Rinascita di __Sayuri__ (/viewuser.php?uid=157112)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La caduta di un dio ***
Capitolo 2: *** Sopravvivere ***
Capitolo 3: *** Il mostro ***
Capitolo 4: *** La genesi di un incubo ***
Capitolo 5: *** Reliquie rubate ***
Capitolo 6: *** Il Senza Nome ***
Capitolo 7: *** Il punto di non ritorno ***
Capitolo 8: *** L'ascesa del caduto ***
Capitolo 1 *** La caduta di un dio ***
Capitolo 1 - La caduta di un dio
Loki si sente perduto.
Anche
se la sua mente è accecata dal dolore, rapita dalla rabbia
e, forse,
anche intorpidita dalla follia, non è di certo la morte che
brama.
Non
era così che doveva andare.
Il
Bifröst, ormai distrutto, è crollato sotto i suoi
piedi,
frantumandosi in migliaia di piccoli frammenti iridescenti, e il
boato stridulo dell'esplosione continua a rimbombargli
nelle orecchie, assordandolo, mentre l'onda d'urto lo spinge
prepotentemente nel vuoto insieme a Thor.
Ma
non appena quell'intensa vibrazione smette di rimbalzargli tra le
tempie, capisce che è appena accaduto qualcosa di totalmente
inaspettato.
Si
guarda intorno, girando nervosamente la testa, smarrito, realizzando
improvvisamente di essere ancora sospeso a mezz'aria, aggrappato alla
lancia del Padre degli dei. L'altra estremità dell'arma
è
saldamente stretta nella mano del Thor, il quale è a sua
volta
sorretto per una gamba da Odino stesso.
Loki
sgrana gli occhi, sconvolto dalla sorpresa.
Il
Padre degli dei si è risvegliato ed è accorso in
loro aiuto,
appena in tempo.
Per
un istante si sente invadere da una speranza genuina, quasi gioiosa,
e fissa il Padre con gli occhi spalancati, intensamente.
"Ci
sarei riuscito, Padre!"
Stenta
quasi a riconoscere la sua stessa voce, che gli sfugge dalle labbra
con un tono inaspettatamente acuto, quasi infantile. Odino lo guarda,
immobile, senza replicare, ma il suo viso è segnato da
un'espressione sofferente, che Loki non riesce a comprendere.
"Ci
sarei riuscito!" ripete il dio, più forte, mentre una strana
disperazione gli incrina la voce. "Per te!"
Vorrebbe
urlare a pieni polmoni, liberarsi del peso che porta dentro al cuore
e svelare le sue intenzioni, spiegare perché.
Perché ha
agito in quel modo, perché è arrivato a tanto. In
fondo l'ha fatto
per dimostrarsi degno di essere chiamato figlio di Odino, l'ha fatto
per il bene di Asgard, l'ha fatto per...
"Per
tutti noi..."
Vorrebbe
davvero gridare ancora, ma non ci riesce. Quelle poche parole, le
ultime che riesce a pronunciare, hanno la consistenza di un sussurro
e si smorzano nel silenzio, sovrastate dal rumore forte del vento.
Ormai
ha capito cosa c'è che non va nello sguardo di Odino. Non
è
orgoglioso di lui, non è soddisfatto delle sue
azioni.
Non lo
perdonerà.
Forse
vorrebbe farlo, ma nel suo occhio, sbarrato e lucido, legge la
dolorosa delusione di un padre che, seppur a malincuore, non
può esimersi dal disciplinare
chi ha commesso un enorme sbaglio. Anche se si tratta di colui
che
continua a chiamare 'figlio'. Lo vede esitare solo un momento,
cercare le parole più giuste per non ferirlo, forse, ma
entrambi
sanno che quelle parole non esistono. Il giudizio del Padre degli dei
non può essere annacquato da sentimentalismi, né
indebolito
dall'affetto.
Socchiude
gli occhi e, anche se ormai si aspetta quel colpo, quando arriva gli
fa molto più male del previsto. Penetrano in
profondità, le uniche
due parole pronunciate da Odino, e riducono in brandelli ogni sua
difesa.
"No,
Loki."
Il
dio dell'Inganno ha l'impressione di essere tornato il bambino
spaurito e ingenuo che ha tentato in tutti modi di nascondere
sotto inganni e sotterfugi, ma è solo l'illusione di un
momento.
La
sua identità è ormai persa, sepolta da una
verità troppo dura da
accettare, e le sue certezze crollano sotto le spoglie vellutate di
bugie meschine, ormai svelate.
Per
tutta la vita è stato inseguito da un senso di smarrimento,
di
vuoto, e l'ha sperimentato in così tante forme da pensare di
esserne
ormai immune. Si era convinto di essere più forte, di averlo
sconfitto.
Ma
ora si rende dolorosamente conto di essere in errore.
La
trama della sua vita è intessuta a doppio filo intorno al
nulla; il
fondamento stesso del suo essere, del suo passato, è
instabile ed
effimero.
Per
la prima volta capisce con spietata chiarezza che non potrà
mai
sfuggire alla solitudine; se vuole sopravvivere dovrà
imparare ad
accettarla, a ricercarla, perfino ad amarla.
Adesso
il vuoto che si estende sotto di lui diventa invitante, e lo chiama
con insistenza, promettendo di accoglierlo nel suo finto torpore.
Perché
mai dovrebbe indugiare, e restare aggrappato a quel mondo che
continua a rigettarlo, a ferirlo?
Il
rifiuto di Odino gli è rimasto attaccato da qualche parte in
fondo
al petto, e lo sta trascinando giù, senza pietà.
Deglutisce
e rivolge un ultimo sguardo a Thor, che lo fissa senza capire, come
sempre, e lascia che il rimpianto gli dipinga sul volto un sorriso
colmo d'amarezza.
Ha
fatto tutto per niente. I suoi progetti, le sue idee, le sue
azioni...tutto inutile.
Inutile.
Tutti
i suoi pensieri si condensano in un'unica domanda:
'Sono
io ad essere inutile?'
Avverte
chiaramente il rumore di qualcosa che si incrina e che si rompe, non
sa bene se intorno a lui o dentro di lui. E mentre la sua vista si
appanna per le lacrime odiose che non riesce a scacciare, lentamente,
allenta la presa sulla lancia di Odino.
"Loki,
no..." mormora il fratello, attonito, ma la sua voce gli giunge
ovattata, lontana e irreale, come un brusio irritante.
La
sua vista è sempre più sfocata, la gola secca, e
il ritmo del suo
cuore si inceppa, accavallando battiti e pause senza più
alcuna
armonia.
Ormai
riesce a sentire solo due cose: un ronzio nelle orecchie, incessante
e impietoso, che sovrasta ogni altro rumore, e il calore fastidioso
che emana il metallo della lancia dorata che stringe tra le dita,
sempre meno strettamente.
E
non sopporta più nessuna delle due cose.
Apre
la mano di scatto, continuando a rivolgere il viso verso Odino e
Thor, senza però riuscire a vederli veramente.
E
scivola.
Precipita.
Cade.
Inesorabilmente.
Quando
si rende conto di cosa ha appena fatto è troppo tardi.
Continua
a cadere sempre più giù, e quel vuoto, che
dapprima gli appariva
accogliente come un rifugio e desiderabile come una salvifica via di
fuga, ora è dannatamente freddo, e gli penetra nelle ossa,
inghiottendolo.
L'urlo
di Thor scuote un'ultima volta i suoi sensi, inducendolo a spalancare
di nuovo gli occhi, prima di venire avvolto dalle tenebre
più fitte
e dal silenzio.
Non
vede più niente.
Non
c'è luce, in quella porzione vuota di universo.
Asgard
è sparita, la sua immagine ha lasciato il posto ad un cielo
nero
come la pece, infinito, immerso nell'assordante silenzio dell'oblio.
Per
un attimo spera di morire, con tutto se stesso, ma poi si rende conto
con orrore che non succederà.
Non
morirà, non così presto, non così
facilmente.
Vorrebbe
gridare, ma non riesce nemmeno a muoversi. Non può neanche
chiudere
gli occhi, e annega in quel mare freddo di oscurità perenne,
trascinato da forze immutabili e inarrestabili, contro le quali non
ha alcuna difesa.
L'unica
parte di lui che resta attiva e vigile, sfortunatamente, è
la sua
mente; e lo tortura ulteriormente, ricordandogli l'ironia della sua
sorte.
Rigettato
prima da Jotunheim, poi da Asgard, e ora dalla vita stessa,
condannato ad un'esistenza a metà. È come un
fantasma che vaga per
il nulla, senza tempo, senza speranza.
Se
potesse, si lascerebbe andare ad una risata isterica.
Ecco
la degna fine di un dramma insensato, marcio, malato, nel quale si
è
trovato invischiato, suo malgrado. Come ha potuto anche solo pensare
di poter mutare il suo destino?
Peccato
che a godere di quel quel gran finale ci sia soltanto lui.
Solo.
Per
sempre.
***
Angolo autrice
Spero
che qualcuno sia sopravvissuto alla lettura di
questo capitolo, e
che e non vi siate tutti buttati giù dalla finestra
per
l'eccessiva tristezza ^_^ Credo che questa sia la cosa più
deprimente che io abbia mai scritto, e ogni volta che la rileggo, sto
male. Ma è proprio questo l'effetto che volevo creare, in
fondo,
dato che ho provato a descrivere il terribile dolore che deve avere
turbato l'animo di Loki quando ha deciso di lasciarsi cadere nel vuoto.
Spero di esserci riuscita, almeno un pochino. :3
Un mega
ringraziamento a Blue_moon,
che, ha creato i bellissimi banner di questa storia! *__*
Grazie! <3 <3
PS: questa fanfiction
ha partecipato al contest La
notte degli Oscar indetto su Writers Arena Rewind, bando
sul Forum di EFP.
Alla prossima!
Sayuri
|
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Capitolo 2 *** Sopravvivere ***
Capitolo 2 - Sopravvivere
Il tempo
ha smesso di scorrere, e Loki ne ha ormai perso ogni
percezione.
Con
inesorabile
lentezza l'Oblio lo sta inghiottendo, vincendo le ultime resistenze
della sua coscienza. Quel gelido vuoto così ineffabile, ed
allo
stesso tempo così inarrestabile, gli è penetrato
fin
dentro l'anima e lo sta consumando dall'interno. Per quanto provi a
rimanere lucido, gli ultimi giorni trascorsi iniziano a sfumare in un
groviglio indefinito di sentimenti svuotati e parole spezzate,
mentre la sua vita ad Asgard gli appare
sempre più come un ricordo lontano, quasi inafferrabile. Si
sforza di rammentare i nomi, le voci e i volti delle persone che
dovrebbe conoscere, ma nella sua mente prendono forma solo suoni
indistinti e immagini sfocate, che non hanno più nulla di
familiare. Si sente avvolto ed intrappolato dalle spire di una
nebbia asfissiante, come se si fosse
smarrito nei margini indefiniti di un sogno, dal quale non riesce
più a svegliarsi.
Un'ombra.
Ecco
cos'è rimasto di lui, del suo passato, dei suoi piani.
Si
maledice per la
milionesima volta, quel genere di pensieri non lo aiuterà di
certo a migliorare la sua situazione. Deve riuscire a tutti i costi a
mantenere viva la rabbia che fino a pochi giorni prima bruciava
dolorosamente nel suo petto, e che ora è ridotta ad una
flebile
fiammella. Poco importa se quasi non ricorda più nemmeno il
motivo di tanto odio; sentire qualcosa, qualsiasi
cosa,
gli è indispensabile per restare vivo ancora per un po', il
più a lungo possibile, e
pensare.
Deve trovare una via d'uscita. Arrendersi e accettare l'inevitabile non
rientra tra le sue opzioni, non ancora, e finché
avrà
anche un minimo barlume di lucidità dovrà
approfittarne.
Il suo
corpo, ormai
totalmente paralizzato, non gli è più di nessun
aiuto, ma
la sua mente, seppur pesantemente intorpidita, in profondità
è rimasta vigile e operosa, come una brace ancora brulicante
di
calore sepolta sotto il carbone ormai spento. Quel processo mentale
così astratto e puro, libero da ogni influenza interna ed
esterna, gli ha permesso di comprendere un'assoluta verità:
per
tutta la vita gli sono state insegnate unicamente menzogne.
Non
esistono solo i Nove Regni.
Lo
spazio, al di fuori
del 'suo' universo, non è vuoto, come credeva, anzi.
Evidentemente le radici e i rami di Yggdrasill si estendono molto
più in là quanto gli sia stato insegnato, come ha
potuto
constatare con i suoi stessi occhi. Nel suo vagare senza meta,
inaspettatamente, ha visto l'oscurità riempirsi di puntini
luminosi e, incredulo, mentre si addentrava in quella porzione
inesplorata di spazio, ha incrociato il suo moto con quello di
innumerevoli stelle e pianeti; alcuni enormi, di cui poteva persino
avvertire il calore, ed altri dalle dimensioni contenute di
piccoli asteroidi.
Può
esserci
qualcosa di vivo, sopra uno di quei pianeti. Deve solo sperare
di
passare abbastanza vicino alla loro orbita, per esserne attirato
dalla massa e tentare di raggiungerne la superficie sfruttando
la
forza gravitazionale. Forse è troppo debole per farcela, e
anche
ammesso che ci riesca di certo non resterà illeso, ma
è
la sua unica e ultima speranza.
Si impone
di non
pensare a chi o cosa possa abitare quei mondi sconosciuti, decidendo
che al momento non è quella la questione fondamentale da
risolvere.
Ora deve
solo sopravvivere.
Non
può
più contare molto sulla sua vista, anche se ha ancora gli
occhi
sbarrati, ma riesce comunque a percepire l'approssimarsi dei corpi
celesti, avvertendone la massa, il calore e il movimento. Dopo aver
attraversato una zona pressoché vuota, finalmente, sente
qualcosa provenire dalle sue spalle. Concentra i suoi sensi in quella
direzione, affannosamente, tentando di decifrare quella fonte di
energia per stabilire di cosa si tratti.
Non
sembra una
stella, né un pianeta; ha una massa troppo piccola e
rarefatta,
priva di un nucleo centrale, e non emette un calore sufficiente nemmeno
per essere una meteora. E si muove velocemente. Troppo
velocemente, e senza seguire un'orbita precisa.
Infastidito,
Loki
mette a tacere una voce nella sua testa, zittendo quel campanello
d'allarme a cui negli ultimi tempi non ha mai dato retta, ignorando il
suo stesso istinto. Se fosse più lucido, si ricorderebbe che
questo comportamento gli ha recato solo guai, ma è ormai
incapace di ragionare e non si rende conto del pericolo a cui sta
andando incontro.
Qualunque
cosa sia, e qualsiasi forma di vita ospiti quell'oggetto non
identificato, lo deve fermare, ad ogni costo.
L'unica
cosa che
può fare, però, è cercare di attirarne
l'attenzione, quindi raccoglie i pochi frammenti di energia che gli
sono rimasti e si prepara a creare la sua ultima illusione. Deve
ricreare la visione di qualcosa di grande ed imponente, così
da
facilitare il suo avvistamento, e mentre scava furiosamente nella sua
memoria riesce a trovare solo un'immagine adatta a quello scopo.
Quando
avverte che
l'oggetto è ormai vicinissimo rilascia le sue energie di
colpo,
che si condensano e danno vita ad una perfetta proiezione di Asgard,
che appare ancora più luminosa e inarrivabile, in mezzo a
quell'oscurità immota. Si sorprende dell'incredibile
verosimiglianza della sua illusione, la più grande che abbia
mai
creato, e per un istante riesce perfino a sentire gli odori e i suoni
che per tanti anni hanno dato un ritmo alla sua vita; poi tutto
ripiomba bruscamente nel buio e nel silenzio.
Stremato,
prova a
resistere ancora un momento, attendendo speranzoso un qualche
cambiamento, ma è ormai privo di forze, e sente la
soffocante
cappa dell'incoscienza gravargli sulla testa, senza pietà.
Quando
ormai si sta per arrendere all'Oblio, avverte il mutamento che stava
aspettando.
All'improvviso
sente
la sua schiena urtare contro qualcosa, poi tutto il suo corpo impatta
contro una superficie fredda e ruvida, fermando finalmente il suo
vagabondare in una nuvola di polvere e detriti. Un istante prima di
perdere i sensi, distingue un rumore di passi alle sue spalle.
Non
è più solo.
Qualcuno si sta avvicinando.
***
Angolo
autrice
Rieccomi di rientro dalle
vacanze, ed ecco il nuovo capitolo! Finalmente comincia l'azione!
(più o meno... ^^) Come avrete intuito (spero), la mia
intenzione è coprire il 'buco narrativo' tra la fine di
'Thor' e
l'inizio di 'The Avengers', provando a raccontare [leggi: 'inventando
di sana pianta' XD] cosa è successo a Loki nel frattempo.
Non so
perché mi sia imbarcata in un'impresa così ardua,
né perché abbia iniziato a scrivere usando il
tempo
presente, che trovo difficilissimo da usare[puro masochismo], ma spero
davvero di tirarne fuori qualcosa di decente e verosimile.
Portate pazienza,
comunque,
è molto probabile che non aggiornerò con grande
frequenza, dato che da ora in poi il gioco si fa davvero duro, e
mantenere l'IC senza cadere nel ridicolo sarà
un'impresa.
[aiuto O_O] Critiche e consigli sono ben accette. :3
Come sempre, grazie a Blue_moon
per il banner! *O*
Alla prossima!
Sayuri
|
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Capitolo 3 *** Il mostro ***
Capitolo 3 - Il mostro
Quando Loki
riapre finalmente gli occhi, rendendosi conto di non sapere per quanto
tempo li ha tenuti chiusi, è avvolto dal silenzio. Sbatte le
palpebre varie volte, lentamente, mentre i pensieri depositati a fondo
nella sua mente ricominciano a prendere forma e a risalire in
superficie.
Dove
sono?
Gradualmente,
riesce a
riprendere il controllo dei suoi sensi e ad utilizzarli per avvertire
di nuovo la percezione del suo corpo, che giace inerme su una
superficie metallica fredda e liscia. Il suo campo visivo è
limitato dall'immobilità delle sue membra, e riesce a
scorgere
solo delle rocce scure ai margini del suo sguardo, fiocamente
illuminate da un bagliore bluastro.
Deve
assolutamente
riuscire a muoversi, ad alzarsi, per capire dove si trova e chi abita
quello spazio alieno. Evidentemente qualcuno si è preso la
briga
di salvarlo, ma non può ancora sapere se si tratta di un
nemico
o di un alleato, e in quelle condizioni il suo svantaggio è
netto.
Prova a
muovere le
dita della mano destra, preparandosi al dolore che sicuramente
accompagnerà il ridestarsi del suo corpo, dato che non lo
usa da
chissà quanto tempo.
Ma non
appena riesce a piegare lievemente i tendini della mano, quel dolore
che stava
aspettando lo travolge con ferocia inaudita, percorrendo rapidamente
ogni sua fibra e scuotendo con rabbia i suoi nervi, penetrando ogni
singola giuntura, fin dentro le ossa. Riscopre di avere ancora una voce
quando un grido straziato e deformato gli esce con prepotenza dalle
labbra e chiude di scatto gli occhi, mentre ne avverte l'eco smorzarsi
nelle orecchie. Inspira profondamente, ansimando, e ogni respiro
è una fitta nel petto, che gli brucia i polmoni, come se
fosse
il primo della sua esistenza.
Finalmente,
dopo
minuti interminabili, il suo corpo ricomincia ad abituarsi alla vita e
il dolore diminuisce, ridotto ad un vago brivido sotto lo pelle.
Facendo forza sui gomiti, lentamente, riesce a mettersi seduto e si
guarda intorno, reggendosi la testa con una mano.
Come
aveva intuito, il
luogo in cui si trova non è un pianeta, è troppo
piccolo;
sembra piuttosto un asteroide, anche se il suo moto non segue un'orbita
specifica, ma sembra controllato da qualcos'altro. La sua mente gli
suggerisce che forse è comandato da qualcun altro, e
per un attimo si sente attanagliare dalla paura dell'ignoto.
È
ancora
immobile a fissare il cielo nero sopra di lui, quando un rumore secco
attira la sua attenzione. Gira il volto di scatto verso destra,
inseguendo il rimbombo di quel suono con lo sguardo, riuscendo ad
alzarsi in piedi. Avverte un tremolio percorrergli le gambe e teme che
non riusciranno a reggere il suo peso, quindi resta qualche secondo
immobile, mentre un vento gelido gli ferisce il viso. Poi, deglutendo,
avanza incerto verso le rocce di fronte a lui, misurando passi
lenti e regolari, udendo chiaramente quelle pareti di pietra risuonare
di tonfi e bisbigli.
Nascoste
tra le
fessure di quella rupe grigiastra intravede delle ombre, che si agitano
sempre più man mano che si avvicina. Nella
semioscurità
non riesce a distinguerne esattamente i contorni, ma sembrano figure
umane, anche se estremamente minute e tozze. Quando è ormai
a
pochi centimetri dalla parete di roccia aguzza capisce a che razza
appartengono quelle creature e spalanca gli occhi, incredulo. Sono dei
nani. Com'è possibile che vivano al di fuori di
Svartalfheim, il
mondo governato dagli elfi oscuri, a cui appartengono? Inclina la
testa, più incuriosito che spaventato, incrociando nella
penombra i loro sguardi vuoti e vagamente intimoriti, quando un
improvviso boato, simile al grido di una belva selvaggia, li mette in
fuga tra i crepacci appuntiti di quello strano mondo.
Con la
mente sempre
più affollata di domande, Loki decide di esplorare quel
labirinto di roccia e ombre, alla ricerca di risposte. Mentre cammina
lentamente, cauto e vigile, il suo sguardo viene attirato da una
particella di luce azzurra, che pulsa ritmicamente nell'incavo di un
muro di pietra. Si avvicina, scoprendo un sentiero nascosto e, guidato
dalla scia di altri corpuscoli luminosi che si fanno via via
più
intensi, inizia a percorrerlo in silenzio. L'unico rumore è
prodotto dall'eco smorzato dei suoi passi e dal sibilo del suo respiro
irregolare e teso.
Dopo
metri e metri di
stretti cunicoli, si ritrova finalmente in uno spiazzo più
ampio
che termina in una scalinata sospesa nel vuoto, illuminata da fulgide
sfere di luce blu, che sembra condurre ad un livello più
alto.
Imboccato
il primo
gradino, l'asgardiano si blocca di colpo, avvertendo l'incombere di una
presenza ignota e terribilmente potente. Mentre riprende a camminare,
si chiede come sia possibile che non l'abbia notata prima, data
l'enorme vibrazione che produce nella sua mente. L'unica spiegazione
plausibile è che chiunque ci sia in cima a quella gradinata,
debba essere in grado di celarsi completamente ai sensi degli altri,
proprio come lui.
Forse
anche meglio
di lui, pensa quando si lascia alle spalle l'ultimo scalino,
ritrovandosi davanti ad un imponente trono dorato, e viene risucchiato
dallo sguardo penetrante dell'essere misterioso che vi siede sopra.
La
possente armatura
dorata che avvolge il suo corpo violaceo, dalle forme vagamente
umanoidi, sembra impenetrabile, ma è il suo volto,
orribilmente
deforme, a mettere addosso a Loki una profonda inquietudine. Le labbra
del mostro sono tese in un sorriso obliquo, che pare uno squarcio in
quella pelle simile alla pietra, e suoi occhi, adombrati dall'elmo
metallico calato sulla fronte, sono percorsi da una luce sinistra,
frutto di una mente dall'intelligenza acuta ed estremamente pericolosa.
"Ti
stavamo aspettando" esordisce una nuova voce alle spalle
dell'asgardiano, che si volta di scatto, nervosamente.
Dall'ombra
emerge
un'altra figura, avvolta in una veste scura e con il volto seminascosto
da un cappuccio dagli intarsi dorati, che si avvicina al trono
accennando un inchino. Loki osserva il nuovo arrivato sempre
più
costernato, riconoscendo che appartiene alla razza degli elfi oscuri,
chiedendosi per l'ennesima volta dove accidenti sia finito.
I suoi
pensieri sono
interrotti dalla voce, simile al rombo di un tuono, dell'essere
mostruoso che sedeva sul trono, e che ora è in piedi di
fronte a
lui.
"Lasciaci"
ordina all'altro, evidentemente un suo subordinato, "voglio parlare con
il nostro ospite asgardiano da solo."
L'elfo
oscuro pare non
gradire la richiesta, anche se obbedisce prontamente, e mentre si
allontana urta con violenza la spalla di Loki, digrignando i denti. Il
dio dell'Inganno, si immobilizza e il suo cuore viene stretto dalla
morsa ferrea della paura, mentre l'imponente figura del mostro si
avvicina, sovrastandolo.
"Come sai
che sono asgardiano?" chiede con voce roca e flebile.
L'essere
sorride in modo poco rassicurante, mostrando i denti.
"Io so
molte cose di
te, ragazzo. Per esempio, so che anche se vorresti definirti il figlio
di Odino, non sei veramente un figlio di Asgard."
Loki
sbarra gli occhi,
indietreggiando lievemente, avvertendo la voce profonda del mostro
penetrargli nelle mente e carpire i suoi stessi pensieri.
“Che
vuoi dire?”
"Quando
sei
stato concepito, seme e sangue del re dei giganti di ghiaccio, io ero.
E quando sei nato, nel perenne inverno di Jotunheim, io osservavo. E
quando Odino ti ha raccolto..."
"SMETTILA!"
grida il
dio dell'Inganno, tenendosi la testa tra le mani, cercando di scacciare
quei ricordi che la caduta nel buio aveva sepolto in
profondità,
e che ora riaffiorano senza pietà, uno dopo l'altro.
Rialza lo
sguardo, umido e folle di dolore, sempre più costernato, e
mormora:
"Come...come
puoi sapere? Chi sei?"
Il mostro
fa un altro passo avanti, senza smettere di sorridere, consapevole del
suo potere.
"Io sono
Thanos" risponde semplicemente, mentre un bagliore spietato gli
attraversa gli occhi.
"Thanos
di Titano."
***
Angolo
autrice
Rieccomi (finalmente!^^)
Piccole precisazioni: anche se mi sono documentata su vari aspetti del
mondo dei fumetti Marvel e della mitologia nordica, molte altre cose me
le sono inventate di sana pianta. Per esempio, non so assolutamente a
che razza appartenga in realtà l'Altro, il 'collaboratore'
di
Thanos che appare nel film "The Avengers" quale suo emissario, ma in
questa storia ho deciso di identificarlo come elfo oscuro.
Altra precisazione su Svarthalfeim: nella mitologia antica era uno dei
Nove Regni, dimora appunto della razza degli elfi oscuri, ma in alcuni
testi e fumetti viene collegato anche ai nani. In questa storia,
quindi,
ho deciso di far coesistere queste due razze nello stesso mondo, ma
renderò più chiare le dinamiche che li legano
più
avanti (infatti sono sicura che vi chiederete: nani? E che cosa
c'entrano?? XD).
Bene, ora si entra nel vivo della fanfiction. Non nascondo che mi sono
divertita a fare ricerche su Thanos, è un personaggio
estremamente interessante e complesso, spero davvero di riuscire a
renderlo in maniera decente e realistica... se così non
è, fatemelo sapere! ^__^
Il banner è opera di Blue_moon
<3
A presto!
Sayuri
|
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Capitolo 4 *** La genesi di un incubo ***
Capitolo 4 - La genesi di un incubo
La mente di Loki viene attraversata da un ricordo fulmineo, mentre
l'eco della voce del mostro gli vibra tra le tempie.
Titano.
Ha già sentito quel nome, in un passato talmente lontano da
sembrare irreale, e rincorre ansiosamente quel barlume di memoria,
cercando di afferrarne la sostanza. Gli rammenta un'antica storia, una
di quelle che suo Padre... che Odino era solito raccontare a lui e a
Thor quando erano solo dei bambini. Una leggenda, che raccontava di una
guerra sanguinosa e senza precedenti, dell'ascesa di Asgard, di un
tempo prima
del tempo...
"Non è una leggenda" afferma Thanos, come se potesse
leggergli i
pensieri, incrociando le braccia possenti, "o, perlomeno, non lo era.
Ma sono certo che la voce distorta del Padre
degli dei l'ha resa tale."
Un sorriso affilato gli taglia il volto deforme, mentre la sua voce
risuona di sarcasmo e disprezzo.
"Vuoi conoscere la verità?" Chiede con un sussurro, fissando
Loki intensamente.
L'agardiano trattiene il respiro, combattuto. L'ultima volta che gli
è stata detta la verità, forse l'unica volta
nella sua
vita, ha smarrito se stesso ed è sprofondato nel baratro
dell'odio, del dolore e della follia. Nel tentativo di tenere in piedi
un'assurda bugia, ha provato inutilmente a cancellare il
suo passato, le sue vere
discendenze,
la sua inadeguatezza... e ha fallito.
Eppure
quella sciocca
convinzione, quell'illusione di essere degno, di essere davvero
ciò che gli è stato insegnato a credere,
è rimasta
ostinatamente attaccata al suo cuore, e non riesce a lasciare andare
anche quella. Non vuole farlo. Se ora ascolterà le parole di
quell'essere, però, è certo che niente
sarà
più lo stesso. Nuovamente giunto ad un
bivio, deve però
scegliere quale strada imboccare, anche se sa che entrambe le
direzioni lo
priveranno di qualcosa, riempiendo un nuovo spazio vuoto con altro
dolore.
Cosa
perderò adesso?
Socchiude gli occhi, abbassando il capo, e smorza una risata amara. Che
illuso. È davvero convinto di avere ancora qualcosa da
perdere.
Thanos si
avvicina ulteriormente a Loki, inclinando il capo
divertito. Quel piccolo asgardiano è proprio quel che gli
serve.
Smarrito, stordito dal dolore e ricolmo di una rabbia cieca che
potrà tramutare in odio senza troppo sforzo. Sta
già
facendo breccia nella sua mente, e ben presto sarà
totalmente
manovrabile. E, quando
avrà adempiuto al suo scopo, sarà anche
facilmente
eliminabile.
La sua voce assume una sfumatura subdola, mentre gli entra
silenziosamente nei pensieri, carpendo i suoi ricordi e le sue
debolezze.
"Dunque cosa ha deciso di perseguire, asgardiano? L'ignoranza che
conduce alla morte, o la verità che forse che ti
manterrà in vita?"
Loki rialza lo sguardo, gli occhi freddi come il ghiaccio, affrontando
con amarezza il suo destino oscuro e
spietato. Oramai ne è convinto: lui non ha mai avuto scelta,
e mai l'avrà. Non importa
quante vuole proverà a ribellarsi, quanti piani geniali
riuscirà a progettare, alla fine dovrà soccombere
e
ricoprire il ruolo abietto e degradante che il fato gli ha assegnato.
Sorride
in direzione
di Thanos, ma quella che si delinea sul suo volto è solo una
smorfia vuota e inespressiva.
"Raccontami ogni cosa."
Sente
la sua voce
scandire meccanicamente
queste poche parole e poi concentra tutta la
sua attenzione sul mostro che gli si è parato di fronte,
consegnandosi inesorabilmente al quel nemico implacabile e insidioso,
che si cela sotto le false vesti del suo unico alleato.
Il
viso
orribilmente deforme di Thanos si apre in un sorriso sinistro, mentre
nei suoi occhi si condensa l'ombra del trionfo. Inizia a parlare, e la
sua voce poderosa è come un'onda inarrestabile che travolge
ogni
cosa, incurante della scia di morte che si lascia alla spalle.
"Quando
nacqui,
sotto l'ombra mutevole della luna di Saturno, l'universo era
controllato e governato dall'immenso potere degli Eterni, esseri
superiori ed immortali, in grado di manipolare materia ed energia. Da
quella stessa razza eletta e dominante, provengo io, sangue del loro
sangue, l'ultimo rimasto."
Loki
alza un sopracciglio, scettico, aprendo lievemente le braccia.
"Hai
appena detto che la tua è una stirpe di immortali.
Com'è possibile che tu sia l'unico in vita?"
La
risata di Thanos gli raggela il sangue, bloccandogli il respiro.
"Una
cosa per
volta asgardiano. Non esiste legge in questo universo che non possa
essere sovvertita. Gli Eterni sono immuni alla morte, tranne quando
questa è causata da loro stessi."
Il
dio
dell'Inganno aggrotta ulteriormente le sopracciglia, cercando di
decifrare il senso nascosto in quelle frasi
oscure, finché
la sua mente viene attraversata da un pensiero spiazzante e terribile.
Istintivamente sbarra gli occhi, indietreggiando lievemente con il
corpo, mentre trattiene il fiato.
"Esatto,
asgardiano" replica il mostro, ghignando, "non ci si può
difendere da se stessi. Solo un Eterno è in grado di
provocare
la morte di un altro Eterno. Questo significa, quindi, che se io sono
l'ultimo della mia razza e perché... "
"...
perché hai ucciso tutti gli altri." Loki conclude la frase
di
Thanos con un fil di voce, come se rispondesse a se
stesso, fissando un punto imprecisato oltre il suo sguardo. La
consapevolezza dello spaventoso pericolo in cui si sta cacciando lo
trafigge come una lama, ma tenta comunque di nascondere il panico sotto
una maschera di lucida indifferenza, perché sa benissimo che
uscire da quel labirinto ignoto è ormai impossibile.
L'ultimo
Eterno
lo fissa per qualche istante, sondando i suoi pensieri con
studiata lentezza, mentre continua a sorridere senza pietà.
Poi,
soddisfatto del tumulto che le sue parole stanno provocando nell'animo
dell'asgardiano, riprende il suo racconto.
"Ho
fatto
ciò che dovevo, ciò che era giusto per adempiere
al mio
ruolo. La mia nascita, al contrario di quella del mio odiato fratello,
ha causato solo disgusto e disprezzo negli appartenenti alla mia razza.
Lui era dotato di abbagliante bellezza, amato e accolto e benvoluto da
tutti; mentre io, nato deforme, nella migliore delle ipotesi ho
ricevuto solo indifferenza. Emarginato fin dalla nascita, circondato
solo da ipocrisia, talvolta persino rivestita da affetto di
circostanza, ho progettato la mia vendetta. Se non potevo essere come
gli altri Eterni, sarei diventato migliore di loro. Se non potevo
sperare di essere accettato dalla vita e di camminare con onore alla
luce del sole, mi sarei adoperato per diffondere la morte,
orgogliosamente trasportato dall'oscurità. Per questo ho
dato il
via ad una guerra che ha condotto sul baratro della fine tutti mondi,
compresa l'allora piccola ed insignificante Asgard."
Loki
sussulta, profondamente colpito da quelle parole che sente in qualche
strano modo sue,
e si guarda nervosamente intorno, stringendo i pugni.
"Cosa
succede, asgardiano? Sembri turbato. Il mio racconto di
rammenta qualcosa? Ti ricorda... qualcuno?"
"Io
non sono come te." Sibila Loki, il volto livido di sdegno, tremando di
rabbia.
Thanos
lo squadra con superiorità e replica con un tono
accondiscendente:
"Certo
che no. Tu
non sei nulla in confronto a me, un misero granello di polvere. Ti
credi un dio ma non sei altro che un'imitazione, un rifiuto,
completamente incompreso da coloro che vorresti fossero tuoi pari. E la
tua infantile immaturità ti ha portato a commettere degli
errori, ad essere un codardo. Hai riversato la tua rabbia nella
direzione sbagliata."
Loki
sgrana gli
occhi e stringe i denti furiosamente, punto nell'orgoglio, ma tace e
poi abbassa lo sguardo, perché in qualche modo riconosce in
quelle parole aspre e terribili un fondo di amara verità.
"Hai
ucciso il
tuo padre naturale, che non conoscevi nemmeno e la cui colpa nei tuoi
confronti era minima, invece di riversare la tua vendetta sui reali
colpevoli del tuo dolore, a te molto più vicini. Hai quasi
distrutto un mondo con cui non avevi già più
alcun
legame, invece di devastare quello che ti ha imposto radici fittizie.
Hai persino provato a tenere in piedi la stessa ridicola farsa che ti
è stata imposta con l'inganno da Odino. Per questo hai
fallito.
Ma non sei ancora sconfitto."
L'asgardiano
rialza lo sguardo, confuso. Che cosa significa?
"Credi
di essere
finito qui per caso?" prosegue Thanos, avvicinandosi. "Io ti ho voluto
qui, ed è per questa ragione che sei ancora vivo. Col mio
aiuto
potrai avere la tua vendetta, la tua vera rivincita, e adempiere
finalmente al tuo destino. Ti insegnerò a domare e
controllare
il più temibile dei poteri, ti donerò un esercito
inarrestabile e nessuno dei tuoi nemici potrà contrastarti."
Anche
Loki
all'improvviso avanza, con gli occhi illuminati da una strana luce,
attirato da quelle parole allettanti come una falena dalla luce, ormai
senza via di scampo.
"E
che cosa vuoi in cambio?"
Thanos
gli si para di fronte, abbassandosi lievemente verso di lui.
"La
tua
collaborazione. Abbiamo un nemico in comune: Odino. È stato
uno
dei fautori della mia temporanea sconfitta, insieme a mio padre, che ha
avvelenato la mia mente con l'inganno, impedendomi di compiere la mia
ultima mossa quando stavo per diventare il Signore di ogni cosa. Di lui
mi sono già occupato, gli Eterni sono caduti mentre Asgard
si
è eretta al di sopra di ogni altro mondo con arroganza. Ora
è tempo che colui che si fa chiamare Padre di tutto
assaggi il furore della mia giusta rabbia, e venga punito per le sue
azioni meschine. Sono rimasto rinchiuso in questa dimensione per troppo
tempo, è ora che Thanos di Titano rinasca e porti a
compimento
il suo proposito."
Loki
scuote lievemente la testa, pensieroso, e allarga le braccia.
"Come
posso
aiutarti? Sono anch'io bloccato qui e, da quel che dici, da
questo
limbo senza confini non si può scappare."
"Ti
sbagli.
Mentre tu sei finito qui a causa della distruzione del
Bifröst,
che ha aperto per un istante uno squarcio in questa dimensione, noi che
ci trovavamo già qui vi siamo stati esiliati e non possiamo
uscirne, a meno che il suggello che ci costringe alla prigionia non
venga infranto. Questo significa che tu, con la dovuta spinta
d'energia, potrai uscire da questo abisso e recuperare il dispositivo
con il quale siamo stati incatenati qui, per spezzare il sigillo."
Loki
incrocia le
braccia, soffocando una mezza risata. Decisamente una rivelazione
interessante. Avrà comunque una via di fuga, e se le cose
dovessero andare male potrà voltare le spalle al mostro
senza
remore, dato che non potrà inseguirlo.
Thanos
sogghigna e lo afferra per un spalla con un gesto fulmineo,
sollevandolo verso l'alto e fissandolo dritto negli occhi.
"Attento
asgardiano, non sottovalutare il mio potere." Il tono dell'ultimo
Eterno è minaccioso e implacabile, mentre la sua stretta si
fa
ferrea, stritolando il braccio dell'asgardiano, che non riesce
a
trattenere un gemito di dolore. "Sono già entrato nella tua
mente senza difficoltà, e non ti perderò mai di
vista.
L'aiuto che ti darò sarà condizionato alla tua
lealtà, quindi se deciderai di tradirmi non sarai mai
più
al sicuro, ovunque deciderai di nasconderti ti
troverò e
poi ti schiaccerò. Possiedo altri alleati e tu non sei la
mia
unica possibilità di fuga, sei solo la più
immediata.
Quindi ti conviene attenerti al mio piano e fare quel che ti richiedo,
solo così anche tu ne trarrai dei vantaggi."
Loki
si ritrova
di colpo scaraventato a terra e si porta una mano alla spalla,
stringendo le labbra per impedirsi di urlare dal male. Quel mostro gli
ha sbriciolato un osso con una semplice pressione, e ora lo fissa con
tale intensità da fargli dolere la testa. Si è
sbagliato,
ogni via di scampo è sfumata. Non ha intenzione di
arrendersi
incondizionatamente al volere di Thanos ma, per adesso, non ha alcuna
speranza di prevalere contro di lui. Quindi, almeno per il momento,
dovrà collaborare.
L'asgardiano
si
rialza a fatica, lentamente, e Thanos risponde ai suoi pensieri con un
ghigno soddisfatto. In quel momento sopraggiunge nuovamente l'Altro,
l'elfo oscuro, che si avvicina all'Eterno chinando la testa.
"Mio
Signore, ci siamo. Il Tesseract... "
Thanos
si gira di
scatto, puntando lo sguardo su di lui e stringendo le palpebre, in
attesa di udire la lieta notizia che ha già colto nel tono
della
voce del suo sottoposto.
"...
si è ridestato."
***
Angolo
autrice
Non ricordo se
l'ho già
scritto, ma io non ho mai [putroppo] letto i fumetti Marvel (a parte il
volumetto "Le fatiche di Loki", che però si distacca molto
dalle
trame 'originali') quindi per strutturare questa storia mi sto basando
solo sui film, sulla mitologia e sul materiale che riesco a trovare sul
Web (Wikipedia in primis), quindi se tra i lettori c'è
qualcuno esperto dei fumetti in questione e trova che io stia scrivendo
delle eresie assurde, mi perdoni, praticamente mi sto
inventando
un fondamento dal nulla. (Consigli e dritte sono comunque ben accetti
;D).
Per
scrivere questo
capitolo ho letteralmente sudato sette camicie e ho impiegato molto
più tempo del previsto per completarlo. Ero partita in un
modo,
ma poi ho realizzato che la storia non stava in piedi,
perché
non avevo ancora ben chiaro cosa c'era dietro al personaggio di Thanos.
Infatti mi sono sempre chiesta: se Thanos è davvero come
viene
descritto nei fumetti, cioè un Eterno, praticamente
onnipotente,
invincibile, dotato di abilità strordinarie come il
teletrasporto e la manipolazione della materia, per quale assurdo
motivo manda Loki sulla Terra a prendere il Tesseract, invece di
pensarci lui? O_o
Quindi ho
lavorato di fantasia
[tanto, forse troppo] e ho creato un artefatto alle vicende dei film,
cercando di restare in qualche modo movieverse (?) mischiando
quel [poco] che so della storia di Thanos con qualche mio
vaneggiamento. (La storia 'familiare' di Thanos comunque è
vera,
il fatto che sia nato deforme, che sia stato emarginato e che
odi/invidi il fratello; questo parallelismo tra lui e Loki mi ha
colpita fin da subito).
Spero
davvero che si
capisca qualcosa di questo capitolo, perché Thanos, oltre a
non
essere propriamente una creatura gentile, non ha raccontato
proprio per filo e per segno a Loki quello che è successo in
quel 'tempo prima del tempo', e rischiamo veramente di capirci qualcosa
solo io e lui nel suo riassunto. (Al momento, in effetti, gli unici a
'sapere' come si sono svolti gli eventi che lo hanno portato ad essere
intrappolato nel Limbo, siamo solo io, Thanos e Odino... [aiuto] XD).
Bene, che sia il caso di chiudere qui questo delirio agoizzante? @__@
Direi proprio di sì.
Informazione di
servizio: ho
deciso che il mio giorno di pubblicazione d'ora in poi
sarà il lunedì, ma per questa settimana so
già che
non avrò tempo di scrivere altro. Quindi per il prossimo
capitolo appuntamento a lunedì 3 dicembre! (Poi
dovrò
riuscire a rendere gli aggiornamenti settimanali... speriamo!)
Il banner è opera di Blue_moon
<3
A presto!
Sayuri
|
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Capitolo 5 *** Reliquie rubate ***
Capitolo 1 - La caduta di un dio
Ancora
un volta, la mente di Loki vacilla, si annebbia, si confonde.
Dunque anche il Tesseract è reale, anche quella leggenda
corrisponde in qualche modo alla verità.
Osserva
Thanos e
il suo sottoposto parlare, immobile, ma non riesce ad udire le loro
voci mentre affonda nelle sabbie mobili dei suoi ricordi. Di nuovo,
insegue i contorni di una memoria lontana, talmente sfocata da sembrare
un'illusione; e si rivede bambino, chino sulle pagine ingiallite di un
libro trafugato con l'inganno dalle stanze di Odino. Come al solito
Thor lo ha aiutato a rubarlo solo per il brivido dell'avventura, e
finge di ascoltare la sua lettura con aria annoiata, ma lui, lui
assapora ogni frase con avidità e la custodisce gelosamente.
È già consapevole del potere sottile e
insospettabile
delle parole, riesce già a discernere e confondere il limite
labile tra una bugia e la verità, ma ancora non sa che
questo
diverrà presto il suo
potere. È ancora innocente, è ancora un figlio,
un
fratello, mentre legge quei racconti proibiti che ai suoi
occhi
non sono altro che leggende, e che ora ha scoperto essere la
realtà.
Si
ritrova a
sorridere suo malgrado. Per lo meno non è il solo ad essere
cresciuto tra le menzogne, tutta Asgard non è altro che un
assurdo circo insensato, tenuto in piedi solo da bugie e segreti. Che
ne è degli insegnamenti di Odino sulla pazienza, sulla
lealtà, sull'onore?
Parole vuote, pronunciate con solennità per celare il vero
volto
di un assassino e di un ladro; fumo negli occhi, innalzato per impedire
a tutti di vedere il marcio nelle fondamenta stesse di Asgard.
Loki
si sente
avvolgere da un profondo senso di nausea, di disgusto verso se stesso e
verso tutto ciò che è stato, che anzi
gli hanno
fatto credere
di essere.
Interrompe di colpo il ricordo, perché gli sta facendo
troppo
male, e chiude gli occhi di scatto, perché anche se ormai sa
che
tutte quelle sono solo immagini false, non riesce a cancellarle dalla
sua mente, non vuole lasciarle andare del tutto. Forse questa
sarà per sempre la sua più grande debolezza. Loki
non
dimentica.
Quando
riapre le
palpebre cerca affannosamente lo sguardo di Thanos, uno sguardo
spietato, gelido, calcolatore, ma in qualche modo rassicurante nella
sua limpida evidenza, e lascia che carpisca i suoi pensieri. Lui lo
può aiutare ad ignorare il suo dolore, a lasciare da parte
ciò che vorrebbe essere, può aiutarlo a
rinascere.
Dimostrerà apertamente che chi lo considerava un debole, un
folle, una semplice merce di scambio, ha sbagliato. Anche lui, l'odiato
compagno delle ombre di Asgard, è degno del potere che gli
è da sempre stato negato. Poco importa se per ottenerlo
dovrà perdere la libertà, e sottostare ai disegni
di un
oscuro padrone. In fondo, non è stato sempre e
comunque
schiavo del Fato?
"Accetto",
afferma di getto, fissando intensamente l'ultimo Eterno, che risponde
al suo sguardo con un ghigno. "Ti aiuterò a uscire da qui,
in
cambio del potere che prometti di darmi."
Thanos
scorre con
lo sguardo la figura rigida del principe sconfitto di Asgard, e si
insinua più a fondo nei suoi pensieri. Le sue difese non
sono ancora
crollate, e forse non lo faranno mai, ma l'orgoglio e la rabbia hanno
preso il sopravvento sulla sua lucidità, rendendolo
finalmente
utile ai suoi scopi. Scava in profondità nel labirinto
contorto
della sua mente, e insegue il caos delle sue riflessioni. Pensa di
poter cambiare, di poter rinascere, ma in realtà continua a
ricadere nel medesimo, infantile, errore. Ma questo non è
affatto un problema, anzi.
"Molto
bene,
asgardiano. Ma prima di poter convalidare il nostro patto mi devi
dimostrare di essere in grado di svolgere il compito che ti richiedo."
"Cosa
vuoi che faccia?" Domanda Loki, serio.
"Posso
insegnarti
a maneggiare il potere del Tesseract, ma devo avvertirti: se la tua
mente non sarà abbastanza forte da contenere tale
conoscenza,
morirai."
Loki
deglutisce piano, e stringe i pugni, senza abbassare lo sguardo.
"Posso
farcela" afferma, ma Thanos coglie nel suo tono una lieve nota
d'incertezza, e ride della sua debolezza.
"Non
sai nemmeno
con cosa hai a che fare, ragazzo. Credi di sapere cos'è il
Tesseract perché ti ricordi un'insulsa favoletta; ma in
realtà non sai niente. Odino ha annacquato i fatti,
come
sempre. Vuoi conoscere la verità?"
Ancora
quella
domanda, pensa Loki. Solo che questa volta gli fa un po' meno paura, e
sente quasi il bisogno di sentire la risposta, di trovare qualcosa di
nuovo, di vero, qualcosa in cui credere.
Annuisce gravemente, con misurata lentezza, mentre il mostro gli si
avvicina.
"Le
leggenda che
tu conosci, sapientemente imbastita dal Padre degli dei, afferma con
arroganza che il cubo nacque in tempi remoti dal potere di Asgard, per
impreziosire la collezione di Odino, ma, dato il suo smisurato ed
incontrollabile potere, venne distrutto da lui stesso per proteggere
gli equilibri dell'universo."
Il
mostro fa un pausa misurata, sorridendo in direzione di Loki, prima di
proseguire.
"Niente
di più falso. Il Tesseract è nato dal potere
degli Eterni. E doveva essere mio."
Il
dio dell'Inganno aggrotta la fronte, attonito, e schiude la labbra, ma
Thanos non gli permette di replicare.
"Odino
se ne
è appropriato con un sotterfugio, ingiustamente, come ha
sempre
fatto. In fondo se ora può vantare la sua posizione
è
perché ha esercitato per anni il suo miglior talento, quello
di
trafugare le reliquie altrui. Tu ne sei la prova vivente."
Loki
contrae la
mascella, disgustato, e sente un fastidioso bruciore agli occhi. Prima
che il mostro se ne accorga e infierisca ulteriormente volta lo
sguardo, rabbiosamente, fissando le crepe sulla superficie rocciosa del
terreno; mentre la voce affilata di Thanos termina il suo racconto.
"Ma
il potere
racchiuso nel Tesseract era troppo vasto anche per lui, come per
chiunque altro. Nel tentativo di comprenderne l'utilizzo e di domarne
l'energia, gli asgardiani ne hanno perso il controllo, rivelandone
l'esistenza a molti altri popoli. Questo ha scatenato una lunga sequela
di guerre e scontri per ottenerne il potere, fino a quando Odino ha
escogitato il suo ultimo stratagemma. Ha finto di distruggere il cubo,
stipulando poi accordi di pace con gli altri regni, così da
raggiungere il distorto riflesso di una pace fasulla, quando in
realtà ha solo nascosto il Tesseract, il cui potere
è
rimasto dormiente a lungo. Fino ad oggi."
Thanos
si volta
verso l'elfo oscuro, che stringe tra le dita bluastre uno scettro
dorato, sulla cui estremità superiore pulsa ritmicamente una
fioca luce blu; e Loki comprende che quello è il segnale che
indica il ridestarsi del cubo.
"Sapete
dove si trova?" Chiede a mezza voce, come ipnotizzato da quel luminoso
palpito d'energia.
L'Altro
consegna lo scettro nelle mani di Thanos, e risponde:
"Si
trova su un piccolo mondo. Un mondo umano."
L'asgardiano
ha un moto di stizza, e muove alcuni passi nervosamente, prima di
sibilare:
"Midgard?
Perché mai dovrebbe trovarsi in un luogo abitato da esseri
tanto inferiori?"
Thanos
lo raggiunge, appoggiandosi volutamente allo scettro per rimarcare la
sua imponenza, e sogghigna con malcelata esultanza.
"Proprio
per
questo. Evidentemente Odino credeva che non avrebbero mai provato ad
usare il Tesseract, e che questo sarebbe rimasto al sicuro nel
più improbabile dei nascondigli per sempre. O magari l'ha
fatto
perché si fidava degli umani... ha sempre avuto un debole
per le
creature terrestri. Proprio come Thor."
Loki
sussulta e inizia a fremere di rabbia. Cos'avranno mai di speciale i
midgardiani da meritare
tanto affetto? In confronto a loro... in confronto a lui, sono semplici
insetti.
"Cosa
vuoi che faccia, quindi?" chiede rivolto all'ultimo Eterno, mentre
sente il sangue ribollirgli di rabbia.
"Devi
rintracciare il Tesseract, per poterlo risvegliare completamente.
Ovviamente però, non puoi ancora lasciare questa dimensione.
Non
fisicamente. Per ora, dovrai recarti sul pianeta dei mortali sfruttando
solo la forza della tua mente, e raccogliere più
informazioni
possibili. Se sopravviverai, ti mostrerò come attivarlo e
come
come controllarne l'energia. Ora, concentrati."
Thanos
allunga il
braccio in cui regge lo scettro verso Loki, facendogli un cenno con la
testa. L'asgardiano apre la mano, avvicinandola lentamente all'asta
dorata. Sente il potere che emana quel piccolo globo di luce, un
bagliore ammaliante e pericoloso, e prima che possa stringere le dita
intorno al metallo la voce del mostro lo ammonisce.
"Non combatterlo,
ma non provare nemmeno ad usare il potere che ora avvertirai. Il
Tesseract può potenziare ogni tua
facoltà e di
rendere chiaro ogni sentiero, ma non sei ancora in grado di esercitare
questa abilità senza rischi. Potrai solo contenere una
minima
parte della sua energia, sempre se ti dimostrerai abbastanza forte, e
questa ti condurrà più rapidamente verso il luogo
in cui
è custodito effettivamente il cubo. Hai un solo tentativo,
cerca
di non fallire."
Loki
annuisce e stringe le palpebre, inspirando profondamente. Poi afferra
con un gesto secco lo scettro e chiude gli occhi.
La prima sensazione che prova è il gelo. È come
se nelle
sue vene abbia iniziato a scorrere del ghiaccio liquido,
e l'aria
stessa che respira diviene densa come una spessa coltre di neve. Poi,
come sempre, arriva il dolore, talmente intenso da stordirlo, e per un
attimo perde la percezione del suo corpo, rischiando di smarrirsi nella
sua stessa mente. E poi, lo avverte.
Il potere.
Talmente intenso da svuotargli i pensieri, così
inarrestabile da
riempirgli la testa di nuove idee, di nuove intuizioni, che sgorgano da
un sapere alieno e sconosciuto. Si sente vivo, e forte come non lo
è mai stato prima. Gode ancora di quel momento, e si lascia
guidare da quella nuova forza che lo conduce con ferrea dolcezza,
permettendogli di scoprire nuovi sentieri e nuove strade celate nelle
profondità del cosmo. È un viaggio sfibrante, che
mette
alla prova le sue già precarie energie, ma che gli apre la
mente, svelando nuovi orizzonti e abbattendo vecchi confini. Non riesce
a dare una durata al vagabondare dei suoi pensieri, potrebbero essere
anni, o secondi, o vite intere. Man mano che si addentra nell'intricato
labirinto di tragitti e portali d'energia e di stelle, avverte il
potere del Tesseract farsi più chiaro e pulsante, fino a
quando
la nebbia che gli ha invaso la mente si condensa in un unico punto di
luce.
Riapre gli occhi, anche se in realtà il suo corpo
è ad
intere galassie di distanza, e ricostruisce l'illusione di se stesso.
Si guarda intorno, riconoscendo i segni dell'architettura midgardiana,
cercando di capire dove sia finito e di trovare quel che cerca. Avanza
a fatica, realizzando di essere più stanco di quel che
credeva,
tentando con tutte le forze che gli restano di mantenere la
sua
vista a fuoco.
Sembra trovarsi in un cunicolo sepolto sotto la terra, avvolto dalla
penombra e dalla polvere. Continua a camminare, incontrando corridoi
sempre uguali, con le mura corrose dal tempo e intralciati da
macchinari metallici. Finalmente intravede delle luci
più
intense e avverte dei rumori in lontananza, ed inizia a seguirne l'eco.
Gradualmente, rimbombi sordi si tramutano in un ritmico rumore di
passi e nell'intrecciarsi di due voci. E una di queste, con
sua
grande sorpresa, scopre di conoscerla.
"Pensavo che mi stessero portando qui sotto per uccidermi."
Loki si muove nell'ombra, silenzioso, totalmente invisibile ai due
umani che si fronteggiano di fronte a lui. Li osserva con attenzione,
cercando di comprendere la natura del loro discorso. Quello che ha
riconosciuto essere uno degli amici mortali di Thor, Selvig, lo
studioso, sembra inquieto e si lascia andare ad una risatina nervosa;
mentre l'altro, un uomo imponente, con una benda nera sull'occhio,
tiene le mani in tasca con fare autoritario. Di colpo si avvicina
all'altro umano con passi misurati, e l'asgardiano riconosce nei suoi
occhi la scintilla del comando, che traspare nella fermezza della sua
voce.
"Ho saputo della situazione nel New Mexico. Il suo lavoro ha sbalordito
molte persone più intelligenti di me."
Loki legge in quella finta modestia un misero tentativo di
manipolare Selvig e di conquistarne la fiducia, ma l'umano non
è
altrettanto sveglio e continua a parlare, cadendo nel tranello.
"Ho molte cose su cui lavoro. La teoria Foster. Un portale che conduce
ad un'altra dimensione. È sorprendente."
Il dio dell'Inganno sorride. È molto più che
sorprendente. La sua ricerca lo ha condotto dalle stesse persone presso
cui ha trovato rifugio il suo amato
fratello. La situazione sta decisamente superando ogni sua
più
rosea aspettativa. Ci sarà spazio anche per un po' di
vendetta
personale, per lui, nell'adempiere al piano di Thanos.
Il dottor Selvig fa una domanda che non riesce a cogliere, quindi
rifocalizza la sua attenzione sull'uomo in nero, che squadra lo
studioso seriamente, prima di tornare sui suoi passi e riprendere a
parlare.
"La leggenda racconta una cosa e la storia un'altra. Ma di tanto in
tanto scopriamo qualcosa che appartiene ad entrambe."
Loki non può che essere d'accordo con questa affermazione, e
osserva interessato le mani dell'uomo posarsi su un contenitore
metallico, dal quale avverte fuoriuscire l'energia del Tesseract. Ci
siamo.
Il contenitore viene aperto e sui visi dei due midgardiani si disegnano
intense sfumature bluastre, mentre il cubo viene finalmente svelato.
"Che cos'è?" Chiede Selvig, confuso.
"Energia, dottore. Se riusciamo a trovare il modo di carpirla, forse
energia illimitata."
E Loki la sente scorrere dentro di sé, quell'energia, e
anche se
Thanos gli ha imposto di non provare ad utilizzarla, non riesce a
resistere e ne abbraccia il flusso. Basta un battito di ciglia, e
riesce a vedere i pensieri dell'umano di fronte a lui, riesce ad
entrargli nella mente abbattendo senza difficoltà
ogni sua
difesa. Guarda la sua stessa immagine riflessa su di una lucida lastra
di metallo e le sue labbra si increspano in un sorriso quando,
forte di un potere che non ha mai neppure immaginato, gli sussurra:
"Credo valga la pena dargli uno sguardo."
E mentre l'umano ripete quelle esatte parole, soggiogato dalla sua
volontà, osserva compiaciuto quel riflesso spezzato di luci
e
ombre che compone il suo volto. Se fosse più lucido,
riuscirebbe
a vedere quanto il dolore che gli abbia distorto i lineamenti, e ne
sarebbe spaventato. Se davvero lo volesse, potrebbe riconoscere
l'insana follia che gli anima lo sguardo, e ne sarebbe turbato.
Ma, ora, l'unica espressione che vuole scorgere sul suo viso
è quel sorriso di trionfo.
***
Angolo
autrice
Puff...pant... @____@
Non so come, ma ce l'ho fatta a pubblicare oggi, come promesso. Non
nemmeno più la forza di rileggere tutto per l'ennesima volta
quindi lascio a voi l'ardua sentenza. :)
Bene, ora anche
la questione "Tesseract" è risolta (?), si spera.
Questo capitolo
trasuda citazioni, vedo se riesco a riportarle tutte:
- l'ultima frase
del capitolo
precedente e alcune di quello presente riprendono pari pari l'incipit
del film "The Avengers" (quelle pronunciate dall'Altro, per intenderci!
:D).
- la scena finale
è una
rilettura 'ampliata' delle scene dopo i titoli di coda del film "Thor",
che come protagonsiti ovviamente Erik Selvig e Nick Fury.
- c'è
una piccola
citazione di una cosa che dice Laufey nel film "Thor"... sono proprio
tre parole, chi le individua vince un modellino in scala 1/10
del
Tesseract! XD
- Il fatto che
Thanos indichi
il Tesseract come appartenente alla collezione di Odino è
una
citazione del film "Captain America - Il primo Vendicatore",
precisamente di una frase pronunciata dal Teschio Rosso, che deifinisce
il cubo 'Il fiore all'occhiello della collezione di Odino'.
- La frase di
Thanos "doveva
essere mio", riferita al Tesseract, è una citazione del
fumetto
Marvel 'Le fatiche di Loki", dove è pronunciata dallo stesso
Loki in riferimento a Mjolnir.
Ultima cosa,
colgo l'occasione
per ringraziare tutti coloro che finora in un modo o nell'altro mi
hanno sostenuto nello scrivere questa storia (sperando che dopo questo
capitolo non vogliano disconoscermi! ^__^), ovvero: Blue_moon creatrice
anche dei bellissimi banner della storia <3),
Butterfly90, paoletta76, Callie_Stephanides, Mayaserana, Panchan,
Raphus Cucullatus, _Loki_, Sabriel, Lauren_MsLoki, rose princess e
chiunque abbia deciso di leggere questa storia (delirante!XDD)
GRAZIE!
A
lunedì prossimo! <3
Sayuri
|
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Capitolo 6 *** Il Senza Nome ***
p
Thanos scuote la
testa, sogghignando, mentre osserva il corpo inerme di
Loki, accasciato a terra e immobile da ormai vari minuti. Gli aveva
detto di non provare ad usare l'energia del Tesseract, dato che non era
ancora pronto a controllarla, ma evidentemente l'asgardiano non ha
voluto obbedire, o non ha saputo resistere.
La cosa
comunque non lo sorprende, il dio senza radici non ama le
imposizioni, ed è estremamente sensibile al fascino del
potere.
"È
morto?"
Domanda
l'Altro, la voce priva di emozione.
"Non
ancora." Replica l'ultimo
Eterno, avvicinandosi a quel corpo disteso sul terreno
gelido, notando quanto rapidamente si stia raffreddando, quasi stesse
assorbendo la temperatura della roccia.
Per effetto del cubo, la sua
mente ha perso il contatto con la sua sostanza materiale, ed
in
poco tempo di lui non resterà nient'altro che un
involucro
di carne senz'anima.
Thanos
inclina la punta dello scettro verso il basso, sfiorando il
petto dell'asgardiano, e insegue gli strascichi dei suoi ultimi
pensieri coscienti. Sono ombre vaghe ed evanescenti, che si perdono e
si intrecciano nelle profondità del cosmo, fin dove il
Tesseract
ha deciso di condurlo, e dove morirà, se non
riuscirà a
recuperare la lucida consapevolezza della realtà. Il mostro
cerca ancora, ritrovando un barlume della sua mente e alcuni frammenti
dei suoi pensieri. È giunto fino al mondo dei mortali e ha
trovato il cubo, prima di smarrirsi all'interno della sua stessa mente.
Può
ancora essergli utile.
La sfera
di luce blu che pulsa debolmente nello scettro rifulge con
forza per un istante, e Loki emette un gemito soffocato,
ancora
incosciente.
"Perché
salvarlo? È chiaramente troppo debole, si
rivelerebbe inutile per i Vostri piani, o peggio. Potrebbe fallire."
L'elfo
oscuro non si cura di celare il disprezzo che gli affila la voce,
memore di un antico rancore.
"Non l'ho
salvato." Risponde con voce ferma Thanos, porgendo lo scettro
al suo alleato, che lo riceve tra le dita con riverenza, chinando di
scatto la testa. "Gli ho solo dato un'ultima
possibilità, indicandogli la via del ritorno, la
strada per
ricongiungersi al suo corpo e tornare cosciente. Si salverà
da
solo, se sopravviverà al dolore."
L'Altro
annuisce con deferenza, mantenendo la sguardo inchiodato a terra,
mentre il suo padrone continua a parlare.
"E se
anche fallisse, o ci tradisse, non sarebbe affatto un problema.
La sua esistenza non ci sarebbe stata comunque necessaria, dopo la
consegna del Tesseract, al contrario, la sua instabilità
è un fastidio che non tollererò a lungo. Ce ne
libereremo
subito, non appena avrà adempiuto al suo incarico. Anzi, ci
penserà qualcun altro per noi."
Il
sorriso che attraversa il volto di Thanos è raggelante, ma
l'elfo oscuro intuisce l'idea che l'ha generato, e si prostra
ulteriormente a terra.
"Il
Vostro è un piano infallibile, mio Signore."
L'ultimo
Eterno si lascia andare ad una cupa risata, prima di voltarsi di colpo
e tornare ad occupare il suo trono imponente.
"Anche tu
dovrai fare la tua parte. Avverti i nostri alleati, che si
tengano pronti. Presto avremo bisogno della collaborazione dei tuoi
sottoposti a Svartalfheim... e dei nostri insospettabili 'amici' ad
Asgard."
L'Altro
si rialza, appoggiandosi all'asta dorata dello scettro. Il
pensiero di dover collaborare, anche se a distanza, con della feccia
asgardiana, lo ripugna profondamente, ma è l'unico modo per
ottenere vendetta e rivalsa. Il suo popolo non sarà
più
costretto a nascondersi nelle viscere di un pianeta in putrefazione,
dimenticato e odiato da tutti i Regni, ma riotterranno finalmente la
posizione che spetta loro di diritto. In troppi devono il loro
potere
all'abilità nella manipolazione della materia e nel
progettare
armi degli abitanti di Svartalfheim, in primo luogo Odino, ed
è
giunto il momento di ripagare il conto.
"Cosa
devo farne dell'asgardiano?" Domanda l'elfo oscuro, fissando il
viso di Loki, che si contrae spasmodicamente nell'incoscienza.
"Portalo
via, per ora. Se riuscirà a ridestarsi riconducilo qui,
gli insegnerò ciò che gli occorre per esserci di
aiuto."
L'Altro
si volta e fa un cenno con la mano, comandando ai nani che si
erano tenuti a distanza di avvicinarsi. I due esseri afferrano il dio
dell'Inganno per le gambe e lo trascinano via, seguiti a distanza
dall'elfo.
Il servo
di Thanos osserva le due creature tozze depositare senza
alcuna delicatezza il corpo di Loki sulle sponde di un dirupo, per poi
ricongiungersi ai loro simili, parlottando a mezza voce nella loro
lingua rozza e gutturale. Non appena il gruppo di nani si accorge della
sua presenza, riprende freneticamente a lavorare, e in breve tempo le
mura rocciose risuonano di echi metallici e grida disumane, mentre il
crepitio del fuoco che alimenta e modella il loro operare illumina
senza sosta quella notte senza fine.
L'Altro
si prende il tempo di esaminare il risultato del loro lavoro,
ritenendosi quasi immediatamente soddisfatto. Da sempre le due razze
che abitano Svartalfheim vivono in una sorta di simbiosi e di vincolata
collaborazione. Da una parte gli elfi oscuri, sopraffini architetti
della materia e profondi conoscitori di ogni tipo di energia, anche di
quella 'oscura', invisibile ad ogni altra creatura, che detengono le
redini del potere, anche se sono rimasti in pochissimi. Dall'altra i
ben più numerosi nani, esseri minuti, da molti ritenuti
ripugnanti, ma eccellenti fabbri e costruttori di armi e congegni
dall'insuperabile fattura. Si dice che sappiano lavorare ogni tipo di
elemento e che siano in grado di forgiare manufatti senza uguali, ma la
loro scarsa intelligenza e la loro debolezza fisica li hanno resi
completamente succubi della razza dominante, alla quale obbediscono
ciecamente.
È
stata decisamente una fortuna che anche alcuni di loro siano
stati rinchiusi in quel limbo, dato che attraverso il loro lavoro
stanno letteralmente dando vita a formidabili macchine da guerra.
L'Altro ha deciso di chiamarli Chitauri.
Un
esercito inarrestabile, che ricava la sua forza dalla stessa energia
oscura che giace dormiente nella materia che compone i resti di quel
pianeta che stanno usando come nave per spostarsi nel limbo,
alla
ricerca di ulteriore energia. Thanos ha ribattezzato appropriatamente
quell'asteroide-vascello
Santuario, come
simbolo dell'indiscussa e superiore divinità che ne
calca
il suolo e ne dirige il moto. Molto presto il loro piano, che cresce e
si sviluppa da incalcolabili ere nell'ombra e nel silenzio dell'Oblio,
maturerà e darà vita al fiore dell'assoluta
vittoria.
L'elfo
oscuro impugna più saldamente lo scettro di Thanos, e si
concede un sorriso di trionfo, prima di usarlo per colpire con un colpo
leggero la parete di roccia di fronte a lui. Il primo strato di pietra
si sgretola, frantumandosi in migliaia di piccoli frammenti polverosi,
che iniziano a fluttuare e a disporsi nell'aria seguendo un flusso
costante, fino a raggiungere una consistenza molto simile all'acqua. In
quel nuovo stato, si condensano e formano una superficie liscia e
sottile, che rassomiglia ad uno specchio, nella quale prende forma
un'immagine sfocata e distorta.
"Tenetevi
pronti, molto presto il vostro intervento sarà
necessario." Afferma con tono sicuro l'Altro, fissando negli occhi il
riflesso ora più nitido che lo ascolta con attenzione.
"Molto
bene, mio Re. Attendiamo con ansia la chiamata che ci
ricondurrà alla luce."
La
superficie dello specchio si increspa, cancellando l'immagine dell'elfo
oscuro ancor prima che finisca di giungere l'eco della sua voce.
L'Altro si concentra, scrutando l'interno di quella finestra sul cosmo,
l'unica forma di comunicazione con l'esterno del limbo che gli
è concessa o, meglio, che è riuscito ad
escogitare. È uno strumento utile, dato che gli permette di
mettersi in comunicazione con ogni angolo di universo, ma dalle
frequenze altalenanti, infatti il contatto può durare solo
pochi istanti, e richiede un notevole impegno. Finalmente, dall'altra
parte dello specchio appare la figura di un uomo, che possiede il
fulgore di un dio. Dalle sue spalle si irradia una luce abbagliante,
che mette in risalto i contorni decisi del suo viso e il bagliore
vivido nei suoi occhi chiari. I suoi abiti sono di splendida fattura,
intessuti in stoffe pregiate e finemente decorate.
"Mi porti
buone notizie?" L'uomo ha una voce ferma e profonda, ma l'Altro ne
coglie immediatamente la fastidiosa punta di arroganza che è
propria di tutti gli asgardiani.
"Ovviamente"
risponde, senza celare l'insofferenza che prova nel vederlo, "il nostro
esercito è ormai schierato. Agiremo molto presto, non appena
il nostro nuovo alleato sarà in grado di condurlo."
"Il
rinnegato di Asgard?" Chiede la proiezione con tono di scherno "Mi
chiedo che cosa direbbe se sapesse da quanto tempo non è
altro che una marionetta nelle vostre mani."
"È
anche tuo il merito, e presto ne assaporeremo tutti il premio. Odino
cadrà, e noi saliremo. Ti contatterò di nuovo
prima dell'atto finale."
L'uomo
gli sorride di rimando e annuisce solennemente, poi lo specchio
svanisce e si dissolve nell'aria. L'Altro inspira profondamente,
ripensando a come tutto è cominciato. Thanos, forte
dell'unico potere che gli era rimasto, quello di poter vedere quello
che succedeva al di fuori del limbo in cui erano rinchiusi, aveva
ricercato per anni una breccia nelle impenetrabili difese di Odino. Una
crepa, una debolezza in cui insinuarsi e su cui fare leva.
Quando
l'aveva trovata, nei gelidi inverni di Jotunheim,
abbandonata in un tempio imbrattato di sangue e lacrime, aveva
ormai intessuto le alleanze che gli occorrevano per adempiere i suoi
propositi. Aveva solo dovuto attendere l'occasione adatta, e sovvertire
l'ordine naturale delle cose, per portare il caos e il tradimento nella
casa stessa degli Æsir. Era bastato semplicemente
fare in modo che la notizia della disobbedienza dei giovani principi e
dei loro compagni, che erano partiti per Jotunheim contravvenendo agli
ordini di Odino, giungesse alle orecchie del Padre degli dei con un po'
di ritardo. A questo aveva pensato il loro alleato che si nascondeva
sotto il sole di Asgard stessa, che aveva intercettato e bloccato la
guardia inviata dal secondogenito fasullo, così da innescare
una serie di eventi inarrestabili che avrebbero condotto
inesorabilmente alla loro rivalsa. Da quel momento in avanti, tutto era
proseguito esattamente secondo i piani.
Un rumore
alle sue spalle impone all'Altro di voltarsi, e non appena vede che
l'asgardiano sta riprendendo conoscenza, non riesce a trattenere un
sorriso di trionfo.
Loki
riemerge a fatica dalla nebbia di pensieri in cui stava smarrendo il
senno.
Grazie al
potere del Tesseract ha visto luoghi e mondi che nessun probabilmente
conosce, intuito verità alle basi stesse dell'esistenza. Il
cubo è una fonte illimitata di sapere, e lo avrebbe ucciso,
assorbendolo al suo interno e impedendogli di ritrovare la via per
ritrovare il suo corpo, se un'altra forza non l'avesse improvvisamente
scosso. Il dio dell'Inganno ha compreso che è stato Thanos a
recuperare la sua mente, perché ora prova lo stesso
lancinante dolore che ha avvertito quando è atterrato nella
sua dimensione.
Gradualmente,
ricompone le connessioni che il Tesseract ha tranciato, e riprende
possesso di se stesso, nella sua interezza. Quando riapre gli occhi non
riesce ad impedirsi di gridare, l'incubo che l'ha trattenuto al suo
interno fino a quel momento si dissolve con così tanta
violenza da far tremare le sue membra. È di nuovo a terra,
su quella gelida superficie rocciosa, di nuovo indifeso.
Si rialza
a fatica, incespicando, e un po' alla volta ricomincia a sentire i
suoni dell'ambiente che lo circonda. Il silenzio che ricordava
appartenere a quel limbo dimenticato da tutti, ora è
diventato una cacofonia di rumori e grida, che non riesce a
identificare. Muove qualche passo e li vede.
Una
moltitudine di creature scalpitanti, dall'aspetto mostruoso e
selvaggio, che affollano la voragine che si estende sotto di lui.
"Ma
cosa...?" Mormora attonito, ansimando.
"Ecco il
tuo esercito." Replica una voce alle sue spalle, facendolo sussultare.
"Che cosa
sono?" Chiede sbarrando gli occhi, inorridito, fissando l'elfo oscuro
che avanza verso di lui.
"Li ho
progettati appositamente per i nostri scopi, e ho sfruttando le
capacità dei nani per costruirli. Sono inarrestabili, non provano
sentimenti, non provano dolore. Obbediranno al loro comandante e
avranno un unico scopo: calpestare e distruggere."
Loki
osserva quelle perfette macchine da guerra, impressionato. Quando
eserciterà il potere del Tesseract e guiderà
l'attacco di quell'esercito, chi mai potrà
resistergli?
Si volta
di scatto verso l'Altro, la follia di nuovo nello sguardo.
"Tu non
sei un comune abitante di Svartalfheim. Chi sei?"
L'elfo
oscuro si avvicina ancora, tanto che Loki riesce e sentire il fetore
nauseante del suo fiato.
"Io un
tempo ero il re del mio popolo, il mio potere e la mia
abilità non avevano uguali. Per questo in molti cominciarono
a temermi, compreso Odino, nonostante avesse ricevuto da noi manufatti
preziosi e armi dall'immenso potere. La nostra alleanza venne infranta,
la mia razza costretta a vivere nell'ombra e nell'infamia, mentre
Asgard ascendeva a regina incontrastata di tutti i Regni. Io venni
esiliato qui, condannato all'oblio. Come ulteriore beffa, il Padre
degli dei mi costrinse a dimenticare il mio stesso nome, con
l'obiettivo di cancellarmi per sempre e di impedirmi di attentare al
suo potere. Da allora io, il Senza Nome, non attendo altro che la
vendetta. Odino verrà inghiottito dalle stesse tenebre in
cui mi ha tenuto rinchiuso, mi restituirà il mio nome e il
mio rango e tutti saranno costretti a ricordare. Il tempo di Asgard sta
per scadere."
***
Angolo
autrice
Scusate il ritardo, ma in
questi giorni non sono a casa mia e ho qualche problema 'logistico' ^^
Mentre rileggevo
il capitolo, mi è venuto un dubbio atroce: non è
che invece di scioglierla, sto ingarbugliando ancora di più
la matassa? In effetti credo sia proprio così! XD Mi fa un
po' ridere il fatto che questo capitolo sia dedicato quasi interamente
a un personaggio che con tutta probabilità la Marvel non si
prenderà mai la briga di analizzare (sempre ammesso che lo
faccia apparire di nuovo nei film.. O__O). E allora sorge spontanea la
domanda: perché l'ho fatto?
1 - Sono un po'
fuori di testa/masochista/esageratamente fantasiosa (ma questo credo si
fosse già capito XD)
2 - Questa storia
in realtà sta per finire. Mancano un paio di capitoli, non
di più, credo. Quindi, come potrete ben intuire, non avrebbe
senso creare tutti questi retroscena per nulla, solo per riempire il
buco e stop. Ci sarà un sequel che, fantasia e ispirazione
permettendo, sarà piuttosto lungo. MOLTO lungo. (Detta
così suona come una minaccia... non so se c'è
molto da stare allegri!XDD)
Quindi mi
dispiace, ma temo che dovrete sopportarmi nel Fandom ancora per un
po'... ^^'' (non linciatemi, please!)
Passiamo ora alle
note vere e proprie sul capitolo:
- Mi sono sempre
chiesta quale fosse il significato della frase che Loki rivolge a Thor
negli Avengers, quando afferma "...quanta energia
oscura
ha raccolto PadreTutto per farti manifestare qui, sulla tua preziosa
Terra?" Dunque, cos'è questa energia oscura, da dove viene?
Il collegamento con gli elfi oscuri è stato quasi
automatico, e credo che più avanti si capirà
meglio che ruolo hanno avuto nella faccenda *spediamo il dio del Tuono
su Midgard* Purtroppo la mitologia non dice quasi nulla di loro, tranne
che vivevano su Svartalfheim, insieme ai nani (anche se alcuni studiosi
hanno avanzato l'ipotesi che si tratti della stessa razza, ma io ho
preferito tenerle distinte e creare una 'gerarchia). Nemmeno il
materiale Marvel mi è stato molto d'aiuto per l'argomento,
quindi (tanto per cambiare) ho inventato quasi tutto di sana pianta.
- Il fatto che i
nani siano eccellenti fabbri però è vero, per
esempio si deve a loro la 'costruzione' di Gungnir, la lancia di Odino,
e di Mjolnir, il martello di Thor, oltre a molte altre reliquie.
- La storia
dell'energia e della materia oscura, se vogliamo, ha delle basi
scientifiche. Infatti secondo delle stime recenti fatte da ricercatori
e scienziati, la materia ordinaria (cioè quella che
riusciamo ad identificare) rappresenta circa il 4 % della massa
dell'universo. Tutto il resto è praticamente un'incognita, e
viene definito appunto materia oscura ed energia oscura (nel senso di
sconosciuta), e quindi compone il 96 % del cosmo! O_O È una
cosa che mi ha sempre affascinata, quindi l'ho utilizzata per questa
ff, visto che ci stava bene (?) In fondo, noi poveri midgardiani ne
ignoriamo la presenza e l'utilizzo, ma non è detto che
facciano altrettanto gli abitanti degli altri otto Regni! ^__^
- Il fatto che
Thanos & Co abbiano alleati ad Asgard, non è
casuale, ma si rifà alla battuta di Laufey nel film Thor:
'La casa di Odino è colma di traditori." In questa ff non
specificherò chi è o chi sono i traditori in
questione. *sadica*
- Nei fumetti, la
nave che usa Thanos per viaggiare tra i mondi si chiama Santuario II,
per questo ho deciso di includere anche questo nome nella storia.
Sono sicura che
dovrei aggiungere altro, e che si sono mille altre cose poco chiare o
da spiegare (ma si capisce qualcosa di questo capitolo??? T__T), ma non
mi viene in mente più nulla... Se avete
domande/dubbi/perplessità, non esitate a chiedere!
Il banner è opera di Blue_moon
<3
A
lunedì prossimo! (sì, stavolta ce la
farò!! XD)
Sayuri
|
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Capitolo 7 *** Il punto di non ritorno ***
Capitolo 1 - La caduta di un dio
Loki abbassa lo sguardo,
contrariato, cercando di domare il tumulto di pensieri che gli sta
infestando la mente. Deglutisce, serrando la mascella e stringendo i
pugni con forza, mentre gli passano davanti agli occhi stralci di
ricordi e immagini confuse del suo passato. Sono memorie taglienti,
dolorose e false,
ma ancora non riesce a fare a meno di pensare che
sono l'unica cosa che ha.
Quando il Padre degli Dei cadrà, quando quei ricordi saranno
solo fumo, e dell'identità che tanto detesta e desidera non
resterà nient'altro che cenere, cosa ne sarà di
lui? Chi diventerà, Loki di Asgard, quando Asgard stessa
verrà dimenticata? Che cosa resterà dell'uomo,
del dio, del figlio di Odino... se ora deciderà di lasciare
spazio al mostro?
Il dio dell'Inganno serra gli occhi di colpo, voltandosi, e si passa
una mano sul viso, tentando di scacciare via l'insicurezza, ricercando
la stabilità di una certezza che non possiede.
“Non si torna indietro, asgardiano.”
La voce del Senza Nome gli trafigge i timpani, e lo riporta bruscamente
alla realtà. Riapre gli occhi a stento, la vista
è sfocata e umida. Inspirando profondamente, riprende a
fatica il controllo dei suoi pensieri, e osserva la massa informe di
creature striscianti che si agita sotto di lui. E realizza che l'elfo
oscuro ha ragione. Non c'è modo di fare un passo indietro,
di fermare gli ingranaggi innescati da Thanos, di scegliere.
La sua unica arma è ancora una volta la sua mente, la sua
lucida disillusione, la fermezza dei suoi intenti, poco importa ormai
se siano giusti o sbagliati. A nulla servono la ragione, l'onore, la
rettitudine, quando si è sul baratro della follia. Ha sempre
vissuto nell'illusione della libertà; una bugia confortante,
ma ora che questa si è infranta in mille pezzi, sa che non
potrà mai più rimettere a posto i cocci. E cosa
resta a chi non ha più nulla, a chi è caduto e ha
toccato il fondo, sprofondando nell'infamia, se non la voglia di
rialzarsi, di dimostrarsi invitto?
Avverte i passi dell'Altro farsi più vicini e si volta di
scatto, con una strana luce negli occhi.
“Thanos ti attende. Lui può insegnarti la vera
forza e donarti l'antica sapienza di cui è portatore,
così da curare la tua infantile debolezza. Ti conviene
approfittare della sua offerta.”
Loki afferra con un gesto secco lo scettro che gli porge con riluttanza
e gli rifila uno sguardo sprezzante, prima di incamminarsi in direzione
dello stretto cunicolo che lo ricondurrà dall'ultimo Eterno.
Si sente quasi come un condannato a morte che percorre volontariamente
la via che lo condurrà al patibolo, ma se è
davvero Thanos la sua unica possibilità di riemergere
dall'abisso in cui sta sprofondando, la sfrutterà fino in
fondo. Ora che stringe tra le dita quel manufatto dorato e ne avverte
il potere, si sente più lucido, o vuole credere di esserlo.
Non importa come, né con quali mezzi: avrà la sua
rivincita, ad ogni costo.
Thanos osserva la figura incerta dell'asgardiano avanzare verso di lui,
soddisfatto. Avverte chiaramente la confusione che regna nella sua
mente, il caos che potrà sfruttare per farne finalmente una
utile pedina. Dovrà solo fare leva sui giusti motivi.
“Hai trovato il Tesseract.”
Non è una domanda, e Loki tace, in attesa.
“Hai anche disubbidito ad un mio ordine, e hai rischiato
inutilmente di sprecare la tua unica opportunità di rivalsa.
Come puoi sperare di farcela se non comprendi nemmeno la vera natura
del potere?”
L'asgardiano aggrotta le sopracciglia, irritato.
“E quale sarebbe?”
Il mostro sogghigna, alzandosi imperiosamente dal suo trono, e si porta
di fronte a lui, indicando la luce blu che pulsa
sull'estremità dello scettro.
“La conoscenza è potere, e Thanos di Titano non ha
mai smesso di accumularne. Da quando sono stato relegato qui, ho
sfruttato quest'unica rimembranza della mia forza per vedere
ciò che accadeva al di fuori di questo limbo. Ho osservato i
passi dei miei nemici, che inconsapevoli vivevano al sicuro di vane
certezze, ed individuato i possibili alleati. Attraverso il sapere, ho
intessuto la trama dei miei piani, che mi ha condotto fino a te. Se
vuoi che il nostro progetto abbia successo, dovrai fare lo
stesso.”
Loki poggia l'estremità inferiore dello scettro a terra,
stringendone l'asta con forza, facendosi diventare le nocche bianche
per la tensione. Dunque è questo il primo segreto del
potere, dell'autorità? La conoscenza, e non la violenza, la
forza bruta? Non riesce a trattenere una risata ripensando a Thor, alla
sua impulsiva irruenza, al suo cieco criterio che ancora una volta si
rivela idiota.
“Quindi che cosa devo fare?”
Thanos ricambia il suo sguardo, afferrando senza difficoltà
i suoi pensieri.
“Torna sul pianeta dei mortali, impara le loro debolezze,
comprendi le loro abilità, e cerca i tuoi alleati. Il
Tesseract si adatta al mondo che lo ospita, quindi per attivarlo avrai
bisogno del loro aiuto e della loro sepput misera e primitiva
tecnologia.”
“Come potrò convincerli a collaborare?”
La voce di Loki è un sibilo velenoso e sprezzante.
“Anche a questo ti servirà il cubo. Quando sarai
in grado di esercitare il suo potere, potrai
controllare le menti dei mortali, arrivando al
punto di svuotare e di rimpiazzare persino i loro pensieri e
i loro desideri con ciò che vorrai. Ti basterà
fare breccia e infiltrarti nella parte più debole di ogni
essere vivente...” Il mostro lascia un attimo la frase in
sospeso, per poi colpire il petto di Loki con una della sue enormi dita
violacee, squarciando la sua armatura, “... il
cuore.”
Il dio dell'Inganno sussulta, avvertendo il liquido caldo e vischioso
che fuoriesce da quella nuova ferita colare tra la pelle e il metallo,
inesorabilmente, sentendosi dolorosamente esposto.
“C-come?” Riesce solo a mormore una parola
spezzata, poi il mostro ritira la mano di colpo, strappandogli un
lamento strozzato.
“Lo scettro che tieni tra le dita non è solo
un'arma, è stato forgiato anche per un altro scopo. Ti
basterà individuare gli umani che ti saranno più
utili come alleati, e puntarlo al loro petto. Libererai così
l'energia del Tesseract, che ti permetterà di soggiogarli
completamente. Questo significa, comunque, che anche una parte della
tua mente entrerà nella loro, quindi dovrai sceglierli con
cura e osservarli da vicino prima di selezionarli.”
L'agardiano trattiene a stento il suo disappunto, disgustato da quella
prospettiva. Gli umani che suo fratello
ama tanto sono creature
inferiori, meschine e fragili; ancora non si capacita di come abbia
potuto la loro compagnia cambiare il dio del Tuono così
radicalmente e in così poco tempo. Il fatto che possiedano
capacità nascoste è fuori discussione, quindi
dev'essere stata per forza colpa di Thor, della sua debolezza. Avere a
che fare con quegli inutili insetti lo ripugna, in qualche modo teme di
essere infettato anche lui dal rozzo sentimentalismo che ha spazzato
via quel poco di senno che restava al figlio primogenito di Odino.
La risata amara di Thanos squarcia il silenzio, interrompendo le sue
cupe riflessioni.
“Sei sicuro di ciò che provi, asgardiano? Non
è forse indivia quella che senti pulsare in fondo al cuore?
Indivia per quegli umani che sono riusciti dove tu e tutta la saggezza
di Odino avete fallito? Invidia verso Thor, che è sempre
stato e sempre sarà un passo davanti e te, sia nella
posizione che negli affetti che tanto affermi di disprezzare, ma che in
realtà brami con tale infantile desiderio?”
Lo deride, il mostro deforme, senza pietà, e Loki trema.
Trema per la rabbia e per il dolore, perché quell'atroce
beffa è la verità, la sua
verità,
quella di un figlio cresciuto nell'ombra, di un fratello sempre
lasciato indietro, di un principe senza corona, di un dio alla continua
rincorsa di ciò che non potrà mai ottenere.
L'ultimo Eterno lo afferra per un braccio, con violenza inaudita,
stritolandogli contemporaneamente la mano che stringe lo scettro sotto
la sua. La gemma incastonata sotto la punta inizia a pulsare
più intensamente, e Loki avverte di nuovo quel gelido potere
penetrargli fin dentro le ossa, inarrestabile. Stavolta però
sente anche la guida di Thanos, percepisce la sua voce nella testa, che
guida i suoi pensieri con prepotenza, fin quando l'onda d'energia
generata dal Tesseract non si stabilizza. La sente sfrigolare sotto la
pelle, gli brucia gli occhi, ma ha come l'impressione di poterla
finalmente controllare, e di non esserne più preda inerme.
“Ora va', torna con la mente su Midgard. Segui il sentiero
che hai già percorso e controlla il cubo. Individua quali
umani saranno più adatti al nostro piano. Guida i loro
pensieri verso il fine primario: l'attivazione del Tesseract, in primo
luogo per condurre te nel loro regno e poi con lo scopo di aprire una
frattura nel cosmo abbastanza ampia e stabile da connettere la nostre
dimensioni.”
Loki annuisce appena, prima di serrare gli occhi e e ripercorrere con
la mente la via che già una volta il cubo gli ha svelato. Il
viaggio è come sempre estenuante, ma un po' meno doloroso
della prima esperienza, e quando giunge a destinazione, più
rapidamente del previsto, ha rischiato per un solo momento di perdere
il contatto con il suo corpo.
Riapre gli occhi di scatto, attirato dal potere del Tesseract ormai
così vicino, ma è costretto a schermarsi il viso
con un braccio.
Rispetto alla sua ultima visita, l'ambiente in cui è
custodito il cubo è molto più ampio e luminoso, e
brulica di febbrile attività. Ovunque sono stati posizionati
gli strani marchingegni che gli umani utilizzano per analizzare la
realtà, dato che non riescono a leggerne la struttura con i
soli occhi, come invece può fare lui senza
difficoltà. Avanza tra fili e carcasse di metallo
luminescente, inconsapevolmente evitato dal via vai dei mortali, che in
qualche modo avvertono la sua presenza senza esserne però
coscienti.
Giunge di fronte al Tesseract, incastonato in uno strana cesellatura
metallica, e allunga una mano, sfiorandone lievemente la superficie. Si
guarda intorno divertito mentre un suono di allarme intermittente si
diffonde dagli strumenti di analisi midgardiani e gli umani iniziano a
correre presi dal panico, raggruppandosi dietro a schermi luminosi. Di
fronte a uno di questi individua il dottor Selvig, prontamente
raggiunto dall'uomo con la benda sull'occhio.
“Direttore Fury...” Bisbiglia lo studioso,
più euforico che impaurito, indicando, evidentemente, dei
dati sul funzionamento del Tesseract.
“Dottore, che succede?”
“C'è stato un picco. I dati sono perfettamente
coerenti con la teoria Foster. Forse ora potremo iniziare a comprendere
meglio come funziona il dispositivo, e magari provare ad
usarlo.”
Loki assorbe l'energia del cubo e si pone di fianco a Selvig, usandola
per infiltrarsi nei pensieri entusiasti dell'umano.
“Usarlo per cosa?” Domanda Fury, dubbioso.
“Per aprire un
portale.” Suggerisce il dio
dell'Inganno all'orecchio dello studioso, che ripete le sue parole con
uno strano smarrimento nello sguardo.
Il volto dell'uomo in nero si contrae impercettibilmente, come a
nascondere un pensiero, che però Loki riesce a cogliere.
Sembra sollevato, il dottor Selvig non ha intuito che il vero scopo per
cui stanno analizzando il Tesseract è un altro, e che lo
stanno già utilizzando per costruire armi.
Patetici umani, che fingono di ricercare il bene quando in
realtà seguono soltanto i loro più bassi e
volgari istinti.
“Come pensa di farlo, dottore?” Chiede con voce
ferma Fury, fissando il cubo.
“Troverò un modo di imbrigliare l'energia del
Tesseract, basterà creare un dispositivo in grado di
contenerne le radiazioni, poi con la giusta stimolazione...”
“È sicuro di riuscirci?” Domanda il
direttore, alzando la voce mentre arretra di qualche passo e gli
dà le spalle.
“Ci proverò”, replica Selvig
ridacchiando nervosamente, poi si volta e fa per proseguire, ma ormai
Fury si è allontanato e lo ha lasciandolo solo al suo
lavoro. Il dottore alza le spalle e riprende assorto le sue analisi,
sotto lo sguardo vigile e invisibile di Loki. L'asgardiano esercita
ancora il potere del Tesseract per entrargli nella mente e guidare i
suoi pensieri, permettendogli una più rapida chiarezza di
calcolo.
Dopo qualche minuto, soddisfatto, si allontana. Ha trovato il suo primo
alleato, gli sarà utile in molti modi, non solo per
l'adempimento dei piani di Thanos, ma anche per ferire Thor. Gli rimane
poco tempo però, contenere l'energia del cubo lo sta
sfinendo, deve sbrigarsi a cercare altre pedine. Sceglie un altro
mortale che sembra dirigere le attività a terra, ma ancora
non ha trovato chi cerca, la persona che ha il compito di sorvegliare
tutte le attività, sotto il diretto controllo dell'uomo con
la benda.
Si guarda intorno con circospezione e individua l'umano che sembra fare
al caso suo. È appostato in alto, come un rapace, e
controlla la situazione da quella distanza con attenzione. Loki si
porta vicino a lui, e per un istante fatica a mantenere la
concentrazione, stordito dall'immenso potere che gli scorre con
irruenza nelle vene. Comincia davvero ad essere troppo debole.
L'uomo di fronte a lui è appoggiato con le braccia
incrociate alla balaustra di metallo, e tiene al suo fianco un arco e
una faretra. Armi inconsuete e antiquate per un mortale.
Il dio si infiltra nei suoi pensieri, scoprendo un labirinto fitto e
intricato, tipico di chi è abituato a tenere segreti e a
nascondere la verità. Eppure sembra convinto di essere dalla
parte del giusto, di mentire per una giusta causa. Ridicolo.
Comunque gli sarà sicuramente utile, sembra essere a
conoscenza di parecchie cose di cui altri non sospettano neppure
l'esistenza.
Frugando nei suoi ricordi trova molte informazioni interessanti: Fury
gli ha concesso completa fiducia, e la sua più grande
debolezza pare avere il volto di una donna. Trova persino una memoria
sorprendentemente divertente: un Thor senza poteri, ricoperto di fango
e dei resti di un'inutile vanagloria, sotto una pioggia incessante, che
si riscopre debole e indegno, incapace di sollevare Mjolnir.
È quella l'ultima immagine che si stampa nella mente di
Loki, prima che si ricongiunga al suo corpo e che torni al
cospetto di
Thanos, e il dio la custodisce con cura, quasi fosse un segno del Fato,
un presagio del suo imminente successo.
***
Angolo
autrice
Prima o poi
riuscirò ad essere puntuale come mi propongo negli
aggiornamenti... ^^
Comunque, ritornare
Lokicentric dopo un capitolo quasi totalmente incentrato su altri
personaggi è stata davvero un'impresa, e non sono certa di
esserci riuscita del tutto. Mi sono riguardata per l'ennesima volta
tutti i video più deprimenti che lo riguardano che ho, con
il risultato di ritrovarmi ad avere un umore piuttosto tetro e
piagnucoloso per mezza
giornata! XD Spesso quando faccio POV lunghi di Loki ho come
l'impressione di non arrivare mai da nessuna parte, perché
il ragazzo mi viene sempre con continui sbalzi di umore e di
pensieri... :S Mah. Facciamo finta che sia per la sua proverbiale
imprevedibilità e propensione all'inganno e non al mio
disturbo bipolare ormai più che evidente! XD
Cosa volevo
raggiungere con questo capitolo? (A parte il nuovo record per
quantità di domande retoriche?^^)
- Utilizzare una
citazione 'originale' del caro Thanos, presa dai fumetti (o almeno
così dice Wikipedia), ovvero "La conoscenza è
potere, e Thanos di Titano non ha ancora smesso di accumulare potere".
L'ho un po' modificata per farla stare nella storia, ma è un
concetto che mi ha colpito fin da subito. Nel prossimo (ed ultimo,
ebbene sì) capitolo conto di utilizzarne un'altra, in fondo
non ha ancora finito di manipolar...ehm, istruire Loki.
- Provare a dare un
senso alla prima frase che Loki pronuncia nel film The Avengers, ovvero
"Tu hai cuore", mentre soggioga il buon Occhio di Falco. Vi prego,
ditemi che non sono stata a l'unica a rimanere così O_O? e a
non capire cosa capperi volesse dire. Inoltre Loki è sempre
stato un passo davanti agli Avengers, per buona metà del
film, quindi mi sembrava plausibile che si fosse 'preparato' alla
conquista tornando di nuovo da Selvig e Co per studiare una tattica e
scegliere chi usare come 'scimmia volante' XD.
- Inserire Clint
Burton <3 (sì, Blue_moon, l'ho fatto anche per te,
visto che è il tuo preferito! XD)
- Completare la
'trasformazione' di Loki, che tra i due film cambia davvero molto, sia
per atteggiamento che per 'cattiveria'. Spero di aver reso il
tutto abbastanza graduale e credibile... >_< In buona
parte, seconda la mia personalissima visione delle cose, il suo
cambiamento è opera di Thanos e del Tesseract, e spalleggio
abbastanza questa
teoria secondo cui Loki è sotto diretto controllo
di Thanos. (A 'dimostrarlo' ci sarebbe la questione del colore degli
occhi di Loki, che nel primo film e nei fumetti sono innegabilmente
verdi, mentre in The Avengers sono blu/azzurri, chi mastica l'inglese
può leggersi la pagina in link.)
Piccola precisazione:
l'immagine finale
che Loki "vede" nei ricordi di Occhio di Falco si riferisce a quanto
è davvero successo nel film 'Thor' al dio del Tuono, quando
non è riuscito a sollevare il martello Mjolnir, fatti di cui
Clint è stato realmente testimone.
Sempre disponibile a
critiche, consigli, lancio di uova, ortaggi e quant'altro! :3
Alla settimana prossima! (si spera di lunedì, io
continuo a insistere! XD)
Sayuri
|
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Capitolo 8 *** L'ascesa del caduto ***
Capitolo 1 - La caduta di un dio
Mentre
cammina a passo lento e misurato, percorrendo gli stretti sentieri
scavati nella roccia che lo separano dallo spiazzo dove lo aspetta
Thanos, Loki riflette.
La sfera di luce blu incastonata nello scettro dorato che stringe con
forza tra le dita pulsa sempre più intensamente, segno che
il
momento della sua partenza è ormai prossimo. Resta un
momento
ipnotizzato a rimirare quel palpito di luce, chiedendosi per l'ennesima
volta come abbiano fatto i suoi pericolosi alleati a ricreare quella
copia del potere del Tesseract, dato che il cubo è stato
sempre
al di fuori della loro portata.
Ha provato a chiedere spiegazioni all'elfo oscuro, ma come risposta ha
ottenuto solo una risata sprezzante ed enigmi che non ha compreso
pienamente. È riuscito solo ad intuire che il Tesseract era
già stato attivato una volta, non molto tempo prima, da un
umano
che si credeva superiore agli altri della sua razza. Ma anche se
pretendeva di essere in grado di controllarne ed usarne il potere, la
sua mente non ne era all'altezza e aveva perso il controllo, finendo
per aprire una finestra spazio-temporale troppo instabile, che lo aveva
teletrasportato nel Limbo, morente, mentre il Tesseract era rimasto su
Midgard.
Evidentemente quando Thanos e l'ultimo Eterno avevano recuperato quel
che
restava del suo corpo, avevano trovato anche qualcos'altro.
Il dio dell'Inganno scuote la testa, riprendendo a camminare. Far luce
su di un dettaglio così insignificante non ha alcuna
importanza
al momento, sarebbe un'inutile perdita di tempo.
Finalmente sta per
ottenere ciò che desidera.
Se non fosse per i suoi continui viaggi nel mondo dei mortali, non
saprebbe dire da quanto tempo si trovi nel Limbo controllato da Thanos,
a strisciare nelle tenebre dell'abisso.
In quella porzione nascosta di universo niente cambia, nemmeno le
ombre, mentre su Midgard passano le ore, i giorni, i mesi; persino il
cielo è in continuo movimento. Le stelle sorgono e muoiono
ogni
giorno, in un ciclo infinito e immutabile, proprio come l'effimera
esistenza degli umani che lo osservano con tanto interesse,
inconsapevoli.
Più volte Loki si è domandato quale sia il senso
della
loro vita, per quale assurdo motivo si affannino tanto nel vano
tentativo di raggiungere una meta a loro impossibile. Qualsiasi cosa
ottengano, la perdono.
La felicità, il successo, il potere... tutto presto o tardi
si
annulla, e quando giunge l'ora la mano fredda della morte non accetta
regali e non risparmia nessuno. L'ultimo respiro relega allo stesso
Oblio re e schiavi, saggi e stolti, vincitori e perdenti.
I mortali non fanno altro che ingannare se stessi pensando di poter
cambiare qualcosa, di poter avere un'altra occasione, di essere liberi,
ma se aprissero gli occhi capirebbero la verità che il Fato
pone
davanti ai loro occhi sin dalla nascita, ma che si ostinano a voler
ignorare. Il loro primo respiro è un assaggio del dolore da
cui
non potranno mai sfuggire, l'ultimo un monumento silenzioso al
rimpianto.
Forse, inconsciamente, i midgardiani sanno di essere senza speranza.
Probabilmente è per questo che si dibattono freneticamente
come
insetti nella fitta ragnatela del tempo e che spargono senza remore il
loro stesso sangue, uccidendosi in massa come bestie. Se
rimanessero fermi, se non riempissero la loro misera esistenza di sogni
e illusioni, sarebbero costretti a vedere e a comprendere il non-senso
del loro essere.
Loki non capisce bene per quale motivo, ma queste riflessioni turbano
la sua mente più di quanto voglia ammettere. C'è
qualcosa
di innaturale, di degradante, di profondamente sbagliato nel fatto che
lui, il dio dell'Inganno, il figlio di Odino, riesca a comprendere
così chiaramente la vera natura dei mortali. Se non
fosse
così certo di essere tanto superiore a loro... No, di certo
è tutto merito del potere del Tesseract, se riesce ad
intuire
con tanta precisione gli intrecci che compongono la materia e ne
muovono gli intenti.
Ed ora che sa usare questo potere, che lo può esercitare
liberamente, potrà cambiare le cose per sempre.
Dimostrerà agli umani quanto siano ciechi, e a Thor quanto
il
suo affetto nei loro confronti sia inutile e malriposto. Il
primogenito, il possente,
verrà sbugiardato, rivelandosi nient'altro che un arrogante
fantoccio nelle mani di Odino.
Mentre lui, forte del suo nuovo proposito,
riotterrà il
ruolo che gli è stato sottratto ingiustamente con il
tradimento
e l'infamia.
Anche lui è nato per essere re, e se Asgard non
può essere il suo trono, lo sarà Midgard.
Manca poco.
Così poco che l'aspettazione sembra dilatare all'infinito
l'attesa, ma il Senza Nome non si lascia sopraffare dal nervosismo.
Durante il corso di incalcolabili ere, Lui
gli ha insegnato che la pazienza ha un valore e che il tempo
è
un utile alleato, il miglior terreno in cui coltivare il seme della
vendetta. In principio, quand'era accecato dalla rabbia e
dall'impulsività, aveva diffidato delle sue parole; ma ora,
dopo
tutto quello che ha fatto per lui, non dubita più.
Thanos ha organizzato ogni cosa, previsto ogni mossa, esorcizzato ogni
possibilità di insuccesso. Se anche quel patetico asgardiano
dovesse fallire, data la sua mancanza congenita di convinzione e
l'inaffidabilità della sua mente deviata, il suo piano non
si
potrà più fermare. Avranno finalmente la loro
rivincita
su Odino, su Asgard, sul Fato stesso.
Avranno giustizia.
Le labbra raggrinzite e incise d'odio dell'elfo oscuro si tendono in un
bieco sorriso, mentre si inchina al cospetto dello scranno di Thanos.
L'ultimo Eterno, imponente e terribile, gli volge le spalle. Non si
volta nemmeno, anche se l'ha sentito arrivare, e lo trafigge con la sua
voce risonante.
"Parla."
"Mio Signore, tutto è pronto. Ho informato i nostri alleati
del
ritrovamento del Tesseract e del suo imminente risveglio."
Thanos sogghigna, soddisfatto.
"All'alba Asgard avrà una bella sorpresa. Cosa hai detto di
preciso ai tuoi sottoposti a Svartalfheim?"
"Che il cubo è in mano a dei miseri mortali, che vorrebbero
avere il suo potere; ma che il nostro alleato conosce il suo
funzionamento come loro saranno mai in grado di fare, ed è
pronto per governare. La nostra forza, i nostri Chitauri, lo
seguiranno..."
La cupa risata dell'ultimo Eterno si infrange sulle rocce ed echeggia
nell'aria. Il preludio di un inevitabile trionfo.
"...un mondo sarà suo. L'universo, Vostro."
Thanos si erge in piedi di scatto, negli occhi la luce di una furia
disarmante.
Finalmente.
Il segno del sorriso che si forma sul suo volto deforme sembra un
taglio nella pietra, mentre fissa un punto distante nel cielo, oltre le
stelle, dove solo lui può arrivare a vedere.
"Il fuoco della mia giusta collera, trattenuto troppo a lungo nel buio
e nel silenzio di un passato dimenticato, inghiottirà
Midgard
per prima. La sconfitta dei mortali sarà un monito che non
potrà essere ignorato."
Il Senza Nome allarga lentamente le braccia, restando in ginocchio,
infervorato dalla visione della vittoria che li attende, e afferma:
"E gli umani, che cosa possono fare, se non bruciare?"
Quando giunge al cospetto di Thanos, Loki inspira profondamente,
poggiando lo scettro a terra con un gesto secco. L'elfo oscuro si volta
di scatto verso di lui, infastidito come sempre dalla sua sola
presenza. Lo osserva rialzarsi da terra, fare un'ulteriore deferenza in
direzione del Titano e sparire al di là di una roccia.
L'ultimo Eterno guarda nella sua direzione con aria divertita, e gli si
avvicina. Ogni suo passo è una minaccia, e il dio non riesce
a
reprimere quel terrore sordo che gli imbriglia il cuore tutte le volte
che incontra quello sguardo spietato. Per la prima volta si domanda
cosa gli farà se dovesse fallire.
"Sei pronto, asgardiano? Ormai sei in grado di utilizzare lo scettro
per collegarti al potere del Tesseract, e attivarlo. Se gli umani sono
stati capaci di costruire una struttura che possa sorreggere un
portale, giungerai sul loro mondo senza grossi danni."
Loki annuisce gravemente, simulando un sorriso.
Thanos si pone di fronte a lui, afferrando per un momento l'asta dorata
dello scettro, che inizia a vibrare intensamente, mentre la fulgida
sfera blu diventa incandescente. L'asgardiano si riscopre ad avere il
respiro affannoso e il battito accelerato, e sposta lo sguardo da
quella luce blu che martella sempre più velocemente al volto
deforme del mostro che lo sovrasta.
"Ricordati il motivo per cui ti ho fatto dono del mio sapere. Il potere
non è un fine, ma un mezzo
per raggiungere un fine. Non venir meno al nostro scopo, e non mi
deludere."
"Non lo farò."
Questa volta il sorriso che attraversa il viso pallido di Loki
è
vero, una smorfia perversa di puro trionfo; e gli occhi che rispondono
alle parole dell'ultimo Eterno recano il colore della sfida. Sente
l'energia del cubo che gli scorre nelle vene, sempre più
forte,
e si concede il lusso di un'assoluta sicurezza.
Non fallirà.
Come può, con tutto quel potere tra le mani?
Il suo corpo inizia a scomporsi in minuscoli frammenti di luce e ombra,
e di Thanos e del Limbo non rimane altro che un'impronta vaga in fondo
agli occhi. Segue il sentiero nascosto tra le stelle che il Tesseract
ha già svelato più volte alla sua mente, ma
stavolta
avverte la muta consapevolezza del peso del suo corpo.
Quando il suo viaggio ha termine, e si ritrova in ginocchio su un
pavimento di metallo, il male atroce che accompagna il ridestarsi delle
sue membra è quasi un sollievo, e il dolore che gli provoca
il
respirare nuovamente aria libera è quasi inebriante.
Apre gli occhi e solleva il viso lentamente, inspirando con forza.
Quando riesce a mettere a fuoco l'ambiente che lo circonda comprende
che tutto è andato secondo i piani, e a quei volti umani che
lo
fissano impauriti rivolge un sorriso crudele.
Stringe con forza lo scettro tra le dita e si alza in piedi.
La sua rinascita è cominciata.
***
Angolo
autrice
Chiedo umilmente venia
per il ritardo, ma sono rimasta senza Internet per alcuni giorni...
ç___ç
Dunque, ci siamo. O__O È arrivato anche l'ultimo capitolo di
questa storia, e ho cercato di condensarci dentro tutto quello
che
mi restava da raccontare.
Una delle (tante) cose che mi sono chiesta guardando The Avengers
è: da dove ha avuto origine lo scettro? Innegabilmente
è
legato al Tesseract, che però è sulla Terra, il
che
implica notevoli problematiche 'logistiche'. Quindi, per cercare di
dare una spiegazione (?) plausibile (??), ho dato vita a uno dei miei
soliti deliri [XD] che prende spunto dal film Captain America, che
adoro *^*, consiglio a chi per caso non l'ha visto di rimediare al
più presto, perché secondo me merita tantissimo.
Io l'ho
rivisto di recente, ed arrivata ad una certa scena, verso la fine (vi
do un aiutino, Teschio Rosso + Tesseract) mi è venuta
un'illuminazione (magari era meglio una botta in testa?? :S),e ho
ripensato ad una cosa che dice Cap in The Avengers a proposito dello
scettro: "Sembra funzionare come un'arma dell'Hydra" et
voilà!
È nato l'inizio di quest'ultimo capitolo. Sono sempre
tormentata
dal solito dubbio, se si capisce cosa intendo dire, spero di
sì,
altrimenti sono disponibile a spiegazioni e chiarimenti! ^_^
Non so se si nota, ma la riflessione non proprio lusinghiera che fa
Loki sulla natura degli umani ha una duplice valenza, nella mia
personale visione del personaggio molto di ciò che pensa lo
potrebbe benissimo applicare anche a se stesso... :(
La conversazione tra Thanos e l'Altro è un rimaneggiamento
del
dialogo iniziale di The Avengers, l'ho un po' modificato per esigenze
di trama e per cercare di mantenermi più fedele
all'originale,
chi è così in fissa come me da averlo guardato
pure in
lingua inglese potrà capire cosa cambia! La scena finale,
invece, riprende l'arrivo di Loki sulla Terra in The Avengers.
La frase "Il potere non è un fine, ma un mezzo per
raggiungere
un fine" è una citazione dai fumetti Marvel, dove
è
pronunciata proprio da Thanos.
Come ultima cosa, ma non meno importante, ringrazio di cuore
chiunque abbia deciso di accompagnarmi in questo viaggio nella fantasia
(in particolare Blue_moon
[autrice dei bellissimi
banner della storia! *_*], Callie_Stephanides,
Butterfly90, Angeline Farewell, paoletta76, _Loki_, Sabriel,
rose_princess, Nym_love_Loki e LaurenMsLoki),
spero di avervi fatto passare qualche ora piacevole e spensierata. Se
vi va di tenermi di nuovo compagnia, appuntamento a lunedì
11
febbraio per il sequel, sempre su questi schermi! XD
GRAZIE <3 <3
Sayuri
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