Hurricane di Blue_Bones (/viewuser.php?uid=57102)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inception. ***
Capitolo 2: *** The Day After Tomorrow. ***
Capitolo 3: *** Butterfly Effect. ***
Capitolo 4: *** The Perk of Being a Wallflower. ***
Capitolo 5: *** The Dark Knight. ***
Capitolo 1 *** Inception. ***
Hurricane
Inception.
Le lacrime gli offuscavano la vista. Non era
esattamente triste e già questo gli papreva abbastanza
strano. Provava un miscuglio di delusione, stupore e rimpianto. Avrebbe
dovuto abbandonare prima quella crociata inutile. Si era innamorato da
bambino, ma la sua idea di Lydia non era cambiata in tutti quegli anni.
Ariusciva quasi ad ammettere lucidamente che tutto quello non aveva
molto senso. Eppure non riusciva a fare a meno di sentirsi male. Lydia
aveva definitivamente scelto Jackson e Stiles era più che
certo che non sarebbe tornata indietro. Scott non lo aveva fermato,
quando aveva deciso di andarsene per non assistere ad ulteriori scene
da diabete. Oltretutto lui era l'unico senza nulla di speciale,
insomma, Scott, Derek, Isaac, Erica e Boyd erano licantropi, Allison
era addestrata a cacciare creature sovrannaturali e Lydia era immune al
morso. Zio Peter, inoltre, era un risorto. Persiono Danny era
più interessante e utile di lui. Era circondato da persone
straordinarie. Lui non era un eroe. Nascose il volto nelle mani mentre
un ondata di rabbia lo travolgeva. Si sentiva inutile. Di sicuro non
era colpa di questa sua normalità se Lydia non lo aveva
calcolato, ma di sicuro aveva contribuito a mostrarlo come il ragazzino
che conosci da sempre, ma su cui non ti fermi a pensare.
Stiles era piuttosto sicuro di essere sempre stato solo, per questo il
rumore di passi che rimbombavano nel cemento lo insospettirono. Si
sentì un codardo a pensare di nascondersi, eppure aveva
avuto a che fare così al di sopra delle sue
possibilità che era piuttosto sicuro di non voler rischiare
così spudoratamente. La cosa fastidiosa erano i muscoli
intorpiditi e immobili. Sembravano fatti di marmo. Non riusciva a
spostarsi. Quando la figura entrò nel suo campo visivo,
tirò un sospiro di sollievo. Non che fosse auspicabile
trovarsi Derek nei paraggi, ma Stiles poteva giurare di preferirlo a
molti dei pericoli che si aggiravano a Beacon Hills. Lo aveva
riconosciuto ancor prima che la luce rivelasse i tratti del suo volto,
semplicemente dal modo di camminare. Alla luce potè
individuare una bottiglia di Jack Daniels. Non riusciva a capire a cosa
gli servisse. Ricordava che Scott non era riuscito ad ubriacarsi, tempo
prima. Scrollò le spalle e tentò di cancellare i
segni del pianto. A sorpresa Derek gli si sedette accanto, Stiles
riusciva a sentire sulla pelle il calore che emanava. Il calodre del
lupo lo tranquillizzò. L'altro non disse nulla e si
limitò a rivolgergli uno sguardo che gli aveva visto spesso,
ma che non era mai riuscito a definire. Era lo sguardo che gli aveva
rivolto la sera in cui avevano scoprto che il finto messaggio di Scott
arrivava dall'ospedale. Non si stava poi così male, immersi
in quel silenzio, con un lupo mannaro che in toria odiava e che
ricambiava. C'era da dire che i loro rapporti erano cambiati
leggermente senza che nemmeno se ne accorgessero. Si aiutavano senza
troppe sceneggiate e si erano salvati la vita a vicenda, ma sedersi
accanto a lui quando era in quello stato era ben diverso. Stiles
poggiò la testa sul muro freddo e Derek gli passò
la bottiglia dopo averne buttato giù un sorso. Le mani del
ragazzo tremavano, afferrò la bottiglia, la
rigirò tra le mani un paio di volte e poi bevve.
Rimasero in silenzio, passandosi la bottiglia fino a finirla. Ormai
ubriaco Sitles aveva cominciato a mormorare cose incomprensibili. Derek
si alzò in silenzio, gettò la bottiglia e
tornò indietro senza sedersi «Non sei inutile,
Stilinski. Vedi di ricordartelo perché non te lo
ripeterò quando tornerai lucido». Stava per
andarsene quando Stiles gli afferrò un polso. Non ci mise
molta forza, ma bastò a far voltare Derek. Stiles aveva gli
occhi lucidi e biascicò ridendo «Secondo te sono
attraente per un gay?» L'altro rimase a fissarlo, perplesso.
Fece qualcosa che non aveva programmato, si risedette senza dire una
parola e continuò a guardare Stiles che si appropriava
definitvamente del suo braccio, se lo passava attorno al collo e
poggiava la testa sul suo petto. Derek non muoveva un muscolo, faticava
a respirare e se Stiles fosse stato sobrio avrebbe espresso tutta la
sua disapprovazione, ma il ragazzino aveva già preso sonno.
Il lupo sapeva come si doveva sentire. Dopo la morte della sua
famigliaa sapeva cosa voleva dire avere paura di perdere qualcun altro.
A lui era successo, suo zio aveva ucciso sua sorella, da lì
c'era stata solo una rabbia incontrollabile. Stiles non aveva nemmeno i
mezzi fisici per evitare di perdere i suoi cari e si reputava inutile.
Lo capiva, in un certo senso. Ricordava ancora la sensazione
d'impotenza nonostante fosse un licantropo. Gli occhi gli bruciavano,
così li chiuse. L'alcool non gli aveva fatto effetto, ma la
stanchezza della giornata gli piombò addosso catturandolo in
un sonno pesante.
Stiles si mosse appena tra le sue braccia, ma Derek non ricardava di
averlo abbracciato. Stiles si rigirò un paio di volte prima
di aprire gli occhi e trovarsi intrappolato tra le braccia di qualcuno.
Non ricordava chi ci fosse con lui, ma si sicuro quello non era il
corpo di qualche ragazza e nemmeno quello di Scott. Alzò lo
sguardo e inorridì. Sarebbe morto, se lo sentiva. Derek
aveva il sonno leggero e si svegliò al primo accenno di
movimento, non si accorse subito di essersi disteso e di aver
abbracciato il corpo di Stiles per tutta la notte. Spalancò
gli occhi, giusto un secondo. Si alzò velocemente e si
rivolse al ragazzo «Questo non è mai successo,
d'accordo?» L'altro annuì e Derek se ne
andò. Stiles ci mise qualche secondo a collegare,
alzò una mano e salutò il nulla «Ciao,
Derek. Buongiorno anche a te».
***
Et voilà, altro mini-delirio. E' una mini-long composta da 2
massimo 3 capitoli. Spero vi piaccia! Il rating è verde, si
alzerà massimo fino all'arancione perché non so
bene che piega prenderà la cosa. R&R!
P.S. Se volete seguirmi su Facebook « Tyger! Tyger! Burning Bright
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Capitolo 2 *** The Day After Tomorrow. ***
Hurricane
The Day After Tomorrow
L'alba
lo colse sveglio. Non aveva dormito, quella notte. Sentiva il pericolo,
lo fiutava, imminente e imprevedibile. Anche Scott aveva abbandonato la
resistenza, una volta saputo dell'arrivo degli alpha. Si sarebbero
allenati quel pomeriggio e avrebbe dovuto insegnare al branco a
controllare la bestia. Per quel motivo era già in piedi,
pensieroso. Doveva proteggere il branco e Stiles, principalmente.
Doveva anche tentare di cacciare gli Alpha nel caso questi avessero
voluto banchettare con gli abitanti di Beacon Hills e Derek sapeva che
non sarebbe stato facile. Se erano lì per una lotta di
potere era già morto e non lo sapeva. Il branco, se
così si potteva chiamare dopo la partenza di Boyd e Erica,
era debole, lui era debole e lo sapeva. Paradossalmente Stiles non era
nemmeno il più debole. Se si fosse combattuto uno scontro
corpo a corpo sarebbe stato spacciato, ma era più furbo e
intelligente di Scott e Isaac messi assieme. Non era un lupo, quindi,
se avesse giocato bene le sue carte, cosa che, di solito, era in grado
di fare egregiamente, sarebbe riuscito a sfuggire all'interesse degli
Alpha almeno fino alla luna piena e non era cosa da poco. Avrebbe
potuto elaborare un piano, d'attacco o di fuga che fosse, e loro lo
avrebbero attuato, ma dovevano prendere tempo. Gli Alpha non avevano
ancora accennato a farsi vedere, ma Derek li fiutava, sentiva la loro
voglia di lotta, la loro febbrile ricerca di potere e questo lo
spaventava. Non lo avrebbe mai detto a nessuno, questo era scontato.
Non poteva, non doveva mostrarsi debole a nessuno e per nessuno. Non
doveva importargli di nulla. Distante dalla vita normale e dalla sua
stessa umanità. C'era stato un tempo in cui tutto quello gli
riusciva naturale, ma da quando era diventato un Alpha le cose erano
cambiate, si erano evolute e lui era mutato, si era fatto sfuggire le
cose di mano. La rabbia si era affievolita, non di molto, ma quel tanto
che bastava a placare la sua furia vendicativa. In fondo, Kate era
morta e anche se Peter era risorto dall'oltretomba lo zio gli serviva,
almeno in quel momento. Durante la faccenda del Kanima non si era
dimostrato particolarmente brillante e si era lasciato trasportare
dalla voglia di mettere fine a quella storia. L'aria del mattino era
limpida e fredda, riusciva a schiarirgli le idee come poche altre cose.
La pioggia di quella notte aveva disfatto le nuvole e inumidito il
terreno. L'odore di erba bagnata gli entrava nelle narici facendolo
sentire in pace, anche quello gli accadeva raramente. Di sicuro, da
quando la sua famiglia era morta, i momenti di tranquillità
riusciva a contarli sulle dita di una mano. Sospirò, le
foglie secche schioccavano sotto le suole delle scarpe nere. Era sicuro
che qualcosa gli stesse sfuggendo, ma non riusciva a riordinare i pezzi
del puzzle quel tanto che bastava a scoprire quello mancante. Intravide
un fisico asciutto, poco lontano e l'odore che gli arrivò
alle narici, mischiato a quello lasciato dalla pioggia, lo
preoccupò non poco. Cosa ci faceva Stiles sveglio a
quell'ora? Perché girava per la riserva? Derek si stava
preparando all'ennesima ramanzina senza rendersene conto. Quel ragazzo
lo avrebbe fatto ammattire. Mentre avanzava Stiles si voltò
dalla sua pare e con un sorriso spaventato lo salutò. Un
passo in avanti da parte di entrambi e si ritrovarono a testa in
giù con dei cavi a tenerli bloccati. Quelli non erano gli
Argent. Derek si domandava come avesse fatto a non accorgersi della
presenza di quelle trappole, ma dovette ammettere a se stesso di essere
stato distratto e poco prudente. Non era da lui, decisamente. Si
voltò verso Stiles e, scandendo lentamente le parole,
disse «Sappi solo che questa è tutta
colpa tua». Il ragazzo non capiva, ma lasciò
correre, troppo preoccupato dalla sua situazione per pensare agli
streni percorsi mentali del lupo «Ho visto una trappola dei
cacciatori ed era più leggera, Scott è riuscito a
liberarsi da solo, questo sembra acciaio e stringe parecchio. Mi
uscirà un livido». Derek sbuffò, si
stava davvero preoccupando per un eventuale livido? Decisamente
sì. Dagli alberi emersero delle figure slanciate, il loro
sorriso era compiaciuto e, prima che Derek se ne rendesse conto, tutto
divenne buio.
Quando riaprì gli occhi poté constatare che i
suoi sensi da lupo servivano poco. L'ambiente era privo di qualsiasi
segno caratteristico. Niente mobili, solo le sedie in cui erano stati
legati, schiena contro schiena, come nei peggiori film del genere. Le
sue mani erano legate e tenute a debita distanza dalle corde
rinforzate. L'odore nell'aria era chiaro come un insgna a neon. Lupi.
Questo voleva dire che gli Alpha erano molto più furbi di
quanto pensasse, meno bestiali, ma anche meno amichevoli.
Ringhiò, frustrato, mentre Stiles emanava l'ennesimo sbuffo
sconsolato. Non sbraitava, non parlava, sospirava. Che la cattura da
parte di Gerard gli avesse fatto bene? Ne dubitava, ma sperava con
tutte le sue forze che non aprisse bocca. Meno sapevano su di lui,
più possibilità c'erano che la passasse liscia.
Sapeva che Stiles era diventato un ottimo bugiardo, nel corso di quei
mesi in cui aveva dovuto nascondere tantissime cose al padre.
Decisamente migliorato da quando tentava, invano, di far credere al
padre che Scott non fosse con lui a cercare un cadavere mozzato, nella
riserva, nel bel mezzo della notte. Eppure sapeva altrettanto bene che
i lupi avevano ben altri mezzi per scoprire una menzogna. Sperava solo
che interrogassero lui che puzzava di lupo a miglia di distanza. Stiles
non voleva nemmeno pensare ad un'eventualità simile, se li
avessero interrogati li avrebbero uccisi. Lui le sapeva certe cose. Non
puoi lasciare in vita una persona dopo avergli posto certe domande
perché se l'individuo in questione è abbastanza
sveglio prima o poi arriverà a scoprire cosa cerchi, cosa
vuoi, cosa brami così profondamente da renderti irrazionale
al punto da rapire due persone, in un bosco, all'alba. Stiles sapeva
con certezza assoluta che sono le cose che più agognamo a
renderci spavaldi e vigorosi come guerrieri, ma allo stesso tempo
instabili e deboli. Per questo le persone lottavano meglio per le
battaglie d'altri. Più lucidità, migliori
risultati. Derek stava respirando pesantemente, tenando di non
trasformarsi, vista l'inutilità della cosa. Ferirsi con
quella lega metallica che gli bloccava i polsi e le caviglie, non era
poi così saggio. Dalla sua gola sgorgavano ringhi
inquietanti. Si aggrappava disperatamente a quella rabbia che lo aveva
tenuto a galla per tutti quegli anni. Annaspava, ma non mollava. La
trasformazione era dolorosa, soprattutto quando funzionava come una
lampadina che sa per fulminarsi. Quell'andirivieni gli bruciava la
pelle, gli strappava i muscogli, gli tendeva ogni legamento, i denti
dolevano, allungandosi e ritraendosi. Emergendo dall'ombra, un
ragazzone biondo e decisamente ben piazzato sfoggiò un
sorriso sadico «Da chi cominciamo?»
*
* *
Parti
plurigemellari, mi chiedo perché continuo a provarci anche
se è evidente che non ci riesco. In ogni caso, questo
capitolo è una schifezza, non me ne vogliate. Il numero
preciso di capitoli sara quattro più epilogo e so
già che me ne pentirò perché vi
deluderò. Spero che questo capitolo vi piaccia e mi scuso
per eventuali errori. A tutti voi gli amanti dello Sterek suggerisco la
mia pagina d'autrice «
Tyger! Tyger! Burning Bright e una pagina proprio su
Stiles/Derek «
If you say one word. Spero di vedervi/sentirvi
lì, nel frattempo R&R! A presto!
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Capitolo 3 *** Butterfly Effect. ***
Hurricane
Butterfly Effect.
Erano
passate almeno ventiquattro ore. Il volto di Stiles era sporco di
sangue raffermo, sulla lingua il sapore di ferro gli faceva salire la
nausea. Li avevano slegati dopo averli torturati, Derek guariva presto
dalle ferite, ma non mangiava da troppo tempo e il branco di alpha
forniva ai singoli licantropi molto più potere di quanto
Derek potesse sperare di accumulare con il branco che si ritrovava.
Erano stati rinchiusi in una cella, sorvegliati da tizi che facevano
apparire Derek un cucciolo particolarmente arrendevole. Non si erano
ancora mossi dalle posizioni in cui erano caduti Derek, frustrato e
Stiles troppo debole per riuscire a muovere un dito. Il sapore della
sconfitta non piaceva a nessuno dei due e Stiles temeva che suo padre
si fosse già messo a cercarlo e se Scott lo avesse saputo
non avrebbe pensato come un lupo, ma come Scott, mettendosi in guai.
Stiles sentiva freddo, un freddo così spaventoso che quando
sputò sangue si sentì pervadere dal panico, ma
era troppo stanco per esprimerlo. Non riusciva a capire
perché accadesse, non sapeva se fosse un dente, un morso
alla lingua o qualcosa di più grave. Aveva il corpo
intorpidito e sentiva solo il velo gelido che non preannuncia mai nulla
di buono. Lo sapeva, lo aveva sentito in sua madre pochi giorni prima
che morisse, ma tentò di convincersi che era solo la
stanchezza, la paura, e magari anche una buona dose di febbre visto che
era stato privato dei vestiti. Come se vite umane valessero quanto un
umiliazione. Stiles ne aveva subite così tante che si era
sentito quasi un eroe a prendere tutti quei calci senza dire una
parola. Aveva urlato dal dolore, certo, aveva pianto, ma non aveva
detto a nessuno che se anche avessero ucciso tutti i suoi amici lui
sarebbe stato lì, vivo, a vendicarli, uno alla volta, a
costo della vita. Nonostante il fatto che fosse il meno potente, il
più fragile e patetico umano lui aveva una famiglia, una
famiglia un tantino sopra le righe di cui non apprezzava tutti i
componenti, ma che avrebbe tentato di proteggere per quanto la cosa
potesse sembrare paradossale. Anche Derek era stato bravo, era rimasto
in silenzio e aveva guardato tutto. Stiles sapeva che il suo cuore non
aveva tradito nessuna emozione ed era immensamente grato alla sorte per
essere capitato con l'unica persona che sicuramente non si sarebbe
dispiaciuta a vederlo soffrire, forse. Sì,
perché, nonostante tutto, non era riuscito a distogliere lo
sguardo dagli occhi di Derek che nonostante il controllo lo osservava
con quello sguardo che gli riservava sempre e che Stiles non era mai
riuscito a decifrare. I suoi ricordi delle ore precedenti erano tinti
di rosso, la sensibilità stava riportando a galla la
sofferenza.
Il dolore gli perforava le ossa, gli mozzava il fiato ad ogni respiro.
Il freddo era sempre più forte, sempre più
fastidioso e Stiles si ritrovò a tremare. Da un angolo della
cella provenivano ringhi bassi e infastiditi. Ormai Stiles batteva i
denti, le labbra violacee si aprivano e si chiudevano a scatti.
Cominciava a vedere tutto sfocato e decise che probabilmente, a quel
punto, poteva anche svenire senza sembrare una ragazzina.
Fu a quel punto che Derek alzò la testa di scatto. Stiles
era svenuto e il suo corpo si stava calmando, ma il lupo sapeva che non
significava necessariamente qualcosa di buono, anzi. Le ferite non
avevano un bell'aspetto, se mai fossero riusciti a uscire da
lì avrebbe dovuto portarlo all'ospedale. Lui, non Scott,
perché non era con Scott quando lo avevano catturato, non
era per Scott che aveva taciuto, non erano stati gli occhi scuri
dell'amico a guardarlo soffrire, impotenti. Derek si ritrovò
a pensare che in un modo o nell'altro aveva retto il suo gioco, ma
aveva sempre saputo che Stiles era molto più intelligente di
quello che appariva. In fondo, bastava analizzare le troppe cose che
uscivano dalla sua bocca per capire che tutte quelle cose doveva anche
averle pensate e molte delle sue idee erano geniali, pur necessitando
di un'aggiustatina ogni tanto. Senza pensare troppo si
trascinò fino al corpo del ragazzo che riprese i sensi solo
per un attimo, prima di sprofondare in un sonno pesante e privo di
sogni. Si tolse il giubbotto con fatica, un braccio rotto che si
saldava troppo velocemente poteva essere un problema, soprattutto se
era fuori asse. Gettò il cappotto su Stiles, sperando che un
po' di calore lo facesse stare meglio. Si impose di non fiatare mentre
si rimetteva a posto il braccio, farlo da solo sarebbe stato anche
più doloroso e difficile. Fissò lo sguardo sul
ragazzo a terra, il respiro si era regolarizzato, ma le braccia, che
spuntavano dal cappotto in pelle, portavano i segni violacei delle
violenze subite. Derek non avrebbe saputo dire come fece a non urlare,
ma lo sguardo era rimasto immobile a fissare Stiles, riverso a terra.
In fondo lui aveva taciuto, per lui, per Scott, per tutti loro, eppure,
pensò Derek, nessuno di loro lo aveva mai fatto sentire
davvero a casa. Lo davano per scontato, era il membro della famiglia
che risaltava di meno, ma che c'era sempre. Fu un pensiero poco lucido,
un lampo di un secondo prima che anche il corpo del lupo si accasciasse
al suolo, esausto, rotolando a fianco di Stiles, cercando le sue mani
per infondergli calore. Era poco, certo, ma era l'unico modo per non
rischiare di aggravare i danni che aveva subito. Doveva farlo scappare,
assolutamente, fu l'ultimo pensiero di Derek, prima che tutto
diventasse troppo e che i colori svanissero sostituiti da un oblio
scuro che non era mai stato così rassicurante.
***
In enorme ritardo, ma ho pubblicato! Finiti tutti i test e alla fine
Lettere ha avuto la meglio, come sempre xD Ringraziate The Fray e Lea
Michele per questo capitolo. Vi sta venendo la depressione? Siete
preoccupati? Lo spero, ma non ci giurerei. Per tutti quelli che sono
certi del lieto fine dico solo che metà dei miei personaggi
originali muoiono sotto atroci sofferenze... Ma non temete, ci sono un
altro paio di capitoli prima della fine, chissà che io non
cominci a provare pietà! Come, forse, avrete notato ogni
capitolo ha il nome di un film, anche se il capitolo non riprende il
film. Sono titoli che mi piacciono e che forse riguardano il capitolo
in alcune sue parti. L'ultimo capitolo ha già il titolo, se
volete, le scommesse sono aperte! R&R!
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Capitolo 4 *** The Perk of Being a Wallflower. ***
Hurricane
The Perk of Being a Wallflower.
Quando Stiles si
svegliò il suo corpo era riverso verso il soffitto. Il
soffitto non era grigio e non c'era traccia di muffe e ragnatele. Si
sentiva intorpidito e dolorante, ma avrebbe dovuto essere peggio. Era
in un ospedale, era all'ospedale. Si ritrovò a sperare che
fosse una puntata di Scrubs, ma qualcosa gli diceva che non era
così. Tentò di muovere il collo e il successo
dell'azione lo colse leggermente impreparato. Si era aspettato di
vedere Scott, o suo padre, pronti a chiedergli che diavolo gli fosse
accaduto. Di certo non immaginava di vedere una sedia di legno, che
doveva essere scomodissima, occupata da Derek Hale, addormentato. I
graffi sulla sua pelle erano guariti, probabilmente prima
dell'intervento medico. Quello che Stiles non capiva era come mai
fossero liberi, ma Derek gli rispose lasciandolo a bocca aperta
« Ci stavano testando, era un avviso. Vogliono battersi con
l'Alpha, con me. Vogliono il mio potere, ma forse hanno notato che
è ancora troppo debole. » Stiles aprì
la bocca « E io cosa c'entro in tutto questo? Si
può sapere? No, perché potevano prendere Isaac,
Boyd e Erica... Poteva finirci di mezzo Scott e le cose potevano anche
avere quasi senso... Ma io che diavolo centro? » Derek lo
guardò come se la risposta fosse evidente « Sei
l'anello debole del branco, Stiles. » Il ragazzo
provò ad obbiettare che no, lui non faceva parte del branco,
ma Derek glie lo impedì « Hai addosso il nostro
odore, sei sempre in mezzo ai piedi e sai tutto su di noi. Sei parte del
branco Stiles. »
Fu dimesso
pochi giorni dopo. Aveva un braccio ingessato e diverse escoriazioni
che ci avrebbero messo un po' a guarire, ma il rischio di infezioni era
stato debellato e il dolore era tenuto sotto controllo. Anche quel
giorno fu Derek ad andarlo a prendere, con il suo cipiglio corrucciato
e l'aria di chi non dorme da giorni. Non aveva detto una parola. Non
aveva risposto alle sue numerose domande. Suo padre era fuori
città per un convegno sulla sicurezza ed era passato troppo
poco tempo perché si preoccupasse del figlio, inoltre,
Stiles aveva spiegato la situazione alla madre di Scott e la donna
aveva compreso che non era il caso di allertare lo sceriffo, ma lo
aveva pregato di fare attenzione. Stiles poteva capire la sua
apprensione, ma le aveva fatto intendere che lui non era come Scott. La
cosa sembrava non averla rassicurata. I suoi occhi si erano velati di
preoccupazione e aveva insistito affinché trovasse qualcuno
che stesse sempre con lui. Così Scott ed Allison avevano
passato diversi pomeriggi all'ospedale, passandogli appunti e spiegando
lezioni. Lydia era passata a trovarlo, senza Jackson e gli aveva
portato un palloncino che lo aveva fatto sorridere. Isaac era andato a
salutarlo un pomeriggio assieme a Scott, con cui sembrava aver stretto
parecchia amicizia. Poi c'era Derek. Arrivava sempre quando il turno
delle visite era finito, ma riusciva ad entrare senza farsi beccare.
Gli teneva compagnia a modo suo, in silenzio, con gli occhi
ostinatamente distanti, ma velati da un senso di colpa, quasi
impercettibile. Lo ammoniva con lo sguardo quando si agitava troppo, ma
non replicava quando lui iniziava i suoi monologhi. Qualche volta aveva
dato segni di impazienza, ma non aveva detto una parola, limitandosi a
tentare di nascondere il nervosismo. Lo fissava con lo sguardo verde
per ore, le prime volte Stiles rimaneva sveglio, con gli occhi sgranati
e un sacco di discorsi sullo stalking, fino a quando le palpebre si
facevano troppo pesanti e le parole confuse, nella sua mente. Dopo un
paio di giorni ci aveva fatto l'abitudine. Era una fortuna che avesse
convinto la madre di Scott a farlo uscire prima. Suo padre sarebbe
tornato a casa e non trovarlo nemmeno quel giorno sarebbe stato troppo.
Quando lo
sceriffo Stilinski aprì la porta, quella sera, lo
guardò come se avesse visto un fantasma « Cosa ti
è successo, Stiles? » Disse, passandosi una mano
sul volto, esasperato « Hey, papà... »
Lo accolse il figlio « la cena è pronta.
» Sorrise, ma l'espressione del padre gli faceva intendere
che non sarebbe passato sopra un braccio ingessato e graffi sul volto,
così fece l'unica cosa in cui era davvero migliorato in quel
periodo « Oh, questo? » Disse alzando il braccio
come se non fosse nulla d'importante « Sono andato a fare una
passeggiata nel bosco e sono inciampato in una radice! » Lo
sceriffo lo guardò come se si sentisse preso in giro, fece
per dire qualcosa. Poi valutò che si stava pur sempre
parlando di Stiles e lasciò cadere l'argomento. A quel
punto, però, gli sorse spontanea un altra domanda
« Ah, e chi ti ha aiutato a cucinare? » La faccia
scioccata impedì a Stiles di inventarsi qualcosa per tempo,
ma suo padre non parve accorgersene « Scott? »
Chiese, spostando di nuovo lo sguardo verso il figlio che tentava di
dissimulare il sollievo « Oh, sì certo... Scott.
Sai doveva portare la cena a sua madre che oggi ha il turno di notte,
così ha preparato qualcosa anche per noi. In effetti gli ho
prestato la cucina così che non dovesse mollare in giro
pentole, sai com'è Scott, non si sarebbe nemmeno ricordato
di avercele prestate. » Forse sarebbe stato meglio chiudere
la bocca « Oh, le tue chiacchiere non mi sono mancate
affatto. » Disse suo padre, rilassandosi. Stiles si accorse
di non aver ripreso fiato, ma quando si rese conto delle parole
dell'uomo, esclamò « Hey! » e lo
seguì « Questo è ingiusto da parte tua.
Profondamente sgradevole. Sei mio padre! »
riattaccò, gesticolò con l'unica mano libera.
Fuori dalla
finestra Derek osservava la scena, l'espressione indecifrabile e le
spalle tese che si scioglievano lentamente. Solo quando si fu
assicurato che tutto fosse tornato alla normalità
entrò in macchina e partì alla volta del nuovo
rifugio del branco.
*
* *
Io ve lo avevo
detto che sarebbe stata un'agonia. Non sono capace con le long. D'ora
in poi scriverò OS di 25 pagine e le dividerò
una volta finite u.u A scanso di equivoci, ribadisco che i
titoli non hanno senso. Spero che questo capitolo, un po'
più leggero dei precedenti, vi sia piaciuto! Il prossimo
è l'ultimo. Tra l'uni e tutto credo di poterlo postare entro
le due settimane, ma voi dovete spendere un po' di tempo a commentarlo!
R&R!
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Capitolo 5 *** The Dark Knight. ***
Hurricane
The Dark Knight.
Aprì
gli occhi, un soffitto bianco, odore di disinfettante. Era un ospedale.
Pensò di essersi addormentato mentre sua madre riposava. Poi
ricordò che sua madre era morta e suo padre,
probabilmente, era al lavoro. Si aspettò di vedere Scott
seduto sulla sedia affianco al suo letto. La signora McCall gli sorrise
«Due volte in due mesi, questa volta dovrò
avvisare tuo padre. » Sospirò. Stiles non
ricordava di essere più stato lì dalla morte di
sua madre, circa. L'ospedale lo faceva stare male. «Ma io non
entro più qui dentro da almeno cinque anni. » La
signora McCall gli parve invecchiata, rispetto al suo ultimo ricordo.
Lei gli sorrise e parlò a qualcuno che non poteva vedere
«Stai tranquillo, dopo uno shock simile è normale
che non ricordi. Dovrebbe stare meglio presto. » Sorrise
rassicurante e uscì «Io torno tra poco, vado a
chiamare tuo padre anche se sarà pieno di lavoro per via
dell'incendio. » La prima cosa a cui pensò fu alla
casa degli Hale che prendeva fuoco. Probabilmente era inciampato
cercando di andare a curiosare. Voltò lentamente la testa,
il collo era praticamente insensibile. Un cerotto copriva la spalla e
lui si domandò cosa gli fosse successo. Fu altro a
scioccarlo maggiormente «Tu sei Derek Hale, vero? »
Il ragazzo annuì senza dire una parola «Pensavo
fossi più giovane. Lo so che non è una cosa
gentile da dire a chi ha appena perso la famiglia, ma... Ma tu cosa ci
fai qui? » L'altro scosse la testa «Ti ci ho
portato io. Ti ho trovato svenuto. » L'altro sorrise, a
disagio «Grazie mille! Non volevo fare nulla di male, lo
giuro! Lo so, sono troppo curioso, davvero inopportuno e parlo troppo,
ma non lo faccio di proposito. Sai è come quando pensi una
cosa e non ti accorgi che la stai dicendo ad alta voce e ad un certo
punto ti sfugge il controllo sulla lingua che parte e... »
L'altro parve spazientirsi, ma non disse nulla. Se parlava
così tanto voleva dire che stava meglio e si
sentì sorprendentemente sollevato. Si chiese quando avrebbe
ricordato, ma scosse la testa «Ora devo andare. »
Disse alzandosi, mentre la madre di Scott entrava nella stanza
«Tuo padre sta arrivando. A quanto pare l'incendio
è stato un incidente, quel posto è abbandonato da
molto tempo e probabilmente era solo questione di tempo. »
Poi posò lo sguardo su Derek «Possiamo parlare?
Devo sapere ancora un paio di cose... » Il lupo sapeva che
non era vero, aveva già detto tutto, ma la donna lo guardava
così male che la seguì.
«Non
ha detto... » Lei scosse la testa ed entrò in una
stanza vuota «Non ho detto allo sceriffo che suo figlio
è stato portato qui con degli squarci sulla spalla da un ex
sospettato. Come non gli dirò che le ferite sono artigli di
lupo... Di lupo mannaro, soprattutto. Tu spiegami perché lui
era lì! Dimmi che non è uno di voi e che non sei
stato tu a metterlo in mezzo perché ti giuro che una madre
arrabbiata è molto peggio di un lupo mannaro... No, non
replicare nemmeno! Stiles è il migliore amico di Scott da
sempre! E' come se fosse mio figlio, quindi dimmi la verità,
ora. » Derek non era intimidito, ma decise di rispondere
«E' andato ad ucciderli. Non aveva la mia
complicità, io non sapevo nulla, Scott non sapeva nulla. Si
è fatto aiutare dalla figlia degli Argent. Volevano
proteggere gli innocenti, impedire che qualcuno si facesse male,
rischiando la vita. Stiles ha il complesso dell'eroe, se n'è
accorta? » La donna rimase in silenzio e il suo sguardo lo
incitò a proseguire «L'ho controllato, non
riuscivo a capire cosa volesse fare, probabilmente avrei dovuto fare
più attenzione e non arrivare la sera tardi sotto casa. Li
ho seguiti e ho visto il casolare. Non sapevo cosa volessero fare.
Quando hanno cominciato ho pensato che avrebbe funzionato e non mi sono
accorto che qualcuno aveva aperto la porta e lo stava attaccando. Stavo
per intervenire quando Stiles ha completato il cerchio e Allison ha
bruciato la casa. Le ho detto di scappare e ho portato qui Stiles. Lei
deve aver atteso che me ne andassi per tornare e nascondere le prove.
L'incendio è doloso, ma sono stati Stiles ed Allison a
provocarlo.»
La donna lo
guardò «Come sapevano che avrebbe funzionato?
» Chiese la donna «Perché ha
già funzionato in passato. » Rispose, atono.
Suo
padre era passato nel pomeriggio. La mamma di Scott l'aveva pregato di
non interferire con il ritorno della memoria, così erano
rimasti su terreni facili da percorrere. Poi suo padre era dovuto
tornare in centrale. L'ora delle visite era finita. Scott era passato
assieme ad Allison, non si tenevano per mano e a Stiles parve
sbagliato, ma lasciò perdere. In fondo, non ricordava nulla
di quella ragazza dagli occhi castani. Lydia non si fece vedere, ma a
lui non parve strano. Non aveva rapporti con lei, da quello che
ricordava, eppure pensava che sarebbe passata.
Dopo
l'orario di visita l'ospedale era silenzioso e triste. Stiles aveva
appena preso sonno, quando qualcuno lo scosse leggermente. Lui si
svegliò balbettando «Che c'è? Sono
malato io! » Si ritrovò a guardare gli occhi
verdi di Derek che lo scrutavano, dubbiosi «L'orario di
visite è finito. » L'altro non disse nulla e si
sedette «Non parli molto, vero? Ci conosciamo, vero? Noi due,
è una cosa che non ricordo, giusto? Siamo amici? »
Chiese ingenuamente. L'altro scosse la testa «Siamo nemici?
» L'altro negò di nuovo «Allora cosa
siamo? » Chiese l'altro, confuso. Lo sguardo di Derek era
penetrante e Stiles era sicuro che potesse essere molto intimidatorio.
Gli ricordavano un momento, in una jeep, proprio davanti a
quell'ospedale. L'altro interruppe il ricordo «Non abbiamo
una definizione... » L'altro lo guardò stranito
«Stiamo assieme? » Gli occhi del lupo lampeggiarono
e il suo volto si avvicinò pericolosamente al suo. Gli occhi
di Stiles caddero sulle labbra serrate «Cosa ti passa per la testa? » Sbottò l'altro. Anche quello gli
ricordava qualcosa. Entrare in camera e trovare Derek ad aspettarlo.
Derek che si toglieva la maglietta «Oh mio Dio. Tu ti sei
tolto la maglietta in camera mia! » Gracchiò.
L'altro dava l'impressione di voler morire o di vederlo morto
«Cominciamo bene... » Borbottò.
«Allora? Perché ti stavi spogliando in camera mia?
» L'altro ringhiò, basso, e gli occhi mutarono
leggermente. Una tinta rossastra li attraversò per un
secondo. Stiles balzò sul letto. Qualcuno aprì la
porta.
La
signora McCall osservava la scena «Derek, fuori di qui.
Adesso. Stiles, calmati e non urlare. Niente shock, niente attacco di
panico... » Ormai, però, era troppo tardi. La
sensazione di oppressione aumentava e Stiles respirava a fatica
«Derek, vattene immediatamente da qui! »
Ordinò la donna, ma il ragazzo non si mosse. L'altra si
avvicinò a Stiles e frugò tra le tasche,
porgendogli un inalatore che l'altro afferrò. Si
calmò quasi subito «Ha funzionato! Io non ho
l'asma.... » Disse sorpreso. La donna gli sorrise e
annuì «Funziona sempre con te. Ne ho recuperato
uno, pensavo che sarebbe successo. » L'altro annuì
«E' stato come, come... Se non riuscissi a respirare, a
prendere fiato, come quando stai annegando. » Ed eccolo
lì un altro lampo di memoria che gli fece vorticare la
testa. Alzò lo sguardo su Derek «Tu mi hai salvato
la vita. » Disse solo. L'altro scrollò le spalle
«E tu l'hai salvata a me. » Dopo di che si
alzò e se ne andò.
La
madre di Scott lo seguì «Non farlo. Non farlo mai
più. » Lo avvertì, per poi sparire a
finire il suo turno. Derek controllò che se ne fosse andata
e poi tornò indietro. Stiles aveva ripreso sonno, doveva
essere esausto per averlo fatto in così poco tempo. Si
sedette e attese. Attese così tanto che si
addormentò con la testa sul materasso del letto.
Erano le
cinque di mattina e un osservatore attento avrebbe visto gli occhi di
Stiles muoversi, sotto le palpebre.
Gli
avevano tolto l'ingessatura da meno di quarantotto ore e stava
già per rimettersi nei guai. Il cellulare squillò
un paio di volte prima che una voce conosciuta rispondesse perplessa
«Stiles? » Lui prese un gran sospiro «Sei
l'unica persona che mi può aiutare. Vuoi farlo? »
La persona all'altro capo ci mise un minuto a rispondere «Sai
che sono pronta a farlo. » Lui annuì, anche se lei
non poteva vederlo «Cosa avevi in mente? » Lui si
sedette sulla sedia girevole e, dondolandosi, rispose «Vieni
da me, ti aspetto tra dieci minuti. Mio padre... Mio padre è
al lavoro. Porta tutte le armi che sai usare. Dobbiamo essere attenti.
» Lei non rispose nemmeno, attaccò e lui seppe
che sarebbe arrivata.
«Ricapitoliamo:
vuoi fare una miscela di aconito da usare per pulire le lame e
immergere le punte delle frecce. I proiettili sono l'ultima
alternativa. » L'altro annuì «Io mi
occupo del cerchio esterno. Tu dovrai seguirmi. Dovremmo lavorare
assieme, nello stesso momento. Dobbiamo stare attenti. In caso di
pericolo esci dal cerchio e prendi l'arco. Se il cerchio si spezza
estrai la pistola e... Bang! » Stiles imitò lo
sparo e Allison lo guardò, esasperata «Sei sicuro
di poterlo fare? » Gli chiese e lui rispose «L'ho
già fatto... » Spostò lo sguardo
altrove «La notte... » Lei lo interruppe
«Lo so. » Lui annuì «Bene,
cominciamo? » Lei annuì «Ricordati del
codice... » Lo avvisò lei, spaventata
«Mi hanno mandato all'ospedale, per come la vedo io hanno
tentato di uccidermi... Poteva capitarmi un emorragia interna. Era
tutto così freddo e... e umido, fastidioso. Era come un
serpente che tentava di agguantarmi. Poi qualcosa è
cambiato, ho sentito qualcosa di incredibilmente caldo che tentava
di... E' assurdo, lo so, ma era come se qualcosa mi stesse riscaldando.
» La ragazza tacque «Credo sia stato Derek.
» Concluse e l'altra annuì «Cominciamo.
»
«Allison...
» Stavano lavorando da ore e ormai era buio. Avrebbero agito
all'alba. La ragazza non si distrasse, ma rispose
«Sì, Stiles? » Il ragazzo
pensò al modo migliore di porre quella domanda, ma,
ovviamente, riuscì ad essere totalmente privo di tatto
«Credi che tornerai mai con Scott? Insomma, tu lo ami, no?
Non sto cercando di convincerti, ma di capire. Lo sai, no? »
Lei annuì «Non lo so, Stiles. E' che sono
così confusa, non sul mio ruolo, ma su come ritrovare me
stessa... Devo fare questo, prima. » Lui annuì e
sorrise, comprensivo «Forse devi solo andare avanti...
» Disse gesticolando come suo solito «Forse certe
cose accadono per un motivo. Probabilmente tu devi accettare questa
parte di te e della tua vita, devi affogarci dentro e poi riemergerne
migliorata, non necessariamente cambiata. Devi solo... Andare avanti.
» Lei lo guardò e sorrise molto più
tranquilla «Non è male come consiglio. »
Lui sbuffò «Ho solo imparato una lezione.
» Sorrise amaramente e lei gli diede una pacca sulla spalla,
per incoraggiarlo «Vedila così, potrebbe essere
più facile provarci con Derek. » Rise
«Tu sei una pessima amica, lo sai? Insomma, sei seria? Io...
» Disse indicandosi «e quel... Io e Derek Hale?
Quale persona malata di mente... No, non voglio sapere cosa immagina la
tua testa... Oh mio Dio, che immagini che mi stai facendo venire in
mente... Ricordati, se dovrò andare da uno psicologo
sarà tutta colpa tua! » Lei lo guardò,
divertita «Tu vai a spasso con i lupi e l'immagine di te
e Derek che fate sesso ti fa sentire il bisogno di andare da
uno psicologo? » Lui si finse concentrato su quello che stava
facendo, cioè cercare una tanica «Come pensavo.
» Concluse la giovane Argent. Lui si voltò di
scatto «Pensavi? Cosa pensavi? Quali strane idee ti ronzano
per la testa? Bé, ti sbagli. Le immagini di me e Derek che
facciamo sesso che stanno occupando la mia mente non mi faranno andare
ai matti perché mi piacerebbe metterle in pratica.
» Sgranò gli occhi «No! Tutt'altro. Sono
raccapricciato! Capito? Insomma, a questo punto meglio uno come Danny,
anche se no, direi di no. Insomma... Allison! » Lei rise del
panico nella voce del ragazzo «Quindi Lydia... Insomma ti
piacciono sia i ragazzi che le ragazze. » Lui rimase
interdetto «Credo di non fare particolari distinzioni...
Cioè, vedo le differenze, ma... Ecco, quando mi piace
qualcuno mi piace e basta, no? » Lei sorrise, dolcemente
«Naturalmente. Prometto di non tentare di uccidere Derek, di
nuovo. » Lui non rispose nemmeno. Sbuffò e lei
rise leggermente «Direi che ora possiamo solo aspettare
l'alba... » Disse e lei annuì.
Era
passata un'ora e mezza. Stiles stava camminando avanti e indietro,
nella sua stanza, Allison era seduta sulla sedia. Fu lei a spezzare il
silenzio «Come sta? » Lui la guardò
«Male, ma sta tentando di accettarlo. Ti aspetta e ti
rispetta. » Lei annuì. Stiles guardava fuori, gli
pareve di scorgere un ombra ma l'oscurità parve avergli
giocato uno sei suoi scherzi, perché un battito di ciglia
dopo non c'era nulla, lì fuori.
Non
era ancora sorta l'alba quando si misero in macchina «Sei
pronta? » Chiese, con il volto serio, ad Allison
«Lo stai davvero chiedendo tu a me? » Lui
sbuffò.
Si
nascosero dietro un albero e li videro rientrare. Stiles si trattenne
dal chiedere ad Allison dove potevano essere stati. Non dovevano farsi
scoprire. Il fatto che arrivassero dalla direzione opposta li aiutava
non poco. Dieci minuti dopo tutti e cinque gli Alpha erano in casa.
Allison e Stiles rimasero un'ora e mezza accovacciati in una groviglio
di piante particolarmente odorose. Poi si mossero.
Camminavano
lentamente, attenti a non pestare nulla, respirando il più
lentamente possibile. Arrivati davanti alla casa era evidente che gli
Alpha non si sentissero minacciati. Non c'erano guardie alle porte.
Allison si appiattì alla parete con la tanica in mano e lo
guardò. Lui estrasse la polvere e annuì.
Partirono in sincrono. Si erano allenati a quello, durante il resto del
tempo. Il liquido trasparente cadeva sull'erba senza rumore e
così la polvere. Posavano i piedi a terra nello stesso
istante.
Avevano
quasi finito, mancava davvero poco, quando Stiles sentì un
dolore lanciante alla spalla e sentì il sangue scivolare
giù per la spalla. Allison non urlò, ma la sua
pistola sparò diversi colpi e qualcuno mugolò,
agonizzante «Stiles, finisci il lavoro! »
Urlò e lui non se lo fece ripetere due volte, chiuse il
cerchio che avrebbe intrappolato gli altri «Tu hai finito?
» Chiese a fatica, ad Allison «Come da copione
» Stiles respirava pesantemente e la testa gli girava
vorticosamente. Fece appena in tempo a scorgere Allison che appiccava
fuoco al casolare e il corpo del lupo, morto, con diverse frecce
piantate addosso, che veniva tranciato in due da una spada lunga e
affilata. Il sangue scintillava sulla lama argentata e gocciolava a
terra, bagnando il terreno e l'erba smeraldina, mentre il sole sorgeva
e il fuoco ardeva. Qualcuno urlava di dolore, ma Stiles era sicuro che
Allison stesse bene. Riuscì a percepire a malapena qualcuno
che lo sollevava e una giacca di pelle sotto le dita.
Avrebbe
voluto dire qualcosa, ma non riusciva a parlare, mentre scivolava
nell'oblio.
Saltò
a sedere con un urlo strozzato «Derek! » L'Alpha
avvertì tutto e si svegliò di colpo
«Stiles? Va tutto bene? Un altro attacco di panico?
» L'altro scosse la testa «No. » Poi
Derek lo guardò negli occhi e vi lesse qualcosa che lo
spinse a dire, severo «Non avresti dovuto farlo. »
Stiles rispose solo «Sono morti? » L'altro
annuì e rispose «Siamo al sicuro. » Non
sorrideva, ma Stiles sapeva che non lo faceva spesso. In quel momento
un frangente della sua conversazione con Allison lo fece saltare sul
letto. Derek era decisamente vicino e il suo sguardo era liquido e
stanco. Lo aveva già visto in passato, tante volte. Ogni
volta in cui erano soli. Sembrava lottasse con se stesso, sembrava
sesse tentando di memorizzare qualcosa di particolarmente importante.
Lui lo stava guardando sollevato e lui pensava a lui senza maglietta?
Tutta colpa di Allison. Poi focalizzò l'attenzione sul Derek
in carne ed ossa «Mi trasformerò? »
L'altro scosse la testa «Se hai fortuna non ti rimarranno
nemmeno le cicatrici, ma per ora ci sono. Il taglio non era abbastanza
profondo da infettarti. » Disse con una punta di sollievo.
L'altro annuì, poi parve pensare alla sua reazione
«Tu eri preoccupato per me! » Non era una domanda e
Derek lo guardò esasperato. Proprio in quel momento tutto il
branco entrò nella stanza, seguiti dall'infermiera McCall
che tentava di tenerli a bada.
* * *
Sono stata
brava, no? Ci ho messo meno del solito. Ecco qui la fine, orrenda, di
questa mini-long orrenda. Vado a nascondermi. Non ci sono baci/altre
cose perché non sono uscite. Vedevo troppo bene questa
situazione in cui Stiles e Derek si accorgono che si salvano la vita
troppo spesso e si preoccupano l'uno per l'altro e tutto il resto.
Insomma, spero di non avervi deluso. Nel caso, ve l'avevo detto, ma non
temete, tornerò in me stessa molto presto. Sto scrivendo
qualcos'altro che è più impegnativo a livello di
trama e non è così veloce.
Alla prossima,
R&R!
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