Slytherin Infatuation

di medahmalfoy_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Slytherin Infatuation ***
Capitolo 2: *** Mosse azzardate. ***
Capitolo 3: *** L'insicurezza uccide ogni parte di me. ***
Capitolo 4: *** Pansy's miserable death. ***



Capitolo 1
*** Slytherin Infatuation ***


Slytherin Infatuation

 

 

 

Per quanto io negassi , la verità mi dava uno schiaffo, continui schiaffi dove finivo sempre dissanguata. Anche se, in qualche modo ,volevo negare a me stessa la palese verità, ogni sua minima azione metteva il mio cuore a duro repentaglio. Quando lo vedevo camminare sicuro di se stesso ,con il suo seguito alle spalle, con il solito ghigno stampato sulle labbra, non potevo non godermi la sua eterea visione e immaginare una vita con lui. Dovevo smettere di giocare con la mia mente. Mettere una pausa ai miei pensieri, che mi suggerivano di lasciar perdere.

Non ero del tutto invisibile per lui. L'essere mezzosangue non mi permetteva di mimettizarmi come un camaleonte, ero nel suo mirino, e nel mirino delle serpi purosangue. Volevo essere desiderata e corteggiata ma venivo presa continuamente di mira.

Essere anche una Grifondoro non aiutava, anzi peggiorava ulteriormente la situazione. Era palese che le serpi e i grifoni non andassero d'accordo. La tradizione non doveva essere mai trasgredita.

Due persone così diverse, eravamo come il sole e la luna, il fuoco e l'acqua, l'amore e l'odio. Neanche in una seconda vita avremmo potuto godere di una vita insieme, priva di qualsiasi dilemma. Non era possibile. Il nostro sangue, secondo la sua mente del tutto sbagliata, comprometteva qualunque cosa. 

L'avevo sempre odiato. Il suo ego smisurato era il grosso problema del mio rancore e della mia cattiveria nei suoi confronti.

Il sesto anno mi aveva radicalmente cambiata. Cominciavo a pensare che il Serpeverde non avesse deciso in quale famiglia appartenere e che dovesse rispettare gli insegnamenti sbagliati del padre. La sua famiglia era ormai macchiata dall'odio e dal sangue e per lui forse era davvero difficile vivere in una situazione del genere. Mi ero addolcita e avevo deciso di non vederlo come un arrogante, vanitoso e viziato ragazzo.

Draco ormai era diventato una specie di ossessione, il mio piccolo paradiso personale. Gli studenti del sesto anno erano cambiati tutti notevolmente, ma il biondo dannato era il cambiamento più evidente. I capelli erano sistemati perfettamente come suo solito, il suo viso era di una pelle diafana, risultava quasi irreale per me, era di una bellezza assurda, devastante. Gli occhi, di un grigio quasi di ghiaccio, erano penetranti, intriganti, estremamente sensuali. Il suo fisico era perfettamente muscoloso e le gambe erano aggrazziate, affusolate. Era la perfetta copia di un Dio Greco. Era inumano per me. 

La sua voce era profonda, misteriosa, ipnotizzante. Mi faceva impazzire.

D'altronde nessuno sapeva della mia infatuazione. Non avevo proferito parola con anima viva. Volevo che il mio incodizionato e impossibile amore rimanesse soltanto un segreto e che restasse tale.

Harry e Ginny pensavano ingenuamente che fossi innamorata di Ron. Non ne ero mai stata. Il fatto che fossimo amici e che ci fossimo avvicinati durante il quinto anno non significava nulla. Il rosso sarebbe rimasto il mio migliore amico, una specie di fratello ormai. Non saremmo diventati niente di più. Non riuscivo a sopportare i suoi sguardi insistenti, era invadente. Ma il mio buonsenso mi diceva di non trattarlo male.
Amavo Draco, lui era nei miei pensieri e non riuscivo a dormire, per causa sua. Immaginavo il suo odore, sognavo di essere baciata dalle sue labbra morbide e delicate.

Ero senza speranze, ma continuavo a sperare.


 

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Capitolo 2
*** Mosse azzardate. ***


Ero seduta sotto uno degli alberi del parco di Hogwarts.
 Gli allievi della rinomata scuola di magia, a capo dell'illustrissimo Albus Silente , si godevano quella giornata luminosa. Chiacchieravano animatamente e i loro gridolini divertiti riempivano l'animo di gioia immane.
Cercavo di focalizzarmi invano sui compiti di Trasfigurazione assegnati dalla Mcgranitt. Ormai lei mi aveva già designata come la sua allieva prediletta, non potevo di certo illudere le sue concrete e veritiere speranze.
Ma ormai per me era difficile concentrami su comuni pezzi di pergamena.
L'amore aveva mangiato qualsiasi parte di me, anche la ragione e l'orgoglio. Non avrei mai pensato  che la mia personalità, i valori che avevo impressi nella mente sarebbero cambiati radicalmente. Non avevo,  forse, ancora fatto i conti con l'amore. Quel sentimento quasi conformista ma talmente appassionante da essere delizioso e innefabile.
Draco era seduto a pochi passi da me. Guardavo il suo profilo altezzoso e il mio sguardo si posò sulla scollatura appena accenata della sua camicetta di flanella bianca che aderiva, come al solito, al suo corpo d'Adone. Mi mordicchiai il labbro nervosa. Cosa mi stava succedendo, non avevo mai provato sentimenti talmente forti per un ragazzo. La visone celestiale della sua persona venne distolta dalla figura dinoccolata di Ron, che mi guardava con uno sguardo quasi inebetito. Irritata dovetti prestare attenzione a lui. Ormai non mi lasciava altra scelta, avrei dovuto dirgli che non avevo il minimo interesse per lui,  ma al solo pensiero mi rabbuai. Sarei stata egoista e crudele nei suoi confronti, e di certo non volevo perdere la sua amicizia, che col tempo era diventata fratellanza. Dovevo immediatamente spaccare la sua bolla piena di illusioni.
Per Ron ero una specie di calamita ormai. Forse dovevo smettere di trovarmi in posti in cui sarebbe immediatamente andato. Ormai ci conoscevamo da parecchio tempo ed era quasi impossibile per lui non sapere dove mi nascondevo , per avere almeno un pò di tranquillità.
"Ciao Hermione" disse Ron. Gli regalai un sorriso forzato. Prese posto vicino a me, mi allontantai di pochi centimentri.
"Hey Ronald" gli risposi io di rimando. Ormai eravamo attaccati come due sanguisughe. Si avvicinava sempre più a me e sentivo il suo caldo respiro addosso. Mi innervosii
Mi guardò imbarazzato, gli lanciai un'occhiata torva. Mi toccò i capelli folti con le sue dita lunghe e affusolate. Mi rivolse uno sguardo sdolcinato. Un attacco di diabete contaminò improvvisamente il mio corpo.
Le sue labbra si avvicinarono lentamente alle mie, ma lo fermai con uno strattone.
"Ronald, accidenti, cosa diamine ti prende" urlai. 
Il rosso d'altro canto mi guardava con espressione confusa, come se non asi aspettasse una reazione così forte da parte mia.
"Credevo che lo volessi" mi confessò lui con una nota di risentimento nella voce.
Mi guardai introno. Cercavo con tutte le forze qualcosa che mi avrebbe tirato fuori da quell'assurda situazione . Ma purtroppo non c'erano distrazioni, gli allievi di Hogwarts stavano parlando ancora tra loro, solo qualcuno bisgliava ,guardando nella nostra direzione.
I miei più cupi e spaventosi presentimenti si erano concrettizzati. Avrei dovuto prevederlo. Ron era famoso per le sue mosse azzardate.
"Ron lasciami in pace" gli disse infine.
La tensione si poteva ammazzare col solo utilizzo di un semplice coltello. Lui si alzò e se ne andò, rivolgendomi uno sguardo freddo e deluso. Non potevo cambiare i miei sentimenti. Ormai appartenevo a Draco, non avrebbe potuto fare nulla per attirarmi alla sua rete

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Capitolo 3
*** L'insicurezza uccide ogni parte di me. ***


 
Ron non sapeva nulla, ovviamente. A volte il mio innato talento di attrice nelle situazioni in cui avevo un dannato bisogno di nascondere un segreto di vitale importanza mi aiutava.
Il rosso, ormai, aveva vagamente capito che non ero interessata alle sue avance da Casanova. Forse poteva incantare , con le sue doti da gigolò,  quell'ingenua di Lavanda Brown, ma non me.
La mia astuzia e la mia intelligenza non mi ingannavano mai, erano le fedeli amiche sui cui potevo contare.
Ero nel mio letto. 
I miei occhi non avevano la minima voglia di chiudersi.
 Vedevo i capelli rossi di Ginny, che in quel momento sembravano un vortice di lingue inffiamate.
Anche al buio la sua chioma era ben visibile. Stava dormendo tranquillamente. Sembrava serena.  Si rigirò nel letto, sorrideva.
Anch'io avrei voluto essere trasportata in balia del mondo dei sogni. Un mondo talmente vasto ed immaginario che risultava migliore della triste, monotona e putrida realtà.
 In quel momento avrei voluto che Draco fosse accanto a me. Ma il fatto che lui non sappesse della mia infatuzione  mi distruggeva. Mi uccideva. 
Volevo attirarlo a me, come un ragno faceva con le sue succulente prede, costurire una complicata ragnatela su cui lui non si sarebbe mai più staccato.
Sarebbe entrato nella mia diabolica e arguta trappola d'amore e non  ne sarebbe più uscito.  Ma non ero sufficientemente coraggiosa per confessargli il mio amore.
Non sapevo come essere seducente, sensuale e dannatamente trasgressiva, come Pansy Parkinson. Lei, quella ignobile Serpeverde.
Non era bella in viso, ma il suo fisico da modella,pieno nei punti giusti, infliggeva  duri colpi alla mia autostima, riducendola a brandelli.
 Non aveva rivali. I ragazzi le cadevano ai piedi, come pezzi del domino. Non conoscevo  altre ragazze,  ,a parte Ginny e Cho , che avessero un tale ascendente sul sesso opposto.
Ma la perfezione non si poteva raggiungere giusto?
MI illudevo dell'idea di una mia possibile perfezione, ma sapevo che non avrei mai potuto scalare  la vetta che mi avrebbe portaro alla sicurezza.
Non sarei mai stata un bersaglio seducente. Onestamente la mia vita sentimentale era una totale vergogna.
Ero sempre stata abbastanza smilza fin dalla nascita e avevo due minuscole palline di carta al posto del seno.
Mia madre mi tranquillizava invano. Diceva che non dovevo preoccuparmi dell'apparenza. Le persone mi avrebbero, comunque, accettato per quella che ero veramente. Mi ripeteva continuamente che ero bellissima, ma non le credevo. I complimenti per me erano come veleno a colazione. 
I mie capelli erano folti e ricci, li tenevo sempre legati in una coda, cosa che contribuiva ad enfatizzare il mio status da studentessa saccente e severa.
Li odiavo e non trovavo mai un modo per pettinarli bene. Di solito quando li lasciavo sciolti, somigliavo alla caricatura comica di un leone.
Desiderei essere come Tonks, una metamorfomagus. Avrei cambiato a mio piacimento il mio truce aspetto.
Ero un mostro, un alieno sotto molti punti di vista. Nessuno dei miei amici mi considerava bella o particolarmente attraente. Di solito i miei coetanei mi stavano alla larga. Non ero interessante, ma per qualche ragione Ron e Harry rimanevano  sempre al mio fianco, anche nei momenti in cui la mia presunzione sfociava nell' arroganza .
Probabilmente Ron aveva teso una linea di separazione tra noi due.
Draco, amore mio, se fossi come Pansy Parkinson mi troveresti più bella, se trasgredissi le regole ti piacerei? 
Le lacrime caddero lentamente, amare e salate e mi diedero una risposta abbastaza chiara: non sarei mai stata all'altezza di Draco Lucius Malfoy.

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Capitolo 4
*** Pansy's miserable death. ***


Il mattino seguente ero un fascio di nervi sotto molti punti vista.
Sentivo i miei occhi gonfi e indolenziti, come se fossi stata reduce di una sanguinosa rissa.
Ginny mi scrollava ripetutamente disperata. Irritata mi alzai.
Mi sforzai di sorriderle, anche se l'avrei solamente fulminata con lo sguardo.
Rovistai distrattamente nel mio baule , in cerca della mia divisa e di filato raggiunsi il bagno.
Mi lavai freneticamente i denti e mi feci una lunga doccia rinfrescante. Mi misi la divisa e uscii.
Ginny mi aspettava, come al solito, bella e fresca come sempre.  I suoi capelli erano pettinati in maniera straordinaria, il che mi fece subito  vergognare dello stato tremendo in cui si trovavano i miei. La sua gonna era esageratamente accorciata, il che mi fece sentire subito troppo coperta. Le si intravedevano le lunghe, magre e affusolate gambe ,dalla pelle quasi diafana.
Come potevo concorrere con le bellezze esageratamente stupefacenti e devastanti che passeggiavano per Hogwarts? Dovevo immediatamente lavorare sul mio aspetto. Ma forse non mi sentivo abbastanza pronta ad affrontare un cambiamento così radicale. 
Uscimmo dal ritratto della Signora Grassa e fummo immersi nella confusione  del corridoio.
Io e Ginny camminammo in direzione della Sala Grande,  ma fui distratta dalla visione celestiale di Draco Malfoy.
La sua divisa aderiva al corpo , perfettamente muscoloso. Camminava disinvolto al fianco di ... Pansy Parkinson.
Maledetta.

Il fatto che si tenessero mano per mano era allarmante. Impallidii in un nano secondo. I Ginny continuava a camminare, noncurante che avevo rallentato il passo.
La coppia delle Serpi si era fermata. Il mio respiro si fece ansioso ogni secondo di più.
Draco le toccava dolcemente i fianchi, e  Pansy rideva., sguaiatamente, di certo non voleva far ricadere l'attenzione su di sè.
Una risata maliziosa allo stesso tempo deliziata, come se fosse soddisfatta di essere corteggiata dal rampollo della famiglia più influente della comunità magica. Vedevo le dita bianche e sottili del Serpeverde toccarle i capelli e , in meno di un secondo, il braccio destro le strinse la stretta e sinuosa vita. Draco sorrideva. Sembrava  un demone dannato pronto a gustare con le sue avide labbra la sua preda.
Le labbra di Pansy cercavano affamate le morbide e delicate labbra di Draco. Il Serpeverde era rimasto abbagliato da tutta quel'esplosione di sensualità, e la baciò. I suoi movimenti erano sinuosi , cauti, ma pieni di passione. Danzavano come due ballerini di tango. Vedevo il movimento attento che faceva lui ad ogni singolo bacio. La gelosia cominciò ad attecchire le sue spire dentro il mio cuore, ormai tradito. Una vocina nella mia mente mi persuadeva comunicandomi, che avrei dovuto rincorrere Pansy e ucciderla con le mie stesse mani. Avrei visto il suo sangue , che sarebbe lentamente sgorgato dal suo pallido e lungo collo. Avrei riso istericamente e mi sarei tuffata tra le braccia di Draco, che avrebbe visto la scena con tale ardore che si sarebbe unito ai gloriosi festeggiamenti. Scrollai l'immagine di dosso, ma l'idea era allettante. Non avevo mai, neppure lontamente immaginato la morte di una persona, ma quella di Pansy era davvero meraviglioso, di una bellezza quasi incredibile e mozzfiato.
Avevo nella mente l'immagine del suo viso, arrogante e spavaldo pieno di crudeltà, sfociare lentamente nelle grinfie della presentuosa e vendicativa morte. Le tenebre l'avrebbero accolta e l'inferno avrebbe bruciato la sua carne. Vedevo tutte le sequenze della sua morte come se fosse stato lo spezzone di un crudo film dell'orrore. I mie pensieri perversi però sfidavano il buonsenso, che come al solito, mi scongiurava di non tormentare una mia coetanea, di non punirla con una punizione così grave. 
Le mani di lei toccarono velocemente i capelli biondo platino  , fini e sottili di lui.  Non avevano idea che uno spettatore indesiderato si fosse preso la briga di guardare, ammazzato della curiosità , ogni piccolo momento di intimità che avevano. Boccheggiai. Avevo la voglia indiscussa di urlare, ma le mie corde vocali sembravano scomparse.
"E' il momento di ucciderla Hermione, non merita di avere tanto nella vita" continuava l'insistente vocina.
Cosa mi stava succedendo? Ero terrorizzata, allo stesso tempo confusa. L'amore mi stava sbranando. Ero posseduta dai miei pensieri, come se fossi sotto la guida di un tiranno annebbiato dall'idea di provocare sofferenza e distruzione. Ero scossa dal loro bacio. Era tremendamente sbagliato.
Volevo muovermi, ma i miei muscoli non rispodevano ai comandi. I miei occhi cominciarono a pizzicare. Lasciai noncurante cadere le lacrime che mi bagnarono le guance. Non riuscii a vedere altro, cambiai immediatamente strada e dopo aver fatto una sosta di quindici minuti interminabili in bagno raggiunsi una preoccupata Ginny in Sala Grande.

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