L'imprevisto e l'imprevedibile

di redspecial
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 13 ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 14 ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 15 ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 16 ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 17 ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 18 ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 19 ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 20 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


CAPITOLO 1


Severus l’aveva pensato più di una volta: che cavolo gli era saltato in mente quel giorno piovoso d’autunno? Eh si, perché quel giorno piovoso d’autunno, lui se ne stava comodamente seduto sulla sua poltrona a leggere un tomo intriso di magia nella sua casa babbana di Spinner’s End, e pensava che nulla al mondo potesse disturbarlo dopo la fine della guerra magica. A parte gli assalti dei soliti giornalisti a caccia di scoop, lui non aveva ricevuto nessuna visita. L’unica relazione che attualmente aveva con il mondo era rappresentata dalle lettere di Minerva, tutte accatastate sotto al logoro tavolino in legno scuro, a cui doveva ancora rispondere tra parentesi. Viste così parevano una pila di vecchi giornali ammuffiti, e in realtà vi erano anche quelli a far compagnia ai fogli di pergamena ben distesi. Poi c’erano le altre, tra cui quelle di Paciock e della Granger che era tornata a scuola per conquistare i suoi M.A.G.O..
Aveva letto minuziosamente tutte quelle lettere, ma non aveva ancora deciso se rispondervi o meno e, soprattutto, a chi. I contatti umani non erano mai stati il suo forte, ed essere così ricercato ora che era più o meno coperto di gloria, a tratti lo infastidiva. Minerva gli aveva porto tutte le sue scuse e quando aveva aperto le buste non credeva di trovarsi davanti quelle parole impresse sul foglio, e a dirla tutta, nemmeno lo voleva. Nelle parole della sua vecchia insegnante e collega leggeva un fare materno e sincero, anche se comunque per un anno lo aveva trascinato in una notevole guerra psicologica; come biasimarla, lui era il mago che aveva messo fine alla vita di Albus Silente, poco contava ciò che aveva nutrito prima nei suoi confronti. Voleva, quindi, prendersi ancora del tempo per sé, per pensare in modo costruttivo e rielaborare quel lutto che ancora non era riuscito a mandare giù. Silente l’aveva proprio fatta grossa a chiedergli quel favore da nulla - come lo aveva definito a suo tempo - e lui era stato costretto ad accettare per la stima nei suoi riguardi e, ancora di più, per il bene superiore.
Quel giorno lui se stava in pace, sempre se quella che avesse vissuto lui avrebbe potuto considerarsi tale, a leggere e guardare di tanto in tanto i ceppi di legno ardente posizionati nel suo camino per riscaldare un po’ l’atmosfera. Non che ce fosse bisogno, giacchè lui era abituato a tutta l’umidità dei sotterranei di Hogwarts che, alla fine, non solo gli era entrata nelle ossa, ma anche nell’anima. Severus Piton proprio non immaginava che quel piovoso pomeriggio avrebbe avuto visite.
Il campanello babbano posto fuori dalla porta d’ingresso, che emetteva un rumore sinistro piuttosto che un trillo nitido, era rimasto in quelle condizioni da quando suo padre, inavvertitamente, lo aveva rotto sbattendoci contro il muso da ubriaco, nell’ultima estate in cui era tornato a casa da scuola per le vacanze; da allora non era più stato sistemato. A sua madre non importava, essendo oramai l’ombra di sé stessa, e a lui men che meno; non aveva compagni che lo andassero a cercare oppure che gli scrivessero, non era così popolare. Era l’estate tra il sesto e il settimo anno, quella che fu decisiva per il suo futuro: se quella notte non avesse meditato così a lungo forse sarebbe stato un uomo migliore e con molti pesi in meno sulla coscienza. Fu proprio quel giorno piovoso che, con sua immensa sorpresa, quel campanello riacquistò vita. Severus non vi fece caso nell’immediato, dato che i ragazzini perduti di quel quartiere con una cattiva reputazione, di tanto in tanto, si divertivano a premere il bottone arrugginito e poi scappare. La sua abitazione aveva la fama di essere abbandonata a sé stessa, e lui non aveva mai fatto nulla per dimostrare il contrario, alimentando le dicerie che aleggiavano attorno alla sua casa natia. In realtà, in tutti quegli anni, lui vi era rimasto soltanto per passare i mesi estivi, per cui aveva anche dato ragione a ciò che si diceva; oltretutto non aveva vicini che potessero confermare il suo effettivo esistere all’interno di quello stabile malandato e con i muri scrostati. Insomma, andava bene a tutti credere che, quell’ultima casa in fondo alla via malfamata di Spinner’s End, fosse completamente disabitata da anni.
Severus, appena sentì quel rumore generato dal malandato campanello, si girò appena, riemergendo così dalle pagine del suo libro. Con lo sguardo puntò diritto alla porta d’ingresso e rimase fermo a scrutare il nulla. Un secondo dopo però, il campanello suonò di nuovo, facendo rimanere ancorato il suo sguardo in quella direzione. Un secondo dopo ancora suonò, e ancora e ancora. A quel punto non ebbe più dubbi sul fatto che qualcuno lo stesse cercando sul serio. Il quesito che gli era balenato in testa mentre udiva quel funebre concerto era sempre lo stesso: chi mai poteva essere? Che cosa poteva volere da lui?
I giornalisti non erano stati più così incauti ed avventati da quando aveva messo protezioni alla porta d’ingresso, e Minerva non si sarebbe mai spinta fuori dalle sicure mura del castello, almeno non proprio ora che era iniziato da poco il nuovo anno scolastico e che la struttura stava finendo di essere ricostruita. No, Minerva non era una valida ipotesi a quell’accanarsi sul malandato oggetto posto fuori dalla sua porta. Con riluttanza posò il suo libro e scattò in piedi, avvicinandosi un po’ all’ingresso, non che fosse così difficile, dato che la sua abitazione era talmente stretta da non avere nemmeno un corridoio a separare l’entrata dal piccolo salotto in cui lui stazionava. Rimase così fermo su due piedi, mentre il campanello ancora trillava e trillava; non sapeva se aprire e dirne quattro allo scocciatore di turno, oppure aspettare che il suddetto soggetto si rassegnasse all’idea che lui non fosse reperibile. Solo allora si accorse che aveva iniziato a piovere. Il ticchettio prima smorzato e carezzevole, ora si stava trasformando in un bell’acquazzone autunnale dal rumore insistente, uno di quelli da cui bisogna trovare riparo in fretta se non si vuol finire fradici in meno di mezzo secondo. Severus rimase ancora rigido nella sua posizione e notò che il rumore della pioggia aveva coperto per un attimo quello sinistro proveniente dal campanello; a dirla tutta l’oggetto aveva smesso di suonare. Per qualche secondo aveva smesso di suonare, stando a significare che lo scocciatore si era dileguato. Stava per assestarsi di nuovo in poltrona, quando il trillo ricominciò, e ancora più insistente di prima. Severus tuttavia si accomodò, deciso a non darla vinta a chiunque si trovasse dietro alla sua porta. Presto o tardi se ne sarebbe andato, sempre se non voleva finire fradicio e prendersi un accidente. D’improvviso però una voce sovrastò i rumori della natura scatenata. Ascoltò attentamente e, sempre attentamente, vide che l’individuo stava facendo pressione sulla sua porta. Lui si fermò senza fiatare, non avendo alcuna intenzione di scoprire chi vi fosse dall’altra parte ad inzupparsi come un pulcino. Doveva comunque ammettere che aveva una bella costanza, giacché il campanello aveva ricominciato a trillare con quel suo suono sinistro e, nel frattanto, il misterioso scocciatore a premere sempre più forte sulla maniglia ancora abbastanza salda. Se fosse andato avanti di questo passo non solo avrebbe scardinato la porta, ma gli avrebbe fatto venire una bella emicrania.
Severus si spostò in cucina, sempre più deciso a non dare ascolto a tutto ciò che stava avvenendo; ne aveva abbastanza del mondo e, soprattutto del suo passato. Aveva anche vagliato l’ipotesi di scomparire una volta dimesso dal San Mungo, ma l’aveva trovato più che altro un atto di pura vigliaccheria. Era sopravvissuto all’anno passato come preside e spia, cosa poteva essere vivere ora che tutto era finito e si era risolto con Voldemort finalmente sotto due metri abbondanti di terra? Certo, non aveva fatto i conti con quell’improbabile circostanza.
Da fuori il misterioso individuo continuava a sbattere contro alla porta, forse nel tentativo di buttarla giù e così entrare nel suo scarno salotto pieno di libri e null’altro. Severus nel frattempo aveva tirato fuori un consunto bollitore dalla credenza in cui teneva pentolame e tegami vari, con calma e non curanza l’aveva messo sul fuoco e l’acqua aveva così iniziato a scaldarsi. La situazione per certi versi risultava essere parecchio surreale: lui continuava con le sue faccende come se nulla fosse e, dall’altra parte, vi era qualcuno così motivato a farsi accogliere in casa sua che continuava ad assestare pesanti colpi alla porta. Pochi minuti più tardi il bollitore emise il suo consueto fischio, per cui lui spense il fuoco e prese la tazza in cui aveva già messo il filtro, versandovi sopra l’acqua bollente. Attese qualche attimo e l’acqua subito si colorò, mentre da fuori continuava ad imperversare la furia degli elementi. Appoggiò la tazza sul tavolo della cucina e rimase sulla soglia con le orecchie tese per dissociare i rumori, accorgendosi che da fuori si udiva soltanto lo scrosciare dell’acqua sui vetri e sulle pareti della sua dimora.
Allora non era così importante vedermi, chi voleva scardinare la porta è tornato da dove se ne è venuto. Pensò il mago, portandosi la tazza fumante alle labbra ed assaporando il liquido scuro all’interno. Non appena inghiottì la bevanda ardente, sentì il liquido scaldarlo dolcemente. Solo un attimo in cui si distrasse per posare garbatamente l’oggetto, e si accorse che i rumori erano cessati solo ed esclusivamente per un motivo: il misterioso individuo era riuscito a penetrare in casa sua e ora se ne stava spaesato sulla soglia gocciolando sul posto. Severus andò incontro a chi si era appena introdotto in casa sua: Potter. Il ragazzo lo guardava con un’espressione vacua sul volto, mentre piccole goccioline continuavano a scendere dal suo viso. Pareva quasi che stesse piangendo.







Angolo autore:

Buon pomeriggio a tutti! Sto per concludere una storia e mi ripresento con un'altra... :-)
Naturalemnte il protagonista sarà il nostro bel tenebroso professore di pozioni! Che novità direte, in effetti non riesco a non scrivere di lui, in quanto mi piace andare a fondo sulle sue vicende e mi diverto anche a scandagliare ogni centimetro del suo animo e del suo cuore... A voi l'ardua sentenza...! ;-)
Severus si trova nel suo salotto tranquillo e beato a cercare di leggere un libro quando qualcuno decide di rompergli ambilmente le scatole... Chi può essere questo qualcuno se non il povero Harry? Questa storia è nata per caso e nulla è ciò che sembra, come già citato nel titolo vi è sempre un IMPREVISTO e anche un IMPREVEDIBILE.
Spero che la storia abbia attirato la vostra attenzione e spero anche che vogliate farmi partecipe del vostro parere in merito! :-)
Grazie mille a tutti coloro che leggeranno il mio lavoro e anche a chi lo commenterà! Grazie mille in anticipo a tutti!
Alla prossima, un bacio

Redspecial

 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


CAPITOLO 2


Severus scrutò serio chi si era appena introdotto in casa sua, cercando di sfondargli la porta oltretutto. Vedeva tutti i tratti del suo viso oramai più mascolino e sempre più somigliante a quello di suo padre, soffermandosi poi sugli occhi e, istintivamente, chiuse i suoi tanto simili a carboni ardenti. Dopo ciò che Potter aveva visto nei suoi ricordi, quegli occhi lo facevano rabbrividire, ma non di paura. Lily era morta a causa sua e, ora che suo figlio era a conoscenza di tutta la verità, lui avvertiva una strana sensazione nello specchiarvisi dentro; nemmeno lui sapeva spiegarselo, dato che ora Harry conosceva ogni ragione dietro ad ogni suo atteggiamento e comportamento.
“Professore” disse Harry tremante a causa di tutta l’acqua che aveva preso.
Severus rimase zitto a scrutarlo per l’ennesima volta; quando sarebbe finito il suo calvario che lo legava a quel cognome?
“Ho bisogno di un posto dove stare” affermò deciso il giovane mago.
Fu allora che Severus aprì la bocca, finalmente rianimato.
“Potter” iniziò centellinando ogni sillaba “ti rendi conto che stavi per scardinarmi la porta?”
“Lo so signore. Ho bisogno di un posto dove stare”
“Da quel che so hai più di una casa, che cosa ti fa pensare che qui saresti il benvenuto?” rispose il pozionista con tono glaciale, posando poi lo sguardo sul baule che il ragazzo si era trascinato dietro.
“Mi spiace contraddirla, ma io non ho più nessuna casa. Narcissa Malfoy ha fatto rivalere la sua parentela con Sirius, per cui Grimmaud Place è tornata nelle mani della famiglia Black. Dopo la guerra magica ho sentito che Malfoy non se la cava bene, anche economicamente parlando”
Severus continuò a studiare il ragazzo, effettivamente quelle che gli stava raccontando non erano frottole. Tutta la comunità sapeva delle difficoltà economiche in cui versava la potente famiglia Malfoy, quindi Narcissa doveva aver fatto leva su quella sgradita parentela per ottenere quattrini.
“Ho menzionato due case Potter, perché sei ancora qui?” Harry non rispose alla domanda rivoltagli dal suo interlocutore, ancora non se la sentiva di parlarne. Il suo cuore era in subbuglio, e il fatto di trovarsi davanti al suo arcigno ex professore di pozioni non lo aiutava a dare voce ai suoi pensieri più tormentati. Tuttavia sentiva che quel posto gli appartenesse in un certo senso; si era recato da lui in modo istintivo, senza pensare e ora stava facendo i conti con un uomo riluttante e stanco di vivere.
“Ti hanno mangiato la lingua?” disse risoluto il pozionista, continuando a mantenere il suo consueto tono mellifluo. Potter gli stava nascondendo qualche cosa, come al solito, ne era sicuro. Negli anni aveva imparato a riconoscere quando qualcuno gli celava preziose informazioni e Potter non faceva eccezione. “Torniamo quindi al quesito principale. Chi o che cosa ti fa pensare di essere il benvenuto?” aggiunse un attimo dopo.
“Stenterà a crederlo, ma lei è l’unica persona che mi è venuta in mente”
“Potter, parliamoci chiaro: ho assolto il mio compito e ora non ho più nessun obbligo nei tuoi confronti” sentenziò Severus sempre più glaciale.
“Non credo che il suo sia stato un obbligo. Lei ha sempre amato mia madre e ha continuato ad amarla anche dopo la sua morte; è per l’amore che lei provava per Lily che mi ha sempre protetto. Lei ha voluto proteggermi”
“Se hai finito, Potter, puoi anche tornartene da dove sei venuto. A proposito, quando chiuderai la porta, fallo senza sbattere” replicò in modo scocciato all’insinuazione che il giovane aveva appena messo in piedi. Se qualcuno da fuori li avesse ascoltati, avrebbe potuto pensare che alla fine si fosse affezionato a lui; niente di più ridicolo.
“No” affermò deciso Harry.
“Come hai detto?” domandò il mago vestito di nero aggrottando le sopracciglia.
“No” ripetè il ragazzo.
“Cosa non ti è chiaro della nostra conversazione?”
“Nulla signore. Le sto chiedendo di aiutarmi ancora una volta”
“Lo sai bene, Potter, che non amo ripetermi, soprattutto quando non è necessario. E ora sparisci” asserì con il tono più crudele che potesse assumere. Che cosa era diventato lui? Che Potter lo avesse scambiato per una specie di mecenate che accoglieva in casa propria giovani talenti? Nulla di più lontano dalla realtà, dato che Potter non aveva alcun particolare talento, se non quello di cacciarsi nei guai in modo quasi spontaneo.
“Lei mi ha fatto vedere i suoi ricordi, non può mettermi alla porta così” osò il giovane mago.
“Era l’ultima delle mie intenzioni, stanne certo. Era l’ultimo atto per permetterti di far cessare quell’insulsa guerra, il frammento mancante di tutte le informazioni che dovevi avere per portare a termine il tuo compito” commentò lui con tono aspro.
“Se lei pensa questo, allora perché ho visto tutta la sua vita? Perché l’ha permesso?” chiese Harry alzando un poco la voce.
“Potter, la tua intelligenza non è mai stata acuta, anche se non pensavo fino a questo punto” sbottò Severus continuando a fissarlo. Quel ragazzo era un dannato testardo.
“Allora me lo spieghi” disse Harry. “Da quando è stato dimesso è inavvicinabile, perfino le lettere della professoressa McGranitt non sono servite a scuoterla dal suo isolamento” aggiunse poi, sperando di aver fatto breccia in una delle sue tante barriere innalzate a scopo difensivo.
“Questo non è affar tuo” si limitò a rispondere Severus con calma apparente. Si domandava ancora il motivo per il quale non l’aveva già sbattuto fuori dalla sua abitazione con un colpo di bacchetta. Dentro di sé sentiva il sangue ribollirgli nelle vene per quanto quella presenza lo stesse infastidendo, tuttavia non mosse un muscolo, non tirò nemmeno fuori la sua bacchetta.
“Immaginavo che mi avrebbe risposto così, se lei crede di conoscere me, io conosco lei. È una lotta ad armi pari”
“Ti sbagli, e non sai quanto. Tu non mi conosci affatto, così come non sai nulla di ciò che è stata la mia vita. Aver visto una serie di ricordi non ti portano all’intera soluzione dell’enigma, così come l’aver scoperto qualcosa che io volevo tenere nascosta gelosamente” sentenziò Severus con gli occhi neri accesi di una strana luce.
“Allora non è arrivato il momento di mettere da parte tutte le incomprensioni e vivere?” replicò calmo Harry. Sapeva che in fondo al cuore, quell’uomo schivo e scorbutico, aveva dell’amore da dare. Il suo cuore si era talmente inaridito da non lasciar spazio a nient’altro se non all’odio profondo verso sé stesso, ma era stato in grado di mantenere una promessa alla donna che aveva amato sin dal primo istante. Un briciolo d’amore doveva pur esserci ancora da qualche parte.
Severus gli fece un cenno con il capo, a significare che quella notte l’avrebbe passata lì.
“Potter, sia ben chiaro, domani mattina voglio vederti sparire e non tornare” affermò duro. Harry annuì, spostandosi dall’ingresso in cui aveva creato una bella pozzanghera sotto ai suoi piedi, tirandosi dietro il suo baule. Richiuse la porta alle sue spalle che, durante la loro conversazione, era sempre rimasta aperta. Fuori dall’abitazione il temporale impazzava e non dava segni di cedimento. Il tempo atmosferico poteva benissimo essere una metafora di come si sentivano entrambi, anche se le ragioni era nettamente differenti.
Il ragazzo si addentrò nel salotto e con un veloce incantesimo asciugò l’acqua che ancora gocciolava dal suo corpo e dal baule, e Severus tornò in cucina per sorseggiare la sua tazza di tè oramai fredda. Lo aveva osservato compiere quel semplice gesto stentando a credere che il suo allievo più cocciuto ed invadente avesse praticato un incantesimo non verbale; quando era stato il suo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure lo aveva rimproverato almeno un milione di volte per continuare a sbraitare formule ai quattro venti. Che davvero avesse imparato qualcosa?









Angolo autore:

Buon pomeriggio a tutti! come ve la passate? :-)
Sono tornata con questo nuovo capitolo e spero che vi piaccia! Harry alla fine ha ottenuto ciò per cui si era ritrovato in casa di Severus che, snervato, gli ha concesso di rimanere per la notte. Come mai Harry è solo e angosciato? Sparate pure le vostre ipotesi! ;-)
Un grazie particolare va alla mia cara fedelissima AMAZINGFREEDOM che continua a seguirmi! Grazie di cuore! Un grazie doveroso va anche a tutti i lettori silenziosi che hanno letto il capitolo e anche a tutti coloro che hanno inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate! Grazie a tutti! Alla prossima, un bacio

Redspecial

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


CAPITOLO 3


Harry dormì come un sasso quella notte, mentre Severus, nell’altra stanza, non si sentiva per nulla tranquillo. Aveva accolto Potter in casa sua, gli aveva dato quella che era stata la sua camera di bambino, lo stava aiutando. Ancora. Quando sarebbe finita quella storia? E poi, che ci faceva lì?
Da quanto ne sapeva la Weasley aveva intrecciato con lui una relazione stabile già dal giorno successivo alla battaglia. Qualcosa non gli tornava, rammentando anche il momento in cui gli aveva domandato che fine avessero fatto le “sue “ case, ma il ragazzo aveva saggiamente glissato, mettendolo al corrente soltanto della riacquisizione di Grimmaud Place da parte della Black rimasta. Qualcosa proprio non tornava. Severus, così, se ne stette tutta la notte in dormiveglia, incapace di lasciarsi andare ad un sonno ristoratore. Di tanto in tanto prendeva uno dei suoi amati libri e lo sfogliava, rileggendo qualche capitolo qua e là, ma poi si ricomponeva e tornava sotto le coperte spegnendo la luce. Il problema era che, ogni qualvolta lui metteva in pratica quel gesto, il pensiero di avere Potter che dormiva nella camera accanto alla sua lo faceva scattare come una molla. Vi erano almeno sei anni di esperienza a remare contro i suoi buoni propositi – se mai ne avesse avuti – per cui era in un perenne stato di vigilanza, ben sapendo che il ragazzo era innocuo.
Le prime luci dell’alba entrarono nella stanza di Harry e lui cambiò posizione, girandosi dall’altro lato, quello in cui vi era ancora un po’ di buio per poter continuare a riposare indisturbato. Era andato a letto presto la sera prima, congedandosi abbastanza in fretta dal suo ex professore di pozioni; in realtà era stato lo stesso Piton a fuggire sopra alle scale un minuto dopo avergli indicato la strada che portava alla sua temporanea sistemazione. Il concetto era stato ribadito più volte da quest’ultimo, facendogli capire di non essere per nulla il benvenuto, ma Harry si era abituato alle sue battutine sarcastiche e ai suoi modi tutt’altro che affabili. Quindi, anche se si era ritirato presto in camera sua, continuava a sonnecchiare gustandosi ogni minuto in più tra il tepore delle coperte. Era andato a letto presto, ma ciò non significava che fosse immediatamente crollato, anzi. Era rimasto per un tempo indefinito a scrutare il soffitto scrostato sopra la sua testa, riflettendo sulla vita e anche sulla morte. Lui l’aveva toccata da vicino innumerevoli volte, e quasi non gli pareva vero poter finalmente vivere la propria vita come una persona normale e senza avere alle calcagna uno psicopatico pronto a farlo fuori. Durante quel tempo trascorso a pensare, inoltre, si era guardato bene attorno, riflettendo ulteriormente sulla vita del suo ex professore. Ne aveva passate veramente mille, ed era ancora lì, per cui null’altro avrebbe potuto portarlo alla tomba prima del tempo. Sorrise poi lievemente a ragionare sul fatto che, in effetti, l’erba cattiva non muore mai. Si era addormentato così, con quel sorriso sulle labbra di ragazzo cresciuto in fretta, per certi versi così simile all’uomo che occupava il letto dell’altra stanza. Anche Piton non aveva avuto un’infanzia per nulla facile, proprio come la sua, fatta di disprezzo da parte di chi avrebbe dovuto amarti anche per il solo fatto di avere una goccia di sangue in comune. E non era l’unica similitudine tra loro, difatti entrambi avevano fatto sacrifici in nome del bene supremo ed erano stati tartassati perché ritenuti colpevoli di qualcosa che in realtà non sarebbe mai stato nelle loro intenzioni; e poi, come scordarsi che tutti e due avevano trovato una casa ad Hogwarts, una casa ben più bella e accogliente di quanto non fosse quella da cui provenivano. Insomma, più andava avanti più scovava particolari che lo accomunavano a quello strano individuo perennemente vestito di nero.
Un rumore sordo misto ad un allarmante cigolio lo buttarono giù dal letto di malavoglia, scoprendo che l’artefice di entrambi non era nient’altro che Severus Piton, nel suo impeccabile completo scuro e con la bacchetta tra le mani. Harry incautamente osò sbadigliargli in faccia, cosa che l’altro non gradì.
“Potter, sei ancora qui?” domandò senza un filo di tatto, non vedendo l’ora di sbarazzarsi dell’inatteso e sgradito ospite.
“Professore, buongiorno anche a lei. Può darmi dieci minuti per scendere in cucina?”
“E sia” rispose duro il pozionista, squadrando ogni centimetro del viso di Harry, tranne gli occhi. Ogni volta che nei precedenti sei anni li aveva incrociati era rimasto senza fiato, mascherando il tutto con il suo cinismo ma, ora, gli risultava ben più difficile cercare di rimanere così distaccato. Potter sapeva tutto, sapeva il perché delle sue azioni, e sapeva che lo aveva sempre protetto per l’amore che lo legava a Lily, anche se gli aveva sempre fatto intendere il contrario. Lui sapeva, era questa la sua dannazione.
Harry a quell’affermazione non potè fare a meno di sorridere, Piton non sarebbe cambiato proprio mai. O forse si?
Si riscosse allora dal suo momentaneo dormiveglia e si infilò in bagno, portando con sé tutto il necessario per darsi una ripulita. Il giorno prima aveva lasciato il luogo in cui viveva in fretta e furia, per cui una bella doccia per calmare i nervi sarebbe stata ottimale.
Nel frattempo, un piano sotto, Severus osservava con fare stanco il suo orologio a pendola. Quella notte non aveva chiuso occhio con la scusa che aveva un ospite in quella che un tempo era stata la sua stanza di bambino prodigio. Il giovane mago vi si era rintanato e non aveva fatto molto per indispettirlo, giacchè non aveva sentito una mosca volare da quando la porta si era richiusa; conoscendolo doveva aver dormito della grossa fregandosene di ogni cosa. In quel momento gli venne in mente quel vecchio pazzo di Silente, poiché più di una volta gli aveva detto che Harry era molto simile a suo padre si, ma esteriormente; intimamente invece aveva preso molto da sua madre. Lui non aveva mai creduto a quelle parole, vedendo – o credendo di vedere – ciò che a lui faceva più comodo. Doveva rendergli il merito di aver sconfitto il mago oscuro più potente mai esistito, ricordandosi poi che gran parte del lavoro era stato svolto dietro alle quinte da altri, e alcuni dei quali vi avevano anche rimesso le penne. Lui stesso, proprio come loro, stava per fare quella fine. Da un certo punto di vista lo sperava; che vita avrebbe mai potuto vivere con quel peso sulla coscienza? Bè, a quell’interrogativo stava ancora cercando una valida risposta.
Era seduto sulla sua solita poltrona in salotto e non vedeva l’ora di poter sbattere fuori Potter da casa sua. Pregustava già il momento in cui il ragazzo avrebbe preso il suo baule e avrebbe chiuso la porta dietro di sé, pronto per non rivederlo mai più. Era addirittura in ansia per quel fatidico istante. Una domanda gli venne del tutto naturale: perché mai aveva acconsentito ad ospitarlo? In realtà gli frullava per la mente da quando gli aveva comunicato che poteva restare, specificando bene che la loro convivenza sarebbe durata solo per l’arco di quella notte. Tuttavia, non riusciva ancora a spiegarsi per quale strano motivo lo aveva fatto.
Al diavolo lui e i suoi dieci minuti! Ma che starà combinando in quella benedetta camera? Disse tra sé e sé il pozionista esasperato per quella circostanza più unica che rara. Aveva infatti continuato a tenere d’occhio la pendola, ed era passata già una mezz’ora abbondante dal loro scambio di battute. Inutile dire che era ancora più irritato per il comportamento del suo ex allievo, oltre al fatto che stesse utilizzando casa sua come un albergo.
“Alla buon’ora, Potter” commentò sarcastico il pozionista non appena vide Harry scendere le scale e dirigersi verso di lui.
“Mi sono fatto una doccia signore” replicò tranquillo Harry, per nulla intimorito dallo sguardo duro dell’uomo dinnanzi a lui. Quando aveva visto i ricordi di Piton era come sicuro di aver visto una parte del suo cuore; con tutto ciò che di buono aveva fatto, non poteva esserci così tanto male in lui. Almeno questo era ciò che pensava dopo la fine delle guerra. Prima era sempre pronto a dirne peste e corna, ma quella era un’altra vita.
“Credo che sia arrivato il momento. Addio Potter” se ne uscì Severus compiaciuto per ciò che stava per accadere. Il ragazzo sarebbe uscito una volta per tutte dalla sua vita, quella circostanza meritava uno speciale encomio. Già pensava a quando lui avrebbe richiuso la porta alle sue spalle, sebbene lo avesse ancora davanti agli occhi.
“D’accordo professore, mi dia il tempo di mettere a posto il mio baule. Grazie per questa notte e, in generale, per tutto. Lei è un uomo migliore rispetto a come si presenta, spero che lo sappia”
“Non ho bisogno di sentirmi dire certe cose da te, e ora sparisci” asserì senza nessun ripensamento. Che Potter fosse un gran ficcanaso come suo padre era ben risaputo, quindi non si era sentito minimamente in colpa a trattarlo in quel modo.
“Grazie professore, anche se vorrei che lei rispondesse alla professoressa McGranitt e anche a tutte le persone che le hanno inviato quelle lettere”
Severus lo squadrò e arricciò le labbra in una smorfia cinica come tante volte aveva fatto nel suo passato di docente. Perché quell’impiastro era ancora davanti ai suoi occhi?
Harry recepì il messaggio e andò in camera a prendere il baule, facendo ben attenzione a non dimenticare nulla; aveva come l’impressione che il suo insegnante non avrebbe gradito una nuova intrusione nella sua dimora. Una volta che ebbe terminato l’operazione, ripose la bacchetta nella tasca interna della giacca e trascinò il baule giù per la stretta scalinata che portava al piccolo salotto, trovandosi così ancora ad essere scrutato dall’uomo in nero.
“La saluto signore e spero che stia bene. Ho capito che il tempo aggiusta un po’ le cose, arrivederci professore”
“A te Potter, e se vuoi un consiglio, tieni le tue perle di saggezza per qualcuno che potrà realmente averne bisogno”
“Credo che lei ne abbia bisogno in questo momento. Arrivederci” sentenziò Harry niente affatto pentito per aver esternato ciò che pensava al suo ex professore.
Severus si ritrovò ad essere furioso con quel ragazzo magro e occhialuto che gli aveva procurato infiniti grattacapi, domandandosi ancora il motivo per cui lo avesse ospitato. Era masochista, ecco qual’era il motivo.
Harry gli fece un cenno con il capo e si avviò verso la porta, la aprì e si congedò definitivamente lasciando il pozionista solo. Non appena il giovane richiuse la porta alle sue spalle Severus si mise in poltrona, con la bacchetta accese il fuoco nel camino e riprese a leggere il suo libro; la stessa scena che si era presentata il pomeriggio precedente prima che arrivasse lui a disturbare la sua quiete. Lesse un paio di capitoli velocemente per poi richiudere il tomo e fissare il fuoco scoppiettante. Perché mai Potter aveva scelto proprio lui come suo ennesimo salvatore? Se non sapeva dove andare, il Paiolo Magico poteva essere un buon inizio.
Sempre più scocciato e desideroso di lasciarsi tutto alle spalle riprese la sua lettura, passando buona parte del pomeriggio in quel modo. Verso le cinque si preparò il suo consueto tè caldo e girovagò un po’ avanti e indietro per la grande libreria che praticamente tappezzava tutto il salotto. Nell’indecisione scelse un tomo piuttosto consunto, uno di quei testi che non si trovavano più così facilmente in circolazione e che un vero estimatore come lui non poteva non avere nella sua biblioteca personale. Si accomodò nuovamente in poltrona ed iniziò a sfogliare le pagine ingiallite. Erano parecchi anni che non lo apriva, e ora si era anche rammentato la ragione: una foto magica spuntò fuori all’improvviso, cadendo sul pavimento. Severus la raccolse e trasalì non appena inquadrò il soggetto: Lily. Quella foto rappresentava Lily mentre sorrideva all’obbiettivo, felice per la sua fresca vita matrimoniale che era stata allietata dall’arrivo di un bambino. L’uomo accarezzò la chioma di quella che un tempo era stata la sua migliore amica, e anche i bordi di quella vecchia fotografia che erano irregolari e tagliuzzati; era difatti stata strappata da lui anni addietro, lasciando l’altra metà raffigurante il piccolo Harry in braccio a James. Istintivamente trattenne le lacrime nascenti che sarebbero state destinate a rigare il suo volto spigoloso, premendo quel pezzo di carta al petto e celandolo con una mano. Le era mancata quando era viva e ancora di più dopo quella maledetta notte in cui aveva perso la vita. Se solo non fosse stato così incosciente, forse sarebbe ancora in vita, avrebbe visto crescere suo figlio e forse avrebbe potuto perdonarlo a distanza di così tanti anni. Distrutto nell’anima lasciò perdere il suo tè caldo e andò alla teca contenente i liquori e si versò un bicchiere colmo di Whisky Incendiario. Lo bevve tutto d’un fiato e si accasciò in poltrona sfinito. Se non fosse stato uno sciocco ragazzino desideroso di potere, la donna che aveva amato e che amava sopra ogni cosa sarebbe ancora viva.
Ad interrompere la sua auto commiserazione vi pensò il suono tetro del campanello fuori dalla porta. In un paio di giorni lo aveva sentito suonare più che in una vita intera. Severus lo ignorò totalmente, sopraffatto dal dolore e dal desiderio di restarsene solo. Quello invece continuò a trillare e trillare, innervosendolo ancora di più; fu allora che con un colpo di bacchetta spalancò la porta e vide qualcosa che non seppe come identificare: Potter. Che diamine ci faceva ancora lì?
“Professore!” gridò Harry notando lo stato delle cose e facendo assumere ai suoi occhi un'aria triste.
Severus lo squadrò con aria truce e lo mandò molto poco velatamente al diavolo, incenerendolo con lo sguardo; lui era l’ultima delle persone che avrebbe voluto vedere in quel preciso momento.
“Professore, ho visto tutto e non c’è bisogno che mi spieghi alcunché. So il motivo per cui è ridotto così e credo che quella ne sia responsabile” disse il ragazzo notando la foto magica sul pavimento. La raccolse e la osservò con attenzione; sua madre era davvero bella, non stupendosi affatto che avesse degli ammiratori. Ciò che tuttavia continuava a stupirlo era l’amicizia pregressa con Piton, non aveva mai pensato che potessero conoscersi, soprattutto così bene.
“Che vuoi ancora?” domandò il pozionista riprendendo parola.
“Nulla, avevo la sensazione di dover tornare qui” si giustificò il giovane, squadrando l'ambiente circostante. Anche lui aveva avuto una piccola fitta al cuore nel vedere l'immagine di sua madre, poteva solo immaginare cosa potesse essere per l'uomo che gli stava davanti che, da tutta una vita, l'amava immensamente. Doveva per forza essere così, altrimenti non avrebbe mai accettato di    mettere in pericolo la propria vita.
“Fattela passare e sparisci” asserì con tono duro l’uomo in nero. Ci mancava solo Potter.
“Professore, non credo che lei stia bene” rispose Harry, avvicinandosi nel frattempo alla teca dei liquori con ancora un’anta aperta. Prese un bicchiere e si versò del vino elfico, sedendosi sul pavimento, ora intento a squadrare l’altro.
“Sparisci ho detto” ripetè il mago più grande esasperato dalla presenza.
Harry fece del tutto finta di non aver sentito e continuò a degustare la sua bevanda, noncurante dell’atteggiamento del professore. Gli aveva mostrato i suoi ricordi, gli aveva dato gli ultimi preziosi elementi per sconfiggere Voldemort, in qualche modo gli era debitore. Sentiva di non doverlo lasciare solo, non voleva lasciarlo solo.








Angolo autore:

Buonasera mie care lettrici appassionate! Questa sera, anche se è un pochino tardi, vi posto il capitolo numero 3! :-) Spero sia di vostro gradimento! :-)
Harry e Severus hanno avuto i loro vari alterchi ed è evidente quanto il ragazzo abbia mutato il suo atteggiamento nei confronti del professore che ha odiato per 7 anni della sua vita. Sente una specie di connessione con lui, trovando anche diversi punti in comune. Se ne è andato e poi è ritornato a Spinner's End in preda ad una sensazione, avrà fatto bene?
Ringrazio moltissimo chi legge la storia e chi l'ha inserita nelle preferite/seguite/ricordate! Grazie mille! Un grazie speciale va anche alle mie fedelissime di sempre che leggono e commentano la fiction, ovvero: AMAZINGFREEDOM, CHIARA53, THESTRALDAWN! Felicissima di ritrovarvi ragazze mie! <3
Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi che leggono e forse si stanno appassionando a questa storia! Grazie a tutti, alla prossima! Un bacio

Redspecial

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***


CAPITOLO 4


Severus ancora si domandava cosa ci faceva Potter nel suo soggiorno, a sorseggiare vino elfico oltretutto. Doveva ammetterlo a sé stesso, oramai si stava rammollendo, era chiaro. Un anno prima mai lo avrebbe permesso. Inoltre stava accadendo qualcosa con la Weasley, ne era sicuro.
Comunque quell’impiastro malefico dagli occhiali tondi era ancora accampato in casa sua, doveva assolutamente sbatterlo fuori, altrimenti al prossimo controllo per la ferita infertagli da Nagini lo avrebbero spedito direttamente nel reparto psichiatrico dopo averlo medicato. Tra l’altro gli faceva un male d’inferno, pulsava senza tregua e a nulla valeva respirare lentamente oppure deglutire ad intervalli regolari; quella benedetta ferita stava divenendo un marchio indelebile che lo condizionava sempre di più. Perché non ci era rimasto secco quella notte? Se lo domandava in continuazione.
“Professore…?”
La voce del ragazzo lo distolse dai suoi nefasti pensieri facendolo voltare e, mettendo meglio a fuoco il suo viso, si accorse di leggere stupore e un filo di comprensione.
“Si, Potter?” disse Severus gelido e con il suo consueto tono mellifluo.
“Mi domandavo se lei stesse bene. E’ pallido, in verità più del solito” spiegò Harry appoggiando gentilmente il suo bicchiere con ancora una sorso di vino sul tavolino, prendendo una pausa che sembrava quasi ad effetto. “Le duole la ferita?” passò poi a chiedere più esplicitamente. Il suo ex professore, l’uomo che aveva odiato di più dopo Voldemort, lo aveva accolto in casa propria, il minimo che potesse fare era preoccuparsi un po’ per lui.
Severus si innervosì ancora di più se possibile. Potter, il ragazzino arrogante e presuntuoso, si stava forse preoccupando per la sua salute?
“Da cosa trai questa conclusione, Potter? Per altro errata” fece il pozionista seccato e colpito comunque dalla domanda del ragazzo. Se lui aveva notato qualcosa, significava che un minimo del suo dolore era stato esternato. Che fine aveva fatto la sua formidabile capacità di dissimulare?
“Professore, io credo che non vi sia nulla di male nel condividere il proprio dolore, sia esso fisico oppure dell’anima” affermò Harry convinto.
“Potter, sei il solito ragazzino sciocco ed irritante – per non dire presuntuoso – che crede di sapere qualunque cosa riguardo al dolore” disse Severus quasi sibilando e centellinando ogni sillaba. “Te lo concedo, la fortuna non è stata dalla tua, ma frignando non si ottiene nulla. La vita non è mai giusta” proseguì l’uomo in nero facendosi quasi minaccioso.
“Dimenticavo che sto conversando con un individuo che odiava a morte mio padre ed i suoi amici” buttò lì il giovane mago con un’espressione in viso piuttosto eloquente. Alla fine non aveva reso noto nulla di strano, quella era la pura verità e ora sapeva anche tante cose che si celavano dietro i silenzi ed i comportamenti del professore. Lui per primo aveva provato rabbia e frustrazione quando suo padre aveva appeso il giovane Piton al ramo di quell’albero, mettendolo così alla berlina dinnanzi a parecchi studenti. Erano quattro contro uno, una cosa decisamente scorretta.
“Sei solo un insolente ragazzino che ha sempre avuto la fortuna sfacciata di avere accanto, al momento giusto, le persone giuste; amici spesso più brillanti di te” disse l’uomo colpendo Harry e cercando di farlo volutamente. Era stanco di averlo intorno, il suo dovere era stato compiuto, che diavolo voleva ancora da lui?
Harry reagì all’istante ma non parlò, la sua facoltà verbale sembrava essere stata interdetta. Quell’uomo era comunque tutt’ora capace di fare emergere il suo lato arrabbiato.
Il pozionista sorrise compiaciuto, giacchè Potter non aveva ribattuto, potendo quindi considerarla una piccola vittoria. Si portò alle labbra il bicchiere con all’interno l’ultimo sorso di Whisky Incendiario, salvo poi cominciare a tossire non appena ebbe deglutito. Si mise allora una mano sulla fasciatura, slacciando con l’altra il rigido colletto della casacca che celava la ferita. Il dolore non gli stava dando tregua, portandolo anche a sudare freddo; piccole goccioline gli imperlavano la fronte oramai madida, le mani sembravano due spugne e la salivazione era azzerata. Il suo torace si alzava e abbassava in modo frenetico e anche l’equilibrio stava divenendo precario a poco a poco, il collo bruciava a dismisura e lui non sapeva che fare.
“Professore! Parli, mi dica qualcosa!” urlò Harry preoccupato.
Severus tolse una mano dal colletto della casacca e l’agitò in aria facendo segno al ragazzo di voltarsi verso l’altra parete della stanza. Harry si girò fulmineamente muovendo qualche passo verso una teca piena zeppa di boccette, la aprì ma il pozionista continuò a dimenarsi non riuscendo a far capire all’altro ciò di cui necessitava; l’abilità della parola sembrava scomparsa e dalla sua bocca uscivano soltanto suoni inarticolati e gutturali molto più simili a lamenti che a parole di senso compiuto. Harry lesse tutte le etichette applicate alle boccette di vetro, tuttavia non trovando nulla che potesse fare al caso suo. In quel momento Severus smise quasi di lottare e si accasciò stanco sulla poltrona, tenendosi comunque le mani sulla ferita; il dolore era aumentato ed il giovane non sembrava in grado di aiutarlo. Mille volte aveva desiderato morire per ciò che era stato e aveva fatto, che il destino si stesse finalmente compiendo?
L’uomo in nero lanciò gli ultimi scoordinati rantoli, socchiudendo gli occhi e mollando la presa dal suo collo; sembrava svenuto. Harry corse al suo capezzale con gli occhi sbarrati e notando che respirava ancora, seppur in modo flebile. Doveva assolutamente fare qualcosa.

 


***



Harry era solo nella sala d’aspetto del San Mungo e osservava con particolare attenzione la mattonella sotto ai propri piedi; non che fosse così interessante, però gli dava un pretesto per tenere la mente occupata, così come cercare di inserire tutto il proprio piede all’interno di questa, senza successo però. La testa continuava a frullare senza sosta e quello era solo un piccolo e stupido diversivo con lo scopo di aiutarlo a non pensare al peggio. Se per assurdo quell’uomo scorbutico e arcigno fosse morto, era certo che ne avrebbe sentito la mancanza. Mai avrebbe immaginato di essere legato a lui in una qualche maniera, anche dopo tutte le pesanti angherie a cui lo aveva sottoposto; infondo, a modo suo, lo aveva protetto per tutti quegli anni e gli aveva salvato la vita innumerevoli volte, anche sacrificandosi. Non era un uomo buono, ma nemmeno così cattivo come voleva dare a vedere. Era un’anima redenta, sempre in pena per gli errori commessi nel suo giovane passato.
Harry si destò dai propri pensieri, fissando il muro color panna di fronte a sé; non poteva in alcun modo negare la sua preoccupazione. Aspettava in quel luogo da circa un’ora quando, finalmente, un guaritore gli venne in contro per ragguagliarlo sulle condizioni del suo ex professore di pozioni.
“Signor Potter, che piacere conoscerla!” esclamò quello stringendogli la mano con energia.
Harry rimase un po’ sbigottito dall’atteggiamento dell’uomo, tuttavia cercò di non farlo notare.
“Il professor Piton è stabile, anche se per ora il suo stato di coma è irreversibile” illustrò il guaritore quasi a bruciapelo. Era evidente che svolgesse la professione da anni, doveva anche aver imparato come dare determinate notizie.
“E’ in coma?” domandò il ragazzo stupito.
“Esattamente, il veleno in circolo nel suo sangue è ancora molto, e a poco e nulla sono valse le sedute che in questi mesi ha affrontato per drenarlo. Era una bomba ad orologeria, e lei non avrebbe potuto fare nulla per impedire la reazione”
“Prima di svenire mi ha indicato una teca piena zeppa di unguenti e pozioni curative, ma io non sono stato in grado di capire quale fosse quella giusta” asserì Harry con aria mesta. Il suo non essere un meticoloso ed esperto pozionista lo aveva tradito, e nel momento meno opportuno. Un po’ si sentiva responsabile ed era sinceramente dispiaciuto.
“Signor Potter, Harry” disse il guaritore con meno zelo rispetto a prima “Non potevi fare nulla, anzi, è stata una fortuna il fatto che tu ti trovassi lì. Grazie a te vi siete smaterializzati immediatamente qui e non è stato perso tempo prezioso” continuò poi, rincuorandolo un po’.
L’uomo in nero gli aveva fatto vedere i sorci verdi per sei anni di fila e nell’anno appena passato ancora di più, però provava qualcosa per lui che andava al di là dell’odio; lo aveva profondamente detestato – dopo la morte di Silente ancora di più – ma ora sapeva ogni cosa, e ogni cosa cambiava proprio in virtù di quei ricordi. Gli aveva offerto un tetto sopra alla testa la notte precedente, inoltre Ginny non lo aveva ancora cercato.
Dopo quelle parole il guaritore si congedò da lui dandogli una pacca sulla spalla a mo di incoraggiamento, sorridendogli anche. Harry rimase ancora pensieroso per poi richiamare l’attenzione del guaritore, il quale si voltò di scatto.
“Scusi, potrebbe accompagnarmi nella sua stanza?” L’uomo non battè ciglio alla richiesta e gli fece un cenno affermativo, riprendendo a camminare nella direzione opposta rispetto a pochi secondi prima. Il giovane mago gli stette dietro come un bimbo ubbidiente ed arrivò nella stanza in cui avevano portato il suo ex professore. I due uomini entrarono e richiusero la porta alle loro spalle, cosicché Harry potè osservare da vicino le condizioni in cui Piton versava: riposava tra le candide lenzuola ben ripiegate ed aveva addosso una tunica dell’ospedale di colore grigio chiaro con le maniche corte. La sua attenzione volò immediatamente all’avambraccio sinistro, alla ricerca di quell’orribile marchio che aveva condizionato tutta la sua vita, non trovando nulla se non la pelle candida, immacolata come poteva essere la propria. Non vi era rimasta traccia di quel simbolo portatore di morte ed oscurità. Severus Piton era un mago come un altro ora che il suo marchio era scomparso senza lasciare nemmeno un’ombra; dopo la dipartita di Voldemort non vi era più traccia del filo indelebile con cui erano stati legati tutti i seguaci, quasi come se la creatura più oscura e malvagia che avesse mai messo piede sulla faccia della terra non fosse mai esistita.
Il ragazzo rimase a lungo a fissare quel particolare e il guaritore si congedò realmente. Fu così solo in quella stanza asettica, cullato dal flebile respiro del suo ex docente disteso nel letto. Quante volte avrebbe voluto vederlo esalare il suo ultimo respiro – ed in realtà lo aveva visto – solo non poteva sapere che davvero non fosse l’ultimo. Ricordava ancora lucidamente, anche a distanza di mesi, il momento in cui Nagini lo aveva morso a morte nella Stamberga e lui era crollato sul sudicio pavimento impolverato della catapecchia. Aveva provato mille sentimenti in quel preciso istante, ma mai quello riguardante la sua morte. Dopo quella terribile notte sulla Torre di Astronomia avrebbe voluto ucciderlo con le sue stesse mani per lavare via l’indicibile crimine di cui si era macchiato; col tempo aveva desiderato che venisse smascherato e poi rinchiuso ad Azkaban a marcire, ma la sua morte poteva attendere. Prima anelava vederlo soffrire. Lo odiava – l’aveva odiato – ma comunque aveva lasciato che, a regolare i conti, vi pensasse una specie di giustizia divina. Poi, quei ricordi sempre vivi nella mente del Serpeverde, gli avevano aperto un mondo, quasi come se potesse leggere una parte del suo cuore, quella stessa che probabilmente era appartenuta a sua madre. Fino ad allora non aveva ritenuto possibile che quel cuore potesse provare emozioni, amore; per lui quel cuore era sempre stato considerato arido e gelido, senza nessuna speranza.
Harry osservò il torace di Piton alzarsi ed abbassarsi, passando poi ai lineamenti duri e ai suoi capelli più neri della pece, alla sua pelle biancastra tanto da sembrare quasi trasparente; mai lo aveva visto così, indifeso e alla mercé di chiunque; forse solo quando era andato da Silente molti anni prima per mettere al sicuro la vita di Lily. Il ragazzo respirò profondamente, accasciandosi poi sulla seggiola che vi era accanto alla finestra coperta da sobrie tendine di lino bianco. Avrebbe aspettato finchè quello strano uomo vestito interamente di nero non si sarebbe risvegliato, avrebbe atteso tutto il tempo necessario e lo avrebbe conosciuto oltre la sua aria arcigna e burbera. In fondo anche a lui era stata data un’altra opportunità. Nel formulare quell’ultimo pensiero si toccò istintivamente la cicatrice, segno indelebile del suo passato e anche del suo futuro. Il destino pareva già segnato e già scritto con quella profezia, ma suo padre e sua madre avevano dato la loro vita per salvare la sua, quindi doveva beneficiare in tutto e per tutto della sua seconda occasione. Diede una rapida occhiata all’ambiente circostante, volgendo poi il suo sguardo al di là del vetro spesso della finestra: il sole stava tramontando tingendo il cielo di tutte le sfumature dell’arancio e del giallo, facendo poi la sua definitiva uscita di scena nascondendosi dietro ad una impertinente nuvola nelle vicinanze. Il cielo ora era divenuto più scuro e Harry aveva una piccola lacrima che gli segnava la guancia, la stessa che aveva visto sul volto di Severus quando era rientrato in casa sua quel pomeriggio. Ginny gli mancava da morire e forse avrebbe fatto bene a scusarsi con lei. Chissà dov’era ora?









Angolo autore:

Buon pomeriggio mie care! State bene? Oggi vi posto il capitolo numero quattro e spero che vi piaccia! :-)
Spero di aver inserito un bel colpo di scena, anche ae a danno del nostro Severus. Che succederà ora?
Si scopre in parte il motivo dell'irrequietezza di Harry e anche il coinvolgimento che avrà Ginny nella storia. Non fatevi ingananre però, questa è più o meno la punta dell'iceberg...
Con queste parole spero di avervi apapssionato di più! ;-)
Ringrazio le mie fedelissime CHIARA53 e AMAZINGFREEDOM! Grazie mille di tutto ragazze! <3
Inoltre ringrazio anche i miei cari lettori silenziosi che non si eprdono nemmeno un capitolo! Grazie a tutti! Alla prossima, un bacio

Redspecial

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


CAPITOLO 5


La notte era passata e non aveva portato consiglio, difatti Harry era sempre più stravolto. La lontananza di Ginny lo stava logorando, e anche quella di Ron ed Hermione, ora in Australia a cercare i coniugi Granger. Finalmente i suoi due migliori amici avevano capito – soprattutto Ron – che erano fatto l’uno per l’altra e si erano messi insieme; anche a lui e alla sua Ginny era toccata la stessa sorte e in conclusione nessun’altra minaccia avrebbe potuto sconvolgere la loro quotidianità di giovani ragazzi innamorati. Almeno fino a due sere prima, quella stessa in cui la loro semplice diatriba si era trasformata in una lite furibonda che aveva coinvolto tutta la famiglia Weasley.
I futuri suoceri ne erano stati fuori e Molly non aveva alzato le sue ali da mamma chioccia in difesa della figlia, strano come comportamento da parte sua, ma Harry le era sempre piaciuto e in più riteneva che dovessero essere loro a sbrigarsela. Arthur aveva avuto lo stesso pensiero, per cui si era defilato più che volentieri nel capanno accanto alla Tana, quello in cui conservava tutti i suoi oggetti di provenienza babbana e non. A dir la verità in quel capanno si correva il rischio di perdersi per quanto era pieno.
La loro lite aveva coinvolto la famiglia nel senso che Ginny aveva passato in rassegna tutti i membri del clan dai capelli rossi come motivo di discussione e Harry non aveva ceduto, ribattendo prontamente. Se lui era uno che saltava in fretta anche la ragazza non scherzava. Così il giovane aveva fatto i bagagli in un colpo di bacchetta e altrettanto velocemente si era smaterializzato a Londra; in realtà nemmeno lui sapeva il perché di quella scelta. Aveva vagato per il centro della città senza meta e con la rabbia in corpo, almeno finché non era giunto a Spinner’s End, quella via malfamata che pareva quasi essere stata dimenticata da Dio per quanto era in degrado. Fu allora che l’illuminazione lo colse, assieme ad un furioso temporale sopra la sua testa. Nel cercare un riparo era giunto alla dimora del suo ex professore e aveva continuato a premere il suo dito sul campanello fino a che il proprietario non aveva ceduto e lo aveva accolto. Veramente gli aveva quasi sfondato la porta d’ingresso e se ne era rimasto immobile e fradicio sull’uscio. Certo, non si aspettava che gli saltasse al collo, ma nemmeno che lo ospitasse francamente. Però, ciò che contava, era che alla fine aveva acconsentito. Avrebbe anche potuto permettersi una stanza in affitto al Paiolo Magico, ma avrebbe destato troppi sospetti; i fotografi gli stavano ancora alle costole – sebbene la guerra fosse terminata circa cinque mesi prima – per non parlare di quell’invadente spiona di Rita Skeeter; di lei ne aveva già avuto abbastanza durante il Torneo Tremaghi, al suo quarto anno. No, il Paiolo Magico sarebbe stato proprio l’ultimo luogo in cui cercare asilo.
Il ragazzo si stropicciò gli occhi e ripulì la montatura tonda degli occhiali con un lembo della maglietta azzurra che indossava. Il pozionista era nella stessa identica posizione della sera precedente e il suo torace si alzava ed abbassava ancora nella stessa medesima maniera; in quelle ore nulla era cambiato, eccetto la dormita che il giovane aveva fatto al suo capezzale. Harry guardò intensamente quella figura composta, esaminandone ogni particolare, proprio come aveva fatto il pomeriggio addietro. Sembrava che l’uomo dormisse e sul suo volto vi si potevano leggere le mille espressioni di contrarietà che era solito sfoggiare al resto del mondo; il ragazzo scosse la testa e fece un sorriso sghembo, grattandosi la nuca. Severus Piton mai avrebbe cambiato il suo modo di vivere, anche ora che si era rivelato per ciò che realmente era. Tra l’altro il suo processo sarebbe iniziato con il mese a venire, sebbene lui ora avesse qualche dubbio sulla sua partecipazione. Probabilmente Kingsley lo avrebbe fatto rimandare a data da destinarsi, sarebbe stato a vantaggio del pozionista che egli partecipasse e che raccontasse i fatti in modo obbiettivo.
Harry ci avrebbe scommesso il collo che piuttosto che rendersi partecipe si sarebbe fatto volentieri qualche anno di prigionia, aveva già aperto abbastanza del suo cuore ad un estraneo. Improvvisamente venne colto da una strana paura, un qualcosa che mai aveva provato prima.
E se il suo professore avesse passato anni in quel letto? Severus Piton si sarebbe mai risvegliato dallo stato di coma?


 

***



Severus si sentiva strano, e questo oramai dal tardo pomeriggio del giorno precedente. Aveva come la sensazione di esistere a metà, una cosa piuttosto strana e difficile anche da descrivere a parole. Percepiva il suo corpo ed i suoi sentimenti come se nulla fosse cambiato, solo si sentiva dannatamente strano. Istintivamente si portò la mano sul collo, in modo da lambire la fasciatura che celava la ferita e rimase vagamente interdetto quando non trovò nulla di simile, solo due piccoli fori già ben cicatrizzati. Il pozionista si guardò allora meglio intorno mettendo a fuoco il contesto e convenendo di trovarsi in un luogo più che familiare: Hogwarts. Che diamine stava accadendo?
Si tastò in fretta e furia e nulla nel suo aspetto esteriore pareva essere mutato, indossava la sua solita casacca, i pantaloni neri e la bacchetta era al suo posto.
Dopo essersi ripreso mosse qualche passo verso la fine del corridoio, continuando a domandarsi che cosa fosse successo alla sua ferita, fino al giorno prima bruciava e sanguinava anche, mentre ora era completamente guarita. Ipotizzò di sognare e che quella fosse una dimensione onirica in cui tutto poteva accadere. Sempre più perplesso continuò a camminare quando, all’improvviso, un vero uragano con gli occhi verdi che risplendevano non si scontrò con lui.
“Sev, attento a dove metti i piedi!” esclamò la leggiadra fanciulla carica di libri.
Severus rimase letteralmente incantato da quella celestiale visione: Lily sorrideva allegramente e i suoi meravigliosi capelli rosso scuro si posavano aggraziatamente sulle spalle. Il primo istinto che lo colse fu quello di abbracciarla talmente stretta da farla quasi soffocare, tuttavia si trattenne in un atteggiamento molto più consono, soprattutto al Piton adulto.
“Sev, tutto bene? Sembra che tu non mi veda da un secolo” asserì lei dubbiosa e anche intrigata dal comportamento del suo migliore amico. La stava squadrano come se non l’avesse mai vista in vita sua per tutta la concentrazione che ci stava mettendo. Non che le dispiacesse comunque.
“Lily…” fu soltanto capace di dire mantenendo la sua aria trasognata. Mille volte aveva fantasticato di riportare indietro il tempo e altre mille volte aveva fantasticato che quelle orribili parole non uscissero mai dalla sua bocca; quello allora era un sogno sul serio? Eppure sembrava così reale.
La ragazza lo abbracciò e inspirò il profumo dei capelli di Severus che si sciolse definitivamente, pur rimanendo rigido come una statua. Era davvero una contraddizione vivente.
“Lily…” ripetè ancora, non del tutto convinto che quella abbracciata a lui fosse davvero la donna che amava con tutto il cuore.
“Sev, devo proprio portarti in infermeria!” scherzò lei. Quel giorno il suo amico le sembrava parecchio più strano di quanto già non fosse. Comunque lei amava quella sua aria sarcastica e il suo essere un po’ fuori dal comune. “Perché continui a ripetere il mio nome? Ci siamo visti a colazione e anche subito dopo, prima della lezione di Lumacorno. A proposito, come ti sei vestito? Il nero è senz’altro il tuo colore, però che fine ha fatto la tua divisa?”
A quel punto il mago risbiancò di colpo; ora che sembrava aver trovato una specie di spiegazione razionale, tutto decadeva miseramente. Lily aveva contestato il suo abbigliamento e poi aveva parlato della lezione di Lumacorno… Non poteva crederci, in quella specie di sogno – anche se fin troppo reale – era tornato ad essere uno studente!
“Vedi Lily, sono tornato un attimo in dormitorio e mi sono cambiato, mia madre mi ha mandato questo abito. Apparteneva ad un suo cugino che poteva permettersi un sarto e lui lo avrebbe buttato…” spiegò il pozionista con fare un po’ sconclusionato, sperando che la ragazza credesse alla sua giustificazione.
Lily sgranò gli occhi verdi e li puntò su di lui come per leggergli dentro e poi gli sorrise; doveva ammettere che non gli stava per nulla male quell’abito.
“Ok Sev, ora però vai a cambiarti. Se ti vede la McGranitt rischi una strigliata, sai quanto ci tiene a queste cose”
“Ok, ora vado e vado anche a riprendere i libri”
“Ci vediamo a Erbologia, ricorda che la serra numero tre ha la maniglia che non si apre bene” disse la ragazza con fare premuroso, facendogli poi l’occhiolino.
Lui la salutò con la mano alzata e lei riprese a camminare lungo il corridoio come se niente fosse, svoltando l’angolo e dileguandosi dalla vista di Severus sempre più perplesso. L’uomo continuò a camminare e decise che era meglio dar retta a Lily, quindi si diresse verso i sotterranei per raggiungere i dormitori. Purtroppo però nel suo piano vi era una falla: la parola d’ordine. Se era tornato studente doveva tornare anche a comportarsi come tale. Il problema maggiore però consisteva nel dove e da chi reperirla.
Avanti Severus, fai lavorare il cervello! Prova a ricordarne una… dai, sforzati! Pensò intensamente mentre percorreva le scalinate così familiari che lo avrebbero riportato all’ingresso della sua Sala Comune. Ma per quanto si sforzasse, nulla sembrava sovvenirgli, eppure aveva sempre avuto una memoria di ferro. In effetti quello era il momento peggiore per essere uno smemorato.
Vagò in lungo e in largo per quel corridoio, riuscendo a sgattaiolare in una porticina laterale, quella dello sgabuzzino delle scope di Gazza. Potevano essere cambiate mille cose, però si sentiva soddisfatto nel constatare che alcune non cambiavano proprio mai. Chiuse la porta con un colpo di bacchetta, rendendosi conto di essere in possesso di tutta la sua conoscenza magica. Alla fine era sempre lui, solo che alcune cose non gli tornavano. Se era rimasto il sé stesso del presente, come mai Lily non aveva trovato nessuna differenza con il Severus adolescente?
Più o meno il suo aspetto non era mai mutato negli anni, però si riconosce un individuo giovane rispetto ad uno meno giovane. Soprattutto quando quello stesso individuo dovrebbe avere l’aspetto di un uomo di trentotto anni compiuti. Che cosa stava succedendo?
Prese coraggio ed estrasse nuovamente la bacchetta, grazie alla quale evocò uno specchio e poté finalmente guardare il proprio riflesso. Rimase di sasso nello scoprire che aveva assunto di nuovo le sembianze di sé stesso quindicenne e che il suo vestito abituale gli stava leggermente largo. Senza sapere né come e né perché, era tornato ad un momento preciso della propria vita, un momento in cui forse sarebbe davvero stato capace di cambiare le cose. Se la sua conoscenza magica era rimasta inalterata, allora anche il suo carattere e tutto ciò a cui era stato sottoposto negli anni, erano rimasti invariati, così come la sua memoria. Che fosse finito in una specie di realtà parallela?








Angolo autore:

Buon pomeriggio mie carissime lettrici appassionate! Tutto bene? ;-)
Oggi vi posto il capitolo numero 5 e spero che vi piaccia! A proposito, per questioni di organizzazione della storia non riuscirò più a postare in questi giorni, rimando tutto alla settimana prossima, poichè ci sono alcune parti che mi preme rivedere e anche la stesura del capitolo che ho in mente mi sta abbastanza a cuore. In poche parole lo scrivo prima che scappi! Tra lavoro e tutto il resto il tempo si riduce, quindi vi farò aspettare qualche giorno in più.
Finite le comunicazioni ufficiali passiamo alla storia! come avete trovato il capitolo? Immaginavate che si potesse arrivare ad una situazione così? Spero di non avervi sconvolto troppo! :-)
Severus è ritornato al quinto anno, quindi adolescente, e dovrà fare i conti con ciò che era all'epoca e anche con la vicinanza di alcuni particolari personaggi, come ad esempio Lily e anche tutti e quattro i malandrini. E poi dovrà tornare a seguire le lezioni e a studiare, comportandosi come un normale allievo del quinto anno.  
Spero che gradiate la direzione che la storia sta prendendo, e atal proposito ringrazio le mie fedelissime, ovvero CHIARA53 e AMAZINGFREEDOM! Grazie mille ragazze! Inoltre ringrazio anche tutti i lettori silenziosi che seguono le mie trovate! :-)
Alla prossima, un bacio

Redspecial




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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 ***


CAPITOLO 6
 
 
Severus era ancora nello sgabuzzino del corridoio principale dei sotterranei ed era sempre più stupito di tutto ciò che gli stava accadendo. I suoi ultimi ricordi risalivano al giorno precedente, quello in cui Potter era piombato di nuovo in casa sua dopo che la mattina stessa se ne era andato con la promessa di non ritornare mai più. Scacciò per un attimo quel pensiero, concentrandosi ancora su sé stesso; non c’era alcun dubbio, era tornato ad essere un quindicenne infelice e bramoso di potere, solo più saggio e meno avventato. Già quella caratteristica più di tanto non gli apparteneva anche in passato, ora men che meno. Calcolava con astuzia e malizia le proprie mosse, merito anche degli anni che aveva passato come spia, rimanendo impenetrabile. Lily era stata l’unica persona – oltre ad essere la prima ad aver incontrato – con cui sentiva che tutte le sue difese sarebbero cadute. Nel ritornare un adolescente si erano rifatte vive anche tutte le sensazioni e le emozioni che provava per lei, in un modo adolescenziale, non adulto. Vedere la sua Lily viva e felice gli aveva smosso qualcosa all’altezza del petto che non sapeva assolutamente spiegare, forse l’unico termine che un po’ vi poteva somigliare era gioia infinita; si, aveva provato una sensazione di gioia infinita nel rivederla e ricevere da lei un gesto così confidenziale quale può essere un abbraccio. Il profumo intenso della sua pelle, dei suoi capelli era ancora presente nelle sue narici e non lo avrebbe abbandonato tanto presto. Lily era viva ed era ancora sua amica, lo appellava con quel diminutivo che lui non aveva mai gradito prima che lei glielo affibbiasse. Come aveva detto? Ah si, aveva detto “Severus è troppo lungo, e poi rischi di sembrare più serioso di quello che sei. Sev lo trovo più adatto”. L’uomo sorrise a quel dolce ricordo, un ricordo che andava ripescato prima del loro ingresso ad Hogwarts, quando se ne stavano tutto il giorno in giro oppure seduti sulla sponda del fiume a chiacchierare e a parlare di magia. Prima che tutto diventasse più cattivo, prima che lui diventasse un mago oscuro, che tracciasse la propria discesa all’inferno con le sue mani.
Rinvigorito da quella tenera goccia di memoria fece scomparire lo specchio e pensò al da farsi, sicuramente non avrebbe combinato un bel nulla se se ne fosse rimasto rinchiuso lì dentro tutto il giorno. A suo rischio e pericolo uscì dalla porticina senza dare nell’occhio e sperò di incontrare qualcuno a cui poter carpire l’attuale parola d’ordine. Girò su e giù per quel corridoio senza fine, ma senza incontrare anima viva. Alla fine, quando le speranze stavano oramai per abbandonarlo, Severus sentì dei passi avvicinarsi alla sua figura, si voltò e vide Lumacorno intento a sistemarsi meglio il suo parrucchino. Quando era ragazzo gli veniva spontaneo pensare di poterlo prendere un po’ in giro per quella cosa, però una volta divenuto suo collega, aveva sempre desistito dal proposito. Una volta che il professore si fu sistemato, Severus vide che stava per entrare nella Sala Comune della sua casa, quindi, senza farsi sentire, riuscì ad avvicinarsi quel poco che bastava per sentire la tanto agognata parola. Draconis udì, flebile come un sussurro.
Aspettò che il professore entrasse e si accucciò leggermente sulle ginocchia per avere una visuale migliore. Dopo pochi minuti Lumacorno uscì nuovamente, così lui potè entrare indisturbato in quello che era stato il suo dormitorio. Pronunciò la parola d’ordine e scavalcò l’ingresso. Tutto era rimasto come prima della notte della battaglia, constatò, per poi darsi una manata in fronte, ricordando che se era tornato lui quindicenne, quella battaglia era ben lungi dall’aver avuto luogo. Camminò in direzione del suo vecchio alloggio, infilò la porta della camera e ritrovò il suo comodo letto a baldacchino. A dire la verità ritrovò tutti i suoi effetti personali e non potè che rimanerne ancora stupito. Perché era tornato proprio a quel momento della sua esistenza?
Cercò di non pensarci ulteriormente ed estrasse dal suo baule la divisa, si cambiò in fretta e furia e preparò il libro di erbologia e tutto il resto del corredo scolastico. Finite quelle azioni di routine si ricompose e uscì dalla sua camera facendo tutto il percorso a ritroso. Lily gli aveva detto che si sarebbero ritrovati nella serra numero tre per la prossima lezione e anche di fare attenzione alla maniglia della porta. Non ricordava assolutamente che fosse difettosa, tuttavia tenne a mente quel particolare per quando sarebbe giunto a destinazione. Inforcò il corridoio ed uscì da dove era entrato, ovvero da una comunissima parete di pietra che aveva lo scopo di celare l’ingresso della Sala Comune agli studenti delle altre case. Salì i gradini della scala più vicina a lui e si fiondò nel corridoio adiacente alla Sala Grande, magari sarebbe riuscito a scorgere qualche altro particolare che potesse aiutarlo a decifrare la stramba situazione in cui si stava trovando. Non vide anima viva, così si diresse nella zona del parco in cui vi erano le serre, arrivò alla numero tre e ripescò dalla sua memoria l’avvertimento di Lily. Tutto gli sembrava normale, salvo per un notevole e generoso strato di magiscotch avvolto attorno alla maniglia. Un incantesimo lo aveva reso appiccicoso da una parte e anche dall’altra e già immaginava a chi poteva essere diretto lo scherzetto e, soprattutto, chi ne poteva essere l’autore. Probabilmente Lily aveva ascoltato qualche conversazione di Potter e dei suoi amichetti, quindi glielo aveva riferito perché la loro speranza di canzonarlo andasse in fumo. Gli sembrava un miraggio avere ancora la sua migliore amica accanto, non aveva mai desiderato tanto in vita sua. La amava ancora dopo tutti quegli anni e, probabilmente, mai sarebbe riuscito a scordarla. Lily gli era entrata dentro come un uragano e aveva preso il posto più grande nel suo cuore. L’aveva amata sin dal primo istante in cui l’aveva vista, anzi spiata di nascosto mentre giocava con la sorella babbana e si era resa protagonista di alcuni episodi di magia accidentale.
Con un colpo di bacchetta fece evanescere la porcheria appiccicata alla maniglia e rimase ad aspettare che i suoi compagni di casa, e anche i Grifondoro, lo raggiungessero. Era elettrizzato dall’idea di poter parlare ancora con Lily, ma lo era molto meno nel dover rivedere Potter e i suoi tirapiedi. Certo, era in qualche modo dispiaciuto della sua dipartita prematura, però gliene aveva fatte passare talmente tante che non si era sentito minimamente in colpa nel desiderare di ucciderlo con le proprie mani quando era un adolescente. Ora che lo era ritornato a tutti gli effetti – almeno nell’aspetto – non aveva più quella smania, lo mal sopportava comunque, purtroppo, dovendo averci a che fare ancora.
Le sue riflessioni vennero interrotte dall’arrivo dei suoi compagni di casa e anche di quella rivale per eccellenza, scorgendo tra la nutrita folla di studenti una rigogliosa chioma rosso scuro. Rivederla gli aveva tolto il fiato per la seconda volta nel giro di poche ore e a stento trattenne il fiato ed un sorriso compiaciuto.
“Mocciosus!” tuonò un irritante e giovane Sirius Black.
“Mocciosus non ha ancora idea di ciò che lo aspetta” cantilenò dietro al primo James Potter con aria spavalda.
Severus rimase impassibile, un atteggiamento che tante volte aveva messo in pratica nella sua vita da adulto, non dando naturalmente soddisfazione ai suoi persecutori. Solitamente erano quattro contro uno, e lui aveva sempre avuto la peggio, per cui ora si chiedeva dove fossero finiti gli altri due tirapiedi: il taciturno e riservato Remus Lupin e l’amorfo Peter Minus. Scrutò allora la folla per la seconda volta ed individuò il primo intento a rimettere in sesto il suo libro di erbologia e il secondo mentre fissava le pareti della serra in attesa della professoressa Sprite. Già non lo considerava a priori ma, ora, sentiva ribollirgli dentro una rabbia infinita. Era anche colpa di quel dannato verme se Lily aveva perso la vita. Quell’idiota aveva tradito coloro che chiamava amici per codardia e paura, se avesse potuto lo avrebbe trucidato su due piedi, tanto nessuno ne avrebbe di certo sentito la mancanza. Solo che, allora, nessuno di loro immaginava.
La professoressa arrivò con qualche minuto di ritardo, invitando tutti gli studenti di entrambe le case a mettersi attorno al tavolo centrale. Severus cercò la sua migliore amica con lo sguardo e lei gli fece l’occhiolino,  scrutando con attenzione la maniglia incriminata. Severus le rispose con lo stesso cenno, facendole segno che dopo le avrebbe spiegato tutto. Gli allievi finalmente entrarono e seguirono le istruzioni della docente, sparpagliandosi ordinatamente attorno al tavolo da lavoro centrale. La lezione ebbe finalmente inizio e sia Black sia Potter iniziarono a fare i cretini. Il pozionista alzò gli occhi al cielo evidentemente stizzito ma, la vicinanza di Lily, lo fece sbollire. Anche lei comunque si dimostrava infastidita, sapendo per certo che almeno la metà delle volte in cui James si metteva in mostra erano architettate appositamente per farsi notare da lei.
La lezione di erbologia durò un paio d’ore, tutte più o meno pratiche naturalmente, così al suono della campanella tutti gli studenti sloggiarono e si diressero verso la Sala Grande per pranzo. Severus ritrovò la complicità con alcuni dei ragazzi che presto avrebbero finito con il condividere il suo stesso destino, come ad esempio Avery e Mulciber. Erano rivoltanti da ragazzini, ancora di più da adulti e ora lo erano allo stesso modo. Ancora ricordava le parole grosse che erano volate con Lily per la loro frequentazione. E come scordarsele…?
Severus cercò di buttare le esperienze e i ricordi passati dietro alle spalle per concentrarsi sulla nuova possibilità che gli era stata in qualche modo donata. Doveva ancora capire se era immerso in un bellissimo sogno oppure stesse vivendo in una sorta di realtà parallela. Eppure tutto era rimasto inalterato, sia nella sua memoria che in quella delle persone che aveva conosciuto. L’unica, e anche l’ultima, cosa di cui aveva memoria era Potter nel suo salotto a Spinner’s End, com’era possibile che stesse sognando?
Con questa assillante domanda in testa si sedette al tavolo dei Serpeverde ed iniziò a consumare il suo pranzo, affiancato naturalmente da Avery e Mulciber che lo tallonavano e anche da Narcissa Malfoy, ancora Black. La sua signorilità e raffinatezza era inconfondibile, così come il suo essere algida ed altezzosa. Era stata fin da allora una splendida fanciulla, di buona famiglia, tra l’altro già impegnata con Lucius. Probabilmente le nozze avrebbero avuto luogo alla fine di quello stesso anno scolastico, giacchè Narcissa avrebbe ottenuto i suoi M.A.G.O. ed era già maggiorenne. L’algida serpeverde lo salutò con un cenno del nobile volto e Severus rispose con lo stesso gesto. Sebbene la sua aria dicesse il contrario, con lui era sempre stata gentile, non lo aveva mai trattato con indifferenza oppure superiorità, anzi, avrebbe anche potuto diventargli amica; un po’ come era successo con il suo futuro marito che la sera stessa del suo smistamento lo aveva accolto accanto a lui, facendogli intendere di essere il benvenuto.
Il mago continuò a mangiare e ben presto finì la sua razione, così come molti altri studenti. Tirò fuori il suo orario e controllò le lezioni pomeridiane, facendo una brutta smorfia in quanto non avrebbe più potuto incontrare la sua Lily; le lezioni che infatti aveva erano con tutte le case tranne che con Grifondoro. Si alzò dalla panca pronto per andare nell’aula di Rune Antiche e seguire ciò che in realtà già sapeva. Gli era sempre piaciuto istruirsi, lui poi, era anche uno che imparava in fretta, quindi un ripasso generale non gli avrebbe dato noia, solo avrebbe voluto capire al più presto che cosa gli stava capitando. Il solo fatto di essere un mago non dava per scontato alcuni accadimenti piuttosto difficili da spiegare. Anche la lezione di Rune Antiche iniziò e Severus prese numerosi appunti, proprio come era solito fare quando era per davvero un adolescente. Chiunque lo avesse fatto tornare a quel preciso istante voleva fargli comprendere qualcosa, ma che cosa? Qual’era il motivo vero e proprio nel suo ritrovarsi a rivivere circostanze e situazioni accadute poco più di vent’anni prima? 







Angolo autore:

Buon pomeriggio fanciulle! State bene? :-)  Come avevo pronosticato sono tornata in settimana, in realtà avrei voluto farlo ieri, ma non ce l'ho fatta... Spero mi perdoniate!
Cosa mi dite del capitolo? Spero che abbia destato il vostro interesse e che la direzione presa possa appassionarvi. Questa è una storia un pò diversa dalle altre che finora ho pubblicato; l'amore centra sempre e comunque, anche se sto tentando di esplorare anche diversi territori.
Severus ce l'ha fatta a ritornare in dormitorio e si è reso conto di avere l'aspetto di quando era adolescente, ha rincontrato la donna che ama e, purtroppo, anche chi lo perseguitava con scherzi e malefatte. Questa volta però si sta attrezzando...
Secondo voi come mai Severus è tornato in quel preciso momento della sua esistenza? Accetto teorie e ipotesi al riguardo! ;-)
Ringrazio molto le mie care fedelissime: AMAZINGFREEDO, CHIARA53 e CHI_LAMED! Grazie mille di tutto ragazze! <3
Ringrazio anche i miei lettori silenziosi che mi seguono con affetto! Alla prossima, un bacio

Redspecial

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 ***


CAPITOLO 7


Subito dopo cena Severus ebbe la nuova percezione della vita da studente. Nuova e anche vecchia per l’esattezza, nel senso che era tornato ad essere un adolescente ma con la testa ed i sentimenti di un adulto, e vecchia perché, bè oramai era una vita che le sue giornate venivano scandite dallo studio e poi dall’insegnamento, quindi era proprio storia vecchia.
Il pozionista si era fermato a leggere uno dei suoi libri di testo, trovando alcune parti anche molto interessanti, quando qualcuno gli mise una mano sulla schiena, giusto all’altezza delle scapole. Lui si voltò, stupendosi per l’ennesima volta.
“Ciao Sev! Tutto bene?” chiese la gentile ragazza dai capelli rosso scuro.
“Ciao! Si, tutto bene. E tu?” rispose a tono cercando di non farsi prendere dall’ansia. Ridicolo, Severus Piton non poteva farsi prendere dall’ansia.
La ragazza annuì e si mise a sedere sulla panca, proprio accanto a lui. Gli stava sorridendo ed era felice di passare un po’ di tempo con un buon amico, perché per lei Severus era davvero un buon amico. Era stato il primo che le aveva rivelato la sua natura, quello che la faceva divertire e con cui parlava di tante cose, non solo di magia. Insomma, lui era stato il primo contatto con quello che ora era il suo mondo, una sorta di filo conduttore che la teneva ancorata dov’era e che le faceva pensare che tutto non fosse solo frutto della sua fantasia. Severus rimase attonito, riabituandosi all’istante ad averla così vicina a sé; solo il fatto che lei lo sfiorasse con un dito lo faceva sentire grato, grato alla vita per avergliela fatta conoscere.
“Sono felice che quello stupido scherzo non sia riuscito, sai quanto mi fanno incavolare quei quattro quando ci si mettono!” esclamò Lily convinta. In effetti non le stavano particolarmente antipatici, piuttosto indifferenti, però non sopportava assolutamente che qualcuno venisse messo alla berlina, così, senza motivo alcuno. Se poi l’oggetto di scherno ripetuto era un suo amico, per forza si infuriava. Oramai aveva anche perso il conto di quante volte James e Sirius avevano preso di mira e ridacchiato alla spalle di Severus e ciò l’aveva sempre infastidita, sin da quel lontano primo settembre sull’espresso per Hogwarts.
Severus non fece nemmeno una piega e poggiò il suo libro di testo sopra alla tavola, poi guardò Lily negli occhi, quasi a studiarne tutte le peculiarità. Se ne era innamorato perdutamente sin dal primo momento e lei sembrava apprezzare sinceramente la sua compagnia.
“Sev, puoi dire ad Avery e a Mulciber di piantarla di fissare Mary nei corridoi oppure a pranzo? Già non sembrano tipi raccomandabili, se poi ci aggiungi l’espressione con cui la guardano…” disse la ragazza lasciando la frase volutamente in sospeso.
Il pozionista sbiancò, quei due mezzi pervertiti non erano mai stati un granchè ed erano rivoltanti, lo sapeva bene anche lui.
“Forse uno di loro due è interessato a lei, ci hai pensato?” rispose lui con una velata vena di sarcasmo.
“Povera lei! Non vorrei proprio trovarmi nei suoi panni!” esclamò Lily visibilmente disgustata, cosa che non sfuggì a Severus. Anche se non era diretta a lui l’affermazione ci era rimasto un po’ male; li considerava degli amici e quindi, sotto un certo aspetto, simili a lui. Non voleva assolutamente che Lily pensasse la stessa cosa di lui. La rossa sembrò leggergli nel pensiero e lo guardò con occhi tristi e dolci allo stesso tempo. L’ultima delle sue volontà era quella di ferirlo, per lei Severus contava molto.
Passarono tutta la sera a chiacchierare a proposito delle lezioni svolte e anche di quelle del giorno successivo, proprio come avrebbero fatto due buoni amici. Ogni tanto Lily faceva una battuta e lo invogliava a ridere, non soltanto a sorridere. Era una persona di spirito e aveva sin da subito dimostrato un carattere forte, ma al contempo generoso e sensibile. Severus avrebbe voluto che fosse ben di più di un’amicizia, ma non poteva pensare che una delle ragazze più belle e dotate della scuola potesse accorgersi di tutti i suoi sentimenti e guardarlo con occhi diversi. Sarebbe stato chiedere troppo, un miraggio, in più vi era sempre quel dannato Potter a ronzarle attorno e a tentare di farle la corte. Sapeva benissimo che non avrebbe mai potuto realizzarsi, però, nel suo intimo, ci sperava. Si salutarono con un abbraccio – Severus doveva ancora riabituarsi al calore di quel semplice gesto confidenziale, in realtà dal calore che lei emanava – ed andarono entrambi verso l’entrata delle loro Sale Comuni per poi mettersi a dormire.
Un’altra giornata era iniziata ad Hogwarts e Peter Minus aveva pensato bene di perdere la sua bacchetta, naturalmente il prode Sirius Black si era offerto di recuperargliela, ahimè senza un gran successo. Quel ragazzino, oltre che amorfo, era anche parecchio stordito e non molto dotato; più di una volta Severus aveva ipotizzato che fosse una specie di Magonò particolarmente mal riuscito. Non che Gazza fosse migliore, intendiamoci. Dopo colazione tutti e quattro i Malandrini messi assieme riuscirono a ritrovare il prezioso bastoncino, beccandosi un’occhiataccia solenne da parte della loro capocasa, nonché insegnante di Trasfigurazione, che li attendeva nella propria aula. Quell’anno, a fine maggio, avrebbero dovuto sostenere i G.U.F.O., quindi non vi era tempo da perdere in stupidaggini oppure scherzi. I Grifondoro entrarono in aula e si accomodarono, la stessa cosa fecero i Serpeverde, vedendo Severus seduto in uno dei banchi in prima fila già pronto a prendere preziosi appunti su preziose nozioni che già possedeva. Era fatto così, non si era mai risparmiato dinnanzi allo studio e tutto ciò che sapeva se l’era ampiamente sudato. Lily rivolse il suo sguardo verso Severus e gli fece un candido sorriso, uno di quelli a cui era davvero difficile resistere. Il novello studente le fece un cenno senza scomporsi, quasi morendo dalla voglia di correre al posto della sua insulsa amichetta Mary e stringerla a sé. Lily gli faceva sempre quell’effetto, ma lui era sempre stato bravo a celare i suoi sentimenti, che essi fossero di gioia o di dolore.
La lezione continuò e la rossa non riuscì a staccare gli occhi di dosso dal suo amico. Era già da qualche giorno che continuava a pensare a lui e al tempo che trascorrevano assieme; una volta si era anche accorta di essere rimasta imbambolata a guardarlo e pregando che lui non se ne accorgesse. Poi gli aveva anche chiesto aiuto per un tema di Pozioni e lui le aveva regalato una ripetizione degna di un navigato professore; Lily si era complimentata con l’amico, sebbene non avesse alcun bisogno di aiuto in quanto eccelleva quasi quanto lui in quella materia. Era stata una scusa per togliere Severus dai guai con i Malandrini, ma anche per passare un po’ di tempo soltanto con lui e i loro discorsi. Effettivamente non sapeva che le stesse prendendo, ma per lei Severus contava davvero molto.

 


***



Harry era appollaiato sulla seggiola accanto alla finestra nella camera in cui oramai stazionava il suo ex insegnante di pozioni. Da quando lo avevano portato lì non aveva dato il minimo cenno di volersi riprendere dallo stato di coma che lo aveva colpito. La ferita era stabile, non aveva avuto importanti perdite di sangue e il veleno non era ben lungi dall’essere drenato del tutto. La situazione era in un momento di stasi e Harry si logorava per non aver potuto fare nulla per impedirlo La colpa non era di nessuno, glielo aveva detto e stra detto anche il guaritore che aveva in carico il caso, però a lui dispiaceva vedere l’uomo in quelle condizioni, praticamente inerme che dormiva steso in un letto d’ospedale. Probabilmente nemmeno lui sospettava di essere una specie di bomba ad orologeria, altrimenti avrebbe agito in una qualche maniera. Oppure no?
Da quando l’aveva rivisto aveva notato dei cambiamenti in lui, ma non cose visibili all’esterno, piuttosto nell’intimo. Aveva confidato il suo intero passato ad un’altra persona che non fosse Silente per uno scopo, forse con la consapevolezza di non sopravvivere, e ora lui si interrogava continuamente sulla natura controversa ed enigmatica dell’insegnante. Il rapporto con sua madre doveva averlo segnato molto, tutto di lei lo aveva preso, e sin da quando erano bambini. Mai avrebbe immaginato di poter essere a conoscenza di tali dettagli, e invece tutto ciò gli era stato svelato per un motivo. Negli anni Piton si era comportato in modo sgradevole con lui innumerevoli volte, citando anche tutti i lati negativi di suo padre che, tra l’altro, sosteneva gli avesse tramandato, ma mai aveva osato dire una parola su sua madre. Non lo aveva mai sentito nominarla, pensando a tal punto che nemmeno la conoscesse, invece la conosceva eccome. Questo dubbio sulla loro conoscenza lo aveva fugato durante il suo quinto anno, quando era costretto a prendere ripetizioni di Occlumanzia e aveva avuto accesso ai ricordi di Piton depositati nel pensatoio. Allora aveva provato una sensazione di vergogna per ciò che era stato fatto al professore, tentennando anche sul buon nome e sul buon cuore di suo padre. Si era poi riscosso, però il dubbio lo aveva sfiorato e lo aveva fatto stare male. Solo allora aveva avuto la prova tangibile che Piton e Lily si conoscessero, solo non credeva così a fondo e che la loro fosse stata un’amicizia così duratura. Quell’uomo doveva aver avuto una grande costanza e forza d’animo per accettare che l’amore della sua vita non gli rivolgesse più la parola e uscisse con un altro, e non un altro qualsiasi, proprio il suo peggior nemico. L’aveva amata tanto, forse troppo, proprio come lui stava facendo con la sua Ginny. Non la vedeva e non udiva la sua voce da quasi una settimana e si sentiva solo, terribilmente solo. Lei era una donna combattiva, dal carattere forte ed intraprendente, d’altronde nascere come ultimogenita dopo ben sei fratelli maschi doveva averla temprata. Sapeva che lo amava, su questo non avrebbe mai mosso titubanze, tuttavia sperava che la rabbia fosse sbollita. In più non aveva nemmeno Ron ed Hermione a consigliarlo, guidarlo.
L’unica persona che aveva in definitiva era Piton, peccato che fosse in coma al San Mungo. Il professore destava in lui una grandissima curiosità, soprattutto in merito al rapporto che aveva con Lily. Chissà che cosa l’aveva spinta un giorno ad accettare la corte di suo padre? Lui e Piton non erano nemmeno da paragonare per quanto erano diversi, anche se, sotto sotto, il Piton adulto aveva riservato numerose sorprese.
Il giovane mago diede un’occhiata pensierosa alla figura dell’uomo steso sul letto, catturando tutti i particolari e desiderando che si svegliasse dal suo stato di coma; aveva troppe domande da fargli e troppe risposte che non voleva che gli venissero più negate. Per lui era di vitale importanza che Piton si ridestasse dal suo sonno ed imparare così a conoscerlo. Guardò il suo orologio da polso, convenendo che aspettare in grazia non sarebbe servito a nulla, almeno per quel giorno, così si smaterializzò a Spinner’s End che aveva eletto come sua “fortezza della solitudine”. Non appena arrivò in casa se ne andò direttamente a dormire nella stanza che l’insegnante gli aveva assegnato quando era piombato da lui circa una settimana prima.







Angolo autore:

Buon pomeriggio mie carissime fanciulle! State bene? :-)
Scusate l'attesa ma mi sono fatta desiderare per motivi personali e familiari e solo ora sto riprendendo un pò possesso della mia esistenza. Ho passato un paio di settimane tutt'altro che allegre... Comunque non sono venuta qui per affliggere, bensì per passare un pò di tempo con la vostra piacevole compagnia!
Spero che il nuovo capitolo vi piaccia, anche se non succede nulla di particolare però avete modo di indagare sui sentimenti di Severus e Lily, e anche di Harry. Lui vuole disperatamente che Piton si risvegli e vorrebbe indietro anche la sua Ginny. Ah, l'amour...
Un grazie di cuore alle mie fedelissime di sempre: CHI_LAMED, AMAZINGFREEDOM, CHIARA53 e alla new entry ALICE IN LOVE! Grazie mille ragazze! 
Inoltre ringrazio anche i miei cari lettori silenziosi per continuare a seguirmi con affetto ed interesse! Alla prossima, un bacio

Redspecial

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8 ***


CAPITOLO 8


Una settimana era trascorsa da quando Severus si era ritrovato nei panni di sé stesso da adolescente e non era ancora capitato nulla di così eclatante. Non che si aspettasse che potessero essergli rivelati tutti i più cupi ed infinti misteri dell’universo, però sperava di poter capire qualcosa rispetto alla situazione che lo coinvolgeva. Si era scervellato fino alla nausea, ma non era riuscito a capire che cosa potesse essergli accaduto. In quei giorni sovente aveva messo le dita bianche e affusolate nel punto in cui aveva la cicatrice e se l’era toccata con delicatezza prima e poi sempre con maggior vigore, fino quasi a lasciare un segno rossastro sulla sua pelle di luna. Da adulto continuava ad indossare una casacca con il colletto alla coreana, e ora stava usando i capelli lunghi portati a mezzo collo come escamotage per camuffare la sua pelle un tempo ferita. Già, un tempo, giacché si era ritrovato a fare i conti con due piccole cicatrici già ben assorbite nel suo collo. Immediatamente aveva pensato di essere balzato nel futuro, ricredendosi un attimo dopo per aver visto la figura di Lily quindicenne in tutta la sua bellezza e, soprattutto, viva. Se lei era ancora viva significava che era tornato nel passato, tesi avvalorata anche dalla scoperta del suo aspetto fisico, però le cicatrici non avrebbero dovuto esserci. C’era più di qualche cosa che non tornava, ve n’erano parecchie.
Il pozionista si accomodò al proprio banco nell’aula di Pozioni, la sua futura aula. In effetti non aveva cambiato molto di quel luogo che continuava a mantenersi freddo ed umido da secoli e secoli. Quando aveva sistemato tutta la sua roba prima del suo primo anno da docente, aveva cambiato la disposizione di alcuni mobili, solo questo era mutato e gli faceva un effetto strano notare quelle piccole diversità nel suo ambiente più che familiare. Gli stava quasi venendo da ridere a pensare a Lumacorno con il parrucchino e a lui che avrebbe dato, come sempre, tutte le risposte esatte. Già pregustava il momento in cui il suo intelletto avrebbe battuto quello di James Potter; l’unica cosa in cui fosse veramente bravo era quella di far notare il suo bagaglio culturale non per nulla indifferente. Non aveva avuto molto altro dalla vita, Lily esclusa; lei gli dava moltissimo già con il solo fato di essere sua amica.
Il professor Lumacorno attirò l’attenzione degli studenti facendo apparire i passaggi alla lavagna per preparare la Soluzione Corroborante, quindi Severus si mise al lavoro senza fiatare e senza nemmeno aprire il libro di testo. La sua aria era spavalda e fiera, anche se lui, a differenza di tutti i presenti nella stanza, sapeva già tutte le risposte ancora prima che potessero essergli poste delle domande. Mise il sangue di salamandra e poi il succo di melagrana, mescolò per una decina di volte in senso antiorario e poi aggiunse degli altri ingredienti poco prima tagliuzzati a dovere. Ancora pochi minuti di bollitura e la sua pozione sarebbe stata pronta. Fu infatti il primo a finire e a consegnare la sua fialetta contenente il liquido al professore, venendo seguito pochi minuti dopo da Lily che, in quella materia, ci sapeva quasi fare quanto lui. La ragazza gli sorrise sincera e posò la sua fialetta nell’apposito porta fiale posto sulla cattedra, poi si voltò e tornò al proprio banco per rimettere in ordine i propri strumenti e anche i libri. Severus fece la stessa cosa ed infilò il suo libro nella sacca senza nemmeno averlo aperto, se n’era rimasto beato sul banco del giovane a non far nulla per tutta la lezione. La campanella suonò dopo una decina di minuti, avvertendo tutti di sbrigarsi, così Lumacorno iniziò a battere le mani per velocizzare le operazioni di consegna. Il minuto successivo il suo porta fiale era pieno e gli studenti pronti ad andarsene dai sotterranei. Il Serpeverde si confuse tra la folla ma venne braccato da James e Sirius che gli si pararono contro per non farlo scappare dalle loro grinfie. Il giovane fece quasi spallucce, non volendo essere coinvolto in una delle loro stupide bravate; ne aveva già abbastanza da pensare. Quasi si domandava se rivelare la sua condizione di adulto intrappolato nel corpo di sé stesso da adolescente potesse essere una valida scusa per sfuggire loro. Poi si ricordò che, appunto, oramai il suo spirito era divenuto adulto e che avrebbero fatto bene a crescere quei due bontemponi che non pensavano ad altro se non a come crocifiggerlo nelle maniere più disparate.
“Mocciosus!” disse con tono beffardo James
“Dove vai così in fretta, Mocciosus?” gli fece eco Sirius.
“Non interessa a nessuno dei due, inoltre fareste meglio ad andare a lezione”
“Però, che risposta secca!”
“E’ vero! Da quando in qua rispondi così a tono? Eh, Mocciosus?”
Severus li fulminò con gli occhi e quei due parvero essere intimoriti per un attimo; c’era qualcosa di strano in quel ragazzino, di davvero strano. Entrambi avevano come la sensazione che non fosse più lo stesso, almeno non lo stesso che si divertivano un mondo a torturare e a sbeffeggiare.
“D’accordo Mocciosus, ma questa volta ti è andata bene perché la professoressa McGranitt non tollera ritardi. Andiamo James, abbiamo cose più importanti da fare” disse Sirius ammonendo così l’amico di tante bravate.
Severus continuò a guardarli male e con odio, pensando poi alla fine che avrebbero fatto non molti anni più tardi. Si era reso conto di aver fatto un pensiero davvero orribile, così orribile che nemmeno lui lo riconosceva. Quei due sapevano scatenare il suo lato più oscuro, in ogni senso. Quello era stato proprio uno dei motivi che lo aveva spinto ad abbracciare quella fede più che mai errata, quella situazione e la rottura della sua amicizia con Lily. Lei lo aveva portato con sé in paradiso per poi farlo cadere da solo all’inferno; lei aveva avuto il potere di alleviare le sue ferite per il male di vivere che sentiva sin da bambino per poi abbandonarlo come tutti gli altri. Non aveva mai sopportato la rottura di quel legame, così non aveva mai sopportato l’idea che fosse totalmente a causa sua. Quell’episodio comunque era lungi dall’essere di nuovo messo in scena, erano solo all’inizio dell’anno scolastico, mentre quelle circostanze si erano verificate a maggio dell’anno successivo, proprio dopo aver terminato una delle prove dei loro G.U.F.O.
Severus cercò di riporre quei brutti pensieri per concedersi una passeggiata nel parco, aveva un’ora buca e sperava di poter far riposare la propria mente. Così uscì dai sotterranei e si diresse verso la prima scala che lo avrebbe portato nel corridoio adiacente alla Sala Grande, svoltò l’angolo e si ritrovò fuori nel vasto parco del castello. Fece una passeggiata con le mani nelle tasche e il capo puntato a terra; staccava i suoi occhi dall’erba soltanto per sistemarsi i capelli alla bene e meglio. Decisamente erano troppo lunghi, non ricordandosi il gesto che metteva sempre in pratica per rimetterli a posto. Arrivò sulle rive del Lago Nero e si accucciò accanto alle radici del grande salice che maestoso si ergeva sopra di lui; quello era il posto in cui aveva passato mille ore seduto vicino a Lily, a volte chiacchieravano e altre studiavano in rigoroso silenzio. Dopo la sua dipartita gli era mancata più che mai, passando i primi tempi senza di lei a versare lacrime per quel legame perduto e, soprattutto, per la sua giovane vita spezzata. Aveva dovuto mandare giù il fatto che lei avesse iniziato a frequentare il suo peggior nemico, così come il suo matrimonio, l’importante era che lei fosse felice e viva. Quel pensiero proprio non gli dava tregua, poiché si sentiva responsabile più che mai. Era sempre stata quella la fondamentale differenza tra lui e gli altri Mangiamorte: lui si sentiva dannatamente in colpa e aveva imparato a prendersi la responsabilità delle proprie azioni.
Passò le due ore buche in quel modo, riflettendo anche sul senso stesso dell’esistenza e a tutte le complicazioni che il vivere comportava; pensieri non molto comuni per un ragazzo di soli quindici anni. Lui però non era mai stato un quindicenne normale, soprattutto in quel frangente. Si incamminò lungo il parco che circondava il castello, dato che avrebbe dovuto andare a pranzo e poi gli sarebbe toccata un’ora di Storia della Magia. Giunse in Sala Grande e si accomodò al tavolo della propria casa, mangiò la prima portata senza mai staccare gli occhi di dosso da Lily, mentre lei parlottava fitto con la sua amica Mary McDonald. Chissà mai cosa ci trovava in lei, non le era mai parsa tanto sveglia e neppure dotata; era carina, questo si, ma nulla più. Quella sciocca moriva dietro a Sirius Black, un latin lover in erba che non esitava mai a mostrare il proprio fascino.
Mah, Grifondoro! commentò la sua mente razionale che, quando si trattava di Lily, molto razionale non era.
Finito il pranzo la rossa se ne andò con un bel sorriso in volto, accennando solo un piccolo saluto al pozionista e continuando a parlottare con la sua amica. Lui ci rimase un po’ male, però sapeva benissimo di non essere l’unico amico della giovane. Il pomeriggio passò in maniera sonnolenta e lui era riuscito a prendere qualche appunto; era stato praticamente l’unico, poiché tutti dormivano della grossa e, grazie a dio, senza russare. Tornò nella sua Sala Comune nei sotterranei a posare i libri ed il materiale scolastico e fu allora che Narcissa Black lo salutò ancora più cordialmente rispetto a quanto non si aspettasse, addirittura gli aveva anche chiesto in prestito un libro. Lei era al settimo anno, lui al quinto, che se ne faceva di un libro che avrebbe già dovuto aver letto e straletto? Con questo interrogativo scese per la cena, anche se Avery e Mulciber lo bloccarono prima. Erano sempre più rivoltanti.
“Severus! Potresti prestarmi i tuoi appunti di Storia della Magia? Oggi quel fantasma era ancora più inascoltabile!” fece Avery dando una pacca sulla spalla a Severus.
Lui non rispose e gli fece un cenno, tanto quei due non ci avrebbero capito nulla zucconi com’erano. Tirati fuori gli appunti se andò davvero in Sala Grande per la cena, fortunatamente senza nessuno alle calcagna. Si sedette ed aspettò che comparissero i vassoi sul lungo tavolo ed il suo sguardo indugiò ancora su Lily che non era ancora scesa a cena. Era dalla prima lezione di quella mattina che lo stava evitando, come mai quel comportamento? Non era successo nulla di strano oppure particolare tra di loro, che cosa poteva mai avere?
Finì la sua cena e si alzò da tavola diretto ancora una volta nella sua Sala Comune quando, improvvisamente, notò un rumore di passi nel corridoio che stava percorrendo. Svelto si nascose dietro all’angolo e origliò la scena. Subito comparvero una Lily infervorata e un Potter mezzo zerbino. Era incredibile quante se ne inventasse pur di smuoverla e convincerla ad uscire con lui, potevano essere pari soltanto alle angherie che infliggeva a lui, quasi come se fosse colpa sua se la bella Lily non lo volesse intorno. In realtà Severus aveva sempre gioito nel vedere l’amica rifiutare tutte le insistenze di James con tanto ardore, ma la cosa che gli piaceva di più era che lei aveva sempre fatto tutto da sola; lui non vi aveva mai messo lo zampino.
“Dai Evans, lasciati andare! Tra un paio di week end andremo ad Hogsmeade e non ti chiedo di diventare mia moglie, solo di invitarti a bere una burrobirra! Per quello ci sarà tempo, vedrai…” disse il ragazzo con aria spavalda e con un pizzico di malizia. Lily gli era piaciuta sin dal principio e non se la sarebbe fatta scappare.
“James, lo sai che sei un tormento? Spero di si! Comunque non esiste che io venga da sola con te a prendere una burrobirra da qualche parte, anzi da nessuna” rispose ferma la rossa, rimarcando la sua posizione mettendo le braccia conserte e guardandolo storto. Ma chi si credeva di essere quel Potter?
“Dai Evans, non credo che tu resisterai ancora a lungo al mio fascino…” disse lui con fare scherzoso.
“Infatti, non me ne frega proprio un bel nulla!” ribattè lei prontamente. La cosa che la compiaceva di più era proprio quella di tenerlo sulle spine per poi puntualmente rifiutare. Era una simpatica canaglia, doveva ammetterlo, però non lo sopportava quando faceva lo sbruffone per attirare l’attenzione e ridicolizzare Severus. Odiava quando i più forti si accanivano sui più deboli.
“Io te l’ho detto, mancano ancora un paio di settimane, pensaci” disse James prima di congedarsi definitivamente e farle un bell’occhiolino.
Lily non rispose e si limitò a guardarlo male per poi sospirare. L’avrebbe mai lasciata in pace?





Angolo autore:

Buon sabato mie care ragazze! Scusate la mia continua latitanza, ma questo per me è un momento tutt'altro che buono... Oltre al tempo, mi manca anche un pochino l'ispirazione, comunque ci sto lavorando! State bene? :-)
Severus sta facendo le sue esperienze nei panni di sè stesso da quindicenne e ha ripreso il suo rapporto con Lily, la persona che ama di più al mondo. lei si comporta come un'amica nel suoi confornti, anche se a volte è strana. Poi ci sono sempre i tentativi di James di farla capitolare... insomma una specie di scorcio di Hogwarts della vecchia generazione! Spero che vi piaccia la piega che stanno prendendo gli eventi! :-)
Un grazie di cuore alle mie fedelissime di sempre, ovvero CHI_LAMED e AMAZINGFREEDOM! Grazie ragazze, siete meravigliose! <3
Inoltre ringrazio i miei lettori silenziosi che continuano a seguire le vicende della mia storia! A presto, un bacio

Redspecial


 

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 9 ***


CAPITOLO 9


Severus si alzò puntuale come ogni mattina, preparò con attenzione l’occorrente per le lezioni e si incamminò per la colazione in Sala Grande. Ancora gli frullava per la mente la scena a cui aveva assistito la sera prima; Potter era sempre in agguato, sia che fosse per un tiro mancino destinato a lui, sia che fosse per insidiare la bella Lily. In definitiva quello stava sempre in mezzo. Eppure qualcosa doveva pur capitare perché lui fosse tornato proprio a quel momento della sua vita da adolescente. Era sempre più convinto che qualcosa non tornasse affatto.
Raggiunse la Sala Grande e si accomodò, versandosi una bella tazza di caffè nero bollente, proprio come piaceva a lui. Da ragazzo metteva sempre un mezzo cucchiaino di zucchero, per poi perdere quell’abitudine una volta divenuto adulto, giacchè la dolcezza era completamente scomparsa dalla sua vita. Finita la colazione si recò nell’aula di Inacantesimi, speranzoso di poter scambiare qualche parola con la sua amica. Detto fatto, infatti Lily arrivò puntuale e i due si salutarono iniziando a parlare del più e del meno.
“’Giorno Sev” esordì lei sbadigliando un poco.
“Ciao Lily” rispose lui cordiale.
“Ieri sera Potter mi ha attaccato una bella pezza, ovviamente ho rifiutato tutti i suoi inviti” snocciolò lei orgogliosa delle proprie scelte.
Severus allargò le sue labbra componendo un sorriso, quella era la notizia più bella che avesse mai potuto udire da adolescente. A parte che lui sapeva tutto a prescindere, però non voleva metterla al corrente della cosa, gli sembrava quasi di tradire la fiducia che la ragazza aveva sempre riposto in lui.
“Ho un buco dopo Incantesimi, studiamo un po’ insieme?” chiese la rossa speranzosa.
“Un attimo che controllo l’orario, comunque penso di si” affermo il giovane quasi con non curanza. L'atteggiamento che voleva passare all'esterno era proprio quello, dentro era addirittura raggiante. Anche se ci fosse stato un cataclisma, lui sicuramente si sarebbe recato in biblioteca appositamente per staresene un pò in pace con lei come unica compagnia.
Le chiacchiere però furono interrotte dalla voce pimpante del piccolo professor Vitious che invitava loro e gli altri studenti a mettersi comodi nell’aula per poter cominciare la lezione. Così tutti i ragazzi di entrambe le case varcarono la soglia e si sedettero ai rispettivi banchi, estraendo i libri e le bacchette. Severus si mise nel banco della seconda fila e Lily nel terzo dall’altro lato. La lezione cominciò e il pozionista fu tentato mille volte di girarsi e rimanere incantato a fissare la sua amica, desistendo comunque dal proposito; doveva pur mantenere un certo contegno.
Le tre ore di Vitious passarono alla velocità della luce e la rossa se ne andò in biblioteca per studiare e Severus la inseguì, così fecero il percorso assieme verso la biblioteca. Fortunatamente aveva un buco anche lui e cedette alla richiesta della ragazza. Si misero a studiare in uno dei tavoli vicino agli scaffali della sezione di Trasfigurazione, anche se Lily gli era parsa un po’ diversa. A tratti sembrava quasi pentita di avergli chiesto di passare del tempo assieme. Che lui si ricordasse non aveva mai avuto un atteggiamento simile nel passato che aveva vissuto, ma aveva come la sensazione di doverne dimenticare una buona parte; forse qualcosa stava per essere riscritto. Passarono quasi tutta l’ora sui libri di testo e sugli appunti diligentemente presi a lezione, i loro nasi erano costantemente immersi nelle pagine giallastre dei tomi magici, cosicchè Severus pensò che probabilmente la sensazione di prima fosse solo un abbaglio; strano, di solito ci prendeva sempre. Mancava circa un quarto d’ora alla fine della loro sessione di studio quando Lily, per la prima volta in quel lasso temporale, agganciò i suoi ridenti occhi verdi a quelli neri e profondi come due tunnel immersi nel buio dell’amico. Rimasero in silenzio a studiarsi per attimi infiniti, fino a che fu lei a chiudere il libro con un colpo secco. Perché non riusciva a stare ancora bene con il suo amico di sempre?
La rossa si sganciò dal suo sguardo penetrante ed iniziò a riporre i propri oggetti nella sacca che poi portava sistematicamente a tracolla, accarezzando lievemente il dorso della mano di Severus che rimase pietrificato per quel semplice gesto; non gli stava dando alcun fastidio, anzi, solo non riusciva a capirne l’effettiva valenza. Sembrava quasi che l’amica si dovesse far perdonare qualcosa. Si, lui aveva proprio la netta sensazione che lei stesse celando qualcosa al suo sguardo e anche al suo cuore.
“Ciao Sev, vado a lezione, ci vediamo per pranzo” snocciolò con tono incolore quasi a dare regione alle supposizioni del ragazzo. Che cosa frullava per la testa di Lily?
“Ciao Lily, d’accordo, a dopo” rispose lui mesto. Ancora non riusciva a comprendere la strana ragione di quell’atteggiamento. Si erano sempre confidati l’una con l’altro e ora sembrava che fossero soltanto due conoscenti. Sembrava che si fossero allontanati senza un vero perché e questo a lui spiaceva, giacchè non aveva idea della ragione per cui fosse calato quel gelo su di loro.
Il pozionista la guardò allontanarsi finchè non fu uscita dalla biblioteca e anche lui iniziò a riporre ordinatamente tutto il materiale scolastico, preparandosi così per la lezione successiva.


 

***



Harry passeggiava per le strade di Diagon Alley senza una meta fissa in realtà. Pensava e pensava, a dirla tutta non faceva altro che pensare. Alloggiava a Spinner’s End già da un paio di settimane oramai e l’indomani sarebbe stato il 31 ottobre. Un triste anniversario che nulla aveva a che fare con il clima allegro e falsamente macabro collegato alla festività di Halloween. Erano passati ben diciassette anni da quella notte di cui non ricordava nulla, e come poteva? Era solo un neonato in fasce e uno psicopatico paranoico gli aveva strappato la sua famiglia.
Si riscosse da quelle nefaste e tristi riflessioni, passando dinnanzi al negozio di Ollivander che, dopo circa un anno di chiusura forzata, si stava preparando per riaprire i battenti. Era stato tristissimo vedere quel negozio lasciato a sé stesso con tutte le finestre rotte e vetri ovunque per la via. Ricordava quando, poco prima del rientro a scuola per il suo sesto anno, aveva passeggiato per quella stessa via accanto a Ron e ad Hermione per ultimare le spese per il nuovo anno scolastico. Aveva osservato in maniera minuziosa le espressioni dell’amica e aveva capito quanto per lei fosse triste vedere quel negozio abbandonato, soprattutto per il motivo. Dietro alla misteriosa sparizione del vecchio fabbricante di bacchette vi era Voldemort, vi era sempre dietro Voldemort. Lo aveva ossessionato prendendosi la sua adolescenza, lo aveva allontanato dalla sua famiglia in modo irreversibile, lo aveva anche reso l’indesiderato numero uno e, anche ora che era cenere nel vento, gli stava rovinando l’esistenza. Ginny aveva tirato in causa anche quello come argomento di discussione, non temendo mai di pronunciare il suo nome, ora più che mai.
Aveva compreso tutto la sua Ginny nel momento in cui aveva deciso di lasciarla per proteggerla, ma non aveva compreso il motivo del suo voler diventare un auror. Quello proprio non lo aveva mandato giù. Forse per lei sarebbe stato un altro colpo duro, poiché sapeva perfettamente che Harry avrebbe dato la caccia ai maghi oscuri con particolare ardore. Gli aveva detto “E se tu non tornassi a casa, cosa farei io?” Ecco, quell’esternazione lo aveva colto di sorpresa, non sembrava più nemmeno lei, la ragazza forte e matura con un carattere deciso che gli aveva fatto scalpitare il cuore da circa tre anni a quella parte. Sembrava trasformata e lui non sapeva come affrontare la questione; al contempo era dispiaciuto che lei la pensasse in tale maniera, alla luce anche di tutto ciò che aveva vissuto stando accanto a lui e un po’ si innervosiva al solo pensarci. Per Harry era come fare un po’ di giustizia per tutte le persone che erano state ingiustamente torturate ed in seguito uccise dalla furia di quel pazzo, oltre a riscattare i propri genitori. Forse lei non poteva comprendere sino in fondo perché la sua era sempre stata una famiglia unita e felice, sebbene i soldi non bastassero mai. Venivano da due ambienti familiari completamente differenti: da una parte vi era il calore di una mamma e di un papà affettuosi e di altri sei fratelli che stravedevano per la piccola donna di casa, mentre dall’altra vi erano zii babbani che avevano sempre mostrato ad Harry la parte peggiore di loro stessi.
Si sentiva strano e malinconico, facendo poi volare il suo pensiero a Piton, era in coma da due settimane e non dava alcun cenno di miglioramento fisico e mentale. Il guaritore con cui aveva sempre mantenuto i contatti lo aveva in parte rassicurato ma si era ben guardato dal fare alcun tipo di promesse, al massimo poteva azzardare qualche previsione. Nessuna delle quali si era rivelata veritiera comunque, vedendo il professore di pozioni riposare sempre in quel letto, giorno dopo giorno. Harry non sapeva più che pensare a riguardo, dato che chiunque potesse tendergli la mano se n’era andato negli anni oppure durante la notte della battaglia. Non era rimasto nessuno se non Severus Piton a poter capire come poteva sentirsi alla fine di tutto; forse era stato quello il vero motivo per cui si era recato da lui quel tardo pomeriggio piovoso di due settimane addietro, forse solo lui poteva comprendere ciò che sentiva dentro. Avrebbe voluto chiedergli di sua madre, della loro amicizia nata prima dei banchi di scuola e poi approfondita negli anni; avrebbe voluto chiedergli semplicemente il colore che preferiva oppure ciò che le piaceva da mangiare. Cose semplici, forse banali, ma che aiutano a tracciare l’individualità di una persona. Ora sperava di non perdere anche lui e Ginny. Gli mancava terribilmente e non poteva immaginare come sarebbe andata a finire la situazione che li coinvolgeva. Proprio non immaginava nulla.
Improvvisamente si fermò in mezzo alla via semi deserta, il sole stava calando e avrebbe fatto meglio a rientrare a Spinner’s End, quando qualcuno andò a sbattergli contro. Harry si voltò di scatto per scoprire chi potesse essergli finito addosso, scoprendo che era una ragazza che pressappoco poteva avere la sua età, forse un paio d’anni in più.
“Scusi, scusi!” si affrettò a dire lei a sua discolpa.
“Nulla, non si preoccupi” rispose Harry sincero. Non era quasi mai sgarbato, soprattutto con chi non conosceva. Strano pensare a quanto lui fosse gentile con il prossimo visto tutti gli insegnamenti che aveva potuto imparare sulla propria pelle a casa Dursley.
“Per Merlino! Lei è Harry Potter!” esclamò la ragazza castana portandosi una mano alla bocca per tentare di distogliere l’attenzione del suo interlocutore dalla sua espressione stupita.
“Si, sono io. Non amo che mi si dia del lei, sono Harry, semplicemente Harry” asserì lui porgendo la mano in segno di saluto alla ragazza di cui non conosceva neppure il nome.
“Che sbadata! Io sono Nicole Lewis, ma tutti mi chiamano Nicky oppure Nic, a seconda dei casi e delle preferenze. Piacere” si presentò la ragazza stringendo la mano a Harry che la guardava abbastanza perplesso. A vederla non sembrava una sbadata.
“Piacere mio, Nicole”
“Scusami ancora per prima, sono molto di fretta e poi credo che scoppierà un bel temporale se non mi do una mossa!” trillò lei guardando il cielo carico di nuvoloni neri pronti per scaricare pioggia.
“Non preoccuparti, può succedere di andare a sbattere contro oggetti e persone quando si è di fretta. Ad ogni modo credo che tu abbia ragione, a giudicare dai tuoni che si fanno sentire, in arrivo c’è un bel temporale. Ora vado a rifugiarmi anche io da qualche parte” disse Harry facendole un piccolo sorriso che la ragazza colse al volo e che gli restituì.
Si salutarono senza bisogno di altre parole ed entrambi si smaterializzarono nelle rispettive destinazioni.






Angolo autore:

Buonasera bellissime fanciulle! State bene? :-)
Sono tornata per postarvi il capitolo numero 9, nella speranza che l'abbiate gradito! Cosa mi dite?
Harry è un pò sul triste e anche sul riflessiovo, poichè pensa alla morte di Lily e James, e poi anche alla sua Ginny... Poi c'è sempre il fatto di Piton che non da cenni di voler ritornare nel mondo dei vivi... Come finirà?
Un caloroso ringraziamento va alle mie fedelissime, ovvero: CHI_LAMED e AMAZINGFREEDOM! Grazie davvero di tutto ragazze! <3 (a proposito, appena posso vi rispondo alle recensioni del cap. scorso...)
Inoltre ringrazio anche i mei lettori silenziosi che continuano a seguire! Alla prossima, un bacio

Redspecial

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 10 ***


CAPITOLO 10


Il 31 ottobre era arrivato e tutti gli studenti erano euforici già dalla mattina per il lauto banchetto che si sarebbe tenuto in Sala Grande la sera stessa. Alla fine non sarebbe stato nulla di speciale, solo una cena un po’ diversa dal solito e l’allungamento dell’orario di coprifuoco; una piccola occasione mondana tra le mura del castello che avrebbe permesso a tutti quanti di svagarsi un pò dalla solita routine.
Mentre tutti gli allievi di ogni anno attendevano la sera quasi con smania, Severus invece era mortificato, e nel vero senso della parola. Quella data per lui era sempre stata un tormento con cui purtroppo dover fare i conti. Dopo sei anni esatti la persona che amava da sempre e con tutto il cuore sarebbe passata a miglior vita a causa sua, questo non se lo sarebbe mai perdonato per l’intera esistenza. Non si sarebbe mai perdonato di averla spinta tra le braccia della morte e aver reso orfano suo figlio; a dirla tutta la parte che riguardava Harry l’aveva maturata con gli anni, prima era semplicemente distrutto per la morte di Lily. Alla fine aveva iniziato a provare un po’ di dispiacere anche per James, ma solo da adulto e molto in fondo al suo cuore. Non desiderava che morisse, però non aveva nemmeno sentimenti positivi per lui.
Stava percorrendo tranquillamente il corridoio del settimo piano, quello in cui vi era la Stanza delle Necessità che, all’occorrenza, diveniva anche la Stanza delle Cose Nascoste. Ricordava che da adolescente se ne stava chiuso lì dentro per ore ed ore ad esercitarsi con incantesimi di vario livello - inventati anche dal suo acume - e alcuni di questi oscuri. Non ne aveva mai fatto parola con nessuno, nemmeno con la sua migliore amica; non se ne vergognava affatto, ma aveva sempre preferito celare quel dettaglio a qualunque occhio indiscreto. Passò tre volte avanti e indietro per il corridoio e all’improvviso apparve una porta, dapprima di dimensioni ridotte, e poi sempre più grande. Sorrise compiaciuto, sapendo che quella stanza sarebbe stata distrutta la notte della battaglia finale dall’Ardemonio scagliato da Goyle contro il trio dei miracoli, ma il tempo che stava vivendo sembrava ben lontano da quel fatidico momento. Varcò la soglia pensando intensamente a Lily e ai sentimenti che nutriva per lei, era stato quello il pensiero che gli aveva permesso di rivelare la stanza. Subito si trovò a camminare tra gli oggetti più disparati, accatastati completamente alla rinfusa e lasciati in quel luogo da generazioni e generazioni di studenti che volevano nasconderli. Inciampò anche in una grossa statua raffigurante un cinghiale e la maledì in tutte le lingue umane conosciute, giacchè il mignolo del suo piede sinistro pulsava più che mai. Ripresosi dalla sua quasi caduta, arrivò al centro della stanza in cui era ammassata la maggior parte delle cose lasciate senza un effettivo padrone e si trovò dinnanzi all’armadio svanitore che Malfoy aveva utilizzato per far giungere i Mangiamorte all’interno della scuola quella terribile notte di quasi un anno e mezzo prima; la sua copia esatta era ancora custodita nel negozio di Magie Sinister a Nocturn Alley, creando così un passaggio. Il primo istinto che lo colse fu quello di distruggerlo, ma si fermò riflettendo che quell’azione doveva ancora essere commessa, per di più doveva ancora nascere colui che l’avrebbe compiuta. In effetti dovevano ancora venire al mondo tutti gli individui che negli anni a venire gli avrebbero procurato parecchi guai. Cosa sarebbe potuto succedere se lui avesse compiuto quell’azione? Sapeva bene che accadevano cose terribili ai maghi che si intromettevano nel tempo, anche se lui stesso, ora, non riusciva a dare una spiegazione plausibile del suo trovarsi sospeso in quella specie di limbo.
Ricapitolando il suo aspetto era quello di un semplice studente quindicenne, ma la sua mente e la sua conoscenza magica – così come la sua memoria – non erano state modificate in alcun modo, per di più tutte le persone appartenenti al suo passato erano ancora vive. Immaginava di essere tornato in quel preciso periodo per un motivo più che valido, solo non era ancora riuscito a scoprirne il perché. Come se non bastasse doveva ancora fare luce sull’arcano che avvolgeva la sua cicatrice di guerra perfettamente rimarginata. Come poteva essere tornato quindicenne con quel segno indelebile che gli sarebbe stato inflitto poco più di vent’anni più tardi?
Carico di domande e molto a corto di risposte, ricominciò a muoversi per la stanza passando in rassegna qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, scorgendo poi qualcosa di familiare: il suo libro di pozioni. Istintivamente corse a frugare nella borsa che teneva sulla spalla e vi trovò lo stesso identico testo. Rimase sbigottito: come poteva essere nelle sue mani e anche accatastato vicino ad un busto sulla cui testa vi erano una parrucca e una tiara? Severus non seppe rispondere nemmeno a quel quesito, ritrovandosi a fissarsi le mani; qualsiasi cosa stesse accadendo, lui non si sentiva pronto a rimanere ancora nel dubbio. Fu all’avvicinarsi a quel busto che sentì la sua cicatrice pulsare e provocargli un leggero fastidio che poi si tramutò in dolore. Si teneva quella parte del corpo con entrambe le mani, non capendo che cosa avrebbe potuto accadergli. Eppure quel dolore gli risultava così familiare, anzi, era più o meno lo stesso che lo aveva colto nel suo ultimo ricordo mentre era nel suo salotto assieme a Potter. Tuttavia rimase cosciente e preparato a sopportarne ancora, attaccandosi all’unica cosa che per lui aveva la massima importanza: Lily. Era sempre stata lei l’unica ragione della sua esistenza, l’unico appiglio che lo faceva sentire sempre vivo; il fuoco dell’amore che bruciava per lei mai si era consumato, rimanendo sempre ardente. Fu così che chiuse gli occhi e si aggrappò con tutta la propria forza a quel pensiero. Li riaprì l’istante successivo, ritrovandosi nella medesima stanza e nella medesima posizione; nulla era cambiato, eccetto il dolore che era completamente scomparso ed un fascio di luce argentea che lo illuminava completamente. Severus scorse allora i tratti di un viso che conosceva a menadito, quello della donna amata.
“Si Severus, sono proprio io” disse la voce melodiosa.
Il pozionista rimase sgomento e senza parole.
“So che hai molti interrogativi e che non riesci a trovare le risposte. Sei sempre stato un individuo con una spiccata intelligenza e grande proprietà di ragionamento, tuttavia questa volta nulla di tutto ciò ti servirà”
“Lily… ma…” riuscì finalmente a dire. In tutta la sua vita non si era mai ritrovato in circostanze così misteriose. Non poteva essere il suo fantasma, la rivedeva ogni giorno, viva.
Il sorriso della donna si allargò, poiché aveva riconosciuto il cuore dell’amico. In quel frangente lei si era presentata adulta, mentre lui continuava ad avere le sue sembianze di adolescente.
“La tua memoria è rimasta intatta e ti muovi nel passato con i ricordi che hai accumulato e ti stai chiedendo il motivo di tale situazione, vero? Si, è esattamente da te spremere il tuo cervello sinché non ti viene fuori il fumo dalle orecchie” scherzò la donna dalla lucente chioma rosso scuro. “Grazie Severus, hai stretto quella promessa con Silente e hai sempre protetto il mio bambino. Non ti sei sempre comportato bene con lui, ma tu sei fatto così. Devi trovare da solo la strada per uscire da questa realtà, solo tu puoi farlo” continuò lei, esortandolo a lasciare da parte i ragionamenti per una volta e farsi guidare dal cuore. Non era mai stato cattivo, lo sapeva bene, anche se andava spesso indirizzato.
“Lily… come puoi essere contemporaneamente viva e apparirmi adulta in un fascio di luce?” chiese il pozionista sempre più stupefatto.
“Ah Sev, non cambierai mai!” rispose Lily accennando un sorriso. “Siamo maghi Sev, e sei stato proprio tu a rivelarmi la mia vera natura” concluse la donna sempre sorridendogli; probabilmente, alla luce di tutto, aveva digerito l’insulto che lui le aveva destinato anni prima. Severus era divenuto un uomo migliore delle premesse che aveva alle spalle, il suo migliore amico aveva trovato la luce in tutta la sua oscurità. Dopodiché scomparve lasciando Severus attanagliato dai dubbi e dalla preoccupazione di non aver esattamente afferrato ciò che avrebbe dovuto fare.


 

***



La sera era calata sul castello di Hogwarts e tutti si stavano preparando per la cena sentita che si sarebbe tenuta in Sala Grande. Severus aveva il volta stomaco, un po’ per la tensione ed il dispiacere che arrecavano in lui quella fatidica data, e un po’ per la reticenza che spesso lo metteva nella condizione di non gradire gli eventi mondani. Era fatto così per natura, e proprio per natura non era mai stato un festaiolo oppure qualcuno che amasse la goliardia. La sua essenza rigida si palesava ulteriormente durante le feste e le occasioni similari, quindi per lui era tutto un peso. Tuttavia si preparò, indossando la sua divisa scolastica. Il suo armadio non metteva molto altro a disposizione se non qualche abito babbano – naturalmente non adatto al suo fisico esile ed asciutto – e la divisa scolastica. A dire il vero vi era anche la sua tenuta da insegnante terrorizza studenti, anche se preferì accantonare l’idea nella sua totalità per non immedesimarsi troppo in sé stesso da adulto. Certo, gli sarebbe piaciuto un mondo poter finalmente dare una lezione ai malandrini, ma riteneva che il vero scopo del suo essere sospeso a metà non fosse esattamente quello.
Si aggiustò il colletto della camicia ed allentò leggermente il nodo della cravatta verde – argento, si allacciò una scarpa e fu pronto per uscire. Passeggiò con lentezza disarmante per il corridoio che conduceva alla Sala Grande, facendo smorfie sempre più disgustate agli strilli che cacciavano tutte le ochette che si erano appostate agli angoli per scorgere e così attirare l’attenzione delle loro amiche, ovviamente, molto più oche di loro. Il pozionista sorpassò quel gruppetto di adolescenti gasate per quella ricorrenza entrando nella Sala addobbata a dovere; sopra la sua testa vi erano zucche intagliate fluttuanti e parecchie candele accese che andavano a comporre una specie di scala. Severus le osservò per un po’, non ricordando il particolare del loro spostamento, cioè: una volta che le candele si consumavano si scambiavano per mantenere intatta la scala di cui facevano parte. Silente pensava proprio a tutto. Proseguì per raggiungere il tavolo della sua casa, notando altre decorazioni sui toni dell’arancione e del nero e, negli angoli della stanza, dei tavolini con sopra delle gigantesche zucche intagliate con le espressioni più strane che, ogni qual volta venivano sfiorate da uno spostamento d’aria, iniziavano a ridacchiare oppure ad insultare l’ignaro passante.
Il giovane mago arrivò a destinazione, sedendosi sulla panca e dardeggiando ancora una volta l’ambiente circostante; in tutti gli anni che aveva passato ad Hogwarts mai si era ricordato di tutto ciò che aveva potuto osservare, forse anche perché spesso decideva di non scendere a cena durante quelle occasioni. A distoglierlo dalle sue riflessioni sul passato ci pensò Narcissa Black che, con la sua innata eleganza e signorilità, prese posto direttamente accanto a Severus lasciandolo stupito. Narcissa era sempre stata gentile ed educata con lui, ma non aveva ricordi di una particolare occasione in cui lei avesse abbandonato il suo solito posto per stare vicino a lui. La ragazza dai setosi capelli biondi lo salutò con un cenno della mano, comunque non scomponendosi e mantenendo intatta la sua aria altezzosa. La cena iniziò e i vassoi si riempirono di ogni bene di dio possibile ed immaginabile: alcune pietanze erano rigorosamente soltanto a base di zucca, mentre in altre l’ingrediente era solamente accennato. Il pozionista si servì un po’ di tutto in un unico piatto ed infilzò un pezzo dello sformato di zucca e pinoli che aveva davanti, indugiando più volte sulla tavolata dei Grifondoro e, nello specifico, sul posto lasciato vuoto dalla bella Lily. Chissà dove si era cacciata?
Diede allora uno sguardo anche agli altri commensali rendendosi conto che tutti i Malandrini erano al proprio posto, così come Mary McDonald, la migliore amica di Lily. Lui deglutì lentamente, lasciando che il suo cervello compisse vari voli pindarici per cercare di capire che cosa stesse succedendo alla ragazza; in effetti era da qualche giorno che le sembrava strana, soprattutto nei suoi confronti.
Narcissa si voltò verso di lui ed esaminò attentamente la sua espressione, convenendo che Severus era fin troppo innamorato della rossa. Sporgendosi un po’ dal perimetro in cui si era confinata, toccò il gomito del ragazzo con il suo, in modo che lui distogliesse finalmente l’attenzione dalla tavolata dei rosso oro. Lui la guardò e solo allora lei si schiarì la voce.
“Buono questo pasticcio, non credi?” esordì in modo molto formale.
Severus non rispose e continuò a scrutarla, da che si ricordava Narcissa non gli aveva mai dato tutta questa confidenza.
“Un serpente ti ha mangiato la lingua?” scherzò lei rivelando un bellissimo sorriso ed una dentatura perfetta. “La tua amica non è a cena, hai qualche idea a tal proposito?” chiese lei con fare un po’ malizioso.
“Ah si? Non ho alcuna idea” rispose lui secco. Odiava quando Lily era l’oggetto di tanto interesse da parte degli altri, soprattutto dei Serpeverde con la mania del sangue puro. A guardarla bene, Narcissa, sembrava che si discostasse totalmente dalla massa, pareva quasi una creatura di un altro pianeta per certi versi. Era così aggraziata e vezzosa, con la sua bellezza raffinata e delicata, ma nascondeva parecchi assi nella manica, lo avrebbe scoperto molti anni più tardi.
“Non dirmi che non sei curioso di sapere dove si trova…” disse lei rincarando la dose. “Se vai a cercarla faresti solo quello che farebbe un buon amico, e mi pare di vedere che voi due siate buoni amici”
Severus rimase molto sorpreso dal suggerimento della sua compagna di casa, tuttavia le rivolse un’occhiata e spostò la sua visuale al piatto che aveva davanti, tornando a concentrarsi sul cibo in esso contenuto. Non gliene importava un fico secco della cena, tuttavia non volle confermare ciò che la bionda era più che propensa a pensare.
Terminate le prime due portate il giovane non resistette all’impulso di sapere che fine avesse fatto Lily, così si alzò da tavola con nonchalance e si diresse verso l’uscita, nella confusione generale non molti avrebbero notato la sua assenza; a volte non notavano nemmeno la sua presenza, un qualcosa su cui, da adulto, aveva lavorato parecchio. Uscì dalla Sala Grande mettendosi a rimuginare sul luogo in cui lei avrebbe potuto essere, pensando solamente al suo dormitorio, quello di un’altra casa e, per giunta, femminile. Per lui quel luogo era più che mai inaccessibile, venendo poi colto da un’improvvisa illuminazione. Iniziò a camminare sempre più velocemente e ad inforcare ogni scalinata disponibile, facendo anche i gradini a due a due, fino ad arrivare al corridoio del settimo piano. La Stanza delle Necessità era sempre un ottimo posto in cui nascondersi, l’interrogativo però rimaneva sempre il solito: perché mai la sua amica avrebbe dovuto rintanarsi lì dentro?
Passò davanti al quadro al centro esatto della parete per circa tre volte e la porta si presentò a lui. Superò quel confine ed entrò nella vasta stanza, naturalmente disordinata e strabordante di oggetti e cianfrusaglie accatastate alla rinfusa. Passeggiò per lo spazio che aveva a disposizione finchè non sentì un singhiozzo camuffato che lo fece voltare: Lily era dinnanzi a lui in tutto il suo splendore con i capelli rosso scuro che le ricadevano fluenti sulle spalle. Severus si avvicinò a lei che ricacciò altre lacrime indietro, asciugandosi gli occhi con la manica del maglione che indossava. Gli faceva male vederla piangere per qualcosa ed era dannatamente curioso del motivo per cui lo stesse facendo.
“Come sta andando la cena?” iniziò lei con voce pastosa dal pianto.
“Mmmh… bene” si limitò a rispondere lui.
“Stasera non avevo molta fame”
“Cosa sei venuta a fare qui?” chiese lui andando al sodo. Non sapeva perché, ma aveva la netta sensazione che lei gli stesse nascondendo qualcosa.
“Nulla, Mary mi ha parlato di questo posto e allora ho voluto controllare di persona” si giustificò la rossa con voce tranquilla.
“Di cosa hai bisogno Lily?” domandò il giovane mago un po’ preoccupato per il comportamento della sua amica; lei era la persona a cui teneva di più al mondo.
“Di te”








Angolo autore:

Mie belle fanciulle! Come state? Come potete notare non sono partita per un viaggio attorno al mondo e nemmeno passata a miglior vita (\m/) ! :-)
Diciamo che sono passata dai quindici giorni canonici per un aggiornamneto ad una settimana... vedrete che tra non molto ritornerò più o meno ai soliti ritmi... almeno lo spero! Comunque la mia ispirazione è ritornata e mi sto portando avanti con i capitoli... spero che vi piacerà il risultato! ;-)
Questo cap. è Severus centrico e tratta anche di Lily... altro non dico, lascio a voi tutte le ipotetiche interpretazioni del caso!
Ringrazio di tutto cuore le mie fedelissime AMAZINGFREEDOM e CHI_LAMED che continuano a seguire imperterrite ogni mia follia! Grazie di tutto ragazze!
Inoltre ringrazio molto anche i miei lettori silenziosi che non hanno intenzione di abbandonarmi! Grazie grazie grazie!
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento! Alla prossima (non sarà tra 20 anni, prometto!), un bacio

Redspecial

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 11 ***


CAPITOLO 11


“Di te” sussurrò la ragazza.
Severus la guardò stranito perché lei non gli aveva mai parlato in quel modo, non lo aveva mai fatto nemmeno dopo avergli confidato un segreto.
“Ti voglio bene Sev” continuò lei, nel frattempo avvicinandosi sempre di più al pozionista immobile come un blocco di marmo. Fuori era pietrificato ma, dentro, il suo cuore si stava piano piano sciogliendo, e non solo quello. Lily aveva sempre avuto un fortissimo ascendente su di lui, un potere che in pochi avrebbero avuto nella sua vita da adulto.
I due ragazzi si trovarono ad essere vicini e la rossa lo abbracciò con calore e lo baciò su una guancia, così lui non potè fare altro che stringerla a sé e desiderare di poter rimanere allacciato a lei per tutta l’eternità. L’aveva amata così tanto da non scordare mai nemmeno il più piccolo particolare della sua persona, nemmeno quella piccola lentiggine vicino al mento che le spuntava con il sole caldo di maggio. La strinse sempre più forte e Lily sospirò, quasi come se avesse un grande e faticoso macigno da sostenere sulle spalle.
“Sev… io non so cosa fare” disse la rossa strascicando la voce.
“Che vuoi dire?” ribattè il giovane un po’ stranito. Che mai poteva nascondergli quella sublime creatura che aveva tra le braccia?
“Tu per me conti tantissimo, sei stato il primo che non mi ha guardata con occhi diversi perché potevo fare cose che gli altri sognano. Tu sei come me”
Severus era sempre più sbigottito da ciò che la sua migliore amica gli stava confessando, poiché tra loro a volte non c’era bisogno di parlare. Lui sapeva che gli voleva bene e gli bastava.
“Io non so che mi sta succedendo, ma devo parlarne con qualcuno” disse Lily staccandosi leggermente da lui e facendo incontrare i suoi occhi verdi con quelli neri e profondi del futuro professore di pozioni.
“E’ colpa di Potter?” buttò lì l’altro come a voler dire che gran parte dei casini del mondo potessero essere riconducibili a James.
Fu allora che la rossa si mise a ridacchiare con il risultato di lasciare Severus di stucco. Potter quella volta non centrava assolutamente nulla.
“Lily, non ti capisco, prima sembravi disperata e ora ti metti a ridere…”
Lei, per tutta risposta, gli sorrise radiosamente e gli diede un altro bacio sulla guancia, a significare che se stava ridendo era grazie a lui.
“Grazie per essere mio amico Sev” asserì la ragazza con un calore disarmante, tanto che il cuore del giovane si sciolse definitivamente. Se quello non era amore, non poteva essere null’altro. Quanto avrebbe dato per non essere soltanto un amico per lei? Probabilmente tutto.
“Lily” bisbigliò lui assaporando tutto il calore che sapeva infondergli il suo nome, sicuro che la ragazza non avesse potuto udirlo. Non voleva che lei lo sentisse, l’aveva pronunciato solo per sé stesso, per rendersi conto di averla ritrovata. Quante volete aveva riempito le sue labbra di quelle due sillabe e quante volte gli era rimasto poi l’amaro per averla perduta per sempre.
Fu allora che la ragazza gli prese delicatamente la mano e gliela strinse forte come per comunicargli il profondo legame che li univa, quella strana amicizia che le stava facendo battere il cuore già da qualche tempo. Lily lo scortò in mezzo alla stanza e il giovane la seguì senza fiatare, negli occhi una strana luce e la paura di ciò che avrebbe potuto accadere e che solo nei suoi sogni più reconditi si era permesso di poter anelare.
“Chiudi gli occhi” disse lei con voce soave.
Severus la scrutò intensamente, lanciandole uno di quegli sguardi penetranti ed ammaliatori che solo lui possedeva, poi fece ciò che gli venne richiesto: chiuse gli occhi e, per la prima volta in vita sua, si abbandonò al destino. La rossa lo abbracciò con garbo e gli passò una mano sulla guancia e, inaspettatamente come tutte le cose più belle della vita, gli sfiorò le labbra con le sue. Severus si rese conto immediatamente di ciò che stava accadendo, avendo la più che forte tentazione di aprire gli occhi e capire che tutto ciò che stava accadendo in quel momento non era solo una delle sue fantasie. Invece era tutto reale.
Lily sorrise e scelse di non approfondire quel contatto con Severus che rimase immobile e costernato. Mai aveva provato tanta dolcezza, mai un istante gli aveva donato tanto. Non sapeva più che fare, scegliendo di rimanere con le palpebre sigillate in attesa di una mossa della sua amica che, visto lo stato delle cose, forse più tanto amica non era.
“Ti voglio bene Sev” affermò lei, continuando ad accarezzare la schiena magra del pozionista che fu colto alla sprovvista per l’ennesima volta in quelle circostanze. Quasi si sentiva di ringraziare Narcissa per avergli dato la spinta e la giusta motivazione per mettersi alla sua ricerca. Aprì gli occhi per un istante e la vide, la vide così radiosa con le gote arrossate e il sorriso stampato sulle labbra.
“Andiamo, credo che giù ci sia una piccola festa” disse tranquilla prendendolo per mano e accompagnandolo verso la possente porta della Stanza delle Necessità.
Lui si fece guidare rimanendosene zitto e con l’aria di qualcuno che sta realizzando ciò che gli è appena accaduto. Aveva dato il suo primo bacio, anzi, Lily gli aveva dato un bacio a fior di labbra e quella gli era parsa la cosa più bella che avesse mai vissuto.
I due ragazzi tornarono in Sala Grande, facendo tutto il percorso a ritroso con le mani intrecciate. Giunti nei pressi del luogo di ritrovo si salutarono con sguardi carichi di domande e forse di qualche promessa, prendendo posto alle tavolate delle loro case. Severus aveva lo stomaco in subbuglio, percependo che ogni singola cellula del suo organismo lo era al pari; la sua Lily gli aveva dato un bacio sulle labbra, lo aveva tenuto per mano; notò solo dopo l’espressione compiaciuta di Narcissa che ancora gli sedeva accanto. La serata proseguì con un po’ di movimento e, all’ora del coprifuoco, tutti abbandonarono la Sala per dirigersi verso i propri dormitori. Il ragazzo osservava tutta la folla di studenti soddisfatti svuotare la stanza, indugiando sulla fanciulla dai capelli rosso scuro che era in fila per lasciare quel luogo. Lily era splendida sotto ogni punto di vista, semplicemente era la creatura perfetta che poco e nulla aveva a che spartire con il resto dell’umanità. Finalmente arrivò anche il suo turno ed uscì dalla Sala Grande, non appena entrò nel suo dormitorio si buttò sul letto sfinito da tutte le emozioni che aveva provato in una sola volta. Il suo cuore martellava nel petto e dovette posizionarvi sopra una mano per cercare di calmarlo; mai in una vita intera aveva provato nulla di simile.
Con un colpo di bacchetta si svestì della sua divisa scolastica ed indossò l’abito per la notte, distendendosi sotto alle lenzuola e fissando il soffitto del letto a baldacchino che lo stava ospitando. Una notte serena era all’orizzonte e a lui non rimaneva altro che vivere e rivivere quel momento nei propri sogni.

 


***



La notte era calata anche a Spinner’s End e Harry si girava e rigirava in continuazione nel letto singolo della stanza degli ospiti che gli aveva concesso Severus la sera in cui, inspiegabilmente, gli era piombato in casa. La sua, a differenza di quella del pozionista stazionario in quella specie di limbo, non sembrava affatto serena. Era andato a dormire tardi, stanco ed agitato, con mille pensieri nella testa ad affliggerlo. Il giorno appena conclusosi era l’anniversario della triste dipartita dei suoi genitori, in diciassette anni non aveva fatto altro che pensare a loro. Non lo avevano visto crescere e superare brillantemente i suoi M.A.G.O., ma avevano vegliato sempre su di lui, ne era certo.
Quel pomeriggio autunnale e festivo si era quindi recato a Godric’s Hollow, il paesino che aveva dato i natali a Godric Grifondoro e a lui naturalmente. Si era aggirato per il cimitero come un’anima in pena con un bel mazzo di gigli bianchi profumati, facendo un sacco di fermate prima di giungere nel punto in cui riposavano i suoi genitori. Lo aveva assalito la strana sensazione di essere poco degno di starsene lì a depositare fiori e ad imbastire una comunicazione a senso unico. Loro avevano dato la vita per salvare la sua, li aveva messi in serio pericolo a solo un anno di vita, erano morti per lui. Harry non era mai stato fermo su quel pensiero, incanalando quasi tutte le sue energie per portare a compimento il disegno riservatogli dal fato, ma ora la verità era che aveva del tempo per concentrarsi su tutto ciò che aveva lasciato indietro; morte dei genitori compresa. Ora che Voldemort era stato sconfitto avrebbe potuto vivere una vita normale, degna di qualsiasi mago adolescente, invece continuava a ragionare sui tasselli della propria esistenza su cui prima non si era soffermato.
Aveva depositato i fiori sulla lapide e giunto le mani in preghiera, socchiudendo gli occhi e provando ad immaginare come sarebbe stata la sua vita se non fosse stata segnata da quel lutto prematuro. Immagini sconnesse erano l’unica cosa che popolava la sua mente, convenendo che mai avrebbe potuto conoscerli se non attraverso i racconti e le opinioni di altri, altri le cui vite erano state quasi tutte spezzate la fatidica notte della battaglia decisiva. Ovviamente ne sentiva il peso addosso, ora più che mai. Finita la sua preghiera aveva lanciato un ultimo sguardo alla tomba in cui erano incisi i nomi di Lily e James, stupendosi di trovare alle proprie spalle la donna più importante di tutte dopo sua madre: Ginny.
Era rimasto fermo, impalato sui suoi piedi come se stentasse a credere che fosse davvero lei in carne ed ossa e non una visione. Le era mancata da morire.
Ginny si stava avvicinando al ragazzo di cui era innamorata sin dalla più tenera età e provava rabbia, una grande ed indescrivibile sensazione di rabbia. Harry le era mancato moltissimo, lo aveva sempre amato e lo amava ancora, ma la loro stupida discussione era divenuta ben presto una cosa dannatamente seria. Provava dolore dalla fine della guerra magica, provava dolore oltre che rabbia. Lentamente raggiunse il punto in cui lui si trovava e depositò un’unica rosa bianca sulla lastra di marmo ai piedi della lapide, tenendola lontana dal mazzo che, poco prima, Harry aveva poggiato su quella stessa lastra. Ginny guardò Harry intensamente, accarezzò i suoi lineamenti con gli occhi, desiderando ancora baciare le sue labbra. Anche lei se ne stette immobile e decisa a rimanerlo, così come il giovane. Tutti e due avevano la testa dura, per cui non sarebbe stato semplice fare il primo passo. La rossa rivolse la sua attenzione alla lapide, chiuse gli occhi e giunse le mani in preghiera; Harry la osservò per tutto il tempo di quell’atto e poi la guardò andarsene fiera e determinata.
Anche se non si erano rivolti nemmeno la parola, le era profondamente grato per non averlo lasciato solo in quel giorno di commemorazione. Le era profondamente grato per tutto l’amore che gli aveva donato e per quello che probabilmente gli avrebbe donato.







Angolo autore:

Buonasera mie care lettrici appassionate! State bene? :-)
Come promesso sto tentando di tornare alle sane e vecchie abitudini, quindi vi posto questo capitoletto molto curiosa delle vostre reazioni...
Spero che la storia vi piaccia nella sua totalità e che siate d'accordo sulla direzione che gli eventi stanno prendendo! Dite la verità, ve l'aspettavate ciò che è successo nella prima aprte del capitolo?
Ringrazio con tutto il cuore la mia piccola fedelissima AMAZINGFREEDOM che mi recensisce sempre e mi segue con passione! Grazie mille tesor! ;-)
Inoltre ringrazio anche tutti i lettori silenziosi che leggono la fic! Grazie mille a tutti!
Alla prossima, un bacio

Redspecial

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 12 ***


CAPITOLO 12


Era già da qualche giorno che Harry andava e veniva dal San Mungo, passandovi svariate ore sempre nell’attesa che Piton si risvegliasse dal suo stato di coma. Non aveva mai perso le speranze, anche se era più o meno un mese che si ritrovava in quelle condizioni. Alloggiava a Spinner’s End e si prendeva cura del misero appartamento del suo ex professore, scoprendo cose di lui di cui non aveva mai avuto il benché minimo sospetto. Dettagli di una vita che aveva ampiamente disprezzato in passato e che ora sperava tornasse. Troppe erano le domande che desiderava porgli e troppi erano i dubbi che ancora aleggiavano su di lui.
Quel giorno si era recato al San Mungo con l’intento di vegliarlo per un po’ e poi di tornarsene in quello squallido quartiere londinese che temporaneamente lo ospitava; la Tana era un luogo che evitava dalla sera in cui lui e Ginny avevano avuto quell’aspro confronto, portandolo a pensare di non essere più tanto il benvenuto. Con Ron ed Hermione al suo fianco le cose sarebbero state parecchio diverse, sebbene non sapeva assolutamente che cosa avrebbe fatto l’amico in quella circostanza. Più volte vi aveva ragionato, dato che lui risultava essere il suo migliore amico e Ginny l’unica sorella che aveva. Forse Ron se ne sarebbe stato in disparte ad aspettare, ed Hermione avrebbe parlato con la sua amica e futura cognata per capire come risolvere al meglio la situazione. Si, con loro due al suo fianco come ai vecchi tempi sarebbe stato tutto differente.
Si trovava in sala d’aspetto a sorseggiare il suo caffè, poiché il guaritore era nella stanza del professore a medicare la ferita al collo che continuava imperterrita a spurgare veleno. Non aveva una gran voglia di tornarsene a Spinner’s End, quindi aspettava che l’uomo nella stanza avesse terminato il proprio compito. Aspettare lì oppure in quell’appartamento sarebbe stato pressappoco la stessa identica cosa, forse con l’unica differenza che almeno lì sarebbe stato tempestivamente informato di una qualche ipotetica variazione delle condizioni generali. Harry passò la mezz’ora seguente a giocherellare con il bicchiere di cartone spesso del suo caffè, attendendo il guaritore che lo prese alla sprovvista, avvicinandosi a lui con passo felpato. Data l’espressione con cui il giovane si era voltato, doveva averlo fatto trasalire.
“Buon pomeriggio Harry”
“Salve Elias, ci sono novità?” domandò lui porgendo garbatamente la mano al guaritore.
“Non direi, anche se ho il sospetto che il nostro professore sia sereno in qualche modo” disse il guaritore convinto.
“Puoi spiegarti meglio?” chiese Harry un po’ scettico riguardo alle sue parole.
“Certo. Vedi, la scienza esatta è quella che sa dirti cause e conseguenze. In questo caso noi abbiamo delle cause, ma le conseguenze sono assai atipiche”
Il giovane mago aggrottò la fronte cercando di decifrare il criptico messaggio del suo interlocutore.
“Il tuo professore è in uno stato di coma, e sospetto che stia vivendo qualcosa che possa dargli la pace”
“Scusami Elias ma non ci sto capendo molto, potresti essere un po’ più chiaro?”
“Solitamente il morso del serpente provoca diverse reazioni, ad esempio la tipologia di rettile che ha morso Piton è molto velenosa e lui avrebbe dovuto morire. E’ inspiegabilmente sopravvissuto all’attacco, e questo in maniera del tutto stupefacente. Come ti dissi un mese fa, questa situazione avrebbe potuto verificarsi, Piton era una bomba ad orologeria senza saperlo; ciò che io credo è che il suo stato di coma non finirà sino a quando lui non sarà pronto ad uscirne”
“Cioè” fece il ragazzo sgranando gli occhi “Piton uscirà da questo stato non appena succederà qualcosa che lo riporterà indietro?”
Elias fece un piccolo cenno d’assenso con il capo, vedendo Harry sbiancare di colpo.
“Tutto ciò che è stato provato sino ad ora non è valso a nulla quindi?”
“Non è esatto, il veleno che stiamo estraendo dalla sua ferita è ancora molto e ci vorrà un po’ perché possiamo debellarlo del tutto. Comunque il tuo professore non è sprofondato in questo coma solo come conseguenza dell’attacco subito. Ho l’impressione che il suo cervello – e tutto il suo essere – stia cercando di resettare qualcosa. Hai idea della circostanza di cui possa trattarsi?”
Il ragazzo fece un cenno di diniego con la testa, iniziando a grattarsi la nuca con le dita. Piton era in un coma profondo e avrebbe deciso lui se e quando ritornare nel mondo dei vivi. Comodo. Inoltre il suo processo sarebbe iniziato tra una decina di giorni; inutile dire che avrebbe dovuto parlare seriamente con Kingsley e cercare di rimandarlo a data da destinarsi. Piton avrebbe avuto la sacrosanta occasione di riscattarsi agli occhi di tutto il mondo magico; doveva assolutamente averla.
“Ok, grazie Elias. Credo che tornerò a casa, qui non gli servo a molto”
“D’accordo, comunque se dovessero esserci dei cambiamenti nelle sue condizioni non esiterò a mandarti un gufo”
Harry annuì vigorosamente e salutò il guaritore, incamminandosi verso l’uscita dell’ospedale. Ancora non aveva programmato di bere il secondo caffè della giornata, oltretutto in tempi così ravvicinati.
Stava percorrendo il corridoio che lo avrebbe portato alla rampa di scale più vicina quando, in completo stato di trance, urtò un altro corpo. Subito si preoccupò di scusarsi per la propria sbadataggine, accorgendosi dopo poco che la persona che aveva urtato non era altri che Nicole.
“Ciao Harry! Scusami, anche questa volta” disse lei un po’ sconsolata. Eppure non era mai stata una pasticciona, soprattutto con l’altro sesso.
“Oh Nicole, scusami tu, questa volta è colpa mia” asserì Harry dicendo il vero e notando un leggero sospiro di sollievo da parte della ragazza.
“Tutto bene? In effetti questa domanda non dovrei fartela, visto il posto in cui ci troviamo”
Il ragazzo le sorrise, decidendo di non farla sentire troppo in colpa.
“Si, io sto bene. Sono venuto qui soltanto per fare una visita. Ora comunque me ne sto andando”
“Anche io sono venuta qui per fare una visita, mio zio purtroppo è vittima di un brutto caso di spruzzolosi. Mio padre lo aveva avvertito di farsi dare un’occhiata ancora un mesetto fa, ma lui agisce sempre di testa sua, una caratteristica comune ai Lewis purtroppo” spiegò lei, introducendo anche alcuni membri della sua famiglia che Harry avrebbe avuto modo di giudicare un po’ strani in seguito.
“Spero che stia meglio, a quanto ne so è una malattia parecchio fastidiosa oltre che contagiosa” disse il ragazzo quasi ridendo sotto ai baffi ricordandosi di quando, l’autunno precedente, avevano messo in scena il teatrino che vedeva Ron a letto con la medesima malattia per far si che la sua assenza dalla scuola fosse giustificata.
“Infatti, ho appena buttato la mascherina che mi hanno gentilmente dato. Lo zio sta meglio, però è difficile dire quando verrà dimesso. Senti, hai da fare?”
Harry rimase basito rispetto al quesito della sua interlocutrice, tuttavia rispose subito dopo.
“Al momento non ho nulla da fare”
“Nemmeno io, ti va se andiamo a prenderci un caffè?”


 

***



Severus e Lily si tenevano teneramente per mano e sulle gote del pozionista si potevano scorgere un paio di segni più rosei del solito. Le sue guance riflettevano ciò che sentiva dentro da una settimana a quella parte: pura felicità. Non aveva dimenticato da dove venisse e ciò che il futuro gli avrebbe riservato – tenendo conto che forse lo avrebbe cambiato – ma, forse per la prima volta, non stava dando troppo peso a ciò che sarebbe venuto poi, concentrandosi sul presente. Lily si era finalmente accorta di lui sotto ad un certo punto di vista e ciò gli bastava per azzerare tutto il resto; forse poteva considerarsi un normale quindicenne alle prese con la sua prima cotta. Sempre se Severus Piton avrebbe mai potuto considerarsi un normale quindicenne.
Entrambi non avevano fatto parola a nessuno dello stato delle cose, dato che anche loro non ne avevano più parlato apertamente, bastavano soltanto i loro sguardi celati a tutto il resto del mondo. Comunicavano senza parole, solo con il linguaggio non verbale ed il cuore, un cuore – quello di Severus – che ne aveva viste e sentite troppe, un cuore che aveva per anni custodito i più oscuri e anche puri segreti del suo animo. Solitamente si scambiavano qualche tenero bacio tra una lezione e l’altra, scovando angoli bui ovunque nel castello, l’importante era scambiarsi quel simbolo di autentica complicità ed accettazione. Finora non si erano spinti molto in là, se non con innocenti bacetti sulle labbra e piccole effusioni al cui calore Severus si stava piano piano abituando e a cui non avrebbe più voluto rinunciare. Sembravano così lontani i tempi in cui non ricordava quasi il tocco delicato delle sue dita sui suoi polpastrelli. Il pozionista si stava ancora chiedendo quale fosse lo scopo di tutto ciò, pensando che forse anche lui aveva diritto ad una piccola parte di felicità. Potter e gli altri Malandrini erano sempre attorno a Lily, purtroppo essendo i suoi compagni di Casa avevano più occasioni di stare con lei, anche se la bella rossa non aveva assolutamente cambiato di una virgola il suo atteggiamento con loro; ciò che stava capitando tra lei e il suo migliore amico era faccenda privata, celata anche alla sua compagna di stanza Mary. Severus era stato sin dall’inizio favorevole a quella specie di tacito accordo, preferendo che i loro sentimenti riguardassero soltanto loro due e non tutta la scuola. A dir la verità non si era mai sentito così felice come ora in tutta la sua esistenza.
“Ehi Sev” disse Lily improvvisamente, attirando subito l’attenzione del giovane mago.
“Mmmh”
“Perché mugugni?” chiese lei con un sorriso genuino sulle labbra.
“Fa parte di me”
La ragazza continuò a sorridere, sia per la risposta ermetica perfettamente in linea con la personalità del Serpeverde, sia per il fatto che da quando lo aveva preso per mano le sue guance si erano colorate. Lo trovava davvero buffo e anche carino in quella circostanza, sebbene tutti gli aggettivi del mondo potessero accostarsi a lui tranne quelli da lei pensati. Aveva fatto il primo passo e sperava che tra loro potesse andare sempre bene.
“Ho due ore di trasfigurazione, mi sa che ci vedremo a cena”
“Io devo andare nelle serre e mi sa che hai ragione” le andò dietro lui stando al gioco.
“Che ne dici se ci infiliamo in quell’angolo prima di andare a lezione… eh?” sorrise maliziosa la ragazza. Un bel bacio con i fiocchi dal suo tenebroso spasimante non avrebbe che potuto farle un piacere immenso.
Severus non ebbe il tempo di rispondere che Lily aveva già preso l’iniziativa conducendolo nel sopracitato angolo in cui vi era pochissima luce e, naturalmente, non un gran passaggio di anime. I due ragazzi si strinsero forte comunicandosi i sentimenti che nutrivano l’uno per l’altra, scambiandosi poi qualche effusione ed il primo vero bacio da una settimana a quella parte. Il cuore di Severus pompava sangue senza smettere di accelerare il ritmo dei battiti e quello di Lily, ogni tanto, invece ne saltava uno. Si trattava del primo vero bacio per entrambi che, schiuse le labbra, si abbandonarono al momento di nuova intimità.
“Non siamo più amici da una settimana e credo che questo cambi ulteriormente le cose” fece la ragazza con un bel sorriso sulle labbra.
Il pozionista non battè ciglio e affondò una mano nella folta chioma rosso scuro, così lei riprese l’iniziativa e lo afferrò per il colletto della candida camicia. Si baciarono ancora e ancora, continuando a tenersi per mano.
Non vi era alcun dubbio che le ore di lezione sarebbero risultate parecchio interessanti, si, forse per tutti gli altri studenti del castello.





Angolo autore:

Buon pomeriggio mie care lettrici appassionate! Come state? A proposito,
Buon Halloween! :-) Non so se festeggerete, comunque vi auguro di passare una buona serata!
Anche se questa ricorrenza è importata a me piace molto... sarà tutta l'atmosfera finto macabra, ma a me piace un sacco! :-) Ok, ditemelo che sono fuori come un balcone...
Veniamo a noi comuqnue... Harry non vuole perdere le speranze che Piton si risvegli, per lui è troppo importante tentare di conoscerlo e di avere risposte a tutte le domande che gli frullano per la mente. Avete avuto anche una piccola spiegazione da parte del guaritore di ciò che gli sta accadendo, per cui Harry è ancora più dubbioso. Poi ha incontrato Nicole per la seconda volta e sembra che si trovino bene a parlare del più e del meno.
Nel frattempo, Lily e Sev, stanno andando avanti con le loro cose e pare che anche lei sia presa da ciò che stanno costruendo assieme. L'amicizia è volata via per lasciare spazio ad un tenero amore adolescenziale. Siete d'accordo su questa scelta narrativa? Spero che vi piaccia la strada che sto seguendo! :-)
Ringrazio di cuore le mie fedelissime di sempre: CHI_LAMED e AMAZINGFREEDOM! Grazie mille di tutto ragazze, grazie davvero! <3 Siete a dir poco preziose e sono immensamente felice che continuiate a leggere il mio lavoro!
Inoltre ringrazio anche i miei lettori silenziosi che mi seguono con altrettanto affetto! Alla prossima, un bacio

Redspecial 

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 13 ***


CAPITOLO 13


Il freddo pungente dell’inverno era alle porte e Hogwarts era già imbiancata da uno splendido manto di neve che ricopriva tutto il parco esterno. James e Sirius girovagavano per la Sala Grande come due bulletti che cercavano qualche espediente per passare al meglio il loro tempo. Avrebbero dovuto studiare in realtà, ma entrambi non ne avevano alcuna voglia.
Lily era comodamente seduta alla tavolata dei Grifondoro, intenta a capire qualcosa nella marea di appunti di Storia della Magia che le aveva passato Severus; anche se apparteneva ad un’altra casa le andavano bene lo stesso, il professore era sempre più noioso e la ragazza sospettava che non avesse mai cambiato nemmeno una parola delle sue lezioni da quando era divenuto un fantasma, quindi da secoli e secoli. Voltava e rivoltava i fogli di pergamena e cercava di appuntare lo stretto necessario sui suoi, anche se James e Sirius non parevano essere della sua stessa idea.
“Ehi Evans!” esordì James con fare spavaldo.
Lily alzò gli occhi al cielo desiderando schiantarlo; quello decisamente non era un buon momento perché le si rompessero le scatole.
“Evans ti va di fare una passeggiata nel parco?” domandò il ragazzo un po’ più garbatamente.
Lei sbuffò e finalmente alzò la testa dai fogli di pergamena. Possibile che le stesse sempre appiccicato?
“No Potter” rispose gelida più o meno quanto il clima atmosferico.
“Amico, ti dice male anche oggi mi sa” commentò Sirius seduto poco più in là rispetto alla ragazza.
“Se hai freddo posso sempre provvedere io a scaldarti!”
“No, no, no e no!” esclamò Lily con un sorriso di scherno sulle labbra. James avrebbe potuto continuare sino all’infinito ma lei non avrebbe ceduto. Severus era sempre più importante per lei e non aveva alcuna intenzione di tradire la sua fiducia. Se lo amava non lo sapeva ancora, ciò che per certo sapeva era che per lei contava moltissimo, così come tutto ciò che insieme stavano costruendo.
“Evans fai sempre più la preziosa, occhio che a tirare troppo la corda prima o poi si spezza”
“Bè, lascia pure che si spezzi” commentò lei mettendosi una ciocca di capelli dietro all’orecchio.
“Wow! Che risposta amico” sentenziò Sirius manipolando uno degli specchi gemelli che dopo non molti anni sarebbe finito nelle mani di Harry.
“Lo so che fai la dura, ma prima o poi cederai, è una promessa” fece James passandosi una mano nei capelli con fare da seduttore. Lui, il grande campione di Quidditch e uno dei ragazzi più popolari della scuola, non poteva permettersi di ricevere così tanti due di picche.
“Dai Jam, andiamo. La fanciulla non vuole scocciatori vicino, anche se Mocciosus non le scoccia mai, a quanto pare”
Non appena sentì quell’appellativo tutt’altro che gentile rivolto al ragazzo con cui stava, Lily divenne paonazza per la rabbia; le aveva sempre dato fastidio che altre persone fossero prese in giro, soprattutto per i motivi più futili. Erano cinque anni che Severus sopportava le loro malefatte a suoi danni, quello stupido nomignolo e le loro angherie. In cuor suo sperava che lui non avrebbe mai reagito, altrimenti li avrebbe fatti secchi tutti quanti in un sol colpo, e per loro non ne valeva la pena.
“Che c’è Evans, ti infastidisce che lo chiamiamo Mocciosus?” disse James con tono provocatorio.
“Potter, per tua informazione ha un nome e non è certo quello con cui continui a chiamarlo tu” ribattè lei algida e determinata.
“Mocciosus gli si addice parecchio, almeno quasi quanto quello vero. Dai James, andiamo” si intromise Sirius tirando per la manica del maglione il suo amico Ramoso.
James guardò Lily per l’ultima volta prima di dare una pacca sulle spalle di Sirius e attraversare il lungo corridoio della Sala Grande. Lily gli piaceva, gli era sempre piaciuta sin da quel lontano primo settembre sull’espresso per Hogwarts. Continuava a collezionare sconfitte su sconfitte, ma Piton poteva aver vinto tante battaglie, alla fine lui avrebbe vinto la guerra. Lily tornò ad immergere il naso negli appunti, cercando di non farsi venire il sangue amaro a causa di quel cretino. Severus era una parte importante della sua vita, e finchè lo avrebbe avuto accanto tutto sarebbe filato liscio.
L’atmosfera natalizia aveva contagiato tutto il castello e gli studenti stavano ultimando i bagagli per tornare a casa. Severus fu indeciso sino all’ultimo, giacchè a casa sua non avrebbe avuto molto da festeggiare. L’ago della bilancia in quella decisione era spettato a Lily che sarebbe tornata a casa con gioia, se non altro per riabbracciare i suoi genitori; se sua sorella Petunia glielo avrebbe permesso, avrebbe riabbracciato anche lei. Era cresciuta Petunia e se ne stava sempre in giro con le sue amiche altolocate e perfettamente normali; ochette con cui lei alla fine aveva ben poco a che spartire, ideali di ricchezza e puzza sotto al naso a parte. “Dove studia tua sorella?” le avevano chiesto quelle ragazze e lei si era limitata a rispondere che alloggiava in un college in Scozia, un istituto per coloro che non avevano tante pretese per il futuro. Loro avevano fatto una faccia strana e non le avevano più chiesto nulla; meglio così, lo scopo era stato raggiunto. Non poteva certo raccontare alle sue amiche ben pensanti e un tantino snob che aveva una sorella strega che frequentava una scuola di magia per spostati tali e quali a lei. Lily non si era neanche tanto scomposta quando Petunia glielo aveva fatto notare, non dandole così soddisfazione. In realtà le importava eccome il giudizio di sua sorella maggiore, solo non voleva stare male ulteriormente. In tutti quegli anni le aveva sempre voluto bene e sapeva che, in fondo al cuore, anche sua sorella nutriva affetto per lei.
Nel frattempo, nei dormitori di Serpeverde, il pozionista stava infilando nel baule i suoi libri di testo, pensando a quanto sarebbe stato bello poter vedere la sua ragazza senza vincoli oppure malelingue intorno. Eh si, perché finalmente la bella ragazza dai capelli rossi scuro e gli occhi verdi e splendenti come due diamanti aveva accettato tutto l’amore che lui aveva da donarle. La sua mente inforcò una serie di bei voli pindarici su loro due che si tenevano per mano e facevano lunghe passeggiate nella neve, salvo poi ritornare a terra e riflettere sul fatto che Lily avesse anche una famiglia che le voleva bene e a cui lei era molto affezionata. E se non avessero potuto vedersi durante le vacanze? Tanto valeva restarsene a scuola, se quella era la prospettiva.
Scosse il capo cercando di buttare i cattivi presagi dietro alle spalle, tuttavia assumendo un’aria un po’ malinconica; c’era troppo dentro per fingere a sé stesso che la cosa non lo turbasse. Finì così di preparare i bagagli e con un semplice incantesimo fece levitare il pesante baule fino all’ingresso dei dormitori, quello stesso che lo fece ritrovare nel mezzo dei sotterranei. Si mise la bacchetta in tasca, poco dopo aver trasfigurato i suoi abiti babbani ridimensionandoli così nelle taglie, ed iniziò a trascinare il baule per giungere in Sala Grande.
Lily arrivò all’ingresso del castello con i suoi bagagli belli che pronti, attendendo che Hagrid li caricasse su una delle carrozze auto trainanti. Sapeva che non erano state incantate e che alla testa vi erano dei cavalli alati molto particolari ed invisibili, però le piaceva anche pensare che non tutti i trucchi andavano svelati dietro alla magia. Avrebbe passato una ventina di giorni nella casa in cui era cresciuta e avrebbe mangiato il polpettone al forno di sua madre; un bel programma che però sperava di interrompere per poter stare un po’ con Severus lontano da occhi indiscreti. E se lui avesse dovuto stare con la sua famiglia invece? Da ciò che aveva saputo la salute di sua madre non era proprio di ferro e i maltrattamenti di suo padre si facevano sempre più insistenti. Un orrore che lui aveva vissuto quotidianamente per i primi dieci anni della sua vita e che da cinque si era interrotto diventando solo intermittente. Ricordava che per un paio d’anni non era nemmeno tornato a casa per le feste natalizie, probabilmente per nulla curioso di ciò che avrebbe trovato al proprio ritorno. Sperava solo che lui un giorno o l’altro avrebbe potuto trovare un po’ di pace.
Hagrid arrivò con la sua imponente mole e caricò i bagagli suoi anche di altri studenti ad uno a uno, nel mentre scherzando e chiedendo loro come avrebbero passato le vacanze. Lily gli sorrise sinceramente, trovandolo molto goffo ma anche di una spontaneità unica. Quando avrebbe lasciato la scuola, Hagrid era uno dei personaggi che le sarebbe mancato di più. Non appena l’operazione di carico terminò, lei salì svelta su una delle carrozze dirette ad Hogsmeade. Accanto a lei sedeva la sua amica Mary che, da più di un mese, moriva dalla curiosità di sapere come si erano evolute le cose tra lei e il ragazzo misterioso. La giovane strega sapeva che alla sua amica interessava qualcuno, sebbene lei non ne avesse mai rivelato l’identità; semplicemente Lily non sentiva il bisogno di confidare quel nome, e questo ad anima viva. Giunsero a destinazione in un batter d’occhio, scaricarono i loro bauli e le due ragazze salirono sulla vaporiera cercando uno scompartimento tutto per loro. Una volta trovato vi si infilarono dentro e badarono bene a serrarlo con la magia, in modo che nessuno le potesse disturbare, soprattutto un certo cacciatore dei Grifondoro e la banda di ragazzi che si portava dietro. Mary non fu subito d’accordo, morendo dietro a Sirius Black da svariati mesi, ma non potè fare altro che accettare il volere dell’amica mettendosi l’anima in pace.
Il ritorno a Londra fu pesante e anche sonnolento, sebbene le due amiche avessero ammazzato il tempo chiacchierando e leggendo anche qualche pagina di alcuni libri che avevano acquistato in una delle ultime uscite al paese di Hogsmeade. Arrivarono a King’s Cross stanche ma con l’umore alle stelle, felici di poter riabbracciare i propri cari. Scesero dal treno con i propri bauli e subito Lily individuò tra la folla i suoi genitori; naturalmente Petunia aveva saltato quella che lei chiamava “una specie di farsa”, dato che tutti gli spostati come lei non avrebbero dovuto più mescolarsi con la gente normale. La rossa ingoiò il rospo e mostrò il suo miglior sorriso agli adulti che l’accolsero con un caloroso abbraccio. Scioltasi dalla vicinanza dei genitori salutò Mary che le fece l’occhiolino e proseguì verso l’uscita della stazione ferroviaria, anch’essa accompagnata dalla propria famiglia. Poco dopo anche gli Evans lasciarono il binario 9 e ¾ per uscire dalla struttura. Caricarono i bagagli nella loro berlina e partirono verso casa; Lily osservava attentamente tutto ciò che le si stagliava dinnanzi, preparandosi così a vivere in famiglia le festività natalizie.





Angolo autore:

Buon giovedì pomeriggio mie care fanciulle! Come state? Spero bene! :-)
Oggi vi posto un capitoletto, rendendomi conto che è un pò di passaggio, però fa anche luce sui sentimenti dei due novelli piccioncini che sono alle prese con le vacanze natalizie. Severus non avrebbe mai voluto tornare a casa, ma Lily lo ha convinto, soprattutto con il fatto che anche lei sarebbe tornata in famiglia. Si vedranno durante le vacanze? Cosa succederà tra loro?
Spero che il capitolo vi piaccia e che possiate perdonare il mio aggionamento in ritardo rispetto alla mia personale tabella di marcia... 
Ringrazio tantissimo le mie fedelissime di sempre, ovvero: CHI_LAMED e AMAZINGFREEDOM! Grazie mille ragazze per tutto il sostegno e l'interesse che date alle mie storie! Grazie mille proprio di tutto! Vi adoro...
Inoltre ringrazio anche i miei lettori silenziosi che continuano a seguire in sordina le vicende che la mia mente malata partorisce! Grazie a tutti! 
Alla prossima, un bacio

Redspecial

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 14 ***


CAPITOLO 14


Severus trascinava il suo baule con aria stanca e poco convinta lungo la strada principale di Spinner’s End. Tornato era tornato, quindi tanto valeva entrare e poter assistere ancora una volta all’orrore che si perpetrava tra le pareti domestiche della catapecchia in cui era nato. Era giunto nel viale di casa solo, come lo era sempre stato; sua madre lo aveva accompagnato e lo era andato a prendere soltanto fino al secondo anno, poi aveva dovuto arrangiarsi per forza di cose. Questa volta però aveva potuto smaterializzarsi e quindi poco gli importava dover prendere mezzi pubblici senza pagare il biglietto; fortuna che da ragazzo non lo avevano mai scoperto, non delle buone referenze per un futuro professore. Fece una leggera pressione sulla maniglia d’ottone arrugginito della porta di casa e subito venne accolto da un gelo dell’anima che lo incupì sensibilmente. Tornare in quella casa con i suoi genitori ancora in vita si stava rivelando ancora più dura del previsto. Trascinò il baule fino al centro del soggiorno, quasi preoccupandosi di non aver ancora sentito delle urla provenire dalla camera da letto dei genitori; forse suo padre stava ancora smaltendo la sbornia della mattinata e sua madre se ne stava rannicchiata in un angolo della stanza a guardarlo respirare regolarmente. Per quanto potesse essere cresciuto, non avrebbe mai dimenticato quella scena.
Spostò il baule con un colpo di bacchetta, anche se sapeva benissimo di non poter usare la magia al di fuori della scuola se ne infischiava; le circostanze erano tra le più strane fino ad ora capitategli, che cosa sarebbe stato un piccolo richiamo? Andò al piano di sopra per controllare di persona la situazione, scorgendo sua madre riposare sul letto matrimoniale e nessuna traccia di suo padre. Meglio così, forse doveva ancora tornare dall’ufficio di collocamento, oppure era già in uno squallido pub a tracannare liquori. Dardeggiò l’ambiente circostante per poi posare lo sguardo sul corpo magro e fragile di Eileen: i suoi splendenti capelli corvini le ricadevano sulla fronte spaziosa che lasciava posto a varie rughe d’espressione, accentuate ancora di più dalla vita infame che stava conducendo. Eppure i suoi genitori si erano sposati per amore, quindi lui era nato dall’amore, nonostante fosse cresciuto nella più cupa indifferenza. Non era mai stato accettato per ciò che era veramente e questo rifiuto lo portava dentro, ben nascosto a tutti gli altri, ma la ferita c’era eccome.
La donna stesa sul letto si mosse e aprì gli occhi di scatto, percependo nell'ambiente la presenza del suo unico figlio. Gli rivolse un accenno di sorriso e si stiracchiò alla bene e meglio. Severus la salutò con una mano, facendosi spazio tra le bottiglie di birra vuote accatastate dalla parte del letto di Tobias. Non era cambiato proprio nulla dall’ultima volta che aveva messo piede in quella casa con i genitori ancora in vita. Stanco e preoccupato si sedette sul bordo del letto e si lasciò accarezzare i capelli dalla madre, una donna che portava addosso tutti i segni dell’infelicità. Lo aveva sorpreso quel suo gesto, non lo faceva quasi mai da quando era diventato un ragazzo. Realmente non lo aveva mai fatto anche quando era un bambinetto magrolino e dall’aria sofferente, sempre un po’ malaticcio; lui sapeva che gli voleva bene, che erano uguali, che accettavano i loro i pregi e difetti reciprocamente. Loro due insieme si completavano, anche se Eileen non aveva mai capito quanto il suo bambino avesse bisogno di una famiglia. Per Severus la sua famiglia avrebbe potuto essere soltanto lei, invece lo aveva tradito per cercare di recuperare un minimo di civiltà nel rapporto con Tobias. E come non comprendere il desiderio di una donna che tenta di essere serena accanto al marito? Ecco com’erano andate realmente le cose, sua madre lo amava moltissimo, pur non avendoglielo mai dimostrato. Forse era sempre stata questa la ragione della sua rigidità sui sentimenti e nelle manifestazioni d’affetto; oltre ad una questione caratteriale, vi era anche l’altra metà causata dall’ambiente familiare in cui era vissuto sino ai dieci anni. La sua personalità era quasi del tutto formata e poche cose lo avrebbero distolto dall’ambiente in cui era cresciuto. La sua non era mai stata una madre sdolcinata e che elargiva carezze, piuttosto una madre presente alle sue necessità che però non aveva mai saputo capire ciò che anelava nel profondo.
Madre e figlio iniziarono una comunicazione silenziosa fatta di sguardi ed il pozionista non spostò mai i suoi occhi neri come due tunnel immersi nel buio da quelli altrettanto neri di Eileen, avevano talmente tante cose da dirsi che le parole sarebbero state superflue. La donna era orgogliosa del suo bambino, anche se non glielo aveva mai detto; era sempre stata orgogliosa di lui, sapendo che un giorno sarebbe divenuto un grande mago, brillante e scaltro, un vero Serpeverde. Severus si alzò dal bordo del letto e ritornò nel piccolo soggiorno per poter mettere il baule al sicuro da Tobias, ricordava bene quando al suo secondo anno aveva tentato di aprirlo per disfarsi di quelle inutili cianfrusaglie, come sosteneva lui. Non lo aveva mai accettato, né come figlio e né tanto meno come mago, così Severus aveva compreso che più di tanto da lui non avrebbe mai potuto pretendere. Non ci arrivava e non ci sarebbe mai arrivato, era limitato.
Il resto della giornata scivolò via, vedendo il giovane mago trafficare con le sue pozioni, se non altro quella distrazione lo avrebbe aiutato a non pensare. Gli aveva fatto piacere rivedere sua madre, questo era fuori discussione, però sentiva un senso di oppressione in quella casa, lo aveva sempre sentito. A vent’anni arruolarsi nei Mangiamorte non era stato un gran passo, piuttosto una discesa verso gli inferi, ma lo aveva abbagliato l’idea del potere unita a quella altrettanto seducente del riscatto. Il riscatto di un giovane mago brillante e sagace, determinato e profondamente intelligente che, per sua sfortuna, aveva gli occhi bene aperti sul mondo. Passarono così, lenti ed inermi, un paio di giorni da quando il pozionista era tornato nella sua casa natia e già non vedeva l’ora di tornare indietro. Anche ad Hogwarts aveva comunque il suo bel da fare per schivare sul nascere i pessimi scherzi dei Malandrini, ma almeno lì aveva l’appoggio di Lily. Chissà che stava facendo? Forse era occupata a preparare i tipici piatti natalizi con sua madre, oppure era in camera sua a leggere un libro di magia. Lei una famiglia ce l’aveva, il calore di persone che le volevano bene era palpabile, mentre lui aveva solo sua madre su cui contare, una donna fragile che, ad ogni anno che passava, lo sembrava sempre di più. Severus sapeva che si stava lentamente spegnendo e, a tratti, non vedeva l’ora che ciò accadesse per poterla liberare dal male di vivere. Tobias se ne andava la mattina presto e rincasava la sera tardi, almeno non aveva ancora avuto il piacere di assistere ad una delle tante litigate che avevano fatto da sfondo e da sottofondo alla sua infanzia, quando per non sentire quelle grida si immergeva in qualche testo magico, oppure schiacciava le incaute mosche che si intrufolavano nella sua camera con un guizzo di magia accidentale. Praticamente in due giorni l’aveva visto si e no una volta e la cosa pareva andare bene anche all’uomo. Aveva un figlio che non riconosceva e che era talmente diverso da lui che quasi stentava a credere di averlo generato. Non gli somigliava nemmeno molto fisicamente, naso adunco a parte.
La sera della vigilia di Natale, Severus non aveva preso parte alla classica cena in cui tutte le famiglie si ritrovavano con il piacere di stare insieme; a dir la verità non sapeva nemmeno se sua madre aveva preparato qualcosa di diverso per l’occasione, e poco gli importava. Lui una famiglia non ce l’aveva. Si incamminò lungo la via principale di Spinner’s End, quella sera ancora più spettrale, sebbene fossero state accese le luminarie anche in quel quartiere di miserabili dimenticati da Dio. Camminava immerso nella gelida aria invernale, stringendosi nel cappotto nero con le toppe sui gomiti che aveva ereditato da suo padre. Lui era notevolmente più magro rispetto a Tobias, ma con un paio di maglioni sotto l’effetto non era poi così malvagio. Continuava a camminare nella neve fresca desiderando avere con sè il proprio mantello da adulto, giungendo sino al parco in cui aveva incontrato Lily per la prima volta. Non vi erano molte giostrine nemmeno allora, ma così abbandonato era ancora più smorto, anch’esso coperto di candida neve fresca che, quell’anno, era caduta in abbondanza. Qualche passante con parecchia fretta gli sfrecciava davanti, gli dava un‘occhiata sommaria e tornava ad occuparsi delle proprie faccende. Finalmente arrivò nei pressi dell’abitazione di Lily, un quartiere contiguo al suo ma completamente differente. Era molto rischiarato e le luminarie natalizie non facevano altro che ricordare che lì vi abitava gente normale, per bene, con uno stipendio fisso e che si faceva i fatti propri. Le mancava da morire e ricordava l’ultimo bacio che si erano scambiati in un angolo del castello, quel bacio aveva mille significati: comprensione, voglia di prendersi cura l’uno dell’altra, accettazione e forse amore. Lily aveva sorriso quando si erano staccati e gli aveva augurato Buon Natale in anticipo, sapendo di non poter essere con lui di persona. Il pozionista arricciò le labbra sottili al dolce pensiero, desiderando averla accanto a sé a poterla stringere tra le proprie braccia.
Improvvisamente un rumore lo fece voltare, trovandosi proprio dinnanzi alla persona che era così smanioso di rivedere: Lily. La rossa gli saltò al collo e lo abbracciò con energia, facendogli sentire quanto gli era mancato. Severus rimase colpito dall’irruenza con cui la giovane si era mossa verso di lui, inspirando poi il profumo dei suoi capelli rosso scuro sempre sciolti e fluenti sulle spalle.
“Buon Natale Sev” gli sussurrò lei all’orecchio.
“Buon Natale anche a te” rispose lui un po’ in imbarazzo.
La ragazza gli scompigliò i capelli neri e gli diede una bacio sulla guancia, per poi passare e baciargli le labbra con gentilezza sotto lo sguardo puntato del mago che le accarezzava le guance rosee. Non aveva sognato allora, lei era lì con lui, e per lui.
I due adolescenti camminarono fino alla porta di casa di Lily e parlarono del più e del meno, stringendosi per contrastare il freddo pungente della sera della vigilia. Lei aveva sperato di trovarlo vicino alla sua abitazione e, preda dell’istinto, si era alzata da tavola con una piccola scusa, incappottata al volo e uscita nella neve. Quando aveva udito un fruscio di passi si era nascosta per vedere a chi appartenessero, e si era palesata una volta scoperto che era Severus. Non era mai stata così felice di vederlo. Si scambiarono ancora qualche tenera effusione e la ragazza rientrò in casa, mentre lui la stava salutando con una mano. Poi si voltò e riprese la strada per tornare a Spinner’s End, molto più felice di quando l’aveva lasciata.
Mentre camminava si guardava insistentemente attorno e le uniche parole che sussurrò al vento furono : “Buon Natale Lily”.






Angolo autore:

Buonasera mie care fanciulle! Come state? 
Scusate il ritardo, ma questo è davvero un periodo pieno... poi domani divento più vecchia di un anno, quindi sommiamo tutto quanto e... risultato? Mega ritardo in tutto ciò che devo fare! :-/    Scherzo, però questo è un periodo pieno e sto cercando di ritagliarmi del tempo per scrivere, perciò a volte marco visita e pubblico dopo qualche giorno.
Comunque, spero vi sia piaciuto il capitolo e anche il Natale di Severus... Spero di non essere diventata da diabete con questa mia trovata di metterli insieme! :-)
Ho indagato un pò sulla famiglia di Sev e ho mostrato la netta contrapposizione di lui e Lily; inoltre il finale così mi è sembrato carino...  *autrice con cuoricini negli occhi*
Vedrete che succederà qualcosa, non temete! ;-)
Ringrazio le mie care fedelissime di sempre che mi seguono con interesse: CHI_LAMED e AMAZINGFREEDOM! Grazie di cuore ragazze mie! <3
Inoltre ringrazio anche i miei lettori silenziosi che continuano a seguire la mia fic in sordina! Grazie mille a tutti! 
Alla prossima, un bacio

Redspecial

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Capitolo 15
*** CAPITOLO 15 ***


CAPITOLO 15


I dormitori di Serpeverde erano posizionati strategicamente nei sotterranei in cui vi era da sempre un’umidità pungente; dai tempi dei tempi, generazioni di studenti appartenenti alla casa erano abituati ad avere la luce artificiale di candele e torce ad illuminare i loro ambienti. Severus ne era stato da sempre affascinato, anche se ora, nel suo letto, continuava a dimenarsi preda di un sonno agitato. Le coperte rotolavano assieme a lui che scattante si rivoltava da un lato all’altro senza riuscire a svegliarsi davvero. E poi, voleva davvero svegliarsi?
Aveva chiuso come sempre le pesanti tende di velluto smeraldo del suo letto a baldacchino, pensando da tutta una vita che gli dessero senso di privacy, quindi ora continuava quella strana danza senza ritmo mettendo sottosopra il suo letto. La fronte era madida di sudore per tutto quel movimento, sebbene la sua espressione non rivelasse molto rispetto a ciò che stava accadendo nel suo inconscio; in poche parole non sembrava trattarsi di un incubo. Si sentiva sospeso, come nella realtà era, in una terra di nessuno in cui non esisteva alcun confine da valicare. Lily era dinnanzi a lui e gli tendeva una mano affusolata che lui, per quanto si avvicinasse, non riusciva ad afferrare. Sembrava che lei gli fosse così vicina da muovere solo qualche passo per raggiungerla ma, mano a mano che si avvicinava, lei risultava essere sempre più lontana. Severus si accorse di correre ad un tratto, tenendo sempre i suoi occhi di pece incollati alla figura femminile con i capelli rosso scuro e gli splendenti occhi verdi.
“Vieni Sev, perché non riesci a raggiungermi?” chiese lei stupita.
Il pozionista non rispose e si rimise a correre per poterla finalmente afferrare.
“Sono qui, ti sto aspettando” continuò lei per incoraggiarlo.
Severus si mise a correre sempre più forte quasi raggiungendola, ma lei non glielo permise pur non volendolo. Erano nel vasto parco del castello, solo loro due e nessun altro che potesse vederli. Lily si sedette sull’erba umida di rugiada primaverile, proprio sulle sponde del Lago Nero e sotto a quell’albero che avrebbe significato molto per la loro storia personale; era difatti il famoso albero a cui lo aveva appeso James incantandolo con un Levicorpus a tradimento. Lui sbiancò di colpo non appena notò il punto in cui lei si era accovacciata a gambe incrociate intenta a bearsi delle goccioline fresche che si depositavano sulle sue dita; la storia non poteva ripetersi, almeno non in quel modo. Scattò ancora e finalmente riuscì a raggiungerla, così lei gli fece un luminoso sorriso.
“Hai visto che ci sei riuscito?” disse sempre sorridendo.
Severus aveva la mente vuota, non sapendo più che cosa pensare.
“Perché siamo qui?” riuscì soltanto a domandare.
Lily rise in modo velato mettendosi una mano sulla bocca e guardandolo con fare birichino.
“Te l’ho detto che a forza di far funzionare troppo il tuo cervello finirà per fare il fumo”
Il pozionista rimase sbigottito a quelle parole, ricordando che qualcosa di simile era già uscito dalle sue labbra aggraziate, esattamente mentre si trovava nella Stanza delle Necessità e aveva sentito un dolore pulsante alla cicatrice nel collo. Istintivamente si portò una mano in quel punto del suo corpo, accarezzando la pelle celata dai capelli un po’ lunghi e sentendo sotto ai polpastrelli il leggero rilievo della pelle rimarginata. L’ultima volta che aveva pulsato Lily gli era apparsa come una figura celestiale, una visione di lei da adulta che cercava di metterlo sulla strada corretta da seguire. Eppure in quel preciso istante la cicatrice non gli doleva e né gli arrecava fastidio, passando però ad osservare la figura femminile con altri occhi: ora ne riconosceva i tratti da adulta che, poco prima, erano quelli soliti di lei quindicenne. Severus ci stava capendo poco e nulla, tuttavia decise di attendere e poter così scoprire qualcosa in più rispetto al mistero che avvolgeva il suo strano ritorno al passato.
“Lily, che devo fare?” domandò lui carico di speranze.
“Nulla Sev. Siamo maghi, lo sai anche tu. Non finirò mai di dirti che ti ringrazio per tutto ciò che hai fatto per proteggere il mio bambino”
“Invece no, tu sai il motivo di tutto ciò. Perché non vuoi mettermi al corrente delle cose come stanno?” fece lui un po’ alterato. Era tornato nel passato, stava vivendo un bellissimo momento accanto a lei, anche se fino in fondo non ne capiva la finalità, oltre a pensare di non meritarselo realmente. Aveva espiato le proprie colpe, non vi era alcun dubbio in merito, però era comunque scettico sul fatto che il destino volesse regalargli una seconda possibilità dal nulla. Aveva sempre creduto che vi fosse una contropartita per ogni cosa, forse insegnatagli dallo stesso Silente già la sera stessa in cui si era presentato da lui e aveva chiesto protezione per la donna talmente amata da essere addirittura idolatrata.
“Dovrai essere tu a tracciare la strada, te l’ho già detto” rispose lei tranquilla, mettendosi sul capo la corona di margherite che aveva sapientemente intrecciato nel mentre.
“Lily, perché sono tornato nel mio corpo da quindicenne? Perché proprio a questo momento?” fece lui quasi snervato per tutti quegli interrogativi senza una risposta precisa.
“Ti voglio bene Sev, te ne ho sempre voluto e sempre te ne vorrò, ricordalo. Anche nei momenti più bui io ci sarò per te” affermò con voce soave e parole cariche d’affetto verso quello che era stato e sarebbe sempre stato il suo migliore amico.
Severus si svegliò di colpo completamente sudato e in uno stato d’ansia fuori misura. Non era stato un incubo, non nel senso canonico almeno. Quando non riusciva a raggiungere la ragazza aveva avvertito un senso di vuoto, quello stesso che gli aveva fatto compagnia per così tanti anni dopo la sua scomparsa. Si raddrizzò mettendosi a sedere sul materasso e scalciando via gli ultimi residui di coperte che aveva ancora addosso. Incrociò le gambe e si prese la testa tra le mani, appoggiando il mento a queste quasi come per sorreggersi dal peso di tutti i suoi ragionamenti. Aveva sognato Lily che sembrava ancora ragazza, mentre in realtà gli si era presentata sotto forma di adulta e gli aveva detto tutte quelle cose. Qual’era la vera finalità della sua ricerca? Il significato di quel viaggio nel tempo doveva essere profondo, nascosto da qualche parte in sé stesso e, come le aveva ripetuto lei, doveva compiere tutto quel percorso da solo, in autonomia. Nessuno avrebbe potuto guidarlo all’interno di quel sentiero tortuoso che era la sua mente e anche il suo cuore. La sua vita futura avrebbe sicuramente dipeso dalle nuove – e vecchie – scelte che avrebbe fatto. Quali sarebbero state però le conseguenze? Questo era uno dei mille interrogativi a cui meno riusciva a dare risposta.
Una volta calmato il suo senso di estraneità con il contesto recuperò le coperte e si sdraiò per recuperare un po’ d sonno, giacchè l’indomani avrebbe avuto una giornata piena di lezioni e non avrebbe potuto stare nemmeno un minuto in compagnia della ragazza che amava. L’indomani infatti sarebbero ricominciate le lezioni dopo la pausa natalizia, in cui fortunatamente, era riuscito a passare più di un pomeriggio con lei senza scocciatori intorno. Il suo ritorno a casa alla fine non lo aveva sconvolto come pensava, Tobias lo aveva degnato ben poco della sua presenza, più che altro occupato a smaltire le sbronze che accumulava giorno per giorno, e sua madre si era sempre data da fare per tenere pulito il loro appartamento. Aveva vissuto nuovamente con loro per un paio di settimane ma era come se non fosse cambiato nulla; in effetti era cambiato poco e nulla, forse l’unica variabile nell’equazione era proprio lui. Quella notte recuperò ben poche ore di sonno, concentrandosi più che altro sullo strano sogno che aveva fatto. Lily, volente oppure nolente, era sempre nei suoi pensieri, sempre con lui.
Si alzò con calma non appena sorse il sole, in modo da riuscire a prepararsi per bene prima che i suoi compagni di stanza si alzassero ed iniziassero a litigare per i turni del bagno. Scosse la testa e raccattò i suoi oggetti scolastici impilati con cura per poi infilarli nella borsa che utilizzava per le lezioni. Era l’8 gennaio e il giorno successivo avrebbe compiuto – o meglio, avrebbe rivissuto quel giorno – sedici anni. A sedici anni la vita ti si apre dinnanzi mentre per lui non era stato così. Era stato proprio alla fine di quell’anno scolastico che aveva iniziato a simpatizzare sempre più concretamente per Voldemort, per poi unirsi definitivamente alla sua schiera di spietati e ciechi seguaci. Anche da adulto non conservava per nulla un buon ricordo dei suoi sedici anni, nemmeno per idea. Finì di prepararsi e si mise la sacca in spalla, lasciando così il dormitorio per andare in Sala Grande e fare colazione. Visto l’orario sarebbe stato sicuramente il primo ad accomodarsi al tavolo della propria casa, forse ad essere sinceri sarebbe stato il primo studente in assoluto a varcare quella soglia. Detto fatto, quindi giunse a destinazione e si sedette, seguito dopo una decina di minuti dalla raffinata Narcissa che prese posto proprio accanto a lui. La ragazza bionda e dal portamento signorile lo salutò con un cenno intenta a spalmare un po’ di marmellata di more sulla sua fetta di pane tostato. Severus immerse il proprio naso nella tazza di caffè fumante e lo sorseggiò con parsimonia neanche fosse l’ultima volta che avrebbe potuto concedersela. Ad un certo punto Narcissa si voltò verso di lui e lo squadrò con una strana espressione, lasciando intendere che, di lì a non molto, avrebbe intavolato uno scambio di battute con lui.
“Come va? Io stavo bene a casa mia sinceramente”
“Per me è più o meno lo stesso” rispose lui senza aggiungere altro.
“Non credo, la rossa ti ha dato alla testa, e si vede” fece lei lanciandogli un’occhiata di ovvietà.
Severus rimase colpito dall’affermazione della sua compagna di casa, tuttavia al di fuori rimase impassibile.
“Allora, ci stai combinando qualcosa almeno?” chiese lei a bruciapelo da perfetta Serpeverde qual’era.
“Siamo buoni amici e non vedo come la cosa possa interessarti” disse scocciato il giovane mago.
“Mi interessa eccome, interessa a tutti quanti a dir la verità”
“Che intendi dire?” domandò il pozionista parecchio alterato. A nessuno doveva interessare ciò che stava accadendo tra lui e Lily. Solo loro sue erano coinvolti e doveva rimanere così.
“Un Serpeverde e una Grifondoro prima di tutto. E poi anche una con il sangue sporco” puntualizzò Narcissa sprezzante. Più o meno tutti gli appartenenti alla loro casa avevano idee comuni rispetto alla purezza del sangue e la malsana convinzione che doveva assolutamente vedere studiare la magia solo chi ne era degno. Se la cara Narcissa avesse saputo che anche lui era un sangue sporco forse non gli avrebbe nemmeno più rivolto la parola. Fino a quel momento però non si era minimamente accorto che lei fosse stata influenzata a tal punto, in effetti lei sembrava quasi sempre essere estranea a tutti i tipi di contesti.
“Non devo giustificare nulla a te Narcissa, e nemmeno a qualunque altra persona” rispose lui asciutto.
Lei rise appena mettendosi una mano sopra alla bocca, coprendo quasi di netto la sua dentatura bianca e regolare.
“Non scaldarti, ti sto solo dicendo ciò che un po’ tutti pensano. Non sarei una buona amica altrimenti”
Lui rimase impassibile al suo ultimo commento, tuttavia domandandosi il motivo per cui prima lo avesse spinto tra le braccia della bella Lily per poi sputare tutte quelle malignità gratuitamente. Narcissa sapeva bene qual’era il momento di tacere e anche quello per parlare, quindi qualcosa ci doveva pur essere sotto. Che stesse tentando di metterlo in guardia da qualcosa?
Severus finì la sua colazione e lasciò la Sala Grande con più di un ragionamento in atto nella sua mente, degnando la sua compagna di casa solo di un’occhiata raggelante. Lei non si scompose affatto e sorseggiò il suo succo di zucca con nonchalance, proprio come se la loro conversazione non avesse mai avuto luogo.







Angolo autore:

Hola mie belle fanciulle! State bene? :-)
Oggi sono tornata per postarvi il capitolo numero 15, sperando che vi piaccia e che, nel frattempo, non abbiate dimenticato ciò che è accaduto in quelli precedenti! :-) Scherzo, però ci sto mettendo un pò ad aggiornare, troppo tempo per i miei standard...
Severus è ritornato ad Hogwarts dopo la fine delle vacanze natalizie e si sta apprestando a rivivere il suo sedicesimo compleanno. Poi c'è sempre il giallo della cicatrice da risolvere e anche delle apparizioni di Lily da adulta che cerca di fargli seguire la strada che deve percorrere. Tutto accade per un motivo e Severus è tornato indietro nel tempo per una ragione... 
Spero di avervi incuriosito ancora in merito alla storia! :-)
Ringrazio di cuore le mie fedelissime di sempre, ovvero: CHI_LAMED e AMAZINGFREEDOM che continuano a leggere e a recensire la fic! Grazie mille di tutto ragazze mie! <3
Ringrazio anche voi miei lettori silenziosi che leggete in sordina! Grazie mille a tutti! Alla prossima, un bacio

Redspecial

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 16 ***


CAPITOLO 16


L’ora di Storia della Magia era iniziata da poco più di una ventina di minuti e tutti gli studenti di entrambe le case avrebbero voluto svignarsela in quattro e quattro otto. Il professore fantasma era ancora più noioso del solito e anche la piuma di Severus ogni tanto si interrompeva per qualche minuto; forse pure lui era riuscito a perdere il filo del discorso. In realtà si stava concentrando sul dialogo avuto con Narcissa a colazione e poco e nulla gli importava delle rivolte dei Troll e delle legislazioni che riguardavano la sottomissione degli elfi domestici. La bionda aveva voluto riportargli il pensiero comune della casa a cui apparteneva in modo perfettamente consono ai Serpeverde; era stata fredda, determinata, sprezzante; un atteggiamento studiato appositamente per metterlo in condizioni di difficoltà. Solo non capiva cosa potesse importare agli altri ciò che lui stava vivendo. Il pettegolezzo non era mai cambiato e rimaneva sempre uno degli sport preferiti di tutti all’interno della scuola, solo che trovarsi ad esserne l’oggetto non era esattamente ciò a cui lui anelava. E se Narcissa avesse voluto veramente metterlo in guardia da qualche cosa? D’altronde i tempi non erano i più sicuri per nessuno, Purosangue o meno, dato che Voldemort stava avanzando sempre più vicino al trampolino della ribalta e sembrava che reclutasse seguaci nell’ombra; come scordarsi di una cosa del genere. Lui stesso si era rovinato la vita con le proprie mani e quel pazzo assassino aveva solo contribuito a crearne l’occasione. Ancora stentava a credere di non aver cercato di farlo fuori in qualche modo dopo il suo ritorno. A mente fredda non avrebbe potuto, ma nei suoi sogni più frequenti desiderava farlo con ogni fibra del proprio essere. Lily per ora era ancora al sicuro, si stava soltanto affacciando a ciò che in futuro sarebbe successo, perché lui lo sapeva che non avrebbe potuto cambiare troppo del passato che aveva vissuto, altrimenti tutto ciò avrebbe avuto conseguenze irreparabili; lo sapeva bene che accadevano cose terribili ai maghi che si intromettevano nel tempo, cosa affascinante e quanto mai misteriosa, ma dannatamente delicata e non sovvertibile.
Da quel pensiero partiva per agganciarsi costantemente alla sua permanenza in quel passato già vissuto che gli stava comunque regalando bellissimi momenti ed emozioni. Che cosa sarebbe accaduto se avesse continuato ad intromettersi? Il quesito lo assillava più di ogni altra cosa, era il suo chiodo fisso da quando si era ritrovato nei panni di sé stesso da adolescente. Tornò a terra anche con la mente e si voltò nella direzione opposta alla propria, giusto per poter assaporare l’immagine della sua Lily intenta ad osservare qualcosa fuori dalla finestra. Aveva un’aria dolce e serena, incurante di tutto ciò che le sarebbe capitato da lì a solo qualche anno. Studiava con particolare attenzione un dettaglio che doveva essere estremamente affascinante, data tutta la concentrazione che vi stava mettendo; per Severus era una delle immagini più belle a cui aveva avuto la fortuna di assistere. Si rivoltò quasi subito riprendendo ad appuntare qualcosa sul foglio di pergamena e cercando di far connettere l’inconnettibile, difatti oltre alle parole – alcune delle quali segnate senza una vera logica – vi erano svariati scarabocchi; una cosa insolita per lui che teneva i propri appunti quasi come se fossero libri di testo, senza nemmeno uno schizzo oppure una sottolineatura a casaccio, solitamente apparivano perfetti.
Il compagno accanto a lui dormiva letteralmente e anche altri allievi non davano l’idea di stare facendo qualcosa di differente; in qualità di professore li avrebbe fatti sobbalzare tutti con una delle sue frecciatine mirate tanto sgradite, ma da studente li stava lasciando fare senza alcuna irritazione. Infondo godeva nell’essere uno dei cervelloni del suo anno. Finalmente la lezione più noiosa della storia di Hogwarts aveva raggiunto la fine e lui stava mettendo nella sacca tutto il materiale scolastico, aiutato anche dal suo vicino di banco che, intuita la fine della lezione, si era magicamente risvegliato dal suo stato vegetativo. Severus prese a camminare per l’aula indugiando sulla figura della rossa che stava scambiando qualche parola con Mary McDonald, superandole ed imboccando la porta d’uscita. Era sempre più bella e lui sempre più preso da quel sentimento che ora gli era concesso di vivere appieno. Mai era stato tanto appagato nella sua giovane vita, ricordandosi che da adulto lo sarebbe stato ben poco. Si fermò nei pressi di una colonna nelle vicinanze per controllare il proprio orario, quando sentì qualcuno bisbigliare.
“Si, ti dico che è vero” affermò un ragazzo corpulento e non molto appetibile alla vista.
“Ma dai, è una delle tante frottole inventate da Carrow, lo sanno tutti che quello è una che parla per dare aria alla bocca”
“Invece anche Rosier è convinto. Per noi si schiuderanno porte che agli altri sono inaccessibili. Fidati”
Mulciber scosse la testa e guardò McNair negli occhi, quasi come per confutare le sue parole, mentre l’altro sfoggiò un sorriso smagliante rivelando i denti giallognoli e che davano l’aria anche di avere qualche carie. Severus rimase in ascolto e ben celato dagli sguardi dei due che, terminata la confidenza, ripresero a camminare verso l’aula di Trasfigurazione. Aveva appena assistito a qualcosa che pensava ancora non così vicino, rattristandolo; quei furbacchioni con veramente poco sale in zucca si stavano apprestando ad abbracciare il loro destino di schiavi del Signore Oscuro e nemmeno sapevano l’enorme sciocchezza che stavano per commettere. Forse la differenza tra lui e gli altri Mangiamorte era proprio quella: lui aveva una coscienza che non avrebbe mai mancato di fargli scontare gli errori della propria giovinezza. Mentre lui aveva conservato un barlume di umanità, pur nella spietatezza di determinate azioni, i suoi compari di sventura sembravano aver abbandonato la loro; sempre se l’avevano posseduta prima di unirsi al mago oscuro più pericoloso di tutti i tempi.
Sempre più meditabondo si unì ai suddetti compagni e si avviò verso l’aula di Trasfigurazione, ancora incredulo che una donna intelligente come Minerva non avesse captato che in lui vi era qualcosa di diverso; l’aspetto ovviamente no, ma la sua anima non era più quella di un giovane di quasi sedici anni. Arrivò a destinazione e si sedette al proprio banco senza fiatare ed estrasse tutto l’occorrente per la lezione, così Minerva alzò il suo sguardo verso gli allievi e per un attimo lo scrutò intensamente, lo stesso sguardo che gli aveva riservato innumerevoli volte durante il suo primo periodo da insegnante, quasi come per capire da che parte stesse realmente. Severus rimase fermo e concentrato, così la docente si aggiustò gli occhiali da vista ed iniziò la lezione. Dopo pranzo il pozionista si rintanò nel dormitorio con la scusa di dover passare a prendere un libro di pozioni e interrogandosi sulla sua copia di “Pozioni Avnzate”. Come faceva quel testo scolastico ad essere in due posti nello stesso momento?
Aggrottò la fronte in cerca di una risposta quando un elfo domestico proveniente dalle cucine si presentò accanto al suo letto facendolo trasalire.
“Flich deve consegnare qualcosa al Signor Piton” si presentò il piccolo elfo con le orecchie a punta.
“Bene, mi hai trovato” ribattè sarcastico Severus tendendo le mani verso di lui.
Flich gli consegnò una busta senza un nome e anche senza mittente, scomparendo subito dopo con uno schiocco di dita. Lui rimase perplesso ad osservare la busta intonsa e la girò per verificare da chi provenisse, non trovando però nessun indizio. Sempre più perplesso l’aprì e scoprì chi gliel’aveva mandata. In cuor suo aveva sperato sin dall’inizio che fosse Lily, non venendo tradita la sua aspettativa. Con calma sospirò e la lesse tutto d’un fiato.


Ciao Sev! Questa mattina la lezione di Storia della Magia è stata dannatamente noiosa, così noiosa che non ho potuto far altro che guardare fuori dalla finestra per ammazzare il tempo! Fuori ci sarà un metro di neve, però vorrei comunque fare una passeggiata, magari senza che nessuno ci veda. Ti aspetto prima di cena al solito posto.
Un bacio Lily

Ps: mettiti il mantello pesante, fuori si gela!



Nulla sapeva scaldargli il cuore come la bella ragazza dalla folta chioma rosso scuro e gli occhi verdi che risplendevano. Fuori poteva esserci tutta la neve del mondo, ma lui si sentiva come se fosse in piena estate. Ripose la lettera nel cassetto del suo comodino, sigillandolo opportunamente con la magia e fissando ancora il suo libro di pozioni. Troppe coincidenze e troppe cose da svelare tutte in una volta; sarebbe mai giunto alla soluzione dell’enigma?


 

***



Severus era sotto all’albero che dava sulla sponda del Lago Nero, lo stesso albero incriminato del suo ricordo peggiore. Non sapeva che cosa il fato avesse intenzione di fare con lui, comunque non voleva sprecare questa nuova occasione; non avrebbe dovuto accadere nulla di simile.
Aspettava già da un paio di minuti e si era perso ad osservare il moto eterno dell’acqua, quel ritmo aveva il potere di ipnotizzarlo e lui era ben felice di lasciasi andare. Quella era una delle poche occasioni in cui riusciva a lasciarsi andare completamente. Lily lo aveva invitato a fare una passeggiata con lei nella neve e lui non vedeva l’ora di vederla, stringerla a sé e poter mettere le sue mani nella folta chioma della ragazza. Lei non si fece attendere ancora molto, difatti si appropinquò alla figura del pozionista di spalle, prendendogli gentilmente una mano tra le sue.
“Ciao Sev”
“Ciao Lily”
La ragazza sorrise e si mise la sua mano sopra al petto, indicandogli il cuore che batteva a più non posso, proprio come quello di Severus. Sciolse la sua vicinanza e lo abbracciò stretto, così lui potè carezzarle il capo in un gesto più che naturale. Quasi gli sembrava impossibile che la più bella ragazza del suo anno gli avesse concesso l’onore di amarla.
“Buon compleanno Sev” fece lei con gli occhi chiusi, beandosi ogni secondo del contatto con lui.
“Grazie, ma tecnicamente non è ancora ora di farmi gli auguri. Il mio compleanno è domani”
“Lo so, che ti credi?” rispose lei sempre sorridendo. “Vieni qui” aggiunse poi allacciandosi ancora più stretta al corpo magro del mago. E poi fu tutt’uno. I loro corpi si fusero come se fossero soltanto uno e si scambiarono un tenero bacio sotto all’albero che faceva da testimone. Le loro labbra si erano incontrate e si erano schiuse con dolcezza, così come le loro lingue avevano iniziato a rincorrersi nelle loro bocche bramose d’amore. Severus aveva il volto della rossa tra le sue mani e la teneva talmente stretta da non volerla più lasciare andare. Dal modo in cui aveva afferrato il suo volto pareva quasi che stessero per portargliela via e che lui, con quel gesto, volesse impedirlo. L’amava troppo per poterla lasciare andare.







Angolo autore:

Buon pomeriggio mie belle e pazienti fanciulle! State bene? Perodnatemi ma sono gravata di impegni lavorativi e familiari in questo periodo, per cui mi risulta difficile essere presente come un tempo. A mala pena ho il tempo di buttar giù due righe, per cui il resto viene da sè...
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che la storia continui ad interessarvi, sebbene io sia latitante in questo periodo...
Scusate le poche parole ma sto volando perchè tra non molto ho una riunione di lavoro e devo schizzare via! :-(
Grazie mille alle mie preziose e meravigliose fedelissime di sempre: AMAZINGFREEDOM e CHI_LAMED! Grzie infinite ragazze per il vostro sostegno e la vostra disponibilità!
Grazie anche ai miei cari lettori silenziosi che cntinuano a seguire il mio lavoro! Grazie a tutti!
Alla prossima, un bacio

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Capitolo 17
*** CAPITOLO 17 ***


CAPITOLO 17


Harry sapeva per certo che quel giorno il suo ex professore di pozioni non si sarebbe risvegliato dal suo stato vegetativo; lo sapeva per certo, ma continuava a stare seduto su quella seggiola dura ad attendere. Ciò che lo spingeva tutti i giorni a compiere la medesima azione oramai non era noto più nemmeno a lui, nonostante tutto continuava imperterrito a recarsi al San Mungo. Voleva essere presente nel caso ci potesse essere anche un solo lieve e quasi impercettibile miglioramento sulle condizioni dell’uomo che credeva gli avesse rovinato l’esistenza. Piton si stava dimostrando essere una piccola miniera d’oro in quanto a ricordi e anche a lezioni di vita; non lo avrebbe mai ammesso un anno prima, ma lui gli mancava in una qualche maniera. I suoi modi arcigni e sprezzanti, le sue battute e frecciatine sempre mirate a farlo sentire in imbarazzo e, ancora di più, l’odio verso colui che era stato suo padre, erano sempre stati il leit motiv della loro relazione docente – studente, sebbene ora vi fosse molto di più. Harry sentiva un filo indelebile che lo congiungeva a quell’uomo, un filo che sembrava spezzarsi ogni giorno in più che lui passava inerme in quel letto. Non aveva mai dato alcun segnale della persona che era in realtà, del suo più che valido contributo all’azione dell’Ordine della Fenice, del suo passato tormentato speso a struggersi per una donna che lui stesso pensava di aver condannato a morte. Forse poteva anche averla spinta in contro a quel crudele destino, ma aveva saputo riconoscere i propri errori e le proprie colpe, prodigandosi affinché il bene trionfasse sulle tenebre. In lui, come in ogni essere umano, vi era ombra, ma vi era anche più luce di quanto anch’egli non sospettasse.
Quel giorno era la vigilia di Natale e anche il reparto in cui Piton era ricoverato non pareva essere immune all’atmosfera natalizia che ovunque si respirava. Festoni e ghirlande color rosso e oro erano appesi in lungo e in largo per la sua camera singola e Harry sorrideva sotto ai baffi ogni qualvolta pensava che quei colori erano quanto di meno azzeccato nella stanza di Piton. Oltre ad essere colori tipicamente natalizi, erano anche quelli della Casa Grifondoro, quella che in assoluto più detestava da bravo Serpeverde qual’era. Eppure anche sua madre era stata una Grifondoro; chissà se anche con lei in vita li avrebbe detestati con quella intensità. Spesso si chiedeva come sarebbe stato se Lily fosse ancora in vita, e come sarebbe stato il suo rapporto con Piton; magari se lei fosse stata ancora con loro il professore non lo avrebbe odiato così tanto. E poi, era proprio vero che lo odiava?
Con quell’interrogativo a gironzolargli per la mente, Harry si alzò dalla seggiola dura che tutti i giorni gli spaccava il sedere e si avvicinò di più al letto dell’uomo che era nella medesima posizione da circa due mesi a quella parte. Medimaghi e infermieri si dispensavano affinché il suo corpo mantenesse una certa tonicità e lo giravano più volte al giorno per evitare che si formassero delle piaghe per le troppe ore nella stessa posizione, sebbene il suo spirito fosse da tutt’altra parte. Ancora rammentava le parole di Elias, il guaritore che seguiva il suo caso; Piton aveva quasi scelto di staccare la spina per un po’ e non sarebbe ritornato fino a che non sarebbe stato pronto. Il problema più grande però era che Elias non aveva saputo dirgli quando questo sarebbe avvenuto. E se Piton avesse passato anni e anni in quel letto con lui a vegliarlo? No, non poteva andare a finire così, non doveva assolutamente andare a finire così. Harry posò la propria mano su quella del professore e la sentì fredda come quella di un morto. Sapeva perfettamente che non era morto, ma la paura che potesse esserlo gli faceva gelare il sangue nelle vene. Sarebbe stato il colmo, proprio ora che avrebbe avuto l’occasione di conoscerlo e anche di farsi conoscere da lui; non menzionando anche la riabilitazione della sua immagine agli occhi dell’intero mondo magico che per anni lo aveva ritenuto un traditore, oppure un personaggio su cui non avere un’idea definita. La stretta del ragazzo si fece sempre più energica, quasi come se volesse risvegliarlo dal suo sonno, naturalmente non ottenendo l’effetto desiderato. Piton era immobile in quel letto e lo sarebbe stato fino a quando lui non avrebbe deciso di tornare. Un rumore lieve attirò la sua attenzione, così il giovane mago con la cicatrice si voltò e Kingsley gli fece un cenno col capo per salutarlo, passando poi a schiarirsi la voce.
“Buon pomeriggio Harry” disse lui con voce tranquilla e calda. Kingsley era sempre stato un uomo cortese e dai modi affabili, concreto e che sembrava avere la parola giusta al momento opportuno.
“Ministro” rispose il ragazzo abbassando il volto con fare reverenziale.
Quello scoppiò in una piccola risata che per un attimo riscaldò l’ambiente, avvicinandosi al letto di Piton ed osservando la sua figura magra composta in un che di innaturale.
“Sono passato per verificare le condizioni di Severus, anche se posso notare che non vi sono stati miglioramenti a riguardo”
“No, infatti. Ho paura che andando avanti di questo passo non tornerà mai più con noi” ammise Harry con una nota di malinconia nella voce. Quasi gli mancava quando il professore tirava sempre fuori una scusa per insultarlo nelle sua aula nei sotterranei. Ripensandoci aveva detto quasi.
“Le circostanze non sono delle migliori, ma il processo non può più essere rimandato” disse con tono quasi grave. “In quanto Ministro della Magia ho avuto il potere di spostare in avanti la data del processo, sebbene non possa più essere rimandato ancora. La prima udienza avverrà con l’inizio del mese di febbraio, e per allora Piton dovrebbe comparire dinnanzi al Wizengamot”
“Ma signore! Lo sa anche lei che non è possibile… Lo guardi” affermò il giovane con concitazione e tono sempre più crescente. Non era colpa di Kingsley, ma non potevano iniziare un processo senza uno dei testimoni chiave e anche diretto interessato. Lui avrebbe testimoniato a favore del suo ex docente, su questo non c’era dubbio, però era chiaro che non avrebbe potuto dar voce a ciò che realmente doveva essere detto.
“Mio caro ragazzo, lo vedo. Con mio rammarico anche io devo sottostare ad alcune regole e Silente avrebbe avuto qualche asso nella manica. Sfortunatamente ce la dovremo cavare da soli anche questa volta” affermò il mago con una nota di tristezza.
“Mi dispiace ma mi oppongo. Forse non sono nessuno per tentare di far valere ciò che penso, ma ci deve essere un modo. Lui ha il diritto di poter raccontare come sono andate le cose. Io ho visto i suoi ricordi, ora so il perché dietro ad ogni azione”
“Buon Natale Harry” disse il Ministro tutto ad un tratto, quasi come se non volesse rispondere al giovane mago che lo fissava dall’altra parte del letto.
“A lei signore” si limitò a rispondergli lui, tornando a rivolgere il proprio sguardo verso la figura dell’uomo addormentato.
Kingsley guardò Harry ancora una volta e si incamminò verso l’uscita della stanza, con passo mesto, visto che era perfettamente d’accordo con il giovane con cui aveva appena intavolato quella discussione. Non appena il Ministro uscì dalla sua visuale, Harry osservò attentamente la neve candida poggiarsi delicatamente a terra, imbiancando tutto ciò che vi era nelle vicinanze. Tetti, strade, persone, tutti erano sotto a quel manto immacolato e correvano per dedicarsi agli acquisti dell’ultima ora da impacchettare e poi far trovare ai propri cari sotto all’ albero. Bè, lui non aveva più nessuno oramai; Ginny gli aveva fatto avere una missiva attraverso la McGranitt in cui affermava di voler restare da sola ancora per un po’, cercando le ragioni in sé stessa per poter continuare la loro bellissima, seppur tormentata, storia d’amore. Gli augurava ogni bene e gli aveva fatto in anticipo i suoi migliori auguri per Natale. In poche parole lo amava ancora come il primo giorno, solo doveva trovare la forza in sé stessa per risorgere ed abbracciare il suo destino accanto a lui, anche ora che uno dei suoi fratelli era passato a miglior vita e che la persona che più amava voleva dedicarsi ad un mestiere così pericoloso quale poteva essere quello dell’auror. Non voleva più sentirsi come si era sentita quando aveva visto il corpo senza vita di suo fratello Fred con lo spettro dell’ultima risata stampata in volto. Aveva giurato allora che avrebbe fatto del proprio meglio per proteggere la famiglia da tutto ciò che di ingiusto vi era nel mondo, compresa la morte, un qualcosa di cui – e su cui - nessuno poteva avere controllo. Ginevra Molly Weasley era sempre stata combattiva e determinata, il suo ardore era notevole e questo sin dalla più tenera età, però quella perdita l’aveva spiazzata, così come aveva portato malinconia e tristezza nella sua allegra e grande famiglia. Questo Harry non aveva potuto comprenderlo, però provava ad immaginare che cosa potesse significare per lei e per tutti loro, la famiglia perfetta per antonomasia.
Carico di tutte le sue riflessioni gettò un’altra occhiata al corpo di Piton, il suo torace si alzava ed abbassava proprio come avrebbe fatto quello di qualsiasi altro essere umano, ma l’anima non era al proprio posto. Chissà dov’era finito e se intendeva tornare?


 

***



Severus Piton si era appena raggomitolato sotto alle coperte pronto per spegnere la luce con la bacchetta, quando sentì un fruscio provenire dalla propria destra e poi uno dalla propria sinistra; i suoi compagni di stanza, Avery e Mulciber, si stavano alzando in piena notte e con un freddo glaciale a sua insaputa. Avrebbero dovuto immaginare che un tipo come lui aveva occhi ed orecchie dappertutto, pensando poi che quei due erano sempre stati degli zucconi e che sempre lo sarebbero rimasti. Le pesanti tende di velluto color smeraldo potevano anche celare alla sua vista ciò che stava accadendo, lo stesso però non poteva dirsi per i rumori sempre più insistenti che squarciavano l’aria notturna fattasi greve. Ma dove diamine stavano andando qui due allo scoccare della mezzanotte?
Severus aveva solo un’idea che gli ronzava per la mente, sperando vivamente di sbagliarsi. Non ricordava affatto che i tempi fossero così vicini e anche così pericolosi. Chi avrebbe potuto avvertire di una cosa del genere? Certo, Silente avrebbe potuto tornargli parecchio utile, forse riportandogli cose che lui sapeva già. In tanti anni attaccato alle sue gonne aveva compreso molte cose, e la principale era proprio che Silente sapeva sempre tutto. Rivederlo vivo e vegeto gli avrebbe sicuramente provocato una catena di sentimenti e di reazioni a cui non sapeva dare un nome preciso suo malgrado; quell’uomo era sempre stato capace di far emergere un suo lato ben nascosto, e avergli tolto la vita non gli aveva affatto giovato.
Severus riemerse dalla coltre di riflessioni che gli attanagliavano la mente ed udì i due Serpeverde chiudere la porta della loro stanza, assolutamente convinti che nessuno si fosse accorto di nulla. Doveva indagare ed iniziare a carpire tutte le informazioni possibili per cercare di porre un rimedio a tutto il vespaio che si sarebbe scatenato di lì a poco. Anche se il tempo sembrava correre inesorabile in contro al destino di ognuno, lui era fermamente intenzionato a fare qualcosa per alleggerire la situazione. Non gli importavano le conseguenze che avrebbero avuto le sue azioni sul futuro, pur di salvare Lily avrebbe accettato anche di scoprire che cosa sarebbe accaduto ad un giovane mago che si intrometteva nel tempo. Sicuro di essere rimasto solo si alzò dal letto e si vestì con un colpo di bacchetta, così, furtivo e determinato, attraversò i sotterranei per rincorrere quei due zucconi. Il pericolo di essere scoperto da Gazza non lo attraversava nemmeno un po’; in tutti gli anni passati come insegnante sapeva perfettamente qual’era il suo giro di ronda, quindi sapeva anche come evitare di essere colto in flagrante. Arrivò nei pressi della Sala Grande e si nascose dietro ad una colonna, sentendo due voci inconfondibili farfugliare qualcosa a proposito di un raduno. Si espose leggermente per cercare di capire il punto preciso da cui provenissero e si rese conto di averli raggiunti quasi in tempo, giacchè quei due stavano per uscire dal portone principale. Ancora però non riusciva a spiegarsi come avevano fatto ad evitare le ronde, l’intelligenza non era mai stata dalla loro e dubitava fortemente che avesse iniziato proprio ora. Di soppiatto sgattaiolò fuori dalle mura del castello e si avventurò nel parco avvolto da una lieve coltre di nebbia che si alzava dal Lago Nero, in cui riuscì a scorgere le due sagome disgraziate dei suoi compagni che si dirigevano nella Foresta Proibita. Fece altrettanto tenendo sempre bene in vista i ragazzi e, in cuor suo, sperando di non assistere ad una nuova comparsa di Voldemort. Passarono circa una manciata di minuti da quando si era introdotto nella fitta boscaglia, accorgendosi di non udire più gli scricchiolii che Avery e Mulciber avevano provocato pestando i rami secchi a terra. Le impronte sulla neve erano ancora fresche per cui non avrebbero dovuto essere così lontani dal punto in cui lui si trovava. Proseguì cautamente e facendo attenzione a cancellare con la bacchetta le proprie, di modo che nessuno si accorgesse del suo passaggio. L’ansia lo stava divorando, ma al suo esterno non vi era alcunché che facesse intendere ciò che provava al proprio interno.
Improvvisamente si fermò, catturato da un fascio di luce proveniente da una bacchetta, e fu allora che si nascose dietro ad un tronco largo ed osservò con raccapriccio ciò che gli si presentò dinnanzi: una nutrita schiera di neofiti disposti a semicerchio pronti per ricevere qualcosa dall’alto – o qualcuno - . Severus ebbe un moto di ribrezzo per lo spettacolo a cui stava per assistere, tuttavia celò tutto quanto con la propria innata freddezza, prendendo subito le distanze. Quella strana catena di eventi gli aveva portato alla memoria quando lui si era fatto marchiare spontaneamente per ricevere il potere ed il rispetto che fino ad allora gli era mancato. La sua stupida bramosia lo aveva portato a perdersi per sempre. Un altro fascio di luce più potente lo riportò alla realtà, illuminandogli il viso. Nessuno dei partecipanti a quella specie di riunione si era accorto della sua presenza, così come lui aveva riconosciuto immediatamente Lucius Malfoy. L’eleganza del suo portamento fiero ed arrogante, l’orlo delle vesti finemente lavorato e qualche ciuffo biondo platino che sfuggiva all’ampio cappuccio che ricopriva il suo volto, avevano contribuito a farlo notare dal pozionista che ancora se ne stava ben nascosto dietro al proprio riparo di fortuna. Con lui vi erano anche Rosier, McNair, i fratelli Carrow, Avery, Mulciber e molti altri giovani inetti che stavano per cambiare in peggio le loro insulse vite. Erano giovani e assetati di potere, accecati da una fede nel male senza precedenti e Severus continuava a biasimarli, come continuava a biasimare sé stesso del resto. I futuri Mangiamorte si strinsero di più tra loro quasi come per darsi la forza di sostenere l’apparizione del Signore Oscuro che, senza alcun preavviso, comparve sopra alle loro teste come un’ombra carica di morte e disperazione. Tutti si inginocchiarono non appena captarono la presenza sovrannaturale e Severus continuò ad osservare senza emettere un singolo fiato; fare la spia a proprio rischio e pericolo era oramai nel suo d.n.a. Lucius accese una torcia con la bacchetta, incendiando un ramo possente che aveva raccolto vicino a sé, usandolo per illuminare lievemente il contesto. Voldemort fece un cenno al suo fido servitore e gli impose di prostrarsi ai suoi piedi e di scoprire il proprio avambraccio sinistro, con calma glaciale che precede un omicidio pronunciò ad alta voce la formula “Morsmordre” e lo strato di pelle liscia e diafana venne pervasa da calore e bruciore per poi trasformarsi in un teschio con un serpente annodato che esce dalla bocca. Severus dardeggiò quel simbolo di fedeltà assoluta con orrore, puntando gli occhi sul proprio braccio sinistro e sentendo la morte nel cuore.
“Lui è stato il primo ad unirsi a me. Il dolore fortifica e vi rende liberi di servirmi fino al giorno della vostra dipartita. Chi vuole essere il prossimo?” decantò ad alta voce con tono solenne il mago oscuro dai tratti ancora umani e mascolini. Era ancora un bell’uomo, nulla a che vedere con il mostro in cui si sarebbe trasformato dopo la rinascita. Dopo quell’evento avrebbe solo portato in superficie la propria mostruosità interiore.
I ragazzini spaventati e tremanti del semicerchio rimasero attoniti con gli occhi fissi su Lucius che digrignava i denti per il bruciore che il Marchio ancora gli arrecava e solo McNair si fece avanti per essere marchiato a sua volta. Severus decise di averne avuto abbastanza, così tornò sui propri passi e ben presto guadagnò terreno uscendo dalla fitta boscaglia e ritrovandosi nel parco del castello. Aveva fatto ben attenzione a non lasciare tracce del proprio passaggio, riflettendo sul da farsi. Quel che era certo era che avrebbe tenuto le labbra ben cucite e sarebbe stato una spugna per carpire ogni circostanza ed informazione. La sua personale lotta contro il male più oscuro e pericoloso di ogni tempo era appena iniziata.





Angolo autore:

Buona sera a tutte! Come state mie meravigliose fanciulle? Spero bene e che stiate passando queste feste altrettanto bene! A proposito,
tantissimi auguri di Buon Natale!!!
Scusate la mia assenza forzata, spero di riprendere un pò la mano...
Siamo arrivati ad un punto nodale, Severus ha scoperto i suoi compagni di stanza mentre se la danno a gambe in piena notte per unirsi al Signore Oscuro e lui, da bravo mastino quale è, li ha seguiti ed ha assistito alla comparsa di Lord Voldemort... che succederà ora...?
Harry è indignato rispetto alla notizia che gli ha dato Kingsley per il processo; in cuor suo vuole fare qualcosa per Piton poichè lo rispetta e vuole che giustizia sia fatta. Ora ha la possibilità di conoscere chi sia veramente e non vuole lasciarsela sfuggire. Come finirà anche la sua storia con Ginny?
Una piccola nota: alcuni di voi diranno: "ma i libri li ha letti?!" Si ragazze, li ho letti e li rileggo ad intervalli regolari, mi sono presa una licenza per così dire poetica per quanto riguarda i tempi, nel senso che so di aver saltato dei passaggi temporali. C'è un fine dietro a tutto ciò e spero che possiate apprezzarlo! :-)
Passo a ringraziare con tutto il cuore le mie fedelissime di sempre: CHI_LAMED e AMAZINGFREEDOM! Grazie veramente dal più profondo del mio cuore ragazze! PAssate un Buon Natale!
Inoltre ringrazio tantissimo anche i miei lettori silenziosi che continuano a trovare la storia interessante!
A presto, un bacio

Redspecial

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Capitolo 18
*** CAPITOLO 18 ***


CAPITOLO 18


Era passata circa una settimana dalla notte in cui aveva seguito i suoi due compagni zucconi all’interno di quello che sarebbe divenuto il cerchio dei Mangiamorte e Severus non dava assolutamente nulla per scontato; non che lo avesse mai fatto, ma ora le circostanze si stavano facendo serie più che mai. Non poteva permettere che la storia si ripetesse nuovamente, o meglio, non poteva permettere che a pagare il prezzo dei propri errori fosse ancora Lily. A proposito, la sua relazione con lei andava bene, si sentiva compreso e appagato; la sua relazione con lei era ciò che gli faceva pulsare il sangue nelle vene e battere il cuore, praticamente lo faceva vivere. Lei era la persona più importante di tutte, lei era la sua persona. Severus sapeva che prima o poi la situazione avrebbe preso una piega diversa, sarebbe stato troppo bello per essere vero poter stringere tra le braccia la sua Lily per l’eternità; no, sapeva perfettamente che le cose sarebbero cambiate, solo non ne conosceva né l’andamento e né tantomeno il tempo. Era giunto fin lì forse per uno strano scherzo del destino, oppure per una sorta di “regalo” che qualcuno dall’alto aveva avuto l’onore di fargli, comunque la si mettesse lui era giunto lì per un motivo specifico e non era solo quello di intrecciare una relazione sentimentale con lei. Doveva cercare di proteggerla e salvarla, doveva assolutamente riuscirci. Se avesse alterato il futuro ci avrebbe pensato poi, anche a costo di scoprire le cose terribili che accadevano ai maghi che si intromettevano nel tempo. Silente era solito dire che il tempo era cosa strana e affascinante insieme, e forse lui stava raggiungendo una sorta di corrispondenza alle parole del vecchio mago che era stato il suo mentore.
Stava passeggiando tranquillamente nel parco del castello, azione che da adulto tra le altre cose avrebbe continuato a svolgere, quando un fruscio insistente fece capolino alle sue spalle. Con lentezza si voltò e scorse James Potter e Sirius Black che passeggiavano con fare scanzonato tenendo le mani in tasca e l’aria furbetta in volto. Non poteva ancora credere che Lily avesse potuto sposare un tale idiota. Severus accelerò il passo in modo da non essere visto da coloro che, più di una volta, gli avevano reso la vita impossibile. Si spinse fino al limitare delle Foresta Proibita e i due malandrini sembravano non aver notato la sua presenza; tanto meglio, almeno avrebbe potuto rimanersene in pace con i propri pensieri. Cosa non facile, dato che dinnanzi a lui spuntarono Avery e McNair che lo guardavano in cagnesco.
“Bel pomeriggio per passeggiare Severus, non trovi?” domandò il primo, mentre McNair spezzava ogni ramo rinsecchito che trovava nelle vicinanze.
“Direi di si, anche se fa piuttosto freddo” rispose il giovane dai capelli corvini.
“Non ti fai scaldare dalla schifosa Mezzosangue?”
Il pozionista digrignò i denti cercando di non scomporsi. Come aveva osato quella feccia umana rivolgersi a Lily in quel modo? Tuttavia serrò le mani a pugno, richiudendo le sue dita bianche ed affusolate in una morsa.
“Severus, non è vero che te la fai con lei? Una Grifondoro per giunta” commentò a mezza bocca Avery quasi schifato. I puri Serpeverde non si dovevano mischiare con i sangue sporco, oltretutto Grifondoro.
“Non sono affari che vi riguardano” rispose il giovane mago con freddezza. Oltre non essere realmente una questione che riguardava loro, Lily doveva essere lasciata in pace.
“Come vuoi caro Severus. Noi siamo tuoi amici e comprendiamo meglio di chiunque altro la voglia di emergere, e tu lo stai facendo nel modo sbagliato” sentenziò Avery con l’aria di chi aveva per le mani la chiave di un avvenire di successo.
Il giovane mago dagli occhi neri come due tunnel immersi nel buio scrutò entrambi i suoi coetanei con sufficienza, quella stessa che riservava agli studenti in generale, accentuata soprattutto per coloro che non appartenevano ai Serpeverde. Li aveva raggelati con un solo sguardo e i due si strinsero come a significare che quell’invasione li aveva in un qualche modo turbati. Così fecero per andarsene e Severus non resistette alla tentazione di far loro pagare tutte le cattiverie che avevano sputato sul conto della sua adorata; l’incantesimo non verbale li aveva fatti inciampare sui loro piedi e lui era sicuro al cento per cento che non avrebbero dato la colpa a lui, almeno non nell’immediato. Zucconi erano e zucconi sarebbero rimasti, sempre. Alla fine si era anche trattenuto, diciamo che aveva dato loro solo un acconto, un piccolo assaggio di che cosa avrebbe potuto fare per difendere la ragazza dagli occhi di giada. Avery e McNair non diedero molto peso alla caduta “accidentale” di cui erano stati protagonisti e si dileguarono in fretta, Severus invece riprese a camminare; da quando era tornato ad Hogwarts non faceva altro che compiere quella semplice azione. Pensava e ripensava, chiedendosi per la millesima volta che cosa ci faceva lui davvero nel passato, e poi c’era anche il mistero del suo libro di pozioni da decifrare; più passavano i giorni e più aveva la sensazione di non capirci poi molto. L’unica cosa di cui aveva una certezza matematica era che se la sua anima era stata inviata lì, un motivo più che giusto doveva esistere; stentava a crederlo, ma non pensava che fosse solo per fargli vivere l’intimità di una relazione con Lily, quello semmai lo aveva aggiunto lui. Eppure non si ricordava che la bella Grifondoro provasse qualche cosa per lui a livello amoroso; gli voleva bene, gliene aveva sempre voluto sino a quel fatidico momento, ma a quel modo no. Anche quella circostanza era assolutamente da appurare.
Cammina cammina, era oramai ritornato nei pressi del castello, così, quasi con non curanza, ne attraversò la soglia e rimase folgorato da un lampo di luce, tanto che dovette mettersi una mano sopra agli occhi per evitare che gli bruciassero. Che mai stava accadendo?
Non ebbe nemmeno il tempo di finire di domandarlo a sé stesso che una mano dal tocco gentile lo prese per le spalle e lo trascinò via con sé. Si sentiva girare la testa e si accorse di vorticare nel vuoto, una sensazione gli attanagliava lo stomaco, quasi come se si fosse smaterializzato per la prima volta; a guardare bene si era smaterializzato davvero. Il giovane mago aprì una palpebra lasciando l’altra ermeticamente serrata e si accorse di essere a Godric’s Hollow, il paesino che aveva dato i natali a Godric Grifondoro e, qualche anno più tardi, anche a Harry Potter. Era in mezzo ad un campo di erba incolta e foltissima, molto bella da vedere e soffice al tocco. Spirava una brezza che nulla aveva a che fare con il vento gelido dell’inverno e sentiva l’erba solleticargli lievemente la caviglia da dentro lo stivale in pelle nera; una sensazione di calore lo pervase, quasi come se fosse anch’egli un elemento naturale del paesaggio che si stagliava dinnanzi ai suoi occhi. Il suo mantello ondeggiava nel vento e lui aprì ancora di più i suoi occhi di pece, avvistando una stradina poco lontana, stretta e sterrata come se fosse un sentiero che portava in un bosco incantato. Severus era esterrefatto, ricordando le parole della sua Lily adulta che gli era apparsa più volte sotto forma di visione celestiale: “siamo maghi Sev, tutto può accadere”. Difficile da credere, anche con tutto ciò che in vita sua aveva visto, tutto ciò che la magia poteva fare. Di nuovo quel tocco gentile a scandire quella momentanea sospensione dalla realtà in cui era stato di nuovo catapultato, un tocco gentile che a pensarci bene conosceva a menadito. Con lentezza disarmante si voltò e fu allora che lo vide in tutto il suo splendore di una tunica dai toni cerulei: Silente gli era proprio di fronte e lo scrutava con un mezzo sorriso dipinto sulle labbra, quel suo sorriso sornione che esibiva ogni qualvolta gli doveva chiedere un favore, piccolo oppure grosso che fosse. Severus rimase quasi impassibile alla visione, pur avendo nel cuore un’immensa gioia a pervaderlo; non lo avrebbe mai ammesso a sé stesso, ma il rapporto che aveva instaurato con il vecchio mago negli anni, era una delle cose a cui teneva più in assoluto, anche di più della sua stessa vita.
“Ragazzo mio, sei ritornato in te vedo” disse gentilmente il vecchio preside con tono amabile. La gentilezza e le buone maniere erano una delle qualità positive per cui si era sempre distinto, e non erano nemmeno le migliori.
“Silente, che ci facciamo qui?” rispose a bruciapelo il pozionista, proprio come si confaceva al suo stile. Non era mai stato uno che prendeva tanti giri di parole, andava direttamente al sodo e, anche in quel caso, non era riuscito a fare eccezione.
L’altro abbozzò un sorriso e scosse leggermente la testa, a significare che non sarebbe mai cambiato.
“Sei tornato nei panni di te stesso da adolescente, ma noto che non hai perso il tuo modo di fare da adulto” lo canzonò un po’. Severus l’aveva sempre divertito con la sua aria arcigna e i suoi modi bruschi che in realtà celavano un cuore più grande di quanto si potesse immaginare.
“Ho diverse domande da porre e vorrei avere qualche risposta chiara una volta tanto” ribattè il pozionista in virtù della conoscenza che lo legava al preside da molti anni. Quell’uomo aveva sempre qualche cosa in mente.
Silente si accarezzò la folta barba argentea e abbozzò una timida risata.
“Lo so” rispose solamente per poi estrarre la sua bacchetta e puntarla verso un attonito Severus che non sapeva proprio cosa aspettarsi.





Angolo autore:

Buonasera mie bellissime lettrici! Come state? Com'è iniziato questo 2013? Spero bene! :-)  Io sono già cotta in partenza, quindi spero di riprendere un pò di tono!
Scusate la lunga assenza, oramai non so più come fare per farmi perdonare, anche se spero che questo capitolo possa essere un inizio... *autrice strizza l'occhiolino fiduciosa...*
Oltre ad avere il capitolo pronto, ho anche colto l'occasione per fare un piccolo regalo di compleanno al nostro bel tenebroso prof. di pozioni!
Tantissimi auguri Severus, ovunque tu sia... <3
Sper che il capitolo vi sia piaciuto e che possiate gradire la storia nel suo complesso! Ringrazio tantissimo la mia dolce fedelissima AMAZINGFREEDOM per aver recensito il cap. numero 17 e, in generale, per seguirmi con così tanta pazienza e fiducia! Grazie mille carissima! :-) (un cuoricino non te lo toglie nessuno! <3)
Grazie mille anche ai miei lettori silenziosi che continuano a seguire il mio ultimo lavoro! Grazie a tutti!
Un bacio

Redspecial

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Capitolo 19
*** CAPITOLO 19 ***


 

CAPITOLO 19

 

 

L’aria fredda di gennaio aveva davvero portato una ventata d’aria nuova; solitamente i babbani usano dire “anno nuovo, vita nuova” e Harry si sentiva di accogliere in pieno questa filosofia. Si stava ancora recando al San Mungo a fare visita al suo ex docente ogni santo giorno e non aveva fatto eccezione anche il nove gennaio. La professoressa McGrannit, che tra le altre cose dopo la fine della scuola aveva iniziato a chiamare per nome sotto sua esplicita richiesta, glielo aveva confidato non molti giorni prima, quindi lui si era fatto carico anche di portargli un semplice dono da parte della donna: un nuovo mantello che lei sperava Severus potesse presto utilizzare. Naturalmente era nero e anche piuttosto semplice, ma la fine fattura e gli agganci di colore argento erano piccoli dettagli che sicuramente il professore avrebbe potuto apprezzare una volta svegliatosi dal coma in cui versava. Harry lo aveva fatto con piacere, domandandosi però il motivo per cui Minerva non lo aveva accompagnato quel fatidico giorno; la risposta l’aveva poi trovata nell’affetto della donna per il pozionista. Un affetto ritrovato dopo che erano state svelate tutte le carte, infatti quando aveva saputo tutta la storia per bocca sua non si era molto scomposta, salvo far intendere attraverso i suoi occhi scuri tutto il dispiacere che era stata in grado di provare. Nemmeno un muscolo del suo corpo si era mosso alla rivelazione della verità, soltanto gli occhi lasciavano trasparire lo stupore di aver realizzato ciò che veramente era accaduto. Uno dei suoi colleghi e amici di lunghissima data ci aveva rimesso la pelle a causa dell’altro, bè, e l’altro aveva rischiato innumerevoli volte la stessa sorte, oltre che avere sul groppone la dipartita di un caro amico e mentore. Non doveva essere stato facile per un uomo come Severus reggere tutto quel peso da solo, eppure ce l’aveva fatta; da lì si era immaginata la profondità dell’animo e anche del cuore di quell’uomo schivo perennemente vestito a lutto. Fattostà che Harry aveva portato in dono il mantello e si era fermato anche lui a prendere qualcosa al Ghirigoro prima di proseguire per l’ospedale per malattie e ferite magiche. La libreria in questione gli aveva fatto riaffiorare ricordi belli e brutti assieme, ma comunque che facevano parte della sua personalissima storia; a pensarci bene avrebbe proprio voluto mollare un manrovescio a Malfoy per aver insultato a quel modo tutti i Weasley. Messi da parte i suoi bellici propositi nei confronti della famiglia Serpeverde per eccellenza, Harry si avvicinò ad un volume strano che sapeva di antichità, in effetti la copertina non pareva essere nuova di zecca, così come pagine leggermente ingiallite. Sin da subito aveva provato una strana attrazione per quel volume e aveva deciso di portarlo in dono al suo arcigno ex professore di pozioni. Se lo avrebbe mai gradito non lo sapeva, però a lui sembrava perfetto per il personaggio, anche se il tomo non era un manuale che riguardava intrugli e simili. Gli diede ancora un’occhiata sommaria ma che nascondeva parecchio, così si precipitò alla cassa e pagò. Si fece impacchettare il libro ed uscì nuovamente all’aria aperta, sentendo la fredda aria di gennaio solleticargli il viso. Passeggiò per una Diagon Alley ancora in fermento dopo le vacanze natalizie, assaporandone tutta la profonda bellezza e gioia che emanava; difatti non aveva mai scorto la tristezza in quel luogo, bè, eccetto quando Voldemort era improvvisamente ricomparso nelle vite di tutti e aveva fatto chiudere i battenti a metà dei negozi esistenti. Il pensiero volò immediatamente anche a Fred e George, i due inseparabili combinaguai più simpatici che avesse mai avuto l’onore di incontrare; quei due erano insostituibili e gli si era spezzato il cuore quando aveva visto il cadavere di Fred nella Sala Grande in fermento, con lo spettro dell’ultima risata in volto. Si era sentito un essere ignobile per aver provocato quella morte inattesa, un essere ignobile che aveva lasciato che anche altri morissero per lui. Immaginava come poteva stare la sua Ginny, struggendosi ancora d’amore per lei, e non avrebbe potuto essere altrimenti. Che diritto aveva avuto lui di strapparle via un fratello?

Lui non lo sapeva che cosa voleva dire vedere morire un fratello, giacché non aveva fatto in tempo ad averne, sapeva solo che cosa significava crescere senza genitori e con dei parenti ottusi che non perdevano occasione per mostrare la loro contrarietà ad una natura nettamente differente. Alla fine aveva scoperto che non lo odiavano così tanto come volevano far credere, però era stato troppo tardi e avrebbero anche potuto risparmiarsele determinate cose. Li aveva perdonati per le angherie a cui lo avevano sottoposto, però ricordava perfettamente in sentimento di impotenza che aveva provato nelle svariate occasioni in cui suo cugino lo aveva umiliato. Forse non capiva come ci si poteva sentire a perdere un fratello, ma sapeva perfettamente come ci si poteva sentire a non essere desiderati e, questo, Ginny non lo aveva mai provato. Non le aveva mai fatto una colpa nell’appartenere alla famiglia più stramba e splendida che si potesse avere, però aveva invidiato lei e Ron in molti frangenti. I Weasley lo avevano praticamente adottato, lo avevano coccolato e fatto sentire amato proprio come se fosse figlio loro, e per loro provava una profonda gratitudine.

Non appena arrivò nella stanza di Piton notò sul comodino un mazzo di gigli bianchi elegantemente alloggiati in un vaso di cristallo dall’ampia bocca, chiedendosi chi poteva averglieli mandati. Si fece avanti e lesse il biglietto attaccato al nastro bianco, scuotendo la testa: quei fiori venivano da Minerva. Sorpreso ricercò la finalità di tale gesto nella sua mente, arrivando presto alla conclusione che la sua ex docente non avrebbe mai voluto vedere Piton in quelle condizioni ma, allo stesso tempo, non aveva voluto trascurare un giorno importante come poteva essere quello del suo trentanovesimo compleanno. Quella donna era davvero straordinaria.

Posò il suo regalo di compleanno sul comodino, giusto sotto al vaso di gigli bianchi e si accostò per sentirne il profumo: Lily, la dolce Lily, colei che si era sacrificata per permettergli di continuare a vivere. In quell’istante guardò il corpo del pozionista ed ebbe un sussulto: Piton si era mosso. Forse era solo una sua fantasia, ma avrebbe giurato su tutto l’oro che possedeva che il professore si era mosso. Qualcosa era cambiato, lo sentiva nell’aria; l’uomo nel letto aveva sbattuto le palpebre. Poteva anche essere un riflesso involontario, o forse no?

 

 

***

 

 

“Albus, che ci facciamo qui?” chiese Severus sorpreso ma non troppo. In anni di conoscenza aveva imparato che Silente non lasciava mai nulla al caso, e quello, decisamente, non era un caso.

Il mago più anziano accennò uno dei suoi sorrisi benevoli, lasciando trasparire la sua innata dolcezza che andava ad essere in netto contrasto con la durezza di Severus. È proprio vero che gli opposti si attraggono.

“Mio caro ragazzo, ancora non hai capito?” rispose l’altro con una domanda sibillina.

“Mi sono fidato di te e ho fatto ciò che mi hai sempre chiesto, ma ora vorrei avere delle risposte, non altre domande su cui lambiccarmi il cervello per l’ennesima volta”

“E allora che così sia” affermò Silente alzando una mano e facendo un piccolo gesto con la stessa. Severus lo scrutò intensamente, quegli occhi azzurri visibili da dietro gli occhiali a mezza luna erano vividi e pieni di orgoglio, ma anche di fascinoso mistero. Silente era un po’ come lui sotto certi aspetti: era molto di più rispetto a ciò che mostrava. Improvvisamente il pozionista si trovò scaraventato in una nuova realtà, ma anche vecchia: vedeva sé stesso appena maggiorenne trafficare con pozioni ed intrugli, in una catapecchia scura e maleodorante. I suoi vestiti – già monocromaticamente simili a quelli che avrebbe indossato una volta cresciuto – sembravano imbrattati di una sostanza viscida che egli riconobbe immediatamente come l’elemento chiave della laboriosa preparazione di un veleno potente. Stava rivedendo sé stesso dopo che si era unito alla peggiore forza maligna di tutti i tempi. Che cosa c’entrava tutto ciò con lo scherzo del destino che lo aveva condotto ancora all’essenza della sua inquietudine?

Dubbioso e perplesso si accinse ad osservarsi meglio, leggendo un’aria di sfida e di ambizione sul proprio volto di ragazzo, una circostanza che più di tanto non gli piacque. Non aveva mai rinnegato sé stesso e ciò che era stato, però ne era immensamente amareggiato, questo si. Stava preparando armi contro i membri dell’Ordine, armi che negli anni aveva continuato a fornire a Voldemort, non senza disporre dei buoni rimedi; da una parte inventava e selezionava con cura veleni potenti, dall’altra si prodigava affinché non potessero nuocere. Alla luce di tutto essere stato una duplice spia gli aveva logorato l’anima, non potendo mostrare apertamente molte delle carte in suo possesso sul tavolo di gioco.

La scena cambiò all’improvviso, lasciandolo sbigottito: James Potter e Lily Evans si erano appena giurati amore eterno e lui se ne stava parecchio distante a morire, ben nascosto dietro ad un tronco di quercia. Erano a Godric’s Hollow, un luogo significativo per tutte le vicende che lo stavano coinvolgendo emotivamente. Lily era meravigliosa, raggiante; una giovane donna e talentuosa strega che si apprestava a divenire moglie e anche madre, e lui se l’era fatta sfuggire trattandola da vigliacco. Percepiva una fitta al cuore, quello stesso che albergava nel giovane con i capelli corvini forse un po’ troppo lunghi e non molto curati che se ne stava a struggersi d’amore dietro al tronco di quercia. Quell’immagine di sé stesso gli fece quasi compassione, pensando poi alla favola che stava vivendo assieme a lei. Il destino può essere crudele, Severus lo sapeva bene. Perché Silente lo stava portando a rivivere quei momenti del suo vero passato? Che cosa poteva mai avere in mente quel vecchio pazzo? Severus non smise per un secondo di domandarselo, venendo colto da un moto di rabbia improvvisa, non sapendo spiegarselo per altro. Voleva forse fargli capire che se Lily e Potter non si fossero sposati, Harry non avrebbe mai potuto esistere? Un quesito interessante, si sentì di aggiungere mentalmente.

La scena mutò ancora, scorgendo sé stesso adagiare con mano tremante una rosa bianca sopra una lastra di marmo che portava inciso il nome di Lily e anche quello del marito: era nel cimitero di Godric’s Hollow appena una decina di giorni dopo la tumulazione dei loro corpi. Si vedeva distrutto, sfinito, amareggiato; sul volto portava tutte le piaghe del dolore, un dolore che non poteva far vedere a nessuno. L’unico che era a conoscenza delle sue pene era ancora Silente, lo stesso che gli avrebbe proposto la redenzione della sua anima attraverso le azioni. Con quel semplice gesto voleva rendere omaggio ad una splendida donna che si era sacrificata per il proprio figlio e, indirettamente, anche per tutti loro; Harry era davvero la loro speranza migliore, e così era stato per quanto, a volte, gli seccasse ammetterlo.

Severus riaprì gli occhi frastornato e in ginocchio, era tornato alla realtà e Silente lo stava scrutando da dietro le lenti a mezza luna. A questo punto non sapeva più che pensare, visto che la sua razionalità stava andando a farsi benedire.

“Ho solo una domanda: perché?”

“Ragazzo mio, la risposta la sai anche da te, non servo io” affermò il vecchio mago sistemandosi la veste.

“Perché hai voluto farmi ricordare tutto questo? Pensi che io me lo sia dimenticato? Pensi forse che mi sia dimenticato di essere stato il responsabile della morte dell’unica donna che abbia mai amato?” rimbeccò il pozionista quasi con rabbia. Si, era arrabbiato da morire per ciò che era successo nel passato ed era anche tremendamente arrabbiato che lui glielo avesse fatto rammentare ancora una volta.

“Severus, tu sei un uomo che ha molte potenzialità e sei sopravvissuto, non ti sei mai posto questa domanda?”

“Certo che me la sono posta, infatti continuo a riflettere sul fatto che quella notte avrei dovuto morire anche io” sentenziò duro Severus. Lo pensava davvero, lui sarebbe stato felice di morire.

“Ma sei vivo, questo non ti dice proprio nulla? Andiamo, la tua intelligenza è sempre stata più che brillante” fece Silente strizzandogli l’occhiolino.

L’uomo in nero non rispose a tono al suo mentore, sebbene avesse voglia di sfogare tutta la propria rabbia e anche l’impotenza in cui era stato costretto a rimanere per anni. Si domandava incessantemente il motivo di tutte quelle stranezze, a cominciare dal suo rimettersi nei panni di sé stesso. Anche se quello, francamente, ora era l’ultimo dei suoi problemi. Era ricomparso adolescente senza essere morto nella vita reale, quindi doveva presupporre di ritornare in qualche modo. Forse quel pazzo di Silente si era mostrato per questa ragione: prima o poi avrebbe dovuto fare ritorno alla propria vita e lui non avrebbe più potuto dargli degli indizi. E poi, che indizi potevano mai essere quelli che gli aveva fornito?

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Capitolo 20
*** CAPITOLO 20 ***


CAPITOLO 20


Era passato il mese di febbraio e il castello di Hogwarts era stato preso d’assalto dalla ricorrenza d’amore. Gli studenti passeggiavano per i corridoio della scuola con i cuoricini negli occhi, quasi quasi pareva che Allock avesse stregato tutti quanti. Qualcuno si rigirava le mani cercando di consegnare un dono speciale alla persona che riteneva importante, qualcun altro invece aspettava di incrociare il ragazzo dei propri sogni per potergli fare gli occhi dolci e altri ancora si lancivano in dichiarazioni assurde. Insomma, sembravano impazziti tutti quanti, tanto che Severus ne era rimasto disgustato, sebbene avesse accanto Lily. Inutile, tutte quelle smancerie non facevano proprio per lui, nonostante avesse dimostrato a lei di poter essere anche un uomo amabile e sensibile all’occorrenza. Forse era stata lei a fare tutto, la sua innata leggiadria aveva fatto emergere una parte ben celata del suo essere più profondo; con Lily si sentiva migliore, era per lei che voleva essere migliore. Agli occhi del mondo era sempre lo stesso Severus Piton ma, intimamente, si stava fidando di un altro essere umano, consegnando la sua parte più fragile perché venisse custodita e protetta. Mai si era messo a nudo così in vita sua, e credeva che mai ci sarebbe riuscito con un’altra persona. Anche loro comunque avevano festeggiato la ricorrenza di S. Valentino, proprio come tutte le coppie che si rispettino: Severus aveva preparato una pozione dall’odore agrodolce e dal colore vermiglio intenso che le aveva consegnato dopo la cena nella Sala Grande, lei gli aveva portato in dono un maglione nero con inserti verdi e argento. Il pozionista aveva gradito molto quel pensiero e aveva pensato che lei si fosse indirizzata verso un dono di quel tipo per non farlo sentire a disagio quando non indossava la divisa scolastica. Lily, d'altro canto, aveva sgranato gli occhi quando aveva stappato la pozione che le aveva regalato lui; la bottiglietta recava un fiocco rosso e argento (guarda caso la fusione di due dei colori simbolo delle loro Case) proprio in cima al collo e il tappo era molto fantasioso, non che da Severus si aspettasse qualcosa di banale. Ma la cosa che in assoluto l'aveva più stupita era stato il prfumo che emanava quella particolare pozione: lei sentiva profumo di giglio, mescolato con una dolce nota di rosa, in più, dopo una bella mescolata, nella bottiglietta comparivano boccioli di rosa che piano piano fiorivano sino a scomparire. Lily era un'altrettanto brava pozionista, ma Severus sembrava aver prodotto qualcosa che andasse al di là della sua conoscenza nel campo; come volevasi dimostrare, l'aveva stupita anche in quella occasione.
Si erano scambiati quei piccoli presenti nella Stanza delle Necessità, divenuta oramai la testimone della loro storia. Eh si, quel luogo sospeso tra realtà e desiderio aveva visto crescere i loro sentimenti al punto che nessuno dei due avrebbe più voluto stare senza l’altro. Severus si riteneva sempre più fortunato a poter vivere quella specie di realtà parallela, divenendo però sempre più guardingo e sospettoso circa le attività extra – scolastiche dei suoi compagni di casa. La minaccia di Voldemort incombeva sulle loro teste come se fosse la spada di Damocle e non doveva permettere che la storia si ripetesse. Lily non poteva morire ancora per un suo errore di valutazione. Questo era il suo obiettivo primario, tutto il resto poteva essere trascurabile. La loro serata era stata piena di romanticismo, ma anche di risate, battute e sguardi silenziosi carichi di passione. Severus e Lily si erano concessi del tempo per stare da soli e anche per compiere un passo più che importante: amare un’altra persona a tutti gli effetti. Severus e Lily avevano fatto l’amore nella Stanza delle Necessità, sebbene non avessero previsto di arrivarci così presto. Era stato fatto tutto con spontaneità e le circostanze erano parse ad entrambi del tutto naturali; si amavano, il resto non contava. Si erano stretti più volte quella sera e avevano anche dormito un po’ l’uno nelle braccia dell’altra; inutile dire che Severus aveva esternato le sue emozioni con pure lacrime di felicità. Lily dormiva serenamente abbracciata al suo magro costato e lui osservava il soffitto della stanza, era stato allora che aveva sentito gli occhi inumidirsi, così come le sue guance. Quelle lacrime comprovavano che anche lui aveva un cuore in grado di amare e di ricambiare i sentimenti di un’altra persona. La sua amata era intenta a sonnecchiare per cui non si era accorta delle sue lacrime, sebbene lo avesse accarezzato e più volte baciato proprio nel punto in cui quelle stesse si erano asciugate; forse non era proprio vero che lei non se ne era accorta. La loro prima volta insieme – e anche in generale – si era consumata tra quelle mura protette che avevano loro fornito un’alcova ideale; entrambi si sentivano sospesi e spaesati ma felici nell’anima. A tarda notte erano entrambi rientrati nei loro dormitori illudendo la sorveglianza del prof. Lumacorno e anche di Gazza e della sua gatta. Tutto era filato liscio e fu Lily ad accompagnare Severus all'ingresso dei sotterranei, salutandolo con un dolce bacio a fior di labbra. Voleva dimostrargli che lui era importante e, probabilmente, lo sarebbe sempre stato. 
Il mese di marzo stava passando alla velocità della luce tra interrogazioni e compiti da svolgere. Tutto il castello era in fermento per l’aria primaverile che si respirava e Lily non era stata da meno. Aveva mantenuto segreta la sua storia con il Serpeverde, ma i suoi occhi di giada in qualche frangente la tradivano, dato che spesso indugiavano sull’abile mago dai capelli corvini che non aveva molte relazioni sociali. Severus era sempre stato un solitario, uno a cui la compagnia interessava poco e, se questa esisteva, era più che mai selezionata. Severus aveva sempre fatto una selezione rispetto alle persone di cui circondarsi, sebbene nel futuro si sarebbe dato del cretino almeno un milione di volte per aver ceduto alla sua brama di potere; solo allora non aveva selezionato accuratamente gli individui di cui circondarsi, e la cosa inevitabilmente gli si era ritorta contro nel modo più spietato. Lily teneva alla sua privacy, ma la sua amica Mary aveva intuito tutto. In un primo momento avrebbe voluto andare dalla compagna di casa e persuaderla a restarsene lontana da quel ragazzo magrolino e parecchio strano, vedendo poi che ciò che stava vivendo assieme a lui la rendeva felice. Non ne avevano mai discusso apertamente, ma a lei bastava sapere che Lily fosse felice. Mary moriva ancora dietro a Sirius Black e comprendeva perfettamente di dover prendere il numeretto dei supermarket babbani per avere una possibilità con lui, era un latin lover con una certa fama, uno che i cuori li spezzava anche. Tuttavia Mary perseverava nella sua sciocchezza amorosa – come l’aveva più volte definita la sua compagna di Casa - preferendo pensare che se Sirius non l’aveva ancora invitata in nessun angolo buio del castello, forse voleva starsene da solo per un po’. Mentalmente poi aggiungeva che era una cretina di proporzioni cosmiche, ma questo non lo avrebbe confidato mai a nessuno.
Comunque, che ci trovava Lily in un essere come Severus? Non sarebbe stato tutto più semplice se lei si fosse abbandonata alla corte spietata di James? Forse anche lei avrebbe avuto una possibilità con Sirius; si sentiva egoista a fare questo pensiero, non potendo negare però di avere ragione. In ogni modo pareva che per Lily le cose andassero a gonfie vele, per cui si stava lentamente mettendo l’anima in pace. Aveva preso ad osservare nel dettaglio la tavolata dei Serpeverde, mettendo gli occhi addosso anche a Narcissa Black che, spesso, si trovava seduta accanto a Piton; non le erano mai parsi così tanto in confidenza, eppure chissà perché lei si ritrovava ad essere vicina a quello che era divenuto il ragazzo della sua amica. Narcissa Black era una tipa altezzosa che dava confidenza a veramente pochi individui e tutti questi rigorosamente della propria casa, purosangue naturalmente. Che ci faceva sempre così vicina a lui?
Un martedì pomeriggio di fine marzo, Mary decise che i dubbi che la stavano assalendo da un po’ dovessero trovare un riscontro, quindi cercò di esprimere tutte le sue riflessioni. La lezione di Cura delle Creature Magiche era appena finita, così la Grifondoro rimase leggermente indietro rispetto ai compagni, attirando immediatamente l’attenzione di Lily.
“Mary, che c’è? Tutto bene?” esordì l’incantevole ragazza dai capelli fulvi.
“Oh si, è che i Serpeverde sono sempre così acidi e meschini, vedono il marcio ovunque” rispose l’altra spostando l’attenzione sul vero oggetto della faccenda.
“Non tutti lo sono, basta aver fiducia nelle persone Mary”
La risposta la spiazzò completamente, difatti rimase piuttosto stupita a quelle parole. Era ovvio che Lily si riferisse a Severus.
“So che non me ne hai mai fatto parola, però ti chiedo di stare attenta”
“Attenta a cosa, scusa?” fece Lily per sviare, avendo intuito che l’altra sapeva ma non voleva parlare.
“Lo sai. Ti vedo felice e mi sono sempre astenuta dal commentare, però quel ragazzo è strano”
“E chi non lo è? Mary, lui mi dà tanto, e so che mi ama” rispose la rossa prendendo l’amica per le spalle e guardandola bene negli occhi. Il suo atteggiamento era deciso ma non privo di una certa innata dolcezza.
Mary rimase spiazzata per la seconda volta nel giro di dieci minuti, la sua amica era proprio innamorata.
“Pensi che Severus abbia qualcosa che non va?” riprese poi l’altra. Apprezzava il fatto che Mary si preoccupasse per lei, che volesse essere una buona amica – ed in effetti lo era – ma mal tollerava che le si nascondessero le cose. Severus le era sempre sembrato sincero nei suoi confronti, l’amava e lei lo sentiva a pelle. Che fosse l’uomo della sua vita non poteva saperlo, però stava bene con lui e avrebbe voluto che potesse continuare ad essere così.
“E’ strano e anche un po’ tetro, però piace a te… Ciò che davvero mi preoccupa sono le sue amicizie” rispose sincera Mary. Già Severus le dava delle strane sensazioni, figuriamoci quegli altri con cui se ne andava in giro. In loro percepiva qualcosa di pericoloso e non voleva che Lily ne fosse coinvolta.
La ragazza dagli occhi di giada fece una piccola risatina per stemperare la tensione; in effetti Sev frequentava dei personaggi abbastanza discutibili.
“Non te ne importa nulla a quanto vedo…” buttò lì l’amica. Oramai la conversazione scomoda stava avendo luogo, tanto valeva andare fino in fondo. Poteva sembrare cinica, ma voleva davvero bene a Lily e si preoccupava per lei.
“Non è questo. Anche io sono un po’ perplessa riguardo ad alcune persone di cui si circonda, però sono convinta che lui sappia ciò che fa. Severus è un ragazzo particolare, forse hai ragione a dire che è un po’ strano, però bisogna conoscerlo per poterlo giudicare. È una di quelle persone che non sai esattamente come inquadrare se non ti prendi la briga di scavare sotto alla sua maschera, sempre che lui te lo permetta. Appare così freddo e scorbutico, ma ti assicuro che è molto sensibile. Comunque gli parlerò se ti fa stare più tranquilla. Gli chiederò che ci trova in Avery e Mulciber e anche in tutti gli altri, e se proprio lo metterò davanti al fatto che non sono poi così innocui”
“Lily, stai attenta” bisbigliò la ragazza, abbracciandola.
La rossa si stupì per un attimo per poi ricambiare la stretta dell’amica. Cosa poteva volere di più?



Angolo autore:

Buonasera fanciulle! 
State bene? Spero di si! Come potete notare sono tornata a lasciarvi giù un altro capitoletto di quella che è una storia nata un pò sfigata, visto che sono stata assente parecchio e ho mollato un pò le mie idee in merito. Non ho molti capitoli di buono ancora e mi sto abbastanza lambiccando per andare avanti... L'ispirazione va e viene, comuqnue spero che il risultato vi possa piacere! :-)
Grazie a tutti i lettori silenziosi che mi sono rimasti fedeli nonostante tutto e che continuano a seguire la mia follia! Grazie mille per la vostra indiscutibile pazienza! :-)
Un altro grande ringraziamento va alla fantastica AMAZINGFREEDOM che mi ha sempre sostenuto, incoraggiato e mi è stata amica sin da subito! Grazie mille cara!!! <3
Vi saluto auspicando che il risultato possa essere buono! Alla prossima, un abbraccio grande

Redspecial

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