Rinascita

di __Sayuri__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La caduta di un dio ***
Capitolo 2: *** Sopravvivere ***
Capitolo 3: *** Il mostro ***
Capitolo 4: *** La genesi di un incubo ***
Capitolo 5: *** Reliquie rubate ***
Capitolo 6: *** Il Senza Nome ***
Capitolo 7: *** Il punto di non ritorno ***
Capitolo 8: *** L'ascesa del caduto ***



Capitolo 1
*** La caduta di un dio ***


Capitolo 1 - La caduta di un dio

Rinascita
Capitolo 1 - La caduta di un dio




Loki si sente perduto.

Anche se la sua mente è accecata dal dolore, rapita dalla rabbia e, forse, anche intorpidita dalla follia, non è di certo la morte che brama.


Non era così che doveva andare.


Il Bifröst, ormai distrutto, è crollato sotto i suoi piedi, frantumandosi in migliaia di piccoli frammenti iridescenti, e il boato stridulo dell'esplosione continua a rimbombargli nelle orecchie, assordandolo, mentre l'onda d'urto lo spinge prepotentemente nel vuoto insieme a Thor.

Ma non appena quell'intensa vibrazione smette di rimbalzargli tra le tempie, capisce che è appena accaduto qualcosa di totalmente inaspettato.


Si guarda intorno, girando nervosamente la testa, smarrito, realizzando improvvisamente di essere ancora sospeso a mezz'aria, aggrappato alla lancia del Padre degli dei. L'altra estremità dell'arma è saldamente stretta nella mano del Thor, il quale è a sua volta sorretto per una gamba da Odino stesso.

Loki sgrana gli occhi, sconvolto dalla sorpresa.

Il Padre degli dei si è risvegliato ed è accorso in loro aiuto, appena in tempo.

Per un istante si sente invadere da una speranza genuina, quasi gioiosa, e fissa il Padre con gli occhi spalancati, intensamente.


"Ci sarei riuscito, Padre!"


Stenta quasi a riconoscere la sua stessa voce, che gli sfugge dalle labbra con un tono inaspettatamente acuto, quasi infantile. Odino lo guarda, immobile, senza replicare, ma il suo viso è segnato da un'espressione sofferente, che Loki non riesce a comprendere.


"Ci sarei riuscito!" ripete il dio, più forte, mentre una strana disperazione gli incrina la voce. "Per te!"


Vorrebbe urlare a pieni polmoni, liberarsi del peso che porta dentro al cuore e svelare le sue intenzioni, spiegare perché. Perché ha agito in quel modo, perché è arrivato a tanto. In fondo l'ha fatto per dimostrarsi degno di essere chiamato figlio di Odino, l'ha fatto per il bene di Asgard, l'ha fatto per...


"Per tutti noi..."


Vorrebbe davvero gridare ancora, ma non ci riesce. Quelle poche parole, le ultime che riesce a pronunciare, hanno la consistenza di un sussurro e si smorzano nel silenzio, sovrastate dal rumore forte del vento.


Ormai ha capito cosa c'è che non va nello sguardo di Odino. Non è orgoglioso di lui, non è soddisfatto delle sue azioni.

Non lo perdonerà.

Forse vorrebbe farlo, ma nel suo occhio, sbarrato e lucido, legge la dolorosa delusione di un padre che, seppur a malincuore, non può esimersi dal disciplinare chi ha commesso un enorme sbaglio. Anche se si tratta di colui che continua a chiamare 'figlio'. Lo vede esitare solo un momento, cercare le parole più giuste per non ferirlo, forse, ma entrambi sanno che quelle parole non esistono. Il giudizio del Padre degli dei non può essere annacquato da sentimentalismi, né indebolito dall'affetto.


Socchiude gli occhi e, anche se ormai si aspetta quel colpo, quando arriva gli fa molto più male del previsto. Penetrano in profondità, le uniche due parole pronunciate da Odino, e riducono in brandelli ogni sua difesa.


"No, Loki."


Il dio dell'Inganno ha l'impressione di essere tornato il bambino spaurito e ingenuo che ha tentato in tutti modi di nascondere sotto inganni e sotterfugi, ma è solo l'illusione di un momento.

La sua identità è ormai persa, sepolta da una verità troppo dura da accettare, e le sue certezze crollano sotto le spoglie vellutate di bugie meschine, ormai svelate.

Per tutta la vita è stato inseguito da un senso di smarrimento, di vuoto, e l'ha sperimentato in così tante forme da pensare di esserne ormai immune. Si era convinto di essere più forte, di averlo sconfitto.


Ma ora si rende dolorosamente conto di essere in errore.

La trama della sua vita è intessuta a doppio filo intorno al nulla; il fondamento stesso del suo essere, del suo passato, è instabile ed effimero.

Per la prima volta capisce con spietata chiarezza che non potrà mai sfuggire alla solitudine; se vuole sopravvivere dovrà imparare ad accettarla, a ricercarla, perfino ad amarla.


Adesso il vuoto che si estende sotto di lui diventa invitante, e lo chiama con insistenza, promettendo di accoglierlo nel suo finto torpore.

Perché mai dovrebbe indugiare, e restare aggrappato a quel mondo che continua a rigettarlo, a ferirlo?


Il rifiuto di Odino gli è rimasto attaccato da qualche parte in fondo al petto, e lo sta trascinando giù, senza pietà.


Deglutisce e rivolge un ultimo sguardo a Thor, che lo fissa senza capire, come sempre, e lascia che il rimpianto gli dipinga sul volto un sorriso colmo d'amarezza.


Ha fatto tutto per niente. I suoi progetti, le sue idee, le sue azioni...tutto inutile.


Inutile.


Tutti i suoi pensieri si condensano in un'unica domanda:


'Sono io ad essere inutile?'


Avverte chiaramente il rumore di qualcosa che si incrina e che si rompe, non sa bene se intorno a lui o dentro di lui. E mentre la sua vista si appanna per le lacrime odiose che non riesce a scacciare, lentamente, allenta la presa sulla lancia di Odino.


"Loki, no..." mormora il fratello, attonito, ma la sua voce gli giunge ovattata, lontana e irreale, come un brusio irritante.


La sua vista è sempre più sfocata, la gola secca, e il ritmo del suo cuore si inceppa, accavallando battiti e pause senza più alcuna armonia.

Ormai riesce a sentire solo due cose: un ronzio nelle orecchie, incessante e impietoso, che sovrasta ogni altro rumore, e il calore fastidioso che emana il metallo della lancia dorata che stringe tra le dita, sempre meno strettamente.


E non sopporta più nessuna delle due cose.


Apre la mano di scatto, continuando a rivolgere il viso verso Odino e Thor, senza però riuscire a vederli veramente.


E scivola.

Precipita.

Cade.


Inesorabilmente.



Quando si rende conto di cosa ha appena fatto è troppo tardi.


Continua a cadere sempre più giù, e quel vuoto, che dapprima gli appariva accogliente come un rifugio e desiderabile come una salvifica via di fuga, ora è dannatamente freddo, e gli penetra nelle ossa, inghiottendolo.


L'urlo di Thor scuote un'ultima volta i suoi sensi, inducendolo a spalancare di nuovo gli occhi, prima di venire avvolto dalle tenebre più fitte e dal silenzio.


Non vede più niente.


Non c'è luce, in quella porzione vuota di universo.

Asgard è sparita, la sua immagine ha lasciato il posto ad un cielo nero come la pece, infinito, immerso nell'assordante silenzio dell'oblio.


Per un attimo spera di morire, con tutto se stesso, ma poi si rende conto con orrore che non succederà.


Non morirà, non così presto, non così facilmente.


Vorrebbe gridare, ma non riesce nemmeno a muoversi. Non può neanche chiudere gli occhi, e annega in quel mare freddo di oscurità perenne, trascinato da forze immutabili e inarrestabili, contro le quali non ha alcuna difesa.



L'unica parte di lui che resta attiva e vigile, sfortunatamente, è la sua mente; e lo tortura ulteriormente, ricordandogli l'ironia della sua sorte.


Rigettato prima da Jotunheim, poi da Asgard, e ora dalla vita stessa, condannato ad un'esistenza a metà. È come un fantasma che vaga per il nulla, senza tempo, senza speranza.


Se potesse, si lascerebbe andare ad una risata isterica.


Ecco la degna fine di un dramma insensato, marcio, malato, nel quale si è trovato invischiato, suo malgrado. Come ha potuto anche solo pensare di poter mutare il suo destino?


Peccato che a godere di quel quel gran finale ci sia soltanto lui.


Solo.


Per sempre.






***





Angolo autrice

Spero che qualcuno sia sopravvissuto alla lettura di questo capitolo, e che e non vi siate tutti buttati giù dalla finestra per l'eccessiva tristezza ^_^ Credo che questa sia la cosa più deprimente che io abbia mai scritto, e ogni volta che la rileggo, sto male. Ma è proprio questo l'effetto che volevo creare, in fondo, dato che ho provato a descrivere il terribile dolore che deve avere turbato l'animo di Loki quando ha deciso di lasciarsi cadere nel vuoto. Spero di esserci riuscita, almeno un pochino. :3

Un mega ringraziamento a Blue_moon, che, ha creato i bellissimi banner di questa storia! *__* Grazie! <3 <3

PS: questa fanfiction ha partecipato al contest La notte degli Oscar indetto su Writers Arena Rewind, bando sul Forum di EFP.

Alla prossima!

Sayuri




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Capitolo 2
*** Sopravvivere ***


Capitolo 2 - Sopravvivere
Capitolo 2 - Sopravvivere





Il tempo ha smesso di scorrere, e Loki ne ha ormai perso ogni percezione.

Con inesorabile lentezza l'Oblio lo sta inghiottendo, vincendo le ultime resistenze della sua coscienza. Quel gelido vuoto così ineffabile, ed allo stesso tempo così inarrestabile, gli è penetrato fin dentro l'anima e lo sta consumando dall'interno. Per quanto provi a rimanere lucido, gli ultimi giorni trascorsi iniziano a sfumare in un groviglio indefinito di sentimenti svuotati e parole spezzate, mentre la sua vita ad Asgard gli appare sempre più come un ricordo lontano, quasi inafferrabile. Si sforza di rammentare i nomi, le voci e i volti delle persone che dovrebbe conoscere, ma nella sua mente prendono forma solo suoni indistinti e immagini sfocate, che non hanno più nulla di familiare. Si sente avvolto ed intrappolato dalle spire di una nebbia asfissiante, come se si fosse smarrito nei margini indefiniti di un sogno, dal quale non riesce più a svegliarsi.

Un'ombra.

Ecco cos'è rimasto di lui, del suo passato, dei suoi piani.



Si maledice per la milionesima volta, quel genere di pensieri non lo aiuterà di certo a migliorare la sua situazione. Deve riuscire a tutti i costi a mantenere viva la rabbia che fino a pochi giorni prima bruciava dolorosamente nel suo petto, e che ora è ridotta ad una flebile fiammella. Poco importa se quasi non ricorda più nemmeno il motivo di tanto odio; sentire qualcosa, qualsiasi cosa, gli è indispensabile per restare vivo ancora per un po', il più a lungo possibile, e pensare. Deve trovare una via d'uscita. Arrendersi e accettare l'inevitabile non rientra tra le sue opzioni, non ancora, e finché avrà anche un minimo barlume di lucidità dovrà approfittarne.

Il suo corpo, ormai totalmente paralizzato, non gli è più di nessun aiuto, ma la sua mente, seppur pesantemente intorpidita, in profondità è rimasta vigile e operosa, come una brace ancora brulicante di calore sepolta sotto il carbone ormai spento. Quel processo mentale così astratto e puro, libero da ogni influenza interna ed esterna, gli ha permesso di comprendere un'assoluta verità: per tutta la vita gli sono state insegnate unicamente menzogne.

Non esistono solo i Nove Regni.

Lo spazio, al di fuori del 'suo' universo, non è vuoto, come credeva, anzi. Evidentemente le radici e i rami di Yggdrasill si estendono molto più in là quanto gli sia stato insegnato, come ha potuto constatare con i suoi stessi occhi. Nel suo vagare senza meta, inaspettatamente, ha visto l'oscurità riempirsi di puntini luminosi e, incredulo, mentre si addentrava in quella porzione inesplorata di spazio, ha incrociato il suo moto con quello di innumerevoli stelle e pianeti; alcuni enormi, di cui poteva persino avvertire il calore, ed altri dalle dimensioni contenute di piccoli asteroidi.

Può esserci qualcosa di vivo, sopra uno di quei pianeti. Deve solo sperare di passare abbastanza vicino alla loro orbita, per esserne attirato dalla massa e tentare di raggiungerne la superficie sfruttando la forza gravitazionale. Forse è troppo debole per farcela, e anche ammesso che ci riesca di certo non resterà illeso, ma è la sua unica e ultima speranza.
Si impone di non pensare a chi o cosa possa abitare quei mondi sconosciuti, decidendo che al momento non è quella la questione fondamentale da risolvere.

Ora deve solo sopravvivere.

Non può più contare molto sulla sua vista, anche se ha ancora gli occhi sbarrati, ma riesce comunque a percepire l'approssimarsi dei corpi celesti, avvertendone la massa, il calore e il movimento. Dopo aver attraversato una zona pressoché vuota, finalmente, sente qualcosa provenire dalle sue spalle. Concentra i suoi sensi in quella direzione, affannosamente, tentando di decifrare quella fonte di energia per stabilire di cosa si tratti.

Non sembra una stella, né un pianeta; ha una massa troppo piccola e rarefatta, priva di un nucleo centrale, e non emette un calore sufficiente nemmeno per essere una meteora. E si muove velocemente. Troppo velocemente, e senza seguire un'orbita precisa. 

Infastidito, Loki mette a tacere una voce nella sua testa, zittendo quel campanello d'allarme a cui negli ultimi tempi non ha mai dato retta, ignorando il suo stesso istinto. Se fosse più lucido, si ricorderebbe che questo comportamento gli ha recato solo guai, ma è ormai incapace di ragionare e non si rende conto del pericolo a cui sta andando incontro.

Qualunque cosa sia, e qualsiasi forma di vita ospiti quell'oggetto non identificato, lo deve fermare, ad ogni costo.

L'unica cosa che può fare, però, è cercare di attirarne l'attenzione, quindi raccoglie i pochi frammenti di energia che gli sono rimasti e si prepara a creare la sua ultima illusione. Deve ricreare la visione di qualcosa di grande ed imponente, così da facilitare il suo avvistamento, e mentre scava furiosamente nella sua memoria riesce a trovare solo un'immagine adatta a quello scopo.

Quando avverte che l'oggetto è ormai vicinissimo rilascia le sue energie di colpo, che si condensano e danno vita ad una perfetta proiezione di Asgard, che appare ancora più luminosa e inarrivabile, in mezzo a quell'oscurità immota. Si sorprende dell'incredibile verosimiglianza della sua illusione, la più grande che abbia mai creato, e per un istante riesce perfino a sentire gli odori e i suoni che per tanti anni hanno dato un ritmo alla sua vita; poi tutto ripiomba bruscamente nel buio e nel silenzio.

Stremato, prova a resistere ancora un momento, attendendo speranzoso un qualche cambiamento, ma è ormai privo di forze, e sente la soffocante cappa dell'incoscienza gravargli sulla testa, senza pietà.

Quando ormai si sta per arrendere all'Oblio, avverte il mutamento che stava aspettando.

All'improvviso sente la sua schiena urtare contro qualcosa, poi tutto il suo corpo impatta contro una superficie fredda e ruvida, fermando finalmente il suo vagabondare in una nuvola di polvere e detriti. Un istante prima di perdere i sensi, distingue un rumore di passi alle sue spalle.

Non è più solo.

Qualcuno si sta avvicinando.







 ***





Angolo autrice

Rieccomi di rientro dalle vacanze, ed ecco il nuovo capitolo! Finalmente comincia l'azione! (più o meno... ^^) Come avrete intuito (spero), la mia intenzione è coprire il 'buco narrativo' tra la fine di 'Thor' e l'inizio di 'The Avengers', provando a raccontare [leggi: 'inventando di sana pianta' XD] cosa è successo a Loki nel frattempo. Non so perché mi sia imbarcata in un'impresa così ardua, né perché abbia iniziato a scrivere usando il tempo presente, che trovo difficilissimo da usare[puro masochismo], ma spero davvero di tirarne fuori qualcosa di decente e verosimile.

Portate pazienza, comunque, è molto probabile che non aggiornerò con grande frequenza, dato che da ora in poi il gioco si fa davvero duro, e mantenere l'IC senza cadere nel ridicolo sarà un'impresa. [aiuto O_O] Critiche e consigli sono ben accette. :3

Come sempre, grazie a Blue_moon per il banner! *O*


Alla prossima!

Sayuri





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Capitolo 3
*** Il mostro ***


Capitolo 3 - Il mostro
Capitolo 3 - Il mostro




Quando Loki riapre finalmente gli occhi, rendendosi conto di non sapere per quanto tempo li ha tenuti chiusi, è avvolto dal silenzio. Sbatte le palpebre varie volte, lentamente, mentre i pensieri depositati a fondo nella sua mente ricominciano a prendere forma e a risalire in superficie.

Dove sono?

Gradualmente, riesce a riprendere il controllo dei suoi sensi e ad utilizzarli per avvertire di nuovo la percezione del suo corpo, che giace inerme su una superficie metallica fredda e liscia. Il suo campo visivo è limitato dall'immobilità delle sue membra, e riesce a scorgere solo delle rocce scure ai margini del suo sguardo, fiocamente illuminate da un bagliore bluastro.

Deve assolutamente riuscire a muoversi, ad alzarsi, per capire dove si trova e chi abita quello spazio alieno. Evidentemente qualcuno si è preso la briga di salvarlo, ma non può ancora sapere se si tratta di un nemico o di un alleato, e in quelle condizioni il suo svantaggio è netto.

Prova a muovere le dita della mano destra, preparandosi al dolore che sicuramente accompagnerà il ridestarsi del suo corpo, dato che non lo usa da chissà quanto tempo.

Ma non appena riesce a piegare lievemente i tendini della mano, quel dolore che stava aspettando lo travolge con ferocia inaudita, percorrendo rapidamente ogni sua fibra e scuotendo con rabbia i suoi nervi, penetrando ogni singola giuntura, fin dentro le ossa. Riscopre di avere ancora una voce quando un grido straziato e deformato gli esce con prepotenza dalle labbra e chiude di scatto gli occhi, mentre ne avverte l'eco smorzarsi nelle orecchie. Inspira profondamente, ansimando, e ogni respiro è una fitta nel petto, che gli brucia i polmoni, come se fosse il primo della sua esistenza.

Finalmente, dopo minuti interminabili, il suo corpo ricomincia ad abituarsi alla vita e il dolore diminuisce, ridotto ad un vago brivido sotto lo pelle. Facendo forza sui gomiti, lentamente, riesce a mettersi seduto e si guarda intorno, reggendosi la testa con una mano.

Come aveva intuito, il luogo in cui si trova non è un pianeta, è troppo piccolo; sembra piuttosto un asteroide, anche se il suo moto non segue un'orbita specifica, ma sembra controllato da qualcos'altro. La sua mente gli suggerisce che forse è comandato da qualcun altro, e per un attimo si sente attanagliare dalla paura dell'ignoto.

È ancora immobile a fissare il cielo nero sopra di lui, quando un rumore secco attira la sua attenzione. Gira il volto di scatto verso destra, inseguendo il rimbombo di quel suono con lo sguardo, riuscendo ad alzarsi in piedi. Avverte un tremolio percorrergli le gambe e teme che non riusciranno a reggere il suo peso, quindi resta qualche secondo immobile, mentre un vento gelido gli ferisce il viso. Poi, deglutendo, avanza incerto verso le rocce di fronte a lui, misurando passi lenti e regolari, udendo chiaramente quelle pareti di pietra risuonare di tonfi e bisbigli.

Nascoste tra le fessure di quella rupe grigiastra intravede delle ombre, che si agitano sempre più man mano che si avvicina. Nella semioscurità non riesce a distinguerne esattamente i contorni, ma sembrano figure umane, anche se estremamente minute e tozze. Quando è ormai a pochi centimetri dalla parete di roccia aguzza capisce a che razza appartengono quelle creature e spalanca gli occhi, incredulo. Sono dei nani. Com'è possibile che vivano al di fuori di Svartalfheim, il mondo governato dagli elfi oscuri, a cui appartengono? Inclina la testa, più incuriosito che spaventato, incrociando nella penombra i loro sguardi vuoti e vagamente intimoriti, quando un improvviso boato, simile al grido di una belva selvaggia, li mette in fuga tra i crepacci appuntiti di quello strano mondo.

Con la mente sempre più affollata di domande, Loki decide di esplorare quel labirinto di roccia e ombre, alla ricerca di risposte. Mentre cammina lentamente, cauto e vigile, il suo sguardo viene attirato da una particella di luce azzurra, che pulsa ritmicamente nell'incavo di un muro di pietra. Si avvicina, scoprendo un sentiero nascosto e, guidato dalla scia di altri corpuscoli luminosi che si fanno via via più intensi, inizia a percorrerlo in silenzio. L'unico rumore è prodotto dall'eco smorzato dei suoi passi e dal sibilo del suo respiro irregolare e teso.

Dopo metri e metri di stretti cunicoli, si ritrova finalmente in uno spiazzo più ampio che termina in una scalinata sospesa nel vuoto, illuminata da fulgide sfere di luce blu, che sembra condurre ad un livello più alto.   

Imboccato il primo gradino, l'asgardiano si blocca di colpo, avvertendo l'incombere di una presenza ignota e terribilmente potente. Mentre riprende a camminare, si chiede come sia possibile che non l'abbia notata prima, data l'enorme vibrazione che produce nella sua mente. L'unica spiegazione plausibile è che chiunque ci sia in cima a quella gradinata, debba essere in grado di celarsi completamente ai sensi degli altri, proprio come lui.

Forse anche meglio di lui, pensa quando si lascia alle spalle l'ultimo scalino, ritrovandosi davanti ad un imponente trono dorato, e viene risucchiato dallo sguardo penetrante dell'essere misterioso che vi siede sopra.

La possente armatura dorata che avvolge il suo corpo violaceo, dalle forme vagamente umanoidi, sembra impenetrabile, ma è il suo volto, orribilmente deforme, a mettere addosso a Loki una profonda inquietudine. Le labbra del mostro sono tese in un sorriso obliquo, che pare uno squarcio in quella pelle simile alla pietra, e suoi occhi, adombrati dall'elmo metallico calato sulla fronte, sono percorsi da una luce sinistra, frutto di una mente dall'intelligenza acuta ed estremamente pericolosa.

"Ti stavamo aspettando" esordisce una nuova voce alle spalle dell'asgardiano, che si volta di scatto, nervosamente.

Dall'ombra emerge un'altra figura, avvolta in una veste scura e con il volto seminascosto da un cappuccio dagli intarsi dorati, che si avvicina al trono accennando un inchino. Loki osserva il nuovo arrivato sempre più costernato, riconoscendo che appartiene alla razza degli elfi oscuri, chiedendosi per l'ennesima volta dove accidenti sia finito.

I suoi pensieri sono interrotti dalla voce, simile al rombo di un tuono, dell'essere mostruoso che sedeva sul trono, e che ora è in piedi di fronte a lui.

"Lasciaci" ordina all'altro, evidentemente un suo subordinato, "voglio parlare con il nostro ospite asgardiano da solo."

L'elfo oscuro pare non gradire la richiesta, anche se obbedisce prontamente, e mentre si allontana urta con violenza la spalla di Loki, digrignando i denti. Il dio dell'Inganno, si immobilizza e il suo cuore viene stretto dalla morsa ferrea della paura, mentre l'imponente figura del mostro si avvicina, sovrastandolo.

"Come sai che sono asgardiano?" chiede con voce roca e flebile.

L'essere sorride in modo poco rassicurante, mostrando i denti.

"Io so molte cose di te, ragazzo. Per esempio, so che anche se vorresti definirti il figlio di Odino, non sei veramente un figlio di Asgard."

Loki sbarra gli occhi, indietreggiando lievemente, avvertendo la voce profonda del mostro penetrargli nelle mente e carpire i suoi stessi pensieri.

“Che vuoi dire?”

"Quando sei stato concepito, seme e sangue del re dei giganti di ghiaccio, io ero. E quando sei nato, nel perenne inverno di Jotunheim, io osservavo. E quando Odino ti ha raccolto..."

"SMETTILA!" grida il dio dell'Inganno, tenendosi la testa tra le mani, cercando di scacciare quei ricordi che la caduta nel buio aveva sepolto in profondità, e che ora riaffiorano senza pietà, uno dopo l'altro.

Rialza lo sguardo, umido e folle di dolore, sempre più costernato, e mormora:

"Come...come puoi sapere? Chi sei?"

Il mostro fa un altro passo avanti, senza smettere di sorridere, consapevole del suo potere.

"Io sono Thanos" risponde semplicemente, mentre un bagliore spietato gli attraversa gli occhi.

"Thanos di Titano."





 ***




Angolo autrice

Rieccomi (finalmente!^^)
Piccole precisazioni: anche se mi sono documentata su vari aspetti del mondo dei fumetti Marvel e della mitologia nordica, molte altre cose me le sono inventate di sana pianta. Per esempio, non so assolutamente a che razza appartenga in realtà l'Altro, il 'collaboratore' di Thanos che appare nel film "The Avengers" quale suo emissario, ma in questa storia ho deciso di identificarlo come elfo oscuro.
Altra precisazione su Svarthalfeim: nella mitologia antica era uno dei Nove Regni, dimora appunto della razza degli elfi oscuri, ma in alcuni testi e fumetti viene collegato anche ai nani. In questa storia, quindi, ho deciso di far coesistere queste due razze nello stesso mondo, ma renderò più chiare le dinamiche che li legano più avanti (infatti sono sicura che vi chiederete: nani? E che cosa c'entrano?? XD).
Bene, ora si entra nel vivo della fanfiction. Non nascondo che mi sono divertita a fare ricerche su Thanos, è un personaggio estremamente interessante e complesso, spero davvero di riuscire a renderlo in maniera decente e realistica... se così non è, fatemelo sapere! ^__^

Il banner è opera di Blue_moon <3

A presto!

Sayuri


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Capitolo 4
*** La genesi di un incubo ***


Capitolo 4 - La genesi di un incubo
La genesi di un incubo




La mente di Loki viene attraversata da un ricordo fulmineo, mentre l'eco della voce del mostro gli vibra tra le tempie.

Titano.

Ha già sentito quel nome, in un passato talmente lontano da sembrare irreale, e rincorre ansiosamente quel barlume di memoria, cercando di afferrarne la sostanza. Gli rammenta un'antica storia, una di quelle che suo Padre... che Odino era solito raccontare a lui e a Thor quando erano solo dei bambini. Una leggenda, che raccontava di una guerra sanguinosa e senza precedenti, dell'ascesa di Asgard, di un tempo prima del tempo...

"Non è una leggenda" afferma Thanos, come se potesse leggergli i pensieri, incrociando le braccia possenti, "o, perlomeno, non lo era. Ma sono certo che la voce distorta del Padre degli dei l'ha resa tale."

Un sorriso affilato gli taglia il volto deforme, mentre la sua voce risuona di sarcasmo e disprezzo.

"Vuoi conoscere la verità?" Chiede con un sussurro, fissando Loki intensamente.

L'agardiano trattiene il respiro, combattuto. L'ultima volta che gli è stata detta la verità, forse l'unica volta nella sua vita, ha smarrito se stesso ed è sprofondato nel baratro dell'odio, del dolore e della follia. Nel tentativo di tenere in piedi un'assurda bugia, ha provato inutilmente a cancellare il suo passato, le sue vere discendenze, la sua inadeguatezza... e ha fallito.
Eppure quella sciocca convinzione, quell'illusione di essere degno, di essere davvero ciò che gli è stato insegnato a credere, è rimasta ostinatamente attaccata al suo cuore, e non riesce a lasciare andare anche quella. Non vuole farlo. Se ora ascolterà le parole di quell'essere, però, è certo che niente sarà più lo stesso. Nuovamente giunto ad un bivio, deve però scegliere quale strada imboccare, anche se sa che entrambe le direzioni lo priveranno di qualcosa, riempiendo un nuovo spazio vuoto con altro dolore.

Cosa perderò adesso?

Socchiude gli occhi, abbassando il capo, e smorza una risata amara. Che illuso. È davvero convinto di avere ancora qualcosa da perdere.




Thanos si avvicina ulteriormente a Loki, inclinando il capo divertito. Quel piccolo asgardiano è proprio quel che gli serve. Smarrito, stordito dal dolore e ricolmo di una rabbia cieca che potrà tramutare in odio senza troppo sforzo. Sta già facendo breccia nella sua mente, e ben presto sarà totalmente manovrabile. E, quando avrà adempiuto al suo scopo, sarà anche facilmente eliminabile.

La sua voce assume una sfumatura subdola, mentre gli entra silenziosamente nei pensieri, carpendo i suoi ricordi e le sue debolezze.

"Dunque cosa ha deciso di perseguire, asgardiano? L'ignoranza che conduce alla morte, o la verità che forse che ti manterrà in vita?"




Loki rialza lo sguardo, gli occhi freddi come il ghiaccio, affrontando con amarezza il suo destino oscuro e spietato. Oramai ne è convinto: lui non ha mai avuto scelta, e mai l'avrà. Non importa quante vuole proverà a ribellarsi, quanti piani geniali riuscirà a progettare, alla fine dovrà soccombere e ricoprire il ruolo abietto e degradante che il fato gli ha assegnato.
Sorride in direzione di Thanos, ma quella che si delinea sul suo volto è solo una smorfia vuota e inespressiva.

"Raccontami ogni cosa."

Sente la sua voce scandire meccanicamente queste poche parole e poi concentra tutta la sua attenzione sul mostro che gli si è parato di fronte, consegnandosi inesorabilmente al quel nemico implacabile e insidioso, che si cela sotto le false vesti del suo unico alleato.




Il viso orribilmente deforme di Thanos si apre in un sorriso sinistro, mentre nei suoi occhi si condensa l'ombra del trionfo. Inizia a parlare, e la sua voce poderosa è come un'onda inarrestabile che travolge ogni cosa, incurante della scia di morte che si lascia alla spalle.

"Quando nacqui, sotto l'ombra mutevole della luna di Saturno, l'universo era controllato e governato dall'immenso potere degli Eterni, esseri superiori ed immortali, in grado di manipolare materia ed energia. Da quella stessa razza eletta e dominante, provengo io, sangue del loro sangue, l'ultimo rimasto."

Loki alza un sopracciglio, scettico, aprendo lievemente le braccia.

"Hai appena detto che la tua è una stirpe di immortali. Com'è possibile che tu sia l'unico in vita?"

La risata di Thanos gli raggela il sangue, bloccandogli il respiro.

"Una cosa per volta asgardiano. Non esiste legge in questo universo che non possa essere sovvertita. Gli Eterni sono immuni alla morte, tranne quando questa è causata da loro stessi."

Il dio dell'Inganno aggrotta ulteriormente le sopracciglia, cercando di decifrare il senso nascosto in quelle frasi oscure, finché la sua mente viene attraversata da un pensiero spiazzante e terribile. Istintivamente sbarra gli occhi, indietreggiando lievemente con il corpo, mentre trattiene il fiato.

"Esatto, asgardiano" replica il mostro, ghignando, "non ci si può difendere da se stessi. Solo un Eterno è in grado di provocare la morte di un altro Eterno. Questo significa, quindi, che se io sono l'ultimo della mia razza e perché... "

"... perché hai ucciso tutti gli altri." Loki conclude la frase di Thanos con un fil di voce, come se rispondesse a se stesso, fissando un punto imprecisato oltre il suo sguardo. La consapevolezza dello spaventoso pericolo in cui si sta cacciando lo trafigge come una lama, ma tenta comunque di nascondere il panico sotto una maschera di lucida indifferenza, perché sa benissimo che uscire da quel labirinto ignoto è ormai impossibile.

L'ultimo Eterno lo fissa per qualche istante, sondando i suoi pensieri con studiata lentezza, mentre continua a sorridere senza pietà. Poi, soddisfatto del tumulto che le sue parole stanno provocando nell'animo dell'asgardiano, riprende il suo racconto.

"Ho fatto ciò che dovevo, ciò che era giusto per adempiere al mio ruolo. La mia nascita, al contrario di quella del mio odiato fratello, ha causato solo disgusto e disprezzo negli appartenenti alla mia razza. Lui era dotato di abbagliante bellezza, amato e accolto e benvoluto da tutti; mentre io, nato deforme, nella migliore delle ipotesi ho ricevuto solo indifferenza. Emarginato fin dalla nascita, circondato solo da ipocrisia, talvolta persino rivestita da affetto di circostanza, ho progettato la mia vendetta. Se non potevo essere come gli altri Eterni, sarei diventato migliore di loro. Se non potevo sperare di essere accettato dalla vita e di camminare con onore alla luce del sole, mi sarei adoperato per diffondere la morte, orgogliosamente trasportato dall'oscurità. Per questo ho dato il via ad una guerra che ha condotto sul baratro della fine tutti mondi, compresa l'allora piccola ed insignificante Asgard."

Loki sussulta, profondamente colpito da quelle parole che sente in qualche strano modo sue, e si guarda nervosamente intorno, stringendo i pugni.

"Cosa succede, asgardiano? Sembri turbato. Il mio racconto di rammenta qualcosa? Ti ricorda... qualcuno?"

"Io non sono come te." Sibila Loki, il volto livido di sdegno, tremando di rabbia.

Thanos lo squadra con superiorità e replica con un tono accondiscendente:

"Certo che no. Tu non sei nulla in confronto a me, un misero granello di polvere. Ti credi un dio ma non sei altro che un'imitazione, un rifiuto, completamente incompreso da coloro che vorresti fossero tuoi pari. E la tua infantile immaturità ti ha portato a commettere degli errori, ad essere un codardo. Hai riversato la tua rabbia nella direzione sbagliata."

Loki sgrana gli occhi e stringe i denti furiosamente, punto nell'orgoglio, ma tace e poi abbassa lo sguardo, perché in qualche modo riconosce in quelle parole aspre e terribili un fondo di amara verità.

"Hai ucciso il tuo padre naturale, che non conoscevi nemmeno e la cui colpa nei tuoi confronti era minima, invece di riversare la tua vendetta sui reali colpevoli del tuo dolore, a te molto più vicini. Hai quasi distrutto un mondo con cui non avevi già più alcun legame, invece di devastare quello che ti ha imposto radici fittizie. Hai persino provato a tenere in piedi la stessa ridicola farsa che ti è stata imposta con l'inganno da Odino. Per questo hai fallito. Ma non sei ancora sconfitto."

L'asgardiano rialza lo sguardo, confuso. Che cosa significa?

"Credi di essere finito qui per caso?" prosegue Thanos, avvicinandosi. "Io ti ho voluto qui, ed è per questa ragione che sei ancora vivo. Col mio aiuto potrai avere la tua vendetta, la tua vera rivincita, e adempiere finalmente al tuo destino. Ti insegnerò a domare e controllare il più temibile dei poteri, ti donerò un esercito inarrestabile e nessuno dei tuoi nemici potrà contrastarti."

Anche Loki all'improvviso avanza, con gli occhi illuminati da una strana luce, attirato da quelle parole allettanti come una falena dalla luce, ormai senza via di scampo.

"E che cosa vuoi in cambio?"

Thanos gli si para di fronte, abbassandosi lievemente verso di lui.

"La tua collaborazione. Abbiamo un nemico in comune: Odino. È stato uno dei fautori della mia temporanea sconfitta, insieme a mio padre, che ha avvelenato la mia mente con l'inganno, impedendomi di compiere la mia ultima mossa quando stavo per diventare il Signore di ogni cosa. Di lui mi sono già occupato, gli Eterni sono caduti mentre Asgard si è eretta al di sopra di ogni altro mondo con arroganza. Ora è tempo che colui che si fa chiamare Padre di tutto assaggi il furore della mia giusta rabbia, e venga punito per le sue azioni meschine. Sono rimasto rinchiuso in questa dimensione per troppo tempo, è ora che Thanos di Titano rinasca e porti a compimento il suo proposito."

Loki scuote lievemente la testa, pensieroso, e allarga le braccia.

"Come posso aiutarti? Sono anch'io bloccato qui e, da quel che dici, da questo limbo senza confini non si può scappare."

"Ti sbagli. Mentre tu sei finito qui a causa della distruzione del Bifröst, che ha aperto per un istante uno squarcio in questa dimensione, noi che ci trovavamo già qui vi siamo stati esiliati e non possiamo uscirne, a meno che il suggello che ci costringe alla prigionia non venga infranto. Questo significa che tu, con la dovuta spinta d'energia, potrai uscire da questo abisso e recuperare il dispositivo con il quale siamo stati incatenati qui, per spezzare il sigillo."

Loki incrocia le braccia, soffocando una mezza risata. Decisamente una rivelazione interessante. Avrà comunque una via di fuga, e se le cose dovessero andare male potrà voltare le spalle al mostro senza remore, dato che non potrà inseguirlo.

Thanos sogghigna e lo afferra per un spalla con un gesto fulmineo, sollevandolo verso l'alto e fissandolo dritto negli occhi.

"Attento asgardiano, non sottovalutare il mio potere." Il tono dell'ultimo Eterno è minaccioso e implacabile, mentre la sua stretta si fa ferrea, stritolando il braccio dell'asgardiano, che non riesce a trattenere un gemito di dolore. "Sono già entrato nella tua mente senza difficoltà, e non ti perderò mai di vista. L'aiuto che ti darò sarà condizionato alla tua lealtà, quindi se deciderai di tradirmi non sarai mai più al sicuro, ovunque deciderai di nasconderti ti troverò e poi ti schiaccerò. Possiedo altri alleati e tu non sei la mia unica possibilità di fuga, sei solo la più immediata. Quindi ti conviene attenerti al mio piano e fare quel che ti richiedo, solo così anche tu ne trarrai dei vantaggi."

Loki si ritrova di colpo scaraventato a terra e si porta una mano alla spalla, stringendo le labbra per impedirsi di urlare dal male. Quel mostro gli ha sbriciolato un osso con una semplice pressione, e ora lo fissa con tale intensità da fargli dolere la testa. Si è sbagliato, ogni via di scampo è sfumata. Non ha intenzione di arrendersi incondizionatamente al volere di Thanos ma, per adesso, non ha alcuna speranza di prevalere contro di lui. Quindi, almeno per il momento, dovrà collaborare.

L'asgardiano si rialza a fatica, lentamente, e Thanos risponde ai suoi pensieri con un ghigno soddisfatto. In quel momento sopraggiunge nuovamente l'Altro, l'elfo oscuro, che si avvicina all'Eterno chinando la testa.

"Mio Signore, ci siamo. Il Tesseract... "

Thanos si gira di scatto, puntando lo sguardo su di lui e stringendo le palpebre, in attesa di udire la lieta notizia che ha già colto nel tono della voce del suo sottoposto.

"... si è ridestato."






***





Angolo autrice

Non ricordo se l'ho già scritto, ma io non ho mai [putroppo] letto i fumetti Marvel (a parte il volumetto "Le fatiche di Loki", che però si distacca molto dalle trame 'originali') quindi per strutturare questa storia mi sto basando solo sui film, sulla mitologia e sul materiale che riesco a trovare sul Web (Wikipedia in primis), quindi se tra i lettori c'è qualcuno esperto dei fumetti in questione e trova che io stia scrivendo delle eresie assurde, mi perdoni, praticamente mi sto inventando un fondamento dal nulla. (Consigli e dritte sono comunque ben accetti ;D).

Per scrivere questo capitolo ho letteralmente sudato sette camicie e ho impiegato molto più tempo del previsto per completarlo. Ero partita in un modo, ma poi ho realizzato che la storia non stava in piedi, perché non avevo ancora ben chiaro cosa c'era dietro al personaggio di Thanos. Infatti mi sono sempre chiesta: se Thanos è davvero come viene descritto nei fumetti, cioè un Eterno, praticamente onnipotente, invincibile, dotato di abilità strordinarie come il teletrasporto e la manipolazione della materia, per quale assurdo motivo manda Loki sulla Terra a prendere il Tesseract, invece di pensarci lui? O_o
Quindi ho lavorato di fantasia [tanto, forse troppo] e ho creato un artefatto alle vicende dei film, cercando di restare in qualche modo movieverse (?) mischiando quel [poco] che so della storia di Thanos con qualche mio vaneggiamento. (La storia 'familiare' di Thanos comunque è vera, il fatto che sia nato deforme, che sia stato emarginato e che odi/invidi il fratello; questo parallelismo tra lui e Loki mi ha colpita fin da subito).

Spero davvero che si capisca qualcosa di questo capitolo, perché Thanos, oltre a non essere propriamente una creatura gentile, non ha raccontato proprio per filo e per segno a Loki quello che è successo in quel 'tempo prima del tempo', e rischiamo veramente di capirci qualcosa solo io e lui nel suo riassunto. (Al momento, in effetti, gli unici a 'sapere' come si sono svolti gli eventi che lo hanno portato ad essere intrappolato nel Limbo, siamo solo io, Thanos e Odino... [aiuto] XD).

Bene, che sia il caso di chiudere qui questo delirio agoizzante? @__@ Direi proprio di sì.


Informazione di servizio: ho deciso che il mio giorno di pubblicazione  d'ora in poi sarà il lunedì, ma per questa settimana so già che non avrò tempo di scrivere altro. Quindi per il prossimo capitolo appuntamento a lunedì 3 dicembre! (Poi dovrò riuscire a rendere gli aggiornamenti settimanali... speriamo!)

Il banner è opera di Blue_moon <3

A presto!

Sayuri









 

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Capitolo 5
*** Reliquie rubate ***


Capitolo 1 - La caduta di un dio

Capitolo 5 - Reliquie rubate



Ancora un volta, la mente di Loki vacilla, si annebbia, si confonde. Dunque anche il Tesseract è reale, anche quella leggenda corrisponde in qualche modo alla verità.

Osserva Thanos e il suo sottoposto parlare, immobile, ma non riesce ad udire le loro voci mentre affonda nelle sabbie mobili dei suoi ricordi. Di nuovo, insegue i contorni di una memoria lontana, talmente sfocata da sembrare un'illusione; e si rivede bambino, chino sulle pagine ingiallite di un libro trafugato con l'inganno dalle stanze di Odino. Come al solito Thor lo ha aiutato a rubarlo solo per il brivido dell'avventura, e finge di ascoltare la sua lettura con aria annoiata, ma lui, lui assapora ogni frase con avidità e la custodisce gelosamente. È già consapevole del potere sottile e insospettabile delle parole, riesce già a discernere e confondere il limite labile tra una bugia e la verità, ma ancora non sa che questo diverrà presto il suo potere. È ancora innocente, è ancora un figlio, un fratello, mentre legge quei racconti proibiti che ai suoi occhi non sono altro che leggende, e che ora ha scoperto essere la realtà.

Si ritrova a sorridere suo malgrado. Per lo meno non è il solo ad essere cresciuto tra le menzogne, tutta Asgard non è altro che un assurdo circo insensato, tenuto in piedi solo da bugie e segreti. Che ne è degli insegnamenti di Odino sulla pazienza, sulla lealtà, sull'onore? Parole vuote, pronunciate con solennità per celare il vero volto di un assassino e di un ladro; fumo negli occhi, innalzato per impedire a tutti di vedere il marcio nelle fondamenta stesse di Asgard.

Loki si sente avvolgere da un profondo senso di nausea, di disgusto verso se stesso e verso tutto ciò che è stato, che anzi gli hanno fatto credere di essere. Interrompe di colpo il ricordo, perché gli sta facendo troppo male, e chiude gli occhi di scatto, perché anche se ormai sa che tutte quelle sono solo immagini false, non riesce a cancellarle dalla sua mente, non vuole lasciarle andare del tutto. Forse questa sarà per sempre la sua più grande debolezza. Loki non dimentica.

Quando riapre le palpebre cerca affannosamente lo sguardo di Thanos, uno sguardo spietato, gelido, calcolatore, ma in qualche modo rassicurante nella sua limpida evidenza, e lascia che carpisca i suoi pensieri. Lui lo può aiutare ad ignorare il suo dolore, a lasciare da parte ciò che vorrebbe essere, può aiutarlo a rinascere. Dimostrerà apertamente che chi lo considerava un debole, un folle, una semplice merce di scambio, ha sbagliato. Anche lui, l'odiato compagno delle ombre di Asgard, è degno del potere che gli è da sempre stato negato. Poco importa se per ottenerlo dovrà perdere la libertà, e sottostare ai disegni di un oscuro padrone. In fondo, non è stato sempre e comunque schiavo del Fato?

"Accetto", afferma di getto, fissando intensamente l'ultimo Eterno, che risponde al suo sguardo con un ghigno. "Ti aiuterò a uscire da qui, in cambio del potere che prometti di darmi."




Thanos scorre con lo sguardo la figura rigida del principe sconfitto di Asgard, e si insinua più a fondo nei suoi pensieri. Le sue difese non sono ancora crollate, e forse non lo faranno mai, ma l'orgoglio e la rabbia hanno preso il sopravvento sulla sua lucidità, rendendolo finalmente utile ai suoi scopi. Scava in profondità nel labirinto contorto della sua mente, e insegue il caos delle sue riflessioni. Pensa di poter cambiare, di poter rinascere, ma in realtà continua a ricadere nel medesimo, infantile, errore. Ma questo non è affatto un problema, anzi.

"Molto bene, asgardiano. Ma prima di poter convalidare il nostro patto mi devi dimostrare di essere in grado di svolgere il compito che ti richiedo."

"Cosa vuoi che faccia?" Domanda Loki, serio.

"Posso insegnarti a maneggiare il potere del Tesseract, ma devo avvertirti: se la tua mente non sarà abbastanza forte da contenere tale conoscenza, morirai."

Loki deglutisce piano, e stringe i pugni, senza abbassare lo sguardo.

"Posso farcela" afferma, ma Thanos coglie nel suo tono una lieve nota d'incertezza, e ride della sua debolezza.

"Non sai nemmeno con cosa hai a che fare, ragazzo. Credi di sapere cos'è il Tesseract perché ti ricordi un'insulsa favoletta; ma in realtà non sai niente. Odino ha annacquato i fatti, come sempre. Vuoi conoscere la verità?"

Ancora quella domanda, pensa Loki. Solo che questa volta gli fa un po' meno paura, e sente quasi il bisogno di sentire la risposta, di trovare qualcosa di nuovo, di vero, qualcosa in cui credere. Annuisce gravemente, con misurata lentezza, mentre il mostro gli si avvicina.

"Le leggenda che tu conosci, sapientemente imbastita dal Padre degli dei, afferma con arroganza che il cubo nacque in tempi remoti dal potere di Asgard, per impreziosire la collezione di Odino, ma, dato il suo smisurato ed incontrollabile potere, venne distrutto da lui stesso per proteggere gli equilibri dell'universo."

Il mostro fa un pausa misurata, sorridendo in direzione di Loki, prima di proseguire.

"Niente di più falso. Il Tesseract è nato dal potere degli Eterni. E doveva essere mio."

Il dio dell'Inganno aggrotta la fronte, attonito, e schiude la labbra, ma Thanos non gli permette di replicare.

"Odino se ne è appropriato con un sotterfugio, ingiustamente, come ha sempre fatto. In fondo se ora può vantare la sua posizione è perché ha esercitato per anni il suo miglior talento, quello di trafugare le reliquie altrui. Tu ne sei la prova vivente."

Loki contrae la mascella, disgustato, e sente un fastidioso bruciore agli occhi. Prima che il mostro se ne accorga e infierisca ulteriormente volta lo sguardo, rabbiosamente, fissando le crepe sulla superficie rocciosa del terreno; mentre la voce affilata di Thanos termina il suo racconto.

"Ma il potere racchiuso nel Tesseract era troppo vasto anche per lui, come per chiunque altro. Nel tentativo di comprenderne l'utilizzo e di domarne l'energia, gli asgardiani ne hanno perso il controllo, rivelandone l'esistenza a molti altri popoli. Questo ha scatenato una lunga sequela di guerre e scontri per ottenerne il potere, fino a quando Odino ha escogitato il suo ultimo stratagemma. Ha finto di distruggere il cubo, stipulando poi accordi di pace con gli altri regni, così da raggiungere il distorto riflesso di una pace fasulla, quando in realtà ha solo nascosto il Tesseract, il cui potere è rimasto dormiente a lungo. Fino ad oggi."

Thanos si volta verso l'elfo oscuro, che stringe tra le dita bluastre uno scettro dorato, sulla cui estremità superiore pulsa ritmicamente una fioca luce blu; e Loki comprende che quello è il segnale che indica il ridestarsi del cubo.

"Sapete dove si trova?" Chiede a mezza voce, come ipnotizzato da quel luminoso palpito d'energia.

L'Altro consegna lo scettro nelle mani di Thanos, e risponde:

"Si trova su un piccolo mondo. Un mondo umano."

L'asgardiano ha un moto di stizza, e muove alcuni passi nervosamente, prima di sibilare:

"Midgard? Perché mai dovrebbe trovarsi in un luogo abitato da esseri tanto inferiori?"

Thanos lo raggiunge, appoggiandosi volutamente allo scettro per rimarcare la sua imponenza, e sogghigna con malcelata esultanza.

"Proprio per questo. Evidentemente Odino credeva che non avrebbero mai provato ad usare il Tesseract, e che questo sarebbe rimasto al sicuro nel più improbabile dei nascondigli per sempre. O magari l'ha fatto perché si fidava degli umani... ha sempre avuto un debole per le creature terrestri. Proprio come Thor."

Loki sussulta e inizia a fremere di rabbia. Cos'avranno mai di speciale i midgardiani da meritare tanto affetto? In confronto a loro... in confronto a lui, sono semplici insetti.

"Cosa vuoi che faccia, quindi?" chiede rivolto all'ultimo Eterno, mentre sente il sangue ribollirgli di rabbia.

"Devi rintracciare il Tesseract, per poterlo risvegliare completamente. Ovviamente però, non puoi ancora lasciare questa dimensione. Non fisicamente. Per ora, dovrai recarti sul pianeta dei mortali sfruttando solo la forza della tua mente, e raccogliere più informazioni possibili. Se sopravviverai, ti mostrerò come attivarlo e come come controllarne l'energia. Ora, concentrati."

Thanos allunga il braccio in cui regge lo scettro verso Loki, facendogli un cenno con la testa. L'asgardiano apre la mano, avvicinandola lentamente all'asta dorata. Sente il potere che emana quel piccolo globo di luce, un bagliore ammaliante e pericoloso, e prima che possa stringere le dita intorno al metallo la voce del mostro lo ammonisce.

"Non combatterlo, ma non provare nemmeno ad usare il potere che ora avvertirai. Il Tesseract può potenziare ogni tua facoltà e di rendere chiaro ogni sentiero, ma non sei ancora in grado di esercitare questa abilità senza rischi. Potrai solo contenere una minima parte della sua energia, sempre se ti dimostrerai abbastanza forte, e questa ti condurrà più rapidamente verso il luogo in cui è custodito effettivamente il cubo. Hai un solo tentativo, cerca di non fallire."

Loki annuisce e stringe le palpebre, inspirando profondamente. Poi afferra con un gesto secco lo scettro e chiude gli occhi.




La prima sensazione che prova è il gelo. È come se nelle sue vene abbia iniziato a scorrere del ghiaccio liquido, e l'aria stessa che respira diviene densa come una spessa coltre di neve. Poi, come sempre, arriva il dolore, talmente intenso da stordirlo, e per un attimo perde la percezione del suo corpo, rischiando di smarrirsi nella sua stessa mente. E poi, lo avverte.

Il potere.

Talmente intenso da svuotargli i pensieri, così inarrestabile da riempirgli la testa di nuove idee, di nuove intuizioni, che sgorgano da un sapere alieno e sconosciuto. Si sente vivo, e forte come non lo è mai stato prima. Gode ancora di quel momento, e si lascia guidare da quella nuova forza che lo conduce con ferrea dolcezza, permettendogli di scoprire nuovi sentieri e nuove strade celate nelle profondità del cosmo. È un viaggio sfibrante, che mette alla prova le sue già precarie energie, ma che gli apre la mente, svelando nuovi orizzonti e abbattendo vecchi confini. Non riesce a dare una durata al vagabondare dei suoi pensieri, potrebbero essere anni, o secondi, o vite intere. Man mano che si addentra nell'intricato labirinto di tragitti e portali d'energia e di stelle, avverte il potere del Tesseract farsi più chiaro e pulsante, fino a quando la nebbia che gli ha invaso la mente si condensa in un unico punto di luce.

Riapre gli occhi, anche se in realtà il suo corpo è ad intere galassie di distanza, e ricostruisce l'illusione di se stesso. Si guarda intorno, riconoscendo i segni dell'architettura midgardiana, cercando di capire dove sia finito e di trovare quel che cerca. Avanza a fatica, realizzando di essere più stanco di quel che credeva, tentando con tutte le forze che gli restano di mantenere la sua vista a fuoco.

Sembra trovarsi in un cunicolo sepolto sotto la terra, avvolto dalla penombra e dalla polvere. Continua a camminare, incontrando corridoi sempre uguali, con le mura corrose dal tempo e intralciati da macchinari metallici. Finalmente intravede delle luci più intense e avverte dei rumori in lontananza, ed inizia a seguirne l'eco. Gradualmente, rimbombi sordi si tramutano in un ritmico rumore di passi e nell'intrecciarsi di due voci. E una di queste, con sua grande sorpresa, scopre di conoscerla.

"Pensavo che mi stessero portando qui sotto per uccidermi."

Loki si muove nell'ombra, silenzioso, totalmente invisibile ai due umani che si fronteggiano di fronte a lui. Li osserva con attenzione, cercando di comprendere la natura del loro discorso. Quello che ha riconosciuto essere uno degli amici mortali di Thor, Selvig, lo studioso, sembra inquieto e si lascia andare ad una risatina nervosa; mentre l'altro, un uomo imponente, con una benda nera sull'occhio, tiene le mani in tasca con fare autoritario. Di colpo si avvicina all'altro umano con passi misurati, e l'asgardiano riconosce nei suoi occhi la scintilla del comando, che traspare nella fermezza della sua voce.

"Ho saputo della situazione nel New Mexico. Il suo lavoro ha sbalordito molte persone più intelligenti di me."

Loki legge in quella finta modestia un misero tentativo di manipolare Selvig e di conquistarne la fiducia, ma l'umano non è altrettanto sveglio e continua a parlare, cadendo nel tranello.

"Ho molte cose su cui lavoro. La teoria Foster. Un portale che conduce ad un'altra dimensione. È sorprendente."

Il dio dell'Inganno sorride. È molto più che sorprendente. La sua ricerca lo ha condotto dalle stesse persone presso cui ha trovato rifugio il suo amato fratello. La situazione sta decisamente superando ogni sua più rosea aspettativa. Ci sarà spazio anche per un po' di vendetta personale, per lui, nell'adempiere al piano di Thanos.

Il dottor Selvig fa una domanda che non riesce a cogliere, quindi rifocalizza la sua attenzione sull'uomo in nero, che squadra lo studioso seriamente, prima di tornare sui suoi passi e riprendere a parlare.

"La leggenda racconta una cosa e la storia un'altra. Ma di tanto in tanto scopriamo qualcosa che appartiene ad entrambe."

Loki non può che essere d'accordo con questa affermazione, e osserva interessato le mani dell'uomo posarsi su un contenitore metallico, dal quale avverte fuoriuscire l'energia del Tesseract. Ci siamo.

Il contenitore viene aperto e sui visi dei due midgardiani si disegnano intense sfumature bluastre, mentre il cubo viene finalmente svelato.

"Che cos'è?" Chiede Selvig, confuso.

"Energia, dottore. Se riusciamo a trovare il modo di carpirla, forse energia illimitata."

E Loki la sente scorrere dentro di sé, quell'energia, e anche se Thanos gli ha imposto di non provare ad utilizzarla, non riesce a resistere e ne abbraccia il flusso. Basta un battito di ciglia, e riesce a vedere i pensieri dell'umano di fronte a lui, riesce ad entrargli nella mente abbattendo senza difficoltà ogni sua difesa. Guarda la sua stessa immagine riflessa su di una lucida lastra di metallo e le sue labbra si increspano in un sorriso quando, forte di un potere che non ha mai neppure immaginato, gli sussurra:

"Credo valga la pena dargli uno sguardo."

E mentre l'umano ripete quelle esatte parole, soggiogato dalla sua volontà, osserva compiaciuto quel riflesso spezzato di luci e ombre che compone il suo volto. Se fosse più lucido, riuscirebbe a vedere quanto il dolore che gli abbia distorto i lineamenti, e ne sarebbe spaventato. Se davvero lo volesse, potrebbe riconoscere l'insana follia che gli anima lo sguardo, e ne sarebbe turbato.

Ma, ora, l'unica espressione che vuole scorgere sul suo viso è quel sorriso di trionfo.


 




***





Angolo autrice

Puff...pant... @____@ Non so come, ma ce l'ho fatta a pubblicare oggi, come promesso. Non nemmeno più la forza di rileggere tutto per l'ennesima volta quindi lascio a voi l'ardua sentenza. :)

Bene, ora anche la questione "Tesseract" è risolta (?), si spera.

Questo capitolo trasuda citazioni, vedo se riesco a riportarle tutte:
- l'ultima frase del capitolo precedente e alcune di quello presente riprendono pari pari l'incipit del film "The Avengers" (quelle pronunciate dall'Altro, per intenderci! :D).
- la scena finale è una rilettura 'ampliata' delle scene dopo i titoli di coda del film "Thor", che come protagonsiti ovviamente Erik Selvig e Nick Fury.
- c'è una piccola citazione di una cosa che dice Laufey nel film "Thor"... sono proprio tre parole, chi le individua vince un modellino in  scala 1/10 del Tesseract! XD
- Il fatto che Thanos indichi il Tesseract come appartenente alla collezione di Odino è una citazione del film "Captain America - Il primo Vendicatore", precisamente di una frase pronunciata dal Teschio Rosso, che deifinisce il cubo 'Il fiore all'occhiello della collezione di Odino'.
- La frase di Thanos "doveva essere mio", riferita al Tesseract, è una citazione del fumetto Marvel 'Le fatiche di Loki", dove è pronunciata dallo stesso Loki in riferimento a Mjolnir.

Ultima cosa, colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che finora in un modo o nell'altro mi hanno sostenuto nello scrivere questa storia (sperando che dopo questo capitolo non vogliano disconoscermi! ^__^), ovvero: Blue_moon creatrice anche dei bellissimi banner della storia <3), Butterfly90, paoletta76, Callie_Stephanides, Mayaserana, Panchan, Raphus Cucullatus, _Loki_, Sabriel, Lauren_MsLoki, rose princess e chiunque abbia deciso di leggere questa storia (delirante!XDD)

GRAZIE!

A lunedì prossimo! <3

Sayuri


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Capitolo 6
*** Il Senza Nome ***


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Capitolo 6 - Il Senza Nome




Thanos scuote la testa, sogghignando, mentre osserva il corpo inerme di Loki, accasciato a terra e immobile da ormai vari minuti. Gli aveva detto di non provare ad usare l'energia del Tesseract, dato che non era ancora pronto a controllarla, ma evidentemente l'asgardiano non ha voluto obbedire, o non ha saputo resistere.

La cosa comunque non lo sorprende, il dio senza radici non ama le imposizioni, ed è estremamente sensibile al fascino del potere.

"È morto?"

Domanda l'Altro, la voce priva di emozione.

"Non ancora." Replica l'ultimo Eterno, avvicinandosi a quel corpo disteso sul terreno gelido, notando quanto rapidamente si stia raffreddando, quasi stesse assorbendo la temperatura della roccia.

Per effetto del cubo, la sua mente ha perso il contatto con la sua sostanza materiale, ed in poco tempo di lui non resterà nient'altro che un involucro di carne senz'anima.


Thanos inclina la punta dello scettro verso il basso, sfiorando il petto dell'asgardiano, e insegue gli strascichi dei suoi ultimi pensieri coscienti. Sono ombre vaghe ed evanescenti, che si perdono e si intrecciano nelle profondità del cosmo, fin dove il Tesseract ha deciso di condurlo, e dove morirà, se non riuscirà a recuperare la lucida consapevolezza della realtà. Il mostro cerca ancora, ritrovando un barlume della sua mente e alcuni frammenti dei suoi pensieri. È giunto fino al mondo dei mortali e ha trovato il cubo, prima di smarrirsi all'interno della sua stessa mente.

Può ancora essergli utile. 

La sfera di luce blu che pulsa debolmente nello scettro rifulge con forza per un istante, e Loki emette un gemito soffocato, ancora incosciente.

"Perché salvarlo? È chiaramente troppo debole, si rivelerebbe inutile per i Vostri piani, o peggio. Potrebbe fallire."

L'elfo oscuro non si cura di celare il disprezzo che gli affila la voce, memore di un antico rancore.

"Non l'ho salvato." Risponde con voce ferma Thanos, porgendo lo scettro al suo alleato, che lo riceve tra le dita con riverenza, chinando di scatto la testa. "Gli ho solo dato un'ultima possibilità, indicandogli la via del ritorno, la strada per ricongiungersi al suo corpo e tornare cosciente. Si salverà da solo, se sopravviverà al dolore."

L'Altro annuisce con deferenza, mantenendo la sguardo inchiodato a terra, mentre il suo padrone continua a parlare.

"E se anche fallisse, o ci tradisse, non sarebbe affatto un problema. La sua esistenza non ci sarebbe stata comunque necessaria, dopo la consegna del Tesseract, al contrario, la sua instabilità è un fastidio che non tollererò a lungo. Ce ne libereremo subito, non appena avrà adempiuto al suo incarico. Anzi, ci penserà qualcun altro per noi."

Il sorriso che attraversa il volto di Thanos è raggelante, ma l'elfo oscuro intuisce l'idea che l'ha generato, e si prostra ulteriormente a terra.

"Il Vostro è un piano infallibile, mio Signore."

L'ultimo Eterno si lascia andare ad una cupa risata, prima di voltarsi di colpo e tornare ad occupare il suo trono imponente.

"Anche tu dovrai fare la tua parte. Avverti i nostri alleati, che si tengano pronti. Presto avremo bisogno della collaborazione dei tuoi sottoposti a Svartalfheim... e dei nostri insospettabili 'amici' ad Asgard."

L'Altro si rialza, appoggiandosi all'asta dorata dello scettro. Il pensiero di dover collaborare, anche se a distanza, con della feccia asgardiana, lo ripugna profondamente, ma è l'unico modo per ottenere vendetta e rivalsa. Il suo popolo non sarà più costretto a nascondersi nelle viscere di un pianeta in putrefazione, dimenticato e odiato da tutti i Regni, ma riotterranno finalmente la posizione che spetta loro di diritto. In troppi devono il loro potere all'abilità nella manipolazione della materia e nel progettare armi degli abitanti di Svartalfheim, in primo luogo Odino, ed è giunto il momento di ripagare il conto.

"Cosa devo farne dell'asgardiano?" Domanda l'elfo oscuro, fissando il viso di Loki, che si contrae spasmodicamente nell'incoscienza.

"Portalo via, per ora. Se riuscirà a ridestarsi riconducilo qui, gli insegnerò ciò che gli occorre per esserci di aiuto."

L'Altro si volta e fa un cenno con la mano, comandando ai nani che si erano tenuti a distanza di avvicinarsi. I due esseri afferrano il dio dell'Inganno per le gambe e lo trascinano via, seguiti a distanza dall'elfo.

Il servo di Thanos osserva le due creature tozze depositare senza alcuna delicatezza il corpo di Loki sulle sponde di un dirupo, per poi ricongiungersi ai loro simili, parlottando a mezza voce nella loro lingua rozza e gutturale. Non appena il gruppo di nani si accorge della sua presenza, riprende freneticamente a lavorare, e in breve tempo le mura rocciose risuonano di echi metallici e grida disumane, mentre il crepitio del fuoco che alimenta e modella il loro operare illumina senza sosta quella notte senza fine.

L'Altro si prende il tempo di esaminare il risultato del loro lavoro, ritenendosi quasi immediatamente soddisfatto. Da sempre le due razze che abitano Svartalfheim vivono in una sorta di simbiosi e di vincolata collaborazione. Da una parte gli elfi oscuri, sopraffini architetti della materia e profondi conoscitori di ogni tipo di energia, anche di quella 'oscura', invisibile ad ogni altra creatura, che detengono le redini del potere, anche se sono rimasti in pochissimi. Dall'altra i ben più numerosi nani, esseri minuti, da molti ritenuti ripugnanti, ma eccellenti fabbri e costruttori di armi e congegni dall'insuperabile fattura. Si dice che sappiano lavorare ogni tipo di elemento e che siano in grado di forgiare manufatti senza uguali, ma la loro scarsa intelligenza e la loro debolezza fisica li hanno resi completamente succubi della razza dominante, alla quale obbediscono ciecamente.

È stata decisamente una fortuna che anche alcuni di loro siano stati rinchiusi in quel limbo, dato che attraverso il loro lavoro stanno letteralmente dando vita a formidabili macchine da guerra. L'Altro ha deciso di chiamarli Chitauri. Un esercito inarrestabile, che ricava la sua forza dalla stessa energia oscura che giace dormiente nella materia che compone i resti di quel pianeta che stanno usando come nave per spostarsi nel limbo, alla ricerca di ulteriore energia. Thanos ha ribattezzato appropriatamente quell'asteroide-vascello Santuario, come simbolo dell'indiscussa e superiore divinità che ne calca il suolo e ne dirige il moto. Molto presto il loro piano, che cresce e si sviluppa da incalcolabili ere nell'ombra e nel silenzio dell'Oblio, maturerà e darà vita al fiore dell'assoluta vittoria.

L'elfo oscuro impugna più saldamente lo scettro di Thanos, e si concede un sorriso di trionfo, prima di usarlo per colpire con un colpo leggero la parete di roccia di fronte a lui. Il primo strato di pietra si sgretola, frantumandosi in migliaia di piccoli frammenti polverosi, che iniziano a fluttuare e a disporsi nell'aria seguendo un flusso costante, fino a raggiungere una consistenza molto simile all'acqua. In quel nuovo stato, si condensano e formano una superficie liscia e sottile, che rassomiglia ad uno specchio, nella quale prende forma un'immagine sfocata e distorta.

"Tenetevi pronti, molto presto il vostro intervento sarà necessario." Afferma con tono sicuro l'Altro, fissando negli occhi il riflesso ora più nitido che lo ascolta con attenzione.

"Molto bene, mio Re. Attendiamo con ansia la chiamata che ci ricondurrà alla luce."

La superficie dello specchio si increspa, cancellando l'immagine dell'elfo oscuro ancor prima che finisca di giungere l'eco della sua voce. L'Altro si concentra, scrutando l'interno di quella finestra sul cosmo, l'unica forma di comunicazione con l'esterno del limbo che gli è concessa o, meglio, che è riuscito ad escogitare. È uno strumento utile, dato che gli permette di mettersi in comunicazione con ogni angolo di universo, ma dalle frequenze altalenanti, infatti il contatto può durare solo pochi istanti, e richiede un notevole impegno. Finalmente, dall'altra parte dello specchio appare la figura di un uomo, che possiede il fulgore di un dio. Dalle sue spalle si irradia una luce abbagliante, che mette in risalto i contorni decisi del suo viso e il bagliore vivido nei suoi occhi chiari. I suoi abiti sono di splendida fattura, intessuti in stoffe pregiate e finemente decorate.

"Mi porti buone notizie?" L'uomo ha una voce ferma e profonda, ma l'Altro ne coglie immediatamente la fastidiosa punta di arroganza che è propria di tutti gli asgardiani.

"Ovviamente" risponde, senza celare l'insofferenza che prova nel vederlo, "il nostro esercito è ormai schierato. Agiremo molto presto, non appena il nostro nuovo alleato sarà in grado di condurlo."

"Il rinnegato di Asgard?" Chiede la proiezione con tono di scherno "Mi chiedo che cosa direbbe se sapesse da quanto tempo non è altro che una marionetta nelle vostre mani."

"È anche tuo il merito, e presto ne assaporeremo tutti il premio. Odino cadrà, e noi saliremo. Ti contatterò di nuovo prima dell'atto finale."

L'uomo gli sorride di rimando e annuisce solennemente, poi lo specchio svanisce e si dissolve nell'aria. L'Altro inspira profondamente, ripensando a come tutto è cominciato. Thanos, forte dell'unico potere che gli era rimasto, quello di poter vedere quello che succedeva al di fuori del limbo in cui erano rinchiusi, aveva ricercato per anni una breccia nelle impenetrabili difese di Odino. Una crepa, una debolezza in cui insinuarsi e su cui fare leva.

Quando l'aveva trovata, nei gelidi inverni di Jotunheim, abbandonata in un tempio imbrattato di sangue e lacrime, aveva ormai intessuto le alleanze che gli occorrevano per adempiere i suoi propositi. Aveva solo dovuto attendere l'occasione adatta, e sovvertire l'ordine naturale delle cose, per portare il caos e il tradimento nella casa stessa degli Æsir. Era bastato semplicemente fare in modo che la notizia della disobbedienza dei giovani principi e dei loro compagni, che erano partiti per Jotunheim contravvenendo agli ordini di Odino, giungesse alle orecchie del Padre degli dei con un po' di ritardo. A questo aveva pensato il loro alleato che si nascondeva sotto il sole di Asgard stessa, che aveva intercettato e bloccato la guardia inviata dal secondogenito fasullo, così da innescare una serie di eventi inarrestabili che avrebbero condotto inesorabilmente alla loro rivalsa. Da quel momento in avanti, tutto era proseguito esattamente secondo i piani.

Un rumore alle sue spalle impone all'Altro di voltarsi, e non appena vede che l'asgardiano sta riprendendo conoscenza, non riesce a trattenere un sorriso di trionfo.




Loki riemerge a fatica dalla nebbia di pensieri in cui stava smarrendo il senno.

Grazie al potere del Tesseract ha visto luoghi e mondi che nessun probabilmente conosce, intuito verità alle basi stesse dell'esistenza. Il cubo è una fonte illimitata di sapere, e lo avrebbe ucciso, assorbendolo al suo interno e impedendogli di ritrovare la via per ritrovare il suo corpo, se un'altra forza non l'avesse improvvisamente scosso. Il dio dell'Inganno ha compreso che è stato Thanos a recuperare la sua mente, perché ora prova lo stesso lancinante dolore che ha avvertito quando è atterrato nella sua dimensione.

Gradualmente, ricompone le connessioni che il Tesseract ha tranciato, e riprende possesso di se stesso, nella sua interezza. Quando riapre gli occhi non riesce ad impedirsi di gridare, l'incubo che l'ha trattenuto al suo interno fino a quel momento si dissolve con così tanta violenza da far tremare le sue membra. È di nuovo a terra, su quella gelida superficie rocciosa, di nuovo indifeso.

Si rialza a fatica, incespicando, e un po' alla volta ricomincia a sentire i suoni dell'ambiente che lo circonda. Il silenzio che ricordava appartenere a quel limbo dimenticato da tutti, ora è diventato una cacofonia di rumori e grida, che non riesce a identificare. Muove qualche passo e li vede.
Una moltitudine di creature scalpitanti, dall'aspetto mostruoso e selvaggio, che affollano la voragine che si estende sotto di lui.

"Ma cosa...?" Mormora attonito, ansimando.

"Ecco il tuo esercito." Replica una voce alle sue spalle, facendolo sussultare.

"Che cosa sono?" Chiede sbarrando gli occhi, inorridito, fissando l'elfo oscuro che avanza verso di lui.

"Li ho progettati appositamente per i nostri scopi, e ho sfruttando le capacità dei nani per costruirli. Sono inarrestabili, non provano sentimenti, non provano dolore. Obbediranno al loro comandante e avranno un unico scopo: calpestare e distruggere."

Loki osserva quelle perfette macchine da guerra, impressionato. Quando eserciterà il potere del Tesseract e guiderà l'attacco di quell'esercito, chi mai potrà  resistergli?

Si volta di scatto verso l'Altro, la follia di nuovo nello sguardo.

"Tu non sei un comune abitante di Svartalfheim. Chi sei?"

L'elfo oscuro si avvicina ancora, tanto che Loki riesce e sentire il fetore nauseante del suo fiato.

"Io un tempo ero il re del mio popolo, il mio potere e la mia abilità non avevano uguali. Per questo in molti cominciarono a temermi, compreso Odino, nonostante avesse ricevuto da noi manufatti preziosi e armi dall'immenso potere. La nostra alleanza venne infranta, la mia razza costretta a vivere nell'ombra e nell'infamia, mentre Asgard ascendeva a regina incontrastata di tutti i Regni. Io venni esiliato qui, condannato all'oblio. Come ulteriore beffa, il Padre degli dei mi costrinse a dimenticare il mio stesso nome, con l'obiettivo di cancellarmi per sempre e di impedirmi di attentare al suo potere. Da allora io, il Senza Nome, non attendo altro che la vendetta. Odino verrà inghiottito dalle stesse tenebre in cui mi ha tenuto rinchiuso, mi restituirà il mio nome e il mio rango e tutti saranno costretti a ricordare. Il tempo di Asgard sta per scadere."








 ***






Angolo autrice

Scusate il ritardo, ma in questi giorni non sono a casa mia e ho qualche problema 'logistico' ^^


Mentre rileggevo il capitolo, mi è venuto un dubbio atroce: non è che invece di scioglierla, sto ingarbugliando ancora di più la matassa? In effetti credo sia proprio così! XD Mi fa un po' ridere il fatto che questo capitolo sia dedicato quasi interamente a un personaggio che con tutta probabilità la Marvel non si prenderà mai la briga di analizzare (sempre ammesso che lo faccia apparire di nuovo nei film.. O__O). E allora sorge spontanea la domanda: perché l'ho fatto?

1 - Sono un po' fuori di testa/masochista/esageratamente fantasiosa (ma questo credo si fosse già capito XD)

2 - Questa storia in realtà sta per finire. Mancano un paio di capitoli, non di più, credo. Quindi, come potrete ben intuire, non avrebbe senso creare tutti questi retroscena per nulla, solo per riempire il buco e stop. Ci sarà un sequel che, fantasia e ispirazione permettendo, sarà piuttosto lungo. MOLTO lungo. (Detta così suona come una minaccia... non so se c'è molto da stare allegri!XDD)

Quindi mi dispiace, ma temo che dovrete sopportarmi nel Fandom ancora per un po'... ^^'' (non linciatemi, please!)

Passiamo ora alle note vere e proprie sul capitolo:

- Mi sono sempre chiesta quale fosse il significato della frase che Loki rivolge a Thor negli Avengers, quando afferma "...quanta energia oscura ha raccolto PadreTutto per farti manifestare qui, sulla tua preziosa Terra?" Dunque, cos'è questa energia oscura, da dove viene? Il collegamento con gli elfi oscuri è stato quasi automatico, e credo che più avanti si capirà meglio che ruolo hanno avuto nella faccenda *spediamo il dio del Tuono su Midgard* Purtroppo la mitologia non dice quasi nulla di loro, tranne che vivevano su Svartalfheim, insieme ai nani (anche se alcuni studiosi hanno avanzato l'ipotesi che si tratti della stessa razza, ma io ho preferito tenerle distinte e creare una 'gerarchia). Nemmeno il materiale Marvel mi è stato molto d'aiuto per l'argomento, quindi (tanto per cambiare) ho inventato quasi tutto di sana pianta.

- Il fatto che i nani siano eccellenti fabbri però è vero, per esempio si deve a loro la 'costruzione' di Gungnir, la lancia di Odino, e di Mjolnir, il martello di Thor, oltre a molte altre reliquie.

- La storia dell'energia e della materia oscura, se vogliamo, ha delle basi scientifiche. Infatti secondo delle stime recenti fatte da ricercatori e scienziati, la materia ordinaria (cioè quella che riusciamo ad identificare) rappresenta circa il 4 % della massa dell'universo. Tutto il resto è praticamente un'incognita, e viene definito appunto materia oscura ed energia oscura (nel senso di sconosciuta), e quindi compone il 96 % del cosmo! O_O È una cosa che mi ha sempre affascinata, quindi l'ho utilizzata per questa ff, visto che ci stava bene (?) In fondo, noi poveri midgardiani ne ignoriamo la presenza e l'utilizzo, ma non è detto che facciano altrettanto gli abitanti degli altri otto Regni! ^__^

- Il fatto che Thanos & Co abbiano alleati ad Asgard, non è casuale, ma si rifà alla battuta di Laufey nel film Thor: 'La casa di Odino è colma di traditori." In questa ff non specificherò chi è o chi sono i traditori in questione. *sadica*

- Nei fumetti, la nave che usa Thanos per viaggiare tra i mondi si chiama Santuario II, per questo ho deciso di includere anche questo nome nella storia.

Sono sicura che dovrei aggiungere altro, e che si sono mille altre cose poco chiare o da spiegare (ma si capisce qualcosa di questo capitolo??? T__T), ma non mi viene in mente più nulla... Se avete domande/dubbi/perplessità, non esitate a chiedere!

Il banner è opera di Blue_moon <3

A lunedì prossimo! (sì, stavolta ce la farò!! XD)

Sayuri




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Capitolo 7
*** Il punto di non ritorno ***


Capitolo 1 - La caduta di un dio

Capitolo 7 - Il punto di non ritorno



Loki abbassa lo sguardo, contrariato, cercando di domare il tumulto di pensieri che gli sta infestando la mente. Deglutisce, serrando la mascella e stringendo i pugni con forza, mentre gli passano davanti agli occhi stralci di ricordi e immagini confuse del suo passato. Sono memorie taglienti, dolorose e false, ma ancora non riesce a fare a meno di pensare che sono l'unica cosa che ha.

Quando il Padre degli Dei cadrà, quando quei ricordi saranno solo fumo, e dell'identità che tanto detesta e desidera non resterà nient'altro che cenere, cosa ne sarà di lui? Chi diventerà, Loki di Asgard, quando Asgard stessa verrà dimenticata? Che cosa resterà dell'uomo, del dio, del figlio di Odino... se ora deciderà di lasciare spazio al mostro?

Il dio dell'Inganno serra gli occhi di colpo, voltandosi, e si passa una mano sul viso, tentando di scacciare via l'insicurezza, ricercando la stabilità di una certezza che non possiede.

“Non si torna indietro, asgardiano.”

La voce del Senza Nome gli trafigge i timpani, e lo riporta bruscamente alla realtà. Riapre gli occhi a stento, la vista è sfocata e umida. Inspirando profondamente, riprende a fatica il controllo dei suoi pensieri, e osserva la massa informe di creature striscianti che si agita sotto di lui. E realizza che l'elfo oscuro ha ragione. Non c'è modo di fare un passo indietro, di fermare gli ingranaggi innescati da Thanos, di scegliere.

La sua unica arma è ancora una volta la sua mente, la sua lucida disillusione, la fermezza dei suoi intenti, poco importa ormai se siano giusti o sbagliati. A nulla servono la ragione, l'onore, la rettitudine, quando si è sul baratro della follia. Ha sempre vissuto nell'illusione della libertà; una bugia confortante, ma ora che questa si è infranta in mille pezzi, sa che non potrà mai più rimettere a posto i cocci. E cosa resta a chi non ha più nulla, a chi è caduto e ha toccato il fondo, sprofondando nell'infamia, se non la voglia di rialzarsi, di dimostrarsi invitto?

Avverte i passi dell'Altro farsi più vicini e si volta di scatto, con una strana luce negli occhi.

“Thanos ti attende. Lui può insegnarti la vera forza e donarti l'antica sapienza di cui è portatore, così da curare la tua infantile debolezza. Ti conviene approfittare della sua offerta.”

Loki afferra con un gesto secco lo scettro che gli porge con riluttanza e gli rifila uno sguardo sprezzante, prima di incamminarsi in direzione dello stretto cunicolo che lo ricondurrà dall'ultimo Eterno. Si sente quasi come un condannato a morte che percorre volontariamente la via che lo condurrà al patibolo, ma se è davvero Thanos la sua unica possibilità di riemergere dall'abisso in cui sta sprofondando, la sfrutterà fino in fondo. Ora che stringe tra le dita quel manufatto dorato e ne avverte il potere, si sente più lucido, o vuole credere di esserlo. Non importa come, né con quali mezzi: avrà la sua rivincita, ad ogni costo.




Thanos osserva la figura incerta dell'asgardiano avanzare verso di lui, soddisfatto. Avverte chiaramente la confusione che regna nella sua mente, il caos che potrà sfruttare per farne finalmente una utile pedina. Dovrà solo fare leva sui giusti motivi.

“Hai trovato il Tesseract.”

Non è una domanda, e Loki tace, in attesa.

“Hai anche disubbidito ad un mio ordine, e hai rischiato inutilmente di sprecare la tua unica opportunità di rivalsa. Come puoi sperare di farcela se non comprendi nemmeno la vera natura del potere?”

L'asgardiano aggrotta le sopracciglia, irritato.

“E quale sarebbe?”

Il mostro sogghigna, alzandosi imperiosamente dal suo trono, e si porta di fronte a lui, indicando la luce blu che pulsa sull'estremità dello scettro.

“La conoscenza è potere, e Thanos di Titano non ha mai smesso di accumularne. Da quando sono stato relegato qui, ho sfruttato quest'unica rimembranza della mia forza per vedere ciò che accadeva al di fuori di questo limbo. Ho osservato i passi dei miei nemici, che inconsapevoli vivevano al sicuro di vane certezze, ed individuato i possibili alleati. Attraverso il sapere, ho intessuto la trama dei miei piani, che mi ha condotto fino a te. Se vuoi che il nostro progetto abbia successo, dovrai fare lo stesso.”

Loki poggia l'estremità inferiore dello scettro a terra, stringendone l'asta con forza, facendosi diventare le nocche bianche per la tensione. Dunque è questo il primo segreto del potere, dell'autorità? La conoscenza, e non la violenza, la forza bruta? Non riesce a trattenere una risata ripensando a Thor, alla sua impulsiva irruenza, al suo cieco criterio che ancora una volta si rivela idiota.

“Quindi che cosa devo fare?”

Thanos ricambia il suo sguardo, afferrando senza difficoltà i suoi pensieri.

“Torna sul pianeta dei mortali, impara le loro debolezze, comprendi le loro abilità, e cerca i tuoi alleati. Il Tesseract si adatta al mondo che lo ospita, quindi per attivarlo avrai bisogno del loro aiuto e della loro sepput misera e primitiva tecnologia.”

“Come potrò convincerli a collaborare?”

La voce di Loki è un sibilo velenoso e sprezzante.

“Anche a questo ti servirà il cubo. Quando sarai in grado di esercitare il suo potere, potrai controllare le menti dei mortali, arrivando al punto di svuotare e di rimpiazzare persino i loro pensieri e i loro desideri con ciò che vorrai. Ti basterà fare breccia e infiltrarti nella parte più debole di ogni essere vivente...” Il mostro lascia un attimo la frase in sospeso, per poi colpire il petto di Loki con una della sue enormi dita violacee, squarciando la sua armatura, “... il cuore.”

Il dio dell'Inganno sussulta, avvertendo il liquido caldo e vischioso che fuoriesce da quella nuova ferita colare tra la pelle e il metallo, inesorabilmente, sentendosi dolorosamente esposto.

“C-come?” Riesce solo a mormore una parola spezzata, poi il mostro ritira la mano di colpo, strappandogli un lamento strozzato.

“Lo scettro che tieni tra le dita non è solo un'arma, è stato forgiato anche per un altro scopo. Ti basterà individuare gli umani che ti saranno più utili come alleati, e puntarlo al loro petto. Libererai così l'energia del Tesseract, che ti permetterà di soggiogarli completamente. Questo significa, comunque, che anche una parte della tua mente entrerà nella loro, quindi dovrai sceglierli con cura e osservarli da vicino prima di selezionarli.”

L'agardiano trattiene a stento il suo disappunto, disgustato da quella prospettiva. Gli umani che suo fratello ama tanto sono creature inferiori, meschine e fragili; ancora non si capacita di come abbia potuto la loro compagnia cambiare il dio del Tuono così radicalmente e in così poco tempo. Il fatto che possiedano capacità nascoste è fuori discussione, quindi dev'essere stata per forza colpa di Thor, della sua debolezza. Avere a che fare con quegli inutili insetti lo ripugna, in qualche modo teme di essere infettato anche lui dal rozzo sentimentalismo che ha spazzato via quel poco di senno che restava al figlio primogenito di Odino.

La risata amara di Thanos squarcia il silenzio, interrompendo le sue cupe riflessioni.

“Sei sicuro di ciò che provi, asgardiano? Non è forse indivia quella che senti pulsare in fondo al cuore? Indivia per quegli umani che sono riusciti dove tu e tutta la saggezza di Odino avete fallito? Invidia verso Thor, che è sempre stato e sempre sarà un passo davanti e te, sia nella posizione che negli affetti che tanto affermi di disprezzare, ma che in realtà brami con tale infantile desiderio?”

Lo deride, il mostro deforme, senza pietà, e Loki trema.

Trema per la rabbia e per il dolore, perché quell'atroce beffa è la verità, la sua verità, quella di un figlio cresciuto nell'ombra, di un fratello sempre lasciato indietro, di un principe senza corona, di un dio alla continua rincorsa di ciò che non potrà mai ottenere.

L'ultimo Eterno lo afferra per un braccio, con violenza inaudita, stritolandogli contemporaneamente la mano che stringe lo scettro sotto la sua. La gemma incastonata sotto la punta inizia a pulsare più intensamente, e Loki avverte di nuovo quel gelido potere penetrargli fin dentro le ossa, inarrestabile. Stavolta però sente anche la guida di Thanos, percepisce la sua voce nella testa, che guida i suoi pensieri con prepotenza, fin quando l'onda d'energia generata dal Tesseract non si stabilizza. La sente sfrigolare sotto la pelle, gli brucia gli occhi, ma ha come l'impressione di poterla finalmente controllare, e di non esserne più preda inerme.

“Ora va', torna con la mente su Midgard. Segui il sentiero che hai già percorso e controlla il cubo. Individua quali umani saranno più adatti al nostro piano. Guida i loro pensieri verso il fine primario: l'attivazione del Tesseract, in primo luogo per condurre te nel loro regno e poi con lo scopo di aprire una frattura nel cosmo abbastanza ampia e stabile da connettere la nostre dimensioni.”

Loki annuisce appena, prima di serrare gli occhi e e ripercorrere con la mente la via che già una volta il cubo gli ha svelato. Il viaggio è come sempre estenuante, ma un po' meno doloroso della prima esperienza, e quando giunge a destinazione, più rapidamente del previsto, ha rischiato per un solo momento di perdere il contatto con il suo corpo.

Riapre gli occhi di scatto, attirato dal potere del Tesseract ormai così vicino, ma è costretto a schermarsi il viso con un braccio.

Rispetto alla sua ultima visita, l'ambiente in cui è custodito il cubo è molto più ampio e luminoso, e brulica di febbrile attività. Ovunque sono stati posizionati gli strani marchingegni che gli umani utilizzano per analizzare la realtà, dato che non riescono a leggerne la struttura con i soli occhi, come invece può fare lui senza difficoltà. Avanza tra fili e carcasse di metallo luminescente, inconsapevolmente evitato dal via vai dei mortali, che in qualche modo avvertono la sua presenza senza esserne però coscienti.

Giunge di fronte al Tesseract, incastonato in uno strana cesellatura metallica, e allunga una mano, sfiorandone lievemente la superficie. Si guarda intorno divertito mentre un suono di allarme intermittente si diffonde dagli strumenti di analisi midgardiani e gli umani iniziano a correre presi dal panico, raggruppandosi dietro a schermi luminosi. Di fronte a uno di questi individua il dottor Selvig, prontamente raggiunto dall'uomo con la benda sull'occhio.

“Direttore Fury...” Bisbiglia lo studioso, più euforico che impaurito, indicando, evidentemente, dei dati sul funzionamento del Tesseract.

“Dottore, che succede?”

“C'è stato un picco. I dati sono perfettamente coerenti con la teoria Foster. Forse ora potremo iniziare a comprendere meglio come funziona il dispositivo, e magari provare ad usarlo.”

Loki assorbe l'energia del cubo e si pone di fianco a Selvig, usandola per infiltrarsi nei pensieri entusiasti dell'umano.

“Usarlo per cosa?” Domanda Fury, dubbioso.

Per aprire un portale.” Suggerisce il dio dell'Inganno all'orecchio dello studioso, che ripete le sue parole con uno strano smarrimento nello sguardo.

Il volto dell'uomo in nero si contrae impercettibilmente, come a nascondere un pensiero, che però Loki riesce a cogliere. Sembra sollevato, il dottor Selvig non ha intuito che il vero scopo per cui stanno analizzando il Tesseract è un altro, e che lo stanno già utilizzando per costruire armi.

Patetici umani, che fingono di ricercare il bene quando in realtà seguono soltanto i loro più bassi e volgari istinti.

“Come pensa di farlo, dottore?” Chiede con voce ferma Fury, fissando il cubo.

“Troverò un modo di imbrigliare l'energia del Tesseract, basterà creare un dispositivo in grado di contenerne le radiazioni, poi con la giusta stimolazione...”

“È sicuro di riuscirci?” Domanda il direttore, alzando la voce mentre arretra di qualche passo e gli dà le spalle.

“Ci proverò”, replica Selvig ridacchiando nervosamente, poi si volta e fa per proseguire, ma ormai Fury si è allontanato e lo ha lasciandolo solo al suo lavoro. Il dottore alza le spalle e riprende assorto le sue analisi, sotto lo sguardo vigile e invisibile di Loki. L'asgardiano esercita ancora il potere del Tesseract per entrargli nella mente e guidare i suoi pensieri, permettendogli una più rapida chiarezza di calcolo.

Dopo qualche minuto, soddisfatto, si allontana. Ha trovato il suo primo alleato, gli sarà utile in molti modi, non solo per l'adempimento dei piani di Thanos, ma anche per ferire Thor. Gli rimane poco tempo però, contenere l'energia del cubo lo sta sfinendo, deve sbrigarsi a cercare altre pedine. Sceglie un altro mortale che sembra dirigere le attività a terra, ma ancora non ha trovato chi cerca, la persona che ha il compito di sorvegliare tutte le attività, sotto il diretto controllo dell'uomo con la benda.

Si guarda intorno con circospezione e individua l'umano che sembra fare al caso suo. È appostato in alto, come un rapace, e controlla la situazione da quella distanza con attenzione. Loki si porta vicino a lui, e per un istante fatica a mantenere la concentrazione, stordito dall'immenso potere che gli scorre con irruenza nelle vene. Comincia davvero ad essere troppo debole.

L'uomo di fronte a lui è appoggiato con le braccia incrociate alla balaustra di metallo, e tiene al suo fianco un arco e una faretra. Armi inconsuete e antiquate per un mortale.

Il dio si infiltra nei suoi pensieri, scoprendo un labirinto fitto e intricato, tipico di chi è abituato a tenere segreti e a nascondere la verità. Eppure sembra convinto di essere dalla parte del giusto, di mentire per una giusta causa. Ridicolo.
Comunque gli sarà sicuramente utile, sembra essere a conoscenza di parecchie cose di cui altri non sospettano neppure l'esistenza.

Frugando nei suoi ricordi trova molte informazioni interessanti: Fury gli ha concesso completa fiducia, e la sua più grande debolezza pare avere il volto di una donna. Trova persino una memoria sorprendentemente divertente: un Thor senza poteri, ricoperto di fango e dei resti di un'inutile vanagloria, sotto una pioggia incessante, che si riscopre debole e indegno, incapace di sollevare Mjolnir.

È quella l'ultima immagine che si stampa nella mente di Loki, prima che si ricongiunga al suo corpo e che torni al cospetto di Thanos, e il dio la custodisce con cura, quasi fosse un segno del Fato, un presagio del suo imminente successo.





***





Angolo autrice

Prima o poi riuscirò ad essere puntuale come mi propongo negli aggiornamenti... ^^

Comunque, ritornare Lokicentric dopo un capitolo quasi totalmente incentrato su altri personaggi è stata davvero un'impresa, e non sono certa di esserci riuscita del tutto. Mi sono riguardata per l'ennesima volta tutti i video più deprimenti che lo riguardano che ho, con il risultato di ritrovarmi ad avere un umore piuttosto tetro e piagnucoloso per mezza giornata! XD Spesso quando faccio POV lunghi di Loki ho come l'impressione di non arrivare mai da nessuna parte, perché il ragazzo mi viene sempre con continui sbalzi di umore e di pensieri... :S Mah. Facciamo finta che sia per la sua proverbiale imprevedibilità e propensione all'inganno e non al mio disturbo bipolare ormai più che evidente! XD

Cosa volevo raggiungere con questo capitolo? (A parte il nuovo record per quantità di domande retoriche?^^)

- Utilizzare una citazione 'originale' del caro Thanos, presa dai fumetti (o almeno così dice Wikipedia), ovvero "La conoscenza è potere, e Thanos di Titano non ha ancora smesso di accumulare potere". L'ho un po' modificata per farla stare nella storia, ma è un concetto che mi ha colpito fin da subito. Nel prossimo (ed ultimo, ebbene sì) capitolo conto di utilizzarne un'altra, in fondo non ha ancora finito di manipolar...ehm, istruire Loki.

- Provare a dare un senso alla prima frase che Loki pronuncia nel film The Avengers, ovvero "Tu hai cuore", mentre soggioga il buon Occhio di Falco. Vi prego, ditemi che non sono stata a l'unica a rimanere così O_O? e a non capire cosa capperi volesse dire. Inoltre Loki è sempre stato un passo davanti agli Avengers, per buona metà del film, quindi mi sembrava plausibile che si fosse 'preparato' alla conquista tornando di nuovo da Selvig e Co per studiare una tattica e scegliere chi usare come 'scimmia volante' XD.

- Inserire Clint Burton <3 (sì, Blue_moon, l'ho fatto anche per te, visto che è il tuo preferito! XD)

- Completare la 'trasformazione' di Loki, che tra i due film cambia davvero molto, sia per atteggiamento che per 'cattiveria'. Spero di aver reso il tutto abbastanza graduale e credibile... >_< In buona parte, seconda la mia personalissima visione delle cose, il suo cambiamento è opera di Thanos e del Tesseract, e spalleggio abbastanza questa teoria secondo cui Loki è sotto diretto controllo di Thanos. (A 'dimostrarlo' ci sarebbe la questione del colore degli occhi di Loki, che nel primo film e nei fumetti sono innegabilmente verdi, mentre in The Avengers sono blu/azzurri, chi mastica l'inglese può leggersi la pagina in link.)

Piccola precisazione: l'immagine finale che Loki "vede" nei ricordi di Occhio di Falco si riferisce a quanto è davvero successo nel film 'Thor' al dio del Tuono, quando non è riuscito a sollevare il martello Mjolnir, fatti di cui Clint è stato realmente testimone.

Sempre disponibile a critiche, consigli, lancio di uova, ortaggi e quant'altro! :3


Alla settimana prossima! (si spera di lunedì, io continuo a insistere! XD)

Sayuri


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Capitolo 8
*** L'ascesa del caduto ***


Capitolo 1 - La caduta di un dio
Capitolo 8 - L'ascesa del caduto


Mentre cammina a passo lento e misurato, percorrendo gli stretti sentieri scavati nella roccia che lo separano dallo spiazzo dove lo aspetta Thanos, Loki riflette.

La sfera di luce blu incastonata nello scettro dorato che stringe con forza tra le dita pulsa sempre più intensamente, segno che il momento della sua partenza è ormai prossimo. Resta un momento ipnotizzato a rimirare quel palpito di luce, chiedendosi per l'ennesima volta come abbiano fatto i suoi pericolosi alleati a ricreare quella copia del potere del Tesseract, dato che il cubo è stato sempre al di fuori della loro portata.

Ha provato a chiedere spiegazioni all'elfo oscuro, ma come risposta ha ottenuto solo una risata sprezzante ed enigmi che non ha compreso pienamente. È riuscito solo ad intuire che il Tesseract era già stato attivato una volta, non molto tempo prima, da un umano che si credeva superiore agli altri della sua razza. Ma anche se pretendeva di essere in grado di controllarne ed usarne il potere, la sua mente non ne era all'altezza e aveva perso il controllo, finendo per aprire una finestra spazio-temporale troppo instabile, che lo aveva teletrasportato nel Limbo, morente, mentre il Tesseract era rimasto su Midgard.

Evidentemente quando Thanos e l'ultimo Eterno avevano recuperato quel che restava del suo corpo, avevano trovato anche qualcos'altro.

Il dio dell'Inganno scuote la testa, riprendendo a camminare. Far luce su di un dettaglio così insignificante non ha alcuna importanza al momento, sarebbe un'inutile perdita di tempo.

Finalmente sta per ottenere ciò che desidera.

Se non fosse per i suoi continui viaggi nel mondo dei mortali, non saprebbe dire da quanto tempo si trovi nel Limbo controllato da Thanos, a strisciare nelle tenebre dell'abisso.

In quella porzione nascosta di universo niente cambia, nemmeno le ombre, mentre su Midgard passano le ore, i giorni, i mesi; persino il cielo è in continuo movimento. Le stelle sorgono e muoiono ogni giorno, in un ciclo infinito e immutabile, proprio come l'effimera esistenza degli umani che lo osservano con tanto interesse, inconsapevoli.

Più volte Loki si è domandato quale sia il senso della loro vita, per quale assurdo motivo si affannino tanto nel vano tentativo di raggiungere una meta a loro impossibile. Qualsiasi cosa ottengano, la perdono.
La felicità, il successo, il potere... tutto presto o tardi si annulla, e quando giunge l'ora la mano fredda della morte non accetta regali e non risparmia nessuno. L'ultimo respiro relega allo stesso Oblio re e schiavi, saggi e stolti, vincitori e perdenti.

I mortali non fanno altro che ingannare se stessi pensando di poter cambiare qualcosa, di poter avere un'altra occasione, di essere liberi, ma se aprissero gli occhi capirebbero la verità che il Fato pone davanti ai loro occhi sin dalla nascita, ma che si ostinano a voler ignorare. Il loro primo respiro è un assaggio del dolore da cui non potranno mai sfuggire, l'ultimo un monumento silenzioso al rimpianto.

Forse, inconsciamente, i midgardiani sanno di essere senza speranza. Probabilmente è per questo che si dibattono freneticamente come insetti nella fitta ragnatela del tempo e che spargono senza remore il loro stesso sangue, uccidendosi in massa come bestie. Se rimanessero fermi, se non riempissero la loro misera esistenza di sogni e illusioni, sarebbero costretti a vedere e a comprendere il non-senso del loro essere.

Loki non capisce bene per quale motivo, ma queste riflessioni turbano la sua mente più di quanto voglia ammettere. C'è qualcosa di innaturale, di degradante, di profondamente sbagliato nel fatto che lui, il dio dell'Inganno, il figlio di Odino, riesca a comprendere così chiaramente la vera natura dei mortali. Se non fosse così certo di essere tanto superiore a loro... No, di certo è tutto merito del potere del Tesseract, se riesce ad intuire con tanta precisione gli intrecci che compongono la materia e ne muovono gli intenti.

Ed ora che sa usare questo potere, che lo può esercitare liberamente, potrà cambiare le cose per sempre. Dimostrerà agli umani quanto siano ciechi, e a Thor quanto il suo affetto nei loro confronti sia inutile e malriposto. Il primogenito, il possente, verrà sbugiardato, rivelandosi nient'altro che un arrogante fantoccio nelle mani di Odino.

Mentre lui, forte del suo nuovo proposito, riotterrà il ruolo che gli è stato sottratto ingiustamente con il tradimento e l'infamia.

Anche lui è nato per essere re, e se Asgard non può essere il suo trono, lo sarà Midgard.




Manca poco.

Così poco che l'aspettazione sembra dilatare all'infinito l'attesa, ma il Senza Nome non si lascia sopraffare dal nervosismo.

Durante il corso di incalcolabili ere, Lui gli ha insegnato che la pazienza ha un valore e che il tempo è un utile alleato, il miglior terreno in cui coltivare il seme della vendetta. In principio, quand'era accecato dalla rabbia e dall'impulsività, aveva diffidato delle sue parole; ma ora, dopo tutto quello che ha fatto per lui, non dubita più.

Thanos ha organizzato ogni cosa, previsto ogni mossa, esorcizzato ogni possibilità di insuccesso. Se anche quel patetico asgardiano dovesse fallire, data la sua mancanza congenita di convinzione e l'inaffidabilità della sua mente deviata, il suo piano non si potrà più fermare. Avranno finalmente la loro rivincita su Odino, su Asgard, sul Fato stesso.

Avranno giustizia.

Le labbra raggrinzite e incise d'odio dell'elfo oscuro si tendono in un bieco sorriso, mentre si inchina al cospetto dello scranno di Thanos.
L'ultimo Eterno, imponente e terribile, gli volge le spalle. Non si volta nemmeno, anche se l'ha sentito arrivare, e lo trafigge con la sua voce risonante.

"Parla."

"Mio Signore, tutto è pronto. Ho informato i nostri alleati del ritrovamento del Tesseract e del suo imminente risveglio."

Thanos sogghigna, soddisfatto.

"All'alba Asgard avrà una bella sorpresa. Cosa hai detto di preciso ai tuoi sottoposti a Svartalfheim?"

"Che il cubo è in mano a dei miseri mortali, che vorrebbero avere il suo potere; ma che il nostro alleato conosce il suo funzionamento come loro saranno mai in grado di fare, ed è pronto per governare. La nostra forza, i nostri Chitauri, lo seguiranno..."

La cupa risata dell'ultimo Eterno si infrange sulle rocce ed echeggia nell'aria. Il preludio di un inevitabile trionfo.

"...un mondo sarà suo. L'universo, Vostro."

Thanos si erge in piedi di scatto, negli occhi la luce di una furia disarmante.

Finalmente.

Il segno del sorriso che si forma sul suo volto deforme sembra un taglio nella pietra, mentre fissa un punto distante nel cielo, oltre le stelle, dove solo lui può arrivare a vedere.

"Il fuoco della mia giusta collera, trattenuto troppo a lungo nel buio e nel silenzio di un passato dimenticato, inghiottirà Midgard per prima. La sconfitta dei mortali sarà un monito che non potrà essere ignorato."

Il Senza Nome allarga lentamente le braccia, restando in ginocchio, infervorato dalla visione della vittoria che li attende, e afferma:

"E gli umani, che cosa possono fare, se non bruciare?"




Quando giunge al cospetto di Thanos, Loki inspira profondamente, poggiando lo scettro a terra con un gesto secco. L'elfo oscuro si volta di scatto verso di lui, infastidito come sempre dalla sua sola presenza. Lo osserva rialzarsi da terra, fare un'ulteriore deferenza in direzione del Titano e sparire al di là di una roccia.

L'ultimo Eterno guarda nella sua direzione con aria divertita, e gli si avvicina. Ogni suo passo è una minaccia, e il dio non riesce a reprimere quel terrore sordo che gli imbriglia il cuore tutte le volte che incontra quello sguardo spietato. Per la prima volta si domanda cosa gli farà se dovesse fallire.

"Sei pronto, asgardiano? Ormai sei in grado di utilizzare lo scettro per collegarti al potere del Tesseract, e attivarlo. Se gli umani sono stati capaci di costruire una struttura che possa sorreggere un portale, giungerai sul loro mondo senza grossi danni."

Loki annuisce gravemente, simulando un sorriso.

Thanos si pone di fronte a lui, afferrando per un momento l'asta dorata dello scettro, che inizia a vibrare intensamente, mentre la fulgida sfera blu diventa incandescente. L'asgardiano si riscopre ad avere il respiro affannoso e il battito accelerato, e sposta lo sguardo da quella luce blu che martella sempre più velocemente al volto deforme del mostro che lo sovrasta.

"Ricordati il motivo per cui ti ho fatto dono del mio sapere. Il potere non è un fine, ma un mezzo per raggiungere un fine. Non venir meno al nostro scopo, e non mi deludere."

"Non lo farò."

Questa volta il sorriso che attraversa il viso pallido di Loki è vero, una smorfia perversa di puro trionfo; e gli occhi che rispondono alle parole dell'ultimo Eterno recano il colore della sfida. Sente l'energia del cubo che gli scorre nelle vene, sempre più forte, e si concede il lusso di un'assoluta sicurezza.

Non fallirà.

Come può, con tutto quel potere tra le mani?

Il suo corpo inizia a scomporsi in minuscoli frammenti di luce e ombra, e di Thanos e del Limbo non rimane altro che un'impronta vaga in fondo agli occhi. Segue il sentiero nascosto tra le stelle che il Tesseract ha già svelato più volte alla sua mente, ma stavolta avverte la muta consapevolezza del peso del suo corpo.

Quando il suo viaggio ha termine, e si ritrova in ginocchio su un pavimento di metallo, il male atroce che accompagna il ridestarsi delle sue membra è quasi un sollievo, e il dolore che gli provoca il respirare nuovamente aria libera è quasi inebriante.

Apre gli occhi e solleva il viso lentamente, inspirando con forza. Quando riesce a mettere a fuoco l'ambiente che lo circonda comprende che tutto è andato secondo i piani, e a quei volti umani che lo fissano impauriti rivolge un sorriso crudele.

Stringe con forza lo scettro tra le dita e si alza in piedi.

La sua rinascita è cominciata.







***






Angolo autrice

Chiedo umilmente venia per il ritardo, ma sono rimasta senza Internet per alcuni giorni... ç___ç

Dunque, ci siamo. O__O È arrivato anche l'ultimo capitolo di questa storia, e ho cercato di condensarci dentro tutto quello che mi restava da raccontare.
Una delle (tante) cose che mi sono chiesta guardando The Avengers è: da dove ha avuto origine lo scettro? Innegabilmente è legato al Tesseract, che però è sulla Terra, il che implica notevoli problematiche 'logistiche'. Quindi, per cercare di dare una spiegazione (?) plausibile (??), ho dato vita a uno dei miei soliti deliri [XD] che prende spunto dal film Captain America, che adoro *^*, consiglio a chi per caso non l'ha visto di rimediare al più presto, perché secondo me merita tantissimo. Io l'ho rivisto di recente, ed arrivata ad una certa scena, verso la fine (vi do un aiutino, Teschio Rosso + Tesseract) mi è venuta un'illuminazione (magari era meglio una botta in testa?? :S),e ho ripensato ad una cosa che dice Cap in The Avengers a proposito dello scettro: "Sembra funzionare come un'arma dell'Hydra" et voilà! È nato l'inizio di quest'ultimo capitolo. Sono sempre tormentata dal solito dubbio, se si capisce cosa intendo dire, spero di sì, altrimenti sono disponibile a spiegazioni e chiarimenti! ^_^

Non so se si nota, ma la riflessione non proprio lusinghiera che fa Loki sulla natura degli umani ha una duplice valenza, nella mia personale visione del personaggio molto di ciò che pensa lo potrebbe benissimo applicare anche a se stesso... :(

La conversazione tra Thanos e l'Altro è un rimaneggiamento del dialogo iniziale di The Avengers, l'ho un po' modificato per esigenze di trama e per cercare di mantenermi più fedele all'originale, chi è così in fissa come me da averlo guardato pure in lingua inglese potrà capire cosa cambia! La scena finale, invece, riprende l'arrivo di Loki sulla Terra in The Avengers.

La frase "Il potere non è un fine, ma un mezzo per raggiungere un fine" è una citazione dai fumetti Marvel, dove è pronunciata proprio da Thanos.

Come ultima cosa, ma non meno importante, ringrazio di cuore chiunque abbia deciso di accompagnarmi in questo viaggio nella fantasia (in particolare Blue_moon [autrice dei bellissimi banner della storia! *_*], Callie_Stephanides, Butterfly90, Angeline Farewell, paoletta76, _Loki_, Sabriel, rose_princess, Nym_love_Loki e LaurenMsLoki), spero di avervi fatto passare qualche ora piacevole e spensierata. Se vi va di tenermi di nuovo compagnia, appuntamento a lunedì 11 febbraio per il sequel, sempre su questi schermi! XD

GRAZIE <3 <3


Sayuri




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