I Figli della Speranza

di Kysa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1° ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2° ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3° ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4° ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5° ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6° ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7° ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8° ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9° ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10° ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11° ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12° ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13° ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14° ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15° ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16° ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17° ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18° ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19° ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20° ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21° ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22° ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23° ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24° ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25° ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26° ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27° ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28° ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29° ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30° ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31° ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32° ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33° ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34° ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35° ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36° ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37° ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38° ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39° ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40° ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41° ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42° ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43° ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44° ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45° ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46° ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47° ***
Capitolo 48: *** Capitolo 48° ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49° ***
Capitolo 50: *** Capitolo 50° ***
Capitolo 51: *** Capitolo 51° ***
Capitolo 52: *** Capitolo 52° ***
Capitolo 53: *** Capitolo 53° ***
Capitolo 54: *** Capitolo 54° ***
Capitolo 55: *** Capitolo 55° ***
Capitolo 56: *** Capitolo 56° ***
Capitolo 57: *** Capitolo 57° ***
Capitolo 58: *** Capitolo 58° ***
Capitolo 59: *** Capitolo 59° ***
Capitolo 60: *** Capitolo 60° ***
Capitolo 61: *** Capitolo 61° ***
Capitolo 62: *** Capitolo 62° ***
Capitolo 63: *** Capitolo 63° ***
Capitolo 64: *** Capitolo 64° ***
Capitolo 65: *** Capitolo 65° ***
Capitolo 66: *** Capitolo 66° ***
Capitolo 67: *** Capitolo 67° ***
Capitolo 68: *** Capitolo 68° ***
Capitolo 69: *** Capitolo 69° ***
Capitolo 70: *** Capitolo 70° ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1° ***


figli1

 

 


Ed eccomi qui, sono tornata. Vi avevo detto che avrei fatto presto!

Come la maggior parte di voi sa, anche questa fic, di settanta capitoli questa volta e non cinquanta, è già terminata. Se non l'avete fatto, vi ricordo che dovete leggere "Io, il Figlio del Nemico" prima di buttarvi sui Figli della Speranza, perchè la shot vi darà una chiave di lettura che aiuterà notevolmente nella comprensione del testo.
Magari volete sapere per filo e per segno di cosa tratterà in particolare quest'ultima parte della trilogia ma credo che ancora una volta lascerò che siano i capitoli a parlare per me.
Dunque, in linea generale la storia dei Figli della Speranza si svolge a sei anni dagli ultimi avvenimenti dei Bracciali del Destino e ci saranno tutti i personaggi precedentemente citati, più alcune nuove new entry sia dalla parte dei buoni, dei neutri e anche dei cattivi.
Sempre il solito grazie ad Axia che mi ha aiutato con le prime bozze e specialmente grazie per la one-shot "Io, il Figlio del Nemico" che ha scritto praticamente lei, la scrittrice migliore che conosca.

Passo quindi a tranquillizzarvi su un fatto che, anche nelle mail, mi è saltato all'orecchio. Ragazze, essendo questa una fiction "vecchia" e anche contando la mia velocità nell'aggiornamento di capitoli già scritti, capisco benissimo che non abbiate il tempo e soprattutto la voglia di mettervi a commentare ogni volta. E qui chiarisco subito che dei commenti giornalieri non m'importa molto, davvero. Certo, amo le recensioni come ogni altro autore ma capisco anche che commentare regolarmente, se non si ha tempo o la tranquillità necessaria, stanca. Quindi non fatevi problemi, davvero. Mi sarei accontentata anche per i Bracciali e la Scommessa di poche righe di commento finale se non avete sempre lo sfizio di mettervi alla tastiera! Tranquille, non capita nulla e non muore nessuno! Io meno che mai, perciò state sciolte che ho ricevuto commenti a sufficienza a suo tempo e recensite quando più vi garba, senza mandarmi messaggi disperati sul perchè non potete commentare a ogni capitolo!
Cos'altro dire? Grazie comunque per tutte le belle parole che mi avete mandato, per i consigli e le irritanti domande.

Mi hanno anche chiesto perchè non saluto persona per persona...ragazze, è davvero un problema? Cioè, essendo "cresciuta" su manga.it dove c'era un fermo posta, non ho mai messo alla fine del capitolo i nomi di tutte le lettrici...e devo ammettere che non mi piace farlo, perchè deforma la pagina della storia. Non prendete la mancanza di saluti personali come un'offesa, è l'unica cosa che vi chiedo.

Bene.
Ora vi lascio alla lettura, sperando che questa terza parte sia all'altezza delle precedenti storie.
Un abbraccio a tutti,
Barbara








 

 

 

 

 

 

                          § I Figli della Speranza §



 

E' necessario prendere coscienza del fatto che sia gli esseri umani sia i maghi, per loro natura, tendono a temere ciò che possiede un aspetto repellente, orrorifico, anche malaticcio, oppure con connotati prettamente tetri e cupi.
O ancora gli esseri umani tendono a temere l'ignoto, l'incomprensibile.
È fondamentale ammettere questa paura sciocca e mal fondata per capire ciò che andrò a raccontarvi.
Il signor e la signora Dillon vivevano nel Kent, in una bella villetta a schiera uguale a tante altre nel centro di una cittadina di provincia chiamata Friendship.
Friendship era uno di quei posti adatti alle famiglie con bambini, con parchi giochi ad ogni angolo, venditori di improbabili palloncini, siepi tagliate a regola d'arte, club di quartiere per signore benestanti e nanetti di pietra ad ogni cancello, insieme ad una ancora più ridicola cassetta delle lettere dalle forme più assurde.
A Friendship il tempo era quasi sempre sereno e la criminalità ridotta al minimo.
Insomma, era il luogo ideale per una famiglia medio borghese come i Dillon.
La loro casa era bianca, linda come un lenzuolo steso al sole e sempre aperta ai vicini, per feste e barbecue.
Il signor Dillon aveva appena trent'anni e come ogni fresco sposo novello pensava solo a tornare a casa la sera per stare con sua moglie. Era impiegato nella banca della cittadina e presto ne sarebbe diventato direttore.
Sua moglie, la signora Dillon, aveva ancora l'aria della ragazzina appena uscita dall'università e passava la sua giornata curando piante e fiori, spettegolando con le vicine e sognando il giorno in cui sarebbe nato il loro tanto sospirato bambino.
La vita dei Dillon insomma scorreva su binari sereni. Fin troppo.
Avendo acquistato da poco tempo quella casa, la signora Dillon c'impiegò un bel po' prima di liberare il giardino dalle sue erbacce e anche per convincere suo marito a comprare il gazebo dei suoi sogni ma ciò invece a cui avrebbe dovuto prestare attenzione, ai suoi occhi passò come un innocuo archetto di marmo.
La signora Dillon lo trovò un giorno per caso, nascosto dagli alberi in fiore e sotto al suo amato salice piangente.
Era ricoperto di foglie secche e sterpaglia e rimase stupita quando dopo un paio di tagli di cesoie trovò nel suo giardino quel piccolo arco, alto quasi due metri, dall'apparenza piuttosto scialba.
Ed era molto strano perché sembrava ricoperto da un velo opaco, quasi impalpabile.
Sorrise e decise che il giorno dopo, visto che stava calando il buio, lo avrebbe risistemato e l'avrebbe fatto splendere di cera.
Purtroppo per la signora Dillon però, per lei non ci fu un giorno dopo.
Ah, se solo avesse saputo...
Se avesse saputo cosa nascondeva quell'innocuo archetto, se solo avesse saputo che in quella casa tanto per bene, in quella cittadina priva di criminalità, solo fino a un anno prima ci era vissuto in segreto un discendente degli Avery, morto di stenti in cella ad Azkaban.
Ah, se solo avesse dato retta al suo istinto quando, avvicinandosi all'ultimo dei Tredici Veli al mondo, aveva sentito un brivido di paura. Ma come poteva aver paura di una cosa così innocua all'apparenza?
Già.
Ma per lei e per tutta Friendship, quella notte fu l'ultima.
Per Friendship non ci fu un giorno dopo.
A mezzanotte del 26 agosto, quando le campane della chiesetta di St. Daisy rimbombarono nei quattro viali della cittadina, una nube nera calò sulle case, sui tetti.
Passò in ogni finestra, in ogni fronda degli alberi, fra ogni ciuffo d'erba.
Quel vento nero distrusse tutto. In silenzio.
Le piante si seccarono, la vernice della case si consumò, i mattoni si sgretolarono.
L'acqua delle fontane smise di scorrere.
E più nessuno, il mattino dopo, riaprì gli occhi.
Tutta la cittadina smise di respirare. Ma fu una morte dolce la loro...perché non sentirono nulla.
E i signori Dillon non seppero mai che cosa uscì dall'archetto nel loro giardino.
Il bel velo opaco si sollevò insieme al vento nero e fra quelle pieghe, un calore lontano simile a una fiamma si fece sempre più vicino.
Passi. Passi e voci.
Qualcuno bisbigliava...e qualcuno si avvicinava.
Mentre dal Velo cominciavano ad uscire alcune lente lingue di fuoco, come non soggette allo scorrere normale del tempo, qualcuno si Smaterializzò davanti al cancello della casa dei Dillon.
La nube divoratrice avanzava ma la nuova presenza non ci faceva caso.
Era una donna.
Avvolta in un lungo mantello scuro, con rune d'argento. Sul petto un B e una L rilucenti.
Black e Lestrange.
La donna rimase immobile per un attimo davanti al Velo, come se ancora non riuscisse a crederci.
Sei anni.
Si portò la mano alla gola e una smorfia le piegò i bei lineamenti.
La pelle bianca, la bocca rossa e carnosa, i capelli bruni raccolti in uno chignon altezzoso.
Vanessa Giselle Lestrange s'inchinò, aspettando.
Aveva il cuore in gola e faticava a trattenere il fiato che le usciva a fiotti, quasi a gemiti se solo avesse avuto ancora la voce. Dio, quanto aveva aspettato quel momento...
Le fughe, l'orgoglio di famiglia calpestato, la vergogna delle persecuzione.
Ma ora Lui era tornato.
Un'esplosione di fuoco avvolse l'intero giardino dei Dillon, l'erba venne ghermita e del salice non rimase che un tronco fumante, bruciato fino alla corteccia.
Dal velo si mosse sinuoso un corpo umano.
"Mio signore."
Vanessa si alzò in piedi e si levò il mantello in totale adorazione, coprendo le spalle nude del suo padrone.
Tornò in fretta ad inginocchiarsi davanti a lui, restando a capo chino.
"Mio signore, quanti anni. Non ho mai disperato di rivedervi."
Dalla bocca di Vanessa non usciva un suono. Le sue labbra erano immobili.
Di colpo dalle nubi nere si aprì un leggero squarcio e colui che era appena uscito dal Velo levò lo sguardo.
Il cielo.
Era blu.
E le stelle.
Quanto tempo che non vedeva quello spettacolo?
La luce notturna, sebbene resa fioca da quello spettacolo di distruzione, colpì gli occhi rossi del mago.
La sua pelle risultò quasi perlacea, l'ombra che seguiva ogni muscolo sotto l'epidermide.
Lord Voldemort puntò la sua attenzione sulla luna.
Piena. Pallida.
La notte ideale per rinascere.
Lentamente si passò una mano sul viso deformato, dai contorni ghermiti e ora al posto del Lord Oscuro c'era Tom Riddle. Capelli neri, folti e ribelli, gli occhi bluastri e intensi, una bellezza raffinata e mistica.
Si chiuse delicatamente il mantello sotto al collo e porgendo una mano a Vanessa la fece rialzare.
"Non sapete quanto mi fa felice rivedervi."
La voce estasiata della Lestrange era stucchevole e quasi fanciullesca, nonostante la strega avesse ormai ventisette anni.
Senza una parola Voldemort le chiuse una mano sulla gola.
Dalle sue lunghe dita uscì un'energia lucente e quasi violetta.
- Mi hai servito bene.- disse e la sua voce riecheggiò come un sibilo nella città morente - Ora però portami da lui.-
La Lestrange sentiva un grande calore alla base della carotide. Era stata la stessa sensazione con cui un grande mago, un grande nemico, le aveva bruciato le corde vocali.
Usando ancora la telepatia, la strega rese udibili i suoi pensieri.
"Mio Signore Oscuro...non volete prima che ci riuniamo? Tutti vi aspettano con ansia. Gli Auror hanno distrutto dodici Veli in questi sei anni, l'ultimo proprio mentre stavo per liberarvi, otto mesi fa. Non sapete quanto ho desiderato questo momento! Ora dovete riposare. Sareste stanco e..."
- Io rivoglio mio figlio. E voglio Harry.-
Vanessa tacque.
Si morse le labbra carnose, stropicciandosi le mani.
"Vostro figlio vive nel luogo più sicuro al mondo. Non sarà facile farlo uscire. Ma so dove si trova Harry Potter."
- Se vado da Harry, mio figlio verrà?- le chiese.
Vanessa annuì.
Ora in lei serpeggiava una strana sensazione.
Quell'uomo...il signore oscuro...che voleva rivedere suo figlio.
Non avrebbe mai pensato che il suo primo desiderio sarebbe stato quello di vedere il suo nemico e suo figlio.
"Posso fare in modo che vostro figlio appaia. Capendo che Harry Potter è in pericolo, verrà sicuramente. Ma prima, per attaccare Godric's Hollow, devo richiamare tutti gli altri. Quel luogo è quasi inespugnabile quanto Cedar House, dove ora risiede Tom."
- Credevo vivesse con Harry.-
"No, mio signore...vive con Lady Lancaster."
Lucilla.
- Prepara ogni cosa Vanessa. Attaccheremo prima dell'alba. E chiama Greyback.-
"Sarà fatto."
Quando il diavolo lasciò Friendship, nessuno seppe dire cosa fosse accaduto.
Perché naturalmente nessuno immaginava che a Friendship qualcosa di tanto mostruoso sarebbe mai potuto accadere.
Oltre l'apparenza ancora una volta, gli umani dimostravano di non sapere vedere.


Fu un richiamo funesto sibilato da un serpente in un uno dei suoi sogni a destare Thomas Maximilian Riddle.
Scattò a sedere nel suo grande letto, ansante, gli occhi blu sbarrati, i capelli scarmigliati e il cuore in gola.
Silenzio.
Non si udiva un rumore nella notte.
Rimase seduto, passandosi una mano sulle spalle intorpidite.
Aveva caldo, si sentiva soffocare.
Si levò la maglietta, restando a torso nudo e aguzzando la vista riuscì a leggere l'ora sul suo orologio.
Le due di notte del ventisei agosto.
Un movimento lucente sotto il cinturino nero dell'orologio lo fece sorridere.
- Tranquillo Veleno.- sussurrò, passando un dito carezzevole sul sottilissimo bracciale d'argento a forma di serpentello chiuso attorno al polso sinistro - E' stato solo un incubo. Torna pure a dormire.-
Il sottile bracciale si mosse ancora e gli occhi del serpentello brillarono di rosso, per poi tornare trasparenti come cristalli.
Il giovane mago si mise in piedi, camminando sui tappeti soffici della sua camera fino ad arrivare all'ampia finestra del terzo piano di Cedar House. La stanza era ampia, areata, con ben quattro finestre e un lucernario di vetro multicolore. Scostò le pesanti tende color panna e spiò in cielo.
La luna era coperta da pesanti nubi nere.
Cos'era quella sensazione? Cosa gli aveva detto quel serpente in sogno?
Era da tanto che non sognava in rettilofono. Da tanto tempo. Quasi sei anni.
Sei anni...
Di colpo sentì il bisogno di vedere Harry e Draco.
E anche di parlare con Lucilla.
Quel sogno...no, non poteva non essere un avvisaglia.
Lui non era certo dotato dei poteri di Damon ma qualcuno l'aveva chiamato. Qualcuno che conosceva il serpentese e che poteva chiamarlo in sogno.
Solo Harry e...un'altra persona avevano quel tipo di collegamento con lui.
Sei anni.
Sei anni e dodici veli distrutti, su tredici. Per gli Auror non era stato male come bottino, tantomeno se paragonato a tutta la fatica inutile prodigata dai Mangiamorte che erano sempre stati battuti sul tempo.
I Veli erano stati sparsi in ogni angolo della terra e questo aveva spinto numerose volte Harry e il suo gruppo ad assentarsi per raggiungere i posti più impensati. Nuova Zelanda, Groenlandia, Ecuador, Capo di Buona Speranza, avevano trovato un velo perfino in Italia, proprio alla base degli Zaratrox che per una volta non avevano fatto storie, acconsentendo a distruggere il portale per la salvezza di tutti.
E l'ultimo Harry l'avevano distrutto otto mesi prima, in un'isoletta sperduta a largo di Cuba.
Ne rimaneva uno da cercare e presto tutto avrebbe avuto fine.
Una guerra che era iniziata sei anni prima quando i suoi fratellastri, Rafeus e Vanessa Lestrange, avevano resuscitato Lord Voldemort, usando anche le sue lacrime.
Le lacrime del figlio.
Si passò le mani sul viso, appoggiando la fronte al vetro freddo della finestra.
Non sarebbe più riuscito a dormire, se lo sentiva.
Non ora che i ricordi del passato erano arrivati a tormentarlo.
Sei anni.
Non gli sembrava possibile fossero già passati.
Non gli sembrava possibile che tutto dovesse ricominciare.
Volse appena il capo e cercò sulla scrivania di mogano le sue sicurezze.
Alzò la mano e con la telepatia sollevò un paio di cornici che lo raggiunsero, galleggiando per aria.
Un ragazzo biondo e uno moro erano con lui, lo abbracciavano e salutavano verso l'obiettivo.
Quella foto era stata scattata alla fine del G.U.F.O.
Tom sorrise, vedendo Harry James Potter e Draco Lucius Malfoy andare d'accordo almeno in fotografia.
Nella seconda era seduto sotto le arcate di Hogwarts, in giardino.
Un ragazza bionda lo abbracciava di spalle, un'altra coi capelli neri lisci e soffici era al suo fianco sinistro.
Un ragazzo di sedici anni con gli occhi azzurri alla sua destra.
E dire che non li vedeva da soli dieci giorni. Da non credersi, gli mancavano come l'aria.
Erano appena tornati da Amsterdam e già non vedeva l'ora di tornare a scuola, per stare coi ragazzi.
Senza contare che Trix era anche tornata da sua padre, quello umano, in America. Sarebbe tornata dritta a Hogwarts, con l'inizio dei corsi.
Carezzò ancora il vetro, poi le rimise al suo posto e riprese a guardare quel cielo plumbeo.
C'era qualcosa che non andava...si, lo sentiva.
La luna era scomparsa, le nubi erano troppo spesse, non passava più neanche un filo di luce notturna.
E un vento terribile aveva iniziato a battere gli alberi del titanico giardino magico di Cedar House.
Era successo qualcosa. Ne era più che sicuro.
Doveva svegliare sua madre a tutti a costi!
Forse era pazzo e non era un veggente ma lui sentiva che era accaduto qualcosa di grave.
Qualcuno...qualcuno aveva perso la vita.
E di colpo il serpente del sogno gli tornò in mente.
Ora le sue parole gli apparvero ben nitide.

"Sono tornato. Ti aspetto."

Gelò. Il sangue gli si fermò nelle vene.
Possibile che avesse trovato l'ultimo velo? Possibile?
E se fosse stata una trappola? Nessuno però poteva entrare in contatto con lui in quel modo! E se Harry...e se fosse andato subito da Harry? E se...fosse davvero tornato?
Col cuore in gola, scattò repentinamente e corse alla porta ma a un certo punto accadde qualcosa.
Un brivido freddo gli passò sulla schiena, la luna si scoprì.
La sua luce pallida invase tutta Cedar House.
E poi...un terremoto, un rombo in cielo, un rombo dal sottosuolo.
Tutta la terra parve tremare.
Tremò la notte, tremò la Gran Bretagna. E poi sopra le teste di migliaia e migliaia di maghi, apparve il simbolo dell'ultima sfida al bambino sopravvissuto.
Il Marchio Nero riapparve.
L'enorme teschio dalla cui bocca usciva un sinuoso serpente apparve in cielo, dopo sei anni di pace.
Il richiamo.
Era uscito. Era libero.
Thomas Maximilian Riddle quasi cadde in ginocchio.
Suo padre...Lord Voldemort si era liberato.
E lui sapeva bene dove si sarebbe diretto.
Godric's Hollow.
Da Harry Potter.


Arrivò tardi. Godric's Hollow scoppiettava.
Si, questo era il termine giusto.
Scoppiettava. Come i ciocchi di legno nel fuoco di un caminetto.
Godric's Hollow andava a fuoco.
Una trave simile a una torcia cadde ai piedi di Thomas Maximilian Riddle ma lui non si mosse. Paralizzato, rimase a guardare il maniero attorniato dalla furia divoratrice del fuoco.
Tutto lo Yorkshire taceva, ammutolito, davanti a quello spettacolo.
Per la seconda volta la casa in cui risiedeva Harry Potter andava distrutta, accartocciandosi come una foglia secca.
Il fumo gl'invadeva i polmoni e il suo cuore per un attimo cessò di battere.
- Harry...-
Una vampata di calore lo prese in pieno insieme a una cascata di scintille ma lui non si mosse.
Il vivido bagliore per un attimo lo ipnotizzò.
Il Marchio Nero sulla sua testa sembrava sogghignare.
C'era del sangue lì nell'ingresso del maniero. Sangue ovunque...e fra erba bruciata e fango, Tom vide un oggetto a lui conosciuto. S'inginocchiò e prese fra le mani un coniglietto di pezza.
Macchiato di sangue, ridotto a brandelli da una...zampata.
- Lucas...Glory...-
Tom sentì le lacrime velargli gli occhi.
I bambini.
Harry, Draco, Hermione, Elettra...
Tutto quel sangue...
Mille occhi si aprirono su di lui, iniziarono a fissarlo.
Poi avvertì una presenza alle spalle.
Non si girò, rimase a fissare quel coniglietto sporco e graffiato.
- Sei stato tu?- mormorò.
Un forte odore di sangue, misto a quello selvaggio di un animale gli colpì le narici.
Si girò finalmente quando sentì un leggero ghigno perdersi nel crepitio dell'incendio.
Si ritrovò a pochi metri da...un ragazzo. Dava diciannove anni, ma era alto e imponente, sul metro e ottantotto.
I capelli castani erano scarmigliati e dalla lunghezza discontinua, il viso spigoloso da uomo, occhi come braci ardenti.
Era muscoloso, vestito in maniera inconsueta per un mago, con una giubba aperta sul torso e pantaloni di pelle, guanti alle mani.
Quando gli vide il sangue alla bocca, Tom serrò il coniglietto fra i palmi.
Il ragazzo scoprì dei denti aguzzi, sporchi di rosso denso.
Quelli non erano denti di vampiro.
Erano denti di mannaro.
- Ha funzionato.-
La voce era simile a un latrato, un ringhiare rabbioso.
Il giovane Riddle tacque, le lacrime che lentamente tornavano indietro.
- Sapevo che saresti venuto.-
Tom rimase impassibile, nonostante dentro di sè sentisse scoppiare un uragano.
La magia iniziava a vorticare, a vorticare...lottava per uscire.
- Tu e il mio signore vi assomigliate.-
Tom stavolta piegò la bocca in una smorfia di pietà - Il tuo signore...il tuo signore è qui?-
- Ci sta guardando se è questo che vuoi sapere.-
- Voglio sapere che fine hanno fatto gli abitanti di questa casa.-
Il giovane sogghignò, i denti sporchi di sangue scintillarono - Spiacente per te, fratello.-
- C'erano dei bambini qui.- continuò Riddle a bassa voce - Dove sono?-
- Bambini?- il mannaro fece un paio di passi, circospetto - Si, mi pare di averli sentiti strillare. Ma sai, quando mio padre e i nostri servi attaccano non ci vanno leggeri.-
- Tuo padre?-
- Fenrir Greyback. Abbiamo in comune un grande genitore, non credi figlio del Lord Oscuro?-
- Questione di punti di vista.- Tom si guardò lentamente attorno, iniziando a sentire dei passi felpati provenire dal buio. Contò una trentina di Mangiamorte e alcuni mannari, visti i passi pesanti.
- Ancora una volta. Dimmi dove sono i bambini.- sibilò - Non farmi perdere tempo.-
- Che vuoi fare? Vuoi batterti con me umano?- sogghignò il mannaro, con gli occhi che scintillavano.
- Tu e tutti gli altri, non fa differenza.- rispose il mago, portandosi la mano destra alla tasca laterale dei jeans - Dimmi quello che voglio sapere e non ti farò del male.-
L'altro rise divertito, emettendo una specie di latrato.
- Devo ammettere che per essere un umano hai del coraggio. Sei il degno figlio del Lord Oscuro.-
Tom estrasse la bacchetta, continuando a tenerla bassa.
- E' uscito dal Velo.-
- Si, questa notte. Poche ore fa.- gli confermò il giovane licantropo - E mi hanno incaricato di venire qui. Lui voleva vedere te e il bambino sopravvissuto.-
- Il tuo nome?-
- Asher Greyback.-
- Bene. Così saprò chi cercare. E adesso dì a quei due di venire fuori.-
Il licantropo rise. Però. Che umano divertente, per essere il primo con cui parlava in vita sua.
Asher Greyback aveva sempre vissuto riparato dal mondo degli uomini, gli unici che aveva mai visto erano quelli dissanguati dai suoi parenti. Essendo un licantropo di stirpe, veniva considerato da tutti i sudditi di suo padre con la massima stima ed essere stato chiamato per la prima volta in battaglia aveva riempito il principe di orgoglio.
Vedere poi il figlio del Lord Oscuro si era dimostrato troppo allettante.
Alzò il palmo chiuso e finalmente dall'ombra uscirono due sagome.
Una donna avvolta in un vestito di magnifica fattura e un giovane uomo. Il braccio sinistro coperto dal mantello.
Vanessa e Rafeus Lestrange.
- Fratellino.- Rafeus fissò Tom con occhi scintillanti di odio - Quanto tempo. Sei anni.-
- Già, sei cresciuto piccolo mio.- sorrise Vanessa, usando le sue corde vocali arrochite - Sei un uomo ormai. Quanto assomigli a lui...lo senti?- gli chiese, con espressione beata, quasi febbrile e folle - La senti la sua presenza? E' su di noi Tom. E' tornato!-
- L'unica cosa che sento sono gli stessi discorsi assurdi di sei anni fa.- sibilò Riddle, levando la bacchetta - Ditemi cos'avete fatto a Harry e Draco e ditemi subito che fine hanno fatto i bambini! Adesso!- ordinò.
Rafeus lo fissò, sempre più incollerito.
- Come osi? Ora non sei più un moccioso! Non avrò pietà di te, traditore!-
- Fa silenzio!- gli ringhiò Tom, facendolo sobbalzare - Non aprire più quella bocca velenosa in mia presenza, proprio tu che hai alzato la bacchetta su dei bambini di appena un anno! Prega che stiano bene perché altrimenti passerò il resto della mia vita a fartela pagare, ricordatelo bene!-
- Però. Il cucciolo è diventato uomo finalmente.-
Tom si volse, trovando accanto alla sua sorellastra la sagoma imponente di Fenrir Greyback.
Il licantropo aveva la stessa espressione sanguinaria del figlio, triplicata.
- Ben fatto figlio mio.- sentenziò bruscamente, rivolto ad Asher.
- Grazie padre. È stato un gioco da bambini.- rispose quello con sussiego.
- Verrai con noi Tom?- sussurrò Vanessa, fissandolo attentamente.
- Meglio la morte.- sibilò il giovane Riddle, senza abbassare mai la bacchetta - Harry ve la farà pagare.-
- Harry Potter è morto.- ridacchiò Asher Greyback.
- Puttanate!- ringhiò Tom fra i denti, trapassando il principe dei mannari con un'occhiata degna di suo padre - Harry Potter non morirà mai. Non finché suo figlio e Draco saranno vivi.-
- Ah già.- Rafeus, tirandosi meglio il mantello sul braccio mancante, gli scoccò un'occhiata saccente - I famosi Bracciali del Destino. In questi anno abbiamo fatto le dovute ricerche. Basterà ucciderli nello stesso istante.-
- Non se prima ti sgozzano loro come un cane.- replicò Tom soave.
- Attento a come parli fratello.- gli disse Lestrange - Solo il nostro grande signore mi ha impedito sei anni fa di ammazzarti.-
- E tu ubbidisci ancora come un bravo schiavetto eh?- rincarò il mago diciassettenne con sarcasmo - Non mi potevo aspettare altro da voi. Siete i degni figli di vostra madre.-
- Non osare insultarla!- urlò Vanessa istericamente - Bellatrix era anche tua madre!-
- Mai.- sibilò furente - Lucilla dei Lancaster è mia madre! E LUI!- aggiunse urlando - Lui, quell'uomo che voi chiamate il Lord Oscuro e che ha avuto paura perfino di morire...LUI NON E' MIO PADRE! E' SOLO UN ASSASSINO! E mi disgusta avere il suo stesso sangue!-
Cadde un pesante silenzio, interrotto solo dai respirare ansioso dei Mangiamorte.
Tom sapeva che era lì.
Lo sentiva.
E gli apparve davanti.
Si Smaterializzò da lui.
Nero come un corvo, gli apparve a un metro di distanza, proprio davanti alla bacchetta.
Fu come ricevere un pugno nello stomaco, poi un pugnale nel petto.
Suo padre, Lord Voldemort, gli stava di fronte.
Stessi occhi, stessi lineamenti.
Era tornato.
Lo fissava, senza cercare di spostarsi dal tiro della bacchetta.
Lo studiava, l'osservava lì contro la luce del fuoco, contro la case di Harry in fiamme.
Gli occhi del giovane Riddle si velarono dei ricordi del passato.
L'ultima volta che l'aveva visto era stato da dentro il Velo, nel riflesso dello Specchio delle Brame.
Ma ora la sua presenza fisica lo stava intossicando.
Non poteva reggere la sua vicinanza. Non quella di suo padre.
Doveva andare via da lì.
Gli serviva aiuto...
- Guardami in faccia Thomas.-
Quella voce, quasi una preghiera.
Quante volte l'aveva sognata, risentita nella sua testa.
Serrò i denti, evitando di incontrare i suoi occhi.
- Dov'è Harry?-
- Non lo so.- rispose Lord Voldemort con un sussurro, restando nascosto sotto al cappuccio del mantello.
- Non ti credo.-
- Se avessi potuto incontrarlo ti giuro che questa notte non mi sembrerebbe così tetra.-
Al giovane mago sfuggì un gemito sarcastico.
- Non posso credere che sto qua a parlare con te.-
Voldemort rimase in silenzio e per la prima volta si guardarono bene in faccia.
In quell'istante scattò qualcosa...come una sorta di tacita promessa da parte del padre.
- Mio signore...che ne facciamo di lui?- chiese Rafeus, rimasto alle loro spalle - E' un traditore.-
- Ti ho già detto in passato di dosare le parole quando ti riferisci a mio figlio.- sibilò il Lord Oscuro, gelandolo.
Si era girato per un attimo e questo dette il tempo a chi di dovere di salvare il giovane Tom Riddle.
Qualcuno gli apparve alle spalle all'improvviso e prima che i Mangiamorte se ne fossero accorti, questo qualcuno passò le braccia attorno alla vita di Tom e lo Smaterializzò via.
E fu così che Godric's Hollow perì di nuovo.
Di nuovo fra le fiamme. Di nuovo senza Harry Potter.
Solo Lord Voldemort rimase a guardare quello scempio, con la promessa che molto presto avrebbe rimesso le mani sulle due persone che più bramava rivedere. Il suo nemico e suo figlio.
Il Marchio da quella notte non si spense più.
A dimostrazione che una grande maledizione era tornata.
Come non accadeva da ventisette anni a quella parte, dalla nascita di Harry Potter, quella notte Lord Voldemort tornò a camminare sulla terra dei maghi.
E guai saranno.
Per tutti quanti.


Quella stessa notte, verso le tre di mattina secondo l'orologio di piombo di una via uguale a tante altre nel Surrey, al numero 4 di Privet Drive accadde qualcosa che sarebbe stato preludio di una nuova grande battaglia.
Nella via fra le tante casette prefabbricate tutte simili l'una all'altra, qualcuno dall'aspetto bizzarro sollevò lo sguardo al cielo. Si prevedeva pioggia. E guerra.
Un mago con un paio di occhialetti a mezzaluna, una barba bianca che gli arrivava alla vita quasi e una lunga veste purpurea intarsiata in filigrana d'argento sollevò la mano destra in aria, tenendo fra le dita uno Spegnino. Ogni luce presente a Privet Drive venne risucchiata, preceduta da alcuni buffi schiocchi.
Albus Silente sospirò, aspettando paziente.
Come gli sembrava famigliare quella situazione.
Era proprio vero che tutto tornava, prima o poi.
I maghi in quegli anni avevano seminato vento...e ora raccoglievano tempesta.
E che tempesta.
Ma questa volta il Lord Oscuro non se n'era andato.
E nessuno brindava al bambino sopravvissuto.
Ventisette anni.
Albus Silente sorrise.
- Oh Harry...se solo fossi qui.- mormorò - Ma ci sarai. E sarà l'ultima volta, ne sono sicuro.-
Un miagolio indistinto lo fece voltare e il preside di Hogwarts ridacchiò sonoramente, senza riuscire a trattenersi.
- E' proprio il caso di dire che questo è un deja-vu, non è vero Minerva?-
Nell'ombra di un muretto, la sagoma di un gatto tigrato assunse la siluette di un essere umano e una strega abbigliata in un abito verde scuro con un cappello nero a punta andò a piazzarsi con aria ben poco civile accanto a Silente.
- Non sono d'accordo. E lo sai bene Albus.- sentenziò la Mcgranitt seccatissima - Di nuovo con questa storia! Harry non l'apprezzerà per niente! Per non parlare di quello che dirà anche Draco! Farà il diavolo a quattro!-
- Come mi hai fatto notare tu stessa è sempre la solita storia, mia cara.- sorrise il vecchio preside, continuando a pettinarsi la lunga barba bianca - Hermione ha studiato le genealogie e i vantaggi della protezione verso la discendenza, quindi ritengo che lasciare qua i bambini per qualche giorno sia necessario. Anche loro potranno beneficiare della protezione di Lily Potter, proprio come fece Harry. Un paio di giorni e prima dell'inizio della scuola manderò Sirius a riprenderli.-
- Spero non lo manderai da solo.- soffiò la professoressa di Trasfigurazione, mentre si piazzavano come due gufi in mezzo alla strada - E' stata una notte atroce, lasciatelo dire. Sono passata al Ministero e tutti i Veggenti si guardavano in faccia come un branco di ubriaconi! È assurdo! Pare che solo il signor Howthorne sia riuscito a prevedere questa catastrofe! Orloff si è circondato di un branco di caproni!-
- Si, lo credo anche io.- bofonchiò Silente, facendosi comparire una tazza di the e portandosela alla labbra - Comunque questa notte segnerà molte perdite. Non oso pensare come la prenderà Tom quando verrà a sapere cos'è successo a Harry e Draco.-
- Se non l'ha già saputo.- scattò la strega - Sai bene che avrà sentito la presenza di suo padre!-
- Lucilla e Tristan sono perfettamente in grado di difenderlo, non temere.-
La Mcgranitt sbuffò di nuovo, pestando il piede a terra.
Era furibonda e neanche la bonarietà di Silente riusciva a tranquillizzarla.
Tutta una città distrutta! Tutta! Come l'avrebbero aggiustata col Ministero dei Babbani?
E Harry? Dov'era finito?
- Se avessero avuto più aiuti da parte di Orloff, gli Auror avrebbero scovato anche quell'ultimo Velo.- sibilò irritata.
- Si. Ma ci siamo scordati di guardare proprio in casa nostra.- ammise il preside, girando il the col cucchiaino - Friendship era l'ultimo posto dove anche io sarei andato a guardare, lo ammetto.-
- Lasciamo perdere, è inutile piangere sul latte versato!- la Mcgranitt guardò di nuovo l'ora, poi alzò gli occhi al cielo - Dimmi, credi che ce la farà con quei due bambini?-
- Hagrid è avvezzo a questi viaggetti.- rise Silente.
- Certo, certo. Speriamo.- aggiunse la donna - Ma quando arriva?-
- Mi pare...- Silente aguzzò la vista - Oh, eccolo!-
- Ancora con quella moto...santo cielo, quel Black non se l'è mica ripreso quell'aggeggio orribile!-
Veloce come una stella cadente, proprio come ventisette anni prima in Privet Drive piombò sull'asfalto una motocicletta di grossa cilindrata da cui scese un'omone che altri non era che Rubeus Hagrid.
Il mezzo gigante si levò gli occhialoni.
- Professor Silente, professoressa Mcgranitt. Scusate il ritardo.- disse pacato, scendendo dal bolide e staccando dal sellino una cestina di vimini.
Il preside sorrise - A costo di sembrare ripetitivo...tutto bene durante il viaggio?-
- Tutto benissimo.- scandì Hagrid orgoglioso - I marmocchi dormono anche se la bambina ha fatto un po' i capricci mentre volavamo su Bristol, le dava fastidio il rumore del traffico.- e senza esitare mostrò la cesta ai due professori di Hogwarts.
Silente e la Mcgranitt si piegarono, ognuno perso nei suoi pensieri.
- Preside...-
Silente alzò il capo sul faccione emozionato di Hagrid - Harry e i ragazzi...stanno bene vero?-
- Non sappiamo.- gli disse il vecchio mago dalla barba bianca - Ma non devi temere per lui. Harry e Draco sono legati per sempre, non possono morire. Non ancora almeno. Inoltre ho già avvisato il signor Weasley e tutti gli altri. Sono già andati a cercarli...e come ben sai,- aggiunse sorridendo e indicando i piccoli col mento - questo non è un addio.-
Riuscì a strappare una risata di pura speranza ad Hagrid e quindi fece ciò che aveva già fatto ventisei anni prima, quando aveva lasciato una leggenda sulla soglia di casa Dursley.
Mise la cesta sui gradini del numero 4, mettendovi dentro una lettera.
Poi si rizzò in piedi, affiancandosi alla Mcgranitt e rimasero qualche secondo ad osservare i neonati dormire.
Un bambino con una tutina blu, con un ciuffo di capelli neri e una bambina in una tutina bianca, dai serici capelli biondi con qualche ricciolo, stretti l'uno all'altro.
- Lucas James Potter...- mormorò Silente - e Glorya Artemisia Malfoy. Buona fortuna e arrivederci a presto.-
E senza poter fare altro se ne andarono.
I due maghetti però non sapevano cosa li attendeva. Tantomeno sapevano di essere figli di leggende, né di dover, così piccoli, affrontare una guerra.
Ma erano i figli della speranza. Tutti e due.
E se solo non fossero stati così piccoli, avrebbero saputo che qualcuno, da qualche parte, brindava alla loro salvezza.
Proprio come ora tutta Hogwarts brindava alla salvezza di Harry Potter.
Il bambino sopravvissuto.

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2° ***


figli2

 

 

Dilagavano.
Come una nube di veleno mortale, i Mangiamorte si rovesciarono sul dominio dei maghi senza pietà.
Travolgevano ogni cosa, spargendo fiamme e sangue.
Quella notte la Gran Bretagna venne messa a ferro e fuoco.
Quella notte, in pochi si salvarono.
E non ci furono bambini a portare un fulmine sulla fronte a liberare i maghi da un Marchio Nero.
Non ci fu nessuno quella notte che osò alzare il capo.
E com'era già accaduto in passato, la storia si ripeté.




A Cedar House regnava il suono tenue di un pianoforte.
Il timbro ovattato dei tasti calava e risaliva in picchi violenti.
Il pendolo vittoriano del grande salone batté le quattro di mattina e la nenia ridivenne malinconica e lenta, senza rabbia e strozzature straziate mentre fuori dalle grandi finestre a impero imperversava un gonfio temporale.
La pioggia batteva e rigava i vetri, scendendo in linee verticali che rassomigliavano le sbarre di una prigione.
La mani che suonavano l'antico pianoforte a coda erano sciolte ed eleganti, un tutt'uno con chi sedeva a quei tasti.
La mano sinistra portava un anello, il blasone della famiglia Mckay e una fede dorata all'anulare.
La destra un altro anello d'oro giallo, al pollice.
Quelle dita continuarono a suonare, prima piano, poi febbrili provocando un suono a volte stridulo e lontano.
Un lieve cambiamento e la malinconia diventava un'atroce disperazione.
Jess Mckay inclinò dolcemente il capo, terminando una scala di solfeggi.
Sul bel viso, l'espressione di chi sapeva. E non poteva fare niente.
Continuava a suonare da ore ormai, senza mai smettere.
Qualcuno gli posò una tazza di the sul braccio del pianoforte, poi sua sorella Sofia tornò a sedersi sul divano.
Adorava ascoltarlo. Anche in una notte simile, quando era stata svegliata ed aveva appreso la terribile notizia.
Si avvolse meglio nella vestaglia di seta, guardando fuori dalle tende.
Il cielo sembrava piangere.
- Dov'è Tristan?- chiese Jess all'improvviso, senza smettere di suonare.
- Nello studio. Sta parlando col signor Gillespie.- Sofia si portò la tazza di porcellana alle labbra - Ti senti bene?-
Il primogenito dei Mckay non rispose, premendo con forza su un do che risuonò a lungo fra quelle mura.
- Andrew?- replicò, chiedendole di suo marito.
- Arriva subito. È con i bambini in camera. Li sta cambiando.- Sofia girò il cucchiaino nella tazza, abbassando gli occhi verdi sul liquido dalla sfumatura d'ambra - Jess...Alex era spaventato. Forse dovresti parlarci.-
- Non ho detto io a Sarah di svegliarlo.-
- Jess...-
- Sofia, non ho voglia di parlarne.-
La strega sospirò, addolorata.
- E' tuo figlio.-
- Non parlo di Alexander. Parlo di Sarah.-
I due rimasero in silenzio, lasciando che il maggiore tornasse a concentrarsi sui tasti quando dalla porta laterale entrarono due persone. Un uomo sui trentacinque anni, proprio come Jess, dall'aspetto mite e dolce, capelli scuri e una leggera barba sul mento. Li raggiunse con in braccio due bambini.
Uno di cinque e uno di tre anni.
Il più piccolo, con una zazzera bionda e in pigiama, si fece mettere giù e corse al pianoforte.
- Papà!- tubò e allungò le braccine verso Jess che per un attimo smise di suonare. Senza mutare sguardo lo prese in braccio e lo fece sedere accanto a lui.
- Stai bene Alex?- gli chiese Sofia con un dolce sorriso.
Il bambino annuì computo, stringendosi a suo padre e poi con vocetta infantile chiese degli zii.
- Arriveranno presto.- gli rispose Andrew McCormac, il marito di Sofia - E tu Herik? Tutto bene?-
Il bambino sui cinque anni sembrava molto più risoluto e forse, per farsi vedere più coraggioso, si mise seduto a una certa distanza dalla madre, ottenendo solo l'effetto di farla ridere.
- Sarah arriva subito.- disse Andrew, informando Jess - E' nell'anticamera a parlare con Rose.-
L'altro evitò accuratamente di rispondere, senza staccare gli occhi verdi dal pianoforte e dagli spartiti, anche se non aveva alcun bisogno di leggere la composizione.
Sapere che sua madre era in casa era una notizia oltre modo spiacevole e che poi Sarah stesse parlando con lei era anche peggio. Con loro c'era certamente anche Elisabeth.
Jess però con tutto il cuore che Degona fosse riuscita a sfuggire alle sue grinfie e avesse fatto un rapido giro di controllo sui loro compagni e amici grazie alla sua empatia e proprio pensando quello, sentì dei passi leggeri sulla scalinata del piano superiore.
Alzò appena il viso e vide un'eterea ragazzina di appena dieci anni scendere a tutta velocità i gradini di marmo. Lunghi boccoli ben oltre la schiena e occhi verdissimi, come tutti i Mckay, la piccola Degona era cresciuta in sei anni tanto da rassomigliare sempre di più a sua madre.
In un semplice pigiama bianco ma molto raffinato, che Liz aveva scelto per uno dei suoi ultimi e costosi regali, Degona Lumia Mckay li raggiunse a piedi scalzi, incurante di ciò che avrebbe potuto pensare la sua governante e istitutrice.
Si chinò e baciò la guancia a sua zia Sofia, sedendosi al suo fianco e incrociando le gambe snelle.
- Siamo tutt'orecchi.- le disse suo zio Andrew.
I lineamenti da bambola di porcellana di Degona per un attimo si tesero.
Si sporse e guardò oltre la porta del salone. Sentiva le voci di sua nonna Rose, del nonno Tanatos e anche Liz e di sua zia Sarah. Era meglio essere cauti, sapeva che un solo accenno a un utilizzo improprio della sua empatia poteva scatenare discussioni a non finire e lei sapeva bene che quella non era la situazione adatta.
Tornando composta, intercettò per un attimo lo sguardo di Jess.
Anche lei, sentendo la sua melodia in cui erano intrinsechi i suoi stessi sentimenti, assunse un'espressione malinconica.
- Lo zio Clay sta bene.- mormorò con una voce dolce e calda - Lo zio Milo è alla Corte. Mentre Sphin è al Ministero. Con lui ci sono Ron e tutti i suoi fratelli. Fra poco andranno tutti alla sede dell'Ordine.-
- Questo l'hai sentito da loro?- le chiese Sofia.
- No ma tutti lo pensavano. È nell'aria, sopra di loro...su tutto il Ministero.- rispose la ragazzina, abbracciandosi le gambe e poggiando il mento sulle rotule con aria sconsolata - Sono tutti impazziti. È pieni di paura...-
- E come al solito nessuno fa niente.- sibilò Jess, tornando a pigiare violentemente i tasti.
- Papà cosa succede?- gli chiese il piccolo Alexander con la sua vocina sottile.
- Niente tesoro.-
Una donna alta, dal corpo sinuoso e avvolto in un vestito dai toni color pastello era arrivata sulla porta.
Pelle liscia, lunghi e serici capelli color del grano e mani curate dimostravano le sue origini, insieme al girocollo dorato con su lo stemma di famiglia che qualificava Sarah Haberhart come un'ottima moglie purosangue.
La donna, sulla trentina, raggiunse suo figlio e lo strinse forte, dimostrando ancora una volta quando Alexander fosse una delle due cose più importanti della sua vita.
- Mamma perché sono tutti svegli?- sbadigliò ancora il piccolino - E perché siamo venuti a casa dello zio Tristan?-
Sua madre sorrise, prendendoselo in braccio e sedendosi sullo sgabello del pianoforte, quasi per avvicinarsi timidamente a suo marito - Non è successo nulla, non ti preoccupare. Siamo venuti qui dallo zio per stare un po' tutti insieme. Sei contento?-
Il piccolo Alex sorrise, annuendo vigorosamente poi sbadigliò più di prima e si appoggiò alla madre.
Era veramente stanco. E anche il piccolo Herik, suo cugino, doveva esserlo perché aveva appoggiato la testa sulle gambe di suo padre e si era addormentato, stringendo persino la mano a Sofia.
- I bambini dovrebbero già essere a letto a quest'ora.- sentenziò Rose Mckay, entrando affiancata dalla fida Elisabeth e seguita poi da Tanatos Mckay, quello che aveva l'aria più irritata di tutti - Anche tu, Degona.-
- L'ho svegliata io.- la interruppe Jess bruscamente, senza neanche guardarla.
- E tu cosa fai qua?- sbottò sua madre, avvedendosi di lui - Non eri in Francia insieme a Leblanc?-
- Sono tornato stanotte.-
- Devo crederti?-
Jess a quel punto smise di suonare e richiuse seccamente il coperchio dei tasti, facendo sobbalzare più di un presente.
- Credi a quello che ti pare.- le disse e senza aggiungere altro prese la sua tazza di the, ormai freddo, poi anche Degona per mano e se la portò nello studio, lasciando un muto silenzio alle sue spalle.
Attraversando i corridoi illuminati da candelabri e piccole luci, Degona non poté fare a meno di sentirsi protetta accanto a suo zio. Nonostante...nonostante ciò che sentisse, sfiorandogli semplicemente l'epidermide.
- Zio?-
Jess finalmente rallentò un po' il passo, placando la sua ira.
- Zio...credi che Tom stia bene?-
Un sospiro, poi il primogenito di Tanatos Mckay si chinò a guardarla. Le carezzò il viso e le spalle.
- Tua madre l'avrà trovato. Stai tranquilla. E poi lo sai che tuo fratello è in gamba, no?-
I grandi occhi della ragazzina brillarono in una sorta di orgoglioso e quasi possessivo legame che non era di sangue, ma spirituale, fra lei e il giovane Tom Riddle.
- Voi due!-
Jess e Degona si voltarono, trovandosi Tanatos alle costole.
- Se pensavate di lasciarmi solo in quel covo di aspidi vi sbagliate di grosso.- sentenziò il vecchio mago dall'aria ancora austera e regale, accendendosi un sigaro - Sofia me la farà pagare cara ma non ho intenzione di sorbirmi i discorsi di Elisabeth e di mia moglie sulla mia cara nipote!- e strizzò l'occhio a Degona - Scappa a nasconderti dietro alla gonna di tua madre diavoletta, o nei prossimi giorni subiremo un vero colpo di stato qua dentro!-
- Ho superato l'esame.- rispose Degona con aria mogia - Perché non mi credono all'altezza?-
- Non è questione di bravura.- le disse Jess - Ma di testa. Tua nonna Rose e Liz sono uguali, piccola. Ti vedranno sempre come una neonata e il pensiero che con un anno di anticipo tu abbia passato un esame che ti permetta di accedere prima a Hogwarts, le mette in agitazione.-
- Meglio a Hogwarts a questo punto.- scandì Tanatos, accendendosi un sigaro gigantesco - Che qua a Londra sola nelle mani di Elisabeth dopo tutto quello che accadrà stanotte e nei prossimi giorni.-
Degona stavolta sorrise, volgendosi alla sua sinistra dove nessuno vedeva altro che una parete.
Mai lei invece ci vide ben altro. Lei non era mai veramente sola.
Strizzò l'occhio a Nyssa, la sua custode e la donna a sua volta sorrise, veleggiandole attorno.
- Siamo sicuri che sia Lui?- sibilò intanto Tanatos - Non potrebbe essere un falso allarme?-
- Tom non sarebbe uscito per un falso allarme, lo sai.- rispose Jess cupamente, tornando ad incamminarsi verso lo studio di suo fratello minore - E tantomeno Lucilla. Spero che lei sia riuscito a trovarlo.-
- Al ragazzo serve una bella ripassata!- scandì il vecchio mago - Andare incontro a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato in questo modo!-
- Non sappiamo neanche dove si siano diretti i Mangiamorte. Per ora sono solo soffiate degli spioni papà.- gli disse Jess, fermandosi di fronte a una grande porta a due battenti di mogano scuro - Quando ci saremo riuniti tutti all'Ordine allora ne sapremo di più. Per il momento possiamo solo aspettare e chiudermi in casa...-
- ...come conigli!- concluse Tanatos oltraggiato.
- Già.-
Quando i battenti si aprirono, i tre maghi vennero investiti dal tepore delle fiamme di un caminetto già acceso.
Sembrava veramente che fosse pieno inverno.
Era calato un freddo che in Gran Bretagna non si era mai sentito ad agosto.
Fra le fiamme del caminetto, la testa di un tizio guardava con un misto di pena e apprensione il padrone di casa che camminava davanti e indietro davanti ai ciocchi ardenti.
Tristan Mckay sentendoli arrivare si fermò, imprecando fra i denti.
- Salve Duncan.- fece Tanatos, salutando il capo degli Auror - Come andiamo?-
Duncan Gillespie quella notte aveva già mandato giù un intero flacone di Demerol e sebbene lui non fosse mai stato portato per la medicina babbana, doveva ammettere che stava facendo miracoli sulla sua depressione.
Fece una smorfia al vecchio Mckay mentre Tristan si sedeva sulla scrivania, levando di torno tomi e oggetti magici che in quel momento non servivano a niente.
Un'occhiata e Jess capì di non essere l'unico ad aver bisogno di un goccio di whisky, così andò al bancone e preparò due bicchieri quando suo padre, sentendosi escluso, si prese poi il resto della bottiglia.
Il padrone di casa era stato buttato giù dal letto verso le due e mezza, quando qualcuno si era accorto della scomparsa di Tom e bhè, si, quando sua figlia aveva sentito un grido.
E il pianto di due bambini piccoli.
Un tuono fece traballare Cedar House ma nessuno se ne curò.
Degona per prima, dopo aver abbracciato forte il padre che adorava come un dio, andò verso la finestra e si strinse con delicatezza alla vita della donna più bella su cui avesse mai posato lo sguardo.
Sua madre.
Lucilla del casato dei Lancaster puntava gli occhi bianchi oltre il buio della notte, del temporale.
Degona si chiedeva spesso fin dove sua madre poteva vedere.
Fin dove...poteva arrivare.
Una donna così bella da sembrare irreale. I capelli bruni colmi di boccoli erano sempre più lunghi, la bocca sempre più rossa e la pelle sempre più fredda. Nessun cuore, nessuna emozione. Sempre meno umana.
Ma sempre più innamorata delle due persone che erano tutta la sua vita.
Lucilla però distolse subito la sua attenzione dalla tempesta, passando una mano fra i capelli della figlia.
Degona l'abbracciò allora più stretta, sapendo bene che quella fragilità era solo illusoria.
Affondò il viso nella spalla nuda di Lucilla, sentendo il suo profumo di gigli e il liscio tessuto della sua vestaglia di seta.
- Guarda.-
Degona fu felice quando sua madre, levando una mano aperta, le mostrò qualcosa.
Nelle lucide unghie quadrate laccate di uno scuro color vermiglio, la ragazzina vide qualcosa.
Un'immagine.
- Tom sta bene!- disse la streghetta, sorridendo - Chi c'è con lui?-
- La sola persona che poteva trovarlo.- le rispose Lucilla, con sguardo sereno - E' con Claire.-
Le due tacquero per un attimo, con Degona sempre fissa a osservare il fratello. Salvo, dalle mani dei Mangiamorte.
- Mamma...lui...Lord Voldemort è tornato vero?-
Lucilla annuì, volgendo lo sguardo fuori dalla finestra.
- Si.-
- E vuole prendersi Tom?-
- E Harry.- rispose la Lancaster.
- E...vuole anche te?-
Sua madre sembrò pensarci.
- Si. Io l'ho ingannato.-
Degona cercò di leggerle dentro ma non ci riuscì. Sua madre era l'unica i cui pensieri per lei erano irraggiungibili.
Inafferrabili.
- Credi anche tu che faccia male ad andare a Hogwarts col papà?- sussurrò allora la piccola strega - Credi come Liz e la nonna che io voglia solo cacciarmi nei guai?-
Un debole sogghigno si piegò sulla bocca della demone.
- Ancora nutri il segreto desiderio che io sia come il resto della gente che ti circonda, tesoro?-
La gioia scoppiò nel cuore dell'empatica che le gettò le braccia al collo e la baciò con uno schiocco.
- No. Tanto lo so che sei senza speranza mamma!-
Madre e figlia risero insieme, poi finalmente il fuoco nel camino divenne più sottile. Duncan era sparito.
Quando Tristan si volse verso di loro, era tutto deciso.
- Domani l'Ordine della Fenice torna a riunirsi.- scandì, fissando attentamente Lucilla - E' guerra dichiarata.-
- E per Tom?- chiese Tanatos - Gli mandiamo un gufo per farsi trovare dai Black?-
- Non si preoccupi.- rispose la Lancaster, tornando a guardare fuori dalla finestra - E' al sicuro. In ottime mani.-


Chiunque fosse uscito sotto quel tempo infame, con la pioggia che batteva a raffica su tutta Londra, sul Surrey, sul Sussex, nel Kent, sul Linkolnshire e sullo Yorkshire, sarebbe sicuramente andato incontro a qualche guaio.
Ma nessun babbano osò uscire di casa quella notte. L'aria era infausta. Anche loro sembravano percepirlo.
Però qualcuno dai grandi poteri era comunque sotto quel cielo piangente.
Qualcuno salvato da un padre dalle mani macchiate di sangue.
Qualcuno che stava fradicio, sotto quel diluvio...senza sentire freddo. Senza sentire altro che dolore in un parco del centro di Londra, accanto a un laghetto...vicino a una panchina.
Il giovane Tom Riddle era zuppo dalla punta dei capelli fino alla punta delle scarpe da ginnastica. I jeans si erano fatti pesanti, ma mai come il peso che ora gravava sulle sue spalle.
Sul viso bagnato, una lacrima si confuse con le gocce di pioggia.
Le sue mani continuavano a stringere il piccolo coniglio di pezza che era appartenuto ai suoi due protetti.
Tremò. Era venuto meno a due patti quella notte.
Al suo giuramento di padrino...e al giuramento di protezione verso Harry.
Un gemito gli uscì di gola mentre si portava quel coniglietto al viso. Lo schiacciò con forza ma lo lasciò andare quasi subito quando due esili braccia lo strinsero forte per la vita e le spalle.
Tom fece lo stesso, stringendo convulsamente a sé la sua salvatrice.
Il suo potere si Sensistrega e la sua capacità di trovarlo ovunque l'avevano salvato ancora una volta.
Affondò la mano nei lunghi ricci bagnati di Angelica Claire King e serrò le labbra, sentendo il cuore andare in pezzi.
- Shhh...- Cloe gli carezzava la schiena e il collo, senza lasciarlo mai - Shhh, tranquillo...adesso siamo lontani da lui.-
Lontani da lui. Da Lui.
Il giovane Riddle si staccò lentamente, puntando gli occhi blu in quelli della sua regina.
- L'ho visto.- sussurrò la biondina e gli posò la mano su una guancia - Ti ha fatto del male?-
Tom scosse il capo e le porse il coniglietto che la ragazza afferrò con i lineamenti impietriti.
- E' di Glory.- mormorò.
- Si. E ora tutta Godric's Hollow sta bruciando.-
Cloe sollevò lo sguardo. Si fissarono senza parlare, sotto quella pioggia incessante.
Poi lei gli prese la mano, intrecciando le dita con le sue.
- Sono vivi. Tutti quanti. Lo sai vero?-
Tom si morse le labbra, trattenendo un altro gemito strozzato - Quando sono arrivato era pieno di sangue ovunque. I licantropi di Greyback hanno attaccato la casa. Ho parlato con suo figlio.-
- E...c'erano i tuoi fratellastri?-
Il mago stavolta piegò la bocca in una smorfia di disprezzo.
- Si, c'erano anche loro. Sempre in prima fila.-
Cloe tirò un sospiro. Poteva capire la sua rabbia...ma ora lei ringraziava solo di essere arrivata in tempo.
Solo di quello. Solo che Tom fosse vivo.
- Chi ti ha detto dov'ero?- le chiese, lasciandosi andare seduto sulla panchina alle loro spalle.
- Ti ho trovato io.- gli sorrise finalmente, sedendosi al suo fianco - Mi sono svegliata quando a casa mia sono arrivati degli Auror da parte di Gillespie. Stavano avvisando mio padre di qualcosa...io mi sono improvvisamente ricordata della profezia e...- deglutì, dimostrandogli finalmente quando fosse stata in ansia -...mi sono messa a cercarti.-
- Claire.- Tom le passò un braccio attorno alle spalle, schiacciandosela addosso - Scusami. Non continuiamo a stare qua sotto al diluvio o ti prenderai qualcosa. Andiamo via.-
- Tanto ormai non fa più differenza.- gli disse, del tutto incurante della pioggia che le incollava i capelli al viso - Devi dirmi tutto. Ogni cosa.-
- Si ma ripariamoci.- le disse risoluto, prendendola per mano e facendola alzare. Si guardarono attorno e uscirono dal parco di corsa, attenti a qualsiasi movimento sospetto. Si ritrovarono per una strada trafficata, il traffico era ridotto ma c'erano ancora dei locali aperti, anche alle quattro di mattina.
Non potevano muoversi subito, era necessario che stessero nascosti per qualche tempo.
E poi sarebbero andati dove Tom era sicuro che tutti si stessero già riunendo.
Alla sede dell'Ordine della Fenice.
Claire lo bloccò, tirandolo per mano di fronte a un pub. Era poco affollato e quando misero il naso dentro videro che mancava mezz'ora alla chiusura. Perfetto, il tempo necessario.
Cloe chiese qualcosa di caldo al barista e lui gentilmente le passò due asciugamani.
Si diressero dietro un paravento e seduti sui divanetti, i due maghi iniziarono ad asciugarsi come potevano, senza usare la magia visto dove si trovavano.
Quando il barista arrivò con due alte tazze di thè e del cognac a parte, nel caso avessero voluto correggerlo, Tom riuscì finalmente a tirare il fiato.
Dio. Gli sembrava tutto così impossibile.
Fino al giorno prima aveva vissuto sereno. Studiando, uscendo di casa per andare a fare gli acquisti a Diagon Alley, aveva sopportato con Tristan e Lucilla le terribili feste che Rose Mckay si ostinava a dare...
E ora tutto era svanito. Tutto di nuovo ricominciava.
Era guerra.
E suo padre era tornato.
Per uccidere Harry.
A quel pensiero serrò la mano sulla tazza, rischiando di spezzare la ceramica.
- Tom,- Cloe mise la mano sulla sua - calmati e dimmi cos'è successo.-
- Non lo so bene neanche io.- mormorò a bassa voce, come in trans - Ero nel letto quando un incubo mi ha svegliato. Un serpente mi ha detto che lui era tornato, che mi aspettava. Nessuno può entrare nei miei sogni e collegarsi in quel modo con me. Solo Harry...e...lui.- sibilò gelido, odiando il solo pensiero di chiamarlo padre.
- E sei andato a Godric's Hollow senza dire niente a nessuno?- La King ora lo fissava seria - Hai fatto un colossale cretinata, te ne rendi conto? Da solo? Quella era una trappola!-
- Chissene frega. Harry, Hermione, Draco ed Elettra sono spariti! E anche i bambini Claire!- urlò quasi, senza che lei si scomponesse - Era pieno di mannari e se...- gli morì la voce in gola - e...se avessero fatto qualcosa a Lucas e Glory?-
- Sono ben protetti, lo sai.-
- Quando si tratta di lui...nessuno è ben protetto.- ringhiò fra i denti - Era attorniato come se fosse stato un re da tutti i suoi Mangiamorte. Perché? Perché?- sbottò - Perché lo seguono?! Dio, se penso che può aver fatto qualcosa ai ragazzi e ai bambini mi viene voglia di tornare laggiù e ucciderlo all'istante! Non m'importa di morire subito dopo per mano dei suoi leccapiedi!-
- Tom...- ora gli occhi nocciola della Sensistrega si fecero tristi - Tom è tuo padre.-
- Non è mio padre!- sibilò, tenendosi la testa fra le mani e fissando la tazza - Un padre non si misura col sangue. Quello è un assassino! Un mostro!-
- Si, lo è. Ma non spetta a te ucciderlo.-
- Tanto nessuno oserà mai contrastarlo! Solo gli Auror ormai ascoltano Harry ma ora che è libero di nuovo e tornerà a vagare fra i maghi, nessuno più alzerà la testa! Sono tutti dei vigliacchi!-
Il rombo di un tuono in quel momento fece lampeggiare le luci del pub.
Dopo un attimo ci fu un black out e i due maghi decisero che era ora di andare.
Era il momento di andare a Grimmund Place.
Al numero 12.
Lo raggiunsero in un lampo, apparendo in un vicolo buio accanto alla palazzina.
La pioggia continuava a cadere più forte di prima ma non la sentiva più.
Troppo intorpiditi, con l'anima altrove.
A occhio di babbano, non c'erano luci accese ma Tom vide ogni finestra illuminata.
Le tende erano tirate ma l'Ordine era lì. Al completo.
- C'è tua madre.- lo informò Cloe - La sento.-
- Bene.- si limitò a dire - Tu entri vero? Non voglio che te ne vai a casa da sola.-
Lei sorrise. Dolce Tom.
Tornò a stringergli la mano e insieme entrarono dalla porta principale, usando la parola d'ordine da poco adottata.
Quando furono dentro, li accolse un piacevole tepore mentre ovunque si sentivano voci concitate.
Almeno l'incantesimo di protezione non era scattato ma...
- VOI! MALEDETTI TRADITORI!! COME OSATE PROFANARE LA SACRA CASA DEI BLACK!!-
- Per l'amor di Dio, sta zitta!-
La voce furibonda del padrone di casa sovrastò quella della signora Black, ancora saldamente ancorata al suo muro.
Sirius Black apparve sullo scalone, tirando la tenda sul quadro con un gesto seccato della mano.
Il mago non era cambiato. Tanto tempo dietro al Velo l'aveva lasciato lo stesso di sempre. Affascinante con la sua aria selvaggia, i lunghi capelli e un lieve filo di barba, occhi grigi da ammaliatore.
- Al diavolo! Dung ti avevo detto di...- iniziò a sbraitare ma quando si accorse di loro due, Sirius tacque.
Osservò il viso di Tom poi scese dalle scale velocemente.
Il giovane Riddle lo abbracciò subito, sentendosi meglio.
- Ciao mostriciattolo.- borbottò Sirius - Era ora che arrivassi. Ti dovrei prendere a ceffoni sai?-
- Ti prego, scusami.- Tom era mortificato - Ma non ce l'ho fatta a resistere.-
- Già, non potevi resistere a cadere in trappola eh?- ringhiò Tristan Mckay, apparendo nel corridoio a fianco.
Tristan e Tom si guardarono per un lungo momento, gli occhi verdi dell'Auror che lampeggiavano. Poi lentamente la sua collera sbollì, scemando.
- L'importante è che stai bene.- disse, passandosi una mano fra i capelli biondi - Ciao Cloe.-
- Ciao Tristan.- sorrise blandamente la strega - L'ho portato via appena in tempo.-
- Ti ringraziamo tutti.- le disse Sirius - Forza, siete bagnati come pulcini. Venite a scaldarvi.-
- Ci sono tutti?- chiese Tom ansioso.
- Ron e gli altri non sono ancora tornati.- lo informò Black, trascinandolo in cucina dove c'era raccolto un gran numero di maghi. Kingsley, Remus Lupin, Ninfadora Tonks, Andromeda, Dedalus Lux, Deirdre Warfield, tutti i fratelli e i genitori di Ron, Pansy, Gary Smith e la sua squadra di Auror, Duncan Gillespie e i suoi amici veterani. All'appello mancavano Edward Dalton, Ron Weasley, Milos Morrigan e Clayton Harcourt. Sphin Eastpur era arrivato da poco dalla sua ronda.
Fra i nuovi aggiunti, Liam Hargrave seduto in poltrona con Tanatos Mckay a fumare come teiere e Lucius Malfoy, abbarbicato al tavolo della cucina con aria ben poco allegra, visto che era stato buttato giù dal letto nel pieno della fase REM da sua moglie, in piedi alle sue spalle a penare per suo figlio e sua nipote.
- Oh, eccoti.- Remus fu il primo a vedere Tom e gli sorrise con calore - Tutto bene?-
Il giovane Riddle, sentendosi addosso gli occhi di tutti, abbassò il capo.
- Tu l'hai visto vero?- gli chiese Kingsley Shacklebolt dopo un secondo di gelo totale - Tu hai visto Tu-Sai-Chi.-
L'aria si era fatta senza. Si tagliava col coltello.
E i cuori battevano in un'angoscia antica. Sembravano attendere il giudizio del boia.
- Si.- ammise Tom a quel punto.
Sentì gemiti, vide gente coprirsi occhi e viso. Sentì rabbia. Impotenza.
- E' libero.- imprecò Liam Hargrave fra i denti - Lo sapevo dannazione, lo sapevo!-
- E' inutile farsi prendere dal panico.- sindacò Duncan irritato - Lasciamo prendere fiato al ragazzo!-
- Parli bene tu, hai mandato giù una mezza chilata di sedativi.- sibilò Tanatos sarcastico.
- Vediamo di non cominciare signori, grazie.- fece Molly Weasley, correndo da Tom e Cloe - Su ragazzi, sedetevi a tavola. Ora vi preparo qualcosa di caldo.- disse premurosa - Ne avete passate troppe per stanotte.-
I due fecero come venne ordinato e si misero a tavola.
Tom venne abbracciato da Andromeda e Narcissa che lo fissarono preoccupate.
Lui sapeva che tutti volevano chiedergli una sola cosa.
Di Harry. Di Godric's Hollow.
E col cuore a pezzi, li accontentò, lasciandoli muti.
- La casa di Harry e Draco è andata a fuoco.- mormorò a bassa voce, catalizzando l'attenzione dell'Ordine - Quando sono arrivato, era in fiamme. Il Marchio Nero era sul muro dell'ingresso. I ragazzi...non c'erano.- aggiunse, mentre Molly si portava le mani alla bocca, angosciata - Ho parlato con...Asher Greyback, il figlio di Fenrir.- proseguì - Lui mi ha detto che i licantropi di suo padre hanno attaccato la casa...-
- I mannari.- alitò Andromeda - E...non hai visto altro?-
- Come hanno fatto a rompere il sigillo sulla casa?- ringhiò Sirius furente - E' impossibile!-
- Non per Tu-Sai-Chi.- disse Lucius all'improvviso - Ti hanno detto altro Tom?-
Il giovane mago fissò suo zio, mordendosi le labbra.
- Ho...ho chiesto a ...Voldemort di dirmi cos'era successo a Harry.-
- Hai parlato con lui?- si sconvolse Tristan mentre i presenti impallidivano.
- Solo per un attimo. E mi ha detto di non aver trovato Harry. Né Draco. Ma i bambini...-
- I bambini solo al sicuro.- lo bloccò Sirius, facendogli sgranare gli occhi - Jane, la madre di Hermione, ha sospettato qualcosa dopo una visione sfocata ieri sera, prima di andare a letto e ci ha avvisato. Hagrid li ha portati via.-
- Quindi sapevate...- sbottò Claire.
- No, no.- scosse il capo Remus - E' stata una precauzione presa all'ultimo minuto. Hagrid è arrivato che si stava già scatenando quell'inferno. Ha preso i bambini e li ha portati da Silente. Fra poco sarà qui.-
- E dove li hanno messi i bambini?- si sconvolse Tom - Dovrebbero stare qua con noi!-
- Calmati.-
La voce rassicurante di Lucilla lo colse alle spalle.
Si girò e lei gli sorrise, carezzandolo con lo sguardo.
- Sono in un posto sicuro ora. Sotto la protezione della madre di Harry.-
Tom alzò le sopracciglia, senza capire subito...ma quando Lucius sbuffò, capì tutto.
- Li hanno portati...cioè, hanno portato Lucas e Glory da quei matti di babbani?- fece stralunato.
- Si. Lì saranno protetti.- gli confermò Sirius, anche se disgustato.
- E per quanto dovranno starci?!-
- Pochi giorni.-
- Va bene ma tutto questo non cambia le cose.- s'intromise Lord Hargrave, pragmatico come suo solito - Siamo nello sterco di cavallo fino al collo e presto raggiungerà il soffitto, non so se ve ne siete accorti! Mentre ce ne stiamo qua a chiacchierare il bambino sopravvissuto, sua moglie, quel lavativo di Malfoy e mia nipote sono dispersi da qualche parte con tutti i Mangiamorte della Gran Bretagna attaccati alle costole! Per non parlare di quello che farà ora quel maledetto spostato!-
- Già. Prevedo disastri a non finire nei prossimi giorni.- fece Duncan, infilandosi rapidamente il mantello - Smith, io torno al Ministero e cerco di capire se Orloff vuole fare qualcosa. Tu resta qua fino a domani all'alba. Riunione alle sette nel mio ufficio. Voglio tutti gli Auror da me. Batteremo l'Inghilterra palmo a palmo se sarà necessario, finché Potter e Malfoy non si faranno vivi.-
- E Hogwarts?- s'inalberò Molly Weasley - I ragazzi saranno protetti?-
- Giorno e notte.- li assicurò Tristan - Io e i ragazzi torneremo. Se Tom è a scuola, Voldemort non potrà catturarlo. E lo stesso vale per Harry. Tutti insieme chiusi a Hogwarts siamo sempre stati troppo forti da sconfiggere e lui questo lo sa bene. Mentre lui si preparerà ad attaccare, noi potremo capire che ha in mente.-
- Morirà un sacco di gente Tristan.- gli disse Tom con un'atroce angoscia nel petto.
- Non se finalmente qualcuno farà il suo dovere.- ringhiò Duncan - Orloff questa volta mi ascolterà. Nel frattempo Tristan manda Morrigan dai suoi parenti. Che sappia dirmi che hanno intenzione di fare quelle sanguisughe. Abbiamo già Greyback che ci sta addosso come un acaro a un materasso, non voglio avere fra le balle anche i Leoninus!-
- D'accordo.-
- E dà una raddrizzata a tuo fratello.- aggiunse Gillespie, prima di Smaterializzarsi - Continua a far esplodere le cose anche usando gl'incantesimi più semplici. Vi saluto. Ci rivediamo qua domani notte.-
- Perfetto.- annuì Sirius - E occhio a non farti ammazzare.-
- Pensa per te Black.- frecciò Duncan, sparendo in un puf.
Da quel momento ognuno iniziò a discutere per sé.
Era tanto il chiasso che Tom dovette andarsene, per non sentirsi male.
Raggiunse il salone e si lasciò andare seduto davanti al caminetto.
Non era possibile.
Tutto stava di nuovo andando in pezzi.
E lui fino a un minuto prima era stato al tavolo di una cucina a parlare di come ammazzare...suo padre.
Si chiuse una mano sugli occhi, sentendo una presenza accanto.
Cloe piegò la testa sulla sua spalla, senza fare altro.
- Mi dispiace tanto.- gli disse.
Lui tacque. Era come se la sua mente non fosse lì.
Come avrebbe voluto tornare al giorno prima...come avrebbe voluto non vedere quella casa in fiamme.
E rivoleva Lucas e Glory. Subito.
Sapere che erano vivi gli aveva risollevato il cuore ma...li rivoleva con lui.
Proprio come Harry, Elettra, Hermione e Draco.
Si girò lentamente e abbracciò stretta Cloe.
Aveva bisogno di un'ancora in quel momento. Doveva restare nella realtà o si sarebbe perso.
Lei sfregò la guancia contro la sua, poi si fece indietro. Era ora di andare per lei.
L'accompagnò fino alla porta, senza lasciarle la mano.
- Ti accompagno a casa.-
- Non se ne parla.- gli disse seria - Casa mia è un posto sicuro, lo sai benissimo.-
- Non me ne frega un accidenti, tu non vai da sola Claire.- scandì secco.
- Scordi sempre che fiuto il pericolo meglio di chiunque altro.- rispose soave - E ora sento che tutti da me stanno bene e che i Mangiamorte non potrebbero essere più lontani da King's Manor.-
- Si ma...-
- Ma niente.- la Sensistrega si alzò sulle punte e gli baciò la guancia, facendolo arrossire in maniera imbarazzante di cui però non si accorse - Avviserò la superoca domani mattina, sperando di non sbagliare di nuovo col fuso. Penserò anche a Damon. Tu stai qua e riposati. Pensa a Lucas e Glory e salutami anche Degona, intesi?-
- Claire...-
- Non fare lo sciovinista Tom.- lo zittì con aria da superdonna - So badare a me stessa. Non ci vedremo prima di quattro giorni, quindi ti prenderò direttamente in stazione.- ora il suo sguardo si addolcì - Mi raccomando. Non voglio avere brutte notizie. Promettimi che starai alla larga da Lui.-
Il giovane Riddle deviò gli occhi ma la strega gli prese il volto fra le mani, risoluta.
- Allora? Promettimelo. Un Grifondoro mantiene sempre.-
- D'accordo.- sospirò - Starò lontano dai guai.-
- Bravo.- Claire lo lasciò, senza smettere di sorridergli - Ci vediamo Tom. Mi raccomando.-
- Tranquilla.- l'assicurò ansioso - E se succede qualcosa...-
- Si, si. Tornerò subito qui. Ciao!- e si Smaterializzò prima che potesse aggiungere altro.
Accidenti alle donne.


Come spesso fu detto in passato, un eroe da solo non può sorreggere a lungo una battaglia contro in mondo.
E il mondo, ancora una volta, dimostrò solo codardia.
Ma dopo quel ventisei agosto, accadde qualcosa.
Qualcosa che nemmeno Lord Voldemort avrebbe potuto prevedere.
Qualcuno alzò il capo.
Qualcuno decise di combatterlo. Di distruggere lui e la speranza dei Mangiamorte.
Purtroppo per Voldemort e per Harry Potter però, questo qualcuno non scelse la strada della pace.
Era l'alba di un nuovo giorno quando un giovane Veggente e Lettore di Morte li vide.
Un giovane Legimors vide gli Illuminati.
E sentì la vita scivolare via veloce dai suoi sogni, senza poter fare nulla.
Incatenato al suo letto, Damon Michael Howthorne provò l'esatta sensazione del rimorso.
Pari a un tradimento.
Ma nessuno a quel sorgere del sole riuscì a sentire la sua voce. Le sue suppliche.
Nessuno lo udì.
E mentre l'eroe dei maghi era disperso e il suo nemico camminava nel mondo, di nuovo in vita, qualcuno avvolto in un lungo mantello color panna seguito da un esercito di maghi apparve in Scozia.
Damon li vide. Uno a uno.
E urlò. Urlò fino a rovinarsi la gola. Ma nessuno tese l'orecchio.
Perché tutti, senza il bambino sopravvissuto, avevano dimenticato come ascoltare.

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3° ***


 

 

Morti.
Erano tutti morti.
Si può guardare qualcuno morire e non fare nulla?
Si.
Ma con che cuore si può prevedere la morte di una persona...e non fare nulla per impedirlo?
Con che cuore, con che energia lui ora avrebbe potuto andare avanti?
Li aveva visti morire. Li aveva sentite gridare, strillare per la paura, versare lacrime.
Aveva sentito la vita scivolare via da quei corpi...da quei ragazzi.
L'immagine di una ragazzina stesa a terra con un rivolo di sangue alla bocca continuava a sfrecciargli davanti agli occhi. Quanto aveva chiesto aiuto...quanto aveva lottato per vivere...
Ma poi era caduta a terra e del sangue le era colato dalle labbra.
L'espressione della morte dipinta sul volto.
Era scivolata lentamente a terra, una magia traditrice l'aveva colpita alle spalle, portandole via la magia più preziosa degli uomini. Maghi, babbani...tutti avevano quella magia.
L'alito della vita.
E a quella piccola strega era stata portata via quella mattina, all'alba.
E lui come uno spettatore era rimasto a guardare.
Per la prima volta in tutta la sua vita, Damon Michael Howthorne, futuro lord, desiderò morire.
Se ne stava con gli occhi persi seduto alla tavola del suo grande maniero.
Attorno a lui voci, imprecazioni, discussioni a bassa voce fatte da ipocriti che cercavano di non farsi sentire.
Il disgusto gli si rovesciò di nuovo nelle vene ma aveva già vomitato così tanto che la gola era totalmente arsa.
L'azzurro delle sue iridi era diventato opaco.
Rossi capillari lo segnavano dove si era sfregato. Le occhiaie ad appesantirgli il bel volto.
Diciassette anni.
E il desiderio di morire.
Il pendolo batté le nove di mattina e qualcuno si sedette davanti a lui mentre una mano gracile e timida si posò sulla sua spalla. Avrebbe riso con sprezzo se solo ne avesse avuto la forza.
Sua madre che lo accarezzava.
Era incredibile quanto quella donna potesse essere debole contro il suo potere.
Ipocrita.
Vigliacca.
Traditrice.
Maledetta.
E suo padre? Era andato a sedersi di fronte a lui, sprofondando in poltrona come un principe distrutto da una dura battaglia. Non lo guardò nemmeno, coprendosi però i polsi con le maniche della lunga maglia azzurra che aveva messo, nonostante l'umidità di fine agosto.
Non voleva mai più vedere quei segni. Mai più.
Era il simbolo della sua debolezza. Del suo rimorso.
- Tesoro...-
Tesoro. Si scostò bruscamente dalla mano di sua madre, ancora più nauseato.
Tesoro. Da quanto non lo chiamava così? Si, otto anni più o meno. Da quando aveva scoperto che il suo prezioso erede, oltre a non essere un rettilofono, era anche un Legimors.
Tornò a fissare il vuoto, a risentire quelle grida.
Erano il suo tormento. La sua colpa.
In un sadico desiderio di punirsi, Damon si concentrò su di essere.
- Damon.- lo chiamò allora suo padre.
Lord Michael lo guardava, senza capire.
Non l'aveva mai visto ridotto in quello stato...e certo, pensò suo figlio furibondo. Quando mai si era preoccupato di vedere il vero stato di quel suo figlio che ora non riusciva più a essere il suo perfetto erede?
Lui che rifiutava di vedere. Di sentire.
Lui che come padre...era un esempio di mancanze.
Il pilastro dell'integrità in pubblico. E della fuga cieca in privato.
Il solo pensiero di essere con loro due ora lo stomacava.
- Dimmi cos'è successo.- gli disse sua madre, sedendosi accanto a lui.
Era esausta la sua cara madre.
Si volse a guardarla. Dio, quant'era debole. Quant'erano deboli entrambi.
Loro che per tutta la notte erano stati fuori per un ballo fra i loro impeccabili amici altolocati.
E lui invece...legato in un letto con delle catene e torturato dal fratello di suo padre.
- Tuo zio mi ha detto che sembravi impazzito.- sussurrò Lord Michael.
- Ma naturalmente.- la voce gli uscì in soffio, soffrendo atrocemente per quanto aveva gridato - Ha ragione. Sono pazzo.-
- Damon!- squittì sua madre.
- E' quello che avete sempre pensato no?- rispose, senza guardare niente di preciso.
- Damon.- suo padre si passò una mano fra i capelli scuri, appena spruzzati di argento sulle tempie - Ti prego, dimmi cos'è successo.-
- Hai già sentito la versione dello zio.- sibilò a quel punto, spingendo nuovamente via le mani di sua madre - Cosa t'importa di quello che penso io? Ti ha detto la verità. All'alba ho avuto un sogno e ho dato i numeri.-
Un'impietosa stanchezza si dipinse anche sul volto regale di Lord Michael.
Era stanco. Stanco, stremato.
- Hai del sangue sulle braccia...-
Lady Ethel se ne uscì in un gemito di sgomento, additando i polsi coperti dalla stoffa azzurra del figlio.
Suo padre cercò di prendergli le mani ma Damon le ritrasse, come se fosse stato toccato da un tizzone ardente.
Ora nei suoi occhi si leggeva la fuga disperata di una preda.
Di un coniglio indifeso.
- Damon...ti prego, fammi vedere...- sussurrò sua madre.
- Non toccarmi.- le sibilò. Si fece indietro, attaccandosi ai braccioli della poltrona. In quel momento i suoi zii paterni si affacciarono alla porta, insieme ai domestici. Un'occhiata del padrone di casa li fece sparire mentre l'odio cresceva a dismisura nel mago diciassettenne.
- Com'era la festa eh?- chiese, alzandosi in piedi - Era bella?-
- Perché non vuoi dirmi cos'è successo?- suo padre si alzò come lui, sovrastandolo di qualche centimetro - Dimmelo.-
- Te l'hanno già raccontato. Sto impazzendo.-
- Non raccontarmi frottole. Dimmi come ti sei procurato quelle ferite!-
- Vuoi davvero saperlo?- la voce arrochita di Damon si sollevò all'improvviso - Vuoi saperlo davvero? Bene, eccoti il bel quadretto che ti sei perso stamattina! All'alba è accaduto qualcosa. L'ho sognato...- con gli occhi sgranati e quasi febbrili del giovane Legimors, tutti i vetri del maniero iniziarono a traballare - Ho sognato gente che moriva! Così tanti che non sono nemmeno riuscito a contarli...così tanti che mi sono messo a urlare. E sai cos'hanno fatto il tuo caro fratello e quell'esempio di eleganza di sua moglie? Lo sai?-
- Dimmelo.-
Damon si mise a ridere, sempre più disperato, sempre più vicino alle lacrime.
- Mi hanno incatenato al letto.- disse sgomento - E mentre io me ne stavo lì a urlare, la gente moriva. Mentre li pregavo di avvisare qualcuno, loro mi hanno legato al letto. E quando ormai erano tutti morti, senza che nessuno mi avesse ascoltato, hanno chiamato una specie di maniaco esorcista che ha cominciato a blaterare follie, credendo di scacciare chissà quale spirito maligno! Già...- rise, mentre sua madre in lacrime si copriva la bocca - Esatto caro paparino. Della gente è morta. Dei ragazzi...dei maghi. Tutti morti. Sotto i miei occhi. E nessuno mi ha ascoltato...mentre io me ne stavo incatenato a quel fottuto letto attorniato da esaltati che strillavano al diavolo, la gente moriva!! E nessuno...- gli si ruppe la voce, faticò a respirare - ...e nessuno mi ha ascoltato. Perché sono pazzo vero? Sono solo un Legimors. Uno sporco lettore di morte. E nessuno ha mosso un dito per salvare quella gente...nessuno mi ha ascoltato. Nessuno ha voluto sentire...e ora sono tutti morti...tutti quanti...-
Si appoggiò di peso alla tavola, senza più forze.
Nemmeno per piangere. Nemmeno per urlare.
Sua madre, addolorata, cercò di abbracciarlo ma si scostò di nuovo, spingendola quasi via.
- Damon!- urlò suo padre ma lui nemmeno lo sentì.
- Perché...- alitò Lady Ethel in lacrime - Perché sei diventato così?-
Sollevò lo sguardo.
Li osservò.
Ma chi erano?
Erano genitori quelli?
- Perché ci tratti in questo modo?- gli chiese di nuovo sua madre istericamente - Perché?! Sei mio figlio!-
- Io ti ho mai chiesto di farmi nascere?-
Una semplice frase di poche parole e qualcosa si ruppe per sempre.
Damon si fece indietro, lasciandoli gelati come pezzi di marmo.
- Io vi ho mai chiesto qualcosa?- sussurrò - Si, solo di accettarmi. Ma non ce l'avete mai fatta. E ora non mi servite più. Non starò più a mendicare niente da voi due. Le vostre briciole datele ai vostri amici. Io ne ho piene le tasche.-
Fece un passo indietro, scuotendo il capo.
- Basta.- sussultò - Basta.-
- Damon aspetta...-
- BASTA!- gridò allora, facendo esplodere una vetrinetta nel salone, fuori di sé - Non voglio mai più sentire le vostre voci, non voglio mai più vedere né voi né gli altri! Continuate a restare sordi nel vostro mondo dorato, tanto più nessuno potrà sentire le grida di tutti quei morti! Perché tanto nessuno si è preoccupato di loro! Proprio come non vi siete mai preoccupati di me!-
E dicendo quello si sbatté la porta alle spalle.
E la chiuse definitivamente.


All'alba di quel giorno, in Scozia era accaduto qualcosa.
Qualcosa che lasciò tutta l'Inghilterra senza fiato. Annichilita.
Una scuola di magia in Scozia era stata rasa al suolo, sprofondata sotto terra, ad appena un giorno dall'inizio delle lezioni. Ventisette studenti erano morti, in più di cento affollavano il San Mungo e gli altri ospedali magici della Gran Bretagna in condizioni critiche.
Sul terreno, di fronte a ciò che restava, di fronte a quelle misere macerie, il Marchio Nero a bruciare l'erba e la roccia.
Quando Thomas Maximilian Riddle lesse il giornale nella sede dell'Ordine, sentì il cuore spaccarsi a metà.
Dei ragazzi...dei maghi come lui...
Il Marchio Nero...
Dovette sedersi mentre con tutto il cuore una voce nella sua testa gridava che non era possibile.
Che quell'uomo che gli aveva dato la vita non poteva essere capace di tanto.
Per la prima volta da quando aveva saputo di essere figlio di Lord Voldemort, ebbe finalmente la chiara consapevolezza di non essere pronto ad affrontare quel legame. Non lo era mai stato in passato...e non era in grado di reggersi da solo in quel momento, a diciassette anni.
Non era in grado reggere ciò che comportava essere suo figlio.
Poteva sopportare l'odio degli altri, la paura, anche il disprezzo infondato.
Ma non poteva reggere il dolore di sapere che suo padre avesse ucciso dei maghi. Dei ragazzi.
Non era pronto.
E forse non lo sarebbe mai stato.
Tutt'intorno a lui i maghi non facevano che strillare alla guerra ormai.
Sembrava che fossero già tutti votati a nuove stragi.
Era dato come per scontato...ma perché allora nessuno cercava di fermarlo?
Sapeva che suo padre era obiettivamente un grande mago, veramente un genio del male ma...perché nessuno aiutava Harry? Perché tutti erano solo capaci di piangere, di nascondersi per il terrore?
Perché era attorniato da tutta quell'ipocrisia?
Era così importante per i maghi essere purosangue? E il fatto di essere nati fra i babbani era così orribile da far guadagnare una morte tanto ingiusta?
Per tutta la vita si era posto quelle domande e tuttavia, sebbene lui avesse trovato le risposte, attorno a lui vedeva solo gente piena di dubbi. Senza coraggio, senza onore.
E grazie a quella vigliaccheria, dei ragazzi erano morti. E tanti altri rischiavano la vita, al San Mungo.
Distrutto, cercò di farsi forza e di continuare a leggere la Gazzetta del Profeta.
La cucina dell'Ordine era vuota ma sentiva le voci concitate degli Auror nelle grandi stanze...eppure solo le parole che sfrecciavano per la pagina ottenevano tutta la sua attenzione.
La scuola di stregoneria della Scozia chiamata Wizloon, una scuola di categoria leggermente più bassa rispetto a Hogwarts ma non per questo meno rispettabile, quella mattina all'alba a causa di un terremoto aveva subito dei danni irreparabili. La costruzione, un castello impotente molto antico ma di certo non traballante, si era letteralmente spaccata a metà. Come se qualcosa, divorando il sottosuolo, l'avesse spaccata in due dall'interno.
Le lezioni in Scozia iniziavano il venti di agosto, per terminare a metà giugno e chi doveva aveva colto l'occasione al volo. Ventisette studenti erano morti sepolti dalle macerie. Gli altri al San Mungo erano in gravi condizioni a causa delle magie operate su di loro.
Fra i feriti gravi, diceva la Gazzetta, uno prima di spirare aveva detto di aver visto dei maghi incappucciati in nero per la scuola. E il Marchio Nero era stato trovato come firma di quello scempio.
Fu una giornata lunga.
Per tutta la Gran Bretagna si agitava la voce che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato fosse di nuovo vivo.
E che Harry Potter fosse scomparso.
Da ciò che sentì il giovane Riddle per tutto il pomeriggio, Silente era stato richiamato dal Wizengamot per una riunione speciale con il Ministro Orloff e Duncan Gillespie, capo degli Auror.
La riunione speciale parlava di una cosa soltanto.
Dare lo stato d'allarme.
Non fosse accaduto quel massacro in Scozia, Orloff si sarebbe ben guardato da ammettere di fronte a tutti di non aver appoggiato abbastanza gli Auror per permettere al bambino sopravvissuto di trovare anche l'ultimo dei Tredici Veli ma ora, coi corpi ancora tiepidi di tutti quei morti, doveva affrettare le cose.
Era notte fonda quando ormai tutti sapevano.
Il Lord Oscuro era tornato.
Il giovane Tom Riddle stava seduto nella camera da letto che Sirius gli aveva lasciato, non dormiva.
Non sarebbe riuscito a chiudere occhio.
Non ora che suo padre vagava nel mondo.
Inoltre attendeva, seduto alla finestra, l'arrivo di Silente, di Ron e degli altri.
Voleva solo vederli.
Durante la cena si era sforzato di stare calmo. Pansy e Ginny erano perfino riuscite a farlo giocare un po' con Jeremy, il figlio di Ron che ora aveva due anni, un bambini vispissimo con una massa di capelli rossi e gli occhi neri della madre.
Un Weasley a tutti gli effetti.
Ma stare coi bambini, quando Lucas e Glory erano così lontani, non facevano che acuire il suo senso di frustrazione.
Mentre la gente moriva e Harry e Draco erano dispersi, lui doveva starsene al sicuro.
Nell'ombra.
Un lieve bussare lo destò bruscamente dai suoi pensieri. Invitò chiunque a entrare e sulla soglia apparve Degona.
- Ciao.- le disse in un mormorio.
La ragazzina chiuse la porta alle sue spalle e senza dire nulla salì sul suo letto, abbracciandolo di spalle per il collo.
Sapeva che Degona ora doveva catalizzare solo sentimenti tristi, paura e terrore e di certo sentire anche i suoi pensieri non doveva essere esaltante ma accettò l'affetto della sorella e vi si abbandonò.
- Tom...-
- Si?-
Degona guardava fuori dalla finestra, stringendolo però più forte.
- Secondo te tuo padre è triste?-
A quella domanda il giovane Riddle si girò a guardarla. Le sopracciglia arcuate, la fissò come pietrificato.
- Quel maledetto starà ballando su tutti i morti che ha fatto oggi Dena.- sibilò.
- La prima persona però che ha voluto vedere sei tu.-
- Non importa.- ringhiò - Lui mi vuole con lui solo perché devo perpetrare la sua folle idea di lavaggio del sangue.-
L'empatica intrecciò le dita con le sue.
- Scusa, non parlerò più di lui.-
- No, scusa tu.- le disse a fatica - Ma non voglio neanche pensarci. Non vorrei neanche che fosse vivo ma...ha ammazzato trenta persone. Tutta una scuola!-
La ragazzina allora posò lo sguardo sulla porta, indecisa.
Poi tornò a fissare il mago diciassettenne.
- Ecco...è arrivato Silente.- gli disse a bassa voce - Sono nel salone. Ci sono quasi tutti, ma Ron e gli altri sono ancora in giro. Non so di cosa stanno parlando ma sembra si stia scatenando un'accesa discussione. Liz mi ha impedito di entrarci ma forse tu...tu potresti andare a sentire.-
Senza una parola Tom le stampò un bacio in fronte e uscì di corsa dalla camera, cercando di far però il meno chiasso possibile. A parte la relativa incazzatura per essere stato messo da parte, era avido di particolari.
Voleva assolutamente sapere cosa stesse accadendo e avrebbero dovuto dargli delle risposte.
Non potevano lasciarlo fuori. Silente non doveva neanche pensarci!
Rischiando di prendersi una ramanzina dalla madre di Sirius, attraversò tutto l'ingresso a passo di carica, senza stranamente inciampare o andare a sbattere e raggiunse le porte chiuse del salone.
Le voci erano talmente alte che bussare non sarebbe servito a nulla.
Così senza attendere un secondo di più mise la mano sul battente ed entrò. Come previsto tutti gli Auror, Duncan, i Weasley e i Mckay erano così impegnati a discutere che solo facendo sbattere con forza la porta, tanto da farla traballare sui cardini, si accorsero che era entrato.
La prima a riprendersi fu Molly Weasley - Tom caro! Dovresti essere a letto!-
- Infatti, su Tom.- gli disse Liz Jenkins come se fosse stato un bambino - Torna a letto, saprai tutto domani.-
- Io non vado da nessuna parte.- sibilò furibondo - E grazie tante per avermi avvisato di questa riunione.-
- Per favore ce la diamo una calmata?- sbottò Tristan sul fondo della stanza, letteralmente esasperato - Tom scusami, ti giuro che mi è passato di mente ma domani ti avrei detto ogni cosa.-
- Tristan è...- iniziò Elisabeth sdegnata ma Tom, perdendo la pazienza, la lasciò muta - Sono cosa? Harry e Draco sono i miei padrini e se vogliamo proprio essere pignoli, l'uomo che ha scatenato questa guerra è mio padre nel caso molto improbabile che qualcuno di voi se lo sia scordato, quindi direi che sono abbastanza legato all'argomento. O qualcuno ha ancora qualcosa in contrario?-
Per la prima volta da quando erano entrati a Grimmund Place n° 12, i presenti tacquero...anche se poi qualcuno rise divertito. Sirius e Remus furono i primi a strizzargli l'occhio, per trascinarlo alla tavola.
Lì attorno c'era Lucilla e Silente.
- Professore.- lo salutò il giovane Riddle cortesemente.
- Buona sera Tom.- Silente gli sorrise bonario, lisciandosi la barba - Immagino che sarai arrabbiato anche con me a questo punto. Perdonami, ma io e tua madre stavamo discutendo una tesi che ha scatenato un'accesa discussione.-
Il mago diciassettenne sembrò non capire.
Osservò i presenti e fra tutti, molti scuotevano il capo all'indirizzo di Lucilla.
Anche Tristan sembrava poco convinto, di qualsiasi cosa avessero parlato fino a quel momento.
Jess e Lucius Malfoy invece erano gli unici a sembrare sicuri al cento per cento.
- Qual è il problema?- si azzardò a chiedere.
- Siamo sicuri di volerlo coinvolgere?- chiese Arthur Weasley con pazienza.
- Ho già fatto l'errore di nascondere le cose a un ragazzo dieci anni fa.- disse Silente, posando la mano sulla spalla di Tom - Non rifarò più questo genere di sciocchezze. E come Tom ci ha fatto notare, ha sufficienti legami con tutta questa faccenda per discutere con noi di questa piccola svista.-
- Diventerà maggiorenne solo a dicembre però.- disse Liz seccata.
- Sottigliezze.- sibilò Lucilla a quel punto, tornando a puntare gli occhi sui presenti con aria granitica - Vogliamo andare avanti?-
- Certo mia cara.- il preside di Hogwarts si sedette come prima, congiungendo le lunghe dita e puntando gli occhi celesti sul giovane Riddle - Dunque. Come credo saprai grazie ai solerti giornalisti dei nostri rispettabili quotidiani, questa mattina all'alba, dopo che questa notte tu ti sei precipitato a Godric's Hollow e hai incontrato Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, in Scozia è avvenuto un fatto che oserei definire barbarico. La scuola di Magia Wizloon è stata rasa al suolo e quasi trenta studenti hanno perso la vita.-
- L'ho letto.- ammise Tom a malincuore.
- Bene. Saprai anche che è stato trovato il Marchio Nero.-
- Si. È stato Lord Voldemort.- e di nuovo mezza stanza rabbrividì ma il ragazzo non se ne curò - So che ha portato i bambini dai Dursley e che non avete ancora trovato Harry. Ci sono novità?-
- Ron e gli altri ancora non ci hanno detto nulla.- gli rispose Tristan - Ma domani mattina al massimo saranno qua. Sono andati a fare un sopralluogo in Scozia con Milo e Clay, insieme ad altri gruppi di Auror.-
- E non hanno trovato altro che il Marchio Nero. Un lavoro pulito.- sibilò Duncan Gillespie, fumando rabbioso - Stamattina abbiamo avuto una riunione con Orloff. Lui e il Wizengamot hanno deciso di dare l'allarme generale, lo stesso che ha colpito la Gran Bretagna fino a quando Harry da bambino non ha...bhè...- s'impappinò leggermente - fino a quando non ha dissolto il corpo di Tu-Sai-Chi.-
- Le vittime al San Mungo?- sussurrò Tom disperato.
Sirius scosse il capo - Molti non supereranno la notte.-
- E non abbiamo idea di dove siano Harry e Draco?- richiese il giovane Riddle.
- No ma come ben sai se fosse accaduto qualcosa a Harry io l'avrei sentito.- Lucilla picchiettava le unghie sul tavolo di lucido acero, come irritata per qualcosa - Inoltre Hermione è ancora sotto la protezione di Caesar, quindi abbiamo quasi la certezza sicura che stiano in ottime condizioni, visto che Tom ti ha anche detto di non aver visto Harry, giusto?-
- Esatto.- il ragazzo allora la guardò stranito - Qual è il motivo della discussione di prima allora?-
- Tua madre ha qualche dubbio sulla modalità del...della strage.- gli spiegò Silente, cercando di trovare le parole adatte - E se devo essere sincero, la brillante ipotesi di Lucilla non mi sembra da scartare.-
- Per l'amor del cielo, non ricominciamo.- brontolò Liam Hargrave, seduto con Tanatos Mckay - Albus che ti passa per la testa eh? Chi vuoi che sia stato? Il Babau? Solo una persona ieri notte è tornata in vita e aveva la follia necessaria nel cervello per commettere una tale barbarità!-
- Senza contare che non abbiamo prove contrarie.- proseguì Tristan, guardando Lucilla in faccia - Nessuno dei Veggenti di Orloff ha visto o previsto questo disastro e l'unica prova che abbiamo è il Marchio Nero! Secondo me è stato lui, non giriamoci attorno!-
- Possibile che sapete solo vedere la visione d'insieme?- la Lady sembrava sul punto di perdere la pazienza - Per la miseria, datemi un buon motivo per scatenare un simile vespaio! Senza contare i risultati che ci sono pervenuti dal San Mungo!- Lucilla prese una lunga lista di pergamena, stizzosa - Guardate qua che cognomi: Deveaux, Fawcett, BlackHawk, McDonald, Sirtrud!- e rialzò gli occhi roventi - E' morto il figlio minore di Albert Sirtrud, chiaro? La metà se non la maggior parte dei morti sono tutti purosangue ok? Tutti purosangue!-
- No, no...mamma ferma un secondo.-
Tom si era alzato in piedi, gli occhi blu totalmente sgranati.
Ora si sentiva il terreno cedere sotto i piedi.
- Mi stai dicendo...che secondo te non è stato Voldemort a uccidere tutta quella gente?- alitò, sentendo un brivido.
Guardò anche Silente ma il vecchio mago taceva. Gli occhi astuti che spuntavano dagli occhiali a mezzaluna.
- Mamma...-
Lucilla annuì, sospirando - Si. Io non credo sia stato Tom a fare questa strage.-
- E allora chi è stato? Avanti coincide tutto!- sbuffò Duncan.
- E' proprio per questo che la faccenda è troppo strana! Lord Voldemort ritorna e dopo appena poche ore dall'uscita dal Velo, qualcuno in Scozia distrugge una scuola, lasciandovi il Marchio Nero. Non è così che ha sempre agito...lui non avrebbe mai ucciso dei purosangue! Non è da lui!-
- I suoi standard si saranno alzati!- sentenziò Liam Hargrave - Si vede che ha il dente avvelenato. Lucilla, guardiamo in faccia la realtà, nessuno ha previsto queste morti, Tu-Sai-Chi è libero e vuole vendetta. Ha fatto tutto per costringere Harry Potter a uscire allo scoperto!-
- Io vi dico che questo non è il modus operandi di Tom!- sbottò allora la demone esasperata - E' follia pura. Non è stato lui! Ora sarà a Dark Hell Manor a riprendere le forze! Uscire dal Velo deve averlo stremato! Non so come abbia fatto a stare in piedi davanti a Godric's Hollow!-
- Un attimo mamma.-
Il giovane Riddle si passò le mani fra i capelli, stentando a crederle.
- Cioè...se non è stato lui...-
- Ecco, è quello che diciamo noi.- sentenziò Duncan.
- Chiedetelo agli indovini di Orloff allora!- replicò la Lancaster - Ammesso che non siano già tutti passati dalla parte dei Lestrange. Prima di andare ad amministrare il dominio di Voldemort pensate a mettere ordine in casa vostra! Sei voi maghi non buttate giù quel pagliaccio da quella sedia morirete tutti! Harry non può farcela da solo!-
- Lucilla ragioniamo.- Remus Lupin ora sembrava capire ma l'ipotesi che stavano prendendo in considerazione stava terrorizzando tutti - Tu ci stai dicendo che c'è qualcun altro oltre il Signore Oscuro che vuole uccidere i mezzosangue e i babbani. Capirai che è un'idea che fa tremare le vene ai polsi.-
- No, io sto dicendo solo che c'è qualcuno che vuole farci credere che sia stato Voldemort.- replicò la Lancaster - Non so perché lo abbiano fatto ma il loro intento era quello di scatenare la paura nei maghi.-
- Non parliamone come se fosse vero, maledizione!- sbottò Duncan - Non abbiamo prove!-
- Vorrà dire che le cercherò io allora!-
Lucilla picchiò i pugni sul tavolo, furibonda - Perché vi rifiutate tutti di ascoltare? Perché non volete sentire? C'è qualcosa che non va! E non è stato Tom a uccidere tutte quelle persone! Anche Harry ve lo direbbe!-
- Ok, ok...silenzio! Scusate un secondo.- l'interruppe Ninfadora Tonks - Mettiamo che quello che dice Lucilla è vero e ammettiamo pure che ci sia qualcuno che vuole emulare Lord...Lord Voldemort.- disse a fatica la strega dai capelli violetti - Nessuno però ha previsto nulla, e fin qua ci siamo. Perché anche Damon, l'amico di Tom non ha visto niente?-
- Non lo so.- ammise Tom - Ho provato a mandargli un gufo ma non mi ha risposto ed è davvero strano. Le capacità di Damon sono collegate alle visioni di Legimors ed è molto improbabile che non abbia previsto questo massacro.-
- Forse per una volta anche lui ha fallito.- se ne uscì Liz - In fondo è un ragazzo...-
- ...che però ha predetto tutto questo sei anni fa.- replicò Jess scoccandole un'occhiata serafica - Non sminuiamo i bambini. È uno sbaglio e tutti noi lo sappiamo bene.-
- Sono d'accordo col signor Mckay.- disse Silente, mettendosi in piedi - Ora cari amici dovete scusarmi ma il dovere chiama. Devo tornare a Hogwarts e preparare tutto per il primi settembre ma ritengo senza ragion di dubbio che la nostra Lucilla abbia perfettamente ragione. C'è qualcosa che non quadra e intendo andare a fondo di questa storia. Tornerò a trovarvi fra due giorni al massimo. Nel frattempo spero che il signor Weasley e il signor Dalton vi portino buone notizie. Ora devo mettermi alla ricerca di un buon professore d'incantesimi.-
- Perché?- Tom lo fissò a occhi sgranati - E' successo qualcosa al professor Broody?-
Dorian Broody, ex Serpeverde purosangue, era stato il sostituto di Vitius in quei sei anni ma a quanto disse il preside di Hogwarts, era stato costretto a dimettersi per poter seguire il fratello Auror, infortunato dagli ultimi avvenimenti. Inoltre si necessitava di un altro professore di Difesa visto che Tristan, com'era accaduto all'ultimo anno di Harry, si sarebbe occupato esclusivamente di quelli del settimo.
- Ha già in mente qualcuno?- gli chiese il giovane Riddle, accompagnandolo alla porta.
- Si...- Silente sogghignò divertito - Qualcuno si. Te ne parlerò al momento opportuno. Comunque Tom...- e gli posò una mano sulla spalla -...abbi fede. Harry sopravviverà a ogni ostacolo. E presto tornerà da noi. Ci vediamo fra qualche giorno.-
E senza aggiungere altro si Smaterializzò via, lasciando il figlio del Lord Oscuro con una muta domanda.
Chi era quell'essere che nell'ombra stava facendo ricadere su Voldemort la colpa di quei crimini?

In quello stesso momento a Londra, in un quartiere secondario accanto a King's Cross, in un edificio dalle pareti scrostate abitato da babbani universitari, entrò qualcuno nell'appartamento numero 17, al terzo piano.
Questo qualcuno si levò il mantello e i guanti, buttandosi stremato su un divano dalle molle sfondate.
Il sangue incrostato sul collo e le occhiaie indicavano cos'avesse appena passato.
Una battaglia vera e propria.
Quasi non dormiva da ventiquattro ore.
Di colpo, bussarono alla porta.
- Edward...sono io, posso entrare?-
Edward Dalton scattò in piedi e afferrando la bacchetta se la puntò addosso. Il sangue sparì e gli apparvero sul corpo degli abiti babbani. Non che avessero fatto differenza ma quando Ophelia Haeder entrò, rimase solo stupita del suo aspetto sciupato.
- Ehi...tutto bene?-
La babbana dava ventisei anni, molto carina, coi capelli corti biondissimi, una ciocca rosa sulla fronte e due occhi intensi color pervinca.
- Si, ciao.- le disse con un sorriso stentato.
- Sei via da qualche giorno. Non ti ho più visto...avrei voluto farti vedere le mie tavole.- gli disse la ragazza, chiudendosi la porta alle spalle - Che faccia. Stai davvero bene? Problemi alle scuderie?-
Già. Le scuderie. Come dire a una ragazza babbana che era un mago?
- Si, qualche grana.- le disse in maniera - Mi spiace che non c'ero ma sono stato sommerso dal lavoro. E tu? Tutto bene al lavoro? Ti hanno assunto?-
La ragazza sorrise felice, prendendogli le mani per la gioia - Mi hanno presa! Ora potrò disegnare un libro per bambini tutto mio! Dai dobbiamo festeggiare! Ti va di venire da me?-
Edward si morse le labbra. Una muta disperazione s'impossessò di lui, mentre cercava le parole adatte per rifiutare senza imprecare contro la sfortuna quando nella sua stanza da letto accadde un disastro.
Si sentì un terribile baccano, oggetti che finivano a terra e poi una voce.
- Cazzo! Edward ma non puoi sbaraccare tutto questo macello? Non c'è neanche lo spazio per Smaterializzarsi!-
Dalton sbiancò, vedendo lo sguardo stranito di Ophelia.
- Scusami hai compagnia...- disse incerta quando un ragazzo dai capelli bruni e gli occhi color petrolio si appoggiò allo stipite - Allora vieni o...- ma Blaise Zabini si zittì, vedendo l'amico con un ospite - Ops...scusate ragazzi...-
- Blaise...- Dalton lo guardò pregandolo con la sola espressione del viso - Ron dov'è?-
- Ecco...sta per raggiungerci.- rispose il mago, nascondendo dietro alla schiena la bacchetta - Ciao.- aggiunse con un sorriso sghembo verso Ophelia - Scusate ma volevo solo dirti che tra un attimo dovrebbe arrivare Ron con...quell'amico, sai...quello di prima. L'ha trovato per la strada.-
- Ah,- Edward si girò velocemente verso la sua dirimpettaia - scusami tanto ma io e i ragazzi ci siamo portati del lavoro a casa. Dobbiamo finirlo per domani. Ma se va bene posso passare da te per pranzo.-
- Si volentieri, posso prepararti qualcosa.- sorrise la biondina - Bhè, è stato un piacere.- e senza sospettare nulla se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle un attimo prima che dalla camera da letto cominciassero a scoppiare i fuochi d'artificio. Edward ci entrò in tempo per vedere Ron Weasley apparire con un prigioniero.
Il contrasto fra i due era impressionante.
L'Auror si levò il cappuccio, mettendo in mostra una massa di capelli rosso fuoco.
L'altro, il prigioniero, aveva la faccia lacerata da graffi, abiti stracciati, il viso pallido dai lineamenti contorti.
Un Mangiamorte.
Zabini lo fece finire facilmente su una sedia e un nugolo di catene lo costrinse immobile.
Quello, rabbioso, iniziò a ringhiare maledizioni ma senza bacchetta andarono tutte a vuoto.
Evidentemente non era un mago tanto eccezionale.
- Al diavolo.- Blaise imprecò fra i denti, fissando Ron - Ehi, tutto bene?-
Il rossino si rimise in sesto i vestiti, senza staccare gli occhi dal loro prigioniero.
L'aveva preso in un vicolo mezz'ora prima, in una strada di periferia e per catturarlo ci era andato parecchio.
Il verme aveva scagliato incantesimi ovunque, provocando guai coi babbani.
Gli Obliviatori erano già al lavoro ma Ron quella sera aveva ben altro per la testa.
Nessuno di loro tre dormiva da più di ventiquattro ore. Erano stati alla riunione con Duncan, si erano sorbiti le ipocrite prediche di Orloff, erano stati a Godric's Hollow, in Scozia a Wizloon, avevano camminato sui cadaveri e Harry non erano riusciti a trovarlo.
Ron Weasley non si era mai sentito così frustrato in vita sua.
E in quelle ventiquattro ore, ancora una volta il mondo dei maghi gli aveva dimostrato di non avere spina dorsale.
Neanche per proteggere il suo eroe.
- Chi è?- chiese Edward, appoggiandosi allo stipite della stanza da letto, dopo aver insonorizzato l'appartamento che usava come appoggio.
- Porta rispetto schifoso!- sbraitò il Mangiamorte sputacchiando, tanto che Blaise dovette farsi indietro - Se solo Rafeus Lestrange sapesse che mi avete catturato vi ucciderebbe!-
- Oh ma allora abbiamo preso un pezzo da novanta.- frecciò Dalton sarcastico.
- Io sono il suo braccio destro!- tuonò quello, delirando - Lui non fa nulla senza di me!-
- Però, anche fra i Mangiamorte ci sono dei portaborse.- ironizzò Ron, levandosi finalmente il mantello. Facendolo si massaggiò il torace dov'era sporco di sangue. Si era preso una coltellata di striscio alla milza e non fosse stato per la sua prontezza di riflessi si sarebbe già dissanguato. Mentre si guariva da solo, Blaise prese una sedia, la girò al contrario e si piazzò davanti al loro prigioniero.
- Allora pezzo grosso...vediamo di non perdere tempo e di non farci sprecare dosi preziose di Veritaserum. Dicci che ci facevi in periferia e perché avete distrutto Wizloon, forza.-
- E ti avviso.- concluse Ron a bassa voce - Sono al limite della mia pazienza. Parla o ti staccherò arto per arto fino a quando non sputerai quello che m'interessa, dopo di che ti rimanderò al tuo caro padrone in pezzi.-
- Siete solo degli sporchi traditori del vostro sangue!- sibilò quello, sputando a terra.
- Qui i traditori non siamo noi, bastardo!- Blaise l'afferrò per la gola - Muoviti o con te finiremo seduta stante!-
La situazione si era fatta surreale. E frustrante.
Ron avrebbe dato qualsiasi cosa pur di spezzare la carotide a quel tizio ma non poteva.
Non poteva...non poteva urlare, né lamentarsi.
Anche se i suoi due migliori amici ora erano dispersi.
Harry, Hermione, Elettra, Malfoy...tutti quanti...erano nei guai e lui lì, a minacciare quello stupido essere.
Senza fiatare placò Blaise, poi si fece lanciare da Dalton una fialetta di liquido azzurro.
Faticando la fecero ingoiare a quel verme.
Attesero pochi secondi, poi quello divenne docile come un agnellino.
- Bene.- sussurrò Ron - Chi sei?-
- Maltus Milton.-
- Sei un Mangiamorte?-
- Si.-
- Dimmi cos'è successo ieri notte.- gli ordinò Edward, senza muoversi dalla porta.
Milton sembrò fare resistenza, poi aprì la bocca come un pesce - Il nostro signore è uscito dal Velo. Ci ha chiesto di farlo incontrare con suo figlio e con Harry Potter. I fratelli Lestrange hanno richiamato Greyback e lui ci è venuto in aiuto. Suo figlio ha attaccato Godric's Hollow ma non abbiamo trovato né Potter né gli altri abitanti della casa. È arrivato Tom Riddle, poi qualcuno l'ha fatto fuggire.-
- Dov'è ora Voldemort?- gli chiese Blaise.
- Dark...Dark Hell Manor.-
- Perché avete attaccato Wizloon?-
A quella domanda, gli occhi vuoti del Mangiamorte si contrassero.
- Non siamo stati noi.-
- Cosa?!- Ron imprecò - Ma con che cavolo fa i Veritaserum Malfoy? È la versione light?-
- Ron...questo non sta scherzando.- alitò Edward a bassa voce, fissando Milton.
- Ma per favore!- sbottò Blaise - Insomma perché avete attaccato Wizloon? Voglio la verità!-
- Non siamo stati noi!- disse ancora il Mangiamorte, scuotendo il capo come in trans - Non siamo stati noi.-
- E allora chi è stato?- ringhiò Ron al limite della pazienza - Dimmelo!-
Accadde qualcosa.
I tre maghi sentirono un leggero "crac" poi Milton iniziò a masticare. Quando capirono che aveva mandato giù una capsula di cianuro era tardi ma prima di morire il loro prigioniero disse qualcosa, esalando al contempo l'ultimo respiro.
-...voglio ucciderlo...uccidere Tom Riddle...per spezzare il Lord Oscuro...-
Un istante dopo, di lui rimase solo il cadavere.
E l'assoluta certezza che stavolta Lord Voldemort aveva seriamente fatto perdere le staffe a qualcuno.

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4° ***


figli4

 

 

Passarono pochi giorni e il trenta agosto Tom Riddle si svegliò nel suo letto provvisorio a Grimmauld Place con un timido sorriso che saliva per arrivargli alle labbra.
Dopo tanti incidenti accaduti in seguito alla notte della rinascita di suo padre, Lord Voldemort, Tom aveva trascorso la rimanenza delle sue vacanze estive con gli Auror che affollavano la sede dell'Ordine della Fenice.
Era stato un via vai di informazioni, ipotesi, nuovi piani d'attacco, articoli della Gazzetta che urlavano alla guerra e illazioni del Cavillo che dicevano che Harry Potter fosse fuggito.
In certi articoli si era parlato anche lui. Secondo una certa Rita Skeeter (che Tom non aveva ancora avuto il piacere di conoscere, se Merlino voleva) Lord Voldemort sarebbe tornato per riprenderlo con sé e l'opinione generale era che, ma guarda, tutti i maghi mezzosangue erano in grave pericolo.
La lucidità di certi giornalisti era brillante quanto il loro genio.
Comunque lui quella mattina riuscì ad accantonare ogni brutto pensiero. Voleva farlo per qualche ora perché quella mattina lui, Sirius e Remus sarebbero andati nel Surrey, a Privet Drive, per riprendersi Lucas e Glory e la cosa lo riempiva di gioia.
Un po' meno rosea era la situazione in generale ma lui aveva fede che tutto si sarebbe sistemato.
Purtroppo, non aveva ancora potuto incontrare Ron e gli altri, immersi fino al collo nelle ricerche, ma ogni tre ore gli mandavano messaggi da picchi di serietà a voragini d'idiozia veramente divertenti.
Almeno loro stavano bene.
Chi lo convinceva poco era Damon.
Aveva parlato con Cloe la sera prima e preoccupato per tutte le lettere a cui non aveva trovato risposta, la biondina l'aveva avvisato che Damon si trovava si a casa sua, ma si era asserragliato in camera.
Da anni, conoscendolo, sapevano bene che quando era colpito dalle sue emicranie era meglio girargli allargo ma a quel punto il giovane Riddle era rimasto senza risposte.
Perché il suo migliore amico non aveva previsto quelle morti?
Anche Silente, in una delle loro conversazioni nei giorni precedenti, era alquanto preoccupato da quella faccenda. Ma il giorno dopo sarebbe finalmente partito per Hogwarts. E allora sarebbe finalmente venuto a sapere la verità.
Tornava per l'ultima volta a casa...e Harry l'avrebbe aspettato lì, con Draco, Hermione ed Elettra.
L'unica cosa in cui ora sperava il giovane Riddle era che i Mangiamorte l'avessero smessa di macinare vittime, senza contare il malsano desiderio di prendere Lord Voldemort per la gola e spezzargli il collo.
E al diavolo l'etica e la morale.
Quando scese in cucina, passando dal salone, evitò di salutare la madre di Sirius per cortesia, come faceva sempre, rischiando così di svegliarla e di farsi bestemmiare dietro da tutti gli altri ritratti ma anche a tavola c'era una bella lotta all'ultimo sangue. Tanto per cambiare fra Black e Malfoy.
- Per favore, volete smetterla?- Narcissa Malfoy sembrava esasperata, spingendo suo cugino lontano da suo marito - Siete insopportabili di prima mattina! Oh Tom, buon giorno.-
- Ciao zia. Zio.- sorrise, sedendosi accanto a Sirius - E' successo qualcosa stanotte?-
- Non è morto nessuno, se è questo che intendi.- frecciò Lucius Malfoy.
- A questo però si può sempre provvedere.- replicò Black con sarcasmo, attaccandosi al caffè - Ti sono arrivati messaggi mostriciattolo?-
- Si, un paio da Ron e Blaise. Sono tornati a Wizloon, stanno raccogliendo le ultime prove con Gary Smith e la sua squadra. Edward è al consolato, sta parlando coi tedeschi riguardo ai Lestrange però hanno promesso col sangue che domani verranno con me a King's Cross, quindi li avremo per cena.-
- Peggio dei vip, si fanno desiderare parecchio.- Lucius schioccò la lingua, finendo per appoggiarsi allo schienale della poltrona - Quand'è che potrò rivedere mia nipote?-
- Quando porterai la tua malefica persona dai babbani.- gli disse Sirius.
- Meglio la morte.-
- Non ne avevo dubbi. Quindi andremo noi a riprendere i bambini dopo pranzo.-
- Non corrono rischi, tranquillizzatevi.- disse Remus con pacatezza, leggendo il giornale con attenzione mista a disgusto - La protezione di Lily si perpetua nel tempo. Hermione ha fatto studi approfonditi.-
- Ma che persone sono?- chiese Tom, servendosi di uova e pancetta.
- Vagamente mi ricordo della sorella di Lily...- borbottò Sirius pensoso - Una scopa.-
- Già, non le assomigliava per nulla. Lily era un angelo.- disse Lupin.
- Mica tanto. Rifilava dei ceffoni...- ricordò Black.
- Avessi fatto meno il porco ai tuoi tempi, forse la mezzosangue non ti avrebbe preso a ceffoni.- sentenziò Lucius seccato.
- Ha parlato il santo martire dei casti.-
- Nel senso...- Tom corresse il tiro della conversazione, visto come sapevano degenerare quei tre - Sono persone gentili? Non è che avranno maltrattato i bambini vero?-
- Considerando che Hermione è una di quelle streghe che ritengono di non dover legare la magia dei neonati in fasce, credo che si siano divertiti parecchio in questi quattro giorni.- rise Narcissa con un sottile veleno nella voce, ringraziando il buon senso della nuora - E lo stesso varrà per Lucas. Saranno scoppiati disastri ovunque per quella casa babbana.-
- Già, gli Obliviatori avranno altro lavoro, chissene frega.- sibilò suo marito - Ognuno ha la sua croce, io rivoglio mia nipote qua seduta stante. Il solo pensiero che sia fra quei babbani rivoltanti mi fa venire i brividi.-
- Viva il pacifismo.- brontolò il giovane Riddle, ben sapendo che sia Draco che suo padre avevano le loro idee e non potevano di certo cambiarle da un giorno all'altro - Allora andiamo dopo pranzo?-
- Si e armiamoci di santa pazienza.- concluse Sirius, stracciando in mille pezzi il Cavillo senza fare una piega - I Dursley non sono un esempio di civiltà.-
- Fa ridere questa frase sparata dalla tua bocca insolente, Black.-
- Sta zitto Malfoy.-
- Fatela finita tutti e due. Basta.- sbuffò Narcissa.
Intanto, in un'altra parte della casa, Jess Mckay stava bevendo la terza tazza di thè corretto con brandy della giornata, sperando di tranquillizzare i nervi che minacciavano di farlo esplodere.
Poggiato alla finestra, spiava fra il vetro e la tenda senza particolare interesse.
Quando capì di essere fissato, rimase immobile e fece finta di nulla.
Sarah allora bussò sullo stipite del vecchio bouduaire del padre di Sirius, per attirare la sua attenzione.
- Ti disturbo?-
- No.-
Il tono era secco, a negare ciò che aveva appena detto.
Sarah lo raggiunse, stropicciandosi le mani.
- Volevo chiederti se volevi qualcosa da mangiare. Hai bevuto solo thè in queste ore...-
- No, grazie. Non ho fame.-
La bionda non si lasciò scoraggiare e si sedette sulla mensola con lui, a debita distanza.
Amareggiata, si accorse che qualsiasi cosa facesse forse lui l'avvertiva come un'intrusione.
- Alexander?- le chiese l'Auror.
Sorrise a mezze labbra, pensando al loro bambino.
- E' a giocare con Jeremy e Herik. Si diverte molto.-
- Chi c'è a sorvegliarli?-
- La moglie di Arthur Weasley.-
- Bene.-
- Bene...- Sarah deglutì, guardandosi attorno nella disperata ricerca di prendere tempo. Dio, possibile che non riuscisse neanche a scambiare due parole con suo marito? Ma perché?
Stava per cedere e alzarsi in piedi, gettando la spugna, quando dei passi leggeri ma cadenti risuonarono nel corridoio.
Senza vedere l'espressione umiliata di Sarah, Jess scattò verso la porta.
- Lucilla?- chiamò.
La Lancaster apparve sulla soglia, più bella di una dea ma infuriata e stanca per lunghi giorni di ricerca andati a vuoto.
- Trovato niente?- le chiese Jess.
Lei si posò un dito sulle labbra, mentre passavano alcuni amici di Kingsley alle sue spalle.
Le fecero un mare di inchini e occhi dolci, poi Lucilla tornò a rivolgersi a Jess.
- Zero totale. Ma forse ho la soluzione per capire come mai i Veggenti non hanno previsto niente. E' illegale ma è l'unica possibilità rimasta.-
- E sarebbe?-
- Te lo dico quando saremo a cena con Tristan. Ora vado da Degona, per aiutarla coi bagagli.-
- D'accordo, a dopo.-
Una volta richiusa la porta, Jess si rimise a guardare fuori dalla finestra e ancora una volta, troppo perso nel rimpianto, non si accorse di chi gli stava accanto. Gli occhi sgranati e lucidi di sua moglie ora si stavano velando anche di rabbia.
- Lo sa Tristan?-
- Sa cosa?- borbottò lui distrattamente, quasi senza averla nemmeno sentita.
- Che sua moglie e suo fratello lo tradiscono.-
Stavolta la sua voce gli arrivò forte e chiara perché Jess si girò con gli occhi verdi che fiammeggiavano.
- Cos'hai detto scusa?-
Sarah si alzò, stringendo i pugni e tremando per l'impotenza.
- Hai sentito benissimo! Cosa credi, che non mi sia accorta di come la guardi?! Lo dice anche tu madre!-
- All'inferno mia madre.- sibilò il mago mettendosi in piedi e sovrastandola al limite dello sdegno - Credevo che almeno avessi un minimo di cervello e invece mi rendo conto che la mia era solo una vana speranza! Come diavolo di permetti d'insinuare che Lucilla tradisca Tristan?!-
- Bhè, forse allora lei non lo tradirà ma vedo bene come la guardi!- urlò la strega piangendo - Lo vedo! A volte passi intere giornate a guardare solo lei! L'ami è vero? Almeno dimmi la verità! Amavi lei anche quando sei salito all'altare con me!-
- Sarah per l'amor di Dio!- Mckay imprecò, girandosi e passandosi le mani fra i capelli - Fra me e Lucilla non c'è niente, dannazione!-
- Non mentirmi! Quando la guardi quasi ti s'inumidiscono gli occhi!-
- Per Dio, guarderò Lucilla ma ti assicuro che non è lei che vedo.-
Sarah questa volta tacque.
Una lacrima le rigò la guancia arrossata. Non capiva...non riusciva a capire.
- Non mi hai mai amato.- sussurrò.
- Per favore.- Jess rise mestamente, appoggiandosi con la schiena al muro, stanco, tanto stanco - Non dirmi che tu mi hai sposato perché mi ami. Hanno insistito i miei e i tuoi per il loro tanto sospirato erede, quindi risparmiati la commedia.-
- Forse è questo che ha spinto te...- Sarah si fece indietro, abbassando il viso - Ma io mi sono innamorata di te fin da quando ci hanno presentato la prima volta. Sei tu che sei sordo Jess, sei tu che non capisci. Sei cieco. Non hai mai capito niente.-
Rimasto solo, il primogenito dei Mckay scosse il capo. Si, lui non aveva mai capito nulla.
Proprio niente.
E ora guardava Lucilla, pensando alla donna che aveva ucciso...senza sapere di amare.


Erano le due di pomeriggio e il sole era molto caldo a Privet Drive.
Un sacco di teppistelli giravano con gli skate-board, nascosti qua e là con sigarette in bocca a fare i bulli coi più piccoli. Le signore spiavano nel giardino altrui, mariti sclerotici invece tornavano a casa sbuffando dal lavoro.
Tom Riddle si guardava attorno, pensando divertito a un Harry di pochi anni, gironzolare lì attorno a quei giardini come un randagio.
Chissà che infanzia aveva avuto. Di certo peggio della sua.
Lui almeno aveva avuto Caesar e Lucilla a coccolarlo. Harry invece proprio nessuno.
- Ma guarda che non mi ricordo proprio come si chiama...- stava bofonchiando Sirius davanti a lui, affiancato da Remus. Quei due avevano deciso di farsi due passi e dopo essersi Smaterializzati avevano attraversato tutto Privet Drive ciondolando per il quartiere, attirando gli sguardi un po' allibiti e un po' assatanati delle pettegole.
Di certo ai Dursley, così orgogliosi di essere normali, sarebbe venuto un colpo.
- Arrivati.- disse Lupin, fermandosi davanti al numero 4 - Calma e sangue freddo Paddy, ok?-
- Perché lo dici a me Moony?- brontolò Black - Non sono mica un animale. Controllati tu piuttosto.-
- Vuoi litigare per caso?- fece Remus con un ghigno angelico.
- Magari stanotte che c'è la luna piena eh?- propose l'altro divertito - Attento anche tu Tom, questi babbani hanno il cervello bacato. Parla poco e non accennare mai alla magia. A quanto dice Harry, hanno degli squilibri seri.-
- Davvero non vi ricordate i nomi dei suoi zii?- chiese il giovane mago.
- Quel del tizio no...ma la sorella di Lily ha un nome di un qualche fiore.- fece il licantropo pensoso.
- Forse un bel nome come quello della mamma di Harry.- disse Tom.
- Ma no...- Sirius, che aveva visto la signora Dursley anni prima quando lui e James erano andati a prendere Lily a casa dei suoi e l'avevano vista di striscio, cercava di ricordarsi di quel nome con molto impegno - Porca miseria, ma come cavolo si chiama? Peonia? O Begonia, Moony?-
- Ma non credo. Penso sia Petunia.- rispose Remus, dando un paio di colpi leggeri sulla porta.
- Sicuro?- Sirius l'illuminò tutto - Ah, trovato! Ora mi ricordo! E' Carogna!-
La porta si spalancò all'istante e Petunia Dursley rimase a fissare i tre maghi.
Sbarrò gli occhi, cacciò un gridolino e richiuse il battente sul naso di Sirius.
- Visto? Era Carogna.- cinguettò Black sarcastico.
Remus sbuffò mentre Tom si grattava il capo. Amichevoli quei babbani!
Bussarono di nuovo e stavolta tintinnò la catenella della serratura.
Lo spiraglio mise in mostra gli occhi porcini di Vernon Dursley.
- Non vi vogliamo in casa!- sbraitò - Qua Harry non c'è!-
- Ma va?- sibilò Sirius - Apra, si muova o le faccio saltare...- a frenare la sua lingua velenosa da Black fu Remus, mentre Tom, coi suoi modi cortesi, si mise davanti ai due maghi - Ehm...buon pomeriggio. Siamo amici di Harry, siamo venuti a riprenderci i bambini.-
- Ah!- Il padrone di casa richiuse la porta con un tonfo, fece scattare la catenella e riaprì la porta.
Era armato. Con una mazza da golf numero cinque.
- Dite a Harry da parte nostra che ci vuole un bel coraggio a lasciarci di nuovo questa grana davanti a casa!- tuonò, assordando il giovane Tom - Ora vi faccio entrare...- sibilò - Ma osate tirare fuori una delle vostre fesserie e vi ributto fuori a calci.-
- Brr...- ridacchiò Black malignamente - Sto trrremando di paura.-
- Paddy per l'amor di Dio.- gli sibilò Remus a bassa voce - Sta zitto e cammina senza fare disastri.-
Entrati in casa, Tom si guardò attorno e vide Petunia Dursley accanto alla scala del piano superiore.
- Buon pomeriggio.- ridisse Tom - Scusi il disturbo ma siamo venuti per i bambini.-
- Chi siete?- berciò Vernon.
- Già ci conosciamo.- disse Black sadicamente verso la padrona di casa.
- Dicevo...il ragazzo.- ringhiò Dursley - Comunque lei è?-
- Il padrino di Harry.- s'intromise Petunia, tremolante.
- Non era morto?- allibì Vernon.
- Però. È da un pezzo che non parla con suo nipote.- frecciò Sirius.
- Io invece sono il figlioccio di Harry. Lui è il mio padrino.- rispose Tom, cercando di sembrare a suo agio - Ci scusiamo per avervi portato i bambini nel cuore della notte ma ora li rivorremmo indietro.-
- Ci vuole una bella faccia tosta!- ringhiò il signor Dursley.
- I bambini sono in salotto. Prima porta di fronte.- disse intanto Petunia a Tom - Vai pure.-
Il giovane Riddle annuì e scoccando un'occhiata ai due maghi avanzò nel corridoio, pregando che il professor Lupin riuscisse a tenere a freno il suo migliore amico. O almeno si sperava.
Entrò in un salotto arredato come una bomboniera e la prima cosa che lo colpì furono i vagiti divertiti di due bambini.
- Permesso.- bofonchiò, trovandosi di fronte un ragazzone alto, corpulento, con due occhi vicini e acquosi, capelli biondi e faccia tonda da suino.
Dudley si rizzò in piedi, tenendo in braccio una bambina coi capelli biondissimi, riccioluti.
- Salve.- disse ancora il giovane mago - Io sono...-
- Tom!- gli disse Dudley, puntandogli il dito addosso - Giusto?-
- Si.- l'altro lo guardò stranito.
- La bambina non ha fatto che ripetere il tuo nome da stamattina. O almeno, ci provava.- gli spiegò il cugino di Harry.
- Ah.- Tom sorrise - Lo sapeva allora. È una piccola veggente.-
- Siete venuti a riprenderli?-
- Esatto. Ehi...ehi Lucas!- Tom con un sorriso luminoso si piegò su un box per bambini, dove il piccolo Lucas Potter si divertiva a giocare con cubi di stoffa e forme colorate adatte a un poppante di sedici mesi.
Da parte sua, Glory batté le manine cicciotte, continuando a tubare il suo nome.
I piccoli sembravano stare bene. Erano allegri e in perfetta salute. Meno male.
Anche Lucas fece un sorriso sdentato al suo padrino, ficcando a forza una formina a stella dentro un buco rotondo.
Bella testa dura. Come suo padre...
- Harry è...- Dudley lo guardò di striscio, indeciso - Harry è morto?-
- Cosa?- Tom scosse il capo - No, assolutamente. Ha solo avuto dei problemi.-
- Col mago che vuole ucciderlo?-
Il giovane Riddle si morse le labbra.
- Si. Ma sta bene. Abbiamo portato qua i bambini per proteggerli. Ora li portiamo via con noi.-
- Oh, eccolo qua!- Sirius apparve sulla soglia, tampinato dalle paranoie di Vernon, incurante dei suoi borbottii. Si piegò su Lucas e lo prese in braccio, facendolo ridere con un po' di solletico.
Gli occhi azzurri del bambino, come quelli di sua madre in perfetta tradizione Potter, era lucenti al pari di quelli di Elettra. Glory invece si fece prendere in braccio da Tom senza fare storie, osservando i presenti con uno sguardo di sufficienza tipico di una parte dei suoi geni.
Un occhio della bambina era grigio argento, come quelli di Draco. L'altro dorato, come le iridi di Hermione.
Si pensava che in futuro uno dei due pigmenti sarebbe prevalso ma ora la neonata sembrava impaziente di andare via.
Saltando la generazione, le doti di veggente degli Hargrave erano finiti a lei, per questo quella mattina si era svegliata e aveva cominciato a tubare il nome del suo padrino.
- Bene.- un quarto d'ora più tardi, raccolto ogni oggetto dei bambini, i tre maghi vennero messi alla porta.
- Grazie mille per la disponibilità.- disse Tom con garbo.
- Tsé!- Vernon Dursley sembrava impaziente di levarseli di torno - Dite a Harry da parte nostra che dovrà risarcirci per tutto il tempo perso coi suoi mocciosi, sia chiaro!-
- Adesso lo mordo.- bofonchiò Sirius, mentre Lucas giocava col bavero della sua costosa giacca, sbavandoci sopra.
- Avrà il risarcimento, si fidi.- disse invece Remus con pazienza infinita - Grazie ancora.-
Non finì di dirlo che la porta venne richiusa con un botto.
Di seguito a quello, dalla finestra del giorno scoppiarono un mare di scintille colorate e un chiasso di mobili buttati ovunque invase la via.
Black, quel disgraziato, ridacchiò con aria diabolica - Ah Lucas...- fece soavemente, intanto che il piccolo Potter batteva le manine - James sarebbe pazzo di te! Bravo, così si fa!-
Glory, in braccio a Tom, si limitò ad emettere un vagito e poi a sbadigliare altezzosa.
Come per dire che per il momento potevano rilassarsi tutti quanti.


Stava calando il sole quando Ron Weasley, Blaise Zabini e Gary Smith si presentarono alla sede dell'Ordine.
Entrarono e si levarono i mantelli, letteralmente massacrati dalle ricerche andate in fumo.
- Voglio sotterrarmi.- alitò il rossino, passandosi le mani fra i capelli.
- Dammi una vanga e scavo la fossa anche per me.- Zabini lo seguì verso la cucina da dove proveniva un allegro chiacchiericcio. Bene, se non altro almeno lì il morale era alto.
Quando entrarono trovarono il bancone della cucina invaso da giocattoli per bambini, sonagli magici, Grattastinchi acciambellato in bilico sullo spigolo del tavolo, libri di magia qua e là a fare una specie di cintura per Jeremy, Lucas e Glory.
Tom invece leggeva, mentre Lucas gli succhiava il dito con la bocca fatta di sole gengive.
- Papà!- Jeremy Weasley vide suo padre e quasi fece cadere Grattastinchi dalla tavola, tubando giulivo.
- Ragazzi!- celiò anche Tom, rovesciando goffamente libri e provette.
- Ehi mostriciattolo!- Blaise e Ron corsero ad abbracciarlo mentre Gary Smith si divertiva coi marmocchi.
Dopo i saluti generali e i ringhi di Pansy che sbraitava dietro a quei matti che non si facevano vedere da quattro giorni, si sedettero tutti insieme.
Erano pallidi e emaciati, decisamente a pezzi.
- Caffè cari?- chiese Molly Weasley, accorsa a stritolare suo figlio e Blaise in un abbraccio caloroso.
- Un letto.- aggiunse Pansy, stretta a suo marito - Edward dov'è? Arriva?-
- Si, è andato a controllare suo padre.- rispose Ron, giocando con Jeremy, come sollevato nel poter tornare alla realtà che l'aveva accolto per sei anni - Pare che abbiano la tenuta in campagna attorniata da demoni impuri.-
- Oh, George Dalton è uno che ama il tiro al bersaglio.- disse Arthur Weasley con orgoglio - Se la caverà bene.-
- Comunque torna per cena, tranquilli.- aggiunse Blaise - Con lui è andato anche Clay, così saranno più sicuri.-
- Allora?- Tom non resistette più a fare la domanda che più gli premeva, quando arrivarono anche Tristan, Jess, Degona e gli altri, compreso Sirius appena uscito dal bagno - Avete trovato Harry?-
Ron si portò la tazza di caffè alla bocca.
Osservò i presenti, poi scosse il capo.
- No.- disse - Ma Edvige ci è sfrecciata sulla testa quando siamo stati l'ultima volta a Godric's Hollow.-
- Oh, Dio ti ringrazio!- piagnucolò Molly - Allora stanno bene!-
- Si, quello è il nostro segnale.- annuì Blaise - Credo che abbia mandato un messaggio a Silente. Ci rivedremo a Hogwarts domani sera.-
- E a Wizloon? Avete trovato qualcosa?- s'informò Jess.
- Bhè...- Ron cercava le parole adatte per spiegarsi senza scatenare il panico - Non so cosa di preciso vi abbiano detto gli Auror che sono stati lì in ricognizione ma ne abbiamo già discusso anche con Duncan. Tre notti fa abbiamo catturato un Mangiamorte che ha mandato giù una capsula di cianuro prima che finissimo d'interrogarlo.-
- Gli abbiamo dato del Veritaserum e ne è uscita una cosa strana.-
- E sarebbe?- l'incalzò Sirius.
- Bhè...quando gli abbiamo chiesto perché hanno attaccato Wizloon, uccidendo parecchi purosangue, Maltus Milton ci ha detto che non sono stati i Mangiamorte a fare quella strage.-
Vedendo gli occhi sgranati dei presenti, Ron deglutì - Abbiamo pensato fosse colpa del Veritaserum ma...ecco, Clay ha controllato all'Ufficio Spostamenti Magici Spirituali. Non c'era concentrazione di magia oscura in Scozia quella mattina.-
- Questo significa che Lucilla aveva ragione!- sbottò Tom - Non è stato mio padre! Ma se non è stato lui allora...-
- Calma.- Blaise levò la mano - Quel Milton ha detto un'altra cosa prima di tirare le cuoia.-
- E sarebbe?- rognò Jess impaziente.
- Ecco...non è molto comprensibile ma ha detto che qualcuno vuole farla pagare a Lord Voldemort. Uccidendo la speranza dei Mangiamorte.- disse Blaise.
- Veramente non ha detto precisamente così.-
Tutti si girarono verso la porta della cucina, dove Edward si stava levando guanti e mantello.
- Oh caro! Tutto bene?- gli chiese Molly.
- Benissimo.-
- Tuo padre?-
- Tutto bene, si diverte come un bambino.- sorrise Edward - Tornando a prima...non voglio mettere in allarme nessuno ma sono passato da Silente venendo qua, con Clay. Mi ha pregato di dire la faccenda chiara e tonda una volta per tutte, specialmente per Tom.-
- Siamo tutt'orecchi.- lo seguì Lucilla, arrivandogli alle spalle.
- D'accordo allora.- sussurrò Ron - Letteralmente Milton ha detto che "qualcuno vuole uccidere Tom Riddle per farla pagare a Lord Voldemort, per spezzare la speranza dei Mangiamorte".-
- Tom Riddle?- alitò Pansy - Non intendeva la stessa persona...-
- No.- sussurrò Tom con gli occhi sbarrati - Intendevano me.-
- Questo è quello che pensa Silente.- annuì l'ex Corvonero, sedendosi accanto a lui e posandogli la mano sulla spalla - A quanto pare, Lord Voldemort ha pestato i piedi a qualcuno una volta di troppo.-
- Un momento. Qualcuno vuole uccidere Tom?- gracchiò Elisabeth - Ma perché? È un ragazzo! Non è Harry!-
- No ma...si è parlato di speranza dei Mangiamorte.- ponderò Remus - In una visione contorta delle cose, Tom è come un prolungamento di suo padre. I Mangiamorte pensano che lui prima o poi tornerà all'ovile.-
- Puttanate.- sentenziò Ron.
- Si ma loro la vedono così.- concluse Lucilla pacatamente - E per spezzare i Mangiamorte, questo qualcuno che ha fatto sprofondare Wizloon per dare la colpa a Voldemort vuole uccidere Tom. Il punto è che questo qualcuno non è neanche un nostro alleato, visto quello che ha fatto.-
- Dio...ma chi sono adesso questi pazzi?- sussurrò il giovane Tom mettendosi le mani nei capelli.
- Tranquillo, nessuno ti toccherà con un dito.- l'assicurò Sirius.
- A questo punto la soluzione è una sola.- ringhiò Tristan rabbioso - Trovare un Veggente che abbia visto. Ci serve un indizio da cui partire o non andremo da nessuna parte.-
- A questo rimedio io.- disse Lucilla prima di sparire - Vi dirò tutto stasera dopo cena.-
- Ma cosa vuole fare?- chiese Blaise stranito.
- Mah.- Mckay levò le spalle - Ora pensate a riposarvi un attimo. Edward, dov'è Clay?-
- Da Silente. Hanno trovato un modo per distinguere l'aura di un Mangiamorte da quella di un altro mago oscuro, basandosi sul marchio nero sulla pelle.-
- Grande.- Tom si sentiva male, pronto a svenarsi con qualsiasi oggetto affilato - Non bastava che quello psicotico fosse tornato in vita e abbia quasi ammazzato Harry per riprendermi no, ora abbiamo anche questi pazzi in giro per la Gran Bretagna.-
- Mostriciattolo, guarda il lato positivo della cosa.- gli disse Edward accendendosi una sigaretta davanti alla finestra aperta.
- Ah si? E quale sarebbe?-
- E' un modo di dire.- sbuffò Dalton agitando la mano con noncuranza - Comunque il preside ci ha dato il via libera. Domani ci trasferiamo tutti a Hogwarts. Mentre Tristan starà a contatto con gli studenti, noi torniamo alla cara e fida Torre Oscura. I bambini verranno con noi.-
- Ma sarà pericoloso!- pigolò Elisabeth.
- No, abbiamo già trovato delle tate molto particolari.- sorrise Jess, tranquillizzando anche Sarah che si era messa in angolo ad ascoltare - Ce le mandano dei vecchi amici.-
- Bene, così non saremo sole ad occuparci di queste pesti!- ridacchiò Pansy abbracciando il suo Jeremy - E tu Degona? È il tuo primo anno vero?-
La ragazzina annuì, tutta orgogliosa - Si, ho fatto un esame per entrare prima. Voglio dare una mano a Tom!-
- Dovevamo ancora parlarne comunque.- sbuffò la Jenkins.
- Non c'è nulla da dire.- le disse Tristan, mettendo una mano sulla testa bacata della figlioletta - Nyssa è sempre con lei, inoltre avere delle buone "orecchie" per il castello sarà utile. Basta non strafare, sa bene che nessuno deve sapere che è un'empatica. Inoltre mi ha promesso che non userà i suoi poteri per scopi impropri.-
- Giuro.- annuì Degona.
- Viene anche Lucilla spero.- disse Tom esausto.
- Si, almeno credo. Vado a vedere che combina.-
- Perfetto. Noi intanto prepariamo la cena.- cinguettò Molly Weasley - Riposatevi cari, vi chiamiamo quando è pronto.-

Mezz'oretta più tardi, Tom Riddle se ne stava seduto rannicchiato su un divano.
Accanto a lui Degona, immersi in un'atmosfera ipnotica nonostante le brutte notizie.
Sapere che altri assassini erano in giro e stavolta per fargli direttamente la pelle non era stati piacevole.
Ma Lucilla, ancora una volta, stufa di dover aspettare i comodi dei Veggenti, si era rimboccata le maniche e era filata al Ministero, andando dritta al settimo livello. Ufficio Memorie Visive, chiuso a doppia mandata e sorvegliato dalla creme de la creme dei maghi Auror di Orloff.
Era bastato toccarli ed erano andati giù come pere tanto da permettere alla Lancaster di prendersi alcune ampolle colorate contente gli ultimi ricordi visivi dei Veggenti del Ministero degli ultimi cinque giorni.
Erano come pensatoi ma quando si toglieva il tappo alle ampolle, si levava una nube di fumo fosforescente in cui il mago doveva tuffare la testa. Lucilla stava appunto guardando i ricordi di quelle notti, immersa nella nuvoletta colorata fino al collo.
- Certo che fa proprio ridere.- disse Degona, coprendosi la bocca per non sganasciarsi.
- Come no, c'è da morire.- frecciò Tom con un sospiro.
- Guarda che sei fissato. Ti proteggeremo tutti.-
- Bisogna pensare a Harry e a chi rischia la vita sul serio, non a me.- sentenziò incrociando le braccia.
- Stupidaggini.- sentenziò la piccola Mckay - Vero mamma?-
In risposta Lucilla cacciò un'imprecazione poco fine, levando la testa dalla nuvoletta che si dissolse.
- Dannati Veggenti!- sibilò, pestando il micidiale tacco a terra - Sono degli idioti! Prevedono cose senza senso!-
- Niente?- le chiese Tristan, staccandosi dal giornale.
- Zero.- sbraitò la demone - Vuoto totale! Glory mezza ubriaca potrebbe fare meglio di loro!-
- Se la mettiamo così.- si schifò suo marito con un ghignetto - L'ultima possibilità restano i Legimors.-
- E dove li trovi? Ce ne sono cinque dichiarati in Gran Bretagna, Damon compreso e tutti hanno soppresso i loro poteri. Se Damon non ha visto nulla come credo, visto che non ci ha avvisato, siamo punto e a capo.- rispose Tom.
- Sbagliato, siamo nella merda fino al collo!- ringhiò Jess entrando in quel momento e sbattendosi la porta alle spalle.
- Grande, proprio davanti a orecchie innocenti.- Tristan gli scoccò un'occhiataccia - Che succede?-
- Primo, Orloff sa gli Auror per proteggere la sua ignobile persona; secondo, tua madre ed Elisabeth stanno boicottando la partenza di tua figlia e terzo mi sta venendo un esaurimento nervoso.-
- Si, in effetti sei un po' sbattuto.-
- Vai al diavolo Tristan.-
- Ottimo. Voi state pure qua a chiacchierare.- disse Lucilla, bruciando seccata tutte le ampolle vuote come un secchio vuoto - Io vado a chiudere la bocca alla mia amata suocera.-
- Vengo con te mamma.- sospirò Tom.
- Io mi faccio un giro da Ron. Mi faccio spiegare meglio quello che ha detto Milton, per vederci chiaro.- disse il secondogenito di Tanatos - Dena, cerca di tranquillizzare quest'anima buona di tuo zio ok?-
E grazie tante. Degona rimase seduta sul divano quando Jess si buttò al suo fianco.
Sembrava veramente provato. E furibondo.
Si girò per tre quarti verso di lui, raggomitolandosi.
- Senti zio...- sussurrò, vendendo i segni di esasperazione sui suoi bei lineamenti - Tu vuoi bene ad Alex?-
Jess emise un gemito, mettendosi le braccia sul volto.
- Ma certo.-
- Anche alla zia Sarah?-
- Diavoletta, non leggere nel pensiero dei grandi. Ti fa male.-
Degona sorrise mestamente - Tu non l'ascolti molto, vero?-
- Da lei ascolto fin troppi capricci.-
- No invece.- la ragazzina scosse il capo, i ricci spioventi sulle gote - Lei ti grida sempre qualcosa. Ma tu non senti.-
Jess stavolta si girò a guardarla.
Negli occhi una muta domanda.
- Ti grida che ti ama. E si chiede perché non la senti.-
Lo vide socchiudere gli occhi, scuotere il capo.
- Mi dici a chi pensi? Non sei innamorato di lei?-
- Non è bello essere messi al secondo posto, piccola.-
- Secondo posto? In che senso?-
- E' quando una persona si lega a un'altra. Ma non pensa solo e sempre a lei.-
- Lei pensa a qualcun altro?-
- No, sono io. Io non la metto al primo posto.-
- Ma le vuoi bene.-
- Si ma...vedi piccola, non basta per sposarsi.-
- E tu...- Degona lo guardò attenta - Tu a chi pensi?-
- A...- Jess si morse il labbro, addolorato - A una persona che ho ucciso, tempo fa.-
- E chi è?-
- Lei aveva il tuo nome.-
Degona tacque. Gli occhi sbarrati.
- Intendi...la sorella della mamma?-
- Si, lei.-
- Eri innamorato della sorella della mamma?-
- Me ne sono accorto solo ora. Ma si...amavo Lumia.- lo sguardo di Jess si perse, diventando vacuo e lontano - Non me ne sono accorto fino a quando non sono salito all'altare e ho giurato di amare Sarah.-
- Ma Lumia...-
-...già, Lumia non era una brava persona.- finì per lei, stringendole la mano - Ma sai piccola, non possiamo scegliere di chi innamorarci. Capita e basta. Ai Mckay poi capita sempre a Hogwarts. Il primo giorno del primo anno.-
Degona si avvicinò di più - Come il nonno e la nonna? E anche la mamma e il papà?-
- Esatto.-
- E dici che capiterà anche a me?- Dena gli strinse la mano, gli occhi pieni di attesa.
Jess riuscì a sorridere finalmente - Forse. In fondo sei una Mckay anche tu. Forse incontrerai qualcuno.-
Ora la streghetta divenne pensosa, assumendo un'espressione terribilmente adulta.
- Ma non si può scegliere questa persona, vero?-
- No, purtroppo.-
- E non amerai più nessun altro?- gli chiese - Lumia è morta zio. Sarah invece ti ama tanto ed è viva.-
Già. Lumia era morta. Fra le sue braccia.
Sarah invece era viva. E gli aveva dato Alexander.
- Occhi aperti diavoletta.- sospirò - Quando capita, sei fregata.-
Risero insieme e poi lei si piegò sulla sua spalla, abbracciandolo.
- Se lo trovo cosa devo fare?-
- Sei ancora piccola tesoro. Datti tempo. Dammi retta.-
- E se...fosse qualcuno come la sorella della mamma?-
Jess scosse il capo - Spero che non ti capiti. Ma tu non sei come me. Come mi hai detto, Sarah è viva e Lumia è morta. Dovrei farla finita e mettermi l'anima in pace, come ha fatto Lucilla.-
- Le manca?-
- Non lo so. Ma era sua sorella. La sua gemella. È normale ogni tanto pensarla.-
- Le assomiglio per caso?-
- Un po'. Quando giochi coi capelli.- ghignò Jess - E quando strizzi l'occhio a tuo padre. Lei me lo faceva sempre. Comunque ora che siamo fra noi...occhio a quello che succederà d'ora in avanti. Ora sei della squadra diavoletta e vedi di seguire le regole. Pochi rischi e orecchie ben aperte. I Mangiamorte sono ovunque.-
- Tranquillo zio, l'ho già promesso alla mamma e al papà.-
- Ecco appunto. Non diamo adito a rotture per Liz e tua nonna e uscirai a diciassette anni da Hogwarts che sarai una strega eccellente! Capito peste?- le chiese, puntandole un dito sul nasino perfetto.
- Capito. Ah, un'altra cosa...se finisco a Serpeverde, il nonno dici che si arrabbia?-
- Qualsiasi cosa ma non lì.- ridacchiò, tirandola in piedi - Dai, andiamo a cena adesso.-
- D'accordo. Però zio...penserai un po' di più a Sarah adesso?-
Jess si fermò sulla soglia. Penserai a Sarah?
- Si, credo di si.-
Degona sorrise.
Bene. Ora sapeva che avrebbe trovato l'amore a Hogwarts. Non sapeva che volto avesse, né in che forma si sarebbe presentato. Ma era preparata. Voleva trovarlo quell'amore. Come quello di sua madre e suo padre.
A tutti i costi.
Era pronta anche lei ormai.
Hogwarts li aspettava impaziente.

 

 

 

 

 

 

Un grazie enorme alle ultime lettrici, Bluking, white_tifa, Julianna (anche se non sei tanto nuova!) June, ranokkia, lulli, Akira86, julietta, _kiaretta_, MissMalfoy e Kithiara. Spero che questi nuovi capitoli riescano ad emozionare come i vecchi. Un bacione ragazze.

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5° ***


figli5

 

 

Trentuno agosto.
La notte più infernale della sua vita.
Thomas Maximilian Riddle si alzò alle sei di mattina, imprecando fra i denti.
Non era stato così nervoso neanche al primo anno a Hogwarts.
Aveva quasi voglia di buttarsi giù dalla finestra.
Si alzò in piedi e si stiracchiò, massaggiandosi la schiena. Toccò il cerotto di garza sul fianco sinistro, lo tolse si mise di spalle allo specchio, guardando quel capolavoro soddisfatto.
Bene, il tatuaggio era guarito. Un grifone e un serpente attorcigliati troneggiavano sulla sua schiena, orgogliosi e vanitosi, al livello dei reni.
Proprio come dovevano essere.
Luce e ombra.
Unite. Insieme.
Uscì in corridoio per andare in bagno ma quando aprì la porta, sempre soprappensiero, si prese in faccia sapone magico che gli morse il naso e anche tre asciugamani che cercarono di strozzarlo.
- Ma possibile che non bussi mai?!- gli sbraitò Degona in pigiama, furibonda.
Svegliò mezzo casa ma poi tutti si rimisero a dormire, immaginando che Tom fosse caduto o avesse battuto la testa da qualche parte. La piccola Mckay invece lo guardava snervata, aiutandolo a rimettersi in piedi.
- Scusami.- alitò il mago, toccandosi il naso mordicchiato - Cosa ci fai già in piedi? Ahi...merda!-
- Non esce sangue, non fare storie.- ghignò la ragazzina - Non riesco più a prendere sonno.- ammise, sedendosi sul bordo della vasca con piedi a zampe di leone mentre Riddle si lavava la faccia e i denti - Sono così nervosa...-
- A chi lo dici.- sospirò lui, immergendo la faccia nell'acqua fredda.
- Ma dai, sei Caposcuola. Tutti ti conoscono! Sanno che non centri niente con questa storia!-
Lui rise, appoggiandosi coi fianchi al lavandino - Ti accorgerai presto che in un posto come Hogwarts, non conta chi sei davvero ma solo il tuo nome.-
- Damon, Trix e Cloe non ci hanno mai fatto caso.- sorrise Degona - O sbaglio?-
- Siamo un gruppo di sfigati tutti e quattro.- ridacchiò Riddle - Comunque se Harry davvero verrà a scuola avrò le spalle un minimo coperte, prima che la mia già corrotta reputazione finisca definitivamente nel cesso.-
- Adesso parli come un Serpeverde.- frecciò la ragazzina, alzandosi - Vado a fare del caffè. Vuoi?-
- Si. Ma piano con la magia.-
- Tranquilla, ce lo farà Nyssa. Da oggi inizia il periodo legale del mio giuramento.-
- Certo, ammesso che Liz non ammazzi in qualche modo la mamma nel sonno.-
- Se, in un'altra dimensione dove la mamma è un'innocente babbana magari.- ghignò Degona sparendo nel corridoio e poi giù per le scale.
Tom invece rimase in bagno. Si volse verso lo specchio, guardando il suo viso.
E alla mente gli tornò quello di Lord Voldemort.
Dio.
Come si assomigliavano. Stessi occhi, stessi lineamenti.
Quella faccia Harry avrebbe dovuto odiarla. Spaccargliela.
Disgustato, se ne andò dal bagno e non poté accorgersi di una cosa.
Il suo volto...era rimasto impresso nel vetro.
La sua immagine vi rimase per qualche secondo. Poi rise...e sparì.

- Pietà.-
Due ore più tardi, Tristan Mckay appoggiò la fronte alla tavola, deciso a non ascoltare più né Liz né sua madre.
La cucina era ingombra di Auror pronti a partire, bauli e animali in gabbia ma quelle due non sembrano attente alla loro immacolata reputazione. Sembravano pronte a far piazzate.
- Ripensaci!- sbraitò di nuovo Rose Mckay, picchiando la mano sul bancone della cucina e facendo andare per traverso il caffè a Sirius, Remus e Jess - Tua figlia è troppo piccola! Troppo speciale! Facciamola studiare a casa con Elisabeth!-
- Neanche per idea.- rispose Tristan pacato - Non ha niente di diverso dagli altri e non la segregherò in casa.-
- Insomma, pensa ai pericoli!- piagnucolò teatralmente anche Liz.
- C'è Nyssa.-
- Non basta!- tornò ad incalzarlo la Jenkins - Hogwarts è in piena guerra, lo capisci o no?-
- Ma tu guarda, pensavo di andare lì per una scampagnata.- ironizzò Jess da parte sua.
- E tu non cominciare!- sibilò sua madre - Portare Alexander e Sarah è già abbastanza folle! Non so cosa ti passi per la testa! Anzi, lo so ma è meglio lasciar perdere.-
- Ecco, brava.- le disse Tristan gelido - Lascia perdere mamma.-
- Tu proprio non capisci! È precipitoso mandare Degona a scuola!-
- Me l'ha chiesto lei.-
- Hai un cuore di burro con tua figlia. La vizi troppo!- disse Elisabeth - Cosa credi, che io non sia preoccupata per lei?-
- Non lo metto in dubbio. Ma a Cedar House con voi non sarebbe al sicuro.-
- E con chi è al sicuro? In una scuola piena di talpe, dove entra chiunque, dove c'è il bambino sopravvissuto e Lucilla?-
Tristan stavolta sorrise, scuotendo il capo.
- Il fatto che ci sia Lucilla, dovrebbe assicurarti, mamma, del fatto che sopravviverò anche io.-
Rose stavolta si morse la lingua, seccata.
- E' fiato sprecato.- finì il suo secondogenito - Degona viene con me e Tom.-
- Se succede qualcosa sarà colpa della tua testardaggine!-
- Oh, grazie.- l'Auror fece una smorfia, quasi disgustato - Non mi sarei aspettato altro da voi.-
- Insomma si può fare colazione in santa pace?- sbuffò anche Tanatos - Mi state mandando per traverso il caffè e coi vostri strilli sveglierete la madre di Black.-
- Così la giornata inizierà alla grande.- soffiò Sirius - Come siamo messi con la scorta?-
- Tutto ok, andiamo col Nottetempo.- gli disse Remus - Clay, Sphin e Jess verranno con noi. Ninfadora ci aspetta a King's Cross con Kingsley. Duncan vuole un rapporto entro stasera.-
- E sul treno chi baderà ai ragazzi?- chiese Molly Weasley - Ron, Edward e Blaise sono già a Hogwarts!-
- Sul treno sono al sicuro.- biascicò Tristan, mangiando svogliatamente del bacon - Ci sono i professori e Nyssa darà uno sguardo a tutti. Una volta arrivati li aspettano Hagrid e Gary Smith con la sua squadra. Saranno scortati attentamente fino ai cancelli. Una volta dentro sono al sicuro.-
- Trix è già arrivata?- chiese Degona tutta curiosa.
- Arriva dritta a scuola.- le rispose Tom, mandando giù una tazza di caffè dietro l'altra - Il suo aereo è partito in ritardo ieri sera. Cloe e Damon invece arriveranno al binario come ogni anno. E poi si spera che riesca a vedere Harry. Sirius, Tristan...di Glory e Lucas vi occupate voi?-
- Si, non preoccuparti.- Black annuì, finendo la colazione - Speriamo solo che anche Harry sia al sicuro.-
- Già, speriamo.- disse Molly - Ne sapete qualcosa dei nuovi professori? Li avete controllati?-
- Ah già.- Tristan si levò di tasca un foglietto di Silente, con su scritti i nomi del nuovo professore d'Incantesimi e della professoressa di Difesa che si sarebbe occupata degli altri anni - La tizia che si occupa con me della Difesa si chiama Anita Mortimer. Mai sentita. Quello che sostituisce Dorian Broody invece mi hanno detto che voi lo conoscete. Si chiama Horace Lumacorno.-
Sentito quel nome, Remus sgranò gli occhi e Sirius sentì una spiacevole sensazione nauseabonda in fondo allo stomaco.
- Bhè?- Mckay li guardò preoccupato - E' uno strano?-
- E' un vecchio demente.- scattò Sirius velenoso.
- Paddy!- Lupin scosse il capo - Ma no. È solo un po'...come dire, un po' opportunista. Ma è un bravo insegnante, davvero. Noi l'abbiamo avuto per tre anni di fila, dal quinto fino al settimo. È molto abile ma aveva la tendenza a circondarsi di studenti con un certo nome e una certa fama.-
- Cos'è, un lecchino?- si schifò Degona.
- Dena!- sbottò Liz - Che linguaggio!-
- Qualcuno ha visto la mia stricnina?- se ne uscì Jess sarcastico - Credo di averne bisogno.-
- Mi spiegate meglio?- chiese Tom interessato.
- Bhè...te l'ho detto.- gli disse Remus - E' uno che ha sempre amato farsi una sua cerchia di studenti che avevano alle spalle famiglie famose, con un certo nome. Amava definirsi "uno scopritore di talenti". Per un po' di tempo ha tampinato Sirius, poi dopo che l'ha mandato al diavolo si è buttato su Lily. Anche Harry l'ha avuto al sesto anno.-
- Immagino le sviolinate.- ridacchiò Riddle.
- Già ma...- Black lo guardò con aria contrita - Ecco, è meglio che ti avvisiamo adesso. Lumacorno ha insegnato anche a Lord Voldemort.-
L'aria sorridente di Tom sparì.
- Che allegria.- sussurrò, abbassando gli occhi sulla tazza.
- Già. Lo adorava. Sapeva che sarebbe diventato un grande mago anche se non ha previsto in che direzione...-
- Un genio eh?-
- Si, un vero genio.- Sirius gli mise una mano sulla spalla - Tutto bene? Meglio essere preparati no?-
- Si, è vero.- Tom tornò a bere il suo caffè, pensoso - Come mi devo comportare?-
- Tranquillo, ti terrà a debita distanza.- gli disse Arthur Weasley - A quanto mi raccontarono Ron e Harry a loro tempo, era mortalmente impaurito da Tu-Sai-Chi.-
- E chi non lo è...- ringhiò il giovane Riddle fra i denti - Quando mi vedrà in faccia gli verrà un collasso.-
- Un idiota in meno.- sibilò Lucilla, apparendo in cucina in vestaglia - Buongiorno a tutti.-
- Ciao mamma!- cinguettò Degona, baciandola - Ci accompagni in stazione?-
- Si, certo.-
- Di bene in meglio.- berciò Rose Mckay - Allora non vuoi proprio fermare questa follia vero?-
- Oh, dovrebbe saperlo da tempo ormai che sono fuori di testa Rose.- insinuò Lucilla, aprendo il giornale senza neanche guardarla in faccia - O almeno questo è quello che bofonchia quando pensa che non sento, no?-
Tanatos e Jess non riuscirono a trattenere un risolino, mentre la vecchia strega arrossiva di rabbia.
- Impudente.-
- Ancora non ne ha una vaga idea.- ghignò diabolicamente la Lancaster - Amore non mi dai un bacio?-
Tristan le scoccò un'occhiata obliqua, sempre sull'orlo delle risate. Eccola. Quando voleva far incazzare a morte Liz e sua madre faceva la zuccherosa e lo chiamava "amore" quando a momenti non si sognava di farlo se non sotto alle lenzuola. Vipera tentatrice.

Erano le dieci quando gli Auror accompagnarono Tom e Degona alla porta di Grimmauld Place.
Di fronte c'era il Nottetempo e Stan Picchetto pronto e diligente a fare il suo lavoro.
- Allora avete tutto?- piagnucolò Liz, con fazzoletto al naso - I libri, i vestiti e il resto?-
- Si.- dissero in coro Degona e Tom, cercando di non apparire impazienti.
- I vostri animali? Tom dov'è Veleno?-
- Qua.- disse Riddle alzando il polso sinistro, dove il suo fido serpente riposava sotto forma di bracciale.
- E Galatea?- richiese la Jenkins, appigliandosi a qualsiasi cosa per trattenerli - Dena dov'è?-
- Ce l'ha la mamma.- sorrise la streghetta, indicando una ragazzina diciassette in jeans, con un capellino con visiera calato sulla fronte che teneva in mano una gabbia. Dentro un falcone dal piumaggio dai colori scuri e densi.
- Bene. Mi raccomando Dena...-
- Si lo so. Farò attenzione a non mettermi nei guai, non dirò a nessuno che sono un'empatica e non finirò a Serpeverde.-
- E comportati bene, mi raccomando!- squittì anche Elisabeth - Ricordati che sei una Mckay!-
- E chi se lo scorda.- le sfuggì mentre scendeva i gradini, raggiungendo Clay.
Il Sensimago le strizzò l'occhio - Vai che sei libera diavoletta.-
- Già, ancora non ci credo.- sospirò la streghetta - Senti qualcosa zio?-
- No, per ora no. Tom passa pure il baule a Sphin.-
- Chi ha i biglietti?- chiese Sirius mentre li aiutava coi bagagli.
- Io.- l'informò Lucilla, appena furono tutti saliti - Tranquilli, ora li prendo in consegna io. In stazione ci sono Kingsley e i suoi, non dovete stare in ansia. Ci rivediamo stasera a Hogwarts.-
- Perfetto.- Tristan si sporse a baciare lei e Degona - Io aiuto gli altri con le ultime cose e poi arrivo. Diavoletta, noi ci rivediamo alla cerimonia di smistamento e se mi fai un favore, fila dritta a Serpeverde.-
- Già, così è la volta buona che tua madre ci resta.- insinuò la Lancaster.
- Ehi, ad alta voce l'hai detto tu.- ghignò suo marito - Occhio Tom ok?-
- D'accordo. A stasera.- annuì Riddle - Ciao gente!-

Il tragitto fino a King's Cross fu come al solito da panico ma per Dena e Tom che non ci erano mai saliti fu quanto mai divertente. Lucilla non era dello stesso avviso ma se non altro chiacchierava con le teste appese al cruscotto e questo riuscì a distrarla fin davanti alla stazione.
Quando scesero e Stan li aiutò a mettere tutti i bagagli dei due maghi sui carrelli, il Nottetempo schizzò via lasciando solo una leggera scia di fumo.
- Bel soggetto quello.- rise Tom, rivolgendosi a una Lucilla diciassettenne - Oh, ecco Tonks e gli altri.-
In un attimo furono attorniati da Auror, stavolta conciati in maniera un po' meno bislacca del solito ed entrarono in stazione in pieno clima di fermento. Kingsley sembrava tranquillo, specialmente visto che la demone gli camminava a fianco e che Clay copriva loro le spalle, coi sensi ben tesi.
Per il momento però sembrava tutto tranquillo.
- Binario 9 e 3/4?- Degona sorrise divertita quando si trovò in mezzo al binario nove e dieci, attorniata da tantissimi babbani che correvano, si urtavano, imprecavano o leggevano il giornale - Come si entra?-
- Schiantati contro il muro divisorio.- le disse sua madre.
- Cosa scusa?-
- Si, corrici in mezzo.- le disse, più chiaramente - Dai che sono le dieci e mezza. So che sembra presto ma ci sarà una ressa dannata e non voglio perdervi di vista fino a quando non metterete piede sul treno. Ah, Nyssa...- aggiunse, parlando al vuoto - Mi raccomando, pensa ai ragazzi.-
La custode di sua figlia annuì, facendole un inchino.
"Certo mia signora. I ragazzi saranno al sicuro."
- Perfetto.- Clay e Sphin tornarono dopo un rapido giro - Andiamo pure.-
Per primi passarono Kingsley e Ninfadora, poi Degona accompagnata da Clayton, gli altri Auror, poi rimasero Lucilla e Tom. Il giovane Riddle strinse le mani sul carrello, in tensione.
- Andrà bene.-
Lui scosse il capo - Non so mamma.-
- Tom, quante volte io e Harry dovremo ripeterti che tu non centri nulla?-
- Non centrassi nulla, qualcuno ora non vorrebbe uccidermi.-
- Lo fanno per colpire tuo padre. Sei solo un mezzo per loro.- la demone scosse il capo - Piantala di colpevolizzarti. Tu ora devi solo pensare a tornare a scuola, a goderti il tuo ultimo anno. Intesi?-
Lui tacque, restando a guardarla. Poi annuì.
- D'accordo. Però...ti ricordi cosa mi hai promesso sei anni fa?-
Lucilla si bloccò, fermandosi prima della parete. La sua promessa.
- Tu vuoi...-
Tom annuì - Si. Non cambierò idea.-
- Ne riparleremo con calma a Hogwarts. Ora andiamo.-
Attraversata la parete, lo stesso spettacolo che un tempo aveva incantato Harry Potter, ora si riposò per la settima volta negli occhi blu di Tom Riddle. E Degona Mckay, al suo fianco, sembrava incantata.
Il suono della locomotiva mescolato al chiacchiericcio di genitori e ragazzi, ai versi di animali e alle grida del capo stazione le apparvero esaltanti.
Da lì in poi, Lucilla riprese il suo aspetto normale e con la sua falcata elegante si fece largo fra la folla, attirando sguardi maschili e femminili di tutti i maghi che presero il suo arrivo come una garanzia di sicurezza.
Tutti sapevano chi era, tutti sapevano che già una volta si era adoperata per sconfiggere Lord Voldemort.
Con Dena al suo fianco destro e Tom al sinistro, scortati dagli Auror, sembravano un corteo di vittoria dopo una battaglia importante. Peccato che la battaglia iniziasse solo ora.
Verso i vagoni in fondo trovarono posto sufficiente per sistemare i bauli di Tom e della piccola Mckay, quando cominciarono ad affollarsi accanto a loro un po' di amici e vecchie conoscenze.
Alcuni era già appostati ai finestrini.
- Ciao Tom!-
Martin Worton e Bruce Joyce, suoi ex compagni di stanza, scesero ad abbracciarlo come nulla fosse, allegri e felici di rivederlo. Salutarono rispettosamente e arrossendo in maniera vergognosa Lucilla, poi si misero a chiacchierare.
Arrivò anche il resto del gruppo di Grifondoro.
Claire era accompagnata da suo padre e suo fratello Brian e corse ad stringere Degona e Lucilla con affetto. Mentre Daniel King parlava con la Lancaster, Claire si accostò a Tom.
- Ehi.- gli sorrise furbetta - Che faccia lunga. Non hai dormito vero?-
- No ma si è sparato quattro caffè!- rise Degona salendo sui primi gradini del vagone.
- Ma dai.- la King scosse il capo, coi ricci biondi che le ricadevano lunghi oltre le spalle - Lo sapevo che sarebbe finita così. Allora?- gli prese la mano per staccarlo un po' dagli altri compagni - Come stai?-
Tom evitò di guardarla, sperando di non arrossire di nuovo come un fesso - Direi bene.-
- Le balle le dici da schifo Riddle.- sentenziò un Grifondoro del settimo, arrivando alle loro spalle. Era alto e ben piazzato, con i capelli biondo cenere e occhi chiari.
- Ciao Sedwigh.- lo salutò Cloe - Passato una bella estate?-
- Lasciamo perdere.- rognò Stanford - I miei si sono messi in testa di farmi dare i numeri.-
- Bhè, se non altro sei capitano della squadra di quidditch.- ghignò Martin - Le notizie corrono, mio condottiero!-
- Battitore anche quest'anno?- gli chiese Tom.
- Già!-
- Bella roba.- ringhiò il biondo fra i denti - E la giornata inizia ora. Alderton...- sibilò, quando Fabian Alderton di Serpeverde, rompiballe giurato di tutta Grifondoro, arrivò da loro tutto baldanzoso con Clyde Hillis, suo malefico braccio destro.
- Salve gente. Siete ancora vivi?-
Cloe e Sedwigh quasi si fecero spuntare corna e coda.
- Si, stiamo bene.- rispose Tom pacato prima che quei due estraessero le bacchette.
- Riddle. Ciao. Sono contento di vederti in salute.- disse allora Fabian, con la faccia da mastino tutta corrucciata.
Grazie tante. Anche quello sperava rinsavisse? Mah!
A quanto pareva gli arrivi non erano ancora finiti. Sentirono un po' di casino nel vano merci e solo una persona buttava il suo baule negli scomparti in quel modo.
Il gruppetto si girò e vide un ragazzo con dei jeans chiari stracciati qua e là, una maglia bianca dalle maniche lunghe a stampa babbana, capelli castani sparati a caso e occhi di un celeste intenso raggiungerli con aria greve.
- Howthorne.- ghignò Alderton malignamente - Buongiorno!-
- Buongiorno una sega.- sibilò Damon con voce sepolcrale, passando loro a fianco e filando dritto sul vagone.
Cloe e Tom non fecero una piega, scoccandosi un'occhiata complice.
- Allegro come un becchino.- soffiò Sedwigh - Io salgo a prendere posto. Tom vieni da noi o resti davanti?-
- Dovrò controllare in giro ma poi arrivo.- rispose.
Dieci alle undici, tutti gli studenti dopo aver fissato a occhi sgranati Tom Riddle e la bella Lucilla, naturalmente iniziando da subito a spettegolare (e non avrebbero finito se non alla conclusione dell'anno scolastico!) salirono sul treno. I genitori salutavano con le lacrime agli occhi, altri con espressione preoccupata.
- Sono tutti spaventati.- disse Clay all'orecchio di Lucilla.
- Già.- annuì lei - Ma sanno che Hogwarts è più sicura delle loro case.-
- Noi andiamo mamma!- Degona e Tom saltarono giù dal vagone per abbracciarla un'ultima volta. Lucilla, a differenza di Rose e Liz, non si sprecò a fare raccomandazioni che tanto quei due non avrebbero ascoltato davvero. Si limitò a stringerli forte, ad augurare loro buon viaggio e a sorridere a sua figlia.
- Mi raccomando.-
- Si, non farò guai...-
- No.- la Lady scosse il capo - Divertiti. Capito? Questi anni non tornano più.-
Degona s'illuminò. Trattenne una lacrima birichina e senza un minimo di paura la baciò di nuovo e poi salì finalmente sul vagone. Ora l'avventura per lei iniziava sul serio.
Il fischio del capo stazione, poi lo sbuffo della locomotiva.
E Degona vide il volto perfetto di sua madre sparire lentamente, poi sempre più velocemente fino a quando di Lucilla non rimase che il suo sorriso.
Il viaggio riprendeva.
Destinazione Hogwarts.

Il tragitto per tutto il primo pomeriggio fu molto tranquillo, anche se il chiasso provocato dagli studenti era insopportabile e superava i soliti livelli di decenza.
Tom Riddle, nel vagone dei Prefetti e dei Capiscuola, svolgeva il suo lavoro in tranquillità, prendendo nota degli accorgimenti che il Presidente del Comitato Studentesco avrebbe adottato quell'anno. Le solite scempiaggini che non interessavano nessuno se non alle ragazze.
Se ne stava in mezzo al corridoio, a sorbirsi quelle follie insieme a Neely Montgomery, una dei Caposcuola di Corvonero, una bella biondina dall'espressione sempre seria ma anche pronta alla battuta, con l'insopportabile e arrogante Thaddeus Flanagan, Caposcuola di Tassorosso e Fern Gordon, la spocchiosa Serpeverde che dava sempre addosso a Cloe e ai mezzosangue. Gli altri complementari erano in giro per l'ispezione coi Prefetti e si erano risparmiati così le prime sparate del Presidente, un altro svarionato di prima categoria.
Tom però non sapeva di essere spiato attraverso lo spiraglio di uno scompartimento.
Qualcuno lo osservava con bramoso e timoroso interesse.
Da capo a piedi, Thomas Maximilian Riddle sembrava un ragazzo normale seppur affascinante come il peccato. Alto, capelli neri, lineamenti regolari e fini, occhi blu, un fisico asciutto e longilineo, con un'aria stranamente altera a occhio di qualcuno che non lo conosceva di persona. Nei jeans e con la camicia lasciata fuori, era proprio un ragazzo diciassettenne come tanti altri.
Eppure chi lo osservava in lui vedeva solo suo padre.
- Abbiamo finito?- sbuffò Fern Gordon dopo l'ennesima predica di Albert Johnson, Presidente del Comitato - Di tutte queste piccolezze potremo discuterne alla prima riunione, Albert.-
- Infatti. È tutta la mattina che ci tieni qua, Johnson.- rognò Thaddeus Flanagan, battitore di Tassorosso e libertino incallito, circondato da tutte le oche della scuola - Ho un sacco di cose da fare.-
- Già, voi Tassorosso siete sempre in azione eh?- frecciò la Gordon.
- Io mi sono rotta.- Neely Montgomery scoccò un'occhiata serafica a tutti - Ci si vede.-
- Vado anche io.- disse Tom, cercando di non sbattere addosso alla Corvonero a ogni sobbalzo del treno - Torno dai ragazzi. A stasera.-
- Si, a stasera Riddle.-
Passando nel corridoio comunque, il giovane mago si sentì spiato. Si voltò ma non vide nessuno che lo fissasse.
Che strano. Forse stava andando in paranoia.
Negli ultimi vagoni intanto il morale vagava da alti picchi a profondi abissi di preoccupazione e ansia.
Tutti ormai sembravano sapere che quell'anno sarebbe accaduto qualcosa e ben presto la voce che Harry Potter sarebbe tornato a Hogwarts fece il giro di tutto il treno.
- Che pettegoli.- Degona, attaccata al finestrino, cercava di non sentire tutti quelle fesserie.
- Lascia perdere.- le disse Cloe, seduta sui sedili a destra, con Sedwigh appoggiato sulle sue gambe a leggere una rivista di quidditch. Sull'altro sedile Damon, cupo come un corvo, gli occhiali da sole calati sugli occhi e le maniche fin sulle unghie. Sembrava dormire ma la King sapeva che era sveglio.
- Non hai caldo?- gli chiese, visto che lei era in maniche corte.
- No.- disse secco.
- E' strano. Oggi c'è un sole che spacca le pietre.- disse anche Degona.
- Sto bene.- sibilò allora Howthorne, deciso a chiudere quella conversazione e tirò fuori un libro dalla tracolla, con Iggy, il suo furetto, che gironzolava ai loro piedi.
Tom arrivò passando fra i suoi compagni, compresi Ian Wallace e Archie Byers che era rimasto mingherlino e attaccato ai lecca-lecca come quando aveva undici anni.
- Dio.- sospirò, entrando da loro - Dovevo mettermi addosso il Mantello.-
- Ti danno già il tormento?- gli chiese Cloe.
- Già.-
- Che pretendi?- Stanford alzò appena lo sguardo su di lui - Dopo quello che è successo, se la fanno tutti sotto.-
- Scusate!-
Una streghetta del quinto anno si fermò da loro, con un biglietto in mano.
- Devo darti questo King.- disse a Cloe e sorridendo tutta rossa a Tom sparì com'era arrivata.
- Ma cos'è?- la bionda aprì il biglietto e lesse ad alta voce - "Cara Angelica, gradirei avere la tua presenza nel vagone E per un thè informale fra amici. È invitato anche il signor Howthorne e il signor Stanford. H. Lumacorno."-
- Oddio.- sfuggì a Tom. Angelica?? Angelica? Nessuno chiamava Claire Angelica!
- Ma chi cazzo è?- chiese Sedwigh, sbuffando.
- Il nuovo prof d'Incantesimi.- l'informò Degona.
- E perché vuole vederci?-
- Vai e lo saprai no?- le disse Stanford - Io da qua non mi scollo.-
- Io neanche.- rognò Damon serio e tetro - A meno che non vuole che gli vomiti addosso il suo thè.-
- Hai mal di testa?-
- Hn.-
- E tu Sedwigh? Non vieni? Dai, non mandarmi da sola!-
- Tesoro sto leggendo. Digli che ho dei problemi di comportamento in pubblico.-
- Al diavolo voi maschi.- Cloe si mise in piedi, finendo addosso a Tom e spalmandolo al muro in una curva. Se lui arrossì e sfrecciò via adducendo a una scusa, lei parve fare finta di nulla e si chiuse la porta alle spalle.
- Vado a fare un giro anche io.- disse Degona sorridente - Ho una persona da cercare.-
Rimasti soli, Stanford svaccato da una parte e Howthorne dall'altra, Sedwigh lasciò passare qualche minuto poi dette voce a un suo pensiero.
- Che hai fatto ai polsi?-
Damon non disse nulla ma un esperto l'avrebbe visto irrigidirsi.
- Quando hai preso il libro ti si è alzata una manica.- continuò il biondo Grifondoro - Allora?-
- Le bende di seta non sono così delicate come sembrano.- insinuò il Legimors con sarcasmo.
- Certo, sesso troppo violento. Howthorne, sai chi è mia madre?-
- Il grande capo di uno dei reparti al San Mungo?-
- Già è un Medimago. E so riconoscere le ferite da catene da quando ho dodici anni.-
Stavolta Damon perse la pazienza. Si levò gli occhiali e puntò le iridi ghiacciate su Sedwigh.
- Stanford...pensa agli affari tuoi come hai fatto in tutti questi anni. Se continui su quella strada può darsi che diventiamo pure amici. D'accordo?-
- Come vuoi.- e il biondo lasciò finalmente perdere. Almeno in apparenza.
Degona intanto curiosava in giro, esercitandosi nel chiudere la mente a qualsiasi pensiero intruso.
Certo, non era facile ma poteva cavarsela bene.
Comunque per il momento non aveva trovato nessuno che potesse essere il suo grande amore.
Più che altro, ancora così giovane, non vedeva la cosa dal lato romantico ma solo per uno spiccato interesse. Capire chi sarebbe stato il suo futuro amore le sembrava una scoperta eccitante.
A dire il vero veniva guardata da molti e cercando i primini, vide solo dei mocciosetti tutti presi dai loro animali.
Non c'era nessuno che spiccasse per lei. Infondo, ingenuamente, pensava che questo qualcuno le sarebbe apparso ben nitido fra gli altri visi, che magari avrebbe avuto un'aureola sul cranio, per far riconoscere...e invece ora scopriva che sarebbe stato più difficile del previsto! Comunque la giornata era solo a metà.
Prima o poi il suo grande amore sarebbe arrivato.
Stava per tornarsene dagli altri quando, incappando nel vagone E, non si trovò di fronte un ometto tarchiato, col panciotto decorato e la pelata lucida.
- Degona Lumia Mckay!- le disse, puntandole il dito in fronte.
La streghetta si fece indietro, con la tipica espressione di sua madre.
- Si...sono io.-
- Lo sapevo!- Horace Lumacorno senza tante storie la prese per il braccio e la catapultò letteralmente dentro al suo scompartimento, sedendola accanto a Cloe che dava alcuni strani segni di "tutti pronti al suicidio!".
- Mia cara, che onore!- cinguettò il vecchio Lumacorno, distruggendole la mano - Hai gli occhi di tuo padre vedo! Ma la tua bellezza dev'essere della tanto famosa Lady Lancaster! Io sono il professor Horace Lumacorno.-
- Molto piacere.- riuscì a biascicare. Mentre quello ciarlava, si guardò attorno senza capire. Ma cosa stava succedendo? Lì con Claire c'erano due ragazzi del sesto, figli di chissà che magnati della magia, una ragazzina del quinto, la figlia di Charlene Rainolds, la presidentessa dell'associazione Strega e Nobildonna di cui faceva parte Liz e un ragazzino del secondo anno, un tipo dall'aria timida e gli occhi dolci.
Aveva i capelli biondo grano e Degona gli era quasi finita addosso, rischiando di fargli veramente male.
Si scusò limitandosi a muovere le labbra e lui scosse il capo.
- Oh, ora siamo tutti presenti. Mia cara Angelica, sono dispiaciuto che il signor Howthorne e il signor Stanford non siano potuti venire. Certo il viaggio in treno fa brutti scherzi!- celiò Lumacorno - E tu dimmi, cara Degona. È vero che hai solo dieci anni?-
- Bhè, si.-
- Ah, lo dicevo. Tua madre è un genio, tu avrai ereditato la sua bravura.-
- Ma davvero hai dieci anni?- le chiese allibito un ragazzo del sesto, un Serpeverde.
- Mia cara, vieni che ti presento i nostri amici.- Lumacorno bofonchiò dei nomi che lei si scordò all'istante ma ascoltò stranamente quello del ragazzino del secondo anno, un Grifondoro, che si chiamava Isidoro Cavalon. Al suo nome lui arrossì come un pomodoro ma a quanto capì Degona, i suoi genitori in Irlanda avevano un grande vivaio di specie in via di estinzione. Un vivaio che fruttava un sacco di soldi, pensò fra sé la streghetta.
Mentre il tempo passava parlando di politica e cavolate che la piccola Mckay era stata costretta a sentire da Elisabeth e le sue amicizie altolocate fino allo sfinimento, Hogwarts si avvicinava sempre di più.
Alle sei, il treno finalmente si fermò alla stazione di Hogsmade.
Il sole era tramontato da appena pochi minuti e un tenue rossore invadeva l'orizzonte.
Uno sciame di studenti in divisa invase il binario presidiato da Auror e ad aspettarli c'era Hagrid, insieme a Gary Smith e alla sua squadra.
- Primo anno!- urlò il custode di Hogwarts - Primo anno da questa parte!-
Degona stava con Tom e sospirò intensamente.
Era ora di andare.
- Tranquilla. Il lago è bellissimo.- le disse anche Cloe - Non te lo scorderai più questo viaggio.-
- Ci vediamo alla cerimonia.- aggiunse Riddle - Tranquilla!-
- Ok!- la streghetta detta un altro lungo respiro, poi s'incamminò insieme a tanti piccoli maghetti.
- Speriamo che sopravviva.- bofonchiò Riddle.
- Ma piantala, non è un covo di draghi.- gli disse Cloe, prendendolo per mano - Forza, andiamo alle carrozze.-
- Damon dov'è?-
- E' già andato. C'è Maddy con lui.-
- Hn...- Tom rise, in mezzo a quella folla assurda - Non mollano eh?-
- Maddy ha troppa pazienza. Se non altro è l'unica che lo sopporta.-
- Ma piantala.-
Le carrozze lì attendevano appena fuori dalla stazione. I Thestral a trainarli sembravano impazienti quanto i giovani maghi. Si divisero un po' per casa un po' per amicizie e raggiunsero speditamente il castello, sempre tenuti d'occhio da Gary e la sua squadra. Con Tom c'erano Cloe, Damon, Madeline Nolan, una graziosa Grifondoro del loro anno dalle forme piene e capelli rossicci, sempre allegra e gentile, e Matt Rogers, Corvonero adorabile da sempre innamorato di Trix che al primo anno aveva rischiato l'osso del collo contro il Basilisco insieme a loro.
- Novità ragazzi?- chiese Maddy interessata - Tutto bene?-
- Per il momento si.- le disse la King - E tu? Tutto a posto?-
- Per ora non mi sono arrivate minacce di morte anche se Alderton sul treno s'è sbizzarrito.- rispose incurante.
- Avete sentito del casino in Scozia?- fece Matt, appoggiato allo sportello - Sapete che alcuni studenti saranno mandati qua?-
- Cosa?-
Damon si svegliò dal coma, alzando gli occhi sgranati su Rogers - Che hai detto?-
- Che alcuni studenti hanno rifatto l'iscrizione da noi. Le famiglie pensano che Hogwarts sia sicura.-
Howthorne tornò a estraniarsi, evitando accuratamente gli occhi troppo limpidi del suo migliore amico.
Non poteva neanche guardarlo. Non ci riusciva.
- Ehi tutto a posto?- gli chiese Maddy - Damon hai una faccia terribile. Ma hai dormito un po'?-
- No.-
- E hai mangiato?-
- Ho mandato giù un caffè e delle vitamine.-
- La medicina babbana fa schifo.- gli disse Cloe - Potresti andare dalla Chips.-
- Passerà. Trix quando arriva?- chiese, glissando.
- Dovrebbe essere arrivata a scuola prima di noi. Almeno spero.- mormorò Tom - Speriamo non sia nei guai.-
- Cos'è andata a fare in America?- cinguettò Matt, curiosissimo su qualsiasi cosa riguardasse la Diurna, visto che era l'unico a sapere del suo segreto.
- Non so, è partita in fretta e furia appena siamo tornati da Amsterdam.- gli raccontò Claire - Suo padre si è trasferito a Boston e credo abbia voluto andare a trovarlo e tornare a respirare l'aria degli yankee.-
Raggiunti finalmente i cancelli della scuola di magia, quando scesero nell'ingresso, Tom levò gli occhi fin dove le torri si stagliavano.
Eccola Hogwarts. Illuminata contro un cielo brulicante di stelle. Fiera e orgogliosa come in passato.
Il cuore gli batteva forte, l'emozione lo strozzava.
Il suo ultimo anno.
Claire e Damon gli furono a fianco mentre gli altri studenti cominciavano a entrare.
- Ci siamo. La partita ricomincia.- disse la Grifondoro.
- Già.- annuì serio, senza staccare gli occhi da quello spettacolo.
Damon invece non disse nulla.
Parlando delle vacanze, si fermarono sui gradini dell'ingresso dove Neely Montgomery spediva dentro i ragazzi più giovani. Scoccò uno sguardo di traverso a Damon ma lui non se ne accorse, visto che Tom era appena inciampato nel gradino. Poi il Legimors avvertì una fitta alla tempia.
Alzò il viso, lo riabbassò ed entrò.
- Occhio ai gavettoni.-
- Occhio a cosa?- chiesero Neely e Tom in coro.
Un secondo dopo la risata di Pix li gelò sulla soglia e di seguito una decina di gavettoni pieni di acqua ghiacciata li prese in pieno, infradiciandoli da capo a piedi.
La Corvonero era sconvolta. Puntò gli occhi su Howthorne, che si strinse nelle spalle e se ne andò dentro.
Claire invece faticava a non ridere.
- Buon inizio anno ragazzi.- rise e schizzò via prima di farsi maledire.
- Ma porca...- Riddle si stava strizzando i vestiti - Lo sapevo, lo sapevo! Ogni volta me lo fa!-
- Al diavolo Howthorne!- ringhiò anche la Montgomery, strizzandosi i capelli - Matt, sostituiscimi! Vado a cambiarmi!-
- Guarda che stai bene anche così...- insinuò il ragazzo malizioso.
- Grazie tante!-
Sparito anche Tom che corse come un pazzo dentro alla scuola per arrivare in tempo alla cerimonia, da tutt'altra parte anche Degona faceva il suo ingresso a Hogwarts.
Insieme a una quarantina di undicenni, la piccola Mckay venne traghettata sul fiume, col cuore in gola per uno spettacolo così bello e poi risalì il canale sotterraneo, fino ad arrivare all'ingresso della Sala Grande dove la Mcgranitt li aspettava.
La strega, seria come suo solito, intimidì subito i più sensibili.
Come da tradizione, parlò loro delle case in cui sarebbero stati divisi, dei punti e delle punizioni per la violazione del regolamento, poi ordinò loro di attendere.
Quelle porte chiuse sembravano un mondo nuovo...lontano da casa, lontani dall'ambiente chiuso delle loro famiglie.
Da bambini, stavano per entrare in un mondo adulto, totalmente diverso dal loro paradiso incantato.
E Degona non vedeva l'ora di entrarvi.
Ora le voci erano tante attorno a lei...e tutti pensieri non chiedevano altro che di entrare a Hogwarts.
Sperò che quelle porte si aprissero presto...
Tutto ricominciava.

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6° ***


figli6

 

 

La cerimonia di smistamento stava per cominciare e i mocciosetti del primo anno se ne stavano fuori dalla porta della Sala Grande, a chiacchierare a gruppi oppure a mangiarsi le unghie, sul nevrotico andante.
Degona, non sapendo con chi parlare e non conoscendo nessuno, ne approfittò per guardarsi in giro. A dire il vero Liz l'aveva sempre messa davanti a purosangue insopportabili e lei non aveva mai visto, come li chiamava la sua tata, "dei mezzosangue di nascita babbana".
Però come si riconoscevano? Per lei erano tutti ragazzini di undici anni come gli altri.
Ce l'avevano scritto in fronte?
E poi lei doveva anche cercare il suo futuro amore. Ma anche quello era difficile da riconoscere!
Senza sapere cosa fare si appoggiò alla ringhiera di marmo della scalinata, impaziente.
- Sei nervosa?-
Si girò alla sua destra e trovò una ragazzina bionda, con una coda di cavallo e lunghi capelli.
Portava degli occhiali quadrati, con una montatura disegnata con tante farfalle che a Degona piacque moltissimo.
- Si, un po'.- ammise.
- Io mi chiamo Isabella Prentice.- si presentò quella, orgogliosa.
- Io Degona Mckay.- e le strinse la mano. Facendolo, cercò di non fare l'empatica curiosa ma la sua nuova amica sembrava più nervosa di quello che dimostrava.
- Che nome strano.- le disse ancora la biondina - Molto carino però.-
- Grazie. Mi piacciono i tuoi occhiali.-
- Davvero?- la streghetta si illuminò - Grazie, sei la prima che me lo dice. Mio fratello Philip fa il settimo anno, è di Corvonero e lui li trova troppo babbani. I tuoi sono maghi?-
- Bhè...si.- Dena annuì, senza sapere come classificare sua madre - Anche i tuoi?-
- Ahah, ovviamente. Conosci qualcuno?-
- No.-
- Aspetta. Julian!- la ragazzina tirò verso di loro un tipetto che parlava animatamente con altri ragazzini. Era più alto degli altri e si presentò con un'espressione simpatica ma anche da grand'uomo. Si chiamava Julian Larabee ed era amico d'infanzia di Isabella. Sembrava il classico tipo che soccorreva le damigelle, infatti si piazzò a parlare con loro due e non si scollò più, come un cavalier servente.
Dena si chiese subito se poteva essere lui il suo fidanzato, ma...insomma, come cavolo faceva a saperlo? Miseria, avrebbe dovuto farsi dare qualche dettaglio in più da suo zio. Oppure prendersi un radar!
Comunque quel Julian era decisamente molto divertente, faceva un sacco di battute e passò qualche minuto piacevole.
Intanto dalla Sala Grande arrivava un gran chiasso.
- Ehi ma quanto ci va?- si lamentò un ragazzino in prima fila, sui carboni ardenti - Come ci smistano?-
- Bhò, non lo so.- disse un altro accanto a lui.
- Non è che ci faranno fare magie vero?- chiese Isabella preoccupata - Io faccio sempre girare le cose!-
- Cosa fai?- allibì Dena.
- Non so spiegartelo! Quando faccio magie accidentali gira tutto! L'altra settimana ho fatto girare tutta la tavola.-
- Che cosa buffa.- disse un ragazzina lì a fianco, dai tratti orientali - Io invece me la cavo abbastanza. Ho letto qualche incantesimo sui libri e ho provato a farlo ma i miei si sono infuriati da matti!-
A chi lo dici, pensò la piccola Mckay fra sé. Liz dava i numeri!
- Allora nessuno sa come ci divideranno?- chiese ancora Julian.
- Ti mettono un cappello sulla testa.- spiegò allora Degona, attirando l'attenzione di mezza squadra di matricole - E' lui che dice dove dobbiamo andare. Secondo il nostro carattere e le nostre capacità.-
- E dire che mio fratello non mi ha mai detto niente!- sbuffò Isabella - Tu hai qualcuno negli anni avanti?-
- Si, mio fratello è del settimo anno.- sorrise l'altra, felice di avere Tom - E' del Grifondoro.-
- Aspetta...ti chiami Mckay...- Julian la guardava curioso, come colpito da un fulmine - Ma io ti conosco! Tuo padre è un Auror vero? E tua madre...oh! Oh, tua madre è...-
Degona rizzò le spalle, sfidandolo a rispondere - Mia madre?-
- E' Lucilla Lancaster, quella che ha salvato Harry Potter! Wow!- Julian le fece un sorrisone a trentadue denti - Accidenti, tua madre è famosa!-
- Davvero sei figlia di Lucilla Lancaster?- cinguettò anche un'altra massa di piccole streghe - Caspita!-
Però. Le voci correvano davvero. Ora capiva perché Tom le aveva detto che a Hogwarts contava tanto il nome! Essere figlia dei Mckay era importante come le aveva detto sempre Liz ma forse si era scordata di dirle che essere figlia di una Lady era ancora più esaltante. Mah.
Scoccò un'occhiata a Nyssa e la sua custode scosse il capo, ridendo leggermente.
- Scusami ma è vero che hai un anno in meno di noi?- le chiese un ragazzino con una testa piena di ricci scuri.
- Si, ho dieci anni. Ho fatto un esame per entrare prima.- confermò.
- Cavolo ma allora sei un piccolo genio.- cinguettò Isabella - Che ne dici Julian?-
- Genio senz'altro!- le disse Larabee, tutto gasato.
Hn...forse era lui davvero. Degona cominciò a guardarlo meglio. Bhè, era alto. E aveva i capelli castani lisci a tazza.
E allora? Porca miseria, stava impazzendo, come faceva a sapere se era lui?
Urgeva farsi un'altra chiacchierata con suo zio, decisamente!
Avesse detto a suo padre che cercava il suo futuro fidanzato, Tristan l'avrebbe rispedita a Cedar House incatenata in una camicia di forza. Lucilla probabilmente poi l'avrebbe cacciata in una casa di recupero mentale.
A quel punto a fermare la sequela di domande fu la Mcgranitt che aprì le porta della Sala Grande.
Una luce soffusa li avvolse mentre sfilavano intimiditi ed eccitati in mezzo alla navata centrale.
Degona aveva qualche vago ricordo, visto che era stata lì a quattro anni, ma niente di rilevante.
Si accorse solo che Corvonero e Grifondoro erano i tavoli in mezzo e Cloe le strizzò l'occhio, seduta con le sue amiche. Quel mentecatto di Tom invece ancora non era tornato. Probabilmente stava rotolando per le scale o aveva battuto la testa da qualche parte, restando tramortito sul tappeto della sua nuova stanza singola da Caposcuola.
Il mormorio soffuso degli altri studenti intanto iniziò a calare mentre le matricole si fermavano davanti al pulpito.
La piccola vide suo padre, seduto fra Piton e la Sinistra, il preside al centro che le strizzò l'occhio di nascosto e Hagrid imboscato in fondo con la Sprite. Auror tutt'intorno.
La Mcgranitt stava loro davanti, la pergamena in mano con aria solenne.
- Quando chiamerò il vostro nome verrete avanti. Io vi metterò il cappello sul capo e verrete smistati. Dopo gli studenti del primo anno toccherà ai nostri nuovi alunni provenienti dalla Scozia.- e così dicendo fece un cenno cortese col capo a una ventina di ragazzi in piedi contro il muro a sinistra della Sala, proprio vicino a Serpeverde.
Cloe li guardò attentamente, spiando da sopra la testa rossa di Madeline.
Quei ragazzi avevano gli sguardi cupi, spenti, tristi e arrabbiati.
Uno di loro poi era su una "sedia magica" di quelle che galleggiavano sollevate da Nuvolette Locomotorie.
Anche Degona li spiò, mentre era iniziata la cerimonia.
Fissandoli, di colpo una voce arrochita le fece allargare gli occhi verdi.
Una voce piena di astio.

"Vi odio. Vi odio tutti...morirete com'è toccato ai miei amici!"

Ma chi era?
Degona distolse il viso da loro, sentendo un fastidioso brivido nella schiena. Ma chi era stato a pensare una cosa simile?
Cercando di non pensarci, tornò ad ascoltare i nomi e ad osservare gli altri primini.
Dopo una buona serie di Tassorosso, due o tre Corvonero e altrettanti Serpeverde, il primo a finire a Grifondoro fu Julian Larabee che corse sorridendo alla tavolata dei rosso e oro.
La streghetta dai tratti orientali che aveva parlato con loro nell'ingresso si chiamava Kisha Storm e andò a Corvonero; il tipetto con quei capelli pieni di ricci, un certo Nicolas Brett andò a Grifondoro e anche Isabella lo seguì, felicissima, anche se avrebbe preferito stare con suo fratello maggiore, mentre una ragazzina col naso appuntito e l'aria schifata da tutto e tutti che si chiamava Ginger Winsort andò con gran giubilo a Serpeverde.
Degona stava ancora battendo le mani quando il suo nome zittì tutta la scolaresca.
- Degona Lumia Mckay!-
Deglutendo e imponendosi la marcia militare dei Mckay, la piccola rizzò il mento e le spalle e salì i gradini, con tutti gli studenti che la fissavano attentissimi. Sedendosi, Degona incontrò il sorriso di Tristan e sperò in bene.
La Mcgranitt le posò il cappello sulla testa riccia e subito quel chiacchierone iniziò a frugarle nel profondo.
"Mckay eh? Si, si...so come siete!" gorgogliò il cappello, dondolando lievemente "Però...che grande magia e che coraggio...e che intelletto. Vedo che c'è voglia di apprendere, di lavorare sodo per imparare. E un certo sprezzo delle regole anche...hn, sarai difficile da collocare!"
Ci vollero parecchi minuti e se Dena iniziava a preoccuparsi, altri e specialmente Silente se l'erano aspettato.
Lucilla era stata seduta sullo sgabello mezz'ora quasi, prima che fosse smistata sotto sua precisa richiesta per esasperazione.
"Bene, si...forse ci sono. Saresti grande a Corvonero e ancora più grande a Serpeverde ma direi..."
- GRIFONDORO!-
urlò il cappello magico, facendo sospirare Degona.
Evvai, si era salvata la vita, altrimenti Liz e sua nonna l'avrebbero messa in croce! Con un sorriso luminoso saltò giù dallo sgabello e corse alla tavola scatenata dei grifoni. Una volta seduta agitò appena la mano, dove Tristan e Silente sembravano decisamente sollevati.
Claire quasi la strozzò quando andò a sedersi con loro, troppo orgogliosa e fece la conoscenza di tutti i compagni di Tom, poi si rimise comoda accanto a Isabella e Julian.
La cerimonia dei primini finì con due Serpeverde smilzi con l'aria da aspidi e una Tassorosso.
Terminati i nomi del primo anno, la Mcgranitt fece segno ai ragazzi provenienti da Wizloon di farsi avanti. In questo modo tutta la scuola di magia poté vederli bene. Non fosse stato per il lutto e per il drappo nero di velluto che aleggiava sulle loro teste insieme a quelli colorati delle case, nessuno avrebbe pensato che fossero appena usciti da una brutta situazione come quella della strage che aveva distrutto la loro scuola.
La Mcgranitt agitò la pergamena dei primini e poi la riaprì, con una nuova serie di nomi.
C'erano cinque ragazzi per il quarto anno, due per il terzo, sette per il quinto, due per il secondo anno e ne restarono quattro per il settimo. Quando toccò a loro, gli ultimi quattro rimasti, i poveretti vennero praticamente passati ai raggi X. Uno di loro era quello sulla sedia magica.
- Tobey Williams!-
Fu lui il primo a muoversi. Si sollevò con la sua sedia e sorpassò i gradini agilmente. Col Cappello sulla testa, Cloe vide che sembrava in perfetta salute. Aveva un'espressione triste come gli altri, con occhi scuri molto malinconici e pieni di rabbia ma quando finì a Corvonero, la Sensistrega si sentì sollevata.
Per fargli posto Matt Rogers e Neely Montgomery fecero sparire un pezzo di legno della panca e Tobey si mise al suo posto, calmo e tranquillo. Strinse le mani a tutti, senza mai un sorriso ma sembrava abbastanza a suo agio.
Toccò a un altro ragazzo che la Mcgranitt chiamò Lancelot Frommer. Lui invece era più imbarazzato e arrossì molto quando raggiunse la tavola di Tassorosso, a cui era stato destinato quasi subito.
Sembrava simpatico. Con la veste di Hogwarts ingrigita e il viso pieno di lentiggini.
Restavano due ragazze. Una era bassa, occhiali neri spessi, rotonda, capelli castano scuro molto opaco.
Si chiamava Olivia Andrews e finì a Grifondoro.
Strinse le mani a tutti ma tenne sempre lo sguardo basso, riuscendo a rispondere solo a Maddy che sapeva mettere a suo agio chiunque mentre Maggie Clark e Mary J. Lewis, quelle pettegole, iniziarono subito a farle domande fin troppo personali.
L'ultima era quella che a Hogwarts si classificava come "una da rimorchiare".
Alta, snella, gambe lunghe da gazzella, capelli poco oltre le spalle castani con delle leggere mesches bionde, trucco lucente e aria altera. Molto fascinosa e con un orgoglioso nome da strega.
- Asteria McAdams!-
Sentito il suo cognome e vedendola spedita a Serpeverde, Fern Gordon e le sue amiche le fecero posto.
I McAdams erano una grande famiglia di purosangue, purtroppo però caduta in rovina e la strega Asteria era stata la loro antenata più famosa. Quella ragazza doveva quindi essere importante se portava un nome così grande.
Quando lei si sedette strinse subito le mani a tutti i presenti, ascoltando bene i loro nomi e le dettero il benvenuto, viscidi come solo i rettili sanno essere, tutti tranne uno.
Damon aveva la testa appoggiata sulle braccia, contro la tavola, e se n'era altamente sbattuto di tutta la cerimonia.
Le stava davanti mentre al suo fianco c'era un posto ancora vuoto.
- Ehi ma dov'è Beatrix?- chiese Alderton poco più lontano - Howthorne! Dove sta la tua ragazza?-
Per tutta risposta a quella sparata assurda, il Legimors gli fece un chiaro gesto col dito, quindi tornò a dormire.
- Senti ma cos'hai?- gli chiese anche Clyde Hillis, il braccio destro di Fabian - Non hai dormito per caso?-
- Da quando in questa tavola ci si fa i cazzi altrui?- sibilò Damon, senza alzare il capo.
In effetti avevano ragione, avrebbe dovuto rimettersi un attimo in sesto ma non aveva voglia di vedere la tizia che gli si era seduta davanti. Una che...si era salvata da Wizloon.
Ora che finalmente la cerimonia era finita, Silente si era alzato dalla sua poltrona e si era diretto al pulpito.
Salì e prima di parlare, fece un profondo respiro.
I suoi occhi, appena coperti dalle lunette degli occhiali, brillavano di luce riflessa dalle mille candele accese nella sala.
Osservò i presenti, poi corrucciò la fronte.
- Abbiamo due dispersi ragazzi?- chiese, con un sorriso.
Proprio in quel momento Tom apparve sulla soglia. Si era cambiato i vestiti, inciampando in ogni protuberanza del castello e spaccandosi il cranio contro la statua dell'ingresso, ma aveva ancora un asciugamano sulla testa. Alzò la mano e corse a sedersi, scusandosi con lo sguardo col preside.
- Gavettoni?- fece il vecchio bonario.
Tom annuì ancora, col fiato corto per la corsa e un livido sulla fronte, poi qualcun altro apparve sulla soglia.
Lunghi capelli neri lisci e lucenti, pelle di burro e lenti a contatto violette che incantarono gli ultimi in fondo.
- Oh, signorina Vaughn. Spero che il viaggio non l'abbia stancata troppo.- disse ancora Silente - Tutto bene?-
Beatrix Mirabel Vaughn si levò gli occhiali, facendo un rispettoso cenno - Si, grazie. Mi scusi per il ritardo.- dopo di che, veleggiando nell'ultima navata col suo passo felino, andò a raggiungere Serpeverde dove si sedette accanto a Damon, carezzandogli appena la nuca con la mano fredda. Il suo profumo aveva inebriato i compagni ma come sempre, non tutti avevano occhi e orecchie per capire chi in realtà lei fosse.
- Bene, ora che ci siamo tutti possiamo cominciare. Benvenuti a Hogwarts!- disse il vecchio mago, la voce calda rivolta ad ogni angolo di quella grande folla di giovani maghi e streghe di tutte le quattro tavolate - Vorrei poter dire che questa frase sia rivolta a tutti. Purtroppo non è così. Non sapete come vorrei non essere costretto a dare il benvenuto ai nostri nuovi studenti di Wizloon.-
Gli scozzesi abbassarono lo sguardo, altri invece puntarono gli occhi dritti in quelli celesti di Silente.
Sembrava che tutti volessero delle risposte ai tanti perché.
Tutti volevano sapere.
- Come credo che tutti voi sappiate e come credo che quelli del settimo anno ricordino bene, sei anni fa un giovane Veggente vide che un giorno il Signore Oscuro sarebbe tornato. E così è accaduto, nonostante tutti gli sforzi degli Auror che sono tornati per proteggerci. Voi tutti sapete che siamo in stato di allerta e che la guerra incombe perciò posso pregare voi tutti di una cosa soltanto, prima di cedere la parola al professor Mckay. La pietà e la compassione non risiedono nei cuori di coloro che hanno attaccato Wizloon e la Gran Bretagna in questi ultimi giorni, perciò non date al nemico la possibilità di portare via altre vite innocenti. Collaborate con gli Auror e restiamo uniti. È la sola cosa che vi chiedo. Prego, professor Mckay...- e fra gli applausi, Tristan salì al fianco di Silente, mentre il vecchio mago si faceva un po' indietro.
Tristan si guardò attorno prima d'iniziare, puntando prevalentemente tutti i suoi compagni Auror.
- Benvenuti e bentornati a Hogwarts ragazzi.- disse, con un altro croscio di applausi - Totalmente d'accordo col nostro preside, so che non è clima di gioia quello che incombe su questo nuovo anno scolastico. Ero qua sei anni fa quando un Veggente ci disse della profezia, ero qua quando i Mangiamorte cercarono di uccidere la speranza dei maghi e sono qua oggi, per proteggere voi e Harry Potter.-
Nella sala riecheggiò un boato fatto di urla e applausi, poi alzata la mano per farli placare leggermente, Tristan tornò a parlare - Ora vi pregherò come ha fatto il preside. Gli Auror sono venuti qua dal Ministero per proteggere gli studenti e la scuola, ora il luogo più sicuro per voi e vi possiamo assicurare che qui dentro non si ripeteranno altri incidenti. Come mi è stato chiesto da tutto il consiglio del professori, sarò estremamente chiaro con voi. Siamo di fronte a un grave pericolo e l'ultima cosa che desideriamo è la perdita di altre vite quindi attenetevi al regolamento, non andate in giro da soli oltre le mura del castello e se notate qualsiasi cosa di strano rivolgetevi al responsabile della vostra casa. Sono qua per rispondere a ogni vostra domanda, quindi...- ma non finì di dirlo che subito scattarono in aria mille mani.
Tristan sorrise, scuotendo il capo - Faccio prima io. Volete sapere dov'è Harry Potter, vero?-
Tutte le mani si abbassarono in contemporanea, tutti ora avevano rizzato le orecchie.
Anche Tom, a occhi sgranati, aspettava la risposta.
- Il bambino sopravvissuto ha subito un attacco la notte del 26 agosto, a casa sua in Godric's Hollow. I giornali non hanno riportato nulla per sicurezza personale sua e quella della sua famiglia, comunque sarete felici di sapere che Harry Potter è qui nel castello e insieme a lui c'è il suo gruppo.- e sussurrata quella risposta, scoppiò un delirio di abbracci, applausi e ovazioni che risuonarono per tutto il palazzo.
Fra tanti visi sorridenti però, Ian Wallace si alzò in piedi.
Quando si zittirono, dopo parecchio tempo, Silente gli dette la parola - Mi dica signor Wallace.-
- Vorrei sapere se c'è la possibilità che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato torni qua.-
Ora l'aria si tagliava col coltello ma quella domanda, come riteneva Tristan, era fondamentale.
Tanti visi erano spaventati, altri sottilmente bramosi.
- Com'è già accaduto in passato...si, c'è questa eventualità considerato che Harry Potter si trova qui.- annuì Tristan - Ci è stata prospettata la possibilità di spostarlo in un altro luogo ma noi insegnanti e il preside ci siamo fermamente rifiutati.-
- Perché?- chiese una Tassorosso, una capo classe del sesto anno.
- Perché?- Silente sorrise, col cuore in mano - Perché il signor Potter da quando è nato ha dato la vita per noi maghi. Ora è venuto il tempo di rendere il favore.-
- Verrà protetto esattamente come voi.- aggiunse Tristan serio e granitico - Harry è qua non solo per combattere ma anche per essere difeso perché come ben sapete, uno dei due principali obiettivi del Lord Oscuro è lui.-
- Ehi prof, un attimo!- anche Martin si era alzato in piedi, tutto scombussolato - Ok, Harry Potter è uno dei due obiettivi e l'altro? Non è che impacchetterete Tom e glielo spedirete in un pacco vero?!-
A quell'uscita, incredibilmente, mezza Grifondoro fece una cerniera protettiva sul giovane Riddle che attorniato dai compagni, fissarono tutti insieme con aria battagliera i professori.
Se Silente però si portò una mano alla bocca, per non ridere in un'occasione così grave, Tristan si grattò il mento.
- Certamente no, signor Worton.- si sforzò di dire, senza sganasciarsi - Non fa parte della politica del Ministero della Magia dare contentini i Mangiamorte, senza contare che anche volendo il Lord Oscuro non potrebbe avanzare pretese. Almeno...potrebbe avanzarle ma usando la forza e basandosi sulla minore età di Tom, anche se fra qualche mese anche lui sarà maggiorenne.-
- Quindi quelle follie sui giornali sul fatto che basterebbe disfarsi di Tom sono false?- chiese allora Mary J. Lewis.
Stavolta Mckay fece una smorfia. Doveva dire la verità, anche se era poco piacevole.
- Considerando la quantità di sciocchezze che hanno bazzicato sui quotidiani negli ultimi giorni, posso dire che la maggior parte sono follie anche se un ultimo resoconto del Wizengamot sarebbe propenso a una eventuale terapia d'urto del genere, in un futuro alquanto remoto.-
- Cosa?!- questa volta fu la King ad alzarsi in piedi, furibonda - E voi che avete risposto? Tom è legalmente figlio vostro!-
- A dire la verità non saprei, Cloe.- sorrise Tristan - Dopo un colloquio con mia moglie, il Wizengamot si è ritirato nella sede sotterranea del Ministero e ne non sono ancora usciti...-
Stavolta tutta la tavolata dei grifoni sghignazzò sadicamente, seguiti a ruota da Corvonero e Tassorosso.
A Serpeverde, solo in due ridacchiavano senza farsi vedere. Beatrix e Damon.
- Comunque, per riassumere,- concluse Mckay - nessuno verrà spedito in pacchi al Lord Oscuro, la scuola è protetta da Auror, Harry Potter sarà sempre qui con noi e se rispetterete le regole non accadrà più niente a nessuno. Con questo ho chiuso ragazzi, vi auguro un buon anno e vi do il ben tornati a casa.-
In seguito a dei cori tipo "Grande prof!", "Si, abbiamo Potter!" e "Vai, forza gli Auror!" Tristan tornò a sedersi conscio di aver alleggerito un po' gli animi. Fu Silente e terminare il discorso, passando poi agli annunci d'inizio anno.
- Ringraziamo il professor Mckay per la sua lucida spiegazione e tutti gli Auror che hanno gentilmente accettato di venire a proteggerci in questo lungo anno scolastico. Ora rinnovo il mio benvenuto agli studenti di Wizloon, che possano trovare qui la casa che hanno perduto e passo agli annunci tradizionali. Il primo anno tutti prendano nota che l'accesso alla Foresta Proibita è severamente vietato a tutti gli studenti, specialmente in tempi come in questi. Secondo, quest'anno abbiamo alcuni nuovi professori che ho il grande onore di presentarvi. Avete già conosciuto il nostro professor Mckay, già stato con noi gli altri anni e che si occuperà delle classi del settimo e del primo anno, mentre la cara signorina Anita Mortimer...- una donnina bassa e mora si alzò, sorridendo con delle lunghe orecchie da folletta e l'aria computa - ...si occuperà dal secondo al sesto anno. Inoltre voglio dare nuovamente il benvenuto al professor Horace Lumacorno, nostro compagno nei lunghi anni andati e che oggi prenderà il posto del professor Broody. Date loro un caloroso benvenuto!-
Fra la folla e il chiasso, finalmente Tom riuscì a vederlo. E così era lui Lumacorno. Basso e grassoccio, sulla settantina ma doveva avere almeno un decennio in più, la pelata lucida come uno specchio e gli occhi piccoli. Sembrava sapere il fatto suo comunque.
Chissà che rapporto aveva avuto con suo padre.
Finita la presentazione degli insegnanti, Silente tornò a concludere il suo discorso coi crampi per la fame.
- Dunque, prima che vi lasci finalmente alla cena e alle mani dei prefetti, voglio ricordare ai Capiscuola che dopo il nostro lauto banchetto dovrete seguire i professori in sala insegnanti per un aggiornamento sugli orari del coprifuoco. Il Caposcuola Riddle del Grifondoro invece dovrebbe salire alla fine del nostro pasto alla Torre Oscura.- e Silente sorrise a Tom, facendolo scoppiare di gioia - Qualcuno lo aspetta ed è impaziente di rivederlo. E per finire davvero, quest'anno il Ministero ci ha chiesto di impegnare gli studenti del M.A.G.O. in un esame un po' diverso dal solito. Ad occuparsene sarà il professor Mckay con l'aiuto degli Auror che si dedicheranno a voi delle settime classi durante le ore pomeridiane libere dalle lezioni. Vi lascio nella sorpresa e anche al nostro banchetto. Ancora bentornati e buon appetito ragazzi!-

In un caos micidiale di gente che filava ai dormitori, Beatrix venne spinta dalla folla fin nel corridoio.
- Oh ma dove vai?
Damon era già partito dritto per la sua strada, ma si fermò a guardarla con un sopracciglio alzato.
- A dormire?-
- Scusa tanto, non ci vediamo da un pezzo.- gli ricordò serafica.
- Oh, è vero. Bentornata.- Howthorne tornò vicino a lei, le schioccò un bacio sulla bocca e se ne andò via - Notte.-
Oltre a lasciarla ghiacciata visto quell'assurdo comportamento, le arrivò a tiro pure Tom. Sembrava un fulmine ma lo afferrò per il collo della camicia, riportandoselo di fronte.
- Oh Trix, ciao!- cinguettò baciandole le guance, felicissimo - Tutto bene? Scusa ma devo andare da Harry, ci vediamo domani!-
Tempo un secondo era già sparito pure lui. Alla grande.
- Ben tornata a casa sorella.- si disse con uno sbuffo.
Poi l'apice della demenza. Le arrivò un fischio, manco fosse stata una cane. Si girò e trovò la King in fondo al corridoio.
- Ehi fessa! Vai a nanna?- le chiese la Diurna.
- Porto Dena a fare un giro! Domani mattina dopo la distribuzione degli orari vieni a colazione con me chiaro?- le urlò la biondina perentoria, sopra tutte quelle teste - Mi devi delle spiegazioni yankee! Non ammazzare nessuno!-
Grazie tante, erano proprio tutti impazziti.
Mah, senza fare una piega passò fra sguardi allupati e occhiate ammirate dei ragazzi degli altri anni. Aveva una sete bestiale ma si era razionata le ultime scorte per la settimana, quindi per ammazzare quel ringhio nello stomaco decise di andare a fumarsi una sigaretta nel bagno.
L'aria fuori era troppo malevola per i suoi gusti, inoltre nel bagno delle ragazze avrebbe evitato la persona che non voleva assolutamente vedere. La persona che l'aveva fatta scappare in America dopo il viaggio ad Amsterdam.
Infilò il corridoio deserto e poi aprì la porta del rifugio di Mirtilla Malcontenta.
Stranamente il fantasma non c'era, forse dispersa in qualche condotto di scarico della scuola, ma al suo posto c'era qualcun altro. Una ragazza dalla divisa nuova, ancora senza i colori di riconoscimento di una casa.
Occhi verdi, capelli ondulati con le mesches. Asteria McAdams.
Beatrix, senza aver partecipato alla cerimonia, non sapeva chi fosse anche se se l'era ritrovata a tavola.
Aveva gli occhi lucidi, fra le dita tremanti una sigaretta, seduta sulla finestra del bagno.
Quando vide Trix si affrettò a pulirsi il viso e la Diurna evitò di guardarla mentre era in quello stato.
Si accese una sigaretta a sua volta, chiudendosi la porta alle spalle.
- In questa scuola rompono se ti prendono a fumare?- le chiese la nuova studentessa con voce rotta.
La Vaughn scosse appena il capo, dando un tiro leggero che cominciò a placarle i morsi della sete.
- Sei di Wizloon?-
- Di quello che ne rimane.- mormorò l'altra, pulendosi di nuovo una lacrima con stizza.
Beatrix allora la scrutò leggermente. Carina. Un bel collo da mordere...
Dio, doveva smetterla accidenti! Distolse l'attenzione da lei, appoggiandosi con la schiena al muro.
- Sei del settimo?-
Trix annuì. Non che avesse voglia di conoscerla ma una certa sensibilità acquistata negli ultimi anni le imponeva un minimo di gentilezza. Le girò la domanda e la McAdams fece un debole cenno affermativo.
- E' bella...questa scuola.- sussurrò, ciccando a terra - Da noi però non eravamo divisi in case.-
- Il preside è una brava persona.- le disse Trix, mettendosi la sigaretta in bocca e frugando nella tracolla, per spegnere il cellulare rimasto acceso - Non sarà come a casa vostra ma qui vi troverete bene.-
- No, non credo.-
Asteria levò gli occhi verdi, ora lucenti di odio.
- Non staremo mai più bene. Non dopo tutte le morti dei nostri amici. Non dopo che quel bastardo se ne va in giro ad ammazzare tranquillamente la gente.-
La Vaughn scosse il capo, i lunghi capelli neri che le scivolarono sul petto.
- Hai mai perso qualcuno?-
La Diurna sorrise. Bhè, lei era morta. Sua madre lo era, anche se camminava.
E rischiava ogni giorno che uno dei suoi amici morisse. Mentre lei sarebbe sempre vissuta...
- No.- le rispose - Ma se cominci a pensare sempre alla morte, non vivrai più.-
- Forse allora non voglio vivere.-
- I tuoi amici morti invece avrebbero tanto voluto sopravvivere, sai?-
La McAdams sgranò lo sguardo, scattando col viso nella sua direzione.
Colpita e affondata, Trix finì la sigaretta e fece per andarsene quando la porta si spalancò di botto.
Un giovane con la pelle bianca, capelli neri, occhi gialli e bell'aspetto stava sulla soglia. E dalla sua espressione traspariva un furore inimmaginabile.
La strega nuova si mise in piedi, spaventata ma Trix levò la mano, come per tranquillizzarla.
- Hai idea di quello che mi hai fatto passare? Eh?-
Milos Morrigan sembrava pronto a saltare al collo a Beatrix.
- Che diavolo t'è passato per la testa?- urlò - Non dirmi niente e partire!-
- L'ultima volta che ti ho visto eri impegnato in ben altro.- sibilò la Vaughn, sentendo un dolore atroce nel petto e lacrime sconosciute pizzicarle gli occhi - E poi non sono obbligata a dirti di ogni mio spostamento. Sono maggiorenne da un bel po', se te lo sei scordato.-
- Al diavolo, piantala di rinfacciarmelo!- le disse rabbioso, mentre la McAdams prendeva rapidamente il volo.
Rimasti soli, Trix incrociò le braccia, come per difendersi.
- Che cosa vuoi?-
- Prenderti a schiaffi ma ringrazia che mi so trattenere.-
- Già.- la Diurna scosse il capo, desolata - Con me ti sai solo trattenere eh?-
- Ne abbiamo già parlato.- Milo si fece avanti, evidentemente in imbarazzo - Ho fatto un errore, punto e basta.-
- E chi ha mai detto il contrario?- gli disse piccata, con un coltello nel cuore - Continua pure a farti tranquillo gli affari tuoi ma non pretendere che io me ne stia buona e zitta quando viene ad aprirmi la porta quella stronza che ti sei portato a letto dopo neanche due ore che avevi baciato me! E ora puoi anche andartene all'inferno, sono stata chiara? Non ti azzardare mai più a farmi la predica. Dico, penso, faccio, disfo e vado dove mi pare! Esattamente come hai sempre fatto tu! Non devi dirmi niente, torna a sbatterti quella maledetta purosangue e lasciami in pace! Tanto per te non conto niente!- e dicendo quello lo sorpassò e chiuse la porta con un colpo durissimo, correndo via verso Serpeverde con le lacrime gli occhi come accadeva ormai da più di due settimane.

Tom Riddle correva come un forsennato per tutta Hogwarts, incurante degli sguardi curiosi e impauriti che accompagnavano ogni suo passo. Tutti sapevano chi era ma a lui ora non importava.
Voleva solo raggiungere la Torre Oscura.
Quando arrivò alla scala, il cuore gli batteva così forte che ebbe paura fosse sul punto di esplodere.
Harry, Draco...e gli altri...erano tutti lì.
Stavano bene!
Si rimise a correre e ogni gradino era un centimetro in meno verso di loro. Ah, se avesse saputo volare.
Poi finalmente, dopo rampe e rampe della lunga e umida scala a chiocciola, riuscì finalmente ad arrivare sul pianerottolo delle prime stanze. Era tanto tempo che non metteva piede in quel posto.
Sei anni. Dietro a quella porta c'era stata la sala riunioni in cui un tempo si erano riuniti tutti insieme.
La tavola dov'era stata la Mappa del Malandrino, la stanza piena di divani e poltrone, di bacheche con armi e spade, la biblioteca colma di libri...e dietro quella porta, i ragazzi.
Sembrava passata una vita.
Prese un lungo respiro, poi senza potersi più fermare abbassò la maniglia ed entrò.
La luce soffusa dalla notte, unita ai candelabri dava un'atmosfera calda e ipnotica. E davanti a una delle finestre, Tom vide appoggiato qualcuno di tre quarti. Alto sul metro e ottanta, capelli biondissimi e serici. Spalle larghe, fisico longilineo e snello, abiti scuri, camicia un poco aperta. All'anulare sinistro, un anello d'argento con un serpente annidato su se stesso.
Draco Lucius Malfoy si girò in quel momento, gli occhi grigi fissi di lui.
Un attimo dopo Tom gli volò fra le braccia, stringendolo forte per la vita.
- Draco! Dio per fortuna stai bene!-
Il bel volto di Malfoy si contrasse in un sorriso stranito.
- Ehi, ehi...- il biondo gli mise le mani sulle spalle e lo scostò leggermente.
Sbatté gli occhi argentei, con una strana espressione vacua sulla faccia. E poi la catastrofe.
- E tu chi sei?-
Tom sgranò gli occhi bluastri, allontanandosi di un passo da lui.
Stava scherzando?! Lo stava prendendo in giro, doveva essere per forza così...ma quel sorriso dolce, angelico, quasi svagato...no, sembrava davvero che non lo conoscesse.
- Chi sei?- gli richiese Malfoy, inclinando il capo - Ti conosco?-
- Draco...- il giovane Riddle cominciò a tremare, a stare male. Aveva perso la memoria.
- Si, quello è il mio nome. Come lo sai?-
Dal piano di sopra improvvisamente si sentì uno strano baccano. Qualcuno urlava ai quattro venti, strombazzando frasi particolarmente decisive alla diagnosi di Riddle.
- Malfoy!- urlò una voce conosciuta - Sta lontano dalle finestre chiaro? E non uscire che ti perdi!-
- Harry.- alitò Tom, sorridendo con gioia di nuovo.
- Lo conosci?- cinguettò Draco, totalmente fuori di testa e troppo melenso, cosa che non accadeva neanche quand'era sbronzo - Conosci il mio amico Harry?-
Il mio amico Harry?
- Oddio.- disse Tom schifato al cubo. Era drogato! E di qualcosa di bello pesante!
- Ehi Malferret ma con chi parli?- gridò di nuovo la voce dal piano superiore.
- Non so...c'è un ragazzo qua che sa il mio nome! Puoi scendere per favore?-
Per favore? Una frase detta da un Draco normale sarebbe stata "Sfregiato vedi di scendere e non rompere!"
Santa pace, oltre ad aver perso la memoria doveva aver perso anche qualche grammo di materia grigia!
Riddle aveva letteralmente le braccia a terra quando dei passi sulla scaletta a chioccola gli ricordarono la presenza del suo secondo padrino.
- Ok! Ho una mazza e una padella! Scegli, quale vuoi in testa biondastro?-
- Ma perché mi vuoi picchiare? Ti ho fatto qualcosa di male?-
Un giovane mago di ventisette anni, alto e con scarmigliati capelli neri, stava scendendo i gradini con passo felpato.
Due grandi occhi verdi come la speranza illuminarono tutta quella camera, limpidi e puri come quelli di un bambino.
Sulla sua fronte, una cicatrice a forma di saetta ricordava a tutti chi era.
Che leggenda fosse. Che eroe fosse.
Harry James Potter scese anche l'ultimo gradino, le mani alzate che stringevano una padella e una mazza da baseball.
- Harry.- Tom lottò per non correre ad abbracciarlo, restando immobile accanto a Draco.
- Oh, tu guarda.- la speranza dei maghi ghignò leggermente, guardando entrambi - Sei in compagnia vedo. Devo darti una buona notizia mostriciattolo, il tuo padrino ha perso la sua supponenza e una buona parte del suo diabolico cervello circa quattro giorni fa. Vorrei fargliela tornare con un metodo classico ma i ragazzi mi hanno tarpato le ali.-
Draco sorrise di nuovo, totalmente perso.
- Lo conosci Harry?-
- E' Tom. Te l'ho detto trenta volte. Siamo i suoi padrini ed è anche tuo cugino.-
- Oh che bello. Un cugino.- commentò l'erede dei Malfoy con aria giuliva.
- Adesso lo faccio, basta! Ne ho piene le tasche!- sbottò Potter - Forza, vieni avanti e sporgiti verso di me col collo. Un colpo e via, non te ne accorgerai neanche!-
- Harry scusa!- Riddle si mise fra i due, visto che il moro era capacissimo di ammazzare Malfoy - Mi dici cosa gli è successo?-
- Ma niente. Quando ci hanno attaccato era in quel porcile del suo studio e gli è caduta un'ampolla contente Oblivion sulla testa. Ha perso la memoria ma dovrebbe tornargli entro pochi giorni, o almeno così ha detto il Medimago che l'ha visitato. Peccato che si comporti come un troglodita che ha scoperto per caso la posizione eretta!-
Per tutta risposta a quell'affermazione, il biondo inclinò di nuovo il capo. E tornò a sorridere come un ebete.
- Ma sembra proprio un'altra persona...- alitò Tom allibito - Mi fa quasi paura...-
- Non dirlo a me. È il prototipo maschile di Miss Mondo.- Potter levò le spalle - Se domani non mi ritorna come prima lo picchio sul serio.-
- Come state?- incalzò il mago diciassettenne, cambiando momentaneamente discorso - Elettra e Hermione? Stanno bene? E tu? Ma si può sapere dove siete stati?!- sbottò furente - Non mi hai mandato un messaggio, sai che mi è venuto un colpo quando sono venuto a Godric's Hollow e ho visto tutto in fiamme?-
- Ecco, bravo genio. Sei pure venuto davanti a casa!- Harry scosse il capo - Lo sapevo, ci caschi sempre! Si vedeva lontano un miglio che era una trappola mostriciattolo!-
- Scusa tanto se non ho il tuo sangue freddo!- replicò Tom punto sul vivo - Ma credo che fosse successo qualcosa anche a Lucas e Glory!-
- Quelle due piccole canaglie stanno alla grande. Durante l'incendio si sono succhiati il pollice per tutto il tempo, dai!- Potter agitò la mano, noncurante - Tranquillo, ce la siamo cavata, anche se...-
- Anche se?-
- Bhè...- Harry si morse il labbro, sedendosi sul bordo della tavola - Elettra sta benissimo, ha pochi graffi ma Hermione mentre metteva in salvo i bambini nel bunker sotterraneo si è fatta male. Le è scoppiato un faccia un incantesimo e la luce le ha quasi bruciato gli occhi.-
- Vuoi dirmi...che è cieca?- Tom lo fissava desolato, sconvolto - Non ci vede più?-
- Un mese e guarirà anche lei, tranquillo.- lo rassicurò subito il bambino sopravvissuto - Solo che per lei non è facile. Ora dorme e Pansy è coi bambini. Le tate poi si occupano del resto ma sai com'è fatta Herm. Appoggiarsi agli altri non rientra nella sua infida natura. E ultima chicca, i nostri bracciali si sono scheggiati e ogni tanto partono e fanno magie strane. Stamattina mi sono svegliato addormentato sul soffitto, girato al contrario. E non ti dico dov'era Malferret.- sorrise Harry e quel sorriso sereno rassicurò Tom. Evidentemente la cecità della loro amica era davvero guaribile.
Il Grifondoro sospirò, passandosi le mani sulla faccia.
La tensione si allentava, lento il nodo alla gola si scioglieva. E Riddle si sforzò di stare meglio.
- Abbiamo molto di cui parlare.- gli disse Harry, passandogli un braccio al collo - Comunque siamo sani e salvi. Ancora una volta degli indistruttibili rompiballe. E col dente avvelenato!-
Gli strizzò l'occhio e finalmente Tom riconobbe il vecchio Harry Potter.
Si, il bambino sopravvissuto ancora una volta ce l'aveva fatta.
Niente lo piegava. E niente l'avrebbe mai sconfitto.
Niente e nessuno.

 

 

 

 

Un benvenuta a Chichetta, che s'è sparata questi capitoli malloppo in brevissimo tempo. E un abbraccio forte a tutte le altre, vi ringrazio per le vostre recensioni. Anche se è una fic così vecchia e datata, da un certo punto di vista, sono felice di vedere che ancora riesce a prendere! ^^

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7° ***


figli7

 

 

* Questa postilla è rivolta a quelle lettrici che rileggono ogni tanto queste pagine ormai "antiche" e che invece seguono giornalmente T.M.R. senza che domenica abbiano trovato il mio aggiornamento: il ritardo è dato non dalla mia salute fisica o mentale, ma per una svista di Axia. Mi spiego, ero andata al mare per il week end e Axia avrebbe dovuto aggiornare al posto mio. Peccato che abbia perso l'aggiornamento (prima e unica volta che in tre anni io abbia scritto in forma cartacea!) e così sta rifacendo tutto da capo. Un po' di pazienza e il 35 sarà pronto. Abbiate fede, Axia è buona e saggia. Passo e chiudo!
 

 

 

 



Ah, la prima notte di sonno a Hogwarts.
Harry Potter poteva dire di non conoscere miglior sensazione di quella per addormentarsi.
E svegliarsi fra quelle mura calde e imponenti era come svegliarsi in un nido.
Un nido di protezione e vecchi ricordi dolci e amari.
Ricordi di un tempo che sembrava non essere mai passato.
Si girò lentamente fra le lenzuola, baciando i capelli della donna che gli riposava a fianco, col capo appoggiato al suo torace. Elettra Baley mugugnò qualcosa nel sonno e ricambiò leggermente il bacio che le dette a fior di labbra, poi lo lasciò alzarsi. Suo marito si diresse a una culla poco distante dalla sua sponda, sorridendo.
Lucas Potter era già sveglio e vagiva divertito, giocando coi le farfalle magiche appese sopra la capotte di tulle.
- Ehi cucciolo.-
Lucas gorgogliò di nuovo, facendo un sorriso sdentato a suo padre.
Alzò le braccine e si fece prendere in braccio, poi si aggrappò alla maglia di Harry che tornò a letto, sedendolo sul suo cuscino e mettendosi poi a pancia in sotto.
Giocare con Lucas di mattina presto faceva sentire Harry, in un certo modo, pronto per la giornata che l'aspettava.
Pronto per la guerra che l'aspettava.
Il neonato giocava con le dita del padre, succhiandole e toccando con le manine grassocce il suo viso.
Harry non poteva fare altro che sorridere, che scoppiare di felicità.
Da quando Lucas era nato, un anno e quattro mesi prima, la sua vita era cambiata.
Lucas rappresentava una parte intoccabile del suo animo, una parte in cui nulla poteva entrare se non suo figlio.
Era stato amore a prima vista, un qualcosa di sconvolgente, di profondo e irreversibile.
Lucas era tutto. Lucas era al primo posto, con Elettra.
Loro due erano tutto. Tutta la sua vita.
E quando era con loro...non era il bambino sopravvissuto, non era Harry Potter.
Ma solo Harry.
Lucas gli fece un altro sorriso, passandogli le piccole dita sul volto, poi aggrappandosi ai suoi capelli.
Fin da piccolissimo, suo figlio si era dimostrato allegro e curioso, una vera peste. A differenza di Glory, strillava a ogni ora della notte e con una mania tutta sua si ostinava a cacciare le stelline dentro a forme per i cerchi della sua casetta giocattolo. Una bella testa dura.
- Mostriciattolo.- gli disse, facendosi succhiare l'indice destro.
Lucas tubò un "Dada" che poteva significare papà o chissà cos'altro.
Da principio Harry aveva temuto di non essere in grado di occuparsi decentemente di un bambino. Non aveva mai avuto esperienza in fatto di rapporti paterni, se non con Sirius che però l'aveva conosciuto che aveva ormai tredici anni...ma una cosa se l'era promessa fin dal principio.
Per Lucas lui ci sarebbe stato. Non avrebbe permesso a nessuno di separarli.
E non sarebbe morto. No, non avrebbe lasciato Lucas senza una famiglia.
Avrebbe dato la vita per lui ma...lasciarlo significava fargli vivere la sua stessa esperienza.
- Io ci sarò sempre.- gli sussurrò, puntando gli occhi verdi sul bambino - Non me ne vado.-
- Dada!- gorgogliò di nuovo Lucas - Hori!-
- Glory dorme. Cosa che dovresti fare anche tu a quest'ora.- sbuffò Potter ridendo.
- Hori!- tubò di nuovo suo figlio - Hori!-
- Tesoro...- la voce ora arrivava da Elettra, ancora nel dormiveglia - Sono le sette, fallo dormire di prego!-
- E come faccio?- Harry scosse il capo, carezzandole la spalla e la chioma bionda - Ormai non lo addormenti più neanche con una pozione!-
- Non sarà l'unico sveglio.- sbadigliò Elettra, stiracchiandosi languidamente - Anche Draco sarà a spasso.-
- Spero che Ron gli stia dando un'occhiata. Oggi me lo lasciate fare?-
- Se intendi picchiarlo a sangue, NO!-
- Dai Ele!- sbuffò, facendole le fusa da perfetto ruffiano - Si comporta come un bambino di sette anni, figurati che quando legge il giornale diventa pallido per tutti i casini che fanno i Mangiamorte! Hermione prima o poi lo strangola nel sonno! Senza contare che non mi diverto più...-
- E già, povera stella.- Elettra si mise seduta, prendendo in braccio Lucas - Senza il tuo compagno di giochi ti senti escluso eh? Vero che papà è tutto pazzo tesoro?-
- Dada!- tubò di nuovo il bambino.
- Senti ma mamma lo dice, perché non dice anche papà?- si lagnò capricciosamente Harry.
- E io cosa ne so, si vede che non gli viene.- ghignò sua moglie, perfida - Prima o poi te lo dirà, tranquillo.-
- Un corno.- Harry si girò improvvisamente verso la porta, sentendo un tonfo al piano di sotto - Eccolo. O è Malfoy o Hermione. Se si è alzata da sola giuro che la prendo a schiaffi!-
- Sciocco. Lo sai che non è facile per lei.-
- Si ma è questione di un mese!- sbuffò Potter, alzandosi in piedi - In più oggi è anche il primo giorno di scuola e lei è lì che sfrigola! Mi faranno diventare matti quei due!-
- A proposito, hanno posticipato la data di nozze, lo sai vero?-
- E certo. Dopo ben cinque tentativi andati in fumo direi che è meglio andarci cauti.- rognò l'Auror, iniziando a vestirsi e chiudendosi in bagno - Hermione se la prende comoda comunque.-
- Ha le sue idee.- sorrise Elettra, dondolando Lucas che ridacchiava allegro - E' meglio aspettare.-
Aspettare non era una delle doti peculiari di Hermione Jane Granger Hargrave, futura Lady Malfoy.
La bella strega dagli occhi dorati ora vagava per la sala riunioni della Torre Oscura con le braccia e le mani protese in avanti, per sfiorare e memorizzare ogni superficie.
I suoi occhi erano spenti, puntati su qualcosa di vago mentre lei viveva in un mondo fatto d'ombre.
Arrivando alla tavola incolume, si sedette e cercò la bacchetta nella manica della vestaglia di seta color cielo.
- Gigì?- sussurrò.
La fatina si levò dal suo alveare, arrivandole sotto al naso.
- Si seccatrice? Sai che sono le sette?- sbottò Gigì, illuminata di rosa e sempre di cattivo umore.
- Puoi farmi puntare il braccio verso la cucina? Ho voglia di un caffè.-
- D'accordo.- la fatina, con la tipica forza del Piccolo Popolo, le spinse il braccio destro alla sua sinistra e con l'ordine della strega, tazze, zuccheriera, cucchiaini e bricco si misero all'opera.
- Grazie.- mormorò Hermione, già abbastanza frustrata.
- Glorya?- le chiese la fatina, sbadigliando e sedendosi sulla sua testa.
- Con Draco.-
- E hai lasciato tua figlia nelle mani di...-
- Suo padre?...Si, anche se senza memoria, Glory è più al sicuro con lui.-
- Solo perché non vedi non significa che non sei più la stessa per tua figlia.- disse una voce alle sue spalle, una voce che lei riconobbe subito. Si sforzò di sorridere e quando Ronald Weasley si sedette al suo fianco, dopo averle baciato la guancia, arrivò anche il caffè.
- Non scherzare.- sussurrò Hermione, abbassando il capo - Già prima Draco mi diceva che non ero abbastanza affettuosa con lei ma almeno potevo capire le sue espressioni e le sue esigenze guardandola. Ora invece non riesco a fare più neanche quello.-
- Sei troppo dura con te stessa.- Weasley le versò il caffè, mettendole un goccio di latte e niente zucchero - Ho dovuto imparare molto con Jeremy, non siamo nati tutti genitori provetti.-
- Se non altro tuo figlio non piange ogni volta che lo prendi in braccio.-
- Pansy dice che i bambini sentono cosa provano i genitori. Se sei nervosa, Glory lo sente.-
Hermione sospirò, portandosi la tazza alla bocca - Mi sa che ho un grave problema allora.-
In quel momento s'insinuò nella stanza un bel po' di chiasso e un tonfo che la Granger aveva imparato a riconoscere.
Quattro strani esseri femminili alti poco più di un metro fecero il loro ingresso, dopo aver posato delicatamente a terra un box magico per neonati.
Erano quattro follette arboree, con orecchie lunghe e facce dai tratti umani, tranne per gli occhi che erano straordinariamente troppo verde pallido, un tono quasi fosforescente.
Erano le tate del rinomato Asilo Magico di Londra, le tate dei figli di maghi famosi e che erano state chiamate apposta per proteggere i loro bambini. Le migliori nel loro campo: Fulva, Fauna, Flora e Fiona.
Con le loro gambette zozze depositarono Lucas e Jeremy nel box, mentre alle loro spalle arrivarono anche Pansy, Elettra, Harry ed Edward.
- Buongiorno.- celiò Ron - Come va gente?-
- Tutto alla grande.- bofonchiò Harry seccato - Draco dove sta?-
- A fare il bagno a Glorya, signor Potter.- disse Fiona, zompettando per preparare i biberon a Lucas.
- Non è che l'affoga vero?- soffiò Pansy.
- E chi lo sa.- frecciò Harry - Certo che se mi lasciaste fare a modo mio...-
- ...lo uccideresti.- concluse Edward, sbadigliando - Sta buono, quel Medimago ha detto che era questione di giorni.-
- Già e intanto io che faccio?-
- Lo sappiamo che ti annoi ma sopporta ancora un po' eh?- gli sorrise Elettra, carezzandogli la testa.
- Pensa io.- mormorò Hermione, che non poteva neanche leggere.
- Tesoro...- la Baley la guardò preoccupata - Come vanno gli esercizi di visione mentale?-
- Uno schifo. Fossi una Sensistrega andrebbe di certo meglio.-
- Clay magari può darti una mano.- propose Ron.
- No, lui deve stare con voi e preoccuparsi dei ragazzi e della scuola.- scandì la Granger seria - Non voglio che questo intoppo metta gli altri nei guai. E anche voi, dovreste già essere a pattugliare le mura e i corridoi.-
- Gli ordini sono di pattugliare anche Harry.- ridacchiò Dalton.
- Salve a tutti.- disse Jess, scendendo in quel momento con Tristan e Alexander.
- Ciao. Avete dormito un po'?- s'informò Weasley.
- Abbastanza.- sorrise Tristan, mentre Jess lasciava Alex nelle mani di Fulva - Gli altri?-
- Fra poco saranno qua.- gli disse Harry, finendo il caffè e la sua ciambella - Lucilla?-
- E' da Silente. Per mezzogiorno abbiamo riunione anche con lui.-
- Ottimo.- Potter si alzò - Vado a cercare Malfoy.-
- Hori!- tubò Lucas.
- Si, un attimo e te la portiamo!- rise il bambino sopravvissuto - Dio, neanche fossero gemelli!-
- Che ci vuoi fare, il giorno in cui un Potter e un Malfoy dovevano andare d'accordo sarebbe arrivato prima o poi, sai?- ridacchiò Jess, sedendosi accanto a loro - Piuttosto, dove cavolo sta Milo si può sapere? Ancora non ci ha detto un tubo della discussione con quelle sanguisughe! Mi piacerebbe sapere che diavolo hanno in mente di fare.-
- Considerato che i Leoninus e i Greyback sono nemici secolari, forse ci alleggeriranno di mannari prossimamente.- disse Hermione, fissando il vuoto - Il fatto che ci sia quel principe in giro però mi piace poco.-
- Parli di Asher Greyback? Quello con cui ha parlato Tom?- fece Tristan pensoso - Si, in effetti un licantropo di stirpe è una bella grana. Si trasforma quando vuole e ha un aspetto umano che inganna come quello dei vampiri. Bisognerà che ne parli coi prof. Forse dovremo limitare le uscite quest'anno.-
- E tenere d'occhio il mostriciattolo!- disse Harry, scendendo con Draco alle costole.
- Buongiorno.- Pansy ridacchiò verso l'aria svagata di Malfoy - Ehi Dray, tutto bene? Hai fatto il bagno a Glory?-
- Si.- rispose il biondo, più fuori di un balcone - E' stato divertente! Vero piccola?-
Glory, stranamente, visto che era molto espansiva con suo padre, si limitò a sbadigliare e guardarlo non molto convinta. Era impressionante come quella piccola fosse ricettiva. Da quando Draco aveva perso il lume della ragione anche la neonata si era fatta un po' diffidente con lui. Così, allibendo Hermione che poteva solo sentirla, pronunciò uno stentato "mamma" e allungò le braccine grassocce verso di lei.
Malfoy non fece una piega e aiutò la Granger a tenerla in braccio.
Come accadeva sempre, Hermione la teneva come se fosse stata di vetro ma Glory stavolta non si mise a piangere, restando tranquilla aggrappata alla vestaglia di sua madre con un dito in bocca.
La strega dagli occhi d'oro le carezzò i capelli, ora col bisogno di toccarla e sentire il suo profumo, come per riconoscerla.
- Signorina, vuole che le dia io il biberon?- le chiese Fauna, arrivando col vassoio.
- Forse è meglio che ci provi io.- borbottò Hermione, con una smorfia corrucciata. Dopo vari tentativi fu Glory ad afferrare il malefico strumento di tortura che sua madre le aveva già cacciato in un occhio, capendo che se non voleva morire di fame era meglio aguzzare l'ingegno.
Così ridendo e scherzando iniziò quel nuovo anno.
Harry guardò fuori dalla finestra, mentre gli altri parlavano di Mangiamorte e disastri naturali.
Si. Era davvero ricominciato tutto...e una strana sensazione s'impadronì di lui. Attesa. Eccitazione.
Voldemort era lì fuori.
Era tornato. Era vivo.

Ma Wizloon...no, Lucilla aveva ragione. Quella non era opera sua.
Avrebbero dovuto parlare di quella faccenda prima o poi. Faccia a faccia.
E Harry sapeva bene che quell'idea non sarebbe piaciuta a nessuno dei suoi compagni.
Specialmente a Tom.

Come ogni nuovo anno, le matricole affollarono i corridoi della scuola non sapendo dove sbattere la testa. Degona era fra questi ma se non altro si era fatta furba e aveva chiesto a suo padre come rigirarsi. La prima ora, che iniziò con un po' di ritardo, ebbe subito la Mcgranitt, cosa di cui fu molto felice visto che adorava la Trasfigurazione e il desiderio di usare la bacchetta la faceva gasare da matti, visto e considerato che era fatta di ciliegio e di...un capello di sua madre!
Al settimo anno invece la cosa era più delicata.
Se non da suicidio.
Gli studenti delle varie case si affollavano al tavolo del loro coordinatore, tranne gli scozzesi che avrebbero usato quel primo giorno per discutere col preside del loro percorso scolastico, e mentre Trix e Damon stavano di fronte a Piton a subire la solita menata sul fatto che quell'anno avevano il M.A.G.O. e dovevano impegnarsi, anche Cloe e Tom se ne stavano di fronte al tavolo della Mcgranitt, a sgranocchiare zenzerotti e a farsi dare un orario che avrebbe fatto impallidire anche Hermione. Comunque non se ne lamentavano troppo.
Infatti tutti quelli del settimo sapevano per sentito dire che le lezioni di Difesa con Tristan Mckay ripagavano di tante rotture ed erano tutti curiosi di sapere anche che cosa si era inventato il Ministero per il loro esame finale.
Usciti dall'ufficio della professoressa di Trasfigurazione, Tom e Cloe controllavano appoggiati al muro il loro orario, per vedere che lezioni avevano in comune e quali si sarebbero sparati con le ultime due ruote del loro carro.
Fortuna voleva che Difesa l'avrebbero fatta tutti insieme, Corvonero e Tassorosso che l'avevano scelta come materia compresi, anche se a giorni alterni e non sempre tutti ammucchiati per la salute mentale di Tristan.
- Dunque...Pozioni è domani anche se credo vorrà i compiti oggi pomeriggio quell'infame di Piton.- la King mugugnava pensosa - Ma adesso ho subito un'ora buca.-
- Io no.- le disse Riddle - Ho Storia della Magia.-
- Ma che palla, perché ti ostini a farla?-
- Perché m'interessa.- fu la lucida risposta.
- Tu trovi tutto interessante.- sorrise la biondina - Io vado da Trix, Damon invece dovrebbe avere Divinazione. Ammesso che non sia suicidato stanotte. Secondo me ha qualcosa che non va Tom.- aggiunse, abbassando la voce mentre passavano dei ragazzini del terzo e secondo anno - Non ha visto quel massacro di Wizloon e credo abbia litigato di nuovo coi suoi. E non so se hai notato ma è pallido e sempre stanco.-
- Si, ho visto.- annuì Tom, preoccupato - Ma sai che non parla volentieri delle visioni.-
- Si ma non può stremarsi così! Ora vado da Trix, vedo se lei sa qualcosa in più.- gli disse, mettendo libri e orario nella borsa - Ci vediamo dalla Mcgranitt. Lumacorno invece ce l'abbiamo domani.-
- Fantastico.- il giovane Riddle se l'era pure scordato. Ci mancava anche lui!
- Allora vado.- Claire si alzò sulle punte, baciandolo sulla guancia, vicino all'angolo della bocca - Ci vediamo dopo!- e se ne andò, voltando subito l'angolo. Tom invece rimase immobile.
COSA CAVOLO ERA SUCCESSO?, si chiese, dopo aver contato fino a cento.
Non mosse un muscolo, rosso come se avesse avuto la febbre.
E da quando lo baciava in quel modo?
Dio. L'avesse rifatto come minimo sarebbe svenuto.
Facendosi violenza riuscì a muoversi verso l'aula di Ruf dove lui, Ian e altri matti fissati con lo studio seguivano Storia Avanzata dei Maghi degli ultimi Duecento Anni, ma di certo non stava bene, no, aveva la tachicardia. Ed era tutta colpa di Claire!
La King invece, passando per i corridoi con la sua aria da regina, veleggiò verso il bagno delle ragazze senza sfiorare nessuno con lo sguardo. Ma quando entrò, sentendo l'inconfondibile presenza di Beatrix che stava appoggiata al lavandino, attaccò subito con la sua dichiarazione...visto che aveva trovato il coraggio.
- Yankee, ho deciso!- scandì, poggiandosi le mani sui fianchi - Quest'anno ci provo con Tom! Ora o mai più!-
Stava per andare avanti con una vera proposta di guerra, come una faccenda di conquista del letto di Riddle, quando si accorse che qualcosa non andava.
Trix era di spalle e tremava. Quando alzò il viso e Cloe ne vide il riflesso allo specchio, allibì.
Stava piangendo!
- Oddio...- la biondina si fece avanti, sconvolta - Yankee ma cos'hai? Non ti ho mai visto piangere, cosa c'è?-
Trix per tutta risposta gemette più forte e senza aggiungere altro l'abbracciò di slancio, nascondendo il viso nella sua spalla. La strinse forte e pianse a lungo, mentre Cloe stavolta veramente in ansia le carezzava la schiena, pregando solo che non fosse un suo modo sadico per morderla sul collo di sorpresa.
Ma non lo era. Quando Trix le disse, fra i gemiti, cosa le era successo, Cloe la scostò a bocca aperta.
- Cos'ha fatto quel bastardo?!- sbraitò assordandola - Ma io lo affogo nell'acqua santa! Come cavolo si è permesso Milo di fare una cosa simile?!-
La Vaughn scosse il capo, sconsolata.
- Mi ha detto...che è stato solo un ...errore.- le confidò ancora poco più tardi, sedute a terra contro la parete dei bagni, con Mirtilla che ascoltava sopra le loro teste - E poi si è portato a letto quella vampira. Sono andata a cercarlo neanche due ore dopo per parlargli e dirgli finalmente tutto...ma è venuta ad aprirmi quella mezza nuda...e lui è uscito dalla doccia in quel momento, solo coi pantaloni addosso...- Trix si pulì una lacrima, rabbiosa - Dio quanto sono deficiente!-
- No che non lo sei.- Cloe le sorrise con tenerezza, porgendole il suo fazzoletto - E' lui che è un grandissimo stronzo! Comunque se ti ha baciato c'è un motivo.-
- Figurati, aveva solo voglia.-
- Che vaccate, dai!- la Grifondoro scosse il capo - Ti guarda con aria trasognata da una vita superoca, solo che ti conosce da quando eri piccola e...bhè, deve aver avuto paura.-
- Ora non sono più piccola!- sbottò la Diurna furibonda, mettendo in mostra i canini - E se voleva ritrattare bastava che me lo avesse detto! E io stupida che ero andata lì per dirgli che lo amavo! Quel deficiente invece si gingillava con quell'altra che mi ha guardato dall'alto in basso come se fossi stata una bambinetta!-
- Era giorno?- le chiese Cloe serafica.
- No purtroppo, era appena calato il sole o l'avrei bruciata all'istante!- si schifò Trix, pulendosi di nuovo gli occhi - Idiota. Sono una testa di cazzo! Sono stati gli ultimi giorni più orrendi della mia vita. Sono scappata da mio padre e Billy mi ha detto chiaro e tondo che non può sopportare la nostra diversità. Mi ha piantata all'aeroporto, il volo era in ritardo e una maledetta cretina di una lesbica mi ha anche infilato la lingua dell'orecchio durante la notte!- al colmo della sfiga si soffiò il naso, davanti all'aria depressa della King - E aveva pure il sangue cattivo...-
- Oddio. Tesoro lasciare perdere e concentriamoci sul problema principale. Milo. Questa non doveva proprio fartela!-
- Mi crede solo una bambina!-
- Che creda quello che gli pare.- Cloe la guardò duramente - Hai diciassette anni, sei maggiorenne, puoi fare quello che vuoi! Qui dentro ti basta schioccare le dita per avere chiunque!-
- E' quello che intendo fare infatti.-
- Ecco, brava... NO, un attimo! Cos'hai detto?-
- Quello che hai sentito.- Trix si rimise in piedi, andando al lavandino e bagnandosi il viso su cui già erano sparite le tracce del pianto - Mi considera una bambina, bene! Adesso vedi che volo faccio fare alla mia verginità!-
La King ora era sconvolta. Merda.
- Tesoro...non puoi andare a letto col primo che capita per ripicca.-
- Certo che posso! Posso e lo faccio! E parli tu che sei stata con Prentice perché eri annoiata!-
- Ma almeno Philip mi piaceva! Sono stata con lui dieci mesi!- sbottò la bionda - Dai Trix, pensaci!-
- Ci ho già pensato. Non intendo tenermi sotto ghiaccio per quel cretino! Che bruci all'inferno! Adesso faccio una lista e vedo come aggiustare la cosa. Appena trovo Damon glielo chiedo.-
- Vuoi andare a letto con Howthorne?- Cloe era sempre più disperata - Ma insomma, ragiona! Intanto se viene a sapere di questo casino si metterà una cintura di castità e poi lo sai com'è! Quando vuole sa essere di uno schizzinoso terribile! Dopo Maddy l'anno scorso praticamente ha chiuso i battenti con le avventure di una notte!-
- Si ma siamo in confidenza.- ora la Diurna era totalmente lanciata e si stava truccando di fronte allo specchio, calma e pacifica - Posso chiederglielo come favore.-
- Ah, bel favore! Che gli dici: "Tesoro per favore deflorami?" Gli verrà una crisi di nervi!-
- Non posso mica chiederlo a Tom scusa!- Beatrix scosse il capo - A lui si che verrebbe un collasso!-
- E poi ti caverei gli occhi!- sibilò la King velenosa.
- Ah già.- la Vaughn si girò verso di lei, confusa - Cosa stavi dicendo quando sei entrata?-
- Ah si, che quest'anno ci provo.- mugugnò la biondina a bassa voce.
Trix per poco non rise. Si mise la mano sulla bocca, mentre l'altra cominciava ad alterarsi.
- Non ridere!- le ordinò la Grifondoro - Se non ci provo ora non avrò più possibilità!-
Era ora di giocare. Beatrix e Damon, bisogna dirlo, erano due che si annoiavano parecchio e quale modo migliore per loro se non guardare le telenovelas? Entrambi sapevano che Tom era innamorato perso di Cloe e che Cloe era cotta di Riddle da almeno il terzo anno. Ma si erano mai sognati di dire la cosa a quei due? Mai.
Cloe e Tom naturalmente non capivano un calderone dei sentimenti dell'altro e visto che i Serpeverde erano tediati dal quotidiano, anni prima avevano fatto un giuramento. Silenzio assoluto. E così la Diurna fece.
- Senza offesa.- le disse soave - Ma è più facile che io mi porti a letto Milo piuttosto che Tom si accorga che gli sbavi dietro da una vita. E' delicata la questione. Se ci provi spudoratamente scapperà a gambe levate, se stai zitta non capirà una fava. È caccia grossa stavolta, sorella.-
- E caccia grossa sia.- sindacò Cloe - Basta, non voglio rimpianti! Ci andrò piano e prima o poi lo capirà!-
Capire. Mah, Trix aveva i suoi dubbi visto che Tom Riddle in fatto di donne non capiva assolutamente una benamata mazza. Comunque decisamente sarebbe stato divertente vedere quei due alle prese con quella caccia alla volpe.
- Piuttosto, hai visto Howthorne?-
- Si ma dopo che è stato da Piton è filato a Divinazione ma non so se è quest'anno se l'è aggiudicato la Cooman o Fiorenzo. Sarà lotta all'ultimo sangue, anche se credo che lui preferisca di certo Fiorenzo.-
La porta sbatté, interrompendo il loro sproloquio ed entrò Fern Gordon, seguita dalle due nuove compagne del settimo, Asteria McAdams e quella Olivia Andrews di Grifondoro che sembrava succube della Serpeverde, visto come stava a capo chino nascosta alle sue spalle.
- Salve ragazze.- Fern ghignò - Tutto bene?-
- Andava meglio prima.- disse Cloe, senza mezzi termini, mentre Beatrix tornava a truccarsi.
- Vi ho portato un'amica.- continuò la Gordon, senza sentire quel sarcasmo - Asteria McAdams, loro sono Beatrix Mirabel Vaughn e Angelica Claire King. La duchessa.- aggiunse sarcastica.
Mentre la biondina levava un sopracciglio, la McAdams si fece avanti con uno strano sorriso mellifluo.
- Caspita ma allora non scherzava Fern. Sei davvero una duchessa...-
- Così pare.-
- Che nomi strani però per delle streghe.- continuò Asteria - Beatrix e Angelica. Nomi molto teneri.-
Cloe stavolta la guardò obliquamente - Come prego?-
- Si, sono nomi buoni.- continuò la scozzese - Io invece ho il nome della mia famosa antenata.-
- Che è morta per aver maledetto troppa gente.- fece la Grifondoro - Giusto?-
- Esatto.- Asteria sorrise, accendendosi una sigaretta con mosse studiate - Molto piacere ragazze.-
- Incantata.- la King sospirò verso la porta - Cos'è questo chiasso?-
- Le Tre Grazie di Corvonero sono a briglie sciolte.- sibilò la Gordon - Prima o poi Juliette la uccido.-
- Le Grazie?- Asteria rise divertita, anche se sempre con quella sua aria altezzosa - Chi sono?-
- Tre dementi.- rognò Fern poco prima che entrassero nel bagno altre tre ragazze del settimo a braccetto.
Regina Farrell, Juliette Caldwell e Paige Brinkam sfilarono all'interno del bagno rigide come modelle, ognuna con la sua borsa griffata, ognuna coi capelli tenuti a regola d'arte e ognuna col naso all'insù. Tutte e tre more, tutte e tre coi capelli ondulati che sembravano impiallati, stesso trucco, stessa espressione.
E facevano un cervello in tre.
- Si?- fece Fern seccata.
Juliette Caldwell, la capa, rise con aria melassosa - Scusate, speravo di trovare Tom.-
- Tom?- La Gordon ridacchiò maligna - E perchè Riddle dovrebbe essere qui?-
- Riddle?-
La McAdams si era intromessa, l'espressione rigida e gli occhi infuocati.
- Tom Riddle?- sibilò - Il figlio del Lord Oscuro?-
- Piano Asteria.- Fern scoccò uno sguardo alle presenti - Sei in territorio minato.-
- Non me ne frega niente!- scattò quella quando la porta, per l'ennesima volta, si spalancò di nuovo ed entrò Neely Montgomery. La poveretta rimase un attimo spiazzata, vedendosi circondata da facce ben poco civili.
- Però.- le scappò - Allora è qua che i nobili rampolli di Hogwarts si riuniscono.-
- Oh tesoro!- Regina Farrell, una delle tre Grazie, le scoccò uno sguardo pemsos - Ma cos'hai fatto ai capelli?-
- Tirati non vanno di moda!- se ne uscì anche Paige Brinkam.
- I miei sono lisci così come li vedi.- sibilò la Caposcuola della loro casa, sospirando - Scusate il disturbo fanciulle. King, Matt mi ha detto che potevo rivolgermi a te. Ho perso un anello con una perla, è piccolo e vecchio ma era di mia nonna e ci tengo molto. Puoi aiutarmi?-
Cloe sorrise - Si, certo. Dammi il pomeriggio e te lo trovo.-
- Neely, dolcezza, scusa tanto!- s'intromise Juliette con voce stucchevole - Ma io stavo cercando Tom!-
- A questo punto lo cerco anche io.- disse Asteria - Dov'è?-
- Perché?- sibilò Claire a quel punto, puntandole gli occhi addosso.
La McAdams non era una che si lasciava intimidire ma davanti a quello sguardo non si sentì spavalda come sempre.
- Perché trovo indecoroso che qui possa studiare il figlio di quell'uomo.-
- Neanche lo conosci.- disse Fern, tranquilla, visto che come gli altri Serpeverde sperava molto in Tom.
- Non m'importa conoscerlo!- ringhiò Asteria fra i denti, furibonda - Ma è assurdo che stia qua!-
- Asteria forse...- Olivia Andrews si morse le labbra, poi tacque - No, niente...-
- Ecco, brava! Sta zitta!- sbottò l'altra sempre più astiosa - Allora, ditemi dov'è Riddle!-
- Senti ma perché non ti calmi?- le disse Regina Farrell - Non sai come girano le cose qua.-
- Senza contare che se solo provi ad aprire la bocca qualcuna te la cucirà in fretta.- aggiunse Cloe, restando granitica.
- E saresti tu a farlo?- la sfidò Asteria.
- Se proprio vuoi farti umiliare.- rispose la King, a bassa voce, senza staccarle gli occhi di dosso.
- Ehi, calma.- Fern tirò via la McAdams, facendola da parte - Vacci piano. Lei è una Sensistrega.-
- Ma non mi dire! Potrebbe anche essere una vampira, non m'importa!-
- Comunque qua le cose girano così, fattene una ragione.- continuò Juliette Caldwell, pacata - King dov'è Tom?-
- Non lo so.-
- Uffa. Tu...Vaughn, sai dirmi dov'è?-
Trix neanche le rispose, troppo intenta a succhiarsi la colazione da un bicchiere di polistirolo.
A quella frase però Neely Montgomery rise con disprezzo e fece per andarsene ma Juliette la bloccò.
- Che hai da ridere in quel modo?-
- Già, che ti passa in quel cervellino da bionda svampita?- aggiunse anche Fern, perfida.
Neely allora mollò la maniglia e tornò da loro, l'espressione totalmente disgustata - Dio, qui state tanto a parlare di decoro che mi fate venire il volta stomaco. I morti nelle bare a momenti sono ancora caldi e tu, razza di cretina, parli di mezzosangue.- sibilò a Juliette, sua compagna a Corvonero, per poi girarsi verso Asteria - E tu vuoi andare a vendicarti con uno che in questa guerra non ha mai avuto altra parte se non quella della vittima! Complimenti, avete superato anche voi stesse questa volta! I Mangiamorte trovano indecoroso che mezzosangue possano andare a scuola coi purosangue, tu invece ritieni indecoroso che un ragazzo nato dalle persone sbagliate possa stare qui quando dalla faccia che hai fatto quando hai sentito che Beatrix è mezzosangue si capisce benissimo anche come la pensi in quel verso.- scosse il capo, con sprezzo e facendo arrossire la scozzese di rabbia - Dio, che schifo! Parlate tanto di decenza quando mi sa che l'unico che può farlo è Tom! Nei sei anni passati è sempre stato gentile con tutti e non ha mai rotto le palle a nessuno, anzi! S'è ben guardato dai Mangiamorte dichiarati, quindi fammi il favore Asteria o come diavolo ti chiami...- le disse, a un passo dal naso -...non venire qua a fare la faccia di quella che ha perso gli amici quando sicuramente te ne sbatte solo di quelli purosangue. Ecco la mia opinione da bionda svampita.- concluse, girando sui tacchi - Ci vediamo a Trasfigurazione, King!-
E si sbatté la porta alle spalle, lasciando Cloe e Beatrix intente a decidere se farle o meno un altarino.
- Dio, c'è ancora fauna intelligente qui!- cinguettarono qualche minuto più tardi, uscendo dal bagno di Mirtilla ridendo come pazze.
- Ma hai visto che faccia ha fatto anche Fern?- rise la Diurna - Le dev'essere venuto un colpo! Qualcuno che tratta così la sua nuova pupilla! Santo cielo, Neely Montgomery è la mia eroina! Sul serio, le colo un bronzo! Aspetta che lo sappia Damon!-
- Certo, basta che la maledetta stia lontana da Tom! Altrimenti la sotterro!-
- Non so se hai notato ma lo cercavano anche le Grazie...-
- Non farmici pensare!- la Grifondoro si guardò attorno, pensosa e attenta che non ci fossero in giro curiosi - Senti...hai notato qualcosa di strani in Damon?-
La Vaughn sogghignò - Ma certo, non sono cieca. Ieri sera non ha quasi spiccicato parola, è tornato subito in camera e ci si è chiuso dentro a chiave senza partecipare al poker, senza contare che a quanto ne so non è riuscito a prevedere il casino a Wizloon. Credi ci sia sotto qualcosa?-
- Più che altro credo che non voglia parlare con nessuno.- le rispose - E Dena sul treno l'ha sentito molto distante, senza contare che ha fatto di tutto per tenersi alla larga da lei. Quindi, se posso fare due più due credo che abbia dei problemi.-
- Mandaci Tom a parlare con lui. Che prima se la risolvano fra uomini.- le disse Trix - E andiamo a cercare Dena, in questa storia voglio vederci comunque chiaro.-
- Adesso abbiano noi la Mcgranitt.- sospirò la King, mentre filavano a Trasfigurazione - Speriamo che non ci sia la ressa dell'anno scorso o mi uccido.-
- Gli scozzesi iniziano domani, giusto?-
- Già. E saranno cazzi amari...-

Tobey Williams malediva Hogwarts e ogni sua maledetta protuberanza.
Girò la sedia magica e imprecando fra i denti decise di tornarsene alla torre di Corvonero, ora che il colloquio col preside era finito, peccato non sapesse girarsi minimamente in quel luogo atroce.
Come odiava anche solo il pensiero di trovarsi lì, fra gente che se ne stava ben protetta e felice di essere sana e salva, quando invece trenta dei suoi compagni erano morti e altri stavano esalando l'ultimo respiro al San Mungo.
Con stizza si guardò attorno, fermo in un grande corridoio al secondo piano.
E ancora più rabbia gli facevano quelli che lì dentro sapevano solo fissarlo con compassione. Alcuni credevano che neanche fosse un essere umano visto che si limitavano a puntare solo la sua sedia...come se essere immobilizzati dalla vita in giù fosse sintomo di carenza mentale.
Che schifo, pensò passando una mano fra i capelli scuri e leggermente lunghi sulla nuca.
Quella scuola era piena di dannati purosangue che non facevano altro che pavoneggiarsi, peggio che a Wizloon.
Anche lui era figlio di maghi ma di certo non andava in giro a tormentare i mezzosangue come invece certa gente si era sempre permessa di fare. Asteria McAdams per prima, che quel giorno a colazione se n'era andata in giro come un pavone coi suoi nuovi compagni di Serpeverde quando fino a due giorni prima aveva pianto atrocemente la morte di ragazzi che alla fine considerava inferiori a lei, peggio di animali.
Le mancava solo un ragazzo stupido e borioso come lei e avrebbe finito la sua arrampicata sociale.
- Ehi Tobey! Ti cercavo!-
Si girò riconoscendo la voce di Lancelot, Lot per gli amici.
- Ehi.- bofonchiò, quando Frommer lo raggiunse - Te la cavi?-
- Si, tutto bene.- gli sorrise il nuovo Tassorosso - I ragazzi sono simpatici, mi piacciono. E tu come ti trovi?-
Tobey alzò le spalle - Sulla torre sopravvivo, nonostante tutte le puttanate sparse in giro. Gli unici che non mi guardano come un alieno sono la Caposcuola e Matt Rogers, quello che ti ho presentato stamattina.-
- La Caposcuola? Quella sventola?- ridacchiò ancora Frommer - Che fortuna, ti va sempre di culo!-
- Questa fa veramente ridere.- brontolò Williams mentre proseguivano per i fatti loro, senza sapere di andare verso l'infermeria - Olivia? Regge senza stare tutto il giorno attaccata alle gonne di Asteria? O l'ha già scaricata?-
- Ma che ne so.- Lot alzò le spalle, abituato alla parlata lenta e apatica del suo amico - Lascia perdere Asteria, dammi retta, Tobey. Con quella ci rimedi solo dei guai. Piuttosto...hai sentito che il Veggente che ha predetto questa guerra è di Serpeverde, del settimo anno come noi? Forse domani lo vediamo!-
- Si e ho sentito anche di Tom Riddle.- sbuffò Tobey, continuando a galleggiare sulla sua sedia con aria annoiata - Perché vi fissate tutti quanti eh? Non so che perversa voglia abbiate tutti di vedere in faccia il figlio di quello sporco assassino!-
- I professori qua lo difendono.-
- Lot, basta sul serio. Non me ne frega un cazzo, né di Riddle e neanche di quel Veggente quindi...- ma si zittì di colpo. All'improvviso, davanti alla porta aperta dell'infermeria, sentirono delle voci concitate.
- Cosa cavolo succede?- borbottò Lot, piegandosi sull'ingresso e sbirciando.
- Le ho già detto che non è niente, ma è sorda?!- stava urlando una voce maschile seccatissima, mentre la Chips stava in piedi in mezzo alla stanza, coi palmi posati sui fianchi e aria battagliera.
- E tu lo chiami niente? C'è del sangue lì signor Howthorne!-
- E chissene frega, è solo un graffio!- Damon si stava rivestendo, infilandosi il maglione sulla camicia - Mi serviva solo qualcosa per la testa ma a quanto pare parlo arabo vero?-
- Insomma fammi almeno controllare quei polsi!-
- Le ho già detto che non è niente!- si spazientì il Legimors, serrando il nodo alla cravatta verde e argentea - Perché, mi chiedo io, siete sempre tutti così insistenti eh? Sono solo dei graffi, andavo a cavallo e sono caduto!-
- E già.- la Chips scosse il capo - E cadendo coi palmi in giù ti sei graffiato sulle braccia, vero? Ma per favore!-
- Sa che è veramente testarda?- Damon afferrò mantello e borsa, buttandoseli in spalla - Si faccia una camomilla, mi dia retta!-
- Insolente!-
- Può anche darsi. La saluto!- e filò alla porta, dove Lot e Tobey si spostarono per non farsi notare.
- La saluto un corno, signor Howthorne!- berciò la Chips ormai lontana - La pozione per le visioni devi fartela fare da Piton! O dal signor Malfoy, ammesso che abbia già recuperato il lume della ragione!-
Senza stare a sentire altro, il Serpeverde le chiuse la porta sul grugno, sentendo le sue grida inferocite ma Damon se ne infischiò alla grande, almeno fino a quando non beccò Frommer e Williams piazzati al fianco della porta.
Avvoltoi, pensò Damon scoccando un'occhiata vaga a tutti e due.
- Vi siete persi?- chiese sarcasticamente.
Frommer arrossì vagamente, annuendo, mentre Tobey non mosse un muscolo, senza perdere la sua aria apatica.
- Dove dovete andare?-
- In Sala Grande.- sussurrò il Tassorosso.
- Le scale in fondo a destra.- disse Howthorne, sistemandosi la tracolla - Vi serve altro?-
- Ih ih ih! Che buon cuore!-
Quel sibilo conosciuto si allargò sulle loro teste, mentre quel mentecatto di Pix ciondolava seduto a gambe all'aria su un gargoile delle colonne d'ingresso all'infermeria.
- Guarda guarda cos'ha portato il gatto!- frecciò il Poltergeist - Il nostro caro Veggente! Dov'è il tuo compare eh?-
- Trovati una tomba schifoso.- rognò Damon seccato, mentre Lot si accendeva d'interesse.
- Ma tu guarda...abbiamo anche due dei disgraziati di Wizloon.- continuò acidamente Pix, tornando a dondolare le gambe grassocce, rischiando di buttare per terra il gargoile - Howthorne fai sempre comunella coi disperati eh?-
- Dai, sparisci che ho mal di testa!- sbottò Damon nervosissimo - E lascia in pace le persone, abbiamo di meglio da fare che sentire le tue porcate sai? Avanti, fila! O stasera mi faccio due chiacchiere col Barone Sanguinario!-
- Grr...- Pix cacciò la lingua, ruttò rumorosamente e se ne andò via, lasciando i tre studenti fra lo sconvolto e l'incazzato. Tobey con un gemito di noia diede un giro alla sua sedia - Che scuola d'idioti.-
- Ehi dove vai?- gli chiese Lot - Non vieni in Sala Grande?-
- Non ho fame. Ci vediamo oggi pomeriggio.-
Lot sospirò, volgendosi poi verso Damon - Grazie per l'informazione.- e senza aggiungere altro raggiunse le scale.
Il Serpeverde invece abbassò gli occhi celesti, sedendosi esausto sul gradino d'ingresso al regno della Chips.
Era stanco.
Così stanco che gli si chiudevano gli occhi.
Ma se li avesse chiusi...avrebbe rivisto tutte le persone che non era riuscito a salvare.
Si prese la testa fra le mani, gemendo.
Ma perché? Perché nessuno lo aveva ascoltato?
Perché nessuno voleva più sentire?
Perché?

 

 

 

 

 

Un bacio ad Ary92! Scusami, forse avrei dovuto avvisarti ma la strada l'hai trovata da sola, vedo! ;)

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8° ***


figli8

 

 


Il pomeriggio del primo giorno era stato particolarmente intenso ma doveva ancora volgere al termine.
Gli Auror avevano iniziato a pattugliare la scuola in lungo e in largo, sfruttando naturalmente le conoscenze poco ortodosse di Harry Potter che poteva dire che saper percorre a menadito e a occhi chiusi ogni via di fuga nascosta; Tristan era stato in riunione con Orloff per sapere di quel nuovo e originale esame che si prospettava una porcata su tutta la linea mentre Edward era tornato a Londra, senza dire a nessuno esattamente il motivo.
Per Degona invece era stata una giornata fantastica.
Aveva finalmente potuto usare la sua bella bacchetta e il bello era che lì non c'era nessuno a impedirle di fare magie!
A Trasfigurazione era stata l'unica a trasformare lo stecchino in un ago lucente e perfetto, con tanto di cruna e con Piton era stato altrettanto divertente schiacciare lumache e prendere appunti su piante varie.
Era perfino riuscita ad apprezzare la lezione con Ruf in cui aveva sentito di grandi maghi e streghe potenti, senza appisolarsi davanti al vagare meditabondo del fantasma.
E poi si era trovata un buon gruppetto: lei dormiva in camerata con Isabella e altre due ragazzine chiacchierone, mentre a spasso con lei e la biondina c'erano sempre Julian Larabee che non si scollava mai da loro due e Nicolas Brett, detto Nick, un vero campione nel far esplodere le cose.
Si era ritrovata così catapultata in un mondo bellissimo, pieno di magie e senza costrizioni che riguardassero etichetta ed eleganza. Un mondo con ragazzini normali, con disastri normali e battibecchi fra Grifondoro e Serpeverde.
E lei non poteva esserne più felice anche se per il momento aveva accantonato la ricerca del suo grande amore, trovandola d'interesse secondario, visto com'era presa dal suo nuovo ambiente.
Appena salita in camera raccontò ogni cosa a sua madre, investendo Lucilla attraverso la loro lente di comunicazione visiva con un fiume di parole che oltre a stordire la demone, la fecero anche sorridere.
Non aveva mai visto sua figlia così felice.
Per Tom e compari era stata una solfa un po' diversa. Ognuno perso nei suoi corsi della malora, specialmente Riddle che a momenti seguiva anche le follie più impensate, i ragazzi del settimo si videro solo dopo pranzo quando le iscrizioni al quidditch iniziarono a fioccare.
Beatrix avevano appena finito Aritmanzia e l'ora prima per lei e Tom era stata dedicata a Rune Celtiche. Invece Cloe era andata a Focalizzazione Spazio/Temporale, un corso per maghi dotati di una sensibilità del tutto particolare e a cui anche Damon era stato costretto ad accodarsi.
L'ora migliore era stata quella di Trasfigurazione, a metà mattinata. La Mcgranitt aveva gambizzato quella classe di venticinque studenti mollando subito un pacco di appunti indecorosi ma se non altro il percorso di quell'ultimo anno sembrava davvero allettante. Trasfigurazione Totale.
Tom ci era andato a nozze.
Il giorno dopo avrebbero avuto Piton, Lumacorno e poi Tristan per quasi tutto il pomeriggio per la preparazione all'esame. Peccato che il viscido prof di Pozioni avesse voluto i compiti assegnati nelle vacanze quel pomeriggio stesso, invece che aspettare il suo turno il martedì.
Tom, guarda caso, era l'ultimo nella lista a dover portare i compiti perché di solito combinava dei guai tali da spaccare l'intero ufficio di Piton. Era salito a cambiarsi e alle quattro scese da Grifondoro con una cassetta di legno in mano, contenente una ventina di boccette colme di pozioni date per compito.
Naturalmente aveva pregato di non far cadere nulla ma come sempre qualcosa gli andò storto.
Inciampò in vista del traguardo.
Stava svoltando l'angolo del piano terra, proprio sotto le arcate da cui spuntava un sole tiepido, e l'ufficio di Severus distava neanche dieci metri quando andò sbattere contro qualcuno apparso proprio da dietro l'angolo e ribaltò tutto a terra, mentre una ragazza cacciava un gridolino spaventato.
I libri che teneva in mano si mescolarono alle pozioni sul pavimento ed esplose una nube di fumo puzzolente che li fece tossire per parecchi minuti.
Olivia Andrews era annichilita, i libri usati impiastricciati e tutte quelle boccette rotte.
- Oh no, Merlino...- alitò, gli occhiali appannati e sconvolta - Oh no! I libri...-
- Cavolo!- Tom s'inginocchiò subito, pensando ai tomi magici della ragazza - Dio, mi dispiace tanto. È colpa mia!-
- Ma no...cioè...anche io sono spuntata così...ma i libri...era già di seconda mano...- piagnucolò disperata.
- Aspetta, te li sistemo io, tranquilla.- Riddle le sorrise, imbarazzato - Mi capita sempre, ormai sono un esperto nel ripulirli!- e agitando la bacchetta estratta dalla tasca dei jeans, iniziò la sua opera di recupero, riuscendoci perfettamente.
Un minuto e tutto era tornato a posto, tranne i compiti di Piton.
Olivia sorrise timidamente, rossa come un peperone.
- Grazie.- mormorò - Io non sarei stata capace di recuperarli così bene.-
- Figurati, è stata colpa mia.- Tom l'aiutò a riprenderli tutti fra le braccia - Mi capita fin troppo spesso.-
- Bhè, immagino che i tuoi non saranno di seconda mano almeno.- la Andrews fece una smorfia, guardando basso - In fondo questa scuola è per i ricchi...-
- Cosa?- il Grifondoro parve non capire.
- Si...cioè...ecco...- l'altra s'impappinò - Niente, lascia perdere. Non puoi saperlo. I tuoi sono ricchi immagino.-
Riddle stavolta sbatté gli occhioni. Ma di cosa parlava?
- Sei un Grifondoro anche tu?- gli chiese Olivia, facendosi forza davanti a un ragazzo così carino.
- Si, tu sei del settimo vero?-
- Già. Sono Olivia Andrews.- e con un po' di coraggio gli strinse la mano - E tu come ti chiami?-
- Io...-
- RIDDLE!!!!-
Tom incassò la testa nelle spalle, mentre i passi pesanti di una cerna persona riecheggiarono nell'atrio.
Olivia invece sgranò lo sguardo e subito dopo scappò via veloce, quando Severus Piton apparve a pochi metri da lui.
- Riddle!- ringhiò di nuovo, osservando quel disastro - Dimmi che non è quello che penso!-
Il giovane Grifondoro alzò le mani, come per difendersi - Non si preoccupi professore, pensavo che sarebbe successo e stavolta ho fatto la scorta. Ho altre due cassette alla torre. Vado a prenderle!-
- Se non fosse una cosa tanto vergognosa direi che è una trovata quanto mai provvidenziale.- sibilò Severus sarcastico - Muoviti, fra cinque minuti ti voglio nel mio ufficio, chiaro?!-
- Corro.-
- No, non correre!- gli sbraitò dietro - Oltre ad ucciderti rovineresti di nuovo tutto!-
- Si, certo. Mi scusi tanto!-
Dopo aver rovesciato anche la seconda cassetta in mezzo al Grifondoro, aver appestato tutta la torre e essersi procurato un nuovo bernoccolo sulla fronte, Tom riuscì a portare sana e salva l'ultima cassetta dei compiti, con tutte le provette e le fiale integre. Piton quasi sollevò gli occhi al cielo, ringraziando chissà che santo.
- Mettile lì.- gli ordinò, indicando l'angolo destro del suo studio, tutto pieno di libri e boccette contente roba disgustosa - E delicatamente, grazie!- aggiunse, mentre sistemava nuovi ingredienti sugli scaffali.
Tom fece come gli era stato detto e subito dopo si rimise in piedi, guardandosi attorno in quel caos spaziale.
- Le serve una mano professore?- chiese, gentile come sempre.
Piton lo guardò di sottecchi, ingrugnito, poi gl'indicò la scrivania con un cenno del mento - Metti in ordine gli schedari per data. E non toccare altro.-
- Certo.- sorrise Riddle, senza fare una piega.
Dopo qualche minuto di lavoro silenzioso, Piton mise l'ultima boccetta al suo posto e iniziò a sistemare i libri.
- Riddle ti hanno avvisato che dovrai seguire lezioni di Occlumanzia?-
- Con Damon, si. Me l'ha detto la professoressa Mcgranitt stamattina. Mi sa dire perché?-
- Perché non vogliamo che certi collegamenti tornino a far danni, nel tuo caso.- gli spiegò la serpe - E nel caso del signor Howthorne, non vogliamo che altri riescano a spiare altre eventuali visioni. Il preside ha pensato che facendolo in coppia ne avreste tratto maggior giovamento. Sarò io ad occuparmene. Ci vediamo qua tutti i giovedì sera, a partire dalla prossima settimana.-
- D'accordo, nessun problema.- annuì Tom, mesto ma interessato.
Certo, erano tutti preoccupati che suo padre potesse infilarsi nella sua mente e fargli fare qualcosa che non voleva.
Ad Harry, a quanto Hermione una volta gli aveva raccontato, era già successo.
Attese ancora un attimo, poi dopo aver rimuginato si permise di aprire bocca a sproposito.
- Professore...possa farle una domanda che non centra niente?-
- Cosa?- bofonchiò Piton fra i denti, senza staccare gli occhi dalle sue porcherie.
- Ecco...Hogwarts è una scuola per ricchi?-
Severus stavolta si volse, un sopracciglio alzato e l'aria stranita - Ma di cosa parli?-
- Cioè..- Tom cercò di spiegarsi meglio - Voglio dire, Hogwarts è una scuola esclusiva? Bisogna essere ricchi per accedervi?-
- Perché me lo chiedi?-
- Ho sentito dei discorsi simili.- disse vago il grifone - E' vero? E' Lucilla ad occuparsi di queste cose per me e io non mi sono mai interessato, ma ora mi è venuto il dubbio.-
- Diciamo che Hogwarts è la scuola più esclusiva dell Gran Bretagna e una delle cinque più famose al mondo. La retta di per sé è abbastanza costosa, per questo il preside si è sempre battuto per dividere il pagamento in rate, durante i sette anni a dispetto delle richieste continue dei contribuenti e dei vari Ministri che come ben sai ci hanno sempre soffiato sul collo. Da quando c'era Dippett e poi ora il preside Silente esiste anche il fondo per gli studenti impossibilitati all'acquisto del necessario per la frequentazione, quindi in teoria e in pratica tutti possono accedere a Hogwarts...-
- Ma è comunque una bella spesa, giusto?-
- Si, direi di si.- Piton tornò a girarsi verso di lui - Perché questa domanda Riddle?-
- Così.- Tom alzò le spalle, tornando ai suoi pensieri. Allora quella ragazza non aveva avuto torto.
Che strana tipa, però.

Intanto Lucius Malfoy e sua moglie Narcissa non potevano credere né alle orecchie né alle loro fosche pupille.
Il loro unico figlio Draco, l'essere più granitico sulla faccia della terra dopo lo zar Alessandro, li aveva appena abbracciati, salutati con un sorriso e ora se ne stava davanti a loro, senza perdere quell'aria da Alice nel Paese delle Meraviglie.
Perfino Sirius, sulla porta, ci era rimasto secco.
Lucius poi, che non abbracciava suo figlio da quando aveva cinque anni, come minimo, lo guardava fisso.
- Te l'avevo detto io che beveva troppo.- sussurrò a sua moglie, chinandosi al suo orecchio.
- Ma cosa gli è successo?- balbettò Narcissa stupita, ignorando la frecciata di suo marito - Che cos'ha?-
- Diciamo che ha battuto la testa.- sibilò Harry, facendoli sedere a tavola - E Hermione è cieca, ma solo momentaneamente.- aggiunse, verso Jane che giocava con Glory e Lucas, acciambellati nel box con Jeremy.
- Ha battuto la testa?- Sirius se ne uscì con la stessa espressione schifata di Malfoy senior - Miseria che colpo. Gli è caduta in testa tutta la casa allora, per ridurlo in questo stato...-
Draco di nuovo non rispose, ridendo e inclinando il capo con aria da beota.
- Vado a fare i caffè.- cinguettò verso Potter, lasciandosi alle spalle gente abbastanza perplessa.
- Dio santo.- alitò Lucius - Un tempo mi ci avrebbe messo dentro il veleno.-
- Non si può fare niente?- chiese Jane.
- Per Hermione basta un mese e buone cure. Per lui...- il moro fece una smorfia - Io ci avrei già pensato con una padella ma gli altri non vogliono.-
- E allora lo lasciate così? Sembra la sorella psicopatica di Crudelia Damon!- sbottò Black - Hermione prima o poi lo uccide nel sonno!-
- Lasciamo perdere.- Harry scosse il capo, quando tornò Malfoy col vassoio che galleggiava davanti a lui.
Si sedettero e mentre i suoi genitori lo guardavano seriamente preoccupati, il biondo ex Principe di Serpeverde stava sprofondato in poltrona, sorbendosi caffè macchiato che aveva sempre detestato fino alla morte.
- Allora?- chiese Potter, quando si furono messi comodi - Come va a Londra?-
- Un disastro. Fughe di massa ed apparizioni di Mangiamorte in ogni vicolo.- sentenziò Black seccato - E sono morte sette persone ieri notte, in periferia. Si sono liquefatte. Erano babbani e c'era il Marchio Nero a terra.-
- Oddio...che cattiveria. Poveri babbani.- cinguettò Draco, interloquendo.
- Potter dammi quella padella...- sibilò Lucius fra i denti.
- Stiamo calmi.- lo bloccò Narcissa - Comunque sono a rischio anche i mezzosangue. A Hogsmade gira la voce di strane ombre notturne.-
- Dissennatori?- chiese Jane.
- Probabile.- annuì la bionda - Qui come va?-
- Per ora bene.- Harry finì il caffè troppo dolce, disgustato - Ho chiesto a Silente di fare delle indagini su tutti gli studenti di Wizloon, nel caso il pericolo ci arrivi di nuovo da sotto il naso.-
- Perché? Sono ragazzi così carini e allegri.- gorgogliò di nuovo Malfoy.
Stavolta la padella si levò in aria da sola e cercò di prenderlo sulla testa ma il biondo la evitò solo perché si era girato verso la finestra per vedere gli uccellini, così che l'oggetto finì contro il muro con un tonfo sordo.
I presenti fissarono Harry e Lucius che però alzarono le mani, come per difendersi.
- Porca miseria, l'ho mancato!-
Dalle scale stava scendendo Hermione, saldamente aggrappata alla ringhiera.
- Vuoi cadere per caso?- le chiese Jane, alzandosi per raggiungerla.
- Mamma.- la salutò la Grifoncina - Cosa fai qua?-
- Ci siamo anche noi.- le disse Narcissa - Come stai?-
- Considerato che sono cieca, che non siamo riusciti a sposarci per la quinta volta e che vostro figlio si comporta come un hippy alla stregua di "Fate l'amore, non fate la guerra", posso dire che va tutto alla grande. Dio, non riesco più a sopportarlo! Dovete fare qualcosa! Stamattina mi ha svegliato cantando No Woman No Cry dal bagno e non è stato per niente piacevole!-
- E ha espresso la sua compassione per i babbani.- aggiunse Harry sarcastico - Come la mettiamo?-
- E l'Oblivion da solo avrebbe fatto tutto questo casino?- Sirius era allibito.
- Se non altro non è permanente. Era Oblivion in polvere, fosse stata magia vera sarebbe a fare compagnia ad Allock.-
- Si ma stiamo rasentando la follia!- disse Lucius - Quello non è mio figlio, è zucchero filato e miele per uccidere uno col diabete!-
- Senta non se la prenda con me!- berciò il bambino sopravvissuto, sbuffando - E' una rottura di palle per tutti, ora più che mai mi serve un alchimista, senza contare che durante l'incendio ci siamo anche rovinati i bracciali. Si sono scheggiati e fanno le bizze. Stamattina mi sono svegliato coi capelli blu elettrico, chiaro?-
- Si sono scheggiati?- Black guardò il bracciale di platino del figlioccio. In effetti aveva un graffio non molto grande vicino all'immagine del drago Kentron che ora faceva una bella linguaccia.
- Come si fa per ripararli?- chiese Jane incuriosita.
- Di quello me ne occuperò io.- sussurrò Hermione, bevendo un po' del caffè di sua madre - Conosco il nipote dell'uomo...cioè, dell'Antidiluviano che li fece creare.-
- Antidiluviano?- riecheggiò Narcissa - Un vampiro?-
- No, un gagia che si è venduto l'anima a un vampiro.-
- Che allegria.- frecciò Harry.
- Che cosa impensabile.- disse invece Draco, angelico.
- Ho bisogno di qualcosa di forte.- rognò Lucius fra i denti, cominciando ad alterarsi.
- Si, anche io.- sibilò Hermione seccata - C'è del whisky nascosto sotto il divano. E' di Draco.-
- Brutto infingardo.- Harry andò a controllare - Comunque, tornando a noi, posso dirvi che per ora stiamo cercando nella direzione che ci ha indicato Lucilla. Ai prossimi attacchi controlleremo meglio i Veggenti di Orloff. In quanto a Damon se ne occuperanno Tom e Silente, ma vogliamo vederci chiaro in questa storia.-
- E se davvero non fosse Lord Voldemort?- brontolò Sirius - Come la mettiamo?-
- Allora siamo doppiamente nelle grane.- concluse Hermione, esausta - Ma prima dobbiamo esserne sicuri.-

Sicurezza, gran bella parola. Peccato che nemmeno chi si era sempre tenuto alla larga dai Mangiamorte e dalle rotture di palle in generale quel pomeriggio riuscì a scamparla.
Tom, dopo lo scontro con Olivia Andrews e aver portato i compiti a Piton, si era rintanato da solo un quarto d'ora sotto le arcate del giardino interno con Ian, Bruce, Albert Johnson, Presidente del Comitato Studentesco e Patience Hogs, una Tassorosso geniale in Erbologia che aveva un mezzo intrallazzo non ancora consumato con Bruce dall'anno prima, quando accadde ciò che aveva temuto, in cuor suo, da quando la sera prima aveva visto gli sguardi degli scozzesi nella Sala Grande.
Stava leggendo il manuale di botanica della Sprite per le ultime classi con le cuffie di un lettore nelle orecchie, ascoltando uno dei cd pirata di Trix pieno di punk e metal, ma all'improvviso una furia arrivò in giardino.
Asteria McAdams uscì dalla porta principale, guardandosi attorno con occhi fiammeggianti.
Gettò indietro i capelli castani con un gesto secco e altezzoso, cercando, cercando.
Cercava una persona soltanto.
La persona che le aveva indicato Olivia. Alto, aveva detto, e bello come il peccato. Occhi blu.
Il gruppo di studenti più grandi era sotto le arcate e con passo sprezzante attraversò il giardino. La sua espressione fece cambiare direzione a molti quando all'improvviso si fermò.
Vide due ragazzi che potevano essere chi cercava. Vide Tom e poi Bruce, anche lui moro e alto.
Senza cedere di un passo si piazzò di fronte a loro, mentre Olivia spiava tutta rossa da un angolo delle arcate.
- Chi di voi è Tom Riddle?- sibilò Asteria, con tono duro e perentorio.
Il giovane Riddle fece appena in tempo ad alzare il viso e a levare le cuffie, che Patience, senza sapere a cosa andavano incontro, glielo indicò. E non fu una buona mossa perché Asteria, ora con gli occhi lucidi di lacrime, non ci pensò su due volte. Il ceffone risuonò secco, come frustata, per tutto il giardino.
Gli altri studenti, allibiti, osservarono la scena senza capire mentre Tom, col viso girato dall'altra parte, sentì il sapore ferroso del sangue nella bocca.
Si portò lentamente un dito alle labbra e lo ritrasse sporco di rosso.
Non alzò lo sguardo, non disse nulla, mentre quella ragazza lo attaccò ferocemente.
La voce di Asteria, rotta dalle lacrime, suonò stridula e frammentata da gemiti.
- Lo sai quanti ne sono morti di noi?- iniziò la McAdams prima a bassa voce, poi alzandola sempre di più - Lo sai? Siamo saliti a quarantasei! E altri ottanta ragazzi sono ancora al San Mungo! Ottanta! E quarantasei ragazzi che io conoscevo sono già morti! Sono morti, hai capito? Sono morti! E tutto per colpa di tuo padre!- urlò, mentre le lacrime le rotolavano sulle guance e poi lungo il collo - Sia maledetta tutta la vostra famiglia! Che possiate morire tutti come sono morti i miei amici! Tuo padre ha fatto a pezzi una scuola piena di gente indifesa! Erano solo dei ragazzi! Avevano la nostra età! Non hanno guardato in faccia a nessuno, non sono stati a sentire né grida né suppliche quando hanno sventrato Wizloon! E tu ora te ne stai qua tranquillo a leggere quando nelle tue vene scorre il sangue di quell'assassino! Credi che sia normale per te stare qui? Eh? L'unico posto in cui tu e quelli come te e tuo padre dovrebbero stare è all'inferno! Che possiate morire soffrendo come avete fatto soffrire tutti i miei amici!-
Dopo un lungo respiro e la rabbia sbollita, Asteria rimase immobile.
Le braccia dure come roccia, per lo sforzo. Il cuore che le galoppava in gola.
Ma lui non aveva aperto bocca. Si, aveva sollevato il viso. Le aveva puntato addosso quei suoi occhi incredibilmente blu, con del sangue che gli rigava il labbro inferiore ma...aveva taciuto.
Gli altri erano rimasti così sconvolti da quello schiaffo e da quello sproloquio che non erano neanche riusciti a parlare.
Ian si svegliò per primo ma quando fece per chiedere alla Serpeverde di andarsene, Tom si era già messo in piedi.
Raccolse il libro che gli era caduto e se ne andò, senza una parola, senza difendersi.
Quando le passò a fianco però, Asteria McAdams sentì qualcosa di freddo allargarlesi dentro.
Freddo.
Ora aveva tanto freddo.

Sedwigh Stanford guardava sconsolato i nuovi cacciatori che tentavano di fare breccia nella difesa del suo portiere.
Aveva avuto così tante nuove richieste dalla Mcgranitt che aveva dovuto iniziare il pomeriggio stesso, sebbene avesse avuto una mattinata d'inferno.
Il campo da quidditch era pieno e pattugliato da occhi invisibili.
- Che campioni, devo ammetterlo.- mugugnò Martin Worton, quando un tizio di quarta quasi franò giù dalla scopa, prendendo in pieno il portiere. Ne avevano visionati una ventina, uno peggio dell'altro.
- Lasciamo perdere.- borbottò il biondo - Diamo dieci minuti di pausa, prima che mi uccida.-
- Volo ad avvisarli.- disse Martin, schizzando giù dalla panchina e fermando quella follia.
Sedwigh colse al volo l'occasione per accendersi una sigaretta quando vide arrivare qualcuno a piedi, dalle tribune.
- Ehi.- disse, mentre Tom si avvicinava mani in tasca - Come va?-
Riddle si sedette accanto a lui e non rispose, limitandosi a svaccarsi contro lo schienale ma il biondo si accorse subito che qualcosa non andava. Sollevò un sopracciglio, girandogli il mento verso di lui. Quando vide il taglio sul labbro, gli lasciò la faccia.
- Chi è stato?-
Tom alzò le spalle - Qualcuno che non pensa che dovrei stare qui.-
- E tu stai già pensando che abbia ragione, vero?- ghignò Stanford, mettendosi la sigaretta in bocca e accendendosela.
- Forse.- ammise il moro.
L'altro ridacchiò brevemente, sistemandosi più comodo - Senti, io non dico che sia facile...- Sedwigh scosse il capo, guardando il cielo che cominciava a diventare buio e cupo -...ma se sei riuscito a convincere me, a cambiare quello che pensavo di te all'inizio...credo che tu ce la possa fare con chiunque.-
- Stiamo parlando di persone che hanno perso i loro amici.-
- Ah, è stato un testa di cazzo di Scozia. Ma per favore.-
- Non t'incazzeresti a morte se ti avessero ucciso gli amici?-
- Si ma non me la prenderei con te.-
- Non puoi saperlo.-
- Mettiamola così.- Sedwigh si girò verso di lui, con aria seria - Io sono un purosangue ok? Tu li conosci quelli come me. Mi è stato insegnato che i mezzosangue sono inferiori a noi eppure tu e Cloe mi avete fatto cambiare idea. Non dico che ora sono uno stinco di santo, non dico che non guardo ancora a Magonò e mezzosangue non senza sospetto ma...credo di essere una persona migliore. Da un certo punto di vista però sono più Mangiamorte di te.-
- Sed...- Tom si mise le mani nei capelli, distrutto - Sed, come puoi pensarla così anche con gli scozzesi in casa?-
- Chiariamoci. Io me ne sbatto le balle di loro, chiaro? Sono uno stronzo, pazienza. Ma non posso stare sempre a preoccuparmi degli altri e così dovresti fare tu. Harry te lo ripete da anni. C'è gente qui dentro che passerebbe sulla faccia a qualunque mezzosangue a prima vista e non venirmi a dire che Wizloon era una cloaca di sostenitori Babbanofili perché non ci credo neanche se lo vedo. Non sei stato tu ad ammazzare tutte quelle persone, non sei stato tu. Ci arrivi col tuo misero cervellino da purosangue? Eh?-
- Non sono purosangue.-
- Come sarebbe non lo sei? Tua madre era una Black e tuo padre...-
- Non è purosangue.-
- Oh.- Stanford alzò un sopracciglio - E allora perché...?-
- Perché va in giro ad ammazzare?- Tom fece un ghigno amaro - Non saprei.-
- Cazzo. Non l'avrei mai detto. Ma sei purosangue comunque, di seconda generazione.-
- Lascia perdere Sed. Il punto non è questo.-
- No, il punto è che qualche testa di cazzo qua dentro si arroga il diritto di poter dire chi può stare qua e chi no. L'avrei detto anche io anni fa ma ora sono cambiato. Ora forse vedo meglio certe cose, certe idee che mi hanno inculcato i miei.-
- Anche per Damon?- sorrise Riddle.
- Hn...lui lasciamolo perdere.- Sedwigh dette un tiro, ciccando poi a terra - E già che siamo in argomento. Ci hai parlato?-
- Ieri sera è sparito e stamattina non sono riuscito a incrociarlo, se non a Trasfigurazione ma non siamo riusciti a spiaccicare granché. Perché me lo chiedi?-
L'espressione del biondo Grifondoro lasciò intendere a Tom che c'era qualcosa che lui non sapeva e infatti Stanford si schiarì la voce, piegandosi sulle ginocchia.
- Senti...non so se faccio bene a dirtelo a meno, ma non vorrei gli fosse successo qualcosa. Io te lo dico, poi usa le mie parole come riterrai più opportuno. Sul treno...ti ricordi che aveva le maniche lunghe? E anche oggi, quando l'ho incrociato aveva sempre la camicia tirata fin sulle nocche.-
- Si...e allora?-
- Fa ancora caldo, Tom. Sul treno...per sbaglio gli si è sollevata una manica.- mormorò Sedwigh - E ho visto dei segni sui suoi polsi. Lui mi ha detto che era per colpa delle bende di seta...- scosse il capo, ridendo mestamente - Ma quei segni non sono causati dalla seta troppo stretta. Mia madre è Medimago e...so che quelli non erano segni causati da bende di stoffa. Aveva graffi e abrasioni, dei lividi...erano segni di costrizione causati da catene.- e vedendo gli occhi blu di Tom sgranarsi, continuò - Io non so cosa gli sia successo, non so che cazzo ha potuto provocargli quei lividi ma se fossi un suo amico credo che andrei a fondo della faccenda.-
Segni di catene.
Tom continuò a pensarci, mentre rientrava a Hogwarts.
Damon. Cosa gli era successo? E perché aveva cercato di nasconderli? Perché non gli aveva detto niente?
E perché non aveva visto i morti di Wizloon?
Doveva parlargli. E subito anche.
Voleva delle risposte e in un modo o nell'altro se le sarebbe fatte dare.

- Si può sapere cosa diavolo cerchi?-
Damon Howthorne, appoggiato sulla porta dell'ufficio di Gazza, faceva da palo mentre Cloe King, l'unica ad avere illegalmente le chiavi di quella specie di sgabuzzino del tesoro, frugava ovunque per cercare l'anello di Neely.
Era rischioso ma lei lo faceva da una vita, senza contare che era l'allibratore di Hogwarts e doveva darsi un tono.
- Cerco l'anello della nonna di Neely.-
- Chi?- fece il Serpeverde senza capire.
- Neely Montgomery. Quella bionda e tanto figa che oggi ha rimesso a posto Fern e quella cretina di una scozzese.-
- Ah, la Corvonero.-
- Ah, la Corvonero.- lo scimmiottò la biondina - Ma che ti prende eh? Non sai più riconoscere le belle ragazze?-
- Le bionde non mi piacciono. E poi mi guarda sempre male.-
- Non è vero.- Cloe lo guardò di sottecchi - Perché lo pensi?-
- E' vero. Si vede che non le sto simpatico.-
- Per me è il contrario. Anzi, vi vedo bene insieme.-
- Duchessa, per favore...- Damon fece una smorfia, incrociando le braccia - Abbi pietà, non cercare di combinarmi incontri ok? Ne ho già basta ancora prima di cominciare.-
- Sei ancora innamorato di Maddy? No, non mi risulta.- sbuffò la King, continuando sfrucugliare qua e là - Vi siete mollati l'anno scorso ad aprile, quindi è ora che ti rimetti in carreggiata sai?-
- Senti ma che fisse ti prendono?- il Legimors la guardava ora con sospetto.
- Ma niente...forse è perché ho bisogno di vedere coppie ovunque.-
- Ah si? Fammi indovinare...no!- Damon sogghignò diabolicamente, faticando a non sfregarsi le mani - No, dai. Ci provi! Stavolta ci provi con Tom!-
- Si.- ammise Cloe con pazienza - Ne ho già parlato a Trix. Da domani scatta la caccia.-
- Oddio.- per Damon era il sogno di una vita - Dio che goduria. Non mi annoierò poi così tanto quest'anno! Ah, come vorrei essere una mosca!-
- Non ti gasare, sarà più difficile del previsto.-
Ma quella proprio non capiva un cazzo, pensò Howthorne sospirando. C'era ben poco da cacciare, Tom Riddle era già cotto a puntino e da anni ormai. Ma la King, quando si trattava del Grifondoro, non vedeva al di là del suo naso.
- Consigli?- gli chiese infatti.
- Si. Uno. Non andarci con la carrozzeria pesante.-
- Grazie, questo lo sa già.- sbottò ironica - Tu sei un uomo, dimmi qualcosa di utile.-
- Qualcosa che tu non abbia imparato sbattendoti Prentice?- fece Damon sarcastico - Hn, fammi pensare...-
- Quanto sei spiritoso! In fondo tu hai più esperienza di me, potresti scendere per un attimo al mio misero livello e darmi qualche dritta. Ammesso che l'idea di Trix non ti abbia già leso i nervi.-
- Trix?- il Serpeverde non capì - Che idea?-
- Ah, non te l'ha detto.-
- Cosa non mi ha detto?-
- Niente, niente. Ma se fossi in te mi chiuderei a chiave e mi terrei stretti i boxer. Ah, trovato!- cinguettò la biondina, estraendo l'anello con la perla da un cofanetto di legno quasi marcio - Andiamo pure.-
- Un attimo duchessa, che boxer? Ma di cosa parli?- si preoccupò Howthorne, seguendola per il corridoio del primo piano - Che ha in mente quella spostata? Non è che ha ancora la fissa di Morrigan eh?-
- Diciamo che centra anche lui ma quella poverina ha avuto delle giornate davvero pesanti. Quell'imbecille di Billy ha definitivamente chiuso con lei, dicendole che sono troppo diversi e una lesbica sull'aereo del ritorno le ha infilato la lingua in un orecchio.-
- Ed è ancora viva questa maniaca?-
- Non saprei ma credo che ci abbia fatto merenda, visto che ha esternato il suo schifo per il suo sangue cattivo.-
Damon roteò gli occhi celesti, devastato.
- Che mi dicevi di Fern, duchessa?-
- Ah si, stamattina c'è stata una riunione in bagno. La McAdams ha minacciato di fare qualcosa a Tom e Neely l'ha rimessa al suo posto senza che io abbia aperto bocca. È la mia eroina!-
- Hn. Se lo dici tu. Ma mi guarda come se fossi un alieno.-
- Per me le piaci. Magari non è uno sguardo di disapprovazione ma solo di lussuria incontrollabile.-
- Ma falla finita King.-
- Tu piuttosto. Sei sempre più sbattuto. Ma dormi?-
- Si mamma.-
- E le visioni?-
Lui stavolta tacque, alzando le spalle.
Cloe allora, senza mezzi termini, lo prese e lo spinse al muro.
- Ehi, ehi! Te l'ho detto che le bionde non mi piacciono.-
- Sparati, mi farei Alderton piuttosto che te.-
- Accomodati.- ironizzò, acido. 
- Non fare l'idiota. Mi nascondi qualcosa, ti conosco.-
- Non ti nascondo nulla.- le rispose allora, con le mascelle lievemente serrate - E per favore lasciami il polso.-
Claire abbassò il viso. Lentamente gli lasciò il braccio e lui se lo massaggiò appena.
- Da quando sei così delicato?-
- E' ora di andare a mangiare Cloe.- Damon distolse lo sguardo - Ci vediamo.-

Mai mollare, era quello il detto a Grifondoro. Al massimo "Barcollo, barcollo, ma non mollo!", così alle nove in punto Cloe King filò dritta alla torre e dalla sua falcata per nulla promettente, molti si spostarono dal suo cammino, facendo finta di non vederla per non scatenare una tempesta prima del tempo.
Salì al dormitorio maschile e dopo essere passata per corridoi con gente in mutande, prendendosi dietro allusioni e avances sessuali da quelli degli anni anziani, andò dritta all'ultima camera singola della torre.
Bussò forte e senza attendere il permesso entrò, sbattendosi poi il battente alle spalle.
- Tom, dobbiamo parlare!-
Riddle quasi saltò per lo spavento, facendo naturalmente cadere i libri che aveva in mano.
- Claire, ciao!- alitò, ritrovando il fiato - Si? Ti serve qualcosa?-
- Mi serve qualcuno che ragioni!- imprecò, sedendosi sul suo letto, levandosi gli stivali e incrociando le gambe - Allora, punto primo: Trix sta dando i numeri. Punto secondo: voglio uccidere gli scozzesi. Punto terzo: Damon ha seriamente qualche problema che...che cos'hai fatto al labbro?- sbraitò, balzando giù dal letto con un salto e raggiungendolo.
- No...no, niente...- balbettò il moro, mentre lei gli prendeva il viso fra le mani e gli passava il dito sulla bocca.
- Niente un corno! Dite tutti niente. Che hai fatto?-
- Sono...finito contro uno spigolo.-
- Infame bugiardo.-
Dio, quando voleva Cloe era peggio di una moglie sicura di un adulterio.
- Chi è stato?-
- Nessuno, tranquilla. Sono inciampato e...-
- Sei inciampato o è stato uno spigolo?- insinuò perfida.
Tom naturalmente andò in palla, con l'innocenza di un angioletto - Bhè...sono inciampato e finito su uno spigolo...- ma ebbe poi la decenza di tacere, davanti all'espressione minacciosa e assassina della King.
Così tacque e assunse un'aria da cucciolo a cui lei non sapeva resistere.
- Forza.- gli disse paziente, tirandolo alla luce di un candelabro - Vieni che ti rimetto a posto.-
Poco più tardi stavano seduti a letto, lui ad ascoltare e lei a blaterare al vento della follia generale di Hogwarts.
Riddle, conoscendola, preferì tacere delle ferite di Damon ma ormai era chiaro che dovevano discutere in fretta di quella faccenda. E sistemare qualsiasi guaio avesse combinato il loro amico.

Pure Damon comunque aveva i suoi bei guai con le donne quella sera.
Si era appena infilato i pantaloni molli di una tuta, dandogli un giro sui fianchi visto com'era dimagrito in quei giorni, quando Beatrix piombò nella sua stanza singola, concessagli da Silente.
- Ma prego, fa pure.- le disse sarcastico, infilandosi di volata la maglia per coprirsi le mani e le braccia.
- Prima di tutto sei un gran porco!- l'apostrofò la Diurna, levandosi gli anfibi e buttandosi sul suo letto - Non provare mia più a baciarmi!-
- D'accordo. Ora che me l'hai detto puoi anche andare a nanna amore.-
- E non chiamarmi amore.- fece la Diurna, scostando i lunghi capelli dal viso - Secondo, sono depressa e ho bisogno di coccole.-
- Ma tu guarda.- Damon rise appena, toccandosi fra le scapole - Tu che vedi...è guarito del tutto?-
La Vaughn allora aguzzò gli occhi gialli, lo raggiunse e gli abbassò il collo della maglia, poi annuì soddisfatta.
Slytherin's Eye.
Scritto in gotico, tatuato in mezzo alla schiena del Legimors.
- Bellissimo.- concordò.
- Il tuo?-
Trix abbassò la parigina che aveva sulla gamba destra e la alzò sotto alle sue fosche pupille.
Stesso carattere gotico, la scritta Bloody Slytherin faceva bella mostra di sè sulla sua caviglia nuda.
- Dicevi che hai bisogno di coccole.- soffiò Damon poco dopo, seduto a letto con lei, con una sigaretta in bocca e l'aria serafica, carezzando Iggy acciambellato sul cuscino - Non ti sono bastate quelle della lesbica in volo?-
- Hai parlato con quella fessa. Lo sapevo!-
- Già. Ha detto qualcosa anche riguardo ai miei boxer.- ora Howthorne la guardava diffidente - Che storia è?-
- Niente, è presto per dirtelo.- disse la Diurna con vocetta stucchevole, stringendosi al suo braccio con aria dolce - Com'è andata la giornata?-
- Vuoi dei soldi?-
- No ma sei vuoi darmeli non ci sputo sopra.-
- Trix...che ti passa per la testa? Sei troppo su di giri. Ti sei fatta qualcosa?- le chiese.
- Assolutamente niente.- fece angelica - Piuttosto, quando sono entrata ho sentito odore di sangue...- e fiutò di nuovo, stranita - Hai del sangue in giro?-
Damon s'irrigidì impercettibilmente, abbassandosi le maniche della maglia sui polsi.
- Non mi pare. Sarà una delle pozioni venute male per Piton, oggi ne ho rovesciata una.-
- Vabbè.- Trix tornò a stringersi al suo braccio - Senti, ti spiace se dormo qua? Vicino alla mia camera ci sono Fern e quell'altra scozzese e quei muri di carta velina mi fanno sentire tutte le loro porcate.-
- Tesoro, dimmi subito cosa vuoi e facciamola finita.- la incalzò sempre più diffidente - Non è che sei a secco per colazione e hai deciso di consumare la prima portata eh?-
- E la prima portata saresti tu?- replicò ironica - Magari hai il sangue cattivo.-
- Per tua sfortuna non lo saprai mai.-
- Questo è ancora da vedere.- tubò la Diurna - Allora? Posso dormire con te?-
- Va bene, d'accordo.- cedette Howthorne per sfinimento - Ma non fare scherzi, qualsiasi cosa ti passi per la testa non farla. Prendi una mia camicia.-
- Grazie!- cinguettò stranamente troppo allegra e filò dritta in bagno a cambiarsi, mentre Damon ora pensava seriamente che fosse impazzita, drogata o che meditasse qualcosa. Era troppo strano quel comportamento, non era da lei.
Comunque doveva solo aspettare.
E sperare di non avere incubi durante la notte, o Beatrix avrebbe scoperto il suo segreto.

 

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9° ***


figli9

 

 


Che giornata indecente aspettava Tom quel martedì.
Due ore con Piton, una con Lumacorno che proprio non aveva voglia di conoscere, un'altra ora di Sineologia e poi tutto il pomeriggio con Tristan, unica consolazione della giornata.
Appena sveglio aveva deciso di non andare a fare colazione, anche per evitare eventuali scozzesi o sentire pettegolezzi riguardo al ceffone che si preso dalla McAdams, e cinque alle otto si presentò puntuale nei corridoi.
Per la strada incontrò Archie e Bruce che andavano a Cura della Creature Magiche e Byers, gentile e svagato come sempre, gli regalò una ciambella ricoperta di cioccolato frizzantino, che scoppiettava in bocca.
Arrivato davanti alle porte chiuse dell'aula di pozioni però, ebbe una brutta sorpresa.
C'erano sia la McAdams che la Andrews e pure Tobey Williams con la sua sedia magica, accanto a Neely Montgomery e a Philip Prentice. Di Serpeverde c'erano Alderton, appunto Trix e Damon, la McAdams, quell'orrido essere di Hillis, Adam Broody e Fern Gordon. Poi tre Tassorosso. Damon e Beatrix arrivarono dopo di lui, insieme a Cloe, Sedwigh e Ian.
- Ehilà.- fece Alderton, quando arrivarono in squadrone - Morto nessuno Howthorne?-
- Sta zitto se non vuoi essere il prossimo.- sibilò Sedwigh seccato, appoggiandosi alla colonna.
- Oh, che paura.- soffiò Clyde Hillis - Dormito male Stanford?-
- Andate al diavolo.- disse anche Cloe - Neely, ti ho trovato l'anello.-
- Oh, grazie.- la biondina di Corvonero la raggiunse, seria come sempre - Siamo in debito.-
- Figurati.-
- No, quando hai bisogno hai solo da chiedere.-
- Tranquilla. Hai fatto miracoli ieri mattina.- ghignò la King - Ciao Philip.-
- Ciao bellissima!- fece il Corvonero, abbracciandola - Come hai passato l'estate?-
Chissà perché doveva sempre andare a baciarla, pensò Tom fra sé, avvertendo un fastidioso formicolio nello stomaco.
Lasciò perdere, dandosi dello sciocco, e scoccò uno sguardo a Damon senza farsi notare.
Aveva un'aria più riposata ma aveva anche il maglione sulla camicia.
Si, Sedwigh aveva ragione. Faceva troppo caldo per stare con le maniche tirate.
Ci furono un po' di presentazioni con gli scozzesi, con Asteria che evitò accuratamente ogni Grifondoro, poi arrivò Piton di volata, coi suoi soliti modi bruschi e cafoni.
- Dentro!- ordinò e spalancò le porte, chiudendo poi tende e finestre.
Si sistemarono nei vari banconi, poi il professore incrociò le braccia e attese con aria insopportabilmente impaziente fino a quando non regnò il silenzio totale.
- Questo è l'ultimo anno e pretendo da voi che siete arrivati fin qui il massimo. Se qualcuno rimane indietro, abbandoni subito, sono stato chiaro? Mentre per voi che arrivate da Wizloon esigo concentrazione e lavoro duro. Se restate indietro ditemelo e provvederemo. Intesi? Bene. E ora a noi.- rognò, puntando gli occhi su Tom che stava nel bancone con Sedwigh e Ian - Signor Riddle, quest'anno vuole stupirmi non distruggendo il materiale che i contribuenti con tanta clemenza ci hanno fornito?-
Tom incassò la testa nelle spalle, arrossendo vagamente - Farò il possibile.-
- La ringrazio e già che c'è veda di non massacrare anche se stesso. Cominciamo, aprite il manuale a pagina 24. Oggi ci dedicheremo alle branca delle pozioni di controllo del pensiero, compresa una preparazione veramente degna di questo nome del Veritaserum visto che alcuni di voi continuano a credere che sia fatto di miele e zuchero!-
Dopo una mezz'oretta di teoria, si passò alla fantomatica pratica e lì cominciarono a cadere oggetti a tutt'andare.
Se non altro Tom non faceva mai esplodere nulla, a differenza degli altri le cui fumine appestarono presto l'intera stanza. Piton vagava fra i banconi, arcigno e implacabile ma più tenero con gli scozzesi.
Fra i tre, Olivia si dimostrò subito abbastanza capace, esattamente come Asteria e Williams ma ognuno con uno stile molto diverso. Tobey faceva fatica a muoversi ma con l'aiuto disinteressato di Neely se la cavò bene, mentre la McAdams dimostrava di non seguire molto il libro, del tutto irrequieta.
Le due ore stavano per scadere quando Piton si fermò dietro al tavolo di Tom.
Si era avvicinato a Damon e bassa voce, per non farsi sentire, anche se tutti rizzarono le orecchie, gli parlò con tono quasi solenne.
- La testa signor Howthorne?- domandò.
Damon lo fissò per un attimo, poi tornò a lavorare - Va meglio.-
- Il professor Silente ti attende questa sera.-
- Grazie.-
Tom naturalmente, come Cloe e Trix e tutti gli altri, aveva sentito tutto ma qualcosa attirò la sua attenzione.
Lasciò cadere la bilancina dorata, fissando gli occhi sgranati alla porta aperta.
- Merda!-
- Come prego?- sbottò Piton, un silenzio sepolcrale dell'aula.
Riddle arrossì fino alla radice dei capelli - Ecco...io...mi scusi ma...Draco!- balbettò, alzando il dito.
Severus lo seguì in linea d'aria e allibì anche lui.
Malfoy era appena passato davanti alla porta, guardandosi attorno con aria curiosa.
- Miseria.- sibilò Piton e si fiondò fuori dall'aula, seguito da Tom e gli altri.
- Draco!-
Malferret si girò, trovandosi davanti Piton, Tom, Damon, Cloe e Trix.
- Draco dove vai?-
Il biondo scrutò il professore di pozioni con un sorriso.
- Chi è lei?-
- Draco non dovresti essere qua da solo.- gli disse suo cugino, prendendolo per un braccio.
- E tu chi sei?- chiese anche a Tom, lasciandolo disperato.
- Sono Tom, tuo cugino. Ricordi?-
- Ah già.- tubò allegro come un fringuello, poi si rivolse a Piton - Lei però non è mio padre, vero?-
- No, non ho avuto l'onore.- fece Severus, sarcastico - Dov'è Potter?-
- Harry?- Draco s'illuminò - Non lo so! Lo cercavo.-
- Oh santo Dio.- fecero Damon, Cloe e Trix in coro.
- Oh, eccoti!- fortunatamente apparve Ron, Smolecolarizzandosi da un muro e facendo spaventare tutti. Senza tante storie afferrò l'ex Serpeverde per il cappuccio della giubba scura, tirandolo verso di lui - Mi scusi prof, mi è scappato. Draco ti ho detto mille volte di non andare in giro da solo!-
- Ma cercavo Harry...-
- Harry arriva, sta buono!- sbuffò il rossino - Scusate, lo porto via.-
- Weasley quanto andrà avanti questa follia?- rognò Severus - E' irriconoscibile.-
- Non lo dica a me.- frecciò Ron - Ciao Tom, come va?-
- Per ora bene.-
Poco dopo l'uscita di quei due matti suonò la campanella e i ragazzi del settimo liberarono dall'aula e insieme ad altri studenti degli altri anni affollarono il corridoio del piano terra, facendo un chiasso insopportabile. Ma fra tutti, Riddle ebbe una piacevole sorpresa.
Un'aquila dorata stava volando sotto le arcate e con un leggero bagliore, Harry Potter riprese la sua forma umana, stupendo gli studenti che dopo un attimo di smarrimento, lo riconobbero, incantati.
Descrivere il coro e le mille ovazioni che ricevette è quasi impossibile ma fortunatamente il bambino sopravvissuto venne lasciato in pace anche se ora tutti gli occhi di Hogwarts erano puntati su di lui. Eppure non ci fece caso, concentrandosi sul suo figlioccio.
- Ehi.- Harry si fermò con lui, facendo restare di stucco gli scozzesi - Come andiamo? Distrutto niente?-
- Per ora no.- rise Tom, felice che fosse andato a trovarlo e avesse messo il naso fuori dalla Torre Oscura.
- Potter.- l'apostrofò anche Piton, rognoso come un cane randagio - Sei vivo.-
- Prof.- replicò il moro soave - Anche lei è vivo.-
- Che spiritoso. Stavo giusto dicendo al signor Riddle che non esistono pozioni contro la sua maldestria. Ci fosse stato qualche rimedio per casi simili l'avrei già propinato a te anni fa.-
- Vedo che lei invece continua a tracannare infusi di simpatia eh? Li manda giù a barilate o ci si fa i gargarismi la mattina?-
Tom c'era abituato ma quei due quando volevano esageravano davvero, così quando Severus ebbe letteralmente mandato al diavolo Harry, Potter ridacchiò e dopo aver abbracciato Cloe, Trix e Damon si affiancò al suo protetto, mani in tasca e l'aria di uno che non nota di essere al centro dell'attenzione.
In effetti ora non c'era studente che non li fissasse, compresa Asteria.
- Dio...quant'è carino quello.- fece verso Fern - Chi è? E perché parla con Riddle?-
- Guardalo meglio.- berciò la Gordon - Guardagli la fronte.-
Quando Asteria vide la cicatrice, impallidì ma i suoi occhi si accesero.
- Harry Potter.- sussurrò estasiata, davanti a un sogno e a una leggenda.
Intanto Tom e gli altri si godevano una piccola pausa, mentre Potter controllava l'orario del suo mostriciattolo.
- Nove corsi?- sbottò il moro - Cazzo Tom, ma vuoi morire?-
- Sineologia è solo due ore la settimana, anche Occlumanzia.- sorrise il Grifondoro - E poi mi piacciono tutti.-
- Se lo dici tu.- bofonchiò il bambino sopravvissuto - Niente Divinazione?-
- Figurati.- disse Tom, assumendo di colpo un'aria diffidente - E' una disciplina senza capo né coda per uno come me. Un conto è se avessi doti di veggenza, ma così è inutile.-
- Hermione ti ha fatto il lavaggio del cervello.-
- Piuttosto scusa...- Riddle lo fermò per la spalla - Ma dove stai andando?-
- A farmi due passi.-
- Due passi dove?- gli chiese Cloe.
- Fuori.- fu l'angelica risposta.
- Intendi dentro le mura spero.- sibilò Tom sfidandolo a rispondere ma come previsto, il caro Signor Potter, con espressione altrettanto perfida, replicò a tono - No, intendo fuori dalle mura, cocco.-
- Da solo?- sbottò anche Damon.
- E' da matti!- fece Trix.
- Oh ma cos'avete tutti quanti?- fece Harry stranito - Non sono in gabbia qua dentro e sono maggiorenne, posso andare dove mi pare.-
- Si ma da solo?! Con tutti quelli che ti vogliono morto!- Riddle lo guardava con disapprovazione - Te le vai proprio a cercare scusa! Non puoi farti accompagnare da qualcuno?-
- Ma qualcuno chi? Mi sarei portato Malfoy, ci saremmo fatti il tiro al bersaglio coi gufi dei Tassorosso ma da qualche tempo sviene a sentir parlare di morti e mezzosangue feriti, è una palla...- si stufò il bambino sopravvissuto, tornando a camminare senza aspettarli - E poi non sono mica indifeso. Non capisco che fisse vi prendano a tutti. Anche Ron ed Elettra a momenti mi chiudevano nella Torre.-
- Mossa intelligente.- ridacchiò la voce bonaria del preside di Hogwarts, apparso davanti a loro.
- Salve professore.- dissero tutti e cinque.
- Così, vai a farti un giro ho sentito. Spero non debba pentirmi di lasciarti andare in giro da solo Harry.-
- Non ci si metta anche lei, per favore preside.- sospirò Potter.
Silente rise di nuovo, dandogli una pacca sulla spalla - Tom ha più cautela di te, vedo.-
- Non è la cautela che mi ha salvato la pelle.- ironizzò Harry serafico, passando un braccio al collo di Riddle e scarmigliandogli i capelli - Comunque non sono così facile da far fuori.-
- Puoi ben dirlo ragazzo!-
Era appena apparso l'ultima persona che sia Harry che Tom volevano incontrare.
Horace Lumacorno, col suo panciotto e la sua pelato lucida, rotolò letteralmente verso di loro.
- Salve Harry! È un piacere rivederti!-
- Buongiorno professore. Anche per me è un piacere.- rispose Potter senza staccarsi da Tom, che sentiva tremare leggermente contro il suo fianco - So che è di nuovo della squadra.-
- Si e ne sono molto soddisfatto.- gorgheggiò Lumacorno - Stavolta Albus non mi ha servito te su un piatto d'argento ma l'idea di tornare a insegnare alle giovani generazioni è stata troppo allettante.-
- Immagino.- soffiò il moro fra i denti.
- Horace, lascia che ti presenti alcune di queste menti brillanti.- interloquì Silente, per spezzare la tensione che si era creata fra i due - La signorina King, una Sensistrega. La nostra signorina Vaughn, direttamente dall'America. Il signor Howthorne...-
- Ah, il nostro Veggente!- Lumacorno stritolò la mano a Damon - E' un piacere ragazzo. Pochi possono vantare la tua fama, predire una guerra e aiutare in questo modo gli Auror. Ero ansioso di conoscerti.-
- Grazie.- bofonchiò il Legimors.
- E,- concluse Silente - come immagino tu sappia, lui è Tom Riddle.-
Lumacorno aveva evitato fino a quel momento di guardarlo ma ora fu costretto.
Fu come fare un salto indietro. Un buio salto nel passato.
Ah, quegli occhi blu. Quel viso ammaliatore.
- Mi raccomando.- disse Harry all'improvviso, risvegliandolo dai suoi ricordi - Me lo tratti con cura.-
Il professore e Potter si scambiarono un'occhiata. Ora negli occhi di Harry si leggeva un'avvisaglia.
Lumacorno sentì distintamente che se fosse accaduto qualcosa di spiacevole a quel mago, l'avrebbe pagata cara.
- Ho sentito da Albus che il ragazzo ha una mente veramente geniale.- balbettò Horace, passandosi una mano sulla pelata e mettendo Tom a disagio, visto che non parlava direttamente con lui - Eccelle in ogni materia, o sbaglio?-
- Non sbagli, caro amico.- sorrise Silente - Converrai con me che si tratta di un settimo anno molto ricco di validi elementi. Sotto ogni punto di vista.-
- Si, lo credo anche io. Dimmi Harry, come procede la caccia?-
- Per ora siamo a riposo.-
- Tutti e due?-
Potter serrò appena la mascella - Si, tutti e due.-
- Avrai sentito che anche il figlio di Harry è qua, Horace.- continuò Silente.
Lumacorno annuì, sempre più gongolante - Già. Avrà ereditato tutto da te immaginato.-
- Io invece spero abbia preso di più da Elettra.- concluse il bambino sopravvissuto - Ora se volete scusarmi, ho bisogno di prendere aria. Farò due passi e darò un'occhiata nei dintorni. Mi raccomando professore, le affido i ragazzi.-
- Sono in ottime mani.- disse Lumacorno orgoglioso - Spero troverai dal tempo per me. Vorrei chiederti delle informazioni per un mio recente studio.-
- Ma certo.- disse l'Auror, imprecando fra sé - Ammesso che mi lascino libero dalle briglie.-
Silente ridacchiò e l'accompagnò fino ai cancelli, dove salutarono insieme Hagrid mentre gli studenti ora rimasero soli con quel tizio con gli occhi troppo vicini e la predisposizione al ruffianaggio.
- Bene ragazzi.- Lumacorno si soffermò sulla sala d'Incantesimi usata da Broody in precedenza e fece entrare una più che numerosa fiumana di persone. Fra i nuovi c'erano Lot Frommer, Thaddeus Flanagan di Tassorosso sempre più borioso e insopportabile, Matt Rogers che filò dritto da Trix per salutarla tutto rosso in viso, mentre Neely che continuava a osservare Damon di sottecchi andò a sedersi ben lontano da quelle oche delle Tre Grazie di Corvonero.
In tutto erano una quarantina.
Sedendosi, Cloe si piegò su Tom.
- Sembra davvero in soggezione.- gli sussurrò.
- Chi non lo sarebbe.- rispose mesto, guardandola appena - Ha insegnato a mio padre. E sono uguale a lui.-
- D'aspetto forse.- replicò la biondina mentre Lumacorno dava il benvenuto a tutti, presentandosi e illustrando il programma. La tabella di marcia comunque riuscì a interessare il giovane Riddle quel che bastava per fargli dimenticare lo spiacevole fatto che Lumacorno conoscesse Voldemort e s'immerse completamente nel suo lungo discorso d'apertura. A tutti gli effetti gli sembrava veramente un bravo insegnante, molto esperto in trucchi facili ma efficaci e anche un eccellente conoscitore anche degli incantesimi più complicati.
Si, sebbene sarebbe stato difficile vederlo quattro giorni la settimana, capì che ne sarebbe valsa la pena.
A parte quello però, Tom capì le raccomandazioni di Harry quando, a fine lezione, vide Lumacorno tornare a cercare di arruffianarsi Cloe, in quanto duchessa, Sed, Damon e pure la McAdams.
Sicuramente aveva il suo fiuto per i serpenti, pensò fra sé.
Con suo padre però aveva fatto male i suoi calcoli.
- Certo che è melenso forte.- borbottò Matt Rogers, affiancandosi a Tom intanto che il Grifondoro ritirava la sua roba.
Riddle rise appena - Ha fiuto.-
- Bel fiuto.- li rimbeccò Damon, raggiungendoli snervato - Quello va a nomi e cognomi. E conto in banca.-
- Bhè, con te è andato più sul sicuro.- gli disse Neely pacata, scoccandogli un'occhiata strana.
- In che senso?- la inquisì Howthorne, senza staccarle gli occhi di dosso.
- Sa che sei il Veggente della profezia, no?-
- Hn.-
La Montgomery parve sorridere, poi scosse il capo - Matt, vado a Sineologia con Tobey. Vieni?-
- No, ho un'ora buca, vado a fare i compiti di Piton.- Rogers si voltò prima verso Trix, rosso e timido - Ciao Beatrix. Buona lezione e buon appetito.- ma accortosi della gaffe e della faccia della Diurna, s'impappinò anche di più. Alla fine dovettero tirarlo via, fra le risate dei Corvonero.
- Quello è proprio cotto.- ghignò Cloe, sedendosi sul banco - Ehi yankee, ma non ti piace neanche un po'?-
- Chi?- richiese Trix, trafficando nella borsa.
- Mio nonno. Matt no?- sbuffò la Grifondoro.
- Ah...non so.-
- Vabbè. Allora gente, ci vediamo alle due da Tristan ok?- tubò Cloe, afferrando Tom per il braccio per volare a fare Sineologia con la professoressa Hilton - Ci vediamo!-

Quel pomeriggio invece, verso le due, Degona Mckay ebbe la sua prima lezione di volo e come sempre la trovò il massimo della vita. Volare in tanta pace senza seccatori era fantastico e vedere altri spaccarsi la faccia fu ancora più divertente, peccato che a metà lezione qualcosa di fastidioso attirò la parte empatica della sua anima.
Isabella e Tilde, un'altra sua compagna di camerata le stavano parlando di nuove mode per le borse da scuola quando una voce rauca, simile a un roco abbaiare, la fece voltare verso la Foresta Proibita.
Lì c'era qualcuno.
E quel qualcuno li spiava.
Qualcuno osservava la scuola, accucciato nell'oscurità. E le sue intenzioni non erano di certo pacifiche.
Finita la lezione fece per scendere verso la casa di Hagrid, per vedere di non essersi inventata tutto quando sul sentiero incontrò Harry.
- Ehi diavoletta.- Potter l'abbracciò sorridente - Dove vai?-
- Harry...- la piccola Grifondoro riprese fiato - Sei stato qui attorno?-
- Ho fatto due passi al lago.-
- E non sei entrato nella Foresta?-
Il bambino sopravvissuto levò un sopracciglio, ora interessato alla strana piega che stava prendendo quella discussione.
Si sedettero su una roccia lì vicino e Degona gli raccontò tutto, compresa l'idea che qualcuno li spiasse dalla foresta.
E Harry annuì, stupendola.
- Si, ho parlato con alcune fate. Sembra che ci siano degli intrusi.-
- Di che genere? Mangiamorte?-
- No, intrusi che si sanno confondere con gli altri animali.- Harry si girò verso gli alberi, puntando gli occhi fra le fronde buie e intricate - Allora non sono solo storie della fate. Se hai sentito qualcosa, allora siamo veramente braccati.-
- Ma non possono entrare vero?- sussurrò la streghetta - Non possono entrare per farti del male.-
- E' quello che appureremo appena torneremo tutti in forze.- le garantì - Tu comunque stacci ben lontana, d'accordo?-
- Si.- gli promise Dena - Se sento ancora qualcosa ti faccio sapere, va bene?-
- Ok...ma ancora una cosa.- le chiese, mentre tornavano dentro le mura del castello - Che tipo di voce era?-
- Non so...era di uomo ma...sembrava come un ringhio di un animale, un po' ruvida...ti viene in mente qualcuno?-
- No purtroppo. Ma faremo delle ricerche. Ora torniamo a fare tardi per la prossima lezione!- e sorridendo la condusse in giardino, non prima di essersi girato indietro un'ultima volta.
Chiunque fosse, si stava attirando le ire degli abitanti delle foresta. Forse non sarebbe stata necessaria una spedizione di ricerca. Il nemico non si era scelto un nascondiglio sicuro.

Quel pomeriggio alle due precise gli studenti del settimo di tutte e quattro le case varcano la soglia della sala duelli.
Era rimasta chiusa dieci anni dopo l'uscita di Potter da Hogwarts ma ora, grazie al nuovo e "disinteressato" desiderio di Orloff di avere una squadra di giovani maghi pronti a difendersi e a difenderlo in casa necessario, l'aula era stata arieggiata e arricchita.
Era rimasta al piano terra, dalle titaniche proporzioni di una volta: tre grandi palchi per i duelli dipinti di blu e oro, cinque cerchi di legno magico da evocazioni, le pareti quasi interamente tappezzate da librerie che contenevano tutto lo scibile possibile e vetrine ricolme di armi, lance, spade, archi e pugnali, tutti oggettini messi sotto lucchetto da un incanto del preside, quindi certa gente non avrebbe potuto andare a spasso armata e piantare a sorpresa coltelli nella schiena altrui, anche se in effetti i due elementi pericolosi ormai giravano armati da anni.
Tutti insieme superavano la cinquantina: quindici Corvonero e altrettanti Grifondoro, dieci Tassorosso e tredici Serpeverde. Fra loro, tutti gli scozzesi della loro età e qualche nuovo acquisto tipo le Tre Grazie e altre oche che andavano a Difesa solo per vedere e provarci con Tristan.
- Ci sarà da divertirsi ragazzi.- fece Sedwigh con aria diabolica, osservando le spade appese ai muri.
- Oh, non ne hai la più pallida idea.- sibilò Damon da parte sua, intento a levarsi le cuffie dalle orecchie.
Stavano chiacchierando così animatamente che quando il loro capo branco entrò non se ne accorsero neanche.
Tristan allora si mise due dita in bocca e fischiò abbastanza forte per farli sobbalzare tutti.
- Ehilà ragazzi. Volete anche un caffè?- chiese l'Auror con aria ironica.
- Se proprio dobbiamo prof!- ridacchiò Cloe, scatenando l'ilarità nel gruppo di studenti.
Tristan sorrise e scosse il capo, tirandosi dietro Jess e Milo con cui non aveva ancora finito di parlare. Erano stati da Orloff tutti e tre e dopo quella riunione veramente penosa insieme al Ministro e all'idiota che presto avrebbe ammorbato le loro giornate, non c'era da stare granché allegri.
Per tutto il tempo in cui Milo però rimase con Tristan, capì ben poco di quello che gli diceva.
Non guardava apertamente Trix ma di errori ne aveva fatti due con lei e non c'era modo per rimediare purtroppo. Non più. Maledisse quel pomeriggio in cui l'aveva baciata e maledisse la situazione in cui poi l'aveva trovato.
Ma soprattutto dannò se stesso.
Per aver fatto un passo che si era ripromesso sei anni prima di non fare mai.
Alla fine della discussione lui e Jess presero il volo per tornare alla Torre Oscura e Tristan rimase solo, seduto di tre quarti su un palco da duelli, a leggere per l'ennesima volta la disposizione del Ministero.
La sua espressione disgusta mise in allarme più di una persona.
Asteria McAdams invece lo guardava con attenzione.
- Ehi Fern...ma in questa scuola ci sono sempre tipi del genere che bazzicano aule e corridoi?-
La Gordon rise appena - Dammi retta. Lui lascialo perdere.-
- E perché? Un bel bocconcino del genere...a Wizloon mi sono fatta un supplente sai?-
- Si ma questo ha per la testa una donna soltanto.- le disse anche Cordelia Chilton, altra Serpeverde - E non vede nessun'altra se non sua moglie.-
- Sua moglie.- fece la scozzese con sprezzo - Gli uomini pensano alle mogli solo quando fa loro comodo.-
- Non nel suo caso.- ghignò Fern - Chiedi a Beatrix se non ci credi. Lei la conosce bene.-
- Ma davvero?- Asteria si voltò verso la Diurna, che si limava le unghie con aria annoiata - Che ha di speciale?-
Trix continuò la sua manicure, con perizia, e rispose con tono pigro - E' il suo primo amore.-
- Tutto qua?-
- Ed è la donna più bella del mondo.- s'intromise Clyde Hillis - Non reggeresti il confronto con lei neanche fra cent'anni. Senza contare che la moglie del prof è Lucilla Lancaster, Asteria.-
La McAdams sgranò gli occhi - Cosa? Ma non è un demone?-
- Si ed è una gnocca senza precedenti.- aggiunse Fabian Alderton a bassa voce, per non farsi sentire - E per quanto tu sia brava a letto Asteria, non credo che potrai mai reggere il confronto con lei. Senza contare che hanno una figlia che fa il primo anno e Tom è legalmente loro figlio.-
Al nome del Grifondoro, la McAdams gli scoccò una breve occhiata. Stava parlando con i suoi compagni, anzi...lui ascoltava e rideva ogni tanto, con Cloe King a fianco.
Osservò il suo profilo, i suoi occhi blu...
Il suo esame terminò quando Tristan appallottolò la missiva che aveva in mano, gettandosela alle spalle.
- Che fate in piedi?- borbottò - Sedetevi dove vi capita, ne avremo tutti bisogno.-
- Cattive notizie?- chiese Maggie Clark, sbattendo le ciglia con aria melensa.
- Pessime.- fece l'Auror, mentre un'infinità di poltrone e divani apparivano sotto le delicate chiappe dei maghi diciassettenni - Dunque, se non si fosse ancora capito benvenuti al corso di Difesa contro le Arti Oscure e vi avviso fin da subito che sarà un vero calvario e di questo ringraziamo il caro Ministro della Magia e di seguito tutti i prefetti del Ministero dell'Istruzione che quest'anno hanno pensato bene di affibbiarci un progetto del Torneo Interno. Qualcuno di voi sa di cosa si tratta? Si, dimmi Ian.-
- Non ne sono sicuro.- fece il Grifondoro dai capelli biondo sabbia - Ma non si tratta di un torneo che dovrebbe svolgersi ogni undici anni dove gli studenti delle settime classi si sfidano attraverso un complicato metodo di accoppiamento?-
- Esatto, ottima spiegazione.- annuì Tristan - Siccome undici anni fa non è stato possibile applicare la tradizione a causa dei problemi che la lotta fra Mangiamorte e Harry Potter comportava, Orloff ha deciso di mandare avanti la tradizione quest'anno, senza contare i trecentosessantacinque giorni di anticipo che ci separano dagli undici anni esatti. Ora, considerata l'altezza della prova, Orloff e il Ministero dell'Istruzione hanno deciso di comune accordo col Preside Silente che il Torneo servirà a voi per l'esame e a me per valutarvi, insieme a una tesi finale quindi ragazzi miei il Torneo inizierà a ottobre. Verrete qui per allenarvi e per le lezioni tradizionali, inoltre io lascerò aperta la sala in cui potrete entrare solo voi del settimo anno.-
- Ma non è pericoloso?- gracchiò Juliette Caldwell, la Grazia capa di Corvonero.
- Naturalmente ogni duello del torneo, che si svolgeranno in date precise, saranno strettamente controllati sia da me che dagli altri Auror.-
- E come avete deciso gli accoppiamenti?- chiese anche Thaddeus Flanagan - Che facciamo? Combattiamo contro le ragazze?-
- Considerato che potresti prenderle ti conviene tacere.- gli soffiò Maddy seccata, seduta vicino a Damon.
- Calma, calma.- Tristan richiamò la loro attenzione a fatica - Dunque, siccome è impossibile umanamente fare accoppiamenti che prendano in considerazione ogni più piccola caratteristica dei duellanti, la scelta verrà affidata al Calice di Fuoco, un calice che si usa nel Torneo Tre Maghi per scegliere i migliori. Nel nostro caso invece, voi dovrete scrivere il vostro nome su una pergamena speciale e gettare il biglietto nel fuoco. Sarà il Calice ad abbinarvi. Domani il nuovo rappresentante del Ministero dell'Istruzione verrà qua col calice e si occuperà di spiegarvi ogni cosa nei più piccoli dettagli.-
- Dio, che casino...- borbottò Tom.
- E non è finita qua.- Mckay si sedette comodo, chiudendo le porte della sala in faccia davanti ai curiosi, Gazza compreso - D'accordo coi professori e col preside, abbiamo studiato un altro tipo di esame decisamente meno violento. Questo esame però è appannaggio di tutti tranne cinque di voi e gli esonerati sono Cloe King, Damon Howthorne, Beatrix Vaughn, Tom Riddle e Matt Rogers. Ora passo a spiegare.- continuò, vedendo le facce stranite dei ragazzi - Dunque, in pratica potrete allenarvi quanto vorrete qui sui palchi ma il preside ha portato alla mia attenzione il fatto che il vostro intuito non lo sarebbe altrettanto, quindi da oggi in avanti potete mettervi a caccia ragazzi: nel castello è nascosto da sei anni sotto gli occhi di tutti un essere che non è né del tutto demone né del tutto umano. Io non vi dirò nulla di nulla, né razza, né aspetto, né luogo in cui potrete trovarlo. Sta a voi cercarlo e alla fine dell'anno, per chi avrà capito e trovato questo jolly, diciamo, ci sarà un bonus in più.-
- Un momento...c'è un mezzo demone nella scuola?- allibì Patience Hogs - E il preside...-
- Calma, non ho mai detto che è qualcuno di pericoloso.- sorrise Tristan - Solo che ci siamo stupiti tutti del fatto che nessuno se ne sia accorto, nonostante sia perennemente in giro.-
- Quindi c'è un mezzo qualcosa che va a spasso per il castello e non ce ne siamo mai accorti?- Sedwigh levò un sopracciglio - Ma dai!-
- Un attimo, allora tu lo sai!- Paige Brinkam, Corvonero, additò Cloe - Tu sei una Sensistrega, l'avrai già beccato!-
- I cinque esonerati sono tenuti al silenzio e questa sera stessa, verranno messi sotto Incanto Fidelio dal preside in persona.- soffiò il loro prof - Perciò dovrete arrangiarvi da soli e ripeto...questa persona ce l'avete sempre avuta sotto gli occhi, non è pericolosa neanche lontanamente...- e Trix sogghignò, cercando di non farsi notare -...per cui non datevi al panico, chiaro? Perfetto. Siete ancora vivi?-
- Resistiamo.- borbottò Alderton - Scusa prof, ma quei cinque invece che faranno?-
- Adesso infatti ne parliamo. Dunque, considerato il fatto che ognuno di voi ha capacità particolari, vedremo di dividerci equamente. Cloe tu starai con Clay per la Focalizzazione dei Marchi Neri.-
- Va bene.- annuì la King - Al torneo posso partecipare anche io comunque?-
- Certo. I ragazzi avranno più problemi con te ma ognuno di voi dovrà imparare a sviluppare i suoi punti forti. Beatrix, passiamo a te. Insieme a quelli di scherma...ah già, quanti qua hanno già preso in mano decentemente la spada?-
Sedwigh, Alderton, Hillis, Neely Montgomery, Damon, Tom, Cloe, Thaddeus Flanagan, Martin e Tobey Williams alzarono la mano.
- Perfetto. Beatrix tu, Tom e gli altri vi occuperete delle armi magiche. Matt e chi vuole potrà occuparsi degli sfoci della Smaterializzazione. Damon tu appoggia la testolina sul cuscino, grazie.-
- Grazie a te.- frecciò il Legimors, mettendosi ancora più comodo.
- Altra magagna. Prima che parli coi nuovi arrivati, vediamo di sistemare il programma.- Tristan si arrotolò le maniche, disperato - Partendo dal presupposto che avete cambiato ogni anno professore e che la politica in questo periodo di tempo è stata "Adagiamoci sugli allori che tanto c'è il bambino sopravvissuto!" immagino che non abbiate mai effettivamente fatto della pratica seria. Correggetemi se sbaglio.-
- Non sbagli.- annuì Sedwigh.
- Ottimo.- si schifò Mckay - Alcune domandine al volo. A parte chi ha fatto parte di gruppi passati che dovevano starsene fuori dai guai, avete mai sistemato un Molliccio? Un Illusio?-
- No.- dissero in coro.
- Visto un vampiro?-
- No.-
- Un licantropo?-
- No.-
- Un demone impuro?-
- No.- dissero quelli di Hogwarts.
- Quelli da evocazione.- rispose allora Asteria, per Wizloon - Ma solo uno o due.-
- Di bene in meglio. Marciotti? Lupini? Cavolo, almeno degli Snasi?-
Ridacchiarono tutti e Tristan si mise le mani nei capelli.
- Io l'ammazzo Orloff.- sibilò a bassa voce, tornando a passarsi le mani nei capelli - Ok, però saprete vita, morte e miracoli dai libri immagino. Senza rapportare le informazioni alla realtà.-
- Più o meno direi di si.- gli rispose Martin Worton.
- Siamo a cavallo. Ok, da domani si parte con le maniere forti.-
- Folletti e licantropi?- cinguettò Cloe con un sorriso.
- E vampiri e demoni.- sbuffò il loro prof - Altro che martirio. Sarà anche peggio. Va bene...- e guardò il pendolo - Fatevi dieci minuti di pausa senza accoltellare nessuno possibilmente, voi di Wizloon per favore venite da me, così discuteremo del vostro programma.-
La seconda ora fu interamente dedicata e risposte e ad aggirarsi per la sala duelli, per prenderci la mano mentre il loro prof, anima pia, navigava fra sclero e programmi personalizzati. Un vero incubo.
- Sicura che sia una buona idea?-
Trix fece scoppiare il pallone di gomma, masticando lentamente.
Damon sbuffò - Che testarda. Se scoprono che sei tu il "mezzo coso" si scatenerà un vespaio.-
- Tanto sono una manica di ritardati.- scandì Cloe, appollaiata su uno sgabello a leggere un libro che ruttava e ronfava come un gatto - Non capiranno che è lei neanche fra un milione di anni.-
- Io continuo a dire che è azzardato.- bofonchiò il Legimors.
- Che ci vuoi fare...- Beatrix lo guardò di striscio - Ognuno ha i suoi segreti.-
Sia Tom che Cloe fecero finta di non aver sentito ma captarono perfettamente una certa tensione.
A romperla furono Matt e Neely, arrivati dopo aver chiacchierato con Tristan.
- E così c'è qualcuno che vive sotto il nastro naso da una vita.- borbottò la Montgomery - Quasi non ci credo.-
- Per me sarà divertente.- cinguettò Maddy, abbracciando Damon sorridendo - E così tu lo sai eh? Perché non me l'hai mai detto?-
- Mi sarà passato di mente.- rognò Howthorne fra i denti.
- Sempre peggio.- la rossa Grifondoro non perse il sorrisetto - E' da quando siamo arrivati che sei di umore pessimo.-
- Come sempre del resto.- frecciò la Vaughn - Mi ha riempito di gomitate stanotte.-
Tom si volse, stranito.
- Come prego?-
- Camera mia coincide col muro della camera di Fern.- sibilò la Diurna.
- Orrore.- si schifò Neely - Ma come fai a sopravvivere là sotto?-
- Non chiedere.-
- La testa va meglio?- s'informò Matt, pensando gelosissimo a Beatrix e Damon.
- Potreste evitare di pensare costantemente alla mia testa? Grazie.-
- Oh, il nostro Veggente è di cattivo umore?- ironizzò Thaddeus Flanagan, raggiungendoli.
- La quantità di rompiballe aumenta.- gli sorrise falsamente la King.
- Dì un po' tesoro...quando usciamo insieme io e te?- le chiese il Tassorosso incurante.
- Quando nevicherà viola.- gli rispose la biondina - Evapora.-
- Tanto ti sei mollata con Prentice no?- perseverò il battitore dei tassi - Dai, mica ti consumo!-
- Thaddeus non insistere quando ti dicono di no.- borbottò Neely.
- E già.- la guardò libidinoso Flanagan - E tu? Sei libera dolcezza?-
- Dio ma ti vanno bene tutte!- ridacchiò Matt.
- Perché a te no?-
- Andrò a buttarmi giù dalla Torre di Astronomia.- Damon lasciò Maddy, prendendosi la borsa - Se qua abbiamo finito io me ne vado. Ci vediamo a cena. Ciao gente.-
- Damon aspetta.- si girò Riddle - Hai un minuto?-
- Veramente no. Ho dei compiti da fare.- glissò il Legimors - Ci vediamo.-
Sparito lui, gli altri si guardarono con aria sospetta.
Trix specialmente, si affiancò al Grifondoro.
- Ha odore di sangue addosso.- gli bisbigliò - Stanotte è stato quasi sempre sveglio. Non sono riuscita a controllare ma sicuramente ha qualcosa che non va. Quando lo becchiamo?-
- Prima che vada da Silente.- sussurrò Riddle - Dagli un'occhiata. Prima di cena gli parliamo.-
- Va bene.-

Sfortunatamente per Tom però, Damon riuscì a sparire dal dormitorio nell'unico momento in cui Beatrix voltò gli occhi, disturbata dalle continue intrusioni di Fern, Cordelia, la McAdams e altre due cretine del sesto anno e quando alle sei e mezza di sera si accorse che era sparito, capì che era tardi.
Si catapultò fuori dal sotterraneo e filò a Grifondoro.
Cloe e Tom l'attendevano sulle scale e non presero bene la notizia.
- Se deve andare da Silente dovrà parlare di qualcosa di serio.- disse la biondina - Di cosa può trattarsi?-
- Non lo so. Forse stiamo scatenando una tempesta in un bicchiere d'acqua ma...- Riddle si morse il labbro -...io ho la brutta sensazione che gli sia successo qualcosa che non vuole dirci.-
- Allora cerchiamolo.- scandì la Vaughn - Cloe riesci a sentirlo?-
La King chiuse gli occhi e lentamente, nel buio dei suoi pensieri, si accesero le mille luci della anime di Hogwarts.
Tutte diverse, tutte con diversa intensità, dai colori pallidi o intensi.
Lentamente, girando su se stessa e passandole quasi una a una, lo trovò.
- Al lago.- sussurrò - E' al Lago Nero, vicino alla Foresta Proibita. E non è solo.-
- Chi c'è con lui?- sibilò Tom.
- Non sono sicura...ma credo abbia cattive intenzioni. Però...- Cloe avvertì un brivido. Ora dal buio dalle foresta si stavano accendendo altre luci. Ma quelle anime non erano pallide e tenui. Una fra quelle, in particolare, vibrava, come infuocata.
Pronta ad attaccare.

 

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10° ***


figli10

 

 

Signori e signorine, mi serve un momento della vostra attenzione.

Artemisia89, una vecchia amica e una cara lettrice che mi segue da parecchio tempo, ha proposto un progetto, tempo fa, che ora vorrebbe estendere anche ai nuovi lettori della saga. Lei scrive sia qui che su Manga.it e metterà anche un messaggio sul forum, ma mi ha chiesto di mettere questo piccolo post anche nel capitolo. La sua richiesta è semplice ed è scritta qui sotto, aperta anche a chi non ha ancora letto T.M.R. perciò leggete e fateci un pensierino, se vi va e se siete in vena altrimenti pace e bene, sapete come la penso! ;)

Un abbraccio forte e al prossimo capitolo.

 

 

 

 

“Per celebrare ancora una volta la longevità della trilogia di Kysa, l'originalità delle situazioni,

e i drammi e le storie di tutti i personaggi che affollano i suoi scritti, ho deciso di dare vita ad una raccolta di brani, più precisamente di drabble e/o di flashfic.

Considerando che i personaggi sono tantissimi, e le situazioni le più disparate, ho deciso di aprirlo a tutti i fan della Trilogia.

Si intende, che quanti vorrebbero veder scritto qualcosa su missing moments, un approfondimento o un aspetto di un dato personaggio, sfumature di sentimento o anche pensieri o azioni, dovranno soltanto chiedere, mandandomi un messaggio privato nel fermoposta (artemisia89) o all'indirizzo e-mail artemisia89@alice.it, specificando il personaggio, il capitolo e la storia che dovranno fare da sfondo.

Mi riservo di non tener conto, però di tutte le proposte che mi arriveranno: vi invito dunque a proporre suggerimenti originali e io cercherò di dare il massimo per non deludervi. E per non deludere Kysa.

Vorrei che questo mio progetto, che si fonderà anche con le vostre idee, possa avere vita lunga, per quanto sia possibile.

 

Artemisia.”

 

 

 

 

 

 

Tobey Williams era uscito per prendere aria quella sera, stanco dalla lunga giornata e dalle mille chiacchiere in cui era stato coinvolto.
Dalla mattina a far Pozioni fino a Incantesimi poteva dire che la giornata era stata ordinaria, contornata da studenti frivoli che facevano finta di vivere nelle favole.
Le ore di Difesa invece gli erano apparse vere, reali. Forse era dato dal fatto che il professor Mckay era un Auror, forse per la sua schiettezza, ma sentir finalmente la verità in bocca a qualche adulto l'aveva fatto sentire, se non meglio, almeno un po' meno recalcitrante verso tutti.
Fra i compagni, Neely e la sua pacatezza e Matt e i suoi modi spigliati erano li unici che riuscivano a farlo parlare, tranne Lot, ovviamente. Quel giorno però si era ritrovato spesso a osservare quattro persone.
Quattro soggetti alquanto strani a dire il vero.
Se ci ripensava, quasi si sarebbe dato dell'idiota masochista.
Si, quel giorno lui aveva studiato a lungo Tom Riddle. I gesti, il portamento, il modo in cui guardava le persone, con cui si rapportava agli altri, la maniera di rivolgersi ai professori. I sorrisi. Gli occhi.
Se fingeva, era veramente l'attore migliore di tutti i tempi.
Tobey non poteva credere che quello fosse il figlio di un assassino.
Passò la casa di Hagrid, senza che la sua sedia magica facesse alcun rumore e si diresse al lago, in silenzio.
Quel ragazzo...quel Riddle...
Che strana persona. L'aveva visto sorridere a tutti, parlare in modo gentile, senza quella spacconeria tipica dei ragazzi della loro età. L'aveva visto rivolgersi con dolcezza a solo due ragazze, la Grifondoro e la Serpeverde che furbescamente aveva capito che era meglio evitare Asteria.
Forse una delle due era la sua ragazza.
Del resto, c'era comunque qualcosa di strano in lui. Si muoveva quasi in punta di piedi, come per disturbare gli altri. Silenzioso, quasi solitario, nonostante i suoi sorrisi aperti e solari. A Tobey i suoi modi davano l'impressione di una facciata costruita. Ogni volta che l'aveva guardato, gli era venuto in mente un uccello senza radici, vagabondo.
C'era come...una sorta di gelida alterigia in lui. Gli dava l'idea di una persona algida, chiusa in se stessa per non far passare nessuno nel suo cuore. E la stessa idea gliel'aveva data il Veggente, il migliore amico di Riddle.
Quell'Howthorne.
Tobey seguì il bordo del lago, immergendosi fino ai confini della Foresta Proibita.
Si, quel Veggente aveva occhi glaciali, troppo lontani, troppo tristi a volte.
Era come se l'unico contatto di quei due con la realtà fossero le loro amiche.
Anche loro due comunque gli erano apparse diverse da tutte le altre ragazze della scuola. Cloe King era una di quelle persone che entrando in una stanza la irradiavano con la sua sola luce. Una di quelle donne difficili da scordare, da levarsi dalla testa. Una di quelle anime indomite che non permettono a niente di abbatterle.
E Beatrix Vaughn...si, anche lei era particolare.
Era come se...fosse lì, ma un'altra parte di lei galleggiasse sopra di loro.
Chissà di che colore erano i suoi occhi, si chiese il Corvonero veleggiando ora sui ciottoli delle sponde del lago.
Aveva notato che aveva delle lenti colorate.
A parte tutto era bellissima. E aveva un profumo da capogiro.
Tobey guardò verso il tenue blu della sera quando un gemito strozzato gli arrivò alle orecchie.
Irrigidendosi, tirò fuori la bacchetta dalla manica del maglione grigio piombo e girò la sedia.
Si guardò attorno, i sensi tesi a captare ogni altro rumore.
Un altro gemito e finalmente lo vide.
Qualcuno era seduto su un sasso levigato, su una spiaggetta ciottolosa a pochi passi dall'acqua.
Un ragazzo. Tobey lo riconobbe subito.
Jeans, maglia a maniche lunghe e sopra una dalle maniche più corte.
Piegato in avanti, sulle ginocchia. Si teneva la testa fra le mani, una sigaretta fra le dita.
Il fumo denso si levava in cerchi e rivoletti dalla forma tonda.
Aggrottando la fronte, spinse la sedia fino a un metro e mezzo da lui.
Stava piangendo...o era sul punto di farlo.
Damon sollevò appena gli occhi lucidi su di lui, poi tornò a ignorarlo.
Tobey invece notò la bottiglia semivuota di liquore al suo fianco.
- Ottima soluzione.- gli disse lo scozzese, con tono incolore ma duro.
Il Serpeverde non gli rispose, come se neanche fosse accanto a lui.
- E' morto qualche tuo parente?- gli chiese di nuovo il Corvonero.
- No.-
- Amico?-
- No.-
- Ti ha lasciato la ragazza allora?-
In quella domanda stavolta Damon sentì una vena sarcastica che per un motivo atroce riuscì a scatenare in lui tutta la rabbia sorda che in quei giorni aveva trattenuto dentro di sé, incatenata a forza.
Rialzò il viso e con gli occhi celesti incendiati, anche se sempre lucidi, lo guardò attentamente.
Poi rise.
Tobey non aveva scordato la disperazione, nascosta da un ghigno.
Poteva sembrare assurdo ma non c'era niente di più terribile che vedere una persona ridere con gli occhi vitrei di lacrime.
- No, non mi ha lasciato la ragazza.- gli sibilò Howthorne - Dall'alto della tua persona naturalmente stai pensando che posso stare in questo stato solo per una cazzata, vero?-
Tobey tacque, imperturbabile.
- Non è così?- continuò il Serpeverde - Solo certa gente ha il diritto di stare a pezzi.-
- Gente come me, no?- disse allora Williams - Dall'alto della mia persona...se con questo intendi il mio stato allora potrei anche darti ragione. Credi di potermi fare la predica solo perché cammini?-
- E tu credi di potermi dire come stare al mondo solo perché sei su quella sedia?- replicò Howthorne con rabbia - Che tu ci creda o no c'è ben di peggio che non poter camminare!-
- Ma davvero?- ora gli occhi nocciola di Tobey erano contratti, pieni di astio come quelli del veggente - Potrai vedere tante cose ma di certo non sai come sto io.-
- Siete tutti uguali. Tutti quanti.- Damon si alzò in piedi, la voce ridotta a un roco sibili rotto dal dolore - Anche tu che sei venuto a farmi la predica. Parti dal presupposto che nessuno capisca, che tutti ti guardino dall'alto in basso... ma sei tu invece che lo fai! Tutti quanti. Non sapete andare al di là di quello che vedete con gli occhi.-
- Preferiresti essere cieco allora?-
Il Legimors si fermò, ma rimase di spalle.
- Non sai quanto prego per esserlo.-
- Idiota.- gli ringhiò Tobey - Non sai di cosa parli!-
- Ed è questo il vostro errore. Tuo e di tutti gli altri.- gli puntò addosso gli occhi celesti, ora di nuovo lucidi - Non lo sapete neanche voi di cosa parlate. Non provare mai più a metterti in cattedra con me.-
Furente con lui e con se stesso, Tobey girò la sedia e fece per andarsene quando un suono scricchiolante lo bloccò.
Lui e Damon, in sincrono, si girarono verso l'acqua del lago. Si stava ghiacciando...e un vento freddo li prese di schiena.
Quando arrivarono loro addosso era tardi.
Una colonna nera si schiacciò su di loro e la sedia di Tobey s'incastrò in una roccia, facendolo cadere pesantemente a terra. La sua bacchetta rotolò lontana mentre il primo di dieci Dissennatori si abbatteva su di loro.
Damon, quasi immobile, riuscì a malapena a tirare fuori la sua bacchetta...ma i sentimenti felici stavano già scomparendo dal suo cuore. E quando invocò il Patronus, non accadde nulla.
Né luce bianca, né forze buone a salvarlo. Ma solo tante e tante grida.
Di tutti i morti che non era riuscito a salvare.
Prima di perdere i sensi però lo raggiunse una grande aquila bianca, giunta scacciare via tutti i suoi aggressori.
L'aquila richiamata dal suo padrone poi scomparve e l'ultima cosa che vide furono gli occhi blu di Tom, chinatosi su di lui per aiutarlo, colmi di preoccupazione.

Tobey riaprì gli occhi di scatto circa cinque minuti più tardi e si mise a sedere, rischiando di dare una testata poderosa a Trix che gli stava bagnando la fronte con un fazzoletto.
- Ehi, ehi...calmo!- disse la Diurna, vedendo la sua espressione - Tutto ok, se ne sono andati.-
Tobey si guardò attorno. Era seduto sul prato vicino alla sponda del lago.
- Cos'erano quei cosi?- sussurrò, sentendosi la testa pesante.
- Dissennatori.- gli disse Cloe, inginocchiata al suo fianco a sistemargli i graffi sul braccio - Le guardie traditrici di Azkaban. Sono alleati dei Mangiamorte e a quanto pare hanno raggiunto il castello e sono riusciti a entrare. Tom li ha scacciati, tranquillo. Stai bene?-
- Sono solo stanco.- il Corvonero guardò oltre la biondina, vedendo Tom Riddle e fra le sue gambe, con testa appoggiata a una sua coscia, Damon Howthorne, anche lui privo di sensi.
- Stava invocando qualcosa prima che svenissi.- l'informò Williams.
- Si, il Patronus.- gli disse Beatrix - Ma bisogna essere di buon umore per farlo.-
- E lui non lo era.- Tobey guardò perplesso l'espressione tesa dalla preoccupazione di Riddle - La mia sedia?-
- Un Dissennatore l'ha scaraventata fra le rocce.- gli spiegò Trix - Le abbiamo dato un'occhiata. Non sembra tanto rovinata ma non galleggia più.-
- Fantastico.- ringhiò il ragazzo fra i denti.
- Non preoccuparti, a scuola conosco qualcuno che può aggiustartela.- lo assicurò la King - Tom, come sta quel piantagrane?- chiese poi, voltandosi verso i suoi compagni di scorribande.
- Non so, ma credo si stia riprendendo.- disse il grifone, senza staccare gli occhi dal suo migliore amico - Spero non stia sognando.-
- Già che ci siamo...- Cloe si morse le labbra, indicandogli i polsi - Diamo un'occhiata?-
- Non facciamolo alle sue spalle.- disse Riddle - Quando sarà sveglio gli parlerò.-
- Questa storia la finirete a botte.- l'avvisò Beatrix - Tom, attento sul serio...credo sia qualcosa di grave...-
- Stava piangendo quando l'ho trovato.- s'intromise Tobey, sbuffando.
- Piangeva?- la King sgranò gli occhioni nocciola - Damon? Oddio, cosa diavolo gli sarà successo?-
- Non è che ha visto qualcuno di voi tirare le cuoia?- abbozzò la Diurna.
- Tirare le cuoia?- riecheggiò Williams.
- E' un Legimors.- Beatrix carezzò la fronte tiepida del Serpeverde - Le sue visioni di normale Veggente sono in contrasto con quelle di morte e per questo gli fa sempre male la testa.-
- Per la miseria.- Tobey cominciò a capire perché stava così male. Un Legimors, chi l'avrebbe mai detto.
Qualche minuto più tardi anche Damon si destò, sbattendo appena leggermente le palpebre.
Gli occhi azzurri vagarono nel cielo, poi su chi lo attorniava.
- Sono andati via?- sussurrò, restando appoggiato alla gamba di Tom.
- Si, ormai sono lontani.- lo rassicurò Cloe.
- E Williams?-
- Sono qua.- gli disse Tobey, brontolando leggermente.
Damon mosse appena le pupille e inquadratolo cercò di mettersi a sedere.
- Non sei riuscito a evocare il Patronus.- gli disse Trix, a braccia incrociate, partendo subito con la linea dura.
- Capita.- rognò il Serpeverde, massaggiandosi le tempie.
- No, non a te.- aggiunse anche Cloe, implacabile - Vuoi dirci cosa c'è che non va? Perché sappiamo che c'è qualcosa che ti preoccupa, non negarlo.-
- Sapevo che prima o poi ci sareste arrivati.- sibilò sarcastico - Ce l'avete fatta a starvene buoni per quasi due giorni, encomiabile da parte vostra.- e traballando si mise in piedi - Dev'essere stata una bella rottura di palle farmi da balia tutta la notte e non scoprire niente, eh Trix?-
- Non fare l'idiota.- gli ringhiò la Diurna, con tono basso - Siamo preoccupati per te e ti faccio notare che mentre eri svenuto avremmo potuto guardarti anche nell'ombelico, ma non l'abbiamo fatto.-
- Un altro gesto veramente elegante, non ho parole.- rispose arrogante - E' stato Stanford a cantare, vero?-
- Mi ha detto che ha visto dei segni strani, ecco tutto.- s'intromise allora Tom, fronteggiandolo in altezza e forza come solo due ragazzi potevano fare - Mi dispiace, non volevo starti addosso e questo lo sai, ma sono preoccupato per te. Sei strano da quando mio...- si morse la lingua, imprecando -...da quando Lord Voldemort è tornato. Non ti sei fatto sentire dopo l'attacco a Godric's Hollow e non hai previsto nulla di Wizloon quindi...- ma si zittì, a occhi sbarrati, quando Damon gettò il capo all'indietro ed esplose nella risata più cattiva che gli avesse mai sentito.
E rideva, rideva così tanto che quel suo divertimento pareva come il suono di un vetro in frantumi.
- Oh...questa è fantastica.- rise Howthorne, col bel viso contratto fino allo spasimo - E' veramente il colmo! Adesso venite anche a lamentarvi perché non vi ho avvisato di quel fottuto massacro?! Complimenti, state raggiungendo l'apice stasera, ragazzi. Per chi mi hai preso?- sibilò, arrivando a un passo dal naso di Tom - Una fottuta macchinetta? Eh? Credi che basti un centesimo per farmi sputare fuori la verità?-
Riddle però non mosse un passo indietro.
Quella era l'espressione di un coniglio in gabbia.
E su Damon non l'aveva mai vista.
- Ti stai comportando da pazzo.- gli disse Cloe, senza impaurirsi di fronte al suo scoppio di rabbia.
- Ma tu guarda. Sono giorni che la gente me lo ripete in continuazione...dev'essere proprio vero.- ringhiò sarcastico.
- Non ho detto che sei pazzo, pezzo d'imbecille.- gli urlò allora la King, furibonda - Ti sto dicendo che ti compirti come tale! Non siamo indovini, se hai dei problemi parlacene e li risolveremo insieme!-
- Non è più tempo di risolvere nulla duchessa.- le mormorò allora, improvvisamente docile - E' tardi.-
- Tardi per cosa?- gli chiese Trix, mentre Tobey resta in silenzio alle loro spalle.
- Tardi per ascoltare.- Damon riportò gli occhi su Tom, desolato - Tardi per sentire, tardi per salvare. Ormai sono morti e a nessuno è importato.-
Lo vide passarsi le mani fra i capelli castani, gemere sottovoce, per non farsi sentire.
E Howthorne sentì il sangue ghiacciare, le lacrime tornare a rigargli il viso quando la voce dolce e profonda del suo migliore amico si allargò fra di loro.
- Tu li hai visti vero? Hai visto Wizloon.-
Beatrix, Claire e Tobey si erano come pietrificati. Tom invece rimase immobile, impassibile.
- Tu hai sognato che sarebbe accaduto.-
Damon allora rise di nuovo, distrutto.
Annuì.
- E allora perché non hai detto niente?!- esplose Tobey a quel punto, furibondo - Perché se potevi salvarci non hai detto una sola parola?! Ti sarebbe bastata una parola e avresti potuto evitare tutto!-
Quelle grida però Tom non le sentì neanche. Fissava solo Damon, come se ora ci fossero stati solo loro due.
- Fammi vedere le mani, per favore.- gli chiese allora, flebilmente.
E il Legimors, senza più una fibra sana in corpo, alzò finalmente la mano sinistra.
Riddle gliela prese e sollevò di poco la manica della maglia nera.
Ciò che vide erano abrasioni e lividi da costrizione. Cloe serrò i denti per la rabbia, Trix scosse il capo.
- Chi è stato?- sibilò la King.
Damon alzò le spalle, evitando ora i loro sguardi, col cuore e l'anima a pezzi - Che importa ormai duchessa.-
- Ti hanno incatenato al letto?- mormorò Beatrix, fissandolo addolorata per lui.
Non le arrivò risposta ma ormai sapevano.
- Non guardarmi così.- ringhiò Damon fra i denti, nell'estremo atto di difesa contro Tom - Non ho bisogno della tua pietà! Avevo solo bisogno che qualcuno mi ascoltasse! E ora sarebbero tutti vivi!-
- Ma ti hanno legato al letto, non è stata colpa tua!- sbottò Cloe.
- E intanto sono morti comunque!- urlò allora disperato, gli occhi di nuovo febbrili e tremanti - Io me ne stavo lì a urlare e nessuno mi ha ascoltato! Non c'era tu a sentirli morire a gridare, non c'eri a guardarli soccombere, schiacciati dai muri e sotto tutte quelle macerie! Non c'era tu a guardarli impotente...a vederli agonizzare...e nessuno mi ha dato retta. Non glien'è fregato un cazzo a nessuno! A questo punto avrei preferito essere cieco, tanto non serve a niente! Non servirà mai a niente!-
- Questo non è vero.-
La voce di Tom uscì fredda e rovente al tempo stesso.
La rabbia si scaturiva da lui, insieme allo sdegno - Non dirlo mai! Se siamo ancora tutti vivi è anche grazie a te! Mi hai salvato decine di volte in questi anni, come grazie a te si è salvato anche Matt! La sua vita non conta niente per te? La mia vita non conta?-
- E quelle di Wizloon non contano?- replicò Howthorne in un soffio - Non serve a niente ormai.-
- Non è vero.- Tom gli prese il volto fra le mani, costringendolo a guardarlo - Io ti starò sempre a sentire. Sempre. Anche Draco e Harry. Anche Cloe e Beatrix, siamo sempre qua. Non ce ne siamo mai andati.-
- Questo non li riporterà in vita.-
- No. Ma se ora come penso tu voglia fare andrai da Silente per chiedere la Soppressione più nessun potrà mai salvarsi. Io sono qua per ascoltarti, non mi rifiuterò mai di sentire. Me l'hai detto tu anni fa. Perderà questa guerra chi non saprà più ascoltare.-
Damon scosse il capo e Tom ne approfittò per passargli un braccio dietro al collo e stringerlo forte a sé.
- Sei un cretino.- gli sussurrò all'orecchio - Un perfetto cretino. Dovevi dirmelo subito.-
- Dirti cosa?- Howthorne chiuse gli occhi - Che ero stato incatenato a un letto e messo sotto esorcismo? Non farmi ridere.- e poi la vergogna. Damon la sentiva ancora, la vergogna. Galoppava nelle vene, più corrosiva di un acido.
- Vieni qui, stupido.- anche Cloe e Beatrix si unirono a loro un abbraccio più solido e cullarono il Legimors fino a quando non fu lui a staccarsi, stremato. So bagnò gli occhi con l'acqua del lago mentre gli altri lo guardavano.
- Andrai da Silente?- gli chiese ancora la King.
- Si. Devo dire a lui e Harry che ho visto tutto.-
- Noi veniamo con te.- scandì la Vaughn - E niente storie. Non ti lasciamo da solo, chiaro?-
Damon naturalmente non aveva più la forza neanche per camminare e non sprecò il fiato per opporsi. Si limitò a dare farsi bendare i polsi da Tom, con la magia, poi decisero di tornare.
- Un attimo...- Riddle lo richiamò, visto che partiva in quarta lasciando la sedia magica alle ragazze ma Tobey seduto nell'erba - Damon dovresti...-
- Prendere in spalla quello?- il Serpeverde e il Corvonero si scoccarono un'occhiata obliqua - Non ci penso neanche. Dall'alto della sua esperienza saprà tornarsene a scuola con qualche brillante perla di saggezza.-
- Howthorne!- sbottò Cloe indignata - Ma che modi sono!?-
- Ok...- Tom, arrossendo, guardò lo scozzese - Allora...-
Tobey da parte sua non era entusiasta, ma quella scena di prima gli aveva chiarito alcune cose.
- Guarda che non sono mezzosangue, puoi anche toccarmi.- gli disse serafico.
Riddle allora s'incazzò come un aspide, indurendo i lineamenti.
- Bhè lo sono io. Qualcosa in contrario?- rispose allora gelido.
Williams, sempre più allibito, stavolta scosse il capo e si lasciò andare delicatamente contro la sua schiena. Gli usò molte premure, forse credeva di non fargli male ma una volta sulle sue spalle tutto andò liscio.
Era davvero un tizio atipico.
Che strano. Come poteva essere il figlio di un assassino, come?
E come avevano potuto trattare in quel modo quel Veggente?
- Mi raccomando Tom, attento a non inciampare.- gli ricordò Beatrix con un leggero sogghigno.
- Già, non spaccarti la faccia.- rise anche Cloe, spingendo la sedia sul sentiero di Hogwarts.
- E non sia mai che si faccia male anche Williams.- sibilò Damon secco - O potrebbe farti una filippica sui tuoi doveri di buon protestante.-
- Oh ma si può sapere cos'è successo?- s'informò la King - Perché sei così scontroso?-
- Tsk.-
- Tobey non dargli retta, di solito è uno zuccherino.- sogghignò la Diurna.
- E voi degli insopportabili ficcanaso.- ringhiò il Legimors, rosso in viso.
- Già, ma ci adori. Dì la verità.- ridacchiò Tom a bassa voce e con la coda dell'occhio colse la sua espressione.
Si, non sarebbe stato facile superare quella situazione ma la loro intesa avrebbe retto.
Damon lo ringraziò con uno sguardo e un sorriso di Tom gli fece capire che era tutto a posto.
Fratelli. Non amici.
Erano quasi ai cancelli quando un colpo di vento prese in pieno Beatrix, di spalle.
Lei allora si volse...
Odore di animale selvaggio. Rabbia, ferocia.
Veniva dalla foresta. Guardò fra le fronde, i suoi occhi di vampira percepirono dei movimenti e Cloe, allo stesso tempo, l'affiancò.
- C'è qualcuno.- disse la Sensistrega.
- Si e non è umano.- annuì la Diurna - Poteva attaccarci prima, perché non l'ha fatto?-
- Non lo so.- la King la prese per il gomito - Ci occuperemo dopo di questa faccenda, andiamo via.-

A Hogwarts scoccarono le dieci di sera.
Harry Potter stava in piedi, appoggiato alla finestra dello studio di Silente con Fanny appoggiata alla sua spalla.
Taceva, ascoltava. Con il cuore più raggrinzito di sdegno e collera di quanto avesse mai potuto immaginare mentre la fenice del preside che tante volte era venuto in suo aiuto, sembrava sul punto di piangere.
Potter le accarezzò le penne e Fanny gli rivolse uno sguardo mesto.
Anche Tristan e Jess erano letteralmente impietriti mentre Silente, seduto davanti a Damon, taceva.
L'aria distaccata tradiva però una forte tensione.
Quando il Legimors esaurì anche le sue ultime parole, il preside tirò un lungo sospiro.
- Dovrebbero esserci delle leggi per proteggerli.- ringhiò Claire, seduta sul divano a fianco del bambino sopravvissuto - Ci sono ventimila leggi per i Veggenti ma non una che si occupi dei Legimors! Incatenare una persona a un letto a casa mia si chiama tortura, preside!-
- In questo sono d'accordo con lei.- disse Tristan con più calma, osservando il profilo esausto del giovane mago Serpeverde - Ci eravamo già espressi in questo verso al suo primo anno ma Orloff non ha voluto darci retta. Gli starebbe bene che queste morti ricadessero tutte sulla sua testa.-
- Non è solo il Ministro, Tristan.- sussurrò allora Harry, mortificato - E' l'idea generale rivolta ai Legimors.-
- Se non cambiano prima le leggi non andremo da nessuna parte.- disse Jess - Il ragazzo va tutelato professor Silente.-
- Si, sotto ogni punto di vista.- il vecchio mago finalmente annuì, dimostrando che la collera e il disgusto non avevano ancora preso il sopravvento su di lui. Guardò Damon e desolato, rivide Harry tanti anni prima.
- Sono contento che tu abbia chiesto tramite il professor Piton un colloquio con me.- continuò con tono più che mai dolce, anche se venato per la tristezza di quell'evento - E sono contento che Tom ti abbia convinto a rivedere la tua posizione sulla Soppressione dei tuoi poteri.-
Damon non rispose neanche, alzando le spalle.
- Lo consideri uno spreco di tempo, vero?- lo interrò Silente.
- Esatto.- Howthorne finalmente lo fissò in faccia - Non che ormai non sia abituato a quest'emicrania continua e massacrante, non mi lamento più neanche dei cadaveri che vedo ma la prego di credimi quando le dico che non ho abbastanza pelo sullo stomaco per stare a guardare quando invece basterebbe un dito di voi adulti per salvare chi vedo morire. Inoltre non ho più intenzione di farmi...- fece un evidente sforzo per continuare -...di farmi legare a un letto e farmi esorcizzare da un maniaco che lancia zolfo e piume di corvo. Se non mi sottoporrò alla Soppressione del dono è solo per poter essere un'ultima volta di aiuto a Tom, Draco e Harry in questa guerra. Dopo di che non avrò più motivi a cui aggrapparmi.-
- Damon quello è successo non accadrà una seconda volta.- gli disse Tristan, che faticava a controllarsi - Se i tuoi fossero stati in casa una cosa del genere non sarebbe mai successa.-
- Sopravvaluti la sensibilità dei miei prof.- sogghignò amaramente il giovane Legimors - Comunque il primo novembre compirò diciassette anni e da quel giorno la loro parola non conterà più nulla.-
- Damon vuoi estrometterli davvero?- gli chiese Trix, restando imperturbabile attaccata al muro.
- A parte mettermi al mondo non è che abbiano fatto poi molto, almeno dal mio nono compleanno in su.-
- Prova a ripensarci, sono sempre la tua famiglia.- Cloe gli mise una mano sulla spalla.
- Te l'ho già detto. Non rimetterò mai più piede a casa mia.-
- Allora cosa intendi fare?- Silente lo guardava quasi orgoglioso per tanta forza d'animo - Possiamo esserti di aiuto?-
- Solo Draco può.- rispose il Serpeverde - Appena si sarà ripreso vorrei parlare con lui. Un anno fa ne abbiamo già discusso. Lui mi troverebbe un posto dove stare e si occuperebbe delle faccende legali, compresa della mia parte di patrimonio.-
- Allora è davvero da parecchio che pensavi di andartene.- sussurrò Tom con espressione delusa - Perché non me l'hai detto?-
- Perché hai altro a cui pensare ora come ora.-
- D'accordo preside.- disse allora Tristan, esausto da quella lunga notte - Mettiamola in questo modo: per ora Harry, Tom e Damon li mettiamo tutti sotto chiave. Al minimo accenno di un qualche altro problema che tratti visioni andremo a controllare, a costo di radunarci in massa.-
- Dopo di che io filo dritto a Orloff e poi voglio vedere se non mi ascolterà.- concluse Jess - Non potrà rifiutarsi di farlo con le prove in mano.-
- Io sono d'accordo.- Silente osservò l'aria di Harry - So che ti senti in gabbia e so che questa nuova linea di difesa tutta volta verso la tua persona ti aggrada ancora meno ma dopo quanto successo sei anni fa, vorrei che capissi che più nessuno ha voglia di rischiare la tua vita. Il signor Malfoy e Tom meno che mai, presumo.-
- Infatti.- annuì Riddle - Ti prego Harry, lascia fare agli altri per una volta.-
- La guerra non è vostra.- rispose il bambino sopravvissuto - E lui non si fermerà fino a quando non avrà me.-
- Anche questo è vero ma ci sono ancora tante cose che non sappiamo, a parte da Wizloon a...-
- Voldemort non centra con Wizloon.-
Tom tacque quando Howthorne riuscì a mettere in silenzio tutto lo studio del preside.
Levò gli occhi celesti su Harry e Silente, stanco ma pronto finalmente a dire tutto quello che ricordava.
- Non sono stati i Mangiamorte.- sussurrò - Almeno...avevano mantelli neri e maschere a forma di scheletro sul viso ma...non so spiegarvelo...erano diversi.-
- Diversi come?- Harry lasciò Fanny sul trespolo e afferrando una sedia si piazzò di fronte alla poltrona del Legimors - Dimmi tutto, o almeno quello che ricordi.-
- Non credere sia facile.- Silente avvisò entrambi - I ricordi dei Veggenti sono labili come fumo, difficili da decifrare anche per loro stessi. Probabilmente per vedere e cogliere ogni sottigliezza coi nostri occhi dovremmo di nuovo far ricorso al Pensatoio Harry, come tanto tempo fa.-
- Volete i suoi ricordi?- Cloe li guardava stranita - Ma non è impossibile guardare nei sogni dei Veggenti e dei Legimors in particolare? Non è su questo che si basa la loro potenza onirica?-
- Si ma non se il Legimors in questione li cede spontaneamente. Vedi signorina King, la mente dei maghi veggenti ha un sistema di protezione molto particolare per i propri sogni. Chi cerca di convincere un Veggente o in questo caso un Legimors con l'Imperius per esempio, incappa in una dura dannazione. Anche il mago più forte di tutti i tempi non sarebbe mai in grado di strappare i sogni ai veggenti contro la loro volontà ma se Damon ce li cederà spontaneamente, allora non ci saranno ripercussioni.-
- Comunque puoi cominciare a dirci qualcosa.- lo incalzò Tristan - Prima ci dicevi di questi strani Mangiamorte.-
- Ah si...- Damon fece uno sforzo per ricordare e tornando fra fiamme, incantesimi e crolli, la memoria tornò a quella notte orrenda - ...Ecco, tutti i Mangiamorte che ho visto all'interno di Wizloon erano vestiti di nero ma avevano movimenti molto...non so come spiegarlo, si muovevano a scatti. Il movimento delle braccia e delle mani era molto meccanico.-
- Non hai visto nessuno in faccia?- gli chiese Trix.
- No, assolutamente.- Howthorne richiuse gli occhi, con una smorfia - I Mangiamorte non sono entrati in profondità nel palazzo. Sono rimasti al piano terra. Hanno ucciso chi potevano, poi sono scappati fuori...e qua c'è la cosa che non capisco. Fuori c'era altra gente incappucciata ma erano tutti vestiti di rosso. Poi ricordo solo un'ultima persona con un mantello color panna.-
- Mantelli rossi e panna.- sussurrò Tristan - Lucilla aveva ragione. Non è stato il Lord Oscuro.-
- Ma allora perché hanno messo il Marchio Nero?- allibì Cloe.
- Per fregare Tom.- sibilò Harry, alzandosi con stizza dalla sedia - Vogliono incastrare Voldemort.-
- A che scopo?- il giovane Riddle sentì un'ansia in fondo allo stomaco, il viscido mostro della gelosia e il sentore che Harry fosse fin troppo legato al suo nemico - Perché fare una cosa simile?-
- Per aizzarci contro la persona sbagliata mentre altri possono farsi i loro comodi.- gli chiarì Jess - Ma perché? Chi sono questi tizi e che cosa cavolo vogliono davvero?-
- Quel Milton ha detto che vogliono uccidere Tom, il nostro Tom.- ricordò Tristan - Ce l'hanno con Voldemort ma perché? Io non vedo il collegamento fra farlo incolpare e la loro rabbia verso di lui.-
- Questi se ne fregano, giocano sull'opinione generale del maghi. Vogliono scatenare terrore, ecco tutto.- sibilò Harry, appoggiandosi alla finestra - Non capisco, non capisco...e non so neanche da dove iniziare a cercare indizi.-
- Forse nelle mie visioni può esserci altro che io non so riconoscere.- sussurrò Damon.
- E forse Hermione potrà dirci qualcosa di più, non credi Harry?- disse Silente senza perdere il suo consueto ottimismo - La signorina Granger può dire di avere molta più esperienza di noi in questo campo. Certo, non possiamo dire che i mantelli rossi o chiari indichino una setta precisa, ma hanno adottato i mantelli neri per spacciarsi per Mangiamorte. Quando sarà guarita e potrà darti qualche informazione in più forse potremo azzardare delle ipotesi. Ne frattempo noi ci riuniremo per studiare le intricate visioni del signor Howthorne.-
- E tu per favore stattene fuori dai guai.- concluse Tristan, fissando Potter con aria severa - Da oggi siamo in guerra fredda. So che non ti piace ma così vanno le cose.-
- Fantastico.- brontolò il bambino sopravvissuto, tornando ad accarezzare Fanny.
- Ora ragazzi miei è tardi e per quanto voglia stare ancora qua con voi, ritengo che i nostri allievi abbiano già avuto una giornata sufficientemente pesante. C'è qualcos'altro che vorreste dirci prima di andare via?-
- Si, noi.- Cloe posò la tazza di thè, con espressione preoccupata - Mentre stavamo tornando dal lago io e Beatrix abbiamo sentito qualcosa dalla Foresta Proibita. Io personalmente ho percepito un soggetto particolarmente dotato.-
- Demone?- le chiese Jess.
- No, non credo.- la biondina corrucciò la fronte - Ecco...aveva più o meno l'essenza di Trix. Ma aveva un'anima e non metterei la mano sul fuoco sul fatto che non abbia altre capacità particolari.-
- Infatti ho sentito odore di animale.- concluse la Diurna con espressione lugubre - Lupo.-
- Licantropi.- sibilò Tom - Greyback.-
- Può darsi.- annuì Harry, attirando l'attenzione di tutti - Oggi mentre facevo un giro ho incontrato alcune fate. Mi hanno detto che ci sono degli intrusi.-
- Non si sono scelti un nascondiglio sicuro.- ponderò Silente - Gli abitanti della Foresta non sono amichevoli con chi ci contrasta.-
- Infatti. Le fate hanno parlato di tre elementi ma potrebbero essercene di più.-
- Cloe ha detto che hanno anima.- bofonchiò Tristan - Dunque possono essere davvero i servi di Greyback. Se sono mannari di stirpe hanno la capacità di mantenere l'aspetto umano. Siamo nei guai.-
- Potrebbe esserci Asher.- sussurrò Tom pensoso - Il figlio di Fenrir dico.-
- E' giovane. Dubito che possa fare guai.- gli disse il suo padrino.
- Far guai? Ti ha dato fuoco alla casa!- sbottò Riddle.
- Perché io non ho fatto niente per impedirglielo.- ora gli occhi versi di Harry si accesero di un divertimento perverso misto a sfida - Non s'è neanche accorto che siamo fuggiti, dai. È ancora inesperto. A che età c'è l'iniziazione per i mannari?-
- Non saprei, varia da clan a clan.- gli disse Silente - Decisamente Remus saprà dirti molto più di me. E ora ragazzi vi prego di andare. È stata una giornata dura per tutti quanti, forza. Tieni signor Howthorne.- e consegnò a Damon una fialetta minuscola, contenente un liquido rosato - E' un potente tranquillante, qualsiasi sogno tu faccia, non t'impedirà di riposare anche se domani mattina ricorderai perfettamente eventuali visioni.-
- Grazie mille preside.-
- No.- sorrise il vecchio mago - Grazie a te. E grazie anche a voi tre ragazzi.- concluse, scoccando uno sguardo di bonario rimprovero a Tom, Beatrix e Claire - Grazie per essere andati a prenderlo sul lago, aver visto di Dissennatori e aver riportato indietro sani e salvi il signor Williams e il signor Howthorne.-
- Si figuri.- borbottarono con sussiego e dopo un saluto veloce scapparono via senza guardarsi indietro, ringraziando di essersela cavata senza una punizione esemplare.
Andati via anche i due fratelli Mckay, Silente sorrise mentre frugava in un cofanetto alla ricerca della sua pipa.
Harry era rimasto alla finestra, intento ad accarezzare Fanny con occhi persi nel vuoto.
- Cosa ti preoccupa davvero?- gli chiese il vecchio mago, pettinandosi la lunga barba bianca e dando un tiro leggero, sostenendo la lunga pipa d'avorio con una mano sola.
- Molte cose. A cominciare da questo nuovo nemico che vuole uccidere Tom...per finire alla mia idea di mettermi in contatto con Voldemort e parlare con lui.-
Silente lo guardò oltre le lunette degli occhiali, con un nuovo tumulto nel cuore.
- Non voglio entrare nel merito del rapporto che si è instaurato fra voi due negli ultimi anni, Harry.- il preside soffiò una nuvola di fumo concentrica - Ma è innegabile che esercitiate un forte potere l'uno sull'altro. Non vorrei che ti perdessi in quel vortice torbido che già una volta ha rischiato di portarti via.-
- Si, lo so...-
- Hai Tom da proteggere, questo non scordarlo mai. Ma sopra ogni altra cosa Harry, ora ti dirò una cosa che non ti ho mai detto prima, da quando sei arrivato qua la prima volta, diciassette anni fa.- si alzò dalla poltrona e andò a posargli entrambe le mani nodose sulle spalle - Sei la nostra speranza, questo te lo ripeteranno tutti fino alla sfinimento ma non è per il tuo nome. È per come sei dentro. Perciò vivi per te stesso prima di tutto. Per noi è importante avere qui la speranza, al nostro fianco...ma ancora di più avere Harry.-
Il bambino sopravvissuto tacque a lungo, poi un sorriso dimenticato si piegò luminoso sulle sue labbra.
E Fanny cantò. Si, cantò solo per lui.


Nei sotterranei intanto Damon guardava altrove, infastidito, mentre Tom terminava di cambiargli le fasciature.
Avrebbero atteso il giorno dopo per far sparire totalmente le ferite, onde evitare qualche infezione, o almeno così aveva suggerito di fare Sedwigh, più esperto di loro in certe cose.
Quando Tom gli aveva chiesto perché non si era guarito da solo, il Legimors si era limitato a tacere, guardandolo fisso.
Per autopunirsi.
- Idiota.- gli disse, senza tanti giri di parole.
- Ficcanaso.- gli rispose Damon, tornando a guardare il vuoto - Non ci dovevi entrare in questa storia.-
- E già, tanto io sono solo un compagno di scuola no?-
Howthorne stavolta gli lanciò un'occhiata storta - Non fare il melodrammatico. Sai cosa intendo.-
- No, non lo so.- replicò Riddle sarcastico, finendogli l'ultima fasciatura sul polso sinistro - Ma d'altronde non sapevo molte cose, no? Neanche sapevo che avevi chiesto a Draco di trovarti una casa.-
- Dio, che rottura. Per quanto mi terrai il muso?-
- Io non tengo nessun muso.- Tom assunse un'espressione angelica, finendogli il fiocco con uno strattone, a negare l'ultima frase - E comunque come mi hai detto tu non sono affari miei no?-
- Ehi ragazzi, mi sembra di sentir parlare due fidanzati.- brontolò Beatrix, raggiungendoli con altri due cuscini e una coperta di riserva, più naturalmente un bel bicchierone con la sua cena - Non fate i bambini, ognuno non ha detto qualcosa all'altro ma ce la siamo cavata, anche se non è un problema che si risolve con uno schiocco di dita. Su, ora vedere di calmarvi. Fate la guerra, fate la pace, non m'interessa cosa combinate ma in un qualche modo fatevi.-
- Grazie, questa ancora non l'avevo sentita.- Damon studiò allibito quella provvista di cuscini - Dove vai con quella roba?-
- Qua.- gli sorrise Cloe, uscendo dal bagno e buttandosi al suo fianco nel letto - Dormiamo qui stasera!-
- Cosa?!- urlò il Serpeverde sdegnato - Ehi, no! Calma un secondo! Passi la faccenda di Wizloon ma mi rifiuto di...-
- Colloportus!- Tom, alzata la bacchetta sulla porta, chiuse tutti dentro a chiave - Ottimo, Beatrix, Claire fatemi spazio!-
- E voi tre!- il Veggente, incazzatissimo, cercò di districarsi in mezzo a quel groviglio - Non potete stare nel mio letto e io non ho bisogno di una balia!-
- Ma certo che no tesoro.- lo blandì la King, baciandogli la guancia - Ora però fai la nanna eh?-
- Si e non allungare le mani.- concluse Beatrix, sbadigliando - Notte gente! Notte Tom!-
- Notte.-
- Bastardi.- ringhiò Howthorne fra i denti, cominciando a fumare anche dalle orecchie - Questa me la pagate.-
- Certo, ci contiamo.- sibilò Riddle fra i denti - Muoviti a bere il tranquillante che spengo la luce.-
- Grazie, troppo buono.-
Bhè, se non altro una giornata iniziata così male ebbe un finale abbastanza più...morbido.
Coccolato come da tanto tempo non accadeva, Damon chiuse gli occhi abbracciato sia da Trix che da Cloe mentre ora due occhi blu stavano a vegliare il suo sonno.
E a proteggerlo da qualsiasi incubo avesse osato minacciarlo.

 

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11° ***


 

 

Finalmente accadde il miracolo a Hogwarts.
Erano passati tre giorni dall'incidente al Lago Nero, quando i ragazzi erano stati attaccati dai Dissennatori e quel venerdì mattina, finalmente, un cervello riprese pieno possesso delle sue facoltà.
Draco Lucius Malfoy si svegliò alle prime luci con un'emicrania terribile, che partiva dal setto nasale per arrivare fino alle tempie, come se nella scatola cranica avesse un'orda di tanti omini armati di pungolo, tutti aizzati a spaccargli i neuroni. Affondò il viso nel cuscino ma allungò una mano sul materasso, com'era sua consuetudine.
Vuoto. Anche se le lenzuola erano ancora calde.
Sbuffò e si mise faticosamente a sedere, passandosi le mani sul volto.
Aprendo gli occhi però si accorse che qualcosa non andava. Si tolse le mani dalla faccia, con la lentezza dell'incredulo e vide che quella non era la sua camera da letto. Osservò meglio: pareti di pietra, stanza circolare, una scrivania ingombra, un grande armadio.
Niente foto, niente libri che strillano e mordono se non sparsi a terra.
Non era a Godric's Hollow. Ma allora dove diavolo era?
Si alzò di volata e si accorse in quel momento di qualcosa di ancora peggiore.
Ora era spaventato sul serio. La culla di Glory...dove diavolo era? E dov'era Hermione?
Senza guardarsi più attorno si catapultò fuori e vedendo una scala a chiocciola inconfondibile, capì dov'era finito anche per un lungo istante stentò a crederci.
Hogwarts.
Cosa ci faceva a Hogwarts?
Scese rapidamente al primo piano e rimase sconvolto dalla tale quantità di oggetti che galleggiavano per aria.
Biberon, bavaglini, sonagli, papere altri animali di stoffa fatati che starnazzavano senza posa...gli arrivò un ciuccio in un occhio e imprecò malamente.
- Oh, signor Malfoy, buon giorno! Ha visto che bel cielo azzurro? Come mai già sveglio?-
Sempre più allibito si ritrovò sotto al naso e all'altezza del suo ginocchio quattro follette dagli occhi fosforescenti, capelli rosso intenso a caschetto e nasetti a punta, come le loro orecchie.
- E voi chi accidenti siete?- sbottò allucinato - Ehi, ehi!- ringhiò poi verso Fulva - Cosa fa con mia figlia?-
Flora e Fauna rotearono gli occhi mentre Draco correva a prendere Glory dalle braccia della tata, controllando che stesse bene. La piccola Malfoy stava benissimo e dopo una settimana sorrise a suo padre, battendo le manine.
- Insomma ma chi siete? Cosa fate qua e...cosa cavolo ci faccio io qua?!- imprecò di nuovo, guardandosi attorno senza capire. Lo sguardo gli cadde sul box e vide che dentro c'erano anche Jeremy, Alexander e Lucas.
- Oh ma quello è Lucas!- Draco si chinò sul box, sempre più agitato.
- Se non altro si ricorda dei bambini.- disse Fiona con un sospiro - Signor Malfoy, per la ventesima volta, noi siamo le tate dell'Asilo Nido "Giardino Incantato" di Londra. Siamo qua per proteggere i bambini. Avanti, mi ridia Glorya che...-
- Un corno!- Draco si scostò, furibondo, alzando sua figlia quasi sopra la testa - Io non voglio tate! Glory me la tengo io! Cosa ci fa qua anche Lucas?-
- Il signor Potter ci ha chiesto di occuparci dei bambini, no?- gli sorrise Flora, pacata - Si ricorda di Harry Potter...-
- E chi se lo scorda Potty!- sbraitò con un diavolo per capello - Adesso mi sente! SFREGIATOOOOO!!!-
Quel grido riecheggiò per tutta la torre ma quando Harry scese non era incazzato, né tantomeno seccato per essere stato svegliato in quel modo. Scarmigliato e in pigiama, guardò Draco in faccia e gli bastò quell'attimo per capire che era finalmente tornato.
Mancò poco che lo baciasse in fronte e quando scesero anche Ron e Pansy, Edward, Jess, Milo ed Elettra venne abbracciato pure da loro. La pressione gli stava salendo vertiginosamente e se non avesse avuto Glory stretta a lui probabilmente avrebbe fatto una strage, per primo Potter che si era permesso di trascinarlo a Hogwarts con quelle tate della malora!
- Fin dove ricordi?- gli chiese Pansy, quando cominciò a dare i primi segni di aggressività repressa.
- Ma cosa centra? Qualcuno mi spiega cosa diavolo facciamo qua?! Potter che cazzo hai combinato stavolta?-
- Non dare la colpa a me. I licantropi ci hanno bruciato la casa.- spiegò il bambino sopravvissuto, facendogli sgranare gli occhi - Il figlio di Greyback ci ha attaccato il ventisei agosto. Ora siamo a settembre tesoro bello. Tu eri nello studio, ti è caduta in testa un'ampolla contenente polvere di Oblivion. Hai perso la memoria, ti ricordavi di tre cose in croce. Ah, altra cosa. Lord Voldemort è rinato.-
- Ho bisogno di un drink.- fece, con voce sepolcrale, lasciandosi andare a sedere in poltrona - Altro? Tom sta bene?-
- I dettagli te li dico più tardi ma stiamo bene tutti...a parte...bhè...-
- Oh, dov'è Hermione?- chiese il biondo all'improvviso, non vedendola in giro - Dov'è finita?-
- Ecco, stavamo per dirtelo.- sorrise Ron nervosamente - Herm...diciamo che non è proprio di buon umore.-
- Cosa le è successo?- sbottò Malfoy - Harry parla! Muoviti!-
- Sono qua. Cos'è questo chiasso?-
Draco si girò e tirò un sospiro, vedendola scendere dalle scale ma quando si accorse di come si aggrappava alla ringhiera, capì che c'era qualcosa che non andava e quando si trovò davanti i suoi occhi vacui e ciechi, ebbe quasi un sussulto. La prese per mano e lo fissò, senza capire più niente.
- Dio ma cosa...- alitò.
- Le è scoppiato davanti agli occhi il fascio di una Bombarda.- spiegò Ron - Herm, ha recuperato la memoria.-
La Grifoncina emise un impercettibile sospiro di sollievo.
- Allora pregare serve.- ironizzò, posandogli le mani sul viso - Tutto bene?-
- No, un accidente mezzosangue.- sibilò furibondo - Per qualche perverso motivo non l'avete ancora guarita?-
- Il nervo ottico è rimasto come bruciato.- gli spiegò la sua fidanzata - Tempo un mese e comincerò a vedere di nuovo qualcosa, quelli del San Mungo sono stati chiari.-
- Chiarissimi!- sibilò Malfoy sempre più incollerito - Stavolta avete superato voi stessi gente!-
- E pure tu non hai scherzato.- ridacchiò Harry a bassa voce - Eri uno zuccherino, te lo giuro. Quando sono venuti a dirci che sono morti altri mezzosangue e babbani eri proprio dispiaciuto.-
- Già, com'è che ha detto?- riecheggiò Edward - Una vera cattiveria!-
- Ahah...un crimine sanguinoso e inutile.- rise anche Elettra - Tesoro va meglio?-
- Che schiattino i mezzosangue.- rognò fra i denti - E perché quelle follette se ne stavano attorno a Glory eh?-
- Merlino, che tortura!- Potter alzò gli occhi al soffitto, considerando che forse sarebbe stato meglio che il biondastro fosse rimasto nel Mondo del Miele - Non lo vedi dove siamo? Ci hanno chiuso qua per difenderci e tenerci d'occhio e visto che non possiamo stare sempre coi bambini, la Mcgranitt ha chiesto all'Asilo per Maghi di darci una mano, mandandoci Flora, Fauna, Fulva e Fiona. Capito?-
- Qui, Quo e Qua insomma.- considerò l'ex Principe di Serpeverde, velenoso - Che fantastico risveglio del cazzo. Che giorno è?-
- Il 5 settembre.-
Draco a quel punto levò gli occhi al soffitto e tenendosi Glory in braccio si lasciò andare sul divano.
- Uccidetemi.-
- Magari più tardi.- borbottò Harry - Ho fame, chi vuole il caffè?-
E così si ricominciava. Malfoy inspirò a fondo e si tenne stretta la sua bambina, chiudendo anche la mano in quella di Hermione. Già, era proprio destino. E ormai era fatta.
Erano di nuovo a Hogwarts.


Grifondoro quasi al completo era appiccicato alla loro bacheca del primo piano.
Tutti intenti a guardare schifati le nuove direttive e ci sarebbe stato da mettersi le mani nei capelli.
- Non si esce dopo le sei. Coprifuoco alle nove e mezza anche per quelli del settimo.- lesse Martin Worton, depresso - Che fissa, sembra di stare in una caserma!-
- Se non altro in una caserma ci farebbero andare in giro armati.- borbottò Bruce sbuffando.
- Bhè, almeno a Hogsmade ci lasciano andare.- continuò Mary Lewis con un sospiro - Certo, guardati a vista ma meglio di niente, no?-
- Niente più camporella.- ironizzò Sedwigh, a fianco di Cloe e Tom - Dio, che rottura di palle. Tutta colpa di quei maledetti Dissennatori. Invece di usare il Patronus per cacciarli secondo me dovrebbero insegnarci una magia per polverizzarli. E chiusa la discussione.-
- Tu pensa al campionato di quidditch, dammi retta.- lo zittì la King, trafficando in borsa - Quand'è che comincia poi?-
- La settimana prossima, tempo permettendo.- le disse Stanford.
- E l'avete trovato un cacciatore? Oh non fate scherzi.- la biondina lo guardò trucemente - Se a fine anno mi fai ritrovare di nuovo in rosso con le scommesse fa conto di non avere una vita al di fuori da questa scuola, sono stata chiara? E trova un cacciatore decente!-
- Cosa sono, il tuo cavallo da corsa?- replicò l'altro scocciato - Non è colpa mia se Alderton è un fottuto baro!-
- Me ne frego di Alderton, io punto su di voi!-
- Cosa che un buon allibratore non dovrebbe mai fare.- soffiò il biondo - Puntare per partito preso, intendo.-
- Sono sempre una Grifondoro. Comunque ci sarà modo di spennare di nuovo le Grazie, almeno mi rifarò coi soldi di quelle cretine.-
- La tua indecenza non ha limiti.- le disse Maddy con un sorriso - Quando prendi le puntate avvertimi ok?-
- Si, d'accordo.- Cloe si girò verso Tom, iniziando a sgranchirsi le ossa - Ehi, hai qualcosa da fare la seconda ora?-
- No, ce l'ho buca.- Riddle stava leggendo e sollevò appena lo sguardo - Perché?-
- Possiamo andare in biblioteca, ti va?-
- Si, certo. Avviso Beatrix e Damon?-
La King fece un altro sorriso angelico, più falso delle unghie finte che portava Maggie Clark quel giorno - No, non credo verranno. Mi pare che vadano dritti in sala duelli, sai...per allenarsi un po' con le spade e Damon è anche indietro con i compiti di Trasfigurazione.-
Balla clamorosa.
Alla seconda ora Howthorne e la Vaughn erano fuori in giardino, a fumare beati sotto un salice e a scommettere su una faccenda importante, tutti e due spiati dagli studenti più giovani: lui perchè era il famoso Veggente, lei perchè faceva disidratare tutti i maschi in pubertà.
- Tanto non ce la fa.- sentenziò Beatrix, dopo mezz'ora di discussioni. Lì infatti, sotto quel salice, c'erano sempre stati comizi di alto livello. Dalla vita promiscua di mezza Hogwarts, ai festini notturni che i Tassorossi si facevano nelle cucine, alla presunta amante segreta di Piton (fesserie!) e anche quel giorno si stava pontificando ad alti livelli. La Diurna scosse il capo, ciccando a terra e continuando il suo filosofeggiare - Lei non capirà neanche in un milione di anni che Tom è già cotto a puntino. E appena Cloe farà un passo per farglielo capire già me lo vedo darsela a gambe levate.-
- In effetti da che lo conosco non l'ho mai visto interessato ad altre che alla duchessa ma...- il Legimors si fece pensoso - In effetti Tom è un mondo tutto a parte.-
- Bhè non sarà a parte ancora per molto.- celiò la Diurna - Le Grazie hanno deciso di dichiarare guerra.-
- Oddio.- Damon ridacchiò seriamente divertito - Appena Juliette proverà a sbattere le ciglia, lo vedrai piegarsi e chiederle se ha qualcosa nell'occhio. Se ci andranno giù più pesanti sarà anche peggio. Poveretto, Tom quest'anno rischia dei traumi seri. La sua povera psiche sarà messa a dura prova.-
- E parlando di donne combattive...- la Vaughn gli sorrise di striscio, curiosa - Come va con Maddy? Finita davvero?-
Howthorne dette l'ultimo tiro, poi spense il mozzicone con eccessiva accuratezza.
- Eri pazzo di lei. Perché tutto di colpo hai deciso di rompere?- gli sussurrò dolcemente la Serpeverde.
- Purtroppo per quanto l'adorassi e mi piacesse stare con lei ci sono cose un po' difficili da sistemare.-
- Tipo?-
- I miei che mi hanno fatto storie perché era mezzosangue. E tutte le notti che mi sveglio urlando. Sai, non è facile e l'anno scorso non avevo la voglia né la maturità necessaria per stare appresso a grane simili.-
- Ma ora ce l'hai. E fra un po' sarai anche maggiorenne.-
- Si ma non mi piace tornare per rattoppare cose rotte.- le spiegò, osservandola attentamente - E poi non era destino.-
- Bhè, magari ti serve solo qualcuna che ti capisca meglio.-
Lui stavolta levò un sopracciglio.
- Sai che sei strana da quando siamo arrivati?-
- Ah si?- tubò melensa la Diurna - Non mi pare.-
- Senti vuoi trattarmi come un adulto, per favore? Mi dici o no che succede? Centra Morrigan?-
- Anche.-
- Anche? È una cosa che deriva da un'ennesima discussione?-
Beatrix allora sospirò mesta e appoggiò la testa alla sua spalla. Il suo viso si fece triste.
- Cos'ho che non va?-
- Per me i canini. Ma per lui magari qualcos'altro.- sogghignò, prendendosi un pugno leggero sulla spalla - No, scherzo. Lo sai che sei la mia donna ideale, peccato la tua dieta.- aggiunse serafico - Allora, mi parli del problema o no?-
Trix si morse leggermente il labbro e dopo aver raccolto una buona dose di coraggio, riuscì a ritrovare il fiato.
- Appena tornati da Amsterdam...è venuto a prendermi. Siamo usciti un po' e...ecco...mi ha baciato.-
Damon stavolta si staccò bruscamente, assottigliando gli occhi celesti.
- E poi cos'altro ti ha fatto?- sibilò rabbioso.
- Niente. E' questo il punto. Se n'è andato.-
- Vigliacco ma saggio.- rispose l'altro con stizza.
- Poi sono andata a casa sua...volevo dirgli che lo amavo...-
- Mossa idiota.-
Beatrix lo ignorò, proseguendo a mitraglia ormai - E quando sono arrivata mi ha aperto una vampira in vestaglia. Lui stava uscendo dalla doccia. Lei mi ha detto che se volevo parlargli potevo ripassare quando ci sarebbe stato il sole, l'ora adatta alle ragazzine mezzosangue come me.-
Howthorne si piegò in avanti, passandosi le mani fra i capelli.
- Bastardo.- sibilò velenoso - Ti avevo detto di starci lontano.-
- Possibile che non ci arrivi? Sono innamorata di lui Damon!-
- Ami l'idea che ti sei fatta di lui da quando avevi undici anni, ecco cosa ami. Lo sapevo che prima o poi avrebbe allungato le mani, lo sapevo!-
- Vuoi finirla di fare la mamma chioccia?- brontolò lei - Tanto è inutile, lui non mi vuole!-
- Bhè, ringraziamo il cielo!-
- Grazie tante, ti piace vedermi infelice per caso?-
- Meglio sola e infelice che insieme a quello e in depressione!-
- Ma si può sapere perché non ti piace? Che ti ha fatto Milo?-
Damon allora si alzò in piedi, negando col capo.
- Niente, lui non mi ha fatto nulla. Anzi, mi piace...non mi piace solo il potere che ha su di te, ecco tutto.-
Trix si alzò sospirando e lo abbracciò per la vita, nascondendo il capo contro la sua spalla.
Si lasciò cullare un po' e mentre lui la consolava con tutta la tenerezza di cui era capace, usando frasi che di solito un uomo usa solo se deve distruggere moralmente un altro uomo, quella mentecatta di Trix cominciò a pensare, toccando lievemente qua e là, che Howthorne decisamente aveva la "roba giusta" nei punti giusti.
Si, forse era il momento buono per chiedergli il favore.
- ...e poi sei troppo intelligente per perdere tempo con quel Leoninus quindi...-
- Damon me lo faresti un favore molto personale?- lo interruppe la Vaughn, docilmente.
- Cosa?- borbottò, restando abbracciato a lei.
- Verresti a letto con me?-
La domanda posta con tale candore ebbe il potere di fargli prendere in considerazione l'ipotesi per un nano secondo. Poi si staccò...ghiacciato. E il suo sorriso vampiresco gli fece capire che non scherzava.
Le notti a letto, le volte che aveva dormito con lui, i suoi modi troppo dolci e calorosi...ecco, tutto prendeva forma.
- Eh? Ti va?- cinguettò ancora.
Ora Damon aveva paura sul serio. Perché conosceva il cane in questione e sapeva che quell'osso non l'avrebbe mai mollato. E quell'osso, in quella particolare situazione, erano le sue grazie.
- Ho bisogno di qualcosa di forte.- le disse in un soffio - Ne parliamo più tardi.-
- Ok.- gorgogliò perfidamente la Vaughn, scoccandogli uno sguardo intenso - Tanto c'è tempo.-
E quella frase sapeva moltoooo di minaccia!

In biblioteca intanto anche un'altra ragazza cominciava ad affilare gli artigli anche se Tom Riddle era forse la preda più difficile esistente su tutta la variegata flora di Hogwarts. E Cloe, nonostante fosse sempre stata una che andava dritta al sodo, si scontrava ogni volta col suo sorriso dolce e i suoi blu del tutto innocenti che la facevano sentire una morta di fame.
Eppure, da che si conoscevano, Tom non si era mai interessato a nessuna che lei sapesse. In fondo erano stati sempre insieme in quegli anni e lui non le aveva mai confidato una preferenza, un'infatuazione. Non era neanche il tipo da fare battute maliziose e lei non sapeva neanche da che parte cominciare per fargli qualche domanda un po' personale.
Non sapeva che gusti aveva per le ragazze, non sapeva nemmeno se ne avesse mai baciata una a dire il vero.
Il pensiero poi di Tom a baciarsi con un'altra le fece accartocciare le viscere.
- Cos'hai? Non stai bene Claire? Sei pallida.-
La King si costrinse a sorridere, anche quando Riddle, giocando col fuoco, le mise una mano sulla fronte per controllarle la temperatura. Poi avvicinò anche la testa e lì rischiò di brutto.
Avrebbe potuto ritrovarsi agguantato per la nuca e sbattuto contro la libreria se non fosse passata Olivia Andrews.
Arrossì vedendoli in quella posizione e scusandosi sfrecciò via.
- Che tipa strana.- Tom si scostò senza sapere l'agguato che aveva arrischiato, tornando a cercare un libro per Ruf - Tu ci dormi insieme no? Com'è?-
- Con Mary, Maggie e Maddy come pretendi che possa parlarci?Comunque non mi piace.- sbuffò la biondina, facendo finta di cercare un manuale pratico per Sineologia. Ottenne solo di farlo ridere, troppo paziente per prendersela coi suoi commenti così lapidari.
- È una piattola che sta sempre attaccata alla McAdams, non sa fare altro che chiedere a tutti che lavoro fanno i genitori, quanto guadagnano...come se avere un cospicuo conto alla Gringott sia una colpa.- Claire si alzò sulle punte, cercando afferrare un tomo su uno scaffale più in alto, visto che sulla scala più vicina a loro c'era una coppietta del sesto anno che, a quanto pareva, non sapeva che era meglio farlo su una parete orizzontale - Non nego che sia brava e quando non sta con la McAdams sembra anche simpatica ma per me è off limits. Poi sai...posso sempre sbagliarmi...uffa!-
Tom rise di nuovo e mettendosi dietro di lei le prese facilmente il libro.
- Tieni.-
- Grazie.- Cloe colse al volo l'occasione per stampargli un bacio sulla guancia, filando al tavolo in mezzo alle librerie e sotto la finestra. Tom la raggiunse qualche secondo dopo e da come si muoveva sembrava un po' confuso.
- Tutto bene?- la biondina lo guardò stranita - Sei tutto rosso...hai caldo?-
Naturalmente lei non ci pensava neanche che con un semplice bacio l'avesse mandato in palla e Riddle fu grato di quella parte del suo sangue Black che gli permise di parlare con una voce abbastanza decente.
Da qualche tempo Claire con lui si era fatta particolarmente...come dire, piena di coccole.
E certo, non che gli spiacesse ma...lo viziava fin troppo e al prossimo fidanzato avrebbe potuto non reggere.
Già con Prentice aveva faticato e sputato sangue per non trasudare gelosia e rabbia, figurarsi quando aveva capito che andavano a letto insieme. Erano stati i giorni più brutti della sua carriera scolastica.
- Hai visto Philip in questi giorni?- le chiese, con fare casuale.
- Solo a lezione.- Cloe non alzò neanche gli occhi dal libro - Perché?-
- Così, sembra che voglia ricominciare sai...-
- Sciocchezze. E poi anche volendo mi piace un altro.- e detto quello senza pensare, la King arrossì violentemente.
Tom invece si sentì il ghiaccio nelle vene.
- Lo conosco?- borbottò ruvidamente.
- Ecco...direi di no.- Cloe si morse le labbra - Cioè...si, lo conosci. E bene anche.-
- Non sarà Damon...-
- Neanche per idea!- la Grifondoro agitò la mano - Ma lui non mi vede neanche.-
Stavolta Riddle rise mestamente - Impossibile. Solo un idiota non ti vedrebbe.-
- Allora questo tizio è un abisso di deficienza.- replicò la biondina seccata - Perché per lui sono trasparente come donna.-
- Ah.- Tom di quei discorsi ci capiva poco ma si sporse un po', interessato - Casa?-
- Perché t'interessa?-
Cloe cominciava a pentirsi di aver parlato.
- Così.-
- Della nostra.-
- Ed è del nostro anno?-
- Hn.-
- Sed?-
- Basta, non ti dico più niente.-
- Dai perché no?-
- Tanto è a senso unico, lui se ne frega di me!- lo zittì cacciandogli la lingua - Fai i tuoi compiti, ok?-
- Ma...-
- Ma una mazza!- gli occhi nocciola della Sensistrega s'incendiarono - E tu? Non ti piace nessuno?-
Tom arrossì a sua volta, stringendosi nelle spalle.
- Oh oh...- Cloe ridacchiò di malsana gelosia - Chi è? Dai dimmelo! Sono anni che non apri bocca ma ora me lo dici, a costo di farti bere del Veritaserum!- così poi la uccido, aggiunse la King fra sé.
- Dai Claire, non è importante.-
- Non è importante? In sette anni che sei qui hai respinto tanti di quegli assalti a sfondo sessuale da mettere su un club dei cuori infranti, non puoi tenermi sulle spine! Dammi qualche indizio! Lei lo sa?-
- No, non direi.-
- Cos'è è stupida? Non ha gli occhi?- le sfuggì accalorandosi - Dovrebbe essere idiota per non caderti ai piedi.-
- Oh, grazie.- sorrise Riddle, abbassando lo sguardo - Ma non mi vede proprio.-
- Perché non glielo dici?-
- Perché dovrei? Non mi vede come possibile ragazzo, quindi è meglio restare amici no?-
- Quindi è tua amica!- esplose Cloe, facendosi zittire da tutta la biblioteca. Mandò al diavolo anche la Pinche, poi tornò a sedersi quasi in braccio a Tom - Dimmi com'è!-
- Senti ma...-
- Tom non farmi usare la bacchetta!-
- ...ionda...-
- Cosa?-
- E' bionda.-
Cloe allargò gli occhi. Oh no!
- Neely! Ti piace Neely!-
- Ma che Neely!- il giovane Riddle scosse le mani, proprio quando tutti iniziavano a guardarli male - Senti possiamo parlarne un'altra volta e in un ambiente un po' meno affollato? Grazie.-
Manco a dirlo, tempo un secondo Damon si catapultò nella biblioteca e senza tante storie si portò via il Grifondoro e dall'aria che aveva, Trix doveva aver fatto scoppiare la bomba.
Decisamente non l'aveva presa bene. Ma che avevano gli uomini di recente?, si chiese con un sospiro.
Dov'erano finiti gli uomini che saltavano addosso alle ragazze e che se ne approfittavano bassamente?
Mah. Una cosa comunque era certa.
Tom Riddle non apparteneva a quella schiera.

Quel pomeriggio stesso, quando i ragazzi entrarono in sala duelli per le ore con Tristan, trovarono il loro professore in compagnia di un ometto smilzo, sul metro e sessanta, vestito in maniera pomposa e con un occhialetto nell'orbita destra.
I baffi lo facevano rassomigliare al Führer e c'era una colonnina scura, intagliata e finemente decorata in mezzo alla sala, ricoperta da un telo di velluto verde petrolio.
- Ragazzi buongiorno.- Mckay fece una smorfia, alle spalle dell'ospite che fece sogghignare qualche studente - Vi presento il Prefetto Murdo Grossman, capo degli Avvenimenti Scolastici al Ministero dell'Istruzione. Come vi avevo spiegato, il signor Grossman, in accordo col preside Silente e il Ministro della Magia è venuto qui oggi per spiegarvi nei minimi dettagli il regolamento del torneo interno e ci ha anche portato il Calice di Fuoco.-
- Salve.- fece il Prefetto con aria boriosa - Bene, cari ragazzi...spero che prendiate molto sul serio questa faccenda.-
- Stia tranquillo. L'hanno presa come e dove dovevano.- sibilò Tristan, senza riuscire a frenare la lingua.
Di seguito a lui, qualche studente ebbe la decenza di mettersi la mano davanti alla bocca per non ridere sguaiatamente in faccia al Prefetto ma altri non ce la fecero proprio e qualche risatina bastarda risuonò in sottofondo per tutto l'aula.
- Bene.- Grossman batté le mani stizzito, scoccando un'occhiata furente all'Auror e poi tornò a rivolgersi agli studenti, proprio mentre Silente entrava con la Mcgranitt, Piton, la Chips e Lumacorno. Il prefetto fece loro un cenno, quindi iniziò - Allora ragazzi. So che qui tutti siete quasi maggiorenni e per quelli che ancora non lo sono ci vorrà un permesso scritto da parte di genitori o tutori. Come ben sapete il Torneo Interno si svolge una volta ogni undici anni ma quest'anno il Ministro della Magia ha deciso di anticipare la tradizione, per fortificare la nuova generazione che uscirà quest'anno da queste mura. Io sono qua per far si che tutto venga eseguito alla lettera, nel pieno rispetto delle leggi. Dei gufi stanno già volando dalle vostre famiglie per i permessi, quindi passo a spiegare come procederanno le gare. Ma ora lasciate che vi mostri il vostro giudice.- e con un tiro glorioso al lenzuolo di velluto, il Calice di Fuoco venne alla luce del pomeriggio.
Di legno e metallo, intagliato con una scritta antica.
Con un gesto della mano del prefetto, fiamme bluastre cominciarono subito ad ardere.
- Ragazzi, questo è il vostro giudice e colui che vi accoppierà.- spiegò l'ometto con malcelato orgoglio - Il Calice di Fuoco è il vanto della Gran Bretagna. Fu questo stesso calice a eleggere i migliori campioni al Torneo Tre Maghi due anni fa in Francia e questo stesso calice circa dieci anni fa designò Harry Potter come quarto campione, un evento mai accaduto nella storia. Quindi siatene onorati. Dunque...ora farò passare fra voi dei cartoncini di pergamena incantata dal vostro stesso preside. Su quel cartoncino dovrete scrivere il vostro nome, poi gettarlo nel fuoco. Il Calice, fino a ottobre quando inizierà il torneo, studierà la vostre capacità che s'impregneranno nelle carta grazie all'inchiostro magico. Dopo di che vi accoppierà a sorteggio per ogni duello. Alla fine dell'anno, resteranno due soli nomi.-
- E alla fine ne resterà uno solo.- bofonchiò Matt sarcastico, a bassa voce.
- Già, vediamo di non arrivare a staccarci la testa.- sibilò Jeff Lunn, altro Corvonero, quando iniziarono a distribuirsi i foglietti.
- Fate bene attenzione.- continuò Grossman mentre loro scrivevano i loro nomi - Una volta che avrete gettato il cartoncino nel Calice non potrete più tirarvi indietro. Inoltre ho apposto un incantesimo che non permette a qualcuno a partire dalla giovane età del vostro professore di partecipare, quindi non avrete aiuto neanche dal professor Mckay. Dovrete affidarvi alle vostre sole capacità.-
- Cavolo!- sbuffò intanto Asteria - Scusate mi passate un altro cartoncino? Questo maledetto inchiostro ha macchiato il mio nome, non si legge nulla su questo. Grazie signore!-
Ci fu una sfilata di più di cinquanta allievi di tutte le case e dopo che i cartoncini furono gettati e il Calice l'ingoiò, Grossman poté ritenersi soddisfatto.
- E' andato tutto bene?- chiese Silente quando fu terminata quella farsa.
- Certamente preside. Ora sta a voi occuparvi dei ragazzi. Il mio compito è terminato. Verrò una volta al mese per il controllo richiesto dal Ministro Orloff.-
- Oh, non ne dubitavamo.- rispose acidamente la Mcgranitt - Conosce la strada immagino.-
- Si, certo.- rispose quello seccato - Arrivederci!-
Dentro alla sala invece si stava consumando la curiosità per quell'oggetto magnifico.
Tom sorrideva al pensiero che un Harry quattordicenne fosse stato prescelto per i giochi dei Tre Maghi.
Ma in fondo Harry era sempre stato il mago migliore del mondo per lui.
Durante la pausa si mise a sedere in poltrona, tirando fuori un libro sui licantropi che aveva cercato in biblioteca prima che Cloe avesse dato via a quel terzo grado ma venne presto interrotto.
- Ciao.-
Alzò la faccia, trovandosi Tobey di fronte.
- Ciao.- abbozzò un sorriso, senza sapere bene come comportarsi - Tutto bene?-
- Una favola.- rispose Williams pacato come suo solito - E il simpaticone come sta?-
- Il simpaticone sta meglio quando tu non sei in giro.- rognò Damon, buttandosi accanto a Tom - Con quella lingua velenosa non hai ancora fatto secco nessuno oggi?-
- Speravo di provarci con te alla prima occasione.-
- La finite voi due?- ghignò Tom - Dai, basta. Avete cominciato col piede sbagliato, ecco tutto.-
- Altra brutta giornata?- Tobey guardò Damon di striscio - Che faccia...-
- Ne ho avute di migliori.- borbottò il Legimors - Specialmente quando le amiche non diventano di colpo ruffiane!-
- Senti ma sei sicuro di avere tutti i neuroni a posto?-
- E tu sei sicuro di non avere quelle ghiandole che hanno le vipere nella gola?-
- Bella idea quella del Calice eh?- s'intromise Tom con aria da cucciolo - Che ne dite?-
- Che ci sarà da pestare Flanagan.- sibilò Damon.
- Per una volta non ti do torto.- Williams guardò di striscio il Tassorosso - Ma ci prova sempre con tutte?-
- E' un affamato, lascialo perdere.-
- Oh Lot.- Tobey richiamò Frommer che li spiava da lontano indeciso se raggiungere l'amico Corvonero - Non ti ho chiesto, partecipi?-
- Si.- disse il ragazzo titubante - Anche se non ne sono molto convinto.-
- E chi lo è.- Tobey si volse, indicando Howthorne e Riddle - Tranquillo Lot, non morde come ci hanno detto. Lui è Tom Riddle. E Tom, lui è Lancelot Frommer. Occhio invece che quello invece morde e sputa...lui è Damon Howthorne, il famoso Veggente.-
Il Legimors strinse la mano a Frommer, scoccando un'occhiataccia a Tobey ma poi lasciò perdere mentre Lot stringeva timidamente la mano anche al Grifondoro. Pure Tom, arrossendo vagamente, ricambiò la stretta.
- Così il prof Mckay...è legalmente tuo padre.- se ne uscì Lot, capendo subito di aver detto la cosa sbagliata ma Riddle sorrise, tranquillizzandolo - Si, è il mio patrigno. Mi ha adottato sei anni fa.-
- E tua madre?- gli chiese Williams.
- Ogni tanto si fa vedere.-
- Ed è vero che Harry Potter è il tuo padrino?- gli chiese ancora Lot, ormai curiosissimo.
- Si.-
- Wow! Dev'essere eccezionale! Però ancora non l'ho visto al castello! Verrà a Hogsmade con noi?-
- Non dovrebbe essere sotto protezione?- fece Tobey stranito - Non dovrebbe andarsene in giro no?-
- Vaglielo a dire.- ridacchiò il Grifondoro - Comunque ci saranno altri Auror con noi a Hogsmade.-
- Tanto se qualcuno ha voglia di far secco uno studente prima o poi ci riesce.- frecciò Alderton passando di lì.
- Oh grazie Fabian, ne hai un'altra?- sibilò Maddy disgustata.
- Per i mezzosangue sempre.-
- Ma sparati.- gli disse Martin - Dai Maddy, lascialo perdere.-
- Tanto di cretini è pieno il mondo, che ci si abitui.- aggiunse anche Tobey.
- Oh, prima o poi taceranno.- fece Cloe, andando a sedersi sul bracciolo della poltrona di Tom - Se tutto va come deve questa volta gli Auror e Harry Potter troveranno un modo per mettere tutti in silenzio.-
- Non crederai che sia così facile.- le disse Fern arricciando il naso - Ognuno ha il diritto di pensarla come vuole.-
- Già e io avrei anche il diritto di prendere la bacchetta e schiantarti al muro ogni volta che fai la tue sparate.- l'avvisò la King con finta calma - Abbiamo ragione tutte e due no? È un mio diritto schiantarti al muro, giusto?-
- Claire ti prego calmati.- le disse Tom fra i denti, abbassandosi su di lei - Non scateniamo rissa qui eh? Aspetta un mese e potrai romperle le ossa sul palco.-
- Vorrei farle ingoiare la lingua, ecco cosa vorrei.- sibilò la biondina irritata - Le tenderò un agguato nei bagni.-
- Ti serve una mano?- soffiò Neely Montgomery, seduta su un altro divano davanti a loro.
- Voi ragazze dovreste essere meno manesche.- sentenziò Damon scuotendo il capo.
- E tu dovresti prendere più vitamine.- gli disse Neely con fin troppa dolcezza, prendendolo in giro - O rischi di svenire come stamattina a Divinazione.-
- Ecco, questa potevi proprio risparmiartela.- sibilò Howthorne un attimo prima che venisse riempito di domande. Spiegare che era stato un mancamento fu inutile. Venne sommerso di premure e poi mandato al diavolo dalla King, quindi la faccenda si concluse nell'omertà generale.
- Quindi chi schiatta?- finì Flanagan sarcastico.
- Tu se non taci!- gli abbaiò il Legimors.
- E chi sarebbe violento ora?- gli rinfacciò Neely.
Damon le trucidò con un'occhiataccia e tacque, mentre rientrava Tristan.
La lezione si concluse alle cinque e mezza, interamente dedicata a vedere che incantesimi pratici e decente i ragazzi sapessero scagliare contro un muro e i risultati non furono poi traumatizzanti.
Anzi, erano sulla buona strada per cominciare col piede giusto.
Stavano uscendo dall'aula a gruppi quando davanti a Tom si parò più di un metro e ottanta di biondo Malfoy incazzato.
Stava per salutarlo quando si accorse della sua aria assassina e capì che era tornato in sé.
Passò davanti alle studentesse che si sbrodolarono al suo passaggio e senza tante storie Draco afferrò Damon per il cappuccio, rischiando di strozzarlo, e salutando appena il suo mostriciattolo filò via, trascinandosi dietro Howthorne che rischiava il soffocamento.
- Il Principe ha recuperato il trono?- fece Cloe con uno sbuffo.
- A quanto pare.- Tom li guardava andare via preoccupato - Dici che sta bene?-
- E' andato in giro per giorni dicendo che è una brutta cosa uccidere i mezzosangue.- ponderò anche Trix - E' già tanto se non gli è venuto un collasso nervoso appena sveglio.-
- Bhè, se non altro ora non è più un cucchiaino di miele no? Ringraziamo il cielo.- la Grifondoro si mise la tracolla in spalla - Bene ragazzi, io vado a farmi un bagno perché sono a pezzi. Tom ci vediamo alla torre.- e gli baciò di nuovo la guancia, andandosene via senza vedere i resti Riddle, liquefatto sul pavimento.
La Diurna fu l'unica a scuotere il capo, sconsolata.
- Tom...tutto bene?-
- No, per niente. Ma che le prende Trix?- alitò, color pomodoro - Sono giorni che mi bacia!-
- E' solo affettuosa. Ti bacio anche io ma non è mai crollato il mondo.-
- Si ma prima lei non lo faceva...adesso mi viene un infarto ogni volta che mi viene vicino!-
- Di che ti lamenti? Almeno lei ti piace e non ti evita no? Io vado a chiedere a Howthorne un favore serio in sette anni e quello ha anche il coraggio di negarmelo! Vabbè...ci vediamo a cena! Ciao!- e baciandolo a sua volta e strizzandogli l'occhio sparì nei sotterranei, lasciando Riddle in preda a una sicura crisi di nervi.

Era tardi quando Draco tornò alla Torre Oscura ma ancora troppo presto per la cena e in giro non c'era nessuno.
Se non soggetti a lui poco graditi.
- Ancora qua?- apostrofò le follette - Dov'è mia figlia?-
Flora e Fiona rotearono gli occhi, continuando a cambiare i vestiti a Jeremy per poi metterlo a letto. Fauna invece gli passò a fianco con una fila di biberon impilati sulla testa tozza - Glory è con la signorina Hargrave.-
- E sono da sole?- chiese, fermandosi di botto sui primi gradini.
- La signorina ha lasciato la bambina con lei in questi giorni.- frecciò Fulva sarcastica - E la bambina è sopravvissuta, quindi non si faccia scrupoli.-
- Spiritose, siete tutti spiritosi voi folletti.- rognò salendo al piano superiore.
Ci mancava anche che Hermione fosse rimasta sola con Glory.
Aprì la porta della stanza credendo di trovare un disastro e invece trovò le sue due donne a letto.
Hermione stava sdraiata a pancia in sotto, in vestaglia, forse pronta per il bagno mentre la bambina era già con la tutina da notte, intenta a masticare una formina di gomma morbida visto che stava mettendo i primi dentini.
- Chi è?- chiese Hermione, sentendo la porta aprirsi.
- Papa...- tubò Glory, allungando le braccine paffute e profumate verso l'Auror.
Draco sorrise nonostante tutto e prese in braccio la piccola, stendendosi supino accanto alla Grifoncina.
Le prese subito la mano e le baciò la fronte. Non sapeva perché ma da quando quella mattina aveva riacquistato tutto il suo mondo, trovando la sua mezzosangue in quelle condizioni, aveva come il desiderio di farle sentire fisicamente che c'era. Conoscendo Hermione poi, sapeva che non prendeva quella cecità per il verso giusto. E d'altronde come avrebbe potuto farlo? Una persona forte e orgogliosa come lei doveva trovare tremendamente umiliante dipendere dagli altri in tutto e per tutto.
- Come va?- chiese, tenendosi la piccola Glory sul torace.
- Potrebbe andare meglio.- rispose la Grifoncina - Sono bloccata in questa torre, se qualcuno sposta qualche oggetto finisco sempre piena di lividi e non riesco a vedere le espressioni di mia figlia, quindi non capisco se ha bisogno di qualcosa. Sono un vegetale.-
Malfoy la guardò storto - Quanto sei drastica. C'è di peggio.-
- Tipo andare in giro proclamando l'importanza della vita dei mezzosangue e dei babbani? Si, direi di si.-
- Questa potevi proprio risparmiartela.- sibilò acido - Comunque è niente paragonato a cinque nozze andate a monte.-
- Oddio, non ricominciare.- Hermione buttò la testa fra i cuscini. Aveva sperato tanto che se ne fosse dimenticato sul serio ma era impossibile che Draco Lucius Malfoy si scordasse di qualcosa. E infatti.
- Vi conosco voi donne. Fra un po' comincerai a dire che non è destino che ci sposiamo e molleremo tutto a metà.-
- Preferivi sposarti con quel demone Misha mezzo dissanguato davanti all'altare?- ironizzò sarcasticamente la strega - Non ti facevo così romantico.-
- Al diavolo mezzosangue, non possiamo lasciarla in sospeso questa faccenda!- e anche Glory dette il suo appoggio, emettendo un gorgoglio divertito e battendo le manine.
Riuscì a far sorridere sua madre, dopo di che misero la piccola Malfoy nella culla. Era ora che almeno lei andasse a letto e riposasse. In fondo sarebbero stati giorni duri per tutti quelli.
- Bagno?- propose Draco a bassa voce, posando un bacio sulla spalla di Hermione.
- Va bene. Abbiamo parecchio di cui parlare.-
- Si contaci.- ridacchiò perfido, prendendola per mano e tirandola via.
Più che parlare, avevano parecchio da recuperare.
E per la prima volta dopo dieci giorni, Hermione sorrise di cuore, sentendo di averlo davvero ritrovato.

 

 

 

 

 

 

 

 

* Ragazze mie, Artemisia s'è messa sul forum, su fan fictions on demand, se avete domande fate pure a lei, sarà felice di rispondervi senza usare lo spazio recensioni. Un saluto a tutte! ;)

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12° ***


figli12

 

 

Harry Potter aveva le braccia incrociate, le gambe lunghe sul tavolo e un muso da ragazzino diciassettenne che era tutto un programma.
A tenere il broncio c'era anche Hermione Granger, accoccolata sul divano con un diavolo per capello.
Evidentemente quella non era una buona giornata per nessuno e il fosco cielo grigio che incombeva su tutta la valle sembrava dare appena un accenno di ciò che avrebbe riservato fino a sera.
- Insomma voi due è ora che la finite di fare i bambini!- sentenziò Ron Weasley, mani sui fianchi e aria seria più che mai, in piedi in mezzo alla sala riunioni della Torre Oscura.
- Mi avete rotto! Lo capite si o no che non siete nelle condizioni per poter uscire fuori dalle mura del castello?-
- E già, sono cieca.- sibilò la strega rabbiosa.
- Ok, passi lei che è cieca...io che problema ho?- sibilò Potter con aria incredibilmente adolescenziale.
- Tu non hai cervello, ecco la magagna!-
- Questa vostra nuova fissa sulla mia protezione mi sta dando il voltastomaco.- Harry assottigliò gli occhi verdi - Dovete finirla di trattarmi come un prigioniero!-
- Non sei un prigioniero ma siamo circondati da pazzi assassini, non so se ti è entrato in testa.- aggiunse anche Edward, mangiandosi uno yogurt seduto a tavola - Ora non c'è più solo Voldemort ma anche questa setta di maniaci che non si sa ancora bene cosa vogliono. Per favore quindi, non andare a cacciarti nelle grane. Chiaro?-
- Chiaro un accidenti!- sbraitò - Elettra difendimi!-
La Baley alzò le spalle, inzuppando dei biscotti nel caffè - Io sono d'accordo con Ron e Ed.-
- Grazie e le parole "ti sosterrò contro ogni avversità" che fine hanno fatto?-
- Sono diventate "mettiamo cervello quando il nostro maritino si comporta da moccioso".- soffiò la biondina.
Potter roteò gli occhi, rovesciando la testa indietro oltre lo schienale della sedia.
- Biondastro dì qualcosa.-
Draco Malfoy non aprì bocca. Stava a tavola, intendo a dare la pappa a Glory con un cucchiaio di plastica. La sua aria funerea, più o meno la stessa di Potter, indicava tempesta in arrivo.
- Allora?- lo incalzò Ron - Non hai niente da dire?-
- Hn,- Draco pulì la bocca della sua bambina, sempre più disgustato - cos'ho da dire? La vita fa schifo.-
- Esatto.- annuì Harry.
- Sapete cosa fa ancora più schifo?- proseguì Malfoy - Crescere i figli nel peccato, per esempio.-
Hermione, per tutta risposta, roteò gli occhi ciechi.
Eccolo che cominciava. Quando diventava melodrammatico non lo sopportava proprio.
- Eh già.- proseguì Draco senza ascoltare il filo dei discorsi altrui - Facciamo figli senza pensare alle conseguenze... senza essere sposati e sbattendocene di quello che potranno soffrire, mandandoli in depressione fin da neonati. Che dici Glory? Vero che sei sull'orlo di una crisi di nervi?-
La bambina emise un vagito inconsulto, tornando a mangiare la pappetta.
- Certo, se quella mezzosangue di tua madre mi sposasse forse...-
- Bene, perfetto.- Pansy rise acidamente - A quanto pare abbiamo due ragazzini invece che uno.-
- Io non mi comporto da ragazzino!- sibilarono Harry e Draco in coro.
- Siete voi che mi trattate così!- continuò Potter - Non ho bisogno di un quintale di balie, chiaro?-
- Bene e allora non farci preoccupare. Stattene buono e mettiti sui libri!- sindacò Ron, ficcandosi il mantello - Vado di ronda con Milo e Clay. Vedi di non farti venire a cercare per tutto il castello. Ci vediamo a pranzo!-
- Goditi l'uscita. Potrebbe essere l'ultima che farai.- lo minacciò il suo migliore amico.
- Ahah, molto spiritoso. Ed, noi ci vediamo giù.-
- Già, oggi i ragazzi vanno a Hogsmade.- disse Pansy - Come siete messi?-
- Il tragitto verrà sorvegliato.- rispose Dalton - E giù al villaggio ci penseranno Gary e gli altri.-
- Perfetto. Herm ci facciamo una canna?- rognò Harry fra i denti.
- A questo punto...- brontolò la Grifoncina - Pare che qua non ci sia altro da fare.-
- Dio ma siete impossibili.- sorrise Elettra - Senza rischiare il collo non vi divertite eh?-
- All'inferno.- la Granger si mise in piedi, serrando le palpebre - Vado in camera. Se non altro lì non sentirò ritorsioni da parte del primo uomo al mondo che vuole ingabbiarsi.-
- Ah, molto divertente mezzosangue!- fece Draco irritato - Ne riparliamo più tardi.-
- Contaci!-
Spariti i soggetti recalcitranti, Edward e Draco rimasero soli in cucina mentre Elettra e Pansy erano salite al piano superiore con le tate, per giocare coi bambini già belli vispi alle otto di mattina.
Malfoy cominciò a prepararsi per uscire quando il perpetuo rumore che provocava Dalton lo bloccò.
L'ex Corvonero ticchettava col cucchiaio sul bancone della cucina, dondolandosi sulla sedia.
Sembrava uno spiritato.
Alzò un sopracciglio, restando a fissarlo fino a quando Edward non si accorse che lo puntava come un cane da caccia.
- Bhè?- Edward si prese un portacene, accendendosi una sigaretta - Ti serve qualcosa?-
- No...e a te?- rispose Draco diffidente - Ti serve un elettro shock?-
Dalton si morse il labbro, indeciso sul da farsi.
- Lo sapevo che prima o poi avresti cominciato a dare segni di demenza.- il biondo lo guardò con un mezzo ghigno appena accennato - Allora? Sei di nuovo senza soldi o hai messo incinta qualcuno?-
- No, per il momento niente bambini...anche se sono comunque al verde.- bofonchiò l'altro - Senti...ce l'hai un minuto?-
- Dipende. Se è una cazzata ti prendo a pugni, oggi non sono dell'umore adatto.-
- Si tratta di...rapporti di sangue.- iniziò Edward, sedendosi di nuovo e dando un lungo tiro dalla sigaretta.
- Allora dammi un altro caffè.-
Pochi minuti più tardi, stavano faccia a faccia, a discutere di un argomento vecchio come il mondo.
Edward aveva atteso a lungo ma sapeva che non poteva parlarne con nessuno al di fuori di Malfoy.
L'aveva ascoltato in silenzio e gli aveva detto tutto.
Di Ophelia Haeder.
Di come l'aveva conosciuta un anno prima, una babbana ventiseienne che viveva a Londra, in cerca di lavoro. Di come la prima volta che l'aveva incontrata per le scale con un semplice saluto gli avesse tolto il sonno. Di come, stranamente per uno come lui, non era riuscito a chiederle un appuntamento per una semplice birra per ben quattro mesi. Di come parlare con lei fosse difficile ma anche...diverso, dal mondo in cui era cresciuto.
Di come le mentiva, di quello che era stato costretto a raccontarle.
- Noi siamo uguali.- gli disse Edward, fissandolo - Io e te siamo stati cresciuti con le stesse idee e gli stessi valori. Purosangue di qua, mezzosangue di là. I babbani per me non dovrebbero neanche esistere.-
- E invece sei andato a impegolarti con una di loro.- Draco rimase impassibile - Pessima idea.-
- Lo so.- ammise Dalton - Ma non ci riesco a tagliare i ponti. Non potremmo essere più distanti ma...-
- Ma un corno.- il biondo scosse il capo - Perché hai deciso di parlarne con me? Sai come la penso.-
- Perché speravo mi facessi rinsavire.-
- Inutile. Sai già cosa ti risponderei...-
- Ma?-
Draco ciccò nel portacenere, rimettendosi la sigaretta in bocca e versandosi altro caffè.
- Ma tu ci tieni già a lei, no?-
Fu la prima volta che lo vide arrossire, intimidito.
- Cazzo. Sei proprio andato allora.-
- Non fa ridere. È orrendo.- sbottò Edward - Mi comporto come un deficiente di tredici anni!-
- Riassumiamo. Ti sei innamorato di una babbana. O no?-
- Non so.-
- Si.- sindacò Draco, ignorando i suoi lamenti - E da quando sei bambino ti hanno insegnato che noi siamo qua e loro là, per farla breve. Giusto?-
- Giusto.-
- E faresti venire a tuo padre un infarto, sbaglio?-
- No, non sbagli.-
- Che casino.-
- Non dirlo a me.- Dalton si passò le mani nei capelli, distrutto - Mio padre mi ucciderà e io non so neanche da che parte cominciare per spiegare ad Ophelia cosa sono. Non so neanche se lo accetterebbe. E non so come conciliare due mondi così diversi. Un conto è se fosse mezzosangue...io non avrei il minimo problema, sono sempre maghi, sono come noi.-
- Hn.- la smorfia ironica di Malfoy lo fece sorridere.
- Infatti con Hermione ti è andata bene.-
- Perché lei è una strega. Tu invece sei purosangue, lei una babbana.-
- La grana è questa.-
- Hai tastato il polso?-
- Con cosa? Dovrei mettermi ad agitare la bacchetta e farle venire un collasso?-
- E allora lasciala.-
- Non stiamo insieme.-
- Senti Dalton, arriviamo al sodo. Pensi che ne valga la pena?-
Lo vide mordersi le labbra. Dio, non si era mai sentito così indifeso e impacciato in vita sua.
- Allora?-
- Allora non lo so! Va contro ogni cosa mi è stato ripetuto fino alla nausea!-
- Te ne sei sempre sbattuto del sangue, non dirmi balle. Si, quand'eri studente eri orgoglioso di essere purosangue, poi hai cominciato a fregartene anche di quello sotto l'influsso malefico dello Sfregiato, quindi per favore non stare ad angosciarmi. Sei adulto ed è ora che la pianti di sbatterti le prime che passano. Non che straveda per i babbani, fosse per me li deporterei tutti e la faccenda di questa tizia mi piace anche meno...ma in fondo è la tua vita. Tuo padre è anche peggio del mio ma ti ha sempre voluto bene. Sei tutto quello che gli rimane.-
- Già e io vado a mandargli in malora la tradizione di famiglia con una babbana.-
- E allora sposati la prima deficiente purosangue che passa e vivi una vita all'ordine del country club e di riunioni di famiglia con vecchie mummie che pontificano sui tempi andati. Da quando sei diventato così conservatore eh?-
- Scusa, non volevo fregarti il posto.- brontolò Edward immusonito.
E facendo ridere sommessamente Draco, iniziò a picchiare la testa contro la tavola.
E fu così che finalmente quel giorno Edward Dalton iniziò a crescere.


Beatrix Vaughn si mise la giacca nera di pelle e si legò al collo un fazzoletto rosa inteso, cercando di non pensare al bicchiere vuoto che troneggiava sulla sua libreria.
Vuoto. Le scorte erano finite. E lei aveva sete. Tanta sete.
Ma piuttosto che andare a mendicare poche gocce di sangue si sarebbe lasciata essiccare al sole.
Doveva uscire, ormai era ora per l'adunata per Hogsmade.
Qualcuno bussò alla sua porta e senza aspettare un invito, Asteria McAdams apparve sulla soglia. In una mini fasciante e truccata alla perfezione si guardò attorno, poi posò lo sguardo su Beatrix che finiva di vestirsi.
- Sai che non ho mai visto una ragazza bella come te?-
Trix si girò appena, con un sopracciglio alzato.
- Non pensare male.- sorrise melliflua la scozzese - Non sono lesbica. Anche se proverei volentieri l'esperienza.-
- Grazie.- la Diurna evitò di guardarla, mettendosi il collirio negli occhi.
- Di che colore hai gli occhi?-
- Castani.- mentì Trix - E' ora?-
- Si, Fern e Cordelia sono già con quelle del sesto.-
- Arrivo.-
- Posso farti una domanda personale?-
- Dipende.-
- Stai con Damon o con Riddle?-
- Non sto con Tom.-
- Allora sei la ragazza di Damon.-
- Per il momento no.- Trix finalmente si mise la tracolla in spalla e la raggiunse - Perché me lo chiedi?-
- Così. Lui mi piace. E se Riddle non fosse il figlio bastardo di un assassino, di certo farei un pensiero anche su di lui. Comunque...- Asteria spense la sigaretta che stava fumando nel portacenere sul comodino della Diurna -...se non sbaglio la prima volta che ci siamo viste tu stavi litigando con l'amico del prof Mckay.-
- Non andiamo d'accordo.-
- E' molto bello per essere un mezzo vampiro.-
- Dote di tutti i mezzosangue dal carattere demoniaco.-
La McAdams annuì, seguendola in corridoio - Già. Hanno un che di misterioso e letale, non pensi?-
Già. Letale era la parola adatta. E quella non sapeva in che guai si stava cacciando, pensò Trix sull'orlo della sete più assoluta.
Uscirono in giardino dove un debole sole balenava da nubi di panna, presagio della prima tempesta autunnale.
Le classi del sesto e del settimo anno erano raggruppate qua e là, altri ragazzi erano in fila per dare alla Mcgranitt e a Lumacorno, i loro accompagnatori, le autorizzazioni.
A fiuto, Beatrix raggiunse Cloe che chiacchierava con Madeline e Patience Hogs, di Tassorosso.
- Salve superoca.- la King le fece un cenno - Sei venuta con la serpe?-
- Si, abbiamo avuto uno scambio di idee interessante.- sussurrò la Diurna, a bassa voce - Qua come va?-
La biondina gl'indicò Damon poco più in là, a parlare con Matt Rogers, Martin, Bruce e Philip Prentice. Poi le disse che ad aspettarli a Hogsmade ci sarebbe stato Gary Smith. Con loro in carrozza invece Sphin e Clay.
Dall'alto avrebbe pattugliato Jess, in forma animale.
- Il piano "Attentiamo alle grazie di Howthorne" come procede?-
- Va male.- bofonchiò la Diurna, sentendo le chiacchiere odiose delle Tre Grazie e di Fern Gordon alle loro spalle - Fa finta di niente e la cosa mi irrita. Forse non gl'ispiro.-
- Ispireresti anche un cadavere, smettila.- la blandì Cloe - Sono io che dovrei farmi questa domanda.-
Trix si accese una sigaretta, per ammazzare la fame. Proprio non ci arrivava.
- Tom dov'è a proposito?-
- E' là all'ingresso. Parla con Neely.- mormorò la King desolata, mostrandole Riddle con un nuovo cerotto in fronte, dato dall'ennesima caduta - Ha detto che gli piace una bionda. Credo sia lei.-
Eccola. La deficienza dilagava!
- Forse è un'altra bionda...-
- Figurati!- Cloe scosse il capo, sempre più mogia - Ci ho pensato e in effetti Neely potrebbe essere il suo tipo. È intelligente e brillante, inoltre ha stile e classe, non alza mai la voce ed è una Capo Scuola. La ragazza ideale.-
- Parli della Montgomery?- s'intromise Patience con un sorriso - Sciocca, non hai mai notato come guarda Howthorne?-
- Damon?- stavolta Trix schioccò la lingua - Che non ci provi prima che ci metta le mani io!-
- Come prego?- allibì la Tassorosso.
- Nulla, lasciala perdere.- la zittì Cloe, tirandola indietro - Cambiando argomento...aziona il naso. Cosa senti?-
- Te l'ho detto. La puzza di lupo arriva fin qua.-
La King e la Vaughn si voltarono verso le mura. Oltre quelle, i ciuffi scuri della Foresta Proibita.
- Lupo di razza però.- sospirò la Sensistrega - Uno di loro mantiene forma umana.-
- Odio i mannari.- ringhiò la Diurna fra i denti - Li detesto! Non sanno fare altro che sbavare!-
- Ed ecco che riprende il comando la parte vampiresca.- frecciò Damon, raggiungendole di spalle con un codazzo di altri compagni - Allora? Ritorneremo vivi?-
- Questo dovresti dircelo tu.- soffiò Beatrix - Niente guai?-
- Per il momento no.- le rispose serafico - Ti si sono calmati i bollori?-
- Ahah.- fece lei seria, ma con un sorriso melenso - No.-
- Fantastico.-
- Ehi Howthorne, devo dirti una cosa ma tieniti forte.- gli disse Cloe - Non ce l'hai d'argento sai?-
- E che ne sai duchessa.-
- Ma per favore. E' già tanto se Maddy non ha subito danni permanenti.-
- Non s'è mai lamentata. Tom dove sta? Oh, eccolo...parla con Occhi di Fuoco.-
- Occhi di Fuoco?- Cloe ridacchiò - Ma sai che sei fissato?-
- Bah.-
Arrivò anche Sedwigh, di pessimo umore perché era incappato in Flanagan e poi in Alderton.
- Bella giornata schifosa.- bofonchiò - Odio il sabato. E odio questi del sesto!- sbraitò, quando uno studente di Corvonero, correndo, lo spedì addosso a Beatrix - Cazzo ma cosa corrono?! Ehi...- fissò poi la Diurna, stranito - Sei ghiacciata. Ma stai bene?-
- Benissimo.-
Il biondo la guardò ancora per un attimo, poi lasciò perdere.
- Allora? Ci diamo una mossa o no?-
- Stiamo aspettando che Lumacorno si sia arruffianato per bene Jess.- ironizzò Tom, raggiungendoli con Neely - Gli sta facendo una tirata terribile sui doveri dei primogeniti.-
- Quello non ha tutte le rotelle a posto.- sentenziò Cloe - E persevera nel chiamarmi Angelica.-
- Già, dalla tua faccia dovrebbe capirlo che sei tutto tranne che quello.- le sibilò Beatrix.
- Zitta superoca.-
Alla fine comunque riuscirono a mettersi in viaggio. Salirono in carrozza e dall'alto delle torri, Silente e Harry osservarono la loro partenza. Speravano solo di non doversene pentire.
Il tragitto fu tranquillo ma chi sapeva sentire, si accorse che certi occhi non li abbandonavano mai.
Una volta arrivati al villaggio, si accorsero tutti dall'atmosfera tesa e densa che vi aleggiava sopra.
La Mcgranitt ordinò di non diversi e di stare sempre in gruppo, poi li lasciò liberi ma sempre sotto lo sguardo vigile degli Auror. Gli studenti si nascosero nei locali, altri andarono a spasso per negozi mentre nella via centrale di Hogsmade alcune bancarelle delle ultime fiere di settembre riempivano l'aria di un forte odore di spezie.
Il sole poi era uscito finalmente dalle nuvole e la giornata si pregustava abbastanza tiepida.
Cloe stava girando fra i banchetti quando di colpo non vide più Beatrix.
- Ma dove...- bofonchiò girandosi un po' ovunque.
- Cerchi la Vaughn?- le disse Sedwigh, che bloccò in mezzo alla strada - L'ho vista uscire prima da questa ressa. Era più pallida del solito...credo che l'odore delle spezie le abbia dato fastidio. C'era Rogers con lei.-
E infatti. Cloe si accorse solo in quel momento della quantità di olive, aglio, peperoncino e delle verdure lì attorno.
Era già tanto se non era svenuta con quel suo nasino delicato.
Però decise di non andare a cercarla, visto che c'era Matt con lei. Per due semplici motivi: il primo era perché trovava ridicolo disfarsi della verginità con Howthorne e per colpa di Milo e secondo perché Rogers era cotto di lei da sette anni, quindi poteva almeno lasciarlo provare no?
- Ehi, come mai sei sola?-
Riconobbe la voce di Tom e gli sorrise subito.
- Niente, Trix ha fastidio per il profumo delle spezie ed è andata a sedersi lontano dalle bancarelle. Ti hai trovato qualcosa?- e senza ascoltare la risposta di Riddle, si ritrovò a divorarlo con gli occhi. Tom stava da Dio vestito da babbano e col cappotto grigio era ancora più bello.
A una folata di vento lei invece si strinse nella giacca di lana azzurra, tirandosi il cappuccio sui crini biondi.
- Facciamo due passi insieme?- gli propose.
Il mago annuì quasi subito e la King gli prese il braccio, con calma apparente.
- Dov'è Damon?-
- E' con Maddy.- la informò Riddle con un sospiro - Credo che debbano ancora appianare alcune cose ma da quel che mi ha detto considera la storia ormai conclusa.-
- In effetti è riuscito a farsela passare. A fatica ma ce l'ha fatta.- ponderò la Sensistrega, guardando qua e là su un banchetto vari amuleti portafortuna e ciondoli che promettevano alchimia eterna - Ci credi in questi cosi?-
Tom rise divertito, alzando le spalle - I rapporti fra le persone sono già abbastanza incasinati senza l'utilizzo della magia.-
- Oh, su questo hai ragione. Allora, come va con la tua bella?-
Vedendola continuare a guardare anelli con varie pietre, decise di dire una mezza verità.
- Un po' meglio. Cioè...lei non se ne accorge ma mi piace sempre di più.-
- Continuo a dirlo.- Cloe sollevò un anello con un'ametista a forma di rombo, incastonato su un filo d'argento grezzo mente si mangiava il fegato - Solo una cretina non sarebbe in grado di accorgersi che razza di persona sei.-
- Se lo dici tu.- bofonchiò, depresso - E il tuo uomo misterioso?-
- Gli piace un'altra.-
- E quando l'hai scoperto?-
- Pochi giorni fa.-
- Non puoi provare a dimenticarlo?-
Cloe stavolta si girò, guardandola con aria tenera e aggressiva al tempo stesso.
- Lui non è facile da scordare.-
Beato lui, pensò Riddle poi però non riuscì più a connettere, perché la biondina tornò a stringersi contro il suo fianco, trascinandolo verso un'altra bancarella. Si, per il momento poteva non pensarci, ammise con se stesso. Per il momento, poteva far finta di niente. E credere che quel tizio fosse solo un'ombra vaga.
Beatrix intanto aveva un fazzoletto sulla bocca e sul naso, girata col capo rovesciato all'indietro su una panca di pietra.
- Ecco...sei sicura che non ti serva qualcosa? Che so...tipo un inalatore d'ossigeno o altro?-
- Rogers...non respiro.- sibilò la Diurna, disgustata.
- Oh...- Matt fece una buffa smorfia - E' vero, non ci avevo pensato. Ma davvero non posso aiutarti?-
- Si, metti bene in mostra la gola.-
- Davvero mi morderesti?- cinguettò il Corvonero.
Riuscì a farla ridere. Certo che quel ragazzo era davvero forte quando ci si metteva.
- Credevo che voi vampiri sceglieste con cura le vittime quindi...un po' la mia gola deve attrarti, giusto?-
- Ora come ora morderei anche un sasso.-
- Così mi ferisci.- Matt si mise comodo, passandosi una mano fra i corti capelli color mogano - Allora? Cos'hai fatto quest'estate?-
- Mi sono ripassata tutta una squadra di football a Boston, poi ad Amsterdam sono stata chiusa per due settimane in un locale sadomaso.-
- Eccitante. Io sono coi miei nonni e non ti dico i brividi che mi hanno fatto venire i lavori all'uncinetto di mia cugina.-
La Vaughn rise ancora, conscia che la nausea stava lentamente passando.
- Senti, visto che ormai siamo intimi...- celiò Matt, gesticolando con la sua aria migliore - Posso chiederti una cosa?-
- Spara.- sorrise lei, accendendosi una sigaretta.
- Ecco, dunque...ora mi umilierò come con te ho già fatto in tutti questi anni, quindi se dopo vorrai immolarmi va bene...ecco...bhè...che ne diresti...se...ecco...se noi due...-
- Si?-
Beatrix ora lo vedeva solo gesticolare, sembrava sull'orlo di una crisi di panico.
- Volevo chiederti...che ne diresti se...se noi due, ogni tanto sai...provassimo a uscire insieme?-
Uscire con lui?
- Vuoi uscire con me?-
La deficienza era di casa. E non solo nei cervelli di Cloe e Tom.
- Bhè si...- Matt fece un sorrisetto nervoso, viola per l'imbarazzo - Cioè...so che forse non sono al livello dei tuoi canoni di preferenza, visto che forse mi consideri come una bevuta da una botta e via ma forse...cioè, conoscendomi, ecco forse...non so...potrei piacerti...e non solo come bevuta intendo! Scusa, lo so, sono logorroico.-
Vederla ridacchiare però era fantastico.
- Credo di essermi umiliato a sufficienza, che ne pensi?-
- Ma no, che dici.- sussurrò la Diurna - E' solo che...-
- Ti piace Damon, vero?-
- Cosa? No, non è quello.-
- Quindi non ti piace...-
- Veramente..-
- Oddio ti piace davvero allora!-
- Matt vuoi stare zitto?!- Beatrix gli mise una mano sulla bocca - Sta calmo, va bene? È vero, ho qualcosa in ballo con lui e...sono presa anche da altro. Vedi, è tutto un casino. Il mio ex era un mago come te...e mi ha lasciato, dicendo che eravamo troppo diversi. E non ho la voglia di rimettermi in gioco. Con Damon invece sarebbe diverso...però...- lo guardò intensamente, nascosta dietro le lenti colorate - ...se mi lasci del tempo...-
Lui mugugnò qualcosa e finalmente gli levò la mano di bocca.
- D'accordo.-
- Si?- sorrise la Diurna - Guarda che non prometto nulla.-
Rogers alzò le spalle - Non importa. Però almeno ci ho provato.-
- Già, l'importante è provare.- ammise la Vaughn - Si, hai ragione.-
Damon invece in quel momento stava chiudendo un capitolo importante della sua vita.
Madeline Nolan di Grifondoro gli carezzò il viso e poi gli lasciò la mano, sorridendogli con le lacrime agli occhi.
Se ne andò, sapendo di lasciare un nido caldo e sicuro, sapendo di lasciare una ragazza che l'aveva amato...ma che lui non aveva avuto la forza di proteggere.
Si, non era stato destino per loro.
Alzò il collo della giacca di pelle, infilandosi nelle vie secondarie di Hogsmade.
Aveva voglia di stare solo ma occhi indiscreti lo fissavano. Colse un sorriso seducente da Asteria ma tirò dritto.
Non voleva pensare a niente. Niente.
Invece qualcuno gli finì addosso e una mela cadde a terra.
Aveva un morso, lucida e verde dal riverbero omogeneo.
- Non guardi mai dove metti i piedi?-
Damon ci avrebbe scommesso. Era Neely Montgomery.
- Scusa, te ne compro un'altra.-
- Basta lavarla alla fondana.- gli disse la biondina, Capo Scuola di Corvonero, raccogliendo il frutto e soffiandoci sopra.
La sciacquò sotto l'acqua e lui ne rimase stupito. Che strano, una purosangue senza il naso all'insù.
- Non c'è Williams?-
- E' con Frommer.- gli rispose la ragazza - Perché? Hai voglio di litigare?-
- Ha cominciato lui.-
- Non ne dubito. Tobey ha la spiccata capacità di colpire il bersaglio.-
- Neanche tu scherzi.- le sibilò sardonico, accendendosi una sigaretta - Ti posso fare una domanda?-
- Dipende.-
- Io non ti piaccio, vero?-
Neely sollevò gli occhi azzurri, inclinando il capo mantenendo la sua espressione seria.
- Perché lo pensi?-
- Per come mi guardi.-
- E come ti guardo?- lo incalzò interessata, restandogli di fronte.
- Come se aspettassi sempre che io commetta un passo falso.-
- Oh, ti faccio sentire braccato?-
- No, solo sotto esame.- Damon dette un altro tiro - Allora? È vero?-
- No. Te lo sei immaginato. Ti guardo in quel modo perché poche persone mi stupiscono.-
- E io ti stupisco?-
- Si, parecchio.-
Howthorne corrucciò la fronte, anche se ora la conversazione stava prendendo una piega strana.
Strana però lo era anche quella ragazza.
- Ci siamo chiariti?- gli chiese la biondina.
- Si, direi di si.-
- Bene. Grazie per avermi fatto cadere la mela.-
- Grazie per aver dissolto i miei...- Damon si zittì di colpo, gli occhi attraversati da una nube fioca che fecero preoccupare la Corvonero. Capì immediatamente cosa gli stava succedendo e lo fece sedere sul bordo della fontana di Hogsmade. Tempo pochi secondi e la visione svanì.
Quando si riprese, il Serpeverde vide gli occhi spaventati di Neely.
- Che faccia. Guarda che è normale per me.-
- Ma non per me.-
Il Legimors ridacchiò, scuotendo il capo - Ah, chi l'avrebbe mai detto.-
- Cosa?-
- Che Occhi di Fuoco sapesse cos'è la paura.-
- Occhi di Fuoco? È così che mi chiami?-
- Se non ti piace m'inventerò qualcos'altro.- le sussurrò a un passo dal viso, prima di alzarsi in piedi - Ora però è meglio che vada. Abbiamo un contrattacco da mettere a punto. Ci vediamo dopo.-

La carovana delle carrozze ripartì per Hogwarts alle sei di sera, quando il sole cominciava a tramontare e nulla nell'aria sembrava indicare ciò che sarebbe accaduto.
Gli Auror erano tranquilli, Jess dall'alto volava fluido sotto vento.
Nella carrozza di Tom invece, lui, Damon, Trix, Cloe e Sedwigh stava in muto silenzio.
Il suono della foresta era pari al frusciare dell'erba e il cigolio delle ruote ricopriva la brezza leggera.
Il buio era calato da pochi minuti quando Howthorne parve destarsi dai suoi pensieri.
Cloe sollevò lo sguardo dal finestrino, percependoli.
Lei e Beatrix si scambiarono una leggera occhiata. Eccoli.
Erano arrivati.
Un sordo boato fece frenare la carovana e i Thestral invisibili nitrirono striduli.
La paura era nell'aria. Sulle loro teste.
Sentirono le prime grida e poi cominciarono a volare magie.
I cinque maghi estrassero le bacchette ma prima ancora di poter mettere la mano sullo sportello, un braccio due volte più grande di uno normale spaccò la parete di legno della carrozza e affondando fra schegge e l'imbottitura, riuscì ad afferrare Riddle per il collo.
In un delirio di latrati, ululati e grida di terrore, Tom venne malamente sbalzato fuori.
Si ritrovò inginocchiato a terra, le mani sul terriccio umido della strada, fra carrozze rovesciate e studenti impauriti.
Rialzò il viso lentamente...e rivide qualcuno che aveva sperato ardentemente di ritrovarsi di nuovo di fronte.
Gli occhi di brace di Asher Greyback lo scrutavano divertiti.
Il principe sogghignò, mettendo in mostra una dentatura ancora umana.
- Salve.- sibilò il mannaro con la sua voce rauca - Ci rivediamo...padroncino.-
Tom serrò le mascelle, sentendo ridere qualcun altro. Si guardò attorno e vide due tizi, sui due metri, corpulenti e dall'aspetto selvaggio. Anche loro mannari.
- Ehi Asher...sarebbe questo Thomas Riddle?- gli chiese il più giovane, con una lunga chioma arruffata.
- Si, Gaalab, è lui.-
- In effetti assomiglia molto al Lord Oscuro.- sentenziò il terzo, con la spada sguainata e macchiata di sangue.
Dava sui trent'anni e sembrava il più esperto dei tre. In lontananza però dovevano essercene altri perché ovunque schizzavano fuoco e scintille, magie impietose per respingere l'attacco.
- Principe...ci aspettavano.- rispose il più anziano, assottigliando gli occhi scuri.
- Dagonet ha ragione.- Asher s'inginocchiò leggermente, osservando Tom con espressione minacciosa - Chi vi ha informato?-
- Noi.-
I tre licantropi alzarono gli occhi, quando dalla carrozza scesero Damon, Cloe, Sedwigh e Beatrix.
- Volete battervi ragazzini?- ridacchiò Galaab - Sapete chi siamo?-
- Noi sappiamo chi siete voi.- rispose Tom - Ma voi sapete chi sono loro?-
- Fammi indovinare.- Asher gli girò attorno, senza evidente preoccupazione - Il Veggente, giusto? Anzi, il Legimors. Sai cosa si dice dei Legimors umano? Che alla vostra nascita il diavolo in persona vi posa una mano sugli occhi. Da quel momento in avanti siete dannati per l'eternità.-
- E sai cosa succede a quelli che cercano di mettersi contro di loro?- sibilò Cloe.
- Lei è la Sensistrega? Allora la Lestrange aveva ragione.- ringhiò Gaalab - Asher, attenzione.-
- Si, tranquillo.- il principe annusò l'aria, puntando poi gli occhi su Trix - Ma tu guarda...sento puzza di immortale.-
- Si, anche io.- Dagonet annuì - Principe...è lezzo di fiori freddi.-
- Già. Ma sai cos'altro sento? Voi umani avete paura! State morendo di paura!-
Beatrix non rispose, limitandosi a stare a fianco dei compagni.
- Cosa volete?- chiese allora Tom, iniziando a innervosirsi - E' me che vuoi, dì ai tuoi uomini di lasciare in pace gli altri.-
- Tranquillo. Hanno già mangiato.- ringhiò Asher, rinfoderando la spada - Ora ti faccio una proposta. Vieni con me senza fare storie e non verserò sangue.-
- Ora te la facciamo noi una proposta.-
I Licantropi si girarono di scatto, consci di essere stati presi alle spalle.
Greyback serrò i denti, rabbioso.
- Chi ha parlato?-
Un fischio irriverente attirò la sua attenzione.
Dalla via per Hogwarts stavano comparendo delle persone incappucciate.
- Dobbiamo ancora ringraziarti per averci dato fuoco alla casa, ragazzino.-
Draco Lucius Malfoy si levò il cappuccio, gli occhi d'argento lucidi alla luce del fuoco.
- E' così questo sarebbe il principe dei Greyback eh? Fattelo dire, ragazzino...col fuoco non ci sai fare.-
- Ma tu guarda...il traditore.- Gaalab si affiancò ad Asher, osservando infuriato che i loro compagni sparivano nelle fronde della Foresta nella loro forma animale. Vigliacchi.
- Tutto bene?- chiese Edward, aiutando alcuni Auror a rimettersi in piedi.
- Si, tutto bene.- annuì Tom - Damon li aveva visti.-
- Dov'è Potter?- sibilò Asher - Quel codardo se ne sta al sicuro in quell'orrore di castello eh?-
- Qua di codardo ce n'è uno soltanto!- urlò Riddle a quel punto - E non è il bambino sopravvissuto!-
- No, infatti.- Asher lo fissò cupo - Il vigliacco sei tu che stai con chi ha ucciso i tuoi genitori.-
- Io se non altro non uccido secondo i comandi di mio padre.- lo sfidò il mago - Sei solo un servo per lui!-
- Ti taglierò quella lingua un giorno, ricordatelo!- giurò il licantropo, puntandogli la spada addosso ma la lama si spaccò in tre schegge, presa in pieno da un lampo verde.
Il principe si tenne il polso, dolorante, osservando l'Auror che li stava raggiungendo.
- Ragazzi, venite via da lì.- ordinò Harry - Ora!-
- Potter!- sibilò Dagonet - Principe, andiamo via. È troppo forte!-
- No!-
- Ma Asher...- lo blandì anche Gaalab.
- Non scapperò come un coniglio!- urlò rauco - Mio padre mi ha dato un ordine! E lo porterò a termine!-
- Allora dì a tuo padre di venire a prendersi la mia testa da solo.- Harry avanzò, facendo indietreggiare gli altri tre simultaneamente - E un'altra cosa. Forse non sapete cos'è successo sei anni fa quando hanno cercato di portarci via Tom...chiedete a Rafeus Lestrange che fine ha fatto il suo braccio. E ora se non volete fare la sua fine sparite e in fretta anche! Non voglio mai più vedere la vostra faccia!-
- Al diavolo...- Asher rimase ad assistere impotente agli Auror che portavano via gli studenti ma Tom era ancora lì vicino. Provò a muoversi con uno scatto fulmineo ma qualcuno gli si parò davanti.
Cacciò un latrato di rabbia quando una serie di quattro artigli gli segnarono la guancia.
Ripresosi, si trovò davanti a Beatrix.
Il sangue gli colava sulla pelle, l'odio ribolliva nelle sue vene.
- Me la pagherai cara...ricordatelo vampira!- le sibilò, levando il braccio - Dagonet, andiamo via.-
- Si, come vuoi principe.-
- E noi...- finì, puntando il dito su tutti loro - E noi non abbiamo ancora finito!-
- E' finita quando lo dico io.- Harry lo paralizzò con uno sguardo - Avanti, sparisci.-
Cadde la prima goccia di pioggia e quando lo scroscio fu assordante, i mannari se n'erano andati.
L'acqua cadeva a pugni e il rombo di un tuono assordò quelle terre.
- Non saresti dovuto uscire.-
Il bambino sopravvissuto rimase impassibile, spingendo Tom verso l'adunata con gli Auror.
- E' la mia guerra.- si limitò a rispondere.
- No, ora è anche la mia.-
- Stanne fuori.-
- Non se rischi di morire!- disse bruscamente Riddle, afferrandolo per il braccio - A dicembre sarò maggiorenne, non puoi continuare a proteggermi in eterno rischiando la tua vita!-
- Si che posso.-
- Non è quello che ci siamo promessi sei anni fa! Anche io voglio aiutarti!-
- No.-
- Harry è mio padre quello che vuole ucciderti!- sbottò allora, fronteggiandolo - Non lo capisci? Più nessuno di noi vuole dare un appiglio ai Mangiamorte per perderti! Non voglio mai più ricordare quella notte, non voglio mai più che succeda! E non c'è niente che tu passa fare per farmi cambiare idea!-
Potter lo guardò andarsene sotto la pioggia, un'ombra vaga che spariva fra le fiamme e le macerie.
L'acqua fredda gli bagnò il viso e alzò lo sguardo al cielo, chiudendo gli occhi.
Dio.
Non voleva perderlo. Non voleva assolutamente.
Eppure un mostro nel suo cuore rideva di lui e di quel suo assurdo desiderio.
Di colpo però sentì uno sguardo nella sua direzione.
Si girò verso il buio sentiero e vide una sagoma in lontananza.
Un mantello color panna...e un luccichio funesto.
Poi la chiazza bianca sparì com'era venuta, lasciando la sicurezza a Harry che stavolta sia lui che Voldemort avesse un nemico comune.
Forse era venuto il momento di andare a trovare Tom...

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13° ***


figli13

 

 


La notizia dell'attacco dei licantropi di Greyback fece il rapido giuro di tutta Hogwarts e da Hogsmade il fosco malaugurio si allargò ai villaggi vicini, arrivando dritto a Londra. Prima di giungere alla capitale però, la novella venne fiutata da qualcuno che poteva vantare di avere molti occhi e molte orecchie.
Alla Corte Leonina tutti i vampiri sghignazzavano come dei perfetti sadici, svaccati attorno alla tavola principale del palazzo, cinti da valletti in livrea, in abiti di seta cotta e tulle.
Calici di cristallo erano appoggiati qua e là e tutti, nessuno escluso, si sfregavano le mani sotto il tavolo d'ebano, intagliato con spirali di rose e acanto.
Askart Leoninus stava seduto accanto a Lucian, a capo della lunga tavolata.
L'unico a essere irritato da quella situazione, visto che Gala se l'era svignata nelle sue stanze, pensava solo allo spreco di sangue portato da quel brindisi continuo.
Odiava gli scrocconi e odiava il fatto che Kronos, quel maledetto, fosse riuscito a passare a lui la sua ex fidanzata, visto che ora Sadie degli Aimes Rouge era sua moglie.
Dagli occhi leggermente a mandorla, la vampira francese stava compostamente seduta al suo fianco, tenendogli la mano senza stringerla.
- Non ti diverti fratello?- gli chiese Lucian, portandosi il calice alle labbra.
- E tu ti diverti?- bofonchiò Askart seccato - Va bene, Greyback è col letame fino al collo. E allora?-
- E allora ringraziamo gli Auror. Li stermineranno per noi.-
- Vuoi togliermi i miei ultimi divertimenti?- Askart si lasciò andare all'indietro contro la poltrona imbottita - Fenrir era una preda mia e ora quel maledetto è andato di nuovo a impelagarsi con gli umani e i Mangiamorte. All'inferno.-
- Askart, je t'en prie.- sua moglie lo guardò appena - Non pensare ai mannari. Brinda coi nostri compagni, se non altro riuscirai a tenere a bada Artemas.-
- S'impicchi Artemas.- Kronos Leoninus, seduto accanto a Sadie, si accese un sigaro con un ghigno perverso sul viso - Andiamo fratello, da quando lo tieni così in considerazione eh?-
- Da quando è quello che nasconde le tue tracce, quando esci la notte ad ammazzare.- sibilò Askart - Taci Kronos, almeno porta rispetto e china il capo quando passa. Se ne frega se sei un Leoninus, fino a quando ti copre vedi di tacere.-
- Andros Artemas sta acquistando troppo potere.- gli disse Lucian, pacato - Dovremmo legarlo a noi.-
- E come?- frecciò Kronos con sarcasmo - Mi sposo sua moglie?-
- Kronos, la tua abilità nel prendere e scaricare mogli è impressionante.- gli sussurrò Sadie con tono dolce ma gelido.
- No.- sussurrò Lucian con fare pensoso - Invece della moglie potresti sposare sua figlia.-
Kronos levò un sopracciglio - Ha una figlia?-
- Mezza.- ghignò Askart.
Il minore dei fratelli tacque, senza capire - Mezza?-
- Si, esatto.- Lucian sorrise insieme ad Askart - Mezza strega, mezza vampira.-
- Una Diurna.- ringhiò Kronos disgustato - No, meglio un bagno di sole in una chiesa!-
- Oh, fratello. Il tuo interesse per il benestare del casato mi commuove.- Askart agitò la mano, visto che se l'era aspettato - Comunque devi prendere moglie entro la fine dell'anno. Ricordatelo.-
- E Gala allora?-
- Oh, che villano. Vuoi convincere una donna a prendere marito con la forza?- sussurrò Sadie col suo delicato accento.
- Gala non è una donna. E' un demone.- le sibilò Kronos - Anche peggio di un vampiro.-
- Villano.- ribatté la francese.
- Hn, come ti pare, sorella mia.- rispose Kronos gelido - E comunque non mi mescolerò mai con una sporca Diurna e se tu fossi furbo Lucian andresti in camera di Gala e uccideresti tuo figlio.-
- E come?- lo zittì Askart.
- Ai Diurni basta tagliare la testa.-
- Certo, se ce la fai prima che lui l'abbia tagliata a te, idiota.- rispose Lucian con sarcasmo - Milos è affar mio.-
- Milos è un Auror.-
- Si e ci libererà di tutti i licantropi che odi tanto.- Askart fermò un valletto, per farsi dare un altro calice - Mi piacerebbe vederti in prima linea Kronos e vedere se le tue braccia armate di spade sono veloci quanto la tua lingua.-
In quel momento al fianco destro di Lucian andò a sedersi una donna, abbigliata in un lungo abito color pervinca.
- Eccoti moglie mia.- Lucian strinse la mano a sua moglie, carezzandole poi la spalla nuda e scostandole una ciocca di capelli castano intenso dal viso - Dove sei stata?-
Alexandra Leoninus prese delicatamente una coppa dal vassoio di un servitore, portandoselo alle labbra pallide.
- A salutare Milos.- rispose indifferente.
- Sta bene spero.- le disse Lucian - Perché non è venuto?-
- Preferisce stare con tua sorella.- rispose la vampira - Mi ha detto di porgervi i suoi saluti.-
- Quindi non vuole che andiamo a fargli un'imboscata.- soffiò Kronos - Gentile farcelo sapere.-
- Risparmiami il tuo sarcasmo di bassa lega, Kronos.- gli rispose Alexandra, scoccandogli appena uno sguardo.
- Sorella cara, lascialo perdere.- le sussurrò Sadie - Kronos ha appena avuto un'offerta poco allettante.-
- Riguardo a cosa?-
- Matrimonio.-
Alexandra sorrise per la prima volta, con evidente sprezzo.
- Chi potrebbe essere così sciocca da sposarti?-
- La figlia di Artemas.- la informò Askart.
- Una Diurna. Volete legarlo a voi.- la madre di Milo levò un sopracciglio - A quanto ne so è minorenne secondo le nostre leggi. Se convincete Andros a cedervela, lo avrete imbrigliato per sempre. Certo, per farlo però dovrete promettergli una buona dote. Cosa gli offrite?-
- Non parlatene come se dovessi farlo sul serio.- sibilò Kronos - Il solo pensiero mi disgusta!-
- Come disgusterà la ragazza.- l'assicurò Lucian, mettendosi in piedi - Bene, se volete scusarmi vado a salutare mio figlio. So che vuole sapere cos'abbiamo intenzione di fare con Greyback.-
- L'ho già assicurato io, non temere.- gli rispose sua moglie - Però fatti dire qualcosa sulle prossime mosse. Non ho intenzione di sentire le notizie dai gagia, chiaro?-
- Ha ragione Alexandra.- annuì anche Askart - Digli che siamo morbosamente curiosi.-
- Come se non lo sapesse...-
Da tutt'altra parte della Corte, Gala Leoninus stava sdraiata sulla sua lettiga romana, a leggere.
Le sue stanze private erano in penombra, illuminate dalla luce soffusa di un caminetto e di molte candele che non si spegnavano mai. Una libreria a forma di ferro di cavallo attorniava il suo bouduaire.
La vampira sembrava immersa nella lettura ma mangiucchiava uva con fare svogliato. Ogni tanto alzava gli occhi gialli e scuoteva il capo.
Seduto al suo tavolo, Milos Morrigan aveva il capo poggiato contro il legno, la testa fra le braccia.
- Te l'avevo detto che l'amore è inutile. Una spina in un occhio, caro nipote.- l'apostrofò dolcemente la vampira, stupenda ed eterea in un sensuale abito di seta dorata - Specialmente per chi ha un'anima come la tua.-
- Grazie Gala. Il "te l'avevo detto" mi mancava proprio.-
- Qualcuna deve pur dirti le cose che tu vorresti sentire da una madre, no?- soffiò con pesante sarcasmo sua zia.
- E' inutile parlarne con te, mi fai sentire anche peggio.-
- Come vuoi.- Gala riabbassò gli occhi sul libro - Allora tagli i ponti.-
- Come se fosse facile.-
- Sei delizioso nipote, lasciatelo dire.-
- Un delizioso idiota.-
- Quello era sottinteso.-
- Ma la smetti? Non capisci che sto male?-
- Sei stato tu a combinare questo guaio. La prossima volta impari a tenere sotto controllo i tuoi spregevoli istinti.-
- Ancora? Giochiamo al massacro? Non pensavo di baciarla ma poi...-
- Ma poi ti sei preso gioco di lei.-
- Io non volevo...-
- Ma l'hai fatto.- sussurrò Gala gelidamente - Farti trovare con Iside è stata una cattiveria bella e buona.-
- Quella maledetta l'ha fatto apposta per vendicarsi del mio rifiuto!-
- Povero tesoro. Essere circondato da donne vogliose dev'essere estenuante.-
- Senti ma cos'hai stasera?- Milo la guardò stranito - E' successo qualcosa?-
La vampira stavolta sorrise, girando pagina - Non sprecare i tuoi buoni sentimenti per me, tesoro. Sai bene che non me li merito.-
Il Diurno sorrise a sua volta, fino all'ingresso di Lucian.
- Spero di non disturbare.- disse il Leoninus.
- Figurati fratello. Come va la riunione?-
- Il solito. Brindano tutti alla fine quasi sicura di Greyback. Milos.-
L'Auror gli fece un leggero cenno, mentre suo padre si accomodava a tavola.
- Tua madre mi ha detto che avete parlato di questa storia.-
- Si. Mi ha già assicurato che voi avete alzato bandiera bianca.-
- Si, siamo troppo presi nel cercare di frenare l'istinto suicida di tuo zio Kronos.-
- Una passeggiatina all'alba è quello che gli servirebbe.- sentenziò Gala - Comunque sono interessata anche io. Dimmi nipote, così Fenrir ha mandato suo figlio a farvi la festa. Rischioso.-
- Senza contare che è ancora minorenne secondo le loro leggi.- disse Lucian - Ha in mente qualcosa.-
- Si, lo pensa anche Harry.- annuì il Diurno.
- E Potter? Chiuso a palazzo?- fece la vampira - Non vedo un'anima come la sua chiusa in scatola.-
- Infatti non ne è soddisfatto.- Milo alzò le spalle - Ma i maghi sembrano essersi fatti furbi. Bene, signori posso andare. Grazie per le informazioni e per esservi dimostrati così zelanti nel lasciarci il campo libero.-
- Vai già via?- Lucian lo guardò di striscio - Sapevo che Iside voleva vederti.-
- Che muoia.-
- Molto cortese da parte tua.- suo padre non nascose un ghigno - Quindi devo supporre che non ti rivedrò qua entro breve, giusto?-
- Che se la sposi Kronos.- ringhiò Milo, infilandosi guanti e mantello - Non voglio più avercela fra i piedi.-
- Chiaro.- Lucian gli fece un cenno - Arrivederci allora.-

Remus Lupin varcò la soglia di Hogwarts ma prima di passare le grandi mura, scoccò uno sguardo alle proprie spalle.
La Foresta Proibita era immutata, silenziosa, tetra, mistica.
Il suo fiuto però non tradiva.
Alcuni licantropi dai grandi poteri erano nascosti fra quelle fronde.
- Remus, vieni.-
Moony sorrise a Ron e Hagrid, che lo attendevano poco oltre i cancelli.
- E così avete problemi coi Greyback.- disse il caro Lupin, seguendo Weasley nella scuola di Magia e Stregoneria - Ho sentito del vostro scontro della settimana scorsa. La vostra lettera aveva toni molto urgenti.-
- Si.- ammise il rossino - Io e Harry abbiamo qualche domanda da farti, ci sarà anche Silente.-
- Riguardo ai mannari?-
- Si, Harry pensa che la venuta del principe dei Greyback sia una trappola.-
- E il suo istinto è infallibile.- annuì Remus.
- Già.- Ron lo condusse dentro ai corridoi, dove gli studenti li guardavano consci di tante cose, dopo l'attacco alle carrozze della settimana precedente, di ritorno da Hogsmade.
- Come sta Sirius?- continuò Weasley, conducendolo verso le scale della Torre Oscura.
- Bene. Lui e Kingsley lavorano gomito a gomito per battere tutta Londra ma non possono essere ovunque. Hai sentito nella frana nel Devon?-
- Si. Orloff si ostina a farlo passare per un incidente?-
- Già. E noi non sappiamo se sia colpa di Lord Voldemort o di questo nuovo nemico. Con le visioni di Damon come va? Siete riusciti a capirci qualcosa?-
- Silente si occupa di estrapolarle dalla sua mente ma è un'operazione più complicata del previsto. Se anche il preside fa una certa fatica, nonostante il consenso di Damon, temo che sarà un'operazione più lunga del previsto.-
- Non ne dubito.- annuì Remus, seguendolo su ogni gradino - Ci sono tutti?-
- Si, l'ora di pranzo pare sia sacra anche per i prof.- ghignò il rossino e finalmente gli aprì la porta, introducendolo nella sala riunioni. Il caos naturalmente regnava sovrano. Fra gli strilli acuti dei bambini, giocattoli sparsi qua e là e le tate che scorrazzavano fra le gambe degli Auror, di certo non c'era di che annoiarsi.
- Oh, Lupin.- Piton fu il primo a notarlo - Sei arrivato indenne vedo.-
Remus gli sorrise tranquillo, salutando anche tutti gli altri - Salve ragazzi, tutto bene?-
- No, un accidente!- sbraitò Hermione, rischiando d'inciampare in un sonaglino - Ciao Remus.-
- Tesoro, dovresti startene seduta.- le sorrise il licantropo, baciandole la fronte - Come vanno gli occhi?-
- Vedo tutto buio ma ogni tanto quando c'è la luce forte, riesco a scorgere delle ombre. Sono ancora ben lontana dalla guarigione però. Stupidi Medimaghi.-
- Non insultare chi con tanta pazienza ti sta dietro.- le sibilò Ron - Avanti, siamo tutti presenti? E voi quattro mentecatti che ci fate qua?- bofonchiò, vedendo Tom seduto fra Edward e Harry, più Cloe, Trix e Damon disseminati sui divani.
- Stiamo a sentire.- cinguettò la King - Perché non ci vuoi?-
- Io non sono d'accordo, sia chiaro.- berciò la Mcgranitt - Ma visto che avete incontrato personalmente Asher Greyback, potrete darci qualche informazione.-
- Per me siete solo dei ficcanaso.- mugugnò Draco, seduto sulla mensola di una delle tante finestre, a fumare - Allora Sfregiato? Diamo inizio all'assemblea sui bavosi o no?-
- Avevano la rabbia?- ghignò Remus.
Harry Potter lo guardò col sorriso nello sguardo, ben lungi dal farlo però con la bocca.
Dalla settimana precedente, dall'attacco, ne erano successe di tutti i colori e un mare di gufi era piombato sul castello da parte dei genitori, rompendo le palle a Silente. Alcuni avevano perfino avuto il coraggio di proporre "una pulizia" della Foresta Proibita, a cui il preside aveva risposto cortesemente che sarebbe ben stato lieto di permettere a quei genitori di far loro tutte le pulizie di primavera che volevano e che li attendeva deliziato dall'idea.
- Dunque, sono tutt'orecchi.- disse Remus, davanti a una tazza di the.
- Ok. Prima di tutto vorrei sapere tutto quello che sai sui Greyback. Vita, morte e miracoli, non tralasciare nulla.- lo incoraggiò il bambino sopravvissuto. Prima che Remus cominciasse arrivò anche Silente che si sedette con gli altri professori, incalzando Lupin a non interrompersi.
- Bene. Allora vi posso dire innanzi tutto che è un casato giovane. Non hanno più di duecento anni. Sono licantropi di stirpe con una storia travagliata alle spalle, hanno dovuto lottare per il loro territorio, espropriando le loro montagne prima ai giganti e poi ai troll, che li hanno invasi centocinquant'anni fa. Hanno una sorta di palazzotto nel luogo dove un tempo sorgeva il Vallo, dopo l'invasione dei Sassoni. Il territorio è estremamente pericoloso ed è attorniato di foreste intricate. Col tempo gli esseri umani hanno cominciato a tenersene alla larga e questo li costringe a incursioni frequenti. Fenrir lo conoscete tutti...si dice che sia il capo clan più crudele degli ultimi secoli ma sta invecchiando e ha diversi subordinati che tentano spesso di soffiargli il potere. Inoltre sono da sempre nemici giurati dei Leoninus.-
- I miei faranno la Svizzera.- s'intromise Milo - Ci ho parlato ieri sera. Askart se ne lava le mani.-
- In poche parole ci lascia a ripulirgli la piazza.- considerò Ron.
- Esatto.- il Diurno sogghignò - Facevano festa, vi avrebbero baciato in fronte.-
- Oh, non ne dubito.- sorrise Silente, con aria pacata - Dimmi ora Remus, cosa puoi dirci di Asher Greyback?-
- Ammetto la mia ignoranza. Del figlio ne so poco e in base a questo, posso ipotizzare che non sia ancora stato iniziato alla carne umana.- Lupin guardò attento Tom e gli altri - Voi che ci avete parlato...per caso avete notato se portava qualche monile particolare? Di solito i licantropi che non hanno ancora raggiunto l'età adulta, che per i mannari è data dal compimento del ventesimo anno d'età, hanno un orecchino cilindrico sul padiglione dell'orecchio destro. L'avete notato?-
- Si, mi pare che avesse una cosa simile.- annuì Tom - Non che abbia visto bene...-
- L'ho visto io.- Trix s'intromise - Era di rame, spesso.-
- Perfetto. Non deve avere ancora vent'anni allora. Questo significa che è minorenne e non è stato iniziato alla mutazione degli esseri umani. Non si dev'essere mai neanche nutrito, i Greyback lo vietano.-
- Ma se è minorenne non dovrebbe neanche essere qua.- Draco aguzzò gli occhi - Giusto?-
- Si, è vero.- Remus fissò Harry - E' per questo che sei preoccupato?-
- Si, ammetto che avere un licantropo minorenne qua attorno mi piace poco.- Potter incrociò le dita, poggiandosi coi gomiti sulla tavola - E' avventato, impulsivo, ma sa calcolare i rischi per i suoi uomini. Ho notato che lo seguono tutti con grande rispetto.-
- Non ne dubito. Molti dei miei consanguinei sono scontenti della conduzione di Fenrir.- disse Remus, portandosi la tazza di the alla bocca e centellinando la bevanda con aria pensosa - Vedete, si è fatto troppi nemici fra le sue file ma non c'è mannaro fra quelle montagne che non veda in quel giovane principe come una nuova promessa. I lupimannari, al pari dei vampiri, sono molto legati all'ideale di discendenza. Questo Asher sarà giovane ma la sua stessa impulsività può provocarci dei problemi. È addestrato alla guerra, all'uso della spada e della forza bruta. Essendo un mannaro di nascita può mutare aspetto come e quando vuole. Una sua ferita può avere conseguenze pericolose.-
- Si, questo è chiaro.- Silente però non pareva convinto - L'unica cosa che mi preoccupa è il perché Fenrir abbia mandato qua il suo pupillo e unico erede a rischiare la vita.-
- Infatti.- annuì anche Jess, seduto sul bordo del divano con Clay e gli altri - Fenrir non è un idiota. Sa bene che mandare qua i suoi uomini contro il bambino sopravvissuto è un suicidio.-
- E quello che temo è che voglia questo.- Harry fece cadere un profondo silenzio.
Remus lo fissava ora con occhi attenti.
- Dici che l'ha mandato qua apposta? Perché tu lo uccida?-
Tom e gli altri sgranarono lo sguardo.
- Come?- allibì Cloe.
- Se Harry lo uccide...- Remus si umettò le labbra, tremando al solo pensiero - Se Harry uccide il principe dei licantropi che tutti rispettano, si scatenerà una guerra e una strage mai vista prima. I mannari impazziranno, uccideranno gli esseri umani e si lasceranno alle spalle fiumi di cadaveri. Fenrir...l'ha mandato qua apposta.- sussurrò a bassa voce - Sta usando suo figlio come esca. Pere scatenare l'ira nelle sue file e farsi seguire, per compiacere il Lord Oscuro.-
- Stai dicendo che ucciderebbe suo figlio?- Tom si sentì invadere dalla rabbia - Ma è assurdo!-
- No, non lo è.- mormorò Hermione - Anzi, ha molto senso. Altrimenti non avrebbe mandato un mannaro non ancora iniziato con solo pochi seguaci qua ale mura di Hogwarts. Se noi lo uccidiamo, lui avrà gli aiuti che vuole.-
- E ...e Asher lo sa?- si sconvolse Riddle - Perché dovrebbe suicidarsi così?-
- No che non lo sa.- rognò Piton - Non può essere così stupido.-
- Lo credo anche io.- annuì Lupin - Comunque se fossi in voi lo terrei d'occhio e starei bene attento a non fargli neanche un graffio.-
- Dio.- Ron si sentiva a pezzi - E adesso come facciamo? Non possiamo stare con quel ragazzino appartato qui fuori, prima o poi gli abitanti della foresta lo troveranno!-
- Già, contiamo anche loro.- Silente si pettinò la barba bianca - Urge una soluzione Harry.-
- Lo credo anche io.-
- E cosa mi dice di quell'uomo con il mantello chiaro?- s'informò Remus - Trovato nulla?-
- Appena mi sarò ripresa me ne occuperò io.- s'intromise Hermione - Per il momento però navighiamo nei dubbi.-
- Cosa dice Orloff?- chiese Clay, curioso - Continua a ululare alla guerra?-
- Così pare. La comunità magica è in subbuglio. E i genitori?-
Silente sorrise, sorseggiando il suo the - Li conosci Remus, amico mio. Basta ricordare la presenza di Harry Potter qui dentro e tacciono, nonostante le male lingue insinuino che si sia nascosto da Voldemort.-
- Già, i giornali sono stati particolarmente seccanti in questi giorni.-
- Si sparino, l'importante è che non ci rimetta la pelle più nessuno.- borbottò Harry, alzandosi in piedi - Bene, torno a scartabellare sui libri di Hermione. Voi che fate?-
- Ronda.- borbottò Jess, tirandosi dietro Clay, Milo e Sphin.
- Anche noi.- li seguirono Edward, Draco e Ron.
- Io vado a lezione.- sbuffò invece Tristan, piantonato dagli altri professori.
- E noi tre ci vediamo stasera per Occlumanzia.- sentenziò Piton, puntando come un mastino Tom e Damon - Vedete di non arrivare tardi, intesi? E non prendete la materia sotto gamba...come certe persone.-
- Sarà meglio che vada.- sibilò Potter - Remus vai via subito?-
- No, darò un'occhiata dalle mura. Vedo se posso aiutarvi. Ci vediamo dopo Harry.-
- Perfetto. A dopo.-

In sala duelli quel pomeriggio si stava discutendo come al solito degli ultimi articoli della Gazzetta e del Cavillo.
Per non parlare del giornale scolastico, dove s'insinuava che qualche "studente" avesse fatto incavolare le forze oscure.
- Ma che cumulo di stronzate.- sentenziò Sedwigh Stanford, accartocciando le pagine della Gazzetta di Hogwarts seduto accanto a un palco di sfida - Prof perché dobbiamo subire queste molestie?-
Tristan rise, scuotendo il capo - Abituatici, siamo appena all'inizio.-
- Io non le chiamerei molestie comunque.- borbottò Thaddeus Flanagan - Forse qualcuno ha davvero fatto incazzare le persone sbagliate.-
- Lo stesso errore che fai tu da anni, Flanagan.- l'avvisò Alderton schifato, esausto dopo un duello.
- Ma stai zitto.-
- Ok, gente!- Mckay richiamò tutti gli studenti, che gli fecero cerchio attorno - Prima d'iniziare la lezione di oggi devo darvi un compito per domani. Considerati gli ultimi avvenimenti e gli avvistamenti di Dissennatori qua attorno, domani cominceremo ad esercitarci con una magia che li respinge. Non tutti voi conoscete l'Incanto Patronus, giusto? Ok...di chi lo conosce, in quanti sapete evocarlo?-
A parte Tom, Damon, Cloe e Beatrix, solo Ian alzò la mano.
- Ottimo.- Tristan nascose una smorfia - Dunque, l'Incanto Patronus è una magia che va oltre il Fattucchiere Ordinario. Il Patronus è una forza positiva che s'interpone fra voi e il Dissennatore, facendo in modo che lui si nutra di questa forza buona e se è abbastanza potente, questa forza può anche riuscire a scacciarlo. Il Patronus per essere invocato richiede una grande concentrazione e un ricordo molto intenso, un ricordo felice, che vi coinvolga da dentro. Ora, per domani voglio che ognuno di voi trovi un ricordo che possa trasformarsi nel vostro Patronus, d'accordo?-
Gli studenti annuirono tutti in sincrono, felici di cominciare a fare sul serio.
- Ok. Domani vi metterò di fronte a un Dissennatore, uno finto per intesi. Useremo un Molliccio per esercitarci, dopo di che durante le ore libere dovrete confrontarvi col Molliccio stesso e poi gl'Illusi. Si, lo so...- sospirò, vedendo le facce basite dei ragazzi - Lo so che non è piacevole, che il Molliccio ci mette davanti alle nostre peggiori paure ma cominceremo da questo, per poi passare a un Illusio, un ibrido molto simile a un Molliccio ma con molto più potenziale magico. Ce la farete tutti, state tranquilli. Ora dividevi. Tassorosso e Serpeverde ai cerchi magici per invocazione di scudi, Grifondoro sui palchi insieme ai Corvonero. Difesa, attacco. Difesa, attacco. Niente feriti e andateci piano. Avanti, al lavoro! Ah, un'altra cosa. Domani gli Auror, durante la prima ora, verranno qua per darvi qualche dritta con le spade perciò vedete di non far casino e di seguire i loro consigli, non potrete che trarne beneficio. Forza.-
Sparsi nell'enorme sala, ognuno si stava dedicando ai suoi affari, altri attendevano il loro turno.
Tristan osservava tutto appoggiato al muro quando dalle porte d'ingresso s'infilò una testina riccia conosciuta.
Degona si guardò attorno poi inquadrato il padre gli fece cenno di raggiungerla.
- Che bel posto!- cinguettò la streghetta - Potrò venirci anche io prima o poi?-
- Quando sarai al settimo anno.- le soffiò sardonico - Piccola peste. Cosa fai qua?-
- Ho finito ora un'altra lezione di volo.- gli confidò la piccola - Papà, ho sentito di nuovo delle voci dalla foresta.-
Tristan stavolta serrò la mascella, la spostò dal corridoio e la fece entrare nella sala.
Si misero a confabulare, mentre gli altri studenti a far pausa li spiavano curiosi.
Asteria osservava Degona in uniforme, trovandola perfettamente normale.
- Ehi, quella mocciosa non sembra mezza demone.-
- Infatti non lo è.- le disse Cordelia Chilton, sua compagna di stanza.
- E allora come fa sua moglie a essere un demone?-
- Pare che le abbia tolto ogni malignità.- borbottò Fern, facendosi aria con un giornale di moda - Comunque è molto dotata. Ha fatto un esame per entrare prima a Hogwarts, quindi dev'essere una specie di genio.-
- Sarà.- la McAdams si attorcigliò una ciocca di capelli all'indice, con aria sorniona - E' sempre figlia di un demone però. Credevo che un editto impedisse ai mezzosangue demoniaci l'ingresso nelle scuole per maghi normali.-
- Hn. Dovrebbero tenere fuori anche i figli dei Mangiamorte allora.- ghignò Fern sadicamente.
- Si, forse.- annuì Asteria con aria svagata.
Tornato Tristan, Tom gli scoccò uno sguardo interrogativo ma Mckay gli fece un blando sorriso, come per dirgli di stare calmo. Aspettò che tutti fossero tornati a farsi i cazzi loro, cosa che a Hogwarts era molto rara, e quando vide Damon finire con i suoi esercizi, lo raggiunse nell'angolo delle serpi.
- Ehi.-
- Ehi. Tieni.- Tristan gli lanciò un sacchetto di velluto rosso - Dena ha detto di dartele.-
Howthorne estrasse un mazzo di tarocchi, sospirando paziente.
- Guai in vista?-
- Ha sentito qualcosa. Tensione più che altro. I licantropi sono belli nervosi.-
- Darò un'occhiata durante la pausa merenda.- frecciò, trovandosi attorniato di occhi indagatori.
E fu di parola, ma dovette farlo comunque con dei seccatori fra le scatole.
Era con Tom e Cloe, seduto nell'angolo rosso e d'oro attrezzato dai Grifondoro, quando ben presto una folla di pettegoli si chinò come uno sciame di avvoltoi su di lui, che mescolava il mezzo infastidito.
- Credevo che la Cartomanzia fosse un'arte superata.- ironizzò Alderton con sarcasmo.
- Per le seghe che non hanno doti veggenti forse.- lo zittì la King.
- Ma perché le leggi? Cosa ti serve?- tubò Maggie Clark - Poi le fai anche a me le carte Damon?-
- Mi hai preso per una zingara da strada?- borbottò Howthorne sollevando il mazzo davanti al viso - Spostatevi.-
I maghi si fecero indietro, mentre quattro carte si sollevavano tramite telecinesi dal mucchio.
Girarono a spirare per un po', poi si posarono sul tavolo.
Damon alzò indice e medio destri, uniti, e con un gesto secco fece sollevare la prima a sinistra.
- Carta del Folle.- mormorò, sfiorandone la liscia e logora superficie - Qualcuno cerca vendetta.-
- Ma va?- fece acido Thaddeus Flanagan.
- Oh ma vuoi tacere?- rognò Matt - E vattene! Damon vedi altro?-
Il Legimors socchiuse di nuovo gli occhi, con un'immagine nella mente - Il Folle ha scampato un pericolo prima che le margherite iniziassero ad appassire. Un morto gli è caduto ai piedi. Un'uniforme...blu. A scacchi.-
- Uniforme blu?- sussurrò Olivia Andrews senza pensarci - Noi avevamo un'uniforme blu.-
- Olivia taci!- ringhiò la McAdams, facendola arrossire - Chi di noi non vuole vendicarsi?-
- Si ma chi di voi scozzesi è davvero un pericolo?- la sfidò Flanagan.
- State zitti, mi avete rotto.- Damon volse la seconda carta, tenendola fra le dita - La Ruota del Fato. Qualcuno che non conosciamo si è intromesso negli avvenimenti che ho previsto sei anni fa. Sangue. E...- Damon ebbe un brivido, gli occhi lontani, persi in un limbo -...un mantello panna...Rombi. Rombi bianchi.-
- Rombi bianchi?- fece Beatrix - Che rombi?-
- Non vedo meglio. Solo...dei rombi. Piccoli, di marmo o alabastro. Sono ovunque...-
- Però, bel casino.- disse Martin - Ma tutto quello che prevedi è sempre così incasinato?-
- Si. Non sono un Veggente vero.-
- Però, adesso capisco i mal di testa.- gli disse Ian con una pacca amichevole sulla spalla.
- Vai avanti.- lo incalzò Tom.
Howthorne girò la terza - Carta della Morte....girata al contrario.-
Damon stavolta parve non capire.
- Al contrario...che significa?- gli chiese Cloe.
- Al contrario significa vita, venuta di nuovi eredi. Probabilmente si tratta di Lucas.-
- Oppure tratta il bambino sopravvissuto.- gli disse Tom - Può essere?-
- Certo. Può intendere la rinascita. Un nuovo potere.- Damon chiuse di nuovo gli occhi, serrando la carta nella mano - Che strano, non sento niente. Come se tutto ciò che riguarda Harry fosse avvolto nella nebbia.-
- E l'ultima?-
Il Legimors la volse - Carta dell'Imperatrice. Una donna veglia su Harry e Lucas. Lucilla credo. Ma potrebbe anche trattarsi di Hermione. Lei...- gli occhi celesti di Damon si fecero di un colore più denso -...lei conosce...anzi, ha visto chi si è intromesso. Quello della Ruota del Fato. Lei l'ha già visto...anni fa...tanti anni fa.-
- Hermione conosce quel demente?- sbottò Trix - E come?-
- E io che ne so. Ma è cieca, non potrebbe riconoscerlo neanche volendo.- sbuffò Howthorne - Ecco, finito. Ora andate tutti a farvi un giro, avanti!-
- Eddai Damon, ti prego!- cinguettò di nuovo Maggie - Dai, leggimi il futuro!-
- Si, anche a noi!- tubarono pure le Grazie, sbattendo gli occhioni.
- Schiatterete perché aprirete la bocca una volta di troppo.- sbraitò velenoso - Avanti, largo che ho bisogno d'aria!-
- Sta' faccenda di Hermione mi piace poco.- sussurrò Tom, quando rimase solo con Beatrix e Cloe.
- In fondo è una gagia. Ha incontrato un fracco di gente.- disse la Diurna con aria apatica.
- Si, lo penso anche io.- la Sensistrega scosse la testa, sbuffando - La faccenda si complica.-
- Già...- Tom levò la testa al soffitto, dopo un sonoro tonfo - Oh ma che succede?-
- Devono essere delle tegole.- lo informò la King, sedendosi in poltrona - E' dall'inizio dei corsi che sento questi tonfi. Anche a Corvonero sentono sempre questo macello.-
- Che palle. Ci manca anche che la scuola vada a pezzi.- brontolò la Vaughn - Ok, io me ne torno dalle serpi.-
- Ci vediamo dopo.-
Cloe intanto si stiracchiò, sempre più interessata al ricordo delle carte.
- Stavo pensando a quei rombi...- sussurrò a Riddle - Secondo te possono essere di una palazzo? O magari il segno distintivo di una setta, non credi?-
- Probabile. Posso andare a fare delle ricerche in biblioteca.- il Grifondoro schioccò la lingua, sempre più seccato - Dannazione, questa storia si sta dimostrando una vera rottura. È chiaro però che Harry è di nuovo nei guai fino al collo ma se Hermione ha visto davvero questo tizio e può riconoscerlo, forse potremmo capire perché ce l'ha anche tanto con il Lord Oscuro, non pensi?-
- L'unica cosa che mi pare strana è che non abbia ancora palesato le sue intenzioni.- considerò lei, guardandolo con apprensione - Ron e gli altri hanno solo scucito qualche parola a quel Mangiamorte ma secondo me non sono poi così attendibili.-
- Sei carina a dirlo ma...è comprensibile.- Tom abbassò lo sguardo - In fondo i maghi sono così esasperati che per fermare mio padre sarebbero disposti a tutti, anche a mettermi a morte credo.-
- Certo, non prima che Harry però abbia ucciso tutti.- sibilò Cloe a quel punto, trucidandolo con un'occhiata dura - Non dire mai più queste cose davanti a me. Sono anni che te lo ripeto e ora ne ho abbastanza. Tu non hai mai fatto niente di male e alla gente non dovrebbe importare di chi sei figlio! Se non lo vogliono capire, per me può anche bruciare tutta la Gran Bretagna chiaro?-
La foga di quella dichiarazione lo stupì solo fino a un certo punto, poi Tom le sorrise con tenerezza.
- Grazie Claire.-
- Sbaglio o stasera avete la prima lezione di Occlumanzia?- la strega cambiò discorso, cercando di non farsi vedere commossa o imbarazzata dal suo tono.
- Si è per stasera. Damon pensa che sarà l'ennesima mazzata per la sua povera psiche.-
- Io penso che sia una cosa indecente più che altro.- borbottò Cloe - Spiare così nella mente altrui...vabbè che siete come fratelli ma secondo me ci sono cose che è meglio lasciare nell'ombra.-
Già. I posti d'ombra...
Tom li conosceva bene. E c'era un luogo del suo cuore che avrebbe dovuto proteggere quella notte, anche dagli occhi del suo migliore amico. Doveva farlo.
Più che proteggere Damon però, avrebbe dovuto proteggere se stesso da quel luogo. Era da tempo che non lo scandagliava, da troppo tempo che non vi s'infiltrava più, sentendo il cuore graffiato a sangue dalle unghie del passato.
Non c'era niente di peggio che passeggiare sul viale dei ricordi...e quando questi lo assalivano impietosi, era difficile tenerli a bada. Era come tentare di non affogare, come non bruciare in mezzo al fuoco.
Erano dieci alle nove quando lui e Howthorne si ritrovarono sotto le arcate, ad aspettare Piton dopo un lauto pasto.
A quanto pareva, non si sa bene in seguito a quali avvenimenti, il prof aveva deciso di usare un'aula qualunque per le lezioni e non il suo prezioso laboratorio e questo faceva intendere ad entrambi che fosse qualcosa di pericoloso.
- Mah, secondo me non sarà poi del tutto una perdita di tempo.- disse Tom, seduto sotto l'arcata su una panca di pietra.
- Dici?- Damon si accese una sigaretta, dando un lungo tiro e sedendosi accanto a lui, aspettando paziente - Dopo le carte di oggi e i pensieri sulla visione di Wizloon che Silente mi ha tolto dalla testa l'altra sera, sinceramente non mi sento più un neurone sano.- poi lo guardò meglio, alzando un sopracciglio - Stai bene? Ti vedo teso.-
- Niente. Solo che...l'idea di farmi un passeggiata nei ricordi altrui mi sembra una violazione bella e buona.-
- Che tenero.- ridacchiò il Legimors - Non è che hai la coda di paglia?-
- Ti piacerebbe.- Riddle fece finta di non sentire il forte fremito alla schiena e cercò di restare calmo - E tu? Non è che me ne hai fatta qualcuna alle spalle in questi anni?-
- La duchessa non l'ho mai toccata.-
- Ah, grazie.-
- E tu?- Damon lo guardò con un debole ghigno - Devi dirmi qualcosa?-
- Niente.-
- Niente? Sai qual è il tuo problema?-
- Quale?-
- Sei freddo.-
- Cosa?- Tom strabuzzò gli occhi - Come sono freddo? Io?-
- Non nel senso comune.- gli spiegò Damon cercando di placarlo - E' una cosa diversa, una cosa di cui si possono accorgere solo le persone che ti stanno davvero vicino. È una sorta di muro che non ti fa arrivare nel profondo. A volte non te ne accorgi ma anche la tua espressione lo rimanda. Spesso dai l'impressione agli altri di essere una persona algida. Credo che sia colpa dei tuoi geni di Black.-
- In poche parole sarei proprio come mio padre da giovane.-
- Eccolo. Lo sapevo che ci arrivavi. Non ti si può mai dire niente che subito dai la colpa a tuo padre. Non te m'hai passato per la testa che magari sei stronzo di tuo?-
Tom mise il broncio - Si, specialmente quando sto insieme a te. Dammi una sigaretta.-
Howthorne stava ancora ghignando della prima frase quando strizzò gli occhi alla seconda.
- Cosa?-
- Non ti ho chiesto dei soldi, ti ho chiesto una sigaretta.-
- E venne anche il giorno che l'incorruttibile si fece fregare dal fumo.- disse il Legimors con aria teatrale, dandogli una Malboro e accendendogliela - Piano.-
Riddle dette un leggero tiro, poi un colpo di tosse.
L'odore acre del fumo gl'invase la gola e il naso ma dopo altri colpi di tosse riuscì ad abituarsi, dando tiri leggeri e non troppo profondi. Ottenne il suo scopo. La testa un po' più leggera.
- Davvero sono così?-
- Come?-
- Una persona di questo tipo. Algida e gelida.-
- Solo quando si tenta di arrivare più a fondo.-
- Se una persona non la si conosce a fondo allora è sempre un'estranea no?- ribatté il Grifondoro malinconico - Draco dice che è una tara genetica.-
- Molto probabile. Lui è come te e anche lui è mezzo Black.-
- Ora che mi ci fai pensare...si, anche lui è così...cioè, intendo d'apparenza è altero come dicevi prima.-
- Non prenderla come una pecca, Tom.- gli disse Damon, ciccando a terra e guardando l'orologio - Dico solo che a volte dai l'impressione di essere troppo in alto o troppo distante. Non ho detto che sembri il diavolo in persona.-
- Hn...grazie mille per l'analisi.- frecciò e poi scoppiò a ridere, scuotendo il capo.
Poi finalmente arrivò Piton che ordinando loro di gettare via quelle "bombe cancerogene" li spinse rudemente dentro all'aula, investendoli poi con un fiume di parole. E da come venne presentata la fiera dell'Occlumanzia, sia Tom che Damon ebbero l'esatta sensazione che non sarebbe stata una passeggiata.
Ma in fondo ne andava della loro vita, quindi ormai, ora che erano in ballo, dovevano ballare.

 

 

 

 

 

 

 

Piccola ma importante risposta per Astra: grazie per averlo sottolineato nelle recensione. Si, i nomi dei compagni di Asher (sottolineiamolo pure, è troppo carino, lo adoro anche io che sono di parte!) li ho tratti tutti da miti e leggende che girano attorno alle cronache dei Cavalieri della Tavola Rotonda, basta solo vedere anche il personaggio di Lancelot Frommer. Avendo letto le Nebbie di Avalon mesi fa poi, ed essendone rimasta innamorata, troverete in giro altri particolari, ma nulla di troppo peculiare. Perciò svelato il mistero! ;) Un bacione Astra, complimenti per l'occhio da rapace!

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14° ***


figli14

 

 

Tom Riddle si svegliò venerdì con la fastidiosa sensazione della sbornia a martellargli le tempie, peccato che la sera prima non si fosse dato all'alcool. Gli esercizi pratici di chiusura mentale erano stati ben più pesanti.
In quell'ora e mezza di Occlumanzia, Piton non era stato l'implacabile negriero del passato a dire il vero.
Forse perché aveva di buon occhio le cavie, forse perché si era ammorbidito con l'età, restava il fatto che aveva fatto teoria e poi li aveva fatti mettere alla prova solo in esercizi di concentrazione, senza iniziare subito con l'invasivo Legilimens, cosa di cui Tom gli era stato molto grato.
Prima di andare a letto aveva fatto i compiti, con molta diligenza, poi si era addormentato di botto, esausto.
Quando si svegliò però il giorno dopo riacquistò subito il buon umore: quel giorno insieme a Tristan si sarebbero esercitati col Patronus.
Harry gliel'aveva insegnato due anni prima ed era stato allora che il suo Patronus aveva assunto la forma di un'aquila. Proprio come Harry in forma Animagus.
Il suo pensiero felice in fondo era proprio lui.
Si vestì sbadigliando e mise in tracolla i libri di Erbologia e Trasfigurazione.
In sala comune trovò Degona e il folto numero delle sue amiche, tutte intente in un chiacchiericcio serrato ma sua sorella corse subito a salutarlo, per chiedergli com'era andata la lezione.
- Non male. Ho un mal di testa atroce però.- le disse con un sorriso.
- Harry te l'avevo detto.- ridacchiò la piccola Mckay - Damon ha letto le carte ieri?-
- Si, ha visto qualcosa d'interessante. Ci riuniamo stasera.-
- Se mi lasciano vengo a sentire.- Degona sogghignò, strizzandogli l'occhio - Domenica arriva anche la mamma. L'ha chiamata Harry per andare a cercare attorno al castello, nel caso di eventuali nuovi attacchi.-
- Informatissima. Ne sai più di me.- bofonchiò - A me invece quasi non dicono più niente.-
- Basta origliare.-
- O ascoltare con orecchie diverse.- sentenziò furbo - Non è che stai venendo meno a certi patti, vero?-
- Io? Ma certo che no!- tubò la piccola - Vieni a colazione con me?-
- Ma si, andiamo.-
- Non aspetti Cloe?-
Tom a quel nome arrossì vagamente - Si, certo...l'hai vista in giro?-
Degona lo guardò senza capire quella sua strana espressione - Si, era con Madeline Nolan e Martin Worton.-
- Oh no...domani c'è il quidditch. Stava taglieggiando eh?-
- Mi sa di si...-
- Speriamo che non la becchino proprio quest'anno. Senti, iniziamo ad andare ok?-
- Si, come vuoi. Isabella io vado avanti!- disse la streghetta alle sue compagne - Ci vediamo giù!-
La Sala Grande quel giorno era in pieno fermento. Con l'inizio del campionato alle porte, le squadre di quidditch che avrebbero giocato quel sabato, in questo caso Grifondoro e Tassorosso, si guardavano in cagnesco.
Flanagan dove aver già fatto infuriare Sedwigh perché il biondo capitano dei grifoni mangiava inforcando le posate come badili, mentre Thaddeus, nella tavolata dei tassi, ridacchiava bastardamente insieme al suo cercatore.
Quando Tom lo raggiunse, gli dette una pacca sulla spalla.
- Ciao Sed.-
Stanford fece un grugnito, infilandosi in bocca un pezzo di bacon.
- Che ti hanno detto?-
- Il solito. Lo uccido Flanagan. Non vedo l'ora che passi questa settimana e il Calice inizi a sputare i nomi.-
- Andiamo, lo sai com'è. È peggio di Alderton quando ci si mette.-
- Si fotta. Lo voglio morto.-
- Esagerato.- Riddle addentò appena un muffin ai mirtilli - Ho visto Martin. Lui è più allegro.-
- Grazie tante, lui e Ben sono grandi come battitori. In attacco faccio una fatica micidiale.-
- Credevo che Lisa e Joey avessero superato alla grande i test.-
- Lisa si. Joey ho paura che si faccia prendere dal nervoso. Guarda che faccia...- e indicò a Tom un ragazzo del quinto anno, a cui già traballava il braccio per versarsi del succo di zucca.
- Bello nevrotico.- ghignò Martin, andando a sedersi accanto al capitano - Vedrai che domani andrà bene. Al massimo stenderò Flanagan a metà partita.-
- Già e poi la Mcgranitt stenderà me.- sibilò Sedwigh - Allora? Pronti per il Patronus?-
- Credo di aver trovato il ricordo adatto.- cinguettò Archie, arrivato da poco e seduto accanto a Tom - Ian però dice che ci vanno mesi per farlo bene, giusto?-
- Io ci ho impiegato parecchio.- disse Tom - Cloe e Trix anche di più ma dipende dai casi. Non è solo questione di predisposizione e potenza magica. Sta tutto nell'intensità del ricordo.-
- Bhè, il mio è intenso abbastanza.- ghignò Sedwigh.
- Basta che non sia porno.- frecciò Riddle con un ghigno malizioso.
- Allora tu sei a posto, signor mosca bianca.- lo rimbeccò Stanford.
- Lasciami perdere.- ridacchiò l'altro - Che avete dopo?-
- Ora buca.- disse Martin.
- Io ho Erbologia.- disse Ian, poco più in là - Ah proposito, dove sei stato ieri sera dopo cena?-
- Tom, cattivo. Ti sei trovato la ragazza e non me lo dici...- continuò Sedwigh.
- Sta zitto.- Riddle agitò la mano - Ho fatto un giro di controllo.-
- Con voi Prefetti e Capiscuola fra le balle non ci si può più imboscare.- sbuffò Bruce con un finto broncio.
La colazione terminò fortunatamente in un clima pacifico, anche se da Tassorosso, subito dopo in corridoio, iniziarono ben presto i normali cori da stadio che spaccarono i nervi a Sedwigh e al resto della squadra.
Fra gli altri, i Corvonero scuotevano il capo mentre a Serpeverde si ghignava, pregustando pestaggi a sangue.

A metà mattinata invece, Harry, Draco, Jess e Ron riuscirono a trovare un momento per salire dal preside Silente.
Con un messaggio, il vecchio e saggio mago li aveva avvisati che le intricate visioni di Damon si erano finalmente calmate, dopo aver quasi sbrodolato tutto il Pensatoio di Silente.
A quanto pareva, erano ricordi, suoni e colori alquanto irrequieti.
Quando entrarono nello studio, rimasero per un attimo impalati sulla soglia.
A terra, sul prezioso parquet di acero, c'era un liquido vischioso e luminescente che profumava di cedro.
Fanny gracchiò melodiosa sul suo ceppo, guardando Harry con aria sdegnata da tutta quella confusione.
- Mamma mia...- Jess fece un fischio - Spero che quella visione non ci esploda addosso.-
- Preside?- chiamò Ron - E' vivo?-
- Sono qua, ragazzi.-
Silente apparve sopra la gradinata, davanti alla sua scrivania.
Sorrise con aria bonaria, levando le spalle - I ricordi del signor Howthorne si sono dimostrati difficili da tranquillizzare. Per separarli dalla sua memoria ho dovuto blandirli e coccolarli. Non ho mai usato tanto aplomb nemmeno da giovane.-
- Peggio di una donna eh?- rise Ron, cercando di non scivolare su quei liquami viscidi.
- Molto peggio. Ma credo di averli finalmente domati, nonostante desiderino ardentemente tornare dal loro padrone.-
- Non sapevo che certi ricordi fossero tanto battaglieri.- disse Potter, seguendo il preside verso l'angolo del Pensatoio.
- Non si tratta di comuni ricordi e pensieri, ricordatelo.- l'avviso il vecchio mago, lisciandosi la barba - Le visioni dei Legimors in particolare sanno essere molto ribelli. Non rispondono a nessun se non ai loro creatori.-
I quattro Auror si sistemarono comodi attorno al Pensatoio, tornando con la mente ai tempi passati.
Alle guerre e alle ultime battaglie.
Stare lì davanti, era come un'avvisaglia. Come la reale prova che erano di nuovo di fronte a un bivio.
Silente si accese la pipa, con acciarino e erba odorosa, poi si sedette in poltrona.
- Prego ragazzi. Io ho già fatto e sinceramente non tengo molto a rituffarmi in quel fiume in piena.- sorrise sardonico - Ma voi siete giovani e immagino che il vostro stomaco sia più coriaceo del mio.-
- Come no.- borbottò Draco - E' pericoloso?-
- Diciamo...illuminante e al contempo deludente.-
Draco e Harry levarono insieme il sopracciglio.
- Andate e saprete.- concluse allora il preside, dando un lungo tiro e facendo poi un anello di fumo - Memorizzate bene ogni particolare anche se credo che ormai solo la signorina Granger potrebbe darci la spinta finale per la risoluzione di quest'enigma. Ci vediamo fra poco.-
- Si spera.- soffiò Malfoy diffidente, guardando quel vortice di colori iridescenti - Si va?-
- Si va.- annuì il bambino sopravvissuto - Incrociamo le bacchette gente.-
I quattro dettero un sospiro, poi estrassero le bacchette e intinsero la punta nel Pensatoio, in sincrono.
La conosciuta sensazione di risucchio e poi di caduta seguì a quell'azione, per poi essere catapultati in mezzo a un inferno di fiamme.
Fuoco ovunque, crolli, grida.
Una trave piombò loro addosso ma non li ferì, visto che erano impalpabili come aria.
Videro cadaveri tutt'intorno a loro, ragazzini in uniforme blu a scacchi stesi a terra, in laghi di sangue.
Poi Mangiamorte in nero, che correva qua e là.
Vedendoli però, Harry capì cos'aveva inteso Damon.
I loro movimenti erano...innaturali. A scatti. Come finti, quasi impostati.
Videro un Mangiamorte trafiggere il petto di un uomo, forse un insegnante, impotenti.
- Damon.- sussurrò Draco, scuotendo il capo.
Ora capiva. Ora sapeva.
Vedere e ...non poter fare nulla.
Era quello il destino dei Legimors?
Vivere nella consapevolezza di essere impotenti. La loro ultima destinazione era forse la follia?
- Quei Mangiamorte non sono normali.- sussurrò Ron, investito da una fiammata che lo trapassò.
- No, è vero.- annuì Jess - Non sembrano uomini...si muovono in maniera strana.-
Si aggirarono per il ventre squarciato di Wizloon, sempre circondato da morti, da grida, da studenti che fuggivano.
Poi di colpo vennero sbalzati fuori, all'aperto.
La luce delle stelle, offuscato dal fumo, appariva lontana e finta.
Ora erano nell'erba alta, inginocchiati, lontano dall'incendio.
Ciò che videro li lasciò senza fiato.
Un ferro di cavallo formato da maghi in nero e mantelli rossi ammirava quello scempio.
I Mangiamorte in nero avevano il viso coperto, immobili come statue.
I tizi in rosso invece si notava perfettamente quando fossero umani. I loro occhi scintillavano nelle fiamme.
In mezzo a loro, un uomo con un lungo mantello color panna.
Harry stava dietro di loro.
Quell'uomo...
Lo stesso che aveva visto dopo l'attacco dei licantropi di Greyback, sul sentiero per Hogsmade.
Fece per aggirare quella cerchia di demoni che ridevano ed esultavano di quella strage ma quell'uomo sul viso portava una maschera bianca, divisa in due da una linea rossa.
Una parte femminile, che piangeva. Una lacrima dipinta in blu, sullo zigomo destro.
L'altra parte era maschile e un ghigno atroce gli sfregiava la bocca.
Harry ebbe quasi un mancamento, poi abbassò il capo.
Quell'uomo...e la sua mano sinistra...
Aveva una mano di ferro o forse solo un guanto.
Era formato a scaglie di piombo forse, sulle nocche e sulle falangi.
Aveva un aspetto antico e consunto e risaliva fin sotto la manica del mantello panna.
Alla cinta Harry notò qualcos'altro.
Qualcosa di brillante...che mandava riverberi deboli.
Non fece in tempo a vedere che la visione cominciò a traballare.
- Cosa succede?- urlò Ron dietro di lui ma fu l'ultima cosa che sentì.
Vennero tutti risucchiati in un vortice, poi il Pensatoio li risputò fuori malamente, sbattendoli ovunque con violenza nello studio di Silente. Quando si ripresero, Draco fece fatica a rialzarsi dal muro.
Aveva battuto una testata impressionante.
- Dio!- sibilò, massaggiandosi la nuca e stupendosi che non ci fosse del sangue - Ma che accidenti di visioni!-
- Il diavolo se le porti!- sbraitò Ron, rialzandosi dal pavimento - E' stato peggio di un terremoto.-
- E' stato un massacro direi.- ringhiò Jess, atterrato per sua fortuna sul divano - Harry, tutto ok?-
Potter scese dalla scrivania, rimettendo a posto alla meno peggio il disastro che aveva fatto atterrandoci sopra.
- Lascia stare.- gli sorrise Silente - State bene?-
- No.- Harry si rimise a posto i vestiti, ansante - No, non sto bene per niente.-
- Mal di mare?- bofonchiò Weasley.
- No. Tortura...- il bambino sopravvissuto sollevò gli occhi vitrei sul preside - Io non...preside non è giusto. È una maledetta tortura! Non è giusto che Damon possa vedere tutto questo!-
- E' un Legimors.-
- Non m'importa!- sbottò il moro - Da quando aveva nove anni! È un abuso! È già tanto se non è diventato un maniaco o un assassino! E nessuno fa nulla per tutelarlo!-
- Caschi tardi Sfregiato.- Draco, a fianco di Silente, lo guardò con intensità - A lui ci penso io.-
- Non puoi fare niente per quelle visioni.-
- Che ne sai che combino coi miei intrugli?-
Harry, Ron e Jess stavolta tacquero. Anche Silente, però senza guardarlo con aria accusatoria, lo fissò interessato.
- Ne parliamo un'altra volta.- sibilò Potter scoccandogli un'occhiata storta - Bene. Ho visto tutto.-
- Ottimo.- il vecchio mago indicò loro le ultime poltrone asciutte, mentre Fanny andava ad appollaiarsi sulla spalla del bambino sopravvissuto - Credo che sia chiaro, oltre all'atrocità di ciò che aveva visto, che tutto è incentrato su tre punti.-
- Il primo sono quei Mangiamorte. È chiaro che siano fasulli.- disse Jess - Aveva ragione Lucilla.-
- Già. Avete notato i loro movimenti?-
- Si. Sembrano meccanici.- fece anche Ron - Pensa a dei manichini?-
- Fantocci.- il preside fece un altro anello col fumo - Li sto studiando grazie al professor Lumacorno. Credo che si tratti di un nuovo ritrovato magico, un incrocio di magia e meccanica anche se non posso esserne sicuro al cento per cento. Ciò di cui invece sono sicuro è che quei Mangiamorte erano finti come Lord Voldemort che si mette a fare il filantropo.-
- Esatto.- annuì Harry, carezzando la fenice.
- Il secondo fatto strano sono quei maghi dai mantelli rossi.- disse Ron - Credete a una setta?-
- Non lo escluderei, visto come ammiravano il loro operato.- rispose Draco, accendendosi una sigaretta per calmarsi dopo quella devastante esperienza - Tutti insieme e ben nascosti, nessuno sa chi siano. In fondo la segretezza è il principio base dei gruppi mistici.-
- Pienamente d'accordo.- Silente indicò alcuni libri chiusi a catenaccio accanto al fianco sinistro della sua scrivania - Quei libri mi sono stati consegnati da Lucilla. Lei ora si trova a Bruxelles. Sta cercando negli Archivi di Jean-Luc Du Croix, il Cronista Centenario di quest'epoca. Se a noi è sfuggito qualcosa, è improbabile che sia accaduto a lui.-
- Questo Du Croix non è vampiro?- chiese Jess - So che molti Governi si rivolgono a lui.-
- Si ma lui e Lucilla sono amici di vecchia data, credo che non le avrà fatto storie. Ma ora ditemi...- il preside si spostò impercettibilmente in avanti, fissandoli attento - Avete visto l'uomo dal mantello chiaro?-
- L'ho guardato bene.- Harry puntò gli occhi verdi sul Pensatoio, come lontano anni luce da lì - Ho visto la sua maschera, divisa in due. Bene e male. Donna e uomo, dolore e gioia, guerra e pace. Sembra che sia la personificazione di due fazioni.-
- Eccellente deduzione. E immagino avrai notato il suo guanto.-
- Non è una mano di metallo allora.-
- No, è un guanto.- il preside aggiunse altre erbe, bruciandole con un acciarino - Non ne sono sicuro, in questo dovrei avere un consulto con la signorina Granger ma credo che si tratti di uno delle tante copie del Guanto di Minegon* . Ha origini antiche, persiane più precisamente e le sue gesta vengono raccontate perfino in alcuni tratti di racconti cristiani contenuti nell'immensa biblioteca occulta del Vaticano. Pare che abbia doti nascoste ma che possa distruggere montagne intere con un solo tocco.-
- Chi può possedere uno strumento simile?- fece Jess preoccupato.
- Chiunque abbia più di mille anni.- rispose Silente - O che abbia le conoscenze giuste.-
- Poche persone quindi. Che si contano sulle dita di una mano.- Draco ciccò nel portacenere, pensoso - Damon ieri ha letto le carte. Crede che Hermione lo conosca. Sfortunatamente non può vedere ma le farò uno schizzo.-
- Si, servirà.- annuì Harry - Ci sarebbe un'altra cosa...ha notato cos'aveva alla cinta?-
- A dire il vero ho notato solo qualcosa di lucente e di piccolo, ma non saprei dirti cosa.- il vecchio scosse il capo, desolato - La visione del signor Howthorne a quel punto s'interrompe.-
- Ha parlato di rombi bianchi, sempre nella lettura delle carte.- continuò Ron - Dite che può essere il simbolo della setta?-
- Come vedete abbiamo una montagna d'indizi davanti a noi. E domande, che necessitano di risposte.- Silente si alzò, sospirando - Io cercherò ovunque e non smetterò un attimo nelle mie ricerche, Lumacorno ci sarà di aiuto. Voi nel frattempo fate di tutto per proteggere i ragazzi e per scoprire qualcosa, senza correre rischi però. Spero che vi rendiate conto che siamo di fronte a un nemico insidioso e credo che anche Lord Voldemort ormai lo sappia. Non farà mai fronte comune con noi ma forse avremo un alleato in questa lotta.-
- E se questi continuano?- Harry serrò le mascelle - Come posso essere di aiuto chiuso qui dentro?-
- Sei di aiuto a Tom e restando vivo.- gli disse Ron, indurendo i lineamenti - Perché non lo capisci?-
- Il vero aiuto è sempre sul campo.- sentenziò Potter - Qua dentro non servo a niente!-
- Forse è tempo che tu la smetta di pensare che solo rischiando la vita si può essere d'aiuto.-
- Ragazzi, per favore.- Jess poggiò la mano sulla spalla di Weasley - E' difficile per tutti. Siamo anche invasi dai mannari, non è il momento di andarsene a spasso da soli.-
- E intanto la gente muore.- sibilò Harry fra i denti - E Orloff se ne sbatte.-
- Di Orloff se ne occupa Duncan.- lo blandì Malfoy, come se fosse stato un bambino testardo.
- Non parlarmi con quel tono, grazie.-
- Sparati.-
- Bene, noi ce ne andiamo.- Ron afferrò Draco e Jess prese Potter per il gomito - Grazie preside,- aggiunse il rossino ormai alla porta - torneremo con altre eventuali informazioni. Se sa qualcosa ce lo faccia sapere.-
Un tonfo dal soffitto fece sbuffare Silente.
- Tegole.- borbottò, versandosi del the - A presto ragazzi.-
- A presto.-

Tristan quel pomeriggio stava marciando verso la sala duelli con cipiglio incazzoso.
Accidenti a Lucilla. Starsene nella Torre Oscura come tutte le donne, le mogli e le fidanzate normali era troppo per il suo orgoglio da Lancaster. E già. Lei se ne andava a Bruxelles, la signora. Perché mescolarsi coi comuni mortali?
Sbuffò e si ritrovò davanti alle porte che aprì infastidito.
Salutò tutti, trovando Edward seduto su uno dei palchi accanto a Beatrix e Cloe e poi attorniato da un nugolo di ragazze diciassettenni che si sbrodolavano per attirare la sua attenzione, cosa che stranamente lasciava l'ex Corvonero nel tutto indifferente.
- Ciao!- Dalton lo guardò stranito - Cattive notizie?-
- No, Lucilla si è solo data a uccel di bosco.-
- Tanto per cambiare.- sorrise Tom, lì a fianco.
- Non rigirare il coltello, fammi il favore.- rognò Mckay - Allora, ci siamo tutti? Draco dove sta?-
- Arriva.- gli disse Edward - I ragazzi mi hanno detto che li eserciti col Patronus. Ne hanno visti altri di Dissennatori?-
- Hagrid non li vede dall'altro ieri ma sono qua attorno.- Tristan intanto fece avvicinare i ragazzi a un baule che traballava, nuova residenza di un Molliccio catturato da poco da Lumacorno.
- Allora ragazzi...- e sogghignò perfido, battendo una mano sulla cassa - Abbiamo un Molliccio. Avete fatto i compiti? Bhè, lo spero per voi.- e portò lo sguardo sulla porta, dove passò Harry veloce come un lampo.
- Ehi, ehi!- urlò, bloccandolo - Dove credi andare?-
Potter si fermò, imprecando. Dannazione. Doveva usare il mantello, lo sapeva!
- Ma guarda che colpo di fortuna.- gorgogliò Tristan - Ragazzi conoscete tutti Harry Potter vero?-
Le classi del settimo se ne uscirono con cori e fischi di adulazione, mentre il bambino sopravvissuto entrava con mani in tasca e aria serafica.
- Sei arrivato al momento buono Harry.- Mckay indicò il Molliccio col mento - Mi serve un Dissennatore. Mi dai una mano?-
- Ma che piacevole diversivo.- sibilò il moro con sarcasmo, mentre Draco arrivava alle sue spalle e lo spintonava rudemente, prendendosi dietro delle leggere imprecazioni, per farlo spostare dall'ingresso.
- Oh, bene. Ci siamo tutti adesso. Draco dovresti aiutare gli altri con la scherma. E andarci leggero, se è possibile.-
Malfoy levò un sopracciglio, ignorando gli sguardi lucidi e anche leggermente in soggezione di ragazze e ragazzi.
In compenso Beatrix stava già ridacchiando e Draco se ne accorse, levandosi i guanti.
- Ti serve Trix?-
- No, lei il Patronus lo sa fare.- Mckay scoccò un'occhiata anche alla Diurna - Andateci piano.-
- Tranquillo, non mordo.- frecciò malizioso il biondo, afferrando al volo una spada lanciatagli dalla Vaughn - Tu divertirti Sfregiato.- aggiunse, gongolando velenoso.
- Crepa.- gli ringhiò Harry, aprendosi un varco nella folla degli studenti.
Tristan intanto, con l'aiuto di Edward, mise il baule col Molliccio davanti al primo cerchio magico di sinistra, quello che dava sulla luce delle grandi finestre a impero.
Una volta nel cerchio, il bambino sopravvissuto sentiva su di sé gli sguardi ammirati di tutti, consci di essere davanti a una leggenda. Lui però dentro di sé sorrideva quasi con sprezzo.
Tanti anni...e lui aveva sempre la stessa paura. Non la morte, non Voldemort...ma ciò che gli ricordava il passato.
- Mi serve solo l'immagine.- l'avviso Tristan - Non combatterlo, lo bloccherò io per farlo vedere ai ragazzi.-
- Per il Patronus?- chiese Harry.
- Si. Poi lo sblocco e potrai scacciarlo, sempre per dimostrazione. Dopo potrai andare a giocare con le spadine pure tu.-
- Contro Malfoy?-
Mckay agitò la mano, infastidito - Non ho più la forza di starvi dietro.-
Calò un profondo e rispettoso silenzio. Gli scozzesi, Tobey in particolare, osservavano ogni più piccolo movimento di Potter, che si stava levando giubba e mantello, restando coi guanti. Tenne la bacchetta alla cinta, limitandosi a salire i gradini del cerchio e a restare poi immobile.
Niente dalla sua espressione lasciava trasparire che fosse davanti alla sua più grande paura.
- Pronto?- gli chiese Tristan.
Harry annuì e poi il baule venne aperto.
Un freddo immane invase la sala e con il suo sospiro infernale un enorme ombra nera sgusciò fuori dalla cassa.
Il Dissennatore si innalzò su Harry, incombendo come un predatore. Ma lui non si mosse.
I suoi occhi non riflettevano nulla.
- Immobilus!-
Gli studenti continuavano a tacere. Tom fra di loro guardava...quel mago, eretto e nobile come un re davanti alla sua paura. Harry rimase lì, a fissare il Dissennatore immobilizzato da Tristan.
- Ecco.- Mckay salì sul palco con un balzo - Questo è un Dissennatore. Dalla bocca succhia ogni sensazione felice, se ne nutre fino a uccidere totalmente lo sventurato che ha osato sfidarlo. A meno che voi non conosciate il Patronus. Cosa ne pensate?-
- Orrido.- brontolò Sedwigh.
- Ripugnante.- fece anche Fern Gordon, mentre le Grazie piagnucolavano.
- Ok. Ora lo libero e vedrete un vero Patronus in azione. Pronto Harry?-
Potter annuì di nuovo. Una volta libero dall'Immobilus, ci fu di nuovo silenzio. Terrorizzato e ansioso.
- Expecto Patronum!-
Quando estrasse la bacchetta e quella luce bianca avvolse ogni cosa, gli studenti rimasero abbracciati da quella magia calda e gradevole, vedendo quel cervo regale scacciare via il Dissennatore.
Nuovamente immobilizzato, Tristan e Harry si strinsero la mano, poi Potter saltò giù dal cerchio mentre il giovane professore non si stupì di vedere tante facce strabiliate.
Rise, battendo le mani.
- Ok. Chi vuole provare?-
Calò l'omertà totale e non se ne stupì nessuno.
- Andiamo, al massimo vi farà svenire per qualche minuto. C'è della cioccolata in premio.- aggiunse sarcastico.
- D'accordo. Per la cioccolata si può fare.- sbuffò Sedwigh - Tanto prima o poi tocca no?-
- Grande.- Tristan lo fece salire e gli si mise alle spalle - Dunque, hai trovato il ricordo?-
- Si.- annuì il biondo, titubante.
- Tienitelo stretto mentre enunci la formula. Nessuno ci riesce al primo colpo ma abbiamo tempo. Pronto?-
- No... ma liberalo lo stesso.-
- Tanti auguri!- ridacchiò Alderton in fondo.
Come previsto, dalla bacchetta di Sedwigh uscirono solo poche scintille bianche e il Dissennatore lo fece crollare a terra, mezzo svenuto e intontito. Una barretta di cioccolata e provarono altri suicidi, uno di seguito all'altro.
Juliette Caldwell, strillando, scappò giù prima che si fosse avvicinato; Kara Kendall, una Tassorosso, a malapena pronunciò la formula prima di svenire e coi ragazzi non fu diverso. Anche Flanagan e Matt fecero la stessa fine.
A metà giornata, Sedwigh ci riprovò e dalla sua bacchetta uscì qualcosa che rassomigliava vagamente a una volpe.
Neely Montgomery, al terzo svenimento, riuscì a tenere lontano il Dissennatore quando un enorme pavone d'argento fece una ruota davanti a lei e riuscì a proteggerla il tempo sufficiente; Tobey Williams, a cui Tristan aveva insegnato a levitare con tutto il corpo, staccandosi dalla sedia, riuscì ad emanare una leggera luce bianca.
Anche Tom, Damon e Cloe vennero messi alla prova.
L'aquila di Riddle scacciò immediatamente il nemico, esattamente come il leone maestoso della King e lo stallone bianco di Howthorne.
- Non se la cavano male.- disse Draco, in piedi sul palco con Trix mentre Harry stava seduto sotto di lui.
- Si ma è presto.- disse Edward - Ci vorranno mesi prima che padroneggino bene il Patronus.-
- Meglio farli esplodere quei bastardi.- sibilò Potter, seccato.
- Mica hai tutti i torti.- bofonchiò la Diurna - L'importante però è che imparino. La necessità poi li porterà a rischiare il tutto per tutto, per salvarsi le loro miserevoli membra da sanguecaldo.-
- Piuttosto tesoro...- Malfoy le scoccò un'occhiata di traverso - Parlando di sangue...ti vedo un po' sbattuta.-
- Eh, magari.-
- Come prego?-
- Niente, cose che purtroppo non puoi risolvere.- gli disse ironica - Allora? Ricominciamo?-
- Sei ancora troppo piccola per battermi.-
- E tu sempre più presuntuoso Principe di Serpeverde.-
- Oh, da quanto non sentivo quel nome.- Harry si accese una sigaretta, inferocito - Miseria, quanto mi mancano i bei tempi.-
- Quando te ne andavi in giro a far danni?- completò Dalton - Su, vedrai che andrà meglio.-
- Certo, nel frattempo impazzirò.-
- Sei già fuori di testa Sfregiato.-
- Se non altro almeno sono riuscito a farmi dire si.- e detto quello, i Bracciali del Destino scattarono immediatamente, come due schegge, e li legarono come se fossero stati messi ai ceppi.
- Vaffanculo. Che ti pigli il colera Sfregiato.- berciò Malfoy fra i denti.
- Oh ma che palle con sta' storia!- Edward rise, scuotendo il capo - Dai Draco, non casca il mondo.-
- Per te forse, adoratore di babbani.-
- Adoratore di che?- allibì Potter, dando un forte tirone col polso.
- Niente, lascia perdere.- soffiò Dalton, facendo un gestaccio al biondo.
Il pomeriggio finì lasciando i giovani maghi letteralmente privi di ogni energia. Tassorosso e Grifondoro furono i primi a filare, vista la partita del giorno dopo e se ne altro Mckay li lasciò andare soddisfatto. Come primo giorno qualcuno era già entrato nel ritmo di quell'allenamento.
Sperava solo che i Dissennatori si sarebbero tenuti lontano abbastanza per permettere a tutti di apprendere senza rischiare troppo.
- Mal di testa?- Damon stava chiudendo la borsa quando Asteria gli si parò a fianco, facendogli quella domanda.
- Si.- disse, infilando dentro anche l'ultimo tomo di Difesa.
- Hai un bel Patronus.- gli sorrise la McAdams - Io invece proprio non ci riesco.-
- E' questione di esercizio. E della forza del ricordo.- si limitò a dirle.
- Si, è vero.- Asteria inanellò una ciocca di capelli castani sul dito indice - Hai qualche dritta da darmi?-
Howthorne si mise la tracolla, ghignando - Certo, non mollare fino a quando non ci riesci.-
- Una regola di vita che non abbandono mai.- sogghignò la strega - Ci vediamo in sala comune spero.-
Lui fece appena un cenno, attendendo Trix che lo raggiunse quando l'altra se ne andò con Fern e Cordelia Chilton.
- La ragazza affila gli artigli.- sentenziò la Diurna.
- Non mi dirai che sei gelosa.- sussurrò lui - Sei ancora della stessa idea?-
- Si.-
- Perché sei così fissata? Per voi donne la prima volta è una cosa importante.-
- Non per me.- Trix levò le spalle - Sinceramente ho sempre trovato la faccenda della prima volta abbastanza ridicola. È solo sesso. E poi io non sono una donna normale.-
- E io solo un pezzo di carne eh?-
- Un pezzo di carne molto invitante però.-
Damon rise, scuotendo la testa - Non posso Beatrix.-
- Non ti ho chiesto un rene o la gola per un pasto.-
- Mi hai chiesto di andare a letto insieme, è ben diverso.-
- Volessi potrei sedurti in un qualche modo. Hai sentito che si dice sui vampiri no? Ammagliano le vittime. Ma non l'ho fatto. Te l'ho chiesto.-
- Oh, grazie per la cortesia.-
- L'ho chiesto a te perché siamo amici.-
- E te ne freghi delle ripercussioni sulla nostra stessa amicizia.- aggiunse seccato, bloccandola in un angolo del primo piano - Insomma non è una cosa facile.-
- E che ci va, dai!- sbuffò capricciosa, iniziando a sbattere gli occhioni - O tu o il primo che passa.-
- Cosa?!- sbottò Howthorne a quel punto - E' un ricatto bello e buono!-
- Già.- tubò, baciandogli la guancia - Pensaci eh?-
E ora si che era nelle grane, pensò Damon inferocito.
Con una Diurna insaziabile alle costole e sinceramente il ricatto più sensuale che gli fosse mai stato posto.
Bel dilemma!

Il buio regnava ormai da circa due ore su Hogwarts e le fiaccole appese ai muri illuminavano quasi ogni anfratto.
Ogni angolo era buio ma non c'era pericolo...per il momento almeno.
Ron Weasley si aggirava fra le arcate, i passi che rimbombavano come rochi di corno.
Cercava lui...quell'anima in pena, che chiuso in quel castello che tutti loro tanto amavano, si stava trasformando in un'ombra. Nell'ombra di se stesso. Ma sapeva dove trovarlo.
Si Smolecolarizzò nelle porte di pesante metallo magico e legno incantato della sala duelli, lasciata alle tenebre della notte. Solo poche fiaccole erano accese e Harry Potter stava seduto contro la parete dell'ingresso, le ginocchia ripiegate e i gomiti appoggiati alle rotule.
Di profilo, naso e bocca erano nascosti dal braccio.
Fra le dita, una sigaretta che si stava fumando da sola.
- Non hai cenato.-
Il moro lo guardò appena, portandosi la sigaretta alla bocca.
Ron lo fissò per un istante, portando poi lo sguardo sui palchi. Quanto tempo ci avevano passato sopra...
E ora erano dieci anni, ora avevano ventisette anni...e non più diciassette.
- Sai che mi sono accorto di una cosa che prima non avevo mai capito?- sussurrò di colpo Harry, senza staccare lo sguardo da quei palchi di duello.
- Che cosa?- mormorò il rossino, cacciandosi le mani in tasca e appoggiandosi alla nuda parete con la schiena.
- Ero felice. Quando avevo diciassette anni intendo. Ero felice qui...quando ero studente. E non me ne sono mai accorto. Perdevo tempo a rimpiangere ciò che non potevo cambiare, le morti dei miei, di Sirius...e non mi accorgevo che quando ero qui, stavo bene.-
- E ora?- Ron scosse il capo - Vuoi dirmi che non sei felice?-
- Pensavo che fosse tremendo non avere il potere di dire la mia, di fare quello che volevo, di poter combattere i Mangiamorte come volevo...e adesso me ne sto qua, a ventisette anni...e mi ritrovo al punto di partenza.-
- Harry...- Weasley sospiro esasperato, lasciandosi andare seduto - Dio, sarà per poco.-
- Io non posso stare chiuso qui, lo capisco? Io non posso...non riesco. Là fuori c'è gente che muore e io me ne sto qua, chiuso fra queste maledette mura, protetto da tutti come un neonato. Io non sono più un bambino Ron, non posso sopportare di ritrovarmi a essere inutile di nuovo, per l'ennesima volta. Non ho più diciassette anni, non sono più un bambino. Ti prego, cerca di capirmi.-
- Ok.-
Ron tacque per un secondo, inspirando con forza.
- Ora cerca di capirmi tu.- si passò le mani fra i capelli rossicci, serrando le palpebre. Era difficile parlare, dopo sei anni passati a fare finta che nulla fosse accaduto, ma ora doveva farlo per forza.
- Sai cos'ho provato quella notte? Sai cos'ho provato dopo? Anche dopo...se sei tornato, anche dopo che abbiamo riunito gli Horcrux...per mesi ho avuto gli incubi. Tu quella notte sei morto...cazzo, sei morto te lo ricordi? Io si, me li ricordo bene. Perché non ho potuto fare niente per te. Non c'eri a vedere le facce di tutti, non c'eri a vedere come si comportavano, come pecore smarrite...-
- E per i vostri incubi mi vorreste mettere sotto vetro?- sussurrò amaro.
- No, non ti mettiamo sotto vetro.- Ron serrò i lineamenti, distrutto - Ma non voglio che si ripeta. Mai più. Ti ricordi cos'hai detto quando mi sposato? Al banchetto di nozze intendo...hai detto che per te ero come un fratello. La cosa è reciproca. Se ti perdo di nuovo...se muori di nuovo...io non lo sopporterei. E non perché sei Harry Potter, non perché sei la speranza dei maghi, non perché sei un eroe...ma perché sei un fratello per me.-
Si mise in piedi, desolato.
- Non so cosa dirti Harry...ma non cambierò idea.-
Il bambino sopravvissuto spense la sigaretta, poggiando il capo all'indietro contro la parete.
- Mi sento come se avessi delle catene...che mi tengono a terra.- disse in un soffio - Prima non le avevo.-
- Intendi Lucas e Tom, vero?-
Annuì, chiudendo gli occhi verdi.
- Credevo, quando ero piccolo, che da grande sarebbe stato tutto diverso. Che avrei potuto combattere senza avere nulla da perdere.-
- Il tempo in cui eri solo è passato Harry.- sorrise Ron - Passato per sempre.-
- Già. E ancora non ho capito se mi va bene. Andava meglio prima, quando a combattere contro Voldemort ci avrei perso solo la vita. E tanto perché tu lo sappia ora e da me...prima o poi andrò a cercarlo. Voglio parlare con lui.-
Weasley gli dette le spalle.
Chiuse gli occhi, si portò una mano alla bocca.
- Cos'è che ti lega tanto a lui? Perché non riesci a dimenticare?-
- Perché la mia vita è incentrata su quel giorno in cui mi fece questa.- e si toccò la fronte, la cicatrice in leggero rilievo sulla pelle rosea e liscia - Non posso dimenticare. Quello che sono mi ricorda sempre come lo sono diventato.-
- I tuoi sono morti per salvarti!- urlò allora Ron, rigirandosi rabbioso - Non puoi mandare tutto a puttane per vendetta! Cristo ma perché non la smetti? Basta, ora hai una famiglia! Hai una moglie, un figlio! Hai me, Hermione, Draco e Tom! Non ti basta?!-
- Tom lui sta cercando di portarmelo via. Voldemort lo rivuole e farà di tutto per riprenderselo.-
- Ma vuole anche uccidere te. Il suo grande nemico. Solo che stavolta non sei più da solo. Hai un figlio a cui rendere conto.- Ron andò alle porte, aprendo un battente da cui filtrò una debole luce fioca - Dici sempre a Lucas che non te ne andrai. Che per lui ci sarai sempre. Spero che sarà davvero così.-
La porta si richiuse e Harry Potter rimase seduto.
Dalle grande vetrate, la luna fece capitolo dolcemente. Pallida e perlacea, carezzò debolmente il viso del bambino sopravvissuto.
Gli occhi verdi, colmi di una memoria lontana.
Un fulmine e una dannazione.
Uniti per sempre.

 

 

 

 

 

 

* Guanto di Minegon: come già detto un anno fa su Manga.it, il guanto non me lo sono inventata io ma essendo un'appassionata di favole, e una mezza ricercatrice per lavoro, ho colto al volo l'occasione. Questo guanto viene citato nelle leggende dei vichinghi, certo con delle varianti significative (io gli ho dato il potere del fulmine), per passare poi sempre sotto varianti macroscopiche ai testi di esoterismo che oggi si trovano un po' ovunque nelle librerie. E' anche stato usato in alcune soap del genere fantasy-dark, anche se ora mi sfugge quella precisa, ma siccome su Manga.it una lettrice me l'aveva detto (grr...perdo anche la memoria oltre che il cervello con questa gravidanza!) penso che prima o poi riuscirò di nuovo a citare la giusta provenienza televisiva, anche se, ripeto, è un particolare che viene usato specialmente in un certo genere di letteratura. Baci.

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15° ***


 

 


Era sabato mattina e il campionato di quidditch era iniziato in un giorno di sole, anche se nubi temporalesche avanzavano da est. Il vento era fantastico, carezzava scope e giocatori infervorando gli animi.
Dalle tribune, i tifosi si sgolavano per incitare la loro squadra del cuore.
Dopo quarantacinque minuti, Grifondoro vinse per la cattura del boccino.
Per Tassorosso due feriti, compreso Flanagan che si era preso la mazza di Martin sulla testa, "accidentalmente", per i grifoni solo uno e Sedwigh ne era fortunatamente uscito illeso, nonostante i quattro bolidi che gli erano soffiati sulla testa per tutta la partita. Al fischio della fine, si buttarono tutti addosso gli uni sugli altri, a fondo campo.
- Eccoli là...- Bruce schioccò la lingua, sarcastico - Guarda Tom, è solo un sfogo di desiderio omosessuale represso. Tutti gli sport lo sono.-
Riddle rise, legandosi meglio la sciarpa al collo - Ma per favore. C'è anche Lisa là in mezzo.-
- Già Bruce, abbi un po' di decenza per lei.- bofonchiò Mary J. Lewis.
- Bene, se non altro abbiamo vinto.- cinguettò Cloe, stracciando le mazzette delle scommesse di Tassorosso - Ho la mia bella percentuale che spianerò in vestiti alla prossima uscita a Hogsmade e i soldi per il resto della torre, non avrebbe potuto andare meglio. Sedwigh si merita un bel ringraziamento.-
- Si, in natura.- frecciò Madeline divertita.
- Ma piantala!- celiò la biondina - Tom allora non scommetti sul serio?-
- E farmi lasciare in mutande da te alla fine dell'anno? No, grazie.-
- Ah, miscredente.- la King si appoggiò alla sua spalla, parlando con Degona - Allora? Come ti è sembrata la tua partita? Bello il quidditch eh?-
La piccola Mckay si era sgolata come tutti gli altri, imprecando ai falli ed esultando ai punti accumulati. Aveva le guance rosse per lo sforzo e la gioia e sembrava felicissima. - Bellissima partita! Contro chi giochiamo la prossima volta?-
- Corvonero. La settimana dopo ci tocca contro le serpi.- la informò Mary - E allora saranno guai!-
- Sono scorretti?-
- Da matti. Clyde Hillis, il compare di Fabian, è un maledetto infingardo.- rognò Archie, attaccato a un lecca-lecca - E' il capitano di Serpeverde e gioca da cercatore. Un vero mastino!-
- Lasciamo perdere quegli idioti.- l'incalzò Cloe - Dai gente, ci aspetta la torre! Andiamo a festeggiare!-
- Si e io vado a raccattare Martin e Sedwigh.- sbuffò Bruce, precedendoli alle scale - Chissà che combineranno negli spogliatoi, Dio! L'anno scorso li ho presi in piedi sulle panche a fare una sorta di danza propiziatoria mezzi nudi. Mi si è quasi bloccata la crescita.-
- Che orrore.- tubò Maggie Clark - Ci vediamo a Grifondoro allora!-
Le feste dei rosso oro erano famose e quella della prima vittoria non era da meno.
Tutta la torre era in fermento, c'erano strilli e ovazioni, vere e proprie dichiarazioni di gente che saliva sui tavolini e ululava al vento la potenza della squadra dei grifoni.
Insomma, dilagava la spacconeria.
- Siete sempre così qui dentro?- chiese Olivia Andrews, seduta sul divano accanto al fuoco.
Madeline annuì, con un finto sospiro - Anche peggio!-
- Si e aspetta di vedere la danza del capitalismo di Cloe!- celiò Mary, passandole un Burrobirra.
- Quanti galeoni ha tirato su?- chiese Martin ad alta voce, per farsi sentire.
- Più di centododici!-
- Stronza malefica.- sibilò Sedwigh, seduto sul tavolino, attorniato da ragazze cinguettanti - Dov'è?-
- Dietro a qualche angolo a contare i soldi forse.- lo informò la Nolan - E Tom?-
- Bhò...- il biondo si guardò attorno - Non lo vedo da un pezzo...sarà con lei.-
- Già.- ghignò Maggie Clark con malizia - Quanto sono carini!-
- Oddio, non cominciare.- sbuffò Martin - Lasciali in pace, sei esasperante!-
- Insensibile!- sbottò anche Mary - Lui è così gentile e carino con lei!-
- Già, peccato che abbia il testosterone bloccato ai livelli elementari.- ironizzò Sed, alzandosi - Vado a cercarmi le sigarette. Lasciatemi qualcosa da bere.-
Facendosi un giro in quella marmaglia, Stanford riuscì a beccarli.
In un angolo, a parlare. Lei contro la parete, Riddle davanti, come per schermarla dal resto dei presenti.
Che strano che non se ne fosse mai accorto. Strano davvero.
Si guardavano in un modo che forse sfuggiva ad entrambi. Ma era fin troppo palese per lui almeno.
- Prima o poi ti beccheranno sai?- le stava dicendo Tom.
- Ma dai.- Cloe sorrise, con gli occhi nocciola che le brillavano - Non finché il nostro coscienzioso Capo Scuola mi copre, no?-
- Ah ecco, ruffiana.- ghignò Riddle, ficcandosi le mani nelle tasche dei jeans - Mi tieni buono eh?-
- Possiamo sempre fare a metà alla fine dell'anno.-
- E pure corrompi. Dio, sei terribile.-
- Terribile ma ricca!- fece sardonica, agitando il sacchetto coi galeoni - Sono un allibratore serio, sai?-
- Oh, su questo non ci sono dubbi.- sospirò, andando a sedersi contro la parete dove dopo pochi lo affiancò anche lei, rannicchiandosi al suo fianco - Allora? Novità? Come va con Clay?-
- Intendi lo studio del Marchio Nero?- lei inclinò il capo - Ci stiamo lavorando. Per ora mi sta facendo Focalizzare Piton, che ha il Marchio e il sangue del serpente dell'oblio nelle vene. Poi andremo sul difficile, Focalizzando solo il Marchio. E poi chi ha solo il sangue.-
- Sembra difficile.-
- Si, lo è abbastanza ma la Focalizzazione ormai la mastico bene.-
- Ecco, parlando di questo...- Tom si guardò attorno, come per controllare se non fossero spiati, poi si piegò su Cloe, vicino al suo orecchio. Le accelerò i battiti ma quando le disse cosa voleva, lei allibì.
- Cosa?! Harry lo sa?-
- No, è una sorpresa.-
- Ah, bella sorpresa!- sbottò lei - Hai rubato i libri a Hermione?-
- No, glieli ho chiesti e me li ha dati, anzi...mi ha pure dato qualche dritta ma col tuo aiuto potrei fare molto più in fretta. Allora, che dici? Mi aiuti?-
- Tutte le sere?-
La King, sebbene non contenta, colse la palla al balzo. Quello era come un segno del destino.
- Si, tutte le sere se per te va bene.-
Tutte le sere in camera di Tom. Un sogno!
Annuì, dandosi un contegno anche se dentro esultava. Quella era l'occasione giusta!
Finalmente avrebbe avuto un'opportunità!

Harry Potter passò gran parte di quel sabato pomeriggio a fare su e giù davanti all'ingresso di Hogwarts, braccato da centinaia di binocoli magici, tutti sulla Torre Oscura, dove i suoi compagni Auror e direttamente Elettra si divertivano a fargli dare i numeri.
Attendeva una carrozza che stava riportando a casa l'unica persona al mondo, oltre Sirius, che poteva capirlo sempre e comunque, in qualunque situazione e inoltre non vedeva l'ora di riabbracciarla...
La carrozza arrivò alle quattro in punto di pomeriggio, nera e cupa ma finemente elaborata, proprio quando il sole iniziava a coprirsi. Quando un valletto smilzo e amorfo aprì lo sportello, ne uscirono gli occhi bianchi di Lucilla, avvolta in un mantello e con un cappuccio calato sul viso stupendo.
Harry non perse tempo e corse ad abbracciarla, stringendola forte.
- Ehi, ehi...- la Lancaster sogghignò, senza apparire stanca per il lungo viaggio - Come mai quest'accoglienza?-
- Te lo racconto domani. Sono solo contento che sei tornata.- le disse, carezzandole la schiena - Com'è andata?-
- Du Croix era di pessimo umore.- gli raccontò la demone, levandosi il cappuccio e liberando il sinuoso collo da cigno coperto da uno spesso girocollo di pietre nere e rosate - Sua moglie l'ha piantato e aveva la casa invasa da termiti.-
- Vampiri.- Potter scosse il capo, scoccando uno sguardo alla Torre Oscura - Ecco...Luci senti...ti va di fare due passi? Da solo non potrei, visto che mi trattano come un ritardato, ma se ci sei tu...-
- Ah, ecco perché.- Lucilla sospirò, prendendogli il gomito e incamminandosi con lui oltre le mura, verso il lago - Dimmi, prima che ti dica cos'ho scoperto, cos'è successo di recente?-
- Bhè, a parte un attacco dei licantropi guidati da un ragazzino fuori di testa, a parte Orloff che vuole venire a parlarmi, tuo marito che sta perdendo il cervello perché quelli del settimo sono peggio dei bradipi, Hermione che è più irritabile di giorno in giorno e io, poveretto, chiuso in gabbia...si, devo dire che va tutto bene.-
- Andiamo. Non mi dirai che ti sorvegliano davvero a vista.-
- Guarda la torre.-
La Lancaster si volse e aguzzando gli occhi, allibì leggermente.
- Santo cielo. Che spreco di energie. Ron per primo dovrebbe sapere che sei in grado di sparire sotto i loro occhi come e quando vuoi.-
Lui gettò la testa indietro, ridendo finalmente dopo tanto tempo.
Dio, era vero. Avrebbe potuto sparire quando gli pareva. Proprio come quando era ragazzino...
Chissà che quel ragazzino non fosse rimasto in lui, che non si fosse preservato. Integro, incorrotto...
- Hai detto che Tristan sta allenando i ragazzi del settimo.- sussurrò Lucilla - Come stanno andando?-
- Sono molto curiosi e vogliono apprendere ma dopo sei anni di praticamente sola teoria, è difficile mettersi a fare Patronus e combattere Mollicci, no?-
- Già. Purtroppo con la pace arriva anche l'infondata sicurezza che la guerra non torni più.-
Raggiunsero il lago e si sedettero su un tronco caduto, dando le spalle alla Foresta Proibita.
Harry sapeva che Lucilla, dopo essere arrivata a Londra tramite Smaterializzazione, aveva preso la carrozza per fare un viaggio nei dintorni, durato tre giorni in cui aveva sentito di tutto e di più. Inoltre, arrivando in carrozza, aveva potuto circuire la foresta e vedere eventuali segni di mannari nei dintorni.
- Sono ancora nascosti fra gli alberi, vero?-
Lucilla annuì - Si, c'erano segni inconfondibili. Graffi sulle cortecce degli alberi, impronte troppo grosse per essere di semplici lupi. La seconda notte di viaggio mi sono inoltrata nella parte ovest della foresta e ho trovato un fauno. Dice che stanno facendo razzia di cervi e caprioli. In tutti ne hanno contati una ventina. Il principe invece rimane sempre in forma umana.-
- Se vanno avanti così i centauri li ammazzeranno come cani.- sussurrò Potter, sospirando - Quel ragazzino è molto leale verso suo padre, non capisce il rischio che corre.-
- Dovremo trovare una soluzione per lui. Sarà meglio discuterne con Fiorenzo e Hagrid poi dovrebbe andare a calmarmi. Non credo che a me darebbero ascolto. Quel fauno mi ha guardata come se fossi il diavolo in persona. Senza contare che Magorian e Cassandro non sono mai stati famosi per la loro pazienza.- sbuffò sarcastica - Comunque, venendo a noi...sono arrivata a poco grazie a Du Croix ma ora ho un nome.- e allungando la mano davanti a sé, dal nulla le apparve sul palmo una pergamena arrotolata, chiusa da un fermaglio di cera rossa, vecchia, consunta e sbiadita esattamente come la carta giallognola della pergamena. Il simbolo era rovinato ma Harry parve riconoscere una corona a otto punte.
- Non è che se la prendo in mano si sbriciola, vero?-
- C'è questo rischio.- annuì Lucilla - Vedi, da quando Du Croix è ai ferri corti con la moglie ha lasciato un po' andare la biblioteca e se tutti i giorni non rifà l'incantesimo di Protezione dall'Usura del tempo ai suoi scritti, rischia di ridurli tutti in polvere. E dalla faccia di questa pergamena, che ha solo sessant'anni, direi che dentro a quella biblioteca non ci sono solo le termiti.-
- Poveretto. Non credevo che i vampiri se la prendessero tanto per queste cose...-
- Oh, quando si legano lo fanno per sempre. Quando ci riuniremo domani sera aggiornerò tutti ma sono sicura di avere il nome della setta. Non posso comprovarla ancora con ogni visione di Damon ma al cento per cento, sono loro.-
- Dimmi.- la incalzò.
- Illuminati.-
Il nome venne portato via dal vento. Una folata li prese in pieno e un fischio lugubre e grasso riecheggiò sul lago, increspandone la superficie piatta.
Quel nome era scivolato nell'aria come un rivoletto di veleno, viscido e al contempo pieno di spine.
- Illuminati?- sussurrò Harry - Ci sono molti gruppi nella storia che si chiamano in questo modo.-
- Si ma solo quattro furono adepti di una setta magica, gli altri furono gruppi cristiani che pretendevano di essere illuminati della verità direttamente da Dio. Negli archivi, almeno secondo quello che mi avete detto della visione di Damon, ho trovato di un movimento di maghi molto numeroso alla fine della seconda guerra mondiale che entrò in gioco contro i seguaci di Grinderwald, il mago del male che ha sconfitto Silente. Pare che a quei tempi fossero entrati in gioco anche loro, questi Illuminati e le informazioni raccolte a quel tempo nelle cronache occulte della guerra parlano di un uomo che comandò gli Illuminati, col volto sfigurato e che per questo portasse sul volto una maschera.-
- Metà uomo, metà donna. Metà bene e metà male.- sussurrò Harry.
- Esatto.-
Lucilla si alzò, inspirando e rimettendosi il cappuccio sul viso - Siamo di fronte a qualcuno che non palesa le sue intenzioni Harry, anche se quella maschera mi dà alcune idee.-
- Credo che domani sera avremo molto di cui discutere.- mormorò, alzandosi a sua volta - Ora che siamo soli però devo chiederti una cosa.-
- Vuoi che ti porti a fare due passi nella Foresta?- gli chiese serafica.
- Non ancora.- Harry si morse il labbro, guardando il cielo che si stava facendo plumbeo, dalle sfumatura sfaccettate come la guancia di una perla nera - Dovresti dirmi...come raggiungere Dark Hell Manor.-
Lucilla tacque, continuando a camminare al suo fianco.
Harry non attese la risposta. In silenzio, rimase accanto a lei, stringendola forte al suo fianco.
Nessuno come lei conosceva la gabbia. L'insofferenza e l'impotenza.
Eppure i giornali e quei giorni di fine settembre traboccavano d'incidenti, morti, feriti, Marchi Neri fasulli...
E Tom? Cosa stava facendo a Dark Hell Manor?
Harry non sapeva di preciso perché dovesse vederlo, cosa avrebbe dovuti dirgli e chiedergli.
Ma una cosa era certa. Quel nemico li stava mettendo uno di fronte all'altro, affinché si ammazzassero a vicenda.
Chi oltre a Lord Voldemort poteva volere la morte di Harry Potter?

Era passata da poco l'ora di cena quando su Hogwarts il cielo iniziò a brontolare.
I ragazzi erano ancora eccitati per la partita di quidditch della mattina stessa e mentre a Grifondoro si festeggiava, negli altri dormitori ci si godeva un sabato sera tranquillo, l'ultimo di quel mese di settembre. Presto sarebbero iniziati i test e le interrogazioni, mentre quel giovedì il Calice di Fuoco avrebbe sputato i suoi primi nomi e sarebbe iniziato il duello interno.
Gli Auror invece si stavano godendo una pausa, fuori in giardino a godersi l'aria della sera. Tutti tranne una.
Hermione Granger stava con le mani protese su un giornale, gli occhi dorati chiusi, il respiro lento e regolare che le gonfiava i polmoni. Le parole della Gazzetta le sfrecciavano nelle mente, veloci. Le vedeva ancora a fatica ma presto avrebbe imparato a fermare quelle parole, rosse come marchiate a fuoco sullo sfondo nero della sua mente.
Per miracolo riuscì a carpire la notizia di un altro incendio. Nel Linkolnshire.
Lesse di un villaggio attaccato dalle fiamme, apparentemente per un principio doloso.
Sbuffò e si rimise comoda contro lo schienale della poltrona, massaggiandosi la testa.
Le faceva un male terribile. I suoi esercizi le portavano via gran parte delle sue misere energie e la frustrazione di dover dipendere dagli altri non faceva che fiaccare il suo orgoglio già abbastanza ferito.
La Torre Oscura era in silenzio, Jeremy e Alexander erano già a letto.
Elettra invece aveva portato Lucas con lei e gli altri Auror.
- Dada! Dada bum!-
Hermione fece un mesto sorriso, alzandosi dalla poltrona. Si concentrò di nuovo, per proiettare i contorni vaghi della stanza nella sua testa. La sala riunioni dopo la cena era veramente conciata male, senza considerare che i ragazzi non erano mai stati in grado di riordinare neanche con l'uso della magia. Harry poi era da Silente, probabilmente a bestemmiargli dietro. Fauna, Flora, Fiona e Fulva invece erano andate a Hogsmade, accettando il cambio della guardia con le mamme per correre a comprare altro latte e pappe in polvere per Lucas e Glory, mentre dei giochi che non esplodessero per Alexander che estraeva la magia da qualsiasi sonaglino e formina incantata toccasse.
La Granger raggiunse il box e sentì Glory allungare le braccine verso di lei.
- Dada bum!- gorgogliò ancora la piccolina.
- Dada bum?- ridacchiò, tirandosi la figlia fra le braccia - Cosa significa?-
Glory si aggrappò alla sciarpa di seta che la madre aveva al collo, mettendosene un lembo in bocca, non prima di aver ripetuto di nuovo quelle sghembe parole. La strega la cullò dolcemente, canticchiando ma la piccola continuava a ripetere quella frase, lasciandola perplessa. Non era inconsueto infatti che le parole della piccola Malfoy significassero ben altro che inconsulti vagiti di una neonata.
L'ennesimo tonfo al soffitto fece scuotere il capo alla Grifoncina.
- Maledette tegole.- borbottò seria. Era da quando erano ricominciati i corsi che quelle tegole cascavano a ogni ora del giorno e della notte!
Poi, di colpo, un suono fortissimo, un boato che non era quello di una tegola, arrivò dai piani superiori.
Hermione s'irrigidì all'istante, mentre Glory puntava gli occhi sulla scala a chiocciola.
- Dada bum! Cauto!-
Forse intendeva che qualcuno era caduto perché poco dopo si sentirono dei passi frenetici...
- Oddio.- Hermione serrò i denti, levò la mano e la sua bacchetta sfrecciò verso di lei.
Dannazione. Sapeva che sarebbe accaduto!
Lei lì, indifesa, con la bambina!
I passi si fecero più affrettati quando le arrivarono all'orecchio affinato per necessità anche dei gemiti.
Gemiti di dolore.
- Aiuto!! C'è nessuno?! Per favore aiuto!-
Una voce seccata e al contempo allarmata la raggiunse dal piano superiore - Porca miseria, aiutatemi!-
Coi nervi tesi fino allo spasimo, Hermione si strinse al petto la bambina e sollevò la bacchetta verso la scala. Ora i passi si avvicinavano, qualcuno stava correndo.
Dallo stridio sul legno, qualcuno che calzava scarpe con una suola di gomma...
Un ragazzino che dava dodici anni sfrecciò giù per la scaletta di legno e metallo, evidentemente furibondo.
- Chi sei?- l'apostrofò la Granger - Non fare un passo! Come hai fatto ad arrivare qua?-
Il ragazzino indietreggiò al muro, serrando i denti. Gli occhi verdeacqua erano lucidi di collera e ansia e i capelli castano chiaro, quasi biondi, erano bagnati di pioggia, incollati alla fronte.
Anche lui estrasse una bacchetta, tremando ma non per il freddo. Era bagnato fradicio e sporco di fuliggine in viso.
Si guardò attorno per un attimo, credendosi in pericolo, poi tornò a fissare la strega.
- Chi sei?- gli chiese di nuovo Hermione, minacciosa - Parla o finirai male.-
- Sei tu Hermione Hargrave?- le chiese, ben sapendo che non aveva potere contro una strega adulta.
- E tu chi sei?- gli richiese - Non farmi perdere la pazienza! Come diavolo hai fatto ad arrivare qua?- udì altri gemiti al piano superiore, imprecando - Chi c'è con te?-
- Senti...sta calma...- il ragazzino strinse di più la bacchetta - Io non so perché sono qua...mi ci ha portato quell'idiota! Per favore, mi ha detto di cercare una strega che si chiama Hermione! Sta male, devi aiutarmi! Ci hanno attaccato e quello stupido è rimasto ferito! Ha un buco gigantesco nello stomaco e io non so come aiutarlo! Sei tu Hermione o no?-
- Ma di chi parli?-
- Parlo di mio padre!- sbottò il ragazzino inviperito - Ha detto di chiedere di questa dannata Hermione! Sei tu?-
- Cosa sei?-
- Cosa sono? Come cosa sono!? Non vedi? Sono un essere umano!-
- No...- Hermione assunse un'espressione contrita - Non vedo. Cos'è tuo padre? Chi è?-
- Io sono un mago e ho dodici anni.- le disse il ragazzino, notando la vacuità del suo sguardo e continuando a ripetere le stesse cose come un disco rotto - Mio padre è di sopra. Per favore, aiutami!-
- Insomma ma chi diavolo è?- sbraitò allora la strega esasperata, tenendosi più stretta Glory, quasi tanto da soffocarla.
E infine, la soluzione.
Qualcuno urlò da sopra le scale dopo aver strisciato fino alla rampa, lasciandosi dietro una scia di sangue.
- Hargrave...per l'amor di Dio, vuoi darmi una mano o no?-
Quella voce. Quel tono arrogante e insofferente.
Hermione si sentì peggio, anche se allibita.
Quella voce la conosceva...
- Jeager?- alitò.
- Stupido!- il ragazzino pestò il piede a terra - Vuoi morire dissanguato? Ma dove diavolo mi hai portato?-
- A Hogwarts.- sussurrò allora la Grifoncina - A Hogwarts.-

Jeager William Crenshaw pochi minuti più tardi fece una smorfia e sibilò una bestemmia, mentre il sangue rosso e denso gli usciva a fiotti da una ferita all'addome. Imprecò di nuovo, quando Hermione, seduta sul divano dove lui era sdraiato, gli versò su quello squarcio del whisky. Incurante dei suoi gemiti e delle sue lagne, la strega gli ripulì la ferita e poi gli tamponò il tutto con delle stoffe linde e pulite.
- Ah...Cristo Hargrave, fa piano!- sibilò, mentre lei tastava il suo stomaco.
- Taci.- gli rispose lei, indifferente - E' dannatamente profonda. E ne hai un'altra sulla schiena. Non sono un'esperta ma chiunque sia stato ti ha preso in pieno la spina dorsale. Mi sa che rimarrai paralizzato dalla cintola in giù.-
- Paralizzato?-
Il ragazzino di prima, seduto sul tavolo, balzò giù sconvolto.
- Come paralizzato?- urlò con gli occhi sgranati e pieni di paura - E adesso...-
- Calma.- sbuffò Jeager, agitando la mano - Un paio di settimane e mi rimetterò in piedi.-
- Ma lei ha detto...-
- Ho detto che queste ferite sono profonde. Fosse un essere umano completo sarebbe già morto.- chiarì la Grifoncina, tornando a tamponare lo sfregio sull'addome freddo del mezzo demone. Ogni tanto però, cercava di capire che tipo fosse il ragazzino che era venuto col demone. Pareva testardo, dalla voce. Con un tono autoritario, ma al contempo spaventato - Tu stai bene?- gli chiese la strega.
- Io non ho niente. Grazie a questo stupido!- sbottò il giovane mago.
- Ti prego taci.- rognò Crenshaw irritato - Ne ho basta del tuo starnazzare, dammi tregua!-
- Hai una bella faccia tosta a presentarti qui.- s'intromise Hermione, strappandogli un'altra bestemmia premendo nuovamente per bloccare l'emorragia - Come diavolo ti è venuto in mente di presentarti proprio davanti a me eh?-
- Che potevo fare? Mi hanno dato fuoco al castello, ci hanno attaccato neanche quindici minuti fa. Mi sono ritrovato attorniato su tutti i fronti e non so neanche come abbiano fatto a entrare in casa mia. Sta di fatto che hanno cercato di uccidere me e William.-
- William?- fece Hermione.
- Sono io William.- le disse il ragazzino.
- Ah.-
Jeager finalmente tacque, fissandola attentamente - Quando hai perso la vista?-
- A fine agosto. Avrai letto che hanno attaccato Godric's Hollow. Vedo solo ombre.-
- Si, l'avevo sentito dire. Guarirai?-
- Si, è questione di tempo. Chi vi ha attaccato?-
- Mangiamorte. O almeno così mi sembrava fino a quando un bastardo con un mantello chiaro non mi ha colpito alla schiena con qualcosa di simile a un fulmine.-
- Un fulmine?-
- Si. Aveva un guanto di metallo...o una mano ferrosa, che gli saliva su tutto il braccio. Mi ha colpito con quello.-
- Questo tizio...- la Granger serrò la mascella - L'hai visto in faccia?-
- No, era preoccupato a cercare di restare vivo.- sentenziò il mezzo demone - E a portare al sicuro quella palla al piede.-
- Palla al piede?- sbottò di nuovo William - Nessuno ti ha chiesto di occuparti di me!-
- Strano, mi sembrava il contrario quando i tuoi nobili parenti umani ti hanno piantato davanti a casa mia!-
Il ragazzino arrossì e si chiuse a riccio, sedendosi in poltrona e dandogli le spalle.
- E così...è tuo figlio.- ironizzò Hermione a quel punto - Figlio tuo...di quello che non si mescola con le volgari umane...di quello che sbandiera ai quattro venti il disgusto verso le miserabili formiche mortali.-
- Ti prego, non cominciare anche tu.- Crenshaw fece una smorfia - Ne ho basta di prediche.-
- Dov'è tua madre William?- chiese la strega.
- La mamma è morta sei mesi fa e suo marito non mi voleva.- spiegò freddamente il ragazzino.
- Mi dispiace.- sussurrò la Grifoncina.
- A me no. Lo odio quello.- sibilò William serrando i pugni.
- In effetti è un illustre imbecille.- disse Crenshaw - Sua madre si chiamava Lara Crofford, mezzosangue. Era un'Obliviatrice del Ministero.-
- Ha rimediato a uno dei tuoi disastri immagino.-
- Direi di si. Ma è successo tanto tempo fa.-
- Si, direi di si.- Hermione fece un mezzo sorriso - E il patrigno chi è?-
- Henry Mitchell.- sbuffò William con rancore nella voce - Non so bene che lavoro faccia ma è sempre alla Gringott. Peccato che non ci sia rimasto secco sotto tutto quell'oro.-
- E la marmocchia?- chiese Jeager, indicando Glory seduta nel seggiolone.
- Se intendi la marmocchia bionda si chiama Glorya, è mia figlia.-
- Il miracolo è accaduto.- il mezzo demone sollevò un sopracciglio con aria sardonica - Il biondo ti ha messa incinta?-
- Purtroppo si.- replicò lei sarcastica - Proprio come hai fatto tu.-
- Ahah.-
- Senti scusa...- William, sebbene ancora sulle sue, la fissò attento - Hai detto che questo ritardato si riprenderà no?-
- Fra qualche settimana.-
- Perfetto. E adesso che facciamo?-
- William non darmi il tormento. Una cosa per volta eh?- Jeager era pallido e stanco - Sono immobile dalla cintola in giù, se mi dai qualche secondo posso pensare.-
- Avresti dovuto farlo prima di farti ridurre in questo stato!- gli rinfacciò il ragazzino.
- Non mi farei scrupoli a tapparti la bocca per sempre.- l'avvisò sbuffando.
- Non ne dubito. Devo aver preso da te visto che anche per me è la stessa cosa!- gli disse William imbufalito.
- Si, è figlio tuo. Ha decisamente il tuo senso dell'humour.- Hermione alzò la mano, facendo sollevare dal tavolo un altro bicchiere di whisky, che porse poi a Crenshaw - Tu però non te ne puoi andare. Devi dirmi su quel tizio che ti ha attaccato. Devi spiegarmi ogni cosa che ti ricordi su quel guanto e sul suo aspetto.-
- Potter è sempre di mezzo.- insinuò Jeager - Ecco perché Lord Voldemort è così di buon umore di recente.-
- E così lavori ancora per quei bastardi eh?- lo sfidò rabbiosa.
- Ma certo. E secondo te con tutto quello che mi dà da fare il moccioso perdo tempo con quelli? Ma per favore. Si trova a casa mia da sei mesi quasi esatti ed è stato un incubo. E poi ormai ti ho a portata di mano. Considera chiuso il mio contratto coi Lestrange.-
- La facilità con cui passi da una sponda all'altra farebbe impallidire anche Giuda.- frecciò lei.
Non poterono riprendere il discorso perché in quell'istante la porta si aprì ed entrò Harry, l'aria devastata, sigaretta in bocca e un diavolo per capello. Esattamente come tutti i giorni.
Quando vide la scena, rimase per un attimo basito.
Poi riprese il suo naturale self control.
- Malfoy farà i salti di gioia.- disse con un lieve ghigno - Posso dirglielo io?-
- Taci Harry!- sbuffò Hermione - Dammi una mano, non vedo niente. Questo idiota è arrivato qui venti minuti fa.-
- Ciao Potter.- lo salutò Jeager.
- Ciao Crenshaw. Devo aspettarmi i Lestrange fuori dalla porta che vengono a riprenderti?- gli chiese calmo.
- No. Ho chiuso mesi fa.-
- Ottimo allora.- tranquillamente l'Auror raggiunse il divano - Gran brutta ferita.-
- Rimarrà paralizzato per un po'.- lo informò la strega - Oh e lui è suo figlio William. Ha dodici anni.-
- Hai un figlio?- il moro osservò il maghetto - Però.-
- William, lui è Harry Potter.- li presentò Jeager, lasciando suo figlio letteralmente in estasi. Strinse la mano a Harry e continuò a guardarlo quasi incantato, mentre sistemavano suo padre.
Ripulirono il sangue che si era sparso ovunque, poi Hermione raccontò all'Auror dell'attacco, dell'uomo dal mantello chiaro e del guanto di ferro.
- Hanno ragione Silente e Lucilla.- considerò Potter - Sia per gli Illuminati che per quel guanto. Hai detto che n'è uscito un fulmine?-
- O comunque dell'energia distruttrice.- rispose il mezzo demone - Qualcosa di abbastanza potente per far saltare la barriera protettiva del mio castello. Quella barriera l'aveva massa mio padre trecento anni fa e lui era molto più potente di me. Non so cos'abbiano fatto ma se è davvero quel guanto, potrebbe far esplodere anche una montagna.-
- Che goduria. Ogni giorno arriva qualche bella notizia.- soffiò il bambino sopravvissuto con sarcasmo.
- Invece di stare qua a chiacchierare vai a prendere Degona per favore.- lo zittì Hermione.
- Dena? Perché?-
- Perché non mi fido di questo demone!- scandì la Grifoncina.
- Donna di poca fede.- ghignò Crenshaw, sempre più pallido - Chi sarebbe sta' Degona?-
- La figlia di Lucilla.-
Jeager stavolta serrò le mascelle - La bambina che sei anni fa mi ha bloccato come niente?-
- Esatto.- cinguettò Hermione maligna - Adesso mettiti comodo e fa silenzio. William hai fame?-
- Ma è proprio il caso di andare a prendere Dena? Tristan non sarà contento.- borbottò Potter, fermo davanti alla porta.
- Bhè, non sarà neanche contento se per caso questo cretino...- e la strega dette uno scappellotto leggero sulla testa del ferito -...è venuto qua come cavallo di Troia, no?-
- Ok, ok! Vado e torno.- ma non dovette muovere neanche un passo perché non fece in tempo a posare la mano sulla maniglia che la porta si aprì di botto e quasi ricevette il battente sul naso. Si ritrovò con le bacchette di Tom, Cloe e Degona puntate addosso. Loro allibirono e lui li fissò come per dire "E allora?"
- Ecco io...avevo sentito due presenze maligne e...- iniziò la King quando Tom, sgranando gli occhi blu, la sorpassò ed entrò nella sala - Jeager! Oddio ma che ti è successo?-
- Ciao ragazzino.- bofonchiò Crenshaw - Ho avuto visite. E non erano gli scagnozzi di tuo padre.-
- Ma allora chi...-
- Ehi, un attimo!- sbraitò Cloe - Ma quello è il tizio che ci ha quasi rotto il collo sei anni fa contro quel basilisco!-
- Che memoria.- frecciò Jeager a bassa voce.
- Che idiota.- sibilò invece William, seduto a gambe incrociate.
- Allora?- Riddle se ne infischiava delle vecchie beghe e andò a prendere una sedia, per mettersi accanto al divano - Cosa diavolo è successo? Chi ti ha ridotto così?-
- Il tizio con la mano di metallo nelle visioni di Damon.- gli disse Harry, chiudendo la porta - Ha distrutto la casa di Crenshaw e poi ha cercato di ucciderlo. Sicuro che non l'avevi mai visto prima?-
- No, sono mesi che non esco di casa.- rispose il mezzo demone, facendo un'altra smorfia di dolore.
- Degona, mi fai un favore?- la richiamò Hermione, facendo galleggiare verso la tavola dei piatti frutta e tramezzini - Controlla che Jeager non sia qua con cattive intenzioni.-
- Zia...ho promesso di non farlo...- borbottò la piccola Mckay - Però se proprio insisti...-
- Mentecatta.- le disse Tom ridendo.
Degona si avvicinò al divano, guardando attenta Jeager. Non si ricordava di lui, anche se aveva qualcosa di famigliare.
Capì che era un demone ancora prima di toccarlo. Anche lui aveva la pelle fredda e liscia come quella di sua madre.
Inoltre emanava il profumo...del tempo. Un profumo tenue e appena percettibile.
Gli toccò la fronte con mano delicata e chiuse gli occhi.
- Cosa gli fa?- s'intromise William, serio - Non gli fa male vero?-
- No, non è nulla d'invasivo.- gli spiegò Harry - Degona è un'empatica. Legge i sentimenti e i pensieri altrui.-
Durò poco. Quando la piccola strega levò la mano dai capelli serici del mezzo demone, sorrideva furbetta.
- Non ha cattive intenzioni. Verso di noi almeno.-
- Verso chi allora?- chiese Hermione.
- L'idiota che mi ha ridotto così.- sbottò Jeager snervato - Basta chiedere a me.-
Vennero rifatte le presentazioni ma William rimase alla larga da Degona.
Da come la guardava e da come guardava poi le sue spalle, William vedeva Nyssa e allora la streghetta capì che era come lei. Tese i sensi, sentendo in lui una grande paura, un forte senso di confusione...
Quando la guardava però, Dena sentiva che William provava una curiosità spropositata per lei, appena mitigata da un rancore profondo, antico.
In fondo aveva sangue di demone nelle vene, nonostante respirasse e avesse sangue caldo.
Mentre il maghetto mangiava, Harry si trovò a ripensare a quelle coincidenze.
Crenshaw aveva lavorato per i Mangiamorte. E l'uomo col guanto aveva cercato di ucciderlo.
- Ma cos'è quel tizio, un vendicatore?- sbuffò impaziente.
- Che sia quello che vuole, basta che ci stia alla larga.- sentenziò la Grifoncina, dopo aver portato Glory nella culla e averla cullata fino a farla addormentare - Però ha commesso un errore.-
- Non è riuscito a uccidermi.- Jeager li osservava attento - Avete idea di cosa vogliano?-
- No. Non hanno mai rivendicato nulla. Hanno solo cercato di far incolpare Voldemort.- spiegò Potter, facendo tremare William che non era abituato a quel nome - Credo che voglia farci scontrare.-
- Per poi uccidervi con comodo quando siete stanchi...ingegnoso...-
- C'è poco da ridere Jeager.- sbuffò la Granger - Continuano a piovere morti e feriti, per non parlare di quel casino in Scozia. Ora capisco però come possano aver ridotto tutto in macerie.-
- Wizloon però era spaccata in due dall'interno nelle visioni di Damon.- sussurrò Cloe - Com'è possibile?-
- Ah, non lo so. Non lo so più.- Harry si passò le mani fra i capelli - Ma che casino.-
- Inoltre Lord Voldemort non è uno che si fa fregare impunemente il nome.- continuò il ferito, dolente - Come ha fatto a uscire? Credevo aveste distrutto tutti i Veli.-
- Ne abbiamo mancato uno. Proprio sotto al nastro naso.-
- E adesso il tuo paparino ti rivuole a casa immagino.- soffiò Jeager, verso Tom - Giusto?-
Riddle annuì, infastidito.
- Quando compi diciassette anni? Non che a Voldemort freghi, sia chiaro.-
- Il quattordici dicembre.-
- Bhè, se non altro la figlia di Lady Lancaster può captare ogni vibrazione negativa. Viva gli empatici.-
- Katrina ha fatto la fine che meritava.- sibilò Tom.
- Non ne dubito. Non mi è mai stata simpatica.-
- Crenshaw, tagliamo corto.- s'intromise Hermione, dopo essersi versata del the - Allora, sei immobile per due settimane se non di più. Non possiamo mandarti via perché sei una mina vagante, e ovunque andrai tu, quelli t'inseguiranno, quindi sei un pericolo per tutti quelli che ti circondano.-
- Gentile mezzosangue.-
- Saresti al sicuro ad Azkaban.- propose la Grifoncina.
- Cosa? Un accidente!- sbraitò il mezzo demone - Non ci vado in quella fogna!-
- Non ha tutti i torti.- si schifò Harry - Herm non possiamo farlo stare qua?-
- Qua?- Hermione e Cloe avevano la bocca a palla.
- Si, qua. Se ci sto io, potrà starci anche lui no? Magari per sdebitarci ci darà una mano.- cinguettò Potter sarcastico, scoccando un'occhiata obliqua a Jeager - E' forte, potrebbe esserci utile. E poi c'è anche suo figlio, perché rischiare?-
- Bhè, il bambino passa ma lui mi urta!- berciò la Granger.
- Stessa cosa da parte mia.- rognò anche Jeager - Ma sono immobile e anche se posso usare la magia tranquillamente, William sarebbe in pericolo. In fondo è il luogo più sicuro al mondo...se questo aggettivo vale a qualcosa di questi tempi.-
- Bene, perfetto.- Harry si sfregò le mani, divertito. Alla grande! Tutto andava come nei suoi piani! Appena Jeager si fosse ripreso avrebbe potuto Smateriarizzarlo ovunque avesse voluto! Era mezzo demone!
Ah, che goduria! Addio prigione!
- Un attimo...come mai tu non sei qui a scuola?- se ne uscì Cloe di colpo, fissando William.
- Mia madre mi dava lezioni a casa.- spiegò il ragazzino - C'è stato un editto anni fa che non vuole figli di demoni in questa scuola e poi il mio patrigno non voleva che la cosa si sapesse. Il Ministro Orloff è uno degli azionisti della Gringott.-
- Oh, Silente farà i salti di gioia.- tubò Harry perverso, esattamente come Hermione - Ehi William, ti va di andare a lezione?-
- A lezione? Ma non hai sentito?- brontolò il ragazzino ansioso - Ho sangue di demone nelle vene.-
- Si ma anche Degona è studentessa qua.- spiegò Hermione - Il preside Silente cerca sempre di far entrare chi può.-
- Già. Noi abbiamo un'amica vampira.- rise Tom.
- Così mentre tuo padre si riprendere, tu puoi stare con gli altri.- continuò la Granger - Che ne dici?-
- Fra stare con questo imbecille e fra una marmaglia di ragazzi non saprei proprio.- sibilò il maghetto con sarcasmo pungente - Non voglio che si sappia cosa sono però.-
- Tranquillo, non si vede proprio.- frecciò Jeager.
- E mano male!- sbottò suo figlio - Ci mancava che nascessi con corna e coda!-
- Mi hai preso per un miserabile demone impuro? Occhio a come parli.-
- Scusi tanto, vostra altezza.- disse William fra i denti - Va bene, fatemi parlare con questo preside!- e dicendolo, scoccò una breve occhiata verso Degona, per distoglierla subito.
Tornando a Grifondoro, la piccola Mckay però aveva una strana sensazione.
La voce di William gli rimbombava nella testa, senza lasciarla. Si addormentò pensando a lui e a cosa sarebbe successo ora che l'uomo col guanto di Minegon aveva cominciando a buttare giù i loro alleati o quasi come pedine di un domino.
Nell'aria serpeggiava silenzio, una finta e ipocrita sicurezza.
Come le aveva detto Damon, alcuni adulti erano bravi solo nel cercare di non vedere.
Bravi nell'evitare di ascoltare e sentire col cuore.
Se non altro in quella scuola c'era un bambino che non sarebbe mai cresciuto.
Sorrise e girandosi fra le coperte, chiuse finalmente gli occhi.
La speranza aveva la forma di un fulmine smeraldino.
Un fulmine che illuminava il buio...anche nei punti più lontani.

 

 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16° ***


figli16

 

 

- Va bene, vediamo di riassumere Potter.-
Duncan Gillespie era al terzo sigaro da appena un'ora dall'inizio della riunione, le maniche della camicia gli erano già arrivate ben sopra i gomiti e se avesse avuto il tempo si sarebbe anche portato l'inalatore d'ossigeno alla bocca.
Nel complesso, il Capo degli Auror sembrava sul punto di crollare.
O di dare in escandescenze.
Proprio non aveva l'anima adatta per sopportare un tale massacro tutto insieme. Ma in fondo...chi poteva vantare di avere un tale pelo sullo stomaco quando si rischiava la propria vita in prima persona?
Comunque non era il solo quella sera. La grande sala riunioni della Torre Oscura era gremita di Auror, professori e parenti dei soliti attaccabrighe e l'aria respirabile stava diventando densa come cera.
Auror che venivano da ogni parte dell'Inghilterra si erano riuniti al Ministero a Londra, per raggiungere poi in sordina la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts dove risiedeva l'eroe più grande dei maghi.
Harry Potter, all'altro capo della tavola. Seduto a guardare il vuoto, un vuoto lontano, e ad ascoltare con un orecchio solo. Attorno a lui, il suo potente quanto pericoloso entourage.
Ogni Auror lì presente guardava a lui e alla sua squadra come a un modello, come a leggende.
- Dunque...- sibilò Duncan, levandosi il sigaro di bocca e fissando sia Harry, che Draco e pure Silente - Mi state dicendo che siamo sull'orlo di una guerra aperta non solo col Lord Oscuro, ma anche con questa specie di Vendicatore che se ne va in giro con una maschera sulla faccia, un Guanto di Minegon e un intero esercito di dannati Illuminati. E questi non usano la magia oscura, ma quella nostra, così non possiamo identificarla. Esatto? Non bastando, abbiamo un Legimors che vede quello che non dovrebbe, Orloff che mi soffia sul collo, il bambino sopravvissuto che se ne va a spasso con un bersaglio attaccato alla schiena, un nugolo di mannari di Greyback nella Foresta Proibita e il figlio del Lord Oscuro nel palazzo.- la voce di Gillespie aveva fremiti pericolosi e le mani saettavano a scatti nell'aria, come preso da un tic - C'è altro che devo sapere?-
- Ah si, certo amico mio.- Silente gli sorrise con la sua aria placida, facendo dei cerchi di fumo con la sua lunga e affusolata pipa d'avorio - Devi ricordarti dei fasulli Mangiamorte.-
- Ci mancavano anche gli Inferi!- sbottò, avvolto in una nuvola di fumo.
- A dire il vero non sono prettamente Inferi. Sono fantocci animati.- cinguettò Lumacorno orgoglioso.
- Per l'amor di Dio Horace, non ti mettere a fare il pignolo!- ringhiò il Capo degli Auror.
- Duncan, sul serio calmati. Per il momento abbiamo capito alcune cose, studiandoli grazie alle visioni del signor Howthorne. Io e Horace li stiamo studiando. Crediamo che siano un nuovo ritrovato magico-meccanico.-
- E come fate a dirlo?-
- A nessuno sarebbe sfuggito lo strano ticchettio che producono quei manigoldi.- Lumacorno lo guardò con fare sapiente e superiore - Credimi Duncan, sono solo manichini anche se ignoriamo come li animino.-
- Certo che se mi permetteste di uscire da saprei andare a chiedere alle dovute persone e con la dovuta cortesia le informazioni che ci servono.- sibilò Harry per l'ennesima volta.
- E certo che se potessi andare a farmi vedere da qualcuno di serio, invece che da Medimaghi incapaci, forse a quest'ora già vedrei qualcosa e potrei informarmi sul Guanto di Minegon.- aggiunse anche Hermione, facendo roteare gli occhi a Malfoy per l'impazienza.
- Non cominciate anche voi due!- Gillespie scoccò ad entrambi un'occhiataccia - Va bene, d'accordo. Lady Lucilla aveva ragione. Cosa accidenti vuole questo Vendicatore?-
- E come facciamo a saperlo se sono chiuso qua?- rinfacciò Potter.
- Insomma basta, sta zitto!- imprecò Ron snervato - Harry dacci tregua!-
- No, voi dovete dare tregua a me! Ho Orloff così attaccato al collo che neanche un acaro si sognerebbe di fare una cosa simile a un materasso!- Duncan spense il sigaro stizzito, sempre più vicino all'esplosione...o alla depressione - Non so cosa voglia ma presto si presenterà qua Potter e vorrà parlare con te! E prega di non irritarlo altrimenti saremo tutti quanti col letame fino al collo!-
- Sei in ritardo Duncan, qua arriva già al soffitto.- sentenziò Jess, seduto accanto alla finestra, assolutamente tranquillo - Siamo circondati su tutti i fronti e Hogsmade è già stata attaccata, se non ci mandi subito altri uomini finiremo tutti sotto terra prima della fine dell'anno.-
- Ma certo e come faccio a controllare il resto dell'Inghilterra eh?-
- Me ne sbatto le palle dell'Inghilterra intera, qua c'è il bambino sopravvissuto e il figlio del Lord Oscuro.- replicò anche Tristan, in piedi dietro a suo fratello, camminando avanti e indietro pensoso - Quelli attaccano come viene, vogliono solo che Harry e Voldemort si ammazzino fra di loro, così a fine battaglia verranno fuori e faranno secco l'ultimo rimasto, ecco cosa faranno!-
- E io cosa ci posso fare?- Duncan levò le mani esasperato e impotente - Mckay, chiariamoci. Io devo occuparmi di tutta la popolazione magica ma se loro per primi mi passano dalla parte di Tu-Sai-Chi, mi dici io cosa posso farci? Niente. Esattamente come Potter non ha mai potuto farci una mazza, ma una cosa posso ancora farla. Tenerlo al sicuro e lontano da occhi indiscreti. Avrete altri uomini ma dovrete cavarvela da soli.-
- Come abbiamo sempre fatto.- sussurrò Draco.
- Precisamente. Vi serve altro?-
- Una buona dose di fortuna.- disse Ron, passandosi una mano fra i capelli.
- I bambini stanno bene?- chiese Duncan, cercando di riprendere le pulsazioni regolari.
- Benissimo.- gli sorrise Tristan.
- Ho sentito che avete un ospite immobilizzato dalla cintura in giù al piano superiore, è vero?-
Malfoy stavolta fece un ringhio sottile fra i denti, mentre Hermione annuiva.
- Esatto. È Crenshaw.- rispose la strega, computa.
- Jeager Crenshaw?- chiese un Auror che arrivava dal Devon, evidentemente allibito come tutti gli altri, visto il bisbigliare di sottofondo - E' un mezzo demone!-
- Si, lo so.- ammise la Granger - Qual è il problema?-
- E' potentissimo! Non sapete chi vi siete presi in casa!-
- A dire il vero l'ho battuto sei anni fa.- quietamente, Hermione sentì un silenzio ammirato e anche sconvolto - Abbiamo appurato che non ha più contatti coi Mangiamorte, tantomeno ha cattive intenzioni verso la nostra causa. Il tizio con la maschera l'ha attaccato, ha incendiato la sua residenza e ha cercato di uccidere lui e suo figlio.-
- Che adesso sta per entrare a Hogwarts come studente regolare.- concluse Silente soddisfatto.
- Albus, prima o poi finirai nei guai.- borbottò Duncan, scuotendo il capo - Il ragazzino è pericoloso?-
- No, solo estremamente dotato.- gli rispose il preside - Suo padre è mezzo demone e William ha delle doti magiche veramente impressionanti. Ha dodici anni e le capacità di uno del quinto anno.-
- In che casa lo piazzerete?-
- Il Cappello ha deciso. Serpeverde .-
- Una favola. E tua figlia Tristan? Il segreto della sua empatia regge?-
- Tutto a posto. Lei ha scrutato nella mente di Crenshaw e non ha trovato pericoli.-
- Usare l'Occlumanzia contro di lei non serve?-
- A quanto pare no.- gli rispose Piton - Le ho fatto dei test e mi ha battuto su tutta la linea.-
- Però. Se ha scavalcato perfino le tue barriere allora dev'essere eccezionale. Ma dalla figlia di Lady Lucilla non mi aspettavo altro.- sorrise il Capo degli Auror - Spero che Du Croix non le abbia fatto storie per quella pergamena.-
- Assolutamente.- annuì Tristan.
- Perciò cercheremo questi fasulli Mangiamorte, ci occuperemo di Tom Riddle, del Lord Oscuro, di questo Vendicatore, cercheremo di capire cosa vogliono e perché uccidono. E proteggeremo il bambino sopravvissuto.- Silente incrociò le dita, implacabile - Perciò Duncan, fai sapere a tutti che quei la speranza permane. E non se ne andrà facilmente.-
Parlarono, parlarono...ma Harry dopo qualche tempo tornò a guardare fuori dalla finestra.
La notte incombeva e le stelle luccicavano, trapuntando un cielo cupo e denso.
Fra quelle tenebre c'era Dark Hell Manor.
Doveva andare, doveva farlo. Ma non voleva che gli altri lo sapessero, o l'avrebbero ostacolato.
Avrebbe dovuto aspettare il momenti propizio...e sgattaiolare fuori dalla prigione come un ladro.
In fondo sarebbe stato come fare un salto indietro nel tempo.
Scappare dalla scuola...come se fosse stato ancora uno studente.
Chissà che quello non fosse il suo destino.
Restare per sempre il ragazzo e il bambino sopravvissuto...


- Bene. Enunciate la formula e trasfigurate il vostro Famiglio.-
La Mcgranitt camminava fra i banchi dell'aula di Trasfigurazione fra i ragazzi del settimo, quel mercoledì trenta settembre. Che avessero la testa da tutt'altra parte era palese, visto che il giorno dopo il Calice di Fuoco avrebbe dato inizio ai giochi. O al massacro interno , come lo intendeva la professoressa.
- E mi raccomando...- continuò seria - E' necessario che il vostro Famiglio sia totalmente mutato. Non devono esserci sbavature. Ormai siete al settimo anno e per il M.A.G.O. non si accettano imperfezioni. Su, provate!-
La ventina di studenti fece una leggera smorfia.
Era dall'inizio dei corsi che cercavano di trasformare i loro animali e i risultati fino a quel momento erano stati abbastanza altalenanti.
Solo Ian Wallace e Neely Montgomery erano riusciti a tramutare perfettamente i loro allocchi in gatti o corvi mentre Tom, che era un vero genio della Trasfigurazione, aveva qualche problemino tecnico con Veleno.
- Su, dai!- sussurrò al rettile, in serpentese - Ti prego, fai uno sforzo! Ma perché no?-
Il piccolo serpente bluastro e argenteo emise un sibilo contrariato.
- Che cos'ha il piccoletto?- gli sorrise Cloe, seduta accanto a lui - Non collabora?-
- Proprio no. Ok.- Riddle sospirò, levando la bacchetta - Proviamo di nuovo Veleno. Metamorpho Totalus!-
Fra i tanti cambiamenti, poco dopo Tom si ritrovò con una pantera nera accucciata ai piedi.
Bene, coda e orecchie c'erano. Aveva la grazia e la compostezza ma...
Peccato che Veleno, invece di ruggire, sibilò come un serpente qual era.
Il Grifondoro sospirò desolato.
- Ma insomma! Veleno vuoi farmi prendere un Troll?-
- Certo che per non farsi trasfigurare dalla tua magia il tuo Famiglio deve essere proprio in gamba.- considerò Tobey, seduto nel banco a fianco con un armadillo in grembo al posto della sua civetta.
- Ma come fai a tenerlo al posto come un bracciale poi?- gli chiese anche Matt - E' già tanto se riesco a tramutare Ghismo in un topo, figurarsi in un bracciale!-
- C'è ben poco da stare allegri.- brontolò Riddle, accarezzando il testone della pantera - Se continua a rifiutarsi di ruggire come si deve, mi sa che mi abbasserà la media.-
- Per me lo fa solo perché gli piace parlarti.- gli disse Neely, facendo tornare normale il suo allocco.
- Parlarti?- Tobey lo guardò stranito - Come sarebbe? Parli col serpente?-
- Si.- ammise Tom arrossendo.
- Non lo sai Williams?- s'intromise Alderton con orgoglio - Tom è rettilofono!-
Asteria McAdams aguzzò le orecchie. Rettilofono?
- Caspita.- fece Tobey, stranito.
- E' una dote di famiglia.- fece allora Asteria, con tono piatto.
- Già.- sibilò Cloe, senza degnarla di uno sguardo - Anche Harry Potter e Draco Malfoy sono come lui.-
- Si, perché discende da Salazar Serpeverde.- insinuò anche Fern Gordon - Dovrebbe saperlo fare anche Damon.-
- Che però vede cadaveri, si...- sbuffò Howthorne, in fondo alla sala - State diventando monotoni.-
- Se non altro Iggy diventa un tordo e non starnazza.- Tom lo guardò sconsolato - Come va lì?-
- Io bene. Trix?-
La Vaughn si stava limando le unghie, con un gufo tramutato in un leoncino che però miagolava.
- Un leone eh?- Cloe sogghignò maliziosa - Dovremmo leggere fra le righe?-
- Sta zitta megafessa.- bofonchiò la Diurna, continuando il suo accurato lavoro - Il discorso è chiuso.-
- E quello aperto come va?-
- Duchessa, grazie.- sibilò Damon - Mi sei veramente di aiuto.-
- Ehi, domani si apre il torneo.- rise una Paige Brinkam, una delle Grazie che seguiva Juliette come un'oca - A chi credete che toccherà per primo?-
- Partirà dai bassifondi forse.- frecciò Alderton perfido.
- Certi mezzosangue ti spaccherebbero la faccia, idiota.- gli sibilò Cloe.
- Già, peccato che non sei fra questi, eh biondina?-
- Ha ragione Cloe.- borbottò anche Maddy - Guarda Beatrix. Finirai al tappeto in due secondi, contro di lei.-
- Non metto in dubbio che Beatrix sia brava ma...qualcuno ha una marcia in più, no?- cinguettò Fern sarcastica, facendo ridere stridulmente quella cretina di Cordelia Chilton.
- Ah si? E questa marcia in più chi ce l'avrebbe?- fece Matt Rogers, mettendosi la sua civetta in spalla.
- I purosangue.-
- Chissà perché non mi aspettavo una risposta diversa.- sibilò il Corvonero con un ghigno amaro, facendo ridere debolmente anche Tobey - Bhè, sai come si dice...chi vivrà vedrà.-
- Sbaglio o era una manifestazione pacifica?- sussurrò Olivia arrossendo.
- Pacifica, certo.- le disse Asteria McAdams sprezzante - Per quel che mi riguarda la prendo molto sul serio.-
- Come tutti quanti.- Cloe le scoccò un'occhiata e non l'abbassò fino a quando Tom non si rimise Veleno al polso, distogliendole la visuale dalla Serpeverde anche se ormai era volato fuoco. Era guerra aperta.
- Parlando d'altro...- fece Riddle, per placare gli animi - Si fa la festa di Halloween quest'anno?-
- Si, ammesso che non ci siano altri cadaveri in arrivo.- gli disse Sedwigh.
- E poi Halloween è un'istituzione.- fece Matt ridendo - Ci manca che ci tolgano anche l'aria e siamo a posto.-
- Matt non fa ridere.- gli disse Ian, serio e ponderato come sempre - Siamo tutti in pericolo!-
- Anche mentre siamo a scuola? Dio, ci manca pure questa!- recriminò Fern altezzosa - Gli Auror sono qua apposta!-
- Come se non avessero altro da fare che occuparsi degli imbecilli che cercano di uscire di nascosto.- sibilò Damon, carezzando Iggy che era tornato normale.
- Da quando sei diventato un santarellino?- gli chiese Alderton stizzoso.
- Da quando poi affollate la mia testa sotto forma di zombie, ecco da quando.-
- Viva il buon umore.- fece Tobey.
- Tu lasciami perdere.-
- Con piacere fratello.-
- La finiamo?- borbottò Cloe - Per sapere della festa basterà chiedere ad Albert Johnson no?-
- Come no, vacci tu a parlare con quello!- berciò Fern acidamente - Al diavolo King, sarà un mese che strombazza ai quattro venti ogni sorta di demenziale piano di sicurezza per la scuola! Pensa che voleva farci dormire tutti nel sotterraneo! Dietro a sbarre e porte blindate dal preside!-
- Se non è fuori di testa quello...- sibilò Cordelia Chilton.
Nell'aula di creò un pollaio e alla fine dell'ora di lezione la Mcgranitt li buttò fuori esasperata.
- Da quando fai tante storie eh?- sbuffò Trix, quando furono in mezzo al corridoio, attaccata al fianco di Howthorne - Eddai, quanto ti ci va per decidere?-
- Senti ma puoi almeno considerarmi come un uomo e non come una specie di bambola gonfiabile? Grazie!- replicò il Legimors seccato, infilando i libri nella tracolla - E tanto per essere fini, non mi eccito a comando.-
- Ma sei un uomo o cosa?-
- Sto cominciando a trovare insopportabile il tuo lato da vampiro sai? Ma non ci vedi un po' di sentimentalismo in tutta questa maledetta faccenda?-
- No.- fu la calma risposta.
- Sti' discorsi dovresti farli con qualcun altro.-
- Infatti.- Trix sorrise beata, mettendogli sotto il naso una pagina di quaderno - Guarda ho fatto una lista di quelli che mi direbbero subito di si. Che te ne pare?-
Damon le strappò il foglio di mano, cominciando a fumare dalla rabbia.
Di nomi lì sopra ce n'erano ancora pochi, pensò dopo una fugace occhiata. Tutti a Hogwarts sarebbero andati a letto con lei a un suo schiocco di dita. E quella demente, nello stato in cui era, sarebbe stata capacissima di farlo quel gesto.
Ma dannazione, possibile che non riuscisse a farle cambiare idea?
No, neanche a parlarne.
In più di recente si era anche messa a provarci spudoratamente, anche se Beatrix non esagerava mai, anzi...la buttava sempre sullo scherzo. I doppi sensi erano all'ordine del giorno e a volte riusciva a farlo ridere come un dannato.
Quando voleva, era veramente irresistibile.
Alla terza ora buca, quando tutti andavano a Cura delle Creature Magica, riuscì a bloccare Tom in giardino e ne discussero. Riddle, come sempre, quando c'erano quei discorsi riusciva sempre a sviare ma stavolta Damon lo inchiodò sotto il salice e lo costrinse a starlo a sentire.
- E allora?- concluse Tom alla fine, con le gote leggermente rosee.
- E allora dammi un consiglio no?- sbottò Howthorne - Mi fa diventare matto!-
- Ignora le provocazioni.-
- Ignorala...vorrei vedere te con una vampira che ti vive sotto il naso e cerca di portati a letto!- poi Damon scosse il capo, sbuffando - Ma che ci parlo a fare con uno che non ha impulsi neanche in un sogno a luci rosse!-
- Vuoi lasciarmi in pace?- sbuffò il grifone col broncio - Non è colpa mia se nessuna m'interessa.-
- Duchessa a parte.-
Si prese un'altra occhiataccia e Damon rise di nuovo - Mai conosciuto uno come te. Vedi lei e basta. Dovresti dare qualche lezione a Beatrix. Non è che sei gay?-
Indeciso se lanciargli una qualche corposa fattura o sibilargli una bestemmia, Tom decise d'ignorare la provocazione.
- Grazie, non sei il mio tipo.-
- Sai...con l'influsso malefico di Harry e Draco...- insinuò il Serpeverde.
Scoppiarono a ridere insieme, proprio sentendo quei due che si urlavano da sotto le arcate, non si sa bene per quale motivo. Passò anche William, la testa incassata fra le spalle per non sentire quel macello di bestemmie.
- Ma quelli fanno sempre così?- bofonchiò William, tiratissimo nella tenuta da Serpeverde.
- Anche peggio.- soffiò Damon - Come va?-
Il figlio di Jeager levò le spalle - La gente qua non si sa fare gli affari propri.-
- Oh, abituatici.- rise Tom.
- Non scherzare, nella sala comune l'hanno riempito di domande.- Howthorne scosse il capo - Chi è tua madre, che lavoro fa il tuo vecchio, che ne pensi dei mezzosangue...il solito.-
- Basta che non si sappia di quell'idiota.- brontolò William, sedendosi accanto a Damon - Per precauzione ho nominato solo il mio patrigno, anche se prima o poi quello verrà a saperlo e darà in escandescenze. Non mi stupirei di vederlo arrivare qua a passo di carica.-
- Dici che se la prenderebbe tanto?- fece Riddle dispiaciuto.
- E certo. Usare il suo nome per entrare a Hogwarts...farà il diavolo a quattro, anche se non sono sicuro che si azzarderebbe ad andare a parlare con papà.- aggiunse il giovane Serpeverde con incertezza - Ha una fifa terribile di lui.-
- E non credo che neanche Jeager ce l'abbia in simpatia.- sorrise Tom - Sono andato su a far colazione con loro. A parte litigare con Draco, non faceva che irritarsi ogni qual volta si parlava di lui.-
- Mi ha scaricato a casa sua, ci credo. Gli ho incasinato la vita.-
Damon sorrise appena, accendendosi una sigaretta.
- I padri non sono come la madri.-
- E tu che ne sai?-
- Io al mio non piaccio particolarmente.- continuò Damon sorridendo mesto.
- Il mio poi è quello che è.- fece Tom amaro - E poi Jeager lo conosco un pochino e fa lo scorbutico quando qualcuno gli piace.-
- E' per quello che ha cercato di farvi la pelle allora.- frecciò William.
- Sottigliezze.- Howthorne dette un lungo tiro - Non prendertela per gli idioti che girano in questa scuola. Fregatene. Degona è nelle tue stesse condizioni. Trix poi pure peggio.-
- La tua ragazza? Ma davvero è una vampira?-
- Non è la mia ragazza.- imprecò il maggiore sottovoce, roteando gli occhi - E' solo mezza vampira.-
- Come fa ad essere mezza vampira?-
- Fa che al sole non diventa una torcia umana!- ghignò Tom.
- Voi siete proprio strani. Lo sapete e vi sta bene.- bofonchiò William pensoso - Mah. Torno a lezione, ci vediamo!-
Rimasti soli, rimasero a fare compiti per la mezz'ora seguente, pensando a quella frase che era rimasta in sospeso fra di loro. Erano strani. E sapevano di esserlo. Si, non c'era verità più grande di quella. La quarta ora presero strade diverse, Tom da Ruf per l'ora di Storia della Magia e Damon da Fiorenzo per Divinazione.
A fare Divinazione l'ultimo anno erano in più di una dozzina, specialmente ragazze, fra queste persone le Grazie che starnazzavano per tutta la foresta incantata del centauro ma soprattutto Neely Montgomery.
Beato fra le donne, avrebbero pensato gli altri.
Beato fra le cretine, pensava lui. Occhi di Fuoco a parte, chiaro.
Stavano divinando nel fuoco, osservando le lingue di fiamma formare immagini e forme sinuose dentro a un falò ma mentre i non dotati leggevano ciò che c'era sui libri, Damon osservava il fuoco, sentendo il calore sul viso.
I suoi occhi si addensavano, vedevano, andavano oltre.
E c'erano solo rombi...tanti rombi bianchi...
- Al diavolo.- bofonchiò seccato, sedendosi esausto su un tronco caduto nell'aula trasfigurata da foresta.
- Non incolpare il diavolo Damon.- sussurrò Fiorenzo, apparendogli a fianco.
- No infatti, hai ragione. È colpa mia.- disse il Serpeverde paziente, massaggiandosi la testa - E' solo che continuo a vedere questi maledetti rombi e non capisco cosa siano. Fossi un veggente serio non avrei di questi problemi.-
- La verità spesso si trova più vicina di quanto immaginiamo.- Fiorenzo gli passò una mano sulla spalla - Tu sei un grande Veggente e hai una capacità che pochi nella storia hanno vantato di possedere. Non sminuirti, prima o poi capirai. Sei un puledro giovane. Crescerai e diventerai più forte.-
- Si e mi si spaccherà anche la testa in due.- rognò, quando il professore se ne fu andato ma non rimase solo a lungo.
Neely uscì dal gruppo delle Grazie con aria snervata e lo raggiunse, sedendosi accanto a lui.
- Sempre a borbottare fra i denti.- l'apostrofò, tirando fuori una mela dalla borsa - Sei sempre di cattivo umore?-
- Si.- scandì, passandosi le mani fra i capelli - Come va?-
- Bene. Il corso mi piace, anche se non ho le doti richieste.-
- Per Fiorenzo non è necessario. Il suo solo scopo è di far capire a certi soggetti che niente è come sembra.-
- Hn...- Neely si appoggiò su un gomito - E tu ne sei l'emblema.-
- Come sarebbe?-
- Sarebbe che sei un lord, il nobile rampollo di una famiglia di purosangue e invece non sei felice. Giusto?-
Damon tacque, puntandole addosso gli occhi azzurri.
- Perché ho sempre l'impressione di essere giudicato da te?-
- Ti ho giudicato. In passato.- ammise la Corvonero.
- E adesso?-
- E Tom mi ha fatto cambiare idea.- rispose lei, sincera - Ha detto che devo conoscerti meglio, prima di dare giudizi. Mi ha detto che non ti piacciono le etichette, che odi la liquirizia, che non sopporti il pop e che non ti piacciono le bionde.-
- Però.- Damon pensò di arrostire Riddle seduta stante. Quella demente di Cloe, gelosa di quanto parlassero Neely e Tom, doveva aver pensato di dirottarlo addosso alla Montgomery. Maledetta di una duchessa.
- E a te cosa non piace?- le chiese, sviando il discorso.
- I segreti.- disse Neely seria - E chi fa la vittima.-
- Ci ho sentito del sarcasmo. Vedi?- fece alzandosi - Continuo a sentirmi sotto esame.-
- Aspetta.-
Damon si bloccò, la mano di Neely stretta nella sua.
Lei lo lasciò immediatamente, abbassando il capo.
- Scusa. A volte sono troppo dura ma non ce l'ho con te. Mi spiace se ti do sempre quest'impressione. Tregua?-
- Tregua.- annuì Howthorne, senza sapere bene a che discorso erano approdati.
Una cosa però era certa.
Sentiva la pelle scottare dove Neely l'aveva stretto...

Nella sala duelli, quel pomeriggio si tenne un incontro che segnò un nuovo sodalizio.
Mentre nei cerchi e sugli altri palchi di imparava a evocare decentemente scudi e Patronus, sull'ultimo palco a destra, quello dei duelli manuali, Sedwigh Stanford provò la gioia di battersi con la spada con qualcuno suo pari.
Le ore di lezione erano finite alle quattro e ora che il pendolo batteva le cinque, chi voleva poteva esercitarsi da solo.
E Sedwigh roteò il fioretto, osservando attento Beatrix che saliva dall'altra parte del palco.
Sfilò in jeans e maglietta maniche lunghe, libera dalla gonna della divisa che le avrebbe ostruito i movimenti.
I lunghi capelli neri legati in una coda alta, le mani fasciate in guanti di protezione, come lui.
- Vedete di andarci piano.- disse loro Edward, seduto sotto al palco al posto di Tristan che era andato in sala insegnanti - E intendo tutti e due. Sedwigh non sottovalutarla, per il tuo bene.- aggiunse con un mezzo ghigno.
Il biondo annuì. L'aveva già vista allenarsi e doveva ammettere che aveva una tecnica e una velocità veramente impressionanti ma era sempre una ragazza e decise di andarci piano.
Incrociarono il fioretto, fissandosi.
Per un attimo il profumo di lei lo distrasse e capì subito che non avrebbe più dovuto farlo. Non poteva permettersi di farlo. Al primo affondo capì che al minimo errore, lei ne avrebbe approfittato.
Era agilissima, un felino. Attacco e difesa, era impressionante. E sembrava non stancarsi mai.
E dannazione, quegli occhi...erano come ladri di anime.
- Lotta impari.- disse Cloe, appoggiata allo schienale della poltrona di Dalton.
- No, lui ha una buona resistenza.- rispose l'ex Corvonero - Ed è un buon avversario per Trix. Si diverte.-
Già. Trix era molto concentrata, non stava solo giocando.
Il corpo di Sedwigh era tutt'uno con la sua spada, si muoveva in assalto e la sua buona potenza in attacco la costringeva a serrare i denti ogni tanto, per resistere alle sue stoccate.
Dopo circa dieci minuti di combattimento serrato, Sedwigh riuscì a parare un colpo sulla testa e con uno sforzo atroce a spingerla indietro. Inciampò a cadde a terra, imprecando.
- Ehi, fatta male?-
Sedwigh fece per aiutarla ma la Diurna era già balzata in piedi, spada alla mano e puntata al suo petto.
- Non sei qua per il fare il gentiluomo Stanford.- gli disse con un mezzo sogghigno, sfidandolo con lo sguardo.
Lui, dopo un attimo di confusione, rise a sua volta.
- Come vuole signora.- rispose con un filo di voce.
Tornarono a roteare le spade, a battersi con più decisione di prima poi Edward capì che il grifone era ormai stanco.
Non aveva più fiato e decise di fermare i giochi.
- Bravi.- fece, battendo le mani insieme agli altri studenti presenti - Bravissimi ragazzi. Siete i migliori delle classi, complimenti. Se domani toccherà subito a voi, sarete di ottimo esempio per gli altri.-
Il biondo inspirò forte, scendendo dal palco poi si girò e dette la mano alla Vaughn, aiutandola a sua volta.
- Sei grande.- le disse, ansando.
- Grazie.- rispose Trix, senza un capello fuori posto - Anche tu te la cavi.-
Si sciolse i capelli, continuando a sorridere ai complimenti di Cloe e di Edward, quando sollevando lo sguardo vide qualcuno appoggiato alla parete in fondo alla sala, accanto ai battenti delle porte chiuse.
Occhi di topazio e il portamento di un principe.
Milo la fissava, braccia conserte avvolto nel suo mantello nero.
Sebbene il cuore avesse cominciato a batterle forte, non abbassò lo sguardo.
Si sentiva sciocca, una bambina davanti a lui. Lui che...l'aveva baciata, poi come se nulla fosse era andato a letto con una vampira vera, una che non era una piccola bambina mezzosangue come lei.
Sentì le lacrime pungerle gli occhi e finalmente distolse lo sguardo, mentre Milo continuava a puntarla.
Faceva male. Faceva dannatamente male.
Non passava quel dolore. Anzi, ogni giorno si faceva sempre più intenso. Distruttivo.
- Andiamo via.- sussurrò a Cloe.
La biondina la guardò attenta, poi lentamente si volse e vide l'oggetto della discordia.
- Avrei una gran voglia di andare a dargli un pugno.- sbuffò - E dire che lo adoro.-
- Grazie.-
- Dai superoca...non fare così.- la consolò - Andrà meglio.-
- No invece, andrà sempre peggio.-
- Ragazze andate via?- s'intromise Sedwigh, bevendo da una bottiglietta.
- Si,- annuì Cloe - ci vediamo in sala comune.-
- Ok. Però...Vaughn posso parlarti un attimo?-
Beatrix fece un cenno affermativo, senza smettere di sentire lo sguardo di Milo addosso.
La King la lasciò soli e Stanford la studiò per un attimo.
- Volevo chiederti se ti andava di allenarti con me con la spade quando abbiamo tempo.- le propose tranquillo, ancora però col fiato corto - Sei la più brava, anche più di un ragazzo...perciò se ti va...-
Combattere con un esperto spadaccino sarebbe stato un buon modo per scaricare la rabbia e tenere la mente occupata, inoltre la prospettiva l'attirava. Annuì e cercò di sorridere, poi gli strinse la mano.
- Sempre ghiacciata eh?- disse il biondo con uno sguardo stranito.
- E' la mia termoregolazione naturale.- rispose angelica - Grazie, ci vediamo.-
- Ok, ciao.-
Passare e uscire dalla sala però fu un'impresa assurdamente troppo grande.
Trix cercò di tenere lo sguardo alto ma davanti a Milo non ci fu niente da fare.
Cloe lo salutò con un cenno ma il Diurno non staccò mai gli occhi di Beatrix.
L'aveva rifiutata e la fissava in quel modo...perché? Si divertiva tanto a tormentarla?
Quando l'ebbe sorpassato, Milo chiuse gli occhi.
Li riaprì quando sentì accanto una presenza amica.
- Ti fai male da solo.-
Jess gli passò una tazza con la sua cena, osservando gli altri studenti fare pratica.
- Di cosa parli?-
- Vuoi che continui a fare finta di niente?-
Milo serrò la mascella, portandosi la tazza alla bocca - Da quanto lo sai?-
- Qualche anno.-
- E perché non mi hai mai preso a pugni?-
Jess ghignò amaramente - Io che sposo una donna per dimenticarne un'altra e tu che ti innamori di una che con tutta probabilità, visto come si comporta, ti ricambia. Chi è da prendere a pugni?-
- E' una bambina.-
- Sbagliato.- Mckay lo inchiodò con un'occhiata dura e tenera al tempo stesso - Non lo è più. E da quando ti conosco non ti ho mai visto soffrire tanto per qualcuno. Perciò smettila di fingere. La ami.-
- Non posso. L'ho vista crescere. Ha solo diciassette anni.- Milo strinse i pugni, cercando di scacciare una rabbia che nasceva da un profondo dolore - Non posso e non devo! Anzi, non l'amo neanche!-
- Certo e non sei neanche un Diurno. Hai l'anima, ricordatelo sempre. E ti scordi anche che ce l'ha anche lei. Che le hai fatto? Siete andati a letto insieme?-
- Jess, Cristo!- gelò Morrigan - No! Non glielo farei mai!-
- Te ne racconti di bugie.- sorrise l'altro ironico - Lo faccio anche io allo specchio, ma non pretendo di convincermi veramente.-
- L'ho baciata.- ammise allora Milo - Poi ho negato tutto, abbiamo litigato e lei è venuta a cercarmi dopo. Iside era nel mio appartamento, l'avevo appena cacciata e capendo che i segni che ho sul collo me li ha fatti Beatrix l'ha presa male e le ha fatto capire che siamo amanti.-
- Ora due pugni te li meriteresti.- sentenziò Jess serafico - Bastardo. Non ti credevo tanto crudele da continuare a farglielo credere.-
- Almeno se lo pensa si terrà alla larga. Meglio così.- rispose Milo gelidamente.
- Infatti, potresti non rispondere di te.-
- Non sono un animale!-
- No, sei solo un uomo innamorato perso.- Jess rise di nuovo e gli dette le spalle - Almeno lei ti sta vicino, cerca di tenertela stretta. Non fare il mio errore. Potresti pentirtene.-
- Idiota.- protestò Morrigan - Hai una donna che ti ama e un figlio, che cazzo vuoi di più?-
- Lumia.-
- E' morta.-
- Si e l'ho uccisa io. Me lo ricordo, c'ero anche io.- sibilò acidamente - Ma non posso farci nulla.-
- E' solo un capriccio, non lo capisci? Hai paura di amare davvero Sarah e Alexander.-
- Bella questa. Dillo di nuovo davanti a uno specchio e ti sarai risolto un problema.-
- Al diavolo.- brontolò il Diurno, finendo di bere il suo sangue - Sei testardo Jess.-
- Pure tu fratello. Ci vediamo alla Torre e parla con Beatrix. O lo faccio io.-
- Cosa?! Non oseresti!- esplose Milo terrorizzato.
- Mettimi alla prova!- lo minacciò perfidamente il primogenito dei fratelli Mckay - Ciaooo!-
Il sangue zampillò leggermente nella tazza, vorticando in spirale denso e liscio come velluto.
Il Diurno chiuse il occhi, serrando con forza le palpebre.
No, era inutile.
No, non doveva. Non poteva...e non voleva.
Balle, non bramava altro. Basta mentire.
Si diede dell'idiota, appoggiando il capo all'indietro, contro la parete.
Si sarebbe dannato l'anima piuttosto che alzare di nuovo un dito su di lei.
Ogni volta che ricordava quel giorno...quel maledetto giorno...in cui aveva varcato a forza il paradiso...
Bastardo.
Piuttosto avrebbe spaccato tutto per sempre.
Risentiva il vento sulla faccia, il caldo dell'ultimo sole...e due labbra che non avrebbe mai dovuto azzardarsi a desiderare, unite alle sue.
Maledetto, maledetto bastardo...
Se n'era approfittato, si, era così...
Aveva ragione Gala.
Non aveva fatto altro che approfittarsi di Beatrix.
Doveva scacciare quel ricordo, doveva scacciare quel bacio dalla sua testa, doveva dimenticarlo.
Dimenticarlo per sempre.
Era una bambina.
Era solo una bambina e lui, sporco bastardo, aveva iniziato il suggello del vincolo sei anni prima, a sua insaputa.
E ora dentro di lei scorreva il suo sangue.
Se mai un giorno lui l'avesse morsa...sarebbe stata la fine.
A volte si scopriva a guardarla come il cacciatore segue una preda, come un lupo e l'agnello.
Osservava ogni centimetro di quel collo, spinto dall'impulso animale e primordiale del suo sangue, spinto dal desiderio antico che la sua natura di vampiro ululava in lui.
Un mostro. Una belva che gli urlava da dentro e lo incalzava alla caccia.
C'erano notti che le gambe non lo reggevano più, tanto il desiderio di lei.
E se Beatrix, da come aveva reagito di fronte a Iside, non riusciva a ignorare quell'attrazione, allora l'avrebbe fatto lui.
Avrebbe usato quell'anima almeno per salvare lei, al diavolo tutto il resto.
Amore o meno, quell'unione era già stata maledetta il giorno in cui l'aveva costretta al primo suggello del vincolo.
E non ci sarebbe stato quello definitivo.
Di quello era più che sicuro.

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17° ***


figli17

 

 

Giovedì primo ottobre.
Thomas Maximilian Riddle era seduto in Sala Consiglio, appoggiato a un bracciolo della poltrona con un gomito...e in faccia l'espressione più finemente sconvolta che gli fosse mai apparsa in viso.
Al suo fianco destro, Neely Montgomery, per Corvonero, aveva un'aria d'incredulità letteralmente ghiacciata.
Alla sua sinistra, Fern Gordon per Serpeverde che non riusciva a smettere di sbattere gli occhi.
Per ultimo Thaddeus Flanagan per Tassorosso, con una smorfia di disgusto stampata sul volto.
Dietro i Capiscuola tutti i rappresentati delle sette classi per ogni casa coi Prefetti a seguito, tutti ad ascoltare dapprima con orecchie distratte ma poi allucinate il discorso del presidente del Consiglio Studentesco, Albert Johnson, seguito dalla sua vice.
Chi era?
Regina Farrell, una delle tre Grazie a seguito di Juliette Caldwell.
- Ditemi che non è vero.- sibilò Fern Gordon.
- Quelle vanno messe a rogo.- la seguì per una volta Neely, allentandosi la cravatta blu e argentea - E' tutta opera di Juliette, ci faccio andare quello che volete. Che follia è? Vendita di beneficenza? Ma per chi?-
- Per gli idioti.- Tom scosse il capo, abbassando la voce visto come Johnson continuava a tuonare la direttiva dalla cattedra - Cosa vuole che mettiamo all'asta poi?-
- Riddle, oggi inizia il torneo interno. Chissene frega di questa stronzata.- disse brutalmente Flanagan - Ha ragione la bionda, dovremmo ficcare Johnson dentro un water e la Caldwell su un rogo.-
- La bionda ha un nome.- replicò Neely seccata.
- Non fino a quando non usciamo insieme, sorella.-
- Thaddeus sei un porco.- lo ingiunse Fern - Hai rotto con le tue manie, sei peggio di Fabian.-
- Chi si sbatterebbe mai Alderton?- si schifò il Tassorosso.
- Bene, da aste di beneficenza ad aste di tutt'altra amministrazione.- fece Neely con un sospiro, mentre Tom si copriva la faccia con una mano, facendo finta di niente - Non trovavo così interessante una riunione da quella volta l'anno scorso quando Johnson salì sulla cattedra facendo il ballo del fazzoletto, mezzo ubriaco.-
- Ammetterai che era divertente.- ghignò Fern.
- Certo, specialmente quando ci ha quasi vomitato addosso.- le rinfacciò la biondina.
L'altra fece una smorfia, poi finalmente Regina Farrell e Johnson terminarono la loro filippica.
Alla fine della fiera, quel sabato si sarebbe tenuta un'asta di beneficenza dove gli studenti avrebbero messo in vendita qualcosa di loro, magari appartenente alla loro famiglia.
Il denaro raccolto sarebbe stato devoluto...
Per cosa?
- Già è vero!- sbottò Neely quando furono alla porta - Un attimo, che fine faranno i soldi?-
- Non l'ha detto?- bofonchiò Thaddeus - Tu guarda, credevo di non aver sentito.-
- No, no. Non l'ha proprio detto!- la Montgomery bloccò Regina Farrell per un braccio, prima che scappasse per rifarsi il trucco. Quella sorrise come un'oca, ondeggiando la criniera e sbattendo gli occhioni verso Tom, che quasi si nascose dietro a Fern.
- Regina, scusa....forse vi siete scordati di dirlo...ma i soldi in cosa saranno devoluti?- le chiese Neely, cercando di trattenere in fondo allo stomaco il sarcasmo per la situazione.
- Oh.- gorgogliò la Grazia - Non l'abbiamo detto?-
- No.- fece Neely melensa.
- Allora?- la incalzò Fern.
- Tutto sarà devoluto per la costruzione di una nuova serra.- cinguettò Regina.
- E che ce ne facciamo di un'altra serra?- sibilò Thaddeus - A queste cose poi ci pensano i contribuenti.-
- Sta zitto, meglio di una passerella per le sfilate.- gli disse Tom fra i denti, per non farsi sentire - Grazie mille Regina, ci hai tolto un grande dubbio.-
- Oh, figurati Tom!- Regina gli si aggrappò al braccio, facendolo sbiancare - Tu hai intenzione di mettere all'asta qualcosa? Appartenente alla tua famiglia magari.-
- Oh, non credo sia il caso.- bofonchiò il grifone.
- Perché non ti metti tu all'asta?- perseverò quella, sbattendo gli occhioni scuri da cerbiatta - Sono sicura che ci faresti guadagnare un sacco di soldi! Io per prima ti comprerei!-
- Ah si?- Tom deglutì, cercando di farsi indietro lentamente - Grazie, sei molto gentile...ora però devo andare. Devo provare un incantesimo prima che cominci il torneo. Ci vediamo!- e imitando Flash si dette alla macchia per tutta la mattina, evitando accuratamente di farsi vedere alle lezioni a cui erano presenti quelle tre arpie, peccato che cominciò a sentirsi vagamente osservato da tutta la popolazione femminile di Hogwarts.
La notizia dell'asta doveva aver fatto il giro perché c'era un chiacchiericcio immondo nei corridoi ma...perché lo guardavano tutti così?
Che strano.
Prima di andare a pranzo passò in giardino e a parte la follia dilagante portata dall'asta, Tom vide anche il signor Grossman, quello del Ministero dell'Istruzione Magica, venuto a portare il Calice di Fuoco.
Era venuto per assistere all'inizio dei giochi e con lui c'erano Silente, Tristan e ...oh no, Orloff.
Tom si appoggiò a una colonna del giardino con la spalla, osservandoli accanto alla fontana.
Orloff e Grossman sghignazzavano sguaiatamente, fumando pipe tozze.
- Fumate quanto vi pare...tanto morirete schiacciati da un troll.-
Tom si girò di scatto, allibito.
- Damon!- sbottò spaventato - Ma sei scemo? Ti metti a leggere i sogni in questo modo?-
Howthorne alzò le spalle, ridendo - Ne hanno ancora di tempo per rompere, tranquillo. Allora? Che ci fai qua?-
- Niente, facevo due passi.-
- Ho sentito dell'asta.-
- Ah.-
Damon piegò le labbra in un leggero ghigno - Ho anche sentito di una pratica davvero curiosa. Le Grazie e tutte le nobili cretine di questa scuola si stanno mettendo d'accordo per portarti al pulpito tutto intero.-
- Oddio, lo sapevo!- Riddle si passò le mani fra i capelli, distrutto - Che hanno in mente? Hai sentito qualcosa?-
- Perché non chiedi a quelle dementi che dormono con la duchessa?- lo spronò il Serpeverde, mettendosi una sigaretta fra le labbra - Loro sanno sempre tutto no? E poi c'era anche Occhi di Fuoco con te, non t'ha detto nulla?-
- Ma la pianti di chiamarmi così?-
- E appare sempre alle spalle, che goduria.- Damon si girò e trovò subito Neely, ormai saturo di certe figuracce.
- Credevo che non ci fosse nulla che può stupirti.- rispose la biondina pacata - Allora? Che centro stavolta?-
- Niente, stavamo parlando dell'asta.-
- Di quell'assurdità vorrai dire. Che c'è Tom?- la Montgomery lo fissò stranita - Problemi?-
- Io no ma...mi guardano tutti in modo strano.-
- Forse pensano che potresti mettere in vendita Harry e Draco per un giorno.- frecciò Damon, accendendosi la sigaretta e dando un pigro tiro - Oppure la tua stessa regale persona. Che ne dici?-
- Si, ho sentito anche io qualcosa del genere.- annuì Neely - Non vorrai farlo davvero spero. Ti spolperebbero.-
- Non ci penso neanche!- fece Tom mezzo sconvolto - E voi metterete in vendita qualcosa?-
- Si, forse. E tu?- Neely fissò Damon serafica - Potresti mettere in vendita una lettura no?-
- Si, un'ottima idea. Sapere quando si morirà è una cosa che fa morire dalle risate.-
- Anche il tuo umorismo fa morire dalle risate, tranquillo Howthorne.-
Tom incrociò le braccia, fissandoli.
Ma tu guarda...allora Claire aveva ragione allora.
Osservò il suo migliore amico, alto e longilineo, capelli castani e occhi azzurri e dall'altra parte Neely, biondissima, minuta e snella, una bambolina imbronciata. Claire aveva davvero ragione. Erano belli insieme. Chissà come l'avrebbe presa Trix. Mah!
- Pronti per il torneo?- chiese il grifone, per bloccare la cagnara.
- Tanto oggi non toccherà a noi.- borbottò Damon.
- E tu che ne sai?- berciò la Montgomery ma quando lui levò il sopracciglio divertito, scosse il capo - Dannati veggenti. Illuminami, a chi tocca oggi?-
- Tre tornei.- Damon si mise la sigaretta in bocca, mettendosi la mano in tasca per cercare gli appunti. Sfogliò un paio di quaderni, poi trovò ciò che gli serviva - Ah, ecco. Dunque, nel primo Marc Ryder di Tassorosso contro Johnson.-
- Oh, non vedo l'ora di vedere il presidente sul palco.- sibilò Neely ironica - Poi? Hai visto anche gli altri?-
- Nel secondo Clyde Hillis e Stanford.-
- Cazzo, subito sulla brace.- Tom sembrò preoccupato - Hai visto chi vince?-
- I risultati li ha la duchessa. E non guardarmi così...lo sapevi che avrebbe fatto scommesse anche sul torneo. Per terze Paige Brinkam e Patience Hogs.-
- Dici che può capitare che escano maschi e femmine nella stessa gara?- chiese Riddle.
- Immagino di si.-
- Che c'è Tom?- sorrise Neely vagamente - Non ti metterai a fare il gentile anche sul palco spero.-
- Non so.- ammise - Stasera abbiamo anche la terza lezione di Occlumanzia.-
- E si comincia col Legilimens.- Damon sbuffò, scoccando un'ultima occhiata al Ministro della Magia, Grossman e il povero Silente che doveva sopportarli - Dio, che tortura. Andiamo a mangiare che è meglio.-

Un quarto alle due, sulla Torre Oscura, Ron Weasley stava lottando per trascinare il suo migliore amico fuori da un armadio incantato. Harry Potter infatti aveva evitato il Ministro Orloff per tutta la mattina, prima chiudendosi nella Stanza delle Necessità, poi nei bagni di Mirtilla, quindi nell'armadio magico della Torre Oscura, ma ora erano stati invitati tutti all'apertura del torneo interno e non presentarsi sarebbe stato...come dire...scortese.
A osservare quel tira e molla, Draco Malfoy se ne stava seduto sul divano, Jeager sdraiato sui cuscini con a gambe lunghe sulle sue ginocchia, Edward seduto a tavola con Elettra e Pansy.
Jess poi contava i minuti sulla porta, conoscendo Orloff che odiava i ritardatari e poi faceva filippiche assurde sulla buona educazione quando quello era uno di quegli uomini che si puliva i denti con le dita credendo di non essere visto...
- Non è che dobbiamo venire anche noi, vero?- sbuffò Pansy, sfogliando una rivista scandalistica con fare annoiato - Io non posso vederlo quell'uomo!-
- Sarebbe cortese se veniste tutte.- sentenziò Ron, continuando a tirare Harry come un forsennato - Già questo idiota ci sta facendo fare tardi, dovremo anche spiegare la presenza di Crenshaw e Hermione ancora non scende! Insomma Harry! Smettila di fare l'imbecille e comportati da persona adulta!-
- E perseveri a darmi del ragazzino!- Potter saltò per aria come un petardo, uscendo dalle ante con cappotti e scarpe annodate attorno alle gambe, rischiando di farlo cadere - Mi avete proprio rotto, una mattina non vi risveglierete più! E tu che cazzo hai da guardare Malferret?!-
Draco non si prese la briga di rispondere, guardandolo con la solita aria minacciosa e pigra, disgustato.
- Dov'è Hermione?- brontolò Potter, sistemandosi la giubba bluastra sulla camicia candida, lanciando dentro all'armadio una scarpa vecchia che il mobile ingurgitò contento, esternando poi la sua felicità con un rutto.
- Di sopra a imprecare contro la sua cecità.- riprese Jeager, aprendo finalmente gli occhi grazie a quel boato da osteria - Fatelo secco Orloff, è più inutile di un vampiro senza i denti. Senza contare che quello se ne sbatte di voi.-
- Ah si?- Pansy lo guardò storto - E tu che ne sai?-
- Che ne so? Sei anni fa quando eravate nella merda fino al collo, e scusa il linguaggio tesoro, s'è mai interessato al fatto che un Auror, ovvero l'Hargrave, era dispersa? No. E sai perché? Perché era in combutta con Katrina. A quello non gliene frega niente dei Mangiamorte, lui vuole fare a pezzi gli zii del Leoninus che vi tenete al guinzaglio. Orloff se ne sbatte del bambino sopravvissuto, dai.- sbuffando, fregò il giornale a Draco - Il suo unico scopo è farsi votare al nuovo ricambio con qualche cavillo legale. E poi è grasso.-
- Brillante conclusione.- bofonchiò Edward.
- Mica ha tutti i torti.- fece Ron - Per Hermione non ha mai mosso un dito.-
- Un motivo in più per lasciarla qua, no?- sorrise Elettra - Andiamo, è solo una riunione di cortesia.-
- Appunto, noi potremmo anche starcene qua no?- ringhiò Draco fra i denti - Orloff vuole solo vedere lo Sfregiato, che centriamo anche noi mi piacerebbe saperlo!-
- Forse vorrà parlare di Tom.- continuò la bionda strega, perdendo il sorriso - Starà già tampinando Tristan.-
- Tom per cosa?- sibilò Harry di punto in bianco.
- Non li leggi i giornali?- fece Jess - Ha ragione Elettra. Certi idioti continuano a insinuare che...- Mckay fece uno sforzo, per cercare le parole adatte -...che dando a Lord Voldemort metà di ciò che vuole, forse si potrebbe ritirare.-
- Hn.-
Harry piegò le labbra in un sorrise pieno di sprezzo, amarezza e disgusto.
- Perché mi stupisco ancora di queste bassezze eh? Per salvarsi il culo i maghi sarebbero capaci di sacrificare anche dei neonati. Orloff deve solo provare ad azzardarsi ad accennarmene.-
- Calmati.- lo placò Ron - Forza, tieni a freno quella lingua forcuta e cerca di non fargli capire che gli stiamo facendo le scarpe, d'accordo? O sarà tutto a svantaggio nostro. Deve mandarci altri aiuti.-
- Mezzosangue ci sei?- urlò allora Draco impaziente, verso le scale - Che stai facendo?-
- Conta i giorni sul calendario.- gli spiegò Dalton - E' passato un mese e quattro giorni e lei ancora non vede.-
- In compenso con quegli esercizi visivi ormai se la cava alla grande.- frecciò Pansy - Ora riesce a lanciare oggetti addosso a bersagli mobili alla perfezione. Vero Draco, tesoro?-
Il biondo emise un ringhio in risposta, proprio sentendo i tacchi della sua stramaledetta fidanzata sulle scale.
Si, dal suo passo molto poco felpato, ne deduceva che la cecità era ben lungi dal guarire in brevi periodi...e quindi anche le ripercussioni si sarebbero riversate su di lui. Ma bene. Si prospettavano altri fantastici giorni di litigi e musi lunghi. Una vera meraviglia.

Erano le due e mezza nella titanica sala duelli quando entrarono il preside, seguito dagli insegnanti capi casa, il signor Grossman, il Ministro della Magia Orloff e la squadra di Jess.
Tom e i suoi amici erano appoggiati alle pareti, intenti ad aspettare l'ora fatica ma Riddle dovette ammettere che se volevano creare un'atmosfera suggestiva ci erano riusciti in pieno: al soffitto e alle pareti erano appese in scala crescente un numero inconsulto di candelabri di varie forme, da zucche e paraventi tondi di vetro che sfumavano la luce tenue del giorno per renderla quasi notturna.
La tensione degli studenti era palpabile, mentre i direttori delle case erano ansiosi di vedere i loro studenti sui palchi.
Fra tutti, Grossman e quel barile di Orloff sembravano i più annoiati.
A farsi avanti per primi, zittendo il brusio degli giovani maghi diciassettenni stavolta rigorosamente senza uniforme scolastica, furono Tristan, Silente e Grossman.
Il preside batté le mani un paio di volte, poi ottenne totale attenzione.
- Bene.- annunciò il vecchio e saggio mago - Ragazzi, com'era stato detto oggi si apre il nostro Torneo Interno, tradizione delle scuole magiche della Gran Bretagna che si tiene ogni undici anni. Come potete vedere, il nostro signor Grossman è tornato per assicurarsi che tutto vada nel verso dovuto...- e lo smilzo e viscido ometto fece un leggero inchino -...ma abbiamo anche l'onore di avere qua il Ministro della Magia Orloff che si è concesso una vacanza dai gravi avvenimenti che disturbano la nostra Gran Bretagna per venire qua ed esservi di supporto.-
- Grazie, grazie Silente.- bofonchiò Orloff, facendo a sua volta un cenno appena percettibile agli studenti - Sono oltremodo orgoglioso di essere qua, miei giovani amici perché voi siete il nostro futuro. Fatevi onore oggi e rendete orgoglioso di voi anche il professor Mckay che tanto si è prodigato per voi.-
Si levò un altro applauso abbastanza ipocrita dalla parte studentesca, viste le loro facce, compreso Tristan che non sapeva più dove guardare per potersi mettere due dita in gola indisturbato, ma fortunatamente il preside riprese la parola subito. Si voltò verso il centro della sala, dove il giudice e la giuria di quel Torneo ardeva allegro.
Fu proprio in quel momento che la porta si aprì di nuovo.
Entrarono Ron, Hermione, Edward e gli altri. Harry si chiuse la porta alle spalle per ultimo. Subito venne colpito dagli occhi di tutti ma lui evitò accuratamente sia Grossman che Orloff.
Sapeva che durante i duelli il Ministro ne avrebbe approfittato per cercare di portare acqua al suo mulino ma Harry in quel momento particolare non aveva in testa altro che un vecchio ricordo.
Il crepitio delle fiamme blu e bianche di quel maledetto calice...
L'ultima volta che era stato usato, uno studente era morto.
Usarlo di nuovo era un insulto alla memoria di Cedric.
Silente sorrise verso di loro, poi tornò al loro giudice.
- Bene ragazzi. Ritengo che necessiti ancora qualche minuto, dunque colgo l'occasione per gli ultimi avvisi. Come ben sapete, una volta estratti i nomi non si torna indietro ma ritengo che questa esperienza, affrontata con umiltà e coscienza, porterà grandi miglioramenti nella gestione della vostra magia. Dal professor Mckay so che siete ancora ai livelli basi nella Difesa pratica, ma non temete. Chi verrà eliminato oggi, potrà ritentare con numerosi altri duelli. Infatti i vostri nomi si bruceranno da soli e definitivamente solo quando lo deciderà il calice, ovvero verso la fine di maggio, quando resterà un nome soltanto. Ora, prego gli studenti che verranno chiamati di passare oltre il palco sistemato qui davanti a noi. Col vostro permesso allora...si comincia!-
Tristan e Silente estrassero la bacchetta e insieme tracciarono un ampio squarcio in aria.
Harry ricordava quel gesto. I suoi occhi verdi divennero vitrei quando il Calice di Fuoco cominciò a splendere ancora più intensamente. Il colore delle fiamme si fece tanto intenso da diventare doloroso.
Tutti ora fissavano il Calice, in attesa. Chi guardava l'orologio, chi fumava la pipa, chi si mangiava le mani...
Tom scoccò uno sguardo ai suoi padrini ma se Draco stava a fissare senza un briciolo di sentimento quel calice, Harry ne sembrava addirittura soggiogato.
Pensò che avrebbe dovuto farsi raccontare meglio quel giorno di tanti anni prima.
Il giorno in cui Harry, appena quattordicenne, era stato usato per riportare in vita suo padre.
Poi di colpo Trix gli dette il gomito. Si volse e vide le fiamme del calice scoppiare di rosso incandescente.
Dal Calice arrivarono scintille che schizzarono a terra come trottole, poi una lingua di fuoco dardeggiò per aria, eruttandone fuori un pezzetto di pergamena.
Silente lo prese al volo e lo scartò, davanti agli occhi di Tristan.
Quando venne chiamato Marc Ryder da Tassorosso, tutti i suoi amici gli dettero delle pacche sulle spalle e il corpulento ragazzo moro raggiunse Tristan, parecchio intimidito.
Poi toccò a Johnson che sbiancò letteralmente.
Di seguito, quando toccò a Clyde Hillis, il suo amico Alderton ghignò divertito ma rise un po' meno quando venne chiamato Sedwigh.
- Qualcuno mi ama lassù.- sibilò il biondino perfido.
- Occhio a non fargli troppo male.- gli disse Cloe - E vedi di vincere! O finirai male.-
- La tua preoccupazione per la mia salute è commovente.- ironizzò Stanford, dando il cinque a Martin e Tom - Tranquilli, non sarà troppo difficile.-
- Speriamo.- gli disse Riddle.
- Qualche dritta?- gli chiese Sedwigh prima di andare.
- Usa molto lo Stupeficium ma in difesa non sa creare uno scudo decente.- Tom gli strizzò l'occhio - Vai e spaccalo.-
- Contaci.-
Le ultime due chiamate poi furono come da copione Patience Hogs e Paige Brinkam, la terza Grazia, che squittì come un'oca prima di seguire la Tassorosso ma mancò poco che si aggrappasse al braccio di Tristan, per la paura.
Interessato ai duelli, il giovane Riddle li osservò tutti con molta attenzione. Prima ancora che Marc Ryder e Albert Johnson salissero sul palco notò che essendo senza divisa, Tristan faceva comparire al solo braccio delle fasce di seta dei colori della casa.
Anche se Tom non sapeva i risultati come Damon, poteva comunque azzardare un pronostico: Marc Ryder era un ragazzo alquanto versatile e da subito dimostrò di sapersela cavare anche con i pochi incantesimi che conosceva, azzardandone poi qualcuno visto durante gli allenamenti. Per Johnson invece fu tutto un disastro. Tempo cinque minuti e aveva già perso la bacchetta. Il Calice di Fuoco fece scintille e il primo duello terminò con la vittoria del Tassorosso mentre gli altri fischiavano verso il Presidente del Consiglio che tornò sempre nella casa dei tassi con la coda fra le gambe. Ributtati dentro al fuoco i loro nomi, toccò a Sedwigh salire sul palco.
Quando incrociò ci fu il saluto contro Hillis, Tristan incrociava pure le dita che non succedessero disastri.
Ma fin da subito non fu accontentato. Come ogni buon Serpeverde, Clyde non aspettò il tre per il primo attacco e ma Stanford se l'era aspettato e si fece scudo dello Stupeficium alla perfezione, anche se doveva ammettere che quel dannato Serpeverde aveva una buona dose di forza nelle magie offensive.
Tom osservava Sedwigh con attenzione, curioso e al contempo sfegatato nel tifo.
Il suo compagno stava dimostrando di saper mettere in pratica molte delle magie insegnate da Tristan e una velocità di apprendimento veramente ottima. Inoltre parava colpi a tradimento, anche se a fatica, e riuscì a rimettersi in piedi anche dopo una batosta bella forte, data da una Bombarda che gli aveva rotto lo scudo.
La faccenda, dopo dieci minuti di duello si stava tramutando in rissa e Mckay stava per bloccare tutto, visto gl'insulti che volevano fra i due contenti quando Sedwigh, stufo ed esausto, riuscì a spingere Hillis giù dal palco con la sua stessa tattica. Prima gli ruppe lo scudo già debole e poi, con una semplice folata di vento bella corposa, lo fece volare zampe all'aria e si conquistò la vittoria.
Da tutta Grifondoro scoppiò un'ovazione tale da far traballare i muri e ai loro applausi si unì anche Orloff per una volta ma quando Tom si girò sorridente verso Cloe, pensando che fosse contenta per la loro vittoria, la vide intenta a scrutare il Calice, silenziosa.
Sembrava in un altro mondo.
- Che cos'hai Claire?- le chiese, in quel chiasso.
- Eh?- la bionda scosse il capo, fissandolo stralunata - Cosa? Che hai detto?-
- E' successo qualcosa?- urlò lui, per farsi sentire - Non sei contenta? Abbiamo vinto!-
- Ecco io...stavo pensando a una cosa. Una cosa strana.- replicò, trascinandolo in un angolo più silenzioso. Con lo sguardo gl'indicò il Calice, con espressione seria - Prima non so come mi è capitata una cosa assurda. Stavo Focalizzando le fiamme per capire come scegliessero i duellanti e per sbaglio ho visto come attraverso il fuoco e il legno della coppa. Ho visto i biglietti coi nostri nomi.-
- E allora?- la incalzò Tom, mentre tutti continuavano a ridare di gioia.
- E' strano perché credo ci sia un nome in più.-
- Come fai a dirlo? Siamo in cinquantadue! Come hai fatto a contarli tutti?-
- Non so spiegartelo ma secondo me c'è un nome in più! Inoltre uno di quei biglietti brillava di verde! Come se quel nome fosse stato mille volte più potente e forte dei nostri.-
- Ma sei sicura?-
Riddle ora la fissava impressionato ma non riuscirono a proseguire che Sedwigh tornò da loro e venne abbracciato da tutti. Al polso portava ancora una fascetta di seta rossa e dorata, simbolo che aveva vinto una battaglia.
Anche a Marc Ryder era stato detto di conservarla, per contare il punteggio alla fine del torneo, a maggio.
L'ultima gara fu quella che portò maggiori sorprese.
Tom avrebbe detto che sarebbe stata Patience a vincere, essendo un pelino più dedita agli esercizi con Tristan e anche una ragazza che studiava più di cinque minuti al giorno ma quando salirono sul palco, la povera Tassorosso venne investita da quella furia della Brinkam. Paige infatti, forse per la paura, forse perché era isterica, cominciò ad agitare la bacchetta come una matta, sparando tutti gl'incantesimi che ricordava e così, dopo quattro minuti, oltre ad aver riempito la sala duelli di ragnatele giganti, tentacoli rocciosi che uscivano dalle pareti e aver fatto un buco nella porta, la Grazia vinse il duello, facendo chiedere pietà alla disperata Patience.
- Scandaloso.- bofonchiò Hermione, passandosi le mani sul viso.
- Hai visto?- le chiese Draco, stupito.
- Diciamo di si.- rispose lei - Questi ragazzi non reggerebbero fuori da soli neanche due giorni.-
- Tristan è qua apposta.-
- Hn, se lo dici tu.-
Malfoy sospirò paziente - Mezzosangue, non tutti sono in grado di fare gli eroi.-
- Si ma allora che non facciano neanche disastri.- replicò gelida - Metà di questi sono Mangiamorte.-
- Che vuoi fare? Sopprimerli?-
- Potrebbe essere un'idea.-
Stavolta lui distolse lo sguardo, riportandolo sul Calice - Divertente.-
- Cosa?-
- Se dieci anni fa l'avessi pensata così, a quest'ora mi avresti già ucciso, no?-
Hermione sentì un brivido gelido lungo la schiena, detestandosi per non poterlo guardare in faccia. Per non poter vedere i suoi occhi feriti, perché ora sapeva di averlo fatto. Cercò di prendergli la mano ma prima di farlo, al naso le arrivò il lezzo di una costosa colonia troppo intensa che conosceva come quella di Orloff.
Non voleva assolutamente averci nulla a che fare, così, anche a costo di sembrare scortese, volse le spalle e se ne andò, riuscendo a visualizzare bene ogni corridoio del palazzo.
Harry invece, purtroppo per lui, non riuscì a fuggire.
Grossman e Orloff gli furono addosso come due faine prima che la Mcgranitt riuscisse a trascinarlo via con una scusa.
Gli avvoltoi si fermarono proprio davanti al suo naso, uno rotondo, l'altro smilzo.
Uno vestito pomposamente, l'altro rigoroso ed essenziale.
Uno con un sorriso gelido, l'altro con un contegno meno aggressivo.
- Harry Potter.- fece Grossman, quando li raggiunse anche Silente mentre i ragazzi andavano a festeggiare, ormai alle quattro di pomeriggio - Che onore. So che anche lei un tempo ha usufruito del Calice di Fuoco.-
- Usufruito non è la parola adatta.- disse il moro, pacato - Comunque si, partecipai al Tre Maghi.-
- Non per volontà tua.- aggiunse subito Orloff, con fare pignolo - Vero Harry?-
Lo stava sfidando quel maledetto. Stava cercando di fargli intavolare il discorso di Voldemort.
Decise di non dargli la soddisfazione di negare e cercò di capire fino a dove si sarebbe spinto.
- Esatto Ministro.- annuì Harry.
- Come ben sa, certe tradizioni sono due a morire.- Grossman si accese la pipa, spandendo in aria lo sgradevole odore di un tabacco a basso costo - So cose mirabolanti della sua partecipazione al torneo. Sconfisse un drago, vero?-
- Fortuna.-
- Oh, caro ragazzo.- l'ometto stavolta sogghignò con occhi brillanti - Quando si parla di lei, nulla è fortuna.-
- Andiamo, andiamo!- Orloff decise di fare la parte dell'amico e dette una pacca sulla spalla a Grossman - I nostri Auror tengono alla larga Mangiamorte e demoni da questa scuola da molto tempo ormai. Lascia che ti presenti l'intera squadra: il figlio di Arthur Weasley è il nostro più apprezzato Smolecolarizzatore.-
- Molto lieto.- Grossman guardò Ron con curiosità malcelata - I maghi con certe doti sono rari ormai ma per proteggere Harry Potter immagino che non si possa desiderare nulla di meglio.-
- I ragazzi erano miei compagni di scuola.- chiarì il bambino sopravvissuto.
- Ma certo, certo.- Grossman guardò poi Edward - E lei è il figlio di George Dalton, giusto?-
- Si.- annuì l'ex Corvonero.
- Conoscevo sua madre Caroline, sa? Mi spiace che sia morta così giovane.-
Come da previsto, all'accenno a sua madre Edward s'incupì immediatamente ma Orloff non se ne accorse, passando a osservare Draco che gli riservò la sua solita aria apatica.
- E questo è il signor Malfoy.- concluse il Ministro - Uno dei nostri migliori alchimisti anche se ancora non sono riuscito a farlo venire a lavorare per il Ministero.-
- A Everland c'è molto da fare.- rispose il biondo, senza modulazione nella voce.
- Alchimista.- Grossman arricciò il naso aquilino - Anche la vostra "razza" va estinguendosi. Ho saputo anche che la nipote di Lord Hargrave è il vostro quinto elemento. Una gagia se non sbaglio.-
- Non sbaglia.- gli disse Ron secco.
- La signorina Hargrave è stata una delle migliori allieve di questa scuola.- Orloff dette il gomito al preside, con un tono viscido nella voce - Bhè, a quanto mi dice Silente anche quest'anno ci sono dei ragazzi promettenti vero?-
- Si, si tratta di classi molto varie e piene di talento.- annuì il vecchio mago.
- Anche Horace è stato della stessa idea.- proseguì il Ministro - Ho avuto il piacere di fare colazione con lui stamattina.-
- Oh, conosce Horace Ministro.- sorrise Silente con espressione serafica - I ragazzi e l'insegnamento sono la sua vita.-
- Certo. Dipende da cosa insegna però.-
La voce sibilante di Harry zittì i presenti, Orloff per primo.
- Bene.- Silente cercò di far riprendere il discorso, anche se sapeva che ormai i ponti erano tagliati - Signor Grossman, Ministro. Desiderate un the o magari un bicchiere di brandy nel mio studio prima di andare?-
- Si, certo.- mugugnò l'ometto smilzo.
- Io invece vorrei scambiare due parole con Harry, se non le dispiace Albus.- fece Orloff, senza staccare gli occhi da quelli di Potter - Ho buone notizie per le sue richieste di nuove forze qua a scuola.-
- D'accordo. Allora l'aspetto nel mio studio.- annuì il preside - Noi ci vediamo a cena Harry.-
- Certo.-
Andandosene, tutti i suoi compagni gli scoccarono uno sguardo di monito, come per dirgli di controllarsi ma era più facile a dirsi che a farsi.
Una volta fuori, sotto le arcate del giardino dove la luce del giorno sembrava illuminare anche gli animi più cupi, Harry stette a sentire un discorso che tanti anni prima già molti Ministri gli avevano fatto.
E quel discorso non era cambiato di una virgola. Cambiavano le facce e le voci.
Ma non gl'intenti.
Doveva essere una bandiera.
Uno stendardo.
-...non lo capisci?- ringhiò Orloff alla fine di un lungo monologo dai toni aspri e perentori - Qua non sei di nessun aiuto Potter! Inoltre la comunità magica pensa che tu stia qua per nasconderti! La credibilità del Ministero va scemando e tu non comprendi quanto siamo in pericolo, chiuso in questo palazzo! Senza contare che in pochi conoscono la profezia e chi la conosce, ci ride sopra considerando che è uscita da un ragazzino undicenne veggente di morte!-
- Con tutto il rispetto Ministro...- sibilò Harry a quel punto, dopo essere stato tanto zitto - Il Legimors in questione ha salvato la vita a molte persone in questi anni. Mi sono fatto un viaggio nelle sue visioni e le posso assicurare che non si tratta di qualcosa di piacevole o divertente. Dovreste mostrare più rispetto verso coloro che possono salvare la vita a una tale quantità di uomini.-
- E allora per quale motivo il tuo angioletto Potter non ha visto la strega di Wizloon?- fece Orloff saccente.
L'Auror serrò le mascelle - Perché alcuni dei vostri cittadini benpensanti ha avuto la brillante idea di metterlo sotto esorcismo. Il signor Howthorne ha portato un notevole aiuto alle nostre forze, quindi se fossi in voi e nell'intero consiglio del Wizengamot pondererei l'idea di tutelare un po' di più certe branche dei Veggenti.-
- La tua attenzione per i casi disperati è sconcertante Potter.-
Orloff incrociò le braccia, sempre più irrigidito.
- Sei nel bel mezzo di un conflitto fra più parti, col Lord Oscuro e quel Vendicatore e tu pensi ai mocciosi. La profezia ti ha dato alla testa! Hai forse perso colpi? Fossi quello di un tempo ti liberesti di Riddle in quattro e quattr'otto.-
- Oh.- il bambino sopravvissuto, sebbene la tempesta di collera che stava montandogli nelle vene, fece un ghigno di sprezzo che ebbe il potere di far arrossire il Ministro - Ancora con la faccenda del figlio del Lord Oscuro. Sbaglio o lei e il Wizengamot avevate già discusso di questa faccenda con Lady Lancaster?-
Il rossore divenne presto un tono violaceo ma quella breve soddisfazione durò poco.
Orloff assottigliò gli occhietti porcini, levandosi l'occhialetto dell'orbita sinistra.
- Potter, finiamola. Non ti conviene avermi come nemico.-
- Ma guarda. Stavo per dire la stessa cosa a lei.- Harry stavolta abbandonò il contegno, serrando le mascelle e dandogli appena le spalle - Non verrò al Ministero per far vedere che lei mi ha come suo lecchino, tantomeno verrò via da Hogwarts. È qui che i mannari di Greyback sono venuti ed è qui che c'è Tom. Se vuole mettermi i bastoni fra le ruote lo faccia pure ma non ci rimetterò io soltanto visto che sono il suo stendardo. O forse è inesatto?-
Ne avesse avuto il reale coraggio, stavolta Harry si sarebbe trovato alle spalle un nemico che gli avrebbe messo le mani al collo per la sua impudenza, ma Orloff non era un cuor di leone, era solo un politico e un uomo d'affari.
Per questo incassò, anche se con evidente fatica, e rizzò le spalle gobbe con uno scatto repentino.
- Bene Potter. Avrai i tuoi uomini. Cerca di non pestare troppi piedi.-
- Oh, non ne dubiti.-
- E attento a un'altra cosa.- Orloff si rimise l'occhialetto, scoccandogli un sorriso cattivo - Le serpi in seno sono quelle che fanno più male, bambino sopravvissuto. Forse te lo ricorderai in punto di morte.-
- Probabile. Ma per esperienza c'è sempre un modo per rimediare a errori tardivi. Arrivederci Ministro.- e facendogli un ironico inchino, se ne andò in tempo prima di esplodere sul serio.
Lui, come osava...
Come osavano quei Ministri che non avevano mai alzato un dito in vita loro per gli altri venire a chiedere a lui di salvare il loro intero mandato?
Bastardo. Bastardo. Gli aveva anche ordinato di liberarsi di Tom.
Sentì anche da lontano il pendolo dell'ingresso. Batteva le quattro e mezza.
Prese una decisione e senza tante storie si fece apparire il mantello sulle spalle, infilandosi di seguito i guanti.
- Dove vai?- gli chiese Clay, arrivando dalla ronda fuori dalle mura.
- Al Cimitero.-
Il Sensimago levò le sopracciglia, ma non sollevò obiezioni - Ti devo coprire?-
- No. Se non gli sta bene si arrangiano tutti quanti.- Harry si mise in testa anche il cappuccio - Ci vado a Smaterializzazione, niente carrozza. Avvisa tu Elettra, per favore. Dille che torno per le sei.-
- A quanto pare non ci andrai solo.-
Clay rise, vedendo arrivare Tom, Claire, Trix e Damon coi giubbotti.
- E voi dove credete di andare?- sibilò il bambino sopravvissuto.
Per risposta sollevarono quattro fogli di carta, firmati dai genitori o dai tutori. Permessi per uscire a fare acquisti straordinari per la scuola, a Hogsmade.
- Ve lo sognate che vi porto a Hogsmade.- brontolò Potter.
- Infatti non ce lo sognamo neanche noi.- specificò Tom, osservandolo attento - Veniamo con te.-
- Già, così non ti caccerai nei guai con noi.- aggiunse Cloe - Non ci metteresti mai nei guai, vero?-
- Ma chi vi ha firmato questi cazzo di permessi?- sbraitò allora Harry, prendendo quei pezzi di carta con stizza - Non esistono uscite simili a Hogwarts e men che meno la Mcgranitt e Piton li avrebbero mai fermati! E chi ve l'ha detto che uscivo?-
La risposta fu detta in coro.
- Ron.-
Ron. Bene, era morto.
- E Draco ci ha falsificato i permessi.- fece Beatrix angelica.
Pure Malfoy era morto.
- Edward poi ha convinto la Mcgranitt e Piton con qualche moina.- finì Damon - Anche se non gli ha detto che venivamo con te, chiaro. Loro sanno solo che andiamo a fare spese a Hogsmade.-
Ottimo. Tre fosse, una pure per Dalton.
- Io faccio che andare.- ghignò Clay facendo un cenno - Tanti auguri Harry! Ti serviranno!-
Dannazione. Ci mancavano anche quei quattro cercaguai!
Roteò gli occhi, maledicendo Ron, Draco e pure Edward.
Che branco di bastardi.
- Dove vai di bello?- tubò Cloe.
- Al Cimitero dei Maghi.-
Damon, che stava per accendersi una sigaretta, fece una smorfia - Ma che meraviglia. Altri cadaveri.-
- Non ci vai sempre il primo di novembre?- blaterò Tom - Che ci vai a fare?-
- Cosa si va a fare in un cimitero?- replicò il suo padrino, iniziando ad incamminarsi verso i cancelli.
- Non saprei. Hermione di solito ci dissacra tombe.- frecciò Riddle.
- Vado a salutare qualcuno a cui sono fischiate troppo le orecchie.- rispose Harry, prima che gli fossero rivolte altre domande - Ron vi ha dato il mio mantello?-
- Si.- annuirono.
- Ok, perfetto. Se volete venire con me, fatelo pure. Alla prima avvisaglia però mettetevi sotto e statevene buoni. Se vedono solo me, non si azzarderanno a rompermi. Ma non credo che al Cimitero verranno a darci il tormento.-
- E coi mannari?- chiese Tom, una volta fuori dalle mura.
- Non sanno dove andiamo.- appena usciti dalla barriera, Harry fece segno a tutti di darsi una mossa - Ci rivediamo lì.-
- Ok.-
- E non andate in giro.-
- Guarda che ci hanno mandato per controllarti e non il contrario.- sottolineò Cloe perfida.
- Mocciosi.- sibilò il bambino sopravvissuto, prima di svanire.
Ridendo, lo seguirono gli altri giovani maghi e quella sparizione era stata osservata da molto più occhi di quanto avessero pensato. Sia dalla Foresta, che da Hogwarts.
Draco si spostò dalla finestra, dopo averli visti andarsene.
Potter non era uno che poteva essere messo in gabbia...e questo purtroppo, molti di loro non l'avevano ancora capito.
Malfoy sospirò, tornando nel box dove carezzò la testa di Lucas e quella di Glory.
I piccoli sorrisero, poi tornarono a giocare.
Si, decisamente certi bambini dovevano essere lasciati liberi di crescere.
Il guaio era che nessuno lì dentro riusciva a capirlo fino in fondo.

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18° ***


figlio18

 

 

Hogwarts era in pieno fermento.
Tom Riddle quel sabato mattina presto (presto per essere sabato, s'intende!) entrò nella Sala Grande e quasi venne travolto dal panico, fermandosi in mezzo ai pesanti battenti dell'ingresso con espressione ghiacciata. Le quattro tavolate delle case della scuola di magia erano ricolme di ogni oggetto antico, da discarica, polveroso, decadente e rattoppato appartenente a studenti e a famiglie altolocate che Tom avesse mai visto.
E per lui una specie di mausoleo pieno di oggetti preziosi o meno, appoggiati anche a terra, era la trasposizione reale di un'allegra attraversata in un campo minato.
In fondo alla sala, davanti alla tavola degli insegnanti, c'erano le tre Grazie di Corvonero a finire di catalogare l'asta insieme al presidente Johnson, Cordelia Chilton di Serpeverde, Maggie Clark e la stranissima Pandora Leafgodd di Tassorosso, una ragazza che teneva sempre la testa bassa e non parlava mai, tanto che tutti credevano che fosse muta.
Fra i ragazzi degli anni più giovani, molti andavano su e giù con oggetti a cui era incollato un cartellino.
Tom si stava ancora guardando attorno, tenendosi un centrotavola d'argento al petto che Sofia aveva scovato nelle cantine di Cedar House, quando arrivarono anche Trix e Cloe alle sue spalle. Quelle due fecero a meno di spaventarlo, visto che di sicuro avrebbe rotto qualcosa con un terrificante effetto domino, e si limitarono ad affiancarlo, guardando allibite la Sala Grande.
E dire che l'asta si sarebbe tenuta alle tre di pomeriggio.
Il pendolo in quel momento batteva solo le undici di mattina.
- Certo che si sono dati un bel d'affare.- disse la King.
- Già, c'è decisamente troppa roba.- considerò Beatrix - Un esperto dovrebbe valutare le effettive porcate che vogliono propinarci.-
- Magari Silente ci farà sopra un Incantesimo Realizzante più tardi.- bofonchiò Tom, guardando a terra per cercarsi un'eventuale via libera - Che mettete in vendita?-
- Vaso di famiglia. Me l'ha mandato Brian.- celiò Cloe, sollevandolo sotto al suo naso - Carino eh?-
- Bello davvero. E tu Trix?-
La Diurna distolse lo sguardo da un acquarello bucolico, volgendosi verso di lui - Io.-
- Io cosa?- fece Riddle, levando un sopracciglio.
- Mi ha convinto Juliette.- tubò la Vaughn - Metto all'asta un bacio.-
- Adesso mi sento male.- si schifò il Grifondoro, deglutendo dopo un lungo istante di sepolcrale e catartico silenzio - Se mi prende mi farà lo stesso scherzo...-
- Ecco, bravo. Non dirle niente!- sbraitò Cloe sconvolta - Questa è prostituzione sai?-
- Per una limonata, su.- sbuffò la Diurna - Guadagneremo un po' di soldi e prenderò aria ai denti.-
- E' così che lo chiami adesso? Prendere aria ai denti?- la biondina scosse il capo - Dio, non so più cosa fare con te! Questa storia con Milo ti sta facendo andare fuori di testa! E pure Damon ci si mette! Dov'è quell'idiota?-
- Chiuso in camera. Ieri notte ha fatto le ore piccole.-
- Ragazza?- chiese Tom.
- Incubi.- rispose Trix - A quanto pare l'Occlumanzia apre la mente più che chiuderla.-
- Si, Harry dice che capita sempre le prime volte.-
- E com'è andata giovedì?- l'incalzò la Diurna, tirando fuori dalla borsa a tracolla il suo fido bicchiere di polistirolo pieno di sangue di Veela, rubato dallo sgabuzzino di Piton - Ieri non sono quasi riuscita a parlarvi. Il Legilimens che effetto vi ha fatto?-
- Bhè...- la voce di Tom si abbassò, mentre i suoi occhi si fecero lontani, tristi.
Ricordò il giovedì sera, passato per la prima volta a farsi leggere dentro dal suo migliore amico e a sua volta poi, a leggere nella sua memoria. Non era stato piacevole, anzi.
Se nella testa di Damon non aveva visto altro che mille flash dei tanti morti, degli occhi freddi dei parenti del Legimors, di lunghe cavalcate quando era piccolo con suo padre, probabilmente Howthorne in lui era riuscito a vedere qualcosa che Tom teneva nascosto a tutti, da tanto tempo.
Ne era quasi sicuro, perché insieme a Damon anche lui aveva rivisto quel ricordo.
Buio. Sbarre. Carcerieri.
Grida di dolore, frustate, fiaccole labili, odore di muffa e oleandro.
Una strana nenia fischiettata.
Si, se Damon aveva visto...aveva scoperto la sua più grande paura.
- Tom tutto bene?-
La mano gentile di Cloe si posò sulla sua, svegliando da quei tristi pensieri.
- Si, tutto ok.- rispose, scuotendosi - E' stato un po' pesante, ma ce la faremo entro qualche mese.-
- Si spera.- aggiunse Trix, diffidente - Allora non è successo niente di fastidioso?-
- No, per il momento no.- Tom levò le spalle, con aria incredibilmente angelica, tanto che per la prima volta in vita sua la balla gli riuscì bene - Tu piuttosto. Sicura che vuoi davvero mettere all'asta in bacio?-
- E' solo un bacio, dai!- la Diurna agitò la mano, noncurante - Andiamo, su. Prima finiamo e meglio è!-
- Si ma datemi la mano...- ghignò Riddle, infilando una gamba nell'unico buco libero, per avanzare un po' - Ho l'impressione che potrei rompere qualcosa.-
- Non è un'impressione, fidati. Doveva usare una scopa, accidenti.- Cloe iniziò per prima la rapida salita fino alla tavola degli insegnanti, afferrandolo saldamente, ma una volta più vicino al pulpito di Silente andò meglio.
Non fosse stato per Tom, Juliette e le altre non avrebbero filato Cloe e Trix di striscio e infatti quando Regina vide Riddle, emise un gorgoglio atroce che spaccò i cristalli e si diresse verso di lui con una cartelletta in mano, sbattendo gli occhioni e ancheggiando in una provocante minigonna che sinceramente nemmeno Beatrix avrebbe mai avuto il coraggio di mettere.
- Ciao Tom!- tubarono le Tre Grazie in coro, accerchiandolo e facendo roteare gli occhi alla Grifondoro e alla Serpeverde che invece erano state quasi sbalzate via dal suo fianco.
- Salve.- bofonchiò lui, imbarazzato - Avete...ehm...avete fatto davvero un ottimo lavoro.-
- Grazie!- cinguettarono sempre in perfetto sincrono, aggrappandosi ognuna ad un suo braccio come una ventosa - Cos'hai portato?-
- Ci siamo anche noi.- borbottò Cloe cominciando a fare fuoco dagli occhi, pronta a lasciare carne bruciata di quelle oche che si strusciavano al suo Tom con troppa enfasi.
- Oh, è vero!- Juliette sbatté le lunghe ciglia, facendo una smorfietta col naso - Beatrix, allora siamo d'accordo?-
- Si, nessun problema.- rispose la Diurna.
- Sono contenta, con te faremo un sacco di soldi.- le disse Regina Farrell, agitando la lunga chioma bruna e stringendosi di più a Riddle - Peccato che non sono riuscita a convincere Tom!-
- Davvero Tom, perché non metti all'asta un bacio?- Juliette mise un adorabile broncio, facendolo ghiacciare - In fondo a quanto ne so io, che ti ricordo faccio parte della Gazzetta della scuola, non hai mai avuto una ragazza fissa o no?-
- Già! Ti prego!- Paige Brinkam si sporse verso di lui, mettendo in risalto la scollatura e mentre Riddle cercava di guardare altrove con un'eleganza d'altri tempi, Trix afferrò Cloe per la cintura, onde evitare le uccidesse.
- E' un'offerta davvero carina ma...- Tom arrossendo cercò di guardare Juliette e le altre due maliarde negli occhi -...ma la famiglia del prof Mckay mi ha passato questo centrotavola.- e lo porse alla capa delle Grazie - E' autentico, in argento e credo possa andare bene.-
Juliette guardò l'oggetto con aria vaga, poi tornò a sorridere con quell'aria da bambolina e chiamò Pandora Leafgodd con un fischio. La Tassorosso del settimo si presentò sempre a testa bassa, i capelli color topo nodosi come serpenti e la pelle pallida. Non era né carina né brutta, era semplicemente anonima.
Tom le diede il centrotavola che lei catalogò, accennando appena un cenno verso di lui.
- Che strana ragazza.- disse Juliette - E' un'ottima estimatrice, sa tante cose su queste cianfrusaglie...ma una palla come oratrice.-
- Non tutte vivono e muoiono per uomini e nuove mode.- le disse Cloe mentre Pandora sentiva tutto, alle loro spalle.
- Dici? Bhè hai ragione...e si vede nel suo caso.- ridacchiò Paige, troppo svampita per essere cattiva.
- Trovi qual cosa di male nel trovarsi un ragazzo Claire?- le chiese Juliette, sbattendo le ciglia.
- Assolutamente no. Ma ritengo che bisogna imparare a dosare miele e veleno nella vita, non so se mi spiego.- rispose la biondina, senza mai abbassare lo sguardo.
Tom e Beatrix rimasero ad osservare la scena, poi si scambiarono un'occhiata.
Bhè? Che voleva dire?
Trix se ne infischiò presto, riportandosi il bicchierone di sangue alle fauci, intanto Riddle, restando saldamente piantato in un punto, si guardava attorno curioso...almeno fino a quando non rischiò di franare a terra, sentendo una frase.
-....come Trix, metto all'asta un bacio.-
E avvenne l'Epico Disastro dell'Asta. Prima ancora di girarsi, Tom aveva già urlato un titanico: - COOOSSSAAAAA????-
Investite da quella bora, Claire e le Grazie incassarono la testa fra le spalle e la King lo fissò allibita.
- Ma che ti prende?-
- Metti all'asta un bacio?- tuonò Tom sconvolto - Ma ti sei bevuta il cervello!?-
- Ma perché?- Cloe lo guardava senza capire - Ho solo cambiato idea. Ha ragione Trix. È solo un bacio!-
- Non avevi detto che era prostituzione legalizzata?- bofonchiò la Vaughn sarcastica, con la cannuccia fra i denti.
- Oh, chissene frega!- la Grifondoro agitò la mano, seccata. Aver visto Tom attorniato di ragazze le aveva ricordato ancora una volta che lui non vedeva nessuna di loro, che probabilmente nel suo destino c'era una super donna, come nel caso di Tristan e Lucilla e lei, per rabbia, aveva fatto la classica sciocchezza da chiodo scaccia chiodo.
- Che idiota.- sentenziò Beatrix, schifata, quando rimasero sole per qualche minuto prima di andarsene.
- Non rompere.- sibilò la bionda con aria cupa - Odio questa situazione! Questa caccia alla volpe è più un massacro di elefanti, in cui l'elefante sfigato di turno sono io!-
- Forse glielo dicessi con garbo...-
- Ma quale garbo! Tanto non mi vede lo stesso!-
- E allora ti arrendi?-
- Ma certo che no. Non sono una di quelle che dicono "Che sarà, sarà..."-
- E allora che vuoi fare? Ingelosirlo?- la Vaughn guardò Tom in fondo alla sala, mezzo sclerato come se fosse appena uscito da un'orgia. Macché ingelosirlo. Era già cotto a puntino!
- Intanto ho fatto la mia cazzata giornaliera!- brontolò l'altra mentre facevano lo slalom per uscire dalla Sala Grande - Adesso chissà chi mi toccherà baciare! Dio, lo sapevo! Non posso certo vantare la tua corazza...-
- Vantaggi di essere metà e metà.-
- Lasciamo perdere. Allora? Che fai fino alle tre?-
- Cerco di evitare Fern e la scozzese.- Beatrix si scostò i capelli dalle spalle, lasciandoli ricadere come una nera cascata sulla schiena sottile - Asteria si sta dimostrando una capo branco alla Juliette e la cosa mi piace poco.-
- Quella a me non piace per altri motivi.- sibilò Cloe, fermandosi sulla soglia mentre aspettavano Tom.
- Istinto?-
- Anche. Sai che i Sensimaghi vedono le forze magiche degli altri a colori no? I maghi hanno aura azzurra, i demoni rossa e via dicendo. Quella della McAdams è di un blu dannatamente fastidioso. Quasi psichedelico.-
- Vorrà dire che è forte, può essere?-
- No. Harry è forte. E lui lo vedo attorniato da una tempesta di azzurri e verdi.- sorride dolcemente la King, vedendo arrivare Riddle col suo passo regale e cadenzato - Ma quella...è quasi un blu ostile.-
- E io che colore sono?- tubò la Diurna con aria serafica, finendosi la colazione nel bicchiere.
- Lilla.-
- Lilla? Che cazzo di colore amorfo è il lilla?-
- Ma non lamentarti. Ehi!- la Grifondoro osservò Riddle attenta - Tutto bene? Hai una tale faccia imbronciata!-
- No, non va bene per niente!- sfuggì a Tom, con tono irritato.
- Ma che ti piglia?- chiese naturalmente quella Giuda di Beatrix, gettando benzina sul fuoco.
- Niente, niente.- ringhiò il moro - Scusatemi ma mi sono ricordato che devo finire una ricerca. Lunedì è il mio turno per le interrogazioni con Ruf e sono un po' indietro. Ci vediamo dopo.- e senza aggiungere altro filò via, fumando come una teiera e lasciando un po' stupita la bella King.
- Ma che gli è preso?- riecheggiò, volgendosi verso la Vaughn.
Impossibile, si disse Trix. Erano davvero ciechi.
Come faceva a non capire che era geloso marcio?
Scosse il capo, dandole una pacca sulla spalla - Lascia perdere. Ho un appuntamento con Stanford fra dieci minuti.-
- Occhio a quello che fai.-
- Perché? C'è differenza fra lui e Damon?-
- Vampiri.- sbuffò Cloe a sua volta, alzando le mani in segno di resa - Fa' come ti pare!-

Un tonfo dal soffitto e Jeager Crenshaw alzò gli occhi verdeacqua in alto, l'espressione vacua di chi sta pensando a qualcosa d'indefinibile. Dopo un lungo istante di silenzio, tornò a leggere uno dei tanti libri di Hermione, mentre William era seduto alla tavola della grande sala riunioni nella Torre Oscura, intento a scervellarsi sulla Trasfigurazione.
Sempre a tavola c'era Ron, attento alla Mappa del Malandrino.
Fra le sue gambe c'erano Glory che gattonava, e che a differenza di Lucas non ci pensava neanche a provare a camminare e a schiantarsi a terra come un sacco di fagioli, e Jeremy che giocava con una casetta magica.
Alexander invece era con sua madre Sarah, in giardino, con Jess e Tristan.
- Questa scuola sta andando a pezzi.- disse Jeager a un certo punto, sentendo l'ennesimo tonfo dal tetto della torre.
Weasley come lui alzò il capo al soffitto, poi incrociò il suo sguardo.
- Succede un po' ovunque.- disse il rossino.
- Già, specialmente nell'aula di Lumacorno.- interloquì William con aria concentrata - Stamattina sembrava di essere sotto attacco!-
Crenshaw tacque di nuovo, riportando l'attenzione sul libro quando Hermione scese dal piano superiore.
Dalla sua espressione, doveva essere accaduto qualcosa.
- Ehi...- Ron la scrutò preoccupato - Tesoro tutto bene?-
- Vedo...vedo qualche colore nelle ombre.- rispose titubante la strega, con un sorriso tremulo di bambina - E' sempre tutto buio ma ogni tanto ho dei lampi. Stamattina ho visto i capelli di Draco.-
- Chi non li vedrebbe?- frecciò Jeager - Vedi altro?-
- Le tende. Sono verde scuro, giusto?-
- Si. Cavolo è fantastico.- Ron l'abbracciò stretta, felice - Vedi? Stai guarendo! Ancora qualche settimana e tornerai come prima! Forse farai in tempo anche a vedere Lucas e Glory camminare come Morgana comanda.-
- Ammesso che tua figlia abbia intenzione di alzare il suo composto fondoschiena di Malfoy dal pavimento.- perseguitò il mezzo demone, sdraiato sul divano - Hargrave quando ti riprendi dobbiamo fare una cosa.-
- E sarebbe?-
- Controllo interno del castello.-
- Vuole farlo anche Harry. Lui non ti basta?-
- Mi serve un gagia esperto e Potter non credo abbia conoscenze fondate oltre l'Horcrux, o sbaglio?-
- Horcrux? Cos'è?- fece William, alzando gli occhi dagli appunti.
- Niente, marmellata di mirtilli. Torna a studiare.- borbottò suo padre.
- E Harry Potter è specializzato in marmellate?- il ragazzino lo guardò scettico - Stare troppo seduto ti ha fatto male a quel poco cervello che avevi pa'.-
- Te l'ho già detto, palla al piede.- insinuò Crenshaw, tranquillo e beato - Liberarmi della prole sarebbe uno scherzo.-
- Demoni.- sibilò William.
- Umani.- replicò Jeager, senza fare una piega - Allora Hargrave? Credi di potercela fare?-
- Si, spero in una settimana.- Hermione si sedette a fianco del giovane Serpeverde, prendendo in braccio Glory e sentendo il suo profumo di talco e anche quello di Draco, sempre impresso su sua figlia - Appena ripresa mi metterò sotto con le ricerche del guanto di Minegon e anche per la sistemazione dei Bracciali di Kentron e Vargras.-
- Altri problemi?-
- Hn, è un eufemismo.- ghignò Ron - Ieri notte Harry è andato a dormire ridotto in scala. Era alto si e no tre centimetri.-
- Cazzo. E Malfoy?-
- Aveva la consistenza della gelatina.- rispose Hermione con una smorfia malcelata - Ha passato la nottata nella vasca da bagno immerso nell'acqua fredda per non sciogliersi.-
- Ecco perché è andato a caccia a Hogsmade con Gary con quella faccia da becchino.- ridacchiò Weasley, a cui non era stata raccontata quella parte - Bhè, se non altro Harry è con Elettra e mentre è con lei non farà troppi guai.-
- Qualcuno ha visto Lucilla piuttosto?- chiese la Granger, carezzando la testina riccioluta di Glory - Mi servivano altre informazioni di quei rombi che Damon continua a sognare. Ho provato a cercare in vessilli di casati di maghi, in simboli esoterici e mistici dalla preistoria a oggi ma l'impresa è di una portata troppo grande.-
- E chiedere al tuo ex?- tubò Jeager, girando pagina.
- Caesar non può sempre fare da tappa buchi alla mia ignoranza.- rispose la strega caustica - E poi è l'ultima spiaggia.-
- Diciamo che Malferret darebbe i numeri a rivederlo.- chiarì Ron - E di certo anche Tristan.-
- Finito!- disse William improvvisamente, alzandosi in piedi con i suoi libri - Vado a farmi un giro, torno per cena.-
- Perché non ti butti giù dalla torre?- lo pregò Jeager con un sorriso melenso.
- Perché non ti schianti tu?- William era già alla porta - Ah già...non servirebbe a niente, visto che sei mezzo demone! Chissà perché Hermione non ti ha fatto secco quando poteva!-
- Me lo chiedo anche io.- sussurrò la strega, amabilmente.
- Divertente. Avrebbe anche potuto farmi secco ma saresti nato comunque, sai?-
- Ecco, questa mi ci voleva proprio.- disse il ragazzino disgustato - Ci vediamo più tardi.-
- Lontano dai guai.- l'avvisò Jeager improvvisamente serio, fissandolo tanto da farlo stranamente arrossire - Mi ci va ancora un po' per tornare in piedi. Vedi di aspettare fino ad allora per fare disastri. Chiaro?-
William si limitò a fare un cenno confuso, poi uscì.
E l'ennesimo tonfo dal letto, sia il mezzo demone che Hermione e Ron si scambiarono uno sbuffo annoiato.

Alle tre in punto, la Sala Grande venne invasa da un'orda di folli.
Fra gente curiosa e gli scansafatiche che si erano staccati dai diversivi del sabato pomeriggio, la fauna di Hogwarts era al completo.
- Questo è un ricatto. L'ennesimo per essere precisi.- sibilò Damon, seduto al tavolo di Serpeverde.
- Non ti obbliga nessuno a comprarmi.- replicò Beatrix pacata.
- No? E dovrei lasciare che ti ripassassi il primo che capita?- berciò il Legimors, mentre le porte venivano chiuse e Johnson saliva sul pulpito con Regina Farrell, Juliette Caldwell e Bart Oldwin, secondo di Flanagan, appartenente a Tassorosso e anche vice direttore della Gazzetta di Hogwarts.
- Eccoli lì...- continuò Howthorne, gli occhi celesti pieni di noia - Ci aspettano tre ore di tortura! Di sabato per di più, che rottura di palle! E poi tu per qualche stronzissimo motivo hai fatto una cosa del genere eh? Per vedere chi in realtà verrebbe a letto con te? Ci va poco, tutti i maschi dai tredici anni in su qua dentro e conoscendo certe tizie, pure Juliette che ha i suoi gusti a letto!-
- I bisessuali sono così affascinanti.- ironizzò la Diurna, facendosi guardare nuovamente storto anche da William, seduto proprio vicino a lei - Andiamo, non essere arrabbiato. Per un bacetto che vuoi che sia? Lo fa anche la duchessa.-
Mancò poco che Damon sputasse la cicca che stava masticando, attaccandola ai capelli di Fern che gli sedeva davanti, con Asteria McAdams e pure Alderton.
- Cloe?- allibì - E' andata fuori di testa?-
- Tom è geloso da morire. E quella megafessa credi che l'abbia capito?- Trix scosse il capo - Dio. Cosa non farebbe una donna per vendetta o ripicca.-
- Detta da te questa frase è un insulto alla decenza. Ecco comunque perché ha quella faccia...- ghignò il Legimors - Ehi, dobbiamo fare qualcosa o non se ne accorgeranno mai. Cioè, forse lei potrebbe capirlo ma Tom in certi campi mette paura a tutti.-
- Già. Fossi innamorata di lui credo che mi sentirei minuscola.- pensò la Vaughn ad alta voce, osservando la tavolata dei nemici Grifondoro - Sembra che non guardi neanche le ragazze. Anzi...non guarda nessuno, ora che ci faccio caso. Sorride così spesso che non mi sono mai accorta che in realtà è un riflesso per lui. Ma dove sta con la testa?-
Damon tacque.
L'Occlumanzia. Il Legilimens.
Gabbia, buio.
Sentì un brivido, tornando a quei ricordi che non erano suoi.
Ma dov'era stato? Che posto era quello che Tom ricordava?
Cos'erano quelle grida atroci, quelle risate dannate nell'ombra?
Cosa gli avevano fatto? Che cosa?
Tom intanto stava appoggiato su un gomito, tamburellando con le dita sul legno appena segnato dagli anni, colmo di vassoi con stuzzichini e frutta del tavolo del Grifondoro. Infastidito dalle chiacchiere di Maggie Clark e il suo continuo ciarlare con Mary Lewis sul bacio che Claire avrebbe dovuto dare, lo resero ancora più cupo.
Stizzito, staccò un acino d'uva da un grappolo e lo mandò giù, masticando lento ma quasi senza sentirne il sapore.
Ian al suo fianco più volte gli chiese se stava bene e anche il lecca-lecca di Archie non riuscì a placarlo.
Inoltre aveva anche inciampato per le scale e si ritrovava con l'ennesimo taglietto sulla fronte e con un indecoroso cerotto azzurro che aveva definitivamente mandato in crisi il suo amor proprio.
Perché Claire aveva fatto una cosa simile?
Per quale stronzissimo motivo? Sperava che il ragazzo che le piaceva facesse l'offerta più alta? Era assurdo, non era un comportamento degno di lei! Aveva una gran voglia di trovare quel tipo e scagliargli una bella fattura e lo frenava solo il fatto che non sapeva assolutamente chi fosse.
Osservò i presenti per la prima volta e cercò, secondo i gusti della King, eventuali candidati.
Claire odiava i pettegoli e i razzisti, i codardi e i pantofolai e nella loro casa chi c'era che corrispondeva a quella descrizione? Ian no di certo, visto che era dichiaratamente gay. Archie poi era troppo mingherlino e piccolo, dava quattordici anni! Bruce stava con Patience Hogs ma non era comunque lui il tipo di Claire. Era un ragazzo troppo placido e tranquillo. Martin forse...era uno che ci sapeva fare con le ragazze, aveva avuto decine di storie negli ultimi due anni e li vedeva spesso ridere e chiacchierare insieme. Ma c'era sempre Sedwigh.
Fissò tanto Stanford che il biondo, dopo un attimo, sbatté le ciglia con fare equivoco.
- Tom, amore, così mi fai arrossire!-
Risero tutti e Riddle lasciò perdere. La scelta ricadeva fra Martin e Sedwigh, deciso.
Erano dei bei ragazzi entrambi anche se Martin era decisamente uno scavezzacollo.
Anche Sedwigh era molto richiesto e nell'ambiente dei purosangue la sua famiglia era molto conosciuta.
Dubitava che la sua biondina però avesse fatto quel genere di pensieri prima d'innamorarsi.
Sospirò depresso, tornando a mangiucchiare uva.
Un raggio di sole del pomeriggio sfrecciò attraverso le vetrate, in quel momento, illuminando la navata di mezzo.
Cloe, seduta accanto a Sedwigh e contro luce, gli sembrò un angelo.
La osservò incantato, gli occhi blu puntati verso il suo sogno inconfessato di sempre.
La lunga criniera dorata, il collo dalla pelle delicatamente rosata. Il piccolo neo quasi vicino alla clavicola sinistra, messa in mostra da una scollatura a barchetta della maglietta di pesante raso violaceo.
Giocava coi capelli, ridendo con Stanford delle ultime partite di quidditch.
La luce la inondò di nuovo.
Era bella. Bella e basta.
All'improvviso lei si girò e per un attimo lo scrutò attenta, conscia che l'aveva fissata per tutto quel tempo.
Incredibilmente, sentì il cuore venirle meno.
Perché quello sguardo?
Non l'aveva mai guardata così...o forse non se ne era mai accorta?
- Siamo pronti! Grazie a tutti gli studenti per aver partecipato e averci aiutato nella raccolta di denaro per la nuova serra!-
La voce tonante di Albert Johnson la fece sobbalzare e Tom subito distolse gli occhi, lasciando Claire con una brutta sensazione di abbandono. Da quel momento cercò di concentrarsi sull'asta che cominciò con gli oggetti messi in vendita da quelli del settimo anno.
Regina Farrell e Johnson misero in chiaro che tutti gli oggetti erano stati controllati da Silente in persona e poi da Pandora Leagodd, la menarono un po' sulle sciocchezze pervenute, colsero al volo l'occasione per confermare che la festa di Halloween si sarebbe tenuta senza problema, che il giorno dopo la partita fra Corvonero e Serpeverde sesto e settimo anno sarebbero andati a Hogsmade e infine dettero finalmente il via a quella follia.
Dopo la vendita di tre porcellane, un posacenere a forma di maiale, un quadro che ritraeva un rogo dove la strega rideva come una pazza per il solletico delle fiamme domate e un set di teiere che oltre che cantare ruttavano contando fino a dieci, molti si erano già buttati giù dalle vetrate.
Si fece interessante quando dalla famiglia di Asteria venne messo in vendita un libro di controfatture molto antico, alla sua prima edizione. Ian e Tom parvero subito interessati, così si misero d'accordo e alla fine contro altri avvoltoi di Serpeverde riuscì a spuntarla Wallace, che promise il prestito a Riddle appena terminato di leggere il prezioso tomo.
Asteria sembrò soddisfatta e scoccò a Tom uno strano debole sorriso che lasciò il grifone abbastanza spiazzato.
Che persona assurda e incasinata.
Da un mese a quella parte, era la prima volta che gli sorrideva. Dopo il ceffone, chiaro.
A contendersi il centrotavola d'argento dei Mckay invece furono le ragazze di tutta Hogwarts. Alla fine se lo aggiudicò assurdamente Pandora Leafgodd per addirittura 78 galeoni, stupendo perfino Cloe.
- Juliette aveva ragione, le interessano le anticaglie.- disse la biondina.
- E' sempre un pezzo da collezione.- replicò Tom - Magari se ne intende.-
- La sua famiglia è benestante, credo che disponga di una buona rendita se ha potuto comprarlo.- la King si portò del succo di zucca alle labbra - Anche se non voglio immaginare quale fosse il prezzo reale di quella ciotola di tolla.-
- Tolla.- enfatizzò Degona, seduta vicino a Tom - E secondo te tengono della tolla a casa mia?-
- No, non direi.- rise anche Maddy - C'è il quadro bucolico di Matt!-
Il quadro in effetti era molto bello, almeno secondo il gusto ignorante di Tom che sapeva di non essere un estimatore. A lui ispirava molta serenità. Prati e amanti fra i fiori che si rotolavano ridendo felici.
Era rilassante e sensuale al tempo stesso.
Lo comprò una Grifondoro del quarto anno, poi arrivò la catastrofe.
Juliette e Regina ridevano perfide quando lessero i lotti 99 e 96.
- Da Grifondoro e Serpeverde...si mettono all'asta due baci.- urlò quasi Juliette, scatenando subito l'attenzione di tutti, mentre Damon e Tom si lasciavano andare con la testa contro il tavolo.
- I baci sono di Beatrix Vaughn e Cloe King.-
Panico.
Tom sentì un tale boato da farlo impallidire a vista d'occhio.
Non che non gl'interessasse la virtù di Beatrix ma...ma...perché anche Claire?! Perché?
- Cominciamo dal lotto 99, Beatrix Vaughn di Serpeverde. Si parte da dieci galeoni.-
Inutile. Scattavano così tante mani e così tante offerte che presto Johnson andò in palla.
In sessanta secondi, il prezzo era salito a 40 dannati galeoni. Un'enormità.
Beatrix restava seduta sogghignando con una mano sulla bocca, senza crederci.
Ora si che aveva davvero l'imbarazzo della scelta.
Ci stava provando pure Alderton! Quel porco! Inoltre Flanagan e Matt si stavano mettendo le dita negli occhi per impedire all'altro di superare l'offerta! Dio...
- Questa me la paghi cara, ricordatelo.- le sibilò Damon alzando la mano - 50 galeoni.-
Juliette andò in fermento, ridendo scioccamente - Damon Howthorne dice 50, niente di meno. Qualcuno alza ancora?-
- Sei ambita tesoro.- disse Asteria, fissando la Diurna con aria di compiaciuta soddisfazione.
- Così pare.-
Mugugni atroci, occhiate terribili al Legimors che poteva vantare un conto in banca da privilegiato, poi l'asta riattaccò con Alderton e il suo ghigno di sfida. Si passò a 56 quando ci si mise anche Sedwigh, tanto per farsi due ghignate e far infuriare Fabian, poi una mirabile dimostrazione d'isteria che allibì tutta la scuola, Damon compreso.
- 70 GALEONI!-
Era stato Matt Rogers, letteralmente salito in piedi sulla panca, i capelli dritti e l'aria di uno spiritato sull'orlo del delirio. Beatrix continuò a ridere, sconvolta da tanta trasparenza e alla fine disse a Damon di lasciar perdere.
Povero Matt, stavolta glielo doveva proprio.
Il bacio di Beatrix andò quindi a Rogers che tornò a sedersi viola per la vergogna dopo quel numero da circo, preso poi in giro perfino da Neely e Tobey. 70 galeoni! Molto più del centrotavola.
Era un'assurdità, una cifra enorme.
Quando toccò a Cloe poi, Tom era sull'orlo di un travaso di bile.
Philip Prentice di Corvonero arrivò subito a 20 galeoni senza fare una piega, poi ci si mise anche Frommer da Tassorosso, viola come una melanzana. Non bastando, Flanagan cercò ancora a rialzare, incazzato per non essersi preso Beatrix. Erano arrivati sui 54 galeoni quando Riddle sentì il tubare dei gufi.
Stava arrivando la posta in un momento poco opportuno...ma poi...
- Siamo arrivati a 54 galeoni. Qualcuno offre 55?- richiese Juliette, che si stava sfregando le mani per tutti i soldi che la Vaughn e la King le avevano fatto guadagnare.
...ma poi Tom vide un uccello troppo regale fra tutti quei gufi e allocchi.
Vide un uccello volare lontano, dorato contro le vetrate e il sole. Un'aquila.
Un'aquila inconfondibile.
- PRESO!!- sbraitò, balzando in piedi e terrorizzando tutti quanti nella sua tavola.
Quello era Harry! Stava scappando!
Quando si accorse del silenzio che aleggiava però, era tardi.
Si guardò attorno, tutti a fissarlo con i punti interrogativi negli occhi, Damon, Cloe e Trix per primi.
- Tesoro no...- gli disse Juliette con voce stucchevole dal pulpito, alzando il Sonorus - Non puoi dire "preso" ancora. Ok, Tom porta a 55, qualcuno offre di più?-
- Ehi ma...- Riddle arrossì come un idiota, vedendo la faccia sbigottita di Cloe - Intendo...uno scarafaggio. Ho preso uno scarafaggio. Juliette...ehi!-
- Va bene, 60 per Tom!- fece la Corvonero per continuare senza interruzioni, fregandosene di lui - Altre offerte? Sessanta e uno, sessanta e due...e sessanta e tre! Tom Riddle si prende il lotto 96! Congratulazioni!-
Ma cosa CAZZO era successo?
Se ne stava ancora in piedi e fissare Juliette e Johnson, consapevole di essersi appena comprato un bacio dalla ragazza di cui era innamorato. E di essersi sparato una bella figura di merda.
Anche la King non riusciva a crederci.
Poteva...poteva baciarlo!
Non avesse avuto quel briciolo di orgoglio si sarebbe messa a ballare per la gioia ma era paralizzata!
Stava ancora viaggiando con la mente quando Johnson mise in palio qualcosa che lasciò pure Damon con la sua buona ulcera giornaliera.
- Lotto 102. Una lettura di veggenza da parte di Damon Howthorne, Serpeverde.-
- COOOOSSAAAAA????-
Howthorne aveva di nuovo assordato tutti, per l'ennesima volta, balzando quasi in testa a William - Ma siamo matti?! Quando mai avrei accettato eh?-
- Oh, Damon.- tubò Regina - Mi avevi detto di si stamattina alle sette quando sono venuta a parlarti!-
- Grazie tante, ero in coma! Non avevo dormito!- urlò furibondo.
Ma alla fine tanto dissero e tanto fecero che dovette acconsentire a quella fottuta lettura. Il pazzo che voleva conoscere la sua morte alla fine fu Tobey Williams, lasciando il Legimors ghiacciato.
Scosse il capo, lasciando perdere.
Che ognuno la pensasse come diavolo voleva. Se voleva sapere come sarebbe morto, l'avrebbe accontentato.

Londra.
In uno dei parchi più grandi della città, Richmond Park, era illuminato dalla luce soffusa di quel pomeriggio un po' ventoso e opaco di ottobre. Le fronde degli alberi frusciavano sofficemente, scosse appena da un venticello abbastanza freddo e sottile. Alcuni aceri rossi come mele formavano piccole chiazze roventi negli ancora verdi faggi.
Edward Dalton imprecò, guardando l'orologio da polso. Le cinque e mezza.
Ma dov'era finito quell'idiota di Harry?
Chissà se poi Blaise era riuscito a trovarlo.
Si fermò davanti a un laghetto, osservando i cigni che ciondolavano sonnolenti a pelo dell'acqua.
Ragazzini e bambini più piccoli sfrecciavano per i viali del parco, anziani e coppiette erano seduti sulle eleganti panchine di pietra, altri gettavano molliche nel lago.
Un pallone colorato rotolò alle sua spalle e Dalton vide un ragazzo dell'età di Tom raccoglierlo.
Lo stesso gruppo del ragazzo fece dei fischi ammirati qualche secondo più tardi e l'ex Corvonero non poté incavolarsi.
Elettra stava passando fra loro, avvolta in un lungo cappotto purpureo col cappuccio.
I capelli biondi sciolti e gli occhiali scuri sul nasino delizioso, era probabilmente la più bella ragazza presente.
- Niente?- le chiese Edward con un sorriso.
- No. A parte un uomo sposato con la moglie che mi ha fatto delle avances.- replicò seccata, levandosi gli occhiali e mettendoli in tasca - Blaise?-
- E' andato verso i mercati nell'altra entrata ma dev'essere qua, senza dubbio...- ma non finì di parlare che qualcuno a pochi metri da loro, davanti a un cavalletto, attirò la sua attenzione.
Quel qualcuno stava dipingendo ma sentendosi osservata, Ophelia Haeder si volse e dopo un attimo allargò gli occhi, con un'espressione assolutamente felice.
- Edward!- urlò quasi, posando la tavolozza e raggiungendoli - Ciao! È così tanto che non ti vedo!-
Dalton, ed Elettra quasi non ci credeva, si era come illuminato. Sembrava un ragazzino davanti all'albero di Natale.
Mai successo davanti a una donna. Così la strega osservò la ragazza che capì subito essere una babbana.
Ophelia smise di sorridere però quando vide la Baley.
- Ophelia ti presento una mia cara amica.- il mago le presentò, senza staccare lo sguardo adorante dalla sua dirimpettaia - Elettra Baley, lei è Ophelia Haeder. Abita nell'appartamento davanti al mio qua a Londra.-
- Molto piacere.- disse a stento la babbana, osservando quella bellezza che stava a fianco di Edward e quando si strinsero la mano Ophelia notò subito la fede di Elettra che, essendo una donna, capì la situazione in quattro e quattrotto, così si affrettò a specificare quello che Edward non aveva fatto.
La strega batté una mano sulla spalla di Dalton, con un leggero ghigno.
- Il piacere è tutto mio. Ho coinvolto Edward in una caccia all'uomo. Stiamo cercando mio marito.-
- Tuo marito!- ad Ophelia brillarono gli occhi, proprio com'era successo all'Auror e questo bastò per farle prendere la Baley in simpatia - E' un buon posto per cercarlo. Oggi però c'è moltissima gente.-
- Ho visto che dipingi.- sorrise Elettra curiosa.
- Si, Ophelia è un'illustratrice.- le spiegò Edward.
- Oh meglio, vorrei esserlo.- ammise modestamente la ragazza - Ce la metto tutta. È da un po' che non ci vediamo, alle scuderie ci dev'essere molto da fare.-
- Già.- Dalton scoccò uno sguardo supplichevole alla bionda strega, allarmato - Siamo nel mezzo di una gara importante e c'è un casino micidiale. Lavoriamo dalla mattina alla sera.-
- Oh ma qualche giorno di vacanza puoi sempre prendertelo, tesoro.- insinuò la dolce e perfida moglie del bambino sopravvissuto - Non siamo con una tale acqua alla gola!-
- Lavori anche tu con lui?- s'informò Ophelia.
- No, lei è...uno dei miei fantini.- buttò lì Dalton, facendo strabuzzare gli occhi a Elettra.
- Caspita. Devo ammettere che sono del tutto ignorante sull'argomento.- ammise la Haeder imbarazzata - Deve essere bello però poter allevare cavalli, allenarli e poi correre, no?-
- Adoro la velocità.- si limitò a dire Elettra, vedendo finalmente due baldanzosi maghi alle spalle della babbana - Comunque non sono l'unica ad avere la dote di essere svelta in ogni cosa che faccio. Vero amore?-
- Lasciamo perdere per cortesia! Eccolo, l'ho trovato!-
Blaise Zabini era stato coinvolto in quella maratona nel suo giorno libero e dietro di lui Harry Potter sbuffava, mani nelle tasche nei jeans scuri e il collo del giaccone nero alto sul mento.
Blaise e Ophelia si erano già visti quella disgraziata sera ma Edward rifece le presentazioni, proprio quando Harry osservò attento quell'affascinante pittrice con un ciuffo rosa fra i corti capelli color grano.
Le strinse la mano e provò una piacevole sensazione. La stretta era salda e timida eppure anche sfacciata al tempo stesso. Quella ragazza doveva essere speciale per Edward.
Senza dire nulla passò un braccio attorno alle spalle di Elettra, sentendone un forte bisogno, e se la strinse contro, restando a fare due chiacchiere in quell'angolo di paradiso a cui era stato strappato troppo presto.
Aveva guardato i cigni nel lago, i bambini giocare, nonni leggere il giornale e coppiette scambiarsi baci ed effusioni.
Per un'oretta, era stato in pace.
Lontano da tutto e dalla guerra.
Ma sapeva che non sarebbe durata.
- Così siete sposati.- Ophelia lo fece cadere dalle nuvole - Edward mi ha detto che avete un bambino. Siete così giovani! Dev'essere bello avere già una famiglia.-
- Si, specialmente quando tuo marito scappa.- ironizzò Elettra facendo ridere la babbana - Abiti da sola?-
- I miei sono di Liverpool. Abito qua da quando avevo diciannove anni, mi sono trasferita per gli studi.-
- E adesso dipingi e disegni storie per bambini.- Potter la guardò con calore - Dev'essere fantastico potersi organizzare la vita secondo i propri ritmi.-
- Si, devo ammettere che con questo lavoro ora sono al settimo cielo. Ho anche il tempo per venire qua a dipingere.- rise Ophelia, pulendosi le mani dai colori a olio - Corri anche tu?-
- Si. È il nostro uomo di punta.- le rispose Blaise, scoccando un'occhiata obliqua e divertita a Potter.
- Dio, sono talmente ignorante in questo campo!-
- Bhè, si può rimediare. Perché non la porti alle scuderie a casa tua Edward?- cinguettò Elettra, ghiacciando sia Dalton che Zabini. Suo marito invece nascose un ghigno ma alle fine ci risero sopra, immergendosi un'atmosfera tranquilla.
Rilassante.
Niente magia, niente nemici.
Era strano l'effetto che potevano fare i babbani, pensò Harry.
Almeno fino a quando non si sentì tirare per una gamba dei jeans.
Abbassò gli occhi, mentre gli altri si zittivano. Sotto di lui c'era una bimbetta di sei, sette anni.
Poco lontano i suoi genitori che sembravano davanti al pontefice in persona.
- Tu sei Harry Potter, vero?- gli chiese con gli occhioni sgranati.
Maghi.
Harry annuì appena, tirando un sorriso.
La piccola sorrise felice, lo strinse con la manina e poi tornò dai genitori, eccitatissima, indicandosi continuamente la fronte. Aveva visto la sua cicatrice.
- Se ti conoscono anche i bambini devi essere davvero famoso.- allibì Ophelia sinceramente stupita.
- Già.- sussurrò il bambino sopravvissuto, osservando quella bambina andarsene coi suoi genitori.
Era famoso.
Famoso per essere sopravvissuto.
Ma quella parola indicava non solo la sua leggenda. Indicava il fatto che su una famiglia, lui era l'unico rimasto.
Si, era l'unico.
L'unico sopravvissuto.

 

 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19° ***


figli19

 

 

"Ci pensi mai Draco?"
"A cosa mostriciattolo?"
"A come sarebbe stata la tua vita...senza Harry. Senza Hermione. Ci pensi mai?"
"Si."

"Io ci penso sempre. Tu, Harry e la mamma...siete tutto."
"Tutto e niente, Tom."
"No. Siete tutto e basta. E lo sai. Hermione per te è tutto."
"Già..."

Hermione Granger.
Era tutto. Inferno e paradiso. Vita e morte.
Lei era tutto. Vivendogli accanto, intrecciando le loro strade aveva liberato la sua vita dal filo spinato del destino.
Lo aveva liberato da un destino che non gli avrebbe dato scampo.

"Quando hai capito per la prima volta di essere innamorato di lei, Draco?"
Quando si capisce di amare una persona?
"Quando ha pianto per me la prima volta..."

Se c'era una cosa che non si poteva scordare, erano le lacrime di una donna.
Ma far piangere una strega dagli occhi d'oro, forse era peccato ancora più grave.
Eppure, di certi peccati, a volte necessitava farsene vanto.
Necessitava portarli bene in vista, mostrarli con orgoglio.
Con l'orgoglio di un cuore innamorato.





 

 

 

Un ululato più simile a un lamento di rabbia riecheggiò fra le terre di Hogwarts, rimbombando su ogni granello di sabbia, in ogni tronco fatato, nelle orecchie e nelle menti di ogni essere vivente.
Draco Lucius Malfoy levò gli occhi al cielo bluastro, trapuntato di stelle.
La luna era grande, enorme.
Ed era piena.
- Non è prudente stare ancora in giro a quest'ora.-
Lui neanche rispose alla Auror al suo fianco, restando immobile in cima al pendio che dava un'ottima visuale della strada da Hogsmade a Hogwarts. La stessa strada dove Harry Potter, all'ultimo attacco dei licantropi di Greyback, aveva visto quell'uomo ammantato di chiaro.
Scrutò fra le fronde, in ogni singolo angolo buio. Fiutò l'aria e il vento, levatosi traditore proprio a contrapporlo, portando a chiunque fosse in agguato il suo odore. Ma poco importava.
- Draco.-
Gary Smith lo richiamò, mettendogli una mano sulla spalla - Diamoci una mossa.-
- Che ore sono?-
- Quasi le otto.- rispose l'altro, facendo un cenno a June che era una delle sue compagne e il suo sottufficiale - Non si vede niente e Harcourt mi ha mandato un messaggio dalla scuola. Harry è tornato mezz'ora fa. Leviamo le tende prima di ricevere sorprese.-
Malfoy si volse a fissarlo con un sopracciglio alzato - Lo Sfregiato è tornato? Come sarebbe?-
- Era uscito. Non te l'aveva detto stamattina?-
- No.-
Gary sorrise, scuotendo il capo con desolazione - Merlino e Morgana. Finirà per farsi ammazzare.-
- Non credevo fosse così spericolato.- bofonchiò June, sollevando la bacchetta tesa a Lumos, per fare segnali agli altri Auror nascosti lì attorno - Ma il fascino di Harry è anche questo.-
- Viva i cattivi ragazzi, è questo che vuoi dire?- la incalzò Smith.
- Può darsi.- rispose la strega con fare malizioso - Ma Harry non è cattivo. Draco forse.-
Malfoy ghignò appena, accendendosi una sigaretta.
Neanche ne avevano neanche una pallida idea.
E così lo Sfregiato si era fatto un'altra scampagnata.
Comprensibile. Ma poco furbo.
Eppure Harry doveva essere arrivato al punto d'infischiarsene di ogni pericolo ormai.
Già in passato si era comportato in quel modo, mettendo a repentaglio la propria vita.
Stavolta però lo vedeva letteralmente in gabbia.
Ma sapeva anche che quella gabbia se l'era scelta Harry stesso.
Non erano sbarre quelle che lo imprigionavano.
Non erano catene quelle che lo frenavano.
Avevano dei nomi.
Nomi, un cuore che batteva, mani che accarezzavano, braccia che stringevano.
Tre nomi per tre catene.
Elettra. Lucas. Tom.
Tre vite più importanti perfino della sua stessa esistenza.
Lo capiva. Lo capiva fin troppo bene.
Sorrise fra sé, scendendo il pendio col cappuccio calato sugli occhi.
Anche lui aveva quelle stesse catene. Ma non erano pesi, non erano impedimenti.
C'erano istanti nella sua giornata che...si sentiva soffocare per la mancanza di quelle catene.
Era accaduto tutto per caso, due anni prima.
Non era stato programmato ma...quando era successo, per lui si era aperto un mondo nuovo.
Finalmente si era fatta luce, aveva visto una luce...che aveva creduto di dimenticare.
Una notte di ronda, Hermione di era sentita male.
La settimana precedente era già stata costretta a letto a causa di una brutta influenza e credendo a una ricaduta seria, l'aveva accompagnata dopo mille storie da parte della Grifoncina al San Mungo.
Ma lì, al resoconto letto sui risultati delle analisi, Hermione era impallidita di colpo.
Da in piedi nella loro stanza a Malfoy House, era crollata a letto. Quel pezzo di carta fra le mani.
Lui, terrorizzato per quel suo sguardo pieno di paura, le aveva preso delicatamente fra le mani il resoconto e...
Ancora non riusciva a descriverlo.
Quando tentava di ricordare, sentiva sempre la stessa sensazione.
Un bambino.
C'era stato il panico, l'incredulità. Anche l'angoscia. Lo smarrimento, davanti a quel...qual bambino, che veniva a sconvolgere le loro vite.
Hermione l'aveva fissato. E per la prima volta, Draco l'aveva vista spaventata.
E automaticamente in lui si era liberata una forza innominabile, che non sapeva dove avesse tratto radici.
Glorya.
Dopo tanti mesi di angosce, tensioni e anche battibecchi sulla "colpa" di Draco che l'aveva messa incinta, il nome era stato scelto proprio dalla strega. Era stata Hermione a sceglierlo.
Glorya.
Affinché quella bambina non avesse mai potuto scordarsi il grande passato che le aveva dato la vita.
Il secondo nome invece l'aveva scelto Draco, deciso a lasciare che le stelle fossero ormai un ricordo del passato. Basta stelle e costellazioni, l'ultima goccia di veleno dei Black sarebbe terminata con lui. E così aveva scelto.
Artemisia. Il fiore della felicità eterna.
Come augurio alla piccola.
E poi...si, poi la scoperta dell'amore incondizionato a prima vista per la piccola.
Per quella bambina, nata da quel legame unico e sacro, nato fra lacrime e sangue...e durato in guerra e fiamme.
Glory era diventata tutto per lui. Si sentiva mancare quando non la vedeva e si rendeva sempre più spesso conto che era diventata la sua debolezza, insieme a Hermione.
La vita.
Si, sarebbe arrivato a darla per quella bambina.
Ma come spesso gli aveva ricordato Harry...un bambino aveva bisogno di avere accanto i propri genitori.
Forse non era eroico né leggendario ma ...era meglio essere vivi e un po' meno eroi, che sotto terra, dentro una tomba, lasciando al proprio figlio solo un ricordo.
Ci ripensò per tutto il tragitto, a cavallo di un Thestral che sembrava nervoso.
Anche le altre cavalcature dei suoi compagni sembravano pronte a imbizzarrirsi.
Stavano passando per il sentiero, attorniato dalla vegetazione della Foresta Proibita. La luna filtrava a tratti, latrati e ringhi giungevano da ogni dove.
A un certo punto, quando mancava circa un chilometro alla strada principale per Hogwarts, proprio quando cominciavano a vedersi le luci delle torri, Draco avvertì un suono che non sentiva da tempo.
Campanellini.
Fate.
- Gary.-
- Siamo circondati?-
- Si, stanno arrivando.-
Uno schiocco di dita e i Thestral presero il volo ma appena quelle grosse ali cuoiose vennero spiegate, cinque mannari in forma animale schizzarono fuori dai cespugli a fauci sguaiate.
Purtroppo l'Auror più vicino a loro non fece in tempo a librarsi in aria e venne scaraventato a terra insieme al Thestral, poi attaccato. Draco rimase a terra con Gary mentre dall'alto i compagni cominciarono a far piovere frecce di fuoco o lame di ghiaccio che in breve fecero terra bruciata attorno ai mannari di Greyback.
Il principe non si vedeva.
Con un fendente Draco ferì alla spalla il licantropo che si era avventato sull'uomo di Smith, mentre l'altro trascinava via il compagno ferito. Fra latrati e quella pioggia di magie, Malfoy ne scacciò altri Schiantandoli fra la vegetazione ma non aveva fatto i conti con la codardia degli uomini di Fenrir.
Stava rinfoderando la spada quando uno scricchiolio maldestro e il suo orecchio fino gli salvarono la vita.
Si abbassò prima di venire attaccato e gettato a terra di spalle ma il dolore lo trafisse comunque.
Sentì il sangue colargli sulla schiena, mentre si rialzava.
- Immobilus!-
Il licantropo rimase accucciato al suolo, annaspando col muso nel terriccio.
- Draco!- Gary corse da lui, atterrito - Cristo la schiena! Sei ferito!-
- Non è niente.- rispose il biondo, con una smorfia.
- Un cazzo, è trasformato!-
- Non mi ha morso, calmati.- Malfoy si massaggiò una spalla, serrando i denti per il dolore e l'insolito bruciore alla pelle - Mi ha graffiato con gli artigli. Basterà del sangue di vampiro per annullare le tossine mannare.-
- E tu che ne sai?-
- Secondo te?-
- Alchimisti.- bofonchiò Gary sottovoce, rauco - Muoviti, andiamo a Hogwarts. Adesso ti fai vedere da qualcuno in fretta e furia, non voglio averti sulla coscienza, chiaro?-
- Che ne facciamo del licantropo?- chiese June, volando basso su di loro.
- Portiamolo al castello.- disse Draco, fissando gli occhi argentei e gelidi sul prigioniero - Parlerà.-
- E in fretta.- aggiunse Gary, afferrandolo per il gomito mentre gli altri loro compagni imbrigliavano il prigioniero in liane e catene magiche - Andiamo, ad Harry non piacerà questa ferita.-
- Ehi...lo Sfregiato non è il mio ruffiano, chiaro?-
- Vorrei vedere, con quella sventola che ti ritrovi...-
- Cos'hai detto?-
- Niente, niente.-
Al diavolo. Aveva ragione Smith. Hermione e lo Sfregiato non l'avrebbero presa bene.
Draco si toccò di nuovo la schiena, sentendo la pelle scottare.
Doveva assumere del sangue di vampiro il prima possibile.
Sia sangue di mannaro che di vampiro erano portatori di tossine che a livello cellulare si distruggevano a vicenda. L'unico modo a questo punto per salvarsi da effetti collaterali poco gradevoli, del tipo mangiare carne cruda e farsi crescere dei denti indecorosi, era produrre una pozione...e alla svelta anche.

- Ma cazzo...-
Harry si alzò da sedere, mollando il giornale.
- Che cazzo ti è successo?-
Draco agitò la mano, noncurante - Niente, non farti saltare l'impianto.-
- L'ha ferito un licantropo.- rispose Gary Smith per lui, seguendolo dentro alla sala riunioni della Torre Oscura - Era completamente trasformato. So che non l'ha morso e gli effetti non saranno gravi ma non vuole ascoltarmi e andare al San Mungo.-
- Ti ha ferito un mannaro?- sbottarono Edward e Ron arrivando dalla cucina, mezzi sconvolti.
- Non rompete.- sibilò il biondo, levandosi la camicia lacera con fatica - Mi serve dell'aspidistra e del sangue di vampiro. Di volata.-
- Sangue di vampiro?- Harry non ci capiva più nulla - Che diavolo ci vuoi fare?-
- Te lo dirò dopo che non mi saranno cresciute orecchie e coda, ok?- sbottò il biondo - Avanti, fila in camera mia e prendimi le fialette di sangue. C'è sopra una targhetta.-
- Com'è st'aspidistra?-
- Ha le foglie a forma di stelle, sono verde pallido e ha dei fiori viola.- spiegò il biondo, immergendo un panno candido dentro una bacinella d'acqua e cominciando a passarselo sulle spalle.
- Lascia, fa vedere.- gli disse Edward, mentre Potter e Weasley correvano in camera del biondastro per cercargli le sue porcherie. Pochi minuti più tardi erano tornate dalle passeggiata coi bambini anche Elettra e Pansy e scoppiò il putiferio. Fra manifestazioni di ansia, isteria e preoccupazione, Draco stava cominciando seriamente ad innervosirsi ma intento a preparare la pozione, riuscì a mantenere il sangue freddo.
- Idiota.-
- Grazie.- mugugnò verso la sua sinistra, dove Hermione stava a bersi un caffè con i fianchi appoggiati al bancone della cucina - Mi serviva proprio una ripassata anche da te, mezzosangue.-
Gli occhi ancora ciechi della sua ragazza l'osservarono, quasi attenti come se avessero potuto metterlo a fuoco.
- Non mi va che rischi la vita. Non quando sono in questo stato.-
- I tuoi occhi centrano poco.-
- Se ci vedessi verrei fuori a caccia con te, invece di stare qua come un peso morto.-
Draco rise amaro, scuotendo il capo.
- Sai qual è il peggio? Che sarei pronto a chiuderti io qua dentro, per non saperti più in pericolo.-
- Si, so che lo faresti. Ma azzardati anche solo a ripeterlo e non arriverai all'altare.-
- E' così dannatamente ingiusto che non ti voglia sapere in mezzo a una battaglia?- replicò serio.
- Hai sempre saputo che non sono quel tipo di donna.- Hermione tornò a fissarlo, anche senza vederlo.
- Già.-
- Non mi avevi mai detto che stavi studiando dei metodi per liberare le persone dalle tossine dei mannari.- la strega cambiò argomento, stupita - E' a questo che lavori da mesi?-
- Si.- ammise Malfoy - Non so come mi ci sono ritrovato invischiato ma il fatto che riusciamo solo a calmare l'aggressività degli infettati con delle pozioni è frustrante, quindi mi sono messo a fare delle prove. Mi sono ricordato poi che il sangue vampiro e quello mannaro si annullano a vicenda. Ora faccio esperimenti sulle dosi. Per il momento sono andati tutti a vuoto ma per delle ferite deboli come le mie basteranno sicuramente.-
- Avrai degli effetti collaterali?-
- Limitati a qualche ora. Poi tornerò normale.-
- E bravo il mio principe di Serpeverde.- sussurrò la Grifoncina - Lavorare per liberare gli innocenti morsi dai licantropi. Ma dov'è finito quell'essere perfido che adoravo tanto eh?-
Draco smise di mescolare sangue e aspidistra, girandosi verso di lei.
Un attimo dopo si piegò a sfiorarle le labbra.
Da un bacio tenero, divenne un atto più coinvolgente che come sempre accadeva, faceva venire i brividi a entrambi.
- Ehi, andate a scaldarvi il letto. Ci sono dei bambini qua.-
Fra le risate degli altri, Draco tornò a lavorare per i fatti suoi mentre la Granger rise fra sé.
- Era da un po' che non mi baciavi così.- sussurrò leggera.
- Era da un po' che avevo l'impressione non volessi essere toccata.- replicò pacato.
- Non mi piace stare senza vederti.-
- Dovresti imparare a fare più affidamento sugli altri sensi.-
- Tranquillo.- Hermione ghignò serafica - Ho fatto tesoro di questa maledetta esperienza.-
- Speriamo. Il tuo orgoglio però è rimasto immutato mezzosangue.-
- Allora dovresti sposare qualcun altro.-
- Ti piacerebbe vero?-
- Evitare l'altare? Certo.-
- Allora perché hai accettato di sposarmi?- le chiese, fermandosi di nuovo.
Lei abbassò lo sguardo, girandosi l'anello d'argento col serpente sul dito.
- Perché se non lo facessi ti perderei.-
- E il fatto di sposarti per obbligo non ti dà fastidio?-
- No. Perché se posso averti solo così allora mi sta bene.-
Draco sospirò, passandosi la mano fra i capelli. Accidenti.
Sentì la mano si Hermione sul viso e si placò istantaneamente.
- Ti amo.- sussurrò la Grifoncina.
Le baciò le dita, tenendosi stretto quel palmo tanto caro.
- Ti amo anche io.-
Mezz'ora più tardi, ormai alle dieci di sera, la pozione sembrava pronta.
Draco si era fatto un prelievo per controllare che il suo sangue, mescolato con quello di un vampiro, reagisse come doveva. Quando li mescolò, vide che il plasma sfrigolava leggermente.
- Dovrebbe fare questo effetto?- gli chiese Elettra preoccupata.
- Si, preciso.- annuì il biondo - Funzionerà.-
- Impressionante.- mugugnò Ron - Chi lo sapeva che pasticciavi con roba simile.-
- E adesso che fai con quel sangue?- gli chiese Harry - Te lo devi iniett...- ma non finì, sbiancando.
Draco aveva appena mandato giù il sangue di vampiro da un bicchiere, tutto d'un fiato e con chissà che coraggio.
I presenti ghiacciarono mentre Malfoy si teneva la bocca, evidentemente più disgustato di tutti loro.
- Oddio.- fece Pansy con una smorfia - Un conto è vederlo fare a Milo e Beatrix ma...-
- Ehi, tutto ok?- gli chiese anche Edward, un pelino schifato.
- No.- alitò Draco, pallidissimo - Sto per vomitare...-
- Bhè va a farlo in bagno.- replicò Harry - Capito lupacchiotto?-
Parole sbagliate.
Un lampo di luce e i Bracciali del Destino fecero l'ennesimo dei loro bastardissimi scherzi.
Fra i vestiti di Draco aggrovigliati a terra, dove lui era sparito, uscì un batuffolo bianco.
Un cucciolo di lupo che Elettra sollevò a mezz'aria, allibita.
- Merda.-
Si voltarono tutti verso Harry, furibondi.
- Ma perché non sto zitto?- imprecò Potter - Cazzo!-
- L'hai fatto diventare un lupo!- sbottò la biondina - Ma che cavolo sta succedendo a quei bracciali?-
- Per la miseria.- Gary era ancora più confuso, non avendo mai visto quelle magie - Che forte...è diventato davvero un lupo! Ma com'è possibile? L'hai Trasfigurato!-
- Oh ma che tenero.- cinguettò Pansy - Ha proprio gli occhi di Draco!-
- Si e domani quando sarà tornato normale avrà anche una spada in mano, pronto ad evirarti.- ghignò Edward, verso il bambino sopravvissuto - Fossi in te non mi farei trovare Harry.-
Già.
Decisamente era meglio cambiare aria e stare lontani da Malferret il tempo necessario.
Se non altro non era diventato di nuovo di gelatina!

Passò la domenica e lunedì Tom stava vagando per la sala comune di Grifondoro con aria traumatizzata, durante un'ora buca. Dal sabato si era chiuso in camera e della faccenda del bacio di Claire non ne avevano proprio parlato ma sapeva bene che quella faccenda andava risolta. Lei probabilmente era furibonda per aver perso l'occasione di farsi comprare dall'idiota patentato che non la guardava in faccia e come minimo se le fosse arrivato a tiro l'avrebbe strozzato.
Damon poi era disperso a fare Divinazione quella mattina, quindi non poteva parlarne con lui.
Beatrix invece aveva baciato Matt Rogers il giorno prima e a quanto gli aveva raccontato quella pettegola di Maggie Clark, il Corvonero era tornato alla sua torre camminando a un metro da terra.
Accidenti. Ma perché tutte a lui!
Il fatto di poter baciare Cloe poi e non poterlo fare gli sembrava una vera tortura.
Qualcuno in cielo doveva odiarlo con tutto il cuore.
Si sedette in poltrona, insieme a dei ragazzi del sesto anno, liberi come lui dalle lezioni.
Stava per mettersi a sbattere la testa al muro quando decise che ne aveva abbastanza. In fondo lui mica l'aveva fatto apposta! Era stata tutta colpa delle Grazie, accidenti! Deciso a fare il duro della situazione, si alzò in piedi spaventando mezza torre e pure i fantasmi, poi corse in camera sua e raccattato il libro di Hermione che gli serviva per fare una sorpresa a Harry, andò a chiudersi in sala duelli.
C'era poca gente: due Tassorosso, qualche Serpeverde che menava le spade all'aria e Tobey Williams.
C'era anche Asteria McAdams, insieme a quella deficiente di Cordelia Chilton.
- Ciao Tom.- lo salutò Tobey, distratto dalle sue letture sui vampiri.
- Ciao.- mugugnò Riddle con uno sbuffo.
- Come mai quell'aria?- gli chiese il Corvonero, girando la sua sedia magica verso di lui - E' successo qualcosa?-
- No, niente.- Tom si mise seduto, passandosi le mani fra i capelli - Che leggi?-
- Stirpe dei vampiri della Gran Bretagna. Voglio fare la tesi finale su di loro.-
- Buona idea. Tristan l'apprezzerà.-
- E tu? Hai idea su cosa farla?-
Riddle alzò le spalle - Credo sulla difesa contro gli anatema.-
- Con Harry sempre vicino penso sia normale.- sorrise Williams, più amichevole di quando si erano conosciuti - Posso chiederti una cosa un po' delicata?-
Tom sollevò un sopracciglio - Dimmi.-
- Non ti pesa mai stare con lui?- Tobey lo guardò attento, sensibile all'espressione del suo viso - Mandami al diavolo se non vuoi rispondere, non mi arrabbio.-
Quella domanda. Ah, quante volte gli era stata fatta.
- Io non...vedo Lord Voldemort come mio padre.- rispose sincero - So che lo è. Ma il fatto che Harry abbia ucciso lui e aiutato ad uccidere anche la mia madre biologica non mi tocca.-
Tobey tacque, serio.
- Ti sembro un mostro insensibile?- sorrise Tom malinconico.
- No.- sussurrò il Corvonero - Ma le nostre radici sono sempre le nostre radici.-
- Già.- ammise il grifone, abbassando il capo - Hai ragione.-
- Scusami. Non volevo farmi gli affari tuoi.-
- Tanto qua se li fanno tutti.- ghignò Riddle - Non farti scrupoli.-
Risero e poi cambiarono velocemente argomento, fino all'inizio della terza ora quando arrivò Tristan per fare teoria.
Tutti abbarbicati sulle poltrone o sdraiati a terra, com'erano più comodi, presero altri appunti sui Mollicci, poi sui Dissennatori, quindi la quarta ora si rimisero di buona lena a difendersi coi Patronus.
I risultati faticavano ancora ad arrivare ma Tristan notò subito una certa scioltezza in numerosi soggetti.
Neely Montgomery ormai ce l'aveva quasi fatta e sviluppare l'immagine del suo pavone anche se ancora non scacciava via completamente il Dissennatore. Lo stesso era per Sedwigh, Alderton, Jeff Lunn di Corvonero e la Gordon, mentre le Grazie erano nel panico solo a salire sul palco di prova.
Tom se ne stava ancora in disparte, a gufare su un puf di chintz rosso scuro.
Al suo fianco c'era Stanford, un po' perplesso da quell'aria cupa.
- T'è morto il gatto?- borbottò il biondo.
- Perché?-
- Mah. Sembri in lutto. Centra qualcosa il numero dell'asta?-
- Giochiamo al massacro?- brontolò Riddle - Lasciami perdere.-
- Ma con Cloe hai parlato?-
- No.-
- Perché no?-
- Perché sarà arrabbiata.-
- E perché di grazia?-
- Voleva baciare quello che le piace. Mica l'ho fatto apposta a fare quel casino.-
- Ah.- il biondo rise con aria serafica - Quindi ancora non hai capito.-
- Capito cosa?-
- Che sei un vero fesso.- sbuffò Stanford - E Howthorne un infame sadico che si diverte.-
- Che centra Damon?-
Da quella faccia angelica, di uno che proprio vive ad anni luce dalla realtà, sinceramente ci si poteva aspettare di tutto così Sedwigh lasciò perdere il discorso. Possibile che però anche Cloe fosse così tonta?
Ci pensava anche prima di salire sul palco delle armi, corrucciato.
- Che succede?- gli chiese Trix, vicina a lui alla teca delle spade.
- Tu lo sai vero?- replicò Sedwigh.
- Cosa?-
- Che quei due sono innamorati persi.-
Beatrix seguì il suo sguardo, poi ghignò divertita.
- Certo.-
- E non te lo sogni neanche di dirglielo, vero?-
- Certo che no.-
- Donna senza cuore.-
- Che ci vuoi fare? Io e Howthorne ci annoiamo. Dobbiamo far passare il tempo.-
- In compenso hai spedito Matt in paradiso.- Sedwigh prese un fioretto, soppesandolo - Te ne sei accorta che ti adora, vero?-
- Si.- ammise la Diurna - Ma non funzionerebbe.-
- Perché no?-
- Dieta.-
- Cosa?- allibì il grifone - Dieta? Che intendi?-
- Mi sa che Cloe e Tom non sono gli unici a essere ciechi Stanford.- rise la Vaughn - Forza, diamoci una mossa.-
Alla fine quella mattinata infame ebbe termine. All'ora di pranzo gli studenti si diressero alla Sala Grande ma prima i grifoni si fermarono alla loro bacheca. Erano previste delle conferenze per quelli del settimo, durante tutto l'anno, per approfondire certi argomenti che sarebbero serviti per la tesi finale del M.A.G.O. e dire che nessuno aveva voglia di sentirla neanche a un milia di distanza, era un eufemismo.
Inoltre in bacheca trovarono anche la data per il prossimo torneo interno.
Il 22 ottobre. Il seguente era a novembre.
- Chissà a chi toccherà stavolta.- mugugnò Bruce Joyce.
- Spero non a me.- disse Mary J. Lewis - Non mi sento ancora pronta.-
- Già e poi a finire contro le Grazie non ci guadagnamo mica.- sorrise Madeline - Cloe, Tom...voi vi sentite pronti?-
I due caddero dalle nuvole.
- Cosa?- dissero in sincrono.
Riddle poi arrossì come un idiota mentre la King gli scoccò un'occhiata obliqua.
Vigliacco, pensò fra sé.
Era sparito per tutta la domenica e lei non se l'era sentita di andargli a dare il tormento ma non era una di quelle che aspettavano pazienti, quindi invece di andare a pranzo, in un attimo di distrazione lo afferrò per il polso e se lo trascinò via, portandolo nel bagno di Mirtilla.
Una volta sbattuto letteralmente al muro, Cloe assunse la sua tipica espressione battagliera.
- Non mi piace essere ignorata.- scandì subito - Specialmente quando lo fai tu. Che t'è preso?-
L'attacco diretto non era la tattica giusta con Tom, se ne accorse quando cominciò a balbettare.
Era al limite di una crisi isterica ma la biondina cercò di tenersi calma.
- Ok.- lo bloccò, portandosi due dita a premere la giuntura fra setto nasale e sopracciglia - Calma. Dimmi perché ti sei dato alla macchia per tutto questo tempo.-
- Ecco...- Tom deglutì, viola per la vergogna - Credevo...insomma, credevo avessi voluto mettere all'asta quel bacio per l'idiota...cioè, per il ragazzo che ti piace.-
- Si e allora?- lo incalzò Cloe, cominciando ad alterarsi.
- Bhè...sei arrabbiata no? Mi spiace, davvero. Non volevo comprarti io, è stato un incidente!-
Fu una sprangata per il suo amor proprio e un lampo di dolore le attraversò i begli occhi nocciola.
La King abbassò lo sguardo, sentendo le lacrime pungerle le ciglia.
- Claire...sul serio, mi dispiace.-
Lei scosse il capo, furibonda.
Che stupido, che stupido! Perché non la capiva?
Piena di rabbia e disperazione si levò l'anello d'oro di famiglia dal dito e glielo mise in mano.
- Tieni.- sibilò - E' per i soldi che hai speso.-
- Cosa?- Tom sgranò gli occhi blu - Claire aspetta! Non serve!-
- Si invece.- disse fra i denti, zittendolo - Tienilo e non fiatare. Anzi, dimentichiamo questa storia!-
- Per favore, non arrabbiarti! Non l'ho fatto apposta!-
- Non m'interessa!- urlò lei a quel punto, con gli occhi lucidi - Possibile che sei così ottuso? Non ci arrivi proprio! Tieniti quel maledetto anello e lasciami in pace! Continua pure a ignorarmi, la cosa ti viene naturale!-
Sconvolto e agghiacciato, Tom rimase immobile con quell'anello fra le dita.
- Non volevo ignorarti.- sussurrò a bassa voce - Non lo farei mai. Ma sapevo di averti tolto un'occasione.-
Oh, quanto aveva ragione.
Cloe scosse il capo, i crini dorati le ricaddero sul viso.
- Lascia stare Tom.-
- Mi dispiace.-
- Non sai quanto dispiaccia a me.- mormorò lei - Ci siamo chiariti allora?-
- No.- la bloccò lui afferrandola per il braccio - Cos'è questa storia che sono bravo a ignorarti? Da dove esce?-
- Non te ne accorgi neanche.- disse desolata - Lasciami andare.-
- No!- sbottò secco - Ti ho fatto qualcosa?-
- Non capisci.-
Stavolta fu lui a perdere la pazienza - Tutto questo casino per quel deficiente!-
Cloe lo fissò allibita - Cosa scusa?-
- Quello è un idiota se non si accorge di quanto sei speciale, ficcatelo in testa! Non intendo stare qua a litigare con te per queste assurdità!-
Stavolta le rise, ma senza allegria. Dio, che situazione assurda.
Era quasi surreale.
Stava lì a farsi fare il cuore a pezzi da lui e...Tom neanche se ne accorgeva.
Si pulì una guancia umida, senza che Riddle le lasciasse il braccio.
- Non mi va di litigare per lui.- continuò il mago - Non ti voglio perdere per lui.-
- Non sai di cosa parli.-
- No?- esplose rabbioso - E' stata la stessa cosa con Prentice!-
- Ma che centra Philip adesso?- esalò esasperata - Non l'ho mai amato! Con questo è diverso! Si diverte a farmi stare male! Non vede che soffro anche se mi sta sempre vicino!-
- E allora perché lo ami?- Tom la guardava, col cuore a pezzi - Perché lo ami?-
Claire tacque, ricominciando a piangere.
Poi finalmente si volse a guardarlo negli occhi.
- Lui mi dà i brividi.- sussurrò in un soffio - Quando non lo vedo sto male, quando mi viene vicino e mi sorride mi sento felice. È la prima persona a cui penso la mattina quando mi sveglio, l'ultimo quando vado a dormire. Vorrei abbracciarlo, baciarlo, dirgli che lo amo...ma lui non mi vede. Per lui sono solo un'amica.-
Quella dichiarazione lo lasciò annichilito.
La lasciò all'istante.
Ora era lui a sentirsi a pezzi.
Con un nodo in gola, Tom si lasciò andare contro la parete.
- Ami qualcuno in questo modo?- gli chiese Cloe, senza più asciugarsi le lacrime - Rispondimi.-
- Si.- mormorò a bassa voce.
- Allora puoi capirmi.- la King gli chiuse le dita sul suo anello - Tienilo.-
- Dovresti darlo a quel bastardo.- sibilò velenoso, sentendosi invadere dalla rabbia - Se non vuoi guai Claire, tienimelo lontano. Chiunque sia. Non dirmi mai chi è perché potrei ucciderlo.-
Stavolta fu lei a sgranare gli occhi.
Ucciderlo?
Perché?
Perché reagiva in quel modo?
- Tom...-
- No.- continuò gelido - Non voglio saperne più nulla.-
Passò un lungo silenzio, intervallato da qualche tonfo di tegole che cadevano ad un ritmo pigro e sonnolento.
Rimasero immobili. Uno di fronte all'altra.
Claire in mezzo al bagno, Tom schiacciato alla parete con le mani in tasca.
- Perché litighiamo per questa storia?- gli chiese, distrutta.
- Non lo so.- mentì Riddle - E' solo un bacio.-
- Già. Non sarebbe stato un bacio a farlo innamorare di me comunque.- ammise desolata.
- Basta.- ringhiò - Basta Claire. Non voglio sentir parlare di questo tizio.-
- E allora di cosa vuoi parlare?- mormorò, singhiozzando - Non t'importa niente di me?-
Dio, ma quando si era trasformata in quell'essere piagnucoloso?, pensò disperata. Da quando?
Perché Tom la faceva sentire come abbandonata?
- Lo sai bene che ti...- Tom si zittì, sbiancando. Cosa stava per dirle? Che l'amava?
La stava solo facendo piangere. Non l'aveva mai fatta piangere, mai. Era la prima volta che riusciva a piegare lo spirito di Claire in quel modo. Come poteva averle detto quelle cose?
Tremando, disgustato di se stesso, allungò una mano...e le carezzò la testa.
- Claire...-
Lei scosse il capo, cercando di scacciarlo ma dopo un secondo fu lei stessa a rifugiarsi fra le sue braccia, piangendo nell'incavo del suo collo.
- Scusami. Scusami.- le sussurrò all'orecchio, carezzandole la schiena e i capelli - Sono un bastardo.-
La strega serrò ancora di più le mani sul suo maglione, piantandogli quasi le unghie nella schiena.
Era lei l'egoista.
Preferiva non averlo affatto che essere solo sua amica.
Era lei quella sbagliata.
Singhiozzò a lungo, ben conscia che non poteva fare nulla.
Aveva ragione Tom.
Stavano litigando a causa di fantasmi.
Solo illusioni. Semplici miraggi.
Quell'amore doveva restare tale.


 

 



 

"Quando hai capito per la prima volta di essere innamorato di lei, Draco?"
Quando si capisce di amare una persona?
"Quando ha pianto per me la prima volta..."

 

 

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20° ***


figli20

 

Fanciulle, salve. Vi avviso che qua per me il tempo scorre, quindi dal prossimo capitolo ricomincerò ad aggiornare alla velocità della luce, con tre o quattro botte per volta. Inoltre saluto i nuovi lettori, specialmente e Bluking e sweet_puffola_pigmea che ha penato tanto ma alla fine è riuscita a trovare la fic! Bene, comunicazione terminata...e alla prossima, quando comincerò a darvi qualche notizia in più sul vincolo. Baci.

 

 

 

 

Il tempo su Hogwarts aveva cominciato a peggiorare.
Passarono circa dieci giorni dall'attacco dei mannari agli Auror e ormai mancavano solo quarantotto ore alla festa di Halloween. Sempre più spesso la nebbia della campagna inglese si era sostituita al sole e questo aveva aiutato i Dissennatori ad invadere facilmente le terre della Foresta Proibita.
Comunque, sebbene fosse passato poco tempo, erano accaduti fatti di rilevante importanza.
A cominciare dalla morte, non proprio inosservata, di centinaia di greggi di pecore per tutto il Devon e poi nello Yorkshire. Chi aveva seguito quelle tracce era giunto a una sola conclusione: studiando i metodi di accerchiamento e le impronte rimaste, gli esperti aveva stabilito che erano attacchi di mannari e quegli attacchi si stavano susseguendo a tappe fino a loro, a Hogwarts. A quanto pareva un folto gruppo di licantropi stava muovendo i suoi passi minacciosi verso la Scuola di Magia e Stregoneria, lasciandosi alle spalle scie di cadaveri di animali e a volte anche qualche babbano che, non venendo tramutato, moriva sotto gli artigli delle belve notturne.
Quella notizia aveva subito messo in allarme il mondo magico e altri Auror erano stati mandati per aiutare Hogwarts in quell'attacco, mentre altre squadre notturne arrancavano per tutta la Gran Bretagna, cercando di catturare i Mangiamorte dichiarati, i sospetti e anche innocenti, in una caccia alle streghe impartita da Orloff che lasciava il bambino sopravvissuto in un profondo stato di angoscia.
Se Harry Potter fin dal principio aveva creduto che Fenrir Greyback fosse un galoppino di quel bastardo di Voldemort e avesse mandato un figlio inesperto e vigliacco come lui, alla fine aveva dovuto ricredersi.
Dopo l'attacco alle spalle di Draco, Malfoy ci aveva messo qualche giorno per riprendersi e dopo aver mangiato mattina e sera bistecche al sangue spesse venti centimetri che avrebbero fatto impallidire una fiorentina, era finalmente tornato alla normalità. In quei giorni gli Auror avevano anche più volte interrogato il mannaro catturato dal biondo, che Silente aveva accettato di tenere nelle segrete del castello, ma invano.
Il prigioniero era lupo mannaro di stirpe, marchiato a fuoco col casato della sua famiglia e sui loro geni dotati di una tempra più forte di quella umana, il Veritaserum non ebbe effetto. Fra i vari dispacci mandati dal Ministero della Magia, alcuni imponevano la tortura ma Harry li rimandò indietro tutti, senza risposta.
Alla fine, dopo tre giorni ininterrotti di domande e risposte ringhiate con rabbia e bava alla bocca, Hagrid aveva avvisato gli Auror che qualcuno era uscito dalla foschia della Foresta Proibita, abbigliato in un mantello di pelle di daino. Sotto quel mantello, Asher Greyback.
Il giovane principe rimase sotto le mura per circa cinque minuti, attendendo senza mai muoversi fino a quando Jess Mckay non uscì fuori per primo, per sentire cosa volesse.
Dietro di lui, Harry, che a fatica aveva convinto Ron e gli altri a poter guardare in faccia il nemico.
Il giovane principe aveva visto trascinare fuori il suo uomo.
Un insubordinato, a dire il vero.
Poi aveva posto una sola domanda.
- E' vero che ha attaccato Malfoy alle spalle?- aveva chiesto Asher, senza staccare gli occhi di brace dal mannaro suo sottoposto.
Jess e Harry si erano scambiati un'occhiata perplessa, ma avevano confermato.
Ad Asher non era servito altro.
Estratto un pugnale alla velocità di un fulmine, aveva diretto la lama alla gola del prigioniero.
Un attimo dopo era agonizzante, a terra.
Il principe aveva levato lo sguardo fiero sul bambino sopravvissuto, prima di andarsene.
- Non mi servono i codardi.- e se n'era andato nella nebbia com'era venuto, lasciamo a Potter la sicura sensazione che quel ragazzino sarebbe stato un nemico più difficile del previsto.
Tutti i professori e gli Auror, presenti al fatto, erano rimasti allibiti.
Uccidere un proprio alleato non era inconsueto nei Greyback ma...per onore...
In seguito, anche Jeager Crenshaw era finalmente guarito dai colpi subiti a casa sua. Un essere umano sarebbe morto, ma lui aveva superato egregiamente la paralisi col famoso stoicismo inglese, così era tornato libero di muoversi come voleva, aggirandosi per la scuola senza farsi notare, ma con l'occhio sufficientemente attento ed esperto per pescare i Dissennatori prima del loro ingresso nella scuola.
Fra i tanti, Jeager, Hermione, Harry e Lucilla erano gli unici che sapevano letteralmente disintegrare gli ex carcerieri di Azkaban con una magia ma sembrava che quei demoni non avessero mai fine.
Spuntavano sempre qua e là e a volte superavano la barriera delle mura attaccandola a gruppi di trenta.
Erano ovunque, un vero tormento, specialmente ora che l'autunno inglese era ormai iniziato.
Anche i duelli interni proseguivano e il 22 ottobre Beatrix era salita sul palco e aveva ottenuto la sua prima vittoria contro Maggie Clark di Grifondoro, sconfiggendola facilmente. Né Tom, né Damon e neanche Cloe invece erano ancora stati sorteggiati e spesso i corsi li portavano a vedersi solo la sera e con trucchi poco corretti, ricorrendo spesso al Mantello dell'Invisibilità di Harry.
A parte l'aria di sostanziale tranquillità in cui Tom navigava, dopo l'incidente in bagno con Cloe, fra i due era rimasto qualcosa d'irrisolto nel profondo: erano tornati quelli di prima, certo, se non altro davanti a tutti, compreso Howthorne e la Vaughn ma i n privato nei primi tempi si erano ancora comportati con i classici piedi di piombo, specialmente durante le lezioni di Focalizzazione che la King impartiva a Riddle.
E ora, a quarantotto ore dalla festa di Halloween, tutti gli studenti di Hogwarts erano in fermento.
Il presidente del comitato studentesco, Albert Johnson, e i suoi compagni più i curiosi della Gazzetta andavano a spasso per i corridoi come degli invasati, per accertarsi che tutto fosse stato approntato nel modo giusto.
Tutto il corpo studentesco non faceva che parlare di abiti o eventuali travestimenti, cosa che sembrava essere tornata di moda. Insomma, erano tutti su di giri. Ma c'erano due unici studenti che le feste proprio le odiavano.
Tom e Beatrix osservavano i preparativi disgustati, seduti insieme in biblioteca e col viso rivolto verso l'ingresso: era la terza volta che le Grazie correvano su e giù con delle zucche in mano che strillavano canzoncine oscene e non trovavano il modo per farle tacere.
- Che schifo.- sibilò la Diurna - Voi inglesi non sapete proprio festeggiarlo Halloween. Credete che basti qualche zucca e della Burrobirra!-
- Più che altro non mi va giù l'idea di tutte queste feste del cazzo.- bofonchiò Riddle, chino sul libro di Erbologia - E' una perdita di tempo bella e buona. Senza contare che alle dieci di sera metà degli studenti saranno ubriachi e cominceranno a sbavarsi addosso gli uni con gli altri.-
- Senti tesoro...io passo, per festa intendo un buffet, ma tu perché disdegni tanto i baccanali?- gli sussurrò Trix maliziosa - Non sei di vetro sai?-
- Non mi va di farmi mettere le mani addosso dalla prima che passa, ecco tutto.-
La Serpeverde sorrise, scuotendo il capo.
Si, poteva capirlo. Ma bisognava essere sinceri fino in fondo. Tom odiava Halloween anche per un altro motivo.
Per traumi avvenuti in giovinezza.
Ovvero gli scherzi bastardi di Harry Potter, lo spirito maligno della festa di Ognissanti.
- Comunque dobbiamo andarci.- sbuffò Tom - Abbiamo promesso a Cloe che quest'anno ci saremmo fatti vedere almeno per dieci minuti ad Halloween.-
- Che rottura. Da che ti vesti?-
L'altro cadde dalle nuvole - Devo anche vestirmi? Ma no, dai che palle!-
- Purtroppo va fatto. E' stato costretto perfino Damon, dopo pranzo le bimbe l'hanno pescato nel sotterraneo e non l'hanno più lasciato andare. A quest'ora starà facendo il modello per Isotta Stevenson e la sua combriccola di sartine, quindi non ti puoi tirare indietro dopo quello che si starà passando lui.-
- Che seccatura...e poi Damon è matto a farsi prendere fra le grinfie da quelle. Hanno quindici anni e parlano come delle maitrèsse, e che cazzo.- Il grifone guardò l'orologio, fregandosene di apparire un uomo del medioevo - Trix è quasi ora di andare da Lumacorno...ah, senti...come facciamo per Rune Celtiche? Interroga lunedì, domani e Halloween e domenica andiamo al Cimitero...-
- No, io non vengo.- disse la Vaughn, improvvisamente distante.
- Non vieni?- Tom scosse il capo - Beatrix vuoi dirmi finalmente che ti sta succedendo?-
- Non mi piacciono i cimiteri.- rispose gelida, con gli occhi bassi - Probabilmente io non ci finirò mai ed è pieno di umani. Non mi va di vedere tutte quelle tombe, ecco tutto.-
Gli occhi blu del Grifondoro si fecero attenti, quasi malinconici.
Prima o poi a tutti toccava morire.
Ma non a lei, non alla sua Trix.
Lei sarebbe sopravvissuta per tanto, tanto tempo.
Le carezzò la mano fredda e lei gliela strinse di rimando, poi s'incamminarono nell'aula di Lumacorno.
Già, il caro vecchio prof spocchioso e melassosso d'Incantesimi. Durante quei due mesi di conoscenza reciproca Tom aveva fatto di tutto per starsene bene al suo posto. Evitava perfino di fare domande, stava in silenzio e faceva quel che doveva, a testa china. Raramente Horace Lumacorno si rivolgeva a lui per far spiegare qualche esercizio difficile ma sempre più spesso Tom si era accorto che il professore lo scrutava con molto, molto interesse.
Quella venerazione sottile lo metteva in un disagio atroce.
Quella curiosità morbosa poi, che lo metteva sullo stesso piano di suo padre, lo innervosiva ogni giorni di più ma Lumacorno si stava dando da fare con Silente per studiare i fantocci di quel Vendicatore col mantello panna nei sogni di Damon e questo, nonostante tutto, gli faceva intendere che il suo professore stava cercando di redimersi.
Quando entrarono, il sorriso luminoso e un po' ruffiano del prof, la spiegò tutta su quello che li aspettava. Lumacorno cinguettò allegramente che presto avrebbero potuto dedicarsi, con l'autorizzazione del professor Mckay, alle Invocazioni.
Nessuno di Hogwarts ne sapeva nulla, invece Tobey Williams e gli altri tre scozzesi sembravano saperne parecchio. Si trattava di un argomento non trattato sul libro di testo e Tom rimase affascinato ad ascoltare la possibilità d'invocare qualcosa o qualcuno attraverso un cerchio magico.
Era una disciplina difficile, che richiedeva molto sforzo e Lumacorno mise in chiaro che ci sarebbero voluti mesi.
A parte il nuovo progetto, si misero d'impegno col perfezionamento degli Incanti Proteus e Glacialius, per finire con gl'Incantesimi di Sdoppiamento di oggetti e animali. Presto avrebbero potuto creare dei sosia perfetti.
- Interessante no?- gli disse Ian, finita la lezione, mentre uscivano per andare a pranzo.
- Si, parecchio.- rispose Tom soprappensiero, raccogliendo i libri che aveva rovesciato, tanto per cambiare.
- Allora ragazzi? Vi coinvolge il programma?-
Riddle levò lo sguardo, per vedere Lumacorno fermo davanti al banco suo e di Wallace, seguito da Asteria McAdams, la sua nuova protetta dopo Cloe.
- Si professore.- annuì Ian - L'Invocazione è una materia affascinante. È un peccato studiarla solo al settimo anno.-
- Si, lo so ma non sempre può essere tenuta sotto controllo, infatti il nostro caro professor Mckay v'insegnerà che ci sono dei lati negativi nell'invocare cose e persone con leggerezza.- annuì Horace serio - Non bisogna mai scherzare con certe forze, bisogna avere doti che vanno al di sopra dell'ordinario per potersi destreggiare con grazia e coscienza.-
- Senza dubbio.- disse Wallace - Crede che potremmo già fare esercizio la prossima settimana?-
- Dipende. Vi sentite pronti?- Lumacorno posò anche gli occhietti su Riddle - Tu Tom? Pensi di essere pronto?-
- Quello che penso e la realtà sono due cose distinte.- rispose il grifone, con tono cortese.
- Vero. In fondo siete ancora giovani.-
- Ma professore.- s'intromise Asteria - In fondo la classe è composta di studenti con una media elevata, no?-
- La media centra poco mia cara con certe discipline. Spesso la media è solo uno specchio, un riflesso. Prendi la Divinazione per esempio. C'è chi studia e chi è dotato. Il signor Howthorne ne è uno splendido esempio.-
Damon, che si stava facendo felicemente i cazzi suoi, scoccò un'occhiata obliqua a Tom.
Non aveva sentito una parola, ma fece docilmente un cenno affermativo, quindi quella pallosa conversazione proseguì su binari tranquilli, con Asteria che premeva per accelerare i tempi e Lumacorno che voleva aspettare. O peggio, lasciare la patata bollente a Tristan.
A pranzo, la faccenda venne ridiscussa per l'ennesima volta, diventando un tormentone.
Tom pensava ad altro, tipo il regalo per il diciassettesimo compleanno di Damon, nato proprio il primo novembre.
Anche Maddy era nel suo stesso stato e guardava Vanity Witch, per farsi venire qualche buona idea.
- L'unica cosa che apprezzerebbe secondo me è un sedativo bello potente.- disse la strega, pensosa, sfogliando le pagine annoiata - Tu che gli fai Cloe? Qualche idea?-
La King giocherellava col cibo, distratta - No, per niente.-
- E tu Tom?-
- Degona ha in mente qualcosa.- rispose Riddle - Mi farò dare qualche dritta da lei, ormai sono alla frutta. Non so più che fargli. L'anno scorso Draco l'ha trascinato via da scuola per un giorno intero, con un permesso.-
- Dove l'ha portato? Non ricordo.- disse Madeline.
- Al maneggio dei Dalton.- le ricordò Cloe - Sai che Damon adora cavalcare.-
- Si e che facciamo? Gli compriamo un cavallo?- sbuffò la Nolan - Già ne ha sette a casa sua!-
- E poi non possiamo uscire di nuovo dal castello. I prof ci ucciderebbero.- bofonchiò Riddle.
- Beatrix cosa gli regala?-
- Credo altri cd. Sai come sono quei due.-
- Comprategli una spogliarellista.- propose Sedwigh - Va in bianco da troppo.-
- Grazie Sed, sei un amico.- brontolò Maddy con una smorfia.
- Compratene uno anche tu, magari è la volta buona che te lo scordi.-
- Sei un monumento alla sensibilità capo, niente da dire.- gli disse Martin con un ghigno - Datti una mossa che abbiamo gli allenamenti. Cloe vieni a vederci?-
- Eh?- Claire osservò di striscio Tom, poi annuì con un mezzo sorriso - Ok, va bene.-
- Io torno in biblioteca. Poi andrò da Tristan.- disse Tom alzandosi da tavola - Ci vediamo a cena gente.-
- Ok, a dopo.-

Intanto alla Torre Oscura, qualcuno chiudeva ritmicamente primo l'occhio destro e poi quello sinistro davanti a un cartellone pieno di lettere di diversa grandezza.
Hermione Jane Hargrave fremeva, seduta sul bordo della tavola a due metri da quel cartellone.
- H...S...M...P...R...-
- E l'ultima in basso?- le chiese un Medimago del San Mungo, in piedi davanti a lei, attorniata da tutti gli Auror.
- Una F. Si, una F.-
Il Medimago sorrise, ritraendo la bacchetta.
- Perfetto signorina Hargrave. Ha recuperato totalmente la sua vista. È guarita completamente.-
In seguito a un coro da stadio, ad ovazioni e abbracci pieni di sollievo, Hermione si alzò da tavola al colmo della felicità. Vedeva! Finalmente vedeva di nuovo!
Poteva leggere, guardare gli occhi delle persone, vedere i colori e...guardare i volti amati della sua vita.
La prima cosa che voleva fare quel giorno era uscire in giardino, anche fuori dal castello!
Fra i tanti volti, strizzò l'occhio a uno in particolare.
Harry era appoggiato al muro e colse quel gesto d'intimità. Felice, sollevato, replicò con allegria.
Finalmente la sua migliore amica era tornata quella di prima.
Sapeva che si sarebbe messa subito a caccia dei fantocci del Vendicatore e di informazioni sul Guanto di Minegon ma prima ancora lei doveva fare una cosa.
Hermione cercò Draco, che non era presente. Lo raggiunse nella stanza accanto alla sala riunioni.
Era seduto a terra, contro il muro e guardava dritto verso il divano di damasco.
Tom era in piedi, accanto a lui.
Entrambi erano eccitatissimi.
Stava per succedere.
Hermione entrò e Malfoy, vedendola, le prese la mano con delicatezza e se la tirò fra le gambe, stringendola forte.
Era un momento eccezionale, uno di quelli che si ricordano per tutta la vita.
Tutti erano ansiosi e presto anche Ron, Harry, Elettra, Pansy e anche Edward si accostarono allo stipite.
Sapevano che dovevano fare silenzio, esattamente come avevano fatto quando era toccato a Lucas.
Le quattro tate, Fauna, Flora, Fulva e Fiona si tenevano la bocca, asciugandosi le guance commosse di tanto in tanto.
Silenzio.
Glory, gattonando in una tutina rosa, aveva raggiunto il divano lasciando Lucas ai suoi giochi...e sempre tutta concentrata si era aggrappata al bordo, raddrizzandosi goffamente.
Draco ed Hermione si strinsero le mani senza neanche accorgersene, mentre la bambina li fissava.
Si accorse che tutti la guardavano ma se ne infischiò.
Restando attaccata ai cuscini del divano, mosse qualche passetto...
Sembrava l'ora.
Uno, due passi e il divano finì. La piccola traballò, le manine che arrancavano per trovare un appiglio.
- Glory...- Draco la chiamò, per ricordarle la loro presenza - Glory, vieni qua.-
Lui e la Grifoncina allungarono le braccia verso la figlia, che li osservò come per studiare la distanza.
Quindi, dopo un attimo d'incertezza, tornò a staccarsi dal bordo e mozzando il fiato non solo ai suoi genitori e al suo padrino, mosse il primo passetto verso di loro, senza appigli.
Il momento era delicato, così tutti si morsero le labbra quando la videro ondeggiare pericolosamente.
La figlia di Malfoy non era una che piangeva tanto da spaccare i muri, a differenza di Lucas, ma quando cadeva metteva il broncio e nessuno la scollava più da seduta, quindi la situazione era davvero critica.
Mosse un altro passo goffo e ondeggiò di nuovo.
Era ad appena un metro quando, si sa, la bimba prese un andazzo veloce e finalmente, muovendo passetti velocissimi uno dietro all'altro finì fra le braccia dei genitori che ridendo insieme a tutti gli altri si rovesciarono sul pavimento di granito per la gioia. La prima camminata della piccola venne accolta dagli applausi degli altri, con gli occhi lucidi della madre che aveva ripreso la vista in tempo per un momento simile e l'orgoglio di Draco che si fece volare la piccola sulla testa.
- Brava la mia bambina.- Malfoy le stampò un bacio sulla fronte, mentre Glory gl'infilava le manine fra i capelli - Adesso bisognerà solo metterle il guinzaglio.-
- Il guinzaglio.- rise Edward - Ma vai va!-
- Basterà far sparire gli spigoli, signore.- gli disse Flora, soffiandosi il naso per la commozione.
- Si e anche armarsi di creme contro i lividi.- sorrise Tom entusiasta, prendendo in braccio la sua figlioccia - Bravissima tesoro!-
- Bombo!- tubò Glory - Cattivo bombo!-
- Bombo?- Riddle levò un sopracciglio, quando l'ennesima tegola piombò sul soffitto - Cos'è un bombo?-
- Non saprei.- Hermione sollevò le spalle, troppo felice - Ha camminato benissimo. Sono contenta che non sia caduta.-
- Già e se non altro non ti sei persa i suoi primi passi.- le sorrise Elettra - Contenta?-
- Contentissima.- ammise la Granger - Ora però devo mettermi al lavoro.-
- E ti pareva.- sbuffò Draco.
- Poche storie. Vado da mio nonno. Ho bisogno dei miei libri.- spiegò Hermione - Harry vieni?-
- Di volata.- rispose Potter.
- E' proprio necessario?- s'intromise Ron seccato.
- Se ti fa sentire meglio mi porto dietro Crenshaw.- celiò la Grifoncina.
- Peggio che andar di notte.- sibilò Malfoy perfido - Che ti serve?-
- Libri su oggetti malefici, devo raccogliere informazioni sul Guanto e poi qualcosa sull'Esalazione dell'Alito di Vita grazie a talismani. Voglio aiutare il preside sullo studio dei fantocci del Vendicatore.-
- Posso aiutarvi Herm?- le chiese Tom.
- Se hai del tempo libero ti passo qualcosa.- annuì la Granger - Appena Lucilla si fa viva passerò anche da Caesar.-
- Che ci devi andare a fare da Cameron?- brontolò sempre Draco, stizzoso.
- Sento qualcosa che sfrigola.- ironizzò Harry.
- Sta zitto Sfregiato.- lo minacciò il biondo - O ti faccio regredire all'età di tuo figlio.-
- Piano con le parole.- li zittì subito Elettra - Non mi va di occuparmi di altri guai in fasce, chiaro?-
- Chiarissimo.- insinuò Potter troppo deliziato per pensare ad altro se non alla sua uscita - Herm andiamo?-
- Ma tu guardalo.- si schifò Ron - Che ruffiano.-
- Non seccarci.- Harry gli fece la lingua - Ci avete tenuti in gabbia per due mesi, non andate in paranoia se non ci vedete tornare per giorni!-
- Si, peccato che quando rientri poi ti taglio la gola.- sibilò Draco, avvisandolo - Occhio a quello che fate.-
- Contaci. Staremo attenti.- gli promise Hermione, dandogli un bacio leggero - Chiamo Crenshaw e poi partiamo.-
- Salutaci Jane e quella perla di tuo nonno.- ringhiò Malfoy fra i denti - Mentre Cameron può anche andare all'inferno per quel che mi riguarda. E tu prova ad aprire bocca San Potter e ti ritroverai steso per una dose letale di veleno.-
- Mamma mia, che caratteraccio.- fischiò Edward dalle retrovie.
- E vai al diavolo anche tu Dalton.-
- Bene, ognuno s'è preso le sue.- rise Hermione - Prepariamoci.-
- Bombo cattivo!- gorgogliò di nuovo Glory.
- Cosa cavolo è sto bombo?- brontolò Draco all'ennesima pioggia di tegole - Non capisco proprio!-
Erano le quattro di pomeriggio quando scesero tutti in giardino, un'ora più tardi, seguiti da un piccolo codazzo di persone. Fermi davanti alla fontana c'erano anche Gary e i suoi compagni.
Erano usciti in ricognizione e avevano di nuovo incontrato dei mannari, anche se stavolta si erano dati velocemente alla fuga, essendo in numero troppo basso rispetto agli Auror.
- E così non mollano.- disse Tom.
- A quanto pare.- Damon ascoltava attento - Asher Greyback è bello testardo.-
- Basta che stia lontano da noi e dai bambini.- sibilò Riddle, ancora memore di quello che il principe aveva fatto a Godric's Hollow - Non si potrebbe bombardare la Foresta? No eh?-
- Se poi vuoi farti scuoiare dai centauri.- fece Harry, infilandosi i guanti - Che nebbia odiosa.-
- Già, non si vede uno gnomo.- disse Tristan, fermo con Degona, Clay e Sphin - Qualcuno ha visto Jess?-
- E' là sotto le arcate col signor Morrigan.- lo avvisò Silente, imbacuccato nel mantello accanto a Harry - E' stato di ronda stamattina e ha visto altri Dissennatori attorno alle mura. Continuano a cercare di entrare. Temo che a questo punto dovrò lasciarvi divertire col tiro al bersaglio, ragazzi.-
- E sarebbe estremamente interessante veder polverizzare un Dissennatore.- continuò Lumacorno - Specialmente da te, caro Harry. È stata Lady Lancaster a insegnarti, vero?-
- Si. Lucilla è maestra in molti campi.- sussurrò il bambino sopravvissuto.
- Quindi andrete da Liam e tornerete indietro, giusto signorina Granger?- chiese il preside.
- Si, ad Hargrave Hall ci sono molti dei miei testi e già stasera potremmo saperne molto di più di quei fantocci. Se meccanici o magici potrò dirvelo solo dopo aver consultato certi libri.-
- Che andrebbero messi sotto chiave.- berciò Draco.
- Che hai contro i miei libri?-
- Sono proibiti.-
- E da quando questa parola per te vale qualcosa?-
- La finite voi due maledetti umani?- s'intromise Jeager seccato - Hargrave non ho da perdere tutto il giorno!-
- Perché, che altro hai da fare?- ribatté la Grifoncina.
- Andare a raddrizzare casa mia, per esempio. O battere palmo palmo questo posto, altro esempio.- Crenshaw la guardò storto - I Sensimaghi potranno non sentire niente, ma io mi fido poco.-
- Grazie.- sibilarono Clay e Cloe in coro.
- Prego.- rispose il mezzo demone di rimando, acido come suo solito.
Poi, come spesso accade in certe situazioni, successe tutto in lampo.
Nessuno poté prevederlo. Neanche Harcourt e la King che non percepirono assolutamente nulla.
Nessuna magia, nessun intento ostile.
Ma successe.
Fra la nebbia che contaminava anche le arcate del giardino, apparve qualcuno.
Bardato di nero, con un lungo mantello e un cappuccio alto e appuntito.
Una maschera scheletrica sul viso.
Si fece avanti, a passo veloce e deciso. Ma quasi...meccanico, a scatti.
Arrivò dalla parte di Jess e Milo ma nessuno dei due capì cosa stesse accadendo.
Comparso proprio dal nulla, l'incappucciato in nero fu addosso a Jess, alle sue spalle.
Milo rimase immobile, come in un altro mondo quando Mckay sgranò gli occhi e un gemito gli salì alle labbra.
Abbassando gli occhi su di lui, il Diurno vide lo stomaco di Jess trapassato da una lama.
E poi la figura in nero li sorpassò.
Come al rallentatore, rimase piantato in mezzo al giardino, mentre tutti si giravano, vedendo Jess fra le braccia di Milo.
Poi il grido rauco che sembrava venire dall'inferno stesso.
- TOM RIDDLE!-
Lento, incosciente, Tom si volse.
E solo vide una bacchetta, puntata contro di lui.
Poi venne sospinto, gettato di lato. Fino a quella magia, invocata di nuovo dopo tanto tempo.
- AVADA KEDAVRA!-
Se qualcuno avesse detto che il miracolo dopo ventisette lunghi anni si sarebbe ripetuto...
No, nessuno poteva prevederlo.
Ma quel giorno tanti occhi furono i testimoni del motivo per cui Harry Potter era il bambino sopravvissuto.
L'Anatema Senza Perdono viaggiò veloce, implacabile verso di loro.
Col suo morboso e letale tocco prese in pieno Harry, avvolto misteriosamente in una nube elettrica smeraldina.
Quando cadde all'indietro, il silenzio regnava sovrano in quel giardino.
Poi le grida di terrore degli studenti presenti e la risposta repentina di Ron che, levato un pugnale, lo lanciò verso il nemico, colpendolo in pieno al petto.
Il Mangiamorte crollò, rantolando a terra ma nessuno badava a lui.
Fra le invocazioni e il terrore, Tom annichilito riuscì a strisciare fino al colpo di Harry.
Draco era stato il primo a raggiungerlo e sollevandogli la testa, era rimasto con gli occhi ridotti a laghi ghiacciati a guardare. Impotente.
Tutti ora, guardavano Harry Potter.
Fra le lacrime e i pianti, il bambino sopravvissuto era incosciente.
La cicatrice sulla sua fronte sembrava come infuocata.
Eppure lui riaprì gli occhi.
La prima cosa che vide fu il cielo plumbeo. Poi sentì il calore delle mani, attorno a lui, che lo stringevano.
Ma non sentiva le voci. Non vedeva i visi.
Sentiva solo un grido lontano. Di una donna.
Si, una donna aveva gridato.
C'era qualcuno di fronte a lui.
Un uomo con gli occhi rossi, pallido. Un demone forse.
Ora ricordava.
Sopravvissuto.
Di nuovo.
La morte non era riuscita a portarselo via.
Voldemort non era riuscito a portarselo via.
Ma ora non c'era Voldemort. C'era qualcuno sopra di lui che gli assomigliava.
Harry non lo riconobbe.
Però una cosa la sentiva...
Odio. Che scorreva, violento come un fiume in piena.

La notizia corse in fretta, serpeggiando nella scuola di Hogwarts come se fosse nata un'altra leggenda.
Harry Potter aveva di nuovo sconfitto l'Anatema Senza Perdono.
Qualcosa l'aveva salvato.
Il bambino sopravvissuto aveva mostrato una seconda volta il suo miracolo.
In quel momento riposava nella Torre Oscura, insieme a Jess Mckay che era stato salvato questa volta per un soffio.
Il pronto intervento di Lucilla dei Lancaster, apparsa come se fosse stata chiamata, aveva salvato il cognato dal dissanguamento, quando neanche Fanny era riuscita a sopperire in tempo a una ferita tanto profonda.
Tutti tacevano o piangevano. Si guardavano negli occhi, senza capire. Angosciati.
Memori della morte di Harry, avvenuta sei anni prima.
Tom stava seduto sul davanzale della finestra, come in trans.
Gli occhi ancora rossi e gonfi, ricordava tutto come un incubo. L'incubo del passato.
Si chiuse le mani sul viso, sforzandosi di respirare regolarmente ma era stato troppo.
- Bevi.-
Guardò la tazza posata sul davanzale, senza vederla realmente.
- Cos'è?- mormorò.
Draco si accese una sigaretta, prendendo una sedia e mettendosi sotto di lui - Calmante.-
- Bevilo.- gli consigliò anche Damon - Sei troppo pallido. Hai bisogno di rilassarti.-
- E come faccio a rilassarmi?- sibilò allora Riddle, sentendo l'ira montargli dentro come una tempesta - Come pretendete che lo faccia? Hanno quasi ammazzato Harry e Jess per uccidere me!-
- Il problema non è quello.- disse Malfoy, dando un lungo tiro.
- A no?- urlò allora suo cugino - E quale sarebbe allora il problema secondo te?!-
- Come ha fatto a entrare per esempio.- disse Edward, seduto sul divano accanto a Ron.
- E secondo voi la grana sarebbe tutta lì.- Tom rise senza allegria - Fantastico.-
- A noi vogliono farci fuori da una vita, non è il caso che adesso te ne fai un vanto.- gli disse Draco.
- C'è poco da scherzare! Per ammazzare te non hanno mai preso Har...-
Tom, all'occhiata del cugino, tremò. Si chiuse la bocca, rannicchiandosi contro il vetro.
Il passato era tornato di nuovo.
Harry era per morto per Draco sei anni prima. Si era frapposto fra lui e la lama che doveva ucciderlo.
- Calmiamoci.-
Hermione si era messa in piedi, dopo un lungo sospiro.
- Cosa vuoi fare?- le chiese Ron, in un soffio.
- Mi hanno stufato.- la strega si girò verso di loro, gli occhi fiammeggianti di collera - Hanno commesso di nuovo un grave errore. Stavolta hanno esagerato sul serio.-
- Dove vai?- la bloccò Draco - Mezzosangue non è il momento di cercare guai.-
- Ma non è più il momento per starsene buoni.- rispose - Ora vado a Hargrave Hall. Prenderò ciò che mi serve, poi andrò da Caesar. Jeager verrà con me dopo di che farò parlare quell'uomo.-
- E' tardi.-
La voce giunse dalla soglia.
Era entrata Lucilla, seguita da Silente.
- Come sarebbe è tardi?- le chiese Ron - Che è successo?-
- Il tuo pugnale gli ha raggiunto il cuore.- rispose la demone con la massima calma.
- Prima di morire ha detto qualcosa?-
Lucilla tacque, fissando Tom.
- Ha detto che Harry Potter ha fallito.-
- Ha fallito? Cosa significa?- sussurrò Edward.
- Nell'uccidermi forse.- ringhiò Tom fra i denti.
- Non ricominciare.- l'ammonì Draco - Questa è l'ultima delle stronzate che voglio sentire.-
- Me ne frego! Hanno usato l'Avada Kedavra contro Harry!-
- E non gli ha fatto neanche colare il sangue dal naso.- lo zittì Malfoy gelido, esasperato e fuori di sé dalla collera - Perciò falla finita una volta per tutte! Non siamo sopravvissuti tutti fino adesso facendo tanti complimenti l'uno all'altro! È così che le cose vanno nel mondo reale Tom! Ci si copre le spalle le spalle a vicenda!-
- Non contro l'Anatema Senza Perdono!-
- Basta Tom, finiscila adesso.- Lucilla lo scrutò imperiosa, mettendolo finalmente a tacere - Ora. Harry sta bene, Jess si riprenderà in un giorno o due. Hermione, mentre vai da tuo nonno e da Caesar tieni gli occhi aperti. Il preside e i professori raddoppieranno i turni di guardia, voi cercate di scoprire come diavolo ha fatto a entrare a Hogwarts quel fantoccio! Io vado a controllare le mura insieme a Tristan. Clay cerca di capire perché non hai sentito la presenza di quell'essere!-
- Dov'è il cadavere adesso?- le chiese Draco.
- Nei sotterranei.-
- Se è un manichino non lo si può riportare momentaneamente fra i vivi?- propose Edward.
- Non sappiamo ancora con che magia gli è stata introdotto l'Alito di Vita.- scandì la demone - Appena Hermione avrà completato i suoi studi lo faremo parlare. Nel frattempo cercate di riordinare le idee e di stare lontano dai guai. Domani alla festa di Halloween sarà triplicata la sorveglianza.-
- Milady...secondo me il problema è dentro le mura.- interloquì Jeager.
La Lancaster e Crenshaw si scambiarono un'occhiata.
- In parole povere?- sibilò Ron spiccio.
- Credo che Jeager abbia ragione.- disse Harry, apparendo sulla porta della sua camera.
- Harry!- strillarono tutti - Dio stai bene!?-
- Non urlate.- bofonchiò, tenendosi la testa - Mi sembra di avere un esercito di nanetti armati di pungolo che mi scalpellano le tempie.-
- Ringrazia di averle ancora le tempie.- ironizzò Draco pesantemente - Cosa intendevi prima?-
- State tutti bene?- Potter si guardò attorno - Allora? Tom tutto ok?-
- No.- ringhiò Riddle fra i denti, bellicoso.
- Ottimo. Dicevo che Jeager ha ragione. Non c'è modo di entrare nella barriera del preside.-
- Io e Cloe non lo abbiamo sentito quel bastardo.- gli fece notare Clayton - Potrebbe essere andata così invece.-
- No, è impossibile. La barriera regge anche contro i Dissennatori.- disse pacatamente Silente.
- Perciò è entrato per altre vie.- Ron andò alla libreria, tirando fuori una mappa topografica del castello, della Foresta Proibita e delle terre circostanti, srotolandola sulla tavola - Possono essere passati dal Lago Nero.-
- Intendi per il tunnel sotterraneo?- Hermione guardò la cartina, pensosa.
- Il lago non è tenuto sotto controllo.- sibilò Milo - Bisogna spargere gli Auror sulle sponde.-
- Non è necessario.- disse Silente - Basterà chiedere aiuto alle sirene, come in passato il signor Malfoy ha fatto con gli abitanti della Foresta Proibita. Me ne occuperò io.- disse andando alla porta.
- Le darò una mano.- lo seguì Edward.
- Sai parlare il marinese?- bofonchiò Harry allibito.
- Vatti a rileggere la mia scheda cocco.- cincischiò Dalton, sparendo - Ci vediamo più tardi.-
- Dove cazzo l'ha imparato il marinese?-
- E che ne so. Sai com'è.- borbottò Ron - Altre vie non ce ne sono. A meno che questo Vendicatore non sia stato un allievo di Hogwarts e non conosca alcune dei passaggi segreti. Harry ti toccherà andare a tapparle tutte.-
- Che meraviglia.- Potter schioccò la lingua, concentrato su qualcos'altro - Via terra e via acqua. Altro non possiamo fare. Ci sarebbe la Camera...-
- La Camera?- Tom assottigliò gli occhi blu - Dovrebbe essere chiusa no?-
- Non ci vado dentro, non guardarmi in quel modo. Solo che la bocca di Salazar è collegata a un tunnel che porta a una grotta sotterranea enorme e profonda che sbocca nella Foresta Proibita. Ora ci stanno i centauri a farle la guardia ma non si può mai sapere.-
- Di quella grotta dovrebbe saperne solo il Lord Oscuro.- disse Milo - Quel fantoccio era del Vendicatore.-
- La prudenza non è mai troppa.- scandì Jeager - Voi state pure qua a chiacchierare. Io porto la Hargrave dal suo vecchio, poi ci metteremo a battere questo baracca per lungo e per largo.-
- Noi possiamo fare qualcosa?- chiese Damon a bassa voce.
- Tu devi dormire tranquillo.- gli disse Harry, sedendosi a tavola esausto, passandosi le mani fra i capelli - Mentre tu Cloe puoi cercare di capire con Clay perché non percepite nessuna aura attorno a questi fantocci senza vita.-
- E io?- Tom ancora tremava - Mi dai qualcosa da fare o devo starmene a cuccia?-
- Se non hai problemi con la magia oscura puoi aiutare Hermione e Silente con il Guanto e il resto. Te la senti?-
- Mi fa schifo ma lo farò lo stesso.-
- Perfetto.- il bambino sopravvissuto si mise in piedi - Credo che andrò a dormire adesso.-
- Ecco bravo. Vai a dormire.- gli sibilò Draco - E già che ci sei cerca di ringraziare il cielo della tua fortuna sfacciata Sfregiato.-
- Io ancora non mi spiego perché la magia più potente dei maghi non abbia effetto su di te, caro Harry.- Lumacorno, in un angolo con gli altri professori aveva gli occhi che luccicavano - Tu sei davvero un miracolo.-
- Il miracolo è che sia vivo dopo la seconda volta!- sbraitò Ron furente - Tornatene a letto e restaci, fammi questo maledetto favore!-
Il bambino sopravvissuto se ne andò brontolando, come se non fosse accaduto nulla.
Eppure...si, eppure la leggenda si era ripetuta.
Lucilla si portò una mano al petto, sopra il tatuaggio frammentato dalla stessa cicatrice di Harry.
Bruciava.
La cicatrice bruciava.
E non era un buon presagio.
Se non altro, ancora una volta, la speranza non era andata distrutta.
Anzi. Era più viva che mai.
E questo i suoi nemici non potevano saperlo.

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21° ***


figli21

 

 

Uno squarcio di luce fioca e plumbea filtrò dal baldacchino, colpendo gli occhi di Tom.
Luce.
Un Anatema Senza Perdono.
Un fulmine in un sogno.
Occhi verdi sbarrati.
Tom aprì le palpebre di scatto, balzando a sedere fra le lenzuola come una molla.
Harry.
Il cuore sembrava scoppiargli nel petto, tanta la forza del ricordo del giorno prima.
Ma Harry Potter non era morto. Harry Potter era sopravvissuto. Per la seconda volta.
Si portò una mano alla gola, cercando di respirare mentre con l'altra apriva il baldacchino di pesante velluto rosso, guardando oltre la finestra. Nebbia.
Il trentuno ottobre era pesante e fioco, quasi impalpabile.
Halloween.
Passandosi una mano fra i capelli, cercò di tornare a respirare.
L'incubo peggiore che avesse mai avuto.
Guardò l'ora e vide costernato che erano le dieci e mezza di sabato. A fatica mise un piede giù dalla sponda del letto, toccando qualcosa di gommoso.
Rialzò lo sguardo e...rise. Si, lo fece.
Per l'ennesima volta in sette anni, aveva la camera da letto invasa di palle di gomma che non l'avrebbero fatto arrivare vivo alla porta.
Incrociò le gambe sul materasso, guardando quel disastro senza perdere quel mite e malinconico sorriso.
Harry.
Che fosse il suo modo per ricordargli quella promessa?
"Io ti proteggerò sempre. Da chiunque voglia farti del male. Lo giuro."
Socchiuse gli occhi, tremando dentro.
Harry Potter, speranza dei maghi. La sua speranza. La sua più vera speranza.
- Grazie.- mormorò Tom a bassa voce.
Erano le undici quando riuscì, arrancando, ad arrivare alla porta del bagno per vestirsi e farsi una doccia, non prima però di essersi messo un cerotto sull'ennesimo livido in mezzo alla fronte, tipo unicorno.
Quando si fu infilato un paio di jeans e un maglione dello stesso profondo colore delle sue iridi, decise che era ora di andare a vedere se anche Ron e gli altri erano sopravvissuti alla catastrofe mattutina del perfido demone di Halloween.
Era a metà della scala a chiocciola che portava in sala comune, a Grifondoro, quando un grido atroce ebbe quasi il potere di farlo rotolare giù per due piani, facendogli rompere il collo.
Arrivato in sala comune vide pochissima gente in giro ma alcune matricole erano sotto la scala per il dormitorio femminile e Tom ci avrebbe scommesso un braccio: quella voce era di Cloe.
Sapendo che i gradini avrebbero formato uno scivolo, levitò a qualche centimetro dal suolo e risalì rapidamente la scaletta. Una volta ai piani alti trovò alcune ragazzine del terzo anno che strillando come delle oche gl'indicarono le stanze della camerata della sua biondina.
Fermo davanti alla porta bussò un paio di volte ma all'ennesimo strillo e al richiamo ad alta voce della King entrò con la bacchetta alzata. Non fece in tempo a vedere neanche il caminetto acceso e i quattro letti delle ragazze che Cloe corse verso di lui, solo con la camicia di un pigiama rosa pieno di pecore.
- Tom!- urlò nascondendosi dietro alla sua schiena e stringendolo forte, affondando la testa fra le sue scapole - Ti prego, caccialo via, caccialo via!!! Togli quell'orrore dal mio letto!!-
Costernato, Riddle rimase di sasso nel vedere un topaccio gigantesco e peloso sul costoso copriletto vermiglio della Sensistrega. Una pantegana con dei baffi lunghissimi e una coda chilometrica.
Peccato fosse solo un peluche.
Con le braccia quasi a terra, Tom scosse il capo.
- Tesoro...- disse cercando di non ridere - E' un pupazzo. È uno degli scherzi di Harry.-
- NON M'IMPORTA!!- strillò di nuovo la King, assordandolo - Fallo sparire! Non li sopporto i topi! Stavo quasi per morire quando mi sono svegliata e me lo sono visto addosso! CACCIALO VIA!-
- Evanesco.-
Qualche minuto e Cloe si era calmata, anche se ancora non riusciva a staccarsi dal maglione del Grifondoro.
Tom non era mai riuscito a capire da dove arrivasse tutta quella fobia per i topi, visto com'era coraggiosa la King rispetto a qualunque ragazza, ma non indagò oltre, sapendo che l'avrebbe messa in imbarazzo e soprattutto perché gli stava appiccicata mezza nuda e la cosa cominciava a bloccargli l'ossigeno a fondo gola.
Stava per rassicurarla ancora che non c'erano più "schifosi scherzi della natura" a spasso per la camerata, quando si accostarono al muro Olivia Andrews, Maddy e pure Sedwigh, salito abusivamente nel dormitorio delle ragazze.
- Oh, scusate!- cinguettò Stanford - Abbiamo interrotto qualcosa?-
Tom e Cloe si staccarono all'istante, lui rosso in viso e lei furente per quello spavento che si era presa.
- No, non hai interrotto nulla.- sibilò la King - Harry mi ha messo un ratto gigante nel letto.-
- Quando me ne sono andata io non c'era nulla.- disse Olivia stranita.
- L'avrà fatto passare dalla finestra.- rise Madeline - Lo fa da sempre! Tutto bene?-
- Si.- la bionda s'infilò la vestaglia - Anche se avrei preferito un risveglio diverso.-
- Non ne dubito.- ironizzò Sedwigh malizioso.
- Sparite tutti.- berciò la vittima della situazione - Devo vestirmi! Grazie per l'aiuto Tom, ci vediamo più tardi! Avanti, fuori!- e spingendolo da dietro, cacciò via lui e gli altri tre curiosi, sbattendo poi la porta sul naso di Riddle che dovette andare in giro per l'ora seguente con dell'ovatta nelle narici.
Per Cloe invece fu diverso. Appena rimase sola imprecò fra i denti per essersi fatta spaventare come un'idiota dagli stupidi scherzi di Harry e a parte minacciare e strombazzare ai quattro venti maledizioni inutili sul bambino sopravvissuto, una civetta bruna si posò sulla sua finestra proprio quando fu vestita di tutto punto.
Stranita, osservò la carta sbiadita e il timbro di cera.
Ma c'era un altro particolare in quella missiva, un particolare che le indicò subito il mittente.
Un cavallino nero con un corno sul capo, in un angolo della busta.
- La Licorne.- sussurrò con una smorfia d'incredulità - No, non ci credo!-

Alle undici e mezza passate, Beatrix e Tom stavano salendo le rampe verso la Torre Oscura mano per mano, visto che la Diurna continuava imperterrita a soffrire di vertigini e nausee. Se non altro almeno la Vaughn si era salvata dalla perfidia di Potter per il momento, visto che Damon si era alzato in un in un lago di caramello e pure coi capelli viola, cosa che per farli tornare normale e farsi passare pure quel profumo dolciastro avrebbe dovuto stare a mollo in una vasca di succo di limone per tutto il giorno.
Una volta arrivati in cima alla Torre però, aprirono la porta e vennero zittiti bruscamente, ancora prima di aver salutato.
Harry era in ginocchio di fronte al divano dove Ron sonnecchiava, stanco morto per la ronda della sera prima.
Non si capiva bene cosa stesse facendo ma Potter stava tingendo la mano di Weasley con un pennellino, senza svegliarlo.
Avvicinatisi, i due maghetti capirono tutto, vedendo quell'essere infido portare la mano unta verso il viso di Ron. Dove Harry la mise, rimase praticamente incollata.
- Oh Harry!- sussurrò Tom - Ma sei fuori!? Come farà a staccarsela?-
Il moro ridacchiò malignamente, tipo diavolo in persona, alzandosi in silenzio - Prima o poi lo troverà del solvente.- e se ne andò nell'anticamera, lasciando il rossino con quella mano sulla fronte, come in posa.
Secondo quanto vennero a sapere poi nelle ore seguenti, non si era salvato veramente nessuno dall'attacco alla colla.
A quanto pareva la sera prima Hermione e il bambino sopravvissuto avevano impiastricciato per bene tutti i bagni di Hogwarts e per qualcuno non era stata una bella esperienza restare per ore incollato per le chiappe alla tazza del cesso. Più saggiamente, Elettra, Edward e Draco avevano levate le tende all'alba, senza toccare nulla ma Jeager invece, che non era avvezzo a certe cose, era rimasto con la bocca incollata alla tazza del caffè e il mezzo demone aveva fatto una grana di tre ore per farsi staccare la ceramica dalle gengive, specialmente quando William aveva rischiato di staccargli i denti per liberarlo.
Ma l'incoscienza non si era fermata lì: Milo per colazione si era bevuto mezzo calice di succo di pomodoro, e ancora sputacchiava nel bagno, mentre Tristan, facendosi la doccia, si era praticamente lavato nella vernice blu, assomigliando in tutto e per tutto a un puffo.
Unico sopravvissuto al massacro era Jess.
Se ne stava a letto, attorniato dalla solerte Degona, da suo figlio Alexander che stava seduto col lui a letto e sua moglie Sarah che si era messa in testa di fare la crocerossina, ottenendo risultati desolanti.
Non era molto adatta a fare la mogliettina, infatti gli aveva rovesciato addosso il thè e ora ripuliva tutto, ancora preoccupata dello stato di salute del marito che sbraitava per alzarsi dal letto.
- No, tu non ti alzi!- ordinò Sarah per l'ennesima volta, con le mani sui fianchi - Ieri hai quasi rischiato di morire e adesso te ne stai a letto! Ci sono altri Auror a proteggere il castello.-
- Ma sto bene, come te lo devo dire?- sbuffò Mckay esasperato - Lucilla mi ha guarito bene.-
- Ha ragione zia.- annuì anche Degona - La mamma è brava con queste cose.-
- Papi ma cosa ti è successo ieri?- gli chiese Alex, con la sua vocetta dolce.
- Niente, mi sono solo preso un raffreddore.- sorrise Jess, carezzandogli la testa bionda e prendendoselo in braccio - Ma la zia Lucilla mi ha curato. Ora sto benissimo.-
- Allora mi porti a vedere i gufi?- chiese il bambino felice - Voglio scrivere al nonno!-
- No Alex.- lo bloccò Sarah - Papà deve stare ancora tranquillo. Ti porterò io domani in Guferia. Ora tu e Degona andate, papà deve dormire ancora un po'. Degona, tesoro, puoi portarlo dalle tate?-
- Si, certo.- annuì la piccola Mckay, baciando Jess e prendendo Alex per la piccola manina - Ci vediamo più tardi zio. Ti devo chiedere delle cose. A dopo!- e sparita oltre la porta, lasciò Jess con una pippa lunghissima.
Osservò sua moglie corrucciato, quasi imbronciato come un bambinetto dell'asilo.
- Non fare quella faccia! Quella spada poteva ucciderti.-
- Ma sono vivo e vegeto.- sbuffò - Perché ti fai tanti problemi? Sto bene, posso camminare benissimo!-
- Non m'importa se Lucilla ti ha rimesso a posto! Tu ora ti riposi!- scandì Sarah serissima - Non voglio che ti sforzi.-
Jess rimase a fissarla per un attimo, poi lasciò perdere.
- Come ti pare.- borbottò, rimettendosi contro i cuscini.
Lei rimase basita da tanta accondiscendenza, ma non sicura al cento per cento prese un libro e si mise in poltrona, accanto alla sponda.
- Perché resti?- le chiese.
- Ti do fastidio?- gli chiese intimidita.
Lui tacque per un secondo, poi scosse il capo - Va bene, rimani.-
- Grazie. Vuoi qualcosa?-
- Hermione è tornata coi libri da Hargrave Hall?-
- Proprio non riesci a pensare ad altro eh?- sua moglie fece un sorriso triste - Si, è tornata. È col professor Silente nel suo studio. Si messi alla ricerca di qualche informazione su quel guanto.-
- E' andata da Cameron?-
- Credo di si ma ha detto che non l'ha trovato.-
Caesar Cameron che non era al suo inviolabile palazzo? Jess alzò le sopracciglia, ma lasciò perdere.
- Vuoi davvero che rimanga?-
- Se vuoi chiamarmi Lucilla, magari con lei mi diverto di più, visto che devo stare a letto...- insinuò velenoso e dispettoso. Sarah infatti lo guardò male ma poi sospirò, ammansendosi - Hai ragione, mi dispiace. Sono stata una stupida. Verso di lei intendo. Dovrei chiederle scusa.-
- E a me no? E già, io mi faccio sempre i compagni dei miei fratelli. Già che ci siamo dovrei chiedere scusa anche Sofia visto che sono così vigliacco da ripassarmi anche suo marito.-
- Si, tu e Andrew fareste davvero una coppia magnifica.- rispose la strega, abbassando gli occhi nocciola sulle pagine del libro - Comunque mi dispiace sul serio. So che non lo faresti mai. Anche se non mi ami.-
Jess non rispose, portando la sguardo oltre la finestra. Il discorso poteva considerarsi chiuso ma...lui sapeva che non lo era. Lumia era sempre lì. Come una condanna sulla sua testa e sul suo cuore.

Alle cinque di pomeriggio, Hermione Hargrave sollevò la testa dalla miriade di libri proibiti di cui si era attorniata e si versò del thè, esausta. Lo studio del preside era ben illuminato ma l'aria uggiosa di quel giorno di Halloween sembrava mettere tutti di cattivo umore.
Dall'altro capo della scrivania c'era Silente, immerso in un tomo di pelle scura da cui ogni tanto usciva una mano grifagna che cercava di strangolarlo ma il vecchio mago sembrava non farci molto caso, a differenza di Lumacorno che dopo aver rischiato lo strangolamento tre volte, si era messo a cercare nelle cronache macedoni, dove sembrava che Alessandro Il Grande avesse usato un Guanto di Minegon per sterminare i grandi eserciti del re Dario.
Tutta la mattinata era stata una ricerca vacua e priva di un bersaglio preciso ma mentre il particolare dei rombi bianchi era stato un buco nell'acqua su tutta la linea, alla fine Silente era riuscito a mettere le mani su una lista di riproduzioni di quel Guanto usato dal tizio mascherato, una lista abbastanza corta.
- Ne sono state fatte solo cinque riproduzioni.- disse, quando il pendolo batteva ormai le sette e mezza - Ci sono amici miei. Credo di avere una base di partenza. Dunque...il Guanto Primordiale, quello appartenente ad Alessandro Il Grande, è andato distrutto con la caduta del suo impero. Ne sono stati prodotti altri quattro. Uno è andato disperso con le crociate, un secondo è nei sotterranei della dimora degli Harkansky, la famiglia di demoni puri da cui discende Lucilla, un altro si trova al Vaticano, a Roma. Il quarto invece a Praga, nella residenza di un Antidiluviano.-
- Vampiri.- sibilò Jeager, seduto sul divano e anche lui sommerso di pergamene - Chi è?-
- A Praga c'è un solo Antidiluviano*.- rispose Hermione, continuando a leggere attenta i suoi testi - Quello dei Salubri.
Si dice che l'Antidiluviano Saulot sia stato torturato per secoli dagli Auror, nelle segrete del castello reale di Praga. I vampiri del clan Salubre sono difficili da catturare. Sono dotati di una particolare disciplina che scaturisce dal loro terzo occhio, posto sulla fronte, pare che lenisca le ferite dei confratelli vampiri. Non credo però ci sia Saulot dietro a tutto questo.-
- Li conosci bene le sanguisughe.- insinuò Crenshaw - Comunque hai ragione. Si dice che Saulot sia impazzito. Non gliene verrebbe nulla in tasca a rompere le scatole al mondo magico. Specialmente qua in Gran Bretagna.-
- Ma allora cosa rimane?- fece Lumacorno - I parenti di Lady Lancaster sono demoni puri, non s'immischierebbero mai in questa guerra. Resta quello disperso nelle crociate, di cui non si hanno notizie. E quello al Vaticano.-
- Però non c'è gente migliore degli italiani per nascondere oggetti occulti.- ponderò Silente, accendendosi la pipa - Questo però non toglie che potrebbe essere accaduto qualcosa.-
- Ho ancora dei contatti in Italia.- La Grifoncina sollevò finalmente gli occhi dorati - Posso farmi ripagare di vecchi favori. Oppure andare direttamente laggiù.-
- Dagli Zaratrox? Vuoi farti ammazzare Hargrave?- Jeager rise - Non ci pensare neanche. L'onore spetta a me.-
- Zitto.- Hermione agitò la mano, noncurante - Preside, che altre soluzioni abbiamo?-
- Nessuna direi. Bene mia cara. Credo che tu possa cominciare a chiedere ai tuoi vecchi amici qualche ricerca. Noi intanto ci occuperemo del Guanto disperso nelle crociate. Forse, seguendo il corso della storia, arriveremo al nuovo proprietario. Quell'uomo, devo ammetterlo, ha saputo coprire bene le sue tracce.-
- Già. È potente se è riuscito ad abbattere la barriera del mio castello.- mugugnò Crenshaw, suo malgrado molto irritato - Fate come credete ma per me immischiarsi coi Bilancieri è solo una fonte di guai in più. Inoltre li hai traditi Hargrave. Credi di avere l'immunità diplomatica per caso?- chiese serafico - Quelli non scherzano coi traditori. Volevano Tom Riddle morto e...- Jeager tacque di botto.
Hermione sollevò lentamente il viso mentre Silente rimase con la pipa a mezz'aria.
Ora tutto taceva.
Zaratrox.
- Può essere.- sussurrò Silente a bassa voce.
- Non so.- Hermione avvertì un brivido antico, un brivido che non sentiva da tanto - Non sono i loro metodi questi. Io li conosco. Sono una di loro. Li avrei riconosciuti. Non si abbassano a usare fantocci, manichini.-
- Però volevano morto Tom da bambino. E adesso c'è un intero esercito di gente incappucciata di rosso e bianco che usa il nome dei Mangiamorte per uccidere Tom e scatenare una lotta all'ultima magia fra Potter e il Lord Oscuro.- incalzò il mezzo demone - Hargrave, fossi in te ci penserei bene. Forse ci sono davvero gli Zaratrox dietro gl'Illuminati.-
La strega serrò i denti. Si alzò, sentendosi soffocare e andò ad appoggiarsi alla finestra.
No, non potevano essere gli Zaratrox.
Lei li conosceva i Bilancieri. Era stata una di loro per un anno intero. Non erano quelli i loro metodi. Certo, non erano stinchi di santo ma il loro unico interesse era quello di tenere orizzontale, senza pendenze, la lancia fra Bene e Male.
No. Ne era sicura.
Non erano loro.
Ma dunque...chi poteva desiderare tanto la morte di Tom?
Chi odiava tanto Voldemort da voler uccidere suo figlio?

Il grande pendolo nell'ingresso di Hogwarts batté le nove e mezza, due ore più tardi.
La cena e il grande banchetto erano stati deliziosi e la festa di Halloween stava per cominciare.
Studenti travestiti in sgargianti abiti di mille colori affollavano il salone e i corridoi, pronti per rientrare nella Sala Grande, addobbata pomposamente dai volontari del Comitato Studentesco.
- Però. Questa è quello che si dice un bel bordello.- frecciò Martin Worton, entrando di seguito a Bruce Joyce e Ian Wallace, mentre le tre Grazie passavano sotto il loro naso vestite da conigliette di Play Boy.
- Non lo sai?- rise Maddy, vestita da hawaiana - Halloween serve più che altro per "svestirsi".-
- Mi svesto per andare a letto, grazie.- mugugnò Ian, scuotendo il capo - Gli altri dove sono?-
- Se cercate Matt è in infermeria a farsi ricrescere la pelle sul sedere.- rispose Neely Montgomery, seduta sul divano d'angolo vicino all'ingresso, con Patience Hogs e una irriconoscibile Mary J. Lewis, vestita la famosa regina Elisabetta, pallida come un cadavere e un'elaborata acconciatura del settecento - Si farà vedere più tardi, ammesso che riesca a camminare.-
- Qualcun altro è rimasto incastrato sui water?- borbottò Martin, dopo essere tornato con delle Burrobirre per tutti.
- No ma al secondo piano una tazza ha quasi fagocitato Clyde Hillis.- rise perfidamente Madeline - Alderton ha rischiato di fare la stessa fine, peccato che perfino il cesso non l'abbia voluto.-
- Carina questa.- Neely si guardò attorno, accaldata nel vestito da sposa macchiato di sangue che Matt, patito di Tarantino, era riuscito a farle indossare. Cercava qualcuno, anche se nemmeno lei sapeva bene chi, fino a quando, vedendo Damon sulla soglia della Sala Grande a braccetto con la King, capì che forse aveva già valicato una linea pericolosa.
Osservò la coppia e poi si dette della sciocca.
Che andava pensare.
- Oh, eccovi!- lì salutò Mary, agitando il ventaglio con eleganza - Cloe che bella che sei!-
Claire sorrise, facendo una leggera piroetta su se stessa, svolazzando in un vestitino bianco intarsiato di perline, pieno di veli e strati trasparenti, con un corno d'avorio incastrato in un diadema sulla fronte.
- Decisamente originale.- le disse Mary - Un unicorno, giusto?-
- Esatto.- rispose la bionda Grifondoro, che aveva riacquistato un po' di buon umore - Anche voi state bene.-
- Mai come te.- insinuò Martin melenso - Se non stai attenta stasera ti faccio la festa, Cloe.-
- Si, come no.- rispose l'altra, guardandosi attorno - Tom e Trix?-
Non le giunse risposta, se non il sogghigno ironico di Howthorne, vestito con un lungo cappotto nero e un paio di ali da pipistrello attaccate alla schiena, tutto a causa delle sue Serpeverde del quinto e sesto anno che l'avevano preso come modello e per tutto il pomeriggio l'avevano usato come puntaspilli, fino a tramutarlo in quella parodia di uomo-pipistrello o Merlino solo sapeva cos'altro.
Damon comunque non se la prese per l'occhiataccia di Cloe, anche se entrambi sapevano che né Riddle né la Vaughn avrebbero mantenuto la promessa di farsi vedere. Era inutile sperarci. Piuttosto si sarebbero fatti scartavetrare la faccia. Frugando nelle tasche, trovò le sigarette e se ne mise una in bocca.
- Vado a fumare.- borbottò - Ci vediamo dopo duchessa. Se li vedi fammi un fischio.-
- Vai al diavolo.-
- Vestito così credo che lo farò.- tubò Howthorne, dandole le spalle - Andiamo, lo sai bene che preferirebbero farsi fare una devitalizzazione! Saranno da qualche parte a farsi una canna in compagnia.-
- Oppure a letto insieme.- frecciò Martin.
- Ho bisogno di qualcosa di forte.- sibilò Cloe, rossa per lo sforzo di trattenere un istinto omicida - Ci vediamo dopo Howthorne e vedi di farti trovare da solo.-
- Vado solo a fumare, per chi mi hai preso? Attenta a Prentice.-
- E tu alle serpi della tua casa.-
I ragazzi risero di quello scambio di battute, poi Neely si mise in piedi troppo accaldata.
- Gente mi manca l'aria in questo costume. Vado fuori a fare due passi. Ti spiace se vengo?- chiese, rivolta a Damon.
Lui scosse il capo, gli occhi celesti leggermente divertiti.
- Bel vestito. Ti sta bene.- mugugnò, mentre s'infilavano fra la folla.
- Grazie. È’ vero che sei finito nelle grinfie delle tue compagne di casa?-
- Mi hanno scambiato per un manichino, ecco tutto.- spiegò, facendo a spallate per passare in mezzo a gente ubriaca e zucche incantate che cercavano di fagocitare le matricole - Williams e gli scozzesi non ci sono?-
- Tobey non ama le pagliacciate, sue testuali parole.- rispose la Corvonero, afferrandolo istintivamente per la mano che le tendeva, per non perderlo fra i tanti volti presenti nella Sala Grande - Ma se parli della McAdams è in un angolo del giardino da mezz'ora a "parlare" con Thaddeus Flanagan.-
- Flanagan?- si schifò Damon - Credevo avesse altri gusti.-
- Si vede che la tua amica serpe vorrà qualcosa da lui. Non mi sembra una che fa niente per niente.-
- E immagino, col tuo carattere, che gliel'avrai già detto in faccia.- disse finalmente più tranquillo, quando furono al di fuori delle porte pesanti della Sala - Madeline mi ha detto che durante Erbologia avete sempre qualche discussione.-
- Diciamo che non cerco di farmela piacere.-
Damon la fissò attento.
Che differenza c'era fra Neely e Cloe?, si chiese.
A parte il colore degli occhi e l'aria decisamente più gelida, la Montgomery aveva una tranquillità nell'insultarti che decisamente la King non conosceva. Che strana ragazza.
Intanto, nei sotterranei, Beatrix Vaughn stava sdraiata sul suo letto a pancia in sotto, in minigonna nera a balze e con la camicia bianca semi aperta, scivolata da una spalla, intenta a scartabellare fra una miriade di pergamene su cui erano disegnati con una china magica dei manichini di diverse forme: sia umani che demoniaci.
Bevendo la sua cena, alzò una pergamena con aria curiosa.
- Tom...- disse ad alta voce - Forse ho qualcosa.-
- Anche io.-
Dalla torre del Grifondoro, pure Riddle era semi sdraiato a letto, circondato dai libri proibiti di Hermione che più volte avevano cercato di mangiarselo vivo e con addosso solo un paio di pantaloni bianchi e una camicia nera di pesante broccato, parte del costume che aveva iniziato ad indossare prima che Trix lo chiamasse per collaudare il regalo di Damon, per il suo diciassettesimo compleanno.
I due maghi infatti avevano sul comodino, d'acero per il grifone e d'ebano per la Serpeverde, uno specchio d'argento dalla sagoma ovale, largo circa quindici centimetri e alto venti, rialzato su un basamento d'argento filigranato modellato sulla forma di due spiriti duellanti.
L'idea per quel regalo gli era stata data da Harry quel pomeriggio. Tom infatti si era ricordato che Harry e Sirius usavano quegli specchi per parlarsi a distanza e con un rapido ordine a Diagon Alley, il giovane Riddle aveva ricevuto quella consegna solo tre ore dopo, in tempo per la cena.
Uno specchio l'avrebbe tenuto lui, l'altro avrebbe dato a Damon e la cosa gli piaceva molto.
Aveva poi insistito con Trix affinché lo provassero e avevano colto l'occasione per farlo con una consultazione visto che entrambi, per ritardare la festa in maschera, si erano messi a studiare (per disperazione e necessità) la faccenda dei fantocci animati dal Vendicatore.
- Comincia tu.- le disse Tom, osservandola nello specchio.
- Ok.- la Vaughn si accese una sigaretta, soffiando fuori una nube di fumo azzurrognolo - Dunque, partiamo con le ricerche di questo gagia, un certo Mellin, fatte settant'anni fa. Questo tizio riuscì a produrre su un cadavere l'effetto dell'Alito di Vita, soffiando nelle narici della sua cavia l'Alito ma non prima di avergli innestato nel torace una specie di sistema a scatti, tipo quello degli orologi. A quanto pare però il sistema cerebrale di questi cadaveri non funziona più. Eseguono un solo ordine di fila e non hanno coscienza di quello che fanno perciò non credo che potranno interrogare il nostro amico con la maschera scheletrica. Altro buco nell'acqua!-
- Si, è vero. Io ho una cosa simile.- le rispose il mago, chiudendosi i bottoni della camicia e le cinghie al collo, infilandosi poi dei guanti neri di pelle alle mani - Un gagia e un demone impuro trent'anni fa, in Francia, hanno dato l'Alito di Vita a una donna morente, innestandole però un sistema meccanico nella spina dorsale, esattamente come un carillon. Con una chiave, bastava darle un paio di giri e questa si ricaricava...- Tom fece una smorfia - Che schifo.-
- Tutti possono fare esperimenti sui cadaveri. Lo fanno anche i babbani.-
- Ma questa è magia nera. La odio, lo sai.-
- Però ammetterai che è affascinante.-
- Cosa? Usare quest'Alito di Vita per trasformare la gente in burattini?- replicò gelido - E' degno di Lord Voldemort.-
- Lui non l'ha mai fatto.-
- Non è il caso che lo difendi.-
- Non lo difendo. Ma rendigli il poco onore che ha.-
Tom sollevò gli occhi blu, irritato - Perché ho sempre l'impressione che tu, Damon e Cloe mi facciate la predica con lui? Non lo sopporto.-
- E tu perché lo tiri sempre in mezzo?- replicò la Diurna amabilmente, sfogliando le pagine con aria interessata - Non è il Lord Oscuro il nemico per il momento. Concentriamoci sul tizio vestito di chiaro. Hermione ha già scoperto qualcosa sul Guanto di Minegon e noi possiamo darle una mano con questi feticci, non prendertela per l'uso della magia proibita. Ogni scienza prima o poi sconfina i suoi limiti. Non catalogare per forza ogni cosa come proibita Tom.-
- Invidio la tua calma.- le rispose, placandosi.
- Non lo sono, credimi. Alcune cose che ho letto hanno fatto accapponare la pelle anche a me ma credo comunque che Hermione abbia ragione. Non c'è arma migliore per sconfiggere il nemico che conoscere i suoi metodi e la sua magia. La ammiro per aver scelto la strada della magia proibita, nonostante la ripugni.-
Tacquero per un attimo, come in riflessione.
- Beatrix?- Tom sorrise, grattandosi il capo - Non farmi mai diventare un bigotto.-
La strega rise di rimando, osservandolo con insolita dolcezza - Non lo sarai mai, credimi. Piuttosto...- si bloccò, vedendolo sgranare gli occhi - Che ti prende? Hai trovato qualcosa?-
- Aspetta!- Riddle sollevò la mano, rileggendo velocemente, poi si volse del tutto verso lo specchio, annichilito - Trix ho trovato una cosa importante! Secondo tutte le analisi fatte negli ultimi cento anni, l'Alito di Vita non ha un tempo preciso, affinché si concluda il suo effetto. Questi fantocci sono cadaveri, e fin qua ci siamo, riportati in vita con questo Alito e poi risanati nel corpo con sistemi meccanici.-
- Si, esatto. Va avanti. Cos'hai trovato?-
- C'è una postilla scritta a mano da quel tizio francese. Sta sbiadendo ma riesco a leggere: c'è scritto che se il fantoccio viene colpito a morte, si provoca all'interno del corpo uno shock, simile al trapasso. Però è già un cadavere, quindi il corpo resta incosciente per circa trenta ore, dopo di che il fantoccio si risveglia.- deglutendo, Tom levò gli occhi - Quanto è passato?-
- Ron l'ha ucciso ieri!- Trix balzò in piedi, guardando l'orologio da polso - Tom abbiamo tre quarti d'ora per scendere nelle segrete e smontargli gli ingranaggi pezzo per pezzo, è l'unico modo per impedirgli di rimettersi a camminare e andare in giro per uccidere le persone! Sono da te fra un minuto.-
- Prendo il mantello. Gli altri li avvisiamo più tardi, ci vorrebbe una vita!-
Esattamente sessanta secondi dopo, Beatrix stava saltellando davanti al quadro della Signora Grassa, lottando per infilarsi uno stivale, con la camicia ancora tutta aperta e le si era anche spezzata un'unghia.
Picchiò forte per l'ennesima volta contro il quadro, imprecando.
- Cazzo!- sbraitò, lottando contro la cerniera della calzatura - Tom muoviti!- urlò ma quando il quadro della torre si aprì, non uscì Riddle ma un pirata biondo con tanto di spada e bandana sulla testa.
- Vaughn.- l'apostrofò Sedwigh, osservandola da capo a piedi - Da cosa sei vestita?-
- Da battona.- rispose acida, strappando a Stanford una risata allegra - Hai visto Tom?-
- Arriva.- Sedwigh continuava a studiarla, molto compiaciuto - Devo dire che il travestimento da vampiro ti è riuscito. Quelle lenti gialle e anche i canini sono perfetti. Posso toccare?-
La Diurna, manco a dirlo, rimase a bocca spalancata. Aveva dimenticato di mettere le lenti colorate e imprecando aveva mostrato troppo la bocca, scoprendo la dentatura. Prima ancora di accorgersene poi il biondo grifone le toccò un canino ma facendolo si ferì immediatamente, tanto la "zanna" era affilata.
- Ahi!- borbottò il Grifondoro, ritirando la mano - Cavolo. Come hai fatto a farteli crescere?-
- Tom...Tom mi ha trovato un incantesimo.- sussurrò, sentendo ancora il sapore dolce e pastoso del sangue di Stanford in bocca, il sangue umano che non aveva mai assaggiato - Ecco, sta arrivando. Ci vediamo giù alla festa.-
- Ok, ma non arrivate tardi. A dopo.- e appena Sedwigh se ne fu andato, dal quadro uscì Riddle con il fiatone - Ci sono! Ho fatto fatica a trovare il mantello. Ehi, ma che hai?-
- Sai che Stanford ha il sangue buono?- Beatrix lo stava ancora guardando andarsene - Magari potrei...-
- Lascia perdere!- la interruppe il moro, chiudendo l'ingresso e afferrandola saldamente - Forza, diamoci una mossa!-
Nei minuti seguenti scesero una ventina di scale, scendendo sempre più in profondità nel castello.
A differenza di tanti altri fissati, Tom non aveva mai esplorato tanto in largo Hogwarts e una volta nei sotterranei, rimasero un po' basiti nel vedere tante celle di sicurezza, stanze chiuse col lucchetto e ripostigli pieni di oggetti strani.
Tenendo per mano Beatrix che vedeva al buio, cominciarono a usare il Lumos proprio quando l'oscurità divenne tale da prendere addirittura il posto dell'ossigeno.
- Dici che ci siamo quasi?- sussurrò Tom.
- E che ne so. Non abbiamo la Mappa del Malandrino, sto andando a naso. Quel cadavere puzza in maniera atroce. Ecco, è di qui! Oltre quella porta!-
Fra le tante minuscole porticine, i due maghi alla fine entrarono in una stanzetta vuota, priva di qualsiasi mobilio se non una sorta di basamento quadrato, su cui era appoggiata la salma del finto Mangiamorte e una sedia, su cui erano posati i suoi vestiti. Illuminata interamente la bassa e angusta celletta, umida e senza una finestra o una presa d'aria, i due ragazzi si avvicinarono attenti.
Mancava mezz'ora allo scadere del tempo.
Si disposero su due lati, guardandosi in faccia.
- Che facciamo allora?- disse Tom, infilandosi la bacchetta nella manica della camicia - Lo apriamo?-
- Sicuro che non ti venga poi da vomitare? Posso farlo da sola.- disse la Vaughn.
- No, credo che ce la farò.- rispose sicuro il moro - Però come...cioè...-
- Forse dovremmo farci apparire una specie di kit per l'autopsia. Tipo quelli dei film.-
Rendendosi conto che era una cazzata, ma che non avevano altra scelta...e redendosi conto che il tempo correva, lasciarono perdere l'assurdità della storia in sé e usando un Incantesimo di Apparizione, Tom fece comparire dal nulla una serie di oggetti che definire raccapriccianti non sarebbe abbastanza.
Con in mano due bisturi, Beatrix quasi avrebbe riso, dato il suo senso umoristico abbastanza tetro.
- L'hai già visto fare?- gli chiese semiseria.
- Una volta su discovery channel.- rispose Tom alzando le spalle - Dopo la disintegrazione di un calcolo renale. Credo che dovremmo tagliare a Y. Togliere la pelle e...staccare le costole e lo sterno.-
- Non c'è un manuale di medicina legale in quella cazzo di borsa!?- sbuffò la Diurna - Non che mi freghi qualcosa di questo rifiuto, ma proprio sventrarlo come un pesce mi sembra esagerato.-
- Tieni.- le lanciò occhiali, guanti e un grembiule - Per non sporcarti.-
- E gli occhiali?- lo guardò stralunata - Questo schifoso non avrà anche l'AIDS!-
- Senti ma io che ne so...- Riddle deglutì, ormai pronto - Tagli tu?-
- Va bene. Ci siamo...vado eh? Se svieni avvisami, che ti prendo al volo.-
Se Beatrix aveva creduto che Tom sarebbe caduto come una pera davanti al sangue, si sbagliava. Il suo amico non fece una piega e il fatto che avesse un tale stomaco la lasciò piacevolmente sorpresa. Il taglio a Y non fu nulla di speciale ma il bello venne quando dovettero cominciare a usare una sorta di sega rotante per tagliare le costole e lo sterno, per vedere bene cuore e polmoni. Fu un'operazione complicata e abbastanza disgustosa, che fece schizzare sangue ovunque e il suono delle ossa segate non era esattamente la quinta sinfonia di Beethoven.
Alla fine comunque, Trix afferrò lo sterno e lo buttò a terra, sospirando soddisfatta.
- Ok. Vedi gli ingranaggi?- chiese più allegra.
Tom si sporse, corrucciato. Dunque...polmoni, cuore, fegato, stomaco, milza...
Eccoli! Sorridendo, allungò una mano e affondando disgustosamente ben oltre il polso dentro a quel torace, Tom arrivò a toccare degli ingranaggi di ferro simili appunto a quelli di un orologio, proprio fra i polmoni, nascosti sotto al cuore.
Lottarono come due forsennati ma alle fine ne staccarono più di sei, lanciandoli via con poca grazia e allo scadere delle trenta ore, non accadde nulla.
- Fatto.- cinguettò Trix, sporca di sangue come un macellaio verso le undici di notte - Devo dire che è stato un Halloween meno palloso del previsto! Non avrei mai immaginato di poter fare un'autopsia!-
- Una meraviglia. Piuttosto, già che siamo qua controlliamo che non abbia altri ingranaggi in giro. Giriamolo su un fianco e guarda se sulla schiena ha un buco per una chiave o una manopola, nel caso funzioni come un carillon. Io guardo nello stomaco e giù di lì per vedere se c'è altro.-
- Occhio a quello che tocchi.- lo prese in giro.
- Grazie, mi serviva davvero farmi dare del necrofilo in questa porca di situazione.- Tom iniziò a toccare nel basso ventre, un pelo più schizzinoso nel mettere le mani nell'intestino, senza poi contare il fegato al limite della cirrosi epatica che il loro amico fantoccio si ritrovava.
- C'è un buco metallico, pieno di zigrinature.- gli disse intanto Trix - Credo che funzioni a chiave.-
- Aspetta... ho trovato una roba strana...sembra un sacchetto!- Tom estrasse qualcosa di scuro e dalla forma tondeggiante - Ah no, merda. È solo un rene.- e se lo lanciò alle spalle, incurante, tornando a sfrucugliare.
Erano talmente immersi in quel lavoro che nessuno dei due sentì i passi che si avvicinavano, nemmeno Trix, troppo intenta a pulirsi il sangue rancido dalle punte degli stivali, per sentire i guai in arrivo.
- Aspetta...cosa cavolo...- Tom assunse un'espressione stranita, sollevando la mano guantata di plastica dal fegato. Fra le dita, un minuscolo oggetto pesante, avvolto in una benda nera, inzuppata di sangue - Cosa diavolo è?- alitò.
Ma non ottenne risposta. A Trix esplose letteralmente il pallone della gomma da masticare quando la porta della celletta si spalancò di scatto e fu così che Piton, la Mcgranitt, Lumacorno e Gazza li trovarono.
Tom con le mani nel cadavere e Beatrix a ruminare lì davanti.

Mezz'ora più tardi stavano seduti nell'ufficio della professoressa di Trasfigurazione, ancora coperti di sangue ma se Riddle aveva l'aria contrita da colpevole, la Vaughn sembrava perfettamente tranquilla. Chi invece era sconvolto e sull'orlo di una crisi isterica erano Piton e la Mcgranitt, senza contare Lumacorno, in piedi accanto alla finestra, che ogni due secondi scuoteva il capo, borbottando qualcosa sommessamente, tipo delle preghiere cristiane.
- In più di quarant'anni di servizio non mi è mai accaduta una cosa tanto aberrante!- sibilò la direttrice del Grifondoro, tremando per la collera - Due studenti che...che...cos'avete da dire a vostra discolpa? Siete forse impazziti?!-
- Avete idea di cosa potevate rischiare girando da soli per i sotterranei?- berciò anche Piton.
- Posso parlare?- chiese Trix cortesemente.
- Prego signorina Vaughn. Illuminami.-
La Diurna prese in un sospiro e raddrizzandosi sulla poltrona, illustrò ai professori le loro scoperte di quella sera. A cominciare dal fatto che il fantocci si sarebbe risvegliato in trenta ore, per finire con gli ingranaggi e l'impossibilità materiale di chiamare gli Auror a raccolta. Fu un racconto lungo ma una volta finito la Serpeverde si rimise comoda, soddisfatta del suo monologo che invece lasciava i loro docenti sull'orlo di un travaso di bile.
- Quindi siete scesi nei sotterranei, avete aperto un cadavere e vi siete permessi di fare quel...quel disastro!- ringhiò la Mcgranitt fuori di sé - Io non posso credere che abbiate potuto farlo! Passi per lei signorina Vaughn, ha uno stomaco ben diverso da quello di un essere umano ma lei...signor Riddle!- Tom incassò la testa fra le spalle - Non vi rendete conto del rischio che avete corso? Quel fantoccio poteva risvegliarsi!-
- Ma non è successo.- rispose debolmente Tom - Abbiamo letto che dopo aver rotto i meccanismi l'Alito di Vita non è sufficiente a tenere in piedi un cadavere. È per questo che abbiamo fatto quell'autopsia, chiamiamola così.-
- Voi due siete fuori di testa!- Piton stava fumando letteralmente - Ringraziate il cielo di essere vivi!-
- Non per controbattere di nuovo ma sono perfettamente in grado di proteggere Tom.- s'impose allora Beatrix, punta sul vivo - Non credo che sia messa in discussione la mia immortalità e forse sarò ancora inesperta nell'uso completo delle magie più avanzate ma sono dotata di una velocità e una forza che un essere umano comune, sebbene un fantoccio, non possiede. Quindi Tom non era in pericolo con me.-
- Quando me lo dirà il professor Mckay allora ne sarò convinta anche io.- rispose la Mcgranitt - Tuttavia signorina Vaughn non spetta a te difendere il signor Riddle.-
- Questo non è vero.- replicò la Diurna - Cloe e Damon sono di aiuto a loro modo e io nel mio.-
- Discutere di questo ora è inutile.- li placò Piton - Abbiamo chiamato gli Auror, direte a loro ciò che avete detto a noi. Comunque avete infranto le regole, pertanto signorina Vaughn ti tolgo cinquanta punti.-
- Cosa?! Cinquanta? Solo per...-
- Aver aperto in due un cadavere?- sibilò Piton - Esatto.-
- Lo stesso per te signor Riddle, cinquanta punti in meno e ora siete entrambi in punizione.- concluse la professoressa di Trasfigurazione - Io e il professor Piton abbiamo deciso che visto il vostro amore sviscerale per le feste, dovrete presentarvi a quella di Capodanno, a quella del solstizio di primavera e a quella di fine anno e restarci per tutta la durata prevista. Ovvero fino a mattina. Chiaro?-
Se Trix più pallida di così non avrebbe potuto essere, Tom raggiunse in fretta il suo colore cereo.
Feste, feste, feste...no! Meglio la morte!
Si strinsero le mani, come se fossero stati di fronte a un'orda di golem e deglutendo per l'orrore rimasero in silenzio, come in trans, fino a quando Harry, Draco e Tristan non misero piede nello studio. Per ultimo c'era anche Milo che si chiuse il naso per il forte odore di sangue rancido.
Osservati i loro vestiti macchiati e sentendo il racconto dei docenti, Harry e Draco quasi non riuscirono a credere che Tom avesse potuto fare una cosa simile. Ma...se non scoppiarono a ridere fu solo perché la Mcgranitt li sfidava a farlo e con un'occhiata omicida tale che perfino Silente questa volta si sarebbe guardato dal fare battute.
Rimasero a discutere a lungo, sempre con qualche gemito divertito in sottofondo che non era il massimo della serietà ma la punizione inflitta aveva lasciato i due maghetti ad un livello di prostrazione tale che solo dopo, quando Lumacorno e Tristan stavano discutendo degli ingranaggi raccolti dal cadavere, a Tom tornò in mente l'ultima cosa estratta da quel fantoccio. Infilò una mano nella tasca del grembiule sporco e tirò fuori quel piccolo oggetto avvolto in pezzi di stoffa.
- Che cos'è?- gli chiese Harry, seduto sul bracciolo della sua poltrona.
- Non lo so.- rispose Tom, srotolando le bende - L'ho trovato dentro al fegato di quel tizio. Aspetta...ecco, si vede qualcosa...-
Bastò un secondo e tutti i presenti si zittirono, Riddle per primo.
Avvertì qualcosa dentro, una sensazione antica. Come un flash back arrivato a colpire a tradimento.
Dalle bende umide e impregnate di sangue, uscì lentamente qualcosa di puro, lindo, candido.
Un piccolo prisma di forma romboidale, bianco. Fatto di alabastro.
Un piccolo rombo bianco.
Candido come neve.
Avvolto nel sangue.

 

 

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22° ***


figli22

 

 

Fanciulle, siccome mi state impazzendo tutte viste le vostre mail, è con grande piacere che vi dico che del vincolo non vi dirò assolutamente niente, perchè scoprirete tutto da sole alla prima occasione. Questa storia ha già fatto dare i numeri tempo fa alle veterane di Manga.it, perciò non siete le prime nè le ultime a sfondarvi il cranio su questa coppia. State tranquille perciò, a tempo debito vi verrà detto ogni cosa ma se fossi in voi mi leggerei bene questo capitolo, quasi tutto incentrato su Trix, Milo e Gala Leoninus. Per finire,  grazie delle recensioni e dell'entusiasmo. Baci.

 

 

 

 

 

Quell'orrida domanda risuonò nelle orecchie di Beatrix fin di prima mattina, quel perfido primo novembre.
- AVETE APERTO IN DUE UN CADAVERE???-
William e Damon sembravano gemelli, tanto le loro espressioni erano a metà fra l'immortale incredulità e il più invasato disgusto, simili in tutto e per tutto. Per non parlare dei loro occhi sgranati e della coscienza del più giovane dei tre Serpeverde, convinto di essere finito per sbaglio in una casa di recupero mentale e non in una scuola di magia.
Damon Howthorne comunque non se ne stupiva più.
In fondo cosa aspettarsi da gente atipica come Beatrix e Tom...gente che evitava le feste come la peste, che considerava i party anche peggio delle orge e che pensava che Natale fosse la festa di Nostro Signore Chanel?
Bhè, se non altro lui ormai era a posto.
Diciassette anni.
Finalmente ci era arrivato.
Inspirò a fondo l'aria di quella mattina di novembre, ombrosa e fosca.
La nebbia avvolgeva tutto. Ma non lui.
Non lui che ormai era libero, visto che era il primo novembre, la festa di Ognissanti e...il suo compleanno.
Era maggiorenne. E i suoi, la sua famiglia, i suoi parenti...no, non avrebbero più potuto toccarlo.
Era domenica e ognuno di loro aveva qualcosa da fare, ma quella sera avrebbero festeggiato la sua libertà.
Salendo sulla Torre Oscura incontrarono persone ancora restie a parlare del giorno precedente: Ron per esempio aveva ancora uno stampo rosso in faccia dello scherzetto di Potter e Malfoy, che era sparito sperando di scamparla, aveva quasi rischiato di ritrovarsi i capelli rasati a zero, ma si era svegliato prima che il rasoio arrivasse a mozzargli la sua preziosa criniera bionda...e poi, bhè, poi era scattata la rissa.
Comunque una volta saliti alla Torre, c'era la truppa riunita allegramente.
Il problema uno solo.
Tutti fissavano lo strano rombo bianco, più piccolo del palmo di un bambino, dalle forme smussate.
Di alabastro, bianco e puro.
Tutti lo fissavano, lo scrutavano, lo studiavano, appoggiato su un drappo di velluto sistemato sulla tavola.
Silenzio.
Harry si levò la sigaretta dalla bocca, schioccando la lingua.
- Cosa cazzo è?-
Bella domanda.
- E perché stava dentro al cadavere di quel finto Mangiamorte?- borbottò anche Edward.
- Domanda ancora più importante...- ridacchiò leggermente Clay, evitando di scoppiare in una risata apocalittica davanti alla faccia contrita di Riddle, seduto a tavola con la sua migliore espressione colpevole - Era interessante il fegato del vostro amico?-
- E ma dai, che schifo!- sbottò Pansy, scuotendo il capo.
- Farà schifo ma è anche dannatamente divertente!- celiò tutto il gruppo di Jess, Milo compreso che si sorbiva la colazione in santa pace.
- Bhè, complimenti, davvero.- Jess batté le mani - Non fosse stato per Tom e Beatrix non avremmo mai trovato questo coso. Se non altro sappiamo cosa vedeva Damon nei suoi sogni.-
- I rombi bianchi sono questi, senza dubbio.- annuì infatti il Legimors - Ma non sapevo che fossero...-
- Dentro a quel povero cadavere squarciato?- finì Cloe per lui, guardando storta Beatrix e Tom - Certo che voi due siete davvero pessimi! Se non altro avete preso in pieno lo spirito macabro di Halloween!-
- Già, coi miei scherzi ormai sono proprio sorpassato.- considerò Harry, ghignando.
- Sta zitto Sfregiato.- sibilò Malfoy, seduto sul divano con la Grifoncina - Allora? Cos'è quell'affare?-
- E io che ne so!- sbottò il moro - Era nel fegato di quel demente che ha cercato di ammazzarci.-
- Di ammazzarmi.- lo corresse Tom, cupo - E che ha preso te per sbaglio.-
- Sottigliezze. Qualcuno ha qualche idea?-
- No.- dissero tutti in coro.
- Lucilla dov'è?-
- La mamma arriva.- gli rispose Degona, attaccata alla parete come Trix e William.
- Non puoi darci un'occhiata tu diavoletta?- le propose Jess - Magari toccandolo sentiresti qualcosa...-
- No.- disse lapidaria la piccola Mckay.
- No?- allibirono tutti.
- No.- ribatté Degona, attaccandosi ancora di più alla parete - Non mi piace.-
- Cosa? Quel rombo?- Draco osservò l'oggetto - Cos'ha che non ti piace? È solo un pezzo di pietra.-
- Non è solo pietra.- sussurrò anche William, coi lineamenti serrati.
- Ma che avete voi mocciosi?- bofonchiò Jeager - Che ti piglia?-
- Non senti?- gli chiese suo figlio - Quell'affare...non so, mi dà fastidio.-
- Io non lo tocco.- scandì di nuovo Degona - Fareste meglio a buttarlo via.-
Harry si fece pensoso. Che strano. Da quando l'avevano portato alla Torre, anche Lucas e Glory si erano fatti irrequieti, piagnucolosi. Perfino Alexander e Jeremy si erano infastiditi alla presenza di quel piccolo rombo bianco.
Forse centrava qualcosa con la profezia.
Rialzò il viso e notò che i bambini non erano gli unici a essere nervosi.
Tom sembrava ipnotizzato da quell'oggetto.
I suoi occhi blu erano contratti, le iridi quasi dilatate.
- Cos'hai?- gli chiese, posandogli una mano sulla testa mentre gli altri continuavano a discutere.
Riddle sollevò appena il capo e la sua espressione era quasi totalmente smarrita.
Paura. Aveva paura.
- Cosa c'è?- gli richiese, inginocchiandosi accanto alla sua sedia.
- Ecco...io credo di averlo già visto...- mormorò Tom in un soffio - Ma non so dove. Sono sicuro...sicurissimo di averlo già visto. Ma non so dove né quando...però...si, però ho già visto uno di questi rombi...-
Perché aveva paura?
Toccandogli la mano lo sentì tremare.
Arrivarono Silente e i professori, visionarono il rombo e ne vennero fuori altre mille discussioni ma non c'era una conclusione plausibile a ciò che avevano scoperto. Finché non ne avessero capito l'utilità, quel rombo sarebbe rimasto un mistero.
Erano ormai le undici del mattino quando, dopo tre litri di caffè a testa, due bottiglie di whisky, una intera di AB negativo per Milo e quintali di sigarette si giunse a una sola conclusione.
- Ci penserà Lucilla.- scandì Harry, devastato - La seduta è tolta.-
- Ecco, bravo.- bofonchiò Draco, alzandosi - Devo andare da Andromeda. Giro al cimitero.-
- Che allegria.- lo seguì Damon - Ti seguo. Cloe tu vieni? O aspetti che passi tuo fratello a prenderti?-
- Devo aspettare Brian. Tom cosa fai?-
- Si, vengo anche io ma con Harry. Ci vediamo là.-
- Trix?- le chiese Howthorne.
- I miei mi hanno mandato una lettera.- sibilò la ragazza di punto in bianco - A mezzogiorno verrà una carrozza a prendermi.-
- Vai alla Corte?- sbottò Milo di colpo.
Lei neanche lo guardò - Mi hanno chiesto di andare.-
- E che vogliono?- la inquisì la King.
- Farsi una bevuta in compagnia, che ne so.- la Diurna sollevò le spalle - Io vado a prepararmi. Ci vediamo a cena gente.- si sporse e baciò Damon sulla guancia - A più tardi.-
- Occhio, mi raccomando.- le dissero Tom, Claire e Damon in coro.
- Cosa volete che succeda?- fece annoiata, prima di aprire la porta - Sarà una pallosa riunione di sanguisughe. Sarò di ritorno ancora prima che inizino a tirarti le orecchie Howthorne. A dopo!- e sparì oltre la soglia, mentre gli occhi di topazio di Milo si contraevano per la preoccupazione.
Gl'inviti a sorpresa, in un luogo come la Corte, non erano mai inviti di cortesia. Perché l'avevano chiamata allora?
Ciò che non poteva immaginare però era che Beatrix stesse andando incontro a una trappola vera e propria.
Solo che ne era del tutto ignara, convinta ancora una volta in buona fede che esseri senz'anima e senza pietà non avrebbero potuto ferirla più di quanto non avessero già fatto.
Ma si sbagliava.


Il Devon era immerso in una foschia pesante, una cappa oziosa e densa, con un'aria quasi irrespirabile.
Beatrix scese dalla carrozza nel primo pomeriggio, proprio davanti alla Corte Leonina.
Nonostante fosse ancora giorno, il cielo color piombo dava l'idea che fosse piena notte o vicini all'ora del crepuscolo.
Quando scese dalla cassetta e raggiunse l'ingresso dal palazzo, un valletto in livrea l'aspettava ma non era solo.
Andros Artemas, il padre vampiro di Trix, era sceso dalla facoltosa scalinata dell'atrio di marmo scuro, passando fra colonne adornate di capitelli con soggetti infernali e statue grottesche.
Il suo passo era elegante e calibrato, come quello di un felino.
I capelli castani raccolti una coda bassa e gli occhi da predatore, diede la mano guantata alla figlia.
- Beatrix.- le baciò appena il palmo, restando gelido e distaccato - Sei cresciuta.-
- Considerando che è un anno che non mi vedi, direi di si.- rispose tranquilla, chiudendosi la sciarpa di seta alla gola.
- Non essere dispotica mia cara.- rispose Artemas - Tua madre ci aspetta nelle stanze dei principi.-
- Dei principi?- la Diurna lo seguiva a pochi passi di distanza, camminandogli alle spalle come una serva, ben sapendo che lui non la riteneva all'altezza di stargli a fianco - Come mai?-
- Cortesia del signor Askart.-
Lei non aggiunse nulla, incurante di tali "eleganze" fra vampiri. Non le importava di nulla.
Suo padre continuò a parlare, a parlare mentre lei non ascoltava una sola parola. Non osservava la Corte, non guardava il magnifico stile gotico né badava, in mezzo ai corridoi, ai vampiri che la fissavano astiosi e disgustati.
Camminava su pregiati tappeti rossi, attorniata da donne bellissime avvolte in nobili stoffe e da uomini pallidi ed eretti come re, che bevevano sangue umano da calici di cristallo.
Quando finalmente arrivarono a destinazione, Beatrix non avrebbe saputo tornare indietro.
Le sembrava di aver percorso una strada lunghissima ed era già stanca.
Per esperienza sapeva che i suoi genitori l'avevano chiamata per semplici capricci, ben ricordandosi che la consideravano solo una macchia sulla loro preziosa reputazione.
Artemas la condusse in una stanza buia e tetra, con una tavola di ebano nerissimo dalla forma ovale. Grandi poltrone imbottite e foderate di damasco, pavimenti lucidi, tappeti pregiati.
Le tende erano tirate, quasi serrate.
Rise senza farsi vedere, chiudendosi la porta alle spalle.
Uno spiritello cattivo le aveva appena proposto un pomeriggio alternativo.
Un vero...bagno di sole.
Appena si sedette però, avvertì uno sgradevole senso di fastidio.
Quasi un'avvisaglia.
C'erano tre porte e tutte sorvegliate da valletti.
- Beatrix.-
Seiria Artemas, la madre di Trix, si sollevò nel suo elegante abito di raso blu e fece finta di baciare la figlia sulle guance, senza sfiorarla. Si scostò e la guardò, con aria superiore.
- Ti vedo...nutrita.-
- Non muoio di sete.- rispose la Diurna, levando le mani da quelle della madre. Si tolse il cappotto nero e la sciarpa, sedendosi lentamente in poltrona. Tornò a guardarsi attorno e quella sensazione di claustrofobia si ripresentò.
Perché le porte erano controllate?
Suo padre e sua madre si sedettero vicini e subito il marito posò il palmo sul braccio della moglie, con aria possessiva.
- Dimmi cara.- disse la vampira, portandosi alla bocca un calice di sangue - Come stai?-
- Bene.-
- Ecco, dissetati.- sussurrò Andros, posandole un calice di fronte al viso.
Beatrix sorrise vagamente, osservando quel sangue.
- Grazie. Ho già pranzato.- sussurrò, accavallando le gambe inguainate in una minigonna.
- Disdegni il sangue umano.- sibilò sua madre - Tipico.-
- Perdonami.- replicò la Vaughn senza prendersela - Ma sono completamente sazia.-
- Come preferisci.- rispose la vampira, scostandosi i capelli lucenti dalla spalla nuda - Avanti cara, cosa ne pensi della Corte? È la seconda volta che ci vieni. Pensi che potresti viverci?-
- Come prego?-
Beatrix alzò le sopracciglia, confusa. Aveva sentito bene?
- Ti piacerebbe vivere qui?- ribatté suo padre, serio - Saresti circondata dal lusso, mia cara.-
- Certo.- la Diurna li fissò senza capire - E mi vorreste qui?-
- Assolutamente si!- disse sua madre, fissandola stupita - Cosa ti fa pensare che non voglia qua la mia adorata figlia?-
- Cosa c'era in quel sangue?- sibilò Trix.
- Non essere sarcastica.- la zittì Artemas, freddo.
- Perdonami ma mi avete evitato per diciassette anni. Ho assunto delle attrattive particolari in questo lasso di tempo?-
- Senza dubbio, principessa. Hai molte doti nascoste perfino a te stessa.-
Beatrix sentì un brivido lungo la schiena e voltandosi vide sulla porta da cui era entrata un vampiro.
Non un vampiro qualunque.
Kronos Leoninus.
Lo riconobbe dal leone rosso e alato che spiccava sul suo collo.
Con lui c'erano delle vampire che però non entrarono, con aria altezzosa, ma portò comunque qualcuno con sé.
Era abbigliato con abiti semplici ma estremamente sofisticati.
Andros e Savannah balzarono in piedi e ci furono delle cerimonie atroci, che lasciarono la Diurna assolutamente basita. Perché era venuto quell'uomo?
Perché lo zio di Milo...era venuto? Per conoscerla?
Lui, il più razzista dei principi...che parlava con una Diurna?
Si spostarono nella saletta accanto, dove l'arredamento era più essenziale.
Quattro basse poltrone di pelle nera, quadrate, messe una di fronte all'altra.
Quando si furono di nuovo seduti, Beatrix si accorse che ora i valletti si erano messi letteralmente di fronte alla porta di accesso, bloccandola.
Cosa diavolo stava succedendo?
- Beatrix.-
Kronos si era messo comodo, l'aria da ragazzino viziato dannatamente pigra stampata in viso.
La squadrò in maniera che perfino lei arrossì, infastidita.
L'aveva praticamente studiata come una statua, un oggetto antico. E poi spogliata con gli occhi.
- Un nome inconsueto e troppo umano.- sibilò di nuovo il principe - Non mi piace.-
La Diurna tacque, proprio come invece sua madre era scattata a molla.
- Mio principe, ha un secondo nome se desidera. Mirabel.-
- Mirabel.- Kronos stavolta sogghignò - Decisamente meglio. Mirabel.- e fissò di nuovo Trix - Hai sete Mirabel? Prego.-
Le si accostò qualcuno a fianco. O forse...qualcosa.
Odorava di morte.
Alzò il viso e vide un essere che prima doveva essere stato un umano.
Pallido, cadaverico. Un ragazzino più giovane di lei, di appena quindici anni. In giacca e cravatta.
Le porse la mano, sottomesso.
La vide. Era piena di morsi.
Risollevò il viso e vide che il suo collo era deturpato di segni che solo dei cani rabbiosi avrebbero potuto procurargli.
E invece erano stati i vampiri.
Era...uno schiavetto. Un servo.
Una fonte di cibo.
E quegli occhi. Beatrix osservò quegli occhi.
C'era una preghiera in fondo a quell'anima.
E mentre lei alzava la sua mano e il suo cuore piangeva, a ciò che stava per fare, capì che doveva farlo.
Doveva.
Le sue dita si serrarono sulla gola di quel ragazzino.
Uno schiocco e un secondo dopo cadde a terra, morto.
I suoi genitori balzarono in piedi, mettendosi a gridare, ma lei non li sentiva.
Avvertì solo una lacrima.
Le rigò la guancia bianca ma niente mutò sul suo sguardo.
Quando si riprese dal silenzio che era cresciuto in lei, si accorse di essere sola.
Con Kronos.
I suoi se n'era andati.
Kronos si era poggiato su un gomito. Non c'era rabbia nella sua disgustosa espressione.
Solo un leggero fastidio.
- Hai ammazzato il mio servo.-
- Era già morto.- rispose lei, indifferente alla sua presenza.
Il vampiro si portò un calice alle labbra, mettendo in mostra una dentatura affilatissima.
- Sei giovane Mirabel. Secondo la legge della Corte non sei ancora maggiorenne, lo sai?-
- Perché mi avete chiamata?-
Non aveva sentito una sola parola. A mala pena era riuscita a staccare lo sguardo dalla vita che aveva spezzato.
Ma ora la sentiva.
Si, sentiva le sbarre della gabbia che si chiudevano sempre di più.
Kronos si era alzato nel frattempo e aveva cominciato a gironzolare per la saletta, girandole attorno.
- Odori di esseri umani.- le sussurrò, appoggiandosi alla sua poltrona - O forse è la tua anima? Hn? Mirabel.- le passò una mano fra i capelli - Sai cos'ha fatto tuo padre? Ti ha reso una principessa.-
Sentì un fruscio, poi Kronos le si mise davanti.
Le prese il mento fra le mani, sogghignando.
- Ti ha venduto a me.- sibilò a un dito dalle sue labbra - Sei minorenne per noi, per le nostre leggi. E tuo padre è diventato giorno dopo giorno più insistente. Per tenerlo buono devo sposarti, mia principessa. La cosa mi ripugna...mescolare il mio sangue mi disgusta...ma ora vedendoti credo che sarà piuttosto divertente.-
Sposarlo.
Sposarlo...sposare Kronos Leoninus.
Sentiva il suo profumo gelido mentre le teneva con forza il mento.
Quel profumo era crudeltà. Perfidia.
- Sei mia.-
Poi si piegò su di lei e Trix si risvegliò dal suo stato catatonico, di annichilimento totale, quando sentì le fauci di quel mostro spalancarsi.
Con un grido gli mise una mano in faccia e lo spinse via, facendolo imprecare ma quando le arrivò di nuovo addosso la fece cadere dalla poltrona. Scivolarono a terra e i suoi denti da quel momento l'avrebbero tormentata per ogni notte, ricordandole sempre il giorno in cui aveva cercato di morderla.
Voleva morderla, marchiarla...
No. Qualcosa dentro di lei, qualcosa che non aveva mai sentito prima, le disse che quel diritto non spettava a quel vampiro e la parte più primordiale di lei prese forza.
Tenendolo per la gola con una mano, con l'altra cercò dentro le tasche.
Kronos credeva ormai di averla in pugno quando un dolore sordo e bruciante lo fece strillare a morte.
Scattò indietro, tenendosi la guancia ustionata a morte su cui spiccava il segno rovente di una croce.
- Maledetta!- ringhiò coi denti digrignati, tenendosi il viso al colmo della collera - Cosa mi hai fatto?! Cosa mi hai fatto?!-
Beatrix si fece indietro, tenendo fra le dita una croce d'argento.
Il cuore stava per scoppiarle, risentiva quelle mani gelide sul suo collo, sulla pelle.
- Me la pagherai cara Mirabel!- sibilò Kronos - Te la farò pagare, credimi! Avrò tutta l'eternità per farlo!-
Non stette a sentirlo.
Scappò via, senza la forza per fare altro.
Non si guardò attorno, non ascoltò grida e minacce.
Fuggì e basta, senza voltarsi indietro.
Eppure una volta che fu in quei corridoi labirintici, dovette fermarsi.
Le gambe le tremavano.
Non si era mai sentita così...
Sarebbe caduta in ginocchio, in lacrime per ciò che le avevano fatto, per essere stata venduta come una schiava, se non fosse stato per i passi che rimbombarono per tutti i corridoi.
La stavano cacciando. Era diventata una preda.
Tenendosi il ventre per il dolore atroce che l'aveva colpita, senza neanche sapere perché, corse a perdifiato fino a quando non capì di essersi persa. Eppure la rincorrevano ancora.
Senza accorgersene passò delle tende di velluto, firmate con della filigrana d'oro con una lettera G.
Dietro a quei tendaggi trovò una dannata porta e forzandola riuscì ad entrare.
La richiuse e si fece indietro, restando a fissare i battenti.
Le gambe ormai stavano per cederle, il nodo alla gola la soffocava.
Un altro passo indietro e inciampò.
Non fece in tempo a girarsi che si sbilanciò, per finire in ginocchio contro un'enorme vasca.
Rialzò gli occhi e in un lampo una mano affusolata e con lunghe unghie perlacee l'afferrò per la gola.
E Trix non aveva mai sentito una forza simile.
Quella mano avrebbe potuto spezzarle la carotide.
Vide una donna bellissima. E due occhi non gialli, come quelli dei comuni vampiri.
Ma aranciati, densi come le fiamme.
Quella vampira era nuda, immersa nell'acqua e nella schiuma, con i lunghi capelli corvini parzialmente raccolti sul capo che scivolano umidi nell'acqua vaporosa.
Gala Leoninus la fissò, ostile.
- Chi sei? Come hai osato entrare qui?-
Beatrix non riuscì neanche ad aprire la bocca. Altri passi erano arrivati alle loro orecchie e la voce furibonda di Kronos invase quell'ala della Corte.
Gala fissò la porta, sentendo gli ordini del fratello minore, poi tornò a studiare la Diurna.
L'annusò letteralmente e dopo un rapido secondo ebbe un leggero guizzo al sopracciglio.
- Entra e sta sott'acqua.- le ordinò perentoria, spingendola nella vasca - Entra e sta sotto finché non ti chiamo, chiaro?-
Quando Kronos spalancò la porta con un calcio, Gala era appoggiata al bordo della vasca.
Assolutamente calma, ghignò all'ustione orribile che il fratello aveva sulla guancia.
- Fratello. Che onore. Non vedi che sto facendo il bagno?-
- Sta zitta Gala!- ringhiò piantandosi di fronte a lei - Sto cercando una schifosa Diurna!-
- Devo dedurre che le voci sulla tua sposa non erano false.- sussurrò la vampira, passandosi la schiuma sulle braccia - Visto che cerchi la tua adorata colomba, perché sei qua?-
- L'hai vista?-
- Certo.- disse Gala in un soffio - E' nella vasca insieme a me.-
- Non scherzare!- Kronos serrò i denti - Se prendo quella mezzosangue è finita! Gliela farò pagare cara! Mi ha sfregiato!-
- Guarirai. Comunque dovresti essere più magnanimo con una ragazzina, no?-
- E tu che ne sai che è una ragazzina?-
- Askart mi ha detto che è minorenne. Per questo Artemas ha potuto vendertela. Hai iniziato il vincolo?-
- No, mi ha ustionato con una maledetta croce! Torno a cercarla!- sibilò cupo - E tu vedi di uscire da lì e di sguinzagliare i tuoi maledetti servi per aiutarmi! Intesi?-
- Consideralo fatto, mio caro.-
I battenti sbatterono con forza, così Gala si mosse leggermente nella vasca.
I passi erano ormai lontani.
Con una mano dell'acqua, afferrò Trix per la spalla e la fece sollevare a pelo della schiuma.
- Così tu sei la figlia di Artemas.- le disse indifferente - Il tuo nome?-
- Beatrix.-
Gala stavolta sgranò gli occhi.
- Beatrix? Il tuo cognome umano è Vaughn?-
- Come lo sa?-
- Sono Gala Leoninus. La zia di Milos.- la vampira si alzò dall'acqua, mostrando un leone alato argenteo, tatuato sopra la natica sinistra. Si avvolse in una vestaglia di seta dorata, noncurante della sua nudità.
- Resta lì dentro e spogliati. La vaniglia e l'olio di rosa ti toglieranno quell'odore umano.-
- No, senta...io me ne vado...- Trix cercò di alzarsi, sempre tramortita - Non voglio stare qua!-
- E invece ci resterai!- Gala assunse un'aura ancora più pericolosa e minacciosa di quella di Kronos - Resta nell'acqua e spogliati! A Hogwarts ti riaccompagnerò io!-
- Perché dovrei fidarmi di lei?- ringhiò allora la Diurna, disperata - Ne ho basta di voi vampiri!-
- Di me ti puoi fidare.- replicò allora Gala, chiudendosi le braccia al petto - Devo un favore a Milos, inoltre so cosa ti è capitato. Che possa bruciare all'istante se lascerò che ti facciano ciò che hanno fatto a me.- aggiunse, dandole le spalle - Ti farò avere dei vestiti. Resta lì dentro, nelle mie stanze nessuno ha il permesso di entrare e Kronos non tornerà.-
- Ma...aspetti...-
Gala la osservò da sopra la spalla - Fidati di me. Sei al sicuro ora.-
Mancava poco al calar del sole quando Beatrix riprese un vago contatto con la realtà.
Il bagno esalava vapori profumati e dei petali di rosa galleggiavano a pelo dell'acqua, ma lei non li vedeva.
Matrimonio.
Suo padre l'aveva venduta...
Kronos aveva cercato di morderla...perché?
Sentì Gala chinarsi accanto alla vasca, per posarle a fianco un abito lungo degno di una delle dame della Corte.
- Perché voleva mordermi?- sussurrò la Diurna, coi capelli che le grondavano davanti al viso e agli occhi.
La principessa dei Leoninus assottigliò le labbra, poi scosse il capo.
- Mio nipote ti ha taciuto molte cose.-
- Cosa significa?-
- Sai cos'è un vincolo?- le chiese Gala, fissandola attentamente.
- Un vincolo?- Beatrix si volse a guardarla - Cosa significa?-
La vampira allora si alzò, scuotendo il capo - Milos, miserabile codardo! Ora esci da lì Beatrix. Vestiti e poi vieni nella mia camera. Ti accompagnerò io a Hogwarts.-
- Cosa?- la Vaughn rimase scioccata - Milo mi ha detto che lei non...-
- Non importa. Devo uscire comunque.- sibilò Gala - Esci da lì o no? Muoviti, ti farò passare per una delle mie serve. L'acqua ha lavato via l'odore umano dalla tua pelle, ora sembrerai una vampira come tutte le altre. Sbrigati. Il sole sta per calare.-

Erano le dieci di sera e una foschia tetra aleggiava sulla valle della Scuola di Magia.
Una carrozza condotta da nessuno viaggiava nella notte buia, avvolta nella nebbia.
Beatrix aveva un cappuccio di fino visone nero sul capo, un abito di raso blu mare a fasciarle le curve perfette.
Dall'altra parte della carrozza, Gala Leoninus osservava senza particolare interesse il paesaggio plumbeo e grigio.
Non c'erano stelle né luna a rischiarare la strada.
La vampira stava sprofondata nel divanetto di damasco, con un lungo abito di seta verde pallido, con intarsi di vari colori, dall'oro al rosso, dal porpora al celeste.
Se l'era aspettato che Askart, Lucian e Kronos rimanessero allibiti dal fatto che avesse voluto uscire in piena notte, visto e considerato che non usciva dalla Corte praticamente da due secoli, ma c'era una cosa importante che doveva dire a quel vigliacco di suo nipote. A un nipote che era dotato di un'anima.
Milos non era un animale come loro e come umano doveva comportarsi.
Eppure non aveva parlato a Beatrix del vincolo né aveva dato retta ai pettegolezzi che vedevano la prossima moglie di Kronos come una Diurna.
Serrò le mani sul mantello, piantando le unghie affilate nella preziosa imbottitura.
- Perché mi ha accompagnata?- sussurrò Beatrix di punto in bianco, senza smettere di guardare il vuoto.
- Non avevo null'altro da fare.- rispose la vampira.
- L'hanno venduta a qualcuno?-
Gala stavolta levò gli occhi aranciati.
Oh, passato traditore.
- Avevo sedici anni. Era il 1679. Mio padre pensò di vendermi al miglior offerente.-
- E cos'è successo?-
Gala sogghignò - Credo che per oggi tu ne abbia avuto abbastanza, cuore tenero.-
La Diurna strinse le mani guantate di pizzo - Forse potrebbe consigliarmi.-
- Io ho ucciso il vampiro a cui sono stata venduta. L'ho bruciato e poi fatto a pezzi, dopo vent'anni di torture e altri venti in cui l'ho tenuto rinchiuso in una bara, solo con le sue grida. Niente in confronto a ciò che aveva fatto a me.-
- Mi sta dicendo che dovrei uccidere suo fratello?-
- No, non tu.- Gala tornò a guardare fuori dal finestrino - Sei giovane per patire tutto questo. E hai un'anima.-
- Quindi lei sarebbe viva perché non ce l'ha?-
- Esatto.-
Che tipo di donna era?, si chiese la Diurna continuando a fissarla.
Dio. A volte alcune sue espressioni rassomigliavano così tanto quelle di Lucilla. Le aveva detto che poteva fidarsi di lei, ma da ciò che aveva sentito, era stata capace di commettere delle vere atrocità. Come poteva mettersi nelle sue mani? E per quale tornaconto l'aveva condotta in salvo?
Ormai Hogwarts era vicina.
La carrozza senza conduttore ridiscese lungo la via ciottolosa, sorvegliata da lontano dagli Auror sulle mura.
Le fiaccole erano accese e presto tutti gli occhi di Hogwarts furono puntati su di loro...quando un lungo ululato risuonò nella notte.
Accadde tutto in un lampo. Dalla Foresta Proibita uno sciame di licantropi si catapultò addosso alla strada, correndo a velocità spropositata verso Beatrix ma non furono gli unici a muoversi in fretta. Dalle mura cadde loro addosso una pioggia di frecce infuocate, che colpì almeno una decina di mannari, facendoli cadere miseramente come soldatini.
- Fermateli!-
Beatrix stava uscendo dalla carrozza assaltata quando venne malamente gettata a terra.
- Ci rivediamo vampira.-
Asher Greyback le stava addosso, la dentatura lucidissima alla luce delle fiaccole e già mutata in quella di lupo.
- Levati di mezzo!- la Diurna usò tutta la forza che aveva e riuscì appena ad allontanare da sé quelle fauci. Era dannatamente possente, troppo forte fisicamente. I quattro graffi che gli aveva procurato nei mesi addietro erano rimasti come cicatrici, a sfregiargli la guancia.
Il principe mannaro però ghignò, estraendo un pugnale dallo stivale.
- Dì addio alla tua bella immortalità vampira.- le ringhiò a un dito dal viso - Ti aspettano le fiamme dell'inferno!- e fece per sollevare la lama ma qualcosa lo bloccò. Un odore. Come se avesse perso di vista tutto il resto, si abbassò di nuovo repentinamente su Beatrix, fiutandole il petto, al livello del cuore.
Balzò subito indietro, atterrando inginocchiato a due metri da lei.
- Un vampiro con l'anima.- sibilò ad occhi sgranati, pieno di collera - Tu sei una Diurna!-
- Principe! Aiutami!-
Un malefico schiocco di ossa fece voltare entrambi.
Asher si rimise in piedi lentamente, come un burattino.
Galaab era sollevato da terra. La gola serrata nella morsa di una donna.
Ricadde come una bambola senza vita. Gli occhi girati all'indietro, il corpo scomposto.
Asher deglutì, restando paralizzato alla morte del suo compagno mentre anche Dagonet correva da lui.
Entrambi i licantropi si fecero istintivamente indietro.
Gala Leoninus troneggiava sul cadavere, immobile come una statua.
- Sparisci principe dei lupi.- sussurrò la vampira - Non puoi battermi.-
Asher restò immobile, ma presto Dagonet e gli altri superstiti iniziarono a tirarlo per le braccia. Gli Auror li stavano raggiungendo e frecce magiche continuavano a piovere su di loro, evitando accuratamente le due donne...eppure il giovane mannaro non riusciva a staccare lo sguardo dal corpo esanime del compagno.
Fu comunque costretto ad andarsene, ma non prima di aver raccolto il cadavere di Galaab.
Era durato tutto una manciata di minuti ma a terra, nell'erba alta e fra le rocce brune erano rimasti decine di lupi e tre Auror che erano corsi alla carrozza avevano riportato gravissime ferite.
Beatrix raggiunse Gala, guardandola strabiliata.
- Ho più di quattrocento anni.- rispose la donna, alla sua muta domanda - Non fossi in grado di tenere a bada un branco di cuccioli sarebbe veramente disonorevole.-
- TRIX! Ehi, tutto bene?-
La Diurna si volse, vedendo arrivare Harry, Draco, Tristan, Clay e la squadra di Gary Smith.
- Ehi ma cosa...- Tristan si fermò di botto, avvedendosi dello stemma dei Leoninus sul mantello di Gala - Lei è...-
- La zia di Milos.- rispose la vampira - E lei dev'essere il signor Mckay, l'amico di mio nipote, esatto?-
- Si, sono io.- Tristan continuò a fissarla allucinato - Se non sono indiscreto...cosa fa qui?-
- Mi ha accompagnata.- disse Beatrix, mentre sentiva sotto vento l'odore di Milo avvicinarsi sempre di più.
- Oh. Allora grazie.- disse Harry pacato.
- Il signor Potter, giusto?- Gala fece un mezzo sorriso arrogante - Lei è proprio come la immaginavo.-
- Io invece l'assicuro che non sembra per nulla una zia.- sorrise il bambino sopravvissuto in risposta.
- La inviterei dentro a bere qualcosa se...non sembrasse un invito equivoco.- bofonchiò Tristan.
- Non tema. Sono sazia.- sussurrò Gala, assottigliando gli occhi - Voglio solo parlare con mio nipote. Ho una cosa urgente da dirgli e non intendo aspettare oltre.-
- Tanto sta arrivando.- notò Clay - Milo!- urlò verso il portone - Muoviti! Ci sono visite per te!-
Non dandogli il tempo di arrivare, Beatrix sollevò i lembi del costoso abito e dopo aver fatto un cenno a Gala corse via, facendo bene attenzione a non incontrare lo sguardo interrogativo di Morrigan, che raggiunse il gruppo totalmente confuso.
- Zia!- balbettò - Sei uscita dalla Corte!-
Gala per una volta gli parve di ghiaccio come suo padre. Non una parola di saluto, non una stretta di mano.
- Devo parlarti.- sibilò con una vena d'odio nella voce.
- Adesso?-
- Si, adesso.- ringhiò fra i denti - O qui o dentro, decidi in fretta. Non ho tutta la notte.-
- Bhè...-
- Milo portala dentro.- lo spronò Tristan - In fondo c'è anche Lucilla.-
- Te l'ho detto.- continuò Gala, sorpassandolo impaziente - Ho due parole per te nipote e non credo che tu voglia sentirmele urlare qua, al vento. Poi toglierò il disturbo.-
Finalmente, sconcertato da quel comportamento assurdo e del tutto inusuale per una donna fredda come sua zia, Milo e gli altri entrarono nel castello capendo finalmente come mai il Diurno non l'aveva mai presentata a nessuno, magnifica com'era. Nell'atrio di Hogwarts, Gala si bloccò, attendendo paziente.
Silente e Lumacorno stavano passeggiando e dissertando sui fantocci quando la salutarono cortesemente. A differenza loro, Lucilla che stava scendendo le scale che portavano alla Sala Grande rimase immobile, a fissarla.
Gala fece lo stesso.
Dopo un eterno attimo di studio feroce, la vampira fece una cosa che stupì moltissimo il nipote.
Gala Leoninus, che non si era mai inginocchiata davanti a nessuno, nemmeno davanti a suo padre, quella notte s'inchinò di fronte a Lucilla, in un immemore mutismo.
La Lancaster li vide sparire oltre le arcate del giardino, corrucciata.
Cos'era accaduto?
Aveva anche visto Beatrix correre via, con gli occhi asciutti ma senza dubbio disperata.
Qualcosa aveva cominciato a muoversi.
Lucilla sorrise, paziente.
Povero Milo.
Lo aspettava una lunghissima notte.

 

 

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23° ***


figli23

 

 

La porta si chiuse di botto e Milo ricevette uno schiaffo tale che pensò di sentire l'osso della mascella rompersi.
Sconvolto, si tenne la guancia pulsante a bocca aperta.
- Ma sei diventata matta??- allibì, fissando Gala allucinato - Che t'è preso zia?!-
Gala Leoninus lo fissò letteralmente disgustata, con una smorfia di disprezzo sul volto.
- Non credevo che avrei mai potuto dirti una cosa simile ma tu non sei diverso da tuo padre e dai miei fratelli!- ringhiò furibonda, con l'affilata dentatura che riluceva alla luce dei candelabri nella stanza del nipote.
- Cosa? Ma di cosa parli?- balbettò Milo, continuando a tenersi il viso.
- Schifoso ipocrita!- continuò la vampira, sovrastandolo con la sua regale persona - Sei uguale a tutti gli altri! E tu dovresti avere un'anima? L'unica cosa di cui sei pieno è vigliaccheria e incapacità di difendere ciò che tu stesso hai creato!-
- Insomma ma si può sapere cos'è successo?- sbottò a quel punto Morrigan, furente quanto lei - Non sono disposto a stare qua a farmi insultare da una come te, chiaro?-
- Chiarissimo! Considerando però che fra me e te non c'è più differenza, visto come hai dato in pasto la donna che ami a quegli animali dei tuoi parenti, posso assicurarti che non ti conviene rizzare tanto le penne nipote!-
- Dato in pasto? Di che cosa parli dannazione Gala?!-
L'espressione del tutto innocente di Milo riuscì a farle montare ancora di più un'ira vorticosa e travolgente.
Gli avrebbe rifilato un altro ceffone e stavolta gli avrebbe davvero rotto qualcosa se non fosse stato per il ricordo della bambina spaventata che aveva riportato in quel luogo sicuro.
La bambina che un tempo era stata anche lei.
Eppure era stata trasformata in una schiava, in un giocattolo, in una serva...e infine in una barbara assassina.
- Allora?- sussurrò Milo, ora preoccupato veramente - Gala cos'è successo?-
- Hai paura?- gli arrivò a un passo dal viso, ghignando amaramente - Hai paura Milos? Fai bene ad averne.-
- Maledizione smettila!- urlò allora il Diurno - Gala dimmi cos'è successo! Hanno fatto qualcosa a Trix?! Dimmelo, avanti!- alzò la voce ancora di più, afferrandola per le braccia gelide - Zia dimmi cosa le è successo! Perché l'hanno chiamata alla Corte? I suoi le hanno fatto qualcosa? E perché sei venuta con lei?-
La donna si scostò, emettendo un gemito divertito.
Scosse il capo, fissandolo.
- Dio...quanto sei debole Milos.-
Gli rovesciò addosso un disprezzo antico, melenso, appiccicoso.
E Milo si sentì morire. Era successo qualcosa.
- Cosa le hanno fatto?-
- Trema.- sussurrò Gala - Kronos ha cercato d'iniziare un vincolo.-
Ah, il terrore.
La principessa dei Leoninus rise malignamente, vedendo suo nipote vibrare come una corda di violino. Un attimo dopo si era accasciato su una poltrona, le gambe piegate dall'orrore.
Ora Milo aveva gli occhi sbarrati e il cuore cominciò a cavalcargli nel petto.
La sua Trix...la sua piccola Beatrix...
Con Kronos.
- Avrai sentito che deve sposarsi entro la fine del prossimo anno.- continuò Gala, implacabile, senza pietà - E Andros Artemas copre i pasti di tuo zio e di tuo padre per tutta Londra e per tutto il Devon. Per farlo tacere e fargli continuare la sua opera, Askart gli ha proposto un patto. Sua figlia, in cambio dei suoi servigi.-
Lentamente, si piegò fino ad appoggiarsi ai braccioli della poltrona dov'era scivolato Milo.
China su di lui, lo fissò fino a trapassargli l'anima.
- Sai cosa significa?- mormorò gelida - Lei ha il tuo sangue dentro di sé. Se Kronos l'avesse morsa, avrebbe significato dannazione eterna per lei. Nel caso migliore sarebbe bruciata all'istante. Nel peggiore avrebbe perso l'anima, diventando un mostro che si nutre solo di cadaveri. E tuo zio Kronos l'avrà prima o poi. Tu questo lo sai. E non hai fatto nulla...non hai fatto nulla per difenderla. L'hai servita a Kronos su un piatto d'argento...come se per te fosse stata solo un oggetto. Ma forse lo è...- aggiunse in un soffio - Non è così nipote? È una schiava? Un oggetto? Una divertimento a letto che puoi passare a tuo zio con semplicità, vero?-
- Perché mi fai questo?- Milo abbassò il capo, tenendosi la testa fra le mani - Perché non taci?-
- Perché sei come loro!- ringhiò allora la vampira con violenza - Sei uguale a loro!-
- No!- urlò Milo, alzandosi in piedi - Che diavolo ti è preso Gala? Cosa ti è successo?!-
- Niente. A me non è successo più niente e da molto tempo.- replicò, girandosi con stizza - Ma Beatrix è finita nelle mie stanze e non ti dico in che stato l'ho trovata! Kronos è quasi riuscito a iniziare il vincolo e non passerà molto prima che le gli finisca di nuovo fra le grinfie! E tu cos'hai intenzione di fare? Eh? Dimmi, avanti! Cos'hai intenzione di fare nipote? Dopo anni in cui non ti sei neanche premurato di spiegarle cosa fosse un vincolo!-
- Lei non deve saperlo!-
- Ma se mai si legherà a qualcun altro brucerà viva!- esplose Gala, diventando la personificazione del diavolo in persona - Maledetto bastardo! Tu l'hai resa quello che è e adesso farai qualcosa! L'hai condannata all'inferno!-
- Eh già, vero?- sussurrò lui, disgustato - Già, io l'ho condannata all'inferno...peccato che l'inferno siate voi schifosi! In quell'orrido palazzo non sapete fare altro che vivere sui cadaveri degli altri!-
- Non osare fare la predica a me.- replicò sua zia, velenosa - Io non ho anima! Questa è la mia natura, è la mia indole! E la tua qual è nipote? Eh? Tu l'anima ce l'hai! Tu hai un cuore che prova emozioni...e adesso cosa provi? Avanti, spiegamelo.- lo sfidò, incrociando le braccia al petto - Dimmi cosa provi ora che sai che tuo zio le metterà le mani addosso entro breve! Un anno Milos! Un anno soltanto! Hai un anno per salvarla! Un anno solo, cosa credi di poter fare? O forse la domanda vera è...vuoi fare qualcosa?-
Il Diurno tacque.
Ricadde seduto, disperato come mai lo era stato nel suo intero secolo.
Beatrix.
La sua Beatrix.
Gala scosse di nuovo il capo, andando alla scrivania e afferrando il bauletto che si era portata dalla Corte.
- Io me ne vado ora.- disse, infilandosi il mantello - Fa come ti pare.-
- Zia...-
- No.- replicò, voltandosi con rabbia - Tu non sai cosa significa essere vendute e usate! Essere considerate meno di niente, meno di un essere che striscia a terra. Tu non lo saprai mai. Fa come vuoi ora, Milos. Sai cosa ti aspetta. Arrivederci. E non cercarmi alla Corte. Non mi troverai.-
- Cosa?- Morrigan levò appena la testa - Dove vai?-
- Dove sarei dovuta essere da molto tempo. Arrivederci Milos.-
E finalmente rimase solo.


A Serpeverde la festa era vicina al suo apice, passata mezzanotte.
Le vipere di tutti gli anni affollavano la sala comune, con calici alla mano ed ebbri di incoscienza.
Il festeggiato invece non si vedeva.
Tom era ormai alla porta del dormitorio, ben sapendo che Damon non sarebbe più uscito dalla sua camera.
C'era ben poco che potesse più dirgli, ormai.
- Niente?- sussurrò Cloe, appoggiata alla porta, quando Riddle uscì da Serpeverde.
- Niente per ora.- ammise mesto.
- Sei stato con lui a parlare per due ore e mezza.- la King sorrise, carezzandogli la mano a malincuore - Non puoi fare di più in così poco tempo. Riuscirà a sopportare anche questa, fidati.-
- Si.-
Cloe gli strinse le dita con più forza - Lo sai. Il nostro lord è più testardo di quanto sembri.-
- Già e i suoi parenti delle schifose carogne!- sibilò Tom, assumendo di nuovo quell'espressione di rabbia e freddezza che da qualche tempo compariva così spesso sul suo bel viso - Mi chiedo perché certa gente non s'infili un maledetto preservativo quando deve!-
La biondina si bloccò, stranita, proprio sotto le arcate del giardino.
- Come sarebbe?- borbottò curiosa, chiudendosi nel cappotto azzurro di lana cotta - Vuoi dire che è meglio non metterli al mondo i figli?-
- Voglio dire solo che se più gente pensasse prima di prendere anche solo in considerazione l'idea di mettere incita la propria donna, forse al mondo non ci sarebbero così tante famiglie sfasciate, orfani e tutto il resto. Purtroppo la penso così.- ringhiò acido - C'è chi può fare il genitore e chi no, fine della storia. Chi non può che si compri un cane!-
- Quindi i genitori di Damon non avrebbero dovuto farlo nascere perché sono degli insensibili snob?- riassunse Cloe serafica - E' questo che intendi? Si, avrebbe potuto essere una soluzione ma ora Howthorne non sarebbe qua. Purtroppo non possiamo scegliere i nostri genitori Tom. Loro ci mettono al mondo ma...-
- Ma nel contratto non è implicato che si prendano decentemente cura di noi?- concluse violentemente.
- Si. E ti sarei grata se non alzassi la voce con me.- replicò la King pacatamente.
Rimasero a fissarsi e Riddle per la prima volta non si sentì indifeso davanti ai suoi occhi.
Erano finalmente pari.
Comunque abbassò lo sguardo, passandosi una mano fra i capelli corvini e la sua gentilezza riprese il sopravvento.
- Scusa, non volevo essere scortese.-
Cloe sorrise - Sei buono anche quando sei cattivo.-
- Cattivo.- bofonchiò, sedendosi su una panca di roccia del giardino, quasi immerso nella nebbia più totale - Il mondo è in mano a genitori indifferenti e macellai e io sarei cattivo.-
- Bhè...Lucilla non è una macellaia.- replicò la biondina, sedendosi accanto a lui e soffiandosi sulle mani fredde - E Tristan come padre non è male. Non credi?-
- No, direi di no.- ammise il grifone dolcemente, lasciandosi andare contro il duro schienale della panca. Guardò il cielo nero e fumoso, senza una stella. Si prospettava un fine autunno secco e un inverno veramente gelido.
- Claire. Devo chiederti una cosa.- mormorò, continuando a tenere il naso all'insù.
- Dimmi.- rispose distrattamente la King, troppo intenta a scaldarsi le mani.
- Al cimitero...oggi...e tutti gli anni da quando ti conosco...- sussurrò Tom - Tu piangi sempre davanti a una tomba che non sta nella vostra cappella di famiglia. Però il cognome di quell'uomo è King. Chi è?-
Cloe smise all'istante di alitarsi sulle mani e la condensa del suo fiato sparì, risalendo in alto.
Si irrigidì così tanto che Tom si preoccupò, voltandosi verso di lei, attento a qualsiasi sbalzo d'umore.
- Chi è?- le richiese, a bassa voce.
Cloe guardò altrove, come per prendere tempo.
Si rannicchiò sulla panca, stringendosi un ginocchio al petto.
- Si chiamava Vincent King. Era mio zio, il fratello minore di mio padre.-
- Com'è morto?-
- Attacco di cuore.- la voce della biondina si faceva sempre più bassa - Aveva appena trent'anni.-
Sentire quel tono spezzato gli fece immaginare di aver toccato un tasto sbagliato e infatti gli occhi di Cloe divennero lucidi. Fece per dirle di smetterla, che si era spinto troppo in là, ma la Grifondoro scosse il capo.
- Lo adoravo. È morto che avevo nove anni.- tirò su col naso, accettando il fazzoletto di Tom - Era una specie di eterno ragazzino. Mi ha insegnato ad arrampicarmi sugli alberi, la sera quando papà doveva uscire per forza stava con me e mi raccontava le favole, mi spingeva sull'altalena, mi portava in giro per fiere e mi copriva di regali. Era un viaggiatore...mi ha sempre portato cose da tutti i suoi viaggi, mostrandomi il mondo attraverso i suoi occhi.-
- Dev'essere stata una persona eccezionale.- le disse Tom, carezzandole la mano.
Lei annuì, singhiozzando - Lo era. Ma nascere figlio secondogenito di un duca non è una gran fortuna. Il nonno l'aveva spedito in giro per il mondo, dopo aver lasciato i titoli a papà. Lui avrebbe volentieri spaccato il patrimonio ma il nonno non ha voluto e ha fatto in modo che mio zio Vincent se ne andasse, rendendo l'atmosfera in casa irrespirabile. Lo zio dopo qualche tempo ha smesso di venire a trovarmi, poi ho cominciato a sentire pettegolezzi in casa e fuori sul fatto che avesse cominciato a frequentare certi cattivi ambienti...e infine all'età di 29 anni è stato accusato di essere un Mangiamorte.-
Riddle rimase basito, senza parole.
- Ma come...-
- Come hanno potuto pensare una cosa simile?- rise amaramente Cloe - Non lo so. Sta di fatto che a quel tempo l'opinione popolare contava moltissimo, proprio come ora la caccia alle streghe sta di nuovo disseminando paura. A nulla valsero gli avvocati di mio padre e quelli della grande famiglia di mia madre. Lo zio venne scagionato per mancanza di prove ma da quel giorno fu un rinnegato per la gente. Un anno dopo morì solo come un cane, nel suo letto...- una lacrima le rigò il viso, scivolandole lungo la gota - ...e da me non era più tornato.-
- Vieni qui.-
Tom le passò un braccio al collo, stringendosela addosso.
- Shhh...-
Cloe serrò la mano sulla sua schiena, rabbiosa e disperata.
- Sono stati quei maledetti pettegolezzi a ucciderlo!- singhiozzò - Se la gente l'avesse lasciato in pace lui ora sarebbe ancora vivo! E invece l'hanno subito giudicato senza ascoltare repliche, senza diritto di appello! Volevano qualcuno da incolpare e alla fine l'hanno ucciso!-
- Perché non parli mai di lui?- le chiese, con la bocca affondata nei suoi capelli.
- Perché tanto è inutile.- rispose, staccandosi debolmente e pulendosi le lacrime dal viso - Per mio zio non c'è più niente da fare ormai.-
Tom sorrise - E per me invece qualcosa puoi ancora farla, vero?-
- Adesso non darti tante arie.- replicò, facendolo ridere.
- Quindi vuoi proteggermi?- gli occhi blu del grifone si accesero - Mi proteggi dai pettegoli Claire?-
- Andrebbero messi alla gogna.-
- Esagerata.-
- Quanto te per le tue teorie sull'incremento delle nascite.-
Rise di nuovo, sporgendosi e baciandola sulla fronte.
- Andiamo a letto.-
- C-Cosa?-
Tom si alzò - A dormire.- replicò - E' tardi, andiamo a dormire.-
Chissà perché l'invito precedente, così equivoco, le aveva fatto balzare il cuore in gola.
Ma tanto perché sperare?, si chiese afferrandogli la mano e seguendolo docilmente.
In fondo Tom Riddle non sarebbe mai stato tipo da far proposte del genere.
A Tom bastavano gli occhi per farle sentire un brivido.
Probabilmente quella sicurezza non sarebbe mai cambiata.
Sarebbe bastato l'amore a fargliela provare per sempre.

Il pendolo della sala comune di Serpeverde batteva le tre di notte.
Beatrix si chiuse una porta alle spalle, per restarvi appoggiata.
Fiamme verdi e blu ardevano in un caminetto e Damon Howthorne stava seduto sul tappeto, contro il bordo di legno del suo letto, a osservare vacuamente quel falò.
C'era poca luce e la penombra regnava sovrana.
Una musica lenta e dannatamente lamentosa regnava nella stanza singola.
- Ti fa male ascoltare i Cure.- disse Beatrix, avvicinandosi a passo felpato.
Damon non staccò gli occhi dalle fiamme, neanche quando la Diurna si sedette al suo fianco.
- Cosa ti è successo?- le chiese invece, restando immobile.
- Niente.-
La voce di Beatrix era uscita in un soffio appena percettibile.
La strega sorrise, chinandosi e stringendosi al suo braccio.
- Non è successo niente.-
Lo strinse forte, nascondendo il viso nella sua spalla.
- Damon?-
Il Legimors alzò il braccio prigioniero, per carezzandole il viso con le dita.
- Si?-
- Ho ucciso una persona questa notte.-
Le iridi gialle di Trix incontrarono le fiamme - Un ragazzino più piccolo di noi. Ho ucciso un bambino.-
Si rannicchiò di più contro di lui, non sentendolo parlare - Aiutami.- mormorò - Per favore aiutami.-
Un braccio dietro alla schiena, l'altro sotto le ginocchia, Howthorne la prese in braccio e la portò a letto, sempre in un rigoroso silenzio. Lo scoppiettio delle fiamme era ormai l'unico sottofondo in quella stanza, la musica era finita.
Avvolta nelle lenzuola e poi sotto il pesante piumone, Trix era allacciata a Damon, sdraiato accanto a lei.
Passò un'ora, forse due.
Nessuno parlò, mentre la notte passava.
- Tu lo sapevi?- gli chiese, ormai vicini all'alba.
Il mago non aveva chiuso occhio, esattamente come la Diurna.
Col capo affondato nel guanciale, mosse appena il collo.
- Ho sognato qualcosa di simile...ma non sembrava un sogno di morte. Quel ragazzino sorrideva.-
- Quindi dovrei essere contenta di ciò che ho fatto?-
- Hai fatto una gentilezza Beatrix.- mormorò il Legimors, socchiudendo le palpebre - Si chiama pietà.-
Lei emise un gemito, stringendosi ancora di più a quel corpo caldo che cominciava a inebriarla.
- Ho ucciso una persona...un ragazzino...-
- Io ne lascio morire a centinaia.-
Lei serrò i denti - Smettila. Devi finirla. Non è colpa tua. Cos'avresti mai potuto fare per Wizloon?-
- E tu? Cosa potevi fare per quel bambino?- ribatté, tenendo il viso rivolto al tetto del baldacchino verde petrolio - Hai usato il cuore e l'hai salvato da una vita di tormenti. È morto sorridendo per te, Trix.-
- E a te?- si sollevò su un gomito, carezzandogli il torace - Cosa ti è successo?-
Howthorne sogghignò, poi si girò su un fianco e si sporse dalla sua sponda. Raccolse un pezzo di carta strazzonato dal tappeto, dopo di che si rimise comodo.
- E' dei miei.- disse, passandole la missiva - Come ho fatto chiedere dai legali di Draco ora i miei titoli sono a mio nome e sono ufficiosamente Lord ma i fratelli di mia madre e mia nonna paterna hanno convinto i miei a tenermi fuori dall'eredità se non Sopprimo il mio dono seduta stante. Ho un mese per decidere, dopo di che potrei anche venire diseredato.-
- E tua madre lo permetterebbe?- la Diurna scosse il capo - Li conosco poco i tuoi ma tuo padre non è uomo da prendere ordini e...tua madre ti vuole bene, anche se non sa come prenderti.-
- Non mi servono più.- fu la strabiliante e gelida risposta, dopo che il documento fu di nuovo accartocciato e gettato via - Ho una rendita che mi permetterà di vivere comodo per il resto della mia vita. Ma per il momento non ho intenzione di attuare la Soppressione. Non dopo quello che sta passando Tom. Ha rischiato di morire venerdì...ma anche se non ci fosse lui, piuttosto che dargli questa soddisfazione preferirei finire ad Azkaban.-
- Volevano solo un erede.- mormorò Trix, come per scusare i suoi genitori.
- No, volevano un essere perfetto.- replicò duro - E io non lo sono. Quindi visto che non servo a niente, che li metto solo in imbarazzo e che il mio dono di Legimors è ancora ritenuto scandaloso e di malaugurio, possono anche prendere i loro titoli e metterseli in un posto preciso.-
- Perciò non li vedrai più? Davvero lo vuoi?-
- Sai cosa vorrei?- sibilò di rimando - Vorrei un mondo di gente tutta uguale, dove tutti abbiano le stesse cose, la pensino allo stesso modo, si vestano gli uni uguali agli altri e che credano tutti negli stessi valori.-
- Che orrore.- bofonchiò la Diurna.
- Si, hai ragione. Fa schifo.- replicò Damon serafico - Ma se non altro sarebbero tutti d'accordo.-
- D'accordo sul fatto che sei speciale?- sussurrò lei.
- Sei della mia stessa categoria allora, yankee.-
Riuscì a farla sorridere, ma durò poco.
- Non vuoi dirmi tutta la verità?- le chiese, sentendola di nuovo irrigidirsi.
- No.- rispose lapidaria - No.-
- Come vuoi.- Howthorne si stiracchiò - Però cosa sono queste fusa da gatta?-
- Ho sete.- ammise, continuando a stargli incollata.
- Cloe mi ha detto che hai finito le scorte da settembre.-
- Maledetta King.- ringhiò l'altra stizzita - Da quanto lo sai?-
- Non importa. Come ti nutri scusa? Nessuno si è lamentato di buchi strani sul collo...-
- Rubo dallo sgabuzzino di Piton. Due settimane fa ho mandato giù del sangue di drago, ho sputato fuoco per un'ora dentro al bagno. Il prof pensa che sia Pix a fregargli le scorte, per i suoi scherzi.-
- Trix, Trix...- Damon si passò le mani sulla faccia, mettendosi a pancia in sotto - Perché non ti fai mandare delle scorte di plasma? Ci sono posti a Londra dove comprare le sacche, sai? Potresti chiedere al preside per fartele mandare in segreto.-
- Hn, forse.-
- Forse un corno. E adesso come fai?- berciò infastidito - Ti basta un dito o vuoi tutto il braccio?-
- Grazie, non ho fame.- rispose, nascondendo lo stupore visto che Damon non si era mai offerto di fare una cosa simile.
- Trix...vediamo di non fare lo sciopero della fame per quel ragazzino, ok?- le disse duro e crudo - Capisco che stai male ma morire a tua volta non servirà a ridargli la vita che i vampiri gli hanno rovinato.-
- E che io gli ho tolto.-
- Rispondimi chiaramente.- le disse, alzandosi sui gomiti - Sarebbe stato meglio lasciarlo in vita?-
- Chi sono io per deciderlo?-
- Hai già risposto.- replicò con un ghigno - Inutile che neghi. Il tuo è stato un gesto di compassione e non è stato inutile. L'hai salvato ma salvare non significa unicamente tenere in vita una persona. Ci sono tanti modi di aiutare la gente.-
- E spezzare loro il collo non rientra fra questi.-
- Oddio che tormento!- sbottò - Quando hai fame sei intrattabile. Forza, o bevi o te ne vai dal mio letto!-
- Senti ma stai scherzando?- allibì la strega - Mi stai davvero dicendo che...-
- Posso camminare con qualche goccia di sangue in meno, no? Sai controllarti?-
- Il tuo è sangue umano.- Beatrix scosse il capo - Non mi va, non sei un pasto. Ti farei diventare come quel ragazzino.-
- E allora continua a mandare giù sangue di drago o di chissà che altra porcheria! Se mi svieni davanti però sappi che filerò dritto da Morrigan.-
- Cosa?! Non oseresti!-
- Hn, mettimi alla prova!-


Era mattina ormai ma un paio di bambini a caso avevano fatto i capricci tutta la notte.
E questa volta non si trattava di Harry e Draco.
Bensì dei loro pargoli.
Glory e Lucas erano stati irrequieti per tutta la notte, senza far chiudere occhio alle loro tate e ai loro genitori quando perfino Alexander, ormai un po' più grandicello, aveva tenuto sveglio Jess per ore, evidentemente molto nervoso.
Si, decisamente i piccoli avevano qualcosa.
Ma non erano gli unici "cuccioli" a provare un certo fastidio.
Degona Mckay era appena uscita dalla serra n°7 quando si ritrovò ad alzare il viso verso la Torre Oscura.
Aveva avuto una brutta nottata e la presenza di quel piccolo rombo bianco non la faceva sentire tranquilla.
Non sapeva nemmeno lei come spiegarlo ma...quel minuscolo oggetto dall'apparenza così pacifica per lei era come una dannata calamita. Sembrava richiamarla. E non le piaceva per niente.
Le sembrava un richiamo macabro e imperioso.
Temeva che toccandolo sarebbe successo qualcosa di spiacevole.
- Dena vieni?- l'apostrofò Julian Larabee, sorridente e cavalleresco, com'era sempre con lei e Isabella - E' ora di pranzo, muoviti!-
- Nick dov'è?- chiese, senza vedere l'ultima parte del loro quartetto.
- E' in infermeria. Le calendule gli hanno soffiato in faccia del polline.- rise Larabee, vedendo altri poveretti del primo anno uscire dalla serra di vetro con la faccia tutta sporca di polline giallo e arancione, soffiato da calendule giganti e molto poco amichevoli - Isabella, Tilde e Geffrey sono già andati. Nick arriverà, tranquilla.-
In effetti era ormai l'una e il suo stomaco brontolava ma Degona si accorse che non era l'unica a osservare la Torre Oscura, con la testa per aria.
Dalla serra n° 4 erano appena usciti Serpeverde e Tassorosso del secondo anno.
Fra loro c'era William Crenshaw, immobile in mezzo al passaggio piastrellato di granito.
- Julian...tu vai, io ti raggiungo dopo.- disse, rivolgendosi al suo compagno - La mia mamma dovrebbe essere su con Harry Potter e il preside, vorrei andare a trovarla.-
- Davvero c'è tua madre?- fece il ragazzino curioso - Grande! Se fate un giro fammi un fischio, mio fratello maggiore schiatterà d'invidia quando gli dirò che ho visto Lady Lancaster! Ci vediamo dopo!- e se ne andò, lasciandola a sospirare con pazienza.
Ma comunque sorrise, felice che sua madre fosse finalmente stata accettata da tutti e girò sui tacchi.
William però sentiva la sua presenza da ancora prima che lei decidesse di raggiungerlo e non fu stupito quando gli si mise a fianco, senza una parola. Con gli occhi verdi e verdeacqua puntati in alto, i due maghetti rimasero vicini a lungo.
- Mi piace tuo padre, è simpatico. È uno dei pochi prof che non rompe, anche se purtroppo non fa lezione al nostro anno.- borbottò il Serpeverde di punto in bianco, annodandosi meglio la sciarpa nera al collo.
- Davvero?- Degona sorrise, col vento freddo che le scompigliava i boccoli - A me invece piace il tuo.-
William fece una smorfia.
- L'avevo capito che sei strana.-
Dena sollevò le sopracciglia - Strana? Perché mi piace Jeager? Assomiglia allo zio Milo!-
- E tu stravedi anche per lui immagino.-
- Perché, a te non piace Trix?-
- Figurati.- bofonchiò, un po' distaccato com'era nel suo carattere - Ma hai gusti veramente strani.-
Tornò il vento e stavolta scompose anche i corti capelli dorati del figlio di Jeager.
I suoi occhi verdeacqua continuarono a vagare sulla Torre, ma non il suo cuore.
- Come ti trovi vicino a me?- le chiese.
- Ti sembra una domanda normale?- rispose pensosa.
- Intendevo per...il mio sangue. Perché sono metà a metà. Tu invece non lo sei.-
- La mia mamma è un demone.- gli ricordò.
- Ma ti ha tolto tutta la malignità. No?- le richiese, serio - Non sei del tutto umana?-
- Bhè...direi di si...- ammise - Cosa vuoi dire?-
- Niente. Mi chiedevo solo se non fosse per lei che ti piacciono le persone diverse.-
- Diverse?-
- I mezzosangue non hanno vita facile.- William la guardò attento, sfidandola a replicare - O credi ancora alle favole?-
- Tu parli dei mezzosangue e di chi è diverso come se fosse strano.- Degona abbassò il capo - Chi ti ha insegnato queste cose?-
- Ci vivo dentro. Non me le hanno insegnate.-
- Sarà. Però per me Beatrix, lo zio Milo e tuo padre sono fantastici. Non guardare le persone diverse come se fossero strane. Non pensare di essere strano. Quando ti guardo non penso che sei diverso e strano.-
- A no?- William assottigliò gli occhi, poco rassomiglianti a quelli di un bambino innocente - E a cosa pensi quando mi guardi?-
- Che sei diverso e speciale.- Degona gli sorrise, vendendolo sgranare leggermente le iridi per la sorpresa - Vieni con me alla Torre? Voglio dare una mano alla mamma. Te la presento, vedrai ti piacerà.-
- ...Ok...-
Dopo un lungo silenzio la seguì docilmente, senza una parola. Almeno fino a quando non cominciarono a salire le scale per il rifugio degli Auror.
- Tua madre non ha corna e coda, vero? Cioè...è normale come mio padre.-
- Sai che non le ho mai chiesto bene a che razza...cioè...a che stirpe appartenga?- bofonchiò la piccola Mckay - Comunque è come Jeager, si. Non le ho mai visto né corna né coda...ha solo gli occhi bianchi.-
- Ha gli occhi bianchi?-
- Si, ma prima che nascessi io li aveva azzurri!- tubò la Grifondoro - Ci siamo quasi.-
- Un'ultima cosa.-
- Cosa?-
William si fermò sul penultimo gradino, afferrandola per il mantello - Quel rombo...non piace neanche a te, vero?-
Degona deglutì, annuendo.
- Anche a te sembra che...ti chiami?-
Il Serpeverde annuì a sua volta - Cosa vuol dire? Perché ce l'ha solo con noi?-
- Forse dipende dall'età.- gli rispose la giovane erede dei Mckay - Anche Lucas e Glory hanno fatto disperare, ho sentito.-
- Tu non sei una di quei maghi che sentono le cose e i sentimenti? Non dovresti capire cosa succede?-
- Per capirlo dovrei toccare quel rombo. E non voglio.-
- Già.- ammise il piccolo Crenshaw - Quel coso va bruciato prima che capiti qualcos'altro.-
Messo piede nella sala riunioni però, dovettero tapparsi le orecchie a causa degli strilli abominevoli di Jeremy, Alex, Glory e Lucas. Le quattro tate follette non sapevano più come mettere tranquilli i pulcini e Pansy, arrivata sull'orlo di una crisi isterica, aveva praticamente chiesto a Draco di mettere dei sedativi nel latte.
Il deficiente l'aveva fatto davvero e tempo cinque minuti i bambini si erano addormentati senza neanche tanta difficoltà, visto che nessuno di loro aveva chiuso occhio la notte prima.
- Cavolo. Voi si che siete genitori da premiare.- li apostrofò William.
- Thò, la palla al piede.- Jeager si sporse dal divano, dove se ne stava sdraiato - Che c'è?-
- Niente, siamo venuti a cercare la mamma.- gorgogliò Degona - Tutto bene qui?-
- No, uno schifo!- urlò Malfoy, con la testa infilata nel frigo - I bambini hanno dato i numeri! Potter compreso.-
- Vaffanculo.- gridò con voce annoiata l'interessato, al piano superiore.
- Allegri e amichevoli come sempre.- chiarì il mezzo demone - E voi mocciosi che avete? Siete in paranoia anche voi?-
- Quella porcheria è ancora in giro?- gli chiese William.
- Parli del bombo cattivo?- bofonchiò Draco, andando a sdraiarsi sul divano.
- Bombo cosa?-
- Glory lo chiama così.- ghignò il biondo - Il bombo cattivo. Non lo regge neanche lei. Secondo me è una questione di età...o forse centra la profezia. Parlava di bambini no?-
- Grazie per il bambino.- sibilò William - Sul serio non sentite niente da quel maledetto pezzo di roccia?-
- Sentire cosa?- mugugnò Jeager.
- Lascia perdere. Voi grandi siete vuoti dalla testa ai piedi.- replicò suo figlio, seccato.
- Ah si? Credo andrò a riempirmi di whisky allora.- ironizzò il mezzo demone - Qualcuno mi segue?-
- Doppio per me.- Harry scese di volata le scale - Avete visto i gufi stamattina? Dio, arrivano in sciame! Sembra che si siano raddoppiati!-
- E' arrivata posta per te.- Jeager gli lanciò due buste, una bianca e una assurdamente nera - Le ha portate uno sparviero. Una è di Orloff. L'altra non saprei, non c'è mittente.-
Harry liquidò subito la lettera bianca del Ministro della Magia, ma quando ebbe sotto gli occhi la busta nera rimase a fissarla, impietrito. Quella scrittura. Aprì il sigillo rosso di cera e trovò solo poche righe.
- Bastardo.- sibilò con un sorriso sarcastico, bruciando la lettera all'istante sul palmo della mano.
- Chi era? Un creditore?- frecciò Malfoy.
- Più o meno.- il bambino sopravvissuto scosse il capo, sedendosi.
Incredibile.
Chi osava fargli la predica...come si permetteva Lui di fargli la paternale...
- Ehi, scansafatiche. Allora, dov'è questo rombo?-
Lucilla varcò all'improvviso la soglia della Torre Oscura, gettando sul divano addosso a Draco uno scialle di pizzo.
- Oh, grazie per la coperta.- borbottò il biondo - Molto calda. Di cos'è, carta velina?-
- Ciao mamma!- Degona andò ad abbracciarla, sorridente - Come stai?-
- Bene.- la Lancaster le carezzò la testa - Tu come ti senti? Quell'aggetto infastidisce anche te?-
- Ahah. E anche William.- la piccola le indicò il figlio di Crenshaw.
William osservò Lucilla, incantato. Dio, allora era proprio come sembrava.
I demoni erano veramente magnifici.
- Molto piacere.- disse, stringendole la mano.
Lei ricambiò la stretta, studiandolo. Un piccolo mezzo demone molto potente...si sentiva.
- Qualcuno di voi l'ha toccato?- chiese poco più tardi, seduta a tavola davanti al drappo di velluto su cui era adagiato il rombo bianco.
- No, Hermione ci ha impedito di farlo.- le disse Edward, arrivato dalla ronda con Ron e Clay.
- L'abbiamo fatto solo coi guanti.- continuò Weasley - Perché?-
La demone fissava l'oggetto, silenziosa. Degona e William le stavano alle spalle, con aria contrita.
Dopo un attimo, Lucilla lo prese fra le dita.
Se lo girò sul palmo, lentamente. Sfiorò le forme arrotondate, gli spigoli smussati.
- Sai cos'è?- mormorò Harry, seduto di fronte a lei.
Lucilla rise, finalmente. Ma la sua espressione era priva di reale divertimento.
- Avete fatto bene a non toccarlo.- disse, sollevando gli occhi bianchi - Non ho idea di cosa sia ma è un concentrato di perfidia pura. Se l'aveste toccato, sareste impazziti.-
- Un attimo.- Draco si sporse dal divano, senza crederci - E' un Polo Negativo?-
- Si, qualcosa del genere.- annuì la Lancaster - E' un oggetto impregnato di malvagità. Chi lo sfiora, ne assorbe gli effetti. Impazzisce, diventa un assassino. I bambini non sopportano le sue vibrazioni, perché sono innocenti.-
- Un attimo.- Harry sgranò gli occhi - Tom l'ha toccato a mani nude quella notte. Perché non...-
- Tom?-
- Si. L'ha srotolato dalle bende, a mani nude.- continuò Potter - Non può essere stato contagiato?-
- Dipende. Si è comportato in modo strano?- chiese la demone.
- Non mi pare. Non più del solito.- ponderò Edward.
- Forse su di lui non ha funzionato.- l'interruppe Draco, attirando l'attenzione del gruppo - 1588. Durante una spedizione in Africa, i funzionari dell'Impero usarono il Distillato di Aggressività sugli eretici, per farli ammazzare fra di loro. Uno ne rimase immune.-
- Chi?- gli chiese Ron.
- Lo so io.- rise Jeager, annuendo - Francis di Damascus, un cavaliere. Divenne santo per gli eretici. Il suo cuore era tanto puro che nemmeno il Distillato ebbe effetti su di lui.-
- Un santo?- Ron allibì - E Tom sarebbe un santo?-
- No, idiota. Intende che alcuni esseri umani hanno un cuore incorruttibile.- sentenziò Malfoy.
- E se su Tom non ha fatto presa, significa che lui è uno di questi.- mormorò Edward.
- Però. Abbiamo gente refrattaria all'Avada Kedavra, ai rombi...al whisky.- frecciò Clay, scoccando un'occhiata eloquente a Malfoy - Siamo a cavallo. Comunque quel rombo da dove arriva e perché io e Cloe non abbiamo percepito niente di questo Polo Negativo?-
- Non so ma su oggetti mistici di tale intensità i Sensimaghi non devono avere particolare effetto. Ti accorgeresti di cos'è Clay, solo toccandolo temo.- Lucilla si volse allora verso la figlia - Te la senti di "leggerlo" tu Dena? Starò con te. Altrimenti andrò da Caesar.-
- Ecco io...- Degona si fece indietro, avvicinandosi senza accorgersene a William - Mamma non mi piace, davvero.-
- Tranquilla, non preoccuparti.- la rassicurò la Lancaster, carezzandole la mano - Su di me non ha effetto ma so che i bambini sono troppo delicati di fronte a questa cosa. Caesar senza dubbio non si farà venire il mal di testa.-
- Senz'altro.- sibilò Draco in sottofondo - Quando mai Cameron si fa problemi per qualcosa.-
- Bene. Allora Caesar ci sarà le risposte che cerchiamo.-

L'emicrania aumentava.
Damon sbadigliò, immergendo la faccia sotto il rubinetto dell'acqua fredda.
Dannazione, doveva smetterla di passarsi le notti in bianco...
Uscì dal bagno degli uomini, inseguito dalla scia dei commenti maligni dei Serpeverde, riguardo la scorsa partita di quidditch aveva li aveva visti vincere contro i Corvonero.
Una volta fuori dal bagno però, sentì un'occhiata su di sé che aveva imparato a riconoscere.
Sorrise con aria serafica, girando su se stesso.
- Ma tu guarda.- borbottò pigramente, infilandosi il maglione sulla camicia - Occhi di Fuoco. A cosa devo l'onore?-
Neely fece una smorfia sarcastica.
- Ti sei dato alla pazza gioia vedo.-
- Se parli della mia faccia cadaverica dovresti sapere che è data da ben altro che un festino.- frecciò il Serpeverde, sistemandosi la cravatta verde e argentea - Cosa posso fare per te?-
- Tieni.-
La bionda Caposcuola di Corvonero gli lanciò un sacchettino di velluto blu.
Damon lo prese al volo, stranito. Guardò dentro e sbatté gli occhioni stanchi.
- Un Sognid'Oro.- disse strabiliato, tirando fuori dal sacchetto un oggetto di vetro violaceo, grande e dalla forma simile a una trottola, con una punta di platino dalla sagoma smussata. Dentro al vetro colorato vi vorticava della polverina e della magia fosforescente, che sprizzava scintille luminosissime.
- Dove l'hai preso?- le chiese confuso - Ne ho cercato uno per tanti anni!-
- La mia bisnonna ha maledetto il bisnonno, perché la tradiva. Ha tramutato i suoi sogni in orribili incubi dove andava a letto con donne cadavere.- sibilò Neely disgustata - La bisnonna era un po' troppo vendicativa...comunque il bisnonno dopo anni di tortura notturna ha trovato quel Sognid'Oro in Norvegia e ha ricominciato a dormire tranquillo. Certo, faceva lo stesso degli incubi ma verso la mattina faceva anche sogni piacevoli, tutto grazie a quella trottola. Dalle un paio di giri prima di andare a dormire.- gli consigliò - Forse riuscirai a svegliarti di buon umore.-
Ma tu guarda. Howthorne rimise il Sognid'Oro nel sacchetto, incrociando le braccia.
- Grazie.-
- Prego.- rispose la Montgomery - Nessuno a casa mia lo usava più e poi ieri era il tuo compleanno, giusto?-
- Si, è vero.- e lentamente le sorrise. Un attimo dopo si era piegato su Neely, che a sua volta si era come bloccata.
- Grazie sul serio.- sussurrò, baciandole la guancia appena leggermente.
La bionda rimase ferma, poi sollevò il viso.
- Di niente.- e dandogli le spalle, se ne andò. Ma sorrideva di nascosto...e lo stesso faceva Damon.


Era notte fonda quando una carrozza nera attraversò il Golden Fields.
Le ruote scivolavano sui campi di margherite nere, dopo di che si fermarono senza stridii davanti a un castello dall'aria diroccata e disabitata.
Lord Demetrius era seduto sulla scalina dell'ingresso, dove si accomodava sempre a leggere perché non c'era posto più assurdo dove svaccarsi a leggere.
Una sigaretta gli penzolava dalle labbra, un lecca-lecca ancora incartato dietro all'orecchio.
Era immerso nella lettura quando il portone d'ingresso si aprì leggermente.
Un solo battente, un leggero spiraglio.
Sollevò il viso e non staccò più lo sguardo da chi era entrato.
Gala Leoninus era davanti a lui.
Richiuse la porta, restando in fondo allo scalone col suo bauletto quadrato fra le mani.
Demetrius scese, a passo lento. Una volta davanti a lei, sorrise e abbassò il capo.
- Credevo non saresti mai più venuta.-
- Scusa se ti ho fatto aspettare.- sussurrò la vampira.
- Ben tornata a casa.-
E senza un'altra parola, l'abbracciò forte.
Per non lasciarla andare più.

 

 

 

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24° ***


figli24

 

 

"Sai mostriciattolo...quando sento Fanny cantare, sento di poter fare tutto. Sento che la speranza c'è ancora.
Che non è morta. E potrei toccare il cielo con un dito.
Quando vedo Fanny, so di poter vincere la mia battaglia.
La fenice e il suo canto sono la mia speranza.
E niente e nessuno mi può fermare.
Perché so che la fenice è lì in cielo, sopra di me.
E veglia."

 

 





Cosa distingue un grande mago da uno ordinario?
La gloria? Il potere? La fama?
Si, forse.
Ma non solo.
Tom Marvolo Riddle si era fatto un'idea diversa e sempre più volubile nei suoi più di ottant'anni di vita ormai.
Certo, il suo nome era segno di paura, orrore, sdegno, rispetto, brama.
Lui aveva messo un fermo alla Morte, l'aveva sconfitta, annullata.
Però...non era l'unico mago al mondo ad aver riso in faccia alla Signora con la Falce.
Già. Cos'avrebbe potuto rallegrarlo, renderlo fiero se non un degno avversario?
In quegli anni era cambiato.
Se un tempo non aveva desiderato altro che annientare un ragazzino che l'aveva sconfitto appena nato, che gli aveva portato via il suo onore, i suoi fedeli servi, la sua dignità...bhè, ora era tutta un'altra cosa.
Harry Potter.
Il bambino sopravvissuto.
Lord Voldemort non avrebbe potuto desiderare un avversario migliore.
Era lui il suo segno complementare.
Il suo negativo.
Harry Potter.
Voldemort inspirò a fondo quella notte buia, alzandosi a fatica dal letto a baldacchino enorme che ingombrava la sua stanza da letto, rialzata su un ripiano di sette gradini in marmo. Infilò una vestaglia sul torace nudo, su cui spiccava una cicatrice a livello del cuore. Il punto in cui Harry, da ragazzino, l'aveva colpito a morte, prima di spingerlo nel Velo.
Riuscì a raggiungere il balcone, col respiro affannato ma con un ghigno di soddisfazione sulle labbra.
Tre mesi dalla sua rinascita ed era ormai tornato in pieno possesso delle sue facoltà.
Ancora qualche settimana e il suo corpo sarebbe tornato quello di un tempo, se non migliore.
Il possente balcone era avvolto nella nebbia ma Voldemort riuscì a vedere ugualmente ciò che gl'interessava.
Davanti a lui, una distesa di rovine.
Un labirinto di rovine che non avevano fine, stagliandosi ben oltre l'orizzonte, fin dove il firmamento iniziava.
Il cielo era piombo. Da lì non avrebbe saputo dire se fosse giorno o notte.
Perché in quella dimensione non c'era né giorno né notte.
Tutto era in una perenne eclissi.
Poche luci fuori da Dark Hell Manor.
La sua casa. La sua dimora. Il suo castello.
Il castello che gli aveva fatto in dono Lucilla, appena sedicenne.
Con occhi indolenti seguì le linee possenti della costruzione, quasi decadente.
L'esterno in effetti si era deteriorato negli anni, senza la presenza della sua padrona.
Ma l'interno era rimasto intatto.
Gli occhi blu di Riddle si accesero di tiepido interesse vedendo volare sul dedalo di rovine, verso la sua finestra, lo sparviero di Vanessa e Rafeus.
L'uccello emise un verso orgoglioso, posandosi davanti a lui con grazia e riverenza.
Voldemort sorrise, carezzandogli l'ala con due dita.
- Ben fatto.- sibilò, con la sua voce dannatamente raggelante.
Staccò subito la risposta alla sua lettera nera dalla zampa del volatile, scartando la busta impaziente.
Poche righe.


"Come mi occupo di Tom non deve riguardarti. Quel fantoccio ha preso me, non lui.
E non sei neanche mio padre per farmi la paternale sulla mia sventatezza.
Se hai del tempo da perdere con queste sciocchezze significa che ti stai annoiando quanto me.
Tieniti pronto. Questa volta sulla soglia potrei apparire io.
E tu sai chi vince di solito, Tom, quando siamo uno di fronte all'altro.

H.J.P."


Voldemort scosse il capo.
- Bambino insolente.-
Suo figlio aveva rischiato di essere ucciso dall'Anatema Senza Perdono e Harry osava scherzarci sopra.
Tornò dentro, chiudendosi la finestra alle spalle con un debole cenno della mano.
Si fermò di fronte alla sua grande scrivania di ciliegio, su cui erano aperti numerosi libri di pelle nera, finemente rilegati ma dall'aria logora, quasi esausta per il troppo studio.
Oltre a quei tomi c'era anche un alto leggio, davanti al quale Voldemort si fermò.
Era un libro veramente strazzonato. Non aveva copertina e la rilegatura era totalmente devastata dall'attacco del tempo.
Non poteva neanche considerarsi un libro forse: la scrittura era sicuramente greco antico.
Le Memorie di Alessandro il Grande.
In quella pagina ingiallita e su cui c'erano delle macchie di sangue ormai sbiadite, uno schizzo saltava all'occhio sulla scrittura irregolare e minuscola del grande Re Alessandro.
Un guanto. Un guanto di metallo, dalla forma grifagna e con le falangi appuntite.
Il Primordiale Guanto di Minegon.
"Trovato qualcosa, mio signore?"
Nagini strisciò per tutta la grande stanza da letto, arrivando ad arrotolarsi sulla poltrona della scrivania.
"Per il momento nozioni di pubblico dominio." rispose Voldemort pacatamente, in Serpentese
"Dove sei stata?"
"Ho controllato padrone."
"Cos'hai scoperto?"
"L'uomo col mantello bianco...con la maschera che piange...so perché non riusciamo a trovarlo."
Voldemort si staccò dalla pagina del Guanto, osservando finalmente la sua serva con interesse.
- Spiegati.-
Nagini emise un sibilo seccato.
"Come noi è introvabile. Si è nascosto bene."
"E' sotto terra? In questa dimensione?"
"No, mio signore."
il serpente enorme mosse appena la testa squamosa
"E' in cielo."
Voldemort non mosse un muscolo del viso. Indifferente alla cosa, si appoggiò coi fianchi alla scrivania.
"Sii più chiara."
"Padrone..."
la serpe saettò la lingua biforcuta "Una nave che vola. I gufi la chiamano l'Arca."
- L'Arca.-
Voldemort corrucciò appena la fronte questa volta, dirigendosi repentino all'immensa biblioteca che risaliva lungo tutte le pareti della camera, senza lasciare libero un solo spazio se non per la scrivania e il letto.
L'immortale mago del male si accostò agli scaffali accanto alla porta d'ingresso, sigillata, e in pieno silenzio cercò a lungo. Seguiva col dito copertine e titoli, in oro e argento, libri proibiti, libri dannati, libri con occhi per maledire.
Non li temeva. Perché erano loro a piegarsi a lui.
Alla fine però prese un libro molto improbabile, lontano da quelli che lui più amava.
Lo aprì sotto gli occhi di Nagini che dondolò la testa evidentemente colpita.
"Padrone...cosa cercate nei Vangeli?"
"La conoscenza si può trovare anche negli angoli più impensati mia cara."
Voldemort in seguito ghignò a lungo.
Ma non era tranquillo, inutile negarlo.
L'Arca. Nei Vangeli e nella Bibbia, erano due i nomi ricollegabili a quello datole da Nagini.
L'Arca dell'Alleanza, in cui Mosè aveva rinchiuso le tavole con le leggi di Dio.
E l'Arca di Noè, del Diluvio Universale. Su cui solo i più degni sarebbero potuti salire.
Solo i prescelti.
E la seconda visione era quella che più poteva avvicinarsi a ciò che quel maledetto uomo in bianco con la maschera sul viso stava cercando di ottenere, usando il nome del Lord Oscuro e dei Mangiamorte per scatenare il terrore.
Purificazione.
Era questo il significato intrinseco dell'Arca, del Diluvio Universale.
E se volevano uccidere suo figlio, allora quel nemico poteva essere un uomo solo.
Un uomo che in passato Voldemort aveva già conosciuto.
Tom era seriamente in pericolo.
E Harry non lo sapeva.


- Come sarebbe che Caesar non c'è?-
Lucilla dei Lancaster tamburellava la unghie sui fianchi, lo sguardo impaziente puntato sul povero Demetrius che per quel pomeriggio di era ritrovato a fare da balia a Cameron Manor.
- Tesoro, te l'ho detto.- ribatté Dimitri per l'ennesima volta - Tornerà fra un'oretta. È andato a riprendere Leiandros in un bordello per demoni a Budapest ed è anche andato a farsi prestare il Guanto di Minegon dagli Harkansky.-
- Dagli Harkansky?- Lucilla esplose - Quelli sono i miei parenti! Ora vorranno vedermi!-
- Può darsi.- rispose il demone, sorridendole - Non sei contenta?-
- No.- fu la lapidaria e gelida risposta.
- Su, Lucilla calmati.- le disse Hermione, seduta a tavola a sorbirsi un thè pomeridiano - Vedrai che fra poco sarà qua. Gli rifiliamo il rombo, vediamo se riesce a leggerlo, diamo un'occhiata al guanto e...-
- ...e poi filiamo all'istante.- concluse Draco furente, seduto accanto alla Grifoncina.
- Perché sei venuto anche tu?- gli chiese la Lancaster - Non potevi startene a controllare Greyback?-
- Ma va!?- Dimitri rizzò le orecchie - Fenrir vi batte al portone?-
- Non lui, suo figlio.- gli rispose Hermione - Lo conosci?-
- Il cucciolo no. Comunque ho sentito che i sudditi lo adorano, a differenza del padre. Pensa che perfino Askart Leoninus ha rispetto per quel ragazzo. Quando vado di straforo ai loro concili con quelli della Dama Nera lo sento sempre esprimersi con cortesia verso il lupacchiotto. Che tipo è?-
- Irritante.- sibilò Malfoy, accendendosi la settima sigaretta in mezz'ora.
- Come sta tua figlia Lucilla?- chiese Dimitri, saltando di palo in frasca - Nyssa è sempre con lei?-
- Si, la segue un po' meno ma da quando siamo sotto attacco le ho chiesto di controllarla con occhio più attento.- rispose la Lancaster.
- E Glory?- Demetrius parve molto interessato alla faccenda mocciosi - Come sta Herm?-
- Alla grande. Il rombo che Tom ha trovato nel fegato di quel fantoccio non la fa dormire bene. Abbiamo provato a spostarlo nell'ufficio di Silente ma non è servito a molto.-
- In effetti sprigiona aria pestifera a gogò.- disse il provvisorio padrone di casa, toccando senza preoccuparsi il rombo adagiato sul velluto, in mezzo alla tavola - Ci credo che ai piccoli dà fastidio.-
- Hn. A me fa solo ridere.- borbottò Lucilla, facendo su e giù davanti al camino acceso.
- Tom invece ne è immune?-
- A quanto pare.- annuì la Granger - L'ha tenuto in mano quando l'ha trovato e non gli è successo nulla.-
Demetrius sorrise - Di lui non mi stupisco, è prevedibile anche se i puri di cuore sono rari ormai.-
- Specialmente in questo secolo.- perseverò la Lancaster.
- Ho sentito che hanno attaccato anche Jeager. È vero?-
- Il Vendicatore gli ha fatto saltare il palazzo come un petardo.- sibilò allora Draco, perfido.
- Però. E suo figlio?-
- Ora segue i corsi a Hogwarts.- Hermione rise, quasi incredula - L'avresti mai immaginato?-
- Credevo tentaste di uccidervi tutti i giorni.- fece Demetrius allibito - E invece ti aiuta. Dio, il mondo ormai va proprio al contrario. Sarà per il bambino.-
- Lo credo anche io.- annuì la Grifoncina - Non è abituato a vivere con gli altri ma credo che William un po' gli piaccia. Certo, lo insulta dalla mattina alla sera dandogli della palla al piede e dello schifoso umano ma il ragazzino si sa difendere. Quanto a lingua lunga direi che non è secondo a suo padre.-
Ma decisamente la lingua lunga era comune anche a Demetrius, che adorava i pettegolezzi e sapeva cose che loro ignoravano. Per esempio sapeva che gli adorabili spostamenti dei licantropi per il Devon erano ormai tanto vicini che avrebbero potuto vedere Greyback e i suoi col binocolo.
Quindi Asher aveva davvero chiesto aiuti.
Dannazione.
Avrebbero dovuto organizzare un assedio a Hogwarts.
Altro che scuola, stava diventando un avamposto di salvataggio!
Passò circa mezz'ora, in cui si cazzeggiò alla grande e finalmente rientrò Caesar. O almeno, era sempre stato "dentro" solo che uscì da un grande specchio ovale nell'antisalone, tirando per l'orecchio Leiandros e imprecando a tutto andare.
Caesar Noah Cameron non era cambiato, proprio come suo fratello e Demetrius.
I capelli bianchi solo leggermente più corti e l'aria sempre più gelida. Osservò i visitatori con espressione annoiata.
- Lucilla. Hermione.- salutò, poi assottigliò le palpebre - Malfoy.-
- Cameron.- replicò Draco, freddo.
- Oh, la finiamo?- brontolò la Lancaster - Dove diavolo sei stato? Quando ho bisogno non ci sei mai!-
- A raccattare quest'idiota a Budapest.- rispose il padrone di casa, buttando il fratellino di settecento anni seduto in poltrona, a tavola - E poi sono andato a cercare il Guanto di Minegon dei tuoi, per darvi un'idea di quello stupido aggeggio.-
- Chichi mi hai fatto male all'orecchio.- si lamentò Leiandros, massaggiandosi il padiglione arrossato.
- Crepa una buona volta!- sibilò suo fratello maggiore - Fra qualche minuto dovrebbe arrivare Winyfred col guanto.-
- Winyfred? E chi è?- si stranì Lucilla.
- La figlia di tuo cugino Horus, ha seicentoventitré anni.- le spiegò - A casa di tuo padre dovrebbe esserci ancora l'albero genealogico degli Harkansky, perché non ci dai un'occhiata eh Luci?-
- Come se me ne fregasse qualcosa.-
- Chichi scusa...- s'intromise Hermione.
- Ma la finisci anche tu?!- sbottò seccato - Dov'è quell'accidenti di Polo Negativo?-
- Eccolo, appunto.- sorrise la strega, senza riuscire a frenarsi e gli lanciò il rombo, che il demone puro afferrò al volo.
Caesar avvertì una leggera scarica elettrica sulla pelle, ma per lui non fu nulla di fastidioso.
Era potente quell'oggetto. Molto. Ma non abbastanza per lui.
Se lo girò fra le dita, chiudendo gli occhi.
- Allora?- l'incalzò Draco.
- Ci va un attimo.- lo zittì Cameron, slacciandosi i ganci pregiati della blusa grigio piombo - Dove l'avete trovato?-
- Tom l'ha preso nel fegato del fantoccio.- gli spiegò Lucilla.
- E non gli è successo nulla?-
- Tom ne è immune.-
- Lo immaginavo.- Caesar rise, mettendo la tachicardia anche a Malfoy - Questo affare è un concentrato di perfidia. Forse l'Alito di Vita non è sufficiente per quei fantocci, per mettersi in piedi intendo e hanno bisogno di questo rombo per portare a termine il loro compito. Oppure...-
- Oppure cosa?- gli chiese Hermione, impaziente.
- Hai aperto il mio Grimario?-
La strega dagli occhi d'oro non capì quel cambio di discorso.
- Ma che centra?-
- Centra che se avessi letto, avresti saputo che spesso i gagia per creare dei fantocci non usano cadaveri. Semplicemente usano un oggetto qualunque e da quell'oggetto formano un manichino. Chiaro il concetto?-
- Vuoi dire che potrebbe essere il rombo il centro dei fantocci?- allibì Hermione.
- Già.-
- E come cavolo facevo a saperlo io?- sbottò furibonda - Non riesco ad aprirlo da quando me l'hai regalato sei anni fa il tuo Grimario! Inoltre sono stata cieca per quasi due mesi e tu te ne sei sbattuto!-
- Io me ne sono sbattuto?!- ululò sdegnato il demone - Non ti sei più fatta vedere!-
- Mi tenevano in gabbia!-
- Si, allo zoo.- frecciò Draco - Ma piantala va' mezzosangue!-
Stavano ancora ad accapigliarsi fra loro quando dallo specchio arrivò una leggera vibrazione, poi si sentì qualche bestemmia poco fine fatta ad alta voce e...dal vetro uscì una ragazzina quattordicenne, con una testa piena di ricci fitti fitti, di un pallido colore fra il rosso e il biondo.
Aveva gli occhi bianchi e rimase impigliata col cappuccio di una coloratissima felpa arancione in mezzo al portale.
- Winyfred, per l'amor di Dio!- sbuffò Demetrius - Cosa diavolo fai?-
- Ah, che palle la distorsione!- si lamentò la demone , dando uno strattone che rischiò di rompere tutto, felpa e specchio - Mamma mia, che incubo!-
- Distorsione?- sussurrò Hermione - Intende la distorsione temporale?-
- Si, lei vive negli anni ottanta.- le spiegò Caesar - E' un po' indietro. Altri vivono in altri secoli.-
- Vivono nei secoli "Sopravvivo solo per Rompere"!- sibilò la ragazzina, piantandosi di fronte a loro - Salve a tutti. Ciao Chichi, ciao Leo, ciao Dimitri...e...- guardò Lucilla, tutta interessata - Lucilla Harkansky, giusto?-
La Lancaster annuì.
- Molto piacere, io sono Winyfred Harkansky.- la demone sorrise con calore, stringendole forte la mano, ignorando Leiandros che faceva battute sconce sulla sua minigonna - Sono la figlia di Horus Harkansky.-
- Ed è più grande di me.- concluse Leiandros ridendo - Ama modificare l'involucro. Peccato che la sostanza cambi poco.-
La rossa lo guardò storto - Hai del rossetto sul collo, porco.-
- E chissà dove altro.- aggiunse Demetrius sottovoce.
- Bene, come vi pare. Ho il concerto dei Motley Crue fra un'ora. Ecco il Guanto!- la ragazzina fece apparire sulla sua mano protesa il Guanto dei demoni puri della sua famiglia, avvolto in uno straccio consunto - Mio padre verrà a riprenderselo stasera, dopo che si sarà rivisto per la terza volta la battaglia di Guadalcanal. Lucilla è stato veramente un piacere. Spero di rivederti alle riunioni di famiglia. Ciao gente, ci vediamo!- e rientrata nello specchio non diede il tempo a nessuno di aggiungere altro. Era sparita com'era arrivata.
- Bel soggetto quella.- disse Draco, spegnendo sigaretta con aria sorniona.
- Ottimo. Ora che la follia ha preso il volo, direi che possiamo andare a provare quest'aberrazione nei campi.- ordinò praticamente Caesar - Tastiamone la potenza.-
- Certo che sono proprio strani degli Harkansky.- disse Hermione, mentre uscivano fra i campi di margherite - Credevo che avessero tutti poco senso dell'umorismo come te Caesar.-
- Tesoro.- gemette Leiandros divertito - Per vivere per sempre, o hai l'umorismo o ti ammazzi. Cosa che forse mio fratello dovrebbe prendere in considerazione.-
- Leiandros la senti la puzza di bruciato? Perché sto per dare fuoco a te e al castello.-
Ebbene, dopo un'altra snervante discussione fra fratelli riuscirono ad uscire da Cameron Manor e con le margherite e la nebbia fino al ginocchio, Caesar liberò il Guanto dallo straccio logoro, mettendolo sotto il naso della Grifoncina.
- Si,- disse lei - è come quello della visione di Damon.-
Grande e spesso, di metallo e dalla forma spinosa. Letteralmente macabro.
- Lascia, metto io.- le disse Draco, levandoglielo dalle avide grinfie. Se lo infilò nel braccio destro, sperando vivamente che almeno quello riuscisse poi a toglierselo. Non provava nulla di particolare: era solo pesante e scomodo.
Artigliò le dita ma quando lo fece sentì finalmente qualcosa.
Energia. Energia che scorreva da dentro, per arrivare fino alla punta delle dita, che sentì diventare incandescenti.
E di colpo, la magia si liberò.
Puntò il braccio in avanti e si scaturì una forza distruttiva eccezionale. Quasi un fulmine gigantesco che partendo dalla sua mano finì dritto contro una collina a parecchi metri da loro, facendola saltare per aria.
Vennero investiti da una pioggia di detriti, tutti tranne Lucilla che si era aperta sulla testa un ombrellino.
- Porca puttana...- sfuggì a Malfoy, a bocca aperta.
C'era una voragine atroce! Un buco di quasi un chilometro!
- Tutto qua?- dissero invece i quattro demoni in coro.
Hermione e Draco si volsero, senza parole.
Tutto qua?!
- Tutto questo casino per quella robetta?- mugugnò Caesar - Umani!-
- Scusa tanto se questo affare potrebbe farci secchi tutti in un secondo!- rimbrottò la Granger, aiutando Malfoy a staccarsi il guanto di Minegon dal braccio. Lo ridiede a Cameron, pensando a velocità incredibile.
Dannazione, ora si che erano dannatamente nei guai!
Quel Vendicatore avrebbe potuto ucciderli davvero. Gli sarebbe bastato un colpo solo per prenderli tutti e mandarli sotto terra!
E adesso? Come l'avrebbero risolta?
- Io torno dentro a leggere il rombo.- disse Caesar, seccato - Voi state pure qua a giocare e a raccogliere fiorellini.-
- Fanculo.- alitò Draco, sentendosi esausto - E adesso che facciamo mezzosangue?-
- Ma che ne so.- rispose lei, posandogli la testa sulla spalla, esasperata - Facciamo testamento.-
- Ok.- annuì con voce piagnucolosa - Posso dirlo io allo Sfregiato?-
- Bah...come ti pare...-

A Hogwarts intanto Harry Potter stava per ricevere una visita importante.
Una visita e un regalo dal passato che avrebbero potuto cambiare le sorti di quella guerra.
Era in sala duelli con Tristan e gli altri studenti quando Silente andò a bussare alle porte, per chiamarlo.
- Che succede?- chiese Mckay.
- Abbiamo visite.- sorrise il preside - Harry è per te. Una persona importante nel mondo dei maghi. Non credo tu abbia mai avuto il piacere di conoscerlo. È una persona molto speciale per noi della vecchia generazione.-
- Oh.- si limitò a dire il bambino sopravvissuto - Non è un vecchio Auror maniaco vero?-
- Non è ma anche grande amico di Alastor Moody se t'interessa.-
- Fantastico.-
- Che succede? Problemi?- gli chiese Tom, avvicinandosi preoccupato.
- No, direi di no.- bofonchiò Potter - Preside è sicuro far entrare a scuola questo tizio?-
- Degona l'ha già controllato.- annuì il vecchio mago, bonario - Non temere. Non è un nemico. Ha qualcosa per te.-
- Come lo sa?-
- Si tratta di Custodius Borromeus.- spiegò Silente - E' il Notaio dei Maghi.-
- Mai sentito.- bofonchiò Tristan.
- Ignorante.- gli disse Milo - E' famoso. Quando sarai un vecchio rimbambito ne avrai bisogno pure tu. Oppure se devi fare testamento ti conviene parlarci adesso.-
- Ma tiè!- sibilò Mckay, facendo le corna insieme a Jess, Clay e Sphin.
- E' venuto al momento giusto allora.- ponderò Harry cupo - Se mi dà un attimo preside, finisco qua e arrivo.-
- Bene. Ti aspettiamo alla Torre Oscura. È’ una questione di famiglia.-
- Della mia?- allibì Potter - Ma è sicuro?-
- Perfettamente. Allora ci vediamo fra poco.-
La faccenda si presentava veramente strana, comunque il bambino sopravvissuto si preparò a qualsiasi stranezza, e appena finita la lezione di Difesa risalì fino alla torre, tampinato da Tom, Cloe, Damon e Trix, tanto per cambiare.
Gli altri suoi compagni già lo aspettavano.
Sulla porta, vide un quadro allegro e leggero.
Alla grande tavola della sala riunioni si era raccolto un gruppetto composto da gente che ridacchiava e parlava dei tempi andati. Silente era seduto accanto alla Mcgranitt, con Ron, Elettra e pure Dalton a cui si aggiungeva un vecchietto smilzo e coi capelli bianchissimi, con un paio di baffetti da nonno e un sorriso dolce.
Una pipa in bocca, si volse e allargò gli occhi.
- Harry! Harry Potter.- si alzò a fatica, appoggiandosi a un bastone - Santo cielo, l'ultima volta che ti ho visto eri appena nato. Che piacere conoscerti!- gli strinse la mano con la sua nodosa e tremolante, facendogli un cenno rispettoso col capo canuto - Ragazzo mio, sono onorato.-
Harry, un po' imbarazzato, sorrise a sua volta di quella dimostrazione così genuina.
- Piacere mio, signore.-
- Lascia che mi presenti, ragazzo!- gorgogliò il vecchietto - Io sono Custodius Borromeus, il Notaio dei Maghi. Immagino ti chiederai perché sono qui.-
- Bhè, direi di si.- ammise, curioso.
- Saprai tutto subito, ma dimmi...questi baldi giovani chi sono?-
Cloe, Trix e Damon si presentarono a loro volta, poi fu il turno di Tom che fu decisamente più silenzioso.
- Bene Custodius. Credo che Harry stia fremendo dall'interesse.- s'intromise Silente - Il thè lo rimandiamo a dopo, quando avrai dato a Harry la sua eredità, che ne dici?-
- Eredità?- Potter sbiancò - Non è mica successo qualcosa a Sirius?-
- Oh, ma dove ho la testa!- il vecchio notaio si dette un leggero colpetto sulla fronte lucida - Vieni caro ragazzo. Devo consegnarti ciò che avrei dovuto darti già qualche mese fa.- e si avvicinò al tavolo, dov'era appoggiato un portagioie quadrato, a cassetti con pomelli di rame.
Custodius estrasse la bacchetta e con un leggero tocco sfiorò il bauletto.
Successe una cosa strabiliante: quel piccolo portagioie cominciò a muoversi, animato di suo. Ogni cassetto si aprì in tanti altri, dalle forme diverse, grandi, piccoli, ovali, quadrati, rettangolari. Si allargò e in pochi minuti contro la parete della sala era apparsa una cassettiera altra un metro e mezzo e larga due.
- Però.- sussurrò Ron, affiancato al suo migliore amico.
- Ecco qua.- il notaio rise, nascondendo la bacchetta della manica del pullover fatto a mano - Perdonami Harry. Avrei dovuto consegnarti la tua eredità al compimento del tuo ventisettesimo compleanno. So che li hai compiuti a luglio ma quando ho preso in custodia quanto sto per darti, eri nato da pochi giorni e con tutti questi cassetti ho dovuto cercare a lungo. Purtroppo la mia memoria non è più quella di un tempo.-
- Sciocchezze Custodius.- gli disse la Mcgranitt - Sei arrivato giusto in tempo.-
- Aspetta Harry. Un attimo e...fatto!- il vecchietto trovò finalmente il cassetto giusto. Lo aprì tutto e la lunghezza era più dello spessore della cassettiera.
- Ecco qua.- si volse, consegnando a Harry una lettera in una busta bianca, sigillata con la cera rossa e un lungo tubo di plastica satinata, abbastanza pesante.
Quando Potter scartò la busta, ebbe un leggero mancamento.
- Che c'è?- si preoccupò Elettra - Harry di chi è?-
- Di mio nonno.- fu la risposta, appena sussurrata.
Edward, sua moglie e Ron gli furono immediatamente vicini e lo fecero sedere.
Facendosi leggermente aria, Potter lesse la lettera...e quasi gli s'inumidirono gli occhi.
Lionel Potter gli aveva scritto il giorno prima che nascesse.
Con affetto, gli augurava una vita felice e piena di gioia accanto a James e Lily ma come dono per il suo ventisettesimo compleanno, gli aveva lasciato l'oggetto centuno del tubo di plastica.
Da quelle parole trasparivano orgoglio per la sua nascita, affetto, calore.
Chissà che tipo di persona era stata suo nonno.
Tenendosi stretto quella lettera, unico contatto con la sua famiglia di origine, Harry alzò il tubo e lo aprì, circospetto.
Col cuore in gola, estrasse una spada nel suo fodero.
Lunga e sottile, simile a un fioretto ma non così leggera, la spada era d'acciaio, con l'elsa d'argento.
Lungo la lama, delle lettere.
L.J.H. POTTER
- Cosa significa?- chiese, alzando il viso stravolto dall'emozione verso Custodius.
Il vecchio notaio sorrise, dandogli una pacca sulla spalla - Questa spada apparteneva a Lambert Potter, un tuo bis-bis-bis-nonno. In seguito tutti i discendenti dei Potter hanno avuto nomi che seguivano lo schema di quelle lettere. Tuo nonno Lionel e tuo padre James erano Auror e quindi Lionel, che io conoscevo bene, ha deciso di passarla a te, d'accordo con tuo padre e tua madre. Quella spada è della famiglia Potter e tu, come unico erede, ne sei il proprietario.-
Harry chiuse gli occhi dopo un lungo attimo, abbassando il capo.
Già. Era l'ultimo rimasto.
Serrò la spada fra le mani, unica ancora col passato.
Dio. Aveva qualcosa della sua famiglia.
Qualcosa di suo nonno, di suo padre.
Elettra gli carezzò la spalla e lui le chiuse la mano sulla sua.
Gli mancava l'aria.
- Grazie.- mormorò a bassa voce - La ringrazio signore.-
- Di niente.- Custodius sorrise mesto - Mi spiace ragazzo. I tuoi famigliari erano dei maghi grandiosi. Sono onorato di averli conosciuti. Ed è stato un onore conoscere te, tua moglie e tuo figlio.-
Alla fine il notaio gli narrò vecchi racconti, vecchi episodi. Gli disse di suo nonno, di sua nonna Prudence, della dolcezza di sua madre, dei guai di James...ogni cosa, ogni avvenimento.
Ogni cosa che si era perso, purtroppo.
Era il crepuscolo quando Harry, chino sulla finestra, decise di andare a calmare i nervi dall'unica persona che lo facesse sentire protetto, a casa, in famiglia anche nei momenti più tristi. Oltre Elettra naturalmente.
- Vado da Sirius.- disse, infilandosi il mantello.
- Vuoi che ti accompagni?- gli chiese Ron.
- No, tranquillo. Vado e torno.- mormorò.
Tom si morse il labbro, sempre più ansioso.
- Mi raccomando.- lo pregò, passandogli la spada di suo nonno - Occhio Harry.-
Il bambino sopravvissuto fissò la spada, poi alzò lo sguardo smeraldino su Riddle.
- Ci vediamo mostriciattolo.- disse in un soffio, scompigliandogli i capelli - Salutami quello sbalestrato di tuo cugino. Torno stanotte.-
E sparì nel camino e nelle fiamme grazie alla Polvere Volante, lasciando alle sue spalle una scia di persone preoccupate.
Se non altro ora aveva qualcosa di più di un ricordo.
Non era molto...ma se lo sarebbe fatto bastare.

Tom quella sera non cenò.
Evitò la sala comune e rimase seduto sulla mensola della finestra della sua stanza per lunghe ore.
A contemplare un cielo cupo e denso.
Sentì bussare, poi Cloe si sedette accanto a lui.
- Come stai?- gli chiese.
- Potrei stare meglio.- sussurrò malinconico.
- Niente lezione?-
Tom scosse il capo - No, voglio continuare. Di questo passo non ci riuscirò mai, se mi metto a far vacanza.-
- Per stasera potresti anche riposarti.- gli propose la biondina.
- No, sul serio Claire.- sospirò Riddle - Ora più che mai voglio diventare un Animagus.-
- Perché vuoi tanto diventarlo? Per essere più forte?-
- Non solo.- sorrise.
- E perché quell'immagine?- la King sorrise a sua volta - E' per Harry, vero?-
- Diciamo di si. È soprattutto per quello.-
La strega scosse il capo poi lo abbracciò stretto.
- E questo?- chiese imbarazzato - Per cos'è?-
- Perché sei adorabile.- gli disse sincera - E perché non c'è nessuno come te.-
Tom arrossì violentemente, restando immerso nel suo abbraccio a farsi coccolare.
Dio. Come stava bene con lei.
Le cinse la vita e gongolò leggermente, mentre lei rideva.
- Ma tu guarda. E così al gelido Tom Riddle piacciono le coccole.- Cloe sorrise maliziosa - Chi l'avrebbe mai detto.-
- Non sono algido.- mugugnò immusonito.
- No? Trovati la ragazza allora e dimostrami il contrario.- gli consigliò, facendosi male da sola - Ha ragione Damon.-
- Che palle lui e le sue teorie deficienti.-
- Sei troppo altero per legarti a una ragazza. Secondo me ti dà fastidio anche a farti toccare.-
- No, non è vero.- brontolò sempre più convinto che in realtà avesse ragione.
- Si che è vero. Ti lasci coccolare da me a da Trix solo perché ci vedi innocue.-
Bhè, in effetti era abbastanza vero ma sul fatto che Claire fosse innocua...mah, non ne era molto convinto.
E lui poi...rieccolo quel fastidioso e bramoso istinto che lo spingeva a baciarla.
Dannazione.
Si scostò subito, forse un po' troppo bruscamente e si mise in piedi, lasciandola stupita.
- A quanto pare devo tenere le mani a posto anche io.- biascicò la King, ferita.
- No, no.- la bloccò subito - Non sei tu. È che...sono preoccupato per Harry, per tutta questa faccenda. Ogni volta che si tira in ballo il suo passato è come se...fossi coinvolto anche io. In fondo è quello che è per causa della mia famiglia.-
- Di tuo padre. Non per colpa tua.- lo corresse - E lui te lo ripete spesso.-
- Si ma la paura non mi passa mai.- si sedette sul bordo del letto, afferrando un libro e sfogliandolo distrattamente - Purtroppo siamo legati dalla morte dei suoi, dal suo passato.-
- E dal bene che vi volete.- Cloe andò al suo fianco, prendendogli il libro e buttandolo sul materasso - Forza, lasciamo perdere ora. Ne riparleremo quando sarai lucido. Adesso chiudi gli occhi e focalizza l'immagine. Pronto?-
- Si, pronto.-
Chiuse le palpebre, Tom la vide.
Vide l'immagine. Ne sentì il melodioso canto.
Eccola.
Dopo due mesi di tentativi, una luce abbagliante avvolse lui e Claire poi un sobbalzo e mentre la King cadeva a terra, Tom si spiaccicò sul piumone. Gli occhi sbarrati, sentiva un cerchio atroce alla testa.
- Oddio...- alitò, tenendosi le tempie - Claire...Claire...aiuto...-
La strega si rialzò a stento, dolorante al sedere ma lo raggiunse subito, tastandogli la testa e il viso.
Scottava.
- Bhè...ce l'hai quasi fatta. Herm l'aveva detto che fa male le prima volte, no?-
- Ma mi sono trasformato?- balbettò speranzoso.
- Ehm...no, non ancora.-
- Cazzo.- si lamentò Riddle, cercando di mettersi seduto - Ma quanto ci va per Dio?!-
- Ancora qualche mese. La Focalizzazione non è semplice, non sei un Sensimago o un Veggente. Datti tempo.-
- Si...e intanto mi si spaccherà il cranio.- emise un gemito, dolorante.
Accidenti.
Ci sarebbe voluto ancora molto lavoro. Tanto, tanto lavoro.
Eppure doveva farcela.
Per Harry.
Ora sarebbe stato lui la sua speranza.
La sua fenice.
E sarebbe stato sempre a vegliarlo. Proprio come il bambino sopravvissuto aveva fatto con lui.
Per sempre.

 

 

 

 

 

 

Messaggio per la cara Julietta: tesoro, aggiornando a questa velocità, è più che normale restare indietro. Colgo l'occasione per farvi i tardivi auguri di Pasqua e Pasquetta. Io sono stata fuori fino a ieri e non ne ho avuto il tempo, anche se Axia è sempre tanto gentile da aggiungere capitoli al posto mio. Passatevi delle belle vacanze fanciulle, voi che potete!

 

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25° ***


figli25

 

 

Sirius Black tornò nel salone di Grimmauld Place n°12 con due bicchieri di porto.
Il fuoco scoppiettava allegro nel caminetto e il pendolo batté mezzanotte.
Posò i bicchieri davanti Harry e Remus Lupin, sedendosi al suo posto.
- E tu?- gli chiese Potter.
Black sogghignò, con aria di dirgli "Beata innocenza!" e tirò fuori dalla schiena la bottiglia intera, attaccandovisi.
Remus rise, portandosi il bicchiere alla bocca e alzando le spalle, come dire "Lascia che si diverta..."
- Scusate se vi tengo alzati.- borbottò Harry, sorseggiando lentamente il liquore.
- Figurati.- cincischiò il suo padrino - Non ho niente da fare e non ho sonno.-
- Ha litigato con Deirdre.- lo informò Remus.
- E tu allora perché sei qua?- frecciò Sirius - Mia cugina ti ha buttato fuori di casa forse?-
- Perché lasciare Harry in tua balia?-
Dio, quanto li adorava quei due.
Il bambino sopravvissuto sorrise, sentendoli battibeccare come al solito.
Non sarebbe cambiati proprio mai. Mai. Neanche quando sarebbero diventati due vecchietti coi capelli bianchi.
E questo lo confortava enormemente.
- Perché hai litigato con Deirdre?- chiese Harry, fermando la cagnara (in tutti i sensi).
- Hn.- Black alzò le spalle - Nulla d'importante.-
Vedendo l'occhiata obliqua di Remus, l'Auror capì che Sirius nascondeva qualcosa ma qualunque cosa fosse, Potter decise di lasciar perdere. Deirdre Warfield non gli era mai stata troppo simpatica e aveva commesso un unico grande errore. Aveva cercato di "portargli via" il suo padrino e con una sorda di infantile gelosia, Harry continuava a tenersi alla larga da lei, ben sapendo che il suo fosse un comportamento del tutto assurdo.
Tornò a bere il porto, sentendolo scendere denso e bruciante in gola.
Abbassò gli occhi sulla spada della sua famiglia, che Custodius gli aveva portato quel pomeriggio stesso.
Sirius e Remus non erano stati stupiti di rivedere quell'arma ma avevano compreso il suo stato, coccolandolo a modo loro e facendolo calmare dopo quella giornata intensa.
-...e poi con questo sciame di mannari in giro è bene stare attenti.-
Harry tornò ad ascoltarli, libero dalla corrente dei suoi pensieri.
A quanto pareva le orde di Greyback si erano avvicinate sempre di più.
- Puntano dritte su di te, lo sai vero?- gli disse Sirius, fissandolo attentamente.
- Si, lo so. Ma vogliono Tom.-
- Vogliono ucciderti.- lo corresse Remus - E a difenderti sono in pochi.-
- Orloff ha mandato le squadre che ti ha promesso?- lo inquisì Black.
- Secondo te?-
- Che bastardo.- sibilò il suo padrino, posando la bottiglia sul tavolino con stizza - A quello andrebbe intestata tutta l'ala dei malati di mente al San Mungo. Come la risolvi?-
- Come la risolvo cosa?- rise Potter - Vedrò quando ci attaccheranno.-
- Oh, ma certo. Ottima soluzione. Ti ha dato di volta il cervello per caso? Hai idea di che massa di licantropi stia per attaccarvi? Non credo, altrimenti non saresti così tranquillo.-
- Rischio di morire da quando sono nato.- sorrise gelidamente Harry - Dovrei suicidarmi per caso Paddy?-
- Lo farai se non richiedi aiuti.- gli consigliò Remus - Conosco una buona quantità di gente che darebbe un braccio o la vita per stare al tuo fianco.-
- E' quello che mi preoccupa.- ammise il più giovane del gruppo - Gente che rischia la vita per una guerra non sua.-
- Finché la penserai così temo che avrà sempre ragione Ron allora.- sospirò il padrone di casa.
- Che intendi?- gli chiese Harry.
- Ron dice che sono stati i maghi a farti morire sei anni fa. Perché nessuno ha alzato la testa.- gli spiegò Black, pacato, senza staccargli gli occhi di dosso - Ora lo stanno facendo e tu mi dici che non vuoi aiuto? Stai scherzando spero. Devi smetterla di pensare che la cosa riguardi solo te. Finché ci sarà gente in giro che crede che Babbani e Mezzosangue debbano morire, ci saranno anche quelle persone che confidano che tutto questo possa cambiare. E se non seguono un capo, allora a chi può affidarsi questa gente?-
Harry abbassò lo sguardo - Non sono un capo. Né una bandiera.-
- Invece lo sei. Che ti piaccia o no. Tu sei un emblema.- gli occhi grigi di Black lampeggiarono - Tu incarni tutto ciò che Voldemort ha sempre cercato di distruggere. E tu sei la prova vivente che non potrà mai fare a pezzi fino in fondo il mondo dei maghi.-
Dalla sua faccia il giovane Potter non sembrava per nulla contento di quella filippica così chiara e schietta, per questo Remus si mise a ridere, scuotendo la testa.
- Lascialo stare Paddy. È stata una giornataccia per lui.-
- Per me lo è sempre.-
- Ah si?- insinuò Harry - Passi le nottate a bere.-
- Mi conciliano il sonno quando il mio figliastro fa da bersaglio per i lupi.-
- Ah, che spiritoso.- l'Auror si stiracchiò - Qua a Londra come va?-
- Uno schifo. Siamo in piena caccia alle streghe.- disse Lupin - Orloff sta facendo sbattere in cella tutti gl'indiziati che hanno una faccia che a lui non piace.-
- Ovvero la metà dei maghi barboni e alternativi delle strade.- concluse Black serafico - Il Ministro è un deficiente e insieme a lui metà del Wizengamot che gli dà retta. Non vedono più in là dei loro giganteschi nasi.-
- Arthur sta facendo un buon lavoro di mediazione però.- proseguì Remus - Dovremmo ringraziarlo. Lui e i suoi colleghi al Ministero ce la stanno mettendo tutta per calmare le acque ma non è facile.-
- Come si fa a placare questo polverone? È impossibile!-
Harry sospirò mesto, appoggiandosi su un gomito.
Possibile che non fosse mai salito al potere un Ministro con un minimo di cervello e umanità?
Non pretendeva un quoziente intellettivo da Nobel ma almeno un essere pluricellulare con più di tre grammi di materia grigia! A quanto pareva però erano standard troppo alti per un politico.
Stavano per versarsi il terzo bicchierino della staffa e Black si stava stappando invece la seconda bottiglia quando qualcuno bussò alla porta di casa, facendo così in modo che la madre di Sirius si svegliasse e si mettesse a strillare come un'isterica.
Harry e Remus stavano a pontificare sui vari e cruenti modi con cui bruciare o far saltare per aria quel dipinto quando Sirius tornò dall'ingresso con aria tetra.
Rimase sulla soglia e la sua espressione piacque poco ai suoi ospiti.
Non fecero in tempo a chiedergli spiegazioni che Kingsley Shacklebolt, Dedalus Lux e Mundungus apparvero alle sue spalle.
- E' successo qualcosa?- sussurrò Harry, alzandosi in piedi.
Kingsley si fece avanti, porgendogli un dispaccio e una lettera spiegazzata.
Potter lesse prima la lettera. Veniva dal villaggio di Bigsville, ad appena una cinquantina di chilometri da Hogsmade.
- Sono a un giorno da Hogwarts.- disse Dedalus Lux - Harry, cosa facciamo?-
Con mano ferma, Potter percorse anche tutto il dispaccio.
Un esercito di licantropi di Greyback, il numero più grande mai visto da quasi sessant'anni, marciava fra le pianure e i boschi del territorio dei maghi. Avevano infranto una ventina di decreti e disseminavano morte e infetti.
Fenrir Greyback era ad appena un giorno da Hogwarts.
- Duncan lo sa?- chiese, senza staccare gli occhi dal dispaccio.
- Si.- annuì Kinglsey - L'ha saputo poco fa. Non sappiamo come abbiano fatto a passare inosservati per tutta Bigsville ma gli Auror del Devon hanno avuto un bel d'affare per contenerli. Ora marciano verso di voi, alla scuola. Duncan ha avvisato Silente. Ora è a Hogwarts.-
- Quanti sono?- sibilò Sirius.
- Più di un centinaio.- rispose Mundungus, serio per una volta - Se i calcoli degli esperti sono giusti.-
- Domani?- Remus serrò la mascella, puntando un dito contro la finestra aperta - Domani sarà luna piena.-
Tacquero, fissandosi.
Luna piena.
- Anche i sangue impuri si trasformeranno.- continuò Lupin - Rischiamo decine di trasformazioni!-
- E il vecchio Fenrir non è uno che usa i guanti.- bofonchiò Lux - Cosa facciamo?-
Già, cosa fare?
- La scuola sarà messa sotto assedio.- ringhiò Sirius fra i denti - Dannazione! Fenrir è stato furbo! Ha aspettato il momento giusto!-
- Credevo che non tutti i suoi sudditi però fossero d'accordo.- replicò Kingsley - Come li ha convinti?-
Asher.
Harry sollevò gli occhi verdi sgranati verso Remus.
Asher!
- Ammazzerà il principe.- disse Lupin in un soffio - Ammazzerà suo figlio, dando la colpa a noi!-
- Così avrà i consensi di tutti.- annuì Potter cupamente - Quello però è troppo stupido per aver elaborato una tattica del genere! Ci vedo lo zampino di quei maledetti dei Lestrange!-
- Non mi stupirei di vederli domani notte.- Sirius lo guardò attentamente - Adesso mi capisci? Ti serve aiuto!-
- E dove lo trovo contro cento mannari?- sbottò Harry fuori di sé - Per Dio, come hanno fatto ad attraversare il Devon sotto gli occhi degli Osservatori eh? Chi cazzo li ha coperti?!-
- Di questo se ne occupa Arthur Weasley.- gli rispose Kingsley - Ora dicci solo cosa ti serve.-
- Un esercito.- ringhiò il bambino sopravvissuto, afferrando spada e mantello - Ecco cosa mi serve, un dannato esercito! Torno a Hogwarts, tutti devono essere avvisati e le mura rinforzate! Questa volta Lucilla dovrà scendere in campo con noi!-
- Noi andiamo al Ministero.- gli disse Sirius, vestendosi con Remus, pronto a Smaterializzarsi - Parliamo con tutti e poi raccoglieremo un po' di forze. Entro domani pomeriggio saremo da te.-
- D'accordo ma sbrigatevi!-
- A domani!- Sirius gli serrò forte la mano - Occhio Harry.-
- Altrettanto.- rispose il moro - Non sparire.-
- Neanche tu.-

Quella stessa notte, mentre lo scompiglio si scatenava nella Foresta Proibita e tutte le creature fatate si lamentavano con versi grotteschi, Asher Greyback fissava il fuoco di un falò, seduto su una roccia.
I suoi occhi aranciati seguivano vacui il languire delle fiamme.
Fra le dita si rigirava una corda di cuoio pendente da una sua fascia da polso.
Sentiva odore di battaglia imminente.
Sentiva il fetore della morte sul suo accampamento, sulla sua testa.
I suoi sottoposti gli giravano accanto, affamati, nervosi, aggressivi come cani rabbiosi.
Incurante del loro stato d'animo per una volta, rimase a fissare il fuoco.
Aveva un brutto presentimento.
Si scostò i capelli castani dal viso, passandosi una ciocca dietro l'orecchio.
Con stizza toccò il segno della sua impotenza. L'orecchino di rame sulla parte alta del padiglione sinistro.
Diciannove primavere.
Una ancora e avrebbe finalmente potuto nutrirsi di carne umana, tramutare i deboli in coraggiosi.
Sarebbe finalmente diventato un vero capo per la sua gente.
Eppure...eppure qualcosa si agitava in lui.
- Principe.-
Dagonet gli era apparso accanto.
- Tuo padre arriverà domani. Il suo messaggero è appena giunto col favore delle tenebre e ti ha portato questa.-
Asher annuì appena e prese il messaggio, senza leggerlo.
- Non sei felice?- gli chiese il mannaro.
Suo padre giungeva in suo soccorso e avrebbe dovuto essere felice? Hn, era una macchia sul suo onore.
Tre mesi quasi di attacchi e non era riuscito a varcare le dannate mura di quella scuola.
Non era riuscito a catturare Tom Riddle, per consegnarlo al Lord Oscuro.
Era il disonore della sua famiglia.
Suo padre gliel'avrebbe fatta pagare cara.
Aggiunse altra legna al fuoco, restando in silenzio tanto che Dagonet alla fine lo lasciò solo, capendo il suo stato d'animo.
Cos'era quella sensazione?
Asher intrecciò le dita davanti al viso, poggiandovi sopra la bocca.
Cos'era quella voce che vigliaccamente gli diceva di fuggire?
Lui, fuggire...come un volgare codardo!
Si toccò la guancia su cui spiccavano gli artigli di quella maledetta vampira.
Aveva permesso a una sporca vampira mezzosangue di sfregiarlo.
Un vampiro con un'anima.
Sogghignò con sprezzo. Vampiri con l'anima.
Per lui erano tutti da bruciare sul rogo dell'inferno. Con anima o meno.
Quei cadaveri erano tutti uguali, tutti. Quella ragazza non faceva differenza.
Conoscendo suo padre lo aveva raggiunto in massa coi loro servi per un'unica ragione.
Attacco.
Spargimento di sangue.
Poco male. Ma lui non avrebbe potuto partecipare attivamente.
Solo di quello si dispiaceva.
Si chiedeva come avesse fatto però suo padre a convincere la loro intera casta a seguirlo in quell'impresa.
Già la loro avanscoperta aveva sollevato un polverone fra i mannari: attaccare Potter, colui che aveva ripetutamente sconfitto il loro Lord Oscuro, aveva scatenato un terrore folle anche nei guerrieri più esperti.
Finalmente aprì il messaggio di suo padre e vi scorse poche righe sprezzanti.
Aveva ragione.
Suo padre voleva attaccare Hogwarts.
E i bambini...oltre Thomas Maximilian Riddle, andavano presi vivi.
Gli stessi bambini che gli erano sfuggiti ad agosto.
Che avevano di speciale quei due neonati?
Se l'era chiesto spesso, senza mai trovare risposta.
Cos'avevano due bambini di poco più di un anno d'importante agli occhi di Lord Voldemort?
Quella domanda lo perseguitò a lungo, per tutta la notte. E quando sorse un'alba fosca e pallida, sentì ancora più nitidamente l'odore del sangue.
Si sporse ai limiti della Foresta, guardò la pianura di Hogwarts.
Il castello si ergeva imperioso sul Lago Nero, sulla stessa Foresta.
Aveva come l'impressione che presto tutto si sarebbe macchiato di rosso.
Presto...

Quando il primo raggio di sole toccò Hogwarts, Damon Howthorne aprì gli occhi, sbarrandoli.
Un grido soffocato gli uscì di gola e riecheggiò per tutta Serpeverde ma in pochi lo udirono.
Il Sognid'Oro continuava a girare sul suo comodino, senza mai smettere di roteare.
Eppure...niente gli aveva impedito di vedere la piana di Hogwarts invasa di cadaveri.
Quanti morti...quanti...
Troppi. Troppi per una persona sola.
Troppi per un solo cuore.
La porta della sua stanza si aprì e volse il viso, incontrando gli occhi preoccupati di Beatrix.
Ansante, bastò un solo sguardo e lei intese.
- Siamo nei guai.-
Quando varcarono la soglia della Torre Oscura, capirono che tutti già sapevano.
Con Harry e gli altri, c'era Duncan Gillespie, Kingsley e altri veterani. All'appello mancavano Sirius e Remus.
Silente fumava la sua pipa, seduto accanto al caminetto acceso.
Col preside gli altri professori che meno composti di lui facevano su e giù, solcando il pavimento a scatti nervosi.
Anche Tom, Cloe, Degona e William erano già arrivati e subito Damon e Trix li raggiunsero.
Riddle teneva lo sguardo basso, ma quando arrivò Howthorne si sforzò di preoccuparsi per lui.
- Hai visto tutto?-
- Se intendi cadaveri a fiumi, si.- rispose il Legimors - Tu come stai?-
- Considerando che vogliono me, direi bene.-
- Falla finita. Di martire basta e avanza lo Sfregiato.- s'intromise Draco che stava in piedi davanti alla tavola, agitando con tocco delicato una fialetta che conteneva sicuramente sangue.
- Non hai ancora capito che in questa situazione prenderanno tutti nel mucchio?- continuò il biondo ex Principe di Serpeverde - Tu, San Potter, i bambini, tutti gli Auror che difendono la scuola...non ci sarà più differenza, una volta sul campo. Ficcatelo in testa.-
- Ha ragione Draco, signor Riddle.- constatò Piton con una vena di rabbia nella voce - Siamo praticamente sotto assedio e nessuno in mille anni ha mai osato assediare Hogwarts.-
- Perché è praticamente impossibile.- continuò la Mcgranitt serissima - Le nostre mura sono impervie e gl'incantesimi di protezione lo sono altrettanto.-
- Ma i Dissennatori...i mannari...- Tom si morse le labbra - Il signor Gillespie ha detto che sono più di cento!-
- Troveranno l'accoglienza che cercano, non temere.- sibilò Lucilla, arrivando in quel momento - Salve signori.-
- Buongiorno cara.- Silente le sorrise - Dimmi, come procede?-
- Saranno qua davanti al cancello entro il crepuscolo.- rispose la demone.
- Dobbiamo decidere cosa fare, Albus, amico mio.- propose Horace Lumacorno, con un filo di sudore che gl'imperlava il labbro superiore e la fronte lucida - Dobbiamo evacuare la scuola e gli studenti.-
- Oppure me ne vado io e li attiro altrove.- ipotizzò Harry.
- Da solo, così ti farai ammazzare...- sibilò Ron fissandolo cupamente - Scordatelo. Dovremmo usare la Pozione Polisucco e far passare qualcun altro per Tom, usare due neonati...no, troppo rischioso.-
- Ti viene in mente altro?- replicò Potter - La clessidra scorre.-
- La scuola va evacuata.- ridisse Lumacorno - Albus gli studenti rischiano la vita!-
- I Greyback non passeranno le mura.- disse Jess, seduto a tavola fra suo fratello e Clay - E' un dato di fatto. Ci mettiamo in postazione e facciamo piovere fuoco.-
- Ha ragione mio fratello.- annuì Tristan - Li blocchiamo prima che siano a tre metri dal punto limite.-
- Odio puntualizzare l'ovvio ma i mannari di Fenrir sono cento.- sibilò Duncan esplodendo dopo un lungo silenzio - Voi siete quattro squadre. La tua Mckay, quella di Potter, quella di Smith ed è arrivato adesso Shacklebolt. Fate ventidue contro cento. E stanotte ci sarà luna piena.-
- Io faccio per venti.- insinuò Milo tranquillo.
- Poi ci sarei io.- cinguettò Tristan sarcastico, sollevando la mano sinistra con la fede d'oro di Lucilla - Senza contare Crenshaw che è mezzodemone.-
- Non potete pensare di mettervi a giocare al tiro al bersaglio con una scuola di ragazzini alle spalle!- ringhiò il Capo degli Auror - Voi state dando fuori di testa! Se per caso anche uno solo fosse contagiato...-
-...ci penserei io.- lo interruppe Malfoy, osservando le bollicine che affioravano nel sangue della sua fialetta.
- Ce l'hai fatta?- gli chiese Edward eccitato.
- Non ancora.- borbottò il biondo, schioccando la lingua con disappunto - Ma per le ferite provocate da licantropi non del tutto mutati direi che va più che bene.-
- Nel frattempo arriveranno dei Dissennatori.- disse Clay - Li sento, stanno arrivando.-
- Tranquillo, quelli li sistemo io.- intervenne Jeager, tranquillo e pacifico, seduto sul divano.
- Da solo?-
- Da solo.- il mezzodemone sogghignò perfidamente - Non è difficile.-
- Come si fa? È un incantesimo?- gli chiese Edward - Se ce lo insegni possiamo darti una mano.-
- Più che altro richiede un buono strato di pelo sullo stomaco.- replicò Hermione, seduta a tavola davanti a Harry - Non preoccupatevi per loro. Ho giusto trovato qualcosa d'interessante per bloccare quegli idioti e rispedirli al mittente. Credo che Fenrir troverà interessante un cambio di guardia di quei cadaveri viventi.-
- Puoi rivoltarli contro i loro alleati?- allibì la Mcgranitt - E come signorina Granger?-
- Niente di legale purtroppo.- rispose alzando le spalle - Ma sa...a mali estremi...-
- Non possiamo evitare l'uso della Magia Proibita?- sbuffò Piton.
- In cento contro trenta? No, direi di no.-
- Non è il caso che vi preoccupiate tanto.- disse Lucilla, placando gli animi - Fenrir Greyback è uno sciocco, ha pensato di attaccare la scuola e non sa che sono qui. Oppure lo sa e pensa che non farò nulla.-
- Ipotesi a cui dovresti ottemperare milady.- frecciò Jeager ironico - Visto il trattato del 1749 che hanno firmato i demoni puri dove giurano a caratteri cubitali di fregarsene delle beghe umane.-
- Non credo che qualcuno farà lo spione.- soffiò la Lancaster incurante.
- Già, basterà non fare prigionieri.- sibilò Harry, andando alla finestra e guardando il sole sorgere in tutto il suo rossore oltre una tenda di nebbia ovattata - Comunque la faccenda mi piace sempre meno. Dobbiamo tenere d'occhio Asher gente. Remus teme che lo faranno uccidere e imputeranno la colpa a noi Auror, così i Greyback dichiareranno guerra al Ministero della Magia.-
- E allora avremo un'orda di rivolte per tutta la Gran Bretagna.- Duncan si accese un sigaro, dando dei tiri veloci e nervosi - Non so voi gente ma ho l'impressione che questa sarà la giornata peggiore del mio mandato, subito dopo quella in cui ci hai lasciato le penne sei anni fa, Potter.-
- Ed ecco che ci ricadiamo per l'ennesima volta...- il bambino sopravvissuto scosse il capo - Sentiamo. Cosa proponi?-
- Che prendi baracca e burattini e vai a nasconderti. Chiuderemo Riddle da qualche parte e affideremo i bambini a Lucilla per qualche tempo.-
- Fuga.- Harry levò le sopracciglia - E dovrei far chiudere Tom dove, di grazia? Ad Azkaban? A Cameron Manor? Così che Orloff ci metta un bel lucchetto sopra affinché non possa più uscire?-
- Ci prendi per stupidi?- sibilò Draco, assottigliando pericolosamente gli occhi argentei - A che gioco giochiamo?-
- Al salvarvi la vita.- rispose Kingsley - Siete ancora troppo giovani, non potete rischiare tanto.-
- E tantomeno dovrebbero rischiare gli studenti della scuola!- berciò Lumacorno - Io continuo a propendere per l'evacuazione.-
- Ah si? E come? Con le carrozze?- replicò la Mcgranitt scuotendo il capo - Li catturerebbero subito. Inoltre se li facciamo uscire dalla barriera Anti-Smaterializzante dalla Foresta cominceranno a piovere lance e chissà cos'altro. Asher Greyback non è un idiota. Anzi, si dice sia un eccellente mago a differenza di suo padre.-
- Me ne sbatto del lupacchiotto in questo momento.- ringhiò Duncan fra i denti, agitando il sigaro come un invasato - Signori, ci serve una piano serio! Non voglio la morte di qualche studente sulla testa tutto perché voi vi rifiutate di evacuare la scuola!-
- Il fatto è, caro Duncan...- intervenne finalmente Silente, coi suoi modi gentili -...che in poco più di dodici ore c'è ben poco da fare. La maggior parte degli studenti non sa Smaterializzarsi e i genitori rischierebbero la vita, venendoli a prendere.-
- Mi stai dicendo che sei d'accordo coi ragazzi?- allibì Lumacorno - E' un suicidio.-
- Sarebbe un suicidio farli uscire.- rispose il preside - Secondo me, finché sono dentro alle mura, rischiano meno che trovarsi in mezzo alle fauci di Fenrir, non trovi Horace?-
- Ma se entrassero...-
- Non entreranno.- Silente si volse verso gl'insegnanti - I Direttori chiuderanno ermeticamente i dormitori delle loro Case mentre i bambini saranno custoditi nel mio studio dagli ex presidi. Di loro potete fidarvi, lo sapete bene. Le tate faranno da guardia e ci avvertiranno in caso di guai.-
Fauna, Flora, Fiona e Fulva annuirono in sincrono, quasi mettendosi sull'attenti.
- Bloccheremo i caminetti.- continuò il vecchio mago, sempre placido e padrone della situazione - Inoltre come ultima soluzione, se proprio sarà necessario, usufruiremo della Camera delle Necessità. Come ultima difesa.-
- Perciò volete affrontare i mannari?- chiese alla fine Gary Smith, in un angolo con gli altri veterani.
Harry annuì - Non gli lascio portare via Tom, Lucas e Glory.-
- Non hai sentito cos'ha detto Damon?- sbottò Riddle - Ci saranno un sacco di morti!-
- Che si possono evitare prevedendo i loro attacchi.- rispose Lucilla - Esatto Damon?-
- Non sempre.- annuì il Legimors - Ma in teoria possiamo modificare la mia visione.-
Cadde un secondo di silenzio, come d'immagazzinaggio di quella nuova e abbozzata strategia, quando Kingsley, sospirando, si mise in piedi.
- Non posso lasciare che voi ragazzini vi prendiate la gloria da soli. Harry, io e la mia squadra siamo con te.-
Ci furono numerosi sorrisi e tante strette di mano, ma Duncan Gillespie era già al suo terzo travaso di bile.
- Mi serve qualcosa di forte.- sibilò, distrutto.
Draco stirò biecamente la bocca - Se tutto va bene, potrai brindare stanotte.-
- E a te e Potter cadaveri forse.- Duncan alzò gli occhi al soffitto - Ne ho basta di voi due e della vostra maledetta squadra! Questa volta abbiamo passato veramente il segno. Ma se non altro il sapere di quest'attacco e della possibilità che gli studenti delle sue più facoltose famiglie di maghi rischino di diventare mannari, farà venire a Orloff un collasso stanotte stessa. E forse potrò brindare anche al suo di trapasso.-
Draco rise, tornando ai suoi intrugli - Duncan, Duncan...non sei tagliato per fare il bravo capo lecchino.-
- Temo che tu abbia ragione.- rispose Gillespie, andando alla porta - Torno oggi pomeriggio con i rinforzi. Che Orloff lo voglia o meno. Aspettateci.-
- E chi si muove.- replicò Ron lugubremente, intanto che tutti si preparavano.


- Attaccare Hogwarts?-
La voce di Lord Voldemort uscì in un soffio appena accennato.
Vanessa Lestrange era inginocchiata di fronte a lui e fece un profondo cenno col capo.
- Si, mio Signore Oscuro. Fenrir mi ha chiesto di darvi questo suo messaggio.-
Voldemort rimase seduto davanti alla sua scrivania, senza proferire parola.
Che parole potevano esserci per una tale notizia?
Vanessa sollevò appena gli occhi - Mio Signore...posso parlare?-
Il grande mago del male emise appena un mugugnio pigro, tornando a leggere i suoi testi.
La Lestrange invece si raddrizzò in tutta la sua regale e sinuosa figura, data anche dal profondo scollo dell'abito in taffetà porpora.
- Mio Signore Oscuro. Temo che ci sarà una perdita congrua di uomini.-
- Si, credo sia plausibile.- rispose l'uomo con sussiego, facendola arrossire - Intendi fare qualcosa?-
- Se mi date il permesso, vorrei raggiungere Hogwarts.-
- E cosa intendi fare, di grazia?- le chiese soave.
Vanessa mantenne il controllo, ben sapendo però che doveva stare attenta alle parole.
Spesso, di fronte alla genialità, anche chi era solo a un gradino più in basso rischiava di fare la figura dell'idiota e dare una simile impressione al cospetto di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato poteva essere un lasciapassare per l'inferno o per una corposa fattura che avrebbe fatto rimpiangere la propria nascita.
- Sapete del principe Asher, vero mio Signore?-
- Si, un giovane d'onore a quanto ho sentito.- Voldemort rise, mettendole il ghiaccio nelle vene - Onore. Merce rara d'oggi giorno. Gli uomini d'onore m'infastidiscono.-
- E' un bene.- Vanessa sorrise bassamente con la sua bocca morbida e provocante - Voglio ucciderlo.-
Nagini si svegliò in quel momento e sibilando se ne andò subito.
Voldemort aveva notato da un pezzo quando la sua, come chiamarla...vecchia compagna fosse infastidita dai figli di Bellatrix Lestrange. A Nagini, Bellatrix non era mai piaciuta ma per lui si era solo trattato di una serva fedele, leale e folle quanto bastava per portare a termine ogni suo ordine.
E Bellatrix gli aveva dato un figlio.
Questo bastava per ricordarla minimamente nelle nebbia della sua ostile memoria.
- Uccidere Asher?- sollevò gli occhi blu dal tomo, che ora lampeggiavano di rosso.
- Si. Avete qualcosa in contrario?-
- No, direi di no.-
- Con la sua morte, per mano degli Auror...- e Vanessa ghignò malignamente - Tutti i mannari della Gran Bretagna saranno con noi e contro il bambino sopravvissuto. Avere nuovi alleati davanti al Vendicatore mi sembra una buona soluzione. Siete d'accordo?-
- Perfettamente.- rispose Voldemort con noia - Vai ora. E fai in modo che l'uccisione del nostro principino passi per un attacco Auror o la sua morte non ci servirà a nulla.-
- Certo. A più tardi Padrone. Vi porterò buone notizie.-
- Vanessa.-
La strega si volse, ossequiosa.
- Si? Ordinate Lord Voldemort.-
- Se mio figlio uscirà con un solo graffio da questa storia, di mannaro o di umano, ne risponderai tu a me.-
La Lestrange deglutì, sbiancando.
Fece un inchino, tremò e poi uscì.


- Che palle, odio la Sineologia!- imprecava Pansy Parkinson Weasley in pieno pomeriggio prima della battaglia, in piedi sulle mura est di Hogwarts, proprio a fianco del Lago Nero e davanti alla Foresta Proibita - Non si può farlo usando la bacchetta?-
- Sarebbe meglio senza.- disse Hermione, seduta sul parapetto in jeans e cappotto - Ci siete? Forza, riprovate. E scandite bene la formula, o non servirà a una beata mazza.-
- Com'era la parola?- chiese Elettra composta, come Edward e Ron.
- Levianflama.- replicò la Grifoncina - Stendete il braccio e concentrate la magia nelle dita.-
- E non bruciatevi.- ricordò perfidamente Jeager, seduto accanto alla Granger con Potter che già sapeva fare l'incantesimo grazie a Lucilla. Gli altri della squadra di Jess provavano ad appena un metro da loro, sotto la supervisione della Lancaster. C'erano anche i curiosi a cui però naturalmente non era stato dato il permesso di usare la Magia Oscura. Perché di Magia Oscura di trattava.
Il Levianflama era un modo cruento e veloce per far esplodere un essere non-vivente dall'interno.
In quel caso i Dissennatori.
- Bel modo di passare il sabato.- si lamentò Draco, sbadigliando e infastidito dalla nebbia.
- Senza contare che stanotte sarà pure peggio.- disse Elettra, artigliando le dita a coppa - Dovremmo fare qualcosa contro la foschia. Almeno li vedremmo arrivare.-
- O magari si potrebbe chiedere aiuto a quei maledetti della Foresta.- insinuò Tristan seccato - Cassandro e Magorian parlano tanto ma alla fine non fanno mai un accidenti! I mannari hanno invaso il loro territorio e si ostinano a fregarsene! Eppure con una quarantina di centauri saremmo a posto!-
- Già, una loro carica basterebbe a sedare le prime file di Fenrir.- ponderò Milo pensoso.
- Vado a parlarci io più tardi. Con Hagrid.- li placò Harry - Allora, siete pronti? Al tre. Uno...due...tre!-
- Levianflama!- urlarono tutti quanti insieme.
Ci fu un piccolo scoppio di luce densa e un mare di scintille caddero giù dalle mura, investendo delicatamente Hermione e Jeager che erano seduto sul parapetto. Quando riaprirono gli occhi, nella mano destra di tutti quanti saettava una piccola scarica elettrica piuttosto ribelle, che danzava e poi faceva finta di sparire, per riapparire un po' più fioca di prima.
- Concentratevi.- ordinò Harry - Dovete mantenere l'energia!-
- E' una parola.- sibilò Ron - Dannazione, mi sta risucchiando via un mare di forze!-
- E' Magia Proibita.- cinguettò la Grifoncina sarcastica - Pensi sia facile da usare?-
- La finiamo di chiacchierare?- Lucilla alzò la voce - Forza o non finiremo mai. Concentrare la magia nella mano, toccatela con la punta delle dita. Quando la sentite pungere, scagliate la sfera in avanti.-
- Se fa puf avete fallito.- ghignò Jeager - Se esplode siamo arrivati a qualcosa.-
Una decina di Levianflama vennero lanciate in aria.
Al primo colpo fecero tutte puf, scoppiando in una nuvoletta azzurrognola.
- Vergogna.- fece Lucilla verso Tristan e Jess.
- Guarda che non è mica facile! Ti risucchia via le energie, è difficil...-
- Levianflama!-
Hermione e Jeager si spostarono appena in tempo: due scariche elettriche di grossa portata passarono loro in mezzo e si sollevarono a parecchi metri sopra la loro testa. Quando esplosero, emisero un boato assordante e fecero tremare l'acqua nel Lago Oscuro, tanto che alcune sirene si affacciarono sul pelo delle onde per controllare.
- Evvai!-
- Mica male!-
Gli Auror si voltarono con occhi a palla, vedendo Degona e William osservare compiaciuti le loro opere.
- Piccole carogne.- sibilò Jeager.
- Come diavolo hanno fatto?- imprecò Ron viola per la vergogna.
- Ce l'hanno nel sangue.- rincarò Jess, divertito nonostante tutto - Ottimo lavoro ragazzi!-
- Ehi, perché loro possono provare e noi no?- si lamentò Tom poco più indietro, proprio come Damon, Trix e Cloe - Siamo più grandi noi!-
- Sentite non rompete, chiaro?- disse Tristan passandosi una mano fra i capelli dorati - Non posso farvi usare la Magia Nera, neanche in un caso come questo!-
- Ma perché loro possono?!- si lagnarono i quattro in coro.
- Perché hanno la forza per farlo e sono mezzi demoni, anche se non dovrebbero visto che sono troppo piccoli.- rispose pacatamente Lucilla.
- Allora posso farlo anche io.- se ne uscì Beatrix, posando le mani sui fianchi - Senza contare che potrei essere più di aiuto qua sopra, che coi poppanti su nell'ufficio del preside!-
- Se sei con loro sono più tranquillo.- le disse Harry.
- Ma è anche vero che ognuno di noi ha doti che vi potrebbero servire!- scattò Damon - O no?-
- Questa scena mi è famigliare.- insinuò Weasley, verso il suo migliore amico - A te no? Quest'insistenza...-
- Sparati!- Potter li fissò serio - Ho detto di no! State uniti e non vi accadrà nulla ma devo sapervi al sicuro o io non riuscirò a fare un cazzo, chiaro?-
- Perché sei così testardo?!- gli urlò Tom - Potremmo aiutarti!-
- Aiutami standotene fuori dai guai!-
- Certo, mentre tu ti fai ammazzare per me!-
Potter sprizzava scintille di rabbia dagli occhi verdi ma quelli di Riddle non facevano differenza.
Mentre quelli litigavano comunque, Degona e William ne approfittarono per divertirsi ancora un po'.
Era dannatamente eccitante creare energia nella mano che potesse esplodere e dopo due o tre prove erano già praticamente due provetti Ammazza-Dissennatori.
Erano ormai le cinque e mezza e il cielo si stava coprendo sempre di più, tingendosi di nero, quando l'aria di pioggia arrivò al naso delicato di Milo e Trix.
Avrebbe potuto buttare giù un acquazzone, tramutando la piana in una fanghiglia odiosa.
Dovevano impedirlo. I mannari avevano muscoli che gli Auror si sognavano e arrancare in una palude non era il massimo in mezzo a una battaglia.
Un sordo rombo di tuono si stagliò sulle loro teste.
Quando però accadde qualcosa.
O meglio. Quando accadde ciò che Ron Weasley aveva sperato per tanto, tanto tempo.
- Harry.-
Il moro si volse verso Tom, vedendolo sgranare gli occhi.
- Che c'è?-
- Guarda!-
Riddle e gli altri guardavano davanti ai cancelli, fuori dalla barriera Anti-Smaterializzante di Silente.
Quando anche il bambino sopravvissuto si girò, ebbe l'impressione di essere davanti a...un miracolo?
Si, forse.
Sirius Black e Remus Lupin erano i primi davanti al sentiero ciottolato e agitando la mano, lo salutarono.
- Abbiamo trovato qualcuno per strada che vorrebbe dirti due parole Harry!- gli gridò il suo padrino, con un magnifico ghigno fanciullesco sul bel volto - Non volevi un esercito? Dici che bastano?-
Harry, Draco, Hermione, Ron, Elettra, Lucilla, Tristan...Tom e gli altri non avevano mai visto nulla di simile.
Auror.
Dozzine di Auror.
Così tanti che occupavano tutto l'ingresso della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Dalle loro uniformi venivano da regioni diverse, molti dal Devon, altri dallo Yorkshire.
E con Duncan, cinque squadre da Londra.
Tutti sollevarono il viso sul bambino sopravvissuto e poi Ron finalmente sorrise.
Accadde, come aveva tanto a lungo sperato.
E quasi cento Auror sollevarono le spade, come di fronte a un grande capo.
La battaglia iniziava.
Ad armi pari finalmente.

 

 

 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26° ***


figli26

 

 

Comunicazione di servizio:
ragazze, io mi auguro che la battaglia vi piaccia, mi sono impegnata e credo di aver raggiunto un limite decente. Ricordatevi però che non sono Tolkien!
Fatemi sapere.
Kysa

 

 

 

 








Blaise Zabini si fermò davanti al cancello di Hogwarts, per poi voltarsi e guardarsi alle spalle.
C'erano un centinaio di fiaccole blu accese nella Foresta Proibita.
E da quello che vedeva con la poca luce del crepuscolo, c'erano pure un nugolo di licantropi con la bava alla bocca che lo guardavano come un brocca d'acqua in pieno deserto.
Blaise assunse la sua tipica espressione pensosa e menefreghista.
Ma tu guarda. Un sacco di lupi armati fino alle fauci da una parte, Harry Potter dall'altra.
Quanto faceva due più due? Assedio? Massacro?
E Draco gli aveva detto di andare a trovarlo per cenare insieme.
Due più due, più due quanto faceva invece? Malfoy morto?
- Brutta serpe infida...- sibilò fra sé.
Altro che cena.
Entrò ad Hogwarts che aveva già la bacchetta in mano e trovò niente meno che Ron ad aspettarlo, nell'antingresso, davanti all'ufficio di Gazza che si affannava qua e là con dei forconi che neanche i demoni dell'inferno si sognavano.
- Fammi indovinare.- l'apostrofò Weasley con un ghigno, quando l'ex Serpeverde gli fu arrivato davanti al naso con aria battagliera - Non ti ha detto niente, vero?-
- Solo dell'agnello arrosto che c'era per cena.- rispose Zabini seccato - Bastardo, sapeva che l'avrei mandato al diavolo e non s'è sognato di dirmi niente.-
- Si vede che vuole qualcuno accanto nel caso debba tirare le cuoia.- replicò il rossino, pacato - Dai Blaise, vedrai che in un modo o nell'altro ce la caveremo.-
- Si, ma se devo dar battaglia a un centinaio di lupi altri due metri e larghi uno, con muscoli da peso massimo e denti da squalo, vorrei almeno saperlo prima. Mi sarei preparato e avrei fatto testamento.- insinuò, seguendo Ron di pessimo umore fino alla Torre Oscura.
Weasley gli raccontò brevemente della situazione, mentre Zabini si guardava attorno.
Nessuno studente. Quasi nessun fantasma.
Ron gli disse che i Direttori delle Case li avevano spediti nei dormitori e sigillati dentro con una scusa. A quanto pareva, in pochi sapevano realmente cosa stava accadendo fuori dalle mura del palazzo.
Mentre passava per il giardino della fontana però, Blaise credette di avere le allucinazioni.
Si bloccò, impalato, di fronte a un plotone di gente armata di tutto punto, con lance e spade con punte d'argento, senza contare le facce di quei maghi. Veri maschi e femmine da battaglia.
- E questi?- allibì senza parole.
- Oh.- Ron si fermò, sorridendo - Appena saputo che i Greyback volevano uccidere Harry, gli Auror di tutto il paese a quanto pare hanno fatto il voto d'onore alla sua persona.-
- Sono qua per aiutarlo?-
- Già.- cinguettò il rossino - E' brava gente, tutta esperta nel battersi anche con demoni.-
- Ma quanti sono?-
- Circa cento. Avresti dovuto vedere le facce dei prof quando sono entrati!-
- Non stento a crederlo.-
Zabini sorrise finalmente, scuotendo il capo.
- Era ora.- disse, fissando Ron - Stai meglio adesso?-
Weasley tacque, osservandolo - Starò meglio quando sarà tutto finito. Se mai finirà.-
- Finirà.- gli disse Blaise - Lo faremo finire noi.-
Una volta arrivati in sala riunioni in cima alla Torre Oscura, un nuovo gruppo si presentava di fronte agli occhi del nuovo venuto. Con i suoi vecchi compagni di una vita, c'erano Duncan Gillespie, il Capo degli Auror della Gran Bretagna di stanza a Londra, Kingsley e la sua squadra, poi il capo degli Auror del Devon, Rodolf Sherman. Dallo Yorkshire era giunta il capo squadra Calendulah Roberts, una giovane Portalista, mentre dal Linkolnshire erano giunti il famigerato Bartolomeus Foster, grande cacciatore di gagia e il vecchio ma sempre operativo Gorax Faines.
Con loro attorno alla grande tavola, Malocchio Moody, agguerrito come una carica di mammut, Sirius e Remus, il preside Silente, i professori...la squadra di Jess.
Tutti quanti.
Tutti finalmente uniti, a far fronte ad un unico nemico.
- Salve gente. Guardate chi ho trovato sul portone.- li apostrofò Ron.
Tutti si voltarono e poi sorrisero, festosi.
- Blaise!- Elettra e Pansy furono le prime a correre ad abbracciarlo, seguite poi da Harry ed Hermione, mentre qualcuno a caso faceva finta di continuare a fare i suoi intrugli, con incredibile faccia di bronzo.
Almeno fino a quando, dopo i saluti, Blaise non gli andò vicino.
- Ciao Draco.- sibilò cavernoso - Era buono l'agnello?-
Malfoy incassò leggermente le spalle.
- Ottimo.- ebbe il coraggio di rispondere.
- Creperai nel sonno, sappilo.- l'avvisò Zabini, levandosi guanti e mantello stizzito - E userò un cuscino.-
- Grazie per avermi spiegato la dinamica del mio trapasso.-
Blaise agitò la mano, trovando Damon seduto sulla tavola del suo migliore ex amico.
- Ciao Damon, come va?-
- Uno schifo.- sorrise Howthorne - A te?-
- Una merda.- fu più chiaro Zabini - Creperò?-
- Che io abbia visto...no, non mi pare.-
- Perfetto. Così potrò sistemare questa vipera velenosa.- ringhiò l'altro fra i denti, fissando Malfoy sempre più pericolosamente - Allora? Com'è il piano? Perché ne avete uno, spero.-
- Attacchiamo qualsiasi cosa si muova.- riassunse elegantemente Draco - Potter compreso se mi riesce il colpo.-
- Ma quanto è spiritoso prima della visita del becchino.- cinguettò Harry, appostato alla finestra - Grazie per essere venuto Blaise, anche se quell'idiota mi aveva detto di averti spiegato ogni cosa.-
- Mi sarà passato di mente.- disse Malferret - Sono sottigliezze Sfregiato.-
- Come il tuo trapasso, ricordatelo.- lo minacciò Zabini, raggiungendo Harry - Allora? Ditemi tutto.-
- Faccio io, è meglio.- disse Duncan, scoccando occhiate imperiose qua e là ai più eccitati - Dunque, abbiamo un intero battaglione di mannari servitori del casato di Greyback. Non sappiamo quanti siano sanguepuro, ma c'è da aspettarsi che lo siano più della metà.- Gillespie spense il sigaro, stizzito - Per quel che ne sappiamo, sono qua per ordine del Lord Oscuro. Voglio Tom Riddle, il figlio di Potter e la figlia di Malfoy.-
Blaise guardò sconcertato Harry - Ancora con questa storia? Perché vogliono anche Lucas e Glory?-
- Per la profezia forse.- disse Elettra - Damon ha parlato dei bambini, dicendo che di fronte a chi non sa più ascoltare, i bambini sono gli univi vincitori.-
- Un Nobel a chi capisce che vuol dire.- bofonchiò Remus in sottofondo.
- Il problema non si pone ora.- li zittì Hermione, scendendo dal piano superiore con una busta in mano - Ciao Blaise.-
- Ciao Herm. Novità?-
- No, io e Crenshaw abbiamo rifatto i calcoli. Sono più di cento, compreso Fenrir. E uno solo di quei mannari è off limits per tutti quanti noi.-
- Il principe Asher.- annuì Remus - Avete capito bene tutti quanti signori? Fenrir cercherà l'assenso dei suoi sudditi uccidendo il figlio che gode di notevole stima da tutti, facendo passare l'assassinio per un nostro atto.-
- Così li avremo tutti contro in un secondo.- sentenziò arcignamente Rodolf Sherman, Capo degli Auror del Devon.
- Come possiamo respingere le loro prime file?- chiese Calendulah Roberts, dallo Yorkshire, col suo tono etereo che rasentava quello di un fantasma - Tutti sapete bene che la forza di un mannaro è sette volte quella di un essere umano.-
- Basterà tenerli lontani da noi qualche metro.- s'intromise Edward, con sguardo diabolico che fece sorridere i suoi compagni - Per permettere così agli arcieri di mirare ai licantropi in libertà.-
- E come pretende di farlo, signor Dalton?- gli chiese Bartolomeus Foster, cacciatore di gagia che sebbene avesse sentito molto parlare di Hermione e la rispettasse, non riusciva proprio a mandare giù le sue conoscenze.
- Conscio che erano vicini, nelle notti passate mi sono fatto dei giretti attorno al castello.- spiegò quella faina di Edward - E ho steso strisce di olio infiammabile ma inodore datomi da Draco sull'erba, davanti alla Foresta e a dieci metri dalle mura. Una scintilla e una striscia di fuoco li bloccherà ad area di gittata.-
- Demonio.- gli sorrise Silente.
- Sono da mettere in conto anche le ferite, signori.- disse Kingsley - Ma considerato che Draco ha prodotto abbastanza siero per tutti, possiamo ritenerci sufficientemente al sicuro dagli sfregi inferti. Non dai morsi però.-
- Esatto.- Malfoy agitò l'ennesima provetta, vedendola ribollire - Quindi occhio, gente.-
- I tiratori staranno sulle mura.- continuò Duncan - Gli altri capo squadra staranno giù, in campo.-
- E Harry?- chiese Sirius, beccandosi un'occhiataccia dal figliastro.
- Perché non lo chiudete con noi in presidenza?- frecciò Tom sarcasticamente, in fondo alla stanza.
- Mica male come idea.- sussurrò Ron.
- State zitti tutti e due.- rognò Potter fra i denti - Io scendo con gli altri.-
- Non potrebbe mettersi sulle mura?- gli propose Calendulah Roberts - Così sarebbe più al sicuro.-
- Neanche per idea.- rispose il bambino sopravvissuto - Sulle mura dovrete occuparvi anche dei Dissennatori. Herm, te ne occupi tu?-
- Si, certo.- annuì la Granger senza la minima tensione nella voce, poi sollevò la lettera che aveva fra le mani - Mi ha scritto anche Caesar. C'è il resoconto della lettura del rombo. Immagino che dovremmo discuterne un'altra volta.-
- Me ne occuperò domani.- Harry si sporse di nuovo dalla finestra - Là sotto gli animi cominciano ad agitarsi.-
- Si parte?- chiesero gli Auror quasi in coro.
- Si, andiamo.- Potter si mise la spada alla cinta - Portiamo i bambini in presidenza. E anche gli adulti...- sbuffò, vedendo le fucilate immaginarie che Tom, Trix, Damon e Cloe gli lanciavano in sordina.
Davanti al grifone e alla scala a chiocciola che conduceva all'ufficio del preside, si formò ben presto un manipolo di adolescenti incazzosi. Il capo branco era Tom Riddle, per una volta tramutato in un essere schiumante di rabbia e supponenza.
- Ma la molli?- fece Harry esasperato - E' per il tuo bene.-
- Al tuo però non ci pensi mai, bambino sopravvissuto.- sibilò Riddle con gli occhi blu colmi di rabbia.
Vedendo praticamente Potter attorniarsi di fiamme, Draco roteò gli occhi.
Quei due erano peggio di due mocciosi.
- Tranquillo mostriciattolo.- s'intromise il biondo, afferrando Harry per il collo - Ci pensiamo noi a lui.-
- Ci pensassi tu a me, a quest'ora sarei sotto terra.- sibilò il moro.
- Già.- inquisì Tom.
- Si, probabile. Avanti, salite voi quattro e poche storie, chiaro?-
Con Degona e William fu pure peggio.
Tristan dovette pregare sua figlia in ginocchio di non far casini, mentre Jeager si ritrovò a dover raccontare la sua prima menzogna da genitore...a fin di bene, chiaro.
- Ricapitoliamo.- stava dicendo William - Questa storia non l'abbiamo mai trattata con chiarezza. Dunque...essendo figlio tuo ed essendo mezzodemone, cosa può farmi veramente male? Cioè...se mi casca un vaso in testa, ci resto secco?-
Jeager nicchiò - No.-
- Se mi colpiscono con una magia forte?-
- No, non direi. A meno che non si tratti dell'Anatema Senza Perdono.-
- E se mi trafiggono con una spada?-
- Assolutamente si.- mentì finalmente Crenshaw, gasatissimo.
- Ah. Ok. Che fregatura.- mugugnò William - Ci vediamo. Non restare di nuovo invalido.-
- ...Grazie.-
- Ma è vero che ci resta secco per una spada?- gli chiese Ron, mentre scendevano in giardino.
- No, era una balla.- ammise Jeager - Meglio però che non si cacci nei guai quando non ci sono.-
- Un vero discorso da papà.- ironizzò Hermione.
- Sta zitta Hargrave.-


Vennero accese tante luci, mille fiaccole illuminarono la notte.
Il cielo iniziò a brontolare verso le nove e mezza e un lampo violaceo squarciò la volta, mentre un rimbombo truce e fosco riecheggiò sull'intera vallata.
Fenrir Greyback e la sua lunga chioma grigia era in prima fila, armato di lancia e una grossa tozza spada.
La sua espressione affamata era inferiore solo allo spropositato numero di uomini che aveva alle spalle.
Il suo secondo, un essere che avrebbe raggiunto i tre metri molto presto, aveva la bocca già sporca di sangue, i temibili denti digrignati e pieni di brandelli di pelle.
- Sire...- il mannaro si guardò rapidamente dietro alla schiena - Come procediamo?-
- In carica.- sibilò Greyback, ridendo - Sono umani. Saranno esperti maghi ma sono sempre fuscelli al vento.-
- E il principe?- nel pronunciare quella domanda, il tono del lupo mannaro si fece rispettoso.
- Asher sarà al mio fianco.-
- Ma sire...la sua età...-
- Si, lo so.- Fenrir rise ancora, ma stavolta un barlume di follia scintillò nei suoi occhi lucidi - Ma è l'onore di una battaglia che non si ripeterà mai più. Voglio che partecipi.-
- Come desideri sire.-
Nell'aria c'era lezzo di morte, di sangue.
L'odore selvaggio dei lupi infestava tutta la pianura.
Asher si aggirava fra le file dei suoi servitori, dei suoi guerrieri, ricevendo saluti di rito da tutti.
Ognuno chinava il capo al suo passaggio, tutti lo temevano e lo rispettavano.
Seguito da Dagonet, giunse finalmente al fianco del suo amato progenitore.
- Padre.- lo salutò.
- Asher.- Fenrir levò gli occhi, deliziato. Ma non guardava suo figlio, guardava oltre le sue spalle.
Verso il Lago Nero.
- Sono felice di vederti padre.- continuò il giovane principe con sussiego.
- Anche io.- rispose Greyback - Ti voglio al mio fianco, stanotte.-
Asher sbarrò gli occhi aranciati - Qui? Con te? Intendi...in battaglia?-
- Esatto.-
- Ma...padre, la mia età...le leggi...-
- Si, lo so. Ma credo che potremmo passare sopra le regole per una volta.- Fenrir piegò appena le labbra, in un ghigno lascivo - In fondo sei un principe. Questa è un'occasione che non si ripeterà. Batterti contro il bambino sopravvissuto...così potrai rifarti dell'onta subita, non credi figlio?-
Il giovane mannaro nascose il rossore per l'umiliazione, serrando la mascella e i pugni.
- Ma certo. Sono orgoglioso e onorato, padre, di combattere al tuo fianco.-
Fenrir fece un cenno spregevole indicandogli le linee a ovest.
- Vai figlio. E rendimi fiero di te.- ma una volta andato via Asher, Greyback riportò lo sguardo sul Lago Nero.
Due figure incappucciate di scuro, camminavano sull'acqua.
Alzò appena leggermente la mano, per non farsi notare da nessuno.
E dal pelo delle onde, anche Vanessa Lestrange sollevò il palmo.
Nessuno avrebbe potuto vederli da lì.
- Bene fratello.- sussurrò la Lestrange - Questa notte tocca ai tuoi poteri di Smolecolarizzatore.-
Rafeus ridacchiò sinistramente, tirando giù il mantello sul braccio mozzo - Mia cara. Stanotte il nostro altero principino ci farà il favore di tirare le cuoia. E allora quegli stolti animali che non sono altro saranno nostri. Tutti al completo. Greyback è solo una pedina.-
- E Asher la nostra vittima sacrificale.- soffiò la strega - Bene, ora dobbiamo solo aspettare. Poi toccherà a te.-
- Non temere. Sarà un giochetto da bambini.-
- Il lupacchiotto non se ne accorgerà neanche. E in men che non si dica, il nostro caro Harry Potter sarà incolpato della morte dell'erede dei Greyback. Il Padrone sarà soddisfatto di noi.-
Tacquero all'improvviso, sentendo il cigolio delle porte di Hogwarts.
Si aprivano.
Di colpo le mura si riempirono, tutto il palazzo fu ricoperto di occhi.
E davanti agli sguardi angosciati dei licantropi, apparvero quasi cento Auror.
Passo dopo passo, le file si schierarono.
- Potter.- sibilò Fenrir ghignando.
Eccolo, il bambino sopravvissuto.
A capo fila, con accanto Ron, Edward e Draco.
Ci fu un rombo di tuono, la terrà vibrò.
- Si comincia.-
Harry alzò il viso e una goccia gli scivolò sulla fronte.
Lenta, gli rigò la guancia fino al mento.
- Pronti?- sussurrò.
- Pronti.- annuirono tutti.
I Greyback iniziarono a ghignare.
Fenrir levò la lancia, con aria assassina e le sue schiere iniziarono a battere le spade contro gli scudi, provocando il battito di tamburi infernali che infiammarono gli animi.
Il suo grido fu il primo a levarsi in aria...e poi attaccarono.
Era cominciata.
Dalle torri di Hogwarts, Tom Riddle chiuse gli occhi, appoggiando la fronte ai vetri della finestra all'interno dello studio di Silente.
Si combatteva per lui.
Gente sarebbe morta per lui.
L'incalzare della carica fece fremere i primi cuori, ma nessun Auror si mosse.
Dalle mura Hermione attese ma sentiva il respiro freddo dei Dissennatori farsi vicini.
Guardò in basso.
Harry fece un primo balzo in avanti.
E poi il segnale.
Levò in aria la bacchetta sopra la testa e in seguito al suo ordine da essa sprizzò una magia fortissima, che salì in cielo ed esplode, scintillando rosso vermiglio e oro.
I mannari erano ormai alla linea di confine quando un ruggito ancestrale squarciò il cielo, più forte della tempesta.
Il ruggito si ripeté e Asher bloccò la sua fila.
Quel verso...quel lamento...
No, non poteva essere...
All'improvviso un enorme drago nero uscì dalla Foresta Proibita, librandosi in aria con un battito d'ali che quasi spazzò via quelli che erano rimasti indietro.
Lucilla dei Lancaster viaggiò spedita sopra la valle di Hogwarts, planando sul campo di battaglia.
Quando sputò fiamme e folgori, l'enorme scia cosparsa d'olio di Edward prese immediatamente fuoco, levandosi per almeno tre metri, tagliando fuori i mannari dal contatto con gli Auror.
Questi, terrorizzati, arretrarono mentre Harry sorrise.
Le fiamme gl'inondavano gli occhi verdi.
Brillanti come gemme, dettero un nuovo ordine.
Levò la spada in aria, puntandola dritta al cielo.
E dalle mura di Hogwarts, Hermione ottenne il suo sospirato permesso.
- Incoccare.- sibilò fradicia di pioggia, mentre gli Auror puntavano dritti le loro bacchette e i loro Incantarchi oltre la barriera di fiamme creata da Lucilla - Un bersaglio ciascuno.-
- Mirare al collo o alla testa.- proseguì, vedendo le punte delle bacchette illuminarsi.
E poi l'ordine. Il più spietato di tutti.
Hermione assottigliò le iridi dorate.
- Fuoco!-
Asher Greyback, dalla sua postazione, sentì il sibilo delle magie ancora prima che queste si fossero librate in aria.
Con l'anima che lottava per uscire dal petto, sollevò il volto.
Stelle. Erano come stelle.
Una pioggia di stelle stava per abbattersi su di loro. E non ci sarebbero stati scudi né preghiere a proteggerli.
- Ripiegare.- alitò - Ripiegare!- urlò poi, fortissimo ma era ormai tardi.
La prima fila comandata da suo padre venne completamente falciata.
Bersagliati da fuoco, ghiaccio e magia corrotta, i lupi mannari di fronte al muro di fiamme vennero abbattuti mentre la seconda fila già scalpitava per rimpiazzarli.
Ben presto le magie cominciarono a cadere a cascata, colpendo ogni punto della piana.
Chi poteva si proteggeva, gli altri continuavano ad avanzare, col coraggio degli impavidi.
Mille esplosioni accecavano gli occhi qua e là, corpi inermi saltavano per aria, ricadendo in pezzi.
Ululati e latrati sostituirono presto le grida di guerra mentre Fenrir si ritrovò davanti a un nemico impensato.
Il drago nero planò di nuovo su di loro, lanciando una bordata di fuoco inimmaginabile.
Nemmeno la magia salvò gl'inesperti ma lui riuscì a proteggersi, vigliaccamente.
Si nascose sotto un cadavere.
La puzza di carne bruciata dopo solo un'ora di combattimenti impregnava ogni cosa.
I mannari contrattaccarono, in quell'inferno di fiamme e cenere: scagliarono lance e pugnali direzionali.
Qualcuno varcò coraggiosamente la linea infiammata di Lucilla, sfidando il fuoco.
Ghermiti e ustionati, una fila intera di Fenrir si scagliò contro le schiere di Harry, pronti alla battaglia.
Vennero sguainate le spade...e poi furono solo grida e ruggiti.

Intanto nell'ufficio di Silente le tate cercavano di placare i pianti di Lucas e Glory, a cui si unirono ben presto anche Jeremy e Alexander. I bambini erano irrequieti, come se avessero percepito la tensione nell'aria.
Come se l'odore della battaglia fosse arrivato fino a loro.
Era incredibile da definire ma...si, la battaglia aveva un profumo suo.
Un sentore di sangue, misto a morte e...bruciore dei sensi.
Tom si ritrovò ad artigliare le dita sulla mensola della finestra, con un pensiero assurdo nella mente.
Voleva essere lì...
Voleva essere fra quelle fiamme, fra quelle lame che scintillavano come oro e argento.
- Come sta andando?- chiese Cloe, che faceva il solco dalla scrivania al caminetto.
- Hn, cara ragazza. Se stessi ferma magari...- berciò il preside Dippett dal suo quadro, seccato dal tintinnare che provocavano i suoi tacchi.
- Oh, stia zitto lei per cortesia!- sbuffò la Grifondoro - Tom, come va?-
- Direi bene.- rispose Riddle con la testa altrove - Se la stanno cavando.-
- Si, se la cavano davvero.- disse anche Beatrix, che coi suoi occhi vedeva molto meglio anche da quell'altezza - Mi sembra troppo facile però.-
- Che pretendi cara. Con un drago!- disse con voce stucchevole la vecchia preside Red - Con un drago sono capaci tutti a vincere le battaglie. La figlia di Lord Maximilian Lancaster, pace all'anima sua, potrebbe fare tutto da sola.-
- Non ne avevo mai visto uno.- sussurrò William - E'...bellissimo.-
- La mamma? Trasformata da drago?- sorrise Degona - Si, è vero.-
- Voi bambini non dovreste vedere queste cose!- sbottò Fauna - E anche tu signorino Riddle!-
- Siamo grandi e maggiorenni!- le ricordò Claire.
- Bhè, il signorino Riddle ancora no!- cinguettò anche Flora - Queste cose non vanno bene per gli occhi dei giovani!-
- E neanche per le mie orecchie.- Damon, seduto sul divano, si massaggiava le tempie, infastidito.
- Che hai?- gli chiese Degona - Qualcosa non va?-
- Non direi.- Howthorne socchiuse gli occhi - O forse si...-
Tacque all'improvviso, serrando le palpebre. Quando le riaprì, le sue iridi si erano tinte di ghiaccio.
Si alzò di scatto, andando alla finestra quasi spostando Cloe.
- Oddio.- alitò, puntando il dito a ovest, verso il fianco della Foresta - Guardate verso i campi di Hogsmade!-
Tutti ammutolirono, anche Beatrix.
- Bhè?- chiese Dippett sbadigliando - Che capita?-
- Già, che succede?- saltellarono gli altri presidi nei loro quadri.
Che succede?
Tom, Damon, Trix, Claire, Degona e William si scambiarono un'occhiata.
Dai campi di Hogsmade si vedevano altre luci...che avanzavano. E non erano luci come tutte le altre.
Non erano fiaccole comuni.
Erano fiaccole blu.
Come quelle dei...
- Greyback.- disse Tom in un soffio - Sono rinforzi! Li ha nascosti nel caso fosse andata male al primo giro!-
- Merda!- urlò Damon - Dannazione dalle mura non si vedono! Non li vedranno arrivare!-
- Se li ritroveranno addosso!- ringhiò la King - E adesso che facciamo?! Dobbiamo avvisarli!-
- E come?- La Vaughn corse alla porta dello studio, prendendola a calci - Ci hanno chiusi dentro!-
- Dobbiamo dirlo a Hermione!- Damon la indicò, vedendola perfettamente dall'ufficio del preside - Se riusciamo a dirglielo saremo salvi! Dirigeranno là gl'incantesimi e li fermeranno!-
- Posso farti notare che Hermione è là sulle mura?- gli disse William istericamente - Glielo scriviamo in cielo?! Sarebbe più facile camminare sul cornicione!-
Ci fu di nuovo un lungo silenzio...e quattro delinquenti a caso si guardarono.
- Oh no!- disse Trix furibonda - Non mi obbligherete a camminare in bilico su un fottuto cornicione! Piuttosto l'inferno!-
- Preferisci che invadano la scuola?- disse Tom, salendo in ginocchio sulla mensola.
- Ehi, ehi!- lo richiamò Fiona - Signorino cosa credi di fare?-
- Andare ad avvisare Hermione!- rispose Riddle.
- Così ti romperai l'osso del collo! Non sapete volare e qua non ci sono scope!- esplose la folletta.
- Bhè, almeno dobbiamo provarci!- Damon si sporse dalla finestra, guardando il tragitto - Ok...scendiamo qui, ci caliamo dalla grondaia e poi seguiamo il cornicione interno fino alla Torre Oscura. Da lì proseguiamo sull'architrave e poi di nuovo sul cornicione nord. Se non ci ammazziamo arriveremo da Hermione! Duchessa, yankee...muovetevi!-
- Un corno!- sbottò la biondina - La megafessa soffre di vertigini e quando ha paura non si trasforma bene in pipistrello, lo sai! Senza contare che Tom inciamperebbe subito! Vuoi farlo uccidere?-
- Prometto che starò attento!- disse Riddle sbrigativamente - Ma ora muoviamoci! Forza, dammi la mano!-
- Ehi, un attimo!- disse William seccato - E noi?-
- Voi state qua coi bambini!-
- In due io e Degona siamo dieci volte voi quattro.- rinfacciò Crenshaw - O avete il coraggio di negare?-
Damon e Tom sibilarono colpiti nell'orgoglio.
- Ok, come vi pare ma state qua!- ordinò Howthorne - Se richiamo di cadere almeno voi due potrete attutirci la caduta. D'accordo?-
- No, ma fa lo stesso.- sbuffò Dena, imbronciata - Vedete di stare attenti!-
Un minuto più tardi, in bilico su una lastra di marmo e mattoni vecchi come Noè larga appena mezzo metro, il gruppo di malandrini procedeva in fila indiana. Damon in testa, seguito da Beatrix, Tom e infine Cloe.
- Che idea di merda.- disse il Legimors - Che idea di merda.-
Il vento era così forte che sarebbero finiti davvero col l'osso del collo rotto in due, giù in giardino...
- Tom...occhio a dove metti i piedi.- alitò Claire per ultima, tenendolo per il bordo del cappotto - Chiaro?-
- Tranquilla.- Riddle vedeva già doppio - Tutto ok. E tu Trix? Stai bene?-
La Diurna teneva lo sguardo fisso sulla nuca di Damon, più pallida del solito.
- No.- ringhiò - E se crepate, lasciate che vi dica due parole. Conoscervi è stato il più grande orrore della mia vita.-
- Non buttiamola sul sentimentale.- frecciò Damon, percorrendo il cornicione con cuore al livello delle tonsille, stando in bilico al pelo - Comunque ho qualcosina da dire anche io. Duchessa...odio come non dividi mai la torta al limone con nessuno.-
- Ah si? E io odio la faccia con cui guardi sempre tutti dall'alto in basso.- replicò la bionda.
- Ragazzi, non mi sembra il caso...- cercò di placarli Riddle, ma invano.
- Sai cosa mi sta anche sulle balle?- continuò il Legimors - Non sopporto quando tu e Trix ve ne arrivate alle uscite di gruppo con mezz'ora di fottuto ritardo!-
- Ehi, scusa tanto! Tu ci metti cinque minuti per prepararti. Io per entrare in un vestito c'impiego tutto il pomeriggio!-
- Fosse se pensassi meno alla forma e più alla sostanza magari...-
- E adesso di che parli?-
- Sai di cosa parlo! Il tuo deficiente che tanto ti piace non vedrebbe una donna in topless neanche se se la trovasse sotto al naso!-
- Non parlare di questo, non è il momento!-
- Voi due mi avete rotto le palle! Io vi odio tutti quanti!- sbottò Trix, sclerando a livelli indecenti e tremando come una foglia per la paura - Ve ne state a parlare di terapia di coppia quando stiamo camminando su un rasoio! E' colpa vostra se adesso sto qua! È il mio incubo peggiore!-
- Volete finirla?- anche Tom ormai diedi i sospirati i numeri, a buon diritto - Non cadremo, quindi basta, fatela finita di litigare!- ma proprio mentre finiva di dirlo mise il piede nel vuoto, perché come sempre non guardava dove andava.
Ci vollero cinque minuti per ritirarlo sul cornicione e da quel momento non osò più aprire bocca.
Dopo circa altri dieci minuti raggiunsero finalmente lo scivolo che dava sulle mura. Ci si calarono, facendosi quasi trafiggere dagli Auror appostati e poi, pure sgridati da una furibonda Hermione e presi due calci anche da Elettra, Jeager, Milo e Pansy, i quattro giovani maghi riferirono delle truppe in arrivo.
Quando la Granger si volse, ormai quelle fiaccole erano visibili anche a loro.
- Cazzo.-

Harry estrasse la lama dal petto di un mannaro e uno schizzo di sangue macchiò la terra bruciata, finendogli anche sui pantaloni. Si volse di scatto, andando a sbattere con la schiena contro qualcuno.
Quando sollevò la lama, puntandola pericolosamente contro il nemico, si accorse che era Draco.
Malfoy ghignò, togliendogli a sua volta la sua spada dal collo.
- Magari un'altra volta.- gli sibilò, con gli occhi argentei iniettati di qualcosa di antico.
Tornò a combattere anche Harry.
Nelle vene gli galoppava qualcosa insieme al sangue.
Veleno, gloria, orgoglio.
Il peccato di un Grifondoro.
Mai come in quel momento si sentì tutt'uno con la spada, col suo passato da Grifondoro.
Ora capiva. Ora capiva il suo peccato.
Fra le fiamme e le esplosione vedeva Auror combattere, il calore del fuoco gli arroventava la pelle.
Sentì un sibilo ed estrasse prontamente la bacchetta, per difendersi con uno scudo.
Un Bombarda rimbalzò su di esso e Potter vide venire avanti un gruppo di cinque mannari, totalmente mutati.
Gli artigli ben saldi sul terreno, misero bene in vista come cani rabbiosi le fauci affilate.
Da qualche parte sentì qualcuno urlare di ucciderlo e riconobbe la voce di Fenrir.
Eccolo il verme.
Stava nelle retrovie e combatteva contro Duncan.
Ritornò al suo presente, allontanando quei maledetti che cercavano di farlo a brandelli coi loro artigli ma fortunatamente fino a quel momento aveva rimediato solo un graffio sul braccio sinistro, nulla di grave, considerato lo fialette di Malfoy.
Fino a quel momento la maggior parte dei morti erano per i mannari. A terra aveva visto solo pochi Auror e questo lo rincuorava. Come lo rincuorava la presenza di Lucilla che inspiegabilmente si era mossa ad ovest, esattamente come gli arcieri che comandavano Hermione e Jeager.
Con un rivolo di sangue che gli bagnava l'occhio, Harry si girò e vide ciò che non si era aspettato.
Altri mannari. Da ovest.
Dalle campagne di Hogsmade.
I compagni sulle mura si stavano impegnando per bloccarli.
Ormai era quasi mezzanotte ma la battaglia non accennava a chiudersi.
Ancora dietro alla linea di fuoco però, la gara era ormai vincente per loro.
Vide Ron trascinare via un Auror del Devon, colpito gravemente alla schiena ma fu in quell'attimo di stallo che un grande nemico colse l'occasione al volo.
Mutato completamente, Asher Greyback si aprì un varco fra le fiamme e gli atterrò di fronte.
Mostruoso ma elegante, il principe riprese lentamente forma umana.
Gli occhi però rimasero gli stessi.
Arancioni come il fuoco, si puntarono sul bambino sopravvissuto.
- Io e te abbiamo un conto in sospeso Potter.- sibilò Asher, mettendosi in piedi e sguainando un lungo pugnale.
Harry si guardò attorno.
Dov'era Fenrir?
Dov'erano tutti gli altri?
Non fece in tempo a pensare altro che il giovane Greyback si scagliò contro di lui e con forza tale da gettarlo a terra.
Harry rimase schiacciato sotto di lui ma evitò il primo fendente al petto, spostandosi di fianco. Alzò il ginocchio e colpì con forza Asher al torace, sbalzandolo indietro.
Il mannaro atterrò in ginocchio, le solide gambe e braccia saldamente piantate nella terra zuppa di sangue.
Anche l'Auror si rimise in piedi, recuperando la spada con la magia.
Lo fissò attento.
Tutti quei mannari che praticamente veneravano il principe e non il loro capo.
Quel ragazzo non era come tutti quanti i suoi sudditi.
- Dov'è il figlio del mio Signore?- gli ringhiò Asher con la sua voce rauca.
- Al sicuro. Dove voi non potrete mettergli le grinfie addosso.- rispose Harry, gelido.
- Derubi i padri dei propri figli bambino sopravvissuto?- sibilò il mannaro con acredine - E' questa la tua vendetta per il Lord Oscuro?-
La vendetta.
Harry si trovò a sorridere.
La vendetta...era sparita, forse. Non se n'era mai accorto prima.
Non l'aveva mai capito davvero.
La vendetta forse se n'era andata il giorno stesso in cui, sei anni prima, un bambino con smarriti occhi blu si era presentato alla sua soglia, come un tempo aveva fatto Lord Voldemort.
La vendetta Tom se l'era portata via. E gli aveva donato qualcos'altro.
Asher sollevò di nuovo il pugnale, puntandoglielo addosso.
- Per l'ultima volta. Consegnami Tom Riddle.-
Harry lo fissò, in silenzio.
Dimenticò di una cosa importante, in mezzo a quella battaglia.
Quando se ne accorse, era tardi.
Lo percepì dal Lago Nero. Lo percepì nell'aria. Proprio come aveva sentito la prima goccia di pioggia.
All'improvviso un leggero bagliore si Smaterializzò fra loro due.
Harry fece per gridare, per avvisarlo...ma per Asher non ci fu nulla da fare.
Qualcuno Smaterializzò un grosso e tozzo pugnale sulla traiettoria del principe che, colpito in pieno torace, poco sotto la clavicola destra, si accasciò al suolo, cadendo in ginocchio, con un rivolo di sangue alla bocca.
- PRINCIPE!-
La battaglia, di colpo, finalmente, si fermò.
Asher Greyback aveva gli occhi aperti. Con incredibile lucidità osservava la sua ferita.
Ma poi sopraggiunse il dolore che l'avrebbe segnato per il resto della sua esistenza.
Al suo fianco arrivò suo padre.
E Fenrir gli ghignò in faccia.
Poi gli batté le mani, senza essere visto da nessuno se non da Harry e suo figlio.
Fenrir Greyback scoppiò in una risata sguaiata, alzando il capo al cielo.
- Mi hai servito bene, figlio.- disse, fra le risate - Ma ora hai raggiunto il tuo scopo. Muori pure. Mi sei stato di grande aiuto. E tu Potter...- si volse nella direzione del bambino sopravvissuto, soddisfatto - Ormai sei finito.-
- Padre...- Asher cercò di trattenerlo ma Fenrir scostò la sua richiesta di aiuto bruscamente.
- Crepa in silenzio.- gli sibilò, andandosene - Ormai non sei più di nessuna utilità.-



La battaglia di Hogwarts terminò in quell'esatto istante.
Mentre le truppe di Greyback se ne andavano, gli Auror seppero che se anche avevano vinto quello scontro, la guerra vera contro i licantropi era appena cominciata.
Lo capirono vedendo i visi dei mannari. Avevano perso un capo. Un grande capo.
Un degno principe. Morto per mano loro.
E se Fenrir se ne andò soddisfatto, così pure fecero i due fratelli Lestrange.
Nessuno più però trovò il cadavere del principe Asher.
Si era dissolto nel nulla.

 

 

 

 

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Capitolo 27
*** Capitolo 27° ***


figli27

 

 

Ci volle molto tempo dopo quella battaglia a Hogwarts perché quella storia fosse, se non dimenticata, almeno passata in secondo piano...rispetto a ciò che accadde nei giorni seguenti.
Gli studenti vennero presto a sapere cos'era successo quella notte e lo stesso fu per i giornalisti a Londra.
La Scuola di Magia venne assediata da giornalisti, da curiosi, studiosi di vari campi.
E da politici, chiaro.
L'ufficio di Silente venne bombardato da lettere di genitori letteralmente furibondi, da contribuenti che avevano tentato di suicidarsi dopo aver letto la notizia sul giornale, anche da Psicomaghi, che pretesero di fare una seduta col preside, mentre Harry e Duncan Gillespie vennero presi d'assalto da Orloff. E il Ministro della Magia, come al solito, non ci andò per il sottile.
Minacciò ritorsioni su ritorsioni, ululando al vento il pericolo che loro e tutti gli Auror della Gran Bretagna avevano fatto correre a degli studenti minorenni.
Mancò poco che tutti i professori venissero messi sotto processo per aver aiutato Harry e mancò davvero pochissimo che Duncan e tutti i restanti Auror dell'isola fossero licenziati in tronco.
Insomma, furono grane a caterve ma Harry per una volta non se ne curò davvero.
Tantomeno tutti gli Auror.
E questo fu il primo passo per la fine di Orloff.
Gli Auror avevano ormai un nuovo capo. Un capo che non era il Ministro della Magia.
Ci volle una settimana per rimettere in sesto la piana di Hogwarts e i campi di Hogsmade, distrutti dal passaggio dei mannari di Greyback.
Il fiume dei gufi dal Ministero sembrava non avere mai fine, eppure, un giorno, tutto sembrò essere dimenticato.
La storia cadde nel silenzio ma...no, nessuno scordò.
Per giorni interi Harry non riuscì a vedere altro che il corpo del principe Asher, trafitto a tradimento.
Non vide altro che la sua espressione.
Un giocattolo usato e poi gettato via.
Un figlio...usato come pedina, messo in trappola come un coniglio, come un animale. E poi ucciso.
Harry non riusciva quasi a dormire, a mangiare, a respirare.
Quel principe...che era ancora un ragazzino poco più grande di Tom.
Morto.
Erano passati sette giorni e non riusciva a scordarselo.
Dannazione.
Come aveva potuto permettere che a pagarne le conseguenze fosse stato lui?
Elettra gli arrivò alle spalle, carezzandogli la schiena.
- Tesoro...devi mangiare.-
Lui scosse il capo - Non riesco a mandare giù niente.-
- Harry finirai per ammalarti.- la bionda strega lo guardò attenta, senza mai lasciargli la mano - So che non stai bene ma se molli adesso rotoleranno tante altre teste, lo capisci? Devi mangiare, devi dormire un po'! Non è colpa tua se quel ragazzo è morto.-
- Avrei dovuto stare più attento.- sibilò, tornando a guardare fuori - E ora un ragazzino è morto e tutta la casta dei Greyback si è rivoltata contro di noi.-
- E' stato quel maledetto essere senza cuore a scatenare tutto questo. Ha ammazzato suo figlio con le sue stesse mani! Tu non centri nulla, devi smetterla di colpevolizzarti inutilmente. Il principe è morto e non c'è niente che possiamo fare per riportarlo indietro. Possiamo solo guardare avanti e cercare di vendicare il suo ricordo.-
Il bambino sopravvissuto inspirò a fondo, abbassando la testa fino a toccare la fronte di sua moglie.
Dio.
Elettra riusciva a rendere chiare anche le notti più buie.
La strega gli carezzò il viso, passando poi a frizionargli le spalle.
- Sei ghiacciato. Mangia qualcosa, poi vai a letto.-
- D'accordo...ma credo dovrò rimandare il pisolino a più tardi.- alzò la mano, indicandole un punto oltre la finestra - Guarda. La conosci quella carrozza?-
Gli occhi celesti della Baley divennero di ghiaccio.
- Orloff.- disse fra i denti - Cosa vuole quel mostro?-
- Accorciarmi il cappio. È stato fuori dai piedi per una settimana, ha superato i limiti.- Potter si passò una mano fra i capelli - Stavolta non riesco a evitarlo. Prendi Lucas, vai da Pansy e Sarah. Ci vediamo dopo.-
- Harry, mi raccomando.- Elettra lo fissò dalla porta, truce, dura e seria - Sul serio amore. Qualsiasi cosa ti dica, qualsiasi allusione faccia, non perdere mai le staffe. Sai com'è fatto. E' venuto qua per provocarti, ma tu non dare in escandescenze o ce lo saremo inimicato per sempre.-
...E Harry Potter un quarto d'ora dopo, diede in escandescenze...
- Come diavolo si permette di venire di fronte proprio a me e sbattermi in faccia le sue ipocrite critiche?! Che diavolo ne sa di quello che io e gli Auror abbiamo dovuto affrontare una settimana fa? Lei non ne sa niente visto che era a Londra, ben protetto nel suo bell'ufficio!-
- Ora stai esagerando Potter!- sibilò Orloff, paonazzo - Devi portarmi rispetto come tutti gli altri!-
- Io non porto rispetto a uno che striscia alle spalle altrui e sotto ai piedi dei potenti! E le dirò di più, caro Ministro. Da quando sono entrato in questa scuola ad oggi su quella sedia non è mai salito un uomo degno di questo nome, ammesso che la parola "uomo" per lei abbia qualche valore!-
- Quella sedia è quella che mi pone al di sopra di un semplice Auror come te!- sbraitò Orloff sempre più rosso in viso, tanto da rassomigliare molto a zio Vernon - Sarai anche il bambino sopravvissuto Harry Potter, ma sei solo uno strumento! Il MIO strumento! E con la strage della settimana scorsa farò in modo di metterti contro tutta la comunità magica! Ne ho basta di te, Potter! Finirai a fondo prima di qualche mese!-
- Faccia silenzio!-
Harry si rigirò rabbioso, con gli occhi di giada scintillanti di rabbia e il Ministro quasi sobbalzò.
- Lei non può toccarmi nemmeno con un dito! Lo so io, lo sanno gli altri e lo sai lei...- aggiunse, a bassa voce, andandogli sempre più vicino, tanto da vedere il velo di sudore sul labbrone del Ministro - Io ho tante di quelle prove da ricacciarla nel buco schifoso da cui è uscito, in faccia a tutta la gente che ha calpestato in questi anni! Quando creperà tutti i morti su cui si è costruito la strada saranno lì a ballare sulla sua tomba!-
Orloff tremò, saltellando indietro.
E come da copione, si mise a bofonchiare a mezze labbra.
- Sei il demonio Potter! Per confrontarti col Lord Oscuro devi essere come lui!-
Il moro scosse il capo, ghignando.
- Che pena mi fa. E ancora più pena mi fanno i maghi che in lei vedono il politico perfetto!-
- E tu? Tu sei solo una macchina, bambino sopravvissuto!- rispose il Ministro, afferrando il suo bastone da passeggio con mano tozza tutta fremente - Sei una bandiera, un pennacchio! Ma il vento cambia, ricordatelo!- l'avvisò con un viscido ghigno di rivalsa in viso - Com'è cambiato il vento per i Greyback! Dimmi, dov'è il cadavere del principe Asher?-
- Non l'abbiamo trovato.- disse Potter gelido.
- Quindi non siete sicuri che sia morto.-
- Cosa vorrebbe insinuare?-
- Che se è vivo è prigioniero di guerra. E sarà deportato ad Azkaban!-
- Le ho detto che non l'abbiamo più trovato, ma aveva una profonda ferita. Non può essere sopravvissuto.-
- Già.- Orloff andò alla porta - Quella è una fortuna che va solo a te, vero ragazzo mio? E a qualcun altro.- il mago si girò, con gli occhi vicini e neri lucenti di gioia malsana - Dimmi. È vero che fra poco meno di venti giorni Tom Riddle diventerà maggiorenne?-
A quella domanda, Harry sentì qualcosa raschiargli il cuore dal dentro.
Maggiorenne.
Tom sarebbe presto uscito dalla giurisdizione sua, di Draco e di Lucilla.
- Si, diventerà maggiorenne fra sedici giorni, il quattordici dicembre.- disse in un soffio.
- Ottimo.- Orloff si aggiustò la pregiata sciarpa di seta, mettendosi poi la coppola nera in testa - Allora metà dei miei guai stanno per finire. A presto Harry Potter, mi rivedrai presto.-
- Ministro.-
Il mago si bloccò, voltandosi.
- Stia attento a quello che fa.- Harry sollevò il viso, trapassandolo con lo sguardo - Quel ragazzo potrebbe salvare questa guerra. Oppure scatenarne un'altra.-
- Un'altra guerra?- Orloff sollevò le sopracciglia arcuate.
- Si. Quella che scatenerò io contro tutta la Gran Bretagna se solo qualcuno si azzarderà a guardarlo in un modo che non mi piace.- la sua voce uscì in un sibilo, esattamente come Voldemort - Sono stato chiaro?-
Il viso di Orloff era diventato ora cianotico, pallidissimo.
- Non sfidarmi, ragazzino.- balbettò il Ministro.
- No, è lei che non deve sfidare me. E adesso sparisca.-


Tristan Mckay faceva su e giù per la sala duelli, osservando i ragazzi del settimo allenarsi col gli scudi e gl'incantesimi di disarmo. Con la testa però era da tutt'altra parte.
Da una settima a quella parte, dopo la battaglia, sul castello aleggiava il silenzio e l'aspettativa degli studenti.
Ansiosi, tutti volevano sapere cosa fosse successo ma nessuno ancora, oltre a quelli della Gazzetta della scuola, aveva osato rivolgersi ai professori col rischio di venire maledetto dall'umore cupo di Piton o della Mcgranitt. A parte i Direttori di Casa quindi, gli altri docenti viaggiavano tutti nel mutismo e nel finto disinteresse, fra questi Lumacorno che sembrava allegro e ciarliero come sempre ma che ogni cinque minuti spiava fuori dalla finestra, ossessionato dall'idea di un altro attacco improvviso.
Terminata l'ora di pratica, i ragazzi si rimisero tutti seduti qua e là in mezzo alla sala, sui tappeti e tutti davanti alla lavagna. Tristan, risvegliandosi dai suoi molesti pensieri, agitò la bacchetta pulendole con pigrizia.
- Dunque gente. Saliamo il gradino della casta oscura, demoniaca e mostruosa. Fra le bestie notturne abbiamo vampiri e licantropi. Allora... si?- Tristan si bloccò, vedendo Asteria McAdams con la mano alzata.
- Dimmi Asteria.-
La McAdams si morse il labbro, poi inspirò.
- Prof...vorrei che ci spiegassi cos'è successo la settimana scorso.-
Mckay levò un sopracciglio. Osservò le facce degli altri studenti, poi posò la bacchetta in cattedra e armandosi di santa pazienza ci si sedette, tranquillo.
Se l'era aspettato da quelli del settimo anno, era solo questione di tempo e quella domanda prima o poi sarebbe saltata fuori. Il fatto che fosse così poco più grande di loro andava tutto a suo favore.
Guardò un po' in giro nella sala, come per raccogliere le idee, poi quando fu pronto iniziò.
- Allora...voi tutti siete a conoscenza del fatto che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato il 26 agosto sia tornato in vita. Molti erano qua sei anni fa quando una notte venne risvegliato dai suoi Mangiamorte e come potete immaginare, in questi mesi tutti i suoi seguaci sono tornati da lui.-
- Lo sappiamo.- annuì Asteria, giocherellando ansiosa con i capelli castano dorati - Cosa centra coi fatti di una settimana fa?-
- Adesso ci arrivo.- Tristan si mise di tre quarti, passandosi una mano sul viso tirato dalle preoccupazioni - Bhè...fra i tanti seguaci del Lord Oscuro non sono presenti solo i suoi Mangiamorte. A perorare la sua causa ci furono a loro tempo i giganti e tutte le sottocaste dei demoni impuri, dei Dissennatori. È accaduto però che anche Fenrir Greyback, il signore dei mannari del nord, abbia stretto alleanza con lui.-
- Quindi erano mannari quelli che ci hanno attaccati?- chiese Matt Rogers sbigottito - Li stessi che ci hanno attaccato dopo che siamo stati a Hogsmade a ottobre?-
- Si, esatto. Greyback aveva mandato qua suo figlio, il principe, che a differenza sua aveva i consensi di tutti i loro sudditi. Per farla breve i Greyback hanno assediato Hogwarts, come ben sapete sette giorni fa. E appena è calato il buio si sono armati e hanno attaccato noi e le mura, cercando di entrare. Gli Auror di tutta la Gran Bretagna sono venuti qua per proteggere voi e il bambino sopravvissuto. Abbiamo lottato e durante la battaglia qualcuno ha ...ucciso il principe Asher.- Tristan abbassò il viso, girandosi la fece al dito - Il principe come vi ho detto era molto amato dai suoi...e Fenrir Greyback ha colto l'occasione al volo. Ora avrà il consenso di tutti i licantropi della Gran Bretagna contro di noi.-
- In poche parole siamo in guerra anche coi lupi mannari adesso?- allibì Tobey Williams.
- Si, direi di si.-
Gli studenti ebbero reazioni diverse.
Alcuni sbuffarono, altri si lasciarono andare indietro contro schienale di divani e poltrone, oppure si appoggiarono alle spalle degli altri compagni.
- E...e torneranno?- chiese Maggie Clark sgomenta.
- Per il momento lo escludiamo.- rispose il professore.
- Come facciamo a sapere di essere al sicuro?- sbottò Cordelia Chilton con vocetta stridula.
- Questo posto è sempre stato sicuro. Gli Auror vi hanno difesi e la scuola non ha subito un graffio.-
- Prof!- Asteria sollevò di nuovo la mano, zittendo il pollaio che era scoppiato nella folla dei suoi compagni - Perché non date a quel mostro quello che vuole?!-
Cloe sollevò il viso dagli appunti, ridendo gelidamente.
Tutti si voltarono a guardarla.
- Ma certo Mc.- tubò sarcastica - Possiamo offrirgli la testa di Harry Potter su un piatto d'argento. E poi? Sicuramente la pianterà subito, ci metterei la mano sul fuoco.-
- Non parlavo di Harry Potter.- sibilò la Serpeverde rabbiosa e astiosa - Parlavo di ridargli suo figlio!-
- Certo, gli manderò anche un cesto di frutta e biscotti.- replicò la King.
- Senti ma chi cavolo ti credi di essere?- sbottò Asteria balzando in piedi - Un sacco di gente crepa e tu te ne stai tranquilla senza fare niente!-
Cloe si alzò in piedi a sua volta, più tranquillamente - C'è già gente che combatte ma dare contentini a quel mostro, come l'hai chiamato tu, non risolverà il problema di fondo. Ovvero il fatto che babbani e mezzosangue per lui e quelli della sua pasta debbano morire! Ti è chiaro ora?-
- I figli devono stare coi loro genitori!- ringhiò ancora la McAdams.
- Certo e i matti come te al manicomio!- insinuò la biondina in risposta e mancò poco che si mettessero le mani alla gola, ma fortunatamente Damon si mise in mezzo, mentre Sedwigh tirava via Cloe e Alderton faceva tornate Asteria a sedersi in piccionagli, cercando anche da farla sbollire ma del tutto inutilmente.
- Ragazze, per favore calma!- s'impose Tristan - Fatela finita. Non è mandando vittime sacrificali al Lord Oscuro che questa guerra avrà fine.-
- Già e poi perché non ci vai tu a mandarti in pasto alla vecchia prof di Difesa?- frecciò Mary J. Lewis.
- Che guarda caso è la sorellastra di Riddle.- continuò Asteria bellicosa - Vi va giusto bene che non avete mai perso nessuno!-
- Ah, quindi perché tu sei saltata per aria con la tua scuola hai il diritto di venirci a dire come si sta al mondo?- s'intromise anche Neely Montgomery, seduto pigramente sul divano.
- Ehi, ehi!- sbottò Tristan a quel punto, zittendoli bruscamente - Ora basta, mi avete rotto. Non siamo qua per mandare nessuno a fare l'agnello per immolarsi alla causa del genocidio di massa e tantomeno per disprezzare i morti di Wizloon, quindi per cortesia fate silenzio! Un minimo di maturità, diavolo.-
I ragazzi misero il broncio, rincantucciandosi nelle loro postazioni.
- Bene.- Mckay inspirò a fondo, già esausto - Ragazzi, sul serio. Non è così che vanno le cose.-
- Già e poi l'ha detto anche il preside all'inizio dell'anno.- disse Madeline Nolan - Tom resterà con noi!-
- Senza contare che vogliono anche i figli di Harry e Draco.- concluse Damon serafico.
- I bambini?- Patience Hogs di Tassorosso li guardò stranita - Che centrano loro?-
- E' per la profezia.- chiarì Tristan.
- Prof cosa accadrà alla fine della scuola se non avremo risolto la situazione?- gli chiese Matt.
- Se ne occuperà il Ministero e il Capo degli Auror.-
- Certo e intanto in Scozia sono tutti morti!- sbottò di nuovo Asteria - Ed è tutta colpa di...-
- Non è colpa di Tom.- la interruppe subito Damon, appallottolando una pagina di quaderno.
- E tu che ne sai?- rognò la ragazza.
- Oh, sapessi quanto ne so.-
- Oddio, non ricominciare.- gli ringhiò dietro Tobey.
- Ma tu che vuoi Williams? Fatti un giretto sui cornicioni!-
- E basta, ha ragione lui Damon.- s'intromise finalmente Tom, a bassa voce - Finiscila con questa storia.-
Andò a finire naturalmente che mentre Beatrix si scolava la merenda dal suo bel bicchiere di polistirolo, nella classe scoppiò l'ennesima occasione di linciaggio.
Stavano di nuovo per mettersi le mani al collo quando Tristan infranse la sua regola d'oro.
Usare la magia proibita sugli studenti.
- Quietus Totalus!-
Un'onda magica si protrasse verso i ragazzi delle quattro Case a macchia d'olio e di punto in bianco le loro voci si strozzarono. Si voltarono sconvolti verso il prof che ritirò la bacchetta, sorridendo angelicamente.
- Bene. L'effetto svanirà in qualche minuto. Ora che potete ascoltare tutti quanti e potete smetterla di assordarvi coi vostri starnazzi, posso solo dirvi che gli Auror ormai hanno dato la loro parola a Harry Potter. Sono qua per difendervi, tutta la Gran Bretagna ormai si sta mobilitando. Si sono mosse forze che un tempo non avrebbero mai sognato di darci il loro appoggio ma ora sono qui. Per noi e per voi. Più nessuno sarà sacrificato per il Lord Oscuro e tantomeno altri giovani maghi come voi finiranno al Creatore. Perciò portate rispetto per i nostri morti.- concluse, fissandoli serio - E specialmente per coloro che sono innocenti, la cui unica colpa è essere nati dai genitori sbagliati. Cominciate a vedere al di là del vostro naso ragazzi. Niente è ciò che sembra nella realtà. Né cognome né famiglia d'origine. E adesso la lezione è finita, potete andare. Ci vediamo domani con le prime lezioni teoriche sui vampiri...e se vedo qualcuno che si mette le dita negli occhi in corridoio passerete le vacanze di Natale qui ad aiutare il signor Gazza nella pattuglia. Sono stato chiaro?-
Ci fu un corteo uscente dalla sala di studenti accerchiati di fuoco, altri semplicemente avevano un muso lunghissimo, c'era chi si dava già per spacciato e si strappava istericamente i capelli mentre altri ancora se ne andarono mogi, delusi o malinconici.
Quando Jess e Milo videro passare quella baraonda, scoccarono un'occhiata stranita a Tristan.
- Che è successo? E' molto qualcuno?- chiese il Diurno.
- Lascia perdere.- sospirò Mckay junior, tornando a sedersi in cattedra stremato - I ragazzi mi hanno chiesto di raccontare cos'è accaduto la settimana scorsa. Hanno avuto parecchia pazienza ma poi non ce l'hanno più fatta. Sanno fiutare il pericolo da miglia quelli!-
- E che hai detto?- gli chiese Jess, ridendo.
- Tutto quanto e...diciamo che i più intransigenti restano quelli di Wizloon.- Tristan ripensò alla foga di Asteria, dispiaciuto - Gli scozzesi sono ancora molto traumatizzati. Non riescono a reggere bene la tensione...e vogliono che rimandiamo Tom da Voldemort.-
- Si. Avrà anche un mio biglietto di saluti.- ironizzò Milo sarcastico - Ragazzini petulanti! Credono davvero che mandando Tom da suo padre tutto si risolverà?-
- Se ci credono al Ministero...- Jess lo guardò attento -...perché non dovrebbero crederci dei ragazzi?-
- Al Ministero sono degli idioti.- sibilò Tristan - Orloff si caccerà in un mare di guai con questa storia.-
- S'impicchi.- Milo serrò le fauci - Manderebbe al massacro chiunque pur di salvarsi la pelle.-
- Il problema è far capire agli studenti che non è rinunciando alla lotta che si vince.- Jess Mckay sospirò, quasi deluso - Ormai dovreste esservene accorti. Tutti pensano solo a salvarsi nel modo più facile. Pensano che con la morte di Harry e Tom tutti finirà ma non capiscono che Harry è la loro unica speranza.-
- Ognuno pensa per sé ormai.- Morrigan emise un gemito di sprezzo - Lo sapete come sono i nostri amici del Ministero e i rispettabili genitori di questa scuola. Quando c'è un problema basta trovare un colpevole. Se di cognome poi fa Potter meglio ancora no?-
- Per ora l'importante è tenere Tom al sicuro.- disse Tristan, dandogli una pacca sulla spalla per calmarlo - Non voglio che venga messo sempre in mezzo per qualcosa in cui non centra.-
- Come se la cava?-
- Bene direi. Nei voti ha sempre il massimo, non ha grane in questa direzione ma...- Tristan parve preoccupato - Damon mi ha detto che ha deciso di annullare le lezioni di Occlumanzia con Piton.-
- Perché?- gli chiese Jess.
- Questo non lo so. Ma Damon mi ha detto che dopo qualche Legilimens era talmente nervoso che attivava delle barriere incredibili, che nemmeno Piton è riuscito a superare.-
- E' diventato un genio dell'Occlumanzia in tre mesi?- allibì Jess.
- L'Occlumanzia è data molto dal subconscio.- s'intromise Milo, pacato - Può darsi che la paura, invece d'indebolire le sue difese, le abbia rafforzate. Si vede che c'è qualcosa che non vuole far sapere a nessuno. Magari la sua infanzia all'orfanotrofio. Certe cose sono difficili da dividere anche col proprio migliore amico.-
I due fratelli Mckay annuirono in sincrono, consci del fatto che sicuramente Tom nascondesse qualcosa nel suo passato. Probabilmente Lucilla avrebbe potuto rispondere ma la faccenda dell'Occlumanzia non aveva messo in allarme solo Piton e Tristan.

Anche Damon, dopo un paio di sbirciate nella mente di Tom, aveva capito che qualcosa non andava.
Il suo migliore amico si era dimostrato talmente nervoso e restio al Legilimens che la maggior parte delle volte lo ricacciava via davvero violentemente. Con questo però, non impediva a Howthorne di vedere nitidamente alcuni particolari.
Sempre gli stessi.
Sbarre, gabbie appese al soffitto, buio pesto, muri marci, grida. Tante grida.
Che posto era quello?
- Ehi...ehi Damon, ci sei?-
Il Serpeverde si svegliò di botto dalle sue riflessioni, ritrovandosi nel bagno delle ragazze dov'era entrato col resto del gruppo ormai abitudinario dei cessi, ovvero Maddy, Matt Rogers, Stanford che guardava sempre l'orologio perché doveva andare agli allenamenti di quidditch, quel rompiscatole di Flanagan e Neely Montgomery.
A ridestarlo dal mondo dei sogni era stata Maddy, sorridendo.
- Ehi, stai bene? Hai avuto una visione?-
- No, no. Ero solo soprappensiero.- e senza sorprendersi si accorse che stavano ancora parlando della discussione in sala duelli. Che tormento. Una cosa però era certa. Andando avanti di quel passo Cloe e la McAdams si sarebbero messe le mani addosso.
- Ammetterai che sei stata poco delicata.- le stava dicendo Maddy tranquillamente, senza attaccarla - In fondo tutta la sua scuola è stata fatta a pezzi Cloe. Come ti sentiresti se fosse accaduto a te?-
La King scosse il capo, restando ostinatamente seduta sul gradino di rialzo dei bagni.
- Claire.- la supplicò perfino Tom - In fondo molti suoi amici ci hanno lasciato la pelle.-
- Già, non hai alcun rispetto per i morti King!- frecciò Flanagan.
- Sentite io me ne sbatto!- esplose a quel punto, sovrastando perfino i singhiozzi di Mirtilla che piangeva dentro alla tazza di un water - Non è così che ci si comporta ragazzi! Non è giusto incolpare chi non centra niente e sputare su tutto l'aiuto che Harry Potter ha dato alla comunità dei maghi in questi anni da quando è nato! Non si vincono così le guerre e non è giusto che quella venga e ci dica d'impacchettare Tom e spedirlo a quella serpe strisciante! Chi diavolo è quella?! Nessuno!-
- Ok, sarà irrispettoso...- Sedwigh la guardò con dolcezza - Cloe almeno mettiti nei suoi panni. Non ti dico di fartela piacere ma cerca almeno di ricordarti cosa le è successo.-
- Perché dobbiamo essere sempre noi quelli comprensivi eh?- ringhiò furente - Insultano Harry, insultano Tom! Insultano tutti gli Auror morti che ci hanno difeso la settimana scorsa! Questo non è irrispettoso per caso?-
- Mica ha tutti i torti.- bofonchiò Neely, in piedi contro il lavandino a fianco di Damon.
- Oh, non cominciare anche tu adesso.- le disse Matt - Insomma ragazze ma che vi piglia?-
- Quella è la copia femminile di Alderton, mi dà in testa!- Cloe si mise in piedi, andando a sciacquarsi la faccia con dell'acqua gelida - Che giornata schifosa!-
- Se non altro dopo domani è il primo dicembre.- sospirò Maddy.
- Oh no.- il gemito disgustato e terrorizzato arrivò da Tom - San Firmino!-
- Già, tocca alle ragazze stavolta.- ghignò Flanagan, come un maniaco - Ragazze vi firmerò dove vi pare! Com'è il punteggio? Cinque punti per le mani, dieci per le braccia, venti per le cosce, venticinque schiena...poi?-
- Pancia trenta, sotto l'ombelico cinquanta e lo stesso per il seno.- finì Maddy disgustata - Sei un porco.-
- Confermo.- sibilò Sedwigh - Gente io vado agli allenamenti. Tom ci vediamo stasera.-
- Ok, ciao.-
- Cloe vieni?- Stanford si piegò verso la biondina - Martin mi ha detto che ti deve parlare.-
- Si, vengo.- sospirò la bionda, asciugandosi il viso - Ci vediamo a cena. Ciao Tom, ciao Damon.-
- Vado anche io.- disse Neely - Ho Divinazione.-
- La seguo.- borbottò Legimors, verso Riddle - O preferisci che faccia taglia?-
Tom sorrise, placido come sempre - Tranquillo. Ho da fare su in camera.-
- Sicuro?-
- Si, vai a lezione. Ci vediamo a cena.-
- E non preoccuparti per la duchessa.- Damon gli strizzò l'occhio - Vedrai che dovranno parlare di scuola.-
- Ma falla finita!-
Una volta in corridoio, Neely osservò il Serpeverde con interesse.
- Che c'è?-
- Allora ho visto giusto. A Tom piace la King.-
- Da una vita.-
La Corvonero fece uno dei suoi rari sorrisi dolci - Immagino non si sia accorto che anche lei ricambia.-
- Ti pare che Riddle si accorga di qualcosa del genere?- il Legimors scosse il capo - No, lui non dà eccessivamente peso a queste cose. E' una di quelle persone che riescono a vivere di sogni. Un po' lo invidio.-
La strega cambiò discorso, per non essere invadente e tampinarlo di domande - Come va col Sognid'Oro?-
- Meglio. Stanotte ho sognato montagne e caprette.-
- Molto bucolico. Se non altro funziona.-
Già, decisamente. Funzionava alla grande, tanto che da qualche giorno riusciva perfino ad alzarsi dal letto di buon umore. Cosa mai accaduta, neanche durante gli anni bisestili quando il suo potere di Veggente veniva annullato, ma non quello di Lettore di Morte.
Decisamente era stato uno dei suoi migliori regali di compleanno.
Tom invece non tornò subito a Grifondoro.
Andò dritto alla Torre Oscura, dove sapeva che per il momento non avrebbe trovato nessuno.
Erano tutti fuori di ronda o a parlare con il preside, per questo poté sedersi tranquillo in poltrona, davanti al caminetto, e aspettare. Perfino le tate e i bambini non c'erano, usciti per l'ultima passeggiata prima del tramonto.
Attese davvero poco.
Lucilla apparve nella sala riunioni, dietro alla sua poltrona.
Tom le sorrise, alzandosi e andando ad abbracciarla. Non capitava spesso che potessero stare insieme come un tempo e quando lei c'era, era come tornare bambino.
- Come stai?- gli chiese la Lancaster, sedendosi in un'altra poltrona accanto al fuoco, al suo fianco.
- Bene.- bofonchiò ma quando lei alzò un sopracciglio, diffidente, si trovò a sorridere.
- Tranquilla mamma. Ormai sono abituato a certe cose.-
- Harry forse. Tu no.- chiarì Lucilla, stringendogli la mano - Allora, novità?-
Riddle alzò le spalle - Niente d'importante. I ragazzi si sono quasi linciati in sala duelli, Tristan ha usato la magia proibita per farci stare zitti, Cloe vorrebbe uccidere una Serpeverde e conoscendola so che lo farebbe...e dopodomani è San Firmino. Una tortura.-
Alla demone sfuggì un debole ghigno.
- Certe tradizioni sono talmente fastidiose che alla fine ti risultano adorabili.-
- Certo, come una spina nel fianco.- ringhiò il moro e poi continuò a parlare, a parlare.
La sua vena chiacchiericcia non ingannò Lucilla. Rimase ad ascoltarlo, certo, sentendo a malapena il calore delle fiamme sul viso ma capì immediatamente che non lì per quel motivo.
-...e alla fine Lumacorno ci farà fare una sorta di prova del fuoco la settimana prossima, per sperimentare come ce la caviamo contro gl'Incantesimi di Sigillo. Chissà che gli passa per la testa a quello...-
- Tom.-
Lucilla lo richiamò e lui frenò la lingua, fissandola stranito.
- Si? Cosa c'è mamma?-
- Non devi dirmi altro?-
Il Grifondoro stavolta tacque, chiudendosi leggermente in una sorta di mondo ovattato.
Si era come rimpicciolito nella poltrona e la Lancaster se ne accorse.
- Vuoi parlarmi di qualcosa?- gli chiese di nuovo, più dolcemente.
Gli occhi di Tom vagarono frenetici per la stanza, come per prendere tempo.
Era di nuovo nervoso.
- Piton mi ha detto che hai deciso di dare un taglio alle lezioni di Occlumanzia.- iniziò lei - E' vero?-
Tom si morse il labbro con forza, quasi facendolo sanguinare. Ma annuì.
- E' vero.-
- Perché?-
- Damon ha visto...- mormorò deglutendo, col cuore il gola e le lacrime a pungergli impietosamente agli occhi.
Lucilla piegò il capo verso la spalla, gli occhi bianchi assolutamente gelidi.
- Ha visto le prigioni?- finì per lui.
- Si.-
- Ne sei sicuro?-
- Si.- disse di nuovo Riddle in un soffio - Non ha fatto domande ma so che ha visto.-
- Prima o poi qualcuno sarebbe venuto a saperlo, oltre a Hermione.-
- Hermione sa perché è venuta a liberarmi mamma. Damon e gli altri devono restarne fuori.- disse a quel punto, rassomigliando a un coniglio in trappola - Non devono sapere nulla. Mai, in nessun caso.-
- La claustrofobia va meglio?-
- No.-
- Tom...- la demone scosse il capo, paziente - Non c'è niente di cui vergognarsi.-
- Lo so. Ma non sono venuto qua per parlare di questo.-
- A no?- Lucilla gli prestò ancora una maggior attenzione - Allora dimmi cosa succede.-
- Tra due settimane divento maggiorenne, te lo ricordi?-
Tom cercò di sorridere, stringendole di più le dita.
- Te lo ricordi?-
- Certo. Il quattordici. - Lucilla sorrise - Vuoi qualcosa in particolare?-
Ci fu un attimo di silenzio e il sorriso tiepido della demone svanì mentre quello di Tom divenne mesto.
- C'è una sola cosa che vorrei. La tua approvazione.- sussurrò, abbassando il viso - So che...non sei d'accordo. Ma mi hai fatto una promessa sei anni fa. Vorrei che la mantenessi.-
- Sai che sono obbligata a farlo. Ma se posso, te lo impedirò in ogni mezzo.-
- Mamma...l'ho deciso tanto tempo fa. E in questi anni non ho mai cambiato idea.-
- Perché no?- la demone si mise una mano sugli occhi, senza capire - Tom, Tom...sei un essere umano.-
- Non ha rilevanza.-
- Si che ne ha!- sbottò la donna - Sei un essere umano, non un demone.-
- Appunto.- Riddle continuò a sorridere malinconico - Vivrò al massimo altri sessant'anni. Non vivrò per sempre.-
- E questa sarebbe una ragione sufficiente?-
- Non cerco scuse per stare con Caesar per sempre. Non me ne servono.-
- Se non ci fossero scuse vivresti nel mondo esterno.- sibilò Lucilla rabbiosa - Che s'impicchi Orloff e tutto il Wizengamot! Devi smetterla di vivere in loro funzione Tom!-
- Mamma lo sai anche tu.- replicò con sussiego, timido di fronte alla sua collera - Sai cosa vuol dire vivere nell'ombra di quello che si è o di cosa si ha fatto in passato. Sono nato da Lord Voldemort e da Bellatrix Lestrange, c'è poco da fare. Io sarò sempre il figlio del Lord Oscuro. Sono una sua...appendice. E come sua appendice sono il suo erede, l'erede che potrebbe guidare i suoi seguaci. So che non è così e che mai lo sarà ma la gente...è stanca. Mamma...la gente è stanca. Harry...è stanco.-
- Perciò...rinchiuderti a vivere con Caesar sarebbe la soluzione?-
- Così tutti sarebbero sollevati. Si sentirebbero al sicuro.-
- Per far sentire al sicuro i maghi...tu rinchiuderesti un innocente in gabbia?- Lucilla assottigliò gli occhi - E' una visione un po' distorta delle cose Tom. Molti nella storia hanno ragionato così. Troppo male distrugge...ma lo fa anche il troppo bene, ricordatelo sempre.-
- Non è il momento per parlare dell'equilibrio mamma.- rispose il giovane mago - Qui si tratta di pace effettiva. Finché qualcuno come me sarà in giro per le strade, la guerra non finirà mai. La paura non finirà mai.-
- E per farla finire...- sibilò di nuovo la Lancaster -...tu pensi che la soluzione sarebbe sparire, giusto?-
Tom ci mise un attimo, poi annuì deciso.
- Si. Credo sia l'unica soluzione.-
- Che cosa vuoi da me?- Lucilla serrò le mascelle, guardando fuori dalle finestre - Cosa vuoi da me Tom? Che ti chiuda in gabbia senza pensieri? Questa soluzione non è diversa che venderti a tuo padre.-
- E' migliore invece. Perché sparendo nessuno più potrà temere i Mangiamorte, una volta sistemato di nuovo Lord Voldemort.-
- Ci hai davvero pensato bene? Una volta Sigillato, non potresti più uscire.-
- La solitudine non mi spaventa.- ammise pacato, anche se malinconico - So che non sarà come prima, che tutti mi mancherete atrocemente ma...in fondo ho già vissuto quasi otto anni di libertà. Molto più di quanto avessi mai sperato.-
Otto anni di libertà.
Un essere umano...un ragazzo non avrebbe mai dovuto parlare così.
- Mamma...io non sono Harry Potter.- continuò a bassa voce - Sono Tom Riddle. Non sono un eroe.-
Già. Eroe, reietto.
Era tutta lì la differenza.
Due innocenti.
Uno in gabbia alla luce del sole, l'altro in una gabbia nell'ombra.
- ...Lucilla...-
Lei levò il viso.
- Mi prometti che alla fine dell'anno mi lascerai andare da Caesar? Mi prometti che...rispetterai il giuramento che mi hai fatto sei anni fa?-
Lei tacque, fissandolo.
Non era possibile. Non poteva permettere che...lo imprigionassero.
Ma forse...in gabbia ci si era già messo da solo.
- Lucilla.-
- Si.- rispose finalmente, in un soffio - Farò come vuoi. Io non ti fermerò.-
- Promettimi che non dirai nulla a Harry e Draco.-
- Io ti ho solo promesso che ti lascerò andare a giugno.-
- Mamma!- Tom indurì i lineamenti - Se vuoi rendermi la vita impossibile ok...ma non cambierò idea!-
- Lo so.- annuì la demone, alzandosi e chinandosi per baciargli al fronte - Lo so.-
- E' la scelta giusta.-
- E' una scelta Tom. Ma non so se è quella giusta.-
Il mago levò il viso e lei lo baciò ancora, sulla guancia.
- Vai a letto ora. Hai tempo. Pensa. Ti prego, pensa.-
- D'accordo. Buona notte mamma.-
- Buona notte Tom.-

 

 

 

 




"Affinché il male trionfi, è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione."
Edmund Burke.

 

 

 

 

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Capitolo 28
*** Capitolo 28° ***


figli28

 

 

Sabato primo dicembre.
San Firmino.
Un nome, una condanna riecheggiante.
Thomas Maximilian Riddle, si sa, era una persona decisamente migliore di tutti quanti i suoi predecessori consanguinei. Di buon carattere, di una cortesia e un'eleganza giunte non si sa bene da quale pecora nera dei Riddle o dei Black, Tom aveva ereditato poche similitudini caratteriali da suo padre, ma una di queste particolarità era l'avversione viscerale e profonda per qualsiasi pagliacciata o messa in mostra pubblica data dall'ipocrisia o da comportamenti infantili o poco seri. Più semplicemente, le feste, le ricorrenze e i party.
Eh si.
Tom ODIAVA San Firmino. Lo odiava fin dal suo primo anno a Hogwarts.
Era talmente radicata quell'avversione in lui che a ventiquattro ore dalla mezzanotte del primo dicembre gli veniva sempre un'orticaria atroce a pelle, che gli arrossava l'epidermide di burro ereditata dalla madre.
Eh si.
Perché sfortunatamente per lui, negli anni la sua firma era diventata estremamente ricercata.
A Hogwarts erano presenti lungo la durata dei corsi ben due San Firmino: quello invernale, dove erano le studentesse di tutta la Scuola di Magia e Stregoneria a farsi scarabocchiare il corpo dai loro compagni come prosciutti di marca e il San Firmino di primavera, che cadeva il 13 marzo, e vedeva lo scambio per i ragazzi.
A marzo toccava infatti agli stalloni di Hogwarts farsi firmare le parti del corpo.
Tom naturalmente non ci aveva mai partecipato e dubitava fortemente che anche magari dopo essersi tirato una pista sarebbe mai stato tanto idiota da partecipare a quella vergognosa tradizione.
Senza contare che di solito veniva messo in mezzo anche senza volerlo. Maggie, Mary, Maddy e pure Cloe ogni anno compivano centinaia di tentativi di effrazione alla sua camera, ben sapendo che ci si chiudeva dentro.
Solo al quarto anno si era fatto furbo, cominciando a commettere piccole scorrettezze qualche giorno prima di San Firmino e obbligando i professori a metterlo in punizione nell'ufficio di Gazza.
Quindi solitamente si salvava, ma dubitava che questa volta la Mcgranitt ci sarebbe cascata.
Da quando l'aveva punito grazie alla faccenda del cadavere di Halloween, lo teneva fastidiosamente d'occhio e ogni occasione era buona per la prof di Trasfigurazione per farlo essere un po' meno asociale, ma stavolta non si sarebbe fatto fregare.
Si sarebbe chiuso in camera con le dovute precauzioni del caso: Incantesimi di Sigillo e Insonorizzazione.
E pazienza se Cloe l'avrebbe trovato.
Di certo non l'avrebbe fatta entrare neanche se lo pregava in arabo! E poche storie.
Così di pessimo umore si mise a sedere nel letto, massaggiandosi la testa indolenzita. La sera prima l'intera torre di Grifondoro si era data alla pazza gioia per aver vinto l'ultima partita della sezione invernale di quidditch contro Corvonero e avevano fatto un chiasso tale che si era addormentato solo verso le quattro di mattina.
La testa gli doleva e le tempie martellavano impietose.
Guardò l'orologio da polso e vide che erano le dieci di mattina.
Accidenti, aveva dormito pochissimo!
Chissà le ragazze...
Ghignò come un sadico. Una giustizia divina c'era almeno!
Avevano fatto tanto casino che quelle maledette di certo avrebbero perso ore preziose a dormire e poi a rifarsi il trucco, prima di andare a caccia di firme. Altro che San Firmino.
Era solo la fiera della vanità.
Stava ancora rimuginando su come sopravvivere a quell'atroce e pallosa giornata, ancora nascosto dalle tende del baldacchino chiuso, quando avvertì finalmente un profumo e un freddo conosciuto.
Riuscì a sorridere perfino, tirando le tende.
Una luce pallidissima ma accecante lo colpì in pieno.
Il freddo pungente gli ferì appena la gola e i polmoni.
Neve.
Aveva nevicato.
Ignorando il pavimento gelido raggiunse scalzo la finestra della sua stanza, attaccando la fronte al vetro ghiacciato.
Hogwarts era magnifica tutto l'anno ma per lui...bhè, lui adorava la Hogwarts d'inverno.
Era come una Dama della Neve.
E quel bianco sembrava come pulire ogni cosa. Sangue e morti.
Tutto quel candore dava quasi l'illusione che tutto presto sarebbe stato lindo e pinto come quell'eccezionale paesaggio.
Guardò giù in giardino e vide con piacere Hagrid trascinare un immenso abete verso l'ingresso principale.
Era quasi Natale.
Tom inspirò l'aria buona, chiudendo gli occhi.
L'ultimo Natale.
A quell'idea scosse il capo. Si era ripromesso di godersi quegli ultimi mesi e voleva mantenere quella promessa, quindi filò dritto in bagno, lasciando che i suoi pensieri riprendessero la strada di San Firmino.
Dunque, a quanto ne sapeva lui e sinceramente gliene fregava anche poco, le ragazze di tutti gli anni e di tutte le Case si raccoglievano sempre a classi, in un posto pattuito precedentemente.
Aveva sentito per caso Maggie Clark la sera prima dire che loro del settimo anno si sarebbero ritrovate nel bagno di Mirtilla Malcontenta. Ma l'apoteosi vera per lui era un'altra: la gara delle firme iniziava alle nove di mattina per concludersi alle undici di sera e dove si sarebbero ritrovate tutte per la conta finale poi, per eleggere la più scema più ricoperta di firme di tutta la scuola? Nella Sala Grande, col consenso dei professori.
Il Comitato Studentesco intero, con a capo quel demente di Albert Johnson e la vicepresidentessa Juliette Caldwell, all'ultima riunione di consiglio avevano piantato una grana grande come una casa, esasperando tanto i docenti che alla fine avevano dovuto acconsentire a perpetrare quella dimostrazione di ritardo di massa.
Ad avere un'opinione non proprio lusinghiera di San Firmino c'era anche Claire King ma era pur sempre una ragazza e adattarsi a qualche demenza non le costava molto, anche se quella mattina avrebbe voluto trovarsi ovunque tranne che nel bagno di Mirtilla.
La sera prima aveva avuto una nottataccia e non era l'unica ad avere delle occhiaie spaventose.
C'erano tutte: Grifondoro, Corvonero, Tassorosso e Serpeverde del settimo.
E guarda caso, tutte più succinte, con trasparenze e frivolezze femminili del solito.
Peccato che avessero tutte fatto la notte in bianco per i bagordi e in faccia avevano tre chili di correttore a testa.
L'unica lì in mezzo a non aver bisogno di certe precauzioni era Beatrix, fresca come un fiore.
Cloe la guardava storta, attaccata al lavandino coi fianchi.
- Ti odio.- le sibilò, bevendo direttamente dal termos del caffè.
La Diurna rise, succhiando dalla cannuccia della colazione - Dovevi andare a dormire prima. Avete fatto festa?-
- Hn.-
- Che entusiasmo.-
Cloe fece una smorfia, guardando il liquido scuro dentro al termos.
Rigirò lentamente la borraccia fra le mani, ansiosa.
- Allora? Che hai?-
- Ti ricordi che Martin mi doveva parlare l'altro ieri? Bhè...mi ha baciato e mi chiesto di mettermi con lui.-
Mancò poco che Beatrix sputasse tutta la sua preziosa emoglobina addosso a Mary J. Lewis che le dava la schiena.
- Worton?- riecheggiò sconvolta - Ti ha chiesto di...-
- Ahah.- ammise la bionda mesta.
- E che gli hai detto?-
- Lo sai com'è Martin.- sorrise la King - Ci prova con tutte, è uno scemo. Mi ha detto che gli piaccio da sempre.-
- Il bacio com'era?-
- Come un bacio qualunque.-
- Quindi gli hai detto di no.-
- Già. Se non fossi tanto innamorata di quell'essere senza cuore con Martin sarei stata davvero bene. È divertente e brillante. Una storia leggera per farmi uscire il Signor Occhi Blu dalla testa. Martin comunque l'ha presa bene. Aveva capito che mi piaceva Tom e ha colto l'occasione per ficcarmi di nuovo la lingua in gola, palparmi e poi scappare con Bruce. Idiota.-
- Comunque anche con Prentice era una storia leggera.- bofonchiò Trix - E poi è diventata la quattordicesima guerra mondiale. Ti fai troppi scrupoli.-
Cloe le scoccò un'occhiataccia e cambiò argomento - Milo l'hai più visto?-
- Ma che ne so. Prima m'ignorava, ora invece mi guarda sempre come se dovessi prendere fuoco da un momento all'altro. Chi lo capisce è brava.-
- E non avete parlato?-
- Non mi parla da quasi tre mesi.- replicò acidamente la strega dai capelli neri - Che devo fare? Immolarmi alla sua deficienza? Già fatto. Adesso però basta.-
- Damon cede eh?-
- Si abbastanza.- rise la Diurna - Ancora un mesetto e sarà come pastafrolla!-
- Perfida.-
Vennero interrotte dalla vocetta trillante di Juliette Caldwell, la capo delle Grazie di Corvonero, che era salita in piedi su un gradino improvvisato e rialzato con la magia di circa un metro per farsi sentire meglio da tutte le presenti.
- Ehi, ragazze ascoltatemi!- disse ad alta voce, sovrastando il chiacchiericcio - Dunque, vi ripeto regole e punteggio per l'ennesima volta, così stasera non potrete rompere per il trattamento dei punti.-
- Si ma muoviti.- la incalzò Kara Kendall, Tassorosso e migliore amica di Patience Hogs.
- Già, io stavo già prendendo le firme!- si lagnò Maggie Clark.
- Non abbiamo tutto il giorno sai?- le chiarì anche Cordelia Chilton, Serpeverde, con aria altezzosa.
Fra tutte non si sapeva bene chi fosse la più tirata quel giorno.
Fra minigonne, scollature e trasparenze...mah!
- Ok.- Juliette si fece passare una pergamena da Regina Farrell, altra Grazia sua sottoposta - Bene, cominciamo. Per le firme sulle mani sono cinque punti. Dieci per braccia e polpacci, venticinque per cosce, schiena e collo. Trenta punti per la pancia, quarantacinque per sotto l'ombelico. Cinquanta per seno e sedere.-
- Le firme...- continuò Paige Brinkam, l'ultima Grazia - saranno sottoposte a un incantesimo di Autenticazione. Per ogni firma falsa c'è una penalità di trenta punti. Si, so che è tanto ma è necessario. Inoltre da quest'anno quelle del settimo potranno prendere le firme solo dai maschi del quinto anno in su. E i professori non sono più inclusi, quindi solo ragazzi dai quindici anni in avanti. Più la firma del ragazzo è rara e più vale. Tutto chiaro?-
- Gazza non è un prof.- ridacchiò una Tassorosso - La sua firma vale?-
- No.- si schifò Juliette - E purtroppo neanche quella del prof Mckay. Allora tutto chiaro? Alle undici c'è l'aduna in Sala Grande.-
- Una domanda ce l'ho io!- fece Kara Kendall - Qualcuno prende le scommesse per caso?-
Le ragazze apprezzarono l'idea e Juliette si voltò verso Claire.
- Cloe, tesoro...ti va di prendere le scommesse?-
- Se ci tenete.- la King alzò le spalle - Favorita?-
Si guardarono tutte con civetteria ma era chiaro su chi stava per cadere il dito.
- Ok, ok.- riassunse la biondina senza neanche dare loro il tempo di strepitare - Venti a uno su Beatrix.-
- Ehi, un attimo.-
Quella voce fece venire l'orticaria pure a Cloe. Aveva fatto di tutto per ignorarla ma non c'era riuscita.
Si girò appena, contando fino a cento per placare i nervi, trovandosi di fronte Asteria McAdams.
I capelli con più mesches bionde del solito, aveva un trucco luminoso decisamente estivo che mascherava bene una nottata di gozzoviglie.
- Non voglio assolutamente sminuire Beatrix, anzi.- Asteria strizzò sensualmente l'occhio alla Vaughn, che a dire il vero cominciava a temere assalti a sfondo sessuale - Ma voglio gareggiare con lei. Posso avere chi mi pare qui dentro.-
Neely Montgomery, che si era alzata giusto perchè le Grazie l'avevano trascinata lì con la minaccia di far sapere al suo ex che era ancora libera, intercettò gli occhi di Cloe.
C'era il fuoco dentro.
Ora la cosa si faceva interessante.
- Davvero?- soffiò Maddy alle spalle della King - Puoi avere chi vuoi?-
- Mi sa di sfida questa.- ironizzò Regina Farrell - Asteria t'interessa una scommessa?-
La scozzese sorrise dopo un secondo d'indecisione.
- Ma certo. Modestamente ci so fare. Secondo voi chi è il ragazzo più difficile di tutta Hogwarts? Scommetto con chi vi pare che entro fine febbraio sarà mio.-
Cloe sentì il gelo invaderla. Una maledetta cattiva e spinosa sensazione s'impadronì di lei.
E infatti accadde.
- Il ragazzo più difficile di Hogwarts?- disse Fern Gordon, ridendo - Assolutamente Tom Riddle!-
- Già, nessuna è mai stata con lui!- sospirò Cordelia Chilton con aria sognante - Nessuna l'ha mai neanche baciato.-
Asteria assottigliò le palpebre, voltandosi verso Beatrix.
- Ci hai mai provato con lui?-
La Diurna rimase impassibile - E' un caro amico.-
- E che amico!- ridacchiarono quasi tutte.
Ma ormai il danno era fatto.
Cloe si sentiva le braccia di pietra e il cuore a pezzettini ma fu costretta a fare quello che doveva.
- Bene.- disse atona - I soldi entro stasera per la vincita di Asteria o per il suo fallimento entro la fine di febbraio.-
- Si, certo ma una cosa Cloe.- le disse la scozzese, con gl'incredibili occhi da gatta puntati su di lei come per avvisarla - Lui non deve saperlo. O potrebbe mandarmi tutto all'aria.-
- Però. Credevo che potessi avere chiunque in qualunque circostanza.- la sfidò Maddy sarcastica.
- Non si sa mai.- rise la McAdams ingoiando una risposta malevola - Allora siamo d'accordo. A stasera gente!-
Una volta rimasta sola con Beatrix, Cloe sentiva solo i piagnistei di Mirtilla.
Aveva quasi voglia di tuffarsi nella tazza insieme a lei.
Tom e...quella vipera.
Oh no!
- Idiota.- le disse Beatrix, con aria superiore ma paziente.
- Non sono un'idiota.- alitò Cloe cianotica - SONO LA REGINA DEGLI IDIOTI!- sbottò istericamente - Oddio! Oddio Trix! CAZZO! E adesso che faccio? Quella maledetta me lo porterà via!-
- Non è quel tipo di ragazzo.-
- MA QUELLA ME LO MANGERA'!- le urlò addosso, spettinandola.
- Che palle duchessa! È tutta colpa tua! Avresti subito dovuto mettere le cose in chiaro e invece col tuo stupido orgoglio da Grifondoro ti sei cacciata in questo casino!- la Diurna alzò le braccia, ormai arrendevole - Ok, va bene. Hai tre soluzioni. Uno: gli dici tutto, cosa che hai giurato di non fare ma che farò io alla prima occasione perché quella potrebbe traumatizzarci Tom e la cosa non mi sembra carina. Due: te lo fai prima di lei.-
- Sarebbe divertente ma lo sai che ha delle manie strane e non si lascia toccare.- rispose la King serafica - Tre?-
- Chiudilo in camera.- finì la Vaughn.
Chiuderlo in camera. Non era male come idea! Ecco, il piano "Difendiamo le Grazie di Riddle" scattava!
Andava via la Grifondoro alla velocità della luce, neanche si trattasse della sua di castità, Beatrix guardò l'orologio.
Erano le dieci e mezza.
Bene, forse poteva iniziare a far finta che San Firmino le interessasse. Scese così in sala duelli, dove appena varcata la soglia si trovò attorniata e puntata come una preda di caccia. A quanto pareva non ci sarebbe stato neanche da chiedere, tutti i suoi compagni la fissavano bramosi, con le piume già in mano.
Dopo essersi staccata a forza Flanagan dalle gambe, il porco infatti aveva insistito per firmarle una coscia, si ritrovò con l'innamoratissimo e dolcissimo Matt alle costole.
Rogers le stava scrivendo sulla nuca con l'inchiostro rosso e lei sorrise, sentendolo tremare.
- Guarda che devi solo firmare. Non devo baciarti stavolta.-
- Non dirmelo.- sospirò teatrale - Potrei uccidermi per tale perdita. Comunque se d'ora in avanti fate le petizioni sulla tua schiena, considerami sempre pronto.-
- Posso anche io?- le chiese Lot Frommer timidamente, arrivando con Tobey Williams.
- Non dovete neanche chiedere.- rispose - Ciao Tobey. Tutto bene?-
- Abbastanza.- rispose il Corvonero - Matt stai ripassando la firma o le guardi nella scollatura?-
- Cosa?- sobbalzò Rogers - Ehi non è vero!-
Ridendo e scherzando arrivò anche Sedwigh e dalla sua faccia doveva aver passato una mattinata infernale.
Oltre ad aver firmato tutta Grifondoro, aveva litigato in mezzo ai corridoi con Charles Patters, il battitore del sesto anno di Corvonero che il giorno prima, in partita, aveva quasi ammazzato la sua cacciatrice con una bastonata.
- Che faccia.- lo salutò il gruppetto.
- Lasciamo perdere, non sento più il polso.- e osservò Beatrix da capo a piedi - Devo dedurre che vincerai tu?-
- Non si sa mai.- rispose la Serpeverde - Cloe potrebbe avere una firma irreperibile.-
- Tom?-
- Se lo droga.-
- Immagino. Te li fai due tiri?-
- Anche subito.-
Fu come sempre un allenamento spettacolare. In coppia stavano diventando sempre più bravi e il divertimento per un ardito come Stanford era assicurato ma una cosa sola lo irritava: l'incredibile resistenza di Beatrix. Dopo tre quarti d'ora di tiri di scherma lui era senza fiato, lei invece stava benissimo.
Come quando scesero dal palco, aiutato da Matt e Lot.
- Grandi ragazzi.- si complimentò Rogers - Tristan dovrebbe darvi dei punti in più solo per gli allenamenti.-
- Altro che per il mostro nascosto a scuola.- sospirò Lot - Qualcuno di voi c'ha più pensato?-
- Ognuno ha le sue croci gente.- sogghignò Beatrix - Stanford che ne dici di elogiare la mia vittoria?-
- Ci avrei scommesso.- rispose, bevendo avidamente da una bottiglietta - Mi verrà una paresi stanotte. Dove?-
- Fammi vincere cinquanta punti, sii gentile.-
E Sedwigh senza fare una piega le firmò sotto la clavicola e sopra il bordo dello scollo della maglietta nera di lycra.
Mentre lui scriveva però, avvertì qualcosa.
Lui aveva ancora il fiatone, era accaldato. Beatrix invece...era sempre ghiacciata.
La sua pelle sembrava marmo tanto era liscia. Non aveva mai sentito una pelle così liscia. E fredda.
Com'era possibile che dopo tanto allenamento...?
E poi...il suo torace. Non si abbassava, non si alzava! Non respirava? Possibile?
Con la mano sul suo cuore...quasi non sentiva un battito. Perché doveva esserci! Doveva.
- Finito?- lo interruppe la Diurna - Ora scusate ragazzi ma devo andare a svegliare Howthorne. Ci vediamo a pranzo!-
E se ne andò, senza accorgersi minimamente di aver innescato una reazione a catena.

Intanto, sulla Torre Oscura, un gruppo di Auror ponderava sul suicidio.
Hermione Granger era seduta a tavola con molti altri disperati e rileggeva per la ventesima volta la lettera che Caesar le aveva inviato la sera stessa della battaglia contro i Greyback e che per forza di cose avevano dovuto prendere in mano solo pochi giorni prima.
Le parole della Lettura del rombo bianco però non erano entusiasmanti.
La strega levò gli occhi d'oro, piantandoli in quelli di Harry Potter, seduto di fronte a lei.
Il bambino sopravvissuto scosse appena il capo, poggiandosi sul gomito sinistro.
- Una nave volante.- mormorò serio - Da quanto non se ne vedono? Secoli.-
- Facciamo quattro secoli.- gli disse Dalton, dietro al bancone della cucina a trafficare con l'aperitivo - Quelle navi erano pericolose. Sembrava che levitassero in cielo solo perché erano maledette.-
- E che cadessero senza preavviso, facendo uccidere i maghi che vi erano a bordo.- finì Pansy, seduta accanto a Ron - Sono state distrutte tutte, l'ultima l'hanno fatta ardere nella piazza di una cittadina francese nel 1623. Dentro c'erano tanti spiriti malefici che in quella piazza ancora oggi quasi non ci passa più nessuno.-
- Caesar ha detto che questa nave però sembra in perfette condizioni.- Hermione alzò gli occhi dalla scrittura elegante di Cameron - Probabilmente qualcuno ne ha salvata una.-
- Qualcuno chi?- bofonchiò Draco, seduto accanto a lei e con un braccio sullo schienale della sua sedia.
- Qualcuno con più anni di un normale essere umano.- rispose semplicemente la Grifoncina - Se ci pensate tutto coincide. Caesar ha detto che i fantocci prendono forma attorno ai rombi. Sono i rombi stessi il centro di energia di quei cadaveri ambulanti, alimentati poi con l'Alito di Vita. Solo i gagia e i demoni possono farlo, ma visto che Duncan ci ha confermato che i Controllori agli attacchi non hanno registrato spostamenti di magia nera e proibita, siamo di fronte a qualcuno che non ne fa uso.-
- Ma che ha abbastanza forza e anni per tenere in segreto un'Arca e rompere le scatole a Lord Voldemort.- concluse Harry - Esatto?-
- Centro.-
- Come cazzo facciamo a trovare quella nave?- sibilò Malfoy, prendendo uno dei bicchieri che Edward stava mandando verso di loro con la magia - Potrebbe essere ovunque. Se sta sopra le nuvole mi dite come la troviamo?-
- Se non altro almeno abbiamo anche capito come il Vendicatore ha spaccato Wizloon in due.- disse Elettra - Ha usato il Guanto di Minegon dall'alto, senza rischiare nulla.-
- Ci sta usando per il tiro al bersaglio, è questo che intendi?-
- Tu che pensi?- rispose la Baley - Non mi dirai che credi che questo tipo sia solo interessato ad eliminare il Lord Oscuro. Quel fantoccio ha detto che Harry ha fallito. Non vogliono solo uccidere Tom. Vogliono uccidere anche noi perché abbiamo fallito nell'eliminare tutti i Mangiamorte.-
- Motivo in più per friggere quel bastardo con la maschera.- ringhiò Hermione alzandosi - Gente torno da Caesar. Voglio sapere altro. Vado anche a cercare un telefono abbastanza lontano da qui. Vedo di contattare i miei amici in Italia per vedere se hanno scoperto qualcosa sul Guanto custodito in Vaticano.-
- Io vado da Duncan.- sbuffò Edward - Gli faccio rapporto.-
- Io torno di ronda.- disse invece Ron - Voi due state qua e controllare la mappa, chiaro?-
Altro che controllare. Appena rimasti soli Harry e Draco stavano quasi per rollarsi una canna, visto che non c'erano i bambini in giro e neanche le tate, quando Beatrix e Damon apparvero sulla soglia, a rovinargli il divertimento.
Con chiacchiere e sbattendo le ciglia con consumata abilità, la Diurna li costrinse praticamente a firmare, visto che avevano più di quindici anni e non erano professori, aggiudicandosi così la vittoria.
- Figurarsi con la vostra firma!- ghignò, sfregandosi le manine, mentre Draco le firmava sul ventre piatto e intanto le faceva uno dei suoi disegnini sconci - Ho praticamente vinto questa ridicola farsa. Ehi...ma che cacchio fai Draco??- sbottò ridendo - Maniaco! Ma che mi hai disegnato?-
- Una sessantanove?- bofonchiò Damon.
- Ed è anche buona come posizione.- frecciò il biondo, accendendosi una sigaretta.
- Certo che ne spari di cazzate.- rise il Legimors - Come va qua?-
- Uno schifo.- disse Harry pacato - Pensavo di suicidarmi.-
- Interessante programma. E per Natale cosa fate?-
- Vigilia a Grimmauld Place.- interloquì Malfoy, iniziando a fare aereoplanini con le pagine della Gazzetta del Profeta che come al solito riportava solo porcate - Natale dipende dai Mckay e dai turni che ci rifila Duncan, ma credo saremo a Cedar House. Santo Stefano possibilmente ce ne stiamo tutti a Lane Street. Ben lontani dai Black.-
- Che centrano i Black?- fece Beatrix stupida.
- Centrano che quei porci dei miei nonni voglio rivendicare i loro diritti di potestà su me, mia madre e Glory. Senza contare che odiano Lord Hargrave e da una vita fanno a gare a chi fa le sviolinate più indecorose, ma mentre Hargrave lo fa per far incazzare mia nonna, lei proprio vuole riallacciare ufficialmente i rapporti.-
- Scusa un attimo.- Damon si stava facendo i suoi giri mentali - Ma tua madre non ha ucciso Bellatrix? La madre biologica di Tom e la figlia preferita di tua nonna?-
- Già.- dissero Harry e Draco con aria incredibilmente goduriosa.
- E perché allora adesso tua nonna vi vuole a Natale?- chiese Beatrix stupita.
- Tesoro, sottovaluti le ipocrisie dei Black.- ghignò Potter.
- E poi vogliono solo rendere mia figlia loro erede universale, nonostante il fatto che sia figlia della mezzosangue li faccia diventare verdi. Se ci va bene magari ci restano secchi finalmente. Magari però potrei andare a cena da loro giusto per infilare il cianuro nel soufflé di mirtilli.- concluse Draco pensoso - Si può fare.-
- Ottima soluzione.- disse Milo, apparendo improvvisamente sulla porta carica di pergamene.
- Oh, ciao.- Malfoy lo scrutò stranito - Che è quella cartaccia?-
- L'hai detto, è cartaccia.- rispose Morrigan raggiungendoli a tavola. Si mise a parlare con loro delle ricerche fatte nella foresta per il corpo del principe Asher, che ancora non erano approdate a nulla, ma nel frattempo con estrema nonchalance mise sotto il naso di Beatrix una pergamena ingiallita.
La ragazza sbatté gli occhioni, poi seguendo lentamente i codici e i cavilli legali riguardanti la giurisdizione dei Diurni, capì una cosa importante. Importantissima.
L'avversione dei vampiri purosangue per i Diurni era tale da tagliarli totalmente fuori dalle loro leggi.
Era come se i vampiri li avessero misconosciuti. Come se non fossero neanche consanguinei.
Lesse col cuore in gola il cavillo segnato in rosso da Milo. Un Diurno minorenne per i vampiri non poteva essere perseguito dalle loro leggi se già maggiorenne nel mondo degli umani, quello in cui viveva. Seguivano le firme di numerosi Antidiluviani, fra cui quella del capo della Corte Leonina, Askart Leoninus.
Il significato di quella legge le fu chiaro come la luce del sole.
I suoi non avrebbero più potuta riportarla alla Corte. Non essendo vampira per le loro leggi, lei era maggiorenne per i maghi e come tale...non desiderava tornare alla Corte.
Oddio. Era libera da Kronos!
In quel mese dall'accaduto aveva fatto tanto per scordarsene ma l'avvicinarsi delle feste l'aveva messa in guardia. Eppure ora...ora poteva restare con Tom e Damon!
Era salva.
Conscia di quello, sentì quasi le lacrime agli occhi ma poi la presenza di Milo al suo fianco la fece irrigidire.
Lui sapeva. Gala gliel'aveva detto!
Sapeva di lei e suo zio.
Non le disse nulla comunque. Si limitò a riprendersi la pergamena dopo un suo cenno ma riuscì almeno a guardarla in faccia. Beatrix credette di vedere un lampo di tenerezza. Forse appena accennato.
Era salva per il momento.

A Grifondoro era tutta un'altra storia.
Cloe era praticamente inferocita.
- Tanto lo se che sei li dentro! Ti sento, cosa credi? Avanti Riddle aprimi! È importante!-
Picchiava ormai sulla porta della stanza del venerando Caposcuola di Grifondoro da circa mezz'ora e stava veramente perdendo la pazienza, visto l'atroce pomeriggio che aveva passato.
Era corsa da una parte all'altra del castello e per una volta aveva ringraziato di essere nata Sensistrega.
Aveva così tenuto sotto controllo tutto il giorno la McAdams e con sollievo la vipera si era tenuta lontana da Grifondoro. Almeno per il momento Tom era salvo ma per quanto ancora?
La conosceva quella. In breve tempo si era aggiudicata la fama di tigre de ribaltabile a Hogwarts e di certo ci sapeva fare, agitando quella sua maledetta chioma e quegli occhioni verdi da gatta.
Ma Tom...Dio, non aveva mai capito di essere gelosa e possessiva fino a quel giorno.
La sola idea della scozzese con le sue maledette grinfie su Riddle la facevano star male.
Dette un altro calcio alla porta, continuando a sbraitare e ignorando Archie che le urlava dalla sala comune che Tom era ammollo nella vasca, quando finalmente il battente si aprì...ma non fu un buon momento.
Cloe stava per dare altri colpi e finì per dare un pugno a Tom in mezzo alla fronte, stordendolo.
- Oddio! Tom! Stai bene?-
Stare bene no. Vedeva un sacco di uccellini e la King dovette trascinarlo a letto di forza.
Col lobo frontale ridotto in briciole, Riddle rimase abbracciato alla strega fino a sdraiarsi supino.
- Sapessi come mi spiace!- Cloe era mortificata. Dio ma perché era sempre così irruente??
- Stai meglio? Tom sul serio mi spiace tanto!- disse mogia - Appoggia la testa alle mie gambe.-
Il ragazzo non aveva neanche la forza di rispondere, quindi non si lamentò e fece come gli veniva ordinato.
Ora la stelline cominciavano a fermarsi e lentamente iniziò a sentirsi meglio.
- Scusami, scusami! Credevo non mi sentissi!-
- Infatti ho insonorizzato la stanza.- sussurrò, facendosi accarezzare i capelli umidi senza fare storie - Ero anche in bagno. Allora?- alzò gli occhioni languidi su di lei - Com'è andata la pagliacciata?-
- Uno schifo.-
- Perché così categorica? Non avrai di nuovo litigato con qualcuno vero?- Riddle la guardò diffidente - Claire...che è successo? Che hai fatto?-
- Niente.- sbottò seccata - Non ho litigato con nessuno. Per chi mi hai presa? Ma a cena vai a parlare con Trix, chiaro?-
- Ok.- bofonchiò, mettendosi finalmente seduto e andando al camino per alzare il fuoco - Piuttosto, ieri sera...a parte il casino che avete fatto, è successo altro? Martin mi sembrava contento per la vittoria ma quando sono poi passato in camerata da loro aveva un'aria strana. Sai cos'è successo?-
La King deglutì, restando seduta sul piumone di Tom.
Si morse il labbro indecise ma poi pensò che dire la verità era meglio.
- Martin mi ha chiesto di mettermi con lui ieri sera.-
Tom, girato verso il fuoco, sentì un gelo profondo. Si volse appena sopra la spalla, le iridi come di ghiaccio.
- E' lui?-
- Se intendi il ragazzo che mi piace no.- si affrettò a rispondere la biondina - Martin è un amico per me.-
Sbagliava o l'aveva visto sospirare? Era sollevato?
Non poté guardarlo meglio in viso perché tornò ad armeggiare col tizzone e i cocchi di legno ma ora il suo profilo era meno rigido. Magari...era geloso...come amico?
Possibile che si stesse inventando tutto? Era tanto innamorata di lui da vedere cose che non c'erano?
E ora ci si metteva anche la scommessa della McAdams.
Conoscendo Tom, che nascondeva bene un orgoglio veramente stratosferico, il fatto di essere usato come premio per una scommessa l'avrebbe fatto incazzare a morte anche con lei, che faceva solo da arbitro però poteva almeno provare a tenerlo lontano da quella scozzese maledetta.
Da cosa poteva cominciare?
Il suo compleanno si sarebbe tenuto lì a Grifondoro, quindi quella dannata non sarebbe potuta entrare e poi ci sarebbero state le vacanze natalizie. Per Capodanno però sarebbero tornati! Era l'ultimo Capodanno lì a Hogwarts per loro.
E c'era il ballo!
Ecco cosa poteva fare! Prese coraggio e alzandosi lo raggiunse, restandogli alle spalle.
- Senti Tom...- mormorò, stropicciandosi le mani.
- Si?- chiese secco.
- Ti va di accompagnarmi al ballo di Capodanno?-
Mancò poco che Riddle si sfracellasse nel fuoco, col cuore in gola.
- Come prego?- replicò allucinato, con gli occhi larghi.
- Ti va di venire la ballo con me?- disse di nuovo, cercando di mostrarsi calma - Bhè? Perché quell'aria da pesce?-
- Ma...ma...-
- Ma cosa?- Cloe sorrise dolcemente - Ti sembra carino farti pregare così?-
Tom si mise in piedi, veramente stranito.
- Bhè scusami.- disse in un soffio - Verrei con te più che volentieri ma...-
- Ma?- lo incalzò.
- Non dovresti almeno provare a chiederlo al tuo principe?-
- Puoi evitare di usare quel tono polemico?- gli chiese serafica - Ti sembro una indecisa? Se l'ho chiesto a te voglio andarci con te. Devo giurartelo col sangue?-
- Non è il caso.-
- Allora vieni o no?- aggiunse Cloe sclerata - Non tenermi sulla corda.-
- Sciocca, è implicito il mio si.- rispose Tom stirando un sorriso.
La King tirò un lunghissimo sospiro di sollievo che lasciò Riddle perplesso.
- Perché quella faccia?-
- Credevo...volessi andarci con qualcun'altra.- ammise la bionda.
- Un'altra chi?-
- L'oca che ti piace.- le sfuggì sarcastica.
Lui le scoccò un'occhiata di traverso, ma scosse il capo e rise ancora andando a sedersi sul letto.
- Credo che fra tutte, tu sia l'unica con cui mi presenterei a una festa.-
Cloe lo raggiunse, col cuore in gola.
- Davvero?-
- A malapena sopporto di mettere il naso in Sala Grande addobbata a festa, figurarsi farlo con qualcuna che sopporto appena o con cui non ho confidenza. Sembra che questo party di fine anno verrà organizzato con gran cura. Il presidente Johnson ci tiene molto. È per il suo ultimo mandato infondo.-
- Appunto. Alle ultime feste dovresti farti vedere.-
- Tanto si ubriacheranno tutti ancora prima della mezzanotte, dai.-
- E ti guarderanno tutti. Attento che ti consumano tesoro.-
- Spiritosa.- Tom fece una smorfia - E' una benamata rottura di palle. Accidenti alla Mcgranitt.-
- Ok. Allora siamo d'accordo.-
- Ma certo.- Riddle sorrise di nuovo - Piuttosto, com'è andata con le firme?-
- Ah già. Si, una giornata di ricerca pallosa come le altre. Tieni.- e gli mollò in mano una penna.
- Non ci penso neanche.- sibilò minaccioso.
- Non fare il sostenuto, dai! Puoi almeno firmare la tua dama no?-
- Ti firmo in fronte, razza di testarda! L'hai fatto apposta per rabbonirmi.-
- Anche.- celiò la bionda, sbottonandosi la camicetta.
- Oh, oh! Ferma cosa fai?-
Cloe sbatté gli occhioni, vedendolo letteramente saltare lontano come una lepre - Guarda che non ti mangio!-
- Lo so!- sbottò brusco, dandosi dell'idiota. Bella figura da farsi! Cinque minuti più tardi, per puro orgoglio, le stava firmando poco sotto la clavicola, con la tachicardia e la mano di uno effetto dal morbo di Parkinson.
- Hai sentito della prova di Lumacorno?- gli chiese lei, cercando di non sentire il fiato caldo di Tom sul collo.
- Eh? Cosa?- fece lui, che non aveva capito una mazza.
- La prova sugli Incantesimi di Sigillo.- ribatté la King - Ce la fa il dieci. Mary l'ha sentito in sala professori. Ci chiuderà da qualche parte e noi dovremo cercare di uscire.-
- Chiudere da qualche parte?- alitò il moro.
- Già.-
Oh no. Tom finì la firma, ora ansioso.
Ci mancava pure quella!
Mentre Cloe si rivestiva, lui cominciò ad agitarsi in giro per la stanza, facendo un casino con i libri e buttando tutto all'aria. Accidenti a Lumacorno! Al diavolo Lumacorno!
- Perché non l'ha ammazzato quello...ammazza tutti e non Lumacorno...- sibilò, passandosi una mano fra i capelli.
- Cosa borbotti?- sorrise la Grifondoro.
- Niente.- mugugnò imbronciato.
- Questa prova potrebbe essere divertente. Staremo tutti insieme per qualche giorno. Il prof è bravo a Sigillare.-
- Si, una favola.-
- Gl'Incantesimi di Sigillo non ti piacciono, vero?-
- Non troppo.-
Prendendola come un'altra delle sue adorabili stranezze, la Sensistrega si limitò a scuotere il capo.
- Io vado adesso. Ci vediamo a cena?-
- Si, va bene.-
- Allora a dopo.- disse lei, ora imbarazzata - Ciao.-
Si avvicinò a appoggiandogli le mani alle spalle si sollevò sulle punte, baciandolo nell'angolo della bocca.
- Grazie di accompagnarmi. Ciao.-
Finalmente scappò fuori, lasciando i resti di un uomo totalmente innamorato.
E forse Tom forse la prima volta cominciò ad attendere un ballo con cuore impaziente.

 

 

 

 

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Capitolo 29
*** Capitolo 29° ***


figli29

 

 

- Pessima giornata.-
Draco Malfoy e Harry Potter si scambiarono un'occhiata obliqua, vedendo il loro adorato mostriciattolo tirare un calcio alla porta d'ingresso della Torre Oscura, entrando con un'espressione funerea che non gli apparteneva.
- Ciao cuginetto.- l'apostrofò il biondo, soave - Tutto bene?-
Tom Riddle li raggiunse con aria più che mai eloquente.
- Secondo te?- berciò il Grifondoro, buttando la tracolla sul divano e i libri sul tavolo - No, non va bene per niente.-
- Che è successo?- gli chiese Harry - Hai preso solo Eccellente all'ultimo test di Pozioni?-
- Ahah, molto divertente. Da morire.- il grifone sbuffò, sedendosi e rannicchiando un ginocchio al torace - No, mi gira solo male per stasera.-
Harry guardò il calendario. Non era ancora giorno di festa.
- Non ho capito. Che succede stasera?-
- Quel porco di Lumacorno ci chiude in una cazzo di aula e ci Sigilla dentro.-
- Quel porco di Lumacorno...- ripeté Draco a pappagallo - Lo sapevo che avevi davvero il sangue dei Black nelle vene ma non pensavo che dovesse arrivare quel ruffiano per fartelo tirare fuori.-
- La finite di dire stronzate tutti e due?- ringhiò Tom, buttando giù il whisky avanzato nel bicchiere del cugino - Io sono qua nella merda fino al collo e voi ve ne sbattete!-
I due Auror non fecero una piega.
- Dici che quel rombo su di lui ha effetti lenti e a scoppio ritardato?- bofonchiò Potter, ignorando Riddle palesemente.
- Magari. Non è che ti sei fatto una pozione particolare per liberare la belva che c'è in te? E non bere prima di cena a stomaco vuoto, Tom.- ironizzò di nuovo Malfoy, facendo ridere Harry come un pazzo.
Il Grifondoro in risposta tacque, inferocito.
- Brutti bastardi.- sibilò seccato.
- Oh, dai mostriciattolo.- gli disse il bambino sopravvissuto, scompigliandogli i capelli e andando in cucina per prepararsi la cena - E' da una settimana che sei scoppiato. Che t'è successo?-
- Ma niente.- bofonchiò mesto - E' solo che stanno succedendo un po' di cose strane.-
- E sarebbero?- s'informò Malfoy, che seguiva Tristan e Jess di ronda nei sotterranei di Hogwarts, sulla Mappa del Malandrino.
- Ma niente...una tizia mi tampina in modo strano e pare abbia fatto una scommessa.-
Mancò poco che a quella parola Draco si facesse il segno della croce, impallidendolo.
- Stanne fuori. Qualsiasi cosa sia stanne fuori. Parlo per esperienza personale.-
- Ma smettila di dire cazzate Malferret. Non fosse stato per una scommessa a quest'ora non avresti neanche una figlia.- gli urlò Harry dalla cucina.
- Già e probabilmente non sarei neanche incollato a te per la vita Sfregiato.-
- Non ci avevo mica pensato sai...quindi alla fine è colpa di Hermione se siamo incatenati. No?-
- ...Già! Non è colpa nostra, che non andiamo d'accordo. Ma sua che mi ha piantato finito il settimo anno!-
- Perché parlo con voi due?- si chiese Tom, lasciandosi andare con la fronte contro il tavolo.
- Insomma..- sbuffò Malfoy, annoiato -Il problema oltre a questa povera ragazza che ci prova con te, come umanamente fa l'uomo da che mondo è mondo, sarebbe?-
- Non mi piacciono gl'Incantesimi di Sigillo.- sbottò allora sprizzando fuoco dalle orbite - Ok?-
- E le donne almeno ti piacciono?- ridacchiò Harry, facendo sogghignare anche Draco.
- Ha ragione lo Sfregiato, mostriciattolo.- rincarò il biondo - Non puoi continuare ad andare in bianco per il resto della tua vita solo perché la tua mercanzia è unicamente proprietà tua.-
- Se facessero tutti come te l'incremento delle nascite sarebbe un ricordo ormai.-
- Perché pensate tutti all'incremento delle nascite?- fece Tom esasperato - Anche Claire l'ha detto.-
- Santa donna. Io l'ammiro, ha una pazienza...- bofonchiò Harry.
- Che pazienza? Perché lo dici?-
Draco lo guardò disgustato - Tu sei la vergogna dei tuoi simili! Se ti fai una donna mica ti consuma, lo sai vero? -
- Già, notizia flash.- concluse Potter con gli occhi diabolici illuminati di smeraldo - Non ce l'hai d'argento.-
- Adesso basta!- Tom si mise in piedi, al limite della pazienza - Voi due siete impossibili!-
- Si ma almeno lo facciamo come ricci!- tubarono in sincrono.
Tom, viola per la vergogna, si attaccò alla maniglia e li sentì ridere ancora.
- Un giorno o l'altra ve la faccio pagare!- li avvisò bellicoso.
- Ecco bravo, fatti pagare le prestazioni! Non darlo via gratis!-
Non ricevettero risposta perché era sparito dietro al tonfo sordo della porta...ma tanto Harry e Draco erano talmente piegati sulla tavola che non avrebbero sentito comunque.
Mettere in imbarazzo Tom era diventato uno dei loro passatempi preferiti.
- Sul serio, che tara ha secondo te?- mugugnò Draco tra un singhiozzo di riso e l'altro - Non è normale non pensarci neanche al sesso alla sua età.-
- Lo vedi com'è. Io sono qua, voi là...nessuno mi tocchi. Tu un po' eri così ma la verità è che eri troppo libidinoso anche a diciassette anni per fare a meno di qualche scopata.-
- Si ma quella Grifondoro maledetta non lo aspetterà in eterno.-
- Hanno diciassette anni, fatti loro dai...- Harry alzò le fiamme del camino con un gesto, per poi andare alla finestra - Comunque questa faccenda dei Sigilli mi piace poco. Se Tom ha delle grane sarà meglio parlarne con Tristan. Hanno già cominciato a usare i Mollicci?-
- No, non mi pare. Ma che bravo paparino che sei, Sfregiato.-
- Sta zitto biondastro. Dovresti vedere la faccia che fai quando tua figlia ti sta in braccio.-
- E allora?-
- E allora il porco diciassettenne è sparito. O no?-
- Che ne sai che faccio in privato.-
- Oh già, scusa. Dimenticavo. Parlo con la pantera del ribaltabile.-
- E sfortunatamente per te non lo saprai mai.-
- Tienitele le tue grazie.-
Mentre lassù sulla Torre si dicevano una camionata di idiozie, Tom scendeva per le scale come un treno.
Rosso in faccia come un pomodoro, visti i mille pensieri sconci che invece da tempo si faceva, cominciò a chiedersi se davvero non avesse qualche problema di comportamento.
Ok, Draco, Harry e Damon gli avevano detto tutti e tre la stessa cosa.
In sostanza era un algido pezzo di ghiaccio.
Ok. Non era libidinoso come ogni diciassettenne normale. E allora?
Insomma era così grave non voler farsi spupazzare dalla prima arrapata che passasse?
E parlando di arrapate.
Si bloccò in mezzo al corridoio, sentendo in lontananza la voce di Fern Gordon che rideva.
Si girò appena sopra la spalla, vedendo la Caposcuola di Serpeverde in compagnia del solito gruppetto di vipere, fra cui Cordelia Chilton, tre oche del sesto anno e di...eccola là. Asteria.
Appena la McAdams lo vide alzò la mano, salutandolo vigorosamente.
E la sua bocca umida si piegò in un sorriso.
Tom le fece un cenno, riprendendo per la sua strada.
Dio. Che Beatrix avesse avuto ragione?
Era ormai il dieci ed era passata più di una settimana da San Firmino e da quel giorno, in effetti, la scozzese con lui si era fatta decisamente più...come dire...morbida?
Spesso si fermava con lui a controllare gli appunti. Spesso s'introduceva nelle loro conversazioni con sostanziale gentilezza, rivolgendosi a lui in particolare.
Certo. La faccenda puzzava.
Si era passati da un ceffone e indifferenza ostile a sorrisini e battiti di ciglia.
- Ehi, ti va di fare due chiacchiere prima di cena?-
Eccola lì.
Tom se la trovò accanto e come da solito, s'impose la sua solita cortesia.
Asteria gli sorrise luminosa, prendendolo a braccetto e agitando la chioma castana.
Già quel contatto lo infastidì e se ne preoccupò. E che cavolo, l'aveva solo preso sotto braccio.
Avevano ragione gli altri. Era proprio un altero ghiacciolo.
Così, per mandare all'aria le loro tesi, si sforzò di stare tranquillo.
- Che ne pensi della prova di Lumacorno?- gli chiese la scozzese - Io credo che sarà divertente stare tutti insieme e lavorare per uscire dall'aula. Basta che non restiamo chiusi dentro per una settimana!-
- Già.- mugugnò, seguendo il corridoio del primo piano.
Asteria lo strinse di più, guardandolo curiosa.
- Come mai così silenzioso? È successo qualcosa?-
- No, niente. Sono stato sulla Torre Oscura.-
- Da Harry vero?- la McAdams parve ancora più interessata - Dev'essere eccitante vivere con lui.-
- Si, eccitante direi che è la parola adatta.-
- E dimmi...starai con lui e tuo cugino a Natale, vero?-
- Ahah.-
- E tornerai per Capodanno.-
- Si.-
- Sono contenta sai? Volevo giusto chiederti di accompagnarmi al ballo.-
Tom si fermò, osservandola. Accidenti. Quello sguardo gli piaceva poco. Come gli piaceva poco che gli spingesse un seno così attaccato al braccio che gli stringeva come con un tentacolo.
- Mi spiace, ma ci vado con Claire.- rispose pacato, ma implacabile.
- Oh.- Asteria si rabbuiò subito, con aria ferita nell'orgoglio, e lui se ne accorse - Non credevo steste insieme.-
Stavolta si rifiutò di rispondere. Non erano affari della Serpeverde, così si scusò ancora.
- Mi concederai un ballo almeno, spero.- perseverò la McAdams - Cloe non si arrabbierà.-
- Senza dubbio.- rispose, guardando l'orologio - E' ora di cena.-
- Ci andiamo insieme?-
- ...ok.- e senza più dire una parola, tanto la strega iniziò a parlare di sé, filarono alla Sala Grande.
C'era aspettativa per tutti quelli del settimo anno e quando varcarono la soglia si sentiva un chiasso pazzesco.
Si divisero e ognuno andò al suo tavolo ma quando si sedette, Tom si sentì gli occhi degli amici addosso come se fosse stato un bersaglio mobile.
- Si?- li apostrofò - Che c'è?-
- Ma allora sei stupido!- gli disse Madeline seria, seduta fra Bruce e Sedwigh, che da qualche tempo aveva la testa da tutt'altra parte - Non hai sentito quello che ti ha detto Beatrix?-
- Si che ho sentito.- rispose sulla difensiva - Ma mica mi ha violentato. Stavamo parlando.-
- Uomo senza cuore!- gli sibilò Maggie.
- Già. Promiscuo contaballe!- aggiunse anche Mary.
- Oh ma che vi piglia?- chiese allibito.
- E non ascolti neanche Cloe!- tornò a dirgli Maddy, brusca - Dovrebbe prenderti a calci! Di certe cose non capisci una mazza, lo sai? Sei sveglio in tutto ma di donne non capisci niente!-
- Gente, la finiamo?- disse la King con voce atona, china sul suo piatto - Non ho voglia di rovinarmi l'appetito.-
- Voi siete matti.- Riddle scosse il capo - Mah.- poi osservò Stanford, proprio seduto di fronte a lui.
Il biondo stava guardando altrove, dritto alla tavola di Serpeverde. Seguì il suo sguardo e incontrò Beatrix e Damon.
La Diurna come al solito giocava col cibo e Howthorne sbadigliava, assonnato, mentre Fabian Alderton sbandierava ai quattro venti che sarebbero stati loro di Serpeverde a uscire per primi dall'aula Sigillata.
Ma che guardava? Non si era mica innamorato di Trix?
Martin, sghignazzando, gli passò la forchetta davanti al naso.
- Oh bell'addormentato...chi è che ti mangi con gli occhi? La Vaughn?-
- Nessuno.- Sedwigh tornò a piluccare, pensoso - Come siamo messi per stasera?-
- Lumacorno ha detto che potremmo non uscire subito dall'aula.- gli disse Bruce - Dovremo farci una borsa forse.-
- Che figata, come un campeggio.- rise Bruce, gasatissimo.
- Una meraviglia.- rognò invece Ian - Sai che palle. Due giorni e forse più coi Serpeverde.-
- E con Flanagan.- Mary guardò verso Tassorosso - La prenderà come caccia grossa. Ci proverà con tutte.-
- Beviamoci sopra.- propose Maddy - E che passi in fretta questa prova.-

Un'ora più tardi, alle nove e mezza, le classi del settimo anno delle quattro Case di Hogwarts si presentarono alle aule del piano terra. Ne era stata aperta una che era chiusa da circa cinque anni, per ristrutturazioni, ma quando vi guardarono all'interno videro una sala poco più piccola della sala duelli.
Un grande camino con sette divanetti grandi e piccoli in chintz rossi e terra bruciata, disposti sul camino davanti al fuoco scoppiettante a ferro di cavallo, in mezzo un grande tavolino ovale di acero.
Un grande bancone davanti alla porta d'ingresso e sette librerie stracolme di libri.
- Però.- Damon si levò le cuffie, con aria vagamente compiaciuta - Almeno non dovremo accamparci a terra.- e indicò a Tom due stanze collegate a quella principale, ai fianchi del caminetto. C'erano cartelli sulle porte aperte con su scritto "Dormitorio Maschile" e "Dormitorio Femminile" da cui si vedevano delle lunghe camerate con comodi letti a una piazza. Le finestre erano coperte da inferiate e fuori nevicava.
Se non altro era una sistemazione confortevole.
I ragazzi, più di quaranta, erano tutti senza divisa e mollarono le loro cose contro la parete, mentre entravano Lumacorno e i Direttori delle Case, più Tristan naturalmente.
- Bene ragazzi!- celiò Lumacorno, dopo che tutti furono entrati - Questa sala sarà la vostra lezione per i prossimi giorni. Ora io e i vostri docenti ce ne andremo, dopo di che Sigillerò le porte. A voi il compito di uscirne. Come vedete ci sono libri e scaffali colmi d'ingredienti gentilmente concessi dal vostro professor Piton, affinché con la vostra miglior inventiva possiate uscire entro breve tempo. Avete quattro giorni. Dopo di che, se non sarete ancora usciti, considererò l'esame nullo. Cercate di fare lavoro di squadra.-
- E cercate di tenere un comportamento serio.- sibilò la Mcgranitt, scoccando occhiate severe a tutti.
- Esatto.- disse anche la Sprite - Come vedete avete i dormitori separati, perciò prendete questa prova come un vero e proprio test.-
- Evitate anche di gozzovigliare.- aggiunse Piton velenoso - Non siete qua per giocare.-
- Tutto chiaro?- cinguettò allora Lumacorno - Bene. Vi lascio al professor Mckay che vi darà le ultime delucidazioni mentre io comincio a Sigillare la sala. Arrivederci ragazzi. E buona fortuna.-
Rimasto solo, Tristan poté notare che quei ragazzini diciassettenni non avevano sentito una sola parola.
Come minimo avrebbero fatto festa per tutta la notte. E chissà cos'altro.
- Bhè...- sorrise, scuotendo il capo e decise che la via della sincerità e della schiettezza era migliore - A quanto pare è opinione comune dei miei colleghi che si possa fare sesso solo sui letti.- e tutti quanti gli studenti scoppiarono a ridere, fischiandogli dietro ed adulandolo.
- So che è un'occasione ghiotta prima di Natale per farsi quattro risate.- continuò Mckay - E inoltre non ho neanche l'età per essere vostro padre, perciò vi chiedo solo di non fare fesserie. I guai ricadrebbero su di voi e non credo che ne valga la pena per qualche ora di divertimento sfrenato.-
- Tranquillo prof.- urlò qualche ragazzo dal fondo - Useremo i preservativi!-
- Ecco, come non detto. Grazie per avermi rassicurato Flanagan.- Tristan levò le mani, mentre seguiva un altro scoppio d'ilarità - Ci si vede ragazzi. Non fate vergognare tutta Hogwarts costringendoci a venirvi a tirare fuori. A domani, si spera.-
Sparito pure lui, gli studenti rimasero immobili davanti alla porta a due battenti.
Era spessa e finemente elaborata con alamari e ghirigori.
Quando videro le maniglie illuminarsi di luce azzurrina, capirono di essere stati Sigillati.
- Si comincia.- sussurrò Trix.
- Già.- bofonchiò Damon - Io mi faccio una sigaretta. Tom ti va di...- ma Howthorne si bloccò, vedendolo filare dritto alla finestre. Cercò di aprirle ma per quanto tirasse rimasero chiuse.
- Cazzo!- sbottò Riddle, già nervoso.
- Ehi, ehi...calma.- lo blandì Martin, dandogli una pacca sulla spalla - Mettiti comodo, ci staremo parecchio qua.-
- Cerchiamo qualcosa con cui ammazzare il tempo.- disse Matt Rogers, aprendosi la felpa - Qua dentro di muore. E pensare che dovremmo essere in sala comune adesso. Che palle!-
Ma con Tom furono parole sprecate.
Inferocito, tanto da spaventare chiunque cercasse di parlargli, buttò la tracolla da parte sul tavolo di lavoro in mezzo alla sala e s'infilò subito fra le librerie, facendo un fracasso pazzesco.
Se Cloe e Trix lo guardavano impressionate, Damon rimase in silenzio.
Lo studiò per un poco, poi andò a sedersi e si accese una sigaretta. Sapeva che non poteva aiutarlo in quel momento.
Era idea comune il mettersi a lavorare di mattina, per uscire, quindi si erano stretti tutti sui divani, a chiacchierare o a litigare, come sempre, tanto per essere originali.
Alcuni si facevano i fatti loro, altri in coppia si erano imboscati qua e là.
Eppure Tom non stava proprio tranquillo.
Philip Prentice lo scrutava stranito, seduto accanto a Cloe sul divano.
- Ma che cos'ha? Non l'ho mai visto così nervoso.-
- Non so davvero.- ammise la biondina, levandosi il suo braccio dalle spalle con una battuta.
- Con chi vai al ballo?- continuò imperterrito il Corvonero - Ti fai pregare o vieni con me?-
- Ho già il cavaliere.- rispose piccata, sfogliando un giornale.
- Ah si? Damon la porti tu?-
Howthorne sogghignò - No.-
- Non è il caso che lo dici come se fossi una megera.-
- Te l'ho detto mille volte duchessa. Le bionde non m'ispirano. E poi tu parli troppo.-
- Dio.- Cloe lo guardò serafica - Sei divertente come un orgasmo mancato Damon.-
- E tu ne sai qualcosa eh amore?-
- Perché adesso mi sento tirato in mezzo?- fece Philip.
- Che noia.- sbuffò Trix, arrivando in quel momento e trafficando nella borsa per cercare il lettore - Si prospetta una rottura di palle senza fine. Già ne ho basta. Il bagno però è una favola. C'è una vasca grande quando l'intero bagno di Mirtilla.-
- Ottimo per fare un bagno in due allora.- insinuò Flanagan.
- O per affogarci qualcuno.- lo zittì Neely Montgomery, seduta a leggere un libro di poesia accanto a Damon.
- Sei sempre gelida amore. Ma se passassi sotto le mie rotaie...-
- Girano troppi ormoni qua dentro.- borbottò Matt, appoggiandosi alla spalliera, sopra Trix - Che facciamo gente? Come la passiamo la serata?-
- Cominciamo a far comparire qualche alcolico.- propose Fabian Alderton - Tutti questi mezzosangue mi mettono di cattivo umore.-
- Alderton sei in uno spazio chiuso e le finestre non si possono aprire.- lo avvisò Cloe.
- Io ho trovato!- cinguettò Juliette Caldwell, arrivando sempre a sproposito - Ci facciamo un giro a obbligo o verità?-
- Facciamo prima a mettere su un'orgia. Richiede meno spreco di energie.- ironizzò Fern Gordon.
- Si può chiedere tutto?- soffiò Asteria, sedendosi sul bracciolo del divano di Damon - Anche le follie?-
- Perché no?- ridacchiò Juliette - Ci state?-
- In mancanza d'altro.- sibilò Neely - Ma devo mandare giù qualcosa di forte.-
- Davvero ci giochi?- le chiese Tobey - Sicura?-
- Meglio che stare qua a sentire discorsi idioti sui mezzosangue.- annuì anche Cloe - Ci sto pure io.-
Velocemente quasi tutti diedero il loro consenso, raccogliendosi in cerchio e buttandosi gli uni sugli altri, sui divani.
- Ehi Tom.- Damon si diresse verso le librerie, vedendolo seduto a terra attorniato da tomi - Vieni?-
- A giocare a quella porcata? No, grazie.-
Il Legimors sospirò, inginocchiandosi.
Senza dire nulla gli toccò la fronte e Tom si scostò, brusco.
- Cosa fai?-
- Devi stare calmo.-
Riddle serrò gli occhi blu - Perché me lo dici?-
- Perché sei isterico.-
- Non sono isterico. Non c'è aria qua dentro.-
- Classico segno di nervosismo.-
- Lasciami stare.-
- Come vuoi.-
Una volta tornato davanti al camino, cominciò a girare la bacchetta della Caldwell. Punta vittima, manico a chi doveva fare la domanda. Fu subito chiaro che i Serpeverde avrebbero giocato sporco e così ci si adeguarono tutti.
Buttandosi sulla verità si spiattellavano i fatti proprio agli altri. Con l'obbligo si finiva per sottostare a delle follie o peggio a delle sconcezze vere e proprie...insomma, era una strage.
Erano quasi le undici quando Cloe finì nella grinfie della Gordon.
- Ahah.- ghignò Fern - King. Ma che bello, ci speravo proprio. Obbligo o verità?-
Claire fece una smorfia.
- Facciamo verità.-
- Oh...dunque...cosa posso chiederti.- sibilò la Serpeverde - Ok. Tu che vai sempre in giro con Damon e Tom. Dimmi la verità. Sei mai stata a letto con loro due?-
- Nei suoi sogni magari.- frecciò Howthorne, prendendosi un calcio.
- No.- scandì Cloe.
- No?- Regina Farrell ridacchiò - Tesoro non sai cogliere le occasioni!-
- Può darsi.-
Girata la bacchetta, Cloe dovette fare una domanda a Cordelia Chilton e lì scattò la perfidia. Le fece ordinò uno strip che quell'oca fece con grande impegno, davanti a tutti. Non aveva proprio un briciolo di decenza.
Nel fracasso delle ovazioni dei maschi e il giubilo per quella serata sopra le righe, Damon si accorse che Tom si era seduto al bancone, su un alto sgabello imbottito. Fra pozioni, libri e boccette, quasi non si vedeva la sua testa.
Fece per alzarsi di nuovo per raggiungere il grifone, sentendo poi la risata divertita di Flanagan.
- Howthorne! Guarda che fortuna. Obbligo o verità?-
Il Legimors agitò la mano, seccato - Obbligo. E datti una mossa!-
- Tu sei tutto matto.- gli disse Beatrix - Obbligo con quello? Se vuoi suicidarti dillo subito.-
- Ok Howthorne...- continuò quell'anima perversa di Thaddeus Flanagan - Dunque, voglio un bacio appassionato con ...con...- e si guardò attorno, indeciso - ...vanno bene anche gli uomini?-
- Flanagan perché non ti muovi?- berciò Clyde Hillis, il braccio di Alderton - Non possiamo stare qua tre ore per te!-
- Tu decidi intanto...- mugugnò Damon sbuffando - Torno subito. Ne riparliamo dopo.-
- Guarda che me la lego al dito.-
- Contaci.-
Al bancone, Tom sembrava avere i nervi a fior di pelle. Sbatacchiava i libri con una furia insofferente e le sue mascelle erano talmente serrate che Damon temeva stesse per rompersi i denti.
- Te ne stai a trafficare da quando siamo entrati.- l'apostrofò il Serpeverde, cacciandosi le mani in tasca - Hai intenzione di venire almeno a letto poi o farai una tirata unica?-
- E' fondamentale per te saperlo?- gli rispose gelido Riddle, senza alzare gli occhi dalle pagine del libro.
- Diciamo di si.- Howthorne mantenne un contegno pacifico, quasi tipico di Draco di fronte alle escandescenze di Harry - Allora? Lo vuoi un caffè almeno?-
Tom finalmente chiuse il libro di botto, poggiandosi coi gomiti sul marmo del bancone.
- Dio, mi scoppia la testa in mille pezzi.-
Il Legimors sorrise vagamente, posandogli una mano fra i capelli color inchiostro.
- Ti serve una buona dormita.-
- Non chiuderò occhio qui dentro.- sibilò Tom snervato - Ormai sono abituato a dormire da solo.-
- Ehi Howthorne! Bacia Riddle, ti va bene?- urlò improvvisamente Flanagan.
- Ma non esiste.- rispose Damon senza fare una piega - Finiscila di dire cazzate. C'è un tempo massimo, hai ancora un minuto per decidere. Se non ti muovi salta il turno.-
- Non so perché...- sussurrò improvvisamente Tom, con gli occhi blu persi contro le fiamme del camino -...ma se li guardo, adesso come adesso, mi viene la malsana voglia di farli stare zitti. In tutti i modi intendo.-
Il giovane lord si volse, osservandolo attentamente.
- E' interessante notare come quella sera al lago, con Williams, mi hai quasi preso a pugni perché non ti avevo detto di essere stato legato a un letto, la notte in cui hanno distrutto Wizloon.-
- E allora?-
- Potresti ricevere un cazzotto in faccia, uno di questi giorni.- l'avvisò allora Howthorne.
Tom serrò le palpebre - Damon cosa vuoi?-
- Parlare.-
- Di cosa?-
- Di una cosa che non ho visto bene.-
- E sarebbe?-
- Sarebbe cose che non vanno discusse qua, con tutti presenti.-
- Hai paura che ti attacchi al muro?-
La discussione si era fatta strana. Tom si era fatto strano. Ma Damon comunque mantenne il sangue freddo.
Non aveva mai conosciuto quel lato del suo migliore amico.
- No.- gli rispose a bassa voce - Ho paura che dovrò farlo io.-
- Puoi provarci.- il grifone si alzò, stiracchiandosi - Ian.- chiamò poi, verso i divani - Mi serve una cosa.-
Wallace si volse, vedendo arrivare Tom e Damon.
- Qua.- gl'indicò il suo compagno di casa, sulle pagine del tomo - Questo passo del cazzo sull'anice stellato e la polvere di corno di orco del nord. Come devo mescolare gl'ingredienti?-
Ian si rimise gli occhiali sul naso, allibito - Tom...è una pozione esplosiva.-
- Si. Allora? Come devo mescolare?-
- Non si capisce una mazza.- sbuffò Ian, corrucciato - Non dice se mettere prima la polvere o l'anice. Ah, no...aspetta. Lo dice sotto. Prima la polvere, tre giri a destra, quindi il tritacido di fegato di rana, poi alla fine l'anice stellato. Si ma...oh Tom, occhio con quest'affare. Vuoi far saltare la porta?-
- Ma sei matto?- sbottò anche Martin - Tom che ti piglia?-
- Già, perché non ti rilassi?- gli disse Archie - Sei un po' sbattuto. Non è che hai la febbre? Vuoi una caramella?-
- E già che sei in mezzo ai divani!- lo richiamò Philip Prentice - Riddle sei nel cerchio. La bacchetta punta te. Obbligo o verità?-
- Un accidenti.- fu la secca risposta.
- Oh, dai. Su, bacia chi ti pare.-
Riddle imprecò fra i denti, riprendendosi il libro e poi, furente, si chinò su Beatrix e le schioccò un bacio sulla guancia.
- Ehi, ehi...cos'era quella roba?- rise Alderton.
- Già, quello non è un bacio.- gli rinfacciò Philip.
- Colpa tua. Dovevi specificare come e dove.- Tom tornò al bancone, ignorando il Corvonero - E quando avrò bisogno di lezioni su come baciare sarai l'ultimo a cui lo chiederò Prentice.-
- Oh oh!- Philip si mise in piedi, i lineamenti appena segnati dall'irritazione - Allora ce l'hai la lingua per rispondere a tono Riddle. Che cazzo di problema hai con me?-
Se Cloe e Trix avevano creduto che Tom si sarebbe ritirato con la sua solita nonchalance, rimasero di stucco.
- Che problema ho con te?- scattò subito il grifone - Non ti reggo Prentice. Mi sembra chiaro no? Sei un idiota.-
- Sai invece qual è il tuo problema? Ti ha sempre roso una cosa soltanto.- sbottò il Corvonero.
- Ma va? E sarebbe?-
- Che andavo a letto con Cloe, genio!-
- Ok, ok adesso basta!- Matt prese Philip per un braccio, mentre Damon si frapponeva sulla visuale del suo migliore amico, ma la risata di Tom stavolta ferì anche il suo orecchio.
- Non farmi ridere Prentice. Se non sei stato capace di tenertela sono affari tuoi, non miei!-
- Perché tu stavi sempre sotto a sobillare, eh?-
- Chiedilo a Claire.- lo sfidò il grifone, totalmente diverso dal solito - Non ho mai aperto bocca su di te.-
- E chi ci crede!-
- Ora basta Philip!- la King, tirata in causa, si era alzata inferocita - Cosa diavolo ti prende stasera?-
- Ha iniziato Riddle!-
- Tom non ha fatto un accidenti.- sbottarono Martin e Bruce - L'hai pungolato tu!-
- E' un po' troppo irascibile.- perseverò Prentice - Buon sangue non mente!-
- E visto che conosci bene il mio sangue ti conviene tacere.- gli sibilò Tom, zittendolo molto prima che tutta Grifondoro esplodesse rabbiosa - O potresti non svegliarti domani mattina. Capito Prentice?-
- Ok, ora mi avete rotto!- ringhiò Damon, spingendo via Tom e puntando un dito contro il Corvonero - Statevene calmi tutti due. Avanti, Prentice sta seduto e tu...vedi di prenderti qualcosa per calmarti o dovrò passare alla maniere forti, chiaro?-
Tom se ne fregò della minaccia, facendosi comparire una bottiglia di whisky incendiario.
Se ne versò un goccio, mandandolo giù.
Pessima idea, ora aveva ancora più caldo. Dannazione.
- Ti vieni a sedere?- Trix gli si era avvicinata armata di santa pazienza - Su, ti prego.-
Il fresco delle mani della Diurna lo fece stare meglio. Meno male.
Alla fine lo convinse e lo trascinò sui divani, facendolo sedere fra lei e Damon mentre gli animi sembravano sbollire abbastanza velocemente. Prentice in fondo si era tappato subito la bocca, vedendo l'occhiata della sua ex e nessuno, vista la faccia e le risposte di Tom, osò proseguire il discorso.
L'idea generale era che Riddle fosse ancora sotto i postumi del torneo interno. Due giorni prima infatti, in un duello, aveva battuto dopo uno scontro veramente interessante Jeff Lunn, Corvonero amico di Matt e Caposcuola.
Era stata dura batterlo ma ce l'aveva fatta. Nessuno poteva immaginare invece perché fosse sui carboni ardenti.
Ripresero a giocare in sostanziale tranquillità, intervallando bicchierini di whisky incendiario ai giri di bacchetta.
Con il verità vennero fuori molti altarini, fra cui parecchie prime volte di molti della combriccola.
- Hai fatto sesso la prima volta con un supplente?- sbottò Paige Brinkam quando Asteria disse la sua.
- Merlino!- ghignò anche Juliette eccitata - E dove?-
- Su una cattedra.- rispose sagace la scozzese - Tu Damon? Quando l'hai fatto la prima volta?-
- Al quinto anno, con Madeline.- Howthorne alzò le spalle - Ero anche mezzo ubriaco.-
- Ma non vi siete subito messi insieme, vero?- gli chiese Mary.
- No, infatti.- annuì la Nolan - Ci sono voluti tre mesi.-
- Io ho una bella domanda ragazzi.- Asteria si era sporta impercettibilmente verso il centro del tavolino, ingombro di bottiglie e bicchieri - Avete mai desiderato davvero uccidere qualcuno?-
- Si, tutti i mezzosangue della scuola.- frecciò Alderton.
- Quanto sei monotono.- gli sibilò Cloe.
- E tu Tom?- Asteria zittì tutti, fissando intensamente Riddle - Hai mai odiato tanto da voler uccidere qualcuno?-
Calò un silenzio veramente tombale. Tutti gli occhi si puntarono su di lui.
Cloe per prima stava per mandarla al diavolo quella scozzese cretina, a costo di rifilarle due ceffoni, quando il Grifondoro aprì bocca, a sorpresa.
- Si.- le disse, senza smettere di guardarla in faccia.
- E chi è?- sussurrò la McAdams, morbosamente curiosa.
Ora tutti ascoltavano, pendendo dalle labbra di Riddle.
- Due persone.- Tom si girò il bicchierino di whisky fra le dita - Si chiamava Katrina. Era un essere empatico. Uno spirito. Viveva attraverso gli specchi e sapeva comandare la testa delle persone. Sei anni fa era qui, al castello. Ha trafitto Harry sotto i miei occhi.-
- E' morta?- gli chiese Tobey.
- Si. Ma sfortunatamente non ho potuto ucciderla io.-
Trix e Damon si scambiarono un'occhiata, poi la Vaughn strinse la mano a Tom.
- E chi è la seconda persona?- interloquì Kara Kendall, di Tassorosso.
- Tuo padre?- fece Flanagan.
- No.- Tom piegò appena la bocca - Non so chi sia la seconda persona.-
- Come sarebbe?-
- Non l'ho mai visto in faccia. Ricordo solo la sua voce.-
- Cosa vuol dire?- Sedwigh si sporse appena dal divano - Non sai chi sia ma lo odi tanto da volerlo uccidere?-
- Già.- Tom si portò il bicchiere alle labbra - Non era una domanda per volta comunque?-
- Infatti.- scattò Cloe, come per difenderlo - A chi tocca?-
- A me.- Stanford girò immediatamente la bacchetta, quella discussione aveva preso una brutta piega - Howthorne di nuovo tu.-
- Non c'è pace per i dannati.- ironizzò velenosamente Alderton.
- Sta zitto Fabian.- ringhiò il Legimors fra i denti - Verità Stanford.-
- Ok. Niente bastardaggini, te lo concedo. Il giorno più bello e il giorno più brutto della tua vita.-
- Come sei sentimentale.- lo punzecchiò Hillis.
- Volete chiudere la bocca?- sbuffò Matt - Dai.-
- Dunque...giorno più bello...- Damon lasciò andare il capo all'indietro, concentrato nei suoi ricordi - Si, avevo nove anni. Mio padre e mia madre erano tornati da un viaggio, mi pare in Danimarca. Quando sono tornati mi hanno portato via da quella megera dell'istitutrice e mi hanno portato in un maneggio. Abbiamo passato la giornata a cavallo tutti e tre, dopo ben due mesi che non li vedevo...è stata una giornata normale tutto sommato.-
Madeline gli sorrise - Non capitava spesso che steste insieme.-
- Già.-
- E la giornata più brutta?-
- Il giorno successivo.- Damon abbassò lo sguardo, versandosi da bere - La notte ebbi la mia prima visione di Lettore di Morte...e bhè, da quel momento i miei hanno smesso di avere un erede perfetto. Salute.-
I ragazzi, come colti tutti all'improvviso da uno spirito collettivo che in sette anni non li aveva mai uniti, si sentirono tutti sulla stessa lunghezza d'onda.
- Se non altro i tuoi non ti danno addosso perché sei una sega come mago.- sospirò Lancelot Frommer.
- O perché sei la vergogna della famiglia, visto che tuo padre è un mezzosangue.- bofonchiò Kara Kendall.
- E non ti obbligano a sorbirti stronzate sul tuo buon nome. Ormai tu non ce l'hai più.- sussurrò Sedwigh, alzando il bicchiere - Un brindisi ai genitori che se ne fregano, ragazzi. A quelli che a tavola ti rifilano qualche massima, pensando che basti per crescere un figlio e che pensano che un conto banca basti a renderti la vita più semplice.-
- Salute!- dissero tutti in coro.
- E un brindisi a quelli che divorziano e che ti usano come trofeo.- aggiunse Fern Gordon, con astio.
- A quelli che ti succhiano la vita.- borbottò infine Beatrix - Rendiamo onore ai nostri genitori gente.-
- Salute!- ridissero tutti, bevendo in sincrono.
Si ributtarono tutti contro i cuscini, esausti.
- Se ci pensate stiamo parlando civilmente.- Mary Lewis li guardò stupefatta - Che c'era in quel whisky?-
- Già, sarà drogato il liquore.- considerò Matt, girandosi la bottiglia di fronte al naso - Allora? Si continua?-
- D'accordo. A chi toccava? Howthorne, gira.-
- Non ho voglia, ho mal di testa.-
- Va bene, giro io.- Fern Gordon con qualche tocco fece roteare la bacchetta - Allora...vittima ...Beatrix.-
- Che bellezza.- soffiò la Diurna, sprofondata nel divano - Obbligo.-
- Obbligo.- la Serpeverde ghignò maligna - Sette minuti in paradiso.-
- Sette minuti in bagno.- la corresse la Vaughn, serafica - Con chi?-
- Stanford.-
Sedwigh a momenti si strozzò con la fragolina del suo cocktail.
- Che ti prende? Non riesci a reggere?- lo sfidò Alderton.
- Scoppia.- il biondo si mise in piedi, con le gambe leggermente tremanti e senza fare una piega seguì Trix verso il bagno, mentre Cloe, preoccupata, li guardava andar via.
Di recente Sedwigh si era dimostrato molto attento alla Vaughn e temeva avesse fiutato qualcosa.
Ora però potevano solo sperare che andasse tutto bene.
Anche se ormai era tardi.
Sedwigh aveva un suo piano. E chiudendosi la porta alle spalle, si ripromise di portarlo a termine.
Solo con Trix, prese il coraggio a due mani.
Era ora di mettere in atto il suo piano.

 

 

 

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Capitolo 30
*** Capitolo 30° ***


 

 

Il pendolo batté la mezza.
Fuori continuava a nevicare ma il cielo era nero come pece.
Cloe King guardava a intermittenza verso la porta del bagno, preoccupata. Avvolta nella nuvola di un golfino bianco che sembrava un fiocco di neve, stava accoccolata sul divano più vicino al caminetto scoppiettante. Le fiamme le avevano colorito intensamente le guance...ed era bellissima.
- Non ti è sembrato strano Sedwigh di recente?- sussurrò piegandosi sulla spalla Tom.
Riddle continuò a mangiucchiare uva, indifferente.
- Hn.-
- Ma cos'hai stasera?- gli chiese con tono quasi supplichevole - Cosa ti preoccupa?-
- Niente.-
- Tom.-
- Claire, ti prego.- si volse a fissarla, trapassandola con gli occhi blu totalmente ghiacciati.
- D'accordo.- acconsentì la biondina - Ma se vuoi parlarne...-
- Si, so che sei qua.- finì, addolcendosi appena - E scusa per la scenata con Prentice.-
- E' stato un imbecille. Tu non ti sei mai messo in mezzo quando stavamo insieme. Deve aver visto l'anello e...- la Sensistrega alzò le spalle, guardando con amore l'anello dei King all'anulare sinistro del suo compagno di casa, come se fosse stato un anello di fidanzamento - Forse è sempre stato geloso di te.-
Tom sollevò la mano sinistra, guardandosi le dita da pianista. Lo adorava quell'anello d'oro, spesso e caldo.
- Geloso?- sussurrò vacuamente - Forse aveva capito che già allora eri innamorata di un altro.-
Cloe sentì un fremito.
- Probabile.-
- Non dovresti continuare a ignorare i sentimenti per quel bastardo.- Tom chiuse le palpebre, lasciandosi andare all'indietro contro uno dei cuscini del divano - Diglielo. Se non altro riceverai una risposta e anche se sarà negativa almeno non continuerai a vivere di sogni.-
Cloe sorrise, desolata.
- E tu farai lo stesso?-
- No, non credo.-
- Forse dovresti mettere a punto i tuoi consigli.-
- Con me servono a poco.-
- La tua adorata ragazza non apprezza la sincerità?- lo sfidò, mandando giù una Burrobirra.
Tom scosse il capo, continuando a tenere gli occhi chiusi - E' impossibile che mi veda in quel senso, te l'ho già detto.-
- Ma almeno ti metteresti l'anima in pace.-
- Come hanno detto prima, non c'è pace per i dannati.-
Risero insieme, piluccando acini di uva. Il calore del golfino di Cloe scaldava anche Riddle, che senza accorgersene quasi si fece molto più vicino. Lì, accanto al fuoco, appena circondati da voci vacue e lontane, sembrava di essere addirittura in un altro mondo.
- Ehi piccioni.- Damon si sedette sullo schienale del divano, sopra al grifone - Scusate il disturbo ma ho un brutto presentimento.-
- Su Trix e Sedwigh?- l'anticipò la King.
- Si.- annuì il Legimors.
- Aspettiamo ancora un po'...- Cloe guardò l'orologio da polso - Sono dentro solo da quattro minuti.-
Dentro a quel bagno in effetti c'era un'atmosfera tesa ma solo Stanford si sentiva i muscoli duri come roccia.
Beatrix invece si rifaceva il trucco allo specchio, mentre chiacchieravano.
Dopo troppe risposte a monosillabi però, la strega si volse a guardarlo, stranita.
- Si può sapere cos'hai? È da una settimana che mi sembri totalmente fuori di testa. Anche sul palco in sala duelli. Ti ho battuto sette volte di fila. Sette. Non è da te.- e tornò a girarsi verso lo specchio, per sistemarsi il lucidalabbra - Allora? Che è successo?-
- Niente. Ho solo qualche grana con...con Difesa. Ecco tutto.- il biondo le si mise alle spalle - Le lezioni in generale sui vampiri sono pesanti.-
- Hn, una noia.- bofonchiò la Vaughn.
- Hai sempre le lenti a contatto. Sai che non so di che colore hai gli occhi?- le chiese di colpo, imbarazzato.
- Sono castani.-
Bene, era ora. Le chiacchierate pre partita erano finite.
Sedwigh mosse un passo, col cuore che galoppava. Ci siamo.
Beatrix stava riavvitando il tappo del lucidalabbra quando Stanford la prese per mano, facendola girare su se stessa.
Un attimo dopo si chinò e la baciò, schiacciandola contro il bordo del lavandino.
Lo stupore fu tanto, ma era tanto sconcertata che rimase immobile...anche se dopo qualche secondo rispose al bacio.
Il tocco era gentile, non ruvido e le piacque ma...cominciò a sogghignare fra sé quando il Grifondoro le portò le mani al collo. Entrambi le mani ora le carezzavano la nuca ma chissà come mai due dita si posavano su una vena specifica.
Non male come espediente.
Ma di certo una sua mano non scivolò da sola ad accarezzarle un seno, tantomeno per fermarsi al livello del cuore.
E bravo Stanford. Aveva capito.
Si staccò dalla sua bocca, posandogli le labbra ad un orecchio - Soddisfatto? Non batte.-
Il biondo si scostò immediatamente, estraendo la bacchetta.
Era pallido ma anche abbastanza agguerrito, tanto che le piazzò una croce in faccia.
Beatrix alzò le sopracciglia, risistemandosi la maglietta che le aveva slacciato.
- Sta ferma.- le sibilò lui, gelido - Dov'è quella vera?-
- Come prego?- la Vaughn sorrise, scoprendo i canini e facendolo tremare sul serio.
- Allora non mi ero sbagliato. Sei davvero un vampiro.-
- Il costume di Halloween non lo era propriamente.- sospirò soave - Bastava chiedere Stanford. Non dovevi baciarmi per forza. Quando te ne sei accorto?-
Lui levò di più la bacchetta - A San Firmino. Non ti ho sentito il cuore. E non ti ho mai vista mangiare. Cosa diavolo...- ma si zittì, proprio mentre entrò Damon.
- Ehm...scusate...- li apostrofò, vedendo il rossetto sulla bocca del grifone.
- E' una vampira Howthorne!- gridò Sedwigh.
Il Legimors quasi rise - L'ultima volta era una Diurna, per quel che ne sapevo io.-
- Cosa?-
Stanford lo fissò stralunato e poi quei due maledetti Serpeverde iniziarono a ridere come matti.
- Tu lo sapevi?- balbettò - Anche Tom! E Cloe!-
- Già. Hai superato l'esame Stanford.- cinguettò Trix, veleggiando verso al porta - Tranquillo, lo dico io a Tristan. Un'altra cosa...- e gli strizzò l'occhio - Sei tenuto al silenzio, a non rompere, grazie per il bacio e...ah si, i miei occhi sono color topazio. Ci vediamo dopo.-
Uscita lei, Damon cominciò a temere che al biondo venisse un attacco di cuore, perché sembrava serialmente sull'orlo di una crisi di nervi. Se non altro, visto che non aveva voglia di fargli da baby-sitter, ringraziò dell'ingresso di Tom.
- Tutto a posto?- chiese Riddle, chiudendosi la porta alle spalle - Sed? Stai bene?-
- Tu lo sapevi e non me l'hai mai detto!- sbottò Stanford.
- L'ha capito.- Howthorne sospirò - Ha capito cos'è Trix.-
- Era ora.- considerò Tom, allibendo Sedwigh - Non fare quella faccia Sed. È lei l'esame di Tristan.-
- Quindi non è...cioè...è una mezza vampira? Da sempre?-
- Certo, Diurni si nasce. Vampiri si può anche diventarlo.-
- E voi tre, compresa Cloe, lo sapete da sempre!-
- Si, dal primo anno.- annuì Tom - Sei stato bravo a capirlo finalmente.-
- Ne parli come se fossi normale! Ma il preside e i prof lo sanno?-
Damon ridacchiò - Certo che lo sanno. È stato Silente stesso a volerla qua.-
Sedwigh restò a bocca aperta. Era abbastanza scioccante, ma s'incazzò ancora di più quando gli dissero che anche Matt Rogers lo sapeva. Tom gli raccontò di com'era venuto a saperlo il Corvonero, durante quella battaglia contro il Basilisco e di come da sette anni tutti insieme mantenevano un segreto, in fondo in fondo, molto sciocco.
Arrivò pure Matt, proprio per dar man forte e sorrise, ricordando il suo stupore di tanti anni prima su quello presente ora sulla faccia del biondo Grifondoro.
- Dai Sed.- cinguettò Matt pacifico - Se non avessi saputo che aveva questo semplice problema di dieta non avresti fatto una piega, no?-
- Semplice problema di dieta?- fece sgomento - Beve sangue!-
- Che testa dura.- sbuffò Tom, sedendosi davanti a lui - Possibile che sei sempre così diffidente? È come Milo, le mandano delle sacche di plasma sintetico da Londra. Non ha mai morso nessuno. In sette anni puoi dire di aver mai sentito di studenti con strani buchi sul collo?-
- In effetti no.- brontolò Stanford - E' del tutto normale a parte...quei denti...-
- T'è venuta strizza eh?- lo prese in giro Rogers, facendo sorridere Tom e Damon.
- E smettila. Non è mica facile da mandare giù!-
- Io la trovo eccezionale.- rispose Matt, fissandolo intensamente - Terrai il segreto?-
- Mi conosci, per chi hai preso?- Sedwigh lo guardò storto - Ma devo parlarne col prof Mckay.-
- Ti accompagnerà lei appena usciti da qui.- gli spiegò Howthorne - E rilassati. Io ci dormo quasi sempre assieme e non allunga un dito neanche quando dormo.-
- Chissà che fai tu invece.- ghignò Stanford.
- Ecco, l'ha presa nel modo giusto.- Tom si rialzò, sbadigliando infastidito - Vado a bermi qualcosa. Voi state pure qua a chiacchierare ancora. Matt ci pensi tu?-
- Si, tranquillo. Gli racconterò tutto.-
Tornati in sala, Damon e Tom si scambiarono un'occhiata e poi sospirarono pesantemente.
Erano anni che solo loro sapeva di Trix e ora...che Sedwigh sapeva di lei, si sentivano quasi minacciati.
- Guardala là...- Howthorne scosse il capo, vedendola ridacchiare con Cloe e Neely Montgomery.
- E' cambiata. Non gliene frega più niente.-
- E' un bene. Ne sono successe di cose dal primo anno.-
- Tutti cambiano.-
- Anche tu?-
Riddle gli scoccò un'occhiata ostile.
- Qual è il problema stasera?-
- Tu.- gli rispose pacatamente Damon, accendendosi una sigaretta - Tu e quello che non mi dici.-
- Tu non mi hai detto di Wizloon.-
- Ma me l'hai tirato fuori a forza.-
- Quindi lo fai per ripicca.-
- Sai una cosa?- Howthorne ghignò amaro, scuotendo la testa - E' inutile parlare con chi non vuol sentire. Dovrei saperlo ormai.- e lo piantò lì, andando a sedersi con gli altri.
Il resto della nottata passò in fretta e verso le tre di mattina andarono tutti a dormire, mezzi ubriachi e stanchi morti.
Tutti, tranne Tom.
Rimase alzato, a leggere, a trafficare con boccette e pozioni.
Si muoveva freneticamente, passando da libro in libro.
Provò anche a smuovere il Sigillo con la magia ma, sgomento, si accorse che non...riusciva.
Non ne era capace.
Ma in fondo...sarebbe stato così il suo futuro no?
Si lasciò andare seduto davanti al porta dai doppi battenti, gli occhi fissi sugli arabeschi che intagliavano il legno.
Già. Perché cercare di uscire?
Tanto...era quello che l'aspettava. Era quello con cui sarebbe dovuto convivere.
Dei passi leggeri alle sue spalle lo fecero voltare.
Cloe era inginocchiata accanto a lui, in un pigiama rosa pallido e i capelli raccolti in una coda alta.
Lo scrutò, poi osservò la porta.
- Mi chiedevo se...è il tuo ego spropositato di mago a non farti mollare neanche a quest'ora o...qualcosa che riguarda il passato.-
Riddle serrò appena la mascella, volgendo il volto altrove.
- Cosa intendi?-
- Odi gli ascensori. In galleria a Londra sei senza fiato e in quelle della metro anche peggio.- la King allungò la mano, sfiorandogli la sua - Dimmi la verità. C'è qualcosa che non mi hai detto?-
- Ognuno ha i suoi segreti Claire.- le disse, serio.
- Damon è preoccupato. Anche io e Trix lo siamo.-
- Non c'è niente di cui preoccuparsi. È affare mio.-
- Fra noi non ci sono "cose" di cui non preoccuparsi.- gli disse con dolcezza.
- Bhè, questa lo è.- replicò brusco - Ti prego, cercate di controllarvi. Vi chiedo solo questo.-
- Sei sempre pronto ad aiutarci. Ma quando bisogna accettare l'aiuto degli altri tu sei l'ultimo a farlo.-
- Colpa del mio cattivo sangue.- sibilò allora, acidamente.
Cloe si sedette accanto a lui, armata di santa pazienza.
- Io adoro il tuo cattivo sangue.- mormorò.
- Hn.- gli strappò un sogghigno - Davvero? A volte mi chiedo se non diventerò come lui...o come Bellatrix.-
- Che domande idiote. È come stare sempre a chiedersi "perché siamo al mondo?" o "chi ci ha mandati qui".-
- Sul chi ci ha mandati...- Riddle rise -...non azzarderei risposte.-
- Sul serio.- Claire gli strinse la mano, appoggiandosi col capo alla sua spalla - Tu non sei come loro. E se anche lo fossi...- prese coraggio, col cuore in gola -...ti adorerei lo stesso.-
Tom si girò lentamente. Il fiato di Cloe gli solleticava la guancia, caldo e profumato.
Incontrò il suo sguardo da bambola, la gota rosea e gli occhi nocciola, densi come cioccolato.
Oh, sarebbe stato facile.
In un momento del genere.
Sarebbe stato facile rovinare tutto.
- Che ho fatto per meritarvi?- le chiese in un sussurro - Cos'ho fatto per avere questi anni?-
- In che senso?- la Sensistrega lo studiò attentamente - Non parlare di meritare. Tu non hai mai fatto nulla di male. Tutti i bambini nascono puri e candidi. Non hai colpe.-
- Si ma c'è quella cosa chiamata karma, Claire.- mormorò, desolato - E un giorno mi ricadrà addosso.-
- E Harry e Draco saranno lì a ritirarti in piedi.- lo smorzò, con tenerezza - Sei uno dei nostri, perché ancora non lo capisci? Tu sei la speranza di Harry. L'hai riportato a una vita normale. Con te la vendetta se n'è andata. Non lo capisci? Tu gli hai cambiato la vita, Tom.-
- E questo implica scordare il passato?- le chiese, sfidandola - Implica che mi scordi chi sono? Che sangue mi scorre nelle vene? No, Claire. Non bastano pochi anni per cambiare una vita.-
- Dici? A te bastano pochi giorni, per farlo.-
- Sciocchezze.-
- Non svilire quello che è successo in questi anni.- gli ordinò dura - Ti vogliamo bene. A nessuno frega del passato.-
- A me si però.- disse fra i denti, irrigidendosi di colpo - Non posso dimenticare di essere il figlio dell'uomo che ha ucciso tanta gente. Non posso dimenticare di essere il figlio dell'uomo che ha reso Harry orfano, che ha portato via l'infanzia a Draco. Ogni mio passo in questa scuola è un insulto a tutti quei morti.-
- Ogni tuo respiro è un onore alla gente che potrai salvare!- lo zittì rabbiosa - Perché non capisci Tom? Non sai più ascoltare, ha ragione Damon. Finché continuerai a punirti in questo modo ti limiterai a sopravvivere.-
- Tanto non ha più importanza.- gli sfuggì.
Ma ghiacciò immediatamente.
- Cosa vuol dire?- Cloe gli prese la faccia fra le mani, avvertendo la sua paura - Che significa?-
- Che...tanto siamo di nuovo in guerra.- mentì, senza avere il coraggio di guardarla negli occhi - Sarà la morte di qualcuno a decidere della mia vita.-
- Silente l'ha detto sempre. Non sono le nostre capacità o le nostre radici a dire ciò che siamo.-
- Già. Sono le nostre scelte.-
E lui la sua scelta l'aveva fatta ormai. E non l'avrebbe cambiata.
Prigionia. Sigillo. Si, solo un collare avrebbe potuto sancire la sua scelta.
Avrebbe posto fine a tutto, in un modo o nell'altro.
- Ti voglio bene Claire.- sussurrò all'improvviso, con tono leggero, giocando con le sue dita.
Fece finta di gongolare, sentendo la levigata sericità della pelle di Tom.
- Anche io.-
- Sul serio.- continuò, massaggiandole dolcemente il polso e il dorso della mano destra - Ci ho pensato spesso di recente. Quando avevo bisogno, ci sei stata. Ci siete stati tutti. Sei unica Claire.-
Il cuore le batteva così forte che ringraziò di avere abbastanza faccia tosta per rispondergli.
- Ah, Thomas Maximilian Riddle. Se non fossi così schizzinoso tutte le ragazze ti cadrebbero ai piedi.-
Tom rise finalmente, baciandole il palmo con riverenza.
- Me ne basta una.-
- Sciocchezze. Sei tu che sei speciale.- Cloe si rannicchiò, piegando le ginocchia contro il petto - Ti basterebbe sbattere un po' gli occhioni. E sai una cosa?-
- Cosa?-
La strega sorrise, depositandogli un bacio sulla guancia.
- Mi mancheresti anche se non ci fossimo mai conosciuti.- e appoggiò la fronte alla sua spalla, inspirando forte.
Dopo un attimo lo sentì abbracciarla forte e restò col viso nascosto nel suo collo, inspirando il suo profumo.
Dio, se solo avesse avuto il coraggio di parlargli.
Se solo...non l'avesse visto così lontano, così innamorato di un suo fantasma.
Se solo...
Lo strinse forte per il collo, desiderando di non lasciarlo andare.
- Ti spiace se restiamo un po' così?- gli chiese leggermente intimidita.
- No.- le rispose a sorpresa - Staremo quanto vuoi.-
- Grazie.-
Tom le baciò i capelli, carezzandole la schiena e la vita sottile - Grazie a te, duchessa.-
E ridendo, ebbe finalmente ciò che voleva.
Averlo solo per sé. Almeno per una notte.

Il mattino dopo qualcuno fece fatica a svegliarsi. Diciamo quasi tutti.
Chi per la sbronza, chi per il letto nuovo, certa gente si mise in piedi con aria cadaverica.
I maschi quasi strisciarono come lombrichi fino al loro bagno, distrutti dal sonnambulismo di Albert Johnson, il presidente del comitato studentesco, e dai postumi della sbornia colossale che si erano presi.
Altri invece rimasero a letto fino a dopo mezzogiorno, tipo Damon che continuava a sognare montagne e caprette grazie al Sognid'Oro. Gli squittii dal bagno femminile invece erano abominevoli.
Le streghe ci misero circa tre ore per sistemare la facciata devastata dai baccanali della sera prima, tutte naturalmente tranne...
- Io non so come fai!- Juliette Caldwell, in vestaglia, osservava Beatrix con invidia.
- Già. Usi qualcosa di particolare?- le chiese Fern Gordon, mentre Asteria McAdams davanti allo specchio si passava del correttore sotto gli occhi.
- Particolare?- la Vaughn sogghignò - Sangue umano.-
- Divertente.- ironizzò Asteria - Olivia, scusa...mi passi il tonico? Grazie.-
- Dobbiamo metterci sotto.- disse timidamente la Andrews - O non usciremo più.-
- Certo, certo.- rognò Regina Farrell - Con calma e per piacere.-
- Che noia.- si lamentò Kara Kendall, Tassorosso - E' un tormento questa storia. Tom ieri sera stava facendo una pozione se non sbaglio, vero Cloe?...Cloe? Ehi!- la strega la scosse, visto che era seduta ciondolante sul water dalla tavoletta ancora abbassata - Ma che hai fatto ieri notte? Non hai dormito?-
- E' stata con Tom fino alle cinque!- cinguettò Paige Brinkam, l'ultima Grazia - Vero Cloe?-
- Eh?- la King alzò una palpebra a fatica - Cosa?-
- Però.- Fern la guardò perfidamente - Allora stai dando guerra King.-
- Hai intenzione di mettermi i bastoni fra le ruote per caso?- le chiese Asteria, sofficemente - Eh?-
- Ma di cosa parli?- soffiò Cloe, attaccandosi a una tazza enorme di caffè - Abbiamo solo parlato. Sai, fra ragazzi e ragazze si fa anche quello.-
- Bene, dopo questa penso che andrò a godermi la lotta greco romana dalla prima fila.- disse Neely, veleggiando verso la porta.
- Ti seguo.- borbottò Beatrix, prendendosi la sua colazione - Non spargerete troppo sangue. Sarebbe uno spreco.-
Asteria, una volta sole, incrociò le braccia.
La sua espressione era furibonda.
- Dimmi la verità King. Non sopporti proprio di lasciarmelo vero?-
- Non è un bambolotto. Può fare come gli pare.- sibilò la biondina - E poi ho di meglio da fare che pensare a come fregarti. Tom ha il cervello per capire quando una cerca di fregarlo.-
- E qua ti volevo.- s'impuntò la scozzese, rabbiosa - Tu sei innamorata di lui. Non affannarti a negare.-
- Tu sogni.- rise Cloe istericamente.
- Davvero?- Asteria si avvicinò, minacciosa - Allora se me lo porto a letto ti sembrerebbe divertente?-
- L'unica cosa che mi sembra divertente è il sogno che ti sei appena fatta.- frecciò la King.
- Mettiamo le cose in chiaro.- ringhiò la McAdams, puntandole un dito addosso - Io andrò avanti, capito? E tu non riuscirai a mettermi i bastoni fra le ruote! Sarà mio!-
- Non è un giocattolo, dannazione!- esplose la Sensistrega, furibonda - Fallo soffrire e te ne pentirai! Ma che diavolo dico, tu non ti ci avvicinerai neanche a Tom!-
- Allora lo ammetti che sei innamorata di lui!-
- L'unica cosa che ammetto è che sei una maledetta vipera! E un'altra cosa...- le disse, come monito - Fai un passo falso e troverò il modo per renderti quest'anno insopportabile! E tu sai che posso farlo. Ti saluto!- e andò alla porta, sbattendosi la porta alle spalle, tanto da farla traballare sui cardini.
Ormai era guerra.
Dalla parte del sesso forte invece, c'era chi di guerra proprio non voleva sentirne neanche parlare. Come no.
Gli stalloni davanti alla colazione avevano intavolato il solito discorso sui Mangiamorte
- Oh, come va?- Matt si sedette alla tavola improvvisata, accanto a Sedwigh.
- Bene direi.- rispose Stanford - A parte Johnson e i suoi bofonchi notturni ho dormito bene.-
- Cosa che non posso dire io.- sibilò Martin - Quel cazzone di Prentice non è stato fermo un attimo!-
- Che pretendi! Il letto era di cemento.-
- Non rompete.- mugugnò Tobey - Se non altro non abbiamo dormito per terra.-
- Giusto. Vero Tom?- insinuò allora Damon.
- Perché non ti strozzi con quel bacon?- lo invitò gentilmente Riddle.
- Come va con la pozione?- gli chiese Ian, per calmarlo.
- Bene. Tre ore e sarà pronta.-
- Senti ma sei sicuro?- Wallace sembrava dubbioso - Possiamo provare con qualsiasi incantesimo. Non credo che la soluzione migliore sia far saltare tutto, sai?-
- Voglio uscire da qua.- sibilò Tom - Voi fate come vi pare.-
- Nervosetto.- ironizzò Flanagan.
- Tu sta zitto.-
- Dio, che carattere.- ghignò il Tassorosso - Non ti piacciono le scampagnate Riddle?-
- Ma va? Da cosa l'hai capito?-
- Asociale.- gli dissero Martin e Bruce, ridendo.
- Come vi pare.-
- Posso dare una mano Tom?- Asteria era arrivata come un falco, buttandosi sulle spalle di Damon - Ti serve qualcosa per la pozione?-
Riddle le spinse davanti dell'asfodelo da macinare e la Serpeverde si mise subito al lavoro.
- Cosa manca perché quella roba esploda?- borbottò Howthorne, standosene dovutamente lontano dal fuoco.
- L'asfodelo che sta preparando lei, centinodia, aspidistra, acido di fegato di troll e un altro cazzo d'ingrediente che non trovo più....- gli rispose Riddle, trafficando sul libro da cui aveva tratto la formula.
- Ci farai saltare tutti per aria.-
- Visione?-
- Presentimento.-
- Quando lo vedrai allora ne sarò convinto anche io.-
La McAdams sogghignò brevemente, senza alzare lo sguardo dal suo lavoro.
- Siete forti ragazzi, sapete? Vi credevo tutti zucchero e melassa però.-
- Oh, ecco.- sbottò il Grifondoro, prima di imprecare dietro alla sguardo gelido del suoi migliore amico - Dunque, lasciare bollire fino a tre ore dopo il tramonto, aggiungendo come ultimi ingredienti quattro capelli di quattro vergini.-
- Quattro cosa?- ringhiò Alderton, fermo davanti al calderone - Maschi o femmine?-
- Se fosse per voi maschi non usciremmo più da qui.- ghignò la scozzese.
- E se fosse per te invece?- ironizzò Clyde Hillis - Lascia perdere Asteria, dammi retta.-
- Avanti, forza!- ordinò Tom ad alta voce - Mi servono quattro capelli di ragazze vergini. E subito.-
- Quattro cosa?- allibirono di nuovo tutte, sdegnate.
- Capelli di vergini?- disse anche Sedwigh stranito - Ma che libro del cazzo è Tom?-
- Proibito credo. Ha cercato di mordermi quando l'ho aperto. Si chiama "De Archetipus Potionibus".- bofonchiò Riddle noncurante, facendo restare di stucco tutti i presenti - Avanti,- continuò frettoloso - mi date questi capelli o no? Su, uno per Casa!-
- Ma che cosa indecente Tom!- sbottò Kara Kendall - E' come farsi gli affari altrui!-
- Come se non ve li foste già fatti ieri sera.- replicò sarcastico - Forza. Ci farete uscire da qua almeno.-
Fu una bella scena, a dire il vero. I maschi, certi maniaci specialmente, ridacchiavano con aria lasciva, vedendo le compagne arrossire. E quelle che arrossivano erano quelle che erano tirate in ballo, chiaro.
A quanto pareva era da considerarsi una vergogna.
Riddle picchiettava le dita sul bancone, impaziente, quando da Tassorosso si fece avanti Pandora Leafgodd, la ragazza dall'aspetto scialbo e insignificante che all'asta gli aveva comprato il centrotavola del Mckay.
Lui, a differenza degli altri, ringraziò e non fece commenti.
Da Grifondoro, Olivia Andrews era color peperoncino.
Tarchiatella e bassa, era imbarazzatissima, specialmente grazie alle prese in giro di quell'essere perfido di Asteria.
Da Corvonero si presentava un bel problema.
Neely, Juliette, Regina e Paige si guardavano preoccupate.
- Niente?- fece Damon, ridendo.
Le quattro alzarono le spalle.
- Qualcun altro può darmi un capello?- bofonchiò Riddle esasperato.
- Cosa guardi me?- l'apostrofò Cloe - Il mio ti servirebbe a ben poco. E poi perché solo di donna?-
- Cosa vuoi che ne sappia. Allora? Da Serpeverde intanto?-
- Arrivi tardi di due anni.- ghignò Fern Gordon.
Beatrix intanto, mentre quelle cretine delle sue compagne facevano le preziose anche sui capelli, cercava di strapparsene decentemente uno con la radice.
Preso quello giusto, lo guardò attentamente. Si, poteva andare.
Si accorse solo all'ultimo di essere fissata con aria atrocemente sconvolta da Sedwigh, Matt, Alderton e pure Thaddeus Flanagan.
- Bhè?- disse con sarcasmo - Ho scritto "arrapata" in fronte per caso?-
- Tu sei...- alitò Stanford.
- Si, sono.- replicò con aria perfida - Non ci credi?-
- Ecco io...-
- Oddio, mia adorata!- tubò invece Matt, abbracciandola come un cretino - Avrai la mia venerazione a vita!-
- Deficiente.- gli dissero Trix, Sedwigh e Damon in coro.
Alla fine da Tassorosso si fece avanti anche Amy Post, che come Beatrix non aveva l'aria della mosca bianca ma a parte questo, aggiunti i capelli nella pozione, bisognava solo aspettare.
Tom la fissava poco convinto, ma Asteria si appoggiò a lui, sorridendo.
- Sei un genio. Mai vista una pozione così ben fatta.-
Lui rimase impassibile.
- Mi ha insegnato Draco. Devo tutto a lui.-
- Un ottimo alchimista a quanto mi raccontano i miei genitori.- sussurrò la scozzese sensualmente - L'ultimo Malfoy, vero? A parte sua figlia. Che è mezzosangue.-
Tom stavolta si volse, fissandola attentamente.
- Non mi piacciono questi discorsi.- disse lapidario.
- Già. In fondo Hermione Hargrave è sempre la nipote di un lord. Forse sarà lady un giorno. Come la tua matrigna.- la strega fece un giro, sedendosi di fronte a lui, al bancone - Parlami di Lady Lancaster. La trovo dannatamente affascinante. Tutto il lei trasuda potere e bellezza, ma non ho mai avuto l'onore di conoscerla.-
- Mia madre non ama la vita di società.-
- Dovrebbe sforzarsi.- Asteria inclinò il capo, curiosa - Tutti dicono che sia magnifica.-
- Non è solo bella. È la donna più forte che conosco.-
- Non stento a crederlo. E cosa ne pensi della tua vera madre?-
- La mia vera madre è Lucilla.-
- E Bellatrix Lestrange? Non ti ha messo al mondo?-
- Si ma si è limitata a quello.- sibilò - Ti spiace cambiare discorso?-
- Certo che no.- rise la McAdams con finta dolcezza - M'incuriosisci sai? Credevo che fossi una persona diversa. Ti ho giudicato troppo in fretta.-
- E questa improvvisa curiosità è dovuta a cosa?- la sfidò finalmente, con lo sguardo scintillante.
- E' dovuta ai tuoi occhi.- gli rispose, in un soffio.
Tom non replicò stavolta, zittendosi. Tornò subito a lavoro, incurante della sua presenza ma ciò di cui non si accorse era di essere osservato. Cloe dall'altra parte della sala li studiava...e si sentiva sempre peggio.
Strinse forte i pugni, col cuore a pezzi.
Ma cosa poteva fare, dannazione? Cosa?
- Tutto bene?- Beatrix le si avvicinò - Calmati. Tom non è uno stupido. Lo sai bene.-
- Ho paura che ce la farà.-
La Diurna si portò il pranzo alla bocca, succhiando dalla cannuccia e scoccando un'occhiata divertita a Sedwigh che invece chinò il capo, repentinamente, su un quotidiano di quidditch.
Imbarazzarlo sarebbe diventato parecchio divertente nei prossimi giorni!
- Sai bene cosa puoi fare per fermarla.-
- Che cosa? Mandare all'aria la nostra amicizia? Una volta detta la verità lo perderei del tutto.-
Deficiente tre volte. Ma non capiva un CAZZO allora!
Trix stava per scoppiare e dirle tutto quando Tom se ne andò dritto in bagno, ignorando la McAdams che nel frattempo aveva continuato a parlargli di sé. La scozzese non parve gradire ma almeno non lo seguì anche dov'era diretto. Si vedeva però che non avrebbe mollato quel succoso osso.
- Vai da lui.- le ordinò praticamente la Vaughn - Muoviti e non farmi arrabbiare!-
- E che gli dico?- sbuffò la King - Che lo amo da una vita?-
- Quello che ti pare. Digli che vuoi un figlio da lui, che vuoi sposarlo e magari anche legarlo a un letto per il resto della vostra orba esistenza, ma adesso fila e parlaci!-
- E che cazzo...- mugugnò Cloe poco finemente, dandole le spalle - Che modi!-
Andava via lei, arrivò Damon. E sogghignò mellifluo.
- Ci stanno mettendo troppo. E tu stai cedendo.-
- Sono degli idioti!- ringhiò collerica - Senti, io sono stufa! Diamoci un limite.-
- Ok, se entro Capodanno non si sono mossi, gli diciamo tutto.-
- Ok.- e la Diurna gli strinse la mano - E rispetta i patti.-
- Tranquilla. La mia bocca è sigillata. Vado a rollarmi una canna.-
- Non hai un minimo di decenza Howthorne? Potresti almeno farla girare no?-
- Ecco! Ora mi sono ricordato!- sbottò improvvisamente Flanagan - Howthorne! Ho deciso chi devi baciare!-
- Magari quando sarò completamente strafatto. Aria Thaddeus.-
- Non ti vanno le bionde vero? Bene, voglio una limonata come si deve!-
- Sei davvero un porco.- gli sibilò Patience Hogs, sua compagna di casa - E lascialo in pace! Perché devi fargli baciare una bionda se non gli vanno? Sei un sadico!-
- Si, un sadico che va in bianco.- ironizzò Prentice - Allora? Chi è sta bionda? E non dire Cloe o ti faccio secco!-
- No, non è la King. È la Montgomery!-
Neely alzò improvvisamente il viso dalla sua tazza di caffè, allibita.
- Come prego? Non stiamo mica giocando adesso!-
- Ma ieri sera Howthorne ha saltato il turno.-
- Comprati un porno.- gli sibilò il Legimors - Te lo scordi che vado in giro a baciare la gente in questo modo.-
Grazie a Merlino, per il momento la faccenda finì lì, anche se Flanagan ruppe le balle per il resto del pomeriggio.
Cenarono allegramente, dopo lunghe ore di lavoro, quando finalmente verso le dieci di sera la pozione parve essere pronta. Dal calderone fumò e scintillò per circa dieci minuti di seguito, poi dette una vampata e un pesante e acuto olezzo simile al veleno si propagò per tutta la sala.
- E adesso?- bofonchiò Martin - Che si fa?-
Tom senza una parola spinse il calderone fino alla porta, piazzandolo proprio dove i due battenti si congiungevano alla serratura.
- Sicuro che non ci ammazza tutti?- sussurrò Alderton all'orecchio di Damon, improvvisamente preoccupato.
- Tanto non te ne accorgeresti neanche.- insinuò Howthorne, maligno.
- Non è il caso di scherzare.- sibilò anche Cloe - Non è che facciamo esplodere tutta la scuola?-
- Ma no...qualche scintilla e saremo fuori.-
- Spostatevi tutti.- ordinò Riddle, tornando dietro al bancone - Fatevi degli scudi.-
Quelli, caso strano, eseguirono tutti e subito, senza perdere tempo.
Tom poi estrasse la bacchetta con la solita eleganza e senza degnare gli altri di uno sguardo, puntò quella porta maledetta. Sigillo. Una parola che cominciava ad odiare.
Ma l'avrebbe fatta finita. Almeno quella volta. La prima e l'ultima.
- Incendio!- disse in un fiato e subito una fitta striscia di fuoco andò a cozzare contro il pentolone.
Qualche attimo più tardi, Hogwarts tremò.
Tutto venne invaso di fumo e fiamme, che si rovesciarono nel corridoio come una cascata di lava arancione.
Esplosero vetri, bruciarono tende e quadri, poi, quando la polvere ricadde a coprire tutto, arrivarono i professori atterriti che osservarono quel disastro a occhi sgranati. Le porte Sigillate erano state totalmente sfondate e sciolte.
Ad uscirne per primo, fu Tom. tossiva, agitando la mano per impedire che i detriti gli finissero negli occhi.
- Santo cielo.- alitò Lumacorno - Signore Riddle vi avevo detto di uscire usando qualsiasi mezzo ma...-
- Ma cosa? Ha funzionato no?- replicò Tom, tranquillo - Siamo tutti fuori.-
La Mcgranitt era allibita, Piton si metteva le mani fra i capelli e...bhè, Tristan evitò perfino di parlare.
A quanto notò Damon però, Tom sembrava riprendersi lentamente. Ora respirava normale e quella maschera impietrita era sparita dal suo volto, come se fosse uscito...da una gabbia, in effetti.
Così, nonostante tutto gli studenti si avvicinarono ai loro Direttori per raccontare come avevano lavorato alla pozione, almeno all'ultimo stadio, poi si presero il loro voto su carta e fecero per tornarsene ai dormitori. Ma...
Già, ma. C'era qualcuno che non sembrava avere sonno.
- Hai visto che faccia che ha fatto Lumacorno?- rise Maddy con Cloe e le altre - Tom gli ha rizzato quei tre peli in testa. Secondo me stava per venirgli un collasso. Grande Tom!-
- Mica potevamo perderci dei giorni lì dentro.- brontolò l'interessato, camminando con le mani tasca - Ma mi sa che la Mcgranitt non ha apprezzato. Merda.-
Tutti erano ormai allegri per aver passato quella prova con incredula facilità quando a Cloe morì il sorriso sulle labbra. Più avanti degli altri, si volse per richiamare il loro provetto piromane e vide la McAdams marciare dritta verso di loro.
La vide afferrare Tom per un braccio, richiamarlo indietro, spingerlo con delicatezza in un angolo, contro una colonna e senza staccare gli occhi da quelli blu del Grifondoro, mandò definitivamente a pezzi il cuore della Sensistrega.
La vide seria, aprire la bocca e sussurrargli qualcosa.
Tom non si mosse, pareva indifferente ma...Asteria all'improvviso si alzò sulle punte e con studiato erotismo gli sfiorò dapprima le labbra, per poi baciarlo appassionatamente, stringendogli il viso fra le mani.
Claire ebbe l'esatta sensazione di qualcosa che andava in frantumi. Se lo sentì dentro.
E fece male. Maledettamente male.
Tom, stretto ad un'altra...e a baciare un'altra.
Gli occhi le si colmarono di lacrime e sfortunatamente per lei corse via prima di vedere Tom Riddle staccarsi con esasperante lentezza dalla scozzese.
I suoi occhi erano completamente bui. Freddi come il ghiaccio. Lontani mille anni luce da lì.
Con indifferenza astiosa, che la ragazza sentì a pelle, la scostò da sé.
E poi emise un sibilo, come se avesse parlato in serpentese.
Se ne andò immediatamente, scoccandole un'occhiata di puro odio. La piantò lì.
E Asteria McAdams rimase impalata dov'era. Nella testa aveva ancora quello sguardo, quei due occhi affilati come lame, che l'avevano trapassata come se l'avesse privato dell'orgoglio.
Tremava. Non aveva mai provato una sensazione simile.
Baciarlo era stato...come toccare i ghiacci perenni.
Vi era rimasta invischiata, senza riuscire a liberarsi, come in trappola.
Ma lui l'aveva rifiutata.
Respinta. Umiliata.
Tom Riddle non era normale. Lo capì quella notte.
Ma se non altro capì immediatamente che non avrebbe mai potuto averlo.
Quel ghiaccio non si sarebbe mai sciolto.

 

 

 

 

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Capitolo 31
*** Capitolo 31° ***


figli31

 

 

Avviso:
Come già detto alle veterane di Manga.it, i particolari in questo capitolo relativi ai clan dei vampiri, che Tristan tratterà come lezione, sono tratti da un gioco di ruolo in rete chiamato Word of Darkness. Il Vincolo invece è invenzione mia. E finalmente verrete a capire di cosa si tratta. Buona lettura.






Era il diciassette dicembre e la neve non smetteva di cadere sulla Gran Bretagna.
Da circa una settimana ormai si erano presentati imprevisti anche nel mondo babbano che avevano creato agli Auror e al Ministero della Magia non pochi problemi. Tempeste di neve e tormente si erano protratte a lungo e in Cornovaglia ben sette persone erano morte per assideramento, tre giorni prima.
Caso strano. Erano Magonò.
E si era trovato di nuovo il Marchio Nero.
Seppelliti dalla neve, non si sapeva proprio cosa volessero né i Mangiamorte né gl'Illuminati, a seconda di chi avesse scatenato quell'inferno di ghiaccio e chi poi avesse fatto assiderare i Magonò, ma comunque si stavano dimostrando parecchio restii a smetterla di rompere anche durante le feste.
Peccato che però la sera prima, nel bel mezzo di Londra, due persone fossero state ritrovate fulminate nel bel mezzo di un vicolo. I babbani avevano ipotizzato un corto circuito ma Orloff aveva dovuto ritirare le salme di due Auror e al San Mungo erano stati chiari: trapasso di energia ad alto voltaggio.
Opera del Guanto di Minegon.
A quanto pareva il Capo degli Illuminati, quel Vendicatore, stava cercando di mettere a dura prova la pazienza degli Auror, di Harry e anche di Lord Voldemort.
Passo dopo passo, cercava d'innervosire i suoi due rivali affinché uscissero allo scoperto.
Buona tattica, peccato che il freddo stesse lentamente paralizzando ogni fazione e tutti dubitavano che le ostilità sarebbero riprese in modo cruente entro breve termine.
Il gelo però non era solo all'esterno di Hogwarts.
Beatrix Mirabel Vaughn era seduta in Sala Duelli quel pomeriggio. Accoccolata su un divano a fianco di Damon Howthorne e di Tom Riddle, sentiva l'esatta sensazione del veleno stillare da entrambi coloro che l'affiancavano.
Prima puntò verso Tom. Lo guardò appena, facendo finta di nulla.
Come sempre prendeva appunti tranquillo, senza farsi scappare una parola, con la calligrafia elegante e regolare.
Aveva uno zigomo ancora leggermente violaceo.
L'espressione del suo bel viso però era vacua, lontana.
Sapeva quand'era cominciato tutto.
Dalla prova di Lumacorno.
Dopo quella notte Sigillati, dopo quel bacio con Asteria McAdams, Tom non era più stato lo stesso.
Era come se avesse alzato una barriera. Se di fuori era tornato il ragazzo gentile e cortese di sempre, dentro in lui qualcosa era cambiato. Parlare con lui di qualcosa che non avesse riguardato la guerra o i corsi era diventato estremamente difficile, com'era diventato anche impossibile vederlo al di fuori delle lezioni.
Sempre rintanato in camera sua, usciva solo per le riunioni coi professori, per giocare con Lucas e Glory che ormai camminavano e scorrazzavano per tutta la Torre Oscura, oppure per andare in biblioteca.
Finito.
Da quel bacio con Asteria, era cambiato anche il suo comportamento nei contatti fisici.
A parte il non guardare più in faccia la McAdams che aveva reagito a quel rifiuto diventando acidissima e insopportabile con tutto il dormitorio di Serpeverde, semplici gesti come baci sulle guance, strette di mano, abbracci o il pacato appoggiarsi l'uno all'altra per Tom erano spariti. Spesso non permetteva più neanche alle sue compagne di casa di mettergli i cerotti, quando cadeva e si tagliava la testa. Era diventato talmente inaccessibile che anche con lei e Cloe si comportava in maniera gentile ma distaccata.
Per il suo compleanno, tre giorni prima, si era comportato in modo quasi normale certo ma...
Regali e abbracci erano stati quasi... menzogneri. Meccanici.
Perché lui si era tenuto distaccato da chiunque.
Beatrix tornò a guardare davanti a sé. Tristan stava facendo lezione e la sua voce, per una volta, non riusciva a tenerla ancorata alla realtà.
Si girò finalmente verso Damon e con un sospiro guardò il suo labbro spaccato.
Strappò un pezzo di carta dall'agenda di pelle e ci scrisse sopra. Poi lo spinse verso il Legimors.
"Dovrete pur fare pace."
Gli occhi celesti di Damon rimasero indifferenti.
Passò lo stesso biglietto a Tom e Riddle rispose con lo stesso silenzio astioso del Serpeverde.
Trix imprecò infastidita da tanta cocciutaggine, rivolgendo poi lo sguardo al divano di fronte al loro.
Messi a ferro di cavallo, si sentiva decisamente meglio.
Cloe King era seduta in poltrona, attorniata da tutti i Grifondoro.
Le due si scambiarono uno sguardo preoccupato ma anche furente, poi la biondina scosse il capo.
Non c'è nulla di più difficile che far dire a due uomini perché si sono presi a botte.
Specialmente a due grandi amici.
Ma da quando due giorni prima Tom e Damon erano arrivati alle mani, per la prima volta da che si conoscevano, non si erano più rivolti la parola. Si ignoravano, oppure si scoccavano sguardi pieni di insoddisfazione mal celata.
A quanto aveva raccontato Edward, l'unico che li aveva trovati in tempo e li aveva fermati, si erano presi a pugni in giardino, verso sera. Ma neanche Dalton aveva saputo dire per quale motivo.
Beatrix e Cloe ce l'avevano un'idea, inespressa certo, perchè farli fiatare sarebbe equivalso a far fare una conferenza a Voldemort sulla pace mondiale. Il rimuginare della Diurna finì di colpo per una frase di Tristan...che ebbe il potere di risvegliarla del tutto dai suoi pensieri.
Mckay aveva intavolato il discorso sui vampiri da inizio dicembre ma essendo un argomento vasto e ampio, aveva ricominciato da capo, gettando le basi teoriche e storiche fondamentali.
- Dunque, se leggete un qualsiasi antico manoscritto sulla genesi dei vampiri, vi leggerete questo, ovvero che la storia comincia da Caino e dalla prima progenie di colui che per aver ucciso il proprio fratello venne condannato da Dio a comminare nelle tenebre, detenendo però la potenza del sangue che lo rendeva simile a un semidio. Generazione dopo generazione, i vampiri hanno dominato la storia umana. Dietro ad ogni potente mortale, ad ogni tiranno e ad ogni guerra ci sono sempre stati i cainiti, che con il loro immenso potere hanno influenzato gli uomini guidando le loro azioni. Diverse sono le faide che nacquero quando la stirpe dei vampiri cominciò a diventare numerosa. I figli uccisero i propri padri, i fratelli si combatterono per invidia e sete di potere. Caino si rese conto di aver dato inizio a guerre che non si sarebbero mai concluse. Molti morirono e alla fine rimasero tredici potenti vampiri: gli Antidiluviani che sono vivi ancora oggi e non sempre sono alleati di noi maghi.-
- Prima parlavi di Masquerade, prof.- lo interruppe Patience Hogs.
- Già. Per Masquerade noi maghi intendiamo il modificarsi dell'aspetto di alcuni vampiri o il loro nascondersi fra gli umani, attendendo la notte per cibarsene. Perché doversi però celare agli occhi dei mortali se sono tanto forti? Durante l'inquisizione molti uomini e donne vennero uccisi ingiustamente perché accusati di stregoneria, ma molti furono anche i vampiri che vennero distrutti. Gli esseri umani cominciarono a prendere coscienza del fatto che il male camminava nelle loro città e con la tecnologia di oggi, i vampiri possono essere facilmente distrutti da un babbano qualunque, se debitamente addestrato. Non tutti i vampiri però hanno le stesse peculiarità. Alcuni loro incantesimi variano dal clan a cui appartengono.-
- Ma il sole e le croci funzionano sempre? In qualunque caso?- gli chiese Ian, scrupoloso.
- Buona domanda. Le croci, l'acqua santa, l'aglio... non sono altro che gingilli che servono per tenerli buoni, momentaneamente. Certo. Una croce brucia la pelle di un vampiro, esattamente come l'acqua santa e l'aglio può mandare un vampiro in shock anafilattico ma il sole e il fuoco sono le uniche minacce realmente temute dai vampiri.-
Tobey alzò la mano, dalla sua sedia - I clan quanti sono? E dove si trovano?-
- Sette Clan si sono uniti alla fine del quindicesimo secolo in una Setta chiamata Camarilla. Gli Assamiti e gli Tzimisce, ribellandosi al predominio dei loro Antidiluviani, fondarono invece la Setta del Sabbat. Le visioni di queste due coalizioni sono differenti e incompatibili e la guerra che ne è scaturita è alla base dell'eterna lotta tra i cainiti: la Jhyad.
Questa faida globale permea l'esistenza di tutti i fratelli, ma non avviene solo tra le Sette antagoniste, bensì anche all'interno delle stesse. I Clan della Camarilla sono sempre in competizione tra loro e gli intrighi che scaturiscono possono anche portare alla distruzione di alcuni fratelli. Ogni Clan inoltre combatte con tutte le proprie forze gli antitribù, fratelli che hanno rinnegato il proprio Clan e hanno deciso di non seguirne il cammino divenendo così dei rinnegati. Gli antitribu della Camarilla spesso si uniscono alle fila del Sabbat e a volte sviluppano discipline non conosciute dalla linea di sangue originale.- Tristan fece un rapido giro alla cattedra e con la bacchetta fece comparire diversi nomi di Clan alla lavagna. Ne indicò un paio, i più famosi.
- Cappadoci.- l'Auror rise - I membri di questo Clan ormai scomparso quasi del tutto erano dediti allo studio della morte. I loro volti assomigliavano a quello di un cadavere. Maestri di una terrificante disciplina (Mortis) usavano isolarsi per parecchio tempo per studiare in solitudine. Si ritrovano raramente in luoghi segreti per discutere la linea che il clan dovrebbe seguire e confrontare le proprie esperienze di studio. La loro linea di sangue fu distrutta da Augusto Giovanni che diablerizzò l'Antidiluviano Cappadocius e distrusse quasi tutti gli altri membri del Clan, fondando il Clan Giovanni. Si narra che ci siano ancora alcuni anziani in torpore sepolti sotto l'antica Costantinopoli. Poi...ah si, altri simpatici direi che sono i Malkavian, appartenenti alla Caramilla. Si dice che questi fratelli siano stati maledetti da Caino con la pazzia per atti empi compiuti dall'Antidiluviano Malkav. Sebbene possano sembrare assolutamente dissociati da quanto succeda intorno a loro, dediti a scherzi e giochi, nascondono una saggezza che può emergere al momento giusto. E' comunque difficile potersi fidare completamente di un Malkavian tanto quanto rischiare di cadere nella loro pazzia ascoltando i loro discorsi e cercando di seguire le loro visioni.-
- In poche parole sono dei malati di mente.- ponderò Thaddeus Flanagan.
- Dipende da cosa uno intende per pazzia.- ghignò Tristan - Ricordate che i vampiri sono immortali. Qualcosa che a noi mortali sembra folle, per chi vive per sempre può essere una sciocchezza.-
- E i Salubri? È vero che stanno a Praga?- celiò Juliette Caldwell, per farsi notare a tutti i costi.
- Si, esatto. Questo antico Clan ha subito la stessa triste sorte dei Cappadocii. Si dice che il loro Antidiluviano Saulot sia stato diablerizzato da Tremere, per diventare egli stesso un terza generazione. I Salubri erano dotati di una particolare disciplina che scaturiva dal loro terzo occhio, posto sulla fronte, in grado di lenire le ferite. Ai giorni nostri gli unici Salubri rimasti sono temibili guerrieri affiliati al Sabbat che non esitano a entrare in guerra col Clan che li sterminò.- Tristan cancellò tutti i nomi dalla lavagna, tranne l'ultimo - E ora passiamo a quelli che abbiamo in casa nostra, i miei preferiti. Il Clan Leoninus. Ne abbiamo un discendente qua a scuola. I Leoninus nascono nel 1300. Il loro Antidiluviano pare essere nascosto nelle segrete della Corte Leonina e oggi rimangono della stirpe quattro fratelli, con la loro rispettiva progenie. Askart Leoninus è particolarmente orgoglioso del Terzo Occhio, una pietra di famiglia che pare abbia poteri ipnotici, con cui i principi si fanno ubbidire dai sudditi. Sembra che questa gemma, renda succubi anche i demoni.-
- E quindi Milo è un principe vero?- cinguettò Maggie Clark, con vocetta melensa.
- Diciamo di si.-
- Il Clan più forte qual è?- gli chiese Sedwigh, tutto interessato da quando aveva saputo della natura di Trix.
- Per me? I Diurni.- rispose immediatamente Tristan.
- I Diurni? Sono solo mezzi vampiri.- rispose Tobey.
Il prof ridacchiò, sedendosi sulla cattedra.
- Qualcuno di voi conosce il nome latino dei Diurni?-
- Anima Humanae in Corpum Bestia.- recitò Tom, facendo sentire la sua presenza.
- Centro.- annuì Tristan - Significa anima di uomo in un corpo di bestia. Fatevi due calcoli. I Diurni si nutrono di sangue, sono indifferenti alla luce del giorno, alle croci e all'aglio. Hanno la stessa forza fisica di un vampiro e la forza, la passione, i desideri dell'anima di un essere umano. Non c'è creatura più forte, a mio parere. A parti i demoni puri.-
- I Diurni però non si possono riprodurre, vero?- fece Martin - Non sono come i vampiri puri, che possono avere figli.-
- Esatto. I Diurni nascono in un unico modo, ovvero mescolando sangue vampiro in quello di una donna incinta.-
- Una cosa prof.- chiese di nuovo Tobey, che faceva la tesi finale sui vampiri - Sul De Vamptor in biblioteca ho letto che i vampiri quando si scelgono un compagno lo fanno per l'eternità. Giusto?-
- Esatto.- Tristan sorrise - In questo sono molto diversi da noi. Un vampiro è capace di una devozione che all'essere umano fa difetto. Si scelgono un compagno e quello rimarrà, per sempre. Non si sposano ma hanno un rito di sangue che fra loro è chiamato Vincolo.-
Ecco, Beatrix alzò lo sguardo.
Quella parola. L'aveva accantonata, aveva cercato di dimenticarla.
Gala le aveva messo la pulce nell'orecchio ma aveva cercato d'ignorare quella paura.
- Vincolo?- sussurrò, senza rendersene conto - Ti spieghi meglio Tristan per favore?-
Mckay intrecciò le dita, pensoso - Bhè, non che ne sappia molto perché i vampiri tengono molto a questo rituale, posso dirti Beatrix che questo vincolo è una sorta di patto di sangue inscindibile. Come gli esseri umani si scambiano gli anelli, così vampiri di ogni Clan e anche i Diurni intrecciano un patto. A quanto ne so dai discorsi di Milo, quando un vampiro morde un umano, si tratta di semplice nutrimento. Se un vampiro invece morde un altro vampiro...ah, allora è tutt'altra cosa. Mordere un altro vampiro significa instaurare un vincolo. È come sposarsi.-
- Quindi quando si vogliono sposare, diciamo, si scambiano un morso e mescolano il loro sangue a quello dell'altro.- concluse Damon - Intendi questo?-
- Perfettamente. Un morso porta allo scambio di sangue e quindi al patto. È un vincolo vero e proprio, perché due vampiri in questo modo vincolano la loro unione. Succedono cose terribili quando il vincolo viene spezzato.-
Un pugno in quel momento l'avrebbe tramortita di meno.
Il cuore le faceva male, un male terribile.
Le mani le tremavano e ora poteva sentirlo, quel dolore. Era dolore puro.
- Cosa potrebbe succedere?- s'informò Alderton - Per un paio di corna...-
- Sul De Vamptor si riportano numerose storie. Sembra che duecento anni fa, una vampira che aveva già morso il suo futuro sposo che l'aveva marchiata a sua volta, venne morsa per vendetta da un altro tizio che sembrava fosse invaghito di lei. Diciamo un triangolo.- spiegò Mckay - In questi casi si va incontro a due destini: o dannazione eterna, e nel caso di un vampiro significa non riuscire ad appagare la propria sete per quanto si beve...oppure l'autocombustione. Sul momento, immediata.-
La stanza girava.
Girava pericolosamente.
- La vampira bruciò viva un attimo dopo essere stata morsa.-
- Perché il patto è inscindibile, giusto?- finì Tobey.
- Si, totalmente. Non c'è modo per rompere un vincolo perché è fatto del sangue stesso dei due soggetti in questione. È come se a noi venisse tolta l'aria. Semplice.-
- Si ma almeno possiamo mettere le corna in santa pace!- ironizzò Prentice e da quel momento Beatrix smise di sentire anche le risate.
Lei aveva morso Milo...anni prima...
E se Kronos...quel giorno...fosse riuscito a ...mordere lei...
E Milo lo sapeva. Lo aveva sempre saputo.
E non le aveva detto nulla.
Lei avrebbe potuto morire, bruciare...e lui...
E a lui non era importato.
Alla fine della lezione, verso le sei di pomeriggio, Tristan fra quelle tante teste la vide andar via con una strana espressione. Le iridi erano contratte, come scintillanti d'odio.
Era come...come se davanti avesse avuto un vampiro, un essere senz'anima che...un Diurno.
Cosa diavolo le era successo? Ripensò alla lezione ma non gli parve di aver detto nulla che avesse potuto sconvolgerla.
A meno che...


- Ancora non hanno fatto pace?- Harry Potter rise, scuotendo il capo - Tom, Tom.-
- Se non altro con Damon ha trovato pane per i suoi denti.- rincarò Draco, serio.
I ragazzi erano rintanati sulla Torre Oscura e per tutta la cena Tristan non aveva fatto altro che pensare a quei due, condividendo le sue preoccupazioni con quegli esseri infami di padrini che Riddle si ritrovava.
Se non altro Elettra, Hermione e Pansy erano decisamente più umane di quella manica di cretini, a cui caso strano si unirono anche Edward e Ron.
Erano in pochi a cenare insieme quella sera. Clay e Jess erano andati di ronda per la Foresta Proibita, seguiti a breve distanza da Sphin; Gary e i suoi erano a Hogsmade, ancora intenti a rimediare ai danni causati dai mannari, mentre Milo sembrava essere andato al Ministero, non si sapeva bene a fare cosa.
Jeager poi da qualche tempo s'era dato alla macchia. Tornava nei momenti più impensati, a notte fonda, oppure la mattina all'alba. A quanto diceva Hermione, Crenshaw si era messo a spiare Orloff, nel caso tentasse brutti tiri.
- Tornerà presto.- spiegò la Grifoncina - Averlo fra i piedi è una tortura ma quando non lo vedo mi mette addosso l'ansia. Non sapere cosa fa o dov'è mi manda al manicomio! E voi cretini la finite di sparlare su Tom?- sbottò, rivolta ai ragazzi - Poveretto! Litigare col proprio migliore amico è sempre una cosa traumatica!-
- Sono ragazzi, non mocciosette.- le rinfacciò Ron - Fra uomini si fa a pugni e tutto si sistema.-
- Merlino, che cavernicoli.- sibilò Pansy, portandosi un calice d'acqua alle labbra - Perché hanno litigato comunque?-
- Te l'ho detto, non lo so.- sospirò Edward - Quando li ho fermati si sono mandati al diavolo e non mi hanno detto una sola parola sui motivi di quel pestaggio da strada.-
- Per me forma il carattere.- bofonchiò Draco, finendo l'insalata, svogliato.
- Si e infatti si vedono i risultati su Harry e te.- gli disse Hermione fra i denti - Cercate almeno di parlare con Tom no? E' la pacatezza fatta a persona, non ce lo vedo dare i numeri e picchiarsi con Damon!-
- Mica è un santo, su.- rise Elettra - Herm, a tutti capitano le giornate no.-
- A certa gente poi più degli altri.- frecciò Weasley, nella direzione di Harry e Draco.
- Sta zitto, Donnola.- Malfoy si lasciò andare contro lo schienale della poltrona, sbadigliando - Piuttosto che andare di ronda preferirei prendere due calci.-
- Eppure ci tocca.- Dalton guardò il pendolo - Abbiamo tempo fino alle dieci. Qua chi resta?-
- Milo.- rispose Tristan - Dovrebbe tornare a momenti.-
Un quarto alle dieci gli Auror erano pronti per uscire.
A quanto si diceva nelle chiacchiere che giravano per Hogsmade, c'erano ancora sporadici lupi mannari che giravano per i campi innevati del villaggio, affamati e violenti. Gary Smith era andato a caccia ma trovarli si era presentato più difficile del previsto, per questo ora Harry e i quattro della sua squadra si stavano apprestando ad uscire.
Elettra sarebbe tornata a Londra, dal suo capitano della squadra di quidditch, e vi sarebbe rimasta fino a Natale per preparare Lane Street per un'eventuale pranzo o cena natalizi. Pansy invece uscì con Sarah e i bambini, mentre Fiona e Fauna misero a letto Lucas e Glory, che quel pomeriggio si erano spaccati la faccia contro un muro, andando dritti spediti sulle gambette ancora poco coordinate.
Milo arrivò alle dieci in punto, col mantello coperto di neve. Esausto.
- Che Satana ci scampi dai politici.- bofonchiò, mentre gli altri si vestivano per la ronda.
- C'erano i francesi?- gli chiese Tristan, che stava per andarsene a letto - Che ti hanno detto?-
- Che ci manderanno aiuti al più presto. Dalla Germania invece ci hanno mandato al diavolo. Sai come sono.-
- Considerato che studiano la magia proibita come la Trasfigurazione...- ironizzò Ron - A quest'ora quei crucchi saranno tutti dalla parte dei Mangiamorte. O del Vendicatore. Chissà.-
- Non vi mancano i tempi in cui quelli vestiti di nero erano i cattivi e quelli di bianco erano i buoni?- tubò Edward sarcastico - Questa situazione della malora è frustrante! Andiamo, forza.- ma si bloccò sulla porta.
Trix era apparsa dall'ombra della scala a chiocciola, materializzandosi dal nulla. Non l'aveva neanche sentita arrivare.
- Ciao bellissima.- l'apostrofò Dalton - Tutto bene?-
La Diurna tacque.
Qualche ciocca di capelli le ricadeva sul viso. Senza lenti a contatto, i suoi occhi gialli risplendevano alla luce del caminetto.
- Che succede?- le chiese Harry - Qualche problema Trix?-
- Tom e Damon si stanno picchiando di nuovo.- sussurrò con tono appena percettibile, allibendo tutti quanti - Sono al primo piano, nell'aula d'Incantesimi. Io non sono riuscita a separarli. Ci stanno dando dentro sul serio.-
- Cosa?!- Draco imprecò - Porca miseria ma che diavolo succede a quel mostriciattolo?-
- Aspetta che lo prendo!- ringhiò Harry.
In un lampo si catapultarono tutti fuori, tranne Milo che augurò buona fortuna alla missione di salvataggio.
Se ne stava a tavola, a versarsi la cena in un calice quando la porta della Torre Oscura si chiuse.
Si voltò, vedendo che Beatrix era rimasta sulla soglia.
- Hai sete?- le chiese, evitando di guardarla in faccia.
La sentì sorridere, anche se le dava la schiena.
E un assurdo brivido gli serpeggiò a pelle. Cosa diavolo...
- Sono stata in biblioteca oggi.- sussurrò Beatrix, facendo un leggero passo avanti - Ho letto un testo interessante. Parlava del Vincolo.-
Milo sgranò le iridi, serrando il palmo sul calice.
Ecco. Era arrivato il momento.
L'aveva scoperto.
E lui non era pronto. Non fu pronto neanche quando la sua più grande paura prese forma.
Sentì una vampata fredda alle spalle, si girò appena e un gesto secco gli fece volare via il calice di mano.
Il sangue schizzò sulle pareti, macchiandole.
E Milo finì per sbattere forte i fianchi contro la tavola. Dolente, finì in ginocchio.
Beatrix lo sovrastava.
Alzò una mano e le sue unghie si allungarono tanto da diventare sottili come spilli ma simili ad artigli di un mannaro.
Le aveva appena piantate nelle prime vertebre sulla schiena di Morrigan.
- E così...- mormorò totalmente indifferente, come una bambola assassina - ...e così il tuo sangue mi ha resa tua schiava, già sei anni fa. E tu ti sei ben guardato dal dirmelo.-
Milo sputò del sangue, con gravi danni alla spina dorsale. Non riusciva neanche a rimettersi in piedi.
Sentiva un ronzio nelle orecchie e tutto cominciava a sembrare sfuocato. Tutto tranne Beatrix.
Sollevò piano la testa, guardandola intensamente.
"Si goda questi anni principe...perché presto la bambina che ama diverrà un demone."
- Mi hai tradito.- continuò Trix, implacabile - Mi hai mentito. Mi hai fatto tua con l'inganno, mi hai legata a te...e quando Kronos ha cercato di vincolarmi a lui te ne sei fregato...-
- Trix...io...io...- alitò.
- Silenzio!-
Improvvisamente rabbiosa, si chinò su di lui con la forza di una belva selvaggia.
Gli stava artigliando la testa con quelle grinfie atroci, i denti affilati a un centimetro dal suo viso.
- Mi avresti condannato a morire...a bruciare!- sibilò ancora, con sempre maggior aggressività - E te ne sei fregato! Te ne sei sempre fregato di me!-
- No...non è vero!- Milo digrignò i denti a sua volta, ma per il dolore - Trix devi ascoltarmi!-
- No.- la Diurna ghignò, ghignò con perfidia - Non m'interessa nulla di ciò che dirai, tranne una cosa.-
Serrò di più la morsa al suo collo, rischiando di spezzargli la carotide.
- Ora...dimmelo. Avanti, voglio sentirtelo dire!- gli disse all'orecchio - Dimmelo!- ordinò ferocemente.
Milo aveva un rivolo di sangue alla bocca, gli occhi totalmente lucidi.
Il dolore lo stava strozzando, lo uccideva ma...mai come la disperazione che l'attanagliava ora.
- Parla.- ringhiò allora Trix furibonda, perdendo la pazienza - Dimmelo dannazione!-
- Ti amo.-
Fu solo un alito, una parola detta in un soffio...ma lei sogghignò.
Soddisfazione pura le si dipinse sul viso.
- Di nuovo.- ordinò, follemente.
Milo la guardava, dal basso verso l'alto. E non era più lei.
Non era più la stessa che conosceva.
Ormai...ormai era perduta. L'anima era perduta.
- Ti amo.- disse di nuovo - Ti prego...ascoltami.-
- Hai parlato anche troppo.- sibilò la Serpeverde, sollevandosi appena un po' - Ora ascolta tu me. Mi hai legato a te, fregandotene di ciò che stavi facendo alla mia vita. Mi hai usata, mi hai gettato via...e hai lasciato che rischiassi di morire, bruciando e dannandomi. Tu stesso mi hai tolto la vita!-
- No...io...-
- E ora guardami bene.- finì Beatrix - Perché se io vivrò in eterno legata a te, tu non mi avrai mai! Hai capito? MAI!- urlò allora, scuotendolo con violenza - Il vincolo non lo finirai mai! Non ti lascerò mettermi di nuovo le tue sporche grinfie addosso, ricordatelo bene! Puoi anche amarmi ma mi hai tradito! E passerai il resto della tua spregevole eternità senza il mio sangue! Non mi avrai mai!-
E lo spinse di nuovo contro il tavolo. Lui ci ricadde sopra, ma lentamente le ferite si erano rimarginate e Milo riuscì a tenersi in piedi, aggrappandosi al bordo.
- Ti prego...Trix...- il sangue gli colò di nuovo dalla bocca, finendo a gocce sul pavimento - Devi ascoltarmi. Te lo giuro...te lo giuro su quello che provo per te...non sai come sto...da quando Gala mi ha detto di cos'ha cercato di farti Kronos...credevo d'impazzire...-
- Allora impazzisci!- gli urlò fuori di sé - Muori! Muori e liberami!-
- Non sai quanto sto male!- supplicò, ansando per lo sforzo - Ho capito che potevi morire, bruciare viva e non sai il dolore che ho provato!-
Quell'ultima frase fu l'ultima goccia per lei.
Veloce come un fulmine lo riprese per il collo, inginocchiandolo a forza.
Lui gemette e un lamento gli uscì dalle labbra.
Trix aveva il viso contratto dalla rabbia. Era diventata totalmente un'altra.
- Tu...tu schifoso bastardo...- gli sibilò a fior di labbra - Tu provi dolore? Tu non sai cos'è il dolore! Non sai cosa significa essere usati, venduti, ho perfino ucciso un bambino! Ma sai una cosa?- aggiunse, con un lampo di perverso divertimento negli occhi topazio - Ora te ne farò provare almeno un po' di questo dolore! Ricordatelo! Questo è ciò che ti aspetta per il resto dell'eternità perché per me non sei più niente!- e senza aspettare oltre, gli piegò con forza il capo e affondò rabbiosamente le fauci nella sua gola.
E il sangue scorreva...
Scorreva tanto da macchiare tutto di rosso.

- Ok, adesso basta! Fatela finita!-
Harry e Draco aprirono di scatto la porta dell'aula d'Incantesimi, restando poi di sasso.
Avevano fatto la figura degli idioti, tanto per cambiare.
Damon e Tom erano seduti a un banco, uno di fronte all'altro. Sigarette in bocca, una nube densa e fumosa sulle teste, bicchierini nella mano sinistra e carte nella mano destra.
Si stavano facendo una mano a poker.
- Il poker non è mica illegale.- li apostrofò Riddle con candore - Buona sera. Che succede?-
- Ma cosa ci fate qua?- fece anche Howthorne, stranito - Volete farvi una mano anche voi?-
- Giocate a soldi?- chiese Edward dalle retrovie.
- Idiota, ma sta zitto!- tuonò Malfoy incazzato - Ma insomma si può sapere che cazzo fate?? Credevo che vi steste pestando!-
- Già! Non vi stavate picchiando a morte?- brontolò Harry.
- Picchiando?- Tom sbatté gli occhioni blu - Ma perché?-
- Abbiamo chiarito.- sospirò il Legimors - Cioè...non siamo stati molto civili ma di certo non ci stavamo ammazzando. Ma che vi prende a voi matti? Bevete meno caffè.-
Hermione imprecò fra i denti.
Al diavolo quei due ragazzini.
- Scusate ma il problema qual era di grazia?- chiese seria.
Tom si grattò il mento - Quella faccenda...degli Zaratrox.-
- Zaratrox?- riecheggiò Potter - Di cosa parlate?-
- Niente.- la Granger scosse il capo - Damon ora lo sa?-
- No, non m'ha detto niente.- disse il Serpeverde con aria seccata - Ma ci ho messo una pietra sopra.-
- In poche parole siamo al punto di partenza.- riassunse il grifone - Comunque come mai siete qua? Chi ve l'ha detta quella fesseria che ci stavamo pestando scusate?-
Tristan tacque, pensando a una cosa improvvisa.
Trix.
- Beatrix è venuta a dircelo.- spiegò Ron - Ma che l'è preso? Non è che l'avete spaventata?-
- Ma noi proprio non l'abbiamo vista.- mugugnò Damon.
- Ragazzi...è meglio tornare di sopra.- sbottò all'improvviso Mckay - C'è qualcosa che non quadra.-
E quando tornato alla Torre, in effetti in pochi trattennero il loro sgomento.
C'era sangue ovunque...un odore nauseante. Tanto forte da dare le vertigini.
- Cristo...- sussurrò Draco, pallido - Ma cosa diavolo è successo qua dentro?-
Girarono per tutta la sala riunioni, vedendo una grossa chiazza di sangue proprio nel mezzo.
Un calice in frantumi, la spada di Milo a terra.
Stavano ancora in guardia quando Jeager apparve sulla porta della stanza da letto di Edward, a fianco della cucina.
Gli Auror scattarono subito con le bacchette ma Crenshaw non fece una piega.
La sua espressione era serrata, nervosa.
- Era ora che arrivaste.-
- Cos'è successo?- chiese Harry sconcertato - Di chi è tutto questo sangue?-
- Abbiamo un problema.- disse Jeager a bassa voce - Seguitemi.-
Una volta nella camera di Dalton, Tristan rimase letteralmente sconvolto quando vide Milo sdraiato a letto.
La camicia squarciata, con il colore epidermico della neve, sembrava davvero morto stavolta.
Ma ciò che lo fece stare peggio fu lo sfregio enorme, l'orribile serie di morsi che Milo aveva sulla gola e sul collo.
- Dio.- Hermione si mise le mani alla bocca - Ma cos'è stato? Cosa gli è successo?!-
- Sembra l'assalto di un animale feroce.- mormorò Ron sconvolto - Chi può essere stato?-
- Questi morsi...- Tristan carezzò la fronte al Diurno, addolorato - Sembra che sia stato un lupo mannaro.-
- I denti sono troppo piccoli.- gli disse gelidamente Jeager - E' stato un vampiro.-
- Non attaccano mai così. È impossibile.- rispose Ron.
- Non è possibile che sia entrato qualcuno.- Tristan si volse verso la finestra aperta - A meno che non sia passato da lì. Ora però non è importante. Vado a chiamare i Medimaghi. Voglio che mi dicano come sta.-
- Secondo te come sta?- ironizzò Crenshaw - Sembra che se lo sia sbranato uno squalo, cazzo.-
- E mi sa che i Medimaghi servono in fretta.- aggiunse Hermione, tastando il polso a Milo - Servono numerose unità di sangue. C'è un guaritore molto abile nella squadra della Roberts. Harry vola alla Foresta, troverai Calendulah e quelli dello Yorkshire lì a cercare dei Dissennatori.-
- Io chiamo Jess intanto.- Tristan corse alla porta - Dannazione, se pesco chi l'ha ridotto così lo massacro!-
Mentre gli altri si affannavano per salvarlo però, Milo rimase immobile, cullato nei suoi incubi.
Addio anima, continuava a ripetersi.
Trix aveva abbandonato la sua.
Dopo averlo usato come un animale, dopo averlo sfregiato a morsi...l'aveva lasciato cadere a terra.
Come un semplice pasto. Poi se n'era andata. A caccia.
Addio anima.
Il suo unico amore aveva appena abbandonato la sua.

Beatrix guardò l'orologio da polso, ferma in un vicolo buio di Hogsmade.
Lasciò andare a terra il tizio che aveva cercato di rimorchiarla, ora con due squarci da morso sul collo.
Stava annaspando.
Hn, era ancora vivo.
Era il terzo quella notte. Era uscita da Hogwarts alle undici, dopo aver bevuto a sazietà il pasto che le spettava di diritto e poi era uscita a caccia, raggiungendo il villaggio in volo.
Doveva ammettere che tre bevute in un'ora non erano male per una principiante come lei.
Imparava in fretta.
Ma era ormai mezzanotte passata ed era gonfia di sangue.
Si, decisamente non era mai stata così sazia. Si leccò le labbra un'ultima volta, poi scavalcò la sua preda che si contorceva nella neve e si rimise il cappuccio del mantello di pelliccia sul capo.
Decise di tornare a piedi. Fare due passi le sarebbe servito a digerire.
Muovendosi fra le ombre, raggiunse velocemente i margini dei campi di Hogsmade e poi la Foresta Proibita senza essere vista da nessuno, nemmeno dagli Auror di Gary Smith.
Dove i pini erano alti, saltò da un ramo all'altro, poi una volta nel pieno della foresta scese a terra, arrancando nella neve. Sentiva tutto con maggior enfasi ora. Che strano.
Tutto odorava di animale. Sentiva perfino il ronfare delle fate in letargo, chiuse nei loro nidi.
Si muoveva lenta, sinuosa, con passo fluente anche in mezzo alla distesa bianca innevata.
Non c'era la luna, non si vedeva assolutamente nulla.
Eppure lei vedeva tutto.
Notò tanti occhi che la scrutavano.
C'erano dei fauni in giro.
In lontananza vide un unicorno galoppare veloce, seguito da due cuccioli argentati.
Erano ormai le quattro di mattina quando vide le luci di Hogwarts sopra le chiome degli alberi.
Vide le quattro torri.
La Torre Oscura era piena di candele languenti.
Sogghignò.
Oh, il suo povero cucciolo. Chissà come stava soffrendo.
Stava per tornare a casa quando al suo udito arrivò un gemito.
Il gemito di un essere morente. E un odore...di bestia selvatica che conosceva bene.
Si bloccò di colpo. C'era una radura lì vicino.
La raggiunse come in trans, fermandosi su una collinetta.
Guardò in basso.
Vide un gruppo di centauri.
I loro latrati erano rabbiosi, quasi vendicativi.
Si lanciavano con forza una sorta di carcassa, avvolta in cenci.
C'era del sangue a macchiare il candore della neve.
Alcuni pestarono il loro giocattolo con gli zoccoli. Era vivo, continuava a gemere.
A un certo punto quella carcassa rotolò ai suoi piedi.
I centauri si fermarono all'improvviso. A occhi sgranati, si avvidero della Diurna.
Cassandro era fuori dal gruppo del pestaggio, ma la fissò bellicoso.
- Cosa ci fai qua, vampira?- l'apostrofò.
Beatrix tacque.
Guardò la carcassa.
Quegli occhi di brace. Quell'odore.
Un orecchino di rame si stagliava sul padiglione dell'orecchio destro di quel prigioniero.
Le iridi di Trix si contrassero.
Ciò che l'aveva attanagliata per tutta quella notte, svanì in un lampo.
La sua anima tornò in lei. Insieme alla sua pietà.
E una lacrima le rigò il viso.
Era come se...fosse tornata da un lungo viaggio. Come se fosse stata in coma.
S'inginocchiò lentamente, scostò i capelli dal viso del prigioniero.
Asher Greyback mosse appena le pupille su di lei, mettendola a fuoco.
Oddio.
- E' nostro prigioniero.- le ringhiò Magorian, apparendo a fianco di Cassandro.
Il principe dei mannari serrò le palpebre.
Una profonda ferita da taglia gli sfregiava il torace. Stava andando in ipotermia.
Eppure riuscì a muovere le labbra. A supplicare. Come mai aveva fatto in via sua.
- A...aiutami...- alitò, guardandola con la vista offuscata dalle torture - Aiutami...non lasciarmi...morire...-
- Ora non è più vostro prigioniero.- Trix, senza cedimento nella voce, sollevò lo sguardo e levandosi il mantello lo mise addosso ad Asher - Lo porto da Harry Potter. È prigioniero di guerra.-
Cassandro assottigliò i lineamenti - Allora che lo uccidano gli Auror!-
Uccidere.
Trix passò un braccio attorno alla vita dimagrita del principe, tirandolo in piedi.
Ora era così tanto più forte di lui.
Sembrava diventato uno spettro.
Asher la guardò ancora, poi chiuse le palpebre. E si appoggiò a lei, chinando il capo sulla sua spalla.
- Ti porto via.-
Uccidere.
Era già scorso troppo sangue a causa sua.
Beatrix decise di provare a salvare almeno lui.
Almeno in memoria dell'amore che aveva perduto quella notte.

 

 

 

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Capitolo 32
*** Capitolo 32° ***


figli32

 

 

22 dicembre.
Hogwarts si stava svuotando per le vacanze natalizie ma cinque persone a caso, all'ora di pranzo quando tutti tiravano via le loro valigie verso l'ingresso per tornarsene a casa loro, si riunirono sotto l'immenso albero di Natale nell'ingresso della Scuola di Magia e Stregoneria.
- L'hai lasciato nella vasca?- sbottò Sedwigh Stanford sconvolto, imbacuccato nel cappotto e nella sciarpa, rivolto a Beatrix Vaughn - Tu sei tutta matta! Sai che fatica ho fatto per ricucirlo? Non sono un sarto, per chi mi avete preso? Dovreste farlo vedere da un vero Medimago!-
- Tu basti e avanzi.- sentenziò Tom Riddle, che come Trix e Damon era ancora senza cappotto, visto che sarebbero gli stati gli ultimi ad andarsene con Harry e gli altri Auror - E poi anche se schiatta sai che perdita.- aggiunse infastidito.
La Diurna lo guardò storto - Con tutte le grane che ci siamo tirati addosso per tenerlo in vita? Non scherziamo.-
- Certo, peccato che morda come un pesce cane.- frecciò Riddle - Non mi piace quello lì.-
- A me neanche. Non sta zitto un attimo.- scandì Cloe King, annodandosi una sciarpa rosso rubino al collo sottile e frugando nella sua borsa - Comunque ormai dobbiamo dirlo a Harry e agli altri. Non possiamo lasciarlo qua e se volete portarlo a Lane Street, di certo i ragazzi noteranno che hanno un cucciolo in più da sfamare, no?-
- Cucciolo.- ironizzò Damon, sogghignando sarcasticamente - Sembra uscito dal decimo girone infernale.-
- Il casino non è questo ora.- sentenziò Sedwigh serafico, chiudendosi gli ultimi bottoni della giacca grigia - Me l'avete fatto rimettere in sesto? E adesso ve lo portate a casa con voi!-
- Lo sai bene che se lo prendono gli Auror lo sbattono ad Azkaban!- sibilò Cloe - Lo uccideranno!-
- Harry lo proteggerebbe di sicuro.- fece il biondo, pacato - Il problema è il collare.-
- Funziona.- scandì Tom - L'ho provato a lungo prima di metterglielo.-
- Ma non puoi neanche riempirlo di sedativi! Vuoi farlo andare in coma?-
- Ma che sedativi! È lui che non riesce a trasformarsi!- Riddle fece una smorfia acida - Poveretto, è sotto shock.-
- Ehi, ehi!- lo zittì la King - E' stato tradito da suo padre, non c'è da scherzarci.-
- Doveva solo aprire gli occhi e ammazzare meno gente.-
Cloe e Tom si rivolsero uno sguardo diffidente, poi la Sensistrega sospirò.
Dio, da qualche tempo era terribilmente intrattabile.
- D'accordo.- sospirò, vedendo la carrozza dei King parcheggiata davanti al portone con tante altre - Ora devo andare. Ci vediamo la sera di Natale. Siamo a cena dai Mckay. Eccovi i regali, Buon Natale ragazzi.- e dopo abbracci e baci se ne andò allegramente con Stanford, lasciando quei tre a guardarsi mesti e scoraggiati.
Grazie mille Cloe.
E ora come glielo dicevano a Harry, Ron e agli altri che avevano...come dire...un lupacchiotto nella vasca da bagno? Imbavagliato, legato e pure nutrito a brodo di pollo tramite cannuccia?
E come dire loro che il lupacchiotto sbraitava da giorni nel sotterraneo dei Serpeverde, nella stanza di Trix, perché esigeva di essere liberato e anche sfamato?
Il loro lupetto, come lo chiamavano in codice anche se di carino aveva poco e niente, non si era dimostrato un paziente facile. Da quando Trix l'aveva trovato nella Foresta Proibita, il lupacchiotto aveva dormito due giorni di fila.
Preoccupata delle sue condizioni e non convinta di chiedere aiuto agli adulti, la Diurna aveva chiesto una mano all'unica persona che fra loro studenti se ne intendesse abbastanza di guarigione e Stanford, venuto a sapere della faccenda, era rimasto di sasso. Però non si era tirato indietro e una notte, sotto il Mantello dell'Invisibilità di Tom, era sceso con lui e la King a Serpeverde per ricucire la ferita da coltello che Asher Greyback si era procurato col tradimento di suo padre.
Si era risvegliato due giorni prima da un lungo sonno e...da quel momento non era stato più zitto.
Aveva gridato come un matto per un giorno intero, poi Trix esasperata l'aveva messo a tacere ficcandogli fra le fauci un pezzo di legno abbastanza grosso da non poterlo rompere.
Il bello però era che la sua forza, dopo quei giorni d'indigenza, stentava a tornare. Per fortuna.
Altrimenti tenerlo lontano dagli occhi degli Auror non sarebbe stato facile.
Tom poi, che non si fidava minimamente di Greyback, gli aveva cacciato un collare al collo che rispondeva agli ordini suoi, di Beatrix, Damon, Cloe e Sedwigh.
Questo aveva contribuito a far inferocire ancora di più il ferito.
Frustrato e umiliato, il principe non apriva bocca se non per imprecare e cercare di parlarci era stato inutile.
E adesso con le vacanze non potevano di certo chiuderlo nella stanza di Trix.
Dovevano per forza portarlo con loro...e parlarne con Harry.
Stavano ancora confabulando quando Potter, Weasley e Dalton apparvero sulla scalinata.
Con guanti e mantello, erano pronti ad andare via visto che le tate coi bambini erano già sparite da un bel pezzo.
- Ehi, che fate?- li richiamò Ron - Ragazzi preparatevi. Si parte non appena arrivano Hermione e Malfoy.-
- Ecco...- Tom roteò gli occhi, cercando di trovare le parole adatte - Harry...noi ti dovremmo dire una cosa.-
- Oh no.- Potter la conosceva quell'espressione. Fin troppo bene.
- Che è successo?- chiese, pronto a tutto.
- Niente a noi.- rispose subito Riddle, per tranquillizzarlo - Ma vedi...ti ricordi di quella volta che i mannari sono venuti davanti a Hogwarts?-
- E si sono messi a ballare in can can?- frecciò il bambino sopravvissuto, serafico - Si, mi ricordo. E allora?-
- Bhè...sai che avete cercato un cadavere in particolare dopo la battaglia no?- andò avanti Damon.
- Si, quello del principe.- Edward sbatté gli occhioni - Oh no! L'avete trovato voi e l'avete aperto in due di nuovo!-
- E ma che schifo!- sbottò Harry - Tom, Dio! Devi farti vedere da qualcuno!-
- Voi non siete normali!- si sdegnò anche Ron, senza farli parlare - Che mania avete di vivisezionare i cadaveri eh?-
- Chi ha vivisezionato cosa?- sbottò Draco, arrivando dalle scale dopo di loro.
- Di nuovo?- allibì anche Hermione - Voi siete matti!-
- Ci lasciate parlare?- rognò Trix - Non abbiamo aperto in due nessuno!-
- E allora dov'è il principe?- fece Ron sconvolto.
- Nella mia vasca da bagno.- rispose angelicamente la Vaughn.
Gli Auror avevano espressione contrastanti: incredulità, disgusto, sconcerto.
- E ti tieni un cadavere nella vasca?- se ne uscì alla fine la Granger, pacata.
- Oh, che palle! Ok, adesso basta!- sbuffò Damon, che se ne era stato zitto anche troppo - Venite, andiamo a Serpeverde e vedrete coi vostri occhi!-
Una volta scesi nel sotterraneo, parecchio straniti da tutta la situazione, il gruppetto entrò nella sala comune delle vipere, avvertendo il solito freddo e la solita deleteria umidità.
- Non ti è mancato questo posto?- sorrise Hermione, osservando Draco di striscio.
- Scherzi?- il biondo aveva già la mano alla gola - Da quando sono uscito da qua la mia laringite mi ha dato pace.-
- Sei proprio di vetro Malferret.- frecciò Ron.
- Sta zitto Donnola. Tu te ne stavi al caldo.-
Infilato il dormitorio femminile non senza qualche problema, arrivarono finalmente nella stanza singola della Vaughn.
Ignorando i poster e le pile di cd illegali che salivano lungo tutte le pareti, la seguirono fin davanti alla porta del bagno.
- Ok.- sospirò - Promettetemi che non darete i numeri.-
- L'avete squartato davvero allora.- bofonchiò Harry.
- Non abbiamo squartato nessuno.- replicò Tom per l'ennesima volta - Ma loro vogliono che tu ci prometta che ti occuperai di lui e non lo lascerai finire ad Azkaban.-
- Chi scusate?- li apostrofò Edward.
- Lui.- e finalmente Trix aprì la porta. Nel momento stesso però in cui si aprì un leggero spiraglio, fra battente e stipite passò un latrato allucinante che fece traballare tutti i muri. Si misero le mani sulle orecchie, davanti alla sequela di bestemmie ben poco fini che li investì in pieno.
In mezzo al bagno piastrellato di scuro c'era una vasca.
E dentro...Asher Greyback, legato e imbavagliato.
Un pezzo di legno fra i denti, si agitava come un dannato ma niente gl'impediva d'imprecare.
Era pallido e dimagrito ma...un collare di cuoio rosso al collo stava a indicare che era sotto incantesimo.
Harry Potter socchiuse gli occhi.
Era vivo.
Si mise le mani sul viso e gli altri presero quel gesto come disperazione ma non era così.
Non era mai stato così felice di vedere vivo quel moccioso.
E col cavolo che l'avrebbe consegnato a Orloff. No.
Asher sarebbe rimasto con loro.

24 dicembre, Vigilia di Natale.
Grimmauld Place n° 12, ore sette di sera.
La neve cadeva fitta fitta e un vento gelido e freddo aveva ghiacciato la strada e i vetri della dimora dell'Ordine della Fenice. All'interno della casa dei Black però, l'atmosfera era calda e gioiosa.
- Io non posso crederci! Sono assolutamente scandalizzata!-
Molly Weasley ciabattava per la cucina di Sirius, borbottando come una teiera.
- Non posso davvero credere che avete lasciato questo povero ragazzo alla fame! Brodo di pollo! Come avete potuto nutrirlo a brodo di pollo con una cannuccia?! Indecoroso! Mi meraviglio di voi ragazzi!-
Ron cominciò a inventare mille scuse, prendendosi dietro occhiatacce da sua madre mentre Tom, Damon e Trix se ne sbattevano altamente. Chi invece sembrava parecchio a disagio era Asher Greyback.
Seduto a tavola in abiti babbani, non aveva più neanche quell'aria selvaggia che lo contraddistingueva.
Tutte le premure di Mamma Weasley poi lo avevano fatto arrossire più di una volta.
- Brodo di pollo!- brontolò di nuovo la strega, infornando l'arrosso con le patatine croccanti - Se non altro questa sera potrà rimettersi in forze! Altro che brodo di pollo e cannuccia! Vorrei vedere se avessi nutrito te, Ronald Weasley, e i tuoi fratelli a brodo di pollo!-
- Che hai contro il brodo di pollo Molly?-
Mamma Weasley si volse di nuovo, guardando Sirius inferocita.
Il padrone di casa era appoggiato alla porta, braccia incrociate e...non sembrava per nulla felice di avere Asher in giro.
- Non fa bene per chi ha certi appetiti!- sentenziò bonariamente la signora Weasley.
- Senz'altro.- rispose gelidamente Black.
- Sei di cattivo umore?- gli chiese Harry, inclinando il capo.
- No.- rispose lapidario Sirius, gelido come il tempo fuori a Londra - Vado in salone. Mi trovate lì.-
- Lasciatelo perdere!- rise Tonks, mettendo il naso nella cucina - E' reazione riflessa nei confronti di Remus.-
- Sempre pappa e ciccia quei due.- sentenziò Molly - Caro ti piace l'arrosto vero?-
Asher arrossì di nuovo.
- Si, certo.- biascicò, abbassando il capo.
Caro. Neanche sua madre l'aveva mai chiamato così anche se doveva ammettere che fra tutte le sanguepuro, sua madre era anche una dei mannari più dolci in circolazione, se si considerava che fra la sua gente crescere un figlio stava a significare abbandonarlo nel bosco per un mese e vedere se sopravviveva.
- Saremo veramente tanti stasera.- sospirò Tonks - Molly non dovresti faticare tanto. Non staremo neanche tutti seduti a tavola. Mangeremo tranquillamente anche in piedi.-
- Ah, bella Vigilia così!- squittì Mamma Weasley - Dov'è quel delinquente di Mundungus?-
- E' andato con Fred e George a rubare il vischio.- disse Ron distrattamente, per rettificare subito all'occhiata fulminante di sua madre, così deviò l'armento - Ginny dov'è? Viene?-
- Si, certo. Sarà qua a momenti col suo nuovo ragazzo. Cerca di essere carino con lui, Ronald.-
- E Bill e Charlie?- chiese Harry - Il signor Dalton viene poi?-
- No, non credo.- rispose Tonks - Edward quando è andato via stamattina mi ha detto che suo padre doveva parlargli di qualcosa e che avrebbero fatto una delle solite cene nella tenuta di campagna.-
- La zia Andromeda invece?- chiese Tom speranzoso - Viene?-
- Certo, sarà qua con zia Narcissa al più presto.- sorrise la strega con folti capelli blu elettrico.
- Malfoy e Sirius faranno i salti di gioia a rivedere Malfoy Senior.- ironizzò Potter - A proposito, dov'è andato?-
- E' coi bambini al piano superiore.- gli disse Damon - Lucas e Glory si sono infilati sotto al letto e non riesce a staccarceli. Lo faranno impazzire.-
- Già, da qualche giorno sono veramente troppo eccitati.- bofonchiò Ron - Ma in fondo stanno per compiere due anni.-
- Domani cosa fate ragazzi?- Molly l'interruppe dolcemente - Siete dai Mckay anche voi giusto?-
- Si, Tanatos Mckay ci ha chiesto un'allegra rimpatriata.- rise Hermione, entrando con Jeager al seguito - Credo che alla fine si trasformerà in un concilio di Auror infuriati. Tristan arriva con Lucilla e Degona dopo cena comunque.-
- Notizie di Milo?- chiese Damon.
A quel nome Trix abbassò il viso su un giornale qualunque di quelli che aveva sulle ginocchia, avvertendo un fremito.
- Si sta riprendendo.- rispose la Grifoncina - I Medimaghi dicono che sarà in piedi entro qualche giorno.-
- Una buona bevuta gli ha fatto bene.- Jeager si sedette davanti alla Diurna, con aria apparentemente tranquilla - In fondo è solo stato morso da un vampiro. E dai denti, doveva essere qualcuno giovane.-
- Oppure è stata usata un'arma per ricreare quei morsi.- rispose Harry - Lui non ricorda niente.-
- Strano.- Crenshaw sogghignò - Certe cose non si scordano.-
Basta. Non poteva reggere oltre.
Trix si alzò con una scusa, per andarsene da quella cucina.
Non poteva sopportare di ricordare...cosa gli aveva fatto. Eppure certe volte la notte godeva ancora, a quel ricordo.
Mostro, mostro, si disse.
Nel salone, intanto, Sirius camminava pigramente davanti al caminetto scoppiettante, con un bicchiere di brandy in mano. Seduto sul divano, Remus leggeva la Gazzetta con un sorriso tenero sulle labbra.
- E' Natale. Siamo tutti più buoni.- gli disse scherzosamente.
- Certo.- ironizzò ferocemente Black, alzando il bicchiere con un brindisi acido - Diventiamo dei santi.-
- Paddy, è passato tanto tempo. Inoltre mi ha tramutato suo padre, non quel ragazzo.-
- E chissene frega.-
Lupin rise, scuotendo il capo. A distanza di tanti anni, ancora lo difendeva sempre, di fronte alle avversità.
Gli sembrava quasi che James camminasse accanto a lui, bofonchiando improperi.
- La finisci di brontolare?- li apostrofò Harry, apparendo nel salone - Ti si sente fino in cucina.-
- E chissene frega.- ribatté per la seconda volta Black.
- Dai. Sono felice che sia vivo, davvero.- lo blandì il moretto - Non dimenticare che è stato tradito. Che sia vivo è un vero miracolo.-
- Io non lo chiamerei così.- sibilò Sirius, sprofondando in poltrona - Ma fa un po' come ti pare.-
- Lascialo perdere, Harry.- celiò Lupin - Sono vecchie abitudini che sono dure a morire queste.-
- Allora signori?- Deirdre li aveva raggiunti all'improvviso, veleggiando in un abito di velluto rosso - Tutto bene?-
- Si, benissimo.- le sorrise Remus - Duncan e Kinglsey sono già arrivati?-
- Ancora no.- la Warfield si sedette sul bracciolo della poltrona di Sirius, carezzandogli la mano.
E quel gesto bastò a mettere Harry di cattivo umore.
Che rabbia. Ogni volta che stavano da soli quella arrivava e si metteva in mezzo!
E non la smetteva di starnazzare. Dio! Non ne poteva più di quella!
Per fortuna che poi arrivò Lucius Malfoy e quindi i battibecchi fra lui e Sirius passarono in primo piano, perciò non si fece andare per traverso la cena. Per fortuna.
- E' pronto!- urlò Mamma Weasley dalla cucina - Signori muovetevi!-
- Se non stai zitto Malfoy ti ritroverai con un coltello piantato in gola e poi voglio vedere come farai a mangiare!-
- Sta zitto Black. Il canile è il posto tuo!-
Narcissa Malfoy li ignorava, togliendosi i guanti con grazia.
- Buona sera.- salutò la bionda, quando arrivò Draco dai piani superiori con Lucas e Glory per spalla.
- Mamma.- Draco le baciò una guancia leggermente, dandole la figlia in braccio.
- Ciao tesoro.- Narcissa, come tutti del resto, adorava la bambina. Anche quella sera e nonostante la presenza di estranei alla loro famiglia la coccolò dolcemente, tanto che e la vicinanza riuscì a smorzare anche l'interesse di Lucius per la lite.
Strano a dirlo, anche Malfoy Senior venerava la nipote.
E questo, bisogna sottolinearlo, infastidiva il figlio in segreto.
Anche se non sapeva spiegarsene i motivi.
Tom invece corse ad abbracciare le zie, arrivate una di seguito all'altra dopo di che, all'ingresso di Mundungus e dei gemelli che si portavano appresso un pezzo di vischio gigante, poterono iniziare a cenare.
Tanto Duncan sarebbe arrivato a metà cena come al solito.
Col piatto in mano e un buffet allestito nel salone, tutti si erano riuniti in gruppetto qua e là.
Elettra era tornata giusto in tempo dopo una riunione con la sua squadra e anche Hermione, che era andata a Lane Street per controllare che tutto fosse a posto, trovò un'atmosfera decisamente accogliente.
- Fa un freddo cane.- si lamentò la Granger, stretta nell'abito di maglia bianca che le lasciava scoperte le spalle - A casa è tutto a posto. Gl'incantesimi di controllo funzionano bene e ho chiuso tutto. I bambini?-
- Tempo mezz'ora e moriranno di sonno.- sorrise Pansy, carezzando la testolina rossa di Jeremy, che mangiava seduto sul divano con William e intanto fregava le patatine croccanti dal piatto del padre e degli zii.
- E tu mia cara?- Molly Weasley guardava Hermione con una strana aria accusatoria - Quando ci riprovi?-
La Grifoncina capì subito, ridendo con gli occhi dorati pieni di luce.
- Pensavamo a marzo.- rispose sincera - Chissà che la sesta volta sia quella buona.-
- Anche perché comincia a costare un po' in energie.- ghignò Harry - Vero tesoro?-
- Decisamente.- annuì Hermione - E poi sono stufa di farvi sempre vestire a festa. Se porto Trix in chiesa ancora una volta senza concludere niente penso che mi ucciderà.-
- Contaci.- annuì la Vaughn, col suo calice in mano.
- Per me è destino così.- sentenziò Damon.
- Destino un corno.- ringhiò Draco, che sorseggiava del rosso, irritato - Andrò avanti finché non ce la facciamo.-
- Tanto ne capita sempre una. Non insistere quando fai cilecca.- ironizzò il Legimors.
- Vuoi vedere che ti faccio dormire sul balcone stanotte?-
- Tanto sono tutti abbarbicati nella camera di Tom.- spiegò Elettra - Fra il suo letto a due piazze e una branda dormiranno comodissimi. Anche se non ho ancora capito dove metterete Asher ragazzi.-
- Lo leghiamo nella vasca.- rispose Riddle angelico.
Guardato storto anche da Molly, scoppiò a ridere.
- Ammetto che l'idea c'è passata per la testa.- mugugnò Trix, osservando l'appetito del principe mannaro - Ma il letto di Tom ci stiamo in tre. La branda se l'è presa il lupetto.-
- Zitta sanguisuga.- le sibilò.
- Ti va giusto bene che il vostro sangue di lupo è acido.- lo minacciò.
- Ma poveretto, lasciate che si riprenda.- sospirò Tonks.
- Poveretto un accidente.- disse Tom fra i denti, dopo di che filò al buffet dove si fermò a parlare con Sirius. Da lì, Harry intese che era meglio evitare l'argomento del tradimento paterno col mostriciattolo, così passarono al secondo, poi al contorno. Di fronte alla mitica fonduta di cioccolato dei Black poi, qualcuno si prese anche il diabete.
Stavano per tagliarsi la seconda fetta quando suonò il campanello di casa.
- Lascia, vado io.- disse Harry a Sirius e corse ad aprire.
Davanti a lui c'era un signore sui quarantacinque anni, dall'aspetto normale anche se distinto.
Aveva guanti di pelle, come quelli dei professori, ma una leggera barba scura gli dava un'aria più trasandata.
- Posso aiutarla?- gli chiese Harry.
Il tizio lo guardò per un attimo...specialmente la sua fronte. E s'illuminò subito.
- Harry Potter, vero?- e gli allungò la mano, usando un accento stranamente famigliare - E' un vero onore.-
A quella stretta vigorosa, l'Auror sorrise.
- Si, sono io. Lei è...?-
- Oh, mi scusi.- l'uomo gli porse un suo biglietto da visita - Ecco, mi chiamo Malcom Vaughn. Sono il padre di Beatrix. Sono arrivato un'ora e mezza fa con l'aereo e non ho fatto in tempo ad avvisarla. Mi hanno detto che è qui.-
Il bambino sopravvissuto annuì, felice di conoscere il padre umano della Diurna.
- Prego, venga dentro. Fuori si gela.-
- Non vorrei disturbare...-
- Ma si figuri. È una riunione informale.- e lo condusse dentro, dove il mago si levò il cappotto mentre Harry chiamava a gran voce la Serpeverde. La streghetta mise il naso nel corridoio e i suoi occhioni topazio s'illuminarono all'improvviso, come da un pezzo non succedeva.
- Papà!- urlò felice e si precipitò ad abbracciarlo, stringendolo forte.
Malcom Vaughn rise felice insieme alla figlia, carezzandole i capelli.
- Volevo farti una sorpresa.-
- E ci sei riuscito!- Trix era radiosa - Sono contenta che sei venuto! Chi ti ha detto dov'ero?-
- Bhè...ho chiamato tua madre e mi ha gentilmente detto che se solo osavo farmi risentire mi avrebbe usato come stuzzicadenti e così ho cercato tua nonna. Dopo avermi maledetto in una lingua strana mi ha dato questo indirizzo.- il mago la scrutò divertito - Che hai fatto a tua madre? Sembrava furibonda.-
Lei perse il sorriso, levando le spalle.
- Niente. Sai com'è...diventata.-
- Si, so com'è diventata.- le rispose, poi sollevò gli occhi castani oltre la figlia.
- Non mi presenti i tuoi amici?-
Quella manica di curiosi naturalmente avevano i radar puntati sul nuovo venuto, ma i primi a fare la conoscenza col signor Vaughn furono Damon, William e Tom che fecero quasi un inchino in sincrono. Sfilarono gli Auror e Hermione fu piacevolmente colpita di sapere che il padre di Trix era un ricercatore, diventato studioso di cultura vampiresca in seguito alla trasformazione della figlia.
Asher fu meno cerimonioso ma di certo anche più regale, coi suoi consueti modi da principe.
A vedere anche le tate dei bambini, Malcom Vaughn sorrise divertito.
A casa sua in America doveva essere abituato ad un ambiente simile perché non fece commenti.
- E così Trix ci ha detto che si è trasferito a Boston quest'estate.- gli disse Hermione, seduta sul divano con l'ospite e tutti gli altri - Come si trova?-
- L'ambiente nei sobborghi è decisamente pericoloso.- spiegò il signor Vaughn - Ma meglio della California.-
- Si, faceva troppo caldo.- ironizzò Beatrix - Perché non ti trasferisci qui pa'?-
- Lo sai perché.- le disse suo padre, pacatamente.
- Si, la mamma ti userebbe come stuzzicadenti e quell'altro orrido essere ti berrebbe come un frappé.-
- Artemas non può essere così male tesoro.-
- Ah no?- replicò lei gelida.
- Lascia perdere i vampiri. È Natale.- le consigliò Ron - Vado a prendere del brandy. Qualcuno favorisce?-
- Tutti!-
- Non avevo dubbi.-
In cucina intanto si stava disputando un interessante alterco genitori-figlio.
- Ancora mamma? Ma vuoi farti rovinare le feste?- sbuffò Draco, che imboccava Glory con una pappetta disgustosa per i suoi fini gusti da purosangue - Perché perseveri nel voler andare dalla nonna?-
- Appunto.- bofonchiò anche Lucius, seduto a tavola a fianco del seggiolone della nipote - Andiamo Narcissa, sarebbe solo una tortura. Tua madre si ostina a vivere solo per farci dispetto, lo sai.-
- L'avevo detto io che andava avvelenata.- sibilò Draco e Glory gorgogliò felice, facendo ridere Lucius.
- L'ha chiesto anche ad Andromeda.- Narcissa agitò la mano, annoiata - Lo so anche io che è una perdita di tempo.-
- No, sarebbe un errore irreparabile.- soffiò suo marito - E tu Damon...- Lucius si volse verso il Legimors, che aveva la testa nascosta nel frigo - Tuo padre mi ha contattato l'altro ieri.-
- Oh, che onore.- disse Howthorne sarcastico - Lord Michael s'è fatto sentire.-
- Non essere così distaccato Damon.- Narcissa lo guardò storto - Tuo padre e tua madre sono preoccupati per te.-
- C'è Draco che si occupa di me.-
- Motivo in più per mettersi in allarme.- disse pigramente Lucius.
- Perché non vai a litigare con Black?- gli ringhiò il figlio fra i denti - Che voleva Lord Michael?-
- Sapere come sta il suo sangue. E ci ha chiesto di portarti da loro Damon.-
- Piuttosto l'inferno.- sibilò il Legimors, tirando fuori dal frigo un mousse alle fragole.
- Andiamo, non puoi non volerli più vedere.- sospirò Narcissa - Non ci parli da settembre.-
- Dei mesi di calma regolare, signora.- rispose Damon, affondando un cucchiaino - Sto benissimo senza di loro.-
- Visto?- Draco fece un sorriso smagliante e assolutamente fasullo - Ha capito tutto dalla vita.-
- Ma sta zitto.- Lucius prese in braccio Glory, che si attaccò subito ai suoi capelli - Il fatto è Damon che tuo padre teme che tu possa combinare qualche guaio. Con la guerra che avanza, visti i tuoi rapporti con Tom, è in ansia a quello che potrà accaderti.-
- S'è scordato che prevedo la morte?- celiò Howthorne - Oh già, certo che non può esserselo scordato.-
- Io ci rinuncio.- sbuffò Lucius, andandosene alla porta - Siete grandi abbastanza per decidere.-
- Dove cavolo porti mia figlia scusa?- lo richiamò Draco, serafico.
- Pensavo di andare a venderla. La porto a letto no?-
- Ce la posso portare da solo.-
- Continua a fare il paparino per Damon.-
- Hn, cosa che tu non sai fare vero?- sibilò l'ex Principe di Serpeverde a bassa voce.
Quando rimase solo, il biondo si appoggiò alla finestra, sospirando.
Accidenti a suo padre.
Accidenti ai nonni.
Al diavolo tutti e al diavolo pure Natale.
Se ne stava lì da qualche minuto quando entrò Hermione e vedendolo così, sorrise.
Gli carezzò la schiena di spalle, appoggiandosi a lui.
- Tutto bene?-
- No.- rognò seccato, accendendosi una sigaretta - Non va bene per niente. Non sopporto quell'aria da pacifista di mio padre con Glorya.-
- Sei geloso?-
Gli occhi grigi di Malfoy scintillarono.
- Dai.- Hermione appoggiò la testa sulla sua spalla, facendosi abbracciare - Certe cose si possono fare solo con un nipote. Guarda mio nonno. Ha ignorato mia madre per quasi metà della sua vita, poi arrivo io e con me è diventato di burro. Senza contare mio padre.-
- Tuo padre?- Draco sbatté le palpebre - Tuo padre s'è fatto sentire?-
- Già. Vuole vedere la bambina.-
- E tu?-
- Io?- la Grifoncina rise acidamente - Io l'ho mandato al diavolo.-
- Mezzosangue.- Draco si passò le mani sul viso - Perché? Mica ha mai cercato di ucciderti.-
- No, mi ha solo detto che non mi accetta.-
- E ora ti vendichi non facendogli vedere Glory?-
- Si.-
- E ti senti meglio?-
Hermione serrò le mascelle - Non farmi la predica. Mio padre deve stare fuori dalla nostra vita.-
- E Jane che ha detto?-
- Non gliel'ho detto.-
- Mezzosangue che pazienza ci va con te.- sussurrò, baciandola a fior di labbra.
Verso le undici, quando batté il pendolo, arrivò altra gente.
Tristan spalancò la porta dell'ingresso imprecando dietro a Duncan e Kingsley, arrancando entrambi nella tormenta di neve che batteva Londra quella notte.
- Oh, era ora!- li apostrofò Sirius - Dov'eravate?-
- In mezzo a due metri di neve.- ironizzò Mckay, tirando dentro Degona che quasi era sparita nel cumulo davanti a Grimmauld Place - Dio, non si vede assolutamente nulla.-
- Ciao mamma!- Tom andò ad abbracciare Lucilla, avvolta in un lungo mantello di pelliccia - Come va?-
- E' stata una serata oscena.- rispose Degona per lei - La nonna e Liz hanno riempito Cedar House di gente matta.-
- Già,- annuì Lady Lancaster - qua come va? Dov'è questo principe dei Greyback?-
- Esatto, dove sta?- chiese anche il Capo degli Auror.
- In salone.- rispose Harry, apparendo accanto a Riddle - Piano Duncan, per favore. È già abbastanza umiliato dalla situazione senza che vi mettiate a fargli mille domande.-
- Ma cosa sei Potter? Il direttore di un asilo di recupero?- borbottò Gillespie - C'è anche Crenshaw immagino.-
- Si, sta giocando al tiro al bersaglio dalla terrazza.-
- Faccio finta di non aver sentito.
Asher quando li vide arrivare si alzò in piedi, evidentemente sulla difesa.
Sapeva chi erano e sapeva che era prigioniero di guerra, anche se in quei giorni era stato trattato in maniera del tutto differente.
- Tranquillo.- gli disse Trix.
Il principe la guardò storto, almeno fino a quando non vide Lucilla.
Sgranò gli occhi arancioni, in adorazione. Gli avevano detto così tante cose di lei...come delle favole...
E come sempre l'aura della Lancaster fece il resto.
S'inchinò leggermente di fronte a lei, rispettoso.
- Milady.- sussurrò.
Lucilla lo scrutò attentamente, in silenzio. Silente aveva ragione. Era molto diverso da Fenrir.
- E' un onore.- le disse, con tono smozzicato.
- Piacere.- rispose lei, stringendogli il palmo caldo e forte - Sono sollevata nel vedere che stai bene.-
- L'hanno legato in una vasca mia cara!- strillò Molly Weasley dal fondo sala - Che vergogna!-
- Si comportava da pazzo.- spiegò Beatrix tranquilla, poi indicò suo padre - Tristan, Lucilla...lui è mio padre.-
- Professor Mckay. Io sono Malcom Vaughn. Sono lieto di conoscerla. Grazie di prendersi cura di mia figlia.-
- Si figuri.- Tristan rise, passando un braccio attorno alle spalle della Diurna - E' un piacere occuparsi di Beatrix e in fondo è Milo ad occuparsi delle sue esigenze.-
- Oh, il famoso Milo.- Malcom Vaughn rise - Mia figlia mi parla spesso di lui. È qua?-
- E' indisposto.- si affrettò a rispondere Trix.
- A dire il vero l'ha rimesso in piedi Lucilla.- specificò Tristan.
- In piedi come?- chiese Ron - L'ultima volta era steso a letto con la flebo in endovena.-
- Cosa gli è successo?- allibì il signor Vaughn.
- Incidente di percorso.-
Tristan sorrise - Ma non si preoccupi. Lo conoscerà presto.-
- Mi è bastato poche ore per sapere che siete in piena guerra.- disse il padre di Trix - Siete in pericolo?-
- Non più del solito.- rispose Harry, seduto davanti a lui - Fra Mangiamorte e Illuminati non sappiamo più da che parte girarci. Devo ammettere che siamo più sommersi del solito ma ce la caviamo per il momento.-
- Certo, specialmente coi mannari.- sibilò Sirius.
- Ma abbiamo un ottimo alchimista che si sta occupando delle mutazioni.- intervenne Remus, per deviare il discorso.
- Avete trovato una cura?- si strabiliò il signor Vaughn - Straordinario.-
- Non ancora, ma ci manca poco. Almeno secondo ciò che ci dice Draco Malfoy.-
Mentre i grandi, si fa per dire, discutevano fra loro...William si accorse che Degona aveva qualcosa che non andava.
Se n'era accorto quando Lucilla aveva stretto la mano ad Asher.
Degona aveva fissato il principe a lungo, poi i suoi occhioni verdi si erano velati. All'istante.
La cercò nel salone ma non la trovò più.
Asher era saldamente ancorato al divano, così il piccolo Crenshaw mollò il piatto spazzolato dalla fonduta al cioccolato e andò in giro per la casa, infischiandosene dei mugugni della madre sclerotica di Sirius e degli altri quadri troppo pallosi. Stava per perdere le speranze quando la pescò seduta sulla scala del secondo piano.
Rannicchiata su un gradino, aveva le spalle che le tremavano.
S'inginocchiò davanti a lei, col capo inclinato.
- Cosa fai? Piangi?- le chiese stranito.
La piccola Mckay gemette, nascondendosi il visino fra le mani.
- Perché piangi?- le chiese ancora William - Cos'è successo?-
- Lui...- singhiozzò Dena.
- Lui? Lui chi?-
- Il principe...-
- Parli del lupo mannaro?-
La streghetta annuì vigorosamente.
- Piangi per lui?- William indurì i lineamenti - Ti ha fatto qualcosa?-
- No...- Degona sollevò finalmente lo sguardo, gli occhioni ancora bagnati - No, non mi ha fatto niente.-
- Allora perché piangi?- sbuffò il mezzo demone, spazientendosi.
- Per lui...- gemette la Mckay, soffiandosi il naso senza ritegno - Sta male...è triste...-
- Perché sarebbe triste?-
- Perché suo padre ha cercato di ucciderlo.- sussurrò Degona, addolorata - Perché non ha più le cose di prima. Ha perso tutta la sua vita...e non sa cosa fare...non sa a chi affidarsi...-
- Ed è il caso di piangere?- William scosse il capo, sedendosi a gambe incrociate davanti a lei.
- Non lo senti. Sta malissimo! Vorrebbe tanto urlare.-
- Ha perso la sua famiglia. È normale.-
Dena stavolta lo guardò con più attenzione.
- Ti manca la tua mamma?- mormorò in un soffio.
William guardò altrove, irrigidendosi.
- Non vuoi parlare di lei?-
- No.-
- Perché no?-
- Perché non mi va.- sbottò irritato e rosso sulle gote delicate - E' morta, che si può fare ormai?-
- Non hai paura di dimenticarla?- Degona abbassò la testa - Quando la mia mamma non c'era, avevo sempre paura di dimenticarmi la sua faccia. La sua voce.-
- Ma il lupo non ha di questi problemi. Suo padre ha cercato di fargli la pelle.-
- Già. Pensa come deve sentirsi.-
- Tu senti troppo. È questo il tuo problema.- sentenziò William - Bella maledizione la tua.-
- Si, forse. Però...però a volte è un bene sentire come stanno gli altri.-
- Io penso che sia da impiccioni.-
Degona lo guardò storto.
- Non è vero.-
- E come lo sai?-
- Ti piace il mio potere.-
- Mi hai letto?- gracchiò Crenshaw inferocito - Mio avevi promesso che con me non l'avresti mai fatto!-
- Si ma non capisco mai cosa pensi, uffa!-
- Uffa un accidenti! Ti piacerebbe se ti stessi sempre in testa?-
La streghetta inclinò il capo, pensosa.
- Direi di no.-
- E allora non farlo più.- sibilò arrossendo.
- Come vuoi.-
- E smettila di piangere.-
- Va bene.- annuì, sorridendo finalmente - Non ti piace quando piango, vero?-
- Ok, ora basta!- berciò William scattando in piedi - Sei peggio di uno specchio!-
E ridacchiando lei lo inseguì giù per le scale.
Hn, forse forse...
Già, forse lo zio Jess aveva ragione.
La faccenda si prospettava interessante.

 

 

 

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Capitolo 33
*** Capitolo 33° ***


 

 

26 dicembre, Santo Stefano.
Ore 11 della mattina a Lane Street.
Il Sognid'Oro di Damon Howthorne vorticava allegro sulla mensola appesa sopra testata del letto nella stanza di Tom Riddle. E quel povero letto doveva aver visto nottate migliori, perchè era invaso da un groviglio di mani e gambe.
Accanto alla sponda sinistra, su un letto da un piazza, Asher Greyback dormiva profondamente girato a pancia in sotto, incurante del braccio steso lungo sulla sua testa, appartenente a Tom.
In mezzo Trix alle due piazze stava aggrappata alla schiena del Grifondoro, la bocca nascosta nella sua nuca mentre Damon era rannicchiato dall'altra parte, la testa infilata sotto il cuscino. Decisamente il preludio di un film pornografico, ma non era questa la situazione.
Infatti Asher fece una smorfia nel sonno non appena qualcosa gli leccò la mano.
La "cosa" in questione continuò a leccargli le dita, fino a quando il principe non aprì gli occhi di brace, a scatto.
Lentamente, molto lentamente, abbassò il viso a terra e ...
Cacciò un ringhio che fece balzare a sedere tutti e tre i maghetti, allucinati e scarmigliati.
- Oddio!- urlò Tom, mentre Asher balzava nel loro letto sconvolto.
- Ma cosa diavolo...- Damon si levò la frangia dal viso, con la bocca impastata dalla sbronza di Natale.
- Cosa diavolo è quel mostro?- ruggì Asher, additando il batuffolo di pelo bianco a terra.
Trix aguzzò la vista, strizzando le palpebre. Ma bene. Il lupo e l'agnello.
- E' un agnellino, idiota.-
La voce apparteneva a Cloe King.
Apparsa sulla soglia della stanza come una fatina buona, rideva divertita.
- Buon giorno ragazzi. Sapete che ore sono?-
- Oh no.- Damon si ributtò sotto le lenzuola - Vattene a casa duchessa.-
- Ho bevuto cinque caffè per mettermi in piedi dopo ieri sera, avanti!-
- Da dove arriva questo?- allibì Tom, prendendo l'agnellino in braccio - Ce l'hai portato tu?-
- Si, l'ho rubato dalle cucine di King's Manor.- spiegò la biondina - La mia cuoca voleva ammazzarlo.-
- Oh e come le sarà mai venuta un'idea simile?- frecciò Trix - Ehi, ma l'hanno affogato nel vino bianco quest'agnellino?-
- Ecco perché ciondolava mentre lo portavo qua col guinzaglio.- tubò la King, annusando il pelo dell'animaletto.
- Dove lo mettiamo adesso?- chiese Tom stranito - Non possiamo lasciarlo qua. Draco già vuole uccidere Pinky e trasformarlo in un prosciutto. Se non lo nascondiamo ce lo ritroveremo stasera nel piatto con la salsa di arance.-
- E dove vuoi metterlo?- mugugnò Howthorne, con la testa sotto al piumone - Prova nello sgabuzzino. Oh, Dio!- sbuffò poi, uscendo dal letto annoiato - Solo tu duchessa puoi andare a spasso con una cena già pronta!-
- Già, è proprio ubriaco.- cinguettò la Diurna - Guardalo...singhiozza!-
- Ma non si dovrebbe annaffiarla dopo la carne?- fece Tom confuso - E' ancora vivo mi pare.-
- Ma che ne sai di cucina tu?- replicò la King - Dai, uscite da quel letto rottami! Dobbiamo sgombrare la casa.-
- E chi l'ha detto?-
- Harry. Si fanno un pranzo fra loro. Dobbiamo levare le tende e portare Asher da Lucilla.-
- Da Lady Lancaster?- il principe assunse la sua solita aria sospettosa - Perché?-
- Lucilla vuole parlarti.- spiegò la biondina pacata.
- E se non volessi io?-
- Non è un mio problema lupetto.- frecciò la Sensistrega - Avanti, vestitevi che sembrate una setta di barboni!-
- Ancora con questa storia delle sette.- mugugnò Tom, gettando da parte il piumino. Si massaggiò la schiena, grazie alla Vaughn che l'aveva preso a calci tutta la notte e carezzando la testa a Cloe andò a chiudersi in bagno, facendola arrossire piacevolmente.
Era da tanto che non la sfiorava nemmeno...
Volgendosi di nuovo verso il letto, vide Damon poggiato su un gomito. E la sua perfida malizia in prima linea.
- Non una parola.- lo minacciò, tirandogli i pantaloni neri.
- Tranquilla duchessa.- ironizzò, infilandosi anche la camicia - Vedrai che i miracoli succedono.-
- Il miracolo sarebbe che stessi zitto una buona volta.- gli consigliò Trix, che cercava fra le pieghe del copriletto la sua maglietta - Parli tanto ma non concludi niente!-
- Ancora con questa storia? Che palle.-
- Oddio.- Asher intanto emise un ringhio schifato che fece scappare l'agnellino dietro alle gambe della King - Altro che annaffiato. A quel coso ce l'hanno affogato nel vino bianco.-
La biondina alzò le spalle, riacchiappando l'agnellino e portandoselo giù.
Ma al piano di sotto la situazione era ormai degenerata.
Com'era da tradizione, Harry e Draco non erano mai di buon umore durante le feste, specialmente quelle natalizie e i due se ne andavano a spasso mano per mano, a causa dei Bracciali del Destino. Gli altri zompettavano per la cucina sbadigliando, l'unica sveglia era Elettra che stranamente allegra si divertiva a preparare il pranzo.
- Dov'è che avete intenzione di andare per tutto il giorno?- le chiese Blaise Zabini, seduto al bancone della cucina col caffè davanti al naso - Se capita qualcosa almeno sappiamo dove cercarvi.-
- Pranzo e pomeriggio a casa mia.- sorrise Cloe, lasciando l'agnellino nella cuccia di Pinky - Per il resto della serata ce ne stiamo in un pub del centro. Ve li riscarico a casa verso le tre, le quattro.-
- Ehi, mocciosi...- Draco si sporse appena dal divano, guardandola storta - Occhio a quello che fate. Ok?-
- Non dirlo a me. Dittelo allo specchio Malfoy.- frecciò la Sensistrega - E' Natale, siamo tutti più buoni. Tu invece?-
- Il diavolo non riposa mai.- disse Hermione con sarcasmo, seduta sulla mensola della finestra col giornale - Divertitevi ragazzi. Già che le tate si occupano dei bambini, cercate di stare anche voi lontano dai guai e torneremo a Hogwarts per Capodanno abbastanza riposati, si spera.-
- A proposito.- la richiamò Blaise - Herm è tutta la settimana che chiama qua al telefono una tizia strana. Parla con un accento abominevole. Ha detto che si chiama Gemma.-
- Gemma? È italiana, per questo parla male.-
- Italiana?- Harry alzò gli occhi dal caffè - Una Zaratrox?-
- Auror.- rispose la Grifoncina - Un'amica di quando stavo con i Bilancieri. Avrà qualche informazione sul Guanto di Minegon del Vaticano.-
- E fu così che la giornata andò a puttane fin dal mattino.- bofonchiò Draco, alzandosi - Vado a farmi una doccia e un martini.-
- Nel bagno te lo fai?- ghignò Cloe.
- Edward s'è fatto un mini bar vicino al lavandino.- ironizzò Ron - A proposito, quando arriva sua maestà?-
- Ma che ne so. È dalla Vigilia che non si fa sentire. Chissà che gli avrà detto suo padre.- ponderò Pansy curiosa.
Era quasi mezzogiorno quando i quattro cuccioli di casa scesero al primo piano, portandosi dietro Asher che dall'espressione funerea non doveva essere di ottimo umore.
- Allora andate a Cedar House a portare lui e poi a King's Manor.- riassunse Harry, fermo sulla porta della palazzina poco più tardi - Mi raccomando gente. Non fatemi sbattere fuori di casa a orari indecenti per venirvi a riprendere. Specialmente con questo freddo.-
- Ma tu guarda.- frecciò Tom assottigliando gli occhi - Stavo per dirtelo io.-
- Che ridere. E attenti a chi lasciate Asher. Non voglio che Liz o Rose Mckay lo traumatizzino. Capito?-
- Stai sciolto Harry.- gli disse Damon con incredibile faccia tosta - Vedrai che andrà tutto liscio.-
- Certo, certo. E se tornate ubriachi smaltite la sbornia dietro l'angolo.- fu l'ultima generosa raccomandazione del bambino sopravvissuto - Devo già occuparmi della mia di sbronza. Divertitevi.-
- Grazie mille!- dissero i quattro maghetti in coro, pronti a partire.
Peccato che quel ragazzo stava peggiorando di giorno in giorno.
- Sapete che vi dico? È questo che succede a stare con le stesse persone che hai frequentato da giovane.- bofonchiò Trix, quando si Smaterializzarono davanti ai cancelli di Cedar House - Ti viene la sindrome di Peter Pan e resti bambino. E pure incollato a un Malfoy per il braccio e la bile.-
- Oppure sei tarato di tuo e non c'è via di scampo.- concluse la King, mentre i guardiani li facevano passare.
Asher Greyback si guardava attorno, incurante dei giardini perfetti e della magnifica struttura di casa Mckay.
C'era qualcosa in Lady Lancaster che l'attirava più di tutto, più di una dimora e di un trono.
Una volta nell'ingresso, al caldo e al riparo dalla neve che cadeva ancora fitta, i ragazzi si soffiarono sulle mani congestionate dal freddo.
- Ragazzi!-
Sobbalzarono tutti, mentre Liz correva ad abbracciarli. Si soffermò specialmente su Tom, complimentandosi ancora con lui per come cresceva bene, cortese ed elegante.
- Maggiorenne finalmente.- gli sussurrò la tata di Degona estasiata - Sono fiera di te!-
Lui sorrise tranquillo, come sempre.
- Grazie. La mamma è in sala?-
- Si, Lucilla è nella sala del pianoforte con Jess e Tristan. Venite, vi accompagno.-
- Ah, Elisabeth scusa...- si soffermò Cloe, visto che Trix non sembrava avere voce - Milo come sta? È qui vero?-
- Si, Milo è qui.- la governante si fermò, roteando nell'elegante abito da pomeriggio - Sta un po' meglio. Le cure fanno effetto ma credo gli rimarranno molte cicatrici. Ma l'importante è che starà bene.- tagliò corto Liz, come se Morrigan se la fosse cercata - Avanti, seguitemi.-
Ancora prima di varcare la soglia, Asher sentì il melodioso suono di un pianoforte.
La melodia malinconica colpì tutti e cinque anche se una volta introdotti nell'immensa sala occupata da un camino, grandi arcate piene di libri, il pianoforte e un mappamondo magico, il principe dei mannari dimenticò tutto.
Lucilla era seduta in poltrona, stranamente in jeans scuri, con un lungo maglione color rosa pallido che delineava la sua figura sottile ma perfetta. I capelli appena raccolti sul capo, quando sollevò gli occhi sorrise divertita.
- Salve ragazzi.- richiuse il libro sulle ginocchia, indicando loro il divano - Tutto bene?-
- Mal di testa?- ironizzò Tristan, in piedi accanto al pianoforte dove suonava Jess.
- Poco.- mentì Tom, falso come Giuda.
- Ci credo.- frecciò Jess, smettendo si suonare - Grazie per averci portato Asher.-
- Posso chiedere perché volevate vedermi Milady?- chiese il principe dei Greyback.
- Semplice.- rispose Lucilla, andando subito al sodo - Abbiamo intenzione di tenerti lontano da Azkaban e il Capo degli Auror è d'accordo con noi nel tenerti lontano anche dal Ministro, dal Wizengamot e possibilmente dalla stampa. Vorremmo discutere della tua nuova situazione e in modo particolare delle tue intenzioni future.-
- In privato.- aggiunse Tristan, scoccando un'occhiata serafica ai quattro maghetti.
- Recepito.- sbuffò Tom, riprendendosi i guanti di pelle - Leviamo il disturbo.-
- Lo riaccompagnate voi a Lane Street?- chiese Trix.
- So arrivarci da solo.- le rispose Asher umiliato dall'essere scarrozzato come un poppante.
- Non preoccupatevi. Ci penserò io.- li placò Lucilla, abbracciando il suo figliastro - E adesso andate pure.-
- Un modo carino per dirci di toglierci dalle balle eh?- soffiò Damon sarcastico.
- Voi si che capite tutto!- cinguettarono i fratelli Mckay in coro.
Decisamente Asher non avrebbe potuto trovarsi in mani migliori. Se si contava solo Lucilla. Eppure in quella casa, non c'era da temere solo la grande potenza della Lancaster. Trix lo capì una volta nell'ingresso. Sentendo due occhi conosciuti su di sé, fuggevoli e densi al contempo, come lava.
Sollevò le iridi gialle sullo scalone che portava al primo piano e restando impassibile vide lo spettro di Milo.
Fasciato sulla spalla destra e sul collo, Morrigan la scrutava, poggiato alla ringhiera di ferro battuto della scala.
Si guardarono per qualche secondo, poi lui se ne andò, sparendo come un'ombra.
E lo stesso fece lei.
Tanto non c'era più nulla né da dire né da fare, purtroppo.

Era l'una e mezza quando Elettra, attaccata al telefono da mezz'ora, mise giù la cornetta con un sorriso a trentadue denti. Harry e Ron, dalla cucina, la guardarono con aria sospetta.
- Che succede?-
- Assolutamente nulla. Abbiamo un ospite in più.-
- Ah si?- Pansy, per nulla ospitale, mise un altro piatto a tavola, usando la telecinesi e facendo un fracasso bestiale - E chi sarebbe? E non t'azzardare a dirmi che è mia cognata!-
- No, Ginny purtroppo ha da fare. Si tratta di Ophelia.-
- Chi?- riecheggiò Potter - Ophelia...quella che penso io?-
- Ahah.- tubò la biondina.
- E...Edward lo sa?-
- Chi è Ophelia?- fecero Ron, Pansy e Hermione in coro.
- La futura ragazza di Edward.- cinguettò la Baley.
- Oh no, no! Amore non farle queste cose.- sospirò il bambino sopravvissuto - Non è ancora arrivato, chissà che colpo gli prende adesso!-
- Oh insomma! Si piacciono, diamogli una mano no?-
- Chi è che viene a pranzo?- rognò Draco, scendendo le scale con un foglietto di pergamena ancora arrotolato fra le grinfie - Chi è questa Ophelia?-
- La ragazza che piace a Edward.- gli spiegò la moglie di Harry.
- Cosa? Ma no, anche i babbani adesso?- gracchiò Malfoy inferocito - Piccoletta questa me la paghi!-
- Piantala di fare il razzista, Malferret. Di chi è quel messaggio?- gli chiese intanto Ron.
- Di Blaise. Arriva fra un po'...e non è da solo.- lesse Draco, per poi sbiancare - Oh, che cazzo!-
- Che c'è?- sbuffò allora Ron, pronto a dover andare a lavorare anche a Santo Stefano.
- Ha trovato Romilda Vane per strada. Gli si è attaccata come una cozza!-
- Romilda Vane?- Il rossino e Harry fecero una smorfia - Ma no, dai! Quella matta?!-
- Chi è la matta?- riecheggiò una voce esterna al salone.
Arrivò finalmente anche Edward. Quel poveraccio di Dalton era apparso sulla soglia del primo piano, ancora avvolto nel cappotto. Dalla sua espressione, pareva essere uscito da una parata di travestiti, perchè sembrava pronto a svenarsi.
- Romilda Vane.- gli disse Pansy, schifata - Quell'idiota!-
- Ah.- l'ex Corvonero rimase impassibile - Si, me la ricordo. Brava a letto.-
- Con un neo sul fianco sinistro.- ricordò Ron pensoso.
- E con la mania di fare i succhiotti.- aggiunse Draco, accendendosi una sigaretta.
- Già, non vi dico dove me ne ha fatto uno...- finì Harry, per alzare poi il viso e vedere che tutte le donne della casa li fissavano con occhi ai raggi laser.
- Però.- fischiò Hermione, scuotendo il capo - Avete molto di più in comune di quanto dite, ragazzi.-
- Già.- sibilò Pansy finendo di mettere i calici - Siete proprio dei conigli promiscui.-
- Edward, allora?- deviò abilmente Potter - Com'è andata a casa? Tutto ok?-
Dalton evitò il discorso, glissando senza troppo convinzione - Si, direi di si.- e si chiuse in bagno, lasciando l'impressione che invece fosse successo qualcosa. Solitamente allegro e solare, erano strano vederlo così silenzioso.
Peccato che quando venne a sapere dell'arrivo di Ophelia, per restare in piedi dovette attaccarsi alla tavola.
- Cosa? Ophelia?- alitò angosciato - Qua? Con noi?-
- Si.- tubò Elettra, carezzandogli la spalla come una ruffiana - Mi ha chiamato perché le avevi lasciato questo numero. Ha la tua posta dell'appartamento vicino a King's Cross e voleva portartela, visto che ci sono quelle cose...com'è che si chiamano?-
- Bollette?-
- Ecco, alcune stanno per scadere mi pare. Ha chiamato e l'ho invitata a pranzo. Ho fatto male?-
- Babbani.- ringhiò Draco in sottofondo, prendendosi un calcio dalla sua fidanzata.
- Tu vuoi vedermi morire vero?- esalò Dalton - Che ti ho fatto Elettra?-
- Mi hai fatto che sei diventato palloso. Prima non ti facevi scrupoli a provarci.- rispose la Baley soavemente - Adesso ci siamo anche noi, tranquillo. A tavola sarà più facile.-
Il discorso si chiuse perché in quel momento tornò Blaise dalla visita ai suoi, aria tetra, tirandosi dietro una ragazza sui venticinque anni, capelli neri lunghi, occhi scuri, mento sporgente ed espressione da oca con tre milligrammi di materia grigia in testa.
- Ragazzi!- ululò Romilda Vane, tiratissima in un costoso vestito firmato - Oh, che bello rivedervi! Ciao Harry!- e corse a strangolarlo, mentre Potter alzava gli occhi al cielo.
Viva il Natale.
Poco più tardi arrivò anche Ophelia Haeder, sempre carina coi suoi capelli corti biondissimi e i suoi vestiti colorati.
Salutò Edward tutta emozionata, abbracciandolo imbarazzata ma anche felice.
- Mi dispiace.- gli disse, mentre lo seguiva sulle scale del primo piano - Io volevo solo portarti le bollette, non pensavo di venire a scroccare un pasto, credimi.-
- Ma figurati, è un piacere.- le rispose, cercando di non balbettare come un idiota. Una volta in salone, fece le presentazioni mentre Harry e Blaise, che l'avevano già conosciuta, la misero subito a suo agio visto che la lingua di Dalton sembrava aver perso di mobilità.
Dietro al bancone con Draco poggiato coi fianchi al mobile della cucina, fissava estasiato quella ragazza.
Malfoy invece sorseggiava il vino, dopo essersi tenuto a debita distanza da Ophelia.
- Che ti piglia?- gli chiese sarcastico - Ti si è atrofizzato il cervello?-
Dalton lo guardò storto e supplichevole al tempo stesso.
- Non mi sei di aiuto.-
- Ma sparati. Ormai ci sei invischiato fino al collo. Com'è a letto?-
- Cosa vuoi che ne sappia.- sospirò l'ex Corvonero, facendogli sputare tutto il vino.
- Non l'avete ancora fatto?- Draco era sconvolto - Cristo, ma che ti prende?-
- Ragazziii...-
Malfoy si girò in tempo perché Romilda gli buttasse le braccia al collo, aderendo a lui completamente.
- Draco! Quanto tempo!- fece maliziosa, strusciandosi tutta - Mi hanno dato una notizia orribile! È vero che stai per sposarti?-
- Per la sesta volta.- rispose, cercando di scollarsela di dosso - Ad aprile.-
- Oh e come posso farti cambiare idea?- piagnucolò la Vane.
- Dandomi una botta in testa.- sibilò acido, mentre lei gli toccava indecorosamente il fondo schiena.
- E' stata una fortuna incontrare Blaise.- cinguettò lei, come una tortora - Non vi vedevo da così tanto tempo!-
- Già, è stata una vera sorpresa.- mugugnò Edward fra i denti, prendendo altre bottiglie di vino - Ah Romilda, Pansy te l'ha detto di non parlare di magia, vero?-
- Si, certo. È strano vedere una babbana nel vostro gruppo, sapete?-
- Anche i migliori cedono.- sbuffò il biondo, già abbastanza irritato da quelle presenze inopportune, considerato che secondo lui, a Natale i babbani e i Magonò dovevano andare a farsi il pranzo insieme ai barboni e a quelli delle sette sataniche - Forza, andiamo a tavola.-
E se qualcuno credeva che sarebbe stato un fiasco, vista la presenza di Ophelia, non fu poi così tragica.
A parte i nervi che faceva montare Romilda visto che indistintamente ficcava le mani sotto al tavolo addosso a Harry e Blaise, facendo poi piedino a Ron che le stava davanti, fu divertente per il gruppo parlare per una volta come persone normali, anche se Malfoy certo aveva sempre il suo contegno da pezzo di ghiaccio con quella che chiamava "la babbana piantagrane".
- E così andavate tutti in un collegio?- sorrise Ophelia davanti all'insalata - Caspita, dev'essere stata un'esperienza fantastica se lavorate ancora tutti insieme.-
- Si, alle scuderie c'è da morire di lavoro.- ironizzò Ron, passando il piatto con l'arrosto a Pansy.
- Harry è tuttora il migliore, vero?- fece Romilda, appoggiandosi a Potter.
- Diciamo che me la cavo...-
-...per miracolo.- finì Draco sarcastico - Vero Sfregiato?-
- Sta zitto, fammi il favore.- sbuffò il moro - Come va il libro Ophelia?-
- Sono a metà.- la biondina era estasiata - Dovrei finirlo per fine marzo, inizio aprile spero.-
- Quindi sei una disegnatrice di favole.- Hermione si fece versare altro vino da Ron - Dev'essere bello organizzarsi il lavoro e il tempo libero come uno preferisce, vero?-
- Tu non puoi semplicemente perché hai due bambini a carico.- ironizzò Harry - Glory e il tuo quasi marito.-
- Quindi state per sposarvi?- chiese Ophelia sorridendo.
- Ci riprovano.- chiarì Edward - Diciamo che la prima volta non è andata.-
- Cos'è successo?-
- La sposa l'ha piantato all'altare.-
- Sta zitto Dalton.- soffiò Malferret.
- No, non è vero.- rise la Granger - Diciamo che ci sono stati parecchi imprevisti coi parenti e il resto della cerimonia.-
Certo. La prima volta il prete c'era rimasto secco sull'altare. Fulminato da un incantesimo.
Che allegria.
La fortuna si era sprecata con loro.
Al dolce, Elettra se ne uscì di nuovo con una delle sue brillanti trovate.
- Ophelia perché non resti a cena?- le chiese, porgendole il caffè.
- Cosa? Ma non vorrei disturbare! Mi sono già imbucata ora e...-
- Ma figurati!- ghignò la Baley - Vero Edward che può restare?-
Dalton cadde dalle nuvole, arrossendo come un idiota.
- Oh, ma certo. Rimani Ophelia ci fa...piacere.-
Dalla cucina intanto, si era riunito il gruppetto di taglio e cucito. Ridevano tutti come dei matti, ma mai come Weasley che stava piegato sul bancone - Poveretto! Mi fa una pena...- rise, senza riuscire a contenersi.
- Lascia perdere.- sghignazzò Pansy - E' tutto rosso. Per una volta non sembra il porco che è.-
- Centrato e affondato.- ironizzò Blaise - Come la mettiamo con quei quattro? Se tornano con Asher che si fa?-
- Li legheremo nella vasca da bagno.- bofonchiò Harry, ignorando il problema - Tanto arriveranno domani mattina magari, Cloe ce li tiene fuori dalle scatole.-
- Uomo senza cuore.- gli disse Hermione, attaccandosi al cordless.
- Chi chiami?-
- Gemma in Italia.-
- Taglia che costa.- l'avvisò il moro.
- Come se pagassi tu! ...Ciao Gemma!- e la Grifoncina attaccò a parlare in italiano, sorridendo felice e contenta della rimpatriata telefonica con la vecchia amica. Nessuno capì un tubo di quello che blaterava, a parte Zabini che di italiano aveva una leggera infarinatura, ma a quanto pareva, dalla faccia della Granger, fu chiaro che qualcosa non andava.
Quando riattaccò, la sua espressione la diceva tutta.
- Il Guanto di Minegon in Vaticano è stato trafugato otto mesi fa.- sussurrò, dopo di che tornò in salone e più nessuno ne parlò, ma era ormai inteso che gli Zaratrox erano implicati in quella faccenda.
Nel bene o nel male, i Bilancieri avevano combinato qualcosa.


Tom Riddle si fece versare un altro gin lemon, osservando il liquido pallido scorrere nel bicchiere.
Seduto al bancone di un pub del centro di Londra, affollato e rumorosissimo, guardò oltre le sue spalle per vedere Trix al centro della pista, bellissima sotto le luci intermittenti e in un sottofondo di musica psichedelica.
Aveva perso Cloe, ma doveva essere lì attorno mentre Damon era andato a imboscarsi circa mezz'ora prima, all'una di notte, con una tizia incontrata lì nel pogo.
Si portò il bicchiere alle labbra, mandando giù l'alcolico senza neanche farci caso. Era il terzo e la testa gli girava appena. In quel locale non c'era neanche il divieto del fumo, o se c'era tutti se ne sbattevano vista la cortina nebbiosa che aleggiava dai bagni all'ingresso.
- Sei solo?-
Tom si girò, vedendo una bella ragazza mora appoggiata accanto a lui.
Aveva gli occhi dello stesso colore di Claire. Ma non sarebbero mai stati davvero come i suoi.
- Sono con degli amici.- rispose.
- Mi chiamo Bridget.-
- Tom.- e le strinse la mano, continuando a bere.
- Vuoi?- la ragazza gli offrì una sigaretta e lui la prese, facendosela accendere. A volte gli veniva proprio quella voglia assurda, anche se non era tipo da comprarsi i pacchetti.
Al primo tiro, percepì il gusto acre del fumo, poi tornò a farsi i fatti suoi.
- Vuoi ballare?-
- Mi spiace.- e rise - Ma proprio non sono capace.-
La ragazza inclinò il capo, schiudendo le labbra rosse - Neanche per me lo faresti?-
Ok, inventiamo la solita balla.
- Sono fidanzato.-
- D'accordo.- quella Bridget mollò subito la presa - Spiace di più a me, credimi.- e strizzandogli l'occhio andò via, giusto in tempo perché tornasse Cloe, stranita e preoccupata. Sedutasi accanto a lui, lo guardò fumare e bere.
- Tutto bene?-
- Si, benissimo.- le rispose, tranquillo - Dove sei andata?-
- Al bagno. Per rifarmi il trucco ci ho messo tre ore per prendermi uno specchio.- e ordinò una birra chiara - Tu che hai fatto? Hai rimorchiato?-
- Diciamo che una tizia ha provato a farlo.-
- Che aveva che non andava?-
- Niente. Era carina.-
- Ma non era la tua dea della notte.-
Tom rise, finendo il gin in un soffio - Hai visto Damon?-
- Quel porco di Howthorne è su un divanetto nel privé insieme a una tizia.- sbuffò - Sta mandando a monte i miei piani. Devo cercare di ficcarlo nella stessa stanza con la Montgomery o qua non concluderemo un bel niente.-
- Mi spieghi perché vuoi farlo mettere con Neely a tutti i costi?- le chiese, senza centrare assolutamente il punto della situazione - Lei è molto bella, su questo non si discute, è anche intelligente ma...non so...non credi che Damon possa scegliere da solo?-
- Non si sa scegliere neanche i boxer da solo, per favore.-
- Sei tremenda...- Tom la guardò fare una smorfia - Cosa c'è? La birra è cattiva?-
- No.- la biondina alzò il bicchiere, stranita - Ma ha un sapore strano.-
- Anche a me è successo.- rispose - Dev'essere la sbronza di ieri sera. Mi ha impastato la lingua.-
- Mah.-
Girarono sullo sgabello, osservando la pista. Trix era attorniata da avvoltoi.
- E pensare che sembra così indifesa.- sospirò la Sensistrega con aria teatrale - Poi te la porti in un angolo, pensando di fartela e scappare, invece la signorina ti dissangua.-
- Basta imparare a tenere le mani a posto.- sussurrò Riddle, con un ghigno gelido in viso.
- Tu sei malato.-
- Può anche darsi ma mi guarderei bene dal mettere le mani addosso a una donna.-
Cloe sospirò, posando il bicchiere vuoto sul bancone - Senti, facciamo così...troviamo dei punti critici.- e allungando un dito, lo toccò sulla spalla sinistra - Ti dà fastidio?-
Il grifone la guardò con un sorriso ironico, come una marziana.
- No.-
Cloe sollevò il dito fino al collo, sotto al mento - Qui?-
- No. Non dipende da un dito o da una mano.- le chiarì allora, senza smettere di ridere - Ok, forse anche da quello ma è tutto l'insieme Claire. È la persona, i gesti, il modo in cui mi guarda.-
La biondina parve intristirsi.
- Ed è per questo che ti sei lasciato baciare dalla McAdams?-
Tom stavolta evitò di guardarla, posando il bicchiere vuoto - Mi ha baciato lei, non io. E l'ho spinta subito via.-
- E non hai provato niente?-
- Certo che ho provato qualcosa. Fastidio.-
Cloe abbassò il viso, sorridendo mesta - Non è che proprio odi essere toccato da chiunque?-
- Te l'ho già detto Claire.- replicò per l'ennesima volta, dando un ultimo tiro alla sigaretta e poi spegnandola contro una gamba di metallo dello sgabello su cui era seduto - E' il modo. E ciò che sento dal tocco.-
- Appena qualcosa si fa più intenso dell'amicizia quindi ti infastidisci?- fece la King, sfidandolo - Perché solo Trix e io ormai possiamo avvicinarci. È così?-
- Forse.- rispose, fissando la Diurna in pista.
- E per la tua bella non provi desiderio?-
Lui levò le sopracciglia.
- Sai, la passione.- ironizzò Cloe - La bieca lussuria. Quella roba che ti porta a saltare addosso all'oggetto del tuo interesse. Quella cosa lì, noiosa e pallosa. Ma forse il mio principe di ghiaccio queste cose non le prova.-
- Principe di ghiaccio.- il Grifondoro ridacchiò - Do davvero quest'impressione?-
- Molto spesso di recente.- ammise lei, carezzandogli la schiena e poi con tutto il coraggio che aveva, decise di essere sincera fino in fondo - Ho paura di darti fastidio anche io. E non so più come prenderti. Ho paura di farti arrabbiare e...bhè...quando non vuoi nessuno attorno sai essere particolarmente gelido, anche se forse non te ne accorgi.-
Tom aveva gli occhi sgranati.
Non credeva alle sue orecchie.
- Parli sul serio?- mormorò.
Cloe annuì, mordendosi il labbro.
Doveva averlo sconvolto perché l'incredulità dipinta sul viso di Riddle era cristallina, sincera e limpida.
- Non...- Tom scosse la testa, passandosi una mano fra i capelli - Ti giuro...non credevo di...essere arrivato a questo punto.- disse in un soffio - Mi dispiace tanto Claire.-
- No, non scusarti.-
- Si invece.- replicò, fissandola intensamente e prendendola la mano - Tu per me non sei un fastidio. Non lo sarai mai.-
- Non ti farai saltare addosso ma sai sempre usare le parole giuste.- ironizzò Cloe, arrossendo.
- Non sono di marmo.- le disse a bassa voce - Sono come gli altri in fondo.-
- Basta sapere che tasti toccare, è questo che intendi?-
- Si.- ghignò - Proprio così.-
- Hn, molto chiaro.- Cloe si stiracchiò, massaggiandosi le spalle - Trix mi ha detto che il giorno prima della Vigilia sei sparito tutto il giorno. Lei e Damon ti hanno cercato usando il naso di Asher ma non ti hanno trovato. Dov'eri?-
- Lontano da Greyback.-
- Non ti piace proprio, vero?-
- No.- rispose, senza tanti giri di parole.
- Perché?-
- Perché serve mio padre. Perché mi guarda con disprezzo, come se fossi un rinnegato che fa soffrire il suo nobile genitore standogli lontano quando lui, maledetto idiota, è stato tradito e venduto come merce di scambio per una guerra. Stesse zitto mi farebbe un favore.-
- Sta male Tom.-
- Io anche. Ma non per questo rompo le balle agli altri.-
- Non sviare. Dove sei stato il 23?-
Dov'era stato...
Tom abbassò il volto, risentendo l'odore penetrante della cera del Ministero della Magia.
Era stato a vendersi l'anima. A vendersi la vita.
Un capello e del sangue, in cambio di una catena.
Non aveva ancora firmato ma poco mancava. Solo pochi mesi.
- Ho fatto un giro, ho pensato un po'.-
- A cosa?-
- A quanto sei curiosa duchessa.- ironizzò - Tranquilla, non ho fatto niente di male. Piuttosto...- aguzzò la vista, vedendo Trix correre verso di loro in mezzo agli altri commensali del pub - Che le prende?-
Tempo un secondo e la Diurna arrivò da loro. Il viso stravolto dall'ansia, ordinò a chiare lettere, e mettendo i canini ben in vista, di prendere i loro cappotti e uscire. All'istante.
- Ma insomma, si può sapere che succede?- ringhiò Cloe, mentre li spingeva fuori rudemente - Cos'hai?-
- Vampiri!- sbottò Beatrix una volta all'aria gelida di Londra - Vampiri dei Leoninus, ecco cosa! Muovetevi, dobbiamo andare via. Ne ho visti tre dentro, ce ne saranno altri qua fuori!-
- Dov'è Damon?- chiese Tom imprecando.
- E' passato dall'uscita sul retro, forza!-
Howthorne lo trovarono in un vicolo, intento a guardarsi attorno.
Le ombre si muovevano veloci, provocando suoni flautati che non appartenevano al vento notturno.
- Smaterializziamoci, andiamo via.- sibilò Claire.
- Non si può.- mormorò Damon.
- Cosa? Di che diavolo...- Tom sgranò gli occhi, sollevando le mani - Siamo...siamo senza poteri!-
- Già.- annuì anche Trix, sgomenyta - Cos'è stato? Magia?-
- No, me ne sarei accorta.- sussurrò Claire, per illuminarsi di colpo - La mia birra! Ecco perché aveva un sapore strano! Quanto avete bevuto?-
- Tre tequila alla fragola.- si schifò il Legimors - Merda. Ne abbiamo per un bel pezzo e ora che si fa?-
- Si scappa e in fretta anche!- scandì la Vaughn - Forza, mettiamoci bene in vista, forse in mezzo alla gente non faranno volare incantesimi!-
- Certo, le ultime parole famose!- replicò la King - E poi che vogliono i Leoninus da noi?-
- Vogliono me e uccideranno anche voi.- spiegò Trix frettolosa, tirandoli via dal buio di quel vicolo - Ve lo racconto più tardi, adesso andiamo in strada!-
Si accorsero ben presto però che correre non era sufficiente.
Attraversato Sanset Street s'infilarono, senza farlo apposta, in un parcheggio deserto. E lì il suolo traballò pericolosamente.
A stento si tennero in piedi, rannicchiati l'uno contro l'altro.
Le lampadine dei lampioni emisero luce a intermittenza per qualche secondo, poi si bruciarono.
Calò uno strano silenzio.
Tom guardandosi attorno vedeva le macchine, ma era come se fossero stati estromessi dal mondo esterno.
Non sentiva clacson, stridii di gomme.
Ma cosa stava succedendo? Non era il potere dei vampiri quello.
- Che diavolo di potere è?- ringhiò Cloe, coi sensi tesi - Non sento un accidenti, non sento più neanche i vampiri. È come se fossimo...-
- Sotto una cupola?- finì Tom.
- Si. Vuoi dire che...ci hanno chiusi qui sotto? Ma perché?-
Un passo. Un altro ancora.
Una decina di mantelli rossi. E fra i tanti, uno color panna.
Al naso di Tom, giunse un odore che non sentiva da tanto.
Odore di morte. Odore di chiuso, di prigioni.
E quella voce...quella voce antica...
- Per imprigionarti Serpens, come si dovrebbe fare con essere ignobile come te.-
Il cuore di Tom Riddle, dopo quasi dieci anni, quasi si fermò.
Non riuscì neanche a muoversi. Neanche a parlare. Neanche a pensare.
Solo quella voce.
Stridula e irreale, viscida e maligna, più maledetta di qualunque cosa su quel mondo.
Quella voce sottile, velenosa come il morso di un cobra.
Serpens.
Quel nome.
Una sola persona l'aveva sempre chiamato così, tanti anni prima.
E quando si girò, ebbe l'esatta sensazione di tornare indietro.
Zaratrox. Si. Il capo delle celle nell'inferno degli Zaratrox.
Il suo Carceriere.
L'uomo che...da bambino, l'aveva trasformato in un dannato.
Il capo degli Illuminati era davanti a loro. La sua maschera metà triste e metà ghignante spiccava in quel buio.
- Ci rivediamo Serpens. Sono nove anni che mi sei scappato.-
I quattro maghi tremarono, tremarono veramente.
Quella voce. Neanche umana. Neanche demoniaca. Era quanto di più terrificante ognuno di loro avesse sperimentato nei propri incubi.
Tom aveva conosciuto la paura. Poi più niente l'aveva tramortito a quel modo. Eppure ora tornava bambino.
Tornava all'età di otto anni, chiuso in una bara di mattoni.
Prigioniero. Condannato a morte.
Era lui.
Il capo degli Illuminati era il Carceriere degli Zaratrox.
Ed era venuto a terminare il suo lavoro.
Ucciderlo finalmente.

 

 

 

 

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Capitolo 34
*** Capitolo 34° ***


figli34

 

 

Sbarre, grida, urla.
Odore di sangue, ombre e risate che sembravano preludere l'inferno.
Thomas Maximilian Riddle aveva tutto in testa. Chiuso e incatenato sotto i suoi ricordi, c'era un mostro senza faccia.
Tutti i bambini hanno paura dell'uomo nero, di un uomo che non esiste.
Ma nel caso di Tom no...quel mostro esisteva davvero.
Lentamente, molto lentamente, sentì i pensieri nella testa raggrupparsi per formare un muro.
L'Occlumanzia. L'ultima sua protezione.
Ma quel mostro, il Vendicatore Bianco, rise lo stesso.
E rise tanto da far tremare chiunque, sotto quella cupola di magia che li escludeva dal mondo.
Il Vendicatore stava davanti a loro, la mano sinistra nascosta sotto il mantello e con essa anche il Guanto di Minegon.
Eppure lo si poteva sentire ridacchiare, quasi potevano vedere quella sua bocca distorta piegarsi orribilmente.
Era un incubo.
Un incubo vero e proprio.
- Ora non c'è nessuno a proteggerti, schifoso serpente.-
La voce uscì di nuovo in un sibilo rauco, come di qualcosa che raschiava contro il metallo.
- Nove anni.- il Vendicatore estrasse finalmente la mano metallica da sotto il mantello, artigliando le dita con fare sinuoso - Nove anni. E dire che eri solo un bambino. Guardati ora...ti è stato permesso di crescere, di diventare un pericolo. Il lavoro sporco è sempre toccato a me. Vero? Te lo ricordi, vero Serpens?-
Tom scosse la testa, cercando di tenerlo lontano dalla sua mente, dal suo cuore.
Ma ci si stava infilando come un veleno dentro una piaga.
Era atroce sentirlo di nuovo dentro. Come una lama piantata nella carne.
- Ti ricordi che fine hanno fatto tutti, vero Thomas Maximilian Riddle?- continuò l'Illuminato, camminando in circolo come un felino - Ed è la stessa fine che farai ora, insieme ai tuoi luridi amici dagli insulsi e miseri poteri.-
- Sta' lontano da loro.-
Tom aveva rialzato il capo solo per pronunciare quelle parole, in minaccia.
- Perché?- il Vendicatore si soffermò a fissarli, mentre il vento della notte saliva veloce - Sono soltanto reietti come te. Voi coi vostri sporchi poteri e il vostro sangue corrotto...il mondo va ripulito dagli esseri marci come voi.-
- E per marcio che intende?- sussurrò Claire, gelida, stretta fra Damon e Tom - I babbani? I mezzosangue?-
Il Vendicatore piegò la nuca all'indietro, ridacchiando di nuovo con gran giubilo.
Tutti gli altri Illuminati in rosso rimasero immobili.
Cadaveri. Erano solo quello.
- I babbani. I mezzosangue...no, no bambina mia. Io non sono come il padre di quell'essere che ti ostini a proteggere. Io voglio ripulire il mondo dalla gente come lui, come Lord Voldemort...-
- E allora perché ha cercato di uccidere Harry Potter?- gli chiese Trix rabbiosa.
- Harry Potter, si.- il Vendicatore sorrise di nuovo, anche se non potevano vederlo - Il bambino sopravvissuto è stata la mia speranza, per molti e molti anni. Poi, quando mi sono accorto che era corrotto come il suo mortale nemico, ho deciso d'intervenire. Già...ti ha salvato Serpens. Ti ha salvato dal mio sicario, quel giorno a Hogwarts. E se solo lui non fosse stato così dannatamente attaccato alla tua inutile vita, ora saresti sotto terra.- e di colpo la sua voce divenne tonante, furente - DOVE TU DOVRESTI STARE!-
I quattro maghi si strinsero di più, come assordati.
Tremanti, non riuscivano neanche a muoversi.
- E ora, Serpens...finirò quello che ho cominciato nove anni fa!-
Lo scintillio del metallo vibrò come una corda di violino, come se il Guanto stesso avesse subito una scossa.
La mano ora era protesa su di loro, senza scampo.
Niente sarebbe rimasto.
- Dì addio alla vita, Thomas Maximilian Riddle. Tu che non dovevi neanche nascere, non hai fatto altro che portare scompiglio a questo mondo. Tu e tuo padre siete stati come una pestilenza. Harry Potter lo ucciderà, non temere. Non sarai solo a lungo. E dopo tuo padre, provvederò a spedire da te anche quel traditore del tuo padrino!-
- Lei è pazzo.- gli sibilò Damon.
- Sei tu il pazzo Legimors.- replicò il Vendicatore, sottilmente - Tu che vedi tanti morti e non ne salvi uno...-
- Stia zitto!- urlò allora Cloe - Ha fatto strage di scozzesi in nome del Lord Oscuro e viene e dirci che uccidere innocenti per una buona causa la salva dal rimorso? Mi faccia il piacere! Tom non ha mai fatto del male a nessuno!-
- Lo farà.-
- Non è un Veggente, non può saperlo! È impossibile! Io lo conosco bene!-
- Davvero bambina mia?- la risata dell'Illuminato la colpì in pieno petto - Non sarò un Veggente ma riconosco un'anima marcia quando la vedo. Mi sei scappato nove anni fa Serpens, grazie a quella maledetta donna. Ma ora basta. Non c'è nessuno a salvarti stanotte. Né lei che provvederò presto a sistemare una volta per tutte, né Harry Potter, né tuo padre!-
Il Guanto stava già sfoderando il suo potere e la morte stava già sorridendo, pregustando le sue vittime quando un battito di mani estremamente vigoroso ma pigro fermò il Vendicatore.
Tutti si fermarono. Forse anche il tempo.
Tom vide appena un'ombra vaga lì accanto a loro, a sinistra.
Qualcuno in un mantello nero batteva le mani pallide, gli occhi blu accesi di sincera comprensione.
- Bene, bene. Ancora le stesse ossessioni di un tempo, Mezzafaccia.-
Le dita metalliche si artigliarono tanto da spezzarsi e tutti ebbero come l'impressione che il Vendicatore stesse per esplodere. Ora fu lui a farsi indietro, la maschera grottesca puntata sul nuovo venuto.
- Tom Riddle.-
- Ci si rivede.-
Lord Voldemort senza guardare altri che l'Illuminato, si portò davanti al figlio.
- Quanti anni sono? Quaranta?-
- Cinquantatré.- sibilò il Vendicatore, puntiglioso - Bastardo come osi presentarti di fronte a me?-
Lord Voldemort rise appena, nascosto sotto al cappuccio.
- Andiamo Augustus. Quaranta o cinquant'anni poco importa. Sei sempre tu vedo. Stessa maschera, stesse assurde ambizioni. Stesse follie anche, devo dire.-
- Senti chi parla di follie.- sibilò il mago in bianco - Cosa sei venuto a fare? A salvare il tuo erede?-
- E a parlare del caso strano per cui il mio Marchio Nero compare un po' troppo spesso, quando da mesi io e i miei Mangiamorte non muoviamo un passo fuori da Dark Hell Manor.- disse Voldemort soave - O forse mi sono sbagliato? Sai Mezzafaccia, se vuoi far scorrere il sangue dei mezzosangue a me poco importa ma...la firma su un capolavoro è un onore che va ad un solo artista.-
- Sta zitto Tom.- ringhiò il Vendicatore con voce stridula - Aspettavo solo di averti a portata di tiro!-
- Ahah.- il Lord Oscuro sollevò le mani, una armata di bacchetta in segno di difesa - Siamo sotto la tua ingegnosa cupola. Non fare finta di nulla, Mezzafaccia. Sai bene che il tuo bel Guanto potrebbe uccidere anche te. La magia cozzerebbe ovunque, non pensi?-
- Per uccidere quel verme di tuo figlio? Questo ed altro!-
Voldemort sospirò. Poi si guardò un attimo alle spalle.
Eccolo lì. Tom e gli stessi tre bambini che aveva visto sei anni prima.
Aveva una strana sensazione di dejà-vu.
Eppure il grifone e i suoi amici ora, se possibile, avevano ancora più paura.
Dalla padella nella brace. Fuori i vampiri di Kronos Leoninus, dentro Lord Voldemort in persona e il Vendicatore.
- Com'è essere di nuovo in circolazione Augustus?- chiese il Lord Oscuro, deviando l'attenzione bramosa da suo figlio - Credevo che in Vaticano ti avessero finalmente messo in gabbia. A quanto pare gli Zaratrox sono stati ingannati.-
- Zaratrox!-
Il Vendicatore sputò a terra...e sputò acido, che sciolse il cemento.
- Zaratrox!- disse di nuovo con sprezzo - Sono decaduti tutti! Non sanno più distinguere il bene dal male!-
- E immagino che tu invece sappia farlo, vero?- ironizzò Voldemort.
- Risparmiami il tuo sarcasmo di bassa lega, bastardo.- ringhiò il suo nemico, con violenza - Sei l'ultimo a potermi fare la predica ma dopo quasi dieci anni ho finalmente a portata di mano sia te che il tuo miserevole sangue! Sei venuto per salvarlo a distanza di nove anni? Sciocco!- e stavolta un ghigno malevolo e sudicio arrivò alle orecchie di Voldemort, dandogli un'orribile sensazione - Come ti senti Tom? Eh? Come ti senti a sapere che il tuo nobile erede è passato sotto le mie grinfie? Già...e per ben un anno intero.-
Indietro, Tom risentì il buio.
Risentì tutto. Dalla carcerazione, a ogni singola notte passata in quell'inferno.
Né vita, né umanità.
Aveva il fiato mozzato quando suo padre si girò di nuovo verso di lui.
Gli occhi blu di Voldemort si tinsero di rosso.
- E' vero?- sibilò suo padre inquisitorio.
Tom non rispose, evitando di guardarlo.
- Thomas.- lo richiamò il Lord Oscuro, imperioso - E' vero quello che dice?-
- Se lo ricorda ancora, vero?- sussurrò l'Illuminato - Ogni notte, nei suoi sogni...sono sicuro che mi vede. Te la ricordi la mia ninna nanna piccolo serpente? Te li ricordi i miei piccoli rombi bianchi, vero?-
- Vall'inferno!- urlò allora Tom, coi denti digrignati e gli occhi vitrei - Vai e restaci...-
E all'improvviso tutta la cupola iniziò a vibrare, così come il cemento sotto i loro piedi.
La neve divenne un liquame, come se fosse stata scaldata dai bassifondi di Londra.
I denti digrignati di Tom e il modo in cui si teneva la testa erano un segnale più che chiaro.
Voldemort allora puntò il Capo degli Illuminati, con la stessa brama di un serpente che avvolge la preda nelle sue spire.
- So cosa stai facendo.- l'ammonì, con voce atona e lontana - So dell'Arca.-
- Che paura.- ghignò il Vendicatore - Tom...la paternità ti ha rammollito. Come ti ha rammollito quel bambino in fasce ventisette anni fa.-
- Hn.- Il Lord Oscuro rise, mandando in bestia - Harry Potter si è dimostrato un nemico più interessante di te, Mezzafaccia. A proposito, vedo che porti una maschera diversa. Come sta il tuo incantevole visino?-
- Muori!-
Fuori di sé dalla collera, il Vendicatore tornò a puntare il Guanto incandescente su Tom, Damon, Claire e Beatrix. I maghi si chiusero di nuovo a scudo l'uno con l'altro, ma ad un tratto l'Illuminato si fermò di nuovo.
Dalle fessure della maschera, videro i suoi occhi insanguinati e colmi di capillari rotti sgranarsi.
Tom, al pari suo, era sconvolto.
Voldemort aveva appena dato le spalle al nemico. Senza preoccuparsi.
E la sua mano pallida dalle dita lunghe e sottili era protesa verso il figlio.
Come...come un gesto di difesa. Una richiesta di nascondersi dietro di lui
Il cuore di Tom batteva così forte che in quel momento si sarebbe affidato al diavolo in persona.
Cuore e testa erano divisi.
Ma quella mano...quella mano che in quel momento ispirava così tanta fiducia...
Era pazzo. Era impazzito.
Eppure, lentamente, senza mai mollare la presa dalla mano di Damon, tirò gli altri fino ad arrivare a un passo da suo padre. Fremendo, alzò il viso. Seguì i contorni del volto del padre, poi gli prese la mano.
Una volta che furono strette e ben salde, Voldemort tornò a girarsi verso il Vendicatore.
- Patetico.- sibilò quello.
- Non tanto quanto la freccia che sta per trapassarti da parte a parte, imbecille.-
Fu le ultime laconiche e annoiate parole che Mezzafaccia sentì dal Lord Oscuro, prima che una freccia di fuoco saettasse in aria, sopra di loro.
Arrivò dalle spalle di Voldemort e si piantò dritta nel suo stomaco.
Barcollò, imprecò e la estrasse, rischiando di cadere in ginocchio.
Il sangue che colò a terra erose il cemento e sciolse la neve come il suo sputo.
Un lezzo pestilenziale avvolse l'aria della cupola, facendo venire la nausea ai più giovani.
Ma finalmente per Tom e gli altri arrivò la salvezza.
Harry uscì dal buio, entrato facilmente nella cupola poco prima.
- Ben arrivato.- gli disse Voldemort.
Harry Potter non rispose, fissando il Vendicatore che si contorceva, rabbioso.
- Cosa fai qui?!- gli ringhiò furente - Chi ti ha detto dov'eravamo?!-
- Io.- replicò il Lord Oscuro.
A sentire quelle parole, Tom mollò la mano del padre all'istante e con rapidità tutti e quattro i giovani maghi si nascosero dietro al bambino sopravvissuto, che in spalla teneva una faretra magica.
- Harry,- fece Riddle Senior con tono ossequioso - ti presento Augustus Grimaldentis. Ha duecento anni su per giù, direi. Io lo chiamo Mezzafaccia.-
Il bambino sopravvissuto scoccò uno sguardo ai maghetti, per vedere se stavano bene, poi da sotto il cappuccio di velluto squadrò la riunione di Illuminati. Il Vendicatore, nonostante la ferita, si stava già rimettendo.
- Se ti chiedi come fa...- Voldemort gli lesse facilmente nel pensiero -...sappi che sono due secoli che vive unicamente grazie al Lazzaro. Sai cos'è?-
- Non sono venuto per chiacchierare.- rispose l'ex Grifondoro, con tono basso ma bellicoso - Ma per mettere le cose in chiaro. Non so che abbiate da spartire voi due ma la vita di Tom non è un premio del pacchetto.-
- Non ti avessi chiamato a quest'ora mio figlio sarebbe morto. È così che lo controlli?- gli rinfacciò Riddle.
Harry gli scoccò un'occhiata truce - Fammi il favore.- gli rispose gelido - Non avessi collezionato nemici per settant'anni ora tuo figlio non dovrebbe rischiare la pelle perché ha il tuo stesso nome.-
- Ne riparleremo quando il tuo avrà l'età per parlare e dirti cosa pensa di te, eroe dei maghi.-
- Che onta.-
Harry e Voldemort si girarono contemporaneamente verso il Vendicatore, che si teneva lo stomaco col Guanto.
- Che onta, Harry Potter, bambino sopravvissuto! Tu dovevi essere la speranza dei maghi! E ora guardati...hai accolto un serpente in casa tua! Hai tradito la tua stessa causa! Tu hai fallito!-
- Ho fallito con la mira, ecco la verità.- rispose Potter piccato - Dovevo mirare più in alto. O più in basso.-
- La tua indifferenza al nemico che hai a fianco mi disgusta!- strillò Mezzafaccia - L'uomo che ha sterminato la tua famiglia ti sta vicino e tu pensi solo a suo figlio! Sei un traditore! Morirai per questo!-
- Si può sapere cosa vuole lei?- gli chiese Harry, esasperato.
- Uccidere me, te, mio figlio, il Legimors...- fece Voldemort serafico - Tutti i vampiri del mondo perché contaminano la razza dei maghi. Ha quest'idea fin da giovane. Ripulire il mondo a sua immagine e somiglianza.-
- Pretenzioso.- sibilò Harry - Di gente come lei gli Auror ne uccidono tutti i giorni.-
- Già ma un Auror a caso nove anni fa non si è accorta di me. E mi ha lasciato vivere!-
- Parla di Hermione.- gli sussurrò Tom sgomento - Perché mi ha salvato da lui.-
- Tu lo conosci?- allibì Harry - Che significa?-
- A più tardi le spiegazioni.- l'interruppe Voldemort - Sono solo venuto per dirti Augustus che sono di nuovo nel pieno delle forze. La prossima volta non resterai vivo per raccontare di avermi rivisto.-
- La prossima volta la testa tua e di Potter rotoleranno ai miei piedi! Insieme a quella di quella donna!- promise Mezzafaccia, schioccando le dita verso i dieci Illuminati in rosso che gli stavano dietro - Siete al centro della mia morsa, signori. E state sicuri che prima o poi vi avrò tutti! In un modo o nell'altro!- e senza aspettare oltre, ruppe la cupola e si Smaterializzò via, senza lasciare traccia.
Cadde il silenzio, nonostante ora i clacson e i rumori di Londra fossero tornati alle loro orecchie.
Anche i vampiri se n'erano andati.
I maghetti si strinsero di più a Harry, quando il Lord Oscuro si volse verso Potter.
- Grazie di avermi avvisato.- disse il bambino sopravvissuto, sistemando la sua faretra con aria tranquilla.
- Hn.- Voldemort ritirò la bacchetta - Ora che non ci sono scocciatori in giro...hai un minuto?-
- Cosa?!-
Tom, vedendo che Harry si stava allontanando lo riprese per il gomito, fissandolo sconvolto.
- Dove diavolo vai?- gli urlò quasi, allibendo di fronte al sangue che gli scorreva dalla cicatrice riaperta.
- A parlare di questa storia. Lui sa chi è quell'uomo. Lo conosce bene.-
- Non m'interessa!- sbottò il Grifondoro, ad alta voce - Non voglio che ci vai!-
- Ma...-
- Niente ma! Ora ce ne andiamo! Tu con lui non vai da nessuna parte!-
Sentendo quelle parole, Voldemort rise da sotto il mantello.
- Tranquillo Harry.- soffiò con voce sottile - Sai come trovarmi, vero?-
Potter serrò la mascella, infastidito.
- Non dare mai niente per scontato, è un consiglio.-
- Che tu però non hai mai seguito.- replicò Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, dandogli la schiena - Ci rivedremo presto.- dopo di che sparì anche lui, in una nuvola di fumo.
Rimasti soli, tutti tirarono il cosiddetto respiro di sollievo.
A quanto pareva però, quella guerra era appena cominciata.
Ma ora Harry aveva un nome.
Augustus Grimaldentis.
Capo degli Illuminati e Carceriere degli Zaratrox.

Hermione quella notte, verso l'una, sentì un grido atroce che la destò dei suoi sogni.
Credette di aver avuto un incubo ma...l'incubo vero era a letto con lei.
Si girò freneticamente verso la sponda sinistra, dove Draco si contorceva.
Accese la luce di scatto e dovette lottare per tenerlo fermo.
Col sangue a cubetti, vide il Marchio Nero sulla pelle d'alabastro di Malfoy diventare sempre più scuro e visibile.
E dai suoi gemiti, doveva fare un male atroce.
Lo aiutò a scendere in salone, dal secondo piano.
Edward che era rimasto sveglio davanti alla tv sgranò lo sguardo vedendoli arrivare abbracciati.
Fecero appena in tempo a far sedere il biondo dietro al bancone della cucina, per preparargli un antidolorifico quando la porta di casa si spalancò di nuovo e le voci concitate di Tom e Harry invasero il piano terra.
- Cosa diavolo succede?- sibilò Draco, affranto e cupo.
- Tu ignorali.- scandì Dalton - Dammi un attimo.-
- Tanto sta passando.-
- Si ma non riuscirai a dormire di questo passo.- rispose l'ex Corvonero - E' già successo prima?-
Draco tentennò a rispondere quel che bastava per lasciare Hermione a bocca aperta.
- Non me l'hai mai detto!- sbottò delusa - Da quanto va avanti?-
- Da agosto.-
- Da quando...- la Granger si sedette, fissandolo addolorata - E' da quando è uscito dal Velo che tu stai così.-
- Non fa sempre male.- sussurrò, evitando di guardare la sua espressione ferita - Stai tranquilla.-
- Non sto tranquilla per niente. Quell'affare finirà per ucciderti!-
- Adesso non esageriamo mezzosangue.- le rispose, pacato - Passerà in qualche minuto.-
- Fino al prossimo attacco.-
- Funziona così.-
- Non scherzare! Tu vedi le stelle da mesi e non me ne hai mai fatto parola!-
- Abbiamo altro di cui occuparci ora come ora!- replicò, proprio mentre Harry entrava a passa spedito nel salone, con un fazzoletto premuto in fronte e Tom che gli urlava dietro, furibondo.
- ...tu devi essere del tutto fuori di testa! Andare a parlare? Andare a parlare?! Se non ci fossi stato io ci saresti andato di volata, razza di deficiente! Ma cos'è, ti diverte farmi venire una crisi di nervi?-
- Andare a parlare con lui era l'unico modo per saperne di più!- recriminò Potter, pulendosi il sangue dalla testa - E tra l'altro voi quattro mentecatti non avreste neanche dovuto essere invischiati in questa storia!-
- Pronto?- li richiamò Edward - Si può sapere cos'è successo?-
- Già, dove sei andato Sfregiato?- gli chiese Draco.
- A riprendere questi quattro dalle grinfie del Vendicatore.-
- Avete visto il Vendicatore?- allibì Dalton - E che è successo?-
- Niente, ha detto un cumulo di stronzate.- sibilò Trix - Ma non era solo. Vero?-
- C'era Voldemort.- sussurrò Hermione, vedendo la cicatrice sanguinante di Harry - Come facevi a sapere dov'erano?-
- Mi ha chiamato lui.-
- Cosa?- Dopo un istante di gelo totale, oppure di assoluto sbigottimento, i tre Auror in coro, fecero quella domanda con le bocche larghe e gli occhi sbarrati - Cos'hai detto?-
- E' venuto a chiamarmi.- sentenziò Potter infastidito, evitando accuratamente di guardare Hermione - Mi è apparso sulla porta, che dovevo fare, farlo salire e invitarlo a bersi il bicchierino della staffa!?-
Tom scosse la testa, gli occhi lucidi e il cuore a pezzi.
- Tu sei matto. Sei tutto matto...- alitò, senza forze - Sai qual è il tuo problema? Parli troppo con lui e mai con me, ecco cosa. Ma che cos'hai, la sindrome di Stoccolma cazzo?!-
Harry allora tacque, gli occhi verdi tetri e rabbiosi.
- Può darsi.- disse infine in un soffio - Ma non sono l'unico ad averla, non credi?-
A quella stoccata Tom si fece indietro come se l'avesse colpito con un ceffone.
Decisamente si erano detti tutto ormai.
- Bene.- si riprese il cappotto, infilandoselo di volata - Me ne torno a dormire a casa mia. Chissà che domani le cose sembreranno un po' meno assurde di stasera. E un'altra cosa Herm.- aggiunse, con voce tremula - Il Capo dei Carcerieri degli Zaratrox.-
La Grifoncina s'irrigidì, contraendo le mani sulla vestaglia.
- Si?-
- E' lui. È lui il Vendicatore. L'ho capito dalla voce.-
- Augustus?- sussurrò, puntando lo sguardo fremente su Harry - Augustus Grimaldentis è il Vendicatore?-
- Lo conosci anche tu eh?- Potter bloccò la porta con la mano, prima che Tom uscisse - Ditemi quello che devo sapere. Poi ti lascio andare dove ti pare. Com'è che lo conosci Tom?-
Riddle e la Granger si scambiarono un'occhiata, poi, capendo che sarebbe stato atroce per lui, Hermione decise di dare voce ai suoi stessi ricordi.
- Avevo vent'anni quando diventai Zaratrox. Andai in Italia per riprendere Tom. Ve l'avevo detto che era stato rapito da loro, vero?-
- Si ma non ci hai dato a intendere che fosse stato qualcosa di particolare cruento.- sibilò Draco, fissandolo con gli occhi argentei pronti a divampare fiamme - Credevo che fosse stato prigioniero di una casta di maghi e non di quel pazzo assassino con la maschera.-
- Lui si chiama Augustus Grimaldentis.- ribatté Hermione - Era il Carceriere delle celle degli Zaratrox. Lì i Bilancieri ci tengono chi può disturbare l'equilibrio fra magia buona e oscura. Hanno rapito Tom perché sulla bilancia lui e suo padre, contro Harry, avrebbero fatto pendere l'ago verso troppa magia oscura. Caesar e io ci mettemmo molto ma alla fine lo trovammo in Italia. Diventai Zaratrox, feci l'iniziazione e attirandomi addosso una maledizione l'ho liberato da quelle prigioni.-
- Una Azkaban sotterranea?- chiese Cloe, sgomenta.
- Diciamo di sì, ma ingrandiscila dieci volte e disseminala di fuoco e lava.-
Harry e Draco si girarono verso Tom.
Su quei due sguardi ora non c'era ira più grande.
- Era storia vecchia.- rispose Riddle, per difendersi fino allo stremo - Non sapevo che mi cercasse.-
- Eppure quel tizio si ricorda bene di entrambi.- ringhiò Potter fra i denti - Hermione, ha minacciato apertamente di uccidere anche te. Il fatto che tu l'abbia fregato dev'essere una bella macchia sul suo stato di servizio.-
- Basterà farlo a pezzi.- scandì Trix.
- No, non basta.-
Hermione si versò del thè caldo, inspirando forte.
- Ok.- disse, cercando di trovare le parole - Non so fino a che punto Augustus e Voldemort si conoscono ma io ho sentito delle storie, dai miei amici Auror. Come vi aveva già detto Lucilla, questo capo degli Illuminati ha più di due secoli. Ne ha già fatti altri di colpi di stato come questi e nessuno è mai riuscito a ucciderlo.-
- Non ha mai trovato noi.- sibilò Harry - Voldemort mi ha detto che è vivo grazie a una cosa che...aspetta...- il moro si mise le mani sulle palpebre chiuse, sbuffando -...ah, com'era quel nome...ha detto che questo Augustus è vivo e le ferite da taglio non gli fanno molto perché usa...ecco, si! Usa il Lazzaro.-
Se Hermione e pure Edward alzarono le spalle, mancò poco che Draco sputasse in faccia a Harry tutto il sedativo.
Tossì come un dannato fino a quando Dalton non gli diede una badilata sulla schiena, affinché tornasse a respirare.
- Lazzaro? LAZZARO?!- tuonò Malfoy - Cristo Sfregiato e lo dici così?-
- Cos'è questo Lazzaro?- gli chiese Damon, paziente.
- Dio ma non sapete un cazzo.- sbottò il biondo, massaggiandosi il braccio - Il Lazzaro è come l'elisir di lunga vita della Pietra Filosofale. Si dice che sia un enorme pozzo, o una foce, comunque un corso d'acqua che rende il corpo quasi invulnerabile. Impedisce la morte corporale, quindi causata da ferite di spada o coltello. Lo stesso per le malattie. Chi la ottine, può ritenersi tranquillamente immortale.-
- Se gli sbatto l'Anatema Senza Perdono in faccia lo uccido?- chiese Harry serafico.
- Si, quello si.-
- Risolto il problema.-
- No, non abbiamo risolto un cazzo. Una nuotata nel Lazzaro e anche un appestato può vivere per cento anni!-
- Freghiamogli il Lazzaro allora.- propose Cloe.
- E come duchessa? Ce l'avrà sulla sua nave no?- bofonchiò Damon - Che non ho ancora visto dove sia.-
- Magari Voldemort lo sa.- bofonchiò Harry, prima di mordersi la lingua.
- Ma certo. Già che ci sei perché non gli chiedi di unire le forze, eh?- ringhiò Tom di nuovo inferocito - Tanto è solo un assassino, no? Ha solo massacrato un sacco di gente e ora passa leggermente più umano solo perché in circolazione c'è un maledetto sadico bastardo più assetato di sangue di lui!-
- Tom, calmati.- lo pregò Hermione.
- Non dirmi di calmarmi, per Dio!- esplose - Quel pazzo è in giro e cerca di nuovo me! Non avrò un attimo di pace fino a quando non lo avrò spedito all'inferno!-
- Qua sei al sicuro.-
- Si ma non posso stare incollato a vita a voi. A scuola non lo sono!-
- Hogwarts è sicura.- lo blandì Trix.
- No, ha ragione il mostriciattolo.- rettificò Draco, accendendosi una sigaretta - Hogwarts non mai stata un posto sicuro per gente come noi. Se quel fantoccio è entrato una volta, allora potranno entrarne altri dopo di lui. E cercheranno sempre di ucciderlo. Dobbiamo scoprire dov'è quell'Arca e il segreto di quei rombi bianchi.-
- Per il momento non c'è altro da fare.- sospirò Cloe, carezzando la spalla Riddle - Vedrai che qua non verrà mai.-
- Si invece.- sibilò, freddo - Mi ha già trovato una volta, proprio da Caesar. Perché ora dovrebbe essere diverso?-
- Forse perché finalmente sappiamo la verità.- gli rispose Harry , andando a prendere una borsa del ghiaccio per la testa e sedendosi accanto a Malfoy - Avresti dovuto dircelo prima.-
- Ma guarda. Come mi ai sempre fatto notare tu, questi sono affari miei.- gli disse il grifone sarcastico e amaro - E adesso me ne torno a Cedar House, sperando che quel mannaro maledetto sia già sulla via del ritorno. Ci vediamo domani e gradirei non trovare mio padre seduto a tavola con voi a degustare l'agnello! Vi saluto.-
Richiusa la porta di botto, qualcuno emise un lungo sospiro di esasperazione.
- Certo che anche tu...- Edward scosse la testa - Uscire a spasso con Tu-Sai-Chi...-
- Ve l'ho già detto. Che dovevo fare? Farlo salire?-
- Se non altro è rimasto fuori perché gl'incantesimi di Protezione Magica tengono.- disse Hermione sollevata.
- Voi che fate alzati?- li apostrofò Potter improvvisamente.
- Niente.- mugugnò Draco imbronciato.
- Discutevamo del motivo per cui non andrò all'altare una sesta volta.- sibilò Hermione minacciosa - E ora me ne vado a letto, da sola. Parleremo domani di Augustus. Buona notte!-
- Mi sa che ti sei guadagnato il divano.- rise Edward.
- Vaffanculo Dalton. La tua babbana che fine ha fatto?-
- Oh già.- tubò Harry - Com'è andata con Ophelia?-
- Zero.-
- Zero? Come sarebbe zero?- fece anche Damon, allibito - Tu?-
- Ho scritto tigre del ribaltabile in fronte per caso?- fece l'altro, inacidito - Datemi aria, porci. Trix portateli via.-
- Si certo. Howthorne fila a dormire.-
- Prima filo in bagno. Ho la tequila che mi sta rovesciando lo stomaco.-
- Me ne vado anche io.- sbadigliò la King - Sono a pezzi e mi gira la testa.-
- Siete pure ubriachi, siete davvero pessimi.- rincarò Edward, divertito.
- E ci hanno levato i poteri. Per questo eravamo indifesi.- sentenziò la Diurna - Con l'alcool ho smesso, giuro.-
- L'hai detto anche al compleanno di Tom.- le urlò il Legimors dal bagno.
- Fate come vi pare.- Cloe andò dritta alla porta, infilandosi il bomber rosa pallido - Ci vediamo domani gente. Ah, Piumino me lo tenete voi?-
- Piumino chi?- allibì Potter.
- L'agnellino ubriaco.- gli chiarì la Sensistrega - Si? Grazie mille gente, ciaooo!-
- Ci mancava anche l'agnello adesso.- sbuffò Draco, la testa china sul bancone - Il lupetto dov'è?-
- Il lupetto è qua.- sibilò Asher, entrando e facendo passare Cloe per farla uscire.
- Ecco, adesso il circo è al completo.- ironizzò la Diurna - Fila a letto Greyback!-
- Fila a letto lo dici a qualcun altro stramaledetta mezzosangue...- ma il mannaro si zittì di botto, sentendo il collare stringersi all'istante. Così, imprecando pesantemente, dette la notte a tutti e tirò dritto in camera, seguito da un ciondolante Howthorne e da un'assonnata mezza vampira.
Se si contava poi che Elettra era andata a dormire da sua sorella Isabella, tornata in Inghilterra solo per due giorni, che Hermione non voleva Malfoy in camera, che Dalton per una volta era solo come un cane e che Ron era su in camera sua con Pansy a procreare il loro secondogenito...bhè.
La vita vista così faceva proprio pena.
- Prendo dello scotch.- propose Edward.
- Io prendo i bicchieri.- disse invece Harry.
- Io il cianuro.- sibilò Draco infine.
Si, decisamente un altro Santo Stefano degno di nota.
Man mano che gli anni passavano, andava sempre peggio...

Tom però non era riuscito a chiudere occhio a Cedar House.
Inutile tenere sveglio Tristan col poker, inutile rompere le palle a Jess all'alba delle due di mattina.
Degona alla terza volta che era entrato in camera sua l'aveva preso a scarpate, a male parole tutti i ritratti di casa mentre Lucilla si era addormentata subito quella notte, appena finita un'altra delle estenuanti cene di Rose Mckay e di Liz.
Eppure...sentiva il bisogno atroce, mai provato prima, di stare con qualcuno.
Il bisogno di avere qualcuno a fianco nel letto, di sentirsi carezzare la testa, stringere la mano.
Per questo, avvisando Tristan, era uscito di nuovo in piena notte e sotto il freddo pungente.
Non aveva smesso di nevicare un minuto.
Si alzò il collo del cappotto nero e stringendo le dita nei guanti si Smaterializzò via.
Quando riapparve, era in una stanza dai toni caldi.
Non troppo grande, con tendaggi dorati, un letto a baldacchino di una piazza e mezza affiancato da una portafinestra, con un ampio balcone. Una specchiera, alti scaffali pieni di libri e tante, tantissime foto e poster.
La stanza di Claire a King's Manor.
Il camino scoppiettava ma il letto era vuoto.
La porta del bagno, a fianco del letto, era mezza socchiusa.
- Claire.- chiamò, sperando di non spaventarla.
Sentì qualcosa andare per terra, poi la voce della Sensistrega lo raggiunse spaventata.
- Tom! Dio ma che ci fai qua?-
Lui sorrise, senza rendersene conto. Lei sapeva sempre dove fosse e in che punto.
Era rassicurante averla vicino.
Sentì un movimento d'acqua, poi Cloe apparve sulla soglia del bagno, bagnata fradicia, coi capelli annodati come serpenti, avvolta in un telo bianco.
- E' successo qualcosa?- chiese preoccupatissima - Cosa fai qua?! Gli altri stanno bene?-
- Si, si!- le disse subito, guardando altrove per non far cadere l'occhio dove non doveva - Stanno tutti bene, non è successo niente. Ehm...fai il bagno a quest'ora?-
- Si, non riuscivo a dormire e ho pensato di sciogliere i nervi.- ammise, drappeggiandosi meglio l'asciugamano addosso - Se mi dai un minuto arrivo più presentabile. Mettiti comodo.-
Sospirando, si levò il cappotto e andò a scaldarsi le mano davanti al camino, sprofondando in un puf color rubino che Trix aveva regalato a Cloe tre anni prima, quando si era presa un'orticaria terribile su schiena e gambe, a causa di una pianta della Sprite.
Rise divertito, lì ingolfato nel puf e quando la King tornò, in pigiama, sorrise dolcemente.
Era da tanto, tanto che non lo sentiva ridere. Che non lo vedeva un po' sereno.
Ma quando quella notte quel mostro aveva detto tutte quello cose orribili a Tom, aveva davvero provato l'impulso per la prima volta di uccidere qualcuno. E giurava che anche Damon e Trix avessero provato la stessa cosa.
C'erano delle volte in cui Tom sembrava così fragile.
Altre invece in cui guardava lontano, come un principe dei ghiacci, senza il bisogno di calore o aiuto.
Ma non era una di quelle notti.
Se era lì, era perché aveva bisogno di lei.
Muovendosi con passo felino, lo raggiunse di spalle e gli circondò azzardatamente il collo con le braccia.
Tom rimase immobile per un secondo, poi chinò il capo sulla sua spalla e le tenne strette le mani.
- Cosa ti ha fatto quell'uomo?- gli sussurrò.
Lui rimase impassibile stavolta. Come se ora che il Carceriere era lontano, nulla potesse scuoterlo.
- Tom.- lo richiamò con voce supplichevole.
In silenzio, Riddle mosse il capo dalla sua spalla, solo per scuotere i crini color inchiostro.
- Non voglio parlarne.-
- Quello ha detto delle cose orribili...se solo ci penso...- Cloe si portò la mano libera alla bocca, cercando di soffocare un gemito - Dio, ma perché non me l'hai detto prima? È per questo che tu e Damon vi siete picchiati, vero? Con l'Occlumanzia. Lui ha visto qualcosa e ha cercato di capire cos'era successo.-
- E da buoni testardi siamo finiti alle mani.- ammise - Si, è andata così.-
- Perché non l'hai detto neanche a Draco e a Harry?-
Tom aprì la bocca, per poi richiuderla.
Era difficile. Era dannatamente difficile, dire certe cose a chi vuoi bene.
Farsi guardare con pietà, compassione...no, non poteva sopportarlo.
Forse era davvero un Black. Non poteva sopportare la pietà altrui.
- Credi davvero che abbia la sindrome di Stoccolma?- sussurrò, fissando gli occhi in quelli nocciola di Cloe.
La biondina sorrise, carezzandogli la nuca e i capelli.
- Chi? Tu o Harry?-
- Entrambi.-
- Lui non ha la sindrome di Stoccolma. Non è soggiogato da Voldemort, anche se ti sembra così. Cerca solo di mantenere un contatto con tuo padre. Forse sarà strano, vista la loro situazione, ma secondo me il fatto che tu ora viva con lui, lascia Harry col senso di doverti tenere al sicuro, specialmente di fronte a tuo padre. È come se stesse cercando di fargli capire che con lui, non corri rischi.-
Il mago guardò il fuoco, esausto. Era così stanco e...così geloso. Tanto che non riusciva a capire perché.
Era geloso di Harry e suo padre. Perché? Com'era possibile? Era assurdo e illogico.
- E neanche tu sei soggiogato a Harry. Avrà anche ucciso tuo padre un sacco di volte e ha contribuito alla morte di Bellatrix Lestrange ma non è un rapporto morboso il vostro. Se si è legati da un amore limpido, credo che questa storia non valga a nulla. Visto?- sorrise tenera - Sono meglio di una strizzacervelli.-
- Di un anti-stress vorrai dire.- rispose, godendosi un bacio in fronte celestiale.
- Andiamo a dormire adesso.- gli disse perentoria, tirandolo in piedi - Destra o sinistra?-
Tom non capì - Pensavo di tornarmene a casa.-
- Con questo tempo? Te lo scordi.- ordinò la King, conscia che non doveva farsi assolutamente scappare l'opportunità di dormirci insieme da sola almeno una volta, anche aveva addosso, dannata lei, un orrendo pigiama antistupro con le pecore e gli angioletti - Destra o sinistra?-
- Sinistra.-
Fu quasi divertente scostare insieme il piumone e vederlo infilarsi fra le lenzuola con quella sua aria da pulcino smarrito. Come quello di una persona mai abituata alle troppe gentilezze.
Ma si. In fondo per una notte era solo suo.
Lo abbracciò stretto, sentendo il profumo delle neve. Del freddo.
Ma in fondo era quello il profumo di Tom Riddle.
Di neve e solitudine.

 

 

 

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Capitolo 35
*** Capitolo 35° ***


figli35

 

 

Mie care fanciulle, siamo finalmente arrivati a una delle mete di questa fiction. Questo capitolo è molto importante, esattamente come lo sarà il prossimo, se non di più...soprattutto per voi amanti della coppia Tom/Cloe. Spero sia di vostro gradimento, fatemi sapere che ne pensate. Prima di lasciarvi alla lettura vorrei ringraziare Bluking per le recensioni costanti e puntuali, ClausK, Lullaby80, Lamb, Astra, MarySole ed Angel-san per resistere alla tentazione di correre su Manga.it. Grazie ancora e un mare di baci. Babi.

 

 

 

 

 

 

Asher Greyback inspirò a fondo, per l'ennesima volta in quel lungo pomeriggio.
Si tolse di dosso l'abito di seta nera da donna che gli era appena piovuto sulla faccia e si rimise comodo in poltrona, poggiandosi su un gomito con aria alquanto annoiata e pigra.
Anche lui, come altri in passato, stava subendo gli effetti collaterali dell'umidità di Serpeverde.
Seppellito in una giubba color porpora, doveva ammettere che quel caminetto faceva ben poco contro il gelo dell'inverno e in particolare contro la tempesta di neve che si era scatenata proprio quel giorno, l'Ultimo dell'Anno.
Forse era il fatto che le fiamme erano blu e verdi a dargli quell'impressione.
O forse era quella maledetta sanguefreddo a fargli venire i brividi, visto che gli sfilava davanti con ben poco addosso.
- Io...io non posso! Non ci riesco! Non sono pronta per questa maledetta cosa! Odio le feste! Non le sopporto e sfilare come un'oca fra tutti questi inglesi è deleterio per la mia salute mentale!-
- Ammesso che tu ne abbia una.- sibilò il principe, girandosi appena verso la porta del bagno.
- Possibile che non sai essere un po' gentile?- sbottò Beatrix, sbirciando dalla porta con la testa - Sei un maledettissimo principe, non te l'hanno insegnata la cortesia? Eh?-
- Verso le sanguisughe no.- replicò lui, prontissimo.
- Hn.- Trix sparì di nuovo, trafficando davanti allo specchio - Tom è più principe di te.-
Asher stavolta assottigliò gli occhi - Riddle è solo un egoista viziato.-
- Certo come no.- sbuffò la Diurna, afferrando altre grucce - E' un viziato perché sta lontano dal padre. Giusto?-
- Sbagliato.- sibilò lui, furente - E' un egoista perché tradisce ciò per cui è nato.-
- Squartare e ammazzare mezzosangue?-
- Tu non capisci. Quell'uomo...il Lord Oscuro...io l'ho visto una sola volta...e la sua magia...ipnotizza.- sussurrò il mannaro, perso nei suoi ricordi - Non dico che sia giusto ciò che fa, non sta a me giudicare ma...i suoi poteri. Nessuno è comparabile a lui.-
- Non spetta a te giudicare.- gli fece eco Trix, uscendo finalmente dal bagno con gli occhi gialli colmi d'insofferenza - E' un modo come un altro per fare la pecora nel branco vero?-
- Occhio a come parli.- l'avvisò.
- Parlo come mi pare!- replicò furente, stringendosi i lacci del corpetto di raso sulla schiena - Tu che sei nato principe e sai cos'è l'onore dovresti essere disgustato di fronte a tutte queste morti! Vuoi davvero dirmi che un animo come il tuo passa su tanti cadaveri senza fare una piega? No, non credo!-
Asher serrò le labbra, alzandosi in piedi. Senza replicare la fece voltare di spalle e iniziò a stringerle i lacci, con dita sciolte e un'abilità che la stupì.
- Ci sa fare.- bofonchiò.
- Se riesci a scioglierli, sai anche riannodarli.- ironizzò lui.
La strega si voltò, fissandolo da sopra la spalla con aria inquisitoria.
- Chissà come se la spassa uno come te alla sua corte.-
- E tu che ne sai di uomini.- rispose sarcastico.
- Che ne sai tu di donne!- sbottò irritata, girandosi verso il principe - Le donne della tua razza magari avranno baffi e barba e vieni a dire a una come me che non so niente di uomini?! Ah!-
- Le donne della mia razza hanno più grazia di una vampira mezzosangue.-
Trix gli mollò un calcio su una tibia, tornando in bagno.
- Un altro!- la sentì bofonchiare arrabbiata - Un altro che pensa solo al sangue puro! Mica è colpa mia se sono nata così!-
- Un altro chi?- le chiese, risedendosi mollemente - Dì un po' vampira. Con chi te la spassi?-
- Nessuno.-
- Una come te?- ghignò il mannaro.
- Una come me?- sbottò lei, riapparendogli davanti - Una come me in che senso eh? Tanto perché tu lo sappia, razza di malfidente, nessuno mi ha mai messo un dito addosso! Sono esigente in fatto di uomini io!-
Asher tacque, osservandola.
Diceva la verità.
Rise senza neanche accorgersene, per la prima volta da quando era stato catturato.
- Al diavolo!- scandì Trix, esasperata - Allora? Come mi sta questo?-
- E' da battona.- mugugnò lui, annoiato, prendendosi dietro una scarpa col tacco a spillo.
- Come da battona?!- strillò isterica - Ne ho già provati dieci, possibile che non c'è nulla che ti piaccia?-
- Metti tutta roba scura.- sbuffò - Ti sbatte troppo in faccia, sanguefreddo.-
Lei emise un ringhio, infilando la testa nell'armadio.
Ne lanciò fuori altri mille vestiti, senza sapere più dove sbattere la testa.
- Quello.- disse all'improvviso Asher.
- Quale?-
- Quello.- e le tirò un abito di taffetà rosso scuro, come il sangue.
- Questo?- disse, drappeggiandoselo addosso - E questo non è da battona?-
- Sono tutti da battona! Ahi!- urlò, ridacchiando - E piantala femmina! Mettiti addosso quello che ti pare.-
- Bene, da sanguefreddo, a mezzosangue a femmina!- berciò tornando in bagno - Al diavolo, dovevo chiedere a Howthorne. Se quel maledetto non dormisse di nuovo!-
- Quello dorme troppo.-
- La notte purtroppo per lui fa altro.-
- Legimors.-
Qualche minuto dopo, Beatrix uscì dal bagno. E lui rimase in silenzio, assolutamente zitto.
In contemplazione.
- E allora?- lo incalzò, passandosi al collo una fascia di voile soffice come una piuma - Prova dire che sembro ancora una facile e ti arriva un pugno.-
Lui non disse nulla, effettivamente. Ma afferrò un lembo della fascia, tirandosela vicina.
- Ti starebbe meglio un collare.- le sussurrò, a un dito dal viso.
Se era rimasta sorpresa, spaventata o intimidita da quella nuova situazione più intima, non lo diede a vedere. - Dici?- rispose, senza muoversi - Ci penserò più tardi magari. Resti qua?-
- Dove vuoi che vada?-
- Nella Torre Oscura.-
- No, non ci dormo con gli Auror.-
- Parlare con Harry ti farebbe bene.-
- Per farmi fare il lavaggio del cervello?-
- Per farti vedere un'altra faccia di questa guerra.-
Asher giocò con la fascia, abbassando il viso.
- D'accordo.- cedette lei, per il momento - Allora mi aspetto di trovarti qua domani mattina.-
- Non tornare ubriaca.-
- Perché? Sei un salutista?-
- Figurati.- ghignò ammiccando - Ma potrei farti qualche scherzo.-
Beatrix rise dopo un secondo, guardandogli le cicatrici sul viso che gli aveva procurato lei.
Chissà perché ma gli stavano veramente bene.
E chissà perché...ma quel maledetto lupo non era più tanto insopportabile.

Tom Riddle, in cima alla torre del Grifondoro, osservava il pendolo con aria frenetica.
Dannazione.
Era una fottuta e inutile tortura!
Davanti allo specchio si mise la giacca nera sulla camicia bianca ma di fronte al farlallino emise un gemito disgustato. No, meglio morire che mettersi quella roba oscena addosso.
Non infilò neanche la camicia nei pantaloni. Uscì dalla sua stanza così com'era. Giacca e pantaloni neri, cintura, cerotto sul sopracciglio che si era tagliato sbattendo contro una porta e camicia fuori. E al diavolo!
Non era stato lui a decidere di andare a quella pagliacciata, l'avevano costretto, per punizione.
Quando andò in sala comune, tutta Grifondoro si volse a guardarlo ammirata ma lui tirò dritto, furibondo.
Accidenti alla Mcgranitt e a quel cadavere del cavolo!
Avrebbe dovuto squartarlo e lanciare i suoi pezzi ovunque, almeno quella fottuta punizione sarebbe stata meritata per qualcosa di serio!
Guardò l'orologio da polso. Le dieci e mezza.
- Ehi, bell'uomo.-
Si girò, vedendo arrivare dallo scalone Sedwigh, Martin, Bruce con la sua ragazza Patience, Archie e Ian.
C'erano tutti.
- Non ci credo.- rise Martin - Davvero per punizione ti hanno obbligato a partecipare? Merlino, le dessero a me certe punizioni, cazzo. Aspettiamo qua le ragazze gente?-
- Ahah.- annuì Sedwigh - Chi è la povera ingenua che ti accompagna Worton?-
- Belinda Britt.- tubò Martin - Quinto anno. Quarta di reggiseno.-
- E cervellino di gallina per aver accettato l'invito di uno come te.- celiò Patience, facendo ridere tutti.
- E tu Sed? A chi l'hai chiesto poi?- gli chiese Ian.
- Mary.-
- Ah, no! Volevo farmela io questa sera!- mugugnò Martin.
- Dio, ma sei terribile.- ridacchiò Archie - Pensa a Belinda, dai!-
- Volete ridere davvero?- sussurrò Bruce, malizioso - Sapete con chi si presenta la McAdams?-
- Mister America?- frecciò Stanford.
- No, Bart Owin. Il vice direttore della Gazzetta di Hogwarts.-
- Quel bellone?- Archie scosse il capo - E' un rompiballe. È peggio di Flanagan.-
- Se stanno sempre insieme un motivo ci sarà no?-
Tutte quelle chiacchiere portarono i pensieri di Tom molto lontano.
Come avrebbe voluto tornarsene in camera. Come avrebbe voluto andare semplicemente da Draco, a mezzanotte, per fargli gli auguri dei suoi ventotto anni, anche se sicuramente alla torre avrebbe trovato un'orgia.
E invece era infognato in quella festa orribile, che sarebbe stata fastosa e piena di gente leggera, sorridente.
Il suo ultimo Capodanno.
- Oh, eccovi qua!-
Tom si risvegliò quando la Mcgranitt si piazzò di fronte al suo naso, guardandolo con aria severa.
- Signor Riddle, cos'è questa storia?-
- Mi ha detto lei di presentarmi, se l'è scordato?- le rispose, con vocetta ossequiosa.
- Me lo ricordo bene.- squittì la professoressa, guardando il suo abbigliamento con occhio critico - Ma la casa di Grifondoro si è sempre distinta per eleganza e tu non puoi andare in giro conciato in quel modo. Cos'hai fatto alla testa?- sbottò poi, tirandogli via il cerotto con uno strappo secco, facendogli mozzare il fiato per il male - Guarda qua che roba! Oh, per l'amor del cielo! Avanti, infilati la camicia nei pantaloni e...-
- Non metterò nessuna cravatta!- scandì - Questo mai!-
- Come ti pare.- sospirò la Mcgranitt, alzando le mani al cielo - Fa come vuoi, signor Riddle! Spero avrai un'accompagnatrice e saprai danzare.-
- E' scritto sulle regole del ballo?- frecciò.
- Misantropo.- mugugnò la professoressa fra i denti, andandosene.
- Ahah, hai sentito che ti ha detto?- ghignò Martin.
- Al diavolo.-
Qualche minuto più tardi, dalla scalinata dei sotterranei, si rovesciarono nel salone d'ingresso tutte le coppie di Serpeverde e Tassorosso.
Alderton se ne andava in giro con Cordelia Chilton, più scollata che mai mentre Hillis girava con un'oca del quarto anno, che sembrava più una scimmia vestita a festa.
Le serpi fecero le loro solite battute acide, ma gli ultimi ad arrivare mozzarono il fiato ai rappresentati dell'altro sesso.
Damon Howthorne, bisogna dirlo, faceva sempre una fantastica figura in abito elegante e tutte si girarono a guardarlo, ma Tom rimase piacevolmente senza fiato quando vide Trix, al suo braccio.
Fasciata nell'abito di taffetà color sangue, che la faceva sembrare una sirena, era magnifica.
Una dea fra le donne comuni.
I capelli raccolti e le labbra tinte di rosso intenso, era la più bella di tutte.
- OH-MIO-DIO.- dissero tutti i grifoni praticamente in coro.
- Già.- sussurrò Tom, quando Beatrix si fermò davanti a lui.
- Ciao Tom.- gli sorrise, con espressione maliziosa - Pronto?-
- No. E tu?-
- No.- ammise, guardandolo con ammirazione - Stai bene quasi quanto Damon.-
- Che hai fatto all'occhio?- gli chiese il Legimors, ghignando - E la camicia? Dove credi di andare?-
- Sembri in gigolò.- gli rispose Riddle sarcastico, ficcandosi le mani in tasca.
- E tu no?- ironizzò il Serpeverde - La duchessa?-
- Arriverà.- balbettò Tom.
Non era mai stato così ansioso. Ed era assurdo, erano solo amici.
Non era un appuntamento vero il loro.
- Hai la faccia da pesce lesso.- Damon gli dette una pacca, alzando il viso sulla scala alle loro spalle - E adesso come minimo ti scoppieranno le coronarie. Girati.-
Oh si.
Quel ricordo sarebbe stato sempre uno dei più belli della sua vita.
Un ricordo che gli avrebbe rischiato anche le notti più buie, le notti più fredde e sole.
Scendeva lenta, passo dopo passo, guardando solo e unicamente lui.
Gli occhi negli occhi, l'incedere di una regina, com'era sempre stato di Angelica Claire King.
Con un abito nero, legato dietro al collo che le lasciava braccia e spalle nude. Uno spacco leggero sulla gamba sinistra, la schiena coperta di piccoli brillantini. I capelli ricci sciolti sulle spalle.
Quando arrivò da lui, senza degnare di uno sguardo nessun altro, piegò le labbra lucide in un leggero ma significativo sorriso.
- Ciao.- gli disse, a bassa voce.
- Ciao.- mormorò lui, letteralmente soggiogato - Sei...sei bellissima.-
Cloe arrossì lievemente, abbassando appena il capo - Grazie. Anche tu stai benissimo.-
La musica dalla Sala Grande addobbata arrivò alle loro orecchie, rompendo l'incanto.
- Andiamo?- propose Sedwigh, dando una gomitata nella schiena a Riddle.
- Eh? Cosa? Ah...si, andiamo.- e con l'innata eleganza dei Black porse il braccio a Cloe, mentre tutti si avviavano.
Indietro invece, Beatrix e Damon si scambiarono un'occhiata.
- Ultima chiamata.- le disse il Legimors - Se entro domani non si sono mossi, io avviso Tom e tu la duchessa.-
- Ok.- e gli strinse la mano - E non bariamo.-
- C'è poco da barare.- ghignò perfidamente Howthorne, gli occhi celesti brillanti di malizia - Credo che questa notte si smuoverà davvero qualcosa. Se va tutto bene, stavolta avremo risolto i nostri giochi.-

Dal cielo incantato della Sala Grande, piovevano stelle dorate e argentate che accarezzavano dolcemente le spalle di chi danzava. La musica era allegra, a volte lenta, a volte scatenata.
E il soffitto era terso, pieno di astri brillanti.
Rametti di vischio erano appesi qua e là, i divani delle case sparsi ai quattro angoli della sala.
I buffet erano ricolmi e i professori erano meno vigili del solito.
Quando metà della scuola aveva visto Tom e Trix scendere nel salone, c'era mancato poco che molte mascelle scivolassero a terra, per lo sbigottimento.
In quella folla fu facile per loro due andare subito a prendersi qualcosa di alcolico da mandare giù e dalla postazione angolare del buffet, era più semplice passare inosservati anche se era quasi impossibile non notare due che spiccavano così tanto come loro. Ci andarono giù pesante col ponch mescolato a frutta e alcool, disgustati da tutto quello scenario. Non che non fosse stata organizzata bene, figurarsi, ma...
Sembrava in poche parole che stessero mandando giù del veleno.
- Potreste cercare di avere un'aria più socievole?- sibilò Piton, arrivando alle loro spalle come un avvoltoio.
- Salve prof.- dissero in coro, sorridendo falsamente - Ma certo. Scoppiamo di gioia per il nuovo anno.-
Piton sollevò un angolo della bocca in una smorfia esasperato, dopo di che andò via scuotendo la testa.
Tom si portò il bicchiere tondo alle labbra, osservando distrattamente quella massa colorata di abiti da sera, le stoffe costose, la pioggia surreale di stelle dorate, le candele e le fiaccole che ardevano gioiose.
Le coppie si muovevano come girandole.
Viste dall'alto, dovevano essere come trottole.
Spostò gli occhi a sinistra, vedendo Cloe ridere al riverbero delle fiamme insieme a Sedwigh e Martin.
Era di schiena e Tom le vide il tatuaggio sulla nuca. Quello che avevano fatto tutti insieme ad Amsterdam.
Un grifone alato che ruggiva, con le iridi blu.
- Chissà perché.-
- Chissà perché cosa?- gli chiese Beatrix.
- Gli occhi del grifone di Claire. Mi chiedevo perché fossero azzurri.-
Trix roteò le pupille, nascoste dalle lenti rosse, rituffando il naso nel ponch.
- Forse perché chi le piace ha gli occhi blu, non azzurri.-
- Ah.-
Riddle non ci aveva pensato. Si, poteva essere.
Sedwigh però aveva gli occhi fra il verde e il marrone. Martin molto scuri.
Che situazione assurda, dannazione!
Fortunatamente arrivò Tristan, che aveva mollato Lumacorno e il suo codazzo del Lumaclub usando chissà che magia. L'Auror era sinceramente divertito dai loro musi lunghi. Mai visti due studenti tanto ingufati per una punizione così normale, viste le naturali predisposizioni dei diciassettenni. Quei due però di normale non avevano proprio niente.
- Ehi, corvacci.- li apostrofò - Che aria da cadavere. Dai, se iniziate il nuovo anno in questo modo vi porterà male. E poi dobbiamo anche far ubriacare Draco, su. Un po' di vita.-
- Questa festa è una tortura.- mugugnò Tom, serafico - Vado in giardino a prendere aria.-
- Mamma mia.- ghignò Mckay - Decisamente non è tipo da baccanali.-
- Non lo è mai stato.- Trix levò le spalle, osservando il prof tutto elegante - Ehi, me lo concedi un ballo Tristan?-
- Poi dovrò ballare con tutto il resto delle tue compagne.-
- Oh, puoi anche farlo questo sforzo per me, non credi?- tubò lei soave - Prima che vada a buttarmi dalla torre.-
- D'accordo, d'accordo.-
Dal divano dei Serpeverde, Damon incontrò la coppia ballare fra tutte le altre.
Decisamente Beatrix quella notte aveva fatto strage di cuori, soltanto sbattendo le ciglia.
Impossibile non sciogliersi in effetti. La bellezza di un vampiro era pur sempre la bellezza di un vampiro.
- La tua dama ti ha lasciato per caso?-
Howthorne sogghignò, prendendo il calice di leggero champagne che gli aveva porto Asteria.
La McAdams avvolta in un abito lungo rosa scuro, con intarsi di pizzo color perla e spalline sottili, si sedette accanto a lui, accavallando le gambe denudate da uno spacco profondo.
I capelli raccolti le ricadevano in boccoli lungo il collo. Le mesches e il trucco dorato le davano gli stessi bagliori delle stelle che cadevano dal soffitto.
- Dov'è il tuo cavaliere?- le chiese, sorseggiando lentamente il liquido color miele.
- Bart sta parlando con quelli della Gazzetta. È mortalmente noioso fuori dal letto.-
- Immagino.- frecciò il Legimors.
Lei si stiracchiò languida, osservando le altre coppie danzare.
- Il prof e Beatrix stanno bene insieme. Peccato non ci sia Lady Lancaster.-
- Non l'hai vista? Era in giro all'ora di cena. Cerca Harry Potter e la vedrai con lui.-
Asteria sembrò molto interessata - Farò il possibile. Grazie per la dritta.-
Merlino e Morgana, era veramente una promettente sanguisuga. Una bella arrivista che sapeva il fatto suo.
Se non altro per il momento aveva lasciato perdere lui e Tom.
Cercò il suo migliore amico fra la folla, ma non vedendolo decise di andare a cercarlo. Chissà che non fosse andato a cercarsi un cappio per porre fine alle sue sofferenze.
Passando di gruppo in gruppo trovò un bel po' di facce note e già mezze ubriache.
Matt Rogers era già sul barcollante ma almeno era riuscito a strappare un ballo a Trix, ma solo dopo che avesse finito con Tristan. Flanagan andava in giro con Regina Farrell delle Grazie appesa al collo, più svestita che mai e Albert Johnson, il Presidente del Comitato Studentesco, era praticamente già sbronzo e quando era in preda al coma etilico stranamente era sempre pervaso dall'impulso di svestirsi.
Quando trovò Tom però, sotto l'arcata del giardino pieno di neve, vide che non era solo.
Fece retro marcia, lasciando al suo amico insieme a sua madre.
Peccato che ci fosse anche qualcun'altra che cercava Riddle.
Rimesso piede in sala, gli arrivò Cloe addosso. Voleva sapere dov'era Tom e riuscire almeno una volta a strappargli due parole in tutta la serata, oppure un ballo.
Tempo perso, quando le disse che era con Lucilla, la Sensistrega tirò almeno un sospiro di sollievo.
Claire aveva tenuto d'occhio la McAdams tutta la sera e solo un cieco non si sarebbe accorto di come si era rimessa a puntare Riddle come un cane da caccia.
- Calmati.- le disse Howthorne, riportandola dal loro gruppo - Vedrai che finirà come l'altra volta.-
- Ovvero con lei che lo bacia.- sibilò la biondina mestamente.
- Ma smettila.-
- Oh, ragazzi.- li accolse Mary J. Lewis - Dov'eravate?-
- Cloe devi tenerci una puntata.- ghignò Martin, passandole un braccio attorno alla spalla - Abbiamo scommesso che entro la serata qualcuno farà una piazzata al suo compagno davanti a tutti. Ci stai?-
- Ne avete di soldi di buttare in stronzate.- sentenziò la biondina, con un sospiro.
- Ci stai?- chiese Matt al Legimors.
- Si, direi di si.- ghignò Damon guardando lontano, vedendo Tom tornare in sala con aria stravolta - Diciamo che a mezzanotte e mezza qualcuno farà una bella piazzata.-
- Non dovresti neanche giocare.- sentenziò Patience Hogs, guardandolo storto - Hai visto qualcosa, vero?-
- Segreto professionale.-
- Ma per favore.-
- Oh ma Trix quando finisce di ballare?- piagnucolò intanto Matt - Ok che il prof è il prof ma...-
- Almeno da Tristan arrivano meno indecenze.- fece Cloe sarcastica, levandosi il braccio di Martin dalla schiena, vedendo Tom andare a prendersi altro da bere. Dio, non era ancora riuscita nemmeno a parlare un po' con lui.
Sembrava così scontroso a vederlo in quel momento.
Torturandosi le mani si mosse lentamente, decisa a raggiungerlo. Quando gli fu vicino vide un'espressione corrucciata e nervosa sul suo bel viso.
- Tutto bene?- l'apostrofò timidamente.
Tom sollevò la faccia, stirando un sorriso un po' finto.
- Si, tutto bene. Ero fuori con Lucilla.-
- E' successo qualcosa? Qualche problema?-
- No, no.- disse, a bassa voce - Va tutto benissimo. Come va la festa?-
Cloe inclinò il capo, guardando la sala - E' la più bella che abbia mai visto da che sono qua, devo ammetterlo. Il Comitato e Juliette hanno fatto un ottimo lavoro. Allora...- e lo guardò maliziosa - Nessuna ti ha ancora fermato per farti delle avances? Neanche un ballo?-
- No, niente. La mia nuvoletta nera deve aver tenuto alla larga le pretendenti.-
- Eppure Trix mi ha detto che sai ballare. Mi ha detto anche che le hai insegnato il valzer.-
- Prima che mi uccidessi contro una porta.- ghignò, indicandole il sopracciglio - Sembro Scarface vero?-
- Diciamo che ti dà un'aria da cattivo molto intrigante.-
Lui scosse la testa, ridacchiando - Carina questa. Oh, guarda...- aggiunse poi, rabbuiandosi - C'è Martin che ti cerca.-
Cloe colse una strana vena acida, ma la ignorò.
- Non importa, la sua ragazza è peggio di una mantide religiosa. Se ti invito a ballare mi fulmini sul posto?-
Dandole l'impressione di essere Psyco, cambiò di nuovo umore. Le sorrise e posò il bicchiere vuoto.
- Non farmi passare per l'orco cattivo.-
- Non hai risposto.-
Tom guardò allora verso la pista ingombra - Se ti dicessi che ballerei volentieri con te in qualunque altro posto?-
Il cuore della King fece una leggera capriola.
- Mi sento a disagio qui.- ammise lui, con una smorfia - Ti spiace?-
Lei allora scosse il capo, i riccioli le ricaddero dolcemente sulle gote - No, va bene.-
- Promesso, giuro.- le mormorò - Ti va bene in camera?-
- Non sarà romantico come qui...- sospirò con aria teatrale - Ma me la farò andare bene.-
- Guarda.- Tom le indicò Maggie Clark alle sue spalle - E' iniziato il fiume di lacrime. Lot deve averla scaricata.-
- Sarà meglio che vada a vedere come sta. Non sparire, ok?-
- Tranquilla.-
Ma come un gioco assurdo, andata via Cloe arrivò Trix. Leggermente rossa in viso dopo aver ballato tanto con Tristan, si versò dello champagne, anche se il sapore non le piaceva particolarmente.
- Tutto ok?-
- No, non molto.- ammise la Diurna - Mc mi ha fatto una bella paternale.-
- Su cosa?- allibì Riddle corrucciato.
Su cosa? Semplice. Su come ma avesse quasi ucciso Milo. Si, Tristan se n'era accorto.
Parlare non era stato facile, anzi. Era stato assolutamente penoso. Il modo in cui Mckay l'aveva capita l'aveva fatta sentire ancora più in colpa. Non era assoluzione quello che cercava lei, se n'era accorta solo parlando con Tristan.
Non voleva il perdono di Milo. Forse non voleva più neanche lui.
Forse quella ferita non era possibile che si rimarginasse.
- Facciamo un bel gioco.- le propose Tom, vedendola talmente malinconica - Mancano dieci a mezzanotte. La nostra punizione l'abbiamo praticamente terminata. Dove vorresti essere adesso?-
Trix sollevò le sopracciglia.
Pensò a Milo. E poi...alla cosa più sbagliata che avrebbe potuto fare in un momento simile.
- Bhè...vorrei andare da una persona ma non sarebbe una cosa saggia.-
- E chi l'ha detto che la cosa saggia sia la più giusta da fare in questo momento?- le disse, sorridendo - Non pensare a scelte giuste o sbagliate. Pensala solo come una scelta.-
Beatrix tacque. Un attimo dopo il pendolo di Hogwarts iniziò a battere i rintocchi finali di quell'anno.
Si, forse non era poi una scelta così sbagliata. Doveva dare un taglio netto alla storia con Milo. Almeno per il momento.
Senza una parola afferrò una bottiglia intera di champagne e stampò un grosso bacio sulla guancia a Tom, facendogli gli auguri. Correndo in mezzo al salone fece lo stesso con Cloe ma senza darle spiegazioni.
Quando si fermò da Damon, baciando pure lui, si limitò a dirgli che doveva festeggiare con una persona improbabile.
E se anche quella persona non era Milo, pensò Trix scendendo nei sotterranei di Serpeverde, forse un giorno quella storia fra loro due sarebbe ricominciata. Ma non era destino, in quel frangente.
Quando aprì la porta della sua stanza, sogghignò brevemente.
Vi si appoggiò dopo averla chiusa e sollevò la bottiglia, dondolandola leggermente.
E Asher Greyback scosse il capo, come conscio che si erano avvicinati troppo al fuoco.

- Dove diavolo è andata così di fretta?- bofonchiò Madeline stranita.
- Che ne so.- ammise Howthorne sconcertato, a cinque secondi dalla mezzanotte - Gente qua è il caso che prendiamo i bicchieri prima che scocchi l'ora.-
Stavano tutti pronti a stappare le bottiglie e a festeggiare per il nuovo anno quando Damon, gli occhi celesti fissi al soffitto coperto di stelle dorate, vide qualcosa.
Fu un flash vago, lungo come un battito del cuore.
Eppure...
Aveva visto se stesso e Tom, in una giornata di sole. Davanti a una carrozza.
Si stavano abbracciando.
Tom aveva gli occhi lucidi.
- Tutto bene?- gli chiese Riddle, scuotendolo - Ehi Damon! Ci sei? Hai avuto una visione?-
- Cosa? No...- disse l'altro in un soffio, scacciando quel ricordo dalla mente - No, nulla. Lascia perdere, stavo pensando ad altro.- ma non finì di dirlo che accadde di nuovo un altro incidente di percorso, forse...un segno del destino.
Tutti avevano formato dei gruppetti ma un certo punto sentirono il suono di uno schiaffo poco lontano.
Si volsero fra le risate delle coppie e videro Neely Montgomery rifilare un ceffone al suo accompagnatore, Fred Arper di Tassorosso, settimo anno. La sua fama non era buona ma doveva averla fatta arrabbiare da morire perché Neely gli girò le spalle, per andarsene. Lui le corse dietro e inevitabilmente andò a finire che i soliti, tipo Matt e Tobey, si misero in mezzo per aiutare la loro amica.
Quando poi quello divenne violento, Tom gli rovesciò elegantemente il suo bicchiere in faccia e Damon, per difendere anche Riddle che era meglio non facesse più a botte con nessuno, stese Arper contro il buffet facendogli lo sgambetto.
Insomma, fu un tale casino che alla fine a mezzanotte fra abbracci e baci vari, insieme a tutto lo spumante schizzato qua e là, volò anche qualche pugno di troppo.
E Damon, finita la rissa, si ritrovò seduto sul divano di Corvonero con del ghiaccio sullo zigomo destro.
Era Neely a tenergli il panno ricolmo di ghiaccio sul gonfiore e doveva ammettere che non era mai stata così attraente ai suoi occhi. Specialmente in quel vestito di voile lilla.
- Buon Anno Howthorne.- gli sussurrò ridendo - Fare il principe azzurro però comporta questi inconvenienti.-
- Occhi di Fuoco, dovresti sceglierti meglio il ragazzo.-
- Ma Arper non è il mio ragazzo.- Neely emise un gemito divertito - E' un modo come un altro per chiedermi qualcosa signor Veggente? Credevo che a te non sfuggisse nulla.-
- Un pugno me lo sono preso però.-
- Se non altro hai salvato Tom da altri traumi.-
- Già.- le prese la mano, vedendola trattenere il fiato, per poi togliersi il panno dallo zigomo.
- Com'è?- le chiese, dolente.
La Corvonero tacque, fissandolo a lungo. Poi senza neanche rendersene conto si piegò e gli baciò la parte arrossata.
Damon rimase fermo, senza staccare gli occhi dai suoi - Per cos'era?-
- Perché non so per quale strana e complicata ragione ma...- Neely rise, passandosi indietro una ciocca di capelli biondi e liscissimi - ...tu mi piaci.-
Dio, una persona sincera.
Incredibile che alla fine Occhi di Fuoco avesse vuotato il sacco prima di lui.
E ora che se ne accorgeva...Occhi di Fuoco aveva occupato la sua mente così tanto spesso di recente.
Che idiota. Si era comportato anche peggio di Tom e Cloe.
Da lontano, dalla colonna opposta dell'angolo di Grifondoro, Riddle vide quella scena e dopo poco una fuga in gran carriera. Accidenti, che classe infinita. Non aveva mai visto il suo migliore amico tanto preso, con quell'aria da spiritato e gli occhioni adoranti.
Complimenti a Claire, che ancora una volta ci aveva azzeccato.
Così era sparita Trix, chissà con chi, se n'era andato Damon, in compagnia di Neely e...l'ultima parte rimasta del quartetto dov'era finita? La King non era ragazza da imboscarsi e infatti la vide in un angolo, a parlare con Sedwigh. Non stavano facendo nulla. Parlavano e basta ma Tom, stizzito, guardò altrove, sentendo la gelosia per quello che era. Un mostro verde che gli divorava il cuore e la pancia.
Dannazione, di quel passo sarebbe impazzato o, peggio ancora, avrebbe fatto un'altra bella figuraccia, come all'asta di beneficienza! Si cacciò le mani in tasca, cercando le sigarette che gli aveva lasciato Trix ma appena tirò fuori anche l'accendino, odiava usare la bacchetta per fare del fuoco, venne afferrato saldamente e trascinato in mezzo alla pista. Era talmente sdegnato che davanti al sorriso melenso ma freddo di Asteria McAdams non ebbe la forza di risponderle come avrebbe dovuto.
Lei gli prese la sigaretta dalle labbra e se la gettò alle spalle, cingendogli il collo con espressione possessiva.
- Ciao Tom. Parliamo finalmente?-
- Di cosa?- replicò altero.
- Di come ho esagerato quella sera. Non dovevo baciarti, scusami.- peccato che dal suo tono si capisse che non fosse affatto dispiaciuta, ma solo ferita nell'orgoglio per essere stata rifiutata.
- Mi perdoni?- lo incalzò.
- T'importa?-
- Tu mi attrai Tom.- gli disse senza tanti giri di parole - Non è solo per la scommessa, te l'ho detto.-
- C'è un problema nella tua giustissima visione delle cose.- rispose, freddo come il ghiaccio - Io non provo quello che provi tu. E non ho neanche voglia di ballare.-
- Abbiamo cominciato col piede sbagliato.-
- Probabile.- e si sciolse dalla sua presa, facendola irrigidire - Ora scusami ma ne ho basta di questa festa. Buon Anno.- e tirò dritto verso l'ingresso della Sala Grande. Accidenti, accidenti a quella stupida scozzese che credeva di poter manovrare tutti come burattini. Cominciava davvero ad averla in antipatia! Aveva sempre creduto che fosse solo molto traumatizzata dalla morte dei suoi amici...invece scopriva che era solo viziata e arrogante. Non era proprio niente in confronto alla sua Claire...che trovò, basito, in fondo alla porta dell'ingresso.
Con un fazzoletto non stava più asciugando le lacrime a Maggie. Anzi. Era lei ad avere gli occhi vitrei.
- Che succede?- le chiese preoccupato.
Quando si girò a guardarlo in faccia, Tom ebbe come l'impressione di vederla per la prima volta.
Scarmigliata, il volto congestionato dalle lacrime...eppure non gli era mai apparsa così vera, così...donna e adulta da quando si conoscevano. E vederla piangere, lo capì solo in quel momento, lo uccideva.
Fece per alzare la mano e toccarla ma lei si scostò, ridendo acidamente.
- Ti sei divertito a ballare?-
- Cosa?- replicò allibito, mentre arrivava Madeline a portare via Maggie e tutti gli altri, per lasciarsi soli. Chissà come, ma sembrava si fosse formata una tensione fortissima, impossibile da tagliare anche con un'accetta.
- Il ballo. Con la McAdams. Ti sei divertito?- gli chiese di nuovo, pulendosi gli occhi senza gran successo.
- Claire...mi ha tirato lei...- balbettò, senza capire tutto quell'astio - Mi ha preso per mano all'improvviso, non me ne sono neanche accorto. Davvero. Ha fatto tutto...-
- Lei vero?- finì la King per lui, scuotendo la testa - Anche quando ti ha baciato. Fa sempre tutto da sola quella. Ti bacia e lo fa da sola, ti trascina a ballare contro voglia, magari alla fine della serata si approfitterà bassamente di te portandoti a letto. Che dici?-
- Ma si può sapere di cosa stai parlando?- Tom non riusciva a crederci. Non si era aspettato una tale scenata di gelosia e non sapeva minimamente come comportarsi - Claire te l'ho già detto. Quella non la sopporto.-
- Si, come no.- replicò ferita e fece per dargli le spalle, per andarsene via e non vedere più quella sua faccia innocente quando qualcosa esplose anche in Tom.
Rabbia forse. E tanta gelosia.
- Punti il dito su di me Claire?- le disse gelido, facendola voltare con gli occhi ancora colmi di lacrime - Punti il dito su di me quando ti sei fatta i comodi tuoi tutta la sera con Sedwigh e Martin? Non sei mai stata ipocrita in vita tua ma questa sera le stai veramente superando tutte.-
- Io sarei un'ipocrita?- sbottò furibonda - Si vede lontano un miglio che le lasci fare tutto quello che le pare!-
- Ok. Punto numero uno, io qua non ci volevo neanche venire, punto secondo se non te ne fossi andata quando mi ha baciato quella notte, avresti visto che me la sono levata di dosso in un secondo!- replicò sempre più incollerito - Non capisco da cosa ti è uscita l'idea che quella possa anche solo lontanamente piacermi! Non sono un bambolotto cazzo, sono capace di dire di no una persona e questa sera l'ho fatto con Asteria per la seconda volta. Se c'è qualcuno confuso fra noi due non sono di certo io.- e lasciandola a bocca aperta filò fuori dal corridoio, verso lo scalone. Fece un paio di gradini, incurante delle coppie e degli studenti che erano fermi lì a chiacchierare ma poi dovette fermarsi.
La Sensistrega gli era corsa dietro, i lembi dell'abito nero fra le mani.
- Io sarei confusa?- gli gridò dietro, col cuore a pezzi e stando sempre più male - Non capisci niente Tom! Non hai mai capito un accidente di me!-
- A questo punto lo credo anche io.- sibilò sprezzante il Grifondoro -...Visto che non ho ancora capito se l'idiota che ti piace è Sedwigh o Martin. Ma ormai non ha più importanza. Mi hai usato come specchietto per le allodole tutta la sera, ritieniti soddisfatta. Se dovevi farli ingelosire ci sei riuscita.-
- Sei veramente uno stupido pezzo di ghiaccio!- gli strillò sconvolta, senza quasi vederlo le lacrime che le offuscavano la vista - Quando te l'ho chiesto volevo davvero venirci con te al ballo!-
Tom la fissò. Ora, dall'alto dello scalone, sopra di lei...si che sembrava davvero un impietoso principe.
Un Riddle.
Sorrise amaramente, scuotendo il capo.
- Lascia perdere Claire. Sul serio.- finì, crudele e facendosi male da solo - Sono stufo di questa storia. Come sono stufo della tua tresca con uno di quei due. Sai che ti dico? Sposatelo, chiunque sia quel bastardo e facci una ventina di marmocchi fuori di testa come voi due. Buonanotte!-
Le dava le spalle. Continuava a salire.
Se ne andava.
Chissà perché quando si sta per perdere tutto, si getta al vento anche l'orgoglio, anche la paura, la speranza.
Cloe risollevò gli occhi nocciola, odio e amore che si mescolavano dentro di lei in una miscela più potente di qualsiasi altra cosa.
Stavolta non lo lasciava andare.
Stavolta era ora.
- Allora dovrei sposare te, Tom.-
Riddle si fermò, voltandosi appena sopra la spalla.
- Che stai dicendo?-
I suoi occhi blu ora erano venati di ansia. E qualcosa, come se avesse capito dopo tanto tempo, gli azzannò la gola. Qualcosa gli urlò la verità che si era negato ancora prima che lei parlasse. Che gli urlasse la verità.
- Possibile che non l'hai mai capito?- la voce della King tremava, frammentata da gemiti - Non hai mai capito niente, Tom Riddle! Tu non capisci un bel niente! Non è Martin, non è neanche Sedwigh! Avrei potuto urlartelo giorno e notte in questi anni ma tu non mi avresti capita comunque!-
Claire serrò i pugni, piantandosi le unghie nel palmo delle mano.
- Sono innamorata di te Tom, Dio Santo!- gli gridò, con le lacrime che continuavano a scorrere - Amo te, maledettissimo egoista! Non me ne frega niente di Sedwigh e Martin! L'unico di cui mi è sempre importato qualcosa sei tu, è per questo che con Philip è andata male. Perché pensavo a te giorno e notte!-
E poi tacque.
Era sparita la musica, erano sparite le luci, le candele, le stelle cadenti.
Restarono fermi su quello scalone, lui là in piedi. E lei giù all'inferno.
Tom non disse una sola parola, gli occhi sbarrati e con la paura in corpo.
Già. La paura.
Non l'aveva mai ammesso ma se quel suo sogno si fosse mai realizzato, avrebbe anche dovuto un giorno distruggerlo.
E ora il sogno si era realizzato.
Quella notte fra loro due non fu più detto altro.
Perché Tom andò via e Cloe si portò le mani alla gola, senza più riuscire ad alzare il viso.

 

 

 



Aveva acceso una fiamma.
Ora spettava a lui mantenerla in vita.

 

 

 

 

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Capitolo 36
*** Capitolo 36° ***


 

 

Una grande aquila nera.
Su un cielo tutto bianco.
Una chiazza di buio in un paradiso innevato.
Volava limpida, fluida, facendosi portare dal vento ma domandolo con la fierezza degna di una regina dei cieli.
Tom Riddle non le staccava gli occhi di dosso, il viso rivolto verso l'alto in quella gelida mattina del primo giorno dell'anno.
Anche lui, un punto nero immerso nel bianco pallore della neve.
Solo che quell'aquila se ne stava in cielo.
Lui, invece, lì...all'inferno.
L'aquila planò qualche secondo più tardi, immersa in un turbine di piccoli fiocchi di neve.
Si adagiò dolcemente sulla spalla del mago, che le carezzò le penne con riverenza.
- Ciao Persefone.- le disse, con voce vuota e senza aggiungere altro le slacciò il messaggio, chiuso nella pergamena arrotolata alla sua zampa sinistra con un laccetto di cuoio.
La lettera era dura, aspra. Dai toni assai chiari.
Ma nonostante le parole, Tom ottenne ciò che desiderava.
Rilesse le ultime righe, chiudendo poi le palpebre sollevato.

 

 

"Non sono affatto d'accordo, ma se tua madre l'ha accettato, allora farò come desideri. Hai il mio consenso, verrò con te al Ministero quando dovremo firmare il Giuramento. Fino ad allora però, ti prego di ripensare a ciò che stai facendo e a ciò a cui ti stai condannando.
A presto e Buon Anno, Tom.
Caesar. N. C."

 

 


Si, Caesar aveva accettato finalmente.
Era fatta.
Lasciò libera l'aquila, poi camminando nella neve senza sentire il sottile e affilato respiro del vento si lasciò andare seduto sotto le arcate del giardino.
Hogwarts dormiva ancora.
Era presto, molto presto per un primo dell'anno.
Il pendolo batteva in quel momento le nove di mattina.
Ma lui non era riuscito a dormire, a chiudere occhio.
Claire.
Claire.
Claire.
Non riusciva a pensare ad altro. Quasi non respirava, quasi non si sentiva più il cuore.
La sua Claire...
Sotto quell'arcata, seduto su una panchina fredda e dura, rimase a fissare il vuoto.
La sera prima Claire gli aveva detto che l'amava. Che amava lui...da sempre.
Non Sedwigh, non Martin, non Prentice.
Lui.
Per tutto quel tempo era stato geloso di se stesso.
Per tutto quel tempo...non aveva mai capito nulla. Assolutamente nulla.
Aveva ragione lei. Era solo un egoista, un pezzo di ghiaccio senza sentimenti.
Il solo pensiero che lei...lo amasse...lo uccideva e lo innalzava di gioia al tempo stesso.
Claire amava lui. Solo lui.
Ma poteva? Poteva ricambiarla?
Guardò la lettera di Caesar e chiuse le palpebre, distrutto.
Dio. Era felice. Dannatamente felice. Ma tutto presto sarebbe finito.
Non c'era strada per il suo amore.
L'aveva fatta soffrire a basta, per tutti quei mesi. Come aveva potuto non capirla? Si era sempre vantato di saperla leggere come un libro aperto, aveva sempre creduto di poter scrutare negli occhi della King e di capire qualunque pena l'angustiasse. Ma davanti a quella prova, aveva miseramente fallito.
Accartocciò la lettera, serrandola forte fra le dita.
Inutile. Era tutto inutile.
Non c'era strada, non c'era modo di essere felici.
Non c'era un "noi".
Non ci sarebbe mai stato.
Per il bene di Claire, doveva troncare quell'amore sul nascere.
Anche se ormai, in cuor suo, sapeva bene che era tardi. Non c'era più tempo.
Per loro non ce ne sarebbe mai stato.

Beatrix Vaughn sentiva caldo, quella mattina.
Un calore piacevole, intenso. Mai provato prima.
Un battito del cuore vicino, due braccia forti e muscolose.
Sentì una fitta in tutto il corpo, sentendo muscoli doloranti e una presenza pesante ma non fastidiosa addosso a lei.
Aprì finalmente gli occhi, lentamente.
Un suono vibrante, simile a fusa di un gatto, le fece voltare appena il viso.
Asher.
Sorrise senza accorgersene. Il principe le teneva un braccio sul corpo, per trasversale. L'altro sopra la testa.
Se non era possesso e protezione quella.
Il dolore continuò, ma lo ignorò per girarsi nel suo abbraccio.
Era bello anche quando dormiva.
Però, pensò fra sé. Chi l'avrebbe mai detto.
Aveva fatto l'amore con un mannaro. Il principe dei Greyback.
Era quasi surreale.
Era stato esigente, appassionato, selvaggio com'era nella sua natura. Ma dolce al momento giusto.
Si rannicchiò di più contro la sua spalla, cercando di non guardargli il collo. Ok, inutile negare.
Era stata sul punto di morderlo un sacco di volte la notte prima, dopo che si erano scolati quella bottiglia di champagne e anche a letto, il lupacchiotto aveva rischiato la gola più volte ma alla fine l'intensità del piacere aveva smorzato la sua sete per cercare qualcosa di più profondo e intenso.
Gli carezzò la schiena, sentendolo fare di nuovo quel suono gutturale simile alle fusa.
Le scappò un sogghigno e lui, che doveva essere sveglio da un pezzo, la fece quasi spaventare.
- Non farmi ricominciare da capo.- la minacciò soave, restando a occhi chiusi.
Lei quasi cacciò un gridolino - Da quanto sei sveglio?-
- Qualche minuto.- sussurrò, affondando il viso nei suoi capelli - Sei ghiacciata.-
- E tu incandescente.-
- Un ottimo inizio d'anno, non credi?-
Trix inspirò, cercando di rilassarsi - E' stato...bello.- mugugnò.
Asher stavolta aprì le palpebre, le iridi di brace quasi infuocate.
Si fissarono, poi si sporse e la baciò leggermente, mettendole di nuovo la lava in corpo.
- Ti ho fatto male?- gli chiese la Diurna un po' intimidita - Con le unghie...-
- Mi hai fatto di peggio.- le rispose sardonico.
- E sarebbe?-
Lui la scrutò a lungo, seguendole il fianco coperto dal lenzuolo con le dita.
- Questa cosa non ci porterà da nessuna parte, lo sai vero?- le disse.
Beatrix sorrise e annuì.
- Si, lo so.-
- Perché sei venuta a letto con me allora?-
- Per dimenticare.- ammise - E perché...lo volevo.-
- Dimenticare chi?- le chiese, poggiandosi su un gomito.
- Una persona che mi ha mentito. Ha commesso un errore. E forse gliel'ho fatta pagare troppo cara.-
Asher assottigliò i lineamenti.
- Parli del Leoninus?-
- Come fai a saperlo?-
- Ti guarda come se fossi l'unica al mondo.-
- Io nostro Vincolo è a metà strada. Sai cos'è, vero?-
- Si, lo so. Sei stata tu a procurargli quelle cicatrici?-
Trix abbassò il viso, malinconica.
Non rispose più, nascondendosi nel suo abbraccio.
- Sono stanca.- mormorò in un soffio - Ti prego, stringimi.-
- Come vuoi.-

Da tutt'altra parte di Hogwarts, a Corvonero, Damon Howthorne dormiva profondamente.
Al caldo della torre e nella stanza della Capo Scuola, dormiva sonni tranquilli, senza incubi.
Neely Montgomery sorrise, uscendo dal bagno avvolta in un asciugamano bianco.
Ancora umida e profumata di schiuma, si sedette sulla sponda del letto, carezzandogli i capelli.
Lui si mosse appena, girandosi su un fianco.
La strega sorrise di nuovo, mistica e pensosa.
Quella notte era stata magica.
Intensa, anche se fra loro non c'era stato neanche un bacio vero.
Avevano solo dormito insieme, scambiandosi poche parole, ma tanti gesti complici.
Neely aveva scoperto in lui ciò che aveva sempre pensato: un'anima destinata a vagare sola, in un mondo onirico.
Un'anima capace di rimanere tenacemente aggrappata alla realtà anche, capace di venerare quanto di più buono e puro esistesse nella sua vita.
Un'anima in costante transizione in quel luogo fra sonno e veglia.
Quel luogo che Damon conosceva tanto bene.
La sera prima, distesi a letto abbracciati, era riuscita a farsi raccontare i motivi della sua rottura con Madeline.
Le aveva spiegato la sua incapacità di prendersi cura di lei, ancora stretto allo strenuo controllo dei suoi genitori. Le aveva raccontato delle sue notti insonni, quasi della sua avversione nel dover dividere il letto con qualcuno di "estraneo". Non essendo un comune Veggente, per lui la vita sarebbe stata sempre difficile ed erano poche le donne capaci di sopportare il mondo ultraterreno in cui vivevano i Legimors.
Un mondo di morte, di sospiri, di sussurri.
Per questo quella notte fra loro non era accaduto nulla.
Per questo non aveva cercato nemmeno di baciarla.
Per dare tempo al tempo.
Neely non aveva replicato.
Tempo. In fondo ne aveva bisogno anche lei.
Era una strada dura quella che aveva deciso di percorrere ormai.
Perché, si, aveva deciso.
Lo voleva per sè.
Lo voleva disperatamente.
In quei mesi insieme aveva imparato ad ammirare quei suoi occhi persi nel tempo, nelle visioni.
Quelle iridi celesti così tristi e così belle.
Quel cuore da guerriero e quell'anima da bambino.
Gli carezzò ancora il viso e Damon questa volta aprì lentamente gli occhi.
Vide una stanza di mattoni caldi, baldacchino blu, arazzi dai toni scuri del mare. Poi vide lei.
Si fissarono e il Serpeverde stirò finalmente le labbra in un sogghigno appena accennato.
- Mi sa che non potrò più chiamarti Occhi di Fuoco.-
- Lo spero bene,- rispose Neely - ti è venuto in mente altro?-
- Si.-
- E sarebbe?-
- Non te lo dico.- ghignò Damon, carezzandole i capelli bagnati - Ti prenderai qualcosa.-
- Correrò il rischio.-
- Ne corri parecchi di rischi così.- l'ammonì malizioso.
- Non avevi detto di andarci coi piedi di piombo?-
- Si, quando eri vestita.-
La Montgomery si alzò, ridendo - Vado ad asciugarmi. Resta pure a letto. Sono appena le dieci e mezza.-
- Non scappo.-
- Promesso?- lo prese in giro.
- Promesso.-
Ma stavolta era serio. E anche lei se ne accorse, soddisfatta.

Draco Lucius Malfoy aveva passato la nottata in bianco.
Odiava compiere gli anni il primo dell'anno, perché per lui significava passarsi i bagordi del 31 e del primo in un'unica tirata deleteria che lasciava spesso degli strascichi pazzeschi per il suo povero fegato.
Si aggirava per la sala riunioni della Torre Oscura con passo strascicato, il pavimento invaso di bottiglie e bicchieri vuoti. Per non parlare dei portacenere straboccanti.
Dio, stava proprio a pezzi.
E i festeggiamenti per i suoi ventotto anni erano appena cominciati.
La sera prima erano arrivati i gufi con i vari biglietti d'auguri da collegi e parenti, ma i regali più assurdi e indecenti gli venivano sempre rifilati a cena. E lui temeva da matti certi pacchi, visto e considerato che Potter nascondeva in sé un sadismo innato che con gli anni si era solo affinato fino a diventare degno di Hannibal Lecter.
Se non altro però i maledetti non c'erano per il momento, grazie al cielo.
Spariti tutti.
La mezzosangue compresa. Sempre molto umana, se l'era squagliata chissà dove il giorno del suo compleanno.
Donna senza cuore.
Si fece un caffè triplo, nero bollente e si sedette a tavola.
Evitò accuratamente la Mappa del Malandrino, per non farsi i cazzi altrui, quando qualche secondo più tardi la porta si aprì. Alzò il viso, emettendo un gemito.
- Fantastico.- mugugnò - Grifondoro di prima mattina. Che ti serve duchessa?-
Cloe rimase sulla soglia.
Il viso tirato, gli occhi arrossati e gonfi.
I capelli poi, incredibilmente lisci, come se fossero stati stirati da una piastra.
Guardò Draco, deglutendo, poi si chiuse la porta alle spalle.
- Non ho voglia di sentire piagnistei.- le disse, osservandola appena - Che t'è successo?-
Cloe tacque ancora. Le mani serrate alla gola, sembrava impaurita, tanto da metterlo in allerta.
Si alzò, diffidente, e la raggiunse.
- Allora Grifondoro della malora? Non ho tutta la mattina. Che c'è?-
Stavolta gli occhi nocciola della Sensistrega si velarono di lacrime e senza più aspettare buttò le braccia alla vita di Draco, stringendolo forte. Singhiozzava ma dalla sua bocca non usciva un suono.
Sempre più allarmato, Draco le alzò il viso mettendole due dito sotto al mento e restò molto colpito quando Claire aprì la bocca e...non ne uscì un suono. Di nuovo.
Seduti a tavola qualche minuto più tardi, lei gli aveva scritto tutto su un blocco di carta.
Leggendo, Malfoy era venuto a sapere che i suoi capelli si erano allisciati quella notte e la sua voce si era spenta esattamente dopo la discussione avuta con Tom.
Non le chiese null'altro, vedendo la sua espressione.
L'aveva sempre presa in giro, come a suo tempo aveva fatto con tutti i Grifondoro e ora, vedendola così triste con quelle lacrime che le scendevano silenziose sulle guance, gli faceva tanta tenerezza. Gli ricordava tanto una strega diciassette, piena di sogni, speranza, prodiga di consigli, lacrime e sorrisi. La sua Hermione, di un tempo passato.
Non l'avrebbe mai ammesso ma ora gli sembrava una bambina spaventata.
Le tastò la gola, con dita delicate.
Perdita della voce.
Non era inconsueto nei Sensimaghi. Essendo dotati di una sensibilità estrema, qualsiasi sentimento molto intenso si ripercuoteva nel loro fisico. Fin da bambini infatti s'insegnava ai Sensimaghi a non prendere fuoco, quando s'infuriavano o a non sciogliersi in acqua quando erano colpiti da una grave dolore emotivo.
Cloe però doveva aver voluto zittirsi perché aveva perso del tutto la voce.
E continuava a piangere così silenziosa, con le lacrime che le rotolavano sulle guance rosse...
- Ti farò una pozione.- le disse, osservandola - Ma mi dici cos'è successo?-
Claire abbassò il volto.
Rise amara, distrutta, desolata.
Scrisse solo una parola. Un nome.
Tom.
E Draco capì. Emise un gemito e scuotendo il capo se la strinse contro, con la King che si aggrappava di nuovo a lui, disperata - Grifondoro della malora.- bofonchiò, carezzandole la testa - Non lo capisci che il mostriciattolo non ci arriva a queste cose? E' di un altro pianeta, non te la devi prendere.-
La biondina scosse il viso, scrivendo di nuovo qualcosa con mano tremando.
Quando Malfoy lesse, rimase basito.
- Gliel'hai detto? E lui? Cos'ha risposto?-
"Niente." scrisse Cloe "Se n'è andato e io ho perso la voce."
Niente? Draco era sconvolto.
Sapeva che Tom era innamorato perso di lei. Come aveva potuto ignorarla?
Sospirò, carezzandole ancora la nuca e le spalle.
- Dai.- le sussurrò - Ora preoccupiamoci solo della tua irritante voce. Il mostriciattolo lo picchio io più tardi.-
Le strappò un sorriso mesto, di breve durata, poi ricominciò a piangere.
E la cullò stretta, imprecando.
Cosa stava succedendo a Tom di recente? Era diventato insensibile, un pezzo di granito.
Qualcosa gli passava per la testa ma nessuno riusciva a capire cosa, dannazione.
Non era da lui far star male così chi amava.
Qualunque cosa fosse, doveva trattarsi però di una cosa seria.
Hermione entrò nella sala proprio in quel momento e quando li vide abbracciati, strabuzzò gli occhi.
Draco le fece segno di tacere, specialmente quando la Grifoncina si accorse che Cloe stava piangendo.
Andò per discrezione nell'altra stanza, pregando e implorando che quel maniaco del suo fidanzato l'avesse finita con le sue fisse per le studentesse della casa più orgogliosa di Hogwarts, e solo mezz'ora più tardi, dopo che la King se ne fu andata via a spalle curve con quel blocco di carta, raggiunse Malfoy.
Lui non le spiegò nulla, ma disse una sola frase.
Che significava più di mille spiegazioni.
- Tom ha qualcosa che non va.- mormorò - Qualcosa di serio.-
- Vedere Grimaldentis ha risvegliato in lui brutti ricordi.-
- Non è solo quello.- replicò freddo - C'è qualcos'altro. Ne parlo con lo Sfregiato appena torna.-
- Va bene.- sussurrò lei - Nel frattempo vedrò di tenerlo d'occhio.-
Intanto Cloe scese fin nell'ingresso, come in trans.
Non voleva tornare a Grifondoro.
Non voleva vedere nessuno. Né le sue compagne di stanza né Sedwigh e gli altri.
Non voleva dare spiegazioni...non voleva pensare a nulla.
Ma il cuore continuava a stillare sangue e dolore.
Fissò la neve candida e pura in giardino e stringendosi il piumino sul petto passò le porte senza neanche accorgersene. Qualcosa la spinse fuori dalla scuola, qualcosa che poi scoprì essere la presenza di Tom.
Camminava per raggiungere la fontana, sotto le arcate, quando sentì due voci che conosceva bene.
Le si mozzò il fiato, quando le riconobbe.
Una stizzita, arrabbiata, rauca. Asteria McAdams.
Una gelida, indifferente, nauseata. Tom.
Il suo Tom.
Cercò il coraggio e si nascose dietro l'angolo, il cuore che le batteva forte.
Lottò per non piangere di nuovo quando una risata gelida, che non era assolutamente degna di Tom, le diede i brividi.
- Dio!- lo sentì ridere, seduto sotto l'arcata successiva mentre la scozzese era in piedi, al suo fianco - Questa è fantastica. Non ci crederei neanche se lo vedessi, quindi risparmiati le frottole.-
- Non sono balle!- urlò Asteria rossa di rabbia - Lei ha scommesso con me di conquistarti!-
Cloe gelò. Oh no!
- Perché non mi credi?- continuò la scozzese, con l'aria di una che non sa più a cosa aggrapparsi - Perché ti fidi tanto di quella? Ha scommesso con me che ti avrebbe portato a letto entro febbraio! È falsa!-
Tom teneva lo sguardo fissò sulla fontana, i lineamenti induriti dall'esasperazione.
- Io almeno sono stata onesta! Ho accettato la scommessa ma in verità mi piaci davvero!-
- Allora sei sorda.- ribatté Riddle, serrando i denti - Te l'ho detto ieri sera. Non m'interessi.-
- Ma non mi conosci neanche. Se usciamo insieme potresti scoprire diverse cose di me!-
- Altre caratteristiche lampanti mi sono già saltate agli occhi.- le sibilò scoccandole uno sguardo duro - E' solo il tuo orgoglio ferito che continua a farti umiliare in questo modo. Ficcatelo in testa Asteria. Mi piace un'altra.-
- E sarebbe la King? Eh?- lo incalzò con voce sempre più stridula - Ti sta solo prendendo in giro!-
- E io ti ripeto che mi fido di Claire a occhi chiusi! Lei non avrebbe mai accettato di usarmi come trofeo per una scommessa fra voi due!-
- Ma cosa ne sai?!- sbottò la McAdams - Invece l'ha fatto ti dico! Solo perché Beatrix la copre...-
- Adesso basta!- la interruppe il grifone inferocito - Lascia fuori Trix da questa storia e lascia anche fuori Claire! Sono stanco di questa pagliacciata. Mi dispiace, hai perso la scommessa! Non alcuna intenzione di farti da trofeo, quindi smettila una volta per tutte. Anzi, sai che ti dico? Dì pure che siamo stati a letto insieme, ormai ne ho basta. Così potrai prenderti la tua ridicola vittoria e finalmente lascerai in pace me e Claire!-
Asteria fremette.
Non era mai stata umiliata così in vita sua. Fece per alzare la mano e tirargli una schiaffo ma un'altra occhiata di Tom e lasciò perdere, scuotendo la testa e ghignando con cattiveria.
- Lei non è diversa da me. Lo capirai prima o poi.-
- Sei tu che non capisci.- le rispose indifferente, tornando a ignorarla - Lei è migliore di me e te messi insieme.-
La scozzese tacque.
Battuta su tutta la linea, girò sui tacchi minacciandolo un'ultima volta e poi se ne andò, correndo via.
Passò a fianco della Sensistrega ma neanche si accorse di lei, così Cloe rimase sola.
Tom...l'aveva difesa...
Senza rendersene conto fece qualcosa passo avanti, uscendo dall'ombra dell'arcata.
Tom non la vide fino a quando non fu a un metro e mezzo da lui.
Saltò letteralmente in piedi, con le guance già arrossate per il freddo che intensificarono il loro colore.
Cloe abbozzò un mezzo sorriso, alzando appena la mano.
- Claire...- sussurrò lui, emozionato.
La biondina allora tirò fuori il blocco dalla tasca, scribacchiandoci velocemente sopra.
Riddle non capì cosa stesse facendo fino a quando lei non lo girò verso di lui.
"Grazie per avermi difesa. Sono felice che ti fidi di me."
Tom strabuzzò gli occhi - Perché stai scrivendo?-
Cloe tornò a scribacchiare, appallottolando in continuazione i fogli che aveva già usato.
Quando risollevò il blocco verso di lui, Riddle si fece più vicino, come attirato da una calamita.
"Ieri notte ho perso la voce."
- Hai perso la voce?- balbettò lui preoccupandosi immediatamente - E come...?-
Cloe alzò la mano, facendogli cenno di aspettare.
Impiegò qualche minuto e tanta pazienza, vista la situazione assurda in cui erano, ma alla fine scrisse due pagine molto fitte. Il grifone le scorse velocemente, quindi allargò la bocca, senza parole.
- Sei stata da Draco. Che ti ha detto?-
"Mi sta facendo una pozione."
- Ma ti tornerà la voce, vero?-
A quel punto la King sorrise mestamente. Abbassò il capo, tornando a scrivere.
"L'ho usata anche troppo."
Quando Tom lesse, la fissò attentamente.
Stavolta non distolse lo sguardo, non cedette.
Si morse il labbra, cercando di raccogliere sufficiente coraggio per dirle quello che doveva ma Cloe non rimase lì.
Non ce la faceva. Si alzò e fece come per scappare ma lui fu veloce a rincorrerla.
L'afferrò per mano, trascinandosela vicina.
- Ecco...- iniziò a mezza voce, conscio che aprirsi al prossimo non era proprio il suo forte - Non è facile.-
La Sensistrega fece una smorfia, guardando altrove e si rimise subito a scrivere.
"Se speri di dirmi che possiamo restare amici come prima ti sbagli."
- Cosa?- sbottò lui - Senti...Claire, dammi quell'affare un attimo. Si! Dammelo, dai! Perché non starai ferma fino a quando non avrò finito quello che ho da dirti e poche storie!- e ingaggiando una specie di lotta riuscì a strapparle il maledetto blocco quasi finito dalle grinfie, facendola sbuffare.
Era infuriata ma alla fine incrociò le braccia, umiliata e anche imbarazzata.
- Ok.- mugugnò Riddle, ficcandosi il block notes nella tasca del cappotto - Ricapitoliamo...-
Ricapitoliamo fu una frase sbagliata perché la biondina gli lanciò un'altra occhiata gelida e gli rubò nuovamente il blocco, scrivendo forsennatamente.
"Non c'è niente da ricapitolare. Ti ho detto quello che dovevo! Ormai era diventato assurdo mentire ancora. Il minimo fra noi sarebbe usarci un minimo di sincerità. Non credi?"
Anche se erano parole scritte, Tom ci lesse la sua buona dose di sarcasmo.
Inferocito, accartocciò il messaggio.
- Mettiamo in chiaro le cose una volta per tutte.- sibilò bellicoso - IO quella scozzese non la sopporto! CHIARO?-
Cloe lo guardò scettica, ghignando amara.
- E non guardarmi in quel modo! Te l'ho detto ieri sera! È bastato sentire cos'ha sparato prima no? Farebbe di tutto pur di non dover ammettere che ha perso!-
"E farebbe di tutto pur di venire a letto con te!" gli scrisse rabbiosa.
- Allora parlo arabo?!- sbraitò - Non la sopporto! Non andrei mai a letto con lei!-
La King incrociò le braccia, apparentemente non convinta.
- Perché non mi credi?- le chiese angosciato e stanco - Cosa devo fare per convincerti?-
Stavolta lei abbassò il viso.
Dopo un secondo si pulì una lacrima, ma lo tenne lontano quando cercò di accarezzarla.
Si rimise a scrivere.
"Tu non mi devi niente, nessuna spiegazione."
- Perché fai così?- le sussurrò, desolato - E' come se non mi conoscessi più.-
Mancò poco che Cloe esplodesse.
"Perché ti amo idiota!- gli scrisse con mano dura, calcata "Sono gelosa, ci va tanto ad arrivarci? Oh, già, dimenticavo! Se non ti spiegano le cose in arte magica tu non capisci certi concetti!"
Tom si morse il labbro.
Dio. Leggerlo gli scaldava il cuore come sentirglielo urlare.
Avrebbe sorriso se lei non avesse avuto di nuovo gli occhi vitrei.
Allungò di nuovo la mano ma la strega ancora una volta si ritrasse.
La sentì piangere in quel modo silenzio e alla fine non resistette più. Senza sentire i pugni che Cloe gli tirava sul torace se la strinse forte al petto, carezzandole quei capelli assurdamente lisci.
Lo amava. Gliel'aveva detto.
Ancora una volta lei aveva avuto il coraggio che lui...non avrebbe mai osato neanche immaginare di possedere.
- Mi dispiace.- le sussurrò - Ma non immaginavo di...di poter essere io.-
Cloe si staccò finalmente, pulendosi il viso col dorso della mano.
Scosse il capo, come per dire che non gliele importava più ma lui l'afferrò per entrambi i palmi, per impedirle di scappargli ancora.
"Una volta per tutte..." gli scrisse di nuovo, al penultimo foglio "Ti piace quella? Almeno un po'?"
Riddle socchiuse le palpebre. Dannazione, che testa allucinante.
Ma l'adorava anche quel quello.
Quale ragazza sarebbe mai stata capace di urlare davanti a tutta una scuola il suo amore per il suo migliore amico?
Solo lei. Perché non conosceva la menzogna.
- No. Non mi piace, non la sopporto, è odiosa e amo un'altra. Soddisfatta?-
Cloe annuì vagamente, scrivendo poco più sotto.
"No ma me lo farò bastare."
- Perché non basta?-
Lo fissò di nuovo furibonda, tirandogli un pugno sulla spalla che gli strappò un'imprecazione.
"Dì un'altra cazzata e userò il Cruciatus! Ti amo e tu ami un'altra, secondo te come dovrei stare?"
- Dannazione, questa situazione è da folli! Non riusciamo a parlare in questo modo!-
"Con te c'è poco da parlare!" scribacchiò stizzosa "Non capisci niente! Aveva ragione la McAdams, l'unico modo per farti capire le cose è sbattertele in faccia! Saltarti addosso è l'unica via con te!"
- Molto spiritosa.- sibilò seccato - Comunque potevi dirmelo prima invece di farmi andare in paranoia su chi poteva essere l'imbecille di cui eri innamorata!-
"Bastava che ti guardassi allo specchio. Di imbecille ne hai uno davanti ogni volta."
Ok. Era troppo. Farsi scrivere insulti era davvero troppo!
- Non è che tu sia molto più ricettiva di me, sai?- sbottò sarcastico - Neanche tu hai mai capito un accidente!-
"Su che cosa, di grazia?"
Tom tacque, di colpo. Sgranò gli occhi.
Oddio. Se ne rendeva conto ora. Voleva...dirglielo.
Voleva, da perfetto egoista qual era, quella felicità che Claire sarebbe stata pronta a dargli.
Le parole quasi gli raschiavano la gola.
E il cuore gli graffiava il petto, come per spingerlo a essere finalmente sincero.
Ma poteva? Poteva esserlo?
A giugno lui...lui...
Chiuse gli occhi, passandosi le mani sul viso. Dio, Dio Santo.
Qualcuno doveva aiutarlo. Doveva aiutarlo o sarebbe impazzito.
Cloe prese quel silenzio come per l'ennesima esitazione, così ghigno silenziosamente, sconfitta.
Usò l'ultimo foglio bianco rimastole, le lacrime che riprendevano a scorrere.
"Lascia perdere. Non ha più importanza ormai." e lo sorpassò, come lui aveva fatto quella sera prima.
Senza girarsi indietro.
Ma quando gli passò a fianco, in quell'esatto istante, Tom sentì come quella poca vita libera che gli restava scivolargli via dalle mani. E con la disperazione dei prigionieri e dei disperati, tirò finalmente fuori tutto.
- Claire.- la richiamò, deglutendo - E' unitile essere gelosa.-
Lei si bloccò, inspirando.
Mimò un "perché?" con la bocca e lui sorrise, mesto, intimidito.
Dio, non poteva credere che dopo anni glielo stesse finalmente dicendo.
- Se ti dicessi che non capisci niente? E che sei cieca al mio pari? Che diresti?-
La Grifondoro corrucciò la fronte...e poi, lentamente, i suoi occhi a poco a poco si sbarrarono.
Si portò la mano al petto, tenendosi chiuso il piumino.
Con nello sguardo lo sbigottimento di chi non osava sperare.
- Credo di essermi innamorato di te.- mormorò Tom in un soffio - Da anni ormai. Non l'avevi capito?-
Un leggero venticello portò dei fiocchi di neve sotto le arcate.
Cloe lo fissava, stravolta.
- Ti amo.- le disse di nuovo, acquistando forza - Ti amo tanto.-
Stavolta tremò, una lacrima le rotolò sulla guancia sinistra. Non la pulì nemmeno.
Tirò su col naso e dopo un secondo mosse dei passi veloci fino a lui, volandogli fra le braccia.
E questa volta fu pronto ad accoglierla.
Ricevette ancora qualche pugno, stavolta meritato ma nemmeno li sentiva.
Sospeso. Ormai era sospeso in quel mare che avevo solo immaginato.
L'amava dannazione.
E niente poteva cambiarlo. Neanche ciò che l'aspettava.
Era egoista. Si, lo era.
Ma...non poteva rinunciare a lei.
Non più.
E quel peso atroce sul suo cuore finalmente evaporò, come una nuvoletta.
Quando abbassò il volto, vide che Cloe l'aveva sollevato su di lui.
Gli occhi lucidi e la pelle umida, non era mai stata così bella. Neanche la sera prima.
E finalmente mosse la bocca, dicendo qualcosa di molto importante.
Tom dovette farselo ripetere più volte.
- Ho...giusto?...Ho...voglia...ho voglia di...- Riddle alzò un sopracciglio - Picchiarti?-
Cloe rise, con la sua risata silenziosa. Scosse vigorosamente il capo.
- Ammazzarti.- provò allora il mago - No? Ripeti ancora una volta.-
E lei lo fece. Con un sorriso intimo, quasi solo accennato.
I suoi occhi si erano addensati, quasi incupiti, velati da qualcosa di nuovo.
- Ho voglia di...aspetta...ho voglia di baciarti. Ecco!- esultò Tom, per poi capire la portata dell'affermazione. Si rimise zitto, come prima, e rimase immobile. Si guardarono a lungo, ora che si vedevano per quello che erano.
E finalmente lei si mosse. Con lentezza, delicatezza, si alzò sulle punte.
Si avvicinò di poco, fino a sfiorargli il naso col suo.
Ora quegli occhi blu da principe non spaventavano più.
Sempre con cautela, arrivò a sfiorargli le labbra. E fu suo.
Gli passò due dita sulla guancia, per tenerselo più vicino. E lo baciò finalmente, arrivando a toccare una felicità che non aveva mai nemmeno immaginato. Mai. Neanche nei suoi sogni più vividi.
Tom non rispose subito. Rimase immobile quel che bastava per rendersi conto che non era più tempo per la paura.
Rispose dapprima con dolcezza, strofinando le labbra contro quelle di lei...e si arrese al tenero ma esigente tocco della lingua di Claire, che gli chiedeva accesso.
Poi fu tutto un vortice.
Le afferrò i polsi portandoseli dietro la testa poi le sue mani scesero ancora per posarsi sui suoi fianchi senza smettere un attimo di baciarla, incantato, soggiogato.
E se c'era una felicità a quel mondo, capì che era lì. Per lui.
Solo lì, con Claire.
Fra le sue braccia, sulle sue labbra.
Ormai era lei la sua padrona.
Si era portata via il suo cuore e chissà cos'altro.
La sua anima era ormai ai suoi piedi.

 

 

 

 

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Capitolo 37
*** Capitolo 37° ***


figli37

 

 

Hermione Granger stava seduta in sala d'aspetto, all'aeroporto, sotto il cielo di una Londra grigia e cupa.
Era il sei gennaio e fuori, il tempo, era ancora dannatamente gelido.
Aveva smesso di nevicare, così come le tormente avevano dato un po' di pace alla campagna inglese ma lei ora aspettava qualcuno.
Il volo dall'Italia delle undici era atterrato in quel momento.
Pochi minuti e Gemma Lombardi sarebbe uscita dal gate n°3.
Erano anni che non si vedevano, anni in cui però gli Auror italiani avevano lavorato sodo, esattamente come loro.
Una fiumana di uomini d'affari, turisti e hostess si riversò all'uscita del gate ma la Grifoncina si accorse subito di lei.
Attorniata da una decina di maschi in giacca e cravatta che facevano a gara per portarle una valigetta rosso acceso, Gemma Lombardi era una dea greca. Prosperosa nei punti giusti, lunghi capelli bruni ondulati, bocca morbida e un tailleur dai colori sgargianti. Si vedeva lontano un miglio che non era inglese.
- Hermione!- tubò, non appena la vide.
Senza fare una piega si scollò i mosconi di dosso e corse da lei, travolgendola in un focoso abbraccio.
- Quanto tempo che non ti vedo!- le disse in italiano, per poi mettersi a chiacchierare in uno stentato inglese - Devi raccontarmi un sacco di cose in questo week-end di vacanza!-
- Certo, vacanza.- soffiò la Grifoncina - Sei uno splendore. Come sempre.-
- E tu?- replicò la mora, guardandola da capo a piedi - Non conosco tante mammine con la tua figura! Oh, devi assolutamente presentarmi Harry Potter e il tuo quasi marito! Siete leggenda da noi, lo sai!-
- Con calma.- rise la Granger.
- Ma che calma! La vita non è fatta per essere presa con calma.- fece l'italiana con un sorriso malizioso - A proposito, Vittorio e Andrea ti salutano e di mandano un bacio. Non hanno potuto liberarsi.-
- Problemi?- le chiese, prendendola sotto braccio per uscire dall'aeroporto visto che tanto l'amica non aveva bagaglio.
- Diciamo che i vampiri ci danno qualche grana. Pensa la follia, due giorni fa li abbiamo beccati di fronte al Duomo a fare una specie di rito collettivo.-
- Però. Dagon è diventato plateale.-
- Già. È piuttosto irrequieto di recente. Ha tramutato una ventina di persone nel giro di due settimane. Il capo è furibondo!-
- Ce lo vedo.- ghignò la Grifoncina, fermandosi sulla porta d'ingresso.
Il caos di Londra le colse in pieno, insieme a una folata di vento gelido.
- Ah, voi britannici e il vostro tempo indecoroso. Dove starò?- le chiese Gemma.
- A Hogwarts.-
La mora s'illuminò di curiosità - Vuoi proprio rendermi questa vacanza indimenticabile, eh?-
- Ti piacerà, vedrai.-
- Oh, non ne dubito.-
- Andiamo in taxi fino a Lane Street, la nostra casa d'appoggio. Devo prendere delle cose poi andiamo a scuola.-
- Non vedo l'ora.- l'assicurò l'italiana, strizzandole l'occhio.
A Lane Street fu una cosa veloce.
La Granger raccattò qualcuno dei suoi tomi proibiti, prese il Grimario di Caesar che sentiva ormai di poter aprire, o avrebbe ucciso Cameron a morsi, mentre la Lombardi preparava del thè, osservando curiosa le foto sparse per casa.
Gemma osservava Harry, Draco, Ron e gli altri.
Li vedeva ridere, li vedeva salutare.
Studiò le foto del matrimonio di Harry ed Elettra, di Ron e Pansy.
Resse fra dita leggere una vecchia immagine di Hogwarts, loro insieme nell'ultimo giorno di scuola.
- Eccomi, ho tutto.- l'apostrofò la Grifoncina, scendendo dal secondo piano.
- Thè?- le chiese l'italiana, porgendole la tazza con la telecinesi - Qual è? Quello con gli occhi azzurri?-
- No.- Hermione sogghignò, vendendo che Gemma indicava Edward - Lui è un amico. Ti piacerà.-
- Oh, non stento a crederlo.- cinguettò quella - E' fidanzato?-
- E' innamorato di una babbana e in paranoia perché la sua famiglia è di purosangue ristrettissimi.-
- Conosco la storia.- sospirò Gemma - Mio padre è un despota del genere.-
- Tuo padre non è tanto male.- ironizzò la Grifoncina - Aspetta di conoscere Draco. E’ quello biondo.-
- Notevole.- la Lombardi sollevò le sopracciglia, scoccandole un'occhiata eloquente - Com'è?-
- Un despota.- rispose l'altra a tono, facendola ridere - Ti va giusto bene che sei purosangue. È scontroso con gli estranei e insopportabile con gli amici. Lui e Harry si prendono continuamente a pugni, ma non farci caso. Si comportano tutti in modo strano, ma tu cerca di soprassedere.-
- Peggio di Vittorio e Andrea?-
- Molto peggio. Avanti, andiamo. Preparati al fine settimana più sballato della tua vita. A cena potremo parlare in santa pace anche perché adesso è presto.-
- Già, non è neanche l'ora di pranzo. Voi inglesi mangiate da cani.-
- Se non sai cucinarti un uovo.-
- Ma almeno in Italia hai mangiato bene, no? Negalo se hai il coraggio.-
- Oh, non nego nulla. Ho messo su tre chili in quell'anno.-
Gemma scossa il capo, rimettendosi il cappotto.
- Pronta alla partenza.-
- Ok, si va.-

Alla Torre Oscura quella mattina c'era un bel via vai.
Era sabato e si andava a Hogsmade per le classi avanzate, ma gli studenti sarebbero partiti solo il pomeriggio e i rompiscatole non dormivano mai, neanche alle sacrosante dieci di mattina.
Forse era assurdo, ma i postumi di Capodanno si sentivano ancora a giorni di distanza.
- Volete mettere giù quei libri?- sbuffò Ron, mentre Damon e Tom ridacchiavano stuzzicando un tomo dentato da squalo della Granger - L'ultima volta ha quasi staccato un dito a Pansy, che cazzo!-
- Non avete una bisca dove andare a infrattarvi?- mugugnò Jeager, seduto a tavola a leggere svogliatamente il Cavillo con espressione altezzosa - O della droga da prendere? Non potete comportarvi come tutti i mocciosi normali della vostra età e andare fuori a dar fuoco a qualcosa?-
- Cazzo tu si che hai avuto un'infanzia felice.- ghignò Harry, dando il cinque al mezzodemone - Hanno ragione loro comunque. Sono le dieci di mattina di sabato, non potete dormire?-
- Già, siete troppo allegri di recente.- sentenziò Elettra, seduta vicino a Crenshaw - Che vi succede?-
I due maghetti si scambiarono un'occhiata vaga, poi sorrisero come due perfetti idioti.
Trix, che faceva colazione al bancone, li guardò schifata.
I maschi innamorati facevano proprio schifo.
- Allora?- l'incalzò Harry - Che vi piglia?-
- Niente.- disse Howthorne - Perché? Non siamo diversi dal solito.-
- Colate miele da tutte la parti.- sibilò Jeager, levando appena lo sguardo dal giornale - Mi fate venire il diabete.-
- Dove sono i bambini?- chiese Tom, glissando abilmente.
- Nella stanza accanto.- rispose Ron, diffidente - Ci andate a Hogsmade o no?-
- Ci vanno.- li zittì Potter, prima che aprissero bocca - Vi voglio fuori dai piedi oggi.-
- Perché? Che devi fare?- lo interrogò Riddle.
- Un'orgia.- fu la sarcastica risposta.
- Certo che ne spari di cazzate.- ghignò Edward, seduto al bancone con Beatrix - Comunque se vanno a Hogsmade dobbiamo avvisare la squadra di Gary. Io oggi sto sulle mura con Jess e Sphin.-
- Milo dov'è?-
- Con Tristan e Degona attorno alla Foresta.- spiegò Ron, sfogliando il Cavillo in cerca di cretinate - Pare che ci sia qualche Dissennatore che è scappato al bombardamento di ieri sera.-
- Credevo di averli presi tutti, accidenti.- bofonchiò il bambino sopravvissuto, attaccandosi al caffè.
- Degona e William però si sono fatti bravini.- fece Trix sarcastica - Loro...minorenni...e noi...maggiorenni...-
-...che non possiamo far esplodere niente.- finì Damon acidamente.
- Già, perché non possiamo uccidere i Dissennatori?- berciò Tom.
- Accontentati di squartare i cadaveri.- frecciò Harry, a bassa voce.
- Fino a quando me lo rinfaccerai?-
- Tesoro, svegliati. Rinfaccia a Malfoy la sua nascita a ventotto anni di distanza.- tubò Elettra, alzandosi e stiracchiandosi - Scusatemi signori, penso che andrò dal mio mister a farmi dire che sono la traditrice della squadra da quando ho messo al mondo Lucas. Ci vediamo a cena.-
Da quel momento in poi il traffico nella Torre s'intensificò.
Arrivò Jess e andò via tirandosi dietro Alexander. Poi entrò Tristan tutto sporco di liquido verdastro imprecando perché avevano ucciso una banshee scambiandola per un Dissennatore e gli era piovuta addosso quella cascata di liquame; arrivò anche la Mcgranitt a richiamare i maghetti agitando il bastone da passeggio come un'isterica e infine entrò Milo, i canini digrignati perché aveva trovato Asher a spasso per il giardino e si sa, lupi mannari e vampiri non andavano perfettamente d'accordo.
Bisognava solo ringraziare il cielo che Morrigan non sapesse...bhè...di quella cosa...
La cosa che Damon chiamava "Merlino grazie! Amo quel mannaro che mi ha sollevato di un lavoro in più!" e per lavoro s'intendeva la verginità di Beatrix.
La simpatia si sprecava.
E si sprecò ancora di più quando dalle scale arrivò un casino pazzesco.
Qualcuno doveva essere rotolato giù.
- Che palle, gente.- sbuffò Jeager - Chi è morto? Quelle scale sono da abbattere.-
- Si, come te Crenshaw!- sibilò Hermione, entrando tutta spettinata - Dio Santo! Ho trovato i ragazzi sui gradini, ma che diavolo gli è preso? Da Capodanno sembrano diventati degli ibridi! Ehi, ehi!- sbottò poi, verso Fauna che tirava Glory per il polso cicciotto con un guinzaglio per cani - Cosa fai? Ti ho detto mille volte che quel guinzaglio devi usarlo solo quando uscite! L'ultima volta ha legato tutta la Torre con la corda magica!-
- Avessi avuto io una madre come te.- le disse Ron, mentre Gemma Lombardi entrava non vista da nessuno, scavalcando biberon gettati qua e là, bacchette, portacenere, pannolini...
- Si può sapere cos'è questa storia?- sbottò anche Malfoy, scendendo dal piano superiore in quel momento, coperto solo sui fianchi con un asciugamano, appena uscito dalla doccia - Folletti della malora! Fauna togli quella roba a mia figlia e legala al collo di Potter, se proprio non sai dove metterla!-
- Io non so più cosa fare!- rimbrottò la folletta - La sua bambina scorrazza troppo!-
- Ha le gambe, non una pinna!- ringhiò il biondo ma in quel momento un fischio ammirato, partito dalla bocca di Gemma, finalmente fece fermare la baraonda. Inferocito, lui e gli altri fissarono il sogghigno malizioso della nuova venuta.
- E questa chi è?- sibilò gentilmente il biondo fra i denti, puntando Hermione.
- Gemma Lombardi.- si presentò l'italiana, per nulla intimorita - Piacere ragazzi.-
- Gemma?- riecheggiò Harry, girandosi verso di lei - Dall'Italia?-
- Già.- annuì Hermione - Ragazzi lei è la mia amica, vice capo squadra di un gruppo di sette Auror, a Milano. È venuta per darci le notizie sul Guanto di Minegon e tutto il fascicolo degli Zaratrox...-
-...che abbiamo dovuto rubare a Roma...- interruppe la Lombardi.
-....su Grimaldentis.- finì la Grifoncina - Gemma, lui è Ron Weasley. Là dietro c'è Edward Dalton, le follette sono le nostre tate, lui è Milos Morrigan. Lì a tavola il famigerato Harry Potter, Jeager Crenshaw ma non farci caso, fa come se non ci fosse...e lui è Draco Malfoy.-
- Incantato.- sibilò il biondo, prendendosi la figlia in braccio - Vado a vestirmi.-
- Tanto piacere!- tubarono invece gli altri tutti in coro - Lieti di averti qua!-
- Inglesi.- sorrise la Lombardi, a bassa voce - Sono io felice di conoscervi. Hermione ci ha parlato tanto di voi. Siete storia ragazzi.-
- Resti per tanto?- le chiese Ron, facendole posto a tavola.
- Ho il volo lunedì mattina. Avrò abbastanza tempo per dirvi tutto quello che dovete sapere.-
- Potete parlarne a cena?- chiese Harry, alzandosi e ficcandosi il mantello - Ho un appuntamento.-
- Con chi?- lo inquisì Ron.
- Lo psichiatra.-
- Ti farebbe bene Sfregiato.- mugugnò Draco, scendendo vestito di tutto punto.
- Ci andremo in coppia magari più tardi.- replicò il bambino sopravvissuto - Me la sbrigo presto. Se succede qualcosa a Hogsmade sai come chiamarmi Malferret. Ma evita di rompermi il polso come l'ultima volta.-
- Potessi ti spezzerei il collo.-
- Fatela finita.- li zittì Hermione, buttando i suoi libri proibiti sulla tavola, quasi schiacciando la mano a Jeager - Harry dovunque tu vada vedi di non uccidere niente che si muova di volontà propria.-
- Già e se schiatti fai un fischio.- perseverò Draco.
- Pensa al mostriciattolo.- lo rimbeccò Potter, ficcandosi il cappuccio in testa - Dategli un occhio al villaggio, non voglio che qualche altro Illuminato si metta a giocare al tiro al bersaglio. Ci sarà anche Damon, ma meglio non adagiarci troppo sulle sue visioni.-
- Hai altro da ordinare mamma?- frecciò Ron trucemente.
- Si, tenetemi Duncan alla larga per qualche ora.-
- E come facciamo?- sbottò il rossino esasperato.
- Che ne so, rubagli le pastiglie per il cuore. Ci vediamo!- e scappò fuori prima di sentirsi tirare dietro altre maledizioni da Ron, che non era mai sicuro a lasciarlo andare in giro da solo. Era già tanto che non gli avesse fatto il terzo grado davanti a quella dea greca italiana.
Sbuffando, tirò dritto fuori dalla scuola senza voltarsi indietro.
Sulla gradinata verso la casa di Hagrid però, dovette fermarsi.
C'erano degli studenti lì in giro, ma ognuno badava ai fatti propri eppure...si sentiva osservato.
Guardandosi attorno, quella sensazione s'intensificò.
Il Mantello.
Tom lo stava seguendo...
- Tom?- sbottò, imprecando fra i denti - Tom fatti vedere. Ti ho beccato.-
- Non sono Riddle.-
Harry si girò di scatto, vedendo Asher Greyback uscire da sotto il Mantello dell'Invisibilità.
- Asher?- allibì Potter - Che fai lì sotto?-
- Gli aguzzini mi l'hanno dato per l'ora d'aria.- lo informò il mannaro, restando nascosto.
Si guardarono per parecchio. Harry tranquillo, il principe diffidente e...forse quasi onorato.
Come ogni spirito leale e orgoglioso, il mannaro ammirava gli uomini potenti e Harry lo era, ai suoi occhi.
- Dobbiamo parlare.- gli disse il principe, serio e composto.
- Era ora venissi a cercarmi.- gli sussurrò il bambino sopravvissuto - Facciamo due passi?-
- Se hai qualche minuto...-
- Tranquillo. Il mio ospite mi aspetterà. Vieni e levati quel mantello. È ora che i marmocchi di questa scuola capiscano che io faccio quello che mi pare, sbattendomene di quello che pensano al Ministero.-
- Me l'avevo detto che ti piacciono i guai, Potter.- bofonchiò il lupo mannaro, uscendo alla scoperto e camminandogli indolentemente a fianco, con le mani fredde cacciate in tasca - Ho molte domande per te.-
- Io invece so che hai parlato con Lucilla.-
- Si. Milady è una donna straordinaria.-
- Siamo d'accordo su qualcosa.- sorrise Harry, dolcemente - Lucilla è eccezionale. Avete parlato del tuo futuro?-
- Si.-
- E che hai deciso?-
- Sono prigioniero qua. O sbaglio?-
- Sei prigioniero di quattro ragazzini.- ridacchiò l'Auror, osservando la condensa del suo fiato - Non sei mio prigioniero. Il fatto è che il Ministro della Magia ti considera pericoloso e devo ammettere che lo sei per la maggior parte degli Auror. Loro conoscono ciò che hanno visto quella notte. I maghi pensano spesso in base a ciò che sentono per pettegolezzi. Guarda me.-
- Tu sei Harry Potter.-
- Si. Sempre e solo quello. Harry Potter.-
Asher levò un sopracciglio, incuriosito - La prima volta che mi hai visto...in quella vasca...- Harry fece una ghignata, facendo sbuffare il più giovane che continuò -...quella volta hai sospirato. Mi sembravi sollevato.-
- Diciamo che...quella notte in battaglia mi ero aspettato una mossa del genere da Fenrir.-
Al nome del padre, Asher serrò la mascella.
- Che intendi?-
- Non capisci? Sei il signore dei mannari. Tutti i tuoi sudditi ti ammirano, ti stimano ma non tutti sono fedeli alla causa di Lord Voldemort. Con te morto, per mano di un Auror, come ora credono tutti, Fenrir ha ottenuto il consenso della tua gente. È stata una mossa abile, devo ammetterlo. Ma sappi che sputerò in faccia a tuo padre alla prima occasione.-
Continuando a camminargli a fianco, il principe sentì qualcosa di strano dentro.
Da mesi, da quando era stato tradito barbaramente, non aveva fatto altro che vivere di rancore.
Ma camminando con Harry Potter...sentiva una pace che prima non aveva mai provato.
Suo padre l'aveva sempre stimolato in aggressività, facendogli scordare ciò per cui il suo cuore batteva.
Onore e orgoglio.
Con Harry Potter invece quei sentimenti tornavano a galla, senza il bisogno di essere nascosti.
- Perché combattevi?- gli chiese l'Auror.
- Perché era mio dovere.- rispose Asher - Era ciò che si aspettavano da me.-
- Abbiamo più in comune di quanto pensi.- disse Harry in un soffio.
- Tu sei un eroe per gli umani, per i maghi. Tu devi essere quello che sei.-
- Si, lo so. Ma tu hai più scelta di me.-
- Che intendi?-
- Puoi scegliere se uccidere per un ideale, seguendo un capo che cammina sui cadaveri. Oppure puoi scegliere la parte in cui credi di dover stare perché così comanda il cervello e l'animo.-
- Sei tu di parte Potter.-
- Vero.- ghignò Harry - I ragazzi ancora non ti hanno fatto il lavaggio del cervello?-
- La duchessa bionda ci prova.-
- Cloe? Si, lei è molto...patriottica.-
- Il Legimors mi rincretinisce di fumo e musica, con Riddle invece è inutile parlare.-
- Non andate d'accordo, vero?-
- No. E sinceramente non lo capisco anche se ormai non posso più parlare di legame di sangue. Ma so una cosa, anche se non ti piacerà sentirlo. Suo padre tiene a lui più di qualsiasi altra.-
- L'ho capito da tempo. Anche se ormai non speravo più che quell'uomo avesse un cuore abbastanza grande per contenere una sola persona.-
Harry era pensoso, ma conscio di ciò che stava dicendo. Era vero, Asher aveva ragione.
Voldemort aveva dimostrato di tenere a suo figlio.
Ma non gli bastava.
Non gli bastava per...separarsi da lui.
- Per quanto vuoi tenermi nascosto agli altri Auror?- gli chiese il principe.
- Fino a quando non sarà tutto finito. Siamo riusciti a ristabilire il nome del mio padrino, di Lucilla, perfino quello di Draco in questi anni...ce la farò anche con te.-
- Ti diverti a recuperare i casi gravi, bambino sopravvissuto.-
Harry rise, almeno fino a quando un gruppo di gufi non arrivò per la posta.
Volarono sopra di loro, sciamando verso la scuola. Alcuni si fermarono in guferia, altri andarono dritti alle torri.
Qualcosa però, attirò l'attenzione dell'Auror.
Che strano...così tanti gufi...che si fermavano, sospesi, su Hogwarts.
- Ho sempre pensato che la vostra posta fosse troppo consistente.- disse Asher, interrompendo i suoi pensieri - Certi fasci di uccellacci arrivavano anche in piena notte.-
- In piena notte?- Potter sbatté le palpebre, stranito - Ma sei sicuro?-
- Vi spiavo, non ricordi?-
Gufi di notte? Che volavano su Hogwarts?
Che diavolo prendeva a quegli uccelli?
- Ora devo andare.- mormorò di punto in bianco - Vieni a cena?-
- Con voi?- mugugnò il mannaro quasi schifato.
- Non ti mangiamo. Ci saranno anche Lucilla e i ragazzi.-
- Ora si che sto meglio. D'accordo, va bene.- cedette Asher - Ora torno dentro.-
- I ragazzi torneranno da Hogsmade per le sei e mezza. Sai come ingannare il tempo?-
- Beatrix ha una stanza piena di giocattoli, non temere.-
- Ottimo.- ghignò Harry, facendogli un cenno - Allora a più tardi. Ciao.-
- ...'ao.-

A Hogsmade quel giorno si respirava un'aria strana.
Damon l'avrebbe definita da funerale.
La gente filava dritta a capo chino, anche se il Natale era passato da poco e le belle decorazioni erano ancora appese ovunque. Non c'erano canti o picchetti, anche se il mercatino tradizionale era in pieno fermento.
Si guardava attorno sospettoso, senza neanche saper dare un nome a quell'ansia.
- Tortina?-
Gli venne messa una crostatina di ciliegie sotto al naso, calda e fumante.
Sorrise, addentandola leggermente.
- Memorizzi i miei gusti?- chiese a Neely, seduta accanto a lui sulla fontana e infagottata nel cappotto.
- Li scopro, diciamo.- sospirò la Corvonero, addentando una stecca di canditi e caramello - Dove sei stato stamattina?-
- A rompere a Draco.- le spiegò, leccandosi via la marmellata dalle dita - Mi ha trovato un appartamento e sistemato gli avvocati. Da oggi sono ufficialmente proprietario di una casa a Londra, libera da elfi domestici, maggiordomi rompiballe, genitori che ti guardano schifati dall'alto in basso e anche da fantasmi piagnucolanti.-
La strega sorrise, scuotendo la testa.
- Potrebbe mancarti compagnia un giorno o l'altro.-
- Oh, la compagnia non mi manca mai. La mia più che altro è un po' un mortorio.-
- Ahah, molto divertente. Come vanno i sogni?-
- Bene. L'altra notte una vecchietta ha tirato le cuoia a centodue anni. Una ragazzina invece ha presto una pasta di troppo. Adesso è in coma al San Mungo.-
- Non è morta?-
- E' come se lo fosse. È sospesa sul nostro piano e quello dei morti. Cambiamo discorso?-
- Si, decisamente.- annuì, stringendosi nell'abbraccio del Legimors - Che facciamo domani?-
- Dipende. Che vuoi fare?-
Neely sollevò il viso, scoccandogli un'occhiata maliziosa.
- Fa freddo in quella cantina dove dormi?-
- Come neanche t'immagini.- ridacchiò, soffiandole sulle mani fredde e pallide - E poi è pieno di spifferi.-
- Quando hai intenzione di baciarmi?-
Gliel'aveva chiesto così, di punto in bianco, fissandolo attentamente e spiazzandolo del tutto..
Damon levò le sopracciglia, piegandosi appena su di lei.
- Non saprei. Sai com'è, sapere sempre tutto in anticipo a volte mi toglie il gusto.-
- Hai visto qualcosa?-
- Niente di niente per ora.-
- E se ti anticipassi io?- gli mormorò, avvicinandosi di più.
- Decisamente ritroverei il gusto per l'azione.- ammise, a voce sempre più bassa.
Era tanto vicino da poter sentire il sorriso di Neely a fior di labbra, tanto vicino da poter assestare un po' quel nuovo legame nato fra loro da appena sei giorni, che una inopportuna quanto dannata e schifosa fitta gli stroncò in due la testa, facendo imprecare per il dolore.
Nessuna visione, solo un flash vago e privo di forma.
Neely non la prese eccessivamente male. Anzi, a differenza di Maddy che si era sempre preoccupata per lui, si limitò a massaggiargli le tempie, senza fare una piega.
- D'accordo.- sospirò con aria teatrale - Vorrà dire che continuerò a farti sorprese.-
Riuscì a farlo ridere, anche se piegato e dolente sulla sua spalla.
- Oddio, sono così carini.-
Mary J. Lewis, in mezzo al mercato, li osservava abbracciati e seduti sulla fontana del villaggio.
- Hai ragione, stanno benissimo insieme.- le disse Maggie Clark - Che ne dici Olivia?-
La Andrews arrossì subito, balbettando qualcosa e tornando a frugare in una bancarella di libri.
Con lei c'erano Trix e Cloe, ma mentre la seconda sfrucugliava fra i vari titoli, la Diurna scrutava il Legimors con espressione insolitamente benevola.
- Se continua così potrei anche abituarmi a vederlo innamorato sul serio.- disse la Vaughn.
La King scoccò appena un'occhiata indietro, per sorridere con tenerezza.
- Il volo della colomba ti ha addolcito.- considerò la Grifondoro, con la voce roca, appena tornata dopo giorni in cui aveva dovuto tracannare disgustose pozioni.
- Volo della colomba?- riecheggiò Sedwigh, imbacuccato e gelato come un ghiacciolo - Come diavolo parli?-
- Fai lo spiritoso?- ringhiò la Sensistrega - Non è colpa mia se la voce ancora non mi ritorna.-
- Sembri anche un travestito.- rise Stanford sotto i baffi.
- No, sembra più l'idraulico della domenica.- aggiunse la Vaughn, spaccandosi dalle ghignate col Grifondoro.
- Ancora non mi hai spiegato come hai perso la voce.- le disse Sedwigh - Che cavolo t'è successo?-
- Un idiota me l'ha portata via.- spiegò tranquillamente la King.
- Com'è che mi fischiano le orecchie?-
Cloe sorrise, restando immobile, proprio quando Tom le apparve a fianco.
- Niente.- rispose Beatrix per lei - Parlavamo di idraulici e volo di colombe.-
Riddle non vide la connessione, ma evitò di palesarlo e si soffiò sulle mani intorpidite - Che si fa gente?-
- Vado a cercarmi un frappé.- sentenziò la Vaughn, perfidamente - Ho voglia di qualcosa di caldo.-
- Sarà meglio che vada con lei.- disse Stanford, vedendola pronta alla caccia - Ci rivediamo ai Tre Manici di Scopa?-
- Non c'è un bordello in questo villaggio?- cinguettò Trix da lontano.
- Se c'è, stai sicura che potresti beccarti la sifilide coi frappé.- frecciò Cloe e andati via tutti gli altri, tirati discretamente via da Mary e Martin, rimase sola con Riddle.
Si volse sopra la spalla, sogghignando dolcemente.
- Fanno domande ormai.-
- Le fanno sole a te.- rispose lui, levando le spalle.
- Chi oserebbe mai farti domande sulla tua vita privata oltre a Damon e Trix?- la bionda scosse il capo, tornato ricciuto come una criniera - Che vogliamo fare?-
- Uccidiamoli.-
- Ottima soluzione.- tubò, sedando l'allegria - Con Sedwigh non hai parlato?-
- Si vede che non se la sente di farsi mandare al diavolo.- rise Tom, seguendola per le bancarelle - Lascia passare qualche settimana, poi la faccenda passerà d'interesse al prossimo pettegolezzo sui capelli delle Grazie.-
- Sei sempre il solito ottimista.-
- Tutt'altro.- sussurrò, alzando gli occhi al cielo grigio.
Le nuvole si stavano lentamente aprendo.
Erano almeno dieci giorni che non si vedeva un raggio di sole.
Che strano. C'era una vago sentore nell'aria.
Eccitazione forse.
Ma non arrivava dall'aria. Arrivava da dentro.
Tom sentiva l'ansia, l'eccitazione, il brivido, l'attesa.
Chi era a provarlo?, si chiese incupendosi.
Harry? O...suo padre?
O entrambi?

Era quella la domanda che lo tormentava ormai.
Da tempo aveva perso l'idea della soglia fra loro due.
Dove finiva uno e dove iniziava l'altro.
Dov'era andato Harry?
Dove?
- Tom.-
Abbassò il viso, vedendo l'espressione intensa di Cloe.
Le prese la mano che gli porgeva, cercando di scacciare la paura.
No. Harry non avrebbe mai potuto fargli una cosa simile.
Non poteva...non sarebbe mai andato...da lui...no...era assurdo.
- Tutto bene?-
- Si.- disse in un soffio, stringendo la King per la vita, sorridendo - Tutto a posto.-
- Balle.- ghignò lei, affondando il viso nel suo torace - Ma va bene lo stesso, per ora almeno.-
Già. Per ora andava ancora tutto bene.
Ma solo per il momento.


Harry Potter aveva il volto rivolto al cielo.
Nero come pece, frammentato da lampi e folgori mute.
Che strana dimensione.
Non c'era vento, non c'era il sole, non c'erano suoni e rumori.
Il mondo sembrava zittito.
O era lui a essere diventato sordo, in quel luogo nero?
Lucilla gli stava a fianco, insieme camminavano in un labirinto di rovine.
- Come si chiama questo posto?- le chiese.
- Non ha nome. Dark Hell Manor è vicino.-
Harry la seguiva docile, senza espressione, senza dimostrare alcun sentimento.
Ma erano vicini.
Troppo vicini.
- Una volta entrati mi occupo io dei Mangiamorte. Tu parla pure con lui in tutta calma.-
- Mi spiace. Sarei dovuto venire da solo.-
- Vedere Tom non mi ucciderà di certo.- rispose la demone, col suo passo aggraziato e leggero - Ecco. Dietro la nebbia.- e puntò il dito, davanti a loro.
Il bambino sopravvissuto trattenne un gemito, a fondo gola.
Per tutti i maghi...
Non se n'era nemmeno accorto.
Era...titanico. Imponente. Una castello in rovina che denotava tutta la potenza del suo padrone.
- Gliel'hai fatto tu?- sussurrò, ipnotizzato - Dio, Lucilla. Dovresti fare l'architetto.-
- Oh no. Io l'ho solo immaginato. Sono stata a frustare i demoni che l'hanno costruito in tre giorni.- rispose ironica - Stai bene? Ce la fai?-
- E' tardi per questo.- le disse, restando nascosto sotto al cappuccio - Ormai siamo qua. Andiamo fino in fondo.-
- Bravo.- annuì, raggiungendo il gigantesco portone marcio ma sempre indistruttibile - Stammi dietro.-
Sul battente, c'era un orrendo diavolo dalle fauci sguaiate.
Si mosse, quando la Lancaster gli si parò di fronte.
Agitò le ali, poi si spaccò in due e il portone si aprì.
Vennero avvolti da una luce rossastra e Harry vide per prima cosa un salone spazioso, tetro e illuminato da poche candele. Non fece neanche un passo però che un'onda magica gigantesca li prese in pieno.
Sarebbe stato sospinto via e fatto a pezzi se Lucilla, con una debole occhiata non avesse fermato l'incantesimo.
Conscio che era davvero nella tana del diavolo, Potter si mosse con più cautela.
Dannazione, quella magia era stata maledettamente forte.
Da solo si sarebbe ritrovato davvero con l'osso del collo spazzato.
- Chi devo annunciare?-
La voce gracchiante fece girare entrambi verso la loro sinistra.
Era stata una statua grottesca a parlare. Un demone rannicchiato sul capitello di una colonna.
- Chi devi annunciare Mephisto?- ironizzò la demone - Non mi riconosci più?-
- Eminenza.- ribatté la statua, chinando il capo pietroso - Perdonate la scortesia. Dove vi faccio accomodare?-
- Mi faccio da sola gli onori di casa.- replicò Lucilla, serafica - Harry. Su per i gradini.- e gl'indicò lo scalone di porfido nero che portavano al primo piano - Percorri il corridoio. C'è uno specchio che copre un'intera parete. Passaci attraverso, non ti respingerà. Sarai di fronte a un altro corridoio scuro e umido. La porta in fondo è sua.-
- Ho capito. Tu cosa fai?-
- Intrattengo.- rispose con un sorriso poco rassicurante - Non temere. Non ti disturberà nessuno. Al minimo problema vengo a farvi un saluto e ti riporto a casa. Ora vai. Qua ci penso io.- infatti dalle altre stanze cominciava a sentirsi un certo baccano. Particolarmente si sentivano passi e urla bellicose.
I Mangiamorte dovevano aver capito di essere in compagnia.
- Non ucciderne troppi.- le disse, salendo lo scalone con passo felpato - Ci vediamo fra un po'.-
Fece come Lucilla gli aveva detto.
Al primo piano, attorniato da quadri che ritraevano paesaggi infernali e statue che si animavano al suo passaggio, sibilando minacciose, Harry si ritrovò di fronte allo specchio.
La cicatrice in quel momento prese a bruciare.
Voldemort gli stava già dando il suo benvenuto.
Attraversò la parete e passato anche il corridoio umido e stretto, col cuore che martellava, arrivò finalmente a meta.
La porta. Non una comune porta però.
Non bussò, non pensò più.
Entrò, semplicemente.
Un letto enorme, coperto di seta nera, sollevato su sette gradini di pietra.
Libri ovunque, fino al soffitto alto parecchi metri. Bare di vetro contenti esseri senza corpo, attrezzi da tortura, pochi tappeti, scaffali ricolmi di fiale, boccette, ampolle.
Nell'aria odore di veleni.
Rimase immobile, quando lo vide di schiena, in piedi davanti a un leggio.
Nagini era arrotolata su una poltrona e appena lo vide sibilò.
- Calma mia cara. Anche se l'ospite è sgradito, è meglio trattarlo coi guanti per ora.-
La voce di Voldemort risuonò uguale a quella del grande serpente.
- Sei in ritardo.-
Harry spostò lo sguardo vacuo su di lui - Allora non darmi le spalle e dimmi ciò che m'interessa.-
- Quanta irruenza.- sussurrò Voldemort, girando gli occhi blu su di lui - Se non altro siamo finalmente soli.-
- Già. Muoviti, non ho tempo da perdere.-
- Sei nervoso, Harry Potter.-
- No, disgustato da quello che sto facendo.-
Voldemort rise con scherno, tornando a sfogliare il Vangelo di Marco - Non sai cosa provo io. Se lo sapessi fuggiresti da qua all'istante, come ogni buon codardo si rispetti.-
- Quando mai sono fuggito davanti a te?-
- Oh, già. Il bambino sopravvissuto. Colui che non teme nulla.-
- Falla finita.- ringhiò Harry fra i denti, sentendo la collera scorrere in lui insieme al flusso del sangue - Dimmi quello che m'interessa e finiamola! Non sei venuto a Londra due settimane fa per parlare e basta!-
- Ammetto che spezzare la tua miserevole vita ora sarebbe davvero soddisfacente. Ma qua nessuno sentirebbe il tonfo del tuo cadavere a terra.-
Era troppo.
Harry sollevò la mano all'improvviso e un lampo di luce verde corse veloce fino a Voldemort. Ci fu un'esplosione e il leggio, come il Vangelo, finirono in pezzi.
Voldemort riapparve alla sua scrivania, sprofondato in poltrona.
- Che interessante potere. Da quanto lo possiedi?-
Harry lo fissò truce, senza rispondere.
Il Lord Oscuro ricambiò lo sguardo, serrando le mascelle in una smorfia di odio.
- Non sai quanto mi costi stare qua, Harry. Non sai cosa mi è costato fare finta di niente quel giorno.-
- Proteggere Tom ti è sempre interessato. Non farti venire degli spregevoli rimorsi proprio adesso.-
Riddle tacque, poggiandosi su un gomito.
Santo Cielo. Lui e il suo nemico di sempre.
In una stanza. E sapere di non poterlo ancora toccare...
Pervaso dalla frustrazione, un sentimento che cominciava a conoscere bene, Lord Voldemort gl'indicò una poltrona di velluto rosso - Per quanto tu non sia il benvenuto, abbiamo una lunga conversazione di fronte a noi.-
- Non tentare scherzi.- l'avvisò Potter.
- Oh, te lo giuro col sangue.- sibilò ironicamente Riddle, facendolo fremere di collera - Il tuo sangue.-
Harry camminò veloce verso la scrivania, puntandovi sopra i palmi con forza.
Tutta la sua ira, tutta la sua violenza ora erano nell'aria, sopra di loro.
- Dopo questa notte, io ti ucciderò.-
- Dopo questa notte sarai troppo impegnato per accorgerti di quando ti arriverò alle spalle, uccidendo te e tutti coloro che ami. Te l'ho promesso sei anni fa, Harry. Ti farò capire cosa mi hai portato via.-
- Non ti avrei portato via niente se avessi tenuto a tuo figlio più della tua stramaledetta follia!- urlò l'Auror con tutto il fiato che aveva in gola - Un verme come te non può essere davvero il padre di Tom!-
- Eppure Thomas è mio figlio.- ribatté il Signore Oscuro, mantenendo il sangue freddo - Ora siediti o ti farò sedere su quella poltrona in pezzi. Ho permesso che ti occupassi di mio figlio ma vedo che non ci si può fidare di te, specialmente contro un avversario come Mezzafaccia. Ti dirò ciò che devi sapere.-
- Hn.-
Harry si scostò dal bordo della scrivania, gli occhi colmi di ostilità.
Era surreale. Surreale, come aver parlato con lui dallo Specchio delle Brame.
Ma era lì.
E come aveva detto, doveva andare fino in fondo.
Per Tom. Per Lucas.
Per tutti quanti loro.

 

 

 

 

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Capitolo 38
*** Capitolo 38° ***


figli38

 

 

Veleno.
Harry Potter ne era sicuro.
Era veleno quello che era stillato nell'aria in quella stanza.
In quel castello.
In quella dimensione.
Risalendo la Torre Oscura di Hogwarts, risentiva quell'odore, insieme a un fastidioso ronzio nella testa.
La nausea gli attorcigliava le viscere.
Forse perché era dovuto stare davanti al suo nemico, a colui che aveva rovinato la vita per tanto tempo.
Erano le otto e mezza, stava male e quasi non riusciva a stare in piedi.
Aprì la porta della sala riunioni e il baccano lo investì peggio di un treno in corsa.
- Salve a tutti.- bofonchiò, in saluto.
- Oh, eccolo.- l'apostrofò Ron arcigno - Dove sei stato tutto il giorno?-
- A spasso con Lucilla.- replicò, guardando tutti i commensali seduti a tavola - Scusate il ritardo.-
- Con Lucilla?- fece Tristan, alzando il viso dal piatto - Ma dai, mia moglie va a spasso con tutti tranne che con me.-
- E' la tua croce Mc.- ironizzò Clay, sadicissimo.
- Sta' zitto Harcourt. Allora? Dove siete andati?-
- In giro nella Foresta proibita.- mentì prontamente Potter - Ci siamo tutti?-
- Mancano i ragazzi, sono tornati da poco da Hogsmade perché c'era la strada dissestata.- l'avvisò Elettra, che insieme alle altre streghe stava organizzando la tavola imbandita - Cambiati, ceniamo appena siete pronti.-
- Subito.- e filò dritto in camera, incontrando per la strada sia Edward, depresso come non mai anche se non si capiva bene perché e anche Jeager, imbestialito per i fatti suoi.
In bagno, Harry si guardò allo specchio.
Dannazione.
La cicatrice gli bruciava come se fosse stata di fuoco.
Si sentiva la testa a pezzi.
Si lavò il viso, si cambiò velocemente e poi scese in cucina.
Dietro al bancone c'era Malfoy. Stava mandando giù un calmante.
Stranito, lo fissò curioso.
- Cos'hai?-
- Mal di testa.- replicò il biondo e non era l'unico ad averlo - E' tutto il giorno che ce l'ho e mi fischiano le orecchie.- poi Draco, messo giù il calice, lo scrutò attento. Arricciò anche il naso, annusandolo.
- Ma che ti piglia?- gli chiese Potter, scansandosi.
- Dove sei stato?- sibilò l'altro, sempre più tetro e diffidente - Sai di veleno.-
Merda. Che cazzo di fiuto aveva Malferret?
- Sono stato in giro con Lucilla.- ribatté stupidamente.
- Se, se.- Draco agitò la mano - Nella stanza in cui eri c'erano le finestre aperte?-
- Perché?-
- Rispondi e basta.-
- No.-
- Hn.- il biondo scosse il capo, ghignando e senza aggiungere altro iniziò a trafficare. Da un cassetto sotto al bancone si mise a cercare chissà cosa. Ne tirò fuori una siringa ed estrasse un liquido blu da una fialetta.
Un paio di colpi e senza fare una piega piantò l'ago nel collo di Harry.
Quello, ghiacciato, rimase immobile.
- Cosa cazzo...- alitò, col cuore a mille.
- Zitto.- Draco lo guardò disgustato, buttando via siringa e fiala - Hai inalato veleno di serpente.-
- Come lo sai?-
- Hai lo stesso odore del veleno che produco io quando sono Animagus.- Draco si accese una sigaretta, soffiandogli in faccia il fumo - Allora? Dove sei andato?-
Il bambino sopravvissuto tacque, mordendosi il labbro.
E adesso? Che gli diceva?
"Sono stato da Voldemort...se glielo dico mi ammazza."
Draco spalancò gli occhi argentei. Cos'era stato quell'eco? Lo Sfregiato era davanti a lui e non aveva aperto la bocca.
Come aveva sentito la sua voce allora?
- Che hai detto?-
- Non ho detto niente.- rispose Potter - Ma dai i numeri?-
"Ecco, ci manca anche che comincia a sentirmi le voci e poi siamo a posto."
- Oh Cristo.- disse Draco in un soffio, scattando a nascondersi dietro a una sedia.
L'aveva sentito di nuovo! Cosa cazzo stava succedendo?!
"Perché sento la voce di questo deficiente nella testa?"
Anche Harry rimase spiazzato. A parte il mettere una sedia a difesa, aveva sentito un eco riecheggiante rimbombargli nella mente.
- Mi hai dato del deficiente?- gli chiese, poco sicuro.
- Io non ho aperto bocca.- rispose Malfoy, deglutendo - Ma cosa diavolo succede? Ti sento pensare! Oh no, lo sapevo che alla fine sarebbe successo! Ti ho pure in testa adesso!-
- Ciao ragazzi.-
Hermione apparve loro alle spalle, spaventandoli a morte.
- Ehi, che succede?- li vide pallidi, con gli occhi sbarrati, come se si fossero fatti una dose di troppo - Bhè? Avete visto il diavolo in persona?-
- Non ne hai idea.- sussurrò il suo fidanzato, tenendosi alla larga da Harry - Non ne hai un'idea mezzosangue.-
- Suvvia, non può essere così grave.- rise, un po' nervosamente - O si? Allora? Mi dite che succede o no?-
- Non...ne siamo sicuri.- balbettò Potter, tremando - Ma non è del tutto un problema. Insomma, è una grana nostra. Direi che stavolta ci puoi fare poco Herm. Quando ne siamo sicuri al cento per cento...ti diremo.-
- Voi siete matti.- sospirò, scuotendo il capo e prendendo il vino rosso dal bancone - Siete pronti per il rapporto di Gemma, piuttosto? So che gl'italiani hanno tenuto d'occhio Grimaldentis. Da stasera potremmo sapere molte più cose su di lui.-
"Si, per esempio che Voldemort gli ha bruciato la faccia sui carboni ardenti di un camino perché era annoiato..." pensò Harry e subito Draco sbottò - E ma che schifo! Ecco perché tiene quella maschera!-
La Granger lo guardò senza capire.
- Che schifo cosa?-
I due si studiarono, atterriti.
- Io mi ammazzo.- ponderò Harry, serissimo - Io mi ammazzo.-
- Cerco della stricnina.- sibilò Malfoy - Se crepi forse la smetterò di sentire la tua fastidiosa presenza.-
- Vi siete tirati qualcosa per caso?- fece allora Hermione - Oggi siete più strani del solito.-
- Non è niente.- brontolò il biondo, acidamente - E' colpa dello Sfregiato.-
- E ti pareva che davi la colpa a me! Come pensi che abbia fatto a fare una cosa del genere?! Saranno i Bracciali!-
- Tu dai sempre la colpa a quelli!-
"Ma vaffanculo."
- Vaffanculo tu!- ringhiò Draco fra i denti, lasciando la Grifoncina con un passaggio in meno, visto che il bambino sopravvissuto l'insulto l'aveva solamente pensato. A quel punto decise di lasciar perdere. Certo, non c'era da stare tranquilli visto come stavano degenerando quei due, ma era ora di mettersi a tavola e sentire le informazioni di Gemma, insieme alle spiegazioni sul Vendicatore che lei non vedeva l'ora di sapere.
Arrivarono anche i ragazzi, per prime Trix e Cloe con la piccola Degona.
William in mezzo di umore abbastanza nervoso perché Henry Mitchell, il suo patrigno, gli aveva mandato una lettera ed esigeva di vederlo subito, poi Asher cupo come un corvo, infine Damon, Tom e Lucilla.
- Salve a tutti.- salutò la Lancaster.
- Ciao.- Tristan la baciò - Harry mi ha detto che siete andati di ronda nella Foresta Proibita.-
Prima che la demone rispondesse, Draco aveva già sogghignato ironicamente, ma Lucilla non ci fece caso.
- Si, non abbiamo trovato niente.-
- Abbiamo ospiti.- notò Cloe, vedendo Gemma seduta fra Edward e Milo.
- Già.- sorrise Hermione - Ragazzi, lei è Gemma Lombardi, una mia amica Auror. Viene dall'Italia. Ci ha portato il fascicolo su Augustus Grimaldentis.-
Tom, mentre tutti si presentavano, era rimasto indietro.
Quella ragazza...gli sembrava di averla già vista.
Gemma si mosse per prima, raggiungendolo.
- Non ti ricordi di me, vero?- gli disse con dolcezza insolita per lei - Quando Hermione ti ha salvato, sei stato per due giorni a casa mia. Ma non eri molto cosciente.-
Come previsto, Tom arrossì subito.
Ecco dove l'aveva già vista.
Fece un cenno, ringraziandola per l'aiuto.
- Non fa nulla.- rispose l'italiana - Sei cresciuto molto Thomas.-
- Grazie per avermi aiutato.- balbettò a bassa voce.
Claire aveva sentito la discussione. Lo vide in quello stato, così imbarazzato e confuso, perciò lo incoraggiò a sedersi a tavola. Ma Riddle non era l'unico ad avere problemi. Anche Trix, che stava seduta accanto ad Asher e proprio davanti a Milo aveva i suoi guai. Si sentiva come se Morrigan potesse leggerle dentro e capire cosa succedeva fra lei e il principe.
Fortunatamente però tutta la cena fu praticamente incentrata sugli Illuminati.
Gemma sapeva tenere banco, era esauriente senza perdere tempo in sciocchezze e anche piuttosto spiccia.
Fin da subito, fece capire che non sarebbe stata una battaglia facile.
- Augustus Grimaldentis è nato duecentosettantacinque anni fa, a Roma, in un quartiere dove in quel periodo girava la lebbra e la peste. Figlio di maghi, la sua famiglia era povera e sua madre fu la prima a morire di peste, insieme alle sue due sorelle e al fratello maggiore. Rimane da solo col padre, uno psicopatico con le fisse per la distinzione magica.-
- Psicopatico come?- la interruppe Draco, diffidente - Uno che parla o uno che agisce?-
- Che agisce.- rispose Gemma seria - Quando Augustus aveva dieci anni suo padre uccise venti gagia in piazza, in un colpo solo.-
- Com'è possibile?- allibì Elettra - Venti gagia...è assurdo.-
- Il padre di Grimaldentis usava spesso degli ostaggi. Minacciava di uccidere le loro famiglie, così uccise i gagia e poi sia le mogli che i bambini. Era un buon alchimista, sapeva produrre pozioni che assopivano i poteri per qualche ora e lui ne approfittava. Dopo quel massacro, i mistici del Vaticano cominciarono a fare delle indagini e risalendo nel tempo scoprirono altri morti fra i maghi oscuri. Come potete immaginare, in quegli anni i maghi oscuri erano dissacrati dalla Chiesa e Augustus e suo padre vissero in accordo col Vaticano per circa vent'anni.-
- Cattolici.- sibilò Tristan, sarcastico.
- Hai ragione.- annuì la Lombardi - In quei vent'anni morirono però anche maghi comuni, la caccia alle streghe divenne sempre più avvelenata fino al giorno in cui uno Zaratrox venne al Concilio. Un incontro col pontefice sancì l'incarcerazione del padre del Vendicatore, dopo di che Augustus Grimaldentis rimase solo. Pieno di rancore cominciò a girare il mondo, portando a tutti l'ideale di suo padre.-
- Ovvero morte ai gagia e ai maghi oscuri.- riassunse Harry.
- Non solo.- Gemma fece una smorfia - Non cercare di capire il suo pensiero. A differenza di Lord Voldemort credo ti sarai accorto che Grimaldentis non è una persona particolarmente lucida. Gli anni l'hanno condotto al delirio. Ora pensa solo a massacrare e uccidere con qualunque mezzo chiunque nella sua testa possa andare contro i principi di suo padre.-
- Infatti vuole uccidere anche Harry.- annuì Jess.
- In questi duecento anni è stato ovunque. Nel 1875 fondò gl'Illuminati e dal quel momento raccolse eletti in tutto il mondo. Andò in Africa, dove sterminò i maghi vudù, nel 1914 raggiunse l'America e sterminò numerosi clan di demoni impuri e vampiri. Andò in Francia, in Portogallo e infine a Copenaghen. Venne in Inghilterra per fermare Grinderwald, che però venne sistemato direttamente da Silente e dopo un altro viaggio in Francia tornò qui cinquant'anni fa.- Gemma inspirò, fissando Tom che invece teneva lo sguardo perso nel vuoto - Aveva sentito parlare di un grande mago oscuro, il migliore di tutti i tempi. Ma a quell'epoca Tom Riddle aveva solo ventisei anni. Quando s'incontrarono, Augustus cercò di redimerlo per la sua causa. Fallì miseramente e a quanto pare è stato il Lord Oscuro a sfregiarlo. Gli anziani del Vaticano che l'hanno visto hanno detto che la sua faccia dagli occhi in giù è totalmente ustionata. Non ha più le labbra né i denti. Da quel giorno ha giurato vendetta eterna a Lord Voldemort.-
- Ed è tornato in Italia, dov'è diventato Zaratrox sotto mentite spoglie.- finì Hermione, passandosi le mani sul viso - E io quella notte l'ho lasciato vivere. Come ho potuto essere così stupida?-
- Tesoro, non potevi sapere chi era.- le disse Ron.
- Si ma ero stata avvisata. Sapevo che quel Cancelliere delle Anime Perdute degli Zaratrox era un mastino, un essere diabolico. Era stata avvisata da tutti, dagli Zaratrox stessi che ho tradito. Eppure l'ho lasciato vivere, permettendo che potesse tornare a prendere Tom.-
- L'importante è che l'hai salvato.- le mormorò Harry - Non importa altro.-
- Per il momento.- rispose Gemma - Quello non vi darà tregua. Ha subito un doppio affronto dai Riddle e da Hermione. Quello è uno che non perdona. Vi seguirà in capo al mondo se deve e alla fine o morirà lui o morirete voi.-
- Quindi lo fa per vendetta. Non perché è un Bilanciere.- interruppe Jess - Esatto?-
- Ormai a lui non importa più della magia buona o oscura. È folle, ve l'ho detto. Vuole uccidere anche Harry Potter perché nella sua distorta visione delle cose, il bambino sopravvissuto ha tradito la causa per cui era nato.-
- Far fuori tutti i Riddle.- finì Tom, in un soffio.
- Esatto. Vuole uccidere tuo padre per vendetta e te per far soffrire lui.-
- Casca male.- disse Tom sarcastico.
- Non ci giurare.- sussurrò Harry, fissandolo attentamente.
- Oh, dimenticavo che siete due corpi e un'anima.-
- Non cominciate voi due.- sibilò Draco, zittendoli - Ho mal di testa.-
- Parlaci del Guanto di Minegon.- s'intromise Elettra - L'ha rubato in Vaticano, giusto?-
- Si, nove mesi fa.- annuì Gemma - L'ha rubato in piena notte e il fatto che ci sia riuscito, visto che il Vaticano è praticamente il luogo più sicuro al mondo, ci ha fatto pensare che abbia ancora sostenitori lì dentro. Il capo degli Zaratrox era furibondo. Ma ha fatto intendere al nostro Capo degli Auror che non muoverà un dito in questa guerra. Crede che Augustus alla fine riuscirà ad eliminare Voldemort.-
- E Tom.- disse Hermione fra i denti - Non credevo che un uomo come Anster sarebbe caduto tanto in basso.-
- Chi è Anster?- chiese Trix.
- Il Capo Assoluto degli Zaratrox. Anster dei Montalto.- spiegò l'italiana - Hermione dovresti lasciar perdere quell'uomo. È già tanto se il giuramento che gli hai fatto e hai infranto non ti ha ucciso.-
- Non credere che in questi anni non si siano avverate le sventure che mi aveva promesso.- rispose gelida - Ma è sempre stato un uomo d'onore, almeno fino a quando non ha lasciato un bambino di otto anni nelle mani di quel mostro di Grimaldentis. Sapeva che essere fosse, anche se ne conosceva un nome falso e ha lasciato i prigionieri nelle sue mani. Ho visto che razza d'inferno c'è la sotto, non te lo scordare!-
- E io ti ripeto che lascerà che se ne occupino gli Auror.- replicò l'altra pacatamente.
- Come sempre.- sentenziò Ron - Siamo noi come al solito a fare il lavoro sporco.-
- Io ho una domanda.- Jess si spose verso Gemma - Come si ferma quel Guanto? Che ne so...con uno scudo particolare oppure dobbiamo distruggerlo e basta?-
- Già, di che è fatto quell'affare?- chiese anche Pansy.
- Si racconta che sia stato prodotto dagli orchi.- disse la Lombardi, versandosi altro vino - Altri pensano che siano stati i Santi dei Vangeli che, dopo essere scesi all'inferno, l'abbiano rubato al diavolo in persona.-
- Stupidaggini.- sibilò Hermione - Il Vaticano vuole ancora far sentire il suo potere spirituale. I Guanti di Minegon sono stati creati dai troll con l'acciaio secolare delle loro miniere.-
- E per cosa li usavano i troll?- frecciò Draco - Il tiro al bersaglio? Me la ricordo la faccia di Cameron quando l'abbiamo provato nel Golden Fields. Ha detto che era una "robetta" o sbaglio?-
- Chissene frega, come si ferma quell'arnese?- sbuffò Harry.
- Bhè...- Gemma aprì il fascicolo, lanciando via qualche foglietto volante che per il disappunto emise qualche pernacchia - Dunque ragazzi, per quel che abbiamo scoperto l'unico modo per rompere un Guanto è farlo surriscaldare tanto da farlo auto distruggere.-
- Cioè dovremmo far sfogare quel tizio.- allibì Hermione - Ma sei fuori di testa? E cosa dovremmo dargli come bersaglio? Grimaldentis ha distrutto Wizloon con un sol colpo! Ha spaccato un palazzo a metà dall'alto, da quella sua maledetta Arca, te ne rendi conto? Potrebbe farlo anche con Hogwarts!-
- Impossibile.- sentenziò Lucilla all'improvviso, attirando l'attenzione di tutti.
- Come sarebbe?- le chiese Tristan.
- Considerando che quell'uomo è un semplice essere umano e che per un attacco simile ha impiegato dei mesi per accumulare energia sufficiente per colpire Wizloon, ora sarà del tutto esausto e necessiteranno molti altri mesi affinché possa colpire noi. Leiandros e Demetrius si sono divertiti a fare delle prove.-
- Oh, divertiti non è il termine esatto.- sogghignò Jeager - Comunque ha ragione milady. Ci vorranno dei mesi prima che possa pensare di riprovarci. In fondo è sempre un umano, anche se immortale.-
- Grazie al Lazzaro.- replicò Draco - Sai dirci qualcosa?-
Gemma stavolta alzò le spalle - Posso solo dirvi che l'ha rubato agli inizi del Novecento a un re indiano. Da allora lo usa costantemente. Un minuto immersi in quell'acqua equivale a un anno di giovinezza.-
- Il Lazzaro però se non sbaglio è come il sangue dell'unicorno.- disse Asher all'improvviso.
- Si, è vero.- disse Gemma, stupita - Danna solo gli spiriti impuri però.-
- Quindi verso le persone normali non ha effetto ma ha dannato l'anima di Grimaldentis.- seguì Milo, indifferente al mannaro - Esatto?-
- Che accidenti di una situazione.- ringhiò Harry, esausto - Ho sentito solo cattive notizie.-
- E i rombi bianchi?- fece Damon - Io continuo a sognarli cadere dal cielo.-
- Su questo non posso aiutarvi. Io non ho la più pallida idea di cosa siano.- rispose l'italiana - Credo che siano prodotti da Grimaldentis in persona. Solo lui potrebbe darvi degli indizi.-
Howthorne allora si volse verso Tom.
Lo scrutò mentre Riddle evitava il suo sguardo.
- Tu davvero non sai cosa sono?-
- Non me lo ricordo.- sbottò il grifone - Mi dispiace. Quando me lo ricorderò sarete i primi a saperlo.-
- Herm nemmeno tu lo sai?- le chiese Edward.
La Grifoncina scosse il capo, poco tranquilla esattamente come Tom.
- Sappiamo solo che sono male puro e che servono per portare in vita i fantocci. Per il resto non si parla da nessuna parte di quegli affari. Ho cercato ovunque, ma neanche sul Grimario di Caesar ho trovato niente al riguardo.-
- Fantastico.- Harry si lasciò andare contro lo schienale della sedia - Allora? Piano d'attacco?-
- Ce ne stiamo seduti a bere fino a quando quello non ci ammazza.- ironizzò Ron - Oh già, scusate. Dimenticavo Voldemort, i Lestrange e i Mangiamorte.-
- Siete nei guai fino al collo gente.- rise Gemma - Non vi hanno mandato soccorsi?-
- Vedi, la politica generale in Gran Bretagna è che Harry Potter se la deve cavare da solo.- scandì la Granger - Abbiamo contro anche il Ministro, per la cronaca.-
- E siete arrivati a compiere 28 anni?- riecheggiò la Lombardi - Dio, non vi viene resa giustizia dalle storie.-
- Io ne ho abbastanza per stasera.- disse Tom, mettendosi in piedi - Me ne vado a letto.-
- Lo seguiamo.- fece Trix, trascinandosi dietro Damon, William e Asher - Ci vediamo domani ragazzi.-
- Io porto Degona a Grifondoro.- annuì anche Cloe.
- E il lupacchiotto dove dorme, scusate?- allibì Jeager - Beatrix non dirmi che lo tieni ancora nella vasca!-
- No, dorme con Damon.- fu la balla colossale, che Crenshaw accolse con un sopracciglio alzato.
- Oh.- ironizzò, perverso - Chissà che noia.-
- Si, una vera palla.- bofonchiò il Legimors, inferocito - Ci si vede ragazzi.-
E il gruppetto di maghetti se ne andò di volata, ognuno perso nei suoi pensieri.
"Forse era meglio non parlarne davanti al mostriciattolo..." pensò Harry.
E per una volta la risposta arrivò senza essere pronunciata.
"Forse hai ragione Sfregiato."
E Draco sospirò pesantemente, ricordando lo sguardo di Tom.
Gli strascichi di quella prigionia, purtroppo per lui, non se ne sarebbero mai andati.

- E così me lo tengo io nel letto eh?- sbottò Damon, una volta di fronte a Serpeverde - Tu sei tutta matta Trix! Prima o poi Milo verrà a saperlo, cosa pensi di fare?-
- Non lo so e sinceramente me ne occuperò una volta che accadrà.- rispose la Diurna, seccata - La mia vita sessuale comunque è affare mio!-
- Certo, finché non ululi al vento cosa facciamo.- sibilò Asher, nascosto sotto il Mantello dell'Invisibilità.
- Ahhh, Dio!- si schifò Howthorne, fermandosi di fronte al quadro di passaggio e dicendo la parola d'ordine - Voi siete matti! Prima o poi qualcuno ti entrerà in camera Trix e si accorgerà di lui! Inoltre non possiamo tenerlo sempre nascosto, sembra un galeotto!-
- Fosse per me lo lascerei in giro tranquillo, ma Tom si rifiuta di levargli il collare.-
- Dannato Riddle.- berciò il principe - Ma che vuole da me?-
- La beatificazione.- sospirò il Legimors, fermo davanti all'ala dei maschi - Ci si vede domani ragazzi.-
- Se, ciao.-
Ma Beatrix era comunque di pessimo umore. Quando entrò in camera a malapena salutò le compagne del settimo in mezzo al corridoio e quasi sbatté la porta sul naso ad Asher, dimenticandosi di lui.
Una volta ferma davanti al letto lanciò via gli stivali e si sfilò la maglia, inferocita.
- Calmati.- le disse il lupacchiotto, buttandosi a sedere davanti al camino - Se ti dà tanto fastidio che Morrigan venga a saperlo, forse hai troppe cose in sospeso con lui.-
- Non parlarmi di lui, chiaro? Non ne voglio sapere!-
- Come ti pare.- sbuffò, levandosi di dosso per l'ennesima volta uno dei vestiti che lei aveva la mania di lanciargli addosso - Ma se fossi in te gli parlerei.-
- Al diavolo.- sbottò, mostrandogli i canini - Non voglio più sentire una parola sul Leoninus! Mi ha tradita, ha rischiato di farmi morire e se n'è sempre fregato di me, cosa diavolo c'è da dire? Eh? Me lo spieghi?-
- Sono sicuro che non era sua intenzione.-
- La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni.- sibilò Trix, fissandolo duramente - Se mi ama come ha detto avrebbe dovuto proteggermi! Io darei la vita per proteggerlo, ma lui invece se n'è sbattuto della mia!-
- Howthorne mi ha detto che ti ha vista crescere. Non pensi che sia difficile per lui?-
- E per me non lo è?- sussurrò amareggiata - Credi che per me non lo sia?-
- Io penso solo che un uomo ha le sue buone ragioni per fare quello che fa.- le disse in un sospiro, andando in bagno per cambiarsi - Pensaci. Ti ha sempre difesa, ti ha cresciuta ed è stato la tua famiglia. Non penso che tutto di colpo abbia dimenticato ciò che provasse per te. Appunto perché ti ha cresciuta ha avuto paura di perdere la sua famiglia, trasformandoti nella sua donna.-
Rimase immobile, a fissare le fiamme nel camino.
Milo stava diventando un fantasma. Un'ossessione.
E perdersi nelle braccia di Asher non era sempre la soluzione giusta.
Disperata si lasciò andare a sedere sul tappeto, senza sentire il calore del fuoco sulla pelle.
Milo, Milo, Milo.
C'era sempre e solo lui.
Sempre.

Da tutt'altra parte di Hogwarts, anche Tom osservava le lingue di fuoco rosso che ardevano nel camino della sua stanza.
Avvolto in una coperta e appoggiato di schiena al bordo del letto, la sua attenzione vagava dal fuoco alle foto poggiate sulle sue gambe. Sembravano passati secoli e invece erano state scattate quell'estate stessa.
Quando Cloe si accoccolò accanto a lui, si lasciò accarezzare il capo, sospirando.
- Quella donna...Gemma Lombardi...-
- Si.-
- Te la ricordi?-
- Poco e niente.- ammise il grifone, mentre lei gli cingeva il collo - Non ero in me quando sono stato da lei.-
Gli occhi della King divennero malinconici.
- Mi dirai cos'è successo prima o poi?-
Lui rise, mesto - Meglio poi che prima.-
- Non voglio costringerti, lo sai.- sussurrò al suo orecchio - Ma sono qui. Sempre.-
- Si, lo so bene.- e la guardò con dolcezza - Cambiando discorso...che ci fai ancora qua? È mezzanotte.-
- Oh, sei vuoi me ne vado.- rispose sarcastica e fece per alzarsi, ma lui la trattenne.
- Sciocca, scherzavo.-
- Devo proprio addomesticarti signor Riddle.- gli disse in un soffio, chinandosi sulla sua spalla, carezzandogli la pelle delicata del collo e della nuca.
- Probabile. Faccio ancora fatica ad abituarmi...-
-...alla nostra idiozia?- finì lei, facendolo ridere - Si, non si può essere ottusi come noi.-
Si lasciò andare al bacio della strega, passandole le dita fra i capelli.
Dio, non sembrava vero. Non sembrava vero essere lì, con lei.
Poco più tardi stavano sdraiati, davanti al camino, avvolti in una coperta.
Tom appoggiato sul gomito, messo di tre quarti.
Claire sdraiata, lo sguardo rivolto al soffitto.
- Tom?-
- Dimmi.-
- Credi che ci saranno per sempre persone che vogliono dividere gli altri a causa del loro sangue?-
- Gente come mio padre c'è sempre stata e purtroppo ci sarà sempre.- le disse, giocherellando con le sue mani.
- Ma ci sarà sempre anche gente come Harry.- sospirò, volgendo lo sguardo su di lui.
Tom stavolta sorrise.
I suoi occhi blu si tinsero di calore, di speranza, di coraggio.
- Il problema è che di Harry ce n'è sempre solo uno purtroppo. Di Mangiamorte anche troppi.-
Cloe gli carezzò il viso - Ci sei anche tu però.-
- Ah, io non servo a un bel niente. Sono solo una pedina per i Mangiamorte. Se Voldemort verrà ucciso di nuovo, per loro ci sarò sempre io.-
- Sciocchezze.-
- Sciocchezze?- riecheggiò - Non riesci a capirlo? Sono l'ultima spiaggia per loro. Finché vivrò io, l'ideale del Lord Oscuro vivrà con me.-
- E finché tu sarai vivo, sarà viva anche la forza di Harry Potter.- gli disse con voce soffocata, facendogli sgranare gli occhi - Sei tu che non hai capito. Sei tu che ancora non riesci a capire cos'hai fatto alla vita di Harry.-
- Ho portato solo grane e guai.-
- E tante altre cose.- Cloe scosse il capo, mettendosi seduta - Ha ragione Damon. Tu non vuoi vedere.-
- A volte è così. Ma anche Harry si rifiuta di vedere.-
- Lui vede ciò che sente.-
- E non credi sia sbagliato?-
- Non lo so.- abbassò il volto, tenendogli strette le mani - Ti ricordi quella frase che abbiamo trovato due anni fa sui manuali di Storia della Magia? Il monito dei Mistici. La loro parola d'ordine.-
- Credendo vides.-
- E tu pensavi che fosse "Vedere per Credere."-
- E mi sbagliavo.- annuì, con un sospiro pesante - Era "Credere per Vedere."-
- Purtroppo non ne hai ancora capito il senso.-
Tom la guardò storto - Devi per forza strapazzarmi la coscienza in questo modo?-
- Hai la coda di paglia amore?- gli sussurrò serafica.
Lui levò un sopracciglio. Se non altro, farsi chiamare così gli placava i nervi.
Si stava scoprendo uno di quegli uomini facili alle lusinghe.
Per non cascarci come un pollo si ributtò sui cuscini, brontolando.
- Domani vogliono andare al lago a pattinare.- gli disse Cloe all'improvviso - Ti va?-
- Starai scherzando. Grazie, non ho voglia di uccidermi!-
La Sensistrega ridacchiò come una matta - Andiamo, dopo sette anni non hai ancora imparato?-
- Non possiamo restare qua?- tubò mettendo il broncio.
- Ci stai provando palesemente.- rispose lei, maliziosa.
- Che ne sai che ti stavo proponendo quello.-
Però. Cloe si accorse di colpo che era la prima volta che parlavano di sesso.
Prima non avevano affrontato il discorso.
- Allora cosa proponevi?- lo incalzò - E dimmi compiti e guarda che ti uccido.-
- Tranquilla, li ho finiti da un pezzo anche se con la Focalizzazione va di male in peggio.-
- Sei troppo teso, te l'ho detto. Del programma ne parliamo domani a colazione, che ne dici?-
- Ok. Vai via?- le chiese, vedendola alzarsi.
- Se vuoi posso stare qua.- frecciò - Ma attenterei alla tua virtù, signor principe di ghiaccio.-
Tom ebbe la decenza di arrossire.
Maledetta ragazza!
Gli rubò un bacio, poi la King se ne andò soddisfatta.
Come prima settimana non andava poi male!


La mattina dopo, Draco Malfoy uscì dalla Torre Oscura di buon ora.
In braccio si teneva sua figlia, finalmente libera dal guinzaglio e dalle maledette tate, come le chiamava lui.
Glory era imbacuccata in un mantellino bianco, tutto peloso e da brava Malfoy dimostrava un mondano disinteresse praticamente per qualunque cosa e persona che non fosse il suo adorato paparino.
- Lucas.- tubò di punto in bianco, mentre scendevano verso la casa di Hagrid da cui si godeva un'ottima vista del lago.
- Possibile che non riesci a stargli lontano per un secondo?- sbuffò il biondo, scocciato - Poca confidenza ai Potter, prima regola principessa. La seconda è tormenta quella mezzosangue di tua madre e la terza è lontano da tuo nonno.-
- Nonno!- cinguettò la bimba.
- Tuo nonno un accidenti.- rognò, carezzandole la testolina ricciuta.
Continuò a camminare, fino a fermarsi sul ciottolato del sentiero di pietra.
Eccolo il Lago. Certi matti ci stavano pattinando.
Da come uno poi stava strisciando con la faccia sul ghiaccio, era probabilmente Tom.
- Il tuo padrino è un impedito.- sentenziò Draco.
Glory emise un gorgoglio divertito ma qualcuno non era d'accordo.
- Ehi!-
Malfoy abbassò il viso e trovò il cuginetto seduto poco più sotto, con l'aria oltraggiata.
- Oh, sei lì.- ghignò il biondo, raggiungendolo - Che fai qua da solo?-
- Penso.- sospirò, mentre Draco si sedeva accanto a lui e Glory allungava le braccine, per farsi prendere sulle gambe da Riddle. Tom la prese volentieri, baciandole il nasino.
Dio, era stupenda quella bambina.
- Allora? Perché stai qua mentre tutti pattinano?-
- Non ho voglia di rompermi qualcosa e poi non sono dell'umore adatto.-
L'Auror lo scrutò a lungo, poggiandosi su un gomito.
Forse la teoria dello Sfregiato non era così assurda. Era davvero successo qualcosa al mostriciattolo.
- Com'è stare con Claire?- azzardò, puntando sulla tattica della fregatura.
- Bellissimo.- disse Tom soprappensiero, per poi sobbalzare e arrossire come un pomodoro.
- Ahah, beccato.- disse Draco con aria diabolica - Santo Dio, quasi non ci credo. Ce l'hai fatta. Che c'è mostriciattolo? Hai paura di scioglierti per caso?-
- No. Ma tu sei perfido.- bofonchiò sempre più imbronciato.
- Quand'è successo?-
- Il giorno del tuo compleanno.-
- Si, quando non ti sei degnato di venire a ubriacarti con noi. E come va?-
- Bene.-
- Bene?- Draco scosse la testa - Ma cosa bisogna fare con te? Che sei di cemento? Non ce li hai degli impulsi?-
- In questo momento ne ho uno omicida.-
- Balle. Quando tornerai nella terra delle persone normali fammi un fischio e ne parliamo. Cambiando discorso, mi spieghi che succede fra te e lo Sfregiato?-
Riddle fece una smorfia.
Fra lui e Harry di recente andava male davvero. Da quando l'aveva visto con suo padre, si sentiva davvero...esiliato.
Arrabbiato, umiliato e non perdeva occasione per litigare con l'Auror per qualsiasi sciocchezza.
Sospirò, mentre Glory sgambettava lì attorno.
- Da quando l'ho visto con...Voldemort mi sento furibondo. È come se fra loro ci fosse un legame da cui io sono totalmente tagliato fuori. E mi fa incazzare da morire.-
- Tom...- Draco assottigliò gli occhi, deliziato - Sei geloso?-
- Cosa?! Certo che...- il Grifondoro si morse il labbro -...si. Cazzo!-
Malfoy si rimise a ridere, sempre più divertito. Era un grande il mostriciattolo.
- Lo odio quando pensa a mio padre, lo odio quando ci parla, lo odio perfino quando lo pensa! Non sopporto che Harry stia sempre a pensare a lui!- ammise, accorato - Ecco, l'ho detto. Sono geloso marcio. Mi c'incazzo a morte quando parla con lui e mai con me! Un tempo mi spiegava le cose, adesso invece fa come gli gira senza neanche consultarmi, non lo sopporto!-
- Sei il solito ingenuo.- gli disse il suo padrino - Tom, lo Sfregiato lo odia tuo padre.-
- Allora perché chiacchierano come vecchi amici?-
- Preferiresti che si squartassero davanti a te?-
- Bhè...almeno mi sembrerebbe normale. Se vi metteste a farvi le fusa fra voi due vi manderei al manicomio.-
- Che orrore.- ringhiò Draco disgustato - Non parlarmi di cose tanto aberranti.-
- Vuoi dirmi che Harry si comporta in maniera civile perché sente di dovermi dare il buon esempio? Vuoi davvero dirmi che si sente in dovere di dimostrare a mio padre che lui si occupa perfettamente di me? Ma cos'è, fuori di testa? Mio padre non potrebbe accampare diritti neanche se fosse l'unico uomo rimasto sulla terra.-
"Oh, biondastro mi senti?"
Malferret sobbalzò di colpo, senza riuscire a rispondere a Riddle. Si guardò attorno, la voce che gli rimbombava nella testa. Oh no!
- Che ti piglia?- gli chiese Tom - Che succede?-
"Sfregiato, che cazzo vuoi??"
"Niente, provavo a chiamarti per vedere se funziona."
"Non chiamarmi se non hai nulla da dirmi, psicotico!"
"Quanto sei palloso."
- Oh Draco! Ma cosa fai? Ci sei ancora?- Tom gli passò la mano davanti agli occhi - Pronto?-
- No!- sbottò - Porca miseria, che possa crepare stanotte se non uccido lo Sfregiato entro quell'ora!-
- Mi sembra una soluzione un po' drastica. Oh ma dove vai?-
- Alla Torre!- ringhiò, riprendendo Glory in braccio - Ho una faccenda da sistemare!-
- Almeno tu vuoi spiegarmi una buona volta cosa vi succede?- gli gridò dietro.
- Hai presente i collegamenti mentali fra gemelli, oppure le sensazioni fra te e Potter?-
- Si!-
- Fa conto che siamo legati per la testa col telefono senza fili!- e senza aggiungere altro corse via, lasciando il Grifondoro un pelino sgomento. Non che avesse capito cosa diavolo era successo, Draco era stato particolarmente accorato e altrettanto incasinato nello spiegargli la situazione, ma una cosa era certa.
Il sorriso gl'incurvò le labbra, mentre alzava il viso verso le torri di Hogwarts.
Quei due non sarebbero mai cambiati.
Di questo ne era certo.
In tutto quel tempo la sua vita era cambiata, aveva subito traumi e si era dissestata numerosissime volte.
Ma c'erano due pilastri che non sarebbero mai traballati.
Che quei Bracciali siano benedetti , pensò mentre scendeva al lago e il vento gli sollevava il mantello.

 

 

 

 

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Capitolo 39
*** Capitolo 39° ***


figli39

 

 

Lunedì mattina e i corsi a Hogwarts ricominciavano più impietosi che mai.
Jess Mckay si sporgeva dalla finestra della sua stanza, guardando in basso.
Nel giardino immenso della Scuola di Magia e Stregoneria, una massa di studenti chiassosi si stava dirigendo alle aule.
Spensierati, senza un problema al mondo.
Lui invece sentiva un vuoto, al livello del cuore.
L'aveva sognata di nuovo, dannazione. Ancora e ancora, Lumia era venuta nel sonno, ad abbracciarlo, a tradirlo ancora, a sorridergli in quel modo infame, sporco ma anche sacro, indistruttibile.
Si volse appena sopra la spalla, puntando il suo letto.
Sarah dormiva placida sotto al piumone pesante.
Divorzio.
Si, lo voleva. Ormai lo desiderava come l'aria.
Desiderava allontanarsi da quella donna che lo amava e che, disperata, da lui non riusciva ad ottenere nulla in cambio.
Come si fa ad amare qualcuno che si lascia coccolare, senza emettere un suono?
Lui che aveva avuto un figlio da quella donna che ora finalmente vedeva eccezionale davvero.
Lui che ogni giorno insultava lei e il suo amore, pensando ad un'altra donna, a un fantasma.
Desolato, iniziò a vestirsi.
Doveva andare.
Tristan aveva deciso di coinvolgerlo nelle lezioni.
Il suo diabolico fratellino si era accorto che stava sfiorendo poco a poco.
Stava male, stava male come un cane e non riusciva a riprendersi da quel maledetto incantesimo.
Lumia.
Avrebbe dato un braccio per poterla riavere per un giorno soltanto.
- Jess?-
Sarah si era svegliata. Seduta a letto, lo scrutava attentamente.
- Tutto bene? Vai di nuovo di ronda?-
- No, Tristan mi ha chiesto di aiutarlo. Starò con lui tutto il giorno ma cercherò di liberarmi a pranzo, voglio stare un po' con Alexander. Ci parli tu con le tate?-
- Si, certo.- sussurrò la strega - Non fai colazione?-
- No, devo andare via subito. Voglio sapere cos'ha in testa mio fratello. Ciao.- e uscì dalla stanza senza guardarsi indietro, ben sapendo che avrebbe visto solo le spalle curve di una donna annientata.
Sceso in sala riunioni però, gli capitò di cogliere lo spezzone di una dialogo abbastanza infuocato.
Nascosto dietro l'angolo della sala riunioni della Torre Oscura, fra il quadro di una strega che lo guardava storto e gli sussurrava che origliare era cattiva educazione e un ritratto di un bambino frignone, sentì nitidamente la puzza di guai, specialmente cogliendo il significo implicito di quelle frasi: - ...e ci sei andato sul serio? Cristo Sfregiato, ma che cazzo hai in quella maledetta testa?! Il mostriciattolo ha ragione, te le stai cercando! Ma per Dio, non ci arrivi? Vuoi farti ammazzare? Dimmelo cazzo, vuoi farti ammazzare?-
Jess sentì Malfoy tirare un pugno su una superficie di legno. Si sporse e vide meglio.
Piegato in avanti, Draco spostava il peso del corpo tutto sulla tavola.
Il capo chino, le mascelle serrate. E Harry seduto davanti a lui.
Anche Potter aveva un'espressione tesa, gli occhi lucidi.
- Dovevo parlarci.- sussurrò il bambino sopravvissuto.
- Come andavi sempre a parlarci dallo specchio?- sibilò Draco, sollevando gli occhi d'argento incendiati di rabbia - Eh? Come sei anni fa?-
- Ci sono andato solo per sapere qualcosa su Grimaldentis.-
- L'italiana ci ha già detto tutto, che cazzo vuoi di più? Non raccontarmi stronzate, tu volevi solo tirare la corda!-
- Non so di cosa parli.-
- Puttanate, ormai ti conosco. Quando Voldemort è nelle vicinanze a te piace camminare sul filo del rasoio! Sembra che tu ti diverta a rincorrere la morte! Weasley ha ragione, sei un maledetto deficiente!-
- Abbassa la voce.- l'ammonì Harry pacato.
- Non darmi ordini.- Draco lo fissò rabbioso - Tu hai finito di giocare, ricordatelo bene! Se dovrò leggerti nel pensiero ogni secondo fino alla fine di questa fottutissima guerra allora lo farò.-
- Sono capace di difendermi da solo, lo sai.-
- E' del tuo fottuto cervello bacato che non mi fido!- replicò il biondo gelidamente - Possibile che non capisci? Vai nella tana del leone e non dici nulla a nessuno! Ad Elettra non ci pensi?-
- C'era Lucilla con me.-
- Hn.- Draco scosse il capo, ormai al limite della pazienza - Basta, ci rinuncio Sfregiato.-
- Bene, finalmente hai capito. Rinuncia con me che è meglio.-
Harry Potter si alzò in piedi, passandosi una mano fra i capelli.
Fece per muovere un passo ma le gambe erano diventate come di piombo.
Cazzo, cazzo.
- E' per...è per Tom.- mormorò, senza neanche accorgersene.
Draco rimase immobile, scrutandolo con espressione vacua.
- Non so...non riesco a spiegartelo.-
- Pensaci.-
Harry deglutì. Sentì la famigliare sensazione d'impotenza attanagliargli le viscere.
Perdere Tom, perdere tutto proprio ora che erano quasi liberi.
Il fatto che Voldemort avesse potuto riprendersi suo figlio.
In fondo loro e Tom non avevano legami di sangue...non c'era niente a unirli indissolubilmente.
E quell'uomo, quel Vendicatore.
Il solo pensiero che avrebbe potuto rapirlo di nuovo...
- Ho capito.-
Harry alzò il viso, stralunato. Poi, quasi per caso, sentì uno strano senso di liberazione.
- Sai una cosa? Sarà frustrante averti in testa ma credo che d'ora in avanti potremo capirci meglio, Malfoy.-
Draco gli scoccò un'occhiata significativa.
- Che ti ha detto il bastardo?-
- Tutto quello che ha detto Gemma.-
- E basta?-
- A parte che ha ficcato la faccia di Grimaldentis in un caminetto perché lo irritava, direi nient'altro.-
- Niente sul Guanto?-
- Assolutamente.-
Subito dopo cominciò ad arrivare un po' di gente, fra cui Tristan che aveva pescato Jess in corridoio, quindi le tate coi bambini e anche Milo, esausto dopo una notte alla Corte, ad assicurarsi delle future mosse dello zio e non ne parlarono più, anche se di certo il discorso non era finito.
Per ultimi arrivarono Ron e Pansy.
Ed entrambi, stupendo tutti, avevano davvero una bella notizia in serbo per i compagni.

La carta dal mazzo bianco rimase sollevata a mezz'aria.
Damon riaprì gli occhi di botto, sinceramente allibito.
- Cosa? Pansy è incinta?-
Tom annuì, felicissimo.
- Ahah. Ha un appuntamento al San Mungo oggi. Stasera sapremo se sarà maschio o femmina.-
- Ma di quanti mesi è?- gli chiese Cloe, poggiata sullo schienale del divano su cui era seduto Howthorne, in sala duelli.
- Herm mi ha detto dieci settimane.- Riddle alzò le spalle - Non chiedermi altro, non ci capisco niente di queste cose.-
La King scosse il capo, ridendo, ma la sua risata fu coperta dal caos persistente nella sala.
Erano tutti riuniti. Quel sabato si sarebbero tenuti altri quattro combattimenti del Torneo Interno e quel giorno Lumacorno era riuscito a convincere Tristan a fare una cosa di cui non era molto convinto.
Dieci lezioni pratiche d'Invocazione.
Erano tutti eccitati, specialmente gli scozzesi che ne sapevano già qualcosa mentre Tom, che si era informato sull'argomento, non sembrava particolarmente entusiasta.
Se ne stava seduto in poltrona accanto al tavolino dove Beatrix aiutava Damon negli esercizi di Focalizzazione Percettiva, il corso che frequentavano lui e Claire.
In mano la Diurna aveva un mazzo di carte bianco, su una faccia dei simboli semplici in blu.
Damon doveva indovinarne il simbolo specifico.
La carta levitava ancora a mezz'aria, così il Legimors tornò a concentrarsi.
Le palpebre chiuse, l'immagine divenne nitida nella sua mente.
- Cerchio.-
- Ottimo.- annuì la Vaughn, sollevandone un'altra - Cloe, questa?-
La King sorrise. Come Sensistrega, doveva solo protendere la mano, per avvertirne l'energia.
- Stella a cinque punte.-
- Ma come fate?- chiese Martin Worton, appoggiato accanto alla King - Se ci provassi io mi verrebbe un mal di testa atroce.-
- Si tratta di dote innata.- spiegò Neely Montgomery, seduta sui cuscini accanto a Trix - La loro classe di Focalizzazione è composta da appena sette studenti, pensa.-
- Solo in sette?- allibì Martin - E chi c'è con voi?-
- Pandora Leafgodd di Tassorosso.- elencò la biondina - e James Josey, Corvonero. Gli altri sono del sesto anno.-
- E terribilmente seccanti.- finì Howthorne, slacciandosi la cravatta verde e argentea - Mi guardano come un dio in terra e stanno tutta la mattina con la testa fra le nuvole.-
- Forse aspettano che tu preveda un'altra catastrofe.- sentenziò Trix, alzandogli davanti al naso un'altra carta.
- Balle, sono degli impediti e basta. Spirale.-
- Perfetto.- la Vaughn si riprese le carte, mescolandole soddisfatta - Complimenti, passerete subito il prossimo test. Cambiando discorso, qualcuno di voi sa qualcosa di quello che passa per la testa di Lumacorno?-
- Per me è geniale.- scandì Cordelia Chilton, che stava seduta poco dietro con le altre Serpeverde - Beatrix, tesoro, non credi che evocare ciò che vuoi in un cerchio sia una cosa molto utile?-
- Indubbiamente. Ed evocare demoni come lo chiami?- sentenziò Madeline, cupa.
- Tranquilla mezzosangue.- le disse Alderton, il solito - Preferisco strozzarti con le mie mani.-
- Fabian, chiuditi quella cazzo di bocca.- lo minacciò Sedwigh, seduto sul davanzale della finestra.
- Oh, che paura Stanford!- ghignò Clyde Hillis, il braccio destro di Alderton - Ne riparliamo al prossimo duello!-
- Fottiti.- fu la gentile risposta del biondo.
- Prima di scannarci, qualcuno mi spiega in cosa consiste tutta la faccenda?- chiese Matt, per placare il casino.
Tom non levò neanche lo sguardo dal tomo che leggeva, non troppo soddisfatto della questione.
- L'Evocazione si fa in un cerchio mistico particolare. C'è un cerchio diverso a seconda di ciò che si vuole evocare. Fondamentalmente si tratta di una formula e di Focalizzare il pensiero giusto, poi sta tutto nella capacità del mago.-
- Non t'ispira?- gli chiese Tobey - Tom, guarda che non è male.-
- In questo modo si potrebbe evocare qualcosa di pericoloso.- sibilò freddo - Per me è assurdo insegnarlo.-
- Ormai siamo tutti maggiorenni.- scandì Asteria McAdams alle sue spalle - Non possono più dirci nulla.-
- Come no.- la zittì Tobey prima che aprisse la bocca Riddle - Vacci piano Asteria, non siamo a Wizloon qua.-
- Me ne sono accorta, non temere.- rispose astiosa.
- Chi è che ce lo insegna? Lumacorno o il prof Mckay?- tubò Regina Farrell, una delle Grazie.
- Io spero il prof Mckay!- cinguettò la maggior parte delle streghe presenti.
- Basta che non ci evochino un demone infernale.- sibilò Sedwigh.
- Che ne sai che esce da quei cazzo di cerchi.- rispose Tom seccato - Un conto è se ne esce mia madre, un conto un gigante con corna e coda armato di forcone che sputa bestemmie e sa di zolfo.-
- E chi credi sia peggio?- ridacchiò Damon, quando finalmente arrivò la congrega dei docenti.
A Lumacorno erano giovate le vacanza Natalizie, infatti aveva messo su tre chili grazie al tacchino, Tristan invece si tirava dietro Milo e Jess, uno più diffidente dell'altro riguardo a quella situazione.
Il prof d'Incantesimi batté subito le mani, richiamando l'attenzione di tutti.
- Ragazzi, ben tornati! Spero che l'inizio dei corsi non vi abbia traumatizzato troppo perché oggi come vi avevo promesso iniziano le dieci lezioni d'Invocazione. Il professor Mckay è stato così gentile da seguirci durante le nostre ore di prova, quindi spero che saranno lezioni molto proficue per tutti voi. Tristan, prego...vuoi dire qualcosa?-
- Eh...si, che non sarò io a insegnarvi ma mio fratello.- belò, gelando Jess dove stava - Lui è molto più esperto di me, ha anni di esperienza illecita alle spalle quindi sarà lui a darvi delle dimostrazione pratiche.-
- Sei morto.- sibilò Jess, mentre i ragazzi e soprattutto le ragazze esplodevano in ovazioni entusiaste.
- Bene!- rise Tristan, dopo che si misero tutti a ferro di cavallo attorno ai rialzi di legno nell'ala nord della sala duelli - Allora, alcuni di voi mi hanno detto che conoscono già quest'arte. I vostri compagni scozzesi hanno avuto un'infarinatura. C'è qualche volontario?-
Olivia Andrews arrossì subito, rintuzzandosi dietro le spalle di Maggie Clark, così Asteria con la sua solita alterigia si piazzò sorridente davanti ai professori.
- Usatemi come cavia.- disse soave.
- Ottimo mia cara.- scandì Lumacorno - Prego. Tristan, Jess...-
- Ok. Allora, partiamo dalle basi. Il principio d'Invocazione qual è?- chiese Tristan a tutti gli studenti.
- L'abilità.- sentenziò Asteria, lapidaria.
- La coscienza di ciò che si fa.- ribadì Cloe, serafica.
- Esatto.- Tristan indicò il rialzò di lucido legno di mogano - Prima cosa: quando s'invoca bisogna sempre essere coscienti di chi o di cosa si va a invocare. Perciò mai, e dico MAI, farlo alla leggera. Sono stato chiaro? Queste lezioni ve le teniamo come supplemento e non come materia d'esame, perciò assoluta attenzione. Secondo passo: il cerchio. Passo a spiegare. Per le invocazioni esistono vari e diversi cerchi che bisogna usare a seconda del caso. Esistono cerchi per evocare persone lontane, per ritrovare oggetti perduti, per vedere momentaneamente lo spirito di un morto ed esistono i cerchi d'invocazione dei poteri che richiamano essenze, spiriti, demoni, vampiri, streghe...chiunque voi desideriate. Certo, per richiamare certi soggetti si necessita di una magia molto forte. Al minimo errore, si vanno incontro a pesanti ripercussioni. E ricordate. Quando s'inizia un'evocazione, non si torna indietro. Tutto chiaro?-
- Chiaro.- ripeterono tutti gli studenti.
- Bene. Sulla lavagna ci sono gli appunti riguardo alle differenze fra ogni cerchio magico. Memorizzateli e poi vedremo di invocare qualcosa come esempio. Al lavoro.-
Tom e gli altri si misero a ricopiare i vari elementi che sarebbero stati utili: canfora, ghirlande di verbena, carbone, mazzi di assafetida, le ematiti di vario colore per i cerchi e infine delle candele.
Dopo quel tanto ricopiare, videro che Asteria aveva disegnato un cerchio perfetto con dell'ematite bianca e polverosa. All'interno del cerchio, aveva fatto un triangolo, alle cui punte aveva posto tre candele tonde color miele.
All'esterno, a nord e sud, delle parole in latino.
- Jess, a te.- sogghignò Tristan.
- Creperai fra atroci sofferenze.- sibilò il maggiore dei fratelli Mckay, facendosi avanti - Ok ragazzi, questo disegnato dalla vostra compagna è un cerchio di evocazione di Oggetti Perduti. Quando metterò piede dentro al cerchio, l'evocazione inizierà. Ma state ben attenti, mai toccare l'interno del triangolo. Lì e il luogo dove l'oggetto e la persona evocata appariranno. Tutti pronti? Cominciamo.-
Jess aveva fatto appena un passo però che un suono sordo, provenente dal cielo, vibrò nell'aria, sul tetto.
L'Auror alzò la testa. Brutto segno.
Ignorò il segnale, paziente ma non avrebbe dovuto farlo.
Mise appena piede nel cerchio e il triangolo, senza che neanche avesse aperto bocca che un lampo di luce accecante si sollevò dalle sagome disegnate a terra. Un istante e Mckay venne catapultato fuori, poi uno sbuffo di fumo e un puf sordo, dopo di che finì tutto.
- Jess!- Milo e Tristan corsero da lui, rialzandolo - Oh ma cos'è successo?!-
- Diavolo.- Jess si massaggiò la schiena, inferocito - Accidenti, ecco cos'è successo!- e indicò le lettere sul bordo nord del cerchio - Guarda! È sbagliata la scritta. È un cerchio per invocare un morto!-
- Oddio, è vero!- pigolò Asteria - Prof mi spiace! Non so come ho fatto a sbagliarmi così!-
- Non è niente cara, dovevamo controllarti noi!- si affrettò a dire Lumacorno, imbarazzato - Jess, tutto intero? Spero lei non abbia pensato a nessun morto mentre era dentro o ci ritroveremo uno spirito non chiamato a spasso per il castello.-
- Stia tranquillo. Non pensavo a nessuno.-
Ma Jess da quel momento in poi, tacque. Fissava la nuvoletta che si era librata dal cerchio.
Un nuvoletta impalpabile, ormai quasi evanescente.
No, era assurdo. Non era possibile.
La lezione continuò, senza che lui fosse più presente con la testa.
Lumacorno evocò oggetti che aveva perso nella sua infanzia, un acciarino e una trottola magica e poi fece provare anche alcuni studenti. Non fu facile, infatti oltre ad Asteria soltanto Olivia Andrews e Neely ci riuscirono.
Poi qualche rompiscatole a caso da Serpeverde chiese di poter evocare un demone.
Lumacorno tentennò, Tristan li mandò al diavolo sottilmente e posticipò l'evocazione di un mostriciattolo con corna e coda alla prossima lezione.
Era mezzogiorno quando finirono e se c'era gente entusiasta, c'era anche gente cupamente preoccupata.
- Dai, su Tom.- gli disse Trix, carezzandogli la schiena - Non succederà nulla!-
- Un accidente, in quel modo si può invocare chiunque!-
- Si, oggetti perduti e piccoli nanetti.- gli rispose Damon - Calmati.-
- Non ci riesco.- sbuffò - Sentite, vado a farmi due passi in giardino. Ci vediamo a pranzo.-
- Come vuoi.- sospirò anche Cloe - Raddrizzati l'umore, mi raccomando.- e lo baciò, facendolo sorridere.
Decisamente aveva già iniziato a rimetterlo in sesto.

Degona Mckay sollevò lo sguardo al cielo.
Era appena uscita dalla serra n° 1, come dalla terza stavano uscendo quelli del secondo anno.
Che strano, pensò. Aveva sentito qualcosa nell'aria.
Un'eco antico.
Come di una voce lontana.
La sua amica Isabella la guardava curiosa - Dena? C'è qualcosa che non va?-
- Ecco io...- Degona alzò lo sguardo oltre la biondina, incontrando gli occhi verde acqua di William.
Uno sguardo e s'intesero.
Lasciarono defluire la massa dei compagni, poi corsero verso il giardino.
- Hai sentito qualcosa anche tu?- gli chiese la streghetta.
- Veramente non saprei.- ammise il piccolo Crenshaw, legandosi la sciarpa al collo - Ero appena uscito dalla serra e mi è sembrato di sentire qualcosa che mi passava a fianco. Non è che Tom e gli altri hanno rubato di nuovo il mantello di Harry? Magari sono loro che si divertono.-
- No, ho sentito una voce prima...e una forza intensa adesso.-
- Si, viene da là. Ora la sento anche io.- William assottigliò gli occhi - E sembra...tua mamma?-
- La mamma ha un'energia diversa.- fece Degona, mentre facevano il giro del giardino - Eppure è lei. Forse le è successo qualcosa. Vieni!-
Appena sotto le arcate però finirono per andare a sbattere contro Tom.
In un'accozzaglia di parole confuse e deliranti, Riddle capì solo che Lucilla era apparsa lì attorno e che aveva qualcosa di diverso dal solito. Visto che lui non percepiva nulla di nulla, non avendo di quei poteri, si affidò ai due marmocchi che alla fine lo trascinarono lontano dalla fontana, verso l'uscita est.
Sull'enorme pergolato di ferro battuto sospeso che conduceva verso la casa di Hagrid, i tre rimasero a guardarsi attorno.
- Mamma?- chiamò Degona - Mamma dove sei?-
- Lucilla!- disse anche Tom, spiando ovunque - Mamma rispondi! Ti è successo qualcosa?-
William dava le spalle a entrambi, cosi che quando si girò per imprecare quasi si spaventò.
- Oddio!- sbottò - Eccola! Voleva farmi prendere un colpo?-
Tom e Degona si girarono per restare spiazzati.
Lucilla dei Lancaster stava davanti a loro. Ma...diversa.
I suoi occhi non erano bianchi, ma blu intenso. I capelli di un bruno più chiaro.
E i lineamenti, la corporatura, l'espressione di una ragazzina di sedici anni.
- Mamma?- Degona strabuzzò gli occhi - Ma cosa ti è successo?-
- Mamma?- riecheggiò la persona di fronte a lei.
- Vedi altre donne qua attorno?- sorrise Tom, sentendo però uno strano brivido - Cos'hai fatto? Perché sembri una ragazza più piccola di me? Dove sei stata?-
La demone si fece indietro, scrutandoli.
Gli occhi blu scintillavano.
- Tom?- sussurrò.
- Si.- rispose Riddle, confuso - Che ti è preso? Mamma sei sicura di stare bene?-
- No, per niente.- la demone di colpo ghignò, trasecolata - Tutti questi mamma mi stanno facendo dare di stomaco.- e senza che potessero neanche capire cosa stesse succedendo, su di loro cadde il buio.

Nello stesso istante, dalla Torre Oscura, Nyssa sollevò gli occhi dal libro che stava leggendo.
"Padrona..." sussurrò.
Lucilla distolse l'attenzione da vecchie pergamene, pensosa. Era arrivata da poco quella mattina, dopo un'ora di lunga conversazione con Caesar riguardo alle follie di Tom e la giornata non avrebbe potuto essere cominciata peggio.
- Si Nyssa?-
"La padroncina. Qualcosa non va." le disse lo spirito guardiano "Credo che sia nei guai."
- Dov'è?- scattò subito la Lancaster, alzandosi in piedi.
- Cosa succede?- l'apostrofò anche Harry, sepolto sotto metri di tomi come anche Tristan, che appena uscito di galera ci era stato ricacciato dentro da sua moglie - Problemi?-
- Si, Degona è nei guai.- sibilò Lucilla, facendo sobbalzare Tristan.
"E non è sola." continuò Nyssa "Sono in pericolo anche il signorino William e il signorino Thomas."
- Dimmi dove sono!- ordinò allora la Lancaster, nervosa.
E Nyssa volse lo sguardo alla loro sinistra. Sul viso un'espressione stralunata, quasi incredula.
"Padrona, sono dietro la porta."
Un istante più tardi dal battente spalancato i tre maghetti vennero spinti in avanti, caddero a terra legati in fili di energia e iniziarono a dimenarsi. Ma niente equivalse lo sguardo sbarrato di Lucilla, quando si ritrovò davanti a un fantasma.
Ma non era un fantasma.
Perché aveva un corpo.
Era un passato, ma era anche sempre un presente, un costante e presente incubo costante.
No, non poteva essere viva.
Eppure era lì, davanti a lei, ancora una volta.
- Lumia.- sussurrò.
Lumia del casato dei Lancaster fece un passo in avanti, sul viso la solita espressione di perverso divertimento.
- Sorellina. Sono io. In carne e ossa.- dopo di che la scrutò con arroganza - Allora? Sorpresa?-
- Cosa...come...che accidenti ci fai qua?- sbraitò Tristan, inginocchiato a slegare i ragazzi.
- Non prendertela con me tesoro.- rispose Lumia, soddisfatta dell'espressione letteralmente gelata della sua gemella - Prenditela con chi mi ha chiamato. Mi spiace, ma risponderò solo alle sue domande. E in caso necessario ai suoi ordini.-
- Agli ordini di chi?- le chiese Harry.
- Hn.- Lumia piegò le labbra, diabolica - Sta arrivando. A lui le vostre domande.-
- Porca miseria, ma che diavolo di scherzo è?- ringhiò Tom, rimettendosi in piedi - Dannazione mamma!-
- Mamma, mamma, mamma!- Lumia guardò Lucilla, quasi disgustata mentre si lasciava andare sul divano e accavallava le lunghe gambe snelle - Dio sorellina, quanto sei cambiata. Ho la vaga impressione però che non sia tutta farina del tuo sacco. Dico bene?-
- Si può sapere che cazzo succede qua?- esplose Riddle, senza capirci più niente - Insomma questa appare e quasi ci fa secchi, poi ci ha chiesto di te e...- di colpo tacque, ricollegando come aveva chiamato Lucilla - Oh Dio...ma è...-
- E' mia sorella.- rispose Lucilla, glaciale - In vita. Di nuovo.-
- Non c'è pace per i dannati.- ghignò Lumia, posando lo sguardo sulla piccola Degona - E qua abbiamo il sangue del tuo sangue, sorellina. È lei che ti ha salvato, l'ultima volta che ci siamo viste. Incredibile.-
Degona si strinse a suo padre, il visino imbronciato. Quella era sua zia...la famosa Lumia...
Già le piaceva poco. Emanava morte e profumo di gigli.
- Adorabile.- commentò la nuova arrivata, piena di spocchia - Come si chiama?-
- Degona.- rispose la bambina, guardandola male.
- Che sentimentale sorella.- Lumia rise - Non somiglia per niente a nostra madre.-
- Non sei degna neanche di nominarla.- le sibilò Lucilla.
- In compenso ora sei tu che assomigli a lei.- continuò lo spirito incarnato - Che begli occhi che hai. Bianchi. Alla fine ce l'hai fatta, il tuo spropositato ego alla fine è diventato grande quanto quello di un demone puro.-
- Mi lasciate sola con lei per qualche secondo?- disse Lucilla all'improvviso.
- Non è che fai saltare per aria la Torre Oscura, vero?- l'apostrofò Tristan.
- Tranquillo. Vuole solo chiacchierare.- replicò Lumia, senza staccare gli occhi blu dalla piccola Degona - Prometto che farò la brava. Non te la tocco neanche con un dito.-
- Hn, questa fa veramente ridere.- sibilò Mckay - Occhio a quello che fai, Lumia.-
- Che paura.-
- Fa silenzio.- le impose Lucilla - Avanti, fuori tutti quanti!-
Dubbiosi per i fatti loro, i presenti uscirono col sopracciglio alzato.
Una volta sul pianerottolo, Harry e Tristan si scambiarono un'occhiata significativa.
Degona invece aveva un'espressione corrucciata.
Come avesse potuto sua zia tornare dal mondo dei morti poco le interessava.
Era...il suo aspetto, la sua voce, i suoi modi.
Era così uguale fuori a sua madre. E così diversa dentro.
- Come fa ad essere qui?- sussurrò.
- Non lo so diavoletta.- le rispose suo padre - Non lo so davvero.-
- Non farà male alla mamma.- disse in un soffio, puntando gli occhioni verdi su di lui - Che cosa vuole da noi?-
- Non credo ce l'abbia con noi.- sbottò Harry all'improvviso - Lumia non ha mai desiderato nulla, quando era viva. Almeno...voleva vendicarsi di Lucilla e rimettere i Mangiamorte nelle mani di Voldemort ma...-
- Cosa?!- saltò su Tom, allucinato - La sorella della mamma è una Mangiamorte?-
- Ringrazia il cielo.- sibilò Tristan, disgustato - Se Lumia non fosse morta, ora tua madre sarebbe lei.-
Il solo pensiero bastò a farlo restare di pietra.
Santo Dio. Possibile che un gioco del destino tempo addietro avesse potuto cambiare così tanto la sua vita?
"Quella donna non mi piace." Nyssa svolazzava accanto a Degona "Padroncina, teniamola d'occhio."
- Non piace neanche a me.- sbuffò William - Non è che mangia i bambini?-
- Con chi parli?- bofonchiò Tom.
- Con Nyssa.- replicò il piccolo Crenshaw - Mio padre dov'è?-
- In giro con Hermione.- disse Harry - Va bhè, che si fa? Ci barrichiamo qua fuori?-
- Non è che si ammazzano là dentro?-
- No, a parte volare parole cattive non credo che accadrà altro.- Mckay si grattò il mento - Ma ora sorge un problema. Prima di tutto bisogna avvisare gli altri, poi dovremo assicurarci che Lumia torni all'inferno e che il sistema nervoso di mia moglie non vada a ramengo.-
- E lo zio?-
La domanda di Degona gelò suo padre.
Jess.
Come avrebbe reagito?
Già s'immaginava la scena. Se andava come avrebbe pensato, di lì a poco si sarebbero scatenati i fuochi d'artificio.
Dentro la Torre invece, l'atmosfera era pesante come il piombo.
Lumia Lancaster stava comodamente adagiata sul divano, il lungo abito ingrigito come un ricordo lontano le drappeggiava il corpo armonioso.
E il suo ghigno malefico era più denso di un temporale.
Lucilla stava seduta di fronte a lei ma a differenza della sorella, non dimostrava né gioia né rabbia né apprensione.
- Non guardarmi così.- le disse Lumia, sofficemente - Non dirmi che ti eri dimenticata di me.-
- Meglio che non ti dica cosa penso.- rispose l'altra.
- Com'è successo?-
- Di cosa parli?-
- I tuoi occhi.-
- Mia figlia.-
- Ah, si.- sorrise Lumia - Ti ha salvato lei. O quel giorno saresti morta insieme a me. È una fortuna che Tristan ti abbia messa incinta, Fiamma dei Lancaster. Com'è la vita da strega mortale, eh? Piena di brividi, suppongo.-
- Risparmiami il sarcasmo.-
- La bambina è normale, ho visto.-
- Niente è come sembra. Dovresti saperlo.-
- Già. Dovrei saperlo.-
Lumia si sollevò leggermente, guardandosi attorno con disinteresse.
- E il ragazzo? È la copia sputata di Voldemort. È il bambino di cui ci ha parlato quella notte, vero?-
- Esatto.-
- E' cresciuto. La Lestrange farebbe fuoco e fiamme a saperlo con te.-
- Sta bene all'inferno.-
- Oh, mia cara. La sua tortura è più divertente di quanto immagini, anche se non la vedo da tempo.-
Lucilla la vide sfregarsi le mani, soddisfatta. Quindi anche lei...anche sua sorella era...all'inferno.
Lumia le lesse nel pensiero e sogghignò ancora.
- Sei sempre la stessa, anche se non hai quasi più anima e hai gli occhi della mamma. La differenza fra me e te è sempre stata questa. Tu non sai passare sui cadaveri delle persone. O almeno...sai farlo ma hai troppa paura di farti giudicare da queste formiche di esseri mortali che ti stanno tanto a cuore, sorellina.-
- E infatti. Io sono viva e tu sei morta.-
- Non oggi. Devo ammettere che essere strappata così bruscamente del mio inferno personale è stato quanto mai inaspettato. E divertente. Non vedo l'ora di ringraziarlo come si deve.-
- Chi?-
- Non lo immagini?-
Lucilla serrò appena i palmi.
- Stai attenta. Ha un figlio ora.-
Lumia fece una smorfia piena di sprezzo.
- Ridicolo.-
- Perché? Una volta preso il treno Lumia uno non ti scorda?- ironizzò Lucilla facendola arrossire di stizza.
- Esattamente. Che tu ci creda o no, lo sento sempre. E così ha un figlio. Avrà anche una moglie immagino.- Lumia ridacchiò, arrogante come e più di sempre - Esilarante. E che tipo è? Una nobile di grandi natali immagino, con una reputazione impeccabile.-
- I maghi umani sono così.- le rispose la sorella - Volevi rovinargli la vita?-
- Jess non mi ha scordato.-
- Ed è solo il tuo fantasma che gl'impedisce di andare avanti. A differenza tua, lui ha una coscienza.-
- La coscienza. Non farmi ridere Lucilla. La coscienza degli uomini fa acqua da tutte le parti. Viene fuori con ipocrisia solo quando si trovano davanti alla morte, oppure quando si trovano in ginocchio piangenti di fronte al diavolo in persona. Non sai quanti ne ho visti invocare a gran voce perdono, a ballare fra le fiamme fra tutti i demoni dell'inferno.-
- Immagino. Cosa vuoi da lui?-
- Io? Niente. E' lui che mi ha chiamata. Immagino però senza rendersene conto.-
- D'accordo.-
Lucilla si mise in piedi, scuotendo il capo.
- Aspetteremo Jess. Sarà lui a decidere della tua vita.-
- Come ha già fatto in passato.- ironizzò Lumia.
- Fino a quel momento,- continuò l'altra sollevando la mano su di lei - i tuoi poteri di spirito li conserverò io.-
Una vampata bluastra partì da Lumia, addensandosi nelle mani di Lucilla.
Un attimo dopo, lo spirito di Lumia era praticamente inerme.
Serrò i denti, rabbiosa.
- Me la pagherai cara.-
- Certo.- rispose Lucilla sarcastica - Ma fino ad allora non potrai più far del male a nessuno. Un consiglio, finché siamo sole. Sta lontano da Tristan, mia figlia e da Tom. Al primo scherzo polverizzo la tua anima e di te non resterà neanche quella. Sono stata chiara?-
Lumia si alzò lentamente, passo dopo passo e la raggiunse.
La fissò, per poi stringerla per le spalle e posarle la bocca accanto all'orecchio.
- Lo faresti?-
- Tu mi costringi a fare troppe cose che non voglio, Lumia.- mormorò Lucilla, gli occhi puntati nel vuoto.
- E' vero. Ma sei sempre la mia gemella.-
- Questo non ti ha mai fermato.-
- Che ne sai che ora...io non sia pentita?-
- Hn.- Lucilla si scostò appena, stavolta era lei a ghignare e a spaventarla - Certe anime non si pentono mai.-
Ed era vero.
Lumia non parlò più.
Ma si sporse ancora, fino a depositarle le labbra tiepide sulla guancia fredda e liscia come il marmo.
La baciò, quindi si strinse forte al suo collo.
Il bacio di Giuda.
Tornata a sedersi, Lumia si mise insolitamente tranquilla.
Forse essere tornata in vita l'aveva lasciata più spossata di quanto avesse potuto immaginare.
Forse ricordava i suoi ultimi attimi.
L'ultima volta in cui si erano scontrate.
Nel silenzio che si ergeva fra loro adesso, Lumia poté sentire attimi intimi del passato.
Erano state insieme in quella scuola, erano state studentesse.
Come spiriti legati per sempre.
Era strano ma adesso sentiva un'irritante sorta d'imbarazzo, misto a timidezza.
Dannazione, gli occhi bianchi di Lucilla le ricordavano così tanto la loro madre.
La loro potentissima madre.
- Hai mai pensato di andare dagli Harkansky?-
Lucilla sorrise, tornando a sfogliare le sue pergamene.
- Sciocchezze.-
- Perché? Sono immortali come te. Tristan e tua figlia, tutti quelli che sono qui prima o poi moriranno.-
- Quel giorno morirò anche io.-
Lumia corrucciò il viso.
- Cosa diavolo stai dicendo?- sibilò con freddezza - Non dirmi che...-
- Esatto. Il giorno in cui morirà Tristan, spirerò anche io.-
- Hai stretto un patto corrotto. Non puoi essere così stupida.-
- Dici? Eppure è quello che ho sottoscritto.-
- Cos'hai dato al Guardiano dei Cancelli? Che ti ha chiesto in cambio?-
- Niente.-
- Non ci credo neanche se lo vedo.-
- Pensa quello che ti pare.-
Lumia stava per riaprire bocca quando dei passi concitati dietro alla porta e una serie di voci alte e irritate si alzassero dietro alla porta. Un attimo più tardi, Jess Mckay apparve sulla soglia.
Quando i suoi occhi verdi calarono su Lumia, le gambe gli cedettero.
E dovette appoggiarsi alla parete.
Il suo cuore ora batteva all'impazzata. Come anni prima non era mai successo.
Lumia gli sorrise, come il diavolo davanti ai suoi dannati.
Era suo.
Solo che ancora non lo sapeva.

 

 

 

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Capitolo 40
*** Capitolo 40° ***


figli40

 

 

- CHE COSA?!-
Draco Lucius Malfoy aveva la bocca aperta, sul viso una maschera d'incredulità.
Esattamente come tutti quelli che gli stavano dietro. Ovvero il quartetto di Tom, Asher, Jeager, Hermione che era tornata dal Ministero con un pugno di mosce, Edward tornato da casa sua col dente avvelenato e pure i bambini.
Ormai non ci credevano più.
- Quella...quella pazza psicopatica che ci ha scaraventati giù dalla Torre di Astronomia è di nuovo viva?- sbraitò il biondo, spaventando i più deboli psichicamente - E come diavolo ha fatto?!-
- A me lo chiedi?- sindacò Harry Potter con un'alzata di spalle - E' viva e basta.-
- Come cazzo si fa a riportare in vita un morto?- ringhiò Tom, mezzo sconvolto e incurante del sopracciglio alzato del padrino, alzò le mani sbuffando - A parte chi usa gli Horcrux. Eh? Come fa ad essere viva la sorella della mamma? Credevo che fosse già morta due volte!-
- Per i demoni la faccenda è un po' diversa.- sospirò Hermione - Vero Crenshaw?-
- Si, è vero.- ammise Jeager pensoso - E poi da quello che sento Lumia è morta. Non è viva. È solo uno spirito. In un modo o nell'altro, riportare in vita i morti senza l'Horcrux è del tutto impossibile. Ma Mckay non ha detto che oggi vi siete messi a giocare con le invocazioni? Non è che per caso avete richiamato il suo spirito?-
- Anche se fosse non si capirebbe il motivo per cui ha un corpo.- replicò Tristan, contro la parete.
- Già, quella belva di Lumia ha di nuovo le sue subdole membra. Fantastico.- ringhiò Draco fra i denti - Ci abbiamo messo una vita dieci anni fa per farla fuori e a momenti ci rimettevamo anche la pelle! E adesso come la sistemiamo la questione?-
- Gente, calma.- abbozzò Cloe, stranita - Stiamo sempre parlando della sorella di Lucilla, no?-
- Prega di non conoscerla mai.- sibilò Draco inferocito.
- Ha cercato di ammazzare me a Malfoy.- spiegò il bambino sopravvissuto.
- Tanto per cambiare.- ironizzò Tom - E vi ha buttato giù da una torre. Però, carina.-
- Carina.- sbottò di punto in bianco Degona, seduta sui gradini con William e Beatrix - E' cattiva quella. E non capisco come abbiate potuto darmi il suo nome!-
- Tesoro, per favore.- sospirò Tristan, distrutto - Ti lamenterai di quanto sono snaturato a cena.-
- Ecco bravo. E intanto lo zio sta con quella...quella...- Degona mise il broncio - Dammi il nome di un gatto la prossima volta, capito?-
- L'ha scelto tuo zio. Non dare la colpa a me.-
- Lo zio Jess?- la piccola Mckay allargò la bocca sdegnata - Proprio non capisce niente!-
- Di che parlate?- chiese Harry confuso.
- Di quanto gli uomini innamorati sono degli stupidi.- sibilò Degona, poggiando il mento sulle ginocchia.
- Io continuo a non capire come abbia un corpo. Ok, è possibile averla invocata, ma come spirito! Dove l'ha preso il corpo? I morti non se lo possono fare da soli, nemmeno i mezzi demoni come Lumia!- continuò la Grifoncina, pensosa - Dev'essere un caso particolare d'Invocazione incrociata.-
- No, questo è il festival della sfiga.- le disse Draco furente.
- Che razza di accampamento.- disse una voce alle loro spalle - Ehi, che succede?-
Si volsero tutti, vedendo apparire Pansy sugli ultimi gradini del pianerottolo, tutta imbacuccata.
Si stava togliendo i guanti, fissandoli con aria incalzante.
- Allora? Come mai tutti lì?-
- Oddio!- saltò su Cloe - Pansy sei stata al San Mungo!-
- Già, è vero!- la seguì anche Elettra - Voglio sapere tutto! Maschio o femmina?-
La moglie di Ron, lasciato indietro con un occhio nero vista la sua doppia colpa, sbuffò.
Poi alzò una mano con due dita sollevate.
- Due? Come due?- riecheggiò Edward.
- Oddio, gemelli!- cinguettò Harry, troppo divertito - Maschio e femmina?-
- No, due maschi.- replicò Pansy, imbronciata - Steve e Stephen.-
- E chi li ha scelti i nomi scusa?- ridacchiò Hermione.
- Tutti e due io. E che quel porco se ne stia zitto!-
- Potevi chiederlo a me, te lo dicevo io se erano maschi o femmine.- sentenziò Degona, soprappensiero.
- Cosa? E mi avete fatto sbattere fino al San Mungo con questo tempo?- strepitò l'ex Serpeverde - Vi odio. Comunque non mi avete ancora detto cosa fate qua fuori. Che sono quelle facce?-
- Non so se ti ricordi di dieci anni fa...- iniziò Draco, sarcastico - Ti ricordi della sorella di Lucilla?-
- Quella che ha ucciso la sua famiglia?-
- Esatto.-
- E allora?-
- E' tornata. Dietro a quella porta.-
Pansy non parve stupita.
- Oh. Quella non vuole proprio crepare in santa pace. Alla faccia delle questioni in sospeso.-
- Qui siete tutti troppo tranquilli.- Tom li guardava torvo - Come fate a non fare una piega?-
- Già, la gente che non muore mi rende nervoso.- se ne uscì anche Damon, ironico.
- Se ne occuperà Lucilla, non farti saltare le batterie.- lo blandì Harry - Credimi, tua zia è solo un po' pestifera.-
- Pestifera? Pestifera?- ringhiò Degona, saltando per aria come un petardo - Vuole la mamma morta! Cosa credete, che non sento?-
- E tu cosa credi piccola?- le disse Jeager - Che tua madre sia così debole?-
- No ma...è sempre sua sorella.- mugugnò seccata la piccola Mckay.
- Magari è simpatica.- se ne uscì William.
- Si, come due dita in gola.- sentenziò Draco acidamente - E adesso che si fa con Lumia in giro?-
- Lucilla le avrà già tolto i poteri. È innocua.- sospirò Tristan che dopo tanto tempo sentiva prepotente l'impulso di mettersi a fumare.
- Innocua un par di balle!- si schifò Edward, già attaccato alla sigaretta - Un coltello può sempre piantarcelo in mezzo alle scapole! Poi Draco ha veleni sparsi per tutta la cucina! Io me ne torno a Londra.-
- Siamo nervosetti eh?- fece Elettra stupita - Che cos'hai Ed?-
- Niente.-
- Sei di cattivo umore, zio, vero?- bofonchiò Degona distrattamente - Ti hanno fatto un torto?-
- Non provare a leggermi diavoletta, per favore.- sbuffò Dalton, più cupo del solito.
Ed era strano vederlo così in fondo. Solitamente era una persona allegra e solare.
Ora invece sembrava che fosse in lotta col mondo.
- Ma che succede?- lo inquisì Hermione - Ed, hai qualche problema?-
- Già, perché non torni a casa dal papi a farti fare la predica sulla tua sregolata vita da giocatore d'azzardo?- frecciò Malfoy, ma l'ex Corvonero stavolta non riuscì a frenare la lingua e prima di accorgersene si era cacciato in un guaio enorme da solo.
- All'inferno. Io a casa da quel fedrifrago non ci torno!-
E sbiancò, vedendo Harry, Draco e pure i bambini rizzare le orecchie, manco avessero avuto un radar per balene nel cervello che intercettasse le paroline di troppo.
- Fedrifrago?- riecheggiò Pansy, perfida come sempre - Ma dai...non dirmi che...-
- Non ne voglio parlare.- sentenziò inferocito, mettendosi in piedi - E adesso scusate tanto ma me ne vado a Londra. Se ci sono problemi con Lumia aggiustatevi da soli. Ho bisogno di un giorno di riposo.-
- Dena non ce la fai a leggerlo a distanza?- cinguettò indietro Cloe.
- No, non sarebbe giusto dai...ma posso farlo quando dorme, così non se ne accorge!-
- Oh, grazie tante! Veramente encomiabili!-
Una volta filato via alla velocità della luce, gli Auror si guardarono fra loro.
Fedifrago? A George Dalton?
Era vedovo da quindici anni, fedifrago era una parola un po' troppo azzardata.
Che si fosse trovato una compagna?
- Ahi.- disse Tristan - Ecco perché di recente era di umore così nero.-
- Stavo cominciando a preoccuparmi,- ammise anche Elettra - ma ora non sono più tranquilla.-
- Già, se George Dalton s'è trovato una fidanzata, Edward non deve averla presa bene.- commentò Tom, pensoso - Da quanto è morta la mamma di Edward?-
- E' morta che lui aveva 12 anni.- sospirò Hermione - Me lo ricordo quel periodo. È stato allora che Edward ha cominciato a fare casini. Prima era una persona sostanzialmente tranquilla, ma dalla morte di Caroline Dalton si è fatto come lo vediamo adesso.-
- Che spiana soldi e non mette la testa a posto intendi?- finì Damon.
- Esatto.-
- A me lui è sempre piaciuto.- borbottò Trix - Non mi sembra che per qualche scommessa sia un perdigiorno.-
- Non ci sei mai quando vengono gli strozzini a gambizzarlo allora.- ironizzò Harry.
Purtroppo non poterono finire il discorso.
La porta della Torre Oscura sbatté con forza e ne uscì Lucilla.
Però perfino Tristan poche volte nella sua vita l'aveva vista con quell'espressione.
Oh si. Lucilla dei Lancaster era arrabbiata.
Per non dire furibonda.
- Ora ci pensa Jess.- sibilò la demone con gli occhi dardeggianti - Dategli qualche ora, poi entrate pure. Le ho tolto i poteri, non può far del male a nessuno ma per quanto riguarda quella sua maledetta lingua velenosa purtroppo non si può fare molto.- e fece per andarsene in fretta e furia, quando Hermione, l'unica, si azzardò a farle una timida domanda.
- Ehm...Luci...una cosa sola.-
- Che cosa?-
- Ecco...è uno spirito...o è viva?-
- E' morta, Jess non ha fatto apposta a richiamarne lo spirito ma quando è uscita dal cerchio d'invocazione è finita su qualcosa in giardino che l'ha resa corporea.-
- Qualcosa in giardino?- ripeté Jeager a pappagallo - Oh, no! Cazzo!-
- Oh ma che succede si può sapere?- sbraitò Harry - Come ha ottenuto il corpo?-
- Te lo dico dopo.- disse Crenshaw, ficcandosi mantello e guanti - Non ne sono sicuro.-
- Aspetta un secondo, dove accidenti vai?- gli urlò dietro William, sporgendosi dalla tromba della scala a chiocciola - Alle quattro arriva il mio patrigno, lo sai!-
- E allora?- Jeager sollevò i gelidi occhi verdeacqua - Io con quello non ci parlo.-
- Ma io...- William si morse le labbra - Vuole...vuole mandarmi via da qua.-
- Usi ancora il suo cognome?-
- Certo, non posso mica usare il tuo. Capirebbero cosa sono.-
Jeager assunse un'espressione anche peggiore di quella di Lucilla, che nel frattempo se n'era andata tampinata da Tristan - Io non so cosa farci. In fondo è tuo padre, parlarci e vedi di capire cosa vuole.- e senza aggiungere altro sparì in una nuvola di fumo, lasciando al piccolo Serpeverde una sensazione di abbandono.
Stava arrivando Henry Mitchell, il marito della sua mamma.
L'uomo che l'aveva piantato senza tante storie al palazzo dei Crenshaw, l'estate prima.
In fondo lui aveva sconvolto la vita a quel mezzo demone.
Anche se era suo figlio, in fondo Jeager era un demone. Non doveva occuparsi necessariamente di lui.
Già.
In fondo...se l'era preso in casa solo per sbarazzarsi del signor Mitchell.
Con un sospiro, deciso di mettersi l'animo in pace, William si lasciò andare seduto su un gradino.
In fondo era arrivato il momento di parlare con quell'uomo e capire cosa volesse.

Nella camera di Tristan invece, Lucilla si aggirava dal bagno al letto come una tigre in gabbia.
Suo marito la guardava perplesso, senza capira cosa cercasse.
- Di cosa avete parlato?-
- Di niente.- ringhiò lei fra i denti - Lo sai. È inutile parlare con lei, non sente e non capisce.-
- Amore che cosa cerchi?-
- Al diavolo!-
La Lancaster tirò un pugno sulla parete accanto, lasciandoci un avvallamento che fece rincantuzzare Tristan per bene nel suo angolino. Altro che mogli picchiate dai mariti...
- Sai cosa mi fa più arrabbiare?- urlò, perdendo le staffe - Tuo fratello!-
- Jess?-
- Hai altri fratelli idioti come lui? Si, quel maledetto di Jess! Lo odio, lo detesto! Mi aveva fatto una promessa dieci anni fa quando abbiamo ucciso Lumia e non l'ha mantenuta!-
- Ma di cosa parli?- le chiese stravolto - Lucilla cosa vi siete promessi?-
- Ora non importa più.- sibilò esausta, poi una luce si accese nei suoi occhi bianchi.
Puntò la spada di Tristan, appoggiata al baldacchino del letto.
L'afferrò in un istante e sotto lo sguardo orripilato di Mckay afferrò una lunga ciocca di capelli e se la tagliò al livello dell'orecchio.
Senza che Tristan riuscisse ad aprire bocca, quello scempio finì un quarto d'ora più tardi, quando Lucilla scosse il capo, ora privo di quei lunghissimi e meravigliosi crini. Di quel manto restavano solo dei corti capelli spioventi, dal taglio assolutamente selvaggio che le incorniciavano il viso perfetto.
Ma per Dio, era meravigliosa ugualmente.
- Perché l'hai fatto?- alitò l'Auror, sedendosi sconvolto.
- Così ora non assomiglio più a Lumia, per lui.- sindacò Lucilla, passandosi le mani sulla testa leggerissima - Ma non darti pena. Una settimana e torneranno lunghi come prima.-
- Oh, altro che pena...- sussurrò il mago con sarcasmo, vedendo quella massa di capelli sul tappetto - Agli altri e a tua figlia verrà un colpo. Che diciamo a Dena, a proposito?-
- Lei sente. Sa già come comportarsi.- rispose Lucilla, ferma davanti allo specchio del bagno.
- D'accordo. Chiederò a Draco dei buoni sedativi per la notte, nel caso Jess si metta a dare i numeri.-
- Oppure possiamo sempre fargli un lobotomia. Magari scopriamo che il problema sta proprio nel suo cervello inesistente.- ringhiò la demone, sempre più acida.
E se percepiva i sentimenti della sua gemella come una volta, Lumia in quel momento si sentiva molto felice.
Quasi...eccitata.
E forse ne sapeva anche il motivo.
Infatti Lumia sogghignava in quel momento.
Quella situazione per una come lei era veramente l'apice del divertimento.
E Jess Mckay poi...che faceva di tutto per starle lontano...
Quando lei faceva un passo, lui ne faceva un altro indietro.
E il ghigno dello spirito lo faceva irritare ancora maggiormente.
- Andiamo.- gli sussurrò con finta dolcezza, soli nella sala della Torre Oscura - Non dirmi che hai paura di me.-
Jess la squadrò, distogliendo poi il viso.
- Mi hai chiamato tu.- continuò Lumia, riuscendo ad arrivargli a pochi centimetri di distanza - E adesso non mi guardi nemmeno? Che ti prende, sono così spaventosa?-
La vicinanza intossicante di Lumia lo faceva star male.
E quando gli sfiorò il braccio, dovette lottare per non scappare via.
- Jess.- lo richiamò ancora - Jess...-
Dio.
Il suo nome detto da lei sembrava quasi il nome di un incubo.
Lumia gli si strinse al petto, cingendogli il collo.
- Che cos'hai?- gli chiese, suadente - Perché non mi guardi? Volevi vedermi e adesso che sono qui vuoi scappare?-
- Piantala di giocare.- le sibilò ferocemente, restando immobile.
- Giocare? Non sto giocando. Forse sei tu che mi hai invocato per gioco.-
- Ti sbagli. Non volevo invocarti.-
- Ma ora sono qua. Quindi se sono qui è solo per te.-
Lui finalmente sollevò gli occhi verdi.
La fissò a lungo, rivedendo quel volto così labile nei suoi sogni.
Si, aveva ragione quel detto.
Bisogna sempre stare attenti a ciò che si desidera.
Sempre.
- Mi sei mancato.- gli sussurrò.
- Hn.- Jess rise amaramente - Non dire assurdità Lumia.-
- Non mi credi?-
- Hai mai detto la verità in vita tua? Non mi pare.-
- Quando ti ho detto che ti desideravo non mentivo. E neanche quando ti ho baciato...-
- E' stato tanto tempo fa. Eravamo ragazzini.-
- E ora sei un adulto che si è sposato.- rincarò lei, sogghignando - Dimmi di lei...che tipo è? Metodica o appassionata? Mi assomiglia un po' per caso?-
- No.-
- Lo immaginavo.-
- Immagino che avresti preferito che lo fosse, vero?-
- Come si chiama?-
- Non voglio parlare di lei.-
- Allora dimmi di tuo figlio.-
- Non voglio parlare neanche di Alexander, tu non centri con loro.-
- Alexander.- Lumia si accostò di più al suo torace, schicciandosi contro di lui - Un nome magnifico.-
Le prese le mani che gli cingevano il collo, forse nel tentativo di liberarsi.
- Cosa vuoi Lumia?-
- La domanda è cosa vuoi tu da me. Io sono qua solo per te.-
- No, non è vero.-
- E invece si. Mi hai chiamato tu.-
- Perché hai un corpo?-
- Sono finita contro qualcosa in giardino. Un centro di energia credo.-
- Credi?-
- Si, qualcosa di estremamente maligno ma che su di me non ha effetto.-
- Forse ha effetto su di me allora.- sibilò Jess di punto in bianco, scostandosi bruscamente - Perché mi sta venendo voglia di strozzarti.-
- E non solo quello immagino.- ironizzò lei.
Si girò bruscamente, paonazzo, ma cercò di domarsi.
Dannazione. Aveva una voglia indescrivibile di tagliarle quella lingua velenosa.
Si sedette sul divano, sprofondando nel velluto.
Era esausto. Stremato.
Passandosi una mano fra i capelli biondi, cercava di controllarsi ma non era facile.
Anzi, era quasi impossibile.
Specialmente quando Lumia andò a sedersi accanto a lui.
Si rannicchiò come un gattino, stringendogli il braccio.
- Allora? Cosa vuoi da me?-
- Dimenticarti.-
- E' per questo che mi sogni sempre?-
- Che ne sai di cosa sogno?-
- All'inferno i morti sentono ciò che sognano i vivi.-
Jess si girò a guardarla.
- Oh, si. Sono stata condannata all'inferno, amore mio.-
- Ne dubitavi forse?-
- No, mai. In fondo è l'ambiente adatto a me.-
Come si poteva parlare dell'inferno in quel modo? Come?
Era così semplice e scontato per lei?
- Non credo però che t'interessi parlare delle mie pene, vero? Ti sentiresti in colpa.- Lumia sorrise stavolta, nascondendo il viso nella sua spalla - Sei sempre stato troppo buono, Jess Mckay.-
Cadde un lungo silenzio e lui rimase lì, seduto. Poco a poco sollevò il braccio, per stringerla.
Si, forse era troppo buono. Ma aveva pianto per lei in quegli anni e non poteva nasconderlo.
Forse averla accanto in quei giorni sarebbe stato l'unico modo per dimenticarla.
Per avere le sue risposte.
Se vivere senza di lei...o continuare a struggersi per il resto della vita.
Nel rimpianto.

Intanto, a Hogwarts, quel giorno verso le quattro di pomeriggio era giunta una carrozza.
Ad attenderla c'erano Silente e Hagrid.
Poco più indietro il giovane William. Da come si torceva le mani era molto nervoso ma non era solo, come avrebbe voluto. Degona era con lui, al suo fianco, e guardava poco civilmente l'uomo che stava scendendo dalla carrozza.
Henry Mitchell era il classico uomo d'affari che bazzicava la Gringott.
Vestito costoso, bombetta sul capo che cominciava a stempiarsi, scuro in volto, col busto tozzo.
Anche abbastanza imponente.
- Non mi piace.- disse d'impulso.
- Neanche lo conosci.- mugugnò William.
- Non mi piace e basta. E poi è arrogante. Lo sento da qua.-
- Però ti piace Jeager.-
- Si.-
- Hai una coerenza che fa spavento.-
- Io non giudico le persone dal loro sangue, ecco tutto.-
Il Serpeverde assottigliò gli occhi, seccato.
- E io si, vero?-
- Si.-
- E' snervante stare con te.-
- Può anche darsi.- replicò Degona, mentre il signor Mitchell si metteva a parlare col preside - Ma non faccio finta che i maghi normali siano migliori degli altri.-
- Io non ho mai detto questo. E se mi dici che lo penso ti butto nella neve.-
Dena allora sorrise.
Eccolo. Mitchell aveva alzato la voce col preside, almeno fino a quando non si accorse di William.
Allora mollò Silente, che alzava gli occhi al cielo, e raggiunse i due maghetti.
- Eccoti.- sibilò Mitchell, feroce.
- Ciao.- mugugnò William.
- Come hai osato presentarti qua col mio nome?- sibilò il mago ribollendo di collera - Io ho una reputazione William, dovresti saperlo bene ormai! Il nostro accordo era che saresti sparito!-
- Il piano era questo. Ma non è stato possibile.- sussurrò il Serpeverde, contrito.
- C'era da aspettarselo! Quel demone! Inaffidabile a dir poco!-
A quella frase William si ribellò istintivamente.
- Inaffidabile?- sbottò - Mi ha dato una casa quando mi hai piantato sulla sua soglia! Di inaffidabile qua non ci sono altri che te!-
- Come ti permetti?- ringhiò Mitchell, viola in volto - Io ti ho tenuto per tutto questo tempo!-
- Già, ma appena la mamma è morta mi hai subito spedito via!- urlò allora William, con gli occhi lucidi - Dì la verità per una volta! Speravi solo che la mamma morisse presto per mandarmi via!-
- I mezzosangue come te dovrebbero starsene alla larga dalla brava gente!-
A quel punto William si zittì, abbassando il capo, ma Degona parlò per lui.
Gli occhi verdi contratti, sembrava stravolta.
E senza pensarci su due volte fece la cosa migliore di tutte.
Tirò un calcio alla tibia di Mitchell, che cacciò un'imprecazione e iniziò a saltellare, tenendosi la gamba dolente.
- Razza di maledetta ragazzina!- urlò sconvolto - Ecco cosa v'insegnano qua dentro!-
- Oh, stia zitto!- replicò la Mckay - Non capisce un accidenti! Farà anche parte della "brava gente" come dice lei ma come padre fa schifo!-
- Basta, voglio il nome dei tuoi genitori!- berciò.
- Ma davvero?- riecheggiò allora la piccola strega soddisfdatta - Subito! Mio padre si chiama Tristan Mckay e mia madre è Lady Lucilla del casato dei Lancaster! Vuole l'indirizzo di casa nostra per caso? Ha carta e penna?-
Alla faccia cianotica del suo patrigno, seguì l'espressione strabiliata di William.
- Dena...lascia perdere...-
- No, non lascio perdere!- urlò la piccola Grifondoro - Questo qua non è degno di baciare la terra dove camminano le persone per bene, figurarsi passare per uno di loro! È solo un pomposo snob!-
- Queste sono solo stupidaggini! Ti avevo avvisato William!- continuò Mitchell, il viso coperto da una maschera di sdegno - Ti avevo detto che ti non avrei permesso d'infangare il mio buon nome! Tua madre è morta e tu sei quello che sei...-
- Una persona migliore di lei!- interloquì Degona rabbiosa.
- Hn. E vedo che sei in compagnia qua.- Mitchell fissò la bambina dall'alto in basso - Anche tua madre è...-
- Prova ad aprire bocca su Lady Lucilla e passerai una bruttissima giornata!- sbottò allora William - Degona non centra niente con noi due. Non puoi venire qua e insultare le persone come ti pare!-
- Certo, è questo che t'insegna tuo padre vero?-
Il volto di Henry Mitchell si era contratto in una smorfia di arroganza e superiorità - Sapevo che scaricarti da lui sarebbe stato meglio che averti in casa. Tua madre aveva fatto un errore, comprensibile alla sua età, ma un figlio bastardo e col sangue sporco è sempre un'onta. Avrebbe dovuto affogarti quando sei nato!-
A quelle ultime parole i ragazzini sbiancarono entrambi.
Ma questa volta vennero aiutati.
Mitchell stava per riaprire bocca quando una mano calò sulla sua testa e...finì col mezzo busto sotto l'acqua gelida della fontana. Annaspava e scalciava, sotto lo sguardo allibito dei due piccoli.
William sollevò il viso e di colpo sorrise.
Anche se aveva gli occhi vitrei.
- Papà.-
Jeager tirò su la testa dell'uomo, gocciolante e ansante per la mancanza d'ossigeno.
- Stava dicendo?- tubò Crenshaw con un sorriso gelido quanto la neve - Ha detto qualcosa prima?-
- Lei!- ringhiò Mitchell, sputando acqua e scostandosi terrorizzato - Lei qui! Cosa diavolo fa qua?-
- Occhio a come si rivolge a dei bambini.- soffiò Jeager, piazzandosi accanto a William - O dovrò lavarle la bocca.-
- Sapevo che non potevo fidarmi di un demone!- sibilò il mago, asciugandosi con la sciarpa - Ma non può far frequentare al ragazzo questa scuola col mio nome! Tutti verranno a sapere cos'è!-
- Nessuno sa chi e cosa sono.- replicò William - Ho provato a dirtelo!-
- Sciocchezze!-
- Ha ragione lui.- interloquì Jeager - Nessuno sa che sono suo padre, a parte il preside Silente. E poi lei non ci fa una gran figura ad abbandonare il suo figliastro.- aggiunse sarcastico - Cosa dirà la società?-
Colpito il segno, Mitchell si fece indietro.
- Nessuno verrà a sapere di questa storia.- perseverò Jeager, disgustato dal dover contrattare con quel deficiente invece che lasciarne carne bruciata - Mi creda. Per William è meglio così, per il momento. Quando sarà maggiorenne potrete discuterne ancora, ma per il momento che le piaccia o meno questa è la decisione che abbiamo preso insieme.-
L'uomo grugnì qualcosa, dando un colpo a terra col bastone.
- Puah, fate come vi pare! Ma al minimo segnale che stai combinando qualcosa William, tutta Londra verrà a sapere cosa sei e che non hai nulla a che fare con me, sono stato chiaro?-
Il Serpeverde annuì, abbassando il capo.
- Chiaro.- mormorò.
- Io vado. E spero di non ritornare.- sentenziò il suo patrigno ma Jeager lo bloccò.
- Ah, senta. Un paio di cosette devo chiedergliele io.-
Mitchell si girò, altezzoso ora che era a qualche metro di distanza.
- E sarebbe?-
- Primo.- ghignò Jeager, mettendogli la tachicardia - Deve ridare a William le foto di sua madre che s'è portato via la volta scorsa e non accetto un no come risposta.- lo sfidò ad aprire bocca, con gli occhi incendiati - E secondo, io e lei ci vediamo dagli avvocati la prossima settimana.-
- Pe fare cosa?- ringhiò Mitchell, impaziente di andarsene.
- Il riconoscimento di William.- rispose Crenshaw, serio - E' ora che lo firmi.-
- Hn, se vuole accollarsi legalmente questa grana faccia pure. Mi solleva di un peso.- ridacchiò il mago acidamente - Ma non verrà reso noto che è un mezzo demone fino alla sua maggiore età, se non combina guai. Su questo non transigo. Non voglio avere storie sulla sua paternità! Tutti credono che sia normale e io di certo non alimenterò pettegolezzi avversi.-
- Faccia come crede. E adesso sparisca, prima che le capiti qualche incidente.-
Travolto dal panico per quella minaccia, Henry Mitchell risalì velocemente sulla sua carrozza.
Ma vederlo zoppicare riuscì a far ridere William e Silente, che gli richiuse con gioia lo sportello sul naso.
- Complimenti Degona.- sospirò Jeager - Sei stata tu?-
- Si, non lo sopporto quello. Avrei dovuto rompergli la gamba però!-
- Lasciate perdere.- disse Crenshaw - Comincia a far freddo, forza. Tornate dentro.-
- Io vado avanti.- sorrise la Grifondoro - Ci vediamo a cena William! Ciao!-
Rimasto da solo col padre, il Serpeverde sembrava contrito.
- Non dovevi litigare con Henry. Tanto lo sai com'è.-
- Non per questo può sparare tutte le cretinate che vuole.- rispose Jeager, incurante della faccenda.
- Mi avevi detto che non venivi.-
- Ho finito la mia ricerca prima del previsto.-
William lo scrutò appena, pensoso.
- Davvero vuoi firmare quelle carte?-
- Tua madre l'avrebbe voluto.-
- Solo per questo?-
Jeager perse la pazienza - Preferisci essere figlio suo?-
- No.- sbottò William - Certo che no!-
- E allora zitto e fila dentro.- disse Crenshaw fra i denti - E che questa cosa rimanga fra noi.-
- Hn. Certo che sei strano.-
- Non rompere, palla al piede.- borbottò il mezzo demone - Ci vediamo a cena.-
- Ma dove vai ancora?- gli chiese William, vedendolo imboccare il viottolo che portava ai cancelli.
- Ho una cosa da controllare.-
- Non è che vai ad ammazzare Henry, vero?- gli chiese, un pelino preoccupato.
Jeager allora si volse, un sogghigno sulle labbra.
- Ti piacerebbe?-
- Assolutamente no.- rise allora il Serpeverde.
- Ci avrei giurato. A più tardi.- e sparì, prima di dare il tempo a William di aggiungere altro.
Ma in fondo, l'importante era già stato detto.
Il giovane mago si sedette su una panchina, liberandola dalla neve.
Avvolgendosi nel mantello, non poté che ricordare quella notte di tanti mesi prima.
Lara, sua madre, era morta da appena tre giorni.
E lui aveva perso ogni cosa.
Sua madre era sempre stata il suo fulcro, il suo pilastro.
Lei a difenderlo dalle malignità. Lei a spiegargli quanto fosse speciale, quanto i suoi poteri fossero maggiori di quelli di un mago normale.
Speciale.
Anche Degona aveva usato quella parola, rivolta a lui.
Ma era davvero speciale?
Essere metà e metà poteva voler dire quello?
Henry Mitchell aveva sposato sua madre quando lui aveva cinque anni e da loro aveva subito capito che tipo fosse.
Affettuoso di fronte a sua madre, freddo e distaccato in privato.
Poi la malattia e Lara Mitchell era morta di polmonite fulminante nel giro di una settimana.
Così. In sette giorni tutto era svanito per lui.
Dolcezza, tenerezza, affetto.
Via.
Poi la decisione del suo patrigno.
Se ne sarebbe dovuto andare da quella casa, appartenuta alla famiglia di sua madre.
Perché non era normale e lui non voleva accollarsi "l'onta" della sua esistenza.
Ricordava solo la notte in cui era stato condotto a Crenshaw Hill.
Sapeva di non essere normale e il pensiero di conoscere il suo vero padre, che Henry definiva con disprezzo, un demone, aveva dato una nuova scossa al suo già precario equilibrio.
Solo e abbandonato, non era riuscito neanche a protestare.
Mitchell aveva fatto mettere dagli elfi quattro cose nel suo baule e neanche una foto di sua madre.
L'unica che aveva nascosto nei jeans era tanto piccola e logora da risultare inguardabile.
E poi l'aveva visto, quel castello nel Devon.
Un palazzo con tante luci, di pietra dorata.
Ma lui non ci aveva fatto molto caso.
Aveva pensato unicamente a suo padre. Dai discorsi di Henry aveva pensato a un mostro orribile e il pensiero di andare a vivere con un mostro gli aveva fatto amaramente rimpiangere di essere nato.
Quando erano entrati, il suo patrigno e il suo avvocato si erano diretti a passo svelto in una sala.
Lui invece si ricordava di essere rimasto sulla soglia.
Il baule in una mano, l'altra lungo il fianco. E gli occhi lucidi di lacrime.
A malapena aveva visto i tappeti, i quadri, le statue che si giravano a osservarlo.
E il calore del caminetto, stranamente proprio lì nell'anticamera rotonda.
Sullo scalone aveva visto il maggiordomo, Harold, che poi a parte l'apparenza perfettamente inglese si era dimostrato avere una coda forcuta che pendeva da sotto il frac.
Senza neanche accorgersene si era ritrovato circondato da fantasmi, tutti intenti a cinguettare su quanto assomigliasse al padrone, su quanto fosse carino e le solite storie da fantasmi fumosi, che lui non aveva neanche ascoltato.
Dopo Harold, così pieno di contegno e sarcasmo britannico appena accennato, aveva conosciuto Selma.
Una signora tracagnotta con grembiule, un'aureola di capelli bianchi e lingua saettante da anfibio, che gioendo come non mai, l'aveva abbracciato fino a mozzargli il respiro che non aveva, ma rischiando comunque di rompergli qualche costola.
Ricordava ancora poche parole della cara Selma, a cui ora ripensava col dolcezza.
Era stata buona e materna con lui.
Fin dal momento in cui aveva sentito Henry sbraitare come un ossesso, dalla stanza accanto.
Quando era tornato, l'aveva afferrato con forza per un braccio e borbottando imprecazioni l'aveva spinto indietro, mandandolo a sbattere contro qualcuno.
Quando aveva sollevato il viso...allora aveva visto per la prima volta sua padre.
E di certo Jeager non era un demone con corna e coda.
L'espressione indifferente di Jeager la ricordava ora col sorriso.
L'aveva scrutato come si fissa con disincanto un pulcino tutto spennacchiato.
Però si assomigliavano tanto.
William se ne accorgeva ogni giorno di più.
Istintivamente, finendogli addosso quella prima volta, aveva provato qualcosa.
Forse aveva scoperto quell'altra metà del suo sangue.
Un sangue che ora, anche lui, appariva speciale.
Forse la sua mamma e Degona avevano avuto ragione fin dal principio.
Speciale.
Forse lo era davvero.

 

 

 

 

 

Avviso: mie care fanciulle, dopo la lettura di quest'ultima parte del capitolo, io avrò già messo in rete per voi una breve one-shot intitolata "Cuore di Demone" che racconta del primo incontro avvenuto fra William e Jeager. E' tutta al sentimentale, spero che vi piaccia! Fatemi sapere, mi raccomando! Kysa

 

 

 

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Capitolo 41
*** Capitolo 41° ***


figli41

 

 

Degona camminava sulla scala a chiocciola della Torre Oscura.
Era martedì mattina e il sole era appena sorto.
Camminava lenta, passo dopo passo, le gonna a pieghe dell'uniforme le drappeggiava le gambe da gazzella.
E i pensieri vorticavano.
Tanti pensieri.
Quando aprì la porta trovò immediatamente chi cercava.
Seduta sulla mensola della finestra, rannicchiata, avvolta in un abito violaceo, quasi nero.
Si, assomigliava a sua madre più di qualunque immagine lei avesse mai potuto creare nella sua mente.
Ma era come sua madre?
No.
Lumia dei Lancaster si girò.
I suoi occhi blu incontrarono quelli della nipote.
Il suo perenne ghigno le segnò le labbra, quando fino a pochi istanti prima il suo sguardo si era perso nel vuoto, nel vuoto di un mondo in cui lei non aveva più potuto vivere.
Rimorso?
Era rimorso quello che le aveva visto in viso?
- Buongiorno passerotto.- soffiò sarcastica - Sei mattiniera.-
Degona chiuse la porta alle sue spalle, inspirando forte.
Si sentiva così piccola, nonostante ora sua zia non avesse poteri.
Ma i suoi pensieri...oh, quanto erano intensi e forti. E vividi.
- Sapevo che saresti venuta passerotto.- sogghignò Lumia - Hai delle domande per me, vero?-
- Perché?- le chiese.
- Perché?- replicò Lumia - Tuo zio mi ha detto che sei un'empatica. Non ti basta leggermi?-
- E tu non puoi dirmelo a parole?- replicò Dena aggressiva - Perché vuoi far del male alla mamma? Perché vuoi farle ancora del male? Hai ucciso i nonni, hai fatto del male al papà e allo zio. Perché la odi?-
Lumia rise, abbassando il capo e poggiando il mento sulle ginocchia.
- Perché siamo gemelle.-
- E cosa significa? Dovresti volerle bene.-
- Già, dovrei. Ma dove sta scritto? Nella morale?- la sfidò, per poi abbassare i toni - Sei troppo piccola passerotto.-
- Si ma voglio capire! Cosa credevi di ottenere facendoti odiare dalla mamma? Lei ci ha sofferto ma a te non importa vero? Tu sei contenta quando lei sta male!-
- Lei mi ha ucciso passerotto.-
- Mi chiamo Degona, non passerotto!- strepitò allora la streghetta - Possibile che sei così cattiva?! La mamma ti voleva bene! Lo zio Jess...- e si morse il labbro -...lui te ne vuole ancora! Ma per te non è importa! Per te ferire le persone non è niente, vero? Tanto valeva che fossi rimasta all'inferno insieme a tutti i tuoi maledetti specchi!-
- Oh.- Lumia levò gli occhi lucenti - Allora conosci la mia punizione.-
- So...che sei incatenata in una stanza.- mormorò Degona - In una stanza piena di specchi. Ma che non riflettono te. Riflettono la mamma.-
- Già, Lucilla.- sua zia si girò verso di lei, inclinando il capo - Pensi che tua madre sia tanto migliore di me? Sai che mi ha ucciso? Che mi ha strappato il cuore quando aveva sedici anni?- e anche se la piccola tremava, Lumia continuò - Sai che ha calpestato un sacco di vite per ottenere la sua vendetta? Lei non è migliore di me, ricordalo sempre. Come non era una santa neanche Degona, nostra madre. Il problema è che tu hai il cuore e l'animo di un essere umano. Tu non puoi capire passerotto. Non capirai mai. Ma sei vuoi sapere la verità...ho odiato mia sorella perché lei è riuscita a uccidermi, quando io invece non ce l'avrei fatta, allora. Lei ha saputo vivere senza di me. Io invece no.-
- Cosa stai dicendo? Volevi ucciderla.-
- Fra volerlo e...farlo...c'è differenza.-
Degona spalancò gli occhi.
- L'hai costretta a farlo. Hai costretto anche lo zio Jess.-
- E come vedi, nessuno dei due mi ha dimenticata.- Lumia torse appena il busto, girandosi a guardare di nuovo dalla finestra - Io ho le mie colpe, ma non m'interessa. Desideravo qualcosa che non sono riuscita ad ottenere. Non m'importa se sono morta. In questo mondo non c'è spazio per quelli come me.-
- Quelli come te?- sussurrò la streghetta - Che vuoi dire?-
- Quelli che amano e odiano con la stessa intensità.-
Degona scosse il capo. Non capiva, non capiva.
- Te l'ho detto. Sei una bambina, sei troppo piccola.- soffiò Lumia, pacatamente - Io e tua madre sappiamo la verità, tanto basta. Purtroppo non siamo nate per vivere insieme. Se mi vuole ancora bene...io non posso farci nulla.-
- Tu...tu...-
- Io cosa?-
- Tu...le volevi bene?-
Lumia ghignò, voltandosi appena sopra la spalla - E' fondamentale?-
- Dimmelo!-
- No.- disse Lumia con uno sguardo strano - No, non gliene ho mai voluto.-
Degona tacque.
Ciò che sentiva era nettamente diverso.
- Bugie.-
- Può anche darsi.- replicò suo zia - Mettiti l'animo in pace, passerotto. Tanto sono morta, non starò qua a lungo. Devo solo aiutare Jess a capire cosa vuole dalla sua vita e poi me ne andrò, come se non mi avessi mai conosciuta.- si alzò finalmente, raggiungendo il tavolo dove Degona era ferma.
S'inginocchiò, la scrutò e ne studiò il viso.
Quando sollevò la mano, toccandole i capelli, la piccola non si mosse.
Il suo tocco era impregnato di malvagità ma su Lumia non aveva effetto.
- Sii buona con tua madre.- le sussurrò con voce appena percettibile.
- Forse avresti dovuto esserlo anche tu.-
- Il mio dono per lei è la mia morte.-
- Lei avrebbe voluto che restassi al suo fianco.-
- Certe cose non sono possibili. Imparalo prima che puoi, Degona.- e si rialzò, giusto in tempo perché la sala riunioni cominciasse ad animarsi.
Arrivarono gli Auror, fra cui Milo e Clay che non furono particolarmente contenti di vedere Lumia, poi anche Tristan e Jess e da lì iniziò l'interrogatorio alla Lancaster.
Com'era possibile che avesse un corpo, che la sfiga vedesse tanto bene dove colpire, se aveva ancora qualche potere e via dicendo. Tutte domande a cui lei non diede una risposta.
Specialmente quando le tate passarono coi bambini, Alexander compreso che guardò Lumia con gli occhioni sgranati.
Lei ricambiò uno sguardo indifferente, in cui Degona colse qualcos'altro.
Altro rimpianto.
Chissà...se fosse stata una persona diversa...forse ora sarebbe stata lei la moglie di Jess. E la madre di Alex.
- Dena fai colazione con noi?- le chiese Elettra, appena scesa con Hermione.
- Eh?...Ah, si.- annuì la bambina.
- Lumia?- si sforzò Tristan - Mangi? Che volete tutte e due?-
- Fragole.-
Degona l'aveva detto soprappensiero, ma quella parola detta in sincrono la fece allibire.
Fragole.
Lumia sogghignò ancora, divertita.
- Abbiamo in comune più di quanto pensi, passerotto.-
- Se lo dici tu.- frecciò la streghetta - Papà...Harry e gli altri dove sono?-
- Di ronda da ieri sera. Altri Dissennatori.- sbuffò Tristan, sistemando la tavola con Elettra - Ne siamo circondati come al solito. Ne uccidi uno e ne arrivano altri trenta, cazzo. Oh, ciao Sarah. Caffè?-
Jess avvertì un brivido, vedendo sua moglie sulla porta.
Era bella con quell'abito dorato.
Ma lei fissava solo Lumia. E Lumia non era tipo da abbassare lo sguardo, anzi. Ostentò la sua superiorità degnandola appena di un'occhiata gelida.
Sarah, lentamente, andò a sedersi con loro sistemandosi accanto a Jess. Senza neanche accorgersene, cercò la mano di Mckay sotto al tavolo e gliela strinse. E lui subito pensò che Lumia non avrebbe mai fatto una cosa simile.
Sarah invece si sentiva in soggezione. Indifesa di fronte al suo passato.
Le strinse debolmente le dita, continuando a sorseggiare il suo caffè.
- Zia Sarah...- attaccò Degona - Liz mi ha scritto l'altro giorno. Sta già organizzando il pranzo di Pasqua. Vorrebbe che le mandassi la tua lista d'invitati.-
- Si, certo.- annuì la bionda, fissando il thè nella sua tazza - Tristan tu vuoi invitare qualcuno in particolare?-
- Per carità, meno gente possibile. Ecco le fragole.- sbuffò, piazzandole una ciotola di ceramica bianca davanti a zia e nipote - Attente a non farvele andare per traverso.-
- Tranquillo, ho chi mi farebbe la respirazione artificiale.- ironizzò Lumia, perfida.
Sarah sentì un fremito in Jess, che le spezzò il cuore.
Subito si mise a leggere la Gazzetta, un modo qualunque per non stare a osservare quella penosa situazione.
- Dov'è mia sorella?- chiese Lumia, mangiucchiando un fragola con gusto inaspettato.
- Che vuoi fare? Piantarle un coltello in mezzo alle scapole?- ironizzò Milo freddamente.
- Non servirebbe Morrigan, lo sai bene.- rispose l'altra quietamente - Ma dovrebbe portarmi in un posto.-
- Vuoi anche farti scarrozzare, complimenti.- le disse Tristan - Niente altro?-
- Oh, c'è molto altro Mc ma non sei la persona adatta a cui chiedere.-
- La finiamo con questi doppisensi?- sindacò l'Auror - Lumia mi spieghi cosa vuoi?-
- Vedere Lucilla. Il resto spetta a tuo fratello.-
- Risolverò la situazione il prima possibile.- disse allora Jess, con uno sforzo - Dammi qualche giorno Tristan.-
- Qualche giorno.- gli rinfacciò Milo - Hai una bella faccia tosta, predichi tanto fratello ma razzoli male.-
- Non hai qualche collo da mordere, vampiro?- gli chiese Lumia sarcastica.
- Se non temessi di farmi venire l'acidità di stomaco dissanguerei te, non temere.- poi il Diurno cambiò discorso, cercando di non strozzare quell'essere perfido - Ehi Tristan, oggi c'è un altro duello del torneo interno, vero?-
- Si, dalle tre alle sei...- ma non poté continuare a raccontare del casino che stava per accadere quel pomeriggio che accadde qualcosa di ancora più...come dire, colorito.
La porta dell'ingresso sbatté e Edward Dalton passò in mezzo alla sala.
In boxer.
Stivali al ginocchio, spada alla cinta, bacchetta in mano. E niente altro.
In boxer.
Lumia, Sarah, Degona, Hermione ed Elettra sbatterono le palpebre in sincrono quando Dalton andò a versarsi due dita di scotch, senza fare una piega. Dopo aver mandato giù il liquore si accese una sigaretta, dette un tiro, salutò tutto col buongiorno e poi filò in camera sua. Senza una parola.
Lumia tornò presto a mangiarsi le fragole, incurante della faccenda. Gli altri però erano un pelino preoccupati.
- Perché era in mutande?- bofonchiò Dena.
- Bhò.- sospirò Elettra - Mamma mia, che avrà fatto stanotte?-
- Meno male che non s'è giocato le mutande.- sindacò Jess - Io vado. Ho da fare. Lumia vieni.-
- Sto mangiando.-
- Mangerai per strada, non ti strozzerai con i semi. In piedi.-
- Che modi.- si lagnò capricciosamente la Lancaster - Ciao passerotto.-
- Ciao.- ringhiò Degona fra i denti - Buona giornata ZIA.-
- Che orrore.- sibilò Lumia, sparendo dietro alla porta insieme a Jess.
- Vado anche io.- disse Hermione, infilandosi un giacchino di velluto nero e i guanti di pelle - Ho appuntamento con Jeager in giardino. Ha detto di aver capito come ha fatto Lumia ad entrare nella dimensione corporea. Ci vediamo a pranzo. Salutatemi i ragazzi quando tornano dal giro in giostra.-
- Tranquilla, ci penso io.- le disse Sarah con un mezzo sorriso.
Una volta in giardino, la Grifoncina trovò quel demente di Crenshaw inginocchiato in mezzo all'erba e alla neve.
Che cacchio faceva?
- Hai perso qualcosa?- l'apostrofò serafica.
Lui le scoccò un'occhiataccia.
- Vi sto salvando la vita Hargrave, occhio.-
- Non tirartela, dimmi cos'hai scoperto.-
Il mezzodemone si alzò in piedi. Si guardò attorno, ma c'erano troppi studenti così la tirò sotto le arcate.
Lì, usò il tono più basso che poteva trovare.
- Hai presente quei rombi?-
- Quelli che danno vita ai fantocci di Grimaldentis? E allora?-
- E allora la sorella di Lady Lancaster è finita contro qualcosa in giardino, ha detto, giusto? Conosci qualcosa che possa dare un corpo e la capacità di movimento meglio di uno di quei cosi?-
Hermione allargò gli occhi dorati.
- E' impossibile.- alitò - Non può aver trovato uno di quei rombi in giardino.-
- E allora come ha fatto? Pensaci. Può essere solo quello.-
- Ma...se era lì...avrebbe dovuto esserci anche un fantoccio!-
- E se i fantocci si creassero in un momento preciso?-
- Vuoi dire che...i rombi si attivano al momento opportuno?-
- Esatto.- annuì Jeager - Quindi...pensaci bene. Questi rombi si aprono e creano un fantoccio solo quando Tom è in giro, da solo. E se sono qui in giardino...ce ne saranno anche sparsi altrove, nella scuola.-
- Ma come...- la Granger strinse le mani, scioccata - Vuol dire che qualcuno li ha portati dentro a Hogwarts? C'è un infiltrato di Grimaldentis?-
- Può darsi.- rispose il mezzodemone - Bisogna battere a tappeto tutta la scuola.-
- Ma i Sensimaghi non li sentono!-
- Allora bisognerà cercarli col metodo tradizionale. Naso a terra.-
- Dio.- Hermione si mise le mani fra i capelli - E adesso si che siamo nei casini!-
- Prima troviamone un po'. Dopo di che bisognerà capire chi li porta nella scuola. Il mannaro è pulito? Siete sicuri?-
- Si, Asher ormai è uno di noi.-
- Allora bisognerà controllare i professori e gli studenti. E anche la posta.-
Eh si.
Stavolta erano proprio nei guai.

Il Calice di Fuoco scintillava luci dorate e rossastre.
Sputò la prima serie di nomi, mentre Tom se ne stava appoggiato alla parete, braccia incrociate.
La testa da tutt'altra parte.
Toccava a lui quel giorno. E a Cloe.
Gliel'aveva detto Damon.
- Tom Riddle.- chiamò Tristan in quel momento, scartando il biglietto col suo nome. Seguì quello di Prentice.
Oddio. Che goduria.
Per poco non si strofinò le mani.
Non sapeva da quando gli fosse venuta quella perversa voglia di prenderlo a calci ma di certo un duello con la magia sarebbe stato più interessante.
Claire prima di venire chiamata gli scoccò uno sguardo eloquente, della serie "non fare il fidanzato geloso!" ma a lui l'idea di prendere Prentice per il collo piaceva troppo. Batterlo con la magia poi sarebbe stato un vero orgasmo.
La King invece uscì in coppia con Fern Gordon.
Un suicidio.
Comunque furono duelli parecchio succosi.
Beatrix e Damon erano seduti in poltrona, a studiare i combattimenti con occhio clinico.
Divertiti, videro il Grifondoro battere Prentice nel giro di mezz'oretta, senza dissanguarsi, ma ancora più divertente fu vedere la Sensistrega battere l'astiosa Serpeverde, scatenando l'ira di tutte le serpi, specialmente quelle di Asteria McAdams che a un mese dalla scadenza della scommessa stava ormai pensando che avrebbe fatto una figuraccia davanti a tutti.
- Come va?-
Beatrix si volse appena verso il Legimors.
- Che intendi?- chiese, mentre Cloe spediva la Gordon a terra con un Impedimenta.
- In generale. È da un pezzo che non parliamo, con gli impegni reciproci che ci rompono no?-
- Hai visto qualcosa?-
- No. Semplice curiosità. Non posso più fare domande?-
Lei rise, poggiandosi su un gomito.
- Va abbastanza bene. Non sono felicissima ma non mi lamento. A differenza di un mese fa, non sto cadendo in depressione.-
- Come va col lupacchiotto? Ci date dentro?-
- Diciamo che ho scoperto le gioie del sesso libero.-
- E Morrigan? L'hai chiuso nel cassetto?-
- Ho messo il pilota automatico.- ammise, assumendo un'aria malinconica - Non posso certo obbligare qualcuno ad amarmi come lo amo io, non credi?-
- Perciò ti accontenti.-
- Non è così. Asher mi piace molto.- e sorrise con dolcezza - Non lo amo ma mi fa stare bene. Mi accetta per come sono, sa cos'ho fatto e non mi giudica.-
- Non è che ti giudichi da sola troppo duramente?- le chiese, a bassa voce.
Trix assottigliò l'espressione.
- Hai visto?-
- Che stavi per uccidere Milo? Si.-
Si sentì gelare, venire meno.
- Perché non me l'hai detto?-
- Non ne avevi bisogno. Anche se molte cose, di ciò che ho visto e sentito...- Damon la guardò intensamente -...non le ho capite. Parlavi di suo zio e di come Milo se n'è fregato di te.-
Lei tacque, tormentandosi una ciocca di capelli.
- Mi dispiace.- Howthorne batté le mani, quando Cloe scese dal palco vittoriosa - Non volevo mentirti ma mi sono ripromesso di non mettere mai i bastoni fra le vostre ruote. Un conto sono gli altri. Un conto siete voi.-
- Stavo male.- sibilò, con le lacrime a pungerle le ciglia - Magari avrei potuto parlartene!-
- Non credo. Non volevi parlarne.-
- Però...avevo bisogno di qualcuno.-
- Allora potevi dirmelo.- le sorrise, carezzandole la mano - Mi dispiace. Davvero. Dovremmo solo imparare ad essere più sinceri.-
- Stavo per ammazzarlo, Damon.-
- Perché lo ami troppo.- le disse, fissando dritto davanti a sé - Lo ami così tanto che per il dolore saresti stata capace di ucciderlo. Ma ti sei fermata quella notte.-
- Già. E adesso devo convivere col mio senso di colpa. Credevo che mi sarei sentita meglio, una volta che mi fossi vendicata. Dio, che ingenua. Lo amo più di prima. Tutta colpa di quel dannato vincolo.-
- Ti ha morsa?-
- No. Io ho morso lui...sei anni fa. Ma non sapevo cosa stavo facendo. Lui si.-
- E nonostante tutto, te l'ha permesso. Questo vuol dire una sola cosa.-
- Che mi ama. Me l'ha detto. L'ho costretto io.-
- Lo sa di te e Asher?-
- No.- scosse il capo - E non saprei come dirglielo. Capirebbe che è solo una ripicca. Ha ragione Milo, sono una bambina.-
Damon chinò la testa, ridendo lievemente.
Si, in fondo tutti loro erano dei bambini.
Lui, Cloe...Tom.
Tornò a prestare attenzione al nuovo duello.
Il suo migliore amico era appena salito sul palco, a destra. Prentice a sinistra.
Lui sapeva già chi avrebbe vinto ma non per questo perse il gusto, osservando Riddle combattere.
Era bravo. Si, e un giorno sarebbe stato un mago eccellente, completo.
Aveva grazia, stile. Scioltezza e intuito.
Ogni cosa servisse per battere un avversario.
Quando vinse, tutta Grifondoro esultò ma Tom non sembrava soddisfatto.
Si fece annodare al polso il nastro di seta simbolo della sua ennesima vittoria, poi tornò a sedersi dal suo gruppo per l'ultimo duello. Due Tassorosso, Flanagan e Bart Owin, il vicedirettore della Gazzetta di Hogwarts.
Mentre là sopra quei due deficienti, che erano pure due gran compagnoni, se le cantavano, dalla sua poltrona Tom vagava col pensiero verso Harry.
Chissà come gli era andata la ronda.
Da qualche giorno lui e Draco si erano fatti parecchio strani.
Specialmente sentirli parlare erano strano.
A volte uno iniziava una frase, senza finirla e l'altro rispondeva qualcosa che in apparenza non centrava nulla.
Oppure senza neanche parlare si dirigevano entrambi nello stesso posto, si passavano oggetti senza chiedere, s'imprecavano dietro di botto, senza la minima avvisaglia.
Che nascondessero qualcosa? Che suo padre ne avesse combinata un'altra delle sue?
Voldemort.
Chissà cosa stava facendo.
A quel pensiero si dette dell'idiota. Che gliene fregava di suo padre, dannazione!
Il problema vero era Grimaldentis! Voldemort gli aveva bruciato la faccia, grazie tante, e quel maniaco ora voleva di nuovo colpire lui. E se...invece di ucciderlo, l'avesse riportato in Italia?
Il solo pensiero gli fece salire alla bocca dello stomaco un conato di vomito.
No. Meglio la morte.
Meglio morire cento volte, piuttosto che venire rinchiuso di nuovo.
A sentire...quella ninna nanna.
- Tom sei stato grande.- gli disse Martin, risvegliandolo dai suoi pensieri - Prentice ha ancora una faccia atroce! Mi sa che questa gli brucerà a vita! Guarda...Matt lo sta anche tormentando!-
- Rogers mi fa sempre morire.- cinguettò Mary J. Lewis - Ma cos'hai Tom? Non sei contento? Hai vinto!-
- Si, si.- si sforzò - Sono solo preoccupato per i compiti di pozioni.-
- Storie.- disse Sedwigh dietro di lui, sfogliando il libro di Difesa - Starai pensando sconcezze.-
- Ma perché non taci?- berciò Tom arrossendo - Non sono un maniaco come te!-
- Povera Cloe.- tubò Bruce - Tesoro t'è andata male!-
La King rise per tutta risposta - Pensate ai fatti vostri, porci.-
- Sul serio, come ve la cavate in privato?- interloquì Maggie Clark, emozionata.
- Compratevi un porno.- sibilò Tom seccato.
- Oh dai! In fondo state insieme da otto giorni!-
- Da quando siete diventati così impiccioni eh?- replicò la biondina - Fatevi i fattacci vostri, ve l'ho detto.-
- Cattivi.- mugugnò Mary - E io che ci speravo tanto.-
- Occupatevi della vostra di vita sessuale.- disse anche Tom, affondando nel velluto - Thò...ha vinto Owin. Da non credersi. Che ha fatto Flanagan? È ancora sotto i postumi del veglione?-
- Ma che ne so.- sbuffò Sedwigh - Tra una settima giochiamo anche contro di loro. Se imbroglia di nuovo è la volta buona che le prende negli spogliatoi.-
- Ne ho le palle piene di coprire le vostre cazzate, lo sapete?- gli fece notare Riddle - La Mcgranitt non è una cretina, prima o poi se ne accorgerà di tutti i casini che fate. A partire dal macello negli spogliatoi a finire con le tue scommesse.- aggiunse, verso Cloe - Ce la prenderemo tutti in un posto preciso.-
- Ecco, quella cosa ancora non l'ho provata!- ridacchiò Martin, facendo scoppiare anche tutti gli altri.
C'era niente da fare.
Erano proprio dei deficienti.
Una volta finita la pacchia in sala duelli, quelli del settimo si riversarono nel corridoio.
Erano le cinque ormai e cominciava già a farsi buio.
- Avete sentito?- disse Maddy nel gruppo dei rosso oro - A quanto pare il Comitato vuole fare una festa per S. Valentino.-
- Che palla.- uscì a Tom, senza neanche rendersene conto. E poi fu tardi.
Tutte le ragazze lo fissavano omicide, mentre Cloe faticava a non ridere apertamente.
In fondo per Tom S. Valentino era sempre stato solo il compleanno di Degona. E poi lui non era una persona particolarmente romantica. Era sempre dolce e attento, ma non un tipo da candele e rose rosse.
- Che si fa fino a cena?- chiese la biondina, quando il quartetto si fu riunito - Andiamo a rompere a Harry e gli altri?-
- Io devo finire Divinazione.- si schifò Howthorne - Ho una cazzo di ricerca lunga un rotolo intero.-
- Vengo io là sopra.- le disse la Vaughn - Devo prendermi la cena per i prossimi giorni. E tu Tom?-
- Io filo un attimo in Guferia.- disse Riddle soprappensiero - Mi deve arrivare un pacco da Caesar. Ci vediamo su allora, ok? Se trovo Dena e William ve li mando.-
- Ok, a dopo.- e si separarono tutti, anche se Damon ricevette una bella sorpresa.
Non si era ancora incamminato verso Serpeverde che venne incantato dalla bella Corvonero che gli si buttò fra le braccia.
Quasi fece le fusa, al bacio che Neely gli depositò sul collo.
- Un duello spassoso.- sussurrò la bionda, cingendogli dolcemente la nuca - Ma ti vedo sulle nuvole.-
- Qualche cosa in sospeso con Beatrix.- le disse, sfregando la guancia contro la sua - Hai da fare adesso?-
- Dobbiamo finire Divinazione.- gli ricordò.
- Chissene frega.- si lagnò capriccioso - Ne ho fin sopra i capelli di queste grane.-
- Che ha Beatrix?- Neely si staccò appena, scrutandolo comprensiva - Ha dei problemi di dieta?-
Damon corrucciò la fronte.
- Eh?-
La Montgomery sorrise in maniera strana.
- E' così pallida di recente. Beve abbastanza?-
- Si...non credo si stia disidratando.- bofonchiò confuso - La trovi magra?-
Lei allora ridacchiò, scuotendo il capo.
- Va bene. Diciamocela tutta. So cos'è.-
Mancò poco che Howthorne svenisse. Cazzo.
- Come l'hai scoperto?- sussurrò, sgranando gli occhi chiari.
- S'è ustionata con l'acqua santa a Pozioni, a novembre. Ricordi?-
- Perché non hai mai detto niente in questi mesi?-
Lei alzò le spalle - Non lo so. Mi sembrava di essere impicciona.-
No, era incredibile quella. Fantastica, geniale, mitica, dolce e bellissima.
- Che ne dici di saltare Divinazione domani?- le propose, ritrovando la calma.
- Direi che è una buona idea.- annuì la Corvonero e si alzò sulle punte, per baciarlo finalmente.

Tom intanto dopo aver lasciato gli altri a Grifondoro era riuscito a sgattaiolare fuori dal castello, attraversando il giardino e passando le arcate con un vorticoso pensiero che sembrava non volergli dare pace.
Aveva come la sensazione che presto sarebbe accaduto qualcosa di grave.
Ma erano solo impressioni e uno come lui non badava molto a certe cose, specialmente se non supportate dalle visioni realistiche di Damon.
Fermo all'esterno delle mura primarie del giardino, Tom si guardò attorno.
La neve si era cementata, formando una massa compatta e proprio in quel momento il Platano Picchiatore se la stava scuotendo via, indirizzando grossi blocchi di neve dura addosso agli studenti più vicini che bazzicavano per perdere tempo prima di rientrare a scuola.
Guardò l'ora. Le sei. Doveva muoversi.
Orloff aveva promesso di dargli notizie settimanalmente, riguardo all'andamento della sua pena discussa col Wizengamot, ma per tutte le vacanze non s'era fatto sentire e temeva che Lucilla ci avesse messo lo zampino.
Se non altro però non ne aveva ancora fatto parola con Draco ed Harry, dandogli così modo di prepararsi.
Ma in fondo temeva che non sarebbe stato mai pronto a fare quella notizia.
Poteva essere considerata una decisione normale per il futuro di un adolescente se...non fosse stata per la vita.
Arrivato alla Guferia, notò depresso il ghiaccio accumulato sui gradini.
Dovette arrampicarsi aggrappandosi alla ringhiera di pietra, fredda e viscida anch'essa ma chissà grazie a quale santo riuscì a non cadere, quando di fronte alla porta aperta dovette fermarsi.
Oltre al frullare di ali dei gufi e ai loro versi ridondanti, sentì una voce spaventata.
La conosceva bene quella voce.
- ...perché vuoi farlo? Dammi retta ti prego, sei ancora in tempo!-
Era Olivia Andrews.
Tom si schiacciò alla parete, restando immerso nel buio con l'impressione che per una volta origliare non sarebbe stato solo sintomo di scortesia. Imprecò per non avere dietro il mantello dell'Invisibilità e cercò di capire con chi parlasse.
- Ti prego, ascoltami!- supplicò ancora la sua compagna scozzese di Grifondoro - Così potremmo mettere nei guai un sacco di persone! Non puoi fidarti davvero di lui! Che ne sai che in questo modo Harry Potter non morirà?-
Ci fu un piccolo tafferuglio e un grosso allocco sbatté le ali, infastidito.
La Andrews era caduta per terra, ma si rialzò disperata.
Le vide le lacrime agli occhi.
- Non puoi fidarti di lui!-
- Si che posso! E ora ti conviene tacere o giuro che ti uccido!-
Tom serrò la mascella.
Quella voce. Ci avrebbe scommesso.
Asteria McAdams.
E così stava combinando qualcosa in cui centrava Harry.
- Io non voglio assolutamente che il bambino sopravvissuto ci resti secco per colpa di quel bastardo!- esplose la Serpeverde, smontando l'idea di Riddle - Ho deciso di aiutarlo quando tutti i nostri compagni sono tutti morti ed è ciò che farò! Non mettermi i bastoni fra le ruote!-
- Si ma quell'uomo non sai se è amico di Harry Potter! Come fai a credere a ciò che ti ha detto?-
- Sei unitile Olivia, lo sei sempre stata. Non sopporto i codardi, vattene!- le ringhiò Asteria, spingendola di nuovo contro il muro - Sono intenzionata a mettere fine una volta per tutte a questa guerra, per tutti i nostri compagni che sono morti! Se tu vuoi stare lì a piagnucolare fai pure! Io ne ho basta! A Harry Potter non accadrà nulla, fidati! In fondo è impossibile che possa farsi battere da un diciassettenne no? Dovremo solo aspettare ancora qualche mese. Poi verrà il loro turno, sono sicura che rimarranno loro due! E Harry Potter vincerà finalmente.-
- Ma così...morirà sempre qualcuno...-
- Non me ne importa niente di quello stupido! È solo un verme!-
- Come fai a parlare così? Non puoi far uccidere a Harry Potter qualcuno solo perché quando quell'uomo ti ha salvata ti ha chiesto di aiutarlo! Che ne sai che ti sta dicendo la verità? Ti sta usando!-
- No, non è vero! Lui mi ha salvata dalle macerie, dai Mangiamorte che volevano uccidermi!-
Salvata dalle macerie? Intendeva Wizloon?
Ma a Wizloon non erano stati i Mangiamorte, ma gli Illuminati.
Con chi diavolo aveva parlato Asteria?
Possibile che...avesse incontrato...Grimaldentis?
Tom imprecò mentalmente. Dannazione, se era vero Harry era nei guai fino al collo.
Se quella scozzese aveva incontrato Grimaldentis e lui la stava usando allora lei inconsapevolmente fino a quel momento aveva giocato contro Harry e gli Auror.
L'unica cosa che non capiva il fatto che "sarebbero rimasti in due" e di aspettare "qualche mese".
Quelle frasi per lui non avevano senso.
- Asteria, ti prego...ripensaci!-
- Ti ho detto di no!- urlò la Serpeverde, sovrastando la voce piagnucolante della Andrews - Basta, vattene! Ti odio, lo capisci? Tu te ne stai tranquilla e beata quando tutti i nostri compagni sono morti per colpa dei Mangiamorte! Lui invece vuole aiutarmi, vuole ucciderli tutti per noi, per vendicarci!-
Si, ora lo sapeva.
Era Grimaldentis.
Quel bastardo aveva mandato una talpa e di sicuro poi se ne sarebbe sbarazzato.
Dannazione, Asteria non lo sapeva ma stava correndo un pericolo enorme.
Capendo che stava per uscire tornò in fondo alla scala e si nascose sul retro della costruzione. Quando le vide andare via, tornò a salire quei gradini omicidi e infine si guardò attorno, cupo e pensoso.
La McAdams stava giocando col fuoco.
E avrebbe finito per bruciarsi.
Guardò il suo allocco nero e l'uccello lo ricambiò con un'occhiataccia torva, per poi ignorarlo del tutto.
Ma che diavolo stava succedendo?
Stava ritornando a scuola quando si sentì chiamare col solito nomignolo deficiente.
- Ehi mostriciattolo! Fa buio, che cacchio ci fai fuori?-
Erano Harry, Ron e Draco.
Nascose in fretta la lettera dal Ministero, stampandosi un sorriso in faccia.
- Ciao ragazzi. Eravate di ronda?-
- No, siamo stati a caccia di Dissennatori e poi a Londra.- gli spiegò il rossino - Duncan ci ha chiamati a far rapporto.-
- Novità?- gli chiese Harry, imbacuccato nel lungo mantello nero.
- Ehm...si, direi di si.- annuì il giovane mago - E abbastanza serie direi. Ho ascoltato per caso una conversazione fra Asteria McAdams e Olivia Andrews.-
- Scozzesi?- riecheggiò Malfoy disgustato - La McAdams non è quella che ci provava con te?-
- Già, quella che ti è saltata addosso.- ridacchiò Potter.
- E a voi chi l'ha detto?- disse Tom seccato.
- Damon.- risposero in coro.
Bastardo di un Legimors Serpeverde e pure infame.
Se lo prendeva lo massacrava.
- Comunque che hai sentito?- gli chiese Ron, curioso.
- Casini.- sindacò il Grifondoro - E grossi. Vi racconto tutto a cena.-
- D'accordo. Sto morendo di fame.- rise Harry, scompigliandogli i capelli - Dai, torniamo a casa.-
E rientrarono a Hogwarts tutti insieme, ma una volta al cancello, il bambino sopravvissuto sollevò il volto verso il cielo ormai buio.
Gufi. Altri gufi.
E ci scommetteva che non portavano posta.

 

 

 

 

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Capitolo 42
*** Capitolo 42° ***


figli42

 

 

- Lo sapevo che quella covava qualcosa, lo sapevo!-
Tom Riddle nascose un sogghigno, sentendo Claire parlare in quel modo.
Ma si era ripetuta fino allo sfinimento ormai, anche se non sembrava averne mai basta.
Seduto in sala comune a Grifondoro con lei, accanto al fuoco verso mezzanotte di sabato, stava discutendo per la milionesima volta la cattiva novella.
Ovvero il fatto che Asteria McAdams fosse infognata con Grimaldentis, il capo degli Illuminati.
Consapevole o meno, secondo quanto aveva sentito dalla sua stessa voce due settimane prima in Guferia, Asteria pensava ancora che fossero stati i Mangiamorte a distruggere Wizloon e per questo ora lei voleva vederli annegare tutti nel sangue.
Era un'alleta di Grimaldentis e niente l'avrebbe smossa.
Quando aveva origliato quella conversaione, Tom si era affrettato a discuterne con tutti gli Auror che avevano accolto la notizia con sostanziale pacatezza.
Una diciassette incazzata era pericolosa si...ma anche avventata.
Avevano preso i primi provvedimenti, spiando nella sua posta nel caso avesse fatto passare qualcosa a Hogwarts in sordina ma per il momento a galla non era venuto nulla.
Hermione e Jeager poi avevano coinvolto tutti quanti nella ricerca dei rombi bianchi, che a quanto pareva erano sparsi un po' ovunque e Cloe, così come Trix, era più che convinta che fosse stata la McAdams a spargerli in giro per Hogwarts.
Il fatto che poi fosse un'insopportabile snob aveva convinto ancora di più la sua ragazza e la sua migliore amica a sputare veleno, cosa che da una parte lo sfiniva, ma dall'altra lo divertiva moltissimo.
Il fatto che volessero proteggerlo ad ogni costo lo inteneriva.
Beatrix aveva proposto di salassarla, anche a costo di farsi venire il volta stomaco, come sostenava lei.
Claire stata ancora più drastica.
Farla secca.
Ora, se la prima ipotesi della Diurna era da scartare, anche la seconda era fin troppo impensabile.
Di recente la McAdams però si era fatta ancora più noiosa con le sue disquisizioni sui Mangiamorte, quando anche lei era una di quelli che sostenavano l'importanza del sangue puro e si era scontrata più volte in quei giorni e con più dei loro compagni.
A partire da Cloe, che non perdeva occasione per attaccare briga e prima o poi sarebbe finite alle mani, Tom ci giurava, a finire con la pacatissima Neely che il pomeriggio precedente, in sala duelli, si era invischiata suo malgrado in un'accesissima discussione con la scozzese che era terminata solo quando Matt e Damon si erano messi in mezzo per dividerle.
Howthorne per primo però non aveva, stranamente, emesso sentenze di sorta.
Aspettava di "vederci più chiaro" e si era astenuto dal fare qualsiasi commento ma di certo non sarebbe stato così ancora a lungo. La faccenda di Wizloon per lui era ancora una ferita aperta e parlarne in continuazione era come gettare sale su uno sfregio.
- Quella va squartata!-
E dagliela!
Tom ridacchiò leggermente, ormai al limite.
Squartare la McAdams indubbiamente sarebbe piaciuto molto alla King ma era un'altra proposta non fattibile.
- Che c'è di buffo?- sibilò la biondina, che faceva il solco dal divano al caminetto scopiettante - C'è poco da ridere, quella maledetta gattamorta vuole farti secco, lo sai?-
- Come tanti altri.- sospirò Riddle, lasciandosi andare contro l'imbottitura del divano - Dai Claire. Se non altro non vuole Harry morto, come invece vorrebbe Grimaldentis.-
- Io me ne sbatto del Vendicatore chiaro?- gli ringhiò la Grifondoro - Finché quella sarà qua sarà una mina vagante! E se ti capita qualcosa? E se riesce a ferirti? E se si fa male anche Harry?-
- E se nevicasse viola?- riecheggiò lui - Non fasciamoci la testa per il momento.-
Cloe lo guardò storto, pensosa.
- Ti sei fatto una canna con Damon, dì la verità! Non è da te essere così calmo in un situazione simile.-
- Magari mi fossi fatto una tromba.- rise il giovane grifone - No, niente di niente. Solo che i ragazzi sono stati chiari con me. Se ne occupano loro, non vogliono darci noie al settimo anno.-
- Ti credo, si ricordano com'è stato il loro.- frecciò lei, buttandosi a sedere al suo fianco - Io non so che energie avevano. Solo lo stress mi sta facendo dare di matto.-
Tom sorrise di nuovo, passandole un braccio attorno la schiena.
Le carezzò lievemente i capelli e Cloe inclinò il capo sulla spalla, per goderne appieno.
- Sono preoccupata.- ammise - Molto preoccupata.-
- Abbiamo superato di peggio.- le disse, fissando il fuoco.
- Eravamo bambini. E non sapevo ancora di amarti così...-
Tom si volse e la guardò attentamente, poi senza una parola si piegò a baciarla, catturandole le labbra.
Ricadde su di lei, sdraiandola, e le passò le dita sul viso, mentre Cloe emetteva un gemito soffice.
- E' un modo come un altro per chiudere il discorso?- gli chiese, riprendendo fiato.
- Prendila come vuoi.- le sussurrò dolcemente.
Ma come accadeva sempre, quando le cose cominciarono a scaldarsi Tom si staccò.
Cloe emise un'invocazione irritata, dovendo levargli le mani da sotto la camicia, mentre lui si alzava leggermente, facendo leva su un ginocchio.
- Che c'è?- gli chiese, imbronciata.
Le fece segno di tacere e si sollevò appena sopra il bordo dello schinale del divano.
Niente.
Eppure era sicuro di aver sentito la porta dell'ingresso a Grifondoro aprirsi.
Scrutò meglio in ogni angolo buio ma non vide nessuno.
- Vado a farmi il mio giro.- disse preoccupato, alzandosi e riallacciandosi i bottoni della camicia.
- Chi vuoi chi si sbatta in giro di sabato notte? Saranno tutti al Circolo dei Duellanti e di sicuro Flanagan avrà sfidato qualcuno a duello stanotte, dai!- mugugnò la biondina - Su Tom!-
- Vieni con me allora.- le disse con un sorriso.
- Se vengo altro che ronda.- frecciò ironica - Hai sentito qualcosa di strano?-
- Ero sicuro che fosse stato aperto il quadro ma mi sono sbagliato.- bofonchiò, infilandosi il mantello e dandole una mano per alzarsi - A Tassorosso c'è festa per Kara Kendall, si vede che il rumore viene da sotto. Forza, andiamo.-
Il rumore che Tom aveva sentito però non proveniva dai sotterranei, tantomeno dalle cucine o dall'interno di Hogwarts.
Era arrivato da fuori.
Più precisamente dal tetto.
Era caduta un'altra...tegola.

Nel giardino invece, in piena notte, Asher stava tornando dalla caccia nella Foresta Proibita.
Avvolto in un pesante mantello di pelle bruna si aggirava attorno alle mura alzando la mano verso gli Auror, per farsi riconoscere. Ad attenderlo alla fontana c'era qualcuno però.
Sogghignò, con gli occhi di brace illuminati non appena la vide.
Tetra e pallida come una luna piena, coi lunghi capelli neri sciolti sulle spalle.
E vestita in maniera troppo leggera per fine gennaio.
Era lei.
- Ciao.- la salutò, raggiungendola di spalle e cingendole la vita - Come mai qua?-
- E' quasi l'una, dove diavolo eri?- replicò Beatrix di pessimo umore.
- Te l'avevo detto che andavo a prendere aria.-
- Invece non me ne hai fatto parola. La prossima volta lasciami un biglietto.- gli disse seria - Non so mai dove ti cacci, né quando esci. Se ti capitasse qualcosa in quell'orrore di foresta potremmo non venire a saperlo per giorni.-
Il principe dei Greyback sospirò, grattandosi il capo.
Dannazione. Purtroppo quella prigionia non era facile e il dover avvisare di uscire o di andare a caccia per lui era un vero supplizio, per non parlare della sofferenza inflitta al suo orgoglio.
Si sforzò di mantenersi calmo di fronte alla vampira.
- Me ne sono scordato.- bofonchiò contrito.
- Me ne sono accorta.- Trix lo fissò attenta - Non ti dico di starmi incollato tutto il giorno, ci mancherebbe altro ma non puoi fare di testa tua quando in giro c'è tuo padre e i suoi seguaci che vogliono ucciderti.-
- Ti delizia il ricordarmelo?- le disse stizzito - Falla finita con questa storia.-
- Bhè, purtroppo per te è la pura realtà. Quindi se non vuoi mandare all'aria i nostri sforzi nel tenerti in vita devi cercare di adeguarti a queste regole. Se ti pesano o le credi inutili sai cosa fare. Là c'è la porta del castello.-
Il tono era stato duro, quasi violento ma lui ne colse la sfumatura di preoccupazione.
Lei purtroppo aveva ragione.
Anche il bambino sopravvissuto ce l'aveva.
Abbassò il capo, inspirando per ritrovare il sangue freddo.
- D'accordo.- sibilò - Va bene.-
La Vaughn ghignò amara - Non voglio contentini Asher.-
- Non lo era.- le rispose oltraggiato - Ti ho dato la mia parola e io la mantengo sempre.-
- Ottimo.-
Beatrix si addolcì momentaneamente - E' andata bene la passeggiata?-
Il principe fece una smorfia.
- Si, anche se sono stato di nuovo inseguito da quei dannati ronzini.-
- I centauri sono creature degne, che meritano il tuo rispetto.- gli fece notare - Forse sono testardi e violenti ma gli hai invaso la foresta. Forse se ti conoscessero per ciò che sei non farebbe tante storie.-
- E che cosa vuoi che faccia? Che ne fermi uno e gli parli d'intenzioni pacifiste?- sentenziò sarcastico - Quelli capiscono quello che gli pare! Trattano anche Potter con alterigia quando sono solo dei codardi troppo attaccati alla loro terra per mettere il naso fuori. Perché voi Auror rischiate il vostro per loro?-
Lei alzò gli occhi al cielo buio, paziente - Perché quando abbiamo avuto bisogno ci hanno aiutato.-
- Infami voltagabbana.- replicò lui acido.
- Sciocchezze. Amano la loro foresta e vogliono proteggerla dagli invasori. Ti sembra così assurdo voler vivere in pace con le altre creature?-
- Questo discorso fatto da un vampiro fa ridere, mia cara.-
- Mezzo vampiro.- lo corresse, sfidandolo con uno sguardo - Io ho la loro anima, non dimenticarlo.-
- L'anima degli uomini è piena di arroganza e orgoglio.-
- Come la tua.- e gli sorrise, rabbonendolo - Forse questa guerra, quando sarà finita, ci avrà insegnato qualcosa.-
Asher inclinò il capo, cingendole i fianchi con presa possessiva.
- Come mai così saggia questa sera?-
- Si tratta di Tom.- sospirò Trix, poggiando la guancia sulla sua spalla e guardando verso un punto imprecisato del giardino - Finché ci saranno persone che vogliono prevalere sulla pace, lui non sarà mai al sicuro.-
- Perché tieni tanto a Riddle?- le chiese, schioccando la lingua.
- Perché non si accontenta di ciò che gli occhi vedono.- sorrise dolcemente - Lui è così. Serviranno uomini come lui una volta finito tutto.-
- Potrebbe finire male per lui.-
Trix serrò la mascella - No.-
- Ne sei sicura?-
- Si.-
- Perché?-
Lei sollevò il volto, fino ad alzarlo su quello del principe.
- Perché finché sarò viva non arriveranno mai a sfiorarlo con un dito.-
Diurni.
Asher represse il sorriso che gli stava nascendo sulle labbra, ben sapendo che niente poteva etichettare l'anima che quei vampiri si portavano dentro. Ma arrivare a sacrificarsi per un umano...si, solo un altro umano avrebbe potuto avere il cuore di farlo. E non un vampiro.
Quindi, se umana o vampira...solo il tempo l'avrebbe detto per lei.
Si chinò e le sfiorò la bocca con la propria ma nell'attimo stesso in cui lo fece la sentì vribrare.
Sentì la paura e quando la scrutò in volto, la vide a occhi sbarrati
Si volse, seguendo in linea d'aria il suo sguardo.
Un ringhio salì alla gola del principe, quando notò sotto le arcate del giardino Jess Mckay, insieme a Milo.
Impalati entrambi, Jess riuscì a racimolare abbastanza raziocinio in quell'istante per afferrare il Diurno per le spalle e spingerlo oltre ma lui non si mosse.
Esattamente come Trix.
Più pallida del solito, sentiva il cuore galoppare.
Non riusciva a smettere di guardarlo, tantomeno ad abbassare il viso.
- Lasciami.- stava dicendo Milo a Jess - Lasciami!-
- Cristo, stai calmo...-
Anche Asher da parte sua era un fascio di nervi. E pronto a mordere.
Nella sua bocca i denti umani si stavano allungando e deformando fino ad assumere la classica dentatura di un mannaro ma non riuscì neanche a muovere un passo.
Trix lo prese per un gomito, riportandoselo vicino.
- Lasciami sola con lui.- lo pregò.
- Cosa?- il principe la guardò furente - Quello non vuole parlare! Lo sai bene!-
- E lui sa bene che non deve provare a toccarmi.- lo zittì gelida - Torna in camera. A lui ci penso io.-
Asher si volse ancora verso il Diurno. Lo vide allontanarsi da Jess, fissarlo in un modo in cui solo un uomo furente e innamorato può fare.
Volendo avrebbe potuto fare la cosa più stupida, più insensata. Ovvero ingaggiare una lotta ma...lei non l'avrebbe perdonato.
Si rimise il cappuccio, abbassandosi su Trix - E sia.- sussurrò pieno di livore, per poi andarsene senza più voltarsi indietro. Da sotto le arcate, anche Jess scosse il campo sconsolato.
Dubitava che Milo sarebbe stato abbastanza lucido da portare avanti il loro rapporto ma in fondo lui cosa poteva dire?
Così andò via, potendo ormai solo sperare per Morrigan.
E facendo un cenno anche alla Vaughn, sparì nel buio del giardino.
Milo neanche si volse a salutarlo.
Marciò dritto verso la fontana e quando si fermò di fronte a lei, c'impiegò qualche istante per aprire la bocca.
Ma finalmente, dopo quasi due mesi, riusciva a guardarla dritta in faccia.
Notò, senza sapere se con rammarico o orgoglio, che lei non sembrava impaurita.
Già, perché avrebbe dovuto esserlo in fondo?
Il suo tradimento non lo meritava?
Non meritava di essere esacrato e compatito per la sua vigliaccheria?
Perfino Gala, tanto indifferente al mondo, era stata dura e violenta contro la sua codardia.
E tutto per il vincolo.
Tutto perché...si, perché lui non aveva avuto il coraggio di afferrare fino in fondo ciò che aveva iniziato.
- Da quanto dura questa storia?- le chiese, con un tono piatto e freddo.
Trix si chiuse la giacca di pelle attorno al petto, quasi incredula di stare a parlarne con lui.
- Da Capodanno.-
- Quasi un mese.- Milo ghignò amaramente, chiudendosi una mano sugli occhi - E quando pensavi di dirmelo?-
- Dovevo forse?- lo sfidò, puntandogli gli occhi topazio addosso come due lame.
La rabbia ora invase anche lei.
E così devastante da ricordarle la notte in cui gli aveva fatto del male, quasi uccidendo.
Ne fu terrorizzata e cercò di calmarsi.
Ma fu inutile.
- Perché?- le chiese Milo allora, serrando i denti quasi fino a spezzarseli - Perché?-
- Cosa dovevo fare?- sussurrò angustiata - Aspettarti? Devo aspettare in eterno che tu decida cosa fare?-
- Lo sai bene.- le sibilò allora, afferrandola per le spalle stringendo forte - Lo sai bene! Quella notte l'hai sentito! Te l'ho detto!-
- Ti ho costretto, è diverso.- si ribellò lei, scostandosi bruscamente e facendo un paio di passi indietro - Se quella notte non ti avessi obbligato a dirmi ciò che provi ora saremmo ancora al punto di partenza. Ma sai una cosa? Forse lo siamo davvero. Tu continui a non accettarlo. Come io non accetto il fatto che tu mi abbia tenuta all'oscuro di tutto.-
- Trix...-
- No!- gli sibilò - Tu non mi hai mai detto niente del vincolo! Mai nulla, neanche una parola! Perché?- gli sussurrò angosciata - Perché sei anni fa mi hai permesso di morderti? Perché l'hai fatto se non intendevi portare a termine il patto? Ti fa piacere sapermi legata a te? Eh? Ti fa piacere evitarmi e farti rincorrere?-
- Cristo Trix non è questo!- alitò allora distrutto, dandole le spalle - Non è così...-
- E allora com'è la storia? Voglio sentirla!-
- Ho cent'anni per Dio e tu ad aprile ne compirai diciotto!- replicò disperato - Che dovevo fare? Eh? Legarti a me quando la tua vita è appena iniziata? Non volevo che ti sentissi costretta in un legame che non riconoscevi e che onestamente nemmeno io riconosco. Il vincolo di sangue è importante ma...- la fissò pieno di ansia - Tu ci credi davvero? Credi che basti il sangue a legare due persone? No e lo sai bene. E' per questo che avevo deciso di non dirti niente.-
- Ed è per questo che ho rischiato di bruciare...- replicò a bassa voce, con le lacrime agli occhi.
- Te l'ho detto.- Milo scosse il capo, mordendosi un labbro a sangue - Se solo l'avessi saputo avrei ucciso Kronos all'istante. Quando Gala me l'ha detto ho creduto di morire.-
Se solo avesse ascoltato quelle parole con meno rabbia nel cuore, mesi prima.
Forse non avrebbe cercato di fargli tanto del male.
La Vaughn sentì le lacrime pizzicargli gli occhi.
Rimase a fissarlo, a ricordare ciò che gli aveva fatto.
Il segno di un morso feroce era ancora vivido sul suo collo candido.
E lì sarebbe rimasto per sempre.
Uno sfregio che non sarebbe mai scomparso.
- Lo ami?-
- Cosa?- sussurrò, sbattendo le palpebre.
- Ti ho chiesto se ami quel dannato lupo.- ringhiò Milo con un notevole sforzo.
- Non ti riguarda.- sussurrò pacata, le braccia incrociate al petto.
- Mi riguarda eccome.- replicò duro - Ci vai a letto?-
I lineamenti di Beatrix si assottigliarono in una maschera gelida e impenetrabile.
Come osava? Come osava dopo...averla crudelmente ignorata farle simili domande?
- Sai qual è il tuo problema?- gli sibilò, avvicinandosi pericolosamente - Quando ti sveglierai, finalmente...sarà troppo tardi.-
Milo l'afferrò per un polso, tirandosela ancora più vicino.
- Dimmelo.- le impose - Ci vai a letto?-
- Si.-
Ecco.
Era stato facile, in fondo.
Lentamente, Milo le lasciò andare il polso. Fece pochi passi indietro, senza mai staccargli gli occhi di dosso.
E poi se ne andò.
Via, veloce. In fretta, quasi scappando.
Una volta sola, una lacrima le rigò finalmente la guancia.
Poi un'altra e un'altra ancora.
Non c'era verso, pensò chinando il viso e pulendosi le guance umide.
Non c'era verso, né ragione.
Non c'era strada per loro.
E se c'era, lei non riusciva proprio a vederla.

Nello stesso momento, Jess risalì la Torre Oscura.
Troppo incentrato a pregare che Milo non facesse sciocchezze, quasi non si accorse di andare a sbattere contro Lucilla, davanti all'ingresso della sala riunioni.
Istintivamente, come faceva da quando Lumia era tornata, si fece indietro.
E lei lo fissò gelida - Sono io, idiota.-
- Ciao.- mormorò Mckay, notando solo allora i corti capelli sempre magnifici - Come mai qui?-
- Ho riportato Lumia.- sibilò dura.
Jess la guardò più attentamente. Lucilla era una di quelle donne che sarebbero state stupende anche con un sacco addosso. E ora, coi boccoli che le incorniciavano il volto e l'incarnato alabastrino, osò pensarla nelle vesti di un angelo caduto. Non tanto incline al perdono però...
Considerato che si era tagliata ancora i capelli.
- Dove siete state?- si azzardò a chiedere, ben conscio del cipiglio bellicoso della cognata.
- A casa nostra.-
- A Lancaster Manor?-
- Esatto. Voleva vedere un'ultima volta quelle stanze.- Lucilla non assunse espressioni di sorta, tantomeno qualche emozione le segnò il viso eppure...chissà cos'aveva provato, entrando nella sua vecchia casa con a fianco sua sorella.
Jess chinò il capo, deglutendo.
- Lucilla. Io ti devo delle scuse.-
- Si, me le devi davvero.- gli disse piena di collera - Ti avevo supplicato di affrontare la cosa insieme. Non l'hai uccisa da solo mia sorella. La mano te l'ho armata io quella notte. Ma non potevo immaginare che l'amassi.-
- Me ne sono accorto più tardi. Quando mi sono lasciato convincere a sposare Sarah.-
- Quella donna ti ama più della sua vita.- gli sussurrò piena di rammarico - E tu preferisci vivere tenacemente aggrappato a un ricordo. Preferisci venerare un sogno.-
- Lucilla...-
- No.- La demone alzò la mano pallida, facendogli cenno di tacere - No, non devi dirmi niente. Ma risolvi questa situazione in fretta. Potrei abituarmi ad averla di nuovo attorno.- e gli dette le spalle, per andarsene.
Lui rimase fermo. Un pugnale nel petto, a ferirlo a morte.
Cosa stava facendo? Stava facendo soffrire Lucilla, tenendo Lumia in vita.
- Mi dispiace.- mormorò, desolato per lei - Mi dispiace tanto.-
- Lascia stare. Cerca di chiarire le cose, se puoi.-
- Non ho pensato a te. Sono stato un egoista.-
- Lo sono stata anche io.- gli disse con un sorriso triste, facendolo girare sopra la spalla - Ti ho fatto uccidere mia sorella perché io non ne ero più in grado. Non ho pensato a te nemmeno io. Siamo pari Jess. Ora vado, torno a Cedar House. Ci vediamo domani. Buona notte.- e senza dargli più il tempo di aggiungere una parola, la donna sparì come in una nuvola di vapore.
Jess invece rimase fermo, a fissare la porta.
Lumia doveva andarsene. Erano due settimane ormai che l'aveva invocata.
Non poteva permettere a un morto di camminare ancora.
Ma...ne sarebbe stato in grado?
- Mi chiedevo quando saresti entrato.- l'apostrofò Lumia qualche istante più tardi, quando varcò la soglia.
La vide seduta sul bancone della cucina, ciondolando le lunghe gambe accavallate.
In mano aveva un bicchiere dal contenuto scuro.
Poteva essere whisky come una pozione calmante o qualsiasi altra diavoleria.
Lui gettò il mantello su uno dei divani, raggiungendola in cucina.
- Dobbiamo parlare.- le disse serio.
- Sbagliato.- lo corresse, fissandolo obliquamente - Tu devi parlare. Io non ho niente da dirti.-
- Davvero?- sibilò cominciando subito ad alterarsi - Cominciamo da ciò che m'interessa. Per quale dannato motivo hai ucciso i tuoi genitori? Perché volevi uccidere Lucilla? Perché ti sei messa con Voldemort e...per quale maledetto motivo sei così!?- ringhiò poi, esausto, lasciandosi andare coi fianchi contro il bancone, la testa bassa, le spalle curve.
- Perché? Perché sei così?- le chiese ancora, furente.
- Hn.- Lumia si portò il bicchiere alle labbra - Sei uno di quelli che vogliono una schiava perfetta invece di una donna?-
- Basta stronzate!- le disse cupo - Sai bene che non voglio niente di tutto questo!-
- Però mi vorresti diversa.- lo guardò saccente - Non sono come mi vuoi. Questa si chiama incompatibilità. Il fatto che proviamo un debole interesse l'uno per l'altra non significa che avrebbe funzionato.-
- Che cazzo sto a parlare con una ragazzina di sedici anni!- sbraitò inferocito, alzando le mani come per arrendersi - E' assurdo parlare con te! Sei morta!-
Lumia dopo un attimo...un lungo attimo, finalmente sorrise.
- Finalmente l'hai capito.-
Jess tornò a fissarla, allucinato.
- Cosa? Di che parli?-
- Io sono morta. Mi hai ucciso tu.- gli ricordò con un ghigno, usando voce leggera - Quello che tu e forse anche qualcun altro qui dentro è che...niente è più inviolabile della morte. È solo il rimorso che mi ha riportata qui, perché non lo capisci? Provavi qualcosa per me, va bene. Lo provi ancora. Va bene.- gli disse, seria - Perché ti fai del male per questo? Non sei perfetto, sei solo un uomo. Solo perché pensi a me non vuol dire che tu non possa amare un'altra donna. Prendi tua moglie...lei vive per te, è pazza di te...ma tu non ti accorgi nemmeno di lei. Perché credi che pensare a me sia come tradirla. Ma la verità è che tu non mi ami.-
- Che diavolo ne sai?- replicò infastidito.
- Tu lo sentiresti se qualcuno ti amasse davvero. E dimmi...guardami in faccia quando ti parlo Mckay. Guardami e dimmi...secondo te io ti amo?-
Jess rimase appoggiato coi fianchi al bancone, come per avere un appoggio.
Ma la fissava, la studiava e...non vedeva amore. Vedeva un'altra cosa.
Visto che non rispondeva Lumia balzò giù dal tavolo e lo raggiunse. Gli gettò le braccia al collo e lo baciò.
Fu un bacio lungo, lento e caldo ma...quando Jess si staccò, aveva chiara la risposta in mente.
- No.-
Lumia annuì, riprendendo le distanze.
- Bene. Questo l'hai capito. Io non ti amo...e lo sai da sempre. Però non hai saputo guardare in faccia la donna che era con te all'altare e non hai saputo vedere quanto tenesse a te.- gli disse sarcastica - Sei cieco, sordo e pure un imbecille egoista.-
- Da quando tieni tanto a Sarah?-
- Non tengo a lei, è un'umana.- gli disse fredda - Ma nostra nipote è dannatamente sfiaccante quando vuole.-
Jess levò un sopracciglio - Degona ti ha dato fastidio?-
- Mi ha letto come un libro aperto. Quella bambina è un demone.- disse l'altra irritata.
- E ti ha fatto sputare la verità.- ghignò allora l'Auror - Ecco perché sei così sincera e diretta.- la prese in giro - Ti ha minacciato di cantare se non mi dicevi tutto tu per prima.-
- Al diavolo Mc.- lo zittì - E' una cosa seria.-
- Non dirlo a me.-
- Guardami in faccia e dimmi che non è il rimorso quello che ti spinge.- lo incalzò allora, dura e implacabile - Scava e fatti un'idea finalmente. Dieci anni di tormento sono troppi per una come me, non credi?-
Senza secondi fini le carezzò la guancia, con dolcezza - Non è stato tempo perso.-
Lei rise, baciandogli il palmo quindi si fece indietro.
- Un'ultima cosa. Mi ritroverai sempre in sogno, su questo non v'è dubbio ma...non dormire per sempre, Jess.-
E proprio come Lucilla, anche Lumia lo piantò in asso senza dargli più tempo per rispondere.
Non dormire per sempre.
Si, l'avrebbe ritrovata in sogno. Senza dubbio.
Andata a letto, il biondo andò ad appoggiarsi alla finestra.
Dai vetri chiusi, vedeva le luci sulle mura di Hogwarts, poche stelle in un cielo coperto e denso di nubi.
Rimorso.
Lumia era morta e lui non aveva potuto fare nulla per aiutarla.
Neanche Lucilla.
Forse certe persone non erano in grado di vivere come le altre.
Avrebbe voluto riportarla indietro, avrebbe voluto che...fosse diversa.
Ma quello non era amore.
Lucilla aveva ragione.
In quegli anni si era aggrappato a un ricordo. Aveva venerato un sogno.
E non si era accorto che la realtà per lui era andata avanti.
Senza neanche accorgersene risalì la torre, giungendo alla stanza dei bambini.
Jeremy dormiva in un lettino a destra, col baldacchino chiuso.
Lucas e Glory in un altro lettino a sinistra, insieme, con dei rialzi affinchè la notte non potessero cadere e sfracellarsi a terra. Sull'altra parete dormiva Alexander.
Raggiunse il letto del figlio, scostando appena le tende dorate.
Il piccolo dormiva tranquillo, raggomitolato nel piumone e con un orsetto nascosto per metà sotto al cuscino.
Carezzò i capelli al figlio e istantaneamente ricordò il giorno in cui era nato, il viso radioso anche se stanco di Sarah.
Com'era possibile sposare una donna, avere un figlio da lei e vivere in un sogno?
Presto Alex e così gli altri piccoli avrebbe compiuto gli anni.
Stava per farne quattro suo figlio. Cresceva ogni giorno di più...
E quasi rischiava di perderlo.
- Non dormi?-
Si voltò, sentendo Sarah richiamarlo dalla porta.
Le fece un cenno, rimboccò le coperte ad Alex e infine uscì con lei, cercando di non fare rumore.
- Come mai sei ancora sveglio?- gli chiese premurosa la strega - Ti senti male?- e gli poggiò una mano sulla fronte - Vuoi che ti faccia qualcosa?-
Aveva ragione Lumia.
Era sordo, cieco e...completamente idiota.
Le prese la mano e se la portò al petto.
- Jess?- lo chiamò, sempre più in ansia - E' successo qualcosa di grave?-
Lui scosse il capo. Ma qualcosa di grave era successo davvero.
Si era scomperto un infame bastardo.
- Sarah...ecco...a Pasqua.-
- Si?- sobbalzò lei.
- Ti va di tagliare il pranzo coi miei?-
La bionda sbatté gli occhi nocciola - Non vuoi vederli?-
- Preferisco...preferisco fare due passi in campagna, nel Devon. Ti va?-
Qualcosa le si allargò nel petto, come una bolla d'aria.
- E Alex?-
- Tristan può fare lo zio per ventiquattro ore, che dici?-
E lei, anche se a stento, riuscì ad annuire mentre la sua mano, stretta in quella del marito, tremava per l'emozione.
- Va bene.-
- Sicura?-
- Si, volentieri.- disse ancora, con maggior sicurezza.
- Bene.- Jess si staccò, andando in cucina. Aveva bisogno di qualcosa da bere, perché si sentiva la gola in fiamme. Prese il bicchiere di Lumia ancora mezzo pieno e mandò giù quello che scoprì essere brandy.
Non seppe poi dire bene cosa accadde però...poco dopo, tutto fu buio.

Era l'alba su Hogwarts e un tenue rossore si stava allargando sopra le chiome della Foresta Proibita.
Lumia guardava quello spettacolo, gli occhi vitrei, seduto nell'erba umida.
Da quanto non lo vedeva.
Una folata di vento freddo le sollevò appena leggermente l'orlo della gonna e i capelli.
Sentì dei passi alle spalle ma sapeva che lei ancora prima che le fosse arrivata a venti metri.
- Così te ne vai.-
Lumia si volse, sorridendo vagamente.
- Non dirmi che ti mancherò sorellina.-
Lucilla le si sedette a fianco, guardando con lei quello scenario rosso e perlaceo.
- Lui lo sa?-
- No. Ma è meglio così. Ieri sera abbiamo parlato molto e credo abbia finalmente capito.-
- Cosa?-
- Che ha i suoi istinti borghesi come tutti.- disse sarcastica - Il matrimonio, la famiglia. Queste cose qui.-
Lucilla rise, scuotendo il capo.
- Fatteli ricrescere.- le consigliò la gemella, alzando la mano e carezzandole i boccoli corti sulla nuca - Starai meglio.-
- Hn, come credi. Cosa farai adesso?-
- Me ne torno alle mie torture.-
- Però hai fatto una buona azione.-
- Per favore.- replicò Lumia con indifferenza - Aiutare un idiota a mettere la testa a posto non è una buona azione. Non mi sarò di certo guadagnata il Purgatorio. Ma se ci tieni a saperlo...- e sollevò il viso, per guardarla in faccia -...non ho mai visto la mamma. Questo significa che non è all'Inferno. Ne sei contenta?-
- Dipende. Non ce la vedo attorniata da angioletti con un'aureola in testa.-
Risero entrambe, ricordando Degona Harkansky.
Si, non era nella natura della loro madre fluttuare sulle nuvole con aria celestiale.
- Lucilla.-
- Si?-
- Sei felice?-
La Lancaster si appoggiò all'indietro, scrutando il cielo.
- Credo di si.-
- Credi?-
- Uno non si accorge di essere felice,- le disse a bassa voce - lo si capisce quando è troppo tardi.-
- Già, un classico.- annuì Lumia. Poi si alzò, sospirando - Bene, è tempo che vada.-
- Aspetta!-
Le due Lancaster si girarono indietro, richiamate da quella voce femminile.
Era Sarah.
Arrancando nel suo soprabito di pelle di camoscio color terra, le stava raggiungendo col fiatone.
Quando arrivò da loro, si chinò in avanti, per riprendere fiato. Aveva corso come una pazza per raggiungerle.
- Tutto bene Sarah?- le chiese Lucilla.
- Si.- ansimò la strega bionda - Ma ho visto la lettera sul tavolo, che hai lasciato a Jess e ho capito che...- e guardò Lumia rossa in volto per lo sforzo -...ho capito che te ne stavi andando.-
La mora ghignò arrogante come sempre.
- E non sei contenta?- la sfidò ironica - Mi tolgo dai piedi. E' tuo.-
- Niente Purgatorio.- sibilò Lucilla soave - Te lo sei giocato a causa della tua supponenza.-
- Tanto è una palla. Vacci tu a far rotolare pietre sulla montagna insieme a Sisifo.-
- Ecco io...- s'intromise di nuovo Sarah - Io volevo parlarti. Prima che te ne andassi.-
- Non voglio sentire niente.- replicò Lumia, dandole le spalle con alterigia - Tienitelo. E facci una nidiata di mostriciattoli, per quel che mi riguarda tra me e Jess è finita qua. Oggi stesso.-
- Io...- Sarah l'afferrò per il braccio, bloccandola - Io volevo dirti grazie.-
- Per cosa? Se l'avessi voluto davvero me lo sarei preso.- replicò gelida - Ma non lo voglio.-
Lucilla, poco indietro, scosse il capo.
Dio.
Era la prima bugia che la sua sorellina diceva a fin di bene.
Lo voleva ma...lo voleva così tanto, che per la prima volta desiderava vederlo felice.
- Ora vado.-
Lumia guardò oltre la spalla, verso la demone pura.
- Salutatemi quell'idiota.-
- D'accordo.- dissero Sarah e Lucilla, in sincrono.
- Altro?- le chiese la gemella.
- Si.- annuì Lumia, strizzandole l'occhio come tanto tempo prima - Spero di rivederti all'Inferno sorellina.-
- Cercherò di non deluderti.- rispose Lucilla, nascondendo un sorriso diabolico.
E dì a Jess che l'ho amato più di chiunque altro...
Ma quella frase si perse nel vento.
Poco a poco, il corpo di Lumia divenne trasparente.
Di lei rimase solo la sagoma e i suoi penetranti occhi blu.
Alzò il volto, vedendo qualcuno arrivare dal sentiero.
Era lui.
Sperò di essere riuscita a sorridergli un'ultima volta...e poi il vento se la portò via.
Proprio com'era arrivata.
Ma Jess giurò di aver sentito delle braccia cingerlo forte.
Era un addio.
Lo spirito se n'era andato e ne rimase soltanto qualcosa di bianco e piccolo.
Un rombo.
Il sole irradiò i tre, fermi in un triangolo mentre sulle loro teste splendeva qualcosa di ancora più brillante di un sole.
Che fosse stato un perdono, o un inno a quelle anime impavide e senza regole, non ci è dato saperlo.

 

 

 

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Capitolo 43
*** Capitolo 43° ***


figli43

 

 

Era il 14 febbraio.
L'unico, il mitico ed inimitabile San Valentino.
Erano passate più di due settimane da quando Lumia se n'era andata, riportando un po' di pace nella vita di certi ottusi che si ostinavano a vivere come ciechi e le ricerche volte a smascherare i subdoli piani degli Illumanti, purtroppo per gli Auror, aveva portato a pochissimi risultati.
A partire dal tampinamento della McAdams.
Sfrucugliare nella sua posta e pedinarla non era servito a nulla.
Sembrava che i suoi propositi li avesse dimenticati, ma se con la scozzese i ragazzi avevano fatto un buco nell'acqua (anche se Cloe e Trix si guardavano bene dal perderla di vista un attimo!) non si poteva dire lo stesso con la ricerca dei rombi bianchi sparsi per tutta Hogwarts.
A due settimane dalle ricerche, gli Auror ne avevano trovati una ventina.
E negli angoli più impensati, pronti ad attivarsi e a colpire a morte chiunque si fosse trovato sulla loro strada.
Inoltre, non bastando i guai che già avevano con Grimaldentis, all'inizio di febbraio sulla campagna londinese si erano succedute due gravi catastrofi. Tre aerei di linea nel bel mezzo dei loro voli erano precipitati come siluri a soli cinque minuti l'uno dall'altro e a una distanza, come era poi stato appurato dalle loro carcasse, di appena trentadue metri l'una dall'altra. I morti avevano superato i cinquecento.
Dalle scatole nere non si era venuti a nulla e dalle torri di controllo meno che mai.
Questo aveva spinto Harry Potter e gli altri a credere a due soli tipi di attacco.
Illuminati o Mangiamorte.
E questo faceva temere al bambino sopravvissuto che Tom Riddle e Augustus Grimaldentis si fossero messi in testa di giocare al tiro al bersaglio come riscaldamento. E se era così, allora chiunque poteva essere in pericolo.
Di problemi, fino a S. Valentino se ne erano presentati anche altri, ma in forma più leggera.
L'Ordine della Fenice una settimana prima si era ritrovato assediato da fantocci e il caos generato a Grimmauld Place per poco non aveva richiamato i poliziotti. Fortunatamente c'erano stati pochi feriti: Lux e Oswyn Pettis, un collega della squadra di Kingsley, si erano passati la notte al San Mungo, feriti e ustionati, mentre Remus e Sirius per poco non si erano rotti il collo, spinti giù dalla terrazza della palazzina dei Black dai finti Mangiamorte.
Naturalmente i fantocci avevano anche richiamato il Marchio Nero, tanto che prima che arrivasse la polizia, Tonks era sicura di aver visto in mezzo alla strada invasa di cadaveri fumanti la figura sinuosa di Vanessa Lestrange, venuta a vedere coi suoi occhi cosa stava accadendo, seguita da quella più inquietante di Fenrir Greyback.
Ma poi i due galoppini di Voldemort erano spariti e gli Auror avevano dovuto rimettere tutto in ordine.
Dai cadaveri accumulati dei fantocci di Grimaldentis erano venuti fuori altri trenta rombi bianchi.
Ora tutti quelli trovati erano chiusi in uno scrigno a Hogwarts, nell'ufficio di Silente, ma gl'imprevisti non erano finiti lì.
Girava una strana epidemia di qualcosa che non era propriamente influenza e questo fastidioso malessere sembrava essersi propagato a diversi esponenti del mondo magico, fra cui Orloff in persona, Duncan che vi era stato a contatto ma che sembrava prossimo ad uscirne e anche al marito babbano di Andromeda Black, il signor Tonks. Questi erano casi leggeri ma ad alcuni la malattia aveva sortito effetti più gravi, come Sofia Mckay, costretta a letto da circa quindici giorni, squassata da una tosse terribile. Ma non era l'unica.
Jane Hargrave, la mamma di Hermione, l'aveva contratta una settimana prima e si era fatta ricoverare in un ospedale, senza sentire le storie dei medimaghi di Lord Hargrave e sembrava stare meglio.
Ma…c'era anche Damon.
Da quattro giorni stava a letto, senza riuscire a muovere un muscolo, tossendo tanto da farsi male al petto, febbre a quaranta, piegato da una spossatezza e da una difficoltà respiratoria mai provata prima.
Madama Chips aveva espresso i suoi dubbi a Silente, riguardo a quella malattia che non sembrava di origine magica e quindi il giovane Serpeverde era stato sottoposto a cure più elementari, pastiglie, antibiotici e brodo di pollo.
Ma per ora i risultati erano ancora scarsi.
Quel giorno però, S. Valentino, tutto sembrava essersi fermato.
Degona compiva undici anni ed entrava ufficialmente nei canoni di età di Hogwarts, ma non solo. Quella sera stessa nel campo di quidditch il Comitato Studentesco aveva organizzato una festa, a tema naturalmente, dove però tutti i presenti avrebbero dovuto presentarsi col volto semicoperto.
Di chi fosse stata l'idea, non se ne aveva un lieve sospetto ma Tom, come molti altri, avrebbe preferito passarsi il sabato sera al Circolo dei Duellanti, sul palco, a farsi massacrare le ossa da tre nemici di fila. E all'Inferno!
Per non parlare poi della grana che lo colpì alle sette di mattina, quel venerdì stesso.
La sera precedente aveva passato ore e ore a concentrarsi nei suoi esercizi di Focalizzazione per la forma Animagus ed era andato a dormire tardi, verso le quattro di mattina.
Quindi aveva solo tre ore all'attivo quando Sedwigh Stanford fece irruzione nella sua camera, palesemente nei guai, vista l'espressione sul suo viso che sapeva tanto di "uomo in trappola".
Il biondo aveva addosso la divisa della squadra di quidditch, infatti alle undici ci sarebbe stata la partita tanto temuta e acclamata contro Serpeverde e lui circa mezz'ora prima aveva ricevuto una notizia allucinante.
Joey, il suo cacciatore, si era preso l'influenza che girava e lui e Lisa Gilmore erano rimasti da soli in attacco.
E adesso era con la merda fino al collo, per usare un eufemismo.
Altri ragazzi si erano offerti all'ultimo minuto e come capitano doveva fare una scelta ma lui sapeva bene che nessuno di quelli sovreccitati che gli avevano fatto domanda avrebbero potuto dare una mano a Grifondoro.
E lui doveva vincere quella fottuta partita. Doveva vincerla ad ogni costo e far sparire il ghigno dalla faccia di Alderton e Clyde Hillis. A ogni costo. La sua ultima speranza stava lì, in quella stanza.
- Tom!- urlò quasi, raggiungendo il letto e saltandovici sopra - Tom! Dai sveglia! Tom svegliati, ho bisogno di te!-
Riddle fece una smorfia leggera, aprendo a fatica le palpebre pesanti.
Mise a fuoco Sedwigh e poi guardò l'orologio da polso.
Le sette e cinque.
- Ma che vuoi?- mugugnò distrutto - Vattene via, ieri ho fatto tardi!-
- No, no, Tom non dormire!- gli disse Stanford super agitato - Sul serio, sono nei guai! Joey s'è preso l'influenza.-
- C'è chi ha tutte le fortune.- sibilò il moro, stremato dalle poche ore di riposo.
- No, tu non capisci! Non c'è nessuno che può sostituirlo!-
- Fai giocare Martin al suo posto e metti quel tizio di sesta…come si chiama…Mendlow…quello con la cresta bionda.-
- No, non si può fare!- negò Sedwigh frettoloso, tirandolo seduto e contemporaneamente agitando la bacchetta perché nel bagno si aprisse il bocchettone dell'acqua fredda nella doccia - Avanti, in piedi. Mi servi tu.-
- Io cosa?- Tom si passò le dita su un occhio, stropicciandoselo - A che ti servo?-
- Giochi con me e Lisa.-
Stavolta gli occhi di Riddle si spalancarono entrambi.
E fissavano un punto imprecisato sul piumone.
- No.- disse lapidario - Neanche morto.-
- Tom non ho altra scelta!-
- Si che ce l'hai!- berciò il Capo Scuola, saltando giù dal letto - E' pieno di ragazzi che puoi usare come cacciatori! C'è l'amico di Bruce, Richard. Quello di quinta!-
- E' in infermeria. Ha un eretima e non riusce a stare in piedi, sabato scorso ha osato troppo.- soffiò Stanford eloquente.
Tom trattenne a stento un gemito di dolore e solidarietà - Ah…allora prendi Alynda! Quella bionda, coi capelli corti e il neo sullo zigomo.-
- In punizione. L'hanno beccata nei bagni a notte fonda col suo ragazzo.-
- E che cazzo, cos'è questa scuola, un bordello?- sbottò Tom, levandosi la maglietta dalle maniche lunghe e chiudendosi in bagno. Ma Sedwigh non era uno che demordeva facilmente e infatti si attaccò allo stipite, facendo finta di strisciarci contro, battendo i pugni nella pallida imitazione di una vedova inconsolabile.
Il tutto senza mai smettere di sgolarsi e fingere di piagnucolare.
Cosa che durante la mezz'ora di doccia, Tom capì che non avrebbe potuto reggere.
Tornato fuori con un asciugamano sulla testa lo puntò inferocito.
- Non gioco da agosto! Lo sai?-
- Abbiamo tempo fino alle undici. Lisa ti farà fare qualche tiro!- s'illuminò subito il biondo, conscio che ce l'aveva quasi fatta - E poi ci sono solo due tattiche nuove, gli schemi già li conosci.-
- No, tu non hai capito!- ringhiò il moro fra i denti - Non so più neanche se sono capace ok?-
Sedwigh allora incrociò le braccia.
- Ad agosto con chi hai volato?-
- Che vuol dire?-
- Con chi ti sei allenato l'ultima volta?- gli chiarì il biondo.
- Elettra…ma questo non vuol dire che…-
Stanford non si sprecò a sentire altro. Con un sorriso gelido quanto un iceberg gli mollò la divisa oro e rossa sul letto, con sacralità gli depositò un bacio in fronte e felice come un fringuello si congedò dicendogli che lo aspettavano al campo fa tre quarti d'ora.
E che scritta luminosa troneggiava sulla testa di Tom, lampeggiando al neon?
FESSO.
Eh si. Era un vero fesso.
Inoltre era S. Valentino e lui detestava le feste!
Ci sarebbe voluta pazienza per ventiquattro ore. Un vagone di pazienza.
E guardando verso i suoi scaffali ricolmi di pozioni, ne vide una che in fondo in fondo faceva al caso suo.
Rise, guardando l'ampollina contenente un denso liquido dorato, regalatagli da Draco all'inizio dell'anno.
Ma si, serviva anche una buona dose di fortuna quel giorno.

Giù a Serpeverde intanto, Draco Malfoy ascoltava con un orecchio solo i rimbrotti della Chips che per una volta era stata spodestata.
I gracchi di quella strega boriosa riempivano tutta la camera di Damon Howthorne e la cosa, a un malato, non poteva fare tanto bene. Ma c'era un motivo per cui la guaritrice di Hogwarts borbottava incessantemente come una teiera in quel momento. E la ragione era il dottor Caleb Gilmore, padre di Lisa Gilmore di Grifondoro, un Magonò. E anche un pediatra. Certo, non era propriamente adatto a un uomo quasi fatto come Damon ma ora il corpulento medico sui quarantacinque anni, carnagione olivastra, barba incolta e occhi azzurri, stava visitando il Legimors con sguardo non priprio allegro.
Draco era a fianco del letto, la Chips sull'altra sponda.
Beatrix, William, Neely e Cloe seduti in fondo alla stanza, tutti abbarbicati su una cassiera.
I quattro sembravano abbastanza ansiosi e quasi imprecarono dietro a Tom quando si presentò alla porta, in tenuta abbastanza sportiva per uno come lui.
- Ciao.- apostrofò a bassa voce il cugino - Come sta?-
Draco piegò le labbra appena appena, osservando il viso pallido e scavato del Legimors - La tosse gli toglie le forze. Ho pensato che non valeva la pena aspettare ancora, così ho chiesto a Tristan d'informarsi se c'era qualcuno abbastanza vicino a Hogwarts con conoscenze mediche babbane che potesse venire a visitarlo. È venuto fuori il dottor Gilmore.-
- Io non sono d'accordo.- sbuffò la Chips seccata - Ma faccia come vuole signor Malfoy.-
- Questa influenza è un bel problema. Ho sentito che se l'è presa anche uno a Grifondoro.- continuò Riddle - Ma è davvero una banale influenza? Sembra di stare in un lazzeretto.-
In quel momento il medico rialzò la testa, levandosi lo stetoscopio dalle orecchie.
Era bastato posarlo sulla schiena di Howthorne per scoprire ogni cosa.
Quella tosse poi…era facile da riconoscere.
- Principio di polmonite.- disse, dando due carezza alla testa di Damon.
- Polmonite?- allibirono Cloe, Tom e Trix in coro.
- Come ho fatto a prenderla?- sospirò Howthorne depresso.
- Magari le tue difese immunitarie si sono abbassate in questo periodo e il freddo ha fatto il resto.- replicò il dottor Gilmore, sorridendogli calorosamente - Sei sotto pressione per qualcosa?-
- No.- Damon alzò appena le spalle - Dormo anche meglio adesso.-
- Ah si.- disse il medico, vedendo il Sognid'Oro che ruotava sul comodino - Bhè, in fondo la polmonite è appena accennata, l'abbiamo presa in tempo. Stavi già prendendo gli antibiotici, giusto? Bene, allora con una buona cura di quelli, più del cortisone, andrà tutto a meraviglia. Ti riprenderai in una settimana, anche se poi ti sentirai comunque molto debole. A meno che con la magia non si possa fare qualcosa.-
- Non si preoccupi.- berciò la Chips - Gli dia il suo corticoso qualcosa, poi lo rimetterò io in forze in un baleno.-
- Deve stare a letto, vero dottore?- interloquì Neely.
- Si, per una settimana. E se non riesce a mangiare mettiamo su una flebo, non c'è problema. Però deve stare in assoluto riposo signor Malfoy.- aggiunse, rivolto a Draco - Vede, è già il secondo caso che vedo. All'ospedale dove lavoro e dove abbiamo contatti col Ministero della Magia abbiamo già accolto otto maghi con questi sintomi.-
- Lei ha visitato Jane Hargrave allora.- disse il biondo Auror.
- Si, esatto.- annuì il dottor Gilmore - Non tema. Milady ha una tempra molto forte. E' in cura da noi già da un po' e se la caverà molto presto. Ma questo giovanotto deve essere seguito notte e giorno. Niente sforzi e niente studio ma è il caso che ti avverta che le tue visioni si ridurranno a un ammasso informe di flash senza senso.-
- Immagini che perdita.- ironizzò Damon acidamente.
- Gli terremo compagnia noi.- scandì Beatrix.
- Voi però siete a rischio di contagio.- ricordò la Chips seria - La signorina Vaughn e il signor Mitchell no.- si corresse, verso Trix e William - Ma lei signorina King e anche lei signorina Montgomery fareste bene a non entrare in continuazione. Non si sa mai. Non vorremo contagiare tutta la scuola spero! In fondo la malattia non si è presentata sempre in forma di polmonite e poi a un malato serve pace e tranquillità.-
- Si e una televisione con la parabola.- brontolò il Legimors.
- Ha ragione lei.- annuì anche Draco, pensoso - E' meglio andarci cauti per il momento ragazzi.-
- Che palle.- si lagnarono le due ragazze e anche Tom.
- Tranquilli. Con un paio di pozioni lo rimettiamo in sesto.- sorrise appena Malfoy - Ma stasera non dovrai muoverti. Niente festa.-
Howthorne ghignò serafico - Sai che dolore. Senza offesa Neely.-
- La tua polmonite è stata provvidenziale.- gli sorrise la Corvonero, complice.
Tom invece avrebbe voluto sbattere la testa al muro. Ma perché non se la ciucciava anche lui una bella influenza?
Altro che Felix Felicis!
Non era servita a un tubo berla fino a quel momento.
Usciti da Serpeverde, un covo di gente armata di picchetti e fasci di slogan abbastanza minacciosi, Cloe, Tom, Draco e Neely si ritrovarono nei corridoi.
- Belli agguerriti.- bofonchiò Malfoy, accendendosi una sigaretta - Giocano contro di voi sfigati?-
- Lascia perdere.- frecciò la King - Dovresti saperlo bene tu...-
- Che siete degli sfigati?-
- No, che di solito voi serpi perdete sempre.-
- Ahah, che ridere.- ghignò il biondo sarcastico - Ne riparliamo a mezzogiorno.-
- Quanto ci fai andare?- lo bloccò.
- Oh no!- si lagnò Riddle - Claire per favore! Draco anche tu, per cortesia. Se poi viene a saperlo vorrà farlo anche Edward! E poi non se ne uscirà più.-
- Tieni.- l'Auror senza fare una piega le lasciò la bellezza di quaranta galeoni in mano - Troppi?-
- Hn, non sai che razza di somme ho in mano io di solito!- replicò la King per darsi un tono.
- Allora siamo a posto.- li salutò Malfoy, tranquillo e beato come al solito - Fatevi dei turni con Damon e se succede qualcosa avvisatemi. Ho capito, ho capito!- sbottò poi, guardando in aria - Arrivo, non c'è bisogno di diventare volgari! Ciao mocciosi!- e filò via, lasciando i tre un pelino preoccupati.
- Ancora.- sussurrò la Grifondoro - A volte se ne esce davvero con cose da paura.-
- E non è il solo.- sindacò Riddle - Anche Harry è così da un pezzo. Ma che succede?-
- E' l'età che avanza.- soffiò Neely - Scusate ragazzi, torno a Corvonero. Ci vediamo alla vostra partita. Ah…- si volse, prima di sparire anche lei - Oggi pomeriggio e per tutta la sera ci sto io con Damon. Voi divertitevi pure!-
C'era poco da divertirsi.
Tornati verso Grifondoro, stranamente senza che fosse mai inciampato una volta, Tom si ritrovò a dover dire alla sua ragazza che quella mattina giocava con la squadra.
Quando Cloe lo seppe, smettendo di contare per qualche secondo i suoi soldi, rimase a bocca aperta.
- Vuoi farti ammazzare?- gli chiese, con tono pacato - Eh? Vuoi schiantarti dalla scopa e finire contro le tribune?-
- Non succederà nulla di tutto questo.-
- Quando hai giocato l'anno scorso per sostituire uno del settimo ti sei rotto il polso.-
- Con Sed, è diverso. Quei due di Tassorosso ci avevano spinti a giù. E poi ho mandato giù del Felix Felicis.-
- Oddio.- la biondina scosse la testa, poggiandola sulla sua spalla - Tom…quanta ne hai bevuta?-
- Dieci gocce. Quella di Draco dura ventiquattro ore. Infatti non sono ancora inciampato oggi, visto?- fece con aria fintamente innocente - Andrà tutto bene.-
- Questo si chiama truccare la partita comunque.- gli ricordò saccente.
- L'ho presa per non ammazzarmi, non per vincere. E da quando sbandieri al vento la sacralità delle partite senza intrallazzi sotto banco?-
- Figurati, sai che me ne frega.- tubò lei in risposta - I soldi di Malfoy sono miei.-
- Ci avrei giurato.-
La King sorrise, sollevandosi e buttandogli le braccia al collo - Davvero. Cerca di non farti male come l'anno scorso.-
- Draco non sbaglia mai con le pozioni.- le sussurrò, baciandola lievemente agli angoli della bocca - E se tanto mi dà tanto, magari stasera riesco anche a segare quell'orrida festa!-
- Non ci pensare nemmeno!- l'ammonì, serrandogli la nuca con aria perfida.
- Dai Claire. Odio le feste.-
- Si ma stavolta sei con me.- rispose con dolcezza falsa come i soldi falsi - Ti ficchi una maschera, beviamo un po', balliamo…e poi andiamo a salutare Howthorne. Che te ne pare?-
- Una palla.-
Claire allora lo zittì rubandogli un altro bacio, che si fece sempre più intenso.
Dovettero staccarsi sbuffando però quando Sedwigh li pescò davanti alla porta. Era già armato di scopa e senza tante storie mollò una Tornado BlackWind 5 a Tom, più la sua sacca con la divisa da quidditch.
- Muoversi!- ordinò - Non abbiamo neanche tre ore. Lisa e Guy ci aspettano al campo!-
Riddle sospirò, già pentito ma si mise la sacca a tracolla e salutò Cloe.
- Buona fortuna.- gli sorrise, baciandolo ancora - E se non vincete ti pianto.- aggiunse, con amore infinito.
- Hn, grazie mille per l'incoraggiamento.- e se ne andò colmo di spirito da martire.
In fondo era solo una partita no? Che male poteva fargli giocarsi di nuovo una partita?

Harry, Ron, Draco, Elettra e pure Edward alle undici erano sugli spalti dei professori.
Da non credersi, avevano la bocca a palla a causa di Tom che in quel momento veleggiava con una grazia a lui poco conosciuta nei movimenti liberi sulla sua scopa. E andava anche parecchio forte.
Lui e Lisa Gilmore avevano appena infilato un altro canestro e ora Grifondoro vinceva per 60 a 40.
Un bello spettacolo, niente da dire.
La giornata era anche abbastanza luminosa, con poche nuvole e nonostante tirasse freddo, tutta Grifondoro si sgolava con un tifo da stadio, rispondendo ai cori di Serpeverde da cui come minimo qualcuno lanciava maledizioni.
- Il signor Riddle non è male come cacciatore.- stava dicendo la Mcgranitt, seduta sotto di loro con Silente.
- No, è vero.- sorrise il preside - Credo che gli allenamenti con Elettra siano stati utili, dico bene cara?-
La bionda ridacchiò, soddisfatta.
- In effetti è molto bravo. Solo che ha poca costanza.- spiegò - E poi non guarda spesso dove dirige la scopa.-
- Ora però la dirige per bene.- soffiò Draco, un pelino seccato - Quel rompiscatole ci si mette sempre quando non deve.- e proprio in quel momento Sedwigh infilò il colpo da 70.
Con Grifondoro in vantaggio, si poteva quasi vedere la King sulle tribune che si sfregava le grinfie.
A parte lo spettacolo abbastanza indecoroso, gli Auror non erano venuti solo per vedere Tom.
Anzi. Erano venuti a controllare Tom.
I troppi rombi liberi avevano messo in allarme Harry, che ormai dormiva poco e male al pensiero che un fantoccio potesse spuntare fuori a caso e uccidergli Tom senza il minimo preavviso. Per questo ora vagava con gli occhi sul campo da quidditch, ansioso come non mai.
Comunque doveva ammettere che il mostriciattolo quel giorno sembrava diverso dal solito.
Due o tre bolidi avrebbero potuto prenderlo in pieno, visto che si guardava pochissimo attorno, sfidando il suicidio ma…quei bolidi alla fine l'avevano sempre scansato di almeno un metro.
Se non era fortuna quella…
- Herm quando torna?- chiese Ron improvvisamente, svegliandolo da quei cupi pensieri.
- Stasera credo, a meno che non passi da suo nonno.- disse Draco, che seguiva avidamente il gioco - Più tardi vado all'ospedale anche io, per controllare la situazione e parlare di nuovo col dottor Gilmore.-
- Jane si sente meglio?- chiese Elettra.
- A quanto la mezzosangue ha scritto nel suo ultimo messaggio direi di si.- annuì il biondo, imprecando a un canestro parato da Grifondoro - Sta guarendo rapidamente. Gli antibiotici hanno fatto effetto.-
- Quindi è polmonite.- mugugnò Edward - Che sfiga.-
- Lascia perdere.- annuì Malfoy - Pare che le visioni diano a Jane un sacco di problemi.-
- E' colpa dalla malattia. I Veggenti non vedono più bene quando sono malati.- sospirò Dalton.
- Già. Oh, grazie al cazzo!- esultò Draco, al punto di Alderton - Ci andava tanto?-
"Siete delle seghe."
- Vaffanculo Potter!-
- Ma che ti prende? Non ha aperto bocca!- lo difese Ron, mentre Harry se la rideva.
- Sta zitto lenticchia, non rompere.-
- Che fanno i Cercatori, si può sapere?- mugugnò dal fondo della tribuna Tristan - Si svegliano o no?-
- Già, dove stanno?- chiese anche Lumacorno.
- Là sopra.- indicò la Mcgranitt - Sulla tribuna di Corvonero.-
La partita agguerrissima finì dieci minuti più tardi. Grifondoro aveva preso il boccino ma il Cercatore si era schiantato contro quello di Serpeverde per prenderlo e le vipere, si sa, si lagnarono a oltranza per la partita truccata.
Almeno secondo loro.
Quando persero, Draco vide Cloe sghignazzargli in faccia da lontano.
- Maledetta tutta Grifondoro.- imprecò fra i denti - Io vado a cercare la mezzosangue, ci si vede stanotte.-
- Brucia eh?- frecciò Potter alle sue spalle.
- L'unica cosa che brucerà, sarai tu se non taci Sfregiato.-
- Salutaci Jane!-
In campo invece si esultava, Tom specialmente che non si era rotto l'osso del collo.
E quella sera avrebbe potuto festeggiare almeno per la vittoria, anziché per quella tortura di festa.
Durante la partita però era accaduta una cosa strana.
I gufi della posta avevano svolazzato sul campo, cosa strana ma non inconsueta e lui aveva avuto la netta sensazione che qualcosa gli fosse sfrecciato lungo la spalla, cadendo poi fra l'erba alta.
Avrebbe potuto essere un ricordino di quei malefici pennuti e ringraziò la Felix che non gli fosse piovuta addosso.
Una vera fortuna!

Più tardi, verso le cinque di pomeriggio, Cloe fece irruzione a Serpeverde fregandosene dei fischi che si prese dietro da Alderton e i suoi amici, incazzati per la vittoria dei loro mortali nemici.
Aveva un problema e doveva parlarne con qualcuno che capisse "quelle cose" di basilare importanza. Aprì la porta della camera di Damon e ancora sulla soglia esplose - Perché Tom non vuole fare sesso come me???-
Neely stava seduta sul letto di Howthorne, Trix su una poltrona con una cuffia nelle orecchie mentre Asher svaccato di fronte al caminetto e non sollevò neanche lo sguardo dal giornale.
Il Legimors poi leggeva una rivista di musica.
- Tu guarda…- bofonchiò - Gli ACDC sono in tour. Fanno tappa a Londra. Trix ci andiamo?-
- Non è possibile!- continuò la King senza sentire ragioni - Siamo insieme da un mese e mezzo e lui non ha provato neanche a toccarmi più del solito! Dio! Ho voglia di ucciderlo!-
- Ahhh…- borbottò la Diurna, intanto - Questa canzone fa schifo. Ma dove l'hai preso questo cd Damon? Sembra un coro di voci bianche da chiesa! Ma chi sono questi perdenti?-
-…non sarà che sono io che non gli faccio venire voglia?- se ne uscì Claira sconvolta - Oh no! E adesso che faccio? In tre ore di festa a Grifondoro non ha cercato d'imboscarsi una sola volta! Ma è normale?-
- No, davvero. Fanno davvero pena.- sindacò la Diurna, rigirandosi il cd pirata fra le mani - E' un misto di Slayers e Pistols, un'accozzaglia orribile. Fa venire voglia di darsi all'alcool. Asher dove hai messo gli Him?-
E il mannaro non sentì una virgola.
- Lo sapevate che il Capo degli Interni sulla Cooperazione Magica coi Babbani ha un'amante?- se ne uscì, sfogliando il giornale - Come fa certa gente a farsela vorrei sapere. Questo tizio nella foto si pulisce i denti col dito.-
- Ohoh…ma io non mollo!- continuò la King esaltatissima, facendo la spola dal letto alla parete - Stasera lo inchiodo e ne parliamo seriamente. Oppure gli viene un attacco e mi sviene…ma se fossi davvero io? Cioè…ha diciottanni quest'anno, un minimo d'istinto dovrebbe averlo…-
Neely seguiva quei discorsi un pelino preoccupata.
Forse a quella gente serviva una po' di terapia di gruppo. Ognuno parlava per i fatti suoi e non uno che rispondesse all'altro.
- Odio S. Valentino.- berciò la Diurna fra i denti, attaccandosi alla meranda con la cannuccia - E' pieno di dementi tutti felici e contenti. E poi tutto quel cioccolato…quell'odore ti si attacca alle narici e non se ne va più.-
- Fanno tappa anche a Dublino.- ridacchiò Damon improvvisamente - Che stato! Kyle è diventato uno skinhead.-
- Con Tom non serve sbattere le ciglia né i vestiti sexy né altro…che cazzo ma è umano? Possibile che non può essere un deficiente allupato come tutti gli uomini normali? No! Tutte a me capitano, porca di quella miseria!-
- Ah, merda. Il biglietto costa un pacco di soldi.- si lagnò Howthorne, imbronciato - Ed è fra tre settimane. Mi sa che non mi daranno il permesso di andarci se non mi riprendo. Fottuta polmonite.-
- …e a che cazzo serve la maschera stasera?- perseverò la Vaughn - Che stress! Così rischi di farti il primo che passa se esageri col bere! Asher vieni o no?-
- L'amante del Ministro faceva la spogliarellista…ma dai!- tubò il principe.
- Ho deciso!- concluse Cloe, piantandosi davanti al letto - Stasera gliene parlo! E poche balle! Dovrà dirmi se c'è qualcosa che non va, non ho intenzione di continuare a passare per un'assatanata! Ho dei bisogni io! Ecco, farò così!- e senza più dire altro prese la porta e se ne andò.
Solo allora Damon, Asher e Trix sollevarono il viso dai loro affari.
- E' entrato qualcuno?- chiese Howthorne.
- Non so. Ho sentito un ronzio vago.- replicò la Diurna - Asher chi c'era?-
Il mannaro alzò le spalle, sempre nascosto dal giornale.
- E' successo qualcosa?- chiese allora il Legimors alla sua ragazza.
E Neely scosse il capo, con un sospiro.
- Assolutamente nulla.-
- Mah….allora Trix, ci andiamo al concerto o no?-
- Che concerto?- bofonchiò quella, rovistando nei cd a terra - Dove stanno gli Him?-
- Che blateri?-
- Ma mi ascolti quando parlo?- sbuffò la Diurna - Dio, mi sembra di parlare col muro! Asher! Me lo lanci quel cd o no?-
- Cos'è un cd?- fu la spettacolare risposta del mannaro.
E Neely, sorridendo, abbassò il viso e tornò a leggere.

Ore dieci di sera.
E il tracollo psicologico di Tom Riddle era arrivato al punto tale che prima di uscire si era fatto un bicchierino di whisky incendiario con Draco, partito un'ora prima per andare a trovare Jane all'ospedale.
A un bicchierino era seguito un bicchierone, accompagnato da una sigaretta.
E poi l'apoteosi.
Aveva alzato i boxer rossi che quell'idiota di Damon gli aveva detto di mettere, come porta fortuna. Così oltre a farsi l'ennesimo bicchiere, aveva anche bruciato quelle mutande nel camino con aria da spiritato.
S. Valentino era ufficialmente la festa più idiota del pianeta. Anzi, della galassia.
Finì di vestirsi con un diavolo per capello, mentre ogni tanto buttava un'occhiata fuori dalla finestra. Fin da lì, dalla torre di Grifondoro, si vedeva che il campo da quidditch era stato magistralmente illuminato per l'occasione.
Sbuffando, infilò una maglia nera, pantaloni di pelle, stivali al ginocchio, quanti alle mani e cappotto nero lungo, con un largo cappuccio. Bene. Tutto in lui rispecchiava il suo umore.
E vaffanculo!
- Sei pronto?-
Si volse, vedendo Cloe alla porta.
Lo guardava ammirata, anche se trovava discutibile la scelta di tutto quel nero.
Lei anche era bellissima, un giaccone cremisi lungo fino ai piedi di velluto, mini, tacchi alti e sciarpone color rubino.
- Tieni.- e gli lanciò una mascherina a mezzafaccia di tessuto argenteo - Degona l'ha finita un'ora fa. Cuce molto bene. Farebbe la felicità di ogni governante.-
- Merito delle snervante ossessioni di Elisabeth temo.- sospirò, fissandosi la maschera in faccia.
- Di ottimo umore eh?-
- Non si vede?- ghignò appena.
- Andiamo.- sorrise, tirandoselo dietro - E non fare storie!-
Arrivare al campo da quiddtch fu più complicato del previsto. Per strada era pieno di coppie e gruppetti che impedivano il passaggio, per non parlare poi delle distinzioni di casa.
I branchi si muovevano a chiazze di colore, oppure si isolavano del tutto.
Fuori dai padiglioni del campo, l'ingresso era controllato da Gazza e da alcuni Auror.
Dentro, più di duecento fra divani e poltrone, più naturalmente i tavoli col rinfresco.
Tutto questo miscelato con cinquecento studenti dal volto coperto.
- Oh, eccovi.- disse Trix non appena li vide, tutta svolazzante in un abitino rosa, di seta cotta, osservando stranita la tenuta di Tom - Ma che t'è successo?-
- Niente.- ringhiò fra i denti - Dove sta il buffet? Finirà per venirmi il diabete se non bevo qualcosa di forte.-
- Mi sa che ne ho bisogno anche io.- mugugnò Asher, disgustato quanto lui.
- Ottimo. Noi andiamo a cercare il carburante.- disse il grifone.
- Se scappi sai che fine faresti.- lo minacciò Cloe - Ti ritroverei dovunque.-
- Lo so, lo so…-
- Abbiamo trovato un modo per farli andare d'accordo.- ghignò la Diurna - L'alcool.-
- Hn, mi sa che s'è già bevuto qualcosa per avere il coraggio di venire qui.- replicò la King, saccente - E i guai non arrivano mai soli. Arrivano Fern, il suo codazzo e la McAdams.-
Infatti, un gruppetto di sette cretine di Serpeverde si piantò di fronte alle due.
- Salve ragazze.- le apostrofò la Chilton, accanto alla Gordon - Con quelle maschere quasi non vi riconoscevo.-
- Potrei dire lo stesso di te.- replicò Cloe a tono, senza perdere un sorriso gelido e scintillante - Ti sta così bene che ti consiglio di non togliertela più.-
- Prima di parlare tu non pensi mai duchessa?- s'intromise Asteria, agghindata con uno striminzito giacchettino di velluto, come se non ci fosse stata ancora delle neve rappresa qua e là.
- E tu?- le disse allora la bionda - Tu quando parli dovresti stare attenta che in giro non ci siano orecchie indiscrete.-
La Vaughn avrebbe volentieri morso la sua compagna, se lo spettacolo di vedere la scozzese sbiancare non fosse stato un vero orgasmo.
- Che vuoi insinuare?- le sibilò bellicosa.
Ma quell'animosità non scosse la King neanche per sbaglio.
- Chi ha orecchi per intendere lo faccia.- insinuò la Grifodoro.
- Abbiamo qualcosa in ballo?- ironizzò la Gordon interessata - Un'altra scommessa?-
- Perché? Se non sbaglio Asteria non se l'è ancora portato a letto Tom.- aggiunse Cordelia Chilton, sarcastica, facendo vibrare di rabbia la McAdams - Sei stata brava King. Un serpente non avrebbe saputo fare di meglio.-
- Io con quella scommessa non centro nulla.- sindacò la biondina.
- E comunque non avresti vinto neanche tu.- disse Asteria di colpo, con un ghigno cattivo - In fondo nemmeno tu sei ancora andata a letto con lui.-
Quella frase ebbe il potere di far perdere a Claire la sua leggera patina d'indifferenza.
- Ah si? E da che lo capisci?- ironizzò, sentendo il cuore battere troppo forte.
- Hn.- fece l'altra altezzosa - Certe cose si notano. Forse non sei il suo tipo.-
- Se non altro non mi ha insultata perché l'ho baciato.-
Stavolta la McAdams perse il lume della ragione. Aveva già la mano sotto la giacca, stretta attorno alla bacchetta che Tristan passò lì accanto, per entrare dentro al campo da quidditch e la neo-rissa morì sul nascere.
- Occhio a quello che fai.- disse finalmente Beatrix, con assoluta flemma, verso la scozzese.
- Non ti ci mettere anche tu, fammi questo favore!- ringhiò Asteria, livida di rabbia - Comunque noi King faremo i conti uno di questi giorni!- e senza aggiungere altro dette loro le spalle come una principessa oltraggiata ed entrò di volata nel campo da quidditch, passando i padiglioni e seguita da tutte le altre. Restò per ultima Fern Gordon. Che rise in modo strano a Cloe e Trix e dopo un sarcastico inchino, prese il volo come la sua velenosa compagnia.
Sole, la Diurna si prese la briga di alzare gli occhi al cielo scuro, sciogliendo i capelli dalla lunga coda alta in cui li aveva rinchiusi.
- Megafessa…vacci più piano con quella.-
- Come diavolo ha fatto a capire che io e Tom non l'abbiamo ancora fatto?-
Eccola lì. Di arrivare alle mani con la scozzese non gliene fregava niente.
Il problema stava nel suo orgoglio femminile. Non sia mai che una King non riesce a portarsi a letto il fidanzato.
- Devo ficcargli qualche sostanza stupefacente in corpo e scatenare i bassi istinti a Tom!- ponderò Claire alla fine - Si, è l'idea più adatta! Lo faccio ubriacare e poi me lo…oh, eccoti!- tubò poi, diabolicamente angelica verso Riddle, appena tornato con una bottiglia in mano - Cos'hai preso?-
- Bonarda.- mugugnò, mentre il mannaro passava alle ragazze i calici - A che brindiamo?-
- Alla pace nel mondo.- frecciò Beatrix.
- Alla sicura morte per mano mia di Asteria McAdams.- fece la King.
Asher roteò gli occhi, versando il vino a tutti - Pensate a tenere gli occhi aperti.-
- Perché?- gli chiese Tom, il calice già alle labbra.
- C'è un'aria strana stasera.- disse il lupo, fissando nulla di preciso - E la luna è arancione, richiama sangue.-
- Se non altro non è piena. Ma ha ragione lui.- annuì la Vaughn, guardandosi attorno seria - C'è qualcosa che non mi quadra. Un odore che non mi piace…sembra di trepidazione.-
- Saranno gli ormoni.- sibilò Riddle sagace - O Martin che s'è appena portato Rebecca Tremaine dietro al padiglione nord. E' sempre il solito porco quello.-
- Io vado a farmi due passi.- disse Asher all'improvviso - Vado a destra.-
- Io a sinistra.- replicò la Vaughn - Megafessa tienilo d'occhio.-
E in un lampo erano spariti tutti e due.
- Che cacchio è successo?- bofonchiò Riddle, annoiato.
- Quella succhiasangue ha preso molto sul serio la sua missione di guardia del corpo.- belò la biondina, prendendolo sotto braccio - Dai, sorridi un po'. In fondo la serata potrebbe finire bene no? La Felix per ora ha funzionato.-
- Già, sta anche evitando che mi sbronzi.- disse infastidito - E' il settimo fottuto bicchiere e la testa non mi gira neanche. Merda.-
Poi, senza che nessuno avesse potuto prevederlo, neanche Damon che era a letto a dormire, accadde l'inevitabile.
Verso le undici a mezza Cloe vide uscire dalla folla un tizio vestito interamente di nero, con una mschera a forma di teschio sul viso. E imprecò.
- Tu guarda quel bastardo di Alderton! Vestirsi da Mangiamorte, che schifo!-
Anche Tom si girò, vedendo il Mangiamorte camminare dritto verso di loro ma…riaccadde, come alcuni mesi prima.
Lui lo percepì ancora prima che il fantoccio sollevasse la bacchetta.
Il cuore gli si fermò, ma agì più in fretta che poteva.
- TOM RIDDLE!- urlò il Mangiamorte con la sua voce stridula.
Fu un lampo.
Tom estrasse la bacchetta e spinse via Cloe con tutta la forza che aveva.
Vedendola cadere, in quell'istante, sollevò la punta della sua unica speranza verso il cielo - TUTTI A TERRA! PERICULUM!-
Da lontano, dalla cima della Torre Oscura, Harry Potter sollevò lo sguardo sulla vampata rossa e distruttrice di un Misterium Ignis scagliato dal fantoccio, sollevarsi pesante e densa sopra il campo da quidditch.
In quella nube di morte e fuoco, avvertì il cuore andare in briciole.
E poi…una fiammata strana. Rossa e dorata, danzante in mille scintille di luce.
E il verso di una fenice.
Si, una fenice aveva appena cantato.
Ma quando raggiunse il campo, vide un enorme cratere nero e fumante.
E di Tom Riddle non v'era più traccia.
Se non cenere e una mascherina argentea, bruciata, arsa.
E null'altro.

 

 

 

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Capitolo 44
*** Capitolo 44° ***


figli44

 

 

14 febbraio, ore 22.
New Hamp Hospital, a Notting Hill, Londra.
Lady Jane Hargrave guardava sconsolata il vassoio dell'ospedale. Un tripudio di verdure cotte al vapore, gelatine e grissini. E stava per mettersi a urlare.
L'unico inconveniente era che la sua bacchetta era infilata sotto il letto e non aveva né la forza né la voglia per prenderla, tanto da mettere sotto Imperius il medico e farlo sfracellare dalla finestra del quinto piano, in terapia intensiva.
- La prossima volta ti porterò dei biscotti in sordina.-
Jane sospirò, lasciandosi andare contro i cucini - Quello che serve a questi dottori è un lavaggio del cervello. Sono quasi guarita ormai, ma se continuano a darmi da mangiare brodini e verdura non riuscirò più a mettermi in piedi.-
- Una come te non si fa piegare da niente.-
- Tesoro.- rise, scoccando uno sguardo serafico a Draco Malfoy, comodamente seduto accanto alla sponda sinistra del letto - Le infermiere di questo reparto mi hanno già piegato a sufficienza. Non sopporto gli ospedali. L'ultima volta che ci sono stata è nata Hermione, quindi fatti un po' due calcoli. Sono ventotto anni quest'anno.-
- Andiamo. La polmonite te la sei presa in forma leggera. Curarla immediatamente ti ha salvato dalla trafila di esami e antibiotici che ora aspettano Damon.-
- Povero tesoro.- sospirò la donna, scostandosi i ricci dalla fronte - Non lo invidio affatto.- ma di colpo la sua espressione si fece di nuovo luminosa quando Glory tornò sgambettando nella stanza.
- Papà!- cinguettò e si fece prendere in braccio, per poi passare subito sulla sponda del letto di suo nonna, rifilandole in mano un pacchetto di cracker, forse preso da una macchinetta.
- Ehi, da dove arrivano?- sbottò il biondo - Non è che ha fatto saltare uno di quei distributori?-
- No.- disse Hermione sulla soglia - Gliel'ho preso io.-
- Dio ti benedica.- sospirò Jane con fare teatrale, dandone uno alla nipote - Hai visto il dottor Gilmore in corsia?-
- No, è giù al pronto soccorso. Sono arrivati altri due casi di maghi con la polmonite.-
- Fammi indovinare.- Jane assottigliò l'espressione - Tutti Auror.-
- Diciamo di si.-
Draco serrò la mascella - Per me centra Grimaldentis.-
- Butto bombo.- gorgogliò Glory, con un cracker fra le gengive piene di minuscoli dentini bianchissimi.
- Già, brutto bastardo.- frecciò Malfoy a bassa voce.
- L'idea però mi sembra stupida.- bofonchiò Jane - A che gli serve decimarci con della semplice influenza?-
- Secondo Jeager vuole distogliere la nostra attenzione.- sospirò la Grifoncina, sedendosi accanto al fidanzato - E credo ci stia riuscendo. La prossima volta che lo vedo lo infetto con l'ebola.-
- Che soluzione disgustosa.- mugugnò sua madre, sentendo dei passi dietro alla porta - Oh, no! Rieccola che arriva!-
- Arriva chi?- chiese Hermione, girandosi stupita.
- La moglie di Timothy Frailty, del Ministero.- sospirò lady Hargrave a bassa voce - Crede di avere la polmonite ma ha solo qualche leggero colpo di tosse. In più è incinta e s'è portata appresso una levatrice hippy che crede di averli messi al mondo tutti lei i figli. Va dicendo che le madri con le tate sono delle assassine psicotiche.-
- Siamo tornate!-
Julianna Frailty mise il naso pomposo nella stanza doppia, seguita da una vecchia megera che era la sua levatrice.
Al settimo mese, ciondolava come un'anatra con quel pancione grande come quello di un'elefantessa.
- Jane, cara!- tubò la donna, sorridendo a trentadue denti - Lei è tua figlia vero?-
Hermione si strinse istintivamente a Draco.
- Già.- frecciò Jane - Julianna, ti presento mia figlia Hermione. Lui è il suo fidanzato, Draco Malfoy. E questa bella bambina è mia nipote.-
- Oh che amore!- squittì la strega, chinandosi su Glory e facendo rizzare tutti i capelli alla Grifoncina, ricordandole le leggende metropolitane dei gatti che strozzano i bimbi nel sonno - Che bambina meravigliosa! Ha degli occhi stupendi! Diventerà una rubacuori, ci scommetto! Quanto ha?-
- Ad aprile compie due anni.- sussurrò Hermione fra i denti.
- Un attimo!- si mise in mezzo la levatrice, puntando Draco col naso adunco - Ha detto fidanzato? E avete una bambina?-
- Già.- rispose Malfoy, senza fare una piega - L'avevo detto ad Hermione di aspettare, ma non riusciva proprio a togliermi le mani di dosso...- e non finì di dirlo, di ridacchiare e godere della faccia sconvolta della Grifoncina, che la suddetta gli pestò un piede, facendolo ululare internamente per il dolore.
- I ragazzi d'oggi hanno troppa fretta!- gracchiò la levatrice con voce stridula che parve dare fastidio alla bambina, visto la boccuccia imbrociata - Jane ha pensato alla data del matrimonio?-
- Ehm...ci stanno pensando loro.- disse lady Hargrave - Vero ragazzi?-
Herm annuì vigorosamente. Tutto pur di far allontanare quell'orrida donna che invece continuò a parlare a ruota libera sulla sacralità del matrimonio, sul fatto che i figli non devono nascere nel peccato e altre fesserie del genere, tutto con un dannato tono squillante che minacciava di far piangere Glory.
Ma la piccola non pianse.
Mise il broncio, simile in tutto e per tutto a suo padre e dopo un attimo qualcosa si alzò dal letto di Jane e sfrecciò a tutta velocità verso la befana, prendendola in mezzo alla testa. Il sonaglino di Glory.
Tempo un secondo e la vecchia cadde in poltrona, come addormentata.
Hermione si mise la mano sulla bocca, Draco aveva i capelli altri dieci centimetri, ma la moglie di Frailty neanche se ne accorse, troppo intenta com'era a parlare di fesserie. E la piccola Malfoy batté le mani soddisfatta.
- Canaglia.- rise Jane sottovoce, carezzando i boccoli della nipote.
- Bene, torno ad aspettare mio marito.- celiò la strega rompiballe - Se la mia levatrice si sveglia mandatemela per favore, è così stanca di recente. Ci vediamo dopo Jane!-
- A dopo.- soffiò Hermione, per poi guardare sua figlia con gli occhi fiammeggianti - Glorya! Non si tirano gli oggetti! Potevi ammazzare quella povera donna!-
La bambina le scoccò un'occhiata vaga, tipica di chi è molto rammaricato, come no, e tornò a giocare per i fatti suoi.
- Pensa se glielo ficcava in gola.- ponderò Draco con un ghigno diabolico - Che spettacolo.-
- Piantala Malferret, non fa ridere!- si lagnò la sua ragazza - Non può andarsene in giro e colpire chi le pare!-
- Ammetterei che è stato divertente.- cinguettò Jane, faticando a trattenere le risate.
- Oh mamma, per cortesia!-
- Ci si diverte qua dentro.-
Draco si volse, l'espressione già irritata.
- Ci si divertiva.- bofonchiò, vedendo Lucius e Narcissa entrare con un mazzo di fiori.
- Ehi, che siete venuti a fare voi due?- sorrise Jane.
- A trovarti.- rispose la madre di Draco, levandosi il cappotto costosissimo e piegandolo con cura, mentre Lucius posava un mazzo di margherite gialle, le preferite della malata, sul tavolino accanto al letto - E' stato Liam a dirmi in che reparto. Volevamo Smaterializzarci ma qualche fastidioso essere ha messo una barriera. Allora Jane? Come va?-
- Molto meglio.-
- Come mai ridevate?- chiese Narcissa.
- Tua nipote ha scagliato un sonaglino in testa a quella tizia.- ridacchiò lady Hargrave, indicando la levatrice.
- Un sonaglino?- Lady Malfoy non parve stralunata da quel comportamento - E perché?-
- Perché diceva un mucchio di cazzate.- sibilò Draco a bassa voce, visto che sua figlia era come una spugna per le parolacce - Le dava fastidio la sua voce.-
- Ottima soluzione.- sospirò Lucius, carezzando la testolina di Glory che volle subito farsi prendere in braccio da suo nonno - Sono arrivati altri maghi Jane?-
- Qualcuno due ore fa. E anche dei Magonò.-
- Dicevamo che questa storia è fatta apposta per distogliere la nostra attenzione dal resto.- interloquì Hermione - In fondo sono semplici malattie babbane, che si curano in fretta se prese immediatamente. Credo che il Vendicatore abbia voluto mettere su questo circo per altri motivi.-
- Tipo quali?- chiese Narcissa.
- Acciecare dei Veggenti vicini a Harry Potter.- rispose la Grifoncina - Sia la mamma che Damon ora sono senza poteri precognitivi.-
- Anche Damon?- Lucius aggrottò le sopracciglia chiare - Michael e sua madre lo sanno?-
- Non ha voluto che li avvisassi. È maggiorenne.- rispose Draco.
- E che vuol dire?-
- Vuol dire che non vuole seccatori attorno.- chiarì Malferret ironico - Chiaro il concetto?-
- Basta che sia chiaro a te...- gli sibilò Lucius, mentre Glory gli mangiucchiava la cravatta di seta senza che lui facesse una piega - Se non altro questi insulsi babbani ci lasciano il reparto libero. Il dottor Gilmore li ha avvisati di non darci noie anche passato l'orario di visite.-
- Tesoro, una strage ora come ora non mi sembra il caso.- lo redaguardì Narcissa pacata - Quando uscirai Jane?-
- La prossima settimana se tutto va bene.-
Un'infermiera si affacciò di colpo alla stanza, sorridente.
- Signora? C'è un'altra visita per lei. Posso farla passare?-
- Un'altra?- Jane parve stranita - Chi è?-
- Mi ha detto che è suo marito.-
In un attimo, Hermione riuscì a impallidire, sgranare gli occhi e poi ad assumere l'esatta espressione della rabbia pura.
Si mise in piedi di scatto, levando Glory dalla braccia di Lucius e poi infilandosi il mantello di volata.
- Hermione...- sospirò Jane mesta - Per favore.-
- Per favore niente.- ringhiò gelida e impassibile, allibendo perfino Draco per quella fuga - Se mi si presenta davanti potrei non rispondere di me, quindi me ne vado, così risparmio una scenataccia a tutti quanti.-
- Dove vai con la bambina?- la richiamò sua madre.
- Dal nonno. L'unico posto dove lui non avrebbe la faccia tosta di mettere piede!- concluse urlando ma a un passo dalla porta era già arrivato Scott Granger.
Invecchiato di poco, aveva qualche filo grigio fra i capelli, qualche ruga in più. La stessa espressione pacata di un tempo. Osservò sua figlia, poi la piccola Glory che non aveva mai visto.
- Ciao Scott.- disse Jane stanca.
- Chi si rivede.- mugugnò anche Lucius, che non aveva apprezzato come se l'era data a gambe dieci anni prima.
- Buonasera.- disse il babbano - Ciao Hermione.-
La Grifoncina lo fissò truce.
- Così lei è Glorya.- continuò, impacciato.
- Lei per te non è nessuno.- sibilò la Grifoncina con livore.
- Hermione!- la richiamò Jane.
- No.- sbottò, fredda e ferita - Non ho intenzione di stare qua con mia figlia. Ah già...lo sai che è una strega, vero papà? Lo sai?- gli urlò allora, perdendo completamente il lume della ragione.
- Hermione, piccola io...-
- Non chiamarmi piccola!- gridò furente - In questi dieci anni in cui non ci sei stato sono cresciuta se non te ne sei accorto! E di certo non grazie a te! Non permetterò che ti avvicini a mia figlia e che un giorno per caso arrivi a dirle che non l'accetti! Non siamo tenuti tutti a sopportare i tuoi sbalzi di umore e se la mamma è stata tanto stupida da riprenderti a casa allora sono fatti suoi! Raccoglierò i suoi cocci l'ennesima volta quando il tuo patetico complesso d'inferiorità ti porterà di nuovo a piantarla ma io non sarò così avventata! Sta lontano da me e dalla mia bambina!-
- Hermione ti prego...- suo padre si avvicinò - Ascoltami. Ho sbaglito, è vero.-
- Esatto. Hai sbagliato.- recriminò violenta - Ormai di un padre come te non ho più bisogno. In questi anni me la sono cavata bene, il nonno ha sopperito alla tua assenza.- aggiunse acida - Perciò tieniti pure il tuo ipocrita senso di colpa!-
- Ehi, adesso basta!- s'intromise Jane, dal letto - Hermione modera i toni!-
La Grifoncina si volse.
Il viso pietrificato.
E poi rise, rise amara, piena di sprezzo.
- Sai una cosa?- sibilò - Comincio a capire le manie dei purosangue. I maghi non dovrebbero mescolarsi coi babbani!- e senza aggiungere altro, dopo aver visto sbiancare Draco a quelle parole, se ne andò via di volata, lasciando Jane a scuotere il capo e suo padre a piangere lacrime di rimorso.
Per il perdono non era ancora tempo.


Harry Potter entrò nel campo di quidditch che il fumo ancora impregnava tutto.
C'erano urla e grida.
Tutto si muoveva attorno a lui, come le lingue del fuoco che stava divorando ogni cosa.
Eppure il bambino sopravvissuto non vide altro che un cratere enorme. Di due metri per tre.
Fumante, colmo di cenere e lapilli roventi.
D'improvviso avvertì l'esatta sensazione di una crisi di panico.
Tom.
Tom.
Tom.

Un grido lacerò l'aria e si volse, per vedere Cloe, con una gamba completamente insanguinata alzarsi a malapena in piedi. Aveva urlato il nome di Tom e poi l'aveva invocato ancora.
All'improvviso tutto tornò reale. I suoni non erano più ovattati, tutto riprese dimensione e forma.
Il Mangiamorte venne colpito alle spalle da alcuni Auror e gettato a terra, tenuto fermo da decine di spade.
Ma anche Beatrix era riapparsa fra il fumo.
I suoi di topazio corsero alla King, poi al cratere.
Rantolando, Harry arrancò fra la folla per farsi strada, per raggiungere quella pozza nera.
Fuoco, fiamme...e Tom era lì in mezzo.
Doveva esserci...non potevano...non potevano averglielo portato via.
Doveva essere vivo...
- Tom! Tom!- Cloe urlava come impazzita, trascinandosi la gamba. Trix la raggiunse presto e non sapendo dove avesse tratto la forza, cercò di trattenerla ma fu inutile. Nello stesso istante in cui Harry saltò nel cratere, anche Cloe si lasciò scivolare dentro, cadendo sulla gamba sanguinante.
Non ci fece caso, mettendosi a guardare ovunque, la vista offuscata dalle lacrime.
- Tom!- si mise a strillare anche Trix - Tom dove sei?!-
Harry, stremato, si accorse che...non c'era più nulla.
Solo cenere. Sollevò fra le dita la mascherina d'argento di Riddle.
E tremò.
No. No, no, no, no!
- TOM!- urlò allora - TOM DOVE SEI? RISPONDIMI!-
Claire strisciò sulle ginocchia, senza avvertire dolore che non provenisse da dentro.
No, no! Dov'era andato? Dov'era finito?
Quella bordato di fuoco l'aveva preso in pieno! Dopo che l'aveva spinta via per proteggerla!
Si mise a scavare nella terra rovente, senza preoccuparsi delle mani, graffiandosi, ustionandosi.
E quando trovò il suo anello d'oro, quello dei King...si sent' svenire.
Lo prese fra le dita, il viso ormai fradicio di lacrime.
E anche Trix lo fissò, sentendo il cuore andare in frantumi.
Perché? Perché l'aveva lasciato da solo?
- Non lo sento...- mormorò Claire, come in trans - Non lo sento più...non riesco a sentirlo...non c'è più...-
- Tom!- la Vaughn scosse la testa, ignorando ogni singola parola - Tom dove sei?! Rispondimi!-
Ma la risposta non venne.
E ora tutti piangevano.
Tutti guardavano quella bara nera di terra...vedendo solo cenere e polvere.
- Non c'è più...non c'è più...-
Cloe si lasciò andare, dondolando avanti e indietro col busto.
Era morto. Tom era morto...non c'era più. Non lo sentiva più.
- Harry!-
Edward e Ron apparvero sul bordo del cratere.
- Harry!- gridò Dalton - Harry dov'è? Quel fantoccio l'ha preso in pieno con un Misterium Ignis!-
- Non c'è.- Potter sollevò il viso sporco di cenere - Non c'è.-
Weasley impallidì. Scosse la testa e un secondo dopo saltò dentro anche lui.
Cercarono e cercarono, scavando con le mani, urlando sempre più violenti quando Harry Potter cedette.
Cadde seduto, il viso perso nel vuoto.
Tom.
Tom non c'era più.
Un grido ferito gli proruppe dalla gola, propagandosi per tutta la pianura.
Ora tutti tacevano. Nessuno più osava piangere e singhiozzare.
Il tempo era rimasto immobile.
Diventato sordo a ogni richiamo, Harry quasi non avvertì un leggero pigolio.
Soffice, acuto e...debole.
Cloe fu la prima a sollevare gli occhi.
Un richiamo.
Una cantilena.
Un verso.
E non era Fanny.
Si sollevò in piedi, girando su se stessa.
Non poteva essere...
Proveniva dal centro del cratere.
Barcollando raggiunse l'epicentro della magia. In ginocchio, si mise a scavare.
Il pigolio si ripetè.
- Harry!- chiamò - HARRY!- urlò poi, con una rinnovata energia - Presto, corri qui!-
Il miracolo avvenne. La Felix aveva fatto il suo dovere.
Sia Harry che Cloe trattennero un gemito strozzato quando sollevarono fra le mani un piccolo batuffolo rosso, spennacchiato e raggrinzito. Un pulcino di fenice.
Il pulcino emise un altro pigolio.
- Oddio...Oddio...-
- Ce l'ha fatta.- la King pianse calde lacrime, tenendosi Tom con cura fra le mani - Ce l'ha fatta! Ci stava provando da mesi Harry! Dev'essersi trasformato prima che la magia lo prendesse in pieno. Il fuoco l'ha ucciso come fenice e...ed è rinato dalla cenere! RAGAZZI E' VIVO! TOM E' VIVO!-
Scoppiò un pandemonio.
Harry Potter lanciò ordini a tutti come un folle, incurante se fossero impossibili o meno.
Il campo venne evacuato, gli Auror scortarono via il Mangiamorte catturato e Silente venne richiamato all'ordine e buttato giù dal letto. L'unico che poteva dare loro indicazioni su come curare Tom, in quelle condizioni.
- Presto, presto!- disse il vecchio e saggio mago - Presto Harry! Portalo qua!-
Usciti dal cratere tutti quanti, il preside avvolse il pulcino in bozzolo di cenere calda, contenuto in un enorme calice.
- Ha bisogno di molto calore. Appena nata, la fenice è molto debole.-
- Preside ce la farà vero?- esalarono Trix e Cloe sconvolte.
- Tranquilli.- Silente guardò principalmente Harry, un bambino sopravvissuto sconvolto come mai l'aveva visto - Ora me ne occuperò io. Fanny sorveglierà queste prime ora. Ma vi avverto che lo shock potrebbe tenerlo inchiodato a questa forma per molti giorni. Ci vorrà del tempo perché riprenda la sua forma umana.-
- Non sapevo che si stesse esercitando.- alitò Ron.
- Nemmeno io.- rispose Potter.
- Voleva farti una sorpresa.- rispose la Grifondoro a bassa voce.
- Oh e c'è riuscito.- sindacò Silente - Ora fatevi curare tutti quanti, specialmente tu signorina King. Harry ti voglio nel mio ufficio. Tristan fa portare quel fantoccio nelle segrete, immediatamente! Ed estraete quel rombo! Dobbiamo parlare di questa storia. L'incidente di stasera è solo la punta dell'iceberg Harry.-
- Arrivo subito.- rispose l'Auror, stremato - Accompagno i ragazzi dalla Chips e richiamo le squadre.-
- Bene.- il preside cullò il Tom pulcino - Ci vediamo dopo. Ma fate in fretta.-
- Harry, ti prego!- Claire si attaccò al suo braccio, letteralmente stravolta - Ti prego, fammi venire! Voglio stare con Tom!-
- Tesoro quella gamba è conciata malissimo!- le disse Edward con dolcezza.
- Voglio vederlo, voglio stare con lui!-
- Cloe.- Potter le prese il viso fra le mani, per calmarla - Guardami. Avanti, piano, respira.-
La bionda fece come gli veniva detto.
Aveva il cuore che galoppava, il sangue che le scorreva nelle vene come un fiume di acido.
E appena chiuse gli occhi svenne.
Purtroppo aveva perso molto sangue e la Chips si occupò di lei tutta la notte. Trix invece non ne volle sapere di farsi toccare e trascorse delle ore fuori dall'ufficio di Silente, incurante degli ordini dei professori.
Attese per oltre un'ora e infine apparve anche Draco.
- Che diavolo è successo?- urlò furibondo - Come sta Tom?-
La Diurna scosse la testa.
- E' col preside. È diventato una felice, per questo s'è salvato.-
- Un Animagus?- alitò il biondo - E' stato un fantoccio vero?-
- Si.-
- Com'è successo?-
- All'improvviso.- Trix si accasciò alla parete, il viso nascosto dai capelli - L'ho lasciato da solo per un attimo...un attimo soltanto. E quel maledetto bastardo è comparso dal nulla. Tom ha spinto via Cloe e quel Misterium Ignis l'ha preso in pieno. Sotto forma di fenice s'è solo incenerito. Ora è un pulcino. Silente dice che ci vorrà un po' perché riprenda forma umana.-
Malfoy tacque.
Riusciva a sentire un pensiero martellante in testa.
"Poteva morire...poteva morire...avrebbero potuto ucciderlo...dov'ero io?"
- Tu come stai?- le chiese, sentendo Potter soffrire come un cane.
- Bene.- mormorò Trix, rimettendosi dritta - Ora vado.-
- Dormi un po' se riesci.-
- Va bene. Torno domani mattina.- e senza aggiungere altro sparì sulla gradinata del grifone.
Ma le sue spalle curve e i suoi pugni chiusi Draco non li dimenticò.
Trix però non andò a Serpeverde.
Corse fuori in giardino.
E come prima aveva fatto Harry, cacciò un grido lacerante che nella notte risuonò come un latrato.
Mortali.
Mortali, mortali!
Sentì la presenza di Milo e si volse, con gli occhi iniettati di collera.
- Perché?- gli gridò, vedendolo fermò sotto le arcate - Perché devo vivere con questa gente? Perché mi hanno portato qui? Stavo bene fino a quando non sono entrata in quel maledetto posto!-
Milo tacque, restando dov'era.
Ma sorrise, chinando il viso.
- Moriranno tutti!- continuò la Diurna, raggiungendolo in due falcate, afferrandolo per le braccia e scuotendolo con forza - Moriranno tutti, moriranno entro breve! E io sarò ancora qui! Piangerò sulle loro dannate tombe!-
- Sono esseri umani.-
- Io non voglio più stare qui!- strillò con le lacrime che cominciavano a sgorgarle dagli occhi - Odio questo posto, odio queste persone! ODIO TOM, ODIO CLOE, ODIO DAMON! Sarò presente quando moriranno e non potrò fare nulla! Tutti quanti, li perderemo tutti! Anche Tristan e Jess prima o poi se ne andranno e tu te ne stai qua con quell'aria di pietà che non riesco a sopportare! Come accidenti fai?- e lo scosse più forte, il pianto irrefrenabile che la squassava - Io ne ho basta! Non ce la faccio più...non ce la faccio più...- e si lasciò andare finalmente, abbracciandolo forte - Milo portami via...- singhiozzò - Portami via, ti prego!-
Lui chiuse gli occhi, stringendola con tutta la forza che aveva.
- Shhh...passerà...-
- No, non passerà più!- pianse, disperata - Moriranno...moriranno...-
- E' la loro natura...-
- Non voglio stare qua a vederli morire!- urlò, contro il suo torace - Non voglio mai più vederli!-
- Se te ne vai ti odierai per il resto della tua vita.- le disse in un soffio.
- Non lo sai!-
- Si che lo so.-
Trix levò gli occhi gialli, guardandolo oltre le lacrime.
- Disperati.- le disse, carezzandole i capelli - Piangi quanto vuoi. Ma se te ne vai te ne pentirai per tutta l'eternità.-
- Io non sono come te.- sussurrò distrutta.
Milo sorrise di nuovo, malinconico.
Si chinò e le baciò la fronte.
- E' vero. Sei migliore di me. Per questo rimarrai a proteggerli. E il giorno in cui moriranno, sarai lì. Renderai onore alle persone che hai amato e che ti hanno amato. E' così che funziona.-
Trix deglutì, nascondendo di nuovo il viso.
- Funziona da schifo.- mormorò.
- Per noi si.- le prese la mano, baciandole il palmo - Ora vai a dormire. Sarai stanca.-
- Non riuscirò a dormire.- gli disse - Posso stare qui?-
Il Diurno la scrutò un attimo, poi annuì - D'accordo. Restiamo pure qui quanto vuoi.-
E la portò sulla panchina, dove rimasero seduti tutta la notte.
Al sorgere del sole, rimasero a farsi inondare di luce e di calore.
Non sapendo che presto ci sarebbe stato un altro motivo per versare lacrime amare.


Hargrave Hall, Yorkshire.
Erano quasi le primi luci dell'alba sulla grande piana su cui troneggiava il maniero di Lord Liam Hargrave e niente era paragonabile alla bellezza di quella tenuta in campagna.
Attorniata da boschi, un lago e da giardini lussureggianti, ciò che saltava di più all'occhio era l'immensa serra di Lord Hargrave: una costruzione a cupole sinuose, in ferro battuto e vetro multicolore. Su ogni superficie rimbalzava un raggio di sole o di luna e l'effetto, a ogni ora, era da sogno.
Alle cinque del mattino, il vecchio Lord se ne stava già nella sua serra, armato di guanti e cesoie.
Carezzava con tenerezza le sue creature anche se la sua espressione non era altrettanto placida.
- E così...- continuò, dopo che il discorso era stato bruscamente interrotto da un attacco di nervi della nipote - E così mia cara sei ostinata nella tua crociata personale.-
Hermione stava seduta su una dormeuse francese, il viso contratto in una perenne maschera di rabbia e odio.
Non aveva dormito, non aveva mangiato, quasi non riusciva più a pensare senza che la collera le scorresse in corpo.
Glory dormiva dentro al maniero, accudita da ogni servitore presente a palazzo, ma lei no...
Non riusciva proprio a chiudere gli occhi e dimenticare.
- Allora?- la incalzò Liam - Sei ostinata nel voler rinnegare tuo padre?-
- Rinnegare?- disse con voce sprezzante - Io ho rinnegato mai qualcosa? Non mi sembra. Ma dieci anni fa lui ha avuto una specie di sbalzo di umore e le ultime parole che mi ha detto...guarda, mi risuonano così. IO NON TI ACCETTO.- e lo sfidò con la sola espressione - Io avrei rinnegato qualcosa? Mai. Lui ha rinnegato me! E' lui che non mi ha voluta! E adesso ne farà a meno.-
Il vecchio mago sospirò, potando qualche foglia avvizzita.
- Parola mia nipote. Sei di pietra.-
- Può anche darsi.- replicò gelida, levandosi il giacchino di velluto visto che la serra era riscaldata - Ma non ho intenzione di farmi fare di nuovo a pezzi il cuore come la mamma. Se lei vuole riprendersi quell'inutile uomo che non ha avuto il coraggio di mandare avanti ciò che ha iniziato, sono fatti suoi. Io non sono così. Quello che è inutile nella mia vita io lo elimino. E lui ormai non mi serve più. Mi serviva quando avevo diciotto anni, mi serviva quando ero in Germania sola come un cane, mi serviva quando sono tornata e stavo ancora peggio. Ora no! Ora ho Draco e la mia bambina, di lui non me ne faccio niente! Un tale codardo che abbandona così moglie e figlia!-
- Io ho dato in adozione tua madre.-
Liam si volse, puntandole addosso i penetranti occhi dorati - Come la mettiamo?-
- Se la mamma ti ha perdonato sono affari suoi.- replicò lei, secca.
- Sei venuta qua per parlare, nipote.- la zittì burbero - Piantala di stare sulla difensiva.-
- Non sto sulla difensiva!- ringhiò fra i denti - Sto solo dicendo che se la mamma lo rivuole, che se lo prenda! Ma io non voglio che un giorno si svegli e possa dire anche a Glory che visto che è una strega, e quindi non come lui, non piò accettarla con le sue differenze e i suoi pregi! Dio!- imprecò, passandosi una mano fra i capelli - Aveva ragione Draco. Ha sempre avuto ragione lui...come ho potuto essere così cieca?-
- Oh, per l'amor del cielo.- il Lord mise giù lo spruzzino, carezzando un'ultima volta un'orchidea gigante che odorava di biscotti e andò a versarsi del thè, al tavolinetto accando alla dormeuse - Ragazza mia, ti stanno venendo idee strane.-
- Può anche darsi.- sibilò in risposta - Ma ora comincio a vedere la linea fra la ragione e l'ostinazione.-
- E sarebbe?-
- Mi ostinavo a credere che doveva esserci comunicazione fra babbani e maghi, mi ostinavo a dire che i mezzosangue erano la catena fra queste due razze. E invece non ho mai capito un accidenti. Sono solo delle rimasticazioni sentimentali prive di fondamento. Hanno ragione tutti i Mangiamorte. Maghi di qua, babbani di là.-
A quel punto Liam levò lo sguardo cupo.
E lei capì.
- Non ho detto che voglio i babbani e i mezzosangue morti.-
- E cos'hai detto allora?- le chiese duro.
- Ho detto che i maghi devono sposarsi fra maghi, fine della questione. Ma di certo non me ne andrò in giro a spasso con quello psicotico del padre di Tom sbandierando ai quattro venti la grandezza del sangue puro.-
- La rabbia ti fa straparlare bambina.- le sibilò sarcastico.
- La rabbia fa vedere le cose per come sono.- corresse, mentre suo nonno si sedeva davanti a lei, in poltrona - Mio padre non ha mai saputo vedere la bellezza che c'è nella mamma. Ha paura di lei, si sente inferiore. E lo è! È solo uno stupido ometto pieno di paura!-
- Bhè, sai...sposi una donna e poi scopri che è una strega...-
- E' sempre una donna, mica un travestito!- esplose, alzandosi in piedi inferocita - Io non li sopporto questi discorsi! Allora perché sposarsi? Perché legarsi per la vita dannazione?-
- Ed ecco che arriviamo al nodo della questione.- Liam fece un sorrisino ironico - Quand'è la data?-
Hermione sbuffò, risedendosi con un tonfo nel velluto.
- Aprile. Il dieci.-
- Magari alla sesta volta andrà bene.-
- Bah. Io non ci conterei troppo. E' destino.-
- Storie.- replicò il padrone di casa, grattandosi la barbetta grigia e curatissima - Mia cara, il tuo problema è che prendi ad esempio tuo padre e me anche, per qualsiasi cosa che riguardi le nozze.-
- Cosa? Non è vero!-
- Si che è vero. Temi che quella testa di serpente velenoso un giorno se ne vada, temi che non voglia più vedere la bambina, cosa improbabile visto che è pazzo di lei, che si dannerebbe l'anima per lei, e sono più che convinto che tu abbia persino paura di come possa crescere tua figlia. È purosangue di seconda generazione, lo sai.-
- Non di prima.-
- Tu sei una Hargrave comunque.-
- E che centra?- sibilò - Là fuori c'è gente che ti sputa in faccia per molto meno nonno.-
- Per tutti i maghi, mi chiedo da dove arrivi questa testardaggine! La tua indisponenza è allucinante nipote.-
- Avrò preso da te.- frecciò acida, facendogli fare una smorfia.
Tacque, inspirando forte per poi riadagiarsi sui cuscini, quasi esausta.
- Nonno...-
- Hn?-
- Mi porti tu all'altare, vero?-
- Se ti dicessi di no?-
- Allora lo faranno Harry o Ron.-
Liam la guardò seccato - Preferiresti arrostire all'inferno che chiederlo a tuo padre, vero?-
- Già.- annuì lei, senza battere ciglio - Quindi o tu o loro.-
- D'accordo. Una volta in più non mi farà male.-
- Bene.- Hermione si alzò in piedi - Vado un attimo a controllare la piccola. Torno subito.-
- Portami del brandy da mettere nel thè, ti aspetto fuori, nel giardino principale. Da lì l'alba si vede meglio.- le gridò dietro, per poi aggiungere - Hermione.-
- Si?- chiese, fermandosi ma senza voltarsi.
- Impara a perdonare. Ormai sei una donna. Dovresti aver capito che tutti sbagliano. Hai perdonato me. Non puoi fare uno sforzo per tuo padre?-
La Grifoncina abbassò il capo, fissandosi la punta tonda degli stivali.
No.
Non ce la faceva proprio.
- Ti voglio bene nonno.-
- I miei soldi non li avrai mai!- fu la sua classica risposta e lei rise, rovesciando indietro il capo.
- Sai che me ne faccio dei tuoi soldi! Li avrai spesi tutti in donne! Ah già...è vero, scusa. Ormai sei troppo vecchio!-
- Vecchio un corno!- tuonò, battendo a terra il bastone - Ragazza impudente, quando passavo io s'inginocchiavano tutte!-
- Se, come no!- e si girò, a mandargli un bacio fra le dita, andandosene poi dritta verso il portone del maniero.
Trafficò a lungo in cucina, per trovare il brandy nascosto di suo nonno e fece affaccendare tutti gli elfi.
Controllò anche Glory, placidamente addormentata nella vecchia nursery del castello, che sfortunatamente non era mai stata usata. Quando tornò fuori, in tutto era stata via dieci minuti, vide la serra vuota e andò verso l'ingresso del giardino principale.
Una bella panchina di piombo zigrinato stava sospesa su cinque gradini di marmo, su uno spiazzale accanto a un gazebo di vetro e metallo.
Suo nonno era là.
Fece per raggiungerlo col sorriso sulle labbra, pronta a farsi raccontare ancora delle sue innumerevoli quanto scandalose avventure con più della metà delle streghe della Gran Bretagna, quando, sotto vento, sentì un odore conosciuto.
Qualcosa che le ribaltò le viscere.
Sangue.
La bottiglia di brandy si frantumò a terra, dopo esserle scivolata fra le dita.
Attaccata alla schiena curva di suo nonno, c'era un biglietto bianco.
E poche righe.

"Questo è solo l'inizio, gagia.
Augustus Grimaldentis."


S'inginocchiò, ai piedi di Lord Hargrave.
Gli prese le mani insanguinate, se le portò al viso, macchiandoselo.
Gli occhi di suo nonno erano chiusi. Le labbra si erano fermate all'ultimo respiro.
Ma anche lei ormai non respirava più.
Non c'è più collera, non c'era più affetto, niente più perdono.
Non era rimasto niente.

 

 

 

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Capitolo 45
*** Capitolo 45° ***


figli45

 

 

La pioggia cadeva lenta e noiosa.
In un moto ritmico dall'alto verso il basso, formando come delle scie.
Formando come...delle sbarre.
Hermione sapeva di essere ad Hargrave Hall, ma niente delle duecento, trecento persone che le stavano attorno le apparteneva. A malapena sentiva il freddo, a malapena sentiva quell'unica lacrima solitaria che le solcava la guancia pallidissima.
Il pastore stava finendo le sue ultime parole.
E lei guardò giù.
Guardò la lapide, ancora una volta e un'altra ancora.

Lord Liam Douglas Hargrave
           1939 - 2005
Beloved Father and Friend


La marcia d'onore degli Auror, il drappo dorato del Ministero.
I fiori della sua amata serra che aleggiavano come una nube di odore denso e ipnotico.
Una rosa bianca poggiata sulla lapide di marmo scuro.
Se n'era andato.
Sua madre piangeva accanto a lei, dietro Lady Jane, i cugini e i fratelli di suo nonno, venuti da lontano a salutarli.
Amici di vecchia data, vecchi parenti, vecchi colleghi Auror, il Ministro Orloff in persona.
Avrebbe voluto essere seppellito lì, si ritrovò a pensare, nascosta sotto il cappuccio nero del mantello.
Lì, a casa sua.
Troppe persone piangevano.
La stavano infastidendo.
E poi guardò quel drappo dorato.
A suo nonno non sarebbe piaciuto. No, l'avrebbe considerato pacchiano.
Il pastore continuava a parlare, a parlare. Poi qualche altro amico disse due parole, frammentate a singhiozzi inconsulti.
Lei non aveva voluto parlare. E nemmeno Jane.
Uscita dall'ospedale contro il parere dei medici, era sorretta da Scott Granger e Narcissa Black Malfoy.
La guardò. Poi riabbassò il viso.
Sua madre era fortunata. Lei riusciva a piangere.
Hermione invece riusciva solo a stare lì in piedi.
Senza provare niente. Più niente.
La mano di Draco a un certo punto strinse la sua. Che rimase inerme.
Non mosse un muscolo, non fece un fiato.
Perché tanto non c'era più niente da dire.
Fra lei e suo nonno era già stato detto tutto quella mattina, tre giorni prima, quando Liam Hargrave era stato ucciso.
Aveva giurato.
Hermione Hargrave aveva giurato.
E quel giuramento di vendetta se l'era marchiato a fuoco nel cuore e nella testa.
Perdono.
Suo nonno le aveva detto, come ultime parole, di perdonare.
Ma ora lei su quel perdono sputava, piena di disprezzo.
No, non c'era perdono.
Non c'era più speranza, non c'era più tempo.
E non c'era più scelta.
Il funerale, lento com'era cominciato, alla fine si concluse in un silenzio carico però di lamenti soffocati.
Lì, in quel cimitero di famiglia dov'erano stati sepolti tanti Hargrave, lì dov'era sepolta la madre di Jane, la giovane Selena e la prima moglie di suo nonno, Hermione rimase lasciando defluire tutti.
Jane non l'aspettò.
Forse troppo debole, forse sapendo che anche chiamandola, sua figlia non sarebbe venuta.
Draco, Harry e Ron le si accostarono, ognuno coprendola con proprio ombrello.
- Tesoro.-
Il bambino sopravvissuto le mise una mano sulla spalla - Tesoro, vieni dentro.-
Ma lei non si mosse. Forse neanche l'aveva sentito.
- Prendi l'ombrello almeno.- sussurrò Weasley, porgendoglielo.
Ma lei non alzò il braccio. E la sua mano rimase inerme lungo il fianco.
Allora tutti e tre la lasciarono.
Draco fu l'ultimo a farlo.
Le strinse forte le spalle, restandole dietro alla schiena e con la bocca premuta contro il suo cappuccio, la scongiurò di tornare presto al maniero.
Una volta sola, sotto la pioggia battente, s'inginocchiò per posare un'altra rosa bianca sulla lapide e poi con un gesto gettare via quel drappo che suo nonno non avrebbe voluto.
Ripeté il suo giuramento. Ancora e ancora.
In silenzio, a lungo, fino a perderci il senso.
- Lo sai vero?-
Hermione abbassò le palpebre.
- Ciao Caesar.-
Caesar Noah Cameron rimase in piedi, dietro di lei.
- Mi dispiace per tuo nonno.-
La strega ritrasse la mano ormai bagnata, infilandola sotto il mantello. Era venuto.
- Lo sai vero?- le disse di nuovo, a bassa voce - Lo sai che non puoi più combattere come prima?-
- Lo so.-
- Non lasciare che la rabbia prenda il sopravvento.-
- Troppo tardi. Ha già vinto.-
Il demone osservò la lapide, sentendo nell'aria un dolore tremendo.
L'empatia in quei casi uccideva davvero e sapeva che solo sfiorando Hermione, avrebbe provato qualcosa che un demone come lui non avrebbe mai neanche potuto immaginare.
- Caesar?-
- Si?-
- Aiutami.-
Hermione si alzò in piedi, voltandosi verso di lui.
E come non aveva mai fatto, si aggrappò al suo mantello bianco.
Ora la disperazione le si leggeva negli occhi, lucidi come specchi.
- Ho paura.- disse in un soffio - Ho paura...per loro. Caesar...ha ucciso mio nonno per mandarmi un avvertimento. Se arriva a toccare anche mia madre, Draco o mia figlia...- la vide deglutire, tremare - Io mi uccido. Io mi uccido. Ti giuro che lo faccio.-
- Hermione...- mormorò.
- No!- urlò quasi, con voce strozzata - Caesar non voglio più parole! Non voglio più sentire rassicurazioni, speranze o fantasie! Voglio protezione, non voglio che nessuno possa più avvicinarsi alla mia famiglia! Ti prego...ti prego tu devi aiutarmi! Aiutami e poi farò tutto ciò che mi chiederai. Ma voglio...che tui venga con me a Hogwarts.-
Cameron allargò appena gli occhi bianchi.
- Ti sto chiedendo la vita, lo so. Ma se lo vorrai...alla fine avrai la mia.- gli disse, serrando più forte i palmi - Caesar...se quello si avvicina a cento metri da Draco o mia figlia, o mia madre o...tutti gli altri...io impazzisco. Ti prego, ti scongiuro! Tu mi devi aiutare! Per favore vieni a Hogwarts con Lucilla, Leiandros e Demetrius! Venite tutti e per favore proteggili!-
Pioggia, dannata poggia.
Batteva ostinata, senza lasciar trapelare altro che il ritmico cadere.
Tanto da coprire persino la risposta di Caesar.

Dentro ad Hargrave Hall intanto, si stava consumando un patetico ritrovo di parenti e amici.
In mezzo a quella confusione, Jane si era ritirata in fretta.
Appena dopo aver sentito un avvocato affidarle gelidamente tutte le proprietà degli Hargrave.
Lei ed Hermione erano le uniche eredi.
Gli altri se ne stavano in disparte, nella biblioteca poco affollata.
Draco Malfoy se ne stava appoggiato a una finestra, dove guardava fuori, nel giardino.
L'aveva vista parlare con Caesar.
Perfino Cameron era uscito dal suo palazzo, per lei.
Abbassò lo sguardo e senza accorgersene richiamò Harry coi suoi pensieri, che era stato bloccato nel salone dal Ministro Orloff. Potter fu ben lieto di avere un motivo per andarsene e quando trovò Malfoy, lo vide intento a fissare il vuoto. Si appoggiò dall'altra parte della finestra, coi fianchi contro la mensola.
A sua volta sbirciò fuori dai vetri e ringraziò per la prima volta la loro telepatia, che gli permetteva di parlare senza esternare quel dolore a voce alta.
"Questa storia finirà male..." gli disse improvvisamente la voce di Draco.
Potter abbassò di un poco le palpebre, ripensando a Tom. Lui e i ragazzi erano rimasti a Hogwarts.
Ma il loro mostriciattolo era ancora tramutato in un allegro pulcino di fenice e non sapeva nulla di ciò che stava accadendo. Quando l'aveva ritrovato in quel cratere, dove aveva invece pensato di scorgervi il suo cadavere, aveva realmente capito l'entità di ciò che li stava minacciando.
Due fuochi, su ogni fronte.
"Ho preteso troppo da Hermione." rispose a Malfoy "Glory era appena nata e siamo stati di nuovo attaccati. Avrei dovuto pensarci, avrei dovuto capire le sue nuove esigenze. Invece ho tirato dritto, preoccupandomi solo dei maghi e del Ministero. Ho anteposto i bisogni di tutti a quelli della mia migliore amica."
"Io non sono migliore di te. Me ne sono accorto tardi...e ora...guardala...io quegli occhi non glieli avevo mai visti."
- Pensi che possa commettere qualche sciocchezza?- disse allora il bambino sopravvissuto ad alta voce.
- Io so solo che sa scatenare l'inferno e diventare più crudele di chiunque altro, se provocata.- Draco si volse a fissarlo - E lo sai anche tu. E ora che Liam è morto...non so come metterle un freno.-
- E con Tom? Cosa facciamo con lui?-
- Sfregiato non è stata colpa tua.-
- E di chi è allora?- Harry serrò i palmi, furente - Di chi è? Battere tutta la scuola per cercare quei rombi schifosi non è servito assolutamente a niente! Cristo...- e strinse anche i denti, sentendo un dolore acuminato trapassargli il petto - Se non si fosse trasformato sarebbe morto. Te ne rendi conto?-
- Perfettamente.- Draco lo scrutò duramente - Non sei l'unico ad essere morto di crepacuore quella notte, ricordatelo.-
La rabbia di Potter si sgonfiò leggermente anche se l'ansia continuava ad attanagliargli ogni senso e tutte le membra.
Se perdevano Tom...
Se gli fosse successo qualcosa...
"Una fenice." sussurrò improvvisamente la voce del biondo nella sua testa "Una fenice. Bell'animale...secondo te perché l'ha scelto?"
Il sorriso salì sulla bocca di entrambi.
Il bambino sopravvissuto quasi ritrovò la pace.
Già. La fenice.
Mai animale più adatto che gli potesse ricordare il suo mostriciattolo.
Per Tom lo era.
Tom era la sua speranza.
E se ardeva nel fuoco quella speranza, sarebbe sempre rinata da sotto le ceneri.
Ne era sicuro.
"Cerchiamo di farlo tornare normale." continuò Draco "Il resto verrà da sé."
"Tornati a Hogwarts cercheremo quell'Arca."
Harry risollevò il viso "E dovessi dare fuoco al cielo, giuro che lo farò, la troverò e la farò a pezzi. Con Grimaldentis dentro."
- Ammesso che non lo faccia prima lei.- sibilò Draco, vedendo Cameron Smaterializzarsi via e qualche istante dopo anche Hermione - E ora dov'è andata?-
- In un posto dove potrà stare da sola. Tornerà a Hogwarts, non preoccuparti.-
- Non preoccuparti.- bofonchiò Malfoy - Fiato sprecato quando si parla della mezzosangue.-
E a tutti gli effetti aveva perfettamente ragione.
Infatti Hermione Hargrave non aveva seguito Caesar, nel Golden Fields.
Bensì si era diretta a Londra. A cercare una persona che volente o nolente le avrebbe detto ciò che voleva sugli Illuminati. E se si fosse trovata al bivio, non ci avrebbe pensato su due volte.
Se doveva uccidere qualcuno per sapere finalmente dove trovare Grimaldentis, non avrebbe esitato.

Tornarono a Hogwarts che era metà pomeriggio ormai.
Il sole, dietro alle nubi che si erano sgonfiate di pioggia, cominciava già a impallidire, mentre nello Yorkshire avrebbe continuato a piovere incessantemente fino a notte fonda.
Rientrati nel castello, Hagrid informò tutti che Hermione non si era fatta viva e che tantomeno Tom era tornato umano in quel breve lasso di tempo.
Comunque, quando entrarono silenziosi nell'ufficio di Silente videro il loro bel pulcino sgambettare qua e là, arruffando le ali e tentare di volare dal piolo di Fanny, che lo accudiva docilmente, fino alla scrivania del preside ma senza grande risultato.
Cloe s'intromise nella loro area visiva e prese il pulcino fra le dira, carezzandogli la testolina.
Quel pigolio melodioso fece sorridere Harry.
- Ciao.-
Beatrix se ne stava seduta sul divano, insieme a Degona.
- Siete tornati.- sussurrò brevemente.
- Com'è andata?- mormorò anche la piccola Mckay, desolata al solo sentire i loro pensieri.
- Abbastanza bene.- le rispose suo padre, carezzandole i ricci.
- Avrei voluto venire anche io.- disse Dena.
- Meglio di no.- Tristan si sedette sul bracciolo del divano - La mamma ha detto che i funerali ti fanno male. Forse quando sarai più grande.-
Cloe fissò Harry, poi Draco, Edward ed Elettra.
- Hermione dov'è?- chiese con una vocina sottile, la stessa che aveva da quando aveva quasi perso Tom.
- E' andata via dal funerale senza dire nulla.- spiegò Elettra - Tornerà, tranquilli.-
- Come sta Damon?- s'informò Malfoy, levandosi guanti e mantello.
- Meglio di ieri.- Beatrix lo scrutò con una strana aria diffidente - Suo padre e sua madre sono venuti a trovarlo. Nei sai qualcosa?-
- Niente.- replicò il biondo - Dev'essere stato quel maledetto di mio padre ad avvisare Lord Michael.-
- Non lo mangeranno di certo.- disse allora la King, raggiungendo Harry e lasciandogli il pulcino, che cinguettò gradevolmente, emettendo una specie di frollio - Anche se dubito che questa visita farà bene al suo umore. Comunque i suoi erano preoccupati. Direi che è il minimo andarlo a trovare, dopo che non si vedono da settembre.-
- Già.- Draco si avvicinò al bambino sopravvissuto, carezzando con un dito le ali della piccola fenice - E questo impiastro? Fa progressi?-
- Vola come se fosse di piombo.- si sforzò di sorridere Degona - Ci prova ma si schianta in continuazione.-
- Fanny ha provato a fermarlo ma non sta fermo.- frecciò la Vaughn, per poi aggiungere - E non sta neanche zitto. È da stamattina che canta senza smettere un secondo. Cacciargli un biscotto in gola non è servito a un tubo.-
Potter rise, col pulcino che gli beccava dolcemente i polpastrelli.
- Se non altro almeno lui sembra allegro.-
- Il preside dice che non si rende conto di essere un uomo. Cioè...- spiegò meglio Cloe - Dice che non ha coscienza di essere Tom. Gli tornerà fra qualche giorno, pensa.-
- Si spera.- bofonchiò Edward - Lo shock è stato forte però.-
- Se non altro la Felix ha funzionato bene,- sospirò la King.
- La Felix deve aver agito in tempo, quella notte.- ponderò Draco ad alta voce - Ora se no, non sarebbe qui.-
- Da dove gli è venuta l'idea di allenarsi come Animagus?- chiese Harry.
Claire gli sorrise appena, usando la bacchetta per versarsi del thè, pronto sul tavolino davanti al divano.
- Non lo immagini?-
- E chi l'ha aiutato?-
- Io con la Focalizzazione.- rispose portandosi la tazza alla bocca - Herm con la teoria.-
- Ci avrei giurato.- ghignò Dalton.
- Maledezza mezzosangue.- sibilò Draco, cominciando ad irritarsi - Se non altro dobbiamo ringraziarla. E ringraziare il cervello bacato del mostriciattolo.-
Mentre gli altri parlavano, cercando di dimenticare in fretta quel funerale che aveva portato una nube funesta su tutti loro, Harry si affacciò alla finestra dello studio di Silente, con Tom fra le mani e Fanny appollaiata sulla sua spalla.
Quei rombi.
Quei rombi maledetti.
Era tutta colpa loro.
E per quanti sforzi facessero, non sembravano avere mai fine.
Li avevano cercati in lungo e in largo, avevano tampinato la scozzese, avevano cercato anche ovunque Grimaldentis ma alla fine Tom ci aveva quasi rischiato la pelle.
E Liam Hargrave aveva perso la vita.
Non sapeva più cosa fare, quella volta.
Non sapeva più cosa tentare né dove sbattere la testa.
Sembrava che ogni sua sicurezza stesse cedendo.
Era attaccato su tutti i fronti e questi fronti gli avevano già ampiamente dimostrato di poter uccidere i suoi amici in qualsiasi momento.
E poi c'era Lucas. Ed Elettra.
Questa volta, come gli aveva detto Ron mesi prima, non metteva più a rischio la sua sola esistenza.
Questa volta metteva a rischio quella della sua famiglia, di suo figlio.
Di colpo capì dannatamente bene cosa provava Hermione.
Grimaldentis aveva ucciso suo nonno.
Quanto tempo avrebbe impiegato per arrivare a colpire Glory, Jane e Draco?
Lui, al solo pensiero che avessero potuto torcere un capello a suo figlio si sentiva il sangue ghiacciare.
All'improvviso una stanchezza infinita, che non era appartenente a quei soli ultimi giorni, lo colse di spalle e lo schiacciò a terra. Impossibile da spostare.
Era la stanchezza degli anni.
Una stanchezza antica, dettata dalla sua vita di guerra e lotte.
Non si era mai sentito così.
Ma ora come ora desiderava che quell'esistenza potesse finire.
Desiderava...che Voldemort, i Mangiamorte, desiderava quasi che anche Hogwarts...non fosse mai esistita.
Ma si può dire una cosa simile a cuore leggero?
Se pensava che senza Voldemort non avrebbe mai conosciuto Ron, Hermione...i ragazzi, se pensava che non sarebbe mai stato il bambino sopravvissuto...non ci sarebbero state le sfide, i battiti accelerati del cuore, non ci sarebbe stata Elettra, non ci sarebbe stato Lucas.
Alzò il polso destro, dove riluceva il platino del suo bracciale.
Non ci sarebbero stati neanche i Bracciali del Destino.
La vita come lui la conosceva, con le sue enormi gioie...non sarebbe esistita.
Senza Voldemort, non ci sarebbe stato mai neanche Tom. Né Lucilla.
Era terribile ripensare alla propria vita, capirla felice...solo grazie all'assassinio dei suoi genitori, che aveva fatto di lui Harry Potter, il bambino sopravvissuto.
Perché la sua vita era quella che era...solo grazie alla morte dei suoi genitori.
Se loro fossero stati ancora vivi...niente sarebbe stato uguale per lui.
Si sentì venire meno.
Quella stanchezza ora lo stava spingendo a desiderare la scomparsa di ogni cosa.
Ora desiderava quella pace...quella pace che non aveva mai conosciuto.
La piccola fenice proprio in quel momento emise un pigolio lontano.
Abbassò il volto e i suoi occhi verdi incontrarono quelli tondi e lucenti di Tom.
E pianse.
Il pulcino versò una piccola lacrima, che gli scivolò sulla mano.
Poi Tom sbatté le ali e senza più cadere, andò ad appollaiarsi sul ceppo di Fanny.
Aveva volato da solo.
Come se l'avesse sentito.
Come se avesse sentito ogni suo minimo pensiero.

Poi Harry sobbalzò, quando si aprì la porta.
Era William.
- Ciao.- li apostrofò - Come va?-
- Potrebbe andare meglio.- gli disse Tristan - Gli altri dove sono?-
- Se alludi a Damon sta litigando coi suoi. Li sente tutta Serpeverde.-
- Oh no.- sbuffò Trix - Possibile che non sono capaci di discutere civilmente?-
- Tu coi tuoi ci riesci?- le chiese la King sarcastica.
- Si ma quelli sono vampiri, non esseri umani. Si presume da voi un minimo di decenza.-
- Hn, decenza.- disse Draco fra i denti - E gli altri dove stanno William?-
Il piccolo Crenshaw corrucciò la fronte - Non ve l'hanno detto?-
- Detto cosa?-
- Mio padre se n'è andato via un'ora fa. Con Asher.-
- Ha portato via Asher?- saltò su Beatrix.
- Per andare dove?- allibì Edward.
- Non me l'hanno detto.- rispose il Serpeverde - Eravamo in giardino. Ha borbottato qualcosa sullo smettere di starsene con le mani in mano. E il lupo l'ha seguito.-
- Quando c'è da cacciarsi nei guai quello è sempre in mezzo.- ruggì la King.
- Sicuro che non abbiano detto altro?- s'informò Elettra.
- Niente. L'avrà portato a fare un giro di ricerche. Il naso serve, sapete.-
- Quello che serve ad Asher è un cervello che funzioni.- constatò la Vaughn, seccata - Stasera mi sente!-
- Brutto figlio di puttana...-
Quella frase zittì tutti.
I presenti si voltarono verso Harry, che aveva alitato quelle parole con voce d'oltretomba.
Girato ancora verso la finestra, fissava il cielo.
Uno stormo di gufi stava volando sopra di loro.
- Che c'è?- gli chiese Edward, ma Draco gli fece segno di tacere.
Sentendo i vorticosi pensieri di Potter, gli andò a fianco. E a sua volta guardò in su, avvertendo qualcosa.
Qualcosa che...si erano ostinati a non vedere.
Un attimo dopo sopra il tetto dello studio cadde l'ennesima tegola.
- Brutto figlio di puttana...- sussurrò allora anche Malfoy, voltandosi a fissare il bambino sopravvissuto con occhi sgranati - Non è la scozzese che li sparge in giro.-
- Ma di cosa parlate?- sbottò Tristan.
- Che cavolo succede?- chiesero anche Trix e Cloe in coro.
- Allora?- l'incalzò Elettra preoccupata - Harry, che succede?-
- I rombi.- mormorò in un soffio, staccandosi dalla mensola - I rombi!- urlò, alzando la voce - Non li porta dentro la McAdams! Oddio, come ho fatto ad essere così stupido?- ringhiò, afferrando spada e mantello - Sono un idiota, un imbecille! Asher me l'ha detto un mese fa! Avete notato che i gufi volano più spesso a portare la posta di recente? E non vi siete chiesti come mai cadono così tante tegole??-
Un attimo per ricollegare la cosa, poi Edward sbarrò gli occhi azzurri e corse alla finestra.
Cadde un'altra tegola.
E una terza.
- Bastardo.- sibilò Tristan fra i denti - Bastardo, li manda con i gufi! I suoi si mescolano a quelli della posta e li fanno cadere sulla scuola! I gufi fanno cadere i rombi dall'alto!-
- Questo vuol dire...- sussurrò Elettra portandosi una mano alla bocca -...vuol dire che dentro al castello c'è un intero esercito di fantocci!-
- Merda, merda!- tuonò Harry - Tristan chiama tutti quanti., SUBITO! Avverti Lucilla e che Ron corra immediatamente al Ministero! Voglio tutti gli Auror a disposizione qua stasera stessa!-
- Ma come facciamo, i Sensimaghi non li sentono!- sbottò Elettra rincorrendoli per le scale.
- Non importa!- le gridò Potter, che scendeva i gradini come un indemoniato - Aveva ragione Jeager! Bisognerà battere la scuola palmo a palmo. Noi intanto andiamo fuori!-
- Che diavolo volete fare?!-
- Tiro al bersaglio?- sibilò Edward perfido.
- Per ora direi di si.- annuì Potter, scoccando uno sguardo a Draco.
- Pronto?-
- Pronto.- annuì il biondo - Questa ce la paga cara, quel maledetto!-


Londra.
St. James Square.
Per uno come Asher Greyback, mai uscito dalla sua corte e dalla sua foresta, vedere tanti esseri umani che brulicavano come insetti in una strada molto trafficata come quella, piena di macchine, negozi, pub e ristoranti, era come stare in un altro mondo. Era la sua prima volta a Londra, inoltre.
Avvolto in un piumino, fregato a Damon, in jeans e anfibi si mescolava perfettamente con tutti gli altri ragazzi presenti in quella strada alberata, nascosto dietro a un pioppo spoglio.
Aspettava.
Insieme a Jeager Crenshaw, naturalmente, che fumava tranquillo appoggiato a una panchina.
- Gli esseri umani lavorano come formiche.- disse il mezzo demone, vedendo la sua espressione.
- Lo fanno tutti gli esseri viventi.- gli rispose il principe - Tranne voi demoni, che pensate solo a voi stessi.-
- Hn. Forse hai ragione.- rispose Crenshaw, levando le spalle.
Guardarono entrambi verso un pub dall'aria vecchia e logora, dove Hermione Hargrave era entrata qualche minuto prima.
- Se non sbaglio eravate nemici.- gli disse Asher, serio.
- Esatto.-
- E ora siamo qua a controllarla.-
- Esatto.- ribatté di nuovo il mezzodemone.
- E' accecata dalla rabbia. Potrebbe commettere qualcosa d'irreparabile.-
- E' per questo che sono venuti qui.- Jeager soffiò in aria il fumo, apparentemente indifferente.
- Vuoi proteggerla?-
- Qualcuno deve pur proteggerla da se stessa.-
Asher rise bassamente, mentre la Grifoncina usciva a passo svelto dal locale.
- Non fossi un demone, questa cosa avrebbe un che di poetico.- gli disse il mannaro - Non credi?-
- Io credo solo che quell'Illuminato abbia pestato i piedi alla donna sbagliata. Ecco cosa credo.- poi si zittì, vedendo Hermione a pochi metri da loro.
- Allora?- l'apostrofò - Che ti hanno detto?-
- Possiamo trovare Hervé* alle Dodici Porte.- disse in un soffio, sorpassandoli senza neanche guardarli - Se volete venire sappiate che non accetto intromissioni. Il primo di voi che si mette in mezzo lo ammazzo come un cane.-
Asher e Jeager si scambiarono un'occhiata, poi la seguivano verso il sottopassaggio della metro.
Scendendo i gratini, il naso acuto del principe dei Greyback gli rimandò sgradevoli odori di muffa e stantio.
- Ridimmi chi è questo Hervè.- chiese a Crenshaw.
- Un testa di cazzo con un sacco di conoscenze.- replicò il mezzodemone, cacciandosi le mani in tasca e subendo il risucchio dell'aria sotterranea - Lui sa sempre tutti di tutti. Compresi gl'Illuminati. O almeno è quello che speriamo.-
- E se non lo sapesse?-
- Lo sa.- sibilò Hermione, che camminava spedita davanti a loro, incurante della folla - Hervé è un miserabile. Per vivere fa questo. Un neutrale che vende informazioni. E se non me le vende allora me le darà gratis.-
- E' un demone impuro? Un famigliare?-
- No, un essere umano. Un Magonò.- replicò Jeager, gettando via il mozzicone.
Poi si fermarono.
Stava passando la linea gialla e gran parte della folla salì a bordo dei vagoni. Sparito il flusso di quelli che ne erano scesi, restavano qualche barbone e degli zingari.
Uno di questi, era appoggiato a una parete piena di scritte a spray.
Hermione si fermò davanti a lui.
Lo zingaro squadrò il terzetto da capo a piedi.
- Parola d'ordine?- chiese, con voce rauca.
- Artiglio di Bambola.- rispose Jeager per loro.
- Passate.-
Lo zingaro si fece da parte ed Hermione attraversò la parete, come se fosse stata fatta d'aria.
Asher la seguì per secondo e in un attimo venne avvolto dal buio e da una musica gotica sparata ad alto volume.
Sembrava di essere stata inghiottiti nella pancia dell'inferno.
Le Dodice Porte era il locale sotterraneo più malfamato dei demoni impuri e dei famigliari dei vampiri, almeno in St. James Square.
Per vedere, Asher dovette contrarre la pupilla fino a farla diventare come quella di un lupo.
E quando mise a fuoco, vide un'anticamera putrida. Ovunque aleggiava odore di un qualche allucinogeno e di cadavere.
Solo allora si accorse di essere attorniato da specie di ogni genere.
C'erano due donne vampire, che si baciavano in un angolo, con la gola e la bocca ancora sporca di sangue.
Alla sua sinistra sette uomini grandi e grossi, forse mezzi giganti come Hagrid.
Coperti di pelo sul viso, potevano essere però qualunque cosa.
Uno di loro si volse, fissandoli attento.
Rapidamente, il Guardiano recepì la loro essenza.
Un mezzo demone.
Un licantropo.
Una strega.
- Cosa vi porta qui?- chiese, con un vocione tonante.
- Affari.- rispose Crenshaw.
- Che affari?-
- I nostri.- Jeager assottigliò gli occhi verdeacqua - Se non ti sta bene non so cosa farci.-
Il Guardiano allora si ritrasse. Dotato del potere di capire la forza di chi gli stava davanti, l'uomo fece un passo indietro.
Poi con un leggero cenno li lasciò passare.
- Bene.- Jeager passò a fianco della Grifoncina - La porta dell'ariete è per i vampiri. Quella del leone, del sagittario, dell'acquario e dei pesci è dei demoni impuri. Si giocano le vite dei loro famigliari.-
- Hervè dev'essere fra quella del mercato delle vergini e della lotta nei veleni dello scorpione.- continuò, dopo che ebbero passato porte nere, che però erano più anguste fessure putride e puzzolenti, da cui odore di sangue e di sesso impestavano l'aria, tanto da renderla irrespirabile.
Asher teneva il capo basso, colto dalla nausea mentre Hermione camminava senza guardare in faccia nessuno.
Se solo un vampiro o un demone impuro osavano fissarla, un solo sguardo di Jeager bastava a rimetterli nel loro angolo.
Passarono l'antro dei gemelli, l'antro più schifoso, quello dei necrofili, dove tre cadaveri stavano appesi per le braccia alle mura, scorticati e pieni dei morsi di alcuni demoni coperti di squame e scaglie che ora infierivano sulla pelle raggrinzita dei loro polpacci e superata la porta della vergine, dove grida disperate di donne raggiungevano le orecchie straziandole, Hermione alzò il volto privo di vita ed emozioni su una porticina rovinata e basculante.
Un simbolo scalfito nella pietra, sopra la porta, rappresentava una specie di libra.
Spinta la porta, vide quattro demoni affaccendarsi a una tavolinetto sporco e unto.
Giocavano a carte. In premio, sul tavolo...dei cuori ancora pulsanti, che non potevano essere di uomini.
Un solo ometto era in piedi, parlando a vanvera.
Dava le spalle alla porta, camminando in abiti consunti, con pantaloni troppo corti e una giubba sbrindellata.
Quando avvertì il silenzio dei campari, Hervè si girò.
Un rantolo gli uscì dalla bocca, alla vista della Granger.
- Taci.- gli disse, gelida.
- Signori, salve.- s'intromise Jeager, verso gli altri presenti - Mi spiace per voi ma dovrete continuare la vostra mano di poker da un'altra parte. Noi e il signor Hervé dobbiamo discutere di una questione personale.-
Se fecero resistenza quasi non se ne accorsero, visto che un attimo dopo vennero scaraventati fuori.
Un vampiro con un leone alato tatuato sul braccio passò di lì e scrutò i presenti, infastidito dal baccano.
- Che cazzo hai da guardare?- gli ringhiò Asher.
Quello lo guardò con sdegno, andandosene per la sua strada.
Dentro alla stanza invece, Hervè traballava sulle gambe, camminando raso la parete.
- Qua...qua gli Auror non posso entrare...- alitò, con vocetta isterica.
- Bhè, io non sono un Auror ora.- sibilò Hermione, chiudendo la porta con la telecinesi - Seduto.-
Una sedia si spostò bruscamente e con la stessa telecinesi, Hervè venne buttato a sedere.
- Bene.-
La strega estrasse la bacchetta, più un sacchetto di cuoio, con alcuni galeoni che buttò sul tavolo.
- Ora dimmi.- disse, cupa - Gli Illuminati stanno pestando i piedi e me e ad Harry Potter.-
- Ill... Illuminati? ...Io...Io non so ...-
- Uno di loro ha ucciso una persona di troppo.- continuò la strega imperterrita, girandogli attorno come un felino - Ora voglio, in questo stesso istante, tutte le informazioni che hai su di loro. Loro soffiano sul collo agli Auror. Io rovinerò i famigliari degli Illuminati. Eliminerò i loro parassiti, poi quei bastardi uno a uno, finché avrò fiato in corpo.-
- Io non so nulla.- disse allora l'ometto, usando un po' di falso coraggio.
Risposta sbagliata.
Se pensava di poter tirare la corda anche solo per qualche minuto, Hervè si accorse di essersi sbagliato di grosso.
La sedia davanti a lui venne fatta volare via e finendo contro la parete si ruppe in quattro pezzi.
Poi Hermione si appoggiò di peso alla tavola, puntandogli gli occhi dorati addosso.
Quel che bastava per vederlo di nuovo tremare di terrore.
- Voglio il nome del luogo in cui i famigliari degli Illuminati si riuniscono.-
- Io non...-
- Tu lo sai.-
- Mi uccideranno...-
Un ghigno perverso si allargò sulla bocca di Hermione.
- Loro ti uccideranno. Sai cosa ti farò io?- e si avvicinò a lui col volto, impercettibilmente - Ti farò scoprire il dolore, Hervè. E andrò avanti a Cruciatus, minuto dopo minuto, istante dopo istante, giorno dopo giorno, finché il dolore aumenterà sempre di più. E quando non potrai più sopportarlo, allora ti curerò...e ricomincerò tutto da capo.-
L'uomo si fece indietro, serrando occhi e palmi.
- Hargrave...- mormorò - Non lo fatesti.-
- Si, lo farei. Perché quell'uomo ha osato una volta di troppo.- sibilò con voce letale come una lama - E se non mi dirai ciò che voglio sapere, ti ucciderò. E ti riporterò in vita con la magia oscura.-
- No! No!- urlò a quel punto lui, viola per il terrore.
- Risorgerai come un cadavere. Nutrendoti di chi ti sta attorno...- continuò, mentre Jeager socchiudeva gli occhi, poggiato al muro - E tu sai che posso farlo. Come hai detto prima, gli Auror non lo fanno. Ma i gagia si...perciò dimmi cosa voglio sapere...e ti verrà risparmiata la vita.-
Era fatta.
Poco per volta, rantolo dopo rantolo, la verità venne a galla.
- ...i sotterranei...i sotterrai di una chiesa in periferia, in Fleet Street.-
- Il nome.- ordinò la strega.
- Chiesa di Nostra Signora di Ramsey.-
Hermione sorrise e lentamente si rimise eretta.
- Grazie.- sussurrò - E prega che non ti trovi in giro con loro, amico mio.-
Quello deglutì.
- Vai.- gli ordinò, leggendogli quella supplica sul viso.
E senza lasciarsi sfuggire altro, Hervè scompare mentre la musica gotica delle Dodici Porte ora si era fatta assordante come prima.
E dannatamente ridondante.
Si, quel luogo poteva essere solo la pancia dell'inferno.







 







* Ringrazio Axia, che ha scritto da sola quest'ultima parte delle Dodici Porte.
Io l'ho adorata non appena l'ho letta e non ci ho più messo le mani, trovandola perfetta.
Un po' macabra, ma perfetta.
Il nome Hervè invece va ripreso da "Seta", di Alessandro Baricco, uno dei miei autori preferiti anche se Baricco di certo ha dato più onore a questo personaggio di quanto non abbia fatto io.
Al prossimo capitolo.

 

 

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Capitolo 46
*** Capitolo 46° ***


figli46

 

 

Hermione Jane Hargrave stava sulla terrazza di una palazzina, in Fleet Street.
Proprio davanti alla Chiesa di Nostra Signora di Ramsey, all'alba delle due di notte.
Erano passati tre giorni dal funerale di suo nonno, da quando aveva parlato con Hervè.
Era il venti febbraio, giorno in cui quei vermi si riunivano.
Sentì il rintocco delle campane della chiesa perdersi nell'aria e poi nella sua mente.
Poi un ghigno leggero le increspò le labbra, vedendo il movimento di un mantello rossastro nell'oscurità.
Qualcuno abbigliato di rosso attraversò la strada, guardandosi attorno circospetto.
Illuminati.
Hermione sogghignò ancora, tirando fuori da sotto al mantello nero una grossa clessidra d'ebano e ottone.
La parte inferiore era ricolma di sabbia.
Nella boccia superiore...si agitava un uccellino.
- Perdonami.- sussurrò all'animale - Ma la tua vita mi è necessaria.-
Posò la clessidra sul parapetto della terrazza, proprio quando l'Illuminato s'infilò nella chiesa, chiudendosi i pesanti battenti dell'ingresso alle spalle.
E anche l'ultimo era entrato in gabbia.
Hervè non le aveva mentito.
Era lì che si riunivano.
Sulla terra almeno.
Peccato che ora in quella terra ci sarebbe rimasti sepolti.
Tirò fuori il Grimario di Caesar, lo aprì e con una mano protesa in avanti fece sfogliare rapidamente le numerosissime pagine del grosso libro rilegato, fino a che non si fermarono su una in particolare.
La calligrafia elegante di Cameron desidegnava la morte prescelta per quei bastardi.
Richiuse il libro, socchiuse gli occhi e poi afferrò la clessidra.
Girandola di scatto, la sabbia cominciò a cadere sull'uccellino che prese a dibattersi.
E si dibatté fino a quando non ne venne completamente sommerso.
Quando l'uccello morì soffocato, smettendola di agitarsi, Hermione estrasse la bacchetta, puntandola sulla chiesa.
Che il diavolo avesse avuto pietà di quelle anime.
- Terrae Labes.- mormorò.
Una debole luce sprizzò dalla punta della sua bacchetta, inondandola di scintille.
Poi, dopo appena qualche secondo, il terremoto.
Prima furono poche vibrazioni, poi queste si accentrarono violente nel baricentro della chiesa.
Tremò, tremò così tanto...che sotto gli occhi vuoti e dorati della Grifoncina presto la chiesa si sfaldò, come fatta di carta. Franò dai sotterranei e tutta la costruzione superiore crollò addosso agli Illuminati che vi si erano riuniti.
Tempo qualche minuto ed era tutto finito.
Non rimase a veder sopraggiungere la polizia, ma dovette fermarsi quando si accorse di avere qualcuno alle spalle.
E quel qualcuno, purtroppo, era più forte di lei.
Avrebbe potuto ucciderla.
- Ottimo lavoro di magia oscura.-
La voce di un serpente. Il suo sibilo...
Hermione si girò appena sopra la spalla.
Mai. Mai nella vita aveva potuto pensare, nemmeno nei suoi peggiori incubi, che Lord Voldemort in persona avrebbe potuto farle i complimenti.
A questo era arrivata, pensò per un attimo nel suo cuore.
Era arrivata...a compiacere un grande mago oscuro. Un assassino.
Voldemort la scrutava da sotto il cappuccio, l'espressione vagamente curiosa.
- Non pensavo che una persona tanto vicina a Harry da poter essere sua sorella...sapesse fare di queste magie. Harry sa di cosa sei capace?-
- Poteva uccidermi.- sussurrò - Perché ancora non l'ha fatto? Non attacca alle spalle per caso?-
Voldemort sorrise appena - Mi servi. Devi portare un messaggio a Harry.-
- Non conosce la posta? O...sapere che mi è stato tanto vicino da potermi uccidere è un messaggio sufficiente?-
- Direi di si.- soffiò, freddo e indifferente - I miei servitori erano venuti per occuparsi di quella cloaca di miserabili, quando si sono accorti di te. Allora ho pensato di venire a vedere cosa facevi. E devo ammettere in tutta sincerità che sono strabiliato.-
- Le lusinghe funzionano con gl'idioti che le stanno appresso, compresi quei due parassiti dei Lestrange.- gli disse, rinfoderando con azzardo la bacchetta - Ma la prego di perdonarmi. Ho fretta di tornare a casa. Perciò se...-
- Ho sentito della morte di Lord Hargrave.-
Hermione sollevò gli occhi dorati, ora pieni di collera.
- E' questo che ti ha fatto infuriare?-
- Perché parla con una mezzosangue?- gli girò la domanda - Dovrebbe uccidermi.-
- Oppure provare a corromperti.- sussurrò Tom Riddle - Ma con te non ci devo neanche provare, vero?-
- Per quanto...sia arrivata a pensare che è meglio che maghi e umani stiano separati...- sussurrò con voce vibrante - ..non credo che un genocidio di massa sia la soluzione migliore.-
- E vedi un'altra soluzione?-
- L'unica cosa che per ora vedo sono gli Illuminati.-
- E Grimaldentis. Abbiamo avuto l'onore di conoscerlo entrambi.-
- Quando gli ha bruciato la faccia avrebbe anche dovuto prendersi la briga e il piacere di sventrarlo.- gli sibilò Hermione ribollendo - Avrebbe risparmiato a suo figlio la tortura a cui è stato sottoposto da bambino.-
Fu il turno di Voldemort di serrare le mascelle.
Ah. Se solo quella donna avesse saputo cosa provava al solo pensiero che quell'uomo avesse messo un solo dito addosso a suo figlio. Neanche poteva immaginarlo.
- A quanto pare ho un debito con te. Sei stata tu a salvarlo, visto la vendetta che Augustus ti ha perpetrato.- Voldemort iniziò a camminare avanti a indietro, le mani congiunte dietro alla schiena, con tono di sussiego - Sono veramente colpito. Auror, Zatatrox e gagia. Signorina Hargrave, la piccola pecca del tuo sangue misto a questo punto passa in secondo piano.-
- Ha cercato l'anello debole nella cerchia di Harry, vero?- gli chiese.
- Si, ma credo tu sia troppo dotata di raziocinio. Arrostiresti all'inferno piuttosto che ammettere che le tue idee stanno lentamente cambiando, vero?-
- Le mie idee personali e ciò che è giusto sono due cose diverse.-
Riddle si fermò, a scrutarla con velenoso divertimento.
- E come sai cosa è giusto? La morale e l'etica hanno ucciso più persone di me, Lady Hargrave.-
Sentendosi chiamare in quel modo, la Grifoncina vide rosso.
- Cos'aveva da dirmi?- lo incalzò furibonda - Cosa devo dire a Harry?-
- A parte che hai ucciso almeno duecento persone stanotte, meglio di quanto avrei potuto fare io?- replicò sarcastico - Nulla d'importante. So solo cos'è successo a mio figlio e ritengo che a Hogwarts Tom non sia più al sicuro.-
- E con lei lo sarebbe?-
- Di più che con Harry.-
- Hn.- Hermione distese i lineamenti in un'espressione diffidente - Se la pensa così allora...-
- Allora digli solo che verrò a riprendermi mio figlio il prima possibile.- e le diede le spalle, dopo averle fatto un cenno di saluto - I miei ossequi milady. Rivederti sul campo di battaglia sarà un onore e un piacere. Se cambi idea e vorrai venire da me, cerca Dark Hell Manor. Sarai la benvenuta.- e si Smateriliazzò subito, sparendo in una nuvola di fumo, mentre Hermione restava impalata.
Dio.
No, non poteva...non poteva aver parlato davvero con quell'uomo...
Le aveva fatto i complimenti.
Girò appena lo sguardo, vedendo la chiesa in fiamme, a pezzi, sepolta nelle macerie.
Un attimo dopo si piegò in avanti e vomitò anche l'anima, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.


Harry James Potter bruciò la lettera che aveva fra le dita.
Oh, se avesse avuto il Ministro Orloff fra le mani niente l'avrebbe trattenuto dall'ucciderlo come un cane.
Fortunatamente però, alla riunione nel Quartier Generale al Ministero c'erano solo Auror consumati e tutti ben coscienti di ciò che si annidava a Hogwarts. Ne erano arrivati altri, dalle altre regioni della Gran Bretagna.
Duncan parlava usando il Sonorus, per farsi sentire da tutti e zittendo il fracasso.
In molti avevano fatto domande, altri avevano esternato preoccupazioni sia verso Lord Voldemort, sia verso Grimaldentis.
Duncan in quel momento stava illustrando tutto quello che sapevano su di lui.
Ron, accanto a Harry, guardò l'orologio da polso.
Le due e mezza di mattina.
- Dici che è tornata?-
Il rossino sospirò, senza sapere cosa rispondere al suo migliore amico.
Una cosa era sicura. Se Hermione continuava ad andare e venire da Hogwarts senza avvisare nessuno, Draco sarebbe presto caduto in depressione. Praticamente non le parlavano da giorni, dal funerale.
Erano accadute però delle cose buone, che erano servite a risollevare l'umore di tutti a un livello accettabile.
Prima di tutto le visioni di Damon avevano ripreso un senso, esattamente come la salute del Legimors che era andata migliorando. Poi, dalla scoperta del lancio di rombi dei gufi, Silente si era munito.
Ora sulla scuola gravitava una barriera che si estendeva come una cupola.
Ora nessun uccello poteva trapassarla e la posta veniva raccolta da alcuni corrieri magici.
I genitori consegnavano le lettere al Ministero e da lì dei corrieri fidati giungevano a Hogwarts, consegnando sacchi ricolmi di missive. Tutte ovviamente controllate dai Sensimaghi, anche se loro ormai non poteva più fare molto, contro i rombi.
La squadra di Tristan e Jess poi si era piazzata sulle mura da giorni, decisa a divertirsi al tiro al bersaglio.
In quel modo erano stati raccolti fino a settanta rombi, la metà ritrovata dentro al castello.
La fortuna poi sembrava girare a loro favore in quella mano, tanto che non solo Lucilla si era definitivamente trasferita a Hogwarts, ma all'alba di quella stessa mattina sarebbero arrivati a Hogwarts...delle guardie speciali.
Incredibile a dirsi, Hermione alla fine aveva convinto l'essere più testardo sulla faccia della terra.
Caesar aveva accettato di aiutarli, andando contro a ogni giuramento dei demoni puri, fatti ai mortali.
Ovvero quello d'intromettersi nelle loro beghe.
Cameron non sarebbe venuto solo.
Oltre a Demetrius e Leiandros, anche Gala Leoninus aveva accettato di tornare alla Scuola di Magia per un breve periodo, adducendo alla scusa di voler rivedere il nipote, anche se lasciare Demetrius per la vampira era diventato impensabile.
E così ora avrebbero avuto con loro ben quattro demoni, pronti a guardar loro le spalle, e una vampira di alto rango.
Caesar sarebbe stato molto utile.
Chissà cosa gli aveva dato Hermione in cambio...
"Già, chissà che vorrà quel porco come pagamento."
Harry quasi cacciò una bestemmia, sentendo Draco entrargli nella testa in quel modo.
Lo guardò storto e furente, vedendo però che anche Malfoy aveva un diavolo per capello.
A Tristan e Draco, Caesar era sempre piaciuto poco...forse perché...bhè, prima di tutto perché era straordinariamente potente e secondo perché poteva dire di conoscere profondamente sia Lucilla che Hermione.
E la cosa li rodeva da matti.
Quando avevano saputo che Cameron sarebbe venuto a Hogwarts, per poco Tristan non era saltato al collo della sua indifferente mogliettina, che aveva accolto la notizia come l'ennesima rottura di palle che il destino crudele voleva prospettarle, ma niente di più.
E anche in quel momento Mckay se ne stava a gufare in un angolo, cupo come un corvo.
Fra lui e Malfoy non si capiva chi fosse più incazzato.
Comunque Duncan stava ancora distribuendo i giri di pattuglia sulla piana di Hogwarts, dove ora tutti erano stati dirottati, quando un'apprentista Auror si fiondò nella sala, rossa in faccia ed evidentemente impaurita.
- Capo! Capo!- urlò, sventolando una lettera - Capo siamo nei guai!-
Gillespie roteò gli occhi al cielo, passandosi le mani fra i capelli.
- Ci avrei giurato.- borbottò - Dimmi Wendy, che succede?-
- Problemi in periferia!- strillò, acuta come un'aquila - Una chiesa è crollata interamente! Dentro non c'erano fedeli ma solo duecenti famigliari degli Illuminati! ERANO TUTTI Lì!-
A quelle parole, Draco scattò immediatamente in piedi.
Illuminati. Morti.
Due parole, per riassumere tutto.
"E' stata lei."
Harry si volse a fissarlo. Poi guardò Duncan, infine corse fuori insieme ai suoi e alla squadra di Jess.
Giunsero sul posto dieci minuti più tardi, Smaterializzandosi sui palazzi attorno alla defunta chiesa.
Fleet Strett era immersa nel caos.
Poggiati alla parapetto della stessa terrazza dov'era stata appostata Hermione, Harry e gli altri videro la voragine che aveva inghiottito la chiesa. E videro anche i babbani, che tiravano fuori decine e decine di cadaveri.
Tutti vestiti con mantelli rossi.
Duncan si fumava il sigaro, gli occhi puntati un po' ovunque.
- Chiunque sia stato...- mugugnò - O era parecchio incazzato...o era molto annoiato.-
- Quindi i Mangiamorte.- sbottò subito Potter.
Draco da parte sua serrò i palmi, chiudendo le palpebre.
No. Non erano stati loro. Non c'era il Marchio Nero.
Era stata lei.
Era stata lei.
Era stata lei.
La sua mezzosangue...era stata lei.
- Appena se ne vanno i babbani voglio un rapporto completo.- ordinò Gillespie - Torno al Ministero a spiegare questa fottuta faccenda a Orloff. Voi datemi un colpevole entro l'alba.- e con quelle sibilline frasi sparì, lasciando agli Auror, una quarantina, il compito di studiare la situazione.
Nessuno trovò nulla, anche perché qualcun altro fu abile a far sparire i particolari compromettenti.
Milo per primo, sentendo odore di donna, un profumo che conosceva bene, si era guardato dal rivelare questo dettaglio.
Ma a parte residui di sabbia, agli Auror non rimase nulla in mano tanto che alle sei di mattina tutto era compiuto.
I famigliari degli Illuminati erano stati uccisi.
E nessuno pianse per loro, gli Auror meno che mai.
Anzi. Perfino Gary Smith, quella notte prima di andarsene, disse qualcosa che fece profondamente riflettere tutto il gruppo del bambino sopravvissuto.
- Chiunque sia stato...- sussurrò, pronto ad andarsene - ..ha reso un favore a tutti. Non solo a noi. Anche ai maghi innocenti che ci avrebbero rimesso la vita per la loro follia. Non sarà ortodosso, forse quegli Illuminati non avrebbero poi ucciso nessuno direttamente...ma sprecare sospiri e lacrime qui...fa rivoltare gli altri morti nelle loro bare. Buona notte ragazzi.-
Col cuore a pezzi e l'anima in tumulto, se ne andarono via tutti, per tornare a casa, per tornare a Hogwarts.
Ad attenderli c'era Silente, impettito sulla soglia del portone.
Vedendoli, capì subito cos'era accaduto.
- Più di duecento morti.- gli disse Ron - Famigliari degli Illuminati. Pronti al rito d'inizione.-
- Cosa li ha uccisi?- chiese il vecchio mago.
- La chiesa è crollata loro in testa.- sussurrò Edward - Pensiamo a della magia oscura.-
- Voldemort?-
Harry scosse il capo, gli occhi verdi ricolmi di dolore.
- No, non credo. Non provo eccitazione di nessuna sorta.-
- Ah.- Silente sospirò, pettinandosi la lunga barba argentea con le dita - Mi dispiace ragazzi. Mi dispiace tanto.-
- E' arrivata?- lo inquisì Draco, senza perdersi in chiacchiere.
Ma il vecchio scosse ancora la testa.
- Arriverà a minuti, presumo. Lucilla è andata via poco fa, per condurre qui i nostri graditi ospiti. Però ho una buona notizia per voi, in questa notte infausta.-
- Ci vuole davvero.- Dalton lo guardò curioso - Che è successo?-
- Tom ha ripreso le sue sembianze, all'ora di cena. Mi stava svolazzando sulla testa, mentre il professor Piton m'illustrava i programmi di fine quadrimestre e a un certo punto ha ripreso la sua forma umana...finendo addosso al professore.-
A Harry sfuggì un gemito divertito, che cercò di sopprimere.
- Si sono fatti male?- chiese Ron.
- No, stanno bene entrambi ma Tom era esausto, conoscete gli effetti della trasformazione. Dormirà per tutto il giorno, domani. Devo ammettere che è un sollievo.- bofonchiò il preside, accendendosi la pipa - Temevo che per l'arrivo del signor Cameron non ce l'avrebbe fatta a riprendere coscienza di sé. Mi sbagliavo per fortuna.-
- Se non altro questo posto diventerà davvero sicuro, finalmente.- mormorò Potter - Hermione sarà con loro.-
- Si, lo spero anche io.- annuì Weasley - Aspettiamo allora.-
Vennero raggiunti da Pansy ed Elettra e quando tornarono anche Jess e gli altri, il comitato di raduno fu al completo.
Non sapevano come sarebbero arrivati, se coi loro poteri o in carrozza, per controllare il passaggio dalla Foresta Proibita.
Il sole fece capolino dalle colline, bucando delle pesanti nubi grigio pionbo, coi riverberi di una perla nera.
Al primo raggio di sole che toccò la terra bruna, apparvero sei figure ammantate di nero, sulla via di Hogsmade.
Eccoli, erano arrivati.
Lucilla era a capo fila, seguita a breve distanza dalla figura sinuosa di Gala Leoninus, che si copriva con un grazioso ombrellino di seta e pizzo nero. In mezzo Caesar, visti i crini bianchi che sfuggivano da sotto il cappuccio. Hermione, dietro di lui, a capo basso. Demetrius e infine Leiandros.
- Eccoci.- li apostrofò la Lancaster - Salve preside, ragazzi. Buongiorno.-
- Salve.- disse Silente, con un sorriso caloroso - Benvenuti a Hogwarts signori.-
Caesar fu il primo ad avvicinarsi, facendo un cenno educato al vecchio mago.
- C'incontriamo di nuovo.- gli disse Silente.
- Così pare.- mormorò il demone dai capelli bianchi - Speriamo di esservi in qualche modo di aiuto.-
- E' un onore avervi qui.- rispose il preside, stringendogli la mano - E ringrazio Hermione per avervi invitati.-
- Saremo il più discreto possibile.- continuò Cameron - Sappiamo che nessuno sa della nostra presenza.-
- A parte gli Auror più vicini a Harry, Tom e i suoi amici.- spiegò Lucilla - Silente, Tom come sta?-
- Bene. E' di nuovo come prima.-
- Grazie al cielo.- la Lancaster scrutò poi la faccia scusa degli Auror - Che è successo? Cosa sono quelle facce?-
- Qualcuno è saltato per aria stanotte.- sibilò Draco, levando gli occhi di ghiaccio su una persona in particolare.
A quella frase, il primo a girarsi poi di scatto verso Hermione fu Caesar.
Uno sguardo e da ottimo empatico capì ogni cosa.
Serrò la mascella, ma non disse nulla. Per il momento.
Milo stava parlando con sua zia, mentre Demetrius e Leiandros si guardavano attorno tutti curiosi quando la troppa luce rischiava ormai di farli vedere da chiunque passasse di prima mattina da quelle parti. Anche di domenica.
La Torre Oscura era grande per tutti quanti, così il preside li condusse tutti lì.
Molte stanze erano libere e con un tocco di magia divennero fastose e comode come Cameron Manor.
Un'oretta per ambiantarsi e scambiarsi le prime informazioni, poi Silente tornò ai suoi affari giornalieri.
Lasciando parecchie bombe innescate in giro per la sala riunioni.
Il silenzio regnava sovrano, sia per la nuova situazione che la grave strage di quella notte.
Se così si poteva chiamare.
A rompere il ghiaccio fu proprio Caesar.
Seduto alla tavola della Mappa del Malandrino, si accese una sigaretta e dopo aver soffiato una boccata, esternò con venato sercasmo il suo disappunto.
- Non ti ho dato il mio Grimario per comportati da pazza mitomane.-
Hermione neanche gli rispose, troppo occupata a versarsi del caffè.
- Herm.- mormorò anche Harry - Sei stata tu.- e non era una domanda. Ma una semplice constatazione.
Lei tacque ancora.
Sorseggiò il caffè, poi si sedette.
- Voldemort ha detto di dirti che verrà a riprendersi Tom appena possibile.-
Per un attimo nessuno capì quella frase, poi il bambino sopravvissuto sgranò gli occhi verdi.
- Cosa?- riecheggiò, costernato.
- Voldemort ha detto di dirti che verrà a riprendersi Tom appena possibile.- ribatté la strega, pacata.
- Quando diavolo sei stata così vicina a Riddle da poterci parlare?- le ringhiò Draco inferocito.
- Stanotte. Era venuto a uccidere gl'Illuminati.-
- Ma tu l'hai preceduto.- sibilò Caesar.
- E' quello che fanno gli Auror. Eliminano Mangiamorte e Illuminati.- disse fredda.
- No, tu hai fatto un massacro!- sbraitò Malfoy.
- Ho solo tolto del lavoro a Harry. Al prima occasione l'avrebbe fatto lui.-
Potter la fissò, sconvolto. Dio. Draco aveva ragione.
Era diventata un'altra.
Ed era stata tanto vicina a Voldemort da parlarci.
- Poteva ucciderti.- le disse, sgomento.
- Non l'ha fatto. Dovevo consegnarti il messaggio su Tom. Occupati di lui, non di me.-
- Non ci siamo capiti.- le sibilò anche Ron, tetro - Tu hai ammazzato un sacco di persone, Herm.-
- Illuminati.- lo corresse.
- E non sono persone per caso?-
- I Mangiamorte lo sono? Mi sembra che li abbiamo sempre uccisi o spediti ad Azkaban.- sindacò, dura e velenosa - Cos'è, le leggi fate voi? Quelli erano lì per diventare fantocci o accoliti di Grimaldentis. Non fatemi la predica.-
- Tu hai perso la testa.- le disse Draco, con voce affilata.
- Ho solo mandato un avvertimento a Mezzafaccia.- replicò, senza guardarlo.
- Lo stesso che lui ha mandato a te?-
Quella frase la fece tremare. Fissò Draco con odio, per la prima volta dopo dieci anni.
Mollò la tazza sulla tavola, la bocca serrata in una smorfia.
- Io vado a dormire.- disse, collerica - Voi fate quello che volete ma tenete d'occhio Tom, se non volete che Voldemort si porti via suo figlio.- e senza ascoltare repliche o richiami, se ne andò al piano superiore, lasciando tutti con il ghiaccio nelle vene. Sparita sopra la scaletta a chiocciola, Caesar si passò le mani sulla faccia.
Dannazione. Dannazione.
- Le serve del tempo per calmarsi.- disse Lucilla.
- Tempo?- ringhiò Draco - Tempo Lucilla? Ha ammazzato della gente!-
- Ha ragione lei.- rispose la demone, allibendoli - Ha solo tolto del lavoro a tutti noi. Prima o poi avrebbero fatto comunque quella fine. Non potete biasimarla se cerca vendetta. Hanno toccato la sua famiglia, è spaventata Draco. Spaventata che possa succedere la stessa cosa a te, sua madre e alla bambina. Non ti dico di comprendere il suo comportamento ma se le date addosso, allora si che diventerà pericolosa. Datele qualche giorno e forse sbollirà.-
- Se non lo fa?- incalzò Edward.
- Allora ce ne occuperemo. Ma ora dobbiamo preoccuparci anche di Tom.- rispose la Lancaster - Siamo venuti qua apposta per proteggere lui e i bambini. Hermione vuole questo, protezione. Deve sentirsi al sicuro o non tornerà mai come prima. Fino a quando si sentirà minacciata, calpesterà chiunque.-
Come ho fatto io, aggiunse mentalmente.
E se ne andò a vedere come stava suo figlio.
Doveva essere avvisato.
E protetto.
Almeno Tom, doveva restare intoccato da tutta quella violenza.


A Grifondoro tutti sapevano che da S. Valentino, Tom Riddle era andato al S. Mungo per essere curato.
Pochi sapevano che si fosse trasformato in una fenice. Solo Cloe, Degona, Trix, Damon e Neely.
E nessun altro.
Così quando quella mattina si svegliò, quel venti febbraio, Thomas Maximilian Riddle ebbe l'impressione di aver dormito un lungo sonno. Un lungo e nero sogno, che l'aveva cullato molto a lungo.
La testa gli pulsava dolorosamente, tanto da piegarlo in due.
E piano piano, i ricordi cominciarono ad affluire.
Il finto Mangiamorte, il Misterium Ignis che lo colpiva, Cloe che urlava...
E poi quella forza, quel desiderio di diventare ciò che desiderava.
Era stato magnifico spiegare le ali, anche solo per un istante.
Una fenice.
Ce l'ave aveva fatta.
Era diventato speranza.
Socchiuse gli occhi, lasciandosi andare contro i guanciali.
Dio.
Tutto era così irreale.
Poi, di colpo...ricordò la cosa più importante di tutte. Quella che si era giurato di non dimenticare.
Pace.
Harry aveva chiesto pace.
D'improvviso sentì il cuore andargli in pezzi, tanto che si piegò su se stesso e la vista gli si annebbiò.
Harry ne aveva basta.
Era stanco. L'aveva sentito.
L'aveva sentito quando l'aveva tenuto fra le mani, quella sera nello studio del preside.
Era stanco. Ne aveva basta di guerre.
Faceva male. Faceva male, faceva male.
Era vero.
Doveva farlo ormai. Ora ne aveva la prova.
Harry non avrebbe avuto pace finché...finchè l'erede di Voldemort sarebbe stato in vita.
Si portò una mano sugli occhi, mentre un singhiozzo gli sfuggiva di gola.
Era finita.
Era finita davvero ormai.
Cristo, come aveva potuto sperare ancora?
Non poteva tirarsi indietro ormai. Ciò che più Harry desiderava era vivere in pace.
E lui quella pace gliela doveva.
Il dado era tratto.
Una vita in cambio di un'altra.
Sarebbe morto per lui. Quindi...vivere in una prigione per sempre non avrebbe fatto differenza.
Glielo doveva.
Stava ancora piangendo, stremato da quella consapevolezza che era arrivata a schiacciarlo impietosa tanto che non si accorse che la porta della sua camera era stata aperta.
Claire rimase sulla soglia, gelata. Gli occhi nocciola sbarrati, increduli.
Non l'aveva mai visto piangere. Mai.
Mosse un passo, poi un altro e alla fine lo raggiunse.
Gli sfiorò la spalla e quando lui levò il viso, con una presa veloce l'afferrò per il braccio e se la tirò sulle gambe.
L'abbracciò talmente stretta da risultare quasi una violenta morsa, ma la King non si sottrasse.
Non riuscì a fargli domande non riuscì a dirgli una parola.
Rimase a carezzargli la testa, sentendo un nodo in fondo alla gola.
La stringeva così forte...e piangeva così tanto...
Perché?
Gli uscì un lamento dalle labbra, come un rantolo e scosse il capo, contro il collo della sua ragazza.
Presto non avrebbe più potuto vedere neanche lei.
Neanche Beatrix.
Avrebbe dovuto dire addio a Damon. A Tristan. A Degona.
Addio a Harry e a Draco.
Aveva il cuore spaccato in due.
E in quel momento capì che niente sarebbe stato più come prima.
Perché aveva capito il desiderio più profondo e intimo di Harry.
La pace che ognuno di noi merita.
E lui poteva dargliela in un solo modo.
Sparendo per sempre.
I Mangiamorte dovevano perdere il loro erede. Morto Voldemort e sparito lui, più nessuno avrebbe raccolto la loro causa. E Harry, tutti gli altri...sarebbero stati liberi. Liberi di vivere quella vita serena che a loro non era mai stata concessa.
La sua venuta al mondo era stata uno sbaglio.
La sua nascita era stata una sventura.
Ma ora c'era un modo per ripagare tutti loro.
Doveva andarsene, sparire per sempre.
Harry Potter, il bambino sopravvissuto, lo meritava.
Lo doveva a quel bambino.
Lo doveva a quella gente che in quegli anni l'aveva amato, nonostante il suo sangue, e protetto.
Se c'era una giustizia, lui doveva accettarla spontaneamente.
Gli erano già stati concessi otto anni di libertà.
Gli era stato concesso Damon, l'affetto di un fratello.
E Trix, l'affetto di una sorella.
E Claire.
L'amore.
Ma se doveva dire basta, l'avrebbe fatto da solo.
Per il bene di Harry. Per il bene di tutti quanti.

Incanto Demonicus.
Quella nenia non spariva dalla mente di Caesar.
Hermione l'aveva trovato.
Aveva imparato quella formula.
Quella formula persa nel tempo, dannata dai secoli.
Una magia dannata e condannata come e più dell'Horcrux.
- Maledizione.- sibilò, poggiato alla finestra aperta della Torre Oscura, nella sua stanza.
L'aveva letta nel suo Grimario.
Come aveva fatto? Quella formula era stata resa invisibile dalla sua stessa malvagità.
Un essere umano non poteva essere tanto disperato da volersi suicidare con quella formula.
No.
Lei non poteva volere la dannazione eterna, sfruttando quell'incantesimo nero come l'inferno.
Perché era l'inferno che l'aspettava, se avesse mai usato quelle parole.
Eppure le aveva lette, imparate a memoria.
Perché? Perché gli esseri umani si struggevano a tal punto da voler annientare se stessi?
Perché non riusciva a capirla?
Esausto, si lasciò andare a sedere sul divano, la mano chiusa a coppa sul volto.
No. Non gliel'avrebbe permesso.
A costo di cancellarle la memoria, a costo di rinchiuderla da qualche parte, prima della battaglia finale.
Lei no. Non avrebbe perso anche lei.
Lei, una semplice umana che gli era entrata nel cuore, colmandolo del vuoto che Imperia aveva lasciato.
Non poteva permetterle di suicidarsi in quel modo.
Ma gli spiriti disperati...
Le anime dei disperati...languivano, facevano una fiammata più brillante di qualunque altra.
E poi si spegnavano.
Era rimasta disperata come allora?
Come quando Doll le aveva distrutto l'orgoglio, il coraggio?
Rifiutava di credere che la forza nel cuore di Hermione, di quella donna straordinaria, fosse destinata a scintillare nel buio. Per poi spegnersi miseramente.
Ma era quello che l'attendeva, se usava l'Incanto Demonicus.
Quella magia...che l'avrebbe resa...
...che l'avrebbe resa...una pura forza distruttrice. Puro male, mera morte. E niente di più.
- Sei preoccupato fratello?-
Leiandros sorrise, apparendo da un'ombra.
- Si.- mormorò Caesar - Si, dannazione.-
- Una novità per te, vero?-
- Già.-
Leiandros si sedette davanti a lui. E restò a fissarlo, con un sorriso caldo sulle labbra pallide.
- Hai parlato con gli altri?- gli chiese Caesar.
- Si, mezz'ora fa.-
- Che hanno detto?-
- Niente.- mugugnò il più giovane - Papà non era contento. Dice che stiamo trasgredendo a delle leggi che sono nate per salvarci da grane noiose. La mamma ha borbottato qualcosa sul non metterla in mezzo.-
- Gli Harkansky?-
- Ci hanno solo chiesto di occuparci di Lucilla.-
- Sciocchezze.- sibilò Caesar, velenoso - Se ne fregano tutti.-
- Denise voleva venire ad aiutarti.-
Stavolta Caesar fissò il fratello con occhi truci, dopo essersi irrigidito. Era stato come ricevere un colpo alle spalle. E poi un altro al livello dello stomaco. Repentini come una stella cadente.
- Lei lasciala fuori da questa storia.- minacciò, dopo un lungo silenzio.
- Non l'ho avvisata io. Ha fatto tutto lei.- replicò il demone dai capelli neri - Sai fratello, dovresti risolvere questa situazione. È giovane. Troppo giovane per implicarsi nella tua lunga vita di solitudine. Ma nonostante sia un demone straordinariamente dotato è pur sempre una donna. E ti ama.-
- Hn.-
- Il suo potere potrebbe servirci.-
- Basto io.-
- Gli empatici sono abili. Ma una ladra spirituale è tutt'altra cosa.-
- Denise Loderdail deve starmi lontano, chiaro?- sibilò freddo - Capito Leiandros?-
- Come vuoi. Ti ho solo detto ciò che ho sentito dalla sue stesse labbra.-
- Tutto ciò che tocco finisce in cenere.- Caesar guardò fuori dalla finestra - Imperia è morta, Lucilla s'è salvata solo grazie a quell'umano. Hermione sta per rovinarsi con le sue mani. Non voglio che Denise faccia la stessa fine.-
- E questa frase dovrebbe darti l'esatta idea di quanto tu già tenga a lei.- sogghignò Leiandros, alzandosi in piedi - Ora vado fratello. Siamo qua per uno scopo, se non sbaglio. Dare una mano a questa gente. Ci vediamo a pranzo. A dopo.- e sparendo com'era arrivato, lasciò Caesar a scrutare il vuoto.
Il vuoto che si allargava nel suo animo, alla consapevolezza che la sabbia nella clessidra si era messa a scorrere più veloce. Il tempo stava iniziando a scarseggiare.
Dovevano muoversi.
O quegli Illuminati non sarebbero stati i soli a perire, in quella ignobile guerra.

 

 

 

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Capitolo 47
*** Capitolo 47° ***


 

 

Era passato appena un giorno da quando la Torre Oscura di Hogwarts era diventata la sede magica più potente della Gran Bretagna, visto chi ospitava, ma Harry Potter aveva già ceduto.
Era dovuto scappare via da quel covo di matti, diventato invivibile da quando Edward aveva fatto stretta amicizia con Demetrius, per non parlare invece dei battibecchi perenni fra Caesar, Tristan e Malfoy.
C'era da finire al manicomio, ma lui non era rimasto a vederli sgozzarsi fra loro.
Quella scena se l'era risparmiata per tempi migliori e dopo aver infilato a Lucas qualcosa di pesante per il freddo pungente di fine febbraio, se l'era squagliata alla velocità della luce insieme a suo figlio.
Uscire in giardino quella domenica si era rivelato più rilassante di quanto avesse mai immaginato.
Era da un pezzo che lui e Lucas non stavano più insieme come prima, visto gli avvenimenti che avevano sconvolti un po' tutti e il sorriso del suo bimbo, che stava ormai per compiere due anni diventando un ometto, come diceva Elettra, era come un balsamo per il bambino sopravvissuto.
Il sole non filtrava molto della pesante cappa delle nubi temporalesche ma si riusciva comunque a respirare aria tranquilla.
Lucas sgambettava qua e là, toccando ogni cosa che trovasse sul suo cammino.
Harry sorrise, sedendosi su una panchina.
Sembrava passato davvero un secolo da quando era stato in pace con suo figlio.
Lo guardò scorrazzare nell'erba umida, ancora intrisa di neve. Ogni tanto rotolava qua e là ed era uno spettacolo.
Cresceva ogni istante di più.
Era quasi impesabile per Harry, che un tempo aveva creduto di morire molto giovane, di poter essere arrivato a ventotto anni e...godersi una giornata simile.
- Bello uttellino!-
Lucas gl'indicò un passerotto bruno, che svolazzava sull'albero spoglio accanto a loro.
Già.
Sembrava una giornata buona.
Harry ringraziò per questo. Ringraziò di quella calma apparente, di quel cielo un po' cupo, anche di quel silenzio che aleggiava ancora su tutti loro, dopo il funerale di un grande uomo.
Liam già gli mancava.
Lord Hargrave era stato per tutti loro un buon sostegno quando a Hermione era venuta a mancare la figura paterna.
E ora...che se n'era andato, strappato così crudelmente alla sua famiglia, quel dolore sembrava destinato ad accumularsi a tutti gli altri. A quei dolori lasciati delle persone che negli anni se n'erano andate, tradite, uccise.
Senza un perché, senza una ragione valida. Se non la rabbia, l'odio, la vendetta.
Ma come aveva detto il pastone al funerale, per ognuno che se ne andava...c'era qualcuno che vegliava.
Liam era morto.
Tempo addietro, Cedric era morto.
I suoi genitori, James e Lily erano stati uccisi.
E ora il bambino sopravvissuto, che sembrava destinato a camminare da solo su quella strada lastricata delle anime che lui aveva tanto amato, guardava suo figlio crescere.
Si alzò e andò istintivamente a prendere in braccio Lucas, che ridacchiò felice e gli cinse le manine al collo.
Era così ingiusto.
Così ingiusto che tanta gente morisse...
Eppure fra quelle morti, la vita continuava a sbocciare.
Incurante del sangue, delle lacrime.
Harry era nato in quella guerra.
Ma per Lucas...desiderava qualcos'altro. Lui avrebbe dovuto crescere in un mondo privo di pericoli.
Forse era questo ciò che avevano desiderato Lily e James per lui.
Anche se non era stato così.
Harry socchiuse le palpebre, inspirando il profumo di talco e latte di suo figlio.
Gli carezzò la testolina scurissima, già piena di capelli scarmigliati e fissandolo in quegli occhi azzurri, giurò a se stesso di dargli ciò che lui non aveva avuto.
Una famiglia. La pace, la serenità.
Ma non era l'unico a cui giurava tutto questo.
C'era anche Tom da salvare.
Non l'aveva ancora visto. Si era rintanato in camera e sembrava non volerne uscire.
Nessuno aveva saputo dirgli nulla al riguardo e per esperienza, Harry aveva imparato a lasciare al giovane Riddle certi spazi, che a un altro non avrebbe concesso.
- Hogwos!-
Tornò al presente, con Lucas che agitava la manina verso il castello.
- Si.- sussurrò Harry, stringendolo forte - Quello è Hogwarts.-
Già. L'unica Hogwarts. Le torri, le luci, i tetti scuri, i capitelli, ogni singolo pezzo di mattone.
C'era un'anima in quella scuola.
La sentiva.
Lì, con suo figlio in braccio, rimase a osservare quel luogo che se non era tutta la sua vita, era...parte integrante del suo mondo. Lì tutto era cominciato. Lì, tutto aveva un senso.
Lucas un giorno sarebbe cresciuto.
Avrebbe frequentato Hogwarts, sarebbe stato il figlio...del bambino sopravvissuto.
Quel fatto, quella verità, l'avrebbero segnato per sempre.
A un certo il suo bambino gli mise una mano sulla fronte e col ditino iniziò a toccare la sua cicatrice.
Lo faceva molto spesso, di recente.
Secondo Elettra, Lucas era attirato dalla sericità della superficie delle sfregio, ma anche dalla forma.
Era un bambino in fondo. Non poteva averne paura.
Lo lasciò fare, osservando quasi divertito l'aria currucciata e la boccuccia corrugata di suo figlio.
Sembrava che stesse studiando la sua cicatrice.
Sembrava che stesse cercando di capire.
Se mai una spiegazione c'era.
Poi di colpo l'attenzione del piccolo venne attirata da qualcos'altro.
La sua espressione ridivenne allegra.
- Tom!- tubò, battendo le manine.
Potter si girò subito.
Eccolo finalmente.
Stava percorrendo il sentiero verso casa di Hagrid a grandi passi.
Ma non era il solo.
Dalla direzione opposta stava arrivando...Hermione.
Rimase immobile, osservando la scena.
Tom da una parte, chiuso in un lungo cappotto nero, che camminava veloce, quasi correva.
Hermione dall'altra, che incedeva a passo lento, quasi felino, la testa bassa, i crini castani alla brezza pungente.
Capì subito. Tom era stato messo al corrente della morte di Lord Hargrave.
Non fece in tempo a formulare un pensiero coerente che vide il suo mostriciattolo quasi avventarsi sulla sua migliore amica. Rimase un attimo fermo, davanti a lei.
Ora che la superava di cinque, sei centrimetri.
Ora che sembrava così più grande della sua età.
Col cuore a pezzi, Harry lo vide con le spalle scosse dai singhiozzi. E poi di colpo Tom prese le mani della Grifoncina, portandosele al viso.
Il dolore di Tom era così nitido che Harry lo sentiva come se fosse stato suo.
Era rimorso quello?
Certo. Tom era troppo buono, troppo pulito per quel mondo, per non provare un simile sentimento.
Hermione invece stava immobile come una statua. Le mani abbandonate in quelle di Riddle, che gliele stringeva convulsamente, piangendo, scuotendo la testa, chiedendo scusa mille volte.
Per l'ennesima colpa non sua.
Sapeva a cosa stava pensando.
Se Hermione non l'avesse salvato da Grimaldentis, da bambino, ora Liam sarebbe ancora vivo.
E lei non avrebbe perso suo nonno.
- Tom tiste.- tubò Lucas.
- Già. Il mostriciattolo è proprio triste.- sussurrò Harry, desolato, mortificato.
Eppure, accadde il miracolo.
Con gli occhi sgranati, Potter vide Hermione abbassare il viso, scuoterlo dolcemente.
Poi liberò una mano dalla stretta di Riddle e con dolcezza che non le vedeva più da tempo, lei gli carezzò il volto.
La guancia, poi il capo. Si chinò e gli sussurrò qualcosa all'orecchio.
Un attimo dopo Tom la stringeva forte al petto, avvolgendola in quell'abbraccio che la sua migliore amica aveva rifiutato per se stessa, dopo la morte di suo nonno.
Pianse anche lei, finalmente.
Col sollievo nel cuore, Harry alzò il viso verso la Torre Oscura.
Draco si sporgeva dalla finestra della sua camera da letto e dopo aver distolto lo sguardo dalla sua ragazza, lo abbassò fino a trovare quello verde di Potter.
"Stai meglio?"
Malfoy agitò appena la mano "Torna dentro Sfregiato, fa freddo."
E sorridendo il bambino sopravvissuto tornò a casa, dentro a Hogwarts.
Con suo figlio in braccio e alle spalle due persone che avevano forse avuto un perdono.

La sera stessa si prevedeva la cena di riunione generale del "gruppo interno".
Che prevedeva anche la presentazione di certe persone che...stavano con Tom tutti i giorni.
Peccato che come spesso accade, fra dicerie e la dura realtà dei fatti c'è una bella differenza.
Draco si stava fumando una sigaretta sul divano, aspettando che la cena fosse pronta quando la porta dell'ingresso si spalancò e sulla soglia apparve un Legimors alquanto inferocito.
Damon Howthorne, incurante dei demoni venuti dal Golden Fields, aveva gli occhi iniettati di sangue.
- Che tu sia dannato!- gli gridò dietro - TU E TUTTA LA TUA STRAMALEDETTA PROGENIE!-
- Buonasera tesoro.- frecciarono le follette, tate dei bambini.
- BUONASERA UN CAZZO!- tuonò Damon, facendo traballare i calici a tavola - Draco Malfoy sei solo un viscido rettile velenoso! Che cazzo t'è saltato in testa di andare a dire a mio padre che stavo male?? Quello s'è presentato con mia madre e lo sai con chi altro?-
- La fata turchina?- ironizzò Malfoy.
- Un fottuto psichiatra!- fu la risposta, strillata a squarciagola.
Mancò poco che Harry, Edward e Ron attaccassero a ridere, ma un calcio negli stinchi da parte di Pansy riuscì a zittirli.
- Uno psichiatra?- riecheggiò il biondo, senza scomporsi - Per fare cosa?-
- Lo sai tu? Io no!- gracchiò Howthorne - Mi rifiuto di credere che gente sana di mente possa pensare di risolvere i miei problemi con uno strizzacervelli ma quanto pare mia madre, quell'oca, pensa che il mio sia un dono che vada via a schiocco!-
- Porta un po' di rispetto per i tuoi.- gli disse Draco, fra il serio e il faceto.
- Ma vall'inferno.- replicò Damon irritato - Grazie tante, veramente unico! Vederli è stato un sollievo!-
- Prima di tutto non gliel'ho detto io, ma mio padre.-
- Che s'impicchi anche lui.-
- Ecco, questa cosa già mi va meglio.- replicò Malferret - Ma resta il fatto che avevi la polminite e che tra l'altro, pezzo di menteccato, sei ancora in convalescenza. Chi te l'ha dato il permesso di alzarti in piedi?-
- La fata turchina.- fu la glaciale risposta, che Howthorne godette a rilanciargli addosso.
- La finite voi due?- li richiamò Elettra, dalla cucina - Damon, tesoro, cerca di calmarti e siediti. Non dovresti strapazzarti troppo.-
- Se non altro non hanno riportato l'esorcista.- aggiunse Malfoy a bassa voce, rischiando di farsi Schiantare al muro dal Legimors - Eddai, che stress! Volevano solo vedere come stavi.-
- Avrei voluto vedere te, bloccato a letto a sorbirti le stronzate dei tuoi genitori!-
- Legimors.- si lagnò Draco, sbuffando - Sei una rottura.-
- E tu uno stronzissimo...- ma poi Howthorne si bloccò, intravedendo finalmente la figura che spiccava di più, nel salone d'ingresso. Gala Leoninus, seduta a tavola a sorbirsi un calice colmo di plasma sintetico.
La vampira gli scoccò uno sguardo affamato, ma anche divertito.
- Che cosa cazzo...- alitò Damon - Che cazzo è successo qua?-
- Non te l'hanno detto?-
- Cosa non mi hanno detto?- bofonchiò, vedendo Edward, Demetrius e Leiandros farsi una mano a poker sul bancone della cucina - Questo posto è diventato una bisca?-
Quattro chiacchiere e vennero fatte le presentazioni, ma a rimanerne maggiormente colpito fu Caesar.
Così quello era il migliore amico di Tom.
Riddle gliel'aveva descritto alla perfezione.
Due occhi senza tempo, nel corpo di un ragazzo.
Piano piano la sala cominciò a riempirsi degli avventori serali.
Fra gli ultimi che arrivarono, Tom, Trix e Cloe. Subito seguiti da Jeager che teneva su una spalla Degona, adagiata a sacco di patate che scalciava imbronciata e suo figlio William, afferrato come un gattino per la collottola.
- Ma che è successo?- chiese Tristan, allibito.
- Succede che questi due sgorbi stavano facendo di nuovo il tiro al bersaglio coi Dissennatori!- ringhiò Crenshaw.
- Sgorbi? Sgorbi a chi?- urlò William, inferocito - Grazie a te è già tanto se non ho la coda e le corna!-
- Ciao Jeager.- lo salutò Demetrius, alzando appena la mano.
- 'Sera.- rispose Crenshaw, senza staccare gli occhi infuocati dal figlio - Se ti ripesco a farlo fuori dalla barriera, hai finito di vivere William! Chiaro?-
- Come fuori dalla barriera?- gracchiò Tristan, a bocca spalancata - Ma se vi prendono vi ammazzano, siete fuori di testa?-
- Ma no, papà!- gli disse sua figlia con aria angelica e con toni prosaici da matti - Vedi, è facile. William va avanti, tanto i Dissennatori ci mettono un attimo a capire cos'è. Succede come con Trix. Non capiscono se possono risucchiare qualcosa. Poi appena si distraggono esco io e li faccio esplodere! È facile. Oh! Ciao Cesar! Ciao Dimitri!-
Nella sala ricadde l'omertà generale, anche perché due mocciosi che facevano ventidue anni insieme erano stati in grado di fare secchi trentatre Dissennatori senza l'aiuto di nessuno.
A quel punto Jeager emise un grugnito furente e la cosa per il momento si concluse lì, specialmenter grazie al cinguettante vociare della piccola Degona, che tubava verso i demoni come se fossero sempre stati lì nella torre con loro.
Al contrario della piccola Grifondoro però, Tom non sembrava solare come al solito.
Aveva salutato gli amici con voce spenta, senza particolare enfasi e quando aveva incontrato lo sguardo di Caesar, era arrossito e si era seduto, senza più osare alzare il viso.
Sapeva che se c'era una cosa che Cameron odiava, era essere ingannato.
Aveva detto a Caesar che tutti sapevano della sua idea di andare a chiudersi a casa sua, finito il M.A.G.O. ma ora il demone doveva aver capito che erano state tutte menzogne.
Infatti, i suoi penetranti occhi bianchi lo scrutavano con rabbia malcelata.
E per tutta la cena non mancò di farlo sentire pericolosamente braccato.
- Ho sempre pensato che quelli della Dama Nera controllassero i rappresentanti magici della Gran Bretagna.- stava dicendo Leiandros, al dolce - In fondo hanno degli archivi che se li sogna solo mio fratello.-
- Già. È strano che abbiano coperto l'ingresso di tutti questi Illuminati in casa loro.- sindacò anche Gala.
- Grimaldentis li avrà convinti con qualcosa, zia.- rise Milo, alzando le spalle con indifferenza - Sai come sono quelli della Dama. Sono mercanti.-
- Che avranno chiesto in cambio del silenzio?- chiese Jess pensoso.
- Forse un po' del Lazzaro.- sibilò Draco, finendo la torta al cioccolato - Tutte balle, ovviamente. Grimaldentis è vivo da più di duecento anni grazie a quell'affare malefico. Non lo cederebbe neanche al diavolo in persona.-
- Hn.- ghignò Lucilla, senza alzare gli occhi dal calice di vino - Oltre che assassino è anche un bugiardo.-
- In che girone stanno i bugiardi e i traditori?- chiese Caesar all'improvviso, facendo irrigidire Tom sulla sedia.
- Aspetta...- Lucilla scoccò appena un lieve sguardo a Cameron, da sotto le lunghe ciglia ricurve - Passato il Pozzo dei Giganti, c'è il nono cerchio, quello dei traditori contro chi si fida. Al quarto rione, l'ultimo direi, prima di Lucifero.-
- Vexilla regis prodeunt inferni.- concluse Tom, sfidandoli entrambi con gli occhi blu ridotti a specchi - Si avvicinano i vessilli del re dell'inferno. Sapete dove stanno invece i consiglieri troppo solerti?- aggiunse, sarcastico - Nell'ottava bolgia dell'ottavo cerchio. Ardono dentro a delle fiammelle, come delle lucciole. Per l'eternità.-
- Basta imparare a tenere la bocca chiusa. O a dire sempre la verità.- sussurrò Caesar, senza abbassare lo sguardo.
- Non sempre è possibile.- gli rispose, serio.
- Non sapevo ti piacesse la Divina Commedia, Tom.- si affrettò a dire Leiandros, ficcando a suo fratello un calcio da sotto al tavolo, cambiando subito discorso.
- Me la leggeva Caesar da piccolo.-
- Mai sentito parlare di Biancaneve?- mugugnò il minore dei Cameron, al fratello.
- Le odia. Che dovevo leggergli? Le guerre puniche?-
- Come sarebbe le odi?- allibì anche Demetrius.
Damon rise appena, scuotendo la testa - Odia le fate in generale. Sai, quelle buone che vogliono sempre che tutti siano felici e contenti.-
- Calma.- chiarì Riddle - Odio che loro facciano vivere per sempre felici e contenti solo principesse e principi, è diverso.-
- Ha parlato uno che piange quando vede Shrek!- lo prese in giro Harry.
- Sta zitto! Tu piangi per Dumbo!-
- Solo quando i bambini lo prendono in giro e gli tirano le orecchie.-
Si misero tutti a ridere e la faccenda parve concludersi com'era iniziata, eppure Tom sapeva bene che presto o tardi, sia Caesar che Lucilla avrebbero cominciato a mettergli seriamente i bastoni fra le ruote.
Doveva sbrigarsi, accelerare i tempi.
Erano ormai tutti seduti accanto al camino, col liquore in mano, quando Trix si riprese dalla corposa cena che aveva succhiato beata, accanto alla zia di Milo.
- A proposito...ragazzi, glielo diciamo?-
- Ah già.- annuì Cloe, volgendosi verso gli Auror che ora avevano rizzato le orecchie, in caso di altre stramaledette brutte notizie - Sappiamo che state ancora cercando i rombi, ma visto che con quelli non siamo giunti ancora a nulla, forse abbiamo trovato una soluzione per cercare almeno di individuare l'Arca.-
Hermione assottigliò l'espressione.
- Come?-
- Cristallomanzia.- rispose la King, serissima.
Tutti, Caesar compreso, sbatterono gli occhioni in perfetto sincrono.
- Cosa cosa?- riecheggiò Edward - Cloe, tesoro...è una disciplina vecchia come Noè che non ha mai dato risultati rilevanti! Dove cavolo l'avete sentita questa, poi? Ma che v'insegnano di recente?-
- Ha ragione Ed.- disse anche Ron - Ragazzi è una pratica inutile, assurda.-
- Però ha fondamenti di Focalizzazzione Magica del Pensiero.- s'intromise Clay, l'unico che sembrava aver ingranato col discorso della Grifondoro - Usando un cristallo abbastanza grande e potente, uno di noi potrebbe divinare Grimaldentis e la sua Arca.-
- E come?- fece Draco sarcastico - Non ci sono segnali stradali in cielo!-
- Già, potrebbe essere sopra di noi o sul tetto di una piramide in Egitto.- lo seguì Milo.
- Se la Cristallomanzia viene usata da un Sensimago ci sono più probabilità di avere informazioni in più.- replicò Harcourt tranquillo - Potrei farlo io. O Claire, ma il problema è che nessuno di noi due conosce abbastanza quell'Illuminato da poterlo divinare. Si divina nel cristallo solo ciò che si conosce.-
- Quindi siamo punto e a capo.- sospirò Harry.
- Non proprio.- mormorò Tom - Con gli esercizi per diventare Animagus ho imparato molto e con l'aiuto di Claire e Clay credo di potervi mostrare Grimaldentis ovunque sia.-
- E volendo...- finì Damon - Con un'evocazione fatta da Jess potreste portarlo fuori dalle mura di Hogwarts.-
- Non è un idiota quello.- gli ricordò Tristan - Non si farà evocare in questo modo. Ogni mago, anche uno minorenne, ha dei poteri di difesa che entrano automaticamente in gioco, quando si viene evocati da qualcuno con intenzioni non perfettamente pacifiche. Non funzionerà.-
- Però possiamo cominciare a cercarlo.- lo bloccò Lucilla - I ragazzi hanno ragione. La Cristallomanzia sarà superata, ma credo che per trovare quella nave volante, questo per il momento sia l'unico modo.-
- Ok.- concesse allora Potter - Dove lo facciamo?-
- Sgomberiamo la sala. Restiamo qua, è più sicuro.- gli consigliò Demetrius - Qualcuno di voi si ricorda qualcosa di Cristallomanzia però?-
- Un accidenti di niente.- replicò Leiandros - Mi ricordo che bisogna tracciare un triangolo mistico di tre colori, usare un cristallo di quarzo grande come la testa di un gigante e borbottare qualcosa in gaelico. Niente di più. Chichi te lo ricordi il rituale?-
- Piantala di chiamarmi così.- berciò Caesar fra i denti - Si, me lo ricordo. Ora ci serve un cristallo.-
- Credo di averne uno io, nell'armadio.- disse Clay, correndo su per le scale.
- Che se ne fa di una cristallo così grosso?- borbottò Milo.
- A me lo chiedi?- Jess levò le spalle - Ci guarderà le spalle.-
- O qualcos'altro.-
- Piantatela di porcate voi due.- li zittì Tristan - Il triangolo mistico con cosa va fatto? Antrace?-
- Se proprio vuoi morire.- ironizzò Lucilla - No. Un con inchiostro d'ebano, uno con sangue di mannaro e l'ultimo con pirite.-
- E dove lo prendiamo il sangue di mannaro?-
Automaticamente tutti si voltarono verso Asher, che per tutta la cena si era fatto allegramente i fatti suoi.
Mezz'ora e un prelievo di sangue più tardi, i giochi erano fatti.
Triangolo schifoso fatto, cristallo di quarzo grande come la testa di un gigante e dalle forma di uovo messo in mezzo, Tom davanti ad esso, Cloe alle sue spalle per aiutarlo e Clay davanti a Riddle, tutti e e tre inginocchiati.
Caesar se ne stava fuori dal triangolo, pronto per invocare il rito.
- Sicuro di volerlo fare?- gli chiese Hermione, per un'ultima volta.
E Tom levò lo sguardo su di lei.
Con gli occhi lucidi, annuì, ben sapendo che però non avrebbe dormito per i mesi avvenire.
- Concentrati, mi raccomando.- lo avvisò la Grifoncina - Devi stare attento. Se esageri potresti far apparire nel cristallo i ricordi dei Sotterranei, in Italia. Hai capito?-
- Che bellezza.- mormorò in un soffio.
- Tom..- lo richiamò ancora - Posso farlo io. Lo conosco abbastanza.-
- Esatto.- si unì anche Harry, che come Draco non reggeva la tensione che sarebbe scaturita dal loro mostriciattolo - L'ho visto quella volta, dopo Natale.-
- Troppo poco.- rispose Tom - Ci avete combattuto e ci avrete parlato entrambi al massimo per un'ora.-
- Ha ragione lui.- concordò Clayton - E' troppo poco. Mi serve qualcuno che ricordi la sua voce, i suoi movimenti, il carattere, le idee. Tutto insomma.-
- Bella roba.- ringhiò Draco fra i denti - E' un'idea di merda.-
- Sono d'accordo per una volta.- Caesar gli scoccò un'occhiata obliqua - Ma è l'unico modo.-
- Storie. Inviamo dispacci a tutti i Ministeri e battiamo il cielo passo per passo.-
- Solo uno squadrone di draghi ce la farebbe. In un anno forse.- gli spiegò Lucilla - Se avessi qualcuno accanto, potrei farlo io ma da sola è impossibile.-
- Allora non ci resta che cominciare mamma.- le disse Tom - Qua siamo pronti.-
- Perfetto. Caesar, comincia pure.-
Cameron inspirò, paziente.
Sapendo a cosa andavano incontro, sapendo quanto Riddle fosse persuaso di quell'unica via di uscita, decise che poteva solo seguire le loro direttive.
Conscio però di quanto sarebbe stato duro per lui, si preparò a qualsiasi evenienza.
In fondo Grimaldentis, come aveva detto Mckay, non era uno stupido. Né un avventato.
Con tono saldo, sussurrò poche e brevi frasi in gaelico, che pochi conoscevano in quella sala e dopo averle pronunciate, calò il silenzio.
Qualcuno pensò che non fosse accaduto nulla, che avevano sbagliato in qualche procedimento, poi le candele e i lumi nella Torre Oscura cominciarono a languire.
Un colpo di vento spalancò una finestra e queste si spensero definitivamente.
Con le mani protese, Tom non capì cosa fosse successo fino a quando un'assurda energia parve partire dal cristallo, arrivare fino alle sue dita e tirarlo verso di esso.
Era come se qualcosa di dannatamente potente stesse per risucchiarlo. Anche per Clay era la stessa cosa, ma Cloe da supporto riuscì a trattenere entrambi, usando la bacchetta con la mano destra, mentre con la sinistra teneva Tom saldamente per la spalla.
- Ci siamo.- disse Clay - Forza Tom concentrati.-
E Riddle lo fece.
Chiuse gli occhi, anche con quell'energia maledetta e che minacciava di risucchiarlo.
Doveva pensare.
Senza paura.
Ma non era facile.
Anzi.
Ad un primo acchito, il pensiero di Mezzafaccia parve nitido, ma indifeso.
Poi, pallido com'era, divenne vortice.
Ogni ricordo legato a quell'uomo cominciò a formarsi nella sua mente e piano piano i pensieri e i ricordi divennero tanto intensi da rassomigliare un formicaio.
Da fuori, i flash di colori e ricordi del grifone si riversarono nel cristallo che ora risplendeva come un opale.
Luminescenze e suoni erano ancora troppo mescolati, fino a quando Harry non notò qualcosa.
Non era un'immagine.
Neanche un pensiero forse.
Era...un suono.
Una nenia.
Si, era una ninna nanna.
La cantava la voce roca di un uomo, che poi il bambino sopravvissuto capì essere quella di Grimaldentis.
Era un ricordo di quando Tom era bambino.
Harry lo vide cominciare a tremare, i denti digrignati, le mascelle serrate come i suoi pugni.
Quella ninna nanna continuò anche quando nel cristallo apparvero delle immagini oscure, buie.
Se quelli erano ricordi, erano tutti immersi nell'ombra.
- I Sotterranei.- sussurrò Hermione.
Si strinse a Draco e Harry, addolorata.
Entrambi gli Auror videro ciò che in passato anche la Granger aveva visto.
Prigioni. Nere. Umide.
Gabbie appese al soffitto, sbarre ovunque, fuochi e lava, fiumi di lava.
E la luce del sole era inesistente.
- Stai mostrando le prigioni Tom!- Cloe glielo sussurrò all'orecchio - Pensa a lui. Pensa a quell'uomo!-
Ma non era facile.
Non ce la faceva. E Damon rivide ogni cosa, ricordando le ore di Occlumanzia con Riddle.
Dio.
Quelle gabbie.
Quelle sbarre.
E presto con la ninna nanna, che nessuno fra i presenti poteva più sopportare, si presentarono anche le grida.
Grida allucinanti, piene di strazio, di dolore.
Di seguito a quelle, Tom cominciò a sudare freddo.
Stava cercando di divincolarsi con tutta la forza della disperazione a quelle immagini, a quei ricordi che da dieci anni ormai, conservava in fondo al cuore, e infine, forse più per fortuna che per esasperazione, il volto mascherato di Grimaldentis, che fino a quel momento era stato nascosto nel buio e sotto un cappuccio nero, cambiò.
Ora Mezzafaccia appariva nascosto da un mantello bianco, di profilo.
C'era luce ora.
Era in una stanza piena di candele.
- Ci siamo.- disse Clay, imprecando per la difficoltà di mantenere tanto a lungo quelle visioni.
- Dov'è?- sussurrò Ron, che insieme a tutti gli altri si era inginocchiato attorno al triangolo - Mi sembra...una stanza fatta di pietra. Anche abbastanza grande.-
- Là ci sono degli Illuminati in rosso.- disse anche Tristan, indicandoli col dito.
- Sembra una riunione.- Lucilla aguzzò la vista, difficoltata dai flash che disturbavano l'immagine - Che sta facendo quel bastardo? Quella non può essere l'Arca.-
- O forse si.- interloquì Asher, inginocchiato accanto a Trix e Damon - Dimensione dentro dimensione milady.-
- Può darsi. Quindi dentro a quell'Arca c'è uno spazio temporale diverso.- disse Demetrius - La nave può essere ovunque ma lui dentro ci ha trasportato la sua sede, diciamo.-
- Tutto ciò è affascinante.- sibilò Tom a quel punto, riaprendo gli occhi - Ma io non ce la farò ancora per molto. Datevi una mossa a capire qualcosa, per cortesia.-
- C'è poco da capire.- brontolò Caesar - Non si vede altro che quel ridicolo umano. Nessun simbolo, nessuno stendardo.-
- Fermi,- li bloccò Harry di colpo - state zitti. Non lo sentite?-
Chiusero tutti la bocca, accorgendosi per la prima volta che la ninna nanna di quel maledetto era finita.
Ora non si sentiva più la sua orribile voce ma...
- Era un clacson quello?- allibì Elettra - Ho sentito bene?-
- Si. Sembra...traffico.- annuì Beatrix - Dove diavolo sono? Su una città?-
- Per sentirsi così dovrebbero essere in mezzo a St. James Square!- sindacò Hermione - E' assurdo. potrà anche aver reso invisibile l'Arca, volendo ma...dovrebbe davvero trovarsi in mezzo a una strada!-
- E non potrebbe essere?- chiese Gala indifferente.
- Bhè, si.- annuì la Grifoncina - Ma non ne vedo l'utilità. Mezzafaccia mandava i suoi gufi fin qui, sarebbe stato più fattibile che avesse veleggiato sopra le nuvole, qua su Hogwarts.-
- E invece a quanto pare è su una città.- finì Edward, incrociando le braccia - Sentite, a questo punto bisogna provarle tutte.-
- Che vuoi fare?- lo interrogò Harry.
- C'è uno studio di Ornitologia, presso l'università di Ophelia. Un paio di telefonate e vi farò sapere di qualche stormo di gufi che vanno contro corrente. Di più non si può fare, mi pare. Non siamo cacciatori di frodo.- tubò, con aria da maniaco - Vado a Londra, ci vediamo domani pomeriggio.-
- Ogni scusa è buona, eh?- lo prese in giro Ron.
- Sempre! A domani!-
Sparito quel disgraziato di Dalton, nel cristallo apparve qualcos'altro.
Uno strano colore azzurrino, forse della luce che proveniva dalle spalle di Grimaldentis.
- Da dove arriva?- chiese Cloe - Tom, cerca di vedere meglio.-
- Cinque secondi e non vedrete più niente, altro che lucetta azzurra!- sbottò, indebolito.
- E' strana, labile, poco intensa.- ponderò Leiandros ad alta voce - Pochi oggetti magici arradiano questo tipo di luce. Farò qualche indagine.-
- Io non vedo altro però.- borbottò Harry, infastidito da quella mancanza di particolari - Quel maledetto può essere ovunque da qua a Liverpool, oppure potrebbe essere a ballonzare come un tappo di sughero sopra il British Museum! Che palle, che si fa?-
- Potremmo passare più tempo a Londra, per esempio.- gli propose Tristan - Gli Auror non possono pattugliare il cielo ma molti Sensimaghi per le strade ci sarebbero di aiuto.-
- Ammesso che questa pestilenza formato polmonite la finisca di tormentare le persone.- sibilò Damon fra i denti.
- C'è altro?- ringhiò ancora Tom, richiamandoli all'ordine - Mi si sta spaccando la testa!-
- Direi che per starsera è abbastanza.- lo placò Harry, ansioso per lui.
- Si, direi anche io.- annuì Lucilla - Tom puoi...-
Ma non finì la frase, purtroppo.
All'improvviso, Grimaldentis al centro del cristallo che era sempre rimasto di profilo, si voltò.
Sembrò come se li guardasse.
E quando il suo sguardo malvagio incontrò quello di Riddle, fu come rimanere incatenato.
Nella sala riunioni della Torre Oscura vibrò una profonda risata perfida, poi senza capire cosa fosse successo, Cloe e Clay vennero sobbalzati indietro.
Una vampata di fuoco gettò a terra gli altri, mentre Tom cacciò un grido soffocato.
- AIUTO!- urlò - Cazzo, gente aiuto!-
Harry si rimise seduto, guardando sgomento la mano pallida, segnata da vene blu e rosse e grifagna uscita dal critallo, ora stretta come una morsa alla gola di Riddle. Lo teneva così forte che le unghie gli stavano lacerando la pelle.
"Ho preso un uccellino!" ghignò la voce di Grimaldentis, attraverso il cristallo.
Trix, Damon e la King erano già scattati a tenere saldamente Tom, senza riuscire a credere che una semplice mano potesse scatenare tanta energia.
Alla fine comunque Harry estrasse la spada, veloce come un fulmine.
Alzatala sopra la testa, la fece ricadere sul polso di Mezzafaccia, mozzando quella maledetta mano e liberando Tom.
Un grido lacerante fu l'ultima cosa che sentirono, in seguito alla conclusione del rito.
Si riaccesero le candele.
Ritornò la luce.
Eppure quella orribile mano mozza continuò ad agitarsi, sul pavimento, mentre Tom si stringeva ai suoi amici.
- Siete sicuri che sia umano quello?- chiese Caesar, disgustato.
- Qualunque cosa sia...- sibilò Draco, fissando quell'arto malefico -...ha avuto quel che meritava.-
- Tom tutto bene?- gli chiese Harry, ansante per la paura aveva quando quel bastardo l'aveva afferrato per il collo.
Riddle annuì appena, tenendosi le mani sulla pelle graffiata.
Abbassò il viso.
Quella mano continuava a muoversi, ad agitarsi.
Come la gamba mozzata a un ragno.
Quell'uomo forse sarebbe sempre stato come quella gamba, quella gamba mozzata, di quel povero ragno.
Anche se tagliata, avrebbe continuato a vivere.
Nei suoi incubi, questo era sicuro.

 

 

 

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Capitolo 48
*** Capitolo 48° ***


figli48

 

 

Duncan Gillespie allargò la bocca, subito dopo aver sbarrato gli occhi.
Naturalmente non credeva alle sue povere orecchie che in quegli anni, e da quei due, di cazzate ne aveva già sentite tante.
- Come prego?- ringhiò fra i denti il capo degli Auror - Che avete detto?-
Harry Potter e Draco Malfoy, seduti uno a destra e uno a sinistra, lo guardarono senza battere ciglio.
- Ripeto.- disse il biondo, con fare saccente - L'Arca di Grimaldentis si trova sopra una città. Abbiamo usato la Cristallomanzia tre giorni fa, per beccarlo. Dai rumori in sottofondo, la nave di quel bastardo dev'essere sopra una città. O addirittura su una strada molto trafficata. Se non contiamo che potrebbe trovarsi a Liverpool. O in Scozia.-
- O magari a Parigi.- continuò Harry, senza nascondere una vena sarcastica nel tono - Sai, con tutti quei clacson era un po' difficile capire dove fosse sospesa l'Arca.-
- E poi le ha scagliato un incantesimo per renderla invisibile.- rincarò Draco.
- E quello è così stronzo da mandare i suoi gufi in giro...-
- E voi due mentecatti mi avete già rovinato la mattinata!- ringhiò Duncan, chiudendo il discorso gettando il sigaro ancora acceso dentro al cestino, che prese fuoco in allegria - Porca di quella grandissima miseria! Voi due sapete portare solo rogne! Che possa crepare quel deficiente che v'ha messi insieme nella stessa squadra dieci anni fa! Per Dio, dove sono le mie pastiglie?-
- Secondo cassetto a destra.- tubò Draco, prendendosi dietro un'occhiata fulminante.
Duncan, dopo aver acceso tutti l'incensi possibili, deciso ad affumicarli, cominciò a fare meditazione sotto gli sguardi annoiati dei due Auror.
Con le mani congiunte in preghiera, stava blaterando qualche stronzata che sapeva tanto di yoga quando Harry si permise d'interrompere il suo sclero.
- Ehm...Duncan, scusami se interrompo la seduta ma ci servirebbe che tu mandassi i Sensimaghi a battere le strade. Non vedranno l'invisibile ma quell'Arca sarà grande come sei balene in fila. Magari scoprono qualcosa.-
- O magari qualcun altro farà esplodere altre chiese piene di Illuminati.- frecciò Gillespie, scrutandoli severo - Che mi dite? S'è calmata?-
Draco tacque, fissandolo.
- Lo sapevi?-
- L'ho immaginato. E se mi avesse detto che aveva intenzione di fare, le avrei dato una mano. Liam Hargrave è stato il mio mentore.-
- La soluzione non è scatenare un vespaio.- sussurrò Harry - Per il momento almeno.-
- Allora cosa mi proponete voi due cervelloni?- rincarò il Capo degli Auror, innervosendosi di più - Ci uniamo ai Mangiamorte Potter? Questa sarebbe un'idea?-
- Neanche per sogno.- replicò il moro - Non sono mai sceso a patti, questo lo sai.-
- Allora cos'avete in mente? Guerra aperta?-
- Per quella si vedrà.- gli disse Malfoy - Ma per ora abbiamo altri piani.-
- Sono tutt'orecchi.-
- Come ti abbiamo già detto, tre giorni fa abbiamo usato la Cristallomanzia per trovare l'Arca,- gli spiegò Harry - ma non ha funzionato putroppo. Non sappiamo dove sia, a parte quei rumori di traffico in sottofondo. Però Grimaldentis se n'è accorto.-
- Complimenti, vi siete anche fatti beccare come dei pivellini.-
- E...- continuò Potter, ignorando la frecciata acida -...ha cercato di strozzare Tom.-
- E voi mentecatti avete messo in pericolo la vita di Riddle?- sbraitò Duncan perdendo il lume della ragione - Cristo Santo, non avete la minima idea delle ripercussioni voi due?! Volete che Voldemort si dia alla trucidazione di massa?-
- Calma.- lo placò Draco, serafico - Lo Sfregiato gli ha mozzato la mano.-
- A Voldemort?-
- No, a Grimaldentis.- sbuffò Potter - E così ora abbiamo la sua bella manina.-
- E che ve ne fate, la mettete sotto forma al deide?-
- Duncan la finisci di dire cazzate?- sbuffò Draco - Con la sua mano, possiamo evocarci direttamente da lui.-
- E con che metodo di grazia?-
- Magia oscura.-
Gillespie imprecò pesantemente, spegnendo il sigaro che ormai gli stava bruciando l'ufficio per accendersene subito un altro - Dannazione a Hermione! Non è eticamente corretto per un Auror.-
- Me ne sbatto le balle.- replicò Harry per chiarire meglio la situazione - Sappiamo che non possiamo Smaterializzarci in un posto che non conosciamo, ma lei può spedirci lì da lui in massa con quella mano.-
- In massa?- riecheggiò Duncan, ingranando - Volete attaccare? Un blitz insomma?-
- Io direi retata punitiva.- ghignò Draco - Prevista per stasera. A mezzanotte.-
- E io a questo punto cosa dovrei dire?- sibilò l'uomo, inferocito.
- Non so.- belò Potter - Tornarte sani e salvi? Morirei senza di voi?-
- Ah, già che ci sei, ti avvisiamo che tutto l'Ordine della Fenice viene con noi.- aggiunse Draco, melenso.
- Vi dirò di meglio.- Il Capo degli Auror si alzò dalla poltrona e poggiando le mani sui fianchi della scrivania, si sporse verso di loro. Gli occhi quasi iniettati di sangue, li guardava con aria libidinosa ben poco rassicurante.
- Voi due siete stati le mie spine nel fianco dal giorno in cui qualche figlio di buona donna ha avuto la malsana idea di accoppiarvi. Siate stramaledetti voi due, Weasley e pure quel maledetto di Dalton che mi ha rubato il portacenere buono! Fate quello che vi pare, ma rivoglio l'Ordine intero. Se salta qualche testa, pregate Dio che sia la vostra. O alla fine di questa nottata, provvederò personalmente a farvi vedere le celle di Azkaban molto da vicino. Sono stato chiaro?-
Harry e Draco rimasero zitti per un attimo.
- Quindi non vieni?- fu l'unica cosa che cinguettò il bambino sopravvissuto.
- FUORI DA QUESTO UFFICIO!-
Quei due malefici esseri si alzarono ridacchiando. Ma si, infondo dovevano tornare subito a Hogwarts.
Quel giorno c'era una lezione speciale, prevista per quelli del sesto e del settimo anno e Silente avevano richiesto anche la loro presenza.
Una vera e propria conferenza, tenuta in Sala Grande.
- Conferenza?- chiese Duncan, quando glielo dissero - Chi la tiene?-
- Ah, un certo ricercatore.- borbottò Harry soprappensiero - Molto famoso. Studia i grandi maghi di quest'epoca.-
- La solita menata.- disse anche Draco, alzando le spalle - Si chiama...aspetta...Roger Rodman.-
Duncan stavolta il sigaro lo sputò direttamente nel cestino, facendogli fare una parobala perfetta, tanto il suo stupore.
- Roger Rodman?- alitò, sbattendo le palpebre - Merlino! Possibile che non lo conosciate?-
- E' uno importante?- chiesero in coro.
- Cretini! E' il ricercatore più famoso degli ultimi vent'anni! Ha studiato vite morte e miracoli di ogni mago famoso! Pare conosca a menadito ogni scoperta di Lord Voldemort, ogni tua avventura Potter.-
- Cos'è, un Mangiamorte?- replicò Malfoy gelido - Così lo facciamo secco subito.-
- No. Non ha idee politiche al riguardo.-
- Non mi piacciono gli uomini senza idee politiche.- si lagnò Potter.
- Pace, neanche tu piaci a loro.- berciò Duncan - Davvero, non è un Mangiamorte. È uno di quelli seri, fidati. Ma non capisco perché al Ministero abbiano accettato di mandarlo in una scuola, a far lezione a maghi minorenni. Le sue idee trascendono da ogni morale. Lui venera i grandi maghi, sia buoni che malvagi.-
- Allora ci sarà da stare attenti.- disse Draco improvvisamente, afferrando il bambino sopravvissuto per il gomito - Torniamo a scuola. Tom ci deve assistere a questa conferenza.-
- Esatto.- annuì Duncan - Attenti ragazzi.-
- Va bene.- concluse Potter - Quindi stasera non ti farai vedere, ho capito.-
- No. Neanche morto.-
- Avrai notizie di noi domani mattina.- cinguettò Draco maligno, mentre si chiudevano la porta alle spalle - Ma se ci succede qualcosa ci avrai sulla tua testa!- e subito dopo un portacenere prese in pieno il battente, chiusosi proprio sulle sghignazzate di quei ragazzini deficienti.


Erano le undici di mattina, a Hogwarts.
E per i ragazzi del sesto e del settimo anno di tutte le case, si era programmata da una settimana una conferenza che da com'era stata presentata da Lumacorno, appariva molto studiata e pomposa.
Lumacorno l'aveva definita "un evento da non perdere!" e tutto eccitato, non faceva che parlare di giorni di questo tizio, questo Rodman, questo ricercatore importantissimo che aveva viaggiato in lungo e in largo, studiando i grandi maghi e le loro eccellenti magie.
Altri invece, come Tristan e la Mcgranitt erano sembrati un po' meno entusiasti di quella conferenza.
O forse di quel tizio.
Cloe King se lo chiese di nuovo, quando entrò nella Sala Grande, insieme al settimo anno di Grifondoro.
A quanto pareva, da ciò che le aveva detto Ian che sapeva sempre tutto di tutti, quel Rodman era uno degli studiosi più controversi degli ultimi tempi. Uno con idee controcorrente, per dirla tutta.
- Dite che si scatena rissa?- sussurrò Maddy, un po' impensierita.
- Perché lo pensi?- le chiese Martin.
- Non so. Sulla Gazzetta ho letto che questo tipo segue una corrente di pensiero abbastanza particolare.-
- Ai Serpeverde piacerà allora.- soffiò Mary. J. Lewis.
- Hn, non so.- replicò Maddy, scostando i lunghi capelli rossicci dalle spalle - Gli altri dove sono?-
- Sed e Tom sono là dietro.- disse Cloe, indicando il biondo e il suo bel ragazzo all'ingresso, intenti a parlare con Trix.
Ma in effetti la cosa, presentata così, sembrava pacifica.
Tom Riddle era entrato, osservando quasi indifferente i banconi della sala grande messi proprio come in un auditorium, dal basso verso l'alto. Dieci file a destra con Grifondoro e Corvonero, dieci a sinistra con Tassorosso e Serpeverde, in salendo.
In mezzo si sarebbe piazzato quel Rodman, presumibilmente.
Sempre guardandosi attorno, Tom notò che la Mcgranitt e Silente si scambiavano borbottii sotto voce.
Che anche loro non fossero stati soddisfatti della lezione improvvisa di quel tipo?
Considerando che l'aveva ordinata il Ministero quella visita, non poteva essere altrimenti.
Tom aveva anche una vaga idea di cos'avrebbe sentito, quel giorno.
E la cosa, oltre ad irritarlo come mai gli era accaduto, fece nascere in lui in quel preciso istante qualcosa di terribilmente diabolico e biricchino.
Uno spiritello cattivo doveva essergli seduto sulla spalla quel giorno, perché si sentiva in vena di dire la sua fino in fondo. E se quel tipo avesse osato aprire bocca a sproposito...
Alle undici e mezza, seduto coi suoi amici e accanto alla sua ragazza, vide numerosi Auror entrare in sala.
Erano una scorta, a quanto pare.
Poi, eccolo. Era proprio dietro a Ron e Gary Smith.
Massimo quarantacinque anni, capelli molto corti, viso rotondo ma non paffuto.
Decisamente un uomo con un buon portamento, vestito con eleganza sobria e senza sfarzo.
Si fermò a stringere le mani a Silente, a Piton e alla Mcgranitt.
Sorrideva in maniera tranquilla, non sembrava uno di quelli che scoprivano i denti solo per far prendere loro aria.
- Mi sembra un tipo normale.- sussurrò Archie, dietro a Tom.
- E' un bell'uomo.- disse Maggie Clark - Ma aspettiamo di sentire che dice, no?-
- Basta che non siano stronzate.- mugugnò Sedwigh, che si era alzato di cattivo umore.
- Concordo.- annuì anche
la King.
Poc
o dopo, mentre il preside e Roger Rodman si piazzavano in mezzo alle navete dei banconi degli studenti, entrarono Harry e Draco.
Quando Rodman si accorse di Potter, fece una cosa che lasciò Tom con uno strano presentimento in corpo.
Gli fece un profondo inchino col busto.
Che Harry ricambiò con un leggero movimento della testa. Poi, con Malfoy, Ron e Edward andò a piazzarsi in fondo alla Sala Grande, insieme a Tristan e gli altri professori. Qualcuno mancava all'appello e Tom non se ne spiegava il motivo, ma lasciò perdere e pronto a ficcarsi le cuffie nelle orecchie, come Damon che già le aveva dall'altra parte della Sala, si mise comodo per sentire almeno l'introduzione di quella conferenza approvata dal Ministero.
Tutto un programma.
- Sembra una congrega di vecchi lupi di mare.- bofonchiò Beatrix, seduta accanto ad Howthorne.
- Già.- mugugnò il Legimors, che ascoltava i Metallica con un'orecchio solo - E il preside non mi sembra faccia i salti di gioia. Non vorrei che questo demente sia uno di quelli che procacciano accoliti.-
- Non l'avrebbero mai fatto entrare, dai.- gli disse Abbigail Dunning, sesto anno Serpeverde, seduta dietro di lui.
- No?- replicò Alderton, col suo solito tono sarcastico - Per me è un Mangiamorte.-
- L'hai già visto a casa di tuo padre?- gli sibilò Damon.
- Chiuditi quella bocca Howthorne.- fece Fabian annoiato - Dico solo che ne ho sentite di cotte e di crude su questo qua. A quanto pare ha condotto studi approfonditi su Tu-Sai-Chi.-
- Un vero fanatico.- borbottò Fern Gordon, seduta accanto a Trix.
- Non fasciamoci subito la testa.- disse Clyde Hillis - Magari è un povero fesso che è venuto a raccattarsi la pagnotta quotidiana.-
- Guarda com'è vestito.- frecciò Asteria McAdams - Quello di certo non arranca a fine mese.-
Stava per scatenarsi un'accesa discussione su come fosse vestito Rodman, quando il battito delle mani di Silente riuscì a zittire un po'
la Sala Grande.
Usand
o il Sonorus, si mise sul piccolo pulpito piazzato in mezzo alle due navate, tossicchiando.
- Studenti del sesto e del settimo anno, buongiorno.- li apostrofò Silente - Le vostre classi e le vostre case sono state qui riunite oggi grazie al prezioso intervento del Ministero della Magia.- e a quella frase, Harry e Ron avvertirono una lieve nota di sarcasmo.
- Come i vostri professori vi hanno già informati negli scorsi giorni, il Ministero della Magia ha insistito perché l'illustre collega che ora ho l'onore di avere a fianco, il ricercatore e professor Rodman...- e dicendo batte una mano sulla spalla di Rodman -...venisse qui da noi, con nostro sommo piacere, per illustrarci i risultati delle sue ricerche degli ultimi vent'anni. Lasciatemi quindi il grande piacere di presentarvi il professor Roger Rodman, studente di Hogwarts, diplomatosi sotto la presidenza del preside Dippett. Diamogli un caloroso benvenuto!-
Si levò un coro di applausi, dopo di che il vecchio mago scese dal pulpito, per lasciare spazio al nuovo venuto.
Sorridendo appena percettibilmente, Rodman si levò il mantello e lo buttò incurante su una sedia, poggiandosi con entrambe le mani al pulpito, decisamente a suo agio.
Infatti, scoprirono presto che era un buon oratore. La sua voce, modulata e senza picchi, sapeva incatenare perfettamente tutto l'auditorium.
Ma da subito, non appena aprì bocca, Tom avvertì un leggero formicolio alla base del collo.
- Studenti di Hogwarts, è un piacere per me essere tornato in questa scuola che per me è stata come una casa, dove ahimè quasi trent'anni fa mi sono diplomato. Come saprete, il mio nome è Roger Rodman e dal giorno del M.A.G.O. ho dedicato la mia vita alla ricerca e allo studio.- scese dal pulpito, mettendosi a camminare fra i primi banchi delle navate, assolutamente a suo agio - Su cosa vi chiederete? Storia della Magia.-
Gesticolava.
Aveva gesti eleganti, quasi sinuosi.
Faceva pause al momento opportuno, fissava qualcuno fra la folla, come per incatenare il pubblico.
Si, pensò Harry. Decisamente quel tizio ci sapeva fare.
- Ma la Storia della Magia degli ultimi secoli, almeno secondo il mio modesto parere, ha lasciato troppo spesso correre l'interesse degli studiosi sui filoni principali, sugli avvenimenti, la nascita di nuove sette, di nuovi gruppi. Perdendo così alcuni fondamentali particolari che senza il mio aiuto e quello di molti mio importanti colleghi, sarebbero andati persi. Bene, ora grazie a questo nostro lavoro, io ho in mano la vita dei più grandi maghi di questo secolo.- e strinse il pugno, come per avvolorare la sua esclamazione - Io non mi occupo di sette, di gruppi, di nuove studi. Io mi occupi di grandi maghi. Fate bene attenzione ragazzi.- li avvisò, soave - Vi avviso fin da subito. Io non sono venuto qua a parlarvi di etica, di morale. Io sono venuto qui a parlarvi dei grandi geni magici del nostro secolo.- e mentre lo diceva, la sua voce tremò per l'emozione - Io sono qua per parlarvi di maghi che hanno fatto cose così grandi, nel bene e nel male, che le persone comuni non possono neanche riuscire a immaginarle. Vi parlerò di uomini che hanno fatto cose incredibili con la loro magia. Uomini che non si sono fermati ai primi ostacoli. Ecco di cosa vi parlerò.- finì, con voce più bassa - Di maghi e geni che hanno scritto la storia dell'epoca in cui voi vivete.-
Di seguito a quelle parole ci fu un piccolo silenzio, poi riprese un applauso che durò molto a lungo.
Bene. L'attenzione di quei ragazzi era stata interamente catturata.
Un leggero stupore dei ragazzi si levò più tardi, quando Rodman si mise a decantare Grindelwald, il mago malvagio che Silente aveva eliminato nel 1945. Certo, nessuno degli studenti però sapeva che quel Grindelwald era stato il primo a distillare l'essenza d'ombra dalla sua stessa, dando vita alla branca dei maghi Smolecolarizzatori, come Ron.
Il fatto poi che avesse ammazzato circa cinquanta persone, parve passare in secondo piano.
Harry vide persino Silente mettersi le mani sulle tempie e massaggiarsele.
La cosa cominciava a puzzargli.
Ok che Rodman aveva detto di studiare i grandi maghi ma...
All'improvviso si ricordò a undici anni, nel negozio di Olivander.
"Io credo che ci possiamo aspettarci grandi cose, da lei, signor Potter. Esattamente come dal mago che le ha procurato quella cicatrice. Noi non parliamo mai di lui ma...anche lui ha fatto grandi cose. Terribili, certo. Ma grandi."
- Oh, merda.- sussurrò.
- L'hai detto.- gli disse Ron a sua volta, a bassa voce.
Dopo circa trenta minuti di conferenza però, accadde ciò che doveva accadere.
Ovvero l'irreparabile. Ciò che Harry e Draco pensavano che non sarebbe mai successo.
Thomas Maximilian Riddle perse le staffe.
-...contati negli ultimi vent'anni, restano ben pochi maghi che abbino reso onore a quelli che vi ho in precedenza citato. Ma quelli dei nostri anni, ragazzi miei...- Rodman sorrise, eccitatissimo - Posso affermare senza indecisioni che siete nati negli anni di geni senza precedenti. Se ne contano molti, a dire il vero, ma al Ministero hanno deciso di riconoscermene solo quattro. Due sono in questa stanza.- Rodman indicò con la mano Silente e Harry.
- Il vostro preside, senza falsa modestia, ha tutt'oggi il più alto grado appartenente ad un mago, al Ministero e al Wizengamot. Anni di studi ed esperiementi alle spalle, battaglie con maghi grandi quanto lui che però non gli hanno resistito e senza alcun dubbio, una saggezza e un intellitto che superano di gran lunga la media. Come sapete, il nostro eccellente preside nel '45 sconfisse Grindelwald e cosa ancora più importante Albul Silente non è mai, e dico mai, stato battuto dal mago che io considero uno dei più grandi mai esistiti. Parlo di Tom Marvolo Riddle. Il Lord Oscuro o se preferite Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.-
Caos.
Fra gli studenti si scatenò un brusio di bisbigli, sconcerto, sconvolto, sdegno. Altri invece perfino ridacchiavano.
Qualcuni aveva perfino battuto le mani.
Tom invece fissava gli appunti. Rigido come un pezzo di marmo.
Davanti a Harry no, pensò per un momento.
Non davanti a lui...
- So quanto possa sconcertare.- disse Rodman, riprendendo in mano la situazione - Ma come vi ho detto, io non sono venuto qua per parlarvi di morale. Ma solo di maghi che hanno compiuto grandi azioni, grandi scoperte. Il Lord Oscuro come credo sappiate ha messo un freno alla morte. È riuscito dove da che mondo è mondo, il mago ha fallito. L'immortalità. Voi-Sapete-Chi è tornato dalla morte...eppure...- e si voltò verso Harry, zittendo gli studenti - Eppure, questo grande genio del male, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, ha incontrato sulla sua strada un mago se possibile ancora più potente di lui. Qualcuno che...la morte non è riuscita a portarsi via, con la Maledizione Senza Perdono che noi più temiamo. L'Avada Kedavra. Ebbene, fra voi c'è la leggenda di un giovane mago che sopravvive anche alla magia più terribile che noi temiamo più di ogni cosa. Dovete considerarlo un onore, ragazzi miei.- continuò Rodman, mentre tutti ora fissavano Harry - Quando si ha l'onore di vivere accanto a uomini tanto potenti, allora credo che nella vita non sia necessario altro.-
Com'era accaduto prima, dopo un lungo silenzio sconcertato qualcuno fece ricominciare un applauso, che durò molto più a lungo di quanto Potter si sarebbe aspettato.
Terminato il coro di ovazioni per il bambino sopravvissuto, di cui l'oratore avrebbe parlato in seguito, Rodman tornò all'argomento scottante. Voldemort.
A ogni sua parola Tom picchiettava la punta della piuma d'oca sul tavolo, come in trans.
- ...voi tutte sapete le atrocità, i delitti, i torti apportati da Tom Riddle.- stava dicendo quel maledetto, senza tacere un solo secondo - Ma nessuno di voi forse sa che appena diciottonne, circa cinquant'anni fa, il Lord Oscuro fu uno dei primi a scoprire l'utilizzo della branca delle Salvie Splendens, per la creazione di pozioni che potevano risucchiare i sogni dei maghi. Dopo qualche anno di sperimentazione, fu anche in grando di sottrarre le visioni ai Veggenti in susseguirsi di successi che alla fine lo condussero allo scandaglio del mondo onirico dei Veggenti. Con l'utilizzo delle Salvie infatti, si ricreava un effetto ipnotico che convinceva il Veggente in questione a cedere spontaneamente le proprie visioni, senza che Voi-Sapete-Chi potesse incorrere di fatto in alcuna controfattura. Per quel che ne sappiamo poi, visti gli scarsi dati ritrovati sulla vita di Riddle, siamo giunti alla conclusione che la sua capacità e la sua mutazione fisica siano date dalla tolleranza del suo corpo al veleno di serpente, passo a spiegare. Si tratta di una Mutazione Umana e non in forma Animagus, badate bene. Voi-Sapete-Chi ha caratteristiche di rettile, senza però perdere la sua fisicità umana. Ha l'olfatto di un serpente, il tatto anche, la capacità visiva... -
Tom gettò la piuma sul tavolo.
Non ce la faceva più.
Non davanti a Harry!

- ...e questo, se mi permettete, e quanto mai la prova che il Lord Oscuro sia uno dei maghi migliori di questo tempo.-
Rodman tacque all'improvviso, come tutti quanti.
La risata acida e sarcastica di qualcuno sembrava avesse rotto quello spazio di tranquillità.
Pieni di sconcerto, videro Tom ridacchiare divertito, svaccato nel suo bancone.
Cloe e gli altri erano allibiti.
Rodman invece non parve preoccuparsi, anzi. Si arrotolò le maniche, osservando incuriosito il Grifondoro.
- Sono contento di averla divertita, caro ragazzo.- lo apostrofò il mago - Mi dica, è una situazione così ilare?-
- Oh si.- annuì Tom, senza smettere di sogghignare - Tutta quanta questa situazione è divertente da morire.-
- Prego allora.- lo invitò Rodman - Sono incuriosito, si spieghi.-
- Perfetto.- Riddle, senza perdere il ghigno, si alzò dalla sua sedia e cacciandosi le mani in tasca puntò il ricercatore.
- Faccia con comodo. Mi dica pure cosa ne pensa.-
- Va bene.- Tom sollevò perfidamente gli angoli della bocca, mettendo la tachicardia a qualcuno - Mi spiegherò in quattro parole, così da non perdermi in convenevoli.-
- Prego.-
Tom fissò Rodman solo per un secondo, gli occhi blu divenuti ghiaccio.
Quattro parole.
- Lei è un bastardo.-
Nel vociare che ne seguì, Neely Montgomery sputò tutta l'acqua e stava bevendo dalla bottiglia, a Damon saltarono via le cuffie, Trix quasi si strozzò col pranzo mentre Draco si mise le mani in faccia, avendo la decenza di nascondere la testa dietro alle spalle di Ron.
Harry invece gelò, con professori e studenti che restavano a bocca aperta, sconvolti, senza parole.
Eppure Roger Rodman non perse il sorriso, anzi. Si sedette sui gradini del pulpito, comodo.
- Prego, continui.-
Altro sconcerto, ma neanche Tom perse la sua verve.
- Mi dica.- lo incalzò Rodman - Sono aperto al dialogo, m'interessa la sua opinione.-
- Come vuole.- replicò Riddle, placido come un neonato - Ripeto. Lei è un bastardo. Capisco che non sia venuto qua a chiacchierare di morale. Quando mai. Ormai è una faccenda superata, vero?-
- Le ho detto che la morale non era necessariamente implicata nella mia ricerca.- rispose Rodman - Comprendo che l'argomento possa sconvolgere, ma questo non può farci negare l'evidenza. Il Lord Oscuro è un mago geniale.-
- Ma certo.- annuì Tom, soave - Come ammazza lui i mezzosangue e i babbani non ci riesce nessuno. Non saremo qua per disquisire di etica e questo lo accetto ma non credo che un assassino posso essere definito un genio. Specialmente quando in questa stanza ci sono maghi mezzosangue o persone che hanno perso amici e famiglia, grazie al suo mago geniale.-
- Non metto in dubbio le crudeltà perpetrate da Riddle...- iniziò Rodman, ma Tom lo interruppe subito - Eppure è venuto qua a decantare le sue opere. Complimenti. I morti nelle bare sono ancora caldi e lei viene a dirmi che Lord Voldemort...- a quel nome si levò un altro mormorio di terrore -...è un mago da ammirare.-
- Ha coraggio per chiamarlo col suo nome.-
- La paura di un nome incrementa la paura della persona stessa.- disse il grifone, ricordandosi delle parole di Hermione - E' la paura che ha creato il suo mito. O sbaglio?-
- No, non sbaglia.- Rodman lo scrutò con più attenzione - Chi è lei? I suoi genitori sono Auror?-
Altra risata amara di Riddle, che gelò la King e i suoi amici.
- No, non direi davvero.- sibilò, gelido.
- Il suo nome?-
- Se glielo dicessi le rovinerei il divertimento, mi creda.- lo ammonì Riddle - Ma torniamo a noi. Lei crede davvero che decantare le lodi di un assassino, per quanto geniale sia come mago, sia giusto?-
- Non spetta a me decidere cosa è giusto. Tanti maghi hanno ucciso, non solo quello che lei ritiene un assassino. Ha diciassette anni, non credo sia una sprovveduto. Immagino saprà che anche gli Auror, a volte, per difendersi devono farlo.-
- Ma certo. Eppure c'è differenza fra uccidere per difendersi e farlo per un ideale ridicolo e senza fondamento, dettato dalla rabbia di mago che non ha saputo mandare giù l'abbandono del padre babbano, non pensa?-
- Lei sa molto cose sul Lord Oscuro.- notò Rodman, gongolando.
- Quel che basta.- Tom assottigliò gli occhi - Non metta gli Auror e quell'uomo sullo stesso piano.-
- Perché no? L'ha detto lei. Lei-Sa-Chi è un uomo, ha un'anima.-
- Anche Attila ce l'aveva e questo non gli ha impedito di sterminare mezza Asia. Ma forse lei potrebbe rispondermi che ha fatto le cose in grande, visto che proprio doveva fare una strage, esatto? È così che mette le etichette? Fra chi ammazza più di venti persone e chi meno?- ironizzò Riddle, sarcastico.
- Le faccio un'altra domanda.- disse allora Rodman, sorridendo - Cosa ne pensa di Harry Potter?-
Tom corrucciò la fronte.
- E questo cosa centra?-
- Mi faccia contento, mi risponda.-
- Va bene. E' la salvezza dei maghi, troppo sfruttato dal Ministero che cambia bandiera quando gli fa comodo.-
- Eccellente.- Rodman sorrise di più - E lei lo sa che Harry Potter ha ucciso il Lord Oscuro all'età di sedici anni?-
Harry socchiuse gli occhi.
E Tom fece lo stesso.
Quella era la situazione in cui avevano pregato di non trovarsi mai.
- Si, lo so.- sussurrò Riddle.
- Quindi anche Harry Potter ha ucciso un uomo. Eppure lei non lo condanna.-
- Esatto. Il bambino sopravvissuto ha fatto un favore all'umanità.-
- Quindi è lei a decidere chi è malvagio e chi no.- finì Rodman, facendo arrossire Tom.
- No.- rispose il ragazzo, con voce rauca - Penso solo alle cause che hanno portato il bambino sopravvissuto a fare ciò che ha fatto. Trovo ripugnante che lei continui a difendere a spada tratta un uomo che ha ammazzato centinaia di persone in nome di un ideale tanto basso da sguazzare nel fango! Gli Auror hanno fatto ciò che dovevano, hanno tolto di mezzo un mago che avrebbe continuato a mietere vittime, fine della storia.-
- Perciò devo dedurre che lei, come me, ritiene immorale la causa del Lord Oscuro. Bene, siamo d'accordo su qualcosa.-
- Io trovo solo immorale che un mago abbia avuto il coraggio di alzare la bacchetta su un neonato indifeso!- urlò a quel punto Tom, con gli occhi sbarrati per la collera - Ecco cosa trovo disgustoso!-
A quello sfogo, Rodman non rimase indifferente.
Lo scrutò ancora, sempre più a fondo, fino a rifare la domanda di prima.
- Mi dica il suo nome.-
Tom digrignò i denti, poi con un malsano divertimento glielo sbatté in faccia, per il gusto di vederlo impallidire.
- Thomas Maximilian Riddle.- ringhiò, infilandosi la sacca a tracolla in spalla - E ora mi scusi, ma ho sentito complimenti a sufficienza su mio padre. Credo che andrò in cima alla torre e comincierò a lanciare Cruciatus, chissà che non passi anche io alla storia, signor Rodman. E' stato un piacere.- e saltando giù dai banconi, tirò dritto in fondo alla Sala Grande e si chiuse le porte alle spalle, con un tonfo sordo che chiuse definitivamente la conferenza.


Sirius Black varcò la soglia della Sala Grande, a Hogwarts, che erano le undici e mezza passate.
Il buio avvolgeva la scuola, quella notte, ed era più fosco e denso che mai.
Insieme a Black, tutto l'Ordine della Fenice, più i coniugi Malfoy, Jane Hargrave, i coniugi Weasley, Kingsley e la sua squadra e alla fine anche Duncan Gillespie.
Harry accolse il padrino con un'occhiata strana.
- Giornata nera?- gli chiese Sirius, mettendosi al suo fianco.
- Diciamo di si.-
- Che è successo?-
- Tom ha avuto un incontro ravvicinato con Roger Rodman.-
- Quello dei maghi del secolo?-
- Esatto. Si sono saltati alla gola parlando di Voldemort.-
Black scosse la testa, sospirando.
- E' giovane Harry. Un ragazzino. È normale che si senta insicuro.-
- Di che parli?- allibì Potter.
- Scemo. Non hai capito che non voleva si parlasse di suo padre davanti a te?-
- Io volevo che non si parlasse di come l'ho ammazzato davanti a lui.- replicò Harry.
- Ragazzini.- sussurrò Sirius, scompigliandogli i capelli - Allora? Come siamo messi?-
- Una favola.- borbottò Ron, arrivandogli alle spalle coi suoi - Hermione sta facendo chissà che porcate con quella mano mozzata. Dio, mi fa venire i brividi quando fa queste cose.-
- Siete davvero sicuri ragazzi?- chiese Molly Weasley - Io sono molto preoccupata! E se non funzionasse?-
- Funzionerà.- ruggì Hermione da qualche metro più avanti, inginocchiata a terra a finire un cerchio rituale largo quattro metri, fatto di polverina magica - L'ho già fatto in passato. Con la sua mano, quello stupido di Grimaldentis mi ha solo facilitato il lavoro.-
- Tesoro, senza offesa ma è disgustosa.- brontolò Jane, che osservava la mano mozza agitarsi dentro una gabbietta per uccelli - Non potete farla smettere di muoversi?-
- Oppure non potete piantare tutto e gettare via quell'arto repellente?- frecciò Narcissa Malfoy, sarcastica.
- Ehi, non guardare me.- le disse Draco, accendendosi una sigaretta - Ma quell'Arca infernale va trovata, in un modo o nell'altro. Se non ci diamo una mossa non approderemo a niente.-
- PORCA MISERIA!-
I presenti si girarono verso la Grifoncina, che aveva poco finemente imprecato davanti al libro di evocazione oscura.
- Che succede?- tubò Elettra - Herm tutto bene?-
- No, non va bene per niente! Questo maledetto rituale è in lingua folletta!-
- Che cosa?!- sbraitò anche Pansy - Lingua folletta? Ma non è un libro di magia oscura?-
- Ma che ne so, è un bidone!- brontolò inferocita - Flora, Fauna, Fiona e Fulva sono coi bambini vero?-
- Già. Caesar non la conosce?- la interrogò Ron.
- Figurati se quello si sbatte a imparare la lingua di "quei piccoli mostri appuntiti".- frecciò la strega dagli occhi d'oro, ricordando le parole del suo stesso insegnante - No. Qualcun altro ha le basi di lingua folletta?-
- Le mie sono molto arruginite, temo, mia cara.- le disse Silente.
- Edward?-
Dalton fece una risatina isterica - Tesoro, il marinese, il nanesco e il troll passano, ma al folletto non arrivo.-
- Quanto odio inciampare in pista del traguardo.- sibilò, fumando dalla testa come una teiera - Se prendo chi ha scritto questo libro giuro che lo sventro! Dannazione, trovatemi un traduttore!-
- Ok, ok.- Harry alzò le mani, in segno di resa - Andremo a prendere Flora, non farti saltare le batterie!-
- Nervosetta.- fece Lucius Malfoy, ironico.
- Oh stia zitto lei, per favore.- lo rimbeccò la strega.
- Già, lasciala in pace Malfoy.- rognò anche Sirius - Perché non te ne sei stato a casa?-
- Per vederti schiattare, che altro?- gli disse il biondo, incurante della sua presenza - Allora? Quand'è che dovrò rivestirmi a festa per la sesta volta Draco?-
- Ti sembra il momento adatto per discutere di matrimoni?- mugugnò suo figlio.
- Oh Crenshaw!- urlò intanto Hermione, vedendo arrivare Jeager, con Clayton, Milo e Asher - Crenshaw tu lo sai il folletto, vero? Devi tradurmi la formula in latino!-
- Per chi mi hai preso Hargrave?- si lagnò il mezzodemone - Quel cerchio è fatto da cani, per la cronaca.-
- E per la cronaca se non ti muovi porrò fine alle tue sofferenze.-
- Forse le serve un calmante, eh?- propose Jess - Sarà meglio che vada a prendergliene uno! E voi due che ci fate qua?- allibì, vedendo William e Degona mettere il naso fra le porte.
- Eh no!- ringhiò Jeager - Filate a letto, subito! Ognuno nel suo, avanti!-
- Diamo solo un'occhiata, lo giuriamo!- tubò Degona, sbattendo gli occhioni verdi con aria da angioletto.
- Filate in quell'angolo!- sbraitò allora Tristan - Se arriva tua madre e ti becca starai chiusa in casa fino ai quaranta, sei avvisata diavoletta. Avanti, seduti e buoni! Niente magia, niente bacchette e non fiatate! Intesi?-
- Intesi.- dissero in coro, sedendosi sul tavolo dove Hermione aveva accatastato malamente gl'ingredienti per il rito.
- D'accordo.- disse alla fine Duncan, a mezzanotte spaccata - Spiegatemi per l'ennesima volta che intendete fare.-
- Ok.- Hermione gl'indicò il cerchio a terra - Ecco, noi entriamo nel cerchio evocativo e con una formula di magia oscura utilizzerò la mano mozzata di Grimaldentis per creare una sorta di portale che ci condurrà dritto da lui.-
- Quante leggi infrangiamo stando qua stanotte?- bofonchiò Kingsley.
- Direi una mezza dozzina.- ponderò Remus, pensoso - Se non contiamo il rituale di magia oscura.-
- Ma tanto non verrà mai a saperlo nessuno.- disse Silente, bonario - Non ti preoccupare Duncan.-
- C'è poco da star tranquilli. Con la squadra di Potter ci si caccia sempre nelle grane.- replicò il Capo degli Auror.
- Ma almeno vinciamo le guerre.- frecciò il bambino sopravvissuto.
- Si ma l'ultima volta ci sei rimasto secco.-
- Pace.- li zittì Draco - Ci penseremo quando sarà ora di scavare le fosse.-
- Magari voi due dovreste farsi seppellire insieme.- ironizzò Lucius, acido - Con quei Bracciali...-
Harry e Draco ghiacciarono.
- Cazzo.- alitò il moro - Non ci avevo mai pensato.-
- Nella stessa bara. Che orrore!- si schifò anche Malfoy junior - No, no, no! Piuttosto mi tagliate un braccio ma con lui nella stessa bara mai!-
- E già, così il tuo braccio monco me lo tengo io!- replicò Harry - Ma non esiste!-
Mentre nella Sala si disquisiva di arti mozzi e i demoni insieme a Gala erano a spasso per il castello per controllare la situazione generale prima di dare il via all'evocazione, due piccole bombe a orologeria erano state lasciate...incustodite.
William e Degona si stavano annoiando, dondolando le gambe giù dalla tavola di preparazione.
- Ma quanto ci va?- si lagnò il Serpeverde - Dio se sono lenti!-
- Colpa di quella formula in folletto, credo.- sussurrò la piccola Grifondoro - Non riescono a tradurla.-
- Io credevo che le formule bastasse inventarle sul momento.- sentenziò William - Farle in rima, sai?-
- Già, lo pensavo anche io. Del tipo... "O padrone della mano mozzata..."-
-... "prendi questi umani e portali all'Arca stregata!" -
ridacchiò William, finendo la rima.
Se la stavano ancora ridendo quando si accorsero di un silenzio molto strano.
Si girarono verso il cerchio e videro che nella Sala Grande erano rimasti solo Jeager, Milo e Asher.
Puf.
Spariti tutti.
Crenshaw aveva il libro ancora in mano, gli occhi allargati. Milo la bocca aperta.
Asher invece schioccò appena la lingua, mentre insieme al mezzodemone si voltò verso i giovani maghetti.
Chi ringhiò di più fra quei tre non era chiaro.
Ma una cosa era sicura.
Stavolta quelle due piccole pesti l'avevano fatta davvero grossa.

 

 

 

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Capitolo 49
*** Capitolo 49° ***


figli49

 

 


Damon Michael Howthorne quella notte stava salendo le scale della Torre Oscura con un fastidioso ronzio nelle orecchie. Non che pensasse a qualche fonte di guai, visto che quel fastidioso malessere persisteva da quando si era preso quella polmonite infernale. Ed era un malessere vero e proprio, come sentire centinaia di voci tutte insieme, in un brusio lontano.
Aveva anche pensato di farsi vedere dalla Chips ma quella aveva ancora il dente avvelenato a causa del dottor Gilmore, entrato impunemente nel suo territorio, quindi aveva deciso di tenersi quella specie di otite, pensando se ne sarebbe andata da sola così com'era venuta.
Ma quella sera, a mezzanotte passata, aveva altro a cui pensare.
Arrivato davanti all'ingresso della Torre Oscura aprì la porta e rimase un attimo sulla soglia.
Con gli occhi celesti leggermente divertiti ma tinti di ansia, osservò il suo migliore amico seduto sulla mensola della finestra più grande della sala riunioni.
Tom Riddle si teneva un ginocchio al petto, cinto col braccio destro.
Il capo contro il vetro, lo sguardo perso nel vuoto di quella notte più limpida di tante altre.
- Non ce n'è per nessuno oggi, eh Tom?- sussurrò Damon, chiudendosi la porta alle spalle.
- Già.- mormorò il grifone, che l'aveva sentito arrivare - Che ci fai qua?-
- Ero sceso a vedere l'invocazione di Hermione. C'erano tutti quanti, l'Ordine al completo ma tu no. Così ho pensato che potevi essere solo qua, guardando dal giardino non ti ho visto sotto al salice. Allora?- lo incalzò Howthorne, raggiungendolo e sprofondando in una poltrona, messa strategicamente di fronte al Grifondoro - Che è successo oggi pomeriggio?-
- La Mcgranitt mi ha tolto settanta punti.-
Damon fece una smorfia, afferrando un pacchetto di sigarette lasciato incustodito sul tavolo, accanto alla Mappa del Malandrino - Cazzo. E tre litri di sangue no?-
- Ha detto che QUESTA VOLTA ho PROPRIO esagerato.- sibilò Tom, sarcastico, poggiando all'indietro la testa al muro - A quanto pare insultare un incommensurabile imbecille è diventato reato punibile con la decapitazione.-
- Tom.- rise bassamente il Serpeverde, accendendo una sigaretta e passandogliela, per per tenersene una per sé - Se l'hai fatto per Harry...-
- Si, l'ho fatto per Harry.-
Lapidaria. Una risposta detta fra i denti, con rabbia.
- Tom.- ridisse Damon, con un sospiro - Harry se ne sbatte altamente di queste stronzate, lo sai da quando eri bambino.-
- Può anche darsi, ma non tollero che gli si dica in mia presenza che mio padre è un grande mago perché ha decimato la sua famiglia.-
- Non è che non vuoi che gli ricordino che sei figlio di quell'uomo che gli ha decimato la famiglia?-
Gli occhi blu del grifone incontrarono quelli ghiacciati di Howthorne.
- Se vivi con un angelo, non puoi pretendere che qualcuno non gli faccia notare le tue ali da demone, Tom.-
Si, era vero.
Era tutto vero.
Cosa poteva dire? Di certo negare ancora sarebbe stato sciocco e vano.
Ma era la verità. Lui era figlio di Voldemort. E viveva da quasi otto anni col bambino sopravvissuto. Come nulla fosse.
Aveva tanto parlare di rispetto con Rodman...e lui invece?
Lui che rispetto portava a Harry? Che rispetto portava al ragazzo a cui suo padre aveva ucciso madre e padre, rendendolo orfano a pochi mesi?
Distrutto, socchiuse le palpebre, soffiando in aria il fumo acre della sigaretta.
Ogni giorno che passava faceva sempre più male.
Di quel passo, sarebbe stato meglio finire imprigionati subito. E invece..doveva aspettare ancora.
- Ho fatto un sogno strano, l'altra notte.-
La voce di Damon lo risvegliò appena.
- Si?-
- Ho sognato che mi abbracciavi.- sussurrò il Legimors, la sigaretta fra le labbra, le braccia dietro alla testa e l'attenzione puntata su Riddle - Faceva caldo. C'era il sole. Ti ho messo qualcosa al collo e ti ho detto "mi dispiace".-
Qualcosa al collo...
Solo con uno sforzo sovrumano Tom riuscì a mascherare il panico.
Dio, non ci aveva pensato!
Damon! Lui vedeva! L'aveva visto!
Col cuore in gola e l'anima imprigionata in una gabbia di rovi, Tom alzò le spalle.
- Capita di fare sogni senza fondamento, no?-
Damon tacque. I suoi occhi non mollarono mai la presa...poi, quando Riddle cominciava a sudare freddo, piegò le labbra in un sorriso quasi sereno.
- Semper fidelis.- gli disse.
E Tom, trattenendo le lacrime, rispose con la stessa frase.
- Semper fidelis.-
Si. Fedeltà eterna.
Sincerità senza fine.
Quello era il loro patto. Vecchio di sette anni.
Eppure per la prima volta qualcuno dei due l'aveva rotto.
Stava per aprire bocca, senza nemmeno lui sapere che scusa inventare, quando la porta della Torre si aprì di nuovo, ma di botto. Il colpo fece sobbalzare entrambi i maghi.
- Ragazzi!- li richiamò Cloe, ad alta voce - Problema enorme giù in Sala Grande! Degona e William hanno fatto sparire tutti tranne Milo, Asher e Jeager!-
- Che cosa?!- ringhiarono insieme.
- Già, sbrigatevi!- l'incalzò la strega, serissima - Trix è già andata a prendere Caesar e gli altri. Li stanno raggiungendo tutti! A quanto pare li hanno spediti sull'Arca da Grimaldentis senza accorgersene!-
- Oddio...e quandi non se ne saranno accorti neanche gli altri, appena spediti a forma di pacco di massa...- si schifò Howthorne.
- Centro!-
Bisogna certo dire che mai nessuno si ritrovò in posizione peggiore che Degona Mckay e William Crenshaw.
Specialmente quella notte.
Attorniati da quattro demoni puri, un principe mannaro con le fauci spalancare, un principe diurno con i canini sguainati come spade e un mezzo demone alquanto incazzato che si stava scroccando le nocche davanti ai loro faccini ipocriticamente angelici.
Lucilla dei Lancaster si teneva una mano sulla fronte, ancora incredula che suo marito fosse stato spedito su un'Arca maledetta da due bambini di undici e quasi tredici anni.
- E meno male che dovevamo tenerli d'occhio.- sibilò Gala Leoninus, in fondo alla folla di gente inferocita.
- Bhè, in teoria Hermione ci ha chiesto di controllare i bambini.- disse Leiandros sottilmente - E i bambini sono qua.-
- Già, peccato che gli Auror più potenti della Gran Bretagna siano stati spazzati via da una maledetta rima!- ringhiò Jeager fra i denti, con gli occhi che lampeggiavano verso suo figlio e la figlioletta adorata di Mckay.
- Non l'abbiamo fatto apposta.- osarono dire in coro.
E fu il disastro. Mancò poco che Asher si rifacesse la dentiera sulle loro giovani ossicine ma alla fine Lucilla riuscì a convincere tutti, anche Caesar e Crenshaw, a non appenderli per i pollici al portone d'ingresso di Hogwarts.
Stavano ancora volando minacce di morte cruenta, quando arrivò il quartetto, visto che Trix era andata a riprenderli per strada dopo aver condotto gli altri alla Sala Grande, come uno chaperon.
- E allora?- chiese Tom sconvolto - Che accidenti è successo? È così grave?- aggiunse, vedendo le loro facce.
- Lo sarà quando avrò sistemato questi due cuccioli di uomo.- sibilò Asher trucemente.
- Cucciolo ci sarai tu.- gli disse William irritato.
- E tu vedi almeno di frenare quella lingua se non vuoi che...- Jeager imprecò sottovoce, cercando di moderare il tiro del discorso - D'accordo, va bene. Sono calmo.-
- Non si direbbe proprio.- sindacò Cloe, dopo che Lucilla ebbe spiegato la rovinosa situazione in quattro parole.
In effetti non c'era molto onore nell'essersi fatti catapultare chissà dove da due piccoli mostriciattoli, no?
- Ed è bastata una loro rima?- fece Tom sempre più sgomento - Ve la ricordate?-
- "O padrone della mano mozzata.."- iniziò Dena.
- "...porta tutti questi umani all'Arca stregata."- finì William, sbuffando.
- Ecco spiegato perché siamo rimasti qua solo noi tre.- disse Milo, paziente.
- C'è poco da stare allegri.- sibilò Lucilla - Sull'Arca ci sono finiti tutti davvero. A partire dai genitori di Ron, a finire col preside e la Mcgranitt. C'era anche Sarah con Jess, vero?-
- E anche Pansy ed Elettra.- sospirò Morrigan.
- Merda.- borbottarono Demetrius e Leiandros in coro.
- Espressione azzeccata.- sibilò Caesar, impaziente - Sentite voi due...- e si rivolse ai bambini - La rima l'avete fatta voi. E' una sorta d'incantesimo al contrario. Potete riportarli qui.-
- E come? Siamo senza mano.- gli fece notare il fratello minore.
- Non potete cercarli per empatia?- chiese Gala.
- Mi ci vorrà una vita. La capitale è bella grande.- disse Cameron.
- Posso darti una mano Caesar?- chiese Degona seria seria.
E a quel punto, volenti o nolenti, qualcosa andava fatto.
Anche unire le forze con una bambina per ritrovare Harry Potter e i suoi amici, prima che fosse troppo tardi.


Da qualche parte, a Londra, quasi cinque ore più tardi.
Un doldolio sommesso, come la danza di una culla, stava ninnando i sogni di Harry Potter.
Gli sembrava di vagare in un qualche meandro della mente dove niente aveva colore...eppure dove tutto era luminoso.
E c'era quasi una strana energia nell'aria. Che si arradiava da quello spazio infinito, per entrare in lui.
Si...sentiva come dell'energia che lo percorreva.
Poi, di colpo, sentì dei rintocchi lontani.
Rintocchi?
Li contò, restando in quel limbo.
Quei rintocchi...gli sembravano famigliari. Anche da lontani, capì di averli già sentiti.
Erano come parte della sua quotidianità.
- Potter...-
Harry cercò di ricordare, ma non riusciva a sentire altro che quei rintocchi lontani.
- Oh, Sfregiato! Guarda questo deficiente! SVEGLIA!-
A Harry arrivò un ceffone in piena faccia. Mancò poco che Draco gli staccasse la mascella, ma almeno si riprese.
Sgranò gli occhi verdi, mettendo a fuoco giusto la figura di Draco e quella di Ron.
Erano entrambi bagnati, zuppi d'acqua.
I capelli biondissimi di Malfoy erano ancora gocciolanti.
Il campo visivo del bambino sopravvissuto si allargò piano piano, fino a vedere esattamente lo spazio aperto in cui si trovavano. Allibito, notò sopra le loro teste un soffitto alto parecchi metri, pallido, ma antico.
Le voci risuonavano ovattate fra le arcate dell'immensa sala. Qua e là c'erano affreschi scrostati e mosaici che raffiguravano scene religiose e pagane in un miscuglio colorato.
La prima cosa che colpì Potter, dopo che si fu accorto che erano tutti presenti, perfino Silente che si strizzava la barba, fu lo strano odore persistente nell'aria.
Non era zolfo. Ma ci si avvicinava.
Zolfo misto a un vago sentore di vaniglia.
E poi si sentì umido. Anzi. Fradicio.
Era bagnato dalla testa ai piedi.
- Che diavolo è successo?- chiese, senza capire.
- E' successo che la mezzosangue ha fatto un buco nell'acqua in tutti i sensi!- sibilò Draco, acido.
- Io non ho fatto un accidenti.- si lamentò Hermione, che si scrollava i ricci grondanti - Non dare la colpa a me! Jeager non aveva neanche cominciato il rituale che siamo stati catapultati in questo schifo di posto!-
- Dentro a una piscina.- chiarì Edward.
Solo in quel momento Harry guardò poco in basso.
Era su una gradinata di marmo lucida e tirata a specchio...davanti a una vasca di dimensioni incredibili.
Cascatelle arrivavano da qua e là. Una piscina al coperto.
- Che razza di posto è?- chiese Molly Weasley, che tremolava per quella situazione strana.
- Sembrano le terme romane.- sussurrò Sarah, stretta a Jess - Non vi pare?-
- Si, non ha tutti i torti.- annuì Elettra, aiutando suo marito a rimettersi in piedi - E quest'acqua poi è proprio strana.-
- Non credo sia acqua normale.- disse Sirius, scrutando quella superficie con occhio clinico - Saremo qua svenuti da ore, presumo. Qualcuno di voi ne ha mandato giù una boccata?-
- Chi no?- soffiò Lucius Malfoy, già inferocito perché si era bagnato i capelli - Che diavolo è?-
- Non si tratterà di una qualche pozione?- sussurrò Pansy, che sbadigliava per il sonno.
- O magari è veleno.- bofonchiò Tonks, facendosi guardare male dalle Mcgranitt.
- D'accordo, d'accordo.- sibilò Draco, zittendo la cagnara. Si chinò sul bordo ed estraendo una fialetta dalla cinta, prese un campione - Quando torno a casa saprò dirvi cos'è. Ma ci si rimasti tutti ammollo per parecchio. Qualunque cosa sia, se ha poteri di qualche sorta, è già in circolo.-
- C'è una notizia buona in questa disastrosa uscita?- berciò Duncan, che fino a quel momento era stato zitto solo perché Kingsley, Silente e Remus gli avevano massaggiato la pelata e le tempie con pazienza certosina.
- Non direi.- gracchiò la Mgranitt - Io voglio sapere come siamo potuti finire qui! E che posto è questo?-
- Mi sta venendo da vomitare.- l'interruppe Pansy.
- Oddio cara!- si preoccupò Molly - Non dovresti stare qui nelle tue condizioni!-
- No, no!- Pansy la bloccò, agitando la mano - Questo posto...dondola!-
- Eh?- fecero tutti, alzando un sopracciglio.
L'unica a pensarci bene fu Narcissa Malfoy.
Dopo un attimo, lei inclinò il capo e dovette ammettere che quel posto era come sotto dondolio.
- Ha ragione Pansy, credo.- disse, attirandoli tutti a sé - C'è un oscillio. Non lo percepite?-
Solo allora Hermione sgranò gli occhi, guardandosi attorno elettrizzata.
- Oscilla...come una barca?-
- Siamo finiti davvero sull'Arca allora?- si sgolò Draco, gracchiandole in faccia - L'hai fatta grossa mezzosangue! Tu e quello schifo di mano!-
- Ti ho già detto che non ho fatto niente!- gli rispose cercando di placare i nervi - Non alzare la voce con me, se avessi avuto un minimo in più di tempo non ci saremmo trovati in questa situazione!- poi si guardò attorno, imbestialita - E dove diavolo è finita quella mano mozza?-
- E' qua, mia cara.- le disse Silente bonario, toccando l'arto che se ne andava in giro tipo la mano degli Adams, attaccandosi agli stivali di tutti - Che ne facciamo?-
- Voi mi sembrate tutti matti.- sbottò Ron, di punto in bianco - Ok, ricapitoliamo. Alla fine siamo arrivati davvero sull'Arca. Non ce un maledetto oblò? Così guardiamo dove siamo no?-
- Perché non si fa un giro e si Smolecolarizza signor Weasley?- berciò Piton, fosco come sempre.
- Ottima idea.- annuì anche Harry - Ron non farti vedere però, ok?-
- Tranquillo. Un attimo e torno.-
Sparito il rossino attraverso un muro di mattoni, proprio dentro a un mosaico, gli altri cominciarono a guardarsi attorno sempre più circospetti, ma Asher aveva avuto ragione.
Dimensione dentro dimensione.
Erano su una nave volante, si. Ma dentro a quella nave, Grimaldentis aveva trasportato una parte dei sotterranei di Roma, pensò Hermione, quando notò delle iscrizioni in italiano e in latino classico.
- Prima li avete sentiti quei rintocchi?- chiese intanto Harry.
- Rintocchi?- bofonchiò Edward - Che rintocchi?-
- Di una chiesa. Mi sembra di averli già sentiti.-
- Il Big Ben?- ironizzò Draco sarcastico, immerso fino alle ginocchia in quell'acqua che emanava una forte luce azzurrina.
- No, idiota.- gli ringhiò Potter - Un altro suono. Ma familiare anche quello.-
- Tesoro non puoi venire fuori da lì?- gli chiese intanto Narcissa.
- Tanto cambia poco ormai.- rispose, tranquillo, continuando a giocare con le provette. Mise poche gocce di quell'acqua dentro a una fialetta piena di polverina rossa. Agitò e il liquido ottenuto divenne violetto.
- Non è veleno.-
- Ma tu guarda.- brontolò Duncan - Esci da lì lo stesso.-
Malfoy junior lo ignorò, rivolgendosi a Harry - Sai che pensavo? Potrebbe essere...-
- Ah, no.- lo interruppe Potter, agitando la mano - Per me è...-
- Ma che cavolo dici.- lo zittì il biondo, in quello strambo scambio di battute - No, è senz'altro un'altra cosa.-
- Tipo quello, dici?-
- Si, tipo quello.- annuì Malferret, uscendo a scrollandosi dall'acqua.
- Si può sapere di che parlate?- l'interruppe Sirius - Oh...di cosa non parlate?-
- Vi siete fatti davvero strani, di recente.- sindacò Remus.
- Lasciamo perdere e cerchiamo di uscire da qua.- li bloccò Piton, brusco come sempre - Black aziona il naso, renditi utile.-
- Anche spellarti sarebbe utile, non pensi?- gli soffiò Sirius.
- Ehi, vedete di non cominciare, chiaro?- sbraitò la Mcgranitt, già abbastanza provata - Non ho intenzione di stare a sentire i vostri bisticci da diciassettenni anche in un luogo come questo!-
- Professoressa.- la fermò Hermione, che da qualche minuto aveva preso a scrutarla con occhi corrucciati - Professoressa che cos'ha?-
- Come cos'ho?- riecheggiò la Mcgranitt.
- Il suo viso...i capelli...le mani...- la Grifoncina a mano a mano che parlava apriva la bocca sempre di più - Santo cielo!- esclamò poi additandola palesemente - Professoressa le sta succedendo qualcosa!-
Spaventata, la Mcgranitt alzò le mani e rimase assolutamente basita.
Le classiche macchie della vecchiaia, che a una certa età arrivano a chiazzare la pelle di ogni essere umano, sull'epidermide della professoressa di Trasfigurazione stavano sparendo.
Lentamente, alcune rughe svanirono anche dal suo viso. I suoi capelli da grigi, si tinsero di un nero intenso.
Poco a poco, come un'onda lenitricE, quella magia parve allargarsi a tutti i presenti sopra i trenta.
Harry e gli altri rimasero senza fiato, vedendo quella trasformazione.
A Silente rimase la barba bianca ma...molte rughe divennero lisce e levigate.
Narcissa, Molly e Jane persero come minimo dieci anni, lo stesso Sirius, Piton e anche Lucius, mentre Remus ottenne un'aria decisamente più sana di quella che mostrava di solito, sotto luna piena.
Jess, Tristan, Clay e Sphin poi...avevaNO recuperato la stessa espressione di quando Harry li aveva visti per la prima volta, dieci anni prima.
Draco, dopo lo sbigottimento, riportò velocemente lo sguardo a quella piscina.
- Oh merda...- gli uscì di gola, in un gemito soffocato.
- Lazzaro.- sussurrò Silente, nascondendo appena un sorriso.
- Oh no!- ridisse il biondastro - Oh no, no, no!!! Cazzo! Siamo finiti dentro al Lazzaro!-
- Non è quell'acqua che rende giovani e guarisce le ferite?- alitò Pansy - E' come se tutti abbiano perso dieci anni!-
- Diciamo anche qualcuno in più.- borbottò Jane, tastando qua e là.
- Come va il fegato?- celiò Edward, rivolto ai bevitori del gruppo.
Sirius e Lucius gli scoccarono uno sguardo assassino ma non fecero neanche in tempo a pensare di essere scampati alla cirrosi, che Ron riapparve dal muro dov'era scomparso, trafelato e naturalmente spaventando tutti a morte.
- Ron!- Arthur Weasley lo guardò preoccupato - Allora figliolo? Che succede?-
- Succede che bisogna scappare!- urlò quasi il rossino - E in fretta anche! La nave è salita sopra le nuvole! Quando sono uscito sul ponte era già troppo alta, non ho visto niente ma si sentono comunque clacson e si vedono le luci della Tate Gallery!-
- Ne parliamo dopo di questo.- lo fermò Harry - Che succede? Perché dobbiamo scappare?-
- Ti sei fatto vedere.- mugugnò Duncan, schifato.
Weasley fece una smorfia - No ma stanno venendo qua! Grimaldentis e una quarantina di Illuminati! Ho sentito di una riunione! La Smaterializzazione qua sotto non funziona, bisogna andare sul ponte ma tutte le uscite sono bloccate e quelli stanno venendo qua.-
Scoppiò un putiferio su come nascondersi, naturalmente, visto che anche loro erano in un bel numero, poi alla fine prevalse l'insano e leggendario coraggio misto a follia di quella gente che si ributtò in acqua, tanto ormai qualche anno in meno che male poteva fare?, mentre Harry, Ron ed Hermione si nascosero sotto il Mantello dell'Invisibilità di James, portato apposta per l'occasione.
Già che c'erano, tanto valeva sentire no?
La piscina del Lazzaro era scavata nel marmo del pavimento e un gradone rialzato nascondeva perfettamente tutti quanti, immersi fino al mento.
Il Trio invece s'imboscò in posizione strategica, anche se ormai erano troppo alti per stare pressati sotto al mantello di James e dovettero in fondo attendere poco. Qualche secondo e un marcia scandita regolarmente invase grazie all'eco l'immensa sala del Lazzaro.
Eccolo.
Hermione serrò i denti, vedendo arrivare Grimaldentis, nel suo mantello bianco.
La sua orrida maschera ora le sembrava un insulto alla memoria di suo nonno.
E quelle parole le vennero alla mente.
Incanto Demonicus.
Oh. Un giorno le avrebbe usate. A costo di morire.
Non le importava. Ma voleva la sua vendetta. La voleva così tanto da essere più letale di un veleno.
Harry e Ron dovettero stringerla forte fra di loro, abbracciandola, per impedirle di ucciderlo seduta stante.
-....e così ci va ancora qualche mese.- stava dicendo un Illuminato, il più vicino a Mezzafaccia.
- Pare di si.- sibilò la voce acuta di Grimaldentis, che accapponò la pelle a tutti quelli immersi nell'acqua che non l'avevano mai sentito parlare. E finalmente capirono il timore di un bambino, di Tom, di fronte a un uomo come quello. Anche Harry stavolta dovette essere trattenuto.
Se pensava che quel bastardo aveva torturato il mostriciattolo...
Serrò i denti, sentendo anche la furia cieca di Draco nella testa.
Voleva la testa di quell'uomo più che di quella di Voldemort.
- Come procede la ragazzina, Crocker?-
Lo stesso tizio di prima, nascosto sotto il velluto rosso, fece una risata sprezzante.
- Mio signore. È solo una sciocca superba.-
- E' buona solo come carne da macello.- replicò una voce di donna, dietro di loro - Mio signore, perche vi ostinate a usare quell'insulsa strega purosangue? Presto con le sue idee andrà a far compagnia ai Mangiamorte.-
- Non ne dubito. Per questo la ucciderò prima che lo diventi.- rispose Grimaldentis, mentre si fermavano a pochi metri dalla piscina, in mezzo al pavimento dove spiccava una sorta di spirale fatta di porfido rosso.
- Pensate che sospettino di lei?- gli chiese quel Crocker.
- Se è così, la uccideranno gli Auror.- Grimaldentis fece apparire una sfilza di sedie di legno, rigide e dure, messe a ferro di cavallo attorno alla sua, poco più alta delle altre - Ma hanno tante serpi in seno, che dubito possano accorgersi di quella stupida ragazzina.-
- Notizie dal Lord Oscuro?- sussurrarono in fondo alle file.
- Miranda?- incalzò Grimaldentis, rivolgendosi alla donna di prima.
- No, mio maestro. Sembra che sia chiuso a Dark Hell Manor. Ha chiuso ogni accesso, la dimensione è praticamente sigillata.-
- Cosa sta combinando in quell'orrido palazzo?- sibilò Mezzafaccia ferocemente, con voce raschiante, facendo di nuovo tremare tutti - Riddle deve morire presto. E insieme a lui anche il suo figlio bastardo.-
- Come la mettiamo con Harry Potter?- mugugnò Crocker - Signore, il bambino sopravvissuto ha occhi e orecchie ovunque. Se scopre come fermare l'esercito dei Pugna Laeta...-
- Non lo scoprirà.- disse Grimaldentis annoiato, mentre tutti gli Auror a buon diritto rizzavano le orecchie - Neanche il piccolo Tom Riddle saprebbe farlo e lui è l'unico ad avere un debole ricordo dei miei rombi. Ma è troppo spaventato.- e scoppiò in una risata sguaiata, che costrinse Harry e Draco a fare uno sforzo atroce per non strappargli quella lingua maledetta - Non se lo ricorderà mai, state tranquilli. Non fosse stato per suo padre, quella notte avrei ucciso lui, la maledetta Diurna, la Sensistrega che li salva sempre e anche quello sporco Lettore di Morte. Gente coi loro poteri dovrebbe marcire nell'abisso più profondo dell'inferno.-
- Quindi possiamo richiamare l'esercito ugualmente?- fece la donna con voce estasiata - Maestro ma com'è possibile? Gli Auror e i Mangiamorte hanno sventrato i fantocci...senza rombi come...?-
- I rombi li guido io, mia cara.- sibilò Grimaldentis, poggiandosi su un gomito - Non scordarlo mai. Senza contare che hanno già svolto molto bene il loro lavoro. Uccidere Hargrave è stato il primo passo per la rovina di quella traditrice!-
Fu una parola di troppo.
Hermione emise un ringhio che riecheggiò nella sala a lungo.
Subito tutti gli Illuminati scattarono in piedi, mentre lei usciva da sotto il mantello.
La bacchetta già in pugno.
Eppure non fece in tempo a usarla.


A Hogwarts, Degona e Caesar riaprirono gli occhi in perfetto sincrono.
- Trovati!- gioì la bambina - Williamo vieni!-
- Ok.- disse Cameron, mentre il Serpeverde la Grifondoro si prendevano per mano - Ragazzi pensate bene alla rima, mi raccomando! Riportateli subito qui, senza eccezioni possibilmente!-
- Già, occhio stavolta.- li minacciò Jeager.
Consci che il tempo passava, Degona e William si fissavamo tesi, attorniati da tutti gli altri.
L'angoscia era nell'aria, ma alla fine una sorta di controincantesimo fuoriuscì dalle loro bocche.
"Vecchi e giovani, donne e uomini, tutti voi dovete tornare..."
"...qua a Hogwarts, affinché al nostro errore possiamo rimediare."
concluse William, tenendo le dita incrociate.
Dena riaprì le palpebre serrate, guardandosi attorno.
Un puf e...tutti riapparvero, sotto i sospiri di sollievo della congrega di demoni e mezzi demoni.
Tutti. Uomini e donne, vecchie e giovani...come avevano ordinato i maghetti.
Ma all'appello mancavano due ragazzi.
Che non erano solo uomini.
Kentron e Vargras per l'ennesima volta aveva fatto la differenza.
- Harry! Draco!- urlò Hermione, quando si accorse di essere stata riportata a casa.
Ma loro non c'erano.
E Tom ebbe un brivido a pelle, che quasi gli mozzò il fiato in gola.
Erano rimasti sull'Arca...con Grimaldentis...
Bisognava tornare a prenderli...subito!


- Cazzo!-
Harry James Potter e Draco Lucius Malfoy si piegarono dietro a una colonna, investiti da una pesante nube di polvere, causata dall'esplosione che avrebbe potuto trasformarli in una poltiglia.
Le strilla degli Illuminati stavano riecheggiando per tutta l'Arca, o almeno per quei sotterranei dove i due Auror correvano come matti, per nascondersi e per evitare che il maledetto Guanto di Minegon li prendesse in pieno, lasciandone carne bruciata.
- Perché sono spariti tutti?- ringhiò Draco, tutto coperto di stucco - Questa è discriminazione razziale Sfregiato!-
- Oh, questa frase detta da te è veramente il massimo!- replicò Potter sarcastico - Impedimenta!-
- Stupeficium!- urlò a sua volta Malfoy, scattando con la bacchetta.
Alle loro spalle, una decina di Mangiamorte vennero sospinti indietro con forza, oppure sobbalzati dall'ennesima esplosione. Il guaio era che loro era in due, perfino Hermione era sparita, mentre Mezzafaccia e i suoi, almeno un centinaio là sotto. Per non parlare sul resto di quella nave maledetta.
Dalla folla dei maghi ammantati di rosso, venne fuori Grimaldentis che fermò gli animi, sollevando un braccio in aria.
Con gli occhi pieni di capillari rotti, puntò l'attenzione dietro alla serie di colonne in cui si erano nascosti i due invasori.
- Bambino sopravvissuto.- chiamò, con voce rauca e acuta - Dov'è lei?-
Draco serrò i denti.
- Bastardo.- sibilò, feroce.
Harry gli fece segno di tacere, per poi sporgersi appena dalla colonna.
Una rapida occhiata e fece il resoconto della situazione.
- Siamo fottuti.- soffiò a bassa voce.
- Con te va sempre a finire così.- replicò Malferret, ironico.
- Harry Potter!- urlò di nuovo Grimaldentis - Dimmi dov'è lei! Dov'è Hermione Hargrave?-
- Se n'è andata.- rispose il moro, sogghignando - Le dava fastidio la quantità di stronzate che girano in questo posto!-
Non l'avesse detto!
Dagli Illuminati si levò un grido di battaglia che fece vibrare il suolo.
- Mamma mia, quanto sono suscettibili questi qui.- bofonchiò Draco, levandosi dei calcinacci con sdegno dalla spalla - E dire che coi Mangiamorte devi andare nudo sotto di loro a insultare le loro madri.-
- Lascia perdere, come ne usciamo di questo buco?- gli chiese Harry, ficcandosi il cappuccio in testa visto gl'incantesimi che stavano ricominciando a piovere a secchiate.
- E che ne so io.-
- Ah, quando mi serve Hermione non c'è mai.-
Il bombardamento di magie per un attimo di fermò di nuovo.
E Grimaldentis se la rideva sguaiatamente, il capo rivolto al soffitto.
Quel suo continuo sogghignare stava diventando terribilmente irritante.
- Harry Potter...- fece, soave - Come credi di uscire vivo da qua? Sei su una nave volante, come presumo tu sappia. Non ti puoi Smaterializzare e siete solo in due. Tu e quell'altro traditore di un Mangiamorte. Sento il fetore del suo marchio fin da qui.-
Dalla sua postazione, Malfoy avvertì la rabbia scorrergli nitida in corpo.
Una mano andò a fermarsi sulò suo braccio, sotto al polso. Era lì il Marchio Nero.
Lì, rovente come una lama immersa nel fuoco.
- Adesso lo sgozzo.- sibilò Harry, imprecando.
- Avanti, Potter!- continuò Mezzafaccia - Cosa credi di potermi fare, ragazzo? Avrai potuto sconfiggere Voldemort ma lui lo conosci da quando sei bambino! Non sai cosa posso farti io!-
- Hai tradito la causa per cui sei nato!- urlò un altro gruppo d'Illuminati.
- Traditore!- gridò anche la donna, quella Miranda.
- Questi devono piantarla d'insultarci.- Draco cominciò a trafficare con le fiale alla cinta, cercando quella giusta - Tienili impegnati. Spara qualche cazzata, io intanto metto su il diversivo.-
- E l'uscita dove la vedi?-
Il biondo per tutta risposta gli mollò davanti una provetta panciuta, contenente una polvere lucentissima, come tanti piccoli diamanti.
- Demonio.- ghignò Harry, rimettendosi a chiacchierare con Grimaldentis - Ehi Mezzafaccia! Credi davvero che Voldemort te la farà passare liscia?-
- Riddle si è rammollito, bambino sopravvissuto.- Grimaldentis artigliò la mano col Guanto, caricandola di scariche elettriche - Esattamente come te. Vi siete fatti trasformare in gelatina da un paio di occhi blu a calamita. Il diavolo si traveste da essere umano per camminare nelle strade, lo sapevi?-
- Che ti ha fatto Tom eh?- sbraitò allora Potter, furente - Era solo un bambino, maledetto bastardo! E quasi l'hai rovinato!-
- Quell'essere non sarebbe neanche dovuto venire al mondo Harry Potter!-
La voce acuta e viscida di Augustus si riversò nell'aria come un rivoletto untuoso.
Orribile.
- Finché lui sarà vivo, allora vivrà anche l'ideale perverso di suo padre!-
- E uccidere i gagia perché lo faceva il tuo, tu come lo chiami?- lo inquisì il moro, sarcastico.
Colpito in pieno, Mezzafaccia serrò i denti dopo essersene uscito con un rantolo rabbioso.
Caricò il colpo e scagliò il fulmine addosso ai ragazzi, ma Harry non si fece prendere si nuovo di sorpresa.
Le sue mani, prima dell'impatto, si tinsero di magia smeraldina.
E come la seatta sulla sua fronte, il bambino sopravvissuto rispose al fuoco.
Le sue magie s'incontrarono a metà strada, provocando un'esplosione fortissima e un'onda d'urto che spedì tutti a gambe all'aria. Colto il momento, Draco si alzò e gettò la polvere contro la parete di mattoni, al loro fianco.
- Transitus!- pronunciò, agitando la bacchetta e all'istante una sorta di portale si aprì sul muro, divenuto liquido come acqua - Muoviti Sfregiato!- ordinò, tirando Harry per il braccio e ci si buttarono dentro, inseguiti da altre magie che finirono per cozzare contro la parete, tornata immediatamente normale dopo il loro passaggio.
Quando riapparvero, vennero investiti dall'aria fredda dell'alba.
Il sole sorgeva, fra nubi color panna.
Erano sul ponte di legno dell'arca.
Vele bianche e intarsi dorati decoravano ogni singola parte dell'Arca, dalla poppa alla prua, su ogni albero, ogni sartia, perfino la polena su cui era intagliata una donna, in preghiera.
In ansia, si sporsero entrambi dal parapetto di tribordo.
Nuvole.
Non si vedeva altro.
Però c'era un odore inconfondibile nell'aria. Un odore che un londinese non può scambiare per un altro.
- Il Tamigi.- alitò il biondo - Dannazione siamo davvero sopra Londra!-
- Si ma siamo in mezzo a questo pantano di nembi! Come cazzo facciamo a...Attento!- e gettò Malfoy da parte, ricevendo addosso un colpo che lo tramortì leggermente. Le gambe gli cedettero e andò a finire che rotolò giù dalla posta per la pedana, nella paratia.
Appeso al bordo e ciondolante nel vuoto, Harry guardò in basso.
C'erano degli uccelli che volavano metri e metri sotto di lui.
Sentì Draco imprecare come un dannato, poi magie che cozzavano, rantoli e grida, infine Malfoy apparve sopra di lui e gli afferrò i polsi - Porca vacca Sfregiato!-
- Tirami su, cazzo!-
- Dovrei lasciati cadere, idiota!-
- Già, forse dovresti, sporco Mangiamorte.-
Ghiacciando, Harry vide Grimaldentis in piedi, sopra a Malfoy.
In un nano secondo, grazie alla telepatia, Draco mollò i polsi di Harry, che però non cadde.
Fortuna per i Bracciali, Potter rimase penzolante attaccato al polso sinistro del biondo mentre Draco, eseguendo una calibrata torsione del busto parò il fendente di spada di Mezzafaccia, ferendosi sulla spalla ma gettandogli comunque via la spada.
Risalendo a fatica e senza aiuto, il bambino sopravvissuto riuscì a vedere solo lo scorcio del duello ingaggiato fra i due contendenti. Grimaldentis era piegato su se stesso, tenendosi il palmo su cui spiccavano due fori rossi, quasi violacei.
Draco invece aveva appena ripreso forma umana, dopo essersi tramutato in un serpente e aver avvelenato quel vigliacco.
- Che possiate essere dannati.- sibilò Mezzafaccia.
- Già fatto.- ghignò Draco, freddo come un pezzo di ghiaccio - Questo era per Liam.-
- La tua donna non potrai salvarla da me per sempre.- lo ammonì Grimaldentis, senza perdere il suo isterico coraggio - Me la pagherà cara.-
- Tu avvicinati a lei e...-
Troppo tardi.
La forza del vento scatenato dagli Illuminati, richiamati da Mezzafaccia, salvò il loro capo da morte certa.
Sospinti indietro da quella forza inaudita, Harry e Draco finirono per essere sbalzati fuori.
Entrambi precipitarono in mezzo alle nuvole, col sole che ormai sorgeva alto e splendente.
I suoi raggi, agli occhi di chi sapeva dove guardare, illuminarono qualcosa, quel mattino.
Tom Riddle e tutti gli altri, giunti a Londra, alzarono il viso in alto e videro...
Due magie splendenti.
Una dorata e una argentata.
Forse due esseri alati che avvolti in spirale, cadevano leggeri leggeri.
E Londra, dopo secoli e secoli, poté dire di aver visto volare di nuovo nel suo cielo... due draghi.

 

 

 

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Capitolo 50
*** Capitolo 50° ***


 

 

Imperdonabile mancanza da parte mia.
Tempo fa ormai, Iceygaze, grande lettore e grande critico, ha scritto una one-shot bellissima che si chiama Just Friend su Trix e Milo. Iceygaze è un ragazzo e la sua voce narrante spiega decisamente meglio di me che a volte tendo a diventare melodrammatica anche con i personaggi maschili, i pensieri di Milo, così contorti e profondi.
Leggetela, ne vale davvero la pena ma prima di leggere questa fiction, v'invito a leggere Catena per l'Inferno, one shot che ho scritto io un anno fa. E' il primo bacio che la coppia s'è scambiata, spero che vi piaccia. Buona lettura per tutti.
Kysa.










Passata circa una settimana da quello che i telecronisti babbani di Londra avevano definito uno spettacolo pirotecnico di fuochi d'artificio, in cui a quanto pareva dei fuochi artigianali di privati avevano assunto le sagome alate di due draghi, Harry Potter si trovava a Little Mitchan, nel Dorset, dopo aver lasciato calmare un po' le acque.
Si trovava in un luogo in cui non avrebbe mai voluto mettere piede ma...doveva farlo per forza.
Col cappuccio nero calato sul capo, a proteggerlo dalla brezza fredda dei primi di marzo, il bambino sopravvissuto si trovava davanti alla sede della Dama Nera.
- Non possiamo tornare un'altra volta?- grugnì, alla sua sinistra.
L'erede degli Hargrave, Hermione, gli sorrise con finta dolcezza.
- No.- fu la lapidaria risposta - Vuoi sapere cosa vi è successo? Bhè, solo il Giocattolaio può dirtelo.-
- Non ho voglia di rivedere quel maledetto vecchio! Non dopo quello che mi ha fatto!-
- Posso capire la tua reticenza ma...-
- Reticenza? Reticenza?- sbraitò - Mi ha legato per la vita a Malfoy! No, dico. Tornassimo indietro nel tempo, cosa credevi impossibile quanto eticamente immorale?-
- Vedere te e il mio ragazzo a letto insieme mezzi nudi, alla fine del ballo del M.A.G.O.-
La scrutò sempre più truce.
Di quella cosa scabrosa proprio non voleva parlarne! Non voleva neanche sentirsela ricordare!
Gli veniva ancora i brividi!
- Non fare storie.- lo spronò - Il Giocattolaio è quello che vi ha maledetti, sicuramente sa molto più di noi di Dragonologia, non pensi?-
- Affanculo la Dragonologia.- sibilò.
- Ehi, non sono stata io a farmi due voli su tutta una Londra col naso in su in forma di lucertola preistorica perché vi siete fatti scaraventare da Grimaldentis giù da quell'orrore di Arca, quindi vediamo di risolvere la questione alla svelta. Anche a me non va di vedere quelli della Dama ma non ci daranno fastidio, te lo prometto. Tu resti nascosto, parliamo col maledetto vecchio, torniamo a Hogwarts, cerchiamo di capire se Draco ha concluso la sua ricerca sul Lazzaro e sugli effetti che ci causerà e poi ce ne torniamo a Londra per il week-end coi ragazzi, ok?-
- Ok una sega.-
- Lo prenderò per un si.- sospirò Hermione, dopo di che si avvisò per il lungo viale di ciottoli, abbracciato da un'eterna serie di statue alte e composte. Erano saggi, si presumeva.
Bastone in ogni mano destra, una spada nella sinistra.
Capo chino, occhi bassi.
Era strano ma davano una sensazione di pace.
Il viale terminava davanti a un portone scuro, di legno antico.
E poi il castello. La residenza dell'Ordine della Dama Nera, i Maghi Oscuri della Gran Bretagna.
Non Mangiamorte. Ma gagia.
Il più grande numero di gagia esistente nella loro patria.
Harry le stava a fianco, conscio che la sua migliore amica...era praticamente tornata nel suo ambiente naturale.
Lui invece era davanti ai suoi nemici naturali.
Che strano.
Si passa una vita intera a combattere contro la magia oscura e poi...si è costretti a ricorrere a ogni mezzo...in guerra.
La Grifoncina non dovette neanche bussare.
Il portone si spalancò senza un cigolio, sinistro e tetro.
L'antro che li aspettava, era buio e umido.
Sul pavimento d'ingresso in marmo grigiastro, Harry notò il simbolo della Dama Nera.
Una rosa, trafitta da una bacchetta verso il basso.
- Lascia parlare me.- gli suggerì la strega.
- Tranquilla. Il primo che prova a chiacchierare lo fulmino.-
- Io e te poi dobbiamo discutere anche di questo tuo nuovo potere.-
- Credo di averlo sempre avuto.-
- Credo anche io.- Hermione gli puntò addosso gli occhi dorati - Fa parte di te. Solo che prima dormiva.-
- Già.-
Seguendola in silenzio, attirato solo dal fruscio del mantello della sua amica che spazzava il pavimento lucidissimo ma rigato dal tempo, Harry vide arazzi nascosti sotto arcate e volte, vide dipinti, affreschi.
Vide le grandi battaglie dei maghi del passato, narrate su quelle pareti.
Come se l'eternità si fosse raccolta in quel luogo.
Sacro e dannato al tempo stesso.
Hermione si fermò all'improvviso, davanti a una parete anonima.
- Seguimi.- e gli strizzò l'occhio, passando nel muro.
Potter scosse la testa, ma fece come gli veniva ordinato.
Quando la rivide, erano in una stanza minuscola. Ancora più buia del resto del castello.
Una stanza rotonda, dal soffitto bassissimo, con un lucernario che faceva piovere una luce bianca e pallida sulle loro teste. E poi si accorse di chi li aspettava.
Quattro uomini abbigliati di grigio fumo, tre con una lunga barba e uno appena maggiorenne, li fissavano.
Mani incrociate in grembo, occhi indifferenti al loro arrivo.
- A cosa dobbiamo la visita, Lady Hargrave?- chiese il primo alla loro destra.
Hermione rispose con tono basso, freddo, distaccato.
- Cerco il Collezionista di Anime.-
- Il Giocattolaio non riceve visite.- la informò il ragazzo, scrutandola di sbieco.
- Riceverà me invece.- replicò, impassibile.
- Te e la tua scorta?- la sfidò blandamente un altro dei gagia anziani.
- Se per scorta intendi Harry Potter...Galio.- lo informò lei, tanto che tutti e quattro s'irrigidirono impercettibilmente - Si, direi che riceverà anche la mia regale scorta.-
- Perché l'hai portato qua? Questo non è posto per il bambino sopravvissuto.- le disse il ragazzo - Non per uno che disprezza la nostra arte.-
- E gli dai torto?- Hermione sogghignò - Non ne ha tratto beneficio come voi.-
- E come te, mia cara.- rispose Galio.
- Non ho mai tratto beneficio da ciò che ho imparato qui.-
- Eppure qualcuno ora giace all'inferno, grazie all'arte che hai imparato da me.-
- Se parli degli Illuminati non disperarti per loro.- gli rispose, gelida - Ora banchettano col diavolo.-
- Non ne dubito.-
- Allora?- li incalzò seccata da quell'attesa - Harry Potter ha bisogno di parlare col Collezionista di Anime. Ha un debito verso il bambino sopravvissuto e ritengo che sia l'ora di pagarlo. Ditemi dov'è.-
I vecchi gagia si squadrarono, mentre il giovane puntava Harry.
Fissò i suoi occhi smeraldini, la sua cicatrice.
Senza paura. Ma con una brama curiosa, con orgoglio, con eccitazione.
Alla fine i vecchi le fecero un cenno.
Galio le disse ciò che voleva.
- Il Giocattolaio si trova nell'ala nord. Le sue stanze sono accanto a quelle di Magnus. Se lo vedi cerca di non farlo irritare come al solito.-
- Non temere. Non sono in vena di giocare Galio.-
- Ti do due ore.-
- Ce ne basta una. Grazie per la calorosa accoglienza.- e senza aggiungere altro afferrò la mano del moro, trascinandolo via, oltre il finto muro.
- Gente simpatica.- bofonchiò Harry, una volta soli.
- Hn.- sibilò lei, sarcastica - Gente troppo interessata alla sua grinzosa pellaccia vorrai dire.-
Man mano che attraversavano la sede dell'Ordine dei gagia, il bambino sopravvissuto ebbe l'opportunità di notare cose che un tempo non avrebbe creduto possibili.
Il silenzio di quel luogo, i sussurri, i sibili appena pronunciati fra gli abitanti della sede della Dama...facevano di quel luogo quasi una comunità spirituale.
Quando attraversarono una grande, una titanica biblioteca scura, fatta di scaffali alti d'ebano, notò l'assoluta riservatezza, la consapevolezza, il ligio dovere di quelli che ora capiva essere...studiosi.
Grandi maghi. Ma anche grandi pensatori.
Alcuni li fissavano appena, altri salutavano la sua amica con brevi ma rispettosi cenni.
- Credevi fossero dei selvaggi, Harry?- gli chiese Hermione, divertita.
- Un po', lo ammetto.-
E si sarebbe anche perso, se lei non gli avesse fatto da guida in quel dedalo di corridoi, di stanze nascoste dietro a tende, finte mura, finti specchi.
Quando giunsero davanti a una porta, rimase un attimo perplesso davanti alla scritte fatte come con le unghie, incise sul legno. Erano controincantesimi.
Per le maledizioni.
Hermione fece per bussare ma la porta si aprì da sola.
Sorrise appena, trascinando Harry dietro di sé.
Una volta dentro, si ritrovarono in un'altra biblioteca. Più piccola.
Un ponticello di ferro battuto, li sovrastava.
E lì, Harry rivide la persona che aveva dato inizio a tutto.
Il Giocattolaio stava in piedi, in una veste bluastra di velluto, poggiato a un bastone.
Un cappello schiacciato gli copriva tutta la fronte, fino alle rade sopracciglia bianche.
- Mia cara.- apostrofò Hermione con voce che Potter a distanza di tanti anni non riusciva a dimenticare - Sai sempre come stupirmi. È bello rivederti, dopo sei lunghi anni.-
La Grifoncina lo fissò intensamente.
- Sapevi che sarei venuta?-
- Lo speravo.- disse il Giocattolaio, scendendo a passo lento la scaletta a chiocciola, che conduceva nella zona sottostante - E vedo che hai condotto qua il mio esperimento fallito. Non so se gioire...davanti a quest'anima ribelle così preziosa...o penarmi per la mia sconfitta.-
Di fronte a loro, fece un inchino.
- Harry Potter.- salutò - Ci rincontriamo.-
Il moro fece una smorfia.
- Ti ho visto appena ventenne. E ora sei quasi un uomo. Quanti anni sono passati? Sette?-
- Otto.- replicò, sprezzante.
- Hn, già. Un condannato conosce ogni attimo della sua pena.- sorrise il vecchio, quasi con divertimento - Prego, seguitemi. Immagino vorrete parlare di ciò che mi stava molto a cuore, tempo fa. Ho sentito voci interessanti in quest'ultima settima.-
Li fece sedere attorno a un basso tavolinetto di vetro azzurrognolo, satinato.
Con un gesto della sua mano nodosa, apparvero tre tazze di vetro, uguali alla base del tavolo.
- Thè?-
- Si, grazie.- rispose Hermione, sedendosi accanto a Harry - Cos'hai sentito?-
- Oh, voci deliziose per un vecchio sognatore come me.- disse, soavemente, portandosi la tazzina alle labbra sottili - Voci di fuochi dorati e d'argento. Voci di esseri alati, scomparsi nell'alba dei tempi. Voci di draghi.- sussurrò poi, con tono vibrante, pieno d'orgoglio.
- Non erano voci.- sibilò Harry.
- Si, l'ho sperato.- il Giocattolaio puntò subito lo sguardo lucido sul suo bracciale di platino - Ah, che nostalgia. I miei Bracciali del Destino. La mia scommessa col fato. Che purtroppo, grazie alle vostre anime appassionate, ho miseramente perso.-
- E' arrogante a gingillarsi così con la vita altrui.- gli disse Potter, fra i denti.
- Ma tu hai vinto, bambino sopravvissuto.-
- Io avrei vinto? Solo perché sono vivo?-
- No.- il sorriso mistico del gagia lo ipnotizzò quasi - Tu hai vinto perché la tua anima è più forte di ogni mia dannazione. Volevo il tuo spirito e quello del tuo compagno. Eppure incatenarvi per l'eternità, sperando che alla fine voi nemici vi sareste uccisi non ha funzionato. Perché il legame di sangue, di anima e corpo che c'è fra di voi è perfino più forte dell'odio che tu provi per il tuo vero nemico, Lord Voldemort.-
- Per lei potrà essere divertente ma le assicuro che la sua maledizione in questi otto anni ha funzionato bene.-
- Dici? Eppure tu sei più forte di prima, bambino sopravvissuto.-
- In cosa?-
- La tua anima. Legata a quella del signor Malfoy, è più fulgida che mai. Io posso vederla.-
- Le piacerebbe metterci le mani sopra, immagino.-
- Oh, non lo nego.- il Giocattolaio posò la tazza, vuota - Ma ci sono anime che nemmeno io posso catturare, nonostante la mia bella collezione.- e gl'indicò gli scaffali, colme di sfere multicolori - Sareste state due anime degne di ogni onore. Due pezzi introvabili. Esattamente come l'anima di un disperato.-
Hermione abbassò immediatamente il volto, evitando gli occhi del gagia.
Basta.
Non di nuovo.
- Collezionare anime per l'eternità senza dar loro pace le sembra giusto?- gli chiese Harry, furente.
- Anime come la tua non avranno mai pace, l'ho spiegato alla nostra comune amica, sei anni orsono. Le anime dei ribelli, le anime inquiete...non hanno pace neanche nell'aldilà. Come quelle dei disperati, che si dibattono, che bruciano, fino a spegnersi. Queste sono le uniche anime che io non posso collezionare.-
- Ora basta.-
Hermione scansò la tazza, infastidita.
- Non siamo qua per discutere di pezzi da collezione. Siamo qua per discutere di Kentron e Vargras.-
- Si.- soffiò il Giocattolaio, mettendosi comodo - So cosa vuoi chiedermi, mia cara. Ma bisognerà cominciare dal principio.-
- Siamo tutt'orecchi.-
Il vecchio rise, incrociando le dita.
- Cosa sapete dei draghi?-
- Sono creature magiche.- rispose Harry.
- Non parlo dei draghi di oggi, signor Potter.- replicò il Giocattolaio, agitando la mano e facendo sollevare un libro, dalla scrivania di cedro alle sue spalle - Parlo dei draghi che si sono istinti quasi mille anni fa.-
- Di cosa stai parlando?- interloquì Hermione - Non c'è differenza fra quelli di un secoli fa e quelli di oggi.-
- Oh, si invece, bambina.- disse in un soffio.
Il libro rilegato in pelle si aprì, davanti a loro, con un debole fruscio.
Con inchiostro vecchio su pagine ingiallite, i due Auror rimasero silenziosi di fronte a un'antica scrittura.
Un disegno...di un uomo con sembianze mostruose.
Artigli, squame, ali e coda.
Era il ritratto di Draco, sei anni prima.
- Mille anni orsono, l'ultimo discendente di una stirpe di draghi che possedevano forma umana, morì. Venne ucciso da un demone puro, che a quel tempo aveva appena diciassette anni. Un bambino, secondo gli standard dei demoni. Un demone che tu conosci bene, mia cara. Il tuo mentore.-
- Caesar?- alitò la Grifoncina.
- Esatto. All'età di diciassette anni, Caesar Noah Cameron uccise l'ultimo discendente di questa stirpe eccezionale, dotata di così grandi poteri da intimorire perfino i demoni puri. Nello scontro, il tuo maestro rischiò di morire. Solo la grande magia di suo padre lo salvò dalle ferite procurategli da quel drago.-
- Sta dicendo che i draghi prima potevano assumere le sembianze degli esseri umani?- allibì Harry - E mescolarsi con loro?-
- Esattamente. I draghi come i demoni, discendono tutti da grandi antenati. Tu, bambino sopravvissuto, porti in te e nel tuo Bracciale del Destino, uno dei padri sacri dei draghi. Kentron. Come la tua amica ti avrà già spiegato, nel bracciale con cui ti ho maledetto, risiedono i desideri e le passioni di quel grande drago, che combatté fino alla morte il suo immortale nemico Vargras, custodito ora nel corpo del signor Malfoy.-
- Un momento!- l'interruppe Hermione, sconvolta - Non mi avevi mai detto che sarebbero diventati due draghi anche loro!-
- Infatti non sono draghi. Né il signor Potter né il signor Malfoy sono dei veri draghi, mia cara. Ma questo non cambia il fatto che Kentron e Vargras siano in loro. E finché essi avranno vita, vivranno per combattersi. Questo è il segreto di quei bracciali. Questo è il Destino dei Bracciali. I tuoi amici non sono morti sotto la mia maledizione perché Kentron e Vargras rivivono nel loro antagonismo. attersi, per loro, sarà l'unica ragione di vita. Per tutta l'eternità.-
Il Giocattolaio osservò con sottile divertimento Harry Potter, mettersi le mani sul viso.
Probabilmente non era ciò che aveva sperato di sentire.
E probabilmente sperava ancora di potersi liberare, di quei Bracciali.
- Cosa possiamo fare?- chiese Hermione, per il suo amico.
- Dipende. Potete lasciarvi scivolare addosso questo potere...oppure dominarlo.- consigliò il gagia con voce calda, quasi tenera. Agitò di nuovo la mano in aria e da ogni parte della sua biblioteca cominciarono a raccogliersi libri, grandi, piccoli, vecchi, nuovi e rovinati - Io non posso fare molto per voi, in questo frangente, ma credo che dominare Kentron e Vargras sia la cosa più saggia da fare.- e puntò gli occhi scuri su Harry - A meno che non preferiate che siano loro alla fine, a controllare voi. Noto anche che il Bracciale è scheggiato.-
- Si, anche quello di Vargras.- replicò la Grifoncina.
- Possono essere riparati.-
- E come? E da chi soprattutto? Sono millenari!-
- Come molti esseri a questo mondo, mia cara.-
- Lasciate perdere.- li fermò Harry, distrutto - Senta...si spieghi, cosa dobbiamo fare?-
- Bhè, non ritengo che tu e il signor Malfoy, così giovani, abbiate il potere di riprendere quelle sembianze alate molto presto ma posso immaginare che più il tempo passerà, più tu e il tuo compagno sarete soggetti a questo potere. Prendetevi del tempo...e insieme cercate di dominarli.-
- Insieme.- riecheggiò Hermione - L'unica cosa che sanno fare insieme è massacrare i Mangiamorte.-
- Non ho mai detto che sarebbe stato facile, amica mia.- tubò saccente - Ecco, questo è ciò che vi servirà.-
La Grifoncina e il bambino sopravvissuto osservarono un cumulo di sette libri, che lentamente si posarono leggeri davanti a loro, sul tavolino.
- Dragonologia.- spiegò il Collezionista - Qui c'è la teoria. La pratica spetta a voi.-
- Cosa ti devo per questa cortesia?- frecciò Hermione, alzandosi in piedi.
- Nulla.-
- Nulla?- lo fissò diffidente - Non farmi ridere.-
- Ci sarebbe un'anima, vicina a voi...che sta per fare una fiammata molto interessante...- gli occhi del Giocattolaio la fecero trasalire - No, non pensare a te stessa. E' un altro disperato. Di quelli che se ne vedono pochi in giro.- si alzò, raggiungendo la finestra e guardando fuori - Credimi. Se tanto mi dà tanto, amica mia, questa persona accanto a voi farà il fuoco più maestoso a cui il mondo abbia mai assistito. Andate ora.-
Sorrise bieco, aprendo loro la porta.
- La fortuna sorride agli audaci. Confido che voi lo sarete, per vincere la vostra guerra.-
- Ci conti.- sibilò Harry Potter, senza guardarsi indietro - E conti anche sul fatto che un giorno troverò pace, a differenza di ciò che lei continua a sostenere.-
- Le anime come la tua non hanno mai pace. Fidati. Siete senza speranza.-
- Sbagliato.- Harry sorrise, gli occhi verdi pieni di luce - Io ne ho ancora.-
Si, lui una speranza l'aveva ancora.
E quando tornò a Hogwarts, quella sera verso le cinque del pomeriggio...rimase a osservare il sole, che impallidiva.
Alzò il polso destro.
Uno degli ultimi raggi di luce toccò il platino, facendolo rilucere come un diamante.
Dio.
Per sempre, per un uomo mortale come lui, era sempre parsa come una parola così incomprensibile.
Ora invece...tutto prendeva un aspetto diverso.
Seguendo il sorriso di Hermione, risalì nella Torre Oscura attorniati da ragazzi che tornavano a casa, per il week-end della festa magica nazionale di S. Elms, patrono e protettore dei Poltergeist.
Infatti grazie alla piccola vacanza che iniziava subito di venerdì sera, appena dopo le lezioni, Pix si era già dato da fare organizzando scherzi ovunque per la scuola e fuori, dove gli studenti si erano diretti alle carrozze.
Alcuni erano stati investiti da gavettoni gelidi o pieni di vernice, ma i due Auror avevano altro da fare in quel momento.
Quando raggiunsero la sala riunioni, salutarono ma nessuno dei presenti ricambiò.
Draco Malfoy stava appoggiato alla tavola della Mappa del Malandrino, col peso spostato in avanti, la testa bassa.
Sotto al naso una fialetta di acqua azzurra del Lazzaro e una rosa pallida, sotto una cupola di vetro.
Pansy e Ron stavano seduti sul divano, Elettra in poltrona, Edward sul bracciolo sopra di lei.
Jeager era già andato via coi demoni, Lucilla e gli altri Auror.
- Che succede?- alitò Hermione - E' successo qualcosa di grave?-
- Tom e i ragazzi stanno bene?- chiese anche Harry.
- Tranquillo, tutti bene.- lo placò Elettra, con dolcezza - Sono andato con Damon, a casa sua. Lord Michael voleva parlare con lui e s'è fatto accompagnare.-
- Non dovevate lasciarli andare in giro da soli.- disse la strega dagli occhi dorati - Sapete che Voldemort...-
- C'è Clay.- spiegò Ron - Se la sanno cavare. Ora però è meglio che vi sedete un attimo.-
- Insomma cos'è successo?-
- E' successo che ho finito i miei esperimenti col Lazzaro.- disse Draco, sollevando il viso.
Puntò gli occhi argentei su di loro.
Sembrava in tensione.
- E allora?- lo incalzò Potter.
Il pensiero di Draco gli sfrecciò in testa.
E allargando la bocca lasciò andare a terra tutti i libri.
- NON INVECCHIEREMO MAI PIU'???- urlò, fuori di sé.
- E tu come diavolo fai a saperlo?- sindacò Weasley, guardandolo sgomento - Chi te l'ha detto?-
- Come sarebbe non invecchieremo?- gracchiò Hermione, zittendo tutti quanti - Che vuol dire Draco?-
- Vuol dire che mi sono fatto due calcoli, dopo aver innaffiato questa rosa e averla messa sotto incantesimo temporale. Sotto questa cupola ho fatto andare avanti in tempo lentamente, per seguire ogni effetto.-
- Ebbene?-
- Ebbene l'ho bagnata con tutta una fiala.- soffiò, accendendosi una sigaretta - Una fiala equivale a una bagno di un minuto in quella vasca. Un minuto equivale a un anno di giovinezza, per noi. Secondo gli studi dei Medimaghi, è a partire dei trent'anni che comincia il decadimento delle cellule magiche. Chi era sopra i trent'anni di noi che siamo caduti nel Lazzaro, è ringiovanito nel fisico e qualsiasi tipo di ferita o malattia latente è stata risanata. Loro ricominceranno a invecchiare verso gli ottant'anni.-
- Quindi...Sirius resterà così finché non avrà ottant'anni?- trasalì Potter, con espressione al limite dell'umana comprensione - Compresa quell'oca di Deirdre che si lamentava perché si era bagnata i capelli???-
- Centro. Lo stesso i nostri genitori, Duncan, Ninfadora e tutti gli altri. Per noi invece la faccenda è diversa.- Draco detta un tiro, sedendosi esausto e stremato - La nostra "crescita magica" non aveva ancora terminato lo sviluppo.-
- E...e allora?- tremolò la voce della Grifoncina.
- E allora resterai giovane per sempre, amore.- fu la lapidaria risposta del fidanzato - Ecco la notizia.-
Giovani per sempre.
Ammollo cinque ore nel Lazzaro e...
Sarebbero stati così per sempre.
- Vuoi dire che dimostreremo per sempre ventotto anni?-
- Già.- Malfoy ciccò, per poi guardarla con aria serafica - La colpa non è mia, sia chiaro.-
- Come cavolo fai ad averla presa così bene?!- gli sibilò Pansy - Quando i nostri figli avranno quarant'anni e noi settanta loro sembreranno più vecchi di noi!-
- Per allora mi sarò inventato qualcosa.- li liquidò il biondo, lasciando tutti quanti sull'orlo di una crisi di nervi - Fino a quel momento abbiamo una soluzione meno cara del botulino. Vado a vestirmi per tornare a Londra.-
Sparito lui, che fischiettava, quel vanitoso, gli altri più traumatizzati si guardarono da capo a piedi.
Giovani per sempre...
Bhè, era il sogno di tante favole no?
- Mi serve qualcosa di forte.- mormorò Hermione.
- Anche a me,- la seguì Harry - tanto non può più farci male al fegato.-
E con estrema pazienza si rimisero a tavola, discutendo di quella situazione paradossale che li aspettava.
Niente vecchiaia, rughe, acciacchi, debolezze.
Ma solo...eterna giovinezza.


Hampshire.
Il pendolo nel salone della sobria ma elegante tenuta di campagna di Lord Michael Howthorne battè le sei di sera.
Si era fatto buio rapidamente, notò Asher Greyback, seduto in poltrona davanti al camino.
Sul divano, Cloe King, Tom Riddle, Neely Montgomery e Beatrix Vaughn.
Un elfo domestico sorridente entrò appena Damon gli aprì la porta di faggio dell'ingresso.
- Viva la maggiore età.- disse il Legimors, sedendosi accanto a Riddle e disperdendo bicchieri pieni di brandy, sangue per Trix o nel caso di Asher colmo di birra di malto.
- Prendiamolo come un aperitivo.- sospirò la King - I tuoi?-
- Arrivano.-
- Non volete discutere in privato? In famiglia?- gli chiese Neely, stringendogli la mano.
- La mia famiglia ce l'hai davanti.- le disse, portandosi il bicchiere alle labbra - Loro non lo sono mai stati.-
- Padrone, desidera altro?- chiese l'elfo.
- Due dita di veleno.-
- Liscio?-
Damon sorrise verso l'elfo - Mh, magari. No, niente Wig.-
- Bene. Buona permanenza a Howthorne Hall.- disse Wig educato, per poi sparire, zampettando via.
- Non mi piacciono gli elfi.- sibilò Asher, cupo.
- Hanno un cattivo sapore?- frecciò Cloe.
- Ne riparleremo quando avrò provato anche te.-
- Volete finirla voi due?- chiese Trix snervata, sfogliando una rivista - Per oggi ne ho basta di minacce di morte.-
La porta si aprì all'improvviso e Lord Michael fece il suo ingresso.
- Damon.- l'apostrofò, pacato come sempre, tenendo Lady Ethel teneramente per mano.
Quel gesto stranì il Legimors che però non fece commenti.
Non fece in tempo a farli.
La voce gli si seccò in gola. Sentì quasi di svenire.
Un dolore acuto gli serrò cuore con unghie cattive e affilate quando vide il ventre arrotondato di sua madre.
Era incinta.
Balzò in piedi, gli occhi celesti sgranati.
- Lady Ethel!- Cloe lo seguì, abbozzando appena un sorriso freddo - Aspetta un bambino...-
La madre di Damon si portò le mani al grembo, sorridendo con aria dolce, sognatrice.
- Già. Sono di quattro mesi.-
E poi, la voce raschiata del figlio. Come colpito a tradimento.
- Ecco perché quando siete venuti a trovarmi a scuola quando stavo male ti sei tenuta il cappotto.- disse il Legimors, tremando dentro, tremando tanto da sentirsi perfino nauseato.
Li fissò. Entrambi.
I suoi genitori lo guardavano.
Che aria di compatimento.
Ecco, finalmente anche il colpo finale, quello che sembrava non gli avessero ancora inferto, era arrivato.
Un altro figlio.
Un bambino perfetto.
- Non sapevamo come dirtelo.- mormorò sua madre - So che non è un buon periodo per te, che hai tante cose a cui pensare. Ma se potessimo parlarne...-
Damon la interruppe subito.
Se doveva bruciarsi, tanto valeva farlo subito.
Senza attendere oltre.
- Dove devo firmare?-
Lord Michael lo guardò per un secondo senza capire.
Poi il suo viso si contrasse in una maschera di rabbia. Non seppe nemmeno lui dire come ma mantenne il controllo.
- Ti ho chiesto di venire a casa per dirti che stai per avere un fratello, non per diseredarti.-
Altre sorprese.
Damon sollevò un sopracciglio, con fare ovviamente ironico.
- A no?- e scoccò un altro sguardo tagliente a sua madre, alla sua pancia così fastidiosa - Ora che sta per nascere il tuo erede perfetto che te ne fai di me? O magari è una bambina? Sai che nel Medioevo, in Oriente, le figlie femmine le buttavano nei burroni?-
Trix e Cloe lo strattonarono leggermente.
- Ora calmati.- gli disse la bionda - Damon stai esagerando.-
- Cloe ha ragione.- sibilò suo padre - Stai esagerando. Te l'ho detto. Non ho intenzione di cedere il tuo titolo a tuo fratello. Ti abbiamo chiamato per darti la bella notizia.-
- Perfetto. Ora l'ho sentita. Tanti auguri per il moccioso.- e si riprese il bomber nero - Immagino abbiate finito.-
- Aspetta, ti prego!- Lady Ethel lo guardò supplichevole - Non puoi restare? Damon...tesoro...ti prego...torna a casa!-
La scrutò, piegando la bocca.
Stava scherzando, vero?
- I vostri amici si sono messi a sparlare?- ironizzò, senza impedirsi di essere acido e cattivo.
- Piantala con questo tono, ne ho abbastanza!- lo ammonì lord Michael - Tua madre ti rivuole a casa, io ti rivoglio a casa! Non permetterò che tu viva alle spalle di Draco ancora per molto! Ti avverto Damon, non costringermi a tagliarti i fondi! O peggio a tagliarti fuori dall'eredità! Per averti a casa questo ed altro.-
- Come se avessi bisogno dei tuoi soldi.-
La risposta gelida e indifferente lasciò entrambi desolati.
- Toglimi la rendita.- lo sfidò il Legimors - Fallo, avanti. A differenza tua però ho qualcuno che mi darà una mano ugualmente. Ed è inutile che tenti di convincere anche Cloe. I King e Draco ormai sono fuori da questa storia. Cosa vuoi che ti dica? Che sono felice per voi? Perfetto. Congratulazioni per il marmocchio. Sarete dei genitori perfetti. In fondo chi commette gli stessi sbagli due volte?-
A quella stilettata, sua madre si portò una mano alla bocca.
- Lo so.- gli disse in un fiato - Lo so, davvero.-
- Cosa sai?- le disse Damon, perdendo quella calma che l'aveva sempre contraddistinto - Tu non sai niente! Dove diavolo sei stata in questi anni eh? Dove diavolo eri quando a nove anni le prime notti quelle visioni mi facevano nascondere sotto il letto e strillare per la paura? Sai dov'eri? Eh? Eri alle feste, o in giro coi vostri amici o magari a dormire come un'ipocrita nella tua bella stanza insonorizzata mentre io morivo di paura vedendo cadaveri ogni volta che chiudevo gli occhi! Ecco la verità! Tu non c'eri! Non ci siete mai stati per me! E se aveste un minimo di coscienza ci avreste pensato due volte prima di mettere al mondo un altro figlio!-
Finita la frase suo padre si avvicinò veloce.
Damon non si mosse, neanche quando sollevò la mano.
Non lo schiaffeggiò ma mancò poco.
Lord Michael fissò il figlio negli occhi azzurri.
Stessi e lucidi. Come i suoi.
- Tua madre non è nelle condizioni adatte per farsi strapazzare la coscienza.- gli disse, a bassa voce - Sappiamo che abbiamo sbagliato. So che a te non importa più, ma se potessi tornerei indietro e cambierei ogni singolo istante. Se potessi e se me lo permettessi ti cullerei la notte...- Damon serrò le mascelle, guardando altrove - Ma tu non lo accetterai più, vero?-
Suo padre sorrise, sconsolato.
- Si, è così. Mi dispiace, Damon. Siamo stati un fallimento con te. Su tutti i fronti. Eppure...è successo. Io e tua madre non volevamo un altro figlio. L'ultima cosa che volevamo era stillare in te il dubbio che avessimo cercato un altro erede. Tu sei e resterai sempre il futuro lord delle mie terre, della nostra famiglia. Ti chiedo solo di accettare questo bambino inaspettato, come abbiamo fatto noi.-
- Puoi farlo?- mormorò anche Lady Ethel, sgomenta.
- Sarete voi a crescerlo. Voi a viverci insieme.- rispose, alzando le spalle.
- Quindi...non tornerai a casa, vero?- sua madre abbassò il capo - Ci ho sperato, lo ammetto.-
- Tanto non cambierebbe nulla, mamma.-
- Si invece.-
- No. Io non mi sottoporrò alla Soppressione del dono.- disse, lapidario - Per quanto lo detesti, mi serve.-
- Non immischiarti in questa guerra.- lo pregò sua madre, prendendogli le mani - Ti prego tesoro! Pensaci! So quanto tieni ai tuoi amici ma...-
- Amici?- Damon scosse la testa, liberandosi con insolita delicatezza - Mamma. Ancora non hai capito? La famiglia che tu mi hai tolto, l'ho ritrovata a Hogwarts. E questo fratello che tu vuoi darmi...io ce l'ho già.-
Tom deglutì, osservando le spalle del suo migliore amico.
Col pensiero, era accanto a lui più che mai.
Semper fidelis.
Più tardi, sulla porta del maniero, i ragazzi se ne stavano andando.
Damon era rimasto sulla soglia, fermato per un braccio con gentilezza da suo padre.
- Non vuoi nemmeno più provare a mettere a posto le cose?- gli chiese Lord Michael.
- Non è questo il momento.- il Serpeverde inspirò, poggiandosi allo stipite finemente intagliato - Ora devo aiutare Draco, Harry e Tom. Questo dono almeno serve ad evitarci sorprese.-
- Verrai per la nascita di tuo fratello, a luglio?-
- Non lo so.-
Damon gli dette le spalle, ficcandosi le mani in tasca - Non lo so.-
- Ti aspettiamo.-
- Non farlo.-
- Non posso non farlo.- gli disse suo padre, scrutandolo con un'espressione che da tempo non gli usava.
Che strano.
Tutto d'improvviso era tornato indietro. Ai suoi nove anni.
Quella giornata a cavallo. La spensieratezza. La notte, il rovescio della medaglia.
L'incapacità di accettare un dono tanto grande, per un bambino così piccolo.
- Non cambiate la serratura.- borbottò, incamminandosi per raggiungere i suoi amici, che lo aspettavano al cancello agitando la mano.
- Tranquillo.- Lord Michael sorrise, vedendolo sparire nell'ombra del piccolo vialetto.
Come in un sogno. Un buio sogno, dove suo figlio era l'unico ad avere una piccola luce.
- Se sarò costretto, butterò giù la porta per te.-

 

 

 

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Capitolo 51
*** Capitolo 51° ***


 

 

Era passato un giorno ancora e alla sede dell'Ordine della Fenice si discuteva di ciò che agli umani normali, neanche ai maghi, non era concesso.
L'eterna giovinezza.
- Foste dannati voi due e i vostri stramaledetti predecessori.- sibilò Duncan Gillespie, che camminava come una tigre in gabbia davanti al caminetto, nel salone dei Black - Come sempre è colpa vostra! Sempre voi due!-
- Si ma tenga fuori da questa storia i predecessori. Mi faccia la cortesia.-
Duncan si girò con occhi assassini verso Lucius Malfoy, che esattamente come Sirius Black e suo figlio, alla notizia che sarebbero rimasti giovani fino alla morte, non aveva fatto una piega.
Fra Black e Malfoy, era difficile che qualche membro di tale famiglie potesse disprezzare questo dono inaspettato della dea fortuna.
- Io non so come fate a starvene così calmi!- sbottò - Questa situazione potrebbe un giorno rivoltarcisi contro.-
- Bhè, guardala dal lato positivo Duncan, amico.- gli disse Kingsley, versandogli un goccio di vino - Gli acciacchi della vecchiaia non li avrai mai. Non sei contento?-
- Già.- frecciò Sirius - Niente artrosi, niente osteoporosi, niente morbo di Halzeimer.-
- Perché mi spreco a parlare con te, Black, vorrei saperlo.- sibilò, buttandosi in poltrona ma senza smettere di gufare, in direzione di Harry Potter, seduto comodamente accanto al padrino e a Remus Lupin, sul divano.
- Te l'avevo detto o no che avremmo rimediato guai?- lo incalzò il Capo degli Auror - Non te l'avevo detto io?-
- Certo che l'avevi detto. Sette volte, otto con questa.- disse una voce dall'anticamera.
- E tu vedi di stare zitto Dalton, che ne ho anche per te, sia chiaro!-
- Che ho fatto?- chiese Edward, raggiungendoli con una bottiglia nuova di brandy.
- Sbaglio o sei stato a fare domande agli studi di ornitologia?-
- Si.-
- E con che scusa?- gracchiò - Hai chiesto se per caso volano su Londra stormi di gufi che portano pacchetti pieni di rombi? Eh?-
- Non mi servivano scuse. Una mia amica conosce quella gente, ha chiesto un favore e ora sappiamo che gli stormi compaiono dal nulla, ma che passano sicuramente sul Tower Bridge. Fine della storia.-
- Non è degli ornitologi che me ne frega, ma del fatto che tu possa farci scoprire dalla tua amante babbana!-
- Non è la sua amante.- soffiò Ron, in un angolo, prima che lui, Harry e Draco si coprissero la bocca con la mano.
- Oh, non cominciate!- sbottò Edward, sbuffando - Lasciate Ophelia fuori da questa storia.-
- Quindi è una babbana davvero.- allibì Sirius - Però. Tuo padre lo sa?-
- Non deve saperlo. È un'amica in fondo.-
- Tu non hai amiche femmine.-
- Elettra ed Herm dove le metti?-
Harry sogghignò - Solo perché Malferret potrebbe maledirti, non tocchi Herm.-
- Ed Elettra allora? Io le donne le rispetto, a differenza vostra.-
- Dio aprite le finestre.- sibilò Draco, alzando il bicchiere e usando la telecinesi per versarsi altro brandy - Comunque signori, a parte questo disguido ridicolo...-
- Disguido ridicolo?- berciò Duncan.
-...credo che abbiamo altro di cui parlare.- terminò il biondo, ignorando Gillespie.
- Sarebbe a dire?- chiese Arthur Weasley - Intendete la ragazzina che fa da talpa a Grimaldentis?-
- La McAdams?- Harry agitò la mano - Ha diciassette anni, male non può fare.-
- Il Lord Oscuro diceva lo stesso di te.- ghignò Gary Smith, seduto sul bracciolo della poltrona di Dalton.
- Già e guarda che fine ha fatto.- rincarò Ron.
- I ragazzi hanno ragione, Harry caro.- gli disse Molly Weasley, con voce lamentosa - Occupiamoci prima di quella ragazzina. Lei crede ancora che siano stati i Mangiamorte a distruggere Wizloon.-
- Pensate che possa far del male a Tom?- chiese anche Narcissa Malfoy.
- L'idea penso che sia quella, ma quando il mostriciattolo l'ha sentita parlare...lei diceva che bisognava aspettare dei mesi. E che qualcuno sarebbe rimasto con un altro...sarebbero rimasti in due...e io avrei vinto.-
- Vinto a cosa? Tu e chi?- fece Sirius.
- Ma che ne so. Questa gente va messa sotto Veritaserum.- sbuffò il moretto.
- Peccato che il Ministero lo proibisca.- gli ricordò Piton acido.
- Chissene frega del Ministero.- Edward mise in tavola la proposta - Io sarò esagerato ma ho sempre ragione, quindi l'idea è questa. Leggiamo la ragazzina, le facciamo credere di lasciarle campo libero e le succhiamo le informazioni che le passa Grimaldentis, fine della fiera.-
- Si ma è stata tradita già troppe volte.- sindacò Remus, pacato.
- Farla leggere da chi poi?- chiese Tristan, appena arrivato da Cedar House. Si levò il mantello, salutando tutti quanti. Al suo seguito Jess, Sphin e un'altra squadra di vecchi Auror, fra cui Malocchio Moody.
- Da mia figlia o Mister Universo?- continuò Mckay.
- Degona può andarle più vicina senza farle prendere un colpo, in teoria.- disse Draco.
- Si ma se si scopre che è un'empatica il Ministero vorrà la Soppressione. Sui maghi mortali non scherzano.- ricordò Lucius - Avete troppi pochi elementi per andare a battere il territorio di quella scozzese.-
- Torturiamola.- propose Sirius, sadicamente.
- Sii serio per una volta.- sospirò Deirdre, che gli sedeva a fianco.
- Mica male come idea.- rispose Harry, senza neanche guardarla in faccia - Tanto è una traditrice.-
- Perché le hanno ammazzato gli amici e fatto cadere in testa la scuola.- gli ricordò Ron - Ha ragione Remus, cerchiamo una linea d'attacco un po' meno invasiva per quanto riguarda lei.-
- Certo e nel frattempo se ne va a spasso per la scuola, facendo chissà cosa ai ragazzi.- borbottò Hermione, che fino a quel momento era stata zitta, troppo concentrata a leggersi i manuali di Dragonologia, datele dal Giocattolaio - Vorrei sottolineare che se Tom è immune a quei Poli Negativi, non lo sono affatto gli altri. Un ragazzo qualunque prenderebbe in mano quel rombo e diventerebbe un assassino.-
- Ne avete trovati altri?- s'informò Duncan.
- Il signor Crenshaw s'è fatto due passi sul tetto. Ne ha trovati sette ieri mattina.- l'informò Piton - Più altri cinque all'esterno, nel giardino, trovati da Hagrid nell'ultima settimana.-
- Devono essere lì da un pezzo, perché la barriera del preside funziona bene.- sospirò Jess - Che altro?-
- Io avrei una domanda.- Hermione chiuse il libro, fissandoli - Qualcuno di voi ha mai sentito parlare di un esercito chiamato Pugna Laeta?-
- Quello di cui parlava Grimaldentis, vero?- Remus scosse la testa - In questi giorni sono stato ovunque, per cercare delle informazioni. Perfino nell'Ufficio Guerre Magiche al Ministero non c'è nulla.-
- Tradotto letteralmente è la gioiosa battaglia no?- bofonchiò Duncan.
- Saranno i Guerrieri Allegri.- ironizzò Dalton - E che cazzo gente, sembrate dei morti viventi. Ha ragione Draco, sapete quanto cosa il botulino?-
- Non si tratta solo di quello, ma di questo ipotetico esercito di fantocci che Grimaldentis vuole mandarci addosso, come dei fottuti kamikaze.- sibilò Harry, scocciato - Avanti, possibile che nessuno sappia qualcosa di questa gente?-
- Io suoi miei libri non ho trovato nulla.- rispose Hermione - E dubito che alla Dama ne sappiano qualcosa.-
- Avete chiesto a Gala Leoninus?- fece Piton - Ha più quattrocento anni, ne avrà sentito parlare.-
- La zia di Milo non sa nulla.- rispose Tristan, tentato di versarsi l'ennesimo bicchiere - Lo stesso Cameron e gli altri. A questo punto possiamo solo ipotizzare che sia una corrente mistica nata di recente.-
- Già, dov'è stato il bastardo prima di tornare qua? In Italia, no?- fece Ron.
- Va bene.- sospirò Herm, alzandosi indolenzita - Chiamo Gemma, le chiederò di fare qualche indagine. Anche se a questo punto sarebbe saggio che la raggiungessi. Un paio di ore nei sotterranei del Vaticano e vi direi vita morte e miracoli di questi Pugna Laeta.-
- In Italia? Vuoi andare in Italia?- sbraitò Draco - Neanche per sogno!-
- Ho scritto "serva personale di Malfoy" in testa per caso?- gli rispose, scoccandogli uno sguardo truce - Vado dove mi pare!-
- Non da sola! Ogni volta che vai in Italia succede sempre qualcosa! Ti ricordi che lì ci vivono quelle brave persone che ti hanno maledetta perché li hai traditi mezzosangue?-
- Ecco e parlando degli Zaratrox...- s'intromise Sirius, pensoso - Grimaldentis non aveva detto che Tom era l'unico a potersi ricordare del suo esercito?-
- Si, l'ha detto.- annuì anche Remus - A che pensi Paddy?-
- Bhè, come abbiamo già visto tutti quanti fargli ricordare la prigionia non gli fa bene, tantomeno una seduta di lettura con Dena o Cameron. Resta l'ipnosi.-
- La catalessi.- aggiunse Moody brusco - Black se pensi che ci diano il permesso di rendere incosciente quel ragazzo, sebbene maggiorenne, ti ha dato di volta quel poco di cervello che t'è rimasto da quando sei uscito da Azkaban.-
- Oh, allora attacchiamoci tutti e aspettiamo che questo schifoso esercito venga a bussarci alla porta. Fate come vi pare.-
- Piuttosto...- sospirò Narcissa, zittendo il cugino prima che dessero in escandescenze - Dov'è ora Tom? Sono già le undici.-
- In piazza, a Trafalgar Square.- informò tutti Draco - A quest'ora sarà mezzo ubriaco sotto il palco dei Limp Bizkit, cantando a squarciagola insieme a Damon.- e visto che nessuno capiva, dovette rispiegare - E' a un concerto.-
- Ah.- bofonchiò Duncan, per poi esplodere - CHE COSA?! LI AVETE MANDATI Lì DA SOLI???-
- Che accidenti urli!- sbuffò Harry - E basta! Santo Dio, sono insieme ai loro compagni di scuola! Milo li pedina dall'aria, Jeager da lontano e Asher è andato con loro, senza contare anche Trix.-
- Ma bene. La vita di una manica di diciassettenni nelle grinfie di un mannaro che dovrebbe essere morto, un mezzo demone e una Diurna! Alla grande Potter!-
- Andate a riprenderli, no?- sbottò anche Molly Weasley - Potrebbe capitargli qualsiasi cosa!-
- Stavolta sono d'accordo.- disse Hermione, allibendoli - Voldemort mi aveva detto che se lo sarebbe ripreso.-
- Se fosse stato serio l'avrebbe già fatto.- Harry scosse la testa - Voleva solo farmi irritare.-
- Pensa come t'irriterebbe se lo rapisse davvero.- soffiò Sirius.
- E' sempre suo figlio.-
Quella risposta fece corrucciare l'espressione di tutti ma il bambino sopravvissuto non aggiunse altro.
I ragazzi avevano la scorta, stavano bene.
Non serviva altro, loro, per quella notte.
- E Mundungus che fine ha fatto? Non sarà in giro a far danni!- chiesero in sottofondo, mentre Potter sbirciava fuori dalla finestra, come ricercando un sogno.
- Dung? Non lo sapete? Ieri sera gli sono entrati in casa, ha preso un colpo in testa. Ora è al San Mungo, esce domani.-
- Speriamo non abbia perso quel poco cervello che gli restava...-
- Speranza vana.-
- Già...-


La galleria della metro sotto Trafalgar Square si riempì di risate, verso l'una e mezza di notte.
Una folto gruppo di ragazzi adolescenti, che erano tanto diversi gli uni fra gli altri più di quanto un essere umano comune potrebbe immaginare, salì sulla linea gialla, non appena le porte del vagone vuoto si aprirono.
Insieme al gruppetto, salirono altri ragazzi, appena usciti dal concerto che si era tenuto fino a quel momento.
Passando sulla sopraelevata, Tom Riddle osservò il cielo pieno di stelle.
Accaldato per il tanto cantare e urlare, col cuore ancora pieno di forti emozioni, di musica, di luci.
I suoi occhi brillavano, quando incontrò quelli di Damon.
Seduto di fronte a lui, teneva un braccio sulle spalle di Neely.
Cloe invece era appoggiata al torace di Tom e rideva insieme agli altri, che si erano uniti a loro.
Sedwigh stava nello scomparto di poltrona a fianco, con Trix, Asher, Matt Rogers, Martin Worton, Madeline Nolan e Fred Ryder, di Tassorosso.
Tutti insieme.
- Allora?- Damon carezzò i capelli della sua ragazza, sogghignando appena - Piaciuto?-
Neely sollevò gli occhi azzurri, pieni di brio ed eccitazione.
- Mai stata in un posto simile.-
- Vero.- si unì Sedwigh - Howthorne te lo concedo. Tirarci a questo concerto di babbani è stata un'ottima idea.-
- E pensare che non c'ero mai stato e non volevo neanche venirci.- disse Matt, ridacchiando - Quand'è il prossimo?-
Damon e Trix scoppiarono a ridere. Avevano deciso di portarseli dietro, per fargli venire un po' di orecchio ma principalmente il Legimors aveva voluto far vedere alla sua ragazza un mondo al di fuori di quello dei maghi, che a lui piaceva moltissimo.
Un mondo pieno di energia, un mondo sospeso, fatto di turbino di voce, di forza, di ebbrezza.
Fatto dei salti della folla che cantava a squarciagola insieme ai cantanti sul palco, fatto delle parole delle canzoni, che rapivano e ti portano chissà dove...
E lì, su quel vagone della metro era come essere di nuovo sospesi in un silenzioso tragitto.
Damon, Tom, Beatrix e Cloe si guardarono.
Poi ognuno sorrise, per sé, risentendo il sorriso dell'altro. Nel cuore, nella testa.
Più tardi, verso le due di notte, si ritrovarono a Piccadilly Circus, anche definita come la piazza "dell'ombelico del mondo", per la quantità di persone che vi si radunavano.
Ancora una volta, anche se era passato poco tempo da quando Tom e gli altri vi si erano radunati per un pomeriggio tranquillo, il quartetto rimase a fissare le luci dei messaggi pubblicitari, che si sovrapponevano gli uni agli altri, sulle facciate dei palazzi, in un turbinio di pulsanti luci colorate.
Sotto alla fontana illuminata, Tom si perse a osservare la statua di Eros, in alluminio.
C'era un'atmosfera strana in lui. Se la sentiva dentro.
Era la consapevolezza dei condannati.
Sapeva di stare vivendo i suoi ultimi attimi di libertà...e li sentiva così vividi a pelle che...
Si piegò su Cloe, catturandole la bocca con un bacio improvviso.
...che quella notte avrebbe potuto fare qualsiasi cosa.
- Allora?- fece Trix - Dove si va? Non penserete di andarvene già a casa spero!-
- Non direi.- Sedwigh la guardò incuriosito - Si beve qualcosa? E non scegliere locali strani.-
- Tranquillo, sono sazia.- la Diurna si volse verso Howthorne - Che si fa? Bloody Mary?-
- Hn, ci sta.- Damon sogghignò - Mai stati in un pub-discoteca sfigati?-
- Mai.- dissero i maghi in coro.
- E allora ci andiamo adesso. Girato l'angolo c'è un The Rock Garden.-
- Perfetto! Si va!-
Si, pensò Tom.
Si, era quello che doveva fare. Godersi quegli ultimi momenti.
Perché erano gli ultimi.
Eppure non provò dolore, quella volta. Né la rabbia, che gli attanagliava le viscere da tempo.
Sotto le luci al neon del The Rock Garden, stava seduto al bancone affollato. La musica altissima che pompava nell'aria impregnata di fumo, di voci, di vita.
Sotto, nella pista, vide Damon ballare fra Trix e Neely.
Martin e Matt invece erano già ubriachi persi, se ne accorse quando Rogers lo raggiunse, buttandogli un braccio in spalla.
- Devo...dirlo...- tubò, alitandogli in faccia mezzo gallone di birra - Ragazzi siete i miei eroi.-
- Si ma va a vomitare da un'altra parte.- gli ringhiò Asher fra i denti, seduto a fianco di Riddle.
Matt lo mise a fuoco, dondolando.
- Amico ho capito tutto!- e traballando all'indietro si rimise in piedi - Bene...cercherò di capire se una di queste deliziose fanciulle è abbastanza sbronza da trovarmi attraente. Vi saluto!-
- Matt, Matt.- disse Cloe, arrivando e sedendosi in braccio a Tom - Ma tu le ragazze non le corteggi neanche un po'?-
- Sorella, corteggiare ormai è un'usanza sorpassata.-
- Già, oggi c'è la birra.- lo seguì Martin, non meno ubriaco di lui.
- Piano con gli alcolici.- rise Tom, stringendo la King alla vita - O non tornerete a casa interi.-
- Rischi del mestiere...- cinguettò Worton, veleggiando via insieme al Corvonero.
- Che stato indecoroso.- sibilò Asher, attaccandosi alla birra.
- Dì la verità, ti diverti.- lo sfidò Cloe.
- Come no. Trascinato in piena Londra in mezzo a un pogo, a sbraitare insieme a dei dementi umani.-
- Almeno puoi bere.-
- L'unica mia consolazione.-
- Sempre a lamentarti.- sbuffò Damon, arrivandogli alle spalle. Chiese al barista un White Russian, per mandarlo giù d'un fiato. Neely era poco dietro, con Trix e Maddy. Era raggiante.
- Visto?- disse il Legimors - Nella vita basta un concerto e una bella bevuta.-
- Si e una sboccata all'alba.- lo seguì Tom, picchiando il bicchiere di gin contro il suo - Alla salute.-
- Alla salute.- Damon si passò una mano fra i capelli - Vado a sciacquarmi la faccia. Torno subito.-
- Occhio alla gente che trovi nel bagno.- frecciò Cloe, mezza brilla - Tieniti stretti i boxer.-
- Ottimo suggerimento!-
Passando fra la folla, il Legimors riuscì a chiudersi nel bagno degli uomini e si appoggiò al lavandino, sospirando.
La serata era andata bene, doveva ammetterlo.
Subiva ancora i postumi della notizia che sarebbe diventato un fratello maggiore ma in fondo se la cavava.
- Cazzo...- disse un ragazzo rasta, passando dietro di lui con un suo amico - Hai sentito cos'ha detto il buttafuori?-
- Cosa?-
- Hanno ammazzato una ragazza qua fuori, l'altra sera. L'ex l'ha beccata con un altro, ha dato in testa e le ha sparato in fronte.-
- Che schifo...- rispose il compare - E l'hanno arrestato?-
- Per ora ancora no.-
Dileguatisi tutti, Damon si passò dell'acqua ghiacciata sulla faccia. Avvertiva ancora quel fastidioso ronzio di voci nella testa, di voci che continuavano a parlare l'una sopra l'altra. Per poi sentire una sola, molto nitidamente.
"Aiutami."
Era una ragazza.
Damon la vide appena di riflesso, nello specchio, vestita di jeans e un top rosa di seta e pizzo.
- E' il bagno dei ragazzi.- borbottò.
"Aiutami. Solo tu mi senti. Come fai a vedermi?"
Stranito, sollevò il volto e nello specchio vide una cosa che gli mozzò il fiato.
Una ragazza, sui ventidue anni. Il viso sporco di rosso, un buco in fronte.
Col sangue a cubetti si voltò di scatto...ma dietro di lui non c'era nessuno.
Si accasciò coi fianchi contro il lavandino. Il cuore che batteva come un tamburo nel petto.
Dio...ma cos'era stato?
Uscì di volata dal bagno, ma non vide più nulla.
Cos'era stato? Chi era?
Un fantasma? No. Non era evanescente.
Cercò di dimenticare, tornando dai compagni. Eppure da quella notte...tutto cambiò per lui.
Si perché quella...sarebbe stata la prima, di una lunga lista di apparizioni.
Di una lunga lista...di richieste d'aiuto.
Intanto Tom restava al bancone, a guardare quella massa di gente muoversi quasi all'unisono.
Avrebbe voluto mettere in ordine i suoi desideri, vivendoli, rivivendoli ancora e poi ancora di nuovo.
Sapeva che non avrebbe potuto farlo...eppure...quella notte...
Piegò leggermente il capo, fino a sfiorare lo zigomo di Cloe con la guancia, mentre lei gli baciava dolcemente il collo.
Lo carezzava lenta, con movimenti delle dita appena percettibili.
Poi gli passò i polpastrelli sulla guancia, per catturare definitivamente la sua bocca.
Tom lasciò che lo baciasse, avvertendo le sue labbra morbide e umide come mai prima.
Se la strinse addosso, avvertendone ogni forma così pericosa e intossicante.
Un bacio, un bacio ancora, non faceva che pensare...
Una mano gli scivolò dal collo di lei, fino al seno, per scendere quindi al fianco.
Quando Cloe si staccò, lo fissò a lungo.
- Vieni a casa con me.- gli disse, a fior di labbra.
Lo baciò ancora, appena leggermente.
Aspettava una risposta.
Tom annuì, toccando la fronte contro quella di lei che gli riprese il viso fra le mani, per guardarlo in faccia.
Gli sorrise, forse se lo sognò, poi riprese a baciarlo.
Erano le quattro e mezza del mattino quando Tom uscì dal locale, sul retro, dove c'erano tanti altri a fumare.
Gli era squillato il cellulare, pensava fosse Harry ma il numero era sconosciuto.
Stranito, lasciò perdere e alzando il volto notò gente che gli altri babbani non notavano.
Jeager e Milo.
Erano a una finestra del Cafè Royal.
Con un ghigno, i due gli fecero un cenno che lui ricambiò solo muovendo il capo.
Le stelle brillavano incredibilmente.
Le fissò a lungo, parlò con un vecchio amico di Damon, un babbano che gli aveva offerto da bere per il suo compleanno. Gli offrì anche una sigaretta, poi se ne andò.
Se la mise in bocca e una ragazza di passaggio gliel'accese.
Diede una boccata, tornando a scrutare il cielo.
- Fa male fumare.-
Quella voce conosciuta lo prese di spalle e Tom sorrise.
- Senti chi parla Dung, tu che bevi come una spugna.-
Al suo fianco apparve Mundungus. Doveva essere Disilluso perché nessuno lì attorno notava il suo lungo mantello nero.
Però...lo guardava in un modo strano.
Tom corrucciò la fronte, soffiando fuori il fumo acre.
- Tutto bene Dung?-
Poi, il colpo.
Sotto il cappuccio del mantello di Mundungus, la sua faccia mutò all'istante.
E quella faccia...oh, quella faccia Tom la sognava ogni notte.
Tremò, gli occhi blu sgranati fino al limite.
La cenere della sigaretta gli cadde sul dito, ma anche se si scottò, addosso sentiva solo un gelo terribile.
- Cosa fai qua?- alitò sgomento.
Lord Voldemort non rispose immediatamente. Rimase a fissarlo.
- Sono venuto a prenderti Thomas.-
Il giovane Grifondoro s'irrigidì di più.
- Pozione Polisucco.- sussurrò - Cos'hai fatto a Mundungus?-
- Nulla. Solo un colpo in testa. L'avessi ucciso, l'Ordine avrebbe capito.-
- Perché sei venuto? Dimmi la verità.-
- Te l'ho già detto.- Voldemort nascose le mani sotto al mantello, impaurendolo - Sono venuto a prenderti.-
- Tieni le mani lontano da quella stramaledetta bacchetta.- gl'impose il figlio, gelando al solo pensiero di tutta la gente che c'era lì attorno - Non fare nulla. Non farlo!-
- Harry non te l'ha detto? Neanche la signorina Hargrave?-
- Che saresti venuto qui? No.-
- Non volevano spaventarti presumo.-
- Ci stai riuscendo tu però.- Tom non osò più muoversi - Non fare del male nessuno.-
- Allora vieni con me senza fare storie. Ti porto a casa.-
Casa.
Tutto stava prendendo la surreale consistenza di un incubo.
Stava per aprire bocca quando la voce dei suoi amici riuscì ad atterrirlo definitivamente.
Voldemort, ripreso il volto di Mundungus, lo afferrò per un braccio e si piegò sul suo orecchio.
- Recita bene, figlio mio.-
- Tu vedi di fare lo stesso.- gli sibilò, in Serpentese.
Voldemort sorrise biecamente e si rimise composto, giusto in tempo.
- Oh, eccoti!- Trix e Cloe furono le prime ad arrivare, seguite da Damon e Asher.
- Oh Dung!- la King lo studiò incuriosita - Che ci fai qua? Di ronda con gli altri?-
- Si. E' con Milo e gli altri.- interloquì Tom, nervoso come mai in vita sua - E' passato a salutarmi.-
- Non è che vi state di nuovo facendo i vostri affari sotto banco, eh?- chiese la Vaughn , ghignando - Che gli vendi stavolta Dung?- poi la Diurna tacque, annusando l'aria - Dove sei stato Dung? Con Draco a far veleni?-
- Problemi con dell'arsenico.- rispose il finto Mundungus con voce flautata - Vi divertite ragazzi miei?-
- Molto.- Cloe abbracciò Tom per la vita, senza notare il suo pallore - E tu come te la cavi Dung?-
- Gli affari vanno bene.-
Cazzo, che attore, pensò Tom furente.
Lo scrutava rabbioso, ma nessuno parve accorgersene per fortuna.
L'importante era che tenesse bene le sue grinfie lontano dalla bacchetta.
- Ho capito.- la Sensistrega si fece da parte - Avete degli affari da discutere.- e si sporse, baciando Tom sulle labbra - Ti aspettiamo dentro.-
- Già, non fare disastri.- disse anche Beatrix, schioccandogli un bacio sulla guancia - Ci vediamo dopo e vedi di non traviarlo Dung. Forza Asher, filiamo a bere qualcosa.-
- Alcolizzata.-
- E ne sono felicissima.-
Per ultimo rimase Damon.
I suoi occhi passavano da padre a figlio, senza che riuscisse a carpirne il segreto, oltre il velo della magia.
- Tutto ok?- chiese comunque, prima di dar loro le spalle.
- Alla grande.- Tom gli sorrise, un misto di ansia e finzione - Semper fidelis.-
- Semper fidelis.-
Dopo un'ultima occhiata a Mundungus, Howthorne tornò dentro con una strana sensazione.
Come se...
Era a metà della gradinata d'ingresso quando corse di nuovo fuori, quell'impressione martellante a divorargli anima e cuore. E Tom non c'era più.
Trovò solo un biglietto, chiuso in quattro a terra accanto a una sigaretta mezza accesa, che si fumava da sola.
Lo aprì e lo lesse.
Per poi accartocciarlo, serrando i denti e le palpebre.
Se n'era andato.
Tom se n'era andato.


Quella stessa notte, al Ministero della Magia dove Orloff stava facendo le ore piccole con Wizengamot, una donna entrò nell'edificio.
Aveva addosso un mantello rosso.
Camminava lenta, sinuosa, profumava di lavanda.
Era passata senza essere vista e notata da nessuno.
Quando raggiunse l'ufficio del Ministro, rimase sulla soglia. E sorrise.
Orloff levò il capo dalle sue carte, corrucciando la fronte quando se la ritrovò a un passo dalla scrivania.
- Chi è lei?-
- Mi chiamo Miranda.-
Dalla porta chiusa, filtrò della luce abbagliante, sotto il battente.
Ma non ne uscì un suono, non un rumore.
Il mattino il Ministro della Magia della Gran Bretagna si svegliò con un forte mal di testa.
E i suoi occhi vacui e vuoti non tornarono più quelli subdoli e lucidi di prima.


Verso le cinque del mattino di quel tre marzo, a Lane Street, accadde un altro evento.
Fondamentale, per quello che sarebbe stato il futuro di Harry Potter.
La ruota del destino
si rimise a girare, fino a portargli, con un tempo era stato condotto anche il piccolo Tom Riddle fino alla sua porta, uno dono.
Un nuovo importante dono.
Sveglio, seduto sulla mensola della finestra al primo piano della palazzina, il bambino sopravvissuto osservava la notte buia, ma lucida e trapuntata di stelle.
Sarebbe stata una buona giornata, si ritrovò a pensare.
I ragazzi ancora non si vedevano ma non se ne preoccupava.
Erano sorvegliati a vista, nessuno avrebbe potuto far loro del male.
Si chiedeva se non stesse sottovalutando i suoi nemici ma fra chiudere in gabbia Tom, come un tempo era accaduto a lui, e lasciarlo vivere e crescere, anche combattendo, aveva preferito quella seconda anche se rischiosa opzione.
Il dieci marzo suo figlio e la piccola Glory avrebbero compiuto due anni.
Se ci pensava, sentiva che il tempo era passato così dannatamente in fretta.
La sabbia della clessidra gli era scivolata via dalla dita, quasi senza che se ne accorgesse.
Si versò un altro bicchiere di vino ma quando si portò il calice alla bocca, avvertì una fitta alla testa.
Si toccò la fronte, la cicatrice scottava.
E quello era un presagio che non portava mai nulla di buono.
C'era tensione in lui.
E brama.
Ed eccitazione.
Voldemort?
Voldemort era felice?
Cos'aveva fatto?
Cominciando a temere il peggio si alzò dalla mensola, raggiungendo il camino.
Buttò Tristan giù dal letto, a Cedar House.
Gli chiese se i ragazzi erano tornati, ma Tom lì non si era ancora visto.
Mckay cercò di tranquillizzarlo, ormai era grandi abbastanza per farsi le ore piccole ma quella sgradevole sensazione di vittoria che non gli apparteneva continuava tormentarlo.
Chiamò e richiamò al cellulare del suo mostriciattolo, ma trovò sempre una voce asettica a dirgli che l'utente non era raggiungibile. Fra gli altri, solo Trix portava un cellulare e nel caos del pub, la Diurna non rispose mai.
Stava accadendo qualcosa...se lo sentiva.
Stava girando nel soggiorno come un animale in gabbia quando Draco scese le scale.
Scarmigliato, in pantaloni del pigiama e torso nudo.
- Potter...bastardo mi hai svegliato...- rognò, andando in cucina a versarsi del caffè.
- E' successo qualcosa.- disse Harry.
- Cosa e a chi?-
- Non lo so. So solo che è successo qualcosa!- sbottò il moro, irritato.
- Fantastico, andiamo a telepatia adesso.-
- Mi brucia la cicatrice.- disse allora Harry, furente.
- A me il tatuaggio.-
Solo allora il bambino sopravvissuto si bloccò a guardarlo.
Sentiva qualcosa ora, che non apparteneva a Voldemort.
Era a Draco che apparteneva la vergogna, quella vergogna lacerante.
- Ti fa male?-
Malfoy sollevò gli occhi grigi dalla tazza del caffè con fare sprezzante.
- Non farmi queste domande Sfregiato. Mi danno sui nervi.-
Harry agitò la mano, furente con quell'imbecille e si buttò seduto in poltrona.
- Dio, mi scoppia la testa.-
- La verità è che hai paura che Voldemort voglia rapire il mostriciattolo.-
- E tu no?- frecciò il moro, ironico - Non fare la voce della mia coscienza Malfoy. Siamo in due su questa barca.-
- In tre, considerato Tom. Che di recente però si è fatto molto strano. Evita Lucilla e Cameron, non so se te ne sei accorto.-
- Certo che me ne sono accorto. Ma farlo parlare è impossibile, lo sai bene.-
- Parliamo con Lucilla allora.-
- Ottima soluzione, così quando lo verrà a sapere ci terrà il muso per la vita.-
- E se stesse progettando qualcosa?- Draco afferrò dei biscotti al cioccolato, cominciando a buttarli nel caffè.
- Progettando cosa?-
- Non lo so. Ma tu alla sua età ne facevi parecchi di progetti in guerra.-
- Si, tu invece progettavi solo a farti Hermione, rischiando di restarci secco.-
- Bhè, non credo che il mostriciattolo sia uno che progetti di farsi qualcuna.- soffiò Malfoy sarcastico.
- Ah, come ti pare.- rognò Harry, esausto - Comunque non lo trovo al telefono.-
- Milo ha dietro il cellulare di Degona. Parla con lui.-
- E non potevi dirmelo prima, pezzo di mentecatto?-
Il biondo gli fece un gesto molto carino, mentre Potter si attaccava al cordless.
Due chiacchiere col Diurno, che si sorbiva la sua emoglobina appostato al Cafè Royal con Jeager e vennero a sapere che quella banda di mocciosi si era passata un concerto e poi la nottata in discoteca.
- Dove sono?- chiese Draco.
- A Piccadilly Circus.- rispose Harry - Milo...senti...ci sono tutti?-
Il Diurno ridacchiò alla cornetta - Ciccio, calmati. Sono dentro che si divertono, all'uscita secondaria c'è Clay, Gary è in mezzo alla piazza e dentro con loro c'è il mannaro maledetto.-
- Nessuno è uscito?-
- Tom e gli altri, qualche secondo fa. Si sono fumati una sigaretta.-
- E adesso dov'è?-
- Gli altri sono rientrati. Tom s'è infilato in un vicolo con Dung.-
Draco avvertì che qualcosa non andava quando vide l'espressione del bambino sopravvissuto.
I suoi occhi verdi erano sgranati.
- Mundungus?- alitò Potter - Tom s'è infilato in un vicolo con Mundungus?-
- Si,- rispose Milo - un attimo fa. E adesso Damon è uscito di nuovo...- aggiunse, vedendo il Legimors piegarsi a terra, per raccogliere qualcosa - Ma che succede?-
- Milo.- la voce di Harry uscì in un sussurro - Mundungus è al San Mungo. Ieri sera l'hanno ferito per la strada.-
- E non può essere uscito prima?-
- Merda...Milo ti prego controlla!- ordinò Harry, scattando verso la bacchetta - Un attimo e sono lì, capito? Muovetevi e controllate, dopo di che vai a chiamarli e trascinali a casa, subito!-
- Ok, ma vedrai che non è nulla.-
Chiusa la comunicazione, i due Auror si vestirono in fretta.
Erano già fuori di casa quando entrambi...inciamparono nel loro destino.
A terra, sotto i loro piedi, c'era una cestino di vimini tutto bianco.
- Cosa diavolo...?-
Draco si piegò sulle ginocchia.
Scostò una copertina pesante a causa del freddo e vide...una bambina! Di un anno al massimo.
- Potter cazzo...è una neonata!- alitò, mentre Harry si piegava a sua volta.
Si guardarono attorno frenetici, ma Lane Street sembrava deserta. Non c'era nessuno.
La bimba emise un vagito, poi aprì appena gli occhioni.
Erano azzurri.
In testa molti capelli neri.
Una manina afferrò il dito di Draco, poi vagì di nuovo.
- C'è una lettera. È per te.-
Harry prese il biglietto dalla mani di Malfoy, per scartarlo velocemente.
Poche parole.
E una vita intera, per capirle.


 




"A Harry Potter, il bambino sopravvissuto.
Difendi questa piccola sopravvissuta, considerala tua figlia, ti supplichiamo.
La nostra piccola ora l'affidiamo a te.
Amala, crescila, rendila forte.
Noi non possiamo più farlo.

I suoi genitori, A e F N."

 

 

 

 

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Capitolo 52
*** Capitolo 52° ***


figli52

 

 

Sparito.
Thomas Maximilian Riddle era sparito.
Tutta Piccadilly Circus venne addormentata dagli Auror, prima che sorgesse il sole.
Eppure Harry Potter non sentiva nulla, neanche dei compagni che gli camminavano attorno, che parlavano, impartivano ordino, imprecavano per non essersi accorti di nulla.
Si maledicevano, per essere stati ciechi.
Si.
Ma lui era stato il più cieco di tutti.
Aveva sottovalutato il sentimento di possesso di un padre verso il figlio.
Seduto sotto la fontana di Eros, gli avambracci appoggiati sulle rotule, la testa china.
Gliel'aveva portato via.
Se l'era ripreso.
Tom non c'era più.
Si era ripreso il suo posto. Voldemort si era ripreso il posto che gli spettava.
E lui era rimasto a guardare.
Inconsciamente...l'aveva lasciato fare.
Senza pensare.
Inconsciamente...aveva sempre saputo che Voldemort prima poi si sarebbe ripreso ciò che la fortuna aveva portato da lui. Si era ripreso Tom, suo figlio.
I figli dovevano stare coi genitori.
Era questo che diceva la razionalità, no?
Il figlio dell'uomo che aveva ucciso Lily e James Potter...non avrebbe mai dovuto stare con Harry Potter.
Era questo che gli veniva ripetuto da otto anni.
Allora perché...allora perché anche in quel momento, davanti a quell'alba pallida e fioca, Harry continuava a non trovare il senso di quelle parole? Perché?
La morale lo voleva.
Lo voleva la ragione.
La testa anche.
Si coprì gli occhi con una mano, all'improvviso.
Il solo pensiero che Tom se ne fosse andato lo stava strozzando.
Letteralmente, gli toglieva il fiato.
Gli spaccava il cuore in mille pezzi.
Gli vista gli si appannò e le lacrime gli resero impossibile vedere bene.
- Cristo...-
Gliel'aveva portato via.
E con che coraggio sarebbe andato a riprenderselo?
Con che coraggio avrebbe strappato Tom a suo padre?
Perché qualcosa continuava a dirgli che tutto quanto era sbagliato? Perché quei pensieri continuavano a tormentarlo?
- Secondo te è sbagliato rivolerlo indietro?-
Draco Lucius Malfoy lo sovrastava, in piedi, freddo come il ghiaccio.
La mano serrata lungo il fianco, l'espressione rabbiosa.
- Lasciami in pace Malfoy.- sussurrò il bambino sopravvissuto.
- Rispondi alla mia domanda.-
- Ti ho detto di andartene.-
Draco allora s'inginocchiò davanti a lui. Con rabbia gli prese la testa fra le mani, lo costrinse a guardarlo.
- Li vedi?- sibilò - Li vedi?-
Gli occhi smeraldini di Potter vagarono vacui oltre le spalle del biondo.
Damon Howthorne era seduto nell'ingresso del The Rock Garden.
Beatrix Vaughn camminava avanti e indietro, forse per inerzia. Perché il suo sguardo era perso.
Claire King, accanto al Legimors, osservava il punto in cui il suo ragazzo era sparito, lasciando solo un biglietto.
Lei fissava quella sigaretta spenta, come un addio.
Come un cadavere.
Come un morto, ormai perduto per sempre.
- Li vedi loro?- gli sibilò allora Draco, rabbioso - Hanno diciassette anni e si butterebbero nel fuoco per Tom se solo li lasciassimo liberi. Tu invece te ne stai qua a piangerti addosso, facendoti le seghe su ciò che ti lega a lui. Damon è un Legimors, Cloe una purosangue, Trix una Diurna. Eppure da quando si sono conosciuti se ne sono sbattuti di tutto, sono andati avanti, si sono fatti insultare, fregandosene sempre. Hanno diciassette anni e sono più forti me e te messi insieme, che ancora dopo anni di guerra e battaglie non abbiamo capito che è importante solo ciò che ci unisce veramente, non i vincoli di sangue, per quanto forti possano essere.-
Harry scosse la testa, liberandosi dalla sua presa e passandosi la mano sulle profonde occhiaie.
- La verità è che se fossi Voldemort avrei fatto la stessa cosa.-
- La verità è che noi abbiamo tutto il diritto di andare a riprenderci Tom.-
- Esattamente come lui. Aveva il diritto di riprenderselo. È suo padre.-
Harry tornò ad abbassare il capo, sgomento.
- E' un assassino, lo so. Ha ammazzato i miei...ma io ho ammazzato lui, Bellatrix...erano i genitori di Tom. Cristo nemmeno tu mi capisci? Ho ucciso i suoi genitori, non dovrebbe stare con me!-
- S'è mai fatto problemi? Non mi risulta.-
- Allora non capisci...- Potter lo guardò distrutto - Io sono stato per Tom ciò che Voldemort è stato per me.-
- Capisco benissimo. Ma stai cogliendo l'occasione al volo per scappare.-
- Scappare?- Harry rise amaramente, scuotendo la testa - Ho voglia di scappare ogni volta che lo guardo in faccia.-
Draco allora si rimise in piedi, pieno di sprezzo.
- Col vostro rimorso finirete per ammazzarvi.-
- Vostro?-
- Cristo Sfregiato, ma davvero pensi che con quattro parole tu riesca a mettere a tacere i sensi di colpa del mostriciattolo? Anche lui è bombardato di commenti e condanne, come te!-
- Gliel'ho detto anni fa.- sussurrò l'altro - Non deve.-
- E le tue rassicurazioni hanno avuto su di lui l'effetto che quelle di Tom hanno fatto su di te. Niente. Se non perdonate voi stessi da principio non saprete accogliere il perdono dell'altro. È questa la verità.-
Draco non attese una sua risposta e tornò da Ron, che parlava con gli Auror che erano stati di vedetta.
Rimasto solo, il bambino sopravvissuto tornò a guardare gli amici di Tom.
Già.
Così diversi...si sarebbero buttati nel fuoco, fregandosene del sangue, delle capacità, del destino.
"Non sono le nostre capacità a stabilire ciò che siamo Harry. Sono le nostre scelte."
Perché quella frase, dopo tanti anni, tornava e lo colpiva con così tanta forza?
Silente aveva ragione.
Aveva sempre avuto ragione.
Ma lui non ce la faceva.
Era dannatamente debole.
Sempre, quando si trattava di Tom.
- Harry.-
Rialzò il volto umido, quando Hermione gli arrivò a fianco.
Senza una parola la Grifoncina lo abbracciò stretto, cullandolo.
- Stai tranquillo tesoro.- gli mormorò dolcemente, carezzandogli la nuca - Andrà tutto bene. Lo ritroveremo.-
- Si.- disse in un soffio - Se non altro con Voldemort è al sicuro da Grimaldentis.-
Lei annuì, staccandosi.
- Ho i nomi che mi avevi chiesto.-
Potter tornò momentaneamente lucido. La bambina.
- Dimmi tutto. Hai scoperto qualcosa dalle iniziali?-
Hermione stirò un sorriso triste.
- Si. Arnold e Francine Newsome, del Sunset.-
- Auror?-
Quando lei scosse il capo, avvertì un brivido.
- Gagia. Appartenevano alla Dama Nera, una famiglia molto antica di purosangue.-
- Gagia?- allibì lui - Ma io credevo che...fossero stati i Mangiamorte...e dove sono ora?-
- Morti.- la voce di Hermione uscì in un debole mormorio - Due notti fa, nella loro casa, la più isolata del paese in cui abitavano. Trucidati loro, il figlio maggiore di otto anni e un altro bambino di quattro, insieme ai nonni e ai domestici.-
Il primo raggio di sole illuminò Harry Potter, come per schermirlo.
Non c'era più luce quella mattina.
Né pace, né salvezza.
- La bambina dev'essere stata lasciata a Lane Street da un amico di famiglia, qualcuno che si sia salvato. Gl'Illuminati hanno apposto il Marchio Nero e se ne sono andati, dando fuoco a ogni cosa. Non ho trovato il certificato di nascita della piccola, ma a quanto dicono i Medimaghi di Duncan non ha più di quattordici mesi. Non sappiamo neanche il suo nome. È legalmente morta.-
Morta.
Una bimba di un anno.
E tutta la sua famiglia era stata barbaramente uccisa.
Ecco perché sul biglietto era stato scritto "piccola sopravvissuta".
Come lui, era l'unica scampata alla morte.
Una piccola gagia.
- E' già stata battezzata col rituale oscuro.- continuò la Grifoncina - Ha una stella nera tatuata sulla schiena.-
Lo vide sbiancare, anche lui conscio che quel simbolo su un bambino significava una sola cosa.
Strada predestinata. Da cui non si fuggiva.
- Cosa vuoi fare?- gli chiese Hermione.
- Non lo so. Nessuno sa di lei?-
- Nessuno a parte Duncan e i suoi Medimaghi sono tenuti al silenzio.-
- Bene. Mi occupo di lei quando torno a casa.-
- C'è Elettra che le bada, tranquillo.-
Dopo di che gli fece una carezza leggera, sulla guancia.
Lo baciò e tornò dagli altri, per lasciarlo al sole di quell'alba...tetra e impregnata di paura, ansia e rabbia.
Ovunque fosse, pregò per Tom.
E che fosse andato a fuoco tutto il mondo, sarebbe andato a riprenderlo.


Dark Hell Manor.
Un sibilo velenoso serpeggiava per tutto il castello, per tutta quella tetra dimensione.
Un sibilo di curiosità mista ad avversione.
I Mangiamorte erano in tumulto, più di settanta, raccolti nella sala al primo piano della dimora di Lord Voldemort. Ma il loro Oscuro Signore non si era mostrato a loro da quando era tornato.
Nagini aveva imposto un rigoroso silenzio, rispettato a malapena.
Gli animi si stava scaldando alla soffiata che l'erede di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato fosse venuto a loro.
Si, il piccolo Thomas Maximilian Riddle era stato strappato dall'ala protettiva di Harry Potter, dal loro nemico. Ed era finalmente tornato a casa.
Nel luogo dove doveva stare.
La voce maligna che fosse un traditore però non si placava.
E Rafeus Lestrange non faceva altro che fomentarla, incurante di ciò che sarebbe potuto accadergli se qualcuno l'avesse sentito.
Ma Lord Voldemort non era presente.
Tantomeno in quel momento gli avrebbe prestato attenzione, anche solo per ucciderlo.
No.
Lord Voldemort stava sulla torre più alta del suo palazzo.
In una grande stanza da letto circolare, ricoperta di libri alle pareti, un camino davanti a un grande letto a due piazze, sopraelevato su quattro gradini, ricoperto da un pesante baldacchino di velluto bluastro, quasi nero.
A fianco di quel letto, Voldemort osservava suo figlio dormire.
A torso scoperto, girato col ventre in sotto, sprofondato in un sonno indotto.
Il più grande mago del male di quel tempo studiava il figlio con insolita perizia, mai rivolta a nessun essere umano...se non Harry Potter.
I lineamenti del suo viso, stanco e forse impaurito anche nel mondo onirico in cui si trovava.
La pelle bianca, così simile alla sua.
Seguendo il suo braccio, notò al polso sinistro del figlio un bracciale a forma di serpente.
Corrugando appena i lineamenti, vide gli occhi del serpente accendersi minacciosi.
Era una Trasfigurazione.
Insolito, pensò. Ma letale.
Alla stessa mano, Voldemort notò un anello pesante, tondo.
Una corona a decorarlo. Era l'anello di una casata di maghi, pensò. I King.
Ciò che lo attirò di più alla fine fu il tatuaggio al livello dei reni che suo figlio ostentava come un dono orgoglioso.
Un grifone e un serpente attorcigliati, uniti.
Strano simbolo, si ritrovò a pensare.
La dualità di uno spirito, di un'anima.
La dualità di un mago.
Bene e male. Luce e ombra.
Nascondendo un ghigno si girò per andarsene, quando l'occhio insolitamente gli cadde sulle finestre.
Infieriate spesse.
Sbarre.
In uno strano impeto, Voldemort sollevò la mano e le inferiate sparirono.
Nello stesso istante un lucernario di vetro colorato apparve fra il letto e il camino, irradiando la stanza di luce.
Più ce n'era, meglio era.
"Resta qua Nagini."
Il serpente dondolò il capo, arrotolato in poltrona, davanti a una scrivania.
"Padrone...cosa devo fare quando si sveglia?"
"Conducilo alla riunione."
"Se non vuole?"
Riddle era già alla porta.
"Se non vuole allora lascialo qui. Se non lo vedo, torno stanotte."
"Come ordini, padrone."
Passò una lunga giornata prima che il piccolo Tom Riddle riuscisse ad aprire gli occhi.
Percepì a pelle il calore di un caminetto ma il suo incubo non svanì, al risveglio completo.
Aveva sognato di essere stato strappato via, di nuovo, dal suo mondo.
Si mise seduto, guardandosi attorno.
Una grande stanza dai colori scuri. Una scrivania di ebano finemente decorato, tanti, tantissimi libri.
Guardò automaticamente l'orologio al suo polso.
Le dieci e mezza di sera.
Harry.
Doveva avvisare Harry.
Veleno illuminò i suoi occhi rossi, come per tranquillizzarlo.
Per il momento andava tutto bene.
Trovò dei vestiti sul pesante copriletto di piuma e se li mise, senza una parola.
Quando alla fine raggiunse la finestra per guardare fuori, vide sagome di torri lucenti come alabastro nero, nel buio.
Un cielo senza stelle. Un labirinto di rovine e siepi.
Capitelli infernali, statue di demoni accucciati nell'ombra, per custodire e imprigionare segreti antichi.
Dark Hell Manor.
Era a casa.
"Il padrone ti desidera."
Tom si girò di scatto verso Nagini, che prima non aveva notato, arrotolata su una poltroncina.
La scrutò diffidente, facendosi indietro. Non aveva neanche la sua bacchetta anche se dubitava che in un castello pieno di Mangiamorte, lui solo contro centinaia, avrebbe potuto servirgli.
Così era quella la serva più fedele di suo padre. Harry e gli altri non gli avevano mai detto molto di quel serpente, un famiglio o un Animagus, ancora nessuno lo sapeva, che era sempre stato accanto a Voldemort.
"Dov'è?" le chiese in serpentese, tornando a guardare fuori dalla finestra.
"In riunione, coi Mangiamorte."
A Tom uscì un gemito pieno di sarcasmo.
Cenare coi Mangiamorte. Voleva solo raggiungerlo per dirgli in faccia ciò pensava davvero di quel luogo e delle loro folli idee.
"Portami da lui."
Basta scappare. Se doveva morire, tanto valeva che almeno avesse sputato in faccia a suo padre ciò che davvero pensava di lui e della vita che gli aveva rovinato.
Nagini non se lo fece ripetere. Scese sinuosa dalla poltrona e davanti alla porta sigillata il serpente enorme riuscì a passare tranquillamente, facendo in modo che anche il prigioniero potesse uscirne.
Era in gabbia, si ritrovò a pensare. Di nuovo.
Ed era stato suo padre a mettercelo.
Per un tempo che parve infinito camminò per corridoi ampi, ricoperti di tappeti vermigli e neri.
Arazzi dall'aria consunta, tende nere e pesanti, statue e quadri che ricoprivano pareti intere, come per nascondere qualcosa.
Una casa enorme.
Una Lucilla diciassettenne, proprio come lui, era stata regina lì.
Una scala di dimensione gigantesche alla fine lo condusse al primo piano. Scendeva a chiocciola, toccando ogni piano. In mezzo, un lampadario polveroso in ottone ma ancora luccicante di cristalli dava bella mostra di sé.
Minimamente toccato da quella tetra e cupa dimora, il giovane Grifondoro riusciva solo a sentire sempre più nitide mille voci sibilanti e aggressive, proveniva da una porta a due battenti a pochi metri da lui.
Nagini si stava dirigendo lì.
La riunione.
Avrebbe dato la vita per Harry, questo era sicuro...eppure ora avrebbe dato la vita per averlo lì, perché venisse presto a salvarlo. Ma Tom sapeva bene di non poter chiedere nulla del genere in quel momento.
Harry e Draco dovevano stare lontano da quel luogo.
Assolutamente. E se questo significava vivere con suo padre per qualche tempo, insieme ai Mangiamorte, avrebbe accettato.
"Sei arrivato."
Nagini entrò nella stanza per prima, sibilando. Automaticamente si zittì anche la folla dei servi del Lord Oscuro quando videro Tom sulla soglia.
Il silenzio che calò fu decisamente spettrale. E fu anche una sensazione che Tom Riddle non avrebbe dimenticato facilmente, per il resto della sua vita.
Sentì il brivido dei re, dei generali, dei comandanti...di fronte al loro esercito.
Un esercito fedele, pronto a ogni cosa.
Poi, in mezzo a quella gente che lui conosceva di nome, o anche di visi, essendo la metà di essi padri e madri dei suoi compagni di scuola, risuonò una risata terribile. Piena di scherno.
Tom riconobbe subito quella voce.
- Fratello mio.- Rafeus Lestrange stava seduto a tavola, gongolando come un re di fronte a un suddito inferiore - Finalmente abbiamo l'onore di averti qua con noi, nel posto che ti spetta...anche se dubito che ai traditori sia conservato un posto d'onore.-
Non era cambiato.
Tozzo e forte, corpulento e con viso irregolare di Rodolphus Lestrange.
Tom non riuscì a trattenersi. Doveva ammettere che aveva atteso per anni quel momento.
- Il posto d'onore dei traditori dei maghi è in un posto solo.- gli sibilò, sogghignando biecamente.
- Azkaban?- gli occhi neri di Rafeus sfavillarono - Perfino laggiù i Dissennatori scarterebbero spazzatura come te.-
- Lestrange, piano con le parole.-
Tom notò Theodor Nott e sua moglie.
Ora li vedeva. Tutti seduti a lunghissima tavola, per circa settanta persone. Calici di vino, alcuni demoni impuri, alcuni vampiri.
Ridicoli. Ridicoli tutti quanti.
- Perché? Cos'altro vuoi dire al figlio traditore del nostri signore che si allea col suo nemico?- continuò il fratellastro con pesante arroganza - I vigliacchi vanno ammazzati appena nati.-
- Sorte che avrebbero dovuto rivolgere anche a tua madre.- uscì a Tom, in un sibilo che fece illividire Rafeus - A quanto ne so ha torturato un sacco di gente indifesa, disarmata. Come vuoi chiamarla se non codarda?-
- Un'altra parola su nostra madre e...-
- Un'altra parola sulla tua, vorrai dire.- rispose Tom, gelido.
Rafeus allora si alzò immediatamente. La bacchetta già alla mano.
In un lampo, fra le grida dei primi Mangiamorte che cominciavano ad agitarsi, si Smaterializzò di fronte a Tom.
Un istante dopo Riddle si ritrovò la bacchetta puntata alla gola.
Il volto del fratello era una maschera di rabbia.
- Bastardo.- gli sibilò.
Voleva vederlo andare a pezzi, voleva vederlo andare fuori di sé.
Tom si scoprì incredibilmente abile a far saltare i nervi a qualcuno.
- Problema di Bellatrix. Doveva tenere le mani a posto...- e vedendolo tremare di collera, Tom continuò perverso - Come sta il moncherino? Harry si coccola il tuo braccio tutti i giorni come un trofeo, sai?-
Oh, ce ne aveva messo per reagire.
Tom si spostò appena in tempo, evitando un pugno feroce in piena faccia. Dopo di che fu lotta aperta. Si abbassò di scatto e con rabbia si buttò addosso al fratellastro, afferrandolo per la vita e buttandolo a terra.
Fra pugni e colpi inferti, Tom riuscì a cancellargli quell'arroganza dalla faccia, nonostante Rafeus fosse molto più forte e pesante di lui.
I Mangiamorte stavano per fermarli quando entrò Vanessa di volata, precedendo qualcuno più importante di lei.
- Adesso basta! Finitela!- ringhiò la strega, afferrando Tom per le spalle e spingendolo via.
- Rafeus!- sbraitò poi, puntandogli il dito addosso - Smettila! Ti comporti come un ragazzino!-
- Levati di mezzo sorella!- e tirò nuovamente fuori la bacchetta ma non fece in tempo ad usarla.
Il gelo era calato sulla sala.
Veleggiando in un mantello nero, a capo scoperto, Lord Voldemort era apparso.
I Mangiamorte s'inchinarono, Rafeus deglutì e Tom rimase immobile, sputando a terra del sangue.
Voldemort li fissò entrambi.
C'era da piegarsi in ginocchio, tanta la grandezza nei suoi occhi rossi.
- Sembrate un branco di cani rabbiosi.- sibilò a voce bassa, ma l'eco risuonò ovunque, tenebroso.
Vanessa s'inchinò a sua volta.
- Padrone, perdonali.-
- Vostro figlio ha la lingua lunga, mio Signore Oscuro.- ringhiò Rafeus fra i denti - Insulta nostra madre.-
- Da qualcuno avrò preso no?- replicò Tom con pesante sarcasmo e mancò poco che si rimettessero le mani al collo, ma Rafeus si fermò al sibilo minaccioso, provenente dal polso proteso del giovane Riddle.
Veleno aveva ripreso la sua forma consueta e ora dondolava sulla mano del padroncino, vigile e combattivo.
- Placate gli animi.- ordinò Voldemort con voce roca - Thomas specialmente tu.-
- Allora che questo idiota mi stia lontano.- fece, fregandosene di tutti loro.
- Non sono qua per sedare i vostri dissapori da adolescenti.- disse Voldemort - Rafeus, sangue freddo.-
Lestrange s'inchinò con stizza.
Vanessa invece sorrise a Tom, melensa.
- E' un piacere, fratellino.-
- Vorrei poter dire lo stesso.- replicò lui, freddo.
- Te l'ho detto.- ringhiò Rafeus, tornando a sedersi - E' fiato sprecato con quel moccioso.-
I Mangiamorte si erano ricomposti, quindi Voldemort scoccò uno sguardo al figlio e con un cenno del capo gli fece capire di seguirlo. E così Tom fece, andandosene via col padre ma ben sicuro che prima o poi i suoi fratellastri gli sarebbero arrivati a tiro...e allora l'avrebbero pagata per tutto.
Non pensò lucidamente ad altro, fino a quando non mise piede nelle stanze di suo padre.
E allora, come sempre, Tom Riddle rimase senza fiato, incantato e ipnotizzato, di fronte a una titanica biblioteca.
Quando Voldemort si voltò per parlargli, notò che suo figlio non l'avrebbe ascoltato comunque.
Era troppo innamorato di un'altra cosa, al momento.
La conoscenza racchiusa nella sua biblioteca.
- Devi mangiare.- gli disse, rompendo la magia.
Tom sbatté le palpebre, fissando la piccola tavola imbandita per uno solo.
- No.-
- Vuoi morire di fame Thomas?- rise appena il Lord Oscuro - Non ci ho messo del veleno e ti faccio notare che se avessi voluto usare l'Imperius, l'avrei già fatto.-
- Fatica sprecata.- rispose Tom, stranendolo - Non ci riusciresti.-
- Controincantesimo?-
- Di Caesar.-
- Ah, già. Gli amici di tua madre.- Voldemort si sedette di fronte al piatto del figlio, versandosi del vino rosso in un flûte di vetro, dal gambo nero satinato - Strano che il signor Cameron si sia fatto invischiare nei nostri affari. È proibito.-
- Visto che giocate tutti sporco...- Tom alla fine si sedette lentamente, evitando di guardarlo in faccia - Voglio mandare un messaggio a Harry.-
Il mago sollevò gli occhi dal calice.
- Il motivo?-
- Dirgli che sto bene.-
- Lo sa già.-
- Considerate le cortesie che vi scambiate reciprocamente da tempo,- frecciò ironico e acido -...non credo che mandargli un messaggio per fargli sapere che sto bene potrebbe far danni, non pensi?-
Si sforzava di parlare normalmente, eppure stare lì di fronte a suo padre lo uccideva.
Si sentiva il corpo pesante, la gola secca.
Voldemort alla fine, dopo averlo squadrato tanto da farlo arrossire, annuì.
- E sia. Gli farò avere un messaggio questa notte stessa.-
- Grazie.-
Tom si maledisse. Poteva anche smetterla di essere tanto cortese verso l'uomo che l'aveva rapito!
- Mangia ora.-
C'era da fidarsi? Veleno al suo polso non rimandò segnali, così alla fine cedette.
- Mundungus sta davvero bene?- chiese, mandando giù della carne e dell'insalata.
- Si, benone.-
- Hn. Permettimi di non crederti così facilmente.-
- Non volevo sconvolgere gli animi. Per esperienza so che un Auror spaventato è più utile di un Auror morto.-
Ecco, gli era passata la fame.
Mollò le posate, lasciandosi andare contro lo schienale della soffice poltrona di broccato verdastro.
- Perché mi hai portato qui?- gli chiese, furente - Sai bene cosa ne penso di te e di quei pazzi che stanno di sotto.-
- Si, lo so.- Voldemort si versò altro vino, paziente - Ma la cosa non mi tocca per il momento.-
- Allora abbiamo un problema perché io non sarò mai d'accordo con questa folle crociata. Tu, come Grimaldentis, credi un po' troppo nella tua causa. Odio chi ci crede troppo.-
Un risolino proruppe dalle labbra sottili di Riddle.
- Thomas, purtroppo sei circondato di gente che crede fermamente in qualcosa. Quando si ha così tanta fede, si fa di tutto per vedere un po' di luce. Tu stesso credi molto in Harry.-
- Gli Auror salvano le persone, voi e gl'Illuminati le sbudellate. Perdonami ma ci vedo una bella differenza.- poi Tom agitò la mano, infastidito - E' inutile parlare con te.-
- Esattamente.- annuì Voldemort - Io non cambio idea.-
- E allora cosa vuoi fare? Chiudermi in gabbia in quella stramaledetta torre?- il Grifondoro alzò la voce, cominciando a tremare - Ne ho basta di fare il prigioniero per una causa che non è mia!-
Voldemort lo interruppe, per nulla toccato dalla sua ira.
- Sbaglio o un fantoccio venti giorni fa ti ha quasi ucciso?-
Tom si fece indietro, confuso.
- E questo cosa centra?-
- Centra che Hogwarts per te non è più sicura. Harry ha già molto da fare e non si occupa di te come dovrebbe.-
- Sono maggiorenne, se per caso non lo sapessi.-
- E questo implica il fatto che debba lasciare che mio figlio venga ucciso dal primo parassita di Augustus che mette piede impunemente alla scuola di magia? Mi sa che abbiamo visioni divergenti, figlio mio.-
- Meglio morire che far da bandiera per i tuoi Mangiamorte.- gli sibilò rabbioso.
- La morte non è una scelta contemplata per te.-
- Ripeto.- Tom lo sfidò, gli occhi lucidi e traballanti come fiammelle - Vuoi tenermi rinchiuso nella tua torre per sempre? Così non morirò?-
- Per ora voglio solo tenerti lontano da Augustus, ecco tutto.-
La pacatezza e l'indifferenza con cui gli rispondeva lo stavano mandando al manicomio!
- Quindi sono prigioniero.-
- Vedila come vuoi, Thomas. Questa cosa può risultare vantaggiosa per entrambi.-
- Non vedo come.-
- Oh, lo capirai.- Voldemort rise, alzandosi in piedi - Ora finisci di mangiare. Abbiamo tempo per discutere del resto.-


Harry Potter rientrò solo, a Lane Street, verso mezzanotte.
Il pendolo magico di Ron stava battendo i suoi ultimi rintocchi.
Distrutto, salì le scale al primo piano, carezzando appena Pinky e Piumino, che l'avevano aspettato tutto il giorno.
A buon diritto, una delle giornate peggiori della sua vita.
Le ricerche si erano fermate solo quando, mezz'ora prima, Harry aveva ricevuto un biglietto di scherno, di vittoria, di rivalsa. Il biglietto di un padre che si era ripreso il figlio.
Tom stava bene.
Fine.
Voldemort fra le righe l'aveva mandato all'inferno, dimostrandogli ancora una volta la sua supremazia.
Ron, Edward e Draco avevano portato Cloe e Damon a Cedar House visto che si erano fermamente rifiutati di tornarsene a casa loro, mentre Trix era tornata al suo appartamento.
La squadra di Jess invece era impegnata nel Sunset, alla ricerca di qualche resto, nella casa dei Newsome.
Si stava versando del caffè quando da un vecchio baby monitor arrivò un vagito sconosciuto.
Sollevò gli occhi, ora dolcemente ridenti.
La bambina.
- Ciao. Sei tornato.-
Si volse, vedendo Blaise Zabini scendere dalle scale del secondo piano.
- Ehi.- lo apostrofò blandamente Potter - Come mai qui?-
- Draco mi ha chiesto di controllare Elettra e la piccola e gli ho anche portato gli ultimi dati sui nostri esperimenti del Lazzaro.- poi Blaise lo guardò attento e caloroso - Tu come stai?-
- Uno schifo.- si portò la tazza alla bocca, sorseggiandolo lentamente - Tom almeno sta bene.-
- Non preoccuparti.- Zabini gli dette un colpo amichevole sulla spalla, infilandosi il cappotto e i guanti - Andrà tutto bene. Tom è uno che se la sa cavare sempre. Come te.-
- Domani ci sei?-
- Si.- fece l'ex Serpeverde, fermo sulle scale per scendere - Ora vado da Draco, poi dormo qualche ora e ritorno qua verso le sette. Gli altri sono al sicuro?-
- Damon e Cloe con Tristan, Trix al suo appartamento. Li sorvegliano, ma non credo che a loro succederà nulla. Il fatto è che non devono scappare per correre a Dark Hell Manor per una missione suicida di salvataggio. I Mangiamorte li catturerebbero o peggio, li ammazzerebbero.-
- Lucilla?-
- Controlla con Cameron che su Tom ci sia una protezione continua, all'insaputa di Voldemort.-
- Quindi è in una botte di ferro.- Blaise gli sorrise, scuotendo il capo - Dormi Harry. Davvero. Cerca di riposare, fallo almeno per Tom. Quando andremo a riprendercelo, avrà bisogno di tutto l'aiuto possibile.-
- Già. Vai adesso, sarai stanco anche tu.-
- A domani.-
- A domani.-
Sparito Zabini, che aveva sempre le parole giuste per far sentire meglio anche un verme, Harry finì il caffè e raggiunse con passo silenzioso la sua camera da letto.
La bella voce di sua moglie stava ninnando la loro nuova piccola ospite.
Vide Elettra alla portafinestra del balcone, illuminata dalla luce dei lampioni di Lane Street.
Una fata, con in braccio una bambina che teneva stretta una lunga ciocca dei suoi capelli biondi.
La piccola era sveglia.
Erano una visione.
Non fosse stata vestita con una tutina rosa, quella piccola avrebbe potuto essere scambiata per il fratellino di Lucas. Capelli neri, occhi azzurri e vispi.
- Ciao.-
Elettra si volse, smettendo di cantare.
- Ciao.- lo salutò, uno sguardo tenero solo per lui - Allora? Come va?-
- Voldemort ha preso Tom e ora è al sicuro in quella fortezza di Dark Hell Manor.-
- In una certa visione delle cose, si potrebbe dire che non è andata male. Non pensi?-
Potter sospirò, raggiungendole.
Carezzò la testa alla bambina che sgambettò allegramente.
- Non ha sonno eh?- fece, abituato a certi orari assurdi.
- Credo le manchi sua madre.- Elettra sospirò, baciando la testa scura della piccolina - Ho parlato con Hermione. È vero che è la figlia di una grande famiglia di gagia?-
- Si, una strega oscura.-
- L'hanno lasciata a te.-
Il bambino sopravvissuto annuì ancora.
- Non ha più nessuno.-
Sollevandola fra le braccia, Elettra studiò a lungo e in silenzio la bambina.
Così piccola...e la vita era già stata così dura con lei.
- I suoi sono morti. E' rimasta sola.- il dolore del passato lo avvolse, impietoso. Un'altra creatura...col suo destino.
Ma non colpì anche Elettra, che dura come una roccia non perse un briciolo della sua forza.
- Una piccola sopravvissuta.- mormorò la strega bionda, volgendo il capo verso di lui - Come te. La morte si è presa tutti...ma non te, non lei. Sai Harry, credo che per quanto i nostri nemici cerchino sempre di distruggerci...resta sempre qualcuno, dietro di noi...per salvarci e proteggerci. Resta sempre una speranza, che ci fa credere che tutto alla fine andrà bene.-
Gli porse la bambina, senza mai lasciare il suo sguardo innamorato.
- Con te è sopravvissuta la nostra speranza.- gli disse in un soffio, con voce bassa ma che lui non avrebbe mai scordato - Con lei sopravvive la mia fede che anche se cercano di annientarci tutti, noi andremo avanti. Voglio chiamarla Faith.-
- Faith.- ridisse lui, carezzando la piccola - Fede. Si, mi piace.-
- Faith Potter.-
Stavolta il bambino sopravvissuto alzò il capo, gli occhi sbarrati.
- Vuoi...adottarla?-
Ed Elettra Baley Potter sorrise, il sorriso di un patto.
- Tu no, Harry Potter?-
Già.
Forse era venuto il tempo di tornare ad avere fede vera, in quella speranza di pace.
Se il destino gli aveva portato quella bambina sulla porta, come un tempo lui stesso era stato abbandonato e poi salvato, doveva essere così. Un segno.
E per esperienza sapeva che i segni andavano accettati, nel bene e nel male.
Seguirli.
Per farsi indicare la via.



 

 

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Capitolo 53
*** Capitolo 53° ***


figli53

 

 

Fanciulle mie care, andiamo a meta con un capitolo che sono sicura gradirete moltissimo e che un anno e mezzo fa mi ha fatto davvero penare. Per le fan della coppia Milo/Trix...buona lettura. Kysa.

 

 

 

 

Trix si svegliò di soprassalto.
Era seduta su un cassettone di legno, poggiata a una mensola.
La finestra davanti a lei subiva l'assalto di una pioggia pomeridiana.
Il cielo pallido e bianchiccio metteva tristezza.
Le ossa le dolevano per l'essere stata tanto a lungo in quella brutta posizione, scomodissima anche per un'immortale come lei ma riuscì ugualmente a rimettersi composta, imprecando fra i denti.
- Quanto ho dormito?- mormorò.
Non era sola, ovviamente. Non lo era mai stata. Milos Morrigan si accese una sigaretta, prendendola dal pacchetto posto sul tavolo di vetro e metallo, in mezzo al suo appartamento di Charing Cross, nodo nevralgico del traffico londinese.
Appena uscito dalla doccia, in pantaloni scuri, si passò un asciugamano sui capelli umidi.
- Un'ora e mezza.- le rispose con pigrizia, troppo intento ad asciugarsi la chioma corvina.
- Novità?- chiese ansiosa.
Il Diurno la guardò con un misto di irritazione e comprensione.
- Ti avevo detto di dormire.-
- Quindi la risposta è no. Nessuna novità.- sussurrò, desolata.
- Ti ho portata qua per riposare e stare lontana dagli idioti di Kronos che tengono d'occhio casa tua.-
- Ho dormito un'ora e mezza.-
- Sulla mia finestra.- le ricordò sarcastico - Fila letto.-
Istintivamente la giovane strega portò lo sguardo di topazio oltre i pannelli di vetro e plexiglas che separavano il salotto dalla stanza di Milo.
Il grigiore della luce fuori si mischiava col perlaceo e l'arredamento di metallo e vetro dell'appartamento, rendendo tutto come sospeso nel tempo.
Ma guardando quel letto, avvertì un brivido d'ira e fastidio.
- Non ci dormo lì.-
Morrigan se l'era aspettato e sorrise, mettendo la testa nel frigo.
- Non ho sono stato a letto con Iside.-
Trix si rannicchiò sulla mensola, stringendosi le gambe nude al petto, abbracciato da uno bustino nero.
- Sicuramente non ci credi.- continuò lui, posandole accanto sul cassone di legno un bicchiere panciuto colmo di sangue.
- Dovrei?- sussurrò, fissandolo.
Milo non rispose più, poggiandosi alla finestra ma restando in piedi.
Era domenica pomeriggio. Il giorno dopo sarebbero dovuti tornare a Hogwarts.
Senza Tom.
Erano passate solo poche ore da quando il messaggio di Lord Voldemort aveva raggiunto Harry, per avvisarlo che Tom era vivo e in buona salute, ma questo non aveva placato i loro animi.
Cloe e Damon in quel momento si trovavano distrutti a Cedar House, sotto la custodia di Jess e Tristan.
Trix invece aveva deciso di tornarsene a casa sua, per leccarsi le ferite in pace, per maledirsi di non averlo controllato meglio, per piangere da sola...ma non c'era stata pace neanche per lei.
Appena giunta di fronte al suo condominio, era stata circondata da seguaci di Kronos Leoninus che avevano cercato di rapirla. Se l'era cavata con l'aiuto di Milo, che l'aveva seguita da lontano subodorando qualcosa.
Spazzati via i lecchini dello zio del Diurno, i due avevano raggiunto Charing Cross.
Si erano mossi in silenzio, consci di essere soli, muovendosi come in punta di piedi, per non infastidire l'altro.
Anche parlare...era diventato così difficile.
E il ricordo di Iside, sulla porta e con quel suo sorriso feroce, la feriva ancora.
Bevve un altro sorso di sangue, poi Trix posò il calice e tornò a guardare fuori.
Un cupo brontolio dal cielo fece aumentare il carico di pioggia.
Le gocce cadevano sempre più grosse, ticchettando sul davanzale, sui vetri, sui tetti.
Milo finì di bere e di volata s'infilò una camicia bianca, come pronto a uscire.
Lei di colpo lo fissò sgomenta.
- Dove vai?- alitò.
- Pensavo di tornare al tuo appartamento. Voglio vedere se ne sono arrivati altri...- ma non finì di parlare che Trix l'afferrò per il polso - Non voglio che vai.- gli disse.
- Potrebbero essere ancora lì.-
- Chissene frega, non uscire.-
Milo la fissò, poi abbassò il viso sulle mani fredde di Trix chiuse sul suo polso.
In un attimo ricordò la notte in cui l'aveva quasi ucciso.
Lei mollò la presa, raggiungendo di nuovo ad occhi bassi la finestra, su cui si rannicchiò.
Seguì ogni suo movimento, ogni linea della gonna di pelle, del bustino, della maglietta di tulle che ne fuoriusciva.
Se non era magnifica lei...chi altra lo era?
Stremato da quella che sarebbe stato il fine giornata più lungo della sua vita andò in camera sua, lasciando aperti i pannelli opachi che la separavano dal salotto.
Si sedette esausto sul basso letto, agitando una mano ed aprendo le tende bianche con la telecinesi.
La portafinestra rimandava una Londra grigia, fradicia e zuppa.
Dai comignoli usciva fumo poco denso, frammentato dalla pioggia.
L'aria in casa era impregnata del profumo tenue di Beatrix, misto a quello delle candele tonde e rosate, sparse ovunque ma in uno schema preciso, per tenere alla larga vampiri molesti.
Rimase a fissare il vuoto, oltre i vetri, fino a quando al rumore della pioggia si sovrappose quello dei tacchi della strega.
Si appoggiò alla parete con la spalla, incrociando le braccia.
Si guardarono, senza una parola.
Le candele languirono leggermente, quando dal salotto si aprì una finestra, sbattuta dal vento.
Milo la richiuse col pensiero, senza smetterla un solo istante di fissarla.
Come un gioco, si sfidavano ad abbassare lo sguardo.
Poi alla fine Trix cedette, abbassò il suo, ma solo per sospirare.
- Ho fallito.-
Milo sorrise desolato, scuotendo la testa.
- Tom starà bene. Non hai fallito. Se vivi nella fobia di essere sempre presente, non potrai mai essergli d'aiuto.-
- Non parlavo di lui.-
La Vaughn rimase immobile.
- Parlavo di te.-
Milo sollevò appena un sopracciglio.
- Che significa?-
- Ho fallito con te. Su tutti i fronti. Troppo giovane per un vincolo e troppo bambina per accettare di combattere per averti.-
- C'è poco per cui combattere. Te l'ho detto. Fra me e Iside non c'è stato nulla. Ho colto l'occasione al volo quel giorno perché ero spaventato da quello che mi avevi fatto con un bacio soltanto.- Milo si accese un'altra sigaretta, per tenere le mani occupate e non farle vedere che gli tremavano - Non farti scrupoli Trix.-
- Davvero non dovrei farmene?- sussurrò di rimando.
- Per questo?- lui si toccò il collo - Se qualcuno mi avesse fatto ciò che io ho fatto a te, avrei ucciso.-
- Non potevo sopportare che proprio tu mi avessi tradito.- ammise, passandosi furtivamente una mano sugli occhi - Questo però non mi autorizzava ad ammazzarti.-
- Sono ancora vivo.- disse, cercando di sorridere - Ti fai del male e basta, smettila.-
- Me lo merito.-
- Io me lo meritavo.-
- Oh, smettila.- sbottò, irritata e sull'orlo delle lacrime - Mi sono comportata come una pazza isterica. Tu non eri tenuto a...- e s'interruppe, guardando altrove.
Tenuto a cosa?, pensò dandosi della stupida per l'ennesima volta.
- Se stai pensando che non ero tenuto ad amarti e a difenderti...- mormorò Milo, risvegliandola - Ti sbagli. Era tenuto a farlo. A fallire non sei stata tu. Sono stato io. E adesso ne pago le conseguenze.-
- Se parli di Asher...-
- Non parlo solo del mannaro.- rispose, usando volutamente quel sostantivo irritante per un vampiro come lui - Altre meno pietose di te, me l'avrebbero fatta pagare molto più cara. Una cicatrice e pochi ricordi non mi sembrano eccessivi.-
- Quindi hai scordato tutto.-
Finalmente tornò a guardarla in faccia.
E la sua espressione negava vivamente ogni singola parola.
- Non ho mai scordato. Non posso...ma anche se potessi, non vorrei scordarmelo.-
- Milo io...-
- Trix, davvero. Non è necessario. Non serve che tu ti metta a posto la coscienza. Non per quello che ti ho fatto.- e si chinò coi gomiti sulle rotule, prendendosi la testa fra le mani - Non serve.-
Eppure quel senso di fallimento, di perdita, di sconfitta su tutta la linea...no, non se ne andava.
Beatrix si pulì di nuovo una lacrima solitaria e senza più indugi lo raggiunse.
Gli carezzò appena i capelli, restando in piedi ma lui fu veloce ad afferrarle il palmo.
Avevano fatto un casino in due.
Si erano dati una sonora batosta da soli, senza neanche sapere cosa facevano.
Vedendogli quell'espressione in volto alla fine non resistette. Si avvicinò e si sedette sulle sue gambe, cingendogli il collo. Milo risalì immediatamente ad abbracciarle la vita.
- Mi dispiace cucciola.-
Finalmente sorrise, anche se non vedeva nulla.
Le lacrime le offuscavano la vista.
Un casino. Un vero fallimento.
Fu col cuore a pezzi che si chinò a baciarlo, per distruggere di nuovo tutto quanto.
Fu come un ordine, a cui lo obbedì senza più tirarsi indietro, con impeto, chiudendole le labbra con un bacio avido, ormai dimentico di patti, vincoli, principi.
Se dovevano obbedire a un qualche principio, ormai tanto valeva obbedire al loro stesso desiderio.
Come due schiavi chinano la testa.
Non le importava più che si sarebbe staccato, cacciandola via. Beatrix ormai sentiva solo la pioggia che ticchettava sui vetri. Gli sospirò in bocca, premendo contro di lui lo divorò come se fosse suo diritto.
E Dio, se avere il suo sangue nelle vene non le dava quel dono...cos'altro avrebbe potuto darglielo?
Aveva il sangue di Milo in lei.
Non era sufficiente? Questo non lo faceva suo?
I nastri del suo bustino si sciolsero. Le dita di Milo si muovevano con straordinaria lentezza, eppure sempre più veloci.
Era musica.
Era poesia.
Era sangue, era vita.
E scivolando sul materasso, sui cuscini, ebbe quasi la sensazione che fosse stato quel fallimento, a portarla a capire.
Quel vincolo era quanto di più prezioso avesse mai ricevuto...


Voldemort alzò appena un sopracciglio, sentendo un rumore in camera sua.
Era caduto a terra qualcosa di metallico.
E poi un'imprecazione.
- Dio!- sbottò una voce nascosta fra gli scaffali della sua biblioteca privata - Non puoi sistemare questo posto almeno per far passare la gente!? È troppo disturbo?-
Il Lord Oscuro non ascoltò i restanti borbottii, tornando a leggere le sue pergamene.
Quando Tom uscì da un angolo buio con alcuni libri in mano, aveva anche un vistoso segno rosso sulla fronte.
Suo padre non disse nulla sul fatto che da quando era lì, ovvero due giorni, non aveva fatto altro che inciampare ovunque, con tre lividi in testa a dimostrarlo, e si limitò a versarsi un bicchiere di vino.
La sua ricerca si faceva ogni giorno più snervante.
Quei maledetti rombi...maledetto Mezzafaccia e i suoi fantocci.
- Tanto perché tu lo sappia...- sibilò rivoltò a Tom - Tra poco arriveranno qua i tuoi fratelli.-
Il giovane Grifondoro non assunse espressioni di sorta, sedendosi a tavola.
- Gradirei non sentir volare una mosca.-
- Hn.-
Suo figlio aveva una vera e propria avversione per i Lestrange. Comprensibile.
Erano irritanti, questo era innegabile. Ma utili.
Rialzò il volto, sentendolo borbottare qualcos'altro e quasi allargò gli occhi rossi quando vide Tom aprire un tessuto di seta, sulla tavola, contenente una ventina di rombi bianchi.
- Però.- disse Tom, afferrandone uno e lanciandolo in aria, per riprenderlo al volo - Ne avete trovati un po' anche voi.- e non sentendo Voldemort replicare, si girò a fissarlo.
- Bhè? Che c'è?-
Suo padre lo scrutò attentamente. Quei rombi...facevano diventare folli tutti quelli che li toccavano.
Aveva dovuto ammazzare dieci dei suoi, perché impazziti dopo un solo tocco.
E suo figlio...
- A me non fanno niente.- gli spiegò Tom.
- Ho notato.-
- Non so perché.-
- Non avete indagato?-
- La mamma diceva perché sono puro di cuore. Non so che significhi.-
Incredibile.
Le sorprese non finivano mai.
Suo figlio un puro di cuore.
Era proprio vero che i geni e il sangue a volte non sono tutto.
Voldemort allora chiuse le sue pergamene, per raggiungerlo. Si fece comparire sulle mani dei guanti di pelle e prese il rombo dalle dita del figlio.
Lo soppesò, fissandolo poi di nuovo.
- Cosa sai di questi?-
- A parte che sono l'energia dei fantocci? Poco e niente. Harry è andato sull'Arca.- aggiunse, deciso a succhiare un po' d'informazioni ai Mangiamorte, costi quel che costi - Ha sentito che Grimaldentis li chiamava Pugna Laeta.-
- Pugna Laeta.- ribatté Voldemort, a bassa voce, tanto da fargli venire i brividi - Interessante.-
- Purtroppo non ricordo altro.-
- Che significa?-
- Mi sembra che Grimaldentis li usasse già nei Sotterranei degli Zaratrox. Ma non ricordo come...è passato troppo tempo.-
- O forse non vuoi ricordare.-
- Non fa differenza.- Tom distolse lo sguardo - Damon ha provato col Legilimens ma non è servito a molto.-
- Il Lettore di Morte.-
- Si.-
- Dote rara e preziosa.- sentenziò Voldemort, tornando al suo leggio - Ma immagino che a Hogwarts non sappiano apprezzarla, vero?- e visto che suo figlio non rispose per l'ennesima volta, proseguì - Hai detto che ha usato il Legilimens. Per quanto sia bravo il Legimors però, dubito che un ragazzo diciassettenne sia in grado di leggere fino in fondo una mente.-
Di colpo, dopo l'irritazione, lo stesso lampo balzò anche nella mente di Tom.
Pensavano la stessa cosa?
Harry gli aveva sempre detto che Voldemort era il migliore nei Legilimens.
- Vuoi provare?-
Il Lord Oscuro annuì debolmente - Sarà invasivo.-
- Ma verremo a capo di qualcosa finalmente.-
- Non so.- disse suo padre, scuotendo la testa - Non sarà come un Legilimens fatto da uno dei tuoi amici.-
- Ma vedremo i miei ricordi? Capiremo cosa sono e a cosa servono?-
- Lo vedrai tu.-
- E allora cosa aspetti?- lo sfidò - Non facciamoci scrupoli al momento meno opportuno.-
Suo figlio aveva strane idee sui momenti opportuni, ma evitò accuratamente di mettersi a discutere con quel diciassette dalla lingua sferzante. Gli bastava Harry e non aveva voglia di fare parole di sera prima di cena, quindi si levò i guanti e chiuse la porta a chiave, agitando appena una mano con aria indolente.
- Seduto.- ordinò, indicandogli una poltrona sotto la portafinestra dell'ampio terrazza.
Tom eseguì senza fiatare, già dannandosi per quell'idea schifosa.
Ci mancava solo che suo padre se ne andasse a spasso per la sua testa. Era già stato abbastanza umiliante davanti a Harry e Draco, con tutti presenti...figurarsi di fronte al Lord Oscuro.
Conoscendolo avrebbe guardato ben altri ricordi. Per carpirgli qualche informazione degli Auror.
Era venuto il momento di mettere a frutto le lezioni di Occlumanzia.
Buio su tutto.
Tranne che sui Sotterranei degli Zaratrox.
Si, doveva riuscirci.
Una volta però che Voldemort gli si avvicinò e gli mise le dita fredde sulle tempie, se ne pentì amaramente.
Altro che invasivo.
Altro che doloroso.
Fu come usare una vanga contro il cemento della sua testa, per scavare con forza e ribaltare ricordi antichi, sepolti sotto miriadi di catene, spinosi, feroci, pieni di zanne.
Si tenne stretto ai braccioli della poltrona, si concentrò sull'aria della sera...ma venne scaraventato in un baratro nero, pieno di vento. Come investito da una tromba d'aria, ricadde in un susseguirsi d'immagini frammentate, in serie di voci, colori, suoni, odori...
Al suo fianco c'era Voldemort.
Insieme osservavano ogni flash, ogni istante...
Poi la ninna nanna.
La voce di Grimaldentis, roca e rauca.
Le gabbie appese al soffitto di pietra, le sbarre di antri neri e umidi.
Grida, urla. Follia.
Tom fece per chiudersi le mani sulle orecchie, per non sentire mai più...quando il cozzare dell'alabastro gli fece riaprire gli occhi. Eccolo. Eccolo, tutto riaffiorava.
I rombi...il gioco...
Il gioco...
Pugna Laeta...
Un gioco!
Si riebbe quando un'onda magica si addossò a Voldemort, per scacciarlo.
Il grande Mago Oscuro si fece appena indietro, vedendo suo figlio ansare fino allo spasimo.
Era stato il Legilimens più difficile della sua vita.
Non poteva credere che ci fosse qualcuno in grado di tenergli testa.
- Ebbene?- gli chiese, sistemandosi la veste addosso.
Tom si alzò appena in piedi, tremante e rosso in volto.
- Un gioco...-
- Cosa?- riecheggiò Voldemort.
- E' un gioco!- sbottò Tom, guardandosi freneticamente attorno e correndo alla tavola dove erano stati lasciati i rombi - Ora mi ricordo! Sono pedine di un gioco! Pugna Laeta è il nome del gioco di Grimaldentis! Si tratta di un vecchio gioco romano, ha centinaia di anni!-
- Un gioco.- ridisse di nuovo Voldemort, seguendolo con espressione abbastanza dubbiosa.
- Si!- si ostinò Tom, prendendo un rombo in mano e cominciando a rigirarselo fra le dita - Mi ricordo che spesso ci giocava davanti alla mia cella. Lui e un altro tizio, un suo sottoposto credo. È una specie di dama!-
- Una dama.-
- Non sono pazzo!- replicò il giovane grifone, capendo subito la sua occhiata scettica.
- Padrone, possiamo?-
La voce di Vanessa risuonò oltre la porta e Voldemort li fece passare, ascoltando nel frattempo i vaneggiamenti, secondo lui, del suo unico figlio.
Non capendo nulla di ciò di cui discutevano, Vanessa e Rafeus rimasero in piedi con aria confusa, specialmente la strega che li vedeva maneggiare rombi come caramelle.
Alla fine tutto ciò che arguito era che il piccolo serpente aveva capito cos'erano i Pugna Laeta.
Nulla di più.
- Calma, calma.- fece Rafeus, trattenendo un'imprecazione in mezzo a quella confusione - Ripeti. Stai dicendo che questi rombi sono dei pezzi di un gioco da tavola?-
- Esattamente.-
- Tu sei fuori di testa.- gli sibilò Rafeus.
- Per cortesia.- sibilò Vanessa, ben sapendo che rischiavano il collo a parlare troppo - Tom, spiegati di nuovo.-
- Quanti rombi avete raccolto? Sono tutti qua?- chiese invece il giovane Riddle.
- No, ne abbiamo altre dozzine nelle nostre stanze.- replicò la Lestrange - Perché?-
- Perché forse so come fermare tutto l'esercito.- rispose Tom - Andatemeli a prendere.-
Bestemmiando, dannandolo e Merlino solo sa cos'altro, Rafeus andò a prendere i rombi catturati nelle loro varie missioni e alla fine il numero complessivo era di quarantasette pedine.
- Io non riesco a capire. Stai parlando di un esercito fatto di pedine da gioco, è assurdo.- disse Vanessa qualche istante più tardi - Che utilità potrebbe avere?-
- Non battersi a cercarsi alleati.- bofonchiò Tom, alzando le spalle - Che diavolo ne so io, chissene frega di Mezzafaccia e dei fantocci. So solo che se riesco ad aprirne uno...- imprecò, continuando a maltrattare un rombo.
- Come aprirlo?- chiese Voldemort, che ora osservava i movimenti del figlio con interesse.
- Bhè ecco...mi ricordo che c'erano quattro tipi di pedine: normale pedone, lupo, chimera e fulmine. In questo stesso ordine, andando al contrario, erano in grado di mangiare le pedine avversarie. Prima però vanno aperte, per vedere il simbolo...cazzo!-
- E basta metterle su un tavolo e giocarci a dama?- ringhiò Rafeus scocciato.
- No, pezzentone.- sibilò Tom, mentre Voldemort cominciava a premersi due dita sulle tempie - Si lanciano in aria tutti i cinquecentosettanta pezzi con una parola d'ordine e si compongono in un rombo più grande. Man mano che i giocatori mangiano le pedine dell'altro si arriva ad un solo vincitore. Se noi ricomponiamo tutti i pezzi, dovremmo riuscire ad eludere l'esercito.-
- Cosa?- sbottò Vanessa - Cinquecentosettanta stramaledetti pezzi?-
- E' l'unico modo per terminare la partita.- rispose Tom - Ecco!-
Premendo in senso antiorario sugli angoli del rombo, l'oggetto si era come illuminato.
Ora un simbolo in blu si stagliava sul pallore alabastrino.
- Ecco.- Tom alzò il rombo sotto al naso del suo velenoso paparino - Vedi il simbolo? Pedone semplice. Adesso dobbiamo solo aprire tutti gli altri, recuperare le centinaia di pedine mancanti e...- ma non finì di parlare.
A parte che Rafeus l'aveva di nuovo fermato, cominciando a blaterare furente, scatenando un'accesa lite con la sorella e che Voldemort guardava altrove, perché non gliene fregava nulla...Tom vide qualcuno nella stanza.
Che prima non aveva notato.
Una ragazza. Sui vent'anni.
Capelli bianchi, lunghi, liscissimi con riflessi azzurrini.
Occhi...come quelli di Caesar.
Aveva come una scia di piccoli diamanti, sotto gli occhi, che le illuminava il viso di mille riverberi.
Senza un fiato, si posò un dito sulle labbra.
Dio sembrava...un angelo. Era bella al pari di Lucilla.
Possibile che solo lui la vedesse?
Ma chi era?
La ragazza, che a quel punto pensò a buon diritto che fosse un demone puro visti i suoi occhi magnifici, mimò una parola con la bocca, senza fiatare.
Tornerò, aveva detto.
E poi era sparita.
Oddio, ma se l'era sognata? Possibile?


La stessa notte, a Hogwarts, Leiandros entrò nella Torre Oscura proprio quando Hogwarts aspettava la mattina, per ripopolarsi di studenti, tornati a scuola dalle rispettive case.
Raggiunto Caesar, che era seduto a tavola con Lucilla, Demetrius e Gala, fece un breve sorriso.
- Allora?- chiese il maggiore dei Cameron, evitando accuratamente di alzare lo sguardo dal giornale.
- Denise ha detto che sta bene.-
- Che il Sacro Burattinaio benedica le ladre spirituali.- tubò Demetrius - Fossimo entrati noi, Voldemort se ne sarebbe accorto. Mai incontrato un umano con un tale potere da vedere anche un demone puro. Fortunatamente Denise Loderdail ha accettato di darci un aiuto, anche se di malavoglia. Non pensi anche tu Chichi?-
- Si.- bofonchiò Caesar, indifferente - L'importante è che Tom stia bene. Lucilla avvisi tu gli Auror?-
- Tranquillo.- replicò la Lancaster - Tu pensa ad occuparti dei tuoi problemi personali, Chichi.- aggiunse sarcastica, prima di sparire.
- Io non ho nessun problema con Denise.- sibilò gelido.
- Ehi, non ha detto lei con chi hai problemi.- celiò Gala, perfida.
- Avete tre secondi per sparire tutti quanti.-
- Scorbutico.- borbottò suo fratello, mentre se la filavano - Datti una mossa o qualcuno te la ruberà. Fesso!- ma sparì sul serio, prima di scatenare un'ira che non avrebbe saputo controllare.
In fondo i problemi sentimentali di suo fratello erano sempre stati un gran casino.


Beatrix riaprì gli occhi che era notte fonda.
Su Londra non aveva smesso di piovere.
Si mosse appena, restando protetta in un silenzio che aveva paura di sciogliere.
Dio.
L'aveva fatto.
Si volse appena fra le coltri e vide Milo immobile, in piedi di fronte ai vetri.
La schiena bianca e liscia, avvolto in una delle lenzuola sui fianchi. Una sigaretta fra le dita, il fumo che si levava in alto in rivoletti sinuosi.
Mosse gli occhi gialli su di lei quando capì che si era svegliata. Spense la sigaretta in un portacenere posto su una mensola lì accanto e tornò a letto, sedendosi sulla sponda.
Non le disse una parola, chinandosi però a sfiorarle il naso col suo, con dolcezza.
- Devi stare ferma.- le sussurrò - Ti fa male?-
Trix serrò i denti, annuendo appena.
Dannazione, quel dolore era terribile.
- Resta ferma.- le sussurrò ancora, mentre le leccava via le ultime gocce di sangue dal collo - Dovrai bere molto o rischi di svenire. Non sono riuscito a controllarmi, temo.-
- Non importa.- gli rispose, fissandolo.
Le sorrise, dopo un attimo, e scivolò a baciarla con passione, con dolcezza.
Con sicurezza.
La sicurezza di un vincolo portato a termine.
Con il suo sangue ancora caldo nella gola e nelle membra, Milo si sdraiò, prendendola fra le braccia.
Le carezzò il fianco nudo, la linea della spalla dove depositò una piccola scia di baci.
- Hai sete?- le chiese, a bassa voce.
Lei mugolò un no appena accennato, stringendosi al suo torace, affondando il viso nella sua pelle.
- Sto bene così.-
Si, anche lui stava bene così.
Per un tempo che gli era parso infinito, dopo aver fatto l'amore era rimasto a fissarla dormire come un adolescente innamorato.
Adolescente non più ma...innamorato...
Ah, quante volte gliel'aveva detto, mormorato, sulle labbra, a fior di pelle, nel momento in cui si erano uniti come esseri umani. E poi come vampiri, quando l'aveva morsa, quando il sangue di Trix aveva cominciato a scorrere in lui.
Con la coscienza di un essere umano...poteva dire che un vincolo non valeva nulla.
Ma col cuore di un vampiro ora poteva dire che gli apparteneva.
Che era sua per sempre.
Nel perdono, nel sangue, nella speranza.
Era sua.
- E' quasi l'alba.- le disse - Ce la fai a tornare a Hogwarts?-
- Mi basterà una dose in più del solito.- sospirò assonnata - Anche se preferirei stare qui.- e fece le fusa come una gattina, cosa che lo fece sentire ancora meglio.
- E' meglio che vai a scuola. Damon e Cloe avranno bisogno di una mano.-
- Lo so.- e a fatica si mise a sedere, serrando i denti.
Ok che era giovane, che aveva solo diciassette anni, quasi diciotto, ma anche lui aveva la dentatura di un mannaro.
- Squalo.- gli disse, indolenzita.
Ghignò e le baciò la fronte, per andare a prenderle altro plasma.
Una volta tornato si assicurò che bevesse tutto o non si sarebbe tenuta davvero in piedi, per tornare a Hogwarts.
Ora però c'era una situazione di cui dovevano parlare.
- Il lupo viene a dormire sulla Torre.- scandì di punto in bianco.
Trix non alzò neanche il naso dalla tazza. Tanto con Asher aveva rotto da cinque giorni e Greyback le aveva fatto anche gli auguri, quel porco.
- Hn, come vuoi.- concesse con aria fintamente dolce e si prese dietro una cuscinata come benvenuto a quella nuova vita. La vita di un vincolo, di una strada fatta per due.
C'erano dentro.
E guardando negli occhi di Milo, capì che non avrebbe potuto desiderare altro.
Gli gettò le braccia al collo, baciandolo appena.
- Ti amo.- gli sussurrò.
E lui la strinse, carezzandole quei capelli di seta nera.
Si, ora aveva qualcosa da difendere.
Con le unghie e coi denti.
Un vincolo di sangue. E due cuori di esseri umani.
Ciò che in fondo loro erano.


Si alzava l'alba su Londra e una luce pallida e fioca irradiava il ponte più prossimo sull'estuario del Tamigi.
Il Tower Bridge era silenzioso, inanimato.
Se non per due persone che più diverse fra loro non avrebbero potuto essere.
- Non so che idea t'è venuta di trascinarmi qua alle sei di mattina!- disse Ophelia Haeder, abbarbicata sul parapetto del ponte, stretta al braccio di Edward Dalton - Ok, non dico che non faccia scena, assolutamente. Ma sarebbe stato altrettanto di fascino starsene davanti al camino, a casa.-
Edward rise, conscio che aveva ragione.
Si, stare su quel ponte a quell'ora era da matti, specialmente con quel freddo ma a quanto aveva scoperto, i gufi di Grimaldentis viaggiavano ogni mattina svelti sul Tower Bridge e non aveva alcuna intenzione di farseli scappare.
Voleva capire da dove provenivano e non avrebbe dato nell'occhio accanto a una babbana.
Così si alzò il collo del cappotto, passando alla ragazza un bicchiere di polistirolo pieno di caffè fumante.
- Allora?- gli chiese Ophelia - Vuoi dirmi che cos'hai o no?-
- Non ho niente.-
- Come no. E' da Natale che ti vedo giù di corda Edward.- disse, portandosi il bicchiere più vicino alla bocca e al naso arrossato dal freddo - Ma non c'è verso di strapparti qualcosa di bocca. Non cambi mai.-
- Che vuol dire?- le chiese, levando un sopracciglio.
- Che sei uno di quegli uomini che non amano farsi vedere sanguinanti.- gli spiegò con tono soave, che lo fece scoppiare a ridere - Allora? E' stata una serata bellissima, non lo nego ma ogni tanto mi sembrava che fossi con la testa da un'altra parte. E ora mi hai portato qui. Cosa c'è che non va?-
Lui sospirò, girandosi e poggiandosi al parapetto di schiena.
- Non c'è niente che va.- bofonchiò l'ex Corvonero, passandosi una mano fra i capelli.
- Come non c'è niente che va?- replicò la bionda - Da Natale? Fatti vedere da qualcuno.-
- Certo, la risposta è dallo psicanalista.- ironizzò.
- Magari ti aiuterebbe.- frecciò lei - Oppure è da Natale che hai smesso di scommettere forse, per questo ti senti sottosopra.-
- Non cominciare.- le disse, sbuffando - No, non è quello. Credo di avere due grossi problemi, diciamo così. Entrambi irrisolvibili.-
- Ah si? Dimmene uno e piantala di traccheggiare, tanto lo sai che non ti mollo fino a quando non me lo dici. Mi hai fatto le paternali tutta la notte sull'importanza del mio lavoro, quindi finiscila e dimmi cosa c'è che non va.-
- Ok. Mio padre si risposa a settembre.-
Ophelia corrucciò la fronte, posando il bicchiere sul parapetto.
- Oh. E a te non va giù?-
- No. E' stata una cosa improvvisa. Non sapevo neanche che avesse una donna.-
- E tua madre cosa dice?-
Repentinamente, l'espressione seccata ma pur sempre distesa di Edward, s'irrigidì. Come le sue mascelle, le sue mani e le sue dita. Le sue nocche quasi sbiancarono, tanto strinse forte i palmi sul parapetto del Tower Bridge. - Mia madre è morta sedici anni fa, quando avevo dodici anni.- le disse, a bassa voce.
Ophelia gli carezzò la spalla, un sorriso triste sul faccino delizioso - Mi dispiace. Davvero. Ma parlami di tuo padre. Così ne hai uno anche tu.-
- Già, non mi hanno abbandonato sulla porta di casa.- frecciò ironico - Dopo che mia madre è morta s'è tenuto lontano da qualsiasi cosa che non fossero le feste comandate e il lavoro...e adesso invece ha questa tizia...così diversa da mia madre, che proprio non mi piace.-
- Non è che invece ti piace perché fa felice tuo padre, ma sei troppo orgoglioso per ammetterlo?-
- Cosa cazzo sei, un'empatica?- gracchiò seccato, facendola ridere come una matta - Basta con mio padre, sono già stufo.-
- Ok. Ma se mi ascolti tutto si risolverà da sé.-
- Hn. Dubito.-
- E il secondo problema?-
Già, il secondo problema. Come glielo diceva?
Aveva la perfida vocetta di Draco in testa, che gli diceva di scappare a gambe levate da una babbana, oppure di strozzarla e liberare il mondo da un parassita (perchè i Malfoy sono pacifisti nel profondo!), ma non poteva neanche dirle che l'amava se prima non le diceva tutto di lui, no? Che razza di amore sarebbe stato il loro, se no?
- Ophelia...ci credi ai fantasmi?- buttò lì, apparentemente incurante.
- I fantasmi?- replicò stranita - Tipo quello nella nostra palazzina?-
- Quello è il tizio del quinto piano che beve e spacca i piatti.-
- Oh. bhè...comunque non direi. No, proprio no.-
- Ah. E alle streghe? Vampiri, fate, maghi...roba così? Potresti crederci?-
- Edward, Halloween è passato da un pezzo.- tubò, finendo il caffè - Che ti prende tutto di colpo?-
Già, che gli prendeva di colpo?
Cosa stava a fare su un ponte insieme a una babbana? Lui, purosangue doc. Un Dalton, che praticamente aveva sangue nelle vene che era oro colato, perfino più di quello dei Black. Che cazzo stava facendo?
Inspirò a fondo, desolato, quasi disperato.
Che accidenti faceva? Era una babbana, di magia non sapeva nulla.
Stava per dirle che se ne andava, che era tardi, che aveva da fare...qualsiasi cosa, pur di andarsene via, quando avvertì la presenza di Ophelia accanto.
Prima ancora che potesse capire qualcosa lei si era alzata sulle punte, schiacciandosi contro di lui.
E l'aveva baciato.
Piano, quasi solo per assaggiarlo, alla fine si era fatta indietro, senza staccare le mani dalle sue.
- Volevo farlo da una vita.- gli disse, senza indugi.
Ecco.
Piano fregato. Perchè un uomo non le dimentica certe cose. Certi baci e certe parole, da una donna.

E' incredibile quanto basti poco per farti cambiare idea.
Un cenno, un fiato, un abbraccio.
Stava per riportarsela accanto, per affondare le dita in cui bellissimi capelli biondi ma qualcosa attirò l'attenzione di Ophelia, che sollevò il viso.
- Sono gufi?-
Edward gelò, alzando gli occhi celesti a sua volta sul cielo opaco.
Eccoli. Eccoli i maledetti.
- Ma da dove arrivano?- fece la bionda strabiliata - Non li ho sentiti arrivare. È impossibile che siano comparsi da nulla.-
Già, era impossibile.
Ma non quanto trovarsi improvvisamente circondati da gente con dei mantelli rossi.
E tutti armati, fecero ciò che il loro signore aveva ordinato.
Eliminare entrambe le spie di Harry Potter.

 

 

 

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Capitolo 54
*** Capitolo 54° ***


figli54

 

 

- State già partendo?-
Harry Potter non alzò neanche gli occhi dal giornale, sprofondato a Grimmauld Place n° 12, davanti alla colazione.
Deirdre Warfield, alias la Perfida, aveva appena posto la domanda a lui forse, ma fu Ron a rispondere, tirandogli un calcio da sotto al tavolo per punire la sua scortesia.
Peccato che il bambino sopravvissuto fosse ormai saturo dei modi di quella donna che piano piano gli aveva portato via il tempo esclusivo che il suo padrino gli dedicava.
A parte quello comunque, si era fatto tardi.
Erano già le sette di mattina e dovevano raggiungere Hogwarts prima delle otto, per accogliere gli studenti in sicurezza.
Uno studente però quel giorno non si sarebbe presentato.
Bevve un sorso di caffè, continuando a tenersi collegato a Tom, per quanto possibile.
Era sicuro che stesse bene, lo percepiva da una sorta di onde che il giovane Riddle cercava di fargli percepire, tramite un labile contatto che erano riusciti a mantenere, nonostante Voldemort, quel maledetto, ci avesse messo di mezzo lo zampino.
Bastardo.
Cercava in tutti i modi di tagliare le catene che ancora li legavano...
Con pazienza riuscì a sorridere vedendo Lucas e Glory sgambettare nel salone, rincorsi da mamma Weasley che aveva dato un minuto di pace alla povera Pansy, e poi sorrise anche alla piccola Faith, seduta sul seggiolone magico di Lucas.
La piccola agitò le gambette cicciotte, gli occhioni azzurri sempre attenti a ogni più piccola percezione, ogni movimento, voce, colore, suono.
Sarebbe stata un vero diavoletto, già se la immaginava.
Le carezzò la testina scura, proprio quando arrivò Sirius, seguito da Remus e Kingsley.
- Ecco qua il mostriciattolo.- tubò Black, facendo ridere Faith senza un dente e sollevandola in aria - Allora, che programmi abbiamo per questo scricciolo?-
- Flora e le altre non hanno problemi ad occuparsi anche di Faith.- rispose Elettra, seduta accanto a Harry - E poi io ho ancora tempo per decidere se continuare a giocare o smettere, quindi non c'è problema.-
- Non ci pensare neanche a smettere.- le disse Harry serio.
- Già, levatelo dalla testa.- disse anche Pansy, che ora aveva un delizioso pancino, tirato come il cuoio di un pallone da basket - Non è giusto che smetti di lavorare. Ci siamo io e le tate.-
- Si ma tu aspetti due gemelli, in più fra Lucas, Glory, Alexander e Jemery non è che le tate si possano dire allegre.- rise la bionda.
- Non vuol dire nulla. A te piace giocare, devi continuare a farlo!- la spronò Ron - Anche perché il tuo mister ci ammazza.- aggiunse poi, sarcastico - Da quando sei in squadra arriviamo sempre alle finali mondiali.-
- Tralasciando il gioco...- l'interruppe Molly, con tono perentorio - Cos'avete intenzione di fare una volta tornati a Hogwarts? Non vorrete lasciare quel povero ragazzo nelle mani di quell'uomo ancora per molto spero! È scandaloso!-
- Si e anche pericoloso andare a riprenderlo senza un buon piano.- la blandì Arthur Weasley - Cara, ragiona. Non si può entrare a Dark Hell Manor senza una tattica preparata.-
- Rischiamo l'osso del collo e se moriamo noi, nessuno più potrà liberare il ragazzo.- concluse saggiamente Kingsley.
- Non ne dubito ma sbrigatevi.- alitò malinconica - Non oso pensare a come possa stare il povero Tom.-
- Grazie mamma, ci mancava davvero.- sibilò Ron, ironico. Poi si alzò in piedi, afferrando mantello e guanti - Forza. Vado a controllare la squadra in uscita.-
- Viene Gary con voi.- disse Kingsley, già vestito di tutto punto - Io e Malocchio vi aspettiamo alle porte della scuola.-
- Ottimo.- poi Sirius si guardò attorno - Hermione e Draco dove sono?-
- A litigare con "la donna delle nozze".- cinguettò Pansy malefica.
- La cosa?- allibì Black.
- L'organizzatrice.- spiegò meglio la ragazza - Hermione dopo cinque volte s'è stufata e ha delegato tutto a questa tizia. L'ho conosciuta tre settimane fa. E' fuori di testa.-
- La data?-
- Il primo aprile, ha anticipato di dieci giorni.-
- Che cosa?!- gracchiò Molly Weasley - Ma non manca neanche un mese!-
- Vorranno giocare sull'effetto sorpresa.- frecciò Harry - Spero vivamente che stavolta ce la facciano. È già tanto se non siamo finiti tutti agli Alcolisti Anonimi col vino che è avanzato da ogni cerimonia andata male.-
- Non dirmelo.- rise Black, passandogli Faith - Ok, ci siete tutti?-
- A dire il vero no.- Elettra si guardò attorno, Lucas in braccio che le tirava i lunghi capelli - Dov'è Edward?-
Già, dov'era andato Dalton?
- Ron, hai sentito Edward da ieri sera?- chiese Potter cominciando a subodorare qualcosa.
Il rossino aguzzò i lineamenti.
- E' andato al velodromo dici? Bastardo...-
- Già, senza dirmi niente.- tubò Sirius andandosene in soggiorno.
- Lascia perdere.- Harry agitò la mano, indifferente alle follie del padrino - Richiama Herm e Malferret, si parte. Intanto chiedo a Clay di trovarmi quel deficiente.-
Fu del tutto inutile far scomodare Harcourt perché poco dopo, in un momento di totale calma prima della partenza per Hogwarts, l'allarme di Grimmauld Place si mise a squillare letteralmente impazzito, con un fracasso tale da terrorizzare a morte ogni membro della casa.
Fu nel salone che Harry, arrivato per primo insieme a Ron, vide qualcosa che lo lasciò senza fiato.
Un orribile diavoletto con ali, corna e coda, seguito da altri tre della sua razza, era aggrappato addosso a Edward.
Lacero e sporco di sangue, il mago riuscì con una gomitata a spedirne uno lontano da lui...e da Ophelia.
Ghiacciati, agirono più in fretta possibile visto che Dalton non sembrava in grado di rimettersi in piedi.
Con una magia d'attacco e un Immobilus fermarono quella cloaca di mostri orrorifici, che emettevano stridii infernali degni di un incidente automobilistico, ma non fu sufficiente.
Quei diavoletti si liberarono nel giro di due secondi dall'incantesimo, come se ne fossero stati immuni e fecero per rivoltarsi contro Ophelia, eppure la ragazza afferrata una sedia riuscì a tenerseli lontani il tempo sufficiente per la Smaterializzazione di Draco ed Hermione.
- Interior Inflammare!- scandì la strega dagli occhi d'oro, agitando la bacchetta con un movimento sinuoso.
Fu sorprennte, vera magia oscura. Un degno finale per quei mostri, qualcosa che avrebbe fatto davvero battere le mani a Lord Voldemort: fra grida e squittii da rapace, dei quattro diavoletti non rimase che cenere...per autocombustione. All'inferno del loro stesso corpo.

Poco più tardi Edward Dalton se ne stava sdraiato sul divano del salone, il jeans stracciati e insanguinati sul ginocchio destro ridotto in uno stato pietoso.
Il dolore era così forte che con un'occhiata aveva capito perché.
Il menisco.
- Qua serve un Medimago.- sibilò Hermione, che tamponava la ferita come poteva - Oppure chiamatemi Jeager...o Lucilla. O chi vi pare, basta che non sia un essere umano comune!-
- Complimenti per la carne flambé mezzosangue.- frecciò Draco nel frattempo, sparendo in cucina a prendere altra acqua e altre bende, continuando a borbottarle dietro - Gagia!-
- Tranquillo Ed.- gli disse Harry, seduto accanto a lui - O Jeager o Lucilla, riusciranno a sistemare ogni cosa.-
- Si, tutto quello che vuoi...- gracchiò Ron isterico - Ma si può sapere dove cazzo eri Ed? In un girone infernale?! Cosa diavolo erano quegli affari? E perché cavolo ti sei fatto scoprire da Ophelia?!-
Silenzio. Tutto l'Ordine si volse verso la ragazza, seduta a tavola con la testa incassata nelle spalle.
Si erano fatti beccare.
- Chiamo gli Obliviatori.- sospirò Pansy.
- No, no!- sbottò Edward, serrando i denti - Questa faccenda la sistemo io.-
- S'è visto.- ironizzò Draco, raggiungendoli con alle spalle una bacinella d'acqua che galleggiava a mezz'aria, sotto gli occhioni stravolti di Ophelia - Comunque parla. Dov'eri?-
- Al Tower Bridge.- sussurrò, come se il ginocchio stesse per spezzarsi - Ho visto i gufi. Sono apparsi lì, dal nulla. Poi sono arrivati gl'Illuminati e ci hanno attaccati usando quei cosi.-
- Diavoletti del Tartaro.- lo prevenne Jeager Crenshaw, entrando e levandosi il cappuccio - Complimenti Hargrave, hai idea di quanto costino sul mercato? Potevi almeno lasciarne vivo uno! Ci saremmo comprati il Chianti per le tue nozze, che cazzo...non capisci una mazza!-
- Sta zitto e sistemagli questa gamba.- ordinò la Grifoncina - Dove diavolo li hanno presi? Come fa Grimaldentis ad avere dei Diavoletti del Tartaro? E come ha fatto a vederti sul Tower Bridge?-
- Ci ho pensato.- annuì Edward, cacciando un'imprecazione sommessa quando Jeager gli levò le bende - Ron, quando eravamo sull'Arca, ha detto che è impossibile Smaterializzarsi, giusto? Sia per entrare che per uscire.-
- Quindi credi che ci sia un portale fra i meccanismi del Tower Bridge?- Harry alzò le sopracciglia - Non è cretina come idea.-
- Neanche come l'amputazione di questa gamba.- disse Jeager.
- Cosa?- sbottò Ophelia all'improvviso - Insomma non potete portarlo all'ospedale?-
- Calmati.- le sorrise Elettra con calore - Qua andrà benissimo.-
- Andrà bene per voi ma non per me.- fece la babbana, sconvolta - Insomma cosa accidenti è successo? Prima eravamo al ponte, poi tutta quella gente c'è venuta addosso...insieme... a quei cosi disgustosi...Edward si fa male e riappariamo qua...- e si guardò attorno, sempre più basita - E come se non bastasse i quadri di muovono...-
- Se è per quello parlano anche.- le disse Ron.
- Oh, insomma.- li zittì Remus - Ragazzi, o chiamiamo gli Obliviatori per cancellarle la memoria o le dite tutto. Decidete voi, così la state solo confondendo.-
- Quando fai il duro sei uno spettacolo.- ironizzò Sirius.
- Allora?- l'incalzò Ophelia - Che diavolo succede? Chi siete voi? Edward?- e lo fissò preoccupata - Cosa...-
La porta sbattè in quel momento, annunciando un altro arrivo.
Non molto...provvidenziale, si può dire.
Capelli sale e pepe, fisico asciutto ma imponente, George Dalton mise piede nella stanza con sguardo severo. La sua splendida figura dava una chiara idea di come sarebbe stato Edward in versione "stagionata" ed era un vero schianto.
- Thò, il fedifrago.- l'apostrofò Edward, sarcastico.
- Per l'amor del cielo, non cominciamo.- sbuffò l'uomo, salutando tutti i presenti con aria serafica mentre si levava guanti, mantello e giacca - Cos'hai combinato questa volta?-
- Sono qua con la rotula aperta in due, secondo te cos'ho combinato?- ululò Dalton junior, che solitamente non faceva mai piazzate in pubblico ma che stavolta, a causa del dolore, si stava comportando in maniera alquanto inusuale - E grazie per aver lasciato a casa la tua colomba, grazie mille!-
- Dio.- fece Draco in sottofondo - Credevo di averli io dei problemi con mio padre...-
Harry sbuffò, salutando il padre di Edward - Salve signor Dalton. Grazie per essere venuto.-
- Figurati.- sorrise l'uomo, dando una pacca affettuosa a lui e Ron - Allora? Cos'è accaduto stavolta?-
- Edward era al Tower Bridge con Ophelia e sono stati attaccati dagli Illuminati.-
- Ophelia?- George Dalton osservò la ragazza, stranito.
- Cos'è non ti piace il nome?- ruggì Edward.
Evitando di roteare gli occhi, suo padre si comportò come al solito con una donna, ovvero da perfetto gentiluomo e da come sorrise anche la babbana, doveva essersi un pelino tranquillizzata.
- Cosa facevi con una civile in un posto pericoloso?- lo inquisì poi.
- Civile e babbana.- lo corresse, andando del tutto fuori di testa.
- Babbana?- George Dalton levò le sopracciglia, tornando a fissare la ragazza - E' incinta?-
- Possibile che pensi solo a quello? No, non è incinta!- rincarò subito Edward, mentre a bassa voce Ophelia chiedeva ad Elettra e Pansy se davvero sembrava che fosse in dolce attesa, scatenando così un coro di ghignatine in sottofondo alquanto deleterio, visto che l'ex Corvonero non solo era dolorante e ferito, ma anche al limite di una crisi di nervi.
- Insomma, quindi eri con una tua amica babbana sotto il naso degli Illuminati.- concluse suo padre dopo la spiegazione degli altri - Tanto valeva ti fossi attaccato un bersaglio alla schiena.-
- Bel suggerimento. Ne hai altri da darmi, fedifrago traditore?-
- Ehm, scusate...- s'intromise Hermione con dolcezza - Forse è meglio sistemare quel ginocchio. Di...tradimenti o corna ne parlate un'altra volta, ok?-
- No, non va bene!- sbottò Edward, mentre Jeager finiva almeno di cicatrizzargli quello sfregio profondo - E tanto che siamo qua, lasciati dire due cosette!-
- Sentiamo.- bofonchiò George Dalton, roteando gli occhi.
- Uno.- sbottò l'ex Corvonero - La mamma è morta da quindici anni, non ti sembra un po' presto per risposarti? Non mi piace quella donna, dovevi presentarmela prima di dirmi che ti risposavi e non mi piacciono neanche i suoi cappelli!-
- Ne prenderò nota.- sospirò l'altro, con una pazienza che invidiava anche Remus - La seconda cosa?-
Edward si alzò saltellando, con un perverso ghigno sulla faccia e raggiunse la porta.
- Mi spiace tanto per il sangue di famiglia ma sappi che per me Ophelia non è solo una amica! E alla prima occasione oltre a sputtanarti tutto il conto in banca alle corse vedrò di combinarti qualcosa al tuo prezioso albero di discendenza! Come la mettiamo adesso?-
Cosa fare con un figlio così?
- Black hai qualcosa da bere?- bofonchiò George Dalton con aria di uno ormai abituato a tutto.
- Certo, ne avevo giusto bisogno anche io!-
E dopo di che si sentì solo lo sbattere della porta del salone, con Edward sparito con la velocità di una locomotiva e tutti i quadri che si misero a sbraitare inferociti...compresa la cara signora Black.


Hogwarts.
Il vociare in sottofondo non smetteva...
Quelle voci non tacevano...
Damon Howthorne levò la testa da sotto il rubinetto, fregandosene del freddo, del decoro, di tutto.
Scosse i capelli, poggiandosi di peso contro il lavandino.
Nello specchio vide Mirtilla continuare a fare su e giù, alle sue spalle.
Si asciugò le mani e si accese una sigaretta, dando una rapida boccata. Quasi nervosa.
Si stavano accavallando...parlavano l'una sull'altra.
Ora ne era sicuro.
Non era un'otite.
Altro che otite. Altro che polmonite che lasciava strascichi.
Era qualcosa di diverso.
Che stesse diventando un empatico? No, non era possibile.
Ci aveva provato in quei giorni ma non sentiva pensieri, sentimenti, tensione, gioia, dolore...niente.
Sentiva solo voci.
Ma che voci fossero...lui non lo sapeva.
- Tu hai qualcosa di diverso da solito.- squittì Mirtilla Malcontenta, scrutandolo con occhi sottili.
- Ah si?- fece quasi senza averla sentita, lasciandosi andare seduto sui gradini dei bagni.
- Si.- sbottò, apparendogli davanti al naso - Tu hai qualcosa di diverso.-
Diverso.
Non c'era Tom con lui.
Da tre giorno ormai.
Era sparito venerdì e ancora nessuno, nemmeno Tristan e Lucilla, gli aveva parlato di un piano di salvataggio.
Serrò i denti all'improvviso, quando una vocetta acuta gli strillò in testa qualcosa.
Non afferrò, era stato solo un eco ma ora la cosa si faceva grave davvero.
Doveva discuterne con qualcuno.
Probabilmente anni e anni di cadaveri visti in sogno, uniti allo stress di non poterne parlare e al fatto di evitare l'aiuto di uno strizzacervelli l'avevano fatto diventare paranoico. Perché ricordava la ragazza morta nel bagno.
Ora non vedeva più schiattare la gente in sogno.
La vedeva anche dal vivo.
Scosse il capo, dandosi del paranoico per davvero.
Era impossibile vedere i morti...
Lo era vero?
Di colpo alzò lo sguardo di ghiaccio su Mirtilla, l'espressione corrucciata.
- Mirtilla...senti...-
- Si?- tubò il fantasma, andandogli di nuovo vicino tutta mielosa - Dimmi tutto!-
- Ecco...puoi dirmi che differenza, intendo la differenza precisa, fra fantasmi e Poltergeist?-
- Hn, ancora non lo sai?- cinguettò la ragazza, gongolando - Bene, te lo dico subito. Io sono un fantasma. E sono impalpabile, non ho forza. Nel senso che non possiedo neanche la telecinesi, non ho magia. Non posso muovere gli oggetti, come invece fa Pix che è un orrido e molesto Poltergeist!-
- Tutto qua?- chiese deluso - Cioè...fra gli esseri Non-Morti ci sono solo fantasmi e Poltergeist?-
- Si, esatto. Fra i Non-Morti ci siamo solo noi e scusa se è poco!- per poi ridacchiare - Meno male che tu vedi solo come muore la gente! Vedessi anche i Non-Vivi moriresti di paura!-
Damon corrucciò la fronte, richiamandola prima che si nascondesse in una tazza.
- Non-Vivi?- riecheggiò - Che roba è? Non ho mai sentito parlare di gente simile.-
- Infatti i maghi non li vedono, per questo non possono scrivere su di loro. Almeno...c'è gente che nasce col dono di vedere i Non-Vivi circa una volta ogni tre secoli. I Non-Vivi sono gli spiriti che restano sulla terra, appena resi inutilizzabili le loro spoglie mortali, ovvero persone normali, sia babbani che maghi che crepano per le cause del fato. A differenza di noi fantasmi però non sanno di essere morti e se ne vanno in giro terrorizzando gli umani e i maghi. Visto che nessuno può vederli, se non alcuni demoni con particolari capacità, non se ne parla molto.-
- E come sono questi Non-Vivi? Tu li vedi?- la incalzò.
- Ogni tanto. Sono com'erano prima, con l'aspetto di quando sono morti. Per loro il tempo si ferma, ecco tutto.-
La ragazza.
Vestita per uscire, un foro di pallottola in mezzo alla fronte.
- Cristo Santo.-
- Già, da far accapponare la pelle!- ridacchiò Mirtilla - Ora scusa ma i prefetti fanno il bagno a quest'ora del pomeriggio. Penso che andrò a dare un'occhiata. Ciao!-
Solo, lasciò andare il capo all'indietro contro la parete.
Se fosse stato vero?
Possibile?
I suoi poteri stavano mutando in questo modo?
Ora poteva anche vedere i morti al di fuori dei sogni?
Ma come faceva ad esserne sicuro?
La porta si aprì e si richiuse ma lui non alzò neanche lo sguardo.
Dopo un secondo sentì il famigliare profumo di fiori di Cloe King. Aveva passato ogni notte a Cedar House rannicchiata nel letto di Tom...e ora lo raggiunse, rannicchiandosi contro la sua spalla.
La strinse forte, spegnendo la sigaretta.
- Dimmi che sta bene.- lo supplicò.
- Sta bene.- le disse, carezzandole i capelli.
- Dimmi che non morirà.-
- Te l'ho detto. Io e lui moriremo insieme.-
- Allora dimmi che non morirete in questa guerra.-
Damon chiuse gli occhi, accoccolandosi a lei.
- Non moriremo.-
- Ce lo giuri?-
Si girarono entrambi, la porta del bagno di nuovo aperta.
Beatrix e Neely.
Poco dopo erano stretti tutti insieme, tutti e quattro a pensare a quel pezzo perduto.
Al pezzo di un puzzle, alla ruota mancante di un carro, a una fede senza la gemella.
L'unica cosa che sapevano era che Tom stava bene.
E che purtroppo non li avrebbero lasciati raggiungere Dark Hell Manor, per salvarlo.
Erano così piccoli...di fronte a un potere tanto grande.
Eppure dovevano parlarci...dovevano riprenderselo, riportarlo indietro.
Un modo doveva pur esserci...


Ancora bloccati a Londra, a Grimmauld Place si era radunato un gruppo di falsi psichiatri e di gente falsamente interessata ad aiutare Edward, che s'era chiuso in salotto con come anestetico una bottiglia di whisky incendiario.
- Ma davvero si risposa?- chiese Harry verso mezzogiorno, quando dalle porta chiuse dove s'era nascosto Dalton junior arrivò una bestemmia colossale.
Suo padre annuì, con un sospiro.
- Non l'ha presa bene. E anche io ho le mie colpe. Sono stato troppo preso di recente.-
- Suvvia, non è mica un ragazzino.- bofonchiò Draco velenosamente, svaccato in poltrona - Perché non gli compra un velodromo? La storia del matrimonio e del fedifrago se la scorda in uno schiocco di dita.-
- La pianti di dire cazzate Malferret?- lo zittì Potter - Non è con la possibilità di sputtanare tutto il patrimonio che risolveremo la cosa.-
- Ha parlato Mister Accetto La Nuova Donna del Mio Padrino.- sibilò Lucilla dei Lancaster, seduta sul divano a coccolare la piccola Faith, rigirandola come un sacco per capire se in lei la magia nera era già radicata.
- Io non centro niente, adesso.- replicò il bambino sopravvissuto, irritato al cubo - E ti sarei grato se non rigirassi mia figlia come un sacco di patate.-
- Come vuoi.- cinguettò la demone, alzandosi in piedi con la sua solita flemma - Allora, perché mi avete chiamata?-
- Non volevamo chiamare gli Obliviatori.- le spiegò Hermione - Ancora non sappiamo se Ophelia può mantenere il segreto e...-
- A chi vuoi che lo dica? Mi prenderebbero per matta!- rise istericamente la bionda babbana, che continuava a fissare uno dei quadri dei parenti scorbutici e cafoni di Sirius - Non credevo neanche al Babau da piccola...e adesso...è vero che quel ragazzo di prima è un lupo mannaro?-
Parlava di Asher che s'era fatto urlare dietro dalla madre di Sirius ed era scappato in cucina, seguito da Jeager che non sopportava gli strilli, da Ron e gli altri.
- Ahah.- ghignò Harry perfido - E lei è Lucifero in persona.- aggiunse, additando Lucilla.
Mancò poco che Ophelia svenisse, ma fortunatamente la cosa venne subito rettificata...ma di certo la cosa non parve migliore di prima. Sempre un demone era, no?
- Quindi siete tutti maghi...più il lupetto in cucina.- fece Ophelia, con quell'espressione di chi si sente sulla luna che non l'abbandonava - Esatto? E fate magie. Come Edward stamattina, che è un mago...ora la cosa ha più senso...- mugugnò - Bhè, in teoria. E perché quella gente ha cercato di ucciderci?-
- Per colpa di Potter.- soffiò Draco maligno - La colpa è sempre di Potter.-
- Non è vero.- replicò il moro - I Lestrange per esempio vogliono ammazzare te.-
- E la mezzosangue.- lo corresse il biondastro - A proposito, che fine ha fatto? Era qua un attimo fa!-
- Probabilmente ad uccidere la donna delle nozze.- ironizzò Pansy - Le ha proposto altra torta al cioccolato.-
- Orrore.- si schifò Elettra - Draco, tesoro, non te la prendere ma dopo aver mangiato quella torta per cinque volte dovrai rispondere tu del mio aumento di peso. Chiaro?-
- Ok, ok!- li bloccò Ophelia, prima che si rimettessero a dare i numeri - Perciò voi andate tutti in una scuola di magia, esatto? Anzi, ci andavate. E adesso siete maghi che combattono i maghi cattivi?-
- Detta così è proprio carina.- cinguettò Malfoy, alzandosi con espressione cinicamente disgustata - Vado a scolarmi qualcosa con Crenshaw. Vi saluto.-
- Si può sapere come hai fatto a conoscere mio figlio?- chiese George Dalton di punto in bianco.
- Oh, lui abita di fronte al mio appartamento.- spiegò la ragazza, risedendosi in poltrona - Lo conosco da un anno.-
- E non sei ancora finita in terapia?- bofonchiò l'uomo a bassa voce.
- Oh andiamo adesso basta!- sbuffò Lucilla - Sentite, io devo controllare Tom e trovare il modo di portarlo via da Dark Hell Manor senza che Voldemort ce la faccia pagare con ritorsioni che non possiamo controllare. Me ne torno a Hogwarts, spero che Caesar sia arrivato a capo di qualcosa. Ci vediamo stasera, va bene?-
- Va bene.- accettò Harry - Ah, senti...fammi sapere come sta il mostriciattolo, ok?-
La Lancaster sorrise appena, gli strizzò l'occhio e poi svanì.
Lasciando ancora Ophelia a bocca aperta.
- Wow.- fischiò - Mi sa che serve un goccio anche a me. Dov'è il signore di prima con la bottiglia sempre in mano?-
- Sirius!!- chiamò Harry ad alta voce - Ci serve dell'alcool!-
Inutile. Ormai il degrado era arrivato a toccare i livelli più bassi mai concepiti e così dopo aver chiacchierato e aver sconvolto la vita alla povera Ophelia, la ragazza capì che le uniche risposte che le interessavano non sarebbero venute dagli amici di Edward.
Ma da lui stesso.
Per questo entrò nel salone chiuso con la magia, facendosi scardinare la serratura da Hermione e beccandosi un'occhiataccia andò a sedersi di fronte a Edward, stravaccato davanti al caminetto.
Si sedette sul tappeto, incrociando le gambe...e lo guardò attentamente.
Era lui a sfuggirle con gli occhi.
- E così era questo il secondo irrisolvibile problema.-
Dalton sogghignò con amarezza.
- Già.-
- C'è poco da ridere.- gli disse, seria - Non mi hai detto la verità.-
- Come potevo dirtela? Se te lo dicevo a parole mi avresti preso per pazzo, potevo anche agitarti una bacchetta sotto al naso e riempirti l'appartamento di conigli e allora saresti finita alla Neuro. Perdonami ma non vedevo soluzione. Mi dispiace solo...di quello che è successo stamattina. Non avrei dovuto ficcarti in questo casino...anzi, avrei dovuto smetterla e basta di vederti.-
Ophelia irrigidì i lineamenti.
- Io non so più a cosa credere. Prima hai detto...che per te non sono solo un'amica. Ora non vuoi più vedermi. Allora, dimmi...qual è la verità?-
- La verità?- rise, sempre più disperato - Bene, la verità. La verità è che sono un cretino. Che un anno fa ti ho vista sulle scale nella palazzina e mi sono innamorato di te, solo che non puoi amare una persona a cui non puoi dire chi sei. Sono solo il figlio di una lunga dinastia di maghi, non vado d'accordo con mio padre al momento, gioco a soldi quasi tutte le settimane, regolarmente gli strozzini minacciano di vendermi a un bordello, non so da che parte iniziare per gestire un maneggio e l'unica cosa che so fare è utilizzare la magia, solo che con te...non ho potuto farlo.- disse accorato, parlando velocemente - Non sapevo come l'avresti presa e non volevo perderti, così ho continuato a far finta di essere un direttore di maneggi, ecco. Ti ho raccontato un sacco di balle perché non credevo che mi avresti accettato, fine della storia. L'unica verità che ti ho detto fino ad adesso è che sono innamorato di te. So che non è abbastanza ma è tutto quello che ho di vero e non credo ti basterà.-
Finito quel monologo allucinante, di cui si sentiva la profondità del suo sentimento solo nel tono smozzicato, imbarazzato e dannatamente tenero, la bionda quasi provò di nuovo il desiderio di baciarlo...dopo averlo picchiato.
- E così da un anno sei innamorato di me...e solo da tre mesi mi hai chiesto di uscire...- soffiò - Carogna.-
- Mago.- le ricordò.
- Perché io?- gli chiese, a bassa voce - Io non sono...una strega.-
- E perché tu hai baciato un mago?-
- Non sapevo che lo fossi.- rispose, sorridendo e alzandosi, per prendergli la mano - Ma devo ammettere...che è stata una giornata alquanto particolare. Cos'hai detto a tuo padre prima sulla dinastia? Alberi di discendenza?-
- Ah.- Edward Dalton, ci voleva una foto, arrossì vagamente - Nulla, fesserie dettate dal menisco in poltiglia.-
- Ora devi cominciare a parlare con me sai?- gli ricordò, abbassandosi a un dito dalla sua bocca, sempre sorridendo - Specialmente ora che so cosa puoi fare...mago.- e gli sfiorò le labbra - Questa cosa va affrontata seriamente. Ma ci voglio provare.-
- L'hai presa bene.- si stupì - Ti hanno fatto bere qualcosa di là? Qualcosa di verde per caso?-
- No, solo del whisky del padrone di casa. Simpatico a proposito, sai? Anche tuo padre!- cinguettò, sedendoglisi in braccio e passandogli le braccia al collo - Allora...signor mago...dov'eravamo rimasti prima che ci avessero interrotti?-
Dio.
Possibile che fosse tutto così facile una volta spiattellata una verità tanto scomoda?
Forse il periodo dura di abitudine l'uno all'altra iniziava ora ma...cavolo, era fantastico.
- Non so, rinfrescami la memoria.- rispose malizioso.
- Mi sa che qua la tua magia non centra...-
- Lo credo anche io...-


Dark Hell Manor.
Da quanto non vedeva il sole?
Tom se lo chiedeva, guardando fuori dalle finestre delle sua stanza, sulla torre più alta di quella dimora oscura.
Non era più uscito di camera e in fondo non ci teneva a vedere i suoi fratellastri, tantomeno a sentire le voci dei Mangiamorte disseminati per il palazzo, alla ricerca dei rombi.
Il numero raggiunto da loro per il momento era di 67 pezzi.
Harry e gli altri ne possedevano all'incirca cento, ricordava. Ne mancavano ancora così tanti...
Come avrebbero fatto a trovarli?
E lui, come avrebbe potuto avvisare Harry dei Pugna Laeta?
Desolato, si sedette su una mensola gelida, continuando a guardare fuori verso un cielo nero come pece.
Senza stelle.
Senza vento.
Senza vita.
Si volse sentendo il lento sibilare di Nagini.
Era diventata la sua guardiana, la sua custode.
Forse suo padre temeva che anche senza bacchetta avrebbe potuto combinare qualcosa.
Già.
Però quel serpente...che strano...Voldemort vi sembrava molto legato.
Eppure Harry aveva distrutto tutti i suoi Horcrux, altrimenti non avrebbe potuto uccidere Voldemort all'età di sedici anni, quindi Nagini non era un pezzo dell'anima di suo padre.
Allora cosa poteva essere?
"Sei un Animagus?"
Nagini, sprofondata in poltrona, aprì appena gli occhi liquidi e volse la testa verso il suo prigioniero.
"No."
Il suo sibilo era molto simile alla voce del Lord Oscuro.
"Da quanto stai con lui?" le chiese, sempre usando le sue doti di Rettilofono.
"Dal giorno del suo ventesimo compleanno."
Però.
Un rapporto di servitù molto lungo.
O di alleanza.
"Sei vera?"
L'enorme serpente parve sorridere, per tornare ad abbassare il capo e richiudere gli occhi.
"Si. Ma non come credi tu."
"Cosa significa?"
"Che non sono nata serpente. Sono stata creata....dal suo sangue."
Tom corrucciò la fronte.
Quindi non era un vero serpente. Era uno spirito di sangue, incastrato in un corpo animale.
Magia oscura, c'era da scommetterci.
Voldemort doveva averla creata per avere qualcuno che gli guardasse sempre le spalle.
Era come se una parte stessa del Lord Oscuro fosse stata trasportata in Nagini. Come il riflesso di uno specchio.
Interessante.
E pericoloso.
Dio, quel serpente poteva essere letale quanto suo padre.
La cosa non gli piaceva ma gli piacque ancora meno quando i suoi pensieri vennero interrotti di nuovo dall'arrivo della ragazza del giorno prima.
Apparve dal nulla, stessi occhi bianchi, stessi piccoli diamanti sulle gote ad illuminarle il viso perfetto.
Ora veleggiava in un abito nero che le scivolava addosso in maniera sublime.
Si posò ancora un dito sulle labbra, per farlo tacere.
Nemmeno Nagini se ne accorse.
Lo raggiunse, sedendosi accanto a lui sulla mensola.
Tom allungò la mano, voleva capire se era reale ma le passò attraverso e lei sorrise.
Un giorno, anni più tardi, Tom Riddle avrebbe potuto dire che quella notte fu l'istante in cui Denise Loderdail gli fece il suo incantesimo.
La demone cominciò a usare il linguaggio dei segni. A gesti gli disse che doveva stare tranquillo, che Lucilla e Caesar stavano cercando un modo per tirarlo fuori da lì.
Quindi erano stati loro a mandarla.
Le chiese, cercando di non fare il minimo suono, se era loro amica e lei annuì.
Il sollievo s'impossessò di lui ma non durò a lungo.
La porta della sua stanza si aprì e fu Voldemort a varcarne la soglia.
- Non si bussa?- brontolò Tom.
- Considerato che potevo buttarla giù...- soffiò Riddle senior - No, direi di no.-
- Che c'è?- gli chiese il grifone - Vai a caccia e hai bisogno qualcuno che ti faccia da volpe?-
- Sarebbe un'idea interessante, la prenderò in considerazione più tardi Thomas.- fece il mago, agitando la mano con fare noncurante, come se fosse stato una mosca molesta - Piuttosto...i miei Mangiamorte hanno trovato un centinaio di rombi ai margini di questa dimensione, stanotte. Ho intenzione di ricomporli a cena ma non è sufficiente.-
- Si, lo credo anche io.- replicò Tom - E allora?-
- Quanti ne hanno trovati gli Auror?-
E adesso che centrava?
- Dunque?- lo incalzò Voldemort - Quanti ne hanno trovati?-
- Che t'importa. Non te li cederanno mai.-
- Sciocco da parte loro, visto che se uniamo i pezzi possiamo cominciare a giocare la partita.-
Gli fosse venuto un colpo...stava davvero proponendo di giocare quella partita con Harry?
- Voglio un incontro.- gli disse allora suo padre - Per sabato. Invio un messaggio a Harry, gli do una settimana per decidere poi attaccherò per avere le sue pedine.-
- La civiltà prima di tutto.- frecciò Tom - Cosa centro io?-
- Tu verrai con me all'incontro.-
- Per farti da scudo?- ironizzò il giovane mago.
- Thomas.- un bieco e gelido ghigno piegò le labbra del Lord Oscuro, facendo tremare il ragazzo - Credi che abbia bisogno di scudi contro una manica di ragazzini Auror?-
- Uno di quei ragazzini ha sempre avuto la meglio, che io sappia.-
- Prima o poi tutto cambia.- gli disse soave - Accetti? Verrai con me?-
- In qualità di tuo successore?- continuò Tom sferzante, fregandosene se stava tirando troppo la corda - Fammi ricapitolare la situazione. Alla mia nascita, e non sto qua a dilungarmi sulla donna che mi ha messo al mondo visto che, come la vedo io, Bellatrix è la più infame carogna sulla faccia della terra, mi molli a Lucilla. Dopo di che ritorni undici anni dopo e quasi ci finisco secco a causa tua. Sei anni più tardi riappari di nuovo e mi rapisci senza fare una sola parola. E adesso dovrei venire con te a giocare una partita con gli Auror per ammazzare Mezzafaccia, ovvero l'uomo a cui hai ficcato il viso sui carboni ardenti e che ora vuole uccidermi per vendetta. Dico bene?-
- Si.-
Dio, quanto lo odiava quando faceva l'accondiscendente.
L'avrebbe strozzato!
- Come ti pare!- gli ringhiò a quel punto, snervato - Ma non lamentarti se hai in panchina qualcuno che tifa per la squadra avversaria.-
Voldemort ghignò ancora, voltandosi per uscire.
- Non temere. La squadra avversaria non mi preoccupa per ora.-
Ricordandosi di Denise che stava ancora accanto a lui, Tom si giocò il tutto per tutto.
- C'è un trucco?- gli chiese, fermandolo - Hai in mente una trappola, non negare.-
- L'unica cosa che per ora m'interessa è sistemare Mezzafaccia.-
- Non hai mai brillato per onestà.- gli ricordò freddo - Se solo provi a sfiorare Harry io...-
- Tu cosa?- lo interruppe, voltandosi appena sopra la spalla.
Padre e figlio si squadrarono per la prima volta con intenzioni bellicose ma il maggiore non parve intenzionato a discutere oltre.
- Il mio obiettivo primario è eliminare la leggenda di Harry Potter.- sibilò Voldemort, prima di uscire - Questo non scordarlo mai. Con che mezzi lo farò questo non ti deve riguardare. Ti aspetto a cena.- e uscì senza più aggiungere nulla, portandosi via quel gelo che gli faceva da compagno ad ogni suo passo.
Trappola. Tom ne era sicuro.
Certamente avrebbe tirato agli Auror un qualche tiro mancino...
Fissò il viso della demone, che era rimasta ad ascoltare con espressione del tutto impassibile.
Per lei era ora di andare.
Gli fece un cenno col capo, pregandolo a gesti di mantenere la calma e poi sparì anche lei.
Lasciandolo solo.
Ancora.

 

 

 

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Capitolo 55
*** Capitolo 55° ***


 

 


"...Then from on high, somewhere in the distance
There's a voice that calls... remember who you are
If you lose yourself, your courage soon will follow
So be strong tonight...
Remember who you are."
Brian Adams, Sound the Bugle.

 

 





Sabato, più precisamente a pochi rintocchi dalle tre di mattina.
A Dark Hell Manor il giovane Tom Riddle si sporgeva da una terrazza di pietra del primo piano per osservare l'esercito di Mangiamorte raccoltisi nel cortile sottostante, prima dei labirinti di siepi.
Erano così tanti...
Chiuse gli occhi e strinse fra le dita l'anello di Claire, pensando intensamente a lei.
Coraggio. Lei avrebbe saputo ispirare anche un coniglio.
- Prendi.-
Riaprì gli occhi per vedere la sua bacchetta, fra le mani di Voldemort.
Gliela stava restituendo?
- Non si sa mai cosa può accadere.- gli disse, senza mutare espressione.
- E cosa ti fa credere che non la userò su di te?- lo sfidò, riprendendosela.
- Una fede semplice e sicura.-
- E sarebbe?-
- Il fatto che i rombi su di te non hanno effetto.-
- E per questo secondo te automaticamente io non sarei in grado di attaccarti.-
- Sei sveglio Thomas.- frecciò Voldemort, infilandosi il cappuccio - Forza, mancano pochi minuti all'incontro e Harry non apprezza i ritardi.-
Harry non apprezza i ritardi.
Quelle frasi.
Era una settimana che viveva con suo padre e in Tom era nata una dolorosa sicurezza.
Suo padre conosceva Harry forse molto meglio di lui.
La cosa lo atterriva.
Lo faceva sentire ogni volta tagliato fuori.
Ma era ora di andare.

A Hogwarts Harry Potter si sporse dalla finestra della Torre Oscura, in sala riunioni.
Il cortile era lucido di fiaccole e luci, sorrette dal suo esercito di Auror.
Tom. Non faceva che pensarci.
Voldemort aveva chiesto un incontro e per la prima volta nella storia Auror e Mangiamorte si sarebbero messi gli uni di fronte agli altri con intenzioni neutrali.
Sapeva che doveva aspettarsi di tutto dal Lord Oscuro, per questo Duncan aveva insistito perché fosse accompagnato al luogo dell'incontro da una scorta numerosa.
Se si doveva scatenare guerra aperta, aveva detto il capo degli Auror, allora non sarai solo.
L'Ordine della Fenice per primo aveva raggiunto la scuola di magia, per accompagnarli, custodirli, proteggerli.
Ma non era per se stesso che Harry temeva.
- Noi siamo pronti.-
Ron gli mise una mano sulla spalla - Harry...dobbiamo andare. Sono quasi le tre.-
Potter guardò il cielo un'ultima volta.
Tante stelle, ma anche delle nubi gonfie e nere.
- Allora, tutto da capo un'ultima volta.- li fermò Hermione perentoria - Mentre noi ne discutiamo, l'Ordine e le altre squadre saranno attorno a noi, nascosti ovunque, Duncan compreso. Lucilla viene con noi, mentre Jeager si apposterà fra gli alberi.-
- Perfetto. Al minimo segno di trappola facciamo partire i fuochi d'artificio.- annuì Edward - Inoltre qua a sorvegliare la scuola restano Caesar e gli altri, perciò non dovremmo avere problemi.-
- E invece un problema ce l'avete.-
Gli Auror si voltarono verso la porta d'ingresso.
Damon, Cloe, Trix e Asher erano sulla soglia.
- Andate a riprendere Tom, vero?- sbottò la King.
- E quando pensavate di dircelo?- chiese anche Trix.
- E' un incontro. Una sicura trappola.- spiegò Tristan - Tornate a letto.-
- Non ci penso neanche.- sibilò Damon, gli occhi letteralmente ghiacciati - E' da una settimana che non ci dite più niente, che non abbiamo sue notizie e adesso andate a riprenderlo e noi dovremmo restare qua? Non credo proprio.-
- Senza contare che ci sarà anche mio padre, ne sono sicuro.- finì Asher, nervoso - Non conoscete i sistemi dei mannari, con me eviterete un bel po' di guai. Farò in modo che non vedano.-
- Voi siete matti e siete dei ragazzini.- disse loro la Mcgranitt, intervenuta con gli altri insegnanti - Non ve lo lasceremo fare! Solo perché ora siete tutti maggiorenni non significa che possiate fare come volete! Se ne occuperanno gli Auror del signor Riddle!-
Damon non spostò lo sguardo da Harry e Draco.
Neanche l'aveva sentita.
- Se dieci anni fa Voldemort avesse preso Ron...- sussurrò in direzione del bambino sopravvissuto - Se dieci anni ti avesse preso il tuo migliore amico...avresti ascoltato gli Auror che ti dicevano di startene a casa?-
Già, quell'età in cui si è impotenti Harry non se l'era scordata.
Si rivedeva in quei quattro paia d'occhi.
Così tanta forza, così tanto coraggio...che niente poteva spegnere.
"Facciamoli venire."
Harry rise, sentendo la voce di Draco in testa.
"Siamo d'accordo..." e lo guardò spegnere la sigaretta, indifferente "Forse questa notte grandinerà."
"Probabile Sfregiato."
Harry tornò serio, volgendosi verso i ragazzi.
- Vestitevi.- ordinò - Ma Leiandros vi terrà sotto stretto controllo.-
- Cosa?!- sbottò la Mcgranitt - Potter ma non puoi!-
- Sono studenti, non Auror!- berciò anche Piton.
- E sono maggiorenni.- replicò il bambino sopravvissuto, infilandosi il mantello - Hanno poteri che potrebbero servirmi. Beatrix di certo non rischia niente e dubito che qualcuno le si avvicinerà tanto da poterle tagliare la testa e Cloe e Damon sapranno fiutare il pericolo, anche se come ho detto staranno indietro con Leiandros. C'è anche Lucilla.-
- Continuo a dirlo, non puoi farlo!- gracchiò la professoressa di Trasfigurazione - Albus dì qualcosa!-
Il preside Silente puntò lo sguardo azzurro sugli studenti...per poi passare a Harry.
Se c'era una cosa che il vecchio mago negli anni aveva conosciuto molto bene, è il desiderio dei bambini, dei giovani...di lottare per ottenere la pace. O per riconquistare affetti perduti.
- E' pericoloso, Harry.- gli disse - La presenza di Tom e dei ragazzi potrebbe offuscare la tua capacità di giudizio. Nonostante questo però...la loro stessa presenza potrebbe anche spingere questa spedizione nel senso giusto. Come hai detto tu, sono ragazzi in gamba e io confido che Leiandros Cameron e Lucilla saranno più che sufficienti, per difendervi tutti.-
- Quindi le sta bene?- fece Ron stupito.
- Col tempo ho imparato a confidare nelle potenzialità dei giovani.- sorrise Silente, bonario - Ma mi raccomando, Harry. Attenzione.-
- Si.- annuì il bambino sopravvissuto - Le faccio avere notizie il prima possibile.-
- Siete pronti voi quattro?- chiese Hermione, alla fine.
E tutti e quattro annuirono.
Si andava a riprendere Tom.


Kensington Gardens.
I giardini di Kensington erano immersi in una sorta di lattiginosa nebbiolina, sospesa a pochi metri da terra.
Da quel confine, buio totale.
Un distacco notevole, da ombra impenetrabile a un pallore spettrale.
Ogni parte in causa, entrando da punti diversi del parco, conosceva alla perfezione il punto d'incontro.
I Kensington Gardens infatti erano stati separati dai giardini immensi di Hyde Park nel 1689.
Il confine tra i due parchi era anche il punto di ritrovo delle due fazioni, il Serpentine Bridge, ponte separatorio del lago Serpentine e del LongWater.
Per gli Auror, che passarono dalle entrate a est, l'atmosfera era resa più tesa dalle luci pallide accese ovunque, grazie all'impianto d'illuminazione del parco, inoltre percorrendo il sentiero accanto a Round Pond, un lago artificiale quasi al centro del parco, anatre e cigni addormentati si svegliarono di botto, agitandosi e mettendo in allarme gli animi.
Più a ovest del lago, verso Kensington Palace, i Mangiamorte attraversarono i passaggi ricoperti di pietre lisce ed eleganti, passando di fronte alla statua della regina Vittoria, come un silenzioso sciame di gatti neri.
Testimone del loro passaggio fu anche la statua di Peter Pan.
Poi finalmente il Serpentine Bridge apparve di fronte a tutti.
Sospeso sull'acqua, i pilastri immersi nella nebbia, come se fosse stato sospeso anche nel tempo.
Lampade piombate a forma sferica rendevano ancora più marmorea l'atmosfera.
Alcuni cigni addormentati passarono sotto le arcate, sparendo...
Poco per volta le figure ammantate raggiunsero le sponde del ponte...e le varcarono.
I primi a distinguersi, Harry Potter e Lord Voldemort.
Ognuno a bacchetta bassa, capo dritto, ma molti a volto coperto.
Nelle file dei Mangiamorte si poteva vedere anche Fenrir Greyback, così più alto dei maghi umani.
L'unica vestita di bianco era Lucilla dei Lancaster, accanto al bambino sopravvissuto.
Arrivati a due metri di distanza, si fermarono tutti.
Voldemort stava nascosto sotto il cappuccio del mantello e non poté trattenere un sorriso.
Dio, quanto erano caduti in basso.
Un tempo lui e Harry avrebbero riso davanti alla follia della possibilità di un mutuo scambio.
E ora invece...costretti anche quello.
E dall'espressione del suo nemico, dal lampo nei suoi occhi smeraldini, Voldemort capì che non c'era collera più grande di quella di Harry Potter, in quella mattina senza stelle né sogni.
- Avete portato i vostri rombi?- chiese Vanessa Lestrange.
- E voi avete portato i vostri?- replicò Ron.
- Spero non ci abbiate fatto venire qua per niente.- sibilò la strega, mostrando con alterigia una smorfia di palese disgusto - Trattare con mezzosangue e Auror è già abbastanza vergognoso.-
- Un'altra parola e non vedrai sorgere il sole Vanessa.-
La voce del bambino sopravvissuto colpì l'orda dei Mangiamorte del tutto impreparata.
- Patti chiari amicizia lunga.- continuò Harry - Questa pagliacciata l'avete voluta voi, facciamo questa cosa e che sia finita alla svelta ma una sola parola sbagliata e giuro che trasformerò questi giardini in un lago di lava. E voi ci finirete a sguazzare dentro, sono stato abbastanza chiaro?-
Dalle file di Voldemort si levò un mormorio minaccioso, gli Auror invece avevano già le mani sulle spade.
Perciò alla fine l'unica cosa da fare fu pacificare, per il momento, quegli animi bollenti.
E il Lord Oscuro conosceva un solo modo per farlo.
- Calma i tuoi uomini Harry.- gli disse, pacato - Non siamo qua per combattere.-
Ma purtroppo per Riddle innescò una miccia che non sarebbe stato facile spegnere.
Infatti il bambino sopravvissuto aspettava solo una parola, un accenno...e così si avvicinò, senza paura, senza indecisione.
A un metro da Voldemort, aveva la sensazione di volerlo uccidere a mani nude.
- Calmarmi?- gli ringhiò fra i denti - Calmarmi? Tu vieni a dirmi di calmarmi? Infame bastardo, l'hai rapito davanti a tutta Londra e vieni a dirmi di mantenere il sangue freddo? Ti giuro che non sarò soddisfatto finché non avrò sentito le ossa spazzarsi sotto le mie dita!-
Voldemort levò un sopracciglio.
- Oh, siamo giunti a questo...una rissa?-
Lo scherno fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Harry aveva la mano alta, serrata a pugno, che il suo Bracciale del Destino schizzò indietro, impedendogli di sferrare il colpo. Si voltò con ira verso Draco, ma Malfoy non gli prestò attenzione, avvicinatosi con Lucilla, Ron, Edward e la squadra di Gary.
- Finiamola.- ordinò la Lancaster perentoria - Fateci vedere i rombi.-
- Vi ho chiamato io, come ha detto Harry.- le ricordò Voldemort - Sei diventata diffidente mia cara.-
- Quando si tratta di te la diffidenza è d'obbligo.- rispose, osservando Rafeus Lestrange dondolarle sotto al naso un sacco di velluto pieno di rombi - Allora, sarebbero questi i Pugna Laeta?-
- Esatto.-
- Dov'è Tom?- s'intromise Harry.
Voldemort assottigliò le palpebre - Mio figlio sta bene.-
- Hai un bel coraggio a chiamarlo tuo figlio, dopo tutto quello che hai fatto!-
- Sfregiato non siamo qua per una seduta famigliare.- Draco lo prese per il polso, serrando la presa con forza - Ma se entro due minuti Tom non si vede possiamo prenderci la briga e il piacere aggiungo, di comportarci di conseguenza.-
- Cugino, non sai in che guai ti stai cacciando.- lo minacciò Rafeus.
- Come sta il braccio?- soffiò Harry allora.
Mancò poco che scattasse anche Lestrange, con la bacchetta naturalmente, che gli altri dovettero di nuovo fermarlo.
Insomma, era un continuo attacca e difesa, un continuo di scherni ed esplosioni di liti
- La pagherete cara, ricordatevelo!- li minacciò anche Theodor Nott, sempre più corpulento e folle.
- Quello non ha mai capito un cazzo in vita sua.-
A mugugnare quella frase era stato Blaise Zabini, rimasto indietro con Duncan e la squadra di Kingsley, rintanati nella costruzione dell'Albert Memorial, posto su una collinetta poco lontana dal lago, da cui si godeva di un'ottima visuale.
Fra gli alberi, su un pino folto e scuro, Jeager e Asher si gingillavano nell'attesa di qualche fuoco d'artificio, anche se il giovane principe aveva i suoi dubbi che suo padre se ne sarebbe stato fermo, docile e tranquillo, di fronte a Potter.
Serrò i denti, stringendo anche con forza la mano sulla balestra.
- Piano cucciolo di lupo.- gli disse Crenshaw, senza staccare gli occhi dalla scena - Che vuoi fare? Ammazzarlo?-
- Fa conto che lui ha ucciso me.-
- Rendergli la pariglia ti farà sentire meglio?-
- Cosa sei? Un demone o un pastore?-
Jeager rise, vedendo dei movimenti nelle file dei Mangiamorte.
Arrivava!
Si mise fra le labbra un fischietto che non produsse, ad orecchio umano, mannaro o vampiro, alcun suono.
Ma Leiandros Cameron, appostato in fondo all'armata degli Auror, percepì nitidamente quel suono.
Si volse appena sopra la spalla, strizzando l'occhio a Trix, Damon e Cloe, ammantati sotto il Mantello dell'Invisibilità.
- Arriva.- sussurrò loro - Mi raccomando. Nervi saldi ragazzi.-
Aguzzando la vista col cuore in gola i tre finalmente lo rividero.
Fra le tante maschere di teschi dei Mangiamorte, ne uscì Tom, anche lui vestito di nero, anche lui coperto dal cappuccio...che però non riuscì a celare il sorriso che gli salì alle labbra quando passò accanto al padre, che non lo bloccò mai, per correre ad abbracciare Lucilla, Draco, Harry...e tutti gli altri.
- Nessun graffio?- gli chiese Malfoy, controllandolo.
- Tutto benissimo.- rispose, sorridendo con gioia al cugino e al bambino sopravvissuto - Sto benissimo.-
- Ne dubitavate?- ironizzò Voldemort.
- Meglio che non ti dica cosa penso.- gli ringhiò Potter fra i denti, tenendosi vicino Tom.
- Se non ricordo male ti avevo avvisato.- disse allora il Lord Oscuro, cominciando ad irritarsi - Ti avevo detto di badarci e invece gli Illuminati hanno continuato ad entrare a Hogwarts.-
- Si ma in quel cratere non ci sei entrato tu a cercarlo, o sbaglio?- urlò allora Harry, ora i due nemici più vicini che mai, pronti a sputarsi in faccia ogni briciola di rabbia, con Tom schiacciato letteralmente in mezzo.
- Ehi, ehi!- sbottò il grifone, notando con la coda dell'occhio Rafeus e Vanessa pronti ad attaccare - Siamo qua per i Pugna Laeta!-
- Si fottano.- sibilò Harry, continuando a spingere, come per arrivare finalmente a Voldemort.
- E va bene, adesso basta.- Lucilla riprese Potter per la spalla, spingendolo leggermente indietro - Sono stufa. Ci avete fatto portare qua tutti i rombi, adesso Tom dicci come diavolo funzionano e facciamola finita.-
- Tenete i vostri cani al guinzaglio.- gli occhi rossi di Voldemort lampeggiarono - Un passo falso e non saremo gli unici a perdere la calma.-
- Lo stesso vale per te.- gli disse Lucilla, indifferente - Allora?-
Voldemort guardò il figlio e con un'espressione eloquente lo invitò ad esporre la questione.
- Prego.- e levò il braccio, per lasciarlo fare.
- Bhè...- Tom si sentì addosso gli sguardi di tutti gli Auror - Ecco...chi ha i rombi?-
Ron alzò il sacchetto - Ti servono ora Tom?-
- No, ancora un secondo. Dunque, una premessa...usando il Legilimens mi sono finalmente ricordato quale fosse il primario utilizzo dei rombi. Prima ancora di essere Poli Negativi per l'animazione dei fantocci di Mezzafaccia sono...delle pedine di un gioco.-
E tacque, attendendo le reazioni degli Auror.
Come suo padre, anche Harry lo fissò con un sopracciglio alzato.
- Un gioco.- ribatté - Stai scherzando.-
- No. Purtroppo no.- sibilò Voldemort con una nota di schifo al cubo nella voce - Il Legilimens l'ho fatto io.-
- Un gioco.- disse ancora Tristan, accanto a Lucilla e Draco - Che tipo di gioco?-
- Tipo dama, ma con quattro pedine. E non si gioca in orizzontale.- continuò Tom, riacquistando sicurezza - Ecco, i rombi sono le pedine del gioco, il Pugna Laeta. È un vecchio gioco romano, mi ricordo che Grimaldentis ci giocava spesso davanti...bhè, alla mia cella nei Sotterranei...-
- Oddio.- alitò Hermione, sbattendo gli occhi - Adesso ricordo anche io...-
- Vero?- la incalzò il giovane Grifondoro - Ti ricordi che le pedine si componevano in un rombo più grande?-
- Aspetta, aspetta...- lo fermò Harry - Piano mostriciattolo, ricomincia da capo. Stai dicendo che l'esercito dei Pugna Laeta di Grimaldentis è formato da questi rombi che in realtà sono pedine di un gioco romano?-
- Esatto.- rispose Voldemort, per il figlio - I rombi non si possono distruggere, ma si possono eliminare sotto forma di pedine. Quindi l'unico modo per sistemare l'esercito di Augustus è giocando con i suoi rombi, di conseguenza eliminando i suoi uomini mossa per mossa.-
- Mi hai fatto venire fin qua a quest'ora per giocare a una partita a dama?- esplose allora Harry.
- Vedi un'altra soluzione?- ironizzò il Lord Oscuro.
- Perciò l'unico modo per eliminare il suo esercito è mangiargli le pedine.- alitò Jess Mckay - E come facciamo?-
- Bhè, prima di tutto giocheremo la partita non per vincere, ma solo per finire. Alla fine rimane una sola pedina, quella del vincitore, che poi scompare da sola. Il problemino è che noi abbiamo...- Tom scosse la testa, dannandosi - Il problema è che i Mangiamorte hanno trovato in tutto 144 pezzi. Voi quanti ne avete?-
- 112 qui.- disse Ron - Più i venti che ha Tristan, trovati l'altra mattina dalle fate nella Foresta Proibita.-
- Li manda coi gufi, lo sapete?- chiese Voldemort.
- Si e sappiamo che i gufi passano sul Tower Bridge. Pensiamo anche che fra gl'ingranaggi ci sia un portale per raggiungere l'Arca ma non abbiamo ancora trovato niente.- concluse Lucilla.
- 132 e 144...Dio, solo 276 pezzi. Cazzo.- sbottò Tom - Chissà dove sono gli altri...-
- Come sarebbe solo?- fece Draco - Quante sono le pedine?-
- 570.- e Tom incassò la testa nelle spalle, in attesa di una sfuriata storica...ma più o meno tutti si limitarono a sbiancare. Ebbe anche l'impressione di sentire un "Nooooo" nella notte, forse di Duncan Gillespie.
- Perché non piantiamo a quell'uomo un pugnale in gola e non la facciamo finita?- se ne uscì Fenrir Greyback.
- Odio sottolineare l'ovvio ma mi sembra la proposta più sensata.- sentenziò Hermione, incrociando le braccia - Questa faccenda rischia di andare avanti per mesi e nel frattempo quei Poli possono finire nelle mani di chiunque.-
- Si ma anche se Mezzafaccia morisse l'esercito andrebbe avanti lo stesso.- le spiegò Lucilla - Si tratta di Voluptas Incantazio. L'incantesimo di un mago che prosegue anche dopo la sua morte.-
- Nemmeno tu puoi farci niente?- le chiese la Grifoncina.
- Io neanche dovrei essere qua.- replicò la Lancaster.
- Perciò l'unica è giocarsi questa partita.- finì Harry con un sospiro - Ma bene, che meraviglia.-
- Vogliamo andare avanti?- ruggì Voldemort - Io non ho tutta la giornata da perdere.-
- Che altro hai da fare? Massacrare qualche mezzosangue?- lo sfidò Potter.
- La finiamo?- lo zittì di nuovo Lucilla - Forza Tom, continua a spiegarci le regole.-
- Ok...bhè, prima di tutto bisogna aprire i rombi. Perché si mostri il segno della pedina...si, quelli a metà...e dovete girarlo mettendo le dita sugli spigoli...- mentre parlava faceva vedere come fare, sotto al naso degli Auror - Come se fosse un cubo di Rubik. Ecco, appena scatta s'illumina il simbolo.-
- Questo cos'è?- chiese Lucilla, tenendo un rombo aperto sul palmo - E perché il tuo brilla di blu e il mio di rosso?-
- Per distinguerli da quelli dell'altra fazione, ecco tutto. Quelli dei Mangiamorte sono blu, i nostri rossi.- continuò, ignorando Rafeus che schioccava la lingua irritato - Ora vi spiego i simboli. Naturalmente il gioco è romano, quindi ci sono immagini che richiamano leggende o dei.-
Frugò nel sacco che gli teneva Vanessa e ne estrasse un pedone. - Ecco, il pedone normale è questo, un cerchio tagliato in due fa una freccia. È la pedina più semplice. Si muove senza costrizioni ma non può "mangiare".-
- Questo cos'è?- chiese Tristan, porgendogli un altro rombo.
- Lupo.- spiegò il grifone - Il lupo si muove solo in avanti e mangia sia lupi che pedoni.-
- Chimera?- Hermione alzò un'altra pedina - Giusto? È la chimera vero?-
- Si, la chimera mangia pedoni, lupi e altre chimere. Si muove in diagonale. E l'ultimo...ecco, questo è il fulmine, simbolo di Zeus. Questa mangia tutto ma non gli altri fulmini a meno che questi non siano accanto a un pedone. E alla fine dei 570 pezzi ne rimane solo uno, di un solo colore, che indica il vincitore.-
- Cosa che a noi non frega.- soffiò Harry.
- Già.-
- Ok, va bene...ma come si dispongono? Non c'è una base?-
- Faccio io.-
Ormai erano tutti radunati in cerchio attorno a Tom che aveva mescolato i loro rombi tutti insieme.
Tirò poi fuori la bacchetta, facendo sobbalzare i Mangiamorte e quindi lanciò il sacco di velluto in aria.
Bastò un rapido colpo di un incantesimo a loro sconosciuto.
- Dissipatio!-
Il sacco di velluto esplose letteralmente, i rombi volarono ovunque ma quando cominciarono a ricadere su di loro, fu come se una strana forza alata cominciasse a raccoglierli tutti. Dopo una serie di fluidi movimenti, davanti agli sguardi sconvolti di entrambe le fazioni, le pedine si accozzarono tutte in un incastro perfetto.
E ciò che ne rimase fu un rombo bianco decine di volte più grande, ricoperto di simboli luminosi rossi e blu.
- Merlino aiutaci.- bofonchiò Blaise da lontano, osservando la scena - C'è proprio un sacco di gente con nulla da fare tutto il giorno. Fancazzisti...andassero tutti in malora.-
- Siamo nei guai gente.- ringhiò Sirius, accanto a Zabini e Duncan - Nei guai fino al collo.-
- Bene.- Tom si fece indietro, guardando il suo lavoro - Mi sembra di aver fatto tutto correttamente...-
- Come accidenti si fa a giocare con quel bidone messo in questo modo?- sbraitò Rafeus - E' un rombo gigante! Non puoi metterli per orizzontale come ogni stramaledetta dama?-
- Se potessi non credi che l'avrei già fatto?- ironizzò Tom sarcastico.
- Maledizione, io ti...-
- Per favore.- li placò Vanessa, sentendo gli occhi di Voldemort addosso.
- Io avrei una domanda.- s'intromise Edward.
- Se una volta incastrati i pezzi così possono rubarceli?- lo prevenne Riddle - Si.-
- Ottimo.- Dalton levò le mani - Gente, dove lo nascondiamo adesso questo coso?-
- La Gringott non va bene?- propose Tom.
- Certo e quando devo aggiungere altri pezzi mi presento io ai folletti?- fece Voldemort - Scordatelo Thomas.-
- E allora dove vuoi metterlo? A Dark Hell Manor?- seguì Harry - Ora sei tu che devi scordartelo.-
- Hai altre proposte?-
- Certo che ne ho.-
- Sentiamole.-
- L'ufficio Misteri. Non hai mai avuto difficoltà ad entrarci.- disse Potter sarcastico - O sbaglio?-
- Un conto era entrarci una notte per rubare una profezia.- gli fece notare Voldemort - Un altro è entrarci regolarmente.-
- Un posto isolato. A cui gl'Illuminati non pensino.- disse Hermione, sovrastando le varie proposte - L'ultimo che a Grimaldentis verrebbe in mente.-
- La sede dell'Ordine della Fenice?- frecciò Vanessa scrutandola con alterigia.
- Pensavo a qualcuno neutrale.- si spiegò meglio la Grifoncina - Forse la Dama Nera.-
- I gagia non hanno mai apprezzato i nostri problemi, signorina Hargrave.- soffiò Voldemort soave - E non credo che nemmeno tu potresti convincerli. Qua di neutrale vedo solo un demone di stirpe e non sei tu, mia adorata.- aggiunse, verso Lucilla - Parlo del signor Cameron.-
- Leiandros.- Harry si girò insieme a tutti gli altri, imprecando perché Voldemort aveva percepito la presenza del demone puro, nonostante fosse bene nascosto sotto il mantello - Lui potrebbe nasconderlo in un posto sicuro.-
- E creare due portali appositi.- finì la Lancaster - Che si aprano solo per lo scopo della partita.-
- Per noi va bene.- disse Voldemort - Harry? Credi che potrebbe andarti come proposta?-
- Non fare il viscido con me.-
- E tu non fare il ragazzino. Sono quasi le quattro e mezza.-
- Te lo ripeto, hai qualcos'altro da fare per caso?-
- No, ma stare così allo scoperto mi piace poco, specialmente contando la presenza di Thomas.- sibilò allora acidamente il Lord Oscuro - O l'idea che mio figlio deve essere protetto ancora non ti è entrata bene in testa?-
- A te invece non è entrata in testa l'idea che la fonte dei suoi guai sei tu!-
- Senti senti...se vigilassi come devi forse...-
E andarono avanti a discutere, ma Tom per una volta non stette a sentirli. Troppo felice di rivedere Draco e tutti gli altri, stava ancora in prima fila quando insieme a Leiandros arrivarono di volata anche Trix, Cloe e Damon.
Le due ragazze gli volarono letteralmente fra le braccia, stringendolo tanto da mozzargli il fiato, mentre Howthorne attese il suo turno...che quella sera sfortunatamente non venne.
- Dio che paura che avevo!- Claire lo baciò fino a non poterne più, continuando a stringerlo, a piangere e a ridere.
- Sei sicuro di stare bene?- lo incalzò anche Beatrix più volte - Davvero non ti hanno fatto niente? E hai mangiato vero? Dormivi?-
- State tranquilli, sto benissimo!- rispose, felice e finalmente a casa, insieme ai suoi amici - Ma perché siete qui? Chi vi ha dato il permesso?-
- Harry!-
Damon invece taceva.
Oltre al vociare che non si placava, avvertì il quotidiano sentore di sonnolenza.
Poi i suoi occhi azzurri divennero vacui, lontani.
E le immagini cominciarono a sfrecciare, a sciamare.
E quando Tom se ne accorse insieme a Claire e Beatrix, era tardi: perché se la Diurna, esattamente come Milo e Asher, avvertì un ronzio...come di api, la King sentì una massa magica del tutto informe avvicinarsi a loro.
Dal cielo.
Ronzio...un ronzio quasi assordante.
E non erano api.
Damon lo vide nella sua visione.
Artigli. Corna, coda. Occhi iniettati di sangue.
E ghigno d'inferno.
Erano già arrivati.
Mangiamorte e Auror alzarono il viso al cielo cupo, quando il Legimors riprese contatto con la realtà.
- TUTTI A TERRA!-
Accadde tutto in un istante.
La prima esplosione centrò in pieno il parapetto del ponte, proprio all'altezza di Lucilla.
Una seconda esplosione sospinse con la sua forza d'urto Hermione, fino a farla cadere ai piedi del rombo.
Dopo di che la pioggia di palle di fuoco, le vere provocatrici delle esplosioni, divenne costante e sopra le teste di Mangiamorte e Auror si ricreò uno stormo di Diavoletti del Tartaro tanto denso da non far vedere più nemmeno il cielo.
Più agili e veloci perfino dei folletti alati, i piccoli mostri sfrecciavano su di loro ad una velocità incredibile, lasciando cogliere solo la loro immagine residua ma ben presto cominciarono ad attaccare.
Guardandosi attorno disperato Harry vide Tom nascosto sotto il mantello di suo padre, Milo e Jess che si occupavano di Cloe e Trix mentre Damon restava chiuso fra Tristan e Clay.
Erano troppo allo scoperto.
Non avevano un posto dove nascondersi, per replicare agli attacchi che partivano dalle loro bacchette senza un bersaglio preciso, finendo per andare a vuoto.
Era difficile respingerli, senza contare la forza fisica dei diavoletti.
Si abbattevano su una vittima in picchiata e la portavano in alto, dove ne arrivavano altri come avvoltoi per graffiare, ferire e uccidere, quindi ti rigettavano a terra, com'era già successo a parecchi Mangiamorte distratti.
- Bisogna nascondere il rombo Lucilla!- urlò alla demone, usando uno scudo.
- Va bene!- replicò, tenendosi i capelli affinché non le finissero sul viso - Porto via il rombo a Leiandros, torno subito! Cerca di proteggerli, capito!?-
Non era facile.
Lo sciame divenne più violento quando Voldemort ne distrusse almeno un quarto con un colpo di bacchetta.
Ripresero ad attaccare più inferociti di prima ma non erano soli.
Tristan, giocando di spada, vide che Duncan e tutto l'Ordine erano alle prese con degli Illuminati in rosso.
Volgendosi indietro, anche alle spalle dei Mangiamorte ne stavano arrivando.
Volevano il rombo...
Grimaldentis temeva per il suo esercito. Ma per lui era tardi.
Leiandros sparì all'istante, portandosi via il prezioso tesoro.
Da lontano, nella notte, si sentì un grido lacerante.
Era Grimaldentis. Alle spalle dei Mangiamorte e avanzava con la mano sinistra bassa, il Guanto di Minegon irradiato di energia.
- Oh cazzo.- sibilò Draco, pulendosi il sangue dal sopracciglio che gli colava sul viso - Sfregiato...arriva!-
- Che facciamo?- alitò anche Ron, decapitando l'ultimo diavoletto che gli era arrivato a tiro - Quello ci fa saltare tutti per aria!-
- Herm?- disse infine Harry, fissando la strega ansioso.
Ma la Grifoncina non sembrava accorgersi di loro.
Vedeva solo Grimaldentis avanzare.
Lo vedeva camminare. Respirare. Vivere.
Mentre suo nonno era morto. Per colpa sua.
Incanto Demonicus.
Era la sua occasione...
La sua vendetta era a portata di mano.
Aveva ragione il Giocattolaio.
Le anime più pericolose sono quelle dei disperati.
Perché non sai mai quando toccheranno il fondo della loro disperazione.
Estrasse un coltello, pronta a passarselo sulla mano, a impegnare il suo sangue, a dannarlo...
Fortunatamente per lei, per Draco, per tutti...Harry la prevenne.
Concentrò la sua forza in luce verde nelle mani e la scagliò sopra le teste dei Mangiamorte. Questo creò uno sbalzo d'aria tale da fermare l'assalto di Grimaldentis e dei suoi Illuminati ma non li fermò per molto.
Un paio di attacchi del Guanto e il ponte non avrebbe retto.
- Schifoso.- sibilò Hermione, accucciandosi insieme agli altri dietro alle macerie del parapetto del ponte - Dovevi lasciare fare a me Harry!-
- Non è il momento di mettersi a pasticciare con la magia oscura!- replicò, abbassando la testa per evitare l'ennesima palla di fuoco dei diavoletti - Dannazione, qualcuno stermini questi bastardi!-
- Dove cavolo è Jeager quando serve!-
Un'altra bordata di fuoco li prese in pieno e gl'Illuminati avanzavano.
Sulla riva ovest del Serpentine Bridge cominciò a consumarsi un acceso duello fra Mangiamorte e Illuminati, come avveniva anche da est, dove l'Ordine si batteva con le unghie e coi denti.
Grimaldentis però s'era fatto strada...fino ad arrivare, fra fuoco e fiamme, a pochi metri da loro.
Guardò Voldemort e Tom con pieno disgusto.
Per poi fissare anche Harry, attraverso la sua maschera, pieno di odio.
- Quanto sei caduto in basso, bambino sopravvissuto.-
- Mi sa che qua nessuno può permettersi di parlare di bassezze.- soffiò Lord Voldemort, sarcastico.
- Tu per primo.- aggiunse Potter, verso Grimaldentis - Quasi due settimane fa sei stato nel Sunset.-
- Ad ammazzare gagia?- ghignò Mezzafaccia - Te l'hanno detto, ne sono lusingato.-
Faith.
Quello non era diverso da Voldemort, si ritrovò a pensare.
Aveva fatto ammazzare dei bambini di otto e quattro anni.
E anche la sua piccola Faith sarebbe morta se...se...
Serrò i denti, furibondo.
- Non penserete davvero che vi lascerò annientare facilmente il mio esercito.- proseguì Mezzafaccia, poi batté le mani nella direzione di Tom - Complimenti, ti sei ricordato tutto. Lo sapevo che avrei dovuto ammazzarti già anni fa ma se pensi che ti lascerò continuare la ridicola crociata di tuo padre ti sbagli di grosso.-
- Siamo d'accordo su qualcosa. Io non la continuerò infatti.- rispose il grifone - Ma questo non l'hai mai capito.-
- E pensi che ti creda?-
- Me ne frego di cosa pensi.- sibilò, tremando.
- Hn.- Grimaldentis levò gli occhi suoi sui diavoletti del Tartaro - Vi faranno a pazzi. Carne frasca da macello.-
- La fai troppo facile Augustus.- rise Voldemort biecamente - Hai l'ala scoperta ormai.-
Quello emise un gemito raschiato, pieno di disappunto.
- Anche tu Tom. La tua ala scoperta è tuo figlio e prima o poi riuscirò ad ucciderlo! Farete tutti la fine che meritate! Mangiamorte e Auror...siete i traditori della stirpe dei maghi!- poi levò la mano in alto, fermando i suoi Illuminati.
Per un attimo la battaglia si fece silenziosa, anche i diavoletti svolazzavano immobili, attendendo ordini.
- Ritroverò i miei rombi.- minacciò - Non potete fermarmi.-
- Sparisca.- l'avvisò Harry.
- Sei finito bambino sopravvissuto.- l'ammonì, dandogli le spalle - E con te anche tutti i tuoi amici. La profezia del vostro Legimors parlava chiaro. Finirete per marcire all'inferno a causa della vostra stessa corruzione! E quando accadrà, ricordati di guardarti indietro. Io sarò dietro di te...con la mano al collo del tuo protetto.- e rise, in direzione di Tom, facendolo gelare - Allora non ci sarà più nessuno a proteggerti Serpens. Né tuo padre, né quella gagia, né i tuoi amici dai poteri maledetti...né Harry Potter. Siete finiti.-

L'alba raggiunse Kensington Gardens con un debole raggio di luce.
I resti della battaglia affumicavano di morte e sangue quei giardini.
Gl'Illuminati erano spariti, Mangiamorte e Auror raccoglievano i loro feriti.
Harry Potter osservava la spada della sua famiglia, la lama sporca di sangue...poi si volse, passando un braccio al collo di Tom e stringendolo forte.
Finalmente.
- Tutto bene?- gli chiese Riddle.
- Si. E tu?-
- Tutto ok.-
I passi dei Mangiamorte risvegliarono tutti. Se ne stavano andando anche loro.
Voldemort era l'ultimo a chiudere la fila.
E sembrava attendere.
- Vogliamo combattere per vedere chi se lo porta a casa?- l'apostrofò Harry acidamente.
Il Lord Oscuro non rispose.
Fissava suo figlio.
Poi rinfoderò la bacchetta.
- Lucilla mi ha riferito l'ubicazione del rombo. Continueremo a giocare la partita, Harry.-
- Bene.- rispose piccato - C'è qualcos'altro?-
- Si. Thomas deve terminare l'anno a Hogwarts. È fondamentale.-
La confusione di Tom si lesse nella sua espressione, nelle sue iridi. Perfino nel tremore delle sue spalle.
Lo lasciava libero.
- Dov'è il trucco?- sibilò Potter.
- In questo.- l'avvisò Voldemort - Un graffio, un graffio solo...e provvederò a rifare lo stesso a tuo figlio dieci volte, Harry. E adesso vi saluto.-
Dopo di che si Smaterializzò via.
Senza più una parola.
Sparirono tutti, cadaveri, feriti e spie appostate nell'ombra.
Nei giardini rimasero solo gli Auror...e questo volta all'appello non mancava nessuno.

 

 

 

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Capitolo 56
*** Capitolo 56° ***


figli56

 

 

Mi sono permessa di prendere qualche pagina in più da Word per questo capitolo che devo ammettere mi ha creato non pochi problemi e anche mentre vi scrivo ora, sono piuttosto in ansia.
Mi ricordo che quando cominciai a scrivere la Scommessa avevo già pensato a questo momento...solo che non sapevo quanto ci avrei messo. Bhè, finalmente sono giunta al matrimonio fra i famosi "Quei Due", coppia con cui ho iniziato a scrivere questa trilogia. Temevo, com'è successo nel caso di Milo e Trix, che la troppa inflazione delle vostre aspettative, e delle mie, mi avrebbe rovinato il gusto nello scrivere questo pezzo...e bhè...ora posso solo dirvi che a dispetto dei miei timori mi è piaciuto molto scrivere di questo matrimonio, solo che l'attesa dalla Scommessa forse ha reso troppo alte sia le vostre che le mie pretese.
Io spero solo di aver fatto un buon lavoro, spero di riuscire ad emozionarvi col matrimonio di Draco ed Hermione.
Insomma, spero di non aver rovinato ciò che tutte alla fine aspettavamo.
Vorrei davvero sentire molte opinioni...perché da sola non riesco più a capire come alla fine sono riuscita a rendere tutto. Certo, questa non è ancora la fine dei Figli della Speranza...ma il matrimonio in fondo è la fine della storia di un fidanzamento...non si è più ragazzini e non lo sono più neanche Hermione e Draco.
Quindi vi lascio a leggere. Mi sento una pazza ma godetevi la lettura.
E fatemi sapere.
Kysa

 








31 marzo.
St. Andrews Bay, ad alcune decine di chilometri a nord di Edimburgo.
Hermione Jane Hargrave camminava sulla spiaggia umida, sotto un cielo pallido e opaco.
L'aria era fresca, pungente, salmastra.
Pochi gabbiani veleggiavano a pelo delle onde, come nelle giornate d'inizio autunno.
Si strinse nel cappotto, raggiungendo la persona che l'aspettava accanto ai faraglioni.
- Hai deciso di mandare all'aria la tradizione?- sorrise, osservando Draco Malfoy gettare via la sigaretta.
Il biondo rise con sarcasmo - Considerati i nostri precedenti me ne frego questa volta.-
- Il 6 è un numero diabolico. Ma in fondo anche il matrimonio ha qualcosa di diabolico, quindi perché preoccuparsi.-
Senza una parola le passò un braccio attorno alle spalle e ripresero a camminare, nonostante l'aria di pioggia.
Chinò il capo contro il tuo petto, stringendolo stretto per la vita.
- Dici che andrà domani?- sussurrò a bassa voce.
Draco scosse la testa - Ormai non lo so più. Non è che sei tu che boicotti tutto mezzosangue?-
- E vestirmi cinque volte come una meringa? No, mi spiace, non sono io.-
- Non che non mi fidi...-
- Come no. Ti fidi da morire di me.- ridacchiò, baciandogli le nocche - Considerate le mie opinioni al riguardo.-
- Considerate appunto le tue opinioni sul matrimonio potrei pensare che sei tu a mandarmelo sempre all'aria.-
- E perdere mesi di vita appresso all'organizzazione delle cerimonie? La maggior parte delle coppie si arena proprio sui dettagli delle nozze.-
- E un altro cinquanta per cento si mette le corna durante l'addio al celibato.- finì acido - Dio mezzosangue, hai il romanticismo che ti scorre nelle vene insieme al veleno.-
- Non parlare di veleno.- replicò, fermandolo e alzandosi sulle punte, per cingergli il collo - In fondo è solo una cerimonia, Draco. Metteremo la nostra relazione sotto contratto, niente di più.-
- Se ci vedi solo quello nei voti, continuo a non capire perché hai accettato di sposarmi.-
- Perché se non ricordo male, anni fa mi hai detto "O il matrimonio o la separazione."-
- Non ho detto così.- bofonchiò, avvertendo un certo rimorso per quell'ultimatum.
- Oh si che l'hai detto. Mi sposerai col ricatto, vergognati.-
- Amore...- frecciò Malfoy soave - Se è per questo siamo anche finiti a letto insieme per una scommessa.-
- Ah, siamo così scandalosi...-
La Grifoncina sospirò, le mani congiunte sulla giacca nera di Draco, il pensiero volto di nuovo all'altare.
A quella promessa.
A quella paura.
Al destino.
L'anello d'argento col serpente attorcigliato aveva sempre luccicato in quegli anni.
Senza mai perdere di splendore.
Perché ora mettersi anche una fede?
Perché cambiare una cosa che per tanto tempo l'aveva resa felice?
- Mezzosangue.-
- Si?- levò lo sguardo su di lui, vedendolo teso e serio - Che c'è?-
- Non te l'ho chiesto solo per Glory.-
Hermione rimase in silenzio.
Già, la loro bambina.
La cosa migliore che avessero fatto insieme.
La loro stupenda bambina.
- Lo so.- rispose, carezzandogli le gote - Me l'avevi detto ancora prima che nascesse.-
- Meglio ripetere, non si sa mai cosa ti passa in quel cervellino bacato.-
Si chinò a baciarla, un bacio lento, morbido, quasi ipnotico.
Era strano ritrovarsi di nuovo a un passo dal matrimonio.
Eppure era già la sesta volta...tanto che Draco cominciava davvero a convincersi che non fosse destino.
Che fosse un messaggio del cielo.
Forse non dovevano sposarsi...ma poi, ogni volta che ce l'aveva fra le braccia, ogni volta che la guardava, che lei rideva, che sentiva il suo profumo...ricordava la diciassettenne che gli aveva rapito il cuore.
E che tuttora lo custodiva gelosamente.
Ricordando ogni cosa, sentiva che doveva averla...a ogni costo.
- Torniamo alle nostre rispettive feste.- sospirò Hermione, staccandosi con un sorrisetto - Andarcene nel bel mezzo dell'addio al nubilato e celibato...chissà che penseranno.-
- Che ho preferito la mia ragazza alla spogliarellista.- ghignò, prendendosi un pugno.
- Di nuovo la spogliarellista! Blaise e Harry sono dei porci! Gli avevo detto di cercarti un travestito!-
- Oh, bella questa...se mi resteranno dei traumi sarà colpa tua!-
Riapparvero a Londra qualche minuto più tardi, davanti a quello che sembrava essere un nuovo pub dall'arredamento moderno, ma con molti mobili di legno.
Il casino, già alle sei della sera, impregnava tutta la strada.
- Perché invece di tornare in quel manicomio non ci passiamo la nostra ultima e sicura nottata da fidanzati in un hotel a ore?- propose Malfoy.
- Chi è che non ha romanticismo scusami?- frecciò lei sarcastica.
- Che palle.- bofonchiò, accendendosi una sigaretta - Ci vediamo domani pomeriggio allora.-
Si voltarono a guardarsi. Di nuovo. Per la sesta volta.
- Si.- ammise Hermione - Domani pomeriggio all'altare.-
- Non dirlo come se andassi alla ghigliottina, cazzo.- brontolò - Io vado incontro a un possibile travestito invece. A te non l'hanno cercato lo spogliarellista poi?-
- Cosa? Certo che no!-
Quando la Grifoncina tornò nell'ala magica riservata alle sole donne però, ricevette un grido collettivo di saluto che fece traballare i muri.
Per non parlare del ragazzo vestito da poliziotto, ormai in boxer, che faceva la danza del ventre sul bancone.
Rise come un pazza, tornando dalle amiche.
C'erano tutte, da Lavanda Brown, Calì Patil e tutte le ex compagne di scuola, a Gemma Lombardi, tornata con altri due Auror italiani, che in quel momento erano all'addio al celibato di Draco, apposta per vederla sposarsi.
La musica a tutto volume, il fumo e i cocktails super alcolici che passavano di mano erano ormai religione.
- Era ora che tornassi!- le sorrise Elettra, con un margarita fra le grinfie - Domani potrei arrivare in chiesa coi postumi di una sbronza colossale!-
- Già e mi sa che per sposarti devi ubriacarti anche tu.- aggiunse Pansy, che si teneva lontano da alcolici e fumo.
- Ah ma quante sciocchezze!- tubò Gemma, buttandole un braccio al collo - Se non te lo sposi tu col tuo bellissimo ragazzo ci provo io. Ogni lasciata è persa, ricordatelo!-
- Ma quanto cavolo avete bevuto?- se ne uscì sconvolta, vedendo tutte allegre e a sbavare sullo spogliarellista.
- Lascia perdere, è meglio non sapere.- le disse Beatrix, che era seduta dietro al bancone insieme alla barista - Comunque lo spogliarellista è niente male...-
- Cerca di non dissanguarlo prima che si sia levato i boxer.- soffiò anche Cloe, vicina alla festeggiata.
- La parola fedeltà ve la siete scordata tutte quante?- ironizzò la Diurna.
- E' quel tizio che è un porco.- sbottò Lucilla, arrivando trafelata e appoggiandosi al bancone, chiedendo un martini - Ha cercato di trascinarmi a ballare con lui e a momenti mi strappava i vestiti!-
- Magari li strappa anche a me...- bofonchiò Gemma.
- Si a tutte quante.- la seguì Ophelia, unitasi a loro con molto piacere.
- Cazzo sembrate a secco da anni.- sbuffò Hermione ridacchiando - Qualcuno faccia alla festeggiata qualcosa di forte!-
Dall'altra parte del pub, Draco Malfoy si era appena scollato di dosso una ballerina da urlo, ma che dopo le insinuazioni della sua ragazza gli pareva leggermente troppo mascolina. Quindi, per prevenire, si era spostato lontano dal pogo dove un sacco di gente, tra l'altro anche sposata, si divertiva a raccattare gl'indumenti che la biondona lanciava come caramelle.
Il bello poi era la canzone di Full Monty.
- Se dai le spalle a quella sei veramente cotto, ciccio.-
- Lascia perdere Blaise.- Draco mandò giù un sorso di birra - Dove l'avete trovata?-
- Non so, ce l'ha presentata Edward.-
- Maledetto Dalton.- sbuffò, ciccando nel portacenere - Dov'è?-
- A prendere altri alcolici.- poi Zabini scoppiò a ridere quando volò in testa a Draco un reggiseno, che Malferret esasperato si tolse dopo un attimo di angoscia cronica.
Stranamente, sembrava più teso delle altre volte.
E dire che dopo cinque "matrimoni prova" avrebbe dovuto essere tranquillo.
E invece ora sembrava ansioso.
Che strano.
- Gente, quella tizia è fantastica!- cinguettarono Damon e Tom, raggiungendoli accaldati ed eccitatissimi.
- Ha la quinta nel reggiseno, non lo fosse mi preoccuperei.- ironizzò Blaise.
- Parlo del tatuaggio che ha sul fondo schiena.- celiò Riddle.
- Dice "Sono il tuo idrante"!- lo seguì Howthorne - Edward è un genio!-
- Dipende che idrante.- Harry apparve dopo aver portato Ron a prendere aria, per aver esagerato con gli alcolici.
- Fosse un uomo si vedrebbe...- bofonchiò Tom - No?-
- Si, tesoro.- frecciò Damon, dandogli qualche colpetto sulla testa - Contaci. Non sai distinguere un uomo da una donna neanche se te ne trovi una nel letto. Che hai Draco? Strizza dell'ultimo minuto?-
- Già Malefico.- aggiunse Potter - Mandiamo all'aria anche questa cerimonia?-
- Andate tutti a quel paese per mano. Se domani capita qualcosa sarete i primi che verrò a cercare.-
- Ma che vuoi che capiti. Ormai è successo di tutto.- gli disse Blaise, incoraggiandolo - Se non va anche domani è un segno del destino e allora ti conviene lasciar perdere.-
- Grazie, ora mi sento meglio.- sibilò velenoso.
Eppure quelle parole furono profetiche, ebbene si.
Perché fin dall'alba del primo aprile cominciarono ad accaderne di cotte e di crude.
Un vero messaggio divino.

Tanto per cominciare Draco Lucius Malfoy la mattina del primo aprile si svegliò alle quattro del pomeriggio, dopo una nottata di bagordi.
E il matrimonio era alle cinque e mezza, nello Yorkshire.
Quando guardò l'ora cacciò un urlo apocalittico, perché quei bastardi di Harry e Tom gli avevano messo avanti la sveglia di un'ora e mezza. Si catapultò giù dal letto e quando scese nel salone della loro casa a Lane Street vide quella manica di bastardi che erano i suoi amici tutti pronti con la macchina fotografica.
Un flash, fischi e pernacchie e mancò poco che si scatenasse rissa.
- Bastardi.- continuava a sibilare poco dopo, seduto al bancone di fronte al caffè e a una "merenda" leggera.
- Prendili come scherzi del primo aprile, dai.- cinguettò Harry, già in giacca e pantaloni eleganti, con la cravatta buttata sulla spalla - Magari è anche tardi per dirti che Hermione ha un amante e ha dato forfait.-
Il ringhio gutturale appena trattenuto troncò la discussione, così ripresero i preparativi in sostanziale tranquillità.
I bambini erano già nello Yorkshire con le ragazze, dove si sarebbe tenuta la cerimonia e ora i galli del pollaio erano liberi di gozzovigliare fra loro.
- Qualcuno ha visto le fedi?- chiese Ron all'improvviso, toccandosi nelle tasche.
- Non te le aveva date Hermione?- borbottò Tom, passandogli sotto al naso con un taglio in fronte, residuo dell'ultima caduta la sera prima - Hai guardato nel pacco del gioielliere?-
- Fedi?- riecheggiò Draco, rizzando le orecchie.
- Non se l'è giocate ieri sera Edward coi gli italiani?- fece Harry, trattenendo le risate.
- Vi siete persi le fedi??- gracchiò Malfoy, tutto spettinato e con delle occhiaie da paura.
- Dai ragazzi, lasciatelo stare.- sorrise Blaise, dando un paio di pacche sulla schiena del biondino - Non vedete che sta peggio del solito?-
- Già, stai proprio a pezzi.- sentenziò Damon, entrando in quel momento nel salone con un dono di nozze arrivato tardivo - Sei sicuro di riuscire a metterti in piedi per sposarti?-
- E' vero, hai il fiato corto.- notò anche Harry, inclinando il capo - Malefico ma che ti succede?-
- Niente.- Draco agitò la mano, seccato - Non ho niente. Trovatemi le fedi, fatemi solo questo favore. E tu vieni qua!- detto quello afferrò il povero Legimors per la testa, portandoselo a un dito dalla faccia, ora con un'espressione alquanto minacciosa - Tu hai visto qualcosa.-
Howthorne rise istericamente - Cosa te lo fa credere?-
- Cos'hai visto?- sibilò l'altro con aria lugubre.
- Draco...se continui a tenermi così temo che ti vedrò schiattare e nel giorno del tuo matrimonio non mi sembra il caso.-
- Dai Dray, su!- lo placò Blaise - Lascia in pace Damon, vedrai che oggi andrà tutto bene!-
- Ho trovato il cofanetto delle fedi!- li bloccò Ron, urlando dal piano inferiore - E' aperto, vuoto e mezzo mangiucchiato.-
Fu una frase catastrofica.
Senza una parola gli occhi di tutta la casa si puntarono come laser su Pinky e Piumino.
E conoscendo il maiale, che mordeva anche le gambe del tavolo, poteva essere stato solo lui.
- Il maiale s'è mangiato le fedi?- allibì Jeager, quando arrivò a chiamarli perché il fotografo stava già sclerando davanti alla chiesa - E adesso come gliele tirate fuori?-
Con lui era arrivato anche Asher e da come fece scattare il coltello, le sue intenzioni dovevano essere chiare.
Presto si fecero un quarto alle cinque e Draco Malfoy era sdraiato sul divano, un panno bagnato sulla fronte, a torso nudo e jeans...e per finire respirava dentro un sacchetto di carta.
- Qualcuno ha del Valium?- bofonchiò Ron a quel punto.
- Sentite, facciamo così!- li radunò Potter - Adesso voi andate in chiesa e cercate d'inventarvi di tutto per rimandarla di qualche minuto. Trattenete la donna delle nozze, drogate il fotografo, buttatevi sul pirotecnico, fate quello che vi pare ma datemi del tempo. Io vedo di tirare fuori quelle fedi con l'aiuto di Gigì.-
- E io aiuto Draco.- finì Riddle - Da soli sareste capaci di ammazzarvi.-
- Si ma se arrivi dopo allora la porti tu Herm all'altare.- sindacò Weasley - E io faccio da testimone.-
- Ma non dovevano essere due i testimoni?- s'intromise Edward, che era appena arrivato e subito aveva acceso una sigaretta dall'aria equivoca a Malfoy, aiutandolo a non collassare.
- Come due? Io sono da solo dalla parte di Draco!- replicò Blaise.
- Oh insomma, chissene frega!- sbottò il bambino sopravvissuto - Forza, uscite tutti e fate quello che dovete! E cercate di tranquillizzare Hermione, arriveremo in tempo.-
- Se, conoscendola starà facendo gli scongiuri perché un uragano si abbatta sullo Yorkshire.- ghignarono tutti, bastardi fin nel midollo, per Smaterializzarsi finalmente.
E da lì rimase tutto nelle mani di Harry e Tom.
Peccato che lo sposo stesse continuando a respirare dentro un sacchetto, intervallandovi brevi tiri di sigaretta e gocci di whisky incendiario.
- Io non capisco.- sospirò Tom - Dai Draco, è la sesta volta che ti sposi. Perché adesso dai i numeri?-
- Perché dovrebbe cambiare idea oggi, dai.- mugugnò Harry, agitando la bacchetta e facendo apparire l'abito di Malfoy.
- Di cosa parli?- allibì Riddle.
- Lascia stare, comunque Herm non è una che cambia idea Malferret. Quindi datti un'aria decente che non sia questa da dandy e poi filiamo in chiesa. Se vuoi ti lascio portare anche il sacchetto per respirare, su.-
Inutile. Mentre Gigì squittiva per tutta casa, imprecando perché gli umani non sapevano neanche tenersi bene gli anelli nuziali e mentre Harry cercava di capire se davvero Pinky si fosse mangiato le fedi di Malferret, Tom cercava di capire se suo cugino avesse avuto il terrore di essere piantato all'altare.
Per lui era quasi impossibile. Sapeva che Draco ed Hermione si erano innamorati sui banchi di scuola, all'ultimo anno, e che fra alti e bassi la loro storia era sempre andata avanti.
Certo, non che sposarsi fosse un'alternativa a lasciarsi, ma il rapporto fra suo cugino e la sua ragazza non aveva mai perso di smalto. A Tom non erano mai sembrati più brillanti di ora, con la piccola Glory.
- Le hai trovate quelle fedi?- urlò Draco quando mancava ormai un quarto d'ora alla cerimonia.
- Due notizie, una buona e una cattiva.- disse Harry, uscendo dal bagno con Pinky che grugniva e tornava a giocare con Piumino - La buona è che non le ha mangiate lui.-
- La cattiva?- sibilò il biondo, finendo di strozzarsi con la cravatta di seta.
- La cattiva è che non sono in questa casa.- gracchiò Gigì, apparendo sulla spalla di Tom - Ecco la cattiva notizia! Qua non ci sono! Non so chi le abbia ma qua non avverto la presenza di fedi magiche, mi spiace!-
Definire il senso di vertigine che stava attanagliando i sensi di Malfoy non era facile neanche per Harry, che cominciò a sentirsi male quanto lui, avvertendo i suoi stessi pensieri a fior di pelle.
Vendendo entrambi i padrini in quello stato, Riddle decise di dargli una scrollata.
Non voleva sapere che stava succedendo, ma quel matrimonio si sarebbe tenuto e poche storie!
- Ok.- battè un colpo di mani, per risvegliarli - Piantatela di fare i ragazzini, intesi? Adesso vi verso qualcosa di forte, tu finisci di vestirti e poi andiamo in chiesa. Le fedi le avrà per forza Hermione. Oggi ti sposi Draco e non accadrà nulla a rovinarci di nuovo la festa, ne sono più che certo!- e scattò in cucina, abbassandosi per cercare le scorte di Edward negli sportelli bassi, non vedendo così un lampo di luce in soggiorno.
Quando si rialzò il grifone era sicuro che sarebbe andato tutto per il verso giusto, nonostante i contrattempi.
Ma si sbagliava. E di grosso.
Tornato in salone vide la cosa peggiore che sarebbe mai potuta accadere.
Un salto nel passato. Uno sposo di diciassette anni e un testimone di uguali anni che lo guardavano con gli occhi iniettati di sangue.
E ormai avevano anche l'età giusta per massacrarlo senza incorrere nella legge dei maggiorenni babbani...


Yorkshire, St. Mary's Danes Church.
Situata su un colle verde smeraldo di erba soffice e fiori bianchi o dai colori pastello, nella chiesa di pietra bianca e dai tetti dorati si era ormai raccolta la folla di parenti e amici, una cerchia stretta a dire il vero, per il matrimonio.
E a quanto d'ora dall'inizio dalla cerimonia lo sposo ancora non si vedeva.
- Cosa?-
Hermione si girò sulla poltrona, davanti alla specchiera, per fissare in faccia Ron con la sua espressione allibita.
- Malfoy respirava in un sacchetto di carta?-
- Tesoro, che vuoi che ti dica. Gli avrai messo paura. Ma che gli hai detto di recente?-
- Assolutamente nulla.- rispose la strega, stringendosi addosso la vestaglia di raso bianco - Ma stava bene spero.-
- Harry e Tom sono rimasti con lui. Pensavamo che Pinky avesse mangiato le fedi.-
- Che sciocchezza, lo sapevate benissimo che le aveva Elettra. Gliele ho date ieri mattina.-
- Me n'ero scordato.-
La Grifoncina lo guardò storto - Non è che adesso stanno facendo maiale arrosto, vero?-
- No, non credo. Penso fossero più impegnati a tenere vivo Draco.-
- Non capisco che gli prende.- Hermione lasciò perdere all'ingresso della donna delle nozze, un essere diabolico mandatole dal Satana in persona per darle il tormento - Adesso devo vestirmi Ron.-
- Ok...senti, di sicuro arrivano in ritardo. Io vado ad aiutare Blaise e Edward con gli ospiti, ok?-
- Chi è in ritardo!?- strillò la donna delle nozze - Merlino, chi è in ritardo?-
- Trix!- urlò Hermione.
Dalla stanza delle damigelle, che la Grifoncina non aveva mai voluto, apparve la Diurna in un vestitino color lavanda, una favola, e la guardò stupita - Ti serve qualcosa?-
- Tesoro, ti ho presentato la mia organizzatrice?- cinguettò Hermione, sbattendo le ciglia con aria affettata - Sa signora,- aggiunse, rivolgendosi alla donna di Satana - lei è Beatrix, sta per sposarsi anche lei. Trix, tesoro, perché non porti la signora a fare due passi? Così magari vi BEVETE insieme qualcosa.-
Era l'invito migliore che le fosse mai stato messo su un piatto d'argento.
Ron guardò depresso quella poveretta andarsene via con la Vaughn, che già si leccava i canini, quando irruppero Jane e Narcissa. Spiegarono la cosa anche a loro, con Hermione dietro al paravento per vestirsi con l'ennesimo abito bianco ma fu ancora più sconvolta quando sentì una frase accidentale della madre di Draco.
-...e poi Scott è sempre stato bene in giacca e cravatta.-
- Come prego?-
Hermione mise la testa fuori dal séparé - Mamma, c'è qua papà?-
Cadde il gelo e mentre Ron usciva di volata, insieme a Narcissa, Jane sospirò.
- Tesoro, visto che l'hai invitato...-
- Io non ho invitato proprio nessuno! È stato...Draco, di sicuro!- ringhiò fra i denti - Ecco una buona ragione per respirare nel sacchetto di carta! Maledetto, non mi ha detto nulla e adesso lo pianto davanti al prete!-
- Amore, non so di che sacchetti parli.- bofonchiò Jane - Comunque Harry è in ritardo, appena arriverà andrà all'altare con Ron. Ti faranno in due da testimone, non temere. Può portarti papà all'altare se vuoi.-
- Allora qua non ci siamo capiti!- urlò - Io qua non ce lo voglio!-
- Hermione, è tuo padre.-
- Non m'interessa!- sbraitò, uscendo dallo spogliatoio in un lucente corpetto con ricami a brillantini, su una gonna di seta bianca, senza strascico, ma con dei bracciali di fiori e pietre dal gomito al polso - Mi dispiace mamma, ma io non voglio che mi porti all'altare, se è per questo non lo voglio nemmeno qua. Ma ormai c'è, quindi non posso certo farlo buttare fuori.-
- E allora chi ti accompagnerà all'altare?- sbuffò Jane - Mio padre è in ritardo, l'ha fatto apposta per reggerci il gioco, quindi sei senza accompagnatore.-
- Mi basta schioccare le dita.- rispose sarcastica, per poi urlare di nuovo come un'ossessa: - CAESAR!-
Cinque e mezza.
E lo sposo non si vedeva.
Hermione uscì sulla navata ingombra di ospiti che ormai non si stupivano più delle cose che potevano accadere fra Hargrave e Malfoy. La salutarono tutti allegri e cordiali, scambiò qualche battuta con Duncan e sua moglie, andò ad abbracciare Glory che era bellissima col vestitino della festa in braccio a Lucius e dopo aver sentito altre notizie di ritardo da Ron decise che poteva anche andare a farsi due passi.
Senza sentire storie da parte del prete, lo stesso che li aveva accompagnati nelle due precedenti prove di matrimonio, s'incamminò giù per un piccolo pendio lastricato di pietra, tenendosi l'abito sollevato, per non cadere.
Il vento era dolce quel giorno.
Quasi sempre nello Yorkshire, la terra degli Hargrave.
Era strano come proprio ad ogni suo matrimonio avesse capito sempre un po' di più quanto il sangue di quei maghi fosse in lei. Gli occhi d'oro, il Patronus leopardino, il temperamento, l'orgoglio, l'onore.
Continuando a scendere vide una piccola costruzione, poco lontana.
Dalla croce capì essere una chiesetta, o un piccolo santuario.
Fu quando era ormai a pochi passi che una voce rauca e anziana l'avvolse dolcemente.
- E' insolito vedere una sposa andarsene in giro da sola.-
Si volse e vide un prete coi capelli bianchi, sul metro e settanta, molto magro ma col viso pieno di calore.
- Salve.- lo salutò Hermione.
- Salve a te cara.- le disse il prete, continuando a pulire i vetri della sua piccola chiesa - Come mai sei qui? So che c'è un matrimonio più o meno quest'ora.-
- Il mio fidanzato è in ritardo.- gli confidò, avvicinandosi.
- Ah, si. La paura del grande passo.- e le indicò una banchina di pietra, accanto all'ingresso - Siediti, prego.-
- Grazie.-
- Io sono padre Charles.-
- Hermione Hargrave.-
- Ah...- e il prete guardò la chiesa di St. Mary, in lontananza - Se ti sposi là vuol dire che sei...-
La strega alzò un sopracciglio - Lei come lo sa?-
- Il vescovo è molto unito alla vostra comunità. Tutte le coppie che si sposano a St. Mary sono...magiche.- e le strizzò l'occhio incorniciato da rughe sottili, terminando il suo lavoro.
- Se vuole la mia opinione padre, il matrimonio è un matrimonio in ogni caso.- replicò divertita.
- Su questo non c'è dubbio, figliola.- e si sedette con lei, inspirando l'aria del far della sera - Ho visto tante spose e celebrato molti matrimoni in quasi cinquant'anni di servizio. Eppure tu hai qualcosa di diverso da tutte le spose che ho avuto il privilegio di conoscere.-
- Dice?- mormorò, mettendosi a giocare con l'anello di fidanzamento a cui teneva così tanto - Forse perché non credo nel matrimonio.-
- E allora perché ti sposi?- le chiese padre Charles, senza dimostrarsi scandalizzato.
- Bhè...- Hermione alzò le spalle - Vede, il mio fidanzato tempo fa mi ha dato una sorta di ultimatum. O lo sposavo, o mi lasciava. E io per non perderlo ho deciso di accontentarlo. Non pensi male...non è quel tipo di uomo ma...o forse si, non so ma, ecco, il matrimonio non ha mai fatto per me. Mettere sotto contratto il mio amore per lui non mi è mai piaciuto.-
- E scommetto non credi nemmeno nel giuramento.- rise l'anziano pastore.
- Ce l'ho scritto in fronte?- sussurrò, con un sorriso mesto.
- Figliola.- e le prese la mano - Ti farebbe felice però sposarlo, vero?-
- Si, immensamente. Ma non cambia che non creda alle promesse del matrimonio.-
- Non puoi mettere l'amore sotto una cupola di vetro, figliola. Non puoi proteggerlo per sempre, far si che rimanga in eterno come il primo giorno.-
- Avrei voluto che lo fosse. E invece sfiorirà, impallidirà. Non ne resterà che un vago ricordo.- le uscì in un soffio. Hermione si morse il labbro, pulendosi una lacrima furtiva.
- Scusi.-
- Ma no, cara.- e le carezzò ancora le mani, che lei strinse forte - Dimmi di lui. Lo ami?-
- Da morire.- rispose sincera.
- E' solo il giuramento che ti tormenta?-
- Come si fa a promettere di amarsi per sempre? E' assurdo. Siamo solo uomini, possiamo commettere degli errori.-
- E' vero, cara. Ma anche l'amore. Non puoi aspettarti che sia sempre perfetto, perché l'amore è solo amore.-
- E se andasse male?- mormorò, fissando il vecchio oltre il velo delle lacrime - Se ora rovinassi qualcosa di perfetto per un legame sotto contratto che finirà male?-
- Parliamo del rito, va bene?- le propose - Credo che sia quel per sempre che ti faccia stare male.-
Lei annuì - Coi miei non ha funzionato molto.-
- Si sono separati?-
- E ora sono ancora insieme. Ma un vaso rotto non può tornare come prima, no?-
- Si, forse. Il perdono risana ogni ferita, cara.-
- Non con me.-
- E lui? Sapresti perdonarlo il tuo fidanzato?-
- Lui? A volte penso che lo amo così tanto che se mi tradisse sarei capace di fargli qualsiasi cosa, proprio perché lo adoro così tanto.-
- Ma è lui che insiste tanto per sposarsi, vero?-
- Si. Lui non ha paura di giurarmi che mi amerà per sempre.-
- Forse perché ha capito che si tratta solo di un desiderio.-
- Che vuol dire?- mormorò, asciugandosi gli occhi con un fazzoletto.
- Non lo ami così tanto che vorresti dargli il mondo?- le chiese padre Charles - Non desideri renderlo felice sopra ogni vetta immaginabile? E proteggere gelosamente il suo cuore e il suo amore?-
- Si.-
- Allora devi solo capire che quel giuramento è solo la trasposizione a parole dei tuoi desideri per lui. Giurando di essergli fedele per sempre di fronte a ogni sorte, gli dimostri il tuo desiderio di amarlo in ogni modo. Di volerlo felice, amato, al sicuro. So che non sarà per sempre. Ci sono giorni in cui lo amerai poco, altri ancora meno. Giorni che non lo amerai per nulla. Ma oggi sei venuta qui perché desideri che sia felice, che si senta amato da te. Perciò come vedi, non giuri di amarlo per sempre. Ma di desiderare per sempre questo vostro amore. Questo puoi desiderarlo, vero? Puoi desiderare di amarlo per sempre, giusto?-
- Come soffiare su una candela.- mormorò dolcemente.
- Si, cara. Proprio così. Desidera renderlo felice. Desideralo sempre.-
Mentre correva sul sentiero, con quelle scomodissime scarpe dai tacchi alti e l'orlo dell'abito fra le dita, pensava solo a una cosa. Si catapultò in chiesa, guardandosi attorno col cuore in gola.
Ma dov'era?
- Non è ancora arrivato?- chiese ad Elettra e Pansy.
- Ancora no. E sono quasi le sei.- brontolò Pansy - Dove sono, si può sapere?-
- Arriveranno, stai tranquilla.- la placò la bionda - Ora ascoltami. Le tende dell'organizzatrice sembrano instabili, cercate di stare attenti. Sono trattenute da quelle spille pesanti, abbiamo cercato di cambiarle ma sono state messe lì con un sigillo magico, speriamo non cadano e quella pazza di una donna non si vede più. Sai che fine ha fatto?-
- Oh, ci ha pensato Beatrix.- rispose Hermione soprappensiero, agitando una mano - Il resto è tutto a posto? Niente demoni o seccatori in giro pronti a interrompere tutto?-
- Tranquilla, hanno controllato Tristan e Jess fino a poco fa. Tutto a posto, Hermione, sarà tutto perfetto.-
- Caesar dov'è?-
- Sono qui.-
Cameron la guardò adorante, mentre lei gli si stringeva contro, abbracciandolo stretto.
- Sicura che vuoi che ti accompagni io?-
- Sicurissima.- sussurrò, baciandolo sulla guancia - Vado a parlare col prete, sta dando i numeri e Ron non riesce a trattenerlo. Ragazze mi trovate un cellulare? Voglio parlare con Draco.-
- Non ci sono problemi magici, stanno bene.- la tranquillizzò Elettra.
- Lo so, ma voglio parlarci comunque.-
Alle sei e cinque minuti gl'invitati se ne stavano ormai buoni seduti ai loro posti, anche se qualcuno a caso cominciava ormai a temere che sarebbe andato di nuovo storto qualcosa.
Poi, quando Hermione stava per perdere le speranze e anche il prete stava per gettare la spugna, dal sagrato arrivarono i rumori di alcuni passi in corsa.
Entrò per prima Tom, uno zigomo quasi viola, investendo suo zio Lucius, Sirius e Remus, poi apparve finalmente Draco, rosso in viso e di nuovo ventottenne. Esattamente come Harry, alle sue spalle.
Gl'invitati applaudirono tutti ed Hermione si portò le mani al petto, sospirando di sollievo.
Essendo già all'altare Malfoy le fece segno di restare dov'era, conscio che bisognava cogliere attimo per attimo.
Un'altra corsa con Harry ad arrancargli dietro alla schiena e furono dalla Grifoncina.
Baci e abbracci, tutti gl'invitati seduti, i testimoni al loro posto e...Harry fece per raggiungere Ron al fianco di Hermione, più bella che mai, ma non riuscì a muovere un passo.
Silenzio.
Lui e Draco si guardarono.
Un altro tirone e Potter si ritrovò appiccicato allo sposo.
- Ebbene ragazzi?- fece il prete, col faccione congestionato dall'attesa.
I due Auror risero istericamente, continuando a tirare l'uno da una parte e l'altro dall'altra ma i Bracciali sembravano incollati.
- Volete staccarvi per l'amor del cielo?- sibilò Hermione, nascosta dal velo.
- Non ci riesco.- replicò Potter a denti stretti, con un sorriso ebete sulla faccia.
- Sfregiato se non te ne vai...- l'ammonì Draco, dando un altro strattone.
- Forse dovreste abbracciarvi.- tubò Blaise, cercando di mantenere la calma - Avanti, fate in fretta.-
- Che cosa?!- berciò lo sposo - Neanche morto!-
- Insomma figlioli!- esalò il prete, facendosi aria col libro delle preghiere.
Delirio.
Dai banchi dei parenti Lucius stava letteralmente ridendo come un sadico dentro al cappello di Andromeda e a nulla valsero i calci di sua moglie. Idem per Sirius, che nascosto sulla spalla di Edward faceva di tutto pur di non farsi sentire, mentre Dalton scommetteva un centinaio di galeoni con Liam che anche quella volta sarebbero andati tutti a casa senza la soddisfazione di sentire quel benedetto si.
Altri cinque minuti persi, poi quando sembrava che anche i testimoni stessero per accasciarsi per terra, piegati in due dall'ilarità della situazione, accadde il miracolo.
Harry Potter e Draco Malfoy si abbracciarono a denti stretti.
- Crepa.- gli sibilò Potter.
- Ne riparliamo più tardi.- minacciò Malfoy e finalmente i Bracciali si staccarono.
Liberi come l'aria, tirarono l'ennesimo di una lunga serie di sospiri e finalmente la cerimonia iniziò.
- Cari fratelli, siamo qui riuniti oggi...-
Le parole di rito fluivano, sempre uguali, sempre le stesse. Eppure qualcosa non funzionava: nonostante fosse tutto tranquillo, memori dei precedenti, i due ragazzi al minimo rumore scattavano a guardarsi attorno, preoccupati. Draco specialmente, che non riusciva a seguire una sola frase.
Sembrava teso, Hermione se ne accorse dalla sua stretta appena accennata.
Guardava altrove, nei angoli, alle finestre.
- Vuoi tu Draco Lucius Malfoy prendere questa donna come tua legittima sposa, per amarla in salute e malattia, in ricchezza e povertà, per proteggerla e onorarla per tutti i giorni della vostra vita insieme?-
Silenzio.
- Figliolo?-
Blaise dette un calcio allo sposo, per farlo tornare in sé.
- Si, lo voglio!- sbottò Draco, riprendendosi - Lo voglio.-
- Hn.- fece il prete, fissandolo arcigno - E vuoi tu, Hermione Jane Hargrave prendere quest'uomo come tuo legittimo sposo per amarlo in salute e malattia, in ricchezza e povertà, per proteggerlo e onorarlo per tutti i giorni della vostra vita insieme?-
"Desidera di amarlo per sempre. Questo puoi desiderarlo, vero?"
Hermione osservò Draco.
Occhi negli occhi.
A diciassette anni si era innamorata di lui. E per tutta la sua esistenza non aveva amato altri che lui.
Avrebbe potuto dare la vita solo per il ricordo del loro amore.
Aprì la bocca per riprendere ma un cigolio la bloccò.
Le tende.
Sgranando lo sguardo afferrò Draco per le braccia e se lo tirò contro, poi il gemito sordo del prete.
Le tende avevano ceduto e uno spillone era scivolato col tendaggio, finendo dritto sull'altare. In faccia al pastore.
Col suo tonfo, visto che cadde a terra svenuto, finì anche la cerimonia.

Alle sette di sera, col sole ormai calato e nubi gonfie di pioggia che minacciavano lo Yorkshire, i ragazzi stavano sul sagrato della chiesa, tutti attorno ai due sposi.
E Draco Malfoy respirava ancora nel suo sacchetto.
Hermione invece stava seduta accanto a lui, sospirando mesta verso cielo color cobalto.
I loro amici e parenti invece non sapevano più cosa fare per consolarli perché il prete, appena si era ripreso, era scappato a gambe levate e neanche pietrificargli le gambe o lanciargli maledizioni era servito.
Se n'era andato e basta, delirando.
- Su, su.- Elettra faceva aria a Malfoy col ventaglio, mentre Narcissa gli carezzava la testa - Andiamo ragazzi, non potete arrendervi così. E' solo scappato il prete.-
- Già, non gettate la spugna.- annuì anche Edward - In fondo sono solo piccoli contrattempi, questa volta non sono arrivati a rompere le scatole neanche demoni o Mangiamorte. Siamo stati fortunati.- e intanto arrivò Milo che gli mollò in mano una serie di galeoni - Perciò dovete continuare a provarci e sarete sempre più fortunati!-
- Edward!- berciò Ophelia - Hai scommesso di nuovo?-
Harry gli evitò di rispondere e venire ucciso a suon di scarpate, portando agli sposi due bicchieri pieni di whisky.
- Fortunati dici? Uno spillone pesante tre chili di piombo ha preso in pieno il prete, è già tanto se non l'abbiamo ucciso.-
- E allora rinunciamo?- fece Ron - No, non ci pensare neanche.-
- Mica ho detto questo. Dico solo che secondo me c'è una fattura su queste nozze.-
- Eppure è proprio strano.- disse Damon, poco dietro con Tom, Cloe, Trix, William, Dena e Asher - Ero sicuro che si sarebbero sposati. Li ho anche visti farlo. Mah.-
- Ti sarai sbagliato. Capita.- gli disse William.
- Ma no. Ne sono sicuro. Li ho visto mettersi gli anelli, dire finalmente il si.-
- Bhè, avrai visto male. Oggi mi sa che non si fa nulla.- sospirò la King - Dio, come mi spiace.-
- Non c'è nessun altro che può sposarli? Che so, un prete nero.- bofonchiò Gemma Lombardi.
- A questo punto andrebbe bene un rabbino, un beduino...anche un babbano!- sospirò Hermione addolorata, levandosi tutte quelle maledette forcine dai capelli e liberando la sua massa di ricci.
- Basta.-
La Grifoncina allargò la bocca, vedendo Draco accartocciare il sacchetto.
- Basta.- ridisse, alzandosi esausto - Non se ne fa nulla.-
- Come sarebbe non se ne fa nulla?- esplose lei, assordandolo - Ora che mi hai stressato la vita e sei riuscito a convincermi non vuoi più sposarti? Vuoi che ti uccida per caso?-
- Maledizione mezzosangue, non è così che dovrebbe essere!- disse stremato, lasciandosi di nuovo andare seduto - Durante la cerimonia non ho sentito una sola parola. Se Blaise non mi tirava un calcio non avrei neanche risposto alla domanda di quel poveraccio. Stamattina quasi abbiamo perso le fedi, Tom ha fatto regredire me e lo Sfregiato ai diciassette anni e quando sono tornato normale ho cominciato a sputare fuoco e a momenti mi spuntava anche la coda! Non è così che mi voglio sposare, porca miseria!-
- Anche a noi non è andata subito la prima volta, Draco.- gli disse Elettra comprensiva.
- Si ma questa è persecuzione, Cristo Santo!-
- Sei davanti a una chiesa, eretico. Quindi molli?- lo incalzò suo padre sarcastico.
- Vedi il prete in giro?- soffiò lo sposo, depresso - Un beduino, un babbuino o un rabbino? Ha ragione Hermione, a questo punto andrebbe anche un babbano per la miseria, purché possa avere un minimo di pace ma a quanto pare non c'è proprio verso. Questo è un segno.-
- Ma quale segno.- lo zittì Sirius - E poi il sette è il numero perfetto.-
- L'avete detto anche alla terza cerimonia.-
- Un babbano.-
Hermione si alzò all'improvviso, cercando con gli occhi la chiesetta di padre Charles.
- Oddio.- e rise, col cuore e con l'anima - Le licenze!- ordinò - Ragazzi, passatemi le licenze e le fedi!-
- Ma perché?- allibì Ron - Che succede?-
- Datemele, forza!-
Una volta che Lucilla gliele ebbe portate, Hermione lasciò Glory in braccio alla demone, afferrò Draco per la mano e lo trascinò via, dicendo a tutti di aspettarli senza andarsene.
Scendendo per il viottolo di pietra, Malfoy non ci capiva più nulla.
- Insomma Hermione, mi dici dove diavolo andiamo?-
- A sposarci.-
- Cosa?- gracchiò, fermandola con forza - Dove andiamo??-
- Là!- la Grifoncina gl'indicò la chiesetta - Ho conosciuto il prete oggi. È un babbano.-
Un babbano.
- Oh madre di Dio.- alitò lui, scuotendo la testa - Sei sicura mezzosangue?-
- Che questa volta vada tutto bene?- gli chiese, guardandolo piena d'amore - Ero sicura che sarebbe andata oggi, sai? E può ancora andare. Perché voglio davvero sposarti adesso.-
Incredulo, guardò la chiesetta in cui erano accese molte candele, poi riportò lo sguardo su di lei.
Incredibile.
Solo ora riusciva a vederla vestita da sposa.
Entrando in chiesa non si era neanche accorto di quanto fosse bella.
Era sempre magnifica. Ma con l'abito bianco era una dea.
Serrando i lineamenti in una smorfia dolorosa chinò la testa sulla sua spalla, facendosi abbracciare.
- Volevo solo un po' di pace.- sussurrò, abbracciandola alla vita.
- Lo so. Sei sempre il più bello vestito così, sai?-
Rise finalmente, baciandola con dolcezza.
- Cos'è cambiato oggi?- le chiese, fronte contro fronte.
- Il giuramento non mi urta più così tanto.-
- No?-
E lei scosse il capo, sorridendo.
- Ti amo e voglio sposarti. E pazienza se col tempo qualcosa cambierà.-
In fondo l'amore era solo amore. Non era perfetto. Non era sempre uguale.
Solo il desiderio di amarlo non sarebbe mai mutato.
Doveva solo accettarlo.
- Allora, Draco Malfoy, principe di Serpeverde, dopo aver scommesso tanti anni fa, vuoi sposarmi oggi e scommettere una cosa ancora più grande?-
- Che vuoi scommettere, sentiamo.-
- Che desidero farti felice e provare ad amarti per sempre.-
Quegli occhi dorati erano sventura, pensò. Erano rovina.
La sua rovina.
Ma non c'era rovina più dolce. Vizio più tenero.
La baciò ancora e quando sentì una goccia d'acqua scivolargli sulla guancia, le sorrise sulla bocca.
Era come tornare indietro.
A quel primo bacio che aveva sancito tutto.
Si staccarono e insieme sollevarono il viso su quella volta brontolante e iridescente come la superficie di una perla.
Correndo per mano sotto quella pioggia fresca che creava un suono su ogni superficie che toccava, i due entrarono di volata nella chiesa di padre Charles che stava accedendo le ultime candele, proprio all'altare.
E quando vide la strega sorrise, come avesse sempre saputo.


 
 
 
 



"A te il mio cuore, a te il mio corpo, a te la mia magia e la mia anima.
Che possano proteggere te e il nostro amore finché io abbia fiato.
Che esso risplenda fulgido per sempre come in questo giorno e che io abbia la forza di amarti fino alla fine di questa vita, per poi venerarti nell'altra.
Dammi la forza e il coraggio di prenderti per mano nel buio, dammi la forza di crescere, dammi la forza di lottare ogni singolo istante.
Questo il mio giuramento.
Che l'eterno mi sia testimone, insieme alla mia magia.
A te il mio cuore, a te il mio corpo, a te la mia magia e la mia anima."



- Col potere che mi è stato concesso da Dio, io vi dichiaro marito e moglie.
Ora puoi baciare la sposa...-

 

 

 

 

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Capitolo 57
*** Capitolo 57° ***


figli57

 

 

Signori e signore, finalmente ci siamo. Questa è la prima metà di due capitoli importantissimi, che aprono la storia verso la fine e il raggiungimento della crescita emotiva di Tom. Lo dedico a tutte le mie lettrici "veterane" che tempo fa l'hanno apprezzato moltissimo. Spero che sia così anche per voi "novelle". E rispondo a ClausK, che  non ha fatto nessuna brutta figura, perchè mi sposo davvero a settembre! Tranquillo, sto per diventare una donna onesta, anche se prima nasce il bambino! Ciao ragazzi, vi auguro buona lettura.
 

 

 

 

 

Quel diciotto aprile era arrivato più rapidamente del previsto.
Anche Pasqua era passata veloce.
Come se il tempo avesse subito un'impennata.
Tom Riddle se lo sentiva nel sangue, immerso nei corridoi chiassosi di Hogwarts.
Lo sentiva nel cielo, nella terra, nella stessa aria che filtrava nel suoi polmoni.
Qualcosa stava per accadere.
E il suo tempo gli stava scivolando dalle mani come una manciata di granelli di sabbia.
Qualcosa che stava per spazzare la serenità di quegli ultimi tempi.
Era mezzogiorno, la lezione di Storia della Magia stava per terminare... e Beatrix, che quel venerdì compiva diciotto anni, non era in classe con lui.
Comprensibile.
La sua dolcissima amica Diurna non aveva mai passato un diciotto aprile sui banchi di scuola e sicuramente in quel momento era da qualche parte, nel castello, a discutere con la Licorne della sua festa di compleanno.
Già, la Licorne.
Il Club più segreto di Hogwarts dopo quello dei Duellanti presieduto da Tristan, o almeno così si spifferava in giro.
A quanto pareva quell'anno la Licorne si era offerta di programmare quella festa di compleanno, cosa che a Riddle era sembrata molto strana, visto che la Vaughn non era una Licorne.
Forse...si, forse era stata Claire a convincere le sue compagne.
Perché, ebbene si, la sua ragazza faceva parte di quella "setta segreta" dall'inizio dell'anno, come aveva scoperto qualche giorno prima con grande sorpresa sua, di Damon e di Beatrix. Si era sempre chiesto dove sparisse Claire tutti i venerdì sera, ma si era limitato a tacere, per non invadere lo spazio vitale della sua migliore amica...e poi fidanzata. Però, a sentire Sedwigh, era di pubblico dominio, sicchè l'unico ignorante della torre era proprio lui.
Doveva solo aspettare e sperare in bene.
La King, invece, in quell'ora infame della mattinata non aveva nulla da fare e piuttosto che impegnare il suo morigerato tempo a studiare per il M.A.G.O. o a programmare l'assalto a sfondo sessuale che l'avrebbe vista approfittarsi bassamente di Tom, stava occupando i suoi poteri di Sensistrega in azioni ben più serie.
Una cosa molto più importante.
Si trovava in Sala Duelli, accanto a Lucilla dei Lancaster.
Con loro Degona, Harry Potter, il professor Piton e il preside Silente.
Tutti e sette erano davanti al Calice di Fuoco.
E qualcosa non andava.
- Siamo sicuri?- stava chiedendo Silente - Prima d'infrangere le regole e violare i diritti di quella ragazza, voglio che ne siate ben sicuri, ragazzi.-
Lucilla non rispose, posando lo sguardo su Degona e Cloe.
Fu la biondina a rispondere per prima.
- L'ho detto agli Auror tempo fa. In quel Calice ci sono i nomi di tutti noi del settimo anno. Vedo i nostri nomi, sui foglietti. Ma c'è un foglietto che brilla di verde. E' accecante. E non appartiene a uno studente.-
- E dopo che mi avete chiesto di tenere d'occhio Asteria McAdams, sono riuscita a capire che la sua trappola è legata al Calice di Fuoco.- finì la piccola Mckay - Ha ragione Cloe. Lì dentro c'è qualcosa che non dovrebbe esserci.-
- Silente dobbiamo svuotare il Calice.- disse allora Lucilla, incrociando le braccia al petto - Non dico di rendere pubblica la cosa, ma solo di controllare. I Sensimaghi non si sbagliano su certe cose e anche se mia figlia è molto giovane, credo il desiderio di vendetta sia una cosa molto palpabile, specialmente in una strega diciassettenne. Svuotiamo il Calice, controlliamo ogni nome e questo pezzo di pergamena che brilla più degli altri.-
- Harry?- chiese il preside.
Il bambino sopravvissuto sorrise - Non guardi me, quell'affare mi ha portato solo guai. Fosse per me potrebbe bruciarlo e farlo a pezzi. Ma ritengo che controllare sia d'obbligo. Siamo a metà aprile, due mesi al M.A.G.O...meglio stare tranquilli almeno da questo punto di vista.-
- E anche vero preside che le prove a carico della McAdams e dei suoi si stanno facendo più pesanti di recente.- ricordò Piton con voce oziosa - Mi fido della signorina Mckay, inoltre controllando il Calice lo facciamo anche per la sicurezza degli altri studenti.-
Silente sospirò - Concordo, va bene. Userò l'incantesimo di Liberazione, ma poi dovremo rimettere tutto al suo posto.-
Uno a uno, 52 biglietti in pergamena vergati coi nomi dei partecipanti ai Duelli Interni saltarono fuori dal Calice, che sputava fuoco e scintille sempre trasmettendo un'insolita allegria.
O una condanna, nel caso di Harry, quando Silente lesse l'ultimo biglietto che Cloe gli aveva indicato.
Ora non brillava, ma prendendolo in mano e leggendolo, il preside tornò indietro di molti.
- Harry Potter.- lesse con voce ovattata, poi mise il biglietto di fronte ai loro occhi.
Tutti tacevano, anche Lucilla che senza smettere di pensare cominciava a capire cos'avesse avuto in mente quella ragazzina.
Furba. Ma ingenua al tempo stesso.
- A costo di essere ripetitivo...- sussurrò Harry, accendendosi una sigaretta per il nervoso - Il mio nome non ce l'ho messo io lì dentro. E no, non ho chiesto a un minorenne di mettercelo.-
- L'età compresa non era fra i diciassette e l'età di Tristan?- chiese Cloe - Ecco come ha fatto! Ora ricordo, il giorno in cui abbiamo scritto i nomi, lei ha detto di aver scritto male il suo! E s'è fatta dare un foglietto nuovo!-
- Può averlo usato per scrivere il nome di Harry.- annuì Degona - Credo che volesse lasciare Harry e Tom, alla fine, da soli. A combattersi.-
- Ma è legale?- chiese Piton saccente.
- Sai come sono le regole col Calice, Severus.- rise Silente, senza alcun divertimento - A questo però si presenta un altro problema. Era sicura che il signor Riddle sarebbe arrivato alla fine, questo posso capirlo. Ma come pensava che Harry gli avrebbe fatto del male?-
La Lancaster e Piton si scambiarono un'occhiata seria.
- Stillato di Aggressività?- fece la demone.
- Ne sono quasi sicuro.- annuì il professore, poi si rivolse ai presenti - In Scozia a Wizloon il mio collega di Pozioni, il professor Villiers era uno che non usava la mano leggera.-
- Ah si?-
La vocetta sprezzante di Harry fece irritare Piton ancora di più.
- Gli anni ti hanno reso snervante Potter.- sibilò seccato.
- Ma va? Invece lei...sempre più simpatico ogni giorno che passa.-
- Ci va ancora molto?- l'interruppe Lucilla con aria svagata - Ho la manicure fra un'oretta.-
- Comunque...- continuò Piton ignorando il bambino sopravvissuto - A quanto dicono le voci Villiers era uno di quei professori che amavano farsi una piccola cerchia di studenti ristretti. E la signorina McAdams era una di questi studenti naturalmente. Nelle mie ore ho notato una grande abilità da parte della signorina...e anche una certa propensione nell'utilizzo di materiale non consono a uno studente.-
E quando mai anche Draco aveva usato il materiale consono, pensò Harry sarcastico.
- Perciò credo che avesse voluto fare in modo di rovesciare il distillato in un bicchiere per Potter.- finì Severus - Era l'unico modo per renderlo abbastanza aggressivo verso il signor Riddle. Tanto da mandarlo al San Mungo in coma. O ucciderlo, forse.-
- Perfida.- sentenziò Degona.
Troia, pensò Cloe, ma si guardò bene dal dirlo a voce alta.
- Bene.- concluse Silente, accartocciando e bruciando il nome di Harry - Ora che ci siamo liberati di questa magagna, credo che ognuno di noi passa dormire con un po' più di tranquillità. Almeno per quanta riguarda i nostri amici scozzesi. Vi ringraziamo molto, signorine.- aggiunse bonario verso la King e la piccola Mckay - Il vostro aiuto è stato provvidenziale. Degona, piuttosto...non hai detto nessuno del tuo potere, vero?-
La piccola Grifondoro scosse il capo.
- Assolutamente no.-
- Quando avrai più anni e maggior fede nei tuoi amici allora confido che lo farai.- le consigliò il vecchio, strizzandole l'occhio - Non c'è niente di meglio che delle torri salde e coraggiose, alle nostre spalle.-
- Si e un serpente strisciante ai nostri piedi.- frecciò Harry fra i denti.
- Ottimo. Allora possiamo andare tutti quanti, amici miei.-

Nel dormitorio di Serpeverde intanto, nell'ala femminile, si stava consumando una riunione di quelle che Beatrix Vaughn non aveva mai capito.
Con una canzone dei Clash in sottofondo, la Diurna se ne stava seduta sul suo letto a limarsi le unghie, ma non era sola.
Fern Gordon era seduta su una poltrona accanto al caminetto, in pantaloni attillati e capelli neri sciolti, che chiacchierava con Cordelia Chilton, sdraiata a pancia in sotto sul letto di Beatrix, con una bottiglietta di Burrobirra corretta in mano.
C'era anche Asteria McAdams, che ciondolava in minigonna davanti agli scaffali pieni di cd della Vaughn e dalla porta aperta si sentiva il bisbigliare delle piccole Serpeverde dei primi anni, un cicaleccio insopportabile.
- Hai deciso cosa metterai stasera?- chiese Cordelia, pasturandosi le chiome castane con le dita.
- Già, una festa delle Licorne.- s'intromise Asteria con aria maliziosa - Hai fatto favori a Pandora, Beatrix?-
Fern Gordon levò lo sguardo dalla Gazzetta del Profeta.
- Asteria, ti avevo detto di tacere.-
- Mi state davvero dicendo che è Pandora Leafgodd la capo delle Licorne?- allibì la Chilton - Mioddio! Ma è amorfa! E chi altro ne fa parte?-
- Ne abbiamo parlato anche troppo.- sentenziò Fern - Il ritrovo a che ora è?-
- Cloe mi ha detto alle dieci e mezza, settimo piano, Torre Est.- replicò Beatrix.
- Sparite, insetti!-
La porta della camera della Diurna si aprì di scatto e le ragazzine scapparono con dei gridolini, all'ingresso di Abigail Dunning e Lani Beldon, del sesto anno.
La Beldon era bionda, molto carina e prosperosa ma una vera arpia quando ci si metteva.
- Allora?- fece Abigail, svaccandosi nell'ultima poltrona rimasta, mentre Lani si fece comparire un puff verde, sprofondandovi - Sapete le novità?-
- La King è riuscita a portarsi a letto Riddle?- ironizzò Asteria perfida.
Trix non si sprecò neanche ad alzare lo sguardo dalle unghie, mentre la risata di Lani Beldon si allargò nella stanza.
- Almeno lei ha la possibilità di farlo.- rise la bionda, aprendo un astuccio contenente le sigarette - Beatrix hai da accendere per cortesia?-
- Ti ho detto di usare la bacchetta.- le ricordò Fern.
- Non ha lo stesso effetto del fuoco babbano.- rispose la bionda, ringraziando la Diurna dell'accendino.
- Dicevi di alcune novità.- Cordelia incalzò la Dunning - Allora? Morti altri mezzosangue?-
- No ma sembra che abbiano accusato i genitori di Philip Prentice di simpatizzare per Tu-Sai-Chi.- replicò la ragazza eccitata - Gl'intoccabili e saggi Corvonero. E loro non sono certo mezzosangue.-
- Secondo me sono un cumulo di stronzate.- soffiò Lani, insieme al fumo - I Prentice non rischierebbero mai di annegare nel fango. E poi non sono stati gli unici ad essere accusati.-
- Ma dai!- si stupì Fern - Chi altro?-
- Altri intoccabili.- replicò la bionda annoiata - Sembra che siano implicati anche i genitori di Kara Kendall.-
- Di Tassorosso? Ma non è mezzosangue?- allibì la Chilton.
- E parlando di mezzosangue...Trix.- fece Asteria, spiando nel suo armadio ben fornito - Quale dei tuoi è babbano?-
La Diurna sorrise, finendo l'unghia dell'indice destro.
A dire il vero nessuno. Se fosse nata umana, sarebbe stata purosangue. Sia i Vaughn che la famiglia di sua madre erano tutti maghi da almeno un secolo.
- Mia madre.- rispose, mentendo - Lei è una strega, ma non i suoi genitori.-
- Ah, quindi sei purosangue di seconda generazione. E' così che si dice adesso.- disse Abigail.
- Il sangue sporco è sempre sangue sporco.- sentenziò la scozzese.
- Si, come il buon nome della tua famiglia.- le ricordò Lani Beldon, senza abbassare gli occhioni verdeacqua.
- Fossi in voi, in tempi come questi dove vengono accusati perfino i Prentice, staserei attenta alle mie parole.- le avvisò Beatrix senza staccare lo sguardo dal suo lavoro - Il Ministero va a caccia di streghe e spauracchi.-
- Come nel caso dei Black dici?- la seguì Fern - Mica avevano tutti i torti.-
- Per favore. Di Black puri ne sono rimasti pochi! Due soli, visto che Andromeda Black s'è sposata con un lurido babbano.- rispose Cordelia - Narcissa e Sirius Black.-
- E dove li mettiamo Draco Malfoy e Tom Riddle?- Lani ciccò nel portacenere di Trix con eleganza innata - Hanno sangue Black nelle vene. Sono loro gli ultimi.-
- Se è per questo anche la stirpe Malfoy è finita.- sospirò Asteria - Peccato.-
- Peccato cosa?- sogghignò Lani - Non penserai davvero di poterti sposare con chi ti pare.-
- Il mio cognome e la mia famiglia sono molto più in alto della tua.- le sibilò acida - Vedi di ricordartelo.-
Lani sorrise, levando le mani con finta noncuranza.
- E chi si azzarda a negarlo. Visti i precedenti.-
- Di cosa parli?- la scrutò la scozzese, combattiva.
- Dicono che siete dalla parte del Lord Oscuro.-
- Queste sono stronzate!- urlò Asteria.
- Ah si? E allora la tua dottrina del sangue da dove arriva? Non vorresti vedere morto Tom Riddle?-
Cadde un silenzio teso, tanto che Beatrix colse al volo l'occasione per andarsene per qualche minuto.
Già abbastanza disgustata, marciò nella sala comune dove beccò Alderton e Hillis a rompere le scatole alle matricole.
- Ehi bellezza!- Clyde Hillis le scoccò il solito sguardo allupato - Cerchi il piccolo lord?-
- E' dalla sua ragazza dall'ora di pranzo.- fece Adam Broody, settimo anno come loro - Se lo vedi prima di me, digli che stasera si gioca. E per il doppio di sabato scorso o niente. Lo voglio in coppia con Riddle, capito?-
- Come vi pare.- sospirò, uscendo da Serpeverde.
Accidenti a Damon. Di recente nei sotterranei quasi non si faceva più vedere, stava così tanto tempo con Neely Montgomery che per scambiare due parole con esemplari di vita intelligente a volte andava verso le cucine, dove trovava i Tassorosso che facevano scappate per racimolare viveri per i festini notturni.
Una sera si era perfino ritrovata a far festa con loro, per svegliarsi nel letto di Flanagan dove però il porco non c'era, ringraziando Merlino e i suoi predecessori.
L'unica era andare a pescare Tom.
A fiuto, ormai era diventata espertissima, seguì ad olfatto la traccia di Riddle fino a trovarlo al campo di quidditch.
Era in panchina, col Grifondoro che si allenava per la prossima partita con Tassorosso.
Insieme a Riddle c'era anche Sedwigh, che beveva avidamente da una borraccia.
- Ehilà.- la salutarono i due.
- Ciao.- bofonchiò, alzando il viso sulle tribune dove un nugolo di ragazzine dal terzo al sesto anno urlavano incitamenti osceni verso Martin Worton, qual vanesio.
- Che aria.- le disse Tom - Che succede?-
- Nei dormitori ho sentito le ultime notizie.- sospirò, sedendosi accanto a lui.
- Sulle accuse ai Prentice.- annuì Stanford - Stronzate.-
- Lo so.- annuì la Diurna, stiracchiandosi languidamente - E anche ai Kendall. Come sta Kara?-
- Sembra bene.- Sedwigh sembrava restio a parlare - Ma le voci corrono, lo sai. Specialmente qui dentro.-
Trix guardò Tom.
Lui puntava lo sguardo altrove, come assente.
Quelle voci si stava ripercuotendo anche su di lui a quanto pareva.
- Immagino che in quel covo di vipere stiano facendo festa.- le disse il biondo - O sbaglio?-
Lei lo fissò un attimo, prima di parlare: - Non siamo l'edera velenosa di Hogwarts.-
- Non l'ho mai detto.-
- Ma chi voi Grifondoro non lo pensa?- lo sfidò - Dovete smetterla di guardarci come la pecora nera di questo posto. Serpeverde non è l'unica erbaccia da estirpare. L'erba cattiva cresce ovunque, anche da voi santi votati alla causa.-
Stanford incassò le spalle, scuotendo il capo.
La tensione sembrava salita alle stelle da qualche tempo.
La guerra era tornata più forte di prima.
- I Prentice e i Kendall non centrano nulla.- sussurrò Tom all'improvviso.
- Come lo sai?- gli chiese la Vaughn.
- A Dark Hell Manor non li ho mai visti.- spiegò in un soffio.
Sedwigh e Trix si scambiarono un'occhiata, poi il discorse cadde quando Lisa Gilmore li raggiunse, scendendo dalla scopa con agilità - Capitano!- sbottò - Io con Joey non ci gioco più, è un impedito! Devi dire a Martin di stenderlo e basta con un bolide, io sono stufa!-
- Eppure ne centra parecchi di punti.- sospirò Tom.
- Tutte storie!- replicò la ragazza del quarto, sospirando - Caposcuola Riddle, perché non torni tu a giocare?-
- Se cade dalla scopa.- frecciò Trix.
- Io almeno non ho paura di volare.- replicò sarcastico - Cara la mia pipistrella con le crisi nervose.-
- Questo è un colpo basso, me ne ricorderò stasera!- disse con un sorriso minaccioso. Poi si alzò, scuotendo i lunghi e lucidi capelli neri - Ah, la parola d'ordine è Draco Dormiens.-
- Molto azzeccata.- Tom si alzò a sua volta, ficcandosi le mani nei jeans - Io vado Sed. Ci vediamo in sala comune più tardi.-
- Vai a vedere che combinano alla Torre?- gli chiese Trix, mentre si allontanavano.
- Si, sembra che Harry e Silente oggi abbiano fatto qualcosa al Calice.-
- La McAdams farà i salti di gioia.-
- Non ne dubito.- le baciò una guancia, mentre si separavano all'ingresso poi ognuno andò per la sua strada.
Verso i corridoi che portavano a Grifondoro però, Riddle notò un'insolita bisbiglio in sottofondo, che non si verificava da tempo.
Capì tutto quando vide sulle scale mobili della Torre Isabella Prentice, la migliore amica di Degona, insieme ad altre due ragazzine della loro stessa casa.
La stavano consolando. Piangeva.
Aveva solo undici anni.
Desolato, Tom tirò dritto senza smettere un secondo di pensare a Philip e Isabella.
Accusati così...senza un motivo apparente.
Ecco cos'era la tensione che sentiva.
Era il sospetto che si annidava nell'ombra e poi balzava fuori come un serpente, sputando veleno a caso.
Colpendo i più deboli.
Alle scale della Torre Oscura però, trovò Damon che sembrava discutere animatamente con Matt Rogers e Tobey Williams. Li liquidò non appena vide il grifone e in un attimo Howthorne fu da lui.
Salirono i primi gradini in un silenzio teso, poi Tom lo incalzò a parlare.
- Avanti. Sentiamo.-
- Nulla.- il Legimors fece una smorfia - Sembra che Prentice stia facendo il diavolo a quattro a Corvonero. Neely e Matt hanno cercato di tenerlo buono ma durante l'ora di Cura delle Creature Magiche pare che si sia attaccato con Flanagan e che anche Alderton ci sia andato sul pesante.-
- E tu che centravi?-
- Volevano avere notizie, nel caso fossero accuse vere.-
- Hn. Begli amici.-
- No, vogliono solo stargli vicino meglio che possono.- spiegò Damon sospirando - Non so cos'hanno tutti di recente, ma sembra che fra poco salteranno le prima teste.-
- Pare che a Serpeverde invece siano tutti felici e contenti.- Tom lo scrutò con la coda dell'occhio - Trix mi ha detto una frase che mi ha fatto pensare prima.-
- Cosa?-
- Che voi non siete l'edera velenosa di Hogwarts.-
- Già.- Howthorne rise amaramente - Non puoi biasimarci. Per anni siamo stati additati da tutti.-
Era vero.
Serpeverde dall'alba dei tempi era stata il covo dei traditori. Lo specchio per le allodole. Un simbolo da non imitare.
Pochi negli anni si erano accorti che i semi dei Mangiamorte germogliavano ovunque. Perfino nella sacra Grifondoro.
Una volta entrati nella Torre trovarono parecchi gruppi di Auror a discutere qua e là, ma i principali attorno alla tavola della Mappa del Malandrino, insieme a quella più antica del perimetro della scuola.
Erano tutti molto impegnati, tranne Draco che in cucina stava mescolando le sue pozioni, davanti al naso di William che faceva i compiti lontano dalla bolgia del suo dormitorio.
- Ehi.- Damon e Tom si avvicinarono - Casini in vista?-
- Le solite sparate di Greyback.- rispose Malfoy, senza staccare gli occhi argentei dalla sua fialetta piena di sangue mannaro - Pare che il vecchio Fenrir voglia agitare le acque. Sembra che alcuni dei suoi lecchini abbiano sterminato una famiglia di maghi nel Devon, ieri notte. Calendulah Roberts è venuta ad avvisarci.-
- Tutti morti?- chiese Tom sgomento.
- Due anziani e una donna sulla trentina, all'appello manca la sorella della donna, ma non se ne hanno tracce. Asher dice che l'hanno di sicuro tramutata. Gli altri parenti si sono messi in salvo.-
- Quando ti metti a giocare con quel sangue vuol dire che siamo sotto attacco dei lupi.- gli disse Howthorne.
- Non si sa mai.- replicò Malfoy - Sotto come va?-
- Uno schifo.-
- Si, William me l'ha detto. Hanno accusato Tassorosso e Corvonero.- un ghigno del passato si piegò sulla bocca del biondo Auror - Quando pensi che non te ne freghi più nulla, ecco che la rivalsa ti rende più dolce la giornata.-
- Non è una bella cosa.- gli disse Tom, mesto.
- Lo so.- Draco lo fissò negli occhi - Ma se stessi a Serpeverde capiresti un sacco di cose.-
- Perché dite tutti così?- sbottò nervoso - Io sono il primo a capire!-
- Infatti. Sono gli altri che non lo fanno.- s'intromise William pacato.
- Lasciate perdere ragazzi.- Draco posò le fialette, passando una mano sulla testa nera di Riddle - Fregatevene e vivrete meglio, credetemi. E poi non dovete prepararvi per una festa?-
- Già, piano coi beveranti.- sogghignò Tristan, raggiungendoli con Milo alle calcagna - Dov'è che si tiene?-
- E secondo te veniamo a dirtelo?- rise Damon.
- Anche perché qualcuno molto geloso potrebbe venire a rompere le uova nel paniere alla festeggiata.- insinuò Malfoy, accendendosi una sigaretta - Vero Milo?-
- Pensate ai cazzi vostri.- rispose il Diurno, infilando la testa nel frigo alla ricerca della merenda - E poi diciotto anni si compiono una sola volta.-
- E i centodiciotto come sono?- chiese Tristan.
- Se continui così non arriverai neanche ai quaranta.- lo minacciò Morrigan - Avete visto Hermione?-
- Se parli di quella donna che mi ha sposato e poi non s'è fatta più vedere...credo sia dal Medimago per il controllo di Pansy.- ironizzò Draco con una punta acida nel tono - Maledetti tutti i mezzosangue!-
- Si vede che l'adori tua moglie.- poi Tristan assunse la sua stessa espressione - Pure la mia però non è che sia diversa. Dov'è che andata Lucilla?-
- Dalla manicure!- lo informò Elettra, che scendeva con Faith in braccio e Lucas attaccato ai bordi della sua casacca dorata, stretta sul seno - E mi è arrivato un messaggio da Gary. Al Ministero sta scoppiando il caos ragazzi, Orloff ha richiamato il Wizengamot stanotte alle due. Credo che presto verrete convocati anche voi.-
- Fantastico.- sibilò Draco, spegnendo la sigaretta con stizza - Sentite cuccioli, tornate ai vostri affari e divertitevi stasera, ma non andatevene a spasso, va bene?-
- Dove vuoi che vada?- mugugnò Tom, ignorando volutamente il pensiero del Ministro Orloff e del Wizengamot - D'accordo, vi lasciamo...noi andiamo a prepararci per i baccanali.-
Spariti loro, Elettra sorrise.
- Non vi manca mai avere diciassette anni?-
- No, grazie.- sibilò Draco - Ho già avuto la dose di regredimento due settimane fa...-


Erano le undici quando Tom Riddle, quella notte, sentendo che tutti erano ormai andati alla festa o spariti a letto, decise di sollevare il volto dal libro di Trasfigurazione Avanzata.
Raggiunse la finestra della sua stanza e guardò fuori.
Il cielo era pieno di stelle, tanti piccoli diamanti incastonati in una volta di velluto.
Una bella fortuna dopo tanti giorni di pioggia e nebbia.
Eppure lui continuava a sentire una strana pressione sul petto. Qualcosa che lottava per attanagliargli le viscere.
Senza accorgersene si toccò l'orecchio sinistro, nella parte superiore del padiglione.
Sorrise, sbuffando.
Cloe gli aveva messo quell'orecchino dopo cena. Era la testa di un unicorno, in avorio bianco.
Era minuscolo, quasi non si notava ma lei aveva insistito perché lo indossasse.
Era il lasciapassare per gli affiliati della Licorne, aveva detto.
Secondo lui era più un modo per "marchiare" i fidanzati delle rappresentanti della Licorne, ma non aveva fatto commenti.
Era tardi, doveva sbrigarsi.
Mise un paio di jeans scuri e guardando come scivolavano sui fianchi, si accorse si aver perso dei chili in quell'ultimo periodo. Se era stato per lo stress dello studio o per altro...non lo sapeva, anche se temeva di dover ammettere un'altra risposta. Era perché la data si avvicinava.
La data dell'incontro col Wizengamot e Orloff.
Ancora non sapeva quando e questo lo aveva messo tanto sotto pressione da dimenticarsi di mangiare e dormire.
Sui jeans infilò una camicia bianca con delle cinghie al collo, si rimise Veleno al polso e poi uscì, infilandosi il Mantello dell'Invisibilità in tasca.
Meglio prevenire.
La Torre Est era quella più lontana da quella dei professori, la più vicina a quella di Corvonero e anche quella più vecchia di tutte, si poteva dire.
Era molto in disuso ma quando Tom mise piede al sesto piano, capì che la Licorne e i rappresentanti del Comitato Studentesco si erano dati un bel d'affare. E non solo per il compleanno di Trix, ma anche per festeggiare in ritardo e in sordina il Ballo di Primavera, più formale e in abito da cerimonia, che era stato soppresso dai prof a causa della sua cattura presso i Mangiamorte.
Pochi sapevano che era stato da suo padre, perciò gli studenti avevano preso male l'idea di perdere la festa di Primavera, tanto da scatenare ora quel macello.
Il corridoio del sesto piano, buio e ricolmo di quadri più inquietanti di quegli degli altri piani, era impregnato di odore stantio, di vecchio. Tom lo aggirò tre volte prima che una porta di legno apparisse sulla parete di destra.
Osservò la porta.
Alta, squadrata.
Con un piccolo unicorno inciso sulla maniglia.
Snocciolò la parola d'ordine con molto divertimento e quando varcò la soglia, venne investito dalla musica più assordante mai udita.
Mosse appena un passo e un Grifondoro del quinto anno gli arrivò addosso. Mezzo ubriaco.
- Ciao Joey.- fece Tom, scostandosi perchè puzzava di burro.
- Ciao Riddle.- sorrise stentatamente il cacciatore di quidditch della loro squadra - Ti vedo doppio, sai?-
Riddle lo rimise in piedi solo per buttarlo a sedere da qualche parte, anche perchè il moccioso gli stava facendo delle avances e la cosa gli piaceva poco. Per farsi largo fra la folla dovette usare la forza, ma dovette anche ammettere che stavolta il lavoro di preparazione per quella festa era stato il massimo.
Il soffitto della stanza era altissimo, le finestre erano ampie e Disilluse, tanto che chiunque avesse guardato da fuori avrebbe visto solo un muro.
Divani ovunque, arcate per nascondersi e pomiciare, gente che beveva e fumava.
In fondo, Linkin Pixies stavano spaccando i timpani a tutti.
Ma il bello erano i quattro gradini che dalla zona di ballo e ritrovo portavano a una piscina calda piena di schiuma rosata.
- Cazzo.- gli sfuggì. Viva la Licorne.
Ed ecco le famose organizzatrici. Notò che alcune studentesse giravano con un top bianco e un orecchino d'oro pendente, con un unicorno. Dovevano essere loro le accolite.
Non fece in tempo a cercare la sua ragazza e la festeggiata che Juliette Caldwell, la capo delle Grazie, con lo stesso orecchino di tutte le "sataniste", come le definiva lui, si buttò ad abbracciarlo.
- Ciao Tom!- cinguettò, in uno scollatissimo baby-doll di raso - Sono contenta che sei venuto! Allora, ti piace? Che ne dici? Siamo brave o no?-
- Si, molto.- ammise - Juliette, hai visto Claire e Trix?-
- Cloe? Cloe sta nella stanza accanto.- lo informò, indicandogli una porta piccola e angusta - C'è la sala da gioco ma Flanagan ha appena indetto una corsa sulle scope sopra il castello.-
- Vogliono farsi beccare immagino.-
- Non saprei.- rispose la Corvonero - Comunque lei tiene le scommesse. Di là c'è anche Damon che gioca con Broody.-
- Grazie mille. Ci vediamo dopo.-
Lei gli strizzò l'occhio e si fiondò ad un altro malcapitato, lasciando così libero il Grifondoro.
Fece lo slalom fra gente aggrovigliata e matti che vomitavano qua e là, fino a ritrovarsi in una saletta mille volte più piccola. Con un tavolinetto da gioco, basso e con una tovaglia rossa, posacenere ovunque e un bancone bar.
Quasi tutti Serpeverde, alcuni Tassorosso e Cloe con loro, che discuteva con Thaddeus Flanagan.
- Oh Riddle!- Adam Broody alzò gli occhi dalle carte - Era ora! Vieni che Damon stasera perde.-
- Si, ti piacerebbe.- ghignò Howthorne, abbigliato in un paio di pantaloni neri e una maglia grigia con uno scollo largo che lasciava intravedere la sua pelle ambrata - Ehi Tom, dov'eri?-
- A studiare.- rispose senza vergognarsi, prendendo una sigaretta al Legimors - Trix?-
- A parlare col bassista del Linkin Pixies, è stata proprio lei a richiederli alla Licorne. Le ho fatto anche ingoiare un pezzo di torta prima.-
- Ah si? E non te l'ha sputato addosso?-
- L'ha mandato giù e poi mi ha detto che mi avrebbe affogato in piscina.-
- Ehi ciao ragazzi!- Lani Beldon entrò nella saletta con un corto abitino rosso, sopra una mini di una tonalità più scura. Carezzò la spalla a Damon, poi si sedette in braccio a Broody - Allora? Come siamo messi?-
- Aspetto che quel coglione di Clyde torni a sedersi.- ironizzò Broody - Hillis, muoviti!-
- Ma davvero vogliono correre sopra le torri?- chiese Tom, levando un sopracciglio.
- Ah, non chiederlo a me. Volevano farla anche in tandem, poi fortunatamente Matt ha ridotto il livello dell'alcool nei cocktails corretti di Travers e allora non se n'è più parlato.- Damon si accese una sigaretta da cui si levò un fumo azzurrino, dette una boccata e poi si sporse dalla sedia - Mi sa che mi sono perso Neely.-
- L'ho vista quando sono entrato.- lo informò Riddle, tagliando il mazzo - Era con Paige Brinkam.-
- E Prentice l'hai visto?- gli chiese Adam.
Damon fissò Broody con un'occhiata storta appena accennata.
- Vediamo di non tornare ai dormitori coi vestiti sporchi.- l'avvisò, ricevendo le prime carte.
- Perché? Ha poco da rompere.- Fabian Alderton si sedette dietro a Broody, con una bottiglietta di whisky fra le mani.
- Non far casino.- gli disse anche Lani, truce.
- Sentite, a me non frega un cazzo.- sibilò Alderton, ingrugnendo il faccione da bulldozer - Ma resta il fatto che qua noi non ci siamo mai spacciati per santi, o sbaglio? Noi non siamo ipocriti, ecco la bella differenza.-
- Questo lo sa tutta la scuola.- sospirò Tom, ciccando nel posacenere - Ma il detto della vostra casa è di non stuzzicare il serpente che dorme. O sbaglio?-
- A Prentice io non ho detto un cazzo, Riddle, chiaro?- Fabian si fece irritato - Ma che vada in giro a minacciare tutti comincia a darmi fastidio. Dovevi vederlo oggi giù al bosco. A momenti neanche Rogers riusciva a trattenerlo.-
- Non c'è da scherzare.- sentenziò Cloe, raggiungendoli - Quelle accuse sono pesanti.-
- Eccola che arriva.- rise Alderton acido - Tanto voi gente per bene vi salvate sempre.-
- Perché, voi no?- replicò, più calma del solito.
- Che autocontrollo.- notò infatti Damon - Hai bevuto più del dovuto duchessa?-
Claire sorrise, chinandosi su Tom e schioccandogli un bacio sulla bocca.
- Allora? Si fa questa corsa o no?- le chiese Riddle.
- Flanagan sta cercando di convincere Jeff Lunn, Stewart Travers e Sedwigh.-
- Stanford lo butta giù dalla torre, altro che gara.- sentenziò Broody - Bene gente. Vedo e rilancio di dieci.-
- Domani mattina voi due sfigati andrete a casa in mutande.- ghignò anche Hillis, verso Tom e Damon - Guardate qua? Una bella coppia di regine! Avanti, vediamo se sapete fare. Carte scoperte.-
Damon rise, buttando giù un full di re.
E Tom chiuse, ridacchiando.
- Una coppia di assi...e tu guarda, un'altra coppia di assi. Hn, Damon come si chiama questo?-
- Non so Tom. Scala forse?-
- Ma andate affanculo.- sbottò Broody, gettando le carte all'aria - Cazzo mi serve da bere!-
Ridendo e scherzando tornarono tutti nella sala principale.
Stretto a Cloe, Tom conobbe tutte le sue compagne della Licorne, a cominciare da Pandora Leafgodd che con lui era sempre stata molto cortese ma distaccata. Si stupì nel vedere che oltre a Juliette, anche Regina Farrell era una Licorne.
Di Tassorosso oltre a Pandora c'erano Amy Post, l'amica di Kara Kendall e Jennifer Putney, del sesto anno.
Da Serpeverde l'immancabile Fern Gordon e Kathleen Barnett, la cucina di Cordelia Chilton.
E da Grifondoro, cosa che lo stupì molto, c'erano Maddy e pure Mary J. Lewis!
Viveva proprio sulla luna.
- Visto che bella riunione di rampolli?- l'apostrofò una voce alle spalle.
- Trix!- Tom l'abbracciò forte - Auguri bellissima!-
E lo era davvero. Un top allacciato all'americana, rosso fragola e una mini di jeans, stivali e guantini di pizzo.
- Allora, come va?- le chiese.
- Bene.- rispose ansando - La musica va alla grande, direi. Fai il bagno nudo più tardi?-
- Quando mi sarò sbronzato a sufficienza.- ironizzò, stringendosi contro Cloe.
- Venite, ho il tavolo e il divano personali.- e li trascinò tutti a sedersi quasi davanti alla piscina, su un divanetto a ferro di cavallo comodissimo, di tessuto liscio al tatto e dall'imbottitura non troppo morbida.
- Piano, piano.- rise Riddle quando la Diurna gli riempì il bicchiere di whisky incendiario.
- Poche storie.- sentenziò - Ho ancora un'ora e mezza di divertimento, poi passerò ad altro.-
- Al letto intendi.- ironizzò Cloe, semisdraiata sul suo ragazzo - O sbaglio?-
- Esattamente.- tubò maliziosa - Milo mi aspetta in giardino.-
- Che figata, gozzovigliare fra i cespugli.- frecciò Damon, agitando la mano verso Neely che lo cercava.
- Accidenti!- sbottò la biondina, raggiungendoli - Mi si stanno spaccando i timpani questi tizi!-
- Si ma sono bravi!- rise Trix - E non so bene chi della Licorne gliel'abbia data, ma non hanno voluto soldi.-
- Ehi, non guardate me- fece la King, per poi piazzare lo sguardo sulla Montgomery - Come va?- le chiese subito, visto che non apprezzava girare attorno alle cose - Con Philip intendo.-
La Corvonero mandò giù il bicchiere di Damon prima di rispondere.
La sua espressione non era delle migliori.
- Male.- ammise, con voce fredda - Oggi in sala comune si è quasi picchiato con Matt e Jeff, che cercavano solo di calmarlo. Nel bosco, con Hagrid, pare che Flanagan stesse solo parlando con Bart Owin delle condizioni di Kara e lui ha dato in testa. Nemmeno Alderton ha aperto la bocca a sproposito, eppure lui è subito saltato su, furibondo.-
- E' sotto pressione, è normale.-
- Si ma se l'è presa anche con i più piccoli.- rispose la ragazza, sospirando esasperata - Io non so più cosa fare. Anche se fosse vero lui non centrerebbe nulla con le scelte dei suoi. Anche Kara era disperata. È in bagno a piangere.-
- Cretina. Avevo chiesto a Amy Post di portarla via.- sibilò Cloe.
- No, lascia stare.- la tranquillizzò Neely - Se n'è occupata Pandora. Comunque la cosa non finirà qua. Temo che potrebbe concludersi male per Philip se non si controlla.-
- Non è abituato come un Serpeverde a farsene dire di cotte e di crude.- mugugnò Damon, spegnendo la sigaretta.
- Già.- annuì Neely, abbracciandolo e posando la testa sulla sua spalla.
Non fecero in tempo però a cambiare discorso che alcuni rumori dalla saletta da gioco attirarono la King.
Levò la testa oltre lo schienale del divano e poggiandosi sulle spalle di Tom imprecò fra i denti.
- Merda!- e si mise subito in piedi - Si stanno picchiando!-
Si alzarono tutti e cinque e giunsero proprio quando Matt Rogers e Stewart Travers presero Philip per le braccia, tirandolo via. Dall'altra parte Bart Owin e Fred Ryder, di Tassorosso, pregavano Flanagan a calmarsi.
- Che diavolo succede?- sibilò Pandora Leafgodd, entrando dietro a Cloe - Conoscete le regole della Licorne.-
- Non dirlo a me, Pandora!- sbottò Flanagan, pulendosi del sangue alla bocca - Questo bastardo ha ricominciato a dare i numeri!-
- Prova ancora a insultare la mia famiglia e ti ammazzo, ricordatelo!- urlò Prentice, puntandogli il dito addosso.
- Io non ho detto un cazzo!- sbottò il Tassorosso - Deficiente, mi stavo preoccupando per Kara!-
- Ehi, ha ragione Thaddeus!- lo difese anche Ryder - Prentice cazzo, cos'hai, le manie di persecuzione?-
- Andate a farvi fottere.- sibilò, dando uno strattone - Cazzo Matt, vuoi lasciarmi?-
- No, se non ti calmi.- s'intromise anche Neely - Philip devi darti una calmata, lo capisci?-
- No! Io almeno ho ancora la decenza di non andare dietro a Mangiamorte dichiarati!- sibilò acido, scrutando Tom con rabbia, come se avesse finalmente trovato un degno bersaglio.
- Qua di Marchi Neri non se ne sono mai visti.- replicò la Montgomery, livida, ma senza perdere le staffe.
- E tu Cloe?- continuò quello sempre più fuori di senno per la collera - Tu che ti sbatti il figlio del Lord Oscuro di Marchi Neri non ne hai mai visti? Quelle come te hanno un nome sai!?-
Cadde un silenzio sdegnato, quasi ribollente.
Stavolta sarebbero stati Matt, Travers e anche Neely a picchiare Philip se la voce di Tom non fosse uscita così dannatamente pericolosa dalla sua bocca.
- Giù al primo piano fra cinque minuti, Prentice.-
Tutti allargarono la bocca, Cloe fissò il suo ragazzo sconvolta.
L'aveva sfidato!
A duello! Aveva sfidato Philip a duello!
- Damon mi fai da secondo?-
Howthorne si limitò ad annuire, poi Tom tornò a scrutare Prentice con gli occhi blu contratti.
- Cinque minuti.- ridisse, dandogli le spalle - Ti voglio in sala duelli col tuo secondo. Se non vieni verrò a cercarti a Corvonero. Ti aspetto giù.-
E se ne andò senza sentire repliche.

 

 

 

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Capitolo 58
*** Capitolo 58° ***


figli58

 

 

 

I can fly
But I want his wings
I can shine even in the darkness
But I crave the light that he brings
Revel in the songs that he sings
My angel Gabriel



Albert Johnson, il Presidente del Comitato Studentesco, aprì la porta a due battenti della Sala Duelli quando la mezzanotte era ormai passata da circa dieci minuti.
Entrò guardandosi attorno nel buio, per poi osservare il corridoio per l'ennesima volta.
- Entrate.- ordinò il Tassorosso, serio e cupo.
Un nugolo di studenti dai sedici a diciassette anni si riversò nell'immensa sala, regno del professor Mckay e agitando lievemente le bacchette accesero le fiaccole alle pareti di pietra, mentre Johnson Disilludeva le vetrate, già coperte dalle tende, affinché nessuno avesse potuto scorgervi la luce più fioca.
Dietro di lui, Philip Prentice e Tom Riddle raggiunsero gli opposti del primo palco di duello e cominciarono a prepararsi. Dai loro sguardi, Johnson capì che centravano le ultime notizie sui Mangiamorte e i genitori del Corvonero.
- Il giudice sono io.- proclamò Albert - Mi serve un Serpeverde come arbitro. Uno per casa, questa è la regola.-
I presenti si guardarono.
Beatrix Vaughn, Cloe King e Neely Montgomery erano appoggiate contro la parete, accanto alla porta dell'ingresso.
Erano presenti anche Sedwigh Stanford, Flanagan, Alderton, Matt Rogers e Adam Broody.
Alla fine fu proprio Broody ad acconsentire a fare da arbitro.
Come Tom, durante il Torneo Interno, aveva al suo attivo numerose vittorie.
- Qualcuno mi sa spiegare che cazzo è successo?- sussurrò Johnson mentre Tom e Philip s'infilavano i guanti e consegnavano ai loro secondi la spada, arma secondaria scelta dalle bacheche.
- Prentice ha dato in testa.- sibilò semplicemente Flanagan, a bassa voce - Ha insultato la King e Riddle non l'ha presa bene.-
- Ditemi che non lo sta facendo anche per farlo scaricare.- aggiunse il Tassorosso.
- Considerato che i Prentice sono stati accusati di essere Mangiamorte e Tom è figlio di Tu-Sai-Chi...- replicò Sedwigh che era seduto accanto a loro, che invece stavano in piedi -...credo che questa eventualità sia possibile.-
- Non spetta a Riddle fare da baby-sitter a chi si fa prendere dalle crisi isteriche.- sentenziò Johnson.
- Tu occupati di fare il tuo lavoro.- lo zittì Broody - Loro penseranno al duello.-
Albert Johnson imprecò mentalmente.
Era stato strappato dalla festa della Licorne e la cosa gli piaceva poco anche se da un pezzo le Grazie l'avevano avvisato dei problemi che le malignità sui Prentice avrebbero comportato.
Per lui Philip aveva solo colto l'occasione al volo di prendersela con Riddle. Poteva giurarci.
Finalmente li vide salire sui gradini, avvicinarsi lentamente.
Erano a due metri di distanza. Alle spalle dei duellanti, Damon e Stewart Travers, Corvonero e il secondo di Philip, il quale aveva accettato unicamente perché né Matt Rogers né Jeff Lunn o Tobey avevano voluto seguirlo.
Prima di parlare e dire le frasi di rito, Johnson si voltò a guardare la King con espressione seria. Forse pensava che qualche supplica da parte della sua ragazza, avrebbero convinto Riddle a tirarsi indietro.
Gli occhi nocciola della King però erano contratti. Le unghie piantate nelle braccia incrociate al petto.
Tornò a voltarsi e si mise subito all'opera.
- Signori.- scandì con voce imperiosa - Dichiarate le vostre intenzioni.-
- A me il pretesto di questo duello.- iniziò Tom, pacato, ritto come un re - Sfido Philip Prentice del Corvonero perché ha insultato un membro del Grifondoro.- finì con tono impassibile.
Philip serrò le mascelle.
- Accetto la sfida di Riddle perché non merita di stare al mondo.-
- Un'altra battuta del genere e verrai automaticamente squalificato.- lo ammonì Broody gelidamente - Sono stato chiaro Prentice?-
Johnson continuò, ignorando i rimbrotti del Corvonero - Signori, chi risponde del vostro onore?-
- Io, Damon Howthorne, rispondo per l'onore e la vita di Tom Riddle.- recitò il Legimors con voce strascicata e la stessa espressione serafica di Travers, dall'altra parte del palco - E sono pronto a sostituirlo nel duello nel caso di morte o incapacità di proseguimento.-
Travers ripeté le stesse esatte parole, dopo di che Johnson e Broody fecero loro segno di scendere.
- Bene.- Albert serrò gli occhi, in tensione - Signori, due passi, inchino e poi schiena contro schiena.-
Si misero uno di fronte a l'altro ma l'inchino non si sognarono di farselo e sia Adam che Albert decisero di lasciar correre. Una volta di spalle, Johnson cominciò a contare i dieci passi affinché potessero prendere posizione.
- Uno, due, tre...-
Cloe serrò di più le unghie, tanto da conficcarsele nella pelle.
Perché? Cosa gli era saltato in mente?
Non capiva che così si stava solo esponendo ad altre chiacchiere? Così si sarebbe messo in luce e magari qualcuno avrebbe insinuato che si era battuto per l'onore di suo padre e dei Mangiamorte!
E poi quella rabbia...non era riuscita a dire nulla dopo che Philip al colmo della collera l'aveva definita come la puttana dei Mangiamorte. Non era perdonabile un comportamento del genere, ma Tom avrebbe potuto capirlo. Tutti avevano capito il comportamento di Philip!
Sfidandolo gli aveva servito uno sfogo su un piatto d'argento.
Battendosi con Tom che era figlio di Voldemort, Philip stava dicendo a tutti che non erano vere quelle voci.
- ...sei, sette...-
- Tom lo massacra.- sussurrò Trix, tranquilla.
- Solo che Prentice ancora non l'ha capito.- mormorò Alderton, accanto a lei.
- ...nove... e dieci!- Albert Johnson li vide voltarsi e attendere il suo segnale - Al tre attaccherete. Capito? Al tre.-
Ora erano in posizione.
Tom a destra e Philip a sinistra, sullo sfondo delle fiaccole della Sala Duelli.
Cadde un silenzio pesante, quasi soffocante e quando Johnson si rimise a contare, Cloe dimenticò anche il fiato.
- Uno, due...tre!-
- Expelliarmus!- gridò Prentice.
Il fasciò di luce vibrante s'infranse sulla barriera magica di Riddle, che l'aveva evocata senza pronunciare l'incantesimo a voce alta. Col fluido movimento del polso si scostò appena di fianco, restando ad osservare il volto congestionato del Corvonero.
Si, c'era una fondamentale differenza fra loro due.
Se Philip fremeva di collera quasi da non riuscire a pensare, il Grifondoro era tanto calmo da sembrare irreale.
- Stupeficium!- gridò ancora il Corvonero.
Tom si gettò di lato, evitando il colpo per un pelo, ritrovandosi in ginocchio e non attese oltre ad attaccare.
- Impedimenta!-
- Protego!-
La fatica fatta da Philip per bloccare quella bordata avrebbe subito dovuto fargli capire chi avrebbe vinto, invece continuò con una serie di attacchi feroci, che quasi non toccavano il Grifondoro.
La sua difesa era ottima, le sue barriere impenetrabili.
E già dopo un quarto d'ora il Corvonero sembrava esausto.
L'ira però era una buona fonte di energie perché continuò ancora, apparentemente senza una tattica precisa.
- Serpensortia!-
Dalla punta della bacchetta di Prentice apparve una vipera scura, che cominciò ad avanzare verso Tom sibilando.
Da subito, tutti si stupirono della sciocchezza commessa da Philip visto che Riddle era Rettilofono ma appena il grifone aprì bocca per dire al rettile di levarsi di mezzo, il Corvonero scattò col suo vero intento.
- Incarceramus!-
Tom allargò gli occhi bluastri quando una lunga catena andò ad avvolgerlo al collo, strozzandolo. Ricadde in ginocchio, una mano agli anelli affinchè guadagnasse qualche centimetro d'aria, l'altra con la bacchetta bassa, lungo il fianco.
Gli anelli della catena magica schioccavano e dopo un duro colpo, Cloe non riuscì a reprimere un gemito.
- Basta lo sta strozzando!- urlò - Albert fermali!-
- Non posso.- rispose Johnson - Le regole...-
- Io me ne frego delle regole!- gli strillò furibonda - Se non li fermi all'istante giuro che...-
Si zittì, quando Tom Trasfigurò sotto gli occhi allibiti di tutti gli studenti del settimo le catene in acqua, colpendo semplicemente uno degli anelli con la punta della bacchetta.
Le gocce ricaddero sul palco, infradiciandolo.
Prentice era senza parole.
Col collo ricolmo di lividi, Tom si rimise in piedi massaggiandosi la gola e una spalla.
- Bastardo.- gli sibilò il Corvonero.
Riddle lo ignorò, alzando di nuovo la barriera quando Prentice cercò di Schiantarlo.
- Tanto non vanno da nessuna parte.- sentenziò Flanagan - La disparità è palese, gente.-
- Non posso determinare la fine con tutti e due in piedi.- gli spiegò Adam Broody - O Prentice si scusa, o andremo avanti fino a che uno di loro non sarà battuto.-
- Piuttosto che scusarsi si ammazzerebbe.- sibilò Neely nervosa - Di Cloe non gliene importava nulla, l'ha insultata solo per attaccarsi con Tom. Che idiota, avrei dovuto capirlo che prima o poi sarebbe andato a colpire lui.-
- Prentice dovrebbe stare a Grifondoro.- fece Alderton con sarcasmo, facendosi offrire una sigaretta da Trix e accendendosela dalla sua stessa fiammella.
Un istante dopo, Philip ricadde pesantemente a terra, a faccia in giù.
Si teneva lo stomaco e imprecò rabbioso, poggiandosi su un gomito per ricomporsi.
- Philip vuoi farti ammazzare?- gli chiese Travers, salito sul palco e ora in piedi davanti a lui.
Il suo tono pacato e quasi pietoso lo fece rabbuiare.
- Si, se sarà necessario!-
- Imbecille.- gli disse il compagno di casa - Scusati e falla finita. Non ci hai fatto una bella figura.-
- Almeno avrò la coscienza pulita Stewart!- ringhiò fra i denti, rialzandosi con uno sforzo sovrumano - I miei non sono Mangiamorte!-
- Questo potevo dirtelo anche io.-
La voce di Tom lo raggiunse gelida e distante.
- Lo sapevo...- Philip lo fissò con disgusto - Lo sapevo che di te non ci si poteva fidare!-
- Non m'importa cosa pensi di me.- gli rispose, levando ancora la bacchetta - Ma se solo riprovi ad aprire la bocca a sproposito verso Claire giuro che non ti resterà un dente sano.-
Il Corvonero fece per pronunciare un altro incantesimo, quando Riddle, ormai privo di pazienza, fece ciò che doveva.
- Silencio!-
Conscio che Prentice era ancora un cane ad utilizzare le magie d'attacco senza la sua voce baritonale, il grifone aveva colpito il punto giusto. E infatti il Corvonero pestò un piede a terra.
Dalla mimica delle labbra, cacciò una bestemmia terribile e si rivoltò come un animale in gabbia.
- Bene. Deduco che abbiate finito.- sospirò Johnson sollevato - Dichiaro Tom Riddle vincitore del...ehi! Tom attento!-
Riddle si era appena girato verso Damon, per scendere dal palco, che sentì una fitta acuta alla spalla.
Cloe cacciò un altro grido, coprendosi gli occhi con le mani.
La spada di Philip aveva appena lacerato la camicia bianca di Tom, sulla spalla.
Una ferita di striscio, assolutamente superficiale, ma che cominciò a sanguinare copiosamente.
- Fermi.- Broody bloccò tutti, che lanciavano grida di rabbia - Il duello non era ancora finito. Albert non aveva terminato di decretare la vittoria. Si passa alle spade. Signori inchinatevi e poi incrociate le lame.-
Tom, a sguardo basso, senza mai staccare gli occhi dal Corvonero si fece lanciare la spada da Damon.
La prese al volo, gli occhi blu contratti.
Era da tempo che sapeva riconoscere la rabbia cieca.
Da molto tempo.
C'era disperazione nel volto dell'avversario.
Collera, frustrazione.
Tutti sentimenti che lui conosceva fin troppo bene.
Philip tossicchiò, con la voce ritrovata.
- Che ne sai tu dei miei, eh?- sibilò, mentre si giravano attorno con la lama bassa, pronta a fendere l'aria.
- So quello che sanno gli Auror.-
- Tu sai troppo. È questo il problema.- si ribellò il Corvonero.
- Il problema è che dovevi subito venire da me.- lo zittì con voce glaciale, facendolo tremare inconsapevolmente - E non prendertela con lei. Voglio le tue scuse.-
La lama di Prentice, spadaccino esperto, saettò nell'aria fino alla sua gola.
A capo alto, Tom rimase immobile.
Non si persero di vista un attimo, mentre la King avvertiva il cuore galoppare senza posa.
- Scusati con lei.- disse di nuovo Tom.
Philip serrò i denti, tacendo.
- Tu...tu hai idea di cosa comporta la tua costante presenza in questo posto? Eh?- gli urlò esasperato - Tu non dovresti stare qua! Tu non fai altro che sviare tutti quanti! Sei con Harry Potter, poi sparisci e tutti dicono che sei con tuo padre, quindi riappari e cominciano a cadere accuse su gente innocente!-
- Gente innocente, appunto.- sussurrò Riddle, la lama che gli tagliava il collo.
- Peccato che nessun altro oltre te lo sappia.-
- Devo sbandierare ai quattro venti che sono stato rapito e portato in un covo di Mangiamorte?- gli disse, facendolo vergognare profondamente - Devo andare da quelli della Gazzetta di Hogwarts e dire che non ho mai visto i tuoi con mio padre? Così ti metterai l'anima in pace? E la prossima volta chi ci finirà sull'altare sacrificale? Io non faccio miracoli Prentice, ma non sono un Mangiamorte!- con un gesto secco della mano, ferendosela, si tolse la lama dalla gola e lo afferrò per il bavero, con uno sguardo impietrito - E la prossima volta che dai della puttana alla mia ragazza perché ti girano le palle e non sei ermetico ai pettegolezzi come i Serpeverde, giuro che te la spacco quella faccia, sono stato chiaro?- lo strattonò ancora - Fuori il fiato!-
- Ho capito...- ringhiò Philip nervosamente - Ho capito.-
Tom non mollò la presa.
- Non sono la vostra balia, il vostro specchio delle allodole. E non lo è Serpeverde! Qui chiunque può avere le mani in pasta dove gli pare, ma io sono stufo di essere messo in mezzo! E ora scusati con Claire!-
Lo lasciò bruscamente, tanto che per poco il Corvonero non perse l'equilibrio.
Mordendosi le labbra, sussurrò le sue scuse per la King, anche più accorate e sincere di quanto avessero tutti immaginato, quindi Albert e Adam poterono finalmente considerare chiuso il duello.
Vittoria a Tom Riddle.
Scesi dal palco, Sedwigh raggiunse immediatamente il compagno di Grifondoro per controllare le sue ferite.
Eppure non fece neanche in tempo a fasciargli la mano che Cloe, arrivata spintonando tutti, si piazzò di fronte a Tom.
Il ragazzo la scrutò appena un attimo, con espressione imperturbabile.
A differenza della strega, i cui occhi mandavano fiamme d'indignazione.
Un secondo dopo gli rifilò un ceffone che mozzò il fiato anche a Trix.
Riddle rimase col capo girato a sinistra, tacendo, mentre Cloe si avvicinò a un palmo dalla sua bocca, furente - Mai più.- gli disse con voce roca e bassa, quasi minacciosa - Non osare mai più farmi una cosa simile.- e appena finito di dirlo girò le spalle e se ne andò via, senza aggiungere altro.
L'una e mezza.
La torre del pendolo di Hogwarts risuonò in quel momento su tutta la valle.

- Un compleanno spettacolare.-
Trix sorrise appena, facendo cincin con la bottiglietta di Burrobirra di Neely.
Entrambe aspettavano che Sedwigh e Damon avessero fasciato la spalla e la mano a Tom, sedute a terra insieme a Matt e Adam Broody.
Decisamente quando uno pensava di conoscere Thomas Maximilian Riddle cadeva sempre in errore, scoprendo qualcos'altro di lui. Ed era sempre una sorpresa.
Fece una smorfia, mandando giù il liquido dolciastro e Adam Broody rise.
- Senti cocca, ma mi spieghi cosa bevi che non ti schifi? A momenti sputavi anche lo champagne di Fabian. E cazzo, guarda che era ottimo. Allora, che ti piace bere?-
- Sangue umano.-
Broody non l'ascoltò di striscio - Mi sa che tu e Howthorne siete tipi da birra babbana.-
- Si, in assoluto.- ironizzò il Legimors, raggiungendoli con Stanford e il vincitore alle costole - Allora, leviamo le tende o no?-
- Avete ripulito tutto? Nel caso Tristan fiuti qualcosa.- consigliò
la Vaughn.
- Abbiamo
fatto Evanescere le prove, ripulito le spade e anche sistemato le bacchette, nel caso controllino i loro ultimi incantesimi.- la rassicurò Albert, chiudendosi la porta della sala alle spalle - Andiamo gente, torniamo dalla Licorne che è meglio. E beviamoci su.-
- E' la prima cosa intelligente che dici stasera, fratello.- ironizzò Alderton acido.
- Siamo andati d'accordo per un'oretta, non possiamo prolungare?- sospirò Trix - Cuciti la bocca Fabian.-
- Voi andate pure gente.- Damon si bloccò lungo la scalinata dei sotterranei - Scusate ma mi sta arrivando il mal di testa, se entro di nuovo dalla Licorne vomito.-
- Imboscarsi con la fidanzata lo chiami mal di testa?- tubò Matt giulivo.
- Ma stai zitto.- soffiò Neely, facendosi prendere per mano dal Serpeverde - Ci vediamo domani gente. Mi raccomando Tom, controlla per bene quelle ferite.-
- Ci penso io a lui.- Sedwigh gli dette due pacche sulla schiena - Ma ora ha altro a cui pensare.-
- Si, tipo come strisciare ai piedi della duchessa.- risero tutti.
Damon scosse la testa, osservando Riddle e la sua espressione amareggiata con insolita dolcezza.
- Tranquillo fratello. Andrà tutto bene.-
- Lo spero.- Tom gli strinse la mano, abbracciandolo - Grazie dell'aiuto.-
- Figurati. Semper fidelis.-
- Semper fidelis.-
Neely fece per incamminarsi ma la mano di Damon, stretta alla sua, la bloccò.
Il Legimors era rimasto nella stessa posizione di prima. E fissava il vuoto.
La Corvonero riconobbe i suoi occhi vacui e assenti, così attese che la visione finisse.
Ma quando Damon si riprese, rimase a guardare Tom allontanarsi di schiena.
- Cos'hai visto?- gli chiese Neely, carezzandogli il braccio - Guai?-
Howthorne di nuovo tacque.
Aveva rivisto quella stessa scena. In un giorno di sole.
Tom che lo abbracciava. Tom che se ne andava, gli occhi lucidi.
Si, erano guai. Perché non poteva credere che fossero altro.

I can love
But I need his heart
I am strong even on my own
But from him I never want to part
He's been there since the very start
My angel Gabriel
My angel Gabriel


Rientrati alla Licorne, Trix salutò Tom con un bacio, prese la sua roba e raggiunse finalmente Milo.
Ora era solo.
Con espressione smarrita cominciò a guardarsi attorno, in quella ressa di persone che non era minimamente calata da quando se n'erano andati via, un'ora prima. Non trovandola in piscina e nella zona dei buffet, tornò nella saletta da gioco dove si consumava la bisca messa su dell'allibratore della scuola, la sua stessa ragazza, e in quel mare di fumo dove i Serpeverde lo salutarono come vincitore, la vide attaccata al bancone, un bicchiere di whisky incendiario in mano, una sigaretta fra le labbra.
E Cloe non fumava mai.
- Ehi campione.- Fern Gordon gli apparve a fianco, apparentemente disinteressata - Da quando sua maestà è rientrata ha mandato all'inferno tutti i presenti e messo sotto Immobilus la bocca e le mani di Flanagan. Ma che le hai fatto?-
- Si vede che non sa apprezzare i gesti di cavalleria.- disse la voce sarcastica di Asteria alle loro spalle.
Riddle non si sprecò neanche a guardarla in faccia e ringraziando la Gordon raggiunse il bancone.
Si sedette accanto alla sua ragazza, poggiandosi coi gomiti alla superficie di legno.
La King lo guardò con la coda dell'occhio, poi mandò giù il liquido ambrato del bicchiere tutto d'un fiato.
- Mi dispiace.- le disse a bassa voce.
- No, non è vero.- lo gelò rabbiosa e si versò un altro bicchiere, strappando la bottiglia dalle mani di Hillis, che trafficava dietro al bancone per cercare i superalcolici, avendone basta di champagne.
- Possono insultarmi quanto vogliono.- continuò Tom - Ma tu non centri niente.-
- Nemmeno tu.- gli sibilò, voltandosi a guardarlo.
Le gote arrossate, i riccioli biondo grano che le incorniciavano quel volto assolutamente affascinante.
Era fuoco.
Lo era sempre stata.
Seguì la forma degli zigomi fino alla bocca, umida di whisky, per scendere al collo, linea di confine fra testa e cuore.
- Lo so che Serpeverde non ha colpa, lo so bene.- continuò lei con voce piena di amarezza - Ma non posso sopportare che tu venga sempre accusato quando non ci hai mai avuto niente a che fare! Avresti dovuto capirlo che Philip non aspettava altro che una tua reazione...e tu gli sei subito andato dietro! Stava per ferirti davvero con quella spada Tom!- e gli scrutò angosciata la camicia strappata, segnata di rosso - Per cosa combatterai la prossima volta?-
- Lo capisco che è inutile.- mormorò.
- E' inutile sbandierare la tua innocenza perché tu già lo sei.- lo corresse Cloe, tornando ad appoggiarsi al bancone - Non puoi sempre occuparti di far sfogare gli altri. Non puoi caricarti dei loro problemi. E la tua vita? Cosa mi dici della tua vita? Quando vivrai come tutti gli altri?-
Mai.
Tom le prese la sigaretta dalle dita, dando un tiro.
Mai.
Perché le mentiva ogni giorno, perché mentiva a tutti. Dall'età di undici anni.
E ora mentiva a se stesso, desiderandola.
- Giurami che non combatterai più.-
- Non posso.-
Cloe si morse le labbra, vuotando un terzo bicchiere.
Dalla sala della festa cominciò ad arrivare una musica lenta, sempre da ballare, ma più dolce e meno ritmica.
Tacquero, restando seduti uno accanto all'altro fino a quando Tom non le prese la mano libera, stringendola forte.
Intrecciò le dita con le sue, chiudendo gli occhi bluastri.
- Non volevo farti star male. E' l'ultima cosa al mondo che desidero, lo sai. Ma è inevitabile.-
- Come la morte e le tasse di questa guerra.- rispose, carezzando l'anello dei King all'indice sottile del grifone.
Si piegò su se stessa, una mano contro il viso.
Era troppo.
- Andiamo fuori di qui.- le disse, alzandosi e prendendola per mano ma lei non si mosse.
- Se ti succedesse qualcosa...- sussurrò, un singhiozzo bloccato in gola.
- Non mi capiterà nulla.- l'assicurò, passandole un braccio sulle spalle - Ti prego Claire...andiamo via.-
Alla fine riuscirono ad uscire da quella saletta.
Mano per mano, sembrava quasi il resto della scuola non esistesse.
La musica ad alto volume, nonostante il brano romantico, e il caldo non facevano altro che esasperare gli animi.
Sentiva ancora la voce di Claire, quel gemito che per poco non le era uscito di gola.
E le lacrime...ogni volta che piangeva per lui, ricordava sempre con quanta intensità fosse legato a lei.
Quell'amore stava diventando troppo forte, troppo profondo.
Non ce l'aveva fatta ad ucciderlo.
Proprio non aveva potuto.
E neanche quella notte ce l'avrebbe fatta.
Di colpo qualcosa di più forte di lui animò la sua mano, il suo corpo.
Strattonò la King, riportandosela di fronte e qualunque cose lei avesse mai cercato di dire, non uscì mai dalle sue labbra.
Tom gliele sigillò con le sue, passandole un braccio dietro alla schiena, quello ferito oltre la sua nuca.
Se la schiacciò addosso con tanta forza che alla King uscì un gemito appena percettibile.
Lo stupore si dissolse, non appena dietro alle sue palpebre chiuse scoppiò l'immagine della luce e del fuoco...
Si aggrappò alla sua camicia, mentre lui la spingeva contro una parete, anche se si sarebbe accontentato di una superficie qualsiasi.
Lì, schiacciata contro il corpo di Tom e i mattoni freddi, si avvinghiò a lui come una naufraga, avvertendo una lava colata esploderle nel petto.
Non poteva pensare di restare in quella festa un minuto di più. Non resisteva ad averlo così vicino.
Si staccò col cuore a pezzi, conscia di non aver mai sopportato una fatica simile e dopo averlo guardato in quegli occhi blu che per la prima volta vedeva appannati di desiderio, le sue gambe cominciarono a tremare.
Uscire. Dovevano uscire.
E doveva toccarlo di nuovo...
Era l'unico pensiero coerente che riusciva ad attraversarle la mente annebbiata.
Fuori dalla porta della sala, in un'anticamera tonda che precedeva il dedalo dei corridoi della Torre Est, quasi si scontrarono con alcuni Tassorosso del quinto anno, che li fissarono allibiti vedendo Tom con la camicia insanguinata sul braccio e Cloe con quell'aria dannatamente sensuale.
Non fosse stata per la fama che Riddle si era guadagnato in una sola oretta di duello, si sarebbero messi a far commenti positivi al fisico della King ma non si azzardarono a fiatare, filando via velocemente.
Era assurdo restare in quel posto, dove sarebbe potuto passare chiunque, ma la Sensistrega non riuscì a muovere un passo. Ora erano solo per mano, eppure sentiva la presenza di Tom come se fosse stato completamente nuda, schiacciata a lui. Il suo profumo le riempiva le narici, intossicandola di desiderio. Non resistette, nonostante le voci che affollavano la stanzetta e affondò di nuovo nella sua bocca, intrufolandovi la lingua per accarezzarla, sentire quel calore che tante volte aveva immaginato nei suoi sogni...
Sentiva il peso di tutta quell'aspettativa premerle sul cuore, rallentarle quasi i movimenti invece che renderla più rapida e focosa, mentre lui la schiacciava di nuovo, sollevandole una gamba nuda contro il fianco, premendo il ventre contro quello di lei.
- Tom...- mormorò Cloe lasciando vagare le dita sulla sua schiena, sulle sue spalle, fino ai glutei, infilando le mani nelle tasche dei suoi jeans. Percepiva quasi più nervosismo da lui, più tensione. Era teso allo spasimo. Ma se anche era nervoso per la sua prima volta, ormai era tardi per stare ad occuparsi di lui, perciò spostò le mani all'altezza dei suoi reni, spingendolo ancora di più contro di lei.
Quando Tom sollevò il capo per guardarla in volto, vide gli occhi blu che tanto conosceva e amava diversi...dannatamente diversi. Ora era una visione celestiale. Era sempre stato bello, con un viso quasi scolpito...ma ora rappresentava il peccato.
I capelli scarmigliati, gli occhi velati, la bocca umida...
- Tom.- lo chiamò ancora, tornando a baciarlo e affondando le unghie nelle sue spalle.
Scese al suo collo, tracciando una scia di baci lascivi e lui gemette, serrando i denti. Aveva l'impressione di svenire, come se tutto avesse preso a girare, una giostra di luce, un caleidoscopio ipnotico. Quando Cloe lo morse leggermente sulla gola, la mano del Grifondoro scese inconsapevolmente, per istinto, tra i loro corpi per posarsi sul suo seno e cominciò ad accarezzarla lentamente, senza distogliere gli occhi dai suoi.
Non reggeva più. Cloe ne era perfettamente conscia. Quasi non riusciva a guardarlo e nascose il viso nel suo collo. Godette di quelle carezze fino a che potè e quando la pressione aumentò si alzò sulle ponte, gli passò la lingua sul labbro inferiore prendendo poi a succhiarlo, a morderlo.
Lui la uccideva.
E il pensiero di ciò che stava succedendo la rendeva come di burro, fra le sue braccia.
Premette di nuovo la bocca sulla sua, memore di tutte le volte che Tom non aveva voluto...fare l'amore con lei. Sapeva che se avesse ottenuto un rifiuto anche quella notte, qualcosa si sarebbe irrimediabilmente spezzato fra loro. Sapeva che doveva essere cauta. Era teso, qualcosa lo disturbava...ma era anche vero che la passione stava appannando tutti i suoi sensi, quasi non riusciva più a stare ferma. Lo desiderò con tutta se stessa e al contempo si maledì quando scese con la mano sul suo addome, fino al bordo dei jeans. Scostò la camicia di poco, sfiorandogli il ventre piatto e serico...provò a far saltare il bottone di metallo... 
Gemette di delusione, quando Tom le afferrò il polso in una stretta d'acciaio, frenandole la mano.
- Claire...- ansimò. Restò in silenzio per qualche istante. La guardò attentamente, cercando di ritrovare la lucidità. Ma perchè farlo? Perchè, maledizione, non cogliere quell'ultimo baluardo di vita e luce che il destino gli aveva messo sulla strada? - Andiamo via da qua. Subito.- scattò all'improvviso, serissimo.
La King sarebbe stata capace di urlare di gioia in quel momento. E passare sulla faccia di chiunque per averlo.
Si guardò attorno freneticamente, pensando a quanto era lontana la Torre del Grifondoro. Inoltre stava arrivando gente...
- La Stanza delle Necessità.- mormorò, illuminandosi e fissandolo intensamente - Un piano solo sotto di noi.-
Tom annuì ma non accennò a muoversi. L'impazienza gli aveva piegato lo ginocchia. O forse era stata solo lei, che con le sue mani e il suo tocco l'aveva fatta impazzire. Si limitò a inspirare forte, passandosi le dita fra i capelli. Doveva calmarsi, doveva calmarsi dannazione...non la stava tradendo...facendo l'amore con lei... no...
- Altro che principe di ghiaccio.-
Tom rise appena, tornando alla realtà.
- Come vedi avevo ragione io. Non sono diverso dagli altri.-
- Sei sicuro?-
Riddle riaprì gli occhi e dal suo sguardo, Cloe capì che non sarebbe stata l'unica quella notte in grado di abbattere montagne per di averlo.
Fu una corsa folle...e quando trovarono la Stanza aprire quella porta fu come chiudere col passato.


Bless the day he came to be
Angel's wings carried him to me
Heavenly


All'interno li accolse il buio.
Né Tom né Cloe ci fecero caso.
Non importava il dove ormai, ad essere sinceri, non avevano dato troppa importanza neanche al quando.
Si sentì avvolgere di spalle e la strega rovesciò il capo all'indietro. Non era più in grado di aspettare. Sollevò le mano e affondò nel dita nei capelli neri del giovane mago, mentre le mani di Tom scendevano al suo collo, carezzandoglielo, seguendo le vene che pulsavano sotto i polpastrelli. In un fiume di sangue bollente.
Claire piegò la testa di lato, verso di lui,  per non perdersi mai le sue labbra, i suoi baci, quei capelli d'ebano che le sfioravano la fronte. Era come perdersi. Era come naufragare. Si era sempre chiesta come sarebbe stato con lui...per mesi aveva pensato che non sarebbe mai successo...che lui, per un qualche motivo, non provasse desiderio nei suoi confronti. E invece...erano insieme, finalmente.
Tornò ad accarezzargli un fianco, scostandogli la camicia bianca e avvertendo sotto le dita la sericità di quella pelle bianca come il marmo. Seguì i contorni del suo ombelico, giocandosi, poi la linea dell'anca, la massa compatta dei suoi muscoli. Ritentò di nuovo. Scese fino alla patta dei suoi jeans e lui emise un respiro strozzato, affondandole dolcemente i denti nella gola.
A tentoni riuscì a trascinarla dentro la Stanza, chiudendo quella dannata porta di botto.
Ora con gli occhi abituati al buio lui riuscì a scorgere un letto. Perchè non era comparsa una luce?, si chiese velocemente. Perchè? Forse perchè non voleva vederla in viso? 
Arrancarono alla sponda del letto quasi senza respirare. Le bocche sigillare, inscindibili. Cloe si lasciò andare all'indietro solo sentendo una sponda, la terra promessa, e lo trascinò sopra di lei, rifiutandosi di lasciarlo andare un solo secondo.
Vedeva alcuni suoi lineamenti, giochi di luci e ombre. Pensò che fosse stato lui a non accendere candele e fiamme. In fondo era stato Tom ad aprire la Camera delle Necessità. E lui, quella rispondeva.
Ma riconosceva il suo tocco. Il suo profumo di neve.
Un bacio di sangue, quando dopo avergli slacciato piano la camicia e avergliela fatta scivolare sulle spalle, gli sfiorò il taglio sul braccio.
Non la lasciò preoccuparsi di quella ferita perché la rigettò sul morbido copriletto, tempestandole la bocca e il viso di baci, passando dalle tempie, alle gote, fino alla linea del mento, alla conchiglia delle orecchie. Era così Tom. Rallentava, cercava di godersi quel momento...l'aveva rallentata di proposito. Troppo dolce per consumare tutto in pochi minuti. Troppo perfezionista per accontentarsi di un risultato sufficiente. Troppo...troppo lui.

Continuò a baciarla mentre una mano scendeva a vagare sulla stoffa della fascia di seta bianca che portava in vita, tesa sul seno alto e sodo. Gli affondò le unghie nella schiena, sentendolo vagare con la mano sotto il tessuto, sfiorandole le pelle sensibile e le punte dei seni già irti.
Ci sarebbero stati dei segni, ne erano consci. E non solo sulla pelle, dove lei gli affondava le unghie. I segni di quella notte sarebbero rimasti per molto e molto tempo. Non sempre visibili. Non sempre...palesi. Tom le prese le mani e intrecciando le dita con le sue le portò ai lati della testa della strega, depositandole una lunga scia di baci nell'incavo del seno.
Per un attimo i suoi sensi la fecero volare via da quella stanza. Dalle braccia di Tom.
Perché? Perché quella notte?
Sentendola improvvisamente inerte, il mago si sollevò a fissarla.
Il cuore in gola, l'anima ai suoi piedi, Claire lo scrutò con una muta domanda.
Cosa stava succedendo?
Era sempre stato così...eppure da tempo lo sentiva sempre più lontano.
Col cuore da un'altra parte.
Dovette sentire la sua ansia a pelle, perché si chinò di nuovo sul suo viso. Lentamente.
Lei voltò il capo, turbata, e il suo bacio cadde sulla tempia della ragazza, tenero, appassionato.
Quando si staccò di nuovo da lei, avrebbe voluto urlare.
No, non poteva lasciarlo andare.
Non importava più niente.
Né sensazioni buone o cattive.
Mise a tacere i suoi poteri, i suoi stessi dubbi e ribaltò le posizioni, schiacciandolo contro il materasso.
Lì, con le mani poggiate contro il suo petto, si abbassò a baciarlo fino a quando i la sua criniera di ricci non ricoprì entrambi. E fu il paradiso.
L'aveva trascinata in quel vortice torbido e palpitante così lentamente, come un serpente incantatore, che non aveva più neanche l'impressione di essere stata lei a provocarlo. Era lui. Era lui...che percorrendole tutto il corpo con le dita calde la stava facendo impazzire. Lui che l'aveva sedotta solo...quando più l'aveva desiderata. Che strano...
Ogni suo sorriso, ogni suo abbraccio, ogni suo bacio...
Abbandono.
Si sedette su di lui, scivolando contro i suoi fianchi...e perse la testa dopo aver gettato via la camicia sporca di sangue di Tom, cercando ancora la sua bocca. Sentì le sue mani affondarle nei capelli, carezzarle voluttuosamente la nuca, la base del collo, le scapole, la spina dorsale e i fianchi morbidi, mentre la spingeva verso di sé.
La voleva.
La voleva quanto lei voleva lui.
La spogliò, baciandole ogni centimetro della pelle che spogliava, con gli occhi di un bambino che scarta un regalo di Natale.
Era attento, esigente, selvaggio.
Era tutte quelle cose.
E condannava a desiderarlo.
Per lei non anelava ad altro che averlo.

I can fly
But I want his wings
I can shine even in the darkness
But I crave the light that he brings
Revel in the songs that he sings


Fu la sua resa a minacciare di farlo impazzire.
Fu quando si sentì completamente accolto, per la prima volta in vita sua, che Tom rischiò di voler fuggire.
Annegando in lei, che aveva sempre amato, finì in un mondo nero.
Dove non c'era né luce né suoni né mondo reale.
Claire però era con lui.
Lì fra le sue braccia, sotto di lui, il capo rovesciato sui cuscini, il viso nascosto nella sua spalla.
E sarebbero potuti passare mille anni.
Ma nessuna l'avrebbe mai più fatto sentire così. Mai più.
Il piacere si mescolò al dolore.
La realtà alla triste consapevolezza della rinuncia.
E la rinuncia all'amore più grande mai provato prima.
Era suo. Completamente.
E mai più di nessun'altra

My angel Gabriel
My angel Gabriel
My angel Gabriel


Se quella notte Thomas Maximilian Riddle tremò fu per amore e per dolore.
Per amore della strega addormentata fra le sue braccia...
E il dolore della consapevolezza di dovervi rinunciare.





 

 

 

 

 

 

Gabriel, Lamb
What Sound?


Io posso volare
ma voglio le sue ali
io posso brillare
anche nell'oscurità
ma invidio la luce che emana felice nelle canzoni che canta
Il mio angelo Gabriele

Io posso amare
ma ho bisogno del suo cuore
io sono forte anche da sola
ma da lui non voglio mai separarmi
è stato qui da sempre
Il mio angelo Gabriele
Il mio angelo Gabriele

Benedetto il giorno che nascendo le ali degli angeli lo portarono da me
Paradisiaco

Io posso volare
ma voglio le sue ali
io posso brillare
anche nell'oscurità
ma invidio la luce che emana felice nelle canzoni che canta

Il mio angelo Gabriele
Il mio angelo Gabriele
Il mio angelo Gabriele...

 

 

 

 

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Capitolo 59
*** Capitolo 59° ***


figli59

 

 

Venerdì mattina, 19 aprile.
Un giorno che Thomas Maximilian Riddle non avrebbe mai scordato.
C'era un timido sole a scaldare le pareti di pietra della scuola di Stregoneria e Magia di Hogwarts, un sole pallido che si affacciava da nubi scure, quasi temporalesche.
Lui stava appoggiato con un fianco alla finestra della Stanza delle Necessità, avvolto nel costoso lenzuolo liscio e morbido come angora ma leggero come seta. Una mano al collo, coperto dai segni del duello della sera prima.
E poi la mano ridiscese sul cuore.
Dove c'era una ferita che non si sarebbe mai rimarginata.
Hogwarts taceva.
C'erano poche anime in giro, forse tutti colpiti a morte dai bagordi della festa della sera prima, anche se cominciava a chiedersi quali scuse quegli degli anni anziani avessero mai potuto osare inventarsi di fronte ai Direttori della Case.
Dalla finestra vedeva Hagrid andarsene a spasso con Thor nel giardino della fontana, Gazza invece entrava dal portone, raggiungendo il Custode col suo solito cupo cipiglio.
C'erano soprattutto studenti dei primi anni e alcuni Auror che bazzicavano sulle mura lontane.
Ai suoi occhi giungeva tutto in maniera ovattata, quasi indifferente.
Era restato in un mondo a parte, come per difendersi da quella realtà che lo uccideva.
Poi la porta a fianco del letto si aprì lentamente.
Un paio di gambe tornite e leggere si mossero sul pavimento freddo con movenze eteree, ma decise.
E Angelica Claire King si apparve vicino.
La camicia della divisa aperta, un leggero reggiseno di pizzo color perla a coprire quella pelle ambrata, senz'altro addosso. I capelli ricci le scivolavano oltre le spalle, ondeggiando ribelli sulla sua schiena, alcune ciocche sparse sul viso languido.
Tom si volse a guardarla, abbassando il volto per ricevere il bacio che non le aveva dato prima per non svegliarla.
Rapidamente Cloe gli passò le braccia al collo, schiacciandosi contro il torace nudo del grifone.
- Ciao.- gli mormorò sulla bocca.
- Ciao.-
Dio, pensò. Era incredibile che non riuscisse più a formulare un pensiero coerente.
La bionda strofinò il naso contro la sua guancia, come in cerca di tenerezza ma quando gliela morse e gli sorrise con le lunghe ciglia abbassate, a coprire il velo di un desiderio che non si era certo dissipato in una notte, Riddle sorrise al colmo dell'imbarazzo.
La luce del sole faceva strani effetti alla sua malizia del tutto inesistente.
Non riusciva a dirle una parola...era allucinante e lei dovette capire il suo stato d'animo, che a differenza di ogni previsione non aveva manifestato fra le lenzuola, perché fece finta di nulla.
- E' tardi per fare colazione.- gli disse la King, con tono che poteva alludere a ben altro - E' quasi ora di pranzo. Cosa facciamo?-
Ora di pranzo?
Tom corrucciò improvvisamente la fronte e guardò l'orologio, allarmato.
- Oh no!- imprecò, dandosi dell'imbecille - Il colloquio con la Mcgranitt!-
- Quello sul rendimento coi genitori?- gli chiese la biondina - Non ce l'avevi alle undici?-
- Si, sono già passati dieci minuti. Cazzo! Metamorpho Totalus!- e colpendoli con la bacchetta i suoi vestiti macchiati di sangue della sera prima si Trasfigurarono nella sua divisa. Si vestì in tutta velocità, lanciando occhiatacce a Claire che invece colse l'occasione per rifarsi gli occhi una volta alla luce naturale, ridendo del suo adorabile riserbo.
Si era già ucciso contro il baldacchino, facendosi uno zigomo viola, quando la sua ragazza gli dette il colpo fatale facendogli il nodo alla cravatta.
Gli aveva sfiorato appena il collo e già tornavano a tremargli le gambe.
Ora ricordava la sera prima come se avesse avuto qualcun altro in corpo e non se stesso.
Il modo in cui erano usciti dalla festa, in cui erano entrati in quella stanza...a ogni ricordo dei baci e del tocco di Claire avvertiva della lava nel petto, il cuore pronto ad esplodere.
Se solo l'avesse toccato anche in quel momento...non avrebbe risposto di sé.
Cloe alzò il viso, finendo il suo lavoro.
Lo fissò a lungo, per poi alzarsi e premere le labbra sulle sue.
La risposta di Riddle non si fece attendere, che nonostante il ritardo la sollevò al livello dei fianchi, stringendola con tale forza che a lei sfuggì un gemito nella sua bocca.
Quando si staccò, la King chiuse gli occhi e poggiò la fronte contro il suo mento, arrivandoci appena.
Dio. Quella notte era stata...quanto di più travolgente nella sua vita.
Non vi era nulla di paragonabile a ciò che Tom, facendo l'amore con lei, aveva saputo darle.
Incredibile o meno, aveva scoperto in lui una passione e un tocco che dal suo aspetto altero non sarebbe stato possibile intuire. Un che di torbido, un che di dannato.
Tanto che ora nessuno dei due riusciva a dire una sola parola dopo quanto era successo.
- Dobbiamo andare.- gli disse, stringendogli le mani sul maglione.
- Si.- biascicò, ma non si mosse.
Non riusciva a smettere di stringerla convulsamente, a smettere di pensare...a ciò che era cambiato fra loro.
Per sempre. Non più bambini, non più amici. Ma qualcosa di più. E da lì, indietro non si tornava.
Fu l'imprecazione che sentirono fuori dalla porta che li fece sobbalzare.
Qualcuno stava cercando di scardinare la porta della Stanza delle Necessità.
Estraendo la bacchetta, Tom e Cloe spiarono dalla serratura.
- Stewart?- allibì la King.
Aprirono la porta e la faccia del Corvonero passò dall'incazzato allo strabiliato.
Stewart Travers sbattè gli occhioni bruni.
- Wow...scusate ragazzi.-
Tom arrossì all'istante, la Sensistrega invece ridacchiò perché, ebbene si, Stewart Travers era in segreto e dal secondo anno il pupillo della King. Suo inseparabile compagno di trattative segrete, il Corvonero era il Vicepresidente del Club dei Duellanti e colui che aiutava la King nel mettere su il giro di scommesse clandestine che bazzicavano per Hogwarts, nonché collaboratore in ogni avvenimento mondano della scuola.
- Non dovresti essere a lezione Stewart?- chiese Cloe.
- No, stamattina manca la Hilton, niente Sineologia.- spiegò il Corvonero - Praticamente potevo anche fare a meno di svegliarmi alle otto dopo tre ore di sonno. E voi...avete dormito bene?-
Il grifone era sempre più rosso - Si, benissimo.-
- Tutto a posto?- gli guardò il collo pieno di lividi - Fossi in te mi curerei Riddle.-
- Lo farò, grazie.- rispose educatamente Tom - Io devo andare ragazzi, ho l'appuntamento con la Mcgranitt.-
- Ok.- Cloe si sporse, sfiorandogli la guancia e mettendogli la tachicardia - Ci vediamo dopo. Ciao.-
- Ciao.-
Sparì alla velocità della luce, evitando accuratamente di voltarsi indietro per vedere Travers guardarlo pieno di ammirazione. Ma lui aveva altro da fare. Con ben un quarto d'ora di ritardo, la prof di Trasfigurazione l'avrebbe ucciso.
Prima di entrare nello studio della Mcgranitt si alzò il colletto della camicia e quando mise piede oltre la soglia,
si beccò uno sguardo agli infrarossi che ebbe il potere di zittire ogni sua scusa.
- Era ora.- sibilò la Mcgranitt, seduta dietro la sua scrivania - Dov'eri signor Riddle? Ho mandato mezza scuola a cercarti!-
- Mi scusi tanto.- balbettò, chiudendosi la porta alle spalle - Ero in biblioteca.-
- Strano.- replicò la professoressa, arricciando il naso piena di disappunto - Ho mandato la signorina Lewis anche lì e non ti ha visto. Lasciamo perdere.- sbuffò poi, agitando la mano - Forza, siediti. Sei l'ultimo della lista.-
- E l'ultimo dei ritardatari.- aggiunse Tristan, di cui Tom si accorse solo in quel momento.
Fare sesso facevi brutti scherzi, si ritrovò a pensare il mago, trovando nello studio anche Piton, Lumacorno, Harry e Draco. I suoi padrini erano seduti in poltrona, ai fianchi di un'altra postazione in cui doveva sedersi lui.
I professori invece dietro alla Mcgranitt, davanti agli scaffali della Vicepreside.
- Era ora mostriciattolo.- bofonchiò Potter, sbadigliando.
- Che ci fate qui?- chiese, sedendosi lentamente.
- Visto che tua madre non poteva venire,- spiegò Piton - abbiamo pensato di far venire anche i tuoi padrini.-
- Oh.- Tom abbozzò un sorriso - Bhè, allora scusatemi ancora.-
- Bradipo.- gli sibilò Malfoy a bassa voce.
Riddle incassò la testa nelle spalle, mortificato, fino a quando non osservò meglio Draco.
Era rosso in viso. I capelli non a posto come sempre.
E gli occhi grigi erano leggermente lucidi.
- Ha la febbre.- lo precedette Harry.
- Stai bene?- chiese subito il grifone.
Malfettet alzò le spalle e così ebbe inizio il colloquio.
- Bene.- iniziò la Mcgranitt - Ora che ci siamo tutti possiamo cominciare. Come ben sai signor Riddle siamo qua per discutere del tuo andamento scolastico. Doveva esserci anche Lucilla ma Tristan e i signori Potter e Malfoy andranno benissimo.-
- Come mai la mamma non è venuta?-
- Mi ha mandato un messaggio dicendo che era una perdita di tempo.- la professoressa guardò Tom con aria di disappunto - Non ne ho capito il motivo ma sembrava arrabbiata.-
- Ah.-
Tom si fece ancora più piccolo nella poltrona, conscio del perché del comportamento della Lancaster.
Perdita di tempo. Si, lo era senz'altro nel suo caso.
- Allora signori, come tutori del signor Riddle immagino saprete che il suo andamento scolastico è ineccepibile. Nessuna assenza ingiustificata, i voti sono al massimo e anche il comportamento è assolutamente impeccabile.-
- Pallosamente perfetto.- brontolò Harry.
- Secchione.- fece anche Draco, poggiandosi su un gomito.
- Nessun calo in nessuna materia.- proseguì la Mcgranitt, ignorandoli palesemente e ficcando una bacchettata a Potter quando cercò di prendere uno Zenzerotto - Se continua su questa strada non ci sarà una sola E al M.A.G.O. Severus vuoi dire qualcosa?-
- Ultimamente il signor Riddle non ha distrutto nulla.- sibilò Piton.
E questo già la diceva tutta.
- Faccio del mio meglio.- borbottò timidamente Tom.
- Difesa va alla grande.- disse anche Tristan - Da parte mia non mi lamento di nulla.-
- Nemmeno io.- aggiunse Lumacorno, tutto tronfio come un pavone - Non ci si poteva aspettare altro. Eccellente sotto ogni punto di vista. Ha acume, arguzia e un intelletto notevole. Per non parlare di un potenziale magico che farebbe sbiancare chiunque. Non potremo essere più soddisfatti.-
Una colata di miele insomma.
Harry e Draco si scambiarono un'occhiata semi disgustata.
Dieci anni prima loro erano stati in quello studio in piedi come bambini cattivi, come se essere diventati Animagi fosse un peccato universale...quando neanche cinque minuti prima Lumia Lancaster li aveva scaraventati entrambi giù dalla Torre di Astronomia. Che innegabile cortesia, quei professori.
- Va bene.- Tom fece per mettersi in piedi - Allora siamo a posto...-
- No, signor Riddle.- lo bloccò la Mcgranitt - Non siamo a posto. Dobbiamo parlare del tuo futuro.- e incrociò le dita di fronte ai suoi schedari - Allora, quali sono i tuoi progetti per dopo?-
Quelle parole gli arrivarono del tutto prive di senso.
Progetti? Futuro? Dopo?
Dopo cosa?
Sul suo volto aleggiava lo stupore di Lord Voldemort quando gli aveva detto chiaro e tondo che i Pugna Laeta erano una specie di dama per ritardati, ma si riprese in tempo sufficiente per non vedere spuntare sulla facce di Draco e Harry un'espressione stranita. Ormai mentire era quasi diventata una specialità per lui.
- Oh!- fece di nuovo, modellando la pallida imitazione di un sorriso, anche se dentro urlava - Io non lo so.-
- Non lo sai? Signor Riddle, con voti del genere puoi fare qualunque cosa, tengo a precisarlo.-
- Si, lo immagino.- mormorò.
- Spero non vorrai stare sul groppone a Lucilla per tutta la vita.- gracchiò la Mcgranitt con tono ruvido ma anche materno - Devi scegliere cosa fare.-
- Io ritengo che la carriera di Auror sia magistrale.- tubò Lumacorno.
Tom impallidì.
Sarebbe scoppiato a ridere se la sua cortesia non gliel'avesse impedito.
- Auror?- alitò - Io non credo...ecco...presumo che farò qualcos'altro.-
- Ma caro ragazzo, con questa preparazione!- si sconvolse il professore d'Incantesimi, agitando le braccia e quasi accecando Piton - Tu sei un grande mago! Potresti essere di così grande aiuto alla causa!-
Ma quale causa? Dei Mangiamorte o degli Auror?
Emozionalmente avrebbe voluto profondare, ma Draco gli posò una mano sulla spalla e stupendo un po' tutti usò la sua voce bassa, colpa della febbre, per placare gli animi.
- E' ancora presto. Deciderà cosa fare quando sarà il momento. Mettendogli fretta non risolveremo nulla.-
- Draco dovresti farti vedere dalla Chips.- gli consigliò Piton, scrutando attentamente il suo rossore innaturale.
- E' solo una leggera influenza, nulla di che.- li scoraggiò  il biondo - Per quanto riguarda il futuro di Tom ne riparleremo quando avremo tutti le idee più chiare...e un campo d'azione meno limitato.- disse, con tono che la diceva tutta su come leggere fra le righe - Possiamo andare adesso?-
- Si, certo.- annuì la Mcgranitt, mentre Tom tirava un silenzioso respiro di sollievo - Fatti visitare Malfoy. E tu Potter, vedi di mandarmi Lucilla non appena la vedi. Intesi?-
- Chiaro.- e di volata scapparono fuori tutti e tre, con Riddle per primo che cercava di placare i battiti del cuore.
Era palesemente nervoso ma i due Auror si erano accorti di ben altro.
Non c'è nulla come due padrini dai trascorsi perversi per recepire certi messaggi.
E il mostriciattolo quel giorno aveva qualcosa di diverso.
Qualche pensiero maligno scambiato per telepatia, un'occhiata d'intesa che Harry Potter e Draco Malfoy mostravano solo nel tormentare il povero Riddle e scattò la trappola.
- Era ora mostriciattolo.- iniziò Draco.
Tom levò le sopracciglia, fissandoli - Ora di cosa?-
Harry nascose un ghigno, restando impassibile - Che finalmente accadesse. Com'è stato?-
Impossibile descrivere la faccia ghiacciata di Tom. Passò dalla confusione totale all'imbarazzo più estremo, con la bocca spalancata al limite.
- E voi due come diavolo fate a saperlo?!-
Subito.
Ci era cascato come un fesso.
Era proprio un angioletto fino all'inferno per sbaglio.
- Ma allora l'hai fatto davvero!- attaccò a ridere il bambino sopravvissuto, dando il cinque a Malfoy - Grande, ci abbiamo preso! Dai spara, com'è stato? Eh? Non è che hai fatto cilecca vero?-
Rise biecamente anche Draco, però con un misto di dolcezza negli occhi quando il piccolo Riddle attaccò a porconare come un disperato, dicendogliene di tutti i colori, tanto che i quadri nel corridoio si misero le mani sulle orecchie, considerata la volgarità uscita da una bocca che di solito si abbeverava di acqua di rose.
Gli fecero tanto di complimenti, dopo che il giovane Grifondoro fu tentato di lanciare Cruciatus e Avada Kedavra che però non avrebbero avuto effetto e quindi, sempre con un sottofondo di consigli in campo sessuale dati da due Grandi del Materasso, scappò alla velocità della luce anche da quella parte del castello, conscio che quei due maniaci non l'avrebbero più lasciato in pace per un bel pezzo.
Andando via Tom, arrivò Hermione a passo di carica.
Sconvolta dalla bestemmia che sentì dire al Grifondoro fra i denti mentre gli passava a fianco, osservò imbufalita quei due imbecilli che si piegavano dalle risate.
- Che gli avete fatto stavolta idioti?- sibilò, apostrofandoli tanto gentilmente.
- Niente, niente.- annaspò Harry, pulendosi le lacrime agli occhi - Oddio...queste si che sono soddisfazioni.-
La strega li guardò serafica, poi scosse il capo e puntò l'attenzione sul suo novello sposo.
- Ti ho cercato dappertutto.- gli disse dura - Draco, avevi trentotto e mezzo di febbre stamattina!-
- Tu vai sempre in giro ammalata.- le ricordò il biondo, mentre lei gli poggiava le labbra sulla fronte.
- Si ma io sono io.- fu la semplice replica - Voglio che vai a letto.-
- Se non lo faccio?-
- Il cibo allora non sarà l'unica cosa che riceverai in bianco.-
Minaccia andata a segno. Tempo un attimo e Malfoy era sparito, rubandole un bacio e imprecando dietro a Harry, come saluto normale.

In Sala Duelli invece Beatrix Vaughn stava sfogliando Vanity Witch, assonnata e con il pranzo fra le grinfie.
Non era riuscita a dormire grazie a quel maledetto di Adam Broody che l'aveva beccata tornare all'alba, dopo una notte di festa con Milo e l'aveva trascinata lì in Sala, dov'era stata tutta la mattina per allenarsi per il prossimo giro del Torneo, non che però le servisse, visto che anche da moribonda avrebbe sconfitto facilmente i suoi compagni.
Stava leggendo distrattamente un articolo su come usare la pozione TingieArriccia sui capelli crespi, seduta sullo schienale del divano accanto a Sedwigh che invece sonnecchiava, quando sulla porta apparve Cloe.
Trix levò il capo in tempo perché la King la inquadrasse.
E la incenerisse con un sorriso da far invidia alla luce del sole.
Fece per bofonchiare una domanda muta ma la Sensistrega cacciando un gridolino attraversò la sala, investendo chi le capitava a tiro e saltò letteralmente al collo della Diurna, tanto che si rovesciarono entrambe sul divano.
Stanford fortunatamente fece in tempo ad afferrare il bicchiere di Trix, che schiacciata dalla Grifondoro non riusciva a capire il perché di tanta gioia.
- Insomma ma cos'è successo!?- chiese inviperita, agitando le gambe in aria - Megafessa pesi!-
- Oddio ragazze!- Flanagan, Matt Rogers e pure Clyde Hillis si misero comodi a vederle sdraiate sul divano, gli occhi pieni di libidine - Avete realizzato il mio sogno segreto! Continuate, vi prego!- fece il Tassorosso.
- Sta zitto Thaddeus!- brontolò Trix, mettendosi seduta e così fece anche Cloe, che però continuò ad abbracciarla forte.
Ringraziò Dio che non respirasse, almeno fino a quando la biondina non gli sussurrò qualcosa all'orecchio.
E allora fu tutta un'altra storia.
- Oddio!- esplose anche la Vaughn, elettrizzata - Non ci credo, dai! L'hai drogato, dì la verità!-
Poteva dire di non aver mai visto quel bagliore negli occhi della King.
E per molti anni avvenire, Beatrix purtroppo non lo rivide più.
Quello fu l'ultimo giorno in cui la vide ridere...ma questo non lo sapeva.
Osservò incantata gli occhi color cioccolata della Sensistrega e si sentì così felice che stavolta fu la Diurna ad abbracciarla.
- Vieni.- le ordinò, prendendola per mano - Qua mi serve una sigaretta. Stanford tienimi il pranzo il caldo, torno quando avrò digerito la questione!-
- Tranquilla, di certo non te lo bevo. Cos'è che è successo comunque?-
- Lascia perdere.- risero tutte e due, sparendo.
Beatrix spalancò la porta del bagno di Mirtilla come un'indemoniata e dopo aver controllato sotto le porte dei cubicoli che non ci fossero spioni, si accese quella benedetta sigaretta dando un tiro che la rimise al mondo.
- Oddio, che goduria! Finalmente! Siii!- cinguettò con vocetta melensa, abbracciando di nuovo di slancio Cloe che rise felicissima - Non ci posso credere, sono così contenta! Dov'è adesso lui?-
- Dalla Mcgranitt per il colloquio coi genitori.- spiegò la biondina.
- E' successo dopo che me ne sono andata...porca di quella grandissima miseria schifa, lo sapevo che dovevo aspettare ancora.- sbuffò Trix - Ma dove è capitato il miracolo scusa?-
- Nella Stanza delle Necessità.-
La Serpeverde rise malignamente, coprendo la bocca color delle fragole con una mano - Per tutti i maghi dell'Alta Corte, è anche meglio del previsto! Non è che sono comparsi attrezzi strani vero?-
- No, maniaca.- rispose Claire sarcastica - Fammi dare due tiri, va.-
- Ecco cosa succede a far troppo sesso.- la prese in giro la Vaughn, quando una voce s'intromise: -Sesso? Chi ha fatto sesso?-
Le due sobbalzarono, imprecando verso la loro sinistra.
- Neely?- Claire guardò la porta di un bagno, aguzzando i sensi - Neely sei tu?-
- Si.- bofonchiò la Corvonero.
- Cosa fai lì dietro?- chiese anche la Diurna.
- Mah, secondo voi?-
Domanda idiota.
- Con chi hai fatto sesso, scusa?- s'informò finalmente la Montgomery, uscendo e andando ai lavandini.
- Mah, indovina.-
La strega ghignò e dal riflesso dello specchio la videro radiosa come loro, nonostante le occhiaie.
- Era ora.- e si sciacquò la faccia, rifacendosi poi il trucco - Com'è stato?-
- Bello.- rispose la King, sminuendo quello che provava davvero, fino a quando dallo stesso bagno da cui era uscita la Caposcuola di Corvonero non giunsero altri rumori. E la sorpresa fu che ne sgusciò Damon.
- Salve signore.- le apostrofò angelico, sistemandosi la camicia e pulendosi dei segni di rossetto dal collo.
- Ciao tesoro.- fece Trix, dopo un attimo di sbigottimento - Noi stiamo bene. Deduco che stia bene anche tu.-
Howthorne e la Montgomery si guardarono, per scoppiare poi a ridere.
- Ci siamo dati tutti alla cacciagrossa, che indecenza.- la Vaughn spense la sigaretta che aveva fumato in un lampo - Già che ci siamo, c'è qualcun altro qua dentro?-
- Ci sarei io.- disse una vocina femminile dall'ultimo cubicolo a sinistra - Ma fate finta che non abbia sentito nulla.-
- Ma chi è?- chiese Damon, stranito.
- Ciao Tilde.- sospirò Claire, alzando gli occhi al soffitto - Sei sola lì dentro, spero.-
- Si, certo.- mormorò la ragazzina del primo anno timidamente, di Grifondoro, mettendo il delicato nasino fuori dalla porta - Non dico niente, signorina Cloe, lo giuro! Neanche a Dena!-
- Ah, ma è una delle amiche di Degona.- si tranquillizzò il Legimors, per poi capire che si era dato alla pazza gioia con delle orecchie undicenni innocenti a pochi metri. Merda.
- Il principe dov'è adesso?- continuò il Serpeverde, allacciandosi la cravatta - Non sarà più al colloquio.-
- Già, è mezzogiorno ormai.- Cloe guardò l'orologio, poi chiuse gli occhi -...Corridoio nord, aula Incantesimi.-
- Perfetto.- annuì Neely - Io ho un incontro con le Grazie, pare abbiano inventato un nuovissimo modo per farsi i colpi di sole usando il fegato dei vermicoli e prima che invadano Corvonero con un allevamento sarà meglio che vada a controllare. Ci vediamo più tardi.- poi baciò Damon, che ricambiò con uguale intensità - A dopo.-
Rimasti in tre, più la piccola Tilde Graham abbarbicata nel bagno chissà a far cosa, le due streghe più grandi osservarono il giovane lord con aria maliziosa.
- Quanto siete carini.- insinuò Trix perfida.
- Non fare il bastardo, mi raccomando.- tubò anche Cloe.
- Vogliamo parlare di te duchessa?- frecciò, aprendo il portasigarette e accedendosene una - Ti sei appena fatta...- e si fermò, volgendosi verso l'ultimo cubicolo - Tilde?-
- Si?- chiese la piccolina emozionata, visto che a Grifondoro c'era un intero fan club tutto per Howthorne.
- Mi raccomando, tappati le orecchie.-
- Subito!-
- Dicevo...ti sei appena fatta Tom-Sono-Il-Principe-Di-Ghiaccio-Riddle, l'essere magico più dannatamente riservato e conservatore dopo l'ultima fusione fra Black e Malfoy, ovvero Draco. C'è di che esserne fieri tesoro, anche se stare qua a parlare delle grazie di Tom mi fa uno strano effetto.- aggiunse, disgustato.
- Se non altro la serata te la sei passata bene anche tu.- ironizzò la bionda - Non avevi mal di testa?-
- M'è passato.- soffiò ironico.
- Ci credo. E s'è visto che ti sei ripreso anche bene.- risero in coro Cloe e Trix - L'avrai traumatizzata quella povera bambina.-
- Mi avete preso per Tarzan?-
- Chi è Tarzan?- chiesero.
- Lasciamo perdere.-
Qualche altro convenevole e se ne uscirono dal bagno di Mirtilla, scordandosi di avvertire Tilde che ormai poteva levarsi le mani dalle orecchie.
Una volta per i corridoi però, i tre notarono del movimento.
- Che succede?- brontolò la Diurna, fiutando guai.
Le passò accanto un prefetto di Tassorosso che correva tutto spettinato e il ragazzo blaterò qualcosa su delle scritte pericolose, sulla parete esterna dell'aula di Lumacorno.
Cominciando a temere il peggio, i tre raggiunsero in fretta il corridoio nord e ciò che videro riuscì per un attimo a lasciarli tutti senza fiato, esattamente come tutti i Capiscuola che si erano riuniti.
Sulla parete c'era una lista, scritta in rosso.
Vari cognomi, più di una dozzina. E sopra di essi una grossa X.
- Cosa diavolo significa?- gracchiò Patience Hogs, Caposcuola di Tassorosso e ragazza di Bruce - Chi è stato?-
Davanti all'aula c'erano le classi seconde e le matricole.
- Da quanto questa roba è qua?- incalzò anche Fern Gordon seccata - Allora?-
- Ma questi nomi...- Cloe li scrutò con la gola arsa e arida - Sono di...-
Marshall, Winsort, Prentice, Mitchell, Lampert, Haristorn, Rorne, McAdams, Beldon...
- Chi diavolo è stato?- richiese Neely, affiancata da Jeff Lunn, Caposcuola di Corvonero come lei.
- Ancora queste voci sui Mangiamorte.- sibilò Flanagan, volgendosi verso i ragazzini delle seconde e delle prime - Complimenti mocciosi, chiunque di voi abbia scritto questa bella lista o sa troppe cose sui Mangiamorte oppure spara troppe stronzate!-
- Thaddeus.- Patience lo placò accorata - Ragazzi, voglio i nomi. Ora.-
- Era già qua quando siamo usciti.- spiegò con voce acida un ragazzino del secondo anni, di Serpeverde - E fuori c'erano quelli del primo anno.-
- Noi non abbiamo fatto niente!- disse Julian Larabee, l'amico di Degona.
- E questa cosa è comparsa così?- ironizzò Fern Gordon - Guarda qua che nomi...McAdams.-
Tutti si voltarono verso Asteria, che era lì con occhi pieni di livore, a fissare il suo nome marchiato in rosso.
- Sono tutte menzogne!- ringhiò la scozzese.
- Ha ragione lei! Noi non centriamo niente!- piagnucolò Isabella Prentice, aggrappata a Julian e Degona, che fissava angosciata Tom, in disparte, esattamente come Cloe, Trix e Damon.
- Già ma come facciamo a sapere chi sono i Mangiamorte veri?- sibilò un altro di seconda, di Tassorosso.
- Bhè, lì c'è scritto Mitchell!- sbottò Julian zittendolo - Perché non parli con lui, eh?-
Gli occhi automaticamente si puntarono su William.
Era strabiliante come il piccolo Crenshaw osservasse quella lista senza battere ciglio.
Comunque non era stupito.
Henry, se era vero, era proprio un povero idiota.
- Allora?- gracchiò il Tassorosso di prima - Tuo padre è un Mangiamorte?-
William alzò le spalle - Non è mio padre.-
- Cosa?-
- Non è mio padre. E mia madre è morta. Coi Mitchell non ci ho niente a che fare.-
Fine.
La seconda classe non riuscì più ad aprire bocca.
- Non siamo qua per fare gl'inquisitori.- chiarì Jeff Lunn - Voglio sapere chi ha scritto questo cumulo di porcate.-
- Perché non lo chiedete agli Auror?- fece Philip Prentice, arrivando in quel momento e prendendo la sorellina sotto la sua ala protettiva - Gli Auror sapranno dirvi quali voci sono vere e quali false. Per il resto, posso dirtelo io chi ha sputtanato il muro, Jeff.-
- Sentiamo amico mio.-
- Perché non glielo dici tu, Quinn?-
Uno del secondo anno di Corvonero fissò i Caposcuola con astio.
- Sei stato tu David?- allibì Neely - Ma perché?-
- Perché?- urlò diventando incontrollabile - Perché i Mangiamorte hanno spedito mio padre al San Mungo ieri sera! E so anche chi è stato! I McAdams!-
Asteria illividì di nuovo.
- I miei non sono Mangiamorte!- strillò estraendo la bacchetta - Stupido moccioso, devi stare zitto!-
- Tieni a posto quella bacchetta. E anche la lingua.- la fermò Neely con tono gelido, poi si rivolse di nuovo a David - Non puoi saperlo se sono stati loro. Non possiamo continuare ad accusare chi capita.-
- I Prentice li hanno accusati tutti quanti!- sbraitò il ragazzino.
- Mai gli Auror.- chiarì Jeff Lunn, glaciale - E dovresti vergognarti di quello che hai detto.-
- Gli Auror non lo sanno più di chi fidarsi!- strepitò Quinn - Basta vedere mio padre! O il professor Mckay! E perfino Harry Potter visto che ci teniamo a scuola il figlio del Lord Oscuro!-
Da Grifondoro, arrivata in ritardo, scoppiò un delirio di urla. Martin Worton era già andato ad attaccare il Corvonero al muro e per separarli ci volle tutta la buona pazienza delle Caposcuola femmine.
Dieci minuti più tardi tutti vennero spediti via, tranne quelli del settimo che rimasero a fissare quella lista, sconvolti.
Tutti quei nomi...era impossibile.
La metà erano falsi...ma altri...
Fern Gordon e Beatrix, affiancate, sentirono gli occhi freddi di Asteria puntati su di loro.
Si, non era la prima volta che giungevano loro voci sui McAdams.
- Vergognoso.- sibilò Flanagan, cominciando a far Evanescere quella porcheria.
- Già, vergognoso.- sbottò Asteria furente - E' vergognoso che una famiglia rispettata come la mia venga messa in mezzo quando in questo posto sguazza la peggior specie di maghi della Gran Bretagna!-
- Se non altro loro non si sono mai venduti.-
Asteria allargò gli occhi verdi, voltandosi molto lentamente verso Tom.
Riddle se ne stava immobile, le braccia conserte, a fissare il muro su cui la scritta spariva poco a poco.
- Come hai detto?- ringhiò quella a bassa voce, avvicinandosi pericolosamente.
- Hai sentito.-
- Io mi sarei venduta?- gli chiese, strepitando - Io mi sarei venduta? Proprio tu parli? Tu che dovresti solo marcire ad Azkaban insieme a quell'assassino di tuo padre? Per non parlare di quella sporca Mangiamorte di tua madre! Il sangue non mente mio caro, non puoi fregare gli altri su quello, anche se sei un maledetto mezzo Black!-
- Hai ragione.- Tom non batté ciglio - Il sangue non mente. E i tuoi, che tu li difenda o meno, sono Mangiamorte.-
- Come cazzo fai a dirlo?- gli strillò.
- Li ho visti. Semplice.-
La McAdams si fece indietro.
Come colpita da un pugno.
Ora tremava, tutti invece restavano in silenzio.
- No.- mormorò, scuotendo il capo - Loro non lo farebbero mai...non avrebbero mai distrutto Wizloon con me dentro.-
- Non sono stati i Mangiamorte.- Riddle aveva gli occhi tanto lontani da sembrare un fantasma - Sono stati gli uomini tanti pii a cui tu hai venduto me e Harry Potter. Sto parlando dell'uomo che ti ha salvata, dicendoti che era stato Voldemort ad ammazzare tutti i tuoi amici.-
Asteria indietreggiò ancora, come presa da un capogiro - Tu...tu come lo sai?-
- Perché gli Auror hanno capito tutto. E Damon ha visto quella notte, a Wizloon. Non sono stati i Mangiamorte a distruggere la tua scuola, ma l'uomo che ora ti sta usando per uccidermi e che poi ammazzerà anche te, perché i tuoi sono Mangiamorte e perché non gli servirai più, una volta raggiunto il suo scopo. Quindi come puoi ben vedere, a sguazzare nel fango ci sei anche tu, Asteria McAdams. Insieme a tutta la tua famiglia. Benvenuta nel mondo reale.-
Cadde sui presenti un silenzio che da tempo Hogwarts non sentiva.
La scozzese era immobile, annichilita.
Si girò di scatto, poi se ne andò con altrettanta rapidità, quasi di corsa.
Passato l'angolo, nessuno sentì più neanche il suono dei suoi tacchi.
- Non dovevi parlarle così.- gli disse Prentice, a bassa voce.
- Ti senti meglio adesso?- gli chiese anche Martin - Tom ma che t'è preso?-
- M'è preso che David Quinn aveva ragione. I McAdams sono Mangiamorte. Prima lo capisce e prima finirà di dare il tormento a tutti quanti perché i suoi amici sono morti, quando lei lavora per la stessa gente che ha raso al suolo Wizloon.- sibilò, senza staccare lo sguardo dal vuoto.
- Potrebbe fare qualche sciocchezza adesso.- mormorò Trix con un'aria non eccessivamente preoccupata.
- Tanto qua è al sicuro, per il momento.- Jeff Lunn scosse il capo - Credo sia meglio che sappia.-
- Come no.- fece la Gordon con amarezza - Già che ci siete allora perché non sbandierate tutti i nomi dei Mangiamorte ai quattro venti, eh? Perché non mettiamo a rogo tutta Serpeverde allora?-
- Fern qua nessuno vi ha accusato.- sbuffò Neely - Non ricominciate a metterci in bocca parole che non abbiamo mai detto, per cortesia. Come non abbiamo bruciato Tom in questi anni, sulla pira non ci finirà nessun altro.-
- Già. Non spetta a noi.- concluse Trix - Però questa storia deve finire. Se ci saranno altri attacchi e queste voci continuassero, quelli colpiti ingiustamente potrebbero avere guai.-
- Avviseremo i Direttori.- disse Mary. J. Lewis, Caposcuola di Grifondoro - I ragazzi devono essere tenuti un po' più sotto controllo, ma il problema maggiore so io dove si trova.-
- E sarebbe?- le chiese Patience.
- La Gazzetta di Hogwarts.- sibilò Tom, mentre Mary annuiva.
- E quel cretino di Bart.- Flanagan serrò le mascelle - Si, sta mettendo troppi sottintesi. Ci parlo io.-
- Parlare.- sottolineò Jeff Lunn - Non accoppare Bart Owin, Thaddeus.-
- Me ne sbatto le palle, sta gettando merda addosso a gente che non centra nulla.-
- Ha ragione Flanagan.- annuì Adam Broody, raggiungendoli - Stamattina c'era un articolo sui pericoli che s'incorrono ad offendere i "figli di gente poco raccomandabile". A qualche testa di cazzo dev'essere sfuggito del duello di ieri sera.-
- Ehi, non guardate me.- bofonchiò Philip.
- Chi cazzo ha cantato vorrei saperlo!- ringhiò Fern fra i denti - Dio, adesso vado nelle sale della redazione e spacco quell'orrida faccia a Bart Owin una volta per tutte! Chi c'era in giro ieri notte che ha sentito?-
- Non è che è stata qualcuna della Licorne?- chiese Trix.
- Figurati.- Cloe agitò la mano - Pandora ci ucciderebbe.-
- E allora chi è stato?-
- Chissene frega, non c'erano nomi né cognomi.- sibilò Tom, sporgendosi dalle arcate che davano sul giardino, sentendo il verso di un allocco - Vogliono solo agitare la polvere per rendere nervose le persone.-
Sporse il braccio.
Il battito delle ali sembrò rallentare. Ma forse era solo il suo modo di vederlo.
Il suo battito del cuore, che lentamente si spegneva.
Perché Tom già sapeva.
L'allocco planò su lui, con un messaggio legato alla zampa.
E fu allora.
Mentre gli altri continuavano a discutere, Thomas Maximilian Riddle ruppe il sigillo del Ministero della Magia.
Nel cuore una pietra, nell'animo più nulla.
E la sua condanna. Nero su bianco.
L'appuntamento era per le quattro, a Londra. Di fronte al Wizengamot.
Da solo.
La sua vita ora era sottoposta allo sgocciolare del tempo.
Poco meno di quattro ore...e sarebbe finita per sempre.

 

 

 

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Capitolo 60
*** Capitolo 60° ***


figli60

 

 

Fanciulle ed egregi signori, vi avviso che Artemisia89 metterà in rete a momenti una spin-off intitolata "Il Velo" che guarda in maniera introspettiva la relazione di Tom e Cloe, proprio nella situazione in cui si trovano ora. A un passo dal Paradiso...e a uno dall'Inferno. Leggete, mi raccomando, perchè merita davvero!
Questo capitolo è stato scritto da Axia, molto tempo fa. E' praticamente perfetto nella sua mescolanza di dolore e disperazione cieca, che non lascia più spazio a speranza. Io stessa ne sono rimasta commossa, quando lo lessi per la prima volta. E' fondamentale per tutta la fiction e una mazzata per lo spirito. Sebbene non l'abbia scritto io, lo dedico ad Axia.
Meravigliosa per come scrive, brava anche quando è cattiva.
Buona lettura.


 

 

 







La folla degli studenti di Hogwarts quel diciannove aprile si aprì come il Mar Rosso, al passaggio della dea che si era abbassata a camminare fra loro comuni mortali.
Occhiate adoranti e innamorate dai maschi, invidia e ammirazione dalle studentesse.
Lady Lucilla del casato dei Lancaster attraversò le arcate del giardino avvolta in un leggero mantello dall'interno a stampa damascata, su un abito color lavanda, apparentemente impalpabile come una piuma.
I lunghi capelli bruni ondeggiavano come animati di vita propria, i lineamenti squisitamente perfetti serrati in una maschera che anche il più esperto osservatore avrebbe giudicato d'indifferenza.
Eppure nell'anima di Lady Lucilla si agitava qualcosa.
In lei si annidava il serpente del sospetto, della collera, della frustrazione.
Sentimenti che da tempo non provava.
Da anni.
Era incredibile. Sentimenti che aveva provato da ragazzina, una misera mezzodemone, ora che era un essere tanto potente si rigettavano su di lei quasi triplicati.
A cosa serviva essere tanto potenti e immortali se era riuscita a fallire nel compito che anche la più misera donna mortale sapeva portare a termine con dignità e onore?
Il compito di madre...si, lei aveva miseramente fallito.
La sua forza, la sua conoscenza, la sua grandezza...non erano state sufficienti.
Per sei lunghi anni aveva taciuto, covando dentro la paura che la promessa fatta a un bambino undicenne un giorno le si sarebbe rivoltata contro. E ora quella paura aveva preso forma nella durezza dell'anima di un ragazzo che si estraniava dalla vita ogni giorno di più.
Quanta determinazione in un singolo piccolo e mortale essere umano.
Cosa portava a fare la disperazione.
Cosa portava a fare l'onore, il coraggio, la riconoscenza.
Solo gli umani conoscevano il sacrificio per simili concetti.
Lo pensò di nuovo quando sulla soglia della sala riunioni della Torre Oscura vide Harry Potter sgattaiolare da sotto la tavola, gattonando per afferrare il piccolo Lucas che scorrazzava in giro con le mani tutte sporche di cioccolata.
Il bambino sopravvissuto.
Così tanto colpito duramente dalla vita...ma sempre in piedi.
- Ciao Lucilla.- Harry le sorrise dolcemente, afferrando suo figlio per il bordo del maglioncino che indossava.
- Ciao.- salutò, chiudendosi la porta alle spalle - Tutto bene?-
- Abbastanza.- replicò Potter, sedendo Lucas sulla tavola e pulendogli il faccino sporco con un fazzoletto umido - A parte Jeremy e Lucas che hanno imparato a svitare i barattoli, gli studenti di sotto che si accusano fra loro di essere affiliati di Voldemort e Malfoy che s'è preso la febbre direi che va tutto bene.- per poi aggiungere - Ah, dimenticavo...Draco ha fatto qualcosa alla fede di Herm e adesso lei non riesce più a togliersela. Inoltre credo che tuo figlio abbia finalmente gettato alle ortiche il suo riserbo e si sia tolto la cintura di castità. Ammesso che t'interessi.-
Lucilla evitò di pensare anche solo per un momento a ciò che significava quella frase e si guardò attorno.
- Parlando di Tom...dov'è?-
- Con Cloe spero.- ghignò Potter, sistemando Lucas nel box con Glory e Faith, che giocava con delle formine di stoffa magica, che squittivano quando la piccola le mordeva per farsi i dentini - Altrimenti a studiare a Grifondoro. Come mai non sei venuta al colloquio, a proposito?-
- Non ero in vena.- rispose, incupendosi di colpo e tornando alla porta - Devo parlare con lui, ci vediamo più tardi.-
La demone aveva già abbassato la maniglia che il bambino sopravvissuto la richiamò.
I fianchi poggiati alla tavola, le braccia incrociate.
E quegli occhi verdi che non subivano inganni che la fissavano attenti.
- E' da un pezzo che non parli con me, Lucilla.- le disse a bassa voce - Tu hai qualcosa che non va. E Tristan è preoccupato.-
- Problemi vecchi.- rispose, senza guardarlo in faccia - Posso risolverli da sola.-
- Sicura?-
No. No, Harry, aiutami!
- Certo.- e abbozzò un sorriso spento - Ci vediamo a cena Harry. Grazie.-
- Figurati.- e le lanciò un bacio con due dita, mentre lei spariva oltre la soglia.
Una volta sul pianerottolo si appoggiò alla balaustra a chiocciola della scala...cominciando a sentire il cuore batterle nel petto. Stava battendo...per la prima volta dopo quasi diciotto anni.
L'ultima volta era stato Tristan a farglielo battere...ma d'amore, di passione.
Ora invece il suo cuore di demone sembrava spaccarsi in due per un sentimento ben lontano da tutto ciò.
Cercò di ricomporsi, scostandosi le magnifiche chiome dalle spalle e tornata al primo piano, ricordò vagamente la posizione della Torre di Grifondoro.
La Signora Grassa non le fece storie per farla passare, visto che Silente fin dai primi attacchi aveva confidato agli Auror le parole d'ordine, in caso di problemi e superata la soglia, Lucilla rimase immobile a osservare di primo acchito lo stupendo e caldo arredamento del nascondiglio dei grifoni.
La gelida alterigia dell'arredamento di Serpeverde ora cozzava nei suoi ricordi con ciò che le stavano trasmettendo gli arazzi rossi e oro della torre.
E il vociare...non aveva mai sentito voci così allegre nella tetra e silenziosa Serpeverde.
- Lady Lancaster!-
Lucilla abbassò improvvisamente il viso per trovarsi sotto al naso un gruppetto di minuscole bimbette del primo anno.
Il richiamo delle matricole servì per attirare l'attenzione di tutto il dormitorio, tanto che i maschi avevano già la mascella a terra quando arrivò Degona, felicissima.
- Mamma!- tubò, raggiungendola - Ciao mamma! Che bello che sei venuta finalmente!-
La piccola fece un rapido giro di presentazioni delle sue compagne di stanza, da Isabella Prentice che era la sua amica del cuore, alla povera Tilde Graham che aveva rischiato di passarsi il pomeriggio nel bagno per colpa di quel deficiente di Damon, e infine la magrissima Leah Lang.
La demone non si ricordava già più un solo nome quando a darle il colpo di grazia arrivarono quei pervertiti del settimo anno, tutti gli amici di Tom per capirci, compresi quei porci di Martin, Bruce e Sedwigh che non avevano mai fatto mistero neanche a Riddle di quanto Lady Lancaster fosse l'angelo, o in questo caso il demone, dei loro sogni.
- Come mai qua mamma?- chiese Degona sorridente, quando la folla si fu un po' separata.
- Devo vedere Tom.- rispose Lucilla dolcemente, carezzandole la testolina - E' in camera sua?-
- Ehm...si, credo di si. L'ho visto arrivare alle tre e mezza. Credo abbia da studiare, quei poveretti del M.A.G.O. stanno un po' perdendo il contatto con la realtà credo. Aspetta...- e si volse oltre sua madre, ridacchiando - Ciao Cloe! Hai visto per caso Tom in giro?-
La King sbadigliò. Bofonchiando un ciao le raggiunse per poi ricordarsi che Lucilla nonostante tutto era la madre di Tom. Ebbe la decenza di arrossire vagamente, tanto che la Lancaster se ne accorse, piegando appena la bocca.
Ma tu guarda, allora Harry aveva ragione.
- Tom è stato un po' in Sala Duelli.- rispose la biondina - Poi mi ha detto che tornava a studiare Sineologia. Che succede Lucilla, guai?-
- Per il momento ancora no, ma devo parlarci un attimo. Potete portarmi in camera sua? Qua non mi so rigirare.-
- Ma certo, vieni!-
Salendo nel dormitorio maschile, la Lancaster ebbe modo di fare un tuffo nel passato. Vide scope da quidditch che svolazzavano impunemente, pozioni fumanti abbandonate, libri accatastati, confusione, portacenere pieni, vestiti che saltellavano sul pavimento...un delirio.
Una volta davanti alla porta del Caposcuola di Grifondoro, Lucilla sentì che il suo cuore aveva raggiunto livelli critici.
Batteva troppo forte. Le stava combinando qualcosa al metabolismo che non era sicura di riuscire a controllare...e probabilmente sarebbe svenuta se, entrando e trovando la stanza totalmente deserta, non avesse agguantato una poltrona per appoggiarvisi di peso.
- Mamma ma cos'hai? Non stai bene?- le chiese Degona preoccupata, tenendola per un braccio.
- Va tutto bene.- balbettò la demone, inspirando a fondo - Qua Tom non c'è...-
- Già. Che strano. Adesso te lo cerco io.- e la King socchiuse le palpebre, iniziando la sua dura ricerca.
Del tutto vana.
Perché Lucilla si avvide della Polvere Volante sparsa sul pavimento, davanti al camino spento.
E Degona trovò una lettera accartocciata, proprio sul letto di Riddle.
- Mamma...- la piccola Mckay al solo tocco della lettera avvertì una sensazione bruttissima - Mamma, questa è una lettera del Ministero...non capisco...- e la porse di volata alla demone - Ma cosa dice?-
Cosa diceva?
Fine.
Ecco cosa diceva.
- Ragazze...correte a chiamare Harry. E tutti quanti gli altri. Che mi raggiungano immediatamente al Ministero della Magia, nei sotterranei del Wizengamot. SUBITO!- urlò, al colmo della disperazione.
Guardò rapidamente l'ora.
Le quattro in punto.
E Tom aveva truccato il suo camino durante l'anno, affinché avesse potuto funzionare con la Polvere.
Era tutto programmato.
E lei rimase lì con quella lettera fra le mani mentre Cloe sentiva che ogni traccia di sangue le stava defluendo dal viso. Tom non era a Hogwarts.
Non c'era più. Da nessuna parte.


Londra, gli inviolabili sotterranei Ministero della Magia di Gran Bretagna.
Tanti maghi incappucciati sedevano sugli alti pulpiti del Wizengamot, Consiglio Supremo dei Maghi.
Le immense porte della Sala del Giudizio erano chiuse, sigillate, e su di esse regnava un silenzio che su Londra invece non regnava. Battuta da una pioggia torrenziale, la capitale sembrava sottoposta all'ira divina.
E per le strade, sui tetti, sulle case, perfino fra i pochi coraggiosi, era calato un buio torbido, come se fosse stata notte fonda. Ma di questo il Ministro Orloff e i saggi del Wizengamot non se ne curavano.
Trenta e più maghi che guardavano dall'alto verso il basso un diciassettenne che per loro era solo rovina.
Un diciassettenne che in quel momento, bagnato di pioggia e con gli occhi bluastri bassi, sembrava attendere senza paura. Probabilmente neanche lo consideravano un essere umano...eppure lui restava immobile.
Thomas Maximilian Riddle attendeva.
Nel buio di quei sotterranei, la sua mente era sgombra da ogni ricordo.
Gelida e piatta, la fiamma nel suo cuore sembrava immobile come i suoi sensi.
Né ricordi, né affetti, né dolori e passioni.
Niente testimoniava la voce nel suo cuore che gli urlava di scappare da lì seduta stante.
Eppure non accennò a muovere nemmeno un dito.
Seduto sulla poltrona del Condannato, davanti a lui si ergeva un piccolo leggio di ebano elaborato finemente.
Sopra di esso...la sua vita, nero su bianco.
Un contratto. Stipulato col sangue e la sua libertà.
- Bene, Thomas Maximilian Riddle.-
Orloff scese dal bancone, facendo cenno a tre maghi dal volto interamente coperto di entrare da una minuscola porticina laterale - Ora devi controfirmare il giuramento.-
- Come ben sai...- fece la voce leziosa di Dolores Umbridge - Sarai sottoposto a quel giuramento per tutta la vita. Una volta che avrai firmato non potrai più sottrarti. Lo capisci questo, vero?-
- Capisco.- fu la laconica risposta di Tom.
- E' bene che tu sappia a cosa vai incontro, ragazzo.- disse un altro anziano, che il ragazzo non riconobbe - Se firmi quel contratto, sarai segregato fino alla tua morte nel luogo che tu stesso hai scelto.-
- Ne sono consapevole.-
- Non potrai mai più uscire.- continuò la Umbridge, come se si deliziasse nel rammentarglielo - Resterai a Cameron Manor, nella casa di quel demone di stirpe, finché il tuo ultimo fiato non ti abbandonerà. Com'è stipulato dal contratto, la tua prigionia è data dalla condotta che in futuro potresti avere, causa dei rapporti avuti fra te e tuo padre, Tom Riddle, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.-
- Non è dal Wizengamot condannare qualcuno per "qualcosa che si potrebbe commettere in futuro".- sibilò un'anziana donna, seduta in fondo - Dovremmo pensarci bene, Dolores.-
- Ma mia cara Amelia, è il ragazzo stesso ad accettare la sua pena.- rispose la Umbridge tutta untuosa.
- Non siamo qua per discutere ancora.- s'intromise frettolosamente Orloff, con voce stranamente incolore che Tom, da quando lo conosceva, non gli aveva mai sentito. Il Ministro pareva quasi fissare il vuoto, lo sguardo spento...come se non fosse felice di avergli finalmente messo le mani addosso.
Accantonò quei pensieri, del tutto inutili in quel momento.
- La Sigillazione avrà luogo il giorno stesso in cui lascerai Hogwarts, Thomas Maximilian Riddle.- continuò Orloff e con un altro gesto i tre uomini si prima depositarono su un altro leggio appena apparso un grosso cofanetto di legno, intarsiato in maniera lineare, sobria.
- Qui il simbolo della tua prigionia.- il Ministro levò il coperto con dita leggere e agitando la bacchetta sollevò in aria per la prima volta ciò che per Tom, negli anni, sarebbe stato un compagno silenzioso e discreto. Quanto mai odiato.
Un semplice cerchio di platino, un girocollo piatto, senza alcuna pietra.
- Il giorno in cui lascerai Hogwarts dovrai indossarlo. Con questo noi sapremo sempre dove ti trovi. E t'impedirà anche di uscire da Cameron Manor, così come nessun umano potrà mai più entrarci.- continuò Orloff, con voce impastata, quasi nasale - Il collare è stato fatto col capello che mi hai consegnato mesi fa, ora per concludere il lavoro degli Artimagi dovrai darmi una goccia del tuo sangue.-
Sangue. Impuro e traditore. E allora stesso tempo così limpido e sacro.
Sangue di Mangiamorte. Sangue dei Black.
Sangue che avrebbe dovuto essere sparso alla sua nascita.
Tom, come una marionetta, si alzò in piedi.
Prese fra le dita il coltellino che uno dei maghi incappucciati gli porse e senza un lamento si punse leggermente il polpastrello dell'indice destro con la punta della lama.
Orloff spinse sotto di lui il girocollo di platino e quando la goccia di sangue scivolò sul prezioso metallo, un bagliore accecante invase completamente la stanza sotterranea.
Tutti chiusero gli occhi all'istante, feriti da quella luce quasi ultraterrena.
Ma non Tom.
Rimase a fissare quella mutazione...quell'orribile, eterna mutazione.
Il suo sangue scivolò dentro al metallo, vi si fuse...e in quel medesimo attimo di perdizione, il platino divenne incandescente. La sua liscia e perfetta superficie cominciò a incresparsi, su di essa comparvero tante squame...e da esse, il girocollo prese la forma di un serpente.
Coda e testa di unirono a richiudere il collare in una pietra sanguigna, un rubino nero che riluceva maligna come quel giorno dannatamente infausto.
Quando terminò la mutazione, il collare si depositò fra le dita esili di Riddle.
E per sempre, proprio come lo sentì quel giorno sulla pelle, quel collare sarebbe rimasto freddo, di ghiaccio.
A ricordargli sempre perché era stato creato.
Vicino alla testa del serpente, marchiate a fuoco, tre lettere.


                                                                                  T.M.R.

A ricordargli sempre chi fosse, la sua maledizione, il suo tormento.
- Ora firma.-
Tom sollevò il volto.
Una luce lontana negli occhi, che rischiava di spegnersi.
Con la piuma d'oca fra le dita, la punta ferma sulla carta, pensò a tutto quello che stava cedendo.
Tutto ciò a cui rinunciava.
E a tutto ciò che gli era già stato dato in quegli anni. Anni in cui lui, da Cameron Manor, non sarebbe mai dovuto uscire.
Aveva un debito. Ecco perché se n'era andato da Cameron Manor.
Per onorare degnamente un debito che lui e la sua famiglia avevano contratto con Harry Potter e il mondo.
Era venuto il momento di ripagarlo nel miglior modo possibile.
E quando la porta chiusa della Sala del Giudizio venne spalancata a forza da decine di maghi e Auror, purtroppo per Harry Potter e Draco Malfoy era tardi.
Troppo tardi.
La piuma era appena stata riposta.
E l'inchiostro aveva impresso indelebilmente il nome del condannato.
Tom si volse appena di tre quarti, osservando il caos che si era provocato.
Orloff e tutto il Wizengamot era balzato in piedi, strillando all'oltraggio.
Harry e Draco invece erano fermi sulla soglia, mentre i loro amici strillavano.
Si fissarono.
- Voi...Voi!- Lucilla dei Lancaster si agitò come una furia, facendosi largo fino ad arrivare a pochi metri dai volti cinerei del Wizengamot - Voi non avevate alcun diritto!-
- E' maggiorenne Lady Lancaster!- sbraitò la Umbridge.
- Quando tutto questo è cominciato ancora non lo era!-
Nessuno aveva mai sentito urlare in questo modo Lucilla. E nessuno ebbe più la sfortuna di farlo, fortunatamente.
Eppure quel giorno la demone, fuori di sé come mai lo era stata, sembrava pronta ad uccidere chiunque.
Chiunque.
- Quel contratto non è valido.- sibilò con gli occhi bianchi che scintillavano - Non è valido!-
- Il signor Riddle ha firmato, milady.- sindacò Orloff.
- L'avete tratto con l'inganno!- sbraitò Ron - Ministro, gli avvocati verranno a sapere di questo!-
- Non vorrete farci causa!- gracchiò la Umbridge sconvolta e sdegnata.
- Oh, lei stia zitta!- gridò anche Hermione, correndo verso il leggio e afferrando quel contratto.
Lo lesse e lo rilesse, alzando ripetitivamente gli occhi dorati su Tom...e quando terminò, il cuore della Grifoncina si era fatto pesante come una roccia.
- Mio Dio...Tom ma cos'hai fatto?-
- Ha fatto la scelta giusta!- berciò Alfred Sawyer, SottoSegretario di Orloff - Il ragazzo è un pericolo!-
- Pericolo per chi?- replicò Lucilla senza abbassare tono di voce - Sciogliete immediatamente questo maledetto contratto se non volete che di voi non rimanga nemmeno la cenere!-
- Ci sta minacciando?!- urlò allora la Umbridge - Lei non è più nemmeno mezza umana, cara Lady Lancaster! Non sono affari suoi!-
- Io sono la madre!- la voce sepolcrale di Lucilla invase la Sala come un veleno - Mi dia solo una ragione...una soltanto! E vi farò a pezzi tutti quanti con sommo piacere!-
- Lucilla adesso basta.-
Gli Auror si zittirono di colpo.
Tom aveva rimesso a posto il collare, richiudendo il cofanetto.
Non osava neanche guadarli, né Lucilla né i suoi padrini né i suoi parenti.
- Ho firmato di mia volontà. Tornerò a casa di Caesar, non appena finita la scuola. Così ho deciso.-
- In catene.- sibilò lei, facendolo tremare - In catene, ecco come tornerai da Caesar! Non potrai mai più uscire! Non uscirai mai più da Cameron Manor! Era questo che volevi?! Eh? Era questo?!-
- Sapevi come la pensavo.- sussurrò a bassa voce - Lo sapevi da tempo.-
- Ma non avrei mai pensato che mi avresti fatto tutto questo alle spalle!-
La voce improvvisamente ridotta a un sussurro e il tono di chi sta per scoppiare il lacrime ebbero il potere di farlo sentire un verme.
Qual era in quel momento.
- Mi dispiace Lucilla.-
- LE SCUSE NON BASTANO!- esplose, facendo tremare l'intero Ministero.
- Ora basta milady!- scattò Orloff, sfidando il suicidio - Abbiamo la firma del ragazzo, il patto è concluso!-
- Invece c'è ancora una cosa in sospeso.-
Harry Potter, che fino a quel momento era rimasto immobile e in silenzio accanto a Draco Malfoy, in quel momento avanzò lentamente verso gli alti loggioni del Wizengamot.
Orloff si fece immediatamente indietro, tanto più che Duncan Gillespie non sembrò volerlo richiamare.
- Cosa vuoi fare Potter?- chiese il Ministro con una nota ansiosa nella voce.
- Non ti puoi opporre Potter!- sentenziò la Umbridge.
- Il contratto è legale, signor Potter.- fece ossequiosamente anche Sawyer.
- TACETE!-
Come prima Lucilla, ora anche la voce del bambino sopravvissuto invase interamente la Sala del Giudizio.
E per la prima volta da quando lo conosceva, Tom ebbe paura di lui.
Paura vera.
La stessa che provava di fronte a Grimaldentis.
Gli occhi smeraldini di Harry si fecero quasi neri, quando si posarono su di lui.
Rabbia, tradimento. Odio.
Si, Harry lo stava odiando.
Il suo cuore si spaccò in due, ma quando lo sentì rivolgersi al Wizengamot Tom Riddle capì cos'era la vera paura.
Perché quel giorno, quel diciannove aprile, l'eroe, la leggenda, cessò di esistere.
- Scendete immediatamente da quei banchi, non siete degni neanche di camminare sulla terra dei babbani!- ringhiò l'Auror fra i denti, mentre un tuono terribile arrivò a scuotere perfino quelle pareti sotterranee.
- Potter cosa credi di fare?!- si agitò la Umbridge.
Harry neanche la stette a sentire.
Portò lo sguardo sul Ministro. La sua cicatrice bruciava.
Ma sarebbe stata l'ultima volta, si disse. L'ultima.
Ormai non aveva più niente per cui lottare.
Draco, sapendo ciò che sarebbe successo, chiuse gli occhi. E attese.
L'inevitabile.
Addio Harry Potter, addio eroe dei maghi.
- Io gliel'avevo detto.- Harry fissò Orloff senza più battere ciglio - Io gliel'avevo detto che se solo avesse osato guardare Tom in maniera che non mi sarebbe piaciuta avrei scatenato una guerra tale che non se la sarebbe mai scordata. Io l'avevo avvisata...- il tono calò pericolosamente, diventando un sibilo di rettile - E lei se n'è fregato.-
- Non vorrai sfidarci!- sbottò il Ministro.
- No.- Harry rise amaramente, gelando tutti, scuotendo la testa - No...ormai non avete più niente per cui valga la pena lottare. Ecco Ministro. Ecco la mia guerra.-
Con un solo gesto, Harry Potter portò disperazione.
Come alla sua nascita aveva portato speranza.
Con la mano risalì al cuore. E si strappò il distintivo da Auror dal petto.
- Ma cosa...- Orloff sbarrò gli occhi, come Ron, Hermione e tutti gli altri - Potter cosa credi di fare!?-
Il bambino sopravvissuto non rispose.
Con lentezza estrema, fissò Tom. Rimase a guardarlo a tremare, a guardarlo indifeso.
E senza mai staccare gli occhi da quelli di Riddle, come estrema punizione, iniziò a parlare.
- De mea ars magica...renuntio!-
Il tempo rallentò.
Tom sgranò gli occhi, fra i più vicini a Harry chi sentì le sue parole non riuscì nemmeno a capire...che era reale.
Un breve lampo verde cominciò a percorrere il corpo del bambino sopravvissuto, mentre questo continuava a parlare.
Implacabile.
- Ego de mea potestas magica...renuntio!-
- No!- Tom si corse ad aggrapparsi a lui, immergendosi in quel bagliore verde - Harry no! Non farlo!
- Eiero ars magica.- proseguì senza sentire strilla, suppliche, isterismi - Proditor sum. De mea ars magica...RENUNTIO!-
In quell'istante si scatenò su tutta Londra la più grossa scossa sotterranea che la capitale avrebbe ricordato per molti anni avvenire. Tutti nella Sala del Giudizio vennero sbalzati indietro da una luce evanescente, dal riverbero perlaceo. E quando tornò il buio e la calma, Harry Potter era sempre davanti a loro.
Ma qualcosa in lui, nel suo essere, non sarebbe più stato come prima.
- No...- alitò Tom, rimettendosi in piedi - Oddio...no...-
Potter non lo degnò di uno sguardo. Piegò appena gli angoli della bocca versi Orloff e il Wizengamot, poi estrasse la bacchetta dal mantello. L'agitò appena...e non accadde assolutamente nulla.
- Harry Potter il babbano.- disse, con un tono carezzevole quanto assassino - Ecco la mia guerra Ministro. Dovrà combatterla senza la sua bandiera. Il bambino sopravvissuto ha appena dato le sue dimissioni. Se le goda. E ora questa non mi serve più.-
Detto quello spaccò la sua bacchetta in due parti.
Determinando così la fine di quella leggenda che era nata ventisette anni prima.
Harry Potter uscì dal Ministero della Magia, scortato da silenzio, d'annichilimento.
La speranza se n'era appena andata.

Con l'anima a pezzi, Tom Riddle uscì per le strade di Londra.
Bagnato fradicio, con la pioggia che sembrava colpirlo più impietosa di quanto già non fosse stato punito a sufficienza, si guardò attorno, cercandolo disperatamente.
E poi eccolo.
Camminava a testa bassa, ma era lui.
- Harry!- urlò, cominciando a rincorrerlo - Harry! Ti prego aspettami! Harry ti prego!-
Ogni passo diventò una frustata, ogni respiro una boccata di fiele.
E quando l'afferrò per il braccio, Harry si scansò con forza.
- Vattene.-
- Harry ti prego, dobbiamo parlare!-
- Parlare?!- l'urlo riecheggiò ugualmente, anche sotto quel temporale - Parlare?! Ora vuoi parlare? Hai parlato con me quando hai deciso di sparire dalla mia vita? No! Non me ne hai mai fatto parola! Mai, in sette dannatissimi anni!-
- Non c'era altro da fare...- Riddle cercò di fermarlo ancora, ottenendo una rude spinta all'indietro - Harry ti prego! Solo se me ne vado per sempre questa guerra avrà mai fine! Lo sai benissimo anche tu! Finché io sarò vivo i Mangiamorte avranno sempre qualcuno dietro a cui schierarsi!-
Potter sembrò restare zitto solo per un secondo, perché si rigirò come una furia.
Come un animale in gabbia.
- Allora perché non ti sei ammazzato?- gli strillò, freddandolo - Perché non ti sei ammazzato?! Dimmelo!-
- Harry...per favore...-
- Non t'azzardare a parlarmi così.- gli sibilò pieno d'odio - Non t'azzardare a supplicarmi, a guardarmi in quel modo! Hai fatto tutto da solo, complimenti Tom. Adesso arrangiati e pensa da solo alle conseguenze!-
- Va bene...puoi odiarmi...- gli sussurrò, con gli occhi vitrei - Ma tu...tu non puoi aver rinunciato ai tuoi poteri. Tu sei un mago! Tu sei la speranza di questa gente! Non puoi mollare tutto per colpa mia! NON PUOI ODIARMI TANTO DA VOLERMI PUNIRE COSì!-
- Oh, sottovaluti il mio rancore.- un ghigno feroce stravolse il volto sereno e buono che era sempre appartenuto al bambino sopravvissuto - Sei entrato nella mia vita a forza, me l'hai sconvolta e ora hai l'arroganza di venirmi a dire che cosa devo fare? Tu...- le sue mani si artigliarono, come per serrarlo alla gola - Tu devi starmi lontano, hai capito bene?! Ormai tu hai scelto la tua strada, io la mia. Niente più debiti fratello, niente più Mangiamorte da uccidere o gente da proteggere! In fondo c'era solo questo fra noi, no?- lo sfidò, mentre Tom sentiva una lacrima scivolargli sulla gota - Un patto! Solo questo. Bene! Ora è concluso! Com'è finita qua fra noi stanotte, Tom Riddle!-
E se ne andò così, sotto la pioggia.
Le gambe si rifiutavano di muoversi.
Perfino il suo cuore sembrava rifiutarsi di battere ancora.
Ma non fu solo per molto.
- Sei solo un maledetto bugiardo!-
Un violento ceffone lo riportò per un attimo alla realtà, poi una scarica di deboli pugni arrivò a colpirgli il torace, la testa e il volto, mentre lui non cercava nemmeno di proteggersi.
Tanto lo strazio nella grida di Cloe King, che sotto quel temporale sembrava diventata lo spettro di se stessa.
- Mi hai detto bugie per tutto questo tempo! Non hai fatto altro che mentirmi! Anche la scorsa notte!-
La sua voce era come il suono di vetri rotti.
Perché anche lei era appena andata in mezzi.
E anche se le lacrime le impedivano di vedere, anche se non c'era una cellula in lei che non avesse voluto morire di fronte ciò che aveva visto e sentito, di fronte alla sua vita che si era sgretolata, riusciva ancora a trovare la forza di colpire. Di lottare. Di urlare.
- Ti odio Tom! Ti odio!- e rimase schiacciata a lui, singhiozzando atrocemente, scuotendo la testa.
Ti odio.
Ti odio.
Per sempre.
Quando sollevò gli occhi, vide Beatrix e Damon.
Gli occhi sbarrati della vampira si schiusero solo per un istante, quando Cloe si staccò da lui per correre via.
- Per tutto questo tempo...per tutti questi anni...- la Diurna scosse appena la testa - Ogni volta che parlavamo del futuro...tu mi mentivi...-
Non rispose. Era fin troppo evidente la risposta.
- Sarebbe stato meglio non averti mai conosciuto.- mormorò Trix, dandogli le spalle e correndo via a sua volta.
L'ultimo che vide fu Damon.
E dal Legimors non giunse una sola parola. Né sprezzo né odio.
Ma la coltellata nel petto non avrebbe potuto fare più male ormai.
Damon gli dette le spalle e sparì.
Lasciandolo solo, come sarebbe stato da quel momento in avanti.


Draco Lucius Malfoy camminò sotto la pioggia senza curarsi della sua febbre.
West Gold Lake.
Era tornato alla casa sul lago dei Potter quella notte.
La casa in cui lui e Harry avevano vissuto i primi anni insieme.
Dalla sponda del lago poteva vedere accesa solo la luce del portico.
Si Smaterializzò davanti al cottage, ricordando ogni cosa. Ogni momento...del passato.
Un passato che aveva creduto sereno, nonostante tutto. Fino a quella notte.
- Come hai fatto ad arrivare qui?- mormorò il biondo, afferrando una sedia a sedendosi sotto al patio.
Harry Potter era seduto sulla balaustra che dava sul lago, una gamba ripiegata, del whisky incendiario fra le dita tremanti. Una sigaretta fra le labbra.
- Passaporta?- continuò Draco.
Harry non rispose.
Fissava la pioggia cadere ritmica a pelo dell'acqua, al tramonto.
Lì a West Gold Lake il cielo era più chiaro. Il tenue rossore del sole calante si mescolava alla tempesta.
- Dove ho sbagliato?-
Malfoy lo vide passarsi le dita sotto gli occhi. Rimase il silenzio.
- Dove cazzo ho sbagliato Draco?- dette un tiro nervoso alla sigaretta, con un singhiozzo bloccato in gola - Mi sono mai lamentato? Gli ho mai fatto capire in un qualche modo che fosse colpa sua? Non ho fatto abbastanza per capirlo, lo trattavo come tratto suo padre...non lo so...- e lo fissò angosciato, così diverso dalla persona ricolma di collera che era stata fino a poco prima - Dimmelo. Dove ho sbagliato con lui Draco?-
Malfoy si alzò lentamente, barcollando a causa della febbre.
Si appoggiò alla balaustra di peso, coi palmi rigidi, osservando il cielo.
Il cerchio rossastro del sole che si tuffava nel pelo del lago.
- Ti ricordi il mostriciattolo quando è arrivato?-
Harry chiuse gli occhi, stremato.
Oh, se ricordava.
Così odiato all'inizio. Quella presenza scomoda, il figlio della sua vendetta.
E ora...così tanto amato. Impossibile separarsene.
- Credo che...- iniziò Draco, inspirando forte - Credo che Tom abbia deciso in che posto stare. Forse può aver perdonato la sua leggerezza nell'essere venuto a vivere con noi. Ma non credo abbia mai perdonato se stesso, per essere quello che è. Non perdona il suo sangue, né ciò che suo padre ci ha fatto.-
- Gliel'avevo detto mille volte...mille.- sussurrò Potter, pulendosi di nuovo rabbiosamente gli zigomi umidi di lacrime - Non ha mai capito niente! Niente! E io...nemmeno.- aggiunse, ridendo amaramente, tanto da farsi male - Cristo...è dal primo anno che medita di Sigillarsi...per me, per noi. E io non ho mai capito un accidente.-
- Credi che invece io avessi mai sospettato qualcosa?- Malfoy scosse il capo, i crini biondi che scivolarono sui suoi occhi d'argento pallido - Siamo due idioti Harry. Del piccolo non abbiamo mai capito nulla.-
- Non ho fatto abbastanza...tutti questi anni non sono valsi a niente!- ringhiò, dando un calcio alla balaustra.
Per un lungo istante si avvertì fra i due solo la pioggia, il suo ticchettare sul tetto rosso del cottage.
Tom se ne andava.
Per sempre.
Sarebbe stato Sigillato, messo in prigione.
In una prigione dorata. Ma pur sempre una prigione.
E non sarebbe più potuto uscire. Né loro avrebbero più potuto entrare a Cameron Manor.
Un mese e mezzo. E sarebbe finito tutto.
Il bambino che avevano trovato addormentato davanti alla porta di casa, in un giubbotto blu, a dormire su una valigia. Con una lettera in mano.
Venuto chissà da dove.
L'ultimo piccolo Black.
I suoi sorrisi dapprima timidi, il suo parlare gentile, composto.
Quei grandi occhi blu sempre a chiedere scusa di tutto, anche della sua stessa vita.
Harry si chiuse una mano sul viso, emettendo un gemito lacerante quando capì che non l'avrebbe più sentito andare a sbattere da qualche parte.
Presto i cerotti di Tom sarebbero spariti da casa, perché non ce ne sarebbe più stato bisogno.
Quei maledetti cerotti...
Sempre in mezzo, che Tom lasciava ovunque.
Dei semplice cerotti azzurri...
Ora lo stavano piegando in due.
Così com'era arrivato, ora Tom se ne sarebbe andato via. Per sempre.
Gli aveva promesso che l'avrebbe sempre protetto...ma non era riuscito a proteggerlo dalle insidie della vita.
Da quelle stesse che il destino gli aveva piazzato sul cammino.
Aveva fallito.
Aveva fallito tutto con Tom.
- Ho fatto solo un gran casino.- alitò, tenendosi la mano sugli occhi - Cristo Malfoy, dovevi ammazzarmi anni fa quando ne avevi l'occasione!-
Draco spostò il peso dalla balaustra, rimettendosi faticosamente in piedi.
Il casino l'avevano fatto in due.
Una delle cose più importanti della loro vita...e ora l'avevano persa insieme.
Harry aveva ragione, pensò, mentre qualcosa lo spingeva ad avvicinarsi a lui.
Quei maledetti cerotti...non ci sarebbero più stati.
Presto sarebbero scomparsi.
- Se lo dici a qualcuno ti ammazzo davvero, Sfregiato.-
Draco Malfoy inspirò forte, la vista annebbiata dalla febbre, atterrito dal freddo, ma passò ugualmente un braccio attorno al collo del bambino sopravvissuto, poggiando una guancia sui suoi capelli.

 

 

Quel bambino comparso quasi otto anni prima aveva fatto da collante per loro.
Colla. Che li aveva tenuti uniti, contro tutto.
Come un cerotto su una ferita aperta, bruciante.

Ma ora il triangolo si preparava a sfasciarsi, a sciogliersi.
Si, Thomas Maximilian Riddle se ne andava.
E un pezzo delle loro vite insieme a lui.

 

 

 

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Capitolo 61
*** Capitolo 61° ***


figli61

 

 


I lost all faith in my god, in his religion too
I told the angels they could sing their songs to someone new
I lost all trust in my friends
I watched my heart turn to stone
I thought that i was left to walk this wicked world alone...


Segreto.
Basta la sola parola a far tremare.
Di gioia, eccitazione, paura, rabbia.
Basta la sola parola.
E solo la semplice idea può distruggere anche la diga più forte e robusta.
Damon Michael Howthorne, futuro Lord, osservava il soffitto nero della Stanza dei Pugna Laeta.
Stanza con due sole porte. E una barriera divisoria, proprio a spaccare il rombo a metà.
Stava seduto, stravaccato, le gambe lunghe e il capo rivolto indietro, oltre la testata della poltrona.
Una sigaretta gli penzolava dalle labbra.
E fissava il vuoto. Come faceva da quasi una settimana.
Le sue visioni erano sparite.
Anche i suoi sogni.
E nella testa ora gli rimbombava solo un dolore sottile. Che sembrava non avere forma...ma che aveva unghie e artigli che provocavano tagli così laceranti da impedirgli di dormire, di mangiare.
Segreto.
Cos'era in fondo?
Una malattia. Qualcosa che ti uccide da dentro, in silenzio. Un cancro merdoso e strisciante.
Qualcosa che devi nascondere dentro di te, che sembra starsene buono per un po' di tempo, qualcosa che tu fai finta d'ignorare, ma che in verità tu sai che è sempre lì, in quell'angolino del tuo cuore e della tua testa, pronto a balzare fuori nei momenti in cui meno te lo aspetti. A ricordarti la tua falsità.
Impari a portare una maschera, di fronte a tutti.
Impari a convivere con l'ipocrisia, impari a mentire, a ingannare.
Impari a dormire con quel peso sulla coscienza, impari anche a sorridere.
E porti la maschera fino a quando il tuo bel castello di carte non cade.
Mandando tutto in pezzi.
Si, quella parola e il suo suono bastavano ad offendere.
Aspirò il fumo, facendo cadere la cenere vicino al suo fianco, ma non si bruciò.
E d'altronde non se ne sarebbe curato.
Da una settimana a quella parte si limitava a sopravvivere.
A malapena ascoltava le voci nella sua testa, a malapena mangiava.
Osservava senza vederle le ombre delle colonne che reggevano la dimensione della Stanza, creata da Leiandros Cameron. Piccole colonne dalla linea fluida e pulita.
Un pavimento bianco, di marmo lucente, con piccoli spicchi neri qua e là, per dare forme geometriche all'insieme.
Sembrava un universo a sé.
Esattamente come lo era diventato lui...già, come lo era diventato Thomas Maximilian Riddle, da una settimana a quella parte.
Dal giorno in cui se n'erano andati dal Ministero della Magia senza speranza.
Socchiuse gli occhi celesti, vedendo ora che estrema chiarezza.
Si, quel dolore che lo feriva dentro aveva un volto.
Quello del suo migliore amico.
Traditore, pensò.
Se ne andava.
Vigliacco.
Per sempre.
Bugiardo.
Si chiuse una mano sugli occhi, avvertendo le lacrime pungergli le ciglia.
Le ricacciò indietro, dando un altro tiro alla sigaretta strazzonata.
E lui invece cos'era? Lui che credeva di conoscere a memoria il suo migliore amico, lui che in sette anni non aveva mai capito un accidente.
Tom era un grande attore. Si, questo era vero.
Ma era anche vero che...non aveva voluto vedere.
Proprio lui, proprio lui che diceva che non c'era peggior cieco di chi non volesse vedere.
In tanti comunque non avevano aperto gli occhi. E di tempo ne avevano avuto a disposizione.
Ora invece avevano solo un mese e mezzo.
Poco meno di sessanta giorni.
E li stava buttando via così...
Angelica Claire King aveva smesso di sorridere. Per giorni non era andata a lezione, ancora in quel momento non dormiva. Probabilmente neanche mangiava.
Se ne stava a letto, non studiava, non sentiva più nulla.
Dell'amore che provava era rimasto cenere. E odio.
Più forte di quanto avesse mai potuto immaginare.
Se Cloe si era arresa all'annichilimento, trasformando il suo cuore in ghiaccio, Beatrix Mirabel Vaughn aveva reagito col procedimento inverso.
La sua rabbia non si era smorzata.
Ma cresceva ogni giorno di più.
Era diventata acida, dura, cattiva, egoista.
Passava le notti fuori chissà dove, ritornando con la bocca sporca di sangue.
Milo non riusciva a farla ragione e Damon non ci aveva nemmeno provato.
Degona poi non si era risparmiata col fratello. A quanto aveva sentito il Legimors, la piccola Mckay aveva scagliato pesanti accuse nell'assoluto silenzio di Riddle che era rimasto ad ascoltare quella bambina in lacrime, fino a quando non se n'era andata a piangere altrove, urlandogli anche lei che sarebbe stato meglio non averlo mai conosciuto, che non fosse mai venuto da loro, sette anni prima. Da quel momento non gli aveva più rivolto nemmeno uno sguardo.
Ognuno di loro si era chiuso nel suo dolore ma del resto anche la popolazione magica di tutta la Gran Bretagna sembrava essere caduta nel panico.
Perché Harry Potter non c'era più.
Perché il bambino sopravvissuto, dopo ventotto anni, aveva detto basta.
Da giorni Damon aveva notato l'andirivieni di numerosi Auror, giunti da ogni dove.
Primo fra tutti il Capo degli Auror, ma nemmeno Duncan era riuscito dove perfino Elettra aveva fallito miseramente.
Harry Potter non aveva più voluto sentire nulla.
Né di magia né di Mangiamorte.
Hermione e Ron avevano fatto un buco nell'acqua, Silente in persona aveva gettato la spugna.
E ora del bambino sopravvissuto restava solo il ricordo.
Lettere e lettere continuavano a giungere da ogni dove. Suppliche, richieste di aiuto...
Nulla. Harry Potter non sentiva più né pianti né preghiere.
Gl'Illuminati e i Mangiamorte probabilmente in quel momento stavano banchettando.
Alla faccia di coloro che ora stavano rintanati nella Torre Oscura, senza il loro capo.
Senza guida, senza fede.
Perfino Draco Malfoy non riusciva a guarire dalla febbre che sembrava privarlo delle forze.
Probabilmente somatizzava l'ansia di quel periodo, l'enorme dolore che Tom aveva causato sia a lui che a Harry.
La situazione era ormai degenerata, arrivando a livelli critici.
Hogwarts era in guerra. Una guerra che si combatteva nei corridoi.
Nell'ultima settimana la voce che Tom sarebbe stata rinchiuso aveva rapidamente fatto il giro da una torre all'altra del castello.
Voci appena sussurrate, pettegolezzi e minacce erano giunte a livelli tali che il giorno prima, davanti all'aula di Trasfigurazione, il settimo anno si era ritrovato di fronte a un serpente impiccato.
Erano comparsi nomi di altri Mangiamorte e una piccola Tassorosso era stata spinta giù dalle scale da alcuni compagni, accusata di essere figlia di servitori del Signore Oscuro.
Anche le voci sui McAdams non erano certo finite.
E la scuola era diventata un circolo di caccia ai fantasmi.
La sua sigaretta si spense e se ne accese subito un'altra, gettando il mozzicone da parte, dove capitava.
Non sollevò neanche lo sguardo quando la porta dall'altra parte della Stanza si aprì.
- Dissipatio.-
Una manciata di pedine vennero aggiunte al rombo, mescolandosi con le altre.
Damon conosceva quella voce.
- Quale onore.-
- Se lo dice lei.- rispose, piegando appena il capo verso il rombo luminescente.
Lord Voldemort non guardava il rombo. Ma Damon.
Quanto potere, pensò il Lord Oscuro. Quanto potere in un ragazzino di soli diciassette anni.
Proprio come Harry.
Si avvicinò alla barriera, veleggiando nel mantello nero che lo avvolgeva come un manto d'ombra.
Rimase a due metri da Howthorne, continuando a studiarlo attentamente.
- Le serve qualcosa?- gli chiese Damon, tornando a guardare il soffitto nero.
- Come funziona?-
- Di cosa parla?-
- Il tuo dono. Come funziona?-
Damon rise. Ci avrebbe scommesso. - Sogno cadaveri. Niente di più.-
- Con che preavviso?-
- Dipende. Nei sogni vedo la morte con settimane, un mese al massimo di anticipo. Quando sono sveglio vedo gente che muore di vecchiaia, per incidenti, ma ad anni di distanza. A volte capita che veda le cose a pochi secondi da che succeda il trapasso.- il Serpeverde finalmente lo guardò in faccia, facendosi del male nel vedere quanto somigliasse a Tom - Perché le interessa?-
- Qui e là fuori possono farti credere il contrario ma tu sei un dio fra tutti gl'insetti.-
Damon sogghignò di nuovo amaramente, scuotendo la testa.
Altro che incantatore. Quello era un demonio.
Con la sua voce da serpente poteva fargli credere di essere l'arcangelo Gabriele.
- Ti basta il tocco?-
- Per chi mi sta attorno si.- replicò, cominciando a capire dove voleva andare a parare - Non mi dica che le interessa una seduta.-
- Tom non gradirebbe ma...si, direi di si.- gli occhi rossi di Voldemort scintillarono di brama. Ah, che grande potere avrebbe avuto al suo fianco, mettendo le mani su quel Legimors - Non avrai paura di veder trapassare uno come me, spero.-
- La paura della morte non è qualcosa che mi riguarda, stia tranquillo.- Damon si alzò in piedi con fatica, stanco per le lunghe notti agitate che si trascinava alle spalle - Questa cosa però potrebbe tornare utile a tutti.-
Bene.
Voldemort sogghignò compiaciuto, quasi senza che Howthorne lo notasse. Si avvicinò fin dove poteva alla barriera e allargò il palmo pallido su di essa, sentendola liquida sulla pelle. Quanto invalicabile.
Il Legimors ora lo fissava.
Doveva farlo? E se avesse visto qualcosa che non avrebbe potuto cambiare?
Qualcosa che avrebbe portato un esito negativo per loro a quella guerra?
Cambiare la morte non era in suo potere...ma gli avvenimenti che la precedevano si. Questo aveva imparato.
Lentamente, posò la mano aperta sullo scudo magico che li separava. Avvertì un gelo atroce, ma chiuse gli occhi.
Doveva vedere. Una volta per tutte.
E ciò che scoprì quel giorno fu di fondamentale importanza per gli anni futuri del giovane Lord Howthorne.
E fu anche per ciò che vide quel giorno che da quel momento in poi avrebbe guardato a quell'uomo, a quell'assassino, in maniera diversa.
Solo per ringraziarlo.
Perché mordendo Lord Voldemort avrebbe reso a Damon Howthorne un dono ancora più grande.

Tonight i'll dust myself off
Tonight i'll suck my gut in
I'll face the night and i'll pretend

I got something to believe in


Larissa Gilmore, a differenza della sorella Lisa, non si era mai interessata al quidditch.
Appartenente al sesto anno di Grifondoro, aveva sempre avuto un'unica passione, oltre alla moda e al trucco.
Tom Riddle.
Per questo quel giorno quando entrò nel bagno di Mirtilla, per fumarsi una sigaretta in santa pace, si bloccò ghiacciata. E poi fece rapidamente retro marcia sui suoi tacchi altissimi, scappando velocemente a chiedere aiuto.
Quando entrò nella Sala Duelli si guardò attorno cercando di non sembrare troppo ansiosa. Gli studenti del settimo erano impegnati nei loro esercizi quotidiani di Difesa, ma lei passò di volata fra i compagni anziani, fregandosene di tutti loro.
- Sedwigh.-
Stanford era seduto su uno dei divanetti ai quattro angoli dell'aula.
Leggeva i suoi appunti senza carpire una sola parola, un senso compiuto.
Davanti a lui Beatrix sorseggiava il suo pranzo, incurante di tutto, le cuffie del lettore nelle orecchie.
E se quella canzone non riusciva a farla piangere, allora più niente ci sarebbe riuscito.

And i had lost touch with reason
I watched life criticize the truth
Been waiting for a miracle
I know you have too

Cloe in poltrona lucidava una spada.
Sedwigh levò il capo non appena Larissa Gilmore si piegò su di lui.
- Che c'è?- le chiese il biondo, stranito di vederla lì.
- Problemi in bagno.- sussurrò la ragazza, attirando comunque l'attenzione di tutti - Riddle sta male.-
La mano della King sulla spada subì un arresto.
Trix invece fece una risatina amara.
Ma nessuna della due accennò ad alzarsi.
Allora Sedwigh, senza nascondere un'occhiata piena di sprezzo, gettò pesantemente i libri sul tavolo davanti a loro e si avviò fuori dalla porta quando Ian, Larissa Gilmore, Martin, Bruce e Archie l'avevano già preceduto.
La cosa però non finì lì. No, per nulla.
La Vaughn afferrò la spada della King e in un lampo seguì Stanford nell'atrio, tanto da lanciargli dietro la lama che si piantò saldamente nella parete opposta.
Il biondo rimase impietrito, la Gilmore cacciò un gridolino.
Trix lo fissava furente.
- Non ti azzardare mai più a farmi una piazzata simile, Stanford.- l'avvisò avvicinandosi pericolosamente.
- E tu non ti azzardare mai più ad attaccarmi di spalle.- le rispose senza scomporsi - Sono stato chiaro?-
- Permettimi di essere altrettanto cristallina. Non provare a giudicarmi.- sibilò la strega.
- Riddle è in bagno che sta male!- sbottò la Gilmore - Ma che ti prende?-
- Tu pensa ai cazzi tuoi!- le ringhiò la Vaughn fra i denti, zittendola all'istante, per tornare a rivolgersi a Stanford - Quello che faccio o non faccio sono affari miei. Capito?-
- Ma certo. Lui però non ti ha mai abbandonato per il tuo segreto.-
Il volto di Beatrix divenne una maschera di pietra.
- Io non gli ho mai mentito per sette anni.- replicò gelidamente.
- Perfetto.- il biondo le dette le spalle, altezzoso - Perciò butta pure nel cesso questi ultimi giorni. Complimenti, non ti sei dimostrata diversa da come ti pensavo. Ma in fondo cosa potevo aspettarmi?-
I Grifondoro se ne andarono all'istante, mentre la Diurna rimase immobile in mezzo al corridoio.
Imprecò pesantemente, recuperando la spada. E quando si girò vide un altro serpente impiccato, attaccato a una porta.
Fece una smorfia orribile e poi se ne tornò nei sotterranei di Serpeverde, proprio quando Sedwigh e Larissa entrarono nel bagno di Mirtilla.
Bruce, alto quasi uno e novanta per un quintale di muscoli era seduto per terra.
Tom Riddle, dopo aver vomitato il solo toast che aveva mandato giù a forza da tre giorni, se ne stava con la testa appoggiata al suo ginocchio. Pallido, un fantasma. Sembrava in punto di morte.
Martin stava bagnando un fazzoletto, Ian era seduto di fronte a loro e parlava a bassa voce.
Archie consegnò a Tom un dolce al cioccolato, ripieno di crema ai lamponi. Un tempo il suo preferito.
-...devi riposare.- stava dicendo Wallace - Tom, per favore.-
Riddle aveva gli occhi cerchiati.
Il suo marmoreo pallore staccava dai suoi capelli nerissimi.
La cravatta sfatta, la camicia semi aperta.
Era dimagrito ancora.
Sedwigh s'inginocchiò, facendogli annusare dei sali che aveva fatto apparire con la bacchetta.
Riddle scostò la fialetta infastidito, restando sdraiato sulla comoda postazione che aveva creato Bruce.
- Allora?- gli chiese Stanford.
Il moro lo guardò appena.
- Cosa vuoi che ti dica?- alitò debolmente.
- La verità per esempio.-
- La sai la verità.- Tom distolse lo sguardo - Lasciami in pace.-
- Cosa vuoi fare?- gli chiese Ian con tono rotto dall'emozione - Startene da solo fino alla fine del M.A.G.O?-
- Sarebbe un'idea.-
- E credi che te lo permetteremo?- disse Martin inferocito, gettandogli il fazzoletto bagnato sulla fronte - È da una settimana che sto zitto ma adesso non ci riesco più! Porca puttana, credi davvero che sia colpa tua? Credi che chiudendoti a casa del tuo amico demone risolverai qualcosa?-
- Tu credi che senza una erede di Voldemort i Mangiamorte andranno avanti?- mormorò Tom.
I presenti tacquero.
Era chiaro. Se tutti i Mangiamorte fossero stati chiusi da qualche parte, oppure eliminati...non ci sarebbe stato un seguito. Mai più.
- Non è giusto.- mormorò Archie rabbioso, ma anche triste e deluso.
- Già, fa schifo!- ringhiò Bruce - Fa tutto schifo!-
- Non te ne puoi andare così!- continuò Martin - A costo di chiuderti a casa mia finita la scuola!-
- Una prigione vale l'altra.- l'espressione arrendevole di Riddle li lasciò di ghiaccio - E poi sono cresciuto da Caesar. Tornare da lui non mi farà male. E' casa mia. Sempre meglio di Azkaban, no? O della pena di morte.-
- Tu ti sei fottuto il cervello! Tu e quei bastardi del Wizengamot!- se ne uscì Sedwigh, facendosi dare una sigaretta da Larissa, riprendendo così a fumare dopo la bellezza di due anni - Tu non hai fatto niente di male, perché devi andarci di mezzo tu per colpa di tutti i deficienti che camminano sui cadaveri dei mezzosangue e dei babbani?!-
- Perché io posso far finire tutto.- Tom si alzò finalmente, traballando appena.
Raggiunse il lavandino e immerse la faccia nell'acqua gelida.
Già. Con lui sarebbe finito tutto.
Basta guerre.
Proprio come avevano sempre sognato Harry, Draco, Hermione e tutti gli altri.
- Voglio stare solo.- mormorò Tom di colpo, senza guadarli - Per favore.-
I ragazzi si scambiarono degli sguardi pieni di frustrazione, rabbia, impotenza.
Ma fecero come chiedeva.
- Se non ti vedo a cena...- l'ammonì Sedwigh prima di sparire -...sappi che verrò a prenderti. Dovessi trascinarti passo per passo in Sala Grande.-
La porta sbatté. Tom immerse di nuovo il viso nell'acqua.
A cosa serviva ormai mangiare?
Voleva solo lasciarsi morire.
Chissà quanto ci avrebbe messo a prosciugarsi, se avesse smesso anche di bere.
La porta si aprì di nuovo e un paio di fianchi sinuosi si appoggiarono al suo lavandino.
- E così finalmente ti mettono in gabbia. Era ora.-
Il Grifondoro rise vagamente, asciugandosi la faccia.
- Cosa vuoi Asteria?-
La McAdams nascose l'irritazione, cercando di risentire il desiderio di rivalsa che l'aveva condotta da lui.
- Ti hanno abbandonato tutti. Il tuo migliore amico, Beatrix...la tua preziosa e sacra ragazza dal sangue puro come l'oro.- la Serpeverde ridacchiò modulando bene la voce - E' questo che succede ai vigliacchi traditori.-
Tom non si prese la briga di rispondere.
Si asciugò anche le mani e dopo essersi ripreso il mantello si diresse alla porta.
- Non scappare.- continuò la scozzese imperterrita - Sapevi che prima o poi questo momento sarebbe arrivato, no? In fondo tu non fai parte di questa gente, né di questo mondo.-
- E tu?- Riddle si volse sopra la spalla.
- Io sono una McAdams.- replicò con alterigia, le spalle dritte e il capo orgogliosamente eretto.
- Figlia di Mangiamorte.-
- No, i miei non sono Mangiamorte.-
- Continua a crederlo.-
- Cosa ti dà tanta sicurezza di essere migliore di me?- gli sibilò, perdendo la sua facciata controllata, che era andata miserabilmente in mezzi una settimana prima, quando Riddle l'aveva pubblicamente messa di fronte la verità davanti a tutti i Caposcuola - Cosa ti fa credere di essere migliore di un assassino? Solo perché in questi anni hai fatto finta di essere una pecorella accanto a Harry Potter? Eh? Non farmi ridere! Sai bene di essere diverso, sai bene di non poter stare qua!-
- E infatti me ne vado.- rispose semplicemente - Io però ho un posto dove tornare. Tu invece?- e la vide tremare, ma non se ne curò. Non se ne curò nemmeno quando gli occhi della strega divennero vitrei - I tuoi sono Mangiamorte, ammazzano babbani, Magonò e Mezzosangue. Tu invece ti sei venduta a un uomo che ammazza i gagia, che ha ucciso donne e bambini esattamente come mio padre. Che ha perfino ucciso molti dei tuoi compagni.-
Asteria tacque. La bocca serrata in una smorfia sottile.
Tom rise, desolato, amareggiato...eppure sollevato. Era il figlio di un assassino ma...non era come lei.
- Io se non altro non tornerò mai da mio padre. Ma tu ti sei venduta a un uomo al pari del Lord Oscuro. Fra noi due, non sono io l'assassino Asteria. Meglio la prigione che sangue innocente sulle mani.-
L'urlo di rabbia della strega riecheggiò nel corridoio, alle sue spalle, forse per colpirlo come un pugnale ma Riddle se ne andò via senza più voltarsi indietro.
Non sapeva che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui avrebbe visto Asteria McAdams viva.

Though i know i won't win
I'll take this one on the chin
We'll raise a toast and i'll pretend
I got something to believe in


Draco Lucius Malfoy alzò la spada in alto, sopra la propria testa.
E la riabbassò con violenza, andando a colpire la schiena di Harry James Potter.
La lama si ruppe in quattro frammenti che schizzarono ovunque, uno si piantò dritto nel divano dov'era seduto Ron Weasley. Il rossino fece una smorfia, senza muoversi.
- Fatto male?-
Harry si massaggiò la schiena. Dalla felpa strappata la pelle emergeva intatta.
Per un attimo delle scaglie dorate balenarono sull'epidermide ambrata del ragazzo, ma poi tutto tornò normale.
- Io te l'avevo detto.- disse Hermione Hargrave, seduta sul bancone della cucina.
- Cosa? Che anche da babbano sono soggetto a questa tortura?- sibilò il moro, gli occhi verdi incendiati.
- Considerala una fortuna.- gli disse Edward Dalton, intento a farsi qualcosa di forte - Anche senza poteri sei comunque invulnerabile. L'unica cosa che poteva fermarti è l'Avada Kedavra ma visto che ne sei immune, sei praticamente in una cassaforte.-
- Dì la verità.- Hermione lo guardò attenta - Ci avevi pensato, vero?-
- Mi prendi per un fottuto kamikaze?- replicò Potter, levandosi la maglia e restando a torso nudo - Certo che ci avevo pensato. Voldemort a quest'ora sarà venuto a sapere di tutto...lui e i suoi staranno banchettando alla mia faccia.-
- E' la tua massima preoccupazione ora è lui?- lo sfidò Ron senza abbassare lo sguardo.
Harry non rispose.
S'infilò una camicia nera che non era sua ma di Malfoy, infischiandosene e ributtandosi a sedere.
- Quanto durerà questa follia?- gli chiese ancora Weasley - Harry...tu sei un mago. Non un babbano qualunque.-
- Ho vissuto da babbano per undici anni. Non cascherà il mondo tornare a esserlo.-
- Ti diverti a dire certe stronzate o ti vengono fuori così?- ringhiò il rossino - Harry, per Dio...siamo in guerra! E tu per punire mezzo Ministero e ...Tom...- aggiunse Ron, facendo irrigidire tutti i presenti - Tu rinunci ai tuoi cazzo di poteri di mago! Quella formula dannata neanche dovevi conoscerla! Dove cazzo l'hai letta, si può sapere?-
- La conosco a memoria da quando avevo quindici anni.- rispose Harry, sconvolgendo anche Malfoy, semi sdraiato sul divano vicino al camino - Quando Sirius è caduto oltre il Velo mi sono fatto due ricerche. Fine della storia.-
- Perciò resterai così.- sindacò anche la Grifoncina.
- Non farmi la paternale.- le rispose con tono duro - Ho dato abbastanza. Anche troppo. E non ero tenuto neanche ad immischiarmi in queste cose. Ne ho ricevuto più male che bene.-
- E di tutte le persone che hai salvato che mi dici?-
Potter si girò verso la scala. Elettra stava scendendo dopo aver messo a letto i bambini.
- Allora?- lo incalzò sua moglie, inflessibile - Che mi dici anche della gente che morirà?-
- Sarebbe colpa mia?- replicò furente - Intendi questo?-
- Intendo che potresti salvare decine e decine persone e invece per un capriccio te ne stai qua senza poteri come uno stramaledetto babbano in attesa che venga l'ora!-
- Capriccio?-
- Perché, non lo è?- Elettra allargò appena gli occhi azzurri, nella parodia di un'amara presa in giro - Chi è che vuoi punire? Orloff? O Tom?-
- Lui non è più affar nostro.- rispose calmo.
- Perché si è permesso di andare contro i tuoi desideri?-
- Perché quando uno pensa da solo per sé, significa che può cavarsela da solo. Semplice.- spiegò con finta dolcezza.
- Tu non capisci.- Elettra scosse il capo - Leggi i giornali, ricorda gl'incidenti di quest'ultima settimana, guarda le lettere...- e gl'indicò i sacchi pronti a essere bruciati, sacchi pieni di missive che lui non aveva nemmeno aperto - Dio, possibile che tu non l'abbia mai capito? La tua sola presenza porta agli altri coraggio e speranza! Tu sei...un'idea, qualcosa a cui i maghi fanno appello. Cosa faranno senza di te?-
- I maghi si sono salvati dall'estinzione prima della mia nascita. Ce la faranno anche ora.-
- Harry.-
Hermione posò la tazza, sospirando pesantemente.
- So che sei arrabbiato.-
- No, non lo sai.-
- Si che lo so.- replicò snervata - Come credi che mi senta io? Tom non è cresciuto solo con te e Draco in questi anni. Tutti noi ci siamo presi cura di lui e mi si spezza il cuore al pensiero che se ne vada ma quel contratto parla chiaro. Ostinandoti a chiamarti fuori rischi che Tom nemmeno arrivi vivo alla Sigillazione, lo capisci o no?-
- E cosa dovrei fare? Fare finta di niente?- sibilò, alzandosi di nuovo pieno di ribellione repressa - Trattarlo come al solito quando neanche s'è preso la briga di dire a me, a Draco e a sua madre che andava al Ministero a farsi mettere agli arresti? Lo sai che Lucilla è chiusa in camera a Cedar House da una settimana!?-
Hermione e gli altri tacquero, esausti.
Stremati.
- Quindi non farai davvero nulla.- sussurrò Ron - Resterai a guardare.-
- Ci penserò quando sarà ora. Ora sono stanco, vado a letto e non svegliatemi per cena, tanto non ho appetito.-
- Vado a riposarmi anche io.- mormorò Draco, mettendosi in piedi a fatica.
Hermione lo raggiunse, toccandogli ancora la fronte.
Scottava sempre.
Quella febbre maledetta non accennava ad andarsene.
E il dolore che leggeva negli occhi di suo marito la uccideva.
Perché non sapeva come aiutarlo.
Ammesso che in quella situazione qualsiasi tipo di aiuto sarebbe mai servito a qualcosa.

If i don't believe in jesus, how can i believe the pope
If i don't believe in heroin, how can i believe in dope
If there's nothing but survival, how can i believe in sin
In a world that gives you nothing
We need something to believe in

Mary. J. Lewis si mise il mantello sulle spalle e uscendo dalla camerata del settimo anno si voltò indietro a guardare il letto vuoto di Cloe King. Maddy, Maggie e Olivia non seppero dirle dov'era andata.
Sospirando e scuotendo il capo dai lunghi crini biondi, Mary raggiunse la sala comune di Grifondoro.
Erano le undici e quel venerdì c'era il turno di ronda con gli altri Caposcuola.
Tom l'aspettava fuori come ogni volta, cortese e gentile.
Gli sorrise a malincuore, provando un dolore fortissimo per lui ma cercò di non dargli a pesare nulla.
Le fu grato di come parlò di argomenti leggeri durante il tragitto fino al primo piano, dove c'era la stanzetta din cui i Caposcuola si riunivano per dividersi i compiti.
- Buona sera ragazzi.- li salutò Jeff Lunn, Corvonero, quando entrarono.
- Ciao.- sorrise Mary, facendo dei cenni a Patience Hogs di Tassorosso insieme a Flanagan e Fern Gordon di Serpeverde, affiancata ad Adam Broody.
Solo Neely non sprecò il fiato.
Posò per un attimo lo sguardo su Tom, poi tornò ad alzare le fiamme del camino anche se ormai non ce n'era più così bisogno.
Solitamente era il Grifondoro a dividere le ronde, visto che tutti si fidavano molto del suo giudizio ma quella sera fu Lunn a dividerli. A quanto pareva il quarto piano era stato nuovamente imbrattato di scritte.
Le divisioni quella notte però non furono a favore di Riddle, purtroppo.
Neely Montgomery ottenne insieme a lui la ronda dell'ala nord del quarto piano e le scritte rosse come sangue erano un insulto anche per le peggiori orecchie.
"Morte ai Traditori"
Tom lesse quella scritta, restando immobile. Rabbia. Densa come petrolio.
Ma lui lo era poi davvero un traditore?
- Evanesco.-
Neely lo guardò di sbieco, mentre la scritta scemava via.
- Non mi piace.-
- Che cosa?- mormorò, facendo sparire altre minacce.
- Come ti comporti.-
Sempre sincera. Cara Neely.
Era preoccupata per Damon. E lui non riuscì a impedirsi di chiederle come stava.
- Lo sapresti se andassi a parlargli.- gli disse di nuovo, schietta e franca.
- Dubito che riuscirei ad aprire bocca, prima che mi maledica.-
- Siete due poveri idioti.-
Tom rimase in silenzio, continuando il suo lavoro.
Fu lei a riprendere il discorso, quando si sedettero sui gradini della scala per riposarsi un attimo.
- Non sogna più. E parla sempre meno.-
- L'hai visto oggi?-
- No. Non è venuto a nemmeno a cena. Come Beatrix del resto.-
Già. Nessuno più aveva voglia di mandare giù bocconi amari.
Si piegò sul gomito, passandosi una mano fra i capelli.
Era così stanco. Così stanco.
- Perché non parli con loro?- gli chiese, carezzandogli un ginocchio.
- Perché sarebbe inutile.-
- Loro ti vogliono bene.-
- Ma io ho detto solo bugie. Sapevo che sarebbe successo, speravo solo di potermene andare senza dire nulla a nessuno. Mi sono sbagliato.-
- Volevi andartene senza una parola?- la Corvonero assottigliò i lineamenti in un'espressione colma di dolore e delusione - Così, senza un saluto?-
- Sarebbe stato meno tragico.-
- E li avresti lasciati senza una spiegazione.-
- Di spiegazioni ne ho a migliaia. Ma a quanto pare non interessano a nessuno.-
- Non se implicano un sacrificio di una persona che si ama.-
Tom estrasse un portasigarette dal mantello. Si era messo a fumare regolarmente in quei giorni, per stordirsi, per impegnare le mani.
Si accese la sigaretta da cui uscì un fumo azzurrognolo che si levò in alto in rivoli tondi.
Sacrificio.
Era sempre stato un'animale sacrificale, solo che non l'aveva mai capito prima.
In fondo però...si, Cameron Manor era stata la sua casa.
Non era l'idea di tornare nel Golden Fields a farlo star male.
Era il fatto...che sarebbe rimasto isolato lì, per tutta la vita.
Basta esseri umani, nemmeno Trix sarebbe mai potuta entrare.
E il Ministero avrebbe mandato i Controllori Magici ogni settimana, per seguire ogni suo movimento.
Niente posta, niente contatti.
Nulla.
Si, la sua casa di un tempo sarebbe diventata la sua prigione.
Lui, che temeva più di ogni altra cosa la gabbia, le sbarre...che inceneriscono l'animo fino a quando non rimane che polvere dei sogni che un tempo covavi dentro.
Lui ci si era rinchiuso da solo stavolta.
E i casi della vita...ora non la temeva più così tanto la gabbia.
Perché l'odio che leggeva negli occhi delle persone che amava l'avevano anestetizzato.
Ormai non temeva più nulla. Neanche la morte.
Quando finì il loro turno, Jeff Lunn gli chiese se volesse andare al Circolo dei Duellanti per una bevuta e una mano a carte coi Serpeverde, ma Tom rifiutò con la solita cortesia, promettendo che sarebbe andato a trovarli un altro giorno.
Neely lo accompagnò verso Grifondoro, in silenzio.
All'ingresso delle scale, mentre queste cambiavano, la Montgomery lo afferrò per un braccio.
- Dimmi.- le sussurrò.
Lei scosse la testa, stringendolo forte.
- Promettimi che andrai a parlargli.-
- Lui non vuole parlare con me.-
- Per lui sei un fratello.- lo supplicò - Tom, sta male...senza di te.-
- Io non sto meglio di lui.- ammise, carezzandole la mano che lo stringeva come in una morsa - Ma non credo che ci sia più nulla da fare. Scusami Neely.- e si staccò, facendo appena un passo indietro.
La vide mordersi il labbro, forse trattenere una lacrime furtiva.
Finì per abbracciarlo stretto, cingendogli il collo con le esili braccia.
Quel dannato veleno che aveva suppurato le loro ferite si era allargato a tutti coloro che stavano nelle vicinanze.
Neely si staccò di colpo, fissando un punto sulle scale di Grifondoro oltre la spalla di Riddle.
Anche Tom si volse...e il suo cuore smise di battere per un istante.
Cloe era seduta sulla balaustra dell'ingresso al Quadro della Signora Grassa.
I suoi occhi nocciola scrutavano lui e Neely.
E se non era ira pura quella, non avrebbe saputo dire cos'altro fosse.
La Corvonero se ne andò senza dire altro, salutando a mezze labbra senza emettere un suono.
Raggiunta Cloe, che non vedeva che di vista e di sfuggita da sette giorni dopo quella notte in cui gli aveva giurato odio eterno, capì che la sua punizione non era ancora finita.
Non c'era amore in quello sguardo.
Non c'era compassione, né pietà.
Vendetta.
Ecco cosa c'era.
Vendetta.


If i don't believe in jesus, how can i believe the pope
If i don't believe in heroin, how can i believe in dope
If there's nothing but survival, how can i believe in sin
In a world that gives you nothing
We need something to believe in

Something To Believe In, These Days .
Bon Jovi.

 

 

 

 

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Capitolo 62
*** Capitolo 62° ***


figli62

 

 


Tiziano Sclavi,
Della Morte, Dell'Amore, VI.

La morte di pietra, la morte di neve,
la morte che viene con passo lieve,
ma per averla dovrai lottare,
vivere ancora e ancora respirare.
Perché è un'amante che non si dà a tutti,
non conta che siano belli oppure brutti:
può darsi a un altro, ma un attimo appena
e anche allora ti pensa e t'incatena.


 

 


Thomas Maximilian Riddle gettò un paio di galeoni sul tavolo, attento a non bruciare con la cenere della sigaretta la tovaglia rossa. Davanti a lui Sedwigh Stanford, suo compagno, lo seguì con la stessa posta.
- Altro whisky?- chiese Stewart Travers, alzandosi per andare al bancone della stanzetta ad anticamera della Sala Duelli che Tristan all'inizio aveva usato per chiuderci dentro una Banshee.
- Si, io ne voglio.- rispose Jeff Lunn - Ragazzi?-
- Io nulla.- Tom scosse il capo.
- A me due dita appena.- Sedwigh sollevò brevemente lo sguardo dalle carte.
Spiava l'ingresso attentamente, come per vedere chissà chi.
A quell'ora di notte del primo maggio la stanza era occupata da numerosi Serpeverde e da altrettanti Corvonero.
Mancavano alcuni Caposcuola, Neely per prima che da parecchio non metteva piede fuori dal suo dormitorio o dalla camera da letto del suo ragazzo.
Dieci giorni di silenzio. Una vita intera. Dieci giorni persi.
Ne restavano a malapena quaranta di libertà. Così pochi...
Proprio in quel momento entrò Thaddeus Flanagan, tampinato da Fern Gordon che gli correva dietro con un fazzoletto sporco di sangue...per non macchiare il prezioso marmo.
- Che è successo?- chiese Matt Rogers, seduto al bancone con Adam Broody e Clyde Hillis.
- Merlino, Flanagan.- sibilò invece Lunn- Ti avevo detto di starci lontano.-
- Lontano da chi?- chiese Tom, senza interesse.
- Da Bart Owin.- rispose Fern con tono irritato - Questo deficiente è andato alla redazione della Gazzetta della scuola e s'è attaccato con lui!-
- E meno male che è tuo amico.- ghignò Stanford - Flanagan non sai cosa sia la delicatezza.-
- Non l'avresti avuta nemmeno tu con quel deficiente se avessi visto cosa stavano pubblicando.- replicò il Tassorosso inferocito, facendosi lanciare da Matt del ghiaccio dentro un panno pulito - Fa insinuazioni troppo pesanti, mi ha rotto le balle. Fine della storia.-
- Hai una copia dell'edizione di domani?- gli chiese Tom.
- Si, quella che non andrà in stampa.- ironizzò Flanagan - Ecco.-
Una pagina spiegazzata e strazzonata colma di titoloni catastrofi fu il colpo finale di quella serata.
Altre accuse su alcuni studenti e le loro famiglie, altre velate minacce, il racconto dell'incidente del giorno al campo di quidditch quando un ragazzo del quarto di Serpeverde aveva pestato uno di Tassorosso perché aveva spifferato in giro falsità sui suoi genitori.
E infine ciò che lasciò Tom a occhi sbarrati.
- McAdams.- lesse Fern ad alta voce, piegandosi sulla spalla di Riddle - "Dieci ore fa una famiglia di maghi composta di alcuni membri mezzosangue è stata trovata decimata nella loro casa nella periferia di Londra. Gli Auror hanno arrestato i colpevoli che si sono macchiati della morte di due genitori, una coppia di parenti anziani e un bambino di nove anni. Le prove fornite all'Autorità Magiche hanno fatto ricadere i sospetti sulla famiglia McAdams, già implicati il mese scorso in un incidente alla dimora di campagna della famiglia Lampert, dove sarebbe stato trovato morto il custode Magonò. Harnold e Dyana McAdams sono stati interrogati e messi sotto arresto dopo l'inconfutabile veridicità delle prove, ma solo la strega è stata condotta alla prigione di Azkaban. Harnold McAdams è tuttora ricercato."-
- Per tutti i maghi...- mormorò Mary J. Lewis.
Poi cadde il silenzio.
Le voci erano vere.
Erano Mangiamorte.
Tom accartocciò la pagina, gettandola nel fuoco.
- Hai fatto bene a far sparire tutto, Flanagan.- disse Sedwigh.
- Dici?- fece Matt.
- Lo sai come gira di recente.- annuì anche Adam Broody, allentandosi la cravatta verde e argentea - E' una fortuna che quella roba non sia andata in stampa o domani a quest'ora ci saranno già delle gogne pronte per chiunque apra bocca.-
- Gogne per chi?-
La voce conosciuta fece tremare Tom.
Tenne lo sguardo basso mentre Cloe King entrava facendo tintinnare appena i tacchi alti.
- I McAdams.- le disse Mary, quando la bionda la raggiunse al bancone per bere qualcosa, senza degnare gli altri di un saluto. Eppure, anche se lei gli dette subito le spalle, Tom notò dei graffi e un livido sulla guancia della Grifondoro.
Cos'era successo?
- Non lo sai?- gli disse Stewart, leggendogli quasi nel pensiero - Oggi, mentre non c'eri in Sala Duelli, Asteria e Kathleen Barnett hanno lanciato accuse su di te.-
Riddle non se ne stupì, ma allargò la bocca quando il Corvonero continuò.
- Cloe le ha zittite per poco e sono arrivate alle mani. La Vaughn ha cercato di separarle e se l'è prese anche lei.- sorrise Travers - Io mi sono anche preso un calcio. Alla fine le ha fermate Tristan, ma sono tutte in punizione.-
Cloe e Trix...
Tom scosse il capo, desolato.
Ora qualcosa di forte gli serviva davvero.
Finita la mano, vinta dai Corvonero, Tom fece per alzarsi e tornarsene in camera sua, quando anche la King si alzò dallo sgabello al bancone. Salutò Stewart e anche Sedwigh dando loro un profondo bacio sulla guancia che lo gelò, poi raggiunse la porta con lui. Senza una parola.
Non ce n'era bisogno.
Una volta fuori con uno sguardo imperioso, lo stesso che aveva da tempo a quella parte verso di lui, gl'impose di seguirla. E Tom già sapeva che di nuovo non sarebbe riuscito a dormire.
Ma in fondo se lo meritava.


Lord Voldemort sputò a terra, al colmo del disprezzo.
Erano anni che non lo faceva. Anni che non provava un tale disgusto.
- Le cose stanno così.- gli disse Harry Potter, dandogli le spalle nella Stanza dei Pugna Laeta - Se non ti sta bene non so cosa farci. Io mi chiamo fuori. La storia è finita.-
- Tu ti chiami fuori solo quando sarò io a permettertelo!- gli urlò il Lord Oscuro, fuori di sé dall'ira, mentre il suo nemico giurato dopo ventisette anni di guerra gli diceva "Basta".
- Mi dispiace.- Potter rise, fermo di fronte alla porta degli Auror - Ma non c'è niente che tu possa fare stavolta. Quanto a tuo figlio, anche lui ha preso la sua decisione. Non riguarda più me il vostro rapporto. Discutine con lui se vuoi. Io e te non abbiamo più niente da dirci. Addio Tom.-
La porta degli Auror si aprì e si chiuse.
Il botto leggero rimbombò come una risata di scherno.
Voldemort serrò i pugni, rischiando quasi di spezzare la sua bacchetta.
Finita.
Il suo nemico, il suo grande e invincibile nemico era morto.
Era come se lo fosse.
E suo figlio...oh...furbo, piccolo Thomas! Anche lui gli doveva un bel po' di spiegazioni!
Raggiunse la sua porta e quando se la sbatté alle spalle lo fece così forte che questa traballò i cardini.
Era tornato nella sua stanza, a Dark Hell Manor e la collera era tale che numerose fiale e boccette contenute sugli scaffali e dietro le vetrine andarono in pezzi.
Anche il fuoco nel camino esplose, provocando una vampata micidiale che annerì il pavimento di pietra.
"E' successo qualcosa di grave?"
Voldemort serrò le mascelle e la sua faccia si trasformò in un teschio grottesco.
Nagini, arrotolata in poltrona, capì che l'umore del suo padrone non era adatto alle chiacchiere in quel momento e così strisciò via dai cuscini, dirigendosi all'ingresso.
"Prima che me ne vada, i Mangiamorte richiedono la vostra presenza in sala."
- Ora non ho tempo.- sibilò il Lord Oscuro, con tono che fece vibrare i vetri delle finestre.
"Come volete. Ma credo che una loro proposta potrebbe risolvere il guaio che ha causato Harry Potter."
Silenzio.
Nagini sparì discretamente e così il grande mago del male cominciò a camminare avanti e indietro, di fronte alla portafinestra spalancata.
Dannazione.
Dannazione a Harry Potter e a suo figlio.
Maledetti tutti e due!
"Io e te non abbiamo più niente da dirci..." aveva osato dirgli Harry.
Oh, come si sbagliava.
C'era ancora molto da dire invece.
Un altro scatto di stizza e le fiamme del camino scintillarono, pronte ad esplodere nuovamente.
Ventisette anni.
Ventisette.
Da quando un neonato in fasce l'aveva sconfitto, rimediando una ben misera cicatrice.
E quasi diciotto da quando suo figlio era nato ad Azkaban.
Anni gettati al vento.
Si appoggiò alle pareti della portafinestra con entrambi i palmi aperti, fissando il vuoto della dimensione che accoglieva il suo castello nero.
Maledetti. Maledetti entrambi.
No. Non poteva finire così.
Imprecando fra i denti capì che l'ultima parola non era ancora detta.
Come quel maledetto moccioso si era tolto i poteri, bhè se li sarebbe ripresi.
In un modo o nell'altro.
Piani più sotto, nella sala riunioni dei Mangiamorte, Vanessa Lestrange spiò Harnold McAdams conversare animatamente col giovane figlio ventenne, l'ultimo dei fratelli, del defunto Mcnair morto ad Azkaban quattro anni prima.
- Il codardo scozzese è tornato senza moglie.- ghignò Theodor Nott, affiancandola.
- Già. Se non altro ha fatto quello che doveva, anche se era sua moglie il cervello della coppia.-
La Lestrange distolse lo sguardo, tornando a sedersi a tavola, seguita da Nott e dalla moglie, una ragazzina sbiadita col viso appuntito, sempre muta come un pesce.
I settanta posti erano tutti occupati, tranne quello a capotavola e molti stavano in piedi, poggiati alle colonne, altri accanto alle finestre dalle lunghe e pesanti tende nere.
Alcuni demoni si aggiravano inquieti.
Eppure la gioia folle che li aveva colti tutti quando avevano saputo che Harry Potter aveva ceduto bacchetta e poteri, non era ancora scemata del tutto.
Rafeus Lestrange ancora brindava abbondantemente.
Ma tutti sapevano molto bene che l'umore del Lord Oscuro era assai differente dal loro.
Già. Il loro Signore non aveva apprezzato. Da giorni faceva esplodere ogni cosa, organizzava incursioni suicide, scatenava agguati agli Auror, incidenti ai babbani. Ma nulla.
Harry Potter non era mai ricomparso.
Alla luce fioca dei candelabri e delle fiaccole appese alle pareti, nessuno di loro attendeva il suo arrivo.
Ma sapevano che il perpetuo malumore di Voldemort poteva essere pericoloso anche per loro. Al minimo sbaglio o imprevisto poteva saltare qualche testa.
La loro.
- Avanti.- disse Vanessa, versandosi un calice di vino - Come risolviamo questa faccenda?-
- Nel modo più facile possibile.- le disse Rafeus - Sorella, Potter è senza poteri. Ha la gola scoperta.-
- E noi dobbiamo solo azzannare.- ghignò Fenrir Greyback, appostato accanto a Lestrange - Non fare la sospettosa, ragazza mia. Tua madre con un'occasione simile non avrebbe mai esitato.-
Vanessa si portò il calice alle labbra - Già...ma mia madre ha sottovalutato una sorella più determinata di lei. Ha scambiato l'apparenza gelida di Narcissa per indifferenza. Ed è stata uccisa per questo.-
- Noi non commetteremo errori simili.- sindacò Rafeus.
- Già, alla prima occasione basterà una spada ben affilata.- disse Harnold McAdams.
- Alla prima occasione finirai in cella se non stai attento.- gli ricordò Nott - Per poi finire di fronte al Wizengamot a spiattellare tutto. No, grazie.-
- Io non tradirei mai la causa!- ringhiò lo scozzese.
- Queste parole le ho già sentite.- ironizzò acidamente Rafeus - Severus Piton, per esempio. Chi altri? Quel bastardo di Karkaroff. Mio padre invece è ancora in prigione...e non ha mai fiatato!-
- Oh, onore ai Lestrange allora.- soffiò un tizio biondo con l'aria da dandy, in fondo a destra.
- Sta zitto Barnett, porta rispetto a mio fratello.- sibilò Rabastan Lestrange, fratello di Rodolphus mai catturato e zio di Vanessa e Rafeus - Anche sul tuo conto cominciano a girarne troppe.-
- Ma non ho mai dato a nessuno i motivi per venirmi a disturbare, a differenza di voi Black e Lestrange, Rabastan, vecchio mio.- gli disse Marcus Barnett, padre di Kathleen Barnett di Serpeverde - Comunque fa come credi. Allora, come lo uccidiamo Potter?-
- Ripeto.- disse Rafeus testardo - E' indifeso ormai.-
- Sicuro? Harry Potter sarà senza poteri ma è comunque sempre sorvegliato. Giorno e notte.- gli ricordò Vanessa, rivolgendosi poi ai presenti - E ora ditemi, amici miei, qualcuno di voi ha un piano serio o volete per caso suicidarvi?-
- Io avrei una proposta.-
La voce untuosa fece sorridere malignamente la Lestrange, che si sporse come tutti gli altri verso sinistra, in fondo alla grande tavola. Lì seduto c'era Rafe Cohen, che un tempo aveva gestito la Gazzetta di Hogwarts e che aveva un solo anno meno di Harry e gli altri.
L'ex Serpeverde si accese un sigaro sottile, al fuoco di un candelabro.
- Un tempo, a Hogwarts...- disse il giovane mago -...ho sentito dire da un tizio molto saggio e molto astuto che Harry Potter, Ron Weasley ed Hermione Granger erano l'unico vero problema dei Mangiamorte.-
- Ricordo Rafe.- Nott allargò gli occhi con malizia - Mi ricordo.-
Cohen ghignò - Secondo questo tizio, che vi giuro era un genio, Potter, Weasley e la maledetta Granger erano un fottuto treppiedi. Sue esatte parole. Loro sono rimasti un treppiedi. E cosa succede se una gamba del treppiedi cede?-
Vanessa e gli altri tacquero. Alcuni però già piegavano debitamente le labbra.
- Se una gamba cede...tutto il treppiedi cade.- sibilò Cohen velenoso - Perciò ora chiediamoci amici miei...quale gamba possiamo far saltare, per farli cadere tutti?-
- Potter è protetto da mattina a sera.- sindacò la moglie di Barnett - E la famiglia Weasley è grande e potente.-
- E quindi vogliamo attaccare la mezzosangue?- riecheggiò Rafeus - Siete matti! Quella ha tutta la protezione di Cameron, per non parlare del fatto che gioca con le nostre stesse carte.-
- Già ma...- Cohen sollevò appena la sigaretta - Sempre quando andavo a Hogwarts, la Granger aveva due punti deboli. Il primo è Potter, che continua ad essere intoccabile anche ora. Il secondo...forse è più alla nostra portata.-
- Di cosa parli?- chiese Greyback con voce roca.
- Il genio che mi disse del treppiedi è ora il nostro asso. Il punto debole rimasto della mezzosangue.-
Ci fu un attimo di totale mancanza di parole. Nessuno parve capire...almeno fino a quando Vanessa non rise sottilmente, a bocca spalancata, col capo rovesciato indietro.
Si, quel punto debole lo conosceva bene.
Come aveva potuto non pensarci?
- Draco.- e rise di più, battendo le mani a Cohen - Draco Lucius Malfoy! Si, è sempre stato un genio il mio cuginetto. Aveva ragione. Sono un treppiedi e se spacchi la gamba della Granger, allora li avremo tutti in pugno!-
- E sarà il nostro cuginetto a farli cadere.- Rafeus alzò il calice - Complimenti Rafe.-
- Già.- annuì anche Nott - Devo ammettere che mi ero scordato quanto la mezzosangue sia debole quando si tratta del nostro Principe di Serpeverde.-
- Forse potremmo volgere la situazione a nostro vantaggio ancora di più.- perseverò Rabastan Lestrange - Perché attaccare noi gli Auror di petto quando gl'Illuminati possono sfinirli al posto nostro?-
- Che intendi?- fece Nott.
- Hai ragione zio.- Vanessa strinse la mano a Rabastan, sorridendo di pura vittoria - Ottima idea. Potremmo fare uno scambio equo con Mezzafaccia. Noi la facciamo pagare al mio illustre cugino traditore. E quando il treppiedi casca a pezzi per colpa della mezzosangue, diciamo a Grimaldentis di attaccare. Così moriranno tutti.-
Qualcuno dei più giovani fischiò pieno di ammirazione, mentre la sala intera si riempiva di urla di gioia.
Urla cavernose, quasi diaboliche.
Il piano era pronto.
Bisognava solo tendere la rete e il principe di Serpeverde avrebbe finalmente pagato il suo devito.


Cloe King afferrò i capelli neri come l'inchiostro di Tom, tirandogli indietro la testa per poterlo baciare meglio.
Affondò prepotentemente la lingua fra le sue labbra, schiacciata al suo torace nudo.
Da un'ora circa erano ormai immersi nella vasca ricolma di schiuma del Bagno dei Prefetti ma non era la prima volta che ci andavano.
Il dolore straziante rischiava di ucciderlo ma Riddle non aveva mai aperto bocca per protestare.
Mai. Nemmeno una volta.
Perché lei lo aveva cercato da quella notte in cui era tornato dalla ronda con Neely, perché lei lo cercava sempre e solo per uccidere il ricordo della loro unica notte d'amore con del sesso freddo e famelico.
Perché lei lo puniva così.
Parlando con altri, stando con loro davanti a lui.
Per poi trascinarlo via di nascosto e farlo suo senza riguardo, per vendetta.
Senza una parola, senza sentimento.
Ma non le aveva mai detto di no.
Mai una volta.
Solo perché quello era l'unico modo per averla ancora vicina.
Anche se lei lo odiava, anche se lei lo disprezzava.
Era l'unico modo per stare di nuovo con lei.
Nell'attimo torbido del piacere, Cloe sempre sopra di lui, gli prese il mento fra le mani.
Con durezza.
- Guardami.- gli ordinò.
Ma non era per intimità, per legarli.
Era solo perché vedesse bene quanto odio covava nello sguardo.
E come sempre, una volta che li aveva colti dal piacere, lei si allontanava. Lasciando solo freddo dietro di lei.
Ogni gesto tenero era bandito.
Com'era bandito il ricordo di quella notte, che sembrava essere stata solo un sogno.
Usato. Si, ormai lo usava solo come un giocattolo.
Rimase ammollo nell'acqua, mentre lei si rivestiva.
Non un fiato, non un saluto.
Sparì che erano le tre del mattino e senza guardarsi indietro.
Attese una mezz'ora, poi uscì anche lui per tornare a Grifondoro. Ma ogni suo passo sembrava la via di un condannato a morte.
Dormì solo poche ore di un sonno leggero, infestato d'incubi.
Quando Sedwigh andò a chiamarlo alle otto era già in piedi, chino sul lavandino del suo bagno, dopo aver vomitato.
Stanford non disse una parola, si limitò ad usargli l'Innerva almeno due volte per tenerlo in piedi e insieme a Bruce e Martin andarono in Sala Grande, per colazione.
Quando entrarono c'era un discreto brusio. Tutti avevano saputo dei McAdams bene o male. Sia la Gazzetta del Profeta che il Cavillo avevano incentrato le prime pagine su quei delitti.
Tom si sedette senza che Degona alzasse gli occhi dalle sue uova strapazzate, limitandosi a bere del caffè.
Accanto a lui tutti cercavano di discutere limitatamente dell'accaduto ma Serpeverde sembrava in subbuglio.
- La McAdams non è a tavola.- disse Martin, osservando appena verso la zona delle serpi.
- Chi vorrebbe starci, con questo casino.- bofonchiò Madeline Nolan.
- Ho sentito da Juliette Caldwell che stanotte la McAdams è rientrata ai dormitori tardissimo.- sussurrò Maggie Clark - Forse se ne andrà da scuola.-
- Fatela finita con questi pettegolezzi.- sibilò Cloe gelida, seduta a fianco di Stanford.
- Non sono pettegolezzi. E' tutto vero.- replicò Maggie irritata.
- Ma io non ho voglia di sentirli.- disse allora la King, alzando minacciosamente gli occhi nocciola - Chiaro?-
Intanto a Serpeverde arrivò Beatrix, che si sedette in tempo per sentire le ultime novità.
Non prestò attenzione alla cosa, come del resto non fece neanche Damon, troppo indaffarato a far finta di rileggere gli appunti di Divinazione.
- Qualcuno sa dov'è?- chiese Kathleen Barnett a bassa voce.
- Dove vuoi che sia?- replicò Fern Gordon acidamente - Lasciatela in pace.-
- Non roviniamoci la giornata.- disse anche Adam Broody - Mi passate il caffè?-
- E tu pensi al caffè con questo casino?- ringhiò Hillis seccato.
- Cosa dobbiamo fare?- replicò Adam - Immolarci tutti?-
- No. Ma se sapessimo cosa intende fare sarebbe meglio.-
- Perché Clyde?- soffiò Alderton, indifferente - Sono affari suoi.-
- Già, non siamo Grifondoro. Facciamoci i cazzi nostri.- ironizzò la Gordon - E adesso mangia Clyde. E zitto.-
- Ci trascinerà tutti nel fango, dannazione.-
Beatrix fece finta come al solito di piluccare qualcosa ma non staccava mai gli occhi da Damon.
Howthorne infatti faceva solo finta di estraniarsi e questo la urtava.
Specialmente quando lo pescava a fissare la tavola dei rosso oro.
- Se stai male perché non gli parli?- gli chiese serafica.
Il Legimors abbassò di nuovo il capo sugli appunti.
Non rispose.
- Falla finita Damon.-
- Oggi è il due, lo sai?-
- Si, lo so. Un mese al M.A.G.O.-
Lo sentì ridere senza divertimento.
- Già. Manca davvero poco.-
- Hai paura?- lo sfidò.
- Si. Ma non del M.A.G.O.-
La Diurna aprì il giornale proprio quando Tom si alzò dalla tavola, afferrando la sua tracolla e andando via.
Quant'era dimagrito, si ritrovò a pensare suo malgrado.
Era pallido.
Il fantasma di se stesso.
La rabbia quasi la faceva gioire.
E il dolore l'avrebbe fatta sciogliere in lacrime se solo di punto in bianco Damon non avesse rovesciato il calice mattutino.
Si volse a chiedergli cos'avesse ma quando vide la sua espressione avvertì uno spiacevole presentimento.
Stava avendo una visione.
Tutta Serpeverde si fermò a fissarlo.
E quando balzò in piedi, cominciando ad ansare pesantemente, il Legimors era ormai terreo.
- Cosa c'è?- sussurrò Trix alzandosi a sua volta.
- Oddio...- Damon tremava. Tremava come mai prima.
- Cosa c'è?- richiese Broody - Howthorne cos'hai?-
Lo videro cercare freneticamente qualcuno alla loro tavola...qualcuno che non c'era.
- Oddio...NO!- gridò di punto in bianco, spaventando tutta la Sala Grande.
Scattò come una lepre, saltando sul tavolo e per mettendosi a correre, trascinandosi dietro i compagni.
No, no, no!
C'era una cosa che non aveva detto a Lord Voldemort.
Lui vedeva e sognava.
Ma il suicidio era un'altra cosa.
I suicidi li vedeva a pochi secondi da che compiessero il passo.
Perché era un puro gesto di libero arbitrio. Un gesto che non poteva in alcun modo essere impedito.
Ed era già tardi.
Era ormai troppo tardi.

Fuori in giardino Tom Riddle passò da sotto le arcate, raso le mura e la Torre di Astronomia.
Si sedette su una panchina sotto il salice preferito di Hermione, lasciandosi andare contro lo schienale.
Era inutile, pensò fra sé.
Tutto inutile.
Non aveva abbastanza forza per sopportare l'odio, tantomeno aveva abbastanza forza per continuare ad andare a letto con Claire. E neanche sapeva dirle di no.
Vigliacco.
Codardo.
- Ciao.-
Tom levò gli occhi blu, stirando un sorriso.
- Ciao William.-
Il piccolo Crenshaw infilò una mano sotto il mantello, tirandone fuori una ciambella.
- Me l'ha data il tuo amico dei dolci. Lui andava da Hagrid, così te l'ho portata io. Mangiala.-
Riddle la prese senza la minima voglia di mangiarla, ma William rimase di fronte a lui con sguardo severo.
- Archie ti ha detto di controllare che la mangiassi?-
- Si. Anche se non te lo meriti.-
Morse appena un pezzo e lo zucchero frizzantino gli solleticò la gola.
- Perché stai qui William?-
Il Serpeverde alzò le spalle, guardando altrove.
- So come ci si sente ad essere spaccati in due.-
Già. Tom annuì comprensivo.
- E poi tua sorella è preoccupata. Anche se fa finta di niente.-
- Grazie che stai con lei.-
- Sta male come un cane.- gli disse rabbioso - Non la sopporto quando piagnucola.-
Strano giro di parole.
Strane e tenere parole.
- Come sta?- gli chiese senza avere il coraggio di alzare gli occhi blu.
- Te l'ho detto. Sta come un cane. Passa la giornata a piangere da Tristan, oppure da me. Ha perfino litigato con Lucilla, pensa che non abbia fatto abbastanza per trattenerti.-
Lucilla.
Da più di dieci giorni non la vedeva.
Gli si formò un groppo in gola.
L'aveva tradita così bassamente. Approfittandosi del suo passato.
Perché lei lo capiva. Ma non avrebbe mai acconsentito davvero a farlo rinchiudere.
Si, l'aveva ingannata.
Tom mandò giù l'ultimo pezzo di dolce sentendolo amaro come fiele e diede una pacca leggera a Crenshaw sulla spalla.
- Grazie ancora.- si limitò a mormorare e si alzò per andare in biblioteca, l'unico posto dove ormai poteva rifugiarsi quando, a cinque metri dall'ingresso delle arcate, dei ciottoli gli arrivarono addosso dall'alto.
E tutto sembrò andare al rallentatore.
I corvi che si alzavano in volo, sciamando in cielo come un ventaglio nero.
L'ombra che scivolava verso il basso, lungo le pareti della Torre di Astronomia.
William che sollevava lo sguardo verso l'alto.
Urla di studenti nel giardino.
Passi affrettati, spinte, ansimi.
Damon che correndo come un pazzo si bloccò da sotto l'arcata alla sua destra.
Damon che gridava.
Che gli gridava qualcosa che Tom non riuscì a capire.
Maledetti i suicidi.
Maledetti voi che avete la vigliaccheria e il coraggio di togliervi la vita.
Il corpo cadde al suolo con un botto.
Fece un rumore strano, quasi ovattato.
E ora quel corpo scomposto come una bambola stava lì, di fronte a loro.
Sotto Asteria McAdams si aprì un lago di sangue.
Il capo riverso da una parte. Gli occhi verdi semichiusi, coperta da alcune ciocche di capelli insanguinati.
Tom Riddle scivolò lentamente indietro...fino a cadere a terra.
Seduto.
E non sentì più nulla fino a quando, un istante più tardi, l'atroce strillo di una studentessa del secondo anno ruppe il silenzio del giardino della fontana di Hogwarts.
Asteria McAdams si era appena tolta la vita.

 

Così come su Hogwarts fino a quel momento c'era stato il sole, di colpo quel pomeriggio venne ricoperto di nubi nere.
I corvi continuavano la loro nenia, appostati ovunque sul castello.
Asserragliati sui loggioni, sulle mura, sulla cima delle torri.
Sembravano attirati da qualcosa, come avvoltoi di fronte a una carcassa.
La pioggia aveva lavato via il sangue, ma non le lacrime.
Ovunque per la Scuola di Magia e Stregoneria si sentivano brevi sussurri, gemiti, pianti.
Le Autorità del Ministero erano subito state chiamate, Silente da ore era chiuso nel suo studio con gli Amministratori e Orloff in persona, insieme al SottoSegretario Alfred Sawyer e questi avevano scatenato il caos.
Da oltre duecento anni non accadeva un fatto simile, a Hogwarts.
Duecento lunghi anni.
A tratti fra quelle pareti di pietra regnavano grida e pianti isterici di studenti increduli.
A tratti aleggiava il silenzio.
Thomas Maximilian Riddle era seduto nella sala d'attesa all'ufficio della Mcgranitt e teneva il capo basso.
Guardava i pantaloni neri della divisa.
C'era del sangue...minuscole gocce.
Seduto sul divano abbarbicato a un bracciolo fissava il pavimento, la punta delle scarpe.
Una sigaretta fra le dita, incurante del divieto della vicepreside.
Oltre il suono ritmico della pioggia contro i vetri, poteva sentirla discutere con Piton e un altro mago che lui non aveva mai visto. Abito costoso, bombetta, aria altera.
Incurante, tornò a guardare le sue scarpe.
Prestava attenzione a cose insignificanti.
Gli venne in mente che doveva terminare la ricerca per la Hilton. E che doveva consegnare i compiti a Lumacorno.
Chissà perché la Mcgranitt aveva scelto la tappezzeria di quel colore...
Sentì dei movimenti dell'altra parte del divano.
Damon Michael Howthorne, con gli occhi cerchiati di rosso, stava poggiato su un gomito.
Non stava fermo.
Non si scambiarono una parola.
Fino a quando non entrò il mago che fino a quel momento era stato con la professoressa di Trasfigurazione.
Lei li lasciò con l'uomo ma la calma dell'arrivo durò ben poco.
Appena chiusa la porta, tempo un minuto e il suono di vetri rotti la fece precipitare a vedere cos'era successo.
Damon e Tom avevano scagliato addosso al mago, lo psichiatra mandato da Orloff, il posacenere usato da entrambi, più un pomo d'argento preso dal tavolinetto davanti a loro.
Naturalmente il codardo scappò all'istante, dicendo che avrebbe fatto rapporto ma la professoressa non ebbe cuore di dire una sola parola. Mormorò loro di stare calmi e che sarebbe tornata presto.
Lasciò di nuovo soli due adolescenti ridotti a spettri.
Uno che si era ritrovato il cadavere di una compagna a un metro da lui.
L'altro che aveva visto tutto e non era riuscito a impedire che accadesse.
Dentro alla stanza ricadde il silenzio. Duro come il metallo, affilato come un rasoio.
Si era ammazzata. Si era uccisa.
Damon si passò una mano sul viso, incredulo di potersi sentire così male.
Credeva di aver toccato il fondo con Wizloon ma a quanto pareva si era sbagliato.
E di parecchio.
La finestra in fondo alla stanza di aprì di colpo, sbattendo i vetri contro le pareti.
La pioggia si riversò sul pavimento, infradiciandolo.
Tom agitò debolmente la bacchetta, richiudendola infastidito da un tuono.
Poi anche l'anta di una vetrina ricolma di libri antichi si aprì.
Riddle lasciò andare in capo all'indietro.
- Piantala.- sibilò.
- Non sono io.- rispose Damon.
- E allora chi è?-
Howthorne lasciò perdere. Non aveva più la forza di parlare, tantomeno di pensare.
Fu in quel mentre che qualcosa di simile a un ferro rovente gli sfiorò la pelle del polso.
Si girò con lentezza...e credette di morire.
Una mano pallida e sporca di sangue gli aveva stretto il polso.
Inginocchiata a terra, vicino al bracciolo del divano, Asteria McAdams gli teneva il polso.
I capelli ora molto scuri e quasi sudici e umidi le ricadevano sul volto macchiato di fango e rosso denso.
Il grido del Legimors infestò quella stanza come solo una truppa di demoni infernali avrebbero potuto fare. Balzò in piedi sul divano, saltando dietro alle schiena di Riddle, continuando a gridare.
Come un insetto, Asteria aveva gattonato fino in un angolo buio, sparendo.
- Cristo Santo!- Damon ansava, terrorizzato come quando aveva avuto il suo primo sogno, a nove anni - Cristo! Tom! Dimmi che la vedi! Dimmi che l'hai vista!-
Il grifone si alzò dal divano, facendosi indietro con espressione indecisa. Diffidente.
Lo fissava senza capire, senza sapere cosa dirgli.
- Ma che cos'hai?- sussurrò.
La vetrinetta di prima si aprì di nuovo di scatto e Damon cacciò un altro grido seguito a una bestemmia quando rivide Asteria gattonare accanto a Tom. Con forza afferrò Riddle per il braccio, trascinandolo in piedi sul divano.
- Sta qua!- alitò il Serpeverde - Non scendere!-
- Cosa diavolo hai!?- sbottò allora Riddle.
- La vedi? Dimmi che la vedi!-
- Vedo chi?- sibilò - E cos'hai fatto al polso?-
Quando Damon alzò la mano sinistra, capì che stava seriamente per svenire.
Ma che non era un'allucinazione.
Sull'epidermide del polso spiccava la presa di cinque dita. Come un'ustione.
Non se l'era sognata. No.
Era lì.
Il cigolio li fece voltare di nuovo verso una lavagna che prima era stata coperta da un telo.
Ora un gesso si stava muovendo da solo, quella superficie pulita e nera.
- Non sei tu...- alitò Tom.
- No.- negò Damon. Non era lui.

                                                                                    MIRANDA

Ecco cosa scrisse Asteria.
Miranda.
Un nome soltanto.
Poi com'era arrivata fece una smorfia grottesca ai due, come se avesse voluto gridare senza voce, e sparì facendo andare in pezzi tutte le finestre della stanza.
Restarono in piedi a lungo su quel divano, nessuno dei due aveva il coraggio di muoversi, di dire qualcosa.
Anche solo per chiedere una spiegazione, anche la più banale.
Sembrarono riprendersi solo quando sulla soglia apparve lui.
Gli occhi di Tom e Damon divennero vitrei quando Draco Malfoy li fissò con dispiacere, tristezza, dolore.
Un attimo solo e si precipitarono entrambi fra le sue braccia. Li strinse forte.
In fondo non poteva fare altro.

 

 

 

 

Tiziano Sclavi,
Della Morte, dell'Amore, XII.

La morte, la morte, la morte furiosa,
la morte maligna, la morte pietosa,
la morte sicura, la morte carogna,
la morte che ha il muso di un topo di fogna,
la morte trionfante, la morte gloriosa,
la morte che arriva, la morte mia sposa,
la morte che danza, la morte civetta,
la morte, la morte, la morte che aspetta...

 

 

 

 

 

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Capitolo 63
*** Capitolo 63° ***


 

 


Wizards' Graveyard.
Cimitero dei Maghi.


I funerali di Asteria McAdams si erano svolti il giorno dopo il suo suicidio a Hogwarts, ma ora la comunità magica intera si era stretta al cimitero dei maghi, per l'ultimo addio a quella strega diciottenne che li aveva lasciati.
Che aveva deciso spontaneamente di lasciarli.
Che si era alzata e se n'era andata, quando tutti erano rimasti seduti ai loro posti.
Il profumo dei crisantemi e del glicine infestava l'aria, scossa da un forte vento di metà pomeriggio.
C'era odore di pioggia.
Il sole nascondeva il viso oltre spesse coltri di nubi plumbee, quasi perlacee.
Gli scozzesi superstiti di Wizloon piangevano a quella nuova, dolorosa perdita.
Ma i genitori della ragazza non erano presenti.
I maghi, abbigliati di nero, restavano in piedi di fronte alla lapide che portava il nome della giovane strega.
Gli studenti di Hogwarts a capo chino ascoltavano le parole del pastore.
Parole per loro senza significato.
Qua e là qualcuno scoppiava in singhiozzi.
Qua e là qualcuno apriva ombrelli scuri alle prime gocce di pioggia.
Parole di fede su una vita oltre la morte si disperdevano.
Nessuno fra i giovani maghi le ascoltava.
Nessuno fra loro poteva avere ancora la forza di crederci.
Qualcuno cominciò a gettare fiori nella fossa, altri lasciavano messaggi sulla tomba, piccoli oggetti, foto, ricordi.
Hogwarts era in lutto.
Di nuovo.
Il Ministro Orloff, accanto al preside Silente, disse qualcosa e di nuovo nessuno lo ascoltò.
Nessuno voleva più sentire.
Erano già state raccontate troppe bugie.
Non c'era motivo per credere ancora.
Non c'era più nessuno a salvarli.
Thomas Maximilian Riddle ne era consapevole.
Appoggiato ad un pino, poteva ancora risentire le ultime parole che lui e quella ragazza si erano detti.
Parole senza senso.
Dettate dalla rabbia.
Dettate da un brivido di paura.
Asteria non aveva mai avuto speranza.
E se n'era andata quando i suoi l'avevano abbandonata.
E quando lui l'aveva messa sullo stesso piano di Mezzafaccia.
Dov'era andata la speranza?
Volse lo sguardo alla sua destra, a metri e metri di distanza.
Gli Auror capeggiavano il cimitero, stretti a cerchia protettiva.
Harry James Potter era con loro.
Nascosto sotto un cappuccio nero, gli occhi smeraldini che guardavano lontano.
Che avevano sempre guardato lontano.
Dove nessuno poteva arrivare. Solo lui.
Dov'era andata la speranza? Dov'era andata?
La cerimonia finì quando Orloff e le sue boriose parole terminarono di appestare la tomba. Ci fu un ultimo saluto, un'ultima processione di parenti stretti, con a capo un'altera strega dai capelli quasi bianchi, alta e rigida.
Non una lacrima le solcava il viso.
Tom non rimase oltre.
Disse a Sedwigh, che era accanto a lui, che li aspettava all'uscita e Stanford come Martin e Bruce non cercò di trattenerlo.
Si mosse fra studenti e professori senza quasi farsi notare, a testa bassa, senza guardare dove andava.
Fu nella piazzetta che precedeva l'area sepolcrale che voltò il capo a ovest, dove tramonta il sole.
Lost Graveyard. Il Cimitero dei Maghi Perduti, che si erano macchiati di opere nefande.
Bellatrix Lestrange stava là.
Probabilmente alla sua morte anche lui sarebbe stato seppellito lì.
Come un reietto.
Senza aver fatto nulla...nulla di male.
Serrò le mascelle, avvertendo un'incredibile colata di odio e ribellione dentro di lui.
Non poteva restare oltre. Non voleva restare fra quella gente un minuto di più.
E c'era un unico posto dove avrebbe potuto rifugiarsi in un momento simile. Un posto in alto, dove nessuno avrebbe fatto domande. Dove avrebbe potuto stare solo.
Tom Riddle sparì in quell'esatto punto, lasciando solo una lunga piuma rossa di fenice.
Fu Draco Malfoy a trovarla, poco più tardi, dopo averlo visto sparire in mezzo a quella folla.
La prese fra le dita, osservandola.
Dov'era andato?
Uscì dal Cimitero, trovando un lungo viale alberato cupo e tetro.
Ma di Tom nessuna traccia.
Una fitta alla testa lo fece appoggiare a una statua di marmo, una donna che pregava.
La febbre era salita ancora di qualche grado. Ormai toccava i trentanove.
Cominciò a tremare, sentendo freddo e le membra doloranti.
Dannazione.
Ostinato, si mise a camminare nel viale, spiando il cielo.
Non vedeva che corvi e passeri grigi.
- Cerchi la redenzione cugino?-
All'improvviso orde di risate lo attorniarono mentre la pioggia smetteva di cadere.
Un odore pestilenziale che gli diede la nausea riuscì ad annebbiargli ancora di più la vista.
Accerchiato.
Da ogni dove cominciarono a spuntare Mangiamorte e in un lampo si ritrovò solo, in mezzo a un cerchio di nemici.
Vanessa Lestrange fu la prima a sorridergli.
E anche la prima ad attaccare.
E sfortunatamente per Draco Lucius Malfoy quello non era il suo giorno fortunato.
Fu la febbre a piegarlo, ancora prima dei colpi ricevuti.
Poco prima di perdere conoscenza già sapeva come sarebbe finita.
In fondo erano anni che se l'aspettava.
E ora era venuto il momento di guardare in faccia la realtà...una realtà dove il suo Marchio Nero bruciava terribilmente.
Thomas Maximilian Riddle invece entrò a Dark Hell Manor.
Non guardò in faccia né i Mangiamorte tantomeno suo padre.
Tanto l'odio di Voldemort aleggiava in quella dimora come una cappa velenosa.
Affrontarlo prima o farlo dopo...non avrebbe fatto alcuna differenza.


Golden Fields, Cameron Manor.
Nella biblioteca al quarto piano dell'imponente palazzo di Caesar Noah Cameron, il padrone di casa e altri commensali vivevano da giorni nella confusione più totale.
Fra scaffali titanici, tavole ingombre, gargoiles che si animavano per aiutare il loro signore nella ricerca e demoni che studiavano tutto ciò che riguardava la lunga vita di Augustus Grimaldentis, sembrava che nemmeno loro fossero in grado di venire a capo di qualcosa.
Gala Leoninus leggeva alcuni passi tratti dalle Cronache della Guerra Sacra, 1823 - 1840.
La vampira sollevò appena gli occhi di topazio quando Leiandros Cameron gettò un grosso tomo sulla tavola di fronte a lei, con espressione seccata.
- Nulla?- chiese, portandosi alle labbra un calice colmo di sangue.
- Nulla.- sibilò il demone - Qua stiamo solo perdendo tempo.-
- Non esserne così sicuro.- disse Lord Demetrius, scivolando su una scala alle loro spalle contro la parte della biblioteca che trattava la Storia Magica degli ultimi due secoli - Gli Storimagi sono dei noiosi esseri troppo occupati a scrivere per vivere, ma in questo caso possono esserci utili.-
- Tanto su Grimaldentis non se ne sa nulla comunque.- replicò il giovane Cameron - Avanti, guardiamo in faccia la realtà! Ci sono più ricostruzioni sulla vita di Emeric il Sacrilega che su Mezzafaccia! Tutto ciò che sappiamo su di lui lo dobbiamo agli Auror italiani.-
- Vuoi proporre una retata in Vaticano per caso?- chiese dolcemente Gala, però con espressione disgustata.
- Il Guanto l'ha preso lì, l'ha detto Hermione.- sindacò Leiandros - Quei maledetti cattolici lo coprono.-
- I cattolici coprono solo la totale mancanza di rispetto che hanno per la loro stessa religione.- rispose la Leoninus, agitando appena la mano e riabbassando gli occhi sui suoi testi - Il Guanto di Minegon non è un problema per noi. Dobbiamo solo sapere come entrare su quell'Arca dannata.-
- Oppure silurarla.- sibilò Lucilla dei Lancaster, apparendo sulla porta, seguita dal padrone di casa - Anche se dubito che i londinesi possano non accorgersi di un gruppo di esseri che giocano al tiro al bersaglio sul Tower Bridge, a qualsiasi ora.-
- Addormentiamo tutta Londra.- propose Leiandros.
- Stai diventando troppo impulsivo, fratello.- Caesar si sedette, anche lui con le mani occupate da tre libri rilegati in pelle, chiusi da cinghie e lacci di cuoio - Sai bene che non possiamo esporci.-
- Tanto valeva non promettere nulla a Hermione allora.-
- Diamoci una calmata.- sospirò Demetrius, Smaterializzandosi dalla scaletta e riapparendo alle spalle di Gala - Abbiamo ancora un po' di tempo. Cosa potrebbe farli entrare su quell'Arca, oltre il passaggio che non siamo riusciti a trovare al Tower Bridge?-
- Un miracolo.- sibilò la vampira.
- Un Portalista.- disse Lucilla pensosa, sedendosi con grazia e sollevando l'abito di seta per non sgualcirlo.
- Un Portalista demoniaco.- la corresse Caesar - E dubito che Stokeford accetterà di aiutarci senza che avanzi pretese.-
- E poi Vlad è un ragazzino.- Demetrius alzò le spalle - Però ti deve un favore se non sbaglio.-
- Certo e quando suo padre verrà a sapere che chiedo favori al suo nobile rampollo per aiutare gli umani mi farà sprofondare la casa fino all'Inferno.- sibilò Caesar ironico - No, grazie.-
- Gli Harkansky non viaggiano sempre nel tempo?- disse Lucilla all'improvviso.
- Che centra?-
- Possiamo chiedere a Winyfred di portarci indietro.- annuì Leiandros - Lo farebbe per noi.-
- Sempre la stessa storia. Se Horus becca noi e sua figlia a usare i poteri temporali degli Harkansky per aiutare i maghi siamo tutti nella merda fino al collo.- sentenziò il maggiore dei Cameron.
- E allora che facciamo Chichi?- lo rimbeccò Demetrius, guardandolo storto - Ci mettiamo seduti e giochiamo a carte fino a quando non verrà l'apocalisse?-
- Quella si che sarebbe divertente.- bofonchiò Gala.
- Non fa ridere.-
- No?- la vampira sorrise con aria maligna - Se lo dici tu, tesoro. Io però credo di aver trovato qualcosa.-
- Cosa?- la incalzò la Lancaster.
- Ecco. Anno 1886, maggio, luna nuova.- la Leoninus corrucciò le delicate sopracciglia, continuando a leggere, seguendo la riga col dito affusolato - A quanto dice lo Storimago, Grimaldentis una notte fece visita con gl'Illuminati a una comunità magica in esilio sui Pirenei, ancora in territorio francese.-
- Ebbene?-
- Ebbene prese in moglie una strega. La uccise non appena questa diede alla luce una bambina, dieci mesi più tardi.-
- Quel bastardo ha una figlia?- allibì Leiandros - E chi diavolo è?-
- Non c'è scritto né nome, né data di morte.- Gala sollevò lo sguardo - E' ancora viva.-
- Non vedo come possa aiutarci, amore.- disse Demetrius.
- Me l'avete detto voi di cercare qualunque cosa perché siamo agli sgoccioli.- replicò la vampira, roteando gli occhi.
- State tranquilli, non avete più niente di cui preoccuparvi.-
Tutti e cinque i presenti si voltarono di scatto verso le porte della biblioteca.
E Caesar per la prima volta in vita sua da tanto tempo, ebbe la netta impressione di trovarsi in trappola. Dannazione, una cosa così non se l'era aspettata...anche perchè il sentore che arrivava ora alla sua delicata mente di empatico, gli stava rimandando l'esatta sensazione della claustrofobia. Ma non era l'unico ad apparire sconvolto dai visitatori che si erano palesati all'ingresso della biblioteca. Anche gli altri suoi amici, parevano avere una paresi alla mascella.
Horus J. Harkansky e sua moglie Shalymar stavano sulla porta. Apparsi così, dal nulla.
Alti, entrambi con capelli bruni, lui molto corti, lei lunghi e lisci fino alla vita, di un intenso rosso carminio.
Dietro di loro avvolto in un lungo mantello blu, bordato d'oro, un uomo che dimostrava quarant'anni.
Capelli castano chiaro, espressione spigolosa e dura.
Lord Eldred, zio di Demetrius.
Per ultimi la coppia che lasciò Caesar ancora più atterrito.
Suo padre e sua madre.
Ocean e Angel. A. Cameron. I suoi genitori.
Fra tutti, i capelli bianchi di sua madre risaltavano come un raggio di luce sulla neve.
- Vedo che siete tutti riuniti.- Horus Harkansky chiuse le porte con un cenno delle dita, così come tutte le finestre e ogni uscita - Molto bene, questo non ci farà perdere tempo. Lucilla, mia cara. E' bello rivederti.-
La Lancaster si alzò in piedi, facendo un rispettoso cenno del capo.
- Horus.- rispose, risollevando lo sguardo sul cugino di secondo grado - Vorrei poter dire di essere felice di vederti ma...- si guardò attorno e anche se era la più debole fra tutti, parlò come aveva sempre fatto. Con la sicurezza di essere in alto e al sicuro - Dimmi, perché sei venuto?-
- Siamo venuti a impedire una guerra. E un'onta per la nostra gente.- rispose Lord Eldred, guardando Demetrius di sbieco - Ci è giunta voce che aiutate gli umani. Che addirittura vivete con loro.-
- Vedi umani in giro zio?- gli chiese Dimitri, conscio che avrebbe dovuto strozzare quelle due oche delle sue sorelle.
- Non siamo qua per scherzare.- rispose il demone, altero - Il patto fra noi demoni e gli umani è stato firmato molto tempo fa, prima che voi veniste al mondo. Noi non dobbiamo intrometterci nelle loro questioni.-
- Si tratta di un favore personale.- disse allora Caesar, interrompendolo - Qualcosa fra me e una mia amica.-
- Le tue amicizie ti hanno sottratto ai tuoi doveri ultimamente, figlio mio.- disse Ocean Cameron.
- No, padre. Non è vero.-
- Comunque come vi ho detto non siamo venuti qua per discutere.- Horus Harkansky non stette a sentire altro - Siamo qui per dirvi di chiudere ora questa storia.-
- Consideralo fatto.- sibilò Leiandros iroso.
- Non essere sarcastico.- l'ammonì suo padre - Questa storia deve chiudersi. Basta umani, basta incursioni nella Scuola di Hogwarts. Questa è la mia ultima parola.-
- Spiacente.- Lucilla non si mosse, né assunse espressioni in volto - Non posso.-
- Tua madre si è rovinata con quell'umano.- le ricordò Shalymar Harkansky - E ora tu fai lo stesso, cara. Pensaci.-
- Ci ho già pensato. Mio marito e mia figlia sono in pericolo.-
- Sapevamo che non saremmo giunti a nulla, ma in fondo abbiamo preferito almeno parlarvi.- sussurrò di punto in bianco Angel Cameron, guardando i suoi figli nascosta delle lunghe ciglia bianche ricurve - Perdonami, tesoro.- aggiunse verso il maggiore dei suoi figli - Ma non posso permetterti di fare un passo oltre in questa guerra.-
- Madre ma cos...- Caesar non fece in tempo a finire la frase che cacciò un grido, piegandosi in ginocchio, tenendosi la testa.
Miriadi e miriadi di voci gli avevano appena affollato la mente, spaccandogliela in mille pezzi.
Sua madre gli aveva tolto la protezione da tutte le voci del mondo conosciuto.
Ora le sentiva tutte.
- Scusami.- disse di nuovo la demone, impassibile - Ma lo faccio per voi.-
- Madre liberalo!- urlò Leiandros - Dannazione vuoi ammazzarlo?-
- L'effetto finirà fra poco.- disse Ocean Cameron, dando loro le spalle - Ma resterete qui fino a quando non sarà tutto finito. A presto figli miei.-
- Arrivederci Lucilla.- sussurrò Horus, dandole le spalle - Perdonami se puoi, ma ho già perso Degona per colpa degli umani. Non accadrà di nuovo.-
E contro le mani protese della Lancaster quelle porte dannate si chiusero.
Per non aprirsi più.
I demoni non dovevano intromettersi negli affari dei mortali. Mai.
Per questo ora i maghi erano alla mercé dei loro nemici.


Hermione Jane Hargrave richiuse il cellulare, imprecando.
Ron dal Cimitero dei Maghi le aveva appena detto che sia Tom che Draco erano spariti.
E notizia di certo migliore, il Ministro della Magia Orloff aveva fatto la stessa fine.
Un attimo prima parlava con Silente, un attimo dopo non c'era più.
A lei sinceramente non fregava proprio nulla di quell'avido e stolto ometto, ma che quell'idiota di suo marito andasse in giro da dieci giorni con la temperatura corporea da far invidia a una salamandra le piaceva poco.
Contando poi che era l'unico che riuscisse a parlare con Tom dopo ciò che era successo col Wizengamot, poteva giurarci che non sarebbero tornati presto.
Dannazione.
- Problemi mezzosangue?-
Si volse verso Pansy, sospirando.
- No. Solo Orloff che è sparito dal funerale.- per poi aggiungere, seccata - E Draco e Tom che sono andati via per i fatti loro. Quando torna lo strozzo quello stupido Serpeverde!-
- Non ingiuriare il Principe.- ironizzò Elettra che agitò appena la bacchetta visto che aveva preparato il thè per tutte - Ophelia, vieni! Ti serve una pausa!-
Dal salone di Lane Street, le raggiunse la ragazza, sorridente, ma con uno sbuffo di colore azzurro su una guancia.
- Grazie che sei venuta ad aiutarci.- le sorrise Hermione.
- Figuratevi, per me è un piacere.- l'assicurò la babbana - E poi i bambini sono un amore...e una grande fonte d'ispirazione per le mie storie.-
- Bah, i bambini sono solo una fonte di grane.- sibilò Pansy, massaggiandosi la schiena.
- Tutto a posto?- le chiese Elettra, mettendole la tazza di fronte.
- Mancano due mesi a luglio e questi piccoli mostri non fanno che tirare calci.- sibilò la strega dai capelli neri - Maledetti tutti i Weasley.-
- I gemelli e Ginny ne sono entusiasti.- tubò la Grifoncina.
- Mia cognata lasciala fuori, eh?- ironizzò Pansy, portandosi la tazza alla bocca - Dio, non vedo l'ora che sia finita.-
- Siete tutte figlie uniche?- chiese Ophelia divertita, facendosi versare del latte dalla brocca che galleggiava a mezz'aria.
- Io no.- rispose Elettra, mentre due zollette di zucchero si tuffavano nella sua tazza - Ho una sorella maggiore di me di dodici anni, che vive in Francia e un fratellastro più piccolo che ha dodici anni e che mio padre ha messo al mondo con quella deficiente della mia matrigna francese.-
- Dev'essere bello avere dei fratelli.- borbottò Ophelia, tralasciando la deficiente francese.
- Bastano i mariti.- sibilò Hermione, guardando l'ora inferocita - Se Draco non torna fra cinque secondi giuro sulla purissima e schifatissima famiglia Black che si ritroveranno con un rampollo in meno!-
- A Blaise preoccupa la sua febbre.- disse Pansy di punto in bianco, attirando l'attenzione della Hargrave.
- Che significa?-
Pansy abbassò il capo, tornando a sorseggiare il thè - Sembra che molti Black siano morti di febbre e spossatezza. A partire da Alphard Black. Anche il padre di Sirius è morto così, a soli cinquant'anni.-
- Vuoi che ti cavi gli occhi?- sbottò Hermione sconvolta - Cazzo Parkinson, la prossima volta fammi una fattura!-
- Come se potesse servire a farti fuori. Ti ho solo dato un consiglio. Tenerlo a letto. Fine. E non seccarmi mezzosangue, i Black crepano da secoli per altri motivi che con la febbre non centrano nulla.-
- Già e altri sopravvivono per pura perfidia. Ma sta zitta va!-
- Merlino, la simpatia si spreca.- tubò Elettra, ridendo allegramente di come quelle due ancora battibeccavano - Vado a controllare i bambini. Ce la fate a tenere a bada vanità e orgoglio mentre non ci sono?-
- Faremo il possibile.- sibilarono in coro.
Ophelia inclinò il capo, osservando improvvisamente la finestra alle spalle di Pansy.
- C'è un uccello con una lettera sul davanzale. Immagino sia posta.-
- Oh.- Hermione guardò l'allocco stranita. Non lo conosceva.
La lettera era per lei. E il sigillo in cera rossa rappresentava un serpente.
Forse era quello spiritosone di Lucius, ma sentì che dentro alla busta di pergamena c'era qualcosa.
Qualcosa di pesante.
Quando rovesciò il contenuto sulla tavola, Pansy smise immediatamente di bere.
Ed Elettra si fermò sulla soglia, girata verso di loro.
Due anelli.
Una fede d'argento con due iniziali, D&H.
E l'anello col serpente attorcigliato.
Gli occhi di Hermione Hargrave si erano ridotti a specchi.
Non riusciva a pensare a niente, non sentiva niente.
Fino a quando non lesse il biglietto, firmato dalla calligrafia spigolosa ma elegante di Vanessa Lestrange.

"Ora il suo cuore ce l'ho io. E se non fai presto non si tratterà più solo di una metafora.
Sai dove trovarmi.
V.G. Lestrange."

Il pensiero di Draco ebbe il potere d'infiammarle le viscere e il cervello.
Si, i Mangiamorte avevano avuto ragione.
Non c'era tallone d'Achille per una donna che non fosse il suo uomo.
Ma nel caso di Hermione era diverso.
Non stette a sentire urla, richiami, non sentì la preoccupazione delle compagne che le correvano dietro.
C'era solo Draco.
Non sentiva Elettra che le arrancava alle spalle, pregandola di aspettare gli altri.
Era proprio vero.
Quando si trattava di lui...del Principe di Serpeverde, dell'ultima stella dei Black, del ragazzino che li aveva tormentati, del giovane mago che poi aveva tradito la causa della sua famiglia per sgusciare via da quell'ingranaggio maledetto...quando si trattava di lui, lei non vedeva niente altro.
Il mondo avrebbe potuto bruciare, cascare a pezzi.
Ma Draco Malfoy...no, lui non glielo dovevano toccare.
- Occupati di Glory, torno subito!- scandì, uscendo dalla palazzina.
- Hermione non puoi andare da sola!- gridò Elettra afferrandola per il polso, ora in mezzo alla strada - Se vai da sola cattureranno anche te! E' una trappola, non lo capisci?!-
- Non me ne frega niente!- strillò con tono disperato - Lasciami andare subito, hanno preso Draco!-
- Lo so benissimo e ho il cuore in gola per lui ma se catturano anche te per lui non ci sarà scampo!-
La Grifoncina stava per replicare quando un vento fortissimo le prese di fianco.
I capelli della Baley si sollevano a ventaglio.
Hermione invece perse il fermaglio che le cingeva i capelli sul capo.
Questo rotolò a terra, fra alcune foglie verdi che si erano staccate dal viale alberato di Lane Street.
E solo allora le due streghe si accorsero che non c'era in giro anima viva.
Silenzio.
Nemmeno il vento aveva un suono.
C'era l'eco.
E attorno a loro tutto sembrava aver perso di colore.
Si trovavano...in una dimensione grigia, senza suoni, senza tempo.
- Cosa diavolo...- alitò, estraendo la bacchetta.
- Expelliarmus!-
Sia Hermione che Elettra si ritrovarono disarmate.
Un secondo più tardi l'unica nota di colore attorno a loro divenne quella rosso sangue dei mantelli degli Illuminati.
E primo in fila, fra tutti, il più odiato.
Augustus Grimaldentis si avvicinò sorridendo oltre la sua maschera.
E con un inchino sarcastico alla sua acerrima nemica, rialzò di scatto il braccio.
E il Guanto di Minegon fece il suo dovere.
Le stordì entrambe, che ricaddero a terra prive di sensi a causa della fortissima scossa.
Così, mentre Hermione Hargrave giaceva sull'asfalto di quella strada di Londra catapultata in un sogno, nella casa di Harry Potter gl'Illuminati fecero irruzione.
E i primi ad essere portati via furono i bambini, seguite dalle donne.
Prigioniere finalmente.
- Forse dovremo mandare un cesto di frutta come ringraziamento a Riddle, maestro.-
Grimaldentis rise ancora, la voce raschiata che fece vibrare i vetri della palazzina.
Passò un braccio attorno alle spalle di Miranda Grimaldentis.
- Non temere cara, ha avuto il suo tornaconto.-
- Uno come lui lo ottiene sempre, immagino.-
- Esatto. Com'è andata con quell'insulso Ministro?-
- Catturato. Il mio Imperius stava svanendo e cominciava a non darmi più i nomi delle famiglie gagia, così ho pensato che fosse meglio condurlo all'Arca. Ora è sotto sedativi, nella sua suite d'onore.-
- Ben fatto Miranda.-
- Mi onori, padre. Ora che anche quella sciocca scozzese è morta, siamo al sicuro.-
- Già, ormai non può più darci fastidio. Andiamo ora e festeggiamo.-


Erano le sei e mezza di sera quando il corpo studentesco di Hogwarts tornò entro le mura della scuola.
A capo chino.
In silenzio.
Pochi bisbigliavano e ancora meno parlavano di ciò che li aspettava.
Dopo l'assassinio di Cedric Diggory non c'era mai stata un'aura tanto nefanda sul palazzo.
Ora invece sembrava che solo i corvi e il lutto la facessero da padroni.
Fra gli studenti dotati di un certo sesto senso, qualcuno poteva dire di sentire qualcosa in agguato nel buio.
Degona Lumia Mckay era scesa dalla carrozza e aveva alzato gli occhi al cielo, sul far della sera, avvertendo uno strano freddo insinuarlesi nella pelle.
Era accaduto qualcosa.
Lo sentiva.
A quanto aveva sentito prima di andare via da Wizards' Graveyard, il Ministro Orloff era andato via senza dire nulla a nessuno. Così come avevano fatto Draco e Tom.
Neanche gli Auror erano ancora tornati, a parte gli sparuti gruppi di ronda sulle mura.
Pregò con tutto il cuore che stessero bene, poi quando William le arrivò a fianco si scambiarono un'occhiata.
Sotto vento è impossibile non sentire l'odore della preda, pensò anche Crenshaw mentre lei gli stringeva la mano.
Peccato che ora fossero loro la preda.
Si mossero dopo che anche Trix e Asher passarono loro accanto e la Diurna carezzò la testa alla piccola empatica.
Cloe era già più avanti.
Ma non si dissero una sola parola, neanche quando si voltarono a cercare Damon.
La Vaughn bloccò la Gordon nell'ingresso, chiedendole se l'aveva visto e Fern si limitò ad indicarle le strette scale che portavano alla Torre di Astronomia, la prima in ordine dalla sala d'accoglienza.
Cos'era andato a farci là sopra?
- Vuoi che vada io?- sussurrò Asher, vendendo gli occhi della Diurna.
Trix attese un secondo, poi scosse il capo.
- Cloe, vieni con me?-
La King non rispose, attese qualche attimo esattamente come lei.
Howthorne aveva subito forse il colpo più duro di tutti.
Aveva visto.
Prima che tutto accadesse.
Maledetti tutti i suicidi.
Avesse potuto l'avrebbe uccisa lei Asteria McAdams, di nuovo.
Solo per il fatto di essersi ammazzata sotto lo sguardo di Damon...e di Tom.
Serrò le palpebre, odiandosi.
Doveva smetterla di pensarci.
Doveva smetterla di preoccuparsi, di cercarlo sempre con gli occhi quando lui non era accanto a lei.
Smetterla di mordersi la lingua ogni qual volta lo costringeva a fare l'amore, per non dirgli quanto lo amava.
Smetterla di credere che tutto potesse ancora essere salvato.
Perché da salvare non c'era più niente.
Quel poco che era rimasto lei stava cercando di farlo a pezzi.
Doveva.
O quando lui se ne sarebbe andato...lei sarebbe morta.
Combatteva una battaglia inutile, lo sapeva bene.
- Cloe.- la richiamò Trix - Cloe...dobbiamo andare da Damon.-
- Si, ho capito.- mormorò a bassa voce - Vengo. Voi andate pure ragazzi.- aggiunse verso Asher, Degona e William - Vi raggiungiamo alla Torre Oscura appena troviamo quel mentecatto.-
- Come volete.- annuì il mannaro, afferrando i due maghetti per la collottola e con poca delicatezza - A più tardi.-
Ad ogni gradino passato però, le due streghe si rendevano sempre più conto che se il Legimors era salito sulla Torre di Astronomia, c'era un solo motivo.
Lui era là infatti.
Damon Michael Howthorne ci era salito con piede di piombo.
Guardandosi attorno col cuore che galoppava nel suo petto come un cavallo imbizzarrito.
L'aria ormai era fredda, il sole calato.
Un tenue rossore si stagliava in lontananza, oltre le nubi nere che coprivano il Lago, la Foresta Proibita e la vallata.
Girò su se stesso un paio di volte.
Poi prese coraggio.
- Sei qui?-
La sua voce si perse. Non ricevette risposta.
- Asteria...sei qui?- richiese.
Un sibilo feroce lo colse alle spalle. Si mosse si scatto, vedendo un'ombra sfrecciargli a fianco.
Eccola.
Lo spirito della McAdams per un istante gli fu a fianco. Poi riapparve davanti a lui, a un passo.
Quindi sparì di nuovo, perché la ritrovasse in piedi sul cornicione.
"Mi vedi? Mi senti?"
Damon deglutì, poi annuì appena.
- Si, ti sento. E ti vedo anche.-
Asteria rise senza divertimento, saltando giù dal cornicione. Veloce, scomparì e se la ritrovò a un passo da lui.
"Sapevo che con te ci sarei riuscita."
- L'unica cosa...- iniziò con voce affilata come un rasoio -...in cui sei riuscita è stata il tuo suicidio.-
Il fantasma della strega tacque.
Il sangue le incrostava buona parte del viso ma ora sembrava calma.
Lo fissò a lungo, senza più spaventarlo.
Così alla fine fu lui a parlare.
- Perché sei ancora qui? Sai di essere morta, vero?-
"Certo che lo so."
- E allora perché sei qui?-
"Perché prima dovevo chiudere una faccenda."
- Sarebbe?-
Gli occhi ora verde spento della McAdams si tinsero di velata tristezza.
"Prima di andarmene...volevo fare ancora qualcosa. Qualcosa d'importante. Io...ho fatto solo un gran casino. Non ho mai capito niente, Tom aveva ragione. E quindi...ho deciso di darvi una mano. Prima che me ne vada."
- Centra con quel nome? Miranda?-
"Esatto. Quella è la parola d'ordine del passaggio per l'Arca degli Illuminati. Al Tower Bridge."
Howthorne si passò le mani fra i capelli, scuotendo la testa.
Non ci credeva.
- Tu ti sei uccisa per la vergogna e ora vieni ad aiutarci?- sibilò fuori di sé, perdendo la calma - Se fossi viva ti ammazzerei con le mie mani!-
"Allora è una fortuna che mi sia alzata e me ne sia andata..." rispose con dolcezza "Ho fatto il mio dovere. Non so se basterà per comprarmi il paradiso...ma almeno ci ho provato."
- Serpeverde.- sentenziò.
"Serpeverde." rise lei "Vanità e gloria del proprio casato. Fino alla fine."
Così gli dette le spalle, salendo di nuovo sul cornicione.
- Cosa fai adesso?- le chiese, mettendosi dietro di lei.
"Aspetto la luce." replicò "E' venuta appena sono morta...e spero torni anche adesso. Devo solo entrarci credo."
- Credo anche io.-
"Howthorne. Me lo fai un ultimo favore?" mormorò, voltandosi appena sopra la spalla.
- Dipende.-
La risata della ragazza fu come una piuma sul suo cuore oppresso.
"Dì a Riddle che mi dispiace per quello che gli ho combinato. E che mi piaceva davvero..."
- A una condizione.-
"Quale?"
- Fila in paradiso e restaci.- mormorò Damon di rimando.
Mai più. Non voleva mai più vederla.
- Oh, sei qui! Con chi parli?-
Per il Legimors fu sufficiente vedere le ragazze con la coda dell'occhio, dalla botola della Torre, che una luce accecante lo colpì di schiena. Quando si volse, di Asteria McAdams non rimaneva nulla.
Era andata via.
Era andata, finalmente.
Addio Asteria.
- Bhè?- gli chiese Trix, guardandosi attorno - Con chi parlavi?-
Con la prima di una lunga serie d'indecisi, avrebbe dovuto rispondere.
Peccato che a quel tempo lui ancora non lo sapesse.
- Nessuno.- disse in un soffio - Nessuno.-
Quando entrarono alla Torre Oscura però, capirono che le sensazioni di Degona non erano state vane.
La casa di Harry Potter a Lane Street era stata rasa al suolo.
I bambini, Hermione, Elettra, Pansy e Ophelia catturate da Grimaldentis.
E una lettera dei Lestrange aveva informato Harry Potter che Draco Malfoy era stato preso sotto custodia.
Testuali parole.
Ormai era sancito lo stato di guerra aperta.
Lo si leggeva negli occhi del bambino sopravvissuto.
E questo, preso fra due fuochi, doveva solo decidere se tornare in campo o restare nell'ombra.




 


 

 

 

Draco Lucius Malfoy.
Ultima stella dei Black.
Onore a te.

 

 

 

 

 

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Capitolo 64
*** Capitolo 64° ***


 

 




      Per ognuno che ci lascia, c'è qualcuno che veglia.

 

 

 




Il pendolo di Hogwarts stava scoccando le dieci di sera di quell'infausto giorno di funerali quando Thomas Maximilian Riddle rimise piede nella Scuola di Magia.
Gazza non c'era. E fuori in giardino non aveva visto nemmeno Hagrid e Thor.
Strano.
Se non altro avrebbe sfangato l'ennesima strigliata, anche se dubitava che la Mcgranitt non gli avrebbe tolto il distintivo di Caposcuola e una caterva di punti, tanto da spedire Grifondoro perfino in fondo alla catena alimentare.
Posò la mano sul portone dell'ingresso.
Ora accanto all'anello dei King, che non era mai riuscito a sfilarsi, alla sua mano sinistra si era aggiunto un anello d'argento spesso, con una pietra nera e ovale, che riluceva alla luce delle fiaccole del castello come una perla.
Ricordò con un sorriso che non era né di gioia né di trionfo le ultime parole che Voldemort gli aveva rivolto.
- Nessuno è mai riuscito a ingannarmi tanto bene. Nemmeno Harry.-
Il Lord Oscuro aveva perso il suo erede.
Da non credersi.
Un uomo come lui, abituato a scontrarsi con un bambino sopravvissuto che prendeva la vita come una guerra continua... non aveva saputo contrastare invece qualcosa come il sentimento del sacrificio.
Probabilmente suo padre non l'aveva mai neanche preso in considerazione.
Troppo debole. Troppo vigliacco come impulso.
E invece suo figlio l'aveva battuto su tutta la linea.
- Non finisce qui fra noi, Thomas.-
Si sbagliava. Si sbagliava ancora.
- Non ti permetterò di voltarmi le spalle così.-
Tom scosse il capo, entrando della Sala dell'Ingresso. Non c'era nessuno.
Guardò le clessidre delle Case.
Altra cosa curiosa. I punti erano invariati.
- Potrai crederti furbo ma c'è sempre un modo per aggirare anche il patto più solido che mente umana abbia mai potuto concepire. E io lo troverò. Non ti lascerò commettere questa follia, Thomas.-
Follia.
Follia perdere un erede che avrebbe preferito morire piuttosto che seguire la sua causa.
Era incredibile il senso di possesso che un genitore poteva dimostrare su un figlio, quasi questo fosse un oggetto.
Dritto all'ufficio della Mcgranitt, sapeva bene cosa lo aspettava ma una volta fermo dietro l'angolo qualcosa gli disse di fermarsi. Una sensazione raggelante gli aveva bloccato le gambe a terra, come massi di granito.
La porta poco dopo si spalancò e Tom sentì la voce di Piton.
- Non si può andare avanti così!- sbottò la voce ansiosa e rabbiosa del professore di Pozioni - Fai come credi Minerva, ma dobbiamo sbrigarci! Ormai l'Ordine è riunito! Non possiamo perdere un secondo di più!-
- Se andiamo via tutti chi resterà qua Severus?- replicò la strega con tono saccente, ma nel contempo preoccupato - Silente è già andato a Grimmauld Place, così come Harry e gli altri Auror. Non possiamo lasciare tutto nelle mani della professoressa Sinistra! E per caso ci fossero degli attacchi? Il signor Riddle ancora non è tornato!-
- In questo momento la nostra preoccupazione deve andare ai prigionieri!-
- E lasciamo la scuola scoperta in questo modo? Senti, comincia ad avviarti. Io mi riunisco con Horace e la Sprite, cercheremo di trovare una soluzione.-
- Perfetto.-
Tom vide Piton farsi apparire un mantello nero sulle spalle.
- Fammi sapere se avete notizie, va bene?-
- Certo.-
Piton sparì lungo il corridoio apposto e Tom corse via, per tornare a Grifondoro.
Prigionieri?
Cosa diavolo era successo?
In un lampo fece la prima cosa che gli passò per la testa. Entrò nella sala comune della torre, interruppe un Prefetto del quinto anno intento in una mano di poker con le sorelle Gilmore e gli consegnò un messaggio da portare alla Mcgranitt, dove l'avvisava che era tornato e stava bene. Aggiunse inoltre che andava alla sede dell'Ordine.
Fatto quello scappò di nuovo fuori dalla scuola e si Smaterializzò via.
Quando riapparve, era in un vicolo di Grimmauld Place.
Il numero 12 era dall'altra parte della strada.
Entrò come una furia, facendo scattare tutti gli allarmi della casa ma quando gl'incantesimi cercarono di spingerlo fuori cozzarono contro una barriera nera, creata dall'anello che gli aveva dato suo padre.
Gli allarmi continuarono a squillare fino a quando, agitando la bacchetta, cessarono di far chiasso.
- Cosa diavolo succede?-
Kingsley Shacklebolt apparve nell'anticamera, con sguardo terreo.
- Merlino, sei tu.- sospirò, passandosi una mano fra i capelli - Meno male, stai bene.-
- Chi è Kingsley?- la voce agitata di Molly Weasley fece tremare ancora di più Tom, che quando si ritrovò abbracciato a Mamma Weasley rischiò il soffocamento.
- Meno male sei salvo!- alitò la strega, stringendolo sempre più forte - Eravamo così preoccupati! Caro dove sei stato? Ti hanno fatto del male? Come sei scappato?-
- Molly, ti prego.- Kingsley la staccò dal giovane Riddle - Avanti, venite in salone. Tom ci sono i tuoi amici.-
- Qualcuno mi dice cos'è successo?- l'interruppe il grifone, senza dargli tempo di ribattere - Ho sentito dalla Mcgranitt che è successo qualcosa! I ragazzi si sono fatti male?-
L'occhiata che Molly e Shacklebolt si scambiarono ebbe il potere di trasformargli il sangue in ghiaccio.
Era successo qualcosa di grave.
Senza attendere oltre li scostò di volata e corse nel salone.
Beatrix, seduta sul divano, appena lo vide tirò un incosciente sospiro di sollievo.
Damon, Cloe e William si aggiravano per la stanza.
Degona invece, seduta in poltrona, lasciò andare il libro e corse da lui.
Per la prima volta da settimane lo abbracciò forte, piangendo.
Poi si staccò e gli tirò un pugno sul petto, rabbiosa.
- Dove sei stato?!- urlò quasi, continuando a piangere - E' tutto il giorno che ti cerchiamo!-
Riddle, addolorato, cercò di calmarsi. Fissando anche i compagni, capì dai loro sguardi che la cosa era più grave di quanto apparisse.
- Cos'è successo?- mormorò allora, sgomento.
- E' successo che quando te ne sei andato da Wizards' Graveyard per andare chissà dove Draco è stato catturato dai Mangiamorte.- gli disse Beatrix, tornando a guardare vacuamente la finestra oltre le spalle di Damon, incurante degli occhi sgranati di Tom - La febbre deve aver facilitato la cattura. Vanessa Lestrange ha mandato un messaggio a Harry prima di cena. Inoltre i Mangiamorte devono essersi alleati con Mezzafaccia, secondo gli Auror, perché quando lo stesso messaggio della Lestrange è stato recapitato a Hermione, che era a Lane Street, c'è stato un attacco. Mezzafaccia ha preso lei, Elettra, Pansy e Ophelia.-
Tom poggiò una mano sullo stipite della porta.
Quasi non stava in piedi.
- I bambini?- chiese, con voce spettrale.
- Catturati.- rispose Damon.
I Mangiamorte e Mezzafaccia.
E lui per tutto il pomeriggio era stato rintanato nella torre di Dark Hell Manor.
A sentire le stronzate di suo padre.
- Figlio di puttana!-
Il suo pugno si scontrò contro la parete. Inutile il dolore, se non porta a qualcosa, gli aveva detto una volta Hermione. Si volse con una maschera di collera stampata in faccia.
Avevano ragione lei e Harry, non c'era più tempo per le mezza misure.
Con passo pesante attraversò tutta la casa, seguito dai giovani maghi che gli stavano a debita distanza, e quando spalancò la porta della cucina gli Auror quasi estrassero le bacchette.
Erano così tanti che molti si erano arroccati nella sala da pranzo accanto.
- Dove sei stato?- gli chiese Ron, seduto a tavola col volto sfigurato dal terrore.
- Signor Riddle!- lo apostrofò anche Piton, che era appena arrivato - Non puoi andartene in giro come e quando ti salta in testa! Avresti potuto essere catturato!-
Tom lo ignorò e si fece abbracciare da sua zia Andromeda e da Narcissa, che lo strinse forte.
Lui ricambiò con uno sguardo pieno di dolore.
- Mi dispiace zia.- mormorò in un soffio.
La bellissima Lady Narcissa Malfoy scosse il capo, tornando a sedersi.
- Non è stata colpa tua.-
- E' vero che sono stati catturati tutti?- e si volse verso il preside e gli Auror - Com'è potuto succedere?-
- Hanno capito dove colpire.- si limitò a dire Edward, seduto davanti a Ron con un bicchiere di whisky fra le dita.
- Dove sono?-
- Sappiamo solo che le ragazze e i bambini sono sull'Arca.- gli disse Sirius, passandogli una sedia - Draco per quel che ne sappiamo potrebbe essere ovunque.-
- Cosa volete fare?- li incalzò - Ce l'avrete un piano!-
Ron rise amaramente, tenendosi la testa fra le mani.
Solo allora Tom si guardò attorno. Dov'era Harry?
- Dov'è?- chiese subito.
- Di là.- Edward indicò la stanza accanto - Visto che...Pansy è incinta...- e Ron tremò di nuovo, fissando un punto imprecisato del tavolo coi chiari occhi sgranati -...non le accadrà nulla. I bambini la proteggono. Se stanno tutte con lei, neanche a Ophelia, Hermione ed Elettra accadrà qualcosa. Sono furbe, sanno che non devono staccarsi da Pansy. Lucas e Glory invece sono sotto la protezione messa loro da Lucilla...il problema è che anche lei è sparita. Come Cameron e gli altri. Tristan è partito mezz'ora fa, per andare a cercarli.-
- La mamma è sparita?- allibì Riddle, fissando anche Degona - Cosa significa?-
- Non lo sappiamo.- sospirò Sirius - Il fatto è che per attaccare l'Arca dobbiamo attraversare il portale che non siamo riusciti a trovare. Inoltre Draco stava male. Se lo lasciamo nelle mani dei Lestrange potrebbero ucciderlo.-
- Perciò entro stanotte troviamo Malfoy.- scandì Duncan serio - E domani mattina si va al Tower Bridge.-
- Si ma non sappiamo come diavolo trovare quel portale.- ringhiò Clay - Io non lo trovo, non so che farci, uccidetemi ma non riesco a sentirlo! È come se fosse nascosto dietro un maledetto velo.-
- Ci va una parola d'ordine.- disse Damon all'improvviso.
Tutti gli Auror, compresi alcuni che venivano dalle altre regioni, lo fissarono increduli.
- Come lo sai, signor Howthorne?- gli chiese Piton.
- Me l'ha detto...Asteria McAdams.- abbozzò.
- Cosa? E tu lo sapevi e non ci hai detto nulla?- sbraitò Asher inferocito.
- Me...l'ha detto...da poco.- continuò.
- Te l'avrà detto prima di suicidarsi, c'era tempo!- fece anche Cloe irritata.
- No...ecco...me l'ha detto dopo...- e incassò subito la testa nelle spalle.
Ora su tutti regnava il silenzio più totale.
- Come dopo?- fece Beatrix sbattendo le ciglia.
- Ci...ci ho parlato tre ore fa.- buttò lì, deciso ad affondare la sua reputazione di sano di mente.
Tom infatti, per un attimo, ebbe la tentazione di andare a mettergli una mano sulla fronte.
Forse lo psicologo poi non era stata un'idea del tutto deficiente.
- E' morta l'altro giorno, lo sai vero?- gli ricordò Piton, con tono che si usa coi bambini testardi.
- Va bene, lo so che sembro pazzo ma è la verità!- sbottò allora il Legimors - Il giorno in cui è morta ha scritto un nome sulla lavagna della professoressa Mcgranitt e prima di cena sono salito sulla Torre di Astronomia. Le ho parlato e...-
-...e tu parli con Non-Vivi.- sussurrò Milo di punto in bianco, zittendo la cagnara degli Auror increduli.
- I Non-cosa?- riecheggiò la signora Weasley.
- Dio Santo, tu parli con gli spiriti ragazzo!- scattò anche Calendulah Roberts, dallo Yorkshire.
- Può parlire con chi vuole, anche con le salme, non è questo l'importante adesso!- l'interruppe Sirius frettoloso, alzandosi di scatto e correndogli incontro - Damon, dimmi la parola d'ordine per l'Arca.-
- Miranda.-
- Perfetto.- annuì Black, lanciando le spade a Kingsley e Gary Smith e passando accanto a Remus, già pronto a partire - Signori diamoci una mossa. Harry ha detto che abbiamo tutta la notte per riunire tutti gli Auror necessari.-
- Quindi Harry...viene?- chiese Tom.
Sirius imprecò fra i denti - Ancora non lo so. E' di là che cerca di capire dov'è Draco, anche se non so come.-
In quella baraonda di spade, bacchette, dichiarazioni di vendetta e guerra, Tom riuscì a entrare nella sala da pranzo, col cuore in gola e l'anima rivolta a suo cugino. Se solo avessero torto un capello a Draco...
A causa delle tende tirate, vide solo la sagoma di Harry Potter, messo di tre quarti contro la finestra, solo quando i suoi occhi blu si abituarono alla penombra.
Solo la luce del lampione davanti alla palazzina delineava il contorno del corpo del suo padrino.
- Avanti, avanti...- diceva a bassa voce - Tieni gli occhi aperti...ce la puoi fare...-
Tom si affiancò a suo zio Lucius, in piedi contro la tavola a fumare da un lungo bocchino.
Il signor Malfoy gli posò una mano sulla spalla, poi tornò ad aspirare l'acre fumo, quasi un calmante, quando entrarono anche Narcissa, Andromeda, Sirius e Remus.
- Su...dai...- Harry serrò la mascella - Devi darmi una mano...-
- Cosa fa?- sussurrò Andromeda.
- Parla con Draco, credo.- le rispose Tom.
- Cosa riesci a vedere?- gli chiese Sirius.
Harry Potter, fissando fuori dai vetri, in realtà vedeva tutt'altro.
- Stanza di pietra, mattoni scuri, soffitto basso. Una sola finestrella, sbarrata.-
- Va avanti Potter.- lo incitò Lucius Malfoy.
- Non c'è molto.- Harry serrò le mascelle - Vedo che c'è qualcosa che brucia nell'aria. Ha un odore terribile, lo sta facendo star male. Sono delle bacchette contorte, rosso intenso.-
- Erba Draga.- disse subito Remus - Il fratello di Ron confermerà. Si usa per sedare i draghi.-
- Ecco perché non riesce a liberarsi, non è solo febbre.- sindacò Narcissa rabbiosa, mentre dentro di sé malediceva mille volte l'orrenda progenie di sua sorella e Rodolphus Lestrange - Che altro?-
- Chi vedi?- chiese invece Andromeda.
- Rabastan Lestrange.- Potter richiuse le palpebre - Vanessa, Rafeus...e...quel bastardo di Marcus Barnett.-
- C'è altro che posso indicarci il luogo in cui lo tengono?- scattò Sirius nervoso - Potrebbe essere tenuto ovunque, dai sotterranei di mia zia Jocelyn ai poderi dei Barnett nel Devon!-
- C'è una lanterna.- mormorò il bambino sopravvissuto di colpo - Sopra la sua testa. È di ottone. Rovinata, il vetro è arancione, con inserti rossi. Formato dei disegni geometrici. Il portalanterna ha un ricciolo contorto.-
- La porta?- continuò Andromeda.
- Girati...- Harry sentì il contatto lenirsi. Doveva sbrigarsi. Lo pregò ancora di voltarsi, di girare appena di poco il capo. E con gli occhi di Draco Lucius Malfoy vide una porta imponente, di legno nero. Forse ebano.
Era...cosparsa di strani segni. Appuntiti, irregolari. A coppie di tre o quattro.
Quando lo disse, i cugini Black scattarono come molle.
- Unghie!- sbottò Narcissa Black Malfoy - Unghie! Quella è la cantina sotterranea di zia Araminta! Ci torturava i babbani lì dentro, dopo che il decreto sulla loro caccia fu bocciato dal Wizengamot!-
- Dov'è questo posto?- chiese Harry, perdendo il contatto con Draco e voltandosi verso di loro.
- Little Mitcham, nel Dorset. Poco lontano dalla sede della Dama Nera.- Sirius lo guardò attentamente - Preparo la squadra. Facciamo irruzione fra un'ora.-
- No.-
Harry cominciò a infilarsi i guanti.
- Vado da solo.-
- Cosa?!- Tom e il suo padrino lo fissarono del tutto atterriti.
- Sei impazzito Potter?- sbottò anche Lucius Malfoy - Vuoi farti ammazzare insieme con mio figlio?-
- Non possono farmi niente.- sindacò l'ex Auror, vedendo anche Ron sulla soglia - Non abbiamo più tempo. Io non ho più i miei poteri di mago, ma ho quelli del Bracciale di Kentron. Basteranno. Inoltre voi dovete prepararvi tutti per l'irruzione sull'Arca. Io vado nel Dorset e riprendo Draco. È inutile attaccare domani se non potremo avere anche lui. Ci è indispensabile. Le ragazze e i bambini sono al sicuro con Pansy ma dovranno aspettare qualche ora. Fate preparare i Medimaghi, che siano pronti al mio ritorno. Voi intanto organizzatevi perché domani mattina alle quattro si va al Tower Bridge. Se non ci vedete tornare, non prendetevi la briga di venirci a prendere.-
S'infilò il mantello e legò la spada alla cinta.
Istintivamente portò la mano sul cuore, oltre la casacca dove aveva sempre tenuto la bacchetta.
Scosse il capo.
Non ascoltò né Duncan, né le preoccupazioni degli altri Auror.
Promise solo che sarebbe tornato presto.
E poi, non si sa bene come, una luce dorata lo prese con sé e lo Smaterializzò via.


L'elemento della vaghezza, della traccia lasciata appena intuire, sembrava essere stato l'elemento essenziale nella vita di Augustus Grimaldentis. Uomo che, dopo suo padre, aveva costruito la setta magica più onnisciente nella storia della magia.
Hermione Jane Hargrave quella notte, sdraiata su una sagoma di legno duro e dalle palle ricolma di schegge a causa della rozzezza dell'intaglio, si ritrovò a pensare a quelle che un tempo erano state le parole di Caesar, riguardo le sette segrete.
Quello che conta per la setta è il vago, inquietante effetto indotto sia dai propagandisti che diffondono voci allarmanti su cospirazioni di sette segrete, sia dai fanatici esoterici che diffondono idee di miracoli e prodigi, dando l'impressione che il cambiamento possa essere facilmente attuato tramite l'uso della forza e della magia.
Già, il vago. Il nascosto. Il mistero.
Era sempre stato questo che aveva avvolto gl'Illuminati.
Rinchiusa da sola in una cella, rise della faccia del suo aguzzino quando questo le passò una lama arrugginita sul braccio e lei non emise un suono.
Cosa non era riuscita a fare la cara Doll.
La sua soglia del dolore, dopo mesi in cui era stata divorata viva, sembrava essere sparita.
L'Illuminato gettò la lama a terra, disgustato.
Dopo ore d'interrogatori inutili e una violenza che avrebbe piegato chiunque, quella strega ne usciva del tutto indifferente.
- Crocker.- una voce dietro la porta fermò l'Illuminato, che stava per colpirla ancora.
- Cosa?- sibilò quello.
- Parla?-
- Presto urlerà questa schifosa gagia.- sibilò l'aguzzino.
Hermione girò la testa, colpita da un potente ceffone.
E quasi lo ringraziò, quando sentì il sangue in bocca.
Ora aveva tutto ciò che le serviva.
Il sangue e la vendetta.
L'Incanto Demonicus
avrebbe fatto il resto.
Una volta per tutte.
- Crocker.- richiamò di nuovo il tizio fuori - Il Maestro vuole che la porti da lui.-
- D'accordo, d'accordo.-
L'Illuminato di nome Crocker usò la bacchetta per liberarla dalle catene e dai morsi di metallo. L'afferrò per i capelli e puntandole la bacchetta alla schiena la spinse rudemente fuori la cella.
Era tutto come l'altra volta, quando erano finiti sull'Arca per errore.
Il pavimento dava l'idea di dondolare.
Sembrava di stare in un tempio, con arcate e colonne di marmo, affreschi alle pareti e mosaici che raffiguravano le Crociate e o le Guerre Magiche.
Qualche minuto più tardi venne ricondotta nella sala del Lazzaro.
L'azzurro di quell'enorme vasca collegata a cascate e rigagnoli di vita eterna le sembrò così ridicolo.
Proprio lei che stava per usare l'Incanto Demonicus.
Proprio lei che sputava sulla vita, quando ne aveva così tanta di fronte.
- Mia cara.-
Grimaldentis si alzò da una specie di trono di pietra.
Al suo fianco una donna dai lunghi capelli neri, gli occhi coperti da una maschera che le nascondeva i lineamenti sono fini alla linea del naso. Miranda Grimaldentis.
Mezzafaccia agitò la mano libera dal Guanto di Minegon, facendo cenno gli Illuminati di disporsi attorno alle uscite della sala. Alcuni fantocci vestiti di nero invece l'accerchiavano.
Rimase in piedi, i vestiti strappati e laceri, il volto coperto di lividi.
Istintivamente cercò le sue compagne e con sommo orrore vide Elettra incatenata per i polsi a una colonna, a qualche metro alla sua sinistra. Di pietra come sempre, la bionda le fece un cenno, per farle capire che stava bene.
Sulla parte destra della sala il Lazzaro, in mezzo il trono, le colonne e poi...dietro ad esse, delle arcate che dovevano fungere da prigioni. Prigioni di lusso, con sbarre di rame.
Vide che Pansy stava bene dietro di esse, esattamente come Ophelia a cui non era stato fatto un graffio.
Ma si sentì venire meno quando vide che Pansy aveva in braccio solo Faith e che Jeremy era nascosto fra le due donne. Dov'erano Lucas e Glory?
- Cerchi qualcosa Hargrave?-
Era stata Miranda Grimaldentis ad apostrofarla, con tono pieno di sprezzo.
- Probabilmente cerca i bambini della Profezia del Legimors.- ghignò Crocker - Non è così?-
Quello la spinse rudemente. Si sbilanciò a cadde sulle ginocchia, giusto in tempo perché Mezzafaccia le fosse arrivato di fronte.
E rise il maledetto.
Rise nel vederla piegata.
Peccato che certi spiriti non si possono piegare.
Né spezzare né piegare. Mai.
Hermione si rimise in piedi.
- Dove sono i bambini?-
Grimaldentis sorrise dietro la maschera. Gli occhi pieni di capillari rotti scintillarono.
- "Guai, guai ai figli degli eroi
e per colui che ha dimenticato, morte sarà
perché solo il riso dei bambini, in nostro aiuto verrà."-
citò, veleggiando nel lungo mantello bianco - Interessante profezia, specialmente se uscita dalla limpida bocca di un bambino che vede cadaveri. Queste ultime frasi sono ancora più affascinanti, non credi? Guai ai figli dei eroi...e come vedi...- allungò il braccio alle sue spalle, verso il trono di pietra. Proprio quel momento Hermione sentì una vibrazione dal pavimento.
Questo si aprì in una forma rettangolare e da quel buco nero si sollevò una lastra di marmo.
Con vide i riccioli biondissimi, quasi bianchi, di Glory si sentì come salvata sull'ultimo gradino dell'inferno.
Lucas era con lei. I due piccoli erano seduti vicini e si guardavano attorno.
Quando Lucas vide sua madre batté le manine, esattamente come Glory che sorrise stentamente, rivolta ad Hermione. Questo parve eccitare moltissimo Mezzafaccia - Come vedi i piccoli sono ancora vivi.- celiò, soffiandole addosso la sua voce rauca e sibilante, come quella di un bambino folle - Almeno per ora. Vedi Hargrave, quando ti conobbi anni fa e ti vidi liberare il figlio del Lord Oscuro, capii subito che sarebbe stata un'estrema soddisfazione eliminare una come te. Quando poi pochi giorni fa i Mangiamorte mi hanno offerto te in cambio di Draco Malfoy...bhè, posso dire che la mia vendetta è stata decisamente facilitata. Certo non credevo che avremmo avuto tanti problemi...- e fissò Pansy con stizza - Ma come puoi notare abbiamo catturato comunque i due bambini della profezia.-
- Perché non ci preghi di risparmiarli?- s'intromise con voce gelida Miranda.
- Servirebbe a qualcosa?- replicò Hermione, senza neanche guardarla.
Crocker, che le stava ancora dietro, le spinse la bacchetta in mezzo alle costole.
- Cosa intende la profezia per il riso dei bambini?- le sibilò - Parla!-
- Non lo sappiamo.- rispose Elettra per lei - La profezia è sempre stata incomprensibile anche per noi.-
- E pensi che ci creda?- le disse Miranda, avvicinandosi con passo felino.
La bionda distolse lo sguardo azzurro - Credi a quello che ti pare.-
- Se una di voi non parla cominceranno a rotolare teste.- le minacciò la Grimaldentis, afferrando Elettra per la gola - Hai dieci secondo Hargrave! O comincio da lei!-
- Schifosa lasciala!- urlò Pansy attaccandosi alle sbarre.
- Allora diteni cosa voglio sapere!-
- Come deve dirtelo che non lo sappiamo?!-
Hermione imprecò fra i denti. Elettra era capacissima di farsi ammazzare. La conosceva fin troppo bene, per questo quando si fece avanti verso la lastra galleggiante su cui erano seduti i piccoli, si prese un'occhiata di rabbia dalla sua amica.
- Vuoi capire il potere del riso dei bambini?- sibilò la ex Grifondoro con un ghigno di vittoria verso Grimaldentis - Allora preparati a perdere un po' di galoppini, Augustus.- poi senza indugiare oltre fece una buffa smorfia a Lucas e Glory.
Fu la cosa più semplice del mondo.
I due bimbi si misero a ridere, quella risata gaia e luminosa che irradia anche i giorni di pioggia...che si propagò nella sala del Lazzaro come un'onda magica.
In seguito a quelle risate irruppero le grida dei fantocci in nero.
Pochi istanti e Grimaldentis allibito e sconvolto, li vide accartocciarsi su loro stessi.
Ad ogni gemito, ad ogni vagito divertito, uno a uno i suoi fantocci si dilaniarono.
Ne rimasero solo cumuli di cenere, sparsi qua e là.
E il rombo bianco in cima ad essi da bianco puro come neve divenne bianco sporco, quasi giallognolo.
Perdendo ogni potere.
- Ecco la magia.- sussurrò Hermione, mentre Grimaldentis fissava quello scempio, serrando la mano col Guanto in una morsa assassina - I bambini sono esseri così puri che distruggono ogni Polo Negativo finisca sulla loro strada. Chi non sa più ascoltare farà questa stessa fine, Mezzafaccia. Lo dice la profezia.-
Quello scattò come un aspide.
Gli occhi ora lampeggiavano di collera.
L'afferrò per il collo, quasi sollevandola da terra.
- Allora basta che li elimini!- sibilò - Miranda, Crocker!-
- Certo Maestro.- annuirono entrambi.
In un rapido movimento di bacchette i due Illuminati cercarono di colpire sia Lucas che Glory.
Ma Elettra, appena un secondo prima era riuscita a sollevare le mani incatenate. Si era coperta la faccia con i palmi aperti, come le ante di una finestra. E i due piccoli, che conoscevano quel segnale come quello dello scudo quando Jeremy e Alex lanciavano oggetti con la magia, innalzarono una cupola lucente ridacchiando e agitando le manine.
La pericolosa magia degli Illuminati andò a vuoto e Mezzafaccia, fuori di sé, scaraventò Hermione contro una colonna.
La strega sbatté con forza il capo e ricadde a terra, sentendo il sangue colarle sul collo.
- Tu, maledetta!- tuonò Mezzafaccia, teso come una corda di violino - Incarceramus!-
Hermione rise appena, quando le catene salirono a schiacciarla alla fredda pietra. Stava perdendo la pazienza. Stava perdendo la sua lucidità. Meglio per loro. Un nemico infuriato, è più facile da eliminare.
- Miranda!- tuonò di nuovo Grimaldentis - Lascia perdere quei mocciosi, ci penserò io dopo. Ora devi trovare il mio esercito. Sai come chiedere le cose.-
- Certo maestro.- sorrise la strega, scoccando uno sguardo melenso alla Grifoncina - Cosa serve gettare l'Imperius su un Ministro della Magia se non puoi usarlo per entrare nelle stanze degli Auror e riprendermi il nostro esercito di Pugna Laeta?-
Orloff?
Gli occhi dorati di Hermione lampeggiarono.
Dannazione. Questo non l'aveva previsto.
Se si fossero ripresi le pedine...Oddio, non voleva neanche pensarci.
- Non darti pena gagia.- le disse Crocker, piegandosi sul suo orecchio - Fra poco non avrai più niente per cui dannarti.-
Probabile.
Perché qualche ora ancora e poi avrebbe potuto usare l'Incanto Demonicus.
E allora i guai sarebbero stati loro.
Come un'eterna dannazione per lei...ma....poco importava.
Per Draco, Glorya, Harry e gli altri...nulla sarebbe stato mai abbastanza.
In fondo aveva sempre avuto ragione il Giocattolaio.
Forse un'anima disperata come la sua poteva valere davvero qualcosa.
Chissà.
Forse, dopo quella notte, la sua anima sarebbe finita nella sua vetrina.
Se non altro l'avrebbe ceduta per la salvezza di tutti gli altri.
E per la vendetta del suo cuore.
Paura dell'Inferno ormai non ne aveva più.


Little Mitcham, Dorset.
Se si fosse chiesto a un Black il numero di proprietà a disposizione di ogni membro della famiglia, probabilmente nemmeno la madre di Bellatrix, Andromeda e Narcissa avrebbe saputo rispondere.
Jocelyn Black infatti da tempo se ne infischiava dei vecchi ruderi e poderi abbandonati dai suoi famigliari defunti, preferendo la vita agita e mondana di Londra, ma non per questo i suoi nipoti avevano fatto lo stesso.
La vecchia casa di campagna di Araminta Black, ottenuta dopo la morte del marito per un infarto fulminante, era ormai disabitata da trentacinque anni. Attorniata da vigne incolte, puzzava di putridume.
Le mura di cinta basse e di mattoni pregiati di un tempo, ora crollavano a pezzi.
Per non parlare del cancello d'ingresso, che scricchiolava sinistramente anche senza vento.
Le finestre erano serrate, le porte sbarrate, nessuna luce.
Ma nelle cantine...proprio come un tempo si erano sentite miriadi di grida, ora si avvertivano voci ridenti e cattive.
In una delle celle che un tempo avevano custodito, oltre che babbani, anche migliaia di bottiglie di vino pregiato, ora vi aleggiava l'odore nauseabondo dell'Erba Draga.
Due bacchette rosse erano state poggiate su una cassettiera di legno umido e sporco, sotto una finestrella chiusa e l'odore che emanavano era l'unico motivo per cui Vanessa, Rafeus, Rabastan Lestrange, Theodor Nott e Marcus Barnett erano ancora in vita.
Dalla porta aperta, essendo fuori in corridoio, Vanessa osservò con la lucente bocca socchiusa suo cugino che veniva staccato dalle manette che l'avevano visto appeso al soffitto, per venire poi rudemente buttato a terra da Rafeus e Nott.
I Cruciatus incrociati fecero ghignare suo zio Rabastan.
- Povero ragazzo.- soffiò ironicamente Lestrange.
- Già.- Vanessa fece una smorfia fintamente pietosa - Ha anche la febbre alta. Fa quasi pena.-
- Spero non lo ammazzi la febbre prima di noi.- disse Rafe Cohen, apparendo lungo l'alta scalinata che conduceva alle cantine.
- Oh, sei qua. Sei venuto a goderti la vittoria?- ironizzò la strega.
- Vengo a piangere sul genio.- replicò quello teatralmente - In fondo è grazie a lui che ora ci siamo liberati di quella sporca mezzosangue, di quella traditrice della Parkinson e, per quanto questo ci attirerà delle grane, anche di Elettra Baley.- poi l'ex Serpeverde fischiò divertito, a un urlo spaventoso - Dio, sentili come ci danno dentro.-
- Finiranno per fargli esalare l'ultimo respiro senza che mi sia sollazzata con lui per qualche minuto.- si lagnò Vanessa - Rafeus gliela starà facendo pagare per mia madre, per il suo tradimento, per essere venuto al mondo...-
- Insomma lo sta usando per scaricarsi i nervi.-
Rabastan roteò gli occhi in aria, sentendo lo schiocco della frusta.
- Ora esagerano. L'ha picchiato per ore, tuo fratello non ha il senso della misura, nipote.-
- Quale Lestrange l'ha mai avuta.- ghignò Barnett, uscendo dalla cella e risalendo i gradini per andarsene a Dark Hell Manor - Datevi una mossa con quel traditore. Ci aspetta la battaglia sull'Arca.-
- Indubbiamente preferisco restare qua a gingillarmi col Principe di Serpeverde.- replicò Vanessa sarcastica, fino a quando un strillo, non di Draco stavolta, costrinse lei e suo zio a rientrare nella cella.
Theodor Nott si teneva un braccio ustionato, Rafeus invece la spalla.
Da terra, Draco Lucius Malfoy, nello stato peggiore in cui probabilmente si era mia ritrovato in vita sua, sembrava agonizzare.
- Quel bastardo ha sputato fuoco!- ringhiò Nott - Vanessa, per Dio, avevi detto che avrebbe funzionato!-
La strega con un gesto della bacchetta fece apparire altri tre bastoncini di Erba Draga, quindi fece sloggiare il fratello e Nott visto che di guai ne avevano fatti anche troppi.
Restò in piedi con un ghigno leggero, godendo nel vedergli la schiena ricolma di tagli, la pelle bianca macchiata di lividi. E il Marchio Nero più denso che mai, sul braccio sinistro.
Ma si, si disse. Basta catena per il momento.
Agitò di nuovo la bacchetta e apparve un letto dopo di che ci scaraventò sopra l'Auror, usando la telecinesi.
- Bene, bene, bene...- Vanessa rise, sapendo che fra tutti i sicari lei era la migliore. Si sedette sulla sponda, tanto nelle condizioni in cui era, suo cugino non sarebbe più riuscito ad alzare un dito - Guarda che mi piomba nel letto dopo così tanti anni.-
Draco aveva le palpebre basse ma sotto di esse l'argento era infiammato.
Ansava terribilmente ed ebbe la forza di scostare la mano della cugina, quando questa gli sfiorò il torace.
- Non...non toccarmi...- sibilò, quasi vomitando quel monito.
- Oh, amore.- rispose lei con dolcezza stucchevole - Non sei nella posizione di potermi dare ordini, sai? Anzi...in queste condizioni puoi restarne solo in questa di posizione.- e si chinò, afferrandogli violentemente i capelli per abbassarsi a un dito dalla sua bocca - Il giorno stesso in cui hai consegnato il tuo futuro nelle mani di Hermione Hargrave, hai firmato la tua condanna a morte. Avevi una vita brillante che ti aspettava, onori e gloria dati dal Lord Oscuro, avresti potuto scalare ogni vetta...e invece...-
-...e invece ho ottenuto solo di stare lontano da voi idioti.- Draco riuscì a sogghignare, facendole perdere quell'arroganza per qualche secondo - Fai quello che devi cugina...e poi sparisci.-
La strega, rabbiosa, gli affondò le lunghe unghie affilate alla base del collo, strappandogli l'ennesimo gemito.
- Ti farò passare le voglia di scherzare a Cruciatus!- lo minacciò - La tua supponenza non ha mai visto limiti cugino.-
Il biondo non rispose più.
La gola in fiamme si era gonfiata e chiusa.
La vista appannata gli faceva lacrimare gli occhi, come se stesse rischiando al cecità.
- Guarda come sei ridotto, ultima stella dei Black.- Vanessa tornò a piegarsi su di lui, passandogli il pollice sulle labbra spaccate - Saresti stato grande, crudele e spietato. Si sarebbe parlato di te per secoli e secoli. E tu hai preferito il letto e le gambe di quella sporca mezzosangue, mettendo al mondo una mezza Hargrave che fin dai nostri più antichi progenitori noi abbiamo disprezzato. Cosa farai quando tua figlia crescerà e nei suoi occhi vedrai tutto ciò che hai sempre odiato?-
Ancora non le rispose.
E ancora rise. Un'ultima volta, sempre di più.
E quel sorriso stranamente limpido, privo di ogni trucco, non era mai apparso su quel volto.
Neanche nel cuore di Draco Lucius Malfoy.
Adesso dopo anni era apparso.
Limpido, puro, senza macchia.
Il livore della strega ormai era palpabile.
La Lestrange allora si fece apparire in mano qualcosa che sembrava lo stick di un rossetto.
Il colore quasi nero diede a Draco un bruttissimo presentimento.
- Veleno.- gli spiegò Vanessa, lucidandosi la bocca carnosa - Più potente di quanto immagini. E' del mio Signore Oscuro. Ha subito accettato quando gli ho detto che era il mio ultimo dono per te.- richiuse lo stick, continuando a carezzare le labbra al cugino - Addio Draco. Vivo per una mezzosangue, morto per un bacio.-
Il freddo che Draco Malfoy provò a contatto di quelle labbra in seguito non se lo sarebbe mai più scordato.
Come non avrebbe scordato che, nell'esatto istante in cui Vanessa lo baciò, sentì una voce nella testa che non pensava avrebbe mai accolto con gioia.

Una serie di esplosioni, quella notte, rase completamente al suolo la vecchia casa di Araminta Black.
Morirono tre Mangiamorte. Vanessa Lestrange e i suoi parenti invece sparirono appena in tempo.
Così come appena in tempo Harry Potter raggiunse la sua parte mancante, trovandolo quasi in fin di vita.
Il bambino sopravvissuto però non aveva dubbi, mentre lo trascinava via.
Conoscendo il Principe di Serpeverde, sarebbe rimasto in vita solo per fargli dispetto.
Ne era più che sicuro.


 

 

 

 

 

 

Signore e signori, due piccoli annunci. Artemisia89 parecchi mesi fa scrisse una one-shot geniale, su un tema duro e difficile come il suicidio. Il nome della fic è "I Corvi " e delinea i fatti precedenti al salto di Asteria nel vuoto. Ve la consiglio, perchè è delicata e densa di sfaccettature, come il personaggio protagonista. Gentilmente e facendomi un grande regalo, anche Yaona ha voluto scrivere un missing-moment sui Figli della Speranza, collegandosi però a questo capitolo. La sua shot si intitola "I Dieci Rintocchi" e lascio a voi scoprire di cosa parla, dicendovi già che mi ha regalato un bellissimo momento fra padre e figlio che io non ho avuto il tempo di approfondire durante la fiction. Vi lascio alla lettura. Alla prossima, signorine e messeri. Siamo in dirittura d'arrivo anche con questa storia che si chiude al capitolo 70!

Barbara

 

 

 

 

 

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Capitolo 65
*** Capitolo 65° ***


figli65

 

 

Possiamo soffocare il vecchio, il lungo
Rimorso, che si attorce, vive, si agita,
e si nutre di noi, come dei morti
il verme, come il bruco della quercia?
Possiamo soffocare l'implacabile
Rimorso?

L'Irreparabile,
Baudelaire, I Fiori del Male.






Un rintocco lontano costrinse Thomas Maximilian Riddle ad alzare lo sguardo dal vuoto.
Le quattro del mattino.
Era ora.
Si alzò dalla poltrona del salone della sede dell'Ordine della Fenice e con passo lento e sinuoso, che non si era mai accorto di avere, raggiunse l'ampio patio che dava sul retro della palazzina.
Per vedere qualcosa che il destino non regalava tutti i giorni.
Un immenso esercito di Auror era raccolto attorno a loro.
Fiaccole, fuochi, i luccichio delle spade.
Ognuno di quei maghi brillava di luce propria.
Sapevano che quella notte potrebbe essere stata l'ultima per loro?
Tom vide degli Auror appena ventenni. Così giovani...
Tutti lì per la guerra. E tutti riuniti...per lui.
Per Harry Potter.

Ancora una volta si erano riuniti tutti, ancora una volta era bastata uno solo richiamo.
Un breve sussurro di guerra, di battaglia.
Ed erano venuti tutti.
Poggiato alla portafinestra, sorrise blandamente.
Ora capiva davvero cosa poteva fare il solo pensiero di un grande capitano, di un grande guerriero.
Bastava il suo nome, il suo pensiero, a dare a tutti la forza per battersi.
Duncan Gillespie, il Capo degli Auror della Gran Bretagna stava parlando col Sonorus, ma la sua voce non si disperdeva altrove, per la strada. C'era come una cupola sulla casa dei Black. Una cupola che li separava dal mondo intero. Erano tornati Kingsley e la sua squadra da una prima ispezione al Tower Bridge, poi il capo degli Auror del Devon, Rodolf Sherman. Dallo Yorkshire Calendulah Roberts, la giovane Portalista, aveva condotto a loro altre tredici squadre. mentre dal Linkolnshire insieme al famigerato Bartolomeus Foster, grande cacciatore di gagia che però aveva disprezzato l'opera degli Illuminati ogni istante, erano giunti anche dei Veggenti. Fra i veterani, Gorax Faines e Malocchio Moody, agguerriti come non mai.
Sirius e Remus stavano in disparte.
Mancava la squadra di Jess, mentre gli altri erano tutti in casa.
- Cosa fai?-
Tom si girò appena sopra una spalla.
Poi tornò a guardare gli Auror.
- Incredibile cosa possa far scatenare l'immagine del bambino sopravvissuto nel cuore dei maghi.- disse.
Cloe King gli si affiancò, gli occhi regali che scrutavano quella massa enorme di Auror.
- Incredibile cosa scateni un grande capo, intendi.- mormorò gelida.
- Esatto.-
La sentì ghignare apertamente, scuotendo il capo.
- Si, forse hai ragione.- e senza aggiungere altro se ne andò via, lasciandolo a riflettere.
Era stata una notte infausta. Lunga, troppo lunga.
Ma erano pronti ad andare.
E stavolta anche Silente non aveva potuto impedirgli di aggregarsi agli Auror, come non aveva potuto negarlo neanche a Beatrix, Damon, Cloe e Asher.
Tornò in casa, scrutando il pendolo per l'ennesima volta.
Perché gli altri ancora non si muovevano?
Salì rapidamente al piano superiore e svoltando a destra incontrò un numeroso gruppo di Medimaghi che borbottavano fra loro, con Edward e Ron. Alla finestra, Lucius e Narcissa Malfoy sembravano sospirare di sollievo.
- Sta bene?- chiese subito Tom, raggiungendo gli zii.
Narcissa annuì, ma dagli occhi arrossati doveva aver pianto - Si, si è ripreso rapidamente lontano da quell'Erba Draga. I Medimaghi gli hanno dato qualcosa per abbassargli la febbre. Sta facendo effetto adesso.-
- Posso entrare?-
- C'è Harry con lui.- gli disse Blaise Zabini, che era arrivato giusto in tempo un'ora prima, posandogli una mano sulla spalla - Draco ci ha chiesto di lasciarli da soli per qualche minuto. Credo debbano discutere di qualcosa.-
Parlare.
Tom Riddle girò gli occhi bluastri su quella porta, dietro a cui stavano loro due.
Forse le persone più importanti della sua vita.
Oltre quella soglia, la stanza da letto era immersa nella luce notturna, appena tagliata dai fasci duri dei lampioni.
Draco Lucius Malfoy stava seduto a letto contro parecchi guanciali. La camicia bianca aperta, le palpebre serrate in concentrazione. Sotto l'epidermide bianca e liscia, si vedevano ergersi piccole squame argentate.
Si stava guarendo.
Harry James Potter, seduto accanto alla sponda, guardava fuori dalla finestra.
Attendeva.
Draco finalmente riaprì gli occhi grigi. Lo fece lentamente, senza però guardarsi attorno.
Inspirò forte, restando a fissare le lenzuola.
- Come stai?-
Non rispose.
Alzò lo sguardo su Harry, scrutandolo. Probabilmente non si erano mai guardati così prima di allora.
- Io...- iniziò Malfoy a bassa voce - Lo so che tu non hai mai avuto fede.-
Potter chinò il capo, poggiandosi alle ginocchia con gli avambracci.
- Io nemmeno e...- Draco rise amaramente - ...e in fondo perché avremmo dovuto?-
Già, perché credere? In che cosa poi?
Si toccò la mano sinistra, ora denudata della fede, del suo anello di fidanzamento.
Ora denudata dell'amore che provava.
- Mentre mi torturavano...- continuò con voce roca, priva d'inflessioni - Mi sono tornate in mente le parole di Elettra. Lei aveva ragione. Tu...- e tornò a fissare Harry - Porti agli altri coraggio e speranza. La tua sola presenza infonde nei maghi sicurezza, forza. Non ti sto chiedendo niente, sappilo. Non te l'ho mai chiesto e mai lo farò...ma stanotte...tu ci servi. Tu sei uno di noi...e anche io...anche io ho bisogno di te.-
Un gemito distrutto uscì dalla bocca di Potter, che si passò le mani fra i capelli color inchiostro.
- Le hanno prese. Hanno preso tutto ciò che di buono ho fatto.- Draco deglutì - E se succede loro qualcosa...sai che non riusciremo mai più a vivere. Ti hanno preso tua moglie e tuo figlio. Vogliono Tom...li hanno presi tutti...i bambini...Hermione, Elettra, Pansy...e se vogliamo riportarle a casa, noi abbiamo bisogno che tu ci sia.-
- Draco io...-
- Non m'importa che tu sia la speranza dei maghi.- lo interruppe, senza mai lasciare i suoi occhi - Ma stanotte devi starmi vicino. Che tu sia o meno il salvatore, che tu sia o meno il Prescelto. Tu devi aiutarmi.-
Me lo devi.
I Bracciali del Destino vibrarono leggermente.
Assentivano.
Erano d'accordo.
Harry Potter sogghignò.
Incredibile.
- Ci tocca salvare di nuovo il mondo Sfregiato.-
- Assolutamente.- e si alzò dalla poltrona, riprendendosi la spada - Andiamo.-
- Andiamo.-


Erano le quattro passate nel Golden Fields.
Le margherite nere fiorivano e profumavano l'aria.
Sembrava quasi che, mosse dal vento, queste cantassero.
Oscillavano, si piegavano sul loro stelo, le corolle magnifiche si aprivano e si schiudevano.
Si, quei d'oro nero avevano occhi per vedere...e bocche per cantare.
- Lumos.-
Milos Morrigan alzò la bacchetta sull'enorme cancello nero di Cameron Manor.
- Miseria.- Clayton Harcourt osservò la titanica tenuta, facendo un fischio - Casetta per le vacanze, eh?-
- Lasciamo perdere.- Tristan Mckay si fece strada insieme a suo fratello maggiore Jess e a Sphin Eastpur.
Il cancello stavolta era aperto.
E la cosa piacque a tutti e cinque molto poco.
Erano partiti per ritrovare Lucilla, scomparsa da tutto il giorno, e ora di fronte alla casa di Caesar Cameron si sentivano dannatamente in soggezione.
Specialmente quando entrarono nel palazzo e nessun incantesimo li fermò.
- Cosa diavolo sta succedendo qua dentro?- sibilò Sphin, guardandosi attorno con circospezione.
- L'ultima volta che ci sono stato era pieno di vampiri, mostri...- Tristan imprecò - E adesso non c'è anima viva. E nessuna protezione.-
- Come se chiunque avesse il coraggio di entrare qua.- disse Jess sarcastico - Clay, senti qualcuno?-
- Si, cinque presenze enormi. Al piano superiore.- Harcourt fece loro strada, salendo la gradinata di marmo finemente decorata. Attraversarono corridoi ricolmi di quadri incantati che li snobbarono cordialmente, per non parlare dei fantasmi che passavano loro attraverso senza degnargli almeno di una domanda.
Erano a qualche decina di metri dalla biblioteca di Cameron quando cominciarono a sentire il suolo tremare sotto i loro piedi, per non dire dei tonfi ripetitivi che sentivano avvicinarsi.
A cinque metri dalla porta a due battenti, videro fiamme e fuoco uscire da sotto di essi.
E poi l'ennesimo botto, seguito da una bestemmia colossale.
- Cosa cazzo...- Tristan si avvicinò guardingo - Ehi...Cameron, sei là dentro?-
Un attimo di silenzio, poi dei passi affrettati e qualcuno si gettò contro la porta, battendovi sopra coi pugni.
- Tristan! Tristan!-
- Lucilla!- Mckay sospirò di sollievo - Oddio Lucilla stai bene!-
- Si può sapere che diavolo fate lì dentro?- berciò invece Jess, inferocito - Per Dio, è successo un maledetto casino mentre non c'eravate!-
- Hanno rapito Hermione e i bambini!- disse anche Milo - Ragazzi ma che fate là dentro?-
- All'inferno nipote, tiraci fuori da qua!-
- Zia?- Morrigan inclinò il capo - Ma...che cavolo...-
- PORCA VACCA! Smettetela di chiacchierare e fateci uscire stramaledetti umani!-
Quello era Leiandros.
Gli Auror si spostarono appena, guardando il tappeto bruciato sotto la porta.
Possibile che fossero chiusi dentro?
Risposta giusta, visto che i latrati di un Caesar letteralmente fuori di sé spiegarono loro la situazione. I loro parenti li avevano messi in gabbia, affinchè non potessero aiutarli.
- Cosa?!- gracchiò Clay - I vostri genitori vi hanno chiuso lì? E come pretendete che vi tiriamo fuori se neanche voi riuscire a liberarvi da soli?-
Dall'altra parte, Lucilla si passò le mani sul viso, angosciata.
Stava per venirle una crisi isterica.
Specialmente ora che le avevano detto che tutti stavano andando da Grimaldentis, per la battaglia.
- Idee?- chiese Tristan, iniziando a perdere la pazienza - Lucilla cosa vuoi che faccia?-
- Suicidati.- sentì sibilare Caesar dall'altra parte.
- Vuoi che ti lasci lì a vita Cameron?-
- Ma vaffan...-
- Oh, insomma, non è il momento per litigare.- sbottò la Lancaster - Ci serve un'idea.-
- Ecco, fatevene venire una.- tubò Demetrius, che fumava una sigaretta dietro l'altra da ore, pensando a come ammazzare suo zio e tutta la sua famiglia, appena libero.
Restava il fatto che annullare un Sigillo dei demoni puri più vecchi al mondo...bhè, era un pelino al di fuori della loro portata. Stavano per lasciarli lì, tanto mica potevano fare nient'altro che non fosse urlare, quando un dono del cielo fece sentire i suoi passi leggeri sullo scalone.
- Caesar?- una voce dolcissima, come mai ne avevano sentite, fece voltare tutti gli Auror - Caesar? Sei in casa?-
Era un demone. Un demone puro.
Pantaloni di pelle nera, un corpetto scintillante in voile, guanti di pizzo fino al gomito, capelli bianchi con riflessi azzurri che le scivolano morbidi sulle spalle lattee, trattenuti a sinistra dal capo da un cammeo magnifico.
E tanti piccoli diamanti delle ciglia e sulle gote.
Una dea.
Denise Loderdail in un attimo li fece innamorare tutti, tranne Tristan ovvio.
- Salve.- dissero Milo, Clay, Jess e Sphin con la lingua quasi fuori a penzoloni.
La demone sembrò spiazzata. Li guardò sulla difensiva, poi osservò il tappeto bruciato, il sentore di fumo.
Rialzò gli occhi di un bianco denso su di loro, l'espressione gelida.
- Cosa fate qua?-
Cercavo te, la mia futura moglie, pensarono in quattro compreso Jess che era già sposato.
- Denise?-
La voce di Caesar dall'altra parte dei battenti arrivò quasi dall'oltretomba - Denise? Sei tu?-
La ragazza li raggiunse con incedere deciso, per fermarsi di fronte alla porta.
Senza dire una parola agli Auror, posò entrambe le mani sul legno. Un'occhiata e fece una smorfia.
- Bella situazione.- se ne uscì, con tono del tutto indifferente.
- Denise!- sbraitò anche Leiandros - Meno male! Facci uscire da qua immediatamente!-
- E non t'azzardare che non puoi farlo perché quando esco da qui dentro giuro che...- la minacciò Caesar, ma non terminò la frase, perché la sentì sbuffare.
- Calmati.- disse, pacata - Sto solo pensando di andare a chiamare Vlad, Val, Brand e Winyfred.-
- Non ce la fai da sola?- le chiese Lucilla.
- Milady...sono una ladra spirituale, non una Portalista.- disse con tono ossequioso - Scusate ma mi serve Vlad per aprirvi una via, Winyfred per tenere a bada la distorsione temporale e Brand e Val per coprirci.-
- Questi fanno mille anni in cinque, non ce la faranno mai.- si lagnò Gala in sottofondo.
- E poi Stokeford vorrà un mare di favori.- celiò anche Demetrius.
- Chissene frega, voglio solo che mi facciano uscire!- ringhiò Caesar, assordandoli e facendo uscire un vento di bora da sotto i battenti - Denise muoviti, abbiamo poco meno di mezz'ora!-
- Neanche cinque secondi.- lo corresse Tristan - Gli Auror saranno già andati.-
- Merda!-
La Loderdail sospirò - Qualunque cosa tu debba fare Caesar, per oggi è rimandata.-
I due battenti sobbalzarono, come sotto la carica di un rinoceronte - Rimandata un corno! Denise devo dare una mano agli Auror! I Mangiamorte e gl'Illuminati stanno per sterminarli tutti!-
La demone tacque, per nulla colpita da quelle parole.
Guardò Tristan, come se lui avesse potuto dirle altro di più importante, ma visto che l'Auror non replicò, decise di lasciar perdere. Come gli pareva.
- Chiamo i ragazzi.- e girò le spalle alla porta - Spero solo che tu sappia che potremmo finire tutti nei guai per questa faccenda. Gli Harkansky non la prenderanno bene, tantomeno i tuoi.-
- Siete troppo giovani perché vi facciano secchi, adesso fila!-
La ragazza roteò gli occhi bianchi, sparendo rapidamente.
E quando tornò era in compagnia di Winyfred Harkansky e di altri tre soggetti alquanto... sinistri. Occhi bianchi tutti e tre, con aure tanto nere e potenti, seppur più deboli di quelle di Caesar, da far accaponare la pelle a Clay.
Ma se non altro, dopo lagne continue, si misero lo stesso a lavorare sotto minaccia.
E promesse di ricompensa da capogiro.
Era chiaro come il sole però che mentre Lucilla sarebbe rimasta rinchiusa là dentro, la battaglia sarebbe iniziata.
Senza di loro.


Si, Harry Potter poteva dire di avere molti nemici.
Mangiamorte, Illuminati, Lord Voldemort...Dio...
Ma aveva anche amici potenti.
Amici che anche se con aria recalcitrante, non gli negavano mai un favore.
Perché nessuno poteva negargli qualcosa, guardandolo in quegli occhi smeraldini.
Quando quella mattina buia di luna nuova Auror e Mangiamorte si mossero verso il Tower Bridge, entrambi si stupirono di sentire Londra completamente addormentata.
Né macchine, né schiamazzi, clacson, voci, luci.
Niente.
Londra dormiva.
Da una riva all'altra del Tamigi tutto taceva.
E il Tower Bridge, 240 metri di struttura, li aspettava quasi incombente su di loro ma mentre i Mangiamorte scelsero una via diversa, quella più violenta per entrare all'Arca, gli Auror attraversarono a piedi l'enorme ponte fra le due torri maestose, fino a giungere a quella della sponda ovest.
Raggiunta la fiancata della torre rimasero tutti per un secondo immobili, di fronte alla porticina d'ingresso agli antichi ingranaggi che erano forti allora come un tempo.
Duncan Gillespie, col suo sigaro in bocca, osservò ancora una volta la città, muta, attorno a loro.
- Dannazione, Potter ma si può sapere che hai fatto?- chiese inferocito.
- Non avrai gettato un'OblioBomba su tutta la capitale spero.- soffiò anche Piton.
Harry rise appena, sentendo dietro di lui sghignazzare anche Ron.
- Guardate bene.- mormorò, mentre tutti gli Auror correvano ad appoggiarsi alle balaustre del ponte.
Si, Harry Potter aveva amici potenti.
Tanto potenti...eppure così piccoli.
Londra, da secoli e secoli, non era mai stata spettatrice e attrice al tempo stesso di un tale spettacolo.
Harry Potter si mise due dita in bocca e con l'aiuto del Sonorus usatogli da Weasley, il suo fischio si propagò a macchia d'olio, fino a raggiungere ogni punto lontano, anche le case in periferia.
Quando svanì anche l'eco, sembrò risvegliarsi qualcosa.
Tante e tante piccole lucine cominciarono a danzare sui tetti, ad apparire dalle strade, ad affiorare dall'acqua, dal cemento, dai vetri delle case.
E brillò Londra.
Brillò quella mattina.
Brillò di mille fate che salutarono il bambino sopravvissuto col loro canto, tessendo una ragnatela di lucciole su tutta la capitale che mai era stata così bella.
E se non era la speranza che riluceva, si ritrovò a pensare Tom Riddle, forse era un segno celeste.
- Esibizionista.- rise Sirius, mentre Harry gli strizzava l'occhio.
Un puf fece voltare tutti quanti alle loro spalle, quando apparve tutta la squadra di Jess.
- Bhè?- sbottò Duncan - Mckay dove diavolo è Lucilla?-
- Ecco...- Tristan scoccò uno sguardo pietoso verso Jeager, che si stava facendo i fatti suoi - Diciamo che i genitori di Cameron li hanno chiusi in casa.-
Il solo accennare ai genitori di Caesar fece impallidire anche i più indiavolati del gruppo e infatti a Crenshaw cascò la sigaretta di bocca.
- Che cosa?!- gracchiò - Adesso da là non usciranno più!-
- E' arrivata una sventola con altri quattro matti e stanno cercando di liberarli...- spiegò Jess - Ma non credo siano molto in quadro. Due di loro non avevano mai visto un essere umano.-
- Stokeford e Feversham!- Jeager fece una smorfia allibita - Siamo nelle mani di quelli?!-
- Forse è meglio che vai a controllare.- gli consigliò Harry - Perché Lucilla ci serve davvero.-
- Quei maledetti mocciosi!- sbottò Jeager, anche se non era tanto più grande di loro - Porca miseria, ci mancava solo questa! Faccio prima che posso, ma a quanto pare dovremo cavarcela da soli.-
- Fantastico.- sibilò Sirius, con la spada in spalla - Una buona notizia dietro l'altra. Adesso saliamo e ci manca anche che non riusciamo ad aprire di nuovo quel maledetto portale!-
- Visto che la soffiata arrivava da un cadavere.- frecciò Asher.
Damon lo guardò storto e specificò subito - Non-Vivo.-
- Dov'è la differenza?-
- Ne vedessi uno che ti cammina davanti lo capiresti subito, garantito.-
- Io l'avevo detto di lasciare a casa i ragazzini.- si lagnò Draco, nascosto sotto il cappuccio del mantello.
- Come se negli scorsi anni ne avessi già sentiti abbastanza di piagnistei da ragazzini.- gli ricordò Duncan con perfidia, soffiando fuori il fumo - Bene signori, siamo senza i demoni, senza Crenshaw...- che sparì in un puf in quel momento -...in un numero sufficiente da farci colpire anche da un cecchino che sta sulla luna e indifesi contro il Guanto, anche se dubito che Grimaldentis oserebbe usarlo sulla sua stessa baracca.-
Per non parlare poi del fatto che avevano riportato William e Degona a Hogwarts e che quei due, anche messi sotto chiave nei dormitori, sarebbero stati capacissimi di combinare qualcosa nel momento meno opportuno.
- Allora?- Ron ignorò i presenti, guardando in faccia solo il bambino sopravvissuto - Avanti.-
Tutti lo guardavano. Tutti pendevano dalle sue labbra.
Legioni di maghi volevano che lui dicesse loro cosa fare.
E probabilmente sarebbe stata l'ultima volta, per Harry. Perché mai più, mai più avrebbe combattuto. Mai più.
Sentì gli occhi blu di Tom su di lui e appena incontrò il suo sguardo, capì perché si era reso schiavo di quella guerra un'ultima volta. Per lui, per Lucas, per Elettra, per Faith...
Doveva. Doveva farlo.
- Una volta dentro all'Arca...- Harry si rivolse a tutti, che l'ascoltarono senza nemmeno fiatare -...saremo soli. Ognuno stia col suo gruppo, cercate di non lasciare indietro nessuno e ricordate che i fantocci di Grimaldentis sono animati dai rombi. Ci servono, sono fondamentali. Perciò quando li colpite avrete anche lo sgradito compito di aprirli in due per estrarre il polo. Se vi fa schifo...- aggiunse, scoccando un'occhiata obliqua a Tom e Trix - Non so cosa farci.-
- Grande.- sibilò Malocchio combattivo.
Harry vide giovani Auror di appena ventenni annuire computi, guardarlo come un Dio.
- Stavolta saremo impegnati su due fronti.- continuò, cercando di tenere a bada i battiti del cuore - Gl'Illuminati hanno catturato i bambini, quindi presumo che vogliano spezzare la profezia, prima che questa si compia ma non dovete preoccuparvi per loro, i piccoli si sanno difendere da soli. Il problema si pone coi Mangiamorte. Non so chi attaccheranno, non so nemmeno chi Voldemort...- e sentì tutti gemere a bassa voce, tremando -...deciderà di uccidere per primo, se me o Grimaldentis. Perciò...bhè, signori...- e rise con amarezza -...occhi ovunque, anche alle spalle. Il massimo che possiamo fare è dividerci per aree di campo. Rodolf Sherman e Calendulah Roberts...- e si rivolse ai capi gruppo del Devon e dello Yorkshire - Voi terrete a bada gl'Illuminati, mentre quelli del Linkolnshire con Bartolomeus Foster e Duncan voi vi occuperete delle retrovie dei Mangiamorte. Più di così non posso fare.-
- Del resto che ne occupiamo noi.- sibilò Blaise.
- Già.- annuì Ron - Io vado in avanscoperta, le ragazze posso Smolecolarizzarle io al sicuro.-
- Si ma non ci si Smaterializza sull'Arca, come farai a farle scendere?- replicò Edward - Fare il viaggio di ritorno dal portale è troppo rischioso, ci vorrà una vita.-
- E' l'unica soluzione.- replicò Weasley alzando gli occhi al cielo - Non possiamo buttarci giù dall'Arca e sperare di atterrare nel Tamigi senza l'atlante rotto. Ho impressione che l'area anti-magia adottata da Mezzafaccia sia tutta intorno a quella maledetta nave volante come un bozzolo.-
- Ha ragione Ron.- annuì Harry - Non c'è altra via. Per il resto fate tutti i fuochi d'artificio che vi pare...-
- Quanto resterà addormentata la città?- gli chiese Asher.
- Per quanto ci serve. Le fate ritarderanno la diffusione della luce solare, anche dopo l'alba ma non possiamo fermare il tempo.- replicò Potter - Loro ci daranno una mano per quanto possibile, ma non posso chiedere nemmeno alle fate di restare qua in eterno.-
- In poche parole anche se sorgerà il sole sarà un giorno buio, giusto?- gli chiese Remus.
- Esatto. Pensatelo come una scampagnata in Svezia, nei mesi invernali.-
- Mostriciattoli.- sibilò Trix, verso le fate.
- E voi...- s'intromise Draco momentaneamente, puntando la guaina della spada sul loro gruppo di studenti - State uniti e non fate gli eroi, chiaro? Capito Tom? Damon?-
- Capito.- dissero i due fra i denti.
- Li tengo d'occhio io.- replicò la Vaughn.
- Come se io avessi problemi di vista.- sibilò Howthorne seccato.
- Andavano lasciati a casa.- mugugnò Blaise in sottofondo.
Draco annuì - Allora, andiamo o aspettiamo che si faccia il quarto millennio?-
- Un attimo.-
Harry si voltò di nuovo verso gli Auror, vedendone uscire uno dalla folta massa.
Giovanissimo, forse dell'età di Asher.
- Signor Potter...mi chiamo Mason Ombrodoro. I prigionieri.-
- E allora?- gli chiese.
Il ragazzo ebbe la bontà di usare un tono incerto.
- Ne facciamo? Facciamo prigionieri?-
Contemporaneamente si levò su tutto il ponte un brusio bassissimo, eppure quasi assordante. Dopo di che...il silenzio.
Nessuno teneva più lo sguardo alto.
Tristan per primo inspirava, senza sapere cosa rispondere.
Harry scoccò un'occhiata a Duncan...e Gillespie rise, gli occhi triste e gettò via il sigaro.
Non c'era risposta a quella domanda.
- Se potete fatene.- mormorò allora Harry - Ma io non ne farò.-
- Cerchiamo di pensare alle nostre vite.- disse allora Duncan - E a quella dei prigionieri. Orloff non ci ha dato direttive di nessun genere, quindi signori...fate come ritenete più opportuno. Se mai ne usciremo vivi, di fronte al Wizengamot dovrete rispondere solo delle vostre azioni. Altrimenti...lo spiegherete a Dio quando sorgerà il sole.-
- No, sarà Dio a dovermi delle spiegazioni.- replicò Draco, piegando la bocca e facendo ridere Edward e Blaise.
- Forza.- annuì allora Harry - Andiamo gente, abbiamo atteso anche troppo.-
- Si!-
Quella buia mattina, prima del sorgere del sole, più di duecento Auror sollevarono di nuovo le spade al cielo.
Spade e bacchette.
Forza umana e magia.
E tutte al servizio di un solo vessillo.
La saetta.
Varcare quella minuscola porta, così insignificante rispetto a ciò che stavano per compiere, fu come entrare in un'altra dimensione. L'ala occupata dagli ingranaggi immensi del Tower Bridge era ampia, tinteggiata di un lucido verde oliva, odorosa di piombo e rame.
Le ruote e gl'ingranaggi immobili sembravano pronti a muoversi da un momento all'altro.
Ma soprattutto, l'ala era deserta.
Non c'erano sentinelle.
- Quel bastardo mascherato si fida un po' troppo.- sibilò Edward.
- Già, sta per avere brutte sorprese in casa.- ringhiò Ron a bassa voce, mentre i suoi occhi chiari saettavano qua e là, sempre guardinghi - Quel nome dobbiamo gridarlo all'aria per caso?-
- Visto che non sappiamo l'ubicazione esatta.- fece Sirius - Forza, ognuno di prenda una parete e provi.-
- Facciamo prima.- Draco estrasse la bacchetta e se la puntò alla gola - Sonorus.- scandì, dopo di che la sua voce triplicata in volume si propagò per tutta la torre - MIRANDA.-
Per un lungo istante, in cui quasi tutti dovettero assicurarsi che l'udito fosse ancora funzionante mentre i loro timpani gridavano pietà, non accadde nulla. Il nome di quella donna riecheggiò a lungo, poi i Sensimaghi presenti cominciarono ad avvertire un leggero frullio...come sotto i loro piedi.
E finalmente il famoso varco si presentò di fronte a loro, proprio sulla parete dietro la gigantesca ruota che con un meccanismo idraulico permetteva l'apertura del Tower Bridge.
Il passaggio aveva i bordi luminescenti, appena accennati e sfumati.
Ma oltre esso si vedeva bene l'interno dell'Arca e la sua costruzione classica.
- Chi sarebbe sta' Miranda?- bofonchiò Sirius, calmissimo.
- E che ne so.- Damon alzò le spalle - Asteria non s'è sbattuta a dirmelo. Andava di fretta.-
- Ci fai anche sopra del sarcasmo.- si sconvolse Trix, disgustata - Vedi cadaveri e ci ridi sopra!-
- Tu mordi la gente sul collo, te la bevi e mica piangi poi.- le ricordò Asher, acido.
- Sta zitto Greyback.-
- Basta cretinate, diamoci una mossa.- ordinò Harry - Forza, dovremo riuscire a passarci tutti.-
- E a non far crollare la barca in acqua col peso in eccesso di duecento e passa uomini.- aggiunse Duncan in sottofondo, che già presagiva un bagno imprevisto.
Messo il naso su quella maledetta nave volante, tutti sentirono subito il solito senso di oscillamento.
Il problema era capire dove fossero.
Sembrava di essere nel sotterraneo della metro...ma era galleria di pietra così ampia e luminosa che poteva anche essere una cripta italiana, magari appartenente ai territori del Vaticano.
Le fiaccole languirono al loro passaggio e questo, constata la mancanza di correnti d'aria, fece subito rizzare i sensi a qualcuno.
- Occhio.- mormorò Edward, bloccandosi.
Fermarsi fu inutile.
E come si dice, il buongiorno si vede proprio dal mattino...
Quei fuochi appesi alle pareti languirono ancora una volta, sbatacchiati da qualcosa che non era nell'aria e poi le fiamme cominciarono a spruzzare a terra scintille, per impazzire completamente un istante più tardi.
- Attenzione!-
L'intero sotterraneo venne invaso da un fiume di fuoco, sgorgato dalle fiaccole e dalle scintille rovesciatesi a terra si formarono come delle orribili uova, che si schiusero con altrettanta velocità.
Erano i Diavoletti del Tartaro.
- Tutti giù!-
L'esplosione colossale del fuoco sembrò fagocitare l'intera galleria.
I ghignetti dei Diavoletti risuonarono anche da lontano, raggiungendo con un tremore la parte opposta dell'Arca.
Grimaldentis alzò lo sguardo da un globo d'acqua che teneva in mano, gli occhi giallastri e ripieni di capillari rotti ora ricolmi di disappunto.
Volse lo sguardo sulle prigioniere e...sia Hermione che Elettra sorrisero.
Lentamente, senza fretta.
Ma sorrisero.
- A quanto pare è arrivata la cavalleria.- ghignò Pansy, che poteva permettersi di fare la spiritosa a oltranza.
- E non solo quella, a quanto pare.- Mezzafaccia si rimise a spiare nel globo d'acqua - Crocker.-
- Si Maestro.- disse l'Illuminato, apparendo da dietro una colonna.
- Abbiamo visite. Nel sotterraneo di Ercole abbiamo gli Auror...-
- E qua davanti a te un vecchio amico.-
La sfera d'acqua esplose in vapore, tanta la rabbia di Grimaldentis quando si ritrovò la stanza del Lazzaro invasa da niente meno che Mangiamorte.
E in fronte a loro Voldemort in persona.
- Augustus.-
- Tom.-
Voldemort se ne stava immobile, sotto la gradinata, mani congiunte e gli occhi rossi sprezzanti.
- Come diavolo hai fatto a entrare?- sibilò Mezzafaccia.
Riddle piegò la bocca, mentre gli altri alle sue spalle ridacchiavano.
- Magia.- rispose, ironico - Vedo che il nostro accordo ha dato i suoi frutti.- e spostò la sguardo sulle prigioniere. Fece perfino un cenno sagace a Hermione, che strattonò rabbiosa le catene.
- Bene, bene.- aggiunse il Lord Oscuro, camminando leggero, col mantello che gli fluttuava attorno. Avanzò con la bacchetta abbassata fino alla pedana galleggiante dove Glory e Lucas stavano seduti.
Sia Elettra che Hermione non avrebbero mai più scordato quello sguardo.
Quello si un serpente su una preda, che serra le sue spire finché la morte non sopraggiunge.
Provò anche ad allungare una mano ma questa si bloccò sulla barriera luminosa dei bimbi.
Si ritrasse e sorrise, maligno.
- Assomiglia molto a Harry.- disse e tutti i Mangiamorte ridacchiarono - Peccato non abbia i suoi stessi poteri.-
- Cosa vuoi Tom?- sibilò Grimaldentis con tono supponente - Non ho tempo per te adesso.-
- E questa deve essere tua figlia, lady Hargrave.- continuò perverso, rivolgendosi a Hermione che sempre più furente strattonava le catene tanto da farsi sanguinare i polsi - L'ultima Malfoy che ha camminato su questa terra. Interessante.-
- Stia lontano da loro.- l'avvisò gelida.
- Interessante anche questa barriera.- Voldemort carezzò voluttuosamente la cupola magica, senza perdere il suo ghigno - Mai dagli infanti della Profezia non ci si può aspettare altro.-
E infatti. Si sa grazie a leggende e miti che solo di fronte a un grande nemico, gli eroi diventano tali. E così, fu anche per Lucas Potter. Che quel giorno, scoprì per la prima volta il potere che l'avrebbe accompagnato per il resto della sua vita. Il Fuoco.
Il piccolo infatti, di punto in bianco emise un vagito e agitò una manina.
Voldemort se ne accorse quando delle fiaccole una scia di fuoco lo raggiunse, mettendosi a danzare davanti a loro. Si unì a cerchio, davanti alla cupola...allontanando Riddle ancora di più.
- Però.- sibilò stavolta Vanessa, nascosta sotto il suo mantello - Il figlio di Potter è uno dei Phyro.-
- E tu sei morta se solo ti avvicini a lui.- l'avvisò Elettra a denti stretti.
Voldemort si voltò a guardare la Baley e le spalancò un ghigno da iena che fece tremare anche Pansy.
Stavolta erano nei guai.
- Ci mancava anche un maledetto Domatore di Fuochi.- ringhiò Mezzafaccia, osservando Lucas con stizza.
- Dicono che i Phyro purifichino lo spirito Augustus.- ironizzò Voldemort.
- Sta zitto.- replicò l'altro, alzando il Guanto e cominciando a farlo sfrigolare di energia - Non ho tempo per te adesso, vattene e ti ammazzerò un'altra volta.-
- Considerato che io voglio il figlio di Harry e che Harry e il MIO di figlio sono qui, anzi...sono appena entrati...-
- Disgustoso.- si lagnò Mezzafaccia, interrompendolo - La vostra ossessione reciproca è disgustosa.-
- Ti sei mai visto allo specchio?- sibilò Hermione, prima di ricevere una scarica dal Guanto che le mozzò il fiato e le fece urlare.
- Silenzio, sporca gagia.- le ordinò Grimaldentis - Crocker! Stermina quei bastardi, non voglio che ne arrivi qui neanche uno, sono stato chiaro? Ma portatemi vivo il figlio del nostro ospite, così che mi veda mentre glielo ammazzo.-
- Mio signore...- s'intromise Rafeus - Abbiamo il permesso?-
Cosa pensavi?, sembrò dire il volto del Lord Oscuro di fronte al capo degli Illuminati.
Pensavi che ti avrei lasciato fare i tuoi comodi ancora a lungo?
- Attaccate.-
Come una nube velenosa, Illuminati e Mangiamorte iniziarono a lottare, riversandosi gli uni sugli altri.
Così come pure nelle viscere dell'Arca dell'Alleanza stavano combattendo anche gli Auror.
Il triangolo stava per chiudersi.
Dalla chiglia alla cima più alta dell'albero maestro, la nave volante tremò.
E in pochi sarebbero sopravvissuti quel giorno.


Alla stessa ora, a Hogwarts, Miranda Grimaldentis fece irruzione nella Sala dei Pugna Laeta, sotto pozione Polisucco, usando il volto e il potere del Ministro Orloff come ormai faceva da mesi.
Ottenne i rombi andati perduti da suo padre, Horace Lumacorno ferito in maniera leggera, la Mcgranitt in maniera più grave e due ostaggi, che Silente per pura sfortuna non riuscì a impedire che fossero portati via.
Degona Lumia Mckay e il giovane William Crenshaw, svegliati dal ringhio della battaglia che infuriava.



 

 

 

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Capitolo 66
*** Capitolo 66° ***


figli66

 

 

"...Vi è memoria per demoni ed esseri umani di una magia più corrotta dell'Horcrux. In molti tuttora credono che sia l'Horcrux, dispersione dell'anima, l'arte oscura che raggiunse il picco più alto di empietà e vanità del cuore dei maghi secoli e secoli orsono. Ma c'è una magia di cui è andata perduta anche la memoria, di cui non è rimasto che un sussurro. Un incanto di parole che perfino l'Inferno ha rigurgitato e che chi possiede anima non può fare a meno di temere, anche più della morte.
Il suo nome, sempre appena bisbigliato, è Incanto Demonicus . E chi si danna per questo potere, perirà fra le fiamme dell'Inferno mille e mille volte, facendo piangere il signore di questa terra di fuoco, per il suo triste destino.
Chi è causa del suo male, pianga se stesso.
L'Incanto Demonicus è questo.
Scelta consapevole di dannazione, in cambio del potere di governare il mondo.
L'anima in cambio del potere."
Dal Grimario di Caesar Noah Gabriel Diamond Cameron.


 

 



Una fiammata terribile costrinse Harry Potter a rotolare a terra, fin dietro una colonna.
- Cazzo!- sbraitò, nascondendosi da un gruppetto di Diavoletti del Tartaro - Malfoy come diavolo fai a usare quella coda? Anzi, come cazzo ti è spuntata?-
Draco Malfoy, già nascosto da pochi minuti, spianò quattro Diavoletti con uno Stupeficium, per nascondersi di nuovo quando un superstite gli sputò addosso un liquido che s'incendiava a contatto con l'aria.
- Ma quanti sono!?- ringhiò, col mantello che prendeva fuoco - Sfregiato qua non si risolve un cazzo! Siamo messi peggio di prima!-
- Dove diavolo è andato Ron?-
- Dove vuoi che sia andato?- sbraitò, abbassandosi all'ennesimo sputo di fiamme e acido - Quel maledetto di Weasley s'è infilato in un muro e non l'ho più visto!-
- A terra!- gridò Blaise, dalla colonna opposta.
Si abbassarono di nuovo e addosso ai loro assalitori, tutti gli Auror dello Yorkshire capeggiati da Calendulah cominciarono a far piovere pezzi di ghiaccio pungenti come pugnali.
Ne sistemarono parecchi ma non fecero in tempo a fare a pezzi i pochi rimasti che arrivarono fantocci e Illuminati a dar loro il ben servito.
Crocker li capeggiava e stavolta fu Rodolf Sherman e tutti gli Auror del Devon a seguire le indicazioni che Potter aveva dato prima, gettandosi su di loro per bloccarne l'avanzata.
- Ok.- Harry si asciugò la fronte, sentendo un forte dolore alla cicatrice - Diamoci una mossa, ho un brutto presentimento.-
- Sarebbe?-
- Sarebbe che mi sento euforico, sarebbe che Voldemort è euforico e questo non è mai stata una cosa buona.-
- Dio, ma perché non sono diventato Mangiamorte...-
- Cos'hai detto?!-
- Sta zitto Sfregiato.- Draco si sporse dalla colonna, osservando gli Auror del Devon fare il loro lavoro.
Bene, gli stavano aprendo una strada.
Dovevano muoversi.
Coi segni diede l'ordine a Edward e Blaise, che a loro volta fischiarono verso Tristan e la squadra di Jess.
Era ora.
Mckay si fece strada con la fede dorata, liberando l'aria già troppo appestata dai Diavoletti che ancora stavano in piedi e ricominciarono ad avanzare.
- Quando avete finito portateci i rombi!- urlò Harry correndo via, verso Sherman.
- Andate!-
Fra gallerie e cunicoli sormontati da grandissime arcate romane, gli Auror seguivano Cloe e Clay, aiutati dai loro sensi, perché non c'era altro modo per orientarsi sull'Arca.
Usare la bacchetta si era rivelato inutile: sembrava che nemmeno lei riuscisse a indicare ai maghi la via.
- Dove diavolo siamo adesso?- sibilò Jess, quando si ritrovarono in una sala di pietra del tutto spoglia.
Erano di fronte a due scalinate.
Ma una scendeva...l'altra saliva.
- E ora?- chiese Milo - Gente io qua non sento un odore che è uno.-
- Ah.- Asher si coprì il naso e la bocca - Io sento carne macellata...i miei devono essere in giro.-
- E tuo padre.- sussurrò Trix, fissandolo attenta - Asher...-
- Gente aspettate.- li bloccò la King, zittendoli.
A occhi chiusi, lei e Clay stavano avvertendo qualcosa.
Una forte magia.
- Qui c'è qualcosa che non quadra.- disse Harcourt, cominciando a sentirsi in ansia - Ragazzi ci sono dei mezzi demoni in giro...e sono...piccoli...-
- Come piccoli? Che vuol dire?- sbraitò Sphin.
Non fu necessario rispondere.
Dalla scalinata in basso arrivò una voce inconfondibile, seguita da uno scalpiccio e un'imprecazione.
- Ti ho detto di lasciarmi andare, maledettissima megera!-
- Ditemi che non è William.- sibilò Tristan - E ditemi che mia figlia non...-
- Mollami, mollami! La mia mamma ti farà in tanti pezzettini!-
Quella era la voce di Degona.
Una bestemmia colossale che avrebbe fatto sembrare Draco una casta educanda, e tutto il gruppo si fiondò verso la scalinata che portava al piano sottostante, se c'era una dimensione spaziale sull'Arca e chi trovarono?
Il Ministro Orloff.
O almeno...apparentemente il Ministro Orloff perché quando l'accerchiarono, il Ministro della Magia riassunse la sua vera forma.
Miranda Grimaldentis si trasformò sotto i loro sguardi.
Teneva i maghetti legati con una catena magica e puntava addosso ad entrambi la bacchetta.
- Papà!- sbottò Degona, quando li vide.
- Che cosa diavolo...- Mckay fece per finire, ma la donna gli puntò addosso la bacchetta.
- Fermi tutti.- minacciò, evidentemente stupita di trovarsi circondata - Se fate un solo passo ammazzo i bambini.-
- Nyssa.- mormorò Jess a bassa voce.
William strattonò ancora le catene, inferocito.
Accidenti, non riuscivano a liberarsi.
- Ok.- Tristan alzò le mani, mettendo in alto la fede - Lasciali.-
- E in cambio che mi date?- ghignò quella, perversa.
- Papà ha preso il rombo!- gli disse Degona accorata - E' entrata a scuola e ha fatto del male ai professori!-
Miranda la strattonò, strappandole un gemito e poi rialzò la bacchetta sugli Auror.
- Bene. Io vi do questi due mostri...e voi me ne date un altro.- e spalancò un ghigno feroce, verso Tom.
- Te lo scordi.- le disse Draco, furente.
- Allora li ammazzo.- replicò, senza fare una piega - Non pensiate che mi faccia scrupoli. Sono mezzi demoni tutti e due.-
- Sono bambini.- sibilò Tom, facendosi avanti.
- Mostri come te.-
Riddle serrò i denti, impotente.
Gli Auror si guardarono, poi però Nyssa che era stata in disparte fino a quel momento, arrivò alle spalle della Grimaldentis. Le soffiò solo all'orecchio, quel che bastava per far voltare la strega.
Un secondo più tardi Degona e William si buttarono addosso a lei, che gridò, e la rovesciarono per terra.
- Via da lì, presto!- gridò Tristan.
Scapparono quando Draco spezzò la loro catena con la magia, ma nel frattempo Miranda si era riappropriata della sua bacchetta. Con la forza della disperazione lanciò un pugnale addosso ai piccoli e un Impedimenta su Tom.
Il pugnale andrò dritto alla schiena di William, mentre l'Impedimenta finì a vuoto, perché Riddle si era protetto in tempo.
- Cazzo!- Jess afferrò William, che con sguardo sbarrato gli era piombato addosso.
Gli estrasse il pugnale di volata, chiedendo aiuto ai Medimaghi rimasti indietro, ma il piccolo Crenshaw lo fermò. Restò immobile, fra le braccia dell'Auror...e poi si toccò la schiena. Poco dolore, ancor meno sangue.
- Mi ha detto una palla...- alitò il piccolo Serpeverde sconvolto, per poi urlare - Mio padre mi ha detto una palla grossa come una casa!-
- Transitus!-
Miranda aprì un portale contro una parete, attirando così la loro attenzione ma prima che potessero fare qualcosa per impedirle di fuggire, la donna scagliò un altro Stupeficium su Tom: lui lo evitò di nuovo, creando uno scudo e la magia cozzò su di esso, rimbalzando addosso a Draco, che scivolò all'indietro...finendo dritto nel passaggio.
Ridacchiando, Miranda vi sparì dentro e poi lo richiuse, prima che Harry avesse potuto inseguirli.
Avevano di nuovo perso Draco...
Miranda però non si era accorta di una cosa.
Certi bambini hanno proprio le mani lunghe...e infatti Degona, infilandole una mano sotto il mantello le aveva rubato quello per cui aveva faticato tanto.
Il rombo degli Auror, che tornò immediatamente a grandezza normale.
- Merda!- Tom tirò un calcio a una colonna, dannandosi.
Aveva preso Draco al posto suo!
- Ok, tutti calmi!- ordinò Harry, cominciando davvero a sentire il desiderio di usare l'Avada Kedavra addosso a chiunque - Questo posto è più tranquillo, qualcuno deve restare qua per completare la partita!-
- Si ma ci manca un Mangiamorte, non possiamo finirla da soli!- gli disse Edward.
- Allora...- Potter si morse il labbro - Va bene, Ed tu resta qua. Cerco uno dei Lestrange e te lo mando, anche a costo di usare l'Imperius. Per Ophelia stai tranquillo, ce ne occupiamo noi, fidati.-
- Va bene.- Dalton annuì appena - Mi raccomando. Ti prego...- aggiunse poi, con tono di supplica.
- Fidati. La salvo io. Gli altri con me, dobbiamo sbrigarci.-


Nel Golden Fields intanto, Jeager Crenshaw guardava nell'Acqua della Vita di Caesar per seguire la battaglia.
Era quasi morto di paura quando aveva visto William con Miranda, per non parlare poi di come l'avrebbe fatto rinsavire a ceffoni una volta preso fra le grinfie ma ora aveva altro di cui preoccuparsi.
Tipo quei cinque deficienti di cuccioli di demone puro.
- Vero che il marito di Lucilla è così carino?- stava dicendo Winyfred Harkansky, sempre più rossa, più riccia e sempre più svampita.
- Mah, per me sono tutti uguali gli umani.- replicò Denise Loderdail del tutto indifferente, che se ne stava seduta in poltrona davanti alle porte della biblioteca, limandosi le unghie - Vlad ce l'hai quasi fatta con quel portale?-
Vlad Stokeford neanche rispose, troppo intento a maledire fra sé i problemi di Caesar per pensare ad altro.
Accanto a lui che si occupava di aprire un portale, Winyfred contrastava la distorsione spazio-tempo, visto che i prigionieri erano stati chiusi in una stanza si, ma intrappolati anche in una dimensione diversa e poi c'erano altri due scansafatiche che si facevano beatamente i fatti loro.
Val Hingstom, irrecuperabile barone di promiscuità e gioco d'azzardo di poco più di duecento anni, guardava gli arazzi del corridoio, pensando di fregarli e venderli nel caso Caesar non fosse mai più uscito da là dentro, mentre Brandon Feversham, il più grande del gruppo che raggiungeva appena i trecento anni, faceva su e giù con una sigaretta in bocca.
- Ci siete quasi?- sbottò Jeager per l'ennesima volta.
Il biondo Vlad sbuffò, per poi ignorarlo - Val mi accendi una sigaretta?-
- Dì Jeager, ma è vero che hai un figlio?- tubò Winyfred giuliva - E' carino come te?-
- Ma va? Hai un figlio?- si volse Brand, levandosi gli occhiali dalle lenti rossastre dal naso - E quanti anni ha?-
- Dodici, quasi tredici e se non vi date una mossa non arriverà al prossimo compleanno, quindi sbrigatevi!-
- Brand tesoro.- Winyfred sbatté le ciglia con consumata malizia, verso il fidanzato - Dopo che facciamo?-
- Dopo i nostri verranno a sapere quello che stiamo facendo e ci chiuderanno a vita qua dentro, per farcela pagare.- sibilò cupamente Vlad Stokeford, che non era mai stato un campione di socialità - Capito Caesar? Ti toccherà ospitarci.-
- Già me lo sento mio padre.- disse Val Hingstom - E mi avete anche rotto le palle durante un poker con gli Angeli della Morte e li stavo lasciando in mutande per una volta. Vi odio.-
- Denise uccidili.- sibilò Cameron, dietro i battenti.
La Loderdail non alzò gli occhi dal suo lavoro.
- Sono così importanti questi Auror?- chiese la demone ad alta voce - Insomma, credevo non ti piacessero gli umani.-
- Cosa sarebbero questi Auror poi?- rognò Vlad, che teneva aperto un buco luminescente nel muro.
- Gente strana che cattura i maghi oscuri. C'è quell'Harry Potter con loro. - spiegò Winyfred con voce dolce, tutta eccitata - Ho conosciuto anche l'amante di Caesar mesi fa, quando le ho fatto vedere il nostro Guanto di Minegon ed è proprio carina! Per non parlare di suo marito! L'umano più bello che ho mai visto!-
- Aspetta...ti ripassi una donna sposata?- Val Hingstom ridacchiò divertito - Grande capo, sei il mio mito!-
Intanto che Jeager ponderava il suicidio, buttandosi giù da una finestra, dalla biblioteca Lucilla si mise le mani nei capelli e Caesar, preso dallo sconforto più nero, iniziò a picchiare ripetitivamente la testa contro uno scaffale di legno.
Erano davvero nelle mani di cinque bambini.
Non sarebbero mai più usciti da lì...se lo sentiva...


La testa mozzata di un fantoccio rotolò ai piedi di Rafeus Lestrange.
Disgustato, puntò gli occhi ribollenti di rabbia addosso agli Auror, come stavano combattendo i falsi Mangiamorte con loro da circa mezz'ora.
Sua sorella era stata spedita da Potter, senza neanche tante cerimonie, a Dalton per terminare la partita coi rombi che mano a mano avrebbero portato da loro ma lì, a decine di metri dalla Stanza del Lazzaro, la battaglia infuriava più dura che mai. Continuavano a sopraggiungere Illuminati capeggiati da Crocker e altri fantocci, che non sembravano finire più. Con l'incantesimo di Appello estrapolò il rombo dal corpo che aveva appena decapitato, poi si avventò su un altro avversario.
Harry e Blaise dal canto loro erano rimasti soli. Ron ancora non si vedeva e stavano cercando di raccogliere quanti più Poli potevano in quella baraonda, grazie soprattutto agli altri Auror che continuavano a sopraggiungere.
L'Ordine era arrivato tutto intero grazie a Dio e stavano dando il loro valido contributo, specialmente Sirius e Remus, per non parlare poi di quella belva di Malocchio.
Ciò che infastidiva il bambino sopravvissuto però era il fatto che ancora una volta gli avessero fregato quell'idiota di Malfoy da sotto il naso.
Stare sempre con la testa da un'altra parte, perché farsi rapire due volte nel giro di due giorni era da record, l'avrebbe fatto crepare prima del tempo.
Stupidissimo Serpeverde.
Di schiena di avvicinò a Blaise, dopo aver ribaltato a terra con un gesto un fantoccio e averlo infilzato.
- A quanto siamo?- urlò, per farsi sentire.
Zabini estrasse un rombo, con le mani coperte dai guanti, chiaro, e lo lanciò a Tom.
- Secondo i conti a quattrocentotré.-
- Ancora?- sbraitò Potter - Dannazione non finiranno mai!-
Poi un ringhio rauco che conosceva bene ebbe il potere di fargli accapponare la pelle.
Si volse giusto in tempo per vedere Fenrir Greyback farsi largo sui cadaveri dei fantocci.
La bocca gli scintillava di sangue e dai suoi occhi si capiva che aveva un unico obiettivo.
Lui.
In un lampo Harry spinse via Blaise, sentì Tom urlare e poi venne scaraventato a terra da Greyback.
Ora mutato, il re dei mannari gli artigliò le spalle per ferirlo ma fu Fenrir ad avere una brutta sorpresa.
Scattò indietro, guardandosi gli artigli scheggiati.
E la pelle di Harry, ricolma di squame dorate più dure del diamante era perfettamente intatta.
- Diavolo.- soffiò Greyback a bassa voce.
- Stai per andare a fargli visita.- l'avvisò Potter, puntandogli addosso la spada.
- Non mi faccio di certo ammazzare da un cucciolo di uomo, Potter.- ghignò il mannaro, rialzandosi.
- Allora ti farai uccidere da un lupo, padre.-
Con sua somma gioia, Harry vide quel maledetto sgranare gli occhi fino al limite.
Girarsi con la morte in faccia, cercare quella voce fra le fiamme e i fragori delle esplosioni.
E quando vide Asher, era tardi.
Ce l'aveva a un passo da lui.
- Tu.- sibilò Fenrir.
Suo figlio era vivo.
Asher Greyback ora lo guardava...ma nel suo sguardo non c'era più la sottomissione del passato. Quasi l'affetto, il rispetto. La venerazione verso un grande padre.
Un padre che l'aveva tradito, che l'aveva trapassato con una spada da parte a parte, che aveva organizzato una trappola.
Un padre che l'aveva lasciato agonizzante su un campo pieno di morti.
Asher non mosse un muscolo, non aprì nemmeno la bocca per urlare quando quell'essere che un tempo aveva considerato suo padre gli si avventò contro e gli morse la spalla, affondando i denti nella sua carne.
Ma Fenrir mollò la presa, quando il colpo che mesi prima aveva inferto, gli venne restituito.
Si allontanò dal figlio con un rivolo di sangue alla bocca.
Lo sguardo sbarrato ora si abbassò, fino a vedere la spada piantata nel petto.
Vicino al cuore.
- Addio padre.- mormorò Asher, senza staccargli gli occhi di dosso - Ora non servi più.-
E con nelle orecchie la stessa condanna che aveva scagliato sul figlio, Fenrir Greyback morì. Come aveva sempre voluto.
Fra cadaveri, sangue e gemiti che precedono l'ultimo respiro.
Come un guerriero.
Quando ricominciarono a piovere magie, Trix corse verso Asher e lo portò a nascondersi dietro l'angolo dov'erano imboscati lei, Tom, Damon e Cloe. William e Degona erano con loro e tenevano la testa bassa solo quando i più grandi glielo ordinavano.
- Come stai?- gli chiese Trix, osservandogli la ferita.
- Ora meglio.- rispose.
- A quanto siamo?- chiese intanto Damon, che contava i rombi con Riddle.
- Ne mancano ancora troppi!- sbottò Riddle - Questi devo farli avere a Edward!-
- Chi li ha portati fino ad ora?- urlò Trix, scostandosi dalla pioggia di scintille di uno Stupeficium.
- Uno dei Mangiamorte!-
- Meglio affidarli a un cieco!- sentenziò Cloe.
- Ragazzi!- Blaise li richiamò, lanciando loro altri dieci Poli - Ragazzi dobbiamo portarli a Ed!-
- Si ma come facciamo?!- urlarono.
- Date, faccio io!- sbottò Asher - Mi trasformo, mi staranno alla larga.-
- Ok, allora bisogna legarli dentro a qualcosa.- Tom si levò la felpa, gettando il prezioso tesoro dentro al tessuto, chiudendola poi come un fagotto.
Il principe dei Greyback intanto aveva preso la forma di un lupo normale e afferrò l'indumento senza indugi.
Era fatta per il momento.
Asher di certo non si sarebbe fermato.
Ora dovevano solo scappare da quella bolgia e salvare le ragazze.
E Draco...
Tom serrò le mascelle, lì fermo senza fare nulla.
Miranda aveva preso Draco per sbaglio.
Ora avrebbe dovuto essere lui prigioniero.
- Devi calmarti.- gli sibilò Cloe, accucciata accanto a lui.
- E' colpa mia se Draco è stato preso.-
La King scosse il capo, coprendosi gli occhi dalla luce di un Cruciatus.
- Harry e Draco sanno i rischi che corrono. Forse non si può dire lo stesso di te.-
Il suo tono lo fece gelare, ma tacque comunque, pensando alla verità di quelle parole.
Già. Harry e Draco da una vita si erano sempre assunti i loro rischi.
Doveva fare qualcosa. Doveva muoversi.
- Non c'è una fottuta finestra su quest'Arca?- sbraitò di punto in bianco.
- Che diavolo vuoi fare?- sbottò Trix - Non pensarci neanche a farti due voli fuori, capito?!-
- E che volete fare, stare qua finché non ci ammazzano le ragazze?-
- Si ma cosa ti fa credere di trovarle?- replicò Damon - Tom accidenti, non fare casino!-
- Se qualcuno di voi sa cosa fare senza stare qua con le mani in mano allora mi illumini!- replicò ostinato - Ma non ho intenzione di stare qui mentre probabilmente stanno torturando mio cugino per colpa mia!-
- Ok, ok!- disse allora Claire, esasperata - Ora cerco Ron, lui è andato a vedere dove sono le ragazze e le avrà trovate. Te lo trovo e poi ti ci porto!-
- Grazie.- sibilò lapidario.
Di seguito agli scontri, sull'Arca dell'Alleanza cominciarono ad avvertirsi strani fremiti.
Non dovuti alle lotte, ma dovuti probabilmente al carico eccessivo.
Gli ospiti probabilmente neanche se ne accorsero, troppo intenti ad uccidersi a vicenda ma a poco a poco le scosse cominciarono a farsi più frequenti e sempre più intense.
Se ne accorsero per primi Edward e Vanessa, intenti ad aprire i rombi per poi giocarci, in un luogo abbastanza appartato, anche se perfino lì il rumore della battaglia sembrava provenire da dietro l'angolo.
- Questa maledetta baracca sta per cadere a pezzi.- sibilò Dalton, levandosi la sigaretta di bocca e avvertendo un cigolio sinistro.
La Lestrange continuò a mangiare le pedine, eliminandone il più possibile.
- Quante ne mancano?- sibilò poi.
- Più di cento.-
- Si può sapere cosa diavolo fanno là sopra?- ringhiò verso Asher.
Il principe le scoccò uno sguardo truce.
- Pensa a giocare Vanessa, fidati.- l'ammonì - E' meglio che non sai cosa succede là sopra.-
- Hanno ritrovato Draco?- chiese Edward accorato, mentre il rombo diventava gradatamente più piccolo a ogni pedina mangiata.
- Non ancora per adesso. E anche Ron non torna.- replicò il mannaro - Ora torno dagli altri, spero abbiano trovato altri Poli. Questo posto è pieno di fantocci, ma si è fatto difficile fermarli.-
- Quando ne mancheranno pochi ricordati di dire a Harry cosa deve fare coi bambini.- gli urlò l'ex Corvonero, vedendolo correre via - Deve usare il Sonorus sui piccoli!-
- Ho capito!-
- E sta attento!-
- Dalton questa partita me la gioco da sola?- lo richiamò Vanessa accigliata.
- Pensa alle tue pedine e non seccarmi, Lestrange.-
Un'altra scossa, verso le cinque del mattino inclinò pericolosamente l'Arca verso destra. Molti persero l'equilibrio e caddero a terra e questo costò loro la vita.
Quando Harry si riprese da una spada a tradimento sulla nuca, che tra l'altro non gli aveva fatto neanche un graffio, si guardò attorno cercando gli altri. Tristan e Jess stavano bene.
Milo si era polverizzato per riapparire e spezzare il collo a chi l'aveva colpito...ma chi mancava?
- Blaise!- urlò sgomento - Dove sono finiti Tom e gli altri?-
Zabini si volse, gli occhi blu petrolio sgranati.
E si sentì male esattamente come Potter.
Già dov'erano finiti i ragazzi?
Anche Degona e William non c'erano più!
Fu dalla stessa arcata in cui si erano nascosti i giovani maghi, ora scomparsi, che riapparve Ron.
Si Smolecolarizzò nella parete, urlando come un matto che aveva trovato la Stanza del Lazzaro, che si trovava un piano più sotto, eppure quando si accorse delle facce dei ragazzi capì che non avevano apprezzato la bella notizia.
I marmocchi erano spariti.
Il povero Weasley s'infilò di nuovo nella parete, per andare ora a cercare quei sei idioti, ma la rabbia di Harry era tanta che iniziò a sputare fuoco e a carbonizzare chiunque gli arrivasse a tiro, Mangiamorte veri compresi.
Raccolsero un'altra ventina di rombi, che spedirono a Edward e Vanessa, poi avanzarono quando Duncan li raggiunse con Sherman e Bartolomeus Foster.
Coloro che invece si erano guadagnati le maledizioni di Harry Potter, stavano attraversando uno stretto corridoio oscuro.
Bacchette alla mano ed espressioni truci, i giovani studenti di Hogwarts camminavano lenti, guardandosi attorno. Guidati da Cloe avevano già passato cunicoli ben più stretti e la King sentiva la grande forza del Guanto sempre più vicina. La Stanza del Lazzaro non poteva essere lontana.
- Una volta là che facciamo?- bofonchiò Degona, che usava il Lumos su ogni angolo buio.
- Io continuo a sperare che arrivi Lucilla.- brontolò Trix.
- E se non arriva?- rognò Tom - Non possiamo sempre contare sugli altri.-
- Bella questa.- ringhiò Cloe fra i denti.
Riddle stavolta perse la pazienza, piantandosi in mezzo al corridoio tanto che Damon andò a sbattergli addosso.
- Cazzo, il naso!-
- Si può sapere cos'hai?- sbottò Tom verso la Sensistrega, ignorando il suo migliore amico a cui stava allegramente sanguinando il naso - Non è il momento per litigare!-
- Non mi sembra di aver detto niente.-
- E' tutta la mattina che lanci frecciate.- replicò irritato - Falla finita, lo so che sei incazzata, lo so che mi detesti, lo so che non vedi l'ora di vedermi Schiantato a un fottuto muro ma stare qua a rinfacciarmelo non salverà gli altri!-
- Come niente ha convinto te a salvare te stesso!- replicò furibonda, fissandolo rabbiosa - Non riesco a sopportare di vederti quella faccia da martire quando in gabbia ti ci sei messo da solo! Perciò ora non venire qui a piangere sulla mia spalla perché sei stato tu a decidere di seppellirti a Cameron Manor, tu a non dirmi una parola, tu a fare così bene l'attore per sei anni quindi smettila di darmi addosso!-
- Io ti do addosso?- urlò, mentre Trix e William cercavano di separarli - Proprio tu che da quasi un mese ti diverti a rinfacciarmi ogni santo secondo che ti ho tradito! Si, è vero! Sono uno schifoso strisciante serpente! Non ti ho detto niente, non ho detto niente a nessuno. Odiami pure!-
- Tranquillo, non mi è così difficile!-
Tom serrò la mascella, distogliendo lo sguardo.
Claire aveva gli occhi lucidi.
Non era riuscito a guardarla in faccia, così la strega gli dette le spalle e ricominciò a camminare.
Incredibile il dolore che ancora gli causava.
Incredibile continuare a sperare che lui volesse salvarsi.
Per lei. Per ciò che c'era fra loro.
- Da questa parte.- masticò fra i denti - Siamo vicini.-
E lo erano più di quanto Cloe avesse pensato.
Qualche passo ancora e cominciarono a sentire un odore nauseabondo.
Un fetore che infastidiva gli umani...e intontiva i draghi.
Passando attraverso un piccolo passaggio simile a un loculo ricoperto di mosaici alle pareti, i sei si sporsero e rimasero di ghiaccio di fronte a uno spettacolo orrendo.
La Stanza del Lazzaro riluceva di azzurro intenso ma il prezioso marmo era schizzato di sangue.
C'erano molti cadaveri a terra, cumuli di cenere da cui sporgevano rombi disattivati, color giallognolo e...
Draco Malfoy inginocchiato a terra, imbrigliato in catene magiche, sotto il fetore dell'Erba Draga.
Mangiamorte e Illuminati si erano separati, per il momento, e ora Grimaldentis e Voldemort erano di nuovo uno di fronte all'altro.
Con Draco messo in mezzo.
Miranda Grimaldentis invece teneva la bacchetta puntata addosso a Glory e Lucas, ancora seduti sulla pedana fluttuante.
- I piccoli stanno bene.- mormorò William a bassa voce.
- Si ma quella è capace di ucciderli.- ringhiò Tom fra i denti - Dobbiamo fermarla.-
- Se le lanci l'Imperius da qua se ne accorgeranno tutti.- sibilò Trix.
- E allora che facciamo?- Damon si guardò attorno - Gente, ho un brutto presentimento.-
- Visione?-
Howthorne guardò Voldemort.
Si, visione.
La visione che aveva avuto quel pomeriggio, nella sala dei Pugna Laeta.
- Degona.- mormorò il Legimors improvvisamente - Ordina a quella tizia di stare lontano dai bambini.-
La piccola Mckay sgranò gli occhi - Cosa? Ma io non sono come Katrina!-
- Tutti gli empatici hanno il dono latente! Solo perché finora hai solo sentito non significa che non puoi ordinare!-
- Ma io non l'ho mai fatto!-
- O adesso o mai più.- le disse anche Tom - Dena per favore provaci!-
La Grifondoro si aggrappò al muro, in tensione. Bella situazione in cui si era cacciata! Non sapeva neanche da che parte cominciare! Iniziò a entrare nella mente della strega, per cominciare, e lì vide ogni nefandezza, ma cercò di non farci caso. Iniziò a ordinare di scansarsi dai piccoli, ma quella non si mosse.
- Tu continua.- le disse anche William, allo sbuffo della streghetta - Ragazzi ci sono dei rombi per terra...-
- Devono essere stati i bambini. Il loro riso ha trasformato i fantocci in cenere.- disse Cloe a bassa voce - Quello che non capito è che stanno facendo.-
- Si ma Draco lì in mezzo non mi piace.- ringhiò Riddle.
Infatti come sempre un Malfoy si trovò in mezzo al fuoco incrociato di due grandi potenze.
Sarebbe stato quasi un duello di coscienza.
Draco Lucius Malfoy lì, inginocchiato e piegato, fra due estremi.
Per lui in fondo le mezze misure non avevano mai funzionato.
L'Erba Draga lo nauseava ma riuscì a restare cosciente stavolta, considerato il notevole abbassamento della febbre.
Davanti a lui c'era Hermione. Picchiata e torturata.
Non smisero un secondo di guardarsi, anche quando Crocker sopraggiunse urlando che gli Auror avevano preso anche il terzo ponte della nave.
- Ma bene.- sibilò Grimaldentis - E così Potter sta arrivando.-
- Io te l'avevo detto.- Lord Voldemort cincischiava con la bacchetta, apparentemente tranquillo e a suo agio - Harry ha una tenacia impressionante. Se ha saputo usare l'Horcrux ...-
- Abominio!- sibilò Mezzafaccia - Quell'incantesimo è maledetto! Se l'ha usato significa unicamente che è un assassino al pari tuo!-
- E tu cosa saresti?- replicò Riddle - Ma tu guarda, non mi ero accorto di essere di fronte a Santo Augustus.-
L'ironia andò a vuoto, visto che il capo degli Illuminati iniziò uno dei suoi discorsi deliranti che fecero brillare gli occhi folli della figlia.
- Io stermino la feccia di questo mondo! Voi!- urlò, puntando il dito anche contro Hermione - Voi sporchi maghi oscuri! Voi traditori!- e fissò anche il biondo Auror - Voi che non sapete più riconoscere il vero utilizzo della magia!-
- Da un estremo all'altro.- Malfoy distolse lo sguardo, assumendo un'espressione indifferente e arrogante che da tanti anni non gli vedeva - Il problema di voi psicotici è che siete peggio dell'edera velenosa.-
- Da estirpare sono i traditori che sputano sul loro stesso sangue!- ringhiò Mezzafaccia.
- Il mio sangue...- Draco ghignò di punto in bianco, con espressione superiore - Il mio sangue è più puro di tutti i vostri messi insieme, quindi mi faccia la cortesia di puntare il suo dito altrove.-
- Uccidilo padre.- sibilò Miranda, che casualmente sentiva un lieve fastidio alla testa - Prende tempo perché arrivino a salvarli. Suo padre ha tradito il Lord Oscuro, lui ha sposato quella sporca gagia...-
- E la sporca gagia ammazzerà poi te se solo ti azzardi a guardarlo ancora!- l'avvisò Hermione con tono gelido.
- Mezzosangue sta zitta.- replicò Draco.
- Sta zitto tu dannazione!- gli urlò - Smettila di provocarli!-
L'ennesima scossa all'Arca represse la risposta di Malfoy.
L'acqua nella pozza del Lazzaro vibrò dolcemente, facendo imprecare Grimaldentis che non voleva perderne neanche una goccia.
- Crocker.- ordinò rapido - Dovete ammazzare Potter! Subito!-
- Inutile.- rise Voldemort, pacato.
- Solo perché tu non ci sei mai riuscito, caro Tom...- ironizzò Mezzafaccia, facendo serrare i lineamenti del Lord Oscuro - Non significa che i miei possano fallire miseramente come te. In fondo non è più un bimbo in fasce.-
- Mio signore.- s'intromise Theodor Nott, che non si era mai allontanato - Lascia che gli strappi quella lingua insolente.-
- Tanto farà un buco nell'acqua. Ci è abituato.- sentenziò Voldemort, facendo un gesto stizzito con la mano, come se stesse scacciando una mosca noiosa - Tu non puoi uccidere Harry Potter. Non finché lui e il nostro giovane ospite, il signor Malfoy, porteranno quei bracciali.-
- Anche tu, come lui,cerchi solo di prendere tempo Tom. E mi state stufando.-
-
Sai cosa me ne importa.- replicò Riddle, soave - Per conto mio sarebbe già morto, ma a quanto pare il nostro signor Malfoy è refrattario anche al veleno.-
- L'unica cosa a cui non è refrattario io la conosco bene.-
Draco rimase impassibile, quando l'orrida maschera di Grimaldentis si piegò su di lui.
Lo afferrò per la nuca, tirandogli i fini capelli biondi.
La sua voce lo raggiunse come una lama, sottile e rauca, quasi stridente.
- So cosa temi. Se perdi un figlio...ti svuota dentro....-
- Tocca i bambini...- lo minacciò - E ti farò passare le pene dell'inferno.-
- Non posso trapassare quello scudo.- Mezzafaccia rise, facendolo quasi tremare quando indicò
la barriera di fuoco del piccolo Phyro- E ppure c'è qualcuno qui che ti ha ficcato nei guai e che è rimasto senza protezione.-
Hermione.
Impazzito, Draco scattò velocemente pieno di collera ma le catene lo bloccarono.
Si dimenò, lanciò maledizioni e fatture, ma non servirono a nulla.
L'Erba Draga ancora una volta gli stava togliendo le energie.
- Miranda.- Grimaldentis si girò, dando le spalle a Malfoy - Cerca di sistemare quei due piccoli mostri. Io mi occupo della madre, intanto.-
- Lascia stare mia figlia!- ringhiò Hermione scalciando.
- Miranda!- perseverò implacabile - Ammazzali una volta per tutte!-
Fra urla e grida delle prigioniere, Draco compreso che si dimenava tanto da lussarsi le spalle imprigionate, Miranda Grimaldentis sollevò la bacchetta sui piccoli.
Glory e Lucas la guardarono, avvolti nello scudo e nel bozzolo di fuoco del piccolo Potter.
Quando aprì la bocca, Lucas agitò la manina e una scia infuocata prese in pieno la strega, che lei
dissolse poco dopo, furibonda.Quando rialzò la bacchetta le urla ormai infestavano tutta la Stanza del Lazzaro ma Miranda alla fine non riuscì a parlare.
Aprì la bocca, poi la richiuse.
Disorientata, si guardò attorno.
- Miranda!- sbraitò Grimaldentis - Cosa diavolo fai?!-
Fece la cosa più assurda di tutte. Come se si stesse sforzando,
si puntò addosso la sua stessa bacchetta...e si Schiantò da sola, finendo inerme contro un muro.
Nello sconvolto generale, anche Voldemort non ebbe modo di capire cosa fosse successo perché il fragore di un crollo e poi una nube di fumo invase la stanza. Quindi l'Arca intera cigolò di nuovo.
Sembrava essere pronta a collassare.
- Maledizione!-
Grimaldentis, ormai del tutto fuori di senno visto cos'era accaduto a Miranda, si giocò il tutto per tutto.
- Dite addio agli infanti della profezia Auror!-
Alzò il braccio coperto dal Guanto di Minegon e quando fu pronto a colpire Lucas e Glory con una folgore che sicuramente avrebbe finito per distruggere anche tutta l'Arca, alcune frasi sussurrate in latino riuscirono ad arrestare la sua furia.
Anche Malfoy e le ragazze, allucinati, videro Hermione parlare a bassa voce.
Veloce, sempre più veloce.
- Cosa credi di fare?- ringhiò Mezzafaccia raggiungendola.
Già, cosa stava facendo?
Draco capì che qualunque cosa fosse non era qualcosa di buono perché la piccola Glory all'improvviso scoppiò a piangere. E quel pianto, stranamente, fece indietreggiare Lord Voldemort.
Quelle frasi...quelle parole...
- Ti farò tacere una volta per tutte Hargrave!- tuonò Grimaldentis.
Eh
 si...
I disperati sono capaci di qualunque cosa.
Più degli arditi. Più dei ribelli.
I disperati non toccano mai il fondo. Mai.
Hermione sapeva cosa stava facendo. Lo sapeva fin troppo bene.
I bambini. E Draco... non dovevano morire.
All'inferno la vendetta, all'inferno la guerra, all'inferno Mezzafaccia.
Ma loro non dovevano morire.
- Ti amo Draco.- sussurrò fissandolo, mentre nel rapido giro di un istante nelle mani di Mezzafaccia apparve un lungo pugnale dalla lama sottile. Perdonami se ci riesci.
Poi, senza una parola, sollevò gli occhi dorati su quell'essere perverso.
Rise appena, vedendo il suo sguardo folle sbarrato.
E lui si bloccò con il pugnale a mezz'aria, fra grida e pianti di bambini, quando la vide mordersi il labbro tanto da farlo sanguinare. Un rivolo rossastro le si riversò nella bocca, quindi facendo tremare Lord Voldemort,
che di colpo capì ogni cosa, sputò il sangue a terra.
Rialzò il viso...e ghignò ancora.
- Animam Remitto...- proclamò con orgoglio, sfidando chi aveva davanti e...sfidando la morte, la dannazione.
- No!- gridò Draco con tutto il fiato che aveva in gola ma ormai...ormai era tardi.
Grimaldentis affondò con forza il pugnale nel petto della strega, che si piantò nella colonna a cui era incatenata, trapassandola da parte a parte.
Uno schizzo di sangue andò a macchiare la tunica immacolata dell'Illuminato...
E il tempo per Draco si fermò.
Era strano ma...si sentiva come trasportare via.
Come se non fosse più nemmeno lì...
Tanto che nemmeno lui, pronto a morire perché ora niente aveva più senso, si accorse che dalla lama piantata nel cuore di Hermione non stillava più sangue rosso.
A terra, cominciarono a cadere gocce più scure...più dense...
Gocce di sangue nero.





 




"Meglio ardere subito, che spegnersi lentamente."
Kurt Cobain.

 

 

 

 

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Capitolo 67
*** Capitolo 67° ***


figli67

 

 



In questo mondo non vi sono che due tragedie: una è causata dal non ottenere ciò che si desidera, l'altra dall'ottenerlo. Quest'ultima è di gran lunga la peggiore, la vera tragedia.
O. Wilde, Il ventaglio di Lady Windermere.

Non c'è vendetta che valga quanto l'oblio, giacché esso basta a seppellire il nemico nella polvere del suo nulla.
Baltasar Graciàn.

 

 





Ti amo Draco.
Perdonami se ci riesci.
Era un addio.
Avrebbe dovuto capirlo.
Era un dannato, un codardo, un vigliacco addio.
Un infame, miserevole addio.
Glorya continuava a piangere.
Perfino la sua bambina l'aveva capito prima di lui.
Lui, che se ne stava in ginocchio, senza sentire altro che quel pianto.
Lui, che stava lì in ginocchio, senza più neanche il desiderio di respirare.
Lui, che sentiva solo le gocce di sangue, che lente e sinuose scivolavano giù da quella lama...
Voleva morire.
Voleva solo morire, insieme a lei.
Insieme a Hermione.
Incatenata a quella colonna, trafitta da quella lama al cuore...
No.
Non voleva più vivere.
Niente valeva più la pena di restare a quel mondo.
Perché gli avevano appena strappato via l'unica persona che avesse mai desiderato salvarlo.
L'unica che l'aveva amato com'era.
Arrogante, supponente, viziato, possessivo, aggressivo, codardo e debole.
Un principe senza cuore, che camminava senza badare a nessuno, senza pietà per nessuno.
Finché non era arrivata lei ad avere pietà di lui. Ad insegnargli a camminare sulle sue gambe.
Ma ora che lei se n'era andata...
A che senso respirare ancora? A che senso...vivere?
Una lacrima gelida gli scivolò dalle ciglia lungo lo zigomo.
Perché?
Perché gli avevano portato via proprio lei?
Tutt'intorno a lui le persone si muovevano, le fiamme delle fiaccole continuavano a languire.
Sentiva delle voci.
Sentì perfino la voce di Tom, da qualche parte in quella stanza, scagliare un incantesimo contro l'uomo che gli aveva strappato l'amore e la vita.
A malapena vide Grimaldentis cadere a terra, colpito dalle magie incrociate di Tom e dei ragazzi.
La vista gli si oscurava.
C'era il buio ormai.
Ma quel buio non era da cercare dentro di sé.
C'era davvero dell'ombra. Un'ombra che si agitava come una nera cortina, attorno a lui.
Sembrava...veleno. Una nube tossica che era uscita da ogni angolo scuro, che lentamente si raccoglieva.
Le catene che lo imprigionavano si spaccarono, liberandolo.
Rimase in ginocchio, osservando quelle scie di fumo nero...scie di fumo...che raggiungevano lei.
Hermione.
- Draco!- Tom lo raggiunse di volata, afferrandolo forte - Draco parlami! Dimmi qualcosa!-
Non lo sentì. Rimase a fissare quelle scie di fumo denso filtrare dentro il corpo senza vita di sua moglie.
Cos'erano?
Cos'era quell'ombra che sembrava impossessarsi di lei?
Tutti rimasero immobili, gelati, quando il cigolio delle catene sembrò bloccare il tempo.
Hermione Jane Hargrave, trafitta a morte, col capo e i lunghi capelli ricci rovesciati in avanti...si mosse.
Mosse un mano.
Poi l'altra.
E quando mosse anche la testa, a Draco sfuggì un gemito strozzato.
- Oddio...è ancora viva.- alitò Beatrix - Il Lazzaro...l'acqua del Lazzaro!-
Ma quando accennarono a correre per raggiungere la pozza di quell'acqua miracolosa, il rumore del metallo magico spaccato fermò la loro avanzata.
Hermione aveva usato la forza. Si era liberata le mani dalle catene!
Usando la forza! Era viva...
Sempre a capo chino, allungò poi le lunghe ed esili dita fino all'elsa del pugnale.
E senza un lamento lo estrasse dal marmo della colonna e quindi dal suo corpo.
Tutto questo senza un fiato.
Nascosta sotto i lunghi crini bruni, la strega sembrò osservare la lama...ora sporca di sangue nero.
La lasciò andare a terra, evidentemente priva d'interesse e la nube nera che l'attorniava finalmente sparì. Fu come se Hermione l'avesse risucchiata dalla bocca e dagli occhi, perché accadde qualcosa di stupefacente.
All'improvviso la sua pelle divenne pallidissima ma liscia come l'alabastro.
I suoi capelli assunsero una piega composta, perfetta. Quasi immobile e si raccolsero in uno chignon alto, in cima al capo mentre alcune ciocche continuavano a penderle sul viso.
E lo squarcio che aveva nel petto si risanò, proprio come sul suo esile corpo apparve una lunga tunica nera, quasi impalpabile.
L'incarnazione della perfezione.
Ma quando sollevò lo sguardo, Draco Malfoy avvertì la sua debole speranza finire di nuovo in pezzi.
Quegli occhi.
Non più d'oro. Non più occhi di strega. Occhi di donna, occhi di umana.
Le iridi...erano bianche.
Come quelle di un demone.
E demone puro...ora lei era.
- Cristo Santo.-
Istintivamente Tom e i ragazzi si serrarono attorno a Draco, continuando a guardarla.
Senza fiato per una domanda, per chiedere una sola spiegazione.
Ma non erano gli unici, totalmente gelati.
Lord Voldemort e i Mangiamorte insieme a lui sembravano non essere in grado di muoversi.
Solo Grimaldentis, colpito dai giovani maghi, era riuscito ad emettere un ruggito di rabbia e disperazione.
Così attirò proprio l'attenzione di Hermione che posò i candidi occhi su di lui.
E non lo vide.
- Tu, demone infernale!- gridò Mezzafaccia - Che tu possa bruciare mille volte all'inferno!-
Senza attendere oltre, col coraggio dei folli e dei condannati a morte, prolungò il Guanto di Minegon contro di lei e le fuoriuscì una folgore di grandissime dimensioni.
Viaggiò veloce e spedita...fino a infrangersi contro una barriera invisibile, che Hermione non aveva invocato né a parole né a gesti. Rimase ferma, avvolta da quella luce, senza che nemmeno uno spiraglio d'aria si abbattesse su di lei.
Lei, onnipotente.
Quando Grimaldentis lo capì, tremando, fece l'unica cosa ancora possibile.
Di volata corse verso Miranda ancora svenuta a terra e la coprì col suo mantello. La fece sparire, poi a sua volta vi si avvolse e scomparve alla loro vista, scappando come un coniglio da qualche parte, sull'Arca ora sua prigione.
- Dov'è andato?- annaspò Tom.
- Tranquillo.-
La voce di Hermione lo raggiunse, del tutto pacata.
- Non potrà scappare in eterno.- e socchiudendo le palpebre bloccò ogni via d'uscita, tanto che perfino nella stanza del Lazzaro i presenti avvertirono le vibrazioni di ogni passaggio che si chiudeva.
I Mangiamorte erano ingabbiati con loro.
E così i prigionieri vennero contemporaneamente liberati.
- Oh santo cielo!- Pansy e Ophelia uscirono dalle gabbie d'onore con un gemito di sollievo - Meno male che state bene!-
- I bambini come stanno?- esalò Elettra, correndo da Lucas e Glory - E...questo fuoco?-
L'anello di fuoco che li proteggeva sparì quando il piccolo Potter vide il volto della madre, così come fece sparire anche la cupola che li proteggeva. Subito la Baley prese in braccio il figlio, baciando poi la piccola Faith che era anche riuscita ad addormentarsi, in braccio a Ophelia. A sua volta, Hermione sorrise appena prendendo in braccio Glory.
Cullandola, la fece smettere di piangere.
- Tutto bene, tutto bene.- mormorò, carezzandole i riccioli biondissimi - Tutto bene piccolina.-
E andò ancora meglio quando Draco le fu vicino e prese in braccio la bambina, stringendola forte.
- Dio.- sussurrò, inspirando il profumo della loro piccola.
Era viva. Senza un graffio.
- Tutte intere?- chiese, sforzandosi visto il cuore in gola che quasi gl'impediva di parlare.
- Tutte intere.- replicò Elettra - Pansy tu stai bene, vero?-
- Benissimo.- rispose la strega, carezzandosi il pancione - Le pesti si sono rese utili.-
Il sorriso delle streghe e di Draco si spense quando si posarono su Hermione.
- Cosa diavolo hai fatto?- mormorò Tom angosciato, senza riuscire a smettere di scrutarle gli occhi - Sei...sei diventata...un demone? Un demone puro?-
Lei annuì. Senza una parola.
- Che razza di magia è?- alitò Elettra sgomenta - Hermione come hai fatto?-
- Incanto Demonicus.-
L'Hargrave si volse, sentendo gli occhi rossi di Lord Voldemort puntati su di lei.
- Incanto Demonicus.- annuì lei - Vedo che lo conosce.-
Stavolta Riddle non rispose.
Se possibile, Tom non aveva mai visto suo padre tanto atterrito. Tanto impietrito.
- Io non ho mai sentito che un essere umano potesse diventare un demone!- ribattè Tom incredulo.
- A più tardi le spiegazioni.- rispose Hermione, senza inflessioni nella voce - Dobbiamo finire la partita, o appena Grimaldentis ritroverà i suoi seguaci potrebbero riprendersi le pedine. Forza, sbrighiamoci.-
Detto fatto, mentre tutti ancora non riuscivano a capacitarsi di ciò che lei era stata in grado di fare, da lontano cominciarono a sentirsi i rumori della battaglia e lo scalpiccio di Auror, Mangiamorte e Illuminati che sopraggiungeva.
- Finiamo quei bastardi una volta per tutte.- ringhiò Nott - Mio Signore, non dobbiamo perdere tempo.-
- Bene.- Lord Voldemort fece appena un cenno, del tutto disinteressato - Vi lascio carta bianca.-
Il problema sopraggiunse quando la battaglia si spostò tutt'intorno la Sala del Lazzaro.
I fantocci erano sempre in maggioranza e Crocker, che non voleva decidersi a morire, capeggiava un centinaio d'Illuminati ancora più agguerriti dal discorso di Mezzafaccia, che ovunque si fosse nascosto stava usando il Sonorus per incitare i suoi burattini.
- Gli piace tanto starsi a sentire.- mugugnò Trix.
- Adesso gli faccio fare io quattro risate.- ringhiò Draco, tirando fuori la bacchetta - Ci serviranno anche Faith e Jeremy, ammesso che riusciremo a farli ridere con questa baraonda!-
- Ehi!- Harry Potter irruppe nella sala, con la casacca lacera sulla schiena, come se fosse stato ferito da un artiglio ma senza una goccia di sangue - Ragazzi state tutti bene?-
- Sempre in ritardo.- sibilò Lord Voldemort.
- Io almeno le battaglie me le combatto da solo.- replicò Potter inferocito - I tuoi stanno facendo solo un gran casino!-
- Aspetta che vado subito a sgridarli.-
- Oh all'inferno voi due!- sbottò Tom, zittendoli - Harry dov'è il rombo?-
- All'inferno tu, chi cazzo ti ha mai detto di muoverti??- ruggì il bambino sopravvissuto in risposta, facendolo diventare minuscolo - Quando non vi abbiamo più visti a momenti ci è venuto un colpo!-
- Lascia perdere.- sospirò Elettra, abbracciandolo forte - Dov'è il rombo?-
- E' con Edward, giù al piano di sotto...- poi però l'aspetto di Hermione impedì a Potter, e quindi a Ron e a Blaise, di riuscire a dare altre spiegazioni.
- Dio Santo...ma cosa cazzo hai fatto stavolta?- allibì Weasley, con in braccio Jeremy.
- Sei...sei come Lucilla...- mormorò Zabini, guardandola da capo a piedi.
- Volete lasciar perdere per ora?- Hermione rispose sempre con lo stesso tono pacato, quasi indifferente - Dobbiamo invocare qua Edward e il rombo, così mentre sterminiamo i fantocci potremo anche decimare questo maledetto esercito prima che Mezzafaccia e sua figlia ci rimettano le mani sopra.-
- Faccio io.- disse Jess, ansante, che era appena arrivato con altri rombi - Indietro rimangono altri fantocci gente, sbrigatevi.-
- Ok...- Harry si volse appena - Ma dopo io e te parleremo di questa storia Herm.-
- Come vuoi.- e il suo tono accondiscendente, lo annientò.
Già non sembrava più con loro.
Perché non era più un essere umano.
Era un demone. Come Lucilla.
La battaglia continuò a infuriare violenta. Crocker riuscì a uccidere alcuni Auror mentre Jess tracciava il cerchio evocatore a terra, per richiamare Dalton e la Lestrange.
Apparvero subito, ma dalle dimensioni del rombo i pezzi mancanti erano ancora molti.
- Oh, era ora!- disse Edward, guardandosi attorno con espressione spiritata, disastrato come Vanessa visto che giocavano dalla bellezza di sette ore di fila - La prossima volta a giocare a dama si ferma qualcun altro, sia chiaro.-
- Già.- si lagnò Vanessa disgustata, uscendo dal cerchio dopo aver rubato le sigarette a Dalton - Meglio affrontare una carica di troll!-
Abbracciata Ophelia tanto da stritolarla, alla fine anche Edward si accorse del cambiamento di Hermione ma lungi dall'essere il momento giusto per discutere, iniziarono a raccogliere tutti i fantocci possibili attorno alla Sala, per permettere al Sonorus di propagare abbastanza risate da incenerirne il più possibile.
Fra le beghe dell'ultimo momento dovettero cercare di impedire a Lucas di rimettersi a giocare col fuoco, svegliare Faith che, beata innocenza, continuava a dormire, e cercare di far divertire Glory, cosa che sembrò praticamente impossibile dopo quello che era successo.
Alla fine, disperati, ci andarono giù di solletico e funzionò alla grande.
Le risate dei quattro piccoli si allargarono a macchia d'olio su tutta l'Arca dell'Alleanza e in mezzo ai duelli, fra spade e colpi di magia, i fantocci cominciarono ad accartocciarsi su loro stessi.
Ne rimase polvere in breve tempo, più rombi disattivati che raccolti andarono ad aggiungersi al rombo di gioco.
- A quanto siamo?- chiese Duncan, arrivando trafelato e con un profondo taglio sull'occhio.
- Cinquecentoventi, arrotondando. Ne mancano cinquanta.- sibilò Edward, fumando come una teiera - Chissà dove saranno adesso, bisognerà battere tutta questa maledetta nave!-
- E il Ministro Orloff l'avete trovato?- chiese Milo.
- Già, Miranda l'aveva catturato. Sotto Imperius, Orloff le ha detto i nomi dei gagia.- mormorò Elettra, carezzando con affetto la testolina nera di Faith.
- Che s'impicchi Orloff, ora c'è altro a cui pensare.- disse Blaise - Gente, armiamoci di santa pazienza.-
- Andiamo a fiuto di cadavere, facciamo prima.- sibilò Asher infastidito.
- Non serve, verranno loro.- disse Hermione - Lasciamo il rombo in bella vista. Mezzafaccia non può permettersi di perdere il suo esercito, verrà a riprenderlo. O manderà qualcuno.- e dicendo questo posò una mano a pochi centimetri di distanza dal rombo - Ecco, ora è protetto da una barriera. Nessun Illuminato riuscirà a toccarla.-
- Allora noi continuiamo a giocare.- fece Edward, sbuffando - Mi serve un Mangiamorte.-
- Non pensarci neanche Dalton! Io me ne vado!- sbottò la Lestrange, andandosene a combattere.
- D'accordo, mi sacrificherò.- sibilò Nott, facendosi largo fra gli Auror a spallate.
- Sicuramente non sarà la fine che farai, fidati.- minacciò Draco bellicoso.
- Sta zitto Malfoy. Non fosse per tua moglie ora saresti all'altro mondo con tua figlia.-

Erano passate molte ore ormai, da quando la battaglia sull'Arca dell'Alleanza era iniziata.
Il sole com'era apparso su una Londra buia, aveva trasformato quella giornata in un eterno tramonto.
E ora, che stava davvero per giungere l'ora del tramonto, irradiava una luce rossastra simile al sangue.
Fluttuante sul Tamigi, l'Arca sembrava immobile nel tempo e nello spazio.
E quello era uno spettacolo che non si godeva tutti i giorni.
Specialmente se si trattava del proprio ultimo giorno di vita.
Hermione Jane Hargrave appostata a poppa dell'Arca guardava le sfumature di quei raggi, senza che il sole ora l'accecasse col suo bagliore.
Attendeva, mentre la caccia a Grimaldentis continuava imperterrita.
Ma non era sola.
Sentì passi conosciuti e amati, dietro di lei. Passi che aveva rischiato di non sentire più.
- Di nuovo.-
Si volse, guardando Draco Malfoy in faccia.
Ora nel suo pallore vi spiccavano iridi gelide, furibonde, tradite.
- L'hai fatto di nuovo.-
Hermione abbassò il capo.
- Ancora una volta hai rischiato la vita, infischiandotene delle conseguenze. Fregandotene di chi ti sta attorno. Fregandotene di lasciare sola tua figlia...e me.-
Quando l'afferrò per le spalle lo fece con forza e rabbia, quasi desideroso di ferirla come lei aveva fatto con lui.
- Guardami.- le sibilò iroso - Guardami in faccia Hermione.-
Lei obbedì, senza muoversi, senza sentire dolore per quella morsa ricolma di collera.
- Tu riesci a farti odiare.- le disse, con gli occhi lampeggianti - Ti ho odiata. Ti odio ancora.-
- O io o tu e Glory.- mormorò, senza battere ciglio - Mi è sembrato un patto accettabile. Tu avresti fatto lo stesso.-
- Qua non si tratta più di quello che ti è successo con Doll.-
La strinse più forte, quasi affondandole le unghie nella carne, spingendosela più vicino.
- Non si tratta più neanche della maledizione degli Zaratrox, perché li hai traditi. Sei tu che cerchi la morte...-
- Io non cerco niente.- sussurrò con un filo di voce - Volevo vendetta per mio nonno, ma per te e la bambina l'ho accantonata. M'interessava solo farvi vivere.-
Lui, perso del tutto il controllo, la spinse rudemente indietro, urlando.
Il suo ringhio riecheggiò su tutta la nave, peggio del verso di un animale notturno.
- Sai cosa interessa a me?!- gridò Draco, agitandosi al punto di sentire il cuore scoppiare - M'interessa vivere in pace, dopo aver rischiato di morire fino all'età di diciott'anni! M'interessa che Glorya non debba mai vivere come ho vissuto io, m'interessa sapere che sta bene, che si sente amata e sopra ogni altra cosa voglio la compagna che ha avuto pietà di me e della mia vita dieci anni fa, dandomi una mano a rimettermi in piedi quando i Mangiamorte volevano ammazzarmi! Ecco cosa voglio! Rivoglio quella stramaledetta Grifondoro mezzosangue che credeva ancora che tutto potesse essere cambiato con la propria forza d'animo, rivoglio quella strega che detestava la magia oscura e viveva di sogni, rivoglio quella ragazza che aveva ancora fede in qualcosa, che ha perfino avuto fede in uno come me! E invece...- la sua voce si abbassò, fino ad arrivarle come un bisbiglio - E invece quella strega non c'è più. Se n'è andata da anni...e ora di fronte a me ho...- fece una smorfia, dandole le spalle e passandosi le mani sugli occhi -...ora ho un involucro vuoto.-
Un gemito e Malfoy imprecò, restando di schiena.
- Non posso tornare indietro.- mormorò Hermione - Non posso tornare a essere la ragazzina di un tempo. E non posso tornare umana.-
Lo sentì ridere, senza una briciola di divertimento in corpo.
- Sei arrivata al culmine, mezzosangue.- le disse, scuotendo i crini biondi - Ormai non c'è più niente che tu possa fare, oggi, che possa realmente stupirmi.-
- Io però devo dirti una cosa.- lo richiamò, con una nota incerta nella voce.
- Cosa?- sibilò, senza neanche voltarsi - Questo schifo d'Incanto che hai usato ha altri effetti collaterali?-
- Draco io...- poi lei si fermò, smettendo di parlare.
I suoi occhi saettarono da Malfoy alla scaletta della sottocoperta.
Oh no.
Caesar Noah Cameron risalì i gradini con passo pesante, appena uscito dalla prigionia a cui era stato costretto, ma già quando aveva messo piede sull'Arca aveva subito capito che il peggio era avvenuto.
La guardò negli occhi un solo istante e quando sollevò la mano ne uscì una quantità tale di energia da spazzare via un essere umano o un mezzo demone in un lampo. Ma Hermione rimediò solo una ferita alla guancia, da cui uscì del sangue nero...e subito si rimarginò.
- Quante volte...- ringhiò Caesar fra i denti, tremando - Quante volte ho cancellato quella maledetta formula dalla tua testa!? Avrei dovuto ammazzarti il giorno stesso in cui sei venuta a conoscenza dell'Incanto Demonicus!-
- Oh, calma Cameron!- Draco si frappose fra i due, saldo e furibondo tanto quanto lui - Che diavolo succede?-
Caesar lo ignorò.
- Come hai fatto?- le sibilò - Come diavolo hai fatto?!-
Hermione rimase impassibile, toccandosi la guancia e la ferita rimarginata.
- Sapevo che avresti cercato di farmi dimenticare i miei propositi e che avresti cancellato l'Incanto dal Grimario e dalla mia testa. Così ho cominciato a disseminare appunti, promemoria, nei posti più impensati. E così non me ne sono mai dimenticata.-
- Sorprendente.- il tono del demone si riempì di disprezzo - E' sorprendente cos'è capace di fare il cuore ricolmo di vendetta di un essere umano! Complimenti Hermione, anche questa volta hai dimostrato a tutti e specialmente a te stessa che la tua magia e il tuo amor proprio non hanno limiti! Sei la migliore.-
- Ok, adesso basta.- Draco spinse lontano Caesar, fissandoli sconvolto - Di che accidenti parlate?-
- Parlo dell'Incanto Demonicus, la magia proibita che ha usato tua moglie!- gridò il demone, fuori di sé - Parlo di come ha buttato via la sua anima e la sua vita!-
- Vita?- Malfoy si volse verso di lei, deglutendo - Di cosa parla?-
Hermione non mosse un muscolo del viso.
Ghiaccio. Una statua.
- Così funziona l'Incanto Demonicus.- gli confessò, conscia che stava veramente per ucciderlo con le sue mani - Ho ceduto la mia anima, in cambio del potere di un demone puro. Questa magia è diventata proibita quando si è capito che chi otteneva tale potere, lo usava per i suoi scopi personali. Cedendo l'anima per desiderio di gloria, potere o vendetta, si ottiene di diventare demoni puri fino a quando il desiderio non si realizza.-
- Quindi...una volta morto Grimaldentis sarai libera.- mormorò Draco.
Caesar tacque quando Hermione non riuscì più a guardare l'Auror in faccia.
- No.- replicò, a bassa voce - Quando la mia vendetta sarà completa...la mia anima non tornerà.-
- Cosa...- tornando ad agitarsi, Malfoy iniziò a guardarli entrambi - Cosa vuol dire?-
Già lo sapeva.
Lo sapeva, glielo diceva la testa, glielo diceva il cuore.
Perfino il volto così diverso di Hermione glielo stava dicendo.
Ma non poteva stare a sentire quella condanna. Non poteva.
- Vuol dire che terminata la vendetta contro Mezzafaccia,- gli confessò in un soffio - il potere che mi ha salvato uscirà dal mio corpo. E io, di nuovo umana, morirò perché mi sono venduta l'anima.-
C'è un limite al dolore che un uomo può sopportare?
Draco credeva di no.
Perché una nuova ondata d'odio lo travolse.
E languendo, il suo amore per lei gridava, gridava per correre ad abbracciarla.
- Morirò.- ridisse Hermione.
- Tu sia maledetta.- le sibilò Caesar, fra i denti - Tu sia maledetta Hermione.-
- Andava fatto.-
- Hai sputato sulla vita che hai costruito e salvato finora!- le gridò a squarciagola - E ora muori per vendicare tuo nonno! Chi si vende l'anima finisce all'inferno! E' questo che volevi??-
- E' da vedere se finirà all'inferno.- l'interruppe Draco, riuscendo a zittirli.
- Ci andrà per forza, morirà. E' una fottuta suicida!- ringhiò Cameron.
No.
Un ghigno bieco, maligno e colmo di rabbia e dolore si piegò sulla bocca di Draco Malfoy.
- Lei non morirà oggi.- sibilò, senza staccarle gli occhi di dosso - Lei non morirà perché oggi non avrà la sua vendetta.-
- Di che parli?- gli chiese Hermione.
- Grimaldentis non morirà. E tu non arriverai a sfiorarlo con un dito, amore mio.- rispose, glaciale - Semplice. Lui vivrà e lo farai anche tu.- dopo di che, Draco alzò la voce, come se Hermione fosse diventata sua nemica - Dovessi passare tutta la vita a difendere quell'uomo da te, dovessi passare tutto il resto della nostra a combatterti per tenerti lontana da lui allora lo farò!- e le puntò il dito addosso - Io non ti lascio morire! Non oggi e non così! Ho abbastanza forza per contrarti, dovessi usare tutti i poteri di questo bracciale, tu non arriverai mai ad uccidere quell'uomo!-
- Quello è un assassino! Se tu lo lasci vivere ammazzerà altra gente!- s'inalberò lei.
- Non me ne frega niente!- gridò, zittendola - Tu vivrai! Dovesse essere l'ultima cosa che faccio, tu non arriverai mai a toccare Grimaldentis! Mai!-
Era da tanto tempo, tanti anni che non si guardavano come nemici ma ora accadde.
Lei aprì la bocca per replicare, quando l'ennesimo scricchiolio sinistro precedette un'inclinazione su tribordo dell'Arca.
Istintivamente si aggrapparono tutti dove potevano ma quando anche il legno sotto i loro piedi vibrò, tornarono dentro all'istante. L'Arca dell'Alleanza stava collassando.
- La nave non reggerà a lungo!- gridò Sirius, entrando nella Sala del Lazzaro - Gente dobbiamo darci una mossa!-
- Mancano ancora dei pezzi!- replicò Edward, alzando la voce su quel frastuono - Se non finiamo sarà tutto inutile!-
Harry e Lucilla, arrivata prima con Caesar e gli altri tre prigionieri di Cameron Manor, si scambiarono un'occhiata veloce.
Presto. Dovevano fare presto.
La ricerca frenetica dei fantocci durò oltre mezz'ora, ma di nuovo sembrarono tutti scomparsi.
E i Sensimaghi non riuscivano più a percepire né Grimaldentis, Miranda o Crocker.
Sembravano spariti tutti.
- Possono aver abbandonato la nave?- abbozzò Pansy.
- Lasciando me qua vivo?- Tom scosse il capo - No, è qui in giro. Ne sono sicuro.-
- Riproviamo a concentrarci.- ordinò Clay, verso la King e i Sensimaghi di Rodolf Sherman - Deve essere qua quel maledetto!-
Di seguito, un terremoto interno ricominciò a scuotere il ventre dell'Arca.
Si, stava andando miserabilmente in pezzi.
Poi, quando sembrava che non ci fosse più modo per trovarli, la preda li raggiunse tramutandosi in cacciatore.
Con i cinquanta fantocci rimasti, Miranda, Crocker e Grimaldentis aprirono un varco nella Sala e apparendo alle loro spalle agirono con una velocità spropositata.
Non commettendo lo stesso errore, quando si fece avanti Miranda spianò la bacchetta sui bambini e usando il Silencio riuscì a zittirli. L'incantesimo rimbalzò anche su Auror e Mangiamorte ma gli adulti non ci fecero caso, ricominciando la battaglia dal principio.
In quella baraonda di visi, spade e bacchette, Draco Malfoy era attento a una sola persona.
Hermione. E infatti, quando la vide sollevare la mano verso Grimaldentis, che stava attaccando a sua volta, non perse tempo. Le volò addosso e rotolarono per terra, così che Mezzafaccia ricominciò ad attaccare, usando il Guanto.
Incurante del danni a quel punto, visto lo stato dell'Arca, iniziò a colpire ovunque.
Prima su Voldemort, poi su Harry.
Infine cercò Tom fra la folla.
E ghignò quando lo vide Schiantare un fantoccio.
- Riddle!- urlò.
Fu sciocco richiamare la sua attenzione perché Tom si scansò di scatto, afferrando Claire e cadendo a terra, proteggendola. Una scarica elettrica lo prese di striscio e gli mozzò il fiato, ma la Sensistrega fu così abile da usare poi il Protego su entrambi.
Trix, Damon e Asher li trascinarono via, nascondendosi dietro l'altare rettangolare usato da Mezzafaccia per i suoi discorsi folli e da lì cominciarono solo a difendersi, tenendo la testa bassa.
Il susseguirsi di esplosioni causate dal Guanto di Minegon procurò frane e crolli, una nube di polvere e stucco si riversò per tutta la nave e questo dette il tempo a Lucilla di operare la più grande opera di Appello che avesse mai fatto.
- Accio rombi!- gridò, protendendo il braccio verso gl'Illuminati e i burattini.
Fu una litania di urla strazianti e false, ma alla fine dal petto di ogni fantoccio venne strappato il Polo e uno a uno finirono tutti e cinquanta dritti nella mano della Lancaster. Veloce come il vento li passò tutti agli Auror che le corsero alle spalle, per proteggerli poi dall'attacco furibondo di Mezzafaccia, combinato a quello della figlia.
Mentre Lucilla e Tristan, con la fede, li proteggevano, tutti si rimisero ad aprire le pedine.
- Dissipatio!- sibilò Edward, lanciandole tutte sul rombo. S'innestarono ad esso e con la ripresa del gioco, nonostante tutti gli sforzi e le maledizioni degli Illuminati, alla fine rimasero tre pedine rosse e due blu.
Theodor Nott pensò per una volta a fare tutto di fretta che alla sua vanità. Con una mossa veloce lasciò che Dalton, col suo fulmine, mangiasse tutto...e ciò che rimase fu un unico piccolo rombo blu.
Che brillò luminescente, lanciando raggi di luce accecanti per tutta la Sala del Lazzaro e poi svanì del tutto.
In una piccola lucina.
Solo allora il Guanto di Minegon, forse esaurita la forza necessaria, smise di lanciare saette.
Ora Mezzafaccia ansava, le spalle curve, gli occhi sbarrati e iniettati di sangue.
- Partita chiusa.- gli sibilò Harry, dopo un silenzio che parve eterno.
L'esercito dei Pugna Laeta era stato eliminato completamente.
- Padre.- alitò Miranda, con voce strozzata.
- Non è finita qua, bastardi!- tuonò Mezzafaccia.
- Oh, si invece.- sibilò Hermione.
- Sbagliato!- e senza fare un fiato puntò la bacchetta contro l'altare , dov'erano nascosti i giovani maghi - Incarceramus!- strillò e una lunga catena dorata partì velocissima, spruzzando scintille, per saettare veloce alla gola di Tom. Inutile cercare di trattenerlo, Miranda scagliò numerosi Impedimenta mentre Crocker e i pochi Illuminati rimasti fecero i martiri, scagliandosi come suicidi sugli Auror.
Impedendo però così loro di avanzare.
Quando li ebbero sistemati tutti, in un lago di sangue, era tardi.
Tom, stretto alla gola, non c'era più.
- Dov'è?- gridò Harry - Dove sono andati?!-
Cloe si rialzò a fatica, imprecando - Sono usciti a poppa! Presto muoviamoci!-
Damon invece si rialzò con lentezza.
Restò a guardarli tutti uscire, prima di ricordare.
Si, di ricordare che doveva lasciare che tutto andasse come doveva.
Colse su di sé lo sguardo fugace di Lord Voldemort e silenziosamente, ancora una volta, gli disse grazie.
Fuori invece, col sole ormai calante e tante stelle che cominciarono ad affacciarsi su un cielo di velluto, Tom Riddle venne rudemente spinto contro la balaustra di poppa, su una nave ormai pericolosamente inclinata verso il Tamigi.
Metri e metri sotto di loro.
Guardò giù, tremando e sentendo contemporaneamente le risate maligne di padre e figlia.
- Dì addio alla vita, mostro.- ridacchiò Miranda, con quel sorriso da viziata isterica.
- Miranda.- la richiamò Mezzafaccia - Cerca di bloccare le uscite, non voglio che irrompano a darci noie.-
- Certo, come ordini padre.-
Tom si rannicchiò meglio contro il parapetto. La sua bacchetta era a terra, a qualche metro da lui.
Era decisamente più vicina a Grimaldentis, che gli stava davanti.
- E ora...farò quello che avrei dovuto fare quasi dieci anni fa.-
- Suicidarti?-
- La stirpe dei Riddle finisce con te.- Mezzafaccia sorrise, oltre la sua maschera - Tuo padre ne sarà felice.-
- Dubito che Lord Voldemort sappia ancora gioire di qualcosa.-
- In compenso ha dimostrato un deplorevole istinto paterno, non trovi?-
Tom scosse il capo, alzando le spalle e guardando fugacemente di sotto.
Sarebbe stato facile buttarsi di sotto, pensò. Facile come volare, da quella posizione.
Se pensava di ammazzarlo così facilmente si sbagliava.
Sorridendo, Tom fece un salto e s'inginocchiò sul parapetto, facendosi guardare piacevolmente allibito dall'Illuminato.
- Speri di togliermi il piacere di vederti agonizzare per caso?-
- Va al diavolo.- ghignò Tom e senza indugi si lasciò andare dolcemente all'indietro, continuando a sorridere.
Rimasto solo a poppa, Grimaldentis corse, ringhiando maledizioni, ad affacciarsi dalla paratia.
Niente.
Sotto c'era solo acqua.
Che si fosse spezzato l'osso del collo?
Un'esplosione lo fece voltare inferocito, mentre pezzi di legno e schegge appuntite andavano a piantarsi ovunque.
Voldemort uscì da una nube di fumo, bacchetta bassa e occhi che scrutavano repentini ovunque.
- Dov'è?- ringhiò, levando l'arma su Mezzafaccia.
- Il tuo figlioletto bastardo si è appena ammazzato da solo.- sibilò Grimaldentis - Sei felice Tom?-
Come si può descrivere un sentimento in chi da tanto non ne prova, nel suo cuore?
Come si descrive un senso di lacerazione, di dolore, in colui in cui non alberga pietà?
Lord Voldemort continuò a guardarsi attorno e per un attimo un occhio attento avrebbe potuto vederlo vacillare.
Fu in quel mentre, quando lui era distratto, che nella mano nascosta dietro alla schiena, Grimaldentis vi fece comparire un pugnale dalla lama oltremodo lunga, la stessa che aveva colpito Hermione a morte.
- Mettiti l'animo in pace, Tom.- rise Mezzafaccia - E' morto.-
La mascella di Riddle si serrò tanto che i suoi denti rischiarono di spezzarsi.
Ma non fu necessario perché un verso lontano che sentì anche Harry, ancora sottocoperta, fece alzare gli occhi al cielo ad entrambi i grandi maghi.
E quando la fenice planò a terra, dietro a Voldemort che ora stava in mezzo a loro, il giovane Tom riprese le sue sembianze. E il sorriso non aveva abbandonato il suo volto.
- Spiacente.- mormorò, beandosi degli sguardi sbarrati dei due uomini.
- Infame e maledetto.- ringhiò Mezzafaccia.
- Sporco assassino.- replicò il Grifondoro a tono.
L'Arca s'inclinò ancora.
Riecheggiò ovunque e si sparse fra le vele gonfie di vento un fragore sordo che preludeva alla fine.
Si, l'Arca stava per precipitare.
- Non avrò pace fino a quando non sarete entrambi morti a terra!- strillò Grimaldentis e allora, solo allora, accadde ciò che Damon Howthorne, ancora una volta, aveva previsto.
Gli Auror fecero esplodere l'ennesimo passaggio chiuso da Miranda, sparita chissà dove, e quando Harry Potter seguito da Draco Malfoy salì a poppa, tutto sembrò fondersi e mescolarsi.
Tom e Voldemort si voltarono, attirati dal frastuono ...dando così modo a Mezzafaccia si levare il braccio.
Il lungo pugnale fra le grinfie.
Harry vide quel bagliore maligno e quando sbarrò gli occhi, anche Voldemort tornò a voltarsi.
Il bersaglio però non era lui.
Ma Tom.
Fu questione di un battito di ciglia.
Di un battito del cuore.
Elettricità verde percorse il bambino sopravvissuto per tutto il corpo e quando Mezzafaccia lanciò a tradimento quella lama assassina, all'istante Harry Potter scagliò verso di lui una folgore con l'unico potere che gli era rimasto.
Che lo colpì in pieno. Duro, senza esitazioni. Senza più pietà.
Il giovane Tom invece avvertì un contraccolpo.
Un dolore atroce s'impossessò di lui, quando la gelida lama gli trapassò la carne.
Eppure sollevò gli occhi...e vide suo padre abbracciarlo.
Forte.
Torace contro torace.
Guardandolo in faccia, Tom avvertì l'esatta sensazione della morte.
Della vita che se ne andava. Che non stava lasciando i suoi occhi però.
Bensì quelli suo padre.
Caddero a terra, entrambi, ancora stretti l'uno all'altro.
E un secondo più tardi il grido di Draco Malfoy lacerò l'aria.
Hermione Jane Hargrave era scivolata fra le sue braccia, dopo avergli sfiorato il viso con una carezza, un'ultima volta.
I suoi occhi erano tornati dorati.
I suoi occhi ora erano privi di vita.




 

 

 






"Come morirò?" chiese una giorno, tanto tempo fa, il Lord Oscuro a un giovane Legimors di diciotto anni.
E Damon Michael Howthorne si limitò a ringraziarlo.
Senza guardarlo in faccia.
"Morirà facendomi un grosso dono."
"Dimmi come."
Come si può ringraziare un assassino?
Come si può passare una vita ringraziando un uomo che passò la sua a calpestare quella altrui?
Semplice.
"Morirà per salvare il mio migliore amico."
Suo figlio.
"E per questo le sarò per sempre grato."
E Lord Voldemort, da quel giorno, perse finalmente la paura di morire.
Ora la signora con la falce...già, non sembrava più così spaventosa.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 68
*** Capitolo 68° ***


 

 

"Vieni, Oh Morte, vieni.
Prendi chi devi.
Ma oggi china il capo, di fronte a questi vittoriosi.
Una di loro ha sconfitto anche Te..."

 

 






Tramontava il sole su Londra e sul Tamigi.
L'Arca dell'Alleanza dolcemente era scivolata sull'acqua...increspandone il liscio e vitreo spessore.
Le vele bianche trattenevano gli ultimi raggi d'oro e di rame di quella sfera infuocata che si tuffava oltre i palazzi della capitale. E tutta Londra, ancora sotto il potere delle fate, taceva.
Immobile, nel tempo e nello spazio.
Solo il sole, unico testimone di quello che era accaduto, se ne stava dignitosamente andando.
Pochi suoni si disperdevano qua e là.
Pochi passeri grigi volavano contro vento mentre numerosi corvi si erano appostati sul Tower Bridge.
Brillavano come perle nere i loro piccoli occhi lucenti.
Occhi attenti.
Occhi curiosi.
Anche sull'Arca per un attimo il tempo sembrava essersi fermato.
Troppi corpi caduti intorno a Harry Potter, il bambino sopravvissuto.
Troppo sangue quel giorno.
Tutto sulle sue mani.
Troppe lacrime stavano scivolando dai visi di coloro che amava.
Un raggio di sole gli stava ferendo gli occhi.
Accusandolo.
Come lo accusavano quei pianti.
Come lo stava accusando ora il suo cuore. Spaccato a metà.
Era arrivato a sognare qualcosa del genere, nei suoi peggiori incubi...ma la realtà per una volta si era dimostrata gran lunga peggiore delle sue torture oniriche.
Ma in quei sogni bastava chiudere gli occhi.
E tutto spariva.
Ora invece non bastava smettere di guardare. E voltare la testa dall'altra parte.
Ora non bastava più...far finta di non vedere.
Quanti morti quella guerra avrebbe falciato ancora in suo nome?
C'era la sua Hermione a terra.
E Tom...
E quell'uomo invece, moribondo, ancora continuava a ridere.
Con quella sua maschera ignobile che gli celava il viso.
Augustus Grimaldentis alla fine aveva ottenuto ciò che aveva desiderato.
Morte, frattura, squassamenti.
Epurazione dalla magia oscura.
Perché sia Lord Voldemort che Hermione Jane Hargrave ora erano fra le braccia dei loro famigliari.
Lì, col capo riverso al cielo, gli occhi ormai lontani, la sua migliore amica sembrava una bambola di porcellana.
E alla sua destra, mentre quell'uomo continuava a ridere compiaciuto anche in punto di morte di ciò che aveva ottenuto, Tom Riddle e Lord Voldemort erano stati trapassati dalla stessa lama.
Harry Potter provò il desiderio di chiudere gli occhi.
Di chiudere le palpebre per riaprirle e svegliarsi nel suo letto.
Provò a chiudere gli occhi ma il grido di Draco, straziante e lacerante, non lo lasciò sprofondare.
Non lasciarmi da solo.
Harry si riebbe. Subito, senza indecisioni.
E lentamente voltò lo sguardo smeraldino su Mezzafaccia.
Rideva, rideva, rideva.
Sputava sangue, colpito dal suo potere.
Ma rideva. Gioiva.
Per aver colpito il suo grande nemico.
E i Mangiamorte, annichiliti, neanche riuscivano più a muoversi.
In futuro, per il bambino sopravvissuto fu sempre una grande emozione ricordare quell'istante.
L'istante in cui, fra Auror basiti e Mangiamorte senza forze, si fecero largo a forza Damon, Cloe, Trix...Asher.
Ragazzini.
Come un tempo lo era stato lui.
Con la fede necessaria per correre dal loro amico e credere che ancora tutto potesse essere cambiato.
Damon Howthorne fu il primo. A differenza delle compagni e del principe dei Greyback non mostrava espressione in viso ma quando ci fu da estrarre la lama dalla schiena del Signore Oscuro, non attese neanche un momento.
- Tom!-
Il suo nome.
Thomas Maximilian Riddle era scivolato su quella lama, facendosi indietro.
La sua carne e il suo sangue erano passati sul freddo metallo...e ora sulla sua maglia bianca impregnata di rosso che si allargava, lui vedeva un colore indistinto.
Nessun dolore per la sua spalla trafitta.
Nessun gemito.
Ma un devastante senso di abbandono, seduto ora come un giocattolo rotto di fronte al corpo sdraiato di...suo padre.
Suo padre.
D'improvviso quella consapevolezza lo animò.
Si divincolò come un pazzo dalle braccia di Trix e Cloe, buttandosi a fianco di Voldemort.
Damon, dall'altra parte, guardò prima lui.
Con quegli occhi azzurri che non conoscevano menzogna.
E quegli occhi gli stavano dicendo una verità che non voleva sentire.
Il Signore Oscuro serrò i denti. Il colpo inferto che gli aveva trapassato il petto, fino a colpire la spalla del figlio.
Gemette, sorretto da Tom e Damon.
Sollevò appena lo sguardo, incontrando il volto di Tom. E rimase a guardarlo, senza mai negargli quegli ultimi momenti.
- No.- mormorò Tom, senza riuscire a credere che era proprio lui a parlare - No.-
- Si.- replicò invece lui in un soffio, mentre il grifone lo stringeva forte - Lucilla...- chiamò - Lucilla...-
La Lancaster apparve all'istante, inginocchiandosi accanto a loro.
Voldemort rise debolmente, mentre lei gli prendeva la mano che lui aveva allungato.
- Lucilla...-
- Si.- la demone serrò le dita, annuendo - Sono qui.-
Un altro fiotto di sangue si allargò sotto il mantello nero che lo ricopriva e Voldemort gemette ancora.
- Lucilla...-
- Mi occuperò io di lui.- lo prevenne, spezzando il cuore a Tom - Ci penserò io.-
- ...Giuramelo.-
- Te lo giuro.-
No, no, no!
Tom risentì più forte la nostalgia di quell'abbraccio.
La prima...e l'ultima volta.
Mio Dio. Un'atroce consapevolezza s'impadronì di lui, al pensiero che...una sola lacrima...
Una sola lacrima di fenice...
Una lacrima scivolò dalle sue ciglia, finendo sull'anello nero dei Riddle che portava al dito.
Poteva salvarlo. Si, poteva.
Eppure...non lo fece.
Che Dio un giorno fosse riuscito a perdonarlo.
Ma Tom non lo fece.
E rimase lì seduto, ferito, piangente.
Fino a quando gli occhi rossi di suo padre, rossi come tutto il sangue che aveva sparso, viaggiarono un'ultima volta da lui, suo figlio, fino a Harry.
Un ghigno. Un sorriso.
Chi avrebbe potuto dirlo?
E in quell'istante di beatitudine, che solo una volta nella vita si prova, il Lord Oscuro morì.
Esalò l'ultimo respiro guardando Tom. Quindi chiuse gli occhi.
Una volta per sempre.
Aveva camminato su una strada lastricata di cadaveri.
Si era immolato a una causa sanguinaria, incurante di chi lasciava indietro.
Aveva ucciso in nome di una legge antica.
Aveva massacrato famiglie per il suo amor proprio.
Aveva distrutto la vita a molti.
A Harry.
A Draco.
Ma era morto per salvare la vita di suo figlio.
Bastava.
Per Tom bastava.
- Papà...-
Lucilla e Damon chiusero gli occhi, facendosi indietro.
Lasciandolo solo, a piangere su quel corpo.
A stringerlo convulsamente.
- Papà!-
Urlò. Pianse.
Fece ciò che ogni figlio avrebbe fatto.
E quando i Mangiamorte tentarono di avvicinarsi, gli occhi blu ricolmi di lacrime di Tom divennero fiamme.
- Non osate toccarlo!- ringhiò fuori di sé, piegato sul torace immobile di Voldemort.
Vanessa e Rafeus Lestrange scattarono indietro.
Pallidi, come tutti gli altri.
Era assurdo come ora le loro maschere si stessero sgretolando.
Il loro grande capo...era morto.
E di lui...non rimaneva che un bambino piangente.
Un bambino il cui pianto si ruppe all'ennesimo scoppio di risa di colui che aveva provveduto a rendergli la vita un inferno.
Auror e Mangiamorte si volsero verso Grimaldentis.
Riverso a terra, la maschera leggermente sbilenca, intento a sputare sangue e acido dalla bocca, cercando di non strozzarsi col suo stesso amaro sogghigno.
- E così...e così finisce, Tom Riddle!- ridacchiò, morendo lentamente - Il Lord Oscuro ha detto addio alla vita...Hermione Hargrave ha fatto lo stesso...e da sciocchi quale erano hanno lasciato ancora una volta qua il bambino sopravvissuto a fare il lavoro sporco.-
Tom, oltre le lacrime e una collera che non aveva mai provato prima, se non quando Harry era morto sei anni orsono, sollevò il mento su Potter. Immobile, in piedi fra lui e Grimaldentis.
Voleva ucciderlo.
Voleva disperatamente uccidere quell'uomo.
Che gli aveva rovinato la vita, che aveva ucciso suo padre...
Ma qualcosa in lui gli diceva che non ne sarebbe mai stato capace.
Puro di cuore, gli aveva detto Lucilla.
Puro di cuore, aveva ridetto Lord Voldemort una volta.
Ricordava bene le sue parole, dette con scherno rivolte a se stesso. Era successo una sera, qualche mese prima. Guardava le stelle. Il capo rivolto verso l'altro, uno strano sorriso...ad aleggiargli negli occhi.
"Incredibile. Il destino a volte ha davvero il senso dell'umorismo, Thomas. Chi l'avrebbe mai detto che la legge dell'ereditarietà fosse così inutile? Chi l'avrebbe mai detto che un uomo come me e una donna come Bellatrix Black Lestrange avrebbero un giorno potuto creare qualcuno come te?"
Qualcuno come lui.
- Credi che vivrai a lungo?- ghignò Grimaldentis, tossendo e sputando altro sangue, risvegliando dai suoi ricordi - Credi che un giorno il bambino sopravvissuto non si ricorderà quale parto immondo di male tu sei?-
Tom tremò.
Le spalle e la schiena di Harry invece rimasero di pietra. Salde come marmo.
- Oh si...- Mezzafaccia rotolò su un fianco, puntando gli occhi ricolmi di capillari rotti su loro due - Tu potrai anche amarlo, Tom Riddle. E lui forse potrà aver avuto pietà di te. Ma nel male sei stato concepito, sporco essere rivoltante. E nel tradimento di chi ami morirai! E sarà proprio Harry Potter ad ucciderti! Io ti maledico!-
Furono le sue ultime parole.
Augustus Grimaldentis perse la testa, quel giorno di maggio.
Fu Harry Potter a decapitarlo, estirpando una volta per tutte quell'edera di malignità che era radicata fino a torturare bambini innocenti, a lasciarne altri senza famiglia.
Con Mezzafaccia, gl'Illuminati ebbero fine.
E quando Harry tornò indietro, si chinò accanto a Tom.
Con mano delicata chiuse le palpebre di Lord Voldemort, suo unico e vero nemico fin dalla nascita.
Dicendogli addio per sempre.
- Ecco a cosa ha portato la tua viltà!- urlò Rafeus Lestrange, quando ormai sembrava che solo i corvi riuscissero a cantare voce dai loro becchi, rivolto a Tom - Ecco a cosa portato il tuo ostinato tradimento! Tuo padre è morto e stai a fianco a colui che l'avrebbe ucciso!-
- Sei stato tu a uccidere tuo padre!- gli gridò anche Vanessa, mentre gli Auror irrompevano sul ponte, ponendo fine alla loro libertà.
Insulti e grida continuarono a lungo.
Gettate addosso a Tom Riddle come lava acida, come pugnali appuntiti.
Ma non c'era parola ormai che potesse ferirlo.
Si, era vero.
Stava chino sul cadavere di suo padre. Accanto al ragazzo che di sicuro l'avrebbe ucciso.
Ma non era stato Harry Potter a uccidere Lord Voldemort.
Non era stato Mezzafaccia.
Era stato lui.
Si, era stato lui a uccidere suo padre e i suoi fratellastri avevano ragione.
La colpa era unicamente sua.
Era stata sua nell'istante stesso in cui aveva scelto, per amore di Harry e Draco, di non versare nemmeno una lacrima per risanare la ferita mortale che aveva strappato Lord Voldemort al mondo dei vivi.
Non c'era perdono, per lui.
Non c'era.
Uno a uno, i Mangiamorte e i pochi Illuminati rimasti vennero catturati.
I cadaveri lasciati dov'erano.
Vanessa e Rafeus Lestrange vennero messi agli arresti.
La stessa sorte toccò finalmente a Theodor Nott, ad Harnold McAdams, Rafe Cohen, Marcus Barnett.
E tutti gli altri.
Nessun Auror dei rimasti sul ponte dell'Arca però gioì per quella vittoria a lungo sognata negli anni.
Agognata in ogni istante d'oscurità e di speranza.
Quando Harry Potter si lasciò andare di fronte a Draco Malfoy, insieme a Ron Weasley e agli altri, non ci furono parole, o lacrime.
Hermione Jane Hargrave era semplicemente morta.
Dopo essersi venduta l'anima per un grande potere.
Un potere determinante che aveva salvato la vita ai figli della speranza.
Lucas, Glorya, Faith e Jeremy stavano zitti.
In braccio ad Elettra, Pansy e Ophelia.
I bambini ora sembravano muti.
Anche loro avevano perso la voce.
Ma non Draco.
Chino sul corpo della moglie che serrava così stretto da spezzarlo, piangeva, carezzandole il volto tanto amato.
Se n'era andata. Se n'era andata di nuovo.
E non c'era magia a poterla riportare questa volta.
Ron prese la mano gelata dell'amica, portandosela al viso.
Harry piegò il capo sul suo petto. E pianse insieme a Draco, insieme a Ron, Elettra, Edward, Blaise.
Se n'era andata.
Perfino Caesar Noah Cameron non riusciva a guardare.
Il cuore gli batteva forte.
Dopo secoli di silenzio. Dalla morte d'Imperia.
Ma come cuore umano, di demone, di mago e di strega, come ogni mente prima o poi capisce, non c'è regola o legge al mondo che non abbia un suo cavillo. Una sua scappatoia.
Ormai nemmeno la legge della nascita o della morte, per Hermione Jane Hargrave, aveva più valore.
Perché...all'inferno si apprezza un'anima venduta per avidità, per potere o per vendetta.
Ma cosa se ne farebbe mai il Diavolo di un'anima venduta per spirito di sacrificio?
Per amore di un uomo?
Per amore di una figlia?
Come l'anima di Hermione se n'era andata, alla morte di Grimaldentis, scendendo nelle viscere del tempo e dello spazio, quella stessa anima venne cacciata via dall'Inferno.
La fronte contro quella della moglie, Draco Malfoy ormai non credeva più...che lei sarebbe tornata.
Ma quando il petto di Hermione venne scosso da un brivido sotto la sua mano, lui e Harry e tutti gli altri sollevarono di scatto i visi.
Col capo rovesciato al cielo, la prima cosa che Hermione vide quando la sua anima tornò in lei e le fece prendere un lungo fiato di vita e ossigeno, fu il rossore che incorniciava un cielo blu.
Le prime stelle...che brillavano.
Come diamanti alla luce di un sole tardivo.
Sentì il calore, sentì amore.
Sentì grida laceranti, pianti di gioia. E abbracci così forti da spezzarle le braccia e le ossa.
Poi lui...il volto di colui per cui si era venduta l'anima.
- Oh mio Dio...- continuava a dire Draco, passandole le mani sul viso - Oh mio Dio!-
Si. L'Incanto Demonicus era stato creato per coloro che vogliono il potere.
Per orgoglio, per vendetta.
Ma lei, quando aveva pronunciato quella formula, aveva desiderato unicamente salvare la sua famiglia.
- Mai più.- le mormorò disperato nell'orecchio, il viso nascosto nei suoi capelli - Mai più mezzosangue...-
- Tu...- alitò, sollevando le braccia a cingergli il collo - Tu...devi essere pazzo...se credi che potrei allontanarmi da te anche un solo giorno.-
- Mai più.- continuò a ripetere, senza riuscire a crederci.
- Io tornerò sempre da te.- sussurrò iniziando a piangere - Sempre.-
Si, il Diavolo non apprezzava lo spirito di sacrificio.
E tantomeno apprezzava essere così facilmente beffato.
Da una donna per di più.
Una donna che aveva trovato il modo di riprendersi l'anima e tornare per vivere con coloro che amava.
- Non c'è strega migliore di lei.- sussurrò Lord Demetrius, osservando di sottecchi il suo migliore amico.
- Non credi anche tu?- continuò rivolto a Caesar.
Cameron non rispose.
Ma un pigro sorriso piegò le sue labbra.
Ora loro lì non avevano più nulla da fare.
Se non un inchino a quella strega che aveva reso innocente come un agnellino la maledizione più antica di tutti i tempi.
Onore a lei.
Onore ai vittoriosi.
E com'era accaduto sei anni prima, le risate dei bambini tornarono ad aleggiare fra i maghi.
Risalirono la corrente del Tamigi, mentre l'Arca dell'Alleanza calava l'ancora ed Hermione tornava a vivere.
Abbracciata a Draco Malfoy e stretta alla piccola Glory.
Con lei Harry Potter, Tom Riddle. I suoi compagni.
E tutti coloro che si erano ricordati di come ascoltare.

In seguito, gran parte della comunità magica si riunì al Tower Bridge, appena calato il sole.
Il Wizengamot intero, Consiglieri, Veggenti, Obliviatori, avvocati, parenti, Silente...
Tutti vennero ad accogliere l'eroe e la speranza dei maghi.
Vivo ancora una volta.
E vittorioso.
Ora tutti sapevano.
Ora tutti potevano tirare il fiato.
L'esercito degli Illuminati, nuova minaccia che li aveva terrorizzati per tutto l'anno, era stato sterminato. I fantocci erano stati neutralizzati, i corpi portati via.
Il cadavere di Augustus Grimaldentis venne immediatamente chiuso in una grossa bara di pietra, a neanche un'ora dalla sua morte. Una bara senza nome o incisione.
Lo stesso valse per Miranda Grimaldentis.
Fu Tristan Mckay a trovarla in una sala poco lontana da quella del Lazzaro.
Sepolta da un crollo, con l'osso del collo spezzato.
Appena venne trovata, fu chiusa in una bara uguale a quella del padre e non venne mai più riaperta.
Venne ripescato anche il Ministro Orloff, proprio vicino al cadavere della strega.
Emaciato dalla prigionia e traumatizzato, Orloff bevve continuamente lunghi sorsi da una bottiglietta di latta, una sua scorta personale che aveva tenuto nascosta nella giacca logora, mentre parlava col Wizengamot e tutti i suoi dubbi consiglieri, compreso Duncan che dovette sorbirsi l'arrivo dei primi giornalisti, pronti come avvoltoi a spolpare una carcassa.
Sorte non migliore toccò a tutti i Mangiamorte sopravvissuti alla battaglia.
Gli Auror rimasero a guardare in silenzio, a differenza dei maghi sopraggiunti che urlarono di gioia quando i guardiani di Azkaban, Auror specializzati e Dissennatori sopraggiunsero in massa. Questa volta non ci fu processo.
Non ci furono interrogatori.
Vennero presi tutti in blocco e condotti via.
Quella per Tom Riddle fu l'ultima volta che vide i suoi fratellastri.
Non distolse lo sguardo quando Vanessa si volse ancora, per cercarlo.
Non ebbe espressione in viso, quando lei sputò a terra.
E non pianse quando se ne andarono, trascinati via strillando di terrore quando i Dissennatori si avventarono su di loro.
Ebbero la fine che si erano meritati.
Il corpo di Lord Voldemort invece venne affidato ai collaboratori personali del Capo degli Auror, sotto richiesta di Lady Lancaster e così fu fatto dopo che Tom riuscì a staccarsene.
Nel silenzio che aveva regnato fino a quel momento, i maghi come ventisette anni prima esplicarono la loro gioia con una pioggia di stelle cadenti sulla capitale.
Era stato ancora una volta Dedalus Lux, pensò Silente scuotendo il capo con un sorriso.
Incontrò gli occhi di Harry Potter, fra i tanti volti...e gli fece un inchino, letteralmente.
Il bambino sopravvissuto ricambiò per tornare a guardare il cielo, inspirando con gioia quell'aria che gli filtrava nei polmoni e che sembrava parlargli della vita stessa.
- E adesso?- sussurrò Ron, poggiato contro il parapetto del Tower Bridge, accanto a Harry.
- Vi rendete conto che l'abbiamo sfangata di nuovo?- bofonchiò Blaise, accendendosi una sigaretta.
- Vi rendete conto che non ho più la facoltà di fare magie e mi butteranno in gabbia coi Mangiamorte?- se ne uscì Harry che guardava Londra, più bella che mai.
- Fesserie.- sussurrò Hermione ancora spossata, in braccio a Draco e questa volta senza porre lamentele - Che ci provino.-
- Che vuoi fare?- ghignò Potter - Trasformarti nel diavolo in persona stavolta?-
- Oppure già lo sei.- sussurrò Malfoy a bassa voce, all'orecchio della strega.
Sorrise appena, quindi sollevò il volto e lo baciò, posando delicatamente le labbra sulle sue.
Tornerò sempre da te.
Gliel'aveva giurato il giorno delle nozze.
E un Grifondoro manteneva sempre la parola data.
Subito dopo la pioggia di stelle cadenti scoppiarono così tanti fuochi d'artificio da illuminare tutto il cielo.
Cadevano fuochi in forme e suoni diversi. Draghi e danze di Veela, fate e unicorni.
Ma il migliore di tutti, agli occhi di Tom Riddle, fu quello che frastagliò il cielo come una saetta verde.
Diradando l'oscurità.
Si lasciò abbracciare dagli amici e smise di piangere quando anche il dolce canto di Fanny arrivò a far sorridere Harry Potter. Era là...alta fra le stelle, circondata dalle fate che sopraggiunsero a onorare quel grande mago.
Lo circondarono, come un grande imperatore. Come un grande re.
La loro grande speranza.
Eccola Fanny.
Eccola la speranza.
Era tornata finalmente.


Non erano passati molti giorni dalla battaglia, due solamente, quando gli Auror si ritrovarono al Cimitero dei Maghi.
L'aria si era fatta tiepida finalmente e fiori selvatici crescevano rigogliosi ovunque, attorno alle lapidi e ai grandi giardini cresciuti con cura e dedizione.
In quei due giorni non solo la comunità magica di tutta la Gran Bretagna, ma anche le altre d'Europa, si unirono ai festeggiamenti degli inglesi dopo la liberazione e la grande battaglia.
La notizia della morte di Lord Voldemort e dell'incarcerazione di tutti i suoi Mangiamorte aveva fatto nuovamente il giro del mondo e come ventotto anni prima, miriadi stelle cadenti avevano continuato a piovere dal cielo, rendendolo una tenda di perle luminescenti in onore del bambino sopravvissuto e i suoi grandi compagni che ancora una volta avevano salvato il mondo dei maghi.
Harry Potter in questo frangente aveva nuovamente ottenuto l'amore popolare dei suoi simili, nonostante le dimissioni lasciate sul tavolo di Duncan Gillespie e che il ragazzo si era rifiutato di ritirare.
Ebbene si, Harry Potter sarebbe rimasto un babbano.
Per quanto tempo nessuno ancora lo sapeva, ma aveva adempiuto al suo dovere ancora una volta.
Visto l'amore e la stima di cui ora godeva, un rispetto che partiva dal barbone di strada per arrivare ai più liberali dei Consiglieri del Wizengamot, il Ministro Orloff il giorno prima durante una cerimonia privata si era ritrovato costretto ad accettare le sue dimissioni e ad accordargli una rendita annuale pagata interamente dal Ministero che rasentava cifre reali astronomiche. Una cifra di cui sinceramente Harry Potter non seppe cosa farsene, ma se non altro avrebbe potuto starsene tranquillo per qualche tempo, a pensare.
Il Wizengamot si era ritrovato quasi in ginocchio, per pregarlo di non andarsene ma lui non aveva ceduto.
Al rifiuto di revocare la prigionia di Tom, Harry aveva proseguito dritto per la sua strada, dicendo addio un'ultima volta al Ministro Orloff che per tutta la durata della cerimonia si era saldamente tenuto attaccato alla sua bottiglia.
Dopo quel giorno di battaglia, che negli anni sarebbe diventato festa nazionale, le autorità conferirono onorificenze e medaglie a tutti gli Auror e all'Ordine della Fenice, tenuto nascosto come un altarino famigliare per lungo tempo, venne finalmente riconosciuta la grandezza che gli si doveva.
Furono giorni di fuochi d'artificio, di eventi strani registrati dai babbani, come comete ed eclissi.
E poi, come previsto, venne il giorno in cui i loro nemici vennero seppelliti a Lost Graveyard.
Era una curiosa costruzione, Lost Graveyard.
Non c'erano tombe vere e proprie ma centinaia e centinaia di grossi blocchi di marmo nero, di dimensioni diverse.
Disposti come in una scacchiera, separati da passaggi per i parenti o per accoliti recidivi.
Un labirinto, insomma. Per ricordare sempre a tutti in che labirinto quei maghi traditori si fossero persi.
Harry Potter, abbigliato in nero e affiancato da Ron Weasley, restò in disparte a guardare silenzioso il calare della bara di pietra di Grimaldentis dentro il blocco di marmo a lui designato.
Quando fu sigillato, il suo nome apparve magicamente sulla liscia superficie nera.
Sua figlia venne sepolta accanto a lui.
Il pastore disse poche parole latine, senza sentimento.
Ron distolse lo sguardo chiaro da quello scenario a lui indifferente, per posarsi a metri e metri da loro.
Lucilla era arrivata da poco e si era avvicinata a Tom Riddle, in piedi davanti a un blocco rettangolare più alto degli altri. Era lì che Lord Voldemort era stato deposto.
Insieme a Tom, vestito di nero come Harry, era arrivato anche Damon.
- Starà bene?- mormorò Potter con voce incerta.
Ron sorrise con dolcezza, scrutandolo con la coda dell'occhio - La tua testardaggine rasenta quella di Malfoy.-
- Piano con gl'insulti, per piacere.-
Weasley rise, scuotendo il capo e passandogli un braccio attorno le spalle - Forza, andiamo via da qua. Tanto il mostriciattolo è in buonissime mani.-
Si, Tom era davvero in buone mani.
Guardava quella lapide, quella costruzione così insolita, imponente, nera.
Così simile al Lord Oscuro.
"Tom Orvolosom Riddle" c'era scritto.
Date degne di un immortale a seguire e poi una frase che doveva essere stata Lucilla a far scrivere.
"He Saved His Son"
Già. L'aveva salvato.
Tom inspirò forte, socchiudendo le palpebre. Di colpo gli venivano in mente così tante cose assurde. Ricordava cose di quando aveva vissuto con lui, a Dark Hell Manor. Gli venne in mente che aveva sempre mangiato l'uva con le posate.
Che razza di persona mangia l'uva con le posate?
Un sorriso amaro si piegò sulla sua bocca, mentre Lucilla gli prendeva la mano e Damon si chinava a posare due gigli davanti alla lapide.
- Ora vado.- mormorò lei, piegandosi e baciandogli la fronte - Sono di là con gli altri.-
- Grazie mamma.- replicò in un soffio.
Rimasti soli, i due maghi restarono in silenzio.
Ma nessuno dei due riuscì a muovere un passo per andarsene.
- Perché sei venuto con me?- gli chiese Tom all'improvviso, sapendo che Trix, Neely e Cloe erano andate alla tomba dei McAdams, per vedere Asteria.
Il Legimors lo guardò oltre le ciglia basse, gli occhi azzurri limpidi come l'acqua.
- Credo che continuerò a venire anche quando tu te ne sarai andato.- ammise, a bassa voce.
- Perché?-
- Era una persona orribile ma questo glielo devo. Ti ha salvato la vita.-
He Saved His Son. Ha salvato suo figlio.
Si, l'aveva salvato.
Tom chinò il capo di nuovo, posando la mano sul marmo liscio e nero, scaldato dal sole.
- Andiamo.- mormorò, dopo aver detto un "addio" silenzioso.
S'incamminarono in silenzio, accarezzati dal sole e da un cielo di un denso celeste.
Tornati nella parte bene di Wizards' Graveyard, videro da lontano le ragazze di fronte alla cappella dei McAdams.
Era alta, magnifica e opulenta, coperta da un pioppo rigoglioso.
Asteria McAdams le guardava dalla foto, ancora seppellita da ricordi e bigliettini dei suoi compagni.
Quel giorno c'erano anche gli scozzesi. Videro Tobey Williams, Lancelot Frommer e Olivia Andrews che continuava a piangere disperatamente, senza trovare pace.
Asteria però perseverava a guardarli tutti con espressione indecifrabile.
Con un sorriso sereno, quasi serafico.
Aveva proprio avuto il coraggio di un Grifondoro, pensò Tom.
Aveva mandato tutti al diavolo.
Si, era coraggio quello. Non era vigliaccheria.
Neely Montgomery fu la prima a staccarsi dalla cappella, per raggiungerli sotto il sole, accanto a una fontana.
Abbracciò forte Tom, poi si lasciò andare contro il torace solido di Damon, sfiorandogli la bocca con un bacio.
- Come stai?- chiese la Corvonero.
- Bene adesso.- sussurrò Damon.
Tornarono anche la King e la Vaughn, incedendo leggere sul sentiero ciottolato, fra statue angeliche e statue magiche che chinavano la testa in saluto al loro passaggio.
Forse Asteria era quella che stava meglio di tutti, si ritrovò a pensare Tom, quando si sollevò il vento.
Già, forse si stava facendo delle gran risate, a vederli così tristi per lei.
Aveva sempre avuto un senso dell'umorismo particolare, quella ragazza.
Accantonò momentaneamente quel pensiero quando, nella crocevia del cimitero, vide gl'inconfondibili capelli biondi di Draco Lucius Malfoy.
Era arrivato per ultimo. In quei giorni era stato costretto al San Mungo per il controllo della febbre che si era placata solo di recente, proprio come uno sfogo psicosomatico.
Draco camminava lento, girandosi ogni tanto indietro con un sorriso appena accennato sulle labbra.
Lucas sgambettava per stare al passo, mentre Faith sonnecchiava in braccio all'Auror che si diresse da Harry, fermo poco lontano che li aspettava insieme ad Elettra e Ron.
Lasciati i bambini a sua moglie, Potter e Malfoy fecero qualche passo lì attorno, mani in tasca, espressione abbastanza divertita.
- Ho sentito della rendita che ti passeranno.- rise Draco biecamente, quando furono lontano da orecchie indiscrete - E così da eroe sottopagato, stai per diventare il mantenuto del Ministro, Sfregiato.-
- Sciocchezze.- replicò il bambino sopravvissuto - Ho passato il comando a Ron. Com'è il tipo nuovo?-
Già. Andato via Harry, alla squadra ora passata in mano a Weasley era stato aggiunto un membro.
- E' un Medimago.- Malfoy alzò le spalle - Efren Coleman mi pare. E' sciroccato, fuori di testa completamente.-
- Io invece ho sentito che a Everland ti hanno fatto un'offerta.- replicò l'ex Auror, serio - Hai intenzione di accettare?-
- Ho soldi abbastanza per lavorare per conto mio, ma non nego che rischiare la pelle sta diventando pesante solo per il nome del Ministero. Lavorare con Blaise mi farebbe bene...ma lavorare in casa e poter stare con Glorya mi farebbe ancora meglio.-
- Abbiamo tempo per discuterne.- sussurrò Harry, voltandosi verso ovest.
Vide Tom con gli altri. Osservò le sue spalle curve, le occhiaie.
L'espressione vuota, desolata.
No, non ne aveva poi così tanto invece.
- Datti una mossa.- gli disse Draco, accendendosi una sigaretta dimostrando tutto il suo senso civico - I tuoi ti aspettano.-
Harry sorrise, facendogli un cenno e filandosela da Elettra e i bambini. Erano arrivati anche Sirius e Remus.
Dovevano andare a trovare qualcuno, per presentare Faith ai nonni.
Lily e James ne sarebbero stati di certo entusiasti.
Finalmente la famiglia Potter era stata ricomposta, finalmente era rinata.
E tutti i suoi parenti da quelle foto gli regalarono lunghi sorrisi, che la piccola Faith accolse agitando la manina.
- Tao, tao, tao!- tubò al vento.
Si, da lontano sembrava proprio che il clan Potter si fosse finalmente riformato.
Draco Malfoy sogghignò, soffiando fuori il fumo e gettando via la sigaretta che fece Evanescere poco dopo, onde evitare seccature.
Finito un incendio, tutto rinasceva.
Ci voleva solo un po' di tempo.
E dopo il fuoco, dopo il sangue e le lacrime, tutto veniva spazzato via.
Come presto anche quel giorno sull'Arca sarebbe stato dimenticato.
Se c'era memoria dei maghi, pensò andando via, era in quel cimitero.
Fra tombe e lapidi.
Fra nomi e date.
Fra i ricordi di una vita e il loro riecheggiare dell'eternità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

18. 05.2007

 

Cari lettori, siamo ormai arrivati alla fine. Mancano due capitoli alla fine dei Figli della Speranza e io fra un mese e mezzo avrò la bambina. Non appena terminata questa fiction, inserirò TMR il più velocemente possibile, una shot di intermezzo e poi lascerò ad Axia solo la scrittura finale dell'Alchimia del Sangue, quindi e ultima parte della mia saga.

Vi dico già da ora che da giugno in poi per me sarà difficile contattarvi, anche solo rispondere ai vostri messaggi e alle vostre email, perciò non dico che questo sia un saluto, perchè aggiornerò ancora TMR, ma lo farò a velocità sostenuta.

Lo sto finendo proprio ora su Manga.it, mi mancano una decina di capitoli.

Spero di sentirvi per il finale dei Figli, vorrei sapere che ne pensate e vedervi spuntare come margherite com'è successo coi Bracciali. Vi saluterò nel penultimo capitolo, ma già da ora vi ringrazio per avermi tenuto compagnia con questa fiction.

Un bacio alle vecchie e alle nuove lettrici, a Yoana e Artemisia che hanno scritto shot bellissime e...che altro?

Agli ultimi due capitoli, signori.

A presto.

Barbara

 

 

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Capitolo 69
*** Capitolo 69° ***


figli69

 

 

Col tempo e gli anni Thomas Maximilian Riddle sarebbe diventato un grande osservatore della natura umana e demoniaca ma negli ultimi giorni di maggio e agli inizi di giugno si era ritrovato, nonostante sua condizione, più e più volte a sorridere sebbene la fine fosse prossima a venire per lui.
Il mese di maggio, dopo la grande battaglia, era passato lento e veloce al tempo stesso.
Figli di Mangiamorte e Mangiamorte già marchiati a Hogwarts cominciarono a comportarsi in maniera insolita con lui. C'era chi non esitò a sputargli in faccia il suo disprezzo dopo quel giorno al Tower Bridge.
E c'era chi, marchiato dai genitori, lo ringraziò.
Non a parole ovviamente.
Ma a gesti. Con gli occhi.
Com'è possibile immaginare, la battaglia al ponte di Londra fu il tema più chiacchierato per settimane intere, correlato alla cattura di alcuni Mangiamorte fuggiaschi e alla fuga ultima dei mannari, che tornarono alle loro terre senza più avanzare moniti o rivendicazioni.
Mannari che tornarono nelle loro terre senza il loro capo. E senza il loro principe.
Asher Greyback infatti non lasciò Hogwarts.
Rimase con gli Auror che ancora dopo giorni venivano additati da tutti i maghi come veri e propri messia.
Primo fra tutti Harry Potter, anche in quel momento, privato dei suoi poteri.
Il bambino sopravvissuto dopo la cerimonia privata tenuta col Wizengamot non si era più mostrato in pubblico e per molti anni avvenire la sua vita sarebbe rimasta ancorata alla leggenda e lui personalmente nascosto nell'ombra dei ricordi.
Osannato, Harry percorreva i corridori della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts come da studente.
A testa alta, seguito da sciami di bisbigli, da occhi adoranti.
Sapendo però che per molto tempo non avrebbe più rimesso piede fra quelle mura.
Mancava poco, si. Troppo poco.
Dopo i fatti del Tower Bridge, il Ministero della Magia dovette occuparsi di altre questioni.
Ad esempio lo smantellamento dell'Arca dell'Alleanza, anche se misteriosamente la Stanza del Lazzaro, dopo la ricognizione, sembrava sparita.
I Consiglieri avevano creduto che il Lazzaro fosse andato perso ma a Cedar House in molti sapevano la verità.
Ovvero che Lucilla dei Lancaster aveva provveduto a far sparire quella fonte preziosa per loro, nel caso di eventuali perdite che né la demone né Harry Potter avrebbero più potuto accettare.
L'esodo di alcuni simpatizzanti del Lato Oscuro rimase in prima pagina su tutti i giornali per circa tre settimane, quindi la notizia che la soppiantò fu quella che lasciò tutta la comunità magica decisamente a bocca aperta.
Il Ministro Orloff si ritirò una mattina di fine maggio, sostenendo che avrebbe adempiuto ai suoi ultimi compiti fino a quando non fosse stato designato un successore.
Gli Auror e Duncan Gillespie accolsero la notizia in silenzio, per poi far festa grande al Quartier Generale, ricordandosi bene d'Insonorizzare tutto.
Dopo aver rassegnato le dimissioni di fronte all'Alta Corte dei Maghi, Orloff si dimostrò comunque meno provato dalla prigionia di quanto avessero pensato tutti, perché fino alla fine del suo mandato, che sarebbe durato fino alla Sigillazione di Tom, continuò a usare la sua autorità con pugno di ferro. Non concedette mai l'amnistia a nessuno dei Mangiamorte che, confinati ad Azkaban, vennero interrogati dal Consiglio per avere altre informazioni su quelli rimasti latitanti e tantomeno usò il guanto di velluto quando fu l'ora di condannare i Lestrange e i gli altri capi al servizio del Lord Oscuro.
Carcere a vita.
Per tutti, nessuno escluso.
Inoltre quando si trattò di rispedire il Guanto di Minegon in Italia, al Vaticano, lo fece senza protestare, porgendo mille scuse al governo italiano e assicurando che mai più sarebbe accaduta una cosa simile visto che gli Zaratrox si erano assicurati di fargli arrivare una lettera minatoria, in caso non avesse ben recepito il messaggio.
Ne erano successi altri di fatti in quelle settimane, fatti che preludevano a giorni ben più luminosi di quanto Harry Potter avesse mai potuto aspettarsi.
Oltre alla regolare adozione che gli venne concessa sulla piccola Faith che divenne una Potter a tutti gli effetti, Isabella Baley tornò finalmente in patria col marito e il figlioletto di quattro anni e questo rese Elettra felice più di quanto avesse mai potuto immaginare. A seguire, l'irriducibile purosangue Edward Dalton pensò che fosse ora di smetterla di fare il "frigido" e chiese in moglie una babbana, Ophelia Haeder.
Altre proposte di matrimonio vennero consumate a fine maggio: Jess e Sarah Mckay decisero di riconfermare i loro voti con spirito decisamente diverso da parte dello sposo, mentre Ginny Weasley era tornata agli albori, fidanzandosi ufficialmente con Terry Steeval, che aveva già frequentato ai tempi di Hogwarts e poi scaricato senza tante cerimonie, per Harry. Fra tutte, ci fu un'unione in particolare che fece tirare il fiato a Milos Morrigan e Beatrix Mirabel Vaughn: i due per puro caso vennero a sapere da Gala che il miserabile Kronos Leoninus si era legato, pare per costrizione ed esasperazione dei fratelli, a una vampira di stirpe "reale" della Cornovaglia che in confronto a Gala Leoninus sembrava il diavolo in persona. E così avvenne che anche Trix fu libera.
Da catene e prigionia, ma non da un vincolo quanto mai sacro ora più al sicuro che mai.
E parlando di prigionia...in seguito alla trasgressione fatta ai comandi dei suoi autorevoli genitori, Caesar Noah Cameron una mattina dovette dire addio a quella che era stata la sua vita fino a quel momento, perché messi alla porta dai famigliari, i pargoletti che l'avevano aiutato a liberarsi dalla prigionia in biblioteca mollarono le valigie sulla sua porta, per sistemarsi in pianta stabile a Cameron Manor.
Ognuno si prese una camera e lasciò Cameron sull'orlo di crisi isterica.
Come estrema punizione per aver disobbedito ai suoi genitori e aver aiuto gli umani.
La Legge del Tre ancora una volta era stata troppo dura con lui ma la disperazione di Caesar non era nulla a ciò che stava succedendo a Hogwarts in quel periodo.
Tom Riddle se ne stava seduto sotto il salice in giardino, quel primo giugno.
A una tavola rotonda che i Grifondoro avevano sistemato per studiare insieme, dopo aver ingrandita con la magia, con lui seduti c'erano Damon, Beatrix, Cloe, Sedwigh, Neely, Bruce e Martin e tanti altri.
Era strano, pensò. Era strano stare di nuovo seduto a tavola con loro.
Restava in silenzio, il capo chino sui libri mentre gli altri si passavano gli appunti, da bere, alcuni frignavano, le ragazze che discutevano del Ballo di Fine Anno.
Del loro Ultimo Ballo.
Erano successe cose quanto mai esilaranti in quell'ultima settimana, che comprendeva anche la fine delle lezioni.
Mentre gli studenti salvi da M.A.G.O. e G.U.F.O. si erano immolati alla devastazione delle vacanze estive, i condannati avevano cominciato a cedere.
Soggetti che notoriamente non si erano fatti intimorire neanche dal Lord Oscuro o da Augustus Grimaldentis giravano pallidi come un fantasmi, con occhiaie degne di un vampiro sull'orlo del collasso; salutisti convinti si erano fatti pescare nei bagni con sigarette dall'odore equivoco e perfino i nervi d'acciaio dei più grandi menefreghisti si erano sbriciolati di fronte all'opera di ripasso della professoressa Mcgranitt, tornata dal San Mungo giusto in tempo per gambizzarli fino all'ultimo.
Tom aveva assistito a crisi di panico in classe, ragazze del quinto anno pronte a strapparsi i capelli per aver dimenticato la penna portafortuna, maschi del settimo che la mattina mandavano giù un bicchierino di whisky incendiario invecchiato tredici anni in sordina, insieme al caffè...perfino i Corvonero.
E ora, seduto sotto il salice con l'alito caldo dell'estate che gli solleticava il collo, riusciva solo a guardarsi attorno.
Perché la scuola stava per svuotarsi. Quello per loro era stato l'ultimo giorno di lezione.
La sera stessa il Ballo di Fine Anno. Quindi tutti sarebbero ripartiti il giorno dopo, a parte i "maturandi" che girovagavano per il giardino facendo solchi qua e là, rileggendo bigliettini minuscoli messi sotto incanto che dopo la lettura si trasformavano in francobolli. Si, tutti ce l'avrebbero fatta a superarlo.
E lui...bhè, lui si sentiva un po' meglio.
Certo, non aveva l'aria di un quasi diciottenne che diventava adulto ma nel complesso si sentiva di nuovo vivo.
Le settimane dopo la morte di suo padre erano state dure, anche se aveva sempre fatto finta di nulla, ma era un continuo pensare a lui, spesso rivedeva Voldemort nei pochi ricordi in cui erano stati insieme...senza contare la visita degli avvocati, appena terminata la battaglia al Tower Bridge.
Gli avvocati delegati dal Ministero l'avevano informato che al compiere dei ventun'anni sarebbe diventato l'unico proprietario del vecchio maniero dei Riddle, a Little Hangleton e che, incredibile, la famiglia Black gli lasciava un'eredità stratosferica nel caso avesse voluto far ricorso e non assoggettarsi alla Sigillazione.
Sua nonna e suo nonno neanche si erano fatti vedere ma in poche righe che gli avevano fatto avere tramite gli avvocati, ancora traspariva tutto il rimpianto provato per la morte di Bellatrix e l'incarcerazione di suoi fratellastri.
Eppure anche in quel caso avevano badato solo alle apparenze.
Se non altro, dopo i fatti del Tower Bridge, nessuno gli aveva più parlato del futuro.
Specialmente i professori.
-...questo è il nostro ultimo ballo, dobbiamo godercelo!- stava dicendo Juliette Caldwell, svegliandolo all'improvviso con la sua voce acuta. Da dove spuntava? La Corvonero si era appoggiata sulla spalla di Neely, tutta seria - Non voglio sentire storie! Il Comitato si è spaccato per questa festa e anche le Grazie e non vi azzardate a dirmi che siete stanchi!-
La Montgomery sbuffò - D'accordo, d'accordo.-
- Dai gente.- disse anche Mary J. Lewis - Un po' di allegria. In fondo se non possiamo sbronzarci questa sera quando lo faremo? Prima del M.A.G.O?-
A quella parola vennero i brividi a un bel po' di gente ma poi ignorarono il terrore per mettersi tutti in posa, al passaggio di Lisa Gilmore e del suo ragazzo di Tassorosso del sesto come lei, Guy Spencer, uno dei fotoreporter della Gazzetta di Hogwarts, grande lecchino di Bart Owin.
Scattò loro una marea di foto e se ne andò poi ridacchiando, mentre Tom levava un sopracciglio.
Era strano ma da settimane Spencer non faceva che gironzolargli attorno. Lo trovava ovunque. In sala grande, a lezione, in giro per il giardino, al Club dei Duellanti, a momenti anche in bagno...
Tramavano qualcosa, se lo sentiva.
Ignorò la questione, quando oltre le spalle di Cloe, che fissava senza che lei se ne accorgesse, vide Hermione.
Era in piedi sotto le arcate dell'ala nord. In jeans e una maglia di seta rosso scuro, i capelli al vento, l'espressione dolce.
Lo guardava attenta, come per assicurarsi sempre che stesse bene.
Le fece un cenno che lei ricambiò.
Hermione Jane Hargrave si posò due dita sulle labbra, mandandogli un bacio ricolmo di affetto, fino a quando non sentì una presenza incombente alle sue spalle.
- Per chi era?- sussurrò l'alito caldo di Draco Malfoy al suo orecchio.
- Per tuo cugino.- replicò con tono modulato, assolutamente tenero.
Draco si scostò, fino ad appoggiarsi con la spalla a una colonna.
Guardò quella stessa scena, fino a sentirla sospirare e chinare appena il capo.
Era cambiata.
Non sapeva dire come ma sentiva che in lei era cambiato qualcosa...da quando era morta.
Sentiva ancora il cuore sbriciolarsi quando ricordava quella notte ma in sua moglie era accaduto davvero qualcosa, da quel giorno di guerra.
Sembrava...un'altra. O almeno, si stava sforzando, lo sentiva, di cambiare.
Ma lui non avrebbe saputo dire in cosa.
Ricordava, in quel momento di assoluta disperazione, di averle urlato addosso di tutto. Che avrebbe rivoluto indietro Hermione Granger, la mezzosangue Grifondoro perfettina e precisina.
Quella che ancora credeva in tutto.
Sapeva di aver esagerato ma Hermione doveva essersi ricordata ogni cosa perché da qualche tempo Malfoy aveva visto i suoi libri di magia oscura tutti chiusi in un baule, aveva visto i suoi occhi tornare a scaldarsi per le ingiustizie, l'aveva sentita...come tanto tempo prima.
Senza che se ne rendesse subito conto, lei l'aveva preso per mano.
Con un leggero mormorio si sporse a baciarlo leggermente, per poi trascinarselo dietro.
- Dove andiamo?- le chiese.
La sentì ridere, scuotere il capo e continuare a fargli strada.
Parve perplesso quando furono lungo il corridoio dell'infermeria e quando poi lei si fermò dietro una colonna, in un angolo.
- Ti ricordi cos'è successo qua?- gli chiese, senza lasciargli andare la mano.
Draco fece mente locale. Dunque...in un posto così scoperto di certo non potevano aver fatto nulla d'indecente.
Tantomeno gli sembrava di essersi picchiato con Potter lì in giro.
Al suo sopracciglio alzato, la Grifoncina rise ancora.
- Più di dieci anni fa ci siamo baciati sotto la pioggia. La prima volta.-
Un sussurro appena e Draco sentì qualcosa di simile a una colata di miele caldo allargarsi nel suo petto.
- Ma non era qua...era in giardino.- mormorò.
- Si, lo so.- l'abbracciò in vita, sollevando gli occhi dorati pieni di un desiderio vivido e brillante - Poi mi hai dimostrato che eri capace di fare l'amore...e non solo perché avevi scommesso di portarmi a letto. Dovevamo tornare qua in infermeria, perché eravamo in punizione dopo l'esplosione nei sotterranei di Piton. Dopo che...l'abbiamo fatto siamo venuti fin qui in silenzio...- un breve lampo di tristezza le attraversò il viso, per poi tornare a sorridere ancora, più profondamente di prima -...credevo che non te ne sarebbe più importato niente di me, dopo che avevi avuto quello che volevi...credevo che fossi soddisfatto...ma poi, prima di entrare in infermeria...mi hai spinto qui.-
Si fece indietro, continuando ad abbracciarlo in vita e trascinandolo con sé, contro la parete.
- E quando mi hai baciato, mi tremavano le gambe.-
Come a lui in quel momento tremava il cuore.
Ricordava bene di averlo fatto. Ricordava di non essere riuscito a sopportare quel silenzio e di averla spinta in quell'angolo per ricordarle ciò che c'era stato fra loro.
Per capire se anche lei aveva trovato il paradiso com'era accaduto a lui.
Anche in quel momento provava la stessa cosa.
Eppure erano passati dieci anni.
Senza una parola si chinò e come voleva quella loro tradizione, le catturò la bocca con la sua, ottenendone subito l'accesso.
La magia era rimasta, si ritrovò a pensare.
Era sempre lì.
Era lei la sua magia.
A lei che tremavano le gambe.
E lui...che le aveva regalato il suo cuore così tanti anni prima.
Senza mai pentirsene.


Luci, candelabri, candele e fiaccole.
Dentro e fuori la scuola. E un tetto di stelle cadenti, in Sala Grande.
Era la notte che ogni studente aspettava.
E Tom se ne stava seduto sulla mensola della finestra, in camera sua.
Fumava senza fretta, inalando il fumo e ributtandolo fuori senza quasi sentire il sapore acre in gola.
La Torre del Pendolo stava battendo mezzanotte.
Doveva farsi vedere, anche se avrebbe di gran lunga preferito fare due passi al lago, con quel piacevole tepore che aveva portato il vento quel giorno.
Sospirò, lasciandosi andare con la schiena contro il fianco della finestra aperta.
Che strano sarebbe stato tornare a Cameron Manor, dopo otto anni di vita fuori dalla sua oasi di pace.
Era assurdo ma a volte non riusciva neanche a provare reale dolore per la sua prigionia. Sempre più spesso cominciava ad accoglierla come una liberazione.
Meglio andare, pensò, prima di finire a farsi un monologo di fronte allo specchio che avrebbe messo a dura prova la sua povera psiche. Infilò una camicia bianca sui pantaloni neri, la giacca la tenne in mano e uscì, come al solito senza cravatta. Anche con quell'aria casual però era bello come il peccato e infatti, le bimbe dei primi anni che erano tornate in quel momento per il coprifuoco gli regalarono un saluto cinguettante e praticamente l'attorniarono.
Fu gentile con ognuna di loro, mentre Degona, che cercava di slacciarsi la fascia in vita che come diceva Liz ogni brava signorina doveva portare senza lamentarsi, lo guardava silenziosa.
Sistemata anche la piccola Tilde che quella sera era perfino riuscita a ballare con Damon, Riddle fece per avviarsi quando sua sorella con un cenno lo fermò.
- Com'è andata?- le chiese, con tono piatto.
- Potevi farti vedere prima.- mormorò la Mckay - Ma immagino tu abbia avuto altro da fare.-
La frase conteneva un'accusa ma lui si limitò a guardarla con un sorriso mesto.
- Stai bene vestita così.-
- Non respiro e sembro una meringa.- replicò Dena stizzita - Ma Liz ha messo un incantesimo Auto Stringente sulla fascia e non ho trovato la mamma, altrimenti a quest'ora lei l'avrebbe già data alle fiamme. Tu puoi fare qualcosa?-
Il grifone estrasse la bacchetta, agitandola appena e in un mormorio sommesso riuscì a liberarla dalla gabbia.
Degona lo ringraziò, senza smettere di guardarlo.
- Vai.- gli disse a bassa voce - Dovresti goderti la serata.-
- Si.- e fece per girarsi quando la streghetta l'afferrò per la manica. Il tempo di capire cosa stava facendo e Degona gli passò le braccia alla vita. Lo strinse forte, quindi scappò subito via alle scale del suo dormitorio.
Ora Tom sorrideva tristemente, conscio di averla fatta piangere, scendendo da Grifondoro fino alla Sala Grande.
E lì sulla soglia rimase immobile. Tante stelle luminose come fiocchi di neve che cadevano da un firmamento liscio come velluto. Luci soffuse, le Sorelle Stravagarie che spaccavano i timpani a tutti, lui compreso, in una bolgia terrificante sul patio dei professori...e coppie ovunque, che ballavano, in mezzo al pogo, che si baciavano negli angoli...
Decisamente era proprio una festa dell'Ultimo Anno.
Il suo ultimo anno.
A pochi metri da lui vide Kara Kendall intenta a parlare ad alta voce con Patience Hogs e la Caposcuola di Tassorosso gli fece un largo sorriso, invitandolo a raggiungerle ma venne bloccato da un gruppetto di Corvonero del sesto anno che gli misero in mano del ponce fatto in casa da quel mentecatto di Travers, un barista da mettere ad Azkaban tanto alcool ci metteva nei suoi intrugli e poi, con quel bicchiere che emanava esalazioni tossiche, si guardò di nuovo in giro.
Thaddeus Flanagan era evidentemente ubriaco, stravaccato sul divano dei Tassorosso e Frommer gli faceva aria con la cravatta, come se fosse servito a qualcosa.
Poi una dea bionda si fece largo fra la folla e Tom la riconobbe subito.
Anticonformista come sempre, Neely Montgomery gli apparve con una gonnellina nera striminzita pronta a volare via, che dovevano averle prestato le Grazie. Camicia bianca da uomo, sicuramente di Travers o Matt Rogers, cravatta nera al collo mezza sciolta e una bellissima bombetta sui lunghi e lisci capelli biondi, più décolleté ai piedi, nere di vernice con dodici centimetri di tacco.
La Corvonero gli sorrise, arrossata. Evidentemente brilla.
Dopo averlo stretto forte forte gli prese la mano e lo trascinò a ballare senza una parola.
Fra quella calca non ci fu più verso di pensare. Ma solo di muoversi e basta, sentendo il ritmo, i corpo caldi e sudati dei compagni che andavano a sbattere contro il suo e le voci delle Stravagarie più dense dell'aria intorno a loro.
Ben presto uscirono dalla pista da ballo improvvisata e si diressero nell'angolo di Corvonero.
Fu lì che Tom trovò Stewart Travers intento a guardare con aria seria un bicchiere vuoto, di fronte al banco degli alcolici fatti apparire dopo la fuga dei professori.
- Cosa fai?- gli chiese Neely, poggiandosi accanto al compagno - Stew...non sarai già ubriaco.-
- No!- il Corvonero agitò la mano, mentre arrivavano anche Prentice e Jeff Lunn - Solo che prima Howthorne ha fatto questa cosa babbana...White Russian mi pare l'abbia chiamata...e non so rifarla.-
- Che schifo, dai.- gli disse Philip - Ciao Riddle.-
- Ciao Prentice.-
- Caposcuola Riddle, sai che ci devo mettere?-
Tom rise, cercando le sigarette in tasca - Vodka, ghiaccio, caluah e crema di latte.-
- Ecco cos'era!- borbottò Travers, sparendo sotto il tavolo e tirando fuori del latte - Ci avevo messo troppa vodka.-
- Parlando del mio ragazzo.- Neely si guardò attorno - Ma che fine ha fatto?-
- E' arrivato Broody e lui e Alderton se lo sono portato via.- rispose Stewart, mentre si faceva il drink - Ma non chiedermi per cosa. Pare che dei deficienti del quarto anno se le siano date nei sotterranei e visto che la Caposcuola Gordon è nei bagni a far vomitare nello stesso water Lani Beldon e la Chilton, Broody ha pensato di portarsi Damon...nel caso rotolino teste.-
- Che spirito di sacrificio.- frecciò Prentice sarcastico - Riddle ho finito le sigarette. Posso?-
- Sono babbane.-
- Sopravviverò.-
Tom si girò di nuovo verso l'interno della sala, cercando qualche volto amico fra l'intero corpo studentesco.
Cercò nell'ala del Grifondoro e pescò Sedwigh e Mary J. Lewis in evidente intimità. Però.
Martin invece già era sparito, quindi doveva essersi trovato la compagnia buona per terminare la serata in allegria.
Stava ancora guardandosi intorno quando uno scintillio attirò la sua attenzione.
Beatrix Vaughn gli era arrivata sotto il naso. Con addosso un cortissimo miniabito di satin azzurro, senza spalline e di una tonalità che mitigava il suo pallore marmoreo.
La Diurna salutò i Corvonero, poi si accese una sigaretta dalla sua.
- Finalmente sei arrivato. Credevamo non venissi più.- disse.
Annuì, alzando le spalle - Damon?-
- Sta tornando.- spiegò, anche rivolta a Neely - Non è successo niente, i mocciosi si sono fatti un occhio nero per questioni maschili tutte loro.-
- Le corse sulle scope.- arguì la Montgomery.
- Esatto. Più virile di così.- poi Trix tornò a seguire gli occhi di Riddle. Avrebbe voluto sorridere, ben sapendo chi stava cercando. Cloe. Ma la King era sparita dalla festa per andarsene in giardino a prendere aria e ancora non era tornata.
Si chiese se dirglielo, se la Sensistrega anche da sola a camminare sotto le arcate continuasse a scrutare ovunque, nella speranza di vederlo come aveva fatto per tutta la sera. Si chiese se...quell'ultima notte di festa avrebbero potuto cambiare qualcosa. Anche se ne dubitava.
Di colpo Beatrix avvertì una forte fitta al livello del cuore.
Per mesi non avevano parlato d'altro di cos'avrebbero fatto, una volta finito il M.A.G.O.
Una volta finita la vita per come l'avevano conosciuta fino ad allora.
Avevano vissuto in simbiosi per tanti anni...che tutto sembrava ridicolo adesso. Una festa. Festeggiavano cosa quella notte? La separazione, ecco cosa festeggiavano. Eppure c'erano state notti intere passate a parlare, a ridere. C'erano state le punizioni, i piccoli guai, le grandi litigate, i viaggi insieme, i pericoli affrontati uniti, i giorni a lezione, passati in biblioteca, chini sui libri...e poi le uscite a Londra, tutti insieme. Sempre insieme.
Ora ognuno sarebbe andato per la sua strada. Non si sarebbero mai più ripresentati quei giorni...e loro festeggiavano.
Qualcosa le punse le ciglia e quando si accorse che erano lacrime le ricacciò indietro, prima che Tom la vedesse.
Fortunatamente tornò il Legimors, con Adam Broody e Fabian Alderton e da com'erano tutti e tre mezzi svestiti dovevano aver usato bacchetta e mani per separare i rivoltosi nel sotterraneo di Serpeverde.
- Era ora.- l'apostrofò Howthorne, dopo che l'ebbero salutato anche gli altri Serpeverde.
Tom gli sorrise appena, vedendolo baciare Neely e chiedere a Travers altro da bere.
Mandato giù un bicchierino di whisky incendiario, Damon si affiancò a Riddle e alla Diurna.
- Procede bene, direi.- disse, notando che il numero degli studenti invece di diminuire aumentava.
- Tanto la Licorne ha già programmato di spostare il festino della Stanza delle Necessità.- Beatrix sbadigliò - Qua siamo troppo scoperti. Gazza prima ha beccato Flanagan con gli alcolici e Amy Post ha dovuto fargli un incantesimo di memoria. Senza contare quel deficiente di Guy Spencer che va in giro ubriaco a far foto con la macchina fotografica girata al contrario. Sanguecaldo.-
- Finiremo tutti espulsi in blocco.- bofonchiò Tom, senza eccessiva preoccupazione.
- Ci scommetto.- replicò Damon, ancora più apatico - La duchessa?-
- Fuori in giardino.-
Tom colse la palla al balzo per uscire - Vado a prendere aria anche io. Torno fra un po'.-
- D'accordo.- annuirono i due Serpeverde e non lo persero di vista un attimo, mentre usciva.
Si strinsero la mano quasi senza accorgersene, come per pregare che tutto andasse per il meglio.
Ma una volta lontano dalla musica della Sala Grande, Tom cominciò a capire che non era stata per nulla una buona idea.
Era difficile ricordare com'era stato tutto prima del diciannove aprile.
Prima che tutti fossero venuti a sapere.
Era così difficile ricordare la sua unica notte d'amore con Claire che quasi sembrava stata un sogno.
Proprio come lei aveva voluto in fondo.
E ora che tutto era finito, che erano liberi, che dovevano solo affrontare il M.A.G.O. prima di separarsi una volta per sempre...cos'avrebbe potuto dirle? Che parole potevano anche solo giustificare ciò che aveva fatto?
Era passato da un pezzo il tempo in cui negli occhi della King aveva visto gioia, un bagliore di vitalità.
Ma d'altronde anche in lui si era spento qualcosa.
Solo che sembrava non soffrirne.
Cloe invece...come se la sarebbe cavata?
Lui in fondo restando sepolto in una prigione non avrebbe avuto neanche motivo di disperarsi. A che pro? Tanto non avrebbe mai più potuto uscirne. Per questo il suo dolore e i suoi tormenti erano già stati soffocati.
La sua anima si era messa in pace sei anni prima. Si era perdonato.
Ma Claire?
Lui avrebbe dimenticato quella sera d'estate. E lei?
Si. Un giorno avrebbe amato di nuovo. E per quanto il solo pensiero lo straziasse, mozzandogli il fiato e stroncandogli ogni energia, un giorno lei si sarebbe sposata, relegando il suo ricordo ai giorni lontani di Hogwarts.
Sarebbe tornata a sorridere. Sarebbe stata di nuovo felice.
Senza accorgersene attraversò le arcate e i corridoi, fino ad arrivare in giardino.
La fontana zampillava briosa e le stelle erano ancora più luminose di prima.
La trovò seduta su una panca di pietra, dall'altra parte del giardino, attorniata da un gruppetto di ragazze in abiti sgargianti e scollati. Larissa Gilmore e le sue amiche del sesto anno.
Appena Larissa lo vide però si affrettò a fargli un grosso saluto e a tirare via le altre, mentre lui indeciso si faceva avanti. Era strano però come anche essendosi ormai arreso, il suo cuore battesse sempre più forte, ogni volta che la vedeva.
Cloe King lo scrutò, senza dare a vedere l'emozione che provava. Si lisciò le mani guantate sull'abito, non ammettendo nemmeno con se stessa di aver indossato quel vestito solo per lui.
Era in raso, doppiato in tulle appena palpabile, come se avesse avuto addosso una nuvola.
Sotto il raso era bianco e a seconda della luce che la colpiva, il tulle passava dal rosa confetto al magenta.
Fra i capelli lasciati semisciolti, a parte alcune ciocche raccolte in cima al capo, aveva appuntato un'orchidea di un denso carminio. Ed era più bella che mai.
Senza una parola, dopo averlo guardato da capo a piedi e aver poi spiato l'espressione vacua che albergava nei suoi occhi, si scostò appena e gli fece posto. A sedersi accanto a lei.
Non aveva sperato tanto ma non ebbe neanche la forza di muoversi.
- Sto qua. Ma grazie.- mormorò con un filo di voce, appoggiandosi con la schiena alla colonna a fianco.
Cloe annuì.
E così anche lui sapeva.
Sapeva che sarebbe bastato sfiorarsi, quella notte, per finire a letto insieme.
E sapeva anche che non sarebbe stato sesso.
Se solo avessero fatto di nuovo l'amore...non avrebbe potuto sopportare di lasciarlo.
Si era lucidata l'armatura così tante volte, per rendersi forte e dura come il metallo, ostinata nel ferirlo, nel ricordargli sempre tutto quello che aveva gettato al vento...ma quella notte non avrebbe potuto negare al suo cuore, tantomeno a lui, un vero gesto d'amore.
Una carezza, un bacio.
No, non potevano. Perché tutto sarebbe crollato.
E se crollava quella diga sarebbero crollati anche loro.
Il solo fatto che fosse andato a cercarla, quando lei aveva spiato la Sala Grande tutta la notte in cerca dei suoi occhi, le mostrava ancora una volta quanto fossero deboli entrambi.
Avevano due settimane di preparazione, poi il M.A.G.O. ad attenderli.
Avrebbero finito ai primi di luglio.
Doveva...doveva resistergli. O non sarebbe più stata capace di lasciarlo andare via.
Così, sospirò e annuì, accettando la sua decisione di starle lontano. Rimase seduta e lui si appoggiò alla colonna.
Non parlarono, non si sfiorarono.
Ma rimasero a guardare le stelle dove ogni tanto se ne affacciava ancora qualcuna cadente, residuo dei tanti incantesimi festaioli di Dedalus Lux o dei gemelli Weasley che per festeggiare Harry e gli altri avevano creato spettacoli di luce indimenticabili.
L'Ultimo loro Ballo lo passarono così.
Vicini ma lontani.
Insieme ma da soli.
E mentre la notte scivolava via e si faceva mattino, ritornò anche la consapevolezza di ciò che li aspettava.
Ognuno per la sua strada, ogni cuore per sé.
Ma anche se si lasciarono per raggiungere ognuno la sua camera, dal di fuori chiunque avrebbe potuto pensare che si fossero lasciati qualcosa alle spalle. Cenere forse. Di un sogno, di un amore.
Cenere che era comparsa solo allo spuntare del sole.
Per quella notte invece, il sogno era sembrato ancora vivido.
E tanto bastava.


Il treno per Londra partiva dalla stazione di Hogsmade alle undici precise.
Mezz'ora prima dell'ora stabilita, la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts si svuotava.
Gli studenti si salutavano nell'atrio e nel giardino. Il loro vociare avrebbe messo chiunque di buon umore ma Harry Potter stava nell'ingresso, di fronte alle Clessidre delle Case. Quell'anno era andata a Grifondoro, per un soffio.
In realtà non vedeva le clessidre, ma ascoltava quel chiacchiericcio, seguito dai versi di civette e allocchi che volavano alti su studenti e professori.
Si girò, vedendo le carrozze pronte a condurre tutti in stazione. Per andare a casa.
Inspirò. Doveva controllarsi. Doveva farlo.
Si erano già riuniti tutti. Molti Auror erano tornati a Londra, alle loro case, per riprendere servizio normalmente.
La squadra di Jess invece era rimasta, finché Tristan non avesse concluso il suo anno come insegnante.
Ma c'era una piccola Mckay che stava salutando gli amici.
Degona tornava a casa, a Cedar House.
Strinse forte il padre, sua zia Sarah e anche Cloe, Trix e Damon mentre gli altri parlavano fra loro.
Quando videro Jeager scendere le scale seguito da Asher Greyback, rimasero basiti vedendo la sua sacca.
Beatrix sbattè le ciglia.
- Greyback ma dove vai?-
- Non tornerai alla tua Corte!- disse anche Tom.
- Fossi matto.- replicò il licantropo, mentre Jeager parlava lì a fianco con Hermione - Ma non posso più stare qua. Prima o poi i Consiglieri verranno a sapere che mi tenete nascosto, quindi me ne vado.-
- Vai dove?- fece Cloe sconvolta - Non ti rintanerai nella Foresta Proibita!-
- No.- rise Degona, quando William scese col baule - Va più vicino!-
Tutti e quattro i maghi spalancarono la bocca, fissando Jeager.
Crenshaw alzò le spalle, menefreghista come sempre.
- Cosa volete che sia un animale in più per casa?-
- Vai al diavolo.- gli dissero Asher e William in perfetto sincrono, almeno fino a quando il piccolo Serpeverde non vide arrivare Selma e Harold. Saltò su per la gioia, correndo a salutarli. Il maniero dei Crenshaw era stato finalmente risistemato dopo gli attacchi degli Illuminati. E ora potevano tornare a casa.
- Sicuro di farcela con due cuccioli?- sorrise Hermione, sogghignando nella direzione di Jeager.
- Te l'ho detto. Lo spazio è grande. Sono capaci di mangiare e vestirsi da soli. Che altro serve?-
- Sei sempre stato un ottimista.-
Jeager piegò appena la bocca, scuotendo il capo - Meglio che stia al sicuro ancora per un po'.- disse, osservando Asher fare conoscenza con la fauna di casa Crenshaw - Per il resto...- e si volse verso Tom e i suoi amici - Ve li riporto finito il M.A.G.O. così...potrete salutarvi.-
Gli occhi blu di Riddle, invece di velarsi di tristezza, si addolcirono.
- Grazie Jeager.-
Il mezzo demone gli strinse la mano - Tanto non possono tenere fuori me da Cameron Manor.-
- Questo è sicuro.-
Anche Degona abbracciò Asher, Jeager e William, che si Smaterializzarono di lì a poco dopo che il Serpeverde l'ebbe guardata a lungo, con sguardo serio, molto adulto. Come per ammonirla a non lasciarsi andare. Sapeva che si sarebbero rivisti per la partenza di Tom ma fino ad allora, lei era sola.
E lei lo sentì bene cosa le stava ordinando.
"Resisti!" le disse William, prima di aggrapparsi a Jeager per Smaterializzarsi via "Resisti!"
Dopo di che, sentendosi chiamata da Isabella Prentice e Tilde Graham, capì che doveva andare.
Anche lei sarebbe tornata a luglio, appena terminato il M.A.G.O. ma non voleva andarsene.
Sentiva che non l'avrebbe più rivisto.
Era una paura infondata, lo sapeva, ma non riuscì a non piangere si strinse a Tom, serrandogli le mani nella camicia.
Nell'ingresso, sui gradini, Tristan Mckay osservò quella scena.
Per sei anni Tom era vissuto con loro.
L'avesse considerato come un figlio o meno, a stare peggio sarebbero state sua moglie e sua figlia.
Osservò la sua bambina piangere, cercando di non far rumore.
E rivide Lucilla.
Si, anche lei piangeva sempre senza farsi notare.
Anche se erano anni che una lacrima non le solcava il viso.
La sentì alle spalle e attese che gli arrivasse a fianco, attese che fosse pronta a vedere ciò che stava accadendo.
Poi lei gli strinse la mano e Tristan la sentì più vicina che mai.
- Per la fine degli esami del settimo vado a prenderla io.- sussurrò la demone.
- Come vuoi.- annuì, baciandole il palmo liscio, incontaminato, freddo.
Si. Mentre lei perdeva un figlio, che avrebbe potuto vedere comunque voleva, Degona perdeva un fratello.
Lei però lo perdeva per sempre.
Ma sarebbe stato davvero meglio che non fosse mai venuto?, si chiesero quasi tutti vedendo la piccola Mckay staccarsi e correre via. Sarebbe stato davvero meglio non conoscere mai quella voce e quegli occhi?
Un tempo Claire King aveva detto una cosa. Una cosa che non sapeva avrebbe avuto seguito.
Tom le sarebbe mancato anche se non l'avesse mai conosciuto.
Lo pensava ancora, in un angolo del suo cuore. Ma vedendo Degona in quel momento, straziata e distrutta, capì che presto sarebbe toccato anche a lei. Ma dove una bambina era riuscita a sopportare, non credeva che lei avrebbe potuto fare altrettanto.
Si volse per andarsene, desolata, e incontrò due paia di occhi verdi.
Harry Potter, dentro la scuola, nell'ingresso.
Era rimasto in disparte.
E anche lui considerava uno scempio per gli occhi e per il cuore quella situazione. Glielo lesse in faccia.
Brillava alto il sole, a Hogwarts, quel giorno.
Le carrozze si muovevano lungo la strada per Hogsmade e i sassi scricchiolavano sotto le ruote.
Presto sparirono sul sentiero e di loro non rimase che un vago rumore lontano, sempre più basso.
E quando anche il sussurro se ne fu andato, sia Degona Mckay che Tom Riddle si misero l'animo in pace.
Presto si sarebbero rivisti.
Per dirsi addio una volta per tutte.
Il Grifondoro guardò in alto, lungo le torri, poi decise di tornare dentro.
Pronto per l'ultimo giro.
Pronto a combattere, per non farsi schiacciare e nel cuore i ricordi dei ragazzi più giovani che l'avevano salutato, tutti consci che non l'avrebbero rivisto mai più.
In fondo aveva di che essere grato alla sorte. Molti uomini vanno a morire senza saperlo, senza sistemare le loro questioni in sospeso, dando tutto per scontato. Lui invece aveva la fortuna di conoscere la scadenza della sua condanna.
Sistemare le cose.
Concludere ciò che aveva iniziato.
E poi tornare a casa, a Cameron Manor.
Una volta per sempre.









 

- Fine Penultimo Capitolo -
I Figli della Speranza

 

 

 

 

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Capitolo 70
*** Capitolo 70° ***


figli70

 

 


Find myself all alone
In darkness without you
Now I can't turn away
From what I must do
You know I'd give my life for you
More than words can say
I've shown you how to love someone
I know you'll find a way


30 giugno.
Il sole continuava a brillare limpido su Hogwarts. E la Scuola di Magia e Stregoneria non era mai stata tanto bella.
Come non ci sarebbe potuto essere giorno migliore per terminare il M.A.G.O.
Ma se agli occhi di un mago o di una strega Hogwarts poteva essere una casa, una famiglia, anche una prigione, agli occhi di un babbano il castello apparve un sogno.
Ophelia Haeder, futura signora Dalton, stava immersa nel silenzio della Sala Grande, semi vuota, gli occhi azzurri puntati in alto, al soffitto magico pieno di nuvolette color panna e perla rosata.
Si, era un sogno. E non c'era niente di più bello al mondo.
Edward Dalton era seduto alla tavola di Corvonero. La osservava attento e ogni volta il suo sguardo pieno di amore diventava più intenso, vedendo che anche un comune essere umano poteva innamorarsi di Hogwarts.
A Grifondoro, Harry Potter, steso lungo su una panca, Elettra Baley dall'altro lato, Ron Weasley seduto direttamente sulla tavola ed Hermione Hargrave, infine, composta accanto al bambino sopravvissuto.
Draco Malfoy stava seduto di tre quarti, a Serpeverde. Al suo fianco Blaise Zabini e Pansy Parkinson.
Nell'attesa, sia Draco, Edward e Zabini fumavano.
Sembravano nervosi.
Anche Harry tamburellava le dita sulle braccia incrociate al petto.
In mezzo a loro Ophelia. Che aveva imparato a credere che tutto fosse vero.
- Stamattina ho ricevuto una lettera dal Wizengamot.- disse Harry all'improvviso, spezzando il silenzio.
- Che vogliono? Un rene stavolta?- sibilò Ron sarcastico, senza prestarci la dovuta attenzione.
- No. Ma a quanto pare la mia bacchetta spezzata è sparita dall'Ufficio Misteri, nell'ala d'Archivio dei Maghi Perduti.- Harry accavallò una gamba sull'altra - Qualcuno di voi per caso ne sa qualcosa?-
Hermione neanche alzò lo sguardo dalla Gazzetta, sentendosi addosso gli occhi inquisitori di Potter.
Tacque, esattamente come Draco che continuò a fumare malevolo, seccato da quell'attesa.
Quel giorno si svolgeva la prova finale. La tesi a scelta libera, più qualche prova pratica richiesta a caso dai professori in visita, nel caso non fossero stati soddisfatti dei voti d'esame. Era entrato l'ultimo blocco di studenti, dalla R alla Z, circa un'ora e mezza prima in sala duelli, dove si teneva la prova e quei maledetti Osservatori della Commissione Magica d'Esame ancora non li avevano lasciati uscire.
Damon Howthorne poi, che era entrato dopo pranzo, era stato costretto da una marea di curiosi a Divinare l'impossibile. Uscito alle tre e mezza quando tutto il suo gruppo era ormai fuori a bruciare i libri, Damon aveva dovuto essere sottoposto a un vero esorcismo perché ne aveva viste di tutti i colori, anche se bisognava ammettere che sia Silente, che Fiorenzo, che gli scettici, erano rimasti molto impressionati dalle sue doti.
Tom invece era entrato alle quattro...e a distanza di un'ora e mezza non si vedeva né lui né Trix né gli altri del suo blocco. Fortunatamente almeno Damon sembrava stare meglio, quando entrò in aula accompagnato dalla King.
Fu bello però vedere che certe cose non cambiano mai.
Dovevano aver urlato come dei matti, a cose finite. O dovevano aver bruciato i libri...
- Tutto ok?- sogghignò Ron, quando li raggiunsero insieme ad altri studenti.
- Come no, una meraviglia. Sono stato costretto a Divinare in sordina i risultati del campionato di quidditch.-
- Ma va?- Edward s'illuminò subito - Chi vince?-
- E' illegale.- disse Hermione fra i denti.
- No, è indecente.- sibilò Damon, sedendosi fra Draco e Pansy - A me queste cose non dovrebbero succedere.-
- Tira il fiato, hai finito di arrancare per...qualche mese?- celiò Zabini - Dopo che fate?-
- Per ora non c'è "dopo". C'è solo stasera.- sentenziò Cloe, sospirando esausta - Mamma mia. Ho la testa che mi scoppia, mi hanno fatto scovare lo Spegnino disperso di Silente, mi hanno fatto distinguere fra un vero troll e un Molliccio trasformato in troll...-
- C'era un troll in sala d'esame?- Elettra sbatté gli occhi - Wow, allora non è una pagliacciata come pensavo quest'anno, visto che Pix mangiava pop corn nell'ingresso. Tristan è sempre il solito sadico. Comunque ha ragione Blaise ragazzi. Tirate il fiato. Ora siete in vacanza, a più tardi i pensieri da persone mature sul futuro.-
- Già, cosa fate stasera?- s'informò Pansy.
- Già, cosa facciamo ragazzi?- riecheggiò Matt Rogers, il primo ad uscire finalmente dalla Commissione d'Esame.
Tutti gli studenti gli fecero dei gran fischi e applausi quando saltò sulla tavola di Corvonero e insieme a Prentice, Jeff Lunn e le Grazie improvvisò un balletto oscenamente fuori ritmo e buttò tutti i libri all'aria, facendo ridere gli Auror.
Scesero col fiato corto e rossi per le risate, ma la domanda si riproponeva.
- Avanti, come festeggiamo stasera?- disse Juliette Caldwell - Non si può non concludere degnamente.-
- E farsi beccare dopo il M.A.G.O. con alcolici e fumo?- replicò Thaddeus Flanagan, morto sulla tavola di Tassorosso - Siamo rimasti in quaranta, non so se mi spiego. Se vogliono ci beccano.-
- E ci segano la media.- sbuffò Maggie Clark - Avete delle idee?-
- Perché non andate al lago?- propose Harry, attirando subito l'attenzione dei piccoletti.
- Al Lago Nero?- Neely levò un sopracciglio - Ma ci vedrebbero dalle torri.-
- Già, possiamo fare un festino sul porticciolo!- tubò eccitata Regina Farrell.
- Allora non hai sentito.- sbuffò Neely - Ci vedrebbero!-
- Chi la sente poi la Mcgranitt.- disse Maddy con un sospiro.
- State tranquilli.- ghignò Harry perfido, mettendosi seduto - Ci parlo io coi professori.-
Tutti lo guardarono di nuovo come se fosse stato un Dio in terra.
Perfino Alderton.
- Lo faresti davvero?- gli chiese stupito.
- Almeno non rischiereste di svegliarvi in letti sconosciuti.- sussurrò a bassa voce Ron.
- Weasley, bastardo, t'ho sentito.- sibilò Draco spegnendo la sigaretta.
- Ammetterai che è meglio che vadano al lago, no?- rise il rossino.
- Si, decisamente.- annuì Hermione - E poi è il 30.-
- Che succede il 30?- chiese Cloe senza capire.
- Le fate.- sorrise Harry con sguardo lontano - Le fate ballano sulla Foresta Proibita tutti i trenta giugno. Salutano gli studenti che finiscono la loro vita qua a Hogwarts. Consideratela una cortesia.-
Il bambino sopravvissuto ricordava il suo saluto, dieci anni prima.
Erano state fantastiche per lui. E lo sarebbero state di nuovo.
Poco dopo uscirono finalmente i poveretti dell'ultimo blocco. Tutti si voltarono pronti a far casino, vedendo entrare Sedwigh, Beatrix, Tobey Williams, Stewart Travers, Ian Wallace e Martin Worton.
Festeggiarono e Trix fece un cenno a Harry e Draco col capo, verso l'esterno.
Verso il giardino.
Tom era stato grande, sussurrò loro a bassa voce, quando entrambi uscirono.
Eccolo il mostriciattolo.
Accanto alla fontana zampillante di Hogwarts, le braccia aperte come ali e mille fogli di magie che gli svolazzavano attorno. Con la forza del vento, con la forza del pensiero.
Thomas Maximilian Riddle distolse gli occhi bluastri dal cielo, per posarli sui padrini.
Un sorriso leggero si piegò la bocca morbida. Un sorriso di trionfo.
Con tutto ciò che quel trionfo comportava.
Ufficialmente per lui Hogwarts era finita.
Ufficiosamente...mancava ancora quella notte.
E questo significa molto. Tantissimo.



Say goodbye
Close your eyes
Remember me
Walk away
The sun remains
Remember me

I'll live on somewhere in your heart
You must believe
Remember me


Cosa c'è di meglio che terminare un capitolo della propria vita...e trovarsi di fronte a mille dubbi? Appena spazzati via dalla consapevolezza di essere diventati grandi?
Cosa c'è di peggio che sapere che questi giorni magnifici non torneranno?
Beatrix Vaughn rimase a osservare la sua stanza singola, a Serpeverde, ferma sulla porta.
Le valige erano fatte. I bauli pronti. Via i poster, via le pile di cd, via i bicchieri di polistirolo con la sua cena.
Piegò il capo sulla spalla di Milos Morrigan quando il Diurno le apparve vicino.
Era tardi. Erano le undici ormai. E lei doveva andare.
- Goditela.- le sussurrò, prima di baciarla e andare via.
Già, godersela.
Gli altri Serpeverde erano già pronti. In sala comune la foto incorniciata di Asteria McAdams, che era stata sempre posta su un banco vuoto durante gli esami, sorrideva.
- Preso tutto?- chiese Adam Broody, che insieme a Alderton e Clyde Hillis portavano in braccio due grosse casse di liquidi. Le ragazze annuirono tutte, poi uscirono. Beatrix e Damon furono gli ultimi.
Scrutarono a lungo quella che il giorno dopo sarebbe diventata la loro vecchia casa...e se ne andarono.
Alla stessa altezza dei sotterranei, i Tassorosso erano reduci da un'escursione in cucina.
Flanagan si ritrovò a pensare a tutte quelle volte che gli elfi domestici, poveretti, li avevano sfamati a ore infauste e stranamente si ritrovò a ringraziarli con più calore di quanto avesse mai fatto.
Anche dalla Torre di Corvonero scese il gruppo di migliori programmatori festivi di Hogwarts.
Casse di Burrobirra, whisky incendiario, brandy ai lamponi e sherry...
I Corvonero chiacchieravano allegri, senza preoccuparsi di essere sentiti da Gazza quando per i corridoi trovarono tutto lo Stato Maggiore della Torre del Grifondoro.
Saluti, abbracci, congratulazioni.
Perfino i quadri sembravano rimasti svegli per gioire insieme a quel settimo anno.
Eppure tutto era così silenzioso ora.
La Gazzetta di Hogwarts aveva chiuso col suo ultimo numero tre settimane prima. Le aule erano state chiuse.
La Sala Duelli sigillata. La Sala Insegnanti era stata svuotata di libri e registri.
E più Tom si guardava indietro, più la certa consapevolezza della fine arrivava.
Paura ormai non ne aveva più.
E non aveva cambiato idea...eppure vedere che Hogwarts si spogliava della sua vita, faceva sempre un certo effetto.
Ora più che mai
.


No way I can change my mind
I don't have the answers
If you could see through my eyes
You'd let go of your fears
And though I have to leave you now
With the thought of each other
I'll miss your touch
You call my name
I am with you forever

Say goodbye
Close your eyes
Remember me
Walk away
The sun remains
Remember me
With the change we can't explain
Remember me



Harry Potter guardò la scia di luci che si snodavano sul sentiero, lungo il Lago Nero.
Un sorriso triste gli curvò la bocca, mentre Silente si appoggiava al suo fianco.
- Lucilla non verrà domani.- mormorò il bambino sopravvissuto.
- Lo so.- annuì il vecchio preside, accendendo la sua vecchia pipa d'avorio contorto - Non volergliene. Lei potrà vederlo quando vorrà ma...gli addii non sono mai stati il suo forte.-
Potter chiuse gli occhi, poggiandosi con la fronte alla parete della finestre.
- Cosa c'è Harry?- gli chiese Silente, sedendosi in poltrona - Perché quell'aria afflitta?-
Ah, quante volte negli anni passati gli era stata fatta quella domanda.
La risposta era sempre la stessa.
- Non ho fatto abbastanza. Forse c'è un modo per impedire che se ne vada...- Harry scosse la testa, desolato - Ma io non lo trovo. Non so cosa fare...non posso più impedire che se ne vada.- e si volse, fissando Silente - Io da solo non ce la faccio.-
- Tom ha fatto una scelta.- rispose il preside, mentre Fanny si alzava dal suo piolo per posarsi sulla spalla del giovane mago - Nessuno di noi la capisce perché noi non siamo lui, Harry. Ha deciso autonomamente.-
- No, l'ha fatto per me.-
- E tu, cos'hai fatto per lui?- sorrise dolcemente - Gli hai salvato la vita, gli hai mostrato tutto un mondo lontano da ciò che invece sarebbe diventato, come figlio di Lord Voldemort. E guarda cos'hai ottenuto...- la sua voce si abbassò, rasentando la tenerezza per quel ragazzo che conosceva ormai da tanti anni - Guarda cos'hai ottenuto, Harry. Tom Riddle non aveva mai provato amore per nessuno nella sua vita. Ha ucciso centinaia di persone, calpestato vite innocenti...ha bramato solo la tua vita più di ogni altra cosa, ha temuto la morte ancora più della perdita del suo potere...e ora? Guarda Harry. Guarda verso il lago...guarda cos'hai avuto dal destino. Il tuo grande nemico ha dato la vita per suo figlio.-
- Non l'ho fatto io il miracolo.-
- Ma ne sei parte.- sussurrò Silente - Che tu lo voglia o no.-
Fanny emise un verso, avvicinando il becco alla guancia di Harry.
Lo sfregò delicatamente contro la sua pelle, tornando a guardarlo con quei grandi occhi neri.
- Era la mia speranza.- mormorò il bambino sopravvissuto.
- Tom sarà sempre la tua speranza.- replicò il preside.
Seguì il commento sonnolento di tutti gli ex presidi di Hogwarts, a parte Phinneas Nigellus che emise un grugnito sarcastico, come suo solito.
- Lui mi faceva sentire a posto con la coscienza, anche se non lo sono. Lui non ha neanche avuto bisogno della bacchetta per fare magie con me.- continuò, carezzando l'ala rossa della fenice - Mi sono ritrovato a pensare spesso alla sera...quando venne da noi.-
- Tutto accade per un motivo Harry.-
- Pensa che ci sia un motivo per la sua Sigillazione?-
- I Mangiamorte non hanno più un capo. Hanno perso fede.- replicò Silente - Ma questo non ti conforta, vero?-
- No.- Harry rise, finalmente, ma con un tono amaro - Dio, è incredibile come si cambia. Mesi fa avrei dato un braccio perché Lucas potesse crescere in un mondo diverso dal mio, un mondo senza guerra, un mondo dove suo padre non fosse un vessillo, uno stendardo. Ora invece darei la vita perché Tom restasse con noi.-
- Lui questo lo sa.-
- Crede? Sono stato così arrabbiato...per due mesi interi...e ho perso tempo prezioso. Un tempo che non tornerà.-
- Harry...- Silente si sporse sulla scrivania, guardandolo fisso - So che per molto tempo, forse per anni, non ci sarà nulla che potrà consolarti. So che questa perdita, come quella dei tuoi genitori, non si colmerà mai. Ma quello di Tom è stato un gesto nobile e per quanto il suo silenzio possa aver ferito tutti quanti, rendigli onore. Non è una persona come tutte le altre. E' cresciuto solo, la solitudine l'ha sempre accompagnato. Ma Cameron Manor è la sua casa.-
- Con me era la sua casa!- sibilò Harry distrutto, serrando le mani sulla mensola.
- Ma tu non l'hai cacciato. E' stato Tom a decidere cosa fosse meglio per te. Ti ha fatto un dono, Harry. Perché non lo capisci?- sussurrò Silente - Ti ha fatto un dono prezioso...-
Già. Peccato che quel dono gliel'avesse già fatto molto tempo prima.
Non era andandosene che Tom gli avrebbe regalato ciò che lui aveva sempre sognato.
La sua sola presenza...l'aveva fatto. Al suo arrivo nella sua vita, sette anni prima.


I'll live on somewhere in your heart
You must believe
Remember me



Accanto al piccolo molo di legno del Lago Nero, quaranta studenti alla loro ultima notte a Hogwarts avevano acceso un grande fuoco e vi si erano seduti attorno. L'aria era fresca, il cielo pieno di stelle.
Prima della cena i Corvonero, guidati in una retata da Edward, avevano fregato alcune delle barche nel deposito sottochiave e l'avevano lasciate sul bagnasciuga, pronti per farci un giro e colare a picco ubriachi persi.
- Dio, questo brandy è dinamite liquida.- disse Damon, scostandosi la bottiglietta dalla bocca - Dove cavolo l'avete preso?-
- Fatto io.- celiò Travers orgoglioso - Buono vero?-
- Sembra benzina.-
- Cos'è? È buona?-
Solitamente Howthorne avrebbe roteato gli occhi, invece scoppiò a ridere insieme a tutti i figli di babbani, mentre quella bottiglietta assassina passava di mano in mano. Matt Rogers e Bart Owin si stavano occupando del fuoco, le ragazze invece raccoglievano i rami caduti dalla spiaggia e i Grifondoro, col loro solito impeto, erano scesi fino in fondo al porticciolo, dove un piccolo lampione in bronzo faceva bella mostra di sé.
Era pieno di scritte colorate e Tom sorrise vagamente, quando di striscio ritrovò alcuni insulti vecchi di dieci anni, dichiarazioni d'amore, cuoricini che sfrecciavano da destra a sinistra per coprire le scritte di amanti sorpassati.
In un angolo in basso, un cuore con due lettere: C&T.
Era stata Cloe a farlo, una sera in vena di romanticismo, proprio qualche giorno dopo Capodanno, quando si erano messi insieme. Mentre sul retro del lampione c'era la scritta Semper Fidelis, in argento.
Opera sua e di Damon al secondo anno, quando avevano attraversato la fase vandalica.
Certo che ne era passato di tempo.
- Tutto ok?- gli chiese Sedwigh.
Tom annuì, sorridendo con leggerezza - Si, tutto ok.-
Il biondo gli passò un braccio attorno alle spalle - Muoviti, derelitto.-
Tornarono a sedersi attorno al falò dove il degrado era già cominciato, quando i Tassorosso buttarono coperte leggere e cuscini ovunque, tanto per appisolarsi comodamente.
- A che ora mettono i risultati domani?- chiese Kara Kendall, sbadigliando.
- Le carrozze dei genitori arrivano per le undici.- disse Albert Johnson, ormai ex Presidente del Comitato Studentesco - Quindi direi attorno a quell'ora.-
- Non ci arriveremo con le nostre gambe se continuiamo così.- rise Matt, passando altro brandy, frugando nelle casse - Stewart ma che ci fa qua il Succo di Bolle?-
- Non si sa mai.- rise Prentice - Merlino, ma chi l'ha messo lì dentro? Stew, davvero, ci manca solo il succo di zucca.-
- Mai pensato che a qualcuno piaccia essere astemio?- frecciò Amy Post.
- Ma chi, tu?- Flanagan levò un sopracciglio - Per cortesia. Qua di astemia c'è solo Pandora. E la Vaughn.-
Beatrix fece una smorfia, accendendosi una sigaretta sul fuoco quando, dandosi i gomiti, i ragazzi le fecero venire un colpo. Da una delle casse dei Corvonero Jeff Lunn tirò fuori un bicchiere di polistirolo e glielo mise sotto al naso.
- Grazie.- bofonchiò soprappensiero, per poi bloccarsi con la cannuccia a due centimetri dalla bocca.
Tempo un secondo e scoppiarono tutti a ridere come dei dannati, dopo che Tristan aveva fatto la spia.
- Bastardi.- sibilò la Diurna, fra gli ululati generali - Potevate dirlo.-
- Non volevo togliermi il divertimento.- sentenziò Cloe, perfida.
- Dio e pensare che in sette anni nessuno è mai stato morso.- disse Alderton - Ma non ci hai mai fatto un pensierino?-
- Non sul tuo collo Fabian.-
- Così mi ferisci.- replicò il Serpeverde, stiracchiandosi - Bel colpo però.-
- Già, enorme.- disse Paige Brinkam - Quando il prof me l'ha detto a momenti gli ridevo in faccia.-
- Ed ecco perché ti sei beccata la corona della reginetta.- aggiunse Maddy ridacchiando - Sei mezza vampira, grazie tante!-
- E' impressionante che non me ne sia mai accorta.- sbuffò anche Fern Gordon - Cioè...credevo fossi un pelo anoressica, visto che giochi solo col cibo nel piatto...-
-...e poi si scopre che il cibo siamo noi.- concluse Matt, facendo scoppiare a ridere tutti.
Decisamente l'avevano presa bene solo perché il giorno dopo si sarebbe dati a uccel di bosco, pensò Trix. Ma nel complesso era andata. Quasi senza accorgersene si unì alle loro risate e la discussione si portò sugli Esami di Orientamento finali. Molti già sapevano che avrebbero fatto, altri erano incerti.
Discussero in tono volutamente leggero, spesso scoccavano occhiate preoccupate a Riddle ma lui si limitò a sorridere tranquillo, come per incoraggiarli sempre. Fu bello sentire dei loro progetti...e lui...bhè, lui aveva l'immensa biblioteca di Cameron Manor. Un castello, le mille diavolerie di Caesar e Dimitri che avrebbero potuto fargli vedere il mondo, anche se ne sarebbe rimasto tagliato fuori.
Colse poi gli occhi bruni di Claire su di lui e lasciò che gli scivolassero addosso, come per accarezzarlo.
L'ultimo gesto d'affetto che poteva concedersi.
- Qualcuno vuole altro brandy?- celiò Travers, già brillo.
- Stew, per favore.- sospirò Cloe, distogliendo lo sguardo - Invece di pensare all'alcool pensa ai soldi che mi devi.-
- Oddio.- sospirò Damon - Duchessa che stress. Solo perché per un anno avete vinto la Coppa delle Case.-
- L'abbiamo vinta anche due anni fa.- gli ricordò Martin, attaccato come una ventosa a Paige Brinkam.
- L'anno scorso è toccato a noi.- specificò Hillis.
- Si e fra cent'anni magari la scuola verrà smantellata.- la finì la King - Chi mi deve ancora dei soldi me li faccia avere domani o manderò qualcuno a rompervi le rotule. Siete avvisati.-
- Ho bisogno di bere.- sentenziò Alderton, disgustato.
- Cantiamo qualcosa?- cinguettò Kara Kendall.
- Cosa? L'Uomo Ricco di Nottingham?- ironizzò acidamente Kathleen Barnett.
- Beatrix tu non sai suonare la chitarra?- soffiò perfidamente Fern.
- Io so suonare il triangolo!- urlò Bruce Joyce, che dondolava su una barca a mollo, poco lontano dalla riva.
- Patience, il tuo ragazzo finirà affogato.- l'avvisò Archie, masticando caramelle a tutto spiano.
- Insomma si canta o no?-
- Perché devo contare io?- sbottò Trix seccata.
- Per far prendere aria ai canini.- dissero dolcemente tutte le compagne di Serpeverde.
Si, decisamente c'era una legge divina al mondo. Peccato che Beatrix non riuscisse a capirla.



You know I'd give my life for you
More than words can say
I showed you how to love someone
I know you'll find a way



Ah, le lucciole. Le fate.
Non ci sono creature più affascinanti in natura.
Thomas Maximilian Riddle stava sdraiato sulla grossa roccia tonda e liscia accanto al porticciolo su cui i ragazzi trafficavano con le navi. La Torre del Pendolo aveva appena battuto l'una di notte.
- Non so voi ma io di fate non ne vedo.- disse Martin, che ciondolava le gambe dal ponticello.
- Dagli tempo.- rise Riddle, socchiudendo gli occhi.
- Ragazzi, piano con quelle barche!- urlò Ian dal falò - Volete finire in acqua?-
Martin si sporse a toccare l'acqua con la mano. Era calda. Bella calda.
- Ma tu guarda che stato!-
Tom alzò appena il viso quando Trix lanciò le scarpe da parte e si lasciò scivolare alle sue spalle.
- Maledetto brandy.- disse anche Damon, sdraiatosi dietro la Diurna per orizzontale così che lei potesse appoggiare la testa sulla sua pancia - Questo sapore di lampone non se ne andrà per una settimana!-
- Meglio del Succo di Bolle.-
La voce di Cloe colse Tom alla sua destra. Si girò appena, vedendola seduta accanto a lui.
- Queste fate?- richiese la Vaughn, accendendosi l'ennesima sigaretta della serata.
- Ma che ne so.- sbuffò il Legimors, stiracchiandosi, poi richiuse le palpebre - Lo sapete che Flanagan e Prentice si sono appena buttati in acqua in boxer?-
Scattarono tutti quanti a sedere, giusto in tempo perché un tuffo generale riuscisse quasi a infradiciarli da capo a piedi.
- Porca miseria!- sbottò la King inferocita, scrollandosi l'acqua di dosso - Ma che cavolo fate?!-
- Venite!- urlò Maddy che usciva in bikini dal pelo delle onde fino alla vita - Ragazzi l'acqua è una favola!-
- Ma avete il costume da bagno dietro?- fece Tom stranito.
- Puoi sempre farlo nudo.- ironizzò Trix.
- Grazie, magari in un sogno pittoresco dove faccio il magnaccia, eh?-
Altri schizzi, altre risate.
Tom rimase seduto mentre il resto di Corvonero e Tassorosso si buttava dal molo, levando onde anomale alte come montagne. I ragazzi stavano cercando di fare una piramide quando anche Damon decise di andare a mettersi a mollo, richiamato da Neely.
Si levò la maglia quando i Grifondoro li spruzzarono, allora si mossero anche Cloe e Trix.
Per stare lì a farsi infradiciare, tanto valeva buttarsi.
Già. Sarebbe bastato buttarsi, quella notte.
L'ultima.
Cloe Trasfigurò il suo reggiseno in un bikini nero quando lo sguardo di Tom le impedì di buttarsi.
Damon e Beatrix seguirono il suo sguardo e lentamente tutti e tre si sistemarono seduti, accanto a Riddle.
In silenzio. Fra il giubilo di maghi che avevano appena raggiunto una tappa importante.
- Solo per qualche ora...- mormorò Tom a bassa voce - Solo per stasera...ditemi che non ci sarà un domani. Che non devo andare via. Che domani mattina mi sveglierò e non vedrò le valigie. Che domani sera non andrò a dormire in un letto diverso dal mio a Cedar House. E che dopo domani...andremo insieme a Londra...-
Era così tanto da chiedere? Si, forse lo era.
Trix non resse. Gli prese la mano e gli depositò un bacio riverente sulle nocche, per poi raggiungere di corsa il molo.
Domani. Dopo domani.
Non c'erano più quei giorni. Non ci sarebbero stati.
- Non posso dirtelo.- sussurrò Cloe in un soffio, senza staccare gli occhi dal debole riverbero del fuoco sulle onde - Non posso e tu lo sai.-
- Si, lo so.- ammise Tom, chinando la testa - Lo so, Claire.-
Non voglio la realtà. Non voglio la verità.
Voglio solo un sogno. Una bugia.
La Sensistrega abbassò la fronte contro la sua, mordendosi il labbro inferiore.
- Scusami.- e si alzò anche lei, veloce, le spalle curve, una mano sulla bocca.
Era lui a doversi scusare.
Aveva infranto la regola fondamentale quella notte.
- Tom...- sussurrò Damon, richiamandolo restando dov'era.
- Lo so che ti ho deluso.-
Howthorne sorrise, scuotendo il capo - E io ho deluso te. Siamo pari. Io non posso dirti quello che vuoi sentire...sta a te purtroppo convincerti che stanotte non sia la fine di tutto. Non posso farlo, anche se sei tu a chiedermelo. Perché te ne vai e...- Damon chiuse gli occhi, serrando forte le mascelle, nel pieno di un conflitto interiore - ...e mi lasci da solo. Lasci sola Cloe, lasci sola Trix. Harry e Draco. Noi ti vogliamo bene Tom. E questo non dovrai mai dimenticarlo.-
Non fu il velo delle lacrime quella notte a fargli vedere mille luci sfuocate.
Harry Potter e i suoi amici videro quello stesso spettacolo dalla Torre di Astronomia.
Mentre al Lago Nero una quarantina di giovani maghi vennero salutati da centinaia e centinaia di fate e lucciole che si levarono lente dalla Foreste Proibita.
Risalirono lungo le fronde in un luccichio di diamanti e quando furono alte come le stelle, sulle chiome degli alberi, iniziarono a muoversi dolcemente. Quasi dondolando.
E il canto delle fate durò a lungo, lento come una ninna nanna.
Denso come quello della fenice.
Era un addio.
Salato come le lacrime e brillante come una pietra preziosa.


Say goodbye
Close your eyes
Remember me
Walk away
The sun remains
Remember me
Be there to watch over you
Remember me
Feel I'm gone
My heart lives on
Remeber me


1° luglio.
I bauli chiusi. Le finestre spalancate.
Grifondoro si svuotava.
C'era silenzio, un'atmosfera quasi ovattata...sembrava di essere immersi in un sogno.
O sotto il pelo di una marea d'acqua. Cullante e gentile.
Le Torri di Hogwarts erano scaldate dal sole, mattone dopo mattone. Tegola dopo tegola.
C'era magia in ogni granello di sabbia, si ritrovò a pensare Tom Riddle.
Risaliva dalle radici del Lago Nero, lungo le colline, dalla Foresta Proibita.
Si, la magia era ovunque.
E solo ora se ne accorgeva. Era in ogni singola cosa animata e inanimata di quel luogo.
Fra le mura, nell'erba, nella fontana, sulle statue di guardia al castello.
Si, era una bella giornata, pensò uscendo in giardino.
Alle sue spalle i compagni si accalcavano davanti ai riquadri dov'erano affisse le votazioni finali.
Mancava già un quarto alle undici. Tristan era tornato da Cedar House qualche minuto prima, insieme a una Degona pallidissima, ma senza Lucilla. Jeager aveva fatto altrettanto, riportando William e Asher che raggiunsero gli amici. Fu proprio in quel momento che Tom vide arrivare le prime carrozze, dal sentiero fino ai cancelli.
I bauli e le gabbie coi loro animali erano sulla gradinata dell'ingresso, Silente e i professori erano pronti ad accogliere gli ospiti e salutare gli studenti.
Ma la prima persona che scese dalla prima carrozza, non era un genitore.
Il Ministro Orloff.
Tom sentì che tutti, gli Auror compresi, si erano voltati verso i cancelli.
Era calato il silenzio.
Damon e Trix lo raggiunsero, senza un fiato.
Harry e gli altri rimasero in disparte ma Potter non staccò mai una volta lo sguardo dal quasi ex Ministro, che si attaccò immediatamente alla bottiglia, fregandosene dell'impressione che poteva dare, per poi mettersi a parlottare con Silente.
Era venuto anche in anticipo. Non aveva perso tempo.
Serrò le mascelle, iniziando a sentire la terra che franava da sotto i piedi.
Si sentiva soffocare, quasi strozzare.
Non riusciva a credere che avrebbe dovuto restarsene fermo a guardare...a guardare quell'uomo portargli via Tom.
Ma nessuno osava parlare, aprire bocca. Draco probabilmente non aveva dormito e da colazione in poi non aveva più fiatato. Come se avesse contato ogni istante che mancava a quella separazione.
Glielo stavano letteralmente strappando via dalle braccia...e non c'era nulla che potessero più fare.
- Coraggio.- sussurrò Ron, afferrandolo saldamente per il gomito - Non lasciamolo solo proprio adesso.- e con fermezza iniziò a tirarlo verso il gruppetto degli studenti, ora riunito accanto a Riddle.
Tom si accorse che era giunto il momento proprio quando capì di averceli tutti attorno.
E non ci misero molto le prime ragazze a scoppiare in lacrime, cercando di non farsi sentire.
Degona lo abbracciava per la vita, così forte che Tom sentì dolore alle anche ma si limitò a sorridere.
Gli occhi ormai già lontani.
- Su, ragazzi.- disse con tono neutro - Non vado ad Azkaban.-
Per tutta risposta Madeline e Mary scoppiarono in singhiozzi più forti.
Anche Neely aveva gli occhi lucidi ma questi si fecero di ghiaccio quando il Ministro, tre Consiglieri del Wizengamot e gli Artimagi creatori del collare di Tom si fecero sempre più vicini.
Erano a pochi metri da loro ormai. E attendevano. Come maledetti boia, come maledetti carcerieri.
Di una vittima innocente, assolutamente innocente.
- Signor Riddle.- Orloff parlò con voce piatta, impastata - E' ora.-
Già, era ora.
Era arrivata più presto e più tardi di quanto avesse mai potuto immaginare.
Tom annuì brevemente, rivolgendosi ai compagni. Sorrise ancora quando i suoi vecchi compagni di stanza lo stritolarono tutti e cinque insieme. Sedwigh e Martin lo fecero quasi con rabbia ma lui non protestò.
Una a una anche le ragazze gli si strinsero contro, tutte con le lacrime agli occhi, piangenti addirittura.
Neely e Trix erano le uniche che rimasero rigide come statue di marmo.
Ma Claire...Claire non c'era.
Socchiuse le palpebre, sapendo bene che lei aveva fatto la scelta giusta.
Era meglio che non fosse venuta.
Se solo l'avesse vista...
- Alla prima avvisaglia...- sibilò Sedwigh mentre i Corvonero lo salutavano commossi -...che qualcosa non va in quel castello giuro che faccio scoppiare un casino tale che dovranno tirarti fuori da là dentro a forza.-
- Si.- annuì anche Bruce, che alto com'era sembrava un gigante buono - Ti tireremo fuori da lì, intesi?-
- Non mi succederà niente.- replicò con dolcezza - E' casa mia.-
Già, era casa sua. Continuava a ripeterselo.
Doveva continuare a farlo. Doveva crederci con tutto se stesso o fingere non sarebbe più valso a nulla.
- Ti abbiamo fatto questo.- gli disse Archie, chinandosi a raccogliere un bauletto di legno abbastanza piccolo da poterlo tenere in braccio senza faticare eccessivamente - Dentro c'è un po' di roba...-
- Si, Spencer ti ha fatto un sacco di foto!- seguì frettolosamente Matt, che tirava su col naso senza ritegno - Gliel'abbiamo chiesto noi. Ce ne parecchie...poi ogni Casa ci ha messo dei ricordi...-
- Ragazzi...non dovevate.- sorrise, prendendo il baule.
- Ti ho buttato dentro i cd degli Anatema.- sussurrò allora Trix, al suo fianco, senza guardarlo - So che non vivi senza.-
- C'è anche un Pensatoio.- aggiunse Sedwigh in un soffio - Per quando vorrai...rivederci.-
Così non andava.
Tom abbassò la testa, cercando di mantenere il controllo. No, così non andava.
Dovevano mantenersi arrabbiati.
Il tossicchiare del Ministro fece affrettare le cose.
Rialzò lo sguardo, per cogliere i visi di Hermione, Harry, Draco, Elettra. I bambini in braccio a loro.
Dio, non ce la faceva. Non ce la faceva.
Con un sospiro troppo lungo si volse e si fermò di fronte a Orloff.
Questi gli lesse la sua condanna, puramente formale, ribadendo ancora una volta che non ci sarebbero più stati contatti per lui col mondo dei maghi. Né missive, né visite. Più nulla.
Avrebbe potuto usare la magia solo all'interno di Cameron Manor ma la Sigillazione non comprendeva nessun contatto esterno e niente scritto di suo pugno sarebbe potuto uscire dal palazzo di Caesar.
Non replicò a nessuna delle regole, sentendo le ragazze piangere, i compagni imprecare a bassa voce.
Ma quando venne aperto il cofanetto contenente il collare, Tom sentì un gemito che poteva provenire solo da Hermione.
Serrò i denti. Allungando quella mano si sarebbe messo in gabbia da solo...poteva?
- Lo faccio io.-
Sgranò gli occhi quando fu Damon ad alzare il collare a forma serpentina dal velluto.
Quando gli fu davanti, iniziò a tremare ma Howthorne non lo guardò in viso.
- Non te lo lascerò fare. Se proprio va fatto...allora lo farò io.- e senza fiatare aprì la chiusura d'argento, sagomata sulle scaglie perfette di quel serpente in cui incastonato il rubino nero.
Metterglielo al collo fu la cosa più dura che il Legimors fece mai in vita sua.
Né morte, né visioni. Solo un semplice collare. Una catena di prigionia.
Era freddo sulla pelle. Ma presto quel gelido metallo sarebbe diventato un'abitudine.
Quando fu chiuso al suo collo, entrambi i ragazzi serrarono gli occhi. Scattò leggermente la chiusura. E fu fatta.
- Mi dispiace.- sussurrò Damon stremato, quando Riddle gli afferrò forte il polso.
- Grazie.-
- Faccia presto signor Riddle.- lo richiamò Orloff - Dobbiamo andare, tempus fugit.-
Si, il tempo vola. E uno non se ne accorge finché è tardi.
Sapeva che doveva salutare tutti. Decise di farlo in fretta, conscio che ormai la sua maschera si stava sgretolando.
Abbracciò di nuovo tutti i compagni, lasciando Damon e Trix da parte, strinse la mano ad Asher, abbracciò Degona e William, Tristan con le lacrime agli occhi, Ron, Edward e Blaise.
Baciò Lucas e Glory, pensando che non li avrebbe visti crescere.
Ma non credeva che sarebbe stato come ricevere una pugnalata quando si ritrovò ad affrontare Draco e Harry.
Abbracciare Draco Lucius Malfoy non è privilegio di molti, pensò, mentre il cugino gli carezzava i capelli.
E lui era un privilegiato. Perché a pochi il Principe di Serpeverde concedeva amore, affetto.
E poi lui...
Harry Potter lo fissava.
Tom poté dire che nessuno l'aveva mai guardato, visto fino in fondo...in quel modo.
Il bambino sopravvissuto gli aveva sempre letto dentro. E aveva sempre trovato in lui quel qualcosa che l'aveva fatto amare da tutti. Da tutta quella gente...che avrebbe dovuto odiarlo.
Avrebbe vissuto in gabbia per tutta la vita. Ormai era certo, quel collare a dimostrarlo.
Però...
D'impulso Harry lo fece. Passando a fianco di Draco, allungò la mano destra e finalmente lo abbracciò stretto, di slancio. Dopo due mesi di silenzio doloroso e rabbioso.
Tom affondò il viso nella sua spalla, cominciando a piangere.
- Dovevi continuare ad odiarmi.- singhiozzò, vedendo tutto appannato.
- Tu mi hai portato la pace.- sussurrò Harry, tenendogli la testa contro il suo collo - In una vita di guerra. Tu me l'hai data quando sei apparso alla mia soglia sette anni fa. Tuo padre ha ucciso i miei genitori...ma mi ha dato te. Sei tu la mia speranza. Lo sei stata da quando sei entrato nella mia vita. Rifarei tutto da capo un milione di volte, senza mai pentirmi di niente.-
Se c'era l'assoluto...se c'era davvero, allora era lì.
Fra le braccia del bambino sopravvissuto.
- Mi dispiace.- singhiozzò Riddle, affondando le unghie nella sua schiena - Mi dispiace tanto.-
- Lo so.- Harry gli prese il viso fra le mani e tacque.
Era l'addio.
Si chinò, gli baciò la fronte, poi si fece indietro.
Il dolore era tanto forte da squassargli il petto.
Si mise a fianco di Draco ed entrambi non staccarono più lo sguardo da Tom.
Si, era ora di andare...
- Promettetemi...- disse, passandosi una manica della camicia sugli occhi - Che continuerete a litigare.-
Ah, un tempo sarebbe stata una promessa così facile da mantenere.
Ora invece...più li guardava e più capiva che non sentire più le loro voci gli aveva portato via una parte dannatamente importante della sua vita.
Il solo stare lì in piedi lo uccideva.
Perché li amava così tanto che non riusciva più neanche a respirare.
Non resistette un minuto di più. Gemendo con la voce arrochita si fece largo fra gli Auror e i compagni.
I lacchè del Ministro stavano già caricando i suoi bagagli.
Lucilla non era venuta, ma non dubitava che l'avrebbe vista presto...e si fermò un'ultima volta, di fronte a Damon e Trix. Ora lei piangeva disperatamente, con l'anima che sembrava voler urlare.
Gli affondò le unghie nelle spalle, mormorando parole a lui incomprensibili.
Ma anche se avesse sentito, Tom dubitava che le avrebbe capite davvero.
Lei si alzò sulle punte e lo baciò leggermente, il viso fradicio di lacrime.
- Ti voglio bene Beatrix.- le disse.
Lei si morse le labbra, abbozzando un sorriso.
- Non quanto te ne voglio io.- replicò.
Ne dubitava, ma le carezzò la guancia.
Si tolse Veleno dal polso, quando di fronte alla carrozza Damon fu l'ultimo a stargli accanto.
In Serpentese lo consegnò al suo nuovo padrone, pregandolo di proteggerlo, quindi avvenne l'ultimo abbraccio.
- Semper fidelis.- disse in un soffio.
Damon Michael Howthorne tacque, restando a fissare il vuoto.
E quando si staccò da quello che era stato un fratello per lui, in viso non c'erano più né rabbia né dolore.
- Semper fidelis.- gli giurò con tutto il cuore.
- Addio.- replicò Tom, girandosi per salire ma la voce del Legimors lo bloccò.
- Arrivederci.-
Ah, gli occhi dei Veggenti.
Vedono cose...che riportano speranza.
Anche quando si crede che non ce ne sia più.
Damon chiuse lo sportello della carrozza e quando Tom già non lo guardava più, sorrise.
Era lontano il giorno in cui quella strada biforcata si sarebbe riunita in una sola.
Ma aveva visto.
E ai giorni di lacrime forse sarebbero seguiti quelli di pena. Poi quelli di pace.
Si muoveva la carrozza di Thomas Maximilian Riddle.
E più lui guardava oltre il velo delle lacrime, più vedeva indietro troppi occhi bagnati come i suoi.
Ma due in particolare che non avrebbe mai scordato.
Verdi, che sapevano dare coraggio e speranza. Che a lui avevano dato gioia infinita.
Occhi di un sopravvissuto che l'aveva salvato in mille modi.
La cui leggenda non sarebbe mai morta.


Don't you think of this as the end
I'll come into your dreams
Remember me


Era il pomeriggio di quello stesso giorno quando Thomas Maximilian Riddle venne Sigillato a Cameron Manor.
Sua unica colpa, un sangue nelle vene che non aveva ancora trovato perdono.
Prima di varcare quella soglia però, che per anni e anni sarebbe stata la sua casa e la sua prigione, Tom Riddle si girò verso i campi di margherite nere in boccio e oltre il sussurro del vento vide l'ultima persona che era venuta a salutarlo.
Angelica Claire King rimase in piedi sulla collina fino a che lui, dopo essersi posato una mano sul cuore, non le dette definitivamente le spalle.
Venne rinchiuso prima di vedere lo stesso gesto, fatto dalla strega.
Un giuramento.
Quella per loro era una fine.
E se mai si sarebbero rivisti, sarebbe stato nei loro sogni.
E nel ricordo che Claire avrebbe tenuto nel suo cuore.


Close your eyes.....
Say goodbye....
Remember me
Say you will


Say goodbye
Remember me...







 

 

Lo so cosa può sembrare...ma fidatevi di me, io Harry Potter lo conosco bene.
E anche se ora può sembrare che abbia gli occhi lucidi...credetemi, è solo il vento.
Il vento che soffia sul viso quando la vita va più veloce di quanto ci si aspetti.
Perciò non preoccupatevi per lui.
Vivremo entrambi aspettando che il vento si plachi, in attesa di un giorno di quiete e la mezza verità che quel giorno tanto lontano porterà con sè.
Ma Harry Potter non piange.
Anche se è così che sembra...
E' solo il vento. Io lo so.
Credetemi.
T.M.R.


 

 

 






Remember Me - Journey

Mi trovo tutto solo nell'oscurità
senza di te
Ora non posso tornare indietro
da quello che devo fare
Sai che darei la mia vita per te
Più di quello che le parole possono dire
Ti ho mostrato come amare qualcuno
So che troverai una via

Dì addio
Chiudi gli occhi
Ricordati di me
Prendi le distanze
Il sole rimane
Ricordati di me

Sopravviverò da qualche parte nel tuo cuore
Tu devi crederci
Ricordati di me

In nessun modo cambierò la mia idea
Non ho le risposte
Se potessi vedere attraverso i miei occhi,
perderesti ogni paura
col pensiero che devo lasciarti ora e ogni altro dubbio.
Mi manca il tuo tocco
Chiami il mio nome
Sono con te per sempre.

Dì addio
Chiudi gli occhi
Ricordati di me
Prendi le distanze
Il sole rimane
Ricordati di me
Col cambiamento non possiamo spiegarci
Ricordati di me

Sopravviverò da qualche parte nel tuo cuore
Tu devi crederci
Ricordati di me

Sai che darei la mia vita per te
Più di quello che le parole possono dire
Ti ho mostrato come amare qualcuno
So che troverai una via

Sì addio
Chiudi gli occhi
Ricordati di me
Prendi le distanze
Il sole rimane
Ricordati di me
Sarò qui per guardare oltre te
Ricordati di me
Sto andando via
Il mio cuore continuerà a vivere
Ricordati di me

Non pensare a questo come a una fine
Verrò nei tuoi sogni
Ricordati di me

Chiudi gli occhi...
Dì addio....
Ricordati di me
Dì che sarà...

Dì addio
Ricordati di me...









 

I Figli della Speranza
         - Fine -

 

 

 

 

 

 

 

 

Bene, anche i Figli sono terminati. Sarò breve, ringrazio di cuore tutti i nuovi lettori, in particolare i più affezionati che mi sono stati molto vicini durante la ristesura. Inizierò subito TMR e non appena sarà finito, dovrete cercare nella gallery di Axia, perchè io avrò altro di più...diciamo, pesante a cui dedicarmi. Adesso vi saluto, ci sentiremo presto ragazze, spero che questi capitoli vi abbiano fatto un po' sognare...

Babi.

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