La nuova arrivata

di maude17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Trasferirsi ***
Capitolo 2: *** Il primo giorno, di nuovo ***
Capitolo 3: *** Persecuzione ***
Capitolo 4: *** Come ai vecchi tempi ***
Capitolo 5: *** Ritorno alla realtà ***
Capitolo 6: *** Assorbenti ***
Capitolo 7: *** Forse mi piaci ***
Capitolo 8: *** La resa dei conti ***
Capitolo 9: *** Buio ***
Capitolo 10: *** Passi ***
Capitolo 11: *** Piccole cose ***
Capitolo 12: *** Ammenda ***
Capitolo 13: *** La Casa del Mobile ***
Capitolo 14: *** E' tutta colpa mia ***
Capitolo 15: *** Casa ***
Capitolo 16: *** Posso fare quello che voglio ***
Capitolo 17: *** Posso baciarti? ***
Capitolo 18: *** Caroline 1, Samantha 0 ***
Capitolo 19: *** Una giornata perfetta ***
Capitolo 20: *** Prom ***
Capitolo 21: *** Epilogo: Diplomarsi ***



Capitolo 1
*** Prologo: Trasferirsi ***




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Prologo: Trasferirsi

 


Nuova città, nuova scuola, nuovi amici, tutto nuovo.
Alcune persone ritengono il trasferimento un’occasione per ricominciare, per rimediare agli errori passati e per ampliare le vedute; ma per me, Caroline Ryan, il trasferimento significava la fine di tutto.
Non sono mai stata estroversa, popolare, sportiva o brava in qualcosa in particolare, solo la matematica fa eccezione, ma si sa che crearsi una reputazione solo sulla matematica significa partire già in partenza con un’enorme S stampata in fronte.
Sfigata.
E questa è proprio una cosa che volevo evitare; perciò nel mese che precedeva la mia partenza avevo cercato di rimettermi in forma, di rassodare e di modellare come dice sempre Jill Cooper in tutte le pubblicità di Media Shopping.
Ovviamente tutta fatica sprecata.
-Non devi preoccuparti, sei una bellissima ragazza, vedrai che ti troverai bene sotto tutti gli aspetti nella nuova città!-
Certo, era facile per mia madre parlare: lei non doveva subire tutti i giorni i commenti di tutti i ragazzi che frequentavano la Bayville* High School, famosi tra l’altro per la loro stronzaggine. Si esatto, dalle mie ricerche su Google erano saltati fuori vari episodi di bullismo e molte lamentela sugli studenti e i professori da parte di alcuni alunni e genitori. Quando avevo gentilmente informato mia mamma di questa mia scoperta non ne aveva voluto sapere, chiudendo il discorso con un “tua zia di terzo grado mi ha sempre parlato benissimo di quella scuola”.
Allora se è così non parlo più.

Era una grigia domenica mattina, specchio del mio pessimo umore, quando incominciai a fare i bagagli per l’imminente partenza.
-L’unica cosa positiva dei traslochi è che butti tutto ciò che non è più necessario e ritrovi cose che nemmeno ricordavi di avere-, sbuffai rassegnata sedendomi sulla sedia dalla scrivania.
-Potresti venire a vivere da me-, ripeté per l’ennesima volta in quel mese Justin, il mio migliore amico.
-Sarebbe fantastico, ma mia mamma mi ha già severamente proibito di cercare di convincerla in qualsiasi modo a non partire-
-Non è giusto! E ora con chi commenterò tutti i telefilm che trasmettono in televisione?-, esclamò facendo un broncio.
-Siamo nel ventunesimo secolo, c’è il telefono, la webcam, Skype, Facebook, le mail, la posta … troveremo un modo, fidati-, gli sorrisi triste.
Justin e io eravamo migliori amici da non mi ricordo nemmeno quando, molto probabilmente avevamo ancora il pannolino e sapevamo a malapena parlare.
Justin era gay.
Per me, ovviamente, non è mai stato un problema, ma per altre persone ottuse e da rinchiudere, si. Credo che durante il suo coming out la nostra amicizia si sia rafforzata notevolmente, perciò fu un duro colpo per lui venire a sapere del mio trasferimento.
-Non cambierà mai niente vero?-, chiese dopo un attimo di silenzio.
-Cosa intendi?-, domandai non afferrando il filo del discorso mentre piegavo una maglietta.
-Intendo dire che si, siamo nel ventunesimo secolo e la tecnologia per tenerci in contatto non manca, ma siamo realisti: potrebbe durare qualche anno se siamo fortunati ma dopo un po’ si creano nuove amicizie, si ha meno tempo per l’altro, ci si scrive meno e si arriva a farsi solo gli auguri di Natale, Pasqua, Ringraziamento e compleanno se non si dimentica prima. Le relazioni a distanza, di qualsiasi tipo siano, non durano mai tanto. E io non voglio perdere quello che ho con te-, finì di parlare tutto d’un fiato, quasi sussurrando.
Lo guardai per un istante, poi lo raggiunsi sul letto e lo abbracciai di slancio.
-Io, Caroline Shelby Ryan prometto qui, a casa Ryan, Durstend*, Ohio, e ora, in una schifosissima domenica di gennaio, a te, Justin Reynolds di non smettere mai di scriverti né di diminuire le mie lettere, perché ti voglio un mondo di bene e non sono pronta a veder finire così un’amicizia come la nostra. Hai capito? Mignolo-, dissi allontanandomi da lui e alzando il mignolo della mano destra.
Lui mi sorrise dolcemente e intrecciò il mignolo destro al mio.
-Io, Justin Reynolds giuro di rispettare questa promessa qui, a casa Ryan, Durstend, Ohio, e ora, in una schifosissima domenica di gennaio, a te, Caroline Shelby Ryan-, concluse lui il nostro patto.
Risi dolcemente e lo abbracciai di nuovo.
-Non cambierà mai niente. Ti voglio bene-
-Anche io, Car-, mi baciò affettuosamente una guancia.

-Hai preso il passaporto?-, chiese mia mamma per l’ennesima volta.
-Si, mamma. Ho preso tutto: passaporto, documenti, biglietti-, sbuffai.
Andai in camera mia, o meglio nella mia ex camera da letto, per controllare di aver preso tutto.
Era così spoglia ora … le pareti vuote con i segni dei poster e dei mobili smontati. Mi veniva un groppo alla gola solo a pensare che non sarei più entrata dalla porta di ingresso, salito le scale e girato a destra per entrare e buttarmi sul letto proprio sotto alla finestra.
Avrei dovuto ricominciare tutto, anche queste piccole abitudini. Avrei dovuto imparare ad aggirarmi in una nuova città, in una nuova casa, in una nuova scuola, ovunque per me sarebbe stato nuovo.
Non volevo partire e più che altro nemmeno sapevo ancora il motivo di questa scelta di mia madre, ma lei non voleva dirmelo nonostante le avessi fatto dolcemente notare che mi meritavo una spiegazione.
Ero stressata e nervosa da un mese, era definitivo: questa cosa del trasferimento mi avrebbe fatta impazzire.
Mi piegai e raccolsi il manico del trolley che avevo lasciato cadere sul pavimento. Sbuffai e con gli occhi lucidi scesi nell’ingresso.
-Tesoro non fare quella faccia, vedrai che andrà tutto bene-
-Certo, mamma-, ormai ci avevo rinunciato a provare a convincerla che no, niente sarebbe andato tutto bene.
Okay si, forse mi stavo preoccupando e stressando troppo, ma io sono fatta così: sono un tipo abbastanza introverso e decisamente mi preoccupo troppo e mi creo molti castelli in aria. Ma ehi, ognuno ha i suoi difetti.
Qualcuno suonò alla porta e mia mamma aprì costatando che era arrivato il tipo dei traslochi.
Era un omaccione alto due metri e largo tre, moro e con i baffi. Di sicuro non rassicurava molto il suo aspetto.
-Faccia attenzione con quelli scatoloni là, contengono cose di valore e molto fragili e gradirei che arrivassero intatti alla nuova casa-, mia mamma stava già iniziando a dare ordini a tutti e sbuffando nuovamente –ormai non facevo altro- decisi che per il momento non avrebbe avuto sicuramente bisogno di me, così mi andai a sedere sul dondolo e cercai di rilassarmi.
Nel trasloco c’erano anche alcune cose positive, sicuramente, ma erano esattamente le stesse che io vedevo negative: la novità di ogni cosa.
-Ehi, Caroline! Pensavi davvero di andartene senza salutarmi?-, mi chiamò da dietro una voce conosciuta: Justin.
Sorrisi e gli andai incontro abbracciandolo fortissimo.
-Mi manchi già!-
- Bayville non è poi così lontana …-, mi sussurrò.
-Certo, come non lo sono Augusta e Dover-, risposi piagnucolando nell’incavo del suo collo.
Lui sospirò rassegnato da questa verità. Non solo mi toccava cambiare città, ma pure stato e passare dall’Ohio al Tennessee.
E poi diciamocelo: che cavolo c’era in Tennessee?!
-Non voglio che tu parta-
-Nemmeno io. Odio quella bisbetica di mia mamma!-, esclamai lasciando cadere una lacrima che andò a finire sulla maglietta di Justin.
-Che fai? Piangi?-
-No!-, mi asciugai le lacrime che ormai stavano scendendo a ruota libera.
-Ehi, questo non è un addio. Non pensarlo nemmeno, Caroline-
Annuii poco convinta e gli saltai nuovamente al collo.
-Come farò senza questi tuoi abbracci da togliere il fiato?-
-Lo hai detto tu, questo non è un addio, ne riceverai altri e di più soffocanti!-
Ridacchiammo entrambi finché non sentii la voce di mia mamma chiamarmi.
-Caroline, tesoro, è ora di andare-
Sentii Justin stringermi più forte e darmi un bacio fra i capelli.
-Vai, ti voglio bene Caroline! Scrivimi appena arrivi-
-Lo farò!-, sussurrai e cercai di cacciare indietro le lacrime che stavano minacciando nuovamente di tornare a fare la loro comparsa.
Mi alzai in punta di piedi e gli diedi un leggerissimo bacio a fior di labbra.
-A presto, Just!-, sussurrai voltandomi e incamminandomi alla macchina.
-A presto!-
Salii sulla vettura e abbassai il finestrino per poterlo salutare per un’ultima volta.
Mia mamma accese il motore, e mentre io sventolavo ancora la mano, vidi tutto ciò che avevo costruito fino a quel momento scivolare via insieme alla mia vecchia casa e al mio amico che stavano diventando man mano sempre più piccoli.



* Bayville e Durstend sono posti completamente inventati! :D




Spazio autrice:


Salve a tutti! :D
Eccomi qui con una nuova storia! E' solo il prologo questo e non si può capire molto di quello che succederà in futuro, ma questo è l'incipit: da qui cambierà tutto nella vita di Caroline.
Ho già scritto altri capitoli, quindi il prossimo lo pubblicherò fra tre giorni, mentre gli altri li distanzierò di una settimana e forse sceglierò anche il giorno esatto della settimana, tipo lunedì o martedì ecc..., dove pubblicherò :D
Spero che comunque il prologo vi sia piaciuto, grazie a tutti per averlo letto, spero che continuerete a farlo! :D
Se volete lasciare un commento è sempre bene accetto così posso sapere le vostre opinioni e correggerlo dove è meglio! :3

P.S: Il titolo è ancora provvisorio ma con l'andare avanti della storia riuscirò a inquadrarla meglio e quindi a modificarlo e a scegliere quello definitivo! :D


Alla prossima! :D


MaudeScott.

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Capitolo 2
*** Il primo giorno, di nuovo ***




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Capitolo 1___Il primo giorno, di nuovo




-Ciao, tu devi essere la ragazza nuova!-, una ragazza alta come un tappo mi si parò davanti spaventandomi e facendomi quasi cadere dalle mani la mappa della nuova scuola.
-Si, mi chiamo Caroline-, dissi tendendole la mano.
-Felicia, piacere-, rispose stringendomela con la sua. –Sono la presidentessa del comitato di benvenuto per le nuove iscrizioni-, disse con un sorrisino a trentadue denti e con una voce squittente scompigliandosi leggermente le punte dei lunghi capelli neri.
Io annuii semplicemente facendole segno di andare avanti.
-Sono qui per ricordarti che se ti servisse aiuto per qualsiasi cosa, compiti, libri, scorciatoie per arrivare in classe, commenti imbarazzanti sui vari professori o anche solo compagnia per il pranzo, questo è il mio numero di cellulare, non esitare a mandarmi un messaggio-, mi sorrise cordiale lei porgendomi un foglietto sul quale aveva scritto appunto il suo numero.
Lo presi timida e le sorrisi. –Grazie mille-
Era una ragazza così gentile che mi meravigliai sinceramente degli articoli che avevo letto precedentemente su internet dove decretavano quella scuola come un covo di criminali adolescenti.
-Che cos’hai alla prima?-, le chiesi. A parte la voce un po’ troppo squillante era l’unica persona che “conoscevo” in quella scuola e ci tenevo a fare amicizia.
Dovevo mettere da parte per una volta la mia insicurezza.
-Inglese-, sbuffò.
-Oh-, mormorai delusa.
-Che c’è? Tu che hai?-
-Storia-, mi morsi un labbro. Nonostante storia fosse la mia materia preferita, insieme a matematica, avrei preferito avere la prima ora insieme a lei, almeno non sarei stata da sola tutto il tempo ad arrossire in continuazione.
-Sei con il professor Miller? Nell’aula 108?-
Annuii solamente.
-Oh beh allora sei vicina alla mia, io sono alla 112! Ti accompagno?-
-Certo! Mi farebbe molto piacere, sai, sono un po’ terrorizzata-
-Noo! Non si capiva-, ridacchiò ironica.
Risi anche io mentre l’affiancai dopo aver chiuso il mio armadietto, e ci incamminammo insieme verso l’aula.
-Il professor Miller è il professore più buono di tutta la scuola, è come un secondo padre per tutti noi. Fidati, entro poco tempo lo adorerai!-
-Spero, adoro storia!-, esclamai entusiasta.
Per un po’ di tempo camminammo in silenzio, mentre delle orde di ragazzi ci passavano accanto: chi ridendo tranquillamente, chi correndo perché in ritardo per la lezione.
La nuova scuola non era male, certo a parte l’orribile colore giallo crema che ricopriva praticamente tutte le pareti e i banchi di un orribile verde oliva; ma a parte il pessimo gusto di chi l’aveva arredata era una bella struttura. Le aule erano grandi ed erano presenti molte vetrate che illuminavano l’ambiente. Un’altra cosa positiva di quella scuola era l’assenza delle divise scolastiche: una cosa che proprio non rimpiangevo della vecchia scuola. Infatti a Durstend ci facevano indossare orrende divise blu acceso: gonna, camicetta bianca, giacchetta (solo in inverno) e ballerine per le ragazze; pantaloni, camicia bianca, cravatta e giacchetta (anche questa solo in inverno) per i ragazzi. In poche parole eravamo un esercito di enormi Puffi.
-Come mai vi siete trasferiti?-, interruppe i miei pensieri Felicia.
-Vuoi la verità? Non ne ho idea. Mia madre un giorno è saltata su con il voler cambiare vita perché si era stancata della solita cittadina di campagna e così abbiamo fatto i bagagli e siamo partite-
Lei mi guardò allibita per un attimo. –E tuo padre l’ha seguita così? Senza dire niente?-
Abbassai leggermente lo sguardo. –Mio padre è morto due anni fa. Tumore-, mormorai triste.
-Oh … mi dispiace Caroline, non volevo-
-Tranquilla, non potevi sapere-, sorrisi debolmente.
La verità era che parlare di mio padre era ancora molto difficile, quasi come se fosse morto solo da una settimana e non da due anni. Il cancro alla prostata lo aveva distrutto e io e mia madre lo avevamo guardato spegnersi ogni giorno sempre di più fino al suo ultimo respiro il 5 settembre.
Sospirai pesantemente e poi chiesi a Felicia della sua di famiglia.
-Oh, non siamo niente di speciale. Mia mamma è una di quelle donne tutto lavoro e non la vedo quasi mai, in poche parole vivo solo con mio padre … e mio fratello ovviamente-, sorrise dolcemente.
-Come si chiama?-
-Sean, ha un anno in meno di me e lo adoro, è il mio schiavetto-
Ridemmo entrambe e subito dopo Felicia si fermò.
-Eccoci, aula 108! Buona lezione, Caroline! Ci vediamo a pranzo se ti va-, mi salutò mentre si allontanava quasi di corsa: di sicuro era in ritardo per colpa mia.
-Sicuro! Grazie ancora!-, esclamai salutandola con la mano ed entrando in classe per la mia prima lezione.

Finalmente la campanella di inizio pausa pranzo era suonata. Stavo scoppiando e mi girava la testa. Troppi nomi, troppi programmi con cui mettermi in pari, troppe presentazioni imbarazzanti.
Certo, Felicia aveva detto che il professor Miller era adorabile, ma dopo l’imbarazzante figura di quella mattina con la presentazione che mi aveva obbligato a fare, ero sicura che lo avrei odiato a morte. Alla seconda e terza ora avevo inglese e la professoressa Halliwell era una donna davvero simpatica! Alla quarta avevo avuto biologia, già la materia di per sé era orribile a mio parere, insegnata poi da quel mollusco del signor Collins lo sarebbe stata ancora di più.
Entrai in tutta fretta nella mensa: tutte queste novità mi avevano messo un certo languorino. Presi il mio vassoio e mi misi in fila, mentre con lo sguardo osservavo la stanza. Era davvero grande, piena di tavoli rossi a cui erano seduti tutti i vari gruppetti della scuola: ma fin qui nessuna novità.
-Ciao cara, che cosa desideri?-, mi chiese gentilmente la signora della mensa, una donna sulla cinquantina, un po’ in carne, con i capelli grigi raccolti in un elegante chignon e coperti da una retina.
-Un po’ di crocchette di pollo e l’insalata grazie-, le sorrisi.
-Ecco a te, buon appetito!-, mi servì tutto in due ciotole separate che mi porse e che io appoggiai sul vassoio bianco che avevo preso. Mi allontanai velocemente per fare spazio agli altri e andai a prendermi un succo di frutta e con lo sguardo cercai Felicia: al tavolo con altre due ragazze e un ragazzo.
Timidamente mi incamminai verso di loro.
-Ciao!-
-Ciao Caroline! Siediti pure! Loro sono Derek, Allison e Mara-, mi presentò gli altri che mi salutarono sorridendomi quando vennero nominati dall’amica.
Mi sedetti e bevetti un sorso di succo.
-Allora Caroline, com’è andato il tuo primo giorno di scuola?-, mi chiese Allison.
-Te lo dirò con sicurezza quando sarà completamente finito-, sorrisi. –Per il momento non c’è male comunque-
-Piano a dirlo. Appena scoprirai gli oscuri segreti della Bayville!-, disse sarcastico Derek.
-Derek! Non dirle così che la spaventi ancora prima di incominciare!-, lo richiamò Mara.
-Che oscuri segreti?-, chiesi curiosa.
-Non intendeva niente, esagera sempre-, sbuffò Felicia.
-Okay, oscuri no. Ma niente è come sembra qui-, riprese serio lui addentando un pezzo di pane.
Okay, quel ragazzo metteva i brividi.
-Non fare il tragico-, ridacchiò Mara.
Io sorrisi debolmente e incominciai a mangiare l’insalata.
-Allora Caroline! Raccontaci un po’ di te!-, esclamò Allison entusiasta.
E il pranzo passò così: io che parlavo della mia vita e loro che mi ascoltavano curiosi facendo qualche commento.
Dopo circa un’ora ci salutammo e io mi diressi alla palestra: solo due ore di ginnastica e finalmente a casa! Appena vi giunsi andai nello spogliatoio dove un gruppo di ragazze mi guardarono curiose.
-Tu devi essere la ragazza nuova!-, esclamarono e una, dopo che ebbero fatto un breve giro di presentazioni, mi si avvicinò. Non mi ricordavo già più il suo nome e dire che me lo aveva detto solo due minuti prima. La ragazza notando la mia espressione confusa dovette capire il mio piccolo intoppo.
-Sono Danielle-, ridacchiò porgendomi la mano.
-Piacere! Caroline come avrai capito!-, sorrisi.
-Allora, come ti trovi qui?-
-Non male per il momento, sono tutti disponibili-
-Certo, aspetta e vedrai-
-Che significa? Sei la seconda persona che mi da un avvertimento del genere oggi-
-Niente, voglio solo dire che non proprio tutti lo sono. C’è un gruppetto a scuola di bulli che hanno creato non poco scompiglio-
-Ecco di che parlavano gli articoli che ho letto su internet-
-Si …-, mormorò con un sorriso amaro mentre uscivamo dagli spogliatoi. –Sono come la macchia nera della Bayville-, sbuffò.
-Beh, niente è perfetto no?-
Lei rise allegra. –Si, mi piace il tuo modo di pensare!-
Mentre mi guardavo intorno notai in disparte un ragazzo molto alto, castano, con un paio di cuffiette nelle orecchie che si scaldava le caviglie. Era bello, accidenti se lo era. Naso perfetto, mascella squadrata, labbra non troppo carnose e simmetriche, leggermente abbronzato, con le spalle da nuotatore di delfino e una vita sottile, con due gambe muscolose e chilometriche. Sarà stato un metro e novanta, un metro e novanta di tanta roba.
-Attenta che fra un po’ ti esce la bava alla bocca!-, mi richiamò Danielle.
Mi ricomposi subito e, arrossendo, spostai lo sguardo.
-Si chiama Scott Lafferty e indovina?-
-Capitano della squadra di football, fidanzato con la capo cheerleaders?-
-Noo! Ma come hai fatto ad indovinare?-, ridemmo entrambe di gusto mentre una ragazza castana con i capelli lisci come degli spaghetti si spappolava contro le labbra del sopracitato. Si poteva vedere perfettamente la lingua di lei che entrava nella bocca di lui. Da voltastomaco.
-Sto per vomitare-, dissi per l’appunto.
-Ti ci dovrai abituare! E si stanno anche contenendo-
-Addirittura?-, chiesi ironica mentre incominciavamo a correre per la palestra.
-Si, sono da rinchiudere. Fanno schifo dal gran che sono molesti-, sbuffò.
Ridacchiai leggermente. Si da rinchiudere, magari solo lei, lui era troppo bello per non essere visto.

Ginnastica passò, bene o male, in fretta, Danielle era molto simpatica e mi ispirava fiducia, al contrario del signor James che sembrava il tipico insegnante schiavo del football e maschilista.
Il nostro bellissimo compagno non aveva fatto un bel niente in quelle ore, correva e basta ascoltando musica con un’aria molto da “sono figo, guardatemi e invidiatemi”. Si, bello e presuntuoso, ovvio.
Dopo essermi data una sciacquata e aver salutato Danielle, mi incamminai verso la mia macchina, quando venni richiamata da una voce maschile.
-Ehi, ragazza nuova!-, mi voltai e mi bloccai sul colpo. Era Scott Lafferty.
Che voleva da me? Perché mi parlava? Ero già in iperventilazione.
-S-si?-, balbettai.
-Sai, hai proprio una bellissima maglia bianca-, esclamò un suo amico appena spuntato dal nulla e con le mani dietro alla schiena.
Lo guardai come se fosse scemo. –Eh?-, mi guardai la maglia.
-Già, mi dispiace quasi-
-Ti dispiace che?-, alzai lo sguardo ma non feci in tempo, vidi tutto rosso.
E un attimo dopo qualcosa di gelato mi si infranse addosso, sui vestiti, sui capelli, sulla faccia. Succo d’arancia rossa, dal sapore.
-Benvenuta alla Bayville!-
Mi pulii gli occhi con le mani e li aprii in tempo per vedere l’amico di Scott buttare nel pattume un bicchiere di carta e lo stesso Scott sghignazzare battendo una pacca sulla spalla al suo amico.
-Ora andrà a casa a piangere!-, esclamò.
Io ero ancora pietrificata sul posto senza dire una parola mentre le risate di chi mi era intorno mi incominciarono a giungere all’orecchio. Mi guardai intorno spaesata e appena mi ripresi corsi via, cercando di trattenere le lacrime per l’umiliazione appena subita. Mi rintanai in macchina e ne feci cadere solo alcune, per la frustrazione.
Stavo quasi per pensare che dopotutto quel giorno non era andato male, ma sapevo che non era detto niente finché non avessi raggiunto camera mia. E come volevasi dimostrare: avevo ragione.
Una cosa era sicura, pensai mentre mettevo in moto, me l’avrebbero pagata.



Spazio dell’autrice:

Salve a tutti! :D

Eccomi qui, come promesso dopo tre giorni col primo capitolo!
Qui si inizia a intravedere la figura maschile :D Scott Lafferty! <3
Io personalmente lo AMO e me lo immagino come questo ragazzo:
Caroline invece me la immagino molto simile alla bellissima Hayden Panettiere *w*
Mi farebbe piacere sapere che ne pensate e come ve li immaginate voi :D
Inoltre vi consiglio di non lasciarvi ingannare dalle apparenze, come dicono anche i nostri personaggi :3
Si inizia anche ad intravedere anche un po’ di più del carattere di Caroline e appaiono tre personaggi importanti: Felicia, Danielle (che saranno le compagne di avventure della povera Car) e Derek (ricordatevi bene questo nome perché non sparirà :D).
Beh allora, spero che vi sia piaciuto questo capitolo e che continuerete a leggere di Caroline e Scott :D
Se volete lasciare un commento è sempre bene accetto così posso sapere le vostre opinioni e correggerlo dove è meglio! :3


Alla prossima settimana! :D


MaudeScott.

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Capitolo 3
*** Persecuzione ***






 

Capitolo 2___ Persecuzione

 


Che cos’è che avevo detto? Me l’avrebbero pagata? Beh, vi ho mai detto che sono una burlona? No? Beh, lo sono. E loro si erano moltiplicati. Si perché ora non c’erano solo Scott e il suo amico –Drake-, ma anche Clark, Matt, John, David, Dylan e Bob.
Il clan dei bulli, come lo aveva chiamato Danielle.
La mia fortuna era che dopo l’episodio con il succo d’arancia sembravo essere tornata nell’anonimato per loro. Io vivevo la mia vita con le mie nuove amiche e loro vivevano la loro tormentando gli altri poveri studenti.
-Forse era il loro modo di darti il benvenuto-, mi ripeté per la millesima volta Danielle.
-E che bel benvenuto! C’è ancora l’alone rosso su quella maglia!-, borbottai con una smorfia. –Dovrei fargli pagare la lavanderia! Mia mamma crede che io sia caduta a mensa-
-Perché non glielo hai detto?-
-E’ meglio per la mia reputazione, fidati. Sarebbe capace di fare una scenata e di tirarla avanti per un mese-
Era già successo con un mio compagno di classe delle elementari che mi rubava la merenda. Okay, ripensandoci ero un bersaglio molto gettonato per i bulli.
Quando ero tornata a casa, dopo la doccia rossa, mi ero calmata e avevo subito mandato un sms a Justin.
 
Ti prego chiamami, ho bisogno di una voce conosciuta e amica! :’(
 
Dopo nemmeno dieci minuti ero già al telefono con lui a sclerare.
-Ehi, ehi, ehi! Calmati! Riprendi tutto dall’inizio!-, mi fermò dopo.
Feci un respiro profondo e incominciai a raccontargli tutto. Partii da quando eravamo arrivate nella nuova città, la nuova casa, la nuova scuola, le nuove persone conosciute, Lafferty e il succo d’arancia.
-Sono ancora tutta appiccicosa!-, mi lagnai con gli occhi lucidi.
-Ma che stronzi!-, sbottò. –Ora vengo lì e li disintegro! Ma come si permettono? L’avevo detto io che quella scuola era una scuola di bulli!-, parlò alzando sempre di più la voce.
-Ora sei tu che ti devi calmare-, lo fermai sorridendo. Mi mancava già, mi mancava il suo sorriso e il leggero tic alle sopracciglia quando si arrabbiava.
-Mi manchi, Just-, mormorai.
Lo sentii sospirare e ci avrei scommesso qualunque cosa che si stesse passando una mano tra i capelli.
-Anche tu, Car. Questo weekend ti vengo a trovare-
-Si!-, esclamai entusiasta come una bambina a cui avevano comprato il giocattolo che tanto desiderava. –Ti farò fare un giro turistico! Sempre se non mi perdo … e poi mi aiuterai a dipingere la camera! Avevo pensato di farla azzurrina-
-No, no, no! Che schifo l’azzurro! Non ti piacerebbe più ad un rosa pesca?-, mi propose serissimo.
Risi di gusto: era proprio gay!
-E rosa pesca sia! Venerdì appena esco da scuola lo vado a comprare!-
-Perfetto! Ehi Car, ritornando al discorso di prima … non farti abbattere da quegli idioti-
-Tranquillo! È solo lo stress che mi fa sclerare ogni tanto-, risi leggermente.
-Lo dirai a tua mamma?-
-Ma scherzi?! Non so se ti ricordi il casino che era successo con Mark Schuester! Anche no, grazie. Vorrei avere ancora un minimo di dignità!-
Lui rise. –Sarah all’attacco!-, mi prese in giro.
Feci un verso contrariato. –Dai, Just, ora ti lascio. Devo andare a farmi una lunghissima doccia e a cercare di pulire questa maglietta prima che mia mamma torni a casa-, dissi guardandomi: c’era un enorme macchia rossa su tutta la mia adorata maglia. Speravo solamente che andasse via.
-Certo tesoro. Stammi bene, a presto!-  
-A presto!-, lo salutai alzandomi dalla sedia della cucina e dirigendomi verso il piano superiore per prendere la biancheria e andarmi a fare la doccia.
La nuova casa tutto sommato non era male, era a due piani, spaziosa, con un bel giardinetto sul retro dove già mi immaginavo me e mia mamma a prendere il sole appena il tempo lo permetteva. Ero sicura che non poteva ancora dare del suo meglio con tutti quegli scatoloni sparsi qua e là, ma appena avessimo finito di pitturare e sistemare i mobili e tirare fuori tutte le nostre cose, di sicuro sarebbe diventata una casetta graziosa.
Dopo la doccia mi ero sentita decisamente meglio e positiva avevo incominciato a mettermi in pari con i vari programmi.
Quella mia positività scolastica era presto svanita con le miriadi di compiti assegnatici e le valanghe di argomenti da studiare per raggiungere il livello dei miei compagni di classe. La solita fortuna di chi arrivava a metà anno. Per fortuna ero abbastanza brava a scuola, altrimenti avrei perso quell’anno.
-Ti va di andare a fare compere oggi pomeriggio?-, mi chiese quel venerdì mattino Danielle.
-Mm … certo! Però prima di tornare a casa devo passare a prendere la vernice per pitturare camera mia-
-Di che colore la vuoi fare?-, Felicia spuntò dal nulla, spaventandomi.
-Licy, ci hai spaventate!-, esclamò Danielle ridendo. Lei e Felicia si erano conosciute al primo anno e da lì erano diventate molto amiche.
-Scusatemi-, mormorò ridendo.
-Vieni anche te dopo a fare shopping?-, le chiesi sorridendole.
-Certo! Sapete che non mi tiro mai indietro quando si parla di spendere soldi!-, esclamò ridendo. Effettivamente Felicia era la tipica riccona che adorava fare shopping sfrenato e che vestiva sempre con abiti firmati e abbinamenti azzeccati.
-Andiamo con quale macchina?-, chiese Danielle.
-La mia! È la più grande e ci stanno più vestiti!-, ridacchiò Felicia eccitata. Quella ragazza era pazza.
-Le nostre allora le lasciamo qui, poi finito tutto ci riporti al parcheggio della scuola e andiamo a casa-
-Perfetto!-, e detto ciò ci dividemmo per le ultime lezioni della giornata: io e Danielle a ginnastica e Felicia a storia e biologia.
Appena uscimmo dallo spogliatoio intercettai lo sguardo di Scott che mi guardava sorridendomi beffardo. Spostai immediatamente lo sguardo e agitata mi sistemai la coda di cavallo. Mi metteva soggezione quel ragazzo, non lo negavo.
-Il capo dei bulli ti sta osservando-, ridacchiò al mio orecchio Danielle.
-Non guardarlo! Sarebbe capace di buttarmi un altro succo di frutta in faccia perché l’ho guardato troppo e l’ho sciupato!-, sbottai incominciando a correre con lei al mio fianco che ridacchiava.
Certo, lei mi prendeva in giro, ma era stata una cosa umiliante e avevo dovuto buttare via quella maglia: di sicuro non era solo succo di frutta visto che non andava più via.
-Ragazzi!-, ci richiamò il professore, fischiando. Quando tutti ci fermammo e capì di avere tutta la nostra attenzione pronunciò quell’unica parola capace di distruggere tutti i miei sogni di fare due ore tranquille di ginnastica. –Football-
 
Due ore e venti minuti dopo io e Danielle stavamo raggiungendo doloranti la macchina di Felicia.
-Alla buon’ora! Vi eravate perse? … ma che avete?-, ci guardò stupita.
-Io credo di avere due costole rotte-, mormorai.
-Io una gamba-, mugugnò Danielle.
-No, football?-, chiese ridacchiando Felicia, conoscendo bene il signor James.
-Peggio. Football con Lafferty-, mormorai.
-Oddio! … e siete ancora vive!?-, chiese sgranando gli occhi.
-Più o meno … andiamo in un bar prima, ho bisogno di riprendermi-, esclamò Danielle salendo in macchina, seguita da noi.
-Allora, andiamo alla caffetteria vicino al centro commerciale così dopo ci andiamo a piedi no?-, propose Felicia.
-Si-, mormorai solamente appoggiando la schiena contro l’appoggiatesta.
Football, che sport inutile. Avrei ucciso quel professore e anche Scott. Si, perché il ragazzo non mi aveva lasciata in pace due secondi. Appena toccavo palla mi placcava brutalmente e ogni volta che doveva andare a fare meta passava nei miei paraggi per darmi una spallata, con la sua delicatezza da elefante. Prima della fine dell’anno dovevo capire che avevo fatto a quel ragazzo là.
Arrivammo in centro e trovammo quasi subito un parcheggio vicino alla caffetteria. Scendemmo dall’auto ed entrammo sedendoci in un tavolo vicino alla grande vetrata.
-Che vi porto ragazze?-, ci chiese la cameriera, appena giunta al nostro tavolo.
-Io un tè caldo-, chiese Danielle.
-Io una cioccolata-, mormorai debolmente.
-Io un caffè-, ordinò Felicia.
-Arrivano subito-, disse allegra la cameriera lasciando il biglietto con le ordinazioni sul tavolo.
-Avanti ragazze! Un po’ di vita! Non deve essere stato così orrendo!-
-Per Danielle forse no, lei non aveva Scott che la colpiva ogni volta che poteva-, sbuffai.
-Devo ancora capire che ha quel ragazzo contro di te-, disse seria Danielle.
-Benvenuta nel club-
-E’ un uomo, ragazze. Non usano mai il cervello, sono idioti-, esclamò Felicia, facendo girare due ragazzi seduti vicino a noi.
Io e Danielle ridemmo.
-Basta, non mi farò rovinare la giornata di shopping sfrenato da Lafferty e nemmeno dal professor James-, dissi alzando un pugno all’aria.
-Così ti vogliamo, ragazza!-, esclamò Felicia.
Subito dopo arrivò la cameriera con le nostre ordinazioni e le consumammo in un silenzio rilassato. Dopo aver pagato ci incamminammo verso il centro commerciale di Bayville più tranquille.
-Siete pronte ragazze!?-, esclamò Felicia ridendo e prendendoci per mano spingendoci dentro alla struttura. Sospirai felice, facendomi trasportare. Sentivo che saremmo diventate grandi amiche noi tre e che quello sarebbe stato un pomeriggio bellissimo.
 
Verso le sette di sera uscimmo dal centro commerciale ridendo come delle bambine, con almeno tre borse piene di vestiti a testa. Avevamo comprato il vestito per il ballo invernale che ci sarebbe stato tre settimane dopo e tutti gli accessori da abbinare, più altre duo o tre cosucce per sfizio.
Dopo aver comprato la vernice, raggiungemmo il parcheggio della scuola parlando senza sosta di cose a caso, spensierate.
-Allora domani viene il tuo amico?-, mi chiese Felicia.
-Già-, sorrisi euforica al pensiero che Justin domani sarebbe stato tutto mio.
-Licy, è gay. Frena i bollenti spiriti-, ridacchiò Danielle togliendosi da davanti agli occhi il corto ciuffo marroncino chiaro. Oltre che ad aver fatto compere, Danielle aveva anche rivoluzionato il taglio: aveva tagliato la sua lunga chioma castana in un taglio corto e giovanile che le incorniciava benissimo il viso magro e metteva in risalto i grandi occhi marroni.
Stava proprio bene e si vedeva che era a suo agio con quel taglio.
-Ehi!-, esclamò indignata Felicia lanciando alla nostra amica una borsina sul braccio per la battuta su Justin, ma sorridendo anche lei.
-Dai, è meglio che vado ora. Mia mamma mi avrà data per dispersa-, ridacchiai.
-Certo, a do … oh cazzo-, si bloccò Danielle.
-Fine come al solito-, rise Felicia ma anche lei si bloccò dopo aver guardato nella direzione dove guardava Danielle.
-Che succede ragazze?-, chiesi cercando le chiavi della macchina nella mia borsa senza fondo.
-La tua auto …-, disse Danielle.
Alzai la testa di scatto e mi paralizzai.
-Quel fottuto bastardo!-, urlai correndo verso la mia auto.
La mia bellissima 500 bianca, non era più bianca. O meglio, i suoi vetri non erano più del colore che dovevano avere, erano stati macchiati con qualcosa di rosso con cui ci avevano fatto dei disegnini osceni e scarabocchi. Mi veniva da piangere.
-E’ rossetto-, constatò Felicia toccando la cosa rossa.
-Sarà stato il rossetto della Jeffrey-, la Jeffrey era la morosa di Scott.
-Mi viene da piangere-, mormorai con gli occhi lucidi.
Danielle mi toccò un braccio per cercare di confortarmi, mentre Felicia tirò fuori dalla sua borsa delle salviettine struccanti e ce ne porse alcune.
-Per andare a casa intanto-, ci spiegò incominciando a passarle sui vetri della mia auto.
-Io lo uccido!-, esclamai. –Ma che gli ho fatto!?-, borbottai pulendo il vetro davanti.
Nessuna mi rispose e pulimmo piano piano tutti i vetri finendo la scatola delle salviettine di Felicia.
-Stai bene Caroline?-, mi chiese Danielle.
-No, voglio solo andare a casa e dormire-
-Se hai bisogno chiamaci-, disse Felicia abbracciandomi.
-Grazie ragazze! Siete fantastiche-, le abbracciai e dopo aver sussurrato un flebile ‘a domani’ entrai in macchina. Feci partire l’acqua per i vetri e li pulii ancora con il tergicristallo e poi accesi il motore. Almeno quello funzionava! Con un diavolo per capello guidai fino a casa e, dopo essere entrata e aver salutato mia mamma, declinai la cena e, raggiunta la mia camera, mi gettai sul letto, esausta, non vedendo l’ora di addormentarmi.



Spazio dell'autrice:


Salve a tutte! :D
Eccomi qui con il nuovo capitolo, come promesso!
Premetto che amo Justin infinitamente *w*
In questo capitolo le ragazze hanno la loro prima giornata, per l'appunto, da ragazze... il vestito per il ballo lo descriverò nel prossimo capitolo dove Caroline lo farà vedere a Justin ;)
Allora, Scott. Beh, Scott è stronzo e cattivo senza un motivo e questo sarà il vero dilemma di Caroline: perchè ce l'aveva con lei?
Forse penserete che il rossetto sia strano, ma non poteva rovinargli la macchina in modo permanente altrimenti ci andava di mezzo anche lui, quindi ho pensato alla Jeffrey e a Scott e mi è venuto automatico il rossetto! ahahah
Anche se io non avrei mai dato il mio rossetto per imbrattare un'auto! D:
Comunque a parte questo, sono finalmente riuscita a immaginarmi tutti i personaggi, a parte Derek, ma quello arriverà più avanti.
Vi metto i link qui sotto, ditemi che ne pensate voi e se li avreste immaginati diversi, mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate :D
Felicia: http://i48.tinypic.com/4io55g.jpg
Danielle: http://i47.tinypic.com/axnped.jpg (anche se con gli occhi più scuri :/)
Justin: http://i46.tinypic.com/vgtzeo.jpg

 Beh allora, spero che vi sia piaciuto questo capitolo e che continuerete a leggere di Caroline e Scott :D
Se volete lasciare un commento è sempre bene accetto così posso sapere le vostre opinioni e correggerlo dove è meglio! :3


Alla prossima settimana! :D


MaudeScott.

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Capitolo 4
*** Come ai vecchi tempi ***






Capitolo 3___ Come ai vecchi tempi

 

 

 -Buuuuongiorno bellezza!-
Mi svegliai di colpo rotolando e cadendo giù dal letto, spaventata.
-Ma che …?-, chiesi confusa alzandomi e stropicciandomi gli occhi. Vedevo ancora tutto nero a pallini –non so se era normale …- e mi girava leggermente la testa per essermi alzata troppo in fretta. Piano piano riuscii a mettere a fuoco la stanza e chi c’era al suo interno. Un ragazzo non troppo alto, con una maglietta color Tiffany –come diceva sempre mia mamma- e dei normali jeans; i capelli neri scompigliati e dei stupendi occhi azzurri.
-Oh mio dio, oh mio dio!-, gridai saltando sul letto e circondando le spalle di quel fantastico ragazzo. –Justin! Che ci fai già qui?!-
Il mio migliore amico rise di gusto e mi strinse leggermente, poi alzò le spalle e disse semplicemente: -Niente, mi mancavi e sono partito prestissimo stamattina-
-Sei un tesoro!-, esclamai baciandolo leggermente sulle labbra, un nostro solito gesto.
-Tesoro mio, ti voglio bene ma vatti a lavare i denti!-, mi prese in giro lui con una smorfia.
-Stronzo!-, gli feci la linguaccia e gli gettai un cuscino addosso. –Visto che sei qui, fammi il letto mentre io sono in bagno-, presi il mio beauty ed entrai nel piccolo bagno adiacente alla mia camera, una cosa positivi della nuova casa.
Feci partire l’acqua della doccia mentre con una salviettina struccante toglievo i rimasugli di trucco della sera prima che non avevo avuto il tempo, o meglio la voglia, di togliermi.
Entrai nella doccia mi rilassai subito sotto il getto d’acqua calda.
Ero felice, no di più, euforica. Justin era arrivato e sarebbe stato tutto mio per due giorni e grazie a lui non avrei pensato a quella piccola nuvola nera della mia vita di nome Scott Lafferty. Feci una smorfia solo al pensiero. Forse avrei potuto sfruttare Justin per aiutarmi a lavare la macchina, oltre che a pitturare la camera.
Certo che farlo a gennaio non era molto comodo… specialmente pitturare la camera visto che bisognava arieggiare la stanza…
Uscii dalla doccia con un sorrisone stampato in faccia e indossai la biancheria pulita che mi ero portata in bagno, pettinai i capelli e li legai in due lunghe trecce bionde. Uscii dal bagno trovando Justin che scuriosava nel mio armadio.
-Tesoro, da quanto tempo non fai shopping?-, mi chiese scandalizzato guardando tra i cassetti.
-Tesoro, l’ho fatto ieri. Ti faccio vedere il mio vestito per il ballo? A proposito, non è che saresti libero il 3 febbraio vero? Mi accompagni?-, lo guardai implorante.
-Guarda cosa mi tocca fare-, sorrise lui. –Fammi vedere questo vestito, spero solo che non sia orrendo, altrimenti non ti accompagno-, mi fece la linguaccia.
Ridacchiai leggermente e andai a cercare tra le borse che avevo lasciato accanto alla porta quella contente il vestito. Lo tirai fuori e mi voltai verso Justin.
-Non è niente di complicato ma lo adoro!-, esclamai.
In effetti al negozio dove lo avevo comprato c’erano molti altri abiti più belli ed eleganti, ma non volevo dare troppo nell’occhio e quell’abito rispettava il mio budget, era grazioso e adatto al mio stile. Che chiedevo di più? Era un abito bianco senza spalline con un corpetto non troppo stretto e con lo scollo a cuore, decorato con una leggera ricamatura argentea sulla linea della vita e continuava con una gonna morbida che ricadeva leggera sulle gambe, fino a metà coscia, e coperta da un leggerissimo strato di tulle e sul bordo di esso un piccolo ricamo di pizzo. Siccome era inverno avevo incorporato un copri spalle a mezza manica interamente fatto di pizzo perché riprendesse il motivo della gonna. Come scarpe avevo comprato delle normalissime decolté bianche.
Mentre spiegavo a Justin tutti i vari abbinamenti lui annuiva attento sorridendo dolcemente.
-E’ bellissimo! Mi piace da matti!-, esclamò poi.
-Davvero?-, sorrisi.
-Si!-
-Benissimo! E sarò semplicemente fantastica quindi tuuu … dovrai essere un figo assurdo!-, e risi malefica.
Justin rise. –Tu non sei mica normale! Dai vestiti che sei ancora in mutande che andiamo a fare colazione poi iniziamo i lavori in camera!-
-Agli ordini!-, ridendo andai all’armadio e tirai fuori una felpa e indossai i miei amati jeans e le converse bianche. Misi nella borsa il cellulare e il portafoglio e scesi le scale. Justin stava parlando con mia madre che si interruppe quando mi sentì scendere.
-Ciao mamma!-, la salutai.
-Buongiorno, amore-, mi diede un bacio sulla guancia scompigliandomi leggermente i capelli. Mi lamentai allontanandole la mano e presi quella di Justin trascinandolo fuori.
-Noi andiamo a fare colazione!-, esclamai indossando il cappotto e mettendo la sciarpa.
-Divertitevi!-
Uscimmo di corsa, ridendo. Era una giornata grigia e molto fredda, per terra la pioggia della sera prima si era ghiacciata, cosa non positiva per il mio equilibrio già precario.
Stando attenti a dove mettevamo i piedi entrammo in macchina.
-Che hai fatto a questa macchina?-, chiese curioso guardando i vetri.
Mi rabbuiai subito e iniziai a borbottare parole senza senso.
-Che hai, Carol?-
-Allora, prima di tutto non chiamarmi Carol, sai che lo odio. Secondo, ti ho parlato di Scott Lafferty no?-, lui annuì. –Beh, mi ha imbrattato i vetri con il rossetto della sua morosa oca-, sbottai.
-Cosa?!-, esclamò scioccato. –Ma che diavolo ha? Neanche gli avessi ucciso il gatto!-, esclamò. Ci guardammo negli occhi per un istante e subito dopo scoppiammo a ridere.
-Ma queste come ti vengono?-, esclamai tra una risata e l’altra.
Non mi rispose, rise semplicemente. Scossi la testa sorridendo ancora: mi era proprio mancato quell’idiota.
Parcheggiai poco distante dal bar, ma il tratto dalla macchina al bar fu comunque un’impresa: per il freddo mi si formavano le nuvolette ogni volta che respiravo e avevo le mani ghiacciate.
Odiavo il Tennessee.
-Brr! Che freddo!-, esclamai.
Il ghiaccio poi non aiutava a camminare e prolungava il tempo che dovevamo trascorrere fuori. Finalmente raggiungemmo il caldo del locale.
-Finalmente!-, disse Justin togliendosi il cappotto e aiutandomi a togliermi il mio per appenderlo sull’attaccapanni appena dopo la porta.
Ci sedemmo al tavolo dove il giorno prima mi ero seduta con le altre e ordinammo due cioccolate.
-Allora, io propongo un’evirazione senza anestesia-, esclamò Justin.
Risi. –Fa male a me solo pensarci!-, ridacchiai bevendo un sorso della bevanda. –Ma non credo mi vendicherò, non ho voglia di litigarci-
-Fai male a non dirgli niente. Se non ti ribelli lui continuerà indisturbato-, sbottò.
-Prima o poi si stancherà fidati! … Oh porca vacca!-, quasi gridai appiattendomi sul tavolo e girando il viso verso la finestra.
-Caroline, sei impazzita?-
-Non dire il mio nome! Taci!-, no no non poteva essere! La mia sfiga non aveva mai fine.
-Mi dici che sta succedendo?-
-Non girarti, ma dalla porta è appena entrato Scott con la sua banda-
-Co…?-, si girò subito.
Scattai in avanti e gli presi la testa tra le mani. –Ti avevo detto che non dovevi girarti! Ecco! Mi ha vista-, sbottai accasciandomi sulla sedia.
Sentivo prepotentemente lo sguardo di Scott su di me, ma non cedetti e tenni lo sguardo fisso in quello di Justin, che mi guardava scioccato.
-Non dirmi che Scott Lafferty è quel figo pazzesco che è appena entrato!-
-Si è lui-
-Cazzo, avevi detto che era bello, ma quello non è bello. È un dio-, aveva gli occhi lucidi.
-Justin mi dispiace, ma è etero e ha la ragazza-
-E che c’entra? Si può sempre lasciare e può sempre diventare gay-
-Justin …-
-Che palle. Tutta bellezza sprecata-
Ridacchiai leggermente. –Consolati, sarà figo quanto vuoi ma è uno stronzo-
-Bellissimo e stronzo: un cliché-, borbottò sognante.
-Smettila-, sbottai. –Muoviti a finire di bere quella cioccolata che così usciamo di qui!-
-Okay, okay!-, esclamò bevendone un sorso.
-Ehi Ryan! Com’è andato il ritorno a casa ieri?-, si era fermato al nostro tavolo … si era fermato al nostro tavolo!
Lassù qualcuno doveva odiarmi.
-Benissimo, grazie per l’interessamento-, borbottai alzando lo sguardo e puntandolo nei suoi occhi per non fargli notare troppo che non ero tranquilla.
Enorme sbaglio.
Aveva pure gli occhi di figo. Erano di un verde-grigio con una puntina marrone vicino alla pupilla. E che cazzo, non poteva avere un qualche difetto?!
Lui mi guardò scettico e ridacchiando se ne andò, dandoci le spalle eh … oh mio dio.
-Che culo!-, esclamò Justin.
-Mi hai tolto le parole di bocca-, ridacchiai. –Dai andiamo prima che rompa di nuovo!-, lo presi per mano e, lasciati i soldi sul tavolo e recuperati i cappotti, uscimmo di corsa.
 
Bip. Bip.
La suoneria del mio cellulare interruppe il duro lavoro che stavamo facendo io e Justin. Era un messaggio di Danielle.
 
Ehi, Caroline! Licy vuole andare a ballare stasera, sei dei nostri? Puoi portare anche il tuo amico se vuole, ci farebbe piacere conoscerlo! :D
 
-Chi è?-, chiese Justin appoggiando il rullo con cui stavamo rifinendo il colore delle pareti.
-Un’amica, Danielle, chiede se stasera vogliamo andare a ballare-, riferii il messaggio al mio amico.
-Anche io?-
-Certo, sanno chi sei, gliene ho già parlato!-
-Ah, se ti va, mi farebbe piacere conoscerle-, sorrise.
-Hanno detto lo stesso loro! Perfetto allora! Abbiamo il programma per stasera!-, esclamai entusiasta.
Nella mia vecchia città non ci andavo spesso a ballare, diciamo che io e Justin ci siamo andati solo due volte e di amiche donne non ne avevo molte quindi al venerdì e al sabato sera io e lui ci organizzavamo diversamente.
-Direi che abbiamo anche finito col colore. Ora hai una macchina pulita e una camera colorata. Adoro com’è venuta!-, disse soddisfatto. Si, alla fine lo avevo sfruttato anche per la macchina, o meglio, solo per i vetri della macchina perché a lavarla tutta saremmo morti assiderati.
-Piace un sacco anche a me!-, esclamai. Ed era vero! All’inizio, lo ammetto, ero un po’ restia a farla di quel colore, ma il risultato finale non era niente male! -Ora è meglio se usciamo da qui, altrimenti ci intossichiamo con questa puzza!-, continuai e, tossendo leggermente, andai a prendere i vestiti per la sera e il mio beauty, poi aprii le finestre e spinsi Justin fuori dalla camera.
-Qui dentro ci verrà molto freddo-, mi avvertii Justin.
-Prima di andare via le richiudiamo, tranquillo. È per far andare minimamente via la puzza-
Annuì leggermente. –Ordiniamo una pizza?-, chiese stiracchiandosi e buttandosi sul divano.
-Certo, hai una camicia per stasera?-, gli chiesi.
-Ovvio. Tu vuoi una margherita?-, mi chiese andando al telefono.
Annuii iniziando ad apparecchiare la tavola della cucina per la cena.
La pizza arrivò dieci minuti dopo e io e Justin incominciammo a mangiare tra una battuta e l’altra mentre commentavamo uno di quegli idioti reality show che davano all’ora di cena.
Finita la pizza corsi a prepararmi perché erano già le nove e trenta e le ragazze sarebbero passate solo dopo un’ora.
Justin, dopo aver chiuso le finestre in camera mia e lamentandosi del gelo che c’era, venne con me in bagno e mentre si lavava velocemente io incominciai a farmi i peli delle gambe –ero un orso- e quando lui uscì presi il suo posto mentre continuavo a parlare delle varie lezioni. Uscii poco dopo e mentre il mio amico era andato a prendere i vestiti in salotto mi asciugai in fretta e indossai la biancheria. Successivamente misi la gonna alta e stretta che avevo scelto e la camicetta rosina che infilai all’interno lasciando aperti due bottoni in alto. Infilai le scarpe parigine nere e mi avvicinai allo specchio per truccarmi, mentre Justin, che era già vestito ed era tornato in bagno, mi asciugava i capelli. Misi un filo di fondotinta, l’eyeliner, la matita rosa pallido al di sotto dell’occhio e ovviamente il mascara che risaltò perfettamente i miei occhi azzurri, poi passai un leggero strano di lucidalabbra.
-Sei una gnocca!-, esclamò Justin.
-Grazie, anche tu non sei male-, ridacchiai guardandolo meglio: aveva dei normali pantaloni neri e una camicia bianca, ma risaltavano con la sua carnagione leggermente scura e lo facevano sembrare bellissimo.
-I capelli come li acconci?-, mi chiese pettinandoli.
-Avevo intenzione di lasciarli sciolti-, mormorai dubbiosa.
-E se invece ti facessi uno chignon alto?-, chiese lui. –Staresti da dio!-
Sorrisi. –Mi affido a te allora!-, esclamai.
Dopo una decina di minuti Felicia mi mandò un messaggio dicendomi che erano sotto casa mia e, salutata mia mamma e messi i cappotti, presi la borsa e aprii la porta.
-Vogliamo andare?-, chiesi entusiasta. La presenza di Justin mi faceva davvero bene!
Lui rise allegramente e mi prese per mano trascinandomi fuori di casa e, incespicando sui tacchi –forse troppo alti, visto che ero abituata a indossarli di otto centimetri e non di più, visto il mio metro e settanta-, e fra una risata e l’altra raggiungemmo le mie nuove amiche.





Spazio dell'autrice:



Salve a tutti! :D
Ecco qui il nuovo capitolo, cinque giorni dopo lo scorso :D
Qui si può benissimo capire il rapporto che c'è tra Justin e Caroline: sono come fratelli e parlano e fanno di tutto.
Spero che tutti voi appreziate la figura di Justin, perchè io in ogni capitolo lo amo sempre di più! <3
Ma mai quanto Scott! Aspettate e vedrete -o meglio leggerete- che Scott non è -cioè, non è del tutto- così stronzo :D anche se nel prossimo capitolo raggiunge il suo massimo livello di stronzaggine -povera Car!-.
Spero anche che dai piccoli dettagli che ho aggiunto, si sia potuta delineare una Caroline più precisa: bionda, occhi azzurri, altina, con un bel fisico.
Detto questo, direi che ci sentiamo fra cinque giorni con il prossimo capitolo :D
Spero che questo vi sia piaciuto e che continuerete a leggere di Caroline e Scott :D
Se volete lasciare un commento è sempre bene accetto così posso sapere le vostre opinioni e correggerlo dove è meglio! :3


Alla prossima settimana! :D

MaudeScott.

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Capitolo 5
*** Ritorno alla realtà ***






Capitolo 4___Ritorno alla realtà

 

 
Quel lunedì mattina ero triste: Justin era tornato a casa la sera prima e non avrei più avuto al mio fianco il mio amico dalla risata facile.
Sospirai mentre bevevo il caffè che mi aveva preparato mia mamma e mandai un messaggio al mio migliore amico.
 
Mi manchi già  :’(
 
Inviai sorridendo leggermente e misi la tazza nel lavandino prendendo la borsa.
-Mamma io vado a scuola!-, la salutai e senza aspettare una sua risposta andai in garage e misi in moto.
In pochi minuti arrivai al solito parcheggio dove lasciai la macchina e mi incamminai verso l’ingresso della scuola.
-Ehi, Ryan! Dove hai lasciato il tuo amichetto?-, sentii urlare da dietro.
Ora ci si metteva pure quell’altro idiota! Ma con tutte le persone che c’erano in quella scuola proprio me doveva importunare?!
-Ehi, non si ignorano le persone!-, sentivo che si avvicinava sempre di più.
Mi fermai di colpo. –Scusa, ma non ho tempo da perdere con un idiota come te-, sbottai alzando lo sguardo verso il suo. Accidenti se era alto! Gli arrivavo a malapena alle spalle …
-Qualcuno si è svegliata di traverso stamattina?-, chiese ironico.
-No, mi sono solamente rotta il cazzo di te, delle tue battutine e dei tuoi scherzetti idioti!-, esclamai stringendo i pugni.
Mi guardò prima stupito, poi con astio, mentre intorno a noi un gruppetto di ragazzi si fermava a guardare cosa stava succedendo.
-Frena la lingua, mocciosetta!-, esclamò lui facendomisi più vicino.
-Altrimenti che fai?-
-Non sfidarmi!-
-Non sei un dio, Scott, smettila di farti grande. Cos’è, hai un complesso di inferiorità perché i tuoi genitori sono troppo impegnati per darti tutte le attenzioni di cui hai bisogno per far aumentare il tuo ego?-, sbottai sempre più arrabbiata. –E’ una settimana che mi tormenti e io non ti ho fatto niente! Niente! Perché allora devi rompermi le palle in continuazione?-, esclamai.
Si vedeva che si stava trattenendo, aveva gli occhi quasi fuori dalle orbite e le sue grandi mani erano chiuse a pugno e tremava: avevo seriamente il terrore che mi colpisse ma invece sussurrò solamente un: -Me la pagherai Ryan per questo!-, poi se ne andò buttando per terra il mio zaino e scaraventando il suo contenuto.
 
-Che è successo stamattina? Tutta la scuola ne parla!-, esclamò Felicia quando mi sedetti al tavolo con lei per pranzare.
-Niente, ho risposto a Scott-
-Davvero?! Wow! Nessuno ne aveva mai avuto il coraggio! E lui che ha fatto dopo?-
-C’è mancato poco che mi menasse e ha detto che gliela pagherò!-, sbuffai incrociando le braccia e appoggiandomi sul tavolo.
-Ehi, tutto bene?-, mi chiese Danielle.
-No, mi manca Justin. Sono triste e sono arrabbiata con quell’idiota là!-, spiegai.
-Dovresti smetterla di darmi dell’idiota!-, sbottò una voce alle mie spalle. Mi voltai di scatto e vidi Scott insieme a Drake e a Dylan che mi guardavano con odio. Odio che nasceva da motivi ignoti a tutto il mondo.
-Lo farò quando tu smetterai di comportarti da tale-
Danielle e Felicia mi guardarono stupite mentre nella sala da pranzo era calato un silenzio surreale.
All’improvviso mi sentii tirare per la felpa e girare in modo tale da essere faccia a faccia con Scott, i miei piedi toccavano malapena terra.
-Senti ragazzina, dovresti abbassare la cresta. Tu non mi puoi parlare così-
Lo guardai allarmata per un solo istante, poi lo fulminai con lo sguardo.
-Senti, idiota, qui l’unico che ha la cresta sei tu e la dovresti proprio abbassare perché potresti colpire un aereo dal gran che è alta, e io parlo come mi pare a chi mi pare-, lui strinse maggiormente la presa sulla mia felpa mozzandomi il fiato. Stringeva così forte che faticavo a respirare.
-Mollami-, sussurrai, rossa in volto.
-Dai Scott, lasciala!-, lo richiamò Dylan.
-Taci scemo!-, sbuffò lui.
Invece che ascoltare il suo ‘amico’, Scott strinse ancora di più la presa…
Poi mi lasciò andare di colpo e caddi a terra, tossendo e prendendo aria.
-Sei uno sfigato!-, gli urlai dietro mentre se ne andava come se niente fosse.
Subito Danielle e Felicia mi si fecero vicine chiedendomi come stessi.
-Sto bene, sto bene. Davvero! Mi è passato l’appetito, scusate ragazze-, dissi correndo in bagno e chiudendomi dentro.
Subito composi un numero che sapevo a memoria mentre le lacrime lottavano per uscire.
Uno squillo, due squilli, tre squilli, il telefono suonava a vuoto.
Una lacrima, due lacrime, tre lacrime, l’argine ormai era scoppiato.
-Sono Justin, sapete cosa fare … BIP-, la segreteria.
Chiusi la chiamata e mi accasciai sul pavimento, in quel momento poco mi importava che fosse un bagno pubblico, e lasciai sfogare le lacrime di frustrazione.
 
Tesoro, non riesco a risponderti ora! ): è successo qualcosa di grave?
 
Tirai su col naso e risposi.
 
No niente, tranquillo (: avevo solo voglia di sentirti.
 
Era la prima volta che gli mentivo, ma era una cavolata quella che era appena successa e non volevo farlo preoccupare inutilmente.
-Car! Sei qui dentro?-, la voce di Danielle.
-Si …-, risposi flebile.
-Esci un attimo-, chiese Felicia.
Mi asciugai in fretta gli occhi e misi il cellulare in tasca, poi uscii dal bagno.
-Non devi ascoltare quell’idiota. Hai fatto benissimo a dirgli quelle cose! Non farti rovinare la giornata!-, partì alla carica Danielle.
-Ma non è quello! Sono un mucchio di piccole cose che si sono sovrapposte. Il trasferimento, il succo in faccia, la macchina, Justin che se ne è andato. So che forse esagero troppo però … davvero io non capisco. Che cosa vuole da me?!-
-Caroline, lui non ha niente contro di te, solo che è … è fatto così. Si diverte a fare il bullo e ha preso di mira te perché sei la nuova arrivata-
-Che bel divertimento!-
Felicia sorrise e mi asciugò un’altra lacrima.
-Anche se non ci conosciamo da molto, sai che puoi contare su di noi-
-Grazie, grazie davvero-, sorrisi grata a tutte e due e le abbracciai con forza.
Tutto sommato qualcosa di buono è successo: avevo conosciuto due ragazze simpatiche e gentili come loro!
Danielle e Felicia erano molto diverse tra di loro. Mentre la prima era seria e responsabile, la seconda era più spensierata e impulsiva. Inoltre di aspetto erano totalmente diverse! Mentre quella era altissima e robusta, questa era bassa e mingherlina.
Erano come lo Yin e lo Yang, due cose completamente diverse, ma insieme davano vita a un mix perfetto.
Sospirai un po’ meno triste e scoccai un bacio sulle guance a tutte e due.
-Avete ragione, non mi lascerò influenzare da Scott Lafferty!-, alzai un pugno in aria convinta delle mie parole.
Sorridendo aprii la porta del bagno, ma non feci in tempo ad uscire che qualcosa di bianco mi piombò addosso.
Ti prego, fa che sia latte.
Per mia (s)fortuna, lo era.
-Così impari, mocciosa!-, sghignazzò Lafferty.
Lo guardai allibita mentre in aria si alzavano grasse risate da parte di chi aveva assistito a quella scena.
-Cambia scherzo, idiota! Sei ripetitivo!-, lo presi in giro facendo dietro front e tornando in bagno.
-Oh mio dio-, sussurrarono insieme Danielle e Felicia che erano rimaste indietro.
-Si, non ha più fantasia-, sbottai togliendomi la felpa. Per fortuna la maglietta che indossavo sotto ad essa non si era sporcata. Mi sporsi sul lavandino e sciacquai i capelli e il viso: mi sarei presa un bel raffreddore, avevamo ginnastica dopo!
Oddio no. Ginnastica con l’idiota …
Che bel lunedì! Proprio bello!
Felicia mi passò il pettine che portava sempre nella borsa e riuscii a farmi una coda abbastanza decente. Mi asciugai il viso e misi un po’ di mascara per cercare di non far notare troppo il gonfiore degli occhi dopo il pianto.
-Gelerai con solo quella addosso-, mormorò Danielle.
-Si, purtroppo non ho una felpa di ricambio nell’armadietto-, sbuffai ironica.
-Io conosco chi ce l’ha!-, esclamò Felicia uscendo di corsa dal bagno.
Io e Danielle ci guardammo stranite e scoppiammo poi a ridere alzando le spalle.
Quando Felicia tornò io mi ero avvicinata al termo perché stavo già incominciando a sentire freddo. La ragazza mi lanciò un maglione largo nero.
-E questo di chi sarebbe?-, chiesi guardandolo: era enorme.
-E’ di Derek, non chiedetemi perché ma ne ha sempre uno in più nell’armadietto e gli ho chiesto se poteva prestartelo e lui ha detto di si-, rispose tranquillamente.
-Va bene …-, sussurrai indossandolo.
Dovetti fare due o tre risvolti nelle maniche e più che maglione mi faceva da vestito, ma era morbido e caldo e mi avrebbe evitato una polmonite sicura.
Uscimmo dal bagno e stavolta controllai bene che non vi fosse Scott nei paraggi. Misi la felpa sporca nell’armadietto e appoggiai la borsa dirigendomi poi verso il patibolo –l’ora di educazione fisica- accompagnata da Danielle.
 
A ginnastica Scott non c’era: fortuna. Aveva fatto fuga, di sicuro.
Sempre più idiota.
Mi rivestii tranquillamente cercando di ritrovare il buonumore.
-Domani mattina allora ci troviamo per fare colazione?-, chiesi a Danielle.
-Certo! Alle sette e trenta davanti al solito bar?-
-Esatto! Ora scappo, devo finire di sistemare casa!-, le diedi un bacio sulla guancia e corsi fuori dallo spogliatoio, sventolando la mano.
Andai all’armadietto e presi le mie cose, ma nell’aprirlo si spezzò un filo all’interno e un sacco pieno di farina mi si scaraventò dritto in faccia.
Mi immobilizzai e con una mano tolsi quella che mi era finita in faccia alla bell’è meglio, strizzando gli occhi per evitare di piangere.
Non dovevo dargliela vinta. Presi la borsa e scappai fuori da quel maledetto edificio.
Odiavo tutto di quel posto. I professori, specialmente James, e pure gli alunni, a eccezione di Danielle e Felicia e poche altre persone.
Nel correre verso la macchina sbattei contro qualcuno.
-Oddio … s-scusami!-, esclamai con la voce rotta.
Alzai il viso e vidi che era Lafferty. Mi asciugai una lacrima velocemente e corsi via, cercando di non guardare il suo sguardo stupito.
E che si stupiva? Mi aveva umiliata ancora! Non ce la facevo davvero più. Dovevo assolutamente escogitare un piano per farlo smettere.
 



Spazio dell'autrice:



Salve a tutti! :D
Eccomi qui con il capitolo dove Scott fa vedere tutta la sua stronzaggine (ma anche nel prossimo non scherzerà)!
Io l'ho odiato qui, non so voi ahahah
Dunque, ci stiamo avvicinando sempre di più al capitolo dove tutto cambierà :D non vedo l'ora di arrivarci per vedere come reagirete!
Non c'è molto da dire su questo capitolo se non che rispunta Derek, anche se indirettamente... non ve lo siete dimenticato vero?? 
Ora più che mai diventa un personaggio importante!
E ricordatevi anche della reazione di Scott quando ha visto Caroline piangere! u.u
Sono tutti piccoli dettagli che piano piano assumeranno significati e valore :3
Non aggiungo altro se non un mini spoiler del prossimo capitolo (dove comparirà un altro personaggio) per farmi perdonare il fatto che questo è più corto degli altri e non mi sembra scritto benissimo :'3


-Senti, ti va di andare a prendere un caffè?-, mi chiese.
-Mm … perché no?-, gli sorrisi gentilmente. –Però prima devo andare a portare questa roba a casa-, gli spiegai.
-Non c’è problema, se vuoi ti aiuto a scaricare anche tutte le buste-, si offrì lui.

Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che continuerete a leggere dei nostri Caroline e Scott :3
Se volete lasciare una recensione è sempre ben accetta così potrò sapere le vostre opinioni e correggerlo dov'è meglio! :3


Alla prossima settimana! :D


MaudeScott.

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Capitolo 6
*** Assorbenti ***






Capitolo 5___Assorbenti

 
 

-Secondo me è segretamente attratto da te!-, esclamò Danielle.
Risi ironica. –Ma smettila. Uno come lui non ci potrà mai trovare niente in una come me-, le risposi mentre continuavo a camminare alla ricerca di Derek.
Quella mattina mi ero svegliata più spensierata, nonostante le umiliazioni subite una dopo l’altra il giorno prima. Se continuavo a soffermarmi su di esse, finivo di vivere, questo era poco ma sicuro; e poi avevo la mia dignità da difendere, perciò ignorai tutte le persone che mi guardavano ridacchiando e sussurrando qualcosa all’amico o amica lì di fianco.
Dopo la colazione con le altre, la giornata era migliorata, ma non cantavo ancora vittoria: il giorno era appena incominciato.
-Ma perché corri? Derek mica scappa!-
-Lo so, ma sono in ritardo per storia: oggi abbiamo il compito. E quell’altro là non si trova!-
-Licy ha detto che alla prima ha matematica, quindi possiamo guardare nell’aula 127!-
Mi fermai all’istante e la guardai sconcertata. –Frena, tu sapevi fino ad adesso in che aula era e non mi hai detto nulla?-, sbottai.
Lei alzò le mani come per scusarsi. –Non mi hai chiesto nulla-, spiegò.
Scossi la testa rassegnata. –Allora muoviti! Fammi strada verso l’aula 127!-
Lei rise e facendo dietro front si incamminò verso la sopracitata aula.
Quando la raggiungemmo in lontananza intravidi quasi subito un ragazzo biondo con una larga felpa verde militare e i pantaloni alle caviglie: Derek.
-Eccolo!-, esclamai e in poco tempo lo raggiunsi.
-Derek!-, lui si girò di scatto, nervoso e con gli occhi rossi e cerchiati da grandi occhiaie. Lo guardai per un istante poi mi riscossi.
-Che vuoi?-, mi chiese guardandosi intorno.
-Volevo solo riportarti la felpa. L’ho lavata e volevo ringraziarti per avermela prestata-, gliela porsi e lui la prese malamente.
-Ah si, la prossima volta ti arrangi-, e se ne andò così, lasciandomi a bocca aperta.
-Attenta Ryan che ti entrano le mosche!-, sghignazzò Drake, al fianco di Lafferty.
Lo fulminai con lo sguardo e tornai di corsa dalla mia amica.
-Ma che ha Derek?-, le chiesi curiosa mentre camminavamo velocemente verso la mia aula di storia.
-Ho sentito dire da Allison che suo padre è stato arrestato-, borbottò a bassa voce.
-Cosa?! E come mai?-
-Picchiava lui e sua madre-
-Oddio, ma è orribile! Chissà come deve starci-, esclamai mortificata per quel ragazzo.
-Beh … non credo che ci pensi molto … ora pensa più che altro a trovare la roba con cui farsi-
La guardai sconvolta. Ora si drogava?
-Povero ragazzo …-, mormorai e camminammo per una decina di minuti in silenzio. Quando poi raggiungemmo l’aula la salutai ed entrai di corsa.
Il prof era appena arrivato e con un sospiro di sollievo mi sedetti al mio posto, pronta ad eseguire il mio primo compito alla Bayville.
 
Quell’ora non finiva più, mi era sembrata interminabile. Forse per il nervosismo o non so cosa, ma quando finalmente consegnai il compito e presi la tracolla pronta ad uscire, mi sentii libera. Ero felice di cambiare aria e avevo ancora dieci minuti per riposare la mente prima delle altre lezioni.
Controllai il cellulare e vi trovai un messaggio di Felicia e uno di Justin.
Il primo diceva:
 
Sono stata male stamattina, sono tornata a casa, mi sa che dobbiamo annullare la birra di stasera! :’(
 
Le risposi dicendole di stare tranquilla e di rimettersi che poi saremmo andate a bere una birra un’altra serata e che non c’erano problemi. Poi guardai il secondo.
 
Tesoro dimmi come va il compito! Vedi che non mi sono dimenticato?! :-*
 
Ridacchiai leggermente e gli scrissi che era andato tutto bene e che ci saremmo sentiti il pomeriggio.
Riposi il cellulare nella tracolla e mi diressi verso l’aula di inglese canticchiando un motivo di una canzone che avevano messo in radio quella mattina: part of me.
-This is the part of me, that you’re never gonna ever take away from me!-
-Sai Ryan, è una bella giornata, perché devi cantare e far venire a piovere?-
Mi voltai di scatto, colta di sorpresa. Lafferty stava bellamente appoggiato al muro del corridoio con una sigaretta appoggiata all’orecchio.
-Lafferty, simpatico come sempre. Dove hai lasciato la tua scorta?-, gli risposi continuando a camminare.
-Oh, non ho bisogno di loro per umiliarti non preoccuparti-, sghignazzò dandomi una pacca sulla schiena.
-Wow, sono sconvolta dalla tua autosufficienza-, esclamai fingendomi sbalordita. –Ora se vuoi scusarmi, ho di meglio da fare che stare a parlare con uno stronzo-, lo salutai andandomene finalmente verso la classe di inglese.
Le ore passarono tranquille ma in maniera strana: ogni persona che incontravo o si metteva a ridere o mi guardava scandalizzata e nessuno mi diceva quale fosse il loro problema e fino all’ora di pranzo non lo scoprii.
-Ehi, volevi fare outing?-, mi chiese ironica Danielle togliendomi un biglietto dalla schiena.
-Cosa?-, la guardai confusa. Lei mi passò il biglietto come spiegazione. Su di esso c’era una semplice frase “sono lesbica”.
-Scott Lafferty!-, gridai incazzata nera.
Eravamo tornati all’asilo! Come gli scherzi idioti che si fanno il primo aprile per il pesce d’aprile.
Le due pacche sulla schiena, ecco quando me lo aveva attaccato. Che razza di imbecille.
-Mi hai chiamato, mocciosa?-, mi sorprese di nuovo alle spalle.
Ma mi seguiva per caso?!
-Sei proprio un bambino! Questi scherzi li facevo io alle elementari!-, sbottai sventolandogli il biglietto sotto il naso.
-Oh quello non era niente mia cara!-, sghignazzò.
-Non sai fare altro che minacciare-, lo accusai.
-Credimi, non vorresti che passassi davvero ai fatti-
-Ma quali fatti! Non farmi ridere-, sbottai voltandomi dall’altra parte e incamminandomi verso la mensa con Danielle che mi osservava cupa.
-Ehi stronza! Non ho finito di parlare!-, mi bloccò per un polso strattonandomi e facendomi cadere sul posto.
-Ecco come mi dovresti guardare. Dal basso all’alto. Non sei niente, solo una ragazzina piagnucolona. Sei ridicola-, sbottò lui abbassandosi e avvicinandomi al viso.
All’improvviso tirò fuori una bottiglietta d’acqua.
L’ennesimo bagno, pensai frustata e leggermente sconvolta dalle sue parole. Ma invece di svuotarmela addosso ne bevette un sorso. Osservai il suo pomo d’Adamo alzarsi e abbassarsi rapita. Ma ci pensò lui a ridestarmi in fretta, sputandomi ai piedi.
Lo guardai sconvolta.
-Ryan te l’abbiamo detto che devi tenere chiusa quella bocca, altrimenti entrano le mosche-, mi ricordò lui le parole del suo amico.
Puntai lo sguardo nei suoi occhi e alzai una mano per colpirlo, ma proprio quando ero vicina a farlo lui me la bloccò, ridendo.
-Credevi di colpirmi davvero? Ancora più ridicola-, mormorò stringendomi forte il polso che si stava pian piano arrossando.
Gemetti di dolore e cercai di liberarmi dalla sua presa mentre lui continuava a ridere.
All’improvviso qualcuno lo afferrò per cercare di spostarlo: era Danielle.
-Lasciala stare! Non vedi che le fai male! Smettila Scott, lei non ti ha fatto niente-, esclamò, ma anche lei venne fermata da Bob, uno degli scagnozzi di Scott.
Quest’ultimo si alzò e ripose la bottiglietta nello zaino.
-Andiamocene ragazzi-, richiamò la sua banda e in pochi secondi il corridoio si vuotò.
Io ero rimasta ancora per terra a massaggiarmi il polso.
-Tutto bene?-, mi chiese Danielle.
-Cazzo, mi verrà un livido qui!-, esclamai indicandomi il polso.
Lei annuii tristemente e mi accompagnò in bagno.
-Lo odio!-, esclamai dopo essermi asciugata il viso che avevo bagnato per rinfrescarmi appena. –Prima era quasi sopportabile quando si limitava a bagnarmi con del succo o del latte!-
-Lo hai provocato, Caroline, se non avessi risposto forse ora avrebbe smesso. Non è abituato ad avere del filo da torcere!-
-Quindi ora è colpa mia?-, sbottai.
-No, non dico questo! Ti ho detto solo come la penso-
-Si, scusa, è che sono nervosa!-
Lei mi sorrise leggermente e mi aprì la porta del bagno per farmi uscire.
-Cambiando argomento … hai già qualcuno con cui andare al ballo?-, le chiesi interessata e anche per non pensare a quello stronzo.
Questa volta era stato proprio cattivo, non mi meritavo quello che mi aveva detto e fatto. Speravo solo che prima o poi la fortuna girasse e che Scott la smettesse, o che gli si rivolgesse tutto contro.
-No … credo che alla fine ci andrò da sola. Tu vai con Justin?-
-Se non mi da buca all’ultimo, direi di si-, eravamo entrate in mensa e, cercando di ignorare le occhiatine di quelli che avevano assistito alla scena del corridoio, ci eravamo andate a sedere al solito tavolo, occupato anche da un Derek sempre più depresso e scontroso col al fianco Allison e Mara.
-Stai bene Caroline? Abbiamo saputo cos’è successo in corridoio!-, mi chiese gentilmente Mara.
-Si tranquilla, ormai è la solita routine-, le sorrisi poco convinta.
-Non so come fai a sopportarlo-, sbottò Derek.
Mi voltai a guardarlo stupita.
-E’ più di una settimana che ti tormenta e tu non fai niente. Quelli come lui dovrebbero pagarla!-, esclamò alzando sempre di più la voce.
-Derek calmati!-, disse Allison, spaventata.
-No che non mi calmo! Siete tutti degli idioti!-, esclamò alzandosi di scatto e uscendo di corsa dalla mensa.
Io e le ragazze lo seguimmo con lo sguardo sconvolte.
-Che strano … non ha mai fatto così …-, disse Mara.
-E’ comprensibile dopo ciò che gli è successo-, mormorò Danielle.
-Già …-, sussurrai mentre le altre incominciavano a mangiare.
Quella fu l’ora del pranzo più brutta della mia carriera scolastica alla Bayville, sentivo solo il rumore delle forchette e il rimbombo dei pensieri nella mia testa.
 
Quel pomeriggio, quando arrivai a casa corsi subito in camera per prendere la biancheria pulita e farmi una lunga doccia: ne avevo proprio bisogno dopo due ore di football. Mi guardai una coscia ancora dolorante e notai che mi si stava formando un livido. Odiavo Scott Lafferty, lo odiavo.
Per tutte e due le ore mi aveva colpita in tutti i modi in cui gli era possibile senza che gli si fischiasse fallo. Evidentemente non aveva niente di meglio da fare che stressarmi dalla mattina alla sera.
Uscii dalla doccia con calma e mi asciugai, poi mi rivestii con una semplice maglia larga e dei pantaloni di una tuta e andai in cucina per mangiare qualcosa.
Erano solo le cinque di pomeriggio e mia mamma era ancora a lavoro.
Andai alla credenza ma non vi trovai niente, in frigo c’era solo del succo di frutta. Perfetto!
Tornai, sbuffando, in camera e indossai dei jeans al posto dei pantaloni della tutta, infilai le mie adorate converse, poi scesi e presi dei soldi dall’apposito barattolo e, con le chiavi alla mano, uscii per fare la spesa.
Il supermercato non era molto distante da casa mia, ma visto che il frigo era vuoto avrei dovuto comprare una miriade di alimenti, perciò ci andai in macchina facendomi mentalmente una lista delle cose da comprare.
Preso un carrello, entrai incominciando a prendere le cose basilari come pane, acqua, carne, pasta, verdura e frutta. Poi passai al ripiano dolci –il paradiso- e incominciai a buttare nel carrello robe a caso a seconda di quanto mi ispirava il loro aspetto sulla confezione.
Quando ebbi finito, sorridendo soddisfatta, andai nel reparto bagno e presi uno shampoo: lo avevo finito prima. 
-Ehi, scusa-, mi fermò qualcuno alle mie spalle.
Mi voltai e mi ritrovai di fronte ad un ragazzo più o meno della mia età, non troppo alto, con i capelli biondissimi e gli occhi marroncini.
Era carino.
-Dimmi-, gli sorrisi cortese.
Lui si grattò la testa imbarazzato. –Ecco vedi, mia sorella mi ha spedito di corsa a comprarle … a comprarle degli assorbenti-, mormorò arrossendo come un matto. Trattenni a stento una risata: era ridicolo il modo in cui i maschi si imbarazzavano solamente a parlarne.
-E tu non sai quali prendere?-, lo aiutai, lo annuì soltanto.
-E’ che ce ne sono così tanti, di così tante marche, con le ali o meno, che non ci salto fuori-, borbottò.
Io risi leggermente poi andai verso l’apposito reparto.
-Allora, direi di stare sul normale e di prenderle questi-, dissi prendendo due pacchi di uno da notte e uno normale di quelli un po’ più sottili, passandoglieli.
-Dovrebbero andare bene questi, grazie. Mi hai salvato!-, esclamò sorridendomi grato.
-Figurati, per così poco!-
-Io sono David-, mi porse la mano dopo aver messo gli assorbenti nel cestino per la spesa.
-Caroline-, dissi stringendogliela.
-Aspetta! Tu sei Caroline Ryan?-, mi chiese lui stupito.
Io annuii solamente, confusa e sorpresa che lui mi conoscesse.
-E’ incredibile non ti avevo nemmeno riconosciuta! Sono David Wood!-
-Scusa ma credo di … oh aspetta! Sei nel gruppo dei bulli?-, gli chiesi con una smorfia.
Lui sbuffò leggermente. –Si, ma non sopporto Scott né quello che ti sta facendo con gli altri. Solo che sai, se ti ribelli al capo dopo son guai e non mi va che un mocciosetto viziato mi rovini l’ultimo anno-
-Capisco …-, in effetti ora mi ricordavo di lui. Era sempre in disparte quando mi importunavano e non mi aveva mai fatto niente di male.
-Senti, ti va di andare a prendere un caffè?-, mi chiese.
-Mm … perché no?-, gli sorrisi gentilmente. –Però prima devo andare a portare questa roba a casa-, gli spiegai.
-Non c’è problema, se vuoi ti aiuto a scaricare anche tutte le buste-, si offrì lui.
Lo guardai leggermente stranita, come faceva un ragazzo così gentile a stare nel gruppo di quello stronzo?
-Ehi, non sono un maniaco, non ho intenzione di ucciderti-, male interpretò il mio sguardo.
-No, no. Mi stavo solamente chiedendo come facevi a sopportare uno come Scott-, gli spiegai sorridendo.
-Te l’ho detto, non lo faccio. Allora questo era un sì?-, mi chiese lui speranzoso.
-Era un sì-, confermai sorridendo e incominciando a svuotare la spesa sul rullo della cassa.
-Perfetto!-, esclamò sorridendo anche lui e aiutandomi.
Decisamente, quella giornata stava migliorando.



Spazio autrice:


Ciao a tutti! :D
Scusatemi il piccolo ritardo, ma questa settimana ho avuto una verifica di letteratura latina su due autori ed ero in panico perchè non sapevo niente e ho avuto pochissimo tempo libero ...
Inoltre avrei preferito scrivere già un altro capitolo prima di pubblicare, così ero più tranquilla, ma non volevo farvi aspettare troppo :3
Dunque ... tornando al capitolo ...
Scott. Ve lo avevo detto che sarebbe stato stronzo anche in questo capitolo no? Beh, mi è stato molto su anche a me che l'ho creato, quindi immagino alla povera Caroline ... si sono crudele alle volte :'D
Derek. Vi avevo detto anche che questo personaggio non sarebbe sparito e che era importante! In questo capitolo finalmente si scopre come mai è sempre stato tenebroso e inquietante e come ora lo sia maggiormente ...
Darei volentieri fuoco a suo padre D:
Comunque ... ta ta ta taaaaaaaan! DAVID! :D
Non dirò ancora niente su di lui, c'è chi potrà amarlo e chi no, ma solo col continuare della storia si vedrà cosa combinerà lui, specialmente insieme a Caroline :D !!
Come personaggio me lo immagino più o meno come lui:


http://i46.tinypic.com/jh9dhl.jpg

Spero che vi piaccia come scelta, io lo trovo molto carino :D anche se ha più anni di quelli del nostro personaggio u.u
E in quanto a Derek, mi sto ancora scervellando ... spero di riuscire a trovarlo, per farvelo vedere, davvero!
Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto e che il titolo e la scenetta al spermercato vi abbia fatto sorridere :)
Ringrazio tutti coloro che mi continuano a seguire e che apprezzano la storia, e anche tutti coloro che continuano a commentarla! :D
Ora è meglio che vada a studiare storia che la prof domani interroga ... >.<

Se volete lasciare una recensione è sempre ben accetta, così potrò sapere le vostre opinioni e correggerlo dov'è meglio! :3



Alla prossima settimana! :D



MaudeScott.

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Capitolo 7
*** Forse mi piaci ***









Capitolo 6___Forse mi piaci




 

-Fammi capire bene: io sto male per due giorni e tu socializzi col nemico?-, mi chiese sconvolta Felicia quel giovedì mattina.
-Non è propriamente il nemico-, feci una smorfia. –Poi è così gentile e dolce!-, esclamai.
-Oh oh … qui, qualcuno si è preso una cotta!-, esclamò lei.
-Ma smettila! Siamo usciti solo due volte!-, borbottai arrossendo un poco.
-Due volte?! Perché io sapevo solo di una?-, esclamò Danielle, girandosi di colpo.
Arrossi leggermente. –Beh … siamo usciti ieri sera …-
-Oddio! Raccontaci tutto!-
-Si, anche del caffè!-, mi fece presente Felicia.
-Beh al caffè non è successo molto. Ci siamo incontrati al supermercato nel reparto assorbenti-, incominciai.
-Oh, nel reparto assorbenti! Sai che le più grandi love story incominciano proprio lì? Fra un salva slip e l’altro!-, mi interruppe Felicia.
La guardai sconvolta. –Tu leggi troppe storie!-, scoppiai a ridere, seguita da entrambe.
-Vai avanti-, mi incitò Danielle.
-Comunque, sua sorella lo aveva spedito a prenderglieli e lui era entrato in panico e mi ha chiesto aiuto, poi mi ha riconosciuta e mi ha spiegato che lui non sopporta Scott e che non condivide il suo perseguitarmi e poi mi ha chiesto se mi andava di prendere un caffè. Gli ho risposto di si ma che prima dovevo passare da casa ad appoggiare la spesa e lui mi ha chiesto se poteva aiutarmi e gli ho detto di si-
-Oh, che galantuomo!-, mi interruppe di nuovo Felicia.
La guardai male per l’interruzione e poi continuai a raccontare. –Siamo andati in un bar vicino a casa sua, perché dopo che mi aveva aiutata era passato a dare la roba a sua sorella. Ah, siamo andati con la sua macchina perché la mia me l’ha fatta lasciare a casa perché ha detto che non aveva senso andare nello stesso posto, insieme, con due macchine diverse-, ridacchiai leggermente ignorando lo sguardo d’intesa che si erano scambiate le mie amiche. –Comunque non è successo niente di che, abbiamo parlato così a caso –è molto simpatico!- e poi ha insistito ad offrire lui per ringraziarmi dell’aiuto con gli assorbenti. E poi mi ha riaccompagnata a casa e prima che scendessi mi ha chiesto se ieri volevo uscire a cena con lui e io gli ho risposto di si-, finii sorridendo.
-Ragazza! Quello era un appuntamento!-, esclamò Felicia.
-Ma non è vero! Era un normalissimo caffè!-
-Ha pagato tutto lui! Non è un’uscita tra amici-
-Era per ringraziarmi!-
-Certo, certo! Ora racconta di ieri sera!-, esclamò Danielle.
-Beh niente, mi è passato a prendere alle otto e mi ha voluta portare in un ristorante , ma sul menù c’erano dei nomi così strani che ci siamo guardati e poi scoppiando a ridere siamo sgattaiolati via e siamo finiti a mangiare ad un McDonald’s!-, risi ricordando la scena. –E a fine serata mi ha dato un bacio sulla guancia!-
-Che dolci! E come ti eri vestita?-
-Normalmente, avevo dei pantaloni neri stretti e una maglia strana con le ballerine. Niente di che, non volevo gasarlo troppo-, spiegai. –Ha detto comunque che ero bella!-, mi ricordai all’improvviso con uno sguardo sognante.
-Bella mia! Ci sta provando alla grande!-, rise Danielle.
Io divenni rossa come un peperone. Di sicuro non cascavo dal pero perché me ne ero accorta anche io, ma la cosa non mi dispiaceva assolutamente.
Era un ragazzo gentile e premuroso, oltre che simpatico e davvero carino.
-Guarda come arrossisce!-, ridacchiò Felicia. –Dai ragazze, ne riparliamo oggi a pranzo!-
-Veramente io non ci sono a pranzo … pranzo con David-, arrossii, se possibile, ancora di più.
-Che traditrice!-, disse ridendo Danielle e dandomi un bacio sulla guancia, si allontanò in ritardo, come al suo solito, per la lezione.
-Beh, allora divertiti!-, esclamò con un sorriso a trentadue denti Felicia. –E comunque, approvo!-, e dopo aver alzato entrambi i pollici verso l’alto si allontanò anche lei.
Scossi la testa ridendo e mi incamminai pure io verso l’aula di storia, felice come una pasqua.
 
-Ehi Caroline!-, mi sentii chiamare da dietro: era David.
-Ehi, Dave!-, gli sorrisi andandogli incontro con il vassoio in mano.
-Vieni qui, ho il tavolo!-, mi sorrise facendomi strada e ci sedemmo ad un tavolo un po’ isolato.
-Allora, che hai detto a Lafferty per giustificare la tua assenza e il fatto che pranzi col nemico?-, sghignazzai aprendo la bottiglietta d’acqua e bevendone un sorso.
-Niente, non gli devo assolutamente spiegazioni-, mi rispose serio. Io annui leggermente e poi incominciai a mangiare la pizza che avevo preso.
-Com’è andata la tua mattinata?-, gli chiesi curiosa.
-Niente di speciale, solita storia: prof odiosi e compagni che lo sono ancora di più. Per fortuna è l’ultimo anno!-
-Hai già deciso in che college andare?-
-Pensavo Stanford-
-Wow!-
-Già … volevo studiare economia!-, mi sorrise lui fiero.
-E’ davvero una bella università! C’è andato un mio amico della vecchia città e mi ha detto che si è trovato davvero molto bene-
Lui rise felice e poi continuammo a mangiare, parlando del più e del meno, finché non finì la pausa pranzo e lui andò a matematica, dopo avermi dato un altro bacio sulla guancia, mentre io mi diressi tristemente a ginnastica.
 
Le settimane trascorsero veloci e allegre, Scott non si era fatto più vedere e questo mi aveva rallegrata maggiormente oltre che alla presenza ormai costante di David. Si era quasi completamente allontanato dal gruppo dei bulli e passava tutti i momenti liberi con me e le mie amiche che, come sempre, non risparmiavano le battutine su di noi.
Non sapevo di preciso cosa fossimo, io e lui, ma per il momento mi andava bene così, non volevo affrettare le cose.
Quella sera, il 3 febbraio, sarebbe arrivato Justin, pronto per andare al ballo con la sottoscritta ed ero a dir poco euforica: finalmente tutto stava andando bene!
Erano quasi le nove, Justin sarebbe arrivato a momenti e io ero ancora in mutande che correvo avanti e indietro per casa come una pazza.
-Mamma! Dove hai messo le mie scarpe!?-, urlai.
-Sono nella scatola in alto nell’armadio!-
Corsi subito al posto che mi aveva indicato e le trovai, tirando un respiro di sollievo andai in bagno e incominciai a truccarmi: matita bianca all’interno dell’occhio, eyeliner, ombretto argenteo, fondotinta, mascara, blush sulle guance e il solito lucidalabbra; avevo arricciato leggermente i capelli che ricadevano morbidi sulle spalle. Andai in camera, misi i collant e indossai delicatamente il vestito –avevo quasi paura di romperlo-.
Mi ero quasi scordata quanto fosse bello! Il corpetto che mi fasciava perfettamente la vita e risaltava il mio già abbondante seno, la gonna che ricadeva delicatamente sulle gambe e i tacchi alti che le facevano sembrare più lunghe.
-Tesoro, c’è Justin!-, mi richiamò sulla terra mia mamma.
Presi di corsa la piccola pochette e vi misi il cellulare e le chiavi di casa.
-Eccomi!-, esclamai incominciando a scendere le scale.
Justin mi aspettava alla fine di esse e mi guardò come imbambolato. Io arrossii leggermente e osservai meglio il suo abbigliamento: aveva un normale smoking ma gli stava proprio a pennello e risaltava la sua figura slanciata; in mano aveva una piccola rosa bianca da mettermi al polso.
Quando lo raggiunsi sospirò estasiato. –Sei splendida! Se non fossi gay …-, lasciò in sospeso la frase facendomi ridere.
-Anche tu stai benissimo!-, mi complimentai allungando il polso per farmi infilare la rosa.
-Ragazzi siete bellissimi! Aspettate che vado a prendere la macchina fotografica!-, esclamò mia mamma.
Scossi il capo sorridendo e affiancai Justin.
-Com’è andata in questi giorni? Non ci sentiamo da un po’-, gli chiesi.
-Si scusa, ma a scuola ci stanno riempiendo di verifiche! Ho conosciuto uno …-
-Eh!? E me lo dici così!?-, lo guardai sconcertata. -Mi devi raccontare tutto! Mi sono offesa!-, borbottai.
-Eddai! Perché?-, mormorò dolcemente lui.
-Perché non mi hai chiamata subito!-, mi lagnai come una bambina.
-Ma l’ho conosciuto solo ieri, volevo raccontarti tutto oggi!-, mi spiegò.
-E’ lo stesso! Dovevi dirmelo ieri!-, brontolai.
Lui rise dolcemente e mi diede un leggero bacio sulle labbra.
-Dai musona! Prometto che non accadrà mai più!-, si mise la mano destra sul cuore, alzando l’altra. Io sorrisi leggermente e gli circondai la vita con un braccio sorridendo a mia mamma che era appena arrivata con la macchina fotografica.
 
Dopo una trentina di minuti buoni finalmente uscimmo da casa mia ridendo.
-Non ci lasciava più andare!-, esclamai facendolo ridere ancora di più.
-Allora, com’è questo qui?-, gli chiesi curiosa allacciandomi la cerniera.
-Si chiama Nathan ed è bello bello bello! Ci siamo conosciuti in un bar! E non so Car, è scoccata la scintilla! E poi è quasi più gay di me!-, ridacchiò.
-Noo, impossibile!-, lo presi in giro.
-Mi ha lasciato il suo numero e mi ha detto di chiamarlo. Ma non so Car, dovrei farlo oppure aspettare che sia lui?-, mi chiese preoccupato.
-Ti ha chiesto di farlo te, quindi direi che devi essere te a chiamarlo, ma fallo aspettare un po’!-, ridacchiai.
Lui annuì, attento a non toccare le miriadi di macchine che c’erano nel parcheggio della scuola mentre, appunto, parcheggiava.
Scendemmo e mi affiancò quasi subito prendendomi sotto braccio. Quando entrammo venimmo sommersi da un centinaio di palloncini bianchi e da un’enorme cascata di neve finta.
-Aaaah! I miei capelli!-, ridacchiai mettendomi le mani sulla testa.
-Che scema!- mi riprese Justin spingendomi verso l’interno della pista da ballo.
-Justin, Caroline!-, ci chiamò Danielle venendo verso di noi.
Lei indossava un vestitino verde abete, lungo fino a metà coscia composto da una fascia molto stretta nella parte superiore e la gonna leggermente a palloncino: le stava molto bene.
-Stai benissimo Danielle!-, esclamò Justin e io annuii.
-Anche voi ragazzi!-, ci sorrise. –Venite a sentire il punch! Qualcuno l’ha corretto con qualcosa ed è delizioso!-, esclamò.
-Sbaglio o è già allegra …?-, mi chiese piano all’orecchio Justin.
Io risi. –Direi di si! Non oso immaginare Felicia!-, mormorai ridacchiando.
Quest’ultima era vicino ad un ragazzo che non avevo mai visto e dondolava un piede con fare molto civettuolo avvolta nel suo lungo abito blu notte. Justin rise. –Però ha gusto!-
-Scemo! Dopo ti farò conoscere David!-, lo informai e lui si rabbuiò all’istante.
-Ci esci ancora?!-. esclamò fermandosi.
-Si perché?-
-Te l’ho detto come la penso su di lui. È tutto un trucco per umiliarti ancora! Secondo te perché Lafferty non ti ha fatto nessuno scherzo idiota? E casualmente proprio da quando conosci lui!-
-Smettila Justin! Non mi sta prendendo in giro, non lo conosci te!-, esclamai arrabbiandomi.
-Certo, non lo conosco, ma mi sembra proprio così!-, si arrabbiò anche lui.
-Se sei venuto qui per rovinarmi la serata con queste cavolate, puoi anche smetterla perché non ci riuscirai!-, gridai per farmi sentire al di sopra della musica sempre più alta. Mi voltai e andai verso il tavolo del punch prendendone un bicchiere pieno e bevendolo tutto d’un fiato.
Santissima Vergine, non lo avessi mai fatto! Ma che ci avevano messo lì dentro? Era solo alcool in poche parole! Ingoiai lo stesso il sorso che avevo preso e feci una leggera smorfia.
-Caroline … wow … sei bellissima!-, mi sussurrò all’orecchio un ragazzo che riconobbi poi essere David.
-David!-, lo abbracciai ridacchiando: non ero molto abituata all’alcool.
-Tutto questo entusiasmo a cosa lo devo?-, ridacchiò stringendomi leggermente.
-Niente, sono solo felice di vederti!-
-E il tuo accompagnatore dov’è?-, mi chiese con una smorfia: sapevo che avrebbe voluto essere lui.
-Abbiamo litigato prima …-
-Come mai?-
-Niente, storia lunga. Vuoi ballare?-, gli chiesi. Era appena partito un lento e avevo bisogno di abbracciare qualcuno.
Lui mi sorrise dolcemente e mi condusse fino alla pista da ballo, mi appoggiò le mani sulla schiena e io le passai dietro al suo collo e incominciammo a dondolarci lentamente sul posto.
Rimanemmo in quella posizione per molto tempo, ma mi sembrò comunque troppo poco, quando venimmo interrotti da Justin che picchiettò sulla spalla di David.
-Justin?-, gli chiesi confusa.
-Posso rubarti la dama per un ballo?-, chiese lui a David. David mi guardò e quando gli annuii sorridendo, mi lasciò andare sorridendo a Justin. –Prego!-, disse e mandandomi un bacio si allontanò.
-Caroline, mi dispiace. Non mi piace litigare con te, lo sai-, mi sussurrò prendendomi tra le braccia come poco prima aveva fatto David.
-Scusami te Justin, non dovevo risponderti così male!-
-Tranquilla. Comunque David mi è sembrato un bravo ragazzo …-
-Ma ancora non ti fidi-, sospirai.
-No, mi dispiace-
-Tranquillo, mi fa piacere che ti preoccupi per me-, gli sorrisi grata.
-Ma che bel vestitino Ryan!-, esclamò qualcuno al nostro fianco.
-Grazie, Scott-, mi allontanai da Justin e alzai lo sguardo su di lui: indossava dei pantaloni scuri e una camicia bianca leggermente aperta, i capelli tirati su con il gel: figo come al solito insomma.
-Ma non saprei … manca qualcosa-, si mise una mano sotto al mento con fare teatrale per sottolineare il fatto che stava “pensando” a cosa mancava. Dopo un paio di minuti, nei quali Drake, Dylan, Bob, John e Clark ridacchiavano come degli idioti quali erano, esclamò –Trovato!-, e si girò a prendere il drink di un ragazzo. –Manca un po’ di colore!-, lo guardai terrorizzata e cercai di farmi indietro ma non feci in tempo e il contenuto del bicchiere andò a finire sul mio bellissimo vestito bianco.
Poi tutto accadde in poco tempo: la musica si fermò, Scott e la sua banda risero, io guardai David pregando di fare qualcosa ma lui mi guardava solo con uno sguardo dispiaciuto, e Justin diede un pugno sul labbro a Scott.
Lo guardai scioccata mentre ricacciavo indietro le lacrime. -Justin!-, gridai.
Scott si rialzò in fretta e lo fulminò con lo sguardo prima di avventarsi su di lui, ma stavolta fui più veloce e mi misi fra i due, facendolo fermare.
-Non hai già fatto abbastanza Scott?-, gli chiesi retorica e poi voltandomi vesto Justin che faceva grandi respiri profondi per calmarsi.
-Portami a casa Just, ti prego!-, lo pregai. Lui mi guardò e annuendo mi prese per mano e mi trascinò verso l’uscita.
Prima di uscire potei sentire perfettamente Scott che urlò un: -Gay del cazzo!- e Samantha Jeffrey che urlava di conseguenza: -Amore, stai bene? Non ti ha fatto male quel coglione vero?!-
Scossi la testa e aumentai il passo, lasciando che le lacrime di delusione e di rabbia mi rigassero il viso.
In pochi minuti fummo davanti a casa mia, non avevamo detto una parola per tutto il viaggio e, appena la macchina si fermò, scesi di corsa prendendo le chiavi dalla borsetta.
-Caroline!-, mi sentii chiamare da Justin.
Lo ignorai e con mani tremanti cercai la chiave giusta, ma quella maledetta non voleva saperne di entrare nella toppa della serratura.
-Dai cazzo!-, gridai, prima che una mano mi fermò dolcemente e prese le chiavi, aprendo al mio posto.
Un singhiozzo più forte degli altri uscì dalle mie labbra e Justin mi abbraccio con forza. Mi arrampicai su di lui e mi prese in braccio e mentre continuava a sussurrarmi –Shhh, non piangere-, arrivammo in camera mia.
-Lo odio!-, esclamavo ogni tanto.
-Lo so, tesoro. Non piangere dai-, mormorò appoggiandomi sul letto e togliendomi i tacchi che per fortuna non si erano sporcati.
Tolsi le lacrime sul viso e cercai di farle smettere.
-Sembrerò un panda!-, esclamai pensando al mascara e all’eyeliner che si erano sciolti per il mio pianto.
-Un pochino-, ridacchiò Justin. Gli feci la linguaccia e gli occhi mi tornarono lucidi.
-No, no, non piangere! Ora andiamo in bagno togliamo il trucco, ti lavi la faccia e ti metti dei vestiti comodi-, mormorò accarezzandomi il viso.
Io annuii tirando su col naso. Lui rise leggermente e mi accompagnò in bagno, ma quello che vidi mi fece solo piangere di più: il mio vestito che era perfettamente immacolato ora era rosa. Rosa. O meglio, aveva un’enorme macchia rosa al centro. Era da buttare. Avrei ucciso Scott Lafferty.
-Ehi, ehi! Calmati! Domani mattina lo porto in lavanderia e tornerà come nuovo!-
-Non è v-vero-, piagnucolai sulla sua spalla. –Stava andando tutto così bene! Lo odio!-, ripetei ancora.
-Dai, togliamo questo trucco-, mi disse mi fece avvicinare al lavandino.
Sembravo una bambina nelle sue mani e lui il papà che la ripuliva dopo che era caduta e si era fatta male.
Mi lasciai pulire la faccia e cercai di tranquillizzarmi mentre toglievo il vestito e i collant e li mettevo dentro ad una borsina. Mi legai i capelli e mi incamminai verso l’armadio dove tirai fuori una tuta e una maglietta.
-Vuoi del gelato?-, mi chiese con un sorriso.
Io annui leggermente e lui, dopo avermi dato un bacio sulla fronte, scese in cucina. Parlammo per delle ore del più e del meno col chiaro tentativo di non farmi pensare a quell’orribile serata, e, non so bene quando, ci addormentammo con la scatola di gelato vuota sul letto.
 
Mi svegliai di colpo quando qualcosa sbatté contro la finestra della mia camera. Guardai verso Justin e lui stava ancora dormendo; guardai l’ora, erano le tre: forse me lo ero solo sognata.
Dopo pochi secondi però lo sentii di nuovo e mi alzai per andare alla finestra. Rimasi sorpresa da quello che vidi: era David che lanciava dei sassolini alla mia finestra. Lo guardai confusa e lui mi fece segno di scendere. Andai in bagno e mi sciacquai il viso, poi presi la giacca e le chiavi ed uscii.
-Che vuoi David?-, gli chiesi malamente incrociando le braccia sotto al seno, visibilmente scocciata.
-Volevo sapere come stavi-, sussurrò avvicinandosi.
-Meglio ora e non grazie a te-, lo accusai.
-Scusami, mi rendo conto di essere stato uno stronzo. Ma non sapevo che fare-
-Non dovevi fare nulla di elaborato. Solo impedire a Scott di farlo o prendere le mie difese dopo. Invece sei solo restato lì a non fare niente e a guardarmi dispiaciuto. Sa che me ne faccio del tuo dispiacere? Niente-
-Scusami davvero! È che con uno come Scott non si sa mai come comportarsi. Ero bloccato. Mi dispiace un sacco, Caroline. Davvero, non sai quanto-
Io sospirai. –E ci hai messo così tanto a venire a dirmelo?-
-Sono un idiota, devo ripeterlo?-, mi sorrise amaro avvicinandosi di più.
Era davvero vicino ora, potevo sentire il suo fiato infrangersi contro il mio viso.
-Mm … non ti farebbe male-, gli sorrisi.
-Sei davvero bella Caroline-, sussurrò, avvicinandosi di più e facendomi indietreggiare fino a toccare il muro di casa mia.
-David …-, sussurrai leggermente.
Mi tolse con la mano una ciocca di capelli che era sfuggita dalla coda e mi accarezzò una guancia fino arrivare al collo.
Io trattenni il fiato, elettrica.
Il tempo si era fermato o sembrava solo a me? Ma ci pensò lui a farlo ripartire, appoggiando le labbra sulle mie, con dolcezza.
Appena sentii il contatto mi aggrappai alle sue spalle e lui strinse la presa sul mio collo, con l’altra mano che andava sul mio fianco facendo scontrare il mio corpo contro il suo. Era un bacio lento, tenero, ma che racchiudeva tante parole non dette.
Presto, troppo presto, si staccò da me, sorridendomi. Lo guardai per un attimo poi mi tuffai su di lui e imprigionai di nuovo le sue labbra. Lui in un primo momento sorpreso, si riprese subito e ricambiò il bacio socchiudendo la bocca per fare spazio alla sua lingua.
Fu un bacio diverso da quello di prima, più passionale. Mi stava stritolando tra le sue braccia, ma io non ero da meno. Le nostre lingue si rincorrevano ferocemente e quando le mie mani passarono sui suoi capelli per tirarli leggermente, David mugolò appena. Sorrisi sulle sue labbra e rallentando la foga del bacio mi staccai da lui.
Aprii gli occhi e incontrai i suoi pieni di desiderio e lucidi che mi fissavano. Gli accarezzai una guancia e gli sussurrai: -Buonanotte, Dave-, sorridendo. Lui mi diede un altro bacio a fior di labbra e sciogliendo l’abbraccio sorrise.
-Buonanotte, Car-, sussurrò per poi voltarsi e salire sulla sua auto.
Lo guardai allontanarsi con il cuore ancora a mille e quando mi voltai per entrare in casa e tornare a letto, notando che erano quasi le quattro, non aveva rallentato di un solo battito. Diciamo che era riuscito a salvare appena la serata. E col sorriso sulle labbra mi addormentai di nuovo.
 



Spazio autrice:


Ciao a tutti! :D
Ma sbaglio o le settimane vanno sempre più veloci? Mi sembra di aver aggiornato solo qualche giorno fa e non una settimana fa! :/
Baaaah ...
Comunque tornando al capitolo: Justin dice chiaro e tondo come la pensa su David ma Caroline non le vuole dare ascolto. Farà bene?
Inoltre Scott che le rovina il vestito è odiabile, visto che ADORAVO quel vestito ... e parlo io che l'ho inventato ahah
David è stata una cacca al ballo, quando Scott ha fatto tutto il casino, ma spero che si sia fatto perdonare con la fine del capitolo :D
Sono troppo dolciosi daaai! :3
Inoltre spero che Caroline non vi sembri troppo una piagnucolona, ma è arrivata al cosidetto limite, all'ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso ed è scoppiata; inoltre è una di quelle persone che quando sono nervose e arrabbiate si sfogano piangendo, caratteristica presa purtroppo dalla sottoscritta.
Beh, spero che il capitolo vi sia comunque piaciuto e vi avviso già da ora che il prossimo sarà il capitolo dove inizierà il cambiamento :D

Se volete lasciare una recensione è sempre ben accetta, così potrò sapere le vostre opinioni e correggerlo dov'è meglio! :3



Alla prossima settimana! :D



MaudeScott.

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Capitolo 8
*** La resa dei conti ***










Capitolo 7___La resa dei conti




 

Il weekend passò relativamente in fretta. La mattina avevo raccontato tutto a Justin che, pur sempre contrariato, si era rasserenato almeno un po’, il resto della giornata lo passammo in centro con le ragazze, alle quali ovviamente raccontai tutto della sera precedente e –oltre ad essere sempre più indignate per il comportamento di Scott- si mostrarono, al contrario entusiaste e felici per come si stava evolvendo il mio rapporto con David. La domenica invece io e Justin andammo a fare un picnic sulle piccole collinette della città, approfittandone per fare una bella passeggiata come ai vecchi tempi.
Non avevo visto Dave, più che altro messaggiavamo stuzzicandoci ogni volta che se ne presentava l’occasione.
Ripensavo continuamente al nostro bacio dell’altra sera e ogni volta mi tornavano i brividi e un sorriso spontaneo mi spuntava in viso.
Finalmente il lunedì arrivò –non vedevo l’ora- e appena scesi dalla macchina, David mi venne incontro sorridendomi.
Ricambiai il sorriso e lo abbracciai circondandogli la vita con le braccia.
-Mi sei mancata in questi giorni-, mi sussurrò vicino all’orecchio, dandomi poi un bacio sulla fronte. Mugolai leggermente, felice e rilassata.
-Anche tu!-, risposi alzandomi sulle punte dei piedi e sfiorai il suo naso col mio.
Lui sorrise per quel gesto dolce poi, stringendomi maggiormente, appoggiò le labbra sulle mie. Un contatto breve ma che mi sciolse completamente.
-Che schifo Dave!-, ci interruppe Scott Lafferty.
Grugnii infastidita: non era felice se non rompeva.
Lo fulminai con lo sguardo e David mi imitò, poi Scott fece un gesto che mi confuse: alzò il pollice in direzione di Dave.
Aggrottai le sopracciglia. –Perché ha fatto così?-, gli chiesi.
Lui si mosse sul posto nervoso e mi preso lo zaino. –Non lo so, chi lo capisce è bravo-, disse frettolosamente. –Andiamo in classe?-
Annuii sempre più confusa, chi capiva tutti i maschi della Bayville era bravo.
Camminavamo mano nella mano, raccontandoci i nostri weekend e scherzando, quando fummo interrotti da Felicia.
-Siete troppo teneri!-, esclamò dandomi un bacio sulla guancia. Io arrossii e Dave sorrise compiaciuto.
-Hai visto Danielle?-, le chiesi.
-Signore, io sono in ritardo per il compito di biologia, ci vediamo a pranzo?-, chiese David interrompendoci.
Io sorrisi e annuii. –Si -, poi gli diedi un piccolo bacio.
-Dicevamo?-, mi voltai imbarazzata verso Felicia che mi sorrideva felice.
-Che siete troppo teneri!-
Sbuffai. –Oltre a quello?-
-Che Danielle è andata a trovare i suoi cugini a New York e starà là per cinque giorni-
-Oh è vero! Me ne ero completamente dimenticata!-, risi per la mia sbadataggine.
Mi affiancò e poi ci incamminammo verso le aule.
-Sei felice, Caroline?-, mi chiese poi lei, all’improvviso.
La guardai sorpresa. –Che intendi?-
-Felice, se stai bene. Dopo tutto quello che ti ha fatto passare Scott, te la meriti un po’ di tranquillità e David sembra farti un bell’effetto-, mi sorrise timida.
Provai un moto di grande affetto per quella ragazza, una delle poche persone che fin dall’inizio mi erano state amiche e che non mi avevano abbandonato dopo che Scott mi aveva presa di mira.
Mi fermai e l’abbracciai di slancio.
-Si sono felice, ma non solo per David, anche per Danielle e per te! Siete delle grandi amiche! Ti voglio bene Licy!-
Lei mi strinse maggiormente e sorrise. –Ti voglio bene anche io Car-, mi diede un leggero bacio sulla guancia.
Ci staccammo dopo pochi minuti e riprendemmo a camminare più spensierate di prima.
-Domani entriamo alla seconda?-, mi chiese.
-Mmm… direi di poterla perdere storia alla prima-, sorrisi.
-Perfetto allora dobbiamo andare a fare colazione al bar nuovo che hanno aperto vicino al cinema!-
-Certo!-
Ci fu una pausa dove nessuna delle due parlò poi Felicia riprese la parola.
-Justin insiste ancora con quella storia di David?-
Feci una smorfia. –Per il momento no, ma sento che la tirerà fuori di nuovo. Non capisco perché deve fare così!-
-Ti vuole bene e si preoccupa, ma non starlo a sentire. Sembra che David abbia le più buone intenzioni!-, disse entusiasta.
-Si, lo spero anche io!-, gioii.
Camminando un altro po’, arrivammo davanti all’aula di Felicia che mi abbracciò velocemente per salutarmi.
-A dopo!-, sorrisi a Felicia e muovendo leggermente la mano la salutai.
Camminavo tranquillamente andando verso l’aula di storia quando accadde.
Un suono terribile, il più forte che avessi mai sentito, squarciò ferocemente l’aria facendo aumentare i battiti del cuore di tutti gli studenti.
Poi ci fu il caos: gente che urlava, gente che scappava, gente che usciva, gente che avviava il motore della macchina o della moto, gente che piangeva, gente che cadeva spinta dalla foga degli altri di mettersi al riparo, gente che chiamava altra gente. Poi c’era lui, l’unico ad essere calmo e ad avere un’aria quasi annoiata, l’unico che teneva una pistola in mano, l’artefice di tutto quel caos: Derek.
 
Ero ancora immobile con lo sguardo fisso su quel ragazzo quando qualcosa, o meglio qualcuno, mi spinse contro una porta.
-Cazzo, apriti!-, gridò quel qualcuno e quando finalmente riuscì ad aprire sospirò sollevato e ce la chiuse alle spalle.
Fissavo il vuoto ancora sconvolta.
-Pensi di stare ancora per molto con quella faccia da pirla?-, mi chiese colui che mi aveva spinta nell’ufficio del preside.
Fissai lo sguardo su quel ragazzo odioso: proprio con lui dovevo rimanere chiusa in quella stanza?
-Sai com’è, non è da tutti i giorni vedere qualcuno con una pistola a scuola e che spara a caso!-, sbottai massaggiandomi le tempie e cercando di regolare il respiro.
Mi ero spaventata a morte e avevo ancora il battito a mille, che non accennava minimamente a tranquillizzarsi.
-Hai visto chi è stato?-, mi chiese lui serio, in piedi di fronte a me.
-Derek Hummel-
-Quello sfigato drogato e depresso?-, chiese sorpreso.
-Si lui …-, sussurrai, guardandolo per la prima volta dritto negli occhi.
Mi stava scrutando con aria di sufficienza, spaventato –lo si poteva benissimo notare- e anche preoccupato.
-Se svieni non ho intenzione di prenderti per non farti sbattere la testa da qualche parte-, borbottò voltandosi e andando a sedersi sulla poltrona del preside –eravamo nel suo ufficio- e appoggiando i piedi sulla scrivania.
-E’ inutile che fai finta che non te ne freghi niente, si vede lontano un miglio che ti stai cagando addosso come tutti-, dissi appoggiando la tracolla in un angolo della stanza.
-Non so cosa vedi, ma io non sono spaventato-, rispose risentito.
-Certo, come vuoi …-, lo assecondai: era inutile parlare con lui, era testardo come un mulo.
Incominciai a giocherellare con le unghie mentre cercavo di tranquillizzarmi un po’.
Si era ferito qualcuno?
Perché Derek aveva portato una pistola?
Con chi ce l’aveva? O era solo una piccola vendetta verso suo padre?
Proprio non riuscivo a capire cosa lo avesse spinto a compiere un atto simile.
Provavo anche una certa compassione per quel ragazzo a cui ne erano successe così tante, ma ciò non lo poteva di certo giustificare.
Sobbalzai quando sentii la suoneria di un cellulare suonare. Era quello di Scott.
-Pronto?-, rispose. Lo fulminai con lo sguardo: se per colpa sua Derek ci trovava, lo avrei ucciso.
Seguì una piccola pausa dove ascoltò cosa disse l’interlocutore.
-No, tesoro, sto bene. Sono nascosto in un ufficio-, altra pausa. –Certo stai tranquilla-, pausa. –Ti amo anche io-, quasi sbuffò e poi riattaccò.
Alzò lo sguardo e mi beccò mentre lo fissavo.
-Sai, la prossima volta, di alla tua morosa di evitare di chiamarti quando c’è un pazzo omicida qui fuori e di limitarsi a mandarti un messaggio. Cristo quanto sono rincoglionite le…-, ma non feci in tempo a finire la frase che me lo ritrovai addosso.
Mi spinse contro il muro e mi tappò la bocca con la mano.
-Shh, ho sentito un rumore-, mi sussurrò all’orecchio.
Ritornai a riprendere fiato: avevo davvero creduto che volesse picchiarmi!
Tesi l’orecchio e mi misi in ascolto: si sentivano dei passi, lenti, qualcuno che calciava gli zaini che erano stati buttati per terra per scappare.
-Credo sia Derek-, mi disse voltandosi verso di me.
Io annuii leggermente. Avevo il cuore a mille: sia per Derek sia per la vicinanza di Scott.
Avere i suoi bellissimi occhi verdi così vicino ai miei, le sue mani grandi e lisce sul mio viso … okay Caroline basta! Tu lo odi, non puoi fare certi pensieri, pensa a David!
Con questo pensiero mi prese di nuovo il panico. Dov’era? Era scappato? Era ferito? Stava bene?
-Ehi, calmati! Non avere una crisi di panico proprio ora!-, mi sussurrò allarmato Scott.
Lo guardai dritto negli occhi e cercai di riprendere fiato, piano piano, anche se la sua mano non aiutava di certo. Con le mani la tolsi leggermente e presi a respirare con la bocca.
Pochi minuti dopo mi calmai.
-Se per colpa tua ci beccava, eri morta Ryan!-, sbottò Scott allontanandosi in fretta da me.
Lo guardai male poi andai alla mia cartella per bere un sorso d’acqua e controllare il cellulare. Cinque messaggi e due chiamate perse.
Il primo era di Felicia:
 
Tesoro tutto bene? Cazzo non sai che spavento! Siamo usciti tutti dalle finestre, per fortuna eravamo già in classe. Siamo tutti qua fuori, i professori non ci sono più con la testa! E la polizia non si decide ad arrivare! Cazzo, stai bene?
 
Il secondo di mia mamma:
 
Caroline! Ti prego dimmi che stai bene! Devi uscire di lì! Oddio, ti prego!
 
Il terzo di Danielle:
 
Car, ho saputo che è successo, Felicia e tua madre sono in panico! Ti prego rispondi, stai bene?
 
Il quarto di nuovo di Felicia:
 
Caroline, ti prego, ovunque tu sia cerca di rispondere!
 
Il quinto di Justin:
 
Sto arrivando di corsa lì a Bayville, piccola ti prego dimmi che stai bene!
 
Con le mani che mi tremavano cercai di rispondere a tutti dicendo che stavo bene, più o meno, e che ero nell’ufficio del preside con Scott.
Poi controllai le chiamate: erano di David. Sorrisi leggermente e scrissi anche a lui un sms per tranquillizzarlo.
Mi voltai poi verso Lafferty e lo trovai che scriveva qualcosa con il cellulare, preoccupato.
-Tutto bene?-, gli chiesi.
-Non sono affari tuoi-, sbottò.
-Cristo, se rompi le palle!-, sbottai andando a sedere sul pavimento vicino alla porta, fulminandolo.
Stavo impazzendo a stare in una stanza con lui, mi stava esasperando senza fare, tutto sommato, niente.
-Allora, visto che siamo costretti a stare qui per non so quanto tempo, che ne dici di spiegarmi perché mi odi tanto?-
Lui mi guardò sorridendo ironico.
-E perché dovrei farlo?-
-Ah non lo so, perché forse così quello che fai avrebbe più senso! Sono arrivata in questa scuola neanche due mesi fa e tu hai preso subito a tormentarmi. Ci sta prendere in giro la ragazza nuova, ma la cosa in teoria, se voi foste normali, si sarebbe fermata dopo una settimana. Perché, voglio sapere, voi avete continuato?-
-Semplicemente eri una preda facile e vedere la tua faccia dopo che ti facevamo qualcosa era molto soddisfacente, specialmente quando scappavi piangendo-, ridacchiò.
-Quindi siete felici se fate stare di merda qualcun altro?-
-Mmm… esatto!-
-E perché proprio io? Voglio dire ci sono mille studenti in questa scuola, perché avete scelto me?-
-Perché eri la nuova!-, rise come se la cosa fosse ovvia.
L’unica cosa che invece vedevo io di ovvio era che lui e la sua banda erano dei deficienti patentati senza uno scopo ben preciso nella vita se non quello di far passare degli orrendi anni del liceo a delle povere persone che non gli hanno mai fatto niente.
-Si sono mai ribellati quelli che prendevi di mira?-, chiesi giocando con il cordone della felpa.
-Certo che no! Cioè, ci hai visti? E hai visto chi c’è in questa scuola?-, chiese ironico.
Lo fulminai con lo sguardo e sospirai stanca.
-Solo te ti sei vagamente ribellata-, aggiunse poi guardandomi sorpreso.
Io sorrisi soddisfatta e mi spostai una ciocca di capelli dalla faccia.
-Ora non montarti la testa, sei sempre una sfigata-, mi guardò cattivo.
-L’avevi smessa, perché sei tornato a tormentarmi?-, chiesi esausta.
Ero davvero arrivata al limite consentito: o mi dava un vero motivo, non solo che loro erano così, o lo uccidevo.
Lui sghignazzò sotto i baffi e mosse i suoi bellissimi capelli castani.
Dio quanto era bello! Se non ci fosse stato David e lui non fosse uno stronzo patentato, ci avrei fatto volentieri un pensierino.
-Sei davvero sicura che io non ti abbia tormentata in questo mese?-
Lo guardai confusa: ma era scemo?
-E sentiamo, come mi avresti tormentata?-
-Forse non proprio io, ma ho i miei scagnozzi-, sorrise ironico.
Mi stava palesemente prendendo per il culo, ma quelle parole mi fecero venire in mente quello che mi aveva detto Justin.
Mi portai una mano alla bocca. –No, non può essere…-, sussurrai.
Lui rise apertamente stavolta.
-Almeno non sei cos’ rimbecillita come credevo! Anche se… dai seriamente! Come può qualcuno interessarsi a te?!-, fece una smorfia come per sottolineare che proprio non capiva. –Uno come David poi! È venuto da te solo perché gliel’ho detto io. Non lo avrebbe  mai fatto altrimenti, non sei nemmeno lontanamente alla sua altezza! Cioè guardati!-, mi indicò con fare ovvio, poi si alzò dalla sedia e mi si avvicinò fino ad accostare il viso vicino al mio e mi sussurrò: -Ti sta solo prendendo per il culo, Ryan!-
Lo guardai negli occhi con il cuore spezzato. Ed io che non volevo credere a Justin! Che scema che sono stata!
E lui è solo uno stronzo, insieme al suo amico! David avrebbe dovuto fare l’attore, cavolo era bravo! Mi ci aveva fatto cascare proprio come una pera.
Ora pure il gesto di quella mattina aveva senso.
Incominciavano a pizzicarmi gli occhi, ma mai mi sarei umiliata ulteriormente di fronte a lui, no.
Alzai una mano e lo colpii con più forza potevo: speravo almeno di fargli male! Il punto colpito si stava arrossando sempre di più e i suoi occhi erano fuoco: si stava trattenendo e mi stava odiando, lo si capiva perfettamente: ma mai quanto me.
-Sei uno stronzo Scott! Io non ti ho fatto mai niente! Ti odio!-, lo spintonai sul petto per levarmelo di dosso e, preso lo zaino che avevo appoggiato in un angolo dell’ufficio, mi incamminai verso la porta.
-Dove credi di andare? Può esserci Derek lì fuori! Faresti meglio a stare qui finché non arriva la polizia e la situazione si risolve!-
-Cosa fai ora? Ti preoccupi per me?-, chiesi ironica. –Non ti disturbare Lafferty. Preferisco correre questo rischio più che stare chiusa qui dentro con te-, sbottai aprendo la porta.
Com’è che avevo detto un giorno? Ah si, sono una burlona, lo sapete!
E com’era quel detto? Ah si, parli del diavolo e spuntano le corna.






Spazio dell'autrice:


Ciao a tutti! :D
Eccomi, come sempre in ritardo (...), con il nuovo capitolo!
Parto col dire che sono tre giorni che non accendo il pc per colpa della scuola -chi me lo ha fatto fare un liceo! Mah!- e quindi non sono nemmeno riuscita a finire il nuovo capitolo... questo è più un periodo lettura che scrittura :/ spero comunque di rimediare entro questi due giorni dove non ho niente *w* e in questo ponte spero anche di scriverne un paio! u.u
Dunque, tornando a questo di capitoli...
Vi avevo detto di ricordarvi di Derek e che sarebbe stato un personaggio importante! Ed ecco qui la sua importanza: fa parlare Caroline e Scott.
Certo, Scott è una merdaccia e David lo è ancora di più e Caroline da ragazza ingenua e fiduciosa non ha minimamente sospettato che Justin potesse avere ragione... povera ragazza, la tormento sempre :'3
Per scrivere di questa scena mi sono ispirata a un telefilm di cui io e la mia migliore amica siamo appassionate: One Tree Hill. Non so se lo avete mai visto, ma un consiglio da telefilm-dipendente: GUARDATELO! :D 
Comunque, mi sono ispirata per questi due capitoli -questo e il prossimo- a un episodio di OTH, cambiandolo a mio modo u.u
Non so che altro dire, spero che come sempre vi sia piaciuto e che ne sia valsa l'attesa!
E ora bisogna solo aspettare IL cambiamento: la cosa che farà cambiare tutto sta succedendo, come si comporteranno di conseguenza i nostri due protagonisti? :D
Non dico niente, vi lascio solo questo piccolo spoiler:


-Scott…-, lo chiamai debolmente.
Lui si avvicinò leggermente a me per sentire quello che gli dicevo.
-Dimmi, Caroline-, era la seconda volta che mi chiamava così.
-Ho tanto freddo…-, rabbrividii.


:DD

Se volete lasciare una recensione è sempre ben accetta, così posso sapere le vostre opinioni e correggerlo dov'è meglio! :3
Buon weekend a tutti!



Alla prossima!



MaudeScott.

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Capitolo 9
*** Buio ***





Capitolo 8___Buio
 



Derek era in piedi vicino alla porta di fronte a quella dell’ufficio del preside che mi guardava con un sorrisetto furbo, mentre giocherellava con la pistola.
-Finalmente vi siete decisi ad uscire, stavo incominciando a spazientirmi-, disse con uno sguardo da folle.
Del Derek che conoscevo non c’era quasi più niente.
Scott mi affiancò subito e si mise tra me e Derek.
-Oh, guarda come la difendi! Tu che l’hai sempre umiliata-
-Derek metti giù la pistola!, sussurrai da dietro la spalla di Scott.
-Oh questa?-, chiese portandola in alto. –E perché metterla giù? Quando potrei fare del mondo un posto migliore eliminando le persone come Scott Lafferty?-, chiese retorico.
Afferrai con la mano il braccio di Scott e lo sentii trattenere il fiato.
-Dai amico, non sto facendo del mondo un posto peggiore! Fa già schifo di suo-
-NON chiamarmi amico! Io non sono tuo amico!-, gridò Derek facendo uno scatto in avanti.
Nascosi il viso dietro alla schiena di Scott, spaventata a morte.
Perché ero voluta uscire?
-Va bene, va bene! Ora per favore calmati-, cercò di farlo ragionare Scott.
-Non trattarmi come se fossi pazzo!-
-No, certo che no, Derek, tu non sei pazzo!-, cercai di farmi avanti. –Per favore però, abbassa quella pistola così possiamo parlare-
Scott mi spinse leggermente verso destra, alzai lo sguardo e vidi che guardava in direzione dell’uscita.
-Parlare? Parlare?! Stai scherzando spero!-, mi fulminò con lo sguardo e fece nuovamente uno scatto in avanti.
Scott si fece più indietro e afferrò la mano che avevo messo sul suo braccio.
-Oh guarda che bel quadretto! Ora dopo questa esperienza farete pace e vi sposerete! Andiamo Caroline un po’ di coerenza! Tu lo odi!-
-E’ vero, lo odio-, sussurrai. –Ma in questo momento odio di più te!-
Lui rise di gusto e vidi Scott serrare la mascella. Mi diedi della stupida.
C’era un pazzo con una pistola di fronte a noi e io, ovviamente, gli dicevo che lo odiavo! Cento punti per la stupidità di Caroline Ryan.
-Oh sai, non muoio se mi odi di più di lui!-
-Perché stai facendo questo, Derek?-
Mi sembravo ripetitiva, era un’ora che chiedevo la stessa cosa, solo con un soggetto diverso.
-Perché Caroline? Perché IO lo sto facendo? Quello che mi chiedo è perché TU non lo abbia fatto prima di me, oppure perché TU non sia qui con me!-
Lo guardai senza capire.
–Non è la soluzione a nessuno problema questo, Derek-, disse Scott.
-TU non osare parlarmi! Sei proprio come lui!-, sbottò alzando la pistola verso di noi.
Mugolai spaventata e vidi gli occhi di Scott sbarrarsi per la paura.
Dovevamo farlo parlare, così si distraeva.
-Lui chi, Derek?-, gli chiesi.
-Mio padre! Era uno stronzo come lui! Non meritate di vivere! Nessuno dei due!-
-Derek, quello che ha fatto tuo padre a te e alla tua famiglia è orribile! Ma Scott non ha fatto niente! Non è un angioletto, ma non ha fatto niente di terribile-, dissi cercando di convincerlo.
-Non la pensavi così prima-, disse semplicemente sorridendo.
Aveva gli occhi fuori dalle orbite e rossi: era anche drogato, perfetto!
-Certo che la pensavo così!-, dissi confusa.
-Ah si? Sei anche una bugiarda, Caroline? Forse non sei poi tanto diversa da lui-, ridacchiò.
-Non capisco, Derek!-, esclamai.
-Anche stupida vedo! Anzi no, non vedo! Lafferty spostati mettiti qui!-, esclamò indicando la mia destra.
Strinsi maggiormente la mano di Scott. Non poteva andarsene sarei crollata altrimenti. No, no, no!
Scott sembrava pensarla nel mio stesso modo perché non si mosse.
-Sei anche sordo? Muoviti! Spostati!-
-No-, rispose Scott. Pazzo.
Derek lo guardò con odio e puntò la pistola alla gamba di Scott.
-Se vuoi continuare a camminare ti conviene fare come ti ho detto-
Ero terrorizzata, paralizzata.
-Scott...-, lo chiamai debolmente.
Lui si voltò leggermente per guardarmi. –Fai come ti ha detto, ti prego!-, lo pregai.
Scott, anche se restio, si mosse piano piano verso la mia destra lasciandomi scoperta davanti a Derek.
Tremai visibilmente mentre continuavo a guardare Derek.
-Alla buon’ora Scott!-, esclamò ironico Derek. –Cosa stavamo dicendo noi, mia cara?-, continuò poi avvicinandosi a me.
Io arretrai e andai a finire con le spalle contro la porta dell’ufficio del preside. Vidi distintamente Scott fare uno scatto verso di me.
-Non provare a muoverti o le sparo!-, gridò Derek.
Lafferty si bloccò subito e Derek mi raggiunse.
Mi sfiorò il viso con la canna della pistola e mi tolse una ciocca di capelli che era ricaduta dalla fronte.
Tremai nuovamente e cercai di deglutire, mentre una lacrima mi cadde dal viso.
-Oh non piangere, dolce Caroline-, disse bloccandomi il viso per costringermi a guardarlo.
-Come puoi perdonare lui puoi farlo anche con me!-
Io annuii per assecondarlo e lui rise prendendomi le spalle e scrollandomi con forza.
-SEI PROPRIO UGUALE A MIA MADRE! UNA CRETINA TALE E QUALE!-, urlò.
Io incominciai a piangere silenziosamente e guardai verso Scott che mi osservava terrorizzato.
Non vedo la luce alla fine di quel tunnel buio. Non credevo saremmo mai usciti vivi da quella scuola.
-Come puoi perdonare delle persone che ti feriscono e ti fanno del male? Eh? COME PUOI?-, mi scrollò nuovamente.
Mi stava facendo molto male alle spalle, di sicuro avrei avuto dei lividi dove lui ora mi stava stringendo con le mani.
Mi prese per i capelli e mi spinse malamente verso Scott.
-Siete uguali! Non meritate assolutamente di vivere! Nessuno dei due, proprio come i miei genitori!-, esclamò impazzito.
Io mi strinsi forte a Scott nascondendo il viso contro al suo petto: non mi importava molto in quel momento ciò che mi aveva fatto perché era l’unica persona amica in quel luogo. Non credevo lo avrei mai pensato.
Lui mi strinse quasi soffocandomi contro di sé.
-Tu sei pazzo Derek-, finalmente parlò, con rabbia.
-NON SONO PAZZO IO!-, gridò con gli occhi fuori dalle orbite.
All’improvviso si sentì un altro colpo fortissimo: un colpo di pistola, la pistola di Derek.
Pensai quasi che mi stessero per scoppiare i timpani dalla potenza e dal dolore del suono del colpo. Ma non era tutto.
Quasi contemporaneamente al dolore alle orecchie ne arrivò uno lancinante alla coscia.
Era il dolore più forte che avessi mai provato. Era come se mi avessero messo una pietra che andava a fuoco nella gamba.
Gridai, gridai più forte che potevo, un grido lancinante.
Poi ci fu silenzio e caddi a terra.
Stavo perdendo sangue, molto sangue e mi sentivo sempre più debole. Perdevo le forze velocemente e arrivai a sperare di morire più che continuare a sentire quel dolore.
-CAROLINE!-, esclamò Scott rannicchiandosi su di me, terrorizzato.
Lo guardai in viso ed ebbi la conferma di ciò che era successo.
Derek mi aveva sparato a una gamba.
-Che cazzo hai fatto?!-, urlò Scott indirizzato al nostro compagno di scuola.
-Io… io non volevo. Davvero! Non avrei mai voluto spararle!-, balbettò.
-Un po’ tardi per dirlo non credi?!-, continuò Scott.
Io continuavo a rantolare per terra, mi premevo le mani sulla coscia e piangevo ormai senza freni.
Non riuscivo quasi a respirare per la paura: che cosa sarebbe successo ora?
-Devo fermare l’emorragia!-, gridò Scott. –Posso farlo o vuoi farla morire dissanguata?!-, fulminò con odio Derek.
Quest’ultimo, quasi più terrorizzato di lui gli lanciò la sua felpa. Scott la prese subito e me la legò intorno alla coscia, molto stretta.
-Fanno sempre così nei film-, mi sussurrò cercando di farmi sorridere.
Lo guardai da sotto il velo di lacrime e lui perse subito il sorriso. Mi passò una mano sulla fronte togliendo i capelli che si erano attaccati per il sudore.
-Andrà tutto bene okay? Non devi preoccuparti, ci sono qua io-
Io annuii e chiusi gli occhi cercando di tranquillizzare il respiro.
-Sai Derek, è per persone come te che il mondo sta andando a puttane! Persone che scaricano i loro problemi con una pistola, sparando a caso in una scuola! Non per persone come me che, anche se non siamo dei santi, non fanno del male a nessuno!-
Non potevo vedere il viso di Derek ma questo non parlò per almeno dieci minuti. O forse erano due, non ne avevo più idea.
La gamba era l’unica cosa che riuscivo a sentire, eccome se la sentivo poi.
-Che cosa dobbiamo fare?-, chiese.
-Intanto metti giù quella pistola, non voglio che spari pure a me!-
Si poteva benissimo sentire dalla voce di Scott l’odio che provava per quell’individuo.
Mugolai per una forte scossa di dolore improvviso e Scott mi prese la mano, che io strinsi fortissimo. Stavo perdendo molto sangue nonostante la felpa di Derek, potevo sentirlo.
Le forze erano sempre meno e il respiro debole. Non so per quanto ancora ce l’avrei potuta fare.
-Dobbiamo uscire di qui-, esclamò Scott.
-Ma che ne sarà di me?-, sussurrò Derek.
-Sinceramente? Non me ne frega un cazzo, ci dovevi pensare prima! Portare una pistola a scuola e sparare a una studentessa non resta impunito-
Sentii leggermente in lontananza un rumore di sirena: finalmente la polizia era arrivata! O forse era un’ambulanza perché avevano sentito lo sparo?
-Scott…-, lo chiamai debolmente.
Lui si avvicinò leggermente a me per sentire quello che gli dicevo.
-Dimmi, Caroline-, era la seconda volta che mi chiamava così.
-Ho tanto freddo…-, rabbrividii.
-Cazzo…-, borbottò. –Ora ti prendo in braccio, ti farà male. Ma almeno usciremo di qui! Starai bene, Caroline, starai bene-, era terrorizzato.
Io annuii leggermente, ormai priva di forze e richiusi gli occhi.
-No Caroline, devi stare sveglia, ehi, guardami, guardami!-, quasi urlò mentre faceva schioccare le dita vicino al mio orecchio.
Io aprii leggermente gli occhi.
-Hai dei begli occhi…-, sussurrai puntando i miei nei suoi.
Stavo proprio delirando. Lui ridacchiò leggermente, ma il sorriso non arrivo a contagiare anche i sopracitati, e mi prese finalmente in braccio. Legai le braccia dietro al suo collo e gemetti per il dolore alla gamba che mi aveva provocato il gesto.
-Dobbiamo portarla fuori. Derek, se non vuoi essere come tuo padre ti prego, lasciami portarla fuori-, lo scongiurò quasi.
-Va bene, seguimi-, disse lui e ci superò per farci strada.
-Hai sentito Caroline, andremo fuori!-, mi sussurrò all’orecchio.
-Sei tanto caldo… e io ho tanto freddo… Scott perché mi odi… non ti ho fatto niente…-, mormorai.
Lui rabbrividì quando gli misi una mano dentro alla felpa dalla parte della schiena per cercare di riscaldarmi poi mi sussurrò: -Io non ti odio Caroline-
-Davvero? Che bello… ho freddo… tanto fr…-, poi tutto si fece buio.
 
Potevo vedere la luce in fondo a quel tunnel troppo buio. Una luce accecante che avevo puntata in viso.
-La paziente si sta svegliando!-, esclamò una voce maschile alla mia sinistra.
Sbattei leggermente gli occhi e vidi delle persone vestite tutte di azzurro con delle mascherine anch’esse azzurre.
Dove mi trovavo? Chi erano quella persone? Dov’era Scott?
-Un’altra dose di anestesia-, esclamò uno di quelle persone.
Sentii un leggero pizzico al braccio e poi tutto tornò a farsi sfuocato e la luce mi fu tolta e il buio tornò.
 
Quando finalmente aprii gli occhi mi trovavo in una stanza bianca e l’unico sprazzo di colore era una figura marrone con la testa appoggiata sul letto dove io ero distesa.
Quando riuscii a percepire tutto il mio corpo avvolto in un leggero torpore mossi la mano in direzione di quella figura.
Le toccai i capelli corti e castani e cercai di svegliarla: era addormentata.
La figura mugolò qualcosa di insensato poi sbadigliando alzò il viso.
Trattenni il fiato, avrei riconosciuto quegli occhi ovunque.
-Scott…-, mormorai con la voce impastata ancora dallo stato di catalessi in cui mi ero trovata.
-Caroline! Sei sveglia finalmente! Come ti senti?-
-Non lo so, non sento niente-
Lui sorrise. –E’ l’anestesia. Sei in ospedale, ti hanno operato alla gamba per togliere il proiettile, ora stai bene-, disse felice.
Assimilai queste informazioni in silenzio.
-Che è successo mentre ero svenuta?-, chiesi poi.
Scott si rabbuiò poi sospirando disse: -Forse è meglio che te lo dica più avanti, ti sei appena svegliata, devi recuperare le forze…-
-Scott! Che cos’è successo?-, chiesi perentoria.
Lui fece una smorfia poi incominciò a raccontare: -Sei svenuta mentre eravamo nel corridoio e stavi perdendo molto sangue, avevo tutta la maglia imbrattata!-, spalancò gli occhi ancora sconvolto. -Appena siamo usciti sono arrivati dei poliziotti che hanno arrestato subito Derek e sono arrivati anche degli infermieri dell’ambulanza che ti hanno messa sul lettino. Hanno fatto degli accertamenti o non so cosa, quelle cose che servono per capire la situazione. Hanno detto che “ti stavamo perdendo” e hanno usato quel coso, come si chiama? Il defibrillatore, si-, rimasi senza fiato. -Sono stati i dieci minuti più brutti della mia vita!-, esclamò appoggiandosi con i gomiti sul letto e deglutendo rumorosamente.
Aspettate tutti... quindi ero... morta?! Cioè, anche se per pochi secondi, in teoria lo ero davvero...
Sentii Scott respirare rumorosamente. -Ehi-, dissi prendendogli una mano. -E' tutto finito ora, Derek è stato arrestato e io sto bene. Tutti stanno bene-, era quasi ridicolo che io, sdraiata su un letto di ospedale, dovessi consolare lui.
Mi guardò con gli occhi arrossati e sconvolto. -Tutti stanno bene?! Caroline ti rendi conto di quello che è successo in quella scuola?! Niente sarà più lo stesso, nessuno sarà più lo stesso, niente va bene. In una scuola non dovrebbero succedere cose del genere, io... mi rendo conto di essere un po' ipocrita, ma una pistola!? Andiamo, Caroline, una pistola!? E se fossi morta?! E se avesse sparato a me?! E se...?!-, si bloccò prendendosi il volto tra le mani. Non lo avevo mai visto così sconvolto, arrabbiato.
-Scott, guardami-, gli dissi e quando lo fece ripresi: -Niente di tutto questo è successo: io sono viva e tu stai bene. Non puoi continuare a tormentarti, non è colpa tua. Derek non stava bene, siamo tutti delle vittime. Fine-, lo guardai decisa.
Lo sentii sospirare e poi annuì poco convinto. -Continua-, lo incitai.
Prese un respiro profondo poi fece come gli dissi: -Tua mamma, Felicia e anche un ragazzo, quello che era con te al bar ci hanno raggiunti ed erano disperati-, gli strinsi forte la mano. –Poi hai riacquistato battito e ti hanno portato di urgenza qui. Ti hanno operata e fatto delle trasfusioni, poi quando eri fuori pericolo ti hanno dato questa camera e se stata addormentata per quattro giorni-
Sospirai per cercare di tranquillizzarmi, odiavo quel bip che faceva la macchina alla mia destra.
-Mia mamma e gli altri dove sono?-
-Felicia e Danielle sono andate a casa da poche ora, tua mamma e Justin stanno dormendo sulle poltrone qui fuori-
-Ma che ore sono?-
-Le quattro di notte- 
-E a scuola?-
-Hanno messo dei metal detector all’entrata per controllare tutti quelli che entrano. È stata chiusa il giorno dopo per… ripulire tutto, e ora che l’hanno riaperta hanno chiamato una psicologa per fare delle sedute per tutti gli studenti per parlare dell’accaduto e non impazzire. E ci sono delle guardie nel corridoio per controllare che non ci siano più degli episodi di bullismo e per evitare che ci sia un altro pazzo con una pistola-
-Un po’ tardi non credi?-, chiesi retorica.
-Già… senti Caroline, io… ti devo delle scuse. Tutta questa storia mi ha fatto capire quanto sono stato stronzo, ho agito senza pensare alle conseguenze, che sto comunque pagando ora. Non avevo nessun motivo per infastidirti così tanto. Quindi, beh, scusami-
Sorrisi grata per quelle parole.
-Grazie, accetto le tue scuse. E volevo anche ringraziarti per quello che hai fatto quando eravamo a scuola, non credo che sarei qui a parlarti altrimenti-
Lui sorrise, poi lentamente e ancora indolenzita, attenta a non spostare troppo la gamba fasciata, mi avvicinai a lui per abbracciarlo.
Tutto quello che mi aveva fatto prima passava in secondo piano dopo quello che aveva fatto in quella scuola. Si era scusato e questo mi bastava, dopo tutto mi aveva salvato la vita.
Lui dopo un momento di sorpresa mi abbracciò di rimando e sembrò sollevato veramente che stessi bene ora.
-Grazie-, gli sussurrai di nuovo.
-Quando vuoi-, ridacchiò.
Risi anche io, l’incubo sembrava finalmente finito. Eravamo usciti da quella scuola e, anche se feriti, ora stavamo tutti bene.
 
Rimasi in ospedale per un’altra settimana dove tutti i miei amici mi vennero a trovare.
Felicia, Danielle e mia mamma scoppiarono a piangere felici e mi abbracciarono e baciarono ripetutamente accompagnate dalle mie risate; Justin invece si sdraiò vicino a me e mi obbligò a raccontargli tutto, mentre mi abbracciava forte.
-Non pensavo di dover ringraziare quello stronzo!-, esclamò dopo.
-Non dirlo a me-, risi poi lo abbracciai di nuovo e gli diedi un leggero bacio sulle labbra.
-Ah, e comunque: te l’avevo detto-
Gli pizzicai un braccio indispettita proprio quando bussarono alla porta: era David.
-Ciao Caroline, posso entrare?-, mi chiese debolmente.
-Vieni David. Justin puoi lasciarci soli?-
Il mio amico, seppur controvoglia, fece come gli dissi e uscì senza tralasciare un’occhiata omicida a David.
-Come stai?-, mi chiese quest’ultimo sedendosi sulla sedia vicino al mio letto.
-Meglio grazie-
-Senti Caroline, dovrei dirti una cosa…-
-Cosa David? Del fatto che mi hai sempre presa in giro? Ci ha già pensato Scott a quello-, dissi stanca. Ero davvero stufa di tutte quelle persone che mi prendevano in giro, non me lo meritavo.
Lui sgranò gli occhi sconvolto.
-No, non dire così. Forse è iniziato tutto perché era stato Scott a dirmelo, ma dopo che ti ho conosciuta mi sei piaciuta davvero, mi sono affezionato a te, volevo davvero stare con te-
-E perché allora non me lo hai detto? Se dopo ti eri affezionato così tanto come dici, perché non mi hai raccontato tutto?-
-Io… non lo so, avevo paura che potessi andartene-, abbassò il capo.
-E non dicendomelo hai fatto succedere la stessa identica cosa che temevi. David la fiducia non è una cosa da calpestare così. Ormai io non mi fido più di te, è stato quasi più sincero Scott che te-, replicai amara.
Ero davvero delusa, non me lo sarei mai aspettato da una persona come lui, tutto fuorché questo...
-Quindi sei disposta a perdonare lui e non me?-, chiese risentito.
-Non lo so questo, ma almeno lui mi ha salvato la vita e anche se era uno stronzo non mi ha umiliata così tanto come hai fatto tu. E penso che la cosa peggiore sia stata scoprirlo proprio da lui. Mi sono sentita tradita-
-Caroline, mi dispiace!-
-Sai dire solo questo?!-
-Io...-
-Come pensavo... David davvero, mi dispiace, ma non voglio incominciare qualcosa che è già privo di fiducia-
-Quindi non vuoi più vedermi?-, chiese triste.
Strinsi forte i denti e mi obbligai a rispondere. -Esatto-
Lui mi guardò ferito, ah tu saresti quello ferito eh?! Puah.
-Mi dispiace, Car, non sai quanto-
-Anche a me...-, sussurrai.
Lo sentii tentennare sul posto poi aggiunse, un po' freddamente forse: -Sono contento che tu stia bene ora, non sai che spavento ho preso-
-Grazie Dave, lo apprezzo davvero-, lo salutai così.
Lui, indeciso sul posto, si piegò verso di me e mi diede un leggero bacio sulla fronte. Chiusi gli occhi per il contatto poi lui se ne andò.
Quando quella porta si chiuse capii di aver fatto la cosa migliore, lasciandolo.
Finalmente c’era la luce che stava eliminando tutto quel buio. Stavo riprendendo il controllo della mia vita che si prospettava ora più rosea.
Finalmente potevo cercare di essere di nuovo felice.





Spazio dell'autrice:



Eccomi qua, come promesso, ad aggiornare! :D
Questo capitolo è carico di emozioni (spero davvero di aververne fatte provare almeno un po'!) e si ispira come il precedente a un episodio di One Tree Hill.
Punto numero uno: Derek.
Questo ragazzo è un ragazzo complessato, spaventato, arrabbiato, drogato e mica a posto. Purtroppo queste sono cose che succedono a volte nelle scuole, specialmente in quelle come la Bayville dove, come avrete notato, la sorveglianza è praticamente nulla e i prof non escono mai dalla loro aula. Derek ha raggiunto il cosidetto limite di sopportazione: un padre che lo picchiava e violentava la madre e una madre che, perchè troppo spaventata, non si ribellava e subiva. Paragona quest'ultima alla nosgtra Caroline, perchè sembra aver perdonato subito Scott, anche se non è vero.
Da qui il punto numero due: Scott.
Non vorrei che riteneste il cambiamento di Scott troppo veloce. La situazione in cui si è trovato in mezzo è più grande di tutto quello che ha fatto lui, delle coglionate della sua "banda dei bulli", qui si tratta di vita e di morte. Lui è molto vicino alla morte e ne è terrorizzato come una qualsiasi persona normale e questo lo porta a mettere da parte la sua ostilità verso Caroline, che come dice comunque alla fine non è odio, lui si divertiva e basta. Questo suo divertimento è in parte causa di quello che sta facendo Derek e quindi questo porterà in Scott un grande senso di colpa e finalmente capirà (come si può già notare a fine capitolo) che si era comportato da bambino e che deve imparare a maturare e a essere meno superficiale.
Punto terzo: Caroline.
Non vorrei nemmeno che pensaste che lei sia una di quelle con poco carattere che perdona tutto subito o chissà che altro. La situazione dov'è finita l'ha portata ad un livello tale di paura che le importa ben poco delle carognate che le ha fatto Scott, la cosa che riesce a visualizzare in quel momento è solo la pistola di Derek e il fatto che Scott stia comunque cercando di proteggerla. Lui le salva la vita e quindi Caroline capisce che non è solo lo stronzo che vuole sembrare e che forse sotto sotto non c'è una persona così meschina ed egoista. Il fatto che l'ha aiutata ad uscire da scuola e che ha convinto Derek a risparmiarli è molto importante per lei, ovviamente, e sarà più propensa verso il nostro bel protagonista maschile.
Punto quarto: la scuola e David.
I cambiamenti a scuola porteranno finalmente la Bayville a un cambiamento radicale in sicurezza: ora c'è l'autorità necessaria per evitare altre situazioni del genere (finalmente!, penserete).
Inoltre David. E' stato uno stronzo ma anche se aveva incominciato con l'intento di farle del male, ha incominciato ad affezionarsi a Caroline che, nonostante lui provi a spiegarsi, lei non lo lascia parlare, troppo ferita, perchè colpita in un punto vulnerabile: il cuore.
Dopo le note più lunghe di tutte, ma mi sembravano doverose per questo capitolo, vi saluto e torno a poltrire a letto cercando di ripassare Machiavelli e Guicciardini per la verifica di domani ... D:
Ringrazio tutti quelli che continuano a leggere la storia e che hanno letto tutte le note fino a qui :D
Se volete lasciare una recensione è sempre ben accetta così posso capire le vostre opinioni e correggere dov'è meglio! :3



Alla prossima!



MaudeScott.

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Capitolo 10
*** Passi ***









Capitolo 9___Passi




 

Erano passate due settimane dalla sparatoria a scuola e si poteva ancora sentire nell’aria che qualcosa era cambiato, che tutti avevano meno fiducia nell’altro e c’era ancora un velo di paura.
Derek era stato condannato a 5 anni di carcere, grazie ai patteggiamenti.
Io e David non ci parlavamo praticamente più a parte qualche “ciao” quando ci vedevamo nel corridoio, ma solo per educazione.
Le ragazze ormai non mi lasciavano un minuto, ancora preoccupate e mi aiutavano in tutti i modi possibili visto che avevo ancora le stampelle.
Avevo incominciato la riabilitazione due giorni dopo essere stata dimessa dall’ospedale: era faticosa, ma se volevo tornare a camminare normalmente avrei dovuto faticare.
Con Scott i rapporti erano migliorati: non mi prendeva più in giro, non era più cattivo con me e quando ci vedevamo in giro nel corridoio ci salutavamo gentilmente. Non eravamo amici, mi sembrava un passo troppo lungo dopo tutto ciò che mi aveva fatto, solo non c’era più rancore fra di noi, per esempio quando eravamo in fila a mensa ci parlavamo tranquillamente.
Tutto sommato la situazione stava migliorando e io ero più tranquilla e rilassata.
Quel mercoledì all’ora di pranzo, come al solito, arrivai per ultima: avevo pur sempre l’intoppo delle stampelle da calcolare, solo speravo che non avessero mangiato tutte le crocchette.
Presi faticosamente un vassoio e andai verso la cuoca.
-Ciao Caroline, come stai oggi?-, ormai io e la Signorina Pitt avevamo fatto amicizia.
-Bene, grazie, lei?-, chiesi cordiale appoggiando il peso sulla gamba buona.
-Benissimo. Cosa desideri oggi? Sono rimaste delle crocchette-, mi sorrise.
-Si!-, esclamai entusiasta.
-Ma mangi solo crocchette te?-, mi chiese ridendo una voce dietro di me.
Mi voltai e sorrisi a Scott. –Sono buone!-, borbottai.
Lui rise e mi affiancò per ordinare.
-Allora, crocchette e insalata, grazie-, dissi.
-Io cotoletta, patatine e crocchette, grazie-, lo guardai sconvolta.
-Come fai a mangiare tutte quelle schifezze senza vomitare poi a ginnastica?-, chiesi mentre prendevo in mano il mio vassoio.
-Non è niente questo, poi devo ingerire abbastanza zuccheri per giocare a football!-
Il vassoio che tenevo in mano oscillò pericolosamente e giusto un momento prima che mi cadesse, Scott me lo sfilò di mano.
-Danielle e Felicia non sono a scuola?-, mi chiese notando appunto che fossi da sola.
-Grazie…-, mormorai imbarazzata. –No, stanno facendo un colloquio d’orientamento per il college-
Lui annuì semplicemente e incominciammo a camminare in un silenzio imbarazzato.
Fra di noi c’era ancora quell’imbarazzo da “tu mi odiavi e mi hai umiliata ripetutamente” e da “io ti odiavo e mi hai mollato uno schiaffo” e anche da “hai dei bellissimi occhi”.
Diventavo rossa come un peperone solo a pensarci. Okay che ero in fin di vita ma perché dovevo rendermi ancora più ridicola?! Era stata la cosa più imbarazzante che avessi potuto dirgli.
Lui mi guardò stranito poi chiese all’improvviso: -Quando hai la riabilitazione?-
Lo osservai sorpresa. –Domani pomeriggio-
-Ti va se ti accompagno?-
Dovevo ormai avere gli occhi fuori dalle orbite. Scott Lafferty che mi chiedeva di potermi accompagnare alla fisioterapia? Ora le avevo sentite proprio tutte.
-C-certo-, acconsentii sorridendo leggermente.
Lui sorrise grato poi appoggiò il mio vassoio sul tavolo della mensa.
-Ora vado da Drake. Ci vediamo allora domani, ok?-, mi chiese.
-Si perfetto, alle tre e mezza-
-Ti passo a prendere giusto?-
Annuii. –Bay Street 8-
-Vicino a casa di Drake!-, esclamò sorpreso.
-Si, mi era sembrato di averlo visto nei dintorni delle volte-, sorrisi addentando una crocchetta.
-Perfetto, allora a domani! Ciao Ryan!-, mi salutò e poi si allontanò verso il tavolo del suo amico.
-Ciao Lafferty-, sussurrai guardandolo ancora sorpresa. Rimanevo ancora dell’idea che quel ragazzo era strano.
 
Erano le tre e un quarto di venerdì e io ero ancora sul divano a poltrire. Non avevo la forza di alzarmi e non avevo mia mamma a rompere le scatole perché lo facessi.
Sbuffavo sonoramente da cinque minuti quando sentii qualcuno suonare il campanello; malamente mi alzai e zoppicando raggiunsi la porta e aprii senza guardare chi fosse.
-Ciao, non ho il tuo numero e non sapevo come dirti che ero qui fuori, spero di non avere disturbato nessuno-, partì in quarta Scott.
Lo guardai rossa in viso: ero con dei pantaloncini rosa acceso e una felpa verde e avevo i capelli raccolti alla bell’è meglio.
-Ehm… no, no stai tranquillo! Non hai disturbato nessuno, solo che… non sono ancora pronta… ecco vedi stavo guardando un film e non ho controllato l’orario-, mi feci da parte per farlo entrare.  –Vieni, puoi andare in cucina mentre mi vado a vestire. Fai come se fossi a casa tua!-, esclamai dirigendomi verso la sala per prendere le stampelle.
Alle mie figure di merda con quel ragazzo non c’era mai fine: perfetto.
Molto lentamente e frustata più che mai raggiunsi la mia camera e incominciai a spogliarmi, poi presi dall’armadio un paio di pantaloni della tuta e una maglietta bianca, indossai le mie amate converse e, dopo essermi pettinata e fatta una ordinata coda di cavallo, scesi di nuovo.
-Vuoi una mano?-, mi chiese Scott che era in fondo alle scale.
-No, grazie, ce la faccio-, mugugnai quando appoggiai malamente la gamba ferita su un gradino e una fitta mi colpì l’arto.
Scott mi si fece vicino e mi circondò il fianco con un braccio.
-Appoggiati a me, così non devi sforzarti troppo-
Feci come mi disse e mi appoggiai quasi completamente contro il suo corpo. Era straordinario poter risentire il suo calore a contatto col mio corpo e, anche se mi tornavano alla mente brutti ricordi per quel contatto, non poteva non venirmi in mente anche la mia frase poco felice “sei caldo”.
Io e la mia stupida linguaccia!
Quando raggiungemmo l’ingresso mi allontanai da lui come scottata e rossa in volto.
-Scusa, devo ancora fare pratica con la fisioterapia-, mi giustificai.
-Ehi, tranquilla! Vogliamo andare?-, mi chiese prendendo il giubbotto di pelle che aveva appoggiato sulla sedia in cucina.
Annuii semplicemente e, presi la giacca appesa all’attaccapanni e le stampelle, Scott mi aprì la porta e mi aiutò a salire sull’auto.
-Allora, come mai hai deciso di accompagnarmi?-, chiesi curiosa dopo qualche minuto di silenzio.
Lui borbottò qualcosa di insensato e mosse nervoso le mani sul volante.
-Così, non sapevo che fare oggi-, disse più forte.
Quella frase era una balla colossale: il giorno prima quando me lo aveva chiesto non sapeva che fosse oggi la riabilitazione.
Sorvolai sulla sua frase e continuai a guardare fuori dal finestrino. Andavamo veloci, molto veloci. Mi voltai di scatto e guardai il contachilometri: stavamo facendo i novanta all’ora in una strada dove il limite erano i cinquanta.
-Di un po’, hai intenzione di ucciderci oggi?-
Si voltò a guardarmi confuso e, dopo che indicai la velocità a cui andava, mi sorrise: un sorriso luminoso e bellissimo. Sospirai leggermente, estasiata da quella visione.
-Vado sempre a questa velocità: è più divertente e si fa prima-
Ridacchiai agitata e dopo appena cinque minuti di un tragitto che normalmente io percorrevo in un quarto d’ora, raggiungemmo l’unico ospedale di Bayville.
Scott mi aiutò a scendere e poi ci dirigemmo verso il primo piano: il piano per la fisioterapia.
-Ciao tesoro-, mi salutò la solita infermiera all’ingresso.
-Ciao Melanie!-, ricambiai il saluto.
-Sei di casa ormai-, mi prese in giro Lafferty.
-Succede quando devi passare più di un mese qui dentro-, sbottai acida.
Lui alzò le mani come per scusarsi e mi affiancò lungo il corridoio bianco e spoglio: quel posto non invogliava il minimo progresso, per questo ero ancora abbastanza indietro.
Si certo, mentivo anche con me stessa…
La verità era che nemmeno io sapevo come mai avessi così tanta paura di fare fisioterapia. Forse ero ancora scioccata –anche senza il forse-, oppure avevo terrore del dolore –anche se sarebbe stato comunque meno forte di quello del proiettile di Derek-, o forse ero solo terrorizzata da quell’ospedale, ospedali più in generale.
Fin da piccolina li odiavo, quelle strutture spoglie contenenti persone malate, deboli, tristi, in fin di vita e all’ultimo piano, morte.
Mi metteva i brividi solo parlarne…
-Dottoressa, sono arrivata!-, salutai il medico che si occupava del mio caso, in quel momento girata di spalle.
-Ciao, Caroline, ti stavo giusto aspettando! Appoggia pure il cappotto e la borsa al solito posto. Controllo queste pratiche poi sono subito da te-
Io indicai la sedia vicino alla passerella e feci segno a Scott di sedersi. Lui, senza fiatare, fece come gli dissi e puntò lo sguardo nel mio.
Aveva degli occhi bellissimi, lo avevo già detto? Beh… aveva degli occhi bellissimi. E fosse solo quello! Avevo notato recentemente che ogni volta che sorrideva si formava una piccola fossetta sulla guancia sinistra… semplicemente attizzava.
Mi imbambolai a guardarlo ma fui quasi subito interrotta dalla dottoressa Whall.
-Allora come ti senti oggi? Va meglio la gamba? Oh, vedo che ti sei portate un amico-, mi sorrise complice.
Io divenni ancora più bordeaux di prima. –Si, lui è Scott. Comunque va tutto come al solito. Oggi ho appoggiato la gamba mentre stavo scendendo le scale e mi faceva ancora molto male-, spiegai.
La dottoressa scrisse qualcosa su un foglio e fece segno di no con la testa. Mi mossi nervosa sul posto. Che c’era che non andava? Era tutto normale vero?
-Incominciamo a fare qualche passo con le sbarre, poi proviamo a toglierle, va bene?-
Io annuii già preoccupata: con le sbarre era facile, ti appoggiavi e via, ma senza, voleva dire appoggiare la gamba, anche se solo per poco.
Mentre zoppicavo fino all’inizio della passerella e sentivo addosso lo sguardo di Scott e feci un debole sorriso in sua direzione. Mi stava guardando cercando di incoraggiarmi con lo sguardo.
Sbuffai e incominciai a muovere i primi passi.
Quella era la prima parte: il riscaldamento. Giselle camminava all’indietro e cercava di darmi consigli per meglio modificare la mia postura e zoppicare il meno possibile.
-Alza il viso-, mi disse piano facendo anche lei quello che mi disse, seguita da me. –Bravissima! Con le sbarre va molto meglio… ora, Caroline, proviamo a mollarle. Sei pronta?-
Feci un respiro profondo. Sapevo che significava senza sbarre: dolore alla gamba. Staccai piano piano ogni dito della mano sinistra, poi quello della mano destra.
-Ora appoggia il piede anche della gamba destra-, mi disse con gentilezza Giselle.
-Non ce la faccio!-, mi lamentai.
-Si che ce la fai-
-Mi fa male!-
-Non ci hai nemmeno provato!-, mi rimproverò lei.
-Ma so già la sensazione!-
-Caroline, se non ci provi non riuscirai più a camminare normalmente! La ferita è rigenerata completamente ora non hai più scuse. Se non vuoi zoppicare per il resto della tua vita ti conviene fare come ti ho detto!-, mi sgridò lei.
Io abbassai il capo e sentii gli occhi inumidirsi e le guance andare a fuoco: se pensavo che in quella stanza c’era anche Scott…
Presi nuovamente un respiro profondo e appoggiai delicatamente la gamba lasciandomi scappare un gemito di dolore.
-Brava, così-, mi incitò la dottoressa.
Mossi leggermente la gamba destra in avanti e mi preparai a muovere quella sana. Nel lasso di tempo in cui  la gamba ferita ricevette tutto il mio peso, il ginocchio cedette e mi appoggiai a pelo sulle sbarre prima di cadere.
Scott si alzò e si protese verso di me. –Tutto bene?-, chiese preoccupato.
Chiusi gli occhi e una lacrima uscì da un lato fino a rigarmi una guancia e a cadere sulla maglietta. Annuii incerta.
-Vuoi fare una pausa?-, chiese la dottoressa.
-No, voglio riprovare di nuovo-, risposi decisa. Lei mi sorrise fiera e Scott mi aiutò ad alzarmi. –Ce la puoi fare, Ryan-, mi sussurrò all’orecchio prima di tornare a sedersi sulla poltrona. Gli sorrisi grata e poi ripresi da dove avevo interrotto.
Appoggiai piano la gamba destra poi feci un leggero passo e mossi la sinistra. E… ero ancora in piedi. Non ero caduta! Ce l’avevo fatta!
-Bravissima!-, esclamarono i miei due spettatori.
Io battei le mani esclamando di gioia: ci ero riuscita! Avevo camminato senza sbarre! Finalmente un passo avanti dopo tanto tempo.
 
Il resto dell’ora di fisioterapia passò abbastanza in fretta. Avevo fatto tre passi dietro fila: un record! Ci fu anche un momento dove la dottoressa Whall dovette uscire perché era stata chiamata sul cercapersone ed eravamo rimasti io e Scott, che si era alzato e aveva preso il posto della dottoressa. –Stai andando benissimo Caroline!-, disse entusiasta. Io gli sorrisi grata e incominciammo a parlare del più e del meno mentre continuavo a esercitarmi.
Il dolore alla gamba quando mi appoggiavo era sempre meno forte e di conseguenza il mio umore sempre migliore. Se avessi mantenuto quel ritmo, tempo meno di un mese e forse avrei finito la fisioterapia.
Dopo di essa, io e Scott eravamo andati a prendere una cioccolata calda: il mio premio per quella giornata mi disse, e io scoprii in Scott davvero una bella persona –sotto tutti gli aspetti-. Alla fine della giornata mi portò anche a casa e mi aiutò ad entrare aprendomi la porta d’ingresso.
Credo che quello fu il momento in cui cominciai, piano piano, ad innamorarmi di Scott Lafferty.

 




Spazio dell'autrice:


Ciao a tutti! :D
Eccomi qua come promesso col nuovo capitolo!
Questo qui è un capitolo di assestamento, diciamo così, dopo la batosta della sparatoria a scuola!
Non ho molto da dire in questo capitolo solo di non lasciarvi ingannare dall'ultima frase: non cambierà tutto così in fretta, tipo PUF "ti amo tanto"... la strada è ancora lunga, solo che in quel momento dentro Caroline cambia qualcosa nei confronti di Scott, che vuole farsi perdonare!
Dunque, dunque, il prossimo capitolo non so bene quando arriverà perchè a scuola ci stanno riempiendo di verifiche e di interrogazioni e sono un po' in panico a conciliare tutto quanto :/
Per farmi perdonare per il capitolo un po' corto e per il mio quasi sicuro ritardo a pubblicare vi lascio due piccoli spoiler:


Samantha Jeffrey era la tipica cheerleader: alta otto metri, corpo liscio, magro e tonico, capelli lunghissimi e neri sempre perfetti, trucco impermeabile che sembrava tatuato dal gran che era messo bene e che non si rovinava mai. Mai vista quella ragazza con la matita leggermente sbavata che le incorniciava i bellissimi occhi azzurri.
Mai.
Era una figa, punto. Proprio come il moroso.
Moroso che in quel momento sbuffava alzando gli occhi al cielo e sorridendomi come per scusarsi per poi allontanarsi e raggiungerla.
-Ci vediamo dopo, Ryan-


Eccola lììì, la strega morosa di Scott! Non me la sono scordata :D

-Ora tocca a te, Caroline-, disse Danielle.
-Verità-, dissi. [...]

-Ti piace Scott?-

Boahahahahahahah :DD
Ora vi lascio che finisco di studiare italiano!
Spero che la storia continui a piacervi e se volete lasciare una piccola recensione mi fa sempre piacere, così saprò le vostre opinioni e correggerlo dov'è meglio :D



Alla prossima! :D


MaudeScott.

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Capitolo 11
*** Piccole cose ***


 Grazie mille a Jess Graphic per la nuova copertina! :D




Capitolo 10___Piccole cose

 



I giorni scorrevano sempre più veloci: io facevo progressi con la gamba, le mie amiche erano sempre più straordinarie e io e Scott ci stavamo avvicinando sempre di più, come amici.
Mi accompagnava tutti i giorni alla fisioterapia e ormai la dottoressa Whall lo adorava!
Grazie a lui mi distraevo e non pensavo troppo al male che mi faceva ancora camminare sulla gamba ferita. Dopo qualche settimana però anche quello stava andando scemando e finalmente avevo ridotto le stampelle a solo una.
La banda dei bulli senza Scott e Drake si era andata a distruggere completamente e finalmente tutti gli studenti della Bayville potevano tirare un sospiro di sollievo, così come anche le guardie che erano state messe dopo l’incidente.
-Ehi Caroline! Sai già quando toglierai completamente le stampelle?-, mi chiese Danielle un venerdì mattina durante ginnastica.
-Non so ancora, Dani. Spero fra poco perché ormai non ce la faccio più! Le mie braccia chiedono pietà!-, sbuffai sistemandomi meglio la coda di cavallo.
Ora che stavo meglio, il professor James mi faceva camminare ai lati della palestra come una deficiente dicendo che era come fare fisioterapia.
Certo, lo era! Ma farlo per due ore di fila era crudele!
La mia amica fece una smorfia dispiaciuta: in fondo lei non poteva farci niente; poi tornò alla lezione del mostro.
L’unica cosa bella di quelle due ore era che, ora che Scott non mi tormentava più, avevo qualcun altro con cui parlare.
Certo, fino a quando quell’oca assurda di Samantha Jeffrey non spuntava a succhiargli l’anima dalla bocca.
La odiavo.
Era prepotente e per niente sensibile e mi prendeva in giro urlando, credendo invece di sussurrare, per le stampelle.
Ma un pugno le tiravo!
Sospirai esausta dopo il decimo giro della palestra e mi sedetti su i gradoni che la circondavano.
-Già stanca?-, mi chiese ridacchiando Scott.
Dovevo ancora capire che faceva durante quelle due ore… non lo avevo mai visto prendere parte a nessuna lezione a parte quelle dove giocavamo a football, del resto era sempre nel suo angolino che riscaldava i muscoli con le cuffie dell’IPod nella stessa posizione in cui lo avevo visto il mio primo giorno di scuola e con ovviamente la stessa aria da figo.
Ripensare a quel giorno mi faceva quasi sorridere –o piangere, a seconda dei punti di vista-… e pensare che ora parlavo con lo stronzo che mi aveva versato il succo d’arancia in faccia!
-Terra chiama Ryan-, mi sventolò la mano davanti al viso.
Gli sorrisi. –Scusa, mi ero incantata. Si sono abbastanza stanca. Già è difficile a riabilitazione, figurati poi in giro qui come una deficiente!-, borbottai asciugandomi la fronte madida di sudore.
Lui ridacchiò e mi scompigliò la coda di cavallo.
-Ehi! Smettila!-, mi lamentai spingendogli via la mano.
-Ehi, amore! Che ci fai lì?-, gracchiò la racchia dall’altra parte della palestra.
Samantha Jeffrey era la tipica cheerleader: alta otto metri, corpo liscio, magro e tonico, capelli lunghissimi e neri sempre perfetti, trucco impeccabile che sembrava tatuato dal gran che era messo bene e che non si rovinava mai. Mai vista quella ragazza con la matita leggermente sbavata che le incorniciava i bellissimi occhi azzurri.
Mai.
Era una figa, punto. Proprio come il moroso.
Moroso che in quel momento sbuffava alzando gli occhi al cielo e sorridendomi come per scusarsi per poi allontanarsi e raggiungerla.
-Ci vediamo dopo, Ryan-
Io annuii e gli sorrisi e lo guardai raggiungere la sua ragazza perfetta, che ovviamente doveva marcare ancora e ancora e ancora e ancora il suo territorio. Ormai non li sopportavo più.
Era nauseante vederli tutti i giorni per più di una volta anche, attaccati come polipi.
Puah, vomito.
Voltai lo sguardo e lo puntai con insistenza verso le mie compagne di classe che giocavano a pallavolo.
Insomma, chiedevo un po’ di decenza, non la Luna!
 
Due ore e trenta minuti dopo ero a casa, spaparanzata sul divano a mangiare gelato. Dovevo aver preso almeno otto chili in quel mese e mezzo visto che non mi potevo muovere più di tanto e mangiavo come una mucca incinta.
Ero appunto, sul divano quando squillò il telefono. Mi alzai di malavoglia e zoppicando raggiunsi quel maledetto aggeggio assordante.
-Pronto?-
-Carol, sono Justin!-
-Ehi, tesoro!-, dissi sedendomi su uno sgabello poco lontano.
Da quando c’era stata la sparatoria il mio amico era solito chiamarmi quasi tutti i giorni.
-Come stai?-, mi chiese.
-Benissimo, ora. Te? Con Nathan?-
Nathan era un ragazzo che aveva conosciuto all’inizio di febbraio con cui usciva ancora. Lo avevo conosciuto e, ovviamente, come ogni gay che si rispetta, era carino.
Lo dicevo sempre che era carne sprecata!
Nathan Murrey era un diciannovenne, moro, occhi scuri e dolcissimo. Trattava il mio Justin come un dio e si vedeva che stavano bene insieme.
Justin me lo aveva fatto conoscere il weekend precedente ed eravamo andati subito d’accordo!
-Tutto bene grazie. A proposito di Nathan, questi due giorni va a trovare dei parenti o non so chi, non ho mica capito bene, e quindi avevo pensato di approfittarne e di venirti a trovare! È da tanto che non ci vediamo!-
-Oddio si! Sarebbe perfetto! Mi sto deprimendo qui da sola!-, feci una smorfia.
Lui rise. –Non preoccuparti tesoro che fra un po’ tornerai in pista! Comunque siamo d’accordo! Domani mattina sono da te!-, esclamò.
-Evvai! Facciamo una serata bellezza eh! Chiedo anche alle altre, va bene?-
-Tesoro, mi hai letto nel pensiero! Ho certi punti neri da far invidia a delle coccinelle!-
-Questa faceva abbastanza pena, Justin!-, risi. –Dai, ora ti saluto che devo avvisare le altre e passare a comprare tutto!-
-Va bene, piccola! A domani!-
-A domani-, lo salutai e subito composi il numero di casa di Danielle.
Dopo due squilli rispose subito la mia amica.
-Dani, dobbiamo andare al supermercato per comprare ogni roba possibile che potrebbe servirci in una serata di bellezza! Domani viene Justin e tu e Licy siete prenotate!-, esclamai.
-Ehi, calma!-, ridacchiò. –Fra un quarto d’ora sono da te!-, disse riattaccando.
Io, euforica come ero sempre prima dell’arrivo di Justin, salii le scale e indossai la mia comoda tuta come una maglietta.
Siccome era già marzo inoltrato, la temperatura si era alzata, anche più della solita media di quindici gradi, e fuori tirava un leggero venticello, ma il cielo era stranamente limpido.
Indossai una giacchetta leggera e scesi al piano di sotto giusto in tempo per l’arrivo di Danielle.
Salimmo in macchina e in pochi minuti arrivammo al supermercato. Entrammo con un carrello e subito andammo nel reparto bagno per prendere ogni tipo di prodotto ci poteva servire, dalle maschere di bellezza alle creme per capelli.
-Ehi, Caroline-, mi sentii chiamare.
Mi voltai e feci un sorriso un po’ tirato.
-Ciao David!-, salutai di rimando facendo finta di non notare la smorfia che si era creata sul volto della mia amica.
-Ci incontriamo sempre qui!-, disse per cercare di rompere il ghiaccio.
-Già, hai bisogno ancora per degli assorbenti?-, chiesi scherzando.
Lui ridacchiò e negò con la testa. –No, solo di balsami e robe varie, ma me la cavo abbastanza bene in quel campo… ti trovo bene comunque-, disse indicandomi.
-Già, va molto meglio con la gamba, grazie-
Lui annuì e si morse un labbro. –Serata di bellezza?-, chiese guardando dentro al carrello.
-Eh già…-, mormorai.
No okay non ce la facevo. Mi aveva presa in giro e non me la riuscivo a far passare.
Certo mi dicevo che come avevo perdonato Scott potevo farlo con lui, ma proprio non riuscivo. Forse fra un po’, ma ora non c’erano speranze.
-Car, dobbiamo andare che a mia mamma serve la macchina perché la sua… non si accende più-, esclamò ad un tratto Danielle, capendo il mio imbarazzo.
Se non avesse avuto quell’attimo di esitazione sarebbe stata anche piuttosto credibile, ma non la diede a bere a me, né tantomeno a David che sorrise amaro.
-Va bene, vi lascio alle vostre compere! Divertitevi, ci vediamo a scuola, Caroline. Stammi bene. Danielle-, la salutò con un cenno del capo.
-Anche tu-, sorrisi.
-David-, rispose secca la mia amica. –Non lo sopporto-, sbottò quando il ragazzo se ne andò.
-Non sei l’unica-, risi leggermente. –Dai torniamo ai nostri prodotti di bellezza!-, esclamai entusiasta.
-Ti serviva proprio una visita di Justin. Eri un po’ smorta in questi giorni-, mi sorrise gentile.
Io annuii. –E’ incredibile l’effetto che mi fa quel ragazzo!-
-Già! Sono felice che tu sia felice-, rise per il gioco di parole.
-Grazie Dani-, l’abbracciai di slancio.
Erano queste piccole cose a far migliorare di molto una giornata.
Non c’era bisogno di fare chissà cose, anche solo un sorriso, un abbraccio o una visita al momento giusto poteva cambiare radicalmente il nostro umore; e in quel periodo era proprio quello che mi serviva.
 
-Allora. Obbligo o verità, Licy?-, chiesi ridendo.
Erano le tre di notte di sabato ed eravamo ancora svegli con le facce verdi per le maschere all’argilla che ci eravamo spalmati addosso.
Appena erano arrivati avevamo scaldato i pop-corn e messo su un vecchio film di Audrey Hepburn: “Come fare un milione e vivere felici”.
Finito il film ci eravamo fatte pedicure e manicure a vicenda e spalmate in viso una cosa come trecento prodotti, senza sapere bene a cosa servissero.
Alla fine eravamo finiti in cerchio intorno al tavolo della cucina con un’enorme vaschetta di gelato portata da Felicia a giocare a obbligo e verità.
Della serie: quando non si sa più che fare.
-Obbligo-, decise la mia amica.
-Allooooora… devi fare tutto il prossimo turno con i mignoli nel naso e i pollici nelle orecchie-, decisi ridendo di gusto, seguita poi dai miei amici.
-Bleah! Ma che schifo!-, esclamò lei, nonostante le risate.
-Eeeh, cara, devi farlo altrimenti niente gelato!- 
-Siete crudeli-, disse facendo come le avevo detto facendo aumentare le risate.
Mia mamma mi avrebbe uccisa il giorno dopo per tutto il rumore che stavamo facendo.
-Ora tocca a te, Caroline-, disse Danielle.
-Verità-, dissi.
-Mmm…-, mormorò lei.
-Aspetta ce l’ho io!-, disse Justin. –Ti piace Scott?-, chiese di punto in bianco.
-Ma cosa c’entra?-
-Eh, verità! Rispondi!-, esclamò Felicia, vendicandosi per poco prima.
Sbuffai leggermente. –Ma non mi piace! Cioè, è un figo da paura, ma non mi piace in quel senso-, esclamai rossa in viso.
-Certo…-, dissero tutti e tre i miei amici, scettici.
Okay, mi ci stavo affezionando e stavo imparando a conoscerlo meglio ma: primo, lui aveva la morosa; secondo, non lo conoscevo ancora così bene da poter aver una cotta per lui! …
-Sul fatto che è un figo da paura concordiamo tutti!-, esclamò Danielle.
-Beh, come si può non farlo!-, sospirò sognante Justin.
-Ehi! Tu sei impegnato!-, esclamai ridendo e dandogli una leggera spinta sul petto.
-Cosa c’entra? Non sto facendo niente di male, poi non posso negare la verità!-, sorrise. –Poi che c’è? Sei gelosa?-, chiese.
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai nuovamente.
–Da morire!-, esclamai ironica.
Licy ridacchiò, mentre Danielle di fianco sbadigliò.
-Scusate, ma sono stanca morta-
-Tranquilla! Dai, direi che è meglio se dormiamo, è tardi…-, disse Justin.
Poverino, lui era in piedi dalle sei di quel mattino!
Mettemmo in ordine alla bell’è meglio poi andammo in camera mia dove, dopo esserci messi i pigiami e lavati le facce, Danielle e Felicia si infilarono dei loro sacchi a pelo e sprofondarono quasi subito in un sonno profondo.
Io e Justin, sul letto, rimanemmo ancora un po’ a parlare di cose a caso.
-Sai, Just… mi sei mancato, davvero. In questi giorni rasentavo la depressione, ma ora che sei qua te sono felicissima!-, sussurrai accoccolandomi addosso a lui.
Lui mi circondò la vita con un braccio e mi diede un leggero bacio tra i capelli. –Mi sei mancata un sacco anche tu. Se penso ancora che avrei potuto perderti per sempre mi si spezza il cuore. Ti adoro Caroline, e cerca di non farti più sparare-, sorrise.
Risi leggermente. –Ci proverò. Ti adoro anche io Justin. Buonanotte, tesoro-, sbadigliai chiudendo gli occhi.
-‘Notte, piccola-, mormorò.
E ci addormentammo in poco tempo così, ancora abbracciati.




Spazio dell'autrice:


Salve a tutti! :D
Intanto mi scuso per questo enormus ritardo, ma dovevo finire almeno un capitolo e poi la scuola mi ha rubato praticamente tutto il tempo, insieme all'organizzazione per il mio compleanno, che era ieri :3
Dunque ... mi scuso anche per il fatto che l'attesa non è valsa il capitolo, che è solo un capitolo di passaggio e anche cortino :/
Spero che comunque lo abbiate apprezzato :'3
Non c'è molto da dire sul contenuto a parte che Justin è beddo <3
E che odio Samantha, che mi immagino così:


http://tinypic.com/r/287jght/6

Beh, il prossimo capitolo dovrebbe arrivare prima di questo, per fortuna! :D
Se volete lasciare una recensione è sempre ben accetta, così potrò sapere le vostre opinioni e correggere dov'è meglio! :3



Alla prossima!



MaudeScott.

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Capitolo 12
*** Ammenda ***




 Grazie mille a Jess Graphic per la nuova copertina! :D


Capitolo 11___Ammenda
 

 

 
Il lunedì successivo fu un trauma alzarsi: Justin era rimasto anche tutta domenica ed era tornato a casa per l’una di notte e io, eccitata com’ero dalla sua visita, ero riuscita a dormire solo cinque ore.
Risultato? Avevo gli occhi viola.
Mi trascinai lentamente in bagno e, dopo essermi data una rinfrescata, mi ricoprii di correttore: o almeno ci provai.
Scesi le scale e andai a mangiare un pezzo di torta al limone che avevo fatto il giorno prima col mio amico e mia mamma.
All’improvviso sentii bussare alla porta. Lasciai il pezzo di torta nel piattino e dopo essermi pulita le mani andai ad aprire.
-E tu che ci fai qui?-, chiesi incredula di essermi trovata davanti a Scott.
-Sono passato a prenderti per portarti a scuola!-, esclamò entusiasta lui.
Alzai un sopracciglio confusa. –Ma normalmente passava Danielle…-
-Beh, per una volta farà meno strada-, ridacchiò infilando le mani nelle tasche dei jeans.
Io sbattei ancora gli occhi imbambolata, poi mi accorsi che lo stavo lasciando fuori di casa.
-Ma che scema, entra!-, gli sorrisi indicandogli la cucina.
Lui entrò e si tolse la giacca appoggiandola su una sedia.
-Stavi mangiando?-, indicò il piattino con la torta.
-Si, ne vuoi un pezzo? È al limone-
Lui annuii e mentre gliene tagliavo una fetta aggiunse: -L’hai fatta te?-
-Si, insieme a mia mamma e a Justin-
-Mi devo fidare o stai tentando alla mia vita?-, mi prese in giro.
Gli feci la linguaccia. –Ma taci, scemo-, gli pizzicai una spalla.
Ne assaggiò un pezzo e subito sorrise. –Forse abbiamo trovato una cosa in cui sei brava!-
Ridacchiai e poi presi il cellulare. –Devo avvertire Danielle di non passare!-
 
Tesoro, è venuto Scott a prendermi (non ho idea del perché…) quindi non c’è bisogno che passi! Ti racconto poi tutto più tardi! :P
 
Mi voltai verso il mio ospite e scoppiai a ridere. –Avevo dimenticato quanto mangiavi!-, lo indicai con un dito mentre lui si mangiava un altro pezzo di torta.
-A casa ho mangiato solo due toast! Non c’era niente!-, sbottò.
-Io ci pranzo con due toast-, risi e lui con me. –Comunque non vorrei metterti fretta, ma sono già le sette e quaranta-, aggiunsi.
Lui inghiottì il boccone che stava masticando e mentre gli andai a riempire un bicchiere d’acqua, rispose: -Ti devo ricordare come guido?... grazie-, prese il bicchiere e bevette avidamente.
In effetti aveva ragione, ogni volta che mi accompagnava a riabilitazione perdevo due anni di vita dal gran che andava veloce!
-In effetti…-, risposi infatti.
-Dai, andiamo! Vorrei evitare di arrivarci a pelo però!-, disse alzandosi e appoggiando il piattino nel lavandino, poi si stiracchiò bellamente.
Nel farlo però gli si alzò la maglietta bianca che indossava e gli si scoprì quasi completamente la pancia.
Trattenni il fiato.
Oddio, gli si vedevano le addominali anche da così! E quella V perfetta che finiva dritta nei pantaloni…
Distolsi lo sguardo come scottata, era solo una pancia! Puah.
-Andiamo?!-, presi la giacca e quasi corsi vicino alla porta.
-Sempre paura di arrivare tardi!-, sorrise vestendosi.
Certo, paura di arrivare tardi…
Momento. Fermi tutti.
Perché continuavo a pensare a quanto fosse figo quel ragazzo!?
Uscimmo e ci incamminammo verso il suo enorme SUV con i vetri oscurati e partimmo verso scuola.
Nel tragitto parlammo di cose a caso tanto per non stare in silenzio, ma fu comunque una conversazione molto piacevole.
Scott non lasciava mai che ci fosse silenzio per troppo tempo ed era molto curioso. Il contrario in pratica di come me lo ero immaginato io nel mio periodo oscuro.
Esatto, per me Scott Lafferty era il solito ragazzo viziato, che riceve poche attenzioni, non molto loquace e spaccone. Invece per quello che lo avevo conosciuto avevo proprio cagato fuori; a parte per lo spaccone a volte, ma stava lavorando anche su quello.
Parcheggiò nel suo solito posto e scendemmo dall'auto.
Presi un respiro profondo e contai mentalmente: uno... due... tre.
-SCOTT!-
Oca numero uno era arrivata! O meglio si era nuovamente spappolata contro il sopracitato.
Ebbi un piccolo déjà-vu del mio primo giorno di scuola e per poco non vomitai dal voltastomaco che mi provocò nuovamente quella visione.
Raggirai la macchina e toccai una spalla a Scott, che si staccò dalla piovra.
-Mi dispiace interrompervi, volevo ringraziarti per il passaggio!-, gli sorrisi e cercai di ignorare il polipo.
-Figurati! Se ti serve un passaggio al ritorno, dimmi qualcosa a ginnastica!-
-Grazie, ma non voglio disturbarti ulteriormente... Chiederò a Danielle-
Non volevo chiedere a Danielle, volevo passare più tempo con lui.
Ma solo perché così risparmiavo la orribile visione della piovra attaccata al povero Scott!
-Amore, ma perché questa ti parla?-, chiese appunto.
Dio, aveva pure una voce da deficiente.
-Perché questa è una sua amica-, sbuffai rivolgendomi a lei.
-Perché dice che l'hai accompagnata a scuola? Non passi a prendere nemmeno me!-, piagnucolò ignorandomi spudoratamente e baciando il mento a quel povero Cristo che la sopportava.
-Perché le serviva un passaggio e mi andava. Devo andare in classe, Sam-, sbuffò staccandosi da lei.
-Va bene amore! Mi mancherai!-, strillò.
Oddio. Mio. Ma come era messa?!
-Si certo anche tu-, sbottò andandosene dopo avermi salutata con la mano.
Io e la sua bellissima -quanto oca- fiamma ci fulminammo con lo sguardo.
-Stronza-
-Troia-
 
Stavo odiando sempre di più quell’insulsa stampella che dovevo portare. Questi sarebbero stati gli ultimi due giorni in cui l’avrei avuta e ne ero entusiasta!
Era ormai aprile e il prom ci sarebbe stato un mese e mezzo dopo e a scuola c’erano già ragazze in crisi per l’abito, il ragazzo e la macchina.
Si vedevano in giro i ragazzi del comitato dell’organizzazione delle feste scolastiche sempre più stressati per cercare di programmare tutto alla perfezione.
Io li trovavo buffi: vedevi tutti questi ragazzi ricoperti di fogli o che scrivevano idee su appunti o che chiedevano permesso o qualcos’altro ai professori, super stressati e di fretta.
Lo dicevo che organizzare feste era stressante.
-Vieni, in macchina ho una cosa per te-, mi sentii prendere per un fianco da dietro.
Sussultai spaventata ma mi tranquillizzai subito: era Scott.
Incuriosita lo seguii fino a raggiungere la sua auto.
-Ferma qui e chiudi gli occhi!-, mi disse sorridendo.
Lo guardai confusa. Che doveva darmi?
-Ehi, tranquilla non ti faccio niente-, ridacchiò. –Ti fidi di me?-
-Sembra molto una frase da Titanic-, risi seguita da lui.
-Dai, a parte gli scherzi davvero, chiudi gli occhi, Ryan-, mi ripeté.
Storsi la bocca e poi feci come mi disse, sempre più curiosa.
Lo sentii aprire la portiera e trafficare con delle scatole e delle borsine di plastica.
-Sbrigati che sono curiosa!-, esclamai sorridendo.
-Come siamo impazienti-, mormorò per poi smettere di cercare la cosa da darmi. –Ecco, puoi aprirli!-, disse a pochi centimetri da me.
Li aprii subito, elettrizzata e curiosa di scoprire che cos’era.
Mi ritrovai davanti ad una scatola bianca e grossa con un fiocco rosso sopra.
-Guarda che non è il mio compleanno-, sussurrai prendendola in mano.
Lui continuava a sorridere, per niente sorpreso.
-Avanti, aprilo e capirai-, mi incitò.
Annuii solamente poi sollevai il coperchio e rimasi allibita.
La scatola racchiudeva un abito bianco senza spalline con un corpetto con lo scollo a cuore decorato da una sottile linea argentea che seguiva quella della vita e che continuava con una gonna morbida ricoperta da tulle.
Sapevo ogni cosa di quel vestito, perché era quello che avevo indossato al ballo invernale e che Scott aveva rovinato con il punch.
-La signorina Cardil dice che devo fare “ammenda” per tutte le carognate che ho fatto agli studenti di questa scuola e ho pensato che per iniziare potevo restituirti –o meglio ricomprarti- questo vestito visto che te l’ho rovinato al ballo-, spiegò.
La signorina Cardil era la psicologa che la scuola aveva assunto dopo la sparatoria e che il preside ci aveva obbligato a vederla. Era una donna di trent’anni, anno più anno meno, con dei capelli di un rosso finto acceso e gli occhi marrone scuro.
Alzai lo sguardo e lo guardai con gli occhi quasi lucidi: era stata una cosa meravigliosa quella che aveva fatto, non per il vestito, certo che no, ma perché aveva dimostrato che ci teneva a cambiare e che ci teneva a scusarsi davvero con me.
-Ah, quasi dimenticavo-, riprese poco dopo porgendomi un’altra borsina. –Anche questa-
La presi e vi guardai dentro: era una maglia bianca, come quella del mio giorno di scuola.
La cosa che mi confondeva però era come era riuscito a trovare tutto perfettamente uguale.
-Ma come hai fatto a trovare tutto?-, chiesi appunto.
-Beh, diciamo che Felicia mi ha aiutato per il vestito e per la maglia non è stato poi difficile visto che è totalmente bianca-, sorrise.
Giusto, come avevo fatto a non pensarci?
E poi, Felicia che lo aiutava?! Perché non mi aveva accennato nulla?!
Riosservai i regali che mi aveva fatto. Ero ancora incredula.
Era stato proprio un bel gesto da parte sua e in più mi aveva davvero dimostrato di essere cambiato.
Non credevo sarei mai arrivata a ringraziare Derek, ma in quel momento lo feci. Lo feci perché grazie alla tragedia che aveva provocato mi aveva fatto conoscere chi era davvero Scott Lafferty.
-Scott, ti ringrazio infinitamente. Davvero. Ma non posso accettarli-, dissi richiudendo sacchetto e scatola.
Lui perse subito il sorriso. –Perché? Ho fatto qualcosa che non va? Ti ho offesa per caso?-
-No, no, assolutamente. Ma è troppo… ho capito che sei cambiato davvero e, te lo giuro, io ti ho perdonato per come ti comportavi prima. Non c’è bisogno che fai “ammenda” ricomprandomi questi, davvero-, gli sorrisi grata.
-Caroline, io voglio che tu li accetti, se non per te, fallo per me. Voglio davvero scusarmi con te, perché ti ho maltrattata senza un motivo. Ti prego di accettarli-
-Ma… io…-
-Niente ma-, mi interruppe. –Davvero non ci sono problemi, tienili te-, mi sorrise radioso.
Sorrisi anche io, felice e compiaciuta, poi lo abbracciai di slancio.
Avevo bisogno di sentirlo a contatto con la mia pelle, non so perché, ma abbracciarlo mi faceva stare bene. Forse perché mi sentivo al sicuro con lui, o forse perché per me ormai Scott Lafferty non era più solo un amico, ma qualcosina di più. Solo per me, ovviamente.
Non saprei definire bene quello che provavo ma, in quel momento -mentre mi segnavo mentalmente di ringraziare anche Felicia- abbracciarlo mi sembrava la cosa più giusta da fare, più che continuare a parlare.
Ma come ogni cosa giusta e perfetta anche quella doveva terminare.
-Scott, amore, che ci fai attaccato a quella cozza?!-, gridò quell’oca di Samantha Jeffrey.
-Sam, piantala è una mia amica-, sbuffò Scott allontanandosi da me.
Perché mi faceva stare più male la sua frase e il suo gesto che quello di Samantha?
Mi mossi leggermente i capelli, frustata.
-Scott, ci vediamo a ginnastica. Ora torno in classe-, mormorai.
Lui mi guardò contrariato e poi sbuffò rivolto a Samantha.
-Perché sei qui fuori?-, sbottò.
-Perché ti ho visto qui con lei!-, gridò quella di rimando.
Okay, forse ora avrei fatto meglio ad andarmene.
-Guarda che ho un nome-
Io che seguivo i consigli della mia coscienza? Quando mai?
-Davvero? Credevo che gli obbrobri come te non ce lo avessero nemmeno-
Ma aveva senso quello che aveva detto?
La guardai ironica. –Certo…-, mormorai sorridendo.
-Ciao Lafferty-, lo salutai con la mano.
-Ciao Ryan-, mi sorrise lui, chiudendo la macchina.
-Amore, vieni via con me!-, piagnucolò la piovra umana.
Scossi la testa e allungai il passo –per quanto me lo permetteva la stampella- per entrare in classe, infastidita.
Quanto odiavo quella ragazza! Se così si poteva chiamare… quell’oca, quella gallina, quella piovra!
Grugnii sempre più arrabbiata e chiusi l’anta dell’armadietto con forza, dopo averci messo dentro i regali di Scott.
Perché doveva sempre rovinare tutto?
-Signorina Ryan, che ci fa fuori dall’aula?-
Mi voltai, sorpresa, e subito mi rabbuiai: era la preside.
Di bene in meglio!
 
-Quindi ti ha messa in punizione?-, mi chiese Felicia ridacchiando quel pomeriggio a casa mia.
-Si-, mormorai.
-Che stronza!-, commentò Danielle.
-Puoi dirlo forte! Lei e la Jeffrey-, sbuffai spostandomi un ciuffo di capelli che mi era caduto davanti al viso.
-Secondo me sei gelosa-, disse Danielle sorridendo complice a Felicia.
-Se, certo, e secondo me tu sei ubriaca-, risposi ironica, arrossendo un poco.
Non ero assolutamente gelosa della Jeffrey, semplicemente la odiavo.
Ma allora perché lo facevo solo quando si avvicinava a Scott?





Spazio dell'autrice:


Salve a tutti! :D
Sono riuscita a pubblicare in tempi normali stavolta :D heheheh!
Dunque, tornando al capitolo, qui si vede un sacco di più la piovra/oca/gallina Samantha Jeffrey. Credo che sia un melange tra tutte le persone che odio di più e odia profondamente Caroline perchè vede che Scott le sta dando corda e che alla nostra protagonista piace :DD
I regali. La cosa dell'ammenda e della psicologa me la sono completamente inventata, ma è dolce come cosa :D si capisce che il nostro bel fusto è cambiato davvero :3
Felicia che collabora con Scott è adorabile *w*
Maow .
Vi lascio un piccolo spoiler, piccolo ma significativo :D (il prossimo capitolo arriverà lunedì come tutti gli altri, solo gli ultimi due hanno subito variazioni u.u)


-Mi sono divertita molto oggi, grazie per avermi chiesto di accompagnarti-
-Ma figurati, mi sono divertito anche io-, mi sorrise allegramente, facendo comparire al lato della bocca quella fossetta che tanto mi piaceva.


Tadaaaaaan :DD
Comunque, spero che il capitolo vi piaccia e vi ricordo che se volete lasciare una recensione è sempre ben accetta :D
Grazie a tutti e alla prossima! :D



MaudeScott.

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Capitolo 13
*** La Casa del Mobile ***


 Grazie mille a Jess Graphic per la nuova copertina! :D



Capitolo 12___La Casa del Mobile

 


Era una giornata assolata con un leggero venticello fresco che impediva al sole di essere troppo caldo sui vestiti.
Ero seduta sulla cassapanca sotto alla finestra del salotto a leggere distrattamente Jane Eyre per la scuola ascoltando in realtà i suoni esterni: la signora Fix che chiamava il suo gatto –Felix- che come al solito era uscito dalla finestrella del bagno di servizio; le macchine che passavano frettolose per andare non-so-dove; i bambini che rientravano dal tempo pieno a scuola scherzando con i loro amici; il mio continuo sospirare.
Ero frustata e sempre più confusa: che Scott mi piacesse di aspetto non era mai stato un segreto, ma ora non ero più sicura che fosse solo quello.
Lui era cambiato e sembrava averlo fatto davvero, ed era più gentile, simpatico e allegro.
Era quasi un’altra persona.
Ma anche se non mi piaceva solo per l’aspetto, c’era comunque un problema, anzi due: la mia timidezza e Samantha Jeffrey.
Inoltre avevo davvero intenzione di rovinare la nostra amicizia per una cotta che forse mi sarebbe passata fra una settimana?
No, certo che non volevo; ma dopo una settimana la cotta non mi passava, anzi continuava a crescere: ogni suo gesto mi sembrava diverso, più bello, i suoi occhi più luminosi, le sue labbra più carnose, la Jeffrey sempre più detestabile.
Okay forse aveva ragione Danielle a dire che ero gelosa, ma quella ragazza era così odiosa, specialmente dopo il giorno di punizione che avevo dovuto passare in sua compagnia dove aveva colto ogni occasione possibile, ovvero quando il professor Blake si distraeva o usciva per prendere un caffè o quant’altro, per offendermi perché avevo osato parlare col suo amorino.
Odio. Odio profondo.
Ero frustata per questa cavolo di situazione, frustata anche perché a scuola si avvicinavano gli ultimi esami e i professori ci mettevano sotto pressione, frustata perché, essendolo, litigavo spesso con mia madre, frustata perché si avvicinava il prom e non avevo nessuno con cui andarci e Justin doveva uscire con Nate; insomma, avevo bisogno di cambiare qualcosa nella mia vita ormai troppo monotona, per questo in quel momento ero insieme alle mie amiche in quel negozio di parrucchieri.
Si dice spesso che una donna quando si taglia i capelli è perché ha avuto una grande delusione o perché vuole cambiare vita… beh il mio caso era esattamente il secondo.
 
-Stai scherzando vero?!-, mi chiese ancora incredulo Justin al telefono, quel pomeriggio dopo pranzo.
-No, ti giuro! Tagliati fin sopra le spalle!-, ridacchiai mentre sgranocchiavo un biscotto al cioccolato che aveva fatto quella mattina mia mamma.
-I tuoi bellissimi capelli lunghi!-, piagnucolò.
-Eh dai! Ricrescono! Poi non mi stanno male così-, borbottai leggermente stizzita.
Lo sentii sorridere. –Non dico questo, però è comunque traumatico!-, rise.
-Tesoro, vieni qui, daaai-, sentii mormorare in modo strano dall’altro capo del telefono.
Rimasi sorpresa, specialmente perché non riconoscevo la voce.
-Dai, Nate, sono al telefono-, sentii mormorare da Justin.
Subito capii tutto: era Nathan che stuzzicava Justin.
Scoppiai a ridere di gusto fino a farmi venire quasi le lacrime agli occhi.
-Car, smettila dai, mi metti in imbarazzo!-, esclamò Justin e lo immaginai rosso come un pomodoro, proprio come doveva essere.
-Scusami tesoro, ma è stato più forte di me!-, ridacchiai ancora un po’, poi con un colpo di tosse mi calmai. –Ti lascio al tuo moroso! Non fate niente che io non farei! Ci sentiamo stasera!-
-Va bene, piccola. Buona giornata!-
-Buona giornata Car!-, esclamò anche Nate.
-Anche a te, Nate-, ridacchiai riattaccando.
Erano uno spasso quei due, uno più scemo dell’altro, quando uscivamo insieme non mi annoiavo mai!
Stavano insieme da poco più di due mesi, ma si adoravano già e si vedeva lontano un miglio!
Mi alzai dallo sgabello sul quale mi ero seduta e mi stiracchiai leggermente.
-Mamma, stasera cucino io va bene? Così ti riposi-, le chiesi entrando in camera sua, facendo le scale in pochi secondi: quanto era bello essere finalmente senza stampelle!
Stava leggendo sul letto un libro che mi sembrava noioso solo a guardarlo e quando entrai mi osservò sorridente sopra gli occhiali da riposo che portava.
-Grazie, tesoro!-, esclamò.
Quello era credo il primo giorno libero che si poteva permettere da quando eravamo arrivate a Bayville: con tutti i debiti da saldare per il trasloco e la casa doveva cercare di guadagnare tutti i soldi possibili.
Del resto la riuscivo a vedere a malapena alla sera, in poche parole avevo vissuto da sola fino a quel momento.
-Preparo le rosette, vanno bene?-, chiesi sorridendo.
Le rosette erano una ricetta italiana che mi aveva insegnato una mia vecchia amica del liceo. Erano quasi il mio piatto preferito!
-Certo-, sorrise di nuovo chiudendo il libro.
Mia mamma era quasi la mia copia versione più adulta: non troppo bassa, bionda, occhi azzurri e magra. Quando avevamo più tempo eravamo solite andare sempre in palestra quindi, nonostante i suoi ormai quarantatré anni aveva un bel fisico.
-Vuoi qualcosa?-
-Tesoro, non sono malata, mi sto solo riposando. Stai tranquilla ed esci pure con le tue amiche-, rise leggermente.
-Lo so, ma mi dispiace non stare con te visto che questo è il primo giorno che sei a casa-, borbottai sedendomi di fianco a lei e incrociando le braccia sotto al seno.
La sentii ridere e mi crucciai ancora di più.
-Ho sempre adorato questo tuo lato del carattere: non vuoi mai scontentare nessuno e ti preoccupi sempre per tutti. Ma tesoro, sto bene e mi sto rilassando, quindi fai quello che vuoi fare oggi e stasera mangiamo insieme-
Mi aprii in un sorriso a trentadue denti e l’abbracciai di slancio.
-Va bene, mamma! Ti voglio bene-
Lei mi strinse forte. –Anche io, Cary-
Mi alzai poi dal letto e andai a farmi un tè in cucina.
Avevo appena finito di mescolare lo zucchero quando suonò il campanello. Sbuffando infastidita e imprecando contro chi aveva interrotto il mio rituale del tè, andai ad aprire.
-Ti prego, dimmi che… ti sei tagliata i capelli?!-, esclamò uno Scott con gli occhi sgranati e indosso una molto sexy tuta grigia che lasciava intravedere i muscoli scolpiti delle gambe.
Deglutii leggermente poi gli sorrisi. –Direi di si-
-Ma… ma… stai bene!-, esclamò sorridendo.
Ridacchiai felice per il complimento e lo ringraziai facendolo entrare.
-Mi stavo facendo un tè, ne vuoi uno anche tu?-, chiesi facendogli segno di sedersi.
Lui annuì togliendosi la giacca e sedendosi su uno sgabello a caso.
-Comunque, che mi stavi dicendo?-, chiesi mentre scaldavo l’acqua.
-Oh si è vero! Mia madre mi ha praticamente costretto ad andare a ritirare il divano nuovo e se non ci vado mi diseredita e volevo chiederti se ti andava di venirci con me-, mi sorrise mettendo la bustina del tè nell’acqua calda.
Il mio cuore ebbe un balzo e il fatto che lo chiedesse a me e non a Samantha mi portò a sperare che forse c’era qualcosa che non andava tra di loro…
-Samantha non poteva?-, chiesi abbassando lo sguardo mentre bevevo un sorso del mio tè.
Ero di sicuro arrossita, ma volevo saperlo.
-Veramente non gliel’ho nemmeno chiesto-, mi rispose guardandomi dritto negli occhi con uno sguardo strano, quando li riuscii ad alzare.
Ero sempre più sorpresa, ma ero anche molto, molto, molto compiaciuta.
Gli sorrisi. –Non ho impegni per oggi, quindi mi farebbe piacere venire-
Mi sorrise anche lui e continuò a bere il suo tè, mentre io bevevo il mio.
-Vado a prepararmi e poi andiamo va bene?-, dissi.
-Certo!-
Salii di corsa le scale –non volevo farlo aspettare troppo- ed entrai in camera. Mi guardai allo specchio e feci una smorfia: quel ragazzo ormai mi aveva vista in tutti i modi peggiori… mancava solo da appena sveglia.
Per un momento pensai come sarebbe stato svegliarmi con Scott al mio fianco… basta Caroline! Non devi assecondare queste tue fantasie da scema, mi ammonii mentalmente.
Sbuffai e incominciai a svestirmi indossando poi i miei jeans neri preferiti e una felpa leggera rosina. Misi le mie fidate All star bianche e, presa la borsa, andai in camera di mia mamma ma la trovai vuota.
Aggrottai le sopracciglia e scesi le scale.
-Non ho idea di dove sia…-, mi bloccai sul posto sorpresa: mia mamma era seduta davanti a Scott e parlavano.
-Ehi, tesoro! Non mi hai mai parlato di Scott-, mi sorrise mia madre.
Oddio mio, eccola che ora si creava castelli in aria!
Mi grattai la fronte sospirando. –Non ce ne è mai stata l’occasione-, le spiegai. –Scott, andiamo?-, gli chiesi, quasi implorandolo.
Chissà cosa gli aveva detto…
Lo guardai meglio e vidi che si stava trattenendo dal ridere. Feci il broncio e indossai la giacca.
-Ma’, noi andiamo alla Casa del Mobile, tornerò per cena-, le dissi.
-Certo, tesoro, non preoccuparti-, mi fece l’occhiolino.
Sbuffai arrossendo e quasi spinsi fuori di casa Scott.
-Scusa, mia mamma a volte è un po’ imbarazzante-, borbottai.
Lui mi guardò poi scoppiò a ridere piegandosi in due. Aggrottai le sopracciglia e mi misi le mani sui fianchi.
-Scusa, ma… la tua…-, rise ancora.
Sbuffai e mi diressi in macchina, leggermente offesa.
Okay ero molto permalosa, e allora?!
-Dai Ryan, scherzavo-, mi fermò per un polso.
Sobbalzai leggermente sorpresa e mi voltai, già meno imbronciata.
-Ma dovevi vedere la faccia che hai fatto appena hai visto tua mamma che mi parlava-, ridacchiò ancora.
Sbuffai e lo colpii sul braccio, senza scalfirlo minimamente.
-No, ti prego! Non picchiarmi!-, mi prese in giro.
-Daaaai, smettilaaa!-, mi lamentai battendo i piedi per terra come una bambina.
Lui ridacchiò ancora leggermente poi mi diede un pizzicotto al fianco.
-Sei tenera quando ti arrabbi-, mi disse aprendo l’auei tenera quando ti arrabbi-, mi disse aprendo l'to e facendo il giro per entrarci.
Non osavo immaginare quanto rossa fossi in quel momento… per fortuna che non era di fronte a me!
Presi un respiro profondo per tranquillizzarmi e prima di voltarmi per entrare in macchina notai la figura di mia madre che ci spiava da dietro alla finestra. Sbuffai, non più per il fatto che era inquietantemente pesante, ma per il fatto che avrei volentieri voluto che avesse ragione a sospettare... comunque la fulminai con lo sguardo per intimarle di smetterla e, più tranquilla, mi voltai per entrare nell’auto con Scott.
 
La Casa del Mobile all’esterno era come un grande magazzino, ma appena vi entravi era come se la tua casa dei sogni fosse appena stata arredata, o meglio tutte le case dei sogni di tutti.
Racchiudeva tutti i possibili tipi di arredamenti, dai più classici a quelli più moderni e strani.
Mentre entravamo e ci dirigevamo verso il reparto soggiorno, mi guardavo attorno sempre più curiosa: adoravo quel genere di negozi!
Poi mi bloccai di colpo, estasiata dalla cucina più bella che avessi mai visto.
-Tutto bene?-, mi chiese Scott confuso.
-Oddio mio. Hai visto quella cucina?! È stupenda!-, esclamai come una bambina di fronte ad un enorme pacco di caramelle, poi saltellando euforica lo presi per mano e lo trascinai verso quel piccolo paradiso.
Il frigorifero e i vari mobiletti e la dispensa erano in legno chiaro e posizionati sulla stessa linea, al centro della stanza c’era un’isola dello stesso colore del resto dell’arredamento con il piano cottura sormontato dalla cappa grigio chiaro con al lato un lavandino doppio, il resto della struttura era libero per la preparazione e più al lato c’era un piccolo spazio per due per pranzare o comunque appoggiarsi, con due sedie alte dello stesso colore della cappa.
Era bellissima.
-Si… certo, Ryan, a me sembra una cucina normalissima-
Lo guardai storto e poi sbuffai. –Sei un uomo, non puoi apprezzare-, borbottai.
-Ehi, potrei sentirmi offeso per questa tua affermazione!-
Ridacchiai e poi mi resi conto di tenergli ancora la mano. L’allontanai di scatto e arrossii. –Bene, reparto soggiorno no?-, chiesi con voce stridula iniziando a dirigermi verso di esso.
Lui mi seguì in silenzio.
 
-Con chi andrai al prom?-, mi chiese curioso mentre passavamo dal reparto camera, per arrivare a quello del soggiorno.
-Non so, credo da sola-, feci una smorfia.
Di certo non potevo dirgli che volevo andarci con lui! Puah.
Che schifo di situazione.
-Tu vai con Samantha?-, chiesi debolmente.
-Credo di si-, mi sorrise leggermente. –Ci sei mai venuta qui?-, mi chiese, cambiando totalmente discorso.
Rimasi leggermente sorpresa, poi scossi appena la testa. –No, è la prima volta… non si vede?-, chiesi retorica ridendo.
-Un pochino-, mi prese in giro, scompigliandomi i capelli.
Sbuffai lamentandomi e cercando di sistemarmeli, poi alzai lo sguardo e lo posai su un bellissimo letto a baldacchino color Tiffany.
-Oh mio Dio!-, esclamai correndo verso di esso.
Sentii Scott ridere per poi raggiungermi.
-Sento che non usciremo più di qui…-, disse ridendo.
-Eddai! Guarda quanto è bello! E poi è colore Tiffany!-
-Color Tiffany?-, chiese confuso.
-Siii! Quell’azzurrino misto a del verde! Colore delle borsine da Tiffany! Io e Justin siamo leggermente ossessionati da quel negozio-, ridacchiai lievemente isterica, sedendomi sul letto.
Lui si sedette vicino a me. –Siete amici da tanto?-
-Praticamente da quando siamo nati-, sospirai sdraiandomi.
La cosa che forse adoravo di più in quei negozi era che ci si poteva sdraiare/sedere sui mobili in esposizione.
Scott mi si sdraiò di fianco facendomi arrivare una ventata del suo profumo: Hugo Boss Night, lo conoscevo perché è uno dei miei preferiti, preferenza causata anche dall’attore super-figo della pubblicità.
Sospirai appieno l’odore. –Che c’è?-, mi chiese Scott, guardandomi.
-Niente, niente-, mi affrettai a dire, arrossendo un poco.
-Non ho mai avuto un migliore amico…-, mi confidò, tornando a guardare il soffitto.
-E Drake?-
-Drake è un buon amico, ma non il mio migliore, non andiamo sempre d’accordo e non parliamo mai al di fuori delle solite cagate da diciottenni-
Non sapevo che dire… poi mi tornò alla mente una cosa che avrei voluto chiedergli molto tempo fa.
-Quel giorno, a scuola, nell’ufficio del preside eri preoccupato mentre scrivevi un messaggio. Non era Samantha perché le avevi appena parlato al telefono… so che non sono affari miei, ma sono un tipino molto, molto, molto curioso, e mi chiedevo per chi fossi preoccupato-, dissi ancora più rossa, forse più per il fatto che poteva sembrare strano che mi ricordassi un particolare tanto inutile di quel giorno, che per altro.
Mi guardò infatti stupido, poi pensieroso.
-Come fai a ricordartelo?-
-Sono una buona osservatrice e ho un’ottima memoria-, balla.
Lui sorrise e si mise su un fianco. –Stavo rispondendo a mia sorella-
-Hai una sorella?-, chiesi facendo come lui e sdraiandomi verso di lui.
-Si chiama Maggie, ha un anno in più e non viene più a scuola con noi, ma penso sia l’unica persona a cui davvero voglia bene-, confessò.
Okay, quella visita alla Casa del Mobile stava portando più confidenze di quei tre mesi che ci conoscevamo.
Non mi stupii che non avesse nominato i suoi genitori, dopotutto un giorno lo avevo accusato di essere uno di quei ragazzini che non vengono considerati dai genitori… forse non avevo sbagliato più di tanto.
-Mia madre e mio padre non fanno altro che litigare e rimproverarmi per ogni singola cosa. Lei lo tradisce… e sono convinto che anche lui faccia lo stesso. Non stanno bene insieme e ci rimettiamo io e mia sorella. Più io che lei, visto che ora che va all’università e ha un fidanzato fisso non è molto spesso a casa…-, mormorò distogliendo lo sguardo dal mio viso. –Il giorno della sparatoria non sono nemmeno venuti a scuola… c’era solo lei e loro si sono limitati a chiedermi se stavo bene alla sera-, strinse forte il pugno, evidentemente arrabbiato.
Io ero sconvolta: come potevano due persone comportarsi così con il loro stesso figlio? Era inconcepibile.
-Mi dispiace, Scott…-, sussurrai stringendogli un braccio.
Non potevo fare molto, ma volevo che sapesse che io ero lì per lui, se voleva.
-Non so perché te lo sto dicendo… non l’ho mai detto a nessuno…-
Sorrisi debolmente.
-Scusate…-, sentimmo dire da qualcuno ai piedi del letto.
Ci alzammo leggermente e vidi che il ragazzo che ci aveva disturbato era un dipendente del negozio, con un’espressione mista tra il scocciato e l’imbarazzato.
-Ho ricevuto delle lamentele di gente che mi diceva che voi due fidanzatini dovreste prendervi una camera, che non sia del negozio però. Perciò vi chiedo di alzarvi dal letto, grazie-
Simpatia portami via.
-Certo, ci scusi-, disse Scott, ridacchiando leggermente.
Mi alzai, rossissima in volto, e mi allontanai velocemente dal letto insieme a Scott.
-Non mi sembrava di star facendo niente di male-, borbottai scocciata.
-Si, in effetti-, sorrise Scott.
Aspettate un momento. Fidanzatini?
Okay, ero un po’ lenta a collegare… ma quel commesso e le persone nel negozio ci avevano scambiati per fidanzatini…
Sorrisi gongolante, impedendomi di saltellare come un idiota solo per evitare di fare un’altra figuraccia.
-Andiamo a prendere questo divano, altrimenti qui chiudono prima che noi lo compriamo!-, rise Scott.
Lo seguii continuando a sorridere tra me e me.
-E’ quello!-, disse ad un certo punto Scott indicando un semplice divano bianco, con un piccolo appoggiapiedi movibile.
Si rivolse, poi, ad una commessa per mettersi d’accordo per il pagamento e la consegna, mentre io mi andai a sedere sul suo prossimo acquisto.
Se persone sconosciute ci avevano scambiati per morosi, forse c’era una remota possibilità che… no okay, non dovevo farmi viaggi mentali, Scott era fidanzato e a me sarebbe passata. Doveva passarmi.
Mi alzai, sbuffando dei miei stessi pensieri e lo raggiunsi vicino alla cassa, proprio mentre stava firmando l’assegno.
Scott era mancino. Sorrisi consapevole di aver scoperto un’altra cosa nuova su di lui.
-La ringrazio, allora lo consegnerete fra due giorni?-, chiese lui, per controllare di aver capito bene.
-Si, arriverà un nostro dipendente e l’aiuterà anche a montarlo-, sorrise la commessa.
-Okay, la ringrazio. Arrivederci-
-Grazie a lei, arrivederci-
-Salve-, salutai anche io affiancando Scott.
-Allora, ti piace il divano?-
-Si, è anche comodo-, risposi facendolo ridere e, indossando la giacchettina, uscimmo finalmente dalla Casa del Mobile.
 
Venti minuti dopo Scott parcheggiò di fronte a casa mia e scese per accompagnarmi alla porta.
-Mi sono divertita molto oggi, grazie per avermi chiesto di accompagnarti-
-Ma figurati, mi sono divertito anche io-, mi sorrise allegramente, facendo comparire al lato della bocca quella fossetta che tanto mi piaceva.
Fosse stata solo quella che mi piaceva… ogni minuto che passavamo insieme trovavo sempre più pregi e sempre meno difetti in quel ragazzo.
Voleva dire qualcosa questo no?
Ma non mi potevo innamorare di Scott, c’erano troppe cose che non andavano bene.
E allora perché mi stavo avvicinando sempre di più al suo viso?
E allora perché gli avevo infilato le mani tra i capelli?
E allora perché ora lo stavo baciando, fregandomene di tutto e tutti?
Chiusi gli occhi per escludere ogni cosa dalla mia visuale e cercai di trasmettere tutto quello che potevo a Scott.
Mi alzai in punta di piedi e lo feci abbassare per arrivare meglio al suo viso e mi strinsi a lui. La cosa che più mi stupiva era che non mi stava allontanando, ma nemmeno collaborava.
Gli mordicchiai leggermente un labbro, ma ancora niente.
Dopo poco altro tempo mi staccai, capendo che non mi avrebbe mai assecondata.
Aprii gli occhi e trovai i suoi che mi fissavano sgranati.
E lì capii di aver fatto un’enorme cazzata.




Spazio dell'autrice:


Eccomi qui, come promesso! :D
In questo capitolo c'è un passo avanti: Caroline si rende conto di provare qualcosa per Scott (finalmente!) ed è molto compiaciuta che lui abbia pensato a lei per accompagnarlo a prendere il divano e non a Samantha-oca.
Non so voi, ma mi sento libera in questo capitolo visto che non c'è lei ahahahah :'3
Ho descritto un piccolo episodio con la madre di Caroline, Sarah, perchè mi sono resa conto di non averla praticamente mai fatta apparire a parte qualche piccolo episodio e spero di aver riparato al tutto spiegando che non aveva un attimo di respiro al lavoro :3
Le trovo molto tenere loro due insieme <3
Poi tornando a Scott :D la V . E ho detto tutto *ç*
E poi quanto è topo quando racconta della sua famiglia a Caroline?! Non lo aveva mai detto a nessuno e nemmeno lui riesce a capire perchè lo dice proprio a lei... diciamo che si sta affezionando senza rendersene nemmeno conto :3
Ho ripreso la scena della Casa del Mobile (la mia fantasia nei nomi fa schifo ahahah ma è un negozio tipo IKEA) dal film "500 giorni insieme" dove i protagonisti vanno sempre là e mi ci sono ispirata a grandi linee. 
Dunque dunque dunque . 
IL BACIO .
Non posso spoilerare molto su questo argomento, ma non sarà tutto rose e fiori per i nostri due piccioncini :D ma questo lo scoprirete solo vivendo u.u
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e se volete lasciare una recensione è sempre molto gradita! :D



Alla prossima!



MaudeScott

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Capitolo 14
*** E' tutta colpa mia ***



 Grazie mille a Jess Graphic per la nuova copertina! :D


Capitolo 13___E’ tutta colpa mia

 
 
 
-Che hai fatto?!-, esclamò staccandosi di colpo da me.
Lo guardai spaesata: non era forse ovvio?
Lui si guardò intorno controllando che non ci fosse nessuno.
-Ho la ragazza! Che ti è saltato in mente?!-, fece un passo indietro.
-Io…-, mormorai confusa.
-Tu?! Non so come ti è potuto venire in mente che io fossi d’accordo con una cosa del genere!-
Abbassai il capo, arrossendo.
-Io credevo che…-
-Niente Caroline, non credevi niente. Io sto con Samantha e la amo, non mi piaci te-
Alzai lo sguardo ferita, con gli occhi lucidi e li puntai nei suoi, terrorizzati.
Un momento. Terrorizzati?
E perché mai era terrorizzato? Da cosa poi?
-Credevo di interessarti, almeno un po’-, mi impuntai.
-Certo, come amica! Amica, Caroline. A-M-I-C-A!-
-Okay, ho capito! Non c’è bisogno di ripeterlo mille volte!-, sbottai, stringendo il pugno. –Già che ci sto facendo una figura di merda, non c’è bisogno di sottolinearlo!-
-Evidentemente non l’hai capito se mi hai… hai… ecco… si, insomma…-
-Baciato, Scott. Baciato!-, ora toccava a me ripetere le cose. –Ti ho baciato Scott e non ti sei nemmeno tolto subito, quindi vuol dire che… non lo so che vuol dire, ma qualcosa vorrà pure dire… ma comunque non si è mai sentito di un ragazzo di un metro e novanta di muscoli essere stato violentato da una nana e tu… tu mi stai aggredendo come se ti avessi fatto chissà cose. Come se ti avessi provocato una chissà quale vergogna, come se ti avessi fatto un qualche torto. Ma sai qui chi è l’unica che ha subito un torto? Io!-, gli ringhiai addosso, spintonandolo leggermente e lasciando cadere una lacrima per la frustrazione. –Sono io quella che è sempre presa per il culo, quella che si è illusa. È tutta colpa mia, Scott Lafferty. Tu non hai fatto niente, niente! Ho fatto tutto io! Sei contento ora?!-, non aveva senso arrabbiarsi così, alla fine lui non aveva fatto davvero niente… se non illudermi inconsapevolmente.
Mi guardò con gli occhi fuori dalle orbite. Che cavolo voleva ora!?
-Smettila di guardarmi così!-, sbottai. –Grazie per oggi, ci vediamo a scuola-, lo salutai freddamente, trattenendo le altre lacrime che cercavano di uscire prepotentemente.
Lui mi guardò sempre più sorpreso ma non accennava a muoversi.
-Vattene Scott-, mormorai stanca.
-Ma non ha senso quello che stai dicendo…-
Lo continuai a guardare senza però dire nulla. Ora ero anche una scema che diceva cose a caso e senza senso. Perfetto.
Lui sbuffò sonoramente: -Va bene, ci rinuncio. E non fare l’offesa, perché non hai ragione-
-Vaffanculo, Lafferty!-, gli gridai addosso spintonandolo giù dai gradini che davano sull’ingresso, poi entrai in casa e gli sbattei la porta in faccia.
Stronzo.
-Tesoro che è successo?!-, subito mia mamma mi venne incontro.
-Niente, mamma. Abbiamo solo discusso-, mormorai amara sobbalzando quando sentii il rumore del SUV di Scott che partiva.
-Sicura di stare bene?-, chiese di nuovo.
-No, ma non è niente-, mi tolsi la giacca e mi diressi verso la cucina.
-Ti piace vero?-
Perché doveva chiedermi queste cose? Non mi piaceva per niente che mi riuscisse a capire così bene.
Proprio no.
-Si mamma; ma non sono ricambiata quindi non succederà mai niente, come mi ha fatto capire bene lui prima-, spiegai senza guardarla negli occhi. –Non ho voglia di parlarne ora, preparo la cena. Puoi andare su-
Mi sentii abbracciare da dietro e la sentii darmi un bacio sulla nuca.
-Vedrai che sistemerete tutto, tesoro-
Mi voltai e le sorrisi debolmente. –Lo spero-
E lo speravo davvero, anche se ero piuttosto scettica al riguardo.
Scott me lo aveva fatto capire pochi minuti prima e anche molto bene.
Avevo rovinato tutto. Tutto.
Perché devo sempre essere così stupida?!
Già che ho dovuto fare quella figura di merda da sognatrice illusa da cose che vedeva solo lei, perché lui mi ha dovuto trattare così?
Bastava anche un solo “Ehi Caroline, mi sa che hai frainteso, amici come prima?”
No.
Mi aveva umiliata ulteriormente e questa volta non gliela volevo perdonare tanto facilmente.
Non potevo innamorarmi di un ragazzo meno complicato, che ricambiasse?
No, ovviamente. Troppo facile.
E io non sarei Caroline Ryan se non mi complicassi sempre la vita.
Credo che abbandonerò il genere maschile; forse mi faccio lesbica: le donne sono più furbe.
Perché dicevano che eravamo noi le complicate poi?
Mah.
Presi la sfoglia per fare le rosette con rabbia e incominciai a metterci sopra fette di prosciutto cotto, dopo aver acceso il forno per farlo riscaldare.
Sentii mia mamma sospirare e poi andare in salotto: aveva capito che volevo restare sola a pensare e a darmi mentalmente della stupida, in quel momento.
Non volevo piangere però, non lo avrei più fatto per quell’idiota, ne avevo già versate a sufficienza.
Chiusi gli occhi per tranquillizzarmi e poi tornai ad arrotolare la sfoglia intorno al prosciutto.
Non solo con David era finita male, ma ora anche con Scott e oltre a due possibili ragazzi, avevo perso anche due amici.
Mai ferma! Non sto mai ferma!
Incominciai ad avvolgere la sfoglia in modo tale da darle una vaga forma di rosa.
Quella ricetta me l’aveva insegnata una ragazza italiana che aveva ospitato Justin per sei mesi grazie al programma di scambi culturali. Si chiamava Alba* ed era molto carina, poi parlava molto bene l’inglese. Era un tipino sveglio e piccolino e aveva i capelli ricci neri, lunghi fino alle spalle.
Non sapevo se Justin si fosse mantenuto in contatto, ma credevo proprio di sì.
Ripensare a quel periodo mi fece sorridere e non rimuginare all’episodio che era successo poco prima.
Forse avevo esagerato, non dovevo starci tanto male. No.
Infornai le rosette e mi appoggiai al bancone della cucina, con la testa posata su una mano e il gomito sul ripiano.
Sbuffai prendendo il cellulare per leggere il messaggio che mi era appena arrivato.
 
Ciao tesoro, che hai fatto oggi? :)
 
Era Justin. Sorrisi e risposi:
 
Sono andata alla Casa del Mobile con Lafferty.
 
La sua risposta non si fece attendere troppo:
 
Oh oh. Che è successo?
 
Come riusciva a capire quando c’era qualcosa che non andava mi sorprendeva ancora.
 
L’ho baciato.
 
L’hai che?! E?!
 
Puoi immaginare… abbiamo litigato, tanto, e mi ha detto che ama la Jeffrey e che mi vede solo come un’amica e che non devo fare l’offesa perché ha ragione lui.
 
Balle! Non ama l’oca! Come stai, Car?
 
Come vuoi che stia? Da schifo. Ho fatto una figura di merda tripla: una per il bacio, la seconda per le cose che mi ha detto e poi perché gli ho urlato contro.
 
Che gli hai detto?
 
Non mi va di scriverlo per messaggio. Ho voglia di tornare a casa, lì era tutto più semplice.
 
Vieni allora, ho voglia di rivederti. Domani dopo scuola!
 
Sai che mi stai tentando? Dai, ora lo dico a mia mamma e domani ci vediamo. Mi ospiti per una sera?
 
Ovvio! E me lo chiedi pure?! I miei saranno felicissimi di rivederti!
 
Allora è deciso. A domani, Justin :)
 
A domani, piccola :)

 
Riposi il cellulare nella borsa sorridendo felice: era da tanto che non tornavo a casa. Chissà se Durstend era cambiata!
Andai in sala e mi sedetti sul divano con mia mamma.
-Mamma, va bene se domani vado a Durstend e poi resto a dormire da Justin?-, le chiesi.
Mi guardò sorpresa, ma poi vedendo quanto ero felice di quella novità mi sorrise anche lei.
-Con la scuola non avrai problemi?-
-No, tranquilla-
-Allora va bene… stai un po’ meglio?-, mi chiese cauta.
Sorrisi sghemba. –Forse un po’-
Fummo interrotte dal timer del forno: le rosette erano pronte!
Stavo morendo di fame! E con la speranza di tornare a com’ero prima della Bayville, incominciai a mangiare.
 
Quella notte dormii poco o niente e mi svegliai ancora di più di malumore.
Essere innamorati faceva schifo. Esserlo di qualcuno che non ricambiava lo era ancora di più.
Mi preparai con calma e svogliata: non volevo arrivare presto e dover assistere alle scenette d’amore di Lafferty con la sua amata.
Puah.
Mi infilai una maglietta e dei jeans, poi presi un cardigan nel caso ci fosse più fresco a Durstend e indossai le mie amate All Stars. Controllai di aver preso tutto per la mia piccola gita: beauty-case, vestiti di ricambio e per uscire, soldi, cellulare, chiavi della macchina.
Ero tornata a sorridere a guardare il borsone, anche se continuavo ad avere l’amaro in bocca per quello che era successo con Scott.
Scesi in fretta le scale e lasciai un bigliettino a mia mamma con scritto che ci saremmo viste il giorno dopo verso sera e uscii di casa.
Misi il borsone nel baule e misi in moto, arrivando con calma al mio incubo giornaliero: la scuola.
-Caroline, finalmente! Pensavamo non venissi più-, mi saluto Felicia.
Sorrisi debolmente. –Stavo cercando di evitare Scott e la oca-
-E’ successo qualcosa?-, chiese Danielle.
-Ieri l’ho baciato-
-COSA?!-, fu praticamente l’urlo simultaneo delle mie due amiche.
Sospirai e incominciai il mio racconto, cercando di non guardare verso la sua auto.
-Cioè, ma è impazzito!?-
-La ama?! Ma dove!?-
-E’ quello che mi ha detto lui-
-Beh, allora è proprio scemo-
-E’ un uomo, non pretendere Dani-, ecco la solita Felicia-anti-uomini.
-Non ho parole, tu hai fatto benissimo a dirgli tutte quelle cose-
-Non lo so… so solo che ho fatto una figura di merda colossale-, abbassai gli occhi.
Mentre raccontavo ci eravamo avvicinate verso l’entrata e per fare i gradini alzai lo sguardo.
Non lo avessi mai fatto.
La visione che mi si parò davanti fu come uno schiaffo in faccia. Un crudele e fortissimo schiaffo.
La piova, l’oca, la gallina, la troia, meglio conosciuta come Samantha Jeffrey, si era appolipata –strano!- a Scott.
Aveva le mani tra i suoi bellissimi capelli, le labbra sulle sue, morbidissime e caldissime, era così vicina al suo corpo.
Mi venne il magone a quella scena e mi si inumidirono gli occhi: potevano essere meno plateali; anche se mi chiedo ancora perché mi stupissi così tanto visto che sono sempre stati molto… diciamo… espansivi.
-Ragazze vado in classe…-, sussurrai voltando lo sguardo, non prima che le mie amiche vedessero cosa mi avesse fatto cambiare presto umore.
-Vengo con te-, mi disse Felicia, mentre Danielle mi abbracciava e andava verso l’aula di matematica.
Licy mi prese per mano e senza dire niente ci dirigemmo verso l’entrata.
Ora, problema numero due: i due polipi erano proprio lì di fronte.
Ma lo facevano apposta!? Si.
La conferma l’ebbi quando Samantha aprì gli occhi e mi guardò mentre continuava a violentare le labbra di Scott.
Potevo picchiarla!? Avrei fatto un favore a tutto il mondo, questo era poco ma sicuro.
La fulminai con lo sguardo poi strinsi la mano a Felicia e con lei entrai finalmente a scuola.
 
Storia, inglese e biologia passarono senza troppi problemi, o almeno credo…
Non avevo praticamente calcolato i professori rimuginando sulla visione di quella mattina: si lo so, ero masochista.
Ero troppo crudele se speravo che facendo una delle sue piroette da cheerleader si rompesse qualcosa e fosse costretta a letto?! Senza danni permanenti, certo, ma che comunque la facciano sparire un po’ dalla circolazione!
Okay, non mi riconoscevo quasi più.
-Stai distruggendo quelle crocchette-, mi colse alla sprovvista Scott alle spalle.
Lo guardai incredula: aveva davvero il coraggio di venirmi a parlare!?
-Che vuoi Scott?-, chiesi acida.
Lui fece una smorfia.
-Credevo che potessimo rimanere amici-, mi disse.
-E’ colpa tua se non possiamo esserlo, anzi scusa, è colpa mia perché sono stupida. Non ci riesco Scott, scusa-, mi alzai, portando via il piatto e buttando il suo contenuto, praticamente immacolato, nel pattume della mensa.
Aveva anche avuto la faccia tosta di venirmi a parlare!? Dopo il suo spettacolino di quella mattina poi! Suvvia, un po’ di tatto poteva averlo.
Dopo l’episodio della pausa pranzo non ci rivolgemmo più la parola, nemmeno a ginnastica, anche se poi io ero attaccata a Danielle e raramente alzavo gli occhi dal pavimento o dal viso della mia amica o del professore.
Qualcuno lassù doveva amarmi –o no, a seconda dei punti di vista-, ma quel pomeriggio non ci fece giocare a football e quindi avevo potuto continuare nel mio piano di ignorare Scott.
Mi dispiaceva non parlarci più, dopo l’amicizia che avevamo costruito, ma per il momento non me la sentivo, non dopo la sua scenetta da vittima della sera prima.
Dopo aver salutato Danielle e averla avvertita che il giorno seguente non sarei stata a scuola, uscii dalla palestra e mi avviai al parcheggio.
Salii in macchina e sistemai lo specchietto retrovisore, ma nel farlo potei vedere una replica della scenetta della mattina.
Vomito. Ma non mi doveva importare, mi sarei dovuta abituare, e poi non volevo che rovinassero la mia visita a casa.
Però… no basta Caroline, porca vacca!
Non ti importa, non ti importa, non ti importa.
Sbattei ripetutamente le mani sul volante, facendomi male con le chiavi che avevo strette nel pugno, poi mi passai una mano sulla fronte e presi profondi e lenti respiri per tranquillizzarmi.
Che merda di situazione.
Inserii la chiave nell’auto e misi in moto.
Alzai un’ultima volta lo sguardo e vidi Scott guardami con un’espressione strana che non riuscii a decifrare. Poi quello che successe mi lasciò basita: Samantha gli aveva mollato uno schiaffo.
Ero sempre più confusa ma ormai il mio povero cervello chiedeva, anzi gridava, pietà: dovevo scollegarlo e non pensare a Scott Lafferty e a Samantha Jeffrey per un po’.
Justin faceva al caso mio e, inserendo la prima, partii per tornare finalmente a casa, a Durstend.




*Alba: esiste davvero, mi sono ispirata ad una mia amica :D <3




Spazio dell'autrice:


Ciao a tutti! :D
Sono riuscita a pubblicare un giorno prima! Sono fiera di me :D ahah
Dunque dunque . La reazione di Scott, buah, è scemo e non perde tempo a dimostrarlo!
La nost
ra Caroline ci è rimasta malissimo, specialmente perchè il comportamento di Scott era piuttosto ambiguo! E' delusa da lui e anche un po' -okay, un po' molto- demoralizzata e imbarazzata, come lo sarebbe ogni ragazza nella sua situazione.
Ora, il comportamente di Samantha. A parte la piovra costante, dovete fare attenzione a quando apre gli occhi per guardare Caroline!
La Jeffrey ha capito i sentimenti di Caroline e fa la stronza per marcare il territorio; il fatto che Scott si lasci pure baciare gli fa meritare uno schiaffo, che non ha gli stessi motivi di quello che gli da alla fine del capitolo Samantha. 
Nei prossimi capitoli si spiegherà anche quello di schiaffi :3
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non vediate l'ora di tornare a casa con Justin! :D
Vi lascio un piccolo spoiler del prossimo:


Ad un tratto lo vidi! Era Scott! Giuro che era lui!
Mi alzai di scatto e camminai verso di lui sorridendo.
-Scott!-, lo chiamai facendolo voltare di colpo.


E ve ne lascio uno piccolissimo anche io: non è come sembra :D
Mah! :D

Ora vi lascio, se volete lasciare una recensione è sempre molto gradita! :D



Alla prossima! 



MaudeScott



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Capitolo 15
*** Casa ***



 Grazie mille a Jess Graphic per la nuova copertina! :D


Capitolo 14___Casa



 
 
Ero appoggiata alla macchina, con le braccia incrociate sotto al seno che guardavo verso l’uscita della Durstend High School. La campanella non era ancora suonata e io ero arrivata da appena due minuti.
Avevo guidato superando di molto il limite e credo di aver preso anche una qualche multa, ma guidare forte non mi faceva pensare, quindi ero arrivata a Durstend in un’ora e un quarto invece che quasi due e, visto che alla Durstend al pomeriggio facevano tre ore e mezza, invece che le nostre due, ero arrivata in tempo per fare una sorpresa a Justin.
Dopo poco, infatti, suonò la campanella e i miei ex compagni di scuola si riversarono furiosamente fuori dall’edificio.
Notai subito il mio amico con i suoi jeans stretti e la polo rossa e il giacchino di pelle. Un figo, ecco cos’era.
Sorrisi felice vedendolo andare velocemente verso la fermata dell’autobus.
-Ehi, tu! Dove vai correndo così tanto?-, chiesi richiamando la sua attenzione.
Si voltò subito, sorpreso di vedermi già, ma in pochi secondi me lo ritrovai spalmato addosso in un abbraccio soffocante.
-Che ci fai già qui?-, chiese stritolandomi.
Inspirai il suo profumo, sentendomi finalmente a casa.
-Volevo farti una sorpresa-
-Ma quanto hai corso per arrivare in tempo?-
-Eh… abbastanza-, sghignazzai.
-Pazza!-
Ridemmo insieme poi mi accarezzò i capelli.
-Oddio sono davvero cortissimi rispetto a prima!-, mormorò scandalizzato.
In effetti lo erano e lui che adorava giocarci come antistress se ne accorgeva ancora di più.
-Pensa che la parrucchiera voleva che facessi un taglio ancora più corto! Ma mi sono rifiutata: cambiare fa bene, ma non troppo-, sorrisi aprendo la portiera della macchina. –Dai su sali che ho voglia di vedere i tuoi-
Lui rise e allacciandosi la cintura partì in quarta a raccontarmi della sua mattinata a scuola.
 
-Ma è Caroline Ryan quella che è appena entrata in casa mia?-, chiese alzandosi dalla solita poltrona sulla quale leggeva il giornale, il signor Reynolds.
-Rodney, certo che è lei!-, esclamò la signora Reynolds.
Sorrisi felice a entrambi e corsi ad abbracciarli.
Erano come una seconda famiglia per me. Il signor Reynolds era un uomo di una cinquantina d’anni –non lo sapevo di preciso-, molto alto, moro e con gli occhi nocciola. Sorrideva sempre ed era molto gentile, o almeno con me lo era sempre stato, mi comprava sempre i gelati e mi dava sempre ragione quando litigavo con Justin.
La signora Reynolds, invece, era una donnina bassa e magra, sui quarantacinque anni, castana con gli occhi azzurrissimi –come quelli di Justin-. Anche lei era molto solare ed era come una seconda mamma, per me.
-Mamma lasciala andare, che sennò me la sciupi!-, rise Justin appoggiando lo zaino nell’ingresso.
Mi allontanai leggermente dall’abbraccio della signora Reynolds e ridemmo entrambe.
-Justy, lasciamela spupazzare un po’ che è tanto che non la vedo!-, esclamò lei, sciogliendo comunque l’abbraccio.
-Vieni qui, bambina-, mi strinse invece Rodney, con fare paterno.
-Dai lasciala-, gli disse la moglie. –Avrai fame vero, Cary?-, ci chiamavano ancora con i nostri soprannomi di quando eravamo bambini.
-Un po’-, ammisi con lo stomaco che brontolava a sottolineare le mia parole.
-Eh, certo! Dopo tutta la strada che hai fatto! Vieni che c’è un po’ di torta!-
-Grazie, mamma, anche io ho molta fame-, sbuffò Justin.
Ridemmo tutti mentre ci dirigemmo verso la cucina.
-Come sta Sarah?-, mi chiese Rodney, prendendo dei piattini dalla mensola.
-Bene, ora finalmente può avere un attimo di respiro con il lavoro e ieri era a casa-, sorrisi.
Già ieri…
Mi sentii toccare il braccio leggermente: era Justin. Sorrisi un po’ e poi mi rivolsi ai coniugi Reynolds giusto in tempo per vederli scambiarsi una strana occhiata: perché dovevo essere un libro aperto per tutti?!
-A scuola tutto bene? I compagni?-
-Si tutto bene, ora è finalmente tranquilla e con la sicurezza e la psicologa non ci sono più atti di bullismo-
-E quel tuo compagni che ti infastidiva sempre? Ha smesso vero?-, chiese Mary, la mamma di Just, appoggiando una fetta di torta al cioccolato di fronte a me e al figlio, dopo che ci eravamo seduti a tavola per lo spuntino.
-E’ la tua famosa torta al cioccolato?!-, cambiai spudoratamente discorso con voce stridula.
-Si…-, mi guardò a lungo.
Le sorrisi imbarazzata cercando di sembrare normale, ma ovviamente senza riuscirci.
-Sicura di stare bene piccola?-, chiese il signor Reynolds.
-Certo, non preoccupatevi, sono solo stanca per il viaggio-, okay, ero pessima con le scuse.
-D’accordo… sai che se hai bisogno noi ci siamo e che sei come una figlia per noi vero?-, mi ricordò la signora Reynolds.
-Certo, Mary. Lo so, grazie-, sorrisi grata.
Erano davvero due persone magnifiche, Mary e Rodney.
-Vi lasciamo chiacchierare ora, noi dobbiamo andare un attimo a fare delle commissioni-, ci salutarono lasciandoci soli.
Io e il mio amico continuammo a mangiare in silenzio gustandoci quella torta squisita, ricordo di molte merende della mia infanzia.
Era quasi comico il fatto che fossimo nelle stesse posizioni, nella stessa cucina, allo stesso orario e con le stesse espressioni solo dieci anni più vecchia. Quella casa, piena di tutti quei ricordi, mi metteva una certa nostalgia. Erano cambiate tante cose da allora…
-Dunque, ora che non ci sono i miei puoi essere sincera, anche se non l’hai data a bere a nessuno-, incominciò pulendosi le mani. –Come stai?-
Già… anche i discorsi erano cambiati: prima erano su un bambino che ci aveva rubato i giocattoli, ora su un ragazzo che mi aveva spezzato il cuore.
-Male… ci sono rimasta malissimo…-, sospirai. –Sai che io sono una di quelle che parte in quarta e si affeziona troppo, ma ci credevo davvero, per come si rivolgeva a lei, per il fatto che mi chiedeva sempre di uscire, era sempre carino e gentile e poi insomma… ha anche il suo fascino… non so Just… credo di averci solo perso tempo e di aver fatto una figura di merda colossale-
Ero delusa, più da me che da lui.
-Ho fatto come con Gary-, conclusi amara.
Gary era il mio –o meglio nostro- babysitter, aveva diciassette anni quando noi ne avevano tredici; era un ragazzino carino e con noi simpatico e poi aveva il fascino del più grande, del ragazzo del liceo!
Morale della favola me ne ero follemente innamorata, o almeno così credetti allora, ora a distanza di anni e con certe consapevolezze nuove ho capito che era solamente una cotta; comunque mi ero illusa per i suoi sorrisi e tutto l’ambaradan e quando mi era venuto a trovare con la fidanzatina della sua età mi era cascato il mondo addosso.
Che devo dire: sono una grande sognatrice!
-E’ diverso qui Caroline, eri una ragazzina allora, adesso sei cresciuta e non credo che tu abbia solamente una cotta per Scott-
-Me ne sono innamorata, Justin, e lui non ricambia-, avevo gli occhi umidi. –Che stupida che sono stata-, mormorai incominciando a piangere silenziosamente.
Lui mi abbracciò subito, quasi come se mi volesse sorreggere e non lasciarmi andare via. Mi aggrappai a lui e inumidii la sua maglietta con le lacrime: erano lacrime liberatorie, di tutta la delusione e l’umiliazione e la rabbia che avevo tenuto dentro fino a quel momento.
Era la prima volta che ammettevo con qualcuno –specialmente con me stessa- che mi ero innamorata di Scott. Non lo avevo mai detto ad alta voce e ora farlo, mi aveva aperto gli occhi su una realtà ormai inevitabile.
Ero innamorata di Scott Lafferty. E lui non ricambiava.
Il solito clichè, insomma. Che sfiga.
 
-Qua c’è qualcosa che non va comunque…-, mi disse Justin mezz’ora più tardi quando mi ero calmata ed eravamo andati a sdraiarci sul suo letto.
-In che senso?-, chiesi buttando malamente sul comodino il cellulare dopo aver letto un messaggio di Felicia.
 
Quando torni dobbiamo parlare, le prime persone con cui devi parlare siamo io e Danielle.
 
Messaggio criptico e inquietante a cui avevo risposto con un semplice:
 
Okay… ma va tutto bene?!
 
Messaggio che non ricevette mai risposta, facendomi innervosire.
-Nel senso che da quello che mi hai detto tu lui è sgarbato con Samantha e sembra che non la sopporti, mentre con te è dolce e tutto… non ha senso che poi ti rifiuta-
-Forse è una tecnica che hanno per corteggiarsi, tipo sadomaso, a lei piace essere trattata male-
Ci guardammo negli occhi per pochi secondi poi scoppiammo a ridere fino ad avere le lacrime agli occhi.
-Non sei mica normale!-, esclamò Justin.
-Parla lui!-, ridacchiai, ma fui interrotta dal suono di un altro cellulare.
-Scusa…-, disse Justin andando a rispondere. –Ehi Nate!-, subito si illuminò in viso, facendomi sorridere. –Si è qua, ti saluta! … no, non abbiamo programmi … al Red Dragon? … perfetto! … ci vediamo lì allora! … a stasera! … anche io …-, e riattaccò.
Lo guardai senza capire.
-News super! Stasera c’è una festa al Red Dragon per le undici, ci sarà molta gente e molto alcool quindi Nate ci ha chiesto se vogliamo andarci!-
-E io farò la candela!?-, borbottai, l’ultima cosa che volevo fare era stare di fianco a una coppietta felice che si sbaciucchiava.
-Fidati, al Red Dragon c’è taaaanta gente-, sottolineò la parola “tanta”.
C’erano molti ragazzi belli, tradotto per i comuni mortali.
Va bene. Scott non mi voleva? No? Perfetto, avrei trovato qualcuno che pensasse il contrario!
 
Mi stavo finendo di mettere l’eyeliner sull’occhio destro mentre chiacchieravo tranquillamente con Justin che si stava mettendo il gel sui capelli. Erano le dieci e trenta e fra soli venti minuti Nathan sarebbe venuto a prenderci per andare insieme al locale.
Avevo fatto bene quella mattina a prendere dei vestiti per uscire anche alla sera, altrimenti sarei andata nel pallone.
Avevo indossato una normale gonna nera, con sotto dei collant ricamati con dei fiori, i tacchi e una camicetta carina che avevo comprato pochi giorni prima con le mie amiche. Avevo piastrato i capelli e con uno sforzo immane ero riuscita a farmi lo smokey negli occhi, che ora stavo ridefinendo con l’eyeliner e il mascara.
Justin invece aveva dei jeans stretti e neri e una camicia azzurra che risaltava gli occhi.
Eravamo due gran fighi, insomma.
-Stranamente non sembri un panda-, si “complimentò” con me.
-Ah. Ah. Ah. Non sono mai sembrata un panda-, replicai facendogli la linguaccia.
-Potrei obiettare al riguardo, ma siamo in ritardo, quindi dobbiamo sbrigarci-
Scendemmo al piano di sotto per prendere i cappotti e prepararci ad uscire.
-Siete bellissimi ragazzi!-, esclamò Mary.
-Grazie mamma!-, disse Justin e io sorrisi per ringraziarla.
-Non fate troppo tardi, però!-, ci ammonì Rodney. –E non fidatevi degli sconosciuti!-
-Papà non siamo più dei bambini e poi ci sarà Nate-, sbuffò sorridendo Just.
-Oh, salutamelo. È da tanto che non lo vedo in giro per casa…-
Justin alzò gli occhi al cielo e sbuffò leggermente, mettendosi a posto il colletto della camicia. –Mamma su, lo invito domenica a pranzo, così sei felice anche te-
-Bravo!-, gli schioccò un bacio sulla guancia, sorridendo.
-Noi andiamo! Nate è già qui-, dissi dopo aver guardato velocemente fuori dalla finestra.
-Ciao ragazzi, divertitevi!-, ci salutarono.
-Ciao!-, rispondemmo entrambi.
Uscimmo sul vialetto di casa e ci avvicinammo a una piccola Ford Fiesta nera: la macchina di Nathan.
-Ciao ragazzi!-, ci salutò quando entrammo.
-Nate!-, esclamai.
-Ciao baby!-, lo salutò con un piccolo bacio sulle labbra Justin.
Che teneri!
-Come stai Car?-, mi chiese Nate mettendo in moto l’auto.
Nathan era un ragazzo molto alto, moro con occhi marroni scuri, normale all’apparenza, ma aveva una di quelle personalità che erano impossibili da odiare: simpatico, solare, divertente, sincero e molto estroverso. Avevamo legato quasi subito quando Justin ci aveva fatto conoscere.
Quella sera aveva indossato una maglia nera con una scritta sopra, che dalla posizione in cui mi trovavo non riuscivo a leggere, e un cardigan grigio, con dei jeans scuri.
-Bene dai, o almeno ora bene-, risposi. –Te?-
-Benissimo-, guardò Justin mentre lo diceva. Sorrisi. –Come va con quel figone di Scott?-
Mi rabbuiai subito e Justin fulminò Nate.
-Che c’è?-, chiese confuso e sorpreso dalla nostra reazione.
-E’ successo tutto un casino, in poche parole l’ho baciato e mi ha respinta, ma non mi va molto di parlarne ora… per stasera è l’argomento tabù. Niente Scott, lui è rimasto a Bayville. Stasera voglio solo divertirmi con i miei due uomini-, sorrisi.
I miei amici ricambiarono e Nate non mi chiese più niente.
-Tu domenica devi venire a mangiare da me-, disse dopo pochi istanti di silenzio Justin.
-Va bene-, ridacchiò Nathan.
Dopo pochi minuti ci fermammo davanti ad un piccolo locale tutto rosso.
Fantasia…
Il Red Dragon –sembrava quasi un nome cinese- era una semplice stanza quadrata con due bar all’interno e vari divanetti ai lati dei muri. Un posto semplice ma si ci divertiva sempre.
Io e Justin non andavamo molto a ballare ma, quando lo facevamo, andavamo sempre lì, per fare qualcosa di diverso e per bere un po’!
-Ho bisogno di alcool!-, sentenziai appunto appena riuscimmo ad entrare.
Non volevo pensare a Scott come avevo detto prima in auto e dovevo sciogliermi, quindi cosa c’era di meglio di un bel sex on the beach per incominciare?
Niente.
I ragazzi mi seguirono e mentre io ordinavo, si misero in un angolo a parlottare tra loro.
-Un sex on the beach, grazie-, dissi al barista, un ragazzo biondo senza niente di particolare per essere notato.
-Per te gratis, bellezza-, mi rispose ammiccando.
Sorrisi. Incominciavamo molto bene; dovevo venire più spesso in questo locale.
Presi il mio drink ringraziando il barista e gli sorrisi, almeno quello dai…
Bevetti più di metà drink in un sorso e mi venne un po’ a girare la testa: troppo in fretta….
-Ehi piano bellezza!-, mi disse un altro ragazzo moro.
Cos’era quella?! La serata del “proviamoci con Caroline”?
Gli sorrisi, ignorandolo e continuando a camminare verso i miei due amici.
-No, ti dico che non è una buona idea!-, stava dicendo Justin quando arrivai.
-Che cosa?-, chiesi tanto per farmi gli affari miei.
-Niente…-, rispose Nate, sorridendomi. –Ti faccio conoscere qualche mio amico, vieni!-, esclamò trascinandomi con sé per mezzo locale ignorando lo sguardo omicida di Justin.
-Ma avete litigato?-, chiesi a Nate.
-No, no. Abbiamo solo idee diverse su una cosa-, ammiccò in mia direzione fermandosi davanti ad un gruppetto di tre persone. –Loro sono i miei amici! Sono etero non preoccuparti!-, mi fece di nuovo l’occhiolino.
Momento … mi voleva forse accasare con qualcuno di loro!? Era impazzito!? Per fortuna che loro non avevano sentito l’ultimo commento.
-Ragazzi, lei è Caroline, l’amica di Justin-, mi presentò.
Io sorrisi imbarazzata e incominciai a giocare con le dita delle mani: ero in soggezione.
-Ciao Caroline!-, mi salutarono loro amichevoli.
-Ciao-, sorrisi leggermente.
-Lui è Adam!-, continuò Nathan non percependo il mio disagio e indicando un ragazzo molto, molto alto, moro con gli occhi verdi o comunque chiari –non riuscivo a vedere bene il colore per le luci del locale-. Assomigliava molto a Scott, o almeno lo ricordava e mi provocò un tuffo al cuore, ma quando mi sorrise gentile, notai subito una differenza: non aveva la fossetta al lato della bocca. Puah. -Lui è Brian-, indicò questa volta un ragazzotto castano con gli occhi scuri, non molto più alto di me. –E infine lui è Josh-, terminò la presentazione indicando il ragazzo a destra biondissimo –credo tinto- e con gli occhi scuri.
Sorrisi a tutti, cercando di essere amichevole e chiudendomi leggermente la camicetta dove Josh aveva già puntato gli occhi.
Okay meno uno.
-Nate, ti avevo detto che non mi sembrava il caso!-, sbottò Justin.
-Tesoro, eddai! Lasciala divertire, è grande e vaccinata, può fare quello che vuole-
Justin sbuffò e poi si andò a sedere su un divanetto, seguito dal suo moroso, lasciandomi così di fronte alle mie tre nuove conoscenze.
Subito mi si avvicinò il bassino, Brian, che mi guardò in modo strano.
-Ti va se ti offro da bere?-, mi chiese.
-Certo!-, meglio approfittarne no?! Quando mai dei ragazzi sono decisi a sborsare soldi per noi? Di loro spontanea volontà poi!
Ci avvicinammo di nuovo al bar e io ordinai una tequila liscia con sale e limone, mentre il mio “accompagnatore” un gin tonic.
Mi umidii la mano con il limone e ci sparsi sopra il sale, poi leccai tutto e bevetti il bicchierino tutto di un sorso, finendo col mangiare la polpa della fetta di limone.
Strizzai gli occhi sentendo l’alcool che mi scendeva lungo la gola, bruciandola.
-Non ci sei molto abituata?-, mi chiese Briana sorseggiando il suo drink.
-No, a dir la verità no-, appoggiai la buccia del limone.
Il dj era appena arrivato e aveva incominciato a mettere su la musica ed ora parlare era più difficile.
-Questo te lo offre quel ragazzo laggiù-, mi disse all’improvviso il barista di prima indicando un ragazzo che riconobbi dopo un po’ essere Adam.
Brian lo guardò malissimo e io alzai il bicchierino di vodka –credo- e lo sporsi verso di lui in segno di ringraziamento, poi lo bevetti tutto di un sorso.
Bruciava. Bruciava un casino.
Non ci ero molto abituata a questo genere di drink, ma volevo cambiare e scordarmi Scott per una sera, no? Perfetto, e shortini* siano!
-Un’altra tequila-, ordinò secco, Brian al mio fianco.
-Dunque… tu quanti anni hai?-, chiesi sorridendo.
Avevano alzato il riscaldamento o era solo una mia impressione?
-Ventitré, te?-, mi rispose continuando il suo gin tonic.
-Diciassette-, ridacchiai.
Lui mi guardò stupito. –Sembri più grande-, mi porse la tequila che aveva appena versato il barista.
La bevetti poi ridacchiando mi voltai verso di lui. –Sai che stai infrangendo la legge?-, biascicai la parola “infrangendo” e ridacchiai.
-Lo so, ma questo sarà il nostro piccolo segreto vero?-, chiese avvicinandosi al mio orecchio e annusandomi i capelli, facendomi ridere.
-Dai, mi fai solletico!-, ridacchiai già fuori.
-Lo reggi davvero poco l’alcool-, rise anche il mio amico.
-Sei tu che mi offri da bere! E poi non bevo mai quindi…-, lasciai la frase a metà.
-Hai dei corteggiatori oggi-, mi richiamò il barista porgendomi un’altra tequila.
-Uuuh!-, sghignazzai sorridendo a Adam che mi osservava divertito, poi bevetti anche quella.
Mi stava incominciando a girare davvero tanto la testa, ma non mi importava e mi alzai incominciando a saltellare e a girarmi sul posto.
-Che stai facendo?-, scoppiò a ridere Brian.
-Mi hanno detto delle mie amiche che se faccio così va in circolo prima!-, borbottai spiegandomi.
-Dai… vieni a ballare?-, chiese bevendo l’ultimo sorso di gin tonic e alzandosi, guardando infastidito verso Adam.
Ridacchiando e saltellando sui tacchi –per fortuna non erano troppo alti!- mi infilai al centro della massa che aveva incominciato a ballare, incominciando a muovermi a ritmo di “Satisfaction**”.
Adoravo quella canzone, colpa di Justin.
A proposito di Justin, chissà dov’era… forse a pomiciare con Nate da qualche parte!
Brian mi si avvicinò e mi mise la mani sui fianchi incominciando a strusciarsi leggermente contro di me. Feci una smorfia infastidita e cercai di allontanarmi.
-Dai, lasciamiiii-, strillai come un’oca ridendo.
A Samantha, ecco a chi somigliavo in quel momento.
-Vieni qui-, mi sussurrò lui all’orecchio e appoggiando le mani sul mio sedere.
Ma stavamo scherzando!?
Lo allontanai con tutta la forza che avevo. –Non toccarmi!-, gridai.
E fuori due.
Mi allontanai barcollando leggermente cercando Justin, ma non lo riuscivo a vedere e la testa mi girava davvero molto. Mi ritrovai non so come seduta al bancone a parlare col barista davanti ad un altro sex on the beach.
-Quindi mi ha respinta…-, piagnucolai. –Mark hai capito!? Mi ha respinta! Come diavolo ho potuto farci questa figura!-
Il barista si chiamava Mark.
-Credo che tu sia ubriaca marcia ormai… e da quello che mi hai detto a Scott non piace la… piovra o come l’hai chiamata-, ridacchiò pulendo il bicchiere. –E poi è stupido perché si è lasciato scappare una come te che da quanto ho visto non scherza con gli ammiratori-
Gli sorrisi, o almeno credetti di farlo… incominciavo a capirci davvero poco.
-Dammi una tequila, Mark!-, gridai battendo una mano sul bancone.
-Mi chiamo Max-, mi disse riempiendomi di nuovo il bicchiere. –E questo è l’ultimo che ti faccio-, mi avvertì.
Io risi forte poi buttai giù d’un fiato il liquido, ignorando il sale e il limone; girandomi sulla sedia e guardando la gente che si dimenava al ritmo di non so cosa.
Ad un tratto lo vidi! Era Scott! Giuro che era lui!
Mi alzai di scatto e camminai verso di lui sorridendo.
-Scott!-, lo chiamai facendolo voltare di colpo.
Mi buttai su di lui e lo baciai con più forza avessi in quel momento, stringendogli i capelli tra le mani e quasi arrampicandomi.
Ma quello che sentivo non era il suo sapore.
Ma quelle che sentivo non erano le sue labbra.
Ma quelle che sentivo non erano le sue mani.
-CAROLINE CHE STAI FACENDO!?-, mi sentii chiamare da dietro.
Mi allontanai da Scott e lo guardai con attenzione, mentre lui mi sorrideva.
Ma quando lo faceva non aveva la fossetta.
Ma quello non era Scott.
Era Adam.
E io dovevo vomitare.





*shortini: non so se si dice ovunque così, ma sono comunque i bicchierini piccolini riempiti fino all'orlo di alcool che devi buttare giù tutto d'un colpo.
**Satisfaction: è di Benny Benassi ed è la mia canzone "truzza" preferita ahahah colpa di mia sorella!






Spazio dell'autrice:


Eccomi qui con il nuovo capitolo! :D Vi ho fatto un piccolo regalo del sabato sera :D
Dunque dunque dunque, non so se qualcuno di voi se ne è accorto ma qui si capisce benissimo la mia ossessione verso Ryan Rodney Reynolds ahahah <3 ammmmmore lui !
Comunque, non c'è molto da dire in questo capitolo, molte cose successe, sono cose che ho ripreso da quello che mi è successo davvero: il saltellare, il correre a baciare un tipo a caso con cui non avevo quasi mai parlato e il dover correre a vomitare poco dopo. Prima e ultima volta che mi ubriacherò ahahah
Comunque avete capito lo spoiler, lei PENSA che sia Scott per questo lo bacia, ma in realtà non lo era :/
Vi do un piccolo spoiler: Scott lo verrà a sapere :D
E il messaggio di Felicia è collegato allo schiaffo di Samantha :D ma qui non spoilero! u.u
Spero che il capitolo vi sia piaciuto davvero e ringrazio tutte quelle che ancora mi seguono e commentano!
Dovrei riuscire a pubblicare prima di Natale, ma in caso contrario vi faccio gli auguri già ora! :D Buon Natale a tutti!!



Alla prossima! 



MaudeScott

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Capitolo 16
*** Posso fare quello che voglio ***



 Grazie mille a Jess Graphic per la nuova copertina! :D


 

Capitolo 15___Posso fare quello che voglio

 



Non berrò mai più.
So che lo dicono sempre tutti ogni volta che lo fanno, ma giuro che diventerò astemia d’ora in poi. Un mal di testa come quello non era da persona normale. Io non ero sicura di essere una persona normale.
-Come ti senti?-, disse, o meglio urlò Justin al mio fianco.
Mugugnai qualcosa di insensato. –Non urlare!-, esclamai.
-Non sto urlando, Caroline. Sei tu che ieri sera ti sei ubriacata fin da vomitare l’anima nel bagno della discoteca… ah e quasi dimenticavo, sei sparita nel nulla a metà serata, facendomi preoccupare e quando finalmente ti trovo sei appolipata ad Adam!-, esclamò, ora davvero.
Lo guardai, senza vederlo realmente.
Ero tornata col pensiero alla sera precedente. Avevo baciato Adam.
Avevo baciato Adam credendo che fosse Scott.
Ma cosa c’entrava che ero sparita? Ero sparita?
-Just ti prego, troppe informazioni tutte insieme…-, mi lamentai alzandomi a sedere sul letto.
Brutta mossa, la testa mi girava e un senso di nausea mi tornò alla bocca.
-Ti vado a prendere delle aspirine-, disse brusco Justin.
Era arrabbiato? Ma che avevo fatto? Non riuscivo a ricordarmelo…
L’unica cosa che ero sicura fosse successa era la “lotta” tra Adam e Brian per cercare di far colpo e il bacio di poco dopo. Ricordo anche un certo Mark… o Max…
Ho già detto che non berrò mai più?!
-Tieni-, mi porse le due pastiglie e un bicchiere d’acqua.
Mi sentivo uno straccio e non volevo nemmeno pensare a che aspetto dovessi avere.
-Devo farmi una doccia-, borbottai.
-Ti aspetto giù, io vado a farti un caffè-
-Ma che ore sono?-, chiesi confusa e scendendo dal letto.
-Le dieci, i miei non ci sono, sono andati a lavorare, hanno lasciato delle frittelle se le vuoi-
-Dopo-, mormorai entrando in bagno. Mi spogliai lentamente ancora addormentata ma più che altro per evitare di vomitare di nuovo, poi entrai sotto al getto caldo della doccia.
Paradiso.
Non mi ero volutamente voluta –gioco di parole- guardare allo specchio per evitare di rigettare alla visione della faccia che dovevo avere.
Diciamocelo, non ho più il fisico per certe cose!
Mi lavai i capelli, poi il corpo, sempre lentamente e cercando di rilassarmi, facendo respiri lunghi e profondi per farmi passare quel senso di nausea e di giramento di testa.
Uscii dopo mezz’ora buona dalla doccia e mi pettinai i capelli asciugandoli con l’asciugacapelli. Tornai in camera e indossai dei pantaloni di una tuta di Justin e una maglietta che avevo portato da casa, poi scesi.
-Va un po’ meglio?-, mi chiese mettendomi la tazza davanti al viso quando mi sedetti.
-Si-, annuii bevendo un sorso di caffè.
Che gli dei benedicano colui che l’ha inventato. Mi sembrò di rinascere bevendolo.
Justin non disse nulla e si limitò a riscaldare le frittelle e a mangiare di fianco a me.
Io ogni boccone che davo mi sentivo molto meglio e ringraziai mentalmente Mary per aver fatto le frittelle.
-Allora… mi spieghi perché sei arrabbiato?-, chiesi ingoiando un pezzo.
Lui mi fulminò con lo sguardo. Ma che avevo fatto!? Incominciavo a preoccuparmi seriamente.
-Sono arrabbiato perché sei sparita a caso senza dire nulla e mi sono preoccupato. E quando ti ritrovo ti vedo che fai la piovra con uno sconosciuto, ubriaca fradicia. Tra l’altro dopo avermi detto di essere innamorata di un altro-, concluse stizzito.
Ero sconvolta. –Tu credi che quello che io provi per Scott sia un’enorme balla?! Che voglia solo fare la bimba viziata che vuole tutto e tutti ai suoi piedi?-
-Non ho detto questo, ti sto dicendo quello che mi è sembrato e che mi ha fatto rimanere un po’ perplesso. La Caroline che conoscevo io non si sarebbe mai ubriacata e non avrebbe mai baciato uno sconosciuto-
Lo fulminai con lo sguardo. –Forse la Caroline che conoscevi tu è cambiata, è stata costretta a farlo. Forse avevo solo voglia di staccare la spina!-, iniziai ad alzare il tono di voce. –E poi tu che ne sai del perché l’ho baciato!?-
-Non lo so, spiegamelo!-
-Perché credevo che fosse Scott!-, urlai zittendolo.
Uh, non ci aveva pensato a questo.
-Grazie tante Justin! Ora che l’ho detto si che mi sento una grande deficiente!-, esclamai voltandomi e dirigendomi verso la porta, dopo aver preso la giacca.
-E ora dove vai?-, mi chiese avvicinandosi.
-A fare un giro! Non posso?!-, so che probabilmente mi stavo comportando male, ma in quel momento non mi importava poi molto. Avevo bisogno di aria e di schiarirmi le idee, davvero, e senza alcool in mezzo. Uscii di casa sbattendo la porta, prima che potesse dire qualcos’altro.
 
-Sapevo di trovarti qui-, mi voltai di colpo spaventata, smettendo di dondolare sull’altalena.
Era quasi un’ora che ero uscita da casa Reynolds e mi ero rintanata nel parchetto lì vicino dove io e Justin andavamo sempre a giocare da bambini. Mi ero seduta sull’altalena e avevo incominciato a dondolare con fare nostalgico.
Avevo litigato con Scott e ora pure con Justin. Complimenti Caroline, punteggio pieno.
-Dove altro volevi che fossi?-, chiesi piano tornando a voltarmi.
Lui si sedette sull’altra altalena e sospirò. –Non mi piace litigare con te-
-Nemmeno a me-
-Ma mi hai fatto preoccupare…-
-Lo so…-
-E anche Nathan…-
-Mi dispiace, davvero… non so che mi sia preso…-
-Si invece che lo sai Car. Vuoi non pensare più a Scott, ma non ci riuscirai con l’alcool, devi tornare a scuola e cercare di fartela passare col tempo. Lui è uno stronzo e tu sei troppo per uno come lui e non ne vale la pena che ti struggi per Lafferty-
-Lo so… ma non è così semplice-
-Lo so questo, ma non sarai da sola. Avrai me, Felicia, Danielle, tua mamma! Ti vogliamo tutti bene, non devi demoralizzarti solo perché lui non è abbastanza furbo per farlo-
Sospirai più tranquilla, anche solo stare vicina a Justin mi calmava.
-Scusami… per essere stata così stupida ieri sera e per aver cercato di fare tutto da sola-
-Accetto le tue scuse e scusami se non ho creduto ai tuoi sentimenti prima-
Gli sorrisi. –Siamo entrambi scemi-
-Si… ma tu di più!-, scherzò lui strappandomi una risata.
-Tutto a posto?-, chiesi guardandolo dritto negli occhi.
-Si!-, alzò il mignolo verso di me e io lo afferrai col mio, poi mi alzai e andai ad abbracciarlo.
Rimanemmo in quella posizione per qualche istante poi mi venne in mente una cosa a cui non avevo pensato prima.
-Oddio! Dimmi che i tuoi non ci hanno sentiti ieri!-
Lui scoppiò a ridere. –No, solo perché eri troppo morta per emettere un qualsiasi suono. Ti ho portata in bagno e ti ho dato una sciacquata poi ti sei buttata sul letto e addormentata di colpo-
Sospirai di sollievo. –Bene, almeno… e Adam che fine ha fatto?-, scoppiai a ridere.
-Niente è semplicemente andato via dopo aver approvato e dato il suo consenso a tutte le amiche che Nate si volesse portare dietro-, rise anche lui.
-Maniaco-, ridacchiai.
-Si! Torniamo a casa? Ho fame-, borbottò.
-Strano!-, dissi prendendolo per mano e dirigendomi verso casa sua per iniziare a preparare il pranzo.
 
Quella sera, quando tornai a casa, ero triste: Mary e Rodney mi erano mancati moltissimo, quasi quanto Justin. Nel pomeriggio avevamo fatto un giro per il paese per tornare nei nostri posti preferiti e poi eravamo andati a trovare Nate che mi aveva preso in giro tutto il pomeriggio per la sera prima.
Che vergogna!
Quel giovedì mattina, tornare alla vita di sempre non mi piacque affatto: alzarsi alle sette, prepararsi per la scuola, fare colazione e uscire per accendere l’auto…
Stavo andando tranquillamente verso scuola quando mi ricordai del messaggio criptico e minatorio di Felicia.
Chissà che voleva dire con quel “non parlare con nessuno, solo con noi”.
C’entrava con Scott e con lo schiaffo che gli aveva dato Samantha?
Uscii dalla macchina e subito mi sentii afferrare un braccio.
Mi si gelò il sangue nelle vene –insomma di mattina!?- specialmente quando una mano mi coprì la bocca.
-Non urlare sono io!-, era Danielle.
-Ma sei impazzita!? Mi hai quasi fatto venire un infarti!-, esclamai appena mi liberò.
-Scusa, ma davvero non ti può vedere nessuno!-
-Ma di che stai parlando!?-
Prima Licy ora Dani, non ci saltavo più fuori!
­-Vieni che andiamo da Felicia!-
Mi prese per mano e mi trascinò velocemente guardandosi nervosamente intorno, verso l’auto della nostra amica.
-Non l’ha vista nessuno vero?-, chiese preoccupata Felicia quando la raggiungemmo. 
-Ragazze, mi sembra di essere in un film di James Bond! Vi decidete a dirmi che diamine succede!?-, gridai esasperata.
Mi stavano spaventando così! Chi non mi doveva vedere!? E perché!?
-La Jeffrey sa tutto-
Oh cazzo.
-Scott glielo ha detto l’altro giorno quando tu sei andata da Justin e hanno litigato furiosamente, o almeno lei lo era, lui sembrava abbastanza tranquillo come se non gliene importasse davvero…-, iniziò a spiegarmi Danielle.
-Si esatto! Lei gli ha pure dato uno schiaffo e ha detto che se ti vedeva te la faceva pagare!-
-Aspettate, aspettate… Scott e la piovra hanno litigato?!-, chiesi euforica senza riuscire a pensare ad altro.
-Prontooo? La Jeffrey ti vuole morta e tu pensi al fatto che hanno litigato?!-
-Certo! Non capisci?! Vuol dire che ora ci sono più possibilità che si lascino!-, alzai un pugno al cielo vittoriosa.
-Ci saranno se prima Samantha non ti bacca ed elimina i possibili dubbi di Scott! Non sarebbe la prima volta che fa a botte!-, Felicia annuì come per sottolineare le parole di Danielle.
-C’è la sicurezza ora e i professori stanno più attenti, non riuscirà a farmi niente-, alzai le spalle con noncuranza. –Ragazze, purtroppo andiamo nella stessa scuola e abbiamo lo stesso corso di ginnastica, mi sembra un po’ impossibile ignorarla fino alla fine dell’anno, anche se manca poco più di un mese!-
Loro mi guardarono ancora preoccupate.
-State tranquille! Poi avrò le mie due bodyguard e finchè ci sarete voi non mi farà niente. Aspetterà di sicuro di trovarmi da sola e se volete stare ancora più tranquille cercherò di non farmici mai trovare-, le rassicurai. -Ora andiamo che è già suonata la campana e vi devo raccontare della mia serata titanica…-, borbottai iniziandomi a dirigere verso l’edificio della scuola. Loro mi seguirono e finalmente entrammo.
 
A pranzo ci sedemmo in un tavolo più appartato del solito e incominciammo a chiacchierare di cose a caso; io non avevo ancora visto Samantha e stavo ignorando spudoratamente Scott anche se delle volte nel cambio dell’ora percepivo il suo sguardo su di me, ma mi trattenni sempre dal girarmi. Non potevo dargli nemmeno questa piccola vittoria.
-Devi raccontarci di martedì sera!-, mi ricordò Danielle all’improvviso.
-Ah si è vero! Serata abbastanza devastante… sia psicologicamente che fisicamente…-, incominciai a raccontare tutto ciò che mi ricordavo della mia “sventura” per così dire, parlando anche del barista, di Brian, di Josh e infine di Adam.
-Fammi capire bene… TU HAI BACIATO QUALL’ADAM!?-, esclamò sconvolta Felicia.
Sentii dietro di me una sedia che veniva urtata rumorosamente e mi voltai di riflesso per vedere chi era stato così sbadato.
Quando lo feci, incrociai i suoi occhi non più simpatici e gentili, ma ostili e furiosi.
Era stato lui –Scott- ad andare a sbattere contro la sedia.
Aveva sentito tutto quanto, compreso il casino con Adam.
L’ingresso in mensa della Jeffrey che marciava con odio verso di noi, ci distrasse e la guardai preoccupata.
-Fai bene a preoccuparti, stronza!-, gridò facendosi pericolosamente vicina.
Vidi Scott allontanarsi da noi con lo stesso sguardo di poco prima.
Vigliacco.
La stanza si era ammutolita e potevo percepire la tensione e l’elettrizzazione che era presente in ogni singolo studente.
Da quanto tempo non si vedeva una rissa a scuola?!
Praticamente tre mesi…
Vidi una ragazza, credo fosse un’amica della piovra, afferrarla per il braccio e dirle qualcosa sottovoce, forse le stava suggerendo qualche tattica per potermi fare più male!
-Car…-, mi sentii chiamare dalle mie amiche.
Poi successe qualcosa che mai mi sarei aspettata: la Jeffrey si allontanò riservandomi un’occhiata di odio puro.
In tutta la mensa si alzarono mormorii di delusione –niente rissa!-, di confusione e di scherno. Io, sempre più confusa e sbalordita, mi sedetti e mi bloccai a fissare il piatto.
Era davvero tornata indietro? E perché, dopo tutto l’odio che aveva lasciato trasparire dalle sue parole e dalle sue azioni, si era fermata?
Scossi la testa. Oggi non riuscivo a capirci niente… o mi ero rimbecillita io o gli altri erano ancora più criptici.
E poi come dovevo interpretare lo sguardo che avevo scambiato con Scott pochi istanti prima?
-Sono allibita-, mormorai.
-A chi lo dici…-, rispose Felicia.
-Già…-, concordò Danielle.
Incominciammo a mangiare ma stavolta in silenzio e poco dopo suonò la campanella di fine pausa. Mi alzai e, preso lo zaino, salutai Felicia con un bacio sulla guancia poi con Danielle mi diressi verso la palestra.
 
-Jeffrey! Fallo!-, fischiò per la quindicesima volta il professor James.
Era da un’ora buona che Samantha Jeffrey trovava ogni scusa possibile per farmi fallo e/o male.
Mi sembrava di avere un déjà-vu dei miei primi giorni con Scott.
Il professore fischiò nuovamente per incominciare il gioco. Danielle passò la palla ad Allison, che la passò a Meg che la passò a me.
La presi e incominciai a correre palleggiandola quando all’improvviso qualcuno mi diede una spallata con tutta la sua forza facendomi finire con il fianco destro sulla ringhiera che circondava il campo e facendomi cadere a terra col sedere.
Un altro fischio.
-Ops-, ridacchiò Samantha. La potevo strozzare?!
Mi rialzai a fatica con l’aiuto di Danielle.
-Jeffrey, se fai un altro fallo su Ryan sarò costretto a farti sedere-
-Scusi professore, ma è così grassa che è impossibile non colpirla in un qualche modo-, sghignazzò lei.
La fulminai. –Che cazz…-, incominciai poi Danielle mi trascinò via.
-Non darle corda! Ricordati che la pianterà anche lei!-, mi ammonì.
-Lo so! Ma mi ha fatto male!-, mi lagnai cercando di massaggiarmi il fianco. –E mi ha dato della grassa!-
Lei mi guardò con un’espressione carica di significato: come a dire “piantala e sii più matura!”.
Puah.
Mi sistemai la casacca che ci aveva dato il professore e tornai in campo.
-Tutto bene Ryan?-, mi chiese James.
-Si, professore-, lui annuì e tornò sulla linea di fine campo e fischiò nuovamente. E il gioco riprese: Danielle la passò a Sarah, che la passò ad Natasha, che la passò a Kate, che la passò alla sottoscritta.
Mi controllai intorno e non vidi nessuna traccia della Jeffrey, così incominciai a correre per cercare di fare punto, quando all’improvviso mi spuntò Samantha davanti e mi diede una spallata. Ma dove cavolo si era nascosta!?
Arretrai di qualche passo poi la fulminai e la spinsi più forte che potevo.
-Hai rotto il cazzo! Smettila!-, gridai facendo zittire tutti in palestra.
Scott ci guardò sorpreso togliendosi la cuffia dell’iPod dall’orecchio, dall’altra parte della struttura.
Samantha mi guardò in cagnesco. –Non. Toccarmi-, sillabò.
-E tu smettila allora!-, la spintonai di nuovo, rossa in viso per la rabbia e lo sforzo di correre.
-Ryan, Jeffrey smettetela! O sarò costretto a mandarvi dalla preside e non sarà buona come lo sono stato io finora. Lasciate fuori dalla palestra i vostri problemi di cuore-, ci ammonì guardando verso Scott.
Perfetto! Ora perfino i professori sapevano del nostro triangolo.
-Ryan vai a sederti in panchina-
-Con piacere-
 
Il restante delle ore di ginnastica le passai a girarmi i pollici sulla panchina e ad osservare Scott che si riscaldava, con le goccioline di sudore che gli colavano dalla fronte fin dentro alla maglia…
Andai nello spogliatoio per prima e mi cambiai in fretta osservandomi il fianco che continuava a dolermi: mi stava venendo un enorme livido.
Di bene in meglio quella giornata. E non sapevo che sarebbe peggiorata ancora.
-Caroline!-, mi sentii chiamare quando ero ormai vicino alla mia auto.
Mi voltai e guardai indifferente Scott. Non dovevo fargli vedere che dentro di me ero agitata.
-Ti ha fatto male Sam?-
Ti ha fatto male Sam? Sam, Sam, Sam. Sammuccia cara, maow.
Ovvio che si, cretino, mi ha sbattuta contro una ringhiera con la sua delicatezza da elefante! –No-
Mi guardò alzando un sopracciglio, non mi credeva nemmeno.
-Che c’è Scott?-, chiesi stanca togliendomi una ciocca di capelli da davanti al viso.
Lui sembrò ricomporsi e tornare con la sua maschera di odio di quel pomeriggio a pranzo.
-Ho sentito che ti sei divertita martedì sera-, sbottò stizzito.
-Si, e quindi? Non sono affari tuoi-
1 a 0 per Caroline Ryan.
-Baci sempre le persone così a caso?-
-Come prego?-, chiesi bloccandomi di colpo.
Ma come si permetteva?!
-Mi hai sentito bene. Evidentemente dai poca importanza ad un bacio se lo dai così facilmente al primo che capita-, commentò acido incrociando le braccia.
-A te non te ne deve fregare niente di quello che faccio io! Hai messo in chiaro tutto l’altra sera, quindi non fare l’offeso. Posso fare quello che voglio!-
-Non sono offeso, sono solo sorprendentemente deluso-
-Deluso!? Ma sei scemo!? Io posso andare con chi mi pare, non devo rispondere a nessuno, tantomeno a te, dopo quello che è successo! E poi ero ubriaca e non sai neanche perché ci sono andata e… non so nemmeno perché tento di giustificarmi con te!-
-E perché allora ci saresti andata?-
-Perché… perché credevo che… non sono affari tuoi!-, sbottai rossa come un peperone.
Stavo quasi per cascarci e dirgli tutto, ma sarebbe stato troppo…
Vidi nei suoi occhi un lampo di sorpresa che si trasformò in confusione.
Non aveva capito, per fortuna.
-Basta Scott, perché tu e la tua fidanzatina non mi lasciate in pace? Sono stanca di questi comportamenti da bambini-, sussurrai davvero esausta.
Lui non disse niente, si limitò ad andarsene, ancora più deluso di quando era arrivato.
Non potevo sentirmi in colpa per lui, io non gli dovevo assolutamente niente. Anche se avevo baciato Adam perché credevo che fosse Scott, potevo fare quello che mi pareva.
Lui mi aveva respinta e io non gli dovevo assolutamente niente.




Spazio dell'autrice:


Ohilà! :D
Ho fatto i salti mortali per riuscire a pubblicare in tempo! E fate conto che fra mezz'ora devo uscire e sono ancora in tuta, quindi farò delle note lampo, perdonatemi :(
Questo è un capitolo di passaggio: c'è il risveglio traumatico di Caroline, il piccolo litigio con Justin e finalmente si spiega il messaggio e lo schiaffo di Samantha!
Il motivo dello schiaffo non è tutto qui :D nel prossimo capitolo, che sarà IL capitolo, si scoprirà quello che manca e in più Scott e Caroline avranno un bellissimo face to face :D
Vi lascio un piccolo spoiler:


-Io, non amo Samantha da un po’.[...]-


Tantantantaaaaaaaaan! :D so che si era già capito questo concetto, ma l'importante è il fatto che lo sta dicendo ad alta voce :D e proprio alla nostra Caroline!
Ora scappo davvero e vi ricordo che ho incominciato una nuova storiella e per chi volesse farci un salto il link è questo:
Dopo la pioggia .
Ringrazio ancora chi continua a leggere e commentare :D siete stupende! :3
Non so se riesco a pubblicare prima dell'anno nuovo, vi prometto che ci proverò! 
Intanto vi auguro un BUONISSIMO NATALE a voi e alle vostre famiglie! :D
E nel peggiore dei casi: BUON ANNO NUOVO! Che il 2013 sia migliore del 2012! :D
Ora scappo che se no faccio ritardo! :D


Alla prossima! :*


MaudeScott

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Capitolo 17
*** Posso baciarti? ***


 Grazie mille a Jess Graphic per la nuova copertina! :D
 

 
Capitolo 16___Posso baciarti?
 


 
Sono solo sorprendentemente deluso”
Ma cosa voleva di preciso dalla mia vita quel ragazzo!?
Prima mi rifiutava poi faceva il geloso perché io avevo baciato qualcun altro! Non era mica normale, davvero!
Era lunatico, paranoico, stupido e meravigliosamente bello.
Aveva i capelli più lunghi del solito ed erano spettinati, sembrava uno di quei surfisti californiani. Bello, bello, bello.
E io stavo sbavando da un’ora osservando ogni minimo movimento che faceva in quella palestra.
-Uuuh! Chi stiamo spiando?-, mi chiese Danielle spaventandomi.
-Shhh, Scott si sta allenando con i pesi!-, spiegai.
-Oh-, le labbra di Dani andarono a formare una perfetta O: aveva capito che cosa intendevo.
Scott Lafferty tutto sudato a pochi metri da noi, con il solito iPod nelle orecchie mentre sollevava 45 chili di pesi con le braccia.
Osservavo ogni mossa, ogni espressione di fatica, ogni traccia di stanchezza sul suo volto.
Gli occhi verdi erano ancora più luminosi e intensi: stava pensando a qualcosa ed era distratto dall’allenamento, ma non riuscivo a capire a cosa.
Potevo voler correre dentro e baciarlo con tutta me stessa?!
Volevo farlo da matti, ma sapevo che non potevo. Lui non voleva e io ero arrabbiata.
Ma davvero come potevo esserlo con un ben di dio come lui!?
Il suo unico problema era Samantha-oca. Lo avrei volentieri aiutato a sbarazzarsene, non mi tiravo mica indietro io per certe cose, specialmente quando si trattava di cheerleaders morettine e perfette.
-Ryan, Morris che diavolo state facendo?!-, l’urlo del professor James ci fece voltare di scatto e quasi saltare sul colpo per lo spavento.
Cazzo.
-N-niente-, mi affrettai a dire.
-Stavamo… ecco…-, Danielle stava cercando di trovare una scusa plausibile.
All’improvviso sentimmo la porta della palestra aprirsi e vedemmo spuntare uno Scott curioso: doveva aver sentito.
Beccate!
Non solo dal professore, ma dalla vittima dello spionaggio in persona!
Che figura di merda…
-Salve prof! Stavano venendo in palestra perché avevano bisogno per un cosa per la partita di football-, ci coprì Scott lanciandomi un’occhiata strana.
Il professore si aprì in un sorriso a trentadue denti: -Ragazze, non c’è bisogno di interrompere l’allenamento di Scott! Deve essere in forma per la partita, se volete dei biglietti ve li posso dare subito-, e detto fatto ne tirò fuori un pacco dalla tasca.
Ce ne porse due e noi li prendemmo riluttanti. Odiavo il football.
-Grazie professore…-, dicemmo mogie io e Danielle.
James se ne andò tutto bello contento tornando nel suo ufficio, lasciandoci da sole con Scott che ci guardava in attesa di una spiegazione, anche se leggermente compiaciuto: probabilmente aveva capito tutto…
-Beh… io devo correre a cambiarmi-, se la filò Dani.
Traditrice!
Io guardai Scott e gli sorrisi debolmente. –Grazie…-, sussurrai distogliendo lo sguardo dai suoi occhi e sistemandomi meglio la coda.
-Verrai?-, chiese lui, ignorandomi e indicando i biglietti.
-Non credo, non mi piace molto il football-, spiegai.
-Puoi darmeli allora, così li do a qualcun altro, abbiamo bisogno di tifo-
Alzai un sopracciglio scettica e sorpresa. Li voleva lui per darli a qualcun altro!?
Stronzo.
Glieli buttai addosso e me ne andai incazzata nera. Non c’era proprio niente da fare con lui, era scemo, punto.
 
La pioggia continuava a scendere copiosa e io continuavo a guardarla assorta.
Scott mi aveva contagiata: ora ero lunatica come lui. Ero tornata a casa da poco più di un’ora e dopo aver mangiato una bistecca veloce, mi ero andata a sedere alla solita cassapanca sotto la finestra a guardare fuori e a pensare a tutto il casino che era successo.
Ero stata proprio una stupida a baciarlo.
Non potevo controllare gli ormoni e farmelo piacere in silenzio? Mi sarebbe passata prima o poi!
Odiavo Samantha Jeffrey, con tutto il mio cuore.
Se lei non fosse esistita tutto sarebbe stato perfetto. Ma chi volevo prendere in giro… io non piacevo a Scott, me lo aveva detto.
Alzai lo sguardo dal prato sempre più bagnato dalla pioggia e vidi un SUV nero parcheggiare malamente di fronte al mio vialetto.
Avrei riconosciuto quel SUV ovunque.
Mi alzai di scatto e andai ad aprire la porta. Scott era appena sceso e appena mi vide si fermò sotto alla pioggia.
Era bagnato fradicio ma non si muoveva e continuava a fissarmi, dispiaciuto, mortificato, triste.
Mi fece segno di raggiungerlo e io non lo feci ripetere due volte: di corsa mi fiondai tra le sue braccia e lo strinsi forte. Mi era mancato.
Era passata solo una settimana, ma mi era mancato terribilmente.
La sua piccola fossetta, quegli occhi da infarto e i suoi bellissimi capelli, inoltre la sua spensieratezza, il suo essere mongolo, il suo farmi ridere… in poche parole mi era mancato lui.
-Scusa, Caroline. Per tutto quello che ti ho detto. Non voglio più essere cattivo con te, non te lo meriti. Non dovresti nemmeno parlarmi dopo tutto quello che ti ho fatto e invece eccoti qui, tra le mie braccia. Io… non è vero che non piaci. Non è vero che non voglio più vederti. Non è vero che sei stupida. So che passo la metà del mio tempo con te a scusarmi perché sono un coglione, ma ti prego di farlo anche stavolta. Non voglio farti soffrire, mi sono affezionato molto a te. Davvero… io…-, riprese fiato e mi allontanò dal suo petto, poi mi guardò dritto negli occhi. –Tu mi piaci e anche tanto-
Potevo morire di felicità?
Poteva avere detto davvero quello che avevo sentito?
Poteva davvero succedere tutto questo a me?
Io scossi il capo. –Ma hai detto che ami Samantha…-, piagnucolai.
Perché dovevo tirarla fuori in quel momento?!
Ovvio, perché ero masochista.
-Io, non amo Samantha da un po’. Era solo l’unico modo che avevo per allontanarti, perché avevo paura. Paura che mi piacessi per davvero. Ma… non sono bravo a mentire… ho lasciato Samantha martedì scorso-, mi confessò.
Non mi importava se mi sarei presa un raffreddore grande come una casa, avrei scalato l’Everest per ascoltare in continuazione quelle parole: lui e Samantha si erano mollati.
Feci un sorrisone a trentadue denti e mi tolsi da davanti al viso i capelli che con la pioggia si erano appiccicati.
-Per questo ce l’aveva a morte con me? Ma che le hai detto?-
-Le ho detto che ci eravamo baciati e che non volevo più stare con lei. L’ho lasciata perché era da un po’ che non andavamo d’accordo, non l’amavo più come facevo prima… conoscendoti mi sono reso conto che non è così speciale come pensavo: è vuota e io non voglio più una persona vuota. Conoscendoti mi sono reso conto di quanto sei fantastica, brillante, simpatica, intelligente e… bella-, riprese fiato. –Io voglio stare con te, Caroline-
Lo guardai fisso negli occhi, nei suoi meravigliosi occhi verdi e quello che vidi mi convinse. Era sicuro, sincero, speranzoso, preoccupato, semplicemente bellissimo.
Era Scott Lafferty e finalmente aveva deciso che voleva stare con me, solo con me.
Aveva eliminato dalla sua vita quella piovra petulante di Samantha Jeffrey.
Ancora non riuscivo a capacitarmene, forse stavo sognando!
Ma non potevo dargliela vinta così, fargli capire che bastava dirmi due paroline dolci e mi scioglievo.
Mi vennero gli occhi lucidi e incominciai a tirargli dei pugni –praticamente inesistenti- sul petto.
-Ehi, ma che fai!?-, mi chiese sorpreso.
-E tu pensi che dicendomi qualche parolina dolce io dimentichi all’improvviso quello che mi hai detto, come mi hai fatta stare e cosa hai fatto?!-, gridai.
Lui mi guardò con gli occhi fuori dalle orbite.
-No! Cioè, non dimenticartene, ma darmi una seconda possibilità!-, avevo eliminato dagli occhi quella sicurezza con la quale era arrivato.
Benissimo. Non doveva pensare che fosse così semplice.
-E perché dovrei dartela?! Cosa mi dice che non cambierai idea o che questa non sia solo una presa per il culo!?-
Lui mi bloccò le mani, improvvisamente furioso.
-Quindi tu mi reputi ancora quel ragazzino viziato di quando sei arrivata? Mi era sembrato di capire che non lo pensassi più! Ora chi è quello che è stato preso in giro!?-, gridò anche lui.
No, no, no. Non stava capendo niente!
-No! Non intendo dire questo! Io… non so nemmeno cosa intendessi!-, cercai di spiegarmi vagamente.
-Allora perché lo hai detto!?-
-Perché sono confusa, prima mi dici che non ti piaccio, che hai la morosa e ora arrivi qui di corsa a dirmi che ti piaccio e che Samantha non c’è più!-, esclamai.
Lo vidi tranquillizzarsi e mi tranquillizzai un pochino anche io.
-Lo so che può sembrare tutto affrettato, ma è la verità-
Lo guardai ancora non del tutto convinta: il mio cuore mi diceva di ascoltarlo di dargli piena fiducia, ma il mio cervello mi diceva di stare attenta.
-Senti Caroline, ci penso dal bacio. Penso a tutti i bei momenti passati insieme, anche al fatto che solo con te riesco a confidarmi sul serio, che mi trovo benissimo e che sei diventata la ragazza più importante per me-, deglutì leggermente poi riprese: -Non mi importa se non mi credi ora, te lo farò credere perché ti giuro che non voglio più farti stare male e stare lontano da te. Tu mi piaci davvero, con te è diverso-
-E’ tutto vero quindi?-, chiesi nuovamente, più fiduciosa delle sue parole: anche il cervello stava incominciando a cedere.
Lui annuì semplicemente guardandomi negli occhi. -Ti prego, dammi un pizzicotto, di sicuro sto sognando-, sussurrai sorridendo comunque. Anche se era un sogno era un bellissimo sogno.
Lui ridacchiò compiaciuto poi mi spostò una ciocca di capelli bagnati da davanti al viso, provocandomi un brivido.
-Hai freddo?-, mi chiese muovendo velocemente le mani sulle mie braccia per cercare di scaldarmi.
-No-, risposi arrossendo un poco e sorridendo.
Lui tornò serio e tornò di nuovo a fissarmi.
-Sono serio io Caroline, davvero. Te l’ho detto, tu mi piaci e non parlo solo dell’aspetto esteriore, non sei bellissima solo fuori ma anche dentro: sei simpatica, allegra, intelligente e con la testa sulle spalle-
Non mi ero mai reputata bellissima, ma il suo sguardo e le sue parole mi ci fecero credere davvero.
Gli sorrisi felice e gli accarezzai un braccio.
Eravamo sotto la pioggia battente da ormai non so più nemmeno quanto, ma non mi importava; mi sarei presa volentieri una broncopolmonite, ma non mi importava.
-Posso baciarti ora, Caroline?-
Quanto era bello il mio nome sussurrato dalle sue labbra?
Gli presi i capelli tra le dita continuando a sorridere.
-Certo che puoi farlo Scott-, risposi.
Lui sorrise e si piegò lentamente su di me. Osservai la sua bocca leggermente carnosa avvicinarsi pian piano alla mia, mi morsi un labbro vogliosa di sentirla sulle mia.
E finalmente successe.
Per la seconda volta le nostre labbra si unirono. Non mi ero scordata il suo sapore, non avrei potuto neanche se avessi voluto: sapeva di menta e cioccolato. Squisito.
Questo bacio fu diverso, prima di tutto perché lui lo ricambiava.
Una sua mano era finita sui miei fianchi al limite del fondoschiena, mentre l’altra era sulla mia testa per stringermi maggiormente a lui.
Le nostre bocche si incastravano perfettamente e giocavano ad un gioco eccitante, rincorrendosi.
Schiusi la bocca per far entrare la lingua nella sua che l’accolse ben volentieri e incominciò a giocare anche con quella.
Gli strinsi spasmodicamente le spalle per aderire maggiormente al suo corpo. Non sentivo più nemmeno la pioggia che batteva sui miei occhi chiusi e ormai il mio cuore aveva salutato la mia cassa toracica.
Ad un tratto fece una cosa che mi tolse il fiato: preso dalla foga del bacio o non so cosa, fece scivolare una mano sulla mia natica destra e mi strinse con forza al suo bacino, facendomi gemere leggermente per la sorpresa.
Stavamo praticamente pomiciando sul vialetto di casa mia…
Forse anche lui pensò a quello che pensavo anche io e, sfortunatamente, si staccò da me.
-Cosa…?-, chiesi confusa.
Lui mi sorrise con i capelli completamente distrutti dalle mie mani e le labbra arrossate dalle mie: potevo violentarlo!?
Calma Caroline, frena gli ormoni.
Scott mi prese per mano –incredibile quanto fossero calde nonostante la pioggia!- e mi fece entrare in macchina.
-Così siamo anche all’asciutto-, mi sorrise.
Mi legai i capelli in un’alta coda di cavallo e cercai di togliermi l’acqua dal viso: per fortuna non mi ero truccata quel giorno altrimenti sarei sembrata un panda!
-Ci prenderemo un raffreddore!-, esclamai.
Lui mi guardò con gli occhi molto più liquidi del normale, poi sorrise malizioso.
-Preferirei prenderlo in un altro modo-
Lo guardai scioccata poi scoppiai a ridere di gusto mentre lui mi prendeva una coscia e mi trascinava a cavalcioni su di sé, tirando indietro del tutto il seggiolino.
Mi arpionò di nuovo i fianchi, infilando le mani calde sotto alla mia maglietta.
Rabbrividii leggermente poi mi fiondai verso la sua bocca, riappropriandomene.
Schiuse subito le labbra e tornammo a continuare il bacio di poco prima, sempre più coinvolti.
 
Sul cruscotto l’orario segnava le cinque di pomeriggio: eravamo stati in macchina per più di un’ora!
Dopo più di venti minuti in cui avevamo provato a pomiciare, ci eravamo arresi: era davvero impegnativo anche solo baciarsi in macchina!
Ogni volta che ti muovevi colpi qualcosa, ti incastravi in posizioni che avrebbero fatto invidia ad un contorsionista.
Dopo l’ennesima botta sul tettuccio ci eravamo staccati, sbuffando ansanti e frustati, abbassando poi lo schienale dei seggiolini per poterci sdraiare e parlare.
Non avevamo nemmeno pensato di entrare in casa, visto che era esattamente lì di fianco, ma forse era meglio così.
-E la faccia che hai fatto quando mi sono allontanato per entrare in macchina!-, mi prese in giro.
-Daaaai!-, mi lamentai colpendolo su un braccio cercando di fargli male.
Cercando… si perché non lo scalfii nemmeno di un po’.
Sbuffai, poi scoppiai a ridere anche io. Ero felice, era strano l’effetto che mi faceva quel ragazzo, davvero, non sorridevo così da quando ero tornata a casa da Justin.
-Caroline, è tutto a posto tra di noi?-, mi chiese tornando serio.
Finsi di pensarci su. -Non so, devi farti perdonare-, mormorai con sufficienza.
Lui mi guardò preoccupato, poi si aprì in un bellissimo sorriso: -Che fai venerdì sera?-
-Non so-, mormorai mordendomi il labbro.
-Bene, allora vieni a cena con me dopo la partita-, mi sorrise.
-Sempre che possa riavere indietro i miei biglietti, sai, non vorrei non fare abbastanza tifo-, sbuffai stizzita, ancora offesa per quella mattina.
Lui mi sorrise colpevole. –Scusa-
-E poi si chiede per favore!-, esclamai sorridendo mio malgrado.
-Per favore, Ryan, verresti a cena con me dopo la partita di cui ti ridarò i biglietti?-, si voltò verso di me, mettendosi su un fianco e facendo il labbrino.
Scoppiai a ridere e distolsi lo sguardo per non saltargli addosso subito: non volevo sembrare troppo maniaca, su…
Quando recuperai il controllo dei miei ormoni lo guardai: i capelli sempre scompigliati ma ormai quasi completamente asciutti, gli occhi limpidi, allegri e acquosi: si poteva vedere perfettamente la linea marrone negli occhi; le labbra erano tornate della loro normale forma e ora sorridevano creando quella deliziosa fossetta che tanto adoravo.
Mi sporsi verso di lui e lo baciai leggermente sorprendendolo.
-Verrei volentieri a cena con te venerdì sera dopo la partita-



Spazio dell'autrice:


Ce l'ho fatta prima dell'anno nuovo! :D dovete essere fiere di me! :)
Comunque ecco finalmente IL capitolo! :D
Scott e Caroline si chiariscono e Scott ammette i suoi sentimenti verso la nostra bella ragazza :D
Si capisce finalmente tutto il motivo dello schiaffo e c'è molto zucchero <3
Spero che non vi sia sembrato troppo affrettato il fatto che Caroline abbia ceduto presto, ma ha cercato di resistere ma è troppo innamorata e quindi è stato più forte di lei <3
Finalmente si baciano come si deve e da qui in avanti ci sarà molto contatto fisico :DDDD
La prima scena l'adoro, non so perchè ma me la immaggino un sacco divertente :'3
E dunque... purtroppo mancano pochi capitoli alla fine, circa cinque :(
Mi mancheranno questi due testoni ç.ç
Beh, ora vi lascio che vado a disperarmi perchè non ho idee su come vestirmi il 31 D:
Colgo l'occasione per ricordarvi le storie che ho pubblicato in questi giorni:
Dopo la pioggia (che aggiornerò domani), The best Christmas gift ever, Strangers.
Inoltre auguro a tutti un BUONISSIMO ANNO NUOVO! :D
E vi avverto che il prossimo capitolo, se non ci saranno intoppi, arriverà sabato :D
Grazie a tutte voi che continuate a seguire la storia e a commentare, vi adoro! <3


Alla prossima!



MaudeScott

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Capitolo 18
*** Caroline 1, Samantha 0 ***


 Grazie mille a Jess Graphic per la nuova copertina! :D
 

 
Capitolo 17___Caroline 1, Samantha 0
 
 

 
Era venerdì pomeriggio, il giorno della partita e anche della mia cena con Scott.
Quella mattina a scuola non ci eravamo praticamente visti perché lui era troppo impegnato con gli ultimi allenamenti visto che questa partita decretava la scuola che sarebbe diventata campionessa di Stato.
In compenso avevo parlato molto di lui con Danielle, Felicia, Justin e mia mamma. Mi avevano fatto un terzo grado e si erano messi a saltellare come degli scemi a fine racconto.
Li capivo. Chi lo avrebbe mai detto che Caroline Ryan, la nuova arrivata, sarebbe diventata la ragazza di Scott Lafferty, il bullo della scuola che la tormentava?
Ma si sa che le più belle storie d’amore nascono da un sentimento di odio. O almeno così credevo.
In più non ero sicura che il nostro fosse amore… io ne ero innamorata ma lui aveva parlato solamente di piacere.
Me lo facevo bastare per il momento, era un buon punto di partenza e non volevo allontanarlo di nuovo.
Stavo guardando da trenta minuti l’armadio senza trovare niente da potermi mettere e la mia camera ormai sembrava un campo di battaglia in piena regola.
Così mi arresi e recuperai il cellulare e composi un numero che ormai sapevo a memoria: quello di Justin.
-Ciao bellissima! Come stai?-, chiese rispondendo al terzo squillo.
-Justin sono in piena crisi!-, esclamai togliendomi l’ennesima gonna, posizionando il cellulare tra la spalla e l’orecchio.
-Che succede?-, chiese preoccupato.
-Allora, sai che stasera esco con Scott no?-
Lui emise un verso strano come per annuire, facendomi ridacchiare.
-Dunque, prima c’è la partita di football e non posso andare vestita elegante, ma dopo usciamo a cena. E sono in totale crisi perché non ho idea di dove andremo!-
-Quante cose bisogna insegnare a questo ragazzo… bisogna sempre dirlo a una donna dove si va a mangiare! Pff-
-Infatti!-, annuii convinta.
-Comunque tranquilla… allora, io opterei per jeans stretti e chiari. No, scherzavo! Le panchine dello stadio saranno lercissime, quindi non chiari-, sentenziò.
Guardai tra i miei jeans. –Quelli neri sono da lavare e me ne rimangono un paio blu scuro e uno bordeaux-
-Blu, assolutamente!-, disse schifato.
-Ehi! Non discriminare così i miei bellissimi jeans bordeaux-, esclamai risentita facendolo ridere.
-Per un appuntamento, blu sicuro!-
-E la maglia?-, mormorai tirando fuori una maglia che mi aveva regalato Justin un anno prima. –Quella che mi hai regalato bianca, stile Burberry?-
-Uuuh! Si, si! Perfetta!-, gongolò.
La maglietta in questione era una maglia bianca con le maniche a tre quarti, il colletto e uno scollo a V decorato con un motivo a scacchi stile quello di Burberry.
-E mettiti gli stivali marroni di camoscio col tacco. Capelli sciolti e trucco leggero!-, mi quasi ordinò. –A che ora c’è  la partita?-, domandò iniziando a masticare qualcosa.
-Alle cinque, ho ancora un’ora per prepararmi. Che stai mangiando?-
-Una frittella di stamattina-, spiegò.
-Mmm… buone!-
-Si-
-Quando esci con Nate?-, mi informai mettendo il vivavoce per infilarmi i jeans.
-Mai. Abbiamo litigato-
-Come? Perché non me l’hai detto prima?!-
-Perché eri in crisi!-
-Ma io sono rimasta a parlare di me e Scott mentre te e Nathan avete litigato!-, mi sentii in colpa. –Spiega-, dissi perentoria, infilando la maglietta.
-Perché fa il cascamorto con un ragazzo del suo corso di arte-, sbuffò.       
-Come il cascamorto?-
-Massì, ride sempre, fa lo scemo e guarda caso lui è pure gay e bellissimo e latino americano e con una bega…-
-Justin!-, lo interruppi scandalizzata: e lui che ne sapeva?!
Lui sghignazzò mentre io cambiai discorso: -E Nathan che dice?-
-Dice che mi invento tutto e che Miguel –che nome da puttaniere poi- è solo un amico e che lui non lo guarda nemmeno-
-Allora perché hai dei dubbi? Non ti fidi di Nate?-
-Si che mi fido, non mi fido di Miguel-, fece il verso al ragazzo.
-Ma Nathan chi ama?-, chiesi sorridendo.
Era incredibilmente geloso delle persone a cui teneva, era sempre stato così ed era comprensibile che avesse paura ora, ma questo non doveva essere un limite per la sua storia.
-Me-, sospirò.
-Esatto e tu non sei Miguel. E credo, anzi sono sicura, che tu sia più sexy-
-Ovviamente-, e ridemmo entrambi.
-Sei più tranquillo?-, chiesi amorevolmente.
-Si, grazie-
-E non farti viaggi inutili, lui sta con te e vuole stare con te; non rovinarti un venerdì sera per niente e chiamalo-
-Va bene. Ora devo andare che mia mamma chiama: ti saluta a proposito!-
-Grazie e ricambia. A presto, ti chiamo domani per raccontarti!-
-Anche io! A domani-, e riattaccò.
Sorrisi leggermente e lanciai il cellulare sul letto ancora coperto di vestiti: piangevo al pensare che avrei dovuto mettere tutto in ordine!
Infilai la maglietta e presi un golfino marroncino da metterci sopra in caso mi venisse freddo; mi spruzzai un po’ di profumo poi andai in bagno e accesi la piastra.
Dunque faccia, ora a noi: misi la crema, la base per il trucco, un po’ di matita e l’indimenticabile mascara.
Mi pettinai i capelli controllando l’ora: avevo ancora mezz’ora.
Incominciai a piastrarmi i capelli canticchiando “Up in the sky” dei Bombay Street, canzone che avevo sentito quella mattina alla radio.
-Tesoro a che ora esci con Scott?-, mi chiese mia mamma da dietro alla porta.
-Passa per le cinque-
-Okay, io vado da Marta, ci vediamo stasera se non tornate tardi o direttamente domani mattina-, mi salutò.
-Va bene! Buona serata mamma!-
-Anche a te, tesoro, e fai la brava!-, alzai gli occhi al cielo sentendola allontanarsi per le scale.
Facevo sempre la brava io.
 
Mezz’ora più tardi avevo sistemato tutto e finito di farmi i capelli ed ero già in macchina con Scott che tamburellava i pollici sul voltante.
-Sei nervoso?-, chiesi sorridendogli.
-Un po’… okay tantissimo-, mormorò parcheggiando la macchina vicino allo stadio della scuola affiancandomi dopo che ero scesa dalla macchina.
-Tranquillo, siete bravissimi, tu sei bravissimo e vincerete di sicuro!-, esclamai entusiasta.
Avevo sempre odiato il football come sport, ma diciamo che i giocatori –specialmente uno- non mi erano mai dispiaciuti.
Mi sorrise radioso e mi mise una mano sul fianco facendomi sobbalzare leggermente: dovevo ancora abituarmi a quel livello di intimità.
-Grazie per essere venuta, nonostante non ti piaccia il football-
Iniziai a giocare con il cordino della sua felpa. –Potresti farmi cambiare idea-, arrossii leggermente: non ero mai stata una tipa spudorata.
Lui mi sorrise malizioso e fece comparire quella dannata fossetta.
Mi alzai in punta di piedi e gli diedi un bacio dolce sul mento.
Lui sorrise e mi bloccò il viso per darmi un bacio lento a fior di labbra.
-E’ il mio porta fortuna-, mi sussurrò sulle labbra poi, sorridendo.
Ridacchiai leggermente e gli morsi un labbro. –Ahi!-, scherzò lui.
Gli diedi un buffetto sulla spalla. –Dai andiamo! Ti avranno dato per disperso!-, risi prendendolo per mano e trascinandolo verso gli spalti.
 
Il football era uno sport violento, molto violento. Ad ogni calcio di inizio c’era uno scontro fra le due squadre, ad ogni placcaggio c’era il rischio di rompersi qualcosa, ad ogni meta –nella gioia del momento- si veniva assaliti dai compagni e poi, quando tutto ripartiva, gli avversari erano sempre più violenti.
Per non parlare degli spettatori. A volte più violenti degli stessi giocatori e cosa c’era di peggio di adolescenti –specialmente maschi- che esprimevano tutto il loro essere urlando come forsennati e incominciando inni da stadio da cavernicoli.
E quando la propria squadra sta perdendo non c’è niente di più animalesco che la tifoseria.
Anzi una cosa c’era: le cheerleaders.
Avevo la nausea dei loro coretti da galline tipo: “Datemi una S; datemi una C; datemi una O; datemi una T; datemi un’altra T; VAI SCOTT!”
Avevo il dubbio che quella fosse una piccola vendetta di Samantha, il capitano, che ogni tanto mi lanciava occhiate di puro odio.
Dopo due ore di agonia da parte della sottoscritta perché, essendo il quarterback, Scott veniva spesso preso di mira, mi ero avviata verso lo spogliatoio maschile, ansiosa, mentre tutti gli altri nostri compagni di scuola andavano a festeggiare la vittoria tanto sudata di 49-48.
-Chi sono i campioni di Stato!? Noi!-, i cori che si sentivano dagli spogliatoi erano giustamente meritati e mi fecero sorridere.
-Ehi Ryan!-, mi affiancò Scott, mettendomi una mano sul fianco.
-Scott! Sei tutto intero!?-, chiesi preoccupata
Lui incominciò a ridere sguaiatamente, quasi piegandosi in due dalle risate.
-Ryan, è tutta scena, ci sono le protezioni! Non ci facciamo male-, continuò a ridacchiare.
Io mi corrucciai: io mi preoccupavo e lui mi prendeva in giro?!
-Oh dai, non ti offendere-
-Gne!-, sbuffai.
 Lui mi abbracciò leggermente dandomi un bacio sulla testa che mi fece sciogliere: questa nuova situazione mi stava piacendo più del lecito.
-Comunque te l’avevo detto-, dissi dopo un po’, mentre ci incamminavamo verso il parcheggio: eravamo quasi gli ultimi rimasti.
-Ehi Scott!-, lo chiamò qualcuno da dietro.
Ci voltammo e vedemmo Drake che ci stava raggiungendo.
-Ciao Caroline-, mi salutò.
Momento. Drake Sommers che mi saluta!? Doveva davvero finire il mondo quest’anno.
-Ciao Drake-, dissi allegra.
-Scott dopo vieni con noi a festeggiare la vittoria?-
Scott mi guardò poi scosse il capo dispiaciuto.
-Stasera passo mi sa-
-Ma non puoi è la vittoria della finale! Siamo campioni di Stato, non puoi mancare proprio te!-
-Ha ragione Scott…-
-Ma la nostra cena!-, si lamentò.
-Possiamo andarci anche un’altra volta. Oppure andiamo a mangiare e dopo alla festa-, proposi.
-Va bene! Allora ti raggiungiamo fra un’oretta più o meno Drake-
-Perfetto, lo dirò agli altri allora!-, esclamò entusiasta il suo amico.
-Ti adoro lo sai?-, mi sussurrò all’orecchio Scott.
Mi si fermò il respiro e divenni rossa come un peperone, poi mi voltai e lo abbracciai.
-Lo so-, sorrisi.
Mi diede un pizzicotto sul fianco e poi entrammo in macchina.
Ci stavamo dirigendo verso un ristorante in centro: il Dilectus; una pizzeria molto carina e –per fortuna- informale.
Scendemmo dall’auto e subito Scott mi prese per mano mentre ci incamminammo verso l’ingresso.
Aveva i capelli più spettinati del solito dopo la doccia –cercai di fermare i pensieri e di non immaginarmelo mentre se la stava facendo…-, ma era comunque bello nei suoi jeans neri e camicia leggermente sbottonata.
Entrammo e subito la cameriera ci raggiunse, scortandoci al nostro tavolo in un punto del ristorante appartato.
Ci sedemmo e incominciai a guardare il menu.
-Cambiato idea sul football?-, mi chiese Scott distraendomi dalla sorprendente vastità dei piatti.
-Mmm… non proprio. Sono stata in panico la metà della partita: è troppo violento-, mormorai scandalizzata, facendolo ridere. –Non capisco proprio come faccia a piacerti uno sport del genere!-
-Me lo chiede sempre anche mia sorella-, iniziò ricomponendosi. –Anche lei si scandalizza facilmente-
-Facilmente?!-
-Scusate l’interruzione, siete pronti per ordinare?-, arrivò la cameriera di poco prima.
-Io pasta al formaggio-, ordinai.
-Io una fiorentina con patate arrosto-
Mi ero dimenticata di dire che era un ristorante italiano? Beh, lo era.
-Da bere cosa vi porto?-
-Per me dell’acqua-, disse Scott.
-Anche per me, grazie-
-Perfetto, torno con le vostre ordinazioni-, si congedò cortese lei.
-Comunque non lo so nemmeno io perché mi piace in realtà; sarà la competizione, il gioco di squadra o l’adrenalina che ti scorre nelle vene quando hai la palla in mano! Non lo so, forse sono tutte queste cose messe insieme, ma ne vado matto-, sorrise riprendendo il discorso di poco prima.
Lo osservavo lentamente e non potei fare a meno di notare come gli si illuminavano quasi gli occhi a parlarne. Non capivo questa sua passione –troppa violenza per i miei gusti-, ma adoravo la passione che metteva nel giocare e grazie ad essa me ne riusciva a far apprezzare un po’.
Gli sorrisi, senza una reale motivazione, poi vidi un lampo di consapevolezza attraversare il suo sguardo, che si fece immediatamente più duro.
-Posso chiederti una cosa?-
-Dimmi-, chiesi leggermente timorosa.
-Che è successo martedì sera?-
Quando si dice essere salvati dalla cameriera che portava le ordinazioni.
Abbassai lo sguardo rossa come un peperone.
Resta sul vago, Caroline, non raccontagli completamente tutto.
-Niente, ho esagerato un po’ con l’alcool-
-E?-, chiese esortandomi ad andare avanti col racconto della mia notte da leonessa*.
-Mmm… questa pasta è buonissima! Com’è la carne?-
Non ne aveva ancora mangiato un pezzo ma dovevo cambiare argomento. Assolutamente.
Incominciò a mangiare lanciandomi un’occhiata alla “ne riparleremo” molto minacciosa, ma per il momento l’argomento Adam era chiuso.
Tirai un sospiro di sollievo e incominciammo a parlare del più e del meno tra un rubarsi il cibo e una presa in giro.
Era sempre più piacevole stare con Scott, mi era mancato questo suo essere così spensierato e scemo.
Mi erano mancate tutte le risate che facevamo insieme e il fatto che ora flirtavamo a vista d’occhio mi piaceva ancora di più di quanto fosse lecito.
Ero innamorata persa e me ne accorgevo ogni momento sempre di più.
 
Uscimmo dal locale un’ora più tardi sazi di primo piatto, secondo piatto e dolce. Aveva pagato tutto lui, proprio come ad un vero appuntamento.
L’aria fredda della sera si infranse subito su di me appena varcammo la soglia del ristorante.
-Tutto questo freddo?-, chiesi retorica.
-Davvero! Non dovrebbe essere estate a momenti?-
-Scott, è fine aprile!-, ridacchiai avvicinandomi a lui.
-Appunto! Per me maggio è già estate e a scuola non si fa niente-
-A parte gli esami-
-Quelli finiscono entro la prima settimana, quindi poi siamo liberi-
-Questo è vero-, mormorai pensando felice a quel momento.
Salimmo in macchina e ci allacciammo le cinture.
-Dov’è questa festa?-
-Alla casa al lago del padre di Drake-
-Ci credi se ti dico che non lo avevo mai sentito emettere suoni prima di oggi pomeriggio?-, risi, muovendomi leggermente i capelli.
-Si non parla molto-, ridacchiò, partendo e fermandosi poco dopo ad un semaforo.
-Comunque mi sono dimenticato di darti una cosa prima-, si voltò verso di me.
Io mi sporsi verso di lui curiosa con ancora un sorriso sulle labbra, quando lo vidi avvicinarsi pericolosamente al mio viso.
Le nostre labbra si scontrarono in un incastro strano che ci fece sorridere. Quando Scott si stava per tirare indietro, però, lo fermai e mi sistemai meglio per poterlo baciare come si deve.
Infilai le mani tra i suoi capelli e gli morsicai leggermente il labbro inferiore, facendogli schiudere la bocca per iniziare a giocare leggermente con la sua lingua.
Un rumore assordante di clacson interruppe l’incantesimo facendoci staccare ridendo: il semaforo era verde.
E sempre ridendo, Scott ripartì per andare verso casa di Drake.
 
La musica assordante era udibile anche da fuori e si potevano sentire gli schiamazzi delle cheerleaders proveniente dall’interno e dal retro della casa. Sul davanti c’erano sparsi qua e là gruppetti di persone con bicchierini rossi e blu in mano, presumevo non di acqua.
-Ehi Scott finalmente!-, gridò un tipo che non riconobbi.
-Ehi Matt!-, lo salutò con uno dei soliti saluti da uomini duri alla “yo bro”.
-Bella partita amico!-, lo salutò un altro.
-Grande Scott!-, un altro ancora.
Mi sentivo molto in mezzo a dir la verità, ma rimasi comunque al suo fianco sorridendo e felice per tutti i complimenti che stava ricevendo: era stato davvero bravo, bisognava ammetterlo.
-Caroline!-, mi sentii chiamare.
Mi voltai e vidi Felicia insieme a Drake.
-Licy! Drake…?-, chiesi sorpresa di vederli insieme, entrambi poco sobri a giudicare dalla lucidità degli occhi e dal colore rosso delle guance.
-Tesoro! Ti ho mai detto che sei simpatica?-, mi circondò le spalle col braccio e mi picchiettò il petto.
-Wow! Licy, sei ubriaca!-
-E’ quello che cerco di dirle io da un’ora quasi-, mi spiegò Drake. –Ehi amico, ce l’hai fatta! Credevamo ti fossi rintanato in un qualche bagno a spassartela!-, bisbigliò, urlando in realtà, e cercando di coprirsi con una mano per non farmi sentire. -A proposito, ti cerca Sam!-, esclamò traballando un poco mentre si dirigeva verso il suo amico.
Mi si drizzarono le orecchie al nome della Jeffrey, ma fui subito distratta da Felicia.
-Drake dove vaaaai?-, chiese lamentosa la mia amica.
Avevo troppo a che fare con l’alcool ultimamente e la cosa non mi piaceva affatto.
-Felicia il tuo cellulare dov’è?-, chiesi.
-Nella giacca credo-, ridacchiò.
-Su, andiamo vieni con me che chiamo Sean!-, la trascinai con lentezza verso l’ingresso della casa e verso il piano superiore dove presupponevo ci fossero anche le giacche che per mia grande fortuna, e grazie ad una gentilissima ragazza del secondo anno circa, le trovai.
Impiegai dieci minuti buoni a trovare quella giusta mentre la mia amica aveva incominciato a cantare come una pazza canzoni che non avevo mai sentito prima, facendomi sorridere.
-Eccolo!-, esclamai prendendo il cellulare di Felicia dalla tasca.
Composi il numero di Sean e gli spiegai la situazione e che doveva assolutamente passare a prenderla. Lui, anche se scocciato come lo sarebbe stato ogni sedicenne che il venerdì sera fosse stato chiamato per andare a recuperare la sorella a una festa perché aveva esagerato, acconsentì.
Dopo altri dieci minuti dove avevo completamente perso di vista Scott, vedemmo comparire Sean. Grazie al cielo.
Lo aiutai a mettere Felicia in macchina e lo salutai, più allegra perché potevo tornare da Scott.
Ma lo sapevo che non avrei dovuto mai lasciarlo da solo, specialmente se c’era in giro Samantha Jeffrey.
Li vidi in cucina che parlavano, lui scocciato lei che cercava di mettergli le tette in faccia tutto il tempo.
Mi sentii ribollire il sangue nelle vene e con una determinazione mai avuta prima di allora mi incamminai verso i due.
-Ciao amore!-, li interruppi.
Era il tempo della vendetta ora.
Scott si voltò verso di me sorpreso e lo fu ancora di più quando mi spalmai sulle sue labbra con rabbia, forza e prepotenza. Lasciando di stucco la vacca numero uno.
Era un bacio porno, un bacio da “sto marcando il territorio, troia” e Scott lo capì subito; ma non fece niente e ricambiò semplicemente il bacio stringendomi forte a sé, facendo sorprendere Samantha sempre di più, che se ne andò con un grugnito di rabbia.
E finalmente il punteggio era cambiato: Caroline 1, Samantha 0.


*notte da leonessa è riferito al film "Una notte da leoni", molto divertente :'3




Spazio dell'autrice:


Eccomi quaaaa! Un giorno prima!
Ordunque, finalmente Scott e Car stanno insieme ed escono insieme!
La partita ... beh, non so bene come si gioca e ho provato ad acculturarmi ma era complicato e tutti i dettagi mi sembravano noiosi se inseriti quindi ho preferito riassumerla :D
Justin e Nate faranno pace, non preoccupatevi <3
La faccenda di Adam non andrà nel dimenticatoio e Scott glielo richiederà, geloso marcio :D
E abbiamo visto la nostra Caroline finalmente in azione da gelosa, ora che può, e si vendicherà ancora con Samantha con una bella taccata :DD
E la coppia Felicia-Drake non so come mi è spuntata fuori, ma visto che lo ignoravo sempre quel povero uomo ho deciso che ora spunterà come spasimante della nostra bella Licy :D
Danielle non c'è in questo capitolo, ma solo perchè la nostra Car non l'ha vista :D
Visto che mi sto rendendo conto di stare trascurando un po' il loro rapporto nel prossimo capitolo ci sarà un pezzo sole donne :D
Eeee ieri sera ho scritto la fine della storia . . . piango ç_ç e posso ufficialmente affermare che ci mancano solo 3 capitoli ç_ç 
Detto questo vi lascio bedde e vi dico solo che dal prossimo capitolo la situazione si scalda :DD if you know what I mean :DDD


Alla prossima, un bacio


MaudeScott

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Capitolo 19
*** Una giornata perfetta ***



Grazie a Jess Graphic per la copertina! :)


Capitolo 18___Una giornata perfetta

 

 
Il tempo scorreva veloce e finalmente gli esami erano terminati e sia io, che Danielle, che Felicia, che Scott li avevamo superati a pieni voti.
Era quasi fine maggio e il prom ci sarebbe stato solo pochi giorni dopo e si sentiva nell’aria l’elettrizzazione per tutti i preparativi.
Questo sarebbe stato il mio ultimo prom e volevo che tutto andasse perfettamente, ma Scott non era del mio stesso avviso: non mi aveva ancora invitata.
-Ancora niente sul fronte Lafferty?-, mi chiese Felicia quel giovedì pomeriggio in un negozio di abiti da cerimonia.
Eravamo uscite per comprare gli abiti per il prom e questo era il terzo negozio in cui entravamo.
In quel momento Danielle era in camerino a provarsi un abito azzurrino, mentre io e Felicia scuriosavamo in giro.
-No niente! Non può esserselo scordato, ne parlano da settimane a scuola!-, sbuffai scartando un abito giallo meringa.
-Forse non vuole andarci!-
-Non dirlo neanche per scherzo, lui ci verrà e me lo chiederà-, esclamai risoluta.
Era il mio ultimo prom e dovevo andarci col ragazzo che amavo. Punto e basta.
-Allora dobbiamo escogitare un piano per fartelo chiedere!-
-Esatto… ma come?!-
-Non ne ho idea…-
Smettemmo di parlare per un po’ e continuammo a girare alla disperata ricerca nel negozio.
Avevamo un giorno per trovare l’abito perfetto e da come potevamo notare le opzioni si erano ristrette… e di parecchio.
-Ragazze, come mi sta?-, chiese Danielle uscendo dal camerino e attirando la nostra attenzione.
L’abito che indossava era simile a un tubino che si allargava sui piedi e arrivava fino a terra, di un azzurrino-blu lucido, con spalline sottili.
-Non mi piace molto-, dissi.
-Idem-
Danielle sbuffò e tornò nel camerino a provarsene un altro.
-Ehi guarda qui, Car!-, mi chiamò Felicia.
Aveva visto un vestito, lungo -perché al prom bisognava metterlo lungo-, rosso fuoco, con uno spacco lungo la gamba e una decorazione dorata al lato.
-Che bello! Provatelo! Secondo me ti starà di incanto!-, la incoraggiai.
-Va bene-, disse gongolante e raggiungendo Danielle ai camerini.
Mi guardai ancora un pochino intorno e poi decisi di andare dalle mie amiche.
Danielle era appena uscita con un abito color corallo, con un bellissimo scollo a cuore, arricciato fino alla vita e con una decorazione in piccoli diamantini –finti ovviamente-, mentre la gonna ricadeva morbida sulle gambe.
-E’ perfetto Dani!-, esclamai.
-Vero?-, chiese lei, ammirandosi allo specchio.
-Ehi, ferma! Non togliertelo e aspettami che voglio vederlo anche io!-, esclamò Felicia da dentro al camerino mentre, si poteva sentire bene, si stava infilando il suo.
Io e Danielle scoppiammo a ridere, mentre Felicia finiva di vestirsi e finalmente usciva dal camerino.
Era una visione. I capelli le ricadevano delicati sulle spalle e il rosso era proprio il suo colore!
-Ragazze, credo che abbiate trovato i vostri due abiti per il prom!-, saltellai sul posto felice.
Per loro. Io con la scelta –oltre che all’accompagnatore- ero in alto mare.
-Lo credo anche io! Stai benissimo Dani-
-Anche tu Licy!-
-Ora manco solo io!-
-C’è un altro negozio sulla via che ha degli abiti carini, andiamo lì se non c’è niente qui!-, mi disse Danielle, rientrando nel camerino.
-D’accordo, poi dobbiamo andare a prendere le scarpe eh-, ricordai.
-Certamente! E ho visto in gioielleria un braccialetto carinissimo che ci sta da dio secondo me con questo abito, quindi dopo dobbiamo fare un salto anche lì!-
-Avete bisogno di borse?-, chiese Danielle, uscendo dal camerino con i suoi abiti e il prossimo acquisto in mano.
-Io ovviamente!-, esclamò Licy, uscendo anche lei e facendomi ridere.
-Io dipende dal vestito che troverò-, dissi.
-Perfetto, ora paghiamo e andiamo a cercare il tuo!-, esclamò Danielle entusiasta.
Andammo alla cassa e le mie amiche pagarono subito gli abiti, poi uscimmo e ci dirigemmo verso l’altro negozio.
Era molto più piccolo rispetto all’altro, ma più grazioso e le commesse più simpatiche.
-Alla disperata ricerca del vestito per il prom!-, esclamai incominciando a guardare i vari vestiti.
-Ragazze posso esservi d’aiuto?-, chiese una commessa.
-No grazie, per il momento diamo solo un’occhiata-, le sorrise Danielle.
La commessa annuì poi tornò dalla cassa, lasciandoci campo libero.
Un vestito giallo, no.
Un vestito verde, no
Un vestito corto, no
-Questo viola?-, mi chiese Felicia.
-No-, lo scartai.
Un vestito coi lustrini, no.
-Ragazza, sei difficile nei gusti eh-, mi prese in giro Dani.
-Deve essere perfetto-, mi giustificai.
Un vestito rosa, no.
Un vestito arancione, no.
-Ma c’è davvero gente che va in giro con certi vestiti?-, sbottai per bloccarmi di colpo guardando un vestito.
-Questo ragazze!-, esclamai attirando l’attenzione delle mie amiche.
Avevo finalmente trovato il vestito perfetto, ora mancava solo il ragazzo.
 
Il telefono suonava da qualche minuto ormai, ma ero sotto la doccia e non avevo potuto rispondere prima, per questo appena uscii, mi fiondai gocciolante in camera a rispondere.
-Pronto?-, risposi affannata.
-Ryan, stasera che fai?-, era Scott.
Subito un sorriso si dipinse spontaneo sul mio viso. –Scott! Stasera nulla, perché?-
-Va bene se vengo da te? Visto che tua mamma non c’è almeno non sei da sola-, si auto-invitò con mia grande felicità il mio ragazzo.
Il mio ragazzo… stavamo insieme da un mese ormai e ancora ero euforica a pensarlo come tale!
Mia mamma era partita per quattro giorni ed era tornata a Durstend per andare a trovare dei suoi amici. Mi aveva offerto di andare con lei, ma quando era partita avevo ancora degli esami da fare e poi non potevo perdermi il prom, quindi avevo rimandato la visita a casa di qualche settimana.
-Certo! Ti aspetto!-
-Perfetto, tra dieci minuti sono lì, prendo la pizza va bene?-
-Si, si, a dopo, Scott!
-A dopo Ryan!-, riattaccai elettrizzata.
Io e Scott a casa da soli! E in più potevo lavorarmelo per benino per farmi invitare al ballo!
E ora che ci pensavo… lui sarebbe arrivato in dieci minuti e io ero ancora tutta bagnata. Dovevo muovermi!
Corsi in bagno e mi asciugai alla veloce –non avrei messo la crema per una volta!-, mi misi la biancheria nuova e mi pettinai i capelli, asciugandoli un po’, giusto per non avere la testa completamente bagnata.
Mi infilai i jeans di quel pomeriggio e presi una maglietta pulita. Siccome Scott non era ancora arrivato, tornai in bagno e finii di asciugarmi per bene i capelli, fonandoli per farli più lisci. Appena spensi l’asciugacapelli, suonarono alla porta.
Scesi le scale canticchiando felice e aprii la porta a Scott.
-Ciao, Ryan!-, mi salutò dandomi un bacio leggero a fior di labbra.
-Ciao!-, gongolai.
Ero troppo felice, quel ragazzo mi faceva proprio bene.
Si tolse la giacca e la sistemò sull’attaccapanni poi ci dirigemmo in cucina con le pizze.
Le mangiammo tra una chiacchierata e l’altra mentre pensavo ad un possibile modo per riuscire nel mio scopo della giornata senza farmi scoprire.
-Che hai fatto oggi?-, mi chiese Scott addentando la sua pizza e offrendomi la scusa perfetta.
-Sono andata a fare compere con Felicia e Danielle i vestiti per il prom-, calcai sull’ultima parola.
Lui sorrise e mandò giù il boccone di pizza. –E hai trovato quello che volevi?-
-Si, si. È molto bello il mio vestito per il prom-
-Sono sicuro!-
E che cazzo…
-Sai che Felicia andrà al prom con Drake?-
Quella notizia mi aveva sconvolta quando la mia amica me l’aveva detto. Il ragazzo-ombra che non parla mai, si era fatto avanti per invitare la mia amica, che dopo la sera dove si era ubriacata aveva fatto colpo.
-Davvero?-
-Già, è già una settimana che lui le ha chiesto di andare al prom con lei-
Stavo ripetendo un po’ troppe volte la parola prom? Naaaa.
-Non ne sapevo niente-
-Danielle invece di andrà con Mark al prom-
Mark era un ragazzo del nostro corso di ginnastica, carino ma niente di che.
-Stai cercando di dirmi qualcosa?-, mi guardò assottigliando gli occhi e sorridendomi.
Lo guardai fintamente confusa e sorpresa.
-Chi, io? E cosa dovrei dirti?-
Che mi devi invitare al prom?! Si.
-Non lo so, sei strana-
-Mah, sarà l’eccitazione per andare al prom-, ci riprovai.
Lui si limitò a ridacchiare, ma non mi chiese niente.
Stronzo!
Finimmo di mangiare e poi andammo in sala per guardare un film.
Non mi ero ancora data per vinta, dovevo solo trovare un altro modo per farmelo chiedere.
Mi appoggiai alla sua spalla mentre facevo zapping in tv per trovare qualcosa di decente.
-Oddio! C’è Chocolat!-, esclamai fermandomi su un bellissimo piano di un Johnny Depp dieci anni più giovane.
-Lo so a memoria ormai!-, si lamentò Scott.
-Shh, è sempre bello da guardare-, lo zittii sistemandomi meglio sul divano.
Lui sbuffò e incominciò a giocherellare con i miei capelli, cercando di distrarmi dal film.
Ci riuscì perfettamente perché dopo solo dieci minuti mi ritrovavo a cavalcioni sopra di lui con le labbra incollate alle sue.
Le nostre lingue si rincorrevano con brama e desiderio, mentre le sue mani stavano scendendo lungo la mia schiena, lentamente facendomi venire i brividi.
Mi stinse a sé spingendomi con il sedere facendomi sospirare forte.
Le sue mani salirono e arrivarono fino all’orlo della mia maglietta iniziando a tirarla su piano piano.
Avevo la pelle d’oca ovunque e ormai non sentivo nemmeno più le voci degli attori del film, solo le mani di Scott su di me.
Alzai le braccia per farmi togliere la maglietta –grazie a dio avevo messo la biancheria nuova e bella!-, facendolo sorridere.
Mi strinsi forte a lui, facendolo gemere leggermente.
Era la prima volta che lo faceva ed era stato… eccitante? No, di più.
La voce roca, le mani calde, era tutto perfetto.
Aprii gli occhi di scatto e scesi a baciargli il mento e il collo, facendolo sospirare.
Sorrisi felice di fargli un certo effetto e decisi di osare di più e mi dondolai leggermente sulle sue gambe.
Lui si bloccò subito e io feci lo stesso credendo di aver fatto qualcosa di sbagliato.
-Che…?-, ma le sue labbra prepotenti mi bloccarono le parole in bocca.
Mi strinse forte a sé e poi sorridendo mi fece sdraiare sul divano, mettendosi sopra di me.
Ricambiai il bacio ben volentieri e incominciai a togliergli la maglietta, lanciandola poi da qualche parte nella sala.
Se me lo avessero detto a gennaio che sarei finita sul divano a pomiciare peso con Scott Lafferty non ci avrei mai creduto!
E invece ora potevo toccare tutto quel ben di dio senza sembrare troppo maniacale.
La famosa V che avevo visto mesi prima ora era sotto alle mie mani, il suo petto nudo ora era visibile perfettamente alla mia vista.
Sorrisi attirandolo verso di me per poter sentire il suo petto contro il mio.
Le sue mani corsero al bottone e alla zip dei miei pantaloni e li slacciarono in fretta.
Le sue labbra si spostarono verso il mio collo e non ci mise molto a capire che quello era il mio punto debole. Mi inarcai verso di lui e gemetti appena una sua mano raggiunse il mio seno.
La situazione stava precipitando velocemente e ne ero più che felice.
Potevo sentire che era eccitato e lo ero anche io, eccome!
Una sua mano corse dietro alla mia schiena per slacciarmi il reggiseno, quando il telefono squillò riportandomi nel salotto di casa mia, sul divano e con la tv accesa.
Sentii Scott lamentarsi e non accennare ad alzarsi.
-Ignoralo-, mormorò tornando a baciarmi.
Ricambiai il bacio, non volendo alzarmi, ma il telefono non la smetteva di squillare infastidendomi e impedendomi di concentrarmi.
-Scott…-, cercai di spostarlo.
-No-, continuò a lamentarsi lui tornando a baciarmi il collo.
Stava ascoltando il mio corpo e ignorando il mio cervello.
-Scott, dai… devo rispondere-, lo allontanai un poco da me e per poco non mandai a cagare il telefono guardando i suoi occhi che in quel momento erano ancora più verdi, più luminosi, più acquosi, più belli.
Dovevo proprio rispondere?
Si, perché il telefono non accennava a smetterla.
Lui sbuffò sonoramente e si sedette sul divano, cercando di calmare i bollenti spiriti.
Io mi alzai e cercai di riallacciarmi il reggiseno e i jeans, senza notare l’occhiata eccitata di Scott.
Andai verso il telefono e risposi ancora un po’ ansante: dovevo essere rossa come un peperone.
-Pronto?-, Scott si alzò e mi circondò la vita con le mani abbracciandomi da dietro e tornando a baciarmi il collo.
-Tesoro, perché ci hai messo tanto?-
-Ciao, m-mamma!-, esclamai guardando male Scott che recepì il messaggio e si andò a sedere su uno sgabello in cucina, non capendo che il suo petto in bella mostra mi distraeva quasi di più che i suoi baci.
Mi voltai dall’altra parte e cercai di prestare attenzione alle parole di mia mamma.
-Sono da Carl e Stephanie, volevano salutarti!-
Accidenti a loro!
-Certo!-
-Tesoro, ma che stavi facendo? C’era Scott?-, mi chiese sospettosa.
-NO!-, esclamai facendomi forse fregare in pieno. –Ero sotto la doccia e non ho sentito il telefono e ho fatto di corsa le scale per rispondere-
Sentii Scott sghignazzare dietro di me, mi voltai e lo fulminai.
-Comunque passameli pure-
-Va bene, tesoro!-
-Caroline!-
-Ciao, Stephanie! Come stai?-
-Benone, te? Sai che aspetto un bambino!?-
-Davvero!? È stupendo, congratulazioni!-
-Grazie, cara, ti passo Carl che ti vuole salutare!-
-Okay, ciao Stephanie!-
-Ehi, Caroline!-
-Carl! Come stai? Ho saputo la bella notizia, congratulazioni!-
-Grazie, piccola! Comunque benissimo, come puoi immaginare, te tutto a posto?-
-Non puoi immaginare quanto-, alzai lo sguardo su Scott e lo squadrai per bene: era bellissimo.
Lui aveva gli occhi chiusi in una espressione concentrata e una mano stretta a pugno.
Che stava facendo?
-Dai piccola, ti lasciamo ad andare a fare quello che stavi facendo-, mi disse leggermente malizioso.
E lui che ne sapeva?!
-Ciao, Carl!
-Tesoro, tutto bene a casa? Ti ricordi che torno domenica?-, mi disse mia mamma appena si fu riappropriata del telefono.
-Si, mamma. Non preoccuparti! Mi vado ad asciugare i capelli ora che mi sta venendo freddo…-, mentii. –Buonanotte!-
-Buonanotte, tesoro! Fai la brava!-
Ovvio! Secondo lei?
Riattaccai e sospirai sollevata.
Mi avvicinai a Scott incurante dell’essere ancora in reggiseno.
-Ehi, tutto bene?-, gli chiesi leggermente preoccupata.
-Si, si… stavo mettendo a bada l’amichetto dei piani bassi…-, mormorò.
Scoppiai a ridere come una scema, piegandomi in due e facendolo sorridere.
Scuotendo la testa mi diressi in sala e mi infilai la maglietta, prendendo anche quella di Scott poi tornai in cucina.
Mia mamma aveva rovinato completamente l’atmosfera e non sarebbe successo più niente. Mannaggia a lei. Anche se forse era meglio così…
-Indossala, altrimenti ti ammalerai!-, gliela lanciai contro. –Vuoi bere qualcosa?-, non sapevo lui, ma io avevo la gola secca.
-Si, grazie-
Presi del succo di frutta e ne versai due bicchieri che bevemmo in religioso silenzio ripensando, o almeno io lo stavo facendo, a poco prima.
Sorrisi come una scema e Scott se ne accorse.
-Che hai da sorridere?-
-Niente, niente-
Lui mi guardò per niente convinto e poi alzò le spalle.
-Credo che ora sia meglio se vado-, borbottò.
Io feci una smorfia, contrariata.
-Dai, ci vediamo domani a scuola!-, mi disse accarezzandomi una guancia con una mano.
Sorrisi e gliela baciai leggermente.
Lui si alzò di scatto. –Vado, altrimenti ti violento qui sul tavolo-, borbottò andando nell’ingresso e facendomi ridere compiaciuta.
Prima che uscisse dalla porta lo fermai e lo baciai dolcemente, aggrappandomi a lui.
-Buonanotte Scott-, lo salutai parlando sulle sue labbra.
Lui mi diede un altro veloce bacio a stampo e sorrise. –Buonanotte-
Aprì la porta poi si fermò di nuovo.
-A proposito… domani sera vieni al ballo con me?-, mi chiese trattenendo una risata.
Lo guardai scioccata e poi gli diedi uno schiaffo sul braccio che non lo scalfì nemmeno. –Stronzo! Avevi capito tutto oggi!-
-Ovvio, non sai nascondere le cose!-, continuò a ridersela lui. –Ma è stato divertente vedere i tuoi tentativi per fartelo chiedere-
-Stronzo-, borbottai imbronciata e incrociando le braccia al petto.
-Dai, era ovvio che ci volessi andare con te!-, mi diede un bacio sulla guancia facendomi sorridere.
-Sei perdonato per questa volta!-, gli concessi.
-Yeeeh!-, rise lui.
-E sì, vengo al ballo con te!-, lo spinsi fuori di casa. –Ora vattene-
-Ehi, potrei offendermi!-
-Ma va a cagare!-, risi e lui con me.
-Ciao, Ryan!-, mi diede un altro bacio per poi andare verso la sua macchina.
-Ciao…-, sussurrai sulla porta guardandolo andare via.
La richiusi e mi appoggiai contro di essa sorridendo, gongolante.
Sentii provenire dalla sala delle voci e mi ricordai solo in quel momento di aver lasciato la tv accesa.
Mi sedetti sul divano e tornai a guardare il film, continuando a sorridere come un ebete felice per quella giornata perfetta.





Spazio dell'autrice:


Ciao a tutti!
Scusate il mini ritardo, ma ieri non sono stata praticamente in casa: fuori dalle 6 di mattina alle 2 di notte . . . giornata folle ahahah :D
Comunque siamo agli sgoccioli . . . ç.ç Il prossimo sarà l'ultimo capitolo prima dell'epilogo!
Sono tristissima ç.ç
Comunque tornando al capitolo, come vi avevo detto c'è un piccolo momento solo donne :D 
Non preoccupatevi per il vestito di Caroline, l'ho fatto apposta a non descriverlo, ci sarà nel prossimo :D
Quello di Danielle invece è tipo questo:


http://tinypic.com/r/pmakx/6

Mentre quello di Felicia è tipo questo:

http://tinypic.com/r/a9ikh/6

Li adoro, ma il mio preferito sarà sempre quello di Caroline, che vi farò vedere la prossima settimana :D
Come vi avevo già accennato la situazione si scalda e io amo Scott, se fossi stata in Caroline lo avrei violentato selvaggiamente u.u <3
La piccola parte del farsi chiedere a tutti i costi di andare al ballo l'ho trovata divertente da scrivere: mi girava in mente da un pochino :D
Beh, come mi è stato chiesto da una ragazza non farò spoiler gli ultimi capitoli, quindi vi ringrazio solo di continuare a seguire la storia e di commentarla <3
E vi ricordo anche che ho terminato l'altra mia storia e che se volete leggerla è qui:
Dopo la pioggia :)


Alla prossima! Un bacio


MaudeScott

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Capitolo 20
*** Prom ***








Capitolo 19___Prom


 

Il giorno successivo fu impossibile per i professori svolgere una normale lezione: nessuno li ascoltava, tutti parlavano del ballo e dell’accompagnatore. Non capivo cosa c’era di così elettrizzante… anche io ero euforica, ma non ne ero ossessionata come ogni singolo individuo in quella scuola.
Di quello che era successo, o meglio non successo, la sera prima io e Scott non parlammo molto, ci limitavamo a flirtare con riferimenti molto vaghi; ma mi era impossibile guardarlo senza pensare di volergli strappare la maglietta o quant’altro.
Quel pomeriggio io e le ragazze ci eravamo trovate per preparare trucco e parrucco per la serata tanto attesa.
Inutile dire che eravamo stupende –modestia a parte-!
Erano quasi le otto e mezza e dovevo ancora vestirmi. Andai verso l’armadio e presi il vestito che avevo comprato il giorno prima.
Mi misi davanti allo specchio subito dopo averlo indossato per ammirare l’opera finita.
L’abito era color Tiffany –ovvero più o meno verde acqua più sull’azzurro-, lungo con una gonna morbida che partiva da fin sotto il seno, spiegazzata con piccole pieghe verticali; il seno era coperto da una fascia ricoperta di diamantini grigi, con uno scollo a cuore; appena sotto ai diamantini c’era una fascia che si intrecciava in mezzo per ridefinire ancora di più il seno. Ai piedi avevo delle decolté nere a punta rotonda, tacco dodici e a spillo –mi sarei distrutta i piedi!- abbinate alla piccola pochette nera. Avevo leggermente arricciato i capelli e fatta un leggero trucco smokey, avevo poi messo due perle alle orecchie per incorniciare il tutto.
Una figa. Parlando sempre di modestia, ovvio.
Era strano ma mi sentivo davvero bella in quel momento.
Il campanello suonò facendomi sobbalzare e corsi -per quanto potevo visto i trampoli- subito giù per le scale per andare ad aprire a Scott mentre con un dito leggermente bagnato mi sistemavo uno sbafo nel trucco, leggermente nervosa di cosa Scott potesse pensare della mia mise.
Quando mi vide spalancò la bocca e mi squadrò da capo a piedi facendomi sorridere molto compiaciuta, mentre arrossivo un po’.
Lui aveva indossato uno smoking nero, classico, con la cravatta –sono un po’ maniaca se confesso che è il mio sogno erotico di sempre?- anch’essa nera.
Era bello, bello, bello, bello.
-Caroline…-, mi faceva venire i brividi quando mi chiamava per nome, forse perché lo faceva ancora raramente. –Sei una visione-, disse sorridendomi.
-Grazie, anche tu non scherzi!-, lo baciai a stampo, stranita dal fatto che non si dovesse abbassare più di tanto. –Una visione alta venti centimetri di più! Com’è strano il mondo da quassù!-, scherzai facendolo ridere.
-Solo voi donne potete camminare su quei trampoli-
-Camminare? Chi ha detto di camminare? Io starò aggrappata a te come se fossi una colonna, ti avverto-, risi e lui insieme a me.
-Mia mamma mi ha chiesto di farci una foto prima di andare, sai com'è fissata lei-, risi andando in cucina per prendere la macchina.
-Un momento!-, mi fermò Scott tirando fuori una scatolina dalla tasca. –Per te-, spiegò tirando fuori una rosa bianca da mettere al polso.
-E’ perfetta Scott!-, mormorai estasiata.
Non ci eravamo accordati su quale fiore dovesse prendere ma aveva fatto centro in pieno! Era bellissima.
-Ho anche io per te una cosa!-
Aprii un cassetto in cucina, abituandomi un po’ di più ai tacchi, e presi la piccola spilla con la rosellina da attaccare alla giacca di Scott.
-Ecco, ora siamo perfetti-, dissi.
-E ora foto!-, esclamò andando ad appoggiare la macchina fotografica su un ripiano abbastanza alto per poi mettere l'autoscatto.
Alzai gli occhi al cielo facendo ridere Scott e ci mettemmo in posa per far finalmente la foto per mia mamma.
 
La palestra era decorata a tema glitter: brillantini e cose sbrilluccicose ovunque.
Forse un po’ troppo.
-Saremo accecati a fine serata!-, scherzò Scott.
-Dai! Andiamo a fare la foto!-, esclamai entusiasta.
Non lo ero mai stata così tanto per un ballo. Ma quello era IL ballo e cambiava tutto.
Ci mettemmo in posa e scattammo un’altra foto per poi allontanarci e raggiungere il tavolo del punch.
-Caroline!-, mi sentii chiamare.
Era Felicia nel suo bellissimo abito rosso e nei suoi capelli liscissimi, accompagnata da Drake in smoking e cravatta rossa.
-Licy!-, la abbracciai.
-Mi ero dimenticata di quanto fosse bello questo vestito!-, mi indicò facendomi ridacchiare.
-Vi state divertendo?-, chiese Drake.
-Siamo appena arrivati, voi?-
-Stessa cosa-
Mentre i due compari parlavano tranquillamente, io e Felicia cercavamo Danielle e Mark, senza successo.
-Non saranno ancora arrivati-, alzai le spalle.
-In compenso guarda chi altro è arrivato-, sbottò Felicia incrociando le braccia sotto al seno.
Mi voltai verso la direzione dove stava guardando e le vidi: oca uno, oca due e oca tre.
Oca uno, ovvero Samantha Jeffrey, era entrata con un abito molto succinto, corto, l’unica con l’abito corto escludendo le sue amichette di fianco. Oca due e oca tre avevano degli abiti, o meglio dei fazzoletti, argento e oro.
Un pugno in faccia, quella visione.
Lei si voltò verso di me e mi squadrò con aria di sufficienza: ma guardati te, troia! Poi i suoi occhi si illuminarono alla visione di Scott.
Dovevo stare calma, non mi sarei fatta rovinare la serata da lei.
Mi voltai verso Scott e mi aggrappai al suo braccio: -Andiamo a ballare?-, chiesi civettando a vista d’occhio, facendo ridere Drake lì di fianco.
-Esatto, Drake!-, mi supportò la mia amica trascinandolo via.
-Sai che io non so ballare-, disse Scott.
-Nemmeno io, ma chissene frega!-
Lo presi per mano e lo trascinai verso la pista da ballo dove stavano mettendo un lento: perfetto!
Posai le braccia intorno al collo del mio ragazzo e lui intorno alla mia vita e incominciammo a dondolarci sul posto, guardandoci negli occhi.
Non passò molto tempo che ci interruppero di nuovo.
-Caroline!-, questa volta era Danielle.
Mi staccai di malavoglia da Scott e mi voltai sorridendo alla mia amica.
-Siete qua da molto?-, ci chiese nei suo bellissimo caschetto leggermente mosso per quella sera.
Aveva le guance rosse e gli occhi più lucidi del normale e stava tenendo per mano un Mark molto sorridente.
Che avevano fatto?
Forse si accorse del mio sguardo sconvolto e si schiarì la voce sussurrandomi poi: -Non è come sembra!-
-E com’è allora?-, ridacchiai.
-Ti spiego tutto domani!-, era rossissima in viso, cosa che mi fece scoppiare a ridere.
Con un’occhiata di traverso vidi Scott guardarmi e Mark sorridere imbarazzato.
-Comunque siamo arrivati da venti minuti tipo-, rispose alla domanda Scott mentre io cercavo di calmarmi.
-E Licy c’è già?-
-Si è andata da qualche parte a ballare con Drake-
La loro “relazione” mi inquietava leggermente ancora.
La mia amica annuì poi decise di avere bisogno di un drink e ci lasciò ancora soli.
-Sai che sei bellissima quando ridi?-, mi sussurrò all’orecchio Scott.
Io mi voltai e gli presi i capelli tra le mani e appoggiai le mie labbra sulle sua, dolcemente e lentamente, assaporandole.
Dopo qualche secondo ci staccammo e un lampo di curiosità e di qualcos’altro gli illuminò gli occhi.
-Mi devi ancora rispondere alla domanda che ti ho fatto venerdì-, mi ricordò.
Che domanda? Come mi chiamavo?
-Eh?-
-Quella sul tipo che hai baciato-, fece una smorfia.
Perché doveva continuare con quella storia?!
Sbuffai un po’ innervosita poi decisi di dirgli la verità.
-Credevo fossi te-, abbassai gli occhi sorridendo.
Lui rimase in silenzio, sbalordito e leggermente compiaciuto.
-Eravate uguali a parte quando sorridevate-
Lui aggrottò le sopracciglia. –Non ha la tua fossetta-, sorrisi leggermente.
Lui mi imitò, facendola spuntare al fianco delle sue labbra.
Con una faccia da maniaca –credo- la baciai leggermente. –La adoro-
-E io adoro te!-, ridacchiò dopo un respiro profondo.
E la tempesta era passata senza lasciare minimamente danni: non si era arrabbiato per fortuna!
-E io adoro il fatto che sei geloso-, ridacchiai.
Lui mi diede un pizzicotto sul fianco facendomi squittire e ridere.
-Dai andiamo a ballare che questa mi piace!-, avevo detto notando che il dj aveva messo Party Rock dei LFMAO.
Incominciammo a ballare con i nostri amici tra una risata e l’altra mentre cercavamo di imitare l’omino di Just Dance; non ci accorgemmo nemmeno del tempo che passava e in un batti baleno era arrivato il momento di eleggere re e reginetta.
Sul fatto che Scott sarebbe stato il re non c’erano dubbi, ma sulla reginetta?
-Ragazzi, dopo aver contato tutti i voti della serata siamo arrivati al verdetto finale!-, incominciò il signor James. –Il re del ballo di quest’anno è…-, lasciò la frase in sospeso per creare una suspense che non si creò. Tutti sapevamo il verdetto.
-Scott Lafferty!-, applaudirono tutti, leggermente annoiati da quella non-novità.
Baciai Scott dolcemente, felice per lui anche se non gliene importava molto a dir la verità.
Salì le scale del palco e andò a prendere la corona. Ancora più bello.
-E la reginetta di quest’anno è…-, rincominciò il professore.
C’erano delle candidate davvero carine quest’anno, sperai davvero che la scelta non sarebbe ricaduta su…
-Samantha Jeffrey-
Come non detto.
L’oca uno squittì felice –secondo me si era aggiunta voti a caso pur di vincere-, guardandomi con aria di sfida e salendo sul palco vicino a Scott.
Nessuno applaudiva, i loro occhi erano puntati su di me. Ma non avrei fatto niente, avevo una dignità.
Scott mi guardò preoccupato e rassegnato quando il professore annunciò che dovevano aprire le danze.
Che rituale inutile!
Presi un bicchiere di punch e mi voltai a osservare per bene la scena.
-Tutto bene?-, mi chiese Danielle.
-Benissimo-, dissi fra i denti.
Lei mi diede una pacca sulla spalla facendomi coraggio.
-Vai a ballare con Mark dai, io aspetto che questa inutile cosa abbia fine, poi vi raggiungo-, le sorrisi.
-Sei sicura?-
No. –Si, certo-
Lei mi schioccò un bacio sulla guancia e poi raggiunse il suo accompagnatore.
Incrociai le braccia al seno e puntai gli occhi su re e reginetta.
Le mani di Scott erano quasi sulle spalle della piovra, come a dimostrarmi che non toccava nulla mentre mi guardava sofferente; le mani dell’oca uno stavano giocando con i capelli del mio ragazzo mentre gli sussurrava qualcosa all’orecchio ridacchiando.
Strinsi il bicchiere tra le mani e ne bevvi un altro sorso.
La piovra si staccò leggermente per dirgli qualcosa guardandolo e poi prendergli gli mani che lui aveva sulla sua schiena e farle scendere più in basso fino a sfiorarle il sedere.
Mi alzai inviperita e gelosa marcia.
Samantha ridacchiò, mentre Scott alzava le mani infastidito.
Non fui mai così felice di interrompere qualcosa.
Con una taccata non troppo delicata puntai sul polpaccio della Jeffrey e colpì con rabbia.
Lei si allontanò gemendo per il dolore e mi guardò in cagnesco.
-Scusate, ma le danze sono state già aperte da un po’. Ora se non ti dispiace, mi riprendo il mio ragazzo-, sbottai prendendo la mano a Scott e trascinandolo via, prima di vedere oca due e oca tre occorrere oca uno.
-Ti ho mai detto che ti adoro quando sei gelosa?-, mi prese in giro abbracciandomi Scott.
-Non sono gelosa-, mi lamentai mentendo.
Lui annuì come per darmela vinta e ridacchiò baciandomi il collo e facendomi rabbrividire.
-Allora, mio re, balliamo o prendiamo da bere?-
-Ho bisogno di bere, mia bellissima ragazza-, sottolineò l’ultima parola.
-Davvero?
-Cosa? Che ho bisogno di bere?-, chiese divertito.
-No, ragazza… non abbiamo mai, c’è, intendo che…-, mi impappinai.
Lui mi bloccò il viso e mi guardò negli occhi: -Mi sembra che anche tu abbia detto così prima-
-Quello era solo per marcare il territorio! Tu, mi ritieni davvero la tua ragazza?-
-Ovvio, ufficialmente Scott Lafferty è fuori dalla piazza-
Ridacchiai felice e mi lasciai baciare finalmente come si doveva, prima di andare a prendere da bere e concludere quella serata.
 
-E’ stata una bellissima serata, tacco nello stinco compreso-, gli sorrisi colpevole, facendolo sorridere e stringendomi nella giacca del suo smoking.
Nonostante fosse maggio c’era ancora fresco alla sera e con le spalle scoperte, mi erano venuti i brividi.
Avevamo deciso di tornare a casa a piedi, si lo so eravamo dei pazzi, ma avevo voglia di aria fresca e ormai avevo i piedi così doloranti che non li sentivo nemmeno, in più avevo fatto metà del tragitto in spalla a Scott mentre ridevamo come dei bambini.
-Si, concordo-, mi sorrise facendo comparire quella fossetta che tanto adoravo.
Sorrisi felice e rilassata e aprii la borsetta in cerca delle chiavi di casa.
-Sei bellissima-, mi sussurrò nuovamente all’orecchio Scott, facendomi rabbrividire e stavolta non per il freddo.
Mi voltai sorridendogli e gli diedi un leggero bacio sulle labbra.
-Grazie, Scott-
Lui mi sorrise. –Beh, allora buonanotte, Caroline-, mi sussurrò guardandomi le labbra e mordendosi le sue.
Respirai profondamente per tranquillizzarmi: non dovevo saltargli addosso, non potevo.
-Buonanotte Scott-, sussurrai sporgendomi per baciarlo nuovamente.
Infilai le mani tra i suoi capelli come facevo sempre e lo sentii sospirare pesantemente: avevo capito che gli piaceva quando gli tiravo leggermente le ciocche e ne approfittavo sempre.
Ridacchiai mentalmente -se era possibile- e mi avvicinai maggiormente a lui.
La cosa che nessuno dei due aveva previsto era però che quel bacio dopo solo pochi minuti non era più casto.
Che il suo buttarmi contro la porta con forza non era più casto.
Che il suo accarezzarmi la coscia non era più casto.
Che la sua lingua sul mio collo non era più casta.
Che tutta la situazione non era più casta.
Ansimai facendo cadere la borsetta sul portico quando mi sfiorò un seno con la mano e deglutii.
-Vuoi entrare?-, chiesi mordendogli un labbro.
-Speravo che me lo chiedessi-, mormorò piegandosi per prendere la borsa e aprendo di fretta la porta di casa mia.
Non feci in tempo nemmeno ad accendere la luce che mi ritrovai Scott addosso e la mia schiena contro la porta che si richiudeva con un tonfo.
Sobbalzai sorpresa e gli morsi leggermente il labbro inferiore.
-Non sai quanto…-, mormorò slacciando la cerniera del vestito che mi cadde ai piedi. –Ho desiderato…-, mi osservò completamente –Questo…-, mormorò per poi riappropriarsi delle mie labbra con forza.
Le mie mani corsero al colletto della sua camicia, dove allentai la cravatta e iniziai a slacciare i bottoni con mani tremanti: ero molto nervosa, quella volta nessuno avrebbe chiamato vista l’ora e non saremmo stati interrotti da niente.
Feci scivolare la camicia e la cravatta dal suo corpo mentre le sue mani mi slacciarono frettolose il reggiseno.
Eravamo ancora nell’ingresso, al buio ma poco ci importava, avevamo fretta… fretta di stare insieme, finalmente.
Subito al reggiseno sostituì una mano, una sua grande e calda mano che mi fece gemere vergognosamente contro di lui.
Scott sorrise compiaciuto e mentre con una continuava quella lenta tortura, con l’altra mano scese sul mio fianco. Le mie corsero alla zip dei suoi pantaloni e, dopo averla slacciata, li lasciai cadere ai suoi piedi, osservando qualcun altro che si stava svegliando.
Con una mano lo sfiorai da sopra la stoffa morbida dei boxer facendo sospirare Scott contro il mio collo e spingere il suo bacino contro il mio.
Di colpo si tolse le scarpe e mi prese in braccio spingendomi di nuovo contro la porta.
Allacciai le gambe intorno ai suoi fianchi e spinsi la testa più all’indietro che potevo inarcandomi contro di lui quando incominciò a giocare con la lingua sul mio capezzolo.
Feci cadere i tacchi per terra e continuai a sospirare. –Scott…-, gemetti.
Lui si spinse nuovamente contro di me facendo scontrare i nostri bacini, poi mi allontanò dal muro, girandosi nell’ingresso.
-Divano o letto?-, mi sussurrò all’orecchio, mordendomelo.
-Letto-, mormorai senza riflettere e soprattutto senza pensare che forse il divano era più comodo, che non avrebbe dovuto farsi un piano di scale con me mezza nuda in braccio a lui e fermarsi ogni due gradini per non inciampare e per torturarmi sempre di più o il seno o il collo.
Finalmente raggiungemmo la camera e non ci mise molto a lasciarmi cadere sul letto per poi sovrastarmi completamente, senza mai lasciare le mia labbra.
Quella scena –Scott sopra di me-, mi fece eccitare ancora di più.
Feci vagare le mie mani sul suo petto ampio e poi strinsi le sue spalle quando si abbassò nuovamente sul mio seno.
E non fu tutto… non si fermò lì ma continuò a scendere piano piano fino ad arrivare al mio punto debole, liberandolo dalle mutandine che ancora indossavo inutilmente.
Completamente nuda sotto di lui strinsi la coperta tra le mani mentre Scott incominciava a darmi attenzioni sempre più profonde.
Con le mani mi strinse il sedere per avere più accesso facendomi quasi gridare dall’ondata di sensazioni nuove che mi stavano invadendo in quel momento.
All’improvviso si fermò e risalì lungo il mio busto per tornare a baciarmi, poi mi guardò dritta negli occhi con uno sguardo strano e molto più acquoso e brillante.
-Credo di essermi innamorato di te, Caroline-, mi sussurrò.
Mi bloccai all’istante: avevo sentito bene?!
Potevo morire felice ora. Avevo il cuore a mille e credevo che potesse sentirlo anche lui a quella velocità.
Finalmente riuscii a decifrare lo sguardo di poco prima: innamorato.
Scott Lafferty era innamorato di me. Di me!
Vi rendete conto!?
Mi sporsi e lo baciai dolcemente cercando di trasmettergli tutto l’amore possibile.
Era proprio come nei film: la sera del ballo vanno a casa di lei e mentre stanno per fare l’amore lui le dice che la ama.
-Anch’io Scott, da un po’-, gli confessai.
Lui sorrise sulle mie labbra e mi strinse forte a sé continuando a baciarmi.
Con le mani scesi verso i suoi boxer e glieli tolsi approfittando di quel gesto per spingerlo verso di me col sedere.
Sospirò pesantemente e si spostò a baciarmi il collo.
Ormai tutta la foga con cui era incominciato tutto era quasi svanita, c’era solo dolcezza e amore nei nostri gesti.
-Non sei…?-, incominciò a chiedermi.
-No-, lo interruppi mordendogli il lobo dell’orecchio.
Lui si scostò da me per poi guardarsi intorno.
-Cazzo… i pantaloni sono giù…-, imprecò.
Pantaloni? Ah, il preservativo.
Lo attirai nuovamente verso di me.
-Prendo la pillola-, gli diedi un bacio sul collo.
Lo sentii rilassarsi nuovamente per togliersi definitivamente i boxer che si erano arrotolati alle caviglie.
-Sei sicura?-
-Mai stata più sicura di così-, gli risposi baciandolo nuovamente.
Tornammo a sdraiarci e finalmente con un’unica spinta i nostri corpi si unirono; con un po’ di attrito che ci fece gemere entrambi incominciò a muoversi lentamente, senza mai smettere di darmi attenzioni, rimanendo sopra di me.
Le sensazioni che mi invasero era totalmente nuove: o lui era molto bravo o il mio ex ragazzo faceva schifo.
O forse era semplicemente il fatto che fossi innamorata persa di Scott e lui ora lo era di me.



Spazio dell'autrice:


Ciao a tutti! :D
Innanzi tutto scusatemi sempre del mini ritardo ma riesco ad accendere il pc solo una volta a settimana se va bene ... colpa scuola! Mi dispiace farvi aspettare di più proprio alla fine ç.ç perdonoooo
Comunque tornando al capitolo qui succedono un po' di cose!
Prima di tutto prom.
Il vestito della nostra Caroline è questo (che personalemente ADORO):

http://tinypic.com/r/bea83/6

Vi piace? :D spero di essere riuscita a farvelo immaginare più o meno così u.u
Pooooi, Scott Re era da dire :'3 bello lui <3
Non ho scelto di fare Caroline reginetta perchè sarebbe stato troppo scontato e troppo da lieto fine, quindi sono rimasta sulla scelta vecchia di Samantha, ridicola in confronto a tutti con quell'abitino succinto, ma era proprio questa l'idea che volevo dare u.u
La piccola vendetta del tacco è un episodio che mi è successo davvero a Capodanno ahahah
E finalmente Scott sa di Adam u.u gli da fastidio ovviamente ma non può dirle niente perchè non stavano insieme e poi lei lo ha fatto convintissima che fosse lui, quindi era vagamente ingenua e poi lui si è gasato molto u.u
Ego di Scott che aumenta a dismisura.
Poi non so voi ma Drake e Felicia mi inquietano molto davvero, non so perchè ahahah, ma mi piacciono anche insieme :D
Danielle e Mark ... che hanno fatto?? :D Niente di rating rosso non preoccupatevi u.u
E boh ... poi finalmente c'è la PRIMA VOLTA INSIEME . Come nei film proprio <3
E lui che le dice che è innamorato?!
In questo capitolo c'è molto zucchero, diciamo così :D
Ma è il punto di svolta e finalmente stanno insieme senza problemi e si sono detti tutto u.u le due paroline magiche arriveranno nell'epilogo però!
Eeee niente. Il prossimo sarà ufficialmente l'ultimo capitolo de "La nuova arrivata" e sono sempre più triste :( inoltre sto avendo problemi a scrivere l'epilogo, forse perchè i personaggi mi mancheranno un sacco o non so bene cosa, comunque spero di non fare tardi stavolta! 
Eeee niente di nuovo. Spero che il capitolo vi sia piaciuto come gli altri e grazie mille a tutti voi che siete arrivati a questo punto :*


All'epilogo (ç_ç), un bacio!

MaudeScott

 

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Capitolo 21
*** Epilogo: Diplomarsi ***






Epilogo___Diplomarsi

 


 
 
Era ormai giugno e finalmente la scuola era finita, saremmo dovuti andare solo un altro giorno: quello del diploma.
Fin da quando avevo incominciato ad andare a scuola avevo pensato a quando sarebbe arrivato l’ultimo giorno, a cosa avrei fatto, con chi lo avrei passato, cosa avrei fatto dopo.
Tutti dicono sempre “non vedo l’ora di finire la scuola” ma si sa che sotto sotto non è vero, che ci mancherà tutto questo, che ci mancheranno i nostri amici e specialmente il fatto di vederli tutti i giorni, anche se a volte può diventare un po’ ossessivo.
Inoltre la scuola ci offre un protezione, quando usciremo chi ce la offrirà?
Nel mondo del lavoro non ci sarà mai nessuno a proteggerci, tutti agiranno nel proprio interesse.
Ho paura. Questa è l’amara e cruda verità.
Ho paura del dopo.
Ho paura dell’università e del lavoro.
Ho paura di perdere le amicizie e gli amori.
Ho paura di crescere.
Pensavo a questo mentre indossavo la mia bella gonna nuova, nera con dei ghirigori colorati sopra e la canotta anch’essa nera che avevo infilato all’interno.
Presi il mio golfino leggerissimo, bianco panna e infilai le decolté nere.
Lisciai i capelli e mi truccai leggermente, giusto per definire il viso.
Il cuore mi stava quasi per uscire dal petto dall’eccitazione, dalla paura e dalla gioia.
-Tesoro, hai preso i biglietti?-, mi chiese mia madre entrando in camera nel suo bel vestito blu chiaro.
-Si, mamma, tutti e due-
Justin sarebbe arrivato a momenti per partecipare alla cerimonia che alla Durstend High School era stata celebrata il giorno prima e che io ovviamente ero andata a vedere.
-Justin sarà qui ormai, vado a prendere la borsa-, mi informò.
Io annuii e basta e presi un respiro profondo: andiamo Caroline, lo sapevi che sarebbe arrivato questo momento!
Presi la pochette nera e la misi a tracolla, infilai chiavi della macchina, portafoglio, biglietti e cellulare, poi scesi le scale cercando di tranquillizzarmi.
Andai in cucina proprio mentre suonarono alla porta e subito tornai indietro per andare ad aprire a Justin.
-Allora, come sta la mia diplomanda?-, mi chiese appena aprii la porta.
-Justiiiiin!-, gridai saltandogli al collo e abbracciandolo con forza.
-Ehi, ehi. Qui qualcuno mi sembra terrorizzato!-
-Terrorizzato è dir poco! Guarda, ho la pelle d’oca!-
Lui ridacchiò e mi diede un bacio sulla fronte.
-Tranquilla tesoro, andrà tutto bene-, mi strinse ancora a sé.
E furono proprio quelle parole, detta da una delle persone più importanti della mia vita che mi fecero tranquillizzare.
Che mi fecero pensare che forse tutto sarebbe andato bene.
Che avrei dovuto avere fiducia.
Che lui ci sarebbe sempre stato per me e che non lo avrei mai perso.
Era con questa convinzione che stavo guidando per l’ultima volta verso la Bayville High School.
E mentre guidavo ripensavo a tutto quello che era successo in quei mesi, forse i più brutti e insieme i più belli della mia vita.
Ripensai a tutta la mia storia con Scott, a tutta la fatica che avevamo fatto per riuscire a stare insieme.
Ripensai a quel maledetto giorno di febbraio dove Derek aveva portato una pistola ed ero stata ferita.
Ripensai al prima e al dopo.
Ripensai a tutte le amicizie fatte, quelle meno e quelle più importanti.
Ripensai a tutti i professori e alla preside che mi aveva messa in punizione perché ero uscita dall’aula.
Ripensai a tutte le ore spese sui libri per recuperare il programma.
Ripensai a tutti i balli a cui ero andata e a come erano tra di loro completamente diversi.
Ripensai a David, alla nostra breve storia e alla nostra inesistente amicizia.
Ripensai a Samantha Jeffrey e a quanto l’odiassi.
Ripensai a quei quattro muri di una classe che avevano visto dentro di loro tutte le situazioni possibili.
Avevo il magone e mentre scendevo dall’auto seguita da Justin e da mia mamma mi scese una lacrima di tristezza.
-Ehi, tutto bene?-, mi chiese Justin avvicinandosi e asciugandomela.
-Si, tranquillo, solo nostalgia-
Lui mi sorrise e prendendomi per mano entrammo per l’ultima volta alla Bayville.
La cerimonia si teneva nel giardino interno della struttura che per l’occasione era stato allestito con una miriade di sedie e con un piccolo palco sopra al quale era posizionato il microfono.
Sospirai profondamente poi raggiunsi gli alunni che si stavano accalcando per trovare la propria toga, lasciando Justin e mia mamma dirigersi verso i loro posti.
-Ryan!-, mi sentii chiamare da Scott che si stava avvicinando affiancato da una ragazza mora, alta un metro ottanta minimo: sua sorella.
Sorrisi subito e mi avvicinai a lui, più tranquilla.
-Scott!-, lo abbracciai.
Lui mi strinse e mi baciò dolcemente sulle labbra.
-Questa è mia sorella: Caroline, Maggie. Maggie, Caroline-
-Piacere!-, sorrisi stringendole la mano.
-Piacere mio, è una vita che volevo conoscerti ma il mio fratellino vuole tenerti tutta per sé-, scherzò lei.
Arrossii leggermente e Scott alzò gli occhi al cielo.
Potei notare, ora che ero più vicina che anche lei aveva gli occhi verdi come il fratello, ma senza la venatura marrone all’interno. Era bella e l’abitino rosa che indossava lo sottolineava ancora di più.
-Vado a sedermi così mamma e papà non vanno in panico-, alzò gli occhi al cielo. –Buona fortuna, Scotty-, gli diede un bacio sulla guancia. –Anche a te, Caroline, sono felice di averti conosciuta-
-Grazie, anche io-, le sorrisi e la osservai andare verso la folla di parenti e amici.
-E’ carina-, sorrisi a Scott.
-Sei più bella tu, specialmente oggi-, si piegò su di me e fece scontrare nuovamente le nostre labbra, più lentamente e dolcemente.
-Ho una notizia che ti cambierà la vita!-
-Oh! Addirittura?-, chiesi ridacchiando.
Lui mi diedi un buffetto sul fianco poi si fece serio.
-Indovina a che college andrò!-
Lo guardai confusa senza capire. –A quale?-
-A quello in Nord Dakota-
Eh?
Allargai gli occhi dallo stupore, era impossibile! Avevo di sicuro capito male…
-Andrai alla UND?-, chiesi sconvolta.
Non potevo crederci!
-Si!-, esclamò lui sorridendo radioso.
-Davvero?!-, chiesi a fatica incominciando a realizzare.
-Si, mi sono informato e ho fatto richiesta per la borsa di studio per il football e poi studierò medicina!-
-Davvero!?-, chiesi di nuovo con gli occhi più umidi e iniziando a sorridere come una scema.
-Si!-, ripeté.
Gridai di gioia e gli saltai addosso, incominciando a ridere e ad abbracciarlo.
-Non ci credo!-, gridai facendolo ridere.
Saremmo andati alla stessa università, non ci saremmo dovuti separare, sarei andata a vivere in un altro stato con gli uomini più importanti della mia vita: Scott e Justin.
Non ci credevo, poteva davvero essere successo!?
Ebbene si, la ruota stava girando favorevole.
Alzai la testa dalla sua spalla e lo baciai con forza, schiudendo subito le labbra e iniziando a giocare con i suoi capelli.
-Ehi, state dando spettacolo-, ci richiamò Felicia arrivando in quel preciso momento: non potevamo non essere interrotti, no.
Le sorrisi leggermente toccando nuovamente terra con i piedi.
-Sei felice che sia finita?-, le chiesi schioccandole un bacio sulla guancia.
Lei fece una smorfia: -Se dico di no, mi prendi per scema?-
-Assolutamente-, sorrisi. -Come farà la Bayville senza una presidentessa del comitato per le nuove iscrizioni pimpante come te?-, le ricordai il nostro primo incontro.
Sembrava passato un secolo…
Lei piegò le labbra in giù. –Non dirmi così che poi mi metto a piangere!-, sorrise triste.
La abbracciai stretta per farle sentire quanto le volevo bene.
-Non pensarci-, le sussurrai.
Lei annuì e tirò leggermente su con il naso. –Vado a cercare quell’altro deficiente del tuo amico-, disse rivolta a Scott che ridacchiò.
-Ancora mi ci devo abituare-, alzai gli occhi al cielo e la salutai per poi prendere per mano Scott.
-A Drake e Felicia?-, mi chiese mentre raggiungevamo il gruppo di studenti che si affrettava a trovare la propria tunica.
-Si-
Lui si limitò a ridere mentre la professoressa Sprite ci indicava dove cercare le nostre toghe.
Le indossammo in fretta e poi misi il tocco in testa, prendendo quello di Scott e facendolo abbassare per dargli un bacino sul naso e metterglielo sul capo anche a lui, facendolo sorridere.
-Car!-, mi sentii chiamare e voltandomi vidi Danielle che teneva per mano Mark.
La sera del ballo erano arrivati tutti felici e gongolanti perché Mark le aveva chiesto se voleva essere la sua ragazza.
Quando me lo raccontò non la vidi come una cosa positiva, anzi molto avventata visto che non sapevo che esistesse nulla in più di una piccola attrazione, ma avevano voluto rischiare e gli stava andando bene, quindi ero felice per loro.
-Dani!-, corsi ad abbracciarla con forza.
-Sei felice che stia finendo tutto?-, mi chiese anche lei.
-Un po’ si e un po’ no. Te come stai prendendo il cambiamento?-
-Benissimo, ho già preparato i bagagli per Providence e a fine settimana andrò a sistemare tutto, poi tornerò a casa per gli ultimi saluti e la nostra vacanza!-
-Vai così presto?-, chiesi triste.
-Si-, mormorò facendo il labbrino.
-Mi mancherai-, la abbracciai con forza di nuovo.
-Ehi, per le vacanze ci troveremo tutte di nuove, non preoccuparti! Poi Mykonos ci aspetta!-
Avevamo deciso di passare dieci giorni a Mykonos per festeggiare la fine del liceo e saremmo partite insieme ai rispettivi ragazzi fra appena una settimana.
-Esatto-, risi. –E tu Mark dove andrai?-
-Mah, il college non fa per me, ho trovato un posto di lavoro vicino a Providence, così non dovremmo avere una di quelle spocchiose relazioni a distanza-, sorrise guardando verso Danielle, che gli diede un leggero bacio sulle labbra, radiosa.
-Tutti insieme alla fine-, sorrisi.
-Ragazzi, è ora. Si incomincia-, ci avvertì la professoressa Sprite.
Guardai Scott terrorizzata e lui mi strinse un fianco.
-Andrà tutto bene, tranquilla!-, mi fece l’occhiolino dandomi una pacca sul sedere, facendomi sobbalzare.
-Ehi!-, esclamai ridendo.
Lui sogghignò sotto i baffi poi ci andammo a mettere in fila ad aspettare il nostro turno.
Uno alla volta la professoressa chiamava gli alunni della nostra classe e uno ad uno si vedevano i ragazzi sfilare davanti alla folla dei genitori e amici che applaudivano, facendosi riconoscere quando sfilava uno dei propri figli.
-Bennet Felicia-
La mia amica si alzò, gongolante e dopo aver preso il suo diploma salutò il pubblicò andando a sedersi dalle panchine riservate ai diplomati, dopo un caloroso applauso e un –Vai Licy!-, gridato da uno Sean molto orgoglioso della sorella.
Era incredibile quanto era cambiato in così poco tempo.
Tutte le belle amicizie che avevo stretto, tutte le tristezze, tutta la felicità.
Mi sentivo più adulta ora che a gennaio quando mi ero traferita.
-Lafferty Scott-
Il mio bellissimo ragazzo si incamminò verso la Sprite e le sorrise gentile, con la sua solita fossetta.
Era bellissimo.
Potevo essere davvero così innamorata di un ragazzo che avevo odiato?
Si, perché era quello che mi stava succedendo.
-Vai, Scott!-, gridai dalla fila facendo girare qualche ragazza che mi guardò male.
Scott si voltò e ammiccò nella mia direzione facendomi ridacchiare come una ragazzina.
-Morris Danielle-
Anche l’altra mia amica seguì il percorso degli altri e salì sul palco per farsi applaudire, a ragione, dalla platea.
Vidi i signori Morris gridare commossi il nome di Danielle, felici per la loro unica figlia.
Gli studenti di fronte a me stavano diminuendo piano piano e mi sentivo il cuore sempre più pronto ad uscirmi dal petto.
Sudavo freddo e non capivo nemmeno perché.
E se cadevo? Non avevo messo dei tacchi troppo alti ma potevo sempre inciampare nella toga…
-Ryan Caroline Shelby-
Respirai profondamente poi salii anche io sul palco.
-Vai Cary!-, mi voltai verso il pubblico e vidi mia mamma e Justin in piedi nella platea battere le mani, commossi anche loro.
Scoppiai a ridere, più rilassata di prima e presi il diploma dalle mani della professoressa.
Era fatta. Senza cadute né niente.
Avevo ufficialmente finito il liceo. Ero diplomata.
Mi andai a infilare tra le varie sedie vicino a Scott che mi aveva tenuto il posto.
-Brava, amore-, mi sorrise.
-Anche te-, gli presi la testa fra le mani e lo baciai forte a stampo, facendolo ridere.
Altri quattro ragazzi e la cerimonia ebbe fine.
-Tutti in piedi ora per fare le congratulazioni alla nuova classe di diplomati del 2012!-, gridò la Sprite al microfono.
Tutti noi ragazzi ci alzammo per fare la foto e poi con un urlo liberatorio lanciammo in aria il tocco, come di abitudine, finalmente più spensierati e ufficialmente diplomati.
 
-Hai preso tutto, amore?-, chiesi mentre chiudevo l’ultimo scatolone con lo scotch.
-Direi di si! Grazie mille per l’aiuto, Car-, si sdraiò sul letto Scott, esausto.
Avevamo passato la mattinata a riempire degli scatoloni di tutta la roba di Scott per andare alla UND, cosa che il giorno prima avevamo fatto con la mia.
Era fine agosto e l’estate ormai era finita, le vacanze erano state fatte e ormai bisognava ricominciare con lo studio perché i corsi sarebbero iniziati i primi di settembre.
Eravamo entusiasti e quel pomeriggio saremmo partiti per il Nord Dakota verso il nostro futuro, dopo aver impacchettato per due giorni il nostro passato.
-Figurati-, mi accucciai vicino a lui dopo essermi stiracchiata.
Quella mattina avevo salutato mia madre che mi aveva promesso di venire presto al campus per portarmi gli ultimi scatoloni e vedere come mi ero sistemata.
Il giorno prima invece avevo salutato Felicia che sarebbe partita fra una settimana ancora, mentre Danielle era già partita da un mesetto.
-Cosa farei senza di te?-, mi chiese Scott.
Sorrisi, con gli occhi chiusi sentendo le sue labbra dolci sulle mie.
-Non lo so-, ridacchiai aprendoli e attirandolo verso di me.
Incominciai a giocherellare con i suoi capelli e schiusi subito la bocca facendo incontrare le nostre lingue per la milionesima volta in quei mesi.
-Ti amo-, mi sussurrò sulle labbra staccandosi da me, forse troppo presto.
Sorrisi euforica: nonostante stessimo insieme da un po’ non me lo aveva mai detto. O almeno non aveva mai usato le due paroline magiche.
Lo baciai nuovamente. –Anche io-
Rimanemmo in camera per un’altra oretta dove non parlammo molto -…- poi finalmente scendemmo.
Eravamo soli in casa, i genitori di Scott erano andati in vacanza, mentre Maggie era dal suo ragazzo, ci avrebbe raggiunti anche lei più avanti come mia madre.
-E si parte!-, esclamai entusiasta, chiudendo il baule dopo averlo caricato e sedendomi sul seggiolino del passeggero.
Scott rise e mi raggiunse nell’auto, mettendosi la cintura di sicurezza.
-Dritti alla meta!-, mi assecondò, felice anche lui.
-E conquista la preda*-, mormorai attirandolo verso di me e baciandolo ancora e ancora e ancora.
 
 
Guardateli lì, ora, ad agosto. Due ragazzi innamorati a cui si apriva il mondo davanti, a cui si aprivano possibilità, sfide, decisioni, tristezze e felicità.
Due ragazzi che nel solito cliché si erano incontrati, odiati e poi innamorati.
Guardateli ora su quell’auto con i finestrini abbassati e la brezza estiva a sfiorargli i capelli, pronti per il loro futuro. Insieme, loro, il quarterback e la nuova arrivata.
 
 


FINE
 

*citazione dei Pirati dei Caraibi



Spazio dell'autrice:


Eccoci dunque alla fine. Questo è l'epilogo della storia . . . E' stato orribile cliccare su completa! ç.ç
Non ci credo ancora di averla terminata!
Sono volati questo quattro mesi ... volati grazie a tutte voi!
Voglio ringraziare innanzi tutto Josie5, la mia amica pazza e scrittrice che mi ha aiutata in tutto questo tempo a continuare a scrivere, a trovare idee nuove e mi ha sostenuta nel mentre :D Grazie mille Albuccia, te quiero <3
Vorrei ringrazie poi, ognuna di voi, una ad una, ma a quel punto queste note non finirebbero più e vi annoierei e basta, quindi mi limito a dire grazie a tutte quelle meravigliose persone che hanno recensito, messo la storia tra le preferite, le seguite o le ricordate. Ogni numero in quella pagina è una piccola vittoria personale e grazie a voi ora sono più sicura di quello che scrivo e grazie a voi, cosa più importante, mi sono sentita più motivata a scrivere e a continuare.
Grazie mille di tutto, mi sembra una cosa scontata da dire ma è quello che voglio cercare di farvi capire, sono in debito con voi! <3
Spero con tutta me stessa di non avervi deluse con questo capitolo molto a lieto fine, che la decisione del cambio di prospettiva finale non vi abbia confuse ma che vi sia anzi piaciuta! Spero di avervi fatto innamorare un po' di Scott, come lo sono io! O anche di Justin! O di Danielle e Felicia! O della nostra bellissima Caroline!
Spero davvero con tutta me stessa di avervi trasmesso qualcosa con questa storia! (:
Non finirò mai di ringraziarvi per tutto, ma ora vi devo lasciare e vi saluto dicendo che ho già un'altra storiella in cantiere, dove non ci saranno Scott e Caroline purtroppo (ç.ç) ma su di loro non prometto di aver finito di scrivere!
Grazie mille ancora a tutte!


Alla prossima storia, un bacione :* <3


MaudeScott e Caroline e Scott e Justin e Danielle e Felicia <3

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