Cronache di un sogno chiamato Hayase

di _Haru_chan_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo-Vorrei vederti ***
Capitolo 3: *** Il mare di Thomas ***
Capitolo 4: *** La Vita di Yui ***
Capitolo 5: *** Thomas e Yui ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Cronache di un sogno chiamato Hayase – Prologo

 

Hayase Reheart ha tredici anni, ma non va a scuola come tutte le ragazze della sua età, non ci è mai andata.
Hayase Reheart è l'unica figlia di quella che era la famiglia più facoltosa di Anotherville. Ma non è esatto. E' l'unica figlia dell'ereditiera della fortuna dei Reheart.
Hayase non ha un padre, non sa chi sia, né se effettivamente esista e, in pratica, non ha nemmeno una madre, non più. Non sa di preciso che fine abbia fatto la donna che dovrebbe chiamare “mamma”.
Non ha nemmeno un ricordo di loro.
Il primo ricordo di Hayase è Thomas. Lui l'ha trovata, era entrato per una di quelle stupide prove di coraggio nell'enorme villa abbandonata dei Reheart, che in città era ritenuta stregata, poiché sembrava che dal suo interno provenissero ininterrottamente dei lamenti strazianti, come pianti di bambino.
Lui l'ha trovata rannicchiata in un lenzuolo sporco, i capelli rossi unti e appiccicati alla fronte, i grandi occhi dalle pupille bianche arrossati e ancora pieni di lacrime calde.
L'ha trovata, e si è preso cura di lei, nonostante fosse solo un bambino di sei anni.
Lui l'ha trovata, e da quel giorno la casa ha smesso per sempre di essere fonte di lamenti.

 

Thomas è l'unica persona con cui Hayase parla.
E' l'unica persona che Hayase conosce, perché Hayase Reheart non ha mai avuto un'amica.
Non ne ha mai avuta una, perché l'avrebbero sicuramente considerata strana.
Lei ha i capelli di un rosso così acceso che sembrano colorati con una penna a gel.
Le sue pupille sono bianche, e non si dilatano né restringono a contatto con la luce.
Non lo fanno, perché non possono vederla, quella luce.
Hayase Reheart ha tredici anni, i capelli così rossi che sembrano colorati con una penna a gel, le pupille bianche, ed è cieca.

***

 

Thomas Shoone ama suonare il flauto, anche se molti insinuano che sia uno strumento femminile.
Anche Hayase lo prende spesso in giro per questo, ma, a differenza dei ragazzi che lo insultano pesantemente a causa della sua passione, lei lo fa in modo affettuoso, e ama ascoltarlo mentre suona.
Thomas Shoone ha diciassette anni, ed è un ragazzo normale.
O meglio, lo sarebbe se non fosse l'unico amico di Hayase.
Thomas Shoone suona il flauto, è un ragazzo normale ed è l'unica persona a conoscenza dell'esistenza di Hayase.
Hayase per lui è tutto, è l'unica persona con cui possa sentirsi veramente bene.
Perché lei al contrario dei suoi genitori, non lo maltratta, e, al contrario dei suoi compagni di classe, non lo esclude né lo fa sentire inferiore.
Hayase lo ha trovato, sembrava un piccolo angelo caduto dal cielo, avvolto in un lenzuolo sporco.
L'ha veramente scambiata per un angelo a cui avessero strappato le ali.

 

E quel giorno Thomas decise che l'avrebbe protetto dal resto del mondo, dalla crudeltà degli uomini, quell'angelo senza ali, a qualunque costo.

 

Se potesse, Thomas sa che si innamorerrebe di Hayase, ma non ne ha il permesso. Perché ad Otherville, come in ogni città dello stato di Dreamer, è obbligatorio avere il consenso del Governo per potersi innamorare di una persona. Ma, considerando che nessuno è a conoscenza dell'esistenza di Hayase, come può chiedere il permesso di amare un fantasma?
Eppure, Hayase è l'unica persona con cui immagina il suo futuro.
Ognuno è il mondo dell'altro, l'asse di equilibrio che consente alla loro vita di scorrere pacifica. E se questo equilibrio si spezzasse?

 

 

 

Note d'autrice. Cercherò di essere seria, promesso xD:  E' molto corto questo primo capitolo, lo so, ma è solo il prologo, e lo scopo è più incuriosirvi che non darvi una panoramica della situazione.
Dal prossimo capitolo (che posterò a breve, in quanto, mentre voi leggete, è già in fase di scrittura) cambierò anche stile narrativo, e si scopriranno molte più cose.
Soprattutto Thomas, lui è quello che vorrei approfondire di più, è un personaggio che mi piace.
Il titolo della fan fiction è provvisorio, in quanto non sono ancora molto sicura di come finirà. O meglio, ho già scritto l'ultima frase, ma quasi tutto il mezzo è un grande bo xD
Quanto amo Hayase *w* in realtà, lei è nata da un disegno che ho fatto perché non mi venivano i compiti di geometria analitica. L'ho disegnata con una penna a gel rossa e mi sono dimenticata di colorare di nero le pupille xD Poi la mia mente ha cominciato a volare oltre i limiti della demenza, e alla fine ne è uscita una storia.
Dedico questo primo capitolo alle mie due più care amiche, _Luna_Nuova_ e Sophie88.
Spero che ti abbia incuriosito almeno un pochino, e, te lo chiedo per favore, fammi sapere che cosa ne pensi, accetto più che volentieri sia consigli che critiche, dato che, in quanto è la prima fan fiction su questa sezione, non sono molto esperta ^ ^''

Alla prossima!!
Sempre vostra,
_Haru_chan_

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Capitolo 2
*** Capitolo primo-Vorrei vederti ***


Cronache di un sogno chiamato Hayase- Capitolo Primo- Vorrei vederti

 

Thomas si affrettò a percorrere la strada che da scuola lo avrebbe portato a villa Reheart. Si muoveva veloce e agile fra le strette stradine abbandonate e ormai cadute in rovina che usava come scorciatoia e nascondiglio.

Gemette di dolore, quando per sbaglio strusciò il braccio sinistro contro il muro scrostato della via più stretta: quel giorno c'era stata una rissa, all'intervallo, e lui, neanche a dirlo, ne era uscito pesto e livido, gli insegnanti avevano fatto finta di non vedere nulla. E, d'altronde anche lui aveva fatto finta di non avere lividi sulla pelle, certo, era scorretto tacere e farla passare sempre liscia ai suoi compagni, ma, in fondo, non era niente di nuovo, era solo la classica routine. E ormai ci si stava abituando. E la parte difficile di tutto questo non era nasconderlo a se stesso o agli insegnanti, bensì a Hayase.

Si dondolò avanti e indietro sulle gambe, cercando di mettere a tacere quei pensieri ed assecondando il ritmo della musica che attraverso gli auricolari gli sfociava direttamente nelle orecchie, mentre aspettava che il semaforo cambiasse colore e gli desse il permesso di attraversare.

Camminò svelto sulle strisce pedonali, poi si infilò nell'angusta via che lo avrebbe portato all'entrata secondaria della villa. Spinse la porta che penzolava sui cardini arrugginiti, attento a non farla cigolare, ed entrò controllando che nessuno lo vedesse. Dopodiché la riaccostò piano, senza però chiuderla a chiave; non aveva nemmeno la serratura, quella porta, e farla rifare avrebbe potuto insospettire qualcuno.

Percorse il corridoio riccamente decorato fino alla base dello scalone. Lei era lì.

Sedeva sul primo scalino, esattamente dove l'aveva lasciata lui quella stessa mattina.

Nonostante Thomas avesse prestato attenzione a fare meno rumore possibile, Hayase si era già accorta di lui, e lo aspettava con il sorriso sulle labbra.

<< Tutto bene, oggi? >> gli chiese gentile, non appena Thomas le si avvicinò.

<< Il solito >> rispose lui, sedendosi a destra della ragazza.

<< E' andata male? >> indagò Hayase, appoggiandosi alla spalla sinistra del ragazzo.

Thomas gemette ancora di dolore, al contatto fra il corpo di Hayase e i numerosi lividi che aveva riportato sul braccio.

Lei se ne accorse, e sul suo viso fece capolino un'espressione preoccupata.

<< Ti hanno picchiato? E' per questo che hai sentito male, hai riportato dei lividi? >>

Thomas non rispose, non voleva che Hayase si preoccupasse per lui.

<< Tu non mi dici mai niente quando ti picchiano, anche se ti fa male. Anche adesso, magari, hai il viso pieno di lividi e io non posso vederlo >>

La voce di Hayase era incrinata dalla paura che il ragazzo potesse soffrire e dal dispiacere di non poter far nulla per aiutarlo.

Thomas le circondò le spalle con un braccio, in un goffo abbraccio.

<< Sai, a volte vorrei poterti vedere... >>

Thomas la guardò negli occhi, in quegli occhi costantemente spalancati su un mondo che cercavano disperatamente di vedere, in quegli occhi così espressivi, seppur vuoti.

<< Guardami – le disse – io lo sto facendo >>

Hayase arrossì un poco a quell'esclamazione così diretta e profonda, e puntò il suo sguardo incapace di vedere dove sapeva che erano gli occhi di Thomas.

Thomas trasalì, poiché, nonostante sapesse fin troppo bene che per Hayase fosse impossibile vedere il mondo che la circondava, per un attimo gli parve che lei potesse percepire la sua immagine, esaminare i contorni del suo viso e perdersi nel colore dei suoi occhi.

E Hayase ebbe la stessa sensazione, in quel mare di felicità che provava ogni volta che Thomas si trovava al suo fianco, per un attimo credette di riuscire a vederlo.

Fu solo un'immagine momentanea, una macchia di quello che sentiva chiamare “colore”.

Poi il buio l'inghiottì di nuovo.

Hayase fu sopraffatta dall'emozione, e chiuse gli occhi, quasi a voler riafferrare quell'immagine così sfuggente che l'aveva abbagliata. Era come tenere fra le mani dell'acqua; per quanto Hayase potesse sforzarsi di serrare le mani il più possibile, la fresca acqua avrebbe presto trovato una nuova falla da cui fuoriuscire, lasciando dietro di sé solo una traccia di bagnato.

Strinse ancora di più le palpebre, come se avesse voluto serrarle insieme, e non riaprirle più.

Non riuscì a riafferrare l'immagine, che scivolò via per sempre.

<< Un giorno potrai vedermi come si deve >>

Hayase alzò di scatto la testa, in direzione della voce di Thomas, che, alzatosi in piedi, aveva pronunciato la frase.

<< Te lo prometto >>

Hayase non poté far altro che annuire, e sorridere.

Thomas le passò una mano fra quei capelli così rossi da sembrare finti, e non poté fare a meno di sorridere a sua volta, promettendosi che avrebbe fatto anche l'impossibile pur di mantenere la parola data.

 

Thomas chiuse di scatto il libro cha aveva davanti a se, e si agitò un po' sulla sedia, a disagio, prima di parlare.

<< Hayase, posso restare a dormire qui, per questa notte? >>

La domanda del ragazzo stupì Hayase, dato che, in undici anni che si conoscevano, lui aveva pernottato da lei solo un paio di volte.

<< E' successo qualcosa di brutto a casa tua? >> indagò, per scoprire la causa di quella richiesta così inaspettata.

Thomas si limitò a stringersi nelle spalle con un'espressione colpevole hce la ragazza non poté vedere: non parlava spesso ad Hayase della sua situazione familiare.

<< I tuoi genitori non si preoccuperanno? >> chiese allora lei, convinta dal silenzio di Thomas che non avrebbe avuto una spiegazione, anche se era abbastanza sicura della risposta.

Thomas sbuffò. La sua non era certamente una famiglia di quel tipo. Suo padre non era mai a casa, e quando c'era, non faceva che progettare piani di lavoro o prendersela con la moglie. Sua madre era troppo occupata ad arrabbiarsi con entrambi i suoi figli per sfogarsi per preoccuparsi di fare decentemente la madre. E la sorella maggiore di Thomas, talmente magra che, nonostante i dieci anni di differenza, i suoi vestiti andavano bene ad Hayase, era decisamente troppo occupata a cercare di piacere a quelli che lei chiamava con orgoglio “amici”, ma che la sfruttavano appena se ne presentava l'occasione.

In conclusione, no, nessuno si sarebbe preoccupato per Thomas.

La sua famiglia era lei. Hayase.

<< La cosa che per me è davvero importante è che non sia tu a doverti preoccupare per me >>

Hayase sorrise, messa un po' in imbarazzo.

<< Allora resta pure per la notte >>

Resta pure per sempre, resta, avrebbe voluto aggiungere, ma sapeva fin troppo bene di non poterlo fare.

 

 

Angolo autrice.

Millecentodieci parole esatte! Mai stata così precisa in vita mia xD

Questa volta non ho molto da aggiungere, se non che spero di aggiornare presto, e che ringrazio le anime pie che hanno recensito il prologo ^^

E, no, non sono pazza, Hayase non riuscirà ad acquisire la vista (probabilmente), c'è una spiegazione a tutto u.ù.

Sempre vostra,

_Haru_chan_

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Capitolo 3
*** Il mare di Thomas ***


Cronache di un sogno chiamato Hayase - Capitolo Secondo - Il mare di Thomas

 

Thomas rimase per qualche minuto ad osservare la figura addormentata di Hayase.

I capelli rossi le ricadevano disordinati sul viso, e tutt'intorno sul cuscino verde mela.

Il petto si alzava a abbassava ritmicamente, scandendo i placidi respiri del sonno.

Una mano stringeva leggrmentala coperta, verde anch'essa, e l'altra era poggiata al fianco del viso.

Decise che l'avrebbe lasciata dormire ancora un po'. Poi le avrebbe dato la grande notizia.

 

Hayase si stupì di non essere, come tutte le mattine, svegliata da Thomas.

Solitamente, nei giorni di scuola, passava da lei a darle la sveglia e a fare colazione prima di dirigersi verso l'istituto, e nei giorni di vacanza passava le giornate con lei.

Poi si ricordò che lui aveva dormito da lei, quella notte.

<< Buongiorno >>

La voce di Thomas le giunse dolce alle orecchie.

<< 'Giorno. Niente scuola, oggi? >> chiese, intuendo che l'ora di andare a scuola era passato già da un po'.

<< No, oggi è vacanza! >> esclamò Thomas, felice di poter saltare un giorno << ma più tardi c'è un regalo che ti aspetta >>

<< Regalo? >> ripeté Hayase, stupita << Come mai mi fai un regalo, oggi? >>

Thomas sorrise, anche se Hayase non poteva vederlo.

<< Non è proprio un vero regalo... >> disse, rimanendo sul vago.

<< E cos'è ? >> Chiese lei, ormai preda della curiosità.

<< Qualcosa che non hai mai fatto >> Thomas si stava divertendo a tenerla sulle spine.

<< Cioè? >> Hayase fremeva dalla curiosità.

<< Diciamo che è un regalo per te, ma che non è tuo >> Thomas allargò il suo sorriso, mentre Hayase diventava sempre più curiosa.

<< Dài, dimmelo! Per favore >>

Thomas rise di gusto, davanti all'impazienza di Hayase.

<< Va bene, ma promettimi che farai come ti dico: è un regalo un po' speciale >>

<< Prometto che farò come mi dirai >> ripeté Hayase, divorata dalla curiosità.

<< Sai cos'è il mare? >>

Sul volto di Thomas si dipinse un sorriso dolce dopo che ebbe visto l'espressione confusa di Hayase.

<< Vorresti andarci? >>

<< E' bello? >>

<< Bellissimo >>

<< Mi ci porteresti? >>

Thomas sorrise ancora, grato per aver conosciuto quella splendida ragazza che è Hayase..

 

Hayase era eccitatissima, in quanto non aveva mai messo piede fuori di casa, e il piccolo giardino sul retro della villa non faceva testo.

Thomas aveva preparato tutto: non era permesso a un ragazzo e una ragazza di uscire senza aver prima chiesto il permesso al Governo, quindi avrebbero fatto finta di essere fratelli; le Sentinelle erano molto severe, ma in genere non chiedevano i documenti ai ragazzi.

Approfittando delle scusa del sole, Thomas aveva fatto indossare ad Hayase un grosso paio di occhiali da sole, di modo che nessuno avesse potuto notare la particolarità dei suoi occhi.

<< In caso te lo chiedano, tu sei mia sorella: Elizabeth Shoone, capito? >> si raccomandò, prima di uscire.

Hayase annuì.

<< D'accordo... Tienimi stretta la mano, e fai finta di essere ben sicura di dove metti i piedi. In qualche modo possiamo farcela >>

Per fortuna, la spiaggia non distava molto da Villa Reheart, e riuscirono ad arrivarci in pochi minuti, passando per le vie meno trafficate di Anotherville.

Hayase riusciva a mascherare bene la sua cecità, e passarono inosservati.

Quando Thomas le lasciò la mano, seppe che erano arrivati.

L'aria fresca le accarezzò il viso, si insinuò fra quei suoi capelli così rossi da sembrare colorati con una penna a gel, scompigliandoli e giocandoci liberamente, le gonfiò la maglietta verde, salendo su per la palle e dandole un piacevole brivido.

Il sole caldo di Giugno le batteva sulla pelle chiara, scaldandole le ossa tanto poco abituate alle carezze dei raggi del sole.

La sabbia le solleticava i piedi, lasciati liberi dalle scarpe.

Avrebbe voluto andarci molto tempo prima, in quel posto che le sembrava così magico.

Per la prima volta, Hayase si sentì veramente libera.

Il vento fra i capelli, il sole sulla pelle e la sabbia sotto i piedi.

Pensò che sarebbe voluta rimanere lì per sempre.

Con Thomas.

<< Che te ne pare? >>

La voce di Thomas la richiamò dai suoi pensieri.

<< Credo che sarebbe bellissimo poterlo vedere >>

Lo sguardo di Thomas si velò di tristezza: anche lui avrebbe tanto voluto che Hayase potesse godere di quello spettacolo insieme a lui.

<< Ci sarà tempo, Hayase >>

Hayase fece un sorriso tremolante, non molto sicura della veridicità delle parole del ragazzo, ma, in fondo, nutrirsi ancora un po' di quella speranza non avrebeb certo potuto farle male.

<< Ci sarà tutto il tempo di cui avremo bisogno >>

E Hayase considerò quella frase come un'impacciata promessa di restare sempre insieme.

 

 

Comincio chiedendo umilmente scusa a  Blaze_Welove Gideon perché le avevo promesso un aggiornamento rapido, e invece l'ho fatta ttendere una settimana intera. Colpa degli esami ù.ù

E grazie a:

_Giulia96_ Per aver recensito e aver messo la storia fra le sguite.

Blaze_Welove Gideon Per aver recensito entrambi i capitoli e aver messo la storia fra le seguite.

Maria_99_ Per aver recensito antrambi i capitoli e aver messo la storia fra le seguite.

Alla prossima settimana!

Sempre vostra,

_Haru_chan_

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Capitolo 4
*** La Vita di Yui ***


Cronache di un Sogno chiamato Hayase - Capitolo terzo – La vita di Yui

 

Yui entrò silenziosa nell'enorme villa, non sapendo se pregare perché Hayase fosse in casa o se per trovare l'abitazione vuota.

Si appiattì contro un muro, in allerta, pronta, con un balzo, a scomparire oltre la porta, in strada.

Tutto ciò che le sue orecchie riuscirono a captare fu un innaturale silenzio, indice del fatto che l'abitazione era deserta.

Tirò un piccolo sospiro di sollievo, sempre facendo ben attenzione a non far rumore: c'era sempre l'opportunità che Hayase stesse dormendo.

 

Si era stupita non poco quando, una manciata di ore prima, aveva scoperto che la ragazza era ancora in vita. Era sicura che non sarebbe mai riuscita a sopravvivere, dato che non aveva nessuno che la aiutasse.

Per la prima volta dopo tanto – troppo – tempo, Yui aveva sorriso.

Ma la sua gioia si era spenta in un istante.

Hayase era viva, quindi sicuramente qualcuno doveva averla trovata a accudita.

L'idea che altri potessero sapere dell'esistenza della ragazza le mise angoscia.

<< Calmati - si impose, cercando di calmarsi, dato che il ricordo della paura che aveva provato le aveva fatto accelerare il battito del cuore – e respira >>.

Con passo più deciso, si avviò verso il salone principale di Villa Reheart, pronta a cercare ciò per cui era venuta.

Contrariamente da quello che si sarebbe aspettata, la casa era perfettamente in ordine, e ovunque aleggiava un ottimo profumo di bucato.

Senza quasi accorgersene, prese a correre per i corridoi, lanciando alle ortiche il suo proposito di non fare rumore.

Provò di nuovo la splendida sensazione che provava ogni volta che correva libera per quei corridoi. Da piccola, quando correva a tutta velocità per sfuggire alla mamma che la obbligava a fare il bagno, quando da ragazzina correva verso la porta che, con un allegro scampanellio, annunciava che c'erano visite, quando da ragazza si allenava per le corse di velocità che si tenevano ogni primavera nella sua scuola, e che lei prontamente vinceva, quando, da donna, la sua più grande passione le fu rubata dall'uomo che avrebbe dovuto amare.

Le scarpe bianche battevano soffici sul pavimento, creando il suono che Yui preferiva.

In pochi secondi, arrivò nel salone.

Subito arrestò la corsa, trattenendo il respiro.

Fece un giro su se stessa: l'arredamento non era cambiato di una virgola. Questo la fece star meglio.

Si soffermò in particolare davanti all'anta di vetro dietro la quale erano ordinate alcune fotografie.

Fra tutte, spiccava quella di una sposa.

Una sposa sorridente, in quello che – in teoria – sarebbe dovuto essere il giorno più felice della sua vita.

Yui sorrise amaramente specchiandosi in quella fotografia. Non era lei. O almeno, non lo era più. Forse, non lo era mai stata.

Andò verso la cassettiera, e, con decisione aprì l'ultimo cassetto. Quello con cinque centimetri di doppio fondo.

Il cassetto di legno era vuoto, tranne che per alcuni tovaglioli ricamati a mano, proprio come lei lo ricordava. Senza alcuna esitazione, e con il cuore che batteva all'impazzata, tastò il fondo finché non riuscì ad alzarlo.

Un gridolino di felicità le cadde dalle labbra, quando si rivide.

Un'altra fotografia. Una sedicenne sprizzante gioia. Quella era Yui.

Prese la foto, e con lei le altre che erano segregate in quel cassetto, simbolo di una lotta che aveva combattuto in silenzio, rifiutandosi di cancellare il suo passato, di dimenticare le sue abitudini, come in vece Lui le aveva imposto.

Confrontò le fotografie.

In entrambe sorrideva, ma erano due sorrisi ben diversi. Nella prima, quella del matrimonio, sorrideva un sorriso insicuro, come quello di chi si chiede se stia facendo la scelta giusta, se le conseguenze saranno davvero positive come sembrerebbero. Nella seconda, sulle sue labbra era posato un sorriso gioioso e fiero, il sorriso di chi sa che non potrebbe essere più felice di così, e che sa che la sua felicità se la è creata.

In entrambe le foto era raffigurata Yui, solo Yui, ma nessuno avrebbe mai detto che le due potessero essere la stessa persona.

E Yui lo sapeva, che quelle due non erano la stessa persona. Solo la ragazza era Yui, l'altra era la Yui che il Governo le aveva ricamato addosso. La Yui che le avevano chiesto di essere. La Yui che per troppo tempo aveva accettato di impersonare, e che ora avrebbe voluto non aver mai conosciuto.

Tornò a fissare con nostalgia la foto più vecchia, in cui lei aveva appena sedici anni.

In quel periodo portava ancora i capelli incredibilmente lunghi. Una cascata castano chiaro che scendeva in modo libero e disordinato sulle spalle, accarezzando la schiena, toccando con le punte fin sotto ai fianchi. Indossava la divisa del suo liceo, e stava partecipando alla premiazione delle gare di atletica appena concluse.

Anche quell'anno la bandiera che indicava la vincitrice delle gare di velocità era stretta nella sua mano.

Sarebbe stata la sua ultima vittoria.

Sei mesi dopo, le presentarono quello che sarebbe stato suo marito, e le chiesero di sposarlo. Non glielo imposero, almeno non ufficialmente, ma Yui non poté fare a meno di notare la lieve inclinazione autoritaria - che di solito ha chi impartisce un ordine - fare capolino nel tono della madre quando parlava di Lui.

Furono astuti, i suoi genitori.

Le lasciarono credere che fosse assolutamente libera di scegliere, mentre con sottili inganni tessevano per lei la vita che avrebbe vissuto, e battevano il terreno su cui lei avrebbe camminato.

Nessuno le disse mai che avrebbe dovuto assolutamente sposarlo, ma Yui si sentiva costantemente spinta verso un precipizio, dove l'unica via d'uscita era accettare di sposarsi.

E cedette, Yui.

La famiglia si affrettò a rassicurarla “E' la scelta migliore!” le dicevano “Vedrai, come sarete felici insieme!” stavano sempre ben attenti a far trasparire quella lieve nota d'imposizione alla quale non si può sfuggire “Hai davanti a te un futuro roseo e prosperoso!” e, in un attimo, Yui fu intrappolata da quelle parole

Non poté certo non credere a chi le aveva sempre voluto bene, crescendola ogni giorno con amore.

Inizialmente Lui si comportò come la persona che chiunque avrebbe voluto avere al proprio fianco.

E poco alla volta, senza quasi accorgersene, Yui cominciò ad interpretare il ruolo che le avevano assegnato.

La proposta di matrimonio arrivò appena finita la scuola, con grande entusiasmo della famiglia.

Ben presto Yui si ritrovò a vivere un vero e proprio incubo. Non voleva certo sposarsi così giovane, ma non voleva neppure provocare un dispiacere così grande alla sua famiglia, ne tanto meno a Lui.

Accettò, e fu come firmare la propria condanna.

Senza darle il tempo di rendersene conto, la prepararono per essere la moglie che Lui avrebbe voluto.

Le impedirono di continuare a praticare i suoi sport. Le tagliarono i capelli corti appena sopra alle spalle. La agghindarono per il matrimonio prima di quanto lei avrebbe voluto.

Una lacrima cadde a bagnare le guance di Yui, seguita da altre.

Aveva mandato in frantumi il suo futuro con le sue stesse mani, lo aveva visto sbriciolarsi davanti ai suoi occhi senza rendersene conto.

Prima ancora che le lacrime finissero di scorrere, Yui lo aveva capito. Anche se ormai Lui era morto, anche se Hayase era ancora viva, anche se adesso poteva considerarsi libera, Yui Reheart aveva perso.


Note dell'Autrice:
Credetemi se vi dico che mi sento veramente uno schifo a pubblicare così tardi. Potrei tirare in ballo un sacco di scuse per giustificarmi, molte delle quali fondate, ma non posso impedirmi di sentirmi in colpa.
Prometto che mi impegnerò di più per garantirvi aggiornamenti più costanti.
Vorrei ringraziare tutte le persone che stanno seguendo questa storia e la recensiscono.
In ordine alfabetico:
Grazie a
Blaze_WeloveGideon Che segue e recensisce;
Grazie a
Chicca17 Che segue;
Grazie a
Jenet_Ellen Che segue e recensisce;
Grazie a
LaBoia__ Che segue;
Grazie a
Maria_99_ Che segue e recensisce;
Grazie a
Nihal_Mezzelfa Che segue;
Grazie a
reizel Che segue e recensisce;
Grazie a
_Giulia96_ che segue e recensisce;
Grazie a
_Milla3 Che segue e recensisce;
Grazie a
__Scarlet Che segue;
Grazie a
_Scarlett_ Che ha inserito la storia fra le preferite;
Grazie mille a
Dream Moan Che legge sempre, e senza la quale mi sentirei persa.

Spero che questo capitolo un po' particolare vi sia piaciuto, anche se mi hanno datto che è un po' confuso.
Mando a tutti voi un bacione, sperando che riusciate e perdonarmi il mostruoso ritardo.
Sempre vostra,
_Haru_chan_

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Capitolo 5
*** Thomas e Yui ***


Cronache di un Sogno chiamato Hayase - Capitolo quarto- Thomas e Yui

 

 

Thomas e Hayase si affrettarono a percorrere la strada che li avrebbe riportati a Villa Reheart, facendo ben attenzione a non dare nell'occhio mentre entravano nella casa.

Yui, appostata qualche metro più avanti, li seguì con lo sguardo, mordicchiandosi il labbro inferiore con impazienza. Dovette aspettare quasi un'ora, prima di vedere Thomas uscire dalla casa. Con passo incerto gli si avvicinò.

<< Sono Yui Reheart >> si presentò, non appena lo ebbe di fronte.

Thomas la guardò per un lungo istante, chiedendosi cosa ci facesse una signora di più di trent'anni, con gli occhi gonfi di lacrime e i capelli scompigliati in un vicoletto secondario di una grande città, prima di rispondere.

<< Thomas Shoone, come posso aiutarla? >> fece, guardingo.

La donna che aveva di fronte doveva avere almeno una ventina di anni più di lui, eppure sembrava una bambina spaesata.

<< Voglio sapere come fai a conoscere Hayase >> rispose Yui, decisa.

Thomas spalancò gli occhi, sorpreso.

<< Potrei farle la stessa domanda >> rispose, sospettoso.

La donna rise, sprezzante.

<< Io sono l'unica persona che dovrebbe sapere che lei esiste, sei tu quello sospetto, qui >> e si avviò verso la villa, pronta a varcare la soglia d'ingresso.

<< Non l'ho invitata a entrare! >> le urlò dietro Thomas, prima di raggiungerla e bloccarle la strada.

<< Non vedo come altri possano impedirmi di entrare nella casa che è mia di diritto >> ribatté lei, prima di aggirarlo ed entrare.

<< Lei dov'è? >> chiese la donna, guardandosi intorno.

<< Hayase? E' andata a letto. Era un po' stanca, oggi è uscita per la prima volta: l'ho portata in spiaggia >> Thomas sorrise lievemente, nel ricordare le ore che avevano passato in riva al mare.

<< Capisco. Ogni tanto deve farle bene uscire. >> rispose, avviandosi per il corridoio, seguita a ruota da Thomas.

<< E ora >> continuò Yui, dopo essere arrivata nella grande cucina << se mentre preparo il tè vuoi accomodarti al tavolo, ti spiego tutto quello che c'è bisogno di spiegare >>

Thomas si sedette al tavolo, mentre lei armeggiava con il bollitore e le tazzine, osservando i suoi gesti secchi e nervosi.

Quando ebbe finito, si sedette anche lei, porgendo una tazza al ragazzo.

<< Bene >> esordì, puntando lo sguardo su Thomas << Immagino che sia tu la persona che si è presa cura di Hayase fin da quando era poco più di una neonata >>

Yui ora sembrava molto più rilassata, mentre beveva il suo tè e si guardava un po' intorno.

<< Certo che me ne sono preso cura, altrimenti non sarebbe mai sopravvissuta >> rispose Thomas, un po' sulla difensiva.

<< E io ti ringrazio per questo, tuttavia... >> Yui si perse ad osservare l'orizzonte fuori da una delle grandi finestre << Hayase non sarebbe mai morta. Non per cause naturali, almeno >>

Thomas sembrò decisamente infastidito da quell'affermazione, e con un gesto stizzito posò la tazzina sul tavolo, assumendo il tono di voce di chi spiega un concetto complicato ad un bambino molto piccolo.

<< Certo che sarebbe morta, signora Yui! Nessun essere umano può sopravvivere senza né cibo né acqua, e Hayase non fa certo differenza >>

<< Questo lo credi tu >> ribatté Yui, più decisa che mai.

<< Questo lo crede la scienza, e lo dimostrano i fatti >> replicò Thomas.

<< I fatti ti fanno credere che Hayase sia una normalissima ragazzina -cieca, ma pura sempre normale -, la scienza può spiegare che Hayase non è affatto una normale ragazzina >> rispose Yui, infervorandosi.

Thomas non riusciva davvero a capire dove lei volesse arrivare.

<< E perché mai non dovrebbe essere una normale ragazza? Certo, è stata abbandonata da piccola >> e qui lanciò un'occhiata eloquente a Yui << ed è cieca, ma non mi sembra che ci sia altro di insolito in lei >>

<< E dire che mi sembravi un ragazzo sveglio... >> commentò lei, leggermente dispiaciuta.

Thomas fece una smorfia infastidita.

<< Ad ogni modo >> continuò Yui << non ti sei mai chiesto come avesse fatto Hayase a sopravvivere tanti giorni senza nessuno? O come mai non abbia mai fame? Come faccia a conoscere i nomi di tutte le sfumature di colore senza però poterli vedere? >>

<< Certo che me lo sono chiesto, ma questo non prova che Hayase non sia una ragazza assolutamente normale >> ribatté.

Yui sospirò, e voltò di nuovo il capo verso la finestra. Sorrise perdendosi in qualche mondo lontano.

<< Quante volte in vita tua hai mai visto capelli così rossi e occhi così verdi? Non sembrano quasi innaturali? Eppure io li trovo bellissimi. >>

<< In effetti non ne ho mai visti, ma questo cosa proverebbe? >> sul viso di Thomas si era dipinta un'espressione di genuina sorpresa.

Yui si rabbuiò improvvisamente, assumendo un'espressione colpevole.

<< Hayase era perfetta. Se non fosse per quegli occhi, lei... lei era il mio sogno! Ho speso due anni della mia vita per lei! Doveva essere tutto perfetto, e invece... invece è cieca! >>

Una lacrima solitaria bagnò la guancia sinistra di Yui. Se la sfregò via con un gesto secco, mentre sembrava rifugiarsi nuovamente nel suo sogno. Quel sogno troppo lontano, che ormai aveva perso.

Thomas non riusciva ancora a capire le parole della donna, ma preferì non fare altre domande. Avrebbe aspettato che fosse Yui a continuare a raccontare la storia di Hayase

 

Note dell'autrice.

Finalmente posto questo capitolo! Annuncio che il piano “Sette ore di convivenza forzata in treno con sorella e madre” è stato un successo. Pur di non star lì a far niente insieme a loro, mi son messa di buona lena a scrivere questo nuovo capitolo xD (Cosa non si fa per sopravvivere...)

Ovviamente, mi dispiace avervi fatto aspettare tanto, ma con l'Estate il mio contatore dei giorni si azzera completamente, e il tempo passa senza che io me ne accorga ^^” (Che scusa del cavolo, lo so).

Chiedo scusa anche se questo capitolo è un po' meno "poetico" (che parolone XD) degli altri, ma avevo troppe cose da spiegare, e le mie solite descirzioni non ci starebbero per niente state bene.
Grazie infinite alle tredici persone che hanno inserito la storia fra le seguite, e alle due che l'hanno messe fra le preferite. Non credevo che questa storia sarebbe arrivata ad essere apprezzata a tal punto! Al prossimo capitolo provvederò a ringraziarvi uno alla volta, ma per ora vi dico un “grazie!” generale ^^

Grazie (e qui mi stupisco da sola O.O) anche a Fairy_Whisper, che con le sue critiche e le sue parole dure mi ha fatto capire quanto amo questa storia, e quanto io non sia disposta a cambiare una sola frase di questa. A meno che non abbia fatto strafalcioni di ortografia o simili, in tal caso segnalate sia tramite recensioni che in privato, che poi correggo xD

Spero vogliate farmi sapere anche con questo capitolo che cosa ne pensate. In ogni caso, grazie per avere letto ^^

Per il prossimo capitolo credo che non dovrete aspettare troppo, dato che appena ricomincia la scuola (cioè domani, per me...) improvvisamente mi torna la voglia di scrivere XD

Un bacione enorme.

Sempre vostra,

_Haru_chan_

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