Lo stretto di Bering

di imane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I- Life in Techicolor ***
Capitolo 2: *** II - Starlight ***
Capitolo 3: *** III- Rumour has it ***
Capitolo 4: *** IV - All the right moves ***
Capitolo 5: *** V - Smells like teen spirit ***



Capitolo 1
*** I- Life in Techicolor ***



 

 LO STRETTO DI BERING 
Capitolo I
Life in Technicolor
 








There's a wild wind blowing, 
Down the corner of my street 
Every night there the headlights

are glowing 
 
 
 
 
C’era qualcosa di strano, qualcosa che non tornava in tutta quella faccenda. Non riusciva a spiegarselo, ma sentiva che dietro l’angolo era annidata una nuova sfida – una nuova sciagura per meglio dire – che ora le appariva sotto forma di un presagio oscuro e nebuloso ma che ben presto avrebbe avuto una forma propria. Forse la sagoma incartapecorita e ripiegata di quel libretto era la semplice trasposizione dei suoi cupi sentimenti in realtà. Rabbrividì mentre sentiva l’impalpabile venticello settembrino soffiarle teso e ispido tra le dita, raffreddandole i palmi delle mani resi sudaticci dall’emozione.
« C’è proprio bisogno di fare questa pagliacciata? » sbottò Hermione mentre il suo sopracciglio destro si elevava in altezza.
« Ma certo, cara, è inevitabile. Dopo questo piccolo cambiamento anche Ginny entrerà a far parte dell’élite scolastica ».
La Grifondoro in questione sudava freddo.
« “Piccolo” non mi sembra proprio l’aggettivo adatto » commentò la caposcuola virgolettando con le dita la parola. « Se permettete, tutto ciò è estremamente ridicolo. Potrebbe addirittura comportarvi un’espulsione per offesa alla pubblica decenza. E sarebbe il massimo farsi espellere proprio quest’anno che abbiamo i M.A.G.O. »
Calì e Lavanda si scambiarono un sorrisetto frivolo.
« Hermione cara » iniziò la prima volgendosi verso di lei. « Tu hai la grossa anomalia di non saper comprendere le dinamiche della moda e della popolarità. Ma non ti preoccupare con un po’ di esercizio sono sicura che ci riuscirai anche tu » terminò nascondendo un attacco di ridarella dietro il palmo della mano.
Hermione le rivolse un sorriso indulgente.
« Per entrare a far parte di quell’enorme mandria di somari che è il nostro popolo studentesco? No grazie ».
Calò un cupo silenzio interrotto solo dal lieve fruscio delle pagine di un giornalino, intente a lievitare sotto la dolce brezza settembrina. Su una pagina si poteva vedere una bella strega intenta ad ammiccare al pubblico percorrendo una passerella sotto i flash delle macchine fotografiche.
Più in là le foglie di un alto frassino tremavano sotto l’incessante corrente del vento come mani di smeraldo. Si alzavano, si abbassavano, strisciavano e sussultavano, intente a graffiare l’aria con i loro bordi taglienti, come a volersi liberare da quella cappa che sembrava pendere sui capi dei presenti come una spada di Damocle.
Sprazzi di nuvole correvano velocemente su nel cielo rincorrendosi e gettando chiazze d’ombra sul prato sottostante e sulle acque del Lago Nero. La superficie di quest'ultimo sembrava stranamente calma, piatta, una pellicola imperturbabile che in certi punti si apriva in depressioni acquee da dove un tentacolo della piovra faceva capolino. 
Lavanda intanto si rigirava tra le mani una boccetta smerigliata dove un liquido bluastro ristagnava brillando sotto i raggi solari.
 « Dai Ginny, cominciamo. Sei pronta per il grande cambiamento? ».
« Non sai quanto » fu la laconica risposta di lei. Ogni secondo che passava non faceva altro che pentirsi sempre più della sua idea avventata. Eppure non aveva avuto scelta, il proclama scolastico lo annunciava chiaramente:
 
E’ confermato cari lettori. Quest’anno dopo la favolosa sfilata di fine Estate, Maghi Maghette e pantaloni Strizzacosce, la famosa strega Bombay Bilt ha fatto di nuovo parlare di sé lanciando una nuova affascinante moda. Pare infatti che nell’afterparty si sia gettata a capofitto su un tavolo di stuzzichini, pancia all’aria, planando come il tanto famigerato elefante nel negozio di cristalli, sopra al tavolo. Durante il volo la parrucca bionda è volata via rivelando una rada capigliatura di un blu elettrico misto ad un assolutamente unico verde muschio. La strega, rialzandosi affannosamente, avrebbe in seguito esclamato “Sorpresa! Mi avete scoperto birbanti che non siete altro. Questa è la moda del nuovo anno: basta con i soliti capelli smunti e piatti. Rallegrate le vostre giornate con una bella capigliatura vivace e frizzante”. E noi della redazione dell’ Hogwarts in Vogue, non possiamo far altro che assentire regalando un più che meritato plauso a questa donna che ha saputo sconvolgere il mondo magico con le sue idee geniali. Perciò affrettatevi a comprare la Colorlozione Capelli in Technicolor nella vostra bottega di fiducia, se non volete diventare i nuovi emarginati dell’anno.
Passa all’articolo su “Harry Potter avvistato in mutande…” a pag. 4
 
Ginny deglutì lanciando un rapido sguardo a Hermione. Sentiva la tensione attanagliarle la mente tessendo una fitta ragnatela intorno a lei. Con le unghie aveva cominciato a grattare nervosamente il bordo della sua sedia mentre inspirava profondamente con la speranza che la fredda brezza mattiniera avrebbe potuto calmarle quel fuoco di dubbi e rimorsi che le divampava dentro.
« Aguimenta »  un getto d’acqua fredda centrò malamente il volto di Ginny che così vide esaudirsi il suo desiderio di rinfrescarsi.
« Ma che diavolo state facendo? »  
« Ti stiamo lavando i capelli Gin. Hai mai visto qualcuno che si fa una tinta con i capelli asciutti? » Calì incrociò le braccia sul petto mentre il sopracciglio di Hermione scompariva sotto la frangia « Lavvie passami la tinta ».
Lavanda gliela passò ammiccando rassicurante in direzione della Weasley.
Calì le versò un po’ di colore sulla testa, massaggiò lievemente la cute e poi pettinò i lunghi capelli per far penetrare a fondo il liquido bluastro. Col passare dei secondi Ginny si rilassò sentendo la tensione defluirle da braccia e gambe lasciando spazio a un timido torpore. La sua mente cominciò a viaggiare immaginandosi la faccia dei compagni quando l’avrebbero vista con la sua nuova elettrizzante capigliatura, al pari di quelle delle ragazze più popolari della scuola. Di certo non sarebbe più passata inosservata e magari anche Harry si sarebbe deciso a farsi avanti.
Immersa nei suoi pensieri non si accorse che le due novelle parrucchiere avevano terminato la loro opera osservandola con un sorriso smagliante.
« Lavvie mi sa che abbiamo appena trovato la nostra futura carriera ».
« Come ciarlatane immagino » commentò seccamente Hermione scuotendo la testa ricciuta.
Le due le rivolsero un’occhiata astiosa.
« Come ho già detto prima le dinamiche della moda e della popolarità sono un mondo a te totalmente estraneo Hermione ».
« Almeno a me è estraneo solo il mondo della moda, Calì. Per voi due invece la Terra in generale è un luogo incomprensibile, visto che i vostri comportamenti mi fanno presumere che veniate da qualche pianeta non ben identificato ».
Le ciarlatane in questione preferirono ignorarla mentre si prodigavano in inquantificabili elogi verso la coraggiosa Weasley. Intanto laColorlozione Capelli in Technicolor attecchì e poco dopo, sotto gli sguardi soddisfatti di Calì e Lavanda,  Ginny si alzò entusiasta osservando la sua nuova capigliatura elettrizzante in uno specchietto che Hermione si era premurata di portare.
« Allora, come mi stanno? »
« Ti donano benissimo Gin. Penso proprio che da oggi in poi sarai la ragazza più chic della scuola » commentò Calì vivacemente.
Hermione sbuffò.
« Sono i capelli più blu tra tutti i blu che abbia mai visto. E fidati visto che sono un’esperta in questione » Lavanda gonfiò il petto orgogliosa strizzando l'occhio al suo indirizzo con i pollici alzati all’insù.
Hermione si massaggiò le tempie.
Con molto buon senso, la Weasley evitò di porle la stessa domanda: non c’era bisogno di parole per capire cosa ne pensasse.
La sua espressione seccata parlava per lei.
« Ora manca solo questo ».
Lavanda e Calì scartarono la carta dorata di un pacchetto dalla forma decisamente fuori dal comune.
Hermione sussultò.
« Vi prego, ditemi che quello non è…»
« E invece sì, è proprio questo. Il cappello a larghe tese in stile vittoriano che quest’anno tutti portano. Ormai i cappelli a punta sono superati. Sono out » squittì Calì alzando il naso all’insù con fare ripugnato al solo pensare ai tanto detestati copricapi da streghe.
« Per tutte le Cioccorane! E’ fantastico! » esultò Ginny. « Grazie mille ragazze » aggiunse abbracciando le due compagne mentre lanciava un sorriso smagliante ad Hermione.
« Santi numi. Rientriamo al castello che è già tardi per la colazione »
La caposcuola senza aspettare i loro assensi si diresse verso il castello arrancando sul declivio contro la rigida corrente che le gonfiava ancor più la sua massa intricata di ricci.
 
***
 
 
 
Won't you take me where the
streetlights glow 
I could hear it coming 
I could hear the sirens sound 
Now my feet won't touch the ground 

 
Quando Argus Gazza si svegliò quel mattino di inizio settembre non poté impedirsi di sogghignare. Sepolto letteralmente sotto una marea di coperte di dubbia fattura poteva sentire l’eccitazione scorrergli nelle vene incandescente come un fiume di lava, lievitante come della pasta per pane. Sottili pulviscoli di polvere danzavano tra i suoi radi ciuffi di capelli immersi in pozze di raggi solari.
Gaio, saltò fuori dal letto aprendo l’armadio e scegliendo quale delle sue numerose mise stereotipate, indossare per le prossime ventiquattr’ore.
Perché sì, quello era il giorno più importante della sua vita, il tanto agognato avverarsi di un sogno.
Finalmente Hogwarts si sarebbe svuotata.
Niente più marmocchi, Caccobombe o Boomerang Rimbalzatutto agli angoli dei corridoi.
Da quel giorno in poi serietà, rigore e ordine sarebbero state le tre nuove parole chiave della più grande Scuola di Magia e Stregoneria del mondo magico.
Perché Gazza non era affatto stupido. Con l’aiuto della fedele Mr. Purr aveva pedinato coloro che riteneva colpevoli di quei maledetti festini notturni. Ironia del destino erano tutti membri del giornalino della scuola, l’ Hogwarts in Vogue, una rivista di gossip, moda e Quidditch che spopolava tra gli studenti della scuola. La redazione, formata da una decina di studenti provenienti da tutte le case, ospitava alunni insospettabili, veri e propri modelli comportamentali per i loro compagni. Ma come Gazza aveva ben presto compreso, grazie anche alle numerose letture di libri come Mago Holmes, Conturbante Marple e Detective Domani, erano proprio le persone più innocenti e con l’alibi più inattaccabile ad essere i veri colpevoli.
E così giorno dopo giorno, armato di piuma e pergamena, aveva appreso sempre più nozioni sul loro conto, annotandole minuziosamente e ragionandoci pazientemente sopra e invertendo l’ordine delle parole fino a scoprire che usavano un linguaggio codificato per riferirsi a orari, luoghi e modalità degli incontri.
E così quel fantastico giorno di inizio settembre, ci sarebbe stata la granderetata.   
A notte fonda si sarebbe tenuta la tanto amata festa di inizio scuola, l’ultima boccata di divertimento, alcolici e allegria prima del vero avvio dell’anno scolastico. Sicuramente la maggior parte del popolo studentesco avrebbe aderito all’iniziativa e taradadan lui sarebbe spuntato come un avvoltoio nel bel mezzo dei festeggiamenti  e li avrebbe fatti sospendere tutti quanti a suon di beccate.
Oh che gioia, che gaudio!
Il solo pensiero lo riempiva di una felicità squisita come il più dolce tra i mieli.
L’idea che gli studenti non fossero poi così facili da mettere nel sacco, visto che per anni avevano eluso la stretta sorveglianza di professori, quadri, armature e, sì, di lui stesso, non lo sfiorò minimamente. I suoi neuroni, andati sfortunatamente in vacanza il giorno stesso in cui era venuto al mondo, non erano riusciti a unire le loro forze per notare quel piccolo, insignificante, trascurabile particolare. Gazza non sapeva che il richiamo degli alcolici era come un collante capace di riuscire laddove anni di discorsetti sulla pace, lealtà e uguaglianza avevano fallito miseramente.
Ma a questo al povero custode sfuggiva. In fondo felicità e ignoranza a modo loro erano due sinonimi e finché lui non avesse sospettato niente, l’amabile sogghigno che gli increspava le labbra non sarebbe svanito in un soffio di disperazione.
 
 
***
 
 
Gravity release me,
And don’t ever hold me down
Now my feet won't touch the ground
 
 
 
« Sono nei guai fino al collo » esclamò Draco facendo avanti e indietro per la stanza. Quando intercettò lo sguardo ironico dei suoi amici aggiunse svogliatamente. « Più del solito intendo ».
« Io ho una soluzione: fregatene » Nott espose la sua idea geniale mentre l’amico si voltava ad osservarlo.
Di fronte a quella faccia da perfetto idiota non poté far altro che sospirare rassegnato sedendosi nervosamente sul bordo del letto.
« Theo ricordami che d’ora in poi non devo più chiederti alcun consiglio ».
« Draco, sii gentile. Ricordati che non è colpa sua se madre natura lo ha portato alla luce senza nemmeno ungrammo di cervello » aggiunse Blaise picchiettandosi con l’indice la testa ad indicare la carenza intellettuale dell’amico.
« Oh, ma andatevene tutte e due a quel paese! » sbottò il soggetto in questione con molta finezza mentre gli altri suoi due compagni si scambiavano un largo ghigno.
« Seriamente come ha potuto mio padre farmi una cosa del genere? » esclamò Draco. « Bloccarmi il conto alla Gringott per una bazzecola del genere ».
« Hai ragione, Draco. Come ha potuto tuo padre farti tutto questo solo perché l’hanno scorso hai collezionato una sfilza di “Vergognosamente Insufficiente” in Trasfigurazione? » sogghignò Theo. « E quest’anno durante il primo test ti sei pure beccato un “Inclassificabile”. Nemmeno quell’idiota di Paciock ha dei voti così bassi ».
Una cuscinata arrivò prontamente in volto al Serpeverde.
« Taci, Nott. A differenza tua io il libro lo apro » frecciò Draco con tono sicuro.
« Sicuramente. Per usare le sue pagine come carta da ardere per i mesi invernali ».
Un’altra cuscinata lo centrò in pieno volto.
« Ahi, rischi di deturpare il mio bel faccino! » esclamò Theodore massaggiandosi il naso ingiuriato.
« Mphf » fu l’eloquente verso dell’altro. « Al massimo rischi di diventare più bello. Mai quanto il sottoscritto, che sia ben inteso, ma guadagneresti almeno un briciolo di fascino. Anche perché non puoi ritrovarti con una faccia peggiore di quella che hai già ».
L’altro grugnì mentre Zabini scoppiava a ridere.
Con loro era da sempre così: un continuo botta e risposta che non terminava mai. Dopo i primi anni di totale indifferenza si erano misteriosamente avvicinati come spesso accade a chi si ritrova a lavorare strettamente con qualcuno nello stesso luogo. E ne avevano vissute di esperienze insieme: burle, ai danni di Potter e compagnia, sbronze durante i festini dell’ Hogwarts in Vogue e anche problemi con voti e ragazze.
« Comunque torniamo a me, per piacere ».
« Come al solito, del resto » ritornò alla carica Theodore ma venendo completamente ignorato dall’altro.
« Che posso fare? Come posso uscire da questa spinosa situazione senza turbare ulteriormente quella pover’anima incompresa che è mio padre? » esclamò Draco con molto pathos poggiando il mento sopra il palmo aperto della mano. Al solo pensiero di una vita senza denaro sonante si sentiva in preda ad un incontenibile pena: l’unica cosa di cui non avrebbe mai potuto fare a meno – oltre alle Burrobirre, i pomeriggi ad Hogsmeade e gli insulti a Potterino e compagnia – quella era proprio il suo conto corrente alla Gringott.
Oh che vita miserabile senza la possibilità di corrompere negozianti e compagni di Quidditch; Che vita sciatta e insensata senza l’opportunità di poter acquistare tutto ciò che voleva. Quasi quasi compativa quello squattrinato di Weasley ma in fondo, molto, molto, ma molto nel profondo .
« Ho sentito dire che la McGranitt ha intenzione di organizzare tre nuovi corsi pomeridiani per l’anno nuovo. Alla fine  a seconda dei voti che otterrai ti verrà dato un tot di crediti » enunciò Blaise leggendo negli occhi dell’amico la preoccupazione che lo divorava.
Draco lo osservò dubbioso.
« Di quali corsi si tratta? ».
« E’ questo il problema, non si sanno ancora » Zabini fece una pausa. « O meglio , non si sa ancora. Sicuramente due dei corsi saranno il giornalino e il gruppo di musica magica » enumerò con tono ovvio.
« Non ho voglia di mettermi a strimpellare chitarre o violini. Ho sentito dire che alla prima stecca gli strumenti si animano e cominciano a dartele di santa ragione. Sarà per questo che gli studenti di quel corso hanno sempre un mare di lividi su tutto il corpo ».
« E che non sia mai che qualcosa rovini il bel volto del rampollo di casa Malfoy » sogghignò Theo mentre alzava le mani in segno di resa all’occhiataccia del soggetto in questione.
« A me serve qualcosa che sia capace di stuzzicare il mio estro creativo » Draco spostò lo sguardo su Tiger e Goyle intenti a litigare per chi dovesse rimirarsi per primo davanti allo specchio. Quella mattina avevano speso molto tempo sul loro abbigliamento con la vana speranza di risultare più gradevoli agli occhi della popolazione femminile di Hogwarts.
« Bè vecchio mio, se sei in cerca di originalità sono sicuro che presto la McGranitt sarà in grado di stupirti » sorrise Blaise prendendo il suo mantello e aprendo la porta del loro dormitorio.
Draco sospirò ancora una volta rassegnato al suo tragico destino senza fondi monetari. Lentamente si alzò e strascicando i passi, si diresse all’esterno seguito da Nott.
 
 
***
 
 
Un alone caldo e dorato si spandeva in volute di luce sopra le fiamme delle candele galleggianti, bagnando come fiume bagna la sue sponde, i capi dei commensali. Vassoi d’argento a forma di sirene, caraffe in vetro riccamente decorate, cestini in vimini pieni di fragranti pagnotte appena sfornate, rilucevano vibranti davanti agli occhi di Draco. Alla sua destra Theodore osservava ammagliato le fette di limone intente a galleggiare senza meta dentro una caraffa di thè caldo inglese. Lo spesso vetro della brocca ingrandiva i volti di coloro che si stavano abbuffando senza alcun remore là dietro, giocando con le loro proporzioni come una lente da vista. Tiger stringeva tra le sue tozze mani due fette di toast francese ed era intento a riempirne l’intermezzo con enormi fette di bacon miste a uova strapazzate, uva sultanina e formaggio italiano. Goyle invece si era attaccato al beccuccio di una bottiglietta di olio extra-vergine d’oliva, che teoricamente avrebbe dovuto usare per inzuppare leggermente il pane ma che in quel momento trangugiava come se si trattasse d’acqua fresca.
Draco fece una smorfia disgustato dai loro dubbi gusti alimentari.
Alla sua sinistra Blaise osservava a bocca aperta l’ingresso della Sala Grande. Una mano grande e scura cercava a tentoni la spalla di Draco mentre lo sguardo rimaneva fisso sullo combriccola che aveva fatto platealmente il suo ingresso in quel momento.
Ginevra Weasley in tutta la sua fluente chioma azzurro brillante sorrideva radiosa agitando la mano all’indirizzo dei compagni della sua casa. I Corvonero osservavano attoniti la scena tra un boccone e l’altro mentre alcuni Tassorosso si erano prodigati in fischi verso la nuova arrivata. I Serpeverde, invece, esplosero in un boato di ululati e risate sguaiate, non potendo esimersi dal commentare sarcasticamente “Voglia di novità Weasley? Invece di tingerti i capelli potevi chiedere una rotolata nel mio letto” “ Ohi, ohi, mi sa che quest’anno qualcuno le prenderà di santa ragione da mammina” “ Incredibile Weasley, sei riuscita a diventare ancora più brutta di prima. E io che pensavo che fosse impossibile!”.
Hermione superò con una spallata Calì e Lavanda che ferme come statue di ghiaccio boccheggiavano non sapendo che cosa dire a difesa della loro amica. Prese Ginny per un braccio, intimandole a mezza voce di mantenere la calma e di proseguire, mentre si dirigevano verso il tavolo di Grifondoro accomodandosi sulla panca.
Di fronte a loro Ron stava rischiando di morire asfissiato per colpa di un boccone assassino. Tossiva violentemente mentre batteva la mano sul tavolo facendolo vibrare insieme a bicchieri, caraffe, piatti e vassoi .  
Una tazza di caffè fumante gli si versò in grembo per poi finire in frantumi a terra.
« Ronald smettila di dare spettacolo » sibilò Hermione mentre agitava la bacchetta sussurrando un Reparo a fior di labbra.
« Ma Hermione! Non vedi in che stato si è ridotta? Mi meraviglio che proprio tu che sei così fissata con le regole la stia difendendo » sbottò Ron mentre cercava di asciugarsi la macchia con qualche incantesimo, riuscendo solo ad ingrandirla di più fino a bagnare quasi tutta la divisa.
« Cosa credi? Ho fatto di tutto per fermarla ma sai com’è: quando si mette in testa qualcosa nessuno gliela può togliere » sospirò lanciando uno sguardo di sbieco a Ginny ancora intenta a pavoneggiarsi con le compagne, come se niente fosse.
Ron si sedette ricevendo un paio di pacche consolatorie da Harry sulla schiena. Quest’ultimo sembrava visibilmente turbato ma non emetteva parola.
« Allora ragazzi venite alla festa di stasera? ».
Alla domanda di Calì, Gazza, che stranamente bazzicava da quelle parti, sogghignò cominciando a raccontare a gran voce una storiella che parlava di un giovane mago il quale veniva beccato ad una festa notturna da un certo custode.
Hermione assottigliò lo sguardo.
« Io sicuramente no » disse fermamente. « E fareste bene ad abbandonare anche voi questo proposito suicida. Ho l’impressione che Gazza stia tramando qualcosa. Giustamente aggiungerei ».
Gli altri si strinsero nelle spalle abituati all’odio viscerale della compagna verso qualunque trasgressione alle regole.
« Ahimè, devo ancora decidere cosa mi metterò » borbottò Lavanda dando voce all’amletica domanda che angosciava tutte le compagne.
« Qualunque cosa ti metterai ti calzerà a pennello Lavvie » cinguettò Calì sorridendo raggiante all’amica.
« Oh, hai ragione cara. Del resto questa sarà una festa indimenticabile visto che ci sarà anche Naïve dei… »
Hermione, stanca dei loro discorsi frivoli ed inconcludenti, prese alcuni toast avvolgendoli in un tovagliolo e si allontanò rapidamente da una Sala Grande che non aveva mai avuto un clima più sgradevole.
 
 
 
 
Coldplay- Life in Technicolor II
 
 
 
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1 Bombay Bilt, la Colorlozione Capelli in Techcnicolor, l'Hogwarts in Vogue e il gruppo di musica magica della scuola, sono MIE creazioni, perciò nè è vietata la riproduzione senza il mio permesso.
2 Come vedete il capitolo comincia introducendo un pò quella che è la situazione attuale che vivono i nostri protagonisti: Draco ha il conto bloccato alla Gringott da suo padre, Gazza si prepara a beccare tutti gl istudenti alla festa, Hermione invece cerca di portar pazienza con una ribelle Ginny Weasley vogliosa di sperimentare le nuove mode "per essere al pari delle ragazze più popolari della scuola".
3 Ringrazio Martina e Teresa, impareggiabili consigliere e affidabili amiche.
4 Ho messo il rating arancione alla storia perché mi rendo conto che con il rating rosso alcune di voi siano entrate con la ferma convinzione di trovare Draco ed Hermione nel bel mezzo di qualche posizione da Kamasutra. E invece – sorpresa! – non c’è niente di tutto ciò. Perché due rivali non vanno a letto insieme senza motivo. Bisogna seguire la loro metamorfosi, accettare e rispettare i loro tempi perché lo Stretto di Bering alla fine è come Super Mario: una volta che avrai sbloccato il livello – capitolo – giusto ne vedrai davvero delle belle. In termini di sesso intendo.
5 Prossimo aggiornamento dovrebbe essere domenica, sempre che non ci siano eventuali cambiamenti. Ah, ringrazio la miriade di persone che mi recensirà.
Come? Di che miriade sto parlando? Ah ma allora oltre ad essere avidelle di recensioni mettete anche il dito nella piaga! Mi avvisate già che "Lo stretto di Bering" rimarrà a secco come una banale fiction da truzzette!
Care le mie braccine corte vi saluto augurandovi di trovare qualche portafoglio in mezzo alla strada! Anche se di questi tempi è dura!

A presto,
imane.
 
 
 

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Capitolo 2
*** II - Starlight ***



 

 LO STRETTO DI BERING 
Capitolo II
Starlight
 








Far away
This ship has taken me far away
Far away from the memories
Of the people who care if i live or die

 
 

 
Stelle, stelle, stelle!
Era la terza volta che Harry percorreva quel corridoio con quell’unica parola in mente. La sentiva rimbalzare dappertutto gettando nella confusione più totale tutti i suoi pensieri. Ed ecco che si sollevava in un soffio, si divideva, si attorcigliava, brillava e poi si spegneva di nuovo, come gli eterei raggi lunari che battendo sulle alte finestre gotiche, giungevano sotto forma di frammenti di luce dai mille colori riversi sul pavimento del corridoio. Harry era da sempre stato incuriosito dalle forme stravaganti rappresentate sui vetri di alcune finestre: c’erano piccole creature magiche e curiosi santi che osservavano imperturbabili la scena dall’alto del loro mosaico di colori.
Rabbrividì.
Spesso Harry si era chiesto se le loro pupille cesellate fossero reali, capaci di registrare ogni loro più piccola scorrettezza come i quadri appesi alle pareti. In fondo in una scuola dove tutto era magico non sarebbe stata di certo una sorpresa scoprire che pure le finestre avessero vita propria. Magari in quello stesso momento le labbra della McGranitt erano premute a formare quella sottile linea rabbiosa consapevole che nella sua scuola una festa clandestina stesse per avere luogo. Anzi a dir la verità sarebbe stato stupido anche il solo credere per un istante che l’anziana strega non fosse a conoscenza di tutto quello che avevano organizzato. Ma loro continuavano lo stesso a percorrere quel binario ricco di curve e giravolte che era l’ebbrezza del pericolo, del fare qualcosa di nascosto, di proibito, perché se c’era qualcosa che poteva smuovere anche il più saldo degli animi da quel rigido inverno che era la noia, quello era proprio un po’ di sano rischio.
Risoluto gridò con voce sorda l’ennesimo Stelle!
Finalmente una porta in legno massiccio gli apparì dinnanzi e lui avvicinandosi, spinse il portone diventando in quel preciso istante parte integrante della festa tanto attesa.
E stelle furono.
Davanti, no, sopra alla sua testa una miriade di stelle brillavano impalpabili e argentee contro una volta celeste che sembrava soffice velluto nero.
E fu proprio questo ad insospettirlo.
Il cielo non era mai nero. Non era una pagina d’inchiostro vergata da impalpabili costellazioni perlacee, ma una distesa infinita di ignoto e di oscurità perennemente illuminata da qualcosa. Se non erano le stelle, allora erano le nebulose o i satelliti che brillavano di luce riflessa o ancora le comete, a rischiarare quel nero manto.
Sembravano paillettes. Uno, dieci, cento vasetti di paillettes erano stati versati e il loro contenuto incantato per galleggiare in quel modo sulla volta della stanza. L’effetto era così bello da potersi quasi paragonare alle più incantevoli notti della cupola della Sala Grande.
In un angolo era stata innalzato un palco dove il gruppo di musica della scuola suonava e cantava intrattenendo i festeggianti; alla sua sinistra c’era un bancone che definire affollato era a dir poco riduttivo. A servire le bevande c’era ovviamente Malcolm Baddock, l’unico Serpeverde a rivolgere più che volentieri la parola anche agli studenti delle altre case: per spillarli tutti i quattrini, ovviamente, rifilandogli oggetti di dubbia legalità. Era un tipo alto e dinoccolato, con occhi incavati che non restavano mai fermi più di sue secondi sullo stesso bersaglio e mani agili e sottili pronte ad afferrare il primo oggetto luccicante nei paraggi come gli artigli di una gazza ladra. Nel complesso era decisamente un tipo losco da cui persino i suoi stessi poco onesti compagni di casa si tenevano a distanza. Solo alcuni stupidi Tassorosso e alcuni incoscienti Grifondoro si avvicinavano a lui in cerca di buoni affari.
« Una Burrobirra per favore ».
« Certo, Potter. Fanno dieci falci d’argento ».
Harry strabuzzò gli occhi.
« Ma se ai Tre Manici di Scopa costa solo due falci! ».
« Appunto Potter, ai Tre Manici di Scopa. Qui siamo ad Hogwarts » sottolineò Malcolm. « Per di più in una festa clandestina. Non puoi capire quanta fatica mi sia costata introdurre tutta questa roba fino a qui sotto gli occhi della McGranitt perciò mi pare giusto chiedere un po’ di più rispetto al solito ».
Harry strinse i denti davanti al ragionamento dell’altro. Non faceva una piega.
« Capisco che anche tu ci voglia guadagnare. Ma tutto questo mi sembra troppo anche per te Baddock ».
« Non direi. Osserva con quale eleganza il vetro soffiato di questi bicchieri riflette la luce delle stelle. Tendi le orecchie: non senti questa canzone così dolce e allo stesso tempo ritmata? » sussurrò il giovane Serpeverde suadente. « E ora apri il tuo portafoglio e prendi i dieci falci. Non ti senti più leggero? » terminò riponendo le monete nella tasca del grembiule che indossava.
Harry sospirò.
Si era fatto gabbare ancora una volta da quel furbastro di Malcolm.
 
***
 
Starlight
I will be chasing a starlight

Until the end of my life
I don't know if it's worth it anymore
 
 
 
Ricci all’aria, respiro affannato, gambe tremanti, Hermione correva rapidamente tra i corridoi. Dietro di lei poteva sentire il suono dei passi felini di Mr. Purr seguirla fedeli come un’ombra alla luce burrosa della luna. I lineamenti del volto cadevano nell’oscurità appena oltrepassava una delle alte finestre gotiche per poi riaffiorare nuovamente con una smorfia impressavi sopra. Il cuore batteva a mille al solo pensiero di essere catturata da Gazza per poi essere spedita nell’ufficio della McGranitt in contro a un destino che di sorridente aveva ben poco per non dire nulla. La mano, sudaticcia, stringeva la bacchetta fino allo spasimo con conseguente dolore alle nocche mentre la mente spiccava il volo sopra terre vaste e desolate che prendevano il nome di ingegno.
Decisa, tacco basso sferzante, si gettò silenziosamente nel primo angolo alla sua sinistra le labbra pronte a mormorare un incanto al momento più opportuno.
« Divversio » improvvisamente la gatta si acciambellò sotto un davanzale addormentandosi tranquillamente. Hermione si complimentò con se stessa per l’ottimo lavoro svolto: era la prima volta che faceva uso di quell’incantesimo e le era riuscito alla grande, come al solito del resto. Sarebbe stato inutile Pietrificarla o Schiantarla: avrebbe solo ottenuto l’effetto di far incollerire Gazza ancor di più e quest’ultimo con ogni probabilità sarebbe saltato direttamente all’ultima fase del suo piano, senza ulteriore indugio.
E poi, bè, era pur sempre una gatta non un essere umano. Uno Schiantesimo avrebbe potuto portare alla morte quel minuscolo corpicino pelle e ossa, e di certo questa era l’ultima cosa che Hermione avrebbe voluto. L’incanto Divversio era più sicuro: gettava in uno stato di allegro torpore, il soggetto in questione, eliminando dubbi e preoccupazioni. Era un incantesimo molto potente visto che aveva avuto effetto persino su Mr. Purr il quale unico scopo nella vita consisteva nel farsi gli affari degli studenti ed avvisare Gazza di conseguenza.
Imprecando, Hermione sbucò di nuovo nel corridoio di prima percorrendolo a falcate, in cerca di un qualsiasi studente da avvisare.
Regnava un silenzio grave percorso da respiri sopiti e sbuffi impertinenti, intenti a bordare le cornici dei quadri, a strisciare all’interno di larghe maniche di nerboruti maghi settecenteschi, sotto le ampie gonne a balze delle madame e tra i breviari di frati e suore.
Hermione sperò ardentemente che la fortuna continuasse ad appoggiarla lungo il suo pazzo tentativo. Il pensiero che fosse un ossimoro di colossali dimensioni anche il solo credere di poter essere la migliore amica del Ragazzo Sopravvissuto e al contempo una giovane fortunata, non la toccò minimamente, o almeno finché non vide di fronte a lei niente meno che il trio Serpeverde per eccellenza, costituito da sua maestà regale il vanesio nonché platinato Draco Lucius Malfoy e i due menestrelli di corte, Theodore Nott e Blaise Zabini.
Immobili sotto una finestra con i piedi ben piantati su un riflesso di luce lunare, strizzavano gli occhi in un modo a dir poco ridicolo cercando di concentrarsi su qualcosa.
La parola segreta!, pensò Hermione avvicinandosi di qualche passo.
Sul muro comparve dal nulla una robusta porta in legno massiccio prontamente spalancata da Zabini. Nott, invece, si accorse della sua presenza e la fissò per qualche secondo, prima di scrollare le spalle ed entrare.
« Ti sei persa Granger? » esclamò Malfoy aprendo le braccia e circondando il luogo dove si trovavano come per sottolineare quanto la sua presenza fosse quanto mai insolita a quell’ora. « Se vuoi posso aiutarti a ritrovare la strada » sogghignò malevolo.
« Non puoi aiutarmi a ritrovare la mia strada se tu stesso hai perso la tua, Malfoy. Infatti il cassonetto per la spazzatura è sotto nelle cucine e non di certo qua » ribatté già irritata.
Lui non si scompose minimamente anzi si portò una mano al petto fingendo di essere stato profondamente ferito.
« Ah, Mezzosangue certo che sei proprio un’ingrata. Stavo solo cercando di aiutarti ».
Lei lo ignorò dirigendosi verso la porta ma venne prontamente fermata dall’altro che le si parò davanti.
« Malfoy non farmi perdere altro tempo. Levati » sibilò avvicinandosi e cercando di gabbarlo con una finta.
« E se io non volessi levarmi? Cosa faresti? ».
« Ti schianterei contro il muro. Anzi non usiamo il condizionale: spostati sennò ti schianto ».
« Uh, la Mezzosangue si sta arrabbiando che paura » sogghignò lui derisorio. « Andrò subito a chiamare Potterino il Santino: visto che adora fare l’eroe di turno immagino che non gli darà fastidio proteggere un povero Serpeverde indifeso da una lurida Mezzosangue ».
Hermione si illuminò.
« Buonasera preside » esclamò sorridente con un mezzo inchino.
Draco sussultò voltandosi impaurito verso l’anziana strega. Peccato che non ci fosse nessuno dietro di lui e che la lurida Mezzosangue se ne fosse approfittata per dargli un poderoso spintone facendolo finire gambe all’aria.
Digrignò i denti quando si accorse di essere caduto nella sua trappola mentre le puntava contro la bacchetta ancora da sdraiato.
« Stupe…»  iniziò a formulare prima che il rimbombo di pesanti passi lungo il corridoio non giungesse alle sue orecchie.
Hermione sussultò.
« E’ Gazza! » esclamò spaventata « Andiamocene, presto » istigò mentre lo superava correndo.
Ancora frastornato il giovane si rialzò seguendola e affiancandosi a lei in poche falcate.
« Granger si può sapere che diavolo succede? » sibilò Draco. « Perché Gazza è da queste parti? ».
Hermione si infilò in una alcova della parete semi-coperta da un arazzo rappresentante una delle scene delle fiabe di Barnaba il Babbeo.
« Sa della festa clandestina » annaspò mentre posava l’occhio su un buco del tessuto per spiare il corridoio circostante.
Non ricevendo alcuna replica, la caposcuola si voltò ad osservare il fuggitivo. Il volto trasfigurato in una smorfia di puro disgusto, il Serpeverde osservava con disappunto il punto dove le dita di lei avevano sfiorato casualmente la stoffa morbida e pregiata della sua camicia.
Hermione gli rivolse uno sguardo sprezzante che non giunse a destinazione visto che l’altro si ostinava a tenere fisso lo sguardo sulla manica del suo avambraccio, quasi una sostanza lurida e contagiosa l’avesse sporcato proprio lì.
« E come ha fatto a scoprirla? » finalmente il Serpeverde decise di proferire parola.
« Mi sembra ovvio come abbia fatto » replicò lei con tono saccente scostandosi un paio di ricci ribelli da davanti al viso. « Ha pedinato quelli dell’Hogwarts in Vogue durante tutti questi anni, fino ad arrivare a comprendere il loro linguaggio codificato. In seguito non ci sarà voluto molto per capire che la festa si sarebbe tenuta stasera. Sa che è in questo corridoio c’è una stanza che appare solo ogni luna piena col chiarore delle stelle ma non è a conoscenza della parola segreta necessaria per far.. »
Hermione si bloccò improvvisando un piccolo balzo e battendo la nuca contro il basso soffitto della nicchia.
Draco sogghignò.
« Ho capito qual è la parola! E’ stelle! » esclamò vivacemente incurante del leggero formicolio sul capo.
« Brava, Granger. Hai scoperto l’acqua calda ».    
« Taci, platinato. Tu la sapevi solo perché hai promesso di partecipare, altrimenti non l’avresti indovinata nemmeno se te l’avessero urlata in faccia » replicò la caposcuola sorridendo tra sé vittoriosa. Tuttavia la felicità durò poco quando sentì qualcosa premerle sul fianco.
« Malfoy smettila di punzecchiarmi con la bacchetta ».
Quest’ultimo le tirò altre quattro stoccate fulminee.
« Smettila ti ho detto » sbuffò esasperata dal suo comportamento infantile.
« E se non la smettessi ? » le richiese per la seconda volta nel giro di pochi minuti riprendendo in mano il filo del discorso che avevano interrotto dopo l’arrivo di Gazza.
Questa volta lei non perse tempo in parole e gli tirò una poderosa gomitata tra le costole. Il pollo, neanche a dirlo, lanciò un grido e contemporaneamente cominciò una lunga e drammatica filippica su quanto la Società Magica stesse cadendo in basso, visto che permettevano che una Mezzosangue potesse alzare le mani sul corpo perfettamente perfetto di quel bel pezzo di Purosangue che era lui.
Il tutto ovviamente fatto ad alta voce.
Hermione cominciò a sudare freddo cercando di zittirlo - Shh vuoi farti scoprire furetto idiota che non sei altro?- mentre i passi di Gazza si avvicinavano ancora di più.
Quando si ritrovarono davanti il largo ghigno vittorioso del custode entrambi interruppero la loro schermaglia per agire.
« Stupeficium! » gridarono simultaneamente mandando il custode a sbattere contro la parete alle sue spalle.
Con un balzo uscirono dall’alcova. Hermione si avvicinò lentamente a Gazza, inginocchiandosi accanto a lui.
Non poteva di certo lasciarlo svenuto in mezzo al corridoio anche perché in tal modo avrebbe risolto solo momentaneamente il problema: il giorno dopo si sarebbe rialzato e sarebbe corso dai professori a darli i loro nominativi.
Con ogni probabilità verremo espulsi, pensò con un brivido di terrore.
« Oblivion » formulò Draco da dietro le sue spalle.
Hermione sussultò, scioccata. Cancellare i ricordi di qualcuno era sempre un operazione difficile da compiere che per di più richiedeva grande delicatezza e maestria. Fattori che il Serpeverde di certo non possedeva.
Si voltò irritata le labbra già pronte a proferire una marea di improperi e insulti ma si bloccò alla vista del poco rassicurante ghigno che gli oscurava metà volto.
« Petrificus Totalus ».
In un batter d’occhio uno strano intorpidimento si impadronì delle sue membra, percorrendola come una scossa elettrica dalla punta dei piedi fino all’estremità del riccio più fine.
« Ah, Granger, Granger. Cosa devo fare con te? Ogni giorno che passa mi deludi sempre di più » sospirò tristemente.  « Dare la schiena a un nemico è un gesto di fiducia davvero da sciocchi. Degno di quella stupida donnola oserei dire ».
Maledetto, stupido imbecille di un Malfoy, pensò la caposcuola con una voglia immane di liberarsi per prenderlo a ceffoni.
« Bè, che dire? Mi piacerebbe poter affermare che sia stato un piacere incontrarti, Mezzosangue, ma mentirei spudoratamente. E si sa, noi Serpeverde mentiamo solo per lo stretto necessario » sogghignò. « Ora vado. Divertiti tutta sola nel buio del corridoio »
Con nonchalance si aggiustò l’alamaro in argento del mantello superandola e cercando l’ingresso alla festa.
« E a proposito, ti consiglio di non innervosirti troppo. Sudi più del lecito e diventi ancor più sgradevole del solito » frecciò infine prima di trovare la porta e confondersi tra la massa di studenti.
 
 
***
 
My life
You electrify my life
Let's conspire to ignite
All the souls that would die just to feel alive
 
 
« Naïve sei bellissimo! Ti adoro! ».
Theodore Nott scolò rapidamente il contenuto del suo bicchiere mentre lanciava uno sguardo scocciato al cantante che riscuoteva così tanto successo tra le sue compagne di scuola.
« Blaise, non riesco proprio a capire » iniziò sconcertato. « Com’è possibile che quell’idiota di Naïve riscuota più successo di me? Insomma fa parte del gruppo di musica della scuola. E tutti sappiamo che quelli sono un branco di sfigati di prima categoria. Perché le ragazze preferiscono passare la serata accanto a lui piuttosto che tra le mie ampie e virilissime braccia? ».
L’amico gli lanciò un’occhiata ironica.
« Se quel paio di grissini che ti ritrovi al posto delle braccia possono essere definiti ampi e virili allora questa è davvero la  fine del mondo » sogghignò ricevendo un’occhiataccia dal suo interlocutore. « E poi non è vero che sono degli sfigati: se la redazione dell’Hogwarts in Vogue gli ha dato il compito di intrattenere i festeggianti allora un motivo valido ci sarà di sicuro »
« Sì, certo. Secondo me quando li hanno chiamati a lavorare si erano già fumati qualcosa » replicò Theodore agitando mollemente la mano davanti al viso.
Blaise lo guardò malamente.
« Non dire sciocchezze. Ricordati che quelli sono furbi: invece di spendere tutto il budget che la McGranitt li ha dato per la stesura del giornalino, ne hanno usato solo una minima parte e la restante la tengono da parte per le feste. Con tutto il denaro che hanno potrebbero chiamare le Maghe Merline in persona » illustrò Blaise. « Se hanno preferito far venire l’orchestra della scuola è perché hanno grande fiducia in loro. E fanno bene visto che la loro musica riscuote così tanto successo ».
Theodore che si era appisolato alla parola “budget” si svegliò di colpo sussultando sulla poltrona come in preda ad una scossa elettrica.
« Eh, che hai detto? » domandò candidamente mentre schivava un rapido coppino del compagno.
« Niente che un essere scervellato come te possa capire » sibilò Blaise tirandogli un ceffone e osservando l’amico massaggiare afflitto la zona lesa.
« Mi sono perso qualcosa? » si intromise Draco gettandosi a peso morto sul divano di fronte a loro.
« Dovremmo essere noi a porti questa domanda Dracuccio » cinguettò Nott rianimandosi e avvicinandosi all’orecchio del compagno.
« Cos’hai fatto con la Granger? » sussurrò sensuale mentre il compagno si allontanava con una smorfia orripilata dal suo alito freddo e fetente. « Eh? Lo sai che al tuo caro amico lo puoi dire. Io non ti giudicherò di certo » Theodore gli diede una pacca sulla spalla con fare cospiratore.
Draco lo osservò pietosamente trovando nel volto stralunato dell’amico l’ennesima conferma al fatto che bere esageratamente portasse alla morte prematura del cervello. Anche se a dire la verità il compagno non poteva perdere qualcosa che non aveva mai posseduto.
« Di certo niente di quello che immagini tu, Nott » replicò annoiato.
« E allora cosa? ».
« L’ho presa un po’ in giro, siamo scappati da Gazza e poi l’ho pietrificata in mezzo al corridoio » riassunse brevemente mentre quei dolci ricordi colmavano di felicità il suo animo freddo e malevolo.
Gli altri due si guardarono sconcertati.
« Pietrificata? ».
« Sì, pietrificata. Anche se credo di aver esagerato » sussurrò questa volta con voce afflitta dal dolore. « Insomma è notte fonda ormai e domani abbiamo lezione. Per lei che non è abituata a far tardi la sera domani sarà una faticaccia riuscire a stare sveglia ».
Blaise e Theodore lo guardarono ancor più stralunati.
« Da quando ti preoccupi per i sentimenti della Grang-? » quasi gridò Nott prima di notare il ghigno divertito sul volto dell’altro.
Sospirò rassicurato.
« Ah, Draco vecchio mio. Mi hai fatto perdere almeno un paio d’anni con questo scherzo » ansimò tenendosi una mano sul cuore.
Draco sorrise enigmatico mentre chiudeva gli occhi ascoltando le note della canzone.
 
***
 
Far away
This ship has taken me far away
Far away from the memories
Of the people who care if I live or die
 
 
Ultima boa che Draco vide prima di sprofondare nel suo mare di pensieri fu il baluginio delle finte stelle sul soffitto. Nell’oscurità delle palpebre una girandola di ricci vorticava senza pausa salendo su, scendendo giù slittando a sinistra e spostandosi a destra.
Lei, la maledetta Mezzosangue.
Quella sera aveva osato turbarlo più volte come se la sua sola presenza non fosse già qualcosa di estremamente fastidioso ed indicibile per lui. Prima gli aveva risposto a tono, poi l’aveva fregato, spinto per terra, costretto a correre e poi preso a gomitate.
Pietrificarla in mezzo al corridoio era solo il minore tra i mali. Il suo orgoglio oltraggiato non avrebbe avuto pace finché non si fosse compiuta una vendetta più grande.
E così Draco pensava e ripensava a un modo per fargliela pagare come se quello che aveva fatto non fosse già abbastanza.
A un certo punto spalancò gli occhi plumbei sogghignando ampiamente.
« Cos’è quella faccia da ebete? » disse Blaise passandosi una mano sul volto rassegnato a dover fare da balia a quei due idioti che erano i suoi compagni.
Draco non lo degnò di risposta mentre con un poderoso colpo di reni si alzava e si mischiava tra la folla alla ricerca di un paio di persone.
La sua vendetta sarebbe stata più dolce che mai.
 
Muse - Starlight     
 


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1 Malcom Baddock, secondo la Harry Potter Wikia, era un Serpeverde che ha frequentato Hogwarts qualche anno dopo i personaggi che tutti conosciamo. Tuttavia non si sa assolutamente nulla su di lui perciò ho provveduto a dargli un volto e un carattere. 
2 Per quanto riguarda il capitolo: primo incontro tra Draco ed Hermione. Per scoprire cosa sta progettando il ragazzo, vi invito a leggere il prossimo capitolo
3 Prossimo aggiornamento a mercoledì! E, sì, la campagna "Recensisci contro la tirchiaggine" è sempre aperta, signorine. Perciò date un calcio alla pigrizia e mandatemi due righe. In palio il regalo che ogni donna vorrebbe avere: la foto di Gazza nudo sotto la doccia.
Eccitate, eh?
 
A presto,
imane.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** III- Rumour has it ***



 

 LO STRETTO DI BERING 
Capitolo III
Rumour has it
 









Bless your soul, you’ve got
you’re head in the clouds,
You made a fool out of you,
And, boy, she’s bringing you down




 
Quando Hermione Granger rientrando tardi nella Sala Comune Grifondoro venne accolta da un boato di applausi, si sentì mancare per un attimo la terra da sotto i piedi. Con le mani tremanti si appiattì lungo la parete alle sue spalle, sgranando gli occhi e guardandosi attorno confusa.
Nelle orecchie una moltitudine di voci si accavallava con le sue varie sfumature come frinii di cicale in piena estate stordendola; nei suoi occhi fotogrammi di labbra in procinto di aprirsi, di chiudersi, di ridere, di esclamare, si susseguivano infiniti come una pellicola di un film dell’orrore.
Rossetti, tanti rossetti. Labbra screpolate, tante labbra screpolate.
In mezzo a quel turbine di parole ed esclamazioni riuscì a riconoscere chiaramente la voce di Calì che con tono profondo e sicuro, quasi stesse per rivelare un segreto di massima importanza, informava tutti che era sempre stata certa che l’avversione della caposcuola per feste e festini vari fosse tutta una finta, perché era ovvio che Hermione fosse un’anima trasgressiva e selvaggia e che in quanto tale amasse divertirsi quanto e più degli altri.
Alcune persone che non le avevano mai rivolto parola, ora si avvicinavano a lei con quell’aria che solitamente intercorre tra due amici che abbiano combinato insieme una marachella. Le battevano una mano sulla spalla, si complimentavano con lei per il suo coraggio, le mettevano in mano delle Cioccorane o le carte più rare della loro collezione di maghi e streghe più famose.
In fondo alla stanza Harry, Ron e Ginny osservavano attoniti la scena.
Fu proprio osservando le loro facce da pesce lesso che la confusione cominciò a scomparire lasciando spazio a un nuovo più famigliare sentimento. I più vicini, se avessero annusato bene l’aria, avrebbero potuto sentire quel profumo aspro ed effervescente di agrumi che rappresentava in pieno le sue future parole.
« Che diamine sta succedendo? » sibilò acida come un limone.
Lavanda e Calì le sorrisero comprensive.
« Dai Hermie » cominciò quest’ultima mentre la caposcuola assottigliava lo sguardo in un gesto che prometteva future ripicche per quel nuovo patetico appellativo « ormai tutti lo sanno: leggi qua » Calì le porse l’Hogwarts in Vogue piegato su un lato, mettendo in bella mostra l’articolo che quel giorno aveva avuto l’onore di poter vantare la sua esposizione in prima pagina.
 
 
Signore e  signori, se siete in piedi vi consiglio di mettervi comodi perché quella che sto per rivelarvi è davvero una notizia bomba. Pare che ieri sera, Miss Hermione Granger [per biografia vai a pag.8] abbia trasgredito non ad una bensì  due regole in un colpo solo macchiando la sua prima immacolata fedina scolastica, per noi. Sì, avete capito bene: questa splendida creatura, questa ragazza di encomiabile generosità, ha messo a repentaglio la sua brillante carriera scolastica per noi studenti, popolo di Hogwarts, nessuno in particolare, tutti inclusi.
Pare infatti che Mastro Gazza dopo accorti pedinamenti abbia scoperto l’ubicazione della nostra “rimpatriata” e con propositi alquanto bellicosi si sia diretto verso la stanza segreta con l’intenzione di sgamarci e farci sospendere tutti quanti. Seguito dalla fedele Mrs. Purr avrebbe pattugliato i corridoi alla ricerca di un incauto studente allo scopo di minacciarlo per venire a conoscenza della parola segreta della festa. Tutto normale fin qui, direte voi. Peccato che molto avventatamente, abbia cominciato a gustare il delizioso frutto di una vittoria non ancora sua, rivelando alla fedele gatta il suo malefico piano, il tutto, ovviamente, fatto ad alta voce. Ma è qui che entra in gioco la nostra paladina: con mirabile coraggio lo avrebbe pedinato segretamente fino al suo ufficio, in qui Argus si era recato per prendere un panino al tacchino ( perché sì anche lui prova fame come i comuni mortali anche se non sembra), e lo avrebbe colto di sorpresa sguainando la bacchetta e pietrificando la sua gatta come monito. Il duro di cuore pare non abbia battuto ciglio nemmeno davanti al pietoso stato in cui versava Mrs. Purr accecato com’era dalla voglia di potersi liberare di tutti noi in un sol colpo. Hermione allora, in uno scatto d’ira avrebbe devastato la stanza, Schiantato con abile uso della bacchetta lo sgradevole custode per poi Obliviarlo, in modo da prevenire eventuali ritorsioni da parte di quest’ultimo.
E noi ora vi invitiamo ad acclamare come giustamente merita, questa ragazza, questa eroina che ci ha salvati uno ad uno da sospensione certa e da una catena di impervie conseguenze.
Grazie Hermione Granger, sesto anno Grifondoro, grazie davvero di cuore.
 


La redazione dell’Hogwarts in Vogue
 
 
 
Hermione era scioccata. Davanti a lei le parole avevano preso a galleggiare come barchette in un mare in piena burrasca.
Ragazza di encomiabile generosità
Lo avrebbe colto di sorpresa sguainando la bacchetta
In uno scatto d’ira avrebbe devastato la stanza
Obliviarlo, in modo da prevenire eventuali ritorsioni
Si passò una mano sul volto, trovandolo madido di sudore mentre sentiva il battito assordante del suo cuore crescere sempre di più come una marcia di tamburi. Fino a poco prima la sua vita era stata più o meno normale ma ora dopo aver letto quell’articolo, improvvisamente tutto assumeva fattezze a dir poco catastrofiche, perché in quelle poche righe era stato detto tanto, anche fin troppo ai suoi danni.
« Spostatevi! » ringhiò Ginny aprendosi un varco tra la ressa febbricitante per poi prendere l’amica per mano e condurla verso il dormitorio femminile. Passarono accanto ad Harry e Ron i quali le fissarono boccheggianti tentando di dire qualcosa ma non trovando le giuste parole per esprimersi.
Una volta all’interno della stanza, Ginny sbatté la porta alle sue spalle mentre osservava dolcemente Hermione che si era seduta sul bordo del suo letto nascondendo la testa tra le mani.
« Mi espelleranno » affermò pietosamente la caposcuola con voce attutita dalle dita compresse sulle labbra.
« No, che non lo faranno. Solo uno stupido potrebbe credere a quello che scrive quel giornalaccio ».
Hermione rialzò lo sguardo sull’amica.
« Evidentemente tu ci devi credere visto che ti sei tinta i capelli solo perché l’hanno scritto » sibilò a bassa voce mentre la Weasley arrossiva boccheggiando. « E anche gli altri visto come mi hanno assalita ».
« Stai tranquilla. L’Hogwarts in Vogue protegge sempre la privacy delle persone su cui scrivono gli articoli, attraverso un incanto di dissimulazione modificato » spiegò Ginny lentamente. « Solo noi studenti possiamo leggere gli articoli nella loro completezza. I professori e il resto degli adulti come Madama Pince, quando aprono il giornalino trovano solo articoli seri e adatti ad una scuola. Non sanno che in realtà possono vedere solo 1/3 di quello che c’è scritto e che è proprio la restante parte a contenere il vero articolo ».
Hermione la guardò visibilmente di malumore ma con una nuova luce speranzosa nello sguardo.
« Quindi dici che nessuno dei professori lo verrà a sapere? » chiese dubbiosa per poi aggiungere affettatamente. « Non che sia vero, che questo sia ben chiaro. Non potrei mai trasgredire al regolamento, io ».
Ginny le sorrise rassicurante.
« Ecco appunto perché non mi racconti la tua versione dei fatti? » disse spostandosi una ciocca fiammante da davanti al viso e sedendosi accanto a lei.
« Bè la prima parte su Gazza è vera. Solo che io non ho cercato di schiantarlo né di pietrificare la sua gatta » sospirò. « Ho tentato di raggiungervi prima di lui per avvertirvi ma ho perso tempo a litigare con Malfoy…» Hermione si bloccò scattando improvvisamente in piedi come una molla, in preda ad un’illuminazione istantanea.
« Malfoy…Malfoy…Malfoy! » iniziò dapprima con un sussurro per poi terminare con voce che rasentava l’isteria. « E’ stato lui a inventarsi questa storiella per il giornalino » sibilò mentre prendeva a passeggiare nervosamente, su e giù, per la stanza.
« Anche se fosse stato lui, non avrebbe avuto motivo per farlo. Come ti ho detto gli articoli sono oscurati e quindi non è possibile farti espellere ».
« Non l’ha fatto per questo » mormorò Hermione bloccandosi davanti alla finestra accanto al suo letto con uno sguardo vacuo intento a guardare ma non ad osservare il panorama esterno.
« Semplicemente la vendetta più efficace talvolta è quella più semplice » affermò con un sorriso tirato sulle labbra.
Doveva ammetterlo, Draco Malfoy era molto più astuto di quanto pensasse: spargendo quelle voci in giro aveva firmato la sua condanna a una popolarità non solo non richiesta ma addirittura temuta. Ora lei sarebbe stata al centro di ogni ipocrita attenzione: persone che prima non le rivolgevano neanche la parola ora si sarebbero proclamate i suoi migliori amici, dimentichi del tempo passato a deridere la sua folta e indomabile capigliatura, i suoi incisivi  sporgenti, le sue origini Babbane e i suoi pesanti libri.
Sospirò mentre sentiva il peso di una nuova battaglia scivolarle lentamente sulle spalle, una lotta con cui aveva già dovuto fare i conti quando era diventata amica del Ragazzo Sopravvissuto. Ma in quell’occasione la sua popolarità aveva subito solo un leggero cambiamento, niente picchi eccezionali ma solo dolci colline poiché tutta l’attenzione del popolo studentesco era stata catalizzata involontariamente dal suo amico. Lei era stata solo una stella, un pianeta di minore importanza talvolta illuminato dallo splendore del sole che non era altri che Harry. E ne era stata rassicurata, perché a lei piaceva la sua vita così com’era.
Inclinò leggermente la testa osservando le ultime dita della notte risalire arrancando e graffiando la vetusta torre di Grifondoro, per poi cadere come manichini a cui fossero stati spezzati i fili nelle fauci di una nebbia ingorda e impietosa. La strega notò distrattamente che quel giorno il clima sembrava assumere una consistenza quasi corposa, irreale e quanto mai insolita.
Annuì distrattamente alla voce tranquilla e rassicurante di Ginny, che le annunciava che l’avrebbe aspettata nella Sala Comune per scendere insieme a colazione. Si voltò per seguire i suoi passi e mentre si incamminava lo sguardo le cadde su una statuetta Africana posata sopra la sua scrivania. L’opera rappresentava un uomo con le mani gettate in aria – quasi stesse annegando in un oceano visibile solo ai suoi occhi – mentre ai suoi piedi giaceva abbandonato un tamburo in cuoio. Sua zia, quando gliel’aveva regalata, le aveva detto che quell’opera faceva parte di una collezione comprendente altre dieci statuette più o meno simili disposte intorno ad una vittima sacrificale. Perché sì, quell’atteggiamento scomposto – le mani gettate in aria, la bocca ghignante, le gambe leggermente piegate – indicavano che quella in atto era una danza cabalistica, compiuta dai membri di una tribù intorno al sacrificio.
Se chiudeva gli occhi poteva immaginare la raduna piana e traballante in cui aveva luogo il rito, l’odore dell’humus ancora pregno della pioggia salmastra del monsone, la foresta lussureggiante che circondava la scena in un cerchio ben distinto, con i suoi alberi svettanti e ben ritti contro un cielo più nero del nero.
E i tamburi. Quest’ultimi battevano incessanti e fragorosi un ritmo accattivante, facile da seguire e rapido da memorizzare, capace di diluirsi perfettamente con lo scroscio delle acque del fiume circostante. Il ritmo della cattiveria e della maldicenza che batteva la lingua sul tamburo perfida e inclemente come la morte.
Hermione sorrise amara.
Conosceva molto bene quella musica, perché era la stessa che batteva intorno a lei in quel momento. Da quando l’articolo era stato pubblicato la danza era cominciata: gli astanti si erano disposti a cerchio intorno a lei mentre i tamburi avevano preso a battere al ritmo del pettegolezzo. Non poteva far altro che drizzare le spalle, acuire lo sguardo e intensificare il suo udito, in cerca della nota sbagliata che le avrebbe permesso il ritorno alla rassicurante ombra della sua foresta: la normalità.
 
***
 
I heard you've been missing me,
You've been telling people things that you shouldn't be,
Like when we creep out and she ain't around,
Haven't you heard the rumors?
 
 
 
« Oh, sì…più forte…prendilo tutto » rantolò una voce da dietro la porta del bagno al culmine della sua estasi.
Quella mattina il dormitorio Serpeverde si era svegliato guidato dallasoave voce di un Goyle sul punto di un orgasmo. Inutile sottolinearlo, la notizia aveva fatto il giro del dormitorio più veloce di una saetta, e in men che non si dica metà della casa Serpeverde si era piazzata davanti alla soglia della porta. I più astuti – tra cui in prima linea Malcom Baddock – avevano fiutato la possibilità di ampliare il loro già immenso patrimonio, registrando i lussuriosi ansimi e le frasi spezzate che di tanto in tanto crepitavano in aria come scintille di un fuoco non ancora spento, al fine di ricattare il povero malcapitato.
Quest’ultimo, ancora visibilmente sotto gli effetti dei litri di alcolici ingurgitati fino a poco prima dell’alba, continuava imperterrito nella sua opera che i più puritani avrebbero definito di maneggiamento o auto piacere ma che i più maliziosi definivano semplicemente con una parola: masturbazione.
« Salazar che orrore » esclamò disgustato Zabini mentre premeva un cuscino sulle sue orecchie isolandosi acusticamente dall’ambiente circostante. « Cosa mi tocca sentire » continuò mentre si voltava su un fianco e gettava una strana occhiata al suo amico sdraiato nel letto accanto. Notò con un certo stupore gli occhi vitrei e persi, le gambe spalancate in una posizione a dir poco volgare e i capelli spettinati di quel maniaco dell’ordine che era Malfoy. In definitiva l’amico sembrava ubriaco.
Ed effettivamente lo era.
Ma di felicità.
Draco Malfoy stravaccato comodamente sul suo letto sogghignava in un modo a dir poco doloroso per la sua povera mascella che sembrava essersi definitivamente slogata, cristallizzata com’era da una manciata di minuti in quella malevola espressione.
Un timido riverbero di luce giallognola giungeva da un torcia posta in un angolo superiore della stanza, macchiando le sue labbra di un peccato luminoso ed imperdonabile. Le sua mani intanto stringevano allo spasimo l’articolo dell’Hogwarts in Vogue, fonte della sua ubriachezza e di ogni sua squisita felicità: come un forsennato lo leggeva e rileggeva di continuo mentre accoglieva sulla sua lingua ogni frase come granelli di zucchero capaci di sciogliersi, frizzanti e leziosi, lasciando dietro di essi un onda dal dolce retrogusto; piccoli pizzichi capaci di farlo vibrare come la corda di un violino.
Poteva immaginarla la reazione della Mezzosangue davanti a quell’articolo: occhi dardeggianti di rabbia per il brutale scherzo appena giocatole; labbra tremanti che non sapevano che forma prendere – se quella di una smorfia amareggiata o semplicemente ritrarsi come le tende di un palcoscenico per dar più visibilità ai denti digrignati – e mani in preda a un prurito incontrollabile tanta era la voglia di strangolarlo.
E con quell’idea in mente si era diretto insieme a Theodore Nott e Blaise Zabini verso la Sala Grande, aspettandosi di vederla piombargli addosso da un momento all’altro, con sulla testa quella famiglia di parassiti che lei osava definire capelli ma che in realtà non era altro che una intricata balla di fieno.
Di certo la sua sorpresa fu grande quando si accorse che la Granger non solo non sembrava minimamente arrabbiata, ma non l’aveva neanche degnato di un’occhiata al suo ingresso.
Fatto assolutamente imperdonabile.
Come poteva non notare che lui, Draco Lucius Malfoy, il più valoroso tra i valorosi, il più affascinante tra gli affascinanti, il più astuto tra gli astuti avesse messo piede in quella sala?
Draco sembrava del tutto ignaro del fatto che valoroso e Serpeverde fossero due termini che si escludevano a vicenda, due contrari che non avrebbero mai e poi mai potuto coesistere nella stessa frase senza eliminarsi a vicenda.
Fatto sta che in quel momento, l’unico accecato dalla rabbia quello pareva, ironicamente, essere proprio lui. Strinse i pugni e serrò la mascella mentre cercava di assumere un’aria più rilassata mentre si dirigeva verso il suo posto a tavola.
Si gettò pesantemente sulla sua panca sbuffando, mentre si serviva con una tazza di thè e prendeva da un cesto in vimini un ancora fragrante biscotto al cioccolato. Masticava svogliatamente mentre gettava continue e furtive occhiate al tavolo di Grifondoro.
Palpebre pesanti e testa annebbiata, Hermione cercava di stare sveglia senza riuscirsi particolarmente: tutte le ore passate da sveglia pietrificata nel corridoio stavano mostrando i loro sgraditi effetti. La testa le girava e sembrava che i suoi pensieri, come degli elettroni, ruotassero al desiderio indomabile e selvaggio di dormire, nucleo centrale da cui non riuscivano a staccarsi. Intorno a lei si alzava il brusio delle voci concitate dei compagni intenti a parlare della serata precedente.
Sussultò quando Ron si gettò pesantemente sulla panca accanto a lei facendola trasalire.
« Harry si comporta in modo davvero strano, non sembra anche a te Hermione? » proruppe improvvisamente il nuovo arrivato mentre avvicinava a sé un piatto in porcellana e lo riempiva di uova all’occhio di bue su cui aggiunse una spolveratina di cumino preso dalla saliera lì accanto.
« A dire la verità non ho avuto modo di constatarlo visto che questa mattina sono stata leggermente impegnata con la storia dell’articolo » affermò mentre prendeva una tazza di thè tiepido e la posava sulla guancia rabbrividendo brevemente al tepore che ne emanava. « Perché pensi che si comporti diversamente dal solito? ».
Ron la fissò strabuzzando gli occhi mentre cercava di mandare giù un boccone che più che un morso assomigliava ad una matrioska, tanti ne conteneva all’interno.
« E’ tutto il giorno che sorride come unebete. Pensa che stava per rompersi l’osso del collo sulle scale: se non fosse stato per Dean che gli era accanto a quest’ora sarebbe già all’altro mondo » Ron fischiò facendo ondeggiare verticalmente la mano, ad indicare un angelo che volava in cielo, e facendo scoppiare a ridere Hermione.
Un piatto si ruppe dalla parte del tavolo Serpeverde.
« Magari è semplicemente ancora rintronato da ieri sera ».
« Certo e i mollicci sono i migliori amici dell’uomo » ghignò Ron facendo segno a Hermione di avvicinarsi. « Te lo dico io che cos’ha: secondo me è innamorato ».
Hermione lo guardò divertita.
« Ronald Weasley, sbaglio o oggi il tuo quoziente intellettivo sembra essere incrementato di molto? Se non ti conoscessi bene oserei dire che quel grumo di segale che hai in testa, si è impastato con i litri di Burrobirre trangugiate ieri sera per formare un normale cervello » scherzò mentre il soggetto in questione tirava fuori la lingua al suo indirizzo, facendola sogghignare ampiamente.
Una tazza si ruppe dalla parte del tavolo Serpeverde.
In quel momento entrò nella Sala Grande Harry Potter, il Ragazzo-Forse-Innamorato, colui che non molto sorprendentemente aveva rischiato l’osso del collo pochi minuti prima. Anche se forse sarebbe più appropriato dire che volò in Sala Grande: pareva infatti che il ragazzo non camminasse ma bensì galleggiasse su una nuvola di gioia e letizia. Una nuvola che scivolò facendolo finire addosso al povero Neville Paciock, che ignaro, con un coltello in mano, cercava di imburrare una fetta di pane integrale. La sciagurata mossa rischiò di far amputare allo sfortunato Grifondoro la sua mano mentre effettivamente riuscì a rovesciare un bicchiere colmo di succo di zucca per terra. Evidentemente la sfortuna, che a differenza della compare sorella sembrava vederci molto bene ed aveva una speciale predilezione per Harry, non ancora soddisfatta del disastro compiuto, diede una piccola spinta al ragazzo facendolo scivolare sulla pozza di succo: per salvarsi, Harry si vide costretto ad agguantare il mantello di Seamus Finnegan, rischiando così di strangolarlo senza pietà.
Tra gli sghignazzi del tavolo Grifondoro, l’eroe si alzò imperterrito risalendo sulla sua nube rosa – nera di sfortuna – e andando a sedersi di fianco ai compagni che lo guardavano l’una leggermente preoccupata, l’altro del tutto ghignante.
Ron infatti frecciò un eloquente sguardo alla strega come a dirle “Visto? Te l’avevo detto!”.
Hermione tossì mentre posava il suo thè sul tavolo « Harry…sembri particolarmente di buon umore stamane ».
« Esattamente » rincarò prontamente la dose Ron. « Oserei dire soddisfatto come qualcuno che sta nascondendo qualcosa ai suoi due migliori amici e non ha alcuna intenzione di condividerla nel prossimo futuro ».
Hermione cercò di nascondere una lieve risata dietro il palmo della sua mano.
Qualcuno lanciò un ululato di dolore dalla parte del tavolo Serpeverde.
« Ma cosa dici Ron, io non vi sto nascondendo proprio niente » Harry alzò le spalle incurante mentre anch’egli cominciava la sua colazione.
 
***
 
All of these words whispered in my ear,
Tell a story that I cannot bear to hear,
Just ’cause I said it, it don’t mean I meant it,
People say crazy things,
 
« Draco, vecchio mio, che ti succede? » chiese Theodore Nott e fallendo nell’ottenere una risposta aggiunse « Non che me ne importi qualcosa, ma sai com’è, con quella faccia da scimmia, ancora più orrenda del solito, stai turbando questo prezioso rito che è la mia prima colazione ».
Draco lo squadrò malamente.
« Non dire sciocchezze Nott » sibilò l’altro mentre sbriciolava un biscotto con gli occhi ancora fissi sulla schiena di un’ignara Granger. « Dovresti ritenerti graziato dalla mia semplice presenza visto che sono seduto accanto a un gruppo di popolani come voi ».
Theodore che stava portando alle labbra una tazza di caffelatte, la posò delicatamente mentre si dedicava seriamente all’amico.
Non aveva mai sentito Draco rivolgersi con quei termini sprezzanti ai suoi compagni di casa. Era vero: faceva sempre del sarcasmo su di loro, ma non si era mai permesso di dire qualcosa di anche lontanamente astioso ai suoi concamerati. Doveva essere davvero infuriato.
« Che ti prende? Fino a poco prima eri letteralmente estasiato dopo aver letto l’articolo sulla Granger e ora improvvisamente sei di malumore ».
Draco continuò a non prestargli attenzione.
« O forse è proprio questo il problema. La Granger » Theo masticò quelle parole lentamente dandoli modo di percorrere tutta la lunghezza della sua lingua per poi spiccare un salto sulla punta verso il vuoto più grave « Cosa succede? Sei infuriato perché la tua Mezzosangue non ti sta prestando abbastanza attenzione dopo tutto quello che hai fatto per averne anche solo un briciolo? ».
Draco si voltò fulmineo verso di lui digrignando i denti.
« Nott ti consiglio di tacere, così eviterai di appesantire ulteriormente il mondo con le tue scempiaggini » sibilò furente. « Io che cerco di ottenere l’attenzione della Granger! Ma come fanno a saltarti in testa certe idee? Oh, aspetta lo so. A forza di passare il tuo tempo a guardare quegli stupidi film caria denti insieme alla Parkinson – che tra l’altro non ti prende nemmeno in considerazione e ti tradisce con il primo che passa -, hai finito coll’esserne condizionato » terminò sprezzante.
Solo dopo che le parole rullarono fuori dalla sua bocca si accorse della gravità di quello che aveva detto.
Theodore si alzò silenziosamente dal suo posto raccogliendo la sua borsa da terra, mentre cercava di non fare caso al dolore sordo che gli era esploso all’interno del petto come una miccia , gettando panico e fiamme e dolore e rabbia e confusione dappertutto.
L’aria si era fatta pesante tra di loro, carica di parole pesanti come perle pronte ad affondare nei più foschi fondali oceanici.
« Theodore io…» iniziò Draco cercando di rimediare e fermandolo per un braccio.
« Tu niente, Draco. Tu proprio niente. Niente sei e niente rimarrai finché non conoscerai il peso delle tue parole ».
 
 
 AdeleRumour has it
 
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Mi scuso per il ritardo fanciulle! Sono rintanata in vacanza in uno sperduto villaggio in mezzo alla catena dell’Atlante. Non posso sempre pretendere che ci sia rete.
1 “Niente sei e niente rimarrai finché non conoscerai il peso delle tue parole”. Theodore introduce in questo capitolo il tema del peso delle parole: un argomento davvero importante che il nostro Draco, prima o poi, dovrà affrontare.
Hermione invece se la vede con i compagni ipocriti che il giorno prima non le rivolgevano parola e ora invece si comportano come se fossero i  suoi migliori amici.
2 Alcune di voi si saranno chieste: Nel capitolo secondo Hermione l’abbiamo lasciata pietrificata in mezzo al corridoio mentre adesso la vediamo arrivare nella Sala Comune di Grifondoro. Chi l’ha liberata?
Bè se volete sapere la risposta al vostro quesito, continuate a leggere.
3 Vi sfido lettrici: a partire da oggi nelle note autrice metterò un indizio, una parola chiave che vi aiuterà meglio a tenere il passo con il mistero che si diramerà dal prossimo capitolo.
La parola chiave del primo capitolo è: Bombay Bilt
Del secondo capitolo: Vendetta
Di questo capitolo: Nebbia
 
4 Prossimo aggiornamento sabato 11/08 – quindi non questo sabato ma quello dopo -.
Nello scorso capitolo mi avete sorpresa e rallegrata con le vostre parole. Continuate a partecipare alla campagna “Recensisci contro la tirchiaggine”: non servono sms, non serve denaro, per rendere felice un autore basta una parola.
Quelli dell’ipercoop mi consigliano di mettere anche una raccolta punti: ad ogni recensione un punto e quando raggiungete la cifra necessaria, zac, ecco che vi arriva a casa il libro “24 modi per raggiungere un orgasmo stellare” scritto e ideato da Gregory Goyle in persona.
Ci sono pure le illustrazioni!
Super eccitate, eh?
 
Alla prossima,
imane.
 

 

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Capitolo 4
*** IV - All the right moves ***



 

 LO STRETTO DI BERING 
Capitolo IV
All the right moves
 








 
 I know we've got it good
But they've got it made
And the grass is getting greener each day
I know things are looking up
But soon they'll take us down.




Calava la sera quando il Diavolo si mostrò in tutta la sua splendente crudeltà davanti alla stazione della metropolitana. Si aggiustò il cappello a larghe tese, strinse il nodo del mantello sotto la giugulare e si diresse verso una panchina in quercia dove un uomo era seduto ad aspettarlo. I frammenti di vetro sparsi per tutto il piazzale della stazione scricchiolavano sinistramente sotto i suoi passi.
Dietro a lui si innalzavano antichi e allampanati gli abeti del bosco circostante, ingessati da un vento freddo ed inclemente che tormentava l’area da secoli. Alcune tegole rimaste miracolosamente intatte sul tetto della stazione traballavano pericolosamente, urtandosi leggermente a vicenda e producendo un suono basso e stridente che risaltava come i papaveri rossi lì accanto, in mezzo al silenzio grave e al grigiore della decadenza che regnava tutt’intorno.
« La pozione non ha funzionato » masticò duramente l’uomo in attesa, con una constatazione rombante.
« Noto che lei non perde tempo in convenevoli, signor Rockfeller ».
Il volto del soggetto in questione si esibì in una espressione pungente, una maschera di cera a dir poco perfetta, tratta direttamente dalle antiche commedie greche. Con lo sguardo vagliava accuratamente l’ambiente circostante – le travi in legno marcescenti e percorse da piccole tarme e l’erba smorta e leziosa sotto alla suola dei suoi pregiati mocassini – mentre un piede batteva a terra al ritmo dell’impazienza.
« Mi scusi, ma penso proprio che questa non sia né la sede né il momento adatto per perdersi in futili chiacchere ».
Il Diavolo sorrise divertito da cotanta compostezza mentre si accomodava anch’egli sulla panca osservando attentamente l’uomo lì accanto.
« E’ difficile vivere l’esagerazione » proruppe improvvisamente la creatura mentre Douglas Rockfeller puntava finalmente il suo sguardo, sorpreso, su di lui.
« Prego? Non ho ben capito quello che ha detto ».
L’altro ondeggiò una e due volte la mano davanti al viso come a scacciare una mosca immaginaria. « Suvvia, sa benissimo di cosa sto parlando. L'esagerazione. Non è il fuoco che ha scritto e dilaniato la storia della sua vita? ».
Douglas assottigliò gli occhi mentre voltava nuovamente il capo, questa volta sprezzante, tornando ad osservare travi marce, tarme ingorde ed erba smorta.
« Per voi umani esagerazione è sinonimo di morte sociale » continuò imperterrito il Diavolo. « Pensi ad esempio a quel poveroragazzo incompreso, Voldemort ».
« “Povero” ed “incompreso” sono i due aggettivi che meno si addicono a quella creatura orrenda » una smorfia amara si disegnò sul bel volto di Douglas al ricordo degli anni più bui della pece a cui tutti gli abitanti del Mondo Magico avevano dovuto sottostare prima della morte del Signore Oscuro. « E comunque continuo a non capire il senso delle sue parole, signore ».
« L’esagerata brama di potere di Lord Voldemort è stata la causa della sua morte ».
« Si sbaglia, è stato grazie alla bacchetta di Harry Potter ed al sostegno e l’ingegno dei suoi amici che siamo riusciti a sconfiggerlo definitivamente » difese ardentemente il giovane mentre veniva completamente ignorato dall’altro.
« Così come la sua esagerata bellezza è la fonte di ogni sua sciagura ».
Douglas sussultò sorpreso.
« Chi è lei ? » domandò il giovane con astio. « Ad ogni nostro incontro dimostra di essere a conoscenza di cose che nessun altro essere al mondo può sapere oltre a me » continuò tutto d’un fiato. « Dunque le pongo per l’ennesima volta la stessa domanda: chi è lei in realtà? ».
« Sono una parte di quella forza che vuole costantemente il Male e opera costantemente il Bene, mio caro » sibilò semplicemente il Diavolo, mentre il volto ironico e leggero che aveva ostentato fino a quel momento si scioglieva per un attimo lasciando intravedere lineamenti duri e inclementi, aggressivi come una volpe lanciata all’attacco.
Douglas batté per un attimo le ciglia, raggelato.
« Sciagura vivrà colui che l’esagerazione conoscerà » cantilenò il Diavolo mentre il suo volto si ricomponeva nella frizzante e amichevole espressione di poco prima. « Pensi ad esempio a chi tra le sue virtù annovera una mente agile e scattante ».
« Prodigiosa virtù ».
« Immensa disgrazia » replicò il Diavolo appoggiando la nuca sullo schienale legnoso della panchina, mentre i capelli neri ondeggiavano serici e melliflui sotto l’incessante corrente del vento. « Come le ho detto l’esagerazione è sempre fonte di guai; così le persone ingegnose incontreranno sulla loro strada nient’altro che invidia da parte degli stolti e dei manchevoli di mente. Idem per i belli di fisico » e qui si fermò gettando un’eloquente occhiata a Douglas che contro ogni previsione arrossì. « I virtuosi, i creativi, gli onesti e i coraggiosi. Ci saranno sempre nemici disseminati lungo il loro cammino. La stessa cosa vale anche nel male: chi tra i suoi difetti conta un’esagerata bramosia, cupidigia, lussuria o disarmonia non incontrerà altro che persone pronte a deriderlo e ostacolarlo ».
Douglas stette in silenzio per qualche attimo, riordinando i suoi pensieri, prima di controbattere. « Quindi lei sta dicendo che serve equilibrio tra vizi e pregi per vivere, o meglio, sopravvivere. Però come si può equilibrare qualcosa che è già insito nella nostra natura? Se uno nasce bello o brutto, ricco o povero, intelligente o stolto, non può cambiare le cose ».
« Infatti è questa la parte più divertente » sogghignò il Diavolo. « Sapere di dover vivere una vita d’inferno e non poterci far niente ».
 
***
 
 
It can be possible that rain can fall
Only when it's over our heads
The sun is shining every day, 

but it's far away over the world's
death they've got, they've got
 
 
 
« Ti è piaciuto l’articolo? ».
Hermione rabbrividì mentre trasferiva il peso della sua borsa da una spalla all’altra. Quando una corrente refrigerante e nebbiosa giunse dal portico lì accanto, cominciò a battere rapidamente i piedi sul pavimento granitico nella speranza di riscaldarli.
Draco alzò un sopracciglio divertito quando notò che la strega portava addosso un pesante paio di calze a strisce multicolori, con su sopra rappresentato un ridicolo draghetto verdastro dalla rosea lingua a penzoloni.
Hermione, notando dove si era posato il suo sguardo, si fermò all’improvviso, divaricò le gambe e ancorò per bene i piedi nel terreno sottostante, mettendoli in bella mostra come a sfidarlo a rivolgerle una critica ad alta voce.
« Belle calze » commentò il ragazzo con un’inflessione sarcastica a riscaldarli la voce, altresì fredda e melliflua.
Nemmeno un guizzo turbò il volto impassibile e annoiato della Caposcuola.
« Tornando alla mia domanda, ti è piaciuto l’articolo? ».
« Eccome. L’ho trovato davvero squisito. Un pregevole esempio di fantascienza ».
« Ero sicuro che l’avresti trovato di tuo gradimento, Granger » ghignò Draco. « Del resto l’unica cosa su cui non posso obiettare è il tuo ottimo gusto in fatto di libri ».
La constatazione gli uscì fulminea dalle labbra, salì in alto in una nota di acuto stupore, batté sulle ciglia dispiegate come ventagli e ghiacciò, cristallizzandosi come pugnali inopportuni, profumati di segreti e pregiudizi.
Recalcitrante ed improvviso, il silenzio si aprì un varco in quella conversazione intervallato dai ticchettii di gocce di pioggia che una dopo l’altra avevano preso a scendere da un cielo plumbeo e agitato, percorso da rapide di nuvole nere e maestose.
« Malfoy » iniziò una sconcertata Hermione. « Che ne sai tu dei miei gusti in fatto di libri? ».
« Bè può darsi che io abbia accidentalmente ascoltato il tuo ex-amato, quell’imbecille di Viktor Krum, parlare con Madama Pince a proposito dei libri che gli avevi consigliato per intrattenersi durante il viaggio per Durmstrang » ghignò.
Inaspettatamente anche Hermione ghignò.
« Malfoy, Malfoy, Malfoy » cantilenò con voce bassa e suadente. « Come al solito quando qualcuno riesce a metterti con le spalle al muro riesci sempre a trovare un modo per deviare l’attenzione da te ».
« Che stai blaterando Mezzosangue? » l’irritazione vibrava lampante nella sua voce.
« Ecco lo stai rifacendo. Cominci a sputare veleno e sentenze sprezzanti su chiunque, anche con chi non ce l’hai sul serio » spiegò Hermione con gli occhi scintillanti di una emozione a cui Draco non voleva dare un nome. « Comportamento degno di un vero Serpeverde, te lo riconosco ».
Draco assottigliò gli occhi, furibondo, mentre si avvicinava alla strega con urtante noncuranza.
Non ci poteva credere. L’aveva seguita, superata e aspettata in quel buio anfratto solo per avere la soddisfazione di vederla infuriarsi, irritarsi, crollare. Voleva stringere tra le mani, sfregare tra le dita, i pezzi di quella maschera di cera effimera e impassibile che la ragazza sembrava portarsi appresso dovunque.
E invece, ancora una volta, ironicamente quello infuriato era lui.
« Mezzosangue » si piantò davanti a lei. « Tu non hai voglia » avvicinò il suo viso a quello sul punto di sciogliersi di lei. I suoi sussurri si infransero pungenti ed eterei come la pioggia di fuori, sulle sue labbra, lasciandole la lingua impastata dal sapore amaro dell’attesa.
« Di vendicarti? ».
I delicati ticchettii al di fuori, aumentarono. Humus e acqua si erano mescolati creando una fanghiglia pesante quanto appiccicosa. Hermione si ritrovò a pensare tra i battiti assordanti del suo cuore, che l’indomani sarebbe stato molto difficile raggiungere la Serra dove usualmente teneva luogo la lezione di Erbologia della professoressa Sprite.
« Attento Malfoy » redarguì Hermione incatenando a viva forza i suoi occhi con quelli del giovane. «L'odio è cieco, la collera sorda, e colui che vi mesce la vendetta corre pericolo di bere una bevanda amara ».
 
 
***
 
 
All the right things 
in all the wrong places,
So yeah, we're going down
They've got all the right moves 

 
 
Douglas si scompigliò con una mano i capelli folti e castani mentre le parole del Diavolo si conficcavano come un dardo avvelenato nel suo cuore.
Sapere di dover vivere una vita d’inferno e non poterci far niente.
Le parole gli erano state gettate addosso sgradite e granulose come polvere negli occhi. Tamponò gentilmente quest’ultimi, come a fare chiarezza su tutto ciò che gli stava accadendo.
Certe volte si chiedeva perché.
Perché una sciagura del genere aveva dovuto toccare proprio a lui?
Perché non poteva vivere serenamente la sua vita come tutti i suoi coetanei?
Una smorfia si dipinse vivida e bruciante sui suoi lineamenti, dinanzi a quei pensieri che sapeva già per esperienza, non condurre da nessuna parte, estremi di un filo sottile ed impercorribile.
Alcune gocce si posarono sopra la sua nuca, scorrendo come rigagnoli tra il cuoio capelluto per poi riversarsi sulle sue tempie, accarezzandolo fino a toccare terra.
Sussultò quando un fazzoletto gli venne lanciato rudemente sul volto dal Diavolo, che durante quei secondi di riflessione, si era acquattato accanto a lui poggiando la testa sul palmo della mano e osservandolo curioso.
Douglas notò con un brivido di terrore che le gocce, a pochi millimetri dal corpo della creatura, si infrangevano esplodendo in mille scintille d’acqua, come se avesse uno scudo attorno a lui.
O come se anche la pioggia avesse paura di quella strana entità e preferisse di gran lunga disintegrarsi piuttosto che doversi posare su quel corpo forgiato dalle fiamme e dai più oscuri peccati dell’inferno.
« Tornando alla pozione » iniziò il giovane Rockfeller.
« Non ha funzionato » lo interruppe il Diavolo ripetendo le stesse parole con cui il ragazzo l’aveva accolto al suo arrivo. « Ma lei è sicuro di averla bevuta? » domandò calcando sullei mentre gli occhi di Douglas si spalancavano vitrei e sorpresi.
Il fiato gli si mozzò in gola.
« Pensa che… » mormorò mentre la sua voce veniva portata via dal vento che rafforzato dalla pioggia aveva preso a soffiare sempre più forte ed impetuoso sulla raduna.
Il Diavolo sorrise ironico. « Non lo penso, ne sono certo. E’ ovvio che la creatura avrà fatto tutto ciò che era in suo potere per impedirle di berla » illustrò. « E continuerà a farlo anche nel futuro. A questo punto dovrebbe aver capito che non è facile ingannarla ».
Douglas scattò in piedi. « Cosa sta cercando di dirmi? » urlò con voce pungente ed elettrica, carica di frustrazione, capace di sormontare la furia degli elementi. « Che devo arrendermi? Che devo morire? O peggio ancora vivere una vita in cui non sono altro che un povero pazzo nelle mani di una creatura mostruosa? ».
« Mio caro Rockfeller, lei è già pazzo » dichiarò il Diavolo stiracchiandosi e sbadigliando annoiato, compiaciuto del guizzo irritato che aveva percorso gli occhi del giovane davanti alle sue insensibili parole. « Le probabilità di uscire da questa storia sono poche per non dire nulle » continuò. « Lei è talmente concentrato su se stesso da non rendersi conto della minaccia che rappresenta questa creatura per l’intero mondo, magico e non. Ma sono certo che entro domani sera avrà capito il significato delle mie parole » terminò alzandosi dalla scricchiolante panchina, e stirando le invisibili pieghe del suo lungo soprabito.
Douglas lo guardò allarmato. Sulle sue labbra migliaia di domande premevano chiedendo di essere liberate, assetate di informazioni e risposte. Ma tacque. Da quei loro sporadici incontri aveva capito che alcune richieste – specialmente quelle riguardanti l’avvenire - sarebbero state bellamente ignorate.
Invece optò per una via più diplomatica. « Quindi cosa devo fare adesso? Ci deve pur essere qualcosa in grado di annientare questi cambiamenti ».
Il Diavolo si voltò a guardarlo con gli occhi luccicanti di curiosità.
« Mi dica, cosa è disposto a fare per liberarsi dalla sua condizione? ».
Le dita del giovane strinsero fino allo spasimo il tessuto ruvido dei suoi pantaloni prima che alzasse determinato la testa.
« Qualunque cosa » .
« Specifichi il “qualunque” ».
« Qualunque cosa. Dal viaggiare mille miglia lontano da qui al dare la caccia a chiunque e qualunque cosa io necessiti ».
Il Diavolo scoppiò a ridere.
Più che un giovane alchimista del ventunesimo secolo, aveva l’impressione di trovarsi davanti ad un’Orlando Furioso in versione moderna. Pieno di vita, di voglia di fare. Assomigliava incredibilmente al protagonista della Chanson de Roland: pronto ad attraversare mari e montagne, a dare la caccia ed essere cacciato, senza rendersi conto che la soluzione era molto più semplice, impalpabile e sempre presente sotto ai suoi ciechi occhi.
« Rallegrati allora » esclamò briosamente. « Per tornare alla tua tanto amata noiosa normalità dovrai solo sconfiggere un ultimo nemico ».
« Chi? ».
« La morte ».
 
 
***
 
 
Do you think I’m special
Do you think I’m nice
Am I bright enough to
shine in your spaces?
 
 
 
Malfoy sorrise compiaciuto.
« Io adoro le bevande amare, Granger ».
« Allora sono sicura che rimarrai deliziato dalla tisana che ti stai preparando con le tue stesse mani, Malfoy ».
Lui la guardò ghignante prima di cambiare discorso.
« Quelle calze ti stanno male. Tutto ciò che indossi ti sta male ».
« Mi piacerebbe dire la stessa cosa di te, peccato che tu non abbia praticamente niente addosso, Malfoy » notò Hermione con un sopracciglio alzato.
Era ormai metà Settembre e l’autunno stava inoltrandosi nella natura in punta di piedi, silenzioso, rossiccio ed imprevedibile. I primi temporali avevano cominciato a scuotere la regione misti ai freddi venti provenienti dal Mare del Nord, capaci di ridurre la regione in ginocchio in breve tempo davanti alla loro impetuosa glacialità.
Tuttavia sembrava che il Serpeverde ne fosse immune.
Non perché si sentisse accaldato, no, si ritrovò a pensare la strega, che ormai con il seno sfiorava il petto di lui, un petto freddo e duro come il ghiaccio, coperto solo dalla ridicola camicia della divisa, che di certo non offriva alcun tepore visto il suo tessuto leggero.
« Sei freddo » sorrise Hermione. « Un celebre poeta diceva che le persone dal corpo freddo abbiano un animo più caldo di mille fuochi ».
« Doveva essere un uomo particolarmente stupido questo poeta » sogghignò Draco. « Per vedere bontà dove non ce n’è nemmeno l’ombra ».
« Non direi » commentò Hermione. « Era un uomo la cui saggezza era direttamente proporzionale solo al suo… ».
Non riuscì a terminare la frase perché scattante dovette sguainare la sua bacchetta.
« Protego! » parò brillantemente lo Schiantesimo lanciatole dal suo nemico mentre deglutiva la bolla d’aria che le era rimasta incastrata tra gola e setto nasale, impedendole per un secondo di respirare. « Attaccare nel bel mezzo di una conversazione, tipico Malfoy. Anche se non credo che “conversazione” sia il termine esatto visto che implica la presenza di due esseri umani, e io invece davanti a me vedo solo un furetto ».
Draco sogghignò mentre sentiva gli ultimi residui della magia formicolargli piacevolmente nelle le dita.
« Si è fatto tardi Granger. Faresti bene a tornartene al tuo dormitorio altrimenti Potterino piccolino e donnola Weasley potrebbero preoccuparsi » replicò sarcasticamente mentre rimetteva la bacchetta in tasca e faceva dietro-front verso le scale per i sotterranei. Tuttavia dopo pochi passi la voce della Granger lo fermò.
« L’hai fatto di nuovo ».
« Cosa? » domandò nonostante sapesse già la risposta.
« Deviare l’attenzione ».
 
OneRepublic- All the right moves
 
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Mi dispiace davvero per l’immenso ritardo, ragazze. Spero non mi abbiate già data per dispersa!
Sono appena tornata dalle vacanze e sto ancora aspettando il tecnico per stabilire una nuova connessione internet: appena le cose si metteranno a posto gli aggiornamenti saranno più lineari.
Comunque, capitolo chiave quest’oggi.  Esaminiamolo per bene:
1 Introduzione di due personaggi importanti: il giovane Douglas Rockfeller e il Diavolo. Mentre il primo personaggio è indubbiamente di mia creazione il secondo non l’ho di certo inventato io – in tal caso ci sarebbe poco di cui andar fieri – ma è una completa rivisitazione del Diavolo di cui tutti abbiamo sentito parlare. Durante la loro conversazione nel piazzale fuori dalla metropolitana escono fuori delle informazioni interessanti: i due si erano già incontrati prima, il Diavolo ha venduto una pozione che dalla parole del giovane intuiamo sia stata del tutto inefficace e Douglas sta attraversando un periodo nebbioso, confuso della sua vita.
Per non parlare della creatura misteriosa.
Su quest’ultima si solo che è un pericolo per il mondo magico e non, per usare le parole del Diavolo.
2 La frase del Diavolo “Sono una parte di quella forza che vuole costantemente il Male e opera costantemente il Bene” è tratta da Il Maestro e Margherita di Mikhail Bulgakov.
La frase di Hermione “L'odio è cieco, la collera sorda, e colui che vi mesce la vendetta corre pericolo di bere una bevanda amara” è tratta dal celeberrimo Conte di Montecristo, Alexandre Dumas.
3 Quando Hermione dice a Draco “Un celebre poeta diceva che le persone dal corpo freddo abbiano un animo più caldo di mille fuochi” il poeta in questione è Petrarca. Il riferimento lo trovate in “Solo et Pensoso” versi 7 e 8:
perché negli atti d’alegrezza spenti
di fuor si legge com’io dentro avampi
Petrarca dice che all’esterno sembra spento nei suoi atti, ma all’interno arda. Questa cosa può essere tranquillamente applicata a un certo Malfoy, voi che ne dite?
4 La parola chiave di questo capitolo è: cambiamenti. Vi posso solo dire che la dice Douglas mentre parla col Diavolo. E’ molto importante.
5 Se ci avete prestato attenzione, l’introduzione dello Stretto di Bering, contiene proprio una parte della scena tra Draco ed Hermione, in questo capitolo. Non è stata una scelta casuale: è la prima volta che i due si rivolgono la parola dopo la festa dell’Hogwarts in Vogue, per lo più senza cercare subito di schiantarsi. Draco si è lasciato sfuggire qualcosa che non avrebbe voluto: il fatto che trovasse eccellente, il gusto di una lurida Mezzosangue in fatto di lettura e ciò comporta il fatto che lui abbia ficcanasato nella sua vita fino a scoprirlo.
6 Non vi do appuntamento per il prossimo capitolo, perché come vi ho detto prima, devo ancora aspettare il tecnico. Tranquille, però, appena riavrò internet pubblicherò il capitolo quinto. Intanto digerite questo!
 
Diavolesse a presto,
imane. 

 

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Capitolo 5
*** V - Smells like teen spirit ***



 

 LO STRETTO DI BERING 
Capitolo V
Smells like teen spirit
 








Load up on guns and bring your friends
It's fun to lose and to pretend
She's over bored and self-assured
Oh no, I know a dirty word





« Settanta falci d’argento Granger, dieci per ogni metro che ho dovuto percorrere per salvarti ».
« Ogni occasione è buona per far soldi eh, Baddock? ».
Mani d’ombra accarezzavano il volto del Serpeverde annegando i suoi tratti inequivocabili – naso aquilino, labbra sottili, occhi alla continua ricerca di oggetti  luccicanti nei paraggi come una gazza ladra -  nell’abisso cupo e oscuro che era quella uggiosa mattinata settembrina. Fuori, humus e acqua piovana si erano mescolati a formare una sottile fanghiglia, viscosa e ben celata da strascichi di nebbia voraci e conquistatori, che rendeva difficoltoso per non dire a dir poco impossibile il percorso in direzione delle Serre dove tra un’ora si sarebbe tenuta la lezione mattiniera di Erbologia.
Hermione notò che alle sue spalle la Signora Grassa si agitava forsennatamente all’interno del suo quadro, sudando copiosamente e facendosi aria con un ventaglio ricamato in seta cinese. Un sorriso largo e radioso le illuminava il volto mentre continuava  a saltellare su e giù su uno sgabello traballante cercando di attirare l’attenzione di una vecchia zitella pochi quadri più in là.
Una mano guantata sorreggeva una collana.
« Sono perle! Perle e argento di squisita fattura! » trillò gioiosamente la vecchia dama quando notò lo sguardo perplesso della giovane Grifondoro. « E me le ha praticamente regalate quel giovane così per bene! Che Merlino lo benedica! Mi ha fatto rivivere i tempi della gioventù quando quel Conte di Rockfeller mi…»
Non prestando attenzione alle sue ciance la giovane si soffermò su un piccolo particolare.
« Praticamente regalate? » domandò al Serpeverde con un sopracciglio alzato ironicamente.
« Granger tutti sanno che sono un giovane dal cuore d’oro » sogghignò poggiando una mano sul petto ad indicare la sua immensa magnanimità.
« Errato, Baddock » replicò prontamente la Grifondoro. « Al massimo potresti essere conosciuto come un umile ladro, un abile truffatore e un generoso voltagabbana ».
Il ghigno di Malcom si ampliò ancora di più marchiandosi profondamente sulla sua pelle giallastra.
« Granger mi sarei aspettato delle parole più gentili nei miei confronti. In fondo ti ho salvata. Sono un eroe ».
« Certamente. Però nei tuoi sogni Baddock, perché solo in quelli puoi vedere un Serpeverde capace di azioni eroiche » sogghignò lei sfidando la sua sfrontatezza. « Ero pietrificata in mezzo al corridoio. Chiunque mi avrebbe liberata, anche gratis oserei dire ».
« Gratis. Che orribile parola! » replicò lui mentre rabbrividiva disgustato. Poi riprendendo in mano il filo del discorso iniziale continuò « Prego, i settanta falci Granger ».
La Grifondoro sbuffò contrariata mentre si accingeva a mettere mano alla borsa in cerca del suo portafoglio. Una volta trovato non ebbe neanche il tempo di dare l’addio alla consistente somma dato che il Serpeverde si era avventato famelico sul suo denaro, strappandoglielo di mano e mettendolo al sicuro nella sua borsa.
« Perfetto » esclamò estasiato mentre le ultime vibrazioni che il suono stridente delle monete in collisione avevano prodotto ferivano l’aria.  « Comunque non sono venuto solo per i soldi ma anche perché ho un affare da proporti ».
« Un altro ancora? » sussultò la Grifondoro mentre il suo portafoglio incantato cercava di scavarsi una fossa all’interno della sua tracolla, lontano dalle mire inquietanti di Baddock. Le parve di udire anche il rimbombo di un gemito straziante.
« Questo è un affare davvero conveniente » illustrò Malcom con gli occhi che brillavano maliziosi.
Hermione evitò di chiedergli per chi fosse conveniente quell’affare.
« Si tratta degli elfi domestici » rivelò mentre il capo ricciuto e ingovernabile della sua interlocutrice scattava in alto chiaro sintomo della sua improvvisa attenzione. « Ho sentito parlare del tuo C.R.E.E.P.A in malo modo in varie occasioni. E trovo che sia davvero un peccato perché sarebbe un progetto davvero proficuo ».
L’interesse improvviso di Hermione ghiacciò. « Proficuo? »
« Sì, proficuo. Nel senso che se venissero liberati tutti gli elfi domestici la preside sarebbe costretta ad assumere nuovi inservienti » notando che la Grifondoro non riusciva a cogliere il punto della questione continuò. « Nuovi inservienti significa più persone da ricattare. E più persone da ricattare significa più entrate per il sottoscritto ».
« Incredibile. Pensi veramente solo al denaro, tu? » esclamò lei esasperata anche se non del tutto incredula.
L’altro la ignorò bellamente. « Comunque ci ho pensato un po’ su, e mi è subito risultato lampante il motivo per cui molti sono contro il tuo C.R.E.E.P.A: il tuo progetto è impopolare. Vergognosamente impopolare ».
« Ma come osi? Non è affatto vero al contrario » iniziò boccheggiante dall’ira prima che l’altro la interrompesse.
« Lascia le menzogne a chi le sa dire Granger » sibilò Malcom pungendole gli occhi con uno sguardo sicuro e perfettamente a conoscenza dei fatti.
Hermione lo guardò a lungo, lo sguardo vivace e scoppiettante alla luce delle fiaccole che illuminavano a giorno il corridoio di fronte alla Signora Grassa. Sospirò davanti alla cruda realtà: era vero, il suo progetto era terribilmente, indicibilmente impopolare. Non solo perché gli studenti cialtroni preferivano avere sempre intorno gli elfi domestici – creature considerate infime e rivoltanti, il gradino più logoro e inutile della scala dell’evoluzione magica – ma anche perché il progetto era partito da lei, Hermione Granger, la Mezzosangue sapientona, l’amica di Potter, la forse fidanzata di Weasley.
Mezzosangue. Potter. Weasley.
Tutto ciò che era e che sembrava veniva sempre collegato inevitabilmente a quelle tre parole. Parole scottanti come fiamme capaci di risaldare le cavità orali fredde e impietose dei suoi compagni.
Parole false.
Scottanti e false.
Mai una volta che qualcuno si rivolgesse a lei come Hermione Granger una ragazza di diciotto anni che amava i libri, la magia e le Api Frizzole. Un’adolescente come tante altre che ogni giorno si alzava, si guardava allo specchio e osservava la sua massa indomita di capelli e quel viso che sembrava impermeabile ad ogni aggettivo, lontano da ogni definizione, né bello né brutto. O forse il termine giusto c’era ma era nascosto ai suoi occhi da un muro compatto e robusto coperto da una fitta edera mista a seriche ragnatele.
E loro, i compagni. Un branco di ragazzini in piena crisi ormonale pronti a emulare il primo modello negativo che li veniva posto davanti senza mai porsi alcuna domanda a riguardo. Per non parlare poi delle mode continue e strampalate: e ieri andavano di moda i nastri cambia-colore, oggi va la Colorlozione Capelli in Technicolor e domani solo Merlino sa cosa sarà in voga.
 E poi le feste, i pettegolezzi, i vestiti.
« Dannazione » imprecò a bassa voce lasciando intendere dal tono basso e confuso della sua voce molto più di quello che sembrava.
« Questa è l’adolescenza Granger. Non accettarla per quel che è rappresenta un enorme sbaglio. Anche se non te ne accorgi tu stessa fai parte della massa, sei un’adolescente come gli altri ».
« Parli come se tu sei già fuori da tutta questa storia » replicò Hermione passandosi stancamente una mano sul volto.
« Infatti ne sono già fuori » .
« Allora potresti indicarmi la strada per uscirne ».
« Certo, Granger. La soluzione è accettarsi semplicemente per quel che si è ».
                                                                                       
***
 
 
 
With the lights out, it's less dangerous 
Here we are now, entertain us 
I feel stupid and contagious 
Here we are now, entertain us

 
 
 
 
Gocce gelide e trasparenti imperlavano il volto di Draco scorrendo rapide comlo scarico fino a scomparire per sempre.
I pugni chiusi sul bordo in marmo del lavabo, le palpebre tremanti, il Serpeverde cercava di respirare profondamente in cerca dell’autocontrollo perduto.
« Draco che succede? » proruppe Blaise Zabini alternando lo sguardo tra il giovane Malfoy e Moon Rimblings, quarto anno Serpeverde.
« Leggi tu stesso » ringhiò Draco indicando con un largo gesto della mano un libretto gettato per terra rimasto miracolosamente intatto di fronte alla minaccia delle  pozzanghere che bagnavano il pavimento del bagno dei maschi.
Una volta avvicinatosi Blaise notò sorpreso che quello gettato per terra era il nuovo numero dell’Hogwarts in Vogue.
 
 
Tenetevi stretto l’elastico delle mutande perché fra poco lo sentirete vibrare: oggi alla solita ora si terrà l’evento più spettacolare, più sensazionale, più magnanimo che sia stato mai organizzato negli ultimi dieci anni della storia dei festini clandestini di Hogwarts. Per chi di voi se lo stesse chiedendo, no non ci sarà l’impiccagione pubblica di Mastro Gazza che dopo le sue ultime disavventure contro noi studenti, festa d’inizio anno ed Hermione Granger, è stato inserito nella nostra lista speciale dei “Cento Uomini più Barbosi e Inutili il cui parto è stato un errore madornale”. E no, per chi se lo stesse chiedendo non ci sarà nemmeno la falsificazione gratuita dei voti dei test perché come sapete quella si tiene solo a Febbraio e Giugno e alla modica cifra di due falci a testa.
Abbiamo di meglio da offrirvi.
Molto di meglio.
Stasera si terrà una lezione di cucina.
Non una lezione qualsiasi ma una ideata e supportata dai nostri amici del C.R.E.E.P.A., il cui scopo è quello di sensibilizzare il popolo studentesco ai gravi e irrisolvibili problemi cui vanno incontro quotidianamente gli elfi domestici di Hogwarts, problemi inquietanti come quale detersivo usare, che forma scegliere per la spugna e con quale frequenza stringere la suddetta al fine di rilasciare più prodotto possibile.
La lezione sarà intitolata “Il piatto dell’elfo vicino è sempre più facile da sgrassare” una frase che lascia già presagire molto dall’evento.
In conclusione siamo sicuri che parteciperete in molti anche perché chi si rifiuterà di intervenire verrà escluso dalle prossime feste per il resto dell’anno. Vi invitiamo a vestirvi comodi e ad affrettarvi a trovare un modo per sgattaiolare fuori dai vostri dormitori. Ultima cosa, la lezione si terrà nella stessa aula della scorsa volta e la parola segreta la conoscerete grazie al passaparola.
 

 
La redazione dell’Hogwarts in Vogue
 

    
« Io, Draco Lucius Malfoy, erede dell’inestimabile fortuna dei Malfoy, purosangue di prima categoria, brillante come il sole e più bello della luna sarò costretto ad insudiciarmi  le mani per sapere cosa provano quelle dannate creature! ».
« Suvvia Dracuccio » iniziò Moon Rimbling, la quale lo aveva seguito fino a lì, posandogli una mano paffuta e ben curata sul suo avambraccio. « Sarà un’esperienza super-mega-fantasmagorica! Daremo forma all’impasto con le nostre mani intrecciate insieme dalla forza impareggiabile del nostro amore, cuoceremo tanti biscotti con l’ardente passione che nutre i nostri cuori ed infine li impacchetteremo sotto la guida dei nostri animi complementari. Verrà fuori un pacco. Un gran bel pacco » terminò maliziosa tirando una sculacciata al Serpeverde.
Quest’ultimo si girò di scatto puntandole addosso i suoi occhi di ghiaccio.
« Non ci provare mai più Rimblings se non vuoi ritrovarti con le mani amputate a lavare i piatti al posto di quegli elfi dei miei stivali ».
La Rimblings gli restituì uno sguardo perplesso.
« Come faccio a lavare i piatti se mi amputi le mani? ».
« Usa la tua immaginazione » ghignò malevolo facendola arretrare spaventata di qualche passo.
Blaise intanto guardava divertito la scena.
Ammirava la Rimblings. Di ragazze così tenaci ne aveva viste davvero poche: era dalla fine della seconda guerra magica che continuava a perseguitare imperterrita Draco Malfoy mandandogli gufi recanti strani messaggi che il Serpeverde aveva in seguito definito come Profondamente rivoltanti e Straordinariamente imbarazzanti. Moon non aveva speranze non solo perché Malfoy evitava accuratamente ogni contatto con soggetti femminili da lui ritenuti stupidi e impuri – il che includeva gran parte della popolazione femminile di Hogwarts – ma anche perché aveva avuto molto a cui pensare negli ultimi anni tra armadi svanitori, tatuaggi di pessimo gusto e un certo disoccupato voglioso di conquistare il mondo. Niente di che insomma. Roba comune da adolescenti.
In più c’era la questione irrisolta della Mezzosangue che occupava i pensieri dell’amico notte e giorno in un modo a dir poco inquietante.
« Ricordati che non possiamo farci niente, siamo costretti: o ci andiamo o saremo esclusi da qualunque altra festa » illustrò freddamente Blaise.
« Non mi importa. Non ho alcuna intenzione di unirmi a quel branco di somari. Troverò un modo efficace per inoltrarmi a tutte le feste ».
Blaise lo fulminò con lo sguardo. « Non essere stupido. Sai bene che senza la parola segreta non si va da nessuna parte ».
« Mi basterà minacciare qualche studente del primo anno. Oppure me la darete tu o Theodore, in fondo a cosa servono gli amici se non per dare una mano nel momento del bisogno? ».
« Ti sbagli Draco, gli amici non servono proprio a niente » sogghignò Blaise. « Non quando aiutando il loro compagno testone rischiano di essere espulsi da ogni evento mondano ».
Draco strinse i denti cercando di lisciarsi con indice e medio la pelle delicata e corrugata della fronte pallida. Intorno a loro regnava un silenzio grave e ovattato, interrotto di tanto in tanto dal suono del respiro pesante della Rimblings, ancora eccitata all’idea di partecipare alla lezione di cucina insieme al suo amato Malfoy.
Blaise notando che l’amico non accennava a cambiare idea aggiunse noncurante. « Ci sarà di sicuro anche la Granger ».
« E allora? » domandò l’altro mentre un lampo violento si faceva strada al suo interno illuminando di crudeltà ogni suo tratto.
« E allora non hai qualche vendetta maggiore da compiere? In fondo non mi risulta di averti mai visto annoiato in sua compagnia ».
Draco lo fissò a lungo. « E sia, verrò. Non potrei mai perdermi una buona occasione per umiliare la Granger e fargliela pagare per questa trovata ».
Di tacito accordo i due Serpeverde uscirono dal bagno dirigendosi verso l’aula di pozioni, terza materia di quel giorno.
Nell’oscurità intanto Moon Rimblings stringeva i pugni.
 
***
 
 I'm worse at what I do best
And for this gift I feel blessed
Our little group (tribe?) has always been
And always will until the end
 
 
 
Raggi lunari riscaldavano il folto capo di Hermione, giocando con i suoi riccioli e rischiarandole leggermente il collo ambraceo. Rapida, la strega percorse il corridoio in granito prima di fermarsi nel punto in cui due giorni fa aveva incontrato quello scherzo della natura che era Draco Malfoy.
Piatti!, pensò ed immediatamente apparve una porticina laminata in netto contrasto con il solido battente in legno massiccio della scorsa festa. Un’edera strisciava leggermente tra le sbarre intarsiate dell’ingresso emettendo un suono simile al basso sibilo di un serpente. Hermione si avvicinò cauta notando stupita che non vi era alcuna maniglia né tantomeno una serratura. Intanto la pianta aveva preso a vibrare sempre più facendo dondolare gentilmente dei boccioli bianchi tenacemente serrati. Ne toccò uno; dalla corolla del candido fiore sbucò a sorpresa un elfo domestico.
« Sono Cilly, un elfo domestico e se mi tocchi ti mastico » sottolineò il verso aprendo le fauci sdentate e facendo finta di dare un enorme morso all’aria. « Tutto il giorno lo passo a sgrassare e come ricompensa non mi danno niente da mangiare » si pulì una lacrima mentre Hermione lo guardava commossa. « Tutto il giorno lo passo a pulire e quando chiedo una ricompensa mi dicono di andare a dormire ».
La Grifondoro, col cuore spezzato, osservò quella che era a tutti gli effetti la miniatura magica di un vero e proprio elfo domestico. Ogni dettaglio era stato riprodotto alla perfezione: a partire dal grembiule blu in tela grezza che pendeva floscio e macchiato in vari punti da quella che sembrava essere la salsa tonnata del pranzo di quel giorno, una sostanza che dopo otto ore aveva cominciato a rilasciare un odore leggermente nauseabondo fino ad arrivare al copricapo vittoriano che pendeva obliquo sul capo perfettamente pelato della creatura.
Che orrore anche gli elfi domestici seguono la Bombay Bilt!, pensò disgustata osservando l’accessorio che in quelle poche settimane aveva imparato ad aberrare.
« Granger chespiacevole sorpresa ».
Non ebbe neanche bisogno di voltarsi per sapere a chi apparteneva quella voce fredda e strascicata. « Potrei dire la stessa cosa di te, Malfoy ».
« Che succede Mezzosangue? La tua mente limitata non riesce ad elaborare un modo per aprire una banalissima porta? » ghignò il Serpeverde.
Hermione sorrise dolcemente. « Suvvia, non sono di certo Draco Lucius Malfoy. Perché solo un essere stupido, vanesio, egocentrico e arrogante come lui non riuscirebbe a trovare un soluzione così ovvia ».
Draco assottigliò gli occhi nel gesto che Hermione ormai aveva imparato a riconoscere come preambolo della sua furia. Fulminea, decise che la migliore difesa era l’attacco.
 « Visto che sei così tanto furbo perché non la apri tu Malfoy? ».
Il soggetto in questione mise una mano in tasca e ne tirò fuori la bacchetta. Scostò la Grifondoro con una indelicata spallata mentre cercava di concentrarsi senza prestare attenzione alla ridicola creatura che continuava imperterrita la sua lagna.
« Spazzo e ordino e alla fine cado sul letto come un domino ».
« Taci! » ringhiò Draco mentre puntava la bacchetta contro la porta. Ignaro non si accorse che Hermione alla sua destra stava facendo la stessa identica cosa.
« Oppugno ».
Improvvisamente l’espressione sofferente e tenera indossata dalla piccola creatura fino a quel momento cambiò così rapidamente da far credere che un soffio d’aria l’avesse portata via, lontana dalle mura di Hogwarts e dai due giovani.
Sotto lo sguardo pietrificato di Malfoy gli occhi grandi e lacrimosi dell’elfo divennero rossi e si iniettarono di sangue mentre il timido sorriso sulle sue labbra screpolate si trasformava in un ghigno sornione che batteva di gran lunga la migliore delle crudele espressioni di Lucius Malfoy in persona. Cilly infilò una mano in tasca e ne tirò fuori un coltello da cucina ben affilato.
« Cilly è sempre stato dell’idea che un Purosangue sia più utile da morto che da vivo » tirò fuori la lingua verdognola e la passò lascivamente sulla lama affilata dell’arma prima di passare ferocemente all’attacco.
« Dannato verme! » gridò Draco mentre cercava di evitare la creatura che mirava alla vena pulsante nell’angolo ombroso tra spalla e collo. Confuso su quale linea di difesa utilizzare optò per un semplice Schiantesimo, il quale venne prontamente evitato dal malvagio elfo.
Quando quest’ultimo impugnò più strettamente il suo coltello con l’intenzione di affondarlo definitivamente nella fredda pelle del Serpeverde, Hermione decise che quello era il momento giusto per porre fine all’incanto.
« Finite Incantatem » mise fine all’agonia di Malfoy mentre l’elfo sorrideva.
« Ci voleva proprio » le sussurrò quest’ultimo strizzandole l’occhio.
« Cosa ti è saltato in mente Granger? Volevi uccidermi? » la accusò Draco mentre una nota isterica vibrava lampante nella sua voce.
« Affatto Malfoy. Se avessi voluto ucciderti non avrei posto fine all’incantesimo, non ti pare? ».
Il tempo sembrò cristallizzarsi intorno a loro mentre Draco stringeva fino allo spasimo la bacchetta in vite, ruvida e nodosa sotto il palmo della sua mano. La osservò attentamente sotto la luce lunare mentre un’espressione disgustata prendeva il sopravvento sui suoi lineamenti alla vista degli abiti spudoratamente Babbani che la giovane aveva scelto per la sciagurata occasione: indossava un banale maglioncino la Mezzosangue, un paio di  pantaloni neri in jeans assolutamente fuori moda e un paio di infantili ballerine.
Nell’insieme era davvero patetica.
Come al solito, del resto.
« Non hai proprio gusto per la moda eh, Granger? ».
« La moda è solo per i manchevoli di immaginazione, Malfoy » replicò Hermione stizzita.
« A me sembra che quella manchevole d’inventiva sia proprio tu Granger, visto il modo mediocre con cui ti vesti » l’espressione nauseata che aveva ostentato fino a quel momento si scolpì ancora più a fondo sui suoi lineamenti pronunciati. « O forse sotto a questa robaccia nascondi un completino intimo degno delle più perverse fantasie di Goyle? » sogghignò.
Fiamme indispettite danzarono sul volto della strega tingendo di scarlatto le sue guance morbide, lasciandola boccheggiante e ansimante.
« Taci, Malfoy » ordinò ritrovando la voce. « Almeno i miei occhi non sono gonfi come quelli di un ridicolo pollo da quattro soldi » sibilò a denti stretti ribattendo con una frase che a dir la verità non c’entrava molto con il discorso di partenza.
Con una sola falcata lui si avvicinò a lei.
Un suono scattante seguito da una luce accecante interruppe la loro disputa, quando la porta senza maniglia si spalancò lasciando intravedere i diversi banconi all’interno della stanza.
« Granger lo sai che ho intenzione di vendicarmi di tutti i problemi e gli inconvenienti che mi hai causato finora, vero? ».
« Lo so » replicò lei sicura di sé. « E non ho paura. Perché qualunque cosa tu faccia o dica non riuscirà mai a distruggermi, Malfoy ».
Draco non rispose ma entrò nella vasta cucina.
Hermione non sapeva ancora che quella sera sarebbe stata l’inizio della sua disfatta.
 
 
 
 
NirvanaSmells like teen spirit
 
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1- Moon Rimblings è un personaggio di mia creazione. Come Malcom Baddock, il suo nome compare negli annuali di Hogwarts ma non si sa niente su di lei. Ho provveduto a darle un carattere, una storia e un volto.
3- Draco sta meditando vendetta e posso assicurarvi che questa volta sarà qualcosa di davvero crudele. Sarà davvero la disfatta di Hermione.
Restate sintonizzati e lo scoprirete!
4- La parola chiave di questo capitolo è: Moon Rimblings. Ebbene sì è un personaggio davvero molto importante! Acuite sguardo e intelletto nel paragrafo dove si parla di lei.
5- Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e mi scuso per il ritardo. Donzelle, dimostrate l’affetto che avete per questa storia e lasciatemi sapere cosa ne pensate. Questa volta in palio c’è Cilly, il tenero elfo domestico! Spazza, pulisce e cucina come nessun servo saprà mai fare.
 
 
A presto,
imane.

 

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