora Sirius.
“Non lo so. Mi piaceva come idea.”
Remus, Sirius e Star scoppiarono a ridere insieme. E James indispettito urlò:
“Si, bravi. Facciamo gli scherzi a James! Tanto, è solo James! Un giorno ve ne pentirete.”
Star tra un tentativo di calmarsi e l’altro ribatté:
“Figurati se riesci a farla pagare a me. Cucciolo che sei! Non mi faresti mai del male.”
“E’ una sfida? Perché io l’accetto.”
“E che sfida sia…a chi fa il migliore scherzo all’altro.” DeciseStar.
“Ahiahi, James. Ti sei messo contro la persona sbagliata…ne uscirai da perdente temo.” Lo derise Sirius.
“Vedremo. A proposito, Star, credo che tu sia in ritardo.” Annunciò James indicando l’orologio che segnava le otto.
“Dieci minuti fa erano le manca dieci alla sette. E poi tirare l’orologio in avanti di un’ora è un trucco vecchio quanto la polvere.” Constatò la ragazza.
“Perché la polvere?” Chiese Remus mentre Sirius  batteva scherzosamente la mano sulla spalla di un imbronciato James.
“Semplice: polvere siamo e polvere torneremo dice…non mi ricordo chi. Comunque la polvere esiste da sempre. C’è chi afferma che tutto sia nato da un grumo di polvere. E’ una cosa bellissima. Porterò sempre rispetto alla polvere.”
“Seeee. Questa me la scrivo per quando dovrai pulire casa nostra.” Affermò James.
“Casa vostra?” Si stupirono insieme Sirius e Remus.
“Casa di chi?” Domandò perplessa Star.
“Nostra. Mia, tua, di Remus…di Sirius no perché mi sta antipatico.” Rispose James con semplicità. Tuti risero rilassati tranne Sirius che con la sua stupenda voce in falsetto si rivolse a James guardandolo con occhi dolci.
“Come non mi vuoi?…voglio venire anch’io nella vostra casetta…non puoi lasciare fuori il tuo amorino…”
“Stai lontano da me. Non ti voglio.” Gridò James cercando di sfuggire all’abbraccio.
“Allora ti do un bacetto…dai dimmi che mi ami…”
“Misericordia! Tenetemelo lontano!”
“Addirittura Jame? Che imprecazioni pesanti.” Lo prese in giro la ragazza.
“Scusami se io non parlo come te che hai il linguaggio di uno scaricatore di porto!”  La rimproverò James tenendo lontana da se la faccia di Sirius con una mano.
Star parve per un attimo sull’orlo delle lacrime e tutti si fermarono a guardarla dispiaciuti poi le cadde a terra scossa dalle risate lasciandoli tutti a bocca spalancata.
“Che ti sei fumata?” Fu l’unica cosa che riuscì a dire Sirius.
“Dovevate vedervi. Avevate delle facce super dispiaciute! Se è questo il risultato fingerò di star per piangere più spesso. Figuriamoci se io piango. O se mi offendo per una cosa del genere. Ah, comunque James questo è un punto a mio favore nella nostra sfida.” Annaspò lei.
“Ma tu…tu…tu guarda…guarda questa…”  Balbettò James sorridendo all’immagine di Star che si rotolava a terra dalle risate.
Dopo di un ultimo respiro profondo. Star si alzò seria e si incamminò verso le scale.
“Forza andiamo. Non voglio perdermi la scena di voi due che studiate in biblioteca. Non sono nemmeno sicura che sappiate dove si trovi.” Disse rivolta a James e Sirius.
I tre ragazzi si alzarono sorridendo e la seguirono fuori dai dormitori.
 
……….
 
Venti minuti, diciassette rampe di scale, ventinove corridoi, otto passaggi segreti e trentaquattro percorsi sbagliati dopo i Malandrini raggiunsero, sotto la guida di James e Sirius, la biblioteca.
I due si sedettero subito ad un tavolo sprofondando in due grossi libri. Mentre Remus e Star scattavano più foto possibili.
“Quanto fascino sprecato.” Borbottò Sirius.
“La mia reputazione sta andando in pezzi.” Gli bisbigliò di rimando James.
“Tu non hai una reputazione. Non hai fatto svenire nemmeno una ragazza da quando siamo qui.”
“E tu a quante saresti arrivato?”
“Circa ventidue…ma temo di aver perso il conto…sai com’è…quando si è giovani e affascinanti…le donne non mi resistono.”
James li fece una linguaccia e Star trattene una risata mascherandola con un colpo di tosse.
“Io devo andare. Si è fatto tardi. Mi aspettate alle nove?” Chiese ai suoi amici dispiaciuta di doversi perdere un passo così importante della vita dei due ragazzi ‘ studiosi ‘.
“Certo.” Le assicurarono tutti e tre in coro.
 
……….
 
“Torta di carote.” Disse al gargoyle di pietra che balzò di lato.
“Buon giorno signorina White.” La salutò Silente facendole cenno di accomodarsi. “Mi stupisce che non sia venuta con i suoi amici.”
“Sono rimasti in biblioteca.”
Il preside alzò un sopracciglio sorpreso da quella notizia.
“Si lo so che è strano.” Si affrettò a spiegare la ragazza. “Ma sono ragazzi molto intelligenti e scoprire di essere inferiori a chi non ha avuto alcuna istruzione li ha fatti vergognare al punto di mettersi a studiare seriamente per recuperare.”
Silente la guardò con i suoi occhi azzurri perforandola, incrociò le dita sul tavolo. “Per quanto siano intelligenti, per quanto studino, per quanto si sforzino non riusciranno mai a raggiungerti. Io stesso, modestamente, ho meno capacità magiche e intellettive di te, Rose. Nonostante tu non abbia avuto un istruzione come si deve.”
Star ebbe un brivido.
“Brutti ricordi?” Le domandò Silente gentile. “Anch’io ne ho molti ma bisogna imparare a conviverci. E’ difficile lo so ma non ci può fare niente. Bhe, l’incanto che hai eseguito l’altra notte Star…” Calcò la voce su ‘ Star ‘ e fece una pausa assaporando l’espressione stupida della ragazza. “…può aiutare. Il problema è che non posso permetterti di usare ancora tutta quella magia finché non avrò capito qualcosa di più su di te. Temo per la tua incolumità; non so che effetti abbia su di te l’uso eccessivo dei tuoi ‘ poteri ’. Vorrei pregarti di sforzarti di usare il più possibile la bacchetta, escluse le nostre lezioni.”
“Io cerco di usare la mia bacchetta ma c’è qualcosa che mi blocca. L’ho dovuta prendere di seconda mano e questo è un problema. Il signor Olivander mi ha detto che sono una persona per qui ci vorrebbe una bacchetta su misura, non mi voleva lasciar uscire dal negozio con una bacchetta che non mi aveva scelto. Io l’ho pregato tanto di lasciarmi. Lui ha detto che me l’avrebbe regalata appena finita ma io ho rinunciato. Non voglio…”
“Che qualcuno ti faccia un regalo?” La interruppe Silente.
Star fece per ribattere ma il preside la bloccò con un’altra domanda.
“I professori mi dicono che i tuoi fogli sono sempre più fini e l’inchiostro sempre più trasparente…Cosa fai?”
“Sono gli effetti di troppe duplicazioni…ho pensato che sarei riuscita a tener duro tutto l’anno con un solo foglio e una sola bocchetta d’inchiostro…non funziona molto bene…”
“Perché non ne parli con i tuoi amici? Sarebbero più che felici di regalarti qualcosa.”
“Non voglio. Non mi piace sapere che gli altri sono costretti a regalarmi qualcosa perché da sola non me la so guadagnare. Il massimo sarebbe poter lavorare…ma non ho il permesso di uscire dalla scuola.”
Silente la fissò stranito. Sospirò profondamente, si alzò, girò intorno alla scrivania e con la mano sulla maniglia attese Star.
Lei lo seguì fuori dall’ufficio fino ad una stanza molto grande e vuota al primo piano.
“Vogliamo iniziare?” Le domandò Silente dopo aver chiuso la porta e sfoderato la bacchetta.
“Cosa devo fare?”
“Penso che inizieremo ad approfondire il lato che più mi strabilia in te: la lettura del pensiero, volontaria e involontaria.” La ragazza annuì risoluta. “Non mi chiedi come faccio a saperlo? Lo sai già scommetto. Hai notato che nessun pensiero passa nella tua mente quando sei con me e hai provato a concentrarti senza risultato. Per questo ti sei recata in biblioteca e hai scoperto l’Occlumanzia. Giusto?”
Star sorrise furba. “E’ stato interessante. E ne ho approfittato per una ricerca personale.”
“Perfetto. Allora sai già che dovrai cercare di leggermi nella mente e io mi opporrò. Se ci riuscirai passeremo a qualcosa di più complicato. Pronta?”
 
………..
 
“Hei, che ne dite di studiare i draghi ora?” Propose James.
“No. Voglio qualcosa di più emozionante.” Ribatté Sirius.
“Le piante carnivore?”
“Noia.”
“Incanti avanzati?”
“Noia.”
“Le avventure di…tizio dal nome illeggibile.”
“Sei riuscito ad attirare la mia…noia.”
“Lupi mannari?”
“Questo si che è interessante.”
“Lupi mannari avete detto?” Chiese Remus sbucando da dietro uno scaffale con il cuore in gola.
“Si, ti interessa?” Gli chiese James stupito con il libro in mano.
“No, affatto. Stavo pensando che potremmo provare con…Trasfigurazione avanzata o magari Difesa Contro le Arti Oscure fatta seriamente.”
“Ok. Vince Remus con ‘ incantesimi potenzialmente pericolosi ’.” Annunciò Sirius avvicinandosi alla sezione delle Arti Oscure. James fece spallucce e riappoggiò il libro seguendolo.
………..
 
“Per oggi basta. Non sforzarti troppo. Cerca di rilassarti stanotte. Potresti avere un forte mal di testa domani.” Consigliò il preside alla ragazza guidandola fuori dalla stanza.
“Va bene professor Silente. Buona notte.” Disse inviandosi verso la biblioteca.
“Signorina White!” La chiamò ancora. Lei si girò osservandolo stanca. “Ti do due settimane. Se riuscirai senza problemi a tenere i ritmi scolastici ti lascerò un permesso per andare ad Hogsmead a lavorare.”
Lo sguardò di Star si illuminò ed ella iniziò a saltellare allegra verso i suoi amici.
 
…………..
 
 
“Siete ancora sui libri?” Esclamò entrando in biblioteca.
“Si, dicci che siamo dei bravi ragazzi.” Piagnucolò James.
“Siete i miei errori.” Disse lei.
“Come?” Chiese Sirius.
“Oh…volevo dire ‘ eroi ‘ la lezione è stata un po’ pesante.”
“Andiamo a dormire allora.” Propose Remus.
“Si, domani sveglia presto.” Acconsentì James.
“Fai sul serio? Vuoi studiare anche domani?” Si strabiliò Star.
“Seeee…figuriamoci. Domani c’è la prima partita di  Quidditch: Corvonero contro Grifondoro. Non vedo l’ora.”
Star e Sirius si unirono alla frenesia pre-partita di James e Remus li seguì scuotendo la testa rassegnato.
 
……………
“Sveglia! Forza su! In piedi!” Le grida della ragazza perforarono i timpani di James che si alzò di scattò.
“Che diamine…?” Chiese il povero ragazzo assonnato.
“Muoviti ti stiamo cercando da ore. La partita è ormai finita.” Continuò Star.
James si alzò di scatto inciampando sulle lenzuola e cadendo dal letto.
Subito partì un coro di risate.
Sirius, Remus e persino Peter erano ancora tutti comodi e in pigiama nei loro letti e ridevano di gusto insieme a Star.
“Sono sotto di due a zero, vero?” Chiese James con un sorriso rialzandosi da terra.
La ragazza annuì sorridendo.
“Comunque vi ho svegliato così presto perché stavo passeggiando fuori e il professor Kettleburn mi ha chiesto se mi andava di aiutarlo sta sera nella Foresta Proibita a fare…non ho capito bene cosa. Pensavo che vi sarebbe piaciuto venire con me.”
“Io ci sto!” Accettarono entusiasti Sirius e James.
“Io vengo…ma ti giuro che se iniziate a fare i pazzi vi porto fuori subito.” Disse Remus.
Peter sussurrò qualcosa che assomigliava ad un “no, grazie.” sgattaiolando in bagno.
“Vedi di non metterci troppo!” Gli urlò dietro Sirius. “Anche a me piacerebbe lavarmi prima della partita.”
“Non dirmi che tu ti lavi!” Lo beffeggiò Star.
“Si, mi lavo.”
“E’ come dire che James si pettina.”
“Io mi pettino.” Ribatté il ragazzo sentendosi chiamato in causa.
“Se è vero è preoccupante. Se è falso non iniziare. Adoro i tuoi capelli.”
“Davvero?” Chiese James stranito.
 “E mi piace anche la tua puzza Sirius.” Continuò lei.
“Io non puzzo!” Gridò esasperato mentre la ragazza se la rideva.
“Remus, tu sei la luce dei miei occhi quindi…” Fece per concludere ma James la interruppe.
“Oh, guardate il nostro caro amico è diventato tutto rosso!” Lui e Sirius ridacchiarono mentre Star si avvicinò a Remus, il quale era seduto sul bordo del letto tenendo la testa bassa, e gli prese il viso tra le mani alzandolo verso de se.
“Non dirmi che sei arrossito per un complimento fatto da me. Perché sei preso male in questo caso. Pensa se una ragazza veramente bella un giorno ti facesse un complimento. Cosa faresti? Cadresti a terra come le donnine che Sirius intrattiene con i suoi sguardi di fuoco?”
Il ragazzo rise con amarezza. “Non penso che accadrà. Io non mi innamorerò mai. E poi non credo che esistano ragazza più belle di te.”
Lei lo guardò triste.
“Bhe, su questo ha ragione Star. Non ci sono donne migliori di te.” Commentò James.
“Ma taci ogni tanto!” Ribadì la ragazza lanciandogli un cuscino.
Fu subito battaglia. James lo rilanciò indietro colpendo Remus che si vendicò lanciandone un altro che centrò Sirius in pieno facendolo cadere dal letto. Sirius restituì il favore ma su Star che si ritrovò tra le mille piume di un cuscino rotto dalla forza dell’impatto contro la sua schiena. Tra risate e piume i ragazzi continuarono a rincorrersi e lottare finché un ragazzo moro non troppo alto ma con le spalle larghe e una buona muscolatura non entrò nella stanza rovinando la magia.
“Scusatemi…sono Jordan, del quinto anno. Faccio parte della squadra di Grifondoro e volevo chiedere una cosa a James Potter, Sirius Black e Star White. Siete voi?”
“Noi tre.” Affermò Star indicando se stessa e i due suoi compari.
“Bene, seguitemi…una volta vestiti magari.” Proseguì accennando a Sirius e James ancora in pigiama.
“Vi aspetto in Sala Comune. Vieni anche tu Remus. Non vado in giro sola con quei due.” Disse la ragazza seguendo Jordan.
 
……….
 
Jordan li guidò tutti fino alla Sala Grande facendoli sedere accanto a tutta la squadra al completo. Remus rimase un po’ in disparte.
“Vi presento Tom Vany, il capitano della squadra. Il prossimo anno non ci sarà più e lascerà il posto a me. Ci saranno dal prossimo anno tre posti vacanti e dovendo riformare una squadra voglio che sia il più affiatata possibile. Madama Bumb ci ha parlato di voi dice che siete molto forti sulle scope. Volevamo chiedervi se volete venire a vedere qualche nostro allenamento magari ci mostrate cosa sapete fare e iniziate ad allenarvi con noi per essere pronti il prossimo anno in caso vogliate entrare in squadra.”
I tre ragazzi con aria neutra si scambiarono sguardi tra loro come se l’idea non fosse molto allettante e volessero pensarci su poi guardarono Jordan e esplosero di felicità.
“Ma certo che veniamo!” Accettò con entusiasmo Star.
“Conta su di me, io ci sarò.” Esclamò Sirius.
“Anche col collo rotto!” Gridò James.
“Perfetto allora ci vediamo martedì alle cinque al campo di Quidditch.” Disse Jordan mentre tutta la squadra festeggiava i tre plausibili nuovi arrivi. “E tifate per noi.” Gridò quando i ragazzi si allontanarono per tornare da Remus e comunicargli la notizia.
“Sono felice per voi ragazzi! Spero che non vi ammazziate però.” Si congratulò Remus con loro.
“Nessun problema. Andiamo ora. Non voglio perdermi i posti migliori.” Disse Star.
 
………
 
“La partita è iniziata! Ed è subito Robin cacciatore dei Grifondoro in possesso di pluffa, passa a Jordan che passa a Tom. I cacciatori di Tassorosso sono un po’ sconvolti dai passaggi precisi dei Grifondoro. Ed ecco Tom che tira agli anelli. Il portiere di Tassorosso, Nico, si tuffa e…ottima parata! Ancora zero a zero. La partita riprende con Tassorosso in possesso di palla.” Stava gridando il cronista Adam, di Corvonero.
“Amo il Quidditch! E’ la prima volta che lo vedo dal vivo. Mi sento come uno scoiattolo.” Esclamò Star rivolta ai suoi amici. James fece per chiedere spiegazioni sulla sua nuova similitudine ma si arrese e ci rinunciò continuando a godersi la partita.
“Tom ruba la palla al cacciatore di Tassorosso, Bastian, ed eccoli tornare all’attacco. Tenta un tiro in porta e…wow ottima finta! Bellissimo passaggio a Jordan che tira e… dieci a zero per Grifondoro!”
Tutti i Grifondoro esultarono rumorosi.
“Di nuovo Tassorosso in possesso con Fabian. Ahi! Un bolide lanciato da Damon lo centra in pieno e cade. Che fortuna che volasse basso! E no. Non si rialza. I Tassorosso dovranno fare a meno di un cacciatore. Intanto Robin di Grifondoro intercetta la pluffa e ricomincia l’attacco alle porte di Tassorosso. Ottimo lavoro di Damon e Lucas che tengono i bolidi ben lontani dei loro giocatori e molto vicini, direi, ai giocatori avversari. Passaggio a Tom che tira…attenzione il cercatore di Tassorosso, Oscar, scende in picchiata seguito da Malcom per i Grifondoro. Credo che abbiano visto l’ambito boccino d’oro. Ma che succede?! Oscar sembra aver perso di vista il boccino e rallenta. Malcom invece scarta veloce e afferra qualcosa. Si, credo sia il boccino! E’ il boccino! Grifondoro vince! Vince a pochi minuti dall’inizio della partita! Fantastico! Grifondoro stra vince su Tassorosso. Bravi tutti ragazzi. La partita è finita. Tutti a festeggiare!”
Tra le urla e le esultanze dei Grifondoro Star e James erano i più esaltati. Saltellavano in cerchio come in una danza indiana gridando come degli scemi.
“Finitela voi due! Vorrei riuscire a sentire i rumori quando sta sera ci addentreremo nella foresta.” Commentò Sirius. Ma i due non accennarono a smettere nemmeno una volta scesi dagli spalti. E tutti si unirono si festeggiamenti in Sala Comune.
…………..
 
Quella sera all’imbrunire i quattro ragazzi si ritrovarono davanti al portone d’entrata con il professor Kettlerblum.
“Professore cosa dobbiamo fare?” Domandò Star curiosa.
“Ve lo dirò fuori. Andiamo il professor Franks ci sta aspettando.”
Uscirono nel buio quasi assoluto. Notte con un quarto di luna e per giunta nuvolosa quindi la luce dipendeva solo dagli spiragli di raggi lunari che riuscivano ad oltrepassare la spessa coltre di nuvole. L’erba era ghiacciata come l’aria intorno a loro. Il lago stava iniziando a gelare. Il loro piedi spezzavano il ghiaccio formatosi sul tappeto erboso producendo un rumore secco, i loro respiri erano appesantiti dall’aria fredda che entrava come mille spade nei loro polmoni, la condensa che producevano li faceva sembrare spettri in dissolvenza.
“Oh, eccoli finalmente! Potete tornare indietro se non ve la sentite.” Li accolse il professor Franks fermo accanto ad una capanna sul limitare delle foresta.
“Nessuno di noi ha paura. Ci volete dire che dobbiamo fare?” Insisté Star.
I due professori si scambiarono uno sguardo eloquente. Si diceva che fossero grandi amici. O addirittura che il professor Franks fosse stato allievo di Kettlerblum.
“Stasera entreremo nella foresta per catturare un Molliccio. Abbiamo chiesto a voi di accompagnarci, nonostante gli studenti più grandi fossero più qualificati, perché avete vinto il gioco di Halloween. Se avete battuto Silente siete le persone giuste per questo lavoro…” Cominciò Kettlerblum.
“Sono quelli giusti si! Dico io. Li ho visti con i miei occhi. Sono fenomeni!” S’intromise Hagrid.
“Si, grazie mille.” Lo zittì Franks. I ragazzi cercarono di non mostrarsi troppo compiaciuti. “Allora, chi sa cos’è un Molliccio?” Tutti e quattro alzarono la mano. “Perfetto. Ora per combattere un Molliccio l’incantesimo più usato è…”
“Riddikulus!” Enunciarono in coro i quattro muovendo le loro bacchette in perfetta sincronia.
“Si, proprio quello…sicuri di fare il primo anno voi tre? Io non vi ho mai insegnato questi incantesimi.” Puntualizzò il povero professore.
Il Malandrini si scambiarono sorrisi complici.
“Abbiamo molto tempo libero e tanta voglia di studiare.” Spiegò Star. Anche se non era del tutto vero. Si erano preparati tutti molto tempo prima sui Mollicci sperando un giorno di poterne incontrare uno.
“Bene, che aspettiamo ad entrare allora? Sapete ciò che dovete fare. Stiamo in coppie. Signorina White con il signor Lupin. Il signor Black con me e il signor Potter con il professor Kettlerblum.”
Tutti annuirono pronti. Per ogni copia il professor Franks consegnò uno scrigno magico. “Quando lo sconfiggete rinchiudetelo qui. Non servirà addentrarsi molto nella foresta. Ognuno prenda un sentiero e lo segua. Se siete in pericolo lanciate scintille.”
Le coppie iniziarono decise e in silenzio il loro cammino.
“Non abbandonate il sentiero per nessun motivo!” Gridò loro Hagrid prendendo un’altra strada ancora, armato di balestra.
Star e Remus camminavano l’una rilassata l’altro molto cauto.
“E’ già la terza volta che mi trascini qua dentro. Se non la quarta. E diciamo che fino ad ora ci è andata bene perché era sempre di sera presto e sempre poco in profondità ma non credi che ci stiamo addentrando un po’ troppo questa sera?” Iniziò a lamentarsi Remus. Come al solito si preoccupava troppo.
“Dobbiamo trovare un Molliccio Remus. Non un adorabile gattino, ne un drago di venti metri. Quindi rilassati, ma sta all’erta in caso di…” Improvvisamente la ragazza si fermò sull’attenti scrutando la foresta attorno a loro. Un fruscio venne dalla loro destra.
< Io vado li dietro. Tu aspettami qui. Faccio scappare il Molliccio dalla tua parte. > Pensò la ragazza.
Per Remus non era una novità che lei gli parlasse con la mente. Lo avevano fatto spesso quando si addentravano nella foresta per esercitarsi con i Patronus, però non era nemmeno un’abitudine e non seppe fermarla in tempo. Lei si addentrò tra gli alberi folti e per un po’ non vide nulla. Poi proprio a pochi passi da lei ci fu uno schiocco di ramo spezzato. I Mollicci spezzano i rami? Si chiese. Cercò di avanzare lentamente ma qualcosa, o qualcuno la spinse. Scivolò e cadde lungo una discesa breve ma scoscesa battendo la tempia su un masso appuntito.
Quando il suo corpo smise di rotolare lei si rialzò. Grondava di sangue e la testa le doleva .
“Oh no, ci metterò una vita a togliere le macchie di sangue dalla divisa!” Sbottò.
Cercò intorno a se una via d’uscita. Era in una radura, o forse era meglio dire in una conca contornata da ripide pareti di terra che franavano al minimo tocco poiché prive di alberi.
Si sedette sulla terra smossa perché appena franata con lei per ragionare meglio.
Un rumore la distrasse…ci fu uno scoppio e le fiamme la circondarono.
“Seeee…e poi?” Commentò spegnendo il fuoco con estrema calma e facilità spruzzando acqua dalla bacchetta.
“Chi sei? Fatti vedere. Le foreste non prendono fuoco da sole. Avanti!” Gridò rivolta all’oscurità intorno a lei.
IL fumo le entrava nelle narici e le faceva male agli occhi ma sparì quasi subito e non c’era alcuna traccia di persone o altri esseri viventi.
“Stupidità umana che senza motivo viene a rompere le palle quando sto facendo qualcosa di serio. Ci sarà Remus in super agitazione.” Borbottò cercando di risalire le pareti di terra. Ce l’aveva quasi fatta quando un altro rumore la fece voltare di scatto. Una figura umana prendeva forma nel mezzo della radura. Era un Molliccio, sembrava però che non sapesse decidere che forma prendere. La ragazza si lasciò scivolare di nuovo nella conca avvicinandosi alla creatura che con uno scatto la assalì.
Star gridò di sorpresa. Il Molliccio era solo un ragazzo sui sedici anni, sporco e magro ma abbastanza forte da sovrastarla.
“John?” Sussurrò rivolta alla figura che la bloccava a terra con una mano sulla sua gola. Il ragazzo sorrise maligno. Lei gli tirò una sberla dimenticandosi della bacchetta, dimenticandosi degli incantesimi, dimenticandosi che era solo un Molliccio.
Si rialzò in piedi e lo colpì con un pugno. John la squadrò dal basso all’alto leccandosi le labbra e avvicinandosi a lei.
“Sei rivoltante! Vattene!” Gridò Star tremando di fastidio. Era immobilizzata da qualcosa che non era paura o terrore ma più che altro abitudine. Si sentiva stanca e spossata.
Il Molliccio le prese il viso tra le mani lei raccolse tutte le sue forze per colpirlo con un calcio allontanandolo, si girò e cadde in ginocchio vomitando.
Una mano la prese per la spalla aiutandola a rialzarsi. La ragazza tremante si ritrovò davanti una donna sulla cinquantina dall’aria malvagia. Gridò ancora e la donna la colpì con una frusta.
Star indietreggiò cercando di calmarsi ma tremava troppo e la stanchezza la prendeva. Le venne in mente solo una cosa, sfoderò la bacchetta e con tutta se stessa pensò a James:
“EXPECTO PATRONUM!”
Una massa argento uscì dalla sua bacchetta. Volò intorno a lei e poi le sue ali la circondarono.
Il calore la invase. Ricominciò a respirare con calma e quando il Patronus si dissolse lei era in piedi con la bacchetta pronta guardò negli occhi il Molliccio ed enunciò:
“Riddikulus!”
La frusta della donna si alzò in aria e cominciò a frustare la signora che cercò di correre via e ripararsi. Star rise di cuore aprì lo scrigno e si lanciò sul Molliccio imprigionandolo.
James sbucò all’improvviso e le corse incontro inciampando un paio di volte nel tragitto.
“SANGUE!” Urlò isterico prendendo il viso della ragazza tra le mani e piegandolo di lato per vedere meglio la ferita.
“Non dirmi che il sangue ti da fastidio.” Lo prese in giro lei distrutta ma con un lieve sorriso sulle labbra.
“Normalmente no. Ma su di te non mi piace affatto. Ti porto in infermeria e tu qui dentro non ci rimetti più piede. Non ti allontanare mai più da me capito? CAPITO!? ”
Star fissò James, il ragazzo aveva l’aria sconvolta era pallido e le mani gli tremavano ma la abbracciò forte circondandola con le braccia. Lei per un po’ rimase immobile senza capire niente poi rispose alla stretta.
“Non ti separare mai più da me. Che sia chiaro che io non ti lascio mai più in un posto del genere sola. Non ti lascerò mai.” Le sussurrò lui passandole la mano tra i capelli.
I professori non dissero niente come neanche Sirius e Remus.
Kettlerblum prese lo scrigno di Star e gli altri li aiutarono a risalire.
James la tenne per la vita e in silenzio tornarono tutti verso il castello.
“Quando siete arrivati?” Domandò la ragazza.
“Poco prima che evocassi il Patronus. Complimenti a proposito.” Le rispose Remus gentile come sempre.
Lei sorrise.
“Sai che forma aveva?” Le chiese Sirius.
“Si, era una fenice. Lo so l’avevo già evocato una volta.”
Calò il silenzio. Tutti erano strabiliati da ciò che avevano visto.
Quando furono fuori dalla foresta un raggio di luna colpì Star e James poté vedere tute le altre ferite. Le botte e i graffi causati dalla caduta e la lunga e profonda ferita sulla schiena per colpa del colpo di frusta della vecchia megera.
Gli occhi della ragazza si illuminarono all’improvviso.
“Guardate! Una Bella di Notte!” Esclamò liberandosi dalla stretta di James e correndo verso un fiore coloratissimo che spiccava nell’erba. “E’ molto strano. Non è la sua stagione di sicuro e non è nemmeno una pianta selvatica.” Fece per toccarlo ma una fatina luminosa uscì indispettita da esso colpendo il naso della ragazza che rise debolmente con gli occhi che brillavano di emozione. “Una fatina!” Si distese a pancia in giù senza staccare gli occhi dal fiore ridendo come una matta agli scherzi della piccola creaturina che ormai non era più diffidente.
I cinque maschi erano fermi a bocca spalancata a pochi passi da lei.
“Con quella ferita dovrebbe avere come minimo riportato un trauma cranico e invece eccola li stesa sul suolo ghiacciato a fare amicizia con una fata.” Constatò James.
“E’ impossibile che abbia riportato un trauma cranico. Secondo me ce l’ha sempre avuto e questa botta non le ha fatto niente di più e niente di meno.” Ribadì Sirius.
James tornò alla realtà e sollevò Star da terra come una bambina.
“Saluta la tua amica e andiamocene. Voglio farti curare quelle ferite.” Le disse portandola via di peso come un padre ad una figlia che fa i capricci.
Quando finalmente riuscirono ad arrivare in infermeria Madama Chips ebbe un colpo vedendo le condizioni della ragazza.
“Stenditi su quel letto tesoro. Avrò molto lavoro da fare. E voi fuori tutti. Chissà quale pericolosità avete fatto compiere a quest’innocente creatura.”
Tutti uscirono ma James non si mosse, l’infermiera lo studiò attentamente e poi chiuse la porta lasciandolo stare li.
L’infermiera lavorò nel silenzio e Star non si lamentò mai. Quando dovette curarle la ferita sulla schiena però chiuse le tende del letto lanciando uno strano sguardo a James che aveva, fino a quel momento, osservato attentamente la donna prendersi cura della sua migliore amica.
“Eccola. Come nuova.” Disse a James aprendo le tende a lavoro finito. “Riportala subito in dormitorio. Di solito ci metto più tempo a guarire questo tipo di ferite ma sembra che lei sia una paziente facile da curare. Ha solo bisogno di riposare. E domani segui le lezioni solo se te lo senti.” Si raccomandò Madama.
I due ragazzi annuirono e uscirono.
“Facciamo un giro all’aperto?”  Domandò Star in un sussurrò tenendo lo sguardo basso.
“No, tu fili subito a letto.” S’impuntò James.
“Ma ho bisogno di uscire a camminare un po’…mi farà bene.” Lo pregò lei. Lui la guardò duro poi si ammorbidì e la coprì con il mantello dell’invisibilità.
Una volta di nuovo di nuovo fuori si tolsero il mantello e cominciarono a camminare fianco a fianco.
“Ho avuto molta paura. Ma tu non sembravi averne.” Disse James per rompere il silenzio.
“No. Più che altro stavo male, molto male. Ma il Patronus mi ha aiutata.”
“Quando hai imparato ad evocare un Patronus completo? E’ magia veramente avanzata. In pochi ci riescono.”
“Credi ancora che io possa non riuscire in qualcosa anche se mi impegno veramente? So che non sei affatto stupido James, avrai certamente capito che non sono normale.”
“Certo he l’ho capito! Però mi stupisci sempre. Sei strabiliante. Un giorno dovrai insegnarmi tutto ciò che sai.”
“Quando vuoi. Ammesso che tu riesca a starmi dietro.”
Il ragazzo le fece la linguaccia. Camminarono un po’ in silenzio e poi lui parlò ancora.
“Chi erano quelle persone?”
“Quelle in cui si trasformava il Molliccio? Gente dell’orfanotrofio. Un giorno ti racconterò.”
James si fermò e la prese per le spalle costringendola a guardare verso di lui.
“Perché non vuoi dirmi la verità? Parlare aiuta.”
“Perché non voglio compassione.”
“Ma così attiri molta più compassione. Se so cosa ti è successo ti posso aiutare a riderci su, ma se fai la misteriosa mi è difficile.”
Star lo scansò ricominciò a camminare. Il ragazzo la seguì preoccupato.
“Ho sofferto molto, James. E dovrò soffrire ancora quest’estate. Anche di più se i miei calcoli sono giusti.”
“Non permetterò che tu soffra ancora.”
“Non puoi farci niente. E’ bellissimo stare qui con voi. Passare del tempo come una persona normale ma non lo sono. Non lo sono per i babbani perché per loro non esisto nemmeno e non lo sono per i maghi perché…sono troppo magica. E’ una rottura ma sinceramente non me ne frega gran che. Io ora sono con voi. Ora ho tutto ciò che voglio e ti giuro che mi va più che bene. Se dovrò soffrire ancora lo farò con i nostri ricordi nel cuore. Non c’è niente di meglio.”
“Per favore Star parlane con me. Ti prego. So che hai delle preoccupazioni, tutti ce le abbiamo! Apriti con me. Sai di poterlo fare.”
La ragazza sospirò.
“Non so praticamente nulla James. L’ho già detto a Sirius, non ho quasi nessun ricordo. E’ solo dolore. Infinito dolore. Ti so dire dai racconti di Jack e Michael che ero appena nata quando sono arrivata ma nessuno mi ha visto bene. Mi hanno chiuso in una stanza e non erano molto sicuri che mi venisse portato del cibo. Circa due anni dopo ne sono uscita sana come un pesce. Se di essere sani si può parlare. Tutto qui. Io non ricordo nulla e loro non sanno nulla. Dopo di che ho iniziato subito a lavorare per tenere in ordine l’orfanotrofio. Non ho la più pallida idea di cosa e come facessi ma questo mi hanno raccontato. Ricordo perfettamente le botte però. Ci metterei degli anni a raccontarti tutto. Ricordo di frustate e bastonate ma non si facevano problemi a gettarmi giù dalle scale se non le avevo pulite bene o a tirarmi addosso svariati oggetti. Quello che mi ha fatto più male è stata la forbice. Mi si è conficcata nella schiena per un paio di centimetri. Sei felice ora?”
“No. Voglio solo che tu ti senta libera dai pesi della tua vecchia vita.”
Lei lo guardò con un aria che James non riuscì a decifrare.
“Che tu sia dannato! Sei un bravo ascoltatore. Mi verrebbe voglia di dirti anche quante volte John ha cercato di stuprarmi!” Sbottò Star. Poi si accorse di ciò che si era lasciata sfuggire e si girò di schiena coprendosi la bocca con una mano.
James la fissava sconvolto da quella notizia ma si riprese subito e la tirò a se.
“Raccontami allora.”
Lei rise. “Va bene. Allora…si, devi sapere che John ha alcuni anni in più di me. Mi perseguita da tempo ma per fortuna io riesco sempre a sfuggirgli…anche perché fare…hem…sesso…è proibito. Grazie al cielo! Quando sarà maggiorenne non se ne andrà senza di me. E la cosa non mi piace. Non mi piace affatto. Se glielo lasceranno fare scapperò. L’ultima volta che ha provato a sfiorami gli ho fatto saltare via un dente con una sberla. Mi sono presa venti frustate ma ne è valsa la pena.”
“Sei matta!” Rise James.
Lui riusciva sempre a farla sentire meglio, buttava tutto sul ridere, per questo non si sentiva male quando gli raccontava della sua vita. Era bello poterlo dire a qualcuno senza che quella persona provasse compassione per lei. James aveva mantenuto la sua promessa.
“Per oggi basta direi. Prometti di non dire niente a nessuno.”
“Non lo farò, Star, lo sai.”
La lasciò andare e si incamminarono verso la torre.
Prima di salire in dormitorio lei lo baciò sulla guancia augurandogli una buona notte.
“Hai la mia parola: non ti lascerò in quel postaccio.” Sussurrò lui osservandola salire le scale.
Poi entrò a sua volta nel dormitorio maschile. Non appena si distese sul letto Sirius e Remus si alzarono dai loro e si avvicinarono per farsi raccontare come stava Star.
“Sta benone ora.” Disse neutro James fissando intensamente il soffitto.
“Tutto qui? Che hai James?” Chiese Sirius preoccupato.
“Io sto bene. Ma ho avuto paura come mai in vita mia. Mi sento legato a lei come se proteggesse la mia anima nella sua. Non credo che riuscirò mai più a vivere senza la sua presenza.”
Sirius torno a dormire fissando il suo amico confuso delle sue parole. Remus invece riusciva ad inturire che c’era qualcosa nell’aria.
 
                                             *********
 
Premessa (che teoricamente va scritta prima del racconto ma non importa): questo capitolo ve lo invio direttamente dalla svizzera (ma senza le sedici erbe).
Quindi ci saranno un mucchio di errori e se trovate qualche lettera così : ö ü ä
Non vi preoccupate è tutto nella norma.
Ho provato a correggere tutto il più possibile ma quando un computer è in tedesco (anzi in svizzero)e tu ci scrivi in italiano ci sono talmente tanti segni rossi che ti viene la nausea.
Ringrazio tutte le nuove persone che mi  seguono e mio zio che mi ha lasciato gentilmente usare il computer.
Mio nonno e mio zio anche per la loro simpatia e le serate tra grappe.
Alla prossima….che spero sia con meno errori.
Ciao ciao

  

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Capitolo 15
*** Natale in Famiglia ***


Il lunedì pomeriggio i Malandrini al completo si recarono al campo di Quidditch ma rimasero tutto il tempo sugli spalti senza poter partecipare. Star, Sirius e James erano comunque entusiasti, poter vedere gli allenamenti era un gran privilegio, di cui poteva godere anche Remus, seppur a lui non interessasse molto.
……………………….
 
Qualche notte dopo Star e Remus si stavano esercitando in un aula vuota con i Patronus e altri svariati incantesimi. James e Sirius ormai erano a conoscenza di quel loro segreto ma non andavano sempre con loro, infatti stavano camminando qualche piano più in su.
“Allora, James, che si fa?” Chiese Sirius vivace. Un po’ troppo vivace.
“C’è qualcosa che ti turba Sirius?”
Il ragazzo si fermò d’un tratto pensieroso.
“Sono molto confuso su Star…certe volte mi verrebbe da pensare che le voglio bene come ad una sorella, altre penso sia una fantastica amica, altre ancora credo di…non lo so nemmeno cosa credo…è una cosa complessa.”
Gli occhi nocciola di James fissarono il vuoto.
“Hai ragione Sirius. Io per esempio so solo che voglio proteggerla. Voglio vedere le sue labbra costantemente piegate in un sorriso. Voglio sentire la sua risata riempire l’aria che mi circonda. E voglio che lei si senta veramente bene. Sinceramente anche se per ora non so con esattezza ciò che provo mi basta sapere di avere dei sani principi. Voglio solo che sappia che per lei io sono sempre disponibile.”
“Parliamo spesso di lei, è come se non ci lasciasse un attimo.”
“E’ difficile non parlare di lei. E’ piombata nelle nostre vite e ci ha reso il triplo più felici. Sembra che con lei tutto abbia un senso. Persino i suoi paragoni.”
Calò un silenzio pieno di ricordi felici e gratitudine. Poi Sirius parlò ancora.
“Credo che Remus ci stia tenendo nascosto qualcosa. Puoi essere cagionevole di salute finché vuoi ma è raro che tu debba sparire dalla scuola. Madama Chips è molto brava a curare qualsiasi cosa.”
“Come fai a sapere che non sta in infermeria?”
“Sono andato a controllare la notte di Halloween. E poi c’è troppa regolarità. Sembra una donna con le mestruazioni. Una volta al mese.”
“Si, è molto strano. Credi che Lily avesse ragione quando ci ha detto che lui ha paura di noi?”
“Opinione personale? No. Deve esserci qualcosa sotto. Di molto grande. E Star lo ha scoperto.”
Ci fu un’altra pausa e i loro passi rimbombarono nei corridoi.
“Allora che si fa?” Domandò ancora James.
“Cerchiamo Pix. Mi è venuta un’idea.”
 
…..………
 
Gazza camminava per i corridoi scrutando ogni singolo angolo con molta attenzione sotto la luce fioca della sua lanterna.
Tutt’ an tratto il rumore di uno scoppio lo fece sobbalzare.
“Chi va là?”
Ci fu un altro scoppio e un’armatura esplose in mille pezzi.
“PIIIIIIIIIIIIX! So che sei tu! Vieni fuori furfante! Questa volta ti becco!” Gridò Gazza correndo verso la fine del corridoio ma scivolò e cadde a terra con un tonfo.
Una macchia perlescente gli passò davanti con un rumore di pernacchia.
Il pover uomo si rialzò e incominciò a rincorrere il fantasma e a riempirlo di insulti.
Delle risate riempirono il corridoio rimasto vuoto…o quasi. Due ragazzi apparvero dal nulla.
“Troppo divertente. Dovrebbero proibirlo.” Disse James.
“Aspetta! Ma è già proibito ecco perché è divertente!” Commentò Sirius fingendosi un po’ lento di comprendonio.
Scoppiarono di nuovo a ridere ma smisero immediatamente quando sentirono una voce chiamarli.
“Potter! Black!”
Con  il cuore in gola si girarono lentamente e…
“Tre a zero per me James!” Esclamò Star spuntando da dietro un angolo seguita da Remus e tirando un piccolo pugnetto sulla spalla dell’ amico sconfitto.
“Allora, vi siete goduti lo spettacolo?” Si vantò subito Sirius.
“Si, quell’incantesimo che l’ha fatto scivolare è molto bello. Un giorno me lo insegnerete.” Si complimentò Star.
“Si lo so. Ormai non riesci più a stare al nostro livello.” La beffeggiò James. La ragazza li fece una linguaccia. E tutti risero tranne Remus. Sirius gli dette una spallata gentile esclamando:
“E lasciati andare!”
“Fa bene a non trovarlo divertente signor Black.”
Tutti smisero di ridere e si voltarono ancora una volta; la professoressa Sprite avanzava verso di loro arrabbiata con il professor Lumacorno al seguito, baldanzoso come sempre.
“Venti punti in meno a Grifondoro, a testa.” Continuò la professoressa provocando a Remus un attacco di cuore. “Questo perché siete fuori dal letto. E invece il signor Potter e il signor Black avranno una settimana di punizione per ciò che hanno fatto al signor Gazza. Per esempio potreste aiutarlo nei lavori per tenere in ordine la scuola. E ora filate in dormitorio, domani avete lezione con me alle prima due ore e se sarete stanchi saprò come farvela pagare.”
La professoressa se ne andò. I quattro stavano per seguire il suo esempio ma il professor Lumacorno li fermò.
“Mi piacerebbe se voi quattro veniste alla mia prossima riunione. Alle quattro di sabato nel mio ufficio. Vi andrebbe?”
I ragazzi sapevano benissimo che cosa si faceva in quelle riunioni: si stava fermi a parlare dei propri talenti e dei propri parenti. Una noia mortale.
“Mi dispiace ma è il mio compleanno e lo volevamo festeggiare in un modo un po’ diverso. Sarà per un’altra volta.” Si scusò Sirius. Fecero tutti delle facce dispiaciute e se ne andarono di corsa.
Arrivati in Sala Comune Star chiese a Sirius:
“E’ veramente il tuo compleanno?”
“Certo che no, il mio compleanno è…aspetta prima tu…quand’è il tuo compleanno Star?”
“Hem…salve, sono una ragazza che è nata chissà dove da chissà chi. Secondo voi so il quando?” Rispose sarcastica.
“Nemmeno io ho un compleanno allora. Dirò subito ai miei di dimenticarsi del mio compleanno.” S’inserì James.
“Si anch’io farò così.” Concordò Sirius.
“Cos’è un compleanno?” Finse Remus per dimostrare il suo pieno appoggio.
La ragazza rise. “Siete pazzi! Bha, fate un po’ come vi pare.”
 
……………..
 
 
Il giorno dopo la professoressa Sprite rivelò alla professoressa McGranitt l’infrazione delle regole che avevano fatto i Malandrini e la relativa punizione da lei affibbiata.
Così alle sei del mattino la direttrice dei Grifondoro salì in Sala Comune ma ci trovò solo pochi studenti più grandi. Stava per salire nei dormitori maschili quando notò Star tra quelli del quinto anno intenta a parlare dei MAGO.
“Signorina White.” Lei si voltò e la raggiunse. “Mi hanno informato dello scherzetto fatto a Gazza dai suoi compagni. Dove sono? La loro punizione inizierà fra cinque minuti nell’atrio. Se non saranno li verranno tolti altri punti a Grifondoro.”
“Ci penso io.” Le disse servizievole e salì di corsa nel dormitori mentre la professoressa se ne andava.
“GIU’ DALLE BRANDE!!!!!!!!!!” Gridò trascinando a terra Sirius tirandolo per un piede e buttando giù James con un calcio.
“Che succede oggi?” Chiese James assonnato cercando di tirarsi in piedi.
“Si, a cosa dobbiamo questo dolce risveglio?” Scherzò Sirius.
Entrambi erano in pigiama ma lei li vestì con talmente tanta agilità che loro non se ne accorsero nemmeno.
“Avete ancora tre minuti per arrivare nell’atrio prima che Grifondoro perda talmente tanti punti da dover prendere in prestito le pietre delle altre case per tenere il conto.” Rispose la ragazza spingendoli di corsa fuori dalla torre.
Arrivarono nell’atrio giusto in tempo e i due ragazzi non si erano ancora svegliati.
Gazza li guardò dall’alto in basso e consegnò loro due scope.
“Vedete di pulire bene il primo piano.” Ordinò e poi se ne andò zoppicando.
“Devo volare?” Sbadigliò James.
Star sospirò e tirò un paio di piccoli schiaffi a entrambi i quali si svegliarono immediatamente.
“Hei! Ok siamo svegli…ma che diamine ci facciamo in atrio?” Domandò Sirius guardandosi intorno.
“Guarda sono vestito!” Si strabiliò James.
“Siete irrecuperabili!” Sospirò la ragazza esasperata battendosi la fronte con la mano.
 
……………..
 
Qualche minuto prima delle lezioni Sirius e James stavano lavando il pavimento davanti ad un aula e c’erano chiazze di acqua e detersivo ovunque.
Star e Remus li raggiunsero un po’ per deriderli e un po’ perché volevano aspettarli per andare in classe.
“Chi è che dovrebbe pulire casa nostra James? A me pare che te la cavi benissimo. Potresti fare il casalingo.” Commentò la ragazza.
“Che divertente tesoro! Proprio spassosa.” Ribatté il ragazzo falsamente.
“Bel lavoro.” Cominciò Remus. “Sono convinto che i pavimenti avranno più stile quando si asciugherà l’acqua e rimarranno le macchie del sapone.”
“Remus! Bella battuta!” Si stupì Star battendo il cinque con lui.
In quel momento passò Severus.
“Attento!” Lo avvertì la ragazza. Il ragazzo fece finta di non sentire lanciandole uno sguardo di fuoco fece qualche passo convinto ma poi scivolò e finì a gambe all’aria. Tutti nei dintorni risero di cuore.
“E io che l’ho pure avvertito. Che tonta. Ho rischiato di perdermi questo spettacolo.” Fece lei osservando con gli altri studenti Severus che cercava di rimettersi in piedi inciampando nella borsa e negli abiti.
“Ok, basta ora.” Disse James con tranquillità avvicinandosi a Severus e tendendogli la mano per aiutarlo a tirarsi su.
“Non ho bisogno del tuo aiuto. Non voglio avere nessun contatto con uno sbruffone che si pavoneggia peggio di una ragazzina.” Rispose il ragazzo acido scostando la mano di James con uno schiaffo, si alzò e se ne andò.
“Oh che gesto generoso! Sei il mio eroe!” Recitò Sirius in falsetto aggrappandosi al braccio dell’amico, poi si allontanò da lui e proseguì serio. “Se è questo che ti aspettavi sei senza speranza.”
“Hai fatto bene James. Almeno ci hai provato.” Lo rincuorò Star prendendolo per mano e guidandolo verso le serre insieme agli altri, lui le sorrise e subito tornò vivace come sempre.
 
……………
 
I giorni passavano veloci, dicembre si avvicinava sempre più e la voglia di feste aumentava. I Malandrini riempivano il loro tempo libero con scappatelle notturne tra loro e con lo studio di svariati campi delle magia.
Una sera in biblioteca Star, che stava leggendo un libro sull’astronomia, buttò li:
“Domani c’è luna piena.”
Remus sobbalzò sulla sedia poggiando il suo libro e sporgendosi verso di lei esclamò. “Di già?!”
I suoi tre amici lo fissarono straniti. Lui si rimise seduto composto e si calmò.
“Dovevi fare qualcosa?” Domandò Star furba.
“Una pozione…sapete i tempi di maturazione e tutto il resto…” Si giustificò il ragazzo a disagio.
Sirius e James si scambiarono uno sguardo molto strano poi alzarono le spalle e si rimisero a leggere.
“Sapete che cosa ho scoperto oggi? Ci sono delle stupende leggende sulla Stamberga Strillante. Quella vecchia casa ad Hogsmeade…hanno sempre detto che fosse infestata dai fantasmi ma ormai la gente smetteva di crederci. Dall’inizio di quest’ anno però ci sono persone che affermano di sentire dei rumori provenire dall’interno a notte fonda. Appena avremo il permesso di andare in gita li io voglio visitarla. Voi che ne pensate?” Raccontò Star.
Remus divenne bianco.
 Sirius alzò le spalle. “Se ti va.”
“Secondo me sono solo storielle. Però se tu ci credi allora sarà meglio investigare.” Dichiarò James.
Remus ricominciò a prendere colore; l’argomento era caduto in fretta.
Dopo alcuni minuti Sirius si alzò per cercare un altro libro che lo ispirasse di più. Non riusciva mai a finirne uno. Ne iniziava molti ma perdeva l’interesse a metà e ne cercava un altro.
Dietro lo scaffale sul quale stava cercando sentì un rumore. Si affacciò piano e vide Severus che leggeva un libro in piedi con il naso a pochi centimetri della pagine.
“James.” Chiamò Sirius il più piano possibile. Il suo compare arrivò subito e lui gli mostrò la preda. Si sorrisero furbi ed entrarono in azione.
Un libro cadde sulla testa di Severus da un ripiano più alto. Il ragazzo si lasciò sfuggire un imprecazione e cercò di visualizzare da dove proveniva il volume per rimetterlo a posto. Fece per spostarsi un poco più in la sempre con il naso in alto ed inciampò su una sedia cercò di fermare la caduta con le mani ma esse sembravano bloccate dietro la sua schiena, finendo così faccia a terra rompendosi il naso urlando.
In quel momento dietro ai due Malandrini apparve Lily. Che appena li vide sghignazzare si insospettì.
“Che fate voi due in biblioteca? Non eravate troppo importanti e bravi per studiare?” Domandò sarcastica.
Sulle facce dei due ragazzi si dipinse un espressione colpevole e si girarono verso la ragazza cercando di nasconderle la visuale dietro l’angolo dove Severus era alle prese con un tappeto riluttante di lasciarlo alzarsi.
“Come va Evans? Sei passata per cercare un libro o me?” Le chiese Sirius riacquistando sicurezza.
“Non ti cercherei nemmeno se tu fossi la mia ultima speranza, quind…” Un tonfo proveniente da dietro lo scaffale la distrasse. “Che nascondete la dietro?” 
“Noi? Niente, Evans, siamo qui per i libri.” Cercò di salvarsi James.
Ma Severus rovinò tutto sbucando fuori grondante di sangue.
“Voi due!” Esclamò appena vide i Malandrini. “Ecco ci c’era dietro tutto questo.” Poi notò Lily. “E tu? Ti divertivi con loro vero? Certo, come biasimarti...” Il ragazzo li sorpassò tutti e tre e se ne andò arrabbiato.
Lily lanciò uno sguardo di fuoco a Sirius e James che ridevano sotto i baffi e si affrettò a seguire Severus per spiegarsi.
I due ragazzi tornarono da Remus e Star con le lacrime agli occhi dal ridere.
“E’ stato stupendo ragazzi! Dovevate vederlo…”
 
…………….
 
L’indomani Remus era scomparso di nuovo ma questa volta i Malandrini non si sprecarono a cercarlo i compiti iniziavano ad accumularsi e dovevano assolutamente andare a vedere l’allenamento dei Grifondoro quel giorno.
Ancora una volta non ne presero parte ma vedere le tecniche segrete della squadra in azione li faceva sentire parte di qualcosa.
Quella notte James e Sirius si alzarono e sotto il mantello dell’invisibilità si recarono in biblioteca per fare una breve ricerca.
Ritornarono indietro con un foglio e un’idea in mente. Per fortuna Star era già sveglia e seduta su una poltrona muoveva calma le mani canticchiando a bocca chiusa.
“Che diamine stai facendo alle quattro di mattino?” Le chiese subito James togliendosi il mantello e dimenticandosi della scoperta fatta.
Lei nascose in fretta il suo lavoro in una borsa fatta a maglia. “Ricamo. Volevo vedere se ne ero ancora capace. Cos’hai in mano?”
All’improvviso Sirius si ricordò del perché erano così agitati.
“Star!” Iniziò come per annunciare uno scoop grandissimo. “Remus è un lupo mannaro!”
La ragazza li fissò inespressiva. “Ci siete arrivati, eh? Mi fa piacere. Ma non so se farà piacere a lui. Non sono mai riuscita a fargli sfuggire niente e di chiederglielo così su due piedi non se ne parlava. Figuriamoci di svelargli chiaro e tondo che lo so…che lo sappiamo, sarebbe uno shock per lui.”
“Allora lo sapevi già? Ma se lui non sa che lo sappiamo come credi che possiamo fargli sapere che ha tutto il nostro appoggio?” Si preoccupò James.
“Fra pochi giorni ci sarà il fine settimana. Vedrete.” E con questo si alzò e se ne tornò a dormire lasciando soli i due ragazzi.
 
……………..
 
Era sabato, dicembre era iniziato da quattro giorni, la neve aveva iniziato a cadere fitta e si respirava aria di vacanze.
Il mattino quando i ragazzi si svegliarono sentirono profumo di colazione riempire le loro narici. Remus fu il primo ad aprire gli occhi e vide sopra di se un tessuto diverso del solito tetto del baldacchino, si tirò su di scattò e rimase a bocca aperta. James e Sirius ebbero la stessa identica reazione.
La stanza era completamente cambiata; sembravano essere dentro una di quelle casette fatte con le coperte che fanno i bambini. La stoffa arancio chiaro ricopriva tutti i muri e attaccata al centro del soffitto scendeva fino ai lati formando una morbida curva. Visto da fuori e senza le pareti sarebbe sembrato un piccolo tendone da circo arancione. I letti a baldacchino erano scomparsi, sostituiti da materassi messi direttamente a terra. Un grande tavolo di legno stava al centro della stanza con sopra una semplice tovaglia quadri rossi e oro, imbandito di moltissime tipologie di cibo per la colazione. La luce proveniva dalle finestre che erano state lasciate libere dalla stoffa.  Cuscini pouf e altri materassi erano sistemanti in giro e tutto sapeva di…
“Casa!” Esclamò James.
“Esatto, questa è la nostra casa…per ora.”  Confermò Star entrando in quel momento nella stanza-tenda con un vassoio di cibo in mano. Indossava un semplice abitino azzurro che le arrivava fino alle ginocchia senza spalline e con il busto rigido grazie a due stanghette di metallo, nascoste, che dalla vita arrivavano in verticale giusto sopra i seni sostenendoli. “Ho invitato anche Peter perché si è svegliato appena sono entrata me lui ha preso i suoi vestiti ed è sparito. Peccato. Venite a mangiare?”
I tre ragazzi la fissarono sbalorditi per un po’. Poi si alzarono e si sedettero su delle graziose sedie di legno bianco.
“Non hai freddo?” Le chiese Remus mentre James e Sirius già si rimpinzavano.
“Qui dentro fa molto più caldo che nelle altre stanze, oltretutto mi capita raramente di avere freddo o caldo.” Rispose con gentilezza. Si rivolse dopo agli altri due. “Com’è la colazione?”
“Ottima…e la stanza è bellissima!”  Si congratulò Sirius.
“Sei stata fantastica!” Si inserì James. “Ma come hai fatto?”
“E’ da l’una di stanotte che ci lavoro. Ho fatto tutto al buio e senza magia. Come vi sembra?”
“SENZA MAGIA?!” Gridarono tutti e tre sorpresi.
“Si certo. Ho smontato i letti e ho lasciato solo i materassi che ho spostato trascinandoli, ho messo le stoffa, ho montato il tavolo ho portato le sedie, il cibo e gli altri cuscini. Sono molto soddisfatta.”
“Sei fantastica!” Rettificò James.
Risero tutti.
“Allora dopo questa ottima sorpresa penso che tu abbia un programma preciso per tutto il giorno.” Continuò il ragazzo rivolto a Star.
“Preciso no. Mi piacerebbe solo andare a fare a palle di neve, voglio scoprire com’è.”
“Come  ‘com’è ‘ ? non hai mai fatto a palle di neve?” Le domandò Sirius incredulo.
“Non sono mai riuscita ad uscire quando nevicava.”
“Andiamo allora!” Esclamò Remus vestendosi in fretta. Gli altri seguirono il suo esempio e con mantelli guanti e sciarpe furono pronti.
Star però non si mosse.
“Hei sbrigati! Non avrai mica intenzione di uscire vestita così?” Le disse James. Lei continuava a guardare in basso evitando il suo sguardo. “Non vorrai dirmi che non hai un cappotto, vero? Sei riuscita a comprarti anche questo vestito.”
“Non l’ho comprato.” Sussurrò. “Me l’ha regalato Ann per ringraziarmi di tutto. E no, non ho un cappotto.”
James rimase sbalordito. Le sollevò il viso, la guardò negli occhi e lei era triste. Qualcosa in lui si mosse.
“Aspettami qui.” Disse prima di scendere di corsa le scale.
In Sala Comune avvistò una chioma rossa e si avvicinò a Lily.
“Che vuoi Potter?” Domandò lei subito acida.
“Mi faresti un favore?”
“No.” Rispose lei e si girò. Lui la prese per un braccio facendola voltare di nuovo.
“Ti prego. E’ per Star. Ha bisogno di un cappotto. Non ne avresti uno? Vecchio anche. Tu o le altre…”
Negli occhi di James Lily lesse un estremo bisogno di essere accontentato come se la sua vita dipendesse da ciò che un semplice cappotto sarebbe riuscito a fare.
“Perché ne ha bisogno?”
Lui si stupì. “Non lo sapevate nemmeno voi? Sei una delle sue compagne di stanza e nessuna di voi sa che Star non ha nemmeno un solo vestito che non sia una divisa scolastica o peggio dell’orfanotrofio.”
Lily sbatté le palpebre perplessa e la bocca le si aprì da sola.
“Dille di venire nella nostra stanza.” Mormorò correndo verso il dormitorio femminile.
James sorrise felice andando a chiamare Star.
Quando la ragazza entrò nella sua stanza ci trovò dentro Lily impegnatissima a frugare nel suo baule.
“Ciao Star. Mia madre mi ha messo in valigia un cappotto che odio perché è lungo e mi fa sembrare bassa vediamo come ti sta. Ah eccolo!”
Le porse un cappotto color crema con il cappuccio e i bottoni scuri con il pelo corto fuori e pelo che sembrava lana dentro.
Star lo fissò a disagio e poi lo provò. Le stava d’incanto, valorizzando la sua vita sottile con un laccio e sfiorandole le ginocchia.
“Bello! Non ti preoccupare è sintetico, tranne la lana, e tiene molto caldo. Ho anche gli stivali così. Pantaloni e felpe ne hai, vero? Altrimenti posso darti anche quelli.” Proseguì Lily sempre più convinta.
“Si, grazie. Grazie mille Lily. Ti giuro che non rovinerò nulla e che te li riporterò subito puliti e asciutti.” Le assicurò Star con un sorriso a trentadue denti.
“Riportarmeli? Te li regalo! Portali lontano da me…io li odio.” Sbuffò Lily muovendo la mano in aria e incominciando a mettere in ordine. Star la prese per la vita e la sollevò abbracciandola forte, poi scese di corsa le scale cantando una stranissima melodia.
Ritornò nel dormitorio maschile e James Sirius e Remus avevano messo in riga i loro bauli aprendoli al suo arrivo.
“Ma che…?” Esclamò lei.
“Crediamo che tu preferisca i vestiti da ragazzo. Abbiamo azzeccato? Ricordi quello che ci siamo detti sul treno? Ciò che è nostro è tuo. Fruga dentro qui quanto e quando vuoi e prendi ciò che vuoi. Non c’è problema.” La invitò James.
“Ragazzi siete i migliori! C’avete preso in pieno!” 
Sorrise come mai aveva sorriso in tutta la sua vita.
Sorrise così tanto, quel giorno, che la sera le facevano male i muscoli. E i ragazzi impararono che bastava pochissimo per farla felice. Tutte le cose che ormai per loro erano scontate per lei erano una sorpresa. Fare le palle di neve. Stare fuori mentre nevicava. Rotolarsi liberi. Ridere a crepapelle per nulla. Saltare. Sprofondare nella neve. Giocare.
A lei non era mai stato concesso niente di tutto questo e i ragazzi lo intuivano. Da come se ne stupiva, da come si divertiva. Era uno spettacolo per il cuore stare a guardarla, partecipare alla sua felicita che era così contagiosa, così pura.
Non pranzarono nemmeno. Si godettero ogni istante di tutto quello che la vita stava donando loro.
All’ora di cena però si videro costretti a ritornare dentro. Un po’ per la fame, un po’ per il buio e un po’ per il freddo che ormai era entrato loro nelle ossa.
Passarono per le cucine a prendere da mangiare e si rifugiarono nella loro casa.
Accesero delle fiamme violacee dentro un calderone e spensero tutte le luci.
“Fermi tutti!” Esclamò all’improvviso Star.
“Che c’è?” Chiese Remus agitato.
“Ho sempre desiderato chiedere questa cosa a qualcuno: mi passi il sale?”
 I tre ragazzi si sganasciarono dalle risate.
“Certo.” James glielo porse dopo un respiro profondo con ancora il sorriso sulle labbra.
Lei lo prese e se lo rigirò tra le mani sorridendo di gratitudine. Quel giorno era già successo molto spesso qualcosa di simile e i ragazzi la fissarono sorridenti in attesa che si rendesse conto anche di quello.
“Mi hai passato il sale.” Continuava a ripetere la ragazza, prima piano e poi sempre più forte, finché non prese a saltellare per la stanza piena di felicità.
“Ma ti avevo già passato delle cose a tavola!” Cercò di calmarla James.
Lei si fermò e lo fissò. “Lo so. Ma questa volta era speciale. Come tutto oggi. Tutto è stato speciale.” Si zittì subito e si capiva che aveva qualcosa in mente. “Avete finito?” Chiese calma.
Sparecchiarono la tavola e portarono i materassi e i cuscini vicino al fuoco fino a creare un grande materasso  e ci si distesero sopra. Star con la testa sulla pancia di James, James con la testa sulla pancia di Sirius, Sirius su Remus, e Remus su Star, formavano un quadrato perfetto e pieno di armonia.
“Che mi raccontate di oggi?” Chiese Star.
“In che senso?” Disse Remus.
“Nel senso di raccontarci la giornata di oggi a vicenda. Per capire i diversi punti di vista e le diverse emozioni.” Chiarì lei allegra.
“Ok inizio io.” Si propose James. “Star sei pazza, completamente, e la cosa mi piace un sacco. Non ci si annoia mai con te infatti mi sono divertito un casino. Remus stai iniziando a lasciarti andare; complimenti. Sirius se provi un’altra volta a buttarmi la neve dentro la maglia ti giuro che ti ritrovi piantato a terra con la testa. Credo sia tutto. Ho passato la giornata più bella della mia vita. Fino ad ora.”
“Io credo che la giornata di oggi sia stata veramente incredibile. Non avrei mai associato la parola famiglia a tutte le bolidate che ci associa la gente di solito: serenità, calore, divertimento... Star, James e Remus, voi siete riusciti a dimostrarmi che è vero; una famiglia vera ti può far vivere emozioni stupende.” Raccontò Sirius.
Star rise con leggerezza. “Mi commuovi Sirius.”
“Lo so, sono figo e sensibile nessuno potrebbe resistermi.”
Tutti risero. Una volta preso fiato toccò a Remus.
“Per me è la prima volta nella mia vita. La prima volta che ho degli amici veri di cui so che posso fidarmi. Vorrei che rimaneste per sempre con me. Sto bene con voi, come non lo sono mai stato, mi sento accettato.”
“Tu sei accettato. Ma se ti fidi di noi. Perché non ci racconti tutto?” Chiese Star.
Calò il silenzio più completo e Remus si sentì gelare dentro. Doveva confessare? Sarebbero rimasti suoi amici o avrebbero iniziato ad evitarlo?
“Ragazzi, avete ragione, non vi ho detto tutto. Dovete sapere che io sono un po’ diverso da voi. Sono un…ragazzo con una malattia un po’ strana…da piccolo io sono stato morso… io sono…sono…” Il povero ragazzo stavo soffrendo moltissimo nel tentativo di spiegare la sua situazione. Star gli accarezzo i capelli, Sirius gli strinse un braccio e James una spalla. Lo guardarono tutti pieni di fiducia e comprensione. E Remus seppe che non se ne sarebbero andati perché non lo avevano fatto, e lo sapevano. “Sono un lupo mannaro.”
I quattro amici si rilassarono e passò ancora qualche attimo di silenzio.
“Ti va di raccontarci qualcosa in più?” Chiese James.
“Sono stato morso quando ero bambino. I lupi mannari avevano invaso la mia cittadina sotto ordine di qualcuno. Ma nessuno sa chi. Non so chi è stato a mordermi ma mi ha reso la vita un inferno. Non potevo avere amici perché è pericoloso. Non potevo andare a scuola perché è pericoloso. Ogni mese mi dovevo recare in una specie di clinica dove studiavano tutto di me e delle mie trasformazioni. Ho conosciuto altri lupi li e nessuno è stato fortunato come me. Io sono potuto venire qui, a Hogwarts. Ho potuto conoscere voi. E ne sono immensamente felice.”
“Quindi Silente ti ha accolto volentieri.” Ne dedusse Sirius.
“Si, proprio lui mi ha invitato qui. Ha chiarito con i miei che non c’era pericolo. Tutti i mesi quando c’è la luna piena Madama Chips mi accompagna, sino ad un albero che è stato piantato quest’anno solo per me. Premendo con un lungo bastone un nodo sul tronco i rami smettono di agitarsi e si accede ad un passaggio segreto tra le radici che porta alla Stamberga Strillante. Li mi trasformo e passo la notte.”
Star aveva ancora le dita tra i capelli di Remus. “Fa male?” La sua voce era appena un sussurro gentile come il vento di primavera tra le foglie degli alberi.
“Si. Un dolore inimmaginabile. Sommato al fatto che mi ferisco da solo perché se non ho qualcuno da abbattere l’istinto mi spinge ad abbattere me. Madama Chips torna il mattino presto e mi medica le ferite direttamente li. Alcune volte non vanno via molto bene ma per ora non se n’è mai accorto nessuno. Aver conosciuto te Star mi ha fatto bene. Sembra che hai sofferto molto più di me. Io avevo i miei genitori. Tu non avevi nessuno.”
“Io avevo Michael e Jack. E poi non mi faceva così male. Ma se ti fa sentire meglio credici pure.” Precisò Star allegra. Ci credettero tutti tranne James. Lui sapeva quanto aveva sofferto in realtà.
“Tocca a me. Direi che però è abbastanza evidente ciò che ho provato vero? Sono immensamente felice di avere voi ragazzi. Io amo questa stramba pazza e incredibile famiglia. Io l’ho sempre detto: prima o poi la fortuna gira.” Proseguì la ragazza.
Ancora silenzio carico di ricordi della giornata. I quattro amici fissavano il soffitto e sorridevano tutti.
“Andiamo sui balconi vi mostro un paio di belle stelle e costellazioni. Mio zio me le mostrava sempre quando voleva coronare una bellissima giornata.” Propose Sirius.
Gli altri annuirono ma nessuno di loro si sarebbe mai aspettato che l’ “andiamo sui balconi” di Sirius significasse quello che il ragazzo stava facendo; aveva aperto la finestra e si era seduto sui pochi centimetri pietra con le gambe a penzoloni nel vuoto.
Star  e James trovarono la cosa divertente e si sedettero sull’altra finestra. Lui a cavalcioni, una gamba fuori e una dentro, appoggiato con la schiena la muro. Lei con entrambe le gambe fuori. Remus si sedette dubbioso accanto a Sirius.
“Oggi in cielo c’è…..ancora Orione e Sirio, naturalmente. Adoro quelle costellazioni.” Iniziò il ‘ maestro ‘ indicandole a Remus che concentrato sul cielo dimenticò la paura.
James non vedeva le indicazione e sentiva solo la voce del ragazzo così Star sollevò una mano sorridendo.
“Li.” Disse. “Le vedi quelle tre vicine? Quelle sono la cintura di Orione e un poco più sopra c’è Sirio. E’ semplice da trovare, è la più luminosa!” Mentre parlava si avvicinò al ragazzo per farsi capire meglio.
Era bella. Non ci poteva fare niente e qualsiasi altra parola in più era superflua. Ora poi, con i jeans di Remus perché erano della stessa altezza e la sua felpa che le stava larghissima facendola sembrare ancora più magra e aggraziata. Non si poteva negare. I capelli sciolti e ondulati si muovevano lenti grazie al vento. La luce lunare si rifletteva su di lei ma lo aveva già capito…
“Che sarei senza di te? Una stella può essere bella più di tutte ma non ha senso se è troppo distante per essere vista da chi la sa apprezzare.” Questa frase sussurrata dalla ragazza lo riportò alla realtà. Lei aveva gli occhi fissi su Sirio. La prese tra le braccia facendole poggiare la parte destra del corpo dalla vita in su sul suo petto e le poggiò il mento sopra la testa.
“Finiscila James. Non sono fatta per queste cose. Odio i gli abbracci ingiustificati.” Cercò di replicare Star.
“Io invece non posso farne a meno.” Ribatté lui stringendola di più. “Hai bisogno di un po’ di sano affetto. Sembri così depressa. Con tutte le volte che nella vita sei caduta a terra hai sempre avuto il coraggio di rialzarti. Come fai?”
“Come una piuma persa da una fenice; io non cado volteggio in basso e un alito di vento prima o poi mi farà risalire.”
“Oggi è la serata delle affermazioni profonde. Questa era bella.” IL ragazzo la strinse ancora di più.
Passarono i minuti… molti minuti… troppi minuti…
“Va bene. Ora lasciami o giuro che ti butto giù.” Disse lei.
“No.” Rispose James come un bambino che non vuole lasciare il suo giocattolo preferito. Poi rise e la lasciò.
Tornarono nella stanza. Remus e  Sirius, invece, erano ancora sul balcone. Il primo addormentato addosso al muro il secondo intento a fissare il cielo con una malinconia incredibile.
“SU CON LA VITA!” Gridò James all’improvviso. I due ragazzi sobbalzarono.
“MA SEI MATTO!” Sbraitò Sirius correndo dietro all’amico per tutta la stanza.
Star aiutò Remus a riprendersi dall’infarto portandolo a distendersi di nuovo sul materasso. Si mise vicino a lui e iniziarono a parlare per cercare di ignorare i “due cretini che correvano come deficienti” a detta di Star.
Alla fine si addormentarono tutti li. James e Sirius aggrovigliati in una battaglia mai finita, Remus e Star l’uno accanto all’altra.
 
………………….
 
La domenica dopo di mattino presto tre ragazzi vagavano per tutta Hogwarts in cerca di una ragazza che sembrava sparita nel nulla.
“Bolide, pluffa e boccino! Dove si è cacciata?” Sbottò Sirius.
“Le tue imprecazioni sono fantastiche.” Commentò sarcastico un assonato James.
Non si sarebbero svegliati così presto se non fosse stato per Lily che allarmata dall’assenza di Star nel letto alle due del mattino l’aveva cercata senza successo decidendo così di avvertire Remus che alle quattro era sceso in Sala Comune per recuperare un libro. Non era indispensabile come libro ma Remus ci teneva ai libri e aveva timore di averlo perso. A sua volta il giovane aveva svegliato glia altri due suoi amici e si erano messi alla ricerca. Sirius e James pensavano fosse da qualche parte dentro il castello e non si preoccupavano molto. La ragazza in questione non correva rischi.
“Finitela.” Ordinò seccamente Remus, il quale era invece in pensiero, camminando a passo deciso verso l’ufficio del preside.
Proprio il preside stava venendo loro incontro. “Se cercate la signorina White, signori, temo sia nei pressi della Foresta Proibita.”  Li avvertì.
James sbiancò e gli vennero le vertigini. Quando si riprese il professor Silente era già andato via.
Senza dire niente il ragazzo prese a correre preoccupatissimo costringendo Sirius e Remus a seguirlo meglio che potevano.
Arrivarono fino alla capanna di Hagrid e lo videro seduto davanti alla porta su un vecchio sgabello a intagliare qualcosa nel legno.
“Salve ragazzi. State cercando lei?” Li salutò l’omone indicando tra gli alberi a pochi passi da li. James vagò con lo sguardo nella direzione indicata e trovò Star china su un pino non particolarmente grande con un’accetta tra le mani.
La fissò perplesso fino a quando la ragazza non alzò l’accetta e iniziò a dare dei colpi secchi al tronco dell’albero facendolo sobbalzare per l’improvviso movimento.
“Cadi – dannato – albero – del – bolide! – Devi – cadere – dannazione!” Gridava una parola per ogni colpo.
“Hei, hei , hei ,hei!” Urlò James come per calmarla, andandole incontro con le mani alzate.
“Oh! Ciao ragazzi!” Si rallegrò subito vedendoli e salutandoli sventolando l’arma che le scivolò di mano mancando James solo perché lui aveva i riflessi abbastanza pronti da abbassarsi in tempo.
“Scusa!” Esclamò mortificata coprendosi gli occhi con le mani. “Ti prego dimmi che non ti ho affettato.”
Il ragazzo si controllò il corpo. “Non mi hai affettato.” Annunciò. “Ma ci sei andata vicina. Che ci fai alle quattro e mezzo del mattino con quel coso in mano?”
“Cerco un albero.” Rispose lei con naturalezza superando l’amico per andare a riprendersi l’accetta conficcata nel terreno dietro di lui.
“E per cosa? Di grazia.” Si intromise Sirius.
“Per decorarlo!” Rispose ancora sempre più spazientita come se fosse logico se non ovvio.
I tre ragazzi annuirono falsamente convinti ma si poi si voltarono di nuovo verso Star e Remus chiese:
“Per quale assurdo motivo tu vuoi abbattere un albero alle quattro e mezzo di mattino per decoralo?”
“Sapete che giorno era ieri?” Iniziò a spiegare lei scaldandosi e abbandonando l’idea di continuare il suo lavoro. “Sabato undici dicembre! E i professori hanno decorato gli alberi in Sala Grande come, probabilmente, moltissime famiglie magiche e babbane. Io voglio un dannato albero da decorare con la mia dannata famiglia. Chiaro?”
“SI, SIGNORA!” Sbraitò Sirius mettendosi sull’attenti come un soldato per deriderla del suo tono autoritario.
James le prese l’accetta di mano e la guardò dolce. “Perlomeno fallo con la magia. Sei un’esperta nella sradicatura di alberi.”
“Non posso. Mi è stato proibito di usare la mia magia.” Borbottò lei con lo sguardo basso.
“Usa la bacchetta.” La incitò il ragazzo.
“Non sono capace…” La voce della ragazza era talmente bassa che James le si dovette avvicinare molto al viso per riuscire a sentirla. “…di usare la magia avanzata con la bacchetta. Arrivo a stento a fare gli esercizi che ci danno in classe. Lo so che fino ad adesso ti è sembrato che fossi bravissima, ma diciamo che ho imbrogliato un po’ e ho usato la mia magia.”
Il ragazzo non sembrò avere alcuna reazione. “Muoviti a buttare giù questo albero. Non vedo l’ora di portarlo nel nostro dormitorio e decorarlo insieme.” Le disse restituendole la potenziale arma.
Star gli sorrise e continuò a colpire il pino con foga.
“Che ti sei fatta sulla guancia?” Le domandò Sirius notando un taglio profondo ma non troppo.
“Oh nulla! Ho cercato di buttare giù il Platano Picchiatore… ho scoperto che non si fa buttare giù facilmente.”
“Il Platano Picchiatore? Non esiste questo albero ad Hogwarts.” La informò Remus.
“Da stamane esiste eccome. L’ho chiamato io così. E’ il platano che hanno piantato per te. Ora si chiama così. E ha anche qualche ramo in meno. Fortunatamente il professor Silente mi ha fermato in tempo; a suo dire avrei buttato giù una rarità nonché l’unica porta per il passaggio alla Stamberga Strillante.”
I ragazzi pensarono tutti la stessa cosa: quella ragazza era strana e a buttare giù l’unico albero che si sa difendere, anche più che bene, non ci avrebbe impiagato che pochi minuti.
In quel momento cadde il pino prescelto, essendo poco grande, seguito dal grido soddisfatto di Star: “ALBEEEEEEEEEEROOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!” .
I quattro in fila indiana se lo caricarono su una spalla portandolo dentro.
“Attenzione! Albero in fase di spostamento!” Gridavano Sirius e James lungo i corridoi.
Qualcuno però sembra non averli sentiti e finì dritta tra le fronde verdi inciampando, James la afferrò al volo.
“Grazie…” Disse Lily accorgendosi in quel momento di chi l’aveva soccorsa. “…Potter!”
Lui si scompigliò i capelli e si risistemò gli occhiali sul naso con un dito sorridendo furbo. Per tutta risposta la ragazza si girò altezzosa e se ne andò.
“Tutto bene? Posso ripartire o è morto qualcuno?” Chiese Sirius dalla punta dell’albero.
“Vai pure!” Rispose James come se nulla fosse accaduto.
“Che peccato! Speravamo fossi morto.”  Scherzò Star girata verso di lui. Aveva visto tutto e non le era piaciuto il comportamento di Lily nei confronti della persona che più le stava a cuore anche se non lo dava a vedere in alcun modo.
“Ci fermiamo alle cucine? Io ho fame!” Propose Sirius.
“Possibile che tu abbia sempre fame?” Gli domandò Remus seccato.
“Anch’io ho fame! Non abbiamo fatto nemmeno colazione!” Si lagnò James.
“Che noia che siete! Io voglio decorare l’albero. E anche Star, vero?” Continuò a ribattere Remus.
Dal fondo si sentì provenire un rumore di stomaco che brontola. “Ma anch’io ho fame!” Fece notare Star esibendo due occhi dolci da morire.
Sirius le scattò una foto.
“Ma che bolide fai?” Si seccò lei.
Il ragazzo alzò le spalle. “Eri troppo carina. E poi io porto la macchina fotografica di James ovunque.”
Lei scosse la testa rassegnata ricominciando a camminare e costringendo così tutti gli altri a seguirla.
“Cosa possiamo fare per voi?” Chiese un elfo non appena entrarono nelle cucine.
“Ci portereste gentilmente quattro tazze di cioccolata calda con la panna, se non è di troppo disturbo.” Chiese dolce Star.
“Nessun disturbo signorina, mai la signorina potrebbe disturbare.” Squittì l’elfo mentre tutti gli altri si mettevano all’opera.
“Perché non tratti anche me e Sirius così gentilmente?”  Le domandò James abbattuto.
“Perché voi siete due idioti. Mi sembrava di averlo già detto.” Spiegò la ragazza con il tono da maestrina che ripete per la millesima volta che un triangolo ha tre lati e non ne potrà mai avere quattro.
“Ma Remus lo tratti bene.” Ribatté Sirius.
“Certo. Lui non è mica un idiota. Lui è caro caro. Il mio dolce lupacchiotto.” Cantilenò gettandosi al collo del ragazzo e accarezzandogli la testa.
James e Sirius sorrisero me Remus si incupì.
“Che hai? La ragazza più belle che si sia mai vista ti tratta da Dio e ti abbraccia e tu hai quell’aria come se fossi al mio funerale.” Gli fece notare James prendendo la tazza di cioccolata arrivata in quel momento.
“Chi ti ha detto che al tuo funerale io avrò quest’aria afflitta?” Cercò di punzecchiarlo l’interessato tornando a sorridere.
“Hai ragione. Al mio funerare non sarai così….sarai cento volte più disperato.” Dichiarò l’occhialuto ragazzo scompigliandosi i capelli.
“Io intendevo che sarò felice.” Lo smontò subito Remus.
James recitò la parte dell’offeso oltraggiosamente poi afferrò il braccio di Sirius e lo trascinò via con se.
“Stare con Star ti ha fatto male Remus. Meglio se tu, Sirius, vieni con me prima che anche tu mi tradisca così.”
Star fu la prima a rider seguita dagli altri. Compreso James fermo a pochi passi dalla porta.
 
…………..
 
“Quanto è bello!” Esclamò Star con gli occhi che scintillavano di felicità osservando il pino finalmente posizionato al centro del dormitorio maschile del primo anno.
“Con cosa lo decoriamo? Hai per caso delle palline di natale da qualche parte? Perché io no.” Puntualizzò Sirius.
“E’ vero. Non ci avevo pensato.” Realizzò la ragazza diventando subito triste.
Nel vederla così si abbacchiarono un po’ tutti.
All’improvviso James si illuminò e si mise a frugare nel suo baule riemergendo subito dopo con un paio di calzini bitorzoluti di sette colori diversi, ne legò uno su un ramo e uno un po’più in la poi si allontanò come per ammirarne l’effetto. Infine si girò dubbioso verso di Star che lo fissava a bocca aperta. Subito sul viso della ragazza si aprì un’enorme sorriso ed ella si tuffò tra le braccia di James abbracciandolo forte.
Il cuore del ragazzo ebbe un tremito; era la prima volta che lei prendeva l’iniziativa per un abbraccio così serio. Di solito era lui ad abbracciarla per primo. Invece quella volta no.
Domenica 12 dicembre 1971. Una data da ricordare.
Appena si lasciarono loro e gli altri due iniziarono subito a rovistare nei bauli per addobbare l’albero.
Alcuni minuti dopo Sirius spuntò fuori dal bagaglio di James con dei boxer azzurri pieni di cuoricini rosa in testa, facendo tutte le mossette da super eroe e urlando con voce eroica e profonda:
“Dall’altra dimensione. Dopo averla salvata eroicamente ed esserne uscito incolume. Ecco che viene a voi. Per salvare le donzelle della terra. L’unico e incredibilmente affascinante… CAPITAN MUTANDA!”
Star lo fissò sbattendo le palpebre stranita e subito dopo crollò a terra con un attacco di risate incontenibile.
Sirius si tolse di testa i boxer e li appese all’albero vicino a dove si trovava James. “Se è così che accalappi le donne dimmelo. Potrei provare anche io con questa strategia, sembra funzioni.” Sussurrò maligno indicando la ragazza a terra senza controllo.
James per tutta risposta gli affibbiò un pugno, non troppo forte, allo stomaco. Sirius tese gli addominali per difendersi dall’impatto e le sue labbra si piegarono in un sorrisino furbo. Anche James sorrise.
Star riemerse con un respiro profondo e tremolante. “Ti prego fallo ancora.” Supplicò rivolta a Sirius.
I tre ragazzi si scambiarono degli sguardi complici e sparirono tra il disordine della stanza. Riapparvero poco dopo con una buffissima accozzaglia di abiti addosso, lasciando sbalordita Star.
Ognuno si mise a recitare la sua parte a partire da James che indossava dei calzini legati ovunque: intorno alla testa, sulle braccia, sulle gambe, intorno alla vita, sulle caviglie e molti legati assieme a formare una specie di fascia da Miss e un paio di pantaloni a righe bianche e azzurre ripiegati fin  sopra il ginocchio alla pescatora.
“Ecco qui solo per lei, in edizione limitata, i tre fantastici eroi del passato presente e futuro. Io sono il Sergente Calzino!”
“Voi mi conoscete già dolce donzella! Sono Capitan Mutanda in uniforme!” Continuò Sirius con un ridicolo inchino, i soliti boxer sulla testa e un altro paio con dei cagnolini verdi su sfondo rosso indossati sopra dei jeans attillatissimi e scuri.
“Io invece vengo dalla galassia Prrrrrrrrrrrrstz e sono il mitico Cavalier Canotta!” Concluse Remus, l’unico non a petto nudo, con le gambe piegate e un dito puntato all’orizzonte. Aveva una squallida canotta bianca, dei pantaloni a zampa di elefante azzurro chiaro e una canottiera infilata su ogni gamba e fermata con delle spille da balia appena sotto le ginocchia.
La ragazza non riuscì più a trattenersi e in preda alle risate cadde addirittura dal letto dove era seduta.
“Ma da dove li avete tirati fuori quei vestiti? Li voglio anch’io!” E con questo si mise a sua volta a frugare nei bauli. Ne uscì con solo la maglia di un pigiama rosso con le impronte di zampe di cane rosa-fuxia, che le era talmente grande da farle da abito, stretto in vita grazie ad un cinturone nero, i famosi calzini arcobaleno tirati su fin oltre metà gamba e un frisbee giallo in equilibrio sulla testa.
“Ed eccomi! Sono l’unica, stratosferica, Capitana del Pigiama!” Toccò anche ai ragazzi scompisciarsi dal ridere e andarono avanti per molto tempo poiché ogni volta che qualcuno riusciva a prendere fiato notava in qualcun altro qualcosa di buffo e riprendeva a ridere.
Quando riuscirono a calmarsi un po’ James era steso a terra a pancia in su, Star stesa prona orizzontalmente rispetto a lui con le teste vicine. Sirius era stravaccato su un letto e Remus era seduto a gambe incrociate respirando profondamente.
Naturalmente ciò fece ridere ancora un po’ Star. “Sembra che stai facendo meditazione.”
“No ti prego non farmi ridere ancora il mio stomaco non ne sarà felice.” Replicò James cercando di trattenersi.
La ragazza gli batté la mano sulla pancia. “Ti fanno male i muscoli addominali perché ridere li rafforza.”
“Fammi ridere ancora.” La pregò lui tutto interessato all’improvviso.
“A me non serve. Come potete vedere i mie addominali sono già ben scolpiti.” Se ne uscì Sirius mettendosi in posa.
“Vanesio.” Borbottò James.
“Hai ragione Sirius. E pensare che hai solo undici anni. Vedi che le mie previsioni erano giuste. Voi tre ragazzi sembrate molto più grandi degli altri della nostra età. Per questo siete affascianti anche per le ragazze degli altri anni. Chissà cosa succederà fra tre anni quando inizierete ad alzarvi di statura e a formare della muscolatura seria…” Constatò Star con tono neutro.
I tre ragazzi rabbrividirono.
“Fai paura cara mia! Sembra che tu ci voglia allevare.” Notò James.
“Si, vi voglio allevare per essere dei perfetti rubacuori. Così potrete avere tutte le ragazze che vorrete.”
“Hai le idee chiare.” Fece Sirius. “Non credo mi serve il tuo aiuto. Io vado forte. Più che altro mi preoccupo di te.”
Lei tirò fuori la lingua. “ ‘Non mi serve il tuo aiuto. Io vado forte’.” Gli rispose scimmiottandolo. “ E poi mi sbaglio o questo pigiama è tuo?”
“Si, è mio. Problemi?”
“Io no. Ma se fossi in te mi vergognerei.” James e Remus cercarono di mascherare una risata ma fu più forte di loro. “Comunque perché hai un pigiama con le impronte di zampe di cane? Ti piacciono forse i cani?”
“Esatto mi piacciono molto. Se dovessi essere un’animale sarei un cane. Potrei fare coppia con Remus e andare con lui a spassarmela durante la luna piena…”
“SIRIUS! SEI UN FOTTUTO GENIO!” Star scattò in piedi e si tolse il pigiama cercando degli abiti decenti, restando in sola biancheria intima davanti ai ragazzi; Remus distolse lo sguardo imbarazzato, Sirius la fissò stranito e James fece finta di niente ormai abituato.
“Muovetevi a vestirvi vi voglio in biblioteca entro due minuti chiaro?” Gridò uscendo di corsa.
“Genio forse. Fottuto… io ci andrei piano.” Disse Sirius fissando imbambolato il punto dove lei era sparita.
“Tenete a bada gli ormoni voi due. Come dice Star: ‘siamo solo ragazzi.’ e ‘avrai già visto molte volte una ragazza in costume’.” Li rimproverò James cercando a sua volta dei vestiti.
“Quand’è che ha detto la seconda? Me la sono persa…” Mugugnò Sirius infilandosi una felpa.
“E’ stato il giorno dopo la nostra camminata sulla torre di Astronomia. Quando sono andato a svegliarla.” Rispose il ragazzo un po’ a disagio. Il ricordo di ciò che aveva provato ancora vivido nella sua testa.
………….
 
“Dicci che cosa il tuo famoso super-cervello ha elaborato con l’idiotissima affermazione di Sirius.” Sbottò James sedendosi di fronte a Star su un tavolo della biblioteca. Sirius invece le si sedette vicino sbirciando il libro che stava consultando.
“Non era affatto idiota. Diglielo anche tu Star.” Ribadì.
La ragazza staccò finalmente il naso dalle pagine. “No, ha ragione James, come affermazione era idiota. Come idea però era molto buona.”
“Che intendi dire. Non vorrai trovare un modo per farvi venire con me durante le mie trasformazioni.” Si intromise Remus preoccupato.
Star lo fissò. “Non lo voglio trovare.” Il ragazzo sembrò rilassarsi. “L’ho già trovato.” Concluse girando il libro in modo che tutti lo potessero leggere.
“ANIMAGUS!?”  Gridò Remus nel panico. James gli tappò una bocca con la mano e tutti gli fecero segno di abbassare il tono.
“Che ti salta in mente Star? Forse tu potresti riuscirci ma non vorrai trascinare anche Sirius e James? E se qualcosa andasse male? Vuoi avere questo sulla coscienza?”
“Confido nelle loro grandi capacità magiche. Oltretutto io non posso più usare la magia senza la bacchetta….e io non la so usare nemmeno la metà di voi. Quindi io ci proverò e sai benissimo che lo faranno anche loro. Noi vogliamo starti vicino in quei momenti Remus. Li non hai nessuno. Giuro che non ti lascerò solo a soffrire ancora per molto. Verrò anch’io… verremo tutti…saranno i più bei momenti che vivrai. Quindi contieniti e rassegnati. Ormai abbiamo deciso.”
Sia Sirius che James erano completamente d’accordo con le parole di Star e sorridevano incoraggianti. Remus aveva le lacrime agli occhi tanto era commosso. Si trascinarono insieme in un abbraccio di gruppo.
“Ora andiamo a pranzare. Io ho fame!”  Propose Star una volta lasciati gli altri.
“CIBOOOOO!!!!!!!!!!” Gridarono James e Sirius partendo di corsa verso la Sala Grande. La ragazza fece per raggiungerli ma Remus le prese un braccio e la fermò.
“Grazie.” Sussurrò.
Lei sorrise in modo strano e passò un dito sulle guance dell’amico per asciugargli le lacrime. “Fa in modo di non piangere davanti a me. E’ una cosa che non concepisco e mi fai sentire triste anche se sono lacrime di gioia. Dovresti sorridere di più.” Lo abbracciò brevemente e poi mano nella mano raggiunsero gli altri due a pranzo.
 
……………………….
 
La sera i ragazzi aspettarono svegli in dormitorio che Star ritornasse dalla lezione con Silente. L’avevano invitata a salire appena finito per poterle dare la buona notte ma in realtà volevano farle una sorpresa: avevano trovato il deposito delle candele e ne avevano appese molte all’albero accendendole giusto poco prima che…
“Sono qui!” Annunciò allegra poco prima di entrare nella stanza. “Orcastracca!” Esclamò appena vide l’albero tutto illuminato. “Ma è bellissimo! Siete stati fantastici!”
“Che ne dici se per ringraziarci ti fermi con noi a dormire? Abbiamo già unito tutti i letti.” Propose James.
“Ma non posso. Non credo che il vostro amico Peter gradirebbe. Sembra che mi eviti. Non so nemmeno come sia di carattere.”
“Peter  è con quelli di Tassorosso a ripassare Astronomia. Non va molto bene nelle materie scolastiche. Non tornerà per dormire. E poi anche se fosse a me non importa niente.” Spiegò Sirius.
La ragazza cercò di resistere ma la luce delle candele danzava sui volti dei suoi amici creando una dolce atmosfera carica di serenità. “Va beeeeeene! Dannazione a voi!”
“Se ti piaceva il mio pigiama con le impronte puoi usarlo.” Disse allegro Sirius.
“Davvero? Io ho una passione per i pigiami. Sono così belli!”
In men che non si dica si ritrovarono distesi in cerchio con le teste al centro tutte vicine.
“Allora sappiamo che Sirius diventerà un cane. E tu James?” Chiese Star.
“Non lo so non ho mai pensato a che animale vorrei essere…però credo qualcosa di forte e possente che centri con il bosco.”
“Un leone?” Fece Sirius.
“Ti pare che un leone stia nel bosco?” Si scaldò James.
“Un cervo? E’ forte e possente e…” cominciò la ragazza vedendo subito che all’amico piaceva l’idea.
Sirius la però interruppe sottovoce. “E ha le corna.” Sghignazzando si spostò per evitare una manata da parte di James.
“Mi piace il cervo. Sembra molto bello come animale. E’ perfetto direi. Una volta ne ho visto uno e ora che mi ci fai pensare mi ci trovo proprio in quell’animale. Non so come ho fatto a non arrivarci prima.” Disse James arrendendosi all’idea di non poter colpire Sirius e lasciandolo perdere.
“Sono tutti e due degli animali che potrebbero avere la meglio su di me…che sceglierai tu Star?” Remus prese parola ora preoccupato di più per la ragazza che per gli altri due suoi amici.
“Una fenice.” Rispose le decisa. “Sento che è dentro di me.”
“Sicura che si possa fare con gli animali magici?” Domandò Remus poco convinto.
“No. Non ne sono per niente sicura. Non c’è nulla che lo vieti ma al tempo stesso niente che lo consigli. Io ci proverò. Mal che vada vi ritroverete con uno struzzo.”
“Uno struzzo?” Esclamò James.
“Mi piacciono!” Disse lei semplicemente.
Ci fu silenzio. Silenzio in cui ognuno di loro pensò al cosa stavano per fare. Sapevano tutti che ci sarebbero voluti impegno, sangue e sacrifici. Ma non temevano nulla di tutto ciò. Erano felici perché c’era uno spiraglio. Un raggio di sole su cui contare per riuscire a far passare tutta la malinconia a Remus. Ce l’avrebbero fatta. Insieme.
“Sentite che idea: diamoci dei soprannomi inerenti! ” Suggerì Star emozionata.
“In che senso? Tipo chiamare Sirius Pulcioso?” Cercò di capire James.
“Si, esatto.”
“Voi non mi chiamerete mai Pulcioso. Ve lo proibisco!” Esplose Sirius.
“Allora dimmi cos’è che ti piace di più nei cani. Così potremmo partire da li.” Gli consigliò la ragazza.
“Dei cani mi piace il fatto che sono molto silenziosi. Possono attaccarti con violenza se sanno che sei cattivo ma fare i cucciolosi se sentono in te del buono.”
Tutti si misero a pensare.
“Cucciolo?” Esordì Remus.
“Ma fammi il favore.”
“Scatto?” Tentò James.
“Ti prego sembrerò un deficiente.”
“Agguato!” Riprovò ancora.
“Ti diverti a prendermi in giro James?”
“Si.”
“Sto cercando di pensare vedete di essere più felpati.” Li rimproverò Star includendo una battuta in tema.
“FELPATO!” Gridarono tutti insieme in seguito ad un illuminazione di gruppo.
“Direi che è perfetto. Felpato…suona bene solo a me? Felpato…” Incominciò a ripetere Sirius entusiasta.
Star sorrise. “No, non solo a te. Ma ora concentrati. Voglio un bel soprannome per Remus.”
“Cos’è che ti fa più paura Remus?” Chiese James.
“La luna piena. Ma perché a me un soprannome che non centra con l’animale?.”
“Perché se qualcuno ha dei sospetti e noi andiamo in giro gridando: ‘Hei Lupacchiotto vieni qui!’ è una conferma tale che anche la persona più tonta la mondo ci arriva subito.” Spiegò Star.
“Si hai ragione. Ma non vorrete chiamarmi Lunatico, vero?”
“Lunatico no. Ma Lunastorta si!”
James e Sirius concordarono subito con Star. Eppure Remus non pareva soddisfatto. “Perché in me vedi solo la mia tristezza?” Sussurrò rivolto a Star.
“Non è assolutamente vero! Io vedo la tua allegria ma è diverso dalla tristezza provocata da ciò che ci sta spingendo a cercare di diventare Animagus! Ammettilo, però, che sei un po’ troppo malinconico. Anche se mi piace molto.”
Il cuore del ragazzo iniziò a palpitare forte. Il viso di lei era così vicino!
“Staaaaaaaaaaaaar! Di a questo cane rompiscatole che non voglio essere chiamato Cornuto.” Gridò James.
Star si voltò verso di lui sorridente.
“Devo dire che le corna sono ciò di cui i cervi vanno più fieri. Servono loro per difendersi e attaccare. Io ascolterei Sirius. Magari un nome più carino è meglio ma va bene che centri con le corna.”
“Allora devo trovare un sinonimo di corna?” Si intromise Sirius fisando prima Star e poi James come per avere il via libera.
“Si, ma non esiste un sinonimo di corna ch…” Iniziò l’interessato ma Sirius lo interruppe.
“Ramoso! Non è un sinonimo ma i rami assomigliano molto alle corna dei cervi infatti esse vengono anche dette ramificate.”
Dopo questa uscita intelligente Sirius si ritrovò con tre paia di occhi che lo fissavano e tre bocche spalancate dallo stupore.
“Che è tutta questa scena? Guardate che per me non vale la regola bello ma stupido.”
Star si riprese subito. “Su questo avrei da ridire.”
“Io vorrei solo ridere!” Sbraitò James partendo a ridere come un cretino seguito degli altri.
“Manchi solo tu Star.” Gli fece notare Lunastorta una volta ripreso fiato.
“Tu sei una piuma no? Per noi sei una Piumadoro.” Disse James.
La ragazza sorrise. “Sei stato bravissimo e molto veloce. Ti ringrazio. E’ proprio bello.”
Sapeva che l’aveva chiamata così perché si ricordava di ciò che gli aveva detto qualche sera prima sul balcone e per lei era molto speciale.
Passarono il resto della serata a prendersi in giro a vicenda con le varianti dei loro soprannomi finché non si addormentarono tutti con un sorriso sul volto.
……………………..
 
Le vacanze erano finalmente iniziate. Molti studenti decidevano di festeggiare con la famiglia, a differenza dei Malandrini che, con grande stupore e commozione da parte di Star, avevano rimandato indietro i gufi dei loro genitori che li invitavano a tornare a casa per Natale con dei rifiuti.
“Siete sicuri di ciò che avete fatto? Siete ancora in tempo per cambiare idea.” Disse loro Star la sera del ventitré mentre tornavano dalla biblioteca dopo aver accumulato più informazioni possibili sulla trasfigurazione.
“Io dai miei non ci sarei tornato comunque. Anzi ti ringrazio, mi hai dato un più che valido motivo per rimanere qui.” Le spiegò Sirius indifferente.
“Io sono più che felice di passare il Natale qui. Almeno non dovrò stare alla clinica quando il ventisette ci sarà luna piena.” Disse Remus saltellando felice.
“Per quanto mi riguarda i miei mi hanno soffocato un po’ perché sono convinti che tu sia la mia ragazza e dicono che sono felici.” Raccontò James.
“La tua ragazza? E tu che gli hai risposto?” Chiese Star incuriosita.
“Gliel’ho lasciato credere. Almeno così loro mi lasciano stare qui. Sono malati i miei genitori….malati di mente.”
La ragazza gli tirò una gomitata leggera. “Non parlare così dei tuoi genitori!”
“Comunque sia la notte della vigilia che facciamo?” Intervenne Sirius cambiando argomento.
“Non lo so. Ci inventeremo qualcosa. Innanzitutto domani ci terremo alla larga dalla biblioteca e naturalmente anche dopo domani.” Rispose James.
“Potremmo andare di nascosto in Sala Grande e fare qualcosa che lasci il nostro segno a tutti gli altri!” Suggerì timido Remus. Infatti tutti lo fissarono con gli occhi sgranati.
Star si voltò e partì camminando lungo il corridoi lasciandoli soli.
“Ma che fai?” Le urlò dietro James.
Lei si fermò e si rigirò per guardarlo lasciandogli il tempo di raggiungerla. “Prima Sirius fa l’intelligente e poi Remus  fa il teppistello. Ho bisogno di un bonbon al cioccolato e di cioccolata calda con la panna per riprendermi da tutto questo.”
“Quindi l’unico sano sono io? Mi sento importante.” Ne dedusse James seguendola insieme agli altri.
“No, ci sono anch’io.” Gli fece notare lei.
“Ma se tu sei quella più fuori di tutti!” Protestò Sirius.
“Io sono fuori? Fuori come la torre di Astronomia? Si, probabile. Ma voglio lo stesso il dolcetto.”
I ragazzi scossero la testa rassegnati.
“I signori desiderano cioccolata calda con la panna?” Gli assaltò un elfo non appena varcarono la porta con quattro tazze già pronte sul vassoio.
“Si. Come facevi a saperlo?” Gli chiese James.
“Rabby, signore, ha sentito che voi arrivare e ha avvertito subito Jing. E Jing da bravo ha preparato queste per voi. Jing è stato bravo?” Squittì l’elfo.
Star prese una tazza e si sedette. “Si, sei stato molto bravo Jing. Anche Rabby è stata brava, dov’è?”
“Rabby è li signorina…ma non si avvicini a Rabby lei è chiusa… Jing la ringrazia dirà a Rabby da parte sua che è stata brava anche lei.”
La ragazza alzò le spalle cercando di scorgere con la coda dell’occhio la figura di Rabby. “Ci porteresti anche dei dolcetti?”
“Jing porta subito.”
I tre amici si sedettero accanto a lei con le loro tazze in mano.
“Dunque. Per quanto riguarda domani e dopo domani che si fa?” Chiese Sirius.
“Io ho un ottimo programma: colazione, palle di neve, palle di neve, neve, pranzo, neve, neve, pupazzi di neve, battaglie di neve, angeli di neve, cena, sgarri notturni fino al mattino, dormire fino a tardi, regali, grande pranzo, neve, neve, neve. Che ve ne pare?” Propose James.
“Ci sto!” Esclamò Star.
Remus annuì felice.
Sirius sorrise. “Per ora invece?” Chiese.
“Ora troviamo una buona idea per lo ‘sgarro notturno’.” Disse Star.
 
………..
 
Star entrò silenziosa nel dormitorio dei ragazzi e per poco non si fece scoprire scoppiando a ridere;
James in pigiama a strisce rosse e oro era addormentato prono con i piedi sopra il cuscino e la testa sul fondo del letto.
Sirius invece era supino senza coperte le braccia e le gambe che strabordavano dal letto, indossava un paio di pantaloni morbidi a quadri e una maglia bianca, come al solito.
Remus era l’unico normale e questo la rincuorò.
Prese un respiro profondo, si fermò osservando il loro abete personale e poi gridò più forte che poteva, quindi decisamente forte:
“E’ LA VIGIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIILIA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
James si alzò di scatto battendo la testa sul tubo metallico che teneva su le tende.
Remus cadde dal letto.
Sirius…non fece una piega.
Mentre i due ragazzi svegli cercavano di far ripartire i loro cuori la ragazza si avvicinò al letto di Sirius insoddisfatta con le mani sui fianchi e l’aria pensierosa.
Poi ebbe un lampo di genio e si mise a frugare tra le cose di Remus tirando fuori dal suo baule una boccetta di inchiostro verde. Si avvicinò di nuovo al ragazzo dormiente, tolse il tappo e versò l’inchiostro sulla testa di Sirius. Il quale naturalmente si svegliò infastidito da quella sensazione di bagnato.
“Che bolide succede?” Sbadigliò con la bocca impastata, e non solo. Si passò la mano sul viso e tra i capelli e li sentì appiccicosi e umidi. Sbiancò all’improvviso, almeno sembrava dalla sua espressione, e portò lentamente la mano davanti agli occhi. Vide verde. Non solo in senso figurato.
Corse allo specchio in bagno e un altro grido perforò l’aria mattutina.
James, Star e Remus scoppiarono a ridere.
“Ucciderò il responsabile di questo!” Esordì con voce assatanata uscendo dal bagno in boxer dopo una frettolosa doccia con la quale era riuscito, miracolosamente, a pulirsi da tutto l’inchiostro.
“Io sono la responsabile. Se hai da dirmi qualcosa sono qui. Infondo è colpa tua che non ti svegliavi.” Si smascherò Star.
“Si ho qualcosa da dirti: inizia a fare testamento!” gridò lanciandosi sulla ragazza e facendole il solletico.
“Non sei leale. Se sei un Grifondoro cambiati in fretta e vieni ad affrontarmi ad armi pari nel giardino pieno di neve.” Ribatté lei tra il serio e il divertito. Si alzò in piedi e uscì dalla stanza.
I tre ragazzi si vestirono alla velocità di un boccino e scesero nel parco dove trovarono Star circondata da un gruppo di ragazzi e ragazze con dei libri in mano, tra i quali c’era anche Lily.
Le si avvicinarono con calma lasciandole il tempo di finire la discussione con gli altri. Infatti quando la raggiunsero gli studenti si stavano già allontanando.
“Che volevano?” Chiese James tranquillo.
“Nulla. Solo una piccola spiegazione sull’ultima lezione di incantesimi.”
“Stanno studiando?! La vigilia di Natale!?” Esclamò Sirius sbalordito.
“Si, per loro è normale. Secondo me è uno spreco di tempo. Ci sono cose più importanti…” Rispose Star seria chinandosi come per allacciarsi lo scarpone. “…come ad esempio stracciarti a palle di neve!” Concluse poi rialzandosi in fretta e colpendo in pieno Sirius.
La battaglia ebbe inizio.
Dopo circa tre ore nessuno di loro si era ancora stancato; anzi erano passati a lanciarsi le loro scarpe!
Una scarpa di James andò a finire dietro un albero poco distante dal loro campo di gioco improvvisato e lui corse a recuperarla trovandosi faccia a faccia con Lily.
“Salve. Come va?” La salutò.
“Meditavo se riportare indietro la scarpa che ha interrotto i miei studi o gettarla nel lago. Avrei dovuto incenerirla.” Commentò lei sarcastica e aspra.
“Ti faccio notare, Evans, che il lago è ghiacciato quindi non saresti riuscita a gettarci dentro proprio niente.”
La ragazza fece per ribattere ma non riuscì a trovare nessuna valida argomentazione così si alzò e si allontanò.
“Buon Natale! E felicitazioni!” Le gridò dietro James affrettandosi a raggiungere i suoi amici per continuare la battaglia.
 
………
 
Quella notte i Malandrini sgattaiolarono fuori dai loro letti scoprendo che era molto più semplice girare per la scuola rispetto alle altre notti. Forse perché la maggior parte dei Prefetti non era a Hogwarts o forse perché i professori erano tutti in sala riunioni a festeggiare tra loro. Fatto sta che a loro andava più che bene, infatti raggiunsero le Sala Grande senza intoppi nonostante l’ingombrante carico che si portavano dietro.
La giornata si era svolta come previsto da James ed erano tutti esausti ma il pensiero della loro nuova trovata li tenne ben svegli.
“Allora ragazzi. Dobbiamo cercare di fare tutto il lavoro in poco tempo. Non è difficile; l’abbiamo già fatto, solo che questa volta dovrà essere ultimato e dovrà saper stupire.” Li istruì per la millesima volta James.
“Si, Sergente Calzino.” Approvarono gli altri tre in coro prendendosi gioco di lui.
“Al lavoro. Rendetevi utili di tanto in tanto invece di rompere.”
Impiegarono molto tempo per sistemare l’intera Sala Grande e quando alle due di mattino finirono i loro occhi riuscivano a malapena a stare aperti.
“Mi sembra perfetto. Possiamo dormire qui?” Suggerì Sirius stendendosi sul freddo pavimento di pietra.
“Nemmeno per scherzo! Abbiamo il dormitorio completamente per noi dato che Peter è tornato a casa per le feste. I letti li sono caldi e comodi e tutti uniti. Oltretutto quella è praticamente la nostra casa!” Ribatté Star ma Sirius si era già addormentato. Allora lei e Remus lo presero per il braccio destro e James per quello sinistro e lo trascinarono fino alle scale. Dopo due scalini il ragazzo si alzò e iniziò a camminare di sua spontanea volontà lamentandosi per il dolore alla schiena alla testa e… a qualcos’altro...
Alla fine riuscirono ad arrivare al letto sprofondando in esso già praticamente addormentati.
 
………………….
 
Per quei pochi rimasti al castello per Natale quella mattina ci fu una grande sorpresa. Innanzitutto nessuno, che fosse professore o alunno, riuscì a trovare i calzini. Non ce ne era più nemmeno un paio. Erano tutti spariti. Non del tutto, però. Da qualche parte dovevano pur essere. Li riusciva a trovare solo chi, perdendo le speranza, si recava senza di essi in Sala Grande. O quella che doveva essere la Sala Grande.
Si, perché era cambiata moltissimo: le decorazioni non erano più agrifoglio e vischio alle pareti ma bensì i famosi calzini. Appesi un po’ ovunque mescolati ben bene. Grifondoro accanto a Serpeverde, Corvonero sotto Tassorosso. La perfetta unione della scuola rappresentata secondo i Malandrini.
Naturalmente Silente e alcuni altri capirono immediatamente che c’era il loro zampino sotto poiché oltre ai famosi e giganteschi dodici abeti di Natale che decoravano da sempre la sala c’era anche un piccolo pino appesi al quale capi di vestiario di qualunque tipo al posto delle solite palline.
Sconvolti gli abitanti di Hogwarts cercavano di recuperare i loro averi e di ricominciare a godersi il loro Natale, la cosa però era ormai impossibile dal momento che molti si erano ritrovati a dover sciogliere i loro calzetti da quelli del loro peggior nemico.
La professoressa Malandrini, dopo aver pazientemente liberato le sue calze da un mazzetto di agrifoglio, osservava con attenzione tutto quel trambusto mattutino.
“Qualcosa ti turba Minerva?” Le chiese il professor Malandrini arrivandole dalle spalle.
“No, credo solo che non sia una così brutta idea da doverli punire.”
“Io non avevo intenzione di farlo.”
 
……………………………….
 
Intanto l’ideatori di tutto dormivano beati.
Il primo a svegliarsi, circa verso le undici, fu Remus. Si alzò dal letto e scattò una foto agli altri; erano troppo ridicoli.
James era disteso a pancia in su con le gambe e le braccia aperte come una stella. Sirius, disteso a pancia in giù, aveva i piedi vicino la testa del suo amico, anzi un piede era smaltato sulla guancia di James. Star era stesa orizzontale con la testa sulla pancia di Sirius e le gambe sulla schiena di James.
La ragazza aprì piano gli occhi, svegliata dal rumore dello scatto. A Remus parve di poter vedere gli ingranaggi nella sua testa incominciare a girare. Tre secondi dopo lei saltava sul materasso cantando una canzone Babbana appena uscita che spopolava da un pezzo anche a Malandrini.
“Smettila Star. Quante volte ti ho detto che odio quella canzone? Mi fa venire la depressione.” La rimproverò James svegliato da tutto quel casino.
“Ma Happy Xmas War is Over  di John Lennon è una canzone così bella!” Ribatté la ragazza. “Oltretutto si più gentile. Oggi è Natale!”
“I regali!” Esclamò Sirius saltando giù dal letto.
“Già è vero! Chissà cosa avete ricevuto. Io spero che i regali che vi ho fatto vi piacciano.” Continuò Star  serena convinta di non aver ricevuto nulla. James le si avvicinò porgendole un pacchettino.
“Cos’è?” Chiese lei sorpresa.
“Di sicuro non è un regalo di Natale. Attenta a non farti ingannare dal fiocco quello è solo una palla di pelo.” La prese in giro Sirius mentre scartava già i suoi regali imitato da Remus. “Questa invece è una bomba a mano per gli psicopatici.” Concluse lanciandole un altro pacco da parte sua e imitando il rumore di un’esplosione.
“Quello rosso vicino al tuo letto è il mio regalo per te. E ti assicuro che è proprio ciò che sembra: un regalo di Natale.” Le disse Remus.
Star sorrise, in quel momento i tre ragazzi realizzarono che se ci fosse stato un modo per incominciare tutte le giornate guardando il viso della loro amica riempirsi di gioia e di gratitudine lo avrebbero fatto senza problemi.
La ragazza aprì il regalo di Sirius e vi trovò all’interno un meraviglioso set compreso di pigiama, calzettoni e capello lungo con il pom-pom finale per la notte tutto in tinta blu cobalto con le stelline oro.
“E’ meraviglioso Sirius. Come facevi a sapere che adoro dal profondo del cuore questi capelli assurdi?”
“Intuizione maschile.” Rispose il ragazzo masticando un dolcetto mandatogli dai suoi genitori. Star lo abbracciò forte.
Poi fu il turno del pacchetto di Remus che conteneva svariati fogli e deliziosi quaderni di pergamena. Anche Remus ricevette un abbraccio con tanto di slancio.
Infine la ragazza strappò la carta del pensierino di James. E alla faccia del pensierino! Adagiata in una scatolina foderata di morbido velluto blu stava una elegante penna rossa con rifiniture oro.
Star alzò lentamente lo sguardo verso il mittente e i suoi grandi occhi blu investirono quelli nocciola come l’oceano contro la spiaggia.
“Non fissarmi così…non è nulla!” Smentì James.
“Non è nulla? Questo tipo di penne costano un patrimonio. Non mentire lo so. Come so che costano molto i quaderni di Remus e so che il materiale del pigiama di Sirius è molto pregiato e si vede benissimo che è tutto su misura. Sentite io vi voglio un casino di bene e non c’era alcun bisogno di farmi dei regali perché mi avete regalato la vostra compagnia ma a devo ammettere che li adoro! Mi piacciono tantissimo! Sono bellissimi. Però giurate di non farmi mai più regali così costosi. Io non ve li posso fare e non so come ricambiare o com…”
Tutti e tre i ragazzi assieme la interruppero abbracciandola nello stesso momento.
“Non me ne frega se il tuo regalo è un ciuffo d’erba o un barattolo d’aria sai benissimo che tu sei il miglior regalo che ci potessimo aspettare. Quest’anno per noi il Natale è arrivato l’ uno settembre.” Spiegò James con la bocca vicinissima al collo di lei.
Quello era il loro momento. La porta si sarebbe potuta spalancare e sarebbe potuto entrare un intero esercito e loro non si sarebbe mossi di mezzo millimetro.
Cosa può battere un esercito se non Sirius?
“Ora mi hai messo curiosità.” Disse Sirius staccandosi. “Chissà cosa ti sei inventata di regalarci. E’ questo quello da parte tua?”
“Si, sono quelli piccoli con la carta azzurra ed il fiocco rosso e oro.”
I tre ragazzi strapparono la carta in contemporanea. Tre deliziosi sassolini piatti e tondeggianti stavano nelle loro mani, ognuno con un cordino di cuoio. Erano dei ciondoli. Tutti diversi.
Quello di James era  un ovale perfetto color marrone chiaro e nell’angolo in basso una mano molto familiare aveva inciso e tracciato la parola “Ramoso” con un materiale che sembrava ambra pura.
Il sassolino di Remus aveva una forma un po’ bislacca; somigliava molto ad un cuore rovescio venuto molto male, eppure era molto carino. Era azzurro e la scritta “Lunastorta” argento.
Sirius lo teneva stretto tra le mani. Sentiva le curve del ciondolo e ne intravedeva il colore blu scuro. Sembra fosse la metà di un cerchio divisa della sua gemella con un taglio a “s”. Passò un paio di volte il pollice sulla scritta in oro “Felpato”, ancora incredulo.
Li indossarono tutti.
“Li hai fatti tu?” Chiese Sirius.
“No. Li ha fatti mio padre! Se non vi piacciono ditemelo così domani li mando una lettera e colgo l’occasione per domandargli dove cavolo è e se è vivo o no.” Scherzò la ragazza felice che i suoi regali fossero piaciuti.
“Ma tu non ne hai uno però…” Si lamentò James.
“Sono dieci punti avanti a voi.” Replicò estraendo dal bordo superiore del pigiama un ciondolo come quelli dei suoi amici. Il suo era molto simile come forma a quello di Sirius e la scritta “Piumadoro” era dello stesso colore, il sassolino però era rosso.

“Fantastico! Comunque Star ti mancano due regali. Penso che uno sia da parte dei miei genitori.” Le fece notare James.
Lei aprì il primo e vi trovò dentro dolciumi e cioccolata, l’altro era dai genitori di Remus e conteneva una deliziosa torta fatta in casa.
“Sembrano molto buoni. Ringraziate i vostri genitori. Come mai entrambi del cibo? Come gli avete parlato di me?” Domandò sospettosa.
“Solo bene, aggiungendo il fatto che sei denutrita e ami mangiare.” Raccontò Remus. James annuì per dimostrarsi d’accordo.
“Mi dispiace Star ma io ho preferito non raccontare alla mia famiglia di te per due semplici motivi: Numero uno quella non è la mia vera famiglia ma solo quelli che mi mantengono. Due non parlo con dei fanatici purosangue nemmeno per lettera.” S’intromise Sirius distraendo la ragazza.
“Fa niente. Sinceramente ne sono felice. Senza offesa.”
“Mi hai fatto un complimento. Altro che offesa.”
“Piccolo problema: ci stiamo perdendo il pranzo di Natale.” Li avvertì Remus dopo aver controllato il suo orologio.
I quattro si cambiarono in fretta e furia e scesero di corsa in Sala Grande .
La loro entrata non fu ne spettacolare ne rumorosa ma gli sguardi di tutti i presenti si posarono su di loro. Forse perché avevano interrotto il discorso di Silente.
C’erano solo due tavole; la solita dei professori e un’altra un po’ più lunga posizionata di fronte alla prima. Se le persone sedute non fossero state diverse sarebbe potuto sembrare di guardare uno specchio.
I Malandrini rimasero inchiodati sulla soglia altamente a disagio.
“Prego accomodatevi. Penso che non vediate l’ora di spiegare a tutti il motivo del vostro grazioso scherzetto.”  Li invitò il preside.
I quattro si guardarono tra loro.
  Pensò James.
< Non sembra arrabbiato. Ne lui ne gli altri professori. Tanto meno gli studenti.> Rispose Star.
Infatti tutti quanti avevano dei grandi sorrisi dipinti in volto.
I Malandrini si sedettero.
“L’idea è nata da un gioco. Abbiamo pensato che rubarvi tutti i calzini e mescolarli era una buona idea per farvi pensare ad Malandrini questo Natale e non alle quattro diverse case...poiché infondo ognuno di noi indossa un paio di calzini giusto? Questo dimostra che siamo tutti uniti anche se ognuno ha i suoi gusti...anche in fato di calzini.” Spiegò Star con qualche difficoltà nell’esprimersi.
“Dimentichi di dire che abbiamo usato l’incantesimo d’Appello. Quindi non vi preoccupate non siamo entrati nei vostri dormitori.” Aggiunse Sirius pronto a godersi la fama che gli spettava.
James annuì passandosi la mano tra i capelli.
“Complimenti! Dovrei darvi un premio per la bellissima idea ma dal momento che per realizzare tutto ciò avete infranto come minimo dieci regole della scuola il vostro premio sarà non avere una punizione.” Constatò il preside.
“Perfetto!” Esclamò Remus prima che uno dei suoi tre compari potesse replicare.
“Allora Buon Natale!” Esclamò Silente e le due tavole si imbandirono magicamente di tutte le leccornie possibili e immaginabili.
“Mai visto tanto cibo in vita mia!” Fece Star entusiasta sgranando gli occhi.
“Perché, quante portate mangiavi in orfanotrofio?” Chiese ingenuamente James.
La ragazza lo fissò e poi esplose ridendo come una pazza, finendo addirittura sotto il tavolo. Quando riemerse vide la faccia sconvolta di James e capì:
“Ah, facevi sul serio?” il ragazzo annuì “Allora guardami bene negli occhi e apri le orecchie come un cetaceo perché ti sto per fare la domanda del secolo…” James la fissò con interesse “Quanto sei idiota?”
Per poco tutti e tre i ragazzi non caddero dalle panche per la sorpresa.
“Perché questa domanda?” Sirius fu il primo a riprendersi.
“Perché? Possibile che io vi debba sempre ricordare dove sono stata e come sono stata trattata fin ora?” Mormora la ragazza scocciata. “Quante portate mangio? Secondo te c’erano anche le portate? E’ già tanto che mi abbiano dato da mangiare una volta alla settimana!”
Questa volta i tre ragazzi caddero veramente dalle panche.
“COME DIAMINE FAI AD ESSERA ANCORA VIVA?!” Sbraitò James aggrappandosi al tavolo.
Star sorrise furba e dispettosa insieme. Il suo era un sorriso intrigante e qualcosa di molto simile ad un’aura d’orata le si sollevò attorno. Lo sguardo di James si tramutò, il suo cuore iniziò a battere più forte, una flotta di elefanti alati si mise a girare nel suo stomaco e tutto ciò che era attorno sparì; rimase solo lei. Lei con quel sorriso a pochi centimetri da lui.
“Non ne ho la più pallida idea. Fortuna? Karma? Destino? Sorte? Chiamala come vuoi io la adoro per avermi fatto arrivare qui con voi.”
Queste parole pronunciate da lei gli arrivarono lentamente eppure riuscì a sentire bene il suo tono. Era musica eterea allo stato puro. Era il suono del Paradiso.
“James ti senti bene?”
Ancora più piano. Anche Star iniziava a sparire.
Prima smise di sentire la sua voce rimanendo a fissare le sue labbra muoversi senza capire, poi anche la sua immagine si fece meno chiara. Tutto diventò buio, un’ondata di malessere lo colpì, infine ogni cosa smise di esistere. Stava bene…o forse no.
 
………………………………
 
James si risvegliò immerso nel blu cobalto. Come perso nel cielo o affondato nel mare.
Iniziò a sentire delle voci attorno a lui tornare da lontano. Come quando le persone che ami tornano da te dopo un lungo viaggio.
Prese coscienza del suo corpo capendo di essere disteso. Sentì una mano stringere le sue e un’altra tra i capelli.
Aprì gli occhi e mise a fuoco.
“Grazia divina!” Una voce femminile si staccò dalle altre raggiungendolo dentro.
“Perché dovrei aprire le orecchie come un cetaceo?” Era la prima cosa che si ricordò: lo strano paragone di Star, poco dopo tornò tutto e finalmente riuscì a vedere chiaramente.
Si trovava in infermeria e Star era seduta accanto a lui stringendogli le mani e passandogliene una sua tra i capelli. Remus parlava preoccupato con Madama Chips e Sirius stava in piedi li accanto stringendo i pugni e sussurrando chissà che cosa mentre lo fissava.
“Come ti senti?” La voce di Star era dolce e tranquilla.
“Meglio…” Sirius tirò un sospiro di sollievo. “…di un morto.” Concluse James sorridendo.
“Ok, sta più che bene.” Scherzò Star rincuorata del tono leggero dell’amico.
Sirius lo abbracciò.
“Non farmi mai più uno scherzo del genere! STAVO PER MUORIRE DI CREPACUORE!” Cinguettò in falsetto.
“Sei sveglio! Era come credevo allora. Hai avuto solo un calo di zuccheri. Scendi a mangiare il dolce e ti sentirai meglio. Sbrigatevi a portarlo giù.” Ordinò severa l’infermiera quando notò James.
Sirius lo aiutò ad alzarsi caricandoselo praticamente sulle spalle sotto lo sguardo preoccupato di Remus.
“Sicuro di farcela?” Chiese.
“Si certo.” Rispose Sirius.
“Parlavo con James.” Precisò Remus aspro. Sirius gli fece la linguaccia.
James pallido al massimo tremava cercando di non crollare. Chiuse gli occhi alla ricerca di più forza e qualcosa si fece strada tra le sue labbra. Era dolce e gustoso. Era cioccolato. Aprì gli occhi e vide Star difronte a lui.
“Meglio? E’ l’unica cosa che Madama Chips ha trovato. Cerca di resistere fino in Sala Comune.” Gli disse sorridendo.
Sirius prese a camminare a passo deciso sostenendo tutto il peso dell’amico.
“Mi fa piacere vedervi così preoccupati per me.” Constatò James dopo qualche secondo.
“Non siamo preoccupati per te. Il problema è che un funerale non è proprio una botta di allegro spirito natalizio quindi è meglio se rimani vivo.” Lo rimbeccò Star. Tutti sorrisero.
Rientrarono in Sala Grande e ancora una volta tutti gli sguardi si posarono su di loro. Si sedettero ai loro posti e incominciarono a mangiare nel più completo silenzio.
Ad un tratto Star se ne uscì con una frase delle sue mentre si gustava una torta al limone:
“Siete mai stati in un campo di concentramento? Un tipo mi raccontava spesso di ciò che aveva vissuto lui durante la guerra. Non capivo mai che tipo di atmosfera potesse esserci durante l’appello mattutino, penso però che questa ci vada molto vicino.”
Ogni singolo occhio si puntò su di lei. Star fece finta di niente tutta concentrata sul prossimo dolce da mangiare ma invece di sceglierne uno con un gesto velocissimo fece scoppiare un petardo magico.
Tutti sobbalzarono presi alla sprovvista. Il rumore rimbombò nel silenzio della stanza mentre lei si ritrovò in una nube di coriandoli e fumo colorato. Quando ne uscì esibiva un’enorme paio di baffoni a spazzola.
Finalmente il ghiaccio si ruppe e tutti ricominciarono a parlare, mangiare, festeggiare, ridere, scherzare e a far esplodere altri petardi come se niente fosse.
“Ti donano molto.” Le disse sarcastico James, il quale aveva recuperato totalmente le forze.
“Avrei preferito il pizzetto.” Ribatté lei seria con voce profonda.
I Malandrini risero di gusto.
“Se non ci fossi tu Star…” cominciò Sirius.
“…le persone potrebbero vivere in pace.” Concluse lei stessa con un sorriso.
Il preside si alzò e il cibo sparì lasciando i piatti immacolati.
“Sarei felice di augurarvi un buon proseguimento ma mi duole informarmi che…” Silente fece una pausa lunghissima mettendo su un’aria molto triste e dispiaciuta. “…L’ULTIMO CHE ESCE PER GIOCARE A PALLE DI NEVE FINISCE NELLA SQUADRA DEI PERDENTI!!!!” Gridò facendo uno scatto pazzesco per uno della sua età verso la porta.
L’intera sala ci mise un po’ a realizzare l’accaduto ma poi si precipitarono tutti verso i rispettivi dormitori per cambiarsi.
…………………………………
 
Il pomeriggio passò veloce tra la neve. fu divertentissimo per tutti giocare contro i professori.
Chiunque avrà sognato almeno una volta di abbattere un professore con una palla di neve.
La sera  si improvvisò un falò nel bel mezzo della Sala Grande. Il soffitto magico sopra di loro rispecchiava esattamente il cielo che c’era in quel momento. La luna era quasi piena e le stelle brillavano come non mai.
Mentre arrostivano i marshmallow e le salsicce cantando canzoni, come in un falò che si rispetti, ognuno se ne stava seduto su dei tronchi attorno al fuoco con le coperte sulle spalle e le guance arrossate dall’aria fredda che proveniva della finestre lasciate aperte per creare la giusta atmosfera.
Non c’era un solo viso senza sorriso. Tutti ridevano e si godevano la magia del momento. Persino Remus seduto vicino a Star ascoltava i racconti di James e Sirius, al centro del cerchio, con molto interesse sempre pronto a ridere di cuore o a stupirsi oppure a morire di paura.
La luce delle fiamme danzava sulle figure delle persone li riunite e in quel momento davvero non c’erano più le Case, non c’erano più professori e alunni, c’era solo Hogwarts.
Poi Remus lo notò: lo sguardo di James. Gli occhi del ragazzo non mollavano un secondo quelli di Star. Era come se tra loro passasse un filo conduttore di energia pura.
Sorrise di nascosto. Qualsiasi cosa ci fosse tra quei due era molto profonda.
 
……………………….
 
Di ritorno nel dormitorio maschile del primo anno i Malandrini si infilarono i loro caldi pigiami e si stesero nel letto. James, Star, Sirius e Remus.
La luna gentile illuminò ancora i loro sorrisi sereni.
“Che mi raccontate di oggi?” Chiese Star.
“Troppe cose belle per elencarle tutte.” Sospirò Sirius. “Pensa, stavamo per riuscire a sbarazzarci di James!”
“Sempre più divertente Sirius.” Sibilò l’interessato tra i denti. “Comunque la penso come te Felpato. Credevo di avere tutto. Non lo penserò mai più. Perché mi mancano le esperienze come queste. Ne voglio il più possibile.”
“Ragazzi è mezzanotte passata! Per un’intera giornata non ho pensato a ciò che sono veramente e anche ora che ci sto pensando mi sento bene comunque!” Esclamò Remus.
“Complimenti! Sapete. In queste situazioni si dice ‘potrei morire ora; sarei felice’. Bhe per me è il primo momento nella mia vita in cui voglio vivere ancora.” Disse Star infine.
Passarono alcuni istanti di silenzio in cui tutti i Malandrini si fissarono sorridendosi ebeti tra loro e quei sorrisi non si spensero nemmeno quando il sonno e i sogni arrivarono.
 
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CE L’HO FATTA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!  Incredibile ma vero sono riuscita a finire questo dannato capitolo del bolide!!!!!!!!!!!!!!!! Stavo per gettare la spugna lo confesso ma mi sono fatta coraggio……..lo so che ci ho messo anni, anzi secoli, ma abbiate pietà è bello lungo.
Vorrei farvi notare anche che dal momento che sono le 11:38 di domenica sera e è stata una giornata intensa non ho fatto in tempo a rileggerlo quindi sarà zeppo di errori.
Devo sbrigarmi sta per tornare mio fratello e ho pochissimo tempo per metterlo in rete…..
Voglio regalarvi uno dei tanti appunti che ho preso per ricordarmi ciò che doveva accadere in questo capitolo, è il mio preferito: “Star che DI MATTINO PRESTO CERCA di buttare giù un albero con l’accetta”.
Ho dovuto risistemare e rinviare il capitolo…spero ora sia tutto a posto…il mio dannato computer fa le bizze. Non si capiva una mazza da battitore. Ho corretto anche un paio di errorini piccini qua e la. Credo che ora vada meglio.
Mi dispiace per le vostre recensioni….spero vada tutto bene.
Ora vi saluto.
Ciao ciao
 

 
 
 
 
 

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Capitolo 16
*** 3...2...1... ***


Qualche giorno dopo Star aprì lentamente gli occhi ma rimase ferma immobile nel suo meraviglioso pigiama nuovo con tanto di cappello, inspirò profondamente e sentì un piacevole odore penetrarle nelle narici ma non riuscì ad identificarlo.
Era stesa tra James e Sirius; le braccia di entrambi le cingevano la vita e le loro teste erano appoggiate alle sue spalle.
Ascoltò i lenti respiri dei due ragazzi per un po’, rivivendo nella sua mente tutte le emozioni di quei giorni. Si beò del fatto di essere riuscita a fare ciò che più desiderava: trovare un posto nel mondo alla faccia di tutti coloro che l’avevano maltrattata.
I ricordi del suo passato si fecero intensi e la colpirono come un pugno allo stomaco.
All’ improvviso sentì l’aria mancarle, scostò le mani dei suoi amici e si alzò il più velocemente e delicatamente possibile. Si vestì e fece per uscire.
“Dove vai? Non ti sembra un po’ presto?” La bloccò James svegliando anche Sirius.
“Hei! Sei pallida, stai male?” Le domandò quest’ultimo.
“Ho solo bisogno di un po’ d’aria fresca…” Mormorò la ragazza debolmente.
I due si vestirono in fretta e la presero a braccetto uno da una parte e uno dall' altra per sostenerla e guidarla fuori.
Una volta in giardino Star prese un respiro profondo e riacquistò un po’ di sano colorito in viso.
“Meglio?” Si informò James. Nessuno dei due mollava la presa ed entrambi la fissavano preoccupatissimi.
“Sì certo.”. Rispose lei con un tono di voce troppo basso per chi la conosceva bene.
“Come mai ti sei sentita male così all' improvviso?” Chiese Sirius.
“Non è stato all' improvviso…” Gli occhi della ragazza si fecero vuoti e tristi.
James e Sirius distesero un mantello nella neve candida e fecero sedere Star tra loro.
I raggi del sole accarezzavano piacevolmente i pochi lembi di pelle scoperta e alcuni altri studenti giocavano, ridevano, scherzavano e parlavano tra loro in gruppetti sparsi qua e là.
“Tanto per informarti io e Sirius siamo qui per ascoltarti e ti daremo sempre il nostro sostegno. Ti ho già dimostrato che parlare fa bene. Cerca di non scordartelo.” Le sussurrò James all' orecchio dopo qualche minuto in silenzio.
“Grazie ma non mi va di parlarne.”. Star si alzò in piedi ma poi si girò e guardò negli occhi i suoi amici. Si risedette accoccolandosi tra loro.
“Pensavo a come sono stata trattata fino a poco prima di entrare a Hogwarts e a come ora mi trattate voi. Ora che Natale è passato devo pensare al fatto di dover tornare in orfanotrofio e non è una bella prospettiva. Oltretutto non riesco a fare a meno di preoccuparmi perché io non vi voglio lasciare. Non vi ho mai detto come mai Jack e Michael se ne sono andati…la storia vera parte tutto dal fatto che io me ne sono andata per prima. Mi avevano sempre promesso che saremmo rimasti sempre insieme e io invece sono uscita da quella stanza di corsa perché la direttrice mi chiamava. Loro mi avevano offerto aiuto ma io ho rifiutato. Li ho lasciati e loro hanno trovato un’altra famiglia. Non mi sarei mai dovuta allontanare. Se fossero venuti con me non avrebbero incontrato la donna che li ha portati via. Però sono felice per loro; ora hanno una famiglia e se dovessi scegliere tra tenerli con me in quel campo di concentramento che è l’orfanotrofio o lasciarli andare…sceglierei la seconda.”
“Capisco…tu non te ne vuoi andare perché credi che noi non ci faremo più trovare da te.” Constatò Sirius.
La ragazza abbassò lo sguardo e i capelli le ricaddero in avanti coprendole il volto.
“Possono succedere molte cose in un’estate e io non posso controllarle se non sono presente…se fossi stata con i miei amici quel giorno sarei riuscita a cambiare le cose ma mi sono separata da loro e adesso…”
“Adesso sei con noi e i tuoi amici sono felici. Oramai è fatta e il destino che è stato crudele con te ti ha portato qui. Dunque, forse, valeva la pena.” La interruppe James.
I due ragazzi si misero la mano sul cuore e si alzarono in piedi di fronte a lei.
“Ti promettiamo solennemente che staremo sempre con te anche quando saremo divisi così da poterti sempre proteggere.”. Dissero in coro sorridendo.
“Come farete a stare sempre con me?” Chiese Star alzandosi in piedi. “Sono tutte promesse e nessuno mantiene le sue promesse.”
“Guardaci negli occhi.; ti sembriamo persone normali? No, noi siamo delle rarità, e guarda un po’ che caso: manteniamo le promesse.”. Ribatté Sirius sempre più convinto.
“Però…” Cercò di protestare la ragazza, ma James e Sirius la ripresero sotto braccio allegri e convinti e nessuno li avrebbe smossi dalla loro decisione.
“Ora andiamo a fare colazione.”. Propose James mentre s’inviavano a grandi passi verso il castello.
“Io l’ho detto subito che eravate matti. Guardando il tutto da una diversa prospettiva inizio a credere che forse sono proprio i matti quelli di cui il mondo ha bisogno.”. Esclamò Star infine lasciandosi andare e ridendoci su.
I due ragazzi sorrisero largamente, felici di essere riusciti nel loro intento.
“Comunque ho una domanda: da chi mi dovreste proteggere?”
“Da te stessa.”. Rispose Sirius fermandosi un secondo per fissarla negli occhi. “Tutto ciò che temi sei tu.”
Star sbatté le palpebre incredula.
Ripresero il cammino ma lei si ritrovò a pensare ancora. Stavolta ad una cosa più piacevole, però: come facevano James e Sirius a sapere quale era la sua unica vera paura? E se fosse vero tutto ciò che le avevano detto?
Un angolino del suo cuore rimasto chiuso per molto tempo si riaprì di nuovo. In quel momento; seduta a ridere e scherzare con quei due ragazzi Star ritrovò se stessa.
Obbligata ad essere praticamente inesistente. Cresciuta troppo in fretta. Maltrattata e ferita nel profondo. Ora si ritrovò a capire cosa voleva dire vivere sul serio:
poter sognare, ridere, scherzare, parlare liberamente.
Tutto questo desiderava e tutto questo ha avuto.
Ora era suo.
“Sapete una cosa?” Alzò lo sguardo sui suoi amici e li fissò. “Col bolide che vi perdo! Voi siete dentro di me. Avevate ragione. Avete ragione! Io sono Star. Io esisto! E ho una famiglia. Ho un posto in cui tornare. Ho tutto. E adesso posso correre e andare dove voglio fare ciò che voglio quando voglio!” Si alzò in piedi piena d’entusiasmo. “Tutto ciò dopo la colazione.” Si risedette tranquilla provocando le risate di James e Sirius.
“Molto bene. Ora che hai trovato te stessa eccetera eccetera finiamola e facciamo qualcosa di veramente costruttivo ed importante: ideiamo uno scherzo.”. Concluse James addentando una fetta biscottata.
Sirius e Star risero ancora.
“Andiamo a svegliare il mio dolce Remus. Ho bisogno di un freno perché mi sa che mi avete contagiata e ora ho una marea di idee perfide.”. Disse la ragazza di buon umore come non mai.
…………………..
 
“Remus…Rem?... Lunastorta? … Ci sei?”
Remus aprì gli occhi mentre Star lo scuoteva dolcemente.
“Si…arrivo.” Bofonchiò quello con la bocca impastata. Era più pallido e debole del solito.
“Sta sera è luna piena, vero?” Gli domandò la ragazza. Remus annuì e si rigirò dall’altra parte.
Star gli rimboccò le coperte carezzandogli la fronte e lo lasciò dormire.
“Non è giusto! Se fossimo stati noi ci avresti buttato giù dal letto a calci.” Brontolò Sirius mentre scendevano di nuovo in giardino.
“Certo che si voi non siete Remus!” Si giustificò lei.
“Uffa solo perché Remus è un…” Cominciò James imbronciato ma Star gli pestò un piede come avvertimento salutando un gruppo di ragazze che passavano. Una di loro si staccò dalle altre e le corse incontro.
“Allora Star. Come ti sta il pigiama?” Le chiese sorridendo gentile.
“Molto bene. Hai dato tu le mie misure a Sirius?”
“Si, spero non ti sia dispiaciuto…comunque sopra sul tuo letto c’è un pensierino da parte mia. So che ci avevi pregato di non farti regali perché tu non sei in grado di farceli ma a me va benissimo così, tranquilla.”
“Ti ringrazio molto Jane. Appena ho mezzo secondo salgo e lo vado a scartare. Ti ringrazio ancora. E non ti preoccupare non mi ha dato fastidio che tu abbia aiutato Sirius.” Star sorrise e si congedò.
Gli occhi caramello di Jane brillarono da dietro i suoi occhiali e lei e la sua chioma marrone scuro sfumata di chiaro sulle punte sparirono dietro l’angolo.
“Sei sempre così gentile e cortese con tutti?” Ricominciò a lamentarsi Sirius.
“Solo perché noi a differenza di Remus non abbiamo nessun piccolo problema peloso non vuol dire che non ci meritiamo un po’ di coccole.” Ripartì James.
“ ‘Piccolo problema peloso’, eh? Potrebbe essere un’idea.” Mormorò fra se e se Star completamente distratta camminando tranquilla verso il parco.
“Guarda che se cammini in mezzo alla neve rischi di affondare.” La avvertì James vedendola passare decisa in mezzo al giardino ricoperto di uno spesso strato di neve morbida infischiandosene del sentiero.
“Non è vero! Comunque una cosa intelligente l’hai detta: potremmo chiamare il problema di Remus ‘piccolo problema peloso’. Sembra carino.” Ribatté la ragazza con la neve alle ginocchia camminando a fatica mentre i suoi amici la seguivano tranquilli usando il famoso sentiero a pochi passi da lei.
“Va bene. ‘ Piccolo problema peloso‘ sia! E tu che non credi nella mia intelligenza. Ah, comunque ti stiamo seminando.” La prese in giro James ridendosela con Sirius mentre oltrepassavano di molto Star. Continuarono a prendersi gioco di lei guardandola lottare contro la neve ad intervalli regolari. Quando si girarono ancora per chiederle come mai si complicasse ulteriormente la vita non la videro più e si preoccuparono.
“Star! Star! VIENI FUORI!” Urlò James in preda al panico:
“Star!!!!!!!!!! Star!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” Lo aiutò Sirius.
Ad un certo punto una chiazza nera di capelli arruffati sbucò da dietro un basso cumolo di neve. i due ragazzi le corsero incontro aiutandola ad alzarsi e scoprendo dove era sparita; in buca che sicuramente non era stata provocata naturalmente vedendo come era profonda e come le sue pareti fossero ben lisce e verticali.
James e Sirius rimasero impietriti a fissare quella sottospecie di trappola rudimentale mentre Star si spazzava via la neve dal cappotto e dalla sciarpa a fasce rosse e oro della divisa.
“Quanto odio dovervi dare ragione.” Borbottò la ragazza decidendo finalmente di seguire il sentiero. “Andiamo?”
I due ragazzi si riscossero e la seguirono.
“L’hai notata anche tu quella buca?” Le chiese James insicuro.
“Nooooo, non ho notato la buca in qui sono caduta rischiando di spezzarmi il collo.” Rispose lei sarcastica.
“Nel senso; hai notato che probabilmente era una trappola?” Chiarì Sirius.
“Una trappola? Quella? Figuriamoci! Secondo me era solo uno scherzo. Molto ben riuscito anche. Lasciando perdere quella cosa…quand’è la prossima festa?” Li schernì Star cambiando argomento.
“Come hai fatto ad uscirne con così tanta facilità? Era profonda.” Continuò James.
“Scalandola. Mi dite quando c’è una festa?!”Si spazientì la ragazza.
“Il trentuno. Per Capodanno.” Disse pronto Sirius.
Passarono alcuni secondi di silenzio nei quali le rotelle congelate della testa di Star si misero all’opera.
James tirò fuori il suo ciondolo e si mise ad osservarlo con attenzione, Sirius si rannicchio a terra e iniziò a raccogliere un mucchietto di neve con estrema calma.
“Quindi questa è la tua scrittura definitiva?” Domandò infine James a Star sempre fissando il ciondolo.
“Si. E’ un po’ un miscuglio di svariate scritture. Remus mi ha detto di osservare le scritture degli altri e scegliere come stampo iniziale quella che mi rappresentava di più. Nessuna mi rappresentava pienamente così ho iniziato a scrivere le ‘d’ più belle che ho trovato, la ‘c’ in un altro modo, le ‘a’ nella maniera più simpatica, le ‘n’ in quella più semplice. Insomma ho preso ciò che mi piaceva da tutti.”
“Carina.” Fu l’unico commento del ragazzo.
Passò ancora del tempo.
“Pensavo che sapere come mai Remus stesse male mi avrebbe fatto sentire meglio ma non è così, vero?” Se ne uscì Star dando voce ai pensieri di tutti.
I due ragazzi annuirono pensierosi.
“Dobbiamo pensare a qualcosa per domani mattina. Qualcosa di rilassante e divertente. Tipo un bagno caldo e qualcos’altro di un po’ più…” Lo sguardo della ragazza si illuminò. “Seguitemi.”
 
………….
 
Raggiunsero subito la torre dei Grifondoro e Star ritrovò la sua compagna Jane.
“Hei! Tu ti sei portata via il 45 giri con una delle Fiabe Sonore babbane. Che fiaba hai?” Le chiese subito spingendola verso il dormitorio femminile e lasciando soli Sirius e James che si scambiarono uno sguardo perplesso.
“Fiabe sonore babbane?” Esclamarono in contemporanea.
Jane frugava dentro il suo baule e Star batteva il piede a terra impaziente.
“Ho... due dischi. Il gatto con gli stivali e la mia storia preferita: Peter Pan.” Elencò riemergendo dal suo bagaglio. “A che cosa ti servono?”
“Voglio fare una sorpresa a Remus domani e ricordo che mentre ci esercitavamo con i Pat… con l’incantesimo di Levitazione mi ha detto che adorava le fiabe ma ne ha sempre sentite solo di magiche e gli piacerebbe sentire le famosissime Fiabe Sonore babbane. Dunque, me ne presteresti una?” Star sapeva che Jane era molto legata a quelle fiabe.
Era una nata babbana molto simpatica e gentile e aveva un’estrema calma. Dei suoi genitori non aveva mai parlato, come Star non le aveva mai parlato del suo passato eppure era semplice essere sua amica. Parlavano di altre cose e spesso Star cercava di farla sorridere il più possibile poiché Jane era molto tranquilla e i suoi sorrisi non erano sinceri al cento per cento. Erano forzati, semplice convenzione davanti a tutti gli altri. Forse perché era timida e introversa e nonostante questo tutte le ragazze la adoravano. Non che facessero a gara per lei ma quando a qualcuno serviva qualcosa tutti si rivolgevano sempre a lei. Alcuni ne approfittavano e ciò a Star non andava giù.
Una particolarità di Jane era che inviava lettere in continuazione. Nessuno sapeva a chi di preciso ma sembrava che al di fuori di Hogwarts lei avesse come minimo un centinaio di amici. logico che avesse sofferto per la separazione. Ora lei non apparteneva più al mondo babbano ma a quello magico e ciò per tutti equivaleva a ricominciare una vita che forse, a differenza di Star, non le piaceva un granché.
“Certo che te li presto. Prendili entrambi se vuoi. Sono sicura che con te sono in buone mani.” La rassicuro Jane con un sorriso gentile dei suoi.
“Ti ringrazio moltissimo. Quando serve chiedimi ciò che vuoi. E su con la vita!” Esclamò Star dirigendosi verso la porta. Poi si fermò e con le braccia ingombrate dai 45 giri fissò un pacchettino sul suo letto con dispiacere, alzò lo sguardo su Jane. “I ragazzi mi aspettano giù.” Si scusò. “Ma è un regalo bellissimo.”
“Come fai a sapere se è bello o no? Vedi nel futuro?” Le chiese Jane incuriosita senza badare al fatto che Star non avesse il tempo nemmeno di aprire un pacchetto.
“No. Ma vedo il cuore delle persone.” E con questa frase se ne uscì svelta raggiungendo James e Sirius che stavano intrattenendo un gruppetto di ragazze della loro età. Appena la videro le andarono in contro provocando una tempesta di sguardi d’odio verso Star.
“Cosa sono le fiabe sonore?” Domandò subito James.
“Fiabe babbane registrate su un 45 giri. Ora ci serve un gira dischi…nell’aula al primo piano adibita a deposito ce n’è uno…è vecchio ma credo che funzioni. Andiamo a prenderlo.” Spiegò la ragazza mettendo i dischi in una borsa e aspettando una qualche risposta o reazione dai suoi amici. i quali alzarono le spalle e si incamminarono verso il primo piano.
“Perché proprio delle fiabe babbane?” Chiese Sirius.
“Perché Remus mi ha confidato che gli sarebbe piaciuto sentirne una. Lui vive nel mondo magico come voi però sa dell’esistenza delle fiabe sonore devo pensare che voi siete sempre stati due idioti?” Ribadì Star scherzando.
“No. Solo che veniamo da due famiglie molto in vista nel mondo magico e non abbiamo contatti con il mondo babbano. I miei mi raccontano tutto ciò che sanno dei babbani e mi insegnano a rispettarli. I genitori di Sirius sai già come la pensano.” Disse James.
“Allora ditemi. Com’è la vita per due principini purosangue?”
“Uno schifo.” Mormorò Sirius tetro.
“Bellissima. Vivo in mezzo agli agi e viaggio molto. I miei genitori poi mi lasciano sempre fuori da cene galanti tra famiglie purosangue e robe del genere e passo il mio tempo solo a casa o con i parenti…solo è più divertente. Ho una casa enorme, dei genitori che mi vogliono bene nonostante essi siano spesso fuori casa e la servitù essenziale non posso fare magie ma non importa praticamente in una casa come la mia è impossibile sentirsi al di fuori del mondo magico. Maghi famosi e rispettabili entrano ed escono in continuazione dalla nostra villa; come Silente o altri professori, ma anche il Ministro della Magia e moltissimi Auror pronti a raccontare le loro storie emozionanti a chiunque, senza filtri.”
Star e Sirius gli lanciarono uno sguardo carico d’odio.
“Non è colpa mia!” Cercò di scusarsi il ragazzo.
Sirius e Star sbuffarono increduli ed entrarono in un aula ingombra di svariati oggetti e molto polverosa.
“E’ sempre colpa tua James.” Gli ricordò la ragazza frugando tra gli scaffali con lo sguardo. “Eccolo lassù! Un po’ polveroso ma dovrebbe funzionare benone.” Esclamò poi indicando un vecchio giradischi poggiato sopra ad un armadio.
Sirius prese una sedia si alzò in piedi su di essa e si sporse per raggiungerlo ma non ci arrivò.
“James vieni qui ti sollevo.” Ordinò al suo amico.
“Io non mi fido di…” Cercò di protestare il ragazzo.
“JAMES !!!!!!!” Gridarono in coro Star e Sirius.
“Va bene, agli ordini.” James salì a sua volta sulla sedia e poi sulle spalle di Sirius. In un batter d’occhio tirarono giù il giradischi.
Sirius ci soffiò sopra creando una nuvola di polvere e facendo cadere a terra un ragnetto che cercò di corsa un nuovo nascondiglio. Vedendolo Sirius sollevò il piede per cercare di pestarlo ma Star, captando il pericolo per il ragno, si tolse la scarpa e la lanciò in testa all’amico.
“Ahi! Che bolide! Diamine, che ti prende ora?” Le chiese Sirius indispettito.
“Stavi per uccidere un’altra creaturina indifesa. Villano!” Spiegò lei offesa a morte.
“Sai il significato della parola villano?” Ribatté lui.
“Si. No. Forse. Suonava bene.” Star presa sul vivo si ritrovò ad arrampicarsi sugli specchi mentre lo sguardo inquisitore di Sirius si faceva sempre più scettico. “NON E’ COLPA MIA SE NON HO AVUTO UN’ISTRUZIONE COME LA TUA. SIR VILLANO BLACK .” Gridò la ragazza alla fine. “ORA FINITELA DI SGHIGNAZZARE E MUOVETE IL CULO. Voglio riportare quel coso subito su.” Ordinò incamminandosi a passo deciso verso la torre dei Grifondoro.
Sirius e James rimasti indietro si scambiarono un sorriso divertito e poi seguirono la ragazza con il giradischi tra le braccia.
 
 
………………..
 
James, Sirius e Star erano seduti a terra in Sala Comune vicino al camino e i marshmallow arrostivano sul fuoco. Oltre a loro c’era solo un piccolo gruppo di ragazzi del settimo anno seduti nel tavolino più remoto a studiare.
I Malandrini avevano pulito, sistemato, provato il giradischi e ora era nel loro dormitorio sotto il mantello dell’invisibilità.
Remus dormiva ancora.
“Allora Sirius. Racconta. Non può essere che prima di venire qui tu non abbia nemmeno combinato un piccolo pasticcio.” Stava dicendo Star.
Sirius la fissò.
“Se dovessi elencarti tutti i disastri che ho fatto ci metterei una vita.”
“Fa niente. Guarda caso ho giusto una vita in cui non so che fare.” Ribatté la ragazza sarcastica.
“Va bene. Allora: alla mia prima lezione di scrittura mi sono arrabbiato perché il mio maestro pretendeva che sapessi scrivere con una calligrafia infallibile e solo con la mano destra. Gli ho versato l’itera boccetta di inchiostro addosso e gli ho gridato dietro che scrivo solo con la sinistra. Non era vero. Io sapevo già scrivere solo con la destra ma da quel momento sono diventato mancino. Mia madre ha dovuto pregarlo di restare e mi sono beccato una punizione. Ho fatto diventare pazze le mie cugine Bellatrix e Narcissa facendo loro una marea di scherzi. Come quando ho sporcato tutti i loro abiti di fango poco prima di un ballo, o quando per sbaglio ho dato fuoco ai loro capelli con la magia involontaria, o quando ho messo il whisky nel loro the e loro si sono ubriacate vomitando in giro per casa. Poi ho fatto impazzire a mia madre presentandomi ai balli con gli abiti sbagliati, non imparando il bon ton e quindi sedendo a tavola come un…come io normalmente ovvero spaparanzato sullo schienale della sedia. In più ho fatto scivolare mio padre per tutte le scale e per poco non si rompeva l’osso del collo. Quella è stata la peggior punizione mai ricevuta fino ad ora. Si insomma, le solite cose. Spaventavo gli ospiti con le scherzetti da manuale e altro. In un certo senso se non conto le lezioni e le punizioni mi sono divertito.” Raccontò il ragazzo tutto d’un fiato.
Star e James strabuzzarono gli occhi. “Accidenti!” Esclamarono insieme.
“Non sei mai uscito di casa?” Domandò ancora Star.
“Si, con lo zio Alphard. Lui è l’unico della famiglia, a parte Andromeda, che mi vuole bene e a cui voglio bene. Mi ha portato spesso in giro per il mondo perché lui è il mio tutore. E’ simpatico ed eccentrico ma davanti alla famiglia non sgarra di una virgola. E’ l’unico da cui prendo ordini per questo gli hanno assegnato l’arduo compito di educarmi. E mentre dovrebbe portarmi a Parigi per migliorare l’educazione mi porta in America per godermi un po’ di divertimento e insegnarmi che i babbani sono fantastici. L’ultima volta è stata l’anno scorso per l’epico concerto di Woodstock dal quindici al diciotto agosto. E’ stato meraviglioso. Davvero liberatorio. Altro che i babbani sono inferiori. Li tutti erano in pace con gli altri. Alcool e droghe in ogni angolo! La vera essenza della fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70. I migliori hanno suonato le loro migliori canzoni. Era programmato finisse il 17 ma è durato fino al 18.” Sirius aveva una strana luce d’entusiasmo negli occhi che Star e James non avevano mai visto brillare così tanto.
“Dobbiamo svegliare Remus temo sia ora.” Constatò Star dopo un’occhiata all’orologio da polso di James. I due ragazzi annuirono.
Salirono tutti e tre nel dormitorio e Remus stava uscendo proprio in quel momento.
“Ti accompagniamo fino all’albero?” Domandò Sirius.
“No. Rimanete qui. È difficile non notare quattro ragazzi e un professore che se ne vanno a spasso per il parco.” Consigliò Remus.
Lo seguirono comunque fino al buco del ritratto.
“Siamo con te, Remus.” Gli disse Star sorridendo prima che l’interessato sparisse oltre il passaggio segreto.
Rimasero per due minuti buoni come tre stupidi davanti a quel muro in silenzio, gli sguardi persi nel vuoto, i pensieri che vagavano tutti nella stessa, malinconica, direzione.
Avrebbe sofferto tanto?
Si.
Remus che camminava verso un’altra notte da incubo lo sapeva. Il dolore lo avrebbe squarciato ancora, si sarebbe ferito ancora.
Un pensiero felice, però, rimase nella sua testa pronto ad alleviare la sofferenza di quella notte; il pensiero dei tre amici che lo aspettavano lassù nella torre pronti a riceverlo il mattino dopo.
 
…………..
 
James, Star e Sirius erano tornati a sedersi a terra davanti al fuoco.
“Raccontaci ancora di quel concerto. So che è stato spettacolare perché la notizia è arrivata anche dentro il mio orfanotrofio.” Supplicò Star.
“Già. Persino io sapevo di quel concerto. Volevo andarci ma i miei vecchi me lo hanno proibito.” Continuò James.
Sirius sorrise. “Allora il primo giorno sono arrivato con la smateriallizzazione congiunta in un bosco li vicino. Poi io e lo zio abbiamo cercato un buon posto dove montare le tende e tutto attorno era già pieno di persone, colori, odori già prima di arrivare al vero e proprio luogo del concerto. Ci siamo aggregati ad un gruppo di gente simpatica come tutti. Una volta arrivati abbiamo montato le tende anche abbastanza vicino al palco. il concerto non sarebbe iniziato che verso sera quindi io, lo zio e i nostri nuovi amici siamo andati a fare il bagno nel fiume li vicino, quello che porta al Filippini Pond. La maggior parte delle persone erano nude e noi non siamo stati da meno.”
“Hai fatto il bagno nudo tra una folla di sconosciuti? Che fico! Mia madre non me lo permetterebbe mai!” Esclamò James invidioso.
“Jack diceva che è una delle esperienze migliori che si possono fare.” Sussurrò Star.
“Lo è. È liberatorio. Ti senti vivo e in pace con qualsiasi cosa o persona, sul serio! E poi c’è sempre quest’aria di festa costante. Come se per una volta tutto è concesso. Comunque venerdì quindici il concerto è iniziato circa alle cinque. Poi il sabato è iniziato a mezzogiorno. Se devo dirvi la verità mi sono svegliato solo perché avevano iniziato a suonare. Troppo emozioni il venerdì. Quindi fu così che il sabato mattina mi ritrovai strappato dai miei sogni dalle note dei Quill con They live the life.  Non ricordo tutte le altre canzoni. Erano veramente tante. Poi c’è stata la domenica. Il concerto è iniziato alle due e poco prima mi sono ritrovato trascinato da delle ragazze a fare un altro bagno. Sono riuscito a sfuggire e ho trovato un vecchio che se la rideva della mia sventura…”
“Sventura?!” Cercò di capire James alquanto scettico.
“Non è bello quando troppe ragazze ti vogliono. Rischi sempre di affogare. Poi quelle erano mezze fatte e mezze ubriache, naturalmente non si saranno nemmeno accorte che avevo solo undici anni. Fatto sta che questo vecchio mi ha detto che ero fortunato perché la mia sventura era essere perseguitato da delle figlie dei fiori impazzite ma la sua sventura era rischiare di morire da un momento all’altro. Naturalmente gli chiesi il perché dovesse morire. E lui mi rispose: ‘Ho passato la seconda guerra mondiale dentro un campo di concentramento dove mi sono ammalato di cuore. Sono stati anni lunghi e grigi. Forse se continuo così non vivrò a lungo ma lo preferisco. Mio amico giovane sto molto meglio ora che so che i miei anni saranno brevi e pochi che quando sapevo di averne davanti tanti e lunghi. È tutta qui la differenza tra il divertimento e la sofferenza. Quando il tempo scorre lento e tu hai dei momenti vuoti, bhe, quello sarà un momento della tua vita in cui ti converrebbe pensare a ciò che stai facendo, e a ciò che vuoi dalla vita perché essa rallenterà ancora fino ad far diventare una giornata il lungo strascico della giornata prima senza nessun cambiamento. Se invece il tempo ti scappa tra le dita e inizi a pensare di non riuscire a realizzare tutto ciò che ti eri premesso di fare, non fermarti perché scoprirai da vecchio che proprio in quegli anni hai realizzato tutti i tuoi sogni. Proprio vivendo giorno per giorno e fottendotene delle conseguenze’. Quando l’ho ripetuta a mio zio persino lui è rimasto cioccato da tale saggezza. In ogni caso quando alle due è iniziato il concerto esso si è prolungato fino alle undici circa del mattino di lunedì. Molti se ne sono dovuti andare per proseguire il lavoro ma ne sono rimasti lo stesso tanti. Quando il concerto è finito il capo gruppo dei nostri amici ci ha fatto vedere il suo Chopper. L’ho adorato. Rosso fuoco. Bellissimo. Ne sono rimasto talmente tanto ammaliato che quel tizio mi ha fatto salire in sella e mi ha portato al centro di un bel prato pianeggiante è sceso dal Chopper, mi ha spiegato come funzionava e mi ha detto ‘Scatenati!’. Io sono partito subito e ho scoperto che è molto difficile da guidare poiché è pesante, il tizio però ha detto che me la sono cavata benone.”
“Hai guidato un Chopper a undici anni?!” Esclamò sempre più sbalordito James.
Star lo fissava strabuzzando gli occhi cobalto. “Accidenti.”
I marshmallow dimenticati sul fuoco emanavano un leggero odore di bruciato e colavano sulle braci incandescenti.
“Sapete che lo rifanno ogni anno vero? Non sarà mai come la prima volta ma è pur sempre Woodstock! Ci andremo tutti insieme.” Decise Sirius.
James e Star annuirono con decisione.
Finalmente i tre si decisero a prestare attenzione ai dolcetti sul fuoco; li tolsero cercando di pulire un po’ e li cambiarono con dei marshmallow nuovi.
L’ultimo gruppo di studenti lasciò la Sala Comune e salì in dormitorio.
Rimasero solo loro tre a mangiare caramelle arrostite.
“E ora?” Sbuffò James.
“Ora voglio sapere da Star cosa si prova a vivere attraverso gli altri. Solo grazie a ciò che hanno vissuto o sentito dire. Com’è?” Chiese Sirius.
“Una rottura atroce. Potrebbero dirti che il ghiaccio è caldo e che il mare è fuxia e tu non potresti far altro che crederci. Sono le uniche tue fonti di informazione. Per fortuna io sono riuscita a fuggire in biblioteca qualche volta, anche se solo per poco tempo.” Rispose Star sbrigativa. “Comunque, stavo pensando: un ciufolo!” Concluse lei sicura di se. La frase non aveva alcun senso ma per lei sembrava sistemasse tutto. Prese un altro marshmallow e lo addentò con gli sguardi preoccupati di James e Sirius addosso. I due ragazzi decisero di non indagare e lasciarono cadere l’argomento.
I tre passarono la serata a raccontarsi i vari guai che avevano combinato prima di incontrarsi e infine si addormentarono li seduti sul pavimento. Eppure c’era qualcosa di diverso nella loro posizione.
Lo notò anche Remus, quando tornò alla torre alle prime luci dell’alba.
Per la prima volta non erano James e Sirius ad appoggiarsi sulle spalle di Star o ad aggrapparsi a lei come l’ultima possibilità di vita. Per una volta le braccia dei ragazzi circondavano il corpo della ragazza proteggendola.
Ancora una volta qualcosa era cambiato in loro in modo profondo e percettibile solo da chi li conosceva bene.
 
…………….
 
“Allora, vi svegliate o preferite passare qui il resto della vita?” Finalmente Remus si era deciso a svegliarli.
Star fu la prima ad aprire gli occhi seguita subito da James e Sirius. Tutti e tre li richiusero troppo in fretta.
Remus allora li chiamò più forte. “RAGAZZI!? SU IN PIEDI!”
“Io scelgo la seconda.” Borbottò Sirius senza muoversi.
“Ma di che cosa stai parlando?” Gli domandò Remus preoccupato.
“Ci hai dato due possibilità, giusto? Io scelgo la seconda.” Spiegò Sirius.
“Concordo, stranamente con Sirius. Quindi Remus…Remus…Rem…REMUS!” Star si rese conto all’improvviso di chi stava cercando di svegliarli. Si alzò di scattò svegliando definitivamente Sirius e James e spinse Remus verso il dormitorio maschile.
“Allora Remus. Scommetto che vorresti farti un bel bagno vero? Certo, allora vai tranquillo e mettici pure tutto il tempo che vuoi. Noi ti prendiamo la colazione.” Disse tutto d’un fiato chiudendo il povero ragazzo dentro il bagno.
Poi si girò verso James e Sirius che l’avevano seguita, entrambi scarmigliati e con i segni del sonno sulle guance.
“Voi andate a prendere qualcosa per colazione. E che piaccia a Remus.” Ordinò severa.
I due ragazzi obbedirono subito senza discutere e Star poté dedicarsi a sistemare i cuscini nel letto di Remus e a preparare il giradischi.
Quando tornarono Remus era ancora sotto la doccia e Star era seduta sul bordo del letto con il mento tra le mani ma appena li vide alzò svelta lo sguardo su di loro.
“Finalmente! Iniziavo a credere che Remus potesse uscire prima che voi tornaste.”
“Teoricamente anche se fosse accaduto noi non avremmo avuto colpa dal momento che fare una doccia richiede meno tempo di…” Iniziò a discutere James.
“Si si. Meno ‘teoricamente’ e più pratica. Mettete qui quella dannata colazione. E giù le zampe non si mangia finche Remus non arriva.” Lo interruppe la ragazza.
Proprio in quel momento il tanto atteso Remus rientrò nella stanza vestito con abiti molto comodi e si sedette sul suo letto.
“Grazie ragazzi sembra squisito. Avete fatto un ottimo lavoro.” Disse il ragazzo sorridendo grato a James e Sirius.
“Vorrei farti gentilmente notare che sono stati gli elfi a cucinare e non loro.” Si intromise Star.
“E io vorrei farti gentilmente notare che il tuo vocabolario è assai ristretto.” Ribatté Sirius facendo la linguaccia alla ragazza.
“Non è vero... mi sono solo persa un po’ di ultimi termini. Probabilmente ci sono molte altre persone che non sanno cosa ‘villano’ voglia dire.” Si giustificò lei.
“Remus, sai che vuol dire il termine villano?” Chiese James tornando finalmente a rivolgersi al ragazzo sul letto che li fissava senza capirci niente.
“E’ riferito ad una persona maleducata o al comportamento tipico di una persona rozza. Mi pare.” Rispose lui tranquillo senza comunque riuscire a chiarirsi le idee sulla situazione.
Sirius e James guardarono con aria sapiente Star che si mise a pensare.
“Effettivamente Sirius…” Iniziò cauta “… il tuo modo di trattare quel ragnetto era rozzo quindi l’aggettivo villano ti stava a pennello. Quindi avevo ragione. Quindi Star vince. Quindi punto.” Concluse sempre più sicura di se.
Sirius e James spalancarono la bocca di fronte alla sua ostinazione ma gliela diedero vinta.
“Ma di che cosa…?” Provò a chiedere Remus ma si fermò da solo. “Non lo voglio sapere.”
“Meglio.” Lo rassicurò Sirius.
“Mangiamo prima che si raffreddi il tutto.” Propose James.
“Già. Allora caro Lunastorta ti abbiamo fatto una piccola sorpresa. Al posto di ascoltare i nostri litigi mentre fai colazione ascolterai una fantastica fiaba sonora babbana. Offerta gentilmente da Jane. Ti va? Si intitola Il Gatto con gli Stivali.” Disse Star raggiante pronta a far partire il giradischi.
“Si che mi va! Accidenti non pensavo te ne ricordassi.” Acconsentì Remus entusiasta.
La puntina toccò finalmente il disco che iniziò a produrre suoni.
A mille ce n'è
 nel mio cuore di fiabe da narrar.
 Venite con me
 nel mio mondo fatato per sognar…
 Non serve l'ombrello,
 il cappottino rosso o la cartella bella
 per venire con me…
 Basta un po' di fantasia e di bontà
Tanto tanto tempo fa un mugnaio dopo una lunga vita di lavoro chiamò al letto di morte i suoi tre figli…”
 
“Che allegria.” Commentò sarcastico James facendo ridere Sirius. Entrambi si beccarono un occhiataccia sia da Star che da Remus entrambi super intenti ad ascoltare la storia.
 
“…a te che sei il secondogenito lascio invece l’asino. A te che sei il più giovane lascio il gatto…”
 
“Di grande utilità!” Scherzò Sirius.
“Tacete voi due!” Esclamò esasperata Star affibbiando una scappellotto a ciascuno.
Da quel momento stettero zitti tutti e due lasciando che Remus si godesse la fiaba.
“…E i fratelli rimasero soli…”
“…Il gatto così equipaggiato se ne andò tutto allegro…”
 
Una musichetta allegra iniziò e James e Sirius presi dall’entusiasmo improvvisarono un balletto.
 
“…e riempirlo tutto d’or. Corro al bosco con il sacco e vedrai che la per la, col cervello si lavora, ricchi si diventerà…”
 
“Visto che è carina?” Disse Star con un sorrisetto compiaciuto.
La scena del balletto si ripeté ad ogni canzoncina. Riascoltarono la storia ancora e ancora e ognuno recitava una parte. Erano arrivati verso la metà della storia durante la canzone che cantò il re. L’avevano già ascoltata ormai molte volte e sapevano che cosa fare.
Star interpretava il gatto.
Remus il figlio più piccolo del mugnaio.
James il re.
Sirius…
 
 
“…S’è tanto bello quanto bravo cacciator. S’è tanto ricco come splendido signor. In sposa a mia figlia lo vorrei veder allor!...”
 
…era la principessa. Anche se a dire la verità fece anche l’orco ma era solo perché mancava personale.
 
“…RE: Ma che bel castello! Caro Marchese, ma com’è bello!
PRINCIPESSA: E’ più bello del nostro! Caro Marchese è più bello il vostro!
MARCHESE: Son rimasto un po’ interdetto; questa è opera del gatto.
RE: Ogni dubbio è ormai svanito vo’ il Marchese per marito.
PRINCIPESSA: Io lo accetto con piacere se anche lui è del parere.
MARCHESE: Son felice e arcicontento! Ci sposiamo in un momento!
GATTO: Ora fate colazione è già pronto nel salone!
CORO: Ordinate di sposare. VIVA IL GATTO E GLI STIVALI!
 
 
Alle ultime note della canzone i ragazzi si misero in riga per fare l’inchino e l’ora del pranzo era già passata.
“Un’interpretazione da premio. Dovrei fare l’attore!” Si vantò Sirius.
“Ti sbagli. Devi fare l’attrice.” Lo corresse Star.
“Saper recitare le parti più diverse da noi stessi è proprio la migliore qualità degli attori più bravi.” Ribatté Sirius sicuro di se senza la minima vergogna.
“Felice tu.” Si intromise James annoiato da quella discussione.
“Sono molto felice delle mie doti. Ne vado fiero.” Gli rispose Sirius con lo sguardo alto.
“Va bene, ma ora che facciamo?” Remus intervenne per riportare la calma, o almeno quella era la sua intenzione.
“LOTTA CON I CUSCINI!!!!” Gridò la ragazza colpendo Sirius che sorridendo divertito prese un cuscino a sua volta pronto alla battaglia.
“Ancora?” Chiese invece James con aria matura. “Perché ogni volta finiamo sempre con una lotta? Lotta con la neve, lotta con i cuscini…”
“Da quando tu sei quello saggio?” Domandò Sirius incredulo.
“Da quando Remus è in vacanza.” Rispose James.
“Finitela voi due. Per rispondere alla tua domanda James: perché siamo ragazzi.” Disse Star con semplicità frapponendosi tra i suoi amici.
“Tu in realtà sei una ragazza.” Le ricordò James.
“Smettila di contestarmi e divertiti!” Ribatté lei sfondando un cuscino sulla testa del ragazzo. Fu guerra.
Dopo circa un’ora di urla di guerra, chiazze di colori che si spostano da un lato all’altro della stanza alla velocità della luce e masse informi di piume che provengono da tutte le direzioni un grido sovrastò gli altri.
“BASTA!!!!!!!!!!!!!!!!!!” Remus era fermo in piedi su un letto. Gli altri tre si bloccarono come immobilizzati e lo fissarono. “Che ne dite di mettere a posto e poi scendere a cena?” Propose tentennante.
“Mi sembra una buona idea. Poco divertente ma molto consigliabile.” Accettò Sirius.
Iniziarono a riordinare con forse un po’ troppa calma.
“Aspettate ragazzi…che giorno è oggi?”
Ci fu uno strano silenzio nel quale ognuno cercò di fare due conti. Il primo ad arrivarci fu naturalmente Remus.
“Siamo il trenta.”
“Sul serio? Domani è l’ultimo dell’anno!” Esclamò Sirius.
“Bello. C’è qualche strana tradizione che dovrei sapere?” Domandò Star molto interessata.
“Si. Il trentuno sera c’è un grande banchetto e festeggiamo tutti insieme l’arrivo del nuovo anno. Mi hanno detto che è permesso di bere la famosa Scolampezzo. Non vedo l’ora! A casa non me l’hanno mai fatta provare.” Rispose emozionato James.
“Cos’è la Scolampezzo?” Chiesero in coro Star e Remus.
“E’ una bevanda che si dice sia stata creata qui ad Hogwarts da una studentessa che amava le bevande e poi impreziosita da altri studenti che ne hanno modificato la ricetta ma tutti lo stesso anno. Si apre facendo saltare il tappo e creando un grande schiocco. Dicono che i secondi che seguono l’apertura della bottiglia siano i più belli della festa. Nessuno ha ancora capito da che cosa sa o quali sono gli ingredienti che la compongono. Dopo tutto questo tempo è rimasta un’esclusiva di Hogwarts e non si può assaggiare da nessun’altra parte.” Spiegò pronto Sirius.
“Scherzi? Che bello! Voglio assaggiarla assolutamente. Ma chi apre le bottiglie?” Insistette Star sempre più eccitata.
“Noi studenti. Ce ne consegnano una per ogni gruppetto.” Disse James.
“Oh mio cielo! Voglio che arrivi domani! Voglio che arrivi domani! Voglio che arrivi domani! Voglio che arrivi domani!” Star iniziò a cantare saltellando in cerchio.
“Portiamola a cenare. Forse così la distraiamo.” Propose Remus cercando di fermare la ragazza.
“Non essere così cattivo con lei. E’ solo un po’ emozionata.” Scherzò Sirius con aria di rimprovero.
“Un po’?” Calcò Remus mentre alle sue spalle Star stava saltando sul letto continuando a canticchiare “Voglio che arrivi domani!”.
James e Sirius ridacchiarono ma poi presero la ragazza per le braccia e la condussero fuori.
“Dove mi portate?” Chiese lei con il sorriso.
“Sei ubriaca di felicità. Ti portiamo a cena.” Le sussurrò James.
“Mi sembra un’ottima idea!” Concordò lei.
“Ma solo se ti calmi però.” Cercò di patteggiare Sirius.
Star ci pensò su un po’ e poi annuì precedendoli verso la Sala Grande.
“Certe volte è così bambina.” Disse Remus in tono dolce.
“Si, è adorabile. La adoro per questo suo carattere.” Affermò James.
“A me fa sempre tornare il sorriso. Bene finiamo qui la sezione ‘complimenti a Star’ è preoccupante il fatto che non sappiamo parlare d’altro.” Osservò Sirius.
“Che confabulate voi la dietro?” Star si era fermata a li aspettava sorridendo.
“Niente.” Risposero tutti e tre in coro raggiungendola.
“Che facciamo domani? Io di mattino ho una lezione con Silente quindi voi potete dormire fino a tardi. Poi di pomeriggio?”
“Aiutiamo a preparare per la festa.” Propose Sirius.
“Non ce lo lasceranno fare.” Puntualizzò Remus.
“Invece ci stanno invitando a farlo.” Ribatté Sirius indicando un foglio di pergamena appeso al portone della sala nel quale campeggiava grande la scritta: “Cercasi volontari per la festa di Capodanno.”
“Mi piace come idea. Sarà divertente e potremo vedere i professori all’opera.” Accettò Star.
Gli atri fecero spallucce.
 
 
……………..
 
 
Il mattino dopo Star si svegliò nel suo dormitorio. La sera prima aveva riportato i dischi a Jane e poi aveva deciso di rimanere li a dormire perché le sue compagne aveva iniziato a farle moltissime domande sul dove finisse ogni notte.
Un debole raggio solare attraversava la boccia d’acqua sul suo comodino dove il piccolo pesciolino argentato nuotava tranquillo.
Star ci infilò dentro la mano e il pescetto prese a nuotarle tra le dita sprigionando bollicine blu cobalto ad ogni movimento delle pinne e della coda.
“Ciao mio piccolo Jack. Come te la passi oggi? Mi dispiace sono stata poco presente in questi ultimi giorni ma sai…i Malandrini sono fantastici. Anche Sirius, il ragazzo che ti ha tenuto nella scarpa, a parte il suo lato oscuro è molto divertente. Poi Remus è dolcissimo. Infine James. James. James. James. James. Mi sento felice solo pronunciando il suo nome. E’ un ragazzo d’oro, Jack. Senza di lui non potrei vivere.”
“Star….con chi parli?” La voce di Sophia le penetrò nei timpani come solo un chiodo martellato da un troll può fare. “O meglio di chi parli?” Insistette alzandosi e sedendosi accanto a lei nel letto.
“Parlavo con Jack.” Rispose Star senza problemi.
“Tu sei tutta matta come sempre. Che fai scendi a colazione? Invitiamo anche Lily. Se riusciamo a svegliarla. Sai ieri è stata fino a tardi con quel Severus, chissà che combinavano.”
“Vengo volentieri a colazione. Tu scendi pure se sei pronta. Io sveglio Lily.”
Sophia le fece l’occhiolino. “Jane ci aspetta giù.”
Star si cambiò e infine scrollò piano Lily tenendola per una spalla.
“Si?” Domandò quella.
“Sophia si chiedeva se tu volessi venire a fare colazione con noi.”
“Va bene. Perché sei così formale?”
“Perché dall’inizio dell’anno ci siamo parlate pochissime volte e anche se tu sei stata gentile con me io non lo sono stata con Mocc...Severus.”
Lily si rabbuiò. “Potreste fare a meno di prenderlo in giro. Non vi ha fatto niente.”
“E’ vero ma non andiamo d’accordo. Tutto qui.”
“E solo per questo dovete prenderlo di mira? E’ l’unico amico che io abbia mai avuto in tutta la mia vita prima di arrivare qui. Ci tengo a lui. Ma tu non puoi capire. Tu hai i tuoi fantastici amici e non ci metti niente a farti piacere dalle persone.” Il suo tono si faceva più alto.
“Devo ricordarti che ho passato tutta la mia vita in un luogo in cui gli amici non esistono?” Disse Star dura ma controllata.
La rossa arrossì in viso. “Scusami.”
“Fa niente. Se non vuoi fare colazione con me dillo. Così sto distante da voi e tu potrai fare amicizia con le nostre compagnie.” Star uscì sbattendo la porta.
Quando arrivò in Sala Grande si sedette accanto a Sophia e difronte a Jane e iniziò a spalmare la marmellata sul suo toast.
“Allora hai saputo che ha fatto ieri?” La tartassò subito Sophia.
“No.”
“Allora dicci che fai tu. Sei sempre via la notte. Non dirmi che dormi con quei ragazzi carini con cui vai sempre in giro?”
“Si. Ma non facciamo niente di male. Siamo solo amici.”
“Si, però ammetti che sono carini. Se ne avessi la possibilità non ti metteresti con uno di loro?”
“Sophia!” Jane la riprese scandalizzata dalla mancanza di tatto.
Star dentro di se era nella più completa confusione. Si sarebbe messa con uno dei Malandrini se ne avesse avuto l’occasione? Con James magari?
“mi sbaglio o avevi una lezione importante oggi?” Le ricordò Jane riportandola con i piedi per terra.
“Oh, giusto.” Mormorò Star ancora immersa nei suoi pensieri. Si alzò e prese il toast in una mano e la borsa con l’altra cercando di strapparne un pezzo con i denti.
Sophia strabuzzò gli occhi.
“Tesoro. Quella che stai cercando di addentare è la tua borsa.” Le fece notare Jane con calma.
“Si, è vero. Salutatemi il coniglio. Ci vediamo al plenilunio.” Disse riuscendo per lo meno a mangiare il toast e non della stoffa polverosa mentre se ne andava.
Ci mise dieci minuti buoni a trovare la stanza giusta e la McGranitt dovette farle cambiare strada per circa cinque volte ogni volta che la vedeva passare davanti al suo ufficio ricordandole che quello di Silente era dalla parte opposta.
Quando finalmente riuscì a trovare l’ufficio del preside e ad entrarci lo vide seduto sulla sua sedia a parlare con un ritratto.
“Buon giorno signorina. La vedo lontana ed è anche in ritardo. E’ successo qualcosa?” Le domandò Silente premuroso facendole segno di accomodarsi su una sedia davanti a lui.
“No. Tutto a posto.”
“Beva una tazza di the.”
Mentre sorseggiava la tiepida bevanda alla menta riuscì a ritrovare la chiarezza dei suoi pensieri.
“Allora. Sono lieto di informarla che dopo svariate ricerche sono riuscito a capire che l’uso della sua magia non è per niente pericolosa. Il consumo di energia è elevato ma solo per le magie più potenti. Appurato questo penso che potremo iniziare ad usarla in modo più approfondito. Come vanno invece gli esercizi con la bacchetta?”
“Bene. Sono al livello dei miei compagni e lo mantengo senza problemi e senza bisogno di imbrogliare.” Illustrò Star.
“Si. I tuoi professori mi hanno parlato che tu e i tuoi amici sapete fare cose molto avanzate. Ora penso che possiamo concentrarci su una cosa che tutti vogliono fare il prima possibile. Gli incantesimi difensivi e offensivi. Sono sicuro che nonostante la vacanza che vi siete presi dal vostro studio notturno tu e i tuoi amici sappiate già l’incantesimo disarmante e quello protettivo. Giusto?”
La ragazzo lo fissò incuriosita. Come faceva lui a sapere delle loro nottate passate a studiare incantesimi?
“Si, è esatto.” Rispose cauta.
“Bene. Su in posizione. Voglio vedere se riuscirai a combattere seriamente. Prima senza bacchetta e poi proveremo anche con. Preparati, sarai stanchissima quando finiremo.”
 
………..
 
Quasi tre ore dopo Star era seduta sulla sedia a riprendere fiato. Era riuscita a disarmare e schiantare Silente solo una volta e senza bacchetta. Anche se infondo nemmeno Silente era riuscito a farle molti incantesimi. Naturalmente si era trattenuto perché era ancora fresco come una rosa ma a lei sembrava già un gran risultato.
“Allora mi dica: oggi pomeriggio aiuterà noi professori a sistemare la Sala Grande per la festa?”
“Si…certo…” Annaspò lei.
“Su, su. Si riprenda. Ha mai assaggiato la Scolampezzo?”
“No. Io e gli altri siamo molto impazienti.”
“Già è sempre una novità emozionante. Bene. Per oggi abbiamo finito, può andare.”
Star fece per uscire ma poi si fermò.
“Senta. Io ho un problema…”
 
 
……….
 
 
“MENO CINQUE…QUATTRO…TRE…DUE…UNO….BUON ANNO!”
Queste grida che svegliarono tutti i Malandrini, e non solo, furono seguite da una serie di rumori urtanti per chi si è appena svegliato.
Sirius aprì gli occhi per primo trovandosi davanti ad una delle scene più comiche della sua vita. qualcuno, forse James, scattò una foto.
Star stava lottando contro quella che sembrava una bottiglia di Scolampezzo che non voleva aprirsi nonostante tutte le prove della ragazza.
“Che diamine stai facendo?” Le chiese, anche se la risposta era ovvia.
“Non riesco ad aprire questa dannata bottiglia. Se sta sera non ci riuscirò bene rovinerò tutto.” Si lagnò Star provando a rimuovere il tappo con i denti.
“Fa provare.” Disse James avvicinandosi a lei e prendendole la bottiglia dalle mani. Con un semplice movimento si aprì facendo lo schiocco desiderato anche se era vuota.
“Forte. Chi te l’ha data?” Le chiese restituendogliela.
Star gliela strappò di mano offesa. “Silente.” Rispose demoralizzata dalla facilità con cui James aveva aperto la bottiglia.
I ragazzi risero del suo broncio.
“Dai ci riuscirai! Tu riesci sempre in tutto.” La rincuorò Sirius battendole una mano sulla spalla.
“Lasciaci cambiare così possiamo scendere a pranzo e poi sentire che tipo di aiuto dobbiamo dare.” Consigliò James.
Lei alzò le spalle sospirando. “Come dite voi. Vi aspetto giù o rimango qui?”
“Rimani pure qui. A meno che Remus non abbia qualcosa in contrario.” La invitò James.
Tutti fissarono Remus che arrossì.
“No…bhè…non….non c’è problema.” Balbettò il ragazzo con lo sguardo basso.
Star si stese su un letto.
“Sarai felice di sapere, Sirius, che Jack oggi è più loquace del solito. E’ proprio in splendida forma.” Lo informò la ragazza.
“Chi sarebbe Jack?” Chiese Sirius.
“Il pesciolino che hai quasi ucciso.”
“Non è ancora morto? Poveretto. Che vita da inferno stare vicino a te.” Constatò Sirius sarcastico.
“Gne gne… tu stesso passi moltissimo tempo insieme a me e non ti sei mai lamentato.”
“Chi ti dice che non l’abbia fatto?”
“James! Sirius si lamenta di me?” Gridò la ragazza chiamando in causa il loro amico che tirando fuori la testa dal coletto di una maglia sbuffò.
“No. Mai.”
Star si gongolò di aver avuto ragione facendo la linguaccia a Sirius.
“Ti odio immensamente.” Sbottò Sirius. “Segnatela James. In caso Star ti facesse di nuovo questa domanda.”
“E tu Remus? Ti lamenti di me? Avresti ragione.” Chiese la ragazza scompigliando i capelli di Remus che era già pronto.
“Non potrei mai lamentarmi di te. E lo sai bene. Piuttosto mi lamento del fatto che Sirius e James puzzano e russano.”
“Lo so. Li ho sentiti anch’io sono veramente una cosa disgustosa.” Concordò Star.
“Hei!” Protestarono i due interpellata allargando le braccia come a far notare che erano ancora li.
Scoppiarono tutti a ridere e scesero per il pranzo.
Dopo essersi riempiti di ogni tipo di leccornie i piatti tornarono vuoti e splendenti e Silente si alzò in piedi.
“Dunque ragazzi. Siete in pochi e ci chiedevamo se voleste aiutarci con la preparazione della festa di stasera. Vi dividerete in cinque gruppi. Uno si occuperà di stendere tutte le coperte qui in Sala Grande. Un altro andrà nella foresta per raccogliere la legna. Il terzo si occuperà di creare dei piccoli falò sempre qui. Il quarto aiuterà gli elfi a sistemare la tavola con il cibo e le bevande. L’ultimo aiuterà il professor Virtious ad organizzare i fuochi d’artificio. Preferirei ci fossero gli studenti più esperti in questo ultimo gruppo. Bene. Organizzatevi.”
“Che peccato. Volevo fare i fuochi. Allora in che gruppo andiamo?” Domandò James.
“A me piacerebbe quello per raccogliere la legna.” Propose Star.
“E’ il migliore.” Commentò Sirius.
Remus non provò nemmeno a dissuaderli e accettò.
“Guardate. Il gruppo della legna deve essere quello con Hagrid. Andiamoci.” Indicò James.
Si unirono a quel gruppo e Silente dette subito il via ai lavori.
“Non servirà addentrarsi nella foresta. Basterà stare appena sotto le prime fronde per trovare rami asciutti. Dovete stare attenti agli Asticelli.” Stava spiegando il professor Kettlerblum.
“Salva prof. ci si rivede per entrare nella foresta.” Lo salutò James.
“C’avrei scommesso che sareste stati in questo gruppo. Bene, così potete fare i capi. Ognuno di voi prenderà un gruppo di ragazzi con se.” Disse il professore. Poi si rivolse agli altri con fare rassicurante. “Lo so che sono del primo anno ma credo che sappiate meglio di me che sono molto preparati.”
Si divisero ulteriormente in gruppetti e partirono verso la foresta.
A metà tragitto un grido fece bloccare tutti.
“MENO CINQUE…QUATTRO…TRE…DUE…UNO…BUON ANNO!”
Star stava tentando ancora di aprire la falsa bottiglia di Scolampezzo senza successo. Iniziò a usarla come una mazza e a colpire una roccia nel tentativo disperato di riuscire nel suo intento. Proprio quando James e Sirius stavano per intervenire la bottiglia si aprì facendo un rumore un po’ troppo forte e il tappo saltò rischiando di colpire il professor Kettlerblum, rimbalzando su una roccia e schiavando per poco una decina di studenti infine fu fermato da una possente mano di Hagrid.
“Scusate!” Mormorò Star tormentandosi le mani a disagio e fissando in basso.
Nessuno osò dire niente e ripresero tutti a camminare.
Arrivati ai margini della foresta Hagrid indicò ad ogni Malandrino con il suo gruppo una via da seguire con il suo gruppo e poi si avventurò a sua volta.
James era ben felice di svolgere quel ruolo e rispondeva felice alle domande di tutte le ragazzine che gli ronzavano intorno.
“:..si, abbiamo catturato un Molliccio l’ultima volta che siamo stati qui.”
“Avete o ha?” Una voce famigliare ruppe tutti i suoi vaneggiamenti; Lily lo osservava indispettita al fianco di Severus.
“A chi ti riferisci?” Le domandò James come se non avesse capito.
“Sai bene cosa intendo. Quel Molliccio lo ha catturato Star praticamente da sola. Lo so perché aveva delle orrende ferite e tu invece di riportarla a letto sei andato a fare un giro fuori. Ero di turno come aiutante di Madama Chips quella notte. So tutto.” Spiegò Lily.
“Allora saprai anche che è stata lei ad insistere di voler uscire. Come saprai anche che ci ha detto che se non ci fossimo stati noi nei paraggi non sarebbe sopravvissuta.” Ribatté James passandosi la mano tra i capelli.
“Lascia stare Lily. Tanto è impossibile farlo scendere dal piedistallo.” Disse Severus.
“Invidioso Mocciosus?” Domandò Sirius spuntando da dietro un gruppo di alberi.
“Non mi fate paura.” Esclamò Severus spingendosi in avanti per colpire James o Sirius, uno valeva l’altro.
“Suole – al – Suolo !” Enunciò Sirius.
Le scarpe di Severus si incollarono a terra e il povero ragazzo cadde faccia in giù tra le risate generali.
“E’ troppo divertente Sirius. Ti avevo detto che qualcuno ci sarebbe cascato. E tu che non volevi credermi! Proviamone un altro dai!”
“No. Finitela.” Lily si intromise come sempre cercando di far rialzare Severus.
“Mucus ad Nauseam !” Questa volta fu James a lanciare l’incantesimo. Il naso di Severus iniziò a colare spropositatamente.
“Hei Mocciosus. Non pensavo che le dimensioni del naso influissero sulla produzione di muco. Vorrei prestarti un fazzoletto ma temo di non avere la XXXL, mi dispiace.” Lo prese in giro Sirius.
Attorno a loro si era formato un gruppo molto sostanzioso che scoppiò a ridere a quella battuta.
Severus lottava per cercare di contenere tutto ciò che gli colava dal naso e Lily cercò di aiutarlo ma fu inutile.
“Smettetela ora! Basta!” Gridava Lily esasperata dalle risate sempre più forti.
“Ma che roba è? C’è per caso un troll con il raffreddore?” Star si fece largo nel gruppo notando tutto il muco a terra e poi spostando lo sguardo su Lily e Severus. “Ma che…?” Non riuscì a concludere la domanda perché notò Sirius e James piegati in due dalle risa e capì di essere entrata in scena con la battuta sbagliata.
“Ops….hem…” Balbettò grattandosi la testa e cercando di trovare una soluzione. Poi batté le mani; il naso di Severus smise di colare e ogni traccia di muco svanì. “Ora va meglio. Mi sbaglio o eravamo qui per cercare legna? Vedete di non litigare proprio oggi. Infondo è un giorno di festa. Avanti tornate tutti a fare ciò che stavate facendo.” Ordinò poi.
Tutti eseguirono anche se Lily e Severus lo fecero con uno sguardo di fuoco rivolto ai Malandrini.
“Non sai che ti sei persa!” Iniziò a raccontare James.
“E tu che arrivi con quella frase! Pazzesco. Da morire!” Continuò Sirius. Entrambi erano ancora in preda alle risate.
“Suvvia ragazzi. Dovevate prenderlo in giro anche oggi?” Li sgridò Star.
“Ha iniziato lui.” Si scusò James.
“Voleva colpirci.” Spiegò Sirius.
“Vi credo. Ma cercate di lasciarlo in pace oggi. E’ festa per tutti.”
I due ragazzi annuirono come due bambini obbedienti.
“Come sempre Remus è l’unico ad essere riuscito a rimanere fuori da tutto. Dovremmo prendere esempio da lui. Andate su. Ci rivediamo più tardi.” Disse Star scomparendo gli alberi.
 
……….
 
Dopo molte ore di lavoro finalmente la festa era pronta. Silente spedì tutti a sistemarsi velocemente. Doveva ancora sistemare una sorpresa che avrebbe fatto saltare tutti di gioia. Letteralmente.
Senza essersi dati un orario preciso di appuntamento tutti i ragazzi arrivarono più o meno nello stesso momento.
I Malandrini entrarono tra i primi.
“Oh wow!” Esclamò Star.
La sala era esattamente come l’avevano preparata ma in alcuni punti il pavimento era come un’enorme tappeto elastico e c’erano studenti che rimbalzavano ovunque senza versare nemmeno un goccia di succo di zucca poiché bicchieri e piatti erano incantati.
“Che ne pensate ragazzi?” Domandò Silente quando furono tutti all’interno.
Un coro di “Bellooooooooooooooooooooo!!!!” invase la Sala Grande.
“Sono felice che vi piaccia. Divertitevi!” Concluse Silente sedendosi un po’ in disparte con i professori.
“Guardami James! So fare il salto mortale!” Esclamò Star la quale si era catapultata su una parte elastica per eseguire le più svariate acrobazie sotto gli occhi increduli di tutti.
“Sei fantastica!” Le assicurò James andandole incontro per saltare insieme.
“Penso che sia … la cosa più bella …. che io abbia mai fatto!” Gridò la ragazza tra un salto e l’altro.
“Calmati un po’ per favore.” Le consigliò Sirius apparendo dietro di loro e saltando con estrema eleganza quasi fosse sempre andando in giro in quel modo. Ad ogni salto il ciuffo di capelli gli ricadeva sugli occhi facendo sospirare molte ragazzine.
“Dai non essere cos’ rigido. E’ troppo divertente!” Disse Star con una capriola.
“E’ pericoloso saltare mentre si parla!” La avvertì Remus fermo a pochi passi da loro.
“Vieni a saltare anche tu Remus! E poi non c’è pericolo! Cosa mi potrebbe accadere saltando? Non può succedermi niente di male!” Ribatté Star.
“Si vede che non hai mai saltato su un tappeto elastico. Lo sappiamo pure noi maghi che c’è il rischio di farsi male.” Continuò ad insistere Sirius.
“Io non ci vedo nulla di … ahia!” Star si fermò improvvisamente e con lei anche Sirius e James.
“Che è successo?” Domandò quest’ultimo preoccupato.
“Mi sono morsa la lingua.” Spiegò Star esibendo il luogo della ferita; appena arrossato.
I tre ragazzi scoppiarono a ridere.
“Io ti avevo avvertito!” Disse Remus con aria saccente.
“Hahaha… che vuoi che sia…non lo sapevo ora lo so.” Commentò Star in sua difesa.
“Vieni a bere qualcosa di fresco così ti passa.” La invitò James con le lacrime agli occhi dal ridere guidandola verso il banco del buffet.
“Possibile che tu ti faccia sempre male?” Le domandò porgendole un bicchiere di succo di zucca.
“Solo quando non conosco le cose che mi stanno attorno.” Rispose la ragazza bevendo imbronciata.
“Mi fai sempre venire un colpo quando succedono queste cose.”
“Perché ti preoccupi così tanto per me. Non morirò. Non sono morta in questi anni perché farlo proprio ora?”
“Tu scherzi ma io ti voglio bene. fa paura sentirti dire ‘Ahia’.”
“Sei dolcissimo James. Grazie. Ma stai tranquillo. Sono dura io. Solo che ogni tanto ho voglia di lamentarmi.”
James sorrise e fece per dire qualcosa ma una ragazza dai capelli ricchi e castano chiaro lo interruppe.
“Star! Non trovo Jane! Mi ha detto di essere andata in bagno ma non torna da quando è iniziata la festa. Forse si è sentita male.”
“Calmati Sophia. Magari non l’hai cercata bene. Ci vado io. Tu aspetta qui.” La rassicurò Star.
Sophia annuì preoccupata e Star iniziò la sua ricerca.
James però la bloccò prima che riuscisse ad uscire dalla sala.
“Vuoi che avverto gli altri? In quattro stiamo più veloci.”
“Va bene James. Ma non sfruttate questa cosa per entrare nei bagni delle ragazze. Dovete cercare la ragazza che ci ha prestato i dischi.”
James fece un ridicolo saluto militare e si voltò per avvertire gli altri Malandrini.
Star cercò in tutti i bagni nelle vicinanze e poi anche quelli un po’ più lontani. Nei corridoi e nelle aule, ma della sua amica nessuna traccia.
Iniziò a preoccuparsi e prese a chiamarla a gran voce.
Salì addirittura al primo piano e li svoltando un angolo sentì delle strane grida.
“…è inutile che cerchi di scappare. Sporca Mezzosangue sei nostra. Tu e il tuo sangue sporco macchiate l’onore di Hogwarts. Ma non ti preoccupare non ti faremo male, vogliamo solo divertirci con te.”
Tre ragazzi di Serpeverde stavano minacciando Jane. La povera ragazza era rannicchiata in lacrime sul pavimento.
Star fece per intervenire ma qualcun altro fu più svelto.
Remus si lanciò tra Jane e i tre Serpeverde gridando: “Lasciatela stare!”
“E tu che ci faresti? Ci infetti? Guardati sei più pallido e molliccio di una mozzarella fai proprio ribrezzo.” Lo prese in giro un ragazzo.
“Su spostati.” Gli intimò un altro.
“No.” Rispose Remus.
“Bene l’hai voluto tu.” I tre ragazzi alzarono la bacchetta…
“FLIPENDO!”
“PETRIFICUS TOTALUS!”
“STUPEFICIUM!”
…e caddero tutti a terra semisvenuti.
Dietro di loro in piedi c’erano Sirius, James e Star con le bacchette in mano e un sorriso soddisfatto sulle labbra.
“Tataratata! Sono arrivati i grandi eroi!” Annunciò James passandosi una mano tra i capelli.
Jane si rialzò sollevata e corse ad abbracciare Star.
“Grazie, grazie, grazie, grazie mille.” Disse rivolta a tutti i Malandrini.
Remus però non ebbe il coraggio di girarsi verso Jane e andò semplicemente a ringraziare James e Sirius.
Tornarono insieme in Sala Grande e Jane ringraziò ancora tutti e poi se ne andò a cercare Sophia per rassicurarla.
“E anche la missione di salvare una donzella dal pericolo ci è riuscita bene. Direi che possiamo tranquillamente auto-nominarci Cavalieri di Hogwarts.” Proclamò James in tono pomposo.
Star e Sirius risero ma Remus no.
“Forse voi potete ma io invece…dovrei solo andare a nascondermi. Dopo tutte le notti passate ad imparare svariati incantesimi per difenderci non sono riuscito a tener testa a tre Serpeverde. Faccio schifo.”
“Invece no. Tirati su di morale e rincuorati. Loro erano in tre e più grandi. Cosa potevi fare?” Cercò di consolarlo Star.
“Già, ha ragione. Noi siamo stati fortunati perché li abbiamo sorpresi alle spalle. Cosa poco cavalleresca. Tu invece li hai affrontati a viso aperto.” Continuò James.
“Hai più fegato di noi tre messi assieme. Devi solo migliorare i riflessi di guerra.” Concordò Sirius.
Remus sorrise risollevato.
I falò nella sala erano ormai accesi e rischiaravano l’ampio spazio facendolo apparire come un bosco selvaggio.
“Venite tutti, per favore. Mettetevi in cerchio e stringetevi la mano. Forza!” Gli ordini di Silente erano indiscutibili anche per coloro che odiavano certe cose. Nessuno osò fiatare e tutti eseguirono in silenzio.
I Malandrini si misero vicini: Remus, Sirius, Star, James. Remus accanto ad un Corvonero del quarto anno e James stringeva la mano di un Tassorosso del secondo anno.
Tutti erano molto mescolati tra loro tranne i Serpeverde, ma non si può avere tutto dalla vita.
Anche i professori si misero a far parte del cerchio.
Quando più nessuno stava fuori dal cerchio, anche Gazza era tra due studenti un po’ impauriti, una dolce e lenta melodia incominciò.
Silente diresse il coro mentre per chi non conosceva le parole della canzone si ritrovava a fissare un nastro dorato che si attorcigliava formandole sopra le loro teste.
 
 
Auld Lang Syne
Should auld acquaintance be forgot,
 And never brought to mind?
 Should auld acquaintance be forgot,
 And auld lang syne?
 
Chorus
 For auld lang syne, my dear,
 For auld lang syne,
 We’ll tak a cup of kindness yet,
 For auld lang syne!
 
 
We twa hae run about the braes
 And pou’d the gowans fine,
 But we’ve wander’d monie a weary fit,
 Sin auld lang syne.
 
We twa hae paidl’d in the burn
 Frae morning sun till dine,
 But seas between us braid hae roar’d
 Sin auld lang syne.
 
Chorus
 
And surely ye’ll be your pint-stowp
 And surely I’ll be mine,
 And we’ll tak a cup o kindness yet,
 For auld lang syne!
 
And there’s a hand my trusty fiere,
 And gie’s a hand o thine,
 And we’ll tak a right guid-willie waught,
 For auld lang syne
 
Traduzione: I giorni trascorsi
 
Credi davvero che i vecchi amici si debbano dimenticare
 e mai ricordare?
 Credi davvero che i vecchi amici e i giorni trascorsi insieme
 si debbano dimenticare?
 
Ritornello
 Perché’ i giorni sono ormai trascorsi, mio caro,
 Perché’ i giorni sono ormai trascorsi
 Faremo un brindisi per ricordare con affetto
 i giorni ormai trascorsi
 
 
Noi due abbiamo scorrazzato per le colline
 e strappato margherite selvatiche
 ma ora siamo lontani l’uno dall’altro
Perché’ i giorni sono ormai trascorsi
 
Noi due abbiamo navigato nel fiume
 Da mattina a sera
 Ma ora vasti oceani si frappongono tra noi
 Perché’ i giorni sono ormai trascorsi
 
Ritornello
 
Tu puoi pagare il tuo boccale di birra
 e io pagherò il mio
 Faremo un brindisi per ricordare con affetto
 i giorni ormai trascorsi
 
Per ciò prendi la mia mano, amico mio fidato
 E dammi la tua
 Faremo un brindisi pieno d’affetto insieme
 In ricordo di quei giorni trascorsi
 
 
Tutti comunque cantarono con grande gioia, alcuni addirittura con commozione.
Mentre le fiamme sfrigolavano tra loro come a Natale illuminando i loro visi. E le mani si stringevano più forte tra loro nonostante all’inizio fossero riluttanti. I corpi che ondeggiavano lenti a ritmo.
James e Sirius fissavano Star intensamente. C’era una voce che era più bella delle altre di sicuro, ma non le sovrastava offuscandole, anzi le rendeva più dolci quasi eteree. E i due ragazzi sapevano a chi apparteneva.
La ragazza sorrideva serena lasciando trasportare lontano da quelle meravigliose parole che le sembravano nascere anche da suo cuore. I giorni trascorsi le tornavano alla mente forti come la speranza per l’anno che stava per ricominciare. Sorrise di più al pensiero che quello era il primo anno delle sua vita che iniziava con degli amici veri e con delle vere esperienze forti nel cuore. Il primo anno che iniziava rimpiangendo un po’ quello appena trascorso. Già doveva proprio ricordare con affetto quei giorni ormai trascorsi anche se altri ne stavano arrivando. Forse i bei momenti che aveva vissuto non sarebbero mai più tornati è vero, ma allo stesso tempo se se li fosse tenuti nel cuore invece di rimpiangerli essi avrebbero lasciato spazio ad altre giornate bellissime.
La canzone terminò troppo in fretta.
“Avanti ragazzi correte a prendere una bottiglia di Scolampezzo mancano pochi minuti a mezzanotte.”
Star si avvicinò al buffet e afferrò decisa una bottiglia.
“Non ti è bastato quello che è successo questo pomeriggio?” Le ricordò Sirius.
“Sono sicura di riuscirci.” Si impuntò lei.
James e Sirius si scambiarono uno sguardo impaurito e corsero fuori dalla stanza.
“Cerca di non fare male a nessuno.” La avvertì Remus prendendo un piatto da usare come scudo.
“Anche tu? Pensavo che credessi in me.” Protestò Star.
“Io credo in te. Ma le leggi della fisica parlano chiaro.”
“Siamo d’accordo.” Disse James appena tornato con Sirius. Entrambi indossavano una…
“Che diamine ci fate con quell’armatura addosso?” Domandò la ragazza offesa.
“Risolviamo il problema: Star + bottiglia + apertura = proiettile impazzito.” Spiegò Sirius come se fosse ovvio.
“Vi dimostrerò che vi sbagliate.” Continuò ad insistere Star e si posizionò con le gambe leggermente divaricate, una mano sul tappo, l’altra sulla bottiglia e i gomiti larghi.
“Ci siamo!” Gridò Silente. “MENO DIECI…”
L’intera sala si preparò e tutti gridarono insieme.
“…NOVE…”
Alcuni ragazzi notarono Star con l’aria super concentrata e la indicarono ai loro amici.
“…OTTO…”
Certi la riconobbero ricordandosi di ciò che era successo quel pomeriggio.
“…SETTE…”
La notizia volò in fretta e alcuni si dileguarono impauriti.
“…SEI…”
Moltissima gente prese le distanze dalla ragazza.
“…CINQUE…”
Un gruppo di ragazzi rovesciò un tavolo quasi vuoto decidendo di usarlo come una frontiera di guerra.
“…QUATTRO…”
I professori iniziarono a chiedersi il perché di quello strano comportamento.
“…TRE…”
Si formarono altre barriere.
“…DUE…”
James e Sirius sorridevano tranquilli nelle loro armature.
“...UNO…”
Remus sollevò più in alto il suo piatto e chiuse gli occhi.
“…BUUUUON ANNO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Star stappò la bottiglia in perfetto orario ma come già successo il tappo prese a schizzare ovunque e per fortuna non colpì nessuno, anche se rimbalzò sia sulle barriere che sulle armature di James e Sirius e anche sul piatto di Remus.
Quando il tappo si fermò tutti avevano già il bicchiere colmo di un liquido multicolore che sprigionava moltissime bollicine che non si scoppiavano facilmente e riempivano la stanza.
“Alle salute!” Brindarono i Malandrini fra loro.
“Ce l’ho fatta!” Continuava a ripetere Star vittoriosa sorseggiando la Scolampezzo e nessuno, nessuno, osò farle notare che se non si fossero preparati tutti avrebbe ucciso metà Sala Grande.
“E’ deliziosa!” Disse Remus.
“Già…e la leggenda era vera. Non capisco che gusto abbia.” Concordò Sirius.
“Chissene frega. Ho voglia di saltare! Gettiamoci nella mischia!” Gridò James euforico prendendo a rimbalzare per tutta la sala. Gli altri Malandrini lo seguirono come tutti gli altri studenti e anche i professori.
La festa andò avanti a salti finché non finì la Scolampezzo e tutti un po’ mogi se ne andarono a dormire sotto ordine di Silente.
Ormai era mattino e per tutta la giornata pochissime persone ebbero la forza di alzarsi e andare in giro.
I Malandrini, nonostante si fossero messi a dormire nella stessa stanza con i materassi tutti uniti, non parlarono tra loro. Erano tutti troppo stanchi per la fantastica festa. Si addormentarono sorridenti e doloranti; l’acido lattico iniziava a farsi sentire.
 
 
 
 ****************************************************
 
 
 
Ce l’ho fatta pure io a finire il capitolo. L’ho ricontrollato un po’ di volte anche se di leggerlo per bene non ne ho avuto tempo…. Sto per andare da Belladore, o meglio Bellador sta per venire da me per guardare Cinderella. Se ne avete l’occasione guardatelo anche voi è un film stupendo.
Ora devo muovermi. Vi saluto e spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
 
P.S. = Fatemi un piacere: dite villano a chiunque vi infastidisca anche se non è un aggettivo proprio molto appropriato.
 
Non so cosa sto scrivendo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
 
Ciao ciao                          
                                         

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Capitolo 17
*** San Valentino ***


“Forza! Forza! Su quelle ginocchia! Correre correre! Op op op op!”
Venti studenti correvano con le ginocchia alte a ritmo dei battiti di mano del professor Franks mentre le sue urla penetravano nelle delicate orecchi di chi aveva passato le vacanze di natale a Hogwarts.
Come, ad esempio, i Malandrini che avevano passato tutto il primo giorno di gennaio in stato vegetativo senza riuscire a spiccicare parola.
Ora cercavano di tenersi svegli e di non crollare mentre la prima lezione del nuovo trimestre volgeva al termine.
“Saltate tutti su! Op op op op!” Continuò ad urlare il professore.
“Noooooooo! Basta salti!” Si lagnarono tutti gli studenti accasciandosi a terra.
James, Sirius e Star invece erano nel mezzo di una delle loro sfide: l’ultimo che molla vince.
Saltavano agili come cavallette e scalavano la parete di esercitazione senza problemi.
“Questo è lo spirito giusto.” Approvò il signor Franks.
Si udì il suono lontano della campanella e i tre ragazzi smisero di fare qualunque cosa guardandosi in cagnesco tra loro.
“Per oggi è pari.” Decretò Remus. “Ora andiamo o faremo tardi ad Erbologia.”
I quattro amici si avviarono a passo svelto verso le serre.
“Io Erbologia la odio.” Si lamentò James.
“La odi solo perché la prima lezione ti è andata male e ti sei avvelenato assieme a questo cretino.” Gli ricordò Star indicando con un cenno del mento Sirius dietro di lei.
I due ragazzi fecero per protestare ma non trovando un argomento valido si arresero e non aprirono bocca finché non furono nelle serre.
La professoressa Sprite li aveva attesi con pazienza e quando entrarono non aveva ancora iniziato a spiegare.
“Sono felice che vi siate fatti vivi voi quattro, su prendete posto. Allora oggi parleremo del Dittamo. Chi sa dirmi a che serve?”
Una ragazza di Tassorosso, un po’ bruttina, alzò la mano e rispose correttamente alla domanda.
Non ci furono strane piante quella lezione ma solo molta teoria e Sirius, James e Star si annoiarono dopo circa mezzo secondo.
“Chi si ricorda l’incantesimo per far volare gli oggetti?” Chiese James sottovoce.
“Wingardium Leviosa.” Rispose Sirius.
“Quello per far esplodere le cose?” Domandò ancora.
“Confrigo.” Sussurrò Star.
“Siamo troppo preparati.” Constatò James. Poi ebbe un’illuminazione e il suo sguardo si posò maligno su un sacco di terra. Sirius e Star si rizzarono come percependo l’idea di James.
Forse misero un po’ troppo entusiasmo sulla loro idea o forse il risultato era esattamente quello desiderato, fatto sta che trenta secondi dopo tutti gli studenti più la professoressa erano ricoperti di terra e foglie dalla testa ai piedi.
Ogni sguardo si puntò furioso sugli unici tre ragazzi con le bacchette in mano e l’aria visibilmente colpevole.
“Cosa vi salta in mente?!” Gridò la professoressa Sprite. “Ora rimarrete qui a pulire tutto! Tutti gli altri: fuori! La lezione è finita.”
Uscirono tutti, Remus per ultimo lanciando loro uno sguardo che voleva significare “Quando la smetterete?”.
I tre ragazzi rimasti soli si fissarono e scoppiarono a ridere subito dopo.
“Star ci pensi tu a sistemare?” Chiese Sirius.
“Non c’è problema. Provate anche voi. Dovete solo dire ‘Gratta e Netta’.” Rispose la ragazza sorridente.
“Ok, siamo pronti.” Accettò James.
Dopo nemmeno cinque minuti se ne andarono anche loro lasciando le serre in ordine come non mai.
Salirono alla torre per fare una doccia e cercare Remus; lo trovarono seduto in Sala Comune a scrivere qualcosa su un foglio di pergamena molto lungo.
“Ehi! Che fai?” Gli domandò Star avvicinandosi.
“Mando una lettera ai miei genitori.” Spiegò il ragazzo senza alzare gli occhi dal foglio. “Spero che la punizione vi sia servita a qualcosa ma a vedere dal poco tempo impiegato direi che non avete imparato nulla.”
“Non è vero.” Protestò James passandosi la mano tra i capelli. “Ora conosciamo un nuovo incantesimo.”
“Perché voi non scrivete ai vostri genitori?” Star rimproverò James e Sirius.
“Io i miei non li voglio sentire nemmeno.” Sbuffò Sirius stravaccandosi su una sedia di fronte a Remus.
“I miei vecchi stanno più che bene.” Fu l’annoiato commento di James che cercò di pulirsi le lenti degli occhiali su un lembo del mantello con l’unico risultato di sporcarli ancora di più.
“Tergeo.” Enunciò Star puntando la bacchetta su di essi e gli occhiali tornarono lindi. Dopo di che la ragazza mosse le mani in aria e le apparirono tra le dita penne, pergamene e inchiostro che poggiò sul tavolino.
“Ora voi due scrivete alla vostra famiglia. Non accetto scuse.” Ordinò in tono minaccioso.
“Perché ci tieni così tanto?” Brontolò Sirius.
“Perché se Remus lo fa vuol dire che bisogna farlo. Ora al lavoro.”
James e Sirius non cercarono altre scuse e si sedettero pronti a scrivere una lunga lettera ai parenti.
 
………………………………………..
 
A lavoro finito Star volle leggere tutte le lettere partendo da quella di Remus.
 
“Cari mamma e papà,
come vi ho già detto nelle altre mie lettere mi trovo benissimo qui. Star, James e Sirius sono i migliori amici che potessi trovare. Sono anche delle persone stupende ma questo ve l’ho già detto. Più tempo passo qui meno ho voglia di tornare. Non che non vi voglia più vedere, non è per colpa vostra. Il problema è che oramai Hogwarts è casa nostra; mia e dei miei amici. lasciare Hogwarts vuol dire lasciare la nostra pazza famiglia. Non posso fare a meno di pensarci, soprattutto ora che è passato il Natale e gli esami si avvicinano e con essi la fine della scuola. Non avremo molte vacanze di Pasqua ma aspetto con impazienza le tue uova di cioccolato mamma. Sei sempre la migliore ai fornelli. Parlando ora del mio piccolo problema, mi avete riempito di domande, va tutto bene. Sul serio. E’ la prima volta che credo veramente a queste parole. La mia famiglia di quaggiù mi aiuta in un modo fantastico. Anche voi mi siete sempre stati d’aiuto ma spero possiate capire che poter avere qualcuno della mia età al mio fianco mi risolleva il morale di molto.
Cambiando argomento: voi come state? Papà, il tuo lavoro procede bene? Mamma, nessun problema in casa?
Scrivetemi senza filtri non mi spaventa nulla ormai.
Con affetto
Remus.”
 
“E’ bellissima tesoro!” Commentò la ragazza. “Sei sempre così dolce.”
“Grazie. Ma non ho scritto nulla di che.” Ribatté Remus imbarazzato.
“Ora vediamo te James.”
 
“Ma e Pa,
qui tutto bene. Vi ho molto parlato di Sirius, Star e Remus anche se non vi ho mai detto che ormai siamo diventati una famiglia. Sono tutti un po’ come fratelli per me e io sono un fratello per loro. Mi dispiace di non aver risposto alle vostre lettere; ho avuto da fare. Ora però Star ci sta obbligando a scrivere a casa per ringraziare dei regali credo o forse solo perché le andava di vederci sgobbare. E’ una ragazza simpaticissima ma quando ci si mette… lasciamo stare.
Mi dispiace un po’ per Sirius. Sapete i suoi sono un po’ fissati. Però non dovete avere di pregiudizi. Non ve l’ho mai detto ma Sirius è un Black. So che ora penserete che frequento brutte compagnie ma non è così. Lui è un tipo apposto. Penso sia più verso ‘figlio dei fiori ’ che ‘malato Purosangue’. Potete crederci o anche no. Io non cambio.
Ma ti spiace mandarmi un uovo in più per Star? Te ne sarei grato. A proposito: lei ringrazia per i dolci che le hai regalato a Natale e si scusa per non essere riuscita a donarvi niente. ‘Non se lo aspettava.’ testuali parole.
Ciao
James.”
 
 
“Ci hai provato. Almeno li hai ringraziati da parte mia. La parte su Sirius è molto profonda.” Disse Star passando poi alla lettera di Sirius.
 
“Caro zio Alphard,
una mia amica mi ha costretto a scrivere una lettera ad un mio parente e io ho scelto te. Pensavo anche ad Andromeda ma temo sia a casa mia per essere educata da mia madre. Non vorrei che riuscisse ad avere una mia lettera tra le malefiche mani.
Qualche giorno fa ho parlato ai miei amici del concerto di Woodstock, ti ricordi? Bei momenti.
Tu però non conosci la mia famiglia. Essa è composta da me, il mio migliore amico e fratello James. Lui è un Potter. Capelli arruffati e aria spavalda. Grifondoro di nascita. Poi c’è la mia migliore amica Star. Occhi blu cobalto, bellezza sovraumana e un caratterino niente male (è lei che mi ha obbligato a scriverti). Infine, anche se non è certo l’ultimo, il mio amico e fratello Remus. Lui è il più tranquillo di tutti. Diciamo che è l’unico motivo grazie al quale noi altri tre non abbiamo ancora raso al suolo la scuola.
 
Mi piacerebbe riuscire a farteli conoscere tutti. Li adoro. So che non è da me ma con loro è impossibile non rimanere incastrati in qualche profondo sentimento. Mi sento molto cambiato. Non penso di aver mai voluto bene a qualcuno come a loro. Ci siete stati tu e Andromeda, è vero, eppure loro hanno qualcosa che so di non poter trovare da nessun’altra parte.
Come te la passi in vacanza?
Rispondimi presto
Sirius.”
 
“Mi stupisci in senso positivo Felpato. Non mi sarei mai immaginata tale delicatezza da parte tua. Parli molto liberamente a questo tuo zio. Devi esserci molto legato. Mi fa piacere.” Esclamò Star alla fine. Poi li guardò tutti e tre. “ALLA GUFIERA!” Gridò alzando un braccio con la mano a pugno in aria.
“Manca poco al coprifuoco.” Le ricordò Remus.
“Dai, staremo svelti.” Lo pregò la ragazza.
“Accontentala. Sai che non puoi fare altro.” Bofonchiò Sirius alzandosi insieme a James e avviandosi verso l’uscita della Sala Comune. Remus li seguì rassegnato.
“Con un gufo…uhu uhu … spediamo una lettera … flap flap … attraverso la notte … uhu uhu … con battiti d’ali … flap flap … e chissà se mai arriverà … ” Canticchiò Star guidando il gruppetto lungo i corridoi.
“Shhhh. Fai piano!” La rimproverò Remus agitato.
“Calmati, non siamo ancora fuori orario.” Lo tranquillizzò James passandosi una mano tra i capelli. “Avrei preferito farmi una doccia prima di girare per la scuola in queste condizioni.” Si lamentò osservando i vestiti ancora pieni di terra.
“Stai andando in una Gufiera, non ti serve essere pulito. Poi magari uno di quegli uccelli notturni decide di farti un bisognino sulla spalla e tu ti dovresti lavare di nuovo. Almeno così sai che eri già sporco quindi non c’è problema.” Ribatté Star con la sua logica particolare.
“Perché mai dovrebbe succedermi una cosa del genere?” Si stupì il ragazzo.
“Non lo so. Era così per dire.” Rispose Star tranquilla entrando finalmente nella fredda Gufiera.
I tre ragazzi la seguirono un po’ perplessi con le lettere in mano.
I gufi erano tutti in agitazione; si stavano svegliando per andare a caccia. Dalle finestre senza vetri entrò un gelido spiffero di vento. Ormai febbraio era alle porte e nonostante il ghiaccio e la neve si stessero sciogliendo la temperatura non accennava ad alzarsi.
Lia, il gufo di James, gli si avvicinò subito poggiandosi sul suo braccio. Il ragazzo legò la lettera alla zampa del grigio pennuto mentre Star le sfiorava la testa, quella però non si fece coccolare troppo e partì subito per portare a termine la consegna.
Sirius chiamò a malincuore un meraviglioso e lucente barbagianni nero sul dorso e marrone chiaro sul petto.
Si vedeva che c’era qualcosa che non andava. Sembrava che il ragazzo e l’animale avessero fatto patto di tenere le distanze.
“Che hai?” Gli domandò Remus.
“Hai paura dei pennuti?” Lo prese in giro James.
“No. Me l’hanno regalato i miei. Non mi piace.” Rispose Sirius cupo.
“Non puoi odiare quel povero barbagianni, che per essere precisi è una femmina, solo perché te l’hanno regalata i tuoi genitori. E’ così bella!” Protestò Star. Poi fischio leggermente e l’uccello andò a posarsi sulla sua spalla lasciandosi accarezzare con piacere. “E’ dolcissima. Come si chiama?”
“Ma secondo te le ho dato pure un nome?” Sbuffò Sirius.
“Sei una persona orrenda!” Lo rimproverò Star, poi si rivolse al barbagianni: “Non ti preoccupare, ora ci sono io. Devi avere pazienza, a Sirius non piacciono molto gli animali. Senti: ti va se ti chiamo Velvet? A me piace, che ne pensi?”
Il barbagianni lanciò un breve strillo che si poteva tranquillamente interpretare come un si.
“Incredibile quanto siano intelligenti questi animali. Mi stupiscono sempre di più.” Commentò la ragazza avvicinandosi a Sirius. “Ora legale quella lettera alla zampa e poi falle una carezza di incoraggiamento altrimenti giuro che non ti parlo più.”
Il ragazzo la fissò con uno sguardo truce poi alzò le spalle e fece come richiesto.
Velvet partì felice nella notte.
“Hai ragione. E’ un animale simpatico.” Disse Sirius fissando il puntino scuro sparire nel cielo.
Infine Star chiamò una civetta per Remus. Legarono insieme la lettera alla zampa del pennuto e le loro dita si sfiorarono. Remus arrossì brevemente e Star gli sorrise dolce.
La civetta prima di partire chiuse gli occhi ed aprì il becco combinando il tutto in un’espressione che assomigliava ad un viso che ride.
Star rise sul serio per un bel po’ a quella vista.
“Andiamo. Il coprifuoco sarà ormai scattato.” Li richiamò all’ordine Remus.
A pochi passi dall’uscita un uccello decise di lasciare un ricordino sulla spalla di James il quale fece una smorfia incredibilmente schifata.
Tutto ciò dette un altro buon motivo a Star, Sirius e Remus di ridere mentre se ne andavano dalla Gufiera.
“Finitela, non è divertente.” Protestò il ragazzo. “Star ti odio.”
“Perché?” Chiese la ragazza tra le risa.
“Perché hai portato sfortuna.” Spiegò James con il broncio.
“Non è vero non ho portato sfortuna. Semplicemente sapevo che sarebbe successo.” Ribatté quella con un sorriso ironico.
“Maledetta! Mi hai fatto il malocchio, vero? Ammettilo!” Iniziò a sbraitare James rincorrendo Star a zig-zag per tutto il corridoio.
“Buona sera signori.” La professoressa Sinistra aveva appena svoltato l’angolo richiamata da tutto quel chiasso.
“Buona sera professoressa.” Dissero in coro tutti i Malandrini prendendo subito un’aria vaga come se non sapessero di essere in ritardo.
“Sapete che qui ad Hogwarts c’è un coprifuoco?” Domandò la professoressa.
“Si.” Risposero sempre in coro.
“Quindi sapete che è scattato da quasi un’ora, giusto?” Chiese ancora Sinistra.
“Oh! Accidenti, non credevamo fosse così tardi, il mio orologio deve essere indietro.” Mentì Sirius.
“Signor Black, lei non porta l’orologio.” Gli fece notare la professoressa.
“Giusta osservazione.” Mormorò Sirius.
Le menti dei quattro ragazzi cercarono in contemporanea una scusa plausibile ma fu la professoressa, con gran sorpresa di tutti, a servirgliela su un piatto d’argento.
“Siete usciti per vedere le stelle vero? Lo so, il loro richiamo può essere così irresistibile, soprattutto in questo periodo.” I Malandrini annuirono cogliendo la palla al balzo. “Sono spiacente di informarvi che comunque dovrò togliervi dei punti, anche se magari solo pochi.” Proseguì quella sempre più convinta della sua versione dei fatti. “Allora...cinque punti a testa mi sembra adeguato. Si, non troppo ne troppo poco. Ora vi conviene tornare a letto, tanto il cielo è coperto stanotte. Ci vedremo la prossima settimana e ricordatevi la relazione sul pianeta Venere.”
I ragazzi non se lo fecero ripetere e zitti zitti se ne andarono.
Svegliarono la Signora Grassa che li fece rientrare in dormitorio senza fare domande e si sedettero nella Sala Comune vuota.
“Incredibile! E’ già la seconda volta che un prof ci ferma nei corridoi e ce la caviamo con poco. Secondo voi quanto in là possiamo spingerci prima di arrivare a farci espellere?” Ragionò Sirius.
“Molto in là. Dobbiamo solo trovare qualcosa per cui ne valga la pena…” Continuò James.
“Ragazzi io ho un’idea…” Incominciò Star ma fu interrotta da Remus che la spinse verso le scale del suo dormitorio.
“Su, su. E’ tardi, dobbiamo andare a dormire. Ciao Star, buona notte e a domani.”
Poi trascinò nel dormitorio maschile James e Sirius prima che potessero farsi spiegare il piano.
…………………….
 
“Sveglia pigroni.” Sussurrò Star prima all’orecchio di James poi a quello di Sirius.
Il primo ebbe uno scatto alzandosi a sedere il secondo non aprì nemmeno gli occhi e iniziò a vestirsi alla cieca.
“Vestitevi, non svegliate Remus, e James prendi il Mantello dell’Invisibilità.” Dettò la ragazza sparendo veloce e silenziosa oltre la soglia.
I due ragazzi obbedirono e la raggiunsero subito dopo in Sala Comune.
“Finalmente.” Esclamò lei quando li vide.
“Allora che hai in mente?” Le chiese James.
“Nulla di grave. Solo che mi è giunta voce che nell’ufficio di Gazza ci sono molti oggetti sequestrati molto interessanti.” Spiegò vaga la ragazza ma James e Sirius capirono al volo e si sorrisero furbi.
“Vuoi rubare?” Le domandò Sirius con fare intrigante e il suo solito mezzo sorriso.
“No. Voglio fare Robin Hood; datemi un arco e delle frecce.” Rispose Star sarcastica.
James e Sirius risero ma poi la fissarono con aria di superiorità.
“Scommettiamo che rubo più cose di te?” Le disse James.
“Vedremo.” Ribatté lei sicura di se.
“Se non ci andiamo non lo sapremo mai. E poi io ruberò più di voi.” Si intromise Sirius.
Star si mise di fronte ai due ragazzi con la schiena rivolta verso l’uscita.
“Allora facciamo una sfida. Il primo che arriva all’ufficio di Gazza sarà il primo ad entrare per rubare qualcosa e così via come arriviamo. Una volta arrivati si aspetta gli altri. Le regole sono: niente mantello e nessun incantesimo tra di noi. Ci state?” Illustrò decisa.
James e Sirius si scambiarono uno sguardo e poi tornarono a fissare Star esclamando in coro: “Ci stiamo!”
Star sorrise e aprì la bocca come per dire qualcosa o dare il via alla sfida invece con un movimento fulmineo fece mezzo giro su se stessa e sparì di corsa oltre il passaggio segreto.
I due ragazzi rimasero fermi per qualche secondo cercando di capire cosa fosse accaduto e poi partirono a loro volta correndo a rotta di collo.
Erano testa a testa e riuscivano a vedere un lembo della divisa di Star svoltare gli angoli poco prima di loro e potevano sentire la sua risata riecheggiare nei corridoi.
James si fermò all’improvviso e Sirius si voltò a guardarlo ma senza smettere di correre.
“Che fai non hai più fiato?” Gli gridò.
Ormai aveva distaccato di molto l’amico e ritornò a prestare attenzione alla strada davanti cercando di raggiungere Star.
La ragazza correva veramente veloce. Sirius era a pochi passi da lei e decise di accelerare al massimo poiché erano gli ultimi metri ma una volta girato l’ultimo angolo Star si fermò di botto sgranando gli occhi e smettendo all’improvviso di ridere. Sirius si fermò a appena la raggiunse e rimase stupito a sua volta;
James Potter se ne stava in piedi con la schiena poggiata al muro a pochi passi dalla porta dell’ufficio di Gazza e sorrideva in loro direzione con aria da vincitore passandosi la mano tra i capelli.
“Come diamine hai fatto?” Star dette voce ai pensieri di Sirius.
“Giro in questo castello molto più spesso di voi la notte. So un paio di passaggi segreti molto utili.” Si vantò il maghetto tutto soddisfatto.
“Brutto idiota! Perché non ci porti mai con te! Siamo i tuoi migliori amici! Io mi fidavo di te!” Si lagnò Star con un’enfasi quasi drammatica sull’ultima frase.
James parve molto spaventato e preoccupato da quella reazione dell’amica ma si riprese quando la vide ricominciare a ridere.
“Ci sei cascato di nuovo…un altro punto per me…a quanto ero?” Disse la ragazza.
“Ancora con quella vecchia sfida? Non se lo ricorda nessuno a quanto eri arrivata. Hai vinto te Star. Fine della storia.” Le rispose Sirius schietto.
“In realtà anch’io una volta…” Cercò di protestare James.
“Finiscila!” Lo zittirono Star e Sirius in coro.
“Sta di fatto che stavolta ho vinto io. E quindi parto io.” Si vantò ancora James prima di poggiare la mano sulla maniglia della porta vicino a lui. Il ragazzo prese un respiro profondo e abbassò piano la maniglia. Gazza dormiva profondamente seduto sulla sedia con la testa a penzoloni sulle spalle e russando come un troll.
James entrò lentamente e appoggiò la porta senza chiuderla del tutto. Si avvicinò quatto quatto al muro dietro la scrivania dove c’erano moltissimi cassetti pieni di cose più o meno interessanti.
Il ragazzo ci frugò all’interno indisturbato.
Scelse una bottiglia azzurra che pareva contenere una pozione. Decise che forse avrebbe avuto effetti divertenti così la prese e uscì piano piano.
“Non ho svegliato il vecchio. Star tocca a te!” Esclamò una volta fuori.
“Che cos’è?” Domandò Sirius mentre Star si preparava di fronte alla porta.
“Credo una pozione. Se era in uno di quei cassetti c’è un motivo.” Rispose James con un’ alzata di spalle.
Si voltarono entrambi verso la ragazza con la mano sulla maniglia.
Lei sorrise e aprì piano la porta infilandosi dentro l’ufficio.
Anche Star andò svelta dietro la scrivania e osservò il muro di cassetti.
Vi trovò una penna auto- copiante, molte boccette e bottiglie piene, alcune scatole di dolciumi truccati e anche un po’ di scatole con su scritto Zonko. La cosa che la attrasse di più fu però un vecchio frisbee Babbano di un giallo sbiadito.
Star non sapeva cos’era o a cosa servisse. Lo prese tra le mani e lo rigirò un paio di volte. Lo mise sul capo ma non successe nulla. Rimase un po’ delusa di questo fatto e si dimenticò di togliere il frisbee dalla sua testa così quello scivolò di lato, la ragazza lo fermò a pochi centimetri da Gazza e tirò un sospiro di sollievo.
Si voltò nuovamente verso il muro dei cassetti ma qualcosa dietro di lei si mosse di scatto.
Si girò e di riflesso lanciò ciò che aveva in mano.
Il frisbee volò oltre la sedia di Gazza e fuori dalla porta che era stata aperta da Sirius e James rompendo una finestra.
Il guardiano si svegliò di soprassalto; in un battito di ciglia Star si rannicchiò dietro la sedia e i due ragazzi richiusero la porta fuggendo via da quel corridoio.
Gazza uscì di corsa senza accorgersi della ragazza gridando:
“PIX! SE E’ COLPA TUA QUESTA VOLTA NON LA PASSI LISCIA!”
Star gattonò via. Appena fuori dalla stanza si alzò in piedi e prese la direzione opposta a quella dell’uomo.
Dopo qualche passo una mano la trascinò in un’ aula vuota.
“Lumos.” Sussurrò. La sua bacchetta si accese ma la stanza rimase vuota.
“Ragazzi?” Mormorò Star.
“Loro non sono qui.” La avvertì una voce estranea, di un ragazzo.
“Come fai a sapere chi cerco? E cosa vuoi?” Domandò la ragazza subito aggressiva mettendo all’erta tutti i suoi sensi.
“Oh! Mi dispiace ma non posso rispondere. Non lo sai che di solito le domande la fa chi ha il coltello dalla parte del manico?” Disse la voce con falsa dolcezza.
“Si lo so. Per questo ho fatto io le domande.” Ribatté lei acida.
Si sentì come uno sbuffo divertito e poi il ragazzo misterioso parlò ancora:
“Le mie domande sono: che ci fai tutto quel tempo nell’ufficio di Silente? Sei privilegiata? E perché?”
Star sorrise compiaciuta.
“Non sono privilegiata, Mocciosus.” Rispose tranquilla calcando l’ultima parola.
“Io non so chi sia Mocciosus.” Si difese la voce. Ma c’era stata una pausa e Star l’aveva captata come ora poteva captare i pensieri di Severus.
Sapeva che Severus pensava che lei e i Malandrini avessero fin troppi favoritismi e non voleva che anche Silente fosse dalla loro.
“Fa niente. Comunque vado da Silente perché ho dei problemi a controllare la mia magia, Mocciosus.” Spiegò Star.
“Ti ripeto che non so chi sia questo tipo!” Esclamò esasperata la voce che ormai aveva anche un corpo dato che Star aveva inattivato l’incantesimo di disillusione del ragazzo.
Severus la fissò sorridere e avvicinarsi alla porta.
“Non te ne puoi andare!” Gridò Severus.
“Hei, Mocciosus! La sai la novità? Posso fare quello che voglio.” Concluse la ragazza uscendo dalla stanza e ricominciando a correre per i corridoi.
Senza rendersene conto tornò indietro e ritrovò Sirius e James anche se non proprio dove avrebbe voluto;
i suoi amici stavano dietro ad una statua ridacchiando tra loro senza notare che Gazza stava tornando con il frisbee in mano e li avrebbe visti.
La ragazza fece la prima cosa che le passò in mente: soffiò.
Tutte le torce si spensero subito sotto l’influsso della sua magia e il povero uomo si ritrovò ad inveire contro Pix nella più completa oscurità.
Quando Gazza riuscì ad allontanarsi dal corridoio buio, prendendone uno molto più illuminato, non aveva più con se il mitico disco giallo.
Star riaccese le torce e Sirius e James poterono vederla.
“Ciao!” Disse Sirius sorridendo gentile come se si fossero appena incontrati.
“Quello è tuo?” Le domandò James indicando il frisbee a terra.
La ragazza sorrise e lo raccolse in silenzio. Quando alzò lo sguardo da terra i suoi amici le stavano di fronte e un’idea frullava in testa a tutti e tre.
I pensieri volarono tra loro.
I Malandrini entrarono ancora nell’ufficio di Gazza e iniziarono a fare razzia di più cose possibili. Infine canticchiando si avviarono verso il loro dormitorio senza nemmeno indossare il mantello che tenevano teso tra loro per trasportare meglio il loro tesoro.
“Ancora in giro?” Chiese loro allegra la Signora Grassa.
“Missione di recupero merci.” Rispose Sirius con un occhiolino.
Il quadro si spostò senza aggiungere altro.
I tre ragazzi si sedettero vicino al camino cercando di sfruttare la luce e il calore dei pochi tizzoni rimasti accesi.
“Allora cosa abbiamo qui?” Cantilenò James frugando tra le pieghe del mantello ora steso davanti a loro.
“Cinque pozioni, scherzi di Zonko, una pergamena apparentemente vuota, una lista di parole che sembrano senza alcun senso, due lettere misteriose e si… un inutile frisbee giallo.” Elencò Sirius.
“Non è inutile. A me piace.” Ribatté Star.
“E’ inutile.” Ripeté Sirius.
“Invece no.”
“Invece si.”
“No.”
“Ne ho già uno praticamente identico! E tu l’hai pure usato come cappello.”
“Ah si, è vero. QUESTO E’ MIO ALLORA! A ME PIACE MOLTO!”
“Finitela! Vi sentirà l’intero castello!” Li rimproverò un’altra voce.
“Remus!?” Esclamarono i tre in coro.
Il ragazzo scese le scale e si sedette con loro.
“Vi aspettavo. Vedo che avete preso un bel po’ di roba.” Osservò.
James, Sirius e Star fecero dei sorrisetti che dovevano sembrare innocenti.
“Domani riporterete indietro tutto, vero?” Cercò di convincerli Remus.
“No. Solo ciò che ci è inutile. Come il frisbee di Star.” Spiegò Sirius.
Star lo colpì sulla testa con la mano aperta. “La finisci?”
“Sul serio. Gazza se ne accorgerà.” Continuò Remus.
“Come fai a sapere che l’abbiamo presa da Gazza?” Domandò James.
“Vi ho sentiti quando ve ne siete andati. Non avevo molta voglia di venirvi dietro però.”
“Strano, di solito cerchi sempre di fermarci. C’è qualcosa che non va?” Chiese Star sospettosa.
“No, solo che volevo vedere se Gazza riusciva a beccarvi e a mettervi in punizione. Non ci è riuscito evidentemente.” Remus si alzò e si incamminò verso le scale fermandosi dopo qualche gradino. “Per ora.” Concluse in modo un po’ troppo inquietante per lui. Poi risalì in dormitorio.
“Mi sa che siamo nei guai.” Decretò Star fissando le scale. James e Sirius annuirono.
 
…………….
 
Il giorno dopo in tutte le bacheche apparve un avviso che informava tutti gli studenti del furto subito dal guardiano Gazza e dei provvedimenti che i professori presidenti delle quattro Casa avrebbero adottato: ogni dormitorio sarebbe stato ispezionato a fondo e senza pietà.
James, Sirius e Remus lo lessero prima di scendere a colazione. Naturalmente cercarono Star in Sala Comune per avvisarla ma non trovandola decisero di andare in Sala Grande.
La ragazza era già seduta al tavolo scribacchiando follemente su un rotolo di pergamena.
“Ciao.” La salutarono Sirius e James sedendosi ai suoi lati.
“Buongiorno.” La salutò invece Remus sedendosi di fronte a lei.
“Che fai?” Le domandò Sirius.
“I compiti di trasfigurazione. Ovvero quello che dovreste fare anche tu e Sirius. E sì, ho visto l’avviso. Sto pensando.” Rispose la ragazza continuando a scrivere e afferrando un bicchiere di succo di zucca con la sinistra per berne un sorso.
“Non ce li potresti fare tu i compiti?” La pregò Sirius sfoderando i suoi occhi dolci.
Star sbuffò e tirò fuori due pergamene già scritte, altre due bianche, due penne e una bocchetta d’inchiostro.
“Copiate.” Ordinò loro riprendendo poi al lavorare bofonchiando: “Possibile che debba sempre fare tutto io?”
“Non dovresti essere così gentile con loro.” Le riprese Remus.
Finalmente Star alzò gli occhi cobalto per fissarli in quelli ambra scuro davanti a lei.
“Ammettilo, anche tu avresti fatto lo stesso.” Sussurrò.
“Non ci sarei mai riuscito. A proposito ma quando li hai fatti?” La lodò il ragazzo un po’ imbarazzato.
“Sta notte, o meglio questa mattina molto presto. Dormo pochissimo e i compiti li faccio di notte. Per questo non mi vedete quasi mai studiare.” Spiegò la ragazza.
“Ti ammiro moltissimo. Hai pensato a come fare per il piccolo problema del furto?” Le chiese James alzando la testa dal suo foglio.
“Si. Ma tu taci e continua a lavorare.” Rispose mettendo via il suo compito. “Remus, abbiamo bisogno di te. Ecco il mio piano: teniamo gli oggetti nel vostro dormitorio in qualche angolo remoto e avvolti nel mantello e tu dovrai raccontare ai professori che io e gli altri siamo rimasti in Sala Comune con te tutta la notte. Con la Signora Grassa ho già parlato.”
Remus la fissò stranito. “Perché i professori dovrebbero credermi?”
“Perché tu hai un piccolo problema peloso.” Si intromise Sirius.
“Taci.” Lo rimproverò Star. “Comunque si, l’idea è quella.”
“Avete così tanto bisogno di un alibi?” Domandò lui.
“Loro forse no. Ma io assolutamente si. Vedi c’era Mocciosus…” Cominciò Star ma fu interrotta da James e Sirius che esclamarono contemporaneamente: “Mocciosus?!”
“Sì. Se tacete vi racconto. Allora, io mi sono trovata in quest’ aula vuota, lui era disilluso e si era camuffato la voce. Devo ammettere che è stato molto bravo perché è magia molto avanzata. In ogni caso mi ha fatto un paio di domande perché voleva sapere delle lezioni private con Silente e io gli ho detto tutto e niente e poi me ne sono andata, lasciandogli ben intendere che avevo capito chi era. Comunque Mocciosus sa che io ero fuori quella notte, e Sirius e James con me.”
Remus pensò in silenzio per qualche minuto e alla fine cedette: “Va bene, vi aiuterò. Con un patto: niente marachelle, scherzi, incantesimi inutili, e insulti per un mese.”
“Un mese!” Gridarono i tre ragazzi increduli.
“Si, esatto. Accettate?”
James, Sirius e Star ci pensarono a loro volta ma non avevano altre possibilità quindi accettarono.
Remus raccontò ai professori ciò che Star aveva deciso e nessuno trovò il loro bottino durante l’ispezione.
Erano salvi. Nonostante Severus continuasse ad insistere sul fatto che Star era fuori dal letto ma non aveva le prove poiché avrebbe dovuto confessare di essere stato fuori dal dormitorio a sua volta.
Quindi i Malandrini mantennero la promessa fatta.
 
………………………..
 
All’una del mattino del 20 gennaio Star si svegliò e scese in Sala Comune sicura di trovarla vuota. Invece seduto sul divanetto più lontano dal fuoco c’era Sirius.
“Ciao.” La salutò lui.
“Aspetti James?” Chiese lei sedendosi al suo fianco.
Il ragazzo annuì assonnato. “Tu che fai?”
“Io mi sveglio sempre a quest’ ora.”
“Accidenti. Ma ti diverti?”
Star stette in silenzio per un po’ troppo tempo e Sirius pensò di averla offesa, non vedendo il suo viso non poteva capire cosa le passasse per la testa allora aspettò.
“In realtà no. Mi piacerebbe molto dormire per tanto tempo ma ci riesco solo quando dormo con voi. Comunque non mi dispiace svegliarmi di notte. C’è un’atmosfera diversa. Di tanto in tanto vado nell’aula inutilizzata qui accanto, apro la finestra e fisso le stelle in cielo.” Rispose la ragazza alla fine con leggerezza.
Sirius si illuminò. “C’è saturno ben visibile sta sera. Proprio vicino ad Orione.”
Star sorrise. “Allora vieni.”
Uscirono tranquilli dalla torre e entrarono in un’altra aula polverosa, aprirono le finestre e la gelida aria li colpì nei loro abiti leggeri. I due non si fecero intimorire e si sedettero comunque sul balcone.
“Stiamo guardando a sud-ovest.” Incominciò Sirius e Star si mise bene in ascolto. Adorava i racconti sulle stelle. “Quel puntino un po’ rossiccio dovrebbe essere Saturno. Tutto a destra in basso. A sinistra c’è Orione. Ormai lo sai riconoscere. Poi Sirio, ancora più a sinistra e più in basso. Sopra Orione c’è il Toro. Ma non si vede molto. Si vede Procyor del cane minore, sopra Sirio, e sopra ancora c’è il Cancro. Sopra il Cancro si vede qualche stella del Leone e a destra del Leone c’è l’orsa maggiore. Quella si vede abbastanza bene. La vedi? Li in alto. Più in alto di così non possiamo vedere comunque se ti sporgi tanto a destra vedi Perseus. Sotto c’è l’Ariete ma si vede pochissimo perché è sul filo dell’orizzonte ed è poco luminosa. Per poco non riusciamo a vedere Cassiopea. A sinistra invece c’è l’Idra.” Sirius concluse la sua spiegazione tutto soddisfatto.
Stettero ad osservare le stelle per un po’, tranquilli ognuno immerso nei propri pensieri.
Infine Star si alzò e si avvicinò alla porta.
“Sembra tutto un altro mondo di notte. L’ho sempre creduto. Persino le persone cambiano la notte, tu ad esempio sei molto diverso. Vado a studiare. Tu invece torna a letto, aspetto io James.”
E così dicendo uscì lasciando solo l’amico.
Sirius tornò alla torre dopo un paio di minuti e trovò Star seduta su una sedia con il viso sprofondato sui libri.
“Perderai la vista così.” La avvertì. Con un tocco di bacchetta le accese una candela e gliela posò sul tavolo, dopo di che sorrise e sussurrò. “Grazie della compagnia.” Prima di salire in dormitorio.
 
……………………………….
Il resto del mese passò in fretta, la neve si sciolse definitivamente e i Malandrini, concentratissimi ad allenarsi per riuscire a fare un incantesimo di Disillusione, non si ricordarono nemmeno che potevano ricominciare a fare scherzi.
Un tiepido lunedì di febbraio Star andò a svegliare i ragazzi, come al solito, e notò nelle altre poche persone sveglie qualcosa di strano.
“Dormiglioni! Sveglia!” Chiamò appena entrata tirando le tende per far entrare la flebile luce del sole.
Quattro paia di occhi assonnati la fissarono. Naturalmente Peter sparì subito in bagno e in meno di due minuti ne uscì per poi scendere in Sala Comune.
“Novità?” Domandò Remus alla ragazza seduta sul letto vuoto.
“Dovrebbero essercene?” Chiese lei di rimando.
“Se non sbaglio oggi è San Valentino. Quindi penso che qualcosa di diverso ci sia.” Spiegò Remus mentre James e Sirius cercavano di capire in quale mondo erano.
“Sanvalecosa?!” Esclamò Star confusa.
“Bolide del bolide ma dove sei vissuta?” La rimproverò Sirius, accorgendosi troppo tardi di ciò che aveva detto. “Si, cioè, lo so dove sei vissuta, ma dico… credo che… Pace e Amore.” Balbettò alla fine non sapendo come correggere l’errore fatto.
“Vai a fumarti qualcosa di forte Sirius. Comunque Star; San Valentino è la festa degli innamorati.” Disse James sedendosi accanto a lei a petto nudo. “In alcuni paesi le ragazze regalano la cioccolata ai ragazzi per dichiararsi in altri sono i ragazzi che fanno il dono della cioccolata alle loro fidanzate o alle ragazze su cui vogliono fare colpo.”
“Capisco…scendo a fare colazione.” Annunciò Star alzandosi in piedi.
“Ma non ci aspetti? Due minuti, così scendiamo insieme in Sala Grande.” Protestò Sirius abbottonandosi la camicia.
“Non credo mi serva scendere in Sala Grande.” Ribatté lei maliziosa con un sorrisetto furbo.
“Ohohoh! Senti senti! Sei così sicura di ricevere cioccolata da qualcuno?” La stuzzicò James.
“Ne sono certa.” Ribatté Star con convinzione.
“Allora aspettaci sul serio. Voglio vedere cosa farai se nessuno ti degnerà di uno sguardo.” La sfidò il ragazzo.
“Hai già perso, James. Lei riceverà sicuramente del cioccolato. E anche voi.” Si intromise Remus.
“Questo è tutto da vedere. E comunque anche tu riceverai molta cioccolata Remus.” Sostené la ragazza.
Remus sbuffò.
“Muoviamoci. La cioccolata attende.” Scherzò Sirius spingendo fuori tutti.
La Sala Comune era in gran fermento ma quando loro entrarono fu come se tutti avessero perso ogni interesse per ciò che stavano facendo in precedenza per dedicarsi completamente ai Malandrini.
La ragazze assalirono in gruppi James, Sirius e Remus per consegnare loro bigliettini e cioccolatini e i ragazzi si spalmarono addosso a Star offrendole rose e dolcetti cioccolatosi.
I quattro amici si trovarono con le braccia ingombre di svariati regali e cercarono di avanzare nella calca di persone urlanti e sguardi imbarazzati.
Appena riuscirono a chiudersi il ritratto della torre alle spalle capirono subito che forse la popolarità non era proprio una delle cose migliori a San Valentino.
La professoressa McGranitt stava passando di li e la vista dei quattro ragazzi insieme sul subito non la stupì affatto. Dovette riportare gli occhi su di loro, però, quando notò che i loro sguardi erano terrorizzati, i loro vestiti stropicciati, i loro capelli spettinati (in James non trovò alcuna differenza) e i loro petti si alzavano e si abbassavano con una velocità assurda.
“Tutto bene?” Chiese preoccupata.
I quattro si voltarono verso di lei senza riuscire a dire molto, solo qualche grugnito, poi la professoressa vide ciò che tenevano tra le braccia e capì, esibendosi in una risata che parve riportare alla calma i Malandrini.
“Lei sa ridere professoressa?” Le domandò incredulo Sirius.
“Se fossi in te non farei tanto lo sbruffone. A quanto vedo avete degli ammiratori molto convinti. Vi aspetto a lezione. Buon San Valentino.” Ribatte Minerva con un sorrisetto da chi sa qualcosa che gli altri non sanno.
“Maledetta.” Sbuffò James.
“Non parlare così di un professore.” Lo rimproverò Remus.
“Ora che facciamo? Non possiamo andare in posti affollati come la Sala Grande o le classi. Ci uccideranno.” Fece loro notare Star interrompendo James.
“Sei paranoica Star. Non ci succederà nulla. In fondo ce la siamo cavata. Dobbiamo solo assecondarli e prendere i regali da tutti. Senza mangiarli.” Disse Sirius incamminandosi verso la sala grande.
Gli altri tre lo seguirono con un’alzata di spalle.
La Sala Grande non era cambiata ma ragazzi e ragazze si spostavano ovunque per dichiararsi.
I Malandrini entrarono con calma e si sedettero al tavolo del Grifondoro.
“Visto? Che vi dicevo? Va tutto bene.” Si vantò Sirius versandosi del succo di zucca.
“Hai ragione. Oh, mio cielo! Non posso credere di averlo detto!” Scherzò Star.
James fece una buffissima faccia sconvolta e incominciò a recitare una divertentissima falsa: “Oh, no Star! Cosa hai detto! Quale orrenda atrocità è fuoriuscita dalle tue labbra! Oh, no! Non guardarmi! Non toccarmi! Non starmi vicino! Temo per la mia incolumità! Potresti contagiarmi!”
Remus e Star si piegarono in due dalle risate mentre Sirius faceva le linguacce in assenza di una buona battuta per controbattere.
“Star,” un affascinate ragazzo si inginocchiò vicino a Star porgendole delle Rose rosse. “vorresti farmi l’onore di essere la mia ragazza.”
“Ehm, no. Mi dispiace. Non ti conosco e tu non mi conosci. Come puoi chiedermi una cosa del genere senza aver ma parlato con me?” Rispose lei cauta.
Il ragazzo parve un po’ smarrito ma poi ricominciò a supplicare Star. “So di te il tuo nome e conosco il tuo viso come se non ci fosse niente di meglio, sei bella come un fiore. Ti amo.”
Star batté le palpebre confusa da tutto quel interesse. “Mi dispiace. Ti ho già detto che non mi interessi e poi non è vero che mi ami…”
Il ragazzo non demorse e le prese la mano tirando la povera ragazza verso di se e cercando di baciarla.
Star chiuse gli occhi e si irrigidì iniziando a sussurrare mentre tentava di allontanarsi da quel tipo: “Se qualcuno non fa qualcosa lo uccido. Lo uccido sul serio. Aiuto. Aiuto. Non mi trattengo più.”
All’improvvisò senti il tonfo di un corpo che cade a terra e le braccia del suo ammiratore scivolare via. Riaprì gli occhi e trovò James in piedi con il pugno ancora teso. Il tipo che le si era dichiarato si rialzò e se ne andò svelto.
“Gli hai tirato un cazzotto, James!” Protestò Star.
“Me l’hai chiesto tu!” Cercò di scusarsi il ragazzo.
“Io non ti ho chiesto niente!”
“Chiedevi aiuto.”
“Ma non volevo certo che tu ti mettessi a picchiare la gente. Era quello che stavo evitando di fare! E tu…Sirius NON BERE DA QUEL BICCHIERE!” Gridò lei all’improvviso spostando la sua attenzione su Sirius dietro James.
Il ragazzo aveva mollato il bicchiere di istinto al grido della ragazza ma ora la guardava interrogativo.
“C’era dentro del filtro d’amore. Non hai notato che era violaceo?” Spiegò lei.
Sirius arricciò il naso schifato e spinse via il piatto. “Oggi non mangio.”
“Remus ti lascio questi cioccolatini. Sono per te.” Stava dicendo una ragazzina rossa in viso, con l’aria di una che Star per avere un attacco di cuore da un momento all’altro, poggiando una scatolina rosa davanti a Remus che le sorrise timido non sapendo che altro fare.
Poi arrivarono altre due ragazze che lasciarono dei bigliettini a Sirius e continuarono ad ammiccare in sua direzione anche una volta tornate al loro posto al tavolo di Corvonero.
Sirius si girò verso James sussurrando. “Fanno paura.”
James annuì con convinzione ma un’altra ragazza gli si avvicinò consegnandoli una lettera e poi sparendo svelta.
“Non ti conviene aprirla.” Lo avvertì Star. “Temo che andresti in girò tutto il giorno con un putto che ti svolazza attorno cantando per te.”
“Originale.” Commentò il destinatario con un brivido poggiando la busta il più lontano possibile.
La processione continuò per cinque minuti buoni; ragazze e ragazzi si avvicinavano ai Malandrini consegnando gli oggetti più svariati con le dediche più fantasiose.
Un ragazzo, che aveva regalato a Star una fontanella dorata a forma di cupido, iniziò a cantarle una canzone d’amore (non molto intonata).
Dopo solo due parole Star si ritrovò a fissare James con aria di supplica.
“Io non farò nulla.” Le sussurrò l’amico con malignità.
L’innamorato canterino stava prolungando una nota alta con un acuto da far venire la pelle d’oca.
Star perse la pazienza e scattò in piedi abbattendolo con una ginocchiata sotto la cintura.
Dopo di che strillò dispiaciuta un “Mi dispiace!” prima di afferrare James per un braccio e Sirius per la camicia incominciando a correre.
James aveva preso giusto in tempo la mano di Remus e così tutti e quattro si trovarono catapultati tra la folla di gente che cercava di entrare in Sala e la folla di gente che cercava di inseguirli per dichiararsi.
Compressi nella calca iniziarono a temere per la loro incolumità dato che Sirius stava per essere trascinato in un gruppo di ragazze dall’aria lugubre che lo graffiavano cercando di prenderlo.
“Star!” Gridò lui spaesato tentando di liberarsi. “Come bolide ne usciamo?!”
Star si guardò attorno combattuta poi prese un gran respiro e con un urlo di battaglia tirò un pugno alla capo gruppo del fan club della morte, agguantò Sirius riportandolo al suo fianco e fece largo ai Malandrini a suo di pugni, calci e “MI DISPIAAAAAACE!”
Appena ne furono fuori i quattro ragazzi presero a correre all’impazzata seguendo James che conosceva i passaggi segreti della scuola meglio di tutti.
James però non stava pensando.
Si fermarono a prendere fiato in un corridoio vuoto.
“Allora…Dove siamo?” Domandò Star ansante.
“Non lo so. Ma ci siamo liberati di quei pazzi.” Rispose James.
“Come non lo sai!? E mi sono pure fidata di te!” Gridò Star.
“Mi chiedo cos’abbiano tutti oggi? Deve essere un fatto di ormoni.” Riscontrò Sirius.
“Che bolide stai dicendo?!” Esclamò Remus.
“Hai detto ‘bolide’ Remus!” Si stupì Star.
“Ragazzi non è questo il punto. Dobbiamo trovare un nascondiglio finché questa giornata degli schizofrenici non sarà finita.” Stabilì James.
“Vuoi scappare? Ciò va contro il principio dei Grifondoro.” Lo prese in giro Star.
Un rumore di passi unito al saltellare allegro di cioccolatini in scatola arrivò alle loro orecchie facendoli irrigidire.
I quattro si nascosero dietro la statua di una strega gobba con un occhio solo.
“Io opto per fregarcene del coraggio dei Grifondoro. Qui ci rimettiamo la sanità mentale.” Obbiettò James.
“Ma come facciamo ad andarcene? Star non può mica aprire un passaggio segreto che ci faccia andare chissà dove.” Protestò Remus un po’ impaurito ma sempre logico.
Tutti e tre i ragazzi fissarono Star ce all’improvviso aveva tirato fuori dalla manica la bacchetta. La ragazza colpì con essa la statua pronunciando “Dissedium”. La gobba della statua si aprì proprio mentre i passi si avvicinavano. Uno ad uno i Malandrini ci si infilarono ed essa si richiuse dietro di loro.
“Come non detto!” Borbottò Remus ammirato e sconvolto insieme.
“Come ci sei riuscita?” Le domandò James.
“Con la mia magia. Posso sentire li incantesimi degli altri… è lo stesso principio che ho usato per scoprire gli incantesimi dei prof ad Halloween.” Rispose lei guardando avanti con la punta della bacchetta illuminata.
“Ma tu non dovevi smettere di usare quella magia?” Le ricordò Remus.
“Mi sembrava di avervi già detto che Silente mi ha dato il permesso di tornare ad usarla.” Chiarì Star.
“Allora che facciamo? Scopriamo dove porta questo passaggio segreto o stiamo qui nascosti come Serpeverde?” Sirius interruppe la loro conversazione con la solita voglia di guai.
James lo assecondò. “Naturalmente scopriamo dove porta.”
“Se fosse un posto pericoloso?” Cercò di metterli in guardia Remus.
“Cosa ci può essere di pericoloso nei dintorni di Hogwarts?” Lo rassicurò Star.
“La Stamberga Strillante.” Ribatté Remus beccandosi occhiate di fuoco da tutti e tre i suoi amici.
“Deciso. Si parte!” Li animò Sirius prendendo il primo posto nella fila, dopo di lui James, dietro Star e a chiudere Remus. Scivolarono per un po’ e poi ripresero a camminare sul terriccio umido. Il passaggio era molto stretto ma per tutto il tragitto i ragazzi parlarono tranquilli.
“…comunque Star, non riesco a credere che Mocciosus sia riuscito a fare un incantesimo di Disillusione. E’ roba avanzata sul serio.” Stava commentando James.
“Non era fatto per niente bene però. Doveva stare fermo e nel buio quasi completo. Possiamo fare molto meglio.” Ribatté lei con superiorità.
“Mi piace l’incantesimo che avete scelto. Potrà esserci molto utile.” Approvò Remus.
“Secondo me Star, sei diventata cieca. Mocciosus che riesce a farsi quasi invisibile? Impossibile. Credo sia stato solo l’unto dei suoi capelli che lo faceva mimetizzare con il muro.” Criticò Sirius.
Risero tutti.
“Sei sempre il solito.” Ridacchiò Star.
“NON NE POSSO PIÙ! Giuro che se dopo questa curva il passaggio continua così mi seppellisco qui.” Brontolò James esasperato dallo zig-zag del percorso che negli ultimi metri sembrava stesse salendo.
“Ci faresti un grande piacere.” Scherzò la ragazza.
Svoltarono e si trovarono davanti una scalinata di pietra logora.
“E’ bellissima! Immaginatevi le dame di un tempo percorrerla nei loro abiti suntuosi per correre in gran segreto dal loro amato.” Esclamò Star entusiasta, prendendo il primo posto nella fila e salendo gli scalini quasi danzando.
“Tu… non ti si può capire!” Le disse Sirius incredulo.
Star si girò a guardarlo continuando a salire le scale e a fantasticare sui tempi passati quando d’un tratto si ritrovò tra le braccia di James accucciata a terra insieme a lui e con una sua mano sopra la testa.
Inspirò il profumo del suo amico, poi si riscosse e si alzò lentamente notando solo in quel momento una botola sopra di lei.
“Grazie. Mi sarei presa una bella testata, eh?” Fece a James cercando di suonare normale. Ci riuscì per poco.
“Mi hai fatto preoccupare di nuovo. Cerca di fare più attenzione.” Le rispose James con un sorriso lasciandola alzarsi e mettendosi dritto a sua volta.
Remus spostava lo sguardo tra i due molto compiaciuto e Sirius lo fissò interrogativo, il ragazzo però non disse nulla anche perché in quel momento Star e James stavano sollevando la botola.
Le loro teste sbucarono in una cantina, molto illuminata per essere un luogo sotterraneo e poco usato, era piena di scatole e scatoloni di varie dimensioni.
James si issò sul pavimento e si tirò su, poi si girò per tendere la mano a Star ma lei era già salita seguita subito da Sirius e Remus. Sirius richiuse la botola . Tutti in religioso silenzio si avvicinarono alle casse e scoprirono che contenevano…dolciumi!
“Oh, mio cielo! Questo è il paradiso!” Esclamò Star.
“Un paradiso al quale non dovreste avere accesso.” Una voce severa li riportò nel mondo reale. Su una scala di legno che portava al piano superiore c’era un uomo sulla cinquantina d’anni alto e ben piazzato con un’aria molto minacciosa. I suoi occhi neri si spostavano sui ragazzi con una furia inaudita.
“In realtà noi il permesso ce l’abbiamo.” Sirius si spostò davanti al gruppo con estrema naturalezza cercando di portare tutti fuori dai guai.
“Non credo proprio, oggi non è giorno di gita. Oltretutto voi siete troppo giovani per frequentare il terzo anno, siete del secondo e io non sbaglio mai sull’età. In ogni caso, che ci fate nel mio scantinato?” Insistette l’uomo.
“Il preside in persona ci ha portato qui, avrebbe voluto avvertirvi ma non ne ha avuto il tempo. Noi siamo qui per…” Tornò all’attacco Sirius bloccandosi per mancanza di idee.
“Per studiare la vita di Hogsmeade.” Riprese Star sorridendo genuina e assumendo un’aria molto seria.
“Non vi credo. Però se volete sono disposto a seguirvi a scuola per avere la conferma da Albus.” Concluse l’uomo.
I ragazzi si scambiarono degli sguardi che gridavano “Come ne usciamo?!” e ciò confermò al proprietario del negozio il fatto che loro fossero arrivati li senza alcun permesso. Chissà come poi!
“Bene, bene. Seguitemi, vi riporto a scuola.” Decise l’uomo.
“Oh no, non lo faccia.” Lo pregò James più spaventato dall’orda di ragazze che dalla punizione.
“Devo farlo. Siete al villaggio senza permesso, vi siete introdotti in una proprietà privata e avrete infranto un miliardo di regole della scuola.”
Nel cervello di Star si accese una lucina e lei prese in mano le redini della situazione. “Dunque lei, signore, ha frequentato Hogwarts.”
“Si, certo.” Rispose il proprietario. “Ma che c’entra?”
“Beh, questo vuol dire che anche lei è stato ragazzo come noi e saprà di certo quanta irresistibile voglia di scoprire abbiamo noi giovani.” Continuò Star con fervore. “Quindi la prego facciamo un patto: se noi riusciremo a stupirla nel suo campo, ovvero quello dei dolci, lei ci lascerà tornare a scuola senza dire mai una parola a nessuno.”
“E’ una cosa molto interessante ma non lo posso fare.” Rifiutò l’uomo anche se con un po’ di tristezza e il viso ammorbidito.
“In onore dei vecchi tempi signore, aiuti dei compagni di scuola.” Se ne venne fuori James.
Incredibilmente funzionò. Il proprietario del negozio ci pensò su ancora un po’ ma dal suo sguardo si capiva perfettamente che aveva già deciso di assecondare quei ragazzi perché gli ricordavano lui e anche perché era molto curioso di vedere cosa combinavano.
“Va bene. facciamo così. Se riuscirete a creare un nuovo dolce, qualcosa come un biscotto, che la gente possa ordinare per togliersi uno sfizio ma che sia anche molto buono allora io non dirò nulla a nessuno.”
“Affare fatto signor…” Esordì Sirius tendendo la mano, l’uomo gliela strinse con vigore.
“Hich. Chiamatemi Ivan.” Disse elettrizzato.
“Io sono Sirius Black.” Rispose Sirius.
“James Potter.”
“Piacere di conoscerla, sono Remus Lupin.”
“Mi chiamo Star.” Si presentò l’unica ragazza.
“Sono tutti cognomi molto conosciuti e rispettabili. Il suo signorina?” Domandò Ivan Hich sicuro che Star si fosse dimenticata qualcosa.
James intervenne per sistemare le cose. “Lei è mia sorella. Quindi una Potter anche lei.”
Gli altri tre ragazzi lo fissarono stralunati.
“Non credo ci sia bisogno di mentire su questo James. Lo scusi Ivan, è che sono orfana quindi non ho un cognome e il mio amico crede che mi dia fastidio ammetterlo o che mi imbarazzi oppure pensa che mi demoralizzi a parlarne ma non è così. Stia tranquillo.” Spiegò Star.
Ivan parve per un attimo imbarazzato ma vedendo il tranquillo sorriso della ragazza ci passò sopra.
“Vi mostro la cucina. Venite.”
I Malandrini lo seguirono felici. Ivan salì le scale e li fece sbucare nel più gigantesco e meraviglioso negozio di dolciumi esistente. Vedendo le bocche spalancante e la bava colante dei ragazzi l’uomo sorrise.
“E’ sempre stato il mio sogno questo negozio. Una volta una cosa così non esisteva e bisognava sempre chiedere ai genitori di spedirti i dolci. Naturalmente loro non sempre te li mandavano perché per loro i dolci fanno male. Secondo me sono una cura a tutto, anche se è vero che è meglio non esagerare. Oggi lavoriamo solo per inviare i pacchi ai clienti perché nessuno viene qui di persona in un giorno di scuola, o lavoro. Però tutti vogliono le caramelle per i loro amati quindi le spediamo. Alcune caramelle le compriamo dalle fabbriche altre le facciamo noi. Il nostro cioccolato è il più famoso in assoluto, in cucina c’è mia moglie che prepara i Cioccocalderoni. Oramai dovrebbe aver finito.” Raccontò Ivan e si vedeva che era molto preso dal suo lavoro. L’uomo aprì una porta dietro il bancone e spinse dentro i Malandrini.
Era una cucina molto bella e in alcuni tratti molto antica. Il forno a legna era enorme e sembrava quello usato dai Babbani italiani per cucinare le pizze.
“Ragazzi, vi presento mia moglie Abbey.” Annunciò Ivan avvicinandosi ad una donna sorridente e dall’aria bonaria molto più bassa del marito con i capelli biondi e gli occhi azzurri. Lei era forse un po’ più giovane del suo compagno. “Questi, tesoro, sono James, Sirius, Remus e Star.”
Man mano che venivano nominati i ragazzi facevano un cenno per farsi riconoscere.
“Molto piacere ragazzi.” Li salutò Abbey sorridendo. Aveva le guance arrossate dal caldo, un grembiule macchiato addosso e uno straccio in mano ma nessuno ci fece caso il suo sorriso gentile ti faceva sentire in pace con l’universo. “Ho appena finito di sistemare. Siete qui per cosa?” Domandò la donna curiosa.
“Li ho invitati per una sfida, voglio vedere se riescono ad inventare un dolce.” Spiegò Ivan guardando Abbey negli occhi con estrema tenerezza e infinito amore. “La cucina è vostra ragazzi. Buon divertimento.” Augurò loro l’uomo uscendo con sua moglie e richiudendo la porta alle loro spalle.
“Che si fa?” Chiese James spaesato.
“Chi di voi ha cucinato almeno una volta?” Indagò Star.
“Io non mi sono mai avvicinato ai fornelli.”. Rispose James.
“Nemmeno io. Mia madre non mi lasciava fare niente a casa.”. Rivelò Remus.
“Io so cucinare solo cose da campo, di pasticceria non so niente.”. Disse Sirius.
“Bene.” Fece Star aprendo un armadietto e frugandoci dentro. Ne tirò fuori un grosso cilindro di legno. “Lezione basilare: questo è un matterello, sulla testa fa male. Vedete di seguire ciò che vi dico o proverete questa teoria.”
I tre ragazzi si rizzarono come soldatini.
“Ai suoi ordini Capitana del Pigiama!” Gridò Sirius.
Tutti risero.
“Va bene. Remus prendi questa frusta e cerca una ciotola, dello zucchero e cinque uova.”. Ordinò Star mollando a Remus uno strambo oggetto di fili di ferro trovato in un cassetto. “Tu James cerca la farina. Io e te, Sirius, occupiamoci del cioccolato.”. Tutti si mossero.
Sirius seguì la ragazza fino alla dispensa.
“Ci servirà molto cioccolato sciolto quindi accendi il fuoco sotto quel calderone.” Comandò lei e Sirius eseguì.
Poco dopo la ragazza tornò da lui carica di pezzi di cioccolato al latte che riversò nel calderone.
“Fallo sciogliere bene, ma fa in modo che non si bruci.” Disse. “Conto su di te.”
Il ragazzo le sorrise alzando il pollice.
Star si avvicinò a Remus che aveva trovato ciò che lei gli aveva richiesto.
“Ora devi rompere le uova nella ciotola, così, e poi ci aggiungi lo zucchero.”. Spiegò mostrandogli come rompere un uovo. Remus prese un uovo tra le mani e tentò di romperlo sul bordo della ciotola come Star ma colpì troppo forte e l’uovo si spappolò. Star sorrise e gli prese le mani guidandolo nei movimenti.
“Vedi? Non è difficile.”. Insistette lei.
“Si, è vero.” Concordò lui voltandosi a guardarla negli occhi. Il loro visi erano estremamente vicini…l’uovo crepato tra le loro mani si ruppe definitivamente e cadde a terra riportando i due ragazzi alla realtà.
“É il secondo uovo che sprechiamo vediamo di non uccidere altri pulcini.” Rise Star.
“Pulcini?” Le chiese confuso James il quale si era appena avvicinato alla ragazza con la farina in mano attendendo ordini.
“Certo, dalle uova nascono i pulcini.” Le spiegò con ovvietà lei.
“Noi uccidiamo pulcini ogni volta che rompiamo un uovo?” Le domandò ancora lui scandalizzato.
Le guance di Star si gonfiarono nel tentativo di trattenere la risata imminente della ragazza che si voltò a lanciare uno sguardo divertito a Remus. James li fissava entrambi ancora sconvolto e alla fine Remus cedette e scoppiò a ridere trascinando nella risata anche Star.
Sirius attirato dal quel meraviglioso rumore arrivò di corsa lasciando stare il cioccolato.
“Cos’ hai James? Sembri sul punto di morte dopo un infarto.” Scherzò Sirius.
“Penso che non sia molto distante da quel tipo di morte.” Commentò Star ancora ridendo. “Ti stavo prendendo in giro, James.” Chiarì lei avendo pena dell’amico immobile come uno stoccafisso e con gli occhi fuori dalle orbite. “Le uova usate in cucina non sono fecondate quindi non diventeranno mai un pulcino anche se lasciate alle galline.”
James deglutì e tirò un respiro di sollievo e Sirius si mise a ridere.
“Credevi che dalle uova che si mangiano potesse nascere un pulcino?!” Lo derise.
James prese un pugno di farina dal sacco che teneva tra le braccia e lo lanciò addosso a Sirius che smise di ridere immediatamente per afferrare un uovo e spappolarlo sulla testa dell’ “amico”.
“Guerra!” gridò James lanciando l’intero sacco di farina su Sirius e ridendo poi vedendolo completamente bianco.
“Ora finitela ragazzi. Non si scherza con il cibo.” Si intromise Star con il sorriso sulle labbra. I due ragazzi abbassarono la testa in segno di resa e la ragazza ne approfittò per versare sulla loro schiena dello sciroppo.
“Ti odio, è appiccicosissimo!” Esclamò James.
“Questo non lo dovevi fare!” La rimproverò Sirius sorridendo furbo.
Il ragazzo corse al suo calderone e prese un mestolo di cioccolato fuso poi iniziò a rincorrere Star che aveva capito la sua idea e si era messa a correre nel tentativo di sfuggirgli. Sirius riuscì a raggiungerla e a versarle addosso il cioccolato. Con i lunghi capelli appiccicati al volto e il cioccolato ovunque la ragazza acchiappò un sacchetto di zucchero e lo sfondò sulla testa di Sirius.
Intanto Remus aveva montato della panna, con gran fatica, che gettò su James il quale era impegnato a ridere della scena.
Toccò a Star ridere di James che furioso con Remus ma con un sorriso da orecchio a orecchio gli scagliò contro della crema già preparata dalla signora Hich.
Star accorse in aiuto di Remus porgendoli un vaso di marmellata dal quale presero una manciata a testa e la spalmarono sul viso e sul petto di James.
Sirius preparò il suo attacco facendo sciogliere insieme al cioccolato delle caramelle. Vene fuori un composto gelatinoso che il ragazzo si sbrigò a tirare addosso a tutti e tre gli altri suoi amici.
“Che schifo!” Si lamentò Star.
“Che roba è?” Domandò James disgustato.
“Morirai per questo!” Gridò Remus a sorpresa di tutti che lo fissarono stupiti.
Il ragazzo sorrise divertito.
“E’ colpa vostra.” Si giustificò.
Poi afferrò una ciotola di zuccherini e li versò su i tre con una linguaccia.
“L’ho sempre saputo che dentro eri perfido!” Considerò James.
“Perché ci hai tenuto nascosto il lato migliore di te?” Scherzò Sirius.
Tutti e quattro i Malandrini scoppiarono a ridere abbracciandosi e impiastricciandosi ancora di più.
L’odore acre di bruciato li investì in pieno bloccando il loro entusiasmo.
“Il cioccolato! La ricetta! La sfida!” Urlò Star con le mani tra i capelli annodati per tutte le schifezze versate su di essi.
“Oh, no!” Gridarono i tre ragazzi in coro.
I quattro Malandrini corsero fino al calderone spegnendo la fiamma sotto di esso e spostandolo per pulirlo.
“A vedersi sembra proprio incrostato bene.” Commentò Sirius.
“Forza Star, tocca a te. Puliscilo così possiamo cucinare seriamente.” Propose James.
“Col bolide! Dobbiamo imparare a prenderci le nostre responsabilità. Armatevi di spugna ragazzi ci sarà da grattare.”  Ribatté Star decisa afferrando il sapone.
Remus prese una spugna con aria soddisfatta e orgogliosa.
James e Sirius si scambiarono uno sguardo sospirando ma accettarono di lavare il calderone senza magia.
Dopo dieci minuti i quattro ragazzi erano arrivati ad un buon punto: ora stavano grattando gli ultimi cinque centimetri di incrostazione.
Remus si avvicinò al sapone liquido per riempire la spugna quando qualcosa di bagnato lo colpì alle spalle.
Il ragazzo si girò e vide i suoi tre amici ridacchiare sotto i baffi. James era l’unico senza spugna.
“Non voglio incominciare di nuovo. E’ stato molto divertente, basta così. Finiamo di pulire quel coso.” Disse Remus controllato.
I ragazzi ricominciarono a grattare.
“Ehi! Riesco a vedere il fondo!” Esclamò Remus dopo altri dieci minuti.
“Dove? Non vedo.” Si interesso subito James sporgendosi con la testa quasi dentro il calderone.
“Ah sì lo vedo anch’io. Li in basso vedi?” Resse il gioco Sirius capendo le intenzioni di Remus.
James si abbassò ancora e mentre fissava il fondo con la testa a pochi centimetri dalla superficie schiumosa dell’acqua non proprio pulita Remus gli mise una mano sulla nuca e gli spinse il viso affondo.
James riemerse con un gran respiro.
“Sei maligno fino all’osso!” Gridò quest’ultimo cercando di togliere la schiuma dagli occhi.
Remus, Sirius e Star ridevano come matti.
“Comunque, io vedo sul serio il fondo. Guardate qua, ci siamo quasi.” Annunciò Star.
I tre ragazzi si riconcentrarono e da li a due minuti avevano finito il lavoraccio.
Non fecero nemmeno a tempo a risciacquarsi che Star era tornata ai posti di comando, con un incantesimo tolse ogni traccia di sporco da se stessa e dagli altri Malandrini, ricominciando poi a lanciare ordini a tutti.
“Remus torna a sbattere le uova con lo zucchero. James aggiungici la farina e il burro appena finisce. Sirius diluisci con lo yogurt alla fragola. Io penso al cioccolato, mi ci vorrà un attimo.”
Ognuno riprese le sue mansioni.
Appena Star finì di sciogliere il benedetto cioccolato si avvicinò ai ragazzi che stavano aggiungendo lo yogurt all’impasto.
“Ecco, ora ci mettiamo anche questo,” Illustrò versando mestoli di cioccolato nella ciotola. “Sirius vedi se è rimasta un po’ di panna così possiamo metterla qui per non sprecarla. Un po’ di lievito di birra, un pizzico di sale e siamo pronti.”
Sirius tornò con la panna avanzata e James cercò lo lievito e il sale. Star amalgamò tutti gli ingredienti infine versò il composto in stampi a forma di stella grandi quanto il palmo di una mano e alti quattro centimetri ed infornò nel grande forno a legna che accese con uno schiocco di dita.
“Avrei volentieri acceso il fuoco senza magia.” Si lamentò James.
“Giusto per far definitivamente esplodere questa cucina.” Ribatté Remus.
“E ora?” Domandò Sirius che stava già iniziando ad annoiarsi.
“Cerchiamo di mettere un po’ in ordine.” Propose Remus. Nessuno lo ascoltò.
“Ci guardiamo negli occhi e vediamo l’ultimo che scoppia a ridere.” Suggerì Star.
Sirius le lanciò un’occhiata che voleva dire “Ma che bolidata!” però lei insistette: “Scommetto che non riuscite a battermi.”
“Ok facciamolo.” Acconsentì James deciso.
I quattro ragazzi si misero in cerchio.
“Via.” Disse Remus.
Improvvisamente ognuno ebbe un’irrefrenabile voglia di ridere ma tutti cercarono di contenersi.
Star all’improvviso tirò fuori la lingua incrociando gli occhi e Sirius e Remus cedettero alle risate.
Con estrema difficolta nel rimanere seri James e Star si spostarono l’uno davanti all’altro molto vicini cercando di farsi ridere a vicenda.
Poi Star vide qualcosa negli intensi occhi nocciola di James. Vide un’emozione. Sentì il battito del suo cuore e colse le parole della sua mente. James pensava a lei. E ci pensava nel senso che…
Il profumo di cibo cotto alla perfezione la distrasse e come in un sogno spostò lo sguardo sul forno e andò verso esso sussurrando qualcosa che le arrivò come un suono lontano e sembrava qualcosa tipo “Sono pronti.”
Appena aprì lo sportello una vampata di calore la avvolse e tornò in se.
“Aiutatemi a tirarli fuori per favore. Si, usate quella, proprio quella.” Chiese a Sirius e Remus che la affiancavano con una paletta da pizzaiolo.
Sfornarono i loro dolcetti e li posarono sul tavolo ma non fecero nemmeno in tempo ad osservare il loro operato perché si resero conto che James era ancora fermo immobile nel luogo della sfida. I suoi occhi erano vacui e lui non si muoveva.
I tre corsero verso di lui. Sirius lo prese per le spalle scuotendolo dapprima piano poi sempre più forte, urlando:
“JAMES! AMICO! CHE HAI? TORNA IN TE! JAMES!”
“Che gli succede?” Sussurrava invece Remus con gli occhi sbarrati e sentendosi inutile.
Star tremava non sapendo che cosa fare o che cosa dire.
Ivan e Abbey entrarono all’improvviso nella cucina ma proprio in quel momento James annaspò e ricadde senza peso su Sirius che lo sostenne pronto. Poi il ragazzo ricominciò a respirare normalmente.
Sirius, che era diventato pallido, riprese colorito vedendo l’amico reggersi sulle sue gambe.
Abbey gli prese il volto tra le mani “Tutto bene?” gli domandò.
“Si, non c’è problema.” Rispose James tranquillo.
Ivan e sua moglie erano un po’ spaesati ma vedendo il Malandrino così sicuro tornarono fuori dalla stanza con solo la raccomandazione di chiamare in caso di bisogno.
Sirius abbracciò James. “Mi stavi facendo morire!” Esclamò.
Anche Remus si unì all’abbraccio. “Già. Ma che ti era successo?” Gli chiese.
“Se mi lasciate ve lo spiego.” Patteggiò James. I suoi amici lo liberarono. “E successa la stessa cosa che era successa a Natale. Sarà stato un altro calo di zuccheri.”
“Sicuro? Mi sembrava più o meno la stessa cosa ma quella volta sei svenuto e basta.” Gli ricordò Sirius.
“Stavi morendo di crepacuore anche ‘sta volta?” Ci scherzò sopra James sbattendo le ciglia.
“No, mi domando perché non sei ancora morto.” Ribatté Sirius.
Star si era allontanata da loro poco prima ora era tornata e teneva in mano qualcosa di cobalto lo ficcò in bocca a James senza tanti complimenti.
“Mhf…unghmhfogofu!” Cercò di protestare il ragazzo.
“Si, si.” Fece lei spazientita. “Meno ‘Mhfofu’ e più masticare.”
James, Sirius e Remus la fissarono a bocca aperta ma poi il primo la chiuse per eseguire gli ordini.
“E’ buonissimo! Che è?” Esclamò James una volta mandato giù il boccone.
“L’unica cosa pronta in questo posto: i nostri dolcetti. Ho appena finito con il ripieno alla mousse di fragole.” Rispose Star con ovvietà.
“Ma perché sono blu?” Domandò Sirius perplesso. “Prima erano marroni.”
“Non lo sai? Quando cucini il cioccolato cambia colore e diventa blu cobalto.” Spiegò Star prendendo in giro Sirius e James che di cucina non sapevano nulla. Remus capì e l’assecondò.
“Ma i dolci al cioccolato a casa mia vengono sempre marroni.” Protestò James.
“Perché i tuoi domestici li ricolorano. Io li preferisco così.” Disse Remus.
I dolcetti sul tavolo con la loro piccola e graziosa forma a stellina e il loro colore assurdo erano proprio belli ma Star non era soddisfatta. Da un barattolo prese un pizzico di polvere brillantinata che soffiò sopra di essi. I brillantini sembravano proprio stelle, con mille sfaccettature di colori e moltissime microscopiche forme oltretutto si muovevano appena attorno ai dolcetti e quando spostavi un dolcetto creavano una scia.
“Sono stupendi!” Si congratulò Remus.
“Pronti ad essere presentati!” Gridò Sirius.
Ivan e Abbey entrarono subito nella cucina. Rimanendo a bocca aperta.
“Sono fantastici!” Esclamò Abbey.
“A vederli si. Ma voglio assaggiarli.” Stabilì Ivan. Star gliene porse uno e poi ne offrì uno anche a Abbey.
Marito e moglie mangiarono in silenzio con le facce completamente neutre e i Malandrini aspettavano il verdetto con le dita incrociate.
Quando i due giudici ebbero mandato giù il dolcetto alzarono li sguardi e li fisarono con aria seriosa.
“Sono ottimi!” Decretò Abbey.
“Dobbiamo subito metterli in vendita! Come li volete chiamare? E con che nome li volete firmare?” Chiese Ivan prendendo una penna.
“Hem…” Fu l’unica cosa che riuscirono a dire i Malandrini prima che Abbey afferrasse Star e la portasse fuori dalla stanza per scrivere tutti gli ingredienti e i procedimenti da seguire.
Quando la riportò in cucina, ben quindici minuti dopo, i tre ragazzi erano seduti sul pavimento lustro a pensare al nome da dare ai dolcetti.
“Trovato un nome carino?” Chiese Star sorridendo mentre Abbey usciva di nuovo lasciandoli soli.
“No. Tu sei brava con i nomi noi no.” Dichiarò James.
“Io so già come chiamarli ma dovete dirmi se vi piace perché forse vi sembrerà un nome stupido.” Rispose Star sedendosi.
“Batti!” La incoraggiò Sirius.
Tutti si voltarono a guardarlo male ma decisero di fare finta di niente.
“Vorrei chiamarli Gne-Gna.” Propose la ragazza.
I tre ragazzi ci pensarono un po’ su gustando nella loro mente quel nome.
“Mi sa di qualcosa di dolcioso. Va bene.” Acconsentì James.
“Mi piace molto.” Si mostrò d’accordo Remus.
“Anche se ti dico che mi fa schifo non cambia quindi, ok.” Commentò Sirius annoiato.
“Un giorno ti ucciderò Sirius, ricordatelo.” Ribatté Star passando uno Gne-Gna a ciascuno.
“Agli Gne-Gna!” Disse James sollevando il suo dolce come un calice di vino per un brindisi. Tutti fecero lo stesso e poi ognuno mangiò la dolce stellina blu cobalto.
“Allora avete deciso?” Domandò Ivan entrando insieme alla moglie.
 “Si.” Disse Sirius. “Li chiamiamo Gne-Gna e saranno un’esclusiva dei Malandrini.”
“Molto bene.” Fece Abbey presentando loro un foglio. I quattro ragazzi lo lessero e lo firmarono. Diciamolo: solo Remus lo lesse.
 
……….
 
“Grazie mille signori! E’ stato bello lavorare per voi.” Salutò James.
I Malandrini erano di nuovo nella cantina di Mielandia e si apprestavano ad andarsene. Abbey e Ivan li salutavano dalle scale, avevano deciso di non voler sapere come i ragazzi facevano ad arrivare fino a li.
“Venite a trovarci!” Si raccomandò Abbey.
“Se volete potete prendere tutti i dolci che volete anche senza avvertire!” Disse Ivan.
“Non ci faremo pregare!” Rispose Sirius.
“Comunque Ivan, noi frequentiamo il primo anno ad Hogwarts…ha sbagliato.” Aggiunse James prima che il signor Hich se ne andasse. Lo sentirono gridare con sua moglie qualcosa come “E’ impossibile!” prima di entrare nella botola.
 
………………..
 
Ritornati nel corridoio del terzo piano dove erano spariti quella mattina i Malandrini, con le tasche piene di dolci e caramelle, scoprirono di avere molta fame e dallo strano silenzio che regnava nei dintorni sembrava proprio che tutti fossero a pranzo.
“Muoviamoci.” Li guidò James verso la Sala Grande e contro ogni previsione ci arrivarono molto velocemente.
Quando entrarono nessuno fece caso a loro, per fortuna.
I quattro mangiarono in fretta tenendo lo sguardo basso. Infine salirono nel dormitorio dei ragazzi alla velocità della luce e solo quando Star chiuse la porta dietro di sé i ragazzi tirarono un sospiro di sollievo.
“Incredibile, non ci hanno notato!” Esclamò James.
“Non dirmi che ora ti dispiace di aver perso tutte quelle attenzioni.” Lo prese in giro Star gettandosi a pancia in su sul letto di Remus.
“Non mi dispiace affatto, io sono uno spirito libero, non mi servono le attenzioni delle ragazze per sentirmi bene.” Ribatté James sedendole accanto.
“Come credi.” Bisbigliò Star provocandolo.
“Perché sei così convinta che io non possa vivere senza stare al centro dell’attenzione?” Le domandò di rimando il ragazzo.
“Sono certa che non vivresti senza le attenzioni delle persone. Non sei nato per stare in disparte, lo sappiamo tutti. Comunque ora vado a prendere i miei libri e ci rivediamo in classe, Remus vieni con me?” Spiegò la ragazza.
Remus accettò la proposta con un cenno e raccolse la sua borsa.
James e Sirius rimasero soli.
Sirius guardò James intensamente. “Cosa ti è successo veramente a Mielandia?” Gli domandò senza tanti preamboli.
“Te l’ho detto: la stessa cosa che mi è successa a Natale.” Rispose James asciutto cercando di evitare il discorso.
“Allora cosa ti è successo realmente a Natale?” Continuò ad insistere Sirius.
James sbuffò e diede un calcio al suo baule. “Non lo so che mi succede, ok?” Gridò furioso.
Sirius non si scompose e gli poggiò una mano sulla spalla spingendolo a sedersi sul bordo del letto.
James si calmò e ricominciò a parlare: “Mi succede ogni volta che la guardo intensamente negli occhi. Le si solleva una specie di … aura dorata tutt’attorno e il mondo inizia a sparire. Poi smetto di sentire anche la sua voce e infine non vedo più nulla…”
Sirius rimase in silenzio; sapeva che l’amico aveva ancora qualcosa da dire, infatti…
“Senti: io inizio a credere di essere legato a lei in qualche modo. Come se il destino avesse scelto d’unirci e finché non lo accetterò lei continuerà a farmi questo effetto. O forse devo fare qualcosa per lei, qualcosa di importante…sì, lo sento, è così. Cosa devo fare secondo te?”
“Non lo so, penso che lo capirai tu da solo.”
Altro silenzio. Così denso, così freddo.
Fu Sirius a romperlo.
“Siamo sicuri che non sia una Veela?”
James lo fissò stranito e poi scoppiarono entrambi a ridere.
“Sei malato, Sirius! Muoviamoci a scendere, abbiamo pozioni ora e se non ci presentiamo la ‘Veela’ ci uccide.”
 
…………….
 
Sirius e James scesero le scale per i sotterranei cantando una canzone un po’ lenta ma molto carina.
 
“What would you think if i sang out of tune,
Would you stand up and walk out on me.
Lend me your ears and i'll sing you a song,
And i'll try not to sing out of key.
I get by with a little help from my friends,
I get high with a little help from my friends,
Going to try with a little help from my friends.
What do i do when my love is away.
(does it worry you to be alone)
How do i feel by the end of the day
(are you sad because you're on your own)
No i get by with a little help from my friends,
Do you need anybody,
I need somebody to love.
Could it be anybody
I want somebody to love.
Would you believe in a love at first sight,
Yes i'm certain that it happens all the time.
What do you see when you turn out the light,
I can't tell you, but i know it's mine.
Oh i get by with a little help from my friends,
Do you need anybody,
I just need someone to love,
Could it be anybody,
I want somebody to love.
I get by with a little help from my friends,
Yes i get by with a little help from my friends,
With a little help from my friends.”
 
[ Cosa penseresti se cantassi stonato,
Vorresti stare in piedi e camminare su di me.
Prestami ascolto e ti canterò una canzone,
E cercherò di non cantare fuori chiave.
Ci riesco con un piccolo aiuto dai miei amici,
Sto benissimo con un piccolo aiuto dai miei amici,
Andando a provare con un piccolo aiuto dai miei amici.
Cosa faccio quando il mio amore è lontano.
(ci si preoccupa di essere da solo)
Come mi sento alla fine della giornata
(sei triste perché sei da solo)
No ci riesco con un piccolo aiuto dai miei amici,
Hai bisogno di qualcuno,
Ho bisogno di qualcuno da amare.
Potrebbe essere chiunque
Voglio qualcuno da amare.
Vuoi credere in un amore a prima vista,
Sì, sono sicuro che accade tutto il tempo.
Cosa vedi quando spegni la luce,
Io non posso dire, ma so che è mio.
Oh, ci riesco con un piccolo aiuto dai miei amici,
Hai bisogno di qualcuno,
Ho solo bisogno di qualcuno da amare,
Potrebbe essere chiunque,
Voglio qualcuno da amare.
Ci riesco con un piccolo aiuto dai miei amici,
Sì ci riesco con un piccolo aiuto dai miei amici,
Con un piccolo aiuto dai miei amici. ]

 
I due ragazzi sempre cantando si avvicinarono a Remus e Star già in fila per entrare con altri Grifondoro e alcuni Serpeverde.
Sirius prese la mano di Star facendole fare una piroetta su se stessa e la ragazza rise felice e sorpresa.
“Ma che avete?” Domandò loro appena i due ebbero finito la canzone.
“With a little help from my friends di Richie Havens . L’ha cantata a Woodstock!” Spiegò Sirius come se fosse ovvio.
“Hai ragione! Come ho fatto a dimenticarmelo?” Disse Star come se le fosse appena tornato in mente. “Forse perché non c’ero?!” Gridò poi.
“Sappiamo che non c’eri per questo te la stiamo cantando. E la stiamo cantando anche perché è una bella canzone.” Chiarì James muovendo la mano come per allontanare in fretta quel discorso.
“Prego entrate!” Il professor Lumacorno aprì la porta della classe. “Oh, chi si vede?” Esclamò poi in modo teatrale indicando i Malandrini. “Mi hanno detto che nessuno vi ha visto per tutta la mattina. Dove vi eravate nascosti?”
“Non ci siamo nascosti.” Ribatté Sirius. “Abbiamo fatto… una cosa… che dovevamo fare…”
“Certo, certo. Sedetevi.” Il professore si affrettò a spingerli dentro l’aula come se avesse il timore di vederli sparire.
I Malandrini presero posto nei due banconi più in fondo. Star con James e Remus con Sirius.
“Allora ragazzi, gli studenti più anziani di voi stanno studiando, in onore di questa festa, il filtro d’amore più potente: l’ Amortentia. Voi essendo più giovani non potete di sicuro creare una pozione di un simile livello ma mi piacerebbe lo stesso insegnarvi una pozione d’amore molto famosa. È la stessa usata dalle fate del bosco nel libro di William Shakespeare ‘Sogno di una notte di mezza estate’, va quindi versato sugli occhi della persona amata ma bisogna però assicurarsi che la prima persona vista da essa sia colei o colui di cui si deve innamorare. Procediamo.”
“Siamo messi bene, ci manca solo che ora la gente sappia come fare le pozioni d’amore! Io sta notte non dormo, rimango sveglia con una mazza in mano. Voglio vedere il primo che osa provare a versarmi qualcosa sugli occhi.” Sussurrò Star a James. Il ragazzo rise piano.
“L’ingrediente principale è questo frutto strano. Bisogna spremerne il succo alla fine e deve essere il più fresco possibile, a differenza di molte altre pozioni d’amore questa deve essere usata immediatamente.” Continuò Lumacorno.
“Stai tranquilla, puoi dormire senza problemi. Prima che capiscano che dormi nel nostro dormitorio la pozione va a farsi fottere.” Bisbigliò James.
Star gli sorrise. “Perché sta sera dovrei dormire con voi?”
“Perché oggi è stata una giornata speciale. Voglio sentire gli altri punti di vista.”
“Finitela di chiacchierare voi due gli altri sono già a lavoro.” Li rimproverò il professore.
“Ma signore, noi stiamo lavorando.” Si giustificò James indignato.
“Non mi sembra.” Ribatté il professore indicando il banco vuoto dei ragazzi.
“Eravamo in fase riunione pre-pozione. Sa, per stabilire chi fa cosa.” Illustrò James spavaldo.
Risero tutti anche il professore. Tutti tranne Lily e Severus seduti assieme in primo banco, i due sbuffarono e tornarono a concentrarsi sul loro calderone.
James e Star iniziarono a lavorare. Dopo circa un quarto d’ora Sirius si era ormai annoiato perché i suoi due amici in sintonia perfetta stavano riuscendo perfettamente nel compito affidato mentre lui e Remus non erano presi molto bene; il loro intruglio era Rose mentre doveva essere arancione.
“ALBERO!” Gridò allora Sirius alzandosi in piedi e indicando fuori dalla finestra.
Tutti si voltarono di scatto a guardare le finestre ma non videro nulla e spostarono allora lo sguardo su Sirius, ancora in piedi e con il dito puntato.
“Scusate. Colpa mia.” Disse il ragazzo tornando a sedersi.
Nemmeno due secondi dopo il grido “RANA!” Fece voltare tutti verso la porta che Sirius di nuovo in piedi stava indicando.
Ancora una volta nessuno vide nulla e gli sguardi si spostarono un po’ spazientiti verso Sirius che si giustificò dicendo di avere le allucinazioni e tornando a sedere.
“CAMMELLO CHE VOLA!” Urlò mezzo millesimo di secondo dopo Sirius indicando il muro. La classe si voltò nuovamente fissando il punto indicato.
“Certo che siete proprio tonti!” Constatò Sirius ad alta voce. “Vi pare che possa esserci un cammello che vola in un muro? Capisco che questa è una scuola di magia ma usate un po’ di buon senso per l’amor del cielo! Se qualcuno in battaglia gridasse una bolidata del genere morireste tutti. Se non ci fossi io a fare queste esercitazioni.”
Le persone presenti gli lanciarono sguardi che volevano dire “Ma che cosa stai dicendo?” mentre Star con aria pensierosa si alzò in piedi.
“UN GATTO STA MUORENDO!” Strillò a sua volta indicando la finestra. Tutti posarono gli sguardi verso l’esterno riportandoli poi su Star.
“Non hai tutti i torti Sirius.” Constatò la ragazza.
Uno “SCIAF” unanime si levò dalla classe; tutti si erano battuti la mano sulla fronte dalla disperazione.
“Possiamo per favore continuare la lezione? Le vostre pozioni si stanno rovinando.” Li riportò all’ordine il professore. Ognuno ricominciò a lavorare e non ci furono altre interruzioni.
“Basta ora. Spegnete i fuochi, passerò a giudicarvi.” Disse il professore.
Gli studenti eseguirono e il professor Lumacorno passò tra i banchi.
Naturalmente Lily e Severus si presero un Eccezionale.
Star e James guadagnarono un’Oltre Ogni Previsione.
Sirius e Remus arrivarono a malapena all’ Accettabile.
Uscirono dall’aula in gruppo al suono della campanella tutti diretti ai rispettivi dormitori per poggiare le borse prima della cena.
“Sarebbe andata meglio se qualcuno non avesse deciso di interrompere l’intera classe solo per avere un po’ di attenzione.” Disse Severus a Lily in un sibilio ben udibile da tutti.
“Hai ragione Severus, certa gente è talmente arrogante. Che cosa non farebbero per essere al centro di ogni situazione.” Concordò Lily.
“Almeno c’è qualcuno che ha il coraggio di far sorridere la gente, si chiama essere sociali.” Ribatté Star voltandosi verso Lily con aria di sfida.
“Sociali?” Sbuffò la rossa. “E’ così che vi definite? ”
“Sociali e divertenti!” Precisò Sirius.
“A differenza di qualcuno che passa il suo tempo chino sui libri.” Concluse James.
“Perlomeno io non sarò un ignorante barbone da grande.” Ribatté acido Severus.
“Sveglia caro Mocciosus! Mentre tu eri qui a scuola a fare lo studente modello noi ci siamo mobilitati e abbiamo imparato dieci volte più cose di te.”  Controbatté  James passandosi la mano tra i capelli.
“Eh si? E cosa avete imparato? Una nuova mossa di Quidditch? Un nuovo incantesimo per fare gli scherzi?” Domandò Lily sarcastica.
“Te ne accorgerai quando questo weekend i ragazzi più grandi torneranno da Hogsmeade. Ti consiglio di ascoltare i loro racconti.” Rivelò Star.
“Siete stati ad Hogsmeade illegalmente?!” Esclamò trionfante Severus.
“No. Certo che no.” Rispose tranquillo Sirius.
“Lo dirò al professore Silente.” Gongolò Severus.
“Con quali prove andrai da lui?” Gli chiese James.
“Siete stati ad Hogsmeade; qualcuno vi avrà visto.”
“Lascialo andare James. Se ne è convinto allora che faccia pure una pessima figura. Tanto ci è abituato.” Disse Sirius voltandosi.
“Ammettetelo che state morendo di paura.” Gridò loro dietro Severus.
James, Sirius e Star sfoderarono le bacchette all’unisono.
“Che succede qui?” Chiede un ragazzo facendosi largo tra la folla. Era un prefetto di Serpeverde.
“Bene, bene. tre Grifondoro con le bacchette puntate contro un Serpeverde  in un corridoio. Dieci punti in meno. A testa.” Decretò il prefetto con un sorriso soddisfatto.
“Ti senti compiaciuto del tuo abuso di potere? Chi ti dice che noi non stessimo solo lucidando le bacchette?” Si ribellò Star.
“La vostra aria minacciosa.” Rispose il Prefetto.
“Molto bene. Serpions Will, giusto? Dovrei avere il tuo biglietto di san valentino qui da qualche parte. Lo lego?” Provocò ancora la ragazza.
Il ragazzo impallidì. “Questo è un ricatto?”
“Si, lo è.” Ammise Star annuendo con sicurezza.
“Dovrò toglierti altri pun..” Cominciò Will.
“I tuoi occhi sono come stelle soavi…” Lesse Star tirando fuori un biglietto dalla tasca della divisa.
Will arrossì di colpo mentre i Grifondoro ridevano.
“Cinquanta punti per la tua dolcezza!” Gridò correndo via.
“Lezione numero quattro: si può sempre negoziare.” Commentò Star guidando i Malandrini, sbalorditi, fuori dal sotterraneo.
 
 
………………
 
 
Dopo la cena Star fece per salire nel dormitorio maschile insieme ai suoi amici ma prima fermò una ragazza di passaggio chiedendole qualcosa. Una volta ottenuta risposta raggiunse il resto dei Malandrini.
“Che le hai chiesto?” Domandò James iniziando ad unire i letti.
“Come mai tutti avevano rinunciato a dichiarare il loro amore.” Rispose la ragazza sedendo accanto a Remus e porgendogli un libro.
“Che ti ha detto?” Sbuffò Sirius cercando con fatica di spostare due letti assieme.
“Che la McGranitt è esplosa quando non ci ha più trovato, gridando nel bel mezzo del corridoi quanto stupida fosse questa festa e quanto malessere crea. Aggiungendo poi che conveniva a tutti di smetterla di dare la caccia alle persone altrimenti se la sarebbero vista con lei.”
“Era molto preoccupata. Non me l’aspettavo.” Notò Remus con il viso immerso tra le pagine del libro.
“Secondo me era preoccupata solo per te. Di noi se ne fregava.” Commentò Star. “Avete finito?” Aggiunse poi rivolta a James e Sirius che la guardarono torvi prima di annuire.
Si distesero tutti e quattro sul letto.
“Peter?” Chiese Star.
“Chissà. Ti ha visto salire, penso che non verrà a dormire qui.” LE rispose Sirius.
“Chi inizia?” Domandò Remus.
“Inizio io.” Fece James. “Allora, adoro quei dolcetti e non vedo l’ora che i ragazzi della scuola scoprano che sono una nostra invenzione. Star non so come tu abbia fatto a farti assegnare i punti da quel Prefetto ma sei stata grande! Bene, ho finito.”
“Coinciso come sempre.” Disse Star. “Sono felicissima di aver fatto quei dolci con voi. E poi abbiamo scoperto il passaggio segreto per Mielandia! Fantastico! La lotta con il cibo dobbiamo evitare di farla ma non mi dispiacerebbe passare in quella cucina ogni giorno di San Valentino.”
“Hai ragione. Che bella idea!” Accettò Remus. “Anche a me è piaciuto molto fare i dolci. Ho imparato a cucinare! Mi piacerebbe che evitaste, però, di finire sempre nei guai. Ma in fondo io vi voglio bene così come siete.”
“Grazie Lunastorta!” Esclamò Sirius. “Credo sia stata proprio una bella giornata. Bella la lotta con il cibo dobbiamo farla più spesso. Star sei grande. Remus sei perfido. James sei … uno stupido idiota cornuto.”
“Hei!” Gridò James tirando una gomitata a Sirius.
“E’ vero Remus. Oggi abbiamo visto il tuo lato perfido!” Si ricordò Star. “Allora tutti d’accordo per tenere anche questa tradizione della torta di San Valentino?”
“SIIIII!” Risposero in coro i tre ragazzi.
“Ah, comunque. Voglio sentirvi cantare più spesso voi due.” Aggiunse la ragazza riferendosi a Sirius e James.
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo intonando una canzone della fiaba sonora che avevano ascoltato tutti insieme. Star si aggiunse al coro e trascinarono anche Remus.
La serata passò in fretta fra canti e spuntini con le caramelle prese a Mielandia. I Malandrini presto si addormentarono tranquilli.
 
 
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Finalmente ho finito anche questo capitolo! L’ho finito in tutta fretta perché domani devo lavorare. Di questo periodo ho le giornate piene grazie allo stage. Spero la canzone di Richie Havens vi piaccia tanto quanto piace a me, ah, per chi non ci fosse arrivato (nessuno spero) quella in italiano tra le parentesi quadrate è la traduzione.
Ringrazio Triskell che mi ha corretto gli errori di buona parte della storia e spero che questo capitolo vi piaccia quanto Triskell mi dice che le è piaciuto.
Il finale non è il massimo ma non ci potrò lavorare per molto quindi ho deciso di finire oggi.
Ciao ciao.

 

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Capitolo 18
*** Lettere da Sirius - 3 ***


Cara Star,
sono nuovamente qui a scriverti….inizio a chiedermi per quale bolide di motivo ti scrivo ma penso sia una cosa che devo fare per forza, non per te ma per me.
E’ incredibile l’uso che fai della magia, mi stupisci sempre!
Penso che tra te e James ci sia qualcosa di strano, anche se non capisco cosa.
In più penso sempre al tuo estremo bisogno di tradizioni. È come se stessi cercando lentamente di lanciare dei ponti tra te e noi per evitare che ti lasciamo.
Non credo che tu abbia capito però che noi non ti lasceremo mai.
Sei troppo ganza! (Parola che mi ha insegnato ieri Paul del quarto anno. Un tipo simpatico e nato Babbano.)
Vorrei porti una miriade di domande ma so che non risponderesti mai con sincerità. Oltretutto penso che ti renderei triste, e non è un bene.
Mi sto ripetendo, lo so, però te l’ho detto all’inizio: scrivo per me non per altri.
Quindi la mia conclusione è che anche se quest’anno si sta avvicinando alla fine noi ne abbiamo ancora tanta da passare insieme.
E poi chi se ne frega, ci sarà un altro anno!
Ciao
Da Sirius

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Capitolo 19
*** Un angelo per te ***


I Malandrini erano seduti in un tavolo vicino alla finestra in Sala Comune quella sera; i libri aperti, pergamene ovunque e le penne in mano. Grazie alle loro scappatelle notturne e al fatto che nel weekend avevano assistito agli allenamenti di Grifondoro invece di studiare erano di nuovo in ritardo con i compiti.
Star soffiò forte fissando il tempo fuori dalla finestra. Pioveva da otto giorni. E prima della pioggia c’erano stati dieci giorni di forti tempeste così forti da rimandare l’uscita ad Hogsmeade. I ragazzi più grandi ci erano andati esattamente tre giorni prima e ancora per i corridoi c’erano cori della vecchissima canzone dei Malandrini, in più, persone che ammirate si fermavano a chiedere agli interessati come avessero fatto ad arrivare al villaggio, inventare un dolce e tornare indietro senza che nessuno lo sapesse.
“Piove ancora.” Sbuffò Star dopo dieci minuti di contemplazione del tempo atmosferico.
“Già.” Disse piatto Remus senza alzare lo sguardo dal suo tema.
“Chi ha vinto sabato la partita Tassorosso contro Corvonero?” Chiese Star.
“Corvonero.” Rispose James annoiato.
“Grifondoro ha già vinto contro Tassorosso, la prossima partita è contro Serpeverde. Che mi pare abbia perso contro Corvonero ma vinto contro Tassorosso. Giusto?” Domandò la ragazza.
“Proprio così.” Confermò Sirius con la faccia spappolata sul tavolo giocherellando con la sua penna.
Star tornò a fissare fuori dalla finestra.
“Avete l’animo di gatti morti in letargo. Vado a farmi un giro, ci si vede.” Annunciò poi alzandosi.
“Ma tu hai già finito?” Le domandò Remus.
“Secoli fa.”
“Possiamo copiare il tuo tema?” Chiese James beccandosi un’occhiataccia da Remus.
“Si, ma cambiateci qualcosa.” Rispose Star uscendo dalla Sala Comune.
 
……………..
 
“Gelato ai mirtilli rossi.” Enunciò Star davanti al gargoyle di pietra che si spostò subito.
“Buona sera signorina. Ci sono problemi?” La accolse Silente.
“No.” Rispose la ragazza facendo apparire un pouf e accomodandocisi.
“Come mai qui? Le nostre lezioni sono sospese.” Le ricordò il preside.
“Lo so. Volevo solo dirle che il mio lavoro va bene e il mio rendimento scolastico non è calato.”
“Molto bene, signorina.”
“Ora riesco ad usare bene anche la bacchetta.” Continuò Star.
“Non è venuta qui a farmi una lista di ciò che le riesce. Non è da lei Star, cosa la preoccupa?”
La ragazza rimase in silenzio per un po’.
“Sto male.” Rispose poi con lo sguardo basso. “Madama Chips mi deve preparare il mio solito infuso per dormire sempre più spesso e passo le notti insonni comunque. Riesco a dormire solo quando…quando…”
“Quando dorme con i suoi amici.” Concluse Silente per lei.
Star lo fissò.
“Le ho già detto che sono molto informato.”
La ragazza abbassò di nuovo il viso.
“Com’è la sua giornata?” Le chiese il preside.
“Vado a letto alle dieci circa e mi sveglio all’una. Faccio i compiti ma mi avanza comunque tempo. Come lei sa alle quattro prendo la Passaporta fino al negozio di Angel e poi torno qui con la Passaporta delle sei e mezzo.”
Silente si mise a riflettere intensamente.
“E’ ora di andare temo, ho un incontro importante.”. Disse infine invitandola ad uscire. “Sa bene che il suo corpo non ha nessun problema a reggere questo ritmo. Per quanto la riguarda potrebbe anche non dormire. Sarebbe meglio però che ci provasse. In caso contrario avvertirà una stanchezza, non fisica, ma di sicuro mentale e sentimentale.”
Star annuì e aprì la porta.
“Siete molto legati. Cerchi di tenerlo a mente.” Sussurrò Silente.
La ragazza annuì ancora e scendendo le scale ragionò su quelle parole.
Il preside poteva riferirsi a tutti i Malandrini però qualcosa le suggeriva che in realtà Silente stesse parlando solo di James. Ma perché?
 
…………………….
 
“Dove pensate sia andata?” Domandò James una volta finito il tema.
“In biblioteca, o in bagno, o a farsi un giro.” Gli rispose Sirius mettendo via le sue cose.
“O nel vostro dormitorio a fregarvi i vestiti.” Ipotizzò Star scendendo le scale del dormitorio maschile con addosso dei leggins vecchi, che una sua amica le aveva regalato, e una felpa blu notte, che le stava enorme, di James.
“Come bolide hai fatto!?” Esclamarono tutti e tre in coro i ragazzi.
“Con l’incantesimo di Disillusione” Spiegò la ragazza facendo spallucce.
“Ci sei riuscita!” Esultò Remus.
“Già.” Disse lei con tono neutro e la faccia da pesce lesso imitando l’entusiasmo dei ragazzi circa un’ora prima.
“Quella è la mia felpa?” Le chiese James.
“Si, ma ora è mia.” Scherzò Star sedendosi al tavolo.
“Va bene.” James fece spallucce.
La ragazza fece per ribattere ma poi si ricordò che di fronte a se aveva il ragazzo forse più viziato del mondo; una felpa in più e una felpa in meno per lui non faceva differenza e discutere su questo era inutile.
“In ogni caso questa notte dovrete esercitarvi molto per riuscire a fare un incantesimo di Disillusione serio.” Continuò Star.
I tre ragazzi annuirono con determinazione.
“Dobbiamo però trovare un posto migliore delle aule vuote. I professori fanno ronda di tanto in tanto e se ci sentono siamo morti.” Fece loro notare Sirius.
“Hai ragione ma non c’è altro posto.” Gli ricordò Remus.
“La Foresta Proibita?” Ipotizzò James.
“E’ piena di alberi come speri che riusciremo a trovare un posto abbastanza grande? Poi è poco illuminata, sembreremo invisibili senza esserlo.” Lo smontò subito Star.
I quattro si misero a pensare intensamente.
“La Stamberga Strillante.” Propose Sirius.
Remus si alzò di scatto. “No, no. Assolutamente no! Non entreremo lì dentro! O meglio voi non c’entrerete. Non si discute.”
“Ma è perfetta! Nessuno ci sentirà.” Cercò di convincerlo Star.
Lui la guardò negli occhi e sospirò triste. “Mi dispiace Star, non ce la posso fare.”
“Va bene. Non importa. Per stasera facciamo nel solito posto, alle due. Se ci verrà un’idea migliore… Beh, ci sposteremo.” Decise la ragazza.
Sirius e James accettarono con un cenno.
“Allora notte!” Li salutò lei salendo le scale del dormitorio femminile.
 
…………………….
 
“Ci siete?” Domandò Star al buio della Sala Comune.
“Sì.” Le rispose la voce di James.
Lei andò in quella direzione ma inciampò su qualcosa e si ritrovò tra le braccia dell’amico che le sorrise.
“Devi stare attenta. Te l’ho già detto.” Le ricordò James.
“Io ero attenta ma…non fa niente, grazie.” Disse lei alzandosi.
Uscirono tutti e quattro dalla Sala Comune e si avviarono verso un’aula vuota e spaziosa al secondo piano.
Un volta arrivati James poggiò la sua borsa in un angolo mentre Sirius accendeva le torce. Poi tutti sfoderarono le bacchette.
Star e Remus decisero di iniziare a lavorare un po’ sul Patronus, Sirius e James invece cominciarono subito con l’incantesimo di Disillusione.
Dopo alcune prove Remus si sedette a terra esausto. Era riuscito a far apparire un leggero sbuffo di vapore argenteo ma non ne era stato per niente soddisfatto.
Star gli si sedette accanto tirando fuori dalla tasca un pezzo di cioccolato di Mielandia.
“Non ti abbattere. Tieni, mangia questo.”
“Perché il cioccolato?” Chiese lui addentandone comunque un pezzo.
“Non lo so. È buono e mi rende sempre felice.” Rispose lei sorridendo.
James urlò entusiasta indicando Sirius che era diventato trasparente quasi come se un vecchio mantello dell’invisibilità lo ricoprisse.
“Ci sei quasi riuscito!” Lo festeggiarono Star e Remus alzandosi in piedi per congratularsi con lui. Sirius spezzò l’incantesimo e sorrise.
“Sono a buon punto sì, ma è solo un inizio.”
“Sei stato bravo. Tieni del cioccolato. Fa bene a chi perde energie.” Disse Star porgendogli un pezzo di dolciume. Stava per consegnarne uno anche a James quando sentirono una voce troppo familiare arrivare dal corridoio.
“Allora Mrs Purr, dimmi dove si sono nascosti.” Gazza era a poche aule da loro.
I quattro ragazzi si scambiarono sguardi terrorizzati.
“Ho un piano.” Propose James raccogliendo la borsa con il cuore a mille. “Usciamo ora dall’aula altrimenti poi ci intrappola dentro e non abbiamo speranze.”
“E dopo essere usciti che facciamo?” Domandò Remus.
“Corriamo.” Spiegò come se fosse ovvio James.
I Malandrini uscirono di scatto dalla stanza cominciando subito una corsa sfrenata verso il primo angolo mentre Gazza e la sua gatta li rincorrevano.
Per fortuna che i ragazzi avevano molti anni in meno di Gazza e quindi riuscirono a seminarlo senza troppi problemi. Purtroppo il guardiano conosceva molti passaggi segreti e loro lo sapevano, prima o poi li avrebbe raggiunti.
“Allora, la torre è da tutt’ altra parte.” Fece il punto Star mentre riprendevano fiato.
“Conosco una scorciatoia per arrivarci ma non possiamo correrci in troppi perché è stretta e sono sicuro che la conosce anche il vecchio.” Disse James.
“Dobbiamo rischiare.” Decise Sirius.
“Io e te si, loro no.” Ribatté James.
“Che intendi?” Chiese Star.
I passi di Gazza arrivarono lontani alle loro orecchie.
Prima che Star potesse replicare James tirò fuori il mantello dell’Invisibilità e lo avvolse attorno alla ragazza e a Remus.
“Voi andate. Noi li distraiamo.” Dichiarò Sirius.
“Mi considerate così debole?” Brontolò Remus.
“No, ti consideriamo saggio abbastanza da riuscire a portare Star in salvo.” Chiarì James.
“Quindi io sarei debole?” Protestò la ragazza. I passi del guardiano si facevano più vicini e James la prese per le spalle.
“Ti giuro che se non te ne vai via sotto questo mantello immediatamente dovrai fare a meno della mia presenza per i prossimi quarant’ anni.” Le ordinò il ragazzo.
Star si morse il labbro ma James le tirò su il cappuccio proprio mentre Gazza svoltava l’angolo. Lui e Sirius presero a correre verso il passaggio segreto e il guardiano passò davanti a Star e Remus senza, naturalmente, notarli.
Quando si furono allontanati Remus tolse la mano dalla bocca di Star, gesto che aveva fatto per non farla gridare contro James rivelando la loro posizione.
“Andiamo.” Le disse il ragazzo.
Lei lo seguì contrariata a oramai non poteva fare più nulla per i due ragazzi.
 
 
…………………..
 
Star e Remus attendevano i loro amici in Sala Comune. Erano ormai le cinque del mattino quando finalmente il buco del ritratto si aprì.
Sirius si gettò sul divano mentre Remus lasciò il posto a James sulla poltrona che aveva occupato fino a poco prima.
Star smise di andare su e giù per la stanza e si fermò con le mani sui fianchi fissando i due ragazzi spossati.
“Cosa vi è successo.” Domandò con talmente tanta decisione da farlo sembrare un ordine.
“Eri preoccupata, eh?” Scherzò Sirius.
“Non era preoccupata ha scavato un solco andando avanti e indietro per questa maledetta Sala Comune solo per divertimento.” Ribatté Remus secco e sarcastico assieme.
James e Sirius guardarono Star dispiaciuti.
“Gazza ci ha beccato e ci ha portato dalla McGranitt e lei ha detto che sceglierà la nostra punizione più avanti. Tutto qui.” Raccontò Sirius annoiato.
Star sbuffò e si sedette sulle gambe di Sirius.
James rise.
“Che hai?” Domandò la ragazza.
“Sembrate fratelli!” Rispose quello.
“Noi siamo fratelli. Anche io e te siamo fratelli. Anche io e Remus siamo fratelli. Dov’è la novità capitan ovvio?” Ribatté quella seria.
“Chiedo venia.” Scherzò James.
Star fece per ribattere poi però chiese a Remus sottovoce: “Cosa bolide ha detto?”
Sirius e James esplosero sganasciandosi dalle risate e la ragazza fu costretta ad alzarsi prima di cadere.
“Vuol dire chiedo perdono.” Le rispose Remus gentile.
“Grazie.” Grugnì lei. “Almeno una persona educata esiste ancora. Sei l’unico che non mi prende in giro per via del mio passato.”
James e Sirius smisero subito di ridere. Il primo si alzò e si mise di fronte alla ragazza; talmente vicino che i loro nasi si sfioravano. Lui tenne gli occhi fissi su di lei.
“Non ti azzardare mai più ad insinuare una cosa simile. Io e Sirius ridiamo solo di te. Non del tuo passato.” Le soffiò quasi con cattiveria.
“L’unica presa in giro che ti facciamo è sul fatto che stona molto che tu non conosca alcune cose rispetto al tuo abituale carattere, perché sei sempre così intelligente.”
Le sussurrò Sirius all’orecchio facendola rabbrividire per il mondo silenzioso con cui le era arrivato alle spalle.
Con un passo laterale la ragazza si allontanò dagli amici e guardandoli entrambi sorrise.
“Io stavo scherzando come voi. Non me la sono presa sul serio.” Ridacchio con un’alzata di spalle.
“Ci hai fatto prendere un colpo!” Ulularono i due saltandole addosso felici e cadendo insieme a lei nel divano. Cominciarono subito a farle il solletico e lei chiamò Remus per aiutarla. Partì la lotta
Dopo un paio di minuti Star gridò: “ORA BASTA!” con il rischio di svegliare l’intero castello.
“Andiamo a nanna.” Ordinò severa.
“Si, mamma.” Scherzò Sirius alzandosi e cominciano ad avviarsi verso il dormitorio.
“E non chiamarmi mamma… io non sono un…Ho dimenticato di dare da mangiare a Jack!” Esclamò quella salendo di corsa le scale accompagnata dal suono delle risate dei suoi amici.
 
……………
 
Ventun marzo, primo giorno di primavera, e i Malandrini erano chiusi nell’aula di Storia della Magia con un fantasma di una noiosità soporifera.
Era un’incredibile giornata afosa. Veramente troppo afosa. Pensando che il giorno prima aveva piovuto a dirotto non ci si sarebbe mai aspettati un tempo del genere, ma la primavera è pazza. E se c’è una cosa che la primavera porta oltre al sereno e al caldo è l’amore. E questa era una delle poche cose che Star sapeva.
Il professor Ruf si stava dilagando un po’ troppo sulle guerre dei folletti e Sirius e James, seduti vicini, si erano messi a giocare a tris.
Remus incredibilmente seguiva la lezione prendendo qualche annoiato appunto, Star fingeva di ascoltare.
La ragazza aveva lo sguardo fisso sul professore e sembrava quasi interessata, in realtà la sua mente stava vagando molto lontano da quell’aula.
Pensava ai momenti bellissimi vissuti con i suoi amici. Spostò lo sguardo verso James e Sirius che ridevano e poi fuori dalla finestra. Si era divertita molto e ora che iniziavano le belle giornate…
Il cuore le sprofondò nelle viscere e il respiro le si fece affannoso. Si alzò in piedi, gli occhi di un animaletto in trappola.
“Posso andare al bagno professore?” Chiese al fantasma che la lasciò uscire senza problemi.
Star chiuse la porta del bagno delle ragazze dietro di se e ci rimase appoggiata con la schiena cercando di calmarsi ma non le riuscì. Scivolò accasciandosi a terra, tirò su la manica della divisa e si morse forte il braccio. Il dolore la fece tornare in se.
Prese quattro respiri profondi. Contò fino a dodici e poi si alzò. Andò allo specchio e ripercorse i suoi pensieri. Le era venuto in mente il fatto che mancavano meno di tre mesi alla fine della scuola… e dopo cosa sarebbe successo?
Il dopo era la sua più grande paura.
“Stupida.” Si disse. “Il prossimo anno tornerai. Silente non ti lascerà li.”
Suonò la campanella e lei si lavò le mani  e il viso con l’acqua fredda attendendo che i corridoi si svuotassero un po’.
Soffiò forte sullo specchio e poi si avvicinò alla porta.
La lotta nella sua mente non era ancora finita.
Fece giusto in tempo a rendersi conto di essere uscita dal bagno che qualcosa di viscido e puzzolente le venne versato addosso con violenza da entrambi i lati.
Vide due figure fuggire lasciandosi alle spalle dei secchi. Le avevano gettato addosso una sostanza molto simile al vomito.
Molti studenti la guardavano. Alcune ragazze con aria schifata sorridendo dello scherzo, altre ragazze e la maggior parte dei ragazzi provarono pena per lei e la guardarono mortificati.
Star chiuse gli occhi e sospirò passandosi la mano sul volto per pulirlo. La sostanza le bruciava la pelle ma si avviò con calma verso la torre del Grifondoro, come se non le fosse accaduto nulla.
Lily aveva visto tutto e si precipitò a seguirla.
La trovò nel bagno del dormitorio femminile che si toglieva di dosso quella roba disgustosa. La stanza puzzava in modo orribile e bolle di scottature ricoprivano le mani e il viso di Star ormai completamente pulita.
Lily si coprì la bocca con le mani.
Star la guardò inespressiva e calma si sedette a terra vicino al suo letto chiudendo gli occhi.
“Come…cioè…”Lily tentò di parlarle ma non ce la fece. Lo sguardo che gli aveva dato l’amica qualche secondo prima l’aveva segnata. Era uno sguardo di una ragazza rassegnata. Come se avesse subito mille volte peggio e ci fosse abituata.
“Chiudi gli occhi e spera che arrivi un angelo per te.” Sussurrò Star.
“Come?” Le domandò Lily notando che le ferite della ragazza si rimarginavano pian piano.
“Michael me lo diceva sempre. E io aspetto il mio angelo.”
“Perché?” Le chiese Lily con le lacrime agli occhi.
Star la fissò e sorrise triste. “Voglio il mio angelo.”
La finestra saltò in aria. James entrò volando su una scopa che poi buttò di lato. Si mise davanti a Star e le tese la mano. Lei la prese e lui la tirò a se chiudendola tra le sue braccia.
Lily se ne andò in silenzio lasciandoli soli.
“Sono qui.” Disse James.
Star non fece altro che abbandonarsi a quell’abbraccio e non pensò più a niente.
Passò moltissimo tempo e finalmente i due ragazzi si staccarono. Star si sedette sul letto e James andò a riparare la finestra con un colpo di bacchetta.
“Allora?” Il ragazzo si inginocchiò ai piedi di lei poggiando il mento sulle sue ginocchia.
“Pensi che io sia una persona odiosa?”
“No.”
“Devo aver fatto qualcosa di sbagliato però.”
“L’unica cosa sbagliata è stata lasciare che ti calpestassero così. Sei forte ma non ti ribelli quando la gente ti fa del male. Ma butti giù il mondo quando toccano i tuoi amici. Ti adoro. Ma non permetterò che ti trattino in questo modo.”
“Non fa niente. Era solo uno scherzo stupido.”
“Ma ti ha fatto pensare al passato, vero?”
Star aprì la bocca stupefatta.
“Non credere che io sia così stupido.” Continuò James alzandosi in piedi e prendendo la scopa.
Anche la ragazza si alzò e scesero le scale. Lei ora sorrideva.
“Sul serio, James. Era solo uno scherzo. Sto bene.” Disse una volta arrivati in Sala Comune. “Ma come hai fatto a saperlo?”
“Ce lo hanno raccontato. Ma non ci lasciavano salire; ordini di Lily.” Rispose Remus correndo incontro a loro agitato. “Come stai?”
“Benissimo.” Ribatté serena Star.
“Allora puoi aiutarci a fare questo dannato tema. Gli esami si avvicinano secondo i professori. E quindi ci caricano di compiti.” Borbottò Sirius sedendosi ad un tavolo.
Star sorrise e si sedette insieme ai suoi amici.
 
……………………
 
Quella notte James si svegliò e poi andò a destare dal sonno anche Remus e Sirius.
“Pronti?” Chiese.
“Sempre stato.” Rispose Sirius. Remus annuì con decisione.
Scesero le scale ed uscirono dalla torre.
Entrarono in un aula e attesero. Dopo qualche minuto arrivò un ragazzo di Corvonero.
“Allora, le due ragazze sono Serpeverdi del terzo anno. Hanno entrambe i capelli corti e scuri e sono abbastanza bruttine. Comunque mi pare si chiamino Kate McRice e Diana Rub. Buona fortuna e vendicate Star.” Li informò velocemente, i Malandrini ringraziarono e lui se ne andò.
 
 
…………………….
 
Il mattino dopo i tre ragazzi raggiunsero Star a colazione. Lei stava parlando con Lily che quando li vide arrivare se ne andò al tavolo dei Serpeverde per stare con Severus.
“Ciao!” Esclamò allegra Star.
I ragazzi risposero al saluto sedendosi.
“Come mai non eravate in dormitorio questa mattina?” Domandò lei.
“Ci siamo svegliati presto.” Rispose Sirius.
“Perché?” Incalzò la ragazza.
“Avevamo un paio di cose da fare.” Continuò James vago.
“Del tipo?”
I tre guardarono la ragazza che sorridendo furba non mollava l’osso. Qualcosa disse loro che sapeva tutto.
“Ah, è inutile!” Esordì James. “Abbiamo fatto un piccolissimo scherzo a qualcuno di tua conoscenza.”
“E se vi beccassero?” Ipotizzò Star. Si vedeva che era molto preoccupata e anche un po’ arrabbiata.
“Nessuno ci scoprirà.” Cercò di convincerla Remus.
“Dannazione che le avete fatto?” Si preoccupò ancora di più la ragazza.
Nessuno fece a tempo a rispondergli perché le due ragazze in questione si precipitarono in Sala Grande urlando come galline e grattandosi la pelle.
Avevano la pelle blu cobalto e una sostanza viscida e verde usciva in gran quantità dai loro nasi rendendo impossibile per loro respirare con essi. In più le due malcapitate Serpeverde emanavano un odoraccio di pesce marcio che riempì presto la sala.
Il professor Silente si alzò e cercò di calmare le due ragazze portandole fuori verso l’infermeria.
Sirius, James e Remus se la ridevano sotto i baffi e Star li guardò con le braccia incrociate e l’aria severa.
“Non è divertente. Per niente. No, finitela di ridere.” Disse, poi però non resistette più e si unì alle risate degli amici. “Ok era veramente divertente!”
 
…………………
 
La sera stessa la professoressa McGranitt li radunò tutti in Sala Comune per fare un discorso.
“Credo che tutti abbiate visto lo scherzo fatto alle spese di due ragazze del Serpeverde questa mattina. Il professor Silente si sta impegnando ancora per spezzare tutti gli incantesimi. Le povere ragazze sono recluse in infermeria tra svariate sofferenze. Vuole che sia fatto questo discorso per far capire agli organizzatori di questa…pagliacciata la gravità delle loro gesta. Crede però che sia stata una magia veramente…” La professoressa storse la bocca come se la parola che stesse per pronunciare fosse estremamente amara. “…stupefacente. Quindi invita i colpevoli a farsi avanti per essere premiati. Ora è tutto. Potete tornare a ciò che stavate facendo.”
Quando la professoressa uscì tutti gli sguardi si spostarono d’istinto sui Malandrini. Iniziarono a piovere domande.
“Siete stati voi, vero?”
“Come avete fatto?”
“Vi farete avanti?”
Sirius sorrise. “Non siamo così stupidi da credere alla ricompensa. Nessuno ti premia per una bravata. Nemmeno Silente. Comunque si, siamo stati noi. E il primo che ne fa parola con qualcuno sa cosa aspettarsi.”
Lily sbuffò incredula. “Se nemmeno Silente riesce a spezzare quegli incantesimi dubito che siano opera vostra. E poi sentiamo come avreste fatto ad entrare nel dormitorio femminile dei Serpeverde?”
“Vuoi avere il resoconto completo, Evans? Ti accontento subito se ti interessa così tanto.”
“Ma fammi  il piacere.” La rossa si voltò sprezzante e se ne andò.
 
…………
 
“Albus! Perché avete fatto spargere questa voce della ricompensa? Siete riuscito a togliere quegli incantesimi ore fa.” La professoressa McGranitt era seduta su una sedia davanti alla scrivania del preside, il quale le sorrise amabile.
“E’ vero, Minerva, che ho tolto tempo fa quegli incantesimi ma con difficoltà. Era magia molto potente. Comunque volevo solo vedere se i colpevoli si facevano avanti. Ma quei ragazzi sono più umili di quanto mi aspettassi.”
“Sono stati veramente Potter e Black?” Domandò la professoressa stupita.
“Si, certo. Con l’aiuto del signor Lupin.”
“Come fa a saperlo?”
“Le due ragazze vittime di questo scherzo mi hanno consegnato una cosa che hanno trovato sul comodino.” Rispose Silente porgendo alla McGranitt un bigliettino sul quale c’era scritto:

“Non vi azzardate più a toccare Star.
                                           Il suo Angelo.”

La professoressa lo lesse e poi rialzò lo sguardo sul preside.
“Il suo angelo, Minerva. Il signor Potter non è solo un combina guai arrogante e così il signor Black.”
La professoressa McGranitt sorrise e lasciò l’ufficio.
“La speranza è l’ultima a morire. Vero signorina?” Disse poi Silente con calma.
Qualcosa si mosse in un angolo. Star comparve qualche secondo dopo sorridente come non mai.
“Si ricorda ancora quella frase?”
“Chiudi gli occhi e spera che arrivi un angelo per te, è stata la prima frase che mi dicesti quel giorno in cui sono venuto a prenderti. Come dimenticarla.” Le rispose il preside.

 
*******
 
Ok ho finito e so che è un capitolo corto ma io lo adoro. La frase di Michael è presa da una canzone di Pietro b. Con lo stesso titolo del titolo del capitolo. Io amo quella canzone. Ora leggerò di nuovo il capitolo così sono sicura che non ci sono errori (e sarà la prima volta che lo farò perché non voglio aspettare Triskel). In ogni caso spero che vi piaccia moltissimo e devo dirvi che la prima partita che ho descritto era Tassorosso contro Grifondoro.
Penso sia tutto.
Ciao ciao.

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Capitolo 20
*** Se stai andando alla partita ***


Marzo stava per finire e quel weekend ci sarebbe stata la partita Grifondoro contro Serpeverde.
Se Grifondoro avesse vinto solo una partita contro Corvonero li avrebbe divisi dalla coppa del Quidditch.
James, Sirius e Star non vedevano l’ora di assistere alla sconfitta dei Serpeverde e erano in gran fermento come quasi tutti i Grifondoro.
Era venerdì pomeriggio e i Malandrini stavano seduti all’esterno sotto una betulla con un lenzuolo steso bene tra loro e i pennelli pronti.
“Allora che scriviamo?” Chiese Sirius.
“Se sei alla partita batti le mani!” Propose James beccandosi occhiatacce da tutti.
“Che c’è? E’ una bella canzoncina. Se stai preparando lo stendardo per fare il tifo alla partita batti le mani!” Iniziò a canticchiare.
Sirius e Star sorrisero battendo le mani mentre Remus li fissò stralunato. “Non avrai per caso intenzione di cantarla di continuo vero?” Domandò terrorizzato.
“Oh, si.” Gli rispose James con il pollice alzato.
“Rassegnati Remus. Una volta che questo tipo parte non lo fermi più!” Lo consolò Star.
Remus sospirò. In quel momento passò la squadra di Grifondoro diretta verso il campo.
“Ehi ragazzi ,state andando a fare allenamento?” Gli urlò dietro James euforico.
“Si! L’ultimo prima della grande partita!” Urlò in risposta Tom Vany.
“Go go Gryffindor!” Gli incitò Sirius.
“Grazie!” Ribatté il capitano alzando il pugno in segno di vittoria.
“Sirius! Incredibile! Sei riuscito di nuovo a stupirmi. E’ un ottima frase, possiamo scriverla sul lenzuolo.” Suggerì Star.
“Go go Gryffindor? Si mi piace.” Decretò James.
Subito i ragazzi si misero all’opera con i pennelli.
“Sei sporco qui.” Disse Star a James dopo un po’ indicandosi la fronte.
“Dove?” Chiese il ragazzo strofinandosi sopra il sopracciglio destro.
Star si avvicinò a lui lentamente e poi all’improvviso lo sporcò in viso con il suo pennello. “Qui.” Disse scossa dalle risate alle quali si unirono anche Sirius e Remus.
James prese un barattolo di vernice rossa e prese a rincorrere Star. Alla fine riuscì a versaglielo sulla testa.
“Schifoso essere vivente!” Gridò lei afferrando un altro barattolo di vernice. Toccò a James scappare ma lei lo raggiunse e lo spinse a terra sedendosi poi sullo stomaco del ragazzo e spalmandogli con tutta calma la vernice sul viso e sui capelli, mentre lui si dimenava inutilmente.
Quando la vernice finì Star aiutò James ad alzarsi con aria di superiorità.
“Spero che tu venga ricoperta di vernice da Sirius.” Le sibilò lui pulendosi gli occhiali per riuscire a vedere.
“Sbagliato.” Sirius si era avvicinato a James alle spalle e gli aveva versato addosso altra vernice.
“Maledetto!” Esplose James saltando sulle spalle dell’amico e sporcandolo.
Naturalmente caddero a terra entrambi ridendo come matti.
Remus si avvicinò a loro di soppiatto lanciando un barattolo di vernice gialla su tutti e tre.
Star gli lanciò uno sguardo omicida e poi si pulì le mani sulla faccia del ragazzo, che fino a prima era stato l’unico lindo e pinto.
James fece lo sgambetto a Remus e Star gli andò addosso.
Erano tutti a terra e se la ridevano.
Sirius, James e Remus stesi a pancia in su e Star con la testa poggiata sul petto di Remus.
“Meglio se andiamo.” Disse Sirius quando smisero tutti di ridere.
Il tramonto colorava i loro visi più di quanto non lo fossero già.
“Aspettate.” James tirò fuori la sua macchina fotografica tenendola in alto.
Clic, ed eccoli li tutti e quattro i sorrisi felici sulle labbra, gli occhi socchiusi per ripararsi dalla luce, stesi nell’erba pieni di vernice.
Si tirarono su a vicenda e raccogliendo il lenzuolo lasciarono su di esso le impronte delle mani.
“E’ bellissimo.” Commentò Star osservandolo.
I tre ragazzi alzarono gli occhi al cielo. Non sarebbe mai cambiata, avrebbe continuato a stupirsi per ogni cosa.
Rientrando al castello lasciarono le impronte delle loro scarpe ovunque.
Sentirono Gazza gridare di frustrazione qualche corridoio più indietro.
“Sapete vero che è vernice magica e che non se ne andrà via facilmente?” Chiese Remus preoccupato.
“Si ne siamo consapevoli.” Ghignò Sirius mentre Star e James si scambiarono un sorriso malandrino.
………………
 
Quella sera Star stava studiando con Lily e le altre ragazze in dormitorio e la rossa sembrava l’unica a riuscire a concentrarsi sullo studio. Infatti a Lily non interessava affatto il Quidditch.
“Finitela di parlare della partita!” Esclamò, sgridando le sue compagne di stanza. “Dovreste invece concentrarvi. Gli esami sono alle porte”
“A nessuno interessa degli esami. Persino Jane è più interessata al Quidditch che allo studio e a lei gli sport non piacciono.” Ribatté Ann.
In quel momento entrarono nel loro dormitorio Alice, Emmeline, Mary e Marlene; quattro ragazze del secondo anno.
“Ehi! Sotto c’è una festa pre partita!” Urlò Marlene.
Dalla porta aperta si sentirono arrivare i suoni della festa.
Star riconobbe la voce di James che grida a squarciagola: “SE STAI FACENDO UNA FESTA ASPETTANDO LA PARTITA BATTI LE MANI!” e subito dopo molte mani che battevano a ritmo. Clap clap. La ragazza sorrise.
“Scendi. Staranno aspettando te.” Le disse Lily.
Star alzò le spalle e guardò le quattro ragazze appena entrate. “Io passo per sta volta.”
“Noi invece veniamo!” Accettò Sophia entusiasta indicando se stessa e Ann.
Le due amiche scesero con le ragazze più grandi. La porta si richiuse e Jane si preparò per andare a letto.
“Perché non sei andata? Potter e compagnia ti staranno aspettando.” Chiese Lily calma.
“Perché avevo già detto loro che stasera studiavo e di non disturbarmi per nessun motivo.” Rispose Star riprendendo il libro di Astronomia tra le mani.
Lily a fissò per un po’ e poi ricominciò a sua volta a leggere.
“Tu perché non sei scesa Jane?” Domandò Star senza alzare gli occhi dal libro.
Le ragazza esitò. “Devo scrivere una lettera.”
Star la guardò. Stava proprio scrivendo. “A chi?”
Jane le lanciò un’occhiata interrogativa.
“La lettera.” Chiarì Star. “A chi la scrivi?”
“Ah, a degli amici.”
“Allora ne scriverai più di una.”
“Si. Perché ti interessa tanto?” Ribatté Jane sulla difensiva.
“Era per fare conversazione ma a quanto pare senza Ann e Sophia non ci riusciamo.”
Jane arrossì per la vergogna di aver accusato Star di essere troppo invasiva.
“In realtà è una lettera per mio nonno. Un anno fa esatto è morto e volevo ricordarlo.” Raccontò poi a mo’ di scusa.
Star sorrise. “Mi dispiace, devi essere molto triste.”
“Un po’.”
Calò il silenzio.
“Lo sapevi che il tuo amico Black ha il nome di una stella?” Disse Lily cercando di alleggerire l’atmosfera.
“Sì. E comunque dato che conosci il suo nome potresti anche usarlo.” Rispose Star un po’ troppo secca. “Vado a dormire.” Continuò poi infilandosi sotto le coperte e chiudendo le tende del letto a baldacchino.
I battiti di mano e la voce di James arrivarono fin lassù attutiti dalle mura, rimbombando nel silenzio.
Star sorrise di nuovo e rimase ad ascoltarli attentamente. Lily e Jane si addormentarono. Sophia e Ann tornarono verso mezzanotte esauste. Gli ultimi strascichi di urla finirono e Star rimase sola, e sveglia nel suo letto.
Il giorno dopo Star era seduta sul divano della Sala Comune, vuota, a leggere.
“Ciao Star.” La salutò un ragazzo dai capelli castani con il quale aveva studiato un po’ di volte.
“Ciao Dennis.” Disse lei accennando un sorriso.
“Agitata per la partita?” Le domandò lui.
“Diciamo di sì.” Rispose Star.
Iniziarono a scendere altri ragazzi e poi si sentirono delle grida e dei battiti di mani venire dalla scale del dormitorio maschile.
Se stai scendendo le scale per andare in Sala Grande a fare colazione prima di andare a vedere la partita batti le mani!” Urlò James. Clap clap, fecero le mani di Sirius e Peter. Remus sospirò reggendosi la fronte come se avesse un gran mal di testa.
“Ciao! Come è andata la serata dedicata allo studio?” Chiese Sirius avvicinandosi a Star. Peter si dileguò in fretta.
“Bene.” Ribatté lei salutando con un cenno Dennis che si era allontanato per raggiungere i suoi amici.
“Vieni a colazione con noi?” Domandò James.
“Si, ma tu intanto spiegami come fai ad avere ancora voce. Avrai gridato fino alle tre di notte.”
“Segreto professionale.” Si vantò James passandosi la mano tra i capelli.
“Incantesimo Sonorus.” Tirò ad indovinare Star.
James, Sirius e Remus la fissarono a bocca aperta.
“Lo sento.” Disse in risposta la ragazza alle loro espressioni, uscendo poi dal buco del ritratto.
I tre la seguirono.
“Star.” La chiamò James. Lei si voltò interrogativa. “Stai benissimo vestita così.”
La ragazza indossava una camicia bianca e morbida infilata nei pantaloncini azzurri a vita alta.
“Me li ha prestati Sophia. E’ magrissima.” Spiegò Star con un sorriso prima di voltarsi di nuovo e guidare il gruppetto per i corridoi.
James scosse la testa abbattuto.
“Non credo che abbia capito che era un complimento riferito a lei e non ai vestiti.” Commentò Remus esasperato.
“E’ solo perché James non è in grado di fare complimenti.” Scherzò Sirius.
James gli fece la linguaccia e ricominciò la sua cantilena.
Se stai andando a colazione prima della partita batti le mani!
Star batté la mani a ritmo insieme a Sirius e i tre ragazzi cominciarono a ridere.
Si sedettero al tavolo del Grifondoro e iniziarono a fare colazione.
Fe sftai manghianfo pfrima dellaf parfifa fatti le mani!” Continuò a canticchiare James con la bocca piena di uova e bacon.
Sirius lasciò la forchetta sul piatto e Star fece volteggiare il suo bicchiere con la magia, batterono entrambi la mani e poi ripresero a mangiare.
Remus sorrise della scena mentre metà tavola si sganasciava dalle risate.
“Belli siete troppo forti!” Esclamò Tom Vany, capitano della squadra.
“Se battete il Serpeverde giuro che faccio il miglior scherzo del mondo a James.” Replicò Star ridendo.
“Ci sto.” Accettò Tom.
“Perché lo scherzo lo devi fare proprio a me?” Protestò James.
“Perché Sirius non ci casca, Remus è la luce dei miei occhi quindi tu sei l’unico a cui possa farlo.” Spiegò Star con aria ovvia.
“Grazie.” Fece James sarcastico lasciando cadere l’argomento.
La squadra del Grifondoro lasciò presto il tavolo tra gli applausi di tutte le persone della propria Casa.
I Malandrini si diressero verso il campo subito dopo guidando il gruppo di tifosi con gli stendardi rossi e oro, anche se il loro era il migliore.
SE STAI ANDANDO ALLA PARTITA BATTI LE MANI!” Gridava James seguito dai battiti di mano di tutti i Grifondoro.
La professoressa McGranitt si avvicinò a loro.
“Non mi piace.” Commentò Sirius.
“Signor Black, signor Potter. Siete in punizione.” Decretò la professoressa.
Il mondo crollò addosso ai due ragazzi.
“Ma...ma...ma…ma c’è la partita.” Balbettò James sgranando gli occhi.
“Ne sono al corrente signor Potter. E credo sarà un’ottima partita.” Riprese la professoressa.
Sirius non riusciva a far altro che scuotere il capo ma James viveva per quella partita da giorni; non si sarebbe arreso.
“La supplico professoressa. Non può, non oggi. Laveremo i cessi per il resto dei nostri anni di vita.” Propose il ragazzo.
“Purtroppo colei che sceglie le punizioni sono io e non lei signor Potter. Ora mi segua, per sta sera sono previsti scampi nel menù e gli elfi domestici hanno le mani troppo esili. Dovrete dargli una mano.” Ordinò la professoressa McGranitt risoluta.
Sirius e James si arresero e seguirono la donna di nuovo verso il castello.
Star corse verso di loro con il lenzuolo ripiegato sotto il braccio seguita da Remus.
“Non provate ad insistere…” Cominciò la professoressa.
“Non vogliamo insistere.” La interruppe Star. “Solo che se loro non possono vedere la partita non la vedremmo nemmeno noi.”
Remus sorrise alle facce stupite di Sirius e James.
“Molto bene. Vi lascio nelle mani di Mastro Gazza che verrà a controllarvi di tanto in tanto. Una punizione in più potrebbe servirvi dal momento che se non mi sbaglio ieri sera avete imbrattato tutti i corridoi.” Disse solo la professoressa indicando il guardiano sulla soglia del castello.
“Siete impazziti?” Sussurrò James mentre si dirigevano verso le cucine.
“No. Siamo solidali.” Rispose Remus sorridente.
Gazza li rinchiuse nelle cucine e gli elfi mostrarono loro il bancone dove avrebbero dovuto lavorare e come pulire gli scampi.
“Ma se i signori vogliono possiamo farlo noi.” Mormorò un elfo.
“Non serve, grazie. Ci divertiremo.” Lo tranquillizzò Star.
“Potrei essere alla partita, come pensi che io possa divertirmi?” Sbuffò James mettendosi all’opera.
“Guarda il lato positivo.” Lo rimproverò la ragazza mettendosi al suo fianco.
“E quale sarebbe?” Chiese Sirius scettico prendendo posto dall’altro lato di James.
“Perlomeno non dovrai farlo per il resto della tua vita.”
“Grazie tante.” Disse Sirius sarcastico.
Remus si affiancò a Star. “Comunque l’ultima volta che siamo stati in una cucina ci siamo divertiti, giusto?”
“E poi gli scampi sono carini!” Si intromise Star facendo ballonzolare uno scampo davanti agli occhi di James.
“No, non lo sono.” Puntualizzarono Sirius e James in coro.
Star si finse offesa e continuò il suo lavoro in silenzio.
“Stupido coso vuoi aprirti?…AHI!” Gridò Sirius mollando di colpo un crostaceo e tenendosi un dito che stava perdendo sangue.
“Ah, si: occhio che pungono.” Commentò annoiata Star.
“Lo sapevi?!” Sbraitò Sirius cercando della carta per tamponarsi il taglio.
Star annuì.
“Dannazione potevi avvertirmi!” La rimproverò.
“Tu hai detto che non sono carini.” Borbottò la ragazza.
“Ma che razza di problemi hai?!” Urlò Sirius.
Star sbatté il pesce che aveva in mano dentro la ciotola e guardò Sirius furiosa.
“NON HO NESSUNISSIMO PROBLEMA, OK?”
“NON MI SEMBRA! MI SONO TAGLIATO PER COLPA TUA!”
“Non addossarmi la colpa.” Si ribellò lei tornando improvvisamente ad un tono di voce piatto.
“LO FACCIO ECCOME! NON PUOI SEMPRE PRENDERTELA CON ME SOLO PERCHE’ ODIO GLI ANIMALI STUPIDI!”
“Tu odi qualsiasi cosa.”
“NON E’ VERO! IO AMO LE STELLE!”
“NON ME NE IMPORTA NIENTE TANTO ANCHE SE TI AVESSI AVVERTITO TI SARESTI FATTO MALE UGUALMENTE PERCHE’ SEI COSI’ STUPIDO DA FARE COSE STUPIDE ANCHE SENZA METTERTI D’IMPEGNO!” Gridò Star alla fine con tutta l’aria che aveva nei polmoni e lasciando Sirius stupefatto. Quando si rese conto di ciò che aveva fatto la ragazza abbassò lo sguardo.
“Scusami.” Sussurrò Sirius carezzandole una guancia.
Lei scosse il capo. “E’ colpa mia.”
“Non ricominciamo.” Disse Sirius.
Star alzò il viso e sorrise. I due ragazzi si abbracciarono mentre James e Remus li fissavano senza sapere cosa dire o fare.
Poi Sirius rise e ricominciò a lavorare.
“Mi passa uno scampo Mylady?” Domandò con voce pomposa.
“Certo Mylord.” Rispose Star mettendogli in mano il crostaceo con un profondo inchino.
“La ringrazio. Non trova che questo simpatico animale sia un po’ morto stecchito?” Continuò Sirius con la stessa voce assurda.
“Trovo di si, Mylord. Morto stecchito, si.” Ribatté Star.
Dopo di che scoppiarono a ridere entrambi trascinando anche James e Remus che non ci stavano capendo più niente ma andava bene così.
Passarono la giornata a pulire quei pesci puzzolenti e pungenti chiacchierando e ridendo.
E ogni volta che Gazza veniva a controllarli il povero vecchio si prendeva uno scampo in faccia.
Quando a lavoro finito i quattro ragazzi uscirono dalle cucine ringraziando gli elfi Sirius aveva un’aria molto pensierosa.
“Che hai?” Gli chiese James.
Per tutta risposta Sirius scoppio a ridere. “Sei talmente stupido….da riuscire a fare cose stupide…senza metterti…d’impegno.” Ripeté tra una risata e l’altra. “E’ una frase stupenda Star dovresti usarla più spesso.”
Anche Star scoppiò a ridere di nuovo e nessuno dei due riuscì a smettere finché non arrivarono alla torre.
Nel dormitorio maschile James si distese sul letto godendosi quei secondi di silenzio.
Poi un urlo lo fece saltare in piedi.
“ABBIAMO VINTO! ABBIAMO VINTO!”
Insieme a Remus e Sirius scese le scale e vide entrare nella Sala Comune la squadra e i tifosi di Grifondoro urlando a squarciagola.
Star li raggiunse raggiante e pulita. “Ammettetelo: ve ne eravate dimenticati.”
I tre ragazzi le sorrisero unendosi poi ai festeggiamenti per la vittoria.
“Allora…” Chiese Tom Vany a Star. “Lo scherzo?”
“Sii paziente.” Replicò lei con un sorriso furbo.
“Che ne facciamo del nostro stendardo?” Sirius e James li raggiunsero con il lenzuolo tra le braccia.
“Io un’idea ce l’avrei ma voglio aspettare il momento giusto.” Rispose Star. Tom fu trascinato via da altri Grifondoro e Sirius e James lanciarono un’occhiata interrogativa alla ragazza.
Remus si avvicinò a loro porgendo a tutti e tre dei bicchieri colmi di succo di zucca. “E’ inutile. Non ve lo dirà mai ora.”
Star annuì concordando appieno e alzò il suo bicchiere.
“Ai Malandrini! Al Grifondoro! All’amicizia.”
I quattro brindarono felici e la festa andò avanti fino alle tre di mattino.
Metà delle persone, Remus ne era sicuro, non si sarebbero ricordati nulla di quella serata ma i Malandrini, rimasti seduti al loro angolo a discutere sullo scherzo da fare a James, si.
 
…………………………..
 
Due sere prima dell’inizio di Aprile ci fu la luna piena.
I Malandrini salutarono Remus in Sala Comune e poi risalirono nel dormitorio maschile.
Ogni notte di luna piena i tre ragazzi non riuscivano mai a divertirsi. Erano cupi e distanti fra loro.
Star la chiamava la “Notte dei Pensieri Passati” non aveva molto senso ma solo una certa musicalità. Adottarono quel termine come avevano adottato il “Piccolo Problema Peloso” oramai sembrava che parlassero in codice per chissà quale bravata invece discutevano sul problema di Remus.
“Andiamo a letto?” Domandò Sirius annoiato dopo ben venti minuti trascorsi nel più completo silenzio.
Star e James annuirono e la prima uscì dalla stanza per dirigersi nel suo dormitorio, ma non lo fece.
Si diresse verso la classe vuota accanto alla torre. Fece per sedersi sulla sedia e osservare il Platano Picchiatore come in ogni “Notte dei Pensieri Passati” ma poi un pensiero più istintivo e recente le balenò in mente.
Cominciò a correre mentre il sole tramontava oltre le montagne.
Arrivò esausta al Platano Picchiatore e bloccò i suoi rami con un incantesimo.
Entrò per la prima volta nel passaggio segreto tra le robuste radici dell’albero. Gattonò per un bel po’ e alla fine vide una luce. Ascoltò attentamente ma non sentì alcun rumore.
Salì le scale della casa impolverata e decadente. Alla fine sentì un respiro irregolare provenire da una stanza. Senza farsi notare si accovacciò dietro la porta osservando l’amico attraverso la fessura della serratura Remus era seduto su un angolo pronto alla trasformazione.
Le bastò attendere qualche secondo ed ecco; Remus si alzò in piedi di scatto. Il muso gli si allungò, gli crebbero i peli, si stava trasformando sul serio!
Remus però continuava a gridare e gridava come se gli stessero staccando la carne dalle ossa e per Star era insopportabile vedere l’amico soffrire così. Ma prima che potesse fare qualcosa Remus/lupo si calmò.
Star fece per andarsene ma poi vide cosa causava a Remus tutte quelle ferite.
Il lupo cominciò a mordersi e a graffiarsi ululando per il dolore.
La ragazza non ce la fece più aprì la porta di scattò e Remus, o almeno quello che era stato Remus, si voltò a guardarla.
“Lunastorta?” Disse lei non sapendo cosa sarebbe successo. Per un attimo il lupo parve riconoscerla ma poi con uno scatto feroce cominciò ad assalirla.
Star non gridò e non cercò nemmeno di scappare. Restò li a farsi trascinare, mordere e graffiare dal lupo come una bambola per cani.
Un graffio del lupo la mandò a terra ma lei si rialzò facendo una finta come cercando di rispondere all’aggressione. Il lupo le morse la spalla sollevandola da terra e facendola sbattere addosso ad un muro. Lei gli aprì la bocca con le mani liberandosi e allontanandolo.
Il lupo tornò all’attacco saltandole sul petto. Star era sicura che almeno cinque costole erano andate. Si rigirò su se stessa evitando un'altra zampata in arrivo.
L’animale tornò all’attacco ancora mordendole una gamba, Star sentì l’osso spezzarsi ma si rialzò.
Bruciava terribilmente, ogni parte di se le doleva e voleva vomitare anche l’anima, non sapeva se era ancora viva o no. Lottava contro il lupo ma con poca convinzione, lo faceva solo perché l’animale non perdesse l’interesse verso di lei ricominciando a farsi del male da solo.
Non sapeva per quanto avrebbe resistito ancora ma finalmente Remus ululò un’ultima volta prima di tornare a sedersi nell’angolo e la ritrasformazione iniziò.
Star se ne andò svelta senza capire come poteva ancora reggersi sulle proprie gambe. Riuscì per qualche strano miracolo ad arrivare alla torre senza essere vista. Salì nel dormitorio maschile e si chiuse in bagno sbattendo la porta con forza.
Sirius, James e Peter si svegliarono di colpo.
“Cosa c’è?” Gridò allarmato James prendendo la bacchetta in mano.
Star aprì di un millimetro la porta. “Sono io.” Mormorò esausta.
James si avvicinò al bagno.
“Fai uscire Peter per favore.” Bisbigliò lei con un tono di voce talmente basso che solo James la udì.
“Peter!” Sbraitò il ragazzo occhialuto. “Fuori di qui.”
Il ragazzino eseguì e Sirius chiuse la porta a chiave intuendo chi c’era nel loro bagno.
Star uscì e per poco non fece svenire Sirius e James.
La ragazza aveva gli abiti a brandelli perdeva sangue da ovunque e era piena di lividi e graffi, i capelli erano stati strappati in più punti e il braccio destro e la caviglia sinistra sembravano rotti.
“Cosa…?” Tentò di parlare Sirius.
“Sono andata nella Stamberga Strillante.” Li anticipò Star.
I due ragazzi capirono immediatamente.
“Cosa ti è passato per la testa?!” Urlò James. “Devi andare da Madama Chips…” Proseguì preoccupato prendendo una coperta per coprirla.
“Niente affatto.” Ribatté lei.
“Ma potrebbero non andare più via quelle cicatrici.” Continuò Sirius.
“No, non voglio.”
In quel momento Remus entrò nella stanza e nessuno lo notò.
“Potresti trasformarti!” La avvertì Sirius nel panico.
“Non mi interessa.”
“Ma Remus è un …” Proseguì James.
Star lo interruppe tirandogli una sberla.
“NON LO CAPISCI CHE QUI IL MOSTRO NON E’ REMUS?! GUARDAMI, JAMES DANNAZZIONE!” Gridò a pieni polmoni. I tre ragazzi notarono solo in quel momento che le ferite di lei si stavano rimarginando senza lasciare traccia. Star aveva il respiro affannoso.
“Sono io il mostro qui.” Sussurrò poi prima di accasciarsi a terra sfinita. Solo in quel momento James vide Remus sulla soglia con gli occhi spalancati dal terrore vedendo ciò che aveva fatto.
Star si voltò di scattò e si tirò in piedi a fatica a pochi passi da Remus, fece per abbracciarlo ma lui si scansò.
“Sono stato io?” Domandò con un filo di voce lui.
“No. E’ colpa mia…” Rispose Star.
“NON MENTIRMI!” Urlò Remus scappando via.
Star lo rincorse seguita da James e Sirius.
Questi ultimi però rimasero indietro e persero di vista Star in un passaggio segreto.
“Remus! Remus, fermati ti prego!” Gridò la ragazza. “Lunastorta!”
Il ragazzo si bloccò di colpo e si voltò a fissare Star; erano in un corridoio deserto e la luce dell’alba entrava lieve dalla finestra.
“E’ così che mi hai chiamato, vero?” Le chiese lui.
“Come?” Chiese lei confusa.
“Prima che ti attaccassi mi hai chiamato Lunastorta, giusto?”
Star esitò. “Si,” Rispose alla fine. “Ma non puoi addossarti la colpa di quello che mi è successo. Se non fossi stata così stupida da venire alla Stamberga non sarebbe successo, quindi è solo colpa mia.”
“Allora dimmi: perché l’hai fatto?”
La ragazza sospirò e poi si sedette su bordo interno della finestra lasciandosi colpire in viso dal sole ormai sorto.
“Stavo pensando ancora al fatto che ormai le vacanze sono vicine. E’ un mio pensiero fisso e non riesco a togliermelo dalla testa. Comunque tu hai detto che ti sentivi bene sapendo che non eri l’unico ad aver sofferto e a soffrire tutt’ora, così ho pensato di venire alla Stamberga per starti accanto in modo da sentirmi meno sola con il mio dolore.”
“Bel modo che hai di farti passare la sofferenza: essere uccisa da un lupo mannaro è una soluzione così di classe…” La rimproverò Remus sarcastico anche se si era addolcito.
“Lo so, non sono molto sveglia.” Ribatté lei guardandolo piegando la testa di lato.
Il ragazzo sorrise. “Non dovresti sempre tenerti tutto dentro.”
“No, è vero. Ma mi riesce bene. e penso che lo ammetterei solo con te…” Star si bloccò nel mezzo della frase guardando il cielo.
“Cosa?” Le domandò Remus curioso spronandola a continuare.
La ragazza si rigirò verso di lui. “Che la mia unica e più grande paura è perdervi.”
Il ragazzo le prese un bracciò e la fece scendere dal balcone trascinandola in un abbraccio.
“Perché non lo diresti a James e Sirius?” Le chiese lui.
“Perché penso che James già lo sappia e Sirius…lui è Sirius, non gli interessa.”
“Forse a te sembra così ma a tutti noi interessa di te. Anche troppo forse.”
Star sorrise.
“Stai meglio vedo.” Notò Remus felice.
Lei annuì e poi avvicinò la bocca all’orecchio del ragazzo come per confidargli un segreto.
“E’ tutto merito tuo. Lupacchiotto.”
“Dove bolide si sono cacciati quei due?” La voce di James li fece dividere. Lui e Sirius sbucarono da dietro un angolo e li raggiunsero di corsa.
“Tutto bene?” Disse Sirius e Remus si stupì vedendo che la domanda era rivolta a lui.
“S-si.” Rispose un po’ stupito. I suoi amici si rilassarono.
Poi James si dedicò a Star. La prese per le spalle ed iniziò a scuoterla.
“Per quale assurdo motivo hai deciso di fare una passeggiata in quel posto orribile proprio ieri notte!? Vuoi forse uccidermi!? Ti rendi anche solo minimamente conto di quanta paura ho avuto vedendoti ridotta in quello stato!? Per Merlino! Fallo di nuovo e ti ammazzo con le mie stesse mani!” Cominciò a gridare finché Sirius non gli toccò una spalla staccandolo dalla ragazza, alla quale sorrise gentile.
Star rise coprendosi la bocca con una mano.
“Che c’è? Che ho fatto? Perché mi trovi così buffo?” La tartassò Sirius.
“Non ti trovo buffo. Sono solo felice.” Spiegò lei.
James ricominciò a gridare. “Ti sei quasi fatta ammazzare e come ti senti?: Felice! Ma senti quello che dici? Morgana, Merlino e Cauciù! Come puoi essere veramente così?”
“Non lo so. Comunque io mi vado a cambiare. Tra un po’ inizieranno le lezioni.” La ragazza partì spedita per il dormitorio femminile lasciandoli li soli.
 
 
………………………
 
A trasfigurazione la professoressa McGranitt cominciò a spiegare loro noiosissimi concetti sul trasfigurare piccoli oggetti in piccoli animali. Naturalmente i Malandrini, seduti infondo alla classe, non stavano ascoltando affatto.
“Domani è il primo aprile ed è pure sabato! Ci dobbiamo sbizzarrire ragazzi!” Stava dicendo Star.
“Va bene. Vi concedo una giornata di scherzi. Ma solo a cinque persone. Chi sarà il primo?” Impose Remus.
“Mocciosus!” Risposero i tre in coro.
Remus sospirò. “Va bene.”
“Allora che gli facciamo?” Domandò Sirius entusiasta.
“Facciamo in modo che si innamori pazzamente di una ragazza orribile così poi se ne vergognerà.” Propose James.
“Povera ragazza.” Disse Star.
“Allora facciamo innamorare la ragazza di lui così non lo mollerà un secondo.” Modificò l’idea Sirius.
“Ne sarebbe solo onorato.” Ribatté Star.
“Vero.” Sospirarono i due ragazzi insieme.
“Allora proviamo a…” cominciò Sirius.
“…Seguire la lezione?” Completò la professoressa McGranitt richiamandoli poi all’ordine per nome.
Remus diventò rosso e gli altri tre risero sotto i baffi.
“Dato che vi diverte così tanto signori potreste venire qui a leggere la comunicazione sulla giornata di domani che spiega perché sarà vietato ogni tipo di scherzo alle spese di studenti e docenti. Oltre alla comunicazione sulla vacanze di pasqua che inizieranno domani stesso.”
Sirius, James e Star si alzarono tranquilli e raggiunsero la cattedra.
James prese in mano il foglio e gli altri due presero posto ai suoi lati.
Star iniziò a leggere.
“Con i poteri conferiti a me, signor Silente re dell’universo ,decreto che nella giornata di domani gli scherzi saranno all’ordine del giorno…” La professoressa McGranitt cercò di riprendersi il foglio ma James si spostò con velocità prendendo a recitare come se continuasse a leggere da dove Star aveva lasciato.
“…A tutti sarà concesso fare gli scherzi che più gli sembrano adeguati senza fuoriuscire dai voleri di padron Remus che ha ordinano di fare scherzi a non più di cinque persone…”
La professoressa cercò di acciuffarlo ma James passò il foglio a Sirius che saltò su un banco:
“…Di conseguenza spero vi divertiate alla grande senza esagerare. Come preside supremo desidero vedere la scuola esplodere e spero che riusciate a far in modo che i vostri professori non riescano più ad insegnare perché mi diverte vedervi scorrazzare liberi per i giardini con delle belle giornate come questa…”
Ancora una volta Minerva sfiorò il foglio con le dita mentre Sirius lo appallottolava veloce lanciandolo a Star.
“…Vi auguro una deliziosa permanenza nel castello durante la giornata matta. Buon pesce d’aprile. Ps: la direzione non risponde di eventuali danni dovuti agli scherzi dei Malandrini, i migliori sul campo.”
Finalmente la professoressa McGranitt riuscì a prendere il foglio. “Seguitemi! Tutti e tre!” Ordinò loro sistemandosi una ciocca nella capigliatura scarmigliata per tutto quel correre avanti e indietro.
I tre lasciarono la classe con dei grandi sorrisi stampati in volto.
 
…………………..
 
“In tutti i miei anni di insegnamento non ho mai incontrato dei ragazzi come voi.” Cominciò la professoressa una volta che si furono tutti accomodati nel suo ufficio. “Sembra che per quante volte io possa punirvi per voi non cambierà nulla. Basta che rimaniate insieme giusto?”
I tre annuirono sorridendo sempre di più.
“Cinquanta punti in meno a Grifondoro.” Decretò la professoressa. I ragazzi smisero di sorridere. “A testa.” James strabuzzò gli occhi.
“Non può farlo professoressa!” Gridò il ragazzo.
“Posso eccome. Ora fuori di qui. Vediamo se gli sguardi truci dei vostri compagni vi faranno riacquistare un po’ di sale in zucca.” Ribatté quella decisa tenendo la porta aperta per farli passare.
I Malandrini uscirono dall’ufficio mogi ma appena Minerva richiuse la porta dietro di se i tre cominciarono a correre felici.
Al suono della campanella trovarono Remus fuori dall’aula.
“Allora?” Chiese lui preoccupato.
“Cinquanta punti in meno a testa!” Rispose James soddisfatto.
“Ma ti sei ammattito!? Ti pare divertente?” Urlò Remus incredulo.
“Certo. Pensavamo volesse rovinarci il weekend invece ci siamo salvati.” Spiegò Sirius.
“Salvati? Avete perso centocinquanta punti!” Strillò Remus ancora più forte.
“Non ti preoccupare Rem, li recuperiamo in un batter d’occhio. Basta fare i bravi durante la lezione di Virtious.” Lo tranquillizzò Star.
Fu così.
Il piccolo insegnate di incantesimi premiò di continuo i Malandrini felice di aver acquistato la loro attenzione e godendosi la loro bravura.
Alla fine della lezione avevano recuperato ben cento punti.
“Visto? Che ti dicevo?” Fece Star felice mentre si incamminavano a pranzo.
“Cosa abbiamo il pomeriggio?” Chiese Sirius annoiato.
“Difesa Contro le Arti Oscure. Possibile che tu non abbia ancora imparato l’orario? Siamo ad aprile!” Rispose Remus stupito.
“Esatto. Fra un mese ci saranno gli esami. E io sarò sopravvissuto ad un anno scolastico senza sapere i miei orari a memoria. Non vedo il problema.” Ribatté quello rilassato.
“Grande!” Esclamò James battendogli il cinque.
“Pff…Siete così sicuri di passare gli esami?” Una voce glaciale li schernì. Naturalmente era Severus.
“Noi si, e tu? Sai, Mocciosus, che se finisci l’inchiostro te ne devi comprare un’altra boccetta, non è permesso usare l’unto dei capelli agli esami. Anche se ammetto che per te sarebbe un grande vantaggio.” Replicò Sirius sarcastico.
James, Star e altri ragazzi che passavano di li per caso risero.
Severus prese un colorito un po’ più opaco, segno che era arrossito dalla rabbia.
“Lascia perdere. Quando verranno bocciati rideremo noi.” Intervenne Lily tirando Severus per una manica.
“Domani è il primo aprile.” Gridò Star alla rossa.
“E’ una minaccia?” Fece lei.
“No, è un avvertimento.” Chiarì Star voltandosi con i suoi amici.
 
………………….
 
“Buon giorno ragazzi. Oggi faremo un allenamento a squadre.” Cominciò il signor Franks spiccio. “Dividetevi in squadre da quattro. Veloci!”
Sirius, James, Star e Remus non si mossero nemmeno d’un passo.
Lily e le altre tre compagne di stanza di Star crearono il secondo gruppo.
Peter andò a finire con uno dei due gruppi di Tassorosso.
“Bene, quello li è il percorso. Dovrete superarlo tutti assieme. La prima squadra che taglia il traguardo con più componenti vince. Ai vostri posti…” Tutti i ragazzi si disposero sulla linea di partenza. “VIA!”
Il primo tratto era di corsa pura. I Malandrini erano primi, tutti e quattro, ma a loro teneva testa Lily.
Poi ci fu il primo ostacolo: una rete posta in orizzontale a meno di mezzo metro da terra. O meglio dal fango.
Star fu l’unica ragazza a buttarsi a terra e a cominciare a strisciare. Tutte le altre erano troppo schifate. Rallentando così gli altri gruppi. Lily non demorse e riuscì a convincere le altre tre a passare sotto la rete. Ormai i Malandrini erano già al secondo ostacolo: una parete da scalare. Sembrava roccia vera, o forse lo era. Non c’era nessun appiglio artificiale, nessuna corda o altro.
Sirius e James partirono per primi come capre di montagna. Remus e Star li seguirono.
“Forza! E’ semplicissimo!” Li incoraggiò James.
“Dove bolide avete imparato voi due a scalare le montagne?” Chiese Remus scocciato cercando un solido spuntone dove aggrapparsi.
“L’abbiamo imparato qui. Ora.” Rispose Sirius.
“Mettete mani e piedi dove li mettiamo noi.” Suggerì James.
Star seguì il suo consiglio e si mise sotto di lui. Remus copiò invece Sirius. In pochissimo tempo erano in cima. I primi due aiutarono gli altri due a tirarsi su. James forse tenne per qualche secondo di troppo Star tra le sue braccia perché lei dovette fargli notare che erano in mezzo ad una sfida.
“Giusto.” James tornò sulla terra e la lasciò.
Davanti a loro c’era una corda tesa che arrivava fino ad un’altra piattaforma sollevata.
James e Sirius spiegarono a Remus come tenersi alla corda per scivolare bene fino dall’altra parte e partirono con lui tra loro. Poco alla volta spostando prima le mani e tirandosi avanti con esse, a penzoloni nel vuoto i tre ragazzi arrivarono fin quasi alla fine poi si accorsero che Star era rimasta ferma.
“Datti una mossa tesoro. O hai paura?” La prese in giro Sirius.
“Non chiamarmi tesoro! E non ho paura. Controllo solo quanto sono distanti gli altri.” Ribatté lei.
Intanto James era arrivato sulla piattaforma e aiutava Remus a scendere dalla corda.
“Dunque, informaci. Come sono messi gli altri?” Le domandò lui.
“Bene, purtroppo. La squadra di Lily e testa a testa con una di Tassorosso. Saranno qui presto.” Rispose Star.
“Sbrigati allora!” La incitò Sirius, anche lui sulla piattaforma opposta.
Star prese un gran respiro e salì in piedi sulla corda.
I tre ragazzi trattennero il respiro.
“Star scendi giù subito!” Le ordinò James ma lei prese ad avanzare leggera come se stessa camminando normalmente.
“Ti farai male!” La avvertì Remus.
La ragazza per tutta risposta prese a saltellare avanti e indietro e a rimanere in equilibrio su un piede solo.
“Finiscila!” Urlò James in pensiero. Persino Sirius la fissava preoccupato.
Star riprese ad avanzare camminando ma una volta arrivata a pochi passi dalla piattaforma perse l’equilibrio.
I tre ragazzi gridarono.
Star rise.
Appesa con solo le mani sulla corda, dondolando avanti e indietro.
“Maledizione!” Riuscì a sire James. Tutti e tre erano pallidissimi.
“Ti sembrano scherzi da fare? Non è ancora il primo aprile.” La sgridò Remus.
“Scusate.” Disse lei allegra risalendo agile sulla corda e concludendo la camminata sul filo.
James e Sirius le diedero ciascuno una pacca sulla spalla ridendo.
“Ok, mi hai spaventato da morire ma sei stata fenomenale.” Si congratulò Sirius.
Scesero dalla piattaforma grazie ad una scaletta. Le altre squadre stavano lottando con la corda e l’altezza.
Davanti a loro c’era una pozza di fango che pareva molto profonda, quasi come una palude. L’unico modo per poterlo superare era saltare su delle rocce piccole poste a parecchia distanza tra loro.
“Come facciamo adesso?” Disse Remus.
“Sirius vai prima tu.” Decisa Star.
“Perché io?” Protestò il ragazzo.
“Perché sei più alto e quindi hai le gambe più lunghe.” Spiegò la ragazza.
“Che è un modo gentile per dire che sei quello sacrificabile.” Concluse James.
“Errato. Quello sacrificabile sei tu, Ramoso.” Replicò Star con calma.
James le fece la linguaccia mentre Sirius si preparava a saltare sulla prima pietra.
“E va bene!” Cominciò a recitare con aria drammatica. “Mi sacrificherò per salvare tutti voi e…”
“Muoviti gli altri ci raggiungono!” Esclamò James spingendo Sirius che preso alla sprovvista cadde nella pozza sprofondando fino al mento.
“Scusa amico!” Gridò James fingendosi dispiaciuto. Sirius lo prese per la caviglia trascinandolo dentro.
Star li fissò esasperata e poi si gettò a sua volta nella piscina di melma.
“Che fai?” Le domandò Remus.
“Se la facciamo a nuoto stiamo più veloci.” Ribatté lei iniziando a muoversi con l’aiuto delle braccia e delle gambe. Remus li seguì rassegnato.
Le altre squadre li raggiunsero. Alcune persone però erano ferme sulla corda senza voler avanzare.
Tutti cercarono di saltare da una roccia all’altra ma molti caddero. Quasi tutte le ragazza si rifiutarono anche solo di provare.
Lily alla fine si rassegnò e tremando dallo schifo si immerse nel fango nuotando come i Malandrini, i quali erano già arrivati all’altra sponda.
I quattro ragazzi si voltarono perplessi verso il professore; davanti a loro c’erano tante basse colonne di pietra.
“Dobbiamo fare lo slalom come dei bravi cagnolini?” Domandò sarcastico Sirius.
“No, dovete saltarli come nel salto della cavallina.” Rispose sorridente e soddisfatto il signor Franks.
James partì di gran carriera e Sirius lo seguì. Saltavano come dei grilli e nonostante fossero pieni di fango erano veramente carini. Remus guardò Star.
“Non lo so fare.” Disse il ragazzo.
Lei sorrise. “E’ facile. Guarda come faccio io.” La ragazza poggiò le mani sopra la prima colonna poi sollevò piano i piedi tenendosi sollevata da terra con la forza delle braccia, infine fece passare le gambe ai lati della colonna atterrando dall’altra parte e togliendo le mani dalla pietra. “Fai così velocemente. Devi solo prendere una bella spinta.”
Remus sospirò e poi provò a saltare. Ci riuscì anche se non con la stessa eleganza di Sirius e James ma pareva alquanto soddisfatto di se. Star partì a saltare seguita da lui.
Dietro di loro però alcuni ragazzi di Tassorosso si facevano sempre più vicini, tra loro c’era anche Lily.
Quando Sirius e James arrivarono alla fine e Star li raggiunse subito dopo, Remus era ancora a metà percorso, ad un tratto inciampò e cadde faccia a terra. I Tassorosso e Lily lo superarono. James, Star e Sirius però se ne fregarono e tornarono indietro per aiutare l’amico.
“Tutto bene?” Gli chiese Star.
“State perdendo.” Li informò Remus preoccupato.
James e Sirius sorrisero.
“Non stiamo perdendo niente.” Disse James.
“Ti abbiamo appena ritrovato.” Concluse Sirius.
Sorrisero tutti come ebeti e finirono il percorso insieme.
Attraversarono la linea del traguardo con le braccia sulle spalle l’uno dell’altro. Oltre la linea li aspettavano i ragazzi arrivati per primi e tutti gli altri che avevano rinunciato, il professor Franks arrivò in quel momento.
“Complimenti.” Cominciò il professore guardando i Malandrini che risposero allo sguardo con delle faccia assurde piene di perplessità. I quattro notarono solo in quel momento che gli altri studenti li guardavano con odio. “Siete l’unica squadra che è riuscita ad arrivare fino al traguardo senza perdere componenti. Era proprio questo lo scopo del gioco. Eccezionale! Cinquanta punti a Grifondoro. ”
I Malandrini esultarono battendosi il cinque a vicenda.
 
…………………………..
 
Dopo la cena i quattro amici si sedettero al tavolo vicino alla finestra. I professori li riempivano di compiti, gli esami erano vicini e nonostante avessero vinto la gara il professor Franks li aveva obbligati a scrivere un tema sul gioco di squadra.
Dopo qualche minuto Remus sbuffò sonoramente; era stata una dura giornata per lui che aveva appena passato la luna piena.
“Se vuoi ti sveglio presto domani mattina. Però ora vai a dormire.” Gli consigliò Star preoccupata per la sua salute.
“Mi sveglierai sul serio?” Domandò lui scettico.
“Fidati. Domani prima di lezione avrai i tuo compiti fatti.” Insistette lei.
Remus si alzò con un altro sbadiglio augurando la buona notte a tutti e salendo le scale.
Quando se ne fu andato Sirius fece spazio sul tavolo, poggiando sopra i loro compiti un foglio di pergamena. In esso c’era disegnato un complicatissimo schema. Il ragazzo guardò i suoi due amici e poi iniziò a parlare.
“Questo è il piano per domani…”
 
 
…………………………
 
Il mattino dopo Remus si svegliò più presto del previsto realizzando che era sabato, si rilassò e si rigirò nel letto cercando di riprendere sonno. Dopo qualche secondo si alzò di scatto capendo ciò che Star aveva fatto. Si vesti e scese di corsa in Sala Comune.
Naturalmente la ragazza era li. Nessun altro era sveglio a quell’ ora.
Remus si avvicinò alla poltrona di Star e le tolse dalle mani il libro che stava leggendo.
“Qualche problema Remus?” Domandò lei calma.
“Mi hai ingannato! Avevi detto che entro oggi all’inizio delle lezioni io avrei fatto i miei compiti. Ma oggi non c’è lezione!”
“Certo che no. E’ sabato. Comunque io ho detto che entro oggi all’inizio delle lezioni tu avresti avuto i tuoi compiti, non che li avresti fatti.”
Remus la guardò interrogativo. Star si chinò per prendere qualcosa dalla borsa ai suoi piedi e poi consegnò all’amico un plico i fogli di pergamena.
“Questi sono i tuoi compiti. Ci ho messo un po’ a copiare la tua scrittura perché è troppo ordinata ma dovrebbero andare bene.” Remus la guardò sbalordito. “Voglio che tu oggi ti diverta un po’ con noi.”
“Grazie. Non sarei mai riuscito a finirli da solo senza lavorarci l’intera giornata.” Ringraziò il ragazzo.
Star sorrise furba. “Allora immagino che ora possa chiederti un favore.” Lui annuì. “Aiutaci a fare lo scherzo migliore che Hogwarts abbia mai visto.”
“Oh, no. Io non faccio nessuno scherzo.” Si rifiutò Remus.
“Mi devi un favore. Non puoi dir di no.” Lo rimbeccò la ragazza.
Lui provò a opporsi ma si arrese subito. “Va bene.” Accettò controvoglia.
James e Sirius scesero le scale sorridendo.
“Dobbiamo metterci subito all’opera.” Disse James.
“Allora era proprio tutto programmato?” Domandò Remus abbacchiato e stupito insieme.
I suoi tre amici annuirono.
Il ragazzo sospirò. “Che avete in mente?”
 
 
……………………
 
Qualche ora dopo, circa ad un ora decente in cui alzarsi di sabato mattina, le prime urla di sorpresa si fecero sentire per tutta Hogwarts.
Star aprì gli occhi realizzando pian piano che non si trovava nel suo letto.
James le cingeva la vita con le braccia e la sua pancia aderiva alla schiena della ragazza.
Lei si ricordò che quando erano tornati dalla loro missione segreta erano talmente stanchi da gettarsi su letti a caso.
Iniziò a pensare a come si sentiva. Era felice, di sicuro, ma il cuore non le batteva a mille e non era in imbarazzo come succede a tutte le ragazze quando il ragazzo di cui sono innamorate le abbraccia.
Però poteva rimanere li per sempre. James profumava di sogni, quel classico profumo che senti la mattina appena ti svegli dopo una lunga e rilassante dormita.
All’improvviso Star sentì qualcosa di freddo sul collo e sobbalzò.
“Giorno.” Le sussurrò James nell’orecchio. Il ragazzo le aveva appena soffiato addosso.
“Io ero già sveglia.” Replicò Star voltandosi verso di lui. La ragazzo si accorse subito di aver fatto una scelta sbagliata: i meravigliosi occhi nocciola di James la fissavano con dolcezza.
“AHHHHHHHHHHHHH! CHE STORIA E’ QUESTA?” Un altro grido proveniente da un dormitorio più in basso salì fino a loro facendo scattare in piedi Star.
“Il nostro scherzo ha funzionato!” Esclamò lei.
Sirius si alzò e la raggiunse al centro della stanza.
“Come fai ad esserne certa?” Le domandò.
“Basta ascoltare le urla!” Rispose lei.
Anche Remus si svegliò in quel momento grazie ad un altro grido proveniente, questa volta, dal dormitorio femminile.
“Tiro ad indovinare: siete riusciti nel vostro intento.” Sbadigliò il ragazzo.
“Nostro intento, Remus. Sei un Malandrino anche tu e ci hai aiutato anche tu.” Lo corresse James.
“Scendiamo, dai. Voglio vedere cosa è successo.” Propose Sirius entusiasta.
I Malandrini fecero le scale di corsa e una volta arrivati in Sala Comune dovettero mettersi d’impegno per non ridere, compreso Remus; tutti i ragazzi e le ragazze erano sporchi o sul viso o sulle mani o su tutto il corpo di rosso.
In pratica da qualsiasi rubinetto scendeva acqua trasparente ma che colorava la pelle in modo indelebile.
Alcuni avevano pensato di andare da qualche altra parte per sciacquarsi e esibivano un bel mix di colori addosso.
I Malandrini avevano fatto le cose per bene. Ogni piano sporcava di un colore diverso e le Sale Comuni erano a tema secondo i colori dello stendardo.
“POTTER!” Gridò Lily correndo verso di loro con il viso e le mani rosse. “Sei stato tu, confessa!”
“Io? Non so di cosa stai parlando, Evans.” Finse James.
“Allora dimmi perché tu e i tuoi compari non siete sporchi.” Insistette lei.
“Ci hanno avvertito in tempo.” Le rispose James tranquillo.
“Non ti credo nemmeno un po’.” Ribatté Lily allontanandosi.
“Il rosso ti dona! Si abbina ai tuoi capelli!” Le gridò dietro Sirius, beccandosi un’amichevole pugno sulla spalla da Star a mo’ di rimprovero.
I quattro ragazzi scesero in Sala Grande per ammirare meglio tutte le sfumature del loro scherzo. Per la strada incontravano persone di mille colori che cercavano un rubinetto dal quale l’acqua uscisse pulita. Creavano immensi gruppi in bagno tutti in attesa dietro alla persona che si offriva di bagnarsi un dito per vedere gli effetti dell’acqua.
Tutti li guardavano con invidia notando che non erano colorati da nessuna parte.
Entrarono felici e fieri nella sala e videro con piacere che anche i professori erano caduti nella trappola. Tutti tranne, naturalmente, Silente.
I Malandrini si accomodarono come se niente fosse.
“Allora che ne pensi Remus?” Domandò Sirius servendosi di uova.
“Lo ammetto, non è male vedere la gente disperarsi in questo modo per un po’ di colore. Immagino che chi questa mattina ha deciso di farsi la doccia ora si più irritato degli altri. Eppure non mi interessa perché so che c’è un rimedio e che quando l’avranno scoperto si ritroveranno a ridere come matti ricordando questo giorno fra un po’ di anni.” Rispose il ragazzo sorseggiando il suo succo di zucca.
Star, James e Sirius lo fissarono esasperati.
“Devi sempre trovare il lato filosofico, vero?” Fece James.
Remus annuì felice e gli altri lasciarono cadere il discorso.
“O mio cielo! La McGranitt è blu!” Esclamò Star non riuscendo più a trattenere le risate. In effetti molti ragazzi e ragazze smisero di preoccuparsi della loro pelle e si dedicarono alla professoressa che era appena entrata in sala blu dalla punta dei capelli in giù.
Minerva McGranitt tentò di mantenere la calma ma dopo due minuti di risate sfoderò la bacchetta e la sala ammutolì.
“Ci uccide! Tutti a terra!” Urlò Sirius gettandosi sotto il tavolo, subito imitato dai suoi tre amici.
La professoressa sospirò e puntando la bacchetta alla sua gola borbottò un incantesimo e poi parlò. La sua voce rimbombò chiara arrivando in ogni angolo della scuola.
“I responsabili di questo scherzo saranno puniti con una settimana di pulizie ai bagni ma posso assicurarvi che la punizione sarà di gran lunga peggiore se i ragazzi o le ragazze in questione non vorranno dire a tutti come poter togliere il colore.”
I Malandrini si sorrisero e calmi camminarono verso il tavolo dei professori.
Remus sorrise per la faccia di tutti quando si era alzato insieme ai suoi amici.
James si voltò verso la sala.
“Questo colore può essere tolto con semplice acqua pulita.” Cominciò a spiegare.
“C’è un solo bagno in tutta Hogwarts che non sporca di colore la pelle ma non vi diremo qual è.” Continuò Sirius.
“Scegliete se passare tutta la giornata a cercarlo o aspettare le tre di domani mattina quando tutti i bagni torneranno normali.” Annunciò Star.
“Noi Malandrini auguriamo a tutti BUON PESCE D’APRILE!” Concluse Remus cercando di trattenersi dal ridere mentre fissava tutti i suoi compagni con le facce sbalordite, stupiti da tale coraggio.
Alcune persone si alzarono di corsa per trovare il bagno incontaminato ma molti altri rimasero per applaudire i Malandrini. I quali uscirono dalla Sala Grande soddisfatti.
“Cosa avete i mente ora?” Domandò Remus emozionato.
Star sorrise. Nessuno gli rispose.
 
 
……………………..
 
Entrarono in biblioteca e Remus iniziò a capire. La cosa non gli piaceva molto. Ma era il primo aprile. Per una volta, una sola, poteva goderselo.
Severus era seduto ad un tavolo. Davanti di lui Lily. L’uno era sporco di verde scuro e l’altra di rosso. Entrambi erano impegnatissimi a leggere dei libri, forse per fare un tema.
“Fase uno: Voi prendete il necessario,” Sussurrò Star indicando Sirius e James. “e noi rimaniamo qui a sorvegliare Mocciosus.”
I due razzi partirono e Remus fissò Star.
“Perché non abbiamo portato direttamente qui il necessario?” Domandò.
“Perché è ingombrante e poi dovranno farlo sotto il mantello dell’invisibilità per non farsi notare da Madama Pince. Quindi se Mocciosus non fosse stato qui veramente avremmo fatto fatica per nulla.” Illustrò la ragazza.
“Oh. Capisco. Se lui ora si sposta come lo diremo agli altri?”
“Glielo dirò via pensiero. Remus, fidati. Per fare degli scherzi quei due sono anche in grado di accendere il cervello.”
Il ragazzo sbuffò trattenendo una risata e Lily alzò lo sguardo per un attimo. Fortunatamente i due erano nascosti bene dietro ad uno scaffale.
Dopo dieci minuti buoni di completo silenzio carico di attesa Star represse un brivido.
“Che c’è?” Si preoccupò il ragazzo.
“Sono arrivati.” Rispose lei sorridendo.
Due millesimi di secondo dopo spuntarono James e Sirius dal nulla tenendo tra loro un calderone pieno di schiuma.
“Dovrebbe essere un modo poco gentile per dire a Severus di farsi un bagno?” Chiese Remus.
“Mocciosus.” Sottolineò James. “Comunque, si, qualcosa del genere.”
“Infondo gli facciamo un piacere; i suoi capelli sono più unti delle catene di Gazza.” Replicò Star.
“Perché le catene di Gazza?” Fece Sirius.
“Le tiene ben oleate in caso il preside decida di optare per una punizione poco carina. ME lo hanno detto quelli del quinto.” Spiegò la ragazza.
“Quello è matto.” Ribatté James.
Sirius tossicchiò. “Dovremmo fare uno scherzo.” Ricordò a tutti.
“Giusto.” Concordò Star.
I quattro si prepararono.
Star si alzò ed uscì da dietro lo scaffale.
“Che fa!?” Esclamò Remus.
“Tiene occupata Lily in modo che non avverta Mocciosus. E’ tutto nel piano.” Lo tranquillizzò James.
I due seduti al tavolo alzarono lo sguardo su di lei.
Star si guardò intorno come se cercasse qualcuno. Poi posò, come casualmente, gli occhi su Lily.
“Oh, ciao!” Salutò distrattamente Star allungando il collo per sbirciare oltre uno scaffale. Era un’ottima attrice.
“Ciao. Perso qualcosa?” Domandò cordialmente la rossa mentre Severus la squadrava con odio.
“Qualcuno, vorrai dire. Non riesco più a trovare Remus. Io e gli altri lo stiamo cercando ovunque.”
“Forse il vostro scherzo non è piaciuto nemmeno a lui.” Ringhiò Severus.
“Dubito dato che l’abbiamo organizzato insieme.” Ribatté Star acida.
“Allora lo ammettete!” Esclamò il ragazzo trionfante.
“E’ inutile che gioisci. Lo sa l’intera scuola, professori compresi, e lo sapresti anche tu se fossi solo un pizzico più sociale.”
“Ora basta.” Li bloccò Lily.
“Scusami.” Disse Star. Ma era rivolta all’amica e non a Severus. “Stai facendo pozioni? C’è una cosa che non capisco proprio in quel capitolo.” Continuò avvicinandosi a Lily e segnando un punto del libro aperto davanti alla ragazza in modo che ella si concentrasse li.
“Ora.” Bisbigliò James.
“Wingardium Leviosa.” Enunciarono in coro i tre ragazzi nascosti puntando le bacchette verso il calderone. Lo fecero levitare fino a sopra la testa di Severus, troppo occupato ad osservare Lily e Star per accorgersene, e poi lo fecero ribaltare. La schiuma cadde addosso al ragazzo che gridò per la sorpresa.
I Malandrini esplosero in risate e Lily infuriata si voltò verso Star. Severus con gli occhi brucianti si voltò di scatto beccandosi la sedia sul ginocchio, zoppicò verso i tre ragazzi seguendo i suono delle loro risa andando però a sbattere contro l’angolo dello scaffale.
Sirius ululò, James si gettò sul pavimento tenendosi la pancia, Star si aggrappò a Lily per reggersi in piedi e Remus poggiò la schiena al muro per non cadere a terra.
Lily corse verso Severus aiutandolo ad alzarsi, il ragazzo esibiva un orribile bernoccolo sulla fronte e gli lacrimavano gli occhi per il bruciore. La ragazza lo trascinò fuori.
Madama Pince arrivò di corsa piombando su di loro come un avvoltoio.
“COSA AVETE FATTO! AVETE IMBRATTATO L’INTERA BIBLIOTECA! I MIEI LIBRI!” Strillò la bibliotecaria isterica.
I Malandrini fuggirono a gambe levate senza smettere di ridere.
Si rifugiarono in Sala Comune dove la squadra di Quidditch al completo si stava attaccando bigliettini stupidi sulla schiena a vicenda.
“Ehi! Guardate ragazzi! Ci sono le Star del momento!” Esultò Damon.
La squadra fece posto ai Malandrini.
James iniziò subito a monopolizzare la discussione con domande sugli schemi che avrebbero usato nella partita decisiva e Sirius e Star si alzarono quatti quatti sparendo dalla vista.
Tornarono dopo un paio di minuti e James non se ne era nemmeno accorto, in mano avevano un rasoio a ciascuno, con un gesto fulmineo i due ragazzi lo attaccarono alle spalle rasandogli a zero i lati della testa.
James sollevò lentamente le mani e si toccò i capelli tagliati di fresco, il ragazzo impallidì e sgranò gli occhi. Rimase li a boccheggiare per un po’ infine gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni correndo su per le scale. Tutti coloro che avevano assistito alla scena cominciarono a ridere di cuore.
“Questo mi è piaciuto come scherzo.” Confidò loro Remus.
Sentirono un grido ancora più forte provenire dai dormitori, segno che James si era visto alla specchio. Questo provocò un nuovo attacco di risate in tutti. Ma il culmine venne quando il ragazzo scese di corsa fronteggiando Sirius e Star con la bacchetta alzata.
“NON E’ DIVERTENTE! FATEMI TORNARE I MIEI MERAVIGLIOSISSIMI CAPELLI! ORA!!!!”
“Nnnno.” Rispose Star sorridente.
James abbassò la bacchetta e la fissò strabiliato. “Bene.” Disse solo ritornando in dormitorio.
La squadra non riusciva a smettere di ridere ma Sirius e Star ebbero pietà e andarono a raggiungere James insieme a Remus.
“Potreste lasciarlo così ancora un po’!” Commentò Tom prima che i tre sparissero.
“Temo che se non interveniamo entro due minuti lo troviamo a penzolare dal soffitto.” Ribatté Star.
“Non può essere così drammatico.” Replicò Lucas.
“Si vede che non lo conosci.” Fece Sirius esasperato.
I tre arrivarono giusto in tempo per far scendere James dal balcone.
“MA SIETE MATTI! MA CHE VI E’ PRESO!” Urlò ancora il ragazzo.
“Pesce d’aprile!” Risposero in coro i suoi tre amici.
“Non ti preoccupare Jamie, quel taglio ti dona!” Disse Sirius in falsetto.
James lo fulminò con lo sguardo.
Star passandogli accanto per stendersi su un letto gli sussurrò: “Ora non posso farlo ma a fine giornata ti riporterò i capelli alla normalità.”
James si calmò e domandò: “Sirius. Mi prendi un pettine i bagno.”
“Perché dovrei?” Ribatté Sirius.
“Perché se proprio devo rimanere così almeno vedo se riesco a sistemarli meglio.”
“Perché proprio io?”
“Mi hai tagliato i capelli.” Gli ricordò l’altro.
Sirius sbuffò. “Lo faccio perché così la finisci di rompere.” Il ragazzo aprì la porta del bagno e… splash!
Un secchio d’acqua gli cadde in testa.
“E’ lo scherzo più vecchio del secolo.” Brontolò Sirius mentre i suoi amici ridevano come pazzi. “Aspetta! Dove l’hai presa l’acqua.” Aggiunse agitato.
James fece uno strano sorriso compiaciuto e Remus e Star presero a ridere più forte. La pelle, i capelli e i vestiti del ragazzo si stavano colorando.
“Nel bagno delle ragazze nei sotterranei.” Rispose James. E tutti sapevano che era l’unico posto dove l’acqua era rosa. Proprio rosa acceso.
“Schifosissimo scarafaggio!” Con questo grido di battaglia Sirius si gettò sull’amico facendolo cadere a terra e iniziando a tirargli pugni allo stomaco e sulle braccia.
“E il tuo spirito da pesce d’aprile dov’è finito?” Lo prese in giro James.
“Te ne pentirai.” Promise Sirius alzandosi e smettendo di picchiarlo.
“Va bene ragazzi. Ora facciamo uno scherzo a Mocciosus.” Propose Star. I due si dimenticarono di essere arrabbiati e dedicarono tutta la loro attenzione alla ragazza.
Remus schioccò la lingua. “Avevo detto solo cinque persone.”
“Cinque persone, si. Ma non hai detto quanti scherzi possiamo fare a ciascuno.” Precisò James.
Remus sbuffò anche se infondo era felice che i suoi amici avessero trovato una scappatoia, era proprio curioso di vedere cos’altro si inventavano.
 
 
…………………
 
Severus Piton era un ragazzino con i capelli unti e la divisa logora di seconda mano, adorava Pozioni e prendeva voti alti in quasi tutto tranne nelle cose pratiche nelle quali ci vuole un po’ di prontezza di spirito. Cose che, secondo i Malandrini, lui non aveva.
James, Sirius e Star dicevano di non sapersi spiegare perché ce l’avevano tanto con quel ragazzo. In realtà lo sapevano benissimo e mentre correvano verso l’aula di pozioni dopo pranzo ci pensarono su, o meglio; Remus li obbligò a pensarci su.
“Perché proprio contro Severus?”
I tre interessati si fermarono.
“Perché è sporco e ha una divisa di seconda mano che fa pietà anche ai morti. In più viene da un postaccio.” Rispose James sicuro.
“Anche Star ha una divisa di seconda mano.” Incalzò Remus.
“Ma la sua non è così messa male e poi a lei sta bene tutto. In più lui è un Serpeverde nato.” Ribatté Sirius.
Remus ci rinunciò e nessuno notò Star; la ragazza aveva i capelli legati in un morbido chignon tenuto su con la bacchetta, alla frase di Sirius aveva abbassato la testa finché la frangetta non le aveva coperto completamente il viso.
 
 
………………………..
 
Nei sotterranei si stava svolgendo un festino del professor Lumacorno.
Quando i ragazzi se ne resero conto James e Sirius furono sul punto di rinunciare a tutto.
“Io li non entro. Quello è peggio della piovra gigante!” Cominciò James.
“Io sto con te fratello. Ciao, ci si vede.” Fece Sirius. I due si voltarono ma Star li acciuffò per il colletto.
“Pensate al fatto che se Severus è la dentro possiamo renderlo ridicolo davanti a tutti.” Disse la ragazza.
“Giusto.” Si auto incoraggiarono Sirius e James.
I Malandrini entrarono nello studio del professore.
“Potter, Sirius, White, Lupin! Siete venuti! Prego accomodatevi siete giusto in orario da the!” Il professor Lumacorno li acciuffò spingendoli a sedersi al tavolo tondo. Lily e Severus li fissavano come se sapessero che erano li per fare uno scherzo.
“Signori e signore. Voglio presentarveli anche se so che li conoscete già, dicono che li chiamate Malandrini, è corretto? Sono felice di averli con noi.”
Star si guardò attorno. Molti ragazzi erano più grandi eppure lei li conosceva. Quasi tutti avevano un’aria sofferente come se sperassero che ciò finisse presto.
“Mi dica signorina White: è vero che lei sa compiere magie fuori dall’ordinario?” Domandò Lumacorno.
Tutti i presenti si voltarono verso Star. Un pensiero passò nelle menti dei Malandrini.
“Dipende da cosa lei intende per fuori dall’ordinario. Come si può considerare un tipo di magia fuori dall’ordinario se già l’intera esistenza di essa è speciale?”
I presenti ammutolirono.
Un Corvonero del terzo anno fece per prendere la sua tazzina ma essa lo morse. Scoppiò un putiferio. Quando il ragazzo si alzò con la tazza attaccata al dito tutto il resto del servizio da the si scatenò sui presenti, Malandrini esclusi. Il professore tentò di fermare l’incanto.
I quattro ragazzi corsero verso la porta e James sussurrò qualche parola all’indirizzo di Severus prima di uscire.
“Che gli hai fatto?” Gli chiese Star mentre se ne andavano calmi lasciandosi le grida e i suoni di cose che vanno in frantumi alle loro spalle.
“Un incantesimo adesivo sulle mani.” Rispose il ragazzo.
“E’ forte?”
“Se tocca il muro viene via il mattone.” Ribatté James sicuro di se.
I quattro girarono l’angolo e si trovarono davanti una ragazza con i capelli biondi e lisci che baciava un ragazzo carino ma non speciale. I due si staccarono e li guardarono; lui aveva un’espressione maligna fino all’osso, aveva i capelli biondissimi e la puzza sotto il naso, lei aveva un’aria altezzosa e regale, decisamente carina ma troppo sprezzante.
“Cugino! Finalmente! Sembrava che cercassi di evitarmi. O forse era così. Che ci fai da queste parti? Invidioso di noi Serpeverde? Hai finalmente capito qual è la parte migliore?” Domandò la ragazza fissando Sirius.
James, Star e Remus pensarono tutti che si fosse sbagliata. Lei e Sirius non si assomigliavano per niente.
“Credici Narcissa. In realtà sono qui per fare un giro nei bassi fondi.” Controbatté il Grifondoro.
La ragazza rimase spiazzata, il ragazzo biondo che stava con lei invece si fece avanti rabbioso.
“Hai qualcosa contro i Serpeverde?”
“Molto, a dire la verità. Mi date parecchio fastidio voi serpi.”
Con uno scatto fulmineo il Serpeverde prese per il colletto Sirius sbattendolo sul muro.
“Lucius, lascialo. E’ solo un ragazzino impertinente.” Ordinò Narcissa, con un tono svogliato come se non le facesse differenza se suo cugino fosse morto li o no.
Lucius sorrise ma prima di mollare Sirius gli tirò una sberla.
James e Star fecero per intervenire ma Sirius stesso fu più veloce; tirò un pugno sul naso di Lucius rompendolo e facendo cadere il ragazzo a terra.
“Se provi anche solo a chiamarmi un’altra volta cugino io ti riduco a brandelli.” Disse minaccioso a Narcissa.
E nel silenzio attonito i Malandrini se e andarono.
James, Star e Remus non smisero di fissare Sirius che guidava il gruppo con passo deciso. Il ragazzo si sentiva a disagio e si arrese solo in un corridoio deserto al terzo piano.
“Cosa volete?” Scattò voltandosi indietro e fermandosi.
“Un etto di prosciutto e due pagnotte di pane.” Fece Star sarcastica, poi tornò subito seria e la serietà non era da lei. “Era tua cugina sul serio?”
Sirius sospirò ricominciando a camminare ma con un’andatura più lenta. “Si. Ma non la considero una mia parente. Come quasi nessuno della mia famiglia di sangue.”
“Certo che non lo è! Perché io non sono mica cugino di una come quella, no grazie!” Se ne uscì James.
Tutti sorrisero. L’atmosfera tornò leggera.
“Qual è la cosa che Narcissa odia di più?” Chiese Star dopo un po’.
Sirius ci pensò su. “Penso apparire brutta. Tipo quando i capelli non le stanno apposto o ha un brufolo. Perché?”
La ragazza partì di corsa senza rispondere.
“Non sta facendo veramente ciò che penso, ti prego ditemi che non lo sta facendo.” Implorò Sirius rivolto a James e Remus.
Il due ragazzi sorrisero compiaciuti e divertiti.
“No, voi non capite. Se quella li decide di odiare qualcuno quel qualcuno è morto!” Continuò Sirius preoccupato.
James rise. “In questo preciso momento dovresti preoccuparti di più di quella li che di Star.”
Sirius rise a sua volta.
“Chissà che si inventerà.” Sospirò Remus.
I tre ragazzi stavano camminando nel parco di Hogwarts era una bellissima giornata limpida e tiepida.
Arrivarono fino alla capanna di Hagrid, il simpatico guardiacaccia.
Si sedettero sullo steccato dell’orto e rimasero in silenzio per un po’.
Nessuno notò Star che arrivava a passo svelto. Ella si fermò un attimo indecisa e poi entrò  silenziosamente nella casetta.
La ragazza tornò fuori dopo poco tempo e di quello i tre Malandrini se ne resero conto perché lei getto loro addosso un secchio d’acqua.
Gridarono tutti saltando in piedi e voltandosi verso Star, le parti del corpo colpite diventarono verdi.
Lei rise. Ed era bello perché c’era qualcosa di strano in quella risata quella sera.
“Fermi tutti! Prima di vendicarci devo sapere!” Gridò Sirius bloccando l’ira di James e la voglia di scherzare di Remus. “Cosa hai fatto a quella li?”
Star alzò le spalle sorridendo misteriosa. “Vedrai.”
James fece per insistere ma un urlo di donna fece prendere il volo agli uccelli posati sugli alberi, interrompendolo.
“Mi sa che si è vista allo specchio.” Star rise più forte che mai rotolandosi a terra. “Ok, ok, non ce la faccio più, devo dirlo a qualcuno. Narcissa Black ha una fantastica nuova acconciatura e una coltivazione di brufoli in faccia. Mentre il suo amore, Lucius Malfoy, ha deciso di unirsi al circo come clown. Penso che rimarranno così per una settimana buona.”
“Non ci posso credere! Sei un genio!” Esultò Remus.
Tutti si voltarono verso di lui sgranando gli occhi.
“Lo so che dovrei essere quello che vi dice che queste cose non si fanno ma… se lo meritava!” Si scusò il ragazzo.
I quattro ragazzi risero forte e poi James cominciò a correre verso il castello. Ne usci dopo un po’ con delle bottiglie di succo di zucca vuotate e riempite d’acqua.
I Malandrini si erano spostati dove c’era più gente e quando James bagnò Star con la prima bottiglia d’acqua facendo diventare la ragazza azzurra a tutti venne un’estrema voglia di gavettoni.
In meno di dieci minuti ogni studente presente ad Hogwarts si era procurato un contenitore pieno d’acqua e la stava gettando addosso a qualcuno.
“Hei Remus!” Gridò James, l’interessato si voltò verso di lui e fu subito colpito alle spalle da Sirius e Star.
“VENDETTA!” Urlò Remus gettando altra acqua su i suoi tre amici.
“FERMATEVI TUTTI!” La professoressa McGranitt sovrastava l’intero parco di Hogwarts dagli scalini del portone d’entrata. Affianco a lei i professori Franks e Lumacorno.
Tutti si immobilizzarono voltandosi verso di loro.
“Riponete immediatamente le armi e marciate verso i vostri dormitori.” Ordinò il professor Franks con la man ferma da sergente.
“Vi sarà proibito di uscire fino a domani mattina. La cena ci verrà servita nelle rispettive Sale Comuni. Muovetevi.” Concluse Minerva.
Gli studenti eseguirono abbattuti.
 
………………………………………………
 
Per colpa dei Malandrini tutti erano colorati dalla testa ai piedi e la cena invece di essere suntuosa come sempre si era limitata a qualche panino ma nessuno era arrabbiato con loro. Anzi i quattro ragazzi venivano lodati dai compagni Grifondoro da tutta la sera.
James, Sirius, Remus e Star erano intenti nella preparazione delle loro giornata speciale l’indomani e veniva interrotti ogni venti secondi da qualcuno.
Quando una ragazza più grande si avvicinò a loro per fare l’oca giuliva e congratularsi di cuore, approfittandone per mettere in mostra il suo corpo, Sirius la guardò con disprezzo, James le rispose male e Star le lanciò un’occhiataccia da far gelare il sangue. La ragazza se ne andò in lacrime.
“Sentite: andiamo a letto, sono stanco.” Propose James.
“Si, concordo. Ci vedremo domani.” Disse Star con un gran, falso, sbadiglio.
“Buona notte.” Le augurarono i tre ragazzi prima di salire.
Star rimase seduta sulla sedia finché la Sala Comune non si svuotò completamente.
Era già Pasqua. Ancora qualche settimana e sarebbe finito tutto. Proprio tutto.
 
 
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Devo essere super veloce perché è tardissimo. Spero che vi piaccia e tralasciate sugli errori dell’ultima parte ma voglio inviare il capitolo sta sera.
Non ho altro da dirvi e la storia della luna ve la racconterò al prossimo capitolo. (So che non sapete di cosa sto parlando ma fate finta di niente, vi spiegherò.)
Ciao ciao
 

 
 

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Capitolo 21
*** Frohe Ostern! ***


James si svegliò. Ai piedi del sul letto vide due grossi zaffiri, profondi come il mare, intensi come il cielo. Gli zaffiri lo fissavano…momento; non erano zaffiri, erano occhi! Gli occhi di Star. Così grandi, così belli.
La parte superiore del viso della ragazza sporgeva dalla linea del letto.
Il ragazzo si alzò a sedere e si avvicinò a lei ma Star non c’era più. Una risata allegra risuonò per la stanza svegliando Sirius, Remus e Peter.
“Che fai?” Chiese Remus a James che era accucciato a terra intento a osservare sotto al suo letto.
“Cerco Star.” Rispose quello alzandosi e guardandosi intorno.
Sirius e Remus alzarono un sopracciglio scettici e Peter mollò un gridolino:
“E’ qui!?” Il ragazzino col muso da topo si alzò in fretta afferrando gli abiti e sparì.
Un’altra risata fece voltare i tre ragazzi verso la finestra.
“E’ la prima volta, credo, che lo sento parlare. Devo fare proprio una gran paura.” Commentò la ragazza seduta sul balcone.
Nessuno fece in tempo nemmeno a salutarla perché lei era già sparita.
“Come diamine ha fatto?” Fece Sirius sbalordito. Lui e James cominciarono a girare su loro stessi in cerca del punto dove Star sarebbe riapparsa.
“Ehm…” Remus tentò invano di attirare la loro attenzione. “Ehm…” Ancora una volta i suoi amici non lo sentirono. “FELPATO! RAMOSO!” Gridò alla fine, i due si interessarono finalmente a lui.
“Penso che voglia che facciamo la caccia alle uova.” Spiegò Remus indicando un uovo blu cobalto sul davanzale.
“La caccia a chi, cosa?” Domandarono in coro.
“Dobbiamo cercare le uova di Pasqua. Lo fanno in paesi come l’America o la Germania e l’Austria.” Specificò l’unico Malandrino che aveva già capito tutto.
“Vuoi dire che vuole che inseguiamo ovetti colorati per tutto il castello?” Chiese ancora James, Remus annuì. “Si, è da Star.” Concluse.
“Andiamo allora. Non la facciamo aspettare.” Esclamò Sirius prendendo l’uovo e guidando il gruppo, ancora in pigiama, fuori dal dormitorio.
Tutta Hogwarts era in fermento; ognuno si era svegliato con un ovetto colorato ai piedi del letto e anche i Serpeverde più freddi si erano uniti all’allegra caccia.
Una Serpeverde del primo anno cadde a terra rompendo l’uovo che teneva in mano, Sirius e James le si fecero vicini e la aiutarono ad alzarsi.
“Tutto bene?” Domandò Remus. La ragazza annuì e ringraziò raggiungendo le sue amiche.
“Mi sa che la domanda di Lunastorta era per voi due non per lei.” Tirò ad indovinare Star riapparendo a pochi metri dai Malandrini.
James e Sirius sorrisero.
“In effetti è così.” Confermò Remus.
I tre ragazzi corsero ad abbracciare la ragazza rischiando di soffocarla.
“Indossate ancora i pigiami.” Li fece notare lei guardando in basso. Non aveva niente di meglio da dire.
“Tutti sono in pigiama, anche tu.” Ribatté James.
“Lo so. Ma mi piace questa novità.” Star sorrise e sembrò un sorriso timido prima di trasformarsi in meraviglia allo stato puro. “I gufi!!!!!!!!!!” Esclamò indicando in alto mentre tutti i volatili degli studenti entravano in Sala Grande.
“Ma dai!? Mi aspettavo di vedere alligatori.” Commentò Sirius sarcastico.
I Malandrini risero accomodandosi al tavolo di Grifondoro.
“Sei stata tu?” Chiese James a Star indicando tutti i ragazzi che condividevano tutto fra tutti.
“No, è stato il coniglietto pasquale. Frohe Ostern!” Dichiarò la ragazza.
“Che cosa hai detto?” La interrogò Sirius.
“Buona Pasqua in tedesco!” Tradusse lei.
“Parli il tedesco?” Si interessò Remus.
“Un po’. Ma non chiedermi come faccio. Non lo so.” Rispose Star.
“Presumo quindi che anche quel tuo spostarti di qua e di la come se sparissi non sai da dove viene fuori.” Suppose Sirius.
Per tutta risposta la ragazzo sorrise alzando le spalle.
Tre pacchi caddero davanti a loro.
“Le uova di Pasqua.” Annunciò James.
Nella scatola di Sirius c’era un solo uovo nero, verde e argento decorato e lavorato da mani esperte, il biglietto diceva: “Per risollevarti il morale.” Il ragazzo si mise a ridere di gusto leggendolo ad alta voce per i suoi amici.
Il pacco di Remus conteneva quattro modeste uovo semplicissime, una per ciascuno. Quando Star prese in mano il suo iniziò una danza tribale innalzando l’uovo sopra la testa e poi riportandolo al petto e canticchiando parole incomprensibili.
James si dimenticò completamente della sua posta; con il gomito sul tavolo e la testa poggiato sulla mano osservava intensamente la ragazza degli occhi cobalto. Senza rendersene veramente conto il ragazzo le prese una ciocca di capelli tra le dita, Star si immobilizzò voltandosi lentamente verso James.
Lui le sorrise senza mollare la presa. “Brillavano. Sembravano così morbidi che non potevo fare a meno di toccarli. Non è colpa mia se hai i capelli mezzi mossi e mezzi boccolosi proprio al punto giusto.” Si giustificò.
Lei passò la mano tra i capelli di lui, ricresciuti magicamente durante la notte. “Devi aprire il pacco, scemo. Ti stiamo fissando per questo.”
“Oh. Si, giusto.” James si riscosse e aprì la scatola. Essa conteneva quattro uova suntuose rosse e oro e su ognuna c’era una targhetta, sempre di cioccolato, con il nome del destinatario.
Ognuno prese la sua. Su quella di James c’erano incisa scope e boccini e nessuno se ne stupì. Quella di Remus aveva dei libri. Quella di Sirius era contornata da cuoricini sghembi.
“Che significa?” Chiese quest’ultimo alzando l’uovo e mostrandolo a James.
“Ehm, mia madre e mia zia fanno le uova assieme a mia cugina…sai com’è…lei è piccola, le piacciono i cuori. Credo che la zia non sia riuscita a tenerla a bada. Mi dispiace che ti abbia rovinato anche quello.” Ipotizzò il giovane.
“Scherzi? E’ rosso e oro! Va bene così. Tanto ora me lo mangio.” Lo schernì Sirius allegro incominciando a far lavorare le mascelle.
Star fissava il suo uovo senza nessuna reazione.
“Oh, no. Mia cugina ha messo le mani anche sul tuo!” Esclamò James dispiaciuto.
L’uovo della ragazza era pieno di stelline.
“Avevo raccomandato mia madre che il tuo fosse il più bello e invece…”
“Lo è.” Lo interruppe Star. “E’ fantastico. Non posso mangiarli.” Decretò accennando alle due uova.
James, Sirius e Remus caddero dalle panche.
“Ma il mio è semplice cioccolato a forma di sfera venuta male.” Protestò Remus una volta rialzatosi.
“Ma è per me da parte dei tuoi genitori e tua. Come posso mangiarlo? Poi cosa mi rimane?” Ricominciò lei.
“Non tutte le cose belle si possono mettere in un cassetto. Alcune cose le devi tenere nella tua mente. Forse resteranno o forse no. Ma torneranno prima o poi. I ricordi non spariscono mai. Avrai sempre gli amici che un giorno ti diranno ‘ti ricordi quella volta che…’ e tu saprai fare lo stesso con loro. Metti questo ricordo nel cuore.” Disse Sirius calmo.
I tre amici lo fissarono straniti.
“Mi è venuta così.” Si giustificò lui.
In meno di dieci secondi stavano parlando d’altro.
Dopo la colazione uscirono nel parco con il cioccolato a pezzi nelle scatole e un certo lenzuolo sotto braccio.
Stesero lo stendardo per il tifo sotto una betulla e osservarono il vento.
Lo osservarono spostare le foglie degli alberi e mandare i capelli nei visi.
“Che facciamo?” Domandò Sirius dopo aver ingoiato un boccone.
“Ho qualcosa da leggervi.” Incominciò Remus visibilmente emozionato. “Vi ricordate il tema che il professor Franks ci ha fatto scrivere sul gioco di squadra?”
I Malandrini annuirono poco convinti.
“Persino io ho scritto una bolidata giusto per scrivere qualcosa.” Continuò il ragazzo. “Ma qualcuno non l’ha fatto.” Remus tirò fuori dalla tasca un rotolo di pergamena, la scrittura su di esso era ordinata e disordinata insieme, era piccola e grande, era elegante e spigolosa, era la scrittura di Star.
La ragazza impallidì. “Oh, no.” Mormorò supplichevole.
James e Sirius la guardarono interrogativi spostando poi lo sguardo su Remus che aveva un’aria vittoriosa.
“E’ il tema di Star.” Confermò lui. “Per una volta non chiederò il permesso. Ora lo leggo. Punto. Star non provare ad interrompermi o ad alzarti da li.”
“Il gioco di squadra non lo conosco.
Ho sempre lavorato da sola perché gli altri non volevano aiutarmi e coloro che volevano farlo non potevano.
Ho iniziato a pensare che gli altri erano un intralcio nel mio lavoro.
Non so dire com’è il gioco di squadra perché io non faccio parte di una squadra.
Poi ho conosciuto James, Remus e Sirius; loro potevano e volevano aiutarmi ma io credevo che se avessi lavorato con loro avrei sbagliato qualcosa, facendoli perdere tempo.
Ho iniziato a temere il gioco di squadra.
Però loro mi sono sempre stati vicini e non si sono arresi.
Passando sotto la rete ho dimostrato ai miei fratelli che il fango non mi da fastidio; so cosa vuol dire sporcarsi le mani.
Salendo la parete ho imparato a fidarmi dei passi della mia famiglia e a seguirli.
Camminando sulla corda ho insegnato a tutti la paura di perderci.
Nuotando nel fango insieme ci siamo messi tutti alla stessa altezza.
Aiutando Remus abbiamo capito l’importanza di ritrovare un fratello.
Passando il traguardo abbiamo vinto perché siamo rimasti uniti, crescendo insieme e a diversi livelli come solo una famiglia sa fare.
Ora so che cono loro posso sbagliare mille volte; non si arrabbieranno.
Io non so dire com’è il gioco di squadra perché in questo preciso momento io ho una famiglia ed è con essa che supererò tutti gli ostacoli futuri.
Fino all’ultimo traguardo.”
Remus finì di leggere e ripiegò il foglio senza staccare gli occhi da Star.
La ragazza teneva il viso rivolto verso il basso e la frangia le copriva il volto.
“Guardami.” Era una richiesta talmente gentile per James che lei obbedì piantando gli occhi su quel nocciola intenso.
La abbracciarono tutti e tre insieme.
“Aspettate un secondo… voi avete fatto la caccia alle uova, si o no?” Chiese lei.
L’abbraccio si sciolse.
“Certo che si.” Rispose Remus con ovvietà.
“Allora dove sono le vostre uova?” Insistette Star.
I tre ragazzi si scambiarono sguardi perplessi.
“Ehm…” Cominciò James ma la ragazza fu più veloce e tirò fuori da chissà dove un cesto di vimini pieno di ovetti colorati.
“Sapete cosa succede se li si apre?” Li stuzzicò la ragazza.
I tre fecero segno di no con la testa. Lei porse un uovo a Remus.
“Ora devi rompere le uova, Rem.” Ordinò Star gentile. Il ragazzo capì subito e ruppe l’uovo come se dovesse cucinarlo.
In un batter d’occhio una ventina di pulcini spuntarono fuori dell’ovetto ciabattando e pigolando. I piccoli pennuti si dispersero ovunque in poco tempo.
“Pulcini?” Fece Sirius interrogativo.
“Pulcini.” Confermò Star.
“Pulcini?” Riprovò Sirius sempre meno convinto.
“Pulcini!” Esclamò James ricordandosi all’improvviso. “A San Valentino! Remus che rompe le uova e voi che mi prendete in giro per i pulcini. I PULCINI!”
Finalmente anche Sirius capì e i quattro si misero a ridere come malati mentali.
Subito presero a rompere tutte le uova e cinquanta, cento, cinquecento e mille piccoli pennuti di tutti i tipi iniziarono a scorrazzare per il parco di Hogwarts.
Piccole anatre nel lago, piccoli cigni alla riva, piccoli uccellini nei cespugli, pulcini ovunque!
Tra gli studenti scoppiò il disastro. C’era chi correva terrorizzato spaventato da qualche vecchia fobia, altri rincorrevano gli animaletti cercando di afferrarli per coccolarli o mostrarli alle fidanzate, chi tentava di ignorarli credendosi al di sopra di una cosa come quella.
Hagrid risalì dalla sua casetta raggiungendo in pochi passi i quattro amici ridenti sotto l’albero che si godevano lo spettacolo.
“Questi accidenti di esserini. Devono sempre stare sotto le mie scarpe? Pesterò ‘sti così prima o poi!” stava Gridando fra se e se il guardiacaccia. “’giorno.” Salutò. “Mica c’entrate voi con tutto questo, eh?” Domandò ai Malandrini con uno sguardo di rimprovero.
“NOI?!” Esclamò Sirius fingendosi offeso.
Hagrid scoppiò in una grossa risata. “Mica un brutta idea, sapete? Mah, non so cosa penserà il professor Silente. Mi sa che siete in guai grossi.”
“Figurati! Ci vorranno anni prima di capire che siamo stati noi.” Ribatté James.
“Dunque è colpa vostra sul serio?!” L’ombra inquisitrice delle professoressa McGranitt si stagliò alle loro spalle. I quattro si voltarono verso di lei.
“Oh, mannaggia.” Esclamò Star atterrita.
“Come immaginavo, siete ancora voi i responsabili.” Continuò la professoressa.
“Dobbiamo seguirla nel suo ufficio?” Domandò James alzandosi in piedi.
“Certo che no.” Rispose Minerva; i Malandrini si sorrisero sperando di averla fatta franca. “Non servirà andare così distante per dirvi che dovrete rimediare a tutto questo.” Proseguì invece quella sfaldando tutte le speranza dei ragazzi.
“Intende dire che dobbiamo catturare tutti questi pennuti?”
“Esatto signor Black. Buon lavoro.” La professoressa fece per andarsene ma Remus la bloccò con un altro quesito:
“Ma dove li metteremo?”
“Una volta catturati tutti e messi in uno spazio chiuso li farò sparire volentieri.” Replicò la donna ritornando, poi, decisa verso il castello.
Hagrid rise sereno. “E’ forte quella la. Ci ha l’aria cattiva ma è buona dentro. Serve aiuto qui?”
“No, grazie Hagrid. Ci pensiamo noi senza problemi.” Disse Star.
Il guardiacaccia salutò e sparì a sua volta diretto al castello.
“E ora?” Fece James spazientito fissando la ragazza.
“Ora ci mettiamo al lavoro.” Rispose Remus rimboccandosi le maniche. Star si alzò di scatto pronta a mettersi all’opera. Sirius e James si rassegnarono e incominciarono a lavorare con gli amici.
Scoprirono quasi subito che la cosa non era proprio semplice. I pulcini zampettavano in giro veloci e essendo tanti i ragazzi dovevano andare piano per non rischiare di pestarli. Hagrid scavò una buca ben profonda e larga per metterci le bestiole e la professoressa McGranitt scendeva ogni ora per farle sparire e per controllare il lavoro dei ragazzi.
“Cosa ci manca?” Chiese James succhiandosi uno dei numerosi tagli sul dito provocati dai piccoli cigni, carini ma cattivi.
“Gli anatroccoli!” Esclamò Star, le mancava poco per avere gli occhi a cuore.
Sirius guardò il Lago Nero, era una bella giornata, si, ma l’acqua era ancora fredda. “Possiamo appellarli vero?”
“Assolutamente no. Niente magia.” Decretò Remus.
“Il capo ha parlato.” Calcò Star poi si tolse la divisa e si gettò nel lago in biancheria intima. “Forza che aspettate?” Gridò con allegria spruzzando i suoi amici che si spogliarono a loro volta affrettandosi a seguirla.
I tre ragazzi si misero subito a nuotare lontano dalla riva ma Star non si spostò.
“Che c’è ora?” Domandò James.
“Non so nuotare.” Spiegò lei senza perdere il sorriso.
“Come no? Nella pozza di fango hai nuotato.” Le ricordò Sirius.
“Ma li toccavo il fondo, più o meno. Poi era fango; terra con un po’ d’acqua, era molto più solida.”
“Terra con un po’ d’acqua? Quella era acqua con un po’ di terra!” Aggiunse Remus nel tentativo di farle coraggio.
“Dai prova! So che ci riuscirai.” Insistette James.
La ragazza staccò i piedi dal fondo ed abbozzò qualche bracciata a rana.
“Oh, è semplice. Più del previsto!” Dichiarò poi. Imparò subito ed alla svelta, dopo qualche minuto sapeva già immergersi più a lungo e più in fondo dei suoi amici e nuotare veloce quanto loro.
“Si sta divertendo molto.” Osservò Remus.
“Chi le dice che dovremmo prendere le anatre?” Chiese James.
“Io no. Lasciamo che se ne accorga da sola. E’ troppo bello vederla così felice.” Rifletté Sirius.
Star sbucò fuori dall’acqua con in testa un anatroccolo, lo prese tra le mani e lo osservò. Ebbe un illuminazione.
“E’ una Quaqquaraquà! Noi dobbiamo catturare le Quaqquaraquà!” Esordì infine.
“Ci è arrivata.” Informò inutilmente Sirius.
“Ragazzi che fate li? State oziando? Non vi ricordate dei nostri doveri?” Gridò lei agli amici.
“In realtà sei tu quella che…” Provò James ma venne interrotto da un urlo sorpreso di Star. Il tempo di un battito di ciglia e la ragazza era sparita sott’acqua.
I tre amici si guardarono. “La piovra gigante!” Strillarono insieme.
“Star! Star! STAR!” Si misero a chiamarla e si immersero per cercarla ma le acque del lago erano scure e nebulose e impedivano ai ragazzi di vedere più in là di qualche metro.
Più loro si agitavano più dal fondo si sollevava la sabbia sottile rendendo la visibilità ancora più scarsa.
Riemersero per prendere fiato. I volti tirati dalla paura.
“Ok, non può essere morta…è li sotto solo da un paio di minuti e poi la piovra non è cattiva, se lo fosse non starebbe qui… oltretutto Star è forte, infondo sa nuotare bene… anche se ha appena imparato e… CHIAMIAMO QUALCUNO!” Blaterò James agitato come non mai respirando affannosamente.
Sirius lo schiaffeggiò. “Datti una calmata!” il ragazzo prese il controllo della situazione. “Allora, prendete fiato, andiamo sotto un ultima volta ma dobbiamo stare attenti a non sollevare polvere. Muoviamoci piano così abbiamo più ossigeno. Se non la troviamo andiamo a chiamare qualcuno.”
I suoi due amici annuirono.
“Siete sicuri che non sia meglio avvertire subito qualcuno?” Domandò Remus.
“Oh, si certo. ‘Salve professori abbiamo liberato pulcini ovunque e nel tentativo di recuperare della anatre invece di farlo con i retini abbiamo deciso di nuotare nel Lago cosa proibita e la piovra gigante ha giustamente trascinato sul fondo Star che, come se non bastasse, ha imparato a nuotare quattro secondi fa.’ Sicuro, perché non ci vai subito?” Commentò Sirius sarcasticamente.
“Preferisco una punizione al fatto che Star rimanga la sotto.” Continuò Remus.
“Più tempo sprechiamo più lei sta li sotto. Non voglio spiegare tutti ai professori per poi scoprire che è troppo tardi.” Decretò Sirius prendendo un gran respiro e immergendosi con decisione.
“Se ti senti più sicuro puoi andare ad avvisare i professori mentre noi rimaniamo qui a cercarla.” Propose James comprensivo.
“Ha ragione Sirius. Ora che troviamo un professore e gli spieghiamo il tutto Star è già bella morta.”
James annuì e insieme i due misero la testa sott’acqua iniziando a nuotare.
Sirius si avvicinava al centro del lago scendendo pian piano, l’acqua diventava sempre più fredda e buia. Una rete gli si parò davanti come apparsa all’improvviso si spinse di lato con la forza delle braccia e continuò ad avanzare. La pressione premeva sulle sue orecchie e a poco a poco l’aria nei suoi polmoni veniva consumata. Un pesce solitario gli passò di fronte, le alghe sotto di lui avevano un’aria inquietante. Si alzò un poco per non sfiorarle con il corpo.
All’improvviso qualcosa gli afferrò il piede, si voltò di scatto trattenendo a stento un grido di sorpresa.
James e Remus lo guardarono strizzando gli occhi.
Rincuorato da quella vista, Sirius, continuò a nuotare con movimenti lenti e decisi. Sentiva il cuore pulsargli nelle vene sempre più forte.
Poi una musica dolce fece fermare i tre ragazzi.
Parole che non capivano si mescolavano a suoni strani ma piacevoli. Videro una strana luce in lontananza.
Il tempo di uno sguardo, la sensazione di aver immediato bisogno d’aria, cercarono di tornare in superficie ma uno ad uno svennero lasciandosi trasportare della correnti.
 
…………………….
 
Un viso famigliare stava sopra di loro sorridente come sempre.
“Star!” Esclamò Remus sputando così mezzo litro d’acqua. I tre ragazzi tossicchiarono per un po’. Infine tornarono a concentrarsi sull’amica appena ritrovata.
“Ma che ti è successo? E come hai fatto a trovarci e … dove diavolo siamo?” Le domande di James erano più che logiche ma Star sembrò non capire una sola parola e li fissò con un’aria strana.
I ragazzi si guardarono attorno. Sembrava di stare sotto ad un enorme conchiglia poggiata sul fondo del lago.
“Ehm, Star?” Sirius le schioccò le dita sotto il naso.
“Oh, giusto, voi parlate Inglese. Non c’ero più abituata. Il Marino è così diverso!” Fece la ragazza sbattendosi la mano sulla fronte.
“Il chi, cosa, come?” Chiese James incapace di calmarsi e capire.
“Il Marino; la lingua del popolo del mare. Ma voi non potete sapere. Vi siete persi un po’ di puntate di ‘Star e le cose strane che sa fare e che incutono timore’. Allora, numero uno: so respirare sott’acqua. Numero due: so parlare con la piovra gigante. Numero tre: le sirene, chiamiamole così, sanno chi sono o perlomeno sembra che conoscano il motivo per cui so parlare il Marino e.. ah, si. Numero quattro: so parlare il Marino. E’ un po’ tutto un gorgheggio ma finché canti sembra una lingua aggraziata.” Spiegò la ragazza tutto d’un fiato. Evidentemente James non era l’unico con problemi di rilassamento.
“Wow!” Fu l’unica cosa che uscì dalle bocche dei tre ragazzi che fissavano Star ammirati.
“Quindi ora…” Cominciò Remus.
“Quindi ora siamo sul fondo del lago sotto ad una conchiglia e l’ossigeno sta per finire.” Concluse Star per lui. “Muovetevi. Vi riporto su.”
Tre Malandrini presero nei polmoni tutta l’aria possibile. Star sorrise e gorgheggiò. Qualcuno alzò la conchiglia. Giusto il tempo di vedere delle sirene molto brutte con delle armi in mano e l’aria minacciosa che un vortice di schiuma e bolle li avvolse.
I quattro si ritrovarono stesi sulla riva del Lago Nero.
“Che cosa mitica!” Gridò James battendo il cinque a Sirius, tutti e due erano molto esaltati. A Remus invece qualcosa non quadrava:
“Da dove spunta fuori il vortice?”
“Me lo hanno insegnato le Maridi. Siete rimasti svenuti per un po’, ho fatto in tempo ad esercitarmi per bene e catturare tutte le anatre. Se ti interessa sono le cinque in punto.” Illustrò Star con un inchino ironico.
“Grande! Sei…” James e Sirius vennero interrotti da una voce calma e garbata.
“…gentilmente invitata nel mio studio.”
Il professor Silente sorrise loro con aria tranquilla come se stesse chiedendo a Star di prendere un t con lui.
La ragazza abbasso il capo e poi rialzo lo sguardo sul preside.
“Può parlarmi qui.” Disse solo.
“Bene.” Silente prese la sua lunga barba tra le mani e la spostò dietro alla spalle sedendosi poi a gambe incrociate nell’erba.
Anche i Malandrini si accomodarono.
“E’ una giornata di festa quindi non voglio turbarvi ma quello che lei, Star, ha compiuto sul fondo di questo lago va oltre l’ordinario della magia. Solo poche generazioni di maghi e streghe di linea purissima ereditano tale potere. A questo punto devo solo informarla che io non potrei più insegnarle nulla ma voglio che si senta libera di venirmi a parlare quando più ne sente bisogno. La biblioteca ha un ottimo reparto nel quale potrà trovare le risposte alle domande che un giorno si farà. Sarò lieto di darle il permesso di entrare quando verrà il giorno.” Il professor Silente si alzò tornando allegro come sempre ma prima di andarsene si rivolse al resto del gruppetto. “La prossima volta che accade qualcosa di strano alla vostra amica mi piacerebbe esserne informato subito. Nonostante il vostro sia stato solo un gesto di enorme coraggio mi sarebbe difficile spiegare a tre intere famiglie che hanno perso un figlio in un luogo che io ho sempre giudicato sicuro. Buona giornata.”
Anche lui se ne andò verso il castello.
“Buffo.” Commentò Star. Erano tornati sotto la betulla. “E’ la terza persona che vedo da questa prospettiva.”
Solo in quel momento i quattro notarono gli sguardi incuriositi degli altri studenti che passavano a poca distanza da loro e poi se ne andavano di corsa.
“Ehm…perché ci fissano?” Mormorò Remus a disagio.
Star tossicchiò appena e fece notare, con uno sguardo eloquente, a Sirius e James che nessuno di loro era vestito.
“Remus…” Cominciò Sirius.
“…con estrema calma…” Continuò Star.
“…guardaci.” Concluse James.
Il ragazzo si voltò lentamente a guardare gli amici bagnati fino all’osso in biancheria intima e poi spostò lo sguardo in basso fino a rendersi conto di essere lui stesso in mutande.
“Fantastico. Ora muore di vergogna.” Commentò Sirius osservando Remus arrossire.
James coprì l’amico con il lenzuolo decorato da loro. Mentre Sirius e Star cacciavano via i curiosi che arrivavano in gruppo per vederli e commentarli.
Qualche ragazza ebbe una crisi d’ormoni alla vista dei ragazzi, alcune si misero a ridacchiare nervose.
Gli studenti maschi non notarono molto, la loro attenzione era su Star.
James tornò con le divise recuperate dalla riva del lago.
Una volta che si furono vestiti la gente decise di lasciarli in pace.
Un paio di ragazze ridacchianti salutò Sirius con un enorme sorriso svenevole prima di sparire saltellando. “Stupide oche di campagna. Loro e le loro idee strane su di me.” Borbottò quest’ultimo.
Anche Star si mise a ridere ma la sua risata era diversa. Sincera.
“Non ti ci mettere anche tu, eh!” La ammonì Sirius.
La ragazza si mise a ridere più forte contagiando Remus.
“Li abbiamo persi.” Commentò James fingendosi disperato.
Sirius annuì comprensivo.
Peter Minus arrivò in quel momento tutto trafelato.
“La professoressa McGranitt dice che se non avrete finito il vostro lavoro entro l’ora di cena vi punirà seriamente.”
“Noi abbiamo finito da una vita.” Gli rispose James tranquillo.
“Senti Peter. Ti va di fermarti qui un secondo, ci serve una quinta persona.” Propose Sirius.
Il ragazzo annuì timido lanciando una sguardo a Star che aveva smesso di ridere captando un’idea in arrivo da Sirius.
“Bene! Remus stendi quel lenzuolo. James mettiti sopra.” Ordinò il ragazzo.
Quando tutti eseguirono Sirius prese un angolo del lenzuolo. “Fate come me.” Disse a Remus, Star e Peter.
In quel momento tutti capirono.
“Oh, no.” Gridò James ma non fu abbastanza veloce. I quattro lo lanciarono in aria tirando forte verso l’alto i lembi di stoffa.
Fecero saltare James tre, quattro cinque volte e le grida di spavento del ragazzo furono sostituite dalle sue risate allegre.
“Ora tocca a me!” Urlò Remus in preda all’ emozione.
Remus prese il posto di James e viceversa.
Il ragazzo fu lanciato in aria tra grida folli di allegria.
Poi toccò a Sirius e Peter, infine a Star, come da sua richiesta.
Mentre saliva veloce, l’aria le sferzava il volto e il corpo, era libera sul serio. Si chiese se poteva far parte dell’aria come faceva parte dell’acqua e della terra. Perché quando aveva nuotato nel lago lo aveva sentito dentro, il forte desiderio di restare li per sempre di viverci. Non era a disagio.
Come un pesce in acqua, come un uccello in volo.
Poteva fare praticamente ogni cosa, e le piaceva, molto.
 
…………………..
 
“Posso affatturarla?”
“No.”
“E adesso?”
“Noo.”
“E ora?”
“Sirius Orion Black, chiedimi solo un’altra volta se puoi fare del male a quella povera Tassorosso e giuro che ti ficco questo pollo tu sai dove.” Scattò Star.
Sirius alzò le mani in segno di resa.
Erano a cena e da circa un quarto d’ora una ragazzina fissava Sirius ostinatamente senza nemmeno rendersene conto. Sembrava sognare chissà che cosa e il pensiero che stesse sognando Sirius non piaceva affatto all’interessato.
“Perché le ragazze sono così insopportabili.” Brontolò ancora rivolto a James.
“Ti ringrazio del complimento, Felpato.” Disse Star sarcastica.
“Mi chiedo perché non possono essere tutte come te.” Fece James addentando una salsiccia.
“Perché io sono unica. Punto. Ora finitela di parlare male delle ragazze e muovetevi a mangiare, io e Remus abbiamo una sorpresa per voi. Se Remus accetterà.”
I ragazzi la fissarono con aria interrogativa e si affrettarono a finire la cena. Non stettero a festeggiare tra gli altri che si godevano uno spettacolo teatrale offerto da una compagnia di Hogsmeade.
Silenziosi e invisibili, anche senza mantello, approfittando della scarsa luce uscirono dalla Sala Grande.
Salirono di un paio di piani, dopo di che Remus e Star si appartarono parlottando fittamente. Star era decisa al massimo ma Remus era titubante, si rifiutava di fare qualsiasi cosa dovesse fare ma gli occhi della ragazza fiammeggiarono e lui cedette.
Si riavvicinarono agli amici con aria solenne.
“Voglio farvi vedere la trasformazione di Lunastorta.” Annunciò lei.
“E come?” Chiesero Sirius e James.
“E’ nei miei ricordi…Silente ha un Pensatoio nel suo studio, so come entrarci.” Illustrò la ragazza.
La seguirono senza altri indugi.
 
………………………
 
Star tirò fuori un bacile di pietra da un mobiletto e lo posò sulla scrivania del preside.
“Non lo voglio fare per spaventarvi o rattristarvi. Voglio farlo perché capiate la paura, sentiate il dolore e riconosciate il disagio che affligge un nostro fratello. Saremo uniti anche in questo e più nulla ci toccherà.”
“Più nulla.” Ripeté James avanzando.
“Più nulla.” Sirius strinse la mano di Remus.
“Più nulla.” Remus afferrò James.
“Più nulla.” Star prese a sua volta la mano di James.
La ragazza estrasse un filo d’oro dalla tempia e lo gettò nel bacile.
L’acqua vorticò. Sembrava sabbia, poi luce, poi oro fuso. Infine tornò trasparente e perfettamente liscia.
I Malandrini si avvicinarono con il viso a quella superficie fino ad essere catapultati dentro ad una stanza polverosa. Eccolo lì, il loro amico.
James e Sirius si avvicinarono staccandosi dal Remus al loro fianco.
La trasformazione iniziò. Terribile come la prima volta, e quella dopo, e quella dopo ancora. Remus strinse la mano di Star. Non l’aveva mai vista dall’esterno.
Quando Lunastorta si fu completamente trasformato Star non lasciò ai suoi amici il tempo di vedere cosa era, o forse, sarebbe successo dopo e li riportò nello studio del professor Silente.
I quattro ragazzi si misero in cerchio stringendosi le mani.
“Ci vuole un giuramento!” Suggerì Star.
Ci fu un attimo di silenzio e poi James parlò con tono calmo e serio, decisamente non da lui:
“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.”
“Ti pare questo il momento di scherzare?!” Sbraitò Sirius.
“E’ perfetto!” Concordò invece Star.
Tutti, anche James, la fissarono interrogativi.
“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni, perché pur di tenerci uniti affronterò qualsiasi sfida.” Proclamò la ragazza.
James le sorrise e capì.
“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni, perché pur di difendere i miei amici appenderò chiunque a testa in giù.”
“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni, perché pur di far ridere la mia famiglia oltraggerò ogni regola della scuola.” Annunciò Sirius felice.
“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni,” cominciò Remus, l’aria decisa e nessun ombra della timidezza di sempre. “perché pur di dimostrarmi degno di voi farò scherzi a non finire.”
Ognuno di loro tirò fuori la collana con il sasso che portavano al collo. Le sfilarono e le strinsero nella mano sinistra posandole tutte l’una sopra l’altra al centro del cerchio.
“Mi stupisce che le teniate ancora.” Mormorò Star.
“Io non l’ho mai tolta!” Le confidò Sirius. James e Remus annuirono.
La ragazza non resistette più e li abbracciò tutti e tre insieme.
Un rumore di passi li distrasse.
“…subito Minerva. Non so dove l’ho messa ma dovrebbe essere nel mio studio.” Riconobbero la voce calma del professor Silente che percorreva le scale.
Tutti si voltarono verso di Star che corse alla finestra ma la trovò chiusa. Provò con un incantesimo ma quella non si aprì.
“Pensa, pensa!” La incitò Remus teso come una corda di violino.
Lei si spremette le meningi e... “Ok, ci sono.”
I tre ragazzi si avvicinarono per ascoltare il piano.
Lei fece per parlare con decisione ma poi un lampo di distrazione le passò negli occhi. “Sirius! Tu hai detto una frase profonda! L’hai detta sul serio! Quella dei pensieri!” Esclamò.
“Ma ti pare questo il momento!” Gridò James al limite dell’esasperazione. Le voci fuori dalla stanza si spensero subito. Entrambe le parti erano in ascolto.
Silente spalancò la porta con la McGranitt al suo fianco ma lo studio era vuoto. Sorrise e fece qualche passo in avanti.
I Malandrini sbucarono da dietro la porta veloci come fulmini e si lanciarono giù per le scale.
Minerva si voltò verso il portone ma era troppo tardi, i quattro ragazzi erano già spariti.
“Il professor Franks dovrebbe avere un aumento.” Commentò il preside sedendosi alla scrivania.
“Ma lei li ha visti vero?”
“Certo che si. Per questo Franks si merita l’aumento. Corrono come fulmini quei ragazzi.” Spiegò il professore.
La professoressa si strofinò gli occhi stancamente e si sedette riprendendo la chiacchierata.
 
……………………..
 
“Il mio piano ha funzionato!” Esclamò Star mentre rallentavano per entrare in Sala Comune.
“Tu non avevi un piano!” Gridò Sirius sconvolto facendo girare verso di se tutti i presenti nella torre.
“Si che avevo un piano, sole che mi sono distratta un secondino. Bazzecole.” Continuò a difendersi la ragazza.
“E se Silente ci sta dando la caccia?” Li interruppe Remus dubbioso.
“Figurati! Silente ci adora. Io mi preoccupo di più per la McGranitt, lei si che ci caccerà, anzi ci braccherà.” Tentò di rassicurarlo, senza successo, James.
“Dai non ti preoccupare Remus. Nessuno vuole ucciderci.” Intervenne Star.
“IO VI UCCIDO!” Gazza spalancò il ritratto della Signora Grassa con l’aria omicida.
“La puntualità non è il suo forte.” Osservò Star come se il fatto che Argus stesse minacciando di morte qualcuno non fosse affar suo.
“Ehm, sta cercando noi.” La informò James sottovoce cercando di fare l’indifferente.
“Perché?” Domandò Remus.
Sirius fece per rispondere ma Gazza sputacchiò saliva brandendo una sedia e urlò.
“Dove sono i due che hanno dipinto la mia gatta e l’hanno infiocchettata come un…come un sudicio uovo di Pasqua?”
“E’ abbastanza sconvolto.” Continuò Star con il suo tono calmissimo.
James e Sirius la guardarono supplichevoli.
Lei rise. “Oh, no. Non vi tirerò fuori dai guai! Avete deciso di fare un malanno senza di me e ora pagate le conseguenze per avermi emarginata.”
“Ma che razza di discorsi fai? Pensavo che tu volessi lasciarli al loro destino per insegnarli che queste cose non si fanno e tu li esorti a farle con te?” Si stupì Remus.
“ECCOVI LI!” Esultò Gazza. Si fece largo tra la folla e prese per le orecchie James e Sirius trascinandoli fuori dalla Sala Comune.
L’intera sala esplose in chiacchere.
Remus si voltò verso Star. “Andiamo a tirarli fuori dai guai?”
“Andiamo.” Sospirò arrendevole la ragazza.
 
 
…………………………………
 
“James…” Sussurrò Sirius. “Ci sta portando nel suo ufficio senza passare dalla McGranitt, credi che…?”
“Oh, si signorino. Questa volta non la passate liscia. Tengo le mie catene in forma solo per questo.” Sghignazzò Gazza.
James e Sirius deglutirono sonoramente.
L’ufficio di Gazza l’avevano già visto; non avevano visto però la stanza della tortura. Una specie di ripostiglio nel quale appendeva la gente a testa in giù per i pollici.
Argus legò i due ragazzi schiena contro schiena e li spinse a terra e poi si mise a sistemare le catene dando le spalle all’ingresso.
“Dici che Star si pentirà di essere stato così crudele nei nostri confronti quando vedrà i nostri cadaveri?” Chiese James che poteva vedere solo il muro e la finestra.
“No.” Rispose calmo Sirius che nel suo campo visivo aveva la porta e qualcosa di più piacevole.
“Perché no?” Insistette James.
“Perché non permetterò a nessuno di farmi vedere i vostri cadaveri.” Sussurrò una voce vicino a loro. Due mani spuntarono dal nulla con un coltello e iniziarono a tagliare le corde.
“Qui è tutto pronto.” Cantilenò allegro il vecchio voltandosi verso i due ragazzi a terra.
“Anche noi siamo pronti!” Esclamò un’altra voce, dalla porta si intravide una figura maschile che lanciava qualcosa nella stanza.
“Ah, caccabombe!” Ululò Gazza.
In men che non si dica i quattro ragazzi erano usciti da quel buco di tortura e correvano a gambe levate per i corridoi.
“Ci segue?” Gridò James a Star che per ripiegare il mantello era rimasta un po’ indietro.
“Si! Ed è un pelo fuori di se.” Ribatté la ragazza prendendo a correre più veloci.
“Dividiamoci.” Ordinò Sirius.
Seminarono il vecchio Argus per miracolo.
Si trovarono nella Sala Comune vuota, salirono nel dormitorio maschile.
“Secondo me sarebbe meglio far sparire questo albero.” Ipotizzò Star fissando il caro amico pino di Natale che se ne stava a perdere aghi al centro della camera dei ragazzi.
“Naaa. Sta bene li.” James allontanò l’argomento con un gesto della mano.
I quattro si sedettero a gambe incrociate in cerchio. Le fronti vicine al centro, sudati e con il cuore a mille. Presero fiato sorridendo tra loro.
“Pensavamo veramente che non ci avreste aiutati.” Disse Sirius.
“Phf, sottovalutate la nostra clemenza.” Scherzò Remus.
Ci fu un attimo di silenzio poi Star si alzò di colpo uscendo dalla stanza.
I suoi amici la seguirono.
“Star, fermati. Dove vai? Il coprifuoco è scattato da un pezzo, non ti bastano i guai che abbiamo avuto fin ora?” Gridò Remus.
Lei non lo ascoltò.
 “Star! Fermati! Gazza ci sta ancora cercando.” Provò James ma la ragazza accelerò.
Dopo poco si ritrovarono all’esterno e lei prese a correre con le braccia aperte ai lati come delle ali. Poi girò su se stessa guardando in alto e ricominciò a correre.
“Sei pazza!” Le gridò James.
Sirius invece la seguì e alla fine stavano correndo tutti quanti. Illuminati dai deboli raggi della luna. Ridendo come pazzi.
“Mi sento libero! Sto volando!” Urlò Remus.
E poi urlarono tutti. Parole incomprensibili, più forte che potevano. Dritti verso la luna.
Alla fine tornarono dentro al castello con calma. Mano nella mano.
Svoltarono un angolo e mancava così poco al dormitorio…
“Trovati!” Esultò di nuovo Argus Gazza.
 
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Allora, salve a tutti e bla bla bla. Non volevo inviare subito questo capitolo perché volevo aspettare una risposta da Triskell ma comunque mi è venuta un idea per il prossimo capitolo e non posso aspettare.
Volevo scrivervi uno dei miei appunti per il mio scorso capitolo che mi ha ucciso dal ridere perché quando l’ho scritto stavo uscendo di testa. Commentate da soli:
“Scherzo a James (da inventare. Ma dai!? Pensavo si scrivesse da solo.) tagliarli i capelli a zero”
 
E tutto questo nel giro di tre ore.
Bene, domani, o meglio tra sei ore, parto per la meravigliosa Puglia. Beatrice, Chiara, Gabriella, Gabriella e Elena sto arrivando!
Lu sole lu mare lu ientu…
Ciau ciau dal quasi Salento.
 

 

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Capitolo 22
*** La finale ***


Cinque del mattino; Sirius e James piegati sul pavimento davanti al portone di quercia con degli stracci in mano, Star e Remus impegnati a spazzare per terra.
“Un altro giorno così e io mi uccido.” Bofonchiò Sirius.
Aprile volgeva al termine, le belle giornate si facevano sentire.
“Come ti ho già ripetuto per tutto il mese, ci è andata bene! Pensa se Silente non fosse passato di lì costringendo Gazza ad andarci un po’ più piano con la sua punizione.” Gli ricordò Star ragionevole.
“Un po’ più piano? UN PO’ PIU’ PIANO!? E’ da quando sono finite le vacanza di Pasqua che sgobbiamo come cretini! Ogni momento libero della giornata. E gli altri stanno fuori a divertirsi. Ti pare una cosa leggera?” Sbraitò James.
Remus gli tirò una spugna in faccia. “Tacete.” Sibilò.
“Esatto. L’unico che può lamentarsi è Lunastorta e naturalmente non lo fa.” Commentò Star.
Sirius e James le capovolsero il secchio pieno d’acqua sulla testa.
“Vi ammazzo!” Gridò la ragazza rincorrendoli brandendo la scopa.
Remus sospirò rumorosamente. “E’ l’ultimo giorno, è l’ultimo giorno.” Ricordò a se stesso.
“E’ vero!” Esclamò Star fermandosi, improvvisamente rincuorata. “Da domani basta punizione.”
Sirius e James le si riavvicinarono cauti. La ragazza con uno scatto fulmineo falciò le gambe di entrambi passando veloce la scopa raso terra.
“Ahi!” Si lamentarono i due.
“Qui abbiamo finito.” Decretò la ragazza.
Remus provò ad obbiettare osservando la grande macchia d’acqua giusto giusto davanti al portone.
“Abbiamo finito.” Calcò lei decisa.
Il ragazzo si rassegnò. Non c’era altro da fare con Star negli ultimi giorni.
Non voleva fare disastri per nessun motivo anche se una mattina a colazione tutti gli studenti avevano dovuto mangiare con le posate annodate tra loro, merito suo e di James e Sirius. Oltretutto il poco tempo libero che avevano lo passavano seduti sul lenzuolo decorato in riva al lago ad ascoltare Remus mentre leggeva delle storie.
Spesso i tre ragazzi parlavano delle loro famiglie e lei era lieta di ascoltare. Star parlava di ciò che ricordava di Jack e Michael.
Però c’era qualcosa in lei che stava cambiando, faceva fatica a sorridere e sembrava meno piena di entusiasmo e energie, un po’ più normale.


………………………

“Mi spiegate per quale assurdo motivo dobbiamo stare chiusi in classe con delle giornate così?” Domandò Star quel pomeriggio mentre se ne stavano seduti al loro posto nel parco.
“Perché siamo studenti ed è questo che fanno gli studenti: studiano per gli esam…” Le rispose Remus paziente bloccandosi all’improvviso quando realizzò che avrebbero dovuto sostenere degli esami.
“Rilassati Lunastorta.” Intervenne James. “E’ tutto sotto controllo.”
“Tutto sotto controllo? Mancano pochissime settimane agli esami e noi non abbiamo studiato nulla! Non mi sembra sotto controllo!” Si agitò il povero Remus.
“Oggi è la giornata degli attacchi di panico mi sa.” Commentò Star passando la mano sulla schiena del ragazzo.
“Devo andare in biblioteca a studiare.” Decretò infine Remus.
“L’abbiamo perso.” Annunciò James fissando l’amico che camminava risoluto verso il castello.
“Ok, ho un idea che vi piacerà un sacco.” Sussurrò Sirius con un ghigno ironico sul volto.
“Ovvero?” Incalzò James prendendo la stessa espressione furba.
“Noi tre andiamo a farci una piccola volata nel campo da Quidditch.” Espose Sirius.
“Ci sto!” Gridarono insieme James e Star.
I tre ragazzi si incamminarono verso la loro emozionante destinazione.
James si diresse verso la rimessa delle scope.
“E’ chiusa.” Si lamentò dopo aver tentato invano di spingere e tirare la porta.
“Ma fammi un piacere: spostati da li. Sei ridicolo. E’ chiusa gne gne gne.” Lo beffeggiò Sirius. Afferrò la bacchetta e pronunciò “Alhomora.” Il lucchetto cadde a terra.
“Grazie cielo per avermi donato una persona capace di tirare fuori un incantesimo al momento giusto.” Scherzò Star prendendo in giro James.
Ogni ragazzo si armò di scopa entrando poi nel campo scavalcando il cancelletto dalla parte degli spettatori. Si gettarono giù dalle tribune più basse e si fermarono a respirare con le scope in mano.
“Uno.” Contò Star e tutti e tre inforcarono la scopa.
“Due.” Disse James. Tre paia di gambe si piegarono all’unisono.
“TRE!” Gridò Sirius e si dette la spinta insieme ai suoi amici.
Volarono liberi nel cielo, dapprima affiancandosi e poi sparpagliandosi sopra il campo. Fecero giravolte e acrobazie varie lanciando gridi selvaggi.
Una piccola folla cominciò a radunarsi sugli spalti diventando man mano sempre più grande.
“Ehi Malandrini!” Gridò Tom Vany afferrando la sua scopa e prendendo il volo insieme a tutta la squadra di Grifondoro.
“Partitina?” Propose Star.
“Non vorrete giocare sette contro tre, vero? Sarebbe troppo facile per noi.” Si vantò Robin, il cacciatore.
“Troppo facile per noi, forse.” Rettificò James sicuro.
“Andata!” Urlò Jordan dall’altra parte del campo.
“Solo la pluffa e i bolidi in gioco. Nessuno con un ruolo preciso, tutti possono essere cacciatori, battitori e portieri. Sette contro tre. Chi cade giù resta giù. Si vince a cinquanta.” Stabilì Tom. Aveva proprio la stoffa da capitano.
“Ci serve un arbitro.” Ricordò Damon, il battitore.
“Ci penso io.” Si offrì Cris, il più giovane capitano di Hogwarts. Era solo al terzo anno a già era a capo dell’intera squadra di Corvonero.
“Io faccio la cronaca, giusto per fare qualcosa, se volete.” Propose Arthur Weasley.
Le due squadre accettarono e si posizionarono a terra.
“Che i capitani si stringano la mano.” Disse Cris.
James e Tom si avvicinarono e si stritolarono le mani amichevolmente. Avevano le stessa luce negli occhi, voglia di volare e vincere.
Cris fischiò e la partita iniziò.
Ogni giocatore aveva in mano una mazza.
“Ed ecco James in possesso della palla. Non ci credo guardate come fila! I ragazzi della squadra ufficiale non riescono a stagli dietro. Damon prova a lanciarli addosso un bolide, bel colpo. Oh merlino! E lei da dove è spuntata? Star manda il bolide dritto contro Lucas che riesce a deviarlo per un pelo e intanto James passa a Sirius che riceve con eleganza e continua a tutta velocità verso la porta. Tom accelera per arrivare agli anelli e fare da portiere ma Star tira un altro bolide di precisione, Tom lo schiva ma ha perso tempo, Malcom viene centrato in pieno. Tutto bene? Fa segno di si, nessun problema. Sirius prova il tiro ma Damon si mette in mezzo e … oh, Merlino! Era una finta! Passa a Star che è spuntata dal nulla e segna! Dieci a zero per i Malandrini. La squadra del Grifondoro in possesso di palla con Jordan.”
“Qualcuno tenga d’occhio quella ragazza!” Gridò Jordan.
“Ci penso io!” Gli urlò di rimando Lucas affiancando Star.
“Jordan passa a Greg che non sa che farsene della palla, troppi anni in porta si fanno sentire, il passaggio a Robin è un po’ fiacco e Sirius intercetta. Un bolide sfiora James proprio mentre Sirius pensava di passargli la palla, dovrà proseguire da solo. Robin va al contrattacco e cerca di far perdere la palla a Sirius ma un bolide lo colpisce ed ecco la trionfante Star con la mazza in mano. Un altro giocatore in meno per Grifondoro. La partita continua cinque contro tre.”
“Quella è un fulmine, non fai a tempo a sbattere le ciglia che è già dall’altra parte del campo.” Lucas fece un veloce rapporto a Tom.
“Fatti aiutare da Damon.” Ordinò il capitano.
“Sirius finalmente riesce a passare a James che subito prova a tirare ma Greg sta volta sa che deve fare e para la palla in modo impeccabile. Lucas e Damon trattengono Star bersagliandola di bolidi, lei schiva veloce, chissà come fa con una scopa vecchia di secoli come quella. La squadra di Grifondoro risale il campo, James e Sirius sembrano un po’ indietro. Saranno già stanchi? Jordan segna una rete senza problemi e Star manda gambe all’aria Damon con un bolide dei suoi. Liberandosi di Lucas con uno scarto veloce prende possesso di palla e … tiro lungo dritto tra le braccia di James che passa a Sirius e Sirius segna, venti a dieci per i Malandrini. Jordan prende possesso e passa a Tom Star lancia un bolide, ma che fa? Lo sta mandando verso Sirius!”
Tom si fece distrarre da quella strana manovra e si voltò a guardare Sirius.
“Oh! James ruba la pluffa a Tom, e Sirius colpisce il bolide mandandolo dritto contro Greg che cade e segnala che sta bene. E con questa tattica speciale i Malandrini pareggiano i conti e si ritrovano in possesso di palla.”
“JAMES PASSA QUELLA PALLA!” Gridò Star. James fece finta di non ascoltarla e continuò dritto verso Jordan e Tom.
“Vuole essere bloccato sul serio? Lucas vieni!” Urlò Tom. Il ragazzo li affiancò e i tre fecero muraglia ad un James che si faceva sempre più vicino.
“STUPIDO IDIOTA TI BLOCCANO!” Strillò ancora Star appiattendosi sul suo manico di scopa per raggiungerlo.
“Che sta succedendo? Sembra ci sia un po’ di confusione tra i Malandrini!”
James però era già davanti alla muraglia di avversari e si fermò di botto. Star sorpassò il gruppo come se non riuscisse a frenarsi.
“James è bloccato e Star finisce contro gli anelli restando sulla scopa per miracolo.”
A quel punto James sorrise furbo a Tom e lasciò cadere la palla.
“Jordan si getta per afferrarla ma… quella scheggia è Sirius?! Sirius in possesso di palla passando sotto agli avversari e passa a Star che segna ancora. Trenta a dieci per i Malandrini.”
“La squadra di Grifondoro in possesso di palla grazie a Jordan. Passaggio a Lucas perfetto, Sirius tira un bolide verso Jordan che lo schiva e riesce a prendere la palla lanciata da Lucas. Bravo Jordan sei un mito! Ecco i Malandrini che continuano il loro tentativo di impadronirsi della palla. Jordan scarta James e passa a Tom, in porta Sirius. Tom tira e segna. Trenta a venti la squadra rimonta.”
“Palla a James che va come una freccia i tre ragazzi della squadra di Grifondoro sono bloccati dalla pioggia di bolidi che Sirius e Star mantengono attorno a loro. Tom riesce a liberarsi ma è troppo tardi; James segna indisturbato. Quaranta a venti per i Malandrini.”
“Jordan risale il campo con la pluffa sotto braccio, passa a Tom che passa a Lucas. Fanno dei passaggi corti e precisi e in breve sono già a metà campo. James affianca Tom mentre Sirius e Star sembrano smarriti ma sappiamo che non dobbiamo farci ingannare da loro. Infatti sorridono e… scendono dalle scope! Aggraziati e sorridenti si calano a terra da pochi metri mentre la pluffa passa a Tom che si ferma sbalordito come tutti i suoi compagni.”
“Che diamine fanno ti lasciano solo?” Domandò Jordan a James con aria beffarda.
“Pensano che non ci sia più bisogno di loro.” Rispose James tranquillo posizionandosi di fronte agli anelli.
“Ci sottovalutate?” Chiese Tom leggermente irritato.
“No, mi sopravalutano. C’è differenza. Sono fatti così.” Spiegò il Malandrino.
“Meglio per noi.” Ghignò Lucas.
“Tom si appresta al tiro! Bellissimo non credo che…accidenti l’ha parato! James Potter ha parato il tiro di Tom e ora se ne sta lì con la palla in mano. Non ha più nessuno a cui passarla, è nei guai seri. Niente giochetti per oltrepassare la squadra avversaria questa volta.”
Ci fu un silenzio innaturale per qualche secondo, tutti trattenevano il fiato e Jordan, Tom, e Lucas non staccavano gli occhi da James.
“James alza il braccio…Non vorrà per caso tentare con un gesto estremo? Tom la pensa come me e si prepara alzando entrambe le mani dalla scopa. James tira. La pluffa sfiora le dita di Jordan. La squadra di Grifondoro si mette all’inseguimento ma quella pluffa sembra un bolide, attraversa il campo in un momento e… entra nell’anello con estrema precisione! Incredibile! Che tiro! Che partita! I Malandrini la vincono, cinquanta a venti! Tutti giù nel campo a festeggiare!”
James corse verso i suoi due amici con aria vittoriosa e mentre si abbracciavano soddisfatti la squadra di Grifondoro si ricompose attorno a loro con dei larghi sorrisi stampati in volto.
“Wow! Siete stati formidabili. Tutti questi schemi! Ma come avete fatto? Non vi siete scambiati una sola parola durante tutta la partita! Quante volte li avete provati?” Si complimentò Tom battendo sulle spalle dei ragazzi.
“Mai.” Rispose Star. “Lo schema del finto ‘James che diamine fai?’ l’ho messo a caso vedendo come eravate posizionati in campo e James ci è arrivato continuando a recitare la sua parte. Sirius si è tenuto in disparte cercando di capirci qualcosa e quando mi ha visto partire senza raggiungerlo si è messo sotto di voi. James l’ha notato per poco e ne ha approfittato. Il mio piano era diverso ma è andata benissimo così facendo finta di schiantarmi ero già vicino agli anelli pronta al passaggio di Sirius. Quella di bloccarvi con i bolidi è stata una bolidata messa su alla meglio. Poi c’è stata l’ultima azione. Io e Sirius sapevamo che James sapeva fare quel tiro perché se ne vantava sempre. E lui si vanta solo di cose che sa fare, con noi. Così abbiamo optato per lasciarlo solo in modo che vi concentraste su di lui e rimaneste in fondo al campo. Grazie al cielo James è riuscito a capire i nostri piani.”
La squadra era letteralmente sbalordita.
“Quindi era tutto improvvisato?! Voi siete in squadra! No, dico sul serio!” Commentò Tom, poi si rivolse a Jordan. “Non voglio sapere come gestirai la squadra l’anno prossimo me se questi tre non ci sono io ti uccido! Sia ben chiaro.”
“E chi se li fa scappare!” Esclamò per tutta risposta Jordan.
“La miglior partita della mia vita.” Aggiunse ancora Tom stringendo la mano ai tre Malandrini.
“Tutti i Grifondoro sulle scope!” Gridò Lucas e c’erano veramente quasi tutti i Grifondoro. 
In men che non si dica si levarono in volo sulle scope prese dalla rimessa e iniziarono a giocherellare con le palle ancora libere.
I tre ragazzi rimasero a terra. “Ma quanta gente c’era a vederci?” Chiese Sirius notando anche la folla di Corvonero e Tassorosso che se ne andava allegra.
“Quasi mezza scuola.” Rispose James guardandosi attorno.
In quel momento Remus corse verso di loro.
“Bella partita!” Disse solo ma il suo sorriso diceva il resto.
“L’hai vista tutta?” Domandò Star felice.
“Si certo. Ero in biblioteca quando Peter mi ha avvisato che avreste giocato soli contro l’intera squadra di Grifondoro. Sono arrivato qui giusto al fischio d’inizio.” Spiegò il ragazzo.
Sirius scomparve per un attimo e poi tornò con un’altra scopa in mano. “Vola con noi.” Ordinò lanciando la scopa a Remus che la prese titubante.
I Malandrini al completo salirono in sella e si alzarono nel cielo tra i loro compagni.
C’era un’armonia speciale tra tutti. Sembrava che non mancasse proprio nessuno. Persino quelli che odiavano volare in quel momento erano felici di essere li. Lily Evans era tra loro, si faceva aiutare da Sophia che sembrava la più esperta nel volo tra le compagne di stanza di Star.
Peter si era messo davanti agli anelli per errore e ora veniva bersagliato di pluffe, anche se i Grifondoro che tiravano erano abbastanza esperti da non colpirlo mai.
Ridevano. Le divise svolazzanti al vento con i colori della Casa che li accomunava anche se fino a quel momento quasi nessuno ci aveva fatto caso.
Fizz Abbott, caposcuola pluripremiato, si alzò più in alto di tutti con Tom al suo fianco. Tutti sapevano che quei due erano migliori amici ed erano anche i ragazzi più rispettati e amati dai Grifondoro.
“Grifoni!” Urlò Fizz. Ogni ragazzo o ragazza presente si voltò ad ascoltarlo. “Siamo animali di cielo. Siamo coraggiosi e forti come il fuoco. Siamo uniti per la prima volta da tanto tempo. Penso che possiate ammetterlo anche voi; c’erano persone con cui avete parlato ora che fino a ieri non avevate mai visto. Passiamo molto tempo ad Hogwarts, facciamo un viaggio fantastico qui. Per alcuni questo viaggio è ormai finito, per altri è appena iniziato. Vorrei che anche nei tempi futuri ricordaste questo momento. Oggi: venerdì ventotto aprile del millenovecentosettantadue. Ve lo ricorderete? Chiederò un permesso alla McGranitt per organizzare una volata di gruppo per i Grifondoro. Ogni anno sotto questa data, ma voi dovete impegnarvi a mantenere la tradizione e ad essere presenti. Sempre e comunque e non solo essere presenti qui ma essere presenti tutti i giorni per chiunque nostro compagno di casa che chieda aiuto o che ne abbia bisogno. Cercate anche di trovare, se non l’unione, almeno la pace con le altre Case. Vi sembrerà incredibile ma un giorno tutto ciò vi salverà e sarà la vostra arma più potente. Siamo uniti! SIAMO GRIFONDORO!”
Un’ovazione accolse il discorso di Fizz. E poi dal fondo del campo i Malandrini sfoderarono il loro lenzuolo portato da Remus e gridarono a pieni polmoni: “GO! GO! GRYFFINDOR!”
“GO! GO! GRYFFINDOR!” Ripeté tutta la casa in un urlo unanime.
“Tutti a fare la doccia! Finiremo la nostra festa dopo cena in Sala Comune!” Decise Tom.
I Grifondoro eseguirono.


………………………………

Star uscì dalla doccia e si ritrovò quattro paia di occhi addosso. 
“Volevamo…volevamo dirti che hai giocato una partita fantastica.” Cominciò Jane timida.
“E che, ti vogliamo bene.” Finì Ann con un gran sorriso.
“Tutte?” Domandò Star tra lo scettico e il divertito.
“Tutte.” Confermò Lily con decisione.
“Bene, anch’io!” Disse Star ridendo.
Ann e Sophia fecero per abbracciarla ma lei non se ne rese conto e proseguì ridendo fino al suo letto schivando le due ragazze.
Lily scosse la testa e la osservò cambiarsi: “Non ce la farà mai.”
“A fare cosa?” Chiese Jane.
“Ad essere una ragazza normale.” Rispose Lily rassegnata.

……………………

Quella sera in Sala Grande c’era un tavolo che più degli altri era in armonia e sintonia. Naturalmente il tavolo di Grifondoro.
Dopo cena quando tutti iniziarono a rifugiarsi nei rispettivi dormitori nessun Grifondoro si mosse.
Fizz e Tom si alzarono e andarono dritti dritti verso la McGranitt cominciando a raccontarle tutta la storia. Lei sul subito non pareva molto convinta ma poi notò il tavolo rosso e oro e sorrise invitando i due ragazzi nella stanzetta dietro al tavolo dei professori.
“Meglio risalire e aspettarli in Sala Comune.” Propose Dennis.
Si alzarono tutti.
I minuti nella torre dei Grifondoro scorrevano lenti, nessuno parlava. Ogni volta che un rumore di passi si sentiva oltre il ritratto tutti rizzavano le orecchie, ritornando alla trepida attesa e al silenzio innaturale quando il rumore si allontanava.
Ad un certo punto si udirono dei passi diversi, affrettati, allegri, sconnessi…
Fizz e Tom spalancarono il ritratto catapultandosi dentro la stanza.
“Eccolo qui!” Annunciò Tom sventolando un foglio di pergamena. “Firmato dalla McGranitt e contro firmato da Silente in persona!” Da quel momento la sala esplose.
Voci cariche di felicità arrivavano da tutti gli angoli.
Fizz trasfigurò un vecchio cuscino in una cornice rossa e oro, ci pose all’interno la pergamena e la appese alla parete con l’aiuto di Tom.
“Tutto questo è partito con un amicizia e finirà con una forte amicizia. Vi voglio bene Grifondoro!” Urlò commosso come tutti in quella sala.
Un gruppo di ragazzi partì per prendere le leccornie in cucina dagli elfi. Gli stomaci che prima erano chiusi dall’aspettativa ora si erano sciolti, e avevano fame!
“Giro a Mielandia?” Domandò Star ai suoi amici Malandrini.
“Certo!” Risposero in coro, Remus compreso.

………………………

Quando i ragazzi tornarono tutti si fiondarono sui dolci tra le loro braccia.
“Come diamine avete fatto?” Domandò Dennis.
“E’ un segreto! Lo è stato fino ad ora e rimarrà tale per sempre.” Ribatté Sirius.
La festa finì tardissimo e metà dei ragazzi erano crollati sul posto.
Quelli ancora svegli decisero così di dormire tutti insieme in Sala Comune.
Fu una notte fantastica. Nel buio si sentivano arrivare voci da tutte le parti e ognuna raccontava una storia diversa, personale o meno, inventata o reale. Non c’erano segreti o cose da nascondere.
Il mattino dopo ragazze si ritrovavano tra le braccia di ragazzi da sempre desiderati, gli amici dormivano vicini, i nemici non esistevano più, le vecchie liti erano state finalmente e giustamente mandate a fan culo e il cielo non poteva essere più bello di così. Mentre la Casa di Grifondoro si sparpagliava tornando chi allo studio, chi al piacere, Fizz si fece vicino ai Malandrini.
“Avete un grande ruolo nel futuro di Hogwarts. Per ora vi ringrazio di ciò che avete fatto, anche se avete un po’..ehm…ignorato le regole, se non lo aveste fatto noi ora non saremo qui. Ben fatto.”
I quattro ragazzi non ebbero nemmeno il tempo di assimilare quelle parole che Fizz se ne era già andato.
“Un grande ruolo nel futuro di Hogwarts…deve pur dire qualcosa…” Ci pensò su Star. Poi venne distratta da qualcosa di più importante. “Ci sono ancora due Gne-gna sul tavolo!” Strillò gettandocisi sopra.
“Ragazzi oggi c’è la luna piena.” Li informò Remus sottovoce.
Star smise di pensare ai dolci, il che la disse lunga sulla sua preoccupazione.
“Vuoi che…?” Cominciò lei.
“No! Non voglio assolutamente che nessuno di voi venga con me. Per nessun motivo.” Mise subito in chiaro Remus interrompendola.
“Ma io non mi ferisco, cioè, mi ferisco ma guarisco in fretta. Non c’è problema!” Insistette Star.
“Non verrai. Punto.” Le proibì Remus con decisione.
“Ma…” Riprovò la ragazza.
“Non ci andrai. Finiscila.” A sorpresa di tutti fu Sirius a parlare, il dono duro e lo sguardo di ghiaccio. “Solo perché guarisci in fretta non vuol dire che non provi dolore e tu devi smetterla di provare dolore.”
Star lo fissò negli occhi con uno sguardo tra l’odio puro e lo stupore.
“Perché mi trattate come una cosa da proteggere? So cavarmela da sola. Non avrei dovuto raccontarvi la mia storia. Ora non fate altro che tenermi distante da ogni emozione negativa.” Mise più disprezzo possibile in quelle frasi e poi si voltò uscendo dal buco del ritratto.
“Vado io.” Annunciò James.
Il ragazzo la seguì da distante finché lei non entrò nella capanna di Hagrid. Allora dovette uscire allo scoperto. Bussò alla porta con decisione.
Il guardiacaccia dall’aria burbera e il cuore gentile venne ad aprirgli.
“Sono felice che siate venuti! La tua amica è dentro di qui. Non è molto felice, vero?”
“No non lo è, ti spiace se parlo da solo con lei?” Domandò James sporgendosi per cercare di vedere oltre Hagrid.
“No, no certo. Entra, fa come ti pare.” Lo invitò il guardiacaccia spostandosi e andando nel suo orto di zucche.
Il ragazzo chiuse la porta dietro di se e fissò Star, seduta su una sedie un po’ troppo alta con i piedi che faticavano a toccare terra. Guardava ostinata di fronte a sè.
“Senti…secondo me hai ragione.” Cominciò lui.
La ragazza si girò di scatto a guardarlo. “Come dici?”
“Dico che secondo me dovresti andarci; alla Stamberga intendo, io voglio che tu ci vada.”
“Lo dici solo per fare pace?”
“Lo dico perché so che se non ci andrai soffrirai molto di più di quanto soffriresti con un paio di costole rotte. Però ho anche paura che tu non riesca a fermare Lunastorta. Se rimani stecchita li nessuno se lo perdonerebbe. Quindi voglio chiederti se io e Sirius possiamo seguirti e stare, magari, fuori dalla stanza. Così interveniamo solo in estremo caso di bisogno. Ti va?”
“L’hai chiesto a Sirius?”
“Sarà sicuramente d’accordo.”
“E a Remus?”
“Lo convinceremo insieme.”
Star parve convinta ma poi tornò a lanciare occhiate torve a James.
“Che hai?” Le chiese lui.
“Come fai a sapere sempre come mi sento e come mi sentirò? Mi conosci meglio di me stessa. Invece di trattarmi con compassione mi tratti come se fossi più grande e saggia di tutti voi e sapessi benissimo cosa fare in qualunque momento e per qualunque evenienza.”
“Ti tratto così perché questa è la verità. Tu sei molto più matura a saggia di tutta la scuola messa insieme, esclusi alcuni professori.” Alla ragazza sfuggì una risatina. “Mi piaci molto quando ridi.”
Star strabuzzò gli occhi, fece per chiedere chiarimenti quando la porta si aprì di colpo.
“Non ce la facevamo più a stare così!” Gridò Sirius.
“Così come?” Chiese Star.
“Con te arrabbiata con noi.” Spiegò Remus.
Lei rise. “James ha detto che posso venire alla Stamberga.”
Remus impallidì e Sirius lanciò un occhiataccia a James.
“Però Sirius e James staranno dietro alla porta a controllare” Continuò Star.
Sirius si calmò ed approvò il piano, Remus invece diventò da bianco a verdognolo.
“No…tutti…e io…brutta idea.”
“Dai calmati Remus! E’ un piano perfetto, tu non mi farai del male perché io non soffro e non farai del male a te stesso dato che te la prenderai con me e se le cose dovessero mettersi male Sirius e James mi porteranno via. Possiamo farcela.” Illustrò la ragazza.
Remus respirò a fondo. “Se ti dicessi di no lo faresti lo stesso?” Star annuì decisa. “Va bene. Ma devi promettermi che se ti sentirai davvero male te ne andrai.”
“Prometto.”
“Faccio del tè?” Domandò Hagrid rientrando in casa.
“No grazie. Abbiamo una serata da organizzare nel minimo dettaglio per evitare di morire.” Rifiutò garbatamente Star abbracciando la parte più alta del guardiacaccia che riusciva a raggiungere e uscendo di corsa.
“Quella lì sa il fatto suo.” Commentò Hagrid senza rivolgersi a qualcuno in particolare.
“Sa molto di più di quello che inconsapevolmente dimostra di sapere.” Disse James come in risposta uscendo a sua volta seguito da Sirius e Remus.

………………………

Quella sera Remus sparì dalla vista di tutti. Solo i Malandrini e i professori sapevano dove era diretto.
“Pronta.” Star entrò risoluta nel dormitorio dei ragazzi del primo anno.
Peter, che si stava mettendo il pigiama, si buttò a terra non appena notò la ragazza.
“Noi andiamo a fare un giro, Pet.” Lo informò Sirius come se fosse del tutto normale andare in giro dopo il coprifuoco.
James, Sirius e Star si misero il mantello dell’invisibilità appena usciti dalla stanza.
Arrivarono fino al grande portone di quercia senza problemi ma quando fecero per aprirlo Mrs. Purr miagolò forte puntando gli occhi su di loro.
“Qualcosa mi dice che sa dove siamo.” Commentò James.
“E quello stesso qualcosa sai che mi dice, James? Mi consiglia caldamente di aprire la maledetta porta e sparire da qui.” Ribatté Sirius sarcasticamente ma con tono urgente.
I tre aprirono il portone e uscirono dal castello prendendo a correre nella notte.
Poco dopo il portone si riaprì e si richiuse in lontananza.
“Bolide! Gazza ci ha visti.” Notò Star.
“Il vecchio Argus non è un problema.” Li tranquillizzò Sirius. “Il problema è Remus.”
Star e James annuirono decisi e si tolsero il mantello.
Star sollevò un bastoncino da terra e poi lo lanciò decisa come un giavellotto verso l’albero. Il legnetto colpì un nodo sul tronco del Platano Picchiatore che bloccò il movimento dei suoi rami.
“Venite.” Li incitò la ragazza e si infilò nello stretto passaggio tra le radici seguita dai suoi due amici.
Quando sbucarono nella vecchia casa il sole era ormai tramontato e si sentivano delle grida provenire dal piano di sopra.
“E’ tardi!” Esclamò Star catapultandosi su per le scale.
“Aspettaci!” Gridarono Sirius e James.
Lei entrò in una stanza e i due si fermarono fuori sbirciando ciò che accadeva all’interno.
Come il mese prima Remus si mise subito ad attaccare Star senza pietà e lei continuò a rialzarsi e a fingere di volergli fare del male. C’era, però, qualcosa di diverso dalla prima volta: la ragazza sorrideva felice.
Ad un certo punto si alzò e si fece rincorrere ridendo nonostante il lupo non cambiasse il suo carattere aggressivo. L’unica cosa dalla quale lei non si faceva colpire erano i denti, li teneva bene distanti da sè bloccandoli con le mani quasi come se Remus fosse un cagnolino che vuole giocare.
La mattina arrivò sotto gli sguardi attenti di James e Sirius. Remus si portò al suo angolino e Star uscì dalla stanza felice e contenta.
I tre ragazzi si spostarono in una camera lì accanto. La ragazza si distese sul letto polveroso.
“Sei incredibile.” Fu la prima cosa che riuscì a dire James dopo aver osservato l’amica per alcuni stupefatti secondi nei quali le ferite sul corpo di lei si rimarginavano.
“Lo so… sono parecchio strana.” Concordò lei.
“Non strana, incredibile. C’è differenza.” Specificò Sirius.
“Ragazzi fra un po’ arriverà Madama Chips.” Annunciò Remus entrando.
Tutti lo abbracciarono di slancio.
“Puoi chiedere a Madama di rimanere qui per un po’? Dille che sei debole ma che vuoi restare solo.” Gli chiese Star.
“Perché mai dovrei voler rimanere qui?” Domandò Remus di rimando alquanto irritato.
“Perché ci siamo noi!” Rispose lei allegra.
“Signor Lupin?” La voce dell’infermiera li raggiunse dal fondo della scale.
Remus fissò i suoi amici impaurito ma loro gli risposero con dei sorrisi incoraggianti. Il ragazzo scese al piano inferiore.
“Secondo voi ci riuscirà?” Fece Sirius accennando verso la porta.
“Non hai mai visto Remus supplicare. Nemmeno tu riusciresti a dire di no.” Ribatté Star.
“Perché tu lo hai visto?” Chiese James.
“Si, nella mia testa.” Replicò Star con convinzione. Nessuno osò contraddirla.
Poco dopo Remus rientrò nella stanza chiudendola a chiave dietro di sè.
“Sono riuscito a convincerla ma ho paura che venga a controllarmi.” Spiegò.
“Perfetto.” Esultò la ragazza sfoderando la sua bacchetta.
“Guidaci!” Esclamarono James e Sirius emozionati.
Remus si sedette sul letto. “Sentite, posso riposare un po’? Vi starò a guardare, qualsiasi cosa vogliate fare.” Chiese.
Star parve delusa ma poi sorrise. “Tranquillo, non c’è problema, volevo solo giocare un po’.”
“Giocare!?” Fecero Sirius e James sempre più esaltati.
“Già. Tirate fuori le bacchette, pensate ad un colore e dite ‘Fuoco’ vince chi è meno sporco.” Illustrò la ragazza, i due ragazzi eseguirono. Il primo a sparare fu James e colpì Sirius con delle scintille colorate di verde erba che restarono attaccate al ragazzo come grossi brillantini.
“Forte!” Gridò Remus.
I tre ragazzi ricominciarono a giocare. Star sparava scintille cobalto e Sirius rosse. In men che non si dica, dopo un’ alleanza silenziosa, James si trovò pieno di blu e rosso e messo all’angolo dai suoi amici.
Il ragazzo intrappolato rise forte. “Non potete battermi io sono il Sergente Calzino!” e con una capriola goffa superò i due cominciando poi a colpirli alle spalle.
Sirius e Star non riuscirono più a difendersi o a contrattaccare accecati com'erano dalle scintille verdi, ma un gruppo di scintille arancio centrò in pieno James che cesso il fuoco.
Remus se ne stava in piedi sul letto con aria da salvatore del mondo. “Il Cavalier Canotta ha svolto ancora con successo la sua eroica impresa! Concludendola eroicamente!”
Sirius, Star e James si sganasciarono dalle risate e il gioco ripartì. Le scintille colorate volavano ovunque attaccandosi un po’ anche sui muri e suoi mobili.
I Malandrini si fermarono solo quando i loro stomaci cominciarono a protestare vivamente per la mancanza di cibo.
“FAME!” Rantolò Sirius che era finito a terra dopo uno sgambetto alzando un braccio tremante verso Star.
“Che ora è?” Chiese Remus.
James fece finta di consultare un orologio invisibile e rispose: “Sono le pranziamo-prima-di-morire in punto.”
I ragazzi risero e si avviarono verso il passaggio segreto. Arrivati quasi alla fini si sentirono le voci degli altri studenti di Hogwarts.
“Se usciamo ci vedranno.” Constatò Remus.
“Ho il Mantello.” Replicò James alzando un lembo della stoffa color argento.
“Ma non ci staremo in quattro. Fai due giri.” Consigliò Star.
James annuì e coprì con il mantello se stesso Remus e Sirius che erano più vicini e partirono svelti. Arrivati alla foresta ci si addentrarono un po’ e poi James tornò indietro da solo sempre sotto il Mantello dell’Invisibilità.
“Vieni.” Bisbigliò il ragazzo a Star. Lei allungò la mano nel vuoto fino toccare con la punta delle dita qualcosa che sussultò.
“Che c’è?” Domandò lei sorpresa.
“Nulla.” Rispose James cercando di calmarsi. Quando Star lo aveva toccato all’altezza del cuore era stato come se le dita della ragazza fossero fatte di fuoco puro. Il ragazzo si tolse il cappuccio del mantello anche se la pelle gli bruciava ancora.
“Sicuro?” Chiese Star sospettosa. Lui annuì e la coprì con il Mantello. James la portò dove gli altri due ragazzi erano nascosti, ripiegò il Mantello e lo nascose sotto gli abiti.
I quattro ritornarono verso il Castello sperando che fosse ora di pranzo, in caso contrario non dovevano far altro che passare a salutare gli elfi domestici.

…………………………………..

“Domani è il gran giorno.” James andava su e giù per la stanza con aria seria e parlando in tono grave. Sirius, Star e Remus erano seduti ordinatamente su un letto e lo ascoltavano con attenzione. “Siamo riusciti a trattenerci fino a oggi quindi sta notte evitiamo di fare bolidate. Stessa cosa per domani mattina. Che nessuno si azzardi a mettere un unghia al di fuori delle regole nemmeno se c’è Mocciosus nei paraggi. Chiaro?”
“SIGNOR-Sì-SERGENTE!” Gridarono tutto d’un fiato gli altri Malandrini.
“Bene. Questo è il piano:” James si avvicinò ad un grande foglio appeso al muro che rappresentava il campo da Quidditch. “noi saremo qui,” ed indicò l’ala riservata ai tifosi di Grifondoro. “e-urleremo-sollevando¬-il-nostro-stendardo-mentre-la-squadra-di-Grifondoro-batterà-Corvonero-e-questo-perché-siamo-i-migliori!” Esclamò in fine facendosi quasi venire uno svenimento per la mancanza di ossigeno ai polmoni.
“FINO ALLA MORTE SERGENTE CALZINO!” Urlarono i tre alzandosi in piedi.
“Ora tutti a letto. La squadra conta su di noi.” Concluse James come se non ci fossero tutti gli altri Grifondoro a fare il tifo per la finale.


………………………….

La mattina di quel sabato di giugno era ricca di sole ma comunque fresca.
I Malandrini fecero colazione prestissimo insieme a tutta la squadra di Grifondoro e poi si recarono con loro al campo, la squadra di Corvonero li seguiva a poca distanza.
Erano i primi spettatori e si presero i posti migliori: quelli in alto. Sfoderarono il loro stendardo che era un po’ sporco di erba e fango sul retro ma nessuno lo avrebbe notato.
E attesero, tesi come corde di violino.
Hogwarts si era goduta più di una settimana di pace nella quale i Malandrini si era comportati bene: ascoltavano alle lezioni, facevano i compiti, non disturbavano nessuno e non vagavano di notte. O meglio, Remus fece tutte queste cose. Il resto del quartetto si limitò a giocare a tris e all’impiccato in classe, a copiare i compiti da Star, a far scivolare le persone sulle saponette insieme a Pix che, in cambio della fantastica idea di mettere un gavettone di inchiostro proprio sotto le vittime cadenti, aveva accettato di prendersi tutta la colpa in caso li avessero scoperti. Per quanto riguardava le scappatelle notturne solo James e Sirius le facevano e rigorosamente sotto il Mantello dell’Invisibilità anche se questo non impedì ai due giovani di finire addosso al professore di Rune Antiche che il giorno dopo raccontò all’intero corpo insegnati di un fantasma che sapeva rendersi solido. Per loro fortuna il professore era un vecchietto più nel mondo delle Rune che sulla terra e nessuno gli credette affondo.
Finalmente gli altri studenti scesero verso il campo di Quidditch e iniziarono a prendere posto sulle tribune.
Arthur Weasley era stato pregato di fare la telecronaca da tutti i presenti alla partita amichevole dei Grifondoro e aveva accettato.
“Sta per iniziare la attesissima finale Corvonero contro Grifondoro. Ricordo agli spettatori che essendo Grifondoro e Corvonero in pareggio perfetto la partita può finire con un solo punto di differenza, dipende tutto dai Cercatori delle rispettive squadre. Vi confido che non vedo l’ora che i giocatori scendano in campo. Oh, eccoli finalmente i giocatori di Corvonero: Cris, Aaron, Brock, Fred, Joshua, Zane e Sheldon.” I giocatori entrarono uno alla volta acclamati dai Serpeverde alcuni Tassorosso e naturalmente dai Corvonero. “E abbiamo anche la super squadra di Grifondoro: Tom, Jordan, Robin, Greg, Damon, Lucas e Malcom.” Gli unici a fare il tifo per loro erano i Grifondoro e pochi Tassorosso ma facevano più rumore del resto dei tifosi. Forse perché i Malandrini agitavano il loro striscione gridando come se non ci fosse un domani.
“Madama Bumb chiede ai due capitani di darsi la mano. Tom e Cris si avvicinano e devo dire che sono proprio agguerriti anche se sembra non abbiano cattive intenzioni, si preannuncia una partita pulita ma emozionate e a quanto pare la professoressa Mc Granitt qui accanto ne sembra sollevata.”
Tutti risero.
“Madama Bumb fischia e le due squadre si sollevano in volo, le condizioni sono ottimali, qualche nuvola di passaggio copre il sole, tempo perfetto. Ma vediamo subito in azione Aaron cacciatore dei Corvonero in possesso di palla sfreccia incredibilmente veloce e… Merlino! Dov’è finita la pluffa? Ooooh, eccola li! Tra le mani di Tom, Grifondoro, che passa a Jordan a pochi metri dagli anelli e mette in crisi Fred il portiere di Corvonero che si è già lanciato dalla parte sbagliata ed ecco la prima clamorosa rete dei Grifondoro! Pluffa a Brock per i Corvonero ma è subito rubata da Robin, che prende ai ricchi per donare ai poveri e…accidenti! Bolide in pieno petto! Ma non hai imparato niente dai Malandrini!? ... Scusatemi… La pluffa passa a Cris dei Corvonero e Merlino se è bravo quel ragazzo. Si dirige con decisione verso la porta e Lucas e Damon possono lanciarli addosso quanti bolidi vogliono ma non riusciranno a colpirlo. Cris passa ad Aaron e un bolide di Damon viene mandato fuori campo da Joshua battitore dei Corvonero. Aaron lancia la pluffa e sì…oh no! Da dove è spuntato quel bolide!”
Il bolide mandato fuori capo era tornato all’interno colpendo sulla schiena Greg proprio quando le sue dita stavano per bloccare la pluffa che entrò indisturbata nell’anello di sinistra.
“Madama Bumb concede un time-out.”
I giocatori scesero tutti dalle scope per vedere come stava il portiere di Grifondoro. Il povere Greg sputava sangue ed aveva uno sguardo vacuo. Il professor Vitious si offrì di portarlo in Infermeria.
“Morgana e Merlino! E’ messo male quel ragazzo! Corvonero con grande sportività chiede che il centro sia annullato. Ma a quanto pare tutta la squadra di Grifondoro è convinta che sia giusto lasciare così e la partita ricomincia dieci a dieci e senza il portiere di Grifondoro. I capitani si stringono di nuovo la mano ma non posso capire ciò che si dicono e vorrei che qualcuno me lo dicesse anche se conoscendo Tom direi che ha chiesto a Cris di giocare come se niente fosse e non cercare di andarci piano. Oh Tom mi alza il pollice: ci ho azzeccato. Dunque Grifondoro in possesso di palla grazie a Jordan che schiva due bolidi e passa a Robin che fa un lancio in porta ma…Ahh, è intercettato da Fred che non si è fatto intimorire. Ancora pluffa in possesso di Corvonero che sfreccia dalla parte opposta del campo grazie a Brock. Bel bolide di Lucas che rallenta Corvonero dando il tempo a Tom di mettersi in porta ma Brock passa a Cris che tira con una precisione estrema e la pluffa passa sopra la spalla di Tom. Venti a dieci per Corvonero. Sì, lo so siamo tutti tristi. Beh tranne voi che tifate per Corvonero naturalmente. Oh Grifondoro in possesso di palla ma Zane tira un bolide assurdo che Robin riesce a schivare ma perde la palla che viene recuperata da Aaron ma gli viene rubata da Jordan che la passa a Tom ma viene intercettata da Brock che fa una capriola per evitare un bolide di Damon. Penso che la pluffa abbia il voltastomaco ma questo non ferma Brock che…oh! Questo si che ferma Brock! Bel bolide di Lucas. Tom in possesso di palla per Grifondoro e ricomincia la corsa verso gli anelli opposti. Bellissimo passaggio a Jordan che tira e … Fred para di nuovo! Va in confusione con niente e poi fa una parata del genere e chi è?! Pluffa a Corvonero, Cris prova a superare la difesa ma… evviva! Quello era il boccino! Svelto Malcom! Giuro che se non lo prendi ti appendo al soffitto della Sala Comune e do a Star una mazza e nessuna benda. Ah, sì…a chi interessasse Cris ha segnato trenta a dieci per Corvonero ma non interessa a nessuno perché…oh, no Malcom e Sheldon sono testa a testa in una discesa mozzafiato ed è velocissima, è assurdo ed è…appena sparito il boccino?! Come è successo? Incredibile; Malcom e Sheldon tornano sconfitti in alto e la partita continua con Grifondoro in possesso di palla. Tom sfonda la difesa avversaria e ….Merlino! PERCHE’ MALCOM HA IN MANO IL BOCCINO!? Ok, mi informano che il boccino è passato a due centimetri dal naso di Malcom, come una mosca fastidiosa e velocissima, solo che lui se ne è reso conto e l’ha afferrato. Ma sinceramente … NON ME NE IMPORTA NIENTE! ABBIAMO VINTO!!!!!!”
Mentre la squadra di Grifondoro scendeva a terra trionfante i Malandrini scavalcarono le ringhiere seguiti da tutti i tifosi e Arthur si buttò praticamente giù dalla casetta del cronista per abbracciare una formosa ragazza dai capelli castano ramati e baciarla con passione.
Poi tutti i Grifondoro si strinsero in un grumo di corpi che doveva essere un enorme abbraccio intorno alla squadra che fu successivamente issata sulle spalle dei ragazzi più forti e portata così fino alla tribuna dei professori. Silente consegnò a Tom la coppa che passò a Fizz ed era la cosa più giusta del mondo, perché era il loro ultimo anno, perché era la loro ultima occasione e Grifondoro vinse quella mattina, nel senso che non fu una vittoria solo della squadra ma di tutta la Casa.
I Grifondoro salirono nella loro Sala Comune esaltati più che mai e gridando “Go! Go! Gryffindor!” a squarcia gola.
La sera ci fu una grande festa della quale nessuno ricordò un gran che, forse perché erano felici sul serio non servì nemmeno prendere alcolici di nascosto per far si che tutti fossero sbronzi e allegri. Tutta la squadra fu avvolta in un enorme stendardo dei Corvonero che dovettero rompere per liberarsi lanciando grida di gioia a missione riuscita e Malcom regalò un suo guanto a James mentre Tom gli regalò l’altro. Lucas e Damon regalarono le loro mazze a Sirius e Star e la pluffa venne messa in una teca sul camino con accanto il boccino e la Coppa.


*****
 
Ok….festeggiamo perché è il mio primo capitolo corretto da cima a fondo, grazie Triskell! E’ incredibile che sia riuscita a correggere tutto in meno di mezz’ora. Dunque passando alle cavolate, immancabili nel “Coso Mio”, volevo dire grazie a tutti i lettori silenziosi e a quelli che recensiscono (banalità fatta a persona che non sono altro.) e tanti auguri a Lucry, questo è per il tuo compleanno….(oramai dedico i capitoli per i compleanni più vicini, almeno così li ricordo.) Fine direi…..ah, si Go! Go! Gryffindor!
Ciao ciao

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Capitolo 23
*** L'Esame ***


La festa per la vittoria durò qualcosa come quattro giorni, per la squadra di Grifondoro, i Malandrini e pochi altri studenti senza voglia di studiare.
Per gli altri finì la domenica mattina. I Malandrini si erano svegliati tutti avvolti stretti nel loro stendardo e subito era ricominciata la festa che poi si era fermata per le ore di lezione del lunedì ripartendo la sera e poi la sera dopo e quella dopo ancora.
Giovedì sera l’euforia era finita anche perché gli esami si avvicinavano e Remus incalzava i suoi tre amici festaioli.
“Ora si studia.” Ordinò severo tirando fuori le pergamene e posandole su un tavolo in Sala Comune.
“Si hai ragione.” Concordò James sedendosi.
“Già.” Lo aiutò Sirius.
“Infondo è da tanto che non studiamo…” Cominciò Star accomodandosi. Remus era letteralmente sbalordito.
“…un modo per fare uno scherzo da record.” Concluse la frase James uccidendo tutte le speranze del loro amico.
“Ragazzi, sul serio. Dovreste veramente studiare qualcosa, mancano due settimane e mezza agli esami e voi sapete solo cose pratiche e niente teoria.” Continuò Remus.
“Non è vero!” Protestò Sirius.
“Ditemi gli usi della Pietra Lunare.” Chiese Remus.
 “Uno. Farci inciampare sopra Mocciosus.” Cominciò ad elencare Sirius.
“Due. Lanciarla addosso a Mocciosus.” Si unì James allegro.
“Tre. Ficcarla su per il naso a Mocciosus.” Finì Star.
“Siamo preparatissimi.” Lo tranquillizzò James.
“Vi prego prendete seriamente questa cosa. Per favore!” Pregò Remus sfoderando uno sguardo supplichevole da far piegare le montagne.
Dopo cinque minuti i Malandrini al completo avevano il naso sprofondato nei libri.
“Ve lo avevo detto che non sareste riusciti a resistere al suo sguardo.” Bofonchiò Star.
“Silenzio.” Sussurrò Remus con un pizzico di cattiveria unita alla felicità di essere riuscito nel suo intento.
L’intera Sala Comune si zittì all’istante.
“Non l’ho detto così forte.” Mormorò il ragazzo agli amici, ma quando si voltò verso il buco del ritratto capì il perché di quel surreale silenzio; Pix era entrato nella stanza. Non che fosse strano ma di solito entrava per combinare disastri quella volta invece non fece nulla. Il suo sguardo si spostò sui Malandrini.
“Abbiamo un problema.”


…………………..

Pix li guidò fino ad una torretta in un ala del castello che tutti cercavano di evitare. Si fermò davanti ad una porta e guardò fisso i quattro ragazzi.
“Allora?” Domandò Star con il fiatone.
“Ieri il Barone Sanguinario ci ha visto fare un nostro scherzetto e penso che la cosa non gli sia piaciuta…ora so che sono tutti li dentro.” Spiegò il Poltergeist.
“Tutti chi?” Chiese James.
“Tutti i fantasmi.” Rispose Pix.
“Hanno indetto una specie di riunione speciale solo per parlare di uno scherzo?” Domandò Sirius stupito.
“Non esattamente.” Specificò Nick-Quasi-Senza-Testa apparendo in quel momento dal muro dietro di loro. “Entrate.” Li invitò.
Pix passò attraverso il muro ma i Malandrini dovettero aprire la porta, si trovarono dentro una stanza assolutamente vuota se non per i fantasmi che la riempivano. Tutti avevano un’aria più che seria.
“Sentite? Non si riesce a capire qual è dei quattro, stanno sempre attaccati.” Bisbigliò il Frate Grasso.
“Dunque, allontanatevi!” Ordinò il Barone Sanguinario.
I quattro amici si staccarono il più possibile senza smettere di guardarsi le spalle a vicenda.
“E’ lei!” Esclamarono in coro tutti i fantasmi voltandosi immediatamente verso Star.
“Oh, fantastico.” Mugugnò lei.
“Sai di avere un potere enorme nel nostro mondo?” La informò la Dama Grigia.
“Ehm, no. Non lo so, non lo sapevo, e non mi interessa.” Replicò Star seccata.
“Ma tu puoi evocare gli spiriti e fare molte altre cose come comandare ogni singolo fantasma piegandolo alla tua volontà. Dovresti solo passare un esame e …” Ribatté Nick.
“Non mi interessa, grazie. Sono stufa di sentirmi dire da tutti che sono speciale. Prima i miei poteri senza bacchetta poi le sirene e ora questo. Non mi piace che tutti mi puntino il dito addosso facendomi scoprire delle potenzialità che non voglio e che mi rendono ancora più diversa dagli altri, come se non fossi già abbastanza fuori dal comune…fuori dal mondo. Quindi qualsiasi cosa io sappia fare che gli altri non sanno tenetevela per voi e grazie tante.” Scoppiò la ragazza interrompendo il fantasma. Si voltò di colpo e uscì dalla stanza sbattendo la porta.
“Si…buona serata.” Salutò James senza sapere che altro dire prima di seguire l’amica insieme a Sirius e Remus.
Appena arrivarono in Sala Comune i tre ragazzi notarono che Star non c’era e pensarono fosse andata a dormire.
Così salirono rassegnati nel loro dormitorio.

………………….

“James maledizione svegliati! Star sta male!”
Il ragazzo balzò fuori dal letto ancora parecchio intontito dal sonno. “Chi…?” Cercò di chiedere, ma la ragazza dalla chioma rossa che lo aveva svegliato stava già tirando in piedi uno scarmigliato Remus.
James si ricompose e svegliò Sirius. “Muoviti Felpato! La Evans dice che Star sta male.”
In men che non si dica i tre ragazzi e Lily erano già arrivati nel dormitorio femminile.
La loro amica era nel letto e le altre ragazze la osservavano preoccupate ma da distante come se temessero di avvicinarsi.
“Oh mio…” L’esclamazione di Remus si spense.
Star si dimenava tra le lenzuola gli occhi si aprivano e si chiudevano, le iridi non erano più blu cobalto ma blu scuro, quasi nero. In più apriva la bocca come per gridare ma non produceva alcun suono.
 I tre ragazzi le si fecero accanto e Jane trattenne il respiro palesemente sorpresa.
“Che c’è?” Le chiese Sirius voltandosi verso di lei di scatto.
“Noi non riusciamo ad avvicinarci così tanto a lei.” Spiegò Sophia facendo un passo che andò a vuoto come se camminasse su un rullo.
Tutte le ragazze potevano correre o camminare ma non raggiungevano mai Star, rimanevano sempre a due metri da lei.
James la prese in braccio mentre Sirius e Remus le stringevano una mano ciascuno.
Star parve calmarsi.
Prese dei respiri profondi e poi si alzò in piedi di scatto.
“Maledizione!” Urlò, poi si rivolse a tutti i presenti e li fissò, gli occhi tornati al colore originale. “Grazie.”
“Ti senti bene?” Le chiese premurosa Ann.
“A meraviglia.” Ribatté Star e sembrava arrabbiata per qualcosa. “Ora scusatemi, devo prendere a calci nel deretano un po’ di… presenze.” Continuò uscendo di corsa dalla stanza.
“Dobbiamo seguirla.” Decise Sirius senza pensarci.
I Malandrini fecero per andarsene ma Lily li bloccò. “Come pensate di seguirla senza essere visti?”
“Abbiamo i nostri metodi.” Replicò James con un occhiolino. Dopo di che presero a correre giù dalle scale più veloci del vento.

…………….

“Professor Silente!” Sbraitò Star aprendo si colpo la porta dell’ufficio del preside.
Il pover uomo dalla sua stanza sentì il colpo e indossando alla svelta un abito argentato si precipitò nel proprio studio.
“Signorina White, c’è qualche problema?” Domandò tranquillo come sempre neanche fosse normalissimo abbattere la porta del preside alle due di notte.
“Molti, MOLTI, problemi!” Cominciò la ragazza fuori di se. Silente le fece segno di accomodarsi alla scrivania ma lei non ci fece caso e continuò parlando forse un po’ più veloce del normale. “I fantasmi di questo castello mi hanno informato di un altro mio assurdo poter del quale non me ne importa niente e hanno tentato di farmi fare un esame che non voglio sostenere mentre dormivo.”
“Le consiglio di accomodarsi.” Fu il lento commento del professore.
“NO! Non voglio sedermi e non voglio sapere nient’altro di me. Voglio essere normale. Odio il mio aspetto e odio i miei poteri. Pensavo che mi piacesse saper fare ogni cosa, era bello all’inizio ma adesso no.” Star era veramente sconvolta.
“Lei sa di non poter rinunciare ai suoi poteri, vero? Mi dispiace ma essi cresceranno e lei diventerà sempre più forte. Non c’è nessun modo per cambiare tutto ciò, soprattutto se lei discende veramente da una stirpe di maghi o streghe che si tramandano questi poteri da generazioni. Sto cercando di capire ma per ora lei deve restare calma e lasciare che i suoi poteri si sviluppino.”
“Quindi sono maledetta?”
Silente la fissò tristemente. “Non è una maledizione. Non per te. Star, sei l’unica strega che avendo un potere come il tuo tra le mani mi viene a dire che non lo desidera più perché è una maledizione. Sai cosa vuol dire?”
“Che sarò ancora più forte perché ho già la forza interiore per domare la sete di potere?” Tirò ad indovinare la ragazza per nulla interessata.
“Sforzati!” Esclamò Silente. Non sembrava arrabbiato ma c’era qualcosa nei suoi occhi che faceva sentire Star come l’ultima speranza per l’intero universo.
“Mi dispiace.” La ragazza chinò il capo.
Il preside le sorrise gentile.
“Ma io non voglio altro che una vita normale!” Continuò Star con voce ferma puntando gli occhi su quelli di Silente.
Poi si alzò e si girò.
“Dopo tutto quello che la vita ti ha donato, tu rinunci a qualcosa che può salvare molte altre vite? Pensavo che non ti piacessero i regali, questo è il prezzo. Vuoi pagare?” La bloccò il preside.
Star respirò a fondo. “Devo superare quell’esame secondo lei?” Chiese continuando però a guardare la porta d’uscita.
“Se ti senti pronta…” Rispose Silente ma lei lo interruppe alzando il tono.
“Io sono pronta a qualsiasi cosa in ogni momento, l’unica cosa che voglio sapere è: ne vale la pena? Perché se la risposta è si, darò via me stessa.”
“Purtroppo. Per quanto io le possa sembrare sgarbato o inutile non posso darle la risposta. E’ la sua vita. cerchi di usarla per compiere azioni che porteranno ad un mondo migliore.”
La ragazza uscì dalla stanza. In fila dietro la porta la attendevano i suoi amici e senza domandare loro niente lei seppe che avevano ascoltato abbastanza da capire.
“A noi piaci così. Proprio perché sei insopportabilmente diversa.” Annunciò James.
Star sorrise. “Mi accompagnate al mio esame?”

………………..

Seduta a gambe incrociate al centro di una stanza, gli occhi tornati quasi neri.
Star stette così per circa cinque minuti e poi ebbe uno scossone.

Grida, grida di mille, due mila, un milione, infinite voci.
Era buio ma era tutto rosso.
Sangue, ovunque c’era sangue.
Morte.
L’unica cosa presente.
Morte.
Ovunque, in tutti i modi, per tutte le ragioni.
“E nessuno pensa mai a chi è morto rannicchiato in casa sua per una catastrofe naturale, nessuno pensa a chi è morto accasciandosi in una stanza per una malattia incurabile, nessuno pensa a chi è morto semplicemente così come è nato, nessuno pensa a chi se n’è andato per un tragico incidente e nessuno pensa che muoiono anche i bambini che non hanno fatto nulla.
Tutti ricordano le morte eroiche, morti in guerra, morti nel fare qualcosa di avventuroso che è finito sui giornali.
Quelle sono le uniche morti che si ricordano.
E tutte quelle persone morte che nessuno sa nemmeno che fossero mai esistite?
Tu le ricordi.
Come i bimbi che morivano tra le tue braccia per la fame o perché erano troppo deboli o malati.
Le persone morte dopo una vita di povertà, una vita che non esisteva.
Come la tua.
Anche tu morirai così.
Senza che nessuno possa dimostrare che esisti.
Senti le grida?
Anche tu griderai.
Anche tu soffrirai.
Perché anche tu morirai.
E nessuno porterà la tua memoria.
Sola.
Così come sei nata, così come sei vissuta, così morirai.
Io sono la Morte e tu sarai mia.
Ma sei speciale, vedo. Saprai, però, essere all’altezza del dono che sto per farti?”

“Quando vuoi!”
“Non hai paura? Non tremi al pensiero della tua morte?
No, tu hai paura d’altro.
Tu temi la loro morte.”

Tre volti si sospesero nel nulla. Come leggeri sbuffi di fumo grigio.
“Ci tieni a loro? Li ami? E se li portassi via con me?”

“Io me li riprenderò!”
“Non puoi farlo.
Una volta che passano di qua, ci restano.”

Gelida risata, ma lo era veramente?
Non c’era niente d’allegro, di sincero.
Non era una risata.
Era il male.
“E ora? Hai paura?
Devi aver paura.
Temi la paura.
Temi la Morte.”

“Non ti temo. Oltre di te c’è il luogo che crea le vite e tutti ci ritornano. Non rimangono a soffrire con te.”
“E se così non fosse?
Se loro rimanessero nell’oblio per l’eternità?”

“Ogni cosa finisce, anche l’eterno prima o poi avrà fine.”
“E così sia.
Ci sei riuscita.
Ecco ciò che brami.”

“Non lo bramo, non lo voglio, non mi è utile. Ma a quanto pare sarà utile per altri. Ed è per essi che lo userò.”
“Molto bene.
Vedremo.
Ma attenta,
controlla sempre dietro ogni angolo
io potrei essere li.”


Gli occhi di Star tornarono blu cobalto.
“Posso dire una cosa?” Domandò la ragazza fissando i suoi tre amici.
“Certo.” La incoraggio Remus.
“Fan culo.” Disse.
“Da questo posso dedurre che è stato terrificante.” Presuppose James aiutando Star ad alzarsi in piedi.
“Agghiacciante.” Specificò lei storcendo la bocca come se avesse ingoiato qualcosa dal gusto profondamente amaro.
“Cosa hai visto?” Le chiese Sirius.
“La Morte.” Rispose la ragazza seccamente cominciando a camminare decisa per tornare in dormitorio anche se ormai era l’alba.
“E com’è?” Incalzò Sirius seguendola.
“Antipatica.” La descrisse Star.
“Io intendevo com’è d’aspetto.” Chiarì Sirius.
Lei si fermò un attimo a pensare. “Non lo so.” Poi ripartì.
Sirius fece per porle un’altra domanda ma James lo bloccò, il ragazzo prese Star per le spalle e la fissò negli occhi.
“Sto bene.” Lo rassicurò Star. “Mi ha solo fatto pensare ai morti in orfanotrofio.”
James la lasciò andare e lei ricominciò a camminare.
“Ce lo racconterai meglio in dormitorio.” Decretò il ragazzo.
Inutile discutere, James Potter era duro di testa quanto Star.

…………………..

“Vi racconterò solo una morte a cui ho assistito. Ditemi di che tipo.” Annunciò Star.
“Quella che ti ha segnato di più.” Rispose Remus deciso. James e Sirius annuirono seduti sul pavimento del loro dormitorio.
“Allora… spesso le donne partorivano in quell’orfanotrofio. La maggior parte di loro si portava via il bambino, altre lo lasciavano li, alcune morivano chiedendo che fosse accolto nel orfanotrofio, se nascevano bambine e la madre era morente ella faceva giurare alla direttrice di portare la bimba in un luogo adatto a lei. Cosa che a quanto pare mia madre non ha fatto. Comunque un giorno…avrò avuto, otto anni, stavo aiutando, come di consueto, le donne a far nascere un bambino. La madre non gridava ma si vedeva che stava soffrendo molto, eppure lei non faceva altro che guardarmi furtiva, come se posare lo sguardo su di me fosse un sacrilegio. All’inizio pensavo che la direttrice o le altre donne le avessero raccontato che ero maledetta o cosa del genere, non avevano tutti i torti, ma poi ho scoperto la verità. Quando il bambino è nato subito dopo, un altro esserino ha cominciato a farsi largo. Le abbiamo chiesto se sapeva che erano due ma lei non era in grado di rispondere. Il primo era un maschio la seconda una femmina. Ero stata io a prendere in braccio per prima la bambina perché le altre donne dovevano assolutamente andare nell’altra stanza dove un'altra madre stava partorendo. Così sono rimasta sola con la madre e i due gemelli. Il maschietto era magro e piccolissimo e io ho voluto avvertire la donna che forse non ce l’avrebbe fatta. Lei ha preso in braccio suo figlio e l’ha guardato. Poi mi ha detto che se la sarebbe cavata perché era maschio e i maschi non hanno grossi problemi nel mondo e mi ha chiesto come stava la piccola. Io l’ho guardata bene. Era bellissima, in perfetta salute e faceva piccoli versetti, quasi una risatina, aveva un ciuffo di capelli castani. Ho detto alla madre che se la sarebbe cavata benone. Dopo qualche minuto la piccola ha cominciato a chiudere gli occhi. L’ho cullata piano ma poi ho capito… stava morendo. Ho guardato la donna di fronte a me e lei deve aver visto il panico nei miei occhi perché ha capito subito.” La ragazza fece una pausa e Remus le verso un bicchiere d’acqua.
“Grazie. Continuavo ad insistere perché la prendesse in braccio lei ma la donna mi guardava e mi pregava. Se deve morire, diceva, fa che muoia ora. E’ morta dopo neanche un minuto. Tremavo dalla testa ai piedi. E poi la donna mi ha detto una cosa che ricordo ancora benissimo: Pensavo che sarebbe vissuta e morte tra sofferenza e povertà. Invece è vissuta e morta tra le tue braccia. Ti prego, Angelo mio, ora portala dove potrà stare in pace, contornata da persone con la tua stessa purezza, con i tuoi stessi occhi, con il tuo tocco leggero, con la tua voce dolce, con la tua aura chiara. Portala tra gli angeli. Dopo di che sono arrivate le altre donne e mi hanno punito e sgridato per aver ucciso la bimba ma io non ho lasciato il suo corpicino. Dopo un po’ di frustate mi hanno lasciato uscire. Non sapevo cosa fare del suo corpo così mi sono avviata verso il retro del giardino, li scorreva un torrente inquinato, ho preso del legno e ho costruito una piccola zattera, ho rubato del liquido infiammabile dalla cucina e dei fiammiferi e ho messo la piccola sulla zattera spargendola del liquido e poi le ho dato fuoco. Sono rimasta li a guardare l’acqua portarla via e poi affondo. L’ho fatto per via di un libro che la madre di quella creatura aveva nella borsa, lei mi aveva chiesto di leggerle un passo nel quale moriva penso il protagonista e veniva ‘sepolto’ così, prima di iniziare a partorire i suoi gemelli.”
“E il bambino?” Domandò James.
“Portato via dalla madre il giorno dopo.” Rispose Star.
“Va bene, abbiamo perso un po’ di ore di lezione e ascoltato un’altra parte della storia di Piumadoro e…” Cominciò Sirius ma la ragazza lo interruppe.
“Mi hai chiamato Piumadoro!”
“Si.” Confermò il ragazzo.
“Non mi avevate mai chiamato Piumadoro da quella sera in cui abbiamo scelto i nostri soprannomi.” Mormorò lei.
La stanza rimase silenziosa.
“LE LEZIONI!” Gridò Remus prendendo la borsa e correndo verso l’aula di Trasfigurazione.
Sirius e James sospirarono e lo seguirono insieme a Star.
Remus e Sirius entrarono in aula in perfetto orario ma dal momento che la McGranitt non era ancora arrivata James bloccò Star e si voltò a guardarla penetrante.
“Smettila di pensare che sei una maledizione.” Le ordinò in tono che non ammetteva alcun tipo di replica.
Poi entrarono a loro volta nella stanza raggiungendo i loro amici in fondo.

……………………………….

Per le settimane che precedettero gli esami per gli studenti del primo anno Remus proibì categoricamente ai suoi amici di fare qualsiasi tipo di scherzo, convincendoli a mettersi finalmente sui libri.
Non lasciò nemmeno che Star venisse con lui durante la luna piena con la scusa che se la ragazza avesse perso la memoria battendo la testa avrebbe dovuto ricominciare a studiare tutto da capo.
Tra sbuffi e lamentele finalmente arrivò la domenica che antecedeva il primo giorno di esami.
“Possiamo uscire?” Chiese per la millesima volta Sirius.
“No.” Rispose Remus.
“Possiamo ora?” Incalzò per la seicentesima volta James.
“No.”
Ma come dar torto ai due ragazzi?
Le giornate in quel periodo erano veramente calde e belle, il cielo era limpidissimo, dello stesso colore degli occhi di Star.
Star.
Proprio in quel momento la ragazza si alzò.
“Dai Remus, infondo ora sappiamo tutto su come si trasforma un ragno in un portaspilli da polso.” Insistette a sua volta ma con più calma. Quasi come se fosse la madre di due bambini che litiga col padre se sia o no il momento giusto per far uscire i frugoletti.
Remus sospirò. “Penso che ci farà bene distrarci. Così possiamo recuperare meglio le energie per essere più concentrati domani.”
Saltellando allegramente Sirius e James si diressero verso il parco seguiti a distanza da Star e Remus.
“Che ne dite di andare da Hagrid? Il professor Kettlerblum gli ha lasciato in custodia degli Asticelli particolarmente arrabbiati che devono essere trasferiti.” Propose James.
Gli altri tre accettarono con piacere.
Sirius prese Remus per un braccio e lo trascinò giù per il sentiero causandogli uno shock tremendo.
James rimase indietro con Star che osservava la scena sorridendo flebile.
“Come mai non stai saltellando in giro come una capra di montagna eccitandoti per qualsiasi stupidaggine?” Le chiese il ragazzo.
Lei si scurì subito. “L’hai notato, eh?”
“Non ci vuole di certo un investigatore privato. Sono giorni che sei così depressa. Mi piacerebbe dire che l’incontro con la morte ti ha segnato dentro ma hai incominciato ad essere triste già da prima.” Ribatté James.
“Non so nascondere molto bene le mie emozioni, vero?” Sospirò la ragazza.
“So che non sei preoccupata per gli esami quindi non cercare nemmeno di rifilarmi questa scusa e… tutto bene?”
Il ragazzo prese per un braccio Star e la sostenne mentre le gambe di lei cedevano.
“Portami in un posto isolato ma all’aperto.” Gli ordinò. La sua voce tremò ma non quanto le sue mani e le sue gambe. Pian piano impallidiva.
James la fece salire sulle sue spalle e la portò fino ad un albero lontano dal castello e dal lago, i posti più affollati, e la mise a sedere a terra con la schiena contro il tronco.
La ragazza annaspò.
“Ti prego di tornare in te o qui ci rimango prima io.”
Star provò ancora a respirare e proprio quando James stava per preoccuparsi seriamente lei iniziò a calmarsi.
“Si, tranquilla, non sono ancora morto.” La informò lui scherzoso sistemandole i capelli dietro alle orecchie.
La ragazza rise debolmente.
James la spinse a distendersi e tirò fuori dalla borsa una penna e un pezzo di pergamena.
“Dimmi, tesoro, come ti sei sentita?” Le chiese in tono cantilenante.
“Cosa stai facendo?” Si stupì lei rialzandosi piano.
“L’ho visto fare ad un babbano, pensavo fosse un loro metodo di cure.”
“Oh, penso tu stia parlando di quelli che studiano psicologia.” Star rise più forte. “Va bene, allora mi facevano male i polmoni e non so se tu hai mai provato a respirare con un ippopotamo adulto seduto sopra il petto, io mi sentivo circa così. Fai un po’ te.”
Anche James rise.
“So perché sei triste.” Sussurrò poi il ragazzo.
Lei annuì. “Si, so che sai. Tu sai sempre tutto di me. Scommetto che sapevi anche che mi sarei sentita male, prima o poi. Come fai?”
“Ti osservo.” Rispose James con sicurezza senza pensarci nemmeno un secondo.
Il vento soffiò leggero tra le foglie e Star riprese il suo colorito naturale.
“Star te l’ho promesso: ti porterò via di li.” Annunciò il ragazzo dopo un po’.
Lei annuì alzandosi. “Sto meglio, grazie. Torniamo dagli altri. Si saranno fatti chissà quali fantasie.”
In realtà Remus e Sirius erano troppo impegnati a litigare per accorgersi della loro sparizione quando li ritrovarono furono trascinati in un amichevole zuffa dalla quale Star uscì vittoriosa.

………………………

“Gli esami sono finiti!” Esclamò James uscendo dalla stanza dove la professoressa McGranitt aveva tenuto il suo esame scritto. In quello pratico erano andati tutti bene; Star aveva ragione, dovevano solo trasformare un ragno in un puntaspilli da polso.
In quello teorico si sperava altrettanto.
Pozioni era stato un disastro per tutti i Malandrini, l’unica ragazza esclusa.
Storia della Magia li aveva sfiancati, proprio il primo giorno.
Incantesimi era stato facile e divertente.
Difesa Contro le Arti Oscure era stata solo pratica e per nulla divertente per il povero Remus, altamente emozionate per gli altri tre Malandrini anche se era solo un altro percorso ad ostacoli.
Astronomia si era svolto di notte come tutte le lezioni, solo James lo aveva trovato noioso.
I Malandrini chiamarono Peter e per un ora buona giocarono a lanciarsi con il lenzuolo decorato. Dopo un po’, però, a Peter venne da vomitare per i troppi salti e si ritrovarono di nuovo in quattro. Non che fosse un problema.
“Ora. Facciamo qualcosa di epico per liberarci di tutto e poi aspettiamo la settimana prossima per i risultati.” Espose Sirius mentre lui e i suoi tre amici camminavano tranquilli verso la capanna di Hagrid.
“Concordo. Io ho già un’idea.” Accettò James.
“Spero che sia la stessa cosa che penso io.” Star sorrise furba.
“Io spero che sia qualcosa come mettere in disordine i tovaglioli ma so che mi devo già arrendere. Dovete per forza combinare guai?” Sbuffò Remus.
“Dai, Rem! Infondo stiamo solo infrangendo qualche regola.” Lo stuzzicò Star.
“Si, ed è proprio da qui che vengono i guai.” Replicò Remus.
“Uffa! Per ora stiamo solo andando da Hagrid.” Gli fece notare James.
“Il quale di solito è pieno di cose strane e pericolose.” Brontolò ancora il ragazzo scrutando gli amici con i suoi occhi ambra scuro.
“Come la sua cucina.” Scherzò Sirius fingendosi serio. Cosa che gli riuscì come una recita palesemente falsa.  
James e Star risero e anche Remus, suo malgrado, si lasciò sfuggire un sorrisino.


……………..

Quella stessa sera a cena i Malandrini non si presentarono a tavola. Per un motivo ben valido.
I quattro se ne stavano appostati sulle scale attendendo con pazienza.
Pix era li con loro e li ascoltava attentamente.
“Allora, sotto ogni tavolo e n’è una cassa. Ricorda: aprile una alla volta ma in fretta e passa attraverso il pavimento per non farti vedere.” Illustrò Sirius.
Il Poltergeist sghignazzò e sparì sotto i loro piedi.
Dopo cinque minuti si sentirono le prime grida oltrepassare le pareti della Sala Grande per giungere fino a loro.
“Qualche secondo ancora.” Sussurrò James eccitato.
D’un tratto le porte si spalancarono e uno sciame di studenti si riversò in tutti i corridoi alcuni di essi erano seguiti da Asticelli che tentavano di cavare loro gli occhi con le dita appuntite.
I professori schizzavano da tutte le parti cercando di fermare quell’orda di animaletti infuriati.
I Malandrini esplosero in risate, anche Remus non riuscì a trattenersi.
“Ora saliamo prima che…” Cominciò James ma fu interrotto da un tossicchiare eloquente. Alle loro spalle si erigeva la professoressa McGranitt.
“Nel mio studio.” Ordinò la donna, quasi stancamente.
I quattro la seguirono ubbidienti.
Lei li fece entrare e chiuse la porta alle sue spalle.
“Non voglio nemmeno sapere come avete fatto. Siete in punizione, questo è certo. Fino, e sono buona, alla festa di fine anno.” Annunciò loro la professoressa.
“Cosa dobbiamo fare esattamente?” Domandò James come se la punizione per lui fosse solo un hobby.
La professoressa McGranitt sorrise soddisfatta di quella domanda. “Dovrete raccogliere tutte le foglie cadute nel parco.” Rispose.
I Malandrini sgranarono gli occhi sorpresi e poi Sirius si lasciò sfuggire un:
“E che problema c’è?”

………………………………

“Dicevi scusa?” Fece James rivolto a Sirius quando il mattino dopo i quattro ragazzi si radunarono appena fuori dal portone del castello con i rastrelli in mano.
“Se non erro le foglie cadono in autunno…siamo in estate. Come è possibile tutto ciò?” Replicò Sirius fissando il parco pieno di foglie cadute nonostante gli alberi non fossero minimamente spogli.
“Svegliatevi, ragazzi. La professoressa McGranitt è una strega.” Sbottò Star. “Mettiamoci al lavoro, prima incominciamo prima finiamo.”
Dopo due ore i Malandrini avevano pulito solo cinque metri quadri di giardino.
Fecero una pausa solo per pranzare e poi ricominciarono.
“Non posso credere che siamo in punizione.” Sbuffò James
“Durante gli ultimi giorni che passeremo qui ad Hogwarts senza dover studiare.” Calcò Sirius.
“Ve la siete cercata.” Ribatté Remus. “E mi avete anche trascinato in questo casino.”
“Sapete che vi dico? Mariniamo la punizione.” Propose Star.
“Ma così ne riceveremo un’altra!” Si oppose Remus.
“Marineremo anche quella. Fra un po’ non saremo più ad Hogwarts, non possono tenerle in serbo per il prossimo anno.” Ragionò James.
“Ci cercheranno. Dove andiamo?” Chiese Remus.
I suoi tre amici si sorrisero.


………………………

“Ad Hogsmeade! In pieno giorno!” Protestò Remus in un sussurro arrabbiato mentre percorrevano la via principale del villaggio.
Erano passati attraverso il passaggio segreto del Platano Picchiatore e poi Star era salita sulle spalle di James e Remus su quelle di Sirius e si erano coperti con due lunghi mantelli trovati negli armadi polverosi della Stamberga Strillante.
“Si muore di caldo!” Cominciò a lagnarsi Sirius anche se lo sentirono poco.
“Appunto. Torniamo indietro.” Insistette Remus. “Secondo me ci scoprono. E’ il trucco più vecchio del secolo ed è pure estate.”
“Se i trucchi vecchi sopravvivono vuol dire che funzionano.” Replicò James, la voce soffocata dal mantello.
“Ci siamo quasi. Avanti così e siamo dentro a Mielandia.” Li informò Star mettendo fine ad quella discussione.
Fortunatamente per loro il negozio era vuoto, se non per Ivan, il proprietario del negozio.
I quattro ragazzi si tolsero il mantello gridando: “Sorpresa!”
Al povero signore venne un infarto sostituito poi dal più completo stupore misto al piacere di rivedere quei cari ragazzi.
“Mi sa che nemmeno ‘sta volta avete il permesso, giusto?” Tirò ad indovinare Ivan. “Venite in cucina. Volevo proprio darvi un regalino da portare a casa, visto che l’anno sta per finire.”
I Malandrini lo seguirono felici. James però lanciò uno sguardo furtivo a Star, lo faceva ogni volta che qualcuno accennava alla fine della scuola, ma lei era tornata quella di sempre e nemmeno una volta aveva perso il sorriso.
“Abbey, cara, guarda chi è spuntato da chissà dove!” Esclamò contento Ivan facendo strada nella cucina.
“Oh, eccovi qui. Abbiamo fatto grossi affari quest’anno grazie ai vostri Gne-Gna. Nessuno ha smesso di ordinarli nemmeno durante questi ultimi mesi. Sono fantastici.” Li accolse la signora senza smettere di mescolare un enorme pentolone di cioccolato fuso.
“Non parliamo di affari, cara. Venite di sopra, vi faccio del tè.” Li invitò il signor Hich. I ragazzi accettarono di buon grado e salirono le scale.
La casa dei coniugi era graziosa e in bell’ordine. I centrini candidi sopra i mobili di legno pulitissimo, le pareti ricoperte di carta beige a piccoli fiori azzurri, soffici poltrone blu e oro, tende lunghe e bianche che coprivano le grandi finestre lasciando comunque passare il sole estivo. Una casa tranquilla, l’esatto contrario del loro negozio. Star pensò che fosse giusto così; il troppo stroppia.
Ivan li fece accomodare in salotto sulle poltrone e sul divano attorno ad un tavolino da caffè rotondo.
Su di esso era posato un vaso di fiori viola-bluastri.
“Perché le pervinche?” Chiese Star.
“Sono il mio fiore preferito.” Le rispose Abbey entrando in quel momento nella stanza. “Nel linguaggio dei fiori significano…”
“…teneri ricordi.” Concluse per lei la ragazza.
La signora Hich annuì. “Conosci anche tu il linguaggio dei fiori? Mi stupisce, le ragazze non pensano più a certe cose.”
“Lei non è come le altre.” Spiegò James.
“Già, sembra proprio così. Hai mai lavorato ad uncinetto?” Le domandò Abbey.
“Oh, si.” Rispose Star. “Ci lavoravo in orfanotrofio, so anche cucire e ricamare.”
“Io tutti questi centrini li ho fatti che avevo la tua età, ma ora non ci vedo più molto bene e mi dolgono gli occhi a lavorare con cose così minute.” Raccontò la signora.
“Sono di una fattura incredibile. E’ molto brava signora.” Si complimentò la ragazza.
“Gioia ti prego, mi sento già vecchia da sola chiamami Abbey e dammi del tu.” Insistette la donna.
“Va bene, scusami.”
“Ecco il tè ragazzi.” Annunciò Ivan portando un vassoio con le tazze e i pasticcini. “Ditemi, a cosa vi servivano i dolci che avete preso un po’ di tempo fa? Avete fatto qualche festa?”
Passarono l’intero pomeriggio dai signori Hich e quando dovettero tornare a scuola decisero saggiamente di usare il passaggio segreto della Strega Orba, anche perché ognuno di loro portava con se un cesto pieno di delizie, regalo di fine anno dei signori.

……………………..

“E’ stato bello.” Ammise Remus una volta tornati nel dormitorio maschile.
“E domani  la McGranitt ci ucciderà.” Lo riportò alla realtà James.
“E allora?” Fece Star. “E’ stata una delle cosa migliori del mondo. Abbiamo ancora una notte prima di venire uccisi, cosa facciamo?”
Sirius sorrise ampiamente. “Appena gli altri tornano dalla cena, noi sgattaioliamo fuori di qui e ce ne andiamo a zonzo per la Foresta Proibita in cerca di avventure.”
“Ci sto!” Gridarono subito James e Star. Poi tutti e tre si voltarono a guardare Remus.
Sul volto del ragazzo si aprì piano piano un timido sorriso.
“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!” Proclamò.
“Fantastico!” Esclamò James.

………………………

“Va bene, siamo fuori. Cosa volete fare?” Chiese Remus una volta all’aria aperta.
“Foresta! Foresta! Foresta! Foresta!” Cantarono i suoi tre amici come in un rito tribale.
“Speravo che aveste cambiato idea.” Replicò Remus ma li seguì verso i primi alberi.
I ragazzi si addentrarono sempre di più.
“Secondo voi ci sono i centauri?” Domandò Star camminando allegra.
“Oh, si che ci sono.” Rispose una voce strana.
Tutti si voltarono verso James. “Non fare scherzi idioti.” Lo avvertì Sirius.
“Io non ho fatto niente!” Protestò il ragazzo. “Tu, piuttosto, Sirius; non provarci.”
“Io non ho fatto niente, non è mica colpa mia se tu non sei capace di non fare scherzi.” Ribatté l’altro.
“Finitela tutti e due non è divertente!” Li sgridò Remus.
I tre cominciarono a litigare sotto lo sguardo esasperato di Star.
La ragazza sentì un fruscio alle spalle dei suoi amici e sgranò gli occhi quando vide pian piano apparire una figura.
“Ragazzi…” Cercò di richiamarli, ma i tre erano troppo intenti tra loro.
“Risveglierete l’intera foresta così, giovani umani.” Li avvertì il centauro sorridendo a Star.
I tre ragazzi gridarono di spavento e si allontanarono con un balzo.
La ragazza rise forte. “Impavidi e coraggiosi Grifondoro. Sicuri di non dover andare a Tassorosso?” Scherzò mentre i suoi amici cercavano di calmarsi.
“Merlino quanto sei spiritosa!” Si complimentò sarcastico James.
La ragazza non gli badò e si rivolse al centauro. “Non vorrei disturbarvi con le mie stupide domande, ma sapete quanto sarà presente la Morte nel mio futuro?”
Il centauro alzò gli occhi al cielo. “Se c’è un’umana che può fare domande a noi centauri sei tu…”
“E già da qui la cosa promette bene.” Borbottò Star cupa.
“…Tu e la Morte avete un futuro intrecciato. Posso dirti solo questo.”
“Molto allegro.” Replicò la ragazza. “Non fraintendermi ti ringrazio di avermi dato un risposta ma…TUTTI GIU’!”
I quattro ragazzi si abbassarono di colpo. Una freccia passò sopra le loro teste.
“Oh, no. Mica avrò preso qualcuno? Tutto a posto li?” Tuonò una voce aldilà degli alberi.
“E’ Hagrid! Se ci becca siamo ancora più morti di quanto noi non siamo già morti!” Impazzì Remus con il cuore in gola.
“Tutto bene.” Il centauro rispose ad Hagrid. I Malandrini si volatilizzarono correndo indietro verso l’uscita della foresta.
“Cassandro, che piacere! Mica hai visto quattro ragazzini?” Domandò il guardiacaccia. “Li stavo seguendo per riportarli al castello ma mi sa che mi sono distratto un po’ e bè, io, ecco…forse li ho colpiti..”
“Non è così.” Cassandro si allontanò dal sentiero dopo un breve cenno.
“Grazie.” Gli gridò dietro Hagrid.
Intanto i Malandrini erano già fuori dalla foresta anche se tutti col fiatone.
“Troviamo un pezzo di prato in discesa!” Fece Star senza aspettare nemmeno un secondo.
“Con calma, bellezza. Qui non siamo tutti pieni di energie come te.” Protestò Sirius, piegato in due.
“O MIO CIELO! James! Questo posto non ti ricorda qualcosa?” Esclamò la ragazza.
James alzò lo sguardo. Erano esattamente dove lui l’aveva portata quando si era sentita male.
“Abbiamo fatto un bel giro della foresta. Eppure ero sicuro di essere tornato indietro.” Commentò lui sorridente.
“Si ma poi vi siete fatti prendere dall’emozione e credevate che ci fosse Hagrid ovunque e quindi abbiamo preso un altro sentiero.” Fece loro notare Remus.
“Grazie di avercelo detto ora. Potevamo essere dentro lo stomaco di una creatura orrenda a questo punto.” Scherzò Sirius.
“Prima o poi la fortuna gira, no?” Mormorò Star.
“Come?” Chiese James.
“E’ quello che mi ripeto sempre. Quando mi succede qualcosa di brutto penso che prima o poi la fortuna gira, è il Karma.” Spiegò lei.
“Cos’è il Karma?” Domandò Sirius smarrito.
“Qualcosa di potente.” Rispose la ragazza andando lontano con la mente. Poi si riscosse. “Laggiù è perfetto!”
Senza aggiungere niente altro Star si distese a terra orizzontale rispetto all’inizio di una discesa. Sorrise ai suoi amici e chiuse gli occhi respirando il fresco profumo d’erba nell’umidita della notte. Pensò che avrebbe piovuto. Poi si voltò a pancia in giù con le mani teste sopra le testa e subito cominciò a rotolare giù dalla collinetta. Non sentì più niente. Era tutto molto confuso ma estremamente liberatorio. Quando il suo corpo si fermò si rialzò in piedi scattante.
“Meraviglioso.” Commentò con gli occhi che le brillavano.
Subito i suoi amici la imitarono.
Rotolarono giù da quella discesa più e più volte, con gli abiti sporchi e i capelli pieni d’erba ma mai senza il sorriso addosso e le risate allegre di chi sa che se la sta spassando con niente e gli va bene così.

****
Salve, gente! Allora, ho riletto il capitolo e ho corretto i mille errori da sola perché Triskell è in meritata vacanza e io pensavo che sarebbe stato un capitolo lento e invece l’ho finito. Dovevo dirvi che incredibilmente so le date delle lune piene del ’72 senza guardare il calendario….il che mi fa paura.
Comunque spero che il capitolo non vi faccia rivoltare come dei calzini….
Devo per forza di cose ringraziare i lettori silenziosi che spero siano tanti e mi dispiace (mi scuserei con voi uno ad uno ma non so chi siete.) se dovete sopportare tutto questo ma abbiate pazienza forse al terzo anno migliorerà. (Oh, mio cielo, vi ho fatti scappare tutti via, nessuno può subire tutto ciò per tre anni.)
A parte gli scherzi….(figuriamoci)…
Ciao ciao

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Capitolo 24
*** Fine ***


Il giorno dopo quando la professoressa McGranitt mandò un Prefetto a chiamare i Malandrini quel povero ragazzo, entrando nella stanza del dormitorio maschile, si ritrovò davanti ad un spettacolo pietoso; innanzitutto il pino di natale era ancora al centro della stanza anche se sembrava più un tronco morto che un albero, seconda cosa i ragazzi sporchi di fango e erba dalla sera prima avevano lasciato gli abiti un po’ ovunque pieni di macchie e puzzolenti, cumoli di terra affiancavano le loro scarpe che erano state evidentemente scalciate via con foga, i Malandrini poi stavano beatamente dormendo per terra con delle maglie vecchie addosso. Diciamo che più che una stanza quella sembrava un campo di battaglia, mancavano solo i Berretti Rossi.
“Ehm…la professoressa McGranitt vi sta cercando.” Annunciò il Prefetto scuotendo piano James che era il più vicino alla porta.
Il ragazzo aprì gli occhi e fece un cenno come segno che aveva capito.
Quando il Prefetto uscì dalla camera James si mise a svegliare i suoi amici.
Insieme i quattro andarono nell’ufficio della professoressa McGranitt, “ascoltarono” la predica della stessa e si prepararono alla punizione che questa volta consisteva nel lavare i piatti del pranzo.
I Malandrini si rifugiarono nella Stamberga Strillante a giocare con le scintille colorate marinando, come da programma, la punizione.
Così fecero per tutte quelle seguenti perdendo anche molti punti per la loro casa.
………………………………
 
I tre giorni prima del banchetto però decisero di subire ciò che la professoressa imponeva loro anche perché non volevano che lei rovinasse loro la festa di fine anno.
La sera della premiazione delle Case i quattro ragazzi avevano appena finito di falciare i prati di Hogwarts e si presentarono sporchi e speranzosi nell’ufficio della loro responsabile di Casa.
“Non capisco perché non abbiate accettato subito la vostra punizione comunque in questi giorni lo avete fatto a dovere e quindi penso che potrò lasciarvi andare al banchetto.” Esordì la professoressa.
I Malandrini esultarono dentro di loro.
 
……………………..
 
“Allora ricapitoliamo: …” Cominciò James una volta che si furono seduti al tavolo di Grifondoro per la cena più importante dell’anno. “…siamo riusciti a farla franca anche questa volta beccandoci solo tre giorni di punizione. Siamo fantastici.”
“Ma non credo che i nostri compagni la pensino allo stesso modo dal momento che Grifondoro è l’ultima Casa in classifica.” Gli fece notare Remus.
“Non importa. Tanto abbiamo vinto la coppa di Quidditch.” Aggiunse i fretta Sirius.
“Hai ragione, Sirius. Sentite: godiamoci questi ultimi giorni qui a scuola in tranquillità. Dopodomani avremo i risultati e io aspetto con ansia la Strillettera che riceveranno James e Sirius.” Commentò Star felice.
“Perché sei così sicura che avremo brutti voti?” Brontolò James.
“Io non ho mai parlato di brutti voti volevo solo…oh, Silente.”
Il preside si alzò in piedi.
“Ed eccoci qui. Siamo ormai arrivati alla fine di quest’anno scolastico. Penso sia stato uno dei più movimentati della storia. Anche perché non credo di aver mai visto un unione generale come quella che si è formata in questi giorni. Spero che il prossimo anno continuerete per questa strada accogliendo calorosamente coloro che saranno i nuovi arrivati. Per ora posso solo sperare che nessuno di voi venga bocciato perché ne sarei profondamente sorpreso. Penso che sia venuto il momento che tutti aspettavate vero?”
La sala si riempì di un silenzio carico di attesa anche se Star si ritrovò a pensare che non c’era nulla di misterioso da attendere con ansia. Era già tutto addobbato con i colori di Corvonero e si sapeva che Serpeverde era seconda in classifica seguita da Tassorosso, Grifondoro…lasciamo stare.
Eppure tutti attendevano chissà quale sorpresa.
“Al quarto posto con…” Cominciò il preside.
“Sinceramente…” Lo interruppe Star alzandosi in piedi. “Chi se ne importa! Sappiamo già la classifica. Complimenti a Corvonero eccetera eccetera ora festeggiamo!”
Incredibilmente tutti furono d’accordo battendo le posate sul tavolo e reclamando il cibo.
I piatti si riempirono immediatamente e Silente si sedette con un gran sorriso.
Fu una serata molto divertente per tutti e quattro i Malandrini ,soprattutto quando fecero esplodere la minestra di Peter, cosa che non sarebbe stata così esaltante se questo, frastornato dal bollore del liquido, non avesse preso a correre schiamazzando come una gallina e saltando sul tavolo per gettarsi sul capo una caraffa d’acqua.
 
 
………………………..
 
Uscirono i risultati e mentre Star e Remus si trovarono con dei voti fantastici in tutto fu una fortuna per James e Sirius essere riusciti a prendere la sufficienza in Storia della Magia e Pozioni. Per il resto andò più che bene.
“Sei sicura di non voler fare un ultimo piccolo scherzo a Mocciosus?” Sussurrò James all’orecchio di Star mentre se ne andavano con Sirius e Remus a sedersi nel prato con il loro stendardo di Grifondoro.
La ragazza trattenne a stento un sorrisino.
“Dai, uno piccolo! In fondo è solo Mocciosus!” Continuò Sirius nell’altro orecchio.
“Va bene.” Bisbigliò lei per non farsi sentire da Remus.
“Avete per caso una Pietra Lunare a portata di mano?” Chiese James soddisfatto.
Sirius tirò fuori qualcosa da una tasca con un incredibile ghigno furbo sul viso.
“Sei assurdo!” Esclamò Star.
I tre sparirono di corsa di nuovo dentro il castello lasciando solo Remus.
Trovarono Severus che parlava con Lily camminando in un corridoio. Sirius poggiò la pietra grigiastra che teneva in mano a terra e poi con un calcio la fece arrivare giusto a due centimetri dal piede del giovane Serpeverde che inciampò e cadde come da programma. Con un incantesimo di appello James richiamò a se la Pietra Lunare.
“Ancora voi tre? Non vi sono bastate tutte le punizioni che avete preso in questi giorni?!” Gridò Lily aiutando l’amico a rialzarsi.
“Uhm…” Fece Sirius come cercando di pensare. “…no.” Riprese secco.
Severus puntò la bacchetta contro James ed enunciò “Accio!” L’incantesimo però risultò così scarso che James dovette stringere appena la presa per trattenere la pietra.
“Oh, scusa.” Esordì quest’ultimo. “Forse la volevi prendere!” Poi fece per lanciargliela amichevolmente ma Severus si voltò sprezzante e così James poté prendere bene la mira e colpirlo giusto dietro la testa.
“Finitela! Non mi sembra divertente, è solo altamente immaturo e irragionevole.” Protestò ancora la ragazza dai capelli rossi mentre i tre Malandrini se la ridevano alla grande.
Il Serpeverde raccolse la pietra e la lanciò indietro contro Sirius ma Star con un movimento circolare della bacchetta rispedì la pietra al mittente. Bene presto Severus si ritrovò alle prese con un sasso grande come un arancio che cercava con convinzione di entrargli nelle larghe narici.
Il ragazzo prese a correre con la mani davanti al viso ma la pietra si abbatteva sulle dita schiacciandole con forza.
I Malandrini avevano le lacrime agli occhi e si reggevano l’uno sull’altro.
“Ah, la Pietra Lunare!” Esclamò Star osservando il loro nemico scappare in un altro corridoio. “Ottimi usi in tutte le situazioni.”
Dopo un altro scoppiò di ilarità finalmente i tre ragazzi si decisero a ritornare da Remus.
“Dove siete stati?” Chiese loro il ragazzo vedendoli tornare fin troppo felici.
“A ripassare Pozioni.” Rispose Sirius con un alzata di spalle.
Poi i tre si scambiarono uno sguardo di intesa e si incamminarono verso un albero che proiettava un ombra molto spaziosa mentre Remus lanciava loro occhiate sospettose.
 
……………………………………
 
Infine arrivò il tempo di fare i bagagli. Il giorno della partenza Star si svegliò alle quattro di mattino e scese nella Sala Comune completamente vuota. Si mise a fissare in silenzio il camino freddo e vuoto. Era ancora ad Hogwarts e già ne sentiva la mancanza.
Rimase così per ore finché un rumore di passi la distrasse; qualcuno stava arrivando dal dormitorio dei ragazzi, poco dopo apparve Remus.
“Ciao.” La salutò cupo.
“Ciao.” Rispose lei in un sospiro. “Vieni a sederti qui con me?”
Remus annuì e si accomodò nel divanetto accanto alla ragazza. Passarono ancora un paio di minuti prima che uno dei due parlasse e fu il ragazzo.
“Quindi tornerai in orfanotrofio?”
“Si, e tu a casa.” Non era una domanda era più una semplice osservazione rassegnata.
“E ogni mese in un postaccio dove studieranno me e altri come me…come se potessero trovare una soluzione.”
Di nuovo cadde il silenzio.
“Almeno tu potrai andare in giro, anche da James, ha detto che ci avrebbe invitato.” Riprese lei.
“Dai…verremo a trovarti.”
“Come no.” Lei iniziò a scaldarsi e tutto le parve solo un fantastico sogno che stava svanendo nella luce del mattino. Un freddo e grigio mattino. “Non vi ricorderete nemmeno più come mi chiamo fra due settimane.”
Il suono di una forte risata li fece sobbalzare; James e Sirius erano appena scesi e entrambi sorridevano.
“Come bolide facciamo a dimenticarci di una Malandrina come te?” Replicò James.
“Dimenticarti è come vedere Mocciosus e non volerlo umiliare: impossibile.” Continuò Sirius.
“Già, anche se ci colpissero con un Incantesimo di Memoria.” Finì Remus.
Star sorrise e si abbracciarono.
Verso le sette tutti cominciarono a svegliarsi e a scendere in Sala Grande per la colazione, ci andarono anche i Malandrini.
Mangiarono in silenzio ma non un silenzio teso, più che altro un silenzio consapevole. Sapevano che doveva andare così e non si poteva cambiare. Per ora.
Un po’ troppo presto la sala cominciò a svuotarsi. Star avvistò Severus che si incamminava verso l’uscita da solo.
“Reggetemi il gioco.” Sussurrò a James e Sirius.
Si alzò in piedi e gridò: “Ehi, Mocciosus!”
Il ragazzo si girò verso di lei a pochi centimetri dalla porta.
“Fai un passo a destra.” Gli consigliò Star.
Severus stava per ignorarla ma alle sue spalle James e Sirius mimavano con le labbra “Non fare un passo a destra!” così si ritrovò molto combattuto.
Alla fine il ragazzo decise.
Senza staccare gli occhi dai due ragazzi dietro Star urlò loro “Come se a voi importasse di me!” fece il famoso passo a destra e si rivoltò di scatto per uscire andando a sbattere contro lo stipite della porta. La Sala Grande esplose in risate, Serpeverde esclusi.
I professori pensarono che fosse stata solo sbadataggine e non si dettero pena.
La ragazza si risedette fiera e Remus sbuffò piano.
“Ammettilo che era divertente!” Esclamò lei. Il suo amico alzò lo sguardo e alzò le spalle ma si vedeva che si tratteneva a stento.
I Malandrini finirono la colazione alla svelta e si affrettarono a salire in dormitorio ma la professoressa McGranitt li bloccò nell’atrio.
“Volevo solo farvi sapere che tutte le punizioni che avete marinato vi aspettano dal primo lunedì del prossimo anno. Buone vacanze.” Li informò Minerva con uno strano sorriso.
I quattro ragazzi la fissarono sconvolti mentre tornava al tavolo dei professori.
“Io ve l’avevo detto.” Annunciò Remus giusto per mettere il dito nella piaga.
 
…………………………
 
Nel dormitorio dei ragazzi del primo anno tutti i Malandrini stavano chiacchierando allegramente mentre Peter correva da una parte all’altra della stanza cercando di rintracciare l’ultimo paio di calzini in mezzo ad una montagnola di aghi di pino.
Star era seduta sul letto di James con la testa dello stesso in grembo rivolto verso Sirius e Remus nel letto opposto a loro, l’uno spaparanzato tranquillo e bello comodo l’altro seduto ordinatamente sul bordo.
“…poi andremo all’estero, non so bene dove, mare o montagna. Non mi interessa, io voglio vedere il parco divertimenti creato dai Babbani in Florida. Mi sembra si chiami Disneaword.” Stava raccontando James.
Peter inciampò e poi esultò “L’ho trovato.”
“Bene, andiamo.” Disse Star alzandosi.
Ognuno prese le proprie valigie e insieme si avviarono giù insieme agli altri studenti.
Quelli del primo anno presero di nuovo le barche. Ma non ci furono scintille come lucciole che uscivano dalle dita di Star, la ragazza si limitò ad osservare in silenzio il castello che spariva tra gli alberi.
Cercò di trattenere ancora un po’ quel sogno, solo un po’.
 
…………………
 
Come all’andata trovarono uno scompartimento solo per loro anche se questa volta c’era pure Remus.
“Chi si fa una partita a scacchi?” Propose James per rompere il silenzio che questa volta era proprio triste e malinconico.
Incredibilmente sia James che Sirius si rivelarono ottimi giocatori di scacchi magici. Remus li batteva entrambi però. Star preferì stare a guardare per imparare le regole. In realtà si stava solo prendendo il tempo per imprimersi a fuoco nel cervello le immagini dei suoi amici.
“Ragazzi, vorrei dirvi una cosa.” Star si alzò in piedi dopo un miracoloso scacco matto di Sirius su Remus. Il treno era ormai poco distante dal suo arrivo. “Ci ho messo un po’ a tradurre questa poesia italiana del 1960 ma penso che sia giusta per questo momento.”
I tre ragazzi annuirono incoraggianti e lei iniziò a recitare:
“Amici, credo che sia
meglio per me cominciare
a tirar giù la valigia.
Anche se non so bene l’ora
d’arrivo, e neppure
conosca quali stazioni
precedano la mia,
sicuri segni mi dicono,
da quanto m’è giunto all’orecchio
di questi luoghi, ch’io
dovrò presto lasciare.
 
Vogliatemi perdonare
quel po’ di disturbo che reco.
Con voi sono stato lieto
dalla partenza, e molto
vi sono grato, credetemi,
per l’ottima compagnia.
 
Ancora io vorrei conversare
a lungo con voi. Ma sia.
Il luogo del trasferimento
lo ignoro. Sento
però che vi dovrò ricordare
spesso, nella nuova sede,
mentre il mio occhio già vede
dal finestrino, oltre il fumo
umido del nebbione
che ci avvolge, rosso
il disco della mia stazione.
 
Chiedo congedo a voi
Senza potervi nascondere,
lieve, una costernazione.
Era così bello parlare
Insieme, seduti di fronte:
così bello confondere
i volti,
e tutto quel raccontare
di noi (quell’inventare
facile, nel dire agli altri),
fino a poter confessare
quanto, anche se messi alle strette,
mai avremmo osato un istante
(per sbaglio) confidare.
 
(Scusate. E’ una valigia pesante
anche se non contiene un gran che:
tanto ch’io mi domando perché
l’ho recata, e quale
aiuto mi potrà dare
poi, quando l’avrò con me.
Ma pur la debbo portare,
nono fosse che per seguire l’uso.
Lasciatemi, vi prego, passare.
Ecco. Ora ch’essa è
nel corridoio, mi sento
più sciolto. Vogliate scusare.)
 
Dicevo, ch’era bello stare
Insieme. Chiacchierare.
Abbiamo avuto qualche
diverbio, è naturale.
Ci siamo – ed è normale
anche questo - odiati
su più d’un punto, e frenati
soltanto per cortesia.
Ma, cos’importa. Sia
come sia, torno
a dirvi, e di cuore, grazie
per l’ottima compagnia.
 
Congedo alla sapienza
e congedo all’amore.
Congedo anche alla religione.
Ormai sono a destinazione.
 
Ora che più forte sento
stridere il freno, vi lascio
davvero, amici. Addio.
Di questo, sono certo: io
son giunto alla disperazione
calma, senza sgomento.
 
Scendo. Buon proseguimento.”
 
Appena Star finì il treno cominciò a rallentare.
“E’ splendida.” Commentò Remus e provò a sorridere ma non ci riuscì.
Tutti avevano i muscoli tesi al massimo. Fra qualche minuto la loro grande amica sarebbe tornata in un buio e freddo orfanotrofio.
Star sospirò e si alzò in piedi, sorrise. “Forza, muoviamoci a scendere.” Li incoraggiò con voce allegra come sempre.
Scesero dall’Espresso con delle espressioni da funerale e videro i signori Potter che conversavano con i signori Lupin e un po’ più in la, vestiti rigorosamente in nero, i signori Black.
Remus li guidò dai suoi genitori e fu il primo a parlare, quindi alle presentazioni ci pensò lui.
“Mamma, papà! Questi sono i miei amici: Sirius Black, James Potter e Star… Star.”
I signori Lupin erano meravigliati del fatto che il loro figlio fosse riuscito a farsi degli amici ed essere normale.
“E non ve l’ho detto…” Proseguì Remus. “…ma loro sanno cosa sono.”
Alla signora Lupin scappò un singhiozzo commosso. Entrambi i genitori gli sorrisero senza parole.
“Ma’, pa’; questi sono i miei amici. I nomi li sapete.” Si intromise James.
I signori Potter sorrisero a tutti e quattro stringendogli la mano.
Quando la signora Potter vide bene Star per presentarsi il suo sorriso si allargò. “Oh, ma sei bellissima! Come hai fatto tutta sola tra questi ragazzi?”
“Mi sono abituata nel corso degli anni.” Rispose lei evasiva.
Ma suoi amici si scurirono in volto.
“Allora tu sei quella Star!” Esclamò la signora Potter passando lo sguardo da lei a suo figlio.
“Mi dispiace molto per i tuoi genitori.” Ci tenne a farle sapere la signora Lupin.
“Non vi preoccupate sto bene. Ora sarà meglio che mi incammini però o mi troverò ancora per strada quando scenderà la notte.” Replicò Star con un alzata di spalle. Si girò per andarsene ma Sirius, James e Remus le afferrarono un braccio contemporaneamente.
“La fretta fa dimenticare le cose importanti, soprattutto unita alla poca voglia.” Le ricordò James.
Lei sorrise e i tre ragazzi la strinsero forte.
Mentre si allontanava Star notò Sirius andare a capo chino verso i suoi genitori che lo guardarono come se stare con certa gente lo avesse macchiato di un crimine orribile e provò un po’ di dispiacere per lui.
Lanciò un ultimo sguardo a James e Remus imprigionati negli abbracci soffocanti dei loro genitori e poi superò la barriera del binario nove e tre quarti.
 
………
 
Tre ore dopo arrivò davanti ai cancelli dell’orfanotrofio trascinandosi dietro il baule ricevuto in dotazione ad Hogwarts. Prese un ultimo respiro di libertà e il petalo di un fiore spazzato dal vento le si impigliò tra i capelli lunghi e mossi. Lo districò senza troppi problemi e se lo infilò nella tasca della divisa. Infine entrò nel cortile secco e grigio come se tutta l’estate fosse rimasta fuori.
Passò oltre la porta tarmata e subito la direttrice la squadrò.
“Vai a cambiarti. La tua camera è sempre quella.” Le ordinò.
Chiamala camera. All’ultimo piano dell’edificio nella soffitta polverosa c’era una porta che separava il resto del sottotetto dalla sua stanza che era una specie di sgabuzzino pieno di spifferi con il pavimento in pericolo di crollo e ragni e polvere che cadevano da soffitto. Perché non poteva dormire in un posto più solido della soffitta? Ma perché lì dovevano starci l’asse da stiro e gli spazzoloni o altri oggetti che venivano usati per tenere l’orfanotrofio in ottime condizioni.
Star stava già salendo la prima rampa di vecchie scale scricchiolanti quando la direttrice le urlò dietro: “E domani ti taglierò quei capelli.”
La ragazza alzò le spalle cosa che non avrebbe mai fatto se la direttrice avesse potuto vederla.
Era arrivata in cima e una voce nel buio la colse di sorpresa. Portò istintivamente una mano alla bacchetta in tasca.
“Che peccato, sembravi ancora più bella con i capelli lunghi, Rose.”
“Come credi tu John.” Ribatté Star ricominciando a trascinare il baule su per le scale.
“Sembra pesante. Vorrei darti una mano ma non mi è permesso.” Cambiò argomento John con voce tranquilla spostandosi verso la luce.
“Non mi daresti una mano mai. Adori vedermi sgobbare.” Lo rimbeccò Star acida. “A differenza dei miei amici.”
Questo colpì il ragazzo che si mise sull’attenti. “Amici?”
“Oh, si. Ragazzi della mia età. Veramente carini e disposti a tutto per me. Con loro rido e scherzo.” Raccontò Star con orgoglio.
“Il prossimo anno sarò maggiorenne, lo sai? E potrai avere tutti gli amici che vuoi in giro per il mondo ma loro non riusciranno a tirarti via da me. Ti adotterò, Rose, e sarai mia.” Lui l’aveva seguita fin in soffitta.
Star mise il baule nella sua stanza.
“Pensala come vuoi, io non sarò mai tua.” La ragazza sputò con disprezzo addosso a John e gli chiuse la porta in faccia.
Era tutto finito. John aveva ragione. Il sogno era scoppiato come un bolla ed eccola lì la realtà.
Aprì il baule con uno scatto schiacciandosi i piedi sotto di esso. Non c’era molto posto, il materasso ammuffito riempiva tutto lo spazio tranne un rettangolino per l’apertura della porta e in quell’angolino ci stava a malapena il baule. Però sapere che aveva ancora le cose dei suoi amici la faceva sentire meglio.
Il pigiama di Sirius, sia quello blu che le aveva regalato per Natale sia quello rosso con le impronte di cane, i quaderni e i pantaloni di Remus, la penna e le felpe di James, il cappotto di Lily, il cesto di dolci e i libri di scuola. Era ancora tutto li. Per quanto ancora?
Con un grande sforzo alzò il materasso e lo mise in piedi contro il muro. Poi sollevò un paio di assi marce guadagnandosi dieci schegge per dito, impacchettò tutti i suoi averi nel mantello della divisa e li pose sotto le travi. Lasciò nel baule solo alcuni libri che considerava noiosi, un paio di fogli, delle penne rotte e naturalmente la divisa di Hogwarts con la quale era arrivata. Fece cadere il materasso di nuovo al suo posto senza troppo rumore e indossò la divisa dell’orfanotrofio.
Fine.
Ora era tornata.
Forse non se ne sarebbe nemmeno più andata.
Mai più.
Era proprio tutto finito.
 
 
****************
 
Non riuscirò mai a finire questo capitolo che ho già finito!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Questo era quello che pensavo quando cercavo di scrivere e non riuscivo ad andare avanti…….
Stupida me.
Comunque ce l’ho fatta e per quanto questo capitolo mi deprima ne sono fiera perché Triskell dice che le piace quindi va bene.
Per adesso basta.
Ciao ciao.

 

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Capitolo 25
*** Rose ***


Passò lenta una settimana e Star era denutrita, magrissima e debole, per un po’ di giorni era riuscita a mantenere le forze mangiando i dolci che le avevano regalato i signori Hich ma presto erano finiti.
Doveva sopravvivere a John e ai suoi seguaci e la direttrice sembrava convinta a farle recuperare tutte le ore di lavoro perse per via della scuola sempre, naturalmente, picchiandola con la prima cosa a portata di mano.
Incredibilmente Star riuscì a trattenersi e subire tutto ciò come sempre, non sapeva se era forse per l’assoluta certezza che se avesse fatto magie l’avrebbero espulsa e lei sarebbe rimasta di certo lì o per il timore di sventolare un pezzo di legno a vuoto senza alcun risultato e finire in un manicomio.
Un giorno mentre stirava in soffitta quattro ragazzi le bloccarono gambe e braccia.
“Che bolide volete adesso?” Gridò lei lottando per liberarsi.
“John vuole parlarti.” Le rivelò uno di loro.
“Fan culo.” Urlò Star e colpì con il gomito il ragazzo che le teneva il braccio sinistro e poi mollò un pugno al ragazzo alla sua destra. Gli altri due si allontanarono pronti ad una nuova azione ma lei afferrò una scopa e colpì il primo in pancia e il secondo sulla testa. I quattro scapparono indolenziti e sconfitti.
Eppure Star sapeva che prima o poi sarebbe crollata.
Sempre meno cibo e più lavoro voleva dire non riuscire a dormire per via degli incubi. Spesso si svegliava e vomitava anche se non aveva nulla da buttare fuori.
L’unico modo per andare avanti era convincersi che mancava poco a settembre.
Ma settembre era lontano.
Passò un'altra settimana.
La ragazza non mangiava assolutamente nulla da quattro giorni e le mani le tremavano al minimo sforzo. Doveva però riuscire a finire il suo dovere, doveva riuscire a pulire il pavimento di quella stanza da letto, altrimenti le cose sarebbero di gran lunga peggiorate.
John entrò affiancato da due suoi compari.
“Ehi Rose!” Esclamò. Tutti e tre i ragazzi non erano un gran che, il cibo era scarso anche per loro ma di certo erano messi meglio di lei.
“Non chiamarmi Rose!” Gridò Star girandosi di scatto verso di lui. Fu una pessima idea perché le girò la testa. Perse i sensi.
Si risvegliò quasi subito seduta a terra ma i due amici di John la bloccavano con le spalle al muro spingendola in basso così che non potesse alzarsi, le sue gambe erano rannicchiate contro il petto e John le stava seduto sui piedi con un sorriso trionfante. Star sentì le dita farsi fredde e capì che il peso del ragazzo le bloccava la circolazione.
“Ma buon giorno!” Disse John allegro. “Ora dolcezza ti sto dando un esempio di come tu sei una bambola di pezza nelle mie mani.”
Lottare era inutile così Star decise di prendere tempo in attesa di un piano migliore.
“Non sei un po’ troppo grande per giocare con le bambole?” Replicò sprezzante.
“Certo, ma tu sei una bambola speciale” Le spiegò John con aria ovvia.
“Troppo speciale per te.” Lo interruppe una voce proveniente dalla porta. Una voce familiare a Star, una voce che le sembrò un coro angelico che gridava “Alleluia”, una voce che… bolide del bolide! Finalmente!
John si alzò in piedi a fronteggiare il ragazzo appena apparso sulla soglia della porta. “E tu chi saresti?” Chiese freddo.
“James Potter.” Rispose tranquillo il nuovo arrivato.
“Non mi dice niente.” John avanzò, era più alto di James, molto più alto, ma James era di sicuro più forte.
“Bene, lascia stare Star. Ora.” Lo minacciò James.
“Si, come no. Lei è in mio possesso.” Ghignò John sicuro di se.
Gli occhi nocciola di James lampeggiarono. Il ragazzo colpì John con un pugno facendolo crollare a terra e poi con un calcio e ancora e ancora finché il malcapitato non si mise a strisciare fuori dalla stanza seguito dai due ragazzi che prima tenevano Star addossata al muro.
James gli gridò dietro: “Lei non è un oggetto. E non è in tuo possesso.” Poi si inginocchiò di fronte alla ragazza. La osservò bene, passando la mano sui suoi capelli tagliati male e la tirò a se abbracciandola forte.
“Andiamo!” Esclamò poi James tirandola in piedi.
“Dove?” Chiese Star confusa.
“A prepararti le valige, guidami fino alla tua stanza.”
La ragazza obbedì e portò James in soffitta.
“Per lo meno è grande.” Commentò lui storcendo il naso per l’odore di chiuso e polvere.
“Ehm, si…certo.” Mormorò Star aprendo la porta dello sgabuzzino, o meglio, della sua camera.
Il ragazzo entrò e sospirò. “E’ questa la tua stanza, vero?” Si corresse. Lei annuì.
Insieme alzarono il materasso e presero il fagotto sotto le assi. Il mantello della divisa si era rovinato moltissimo ma tutto ciò che c’era dentro era salvo.
James si caricò il tutto in spalla e scese velocemente le scale mentre Star rimase paralizzata in quella soffitta. Cosa stava accadendo?
Si riscosse dai suoi pensieri e scese a sua volta al piano terra. James l’aspettava tra un uomo e una donna. I signori Potter le sorrisero.
“Buon giorno.” Salutò spaesata, poi si rivolse al suo amico. “Che succede?”
“Ora mia madre te lo dirà.” Le rispose James.
“Oh, bene.” Cominciò la signora Potter. “Allora, Star. Tu ci conosci ormai, giusto? Ma non sai che appena siamo tornati a casa dalla stazione l’ultimo giorno di scuola mio figlio ha iniziato a parlare di te. Abbiamo capito subito che la tua situazione non era proprio…semplice. Così abbiamo preso una decisione. Ho sempre desiderato una figlia femmina, certo voglio bene a James e non tornerei mai indietro nel tempo per cambiare la sua nascita, ma ora se tu lo vorrai avremo un componente in più della famiglia.”
Il cuore di Star si bloccò. Tutti quegli anni passati in quel posto e ora poteva andarsene così semplicemente? Ed era vero? Cominciò a pensare che forse la realtà era un’altra e che lei era sempre stata prigioniera di un suo incubo.
Alcuni bambini e ragazzi si stavano accalcando attorno a loro e lei notò solo in quel momento la direttrice ferma dietro ai Potter con uno sguardo un po’ confuso.
La ragazza riportò la sua attenzione sulla famiglia davanti a se. “Mi state veramente chiedendo di…” Dovette fermarsi per deglutire sonoramente ma non aveva più saliva.
“Si, ti stiamo chiedendo di avere una casa e una famiglia e quindi di diventare mia sorella.” Concluse James per lei sempre più sorridente.
“E state pure qui a chiedermelo?! Rapitemi!” Esultò Star incredula e felice allo stesso tempo. James la abbracciò nuovamente e si unirono anche i signori Potter.
“Non può essere vero.” Brontolò John sostenendosi ad un muro.
La ragazza si voltò verso di lui e gli regalò un sorriso vittorioso.
I signori Potter precedettero lei e James, che ancora si tenevano per mano, verso l’uscita.
Una macchina nera li aspettava dall’altro lato della strada. Salirono tutti sul sedile posteriore e l’autista partì senza dire nulla.
“Mamma e papà sono Auror.” Le spiegò James. “Quindi il Ministero ci presta le macchine se dobbiamo spostarci tra i Babbani.”
“Forte.” Commentò Star molto lentamente.
“Ti stai trattenendo dal cantare di gioia?” Le chiese suo fratello quasi con sarcasmo.
“Sì.” Rispose lei sincera.
“Non devi preoccuparti Star. Henry canta sotto la doccia e io canto mentre faccio le faccende di casa con Rue. Siamo la tua famiglia ora, non devi trattenerti con noi.” La rassicurò Susan.
“Mamma, così la metti in imbarazzo.” La rimproverò James.
“James non parlare così a tua madre.” Lo sgridò Star.
“E’ anche tua madre.” La rimbeccò il ragazzo.
“Non ci avevo pensato.” Si stupì Star. “Vi devo chiamare per nome o…?”
“Chiamaci mamma e papà, andrà benissimo. Anche se sai che io mi chiamo Henry e lei Susan.” Consigliò il signor Potter.
“Ok, dovrò mettermi di impegno ma ce la farò. Oh mio cielo! Ho una famiglia! Io ho una famiglia, io ho una famiglia, io ho una famiglia! Sciallalalalalà!” Canticchiò la ragazza.
I signori Potter le avevano portato un cesto pieno di panini e lei li divorò felice riacquistando un po’ di energie.
La macchina si fermò davanti ad una casa bianca ed elegante con le pareti ricoperte di erica e il cancello in ferro battuto.
“Questo mi ricorda qualcosa…” Mormorò Star scendendo.
“Che ne pensi?” Le domandò Henry.
“E’ fantastica.” Disse solo lei.
Entrarono tutti insieme attraversando un giardino pieno di piante sia magiche che babbane. Il sentiero di piastrelle bianche era perfettamente dritto.
“Mi sarebbe piaciuto a serpentone.” Le spiegò Susan. “Ma tua padre diceva che era poco pratico in casi di emergenza. Io gli ho detto che potevano calpestare il giardino se avevano fretta ma lui ci tiene molto a suoi cespugli di rose.”
Star ridacchio.
“Non è colpa mia, tesoro, se per farle crescere ci ho messo una vita.” Replicò il signor Potter.
La signora Potter allontanò l’argomento con un movimento secco della mano e tirò fuori un mazzo di chiavi. Aprì la porta ed entrarono.
Era una casa ferma ai tempi di Hogwarts. La luce entrava dalle grandi finestre illuminando un atrio molto spazioso e pieno di calore. I candelabri risplendevano perfettamente puliti e lucidati. Susan posò le chiavi sulla credenza e si tolse le scarpe lasciandole su una scarpiera accanto alla porta. Tutti i mobili erano in legno chiaro e lucido e degli scaloni in legno salivano verso i piani superiori. Le pareti erano color crema.
I signori Potter entrarono nella sala da pranzo che era a dir poco enorme anche se il tavolo era molto piccolo, giusto per sei persone. I muri lì erano azzurrini e tutta una parete era fatta di vetro così che entrasse molta luce essendo rivolta ad est.
Susan e Henry stavano ancora dolcemente bisticciando sul giardino e James prese per mano Star.
“Mamma noi andiamo sopra.” Gridò trascinandola fuori dalla stanza. Passarono di nuovo nell’atrio ma presero a salire le scale.
“Scivoli spesso sulla balaustra?” Gli chiese la ragazza.
James sorrise. “E’ il miglior modo per scendere.”
Si ritrovarono in un corridoio lunghissimo che andava da est ad ovest e anche se le scale salivano ancora loro si fermarono li.
“La prima porta da laggiù e di mamma e papà. Poi c’è n’è una per i nonni, e quelle due dopo sono per gli zii. Questa qui davanti è per gli ospiti in generale. Di fronte a tutte queste stanze c’è il salotto.” Cominciò James indicando alla loro destra.
“Accidenti.”
“Troppe stanze?” La prese in giro.
“Troppo…troppo.”
James rise travolgendo anche Star.
“Da quella parte invece ci sono le nostre due camere. Quelle più in fondo, l’una davanti l’altra. Dopo altre tre stanze degli ospiti e poi tre stanze per i miei cugini; sempre da entrambe le parti.” Continuò il ragazzo.
“Io ho una stanza tutta per me?” Domandò la ragazza insicura.
“Si. E’ completamente vuota perché non sapevamo come arredarla anche se io un paio di idee ce le avevo quindi per sta notte dormirai in una delle stanze degli ospiti. Ti va bene?”
“Certo!”
“Allora vieni a vedere la mia stanza.” James la guidò fino ad una porta dipinta d' oro, tutte le altre erano color legno e i muri erano verde mela, abbassò la maniglia e tenne la porta aperta per Star.
La stanza aveva tutte le pareti rosse ed oro e stendardi con il leone del Grifondoro erano appesi un po’ ovunque. Un grande letto era addossato al muro infondo e alla parete a destra, il parquet scuro era completamente sgombro, una semplice scrivania se ne stava tranquilla proprio sotto la finestra opposta alla porta, c’erano due sedie normali e quattro morbidi pouf, anch’essi rossi e oro, sparsi per la grande stanza, il grosso armadio di legno poggiato alla parete di sinistra era infestato da foto e bigliettini e infine in un angolo c’era un mobiletto con un giradischi babbano.
“Come mai è così ordinata?” Fu il solo commento della ragazza.
“Mia madre.” Rispose James asciutto come se fosse un sacrilegio riordinare una stanza.
“Mi piace. Forse è un po’ troppo grifondoresca ma va bene così.”
“Ne sono felice. Comunque dovresti dare un’occhiata alle foto.” Le consigliò il ragazzo.
Star si avvicinò all’armadio. C’erano foto di James con i suoi genitori e poi moltissime di loro, dei Malandrini e di Hogwarts.
“Sono bellissime.” Si voltò verso James con un sorriso enorme sulle labbra.
“Lo so, sono solo alcune di quelle che mi sono trovato sul rullino, del resto ne ho fatto un album. E’ lì sulla scrivania se vuoi vederle. Non le ho ancora mostrate ai miei genitori.”
Star non se lo fece dire ancora e si precipitò a guardare il resto delle foto.
James intanto si avvicinò al giradischi.
Qualcuno bussò alla porta. “Siete qui?”
“Aha.” Mugugnò James abbastanza alto da farsi sentire.
Susan entrò nella stanza. “Io e vostro padre stiamo andando a sistemare le carte di Star.” Annunciò, poi si rivolse a sua figlia. “Va bene Star Potter come tuo nuovo nome?”
“Si, ovviamente.”
“Perfetto. Non combinate disastri. Appena avrò fatto un paio di firme tornerò. Voglio preparare una cena fantastica per festeggiare.” Continuò la signora Potter.
“Cosa si festeggia?” Chiese ingenuamente Star.
“Il tuo arrivo! Che è? Sei diventata tonta senza di me?” Rispose James scherzando.
“Mi fa piacere averti con noi.” Concluse Susan fissando Star negli occhi, infine uscì lasciando la porta aperta.
“La porta!” Le gridò dietro James irritato.
Una canzone partì dal giradischi e il ragazzo andò a chiudere la porta sbattendola.
“Delicatezza!” Commentò Star sarcastica. “Bella. Di chi è?” Chiese poi.
James si gettò sul letto. “That’s The Way dal disco Led Zeppelin III. Adoro il rock babbano.”
*You're in the darker side of town.
And when I'm out I see you walking,
Why don't your eyes see me,
Could it be you've found another game to play,
What did mama say to me.*
“Mi piace.” La ragazza si stese vicino a lui.
“E’ una bella canzone, sì.” Annuì il ragazzo.
“Non parlavo della canzone. Mi piace tutto. La casa e voi. E sapere che ora ti posso chiamare fratello.” Specificò Star.
*That's The Way it ought to stay.
And yesterday I saw you standing by the river,
And weren't those tears that filled your eyes,
And all the fish that lay in dirty water dying,
Had they got you hypnotized?
And yesterday I saw you kissing tiny flowers,
But all that lives is born to die.
And so I say to you that nothing really matters,
And all you do is stand and cry.
I don't know what to say about it,
When all you ears have turned away,
But now's the time to look and look again at what you see,
Is that the way it ought to stay?*
“Sorella.” Disse James.
Si voltarono a guardarsi e si sorrisero insieme.
Saltarono giù dal letto correndo in corridoio gridando:
“Siamo fratello e sorella!”.
“Aspetta, cambio disco.” Annunciò James rientrando per un secondo nella sua stanza. Poi una canzone molto più ritmata partì al massimo volume riempiendo la casa.
“La adoro!” Urlò Star muovendosi a ritmo.
“The Who dal disco My Generation. Ti farai una cultura qui; è stato papà a trasmettermi l’amore per il rock babbano.” Le gridò di rimando James cominciando a correre e a scivolare per il corridoio facendo finta di suonare una chitarra.
 
People try to put us d-down
(Talkin' 'bout my generation)
Just because we get around
(Talkin' 'bout my generation)
Things they do look awful c-c-cold
(Talkin' 'bout my generation)
I hope I die before I get old
(Talkin' 'bout my generation)
 
This is my generation
This is my generation, baby!
 
Why don't you all f-fade away?
(Talkin' 'bout my generation)
And don't try to dig what we all s-s-say
(Talkin' 'bout my generation)
I'm not trying to cause a big s-s-sensation
(Talkin' 'bout my generation)
I'm just talkin' 'bout my g-g-g-generation
(Talkin' 'bout my generation)
 
This is my generation
This is my generation, baby!
 
Why don't you all f-fade away?
(Talkin' 'bout my generation)
And don't try to d-dig what we all s-s-say
(Talkin' 'bout my generation)
I'm not trying to cause a b-big s-s-sensation
(Talkin' 'bout my generation)
I'm just talkin' 'bout my g-g-generation
(Talkin' 'bout my generation)
 
This is my generation
This is my generation, baby!
 
People try to put us d-down
(Talkin' 'bout my generation)
Just because we g-g-get around
(Talkin' 'bout my generation)
Things they do look awful c-c-cold
(Talkin' 'bout my generation)
Yeah, I hope I die before I get old
(Talkin' 'bout my generation)
This is my generation
This is my generation, baby!
 
[ La gente cerca di metterci sotto
(Parlando della mia generazione)
Solo perché ce la spassiamo in giro
(Parlando della mia generazione)
Le cose che fanno sembrano così terribilmente fredde
(Parlando della mia generazione)
Spero di morire prima di diventare vecchio
(Parlando della mia generazione)
 
Questa è la mia generazione
E' la mia generazione, piccola!
 
Perché non sparite tutti?
(Parlando della mia generazione)
E non cercate di capire meglio ciò che diciamo
(Parlando della mia generazione)
Non sto cercando di suscitare scalpore
(Parlando della mia generazione)
Sto solo parlando della mia generazione
(Parlando della mia generazione)
 
Questa è la mia generazione
Questa è la mia generazione, piccola!
 
Ma perché non andate tutti a farvi fottere?
(Parlando della mia generazione)
E non cercate di capire meglio ciò che diciamo
(Parlando della mia generazione)
Non sto cercando di suscitare scalpore
(Parlando della mia generazione)
Sto solo parlando della mia generazione
(Parlando della mia generazione)
 
Questa è la mia generazione
Questa è la mia generazione, piccola!
 
La gente cerca di metterci s-sotto
(Parlando della mia generazione)
Solo perché ce la s-s-spassiamo in giro
(Parlando della mia generazione)
Le cose che fanno sembrano così terribilmente fredde
(Parlando della mia generazione)
Spero di morire prima di diventare vecchio
(Parlando della mia generazione)
 
This is my generation
This is my generation, baby! ]
 
Immaginarono di suonare e cantare fino alla fine della canzone e mentre James tornava in camera la signora Potter entrò in casa canticchiando.
“Bella canzone James, ma ora abbassa il volume o i vicini ci uccidono.” Commentò chiudendo la porta con il gomito dal momento che aveva le braccia ingombre di buste della spesa.
Star corse ad aiutarla liberandola da un po’ di peso.
Susan la guardò stupita. “Grazie.”
“Non c’è di che. Dove devo portarle?” Chiese la ragazza.
“In cucina. Seguimi.”
La signora Potter la guidò oltre la sala da pranzo fino alla cucina bianca con le pareti piastrellate fino a tre quarti dell’altezza.
Un’elfa corse verso di loro con un mazzo di fiori in mano.
“Eccoti qui, Rue.” Esclamò Susan. “Ti presento la nuova componente della famiglia: Star.”
Rue sprofondò in un inchino. “Sono fiera di essere al vostro servizio, signorina.”
“Sono fiera della tua compagnia.” Rispose Star. L’elfa allargò i grandi occhi azzurri e si inchinò ringraziando la ragazza, poi sparì in giardino per preparare la tavola.
“Per stasera saremo solo noi quattro poi domani inviterò gli altri parenti così che potranno conoscerti, va bene? Mangiamo fuori sta sera, così vedrai il giardino.” Spiegò la signora Potter a Star.
“Si, va bene. Posso aiutarti a cucinare Su…mamma?”
Susan strabuzzò gli occhi. “JAMES!” Gridò. “Avevi ragione!”
Il ragazzo arrivò in cucina di corsa. “Si è offerta di aiutarti?” Domandò come se fosse un crimine imperdonabile.
La signora annuì sorridente.
“No, Star. Per sta sera non farai assolutamente niente. Sali in camera, fatti un bagno caldo, cambiati e fatti ricrescere i capelli come si deve.” Ordinò James.
La ragazza sbuffò ma eseguì. Discutere con James era come discutere con se stessa.
 
………….
 
Quando Henry tornò Star e James stavano amabilmente parlando in giardino. Ovvero si stavano lanciando contro gli stivali di gomma e i guanti da giardinaggio trovati lì vicino.
“Che succede qui?” Tuonò il signor Potter. “Siete fratelli ora, dovreste andare d’accordo.”
“Noi andiamo d’accordo.” Replicò James schivando un sottovaso di ceramica così spesso che non si ruppe cadendo a terra.
“E’ che mio fratello…adoro dirlo…mi ha appena rivelato una cosa che sapeva che io volevo sapere ma me l’ha tenuta nascosta fino ad ora.” Proseguì Star chinandosi a terra per evitare un annaffiatoio.
“Cioè?” Le chiese Henry confuso.
“La biblioteca!” Rispose lei entusiasta deponendo per un attimo le armi.
Henry la fissò stranito.
“E’ pronto!” Li richiamò Susan.
Tutti e tre corsero verso il tavolo dimenticandosi tutto il resto.
Il giardino vero e proprio dei Potter era molto grande.
C’erano due modi per accederci: il primo era una porta semplicissima che dalle cucina ti faceva entrare nel vivo di quell’enorme spazio, tra piante di tutti i tipi con un piccolo sentiero di piastrelle bianche morbide come nuvole che non si sporcavano mai. L’altro modo era passare attraverso una gigantesca sala da ballo, che occupava tutta una metà del piano terra, per poi trovarsi in una piccola serra a cupola tutta in vetro con delle poltrone di vimini e un tavolino in ferro battuto, infine uscendo dalla serra si arrivava sotto un gazebo ottagonale estremamente spazioso con colonne che sembravano risalire all’antica Grecia, sette lati davano sul giardino vero e proprio con un altro sentiero di nuvole.
Le lanterne volteggiavano attorno al tavolo preparato per quattro sotto il gazebo. Le stelle brillavano nel cielo e la luna stava appena calando.
L’atmosfera era perfetta. Il signor Potter mise su un disco in un giradischi su un piccolo tavolino che Star aveva appena notato.
“Allora…” cominciò Henry. “Era il 1968 e i the Byrds pubblicarono quest’album intitolato: Sweetheart Of The Rodeo. Il Country Rock andava molto a quei tempi qui in Inghilterra e ora sarà la colonna sonora perfetta per questa serata.”
Star lanciò un occhiata interrogativa a James.
“E’ il suo momento. Ogni occasione speciale mette su un disco e ne racconta la storia.” Spiegò il ragazzo.
“Divertente.” Commentò la ragazza.
Incominciarono a mangiare anche se per Star fu molto difficile masticare. Se ne stava ritta sullo schienale della sedia con tutta la grazie possibile, mangiava come se fosse una danza e i signori Potter la ricoprivano di domande e attenzioni.
“Quindi quando sei nata?”
“Vuoi dell’altro purè?”
“Oh, il tuo colore preferito è il blu cobalto!”
“A che ora ti svegli di solito? Cosa vuoi che ti preparo a colazione?”
“Domani preferisci venire con me e James a comprare i mobili e i colori per la tua stanza o andare con tua madre a fare shopping?”
Erano ormai arrivati al dolce; una deliziosa crostata di lamponi.
“Ehm…non saprei. Come preferite, io vi seguo dove volete.” Rispose Star confusa.
“Io so cosa faremo domani. Io e pà prepariamo la tua stanza. Lascerai che te la arredi io?” Propose James.
“Va bene.” Accettò la ragazza senza esitazioni.
“Sei sicura? Non vorresti scegliere tu stessa le cose che ti piacciono di più?” Le chiese Susan strabiliata dalla completa fiducia di sua figlia.
“James sa meglio di me cosa mi piace.” Le assicurò Star.
“Va bene. E’ ora di andare a letto per voi due. Forza su.” Ordinò Henry.
Star si alzò senza discutere ma James non fece lo stesso. Cominciò a sbuffare.
“Dovresti prendere esempio da tua sorella. Così si comporta una persona a modo. E ora su, di corsa.” Decretò la signora Potter mettendo fine a qualsiasi rivolta casalinga possibile.
James si indirizzò deciso verso la sua camera e Star scelse la stanza accanto.
“Buono notte, fratellino.” Mormorò la ragazza prima di entrare.
“Fratellino a chi?” Ribatté lui con il sorriso sulle labbra.
 
 
******
 
Solo io amo questo capitolo alla follia? Si, mi sembra di si.
Non fa niente lo adoro. Se fossi stata in James una volta entrato nella stanza di Star all’orfanotrofio avrai gridato “SONO SUPERMAN!”.
Grazie agli dei io sono io e James è James.
Comunque scrivendo questo capitolo ho approfondito la mia cultura sul rock anni 60-70…….adoro i The Who! Anche i Led Zeppelin sono bravi. I Byrds mi uccidono di allegria. Va bene ok, la smetto.
Ciao ciao.

 

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Capitolo 26
*** La notte non mi fa paura. Non più. ***


Un grido squarciò la notte; lungo e acuto. Sembrava non volesse finire mai.
Ma poi si spense calando la casa in un silenzio ansioso.
Poi di nuovo quel grido. Così straziante, così disperato.
James questa volta capì: era Star a gridare. Rotolò giù dal letto, inforcò gli occhiali e si precipitò nella stanza accanto. I loro genitori era già lì, curvi su di lei senza sapere che fare.
“Star.” Sussurrò James dolcemente spostando i signori Potter e accarezzando il viso della ragazza nonostante quella gridasse e si dimenasse.
Gli occhi di lei si aprirono ed era terrorizzata, poi sembrò notare James. Smise di gridare e cercò di sedersi anche se era tutta tremante. Il respiro non le dava tregua.
Il ragazzo le sfiorò una spalla e Star si gettò tra le sue braccia affondando il viso nell’incavo della sua spalla.
James la prese in braccio, guardò i suoi genitori e disse con determinazione:
“Lei viene a letto con me.”
Quando uscì i due adulti si guardarono perplessi.
“Sembra solo a me una cosa ambigua la frase di mio figlio?” Chiese Henry.
“Si, solo a te.” Replicò Susan cercando di sviare il discorso.
“Comunque spero che si riferisse a questo preciso momento e non a qualcosa accaduto in passato.” Concluse il signor Potter tornando a letto insieme alla moglie che gli lanciò un’occhiataccia.
Intanto James, nella sua stanza, distese Star e le si mise accanto. Lei, già riaddormentata, gli si raggomitolò addosso.
 
…………………..
 
Un raggio di luce la svegliò. Prima di aprire gli occhi ,però, cercò di capire dove si trovava. Si sentiva comoda. Mosse piano una mano e sentì il petto di un ragazzo sotto la stoffa.
Aprì gli occhi di scatto e vide James che la fissava di rimando, una mano dietro la testa e l’altra le circondava le spalle.
“Che bolide…?” Cominciò ma poi le ritornarono i ricordi di quella notte.
“Buon giorno.” La salutò James allegro.
“Mi dispiace.” Riuscì a mormorare Star con la bocca impastata dal sonno.
“Ti sei per caso dimenticata di dirmi qualcosa?” Le chiese James per niente arrabbiato.
La ragazza sospirò. “La notte ho paura”
Lui la guardò storto per un po’. “Vuoi dire che hai paura della notte?”
“No, voglio dire che la notte ho paura. In quel postaccio la notte non sapevi mai cosa poteva accaderti. Ecco perché io non sono mai riuscita a dormire tanto se non ero con voi. Mi svegliavo in preda al panico. Certo non urlavo come sta notte perché prendevo una pozione per il sonno da Madama Chips.”
“Perché? Cosa ti facevano di notte?”
“Prova tu a dormire sapendo che qualcuno può venire da te ed aggredirti. Una volta a cinque anni mi stavano per bruciare viva. Poi la direttrice saliva sempre quando era arrabbiata per darmi un po’ di bastonate.”
“Mi sembra logico che dopo un paio di anni così non riesci più a dormire tranquillo.” James si era alzato a sedere e la stringeva forte. “Ora però devi pensare che sei qui e che lì non ci tornerai mai più. Te lo prometto.”
Star sorrise. “Se me lo prometti sto tranquilla.”
“Davvero?”
“Be', sì. Tutte le promesse che mi hai fatto fino ad ora le hai mantenute.” La ragazza si alzò in piedi e si cambiò velocemente.
Scesero insieme per fare colazione. I signori Potter la scrutavano preoccupati.
“Mi dispiace se sta notte vi ho fatto preoccupare. Io…” Cominciò a spiegare Star.
“Se non vuoi dircelo non importa. L’importante è che tu ti senta libera di parlarne almeno con James. E’ per questo che esistono i fratelli.” La interruppe Henry.
“Sul serio. Siete fantastici!” Esclamò lei.
 
……………
 
Susan e Star girarono per negozi tutta la mattina e comprarono moltissimi vestiti. O meglio, la signora Potter comprò moltissimi vestiti per sua figlia che accettava tutto di buon grado.
Quando tornarono a casa il signor Potter e James erano già a lavoro.
Da dentro la stanza di Star si sentivano provenire dei rumori stranissimi.
“Prepariamo il pranzo e non chiediamogli niente. Se li disturbiamo potrebbero ucciderci.” Commentò Susan, la ragazza annuì.
Prepararono dei gustosi panini divertendosi un sacco a chiacchierare.
“Mamma?”
“Si? Dimmi tutto.”
“Esiste solo un tipo d’amore, secondo te? Cioè l’amore che provi tu per papà?” Chiese Star piano.
“Certo che no. Esistono vari tipi di amore. Per esempio l’amore che noi genitori proviamo per voi figli.” Rispose la signora Potter senza esitazione.
“Quindi esiste anche l’amore che provano due fratelli l’uno vero l’altro?”
“Si esatto. L’amore fraterno secondo me è uno dei più forti tipi d’amore esistenti. Più forte dell’amore per gli amici di sicuro, ma non credo più forte dell’amore vero.”
La ragazza annuì come se ciò avesse risolto ogni problema nel mondo.
Quando portarono il pranzo su dai lavoratori, Henry aprì pochissimo la porta senza lasciar vedere a nessuno ciò che nascondeva al suo interno e sparì dentro con il vassoio in meno di un secondo.
“Allora, Star, vuoi finire di vedere la casa o puoi aiutarmi a preparare la cena. Come ti avevo già detto ci saranno tutti i parenti…” Propose Susan.
“Ti aiuto, volentieri. Hai bisogno che scriva loro le lettere o che cucini?” Decise subito Star che in realtà non voleva vedere il resto della casa se non c’era James con lei.
“Non ti voglio uccidere facendoti scrivere le lettere. Anche se sono pochi, ogni parente bisogna invitarlo in un modo diverso. A quello ci penso io. Tu se vuoi aiuterai Rue. Ti dirà lei cosa fare.”
La ragazza annuì obbediente e scese in cucina.
“Rue, sono qui per aiutarti.” Annunciò all’elfa intenta a sbucciare le verdure per il secondo piatto.
“Signorina vuole aiutare? Signorina molto gentile. Tenga.” Rue si affrettò a consegnarle un pelapatate e poi andò a controllare l’arrosto in forno e a mescolare un grande pentolone di sugo.
“James non aiuta mai, vero?” Chiese Star.
“Il signorino non deve preoccuparsi di aiutare. Il signorino deve pensare a divertirsi come è giusto che sia.” Rispose l’elfa con un gran sorriso.
“Allora pensi che dovrei divertirmi invece di aiutarti?”
Rue cominciò a tremare spaventata. “Rue pensa signorina, pensa che lei, signorina, può fare quello che crede giusto fare e Rue si adeguerà.”
“Mi, dispiace non volevo metterti in difficoltà. Volevo solo chiederti se ti desse fastidio se io invece di aiutarti me ne andassi a zonzo a divertirmi.”
L’elfa si rilassò. “Oh no, signorina. A Rue non da fastidio. Lei è molto gentile, signorina e Rue servirà lei con molta felicità.”
“Molto gentile, eh? Devi aspettare di vedere cosa faccio a James.”
“Lei non piacere signorino?”
“Oh, no. Solo che mi piace prenderlo un po’ in giro. Per scherzare.”
“A signorino piace persone che scherza. Piace molto.” Mormorò Rue felice.
 
…………………..
 
Poco prima delle sette tutta la famiglia cominciò a mettersi in ghingheri.
Star usava ancora la stanza affianco a quella di James invece che la sua. Ogni stanza aveva un bagno nascosto dietro ad una porta quasi invisibile, le sarebbe piaciuto immergersi nella vasca da bagno ma lì c’era solo una doccia.
Si era appena messa l’accappatoio per asciugarsi mentre sceglieva un vestito tra quelli nuovi, quando James entrò.
“Oh, scusa.” Sussurrò imbarazzato uscendo in fretta.
La ragazza scosse la testa in silenzio borbottando sulla stupidità del fratello.
La famiglia si riunì nell’ingresso e Susan si lasciò sfuggire un “Sapevo che ti stava d’incanto!” alla vista di Star.
La ragazza indossava un abito dal ginocchio blu intenso. Lo scollo era leggermente ripiegato all’esterno creando una mezza luna. Le spalline erano spesse e l’abito si stringeva in vita dalla quale partivano delle larghe pieghe. Il tessuto era leggermente spesso e non lucido, a differenza del nastro di raso che, con un piccolo fiocco, le bloccava le prime ciocche di capelli indietro. Ai piedi portava delle basse zeppe blu.
James era vestito con dei semplici pantaloni stretti scuri e una camicia blu.
I signori Potter avevano delle tuniche da mago blu e azzurre.
Il campanello iniziò a suonare.
I parenti cominciarono a fluire nel salone con il tavolo ben preparato da Star e Rue.
I primi ad arrivare furono i nonni paterni, i Potter anziani, come li chiamava Henry.
Poi arrivarono il fratello di Susan, sua moglie e sua figlia.
Infine venne la nonna materna che abitava lì vicino ma era sempre l’ultima in quelle occasioni. Passava molto tempo in quella casa perché dalla morte del marito si sentiva sola. Susan diceva che stava perdendo la memoria ma Star la prese subito in simpatia più di tutti.
Be', lei e la sua nuova cuginetta Fay. La adorava.
La bimba era l’unica della famiglia ad assomigliare senza alcun motivo a Star. Stessi capelli lunghi, neri e mossi e gli occhi azzurri. Un po’ diversi dal blu cobalto della ragazza ma lo stesso molto grandi. Alle spalle aveva sei anni di sorrisini simpatici che facevano risaltare la spruzzatina di lentiggini chiare ereditate dalla madre.
Susan e suo fratello Ray erano due gocce d’acqua, capelli castani, occhi caramello, snelli ma non molto alti.
La moglie di Ray, Maya aveva i capelli quasi biondi e gli occhi come quelli della figlia ma più ovali. Era babbana di nascita e ne andava fiera ma era lo stesso molto timida e parlava poco.
La nonna Lea aveva un ramo della famiglia che era andato a vivere in Italia per un po’ di tempo e quindi per i primi anni della sua vita lei aveva fatto da spola. Aveva il viso sorridente e la carnagione stranamente abbronzata. Era fiera dei suoi due figli; “Uno maschio e una femmina” diceva sempre “meglio di così…”. I capelli corti e bianchi le spuntavano a ciocche disordinate sulla testa. Sembrava un po’ pazza ma troppo gentile per far del male.
Henry e il nonno Phil avevano la stessa zazzera di capelli di James, anche se quelli del nonno erano ormai tutti bianchi, e gli stessi occhi nocciola dietro le lenti, tutti e tre erano, o erano stati, alti e atletici.
La moglie di Phil, nonna Abigail, era molto smemorata e chiacchierava tantissimo. I capelli bianchi e corti erano tenuti bene in ordine spesso sotto a qualche strano cappellino che le dava un’aria da signora di alta borghesia. Anche se infondo lo era. Nei momenti di lucidità si comportava un po’ troppo all’antica ma era rispettata da tutti come il marito.
 
…………….
 
Si sedettero tutti a tavola e gli occhi dei presenti non smisero un attimo di vagare su Star seduta tra James e Fay.
“Nipote, impara da tua sorella. Lo vedi come sta ben ritta a tavola. Così ci si comporta.” Esordì tutt’ad un tratto Abigail squadrando James.
Il ragazzo tolse i gomiti dal tavolo e sbuffò un “Sì, nonna.”
Fay da parte sua cercò di imitare Star copiando ogni suo movimento.
“Nonna non essere severa. James è un uomo, non ti puoi aspettare molto da lui.” Replicò Star sorridendole.
“Concordo pienamente. Phil e Henry non sono mai riusciti a stare composti un secondo.” Incominciò a raccontare Abigail. “Tuo fratello è sempre stato uno scavezzacollo. Ha gettato tre volte il gatto dalla finestra dell’ultimo piano.”
Star lanciò uno sguardo tra il divertito e lo scettico a James che ricambiò ostentando un espressione neutra.
“Tre volte Mr.Lol?” Chiese ingenuamente Fay.
“Oh, no tesoro. Ogni volta un gatto diverso. Nessuno è mai sopravvissuto a quel lancio.” Specificò nonna Abigail.
Star sbuffò così forte che per poco la minestra le finì fuori dal piatto.
James si voltò verso di lei sorpreso e poi notò che stava cercando di non ridere coprendosi la bocca con una mano. Quando si fu un po’ ripresa alzò gli occhi sul fratello.
“Sei un assassino James.” Commentò, ma mentre lo diceva la scena le si riformò nella mente e ebbe un altro attacco di risate silenziose.
“Per Diana ti senti bene?” Domandò nonno Phil.
“Sì, sì. Datemi solo un secondo.” La ragazza prese un respiro profondo e tremante e poi ricominciò a mangiare normalmente.
“Stavo dicendo;” Ricominciò Abigail. “James ha fatto anche di peggio come quella volta che gli scappava da morire la pipì e non riusciva ad arrivare alla maniglia della porta del bagno, che è molto in alto rispetto alle altre, e quindi ha deciso di lasciarsi andare sul pavimento del salotto che è decorato con un tappeto in tema floreale e poi…”
“NONNA!” Gridò James irritato.
A quel punto Star non ce la fece più e cominciò a ridere sul serio.
“…diceva che gli sembrava di essere in giardino in quella stanza. Non pensavo lo dicesse sul serio.” Continuò la nonna senza scomporsi mentre il nipote le lanciava sguardi di fuoco. “Dopo ci fu quella volta che ruppe un vaso e non volendo ammettere di essere stato lui catturò un uccellino in giardino e lo portò in casa per fingere che ci fosse entrato per sbaglio sbattendo sul vaso. Quello però non stette al gioco e gli planò addosso beccandolo sul viso e lasciandogli un ricordino proprio sulla testa…”
“NOONNA!!” Urlò più forte James ora visibilmente imbarazzato.
Star si rotolava a terra dal ridere.
“…E anche quando aveva sei anni e aiutò suo nonno a costruire una casetta sull’albero ma Phil dimenticò che James fosse rimasto nel capanno e lo chiuse, il mio nipotino passò lì tutta la notte gridando a squarciagola ma non riuscivamo a sentirlo perché il capanno è proprio in fondo al giardino e quando il giorno dopo lo abbiamo trovato lui è schizzato in casa tutto sporco gridando che aveva paura dell’uomo con l’accetta…”
“ORA BASTA, NONNA!” James era rosso fino alla punta delle orecchie e sua sorella stava avendo una crisi respiratoria sul tappeto.
Susan prese sua suocera sotto braccio e la portò fuori dalla stanza. Maya e il nonno continuarono a mangiare come se nulla fosse; evidentemente scene del genere erano all’ordine del giorno. Nonna Lea sorrideva tranquilla sorseggiando l’acqua come se fosse vino pregiato. Ray e Henry si scambiarono uno sguardo esasperato. Fay ridacchiava fissando i cugini.
“E tu finiscila!” Sbottò James imbronciato accennando a Star.
Lei riemerse da sotto il tavolo e tornò a sedere composta sorridendo di nascosto a Fay.
“Forte nonna Abigail, eh? Sa un sacco di storie divertenti, trovi anche tu?” Constatò educatamente Star rivolgendosi a nessuno in particolare.
“Ti piace ridere a quanto vedo.” Notò James digrignando i denti.
Sua sorella annuì sorridente.
“Allora soccombi!” Con questo urlo di battaglia il ragazzo gettò a terra Star mettendosi sopra di lei e incominciando a farle il solletico ovunque. Fay lanciò un grido impaurito e poi cominciò a ridere a sua volta.
Henry tornò a guardare Ray e Maya supplicando perdono con lo sguardo.
Star riuscì a rotolare mettendo, così, suo fratello sotto.
“Si, così! Fagli vedere chi sei. Sotto le ascelle! Sotto i piedi!” La incitò Fay salendo in piedi sulla sedia e mettendosi a saltellare.
James si rigirò tornando in vantaggio.
“Nooo!” Esclamò Fay e corse a prendere la borsa che nonna Lea aveva lasciato incustodita, con essa cominciò a picchiare suo cugino sulla schiena.
“Ahi! In due non vale!” Protestò James ma Star si rialzò afferrando un cappotto che usò per imprigionare suo fratello, poi guardò sua cugina con soddisfazione.
“E ora portiamolo alla base.” Propose.
Fay saltellò felice mentre la ragazza trascinava James verso una delle tante camere al piano di sopra e lo legava, con il cappotto, ad una sedia.
Le due ragazze intonarono un canto tribale girando in cerchio attorno al loro prigioniero che, con il sorriso sulle labbra, supplicava di essere liberato.
Alla fine James riuscì a liberarsi e scivolò sulla balaustra per tornare al piano terra. Fay e Star lo inseguirono urlando ma quando tornarono nel salone si trovarono gli occhi degli adulti puntati addosso e si immobilizzarono.
Star pensò che era la fine. Gli abiti che indossavano si erano stropicciati e i loro capelli erano tutti arruffati, avevano tutti e tre le guance rosse e l’aria molto accaldata.
Invece gli sguardi su di loro erano comprensivi e gentili. Susan teneva tra le mani un vassoio pieno di fette di torta.
“Il dolce ragazzi.” Disse loro.
Si sedettero di nuovo ai loro posti e Star capì; né James né Fay si erano mai preoccupati di essere puniti per una cosa del genere in quella casa, ecco cosa voleva dire Rue quando parlava del fatto che doveva pensare a divertirsi come era giusto che fosse.
Mangiarono la torta riprendendo fiato e ascoltando i discorsi dei grandi sulla politica. Una cosa noiosa fino all’ultimo.
Appena finito Maya prese per mano Fay. “E’ ora di andare.” La avvertì. Fay si dimenò scontenta pregando di rimanere ancora e Ray cercò di calmarla assicurandole che sarebbe tornata. La bimba non ci credette e volle sapere quando, al che Star si inginocchiò davanti di lei.
“Ci rivedremo presto e giocheremo ancora ad imprigionare James, ti fidi?” Le promise. Fay sorrise e la baciò sulla guancia lasciandosi portare fuori dai genitori.
James la prese per mano e lei si voltò a guardarlo.
Nonna Lea rise piano. “Vi assomigliate tanto!” Esclamò indicando i suoi nipotini.
James e Star si fissarono a vicenda e poi corsero su per le scale fino alla camera di James e poi nel suo bagno. Si scrutarono allo specchio i visi vicini.
Non era del tutto falso quello che aveva detto Lea; i sorrisi dei due ragazzi erano quasi uguali come il colore dei loro capelli, poi forse i menti dei due avevano qualcosa in comune, per non parlare del fatto che erano alti uguali e sapevano arricciare il naso nello stesso modo e se James si toglieva gli occhiali si notava molto che la forma del viso era pressoché identica.
Cominciarono a farsi le boccacce allo specchio in silenzio finché non sentirono la porta principale aprirsi e chiudersi e i loro genitori salire in camera.
Tornarono nella stanza del ragazzo e Star fece per uscirne.
“Dormi con me.” La fermò lui.
La ragazza si voltò e gli sorrise. Stava mantenendo la sua promessa.
 
…………..
 
Il mattino dopo fu Star a svegliarsi prima di tutti. Non aveva mai dormito così bene in vita sua, be' solo in certe notti speciali ad Hogwarts.
La ragazza preparò la colazione con l’aiuto di Rue.
I suoi genitori scesero per primi; non potevano più assentarsi da lavoro. La ringraziarono e uscirono in gran fretta.
Star tornò di sopra a guardare James che dormiva beatamente a pancia in giù sul letto stringendo un cuscino e con la bocca leggermente aperta. Stava sbavando un po’ ma era adorabile comunque.
Uscì richiudendo piano la porta dietro di sè e poi si dedicò a quella davanti a lei. Era blu cobalto. Decise che forse poteva dare solo una sbirciatina, infondo doveva ormai essere pronta.
La aprì con gli occhi chiusi ma quando fece per aprirli qualcosa si posò su di essi; due mani che sapevano di metallo.
“Lo so che sei impaziente…” Le sussurrò la voce di James a pochi centimetri dall’orecchio destro. “…ma avresti almeno potuto aspettare che mi svegliassi. Ci tengo a fartela vedere io.”
Star sorrise. “Allora mostrami la mia fantastica stanza.”
Il ragazzo le tolse le mani dagli occhi e la prima cosa che la colpì fu il cobalto. Le pareti erano dell’esatto colore dei suoi occhi, per il resto era uguale a quella di James.
Stendardi di Grifondoro ovunque, il letto matrimoniale all’angolo, la scrivania sotto la finestra che dava sulla strada, pouf morbidi rossi e oro, le sedie, il grosso armadio in legno colorato di bianco, il parquet chiarissimo, e un giradischi. Tutto uguale, solo i colori cambiavano.
La porta nascosta che portava al bagno la fece entrare nella fotocopia del bagno di suo fratello; stesso grande specchio sopra il lavandino, stessa vasca da bagno bella grande, solo le piastrelle invece di essere rosse e oro erano azzurrine.
Ritornò nella sua nuova stanza e notò un baule cobalto ai piedi del letto, sapeva che conteneva tutto ciò che aveva salvato dall’orfanotrofio.
“Mi piace molto.” Commentò Star.
“Si? Bene allora posso mostrarti gli altri piani.” James la guidò fino al piano superiore che si apriva subito con un salottino molto raffinato. A destra una porta conduceva in una stanza piena di strumenti musicali anche babbani.
“Qui è tutto incantato, quindi anche se non abbiamo l’elettricità le cose babbane funzionano.” Tentò di spiegare il ragazzo. Star annuì sorridente.
Ritornarono nel salottino e poi presero la porta di sinistra. C’era un altro salotto ma sembrava più giovanile. Non c’erano solo poltrone ma anche pouf colorati e un altro giradischi.
“Sai suonare uno strumento?” Gli chiese la ragazza.
“Si, mio padre mi insegna a suonare la chitarra elettrica. E’ fortissima, e anche il basso.” Rispose James tornando indietro e salendo altre scale.
Si ritrovarono in una biblioteca enorme gigantesca. Nella parete che dava sul giardino interno c’erano quattro sporgenze come mezze torri. Le pareti erano in vetro e un divanetto correva lungo di esse, pieno di cuscini.
“Mia madre mi ha raccontato che quanto era incinta di me si sedeva sempre lì a leggere. Le piaceva soprattutto quando pioveva.” Raccontò lui.
“E’ bellissima. Io…” Cercò di spiegarsi Star trovandosi senza parole.
“Aspetta,” James la prese per mano e la condusse verso una porta laterale. Salirono una scaletta stretta e poi si ritrovarono all’aria aperta in uno spazioso terrazzo che dava, anch’esso, sul giardino interno della casa. “ora puoi stupirti.”
La ragazza incominciò a canticchiare saltellando da un piede all’altro.
“…ok, ho capito che ami alla follia questa casa ma ora voglio assestarti il colpo finale.” Continuò suo fratello. Scesero in giardino e seguirono il sentiero di nuvole per un bel po’. Alla fine proprio quando incominciava a chiedersi il perché di quella camminata senza senso Star si ritrovò davanti un edificio alto più o meno due piani e grande un po’ di più della loro sala da ballo. E la loro sala da ballo era bella grande. Entrarono e sul subito sembrò che tutto lì dentro stesse cadendo a pezzi. Era un'unica stanza ma un soppalco ne sovrastava metà. Salirono sulla scalette a chiocciola in ferra battuto e guardarono giù.
“Questo è il mio mondo. I miei genitori mi hanno promesso che non entreranno mai qua dentro per nessun motivo. Be' solo se sono a rischio di morte o sospettano che lo sia. In pratica è un po’ come dire che potrò invitarci qualche ragazza più avanti e loro non diranno niente. Chiaro?” Illustrò James.
Star sbuffò. “Se pensi già a quello sei messo male. E poi se io fossi la ragazza non metterei piede qua dentro. Non ti sembra che dovresti darci una sistemata?”
“Certo che sì. Ma aspetto che Sirius risponda alla mia lettera e venga qui e vale lo stesso per Remus. Ma nessuno mi risponde. Mamma dice che Lia è vecchia e fa fatica a portare le lettere. Lei e papà usano la metropolvere invece del gufo ma a me non la lasciano usare. Così dovremo aspettare. Questo sarà il covo dei Malandrini. E’ perfetto. Non trovi?”
“Sì, perfetto.” Annuì Star con aria sognante. Poi si riscosse. “Volevo scrivere anche io a Sirius e Remus!” Protestò.
“Ci saranno altre occasioni. Per ora Lia è ancora in giro.”
Sospirarono insieme.
Si sedettero a terra con le gambe a penzoloni sotto la balaustra di ferro.
“Star…” Il richiamo di James era appena un sussurrò, il ragazzo arrossì violentemente quando lei si voltò a guardarlo. “Volevo chiederti una cosa: tu…” il cuore gli batteva a mille e sua sorella lo fissò sempre più interrogativa “…cosa ne pensi di me? Cioè, di me non come fratello…come…”
La voce di James i spense in un silenzio imbarazzato.
Star non smise di guardarlo. “Io ti amo.” Rispose lei semplicemente senza traccia di imbarazzo.
“Com..?” James si strozzò con la sua stessa saliva nel tentativo di capirci qualcosa.
“Devo solo capire in che modo.” La ragazza si alzò in piedi di scatto, sembrava arrabbiata con se stessa. “Perché infondo non è possibile…non combacerebbe…o forse combacia anche troppo…”
“Ehm, di cosa stai…di che cosa stai parlando?” Le chiese il ragazzo.
Lei riportò l’attenzione su di lui.
“Dell’amore. Mamma mi ha detto che ci sono diversi tipi d’amore: quello vero, quello fraterno, quello verso i parenti e quello verso gli amici. Io sono sicura che ciò che provo per te sia amore ma…” S’infervorò Star.
“…ma non capisci di che tipo.” Mormorò James concludendo la frase di sua sorella.
Si guardarono negli occhi.
“Io so come possiamo capirlo.” Continuò lui avvicinandosi.
La prese per le spalle e…
 
 
*****
 
Ci vediamo, cari lettori, tutto continuerà nella mia prossima storia, spero di rivedervi.
Ciao ciao.

 

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Capitolo 27
*** Lettere da Sirius - 4 ***


Cara Star,
mi mancate.
Tutti voi.
Tanto.
Da Sirius.

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