Dazed and Confused.

di Ino chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro. ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque. ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette. ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto. ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove. ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci. ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici. ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredici. ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordici ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindici. ***
Capitolo 16: *** Capitolo sedici. ***
Capitolo 17: *** Capitolo diciassette ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciotto ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciannove ***
Capitolo 20: *** Capitolo venti ***
Capitolo 21: *** Capitolo ventuno. ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventidue. ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventitre. ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventiquattro. ***
Capitolo 25: *** Capitolo venticinque ***
Capitolo 26: *** Capitolo ventisei ***
Capitolo 27: *** Capitolo ventisette. ***
Capitolo 28: *** Capitolo Ventotto ***
Capitolo 29: *** Capitolo ventinove. ***
Capitolo 30: *** Capitolo trenta. ***
Capitolo 31: *** Capitolo tentuno. ***
Capitolo 32: *** Capitolo trentadue. ***
Capitolo 33: *** Capitolo trentatre ***
Capitolo 34: *** Capitolo trentaquattro. ***
Capitolo 35: *** Capitolo trentacinque ***
Capitolo 36: *** Capitolo trentasei ***
Capitolo 37: *** Capitolo trentasette. ***
Capitolo 38: *** Capitolo trentotto ***
Capitolo 39: *** Capitolo trentanove. ***
Capitolo 40: *** Capitolo quaranta. ***
Capitolo 41: *** Capitolo quarantuno. ***
Capitolo 42: *** Capitolo quarantadue. ***
Capitolo 43: *** Capitolo quarantatre ***
Capitolo 44: *** Capitolo quarantaquattro ***
Capitolo 45: *** Capitolo quarantacinque. ***
Capitolo 46: *** Ultimo capitolo ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno. ***


ASGARD.

 

Le urla  erano sempre più alte e Thor sentiva che sarebbe impazzito se non avesse trovato un modo per farle smettere di assordirlo. Strizzò gli occhi,  serrò l’interno delle guancie fra i denti, ma niente, quelle urla di dolore riuscivano a rintronarlo anche se faceva di tutto per non pensarci. Per ricordarsi che tutto quello che Loki stava passando se l’era più che voluto, se l’era cercato. Sollevò gli occhi verso la porta che si aprì  cigolando, e scambiò uno sguardo con il carceriere che uscì pulendosi le mani lorde di sangue sul davanti della giubba e sputò a terra con un imprecazione: -Sarà anche quattro ossa, ma è duro a crollare.-
Thor lo seguì con gli occhi fino  a che sparì  dalla sua vista, oltre le scale che portavano al piano superiore della prigione e dopo un sospiro si avvicinò alla porta.
Appoggiò la mano per spingere quel tanto che bastava per aprirla , le chiavi della cella appesa alla sua cintura tintinnarono nella penombra e ad occhi socchiusi cercò  il prigioniero.
Era steso  sul pavimento, bocconi, con la testa appoggiata su un braccio e l’altro allungato nel tentativo di arrivare a l’acqua. Thor sentì una fitta alla bocca dello stomaco quando Loki sollevò debolmente il capo e cercò di strisciarsi ancora,  spingendo con le punte dei piedi sul pavimento in pietra nera, lasciando sotto di sé una striscia di sangue come la bava di una lumaca.
-Loki...- mormorò avvicinandosi.
Si accucciò accanto al secchio dell’acqua, immerse il mestolo  al suo interno e la allungò al fratello. Sentì la mano fredda di Loki sfiorargli le dita, tremare leggermente e lo guardò bere ad ampie sorsate - Chiedi perdono...-
-No.- la voce di Loki era ridotta ad un rauco gorgoglio. Nella penombra Thor vide che perdeva sangue dal naso e che aveva un profondo taglio in corrispondenza del sopracciglio destro. Doveva essere stato preso a calci in faccia.
Quello era un modo contorto  doveva ammetterlo, da parte del loro padre, di aggirare la decisione del tribunale, e cercare di salvarlo. Se avesse chiesto scusa, se avesse fatto pubblica ammenda,  Loki avrebbe evitato la pena di morte.
-Preferisci morire?-
-Che ad una vita in carcere? Direi di sì.-
-Fratello.-
Thor allungò una mano, tanto da riuscire a sfiorare il capo del fratello. Fu solo un secondo, la carezza di un attimo, prima che Loki si tirasse indietro appoggiando le mani sul pavimento e facendo forza.
Indossava una casacca nera, larga, pantaloni dello stesso colore.
Sembrava anche più magro del solito, e quei capelli scarmigliati?
Quand’era stata l’ultima volta che l’aveva visto spettinato?
Thor provò una fitta di nostalgia a quei tempi - Voglio salvarti.-
-Per mondarti la coscienza?-

-Perché sei mio fratello, e io ti voglio bene.-
Nella penombra Thor vide un guizzo color cielo, gli occhi blu del fratello s’erano fermati per un momento su di lui, prima di tornare a fissare con insana passione il pavimento macchiato . Fece slittare i palmi delle mani fra la lordura del sangue e della sporcizia - Inizi ad essere ridicolo.-
Si alzò, con un gemito mal trattenuto,  mosse un passo e crollò sulle ginocchia  sfinito. Thor cercò di tirarlo in piedi afferrandolo da sotto le braccia, ma si sentì respingere a gomitate.
Il dio del Tuono sentì l’ira avvampare nelle vene, e senza rendersi conto afferrò il fratellastro alla nuca e lo sbattè con forza contro la seduta in legno della panchetta che gli fungeva da letto. Sentì Loki sputare sangue e annaspare per la sorpresa, intanto che Thor combatteva per tenerlo giù. Per quanto fosse debilitato dalla prigionia, ferito, era pur sempre un dio suo pari.
-CHE STAI FACENDO?-
Thor infilò una mano  nella giacca, fra una bottone e l’altro e tirò fuori una siringa. Strappò il cappuccio con i denti e  piantò l’ago nel fianco di Loki che mandò un gemito soffocato. Lottò contro l’effetto del narcotico , ma alla fine chiuse gli occhi, tramortito.
Thor si rialzò dal corpo del fratello e prese fiato. Si guardò attorno e si passò una mano alla fronte -E adesso?-

 


Fine Capitolo uno.


Se vi va fatemi sapere che ne pensate di questo inizio di storia!

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Capitolo 2
*** Capitolo due. ***


 

 

Stark Tower

In un’altra circostanza Thor, quasi sicuramente, avrebbe trovato esilarante la faccia fra l’assonnato e il trasecolato con cui Tony Stark lo stava osservando e i suoi boxer a cuoricini.  Gli era apparso in casa, in un lampo che aveva illuminato tutta la casa a giorno, lo aveva sentito ululare in lontananza e per un momento aveva temuto di vederselo arrivare addosso a propulsione con l’armatura infilata.
E invece, come qualsiasi essere umano svegliato nel cuore  della notte, Tony si era presentato con una  mazza da baseball impugnata e Pepper alle spalle che faceva capolinea timorosa stringendogli un lembo della maglietta.
-Scusami per l’ora.-
-DICO THOR SEI IMPAZZITO? VOLEVO FAR MORIRE DI INFARTO ME, E PARTORIRE LEI?-
-Partorire?-
Il Dio del Tuono sollevò le sopracciglia sorpreso intanto che Tony si faceva leggermente di lato per mostrare quel ventre tondo che tirava la stoffa della camicia da notte della sua fidanzata. Thor sentì gli angoli delle labbra arricciarsi in un sorriso, prima che una domanda lo attraversasse.
Ma quanto tempo era passato dalla sua partenza?
Il tempo ad Asgard era relativo, era questo che permetteva agli dei di vivere tanto a lungo, ma sulla terra,era tutto un altro paio di maniche. Per quello che ne sapeva, quello che cresceva nel grembo di Pepper poteva essere il quarto figlio di Stark - In che anno…-
Thor non riuscì a finire la frase che  vide Tony e Pepper  chinare il capo quasi all’unisono e portare gli occhi sul fagotto sanguinante che teneva fra le braccia. Anche lui lo guardò intanto che Loki cercava di aprire gli occhi, ma li chiudeva immediatamente abbagliato dalla luce dei faretti posti nei punti strategici della stanza. Pepper si  coprì la bocca con una mano e Stark, gli puntò addosso la mazza da baseball -Dimmi che non è chi penso.-
-Ho bisogno del tuo aiuto.-

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-Siamo nel 2013 e assolutamente no!- sbottò Tony intanto che camminava avanti indietro come una tigre in gabbia - Non ho intenzione di tenermi in casa un criminale di guerra ricercato da questo mondo e quell’altro.- indicò con un cenno del pollice qualcosa oltre la sua spalla destra intanto che Pepper , impacciata, appoggiava una coperta sul corpo di un Loki ancora privo di sensi.
Immediatamente, il dio, mandò un grido disperato e cercò di scansarla con le mani legate, colpendola per togliersela di dosso. Fu Thor ad assecondarlo, scostandogli la coltre dal torace intanto che Pepper si allontanava sbalordita -Che gli è successo?- chiese.
-Credo che abbia la cassa toracica sfondata.-

-Poco.- borbottò Stark dal fondo della stanza.
Aveva le braccia incrociate al torace, quasi a nascondere la luce del reattore Arc, la cui luce come al solito filtrava attraverso la stoffa della maglietta. Pepper lo osservò crucciata per poi avvicinarsi  di nuovo al dio, che solo, aveva rischiato di distruggere la terra. 
Aveva le sembianze di un ragazzo, ora che lo guardava da vicino, anche più giovane di lei, con i capelli scarmigliati e la fronte spaziosa. Osservò le mani legati assieme da uno strano legaccio che, nella penombra, sembrava  brillare e poi si volse al dio del Tuono che cercava di convincere Tony -Thor perché l’hai portato qui?- chiese .
Thor si volse  ad osservarla - Perché ho bisogno che…-
-No.-
Pepper scosse il capo - …Perché l’hai fatto scappare?-
Thor sfregò le labbra una contro l’altra osservando il volto contorto dalla sofferenza del fratello - Io so che c’è del buono in lui. - portò gli occhi verso Tony - … Sono cresciuto con lui. Ho giocato con lui. Lo conosco come me stesso. E’ buono, ha un indole buona.-

Tony roteò lo sguardo al soffitto -Se è così buono, ha quasi distrutto Manhattan perché è caduto dal seggiolone da piccolo allora?-
-Ti prego Tony.- sussurrò Pepper.
L’uomo si grattò la testa esasperato. Per sua sfortuna non riusciva a dire di no a Pepper, non se lo guardava con quel faccino supplichevole. - Va bene.- si volse per tornarsene in camera,  pestando i piedi con la stessa grazia di un rinoceronte lanciato all’attacco - Sarà da ridere dirlo agli altri. Portiamolo nella camera degli ospiti.-


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Frammenti di immagini. Sussurri ovattati. Luce. Troppa luce. FA MALE!
Loki strizzò gli occhi e volse il capito con un gemito  nella speranza di sottrarsi a quella luce puntata in faccia che lo faceva rimpiangere il buio delle prigioni di Asgard. Gemette sentendo gli occhi bruciare da sotto le palpebre abbassate, non riusciva a capire cosa stava accadendo, ma c’era qualcuno con lui.
Qualcuno che gli ungeva le ferite alle gambe con delicatezza e che ora glie le copriva con bende morbide.
Aprì gli occhi, e nel diluvio di luce riuscì ad intravedere un uomo chino su di lui.
Nello spazio di un battito di ciglia riuscì a cogliere  un volto  concentrato, occhi scuri e capelli dello stesso colore, spettinati.
Chi era? Lo conosceva. Ma non era un Asgardiano.
-Ti fa male?- gli chiese l’uomo .
-Male?-
-Ti fa male se ti tocco qui?-

Loki non sentiva nulla, non aveva idea di dove lo stesse toccando.
-Thor, ma quanto sedativo gli hai iniettato? Questo non ci capisce una mazza!-
Thor sollevò lo sguardo al soffitto pensoso e Tony si spalmò una mano sulla faccia. Si volse verso Loki, e  chinandosi di nuovo su di lui, gli infilò le mani sotto le braccia, e lo  sollevò con la stessa facilità con ui avrebbe tirato su un bambino.

-ARGHAAAAA!- L’urlo di dolore da parte del dio fu immediato e assordante.
Thor si avvicinò immediatamente al fratello, ma si bloccò dopo il secondo passo. Perché doveva ammettere che nonostante il continuo borbottare, Stark era molto delicato e che i gemiti di dolore che i Loki si lasciava sfuggire e quell’ultimo grido, erano frutto delle torture a cui era stato sottoposto e non della sua incuria a trattarlo. Tony lo fece appoggiare al guanciale e gli schiaffeggiò delicatamente il viso -Sorgi e brilla raggio di sole.

Loki socchiuse gli occhi per un momento.
Un lampo azzurro fra le palpebre arrossate.
-Avanti ragazzone…-
lo incoraggiò Tony - …Svegliati .-
Loki aprì di nuovo gli occhi, e stavolta parve mettere a fuoco il viso dell’uomo che lo teneva seduto a forza. Mandò infatti in avanti il capo e un espressione sbalordita gli passò per il viso pallido e sudaticcio.

-Credo che mi abbia riconosciuto.- ridacchiò Tony.

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Era una vera fortuna, pensò Thor, che Bruce Banner in quei mesi avesse  sviluppato un siero che teneva a bada Hulk molto meglio di quanto fosse mai successo in passato, perché aveva la vaga sensazione che al posto dell’espressione infastidita di Banner  si sarebbe ritrovato a tenere testa ad un Hulk con gli occhi sanguinanti.
-Mi dispiace.- balbettò il dio del Tuono alla volta dell’uomo che si stava ossessivamente stropicciando gli occhi - Non pensavo di comparirti proprio davanti.-  
Bruce sollevò il viso dalle mani e Thor si ritrovò a venire fissato da due occhi neri  lievemente arrossati. Uscire dal bagno e ritrovarsi ad un soffio da un fulmine che ti scoppia davanti non era affatto piacevole. - E’ un piacere vederti Thor.-
Fortunatamente  il suo controllo su Hulk, fosse ormai a prova di bomba.
-Ho bisogno di una mano.- esclamò il dio senza troppi giri di parole.
-Davvero?-
- Mi manda Stark.-

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Ancora mezzo tramortito dal viaggio intercontinentale fatto in meno di mezzo secondo, Bruce posò lo sguardo sull’uomo avvolto in quattro coperte che giaceva nella camera degli ospiti di casa Stark.
Lo fissò, girò attorno al letto – prima in senso orario e poi antiorario – e alla fine  guardò Tony -Quanto hai bevuto?-
-Non tanto come credi.-
-Io quello …-
Bruce indicò Loki che socchiuse gli occhi -…Non lo tocco nemmeno con un bastone. Per me può crepare dov’è!- fece per andarsene, ma dopo tre passi  si ritrovò ad impattare contro l’ampio torace di Thor. Arretrò sbilanciato e portò lo sguardo in quello chiaro del dio - Thor non puoi chiedermi di curare tuo fratello.-

-Ti prego.- mormorò Thor.
-No.No.No.- Bruce pareva un bimbo capriccioso.
-Bruce…- Tony  si avvicinò  - …Io non ne so molto di medicina, tu invece…-

Bruce lanciò uno sguardo adirato a Tony che si fermò, no meglio non tirare troppo la corda. Se lo facevano incazzare seriamente, avrebbe potuto decidere di slegare Hulk volontariamente per mazzolarli  per bene.

-Non forzatelo.- disse una voce affaticata alle spalle di Banner che volse il capo e portò lo sguardo verso il letto - Ha tutte le ragioni di questo mondo a volermi morto.-
Loki si sollevò a sedere puntellandosi con un gomito e poi facendo forza sui reni, era ancora legato  con quel laccio che pareva splendere nella penombra e Tony lo vide fissarlo crucciato prima di riportarlo lo sguardo su di loro.
Anzi, più che a loro, su Banner che lo fissava da sopra una spalla.

-Non sei l’unico, dottore, ad avere un mostro in corpo.-

Bruce aggrottò la fronte - Che vuoi dire?-

Loki stirò le labbra in un sorriso - Nulla.-

Eppure quella voce la sentiva. Quella vocina che lo scherniva e lo derideva per tutto il tempo. Morse con forza l’interno di una guancia e spostò lo sguardo da Bruce, a Tony -Grazie.- bisbigliò  per poi passare al fratello - Grazie.-

 

-Bruce.- chiamò Tony sorpreso - Credo che sia lui quello ubriaco fra tutti noi.-

 

 

FINE CAPITOLO.

Un grazie  di cuore a chi ha letto, commentato e recensito questa mia.  E’ la prima fic sull’universo Marvel che scrivo, quindi se sparo boiate, siate indulgenti, sorridete e annuite bonariamente. xD

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Capitolo 3
*** Capitolo tre. ***


La fiction è scritta fino al capitolo dieci per questo motivo riesco a postare una volta al giorno xD Il tempo di rileggere. Le coppie principali sono:  Loki/oc. Bruce/oc. Steve/oc. Clint/Natasha. E ovviamente Tony/Pepper

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Stark Tower

 

Infondo non era stato troppo difficile convincere Bruce a prendersi cura di Loki.
Il buon dottore era appesantito da un cuore grande, facilmente manovrabile e Tony  non aveva dovuto fare altro che girare il dito in un paio di piaghe,  saltare su un paio di tasti giusti –beccarsi lo sguardo schifato da Thor- e il gioco era stato fatto.
Bruce aveva sbuffato,  alzato gli occhi al soffitto, ma alla fine si era messo a ripulire ferite e a steccare ossa. Tony l’aveva osservato dalla porta per qualche minuti, prima di decidere di braccare l’altra divinità sotto al suo tetto e chiedergli spiegazioni. - Come capirai ho ancora remore a farlo stare qui.-
La sua prima remora era una donna incinta di sette mesi, la seconda il bambino che le cresceva nella pancia. Si passò una mano fra i capelli, arruffandoli ancora di più. Era ancora gloriosamente in boxer e maglia della salute, e non sembrava intenzionato a cambiarsi.
Il dio del Tuono si sedette sul divano - Mi dispiace Tony, non sapevo dove altro portarlo, avevo paura che mi morisse fra le braccia.- sospirò in risposta allo sguardo perplesso di Stark -…Il legaccio che ha attorno ai polsi. E’ quello che lo tiene così calmo. -
Tony guardò verso il corridoio che portava alla zona notte della casa -Effettivamente mi pareva troppo docile rispetto all’ultima volta che mi ha lanciato  da qua sopra.-  tornò a Thor sollevando entrambe le sopracciglia.
- E’ una corda magica, è stata fabbricata con capelli di mio padre.- sorrise all’espressione confusa del suo interlocutore. Tendeva a dimenticare che per i terrestri la magia era per lo più conigli che spuntano dai cilindri -… Vedila così… Quella corda blocca l’essenza divina di Loki e lo rende mortale a tutti gli effetti.  Il problema è, che essendo mortale, non può guarire da solo,  ed è per questo che…-
Tony annuì  - L’hai portato qua, ho capito.-

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Loki ingoiò un gemito, serrando con forza il labbro inferiore fra i denti e si contorse sul materasso come per sottrarsi al bruciore intanto che  Bruce si affaccendava a ripulirgli una ferita piuttosto profonda alla schiena. Il dio era sdraiato su un fianco, con la maglia che Tony gli aveva prestato sollevata fino a metà schiena e il dottore era accucciato sul materasso  con una mano a tenerlo fermo e con l’altra a  passare garza sulla ferita infetta.

-E’ parecchio profonda.-
-Prima lo era di più.-

Bruce sollevò lo sguardo, era la prima volta che Loki apriva bocca da quando li aveva ringraziati. Lo osservò pensoso poi riprese il suo lavoro: -Come te l’hanno fatta?-
-E’ una scudisciata, credo. Ero girato di spalle, attaccato al soffitto per i polsi. - sospirò indolenzito osservando una nuvola oltre il vetro della finestra - Non ne sono molto sicuro.-

-Scudisciata? Ti hanno preso a frustate?-
Un rumore basso e gorgogliante si allargò per la stanza. La risata di Loki genuinamente divertita - No dottore, a scudisciate. I frustini,  fanno molto più male delle fruste.-

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-Quindi non possiamo togliergli quel legaccio.-
-Guarirebbe nel giro di un paio di giorni, ma…-
-Tornerebbe l’adorabile pazzo furioso che sognava di governare il mondo.-
Tony annuì    intanto che camminava attorno al tavolinetto basso davanti al divano - C’è una cosa che non mi spiego però. - si fermò di fronte a Thor ancora seduto sul divano -..Se  quella corda blocca solo i suoi poteri. Come mai è così tranquillo?- Non riusciva ancora a capacitarsi per quel “grazie” che gli aveva sentito dire.
Thor si passò una mano sulla nuca, tirando indietro il capo, come indolenzito - In realtà non me lo spiego nemmeno io. Gli ho messo quel blocco per evitare che vi facesse del male , ma non mi aspettavo che si quietasse a questo modo.- cercò lo sguardo di Tony e si specchiò in quegli occhi nocciola che lo fissavano assorti - E’ come se la sua parte oscura si fosse spenta.-

 

Spenta… O semplicemente messa da parte per uno scopo più grande?

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Bruce applicò un cerotto sulla ferita appena medicata e sentì la schiena del dio fremere per il dolore. Una parte di lui era  consapevole che quello non era un ragazzino come  pareva, che era il dio degli Inganni che lo aveva manipolato, senza che lui tutt’ora né avesse memoria, ma dall’altra parte non riusciva a non provare un briciolo di pena per il dolore che doveva sentire.

-Sai, dei tanti, sei l’unico che mi è dispiaciuto ipnotizzare.-

Bruce aggrottò la fronte -Come è successo?-
-Ancora non lo ricordi?-
Loki si volse a guardarlo da sopra una spalla - Te l’ho proprio risciacquato bene il cervello dottore. Fortuna che non mi sono portato via anche i tuoi studi accademici.-

-Parla!-

Loki tornò ad appoggiare la guancia contro il cuscino umido di sudore - Sono andato a cercarti a casa, a Calcutta, lercio da fare schifo e tossendo forte. Tu mi hai preparato da mangiare,  preparato un bagno e prestato dei vestiti.- Il dottore  sentì  riverberare le cervella dalla rabbia. Ecco com’era stato buggerato - Mi sono detto: E’ un uomo così semplice. Ma poi…-

-…L’hai fatto lo stesso.-
-A’la guerre comme à la guerre.-
-Anche istruito.-


Il dio fece spallucce con un sorriso sbarazzino.
Bruce si alzò dal bordo del materasso su cui aveva puntato le ginocchia con un espressione disgustata - Ringrazia tuo fratello e Tony se ti sto mettendo le mani addosso io e non l’altro.- fece il giro del letto sentendo lo sguardo di Loki appuntato addosso -…Hai un’altra possibilità, sfruttala.-

-Non dire così dottore. Anche senza Stark a perorare la mia causa, mi avresti prestato soccorso. Voi esseri umani siete così… - schiuse le labbra in un sorriso osservando l’uomo che lo fissava di rimando da sopra la borsa medica che Tony gli aveva lasciato in camera - Buoni. Devo ammetterlo, è una cosa che mi ha sempre affascinato di voi, la vostra capacità di essere tanto fiduciosi verso il prossimo da sfiorare l’autodistruzione.-
  
 

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-Cosa?- sbottò Clint Barton.
-Quando?-
fece eco Natasha Romanov.
-Perché?-  berciò Steve Rogers.

Tony guardò verso Bruce - Ma non sono carine le Tre Scimmiette?-
Steve superò il padrone di casa con una spallata e andò ad affacciarsi nella camera da letto occupata da Loki. Pepper era seduta accanto a lui, e viste le mani legate, lo stava imboccando. Captain America si sentì tanto come Alice  caduta Oltre lo Specchio.

-Stark ma ti sei fatto?-
-La scarsa fiducia che TUTTI…-
sottolineò bene la parola calcando il tono della voce - …Avete nei miei riguardi inizia ad offendermi.-

-Sei un cretino!-  questa era Natasha.
Clint non parlava e questo era un pessimo segno. Quando si ammutoliva, di solito, era perché stava pensando a doveva aveva lasciato arco e faretra, si stava maledicendo per non averli portati dietro, e prometteva di usarli alla prima occasione.

-Ehi, tutti, pretendeva con il ragazzone qua che me l’ha portato in casa.-

 

Tre teste si voltarono in sincrono verso Thor .

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-Clint.-

Dopo un imprecazione Barton era uscito  dal salone e Natasha, dopo un breve sbuffo, una rete incrociata di sguardi nella sua direzione si era risolta a seguirlo. Si trovava accanto alla balaustra, le mani in tasca e lo sguardo verso il basso. La donna gli andò accanto e  lo spinse amichevolmente con una spallata leggera.

-Che pensi, dimmelo.-
-Che voglio ucciderlo.-
-Anch’io per quello che ti ha fatto.-

…A lui, mica a Manhattan.

Clint arricciò gli angoli delle labbra in un sorriso  -Non so se riuscirò a  tollerare che sia ancora in questo mondo . In un letto morbido. E non in una prigione.-
-Lo so…- si appoggiò al braccio di Barton, che fremette, e immediatamente si diede dell’idiota per averlo fatto -… Dobbiamo farlo per Thor. Dobbiamo fidarci di lui.-
-Pensi davvero che uno come quello abbia una parte buona?-
chiese Clint  imbronciando le labbra in una smorfia disgustata.
-Prima di te, nessuno pensava che l’avessi io.-

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro. ***


Erano passati solo tre giorni dal suo arrivo a casa Stark e Loki aveva ampiamente rivalutato Tony. Non era affatto un uomo intelligente, anzi, era un bambino infilato nel corpo di un uomo adulto, e più passava il tempo e più si domandava come facessero la donna con i capelli rossi e Banner a sopportarlo. Osservò il buon dottore chinarsi per afferrare i pantaloni che l’altro gli aveva abbassato di colpo e rincorrerlo oltre il bancone di lavoro.
Al volo, Bruce si tolse una scarpa e con un lancio da maestro riuscì a colpire Tony in mezzo alla schiena in secondo prima che questo sparisse oltre la cornice della porta -Perché non riesco a farlo arrabbiare!!!- lo sentì piagnucolare intanto che si allontanava correndo. Sbuffando come un mantice, Banner andò a riprendersi la scarpa e si volse verso Loki che lo osservava visibilmente perplesso.
Se l’erano portato in laboratorio per evitare di lasciarlo solo con Pepper e per tutto il tempo era rimasto in silenzio ad osservarli lavorare.
-Che c’è?- gli chiese sgarbato.
-Come lo sopporti?-
Bruce guardò verso la porta - Chi? Tony?-
Loki  annuì - E’ così infantile.-
Banner ridacchiò da sopra il tablet - Sì, è un bambinone, ma si fa voler bene proprio per questo credo.- O per lo meno, era quello uno dei motivi perché lui gli si era affezionato tanto. Sollevò lo sguardo , osservando l’espressione assorta con cui Loki lo stava fissando. 
Era una sua impressione o…

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-…Sembra attratto da Bruce. Come se volesse farci amicizia.-

Tony era chino sul monitor del pc, che aveva letteralmente strappato dalle mani di Pepper, e la donna allungò il collo per osservare il dottore e il dio discutere ai due lati del laboratorio - Dici?- chiese al compagno che annuì senza staccare gli occhi dallo schermo.
-Fra voi  è quello con il carattere più mite se vogliamo.-
-BANNER?-
esclamò Tony ridendo e portando lo sguardo verso il viso della donna - Hulk?- Però era vero, fra tutti loro, in quei giorni Bruce era l’unico che era riuscito a rapportarsi con Loki abbastanza civilmente. Per quanto anche lui gli rinfacciasse la morte di Coulson , e  tutto il resto, era troppo buono per  pigliarlo per il collo come aveva fatto Steve, o letteralmente ricoprirlo di insulti come avevano fatto in coro Cip e Ciop, ovvero Natasha e Barton.
-Probabile.-

…Eppure Tony sentiva che c’era qualcosa che non andava.

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-Hai famiglia dottore?-
Bruce sollevò lo sguardo verso Loki.
-Moglie. Figli. Fidanzata.-
L’uomo scosse il capo - Sono solo.-
-Come si chiamano i tuoi genitori?-
-Brian e Rebecca.- Banner rispose sovrappensiero.
-Hai fratelli?-
-No, una cugina. Jennifer* Siamo cresciuti assieme.-
Loki socchiuse gli occhi  meditabondo - Capisco.-
Bruce appoggiò le mani sul piano di lavoro - Cos’è  quest’interrogatorio?-
Loki si chiuse nelle spalle. In realtà queste cose le sapeva già, se l’era fatte dire quando Bruce era sotto incanto, così per dilettarsi per passare tempo - Visto che sei l’unico che mi risponde più o meno gentilmente quando gli parlo, sto semplicemente cercando di fare conversazione. Se però  ti do’ fastidio sto zitto.-
Bruce si grattò  il retro della testa con una smorfia confusa - No, non mi dai fastidio.- Anche se era stressante dover tenere continuamente a mente che quello non era un ragazzino come sembrava. Che era pericoloso, che l’aveva costretto a trasformarsi contro la sua volontà e che, poteva farlo ancora.
Prima di tutto, prima  dei raggi  gamma, prima che l’altro entrasse nella sua vita, era stata una persona molto socievole. Uno di quelli che facevano amicizia nel giro di due giorni.  E ogni tanto, quella parte del suo carattere , tornava alla luce.
-E i tuoi genitori?- chiese infatti di botto.
Loki sorrise perplesso. -Gli adottivi o i naturali?-

 

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Thor sorrideva inebetito alla volta dello schermo.
Quello era Loki.
Quella era una parte del vecchio Loki.
-Che ti avevo detto, c’è del buono in lui.-
Steve, appoggiato allo schienale della sedia dove era accomodato il Dio sbuffò - Più che altro, sembra interessato a Banner.-  mormorò socchiudendo gli occhi chiarissimi - Non è che vuole slegare un’altra volta Hulk, uhm?-
Lanciò uno sguardo alle spalle verso Clint alla destra della seggiola occupa da Thor, e poco più in là a Bruce che osservava anche lui la registrazione riproposta da Jarvis .
- Non mi sorprenderebbe.- rispose Natasha al posto di entrambi, arricciando il delizioso nasino a patatina - Parliamo sempre del dio degli Inganni.-
Gli altri tre vendicatori si ritrovarono ad assentire in silenzio alla sua considerazione, solo Thor pareva disperatamente convinto che la vera personalità del fratellastro stesse tornando alla luce dopo anni di buio. Si alzò, allontanando la seggiola dal  tavolino  e se ne andò verso la camera da dove sentiva arrivare la voce di Loki.

-Che c’è?- gli chiese affacciandosi.
-Avrei bisogno di un aiutino.-
-Per cosa?-
chiese Thor avvicinandosi al letto .
-Sai, ho provato a trattenere, ma  sono umano.-
almeno lo era per il momento - E ho certi bisogni.-
-Parla Loki che ti serve?-
-Dovresti portarmi in bagno.-

Meno di mezzo secondo dopo, i due fratelli sentirono un coro di risate isteriche arrivare fino a loro.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Fare le proprie, ehm, faccende con le mani legate assieme non era per niente semplice. Soprattutto  perché non era quello il solo impiccio che aveva. Le ferite alla schiena bruciavano da morire e aveva la gamba destra rotta in più punti. Però era un tipo testardo e sarebbe morto prima di farsi alzare i boxer –che  non osava immaginare chi glie li avesse infilati nell’incoscienza – e i pantaloni.
Si  sollevò con un colpo di reni dalla tazza, e si appoggiò con entrambi gli avambracci al lavandino, prese fiato, perché il dolore che sentiva ad altezza ginocchia era allucinante e si chinò per afferrare l’elastico del pantalone assieme a quello delle  mutande. Si raddrizzò con un gemito e si riappoggiò al lavabo.
Prese fiato, in ampie boccate, in maniera quasi ossessiva e lentamente sollevò il capo per guardarsi allo specchio – giusto per vedere che diavolo gli avevano combinato ad Asgard e come l’avevano medicato  gli umani- ed inorridì .
Il viso che lo fissava era quello di un mostro.
La guancia sinistra era gonfia e bluastra ed era diventata quasi un tutt’uno con il naso. Il sopracciglio destro era spaccato  e  biforcato da una profonda ferita che gli chiudeva quasi l’occhio. Il naso era sicuramente rotto e  doveva avere qualche problema anche alla mascella perché perdeva continuamente saliva dagli angoli delle labbra e doveva  pulirsi per evitare di sbavare come un vecchio rincoglionito.
Per quanto, considerasse suo fratello un debole per averlo salvato nonostante tutto quello che era successo fra loro,  non poteva non capire per quale ragione si fosse intenerito.


Era ridotto davvero uno schifo.

 

-Sei ridotto ad uno schifo...-

Eh?
Loki sgranò gli occhi chiari. Chi era stato a fare eco a i suoi pensieri?
Il bagno della camera degli ospiti era raccolto e c’era solo lui.
Si volse a destra, poi a sinistra, e lentamente portò lo sguardo allo specchio.
Vide il suo viso  sciogliersi, letteralmente. La pelle sfaldarsi, assottigliarsi fino a mostrare il  candore del teschio sotto , gli occhi scivolare in mappa dalle orbite.
Il volto che lo fissava non era più il suo, ma quello di un cadavere ghignante con una corona sul capo.

Il dio, si rese conto di stare gridando, quando sentì Thor riprenderlo dal pavimento e tirarlo in piedi con uno strattone.

 

-…Avevo puntato tutto su di te.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

-E’ possibile che gli antidolorifici che gli avete dato gli abbiano  innescato qualche…- Clint agitò le mani confuso - …Allucinazione?-  spostò lo sguardo da Tony a Bruce e li vide entrambi scrollare il capo convinti. - E allora che diavolo gli è successo, stava bene  fino a quindici minuti fa.-
Bene era una parola grossa, ma era in sé.
Di certo non si dondolava  avanti indietro con il busto come un autistico.
Hawkeye vide Bruce avvicinarsi al letto, dopo che Thor se n’era allontanato sconsolato e chinarsi in avanti per farsi guardare dal dio  - Loki.-
-Nessuna risposta.-
-Loki.-

Chissà, magari al dio piaceva perché aveva quell’aria da papà orso, pensò vagamente Tony che li osservava dal corridoio. Loki, infatti al secondo richiamo aveva alzato lo sguardo verso Bruce - Che succede?-
-Te l’ho detto dottore,  non sei l’unico ad avere un mostro in corpo.-

 

 

 

 

FINE CAPITOLO

 

 

 

Loki ha detto a Bruce che non è il sole ad avere un mostro in corpo, e in questo capitolo inizia a notarsi  bene che cerca di fare amicizia con lui. Cosa vorrà dire?  E di chi è quella faccia che Loki vede allo specchio? u_u Lo scoprirete nei prossimi capitoli.

NOTE:

·         Jennifer Walters ovvero She-Hulk

 

CREDITS:  L’idea di Tony che abbassa i pantaloni di Bruce per farlo arrabbiare l’ho presa da questa simpaticissima vignetta   : http://24.media.tumblr.com/tumblr_m5md1n3rpN1ryaqiio1_500.jpg
Quindi NON mi appartiene.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque. ***


 

 

 

 La situazione da strana che era, dopo l’incidente del bagno, s’era fatta degna di un film dell’orrore. Ogni notte, ogni santa notte, Tony veniva svegliato dalle urla disperate di Loki. La prima notte l’aveva trovato sul pavimento, come se qualcuno avesse strattonato con forza il lenzuolo di sotto per farlo cadere a terra, la seconda notte, gli aveva trovato  il naso sanguinante. Alla terza, aveva impedito a Pepper di entrare per evitare che gli scodellasse l’erede prima del previsto.
Loki gemeva penosamente riverso sul pavimento, il torace aperto da ferite simili ad artigliate di una bestia enorme. Perdeva sangue a bolle dalla bocca, e aveva la sclera completamente a vista. Era stato l’intervento all’ultimo secondo Bruce  ad impedirgli di lasciarci la penne.
Tony guardava e riguardava le registrazioni nella speranza di caprici qualcosa, ma a parte Loki che si dibatteva furiosamente sotto le coperte e poi il sangue che volava in tutte le direzioni. Non c’era nient’altro da guardare.
-Come sta?- chiese sollevando gli occhi dallo schermo del pc.
Bruce scosse il capo , intercettando il suo sguardo, e torno al dio che stava medicando con pazienza e delicatezza infinita. Loki teneva la testa voltata verso di lui, le mani libere dal legaccio -visto che in quelle condizioni, manco un  dio si sarebbe potuto alzare- e gli occhi chiusi. Non era privo di conoscenza, Bruce lo sentiva sussultare ogni volta che applicava un cerotto.
-Qualcosa sta cercando di ucciderlo.- mormorò Stark pensoso.
Bruce aggrottò la fronte e portò lo sguardo verso Loki che aveva socchiuso gli occhi.
L’uomo lo fissò sorpreso per un attimo, prima di rendersi conto che non stava avendo un abbaio, gli occhi del dio degli inganni erano davvero pieni di lacrime.
Lo guardò strizzarli, e quando Tony fece  per avvicinarsi al lettino, ebbe l’impulso di tutelarlo in un simile momento di debolezza. Fece il giro della barella, e spinse l’amico verso  il pc - Fammi vedere.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Loki aprì gli occhi, distinguendo solo una macchia confusa.
Li richiuse, sentendo il dolore salire ancora fino alle tempie. Gli avevano slegato i polsi nella speranza che la sua essenza divina lo facesse guarire più in frutta, ma era ridotto ad uno stato tale, che ci sarebbe voluto un miracolo per riprendersi anche così.

-Ho spento la luce, va meglio?-
Loki sollevò di nuovo le palpebre e, nella penombra, mise a fuoco il volto di Pepper chino su di lui. La donna era appoggiata al lettino con le mani e lo osservava preoccupata. Il dio, studiò i tratti del suo viso, per poi scendere lungo il suo corpo e soffermarsi al ventre - Di quanto sei?-
-Cinque mesi.-
-Lo sai cos’è?-
-E’ un maschietto.-
-Stark sarà impazzito di gioia.-
mormorò Loki sempre con lo sguardo alla pancia di Pepper. La donna scosse il capo -No, in realtà lui voleva una femmina.-
Il dio, chiuse gli occhi -Anch’io avrei preferito una femmina.-
La donna lo osservò per un momento, sembrava sorridere - Avresti preferito?-
-La mia sposa.-
sussurrò Loki - Era incinta.-
Pepper sentì la mascella inferiore schiodarsi di botto da quella superiore
- Quando l’hanno uccisa.-

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

-E’ strano.- Clint Barton socchiuse gli occhi intanto che dietro la sua sedia, Natasha voltava il capo disgustata e Steve passava la mano destra sulle labbra contratte in una piccola smorfia raccapricciata.
-Cosa?- gli chiese Tony dal divano.
-Il sangue, guardate come schizza.-
-No, grazie.-
bisbigliò Natasha. Ne aveva fatte e viste di mostruosità nella vita, ma non aveva mai assistito ad uno sbudellamento in diretta, e a quanto pareva anche il suo stomaco aveva dei limiti che non potevano essere superati.
-Le ferite sembrano fatte da dentro a fuori. Non da fuori a dentro.- mormorò Hawkeye lisciandosi il mento intanto che rimandava indietro la registrazione e fissava lo sguardo su un particolare schizzo di sangue. Uno zampillo potente , che aveva colpito il soffitto - Fidatevi.-
-Da quando ne sai di medicina?-
gli chiese Steve ,  ora chinato in avanti per seguire la scena che Clint stava guardando praticamente ad Anello, la mano sinistra appoggiata allo schienale della seggiola occupata dall’arciere e l’altra in tasca.
-Non ne so molto, ma ne so di gente che salta in aria.-
Ne aveva visti di disgraziati saltare in aria dopo essere stati colpiti dalle sue frecce a punta esplosiva. Indicò lo schermo - E il sangue salta proprio a questo modo.-

-Vuoi dire che qualcosa o qualcuno sta cercando di farlo fuori dal suo interno?- chiese Bruce sbigottito, per poi illuminarsi e guardare verso Tony, che era già girato verso di lui con la stessa espressione da Eureka, stampata in faccia.

-Ecco perché…- cominciò il dottore.
-…Ti ha detto che non sei il solo ad avere un mostro in corpo.-

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

 Di nuovo un ombra accanto alla barella dove Banner l’aveva lasciato un ora prima, monitorato da macchinari che segnavano  i suoi parametri vitali. Loki socchiuse gli occhi, convinto di trovare un’altra volta Pepper accanto a sé, ma trasecolò alla volta del viso bello e dolce che lo osservava.
Era una donna, anzi, una giovane con lunghi capelli castani e grandi occhi azzurri. Loki alzò lentamente il capo dal cuscino e cercò di toccarla - Sigyn?- bisbigliò - Mia adorata sposa…- cercò di toccarle il viso, di sfiorarle il mento con le dita tremanti, ma quel visetto adorabilmente paffutello sembrava allo stesso tempo vicino  e lontano
-Mia luce. Mio oro.-
Sigyn socchiuse le labbra, Loki ebbe la sensazione che fosse sul punto di parlargli quando la sua immagina prese a traballare. La vide portare la mano sinistra al ventre gonfio e la destra alle labbra per soffiargli un bacio, mentre spariva nel nulla. E un buio innaturale calava su di lui.

 

-ARGHAAAAAAAAAAAAAAAA!-

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Qualcosa sta cercando di uccidere tuo fratello, non hai idea di cosa possa essere?- Tony era appena riuscito ad informare della situazione Thor che urlo di Loki era rimbombato fino a Loro. Il dio del Tuono, martello alla mano, si precipitò nella stanza occupata dal fratello e si bloccò sulla soglia alla vita del corpo di Loki scosso da spasmi sempre più frequenti. Dietro di lui, Tony vide come una voluta di fumo nero involarsi dal povere dio degli Inganni ridotto ad un fagotto tremolante e rimanere in sospensione sul lettino.
La cosa,  qualsiasi cosa fosse,  parve girarsi verso di loro e Tony vide baluginare due occhi rossi, prima che si rituffasse in Loki che l’accolse con un grido disperato. Thor lasciò cadere a terra il martello –che creò una  bella crepa  e corse verso il fratello. Gli passò un braccio sotto la testa, e lo sollevò per avvicinare il viso al suo –STARK, NON RESPIRA!-

 

FINE CAPITOLO.

visto che ho la fiction pronta fino al capitolo dodici “intanto che pubblico vado scrivendo” secondo me non ha senso dilatare nel tempo la data di pubblicazione dei capitoli. Ma se fate fatica a seguire gli aggiornamenti, li sposterò ad uno ogni due giorni o uno alla settimana :D fatemi sapere.

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo sei. ***


 

 

 

-Che schifo.-
Tony si era svuotato in bocca tutto il tubetto di dentifricio e dopo essersi spazzolato con foga denti, palato e lingua,  s’e era attaccato al colluttorio. Quella era la seconda bottiglietta che faceva fuori. Bruce, lo osservava dalla porta del bagno, lavarsi la bocca ossessivo e si chiese se , finito col colluttorio, sarebbe passato al sapone di Marsiglia che Pepper aveva usato la sera prima per dare una prima pulita la tovaglia macchiata di vino.
-Tony non ti sembra di esagerare?-
Banner si ritrovò a venire minacciato da uno spazzolino da denti verde mela  - Non sei tu quello che ha dovuto baciare un uomo Banner.- sputacchiò Tony creando una pioggerellina di colluttorio sul pavimento di marmo italiano - Cazzo, che schifo.-
Stark rabbrividì ancora una volta e Bruce sollevò gli occhi al soffitto - Gli hai fatto la  respirazione bocca a bocca per evitare che ti morisse fra le mani, mica  gli hai messo la lingua in gola . C’è differe… TONY!- Tony a solo sentirsi dire cosa aveva fatto, aveva afferrato lo sciroppo per la tosse di Pepper, e ci si era attaccato, trincandolo con la testa reclinata all’indietro -Questo è scemo.-
Uscì dal bagno, lasciando solo Stark e andò ad affacciarsi alla sala medica dove Thor vegliava il fratello.  Gli aveva preso una mano fra le sue, e gli parlava a bassa voce, nella speranza di farlo riprendere. Bruce non riusciva a capire come facesse ad essergli tanto attaccato, ma probabilmente questa devozione faceva parte dell’essere fratelli.

-Niente?-
Thor alzò gli occhi e scosse il capo.
-Se l’è  vista brutta.- 
Bruce si appoggiò al battente della porta - Lasciamolo riposare, magari domani si sveglia.- Anche se Bruce non era particolarmente ottimista. Entrando nella sala medica, prima che venisse ripulita, si era chiesto se Loki avesse ancora una goccia di sangue in corpo. E una parte di lui si stava chiedendo sé, quei minuti passati senza respiro e senza battito , gli avesse creato  un qualche problema a livello neurologico.

-NNNNNNH!-

Thor  sussulto sentendo la mano di Loki stringere forte la sua, Bruce si avvicinò al lettino occupato dal dio e si chinò su di lui. Sembrava in preda ad un incubo orribile, e stava cercando di togliersi di bocca il sondino che lo aiutava a respirare tirando il tubo esterno con la mano libera. -Loki, calmo.- cercò di bloccarlo Thor - Loki, devi tenerlo, ti aiuta a respirare.-
Loki aprì per un momento gli occhi, visualizzando il volto del fratello, e Thor in quel nanosecondo di incrocio di sguardi si rese conto che era terrorizzato. -Non puoi toglierglielo?- chiese a Banner

-Sarebbe meglio di no.-
Bruce si sentì afferrare il polso destro da una mano madida di sudore e strattonare in avanti. Si ritrovò a fissare occhi blu sgranati e terrificati. -Loki non…-
“Dottore, per favore.”

Bruce sollevò le sopracciglia in risposta al sussurro che gli rimbombò in testa e alla fine sospirò annuendo leggermente - Va bene.-

._.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-


La mattina dopo, Clint si ritrovò ad osservare tre facce stravolte, da morti messi  in piedi. Tony che rincorreva Pepper da una parte all’altra del salotto per riavere la sua fischietta di whisky, Bruce con una pezzuola fredda spiaccicata sulla fronte per cercare di stemperare il mal di testa, e Thor, direttamente collassato sul tavolino della colazione con accanto una tazza di latte ormai fredda.
-Che diavolo vi è successo?-
-Cose strane, cose misteriose.-
fece Tony intanto che sfoderava un fantastico labbruccio tremulo alla volta di Pepper per riavere la sua fiaschetta. Doveva correre il caffè, senza alcol sarebbe morto prima di arrivare a pranzo.
-Qualcosa di non identificato ha cercato di fare fuori Loki.- Bruce fu più esaustivo, anche se subito la sua attenzione fu attirata da un lampo chiaro oltre la porta, alle spalle di Clint - Chi c’è?-
Barton si volse e fece segno a qualcuno di avvicinarsi - Mia sorella. Tony le ha dato il permesso di fotografare la casa  per il giornale della
New York University.-   spiegò  in favore del dottore  che mantenne il capo inclinato.
Clint aveva detto loro di avere una sorella più piccola, che non aveva la minima idea del lavoro che facesse e che lo sapeva perito informatico per la Stark Industries e sposato con Natasha.
Da oltre l’arco della porta, spuntò una ragazza con una macchinetta fotografica al collo che salutò i presenti con un cenno timido della mano. Molto carina, abbastanza simile al fratello maggiore, con gli occhi azzurri dietro a lenti da occhiali da vista e i lunghi capelli castani raccolti in due grosse trecce che le ricadevano sulle spalle. Indossava un pratico paio di jeans con tascone laterali, e una felpa verde mela col cappuccio.

-Lei è Diane.-
-Ciao Diane-

Tony sollevò entrambe le braccia, assumendo una posa quasi da arciere - DIANE FAMMI UNA FOTO.-  doveva essere sempre al centro dell’attenzione. SEMPRE. Ormai nessuno dei presenti ci faceva più caso, ma  la ragazza sussultò intimidita da tanta confidenza da parte di Iron man, prima di accontentarlo e impugnare la macchinetta fotografica.

 Bruce le diede sui venticinque anni, forse qualcosa meno, con quel bel visetto paffutello era difficile da dire.

-Thor, saluta l’ospite.-
Thor alzò la testa dal tavolino e volse gli occhi verso il fondo della stanza, inquadrò prima Clint, poi Diane accanto a lui che arricciò gli angoli delle labbra a saluto. Mezzo secondo dopo, aveva ribaltato il tavolo con un - PER ODINO ONNIPOTENTE.-

 

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

-Vuoi dire che la pulcina di là…- ovvero Diane che era stata brutalmente mollata da sola in salotto senza una spiegazione - …E’ praticamente identica alla defunta moglie di Loki?-
Thor sembrava oltre l’incredulità, era bianco come un cencio. Era cresciuto assieme a Sigyn, l’avrebbe riconosciuta ovunque, anche se erano passati molti anni dalla sua morte - Sono cresciuto con Sigyn…- spostò gli occhi verso Clint -… E’ la tua Diane n’è il ritratto in terra. -
Barton si massaggiò la testa frustrato.
No.No.No. Quello era troppo. Già non riusciva a tollerare che Loki fosse lì, a casa Stark, di certo non poteva permettere che entrasse nel perimetro di Diane - Non mi frega nulla, se Loki le si avvicina lo squarto con le mie mani…- si guardò attorno, prima di imboccare la porta deciso a prendersi la sorella a mo’ di pacco  e non tornarci mai più con lei alla Stark Tower.

Peccato che il patatrack fosse già stato fatto.

 

 .-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-



Loki fissava impietrito la ragazza ferma davanti alla vetrata , le mani raccolte dietro la schiena e il capo leggermente inclinato verso la spalla destra. Era intenta ad osservare il panorama eccezionale che si stendeva oltre  i vetri e non li aveva sentiti arrivare probabilmente. Costernato, aveva cercato lo sguardo di Pepper, come per chiederle conferma di stare avendo un allucinazione,e quando la donna si spostò da dietro la sua sedia a rotelle, si rese conto che no, non se la stava immaginando.

…Ormai non avrebbe avuto pace nemmeno da sveglio.

 

-Diane ti hanno mollato qua sola?-
La ragazza si volse verso Pepper , abbozzando un sorriso. Aveva gli occhi azzurri,  della stessa tonalità di quelli di Clint e fossette alle guancie quando sorrideva- Non lo so che è successo, il vichingo…- Thor -… Ha urlato tipo…- sollevò entrambe le braccia per darsi una spinta teatrale - Per Odino!- prima di riportarle dietro la schiena e riunire di nuovo le mani - …Ha preso il signor Stark per un gomito e se l’è letteralmente trascinato via.-   
Pepper la fissò stranita, se l’era persa questa parte. Senza badare a Loki agghiacciato sulla sua sedia a rotelle, se ne andò verso il laboratorio, alla ricerca del compagno e degli amici.  Il dio la guardò allontanarsi, prima di tornare a girarsi verso Diane che lo fissava curiosa.

-Ciao.- lo salutò l’umana.
-Sa-Salve.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Pepper era a metà della prima rampa di scale quando vide Clint spuntare , seguito a ruota da Tony e Bruce che cercavano di calmarlo, e per finire Thor  che cercava di reggere il loro passo. I tre uomini spuntarono assieme in salotto,  beccandosi le facce perplesse di Loki e Diane, visto che  Bruce era avvinghiato al braccio destro di Hawkeye e Tony al sinistro.

 

-MOLLATEMI IMMEDIATAMENTE CULI PESANTI!-

 

Con uno spintone di là e uno di qua, Barton riuscì a liberarsi dalla presa degli amici, si avvicinò alla sorella  senza dire mezza parola, e si chinò in avanti per puntarle la spalla destra  alla bocca dello stomaco e sollevarla di peso. Diane vide il mondo ribaltarsi e la macchinetta volare pericolosamente, prima di ricadere con uno strattone alla cinghia che la teneva legata a lei. -CLINT, CHE DIAVOLO TI PRENDE?-

-Ce ne andiamo!-
Diane cercò di sollevarsi dalla schiena del fratello, premendogli le mani ai reni, per tirarsi su, intanto che Tony si spiaccicava una mano sulla fronte e Bruce scrollava la testa come una vecchia nonna, cercò di farsi mettere giù, ma non ci fu verso di farsi mollare.
Solo in ascensore Clint ebbe la bontà di farle rimettere di nuovo i piedi a terra   -Dico,ma ti sei fatto?- esclamò mollando schiaffetti irritati al petto e al braccio del fratello - Che è successo?-

-Ti ha detto qualcosa il tizio in sedia a rotelle.-
Il viso di Diane ebbe un  guizzo di perplessità.
-Nina…- era così che Clint la chiamava - E’ importante, ti ha detto qualcosa?-
- Veramente.-
la ragazza mordicchiò il labbro inferiore confusa.

-Cosa? Che ti ha detto?-
-Mi ha detto: Sei tornata per perseguitarmi?-

 

 

FINE CAPITOLO:


Questa è Diane, carina vero?

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Capitolo 7
*** Capitolo sette. ***


 

 

 

 

Quando aveva accettato di prendere parte a quella messinscena, Natasha Romanov non aveva messo in conto la possibilità di affezionarsi a quella bugia. Di  innamorarsi, letteralmente del ruolo di mogliettina perfetta che, una volta a settimana era costretta a recitare per tenere su la balla che Clint aveva raccontato a Diane mesi fa.
Si trovava in cucina, a fissare assorta lo stufato che sobbolliva nella pentola, convinta di dover mettere fine a tutto quello, prima di lasciarci un pezzo di cuore, quando sentì la porta dell’ingresso spalancarsi con forza e  una sequela di urla in .
-Che diavolo?-
-CLINTON FRANCIS BARTON*!-
urlò Diane dal pavimento dove era volata in seguito all’ultimo spintone da parte del fratello maggiore - Prima che ingoi il coccige che mi hai spedito in gola, mi dici chi cazzo era quel tizio e perché sei così  …- non lo sapeva nemmeno lei come definirlo.Era completamente fuori di testa, spaventato, arrabbiato e altre diecimila cose assieme. Come se quel tizio in sedia a rotelle avesse scatenato tutte le sue paure. Clint lanciò uno sguardo a Natasha che li osservava perplessa dalla porta della cucina e indicò la camera che Diane usava nei finesettimana, quando tornava a casa per fare bucato o stare un po’ con lui.

-Vai in camera.-

-HO VENTIQUATTRO ANNI, NON PUOI SPEDIRMI IN CAMERA IN PUNIZIONE.-
-VAI IN CAMERA HO DETTO!-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

-Fratello.-
Loki sollevò gli occhi verso il volto di Thor, prima di riportarli al profilo di Manhattan oltre il vetro della finestra.  L’incontro con Diane l’aveva profondamente scosso, erano ore  che non spiccicava parola, che rispondeva a cenni del capo a tutte le domande che gli venivano rivolte.
- Fratello, dimmi qualcosa.-
Thor si accucciò accanto alla sedia a rotelle di Loki, che strinse i braccioli della sedia a rotelle. Thor si  era fidato abbastanza a lasciargli le mani libere, ma non tanto da mantenergli i suoi poteri. Al braccio destro, attorno al polso,  aveva annodato il legaccio magico con tre nodi diversi. Era umano a tutti gli effetti, ma almeno non aveva più difficoltà a pulirsi il sedere come qualche giorno fa.
-Cosa devo dirti?- gli chiese Loki.
-Quella giovane.-
Loki si volse verso di lui - L’hai vista?-
-Somiglia a Sigyn… -
Thor era ancora incredulo - …Come una goccia d’acqua.-
Loki socchiuse le labbra, poi, scosse il capo riunendole.
-Vorresti rivederla vero?- mormorò Thor dolcemente.
Loki scosse il capo - Potrà somigliarle, ma quella, non è mia moglie.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Si può sapere che diavolo è successo?-
Clint alzò gli occhi verso Natasha che era andata a sedersi sul tavolino da tea di fronte al divano su cui era crollato lui. Le gambe ai lati delle sue, come per bloccarlo e non farlo alzare e troncare lì la discussione.
-Loki.- Le sopracciglia rosse della donna si avvicinarono confuse - … Diane assomiglia alla defunta moglie di Loki. Come una goccia d’acqua a quanto pare.- Natasha parve realizzare , volse il capo verso la porta che dava alla zona notte dell’appartamento - Sì, l’ha vista. Le ha parlato. Sa che è mia sorella minore.-
-Maledizione.- la sentì sussurrare Clint intanto che ritirava il labbro inferiore fra i denti. Nemmeno lei, riusciva a vedere nel dio degli inganni, una specie di animaletto da compagnia come facevano Banner e Stark. Lei, ricordava fin troppo bene lo scambio di battute che avevano avuto prima dell’attacco alla stazione dello S.H.I.E.L.D .

[Tornerà in sé solo dopo averti ucciso]

 

-La facciamo stare qui, così possiamo controllarla?-
-Sarebbe un idea, ma come facciamo?-
Natasha sollevò un sopracciglio.
-Nat, lei ci crede sposati, si farà due domande se nell’arco della settimana sono solo e te ci sei solo nei week end.-
Natasha non parve preoccupata - Posso stare qua, se vuoi.- si sentì una scema di fronte l’espressione sorpresa di Clint, ma continuò lo stesso - Tanto non ho nemmeno una pianta grassa ad aspettarmi a casa.-
Si alzò dal tavolinetto, poggiandosi con le ginocchia sulla seduta del divano e gattonandogli alle spalle. Clint , dopo un momento di perplessità si sentì colpire le scapole da pugnetti leggeri, e ridacchiò rendendosi conto che Natasha voleva fargli un massaggio per farlo rilassare.
- Non sapevo che fossi capace.-
-Sono capace di fare tante cose  che tu non sai Agente Barton.-

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-


Diane misurava a passi il perimetro della sua camera, ruminando rabbia e frustrazione.
Non riusciva a capire che diavolo era successo, per quale motivo Clint  era impazzito a quel modo, e soprattutto perché quel tizio in sedia a rotelle gli avesse chiesto  se era tornata per perseguitarlo. Si sedette sul puf sotto la finestra aperta, osservando il cielo illuminato da fasci di luce che proveniva dalla strada e  si lasciò cadere all’indietro, sdraiata con la testa in direzione della scrivania.
Per anni, da bambina, aveva sognato un mondo lontano. Dove il cielo sembrava essere più alto rispetto a quello che riusciva a vedere dal cortile dell’orfanotrofio. Per anni, ogni volta che chiudeva gli occhi,  aveva visto un uomo accanto al suo letto, aveva sentito le sue mani attorno alle sue e la sua voce, distorta dal tempo, implorarle di non morire. Di non lasciarla. Di non farlo cadere nell’ombra.
Con il passare del tempo, aveva archiviato quei sogni come le fantasie di una bambina legata ad un luogo asettico di tenerezza e affetto come un orfanotrofio. Li aveva archiviati sotto sogni frutto  delle favole che Clint le raccontava durante i fine settimana, quando tornava a trovarla e passava tutto il giorno con lei e , alla sera, le lasciava le monete di cioccolata e la salutava con un bacio sulla fronte.


 

Eppure gli occhi blu che la fissavano costernati, sentiva di conoscerli.

 

-Che freddo!- esclamò  sollevando testa e spalle dal pavimento, puntellandosi sui gomiti. Si guardò attorno, sollevando entrambe le sopracciglia alla vista della nuvoletta di fiato condensato che  per un momento le annebbiò la vista.
Spostò lo sguardo verso la finestra, alta  sul cui davanzale era solita sedersi per leggere e sgranò gli occhi alla vista dello spesso strato di brina che stava smerigliando il vetro  e rendendo confuso il paesaggio oltre i battenti chiusi.

 

-Che diavolo succede?-

Diane saltò in piedi, giusto in tempo per vedere un filo di fumo nero filtrare dalle imposte serrate e materializzarsi di fronte a lei. Era un immensa voluta di nebbia scura che si muoveva secondo pulsazioni quasi cardiache. La ragazza vide occhi rossi baluginare nel buio e mani fatte di fumo tendersi verso di lei come per ghermirla. Si addossò al muro accanto alla porta, terrificata.

 

“Tu sei pericolosa. Tu gli ricordi il suo vecchio sé stesso.”

E un urlo di terrore si allargò per la casa.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Nello stesso momento in cui Clint irrompeva nella stanza di Diane e la trovava seduta a terra con un braccio percorso da ferite simili ad artigliate, Bruce e Tony sfondavano la porta della camera da letto occupata da Thor alla Stark Tower e trovavano il dio del tuono intento a rimettersi in piedi con una mano premuta sulla fronte.
Fra le dita filtrava sangue scuro che lentamente prese a macchiare anche il viso di Thor, costringendolo a socchiudere gli occhi - Ho rivisto quella nube nera.- disse alla volta di Tony che osservava stupefatto il casino che regnava nella stanza. Sembrava che ci fosse passato un tornado .

-E che è successo?-
-Mi ha detto che sono pericoloso, che gli ricordo il suo vecchio sé stesso e che devo morire.-
Thor sollevò lo sguardo verso Pepper e  le sorrise grato per l’asciugamano che gli stava premendo sulla profonda ferita che aveva alla fronte - Ha cercato di afferrarmi, sono saltato indietro, e ha iniziato a lanciarmi addosso i mobili. Voleva uccidermi.-

 FINE CAPITOLO.

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo otto. ***


ND: Visto che domani non potrò aggiornare, ecco un nuovo capitolo -3 Fatemi sapere che ne pensate mi raccomando.

 

 

 

 

 

Erano passate due ore da quando Clint  era piombato alla Stark Tower tenendo fra le braccia quel fagotto sanguinante e Banner aveva dovuto dare fondo a tutto il filo da sutura presente nell’infermeria della Torre, sotto lo sguardo confuso e assonnato di Steve che, con delicatezza infinita per uno con due palanche al posto delle mani, teneva ferma Diane per le spalle impedendole di muoversi .
Tony era al terzo bicchiere di whisky che si scolava alla russa (ovvero tutto d’un fiato) mentre Clint si era direttamente attaccato alla bottiglia e se la stava trascinando da una parte all’altra del salotto come un ubriaco da cinema. Thor li fissava invidioso seduto al tavolino , purtroppo a lui l’alcol della terra non faceva poi tutto questo effetto. Troppo leggero rispetto a quello di Asgard, che gli stava come del propano sta all’acqua frizzante.
- Perché non svegliamo sua maestà di sto cazzo e ci facciamo dire che diavolo è questa nube nera che vuole uccidere Diane e Thor!- era la quinta volta che Clint lo sbraitava fra un sorso e l’altro, ripulendosi le labbra con il dorso della mano. Passava l’attaccamento –da idiota secondo lui- di Thor per il fratello , ma non riusciva a capire perché anche Stark fosse tanto protettivo con quel tizio.
Dai monitor delle telecamere, Tony  aveva visto Loki dormire pacificamente e s’era rifiutato di svegliarlo. Date le sue condizioni fisiche e psichiche una notte di sonno gli avrebbe fatto più che bene.
-Barton, porta pazienza.-
Thor sospirò passandosi una mano sul cerotto che gli copriva il sopracciglio destro, visibilmente indolenzito, ma non morto come avrebbe dovuto essere se fosse stato un essere umano. Gli era arrivato in faccia, a mo’ di palla di cannone, una comodino in  noce massiccio. Un Luigi XVI come aveva piagnucolato Tony sui suoi resti buoni per essere usati come legna da ardere.
-Come diavolo faccio!-
Probabilmente era perché capiva lo stato d’animo dell’uomo che Thor non si alzava,  lo afferrava per una gamba e lo usava per modernizzare il salotto di casa Stark. Infondo ora doveva trovare una spiegazione per Diane, per quello che aveva visto.
-Non lo so Clint.- mormorò infatti, chiamandolo per nome per la prima volta e mostrandogli un espressione più che comprensiva prima di tornare a schiacciarsi sulla fronte il sacchetto di ghiaccio che Pepper gli aveva lasciato vicino prima di venire spedita a letto come una bambina da Tony.
-Potete stare qua.- disse Stark da sopra il bicchiere vuoto che reggeva nella mano destra e che allungò a favore di Barton per farselo riempire - Dille che era uno degli alieni che hanno attaccato Manhattan, che devo bonificare la zona, e che vi ho offerto un alloggio qui fino a quando non sarà tutto tranquillo.-
Infondo era vero che sia lui che Natasha avevano una camera alla Stark Tower, le aveva fatte aggiungere dopo la ristrutturazione post-attacco apocalittico, ma i due si erano sempre rifiutati di utilizzarle.
Barton non sembrava convinto.
-Clint, Loki è immobilizzato su una sedia a rotelle, gli mancano svariate unità di sangue e neanche mangia se non c’è la signorina Virginia che lo imbocca.- cercò di blandirlo Thor - Non è fisicamente nelle condizioni di fare del male a qualcuno .-
E per quanto impazzito, Thor era stra-sicuro che non avrebbe mai e poi mai alzato un dito su qualcuno che assomigliava tanto alla povera Sigyn.
-Ci penso okay?-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Banner era stremato quando, seguito da Steve, comparve in salotto.
Aveva il davanti della camicia sporco di sangue e Barton dovette abbassare lo sguardo per evitare di vomitare sul pavimento. Appena mollata Diane nelle mani del dottore aveva chiesto a Tony una maglietta pulita perché non poteva sentirsi il sangue della sorellina addosso.
-Allora come sta?-
chiese Tony.
- Ho contato tre ferite che partono dalla scapola destra fino al polso.-
cominciò il dottore sedendosi su un puff con una smorfia affaticata. Si passò una mano fra i folti capelli brizzolati, per poi scendere ad afferrarsi il collo indolenzito dalle lunghe ore di lavoro. Aveva cercato di fare del suo meglio perché una ragazza tanto giovane non se ne andasse in giro con delle brutte cicatrici a vista - E’ come se  fosse stata afferrata per una spalla, e c divincolandosi, abbia aggravato maggiormente la situazione…- abbracciò con lo sguardo tutti i presenti -… Perché qualsiasi cosa l’aveva presa, era intenzionato a non lasciarla andare facilmente.-
Clint, aveva voglia di vomitare.
-Ha bisogno di una trasfusione.- continuò Banner poggiando gli occhi proprio su di lui - Avete lo stesso gruppo sanguigno?-  l’arciere si mise subito in piedi rimboccando le maniche della maglia - Bene andiamo.-

 
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Loki si volse sotto le coperte, trascinandosi dietro a fatica la gamba steccata che andò a gravare sull’altra facendogli aprire gli occhi con un gemito infastidito. Era tutto un dolore, e si stava abituando a dormire in quelle condizioni, ma la frattura  alla caviglia era molto più fastidiosa del previsto, e dormire con la gamba impacchettata a quel modo era un impresa.
Aprì gli occhi, e immediatamente notò la nebbiolina di fiato condensato che si allargava dalle sue labbra e spariva nell’aria gelida della stanza. Sollevò un sopracciglio, non che il freddo lo infastidisse , anzi , ma tutto quel gelo era strano. Si sollevò a sedere in mezzo al letto e con occhi indeboliti dalla stanchezza portò lo sguardo prima a destra e poi a sinistra. Fu la patina di ghiaccio che ricopriva a vista d’occhio la finestra alla sua destra a metterlo in allarme.
-No.-
bisbigliò.
Uno spiffero d’aria fredda lo attraversò da parte a parte. Un sottile filo di fumo nero che si materializzò in una creatura umanoide fatta di fumo e mossa da orribili contrazioni. Gli occhi rossi brillarono nel buio. Loki sentì un urlo rattrappirsi in gola intanto che cercava di  spostarsi sul materasso per arrivare alla sedia a rotelle, ma le ferite che aveva alla schiena erano troppo dolorose.
Sentì i punti tendersi fino a tirare la pelle, sentì il sangue premere sotto, ma cercò di mettere spazio fra di lui e il Servo che lo fissava con quegli occhi di rubino insanguinato.
Il Servo sollevò le mani fatte di fumo, e Loki si rese conto che c’era sangue fra quel fumo. Come vapore rossastro fra il nero - Di chi è?- chiese a quegli occhi senza palpebre o pupilla che lo fissavano.
-DIMMELO!-


La voce che rispose alla sua domanda poteva venire direttamente dall’inferno da quello che il dio ne sapeva. Sembrava fatta da centinaia di grida riunite in un solo sussurro basso e minaccioso

 

“Sangue delle tue debolezze.”


A Loki occorse mezzo secondo per capire di chi fosse quel sangue. Di Thor, e di, quella ragazza. Quella giovane midgardiana con il viso della sua Sigyn.
-STAAAAAAAAAAAAAARK.- urlò , ma era troppo tardi. Il servo si era già involato e lanciato su di lui. Loki lo sentì scivolare, penetrarlo in ogni poro della pelle. La porta infondo alla stanza si spalancò di colpo e Tony vide il Servo affondare  nel corpo del Loki fino a sparire fra i suoi spasmi disperati per cercare di respingerlo.
Stark portò il pugno destro alle labbra ad osservare costernato la scena, assieme a Barton, dietro di lui, che si aggrappò al battente della porta con entrambe le mani.

 

-Che diavolo è quello?-
-Non ne ho idea.-


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Nick Fury aggrottò la fronte verso l’Agente reo di averlo osservato più a lungo dei dieci secondi che di solito era concesso a chiunque lo incontrasse per i corridoi della base e riprese a camminare alla volta della camera blindata B-17 infondo al corridoio.
Appoggiò il palmo della mano allo schermo dello scanner  e attese che la porta scattasse di fronte a lui. La persona, intenda ad annodarsi la cravatta davanti al piccolo specchio sopra la cassettiera sorrise voltandosi verso di lui.
-Pronto?-
chiese Fury.
-Prontissimo.- rispose quello agganciando la fondina alla cintura e  infilando il portafoglio nella tasca interna della giacca - Sono tutti alla Stark Tower?-
-Tutti quanti.-

 

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Che Clint Barton non avesse un buon carattere, quello era un dato di fatto. Tony, durante la sua prima visita alla sede dello S.H.I.E.L.D aveva bello che sbirciato i file di tutti gli agenti ed era venuto a conoscenza dei suoi problemi comportamentali. Ma stavolta aveva idea che il volo radente fatto da Loki giù dalla sedia a rotelle non avesse nulla a che fare con la scarsa propensione ad accettare ordini da parte dell’uomo.
-CLINT BASTA.-
urlò Natasha, un braccio attorno al collo di Barton e i piedi ben ancorati a terra nella speranza di staccarlo da Loki.
Thor era tenuto a bada da Cap e Banner, ma non sapeva per quanto il dio sarebbe stato tranquillo a vedere l’amato fratello tossire sangue steso sotto a Clint.
-Quella cosa gli è entrata dentro, è roba sua Nat!-

-Non è roba mia.- protestò debolmente Loki.
-Allora cos’è?-

-Paura*.-

Tony, che come Natasha era impegnato a togliere Hawkeye dal torace di Loki aggrottò la fronte,chiedendosi se la risposta di Loki fosse una domanda o “Signore qualcuno ha bypassato il mio sistema.” Stark sollevò gli occhi verso il soffitto in risposta alla voce di Jarvis, così come fecero gli altri. L’ultimo che aveva baypassato Jarvis sistema era stato …  Tutti si volsero verso la porta e la persona che li osservava con le mani nelle tasche sorrise alle loro facce sbalordite.

-Ciao a tutti.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Loki sentì il dolce peso di Barton sparire dal suo stomaco e spostando lo sguardo, si ritrovò ad osservare il volto di un uomo accucciato su di lui. Il dio corrugò la fronte - Piacere di rivederla.- disse  conciliante.
-A quanto pare, ci siamo scambiati i ruoli dall’ultima volta,eh Loki?-
Loki abbozzò un sorriso mite e divertito - Così sembrerebbe.-
L’uomo sorrise appoggiando una pacca alla spalla del dio, e sollevò lo sguardo verso i Vendicatori che lo fissavano ad occhi sgranati, spalancò le braccia sorridendo - Avanti, nessuno vuole venire ad abbracciarmi?-

Il primo a riprendersi fu Tony -PHILIP COULSON, SEI MORTO!-

 

 

FINE CAPITOLO:

XD Bel colpo di scena eh? La verità è che adoravo Coulson e non riuscivo a tollerare che fosse morto anche nella mia storia.

NOTE:

*Pura si tratta di un entità  dell’universo Marvel a cui ho deciso di fare una nuova veste u_u

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Capitolo 9
*** Capitolo nove. ***


 

 

 

Nel giro di cinque minuti, Phill Coulson era stato abbracciato da Banner, minacciato di morte da Tony, stretto come un orso di pezza da Steve   stritolato in una morsa a panino fra Barton e Natasha, che in barba alla loro reputazione, si erano fiondati ad abbracciarlo dividendoselo, e strapazzandoselo per bene.
Aveva gli occhi lucidi, Phil, quando si era ritrovato i suoi ragazzi avvinghiati addosso.  Natasha, contro il torace che lo abbracciava con una foga davvero inaspettata, e Barton che lo stringeva attorno alle spalle con entrambe le braccia, e gli mollava maschie pacche in mezzo alle scapole ridendo come un bambino.
-Mi siete mancati anche voi ragazzi.- sussurrò con un braccio attorno alle spalle di Widow , e una mano impegnata ad arruffare la zazzera castana di Hawkeye - Davvero.-
Ed era sincero.
Una delle poche volte, da quando la sua vita da spia era iniziata.
Perché quando aveva conosciuto Clint aveva solo diciotto anni , praticamente puzzava ancora di latte , e certe volte, quando lo guardava ancora aveva l’impressione di vedere quel ragazzetto magrolino e arruffato che era andato a prelevare al circo dove lavorava come trapezista.
 E Natasha, beh Natasha era quasi incapace di sorridere quando Barton aveva deciso di non ucciderla e di portarla allo S.H.I.E.L.D  per fare un agente, Era una bellissima bambolina che non sembrava reagire agli stimoli che la vita di tutti i giorni ti offre.
La prima volta, che l’aveva vista accennare un espressione,  era stata durante una serata di bagordi post- missione , quando con  Barton e Hill* avevano cercato di gonfiare dei preservativi a mo di palloncini col rischio di rimetterci un polmone per lo sforzo e lei aveva soffocato una risata dietro un paio di colpi di tosse.
-Anch’io sono felice di vederti…- sbuffò Tony rompendo  il momento - … Però urgerebbe una spiegazione, visto che almeno io, sono sceso in battaglia contro di lui.- indicò Loki sulla sedia a rotelle - …Animato dal sacro desiderio vendicare la tua morte.-
Phill sentì Natasha scostarsi e Clint tossicchiare.
A quanto pare, anche loro si erano buttati nello scontro per quel motivo.
Accanto al divano, banner si grattò una guancia  imbarazzato e  Steve  incrociò le braccia al petto portando lo sguardo al pavimento. L’unico che, a quanto pareva, non si era buttato in battaglia per lavare con la distruzione di Loki la sua fine era Thor.
-Vedete…- cominciò Coulson incerto - …Avevate bisogno di un qualcosa che vi unisse  come una squadra, così  io e Fury abbiamo deciso di darvi qualcosa da vendicare.- Cioè la sua fine per mano di Loki.
Tony annuì pacioccone.
- Sono stato colpito alla schiena, la lama è passata a lato della spina dorsale e si è conficcata in un polmone, invece di centrare il cuore…-   scostò i lembi della giacca e aprì la camicia a metà torace.  La ferita lasciata dall’aggressione era lunga una decina di centimetri e  più scura rispetto alla pelle dell’uomo, e visibilmente spostata dal centro dello sterno di un quattro o cinque centimetri -… Me la sono vista brutta, fortunatamente Fury mi ha trovato in…-
Phill si bloccò sorpreso a sentire le braccia di Stark attorno alle spalle.
Per un lungo, lunghissimo momento, fu pericolosamente vicino a commuoversi ancora, ma  la sua dignità fu salvata da un volo di faccia sul pavimento -STARK!- urlò tenendosi il naso con una mano.
-MALEDETTO, TU MI HAI SPEZZATO IL CUORE E IO TI SPEZZO LE OSSA!*-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Quindi Fury sa tutto.-
Phill , che era stato salvato da morte certa per mano di Tony da Banner, sorrise e annuì alla volta di Thor - Beh, converrai con me che un fulmine che c’entra la Stark Tower era un tantino sospetto, no?-
Clint ridacchiò da sopra la sua tazza di caffè, e  Natasha volse il capo verso evitare che il dio del tuono vedesse il ghignetto che le imbronciava le labbra piene. Thor mugugnò imbarazzato abbassando gli occhi sul tavolino al quale era andato a sedersi.
-Mi aspetta la cella?- volle sapere Loki.
Era chinato in avanti , la schiena  staccata dalla spalliera della sedia a rotelle per evitare di sentire male e entrambe le braccia appoggiate ai poggioli della seggiola. Phill si volse verso di lui, e a sorpresa scosse il capo - Nessuno può sorvegliarti meglio degli Avengers.- si chiuse nelle spalle - Rimarrai qua fino a che non avremo capito cosa dare di te.-
- E della cosa che ha in corpo.- interloquì Cap infilando una mano nel sacchetto di biscotti che Tony gli aveva allungato e portandosene un paio alla bocca. A furia di parlare s’era fatta mattina e quella era la loro colazione.
-Esatto.- annuì Phill - Sai dirmi cos’è?-
-Paura.-
ripetè  Loki.
-Sarebbe?- chiese Tony intanto che se ne andava verso Pepper  per prepararla alla sorpresa. La donna mandò un gridolino e Coulson si ritrovò a venire abbracciato da dietro  senza riuscire ad alzarsi dalla seggiola.

 -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

“Nella penombra qualcuno le tiene i polsi bloccati ai lati della testa.
Diane però non è spaventata, anzi.
Quel corpo che sente strusciare contro il suo le crea dei deliziosi brividi di eccitazione lungo la spina dorsale.  Piega le ginocchia, strusciando le cosce nude ai fianchi dell’uomo che si china per lasciarle una soffice scia di baci lungo il collo  verso i seni
- Non essere paziente mia cara, abbiamo tutto il tempo.- lo sente sussurrare contro la sua pelle - Nessuno sarebbe così pazzo da disturbarmi alla prima notte di nozze.- “

 

 

Diane Barton aprì gli occhi su un soffitto sconosciuto.
Pannelli di acciaio tinti di bianco e faretti al neon posti agli angoli.
Decisamente, nulla a che vedere con la  carta da parati  a replica  di cielo stellato che Clint le aveva fatto trovare per il suo  sedicesimo compleanno.  
Socchiuse gli occhi, confusa, prima che il ricordi della sera precedente, e di quella creatura fatta di fumo le si riversasse nella testa.
Scattò a sedere, sulla brandina che cigolo sotto al suo peso, e si ritrovò a gemere per il dolore, sia per le ferite al braccio, sia per i due aghi da flebo che aveva infilati in corpo e che si mossero nelle sue vene.
Un tubicino spuntava fra le bende del braccio destro, poco sotto il gomito, l’altro   era  tenuto fermo da un cerotto al polso, sempre il destro.
La ragazza se li tastò confusa, con due dita della mancina, muovendoli leggermente, e sentendo subito  una morsa di fastidio che la costrinse a chiudere il pugno. Sollevò gli occhi verso le sacche accanto al lettino.
Una era di sangue, rossa e densa, l’altra conteneva un liquido chiaro simile ad acqua.
Diane, batte le palpebre , osservandole prima di spostare lo sguardo azzurro per la stanza.
Sembrava, in tutto e per tutto, la sala di un pronto soccorso. C’erano monitor per i parametri vitali. Un carellino con pinze, forbici e rotoli di garza, e nell’aria ristagnava un forte odore di disinfettante.
Eppure, il chiacchiericcio che la giovane sentiva in lontananza, aveva poco a che fare con il brusio che di solito si ode in un ospedale. Tese le orecchie e fra le voci che udiva in lontananza, riconobbe prima quella di Clint, poi quella altrettanto familiare di Natasha.
Si volse, sfilando le gambe da sotto il lenzuolo che le avevano buttato sopra, e appoggiò piano i  piedi a terra. Immediatamente un capogiro le fece chiudere gli occhi e combattere contro un senso di nausea opprimenti, si aggrappò al bastone delle flebo e pregò ardentemente di non cadere per terra e farsi ancora più male.
Trascinandosi dietro le due sacche agganciate a quella specie di appendi panni, Diane si mosse lentamente verso la porta che si aprì con un sibilo di fronte a lei, mostrandole  un ambientazione del tutto differente rispetto alla camera nella quale aveva ripreso conoscenza.
Era un ampio corridoio , illuminato da una fila di lampadari in stile veneziano, di una casa che conosceva, ma che al momento non riusciva a identificare.   Sentì sotto i piedi, del morbido parquet fresco di lucidatura  invece delle mattonelle bianche della sala medica, e si portò la mano sinistra alla fronte che grattò confusa.
Lentamente,  camminò in direzione delle voci che sentiva, e dopo un brusco cambio di illuminazione. Da luce, ad ancora più luce, sbucò nell’ampio salotto dove i Vendicatori stavano facendo colazione.

-Che ci fai tu in piedi?-
Diane, riaprì gli occhi sul fratello che le si avvicinava.
- Dove siamo?- chiese intanto che Natasha si alzava e  la superava  a passo svelto. Diane la guardò infilarsi nella stanza dove s’era svegliata lei e tornare con un paio di pantofole che la costrinse ad indossare.

-Ciao Diane.-
Diane spostò lo sguardo dalla ‘cognata’ intenta a farle sollevare il piede destro per farle infilare la ciabatta e  inarcò entrambe le sopracciglia alla vista di Tony che la salutava sventolando una brioche gonfia di nutella - Vuoi favorire?- lo vide voltarsi verso un uomo ricciuto che era seduto al divano, visto che al tavolo non c’era più posto - Può mangiare vero Bruce?-

-Se ha appetito.-

   
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-


Loki dava tutta l’impressione di volersi lanciare dalla sedia a rotelle pur di non stare accanto a Diane un secondo di più. Thor, in barba alle occhiate assassine di Clint aveva fatto spazio alla tavola per la ragazza  aggiungendo una sedia proprio accanto al fratello minore, e da sopra il secondo pacco di biscotti che ingurgitava, si godeva la scena del suo visibile disagio.
-Che c’è?- glie lo chiese nella loro lingua natale, l’asgardiano. Una lingua aspra che per i terrestri presenti, sembrava più un accozzaglia di suoni messi assieme che un qualcosa dotato di grammatica e sintassi.  Loki storse il naso - Avanti.-
-Non capisco perché l’hai messa accanto a me.-
Loki aveva usato quel tono di falso fastidio che Thor conosceva bene, stava per rispondergli, quando una vocina sottile si unì alla conversazione. In inglese, Diane rispose a Loki, scoccandogli un occhiataccia - Se ti do’ tanto fastidio mi sposto. Ma tu guarda che maleducato.-
I due fratelli si volsero con la medesima espressione stupefatta verso la giovane che fissava Loki con le guancie paffutelle serrate per il disappunto. A Thor , cadde di bocca un pezzo di biscotto, mentre Loki quasi si strangolò con la cucchiaiata di latte che Pepper gli aveva fatto scivolare in gola

-Vi ha capiti.- questo era Steve da vicino Tony.
-Per Odino.- mormorò Thor.

Loki era aggrappato ai braccioli della sedia a rotelle con un espressione così costernata che chiunque avrebbe intenerito. Scambiò uno sguardo con Thor, che pareva  sconvolto almeno quanto lui. Lì, c’era qualcosa che davvero non andava

 

 

FINE CAPITOLO

 

E INVECE SONO RIUSCITA AD AGGIORNARE è_è
Diane capisce l’asguardiano, e quel sogno quasi erotico? U_U  Probabilmente l’abbraccio a tre fra Phill, Natasha e Clint non era molto IC, però li vedo bene come una squadra/famigliola, e non so , mi è venuto naturale e non sono riuscita a resistere v.v





 *Hill: Ovvero Maria Hill.
** Citazione da Yu degli spettri. Quindi NON mi appartiene

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Capitolo 10
*** Capitolo dieci. ***


Un capitolo cortino, ma con una new entry che diventerà presenza ricorrente nella storia. Come sua fan, non sono riuscita a trattenermi dall’infilarlo nella  fiction e dargli un ruolo.

 

 

CAPITOLO DIECI

 

 

Di solito, sfruttare l’armatura per un semplice voletto attorno Manhattan, era una delle cose che più riusciva a calmare le ribollenti cellule grigie di Tony Stark.   Troppe domande tutte assieme e nessuno da tormentare per avere una risposta. Loki si rifiutava di aprire bocca,  dopo un -Mia moglie non è argomento che vi riguardi!- si era chiuso in un ostinato silenzio che durava da quasi due giorni. Diane, per quanto fosse disponibile, né sapeva quanto loro sul perché riuscisse a capire una lingua sconosciuta al genere umano. Si era fatta interrogare da Thor in asgradiano per tutto il pomeriggio. Lui che le parlava e lei che traduceva in inglese con quella bella vocina dolce ed incerta.
Era stata docile ed accondiscendente, anche con Bruce, che le aveva tolto due capelli per l’esame del DNA, e che poi si era infilato nella camera dove Clint aveva posato la sua roba per prenderne anche qualcuno dei suoi.
Il dubbio che Diane fosse un asgardiana abbondata sulla terra era venuto un po’ a tutti,  ma gli esami, erano stati chiari.  I due f avevano il 74% di marcatori genetici in comuni. Erano senza dubbio fratelli di stesso padre e stessa madre.
Clint aveva ringhiato per tutto il tempo, intanto che Bruce leggeva il risultato dei test, il braccio destro tenuto stretto da Natasha, che pareva più che convinta di un suo attacco in salto ai danni del povero dottore .

-CERTO CHE SIAMO FRATELLI,BASTA GUARDARCI CULI PESANTI!-

Questa era stato il borbottio più capibile fra la gragnola di insulti e imprecazioni, intanto che Diane, alzando la mano sana, chiedeva ancora una volta, che diavolo stava succedendo e chi diavolo fossero Loki e Thor. Tony l’aveva anche beccata davanti alla porta del suo laboratorio, in pigiama e scalza, intenta a studiare il pannello di identificazione  per capire se c’era un modo di bypassarlo.

“Non è stupida, prima o poi lo capirà.”

Si disse socchiudendo gli occhi per via di una  schermata azzurrina  inattesa a lato della sua visiera -Signore, qualcosa viene verso di lei.- lo informò JARVIS. Volse lo sguardo, tranquillo,  stava svicolando fra i palazzi ad un altezza di circa trenta metri dal suolo,non poteva di certo essere una mamma col bambino in carrozzina. Probabilmente era  qualche pallone da parata.
-CHE CAZZO E’ QUELLO?- riuscì a gridare prima di venire letteralmente centrato in pieno da un qualcosa di rosso e blu che gli mollò  un colpo secco alla scocca che gli proteggeva il torace, facendolo quasi rimbalzare all’interno dell’armatura.  
Tony serrò le braccia attorno a quella pareva proprio la vita di qualcuno e  cadde sbilanciato sul tetto  a terrazza di un grattacielo di venticinque piani minimo. . L’impatto  se lo sorbì tutto lui, cadendo di schiena con la ‘COSA’ stesa per metà sul petto. Chiude gli occhi per tutta la scivolata, fra stridore di metallo e gemeti –non suoi- e quando aprì gli occhi , ignorando i sensori che luccicavano impazziti, si rese conto che era proprio una persona quella che si stava rialzando da lui.

-Dico sei impazzito?- disse ancora rivolto al cielo.
-IO? TU PIUTTOSTO, GUARDAVA CHE AVEVO LA PRECEDE...- gli rispose una voce, leggermente nasale, ma decisamente giovanile -…CAZZO, HO FATTO UN INCIDENTE CON IRON MAN!-
Tony sollevò la testa e sgranò gli occhi da dentro il casco. Il tizio inginocchiato accanto a lui, e che si stava toccando la testa con una mano, come per controllare che non avesse nulla di rotto, indossava una conosciutissima tuta aderente rossa e blu e una specie di maschera che gli celava completamente il volto.
Rimase per un momento in silenzio, poi scoppiò in una fragorosa risata crollando di nuovo indietro, sdraiato a quattro di spade -CAZZO, MI HA INVESTITO SPIDER MAN!-

Si mise a sedere, impicciato dall’armatura che più di tanti movimenti in libertà non gli permetteva di fare, e guardò l’altro super eroe, togliersi la maschera afferrando la stoffa alla base della nuca e tirando. Era un ragazzo, vent’anni o poco più, capelli neri spettinati e occhi dello stesso colore. Tony sollevò un sopracciglio, non se l’aspettava così giovane l’altro eroe di New York.

-Maledizione, sei un ragazzino!-

Peter sollevò entrambe le sopracciglia  per poi sorridere divertito  - Non sei un drago nel fare conversazione con gli uomini vero mister Stark?-

Tony arricciò il naso , offeso - Se lo fossi, mi preoccuperei della mia sessualità.-

 

 

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Era maledettamente soddisfacente, per Tony, parlare della nuova patata bollente che gli stava ustionando le mani con uno che: a) riusciva a capire le sue deduzioni senza chiedere sottotitoli , un po’ come facevano un po’ tutti i vendicatori e b) non cercasse continuamente di tenerlo calmo come faceva Bruce, che riusciva a capire le sue astruse teorie, ma  di solito cercava di tenerlo con il freno tirato per evitare di fare danni.
Peter s’era seduto accanto a lui, i gomiti appoggiate sulle ginocchia sollevate e lo ascoltava in silenzio, annuendo solo ogni tanto, giusto per fargli capire che lo stava ascoltando e che non stava contando i granelli di polvere con quella faccia seria.
Si portò una mano alla schiena e si gratto  perplesso in direzione dei reni - Se la ragazza è  umana, allora deve essere successo qualcosa ad Asgard.- disse dopo un lungo momento di silenzio, intanto che Tony picchiettava sul casco  appoggiato fra le sue gambe - Qualcosa di…-  prese un attimo di tempo -…Magico.-
-Ci pensavo anche io.-
-Se Loki non vuole parlare, magari Thor può sapere qualcosa.-
Tony arricciò il naso - Pare confuso quanto noi.-
-Però può dirvi se, lo spirito, i ricordi di un asgardiano possono  essere fatti reincarnare .-
Peter colse lo sguardo confuso di Tony e ridacchiò inclinando il capo in avanti sul petto. Tony sapeva solo che si chiamava Peter Parker, ma dopo quell’infelice uscita, non gli aveva chiesto quanti anni avesse. Ma era giovane,  un po’ troppo per i suoi gusti per rischiare la vita. -Oh andiamo non fare quella faccia Stark, con la vita che facciamo, c’è ancora qualcosa che ti sconvolge?-
Stark si riebbe dalle sue riflessioni con uno scossone,  prima di ridere a sua volta - Effettivamente no.-

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-Spider Man?- esclamò Bruce sorpreso.
-Già, un ragazzetto simpatico.- confermò Tony intanto che JARVIS lo spogliava dall’armatura. Sollevò un piede per farsi togliere lo stivale, e si diresse verso Bruce che, come in preda ad un tic, si stava pulendo  le lenti degli occhiali con un lembo della camicia. Lo abbracciò affettuoso, facendo guancia a guancia con lui- Non ti preoccupare, se dovessi cambiare parrocchia, saresti il primo che importunerei.-
Bruce si concesse un ansito schifato intanto che allontanava Tony con una manata su una spalla - Ma fai silenzio pervertito, che non lo so nemmeno se con la carriera da play boy che hai avuto, non li hai avute sul serio certe …- tacque un attimo - … Esperienze.-
Tony ghinò diabolico -Non te lo dico dottore, dovrai avere quest’incubo per tutta la vita…- superò Bruce che si stava rinfilando gli occhiali e dopo il terzo passo iniziò ad ansimare godurioso -OH BRUCE. BRUCE.BRUCE. FAMMI TUO .METTIMI A …-

 

-SMETTILA STARK ,PRIMA CHE TI RIBALTI SUL SERIO!-
-Sì, FAMMI SENTIRE L’HULK!-
rise Tony sentendo le lacrime di divertimento pungergli gli occhi.  Si sentì afferrare da dietro da Bruce, un  braccio attorno al collo a tenergli indietro la testa e l’altro braccio attorno alla vita. Probabilmente  voleva fargli dare una facciata da terra.

Peccato che i gemiti di godimento che Tony emetteva fra una risata all’altra erano un tantino forvianti, e Steve, sulla scala, si concesse un espressione schifata intanto che li osservava. Anche se da una parte , era quasi geloso del rapporto che quei due avevano. Nonostante le enormi differenze caratteriali, andavano d’accordo come due fratelli.

-Bruce?-
-Eh?-
chiese il dottore che gli aveva infilato una gamba fra le sue, e stava spingendo per farlo cadere.
-Mi sa che abbiamo sconvolto Capitan Verginello.-
Bruce alzò gli occhi verso Steve che aveva su ancora quell’espressione disgustata  -CHE FIGURA DI MERDA.-

 

FINE CAPITOLO.

Capitolo di transizione, in attesa di entrare nella fase CALDA della fiction. J Nella speranza che sia stata di vostro gradimento, un saluto dalla vostra devotissima Ino chan.

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo undici. ***


Per farmi perdonare dell’attesa di questi giorni,  ecco a voi il capitolo undici

 

Capitolo undici.

 

 

Guanto? C’era.
Badge di identificazione? C’era.
Pantofole? Diane si guardò attorno aggrottando la fronte e si accucciò per tirare fuori da sotto al letto le ciabatte. C’erano.
Bene, poteva andare a fare un altro buco nell’acqua. Visto che, quello era il quarto tentativo di entrare nel laboratorio di Tony e, stava leggermente iniziando a perdere le speranza (e a desiderare un martello pneumatico per sfondare il vetro)
Questa volta,  a differenza delle altre notti, era attrezzata.
Quella mattina aveva rubato uno dei guanti da lavoro di Bruce, memore di un episodio di CSI si era detta osservando il guanto in lattice sul fondo del cestino della spazzatura che, rovesciandolo, avrebbe potuto recuperare una  delle impronte del dottore. E poi, sfruttando un momento di affettuosità di Pepper, che l’aveva abbracciata per consolarla durante una fitta di dolore al braccio , aveva rubato il suo badge identificativo.
Uscì dalla camera sentendosi tanto Arsenio Lupin pronto allo scasso. Nella mano sinistra reggeva il guanto e il badge, e una piccola torica che usava per proiettare un piccolo fascio luminoso  sul pavimento. Il braccio destro, pendeva immobile lungo il suo fianco, non riusciva nemmeno a stringere il pugno senza sentire un dolore atroce salire fino in testa.
Era una vera fortuna che fosse mancina.
Procedeva lentamente, maledicendo ogni scricchiolio delle listarelle del parquet sotto ai suoi piedi, si fermò davanti alla porta lasciata socchiusa di Clint e Natasha e li guardò dormire infilando solo la testolina e sbirciando .
Clint dormiva a pancia all’aria, il braccio destro di traverso sul viso e l’altra mano appoggiato sul petto, di Natasha si intravedeva solo un batuffolo di capelli rossi che spuntava da oltre il bordo della coperta.
La ragazza sorrise osservandoli, completamente ignara della bugia che le raccontavano da anni. Richiuse la porta, facendo attenzione a non svegliarli e si avviò verso il salone. Un passo e un fioco lucore  oltre la cornice della porta  che dava sul salotto la fece sussultare. Si puntò la torcia contro il petto e con il pollice alla base della stessa, cercò l’interruttore con un  sibilo spaventato.
Rimase immobile, nel buio, il cuore che le batteva in gola.
C’era solo un rumore, nell’aria, oltre al suo respiro accelerato.
Il russare, leggero, da uomo col raffreddore.
Mordendosi il labbro inferiore, Diane decise di avanzare ancora.  Arrivata alle spalle del divano, riconobbe grazie alla luce della televisione, una zazzera ricciuta che le fece tirare un piccolo sospiro di sollievo. Non era Stark, era Bruce.
La ragazza fece il giro del divano.
Il dottore si era assopito durante una serata a base di coca cola e patatine davanti alla tv accesa. Diane sentì gli angoli delle labbra arricciarsi leggermente intanto che recuperava una coperta dall’altro divano, e l’accomodava sul corpo del dottore, a fatica visto che aveva solo una mano a disposizione, e pure impicciata.
-Buona notte Bruce.-
Camminando all’indietro di un paio di passi, prima di dare le spalle al divano, Diane si mosse verso la scalinata in ferro che portava al laboratorio.  Appoggiandosi con la spalla sinistra al muro, per sostenersi, e illuminando ogni gradino con la torcia.
L’ultima cosa che voleva era inciampare e spaccarsi la testa.

 

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Okay, il guanto era stata una pensata davvero idiota, da brava fissata di telefilm, ma il badge invece. Diane l’aveva fatto strisciare nell’apposita fessura, e aveva visto comparire una scritta lampeggiante che la invitava a inserire il codice.
In realtà, invitava la signorina Potts a inserire il codice, ma non aveva voglia di cavillare. Sollevando l’indice della mancina, dopo un momento di esitazione, digitò la data di nascita di Tony.


 

ACCESS DENIED

 

 

-Merda.- sibilò Diane  -Ancora un tentativo.-
Si appoggiò con le spalle alla vetrata che la separava dall’obbiettivo, osservando la macchia scura sopra di lei che era il soffitto. Di solito, per le password, la gente usa numeri o parole facili da ricordare. Quasi di uso comune. Diane socchiuse gli occhi, poi si volse e con mano incerta si giocò il tutto per tutto.
Digitò la data di nascita di Howard Stark
…E con suo sommo sollievo , la porta si aprì.
E ora?

Si guardò attorno in quel casino di  tavoli e tavolini. Bracci robotizzati che, causa buio, sembravano mani di strega pronta ad afferrarla, e rimase per un lungo momento in piedi in mezzo a quel casino organizzato, nella speranza di avere un illuminazione divina  su dove iniziare a cercare.
Che poi, non era nemmeno detto che, le sue risposte si trovassero lì. Ma quella era la sola stanza della Stark Tower chiusa, quindi qualcosa , doveva pur starci, no?

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Mosse il fascio luminoso della torcia lungo i tavoli da lavoro, lungo le pareti, fermandosi su una bacheca in sughero alla sua destra. Fra fogli di appunti, e progetti, spiccava una foto formato polaroid.
Diane si avvicinò sorridendo.
Era l’istantanea di un bambino di circa sei anni, seduto sulle ginocchia di un uomo sulla quarantina che gli teneva un braccio attorno alla vita e una guancia fra i capelli. Diane, riconobbe Howard Stark nell’uomo e nel bambino con la maglietta con il logo di Capitan America, il piccolo Tony.

-Non dire a Steve che da bambino ero fan di Capitan America.-  Diane si volse di scatto, illuminando con la torcia, Tony in piedi dietro di lei con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni del pigiama -Il suo ego si ingigantirebbe talmente tanto che saremmo tutti costretti ad uscire di casa.-

-Steve?- chiese Diane.
-Capitan America.-
Tony si godette l’espressione sbalordita della ragazza.
-E Bruce, beh lì leggi i giornali, no?-
-Hulk.-
disse la ragazza chiudendo gli occhi abbagliata, visto che Tony aveva acceso la luce - Anche se , non è così spaventoso come lo dipingono.-

Tony ridacchiò intanto che andava a sedersi al suo solito posto, accanto alla suit  Mac9 in fase di completamento -Naaaah,  Banner è un grosso marshmallow amoroso…- tacque un attimo -…Quando è calmo. Ma diciamo che, da quando distrusse Harlem , la sua soglia di autocontrollo si è enormemente alzata.-

-Chi sono veramente quei due?- Aveva l’impressione che non fossero i fratelli Blake. Il biondo , alto un metro e un armadio, si girava se lo chiamavi Donald. Mentre quello in sedia a rotelle, non aveva reazione a sentirsi chiamare Sam.
Tony si appoggiò al bancone di lavoro con un gomito.
-Perché dite che quella lingua, nessuno può saperla?-
Tony sospirò.
-Per favore.-
-Perché viene da un altro mondo. Quei due sono Thor e Loki, e vengono da Asgard.-
A Tony bastò il lampo di meraviglia sul volto di Diane per rendersi conto che la piccola, aveva studiato mitologica celtica.
-Qundi, quando l’hai chiamato Thor.-
-Non stavo scherzando.-
-Il dio del tuono.-
sussurrò Diane.
-E il dio del caos.-
-Oh porca puttana.-
Diane mollò la torcia per coprirsi la bocca con una mano - E io capisco la loro lingua.-
Tony tirò da sotto il  bancone da lavoro una fiaschetta di metallo , la stappò con i denti e la porse a Diane -Tutto d’un fiato.-
-Che roba eh?-
-Roba buona.-
Diane diede una balla sorsata, che sputò tutta tossendo non appena si sentì letteralmente ustionare la gola. Si volse tossendo e sputando per terra intanto che Stark se la rideva di gusto -CAZZO MI HAI DATO, BENZINA PER REATTORI?- chiese paonazza in viso.
-Whisky scozzese. Barton non è un cognome di quelle parti?-
-Irlandese.-
gemette Diane convinta di stare per morire.
-Beh, dovresti berlo assieme al latte.-
Diane lanciò uno sguardo scettico alla fiaschetta, prima di voltarsi verso Tony. Inarcò un sopracciglio perplessa. Aveva la testa inclinata verso la spalla destra e la stava guardando a sud della sua persona con un sorrisetto ebete.
Si guardò in basso pure lei.
Indossava una vecchia maglietta da calcio come pigiama, era larga e non le fasciava il braccio. Però era un po’ corta da portare senza pantaloncini. -…- Ecco perché la stava guardando. Anche da in piedi, le si intravedevano gli slip.
-MUTANDINE ROSA.-
chiocciò  Tony infatti - Carineeee.-

-…LURIDO PORCO, STAI ANDANDO A SPOSARTI!-

 

 

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-Cavolo la mira è dono di famiglia, eh…-
Diane, se avesse potuto,  avrebbe incrociato le braccia.
-Non fare quella faccia, sono io quello con un bernoccolo grosso quanto l'Empire State Building. - si lagnò girando sul gonfiore fra le sopracciglia la pezza  in cui  Bruce –svegliato dalle urla belluine di Tony a venire centrato dalla fiaschetta - per pietà aveva avvolto una decina di cubetti di ghiaccio. Aveva un aria adorabilmente insonnolita, il dottore, intanto che sedeva accanto a Tony, dall’altro lato del bancone dove Diane era andata a sedersi e la ragazza si ritrovò  sorridere intanto che lo osservava stropicciarsi gli occhi con il dorso della mano.

-Ehi, lo so che Banner è un cucciolone, ma prestami attenzione.-
Diane spostò lo sguardo verso Tony che sbuffava tipo mantice.
-Diavolo, sei Iron Man, non puoi  fare così per un bernoccoletto.-
-Bernoccoletto una sega.-
tolse la pezza e si volse verso Bruce -GUARDA. GUARDA.-
Bruce premette due dita sulla parte arrossata -Fa mele?-

-AHIA CAZZO!-

Diane rise osservandoli -C’è ancora una cosa che dovete spiegarmi.- disse arricciando il nasino - Perché Loki mi tratta come se fossi un parto di Satana?-

 

  
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Clint si volse sotto le coperte e istintivamente allungò una mano per toccare Natasha. Sollevò la testa di scatto , quando la sua mano colpì il materasso. Si tirò a sedere, stropicciandosi gli occhi con il dorso della mano e si alzò.  Una luce filtrava dalla porta del bagno, e Clint si avvicinò con il passo volutamente felpato. Non sapeva nemmeno lui perché, ma ci appoggiò sopra l’orecchio.
Oltre lo scrosciare dell’acqua sentì Natasha - Sì amore mio. Sì. -
Barton sgranò gli occhi.
-Domani verrò a trovarti. Sì, anche tu mi manchi. Anche tu.-

 

 

FINE CAPITOLO

 

 

NOTE:

*Donald Blake: L’alterego di Thor.

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Capitolo 12
*** Capitolo dodici ***


 

 

Clint Barton non era un tipo geloso.
Clint Barton non era assolutamente un tipo geloso.
Allora perché stava stritolando la brioche?
Si guardò perplesso la mano coperta di molliche e cioccolata e sollevò lo sguardo verso l’altro lato della tavola, dove Diane lo stava osservando perplessa. Accanto a lei, o meglio, riparato dietro di lei, Tony con un tramezzino a penzoloni dalle labbra e dietro Tony, Thor in attesa  dei pancake di Pepper. Sollevò le sopracciglia e i tre gli guardarono la mano  con il resto della brioche uccisa- Quella è la terza  brioche che uccidi tesoro…-mormorò dolcemente Diane - …Ti è successo qualcosa?-
-Nulla.-
abbaiò Clint facendo ritirare i tre in sincrono.
-Sicuro?-
tentò Diane che , da sotto il tavolino, aveva il gomito di Tony letteralmente fra una costola all’altra. Gli lanciò uno sguardo irritato, prima di tornare al fratello. Clint si stava leccando le dita sporche di nutella con un piglio decisamente bambinesco, che la fece sorridere, e si rese conto che non era la sola.
Appoggiata coi gomiti al piano della cucina, in attesa che la macchinetta del caffè riempisse le tazze, anche Natasha sembrava intenerita da quella scena.
Diane la vide staccarsi con un colpetto di reni dal ripiano e allungare a Clint una delle due tazze che aveva fra le mani. L’uomo sollevò lo sguardo, poi storse il naso e si alzò  -Non lo voglio.-

-EH?-

Da quando Clint Barton rifiutava della caffeina?

Natasha lo fissò stranita intanto che andava a lavarsi le mani sporche, si volse verso Diane che si chiuse nelle spalle - Sicuro?- per la prima volta da che la conoscevano, i Vendicatori sentirono una vena di incertezza  nella voce di Widow  - In anni, non ti ho mai visto rifiutate una tazza di caffè.-
Clint si asciugò le mani e si allontanò senza guardarla - E oggi non lo voglio.-
Si allontanò a passo di marcia, sotto lo sguardo stupefatto dei presenti, Natasha si passò la mano libera sul viso e si volse a seguire gli sguardi perplessi che sentiva appuntati addosso - … Ma che…?- cominciò incerta.
-..Gli hai fatto?-  conclusero gli altri con una sola voce.

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Diane osservava crucciata Clint infilare la giacca a strattoni e imboccare la porta senza, nemmeno degnare di uno sguardo, Natasha che gli ronzava attorno nella speranza di farsi dire che diavolo gli prendeva.
Diane sospirò lentamente, osservandoli,  intanto che la donna lasciava cadere le braccia con un gemito di fronte a quella porta che si chiudeva con un tonfo e si alzò a fatica appoggiando la sola mano sinistra al tavolino.
Se c’era un detto, in cui credeva ciecamente, era fra moglie e marito non mettere il dito, così abbandonò la stanza,  dirigendosi verso la camera da letto che Tony le aveva assegnato al suo arrivo alla Stark Tower.
Il braccio, sotto le bende, le prudeva in una maniera insostenibile.
Erano le ferite in via di guarigione, secondo Bruce, ma lei aveva voglia di fare come la volpe finita nella tagliola,  strapparselo a morsi per avere un minimo di requie. Infilò un dito fra un giro di garza e l’altro e sussultò a sentire quella voce provenire da una delle porte che aveva superato.
Volse il capo  nell’ampio corridoio.
Loki era affacciato alla porta della sua camera da letto, i gomiti appoggiati ai braccioli della seggiola e il capo leggermente inclinato verso la spalla destra. Rispetto alla prima volta che Diane l’aveva visto, aveva una traccia di pizzetto attorno alle labbra sottili e aveva dei fantastici capelli da letto. Schiacciati da un lato e arruffati dall’altro. Non sembrava assolutamente un dio.
- Non dovresti  grattare le ferite.-
-Prudono.-
mormorò Diane girandosi completamente verso di lui, e mantenendo la mano  al braccio coperto dalle bende. Loki le osservò il viso, poi scese lungo il collo fino al braccio.
-Significa che stanno guarendo.- Loki aveva un tono di voce stranamente paziente, quasi conciliante.
-Danno fastidio.-
-Su, sei una bimba grande.-

Diane aggrottò la fronte  avvicinandosi di un passo - Mi stai prendendo in…- si fermò socchiudendo gli occhi azzurri - Loki.-

-Fa freddo.- disse lui guardandosi attorno improvvisamente in ansia -Fa troppo freddo da un momento all’altro.-

 

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C’era qualcosa di strano nell’aria.
Come un crepitare minaccioso, una paura strisciante.
 Thor  si guardò attorno, all’erta. Era stato attirato fuori dalla sua camera da letto come da un sibilo continuo nelle orecchie. Un mormorio che non riusciva a distinguere, ma che l’aveva costretto ad uscire dal letto. Era rincasato tardi la sera scorsa, era stato da Jane. O meglio, l’aveva guardata dalla finestra, girare con la coperta sulle spalle  e sorridere alla volta  Darcy che indossava un bizzarro  pigiama a fantasia a porcellini felici.
Aveva combattuto con il desiderio di attraversare la strada, suonare il campanello e dirle che era tornato.
Avrebbe voluto farlo, ma non sapeva anche questa volta, per quanto sarebbe potuto restare e non voleva illuderla ancora. Farla soffrire. No, stavolta non se lo sarebbe perdonato.
Si guardò attorno, la casa stranamente buia per essere le dieci del mattino. Nel dormiveglia , gli era sembrato di  sentire la voce di Loki e di Diane, si volse verso la porta della camera da letto del fratello, ma la trovò chiusa. Aggrottò la fronte, e fece per tornarsene in camera, quando qualcosa, il suo istinto di sopravvivenza probabilmente, lo spinse a voltarsi.
A salto, girandosi e appoggiando un ginocchio a terra per bilanciarsi e non cadere  per via dello scivolone dei piedi nudi sulle listarelle del parquet. Thor, vide un foro sulla porta ad altezza della sua testa e la creatura d’ombra che l’aveva  aggredito qualche giorno prima, ritirare il braccio.

-CHE COSA SEI!?-
-Vostra maestà.-
  si sentì rispondere da una voce che pareva la risultante di milioni di grida messe assieme. Thor sentì i peli sulla nuca drizzarsi per lo spavento intanto che fissava gli occhi azzurri in quelli color sangue della creatura.
-CHE COSA SEI?-


Dalla camera di Loki si levò un grido raccapricciante, come il lamento di un animale ferito. Thor fece per scattare in quella direzione, ma fu respinto da una manata di fumo che lo mandò dritto contro il muro dietro di lui. Con la testa che girava vorticosamente, sentì chiaramente , la voce di Diane oltre quella di Loki.

 

-CHE POSSO FARE? CHE POSSO FARE?-

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 


Diane era convinta di stare vivendo un film del terrore.
Un momento prima stava parlando con Loki, in corridoio… E un momento dopo lo stava guardando dibattersi sul pavimento urlando e cercando di trattenere la cosa che gli era uscita dal corpo con un ululato tremendo. Diane, per terra anche lei,  a causa del brusco spostamento d’aria che l’aveva tirata in camera, cercò di avvicinarsi strisciando al dio .
Non si fidava ad alzarsi.
-Loki. Loki che posso fare?-
-NULLA!-
fu la risposta del dio -…SEI SOLO UNA MIDGARDIANA!-
Se fossero stati in un altro momento, è probabile che Diane gli avrebbe mollato un manrovescio urlando :”Ti sembra il momento di fare il razzista?”ma il momento era quello che era, e si vedeva lontano un chilometro che stava soffrendo le pene dell’inferno. Strisciando sui gomiti,  o meglio sul gomito, visto che il braccio destro non lo poteva utilizzare, gli arrivò vicino.
Era pallido, freddo come il ghiaccio, Diane non sapendo dove toccarlo gli prese la mano destra e se l’appoggiò al petto. Era quello che di solito faceva Clint quando , da piccola, si svegliava in preda agli incubi.
Sentì la mano del Dio, fremere contro lo sterno, ma non respingere il suo tocco e in lontananza dei rumori, come quelli di una pista d’atterraggio. Guardò verso la porta, prima che questa letteralmente saltasse in aria e lei si ritrovasse a coprirsi la testa con il braccio destro, visto che la mano sinistra era ancora impegnata a reggere quella di Loki

-STARK, POTEVI AMMAZZARCI!- urlò Loki dal pavimento all’uomo in armatura rosso e oro.

 

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Thor, nella stanza di fronte, fu sollevato a fatica da Steve mentre Banner si ritrovava faccia a faccia con la creatura che, dopo essere sparita  in risposta al lancio dello scudo di Cap, ora si trovava nel centro del corridoio, di fronte al buon dottore che la fissava a occhi sgranati.
-Voi tutti gli ricordate il suo vecchio sé stesso !- disse il Servo, con quella voce che sembravano milioni di voci messe assieme,  fissando Benner con quelle gemme color sangue che aveva come occhi, avvicinandosi  e tendendo una mano scheletrica verso il dottore che, era indeciso se tirare fuori Hulk o aspettare soccorso - VOI DOVETE MORIRE!-
Bruce stava incamerando rabbia quando qualcosa, di conosciutissimo, si fiondò attraverso il corpo fumoso della creatura, lo beccò in piena bocca dello stomaco e lo fece volare per una decina di metri di sedere. Si portò una mano alla bassa schiena intanto che Tony  sollevava la mano sinistra verso il Servo e  …Non successe  nulla.
Steve, con Thor aggrappato addosso, si schiacciò una mano in faccia. Davvero un bellissimo momento per fare cilecca.

-Tony!- urlò

-Ups.- gli fece eco quello guardandosi perplesso la mano, e soprattutto il disco di plexiglas che avrebbe dovuto illuminarsi.
-ECCO CHE SUCCEDE A PENSARE ALLE CROMATURE E  NON ALLE COSE SERIE.- sbottò  Bruce dal pavimento.

Tony volse la testa verso di lui -Giuro su Pepper che ieri funzionava.-
-E allora perché adesso non funziona.-
Bruce agitò le mani senza alzarsi da per terra.
-Non so.- Tony si guardò la mano ancora confuso.
Dall’altro capo del corridoio, Thor sentì Steve sbuffare un - Tu guardali sembrano sposati…- prima di urlare un - VUOI FARE QUALCOSA VISTO CHE SEI L’UNICO CHE HA ARMI CHE GLI ESCONO ANCHE DAL CULO!?-

In un altro momento, un po’ tutti probabilmente, avrebbero fissato  sconvolti  Cap, visto che era la prima volta che lo sentivano imprecare a quel modo. Diane sentì la mano di Loki sul suo petto chiudersi a pugno mentre cercava di alzarsi - Aiutami…- mormorò il dio - Deve tornare in me o vi ucciderà tutti.-

 

 

FINE CAPITOLO

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Capitolo 13
*** Capitolo tredici. ***


 

 

Diane aprì gli occhi su un soffitto sconosciuto.
Intonaco bianco schizzato di macchie rosse che la lasciò confusa.
Non riusciva a capire cosa fosse successo.
Aveva aiutato Loki ad alzarsi, a fatica, sentendo i punti del braccio tirare, tendersi dolorosamente. Si era fatta carico del suo peso, sentendolo per la prima volta reale, e  non come frutto di un delirio collettivo. Era caldo, respirava, e le si stringeva addosso con un braccio.
Nonostante il momento, Diane non  aveva potuto non pensarlo.
Loki,il dio degli inganni,  quello di cui aveva letto su Wikipedia innescando l’ilarità di Tony era vero, reale, e la stava abbracciando.
L’aveva letteralmente trascinato fino alla porta, sentendo il sangue filtrate attraverso le bende e il dolore arrivarle ad onde fino alla testa e aveva portato lo sguardo verso la Creatura, la cosa fatta di fumo e urla che si volse verso di loro.
Loki aveva mormorato,  qualcosa , a bassa voce con il fiato corto.
La Creatura aveva riso, e aveva prima guardato Loki dritto negli occhi.
Poi verso Bruce, che si stava rialzando da terra.
Poi verso Thor.
Ed era successo.
Qualcosa si era allargato a macchia d’olio dal corpo della Cratura. Come uno spasmo  che l’aveva fatto contrarre su sé stesso e poi allargare fino a inglobarli tutti al loro interno. E poi? Poi dolore tanto da non saperlo nemmeno descrivere.
Diane spostò lo sguardo dal soffitto alla persona che sentiva respirarle praticamente nell’orecchio, si volse incontrando lo sguardo di Loki che,  parve quasi sorriderle  anche se, c’era una traccia di dolore ancora evidente .
-Che è successo?- gli chiese andando verso di lui e toccandogli una spalla.
Poi lo vide.
-Mio fratello. Mio fratello.-

Thor? Diane si guardò attorno e un urlo le si ghiacciò in gola.

 

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 Dolore.

Tanto da non capirci più nulla.
Bruce Banner aprì gli occhi con un gemito indolenzito e la prima cosa che fu rosso. Rosso acceso. Steso su quel pavimento di legno italiano, che da solo, valeva più di tutta la sua abitazione, sentiva i polmoni bloccati e in bocca un sapore ferroso.
Sangue? Possibile?
Strizzò gli occhi nella speranza di capirci qualcosa.
La creatura, di fronte a loro, quegli occhi senza palpebre puntati su Tony. Quella voce che pareva la risultante di un milioni di voci. Poi Loki, in lontananza, lo aveva sentito ordinare alla Creatura di tornare indietro, di non fare loro del male.
Si era sorpreso, ma non aveva avuto il tempo di collegare emozioni ad espressioni facciali che era successo il finimondo. Nel corridoio si era espansa un bolla nera. Dal corpo della Creatura , ad anello, si era allargata una cappa nera che li aveva avvolti. Aveva sentito, in lontananza Diane gridare spaventata, poi il dolore.
E ora? Ora il buio era sparito, Bruce ci vedeva di nuovo, ma quello che vedeva non riusciva proprio a capirlo. Rosso. Rosso accesso. Rosso Iron man.
Allungò una mano, la destra, su quel peso che sentiva serrargli i polmoni contro il pavimento, tastando le piastre dorsali dell’armatura di Tony, senza riuscire a capire perché l’aveva sdraiato addosso. E che cos’era quella sensazione di umido che sentiva sul torace.
-Tony?- chiamò con un filo di voce -Tony?-
Sfilò la mano da sotto il casco di Tony e se la portò avanti al viso.
Ancora rosso - Che cos’è? -
Sollevò lo sguardo verso il soffitto e lo vide.

-TONY CHE CAZZO HAI FATTO, STAI PER AVERE UN FIGLIO!-

 

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Thor si sveglio da un sogno confuso in cui Jean sorrideva per via di una fitta al fianco. Una stilettata di dolore che pareva  allargarsi ad ogni respiro.  Si mosse confuso. Era steso, di pancia sul pavimento,  il braccio destro intrappolato sotto qualcosa di estremamente pesante e il sinistro impegnato a stringere il manico del  mjolnir. Loki. Prima che il buio li avvolgesse, Loki gli aveva gridato di stare attento. Che lo avrebbe attaccato, che se la sarebbe presa con lui.
Per un momento, aveva rivisto suo fratello, quello che nelle battaglie si preoccupava di lui e gli guardava le spalle, e non più l’ombra sbiadita del pazzo che l’aveva accoltellato a tradimento durante il loro combattimento sulla terrazza della Stark Tower. Si mosse, infastidito, scoprendo che il peso che gli bloccava il braccio erano le mani di Steve. La sinistra al polso e la destra al gomito. Sollevò lo sguardo verso il suo viso  e lo vide, per la prima volta da che lo conosceva, sinceramente preoccupato.
-Cap?-

-Thor non muoverti.-
-Perché?- chiese il dio del Tuono, buttando uno sguardo oltre la spalla destra verso il soffitto e in contemporanea con l’urlo di Bruce, il gemito di Diane, esclamò un -PER ODINO!-

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-Che diavolo è successo qui?-
Accanto a Clint, Natasha emise un ansito sorpreso.
Erano, casualmente rientrati assieme, si erano ritrovati in ascensore, non si erano guardati in faccia nemmeno per sbaglio (o meglio Clint non aveva guardato Natasha che invece  aveva guardato sorpresa la sua mano ad un passo dallo strattonare la giacca di Barton ) ma una volta che usciti in pianerottolo ed erano arrivati a loro i lamenti di tutti, si erano fiondati assieme verso il corridoio che portava alla zona notte dell’enorme attico di Tony dove tutti i Vendicatori avevano trovato alloggio in attesa che, le camere nei piani inferiori fossero pronte per accoglierli.
Gli occhi verdemare di Natasha spaziavano da una parte all’altra del corridoio. Incredula. Il soffitto del corridoio era stato deformato in modo incredibile, come se una bomba fosse scoppiata fra le intercapedini  e tre enormi stalattiti pendevano dal soffitto e piantavano a terra Tony, Loki e Thor.
Tony pareva quello più grave di tutti, era stato centrato nella parte alta della schiena e  da sotto il casco che Bruce stava cercando di sfilargli con delicatezza, filtrava del sangue. Loki era stato colpito di striscio al fianco, era sdraiato a terra e Diane gli tamponava la ferita con una maglietta arrotolata. Pareva stare bene, perché sollevava il capo e cercava di vedere Thor dall’altra parte del corridoio, che stava sbraitando con Steve perché rompesse la stalattite che lo teneva inchiodato al pavimento.
-Come sta Stark?- chiese Steve.
Bruce buttò di lato il casco e avvicinò il viso al suo -Tony, dimmi che stai ancora respirando.- sussurrò  per poi emettere un sospiro di sollievo quando sentì il fiato dell’uomo battergli sul viso debolmente.
-Bisogna rompere questo coso.- esclamò afferrando la stalattite con entrambe le mani e scrollando con forza .Tony gemette aggrappandosi ai pantaloni di Bruce - Mi fai male.-
Tony strizzò gli occhi in una smorfia indolenzita, stirando i pantaloni di Bruce, sentiva la ferita bruciare come l’inferno e la piastra frontale scivolosa per via del sangue che stava perdendo. Clint si avvicinò alla stalattite che lo aveva trapassato e cercò di aiutare Bruce a romperla. Si fermò, assieme al dottore, quando lo sentì urlare con tutto il fiato che aveva in corpo.
-Così lo ammazziamo.-

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-SEI UN IDIOTA!-
Tony chiuse gli occhi.
-SEI COMPLETAMENTE, IRRECUPERABILMENTE, PERDUTAMENTE UN IDIOTA!-
Arricciò il naso e strizzò gli occhi.
Aveva la paura fottuta di ritrovarsi a venire preso a sberle da Hulk, con quella specie di buco che gli passava la spalla da parte a parte e di certo non sarebbe sopravvissuto se avesse deciso di prenderlo e sbatterlo come un tappeto.
-Mi è venuto  spontaneo preoccuparmi del mio compagno di giochi.- mugugnò per poi ritirarsi contro la testiera del letto, quando si accorso che Bruce aveva preso una preoccupante sfumatura verde -BRUCE, TI RICORDI DELLA SCORTA DI VALIUM CHE T’HO REGALATO, VERO?!-
Bruce ansimò nella speranza di trattenere il cambiamento, si volse  verso Diane che lo stava strattonando per la camicia per farlo sedere. A liberare Thor e Tony dalle stalattiti era stato Steve e il suo scudo.
Confermando che Howard Stark era puro genio in corpo di uomo , ero riuscito a sbriciolare con un colpo a testa quella specie di pietra spuntata dall’intonaco.
-Siediti Doc , eh?-
-Okay.-
Camminò all’indietro, tirato da Diane e si accomodò allo sgabello accanto al tavolino infondo alla stanza. Pepper sospirò osservandolo e accomodò la coperta sulle gambe di Tony.  Il suo sfogo era stato da scrivere negli annali, era entrata come una furia, l’aveva preso a sberle e poi era crollata in un pianto dirotto abbracciandogli la testa. Questo ovviamente, senza che Tony riuscisse a dire mezza parola,  o potesse abbassare la mano che aveva timidamente sollevato alla sua vista per chiedere parola.
-Bruce io avevo l’armatura, e per poco non ci rimanevo  Tu  quante possibilità avevi di sopravvivere?-


Ci fu un momento di silenzio, dall’altro letto presente nella stanza, Thor osservò l’espressione colpevole di Bruce mentre abbassava gli occhi. Tutti ricordavano la confessione, fatta in un momento di rabbia, sul suo tentato suicidio. Sbuffò incontro lo sguardo di Steve che era accanto al suo letto. Cap roteò lo sguardo al soffitto , prima di tornare ad osservare Bruce - Bruce non puoi andartene.-  mormorò serio, ritrovandosi in un nano secondo al centro  dell’attenzione di tutti - Per il semplice fatto che sei la balia di Stark, se te ne vai tu, io di certo non me lo sorbisco.-
-Ti amo anche io Steve.-
borbottò Tony offeso, prima di ritrovarsi addosso lo sguardo allarmato dell'uomo. Si strofinò la faccia con una mano intanto che Pepper sghignazzava divertita - E’ una battuta Steve.-
-Ah.-
mormorò sollevato Cap.
-Già lo sanno tutto che l’unico uomo che mi eccita è il dottore.-
Bruce si coprì il viso con le mani.
-Anche sé pure Barton ha un suo perché.-
Dalla porta , Clint si lasciò scappare una specie di ansito schifato in risposta ai bacini volanti di Tony.
-Tony vuoi che faccia vedere a Steve quella bella foto  che c’è nel tuo ufficio?- interloquì Diane con le guanciotte gonfie.
-Che foto?- chiese Cap intanto che Tony negava forsennatamente agitando la testa.
-Uh, una foto dolcissima di Tony sulle ginocchia del papà.-
-Una foto di Howard? Mi piacerebbe vederla.-
-NO, MALEDIZIONE!-

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo quattordici ***


Che Clint soffrisse d’incubi era diventato chiaro a tutti la sera dopo l’attacco della cosa che viveva in Loki. Nel cuore della notte l’avevano sentito urlare come un forsennato ed entrando in blocco  nella camera che divideva con Natasha  (Barton si rifiutava di dire la verità alla sorella, per paura di una sua reazione a sapere  di essere stata presa in giro per tutta la vita praticamente )e  l’avevano trovato fra le braccia della donna che cercava di svegliarlo sostenendolo seduto contro il suo corpo e tirandogli via i capelli dal viso con una mano. In un altro momento, probabilmente, qualcuno si sarebbe accorto della dolcezza di quella stretta, quasi materna, di chi è abituato a consolare. Ma Steve riusciva solo a vedere il compagno gemere penosamente e invocare nel sonno i genitori e la sorellina.
-Clint, stai sognando apri gli occhi.-
Natasha sfregò un lato del mento contro la fronte di Barton - Clint.- ripeté con lo stesso tono di voce, calmo ma risoluto - Stai sognando aprì gli occhi coraggio.-
Solo al terzo richiamo, Barton aprì gli occhi, fissando lo sguardo al soffitto.
-Bravo, adesso respira. Così, piano. E’ stato solo un incubo.-
La mattina dopo, ovviamente, nessuno s’era azzardato a chiedergli cosa avesse sognato, evitando anche di guardare quel residuo di sangue secco alla narice destra per via dell’epistassi nervosa avuta subito dopo il risveglio. Però, le urla erano rimbombate per l’appartamento anche la notte dopo, e quella dopo ancora e alla mattina del quarto giorno Diane aveva deciso di dire basta. Dopo aver letteralmente ammazzato due brioche stritolandole nel palmo della mano (era incredibile quanto assomigliasse, a volte, al fratello maggiore)  nel bel mezzo della colazione, senza spiegazioni s’era alzata e a passo di marcia se n’era andata nella camera da letto occupata da Loki seguita dagli sguardi stupefatti dei presenti.


“O mi dice la verità, o lo butto dalla finestra, le cose sono due.”



 

-Adesso tu mi dici cos’è quella cosa che ti esce dal corpo e che vuole ucciderci tutti!- Loki sollevò lo sguardo dal vassoio della colazione e la guardò stranito. Era entrata in camera come un uragano, sbattendo la porta dietro di lei, e si era avvicinata al letto con la stessa leggiadria di un bufalo.
-Non guardarmi con quella faccia, divinità dei miei coglioni, qua parliamo della sanità mentale di Clint, quindi tu ora canti come uno dei Tre Tenori*.-
Loki arricciò il naso, indispettito dal tono usato dalla ragazza, una con quel faccino non doveva parlare come uno scaricatore di porto.
-PARLA.- ripetè Diane.
-Non pensavo che Barton fosse tanto delicato.-
ridacchiò il dio appoggiando le spalle alla testiera del letto - Soffrire d’incubi come un bambino.- Vide il visetto di Diane diventare scarlatto in un nano secondo. A quanto pareva aveva nel fratello maggiore il suo punto debole - Che onta.- disse in un sospiro sconsolato.
-E’ una persona normale, non di certo un fenomeno da baraccone come te e tuo fratello.-
sbottò la ragazza portando il suo braccio sinistro attorno al torace. Non aveva nulla contro Thor, e nemmeno contro Loki, ma gli insulti le uscivano spontanei appena le nominavano invano Clint.
Loki sorrise - Anche sé, posso capire, con la vostra storia familiare.-
Diane si tirò indietro.
-Mamma e papà che muoiono in quell’incidente stradale . I due piccoli di casa che si ritrovano soli al mondo e il fratello maggiore che decide di prendersi cura della sorella minore.- il sorriso sul volto di Loki divenne  ancora più largo e divertito - Perché il papà, prima di uscire di casa, gli ha detto di farlo.-
Diane si portò una mano al petto. Come diavolo faceva a saperlo?
-Forse è per questo che ha fatto quello che ha fatto.-
Diane socchiuse gli occhi - Che avrebbe fatto?-
Loki inclinò il capo verso la spalla sinistra, socchiuse le labbra, e fremette. Diane lo vide portare le mani al capo e chinarsi in avanti. - Maledizione.- imprecò stringendo i capelli fra le dita fino a sentire dolore. Sollevò il capo in risposta al tocco della mano di Diane sulla spalla.
Sollevò il viso verso di lei  -Diane? Da quanto sei qui?-
Diane sgranò gli occhi - Come da quando sono qui? Abbiamo parlato fino ad adesso.-
Loki la osservò genuinamente confuso - Davvero?-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

-Doppia personalità?- chiese Tony intanto che litigava con il tutore che gli teneva bloccato il braccio e con esso la spalla a cui, solo quattro giorni prima, aveva rischiato di dire addio. Non c’era stato verso di tenerlo a letto come suggerito dall’equip medica, e trascinandosi dietro il bastone delle flebo, se n’era andato in laboratorio.
Ora stava inveendo contro Bruce, reo di non essere abbastanza delicato nell’infilargli il tutore. Sembrava uno di quei cagnetti che rifiutano il guinzaglio ad imbragatura e cercano di morderlo.
-Sì.- ripetè Diane, ingoiando una risata allo scapaccione di Bruce sul capo chinato di Tony.A  volte sembravano marito e moglie, a volte addirittura padre e figlio. Tony arricciò il naso massaggiandosi la parte ammaccata con la mano libera.
-Perché non si ricordava che stavate parlando?-
-Esatto.-
ripeté Diane con un cenno del capo.
-Mentiva.- disse Bruce secco - Loki è il dio degli inganni.-
Tony gli lanciò uno sguardo, per poi annuire alla volta della ragazza. Aveva osservato Loki in quei giorni e, anche se a tratti sembrava quasi una persona normale, a volte gli vedeva ancora quello scintillio malato nello sguardo che lo spingeva a non fidarsi di lui, e a rimanere sempre sul chi vive.
-E come faceva a sapere che, prima di uscire di casa, mio padre mi ha raccomandata a Clint?-
chiese Diane avvicinandosi al tavolo. I due scienziati dietro di esso sollevarono le sopracciglia nella stessa espressione perplessa.
-Ha detto che Clint si sente responsabile per me, perché prima di uscire di casa il giorno dell’incidente, nostro padre mi ha affidata a lui. Questa cosa non la sa nessuno.-
“Probabilmente se l’è fatta raccontare durante la possessione
” si disse Bruce incontrando lo sguardo di Tony.
-Beh, penso che sia una storia comune a tutti i fratellini che rimangono senza genitori, no?- borbottò Tony - Il maggiore si prende  sempre cura del minore, è così che va. O almeno credo, visto che non ho fratelli.-  E per uno strano, bizzarro momento, si rivede bambino chiedere una sorellina alla madre. Stranamente. Invece di un compagno di gioco con cui fare a guerra, voleva qualcuno da accudire e da proteggere.
Scosse il capo e riportò lo sguardo alla ragazza dall’altro lato del tavolo -Sbaglio?-

 

-Perché ho la continua sensazione che non facciate altro che infarcirmi di palle?-

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Nonostante fossero quattro notti che si svegliava urlando, Clint era riuscito a seguire Natasha senza farsi beccare. Si sentiva un pelo idiota a seguirla come uno stalker, ma doveva sapere con chi doveva incontrarsi, chi diavolo era quel pezzo di merda che aveva chiamato amore a telefono. Perché, non era per missione, visto che non c’era segnato nulla a nome Romanov nei computer dello SHIELD. Quindi doveva sapere, o sarebbe diventato pazzo.
L’aveva sentita parlare di nuovo, in bagno, coperta dallo scorrere del getto della doccia. L’aveva sentita scusarsi perché non aveva potuto essere presente , e quel tono di voce, per la miseria. No, non era geloso, ma a lui non aveva mai parlato così. FANCULO.
Era accucciato dietro le ruote di un grosso furgone, e spuntava di tanto in tanto con la testa oltre il paraurti per controllare la situazione. Si trovava in una zona periferica di New York e quella casetta. Mai avrebbe pensato di vedere Natasha Romanov, Black Widow entrare in una villetta bifamiliare con giardino e vialetto che sembrava uscita da  Pleasantville **
Sbuffò spostando lo sguardo da una finestra all’altra,  domandosi che diavolo ci facesse lì Natasha, e soprattutto lui, quando la porta d’ingresso si spalancò di colpo e un bambino uscì di corsa. Dimostrava attorno ai sei anni, capelli rossi, occhi azzurri e in mano aveva un furgoncino dei pompieri.
Clint allungò il collo, sorpreso, intanto che Natasha  chiudeva la porta dietro di lei e si sedeva sui gradini ad osservare il bambino fare avanti indietro lungo il vialetto avanti il garage. Ora mostrandole la palla con il faccione di Iron man, facendola ridere di gusto per via dei suoi commenti entusiasti , ora per farle vedere quanto era bravo con l’arco.
-Su fammi vedere come  incocchi.- disse Natasha incrociando le braccia sulle cosce e chinandosi in avanti. Il bambino annuì, accontentandola. Clint, vagamente si ritrovò a pensare che per essere alto come un soldo di cacio, il moccioso aveva una buona postura, prima che una delle finestre si aprisse e una conosciutissima testa spuntasse.
-Nat, è pronto.- disse Coulson rientrando subito dopo.
Clint si sentiva  pronto per il manicomio ma non era ancora finita. Natasha si alzò, e  allungò una mano verso il bambino - Andiamo Clint.- disse verso il piccolo che poggiati i giocattoli, la seguì contento .
-Sì, mammina.-


FINE CAPITOLO.

 

U.U zan . zan.

Un grazie a chi ha recensito, letto, e commentato questa mia . Su. su fatemi sapere che ne pensate del colpo di scena finale. xD

NOTE:

 

I tre tenori:*Ovvero la formazioni di cantanti lirici : Pavarotti Domingo,  Carreras
Pleasantville** Film interpretato da Tobey Maguire, Reese Witherspoon. Due adolescenti si ritrovano catapultati in un vecchio telefilm dove tutto è perfetto.

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Capitolo 15
*** Capitolo quindici. ***


 

-Un bambino.-
-Bambino.-
-Natasha ha un bambino.-
-Tony giuro che se lo ripeti, ti tiro la bottiglia.-
E Clint Barton prometteva di centrarti con qualsiasi oggetto contundente, Clin Barton riusciva a farlo. Tony sigillò le labbra e l’arciere riprese a camminare in tondo, tracannando whisky e pettinandosi i capelli all’indietro con mani tremanti.
-Clint. Si chiama Clint. Perché l’ha chiamato come me?-
-E’tuo?- chiese Steve appoggiato al tavolino.
-Se avessi combinato qualcosa con Nat me ne ricorderei, no?- gemette Clint disperato - Niente, in otto anni, assolutamente nulla.- prese un sorso - La notte, quando dormiamo assieme perché c’è Diane…- piccolo sussulto delle spalle e un rutto non molto forte gli spezzò la frase a metà Thor rise un “salute!” intanto che Bruce passava una mano sulle labbra per non farsi vedere anche lui divertito dalla performance sonora di Clint -… Me la ritrovo addosso la mattina dopo, che dorme pacifica. Inizio a pensare che per lei sia asessuato come il Ken di Barbie.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Loki non sapeva  com’era riuscito ad alzarsi dal letto e ad arrivare fino alla camera di Diane. Sapeva solo che, ora che guardava la ragazza dormire, sentiva i dolori alle gambe e alla schiena quietarsi leggermente. Allungò una mano verso di lei, per sfiorarle il viso, ma si fermò ad un soffio da quella mezzaluna rosata per paura di svegliarla  e farla spaventare e si accontento di passarsi fra le dita un ciuffetto di capelli color miele. Fece scivolare quel riccio letto fra i polpastrelli, tastandone  la morbidezza, intanto che osservava quel faccino sereno nel sonno.
Assomigliava così tanto alla sua Sigyn. Così tanto che a volte faticava a capire che non era con lei che stava parlando.
Sospirò chinando in avanti il busto , appoggiando i gomiti sulle ginocchia e le mani a reggere la testa. Non riusciva a capire cosa stava succedendo, per quale ragione una semplice midagardiana aveva il viso di Sigyn, la sua voce, persino il suo odore.
Doveva essere una punizione, per aver cercato di governare Midgard, ora…
Sollevò il capo, Diane si volse sotto le coperte con un verso infastidito, scoprendosi e girandosi verso il braccio sano. Loki osservò la schiena della ragazza, lasciata scoperta dalla maglietta del pigiama che la ragazza muovendosi aveva fatto sollevare. Si avvicinò, afferrando i  braccioli della sedia a rotelle, non attirato da quello che poteva esserci di bello in quella  porzione di pelle armoniosa e candida, ma da quella sembrava  la traccia di una brutta ferita.
-Che cos’è?-
Una cicatrice vetrosa, larga quanto un palmo, con i bordi frastagliati.
-Come se l’è fatta?-

-Sei stato tu a fargliela.-

Loki si volse di scatto, il Servo si stava  materializzando con quella solita voluta di fumo nero. Uno spiffero d’ombra gelida che fece tramare Diane sotto le coperte. E quella voce, fatta da milioni di grida  di dolore unite assieme. -Io non le tolto un capello.- sussurrò il dio lanciando uno sguardo alla ragazza e sperando che non si svegliasse di soprassalto.  Dato che era quasi certo che Barton, a trovarlo lì, e ad ucciderlo ci avrebbe messo meno di cinque minuti.
-Era a  Manhattan.-
Loki sollevò un sopracciglio.
-L’attacco dei Chitauri.-
Il servo sorrise all’espressione sul volto del dio degli inganni - Era in uno di quegli edifici che crollava come un castello di sabbia, uno di quelli che ti sei divertito a guardare.- la voce del Servo, se non fosse stata fatta d’urla, sarebbe quasi risultata carezzevole mentre si avvicinava alla sedia a rotelle occupata da Loki. -Stava scappando , quando uno dei Chitauri l’ha vista. I raggi laser non perdonano.-  

-Stavo…-

-…Per ucciderla sì. Ancora.-
-Ancora?- Loki sollevò lo sguardo. Il volto del Servo era diventato simile al suo. Tranne per quei piccoli particolari che la rendevano frutto di un incubo. La pelle era , blu e coperta di squame e gli occhi, completamente rossi con una terribile pupilla  nel mezzo.
- Non te lo sarai dimenticato vero?  Sigyn è morta per colpa tua.-
-No.- Loki scosse il capo.
-Non l’hanno fatta partorire per impedirle di far nascere il tuo bastardo.-
Loki ansimò sentendo gli occhi bruciare.
-Non potevano permettere che tu avessi un erede prima del principino legittimo, così l’hanno lasciata morire con tuo figlio incastrato in corpo. - Il servo afferrò i poggioli della sedia a rotelle e si avvicinò a soffiare il fiato gelido sul viso di Loki - E’ per questo che mi hai accolto.-
Loki annuì.

-Per vendicarti.-
-Per vendicarmi.-

-UCCIDILI TUTTI!-

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-No buono.-
-No, assolutamente.-
-Che facciamo?-
Cap volse il capo verso l’uomo seduto alla seggiola su cui era appoggiato. - Perché ogni volta che c’è da prendere una decisione spinosa, ti rivolgi a me?- gli chiese infastidito. Tony gli sorrise angelico, intanto che la registrazione della notte passata scorreva sul monitor del computer. Thor, che aveva tradotto dall’asgardiano tutto quello che il fratello e il suo doppio si erano detti, si allungò a toccare un punto dello schermo. -Guardate.-
Loki dopo aver accolto di nuovo il Servo nel suo corpo, si era voltato verso il letto, aveva coperto la schiena di Diane e poi le aveva rimboccato le coperte. Era rimasta a guardarla dormire per un’altra decina di minuti, prima di tornare nella sua camera.

-Mi sa che Diane aveva ragione.- sussurrò Tony.
-Sono in due. Un Loki buono e uno cattivo.- sospirò Steve appoggiando la fronte contro la spalla dell’uomo, prima di rialzare la testa - Difficile. Troppo difficile.- mugugnò.
-Togliere il cattivo e tenerci il buono.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Lezione di sopravvivenza numero uno. Mai dare le spalle a Natasha Romanov quando è tutta la mattina che cerchi di farla arrabbiare perché è la volta buona che ti ritrovi a sputare un polmone.  Un momento prima Clint stava soffiando sul suo caffè, un secondo dopo si trovava in uno dei polverosi archivi dello SHIELD con Natasha inginocchiata sulla schiena  e il braccio destro piegato dolorosamente  dietro il torace.

-NAT, AHIA CAZZO.-

-Adesso mi dici perché cazzo mi tratti come una merda o giuro che mi prendo il tuo braccio come trofeo!- Natasha piegò i gomiti per mettere tutto il peso del corpo sulla presa al braccio di Clint che mandò un gemito di dolore. -Avanti!- incalzò - Che c’è ti sbatti ancora quelle frigida della Hill ed è gelosa di me? Basta dirlo e mi levo dalle palle!-

-MI PRENDE CHE HAI UN FIGLIO.-

Clint sentì il peso di Natasha sparire dalla sua schiena. Si mise carponi, poi si volse verso di lei. Era sbiancata e aveva portato una mano al petto. Si fissarono dai due lati del piccolo archivio , prima che Clint sospirasse e si alzasse in piedi.

-Abbiamo!- fu la risposta secca di Natasha.

     FINE CAPITOLO:

Sono le 2.17 di notte o_o l’insonnia fa brutti scherzi. E già.

 

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Capitolo 16
*** Capitolo sedici. ***


Natasha aveva appena fatto a tempo a  rendersi conto che non era stato il massimo della delicatezza informare Clint di essere padre da sei anni a quel modo, che si era ritrovata prima addosso ad un muro, la gola bloccata dalle  mani di Hawkeye e un dolore atroce alla schiena, poi sdraiata su un tavolo,  con la stanza che le girava vorticosamente attorno.
Aveva sperimentato la forza di Clint solo una volt in otto anni, quando era sotto il controllo di Loki, e solo per pura fortuna era riuscita a tirare fuori le gambe da quello scontro. Quella testata contro il parapetto era stata provvidenziale per lei che era agile sì, ma essendo donna, più di tanta forza non aveva a disposizione. -Non respiro.- annaspò aggrappandosi ai polsi di Barton che la teneva giù con il suo peso addosso, folle d’ira come non l’aveva mai visto.
-Ti sembra il caso di prendermi per il culo Natasha!?- lo sentì sibilare ad un soffio dal suo viso -Mi conosci, sai che ho ucciso per molto meno.- strinse la presa attorno al collo della donna che iniziò a vedere una patina biancastra ai lati del suo campo visivo. Staccò una mano dal polso di Hawkeye e la portò alla scollatura della tuta. Tirò fuori un ciondolo portafoto che staccò con forza e sbatté contro la spalla dell’uomo -GUARDALO, E’ LA TUA FACCIA SPUTATA.-
Clint staccò la mano destra dal collo della ragazza, aprì il ciondolo premendo con il pollice sulla chiusura a molla e osservo la piccola foto protetta dal vetro.
effettivamente, della madre, il piccolo aveva solo ereditato la forma del viso e la pienezza delle guance. Per il resto. Per il resto assomigliava a...
Barton sentì lo stomaco torcersi dolorosamente…Assomigliava a lui.
Si allontanò da Natasha camminando all’indietro, lo sguardo fisso alla fotografia.
-Diane ha una foto nel portafogli. Devi avere quattro o cinque anni, sei seduto davanti alla porta di casa e hai un gatto fra le braccia.- Natasha era rimasta sdraiata sul tavolino dove era stata buttata a forza, le ossa indolenzite tanto da non riuscire a tirarsi in piedi .
 -Sei uguale a lui.-
Clint si passò una mano sul capo - Quando? Quando è successo?- alternò lo sguardo dal bambino alla donna che finalmente accennava qualche movimento - Io non me lo ricordo.-
-A Budapest.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

-DIANE PRESTAMI ATTENZIONE!-
Diane sollevò gli occhi dal libro che stava leggendo giusto in tempo per godersi la scivolata di pancia di Tony sui cuscino del divano e il successivo atterraggio della testa dell’uomo sulle sue ginocchia. Lo guardò perplessa e lui le sorrise strofinando la nuca contro le sue cosce.
-Ti senti solo senza Bruce?- gli chiese la ragazza appoggiando il libro sul bracciolo.
-Già e Steve non è divertente da infastidire.- mugugnò Stark mettendo il broncio - Appena mi avvicinò minaccia di segarmi in due con lo scudo.- sbuffò arricciando il naso - …Che ha costruito mio padre, quindi è merito mio se ce l’ha.-
-Se l’ha costruito tuo padre, come fa ad essere merito tuo?-
Tony sollevò lo sguardo verso il viso della giovane - Non cavillare Barton e coccolami.-
-Povero il mio bambino-  chiocciò la ragazza passando la mano sana fra i capelli dell’uomo che rise forte  - A parte gli scherzi, donna in miniatura…- in miniatura perché, Diane era più giovane di Pepper - …Facciamo qualcosa, mi annoio. E quando mi annoio inizio a dare i numeri.-
-Quindi ti annoi molto spesso.- sospirò Diane.
-
Niente tv e niente birra rendono Homer PAZZO FURIOSO !!!*-

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Budapest. Clint se la ricordava bene quella missione. Soprattutto si ricordava la famigliola di schegge  che gli era arrivata in piena coscia destra. Era stato trovato da Sharon* in un lago di sangue e  quando aveva ripreso conoscenza, le era sdraiato sulle ginocchia.
Poi? Poi che diavolo era successo? Aveva ricordi confusi della notte .
Ricordava Coulson,  era stato lui a togliergli le schegge una ad una, senza anestesia, mentre Natasha gli teneva la mano e Sharon gli faceva mordere uno straccio per non tranciarsi via la lingua. Avevano pure riso, le aveva chiamate le mie Pie Donne fra un urlo e un imprecazione.
Poi? Poi che altro
Natasha lo vedeva massaggiarsi la fronte nella speranza di ricordare.
Avevano bevuto, tanto da non capirci più nulla.
Lui soprattutto, per non sentire il male alla gamba.
Poi? Poi che era successo.
-Occazzo.-
Si era svegliato la mattina dopo con Natasha vicino. Si era pure chiesto che fosse successo, ma lui aveva i boxer e lei quelle buffe camicione che usa per dormire. Quelle, che secondo lui, aveva preso in eredità da nonna Romanov tanto sono sformate e antiche.
-ERO UBRIACO.-
-Già- mormorò Natasha seduta al tavolo intenta a massaggiarsi il collo con una mano.
Clint si portò entrambe le mani alla testa - Quella sera, quella sera sei rimasta incinta.-
-Succede quando non usi precauzioni.-
Barton era pronto a prendere il muro a testate. Non ricordava un accidente di quella notte, ma ricordava la mattina dopo. Si era alzato come nulla fosse successo ,  si era rivestito e sì, si era accorto dell’espressione sul viso di lei mentre lo guardava girare per la camera, ma l’aveva fraintesa totalmente. Non era incazzata perché aveva dovuto sentirlo russare tutta la notte come un trombone (da ubriaco, russava, a quanto gli avevano detto ) ma perché … -OCCAZZO.- Quella notte…

 

 

[… Uccidere non significa essere puttane…]

 

-Eri vergine.-
Natasha spostò lo sguardo.
Era stata cresciuta avvolta nella bambagia dal nonno che ne aveva fatto il suo soldatino prediletto. Non un emozione, non un contatto umano, uccidere l’obbiettivo e tornare indietro.
Quando l’aveva conosciuta, quando per la prima volta le aveva carezzato una guancia, l’aveva vista tirarsi indietro stranita come un gatto selvatico. Stranita da quella gentilezza, quasi sul punto di chiedergli cosa fosse quel gesto.
Si tastò addosso, sotto la giacca e sui fianchi.

-Che cerchi?- gli chiese Natasha dal tavolino.
-La pistola, voglio spararmi in bocca!-
 

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-ARRENDITI!-

 

 -Jamais! Viva La Résistance!- esclamò Diane alzando il braccio sano intanto che Tony soffiava indispettito. Benchè avessero ognuno una mano offesa a cui dar conto avevano deciso di lanciarsi in una maratona a base di spara tutto . Tony era in piedi, davanti alla televisione il joystick che poteva usare e  l’altra  nascosta sotto la maglietta  per via del braccio bloccato dal tutore. Diane lo guardava piegarsi a destra e a sinistra, a seguire la panoramica soggettiva del videogioco, intanto che lei, dal divano, faticava a tenere il suo controler in mano tanto vibrava.
-FANCULO TONY SIAMO NELLA STESSA SQUADRA!- si lagnò    all’ennesima bomba a mano verso il suo personaggio. Un supersoldato tutto muscoli con una bandana a coprire la pelata e una lunga cicatrice su una guancia.
-Dai che gusto c’è giocare contro il computer?- brontolò Tony facendo fare una serie di capriole in aria per atterrare sopra una cassa di legno alla sua soldatessa . Si volse verso Diane -Visto che figa? Ci imboschiamo da qualche parte bell’uomo?- e le ammiccò con le sopracciglia sollevando gli occhi oltre la testa di Diane.
-Steve, giochi con noi?-
Steve si fermò in mezzo al corridoio, era rosso in viso e spettinato -…-
-Amico ti sei infrattato con qualcuna?- chiese Tony intanto che Diane si voltava sul divano accucciandosi sui cuscini e appoggiando il braccio sano sulla spalliera - Sei rossissimo.-  chiocciò facendo eco alle parole di Tony.
Cap volse lo sguardo da uno all’altro -STO BENISSIMO!-
Tony aggrottò la fronte, poi si volse verso Diane, che era già girata verso di lui - Per me ha trovato una e ha scoperto che l’attrezzo che ha fra le gambe e non solo per l’idraulica.-
-Sei disgustoso…-
borbottò Diane arricciando il nasino.

Nella sua camera, Cap aprì la moleskine in cui raccoglieva i suoi schizzi e osservò l’ultimo ritratto. Era quello di una giovane donna bruna ferma alla fermata dell’autobus  -E’…E’ così bella…- sussurrò  .

 -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Thor.-
Thor chiuse gli occhi, sospirando lentamente, poi si volse incontrando gli occhi azzurri della giovane umana che lo osservava a bocca spalancata. Darcy , coloratissima come al solito, fissava il dio del Tuono con le mani sulla bocca -ODDIO SEI TORNATO, A JANE VERRA’ UN COLPO!-

 

 

 

FINE CAPITOLO

Sono consapevole che la storia di Natasha non è assolutamente fedele all’originale, ma vista l’impronta della fanfic ho deciso di divertirmi anche con lei (dopo averlo fatto anche con Clint) dandole un passato solitario , da bambola assassina priva del qualsiasi contatto fisico ed emotivo con chiunque.

NOTE E DISCLAMERS:

Sharon Carter*: La fidanzata di Capitan America nei fumetti.
Niente tv e niente birra rendono Homer PAZZO FURIOSO !!!**  E’ una battuta di uno degli special di Halloween dei Simpson.
 

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Capitolo 17
*** Capitolo diciassette ***


UN GRAZIE ENORME A CHI HA LETTO, RECENSITO E MESSO QUESTA MIA NEI PREFERITI/SEGUITE/RICORDATE .

 

 

CAPITOLO DICIASSETTE.

 

Erano passati solo due giorni da quando Thor era vilmente scappato da sotto il naso di Darcy , ormai si sentiva relativamente al sicuro. Anche sé sapeva che la piccola midgardiana non si sarebbe di certo arresa tanto facilmente e l’avrebbe cercato anche in capo al mondo per riportarlo a Jane, era quasi certo che no, non poteva trovarlo alla Stark Tower.
Quel pomeriggio, stava guardando la televisione assieme a Tony e Loki. Suo fratello era seduto in sedia a rotelle, il viso poggiato nel palmo della mano destra, e stava discutendo con Stark su quanto fosse poco credibile il programma che stava seguendo - Non capisco perché non li uccida subito, invece di tenerli in una gabbia con le sbarre così larghe .- borbottò il dio degli inganni facendo roteare lo sguardo di Tony verso il soffitto.
- …E poi, quei cosi…-la voce di Loki si fece incerta-… Come fanno a diventare oro?-
Tony ebbe un breve eccesso di risa intanto che si ritrovava a venire fissato perplesso anche da Thor - Ragazzi, stiamo guardando i Puffi, un programma per bambini, non deve avere molto senso!-
Pepper, dall’altro divano su cui era allungata rise forte. Era già abbastanza comica vedere tre uomini adulti guardare con tanta attenzione un cartone animato, ma vederli pure  discuterci sopra era troppo. Si portò la mano alla pancia,  che quella mattina aveva l’impressione essere diventata più grossa da un momento all’altro e anche lei, come gli altri, sollevò lo sguardo al soffitto in risposta alla voce di JARVIS.
-Signore qualcuno ha bypassato il mio sistema.-
Tony aggrottò la fronte, spostando lo sguardo verso Pepper - Se è ancora Phill , stavolta lo defenestro.- sbuffò alzandosi in piedi facendo forza con la mano sana a lato dell’anca.  Riuscì a fare solo un passo verso la porta d’ingresso che uno scricciolo coloratissimo entrò come un tornado e si fermò di fronte a lui guardandolo ad occhi sgranati.
-E tu saresti?- chiese Tony alla ragazza che lo fissava adorante.
-Signor Stark …- cominciò Darcy.
-Lady Darcy.- sospirò Thor dal divano.
-…AMMAZZA QUANTO E’ FIGO!-
-Ehi!-
esclamò piccata Pepper, senza alzarsi dal divano, mentre Tony tirava fuori un espressione tremendamente soddisfatta. Era a pochi mesi dal diventare padre e marito, e sapere che riscuoteva ancora successo, era una bella soddisfazione. Darcy spostò gli occhi azzurri verso di lei, sorridendole imbarazzata -Scusi, ma è stato più forte di me.- per poi rivolgersi finalmente a Thor che aspettava in silenzio il suo destino.
- RAZZA DI VILE CODARDO!- aggirò Tony e gli si piazzò davanti sbuffando come  un toro davanti ad un drappo rosso.  Sollevò la mano destra e cercò di spingerlo con forza. Ovviamente Thor non arretrò di un passo, ma era il gesto quello che contava - Per quale motivo sei scappato così! Jane sono mesi che ti aspetta. Tu canaglia traditrice!-
Thor si rese vagamente conto che si era creato una specie di pubblico non pagante attorno a loro. Tony stava facendo girare il sacchetto di stuzzichini che era sul tavolino fra Loki e Pepper che come lui seguivano curiosi l’alterco.
-Lady Darcy cerca di capire…- mormorò alla volta della donna.
-OH NO.NO.NO.NO. NON FARMI QUELLA FACCIA DA ORSO DI PELUCHE.-berciò la ragazza facendo tintinnare i campanelli sul buffo berretto di lana che indossava - Quella povera donna aspetta il tuo ritorno come Penelope ad Itaca, e tu sei tornato da …- si volse verso il trio in platea in cerca di un imbeccata che, a sorpresa, arrivo da Loki -…DUE SETTIMANE E NON SEI ANCORA ANDATO DA LEI!-
Thor cercò di prenderla per le spalle - Ascolta è una situazione complicata, io vorrei vederla, ma…- aggrottò la fronte - Lady Darcy?- la ragazza stava fissando qualcosa oltre il suo braccio destro. Thor si volse, così come i tre spettatori.  
Bruce sollevò gli occhi perplesso dalla bottiglietta d’acqua che aveva appena svitato e guardò i cinque che lo fissavano. Sollevò un sopracciglio da dietro le lenti degli occhiali, e poi tornò al laboratorio bevendo l’acqua a piccoli sorsi.
-Quello è…-
fece Darcy.
Tony si alzò. Era a conoscenza della campagna giornalistica del generale Ross a discapito di Bruce, e non voleva che la ragazzina, spaventata da quella valanga di bugie, una volta uscita da lì, lo andasse a denunciare ai militari. Bruce, in mano a quell’uomo, non avrebbe visto arrivare l’alba del giorno dopo. - Sta calma. Non è come pensi…-
Bruce, non era un uomo pericoloso, anzi . E Hulk aveva imparato a riconoscere gli amici e dai nemici e, le rare volte che prendeva il sopravvento, stava tranquillo accanto a Cap attendendo ordini.

-…Bruce Banner! Quanto è carino dal vivo!-

 

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Clint si sentiva un vero deficiente a guardare suo figlio da lontano , senza avere il coraggio di avvicinarsi anche solo per dirgli ciao, ma più lo guardava , più  sentiva che c’era perso i momenti migliori, e questo lo rendeva folle d’ira.
Non sapeva nemmeno lui, cosa l’avesse tenuto, una volta metabolizzata tutta la faccenda, tornare sui suoi passi e strangolare Natasha con le sue mani.  E Coulson si ostinava a dire che lei l’aveva fatto per amore. Si era presentato in quella villetta nel pomeriggio, aveva sorriso a Julie, la compagna di Coulson (la violoncellista che al funerale aveva suonato una toccante ninna nanna mentre la bara veniva calata nella terra e che aveva accolto il suo ritorno dal regno dei morti rompendogli l’archetto in testa  ) e si era piazzato  in veranda a guardare il bambino giocare col cane. -Oh, è il padre?- la sentì esclamare grazie alla finestra socchiusa alle sue spalle. Phill, sospirò dal tavolino osservandola sconsolata -Già. Clint Barton senior.-
-Avrei dovuto arrivarci da sola, era assieme a Nat al tuo funerale e si tenevano la mano .-

Clint, sentì Coulson sospirare intanto che allontanava la sedia e lo raggiungeva in veranda. Guardò il bambino che cercava di convincere il cane , un grosso pastore belga dal manto nero e gli occhi azzurri a prendere il frisbee ,  e poi il padre che lo fissava in certo sul da farsi.
-Perché non vai a parlargli?- gli chiese.
-Non so…Ciao Clint.-



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Diane non era certa che Loki non si fosse accorto della sua presenza nel salotto, ma stava di fatto che, benchè lei stesse ridacchiando sottovoce, lui non accennava a smettere di litigare con il telecomando. Lo agitava perplesso, e poi lo puntava verso il televisore, sussultando quando il volume si alzava troppo o stranendosi quando la luminosità o la saturazione dei colori cambiava. - Come funzioni, maledetto trabiccolo midgardiano!- ringhiò, sollevando gli occhi verso lo schermo, visto che finalmente era riuscito a cambiare canale.
-Oh.- esclamò. Era finito su un canale che trasmetteva film a luci rosse.
-Tu guarda che sporcaccione.- esclamò Diane.
Loki spostò lo sguardo dalla tv a lei, un paio di volte, prima di realizzare -Eh. No. Non so come ci sono finito qua.- cercò di difendersi intanto che Diane mollava lo zaino accanto ad una poltrona e andava a sedergli accanto. Prima di abbandonarlo a sé stesso, almeno avevano avuto la buona grazia di farlo sedere al divano. Diane gli prese telecomando dalle mani e cambiò durante una performance che è meglio non descrivere e che le fece storcere il naso disgustata, per il più classico -Ballando con le stelle.-.
-E’ un programma che segui?- chiese Loki aggrottando le sopraciglia.
-No, ma è sempre meglio di due che fanno le cosacce, no?-
Per un secondo, Diane, ebbe la sensazione che Loki avesse ghignato a sentirla definire “cosacce” due che facevano sesso selvaggio. Arrossì leggermente e incrociò le braccia al petto, benchè fosse una donna adulta, certi vocaboli, la imbarazzavano.
-Quello sembra Thor.- esclamò Loki.
-Uh, l’attore che ha fatto Biancaneve e il Cacciatore*.- Diane si volse verso il dio e lo trovò con il pugno destro contro le labbra a cercare di non ridere a guardare uno, obbiettivamente molto simile al compassato fratello, dimenarsi al ritmo di salsa. - Stai ridendo.-
-Affatto.-
lo sentì mugugnare contro le dita -Credo solo che voi midgardiani abbiate dei passatempi davvero poco virili.-

-Non fare il professorino, ti viene da ridere, ti tremano le labbra.-
Loki indicò lo schermo con l’altra mano, il bell’attore ripreso ad altezza natiche stava facendo agitare proprio il fondoschiena per la gioia delle telespettatrici. Diane lo osservò, immaginò Thor fare la stessa cosa e scoppiò a ridere  sdraiandosi sui cuscini -Visto? Davvero poco virile.-

 

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Francis Clinton Romanov*. E’ così che Natasha aveva chiamato loro figlio. Aveva praticamente invertito i suoi nomi, chiamandolo senza nemmeno saperlo, come il nonno paterno. Clint si passò una mano sulla testa e dopo un ultimo sguardo a Coulson , per avvisarlo che no, non aveva dimenticato che avevano un discorsetto in sospeso e che  prima o poi si sarebbe fatto dire da quanto sapeva del bambino si avvicinò al piccolo che aveva puntato un piede sotto il sedere del cane e cercava di farlo alzare facendo leva. .
-Qualcosa non va?- gli chiese mani in tasca e voce bassa per il nervoso.
Francis, o Frankie come lo chiamava Phill (a quanto pareva solo Natasha lo chiamava Clint) sollevò gli occhi azzurri verso di lui, arrabbiatissimo. Aveva il naso e le guanciotte spruzzate da piccole efelidi, le stesse che aveva anche lui quando prendeva solo un po’ di sole, pensò vagamente Barton intanto che lo osservava  - Non si alza.-  sibilò Frankie  guardando truce il cane che ricambiò, invece, con uno scodinzolio felice.
Clint si accucciò sui calcagni, scavò nelle tasche della giacca e trovò un paio di cioccolatini. Era  una abitudine di Diane,  infilargli qualcosa in tasca che fossero cioccolatini, o merendine, assieme ad un biglietto per augurargli la buona giornata.
-La cioccolata fa male ai cani.- disse intanto che porgeva l’altro al bambino, Figlio! Era suo figlio! Ma non riusciva a dirlo, Non ancora almeno,  e strofinò la punta del secondo cioccolatino sull’orlo del frisbee - Però il profumo non si nega a nessuno.- disse intanto  che ripuliva la cioccolata col pollice - Guarda.-
Passò il frisbee sotto il tartufo del cane, che drizzò le orecchie attento, e poi lo lanciò verso il lato opposto del giardino. -LO SEGUE!- urlò Frankie correndo appresso al cane con la bocca piena e sporca di cioccolata, ridendo come un pazzo quando il cane tornò indietro frisbee alla bocca, e gli saltò dritto fra le braccia  leccandogli viso e collo.

-Io avevo un gatto da piccolo.- fece guardando cane e bambino rotolarsi assieme sull’erba. Uno dei pochi ricordi dell’infanzia di Barton , prima della giorno in cui, uscendo di casa il papà gli disse  di badare a Diane fino al loro ritorno, era quel gattone tutto nero che lo seguiva durante il tragitto da casa a scuola, quando faceva i compiti si sdraiava sui suoi quaderni e  cerca di salirgli sulle ginocchia durante la cena per rubargli dal piatto - Si chiamava  Niki.-
-A me anche piacciono i gatti , però mamma è allergica.- rispose Francis alzando gli occhi verso il padre -Lui si chiama Sirius. Come quello di Harry Potter-  il cane abbaiò a sentirsi chiamare per nome e cercò di rotolare ancora per avere il bambino di nuovo sotto di sé e laccarlo per bene  - E tu come ti chiami signore?-

Clint, non l’avrebbe mai ammesso con anima viva, ma sentirsi chiamare “signore” da quel bambino così simile a lui , era  stata una coltellata. Phill, dalla veranda, gli aveva visto tremare il mento intanto che aggrottava la fronte. “ Se solo Natasha lo avesse visto fare quella faccia.” si disse  intanto che Hawkeye si riprendeva con un piccolo sospiro.

  - Clint.- mormorò al bambino.

-Oh! Anche io.-

 

 
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-Si può sapere che sono queste urla?-
-Una ragazza midgardiana, con molto seno, che sta cercando di convincere Thor a fare qualcosa.-
Diane si volse verso Loki con un sopracciglio sollevato - Questo sguardo truce è per…?- le chiese senza cambiare tono di voce, né espressione.
-Il molto seno.- gli rispose Diane con la stessa flemma.
-E perché?- chiese Loki che sembrava essersi appassionato alla gara di ballo, anche sé, rischiava ancora di scoppiare a ridere ogni volta che l’attore che somigliava a Thor veniva inquadrato.
-Non è una descrizione molto lusinghiera per una donna.- rispose Diane ferma sulla sua posizione, incontrando lo sguardo di Loki con uno da femminista convinta.  Lo sguardo del dio si abbassò dal suo viso , al suo decolté e dopo un momento, in cui pure lei se lo guardava confusa, lo sentì sospirare - Beh, se ti consola, con te non la userei.-
Diane alzò gli occhi di scatto, le labbra spalancate, ma dopo qualche secondo, si rese conto che - Era una battuta?- chiese stupefatta, notando il vago ghigno sul viso di Loki.
-E’ così che la chiamano ad Asgard, poi non so.- lo guardò fare spallucce, prima di voltarsi verso gli schiamazzi che venivano dal laboratorio. Quella donna, per essere così minuta, aveva due polmoni d’acciaio.

 

-TU VIENI CON ME SE NON VUOI CHE SIA IO A PRENDERTI A MARTELLATE!-

 

Diane indicò con un cenno del mento - Dieci ad uno che lo picchia sul serio.-
Loki corrugò la fronte - Lo stavo pensando anche io.-

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-FERMI L’ASCENSORE. LO FERMI! LO FERMI! LO FERMI!-
Steve si chinò in avanti per appoggiare la mano sulla cellula di sicurezza dell’ascensore e qualcuno, di piccolo di statura, e visibilmente affannato, crollò accanto a lui nella piccola cabina appoggiando entrambe le mani sullo specchio dietro di loro e prendendo fiato a testa bassa. Steve le lanciò uno sguardo comprensivo e attesa che riprendesse fiato per chiederle a che pianto della Stark Tower era diretta.
-Ultimo grazie, devo parlare col signor Stark.-  la ragazza si volse con un sorriso riconoscente e mentre Steve sentiva lo stomaco franargli nei calcagni quella si illuminò battendo il pugno destro contro il palmo della mano sinistra - Capitano Rogers!- esclamò  entusiasta cercando di prendergli la mano e scrollandogliela con forza fra le sue piccine come quella di una bambina
- Agente Sharon Carter***, onorata di conoscerla.-
Steve sentiva la sudarella salire, la ragazza che aveva ritratto di nascosto, quella che gli aveva fatto battere il cuore come un ragazzino, come solo Peggy era riuscita a fare, era un agente dello SHIELD?

…Era decisamente nei guai.

 

 

 

 

 

FINE CAPITOLO:

 

In questo capitolo, è presentato un po’ il Loki buono, quello a cui Thor è tanto affezionato e un nuovo personaggio di  Sharon.

 

NOTE E DISCLAMERS

Uh, l’attore che ha fatto Biancaneve e il Cacciatore*: Il Bellissimo Chris Hemsworth oltre che essere  interprete del film Biancaneve e il Cacciatore, ha anche partecipato alla versione (credo ) americana di Ballando con le stelle! E se volete saperlo, a giudicare dalle gif che circolano su Tumblr è un ballerino nato *W*

Francis Clint Barton**: IL nome completo di Occhio di Falco è Clinton Francis Barton

Agente Sharon Carter***: In realtà Sharon nei fumetti e bionda, ma causa video su Youtube dove era interpretata da quest’attrice, ormai la identifico con lei. Senza contare che somiglia anche all’attrice che ha interpretato Peggy nel film.


 

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Capitolo 18
*** Capitolo diciotto ***


 

 

 

-Secondo voi ci è rincoglionito l’eroe americano?-
-Io direi di sì.-
-Sì, su tutta la linea.-
-GUARDATE CHE VI SENTO!-

Tony, Diane e Bruce si volsero con un unico movimento verso Steve, reduce da una clamorosa facciata contro la porta. Si era offerto di andare a prendere un bicchiere d’acqua per Sharon, ma invece di girare a destra oltre il divano, era andato a sinistra. Dritto contro il muro.  Diane si toccò la fronte, indolenzita per simpatia al bernoccolo che si stava arrossando sulla fronte di Steve. Sharon sorrise al trio che si era riparato oltre il divano per evitare rappresaglie improvvise da parte del Capitano e dopo un piccolo sorso d’acqua sospirò - Ora, vorrei vedere il mio paziente.-
-Chi?-
chiese Tony, vilmente riparato dietro le spalle di Bruce.
-Il dio degli inganni.- disse Sharon guardandosi attorno - Natasha mi ha parlato di una frattura scomposta, io sono un chirurgo.- sorrise ai tre che la guardarono poco convinti. Non sembrava affatto un chirurgo, sembra appena uscita dal liceo.
-Oh andiamo un po’ di fiducia.-

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-Vuoi operarlo senza anestesia?-  esclamò Bruce.
-Sei impazzita mora?- gli fece eco Tony.
-Neanche per sogno.- questo invece era Thor.
Loki aveva accettato la proposta di Sharon senza emettere un fiato, come rassegnato a soffrire intanto che i tre sopracitati  berciavano alla volta della dottoressa, sospirò alzando una mano - Signori.- cercò di richiamare la loro attenzione - La dottoressa non ha altra scelta, i sedativi di questo mondo non mi fanno effetto.-
-Che ne sai?-
gli chiese Thor.
-Fury ha provato a narcotizzarmi.-
rispose vagamente divertito al ricordo della faccia sbalordita del Direttore dello SHIELD  - Due flebo di non so cosa, giù come l’acqua.- si chiuse nelle spalle - Non c’è altra scelta se non voglio rimanere zoppo per l’eterno.-

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-Continuo a dire che è una cazzata.- brontolò Tony.
-Credo anche io.- sospirò Bruce.
-Allora perché non la fermiamo?-
-Perché lui ha deciso che non vuole rischiare di rimanere zoppo per tutta la vita.-

La sala operatoria si trovava all’interno della Stark Tower e solo un vetro separava i vendicatori da Sharon e da Loki. Il dio era stato collegato a tutte le macchine, i monitor mandavano i suoi parametri vitali e a parte la bassa temperatura corporea –ma con quella c’era nato- sembrava stare più che bene. Solo che, ancora niente era iniziato, visto che  Sharon stava ancora posizionando gli strumenti sul carrello accanto a lei.
-Non vuoi che entri qualcuno a sostenerti?- chiese la donna al dio che si volse a guardarla da sopra una spalla - Sarà parecchio doloroso.-
-Ho smesso le fasce da molto tempo dottoressa, faccia quello che deve.-
La sicurezza di Loki era durata circa dieci minuti.
Durante la prima incisione aveva retto stoicamente. Messo di pancia sul lettino, aveva semplicemente affondato il viso fra le braccia ripiegate e aveva respirato forte. Sembra in grado di poter reggere un simile dolore senza collassare e invece.
Quando era venuto il momento di fare sul serio,  Sharon aveva visto la gamba su cui stava lavorando – e che si era premunita di bloccare a lettino con cinque giri di cinghie lungo la coscia e il ginocchio e  due a caviglia e piede, tendersi dolorosamente.
Una. Due . Tre volte.
Prima dell’inizio delle urla.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Era troppo da sopportare.
Per quanto cinico e  menefreghista anche Tony Stark aveva una sua soglia di sopportazione. E non poteva, non poteva sentire qualcuno urlare a quel modo senza poter fare qualcosa per impedirglielo. Si tolse dal vetro, camminò lungo il corridoio, ma  quelle urla sembravano rimbombare per tutta la torre - E’ una follia, morirà di dolore!- disse a Bruce che  aveva dato anche lui le spalle alla sala operatoria e a Thor che invece continuava a guardare, come per dare sostegno al fratello che ogni tanto, voltava la testa verso di loro.
-Non possiamo fare nulla ad operazione iniziata.- bisbigliò Banner.
-Senti come grida.- si lamentò  Tony.
-Perché non entra nessuno?- 
I tre uomini si volsero verso il nuovo arrivato. Diane ancora con lo zaino sulla spalla che li guardava con la fronte aggrottata -Thor, entra, vai a tenergli la mano, consolalo.-
-Minimo mi farebbe volare contro un muro se facessi una cosa del genere.-
-Buce?-
chiese  Diane e l’uomo scosse il capo - Non accetterebbe nemmeno me.-
Tony sollevò la spalla buona - Non me lo chiedere nemmeno.-
-Oh maledizione, poi gli uomini sono il sesso forte, vero?-

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-Loki , mi dispiace, ma cerca di resistere.-
-VADA AVANTI. VADA AVANTI. VADA AVANTI.-
Sharon annuì alle grida del dio e continuò a lavorare sulla frattura, innescando un’altra serie di urla. La dottoressa si era accorta di avere il paziente steso su una lastra di ghiaccio, ma uno sguardo a Thor le aveva fatto capire che non aveva nulla da temere. Loki non voleva attaccarla, aveva solo perso il controllo dei suoi poteri per il dolore che sentiva.
-Coraggio, manca poco.-
-E’QUEL POCO CHE MI … -
altro urlo -…PREOCCU…-  Loki sollevò lo sguardo verso la persona  che era entrata nella sala operatoria e che era ferma di fronte a lui.  Diane ricambiò il suo sguardo, e dopo aver preso una sedia, si sedette prendendogli entrambe le mani .
-Diane?-
mormorò il dio.
-Raccontami qualcosa.-
gli rispose la ragazza da dietro la mascherina.
Sotto lo sguardo sorpreso dei presenti era andata a infilarsi camice, mascherina e cuffietta ed era entrata nella sala operatoria per fare lei il lavoro da uomo.  Loki la fissava stupefatto, accettando che gli tenesse le mani nelle sue, probabilmente troppo stordito per ritirarsi e fare il distaccato come al solito.  Sharon perse qualche momento in più per  asciugare il sangue, per dare il tempo al dio di riprendere fiato.
-Che cosa vuoi che ti racconti?-
-Non so, qualsiasi cosa. Raccontami di quando eri piccolo.-
s’accucciò in avanti, appoggiando il mento al polso destro. Sentiva le mani di Loki stringere e allentare la presa alle sue, secondo quanto dolore sentiva, gli sorrise da sotto la mascherina - Il primo ricordo bello.-
Loki deglutì a fatica osservando il viso della ragazza ad un soffio dal suo - Non so.- mormorò - Le biglie credo.-

 

In corridoio, Thor, sussultò.

-Raccontami di loro.- lo incalzò Diane.
-Ero un bambino,  non ricordo di preciso quanti anni avessi. Odino era appena rientrato da una spedizione, e aveva convocato me e Thor  al suo cospetto. Voleva sapere da nostra madre chi fra noi due aveva fatto il bravo e chi no.-  
Appoggiò la fronte sulla mano di Diane e soffocò l’ennesimo gridò , tossendo saliva che gli colò lungo le labbra fino al mento - … Mia madre, disse che come al solito ero stato io quello che non le aveva dato problemi e Odino, mi chiese di avvicinarmi e di allungare le mani.-
-E ti regalò le biglie?-
Loki annuì - Ah, dei, le adoravo. Erano colorate, alcune fischiavano quando le lanciavo.- Diane gli vide un sorriso sulle labbra. nessun ghigno strafottente o  smorfia sarcastica. Un sorriso. - Poi me le rubarono.-
-Cosa?-
-Sì ero, ero piccolo per la mia età.  Gli asgardiani anche in fasce hanno la forza di Thor, io no. - 
Loki prese fiato intanto che  Sharon sceglieva dal carrellino - …Dei bambini mi rubarono le biglie e mi picchiarono un pomeriggio che ero solo a giocare.-
-Poi che successe?-


Tony, si accorse che Thor aveva gli occhi lucidi.

 

-Thor le recuperò.- Loki sentì la mano destra di Diane sfilarsi dalla sua presa e toccargli i capelli - Picchiò quei cinque e me le restituì.-


Thor sorrise - …Lo ricorda ancora.-
I momenti belli che c’erano stati nella loro infanzia. Le biglie colorate che dopo quella volta era diventato gioco da fare assieme , le passeggiate attorno al castello per mano con Frigga,  le corse a chi arriva prima con Sigyn che piangeva sempre perché arrivava ultima, tanto che alla fine, Sif partecipava tenendosela sulle spalle.
-Te lo riprenderai. Riavrai tuo fratello- fece Tony mollandogli una pacca su una spalla  

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

L’intervento era andato bene, la frattura era stata ridotta, e Loki si era addormentato (e forse era svenuto) tenendo le mani di Diane. Non c’era stato verso di fargliele lasciare, e alla fine la ragazza si era risolta a dormire nella sala visita, appoggiata al suo capezzale. Aveva la mano destra sotto al viso, sempre stretta in quella del dio e la sinistra sul cuscino accanto al viso di Loki, sembrava che il dio si fosse addormentato dopo averle baciato le dita.
Il Servo,  sorto dal corpo di Loki con le sue sembianze , li osservò assorto, passando una mano sul capo di Diane facendola rabbrividire e poi attraversando il muro si diresse verso le camere degli altri.
Scivolò silenzioso lungo il corridoio , verso le camere da letto occupate dai Vendicatori.
Si fermò di fronte a quella di Tony e Pepper,  poi si volse ad osservare quella occupata da Natasha e Clint che, non si parlavano, ma dormivano assieme e poi  poggiò  gli occhi verso quella di Bruce.
Sorrise, nell’oscurità che lo avvolgeva, e spalancò le braccia …

 

-Che-Che diavolo?-
Pepper si volse sotto le coperte, cercando con gli occhi Tony accanto a lei -To…COSA?- gridò alla vista del compagno aggrappato alla pediera del letto per evitare di venire trascinato via dal tentacolo viscido e oleoso che l’aveva afferrato per la caviglia e l’aveva tirato via. Si mise a carponi e gattonando verso di lui -Tony! TONY!- gridò  terrorizzata.
-PEPPER RIMANI FERMA DOVE SEI!-
-Che cos’è?-
-Non lo so, ma tu non devi scoprirlo!-
-TONY .-
gridò la donna afferrandogli il polso con entrambe le mani e cercando di fare forza per trattenerlo  e non farlo portare via. assieme alle sue grida rimbombarono le urla quasi congiunte di Natasha, Steve e Bruce.
-Lasciami ho detto!- ansimò Stark mollando volontariamente la presa al suo appiglio e facendosi trascinare quasi fino alla porta. Questo per impedire che Pepper e loro figlio, facessero la sua fine.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Natasha, come Pepper era stata svegliata dallo scatto di Clint sotto le coperte e voltandosi l’aveva trovato che arrancava per cercare di rimanere nel letto. Era stato afferrato anche lui come Tony per una caviglia, ma era stato abbastanza lesto da aggrapparsi alla testiera - Che succede?- esclamò la donna  notando lo sforzo dell’arciere per cercare di non venire trascinato via.
-Nat, un coltello, qualcosa, prova a tagliarlo.-
-Che devo tagliare?- chiese la ragazza seguendo la figura dell’uomo fino ai piedi. Li vide il tentacolo che l’aveva afferrato arrotolato attorno alla sua caviglia. Scese con un balzo dal letto e andò a colpo sicuro a rimestare fra i vestiti di Clint, prese il coltello a scatto che teneva sempre nei pantaloni e  vibrò un colpo  al tentacolo per cercare di fargli allentare la presa.
La risposta della “cosa” fu una scarica elettrica che fece urlare di dolore Clint, Tony  e Bruce aggrappato alla porta della sua camera da letto, che venne trattenuto da Thor che si sobbarcò sia il suo peso  che quello di Steve.

Clint mollò la presa  alla sbarra del letto, e Natasha si tuffò ad afferrarlo, buttandosi  per terra di pancia e stringendolo per i polsi e cercando di tirarlo indietro verso di sé - Clint, svegliati. Per favore!-  gemette sentendo tutti i muscoli  tirare dolorosamente.
Altro strattone e altro grido congiunto, ma solo da parte di chi cercava di trattenere. Pepper nonostante lo stato interessante, Thor, e Sharon svegliata dalle urla e giunta in soccorso.

-Natasha?-
-Clint, aiutami, cerca di fare resistenza!-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-


Diane aprì gli occhi  con un  sospiro infastidito  , uno sguardo a Loki che dormiva e poi verso la porta dove arrivavano le grida degli altri. Sfilò la mano destra e cercò di scrollarlo - Loki.- chiamò - Loki.- aggrottò la fronte per poi spostare lo sguardo verso  il monitor alla sua destra. Insonnolita per com’era si rese conto che il fischio che l’aveva svegliata non l’aveva sognato.
-Il  cuore. Il suo cuore non batte.- mormorò agghiacciata -LOKI!-

 

 

FINE CAPITOLO:

 

UN GRAZIE ENORME A CHI HA LETTO, RECENSITO E MESSO QUESTA MIA NEI PREFERITI/SEGUITE/RICORDATE .

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Capitolo 19
*** Capitolo diciannove ***


-No.- Diane osservava atterrita la spezza patina di ghiaccio che incastrava la porta.   Arretrò verso il lettino occupato da Loki e si volse verso di lui con il cuore in gola e il sangue che pompava veloce nelle orecchie. Le sue conoscenze mediche si fermavano a ER e Grey's Anatomy, quindi erano praticamente inesistenti, ma visto che era lei la sola a poter fare qualcosa, si rimboccò le maniche  e si avvicinò al dio. Lo girò gli appoggiò un orecchio sul petto, avvicinò il viso al suo, niente . Niente battito, nessun respiro. Era passato dal sonno alla morte o almeno così pareva. Diane si guardò attorno, inquadrando il cicalino sopra al carrello con il defibrillatore, ci si attaccò  schiacciando il bottone, ma non ottenne nessuna risposta. Si passò le mani sul viso e si volse a guardare Loki.
Inerme, entrambe le braccia a penzolare oltre il bordo del lettino.
-Maledizione.- gemette  mordendo il labbro inferiore.

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-Steve, aiutino!-
Steve volse il capo verso Tony in scivolata trascinato da un tentacolo uguale a quello che aveva afferrato lui e tese la mano destra per cercare di afferrarlo. Lo trattenne al polso  facendolo gemere per il dolore del rinculo. Cap cercò di piegare il braccio, per far forza contro quella che cercava di portare Tony intanto che oltre alla manona di Thor, sentiva attorno al polso, anche quelle piccole di Sharon - Lo scudo.- disse alla donna - Prendimi lo scudo.-
Sharon annuì - Dov’è?- gli chiese intanto che Bruce, tirato per la maglia del pigiama, iniziava ad assumere una preoccupante colorazione verde menta.
Erano tutti e cinque fermi davanti alla porta della camera da letto di Thor, che uscendo di corsa attirato dalle grida, aveva bloccato i compagni prima che venissero trascinati via verso la macchia d’ombra che si agitava e pulsava a qualche metro da loro.
Pepper era dall’altro lato del corridoio, incerta se avvicinarsi o meno e Darcy stava guardando orripilata i tentacoli che si muovevano sinuosi sul parquet lucido dalla porta della sua camera da letto .
-Camera. Seconda porta a destra. Presto!- ansimò Steve intanto che a due porte di distanza  da dove si trovavano , arrivavano le imprecazioni di Natasha che cercava di trattenere Clint usando tutte le sue forze. Sharon scavalcò con un saltello il corpo scosse dagli spasmi di Banner, per infilarsi nella stanza indicatale e Bruce con una manata si fece mollare dal dio del tuono e meno di mezzo secondo dopo, sparì nell’ombra innaturale che sembrava essersi mangiata metà del corridoio.
-BRUCE!- chiamò Darcy, facendo eco alle esclamazioni spaventate di Tony e di Steve.
Si sentì un ringhio bestiale in lontananza e le pareti rimbombarono .

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Diane era in panico.
Loki le stava morendo fra le mani e lei non aveva la minima idea di come fare per impedirglielo. Gli aveva posizionato la testa leggermente all’indietro per mettere le vie respiratorie in asse, ma non serviva . Doveva rimettergli in moto il cuore e doveva farlo in fretta.
Gli sollevò la maglietta fino a metà torace, vagamente, dalle lezioni di biologia del liceo ricordava un trucchetto per ricordare l’esatta posizione del cuore. Contò le costole del dio, si spostò sulla destra, e come aveva visto fare nei telefilm intrecciò le mani e iniziò a spingere. -Uno. Due. Tre.- mormorò con voce strozzata.
Si spostò verso il viso di Loki , gli turò il naso con due dita e gli soffiò aria nei polmoni.
Era confusa e spaventata. Non aveva idea se stava facendo bene o male, se si sta affaccendando per nulla, ma sapeva che non poteva lasciarlo morire così.
Il perché? Non sapeva dirlo, ma forse per colpa dello stress, sentiva le orecchie ronzare dolorosamente, e per un momento, ebbe la sensazione che quello in lontananza non fosse solo rumore indistinto, ma una voce. Uguale a quella che popolava i suoi sogni.

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-Nat,l’arco.-
-Cosa?-
-Prendimi l’arco.-
Natasha lanciò uno sguardo all’armadio per poi tornare all’uomo che le stava sfuggendo di mano. Ad ogni strattone dato per allontanarlo da lei, lo sentiva gemere penosamente, il piede piegato in maniera innaturale e prossimo alla frattura ad occhio e croce. Natasha prese fiato, guardandola per la prima volta, Clint ebbe l’impressione che fosse spaventata.
-Andrà bene. Fidati. Al mio tre lasciami le mani e prendimi arco e faretra.-
Natasha annuì piegando le ginocchia per darsi slancio.
-Uno.- cominciò Barton.
-Mi dispiace di non averti detto di Francis.-
-Due…-
continuò Clint - Perché non l’hai fatto?-
-Avevo paura di rovinare tutto. Di rovinarti la vita-

-Sei una demente Romanov … TRE! - sorrise l’uomo prima di sentire la presa alle sue mani venire meno e lanciarsi ad afferrare una gamba del letto. Natasha, contemporaneamente balzò verso l’armadio.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Diane non si rendeva conto di stare frignando come una mocciosa, che lo stress le aveva fatto salire le lacrime ed era per quello che non ci vedeva bene. Pensava a qualche problema di illuminazioni, a luci sfarfallanti sulla sua testa e non avvertiva il bagnato sulle sue guancie.
-Loki, svegliati forza!- cercava di incoraggiarlo intanto che a forza faceva pompare sangue al suo cuore - Sei un dio, come diavolo fai a passare dal sonno alla morte? E’una vergogna- si chinò su di lui, e gli soffiò aria nei polmoni, per poi riprendere il massaggio - Ti prego. Ti prego. Ti prego.- Il monitor diede un bip che attirò l’attenzione di Diane. Con la coda dell’occhio vide un picco sul tracciato, il suo fare stava avendo effetto.
Ancora si abbassò per respirare nella bocca del dio, e si sollevò da lui per riprendere il massaggio. Questa volta due battiti - Andiamo, ci stai riuscendo, torna qui. Coraggio.  Lo so che mi senti. Pensa a tuo fratello.- il monitor mandò un bip - A tua madre.-  un’altro bip dal monitor - Alle persone che vuoi rivedere.-

“Non è il massaggio. E’ la mia voce a farlo reagire”

 

Il ronzio nelle orecchie della ragazza aumentò di frequenza, tanto che dovette fermarsi per un momento per prendersi la testa fra le mani. Sentiva qualcuno urlarle nelle orecchie, oltre alle grida degli amici oltre alla porta bloccata dal ghiaccio . Una voce continuava a ripeterle - Attaccamento alla vita. Attaccamento alla vita. Lo ha perso molto tempo fa.-  Diane strinse i denti, strizzò gli occhi e quando li riaprì vide qualcosa , come un alone nero aleggiare attorno alla figura  inerme di Loki con una massima concentrazione sul petto e sulla gola, come se stesse cercando di strangolarlo e di bloccargli i battiti a forza.
Rimase immobile ad osservarla -Vuole ucciderti. Vuole il tuo posto.-

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Clint era uscito dalla sua camera, anche lui trascinato,  seduto però a differenza dei compagni e impugnando l’arco. Steve, Tony e Thor lo videro piombare nell’oscurità e un momento dopo lo sentirono gridare -HULK ABBASSA LA TESTA!- e poi - BRAVO IL MIO BESTIONE!-
Nella poca luce che filtrava dalle vetrate del salotto, Clint vide il  Servo, nelle sembianze di Loki con la pelle azzurra percorsa da squame e gli occhi rossi, portarsi una mano al petto, grugnendo  per il dolore e sangue nero come la pece filtrare dalle dita adunche che raspavano la stoffa della blusa che indossava. Clint sfilò una seconda freccia mentre Hulk  afferrava i tentacoli a terra –che partivano dal torace del Servo- e cercava di strapparli per  liberare gli altri affondandoci i denti e tirando con forza - E’ DI CARNE! POSSIAMO FERIRLO STAVOLA!-
Hawkeye vide arrivare in scivolata anche Steve e subito dopo dovette buttarsi per terra per evitare di venire segato in due dallo scudo dell’eroe Americano che sentì sfrecciargli ad un soffio . Il falso Loki si disfece in fumo e i due lo sentirono strillare -SI STA RIPRENDENDO!-
-Loki?-
chiese Steve .
-Credo di sì.-
fece eco Clint.

 -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Diane passò una mano sotto il capo di Loki e lo tirò a sedere a forza appoggiandolo a sé e stringendolo con entrambe le braccia. Era come abbracciare un cumulo di neve- Loki lo so che mi senti, non farlo vincere. Coraggio.-  mormorò al suo orecchio usando la voce più dolce - Puoi resistere, puoi farlo.  Sei un dio, devi solo volerlo.-  Teneva la guancia contro quella di Loki, la sentiva gelida contro la sua calda e morbida .
-Guarda dentro di te,cerca la voglia di tornare da noi. Ti prego.-
Altri bip dal monitor, il tracciato sembrava impazzito.  Diane sollevò il capo per guardarlo, poi portò lo sguardo al volto del dio che stava  tenendo a sé come un bambino -Non arrenderti coraggio. Non arrenderti.- bisbigliò appoggiandogli un bacio sulla fronte.

 

FINE CAPITOLO.


Capitolo cortino, me ne rendo conto, ma ne succedono di cose non credete? U_U

 

 

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Capitolo 20
*** Capitolo venti ***


Il Servo afferrò l’asta della freccia che gli sbucava dal petto e con decisione la strappò dalla carne. I barbigli allargarono la ferita  creando un fiotto di sangue nero e denso che si allargò sulla stoffa leggera della blusa che indossava . Clint, arricciò il naso, disgustato, scambiando uno sguardo con Steve, anche lui con le labbra imbronciate in una smorfia .  Ansimò, la Creatura,  puntando gli occhi color vinaccia, verso i due Vendicatori sul pavimento coperto da una sottile patina di ghiaccio, per poi spostare lo sguardo verso Hulk, che lottava per strappare con i denti e a forza, i tentacoli che tenevano i compagni imprigionati.
-Morirà.- mormorò in un inglese stentato - Morirà.- ripetè e in lontananza i tre sentirono in fischio acuto coperto da un mormorare soffocato. Barton si guardò attorno, socchiudendo gli occhi, mentre Steve piegava il capo verso destra.
La voce era sicuramente femminile, e sembra in preda al panico. Il tono della voce usato però era troppo basso per riuscire a capire cosa stesse dicendo. L’altro suono invece era…
 -E’ un fischio da tracciato piatto! - ansimò una voce in lontananza, Tony ancora trattenuto da Thor. Steve si volse a guardare nella sua direzione, per poi cercare Barton, leggendo sul viso del compagno la stessa espressione agitata .
-Loki sta morendo e lui prende forza.- sussurrò Cap.
-Chissà se vale anche il contrario.-
gli fece eco Clint.
-Non lo so, scopriamolo.-
Il ghigno che si scambiarono fu eloquente anche per Hulk che, lasciati perdere i tentatocli, tentò l’assalto al Servo per via diretta, lanciandosi su di lui come un bufalo col chiaro intendo di piantargli una spallata alla bocca dello stomaco e piantarlo a terra.
Il tonfo che ne seguì fece tremare il pavimento e le pareti.

.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.


Diane sollevò gli occhi verso il soffitto, dove una fine pioggerellina di calcinacci le imbiancò i riccioli color miele. Socchiuse gli occhi, perplessa, e fra le sue braccia, Loki ebbe un fremito. La ragazza lo vide  sussultare, come in preda ad uno spasmo, e il tracciato sul monitor parve stabilizzarsi per un momento prima di tornare ad oscillare impazzito. L’intuizione di Clint era giusta, anche se non poteva saperlo. Ogni colpo dato al Servo era una goccia di vita che tornava al dio appoggiato al petto di Diane.
-No, maledizione.- si lamentò la giovane notando il susseguirsi sballati di picchi e collinette smeraldine sullo sfondo nero del monitor. Andava ad occhio,  senza capire quanto fosse grave quello che stava vedendo, però le bastava sentire il cuore del dio batterle contro la pancia, per capire che quelle che stava vedendo erano la messa a disegno delle pulsazioni aritmiche che sentiva quasi rimbombarle dentro. Fece forza sentendo i punti al braccio destro tirare dolorosamente, spostando la mano sinistra attorno alle spalle del dio, e il braccio destro ai suoi fianchi. Aveva il viso di Loki contro la spalla e gli teneva la guancia appoggiata contro la sua - Torna indietro. C’è sempre qualcosa per cui vivere.- mormorò dolcemente.
-Pensa a tuo fratello. Si vede che gli vuoi bene anche se non lo dici.- 
Se n’era accorta un pomeriggio, guardandoli seduti in salotto davanti alla televisione,  Thor stava ridendo come un pazzo a causa del Loki presente in The Mask 2* ,  un tipo bruttino vestito in maniera orrenda, con dei capelli altrettanto orrendi.
Thor s’era piegato sulle ginocchia, ridendo, grugnendo, tossendo, le mani sulla pancia e gli occhi pieni di lacrime. Farfugliando in asgardiano, aveva detto che avrebbe voluto  che ci fosse stata anche Sif lì con loro e Loki, per tutta risposta, gli aveva mollato una gomitata offesa ad un fianco. Questo  prima di sbottare a ridere come un pazzo alla vista dell’Odino, del film. S’era coperto il viso con le mani, e aveva riso forte, tanto da farsi arrossare le guancie e inumidire gli occhi intanto che Thor rischiava di finire di faccia sul pavimento per quanto rideva forte.
-Torna qui.- mormorò allontanandogli i capelli dal viso con una mano e cercando di tenerlo in posizione seduta  -Coraggio, devi solo volerlo.-

.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.

 

Hulk sollevò il capo, sorpreso e si guardò attorno , lanciando uno sguardo oltre le spalla verso il Servo che, dopo essergli sparito da sotto le mani, ansimando era riapparso fra Clint e Steve intenti a liberarsi la caviglia dai tentacoli che le bloccavano. Respirò affannosamente  stringendo le braccia attorno allo stomaco, piegato in due dal dolore della spallata demolitrice di Hulk e puntò gli occhi color vinaccia verso i due a terra. Steve , che ricambiò , senza abbassare lo sguardo, per nulla intimorito. E Barton che  liberato il piede con un ultimo strattone balzò in piedi impugnando l’arco.
-Il patto è stato sancito molti anni fa, non vivrà ancora a lungo.-
Hawkeye aggrottò la fronte osservando il Servo, la corda dell’arco tesa e la freccia pronta a scattare - Vuoi ucciderlo …- disse  lentamente -… Ma noi che c’entriamo?-
-Uccidere qualsiasi cosa lo tenga alla vita.-
sussurrò la Creatura stirando le labbra in un sorriso  malato, il sangue marcio che colava a fiotti dalla ferita al torace e i denti sporchi di nero - Qualsiasi.- abbracciò con lo sguardo il salone, mentre l’ombra che li circondava andava diradandosi sempre più.

-Anche lei alla fine.-
 
.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.


Loki aveva smesso di dare segnali di vita, il tracciato era tornato ad essere piatto. Diane , fissava quella linea retta in preda alla disperazione e poi abbassò gli occhi verso il corpo immobile contro il suo. Digrignò i denti, serrando la mascella, per poi chinarsi in un ultimo tentativo di farlo reagire. Senza pensare a cosa stava facendo, gli baciò le labbra socchiuse, sentendo le guancie avvampare per l imbarazzo.
Non sapeva nemmeno lei da dove le fosse venuta quell’idea,  aveva solo il desiderio di fare qualcosa prima di dichiararsi sconfitta e di lasciarlo andare. Lo sentì sussultare , e stringerle  un braccio attorno alla vita. Raddrizzò il capo e con sua somma  vergogna si ritrovò a  venire osservata dal basso da un viso confuso ancora premuto contro la sua spalla.
Loki battè le palpebre   osservando Diane e le sue guancie paonazze per poi voltare il capo verso la porta. La voluta di fumo nero che filtrò da sotto la porta lo fece ansimare, allontanò la ragazza da sé, e accolse il Servo nel corpo con un lungo gemito.
Si lasciò cadere all’indietro sul lettino intanto che Diane si sfregava ossessivamente le labbra con le dita della mano sinistra.


Cazzo. Cazzo. Cazzo l’ho baciato e si è ripreso.

 

.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.

Fuori dalla camera di Loki, dove si erano tutti radunati, Darcy osservava curiosa Hulk seduto sul pavimento,  crucciato come un cane legato ad un palo della luce e dopo un momento di silenzio, si avvicinò allungando un braccio verso di lui - Hai fame?-
Aveva in mano una girella al cioccolato, a pericolo scampato , Natasha glie l’aveva schiaffato in mano spiegandole che un po’ di zucchero dopo lo spavento preso le avrebbe fatto bene. A Pepper era stato messo in mano, direttamente un barattolo di nutella.
Hulk osservò la ragazza, gli occhi  neri fissi sul suo viso, poi le si avvicinò, annusando la merendina che gli veniva offerta - Per Hulk?-
-Certo.- annuì la ragazza - Hai fame?-
Darcy sentì il palmo venire sfiorato dalle enormi dita di Hulk , divertita lo guardò girare e rigirare davanti al naso la girella prima di ficcarsela in bocca tutta in terra e mandarla giù con un colpetto. Inclinò il capo verso la spalla sinistra e rise  -Buona?- gli chiese.
-Buona.- fece eco Hulk.

.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.

 

Tony ghignò osservandoli dalla porta e mollò una gomitata a Steve accanto a lui.
Cap si volse a guardarlo, per poi seguire il suo sguardo con un sopracciglio sollevato, sorrise a vedere la ragazza,  piccolina di statura, venire seguita dal gigante verde docile come un agnello. Sollevò le sopracciglia cercando lo sguardo del miliardario che rise - Fosse la volta buona che ci esce dal tunnel dell’astinenza.- disse tornando poi a Loki che , aiutato da Thor , beveva avidamente un bicchiere d’acqua.
-Allora ragazzone, ci dici che sta succedendo?-
Loki tossì massaggiandosi lo sterno -Chi è che mi ballava sul petto**?-
-Io.-
pigolò Diane premendo le labbra una contro l’altra.
-Allora?- incalzò Steve - Cosa ricordi?-
Loki aggrottò la fronte tenendosi una mano al centro del torace. -L’operazione. Poi…-
Diane pregò ardentemente che non si ricordasse come si fosse svegliato. Chiuse gli occhi, per un momento, poi quando li riaprì, trovò lo sguardo sbalordito di Loki fisso su di lei.
-Cazzo.-

Se lo ricordava.

 

Loki ghignò osservando la ragazza rossa in viso da fare in video ad un pomodoro maturo, prima di spostare lo sguardo verso gli uomini che lo fissavano in attesa - Credo che abbiate diritto ad una spiegazione.-

 

NOTE E DISCLAMERS:

Il Loki di The Mask2 …Bruttino eh? ._. http://filmup.leonardo.it/photo/themask2_05.jpg
Chi è che mi ballava sul petto? ** Frase tratta da Sherlock Holmes “Il gioco delle Ombre”

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Capitolo 21
*** Capitolo ventuno. ***


Hulk non era affatto spaventoso.
Darcy osservava il gigante verde seduto come un bambino sul pavimento del salotto di  casa Stark, intento a pescare girelle dalla scatola , e si chiese per quale ragione ci fosse una simile campagna contro di lui. Il generale Ross, muovendo chissà quali fili , era addirittura riuscito anche a far emanare  un ordine di cattura Dead or Alive.
Bruce Banner era praticamente un morto che camminava.
Forse era per questa ragione che Stark lo teneva  sotto al suo tetto, grazie gli anni di leadership nell’industria bellica si era fatto amici potenti al Pentagono e nessuno si sarebbe mai azzardato a fare una retata in casa sua.  Senza contare che , beh, era Iron Man e il mondo lo sapeva e pochi, dopo averlo visto mentre faceva sparire una testata nucleare oltre un varco interdimensionale, avrebbero mandato giù una simile offesa nei suoi riguardi.
La gente comune avrebbe fatto una rivolta.
Darcy sedeva sul divano, di fronte ad Hulk, il viso paffutello fra le mani e gli occhi sollevati verso  il gigante con la bocca sporca di cioccolata - Si chiamano girelle, sono buone vero?- gli chiese e sorrise a vedere quel buffo cenno di assenso con la testa.
-Ne vuoi altre? Ci sono  nello sportello.-
Hulk alzò gli occhi verso la cucina, poi guardò Darcy -Betty?- mormorò.
La ragazza tornò a guardarlo - No, Darcy.-
-Darcy .- le fece eco .
Darcy si alzò, poggiando le mani sulle ginocchia e nello stesso momento il corpo di Hulk venne percorso da un doloroso spasmo. Si accartocciò su sé stesso, spappolando letteralmente la scatola con le girelle, per poi mandare un grido che fece tremare le pareti.

 

Crollò su un fianco e fra convulsioni e gemiti, Hulk sparì e Banner riemerse.

L’uomo sollevò il capo, dopo un momento, confuso  e con le mani impiastricciate di cioccolata. Aveva un aspetto grottesco, ancora a metà con Hulk, con ossa talmente fuori misura per lui che sembrano sul punto di bucare la pelle, e  muscoli che guizzavano come in preda di crampi continui. Si mise a sedere, guardandosi addosso , poi puntare lo sguardo verso un paio di piedini nudi al margine del suo campo visivo. Risalì la figuretta morbida di Darcy per poi fermarsi sul suo viso. Lo stava fissando ad occhi sgranati.

-Mi dispiace. Non è un bello spettacolo me ne rendo conto.-

Ricordava perfettamente l’espressione sconvolta di Betty la prima volta che l’aveva visto  cambiare nell’Altro. Il modo in cui la luce nei suoi occhi era cambiata.
Era stato il momento in cui si era reso conto che, per quanto avesse fatto, nessuno lo avrebbe mai accettato per quello che era diventato. Stringe le mani , imbrattate, sussultando a sentirsele toccare.
-Cosa fa?-
-Le pulisco le mani dottor Banner.-
Rispose Darcy passando uno strofinaccio bagnato sulle dita e sulle palme della mani di Bruce.

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Loki sospirò osservando i presenti -Direi di iniziare dall’inizio. - mormorò abbassando gli occhi sulle coperte che gli coprivano le gambe - Sono stato adottato da Odino qualche mese dopo la mia nascita, mio padre, mi aveva abbandonato dopo aver perso la battaglia per la supremazia su Midgard, perché troppo debole a suo parere  per essere un degno erede.-
Il silenzio che lo circondava era assoluto, solo i respiri dei presenti facevano da sottofondo alle sue parole. - Crebbi alla corte di Asgard, come figlio di Odino. Devo ammettere che nonostante tutto fui molto amato. Mia madre…- tacque un attimo - …La madre di Thor desiderava da molto un altro bambino…- per un momento sulle labbra del dio comparve un sorriso e la sua espressione parve intenerirsi -… Ma era stata sconsigliata dai saggi del Consiglio. Un regno diviso fra più di un erede, è un regno in pericolo.-
Si appoggiò al guanciale dietro di lui, chiudendo gli occhi - Per tutta l’infanzia, fino all’età adulta, sono stato convinto di essere figlio di Odino e Frigga,  e fratello minore di Thor, non c’era diseguaglianze nel loro modo di amarci. Però , per il resto della corte, ero sempre il figlio di Re Laufey.-
Premette le labbra una contro l’altra prendendo fiato - Sigyn, mia moglie, era una delle dame di compagnia della regina. Mia madre…- stavolta non si corresse -… Le sceglieva bambine per poter prendersi cura di loro ed educarle come piaceva a lei. Sigyn era una creatura naturalmente docile e amabile e mia madre, trovò in lei, il giardino perfetto da inseminare. Siamo cresciuti assieme, io, lei , Thor e Sif.-
Thor sorrise involontariamente. Erano un quartetto disomogeneo ma enormemente affiatato.
-Ero quindi  ancora un fanciullo quando me ne innamorai. La chiesi in moglie a suo padre non appena ebbi l’età per farlo, e quel giorno pensavo che tutto sarebbe andato al posto giusto. Due anni dopo, mi disse di aspettare un bambino.-
Diane, appoggiata al battente della porta, si rese vagamente conto di avere più di uno sguardo appuntato addosso mentre Loki parlava. Incrociò quello traverso di Clint e quello di Tony con un espressione perplessa stampata in faccia.
-Ero così felice.- mormorò Loki debolmente - Chiesi a mio padre…- nemmeno stavolta si corresse - …Il permesso di allontanarmi dalla corte, avrei voluto far vivere mio figlio lontano dai suoi fasti e dai suoi pericoli. Con il senno di poi, credo di aver avuto un presentimento,  mio padre accettò, e passai i mesi della gravidanza di Sigyn a preparare la mia partenza verso una delle province del sud.-
-Ma … Il mio desideri di allontanarmi, non servì a salvarli.-

 

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Bruce osservava confuso Darcy ripulirgli le mani dalla cioccolata, abbastanza imbarazzato da sentire uno strano formicolio alla bocca dello stomaco. Spostò più volte gli occhi dalle mani al volto della giovane, incerto sul da farsi, per poi guardarsi allarmato in zona gambe e scoprire con sua somma gioia di avere ancora su i pantaloni.
Anche Darcy guardò in basso, benchè fossero enormemente slabbrati, i pantaloni avevano retto alla grande - Mi dovrà dire dove li ha comprati dottore.-
Bruce sorrise - Non ne ho idea, sono acquisti di Stark.-
Darcy si alzò, reggendo in mano lo straccio sporco di crema di cioccolato e se ne ritornò in cucina, Bruce, seduto sul pavimento cercò di arrivare almeno al divano, indolenzito come al solito dopo ogni trasformazione e con le ossa che scricchiolavano ad ogni suo respiro. Darcy, dalla porta, riuscì a vedere uno scatto della colonna vertebrale che tornava nella sua dimensione normale, e  il riallinearsi delle scapole. Roba che doveva fare un male della miseria, ma che Bruce accettò con un semplice sospiro indolenzito.
-Vuole un massaggio?-
Bruce alzò gli occhi.
Era riuscito a sdraiarsi di pancia sul divano e respirava affannosamente in attesa che tutte le ossa del suo corpo se ne tornassero al posto loro. Era un processo più lungo di quanto  uno pensasse. Si udivano scrocchi e strappi venire dal corpo del povero dottore che, si volse per nascondere alla ragazza l’espressione di dolore che sentiva premere  per via di uno scrocchio piuttosto violento in zona gambe.
-No, sto bene.-
In realtà sarebbe morto prima di farsi vedere gemente da una che dimostrava metà dei suoi anni.
-Sicuro?- gli chiese Darcy - Sembra soffrire parecchio.-
-Adesso mi passa.-
Bruce chiuse una mano a pugno,  durante l’ennesimo riassestamento del suo corpo, sussultando quando questo venne sollevato e stretto da due manine piccole e fredde. Sollevò gli occhi. Darcy si era seduta accanto a lui e gli teneva la mano fra le sue come incoraggiamento. La fissò stupefatto, ma non riuscì a dire mezza parola per via di uno scatto della mascella che gli fece mordere la lingua.
-Ahi, quello deve fare male.- mormorò Darcy strizzando gli occhi in una smorfia partecipe.
-Da morire.- farfugliò Bruce coprendosi la bocca con la mano libera.

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

 

-Mancavano pochi giorni al parto.-continuò Loki - Fui allontanato dalla corte assieme a Thor con la scusa di dover sedare una rivolta su a Nord. - sospirò pesantemente e senza rendersene conto spostò lo sguardo verso Diane e la osservò per un lungo momento prima di riprendere a parlare - L’ultima volta che vidi mia moglie stava ricamando delle fasce per la culla del nostro bambino.-
Abbassò gli occhi - Dopo due giorni fui raggiunto da un messaggero che mi informava che Sigyn era entrata nella stanza del parto. Non so nemmeno io come feci, arrivai  dopo sei ore , invece di metterci un giorno. -  Il cavallo ci rimise la vita per la stanchezza, ma si trattenne dal dirlo.
-Quando arrivai davanti alla stanza delle guaritrici, mi impedirono di entrare. Sentivo Sigyn urlare attraverso le porte. Invocava aiuto, non per sé stessa, ma per il bambino. Seppi dopo che erano due giorni che si sgolava a quel modo, fra dolori e perdite ematiche.- mormorò abbassando gli occhi - Iniziai a spintonare medici per entrare, ma non volevano farmi passare, Sigyn urlava così forte che persi la testa. Né uccisi uno e gli altri fecero vuoto per codardia.-
Strizzò gli occhi come per mettere a fuoco il ricordo - Quando entrai, mi si presentò una scena da incubo. Mia moglie era nuda dalla vita in giù, sdraiata nel suo sangue e praticamente sola. Mi tese una mano,  sperava che l’aiutassi, ma ero impotente quanto lei.-
Diane sentì il familiare ronzio salirle nelle orecchie, chiuse gli occhi e passò una mano sul viso,  che diavolo le stava prendendo?
-Le strinsi la mano, cercai di incoraggiarla, potevo fare ben poco. Le passai una mano sulla pancia, il bambino non si muoveva e lei gridava che glie l’avevano fatto morire dentro.  Ero fuori di me, afferrai per il collo uno dei guaritori, lo minacciai che gli avrei strappato il cuore se non l’avesse aiutata, ma lui continuava a farfugliare che non sapeva come fare. Che lui non era un ostetrico.-
Nello spazio di un battito di ciglia, Diane vide un uomo di spalle intento a scrollare con forza un vecchio rachitico con una lunga barba bianca.
-L’odore del sangue mi dava alla testa, Thor uscì a chiamare i nostri genitori, e io rimasi solo con Sigyn. La vidi dibattersi sul  lettino, inarcare la schiena e alla fine mandare un ultimo grido. Qualcosa scivolò da lei, qualcosa di nero e immobile.-
Pepper abbassò gli occhi sulla mano di Tony che era andata a passarsi sulla sua pancia. Nello stesso momento, Natasha si passò una mano sotto la maglietta, su quella cicatrice che gli ricordava il suo di parto.

-Mio figlio, il mio maschietto, era morto soffocato .- gli occhi di Loki si in gradirono arrossandosi - Lo presi fra le braccia, lo ripulii, era così piccolo. Piccolo e perfetto. Tutto quello che avevo desiderato nella vita era fra le mie braccia. Morto.- La voce gli tremò pericolosamente, si chinò in avanti prendendosi la testa fra le mani. Tony distolse lo sguardo, così come gli altri, un padre che piange il figlio morto a quel modo,  non va  messo in soggezione.
Solo Diane continuava a fissarlo, perché, perché sapeva di conoscere quella storia? Perché?

Fu Thor a continuare - Quando entrai seguito da mio padre, Sigyn era ormai morta e Loki reggeva il bambino fra le braccia.- sussurrò - Mio pare condannò a morte i medici presenti e che gli avevano mentito dicendogli che il parto stava andando bene e che il principe era solo pigro a nascere, prese fra le braccia Sygin e …-
Il viso di Thor ebbe un guizzo, si volse verso Diane, così come Loki.
Avevano ricordato entrambi la stessa cosa.
-E…?- chiese Clint, anche se non sapeva veramente se voleva saperlo.
A Loki  tremavano le labbra -…Si girò verso di me e disse: Figlio…-

 

-…Vi rivedrete.-

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Bruce si era addormentato, sfinito dalla trasformazione, il braccio di traverso sulle ginocchia di Darcy, e il capo  contro la sua anca. La ragazza lo osservava pacifica, incerta o meno se toccargli i capelli .  Era con la mano destra a mezz’aria, indecisa se tentare o meno, che una sequel di urla fece sussultare il dottore, ritirare lei di scatto e li fece voltare entrambi.
Il primo ad arrivare fu Thor.
Seguito da Diane.
Tampinata da Clint.
-NON LO SO CHE HA FATTO MIO PADRE!- urlò il dio del Tuono.
-Andiamo, maledizione, ha detto che si sarebbero rivisti!- strillò Clint.
-QUALCUNO MI VUOLE SPIEGARE CHE CAZZO SUCCEDE?- questa era Diane, esasperata, prima di voltarsi verso il divano e -Uoh.-

Clint e Thor si volsero assieme -UOH!-

Bruce aveva alzato la testa per guardarli confuso, e l’aveva appoggiata contro il fianco morbido della ragazza e teneva ancora il braccio sulle gambe di Darcy. I due si guardarono in risposta alle esclamazioni degli altri, prima di realizzare e ritirarsi - Non è come pensate!-

 

FINE CAPITOLO!

 

Allora che ve ne pare? Mi sono impegnata da morire per scriverlo ;O; fatemi sapere che ne pensate. E , sì, anche se vi piace la coppietta che si sta delineando, ovvero Darcy e Bruce.

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Capitolo 22
*** Capitolo ventidue. ***


 

-Parliamone.-
Loki spostò lo sguardo dal soffitto, che da sdraiato era l’unica cosa che poteva guardare facilmente e portò lo sguardo verso Diane sulla porta. Gli altri avevano deciso di lasciarlo riposare e riprendere in un secondo momento il racconto, ma a quanto pareva lei, non era dello stesso avviso. La osservò nella penombra della stanza e le sorrise debolmente - Parliamone.-
Diane si avvicinò al letto, dove il dio era stato portato e invece di sedersi alla sedia, o sul bordo del materasso, fece il giro per andare a sedersi sul lato sinistro, quello dove c’era più spazio, allungando le gambe e appoggiando la schiena alla testiera del letto.
-Dopo la morte di tua moglie cosa successe?-
Loki la osservò dal cuscino, prendendo fiato con un ampio sospiro.
-Dopo la morte di Sygin, impazzii del tutto.- mormorò il dio tornando ad osservare il soffitto - Mio padre mi fece rinchiudere nelle mie stanze per evitare che uccidessi chiunque mi capitasse a tiro, mia madre era l’unica presenza che accettavo.- sfregò le labbra una contro l’altra - Ero fermo davanti alle loro tombe, quando fui raggiunto da una presenza. Un ombra scura che mi avvolse e mi fece crollare a terra. Nel delirio vidi una creatura fatta di fumo e urla che mi disse che da molto tempo, il suo padrone attendeva il momento propizio per vendicarsi su Asgard.-

Diane aggrottò la fronte e sollevò gli occhi verso la telecamera in un angolo del soffitto, l’indomani, Tony e Bruce si sarebbero goduti il racconto e così gli altri . Tornò a guardare Loki - Mi disse che la morte di mia moglie e di mio figlio era stata architettata per  impedire una mia possibile pretesa al trono tramite il mio erede. Visto che all’epoca Thor, passava da un letto all’altro e c’erano poche possibilità che fornisse un erede al regno, mio figlio era stato fatto sparire per preservare il duo diritto di primogenitura.-
Diane lo guardò crucciata - Ero fuori di me, completamente ottenebrato.- riprese Loki dopo un momento di stanchezza che gli aveva fatto chiudere gli occhi - Gli dissi che avrei fatto di tutto per vendicare quel sangue innocente che ancora sentivo sulle mani. Lui mi chiese: mi daresti la tua vita?-
-Tu gli hai risposto di sì.-
Loki sorrise nella penombra - Certo. E il patto fu firmato.-
-Il patto?-
Diane inclinò  il capo.
-Il mio corpo e la mia vita al Servo di Thanos per distruggere coloro che erano responsabili della morte della mia famiglia.-
Diane lo guardò confusa - Quindi ti ha praticamente  manovrato , ora, visto che stai tornando in te.-
-Vuole uccidermi per prendere definitivamente il mio posto.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Quindi il caro ragazzo che mi ha gettato dalla finestra…- cominciò Tony.
-Non era Loki.- finì Cap.
-Ma il servo di Thanos.-
Ci fu un attimo di silenzio.
- E chi cazzo è Thanos?-
Erano fermi davanti allo schermo del computer intenti a seguire la conversazione notturna fra il dio e la ragazza. Si scambiarono uno sguardo prima di riprendere la visione della registrazione, e Tony fischiò debolmente quando vide Loki voltarsi su un fianco, girato verso Diane ancora seduta sulle coperte - Per me, a breve, dovremo sedare il Falco prima che ci faccia delitto d’onore.-
Steve lo guardò confuso - Si è solo girato per stare comodo.-
Tony bloccò la registrazione e si volse verso Steve, dietro di lui, appoggiato allo schienale della sua seggiola con una mano - Cap, sai che davvero, la tua innocenza mi sconvolge sempre di più ogni giorno che passa.-
Cap lo guardò fra il confuso e l’offeso.
-L’ha annusata.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Jane Foster non si era mai definita una persona paziente, per questa ragione si era  meravigliata della calma con cui aveva accolto le notizie di Darcy. Non aveva buttato all’aria l’appartamento,  mandandoci di mezzo un sacco di innocenti soprammobili , era salita in macchina senza  bruciare semafori. E ora che si trovava alla meta, non aveva nessuno strano formicolio alle mani o in qualsiasi altra parte del corpo. Segno che non era così furiosa come Darcy temeva, ma che anzi, era stranamente calma.
Sorrise all’ennesima guardia messa di posta fra l’ingresso e l’ascensore che portava al piano privato della Stark Tower e premette il bottone di chiamata senza  sfondarlo.
Era tranquilla, calma, rilassata. Un po’ troppo in verità.
Nel salotto del mega attico si lasciò abbracciare da Darcy, che le indicò uno per uno i presenti. - Il dottor Bruce Banner.- Jane sorrise all’uomo arruffato che stava consumando quella doveva essere la sua colazione. Un cornetto inzuppato nel cappuccino. Lo osservò assorta e alla fine, allentò la tensione alle spalle. Non aveva nulla, quel tipo dall’aria mite, del mostro sanguinario che dipingevano i giornali  - Lui è Clint Barton.- La dottoressa spostò gli occhi all’uomo sui trentacinque anni , che se ne stava  in piedi accanto alla vetrata, intento ad osservare il cielo oltre il vetro - Lei è Sharon.-  Sharon era seduta accanto a Bruce e sembra del tutto intenzionata ad inzuppare il cornetto nella sua tazza. Bruce le spostava la mano con colpetti dati con il dorso del polso, senza mollare la presa al croissant al cioccolato e tirandosi indietro con il busto verso lo schienale della seggiola -Questo che arriva invece è Loki.-
Jane si fermò sul dio degli inganni appena sbucato in soggiorno. Appeso alle stampelle riprendeva fiato, osservando i presenti nella stanza. La dottoressa lo osservò a lungo, prima che questo poggiasse gli occhi su di lei e gli donasse uno sguardo stranito. Jane aveva studiato di lui sui libri di mitologia norrena che aveva preso alla biblioteca in preda alla nostalgia , ma vederlo dal vivo era tutta un’altra cosa.
-Salve.-
Loki rispose al saluto con un cenno educato del capo, prima di zoppicare verso il tavolino. Sharon lo accolse allontanando la sedia accanto alla sua - Come ti senti questa mattina?- gli chiese dolcemente e Loki, per la prima volta che era arrivato a casa Stark, non rispose ad una domanda con un borbottio.
-Meglio, grazie.-
Erano passati due giorni dall’intervento, e sembrava riprendere colorito.  Si sedette al tavolino e sollevò gli occhi verso la tazza che era andata a sporgersi oltre la sua spalla. Natasha che lo serviva alla cieca come se foss del tutto naturale averlo seduto con loro, gli strappò un sorriso. - Chi è la donna con Lady Darcy?- chiese Loki  accennando a Jane.
-Boh.- cinguettò Sharon.
-Non lo so…- rispose Bruce -SHARON!- esclamò oltraggiato dall’inzuppo a tradimento nella sua tazza da parte dell’agente che sorrise furbetta alla volta del dottore.   I due vennero fissato da ben due sguardi gelosi, Steve che stava allacciandosi le scarpe e Darcy che  morse il labbro inferiore.
-Dov’è lui?- chiese Jane.
-Oh adesso te lo chiamo.- ridacchiò la ragazza. Sparì oltre la cornice della porta e meno di mezzo minuto dopo, l’urlo della sirena antincendio si allargò nella casa. Loki sollevò lo sguardo al soffitto reggendo  un biscotto per metà fuori dalla bocca. Fece per alzarsi, ma fu trattenuto con una mano alla spalla da Natasha che gli fece segno di guardare verso la porta che collegava la zona notte alla zona giorno della casa.
La prima cosa che il dio notò fu l’espressione congiunta di Jane sulla porta , Darcy alle sue spalle e Diane che stava sistemando lo zaino per l’università, accucciata sui calcagni. Le tre donne fissavano a occhi sgranati e bocca spalancata, un punto preciso. Loki si volse e per poco, in contemporanea con Bruce, Clint e Steve, rischiò di rimettere quello che aveva appena mangiato.
Confuso , come il fratello, dalla sirena antincendio azionata da Darcy,  Thor era uscito dalla doccia così com’era, in tutta la sua asgardiana  bellezza coperta da solo un telo da bagno che reggeva con una mano. Il dio del tuono guardò  prima verso i compagni. Poi verso Diane,  e poi di nuovo verso i compagni.

-Copriti perdio!- questo era Bruce con gli occhi strizzati e il naso arricciato.
-Questo si che si chiama trauma.- questo invece era Loki.
-Dio, se ne capisce la forma.- Clint che stava guardando terrorizzato l’asciugamano che copriva le vergogne del dio. Loki lo cercò con lo sguardo - Ora capisci chi era l’idolo delle donne ad Asgard fra me e lui.-
Clint sgranò gli occhi fra lo stupito e lo schifato - …Direi, ma non sentirti in colpa. Sembra la proboscide di un elefante.-
Thor guardava un po’ tutti, senza capire di cosa si stesse parlando, prima di portare gli occhi su Jane. - Jane.- fece per avvicinarsi, ma fece la sciocchezza di mollare la presa all’asciugamano. L’urlo  che si sollevò, completamente maschile, fu istantaneo.

-ODDIO!- Steve con una mano sugli occhi.
-Adesso vomito.- Bruce dopo aver sputato un sorso di latte.
-DIANE ABBASSA LO SGUARDO.- Clint a indicare il pavimento a Diane accanto a lui.
-Per Odino che idiota.-
Loki con il viso coperto dalle mani.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 -No! ma questo è!?-

Bruce alzò gli occhi dallo schermo del pc e sorrise osservando Darcy che saltellava eccitata davanti all’ultimo gioiellino portato in laboratorio da Tony. Un super computer  con un modem alto e spesso come un bidone della spazzatura e altrettanto voluminoso - Solo per accenderlo ci vuole una laurea in informatica.- Darcy unì le mani davanti alle labbra con un ansito di pura estasi - Lo vogliamo provare?-

-OH Sì. Sì. Sì. Sì. PER FAVORE!-

Quando Tony fece il suo ingresso trionfale in laboratorio due ore dopo, allentando il nodo della cravatta a strattoni e imprecando dietro ai giornalisti che non si erano bevuto come scusa al tutore che gli bloccava la spalla una caduta durante  un allenamento in palestra , li trovò davanti al monitor del super computer assieme. Darcy era seduta e stava muovendo il mouse con un espressione concentratissima. Bruce era in piedi, dietro di lei, con una mano sullo schienale della seggiola e una sul tavolino accanto alla tastiera.

-Allora ci sei riuscito a farlo funzionare.- esclamò Tony, evitando di fare commenti su quanto fossero vicini. Aveva capito che, con un tipo come Banner, era meglio evitare battute se c’era in vista possibili intrallazzi. Visto che , timido com’era, avrebbe potuto mandare tutto a puttane per vergogna.
Fece il giro del tavolino e scoppiò a ridere.-STATE GIOCANDO A  WORLD OF WARCRAFT !-
-Insieme facciamo cinque lauree…-
borbottò Bruce prima che Darcy sollevasse una mano alla cieca per afferrargli il mento e costringerlo a guardare di nuovo verso lo schermo. Visto che, lei muoveva i comandi, ma era lui a farle da nagivatore - E non siamo riusciti a capirci un accidenti. No, vai a destra.-
-Di qua?-
fece eco la ragazza , sussultando alla comparsa dell’ennesimo mostro -Però siamo riusciti a  montare il video gioco.-
-Delinquenti un supercomputer che vale più di tutto quello che potrete guadagnare in vita vostra.-
-Sì , ma guarda che grafica pazzesca!-
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Altro sogno.
Altri frammenti di immagini.
Diane si girò sotto le coperte in preda a furiosi crampi addominali, nel sogno, invocava aiuto , ma nessuno delle persone che  la circondavano sembrava volerle prestare soccorso. Si vedeva tendere le braccia, supplichevole, intanto che un fiume caldo le scorreva lungo le gambe tremanti. -VI PREGO. VI PREGO.-
Era la sua voce quella che gridava, che invocava aiuto. Guardandosi riusciva a vedersi le ginocchia scoperte e la pancia. Gonfia, stranamente gonfia,e dura come la pietra. Se la toccò piangendo, sentendo fitte di dolore salire lungo la spina dorsale fino alla testa.

-Mia signora.-
-Vi prego, aiutatemi.-
L’uomo che la osservava aveva una faccia dura e spigolosa, pelle che pareva cuoio invecchiato e piccoli occhi azzurri. Diane si sentì accarezzare il viso da una mano nodosa e ruvida - A volte occorre morire per un bene più grande Lady Sygin.-
Diane scattò a sedere in mezzo al letto, madida di sudore. Quello che doveva essere un pisolino prima dello studio era diventata una finestra sul passato e sulla verità.  Si alzò dal letto, cadde a terra impigliata nelle coperte di cui si liberò scalciando e  barcollò fino alla porta.
Arrivò alla camera di Loki, che stava leggendo un libro e che la fissò sorpreso.

-Diane?-

-Io ero Sygin?-

 

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Capitolo 23
*** Capitolo ventitre. ***


Diane strizzò gli occhi, infastidita da quel ronzio crescente che sentiva rimbombare dentro di lei. Scosse il capo e quando riaprì gli occhi, Loki si era alzato dal letto e stava  zoppicando  verso di lei. Le si fermò ad una distanza di un paio di passi il torace che si alzava e abbassava affannato per lo sforzo di muoversi senza la sedia a rotelle - Perché me lo chiedi?-
-Tu rispondimi.-
-Se ti dicessi di sì, cosa cambierebbe?-
Diane socchiuse le labbra, sbalordita.
-Hai il suo aspetto. La sua voce. Persino il profumo.- Loki chiuse gli occhi ed inspirò profondamente - Però non sei lei. Odino ha fatto fatica per nulla.- fece per tornare a letto quando sentì un vago mormorio provenire dalla ragazza. Si volse a guardarla da sopra una spalla e si accorse che aveva sollevato una mano come per trattenerlo. Aggrottò la fronte.
-Io mi ricordo.-
sussurrò Diane.
Loki ebbe la sensazione che qualcuno gli avesse piantato un coltello in petto - Cosa?- le chiese voltandosi di nuovo verso di lei. La vedi avanzare verso di lui -Io , per tutta la vita ho fatto un sogno. Un uomo accanto al mio letto che mi chiede di non lasciarlo. Mi tiene la mano e mi implora di non abbandonarlo.-
Loki lasciò cadere le stampelle.
-Poi, qualche giorno dopo il mio arrivo qui, ho fatto un altro sogno. Ecco, era…Era la nostra …-
beh era un momento molto intimo quello che aveva sognato, le guancie le su colorarono di rosso  - … La nostra prima notte di nozze e lui mi diceva che nessuno  sarebbe stato tanto folle da disturbarlo…- Loki si rese conto che stava trattenendo il fiato quando avvertì una fitta al costato - E quando l’altra sera parlavi, io ho visto un uomo di spalle che scrollava un vecchio per le spalle.-  
Loki barcollò verso di lei, poggiandole le mani ai lati del viso. Era piccolo e paffutello proprio come lo ricordava - Non è possibile.- mormorò sconvolto accarezzandole le gote con i pollici - Non è possibile.- Diane era convinta che le sarebbe crollato fra le braccia ,e invece, si sentì spingere indietro con forza. Battè la schiena contro la stipite della porta e la ferita che dalla scapola le correva lungo tutto il braccio le face scappare un grido.
-Loki!?- ansimò indolenzita.
-Vattene.-
il dio si chinò a raccogliere le stampelle col rischio di scivolare a cadere a faccia avanti - Vattene sei solo una midgardiana.- sentì Diane trattenere il fiato, non era mai stato scortese con lei, questa era la prima volta - Non sei, e non sarai mai,mia moglie.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Loki era seduto sul letto, la testa fra le mani.
Non poteva essere successo davvero.
Dopo tutti quegli anni di solitudine, a metà nel suo corpo con un mostro. Eppure quando aveva appoggiato le mani sul viso di Diane, oltre a sorprendersi del fatto che la ragazza glie l’avesse lasciato fare  si era accorto di avere ancora qualcosa nel petto.
Non solo un pugno di carne che pompava sangue e vita nel suo corpo.
La speranza di un uomo destinato a morire, che cosa deprimente.
Un sorriso gli curvò le labbra , una piccola smorfia di grottesco divertimento per la sua situazione. Quella che, all’ombra della lapide di Sygin gli era parsa un idea niente male si era rivelata la causa di ogni suo male.

Sollevò il capo, il Servo era di fronte a lui e lo osservava nella poca luce che filtrava dalle finestre .Il pomeriggio era diventato sera senza che lui se ne rendesse conto e la creatura, fatta di fumo e urla lo osservava con gli occhi rossi che, nel fondo , parevano mandare un baluginio di divertimento.
-Cosa vuoi ancora?- gli chiese il dio.
-Nulla che io non abbia già.-
Il dio sollevò le sopracciglia, prima che un lampo di orrore gli passasse per il viso.
Si alzò con un balzo  che lo fece ricadere a terra per via della fitta alla gamba steccata. Si alzò in piedi e camminando appoggiato al muro con le mani arrivò ad aprire  la porta della camera di Diane.
No.No.No.Non poteva essere vero.
Si guardò attorno ansimando e  sentì il suo stesso urlo di frustrazione rimbombare fra le pareti  -MALEDIZIONE!-

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Clint Barton aveva dieci anni quando aveva visto per l’ultima volta i suoi genitori. Un pomeriggio come tanti altri, Diane nel Porte-Enfant che gorgogliava felice e lui, seduto in una macchia di sole sul pavimento, intento a mettere  in bella fila i suoi soldatini.  I rumori che giungevano dalla cucina erano  rassicuranti, Bernard* che infilava le scarpe a saltelli, la mamma che gli urlava di fare presto, che erano già in ritardo e il papà che pregava che qualcuno si occupasse di lui e del nodo alla cravatta che quel giorno, complice la mano bendata dalle nocche fino al polso, non riusciva a fare. Aveva avuto un piccolo incidente sul lavoro, era un paramedico e uno delle persone a cui aveva prestato soccorso, invece di ringraziarlo per avergli evitato il coma etilico, gli aveva azzannato la mano come un cane.
-Ho dovuto davvero fare l’antirabica.- aveva scherzato la sera, intanto che Diane studiava affascinata le bende e cercava poi di addentarlo anche lei, curiosa come solo una bambina di un anno sa essere . Era arrabbiato quel pomeriggio, il resto della famiglia andava al supermercato e lui era costretto a rimanere a casa con la babysitter e quella mocciosa sbavante che non faceva altro che urlare e cercare di ciucciarsi i suoi soldatini. Le aveva scoccato uno sguardo malevolo intanto che Bernard gli passava accanto .
Bernie, aveva sedici anni e una carriera come violinista.
Era un adolescente delicato, con grandi occhi blu e capelli tenuti lunghi secondo la moda dell’epoca. Quando Clint lesse il verbale dell’incidente, si stupì a sapere che era sopravvissuto fino all’arrivo in ospedale, a differenza dei loro genitori.  -Bernie voglio venire anche io al tuo saggio.- lo aveva implorato attaccandosi ai suoi pantaloni.
Era stranamente uno di quei fratelli maggiori che non si divertono a tormentare i fratellini. Era stato buono con lui - Hai ancora qualche linea di febbre Clint, resta qui con Diane, poi quando torniamo ti racconto come’è andata.-
Ma non ci sarebbe stato un dopo per loro.
L’ultima immagine di quel pomeriggio che Clint possedeva era suo padre, era accucciato sui calcagni e la luce del sole che moriva gli aveva scurito gli occhi rendendoli quasi blu. Lui, Diane e Bernard aveva ereditato i suoi occhi chiari, da irlandese.   E lui, non aveva fatto altro per tutta la vita che cercare di mantenere quella promessa. Aveva accettato il lavoro al circo per poter pagare i vestitini a Diane, ancora in orfanotrofio. Ogni domenica le portava qualche cioccolatino, un libro da colorare, una bambola.  Poi, quando Coulson si era presentato dicendogli che era stato notato per via delle sue abilità al trapezio, non si era fatto ripetere l’affare due volte. Tanti soldi, uguale una bella vita da offrire all’unico famigliare che gli era rimasto.
-Sei tu l’uomo di casa adesso.- gli aveva detto il papà uscendo, e per tutta la vita, lui ci si era sentito. 
Clint aprì gli occhi, stranito da quella manina che sentiva muoversi leggera fra i suoi capelli. Per un momento aveva pensato a Diane, ma gli era bastato aprire gli occhi su uno scollo in pizzo di una camicia da notte risalente al primo dopoguerra (secondo il suo personale gusto da uomo che protendeva per cose  meno coprenti) per capire che era Natasha. Sollevò gli occhi verso il suo viso. Era chinata su di lui e lo osservava pensosa - Hai avuto un altro incubo Clint.- stavolta  evidentemente non aveva urlato, visto che erano soli in camera. Guardò verso la porta, poi alla donna che continuava ad accarezzargli il capo. -Cosa hai sognato?-
-Lo sai.-
fu la risposta di Clint.
 Natasha parve rifletterci, poi si chinò in avanti. Con una naturalezza impensabile poggiò un bacio sulle labbra socchiuse di Clint , prima di voltarsi per tornare a dormire. Barton sollevò la testa di scatto -Nat, cazzo mi baci e poi ti giri?- sbottò - Da quando ti è cresciuta la prostata?-

-Da quando a te sono spuntate le ovaie.-
Natasha si sentì afferrare per un braccio e girare con forza, una mano di Clint piantata su una spalla e metà del corpo schiacciato da quello dell’arciere. Lo fissò con un vago sorriso sulle labbra, prima che la porta si spalancasse e si tirassero a sedere entrambi sotto le coperte
-Diane è sparita.- esclamò Steve entrando di corsa e fermandosi a pochi passi dal letto.

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

La camera era letteralmente sottosopra.
Il materasso spostato dalla rete,  le lenzuola appallottolate a terra e i libri sparsi sul pavimento. Clint si guardò attorno in quella devastazione con le mani fra i capelli - Che diavolo è successo?- esclamò girandosi verso la porta con gli occhi sgranati per l’ansia.
Tony era anche lui sulla porta , e stava controllando  le registrazioni dal tablet , Bruce, accanto a lui, osservava lo schermo  tenendosi un pugno contro le labbra.
-Cazzo.-
dissero in coro.

-Cosa?- chiese Clint avvicinandosi.


Lo schermo era completamente nero.

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Capitolo 24
*** Capitolo ventiquattro. ***


 

 

Il sangue freddo che aveva fatto di Clint Barton un agente dello SHIELD sembrava totalmente sparito. Uscito dalla camera di Diane come un tornado era andato in quella di Loki, senza nemmeno dirgli mezza parola l’aveva afferrato per la maglietta e sbattuto sul letto. Non era molto alto Clint, ma era molto più massiccio del dio degli inganni che fini schienato in un cigolio di molle.
-Dove diavolo è Diane!?-
-Secondo te io lo so?-
-Io credo di sì, è quella cosa che hai in corpo che l’ha portata via, vero?-
L’angoscia nella voce nell’uomo era talmente tanta che Loki , per la prima volta nella sua  millenaria esistenza non riuscì a pensare al suo orgoglio ferito  dall’essere stato messo a tappeto da un midgardiano e si limitò a sospirare un -Sì.- ad occhi chiusi.
Clint incrociò le mani per fare un cappio con la maglietta larga che Loki indossava -Dammi un buon motivo per non farlo. Uno solo!- sibilò mentre il resto dei presenti assisteva dalla porta. Tony aveva provato ad avvicinarsi, ma era stato trattenuto a sorpresa da Thor con una mano sulla spalla e una scrollata del capo che valeva più di mille parole.
Quello era il momento di mettere da parte i dissapori, una volta e per sempre.
-Fallo! Ammazzami! Lo merito!- urlò Loki - Solo una cosa… Poi come la trovi Diane!?-
-Tu la puoi trovare?-
-Posso trovare Lui.-

Clint tirò leggermente indietro il busto osservandolo dall’alto, non si fidava, ma da una parte sapeva che senza Loki non sarebbero andati da nessuna parte. Il problema erano le sue condizioni fisiche. Sentiva sangue sotto il braccio destro, doveva avergli aperto qualche ferita  con il suo peso addosso - Sei ridotto una merda…- borbottò alzandosi e notando la macchia di sangue sulla maglia.
Loki volse il capo verso Thor - Che ne dici fratello, è arrivato il momento di curarmi?-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

Il procedimento di cura era stato molto più semplice del previsto.
Thor aveva semplicemente appoggiato una mano sulla spalla del fratello e aveva chiuso gli occhi. Qualche minuto dopo Loki si stava togliendo le bende attorno al polpaccio destro mostrando carne intonsa, senza traccia di cicatrici. Così come al torace  e alle braccia. Discorso diverso era la schiena. Era cospersa di cicatrici piccole e grandi. Senza le croste del sangue si potevano contare i colpi che Loki aveva subito.
-Come mai quelle sono rimaste?- chiese Steve.
-Non lo so.- fece Thor sollevando le spalle.
-Come monito.- rispose Loki che faceva girare la cintura nei passanti del pantaloni. A differenza del fratello maggiore, non pareva così avverso alla moda della Terra e non aveva fatto troppe storie a infilarsi i vestiti di Steve larghi , ma giusti per l’altezza.
-Quindi adesso sei tornato nel pieno della forma…- questo era Clint, da vicino alla finestra, l’arco alla spalla e la faretra appoggiata per terra.
-Sì Agente Barton.- rispose Loki guardandolo da sopra una spalla.
-Come mai non l’hai curato prima?- chiese  Natasha.
-Perché…- mormorò incerto Thor fissando il fratello che si infilava una maglietta a maniche corte bianca .
-Non si fidava di me e temeva che sarei scappato.- concluse questo accettando la felpa che Pepper gli allungava.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

-E’ un interferenza.- mormorò Jane davanti allo schermo del pc che mandava la registrazione disturbata di quello che era accaduto nella camera di Diane. Mettendola su CD , Tony si era accorto che facendo avanzare fotogramma per fotogramma qualcosa si intravedeva.Ma era troppo sgranata dalla tv, bisognava fermare l’immagine sul pc per studiarla.
-Puoi toglierla?- le chiese Bruce.
-Non credo.- la dottoressa storse il nasino.
Darcy, dall’altro pc mandò un urletto strangolato. Sharon a quanto pareva non era solo un diavolo di medico. Bruce raggiunse il loro tavolino, fece il giro e si chinò in avanti per guardare sul monitor del portatile appoggiato sulle gambe dell’agente - Sei geniale.- mormorò.
-Grazie.- cinguettò la ragazza mandando indietro con un colpetto della mano una manciata di riccioli color cioccolata.

Sullo schermo del pc campeggiava un fermo immagine di Diane seduta sul letto con lo sguardo fisso verso un ombra scura alla sua destra, un immagine umanoide che protendeva le braccia verso di lei. La seconda immagine recuperata invece, vedeva la ragazza priva di sensi fra le braccia della creatura ora di carne, e con l’aspetto di Loki.
Da qualche parte, alle spalle di Steve, il dio ringhiò frustrato.

-Okay sappiamo che l’ha lui. Ora come lo troviamo?-

La risposta venne sottoforma di urlo.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

Clint, era in cucina, accucciato per terra a tenersi la testa fra le mani. Natasha lo guardava costernata mentre gemeva penosamente, incapace di aiutarlo e soprattutto di capire che diavolo gli stesse succedendo.
-Barton.-
esclamò Thor inginocchiandosi e appoggiando le mani sulle spalle di Clint  che non si mosse. Nonostante la forza del dio, piegato era e piegato rimase. Come se ci fosse stata una mano visibile a tenerlo a terra, a schiacciargli la testa fra le dita fino a farlo urlare a quel modo. Thor si volse verso il fratello minore dietro di sé.
-E’…-
-Un attacco mentale.-
concluse Loki.
-Diane.- mormorò Clint - Sto vedendo Diane.-
Tony aggrottò la fronte - Diane?-
-Sygin non era molto potente.-
spiegò Loki socchiudendo gli occhi e osservando la testa biondo miele appoggiata sul pavimento  - Anzi, era molto delicata, ma aveva il dono della  comunicazione a distanza per immagini. Quando morì , io nel mentre che cercavo di raggiungere il castello vedevo frammenti di quello che le accadeva.- Lei da sola. Lei che gridava. Tutto proiettato nella sua testa come un film a cui manca il sonoro. - Credo che Diane riesca ad utilizzarla con l’agente Barton perché sono fratelli.-
-Cazzo.-
Clint sollevò la testa di scatto - La sta dissanguando.-
-Cosa?-
chiesero quasi in coro i presenti.
-Le ha tagliato le vene di un polso e le ha detto che morirà entro un ora se Loki non si consegna.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

Ovunque fosse Diane aprì gli occhi.
La ferita al polso destro (a quanto pare il Servo aveva deciso di finire il ricamo di ferite a quel povero braccio) bruciava come l’inferno e non riusciva più a chiudere la mano. Sibilò indolenzita e si guardò attorno.
Era seduta su una vecchia sedia di legno, legata allo schienale con diversi giri di corda al centro di un enorme stanzone al buio. Solo una lama di luce lunare illuminava con una macchia chiara il pavimento, ma Diane non riuscì a capire se quella che vedeva fosse un lucernaio, o un buco nel tetto.
Nell’incoscienza aveva sentito la voce del Servo annunciarle la sua fine per dissanguamento, aveva sentito la lama passare sulla carne tenera del braccio, non tanto in profondità da staccarle la mano dal polso, ma abbastanza da creare un emorragia. Abbassò gli occhi sul pavimento e vide una macchia che goccia dopo goccia si allargava.
-Vedo che non avete perso i vostri poteri Lady Sigyn.- la canzonò una voce.
Diane mosse gli occhi indeboliti verso la creatura seduta su un tavolino a ridosso della parete. Aveva l’aspetto di Loki, con la pelle però bluastra fatta a scaglie e gli occhi rossi. La ragazza inclinò il capo verso la spalla destra - Come fai a…-
-…A sapere che nell’altra vita eravate la sposa del dio delle malefatte?-
chiese il Servo alzandosi in piedi con un balzo e andandole di fronte - Perché, sono stato io ad uccidervi vostra grazia.-
Diane si sentì prendere la mano destra che penzolava oltre la seggiola e baciare il dorso. Lo fissò strizzando gli occhi per metterlo a fuoco - Sygin è stata uccisa dai medici che non vollero  aiutarmi…- Diane si accorse di aver parlato in prima persona e si corresse con una scrollata del capo - … Che non vollero aiutarla  a partorire.-
Il Servo sollevò il capo verso di lei mentre si impiastricciava le dita col sangue e poi lentamente se lo portava alle labbra per leccarlo. - E secondo voi, principessa, chi fu ad instillare nei loro cuori quel nero proposito?-
-Tu.-
-Esattamente mia signora .-

 

 -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

-Allora come agiamo?- chiese Tony intanto che chinava il capo in avanti per farsi infilare l’armatura da Pepper. Aveva il braccio corrispondente alla scapola ferita immobile lungo il fianco, troppo perché qualcuno animato da brutte intenzioni non cercasse di attaccarlo proprio in quel punto. Loki lo osservava con la coda dell’occhio, alternando lo sguardo da lui a Pepper.
La stessa occhiata l’aveva rivolta anche a Clint e Natasha, a Bruce che osservava  sorridendo Darcy che gli puliva gli occhiali e suo fratello assieme a Jane.
Sospirò scrollando il capo, e dopo un momento, un po’ tutti si resero conto che faceva freddo. MOLTO FREDDO. Gli sguardi di tutti andarono immediatamente a Loki che continuava ad osservare il cielo oltre la vetrata del salotto - Fratello?- chiamò Thor.
-Ho deciso che andrò solo io.-
-COSA?- chiese Tony che dentro all’armatura sentiva il doppio del freddo degli altri .
-Mi gira la testa.- mormorò Jane aggrappandosi al braccio di Thor.
-E’ l’aria rarefatta per il freddo cara.- le rispose Loki - Fra poco starai bene.-
Con un ultima occhiata, Loki vide Bruce cercare di fermarlo,  Tony stramazzare con un suolo metallico e Pepper cadere all’indietro verso il divano. In corridoio distinse le figure di Barton e di Cap, anche loro collassati.
Sorrise osservandoli, prima di voltarsi e imboccare la porta.

 

FINE CAPITOLO…

 

ZAN ZAN U_U

Sygin è stata uccisa dal Servo. Loki ha recuperato i poteri e la forma fisica . Diane sta morendo dissanguata. xD Ne avete scoperte di cose in questo capitolo eh?

DISCLAMERS:

 


Il potere Mentale di Diane (telepatia per invio di immagini) è ispirato a Supernatural.

 

 

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Capitolo 25
*** Capitolo venticinque ***


 

 

 

E’ sottile il confine fra vita e morte.
Fra passato e presente.
Fra quello che è stato, e quello che è.
Persa in un mondo fatto di nebbia e ricordi, Diane vedeva i suoi ricordi accavallati a quelli di Sygin.Immagini di bambini che sapeva di conoscere, ma che era sicura allo stesso tempo di non aver mai visto in vita sua, si confondevano con le immagini tenere della sua infanzia. Di un Clint quattordicenne che faceva roteare le mele in aria per farla ridere. 
Diane aprì gli occhi, il capo rivoltò all’indietro e lo sguardo a quella macchia scura sopra la sua testa, il soffitto e quel buco da cui riusciva a vedere uno  un rotondo di cielo stellato.
Non doveva essere passato molto da quando il Servo le aveva aperto le vene.
Sollevò il braccio destro, portandolo di traverso sulle cosce, strinse la ferite con l’altra mano da sopra  per cercare di frenare l’emorragia e si guardò attorno nella speranza di un illuminazione del cielo che le permettesse di scappare.
-Non vorrete scappare spero milady?-
Diane rabbrividì, la voce del Servo era ad un soffio dal suo orecchio destro.
Si volse di scatto, tanto da avere un capogiro da seduta e rischiare di cadere per terra ribaltando la seggiola a cui era legata. Cercò con gli occhi la presenza della Creatura e la individuò in due gemme rosse che baluginavano  ad una ventina di passi a doveva si trovava.
- Fate la brava. Vostro marito sta arrivando.-
Diane non fece a tempo a ribattere che si udirono due colpi rimbombare per l’ambiente. La ragazza cercò di mettere a fuoco una porta, o un qualsiasi altro punto di entrata, quando alla sua sinistra si aprì uno spicchio di luce che allungò verso di lei l’ombra di un uomo con le mani in tasca.

Non poteva crederci, era venuto davvero a salvarla.

 

-Facciamo in fretta.- disse Loki chiudendo la porta dietro di sé con un colpo di tacco degli anfibi (di Clint) che indossava - La cavalleria non tarderà ad arrivare.- Avanzò di un tre passi e si fermò alla vita di Diane seduta sulla seggiola, nell’unico punto illuminato del magazzino. Illuminata da una lama di luce lunare che filtrava da un buco sul soffitto, il braccio destro appoggiato sulle gambe e il sangue che scorreva in rivoli copiosi lungo di esse fino a bagnarle i calzini che indossava.

Era stata presa in pigiama.

-Principe.- soffiò il Servo avvicinandosi a lui in forma di voluta di fumo nero. Loki spostò lo sguardo verso di lui e sollevò un sopracciglio sorridendogli amabilmente - Mi aspettavo di trovarti agonizzante Paura, sei molto più potente di quanto immaginassi.- nella voce del dio, si accorse Diane, c’era  una punta d’ansia mal celata. Lo guardò voltarsi ancora verso di lei, e strizzarle l’occhio con aria complice, prima di tornare al Servo - Porto la ragazzina dal fratello,  poi potrà prenderti il mio corpo.-

A Diane occorse qualche secondo per capire che diavolo stava facendo Loki.

-NO!- urlò rischiando ancora di ribaltarsi con tutta la seggiola - Siamo a New York, nel 2012 , non ti sacrifichi per me come un cazzo di eroe da tragedia.- vide il sorriso sul volto di Loki allargarsi - NON SORRIDERMI! SEI UN IDIOTA!- quando berciava a quel modo, assomigliava a Barton in una maniera impressionante. Loki abbassò lo sguardo al sangue che, dal polso, le correva lungo le gambe   - Non mi sembri nelle condizioni di darmi ordini, Nina.-
Diane sussultò. Solo Clint, la chiamava Nina.
Era una storpiatura del suo nome. Da Diane, a Diana, passando per Dianina (quando faceva il ruffiano e voleva essere coccolato)  e per finire con Nina.
- Io non voglio essere salvata da te.- si riprese.
-Non mi pare che tu abbia molta scelta.-
-Piuttosto mi allargo la ferita a morsi.-
-Come sei cruenta.-
Il Servo sbuffò una risata -Avete finito di battibeccare?-
Loki annuì.
-SEI UN DIO MALEDIZIONE, NON PUOI ARRENDERTI A QUESTO MODO!- urlò con tutto il fiato che aceva in corpo - COMBATTI, SEI UNA VERGOGNA.-
Diane avvertì una fitta di dolore al polso e la vista le venne meno di colpo. Chiuse gli occhi, strizzandoli, per poi riaprirli con un sospiro  nauseato. Loki le rivolse un espressione quasi amorevole mentre la osservava -…Vedi che succede ad esagerare?-

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-Tu sei il male.- sussurrò Clint.
-Tu sei Satana.- sospirò Natasha scrollando il capo.
-Tu sei un genio.- Tutti i presenti si voltarono verso Bruce - Oh, è vero.-
Il casco rosso e oro di Iron man si volse verso lo scienziato, e a nessuno servì guardare Tony in faccia per capire che stava ghignando per le reazioni che stava riscuotendo. Non appena si erano risvegliati, semi assiderati,  e dopo essersi bene resi conto che Loki era sparito, Tony aveva tirato fuori il suo personale coniglio dal cilindro.
-E’ un localizzatore GPS…- spiegò Stark a  Steve che fissava confuso  la mappa che Tony aveva proiettato sul muro del salotto dal  disco in plexiglass che aveva alla mano destra. Si accorse dell’espressione ancora perplessa del Capitano e  semplificò ancora - … In poche parole, quel puntino rosso è Loki.-
-Dove sarebbe questo posto?- chiese l’eroe americano intanto che tirava sul capo il cappuccio del costume e allungando il braccio per ricevere lo scudo che Sharon lo aiutò ad issare.

- Zona portuale di New York.-

 

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-No.No.No.No.SEI UN IDIOTA! UN CRETINO! UN CELEBROLESO! LOKI METTIMI IMMEDIATAMENTE GIU’!-
-Certo che per essere una con più o meno due  litri di sangue in meno in corpo, ne hai di fiato da sprecare.- sospirò Loki sistemandosi Diane fra le braccia. Camminava lentamente lungo la banchina che dal molo di scarico portava alla parte civilizzata del poro. Si era tolto la giacca e l’aveva annodata attorno al polso di Diane, ma la ragazza si muoveva così tanto che la fasciatura era andata e il sangue aveva ripreso a scorrere.

-HO DETTO DI METTERMI A TERRA!!-
-SE CONTINUI COSI’ TI BUTTO A MARE INVECE!-
-FA MALE SENTIRSI DIRE LA VERITA’, DIO DEI MIEI STIVALI?-
-SEI IMPOSSIBILE DONNA, TI STO SALVANDO LA VITA E MI RINGRAZI COSI’?-

Diane, di botto, si sentì cadere a terra. Per un secondo pensò che Loki avesse davvero mollato la presa su di lei  per farle fare un bagno fuori programma, ma presto si rese conto che il dio si era invece  girato per andare ad appoggiarla per terra, seduta su un gradino lercio che dava su una saracinesca che era stata tela di qualche teppistello di strada. Diane sollevò gli occhi per guardarla, prima di gemere al contatto con la mano di Loki sulla ferita -CAZZO!-

-Lo so che fa male, porta pazienza.-

-Non la porto invece, quello ti vuole morto e tu ti sei dato a lui. -
Loki si sentì premere il petto da un piedino taglia trentasette.
-Si può sapere che ti importa se io muoio?-le chiese.
Diane lo fissò sbalordita. Non sapeva cosa rispondergli:
-E tu si può sapere perché mi vuoi salvare a costo della tua vita?-
Diane si aspettava un silenzio, o una battutina sarcastica e invece Loki le accarezzò i capelli con una mano sporca di sangue - Perché sei stata mia moglie, e io ti amo più di qualsiasi cosa al mondo.-

Il miscuglio di tempi verbali usati fece ammutolire Diane quel tanto che bastò a Loki per premerle due dita sul petto e spingerle indietro la schiena. Diane gli guardò la mano, poi un frammento di ricordo, sapeva cosa le aveva appena fatto -NO!- urlò.

- Occhi, guardatela per l'ultima volta! Braccia, prendete il vostro ultimo abbraccio! e voi, labbra, voi che siete la porta del respiro, suggellate, con un leale bacio un contratto indefinito con la morte che tutto rapisce!-

Romeo e Giulietta, il libro che Loki stava leggendo quando lei gli era entrata in camera come un tornado. Diane sentì il mondo svanire, e solo vagamente registrò la pressione delle labbra del dio sulle sue. Un bacio lieve, casto, prima che questo terminasse la medicazione al suo braccio e la sollevasse ancora premendola contro il petto. - Avrai mal di testa per qualche giorno, fossi stata più collaborativa Diane, non avrei dovuto metterti k.o.-

-E’ sleale.- farfugliò Diane confusa.
-Sono il dio delle malefatte.- rise Loki.

 

Diane non si rese conto di avere qualcosa attorno al collo, una pietra fredda simile ad un fiocco di neve.

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Stranamente quando Clint trovò Loki con Diane delirante fra le braccia, non lo  atterrò con un colpo di Arco in faccia, ma si limitò a prendergli la ragazza dalle braccia e chinandosi per terra a controllare il suo stato di salute. La maglia attorno al suo polso era zuppa di sangue e lei faticava a tenere gli occhi aperti - Hai fatto in fretta. - disse intanto che in cielo si disegnava una scia luminosa, quella che di solito annunciava l’arrivo immediato di Tony Stark.
-E’ stato  un lavoro facile.-
Diane gemette fra le braccia del fratello.
-Porta pazienza, adesso ti porto da Sharon.- Clint si alzò, sistemandosi Diane fra le braccia -Andiamo.- disse intanto  che Tony atterrava con un rumore sordo.
Loki rimase immobile, le mani sporche di sangue.
Hawkeye si volse a guardarlo da sopra una spalla -Che ti prende?-
-Il lavoro è stato facile, ma non senza sacrifici.-
-Che vuoi dire?- gli chiese Tony.

Loki sorrise ad entrambi mentre in lontananza udiva il rumore del caccia pilotato da Natasha. Sorrise anche quando quell’ombra sbucò da un vicolo e letteralmente lo avvolse. Clint sentì la sorella minore agitarsi fra le sue braccia, abbassando gli occhi la vide con entrambe le braccia protese verso il dio -NON LO FARE LOKI. NON LO FARE!!!-
Ma era troppo tardi.

 

Sotto gli occhi attoniti dei presenti, il Servo visse e Loki sparì nel nulla.

 

PROSSIMO CAPITOLO.

UN ANNO DOPO.

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Capitolo 26
*** Capitolo ventisei ***


 

UN ANNO DOPO…

 

 

Erano passati otto mesi dalla nascita di Howard e Tony ancora faticava a credere che quel cosino sbavante che  urlava contento ogni volta che lo vedeva spuntare fosse reale.
Era stato educato da suo padre prima e da Obadiah poi a considerarsi in grado di tutto, ma mai nemmeno nei suoi sogni più sfrenati si era mai visto padre e marito. Mancavano solo pochi giorni al matrimonio e Tony era quasi sicuro che quella busta per abiti che aveva visto portare via a braccia da  Jane, scortata da Coulson e Darcy, fosse il vestito da  sposa  che Pepper si era fatta spedire dai genitori.
Aveva cercato di avvicinarsi e Sharon gli si era buttata ai piedi gridando
“Ho perso una lente a contatto!” e ovviamente era stato inutile ricordarle che lei non aveva mai avuto bisogno di occhiali e che aveva undici decimi di vista.
In quell’ultimo anno la Stark Tower era diventata una specie di porto di mare. Gente che andava e veniva. C’erano i soliti fissi come  Jane e Darcy, passate a lavorare per lui, Coulson , Steve che qualche mese prima, balbettando, gli aveva fatto capire che era solo al mondo ormai e gli avrebbe fatto piacere rimanere con loro, e la sua coppia di spie preferite con annesso pulcino.
La prima volta che  Tony aveva visto il piccolo Francis Barton era scoppiato a ridere. Alto come un soldo di cacio era la perfetta combinazione fra Clint e Natasha.. I lineamenti del padre e i colori della madre.  Clint l’aveva riconosciuto qualche giorno dopo la scomparsa di Loki, e si era presentato a lui, come suo padre dopo  una lite mondiale con Coulson.
Si erano presi a botte nel parcheggio sotterraneo dello SHIELD e si vociferava che Fury avesse assistito alla scena dalle telecamere, ghignando e puntando venti dollari su Phill.  Il bambino, a contrario delle previsioni del padre,  l’aveva accolto con un sorriso e l’aveva costretto a montargli la pista per le macchinine. Ora lo seguiva dappertutto, adorante. Anche se ogni tanto saltava su con la domanda che a un po’ tutti premeva “Quando sposi la mamma?”
Visto che ancora non si era capito se la coppia d’oro si fosse formata anche fuori da lavoro o no.
Gli mancava Bruce, come gli sarebbe potuto mancare un fratello minore, ma aveva in Peter un valido aiuto. L’aveva rincontrato qualche settimana dopo la scomparsa di Loki, in un altro traumatico scontro in aria che li aveva visti sfondare un cartellone pubblicitario e alla fine, dopo aver riso come un dannato perché con la botta a terra gli si era incastrato il casco del Mack  in testa, gli aveva chiesto di lavorare con lui.
“Anche se hai la quinta elementare, non importa, ti voglio attorno moccioso.”
Di Banner sapeva che era in continua fuga dal Generale Ross, il padre della sua ex fidanzata, e che ogni tanto si faceva sentire con Darcy. Lo si capiva perché la si vedeva flottare per i laboratori ad un metro di altezza e sorridere in continuazione, qualsiasi cosa accadesse.
Per quanto riguardava Jane, beh era un altro paio di maniche.
Dopo la scomparsa di Loki, Thor era quasi impazzito.
Aveva abbattuto un capannone quella sera, rischiando di ammazzarli tutti ed era sparito dalla circolazione. A volte si sentiva parlare di un misterioso vichingo che salvava  gente da edifici in fiamme o incastrate nelle auto, ma niente era sicuro.


Il mondo si stava popolando di fenomeni da baraccone.


Diane nemmeno aveva più dato sue notizie. Attraverso Clint , Tony sapeva che  pareva stare bene, che era prossima alla laurea e che aveva  recuperato quasi completamente l’uso del braccio destro, anche se la cicatrice al polso le era rimasta. Il peccato era che Barton non era bravo a mentire, non chi lo conosceva bene.
Tony sussultò, scollegandosi dal filo dei pensieri con cui si stava impiccandosi e si volse a guardare il frugoletto di otto mesi che, urlando, aveva attirato la sua attenzione. Howard  Philip (
sì, come Coulson, ma nessuno sapeva a chi doveva il piccolo questo nome se all’affetto della mamma per il buon agente o del papà ) Stark, dal suo ovetto fra componenti meccanici e attrezzi da lavoro, mandò un altro gridolino contento e poi tese le manine paffutelle verso il padre per essere preso in braccio.
Capelli castano cioccolato come Tony e occhi azzurri come Pepper, secondo le sue adoranti zie (Jane, Darcy e Sharon) prometteva di diventare una gran bellezza e di soffiare il primato di donnaiolo d’America al padre, con quegli occhioni color cielo e quel nasino a patatina.
Tony si alzò dal suo tavolo e si chinò sul bambino , slacciando le cinghie e sollevandolo dal  seggiolino. Ad otto mesi, era grosso per la sua età, con le guanciotte e le manine piccole e paffute. Tony si ritrovò col naso schiacciato da un palmo piccolo e morbido e ditine curiose in bocca mentre suo figlio mandava gridolini contenti.
Pepper , che li osservava dal suo monitor in ufficio, sorrise.
Se qualcuno avesse visto Tony, quando era solo con suo figlio, probabilmente più nessuno avrebbe più creduto ai suoi atteggiamenti da cinica canaglia. Tony  allontanò il viso dalle manine del piccolo e si buttò a spernacchiargli una guanciotta, facendosi tirare i capelli e levare dalla fronte gli occhiali da saldatura.
Nei suoi ricordi dell’infanzia, Tony si vedeva proprio in quello stesso laboratorio, con la mano di suo padre sulla testa ad accarezzargli amorevolmente i capelli , e voleva che anche Howard, in un futuro, potesse guardare quel posto e pensare che infondo, quel debosciato di suo padre, l’aveva amato davvero.
 

-Signora Stark.-

Pepper spostò gli occhi dal monitor. Ormai tutti a lavoro (e fuori) la chiamavano signora Stark anche se ancora lei e Tony non erano sposati, e doveva ammettere che le piaceva da morire. Quel suo sogno segreto iniziato quasi dieci anni prima quando, entrando per il colloquio, aveva trovato Tony intento ad una forsennata partita con il Game boy sequestrato ad una guardia, aveva trovato il suo coronamento - Sì?- chiese.
-L’Agente Coulson.-
Pepper non fece a tempo a dire una parola, che vide il suo nuovo  assistente sparire oltre la cornice della porta  e  Phill entrare  spostandolo con una spallata degna di un giocatore di rugby.  -Phill,  è qua da due giorni, non ha ancora ricevuto la lista delle persone che possono passare senza annunciarsi.- rise Pepper - Non c’era bisogno di scaraventarlo via.-
Ma la sua ilarità non durò ancora a lungo - Che è successo?-

 

-Primo, di’a Tony che il cellulare, se ce l’ha è per un motivo. Secondo,  Lui è tornato.-

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Era passato un anno.
Trecentosessantacinque giorno.
Però Diane non aveva dimenticato.
Aveva ripreso la sua vita di sempre, fra gli esami, il lavoro, gli amici . A volte tornava a casa e crollava a letto senza mangiare talmente era stanza, talmente si era riempita la vita per non pensare a quello che era successo. A quello che aveva perso, così, ad un soffio dal ritrovarlo davvero.
Quella notte aveva visto sparire Loki, ingoiato dal Servo.
Lo aveva visto dibattersi, come in cerca d’aria, e poi tendere disperato una mano verso di lei e Thor, comparso in un fulmine quasi come mosso da un presentimento. Entrambi avevano visto il terrore nei suoi occhi mentre quella cosa gli filtrava all’interno come veleno che non ti uccide , non subito almeno,  ed aveva letteralmente perso la testa.
 
Aveva pianto.
Tanto come non ricordava di aver mai fatto.
A volte pensava che fossero stati i sentimenti di Sygin a prendere il sopravvento, a farla inveire contro quelle facce tristi che la circondavano, rendendole ancora più disperate. Se l’era presa con Tony, con Clint, con Bruce nonostante avesse gli occhi arrossati, con Steve che teneva la testa bassa. Aveva pianto e urlato che se l’erano fatto scappare come degli allocchi, e che s’era morto, era anche colpa loro.

Era stata cattiva.
Col senno di poi se n’era resa conto.
Ma in quei momenti, con l’orrore di quello che era accaduto addosso.
Non aveva potuto fare altro che urlare per scaricare la frustrazione di aver visto qualcuno cadere per causa sua e non aver potuto fare niente per aiutarlo. Quella mano tesa mentre il Servo si insinuava in Loki da ogni poro delle pelle, dalle narici e dalla bocca, era come una maledizione.

E non era servita a consolarla quel ciondolo che si era trovata al collo la mattina dopo.

-Era di nostra madre. - le aveva spiegato Thor - Ci donò due ciondoli uguali come buon augurio prima della nostra prima battaglia. Il mio l’ho perso secoli fa, lui l’aveva ancora.-

Ogni tanto Diane aveva impressione che quel ninnolo emettesse una fioca lucina azzurra, quando era triste,  quando si svegliava la notte dopo un incubo,  quella pietra sembrava emettere un fioco bagliore protettivo, e non solo.
A volte aveva l’impressione di sentire un cuore umano battere lentamente.
Il brutto era quando aveva l’impressione di vedere proprio lui.
Il lui che si rifiutava di nominare, figuriamoci di pensare.
A volte aveva l’impressione di averlo accanto, nel letto, come la notte che avevano parlato di Sygin.  Quando voltandosi verso di lei, vista la vicinanza , le aveva appoggiato la fronte contro il fianco e così si era addormentato.
oppure aveva l’impressione di averlo alle spalle quando era in fila alla mensa, o in biblioteca, seduto accanto a lei.

 

Diane si sollevò la testa dal libro di Scienza Internazionale e si guardò attorno, stordita. La sveglia sopra al pc portava le quattro del mattino e lei, dopo un momento di shock, si allungò a prendere il cellulare che trillava e vibrava facendo un rumore d’inferno. Volse il capo preoccupata verso la porta, in attesa di sentire urla belluine venire dalla camera della sua coinquilina, ma con la mano sul ricevitore  non udì nient’altro che il debole russare di Connie.

-Pronto?- bisbigliò.

-Diane, sono Tony.-

-Tony hai idea di che ore sono?-

-Il Servo è tornato.-





FINE CAPITOLO
Okay, è una sciocchezza, ma se vi va di leggerla xD ho una missing momento pronta della lite fra Coulson e Clint. E ovviamente, se ne volete altri xD basta chiedere.


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Capitolo 27
*** Capitolo ventisette. ***


Diane, cono i muscoli intorpiditi dalla dormita abbracciata al libro di Scienze internazionali, sfilò dalla tasca interna del giubbotto la chiave magnetica e alla cieca la fece scorrere nella banda a lato della porta scorrevole.  Era stato Tony a fargliela avere, qualche giorno dopo aver lasciato la Stark Tower, recapitandogliela insieme ad una scatola di cioccolatini da 700 dollari e un mazzo di rose blu che avevano fatto urlare all’amante misterioso Connie, la sua coinquilina.
L’atrio della Tower era quasi deserto, illuminato dalla luce fredda del primo sole, c’erano solo un paio di guardie nella zona ascensori, intenti a soffiare sui bicchierini di caffè e le donne delle pulizie con i loro carrelli.
 Diane le guardò sorpresa sorpassarla chiacchierando fra loro, erano le quattro e mezza del mattino,ma come diavolo facevano ad avere una simile verve a quell’ora?
Quando le porte dell’ascensore si chiusero davanti a lei, Diane arricciò immediatamente gli angoli delle labbra in una prima smorfia divertita, che piano divenne un sorriso. La musichetta in sottofondo era Iron Man, dei Black Sabbath, e Diane scosse il capo ridacchiando - Che megalomane.-
Il ciondolo che portava al collo emise un fioco bagliore che illuminò la stoffa della maglietta d’azzurro. Diane abbassò gli occhi per guardarselo sorpresa, ma le porte si aprirono e venne letteralmente assalita da qualcuno che le passò le braccia attorno alle spalle e la premette fra sé e il muro di fondo dell’ascensore.
Diane  cercò di divincolarsi dalla presa da polipo di Tony, incerta se scoppiare a ridere, visto che l’ascensore stava tornando indietro, o prenderlo a sberle.  Optò per la prima opzione, visto che quando le porte si riaprirono, si ritrovò a fissare un Steve Rodger, in tutta la sua gloriosa beltà e pigiama di flanella a quadrettoni rossi.
Afferrò la testa di Tony e lo costrinse a girarsi per  non perdersi la scena, mentre Steve realizzava che decisamente quello non era un abbigliamento consono, e se ne tornava ciabattando verso il suo appartamento.

-ROGIE, VIENI QUI, DEVO FARTI UNA FOTO PER IL MIO DESKOP!-

-Io volevo fargliela per Facebook.- esclamò Diane da dietro il cellulare che aveva sollevato per inquadrare il Capitano di spalle in tutta la sua gloriosa beltà a quadri scozzesi -Troppo cattiva?- chiese chiudendo un occhio e facendo scattare l’otturatore digitale.

-No, potrei seriamente chiederti in moglie.-

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Era strano vedere qualcuno che non fosse Bruce trotterellare da una parte all’altra del laboratorio di Tony. Diane, osservando il ragazzo (apparentemente suo coetaneo) addormentato sul bancone con le braccia a fargli da cuscino, avvertì una tremenda fitta di nostalgia. L’aveva frequentato per poco, ma le mancava Bruce.
Tony, sospirò intercettando lo sguardo di Diane a Peter - Sì, anche io ho l’impressione di cornificarlo a volte.- ridacchiò - Però giuro lo amo ancora .-
Si poggiò una mano sul petto fottutamente serio, prima di schiudere le labbra in un sorriso divertito che innescò una reazione simile sul visetto di Diane - Vieni.- le disse facendole segno di  andargli accanto.
-Ma gli altri?- chiese la ragazza guardandosi attorno.
-Gli altri lo sanno, Rogie era fuori per missione, l’ho chiamato quando mi sono accorto che era rientrato.- o meglio, da vera canaglia, aveva spettato un paio d’ore per farlo addormentare e poi gli aveva fatto squillare a giro tutti i telefoni di casa. Dal cellulare, al fisso al cordless.
Tony si alzò lasciando la sedia a Diane che si sedette dopo uno sguardo perplesso nella sua direzione. Le porte del laboratorio si aprirono con un sibilo e Steve  comparve incorniciato dai battenti delle porte automatiche  spettinato e con una mano sotto la maglietta a grattarsi la pancia -Spero che sia importante Tony.- sbadigliò facendosi lacrimare gli occhi.
Diane lo osservò vagamente intenerita, spettinato e con gli occhi rossi, era decisamente meno imponente e molto più umano. Accolse il suo saluto con un sorriso e si fece di lato per permettergli di affacciarsi allo schermo del pc assieme a lei.
La mano di Tony che le massaggiava la parte alta della schiena non prometteva nulla di buono e durante tutta la barra di download non fece altro che mordersi il labbro inferiore creandosi delle piccole ferite.

 
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Lawrence, Texas.-  Tony introdusse il filmato con due semplici parole mentre Steve si avvicinava allo schermo e  piegando i gomiti e Diane, socchiudeva gli occhi , maledicendosi per aver scordato gli occhiali da riposo sul comodino - Banca di stato.-
La registrazione, in bianco e nero,  mostrava la veduta dall’alto di un ampio atrio con cordini per segnare il passaggio  verso gli sportelli e poltroncine in velluto per l’attesa. Sul fondo, contro le porte a vetro,  campeggiava la siluette  di un uomo molto alto con le mani in tasca che osserva l’interno della banca con aria assorta.
Diane  si concesse solo un sibilo scioccato.
Loki. Non il Servo. Loki.
Era vestito come l’ultima volta che l’aveva visto. Aveva persino la stessa traccia di pizzetto attorno alle labbra premute una contro l’altra e i capelli increspati dall’umidità della sera. Diane lo vide osservare il luogo buio prima di avvicinarsi ancora alla porta e filtrarci all’interno sottoforma di nube nera.
-Che ha preso?- chiese Steve mentre Diane cercava di lottare contro lo shock che le aveva annebbiato la vista e che le faceva ronzare  il sangue nelle orecchie.
-Tutto il denaro che c’era.-
Diane osservò quella nube maledetta vagare per la banca deserta, infilarsi  nel cavò , e tornare indietro carico di denaro che appoggiava per terra. Poi, una volta fatta una bella montagnola , riprendere le sembianze di Loki .
-Qui, però viene il bello.- fece Tony e Diane, ebbe solo il tempo di dire che no, non le piaceva per nulla quella mano stretta attorno alla sua spalla.
Il Servo si guardò attorno, una mano infilata nel giubbotto, e poi accadde qualcosa. Una smorfia di dolore gli passò per il viso, si accartocciò su sé stesso e l’ombra scura si staccò dal corpo di Loki ancora accucciato.
Diane vide il Servo tendersi come in preda ad uno spasmo di dolore, intanto che Loki sollevava gli occhi e guardava dritto in telecamera -Siete in pericolo- riuscì a sussurrare  prima che la voluta d fumo gli ripiombasse in corpo, lo avvolgesse e lo facesse sparire assieme al denaro rubato.
-E’ lui…- Diane era incredula - E’ ancora vivo.-
Tony mantenne la presa sulla sua spalla - Non è detto.-
Diane indicò lo schermo - Ha detto che siamo in pericolo.-
-Potrebbe essere una trappola.- mormorò Steve.
-Più che altro a che gli servono tutti quei soldi?- sospirò Tony.
Diane non riusciva più a pensare coerentemente, era vivo. Era vivo davvero? O era solo una trappola?  Riportò indietro la registrazione, quello sguardo, no non poteva essere un iganno. Era realmente disperato. Era davvero lui.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Da quando Clint aveva svuotato la coscienza e aveva detto a Diane del suo vero lavoro e della sua vera situazione familiare, dormiva decisamente meglio e ovunque gli capitasse, per questa ragione, quando Coulson entrando nel suo ufficio, l’aveva trovato che dormiva saporitamente sul suo divano, aveva sospirato ed aveva fatto marcia indietro, decidendo di finire le sue pratiche nella sala Relax ad un passo  dal distributore di dolciumi. Che non era per nulla male come cosa.
Clint, si volse sotto il cappotto che Phil gli aveva rimboccato addosso prima di andarsene e socchiuse gli occhi sulla magra figura che incombeva su di lui. Per un momento. Barton pensò a Fury, poi  si rese conto che erano azzurri gli occhi che lo guardavano. Balzò a sedere di scatto e Loki sorrise osservandolo.
-Cazzo.-
-Sempre fine agente Barton.-
-Loki?- esclamò Clint sconvolto.
Loki si premette l’indice della mancina contro le labbra.
-Sta accadendo ancora Clint.- mormorò una volta ottenuta l’attenzione dell’Arciere.
-Cosa?- gli chiese questo.
-Dovete trovare Thor, dovete trovarlo. Dovete riunirvi.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Nello stesso momento, a Jakarta ,  Bruce stava osservando scioccato l’uomo che lo osservava dalla porta.  Loki gli sorrise amabilmente, socchiudendo gli occhi azzurri mentre Bruce faceva cadere a terra il raccoglitore a buste con le cartoline che Darcy gli spediva  dritto su un piede.
-Devi tornare Bruce.-
-Loki?-
-Devi tornare, ora più che mai, loro hanno bisogno di te.-


 

FINE CAPITOLO.

 

U.U piccolo consiglio, tenete bene a mente a chi è apparso Loki, vi servirà nel progredire della storia.

 

 

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Capitolo 28
*** Capitolo Ventotto ***


 

 

Bruce fissava attonito l’immagine che tremolava di fronte a lui.
Loki, sorridente, con le mani in tasca e il capo inclinato verso la spalla destra.
Era vestito come l’ultima volta che l’aveva visto,  quella notte prima che il Servo lo ingoiasse e lo portasse via. Non sembrava sofferente, anzi, pareva solo felice di vederlo.
Il professore fece il giro del tavolo e Loki volse il capo verso il rettangolo di vetro sporco che era la finestra della cucina - Devi muoverti Bruce, stanno arrivando.-
Bruce si girò anche lui verso la finestra, in strada c’era uno strano silenzio.
Un silenzio che, a Jakarta, era sconosciuto nel giorno del mercato alle due del pomeriggio.
Il dottore socchiuse le labbra, mentre un  lampo di consapevolezza gli illuminava il viso. Era stato trovato. Si fiondò in camera, da sotto il letto tirò fuori il borsone delle emergenze. Quello con il telefono satellitare, una mazzetta di banconote arrotolata e tenuta ferma da un elastico, e diversi cambi di abiti.
Loki lo fissava in mezzo al corridoio del minuscolo appartamento, radunare le sue cose, e Bruce ebbe l’impressione di vederlo sorridere mentre sfilava una delle cartoline di Darcy, la piegava in due e come portafortuna se la ficcava nella tasca posteriore dei pantaloni. -Quanto tempo ho?- gli chiese, incurante di stare rivolgendosi a quella che aveva tutti i connotati di essere un allucinazione.
-Poco amico mio.-
La porta di ingresso rimbombò sotto il calcio di qualcuno.
Bruce si fermò davanti alla porta della camera da letto con il borsone di traverso sulla schiena e un rivolo di sudore freddo che gli scorreva lungo il viso. Lanciò uno sguardo alla cucina, alla finestra che dava sul vicolo e  senza  mezzi termini, mentre la porta in legno cadeva a terra sollevando una nuvoletta di polvere, si  lanciò di spalla contro il legno marcio delle imposte e  il vetro sottile.
Il soldato lo vide rotolare lungo il tetto e  aggrapparsi alla grondaia con entrambe le mani alla grondaia. Bruce sollevò gli occhi, inquadrando  prima il fucile puntato verso di lui, poi il casco nero del soldato. Si lasciò cadere e il rumore che fece la sua caviglia destra lo costrinse a chiudere gli occhi prima dell’arrivo del dolore.

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Pete?- la voce di Tony, impastata dal sonno, arrivò soffocata all’orecchio di Peter che stava girando su sé stesso alla ricerca del giubbotto, non riusciva a capire per quale ragione, ma più si sforzava di tenere in ordine, più la sua camera sembrava lo scenario dello scoppio di una bomba - METTI SULLA NBC!-
Tony strizzò gli occhi, insonnolito.
Aveva passato la notte a fare la veglia in attesa delle registrazioni da Loweence, si era addormentato alle sette del mattino, di traverso sulle gambe di Diane. Giusto, Diane. Si volse  alla ricerca della ragazza e la trovò  ancora accanto a lui appoggiata sul bracciolo e con le gambe allungate sul tavolinetto da tea davanti al divano. Steve era in stato di coma sulla poltrona, con il capo reclinato all’indietro e la bocca aperta.
Se fosse stato un pelo più sveglio, Tony si rese conto che stava anche russando leggermente.
-METTI SULLA NBC STARK!-
Tony sussultò allontanando il telefono dall’orecchio. Cercò con lo sguardo il telecomando sul tavolinetto, poi sui cuscini dove era sdraiato lui, e alla fine lo trovò incastrato fra lo schienale e la seduta vicino a Diane. Infilò la mano, delicatamente, e lo tirò via facendo attenzione a non svegliare la ragazza. Lo puntò verso lo schermo piatto davanti a lui e attesa che si illuminasse.
Peter si stava infilando le scarpe a saltelli quando lo sentì bestemmiare.

-.-.-.-.-.-.-.-.-


-Darcy?-
Darcy era ferma davanti al televisore, in mano il tramezzino che si era preparata e nell’altra il telecomando. Jane aggrottò la fronte, il volume della tv era troppo basso per sentire da dove si trovava cosa stava dicendo il giornalista, ma dalla sua posizione poteva vedere nello specchietto accanto al volto della donna, un uomo correre per strada inseguito da quelli che sembravano agenti delle forze speciali.
Si alzò, superando  due tavoli da lavoro e si portò accanto alla collega e amica.
Darcy era agghiacciata, gli occhi sgranati e le labbra piene socchiuse  nell’unico ansimo sconvolto che si era lasciata scappare alla vista di Bruce inseguito come un animale. Jane,  le lanciò uno sguardo prima di tornare alla televisione. Automaticamente portò la mano destra alla bocca alla vista dell’uomo oggetto dell’inseguimento. Anche ripreso dall’alto, avrebbe riconosciuto Bruce Banner ovunque.

-Non è possibile.- sussurrò .
-Lo uccideranno. Lo uccideranno e lo faranno passare per un incidente.- sussurrò Darcy lasciando cadere tramezzino e telecomando assieme -Lo so. Me lo sento.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-

-RITIRATE IMMEDIATAMENTE L’ORDINE!-
Nick Fury era fuori di sé, il volto del Generale Ross era come marmo nello schermo e Fury si sentiva ad un passo dal ringhiare. Non poteva permettere che l’ottusità di quell’uomo uccidesse Bruce, ma allo stesso tempo, non aveva idea di come fare per muoversi senza attirarsi addosso tutta l’ira dello stato maggiore.
Quell’uomo, era molto potente,  ed era stato tenuto a bada dal fare una retata alla Star Tower, solo perché nessuno gli avrebbe mai perdonato un atto di forza contro Iron man, né la popolazione, né il Pentagono che avevano avuto in Stark prima il loro primo fornitore di armi, e ora, quello di protezioni e cure per i soldati.
-BRUCE BANNER E’ SOTTO LA PROTEZIONE DELLO SHIELD, OGNI ATTO CONTRO DI LUI …-
la comunicazione si interruppe di colpo, nell’ultimo secondo prima dello spegnimento, Fury aveva visto le labbra dell’uomo arricciarsi in un sorriso malato. Il direttore mollò un pugno al tavolo e si volse verso Hill, che come al solito era accanto a lui.
-Convoca gli Avengers.-
La donna scosse il capo.
-Cosa?- le chiese.
-Sono già partiti.-

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-

Bruce sentiva il dolore alla caviglia crescere ad ogni passo, polmoni bruciare per la manca d’aria e un rombo di vuoto frollargli nel petto. Era la voce dell’Altro, lo sapeva. Era la voce di Hulk che lo implorava di lasciarlo andare , di fargli combattere quest’ennesima battaglia per lui.
Bruce svoltò l’angolo di una stradina polverosa con le case talmente vicine che sembravano che si sostenessero una con l’altra e puntò i piedi con un singhiozzo acuto alla vista dell’alto muro di mattoni che gli sbarrava la strada. Si volse reggendo con entrambe le mani lo spallaccio del borsone che gli attraversava il torace e il fischio del proiettile che lo colpì in pieno lo lasciò per un momento interdetto.
Strano non faceva male.
Abbassò lo sguardo , sulla giacca a vento nera che indossava e vide il foro, vide il sangue scendere a piccoli rivoli  e si sentì svuotato.

Cadde in ginocchio sorpreso .

-Bersaglio colpito!- stava urlando il soldato  nella ricetrasmittente che aveva alla spalla.
Bruce lo vide lanciargli uno sguardo, imbracciare di nuovo il fucile e avvicinarsi. Stava mirando alla testa stavolta. Il dottore sorrise  mentre sentiva il rombo di vuoto dentro di lui, ululare oltraggiato per quello che gli avevano fatto.

-Spero che tu non abbia famiglia.- fu il gorgoglio a metà fra la sua voce e quella di Hulk che gli uscì dalle labbra piegate in un sorriso inquietante e bagnate di sangue -…Perché non la rivedrai più.-  Il colpo, diretto al viso di Bruce partì e Hulk lo risputò come aveva già fatto in passato.


-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Dodici ore per passare da una parte all’altra del globo.

TROPPE.

DECISAMENTE TROPPE.

Diane era praticamente appiccicata alla televisione,  il pollice destro  stretto fra i denti e lo sguardo fisso alle immagini che portavano in differita la fuga di Bruce e poi la comparsa di Hulk folle di rabbia. Volse il capo verso l’ombra che si mosse al limitare del suo campo visivo e sollevò le sopracciglia alla vista di Peter  voltato anche lui verso la tv.
-Non sei andato con gli altri?-
Peter scosse il capo senza guardarla - Alla fine Tony ha deciso di farmi rimanere.-
Diane annuì, e si fece di lato sul divano per fare spazio a Peter che si sedette con un sospiro, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e intrecciando le dita per dare sostegno al mento - Hai fatto a tempo a conoscerlo?- gli chiede Diane accennando alla tv.

-Banner? No. Però Tony gli è mostruosamente affezionato, farà di tutto per salvarlo dalle mani del generale Ross…-

-Lo so, ma se non arrivasse a tempo.-

Le labbra di Peter si piegarono in un sorriso -Non so tu Nina, ma uno così sa cavarsela da solo.-

Diane non fece a tempo a rendersi conto come Peter l’aveva chiamata che la sua vista venne appannata dalla nuvoletta di fiato condensato che le appannò la vista per un momento.  Allargò gli occhi, agghiacciata, prima di realizzare  che di colpo faceva freddo, troppo freddo.

-Oddio.-

 

 
 FINE CAPITOLO.

La missing moment sulla scazzottata fra Phill e Clint arriverà martedì xD che torno a casa  u.u e recupero il pc. Grazie a tutti quelli che hanno letto,recensisto, messa questa mia fra preferite/ricordate/da seguire.

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Capitolo 29
*** Capitolo ventinove. ***


Diane si volse lentamente verso la persona seduta accanto a lei.
Persona, forse avrebbe dovuto dire, essere.
Il Servo le sorrise , sollevando il labbro superiore e snudando una chiostra di denti da squalo che fece strangolare in gola l’urlo spaventato che  la ragazza sentiva piantato a metà gola come un sasso. Cercò di allontanarsi,  di buttarsi giù dal divano, strisciando all’indietro  sui gomiti,  e scalciando ma fu afferrata per un ginocchio e tirata indietro , sdraiata sui con il Servo addosso. Diane sentì una sbuffata fredda arrivarle dritta in visto, assieme ad una mano , che pareva in mezzo di ghiaccio, serrarle la gola .
Mandò un gemito strangolato e fissò lo sguardo negli occhi della Creatura  accucciata su di lei. Rossi, completamente rossi, persino la sclera, con una pupilla felina nel mezzo e un bordo nero a tracciarne l’iride. La pelle era bluastra, coperte da piccole scaglie che sembravano rilucere a seconda di come la luce del televisore la colpiva.
Sembrava fatto di neve azzurra.
-E’ un piacere rivedervi Lady Sygin.-
-Per me no, Paura.-
Diane sentì una lingua gelida e umida lambirle la guancia mentre l’altra mano del Servo le strattonava lo scollo della maglietta. Una. Due. Tre volte. Prima che lo strappo del cotone non facesse fermare il sangue nel corpo di Diane, e catalizzasse l’attenzione del Servo sul suo decolté . Le afferrò  il ciondolo a forma di fiocco di neve con due dita e sorrise - E’ stato davvero furbo.- sibilò abbassando gli occhi e con essa la mano per stringerle attorno  al seno destro della ragazza palpandolo con abbastanza forza da farle male.
-NO.- Diane volse il capo cercando di mollare  una ginocchiata al costato  del Servo, che sorrise amabilmente scendendo lungo il fianco e girando per artigliarle una natica. Diane si sentì sollevare il bacino e premere contro quello del Servo -NO.NO.NO.NO.-
Puntò entrambe le mani alle spalle di Paura, spinse disperatamente, poi a sorpresa se fermò. Afferrò il volto del Servo e lo spinse verso di sé, baciò quelle labbra squamose, succhiando l’inferiore e stringendolo fra i denti. Era stata una follia, ma era stato un ricordo a guidarla…
 Quando, un anno prima, aveva baciato Loki in sala Medica e l’aveva riportato indietro.
La mano che le stringeva il gluteo piano allentò la presa, il labbro contro la lingua di Diane divenne morbido e caldo. Il bacio da cruento, con rivoli di sangue scendevano ai lati della bocca dei Diane, divenne tenero,  tanto che  la ragazza si sentì leccare  e suggere le ferite che i denti del Servo le avevano lasciato. Sollevò le palpebre e allontanandosi un poco si ritrovò a sentire il sospiro sorpreso d Loki diretto sul viso.
-Si può sapere che diavolo ti è venuto in mente? Baciarlo?-
-L’altra volta aveva funzionato.-
Loki la guardò per niente convinto.
-Ti sei ripreso, no? Che hai da guardarmi così?-
-L’hai baciato.- ripetè Loki, sfilando la mano da sotto Diane e appoggiandola assieme all’altra ai lati della testa della ragazza stesa sotto di lui..
Diane arricciò il naso - Sei geloso?-
-Disgustato è il termine più adatto.-
-Mi pare che prima eri parecchio consenziente.-
-Volevo vedere te al posto mio.-
-Guarda che c’ero al posto tuo.-
Loki inclinò la testa verso la spalla sinistra osservandola con un piglio meditabondo. -Effettivamente.- si chinò in avanti, sfiorando il nasino di Diane con il suo, tanto che Diane, convinta che volesse baciarla, sollevò  leggermente la testa. Loki  deviò  poggiando le labbra sul ciondolo poggiato sul petto della ragazza. Diane sussultò all’intimità di quel gesto, ritirandosi imbarazzata contro i cuscini .
-Ti ho affidato la mia vita Diane, tienila da conto.- Diane socchiuse gli occhi,avvicinando le sopracciglia -…Cercherò di tenertelo lontano, fino a quando non saranno riuniti, anche sé sarà difficile. Lui, vive la mia stessa attrazione per te.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Dopo tredici ore di viaggio, ce n’era voluta una in più per via di una turbolenza, Tony aveva la sensazione di dover rimettere anche la colazione del giorno prima. Arricciò il naso da dentro il casco e si volse verso gli altri, aprendo e chiudendo i pugni nervoso. Durante il volo avevano seguito il notiziario, e  le immagini di un Hulk fuori controllo che ribaltava auto e faceva volare agenti, aveva fatto venire a tutti la pelle d’oca. Secondo quanto aveva detto Bruce, da quando aveva trovato il palliativo (come lo chiamava Tony), era molto più semplice da gestire per lui. Riusciva quasi a manovrarlo.
 -Vado a cercarlo.- disse agli altri.
-Meglio se andiamo tutti assieme.-
-Hulk mi conosce, non mi farebbe del male, Cap.-
Gli occhi azzurri di Steve si spostarono dall’uomo in armatura alla voluta di fumo nero che sorgeva fra le case ad un paio di chilometri a linea d’aria rispetto a dove si trovavano loro - Non si può dire.- disse tornando a Tony, attirato dal rumore dei propulsori che si azionavano. Tony si alzò di un due metri e  inclinò la testa di lato. Steve sapeva, anche senza vederlo, che gli stava rivolgendo un ghigno sarcastico. Lo capiva dalla posizione della testa.
-Sì, ho capito. Io volo, tu no, prova a fermarmi.-
-Bravo il mio Rogie.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Hulk sollevò gli occhi verso la macchia rossa che aveva proiettato un ombra su di lui.
Lo fissò, a lungo,  nella mano destra un auto che aveva sollevato per usarla come arma contendente nella sinistra, un palo della luce. Tony si avvicinò, fino a quasi a toccare terra con i piedi - Ehi, bestione, che ne dici di finirla con la ginnastica, eh?- gli chiese  facendo scattare la visiera del casco per farsi guardare in faccia e sentirlo parlare con la sua vera voce. Accennò ad un sorriso che si spense immediatamente.
Il gigante verde ringhiò e Tony vide la macchina volare verso di lui. Ebbe il tempo solo di mandare un esclamazione di sorpresa, prima di ritrovarsi soggetto della furia di Hulk.
Provò a scattare verso l’altro, per evitare di venire afferrato a piene mani, ma il bestione gli agguantò una gamba e lo sbattè con forza per terra tanto da creare una lieve spaccatura nel cemento. Due volte, come aveva fatto un anno prima con Loki.
Il monitor davanti agli occhi di Tony vibrò , lampeggiando, prima di tornare a funzionare -CAZZO CHE DOLORE!- Sollevò la mano destra, facendo scattare il razzo nascosto nel braccio , ma  ebbe un attimo di incertezza a sparare contro Bruce. Un attimo che gli risultò fatale.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Pepper!-
Pepper venne letteralmente assalita da Jane e Diane, una gli strappò dalle braccia il bambino e l’altra la prese per le spalle - Okay, niente panico, ricordati che ha l’armatura.- la donna guardò prima una e poi l’altra. Senza capire, intanto che Howard gorgogliava felice dalle braccia di Jane,  cercando di toglierle gli occhiali dalla fronte.
Superò le due ragazze e si fiondò verso il salotto.
Darcy era immobile davanti alla tv, sedeva rigida come una bambola, gli occhi fissi allo schermo del televisore. Pepper la guardò perplessa, prima di voltarsi lentamente, attirata dalle parole del telecronista -Iron man.Iron man. Iron man.-
Pepper Potts era una donna forte, ma quello che vide rischiò di fermarle il cuore in petto. Portò una mano alla bocca intanto che Darcy, mormorava sconvolta - Il siero, con il siero dovrebbe riconoscerli, perché li attacca?-

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Cap sputò un grumo di sangue e sollevò la testa dal selciato, scrollandola per cercare di vederci qualcosa fra la miriade di lucine bianche che gli lampeggiavano attorno. Era andato per salvare Tony, strangolato dalla stretta ferra di Hulk al collo, ed era stato fatto volare via da una manata violenta. Per l’eroe americano era stato come venire colpito da una trave, il dolore che gli era esploso dentro gli aveva spento il cervello per qualche secondo.
Ritirò le gambe, per cercare di sollevarsi, e puntando le mani ad altezza delle spalle , si sollevò per cercare con lo sguardo Tony e gli altri. -STARK!- chiamò in direzione dell’uomo in armatura sdraiato sotto il piede destro di Hulk. Non si muoveva, non attaccava e Steve sentì un brivido gelido corrergli lungo la spina dorsale a quella vita. Alzò gli occhi, verso Hulk, sorridendo quando lo vide arretrare e portarsi le mani al viso per liberarlo dal giro di ragnatele che gli aveva avvolto la testa.
Sollevò ancora di più gli occhi e intravide Peter finire a ventosa sulla facciata di un palazzo, dopo un giro della morte in aria appeso ad una delle sue ragnatele. Sorrise, ringraziando mentalmente Tony e l’idea che aveva avuto a portarlo e cercò con lo sguardo lo scudo.
Moriva all’idea di dover far del male a Bruce, ma Hulk era fuori di testa, e dovevano fermarlo o sarebbero morti tutti! -CAP A DESTRA.- gli gracchiò una voce nell’orecchio, Clint dal tetto su cui era appollaiato, ci vedeva meglio di lui a quanto pareva. Fece per lanciarsi nella direzione indicatagli da Occhio di Falco, quando la voce di Natasha lo costrinse a voltarsi. Tony gli piombò dritto alla bocca dello stomaco, lanciato da Hulk verso di lui, lo afferrò chiudendogli le braccia attorno al torace e assorbì per entrambi l’urto contro un auto già mezza sfondata.
Crollò a sedere per terra, Iron man sdraiato addosso e il fiato bloccato in gola.
Boccheggiò  nella speranza di sbloccarsi,buttando un secondo sbocco di sangue che bagnò la spalla di Tony. Tony che teneva la testa reclinata in avanti sul petto.
-Stark!- chiamò Steve infilando le mani alla gorgera dell’armatura per far scattare manualmente la visiera del scasco -TONY RISPONDI!-
Steve sentì le dita scivolare.
 -BRUCE, GUARDACI, GUARDACI SIAMO TUOI AMICI.- urlò Natasha -BRUCE, QUELLO E’ TONY, TI PREGO, GUARDARLO E’ TONY.-

 

Tony socchiuse gli occhi e sollevò lo sguardo verso il gigante verde a una decina di metri da loro - Bruce.- sussurrò - Bruce sono io.- farfugliò -Bruce riprendi il sopravvento.-

-Gli hanno fatto male.- fu la risposta di Hulk prima di lanciarsi all’attacco verso Steve e Tony.

 

FINE CAPITOLO.

;o; questo capitolo è stato un parto, fatemi sapere che ne pensate.



 

 

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Capitolo 30
*** Capitolo trenta. ***


 

 

Steve sentiva i polmoni frollare dolorosamente e una fitta  alla gamba sinistra. Sgranò gli occhi e si accorse che il rumore ai polmoni era dovuto da una profonda ferita al torace, e la fitta dal peso di Tony, più armatura, sdraiato su di lui a peso morto.
Durante l’ultimo attacco, Iron man aveva perso il casco e quell’inconfondibile zazzera scura si sollevata per via della brezza che saliva dal mare. Allungò una mano per toccarlo, quell’immobilità non gli piaceva per nulla, riuscì a sfiorargli una tempia con le punta delle dita prima che questo si voltasse a guardarlo.
Aveva un labbro spaccato, probabilmente per via della facciata che aveva dato rimbalzando letteralmente dentro alla sua armatura, e  il lato sinistro del naso gonfio. Steve rimase con la mano tesa verso di lui e Tony ebbe il tempo di lanciargli un sorriso accattivante, prima di venire afferrato con forza da Hulk e sollevato.
Il grido che seguì quella presa fu lacerante.
Le frecce che gli piovevano addosso, i colpi di pistola, rimbalzavano sulla pelle coriacea del gigante, Peter era stato messo k.o con una sbracciata e ora si trovava a qualche metro di distanza da Steve, intento a tastarsi il petto come in cerca di qualcosa di rotto, respirando affannosamente, tanto da fare vibrare la stoffa della maschera in corrispondenza della bocca.
Cap non ebbe tempo per dolersi per lui, che un nuovo grido di Tony lo fece fremere.
Rotolò, di pancia, ignorando il sangue che subito andò a bagnargli le mani e cercò di rimettersi in piedi. C’era qualcosa, che forse, poteva ferire Hulk. Il suo scudo.
-BRUCE.- urlava Tony intanto -BRUCE, PER FAVORE.- tossì bava  rosata e troppo densa  - SEI… SIAMO AMICI. SEI IL PADRINO DI MIO FIGLIO.- Tony sentiva l’armatura scricchiolare e alcuni componenti premere pericolosamente contro di lui e l’aria mancare sempre più -SEI PIU’ FORTE DI HULK, RIPRENDI IL CONTROLLO!-

 -Non farmelo fare, Bruce riprenditi.- bisbigliò Steve, lo scudo puntato contro il fianco destro, pronto a venire lanciato come un disco di atletica. La testa scura di Tony ebbe un sussulto , disperato, a seguito di uno tremendo scrocchiare di metallo, innescando le urla congiunte di Peter,  Natasha e Clint.

 -Mi dispiace.- sussurrò l’eroe americano, puntando al collo.

.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.

Puzzava terribilmente.

Non che Thor non avesse visto bettole peggiori durante la sua vita, ma quel luogo emanava un fetore misto fra vomito ed urina che gli irritava terribilmente le narici.  Era rimasto incollato al bancone durante tutta la diretta da Jakarta, friggendo per l’ansia e per il dispiacere di non potersi unire agli altri.Non aveva la minima idea di dove fosse quel posto. Con le sue scarse conoscenza geografiche di Midgard, per quello che ne sapeva, poteva riapparire in mare aperto e affogare.
Girò il boccale di birra fra le mani, e si volse verso l’uomo che, troppo sbronzo per ricordare come si siede, gli era finito contro un fianco. Un piccoletto ubriaco perso, che sollevò gli occhi verso di  lui, fischiando a constatare la sua stazza. -Certo che sei grosso amico.-
-Grazie.- rispose Thor ritornando a prestare attenzione al televisore a  a lato del barrista.  Il piccoletto, però gli rimase accanto, squadrandolo da capo a piedi. Poi gli afferrò la mano destra al polso e glie la sollevò a forza - ABBIAMO UN NUOVO SFIDANTE!-
Thor sollevò un sopracciglio perplesso, lo sguardo ora al piccoletto, ora ai quattro uomini al centro del locale. Entrando Thor aveva notato quel boxe recintato , una pedana recintata, ma non c’aveva prestato troppa attenzione, catalogandola come una delle ennesime stranezze dei midagardiani, ora invece.
Uno dei tre uomini , lo fissò sorridendo.
Poteva avere una quarantina d’anni, occhi e capelli scuri, aveva un sigaro fra le labbra e pareva essere lui il suo sfidante. Benchè ben piazziato fisicamente, Thor era ad occhio e croce il doppio di lui per altezza e peso. Ma non pareva spaventato.
-Te la senti di batterti con me amico?-

-Batterci?- chiese Thor.
-Certo.- fece l’uomo schiacciando contro il tacco dell’anfibio il sigaro e infilandolo in tasca.

.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.

Tony, era convinto, che con quell’ultima strizzata, Hulk l’avesse ucciso e invece… Osservò confuso il cielo sopra di lui, chiedendosi che diavolo era successo. Battè le palpebre, strizzandole, per poi voltarsi verso il respiro pesante che sentiva praticamente nelle orecchie.
Hulk, lo stava tenendo fra le braccia come un bambino.
Non ebbe il tempo di realizzare che si sentì premere il torace da un enorme indice e immediatamente qualcosa sgorgò, qualcosa premette  e lui gridò come un indemoniato battendo la nuca all’indietro verso l’enorme avambraccio verde che gli sosteneva spalle e torace
-CAZZO, AMICO VACCI PIANO.- ansimò intanto che realizzava di essere sul tetto di palazzo.
A quanto pareva, il bestione, se l’era portato via, a mo’ di King kong.
-Che ne dici di far tornare Bruce, eh?- chiese a Hulk, ammiccando amichevole nella sua direzione - Ho bisogno di cure, ci sei andato pesante…- pesante era dire poco,  temeva di essersi cagato via la milza durante quella spremuta fuori programma -…E gli altri dove sono?-

-Gli hanno fatto del male.-
Tony drizzò le orecchie, non era la prima volta che Hulk lo diceva -A chi?- gli chiese .
-A lui. - mormorò il gigante.
-A lui?- fece eco Tony, intanto che qualcosa atterrava morbidamente sul cornicione del palazzo. Peter, ancora ansimante per la botta presa in pieno petto, con una mano premuta sul centro del torace. Si fermò, sorpreso dal trovare Hulk tanto ammansito e non ci fo bisogno che Tony facesse gesti perché rimanesse a distanza -Hanno fatto del male a Bruce?- chiese .
Non ci fu bisogno di risposta, mentre la porta alla destra di Tony si spalancava e Steve e Natasha entravano di corsa, col rischio di inciampare una sull’altra , il corpo di Hulk iniziò a fremere. Tony si sentì stringere ancora, ma non forte, sembrava più una presa disperata.
Scosse infatti il capo verso Cap, pronto a tirarlo via e attese che Bruce riemergesse
-Ehi dude.- lo salutò .
Bruce, l’aspetto in comune con Hulk, lo guardò confuso.
Tony  ora era sdraiato sulle sue gambe e lui lo stava stringendo con entrambe le braccia -Stiamo riproponendo Giulietta e Romeo?- gli chiese debolmente.
-Baciami stupidone.- ridacchiò Tony arrotondando le labbra.
Bruce emise un sibilo divertito e fu in quel momento che Tony vide, fra uno spasmo e l’altro,  il foro di proiettile sul petto del dottore. Sollevò il capo stupefatto, intanto che Bruce crollava in avanti con la testa sul petto di Tony.

 

-AIUTATELO SVELTI!-


.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.

Thor emise un sibilo sorpreso.
Fra le grida della folla che circondava il boxe in cui era andato ad infilarsi abbassando la testa, vide la ferita al viso che aveva procurato al suo avversario, rimarginarsi a vista d’occhio.
-Che cosa siete voi?-
L’uomo sorrise -Mi hai fatto male, sai?- disse prendendosi il mento fra due dita e aprendo e chiudendo la bocca . Solo fino a qualche secondo prima, Thor aveva sentito la sua mascella sbriciolarsi sotto le nocche e il sangue colpirgli il viso
-Ti ho fatto una domanda.- insistette.
L’uomo lo guardo pacifico - Puoi chiamarmi Wolwerine.-

.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.

Bruce aprì gli occhi infastidito dal rombo che sentiva nelle orecchie e volse la testa sul cuscino nella speranza di capire dove fosse. L’ultima cosa che ricordava era  quel soldato nel vicolo… Lui gli aveva… Gli aveva sparato!
E  poi, poi, poi l’Altro aveva preso il sopravvento.
Sollevò  la testa dal guanciale, ma subito venne spinto indietro da una mano sulla spalla.  Steve era seduto accanto al suo lettino bloccato e gli sorrise. Aveva un colorito sbiadito e gli occhi cerchiati di nero . Bruce abbassò gli occhi , aveva il torace avvolto da diversi giri di garza -Hai un polmone collassato.- gli disse dolcemente -Cerca di stare tranquillo.-
Bruce socchiuse le labbra, poi si guardò ancora attorno.
Erano in aereo, lui era su un lettino. Uno di quelli che si ribaltavano  dalle pareti.
E …Tony?
Ce l’aveva fra le braccia e poi che era successo?
Cercò di alzare di nuovo la testa e vide l’amico sdraiato su tre poltroncine, con la testa sulle gambe di Natasha che gli pettinava indietro i capelli e gli teneva l’altra mano attorno alle spalle. Anche lui, come Steve, aveva il torace fasciato , e inoltre  aveva anche diverse lesioni al viso e la mano destra steccata.
-… Che gli ho fatto.- riuscì a sibilare.
-Nulla, tu nulla.-
I monitor a cui Bruce era collegato, fischiarono. Steve li guardò preoccupato, intanto che Peter si alzava dal suo posto e andava a controllare. Bruce si sentì sfiorare la fronte da una carezza gentile intanto che veniva costretto di nuovo a stendersi -Dottor Banner la prego, stia calmo:-
-L’ho ammazzato.-
-No.-
-L’ho ammazzato,cazzo.-
Peter scosse il capo - No, non l’hai ammazzato.- lanciò uno sguardo a Natasha che scosse dolcemente Tony  per fargli aprire gli occhi. L’uomo  sollevò a fatica le palpebre e poi volse il capo verso il lettino occupato da Bruce . Lo guardò per un momento, prima di sollevare due dita della mano sinistra e portarsela alla tempia a mo’ di saluto prima di lasciarla cadere con un sospiro.

.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.

 

 -Tu non sei un normale.- esclamò Thor e Wolwerine ingoiò una risata.
L’incontro era finito con un nulla di fatto, nessuno dei due era riuscito a fare abbastanza male all’altro e le scommesse erano andate al banco, ovvero il piccoletto che era finito addosso a Thor. Il dio aveva inseguito il suo avversario fuori dal locale, fino al suo furgoncino e ora lo guardava svuotare il posacenere  - E chi lo è di questi tempi Thor?- gli rispose questo chiudendosi nelle spalle.
-Come mi hai chiamato?- chiese il dio  piegandosi leggermente in avanti e incordando i muscoli pronto all’attacco. La sua attenzione venne però attirata dalla porta del locale  alle spalle di Wolwerine, la vide gonfiarsi e poi sputare fuori con un “pop!” uno degli avventori .
-Ciao Logan.-
Wolwerine alzò una mano senza voltarsi.
-Andiamo amico, il Professore ti aspetta.-
-Il Professore?- chiese Thor.
-Sì, ha captato qualche giorno fa il messaggio telepatico di qualcuno, una richiesta di aiuto più che altro.- Thor lo fissava confuso - Conosci qualcuno che si chiama Loki?-

 

FINE CAPITOLO.

 

Alla fine l’ho fatto. L’ho fatto davvero. Spero che il crossover sia di vostro gradimento. xD
UN GRAZIE ENORME A CHI HA LETTO, COMMENTATO, QUESTA MIA.  Alla prossima.

Ino chan.

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Capitolo 31
*** Capitolo tentuno. ***


 

CAPITOLO TRENTUNO.

 

 

 

Aspettare notizie era peggio che andare in battaglia.
Natasha non si era mai trovata nelle condizioni di temere per la vita di qualcuno, fino alla creazione degli Avengers, l’unica vita che le era sempre premuta era quella di Clint, al massimo Coulson, ora aveva ben due amici sotto i ferri e lei non sapeva come fare per raccogliere i pezzi della maschera di indifferenza che con gli anni era andata creando e rimetterli assieme. 
Appena l’aereo era atterrato e Pepper era corsa verso di loro ,  Tony aveva aperto gli occhi e sollevato lo sguardo verso di lei. Le aveva sorriso da dietro la mascherina , come per rassicurarlo, poi era stato attraversato da uno spasmo profondo che l’aveva portato a tossire sangue  e tutti i macchinari avevano preso a fischiare assieme. Quello del battito cardiaco, quello per la respirazione, era stata una cacofonia di grida metalliche che aveva fatto alzare la testa di scatto a Bruce. Era stato un attimo, quel movimento repentino per vedere cosa stava accadendo all’amico, era stato troppo per il dottore, Natasha, mentre veniva scansata dai paramedici e si ritrovava Pepper fra le braccia, irrigidita per lo shock, l’aveva visto crollare all’indietro con una mano in direzione del foro di proiettile.
Anche i macchinari, legati a lui, avevano preso a fischiare e sotto lo sguardo attonito di Darcy era passato con un paramedico a cavalcioni che premeva sul suo torace a intervalli regolari.
-Bruce?- aveva bisbigliato, osservando la scia di sangue lungo il pavimento, prima di voltarsi e buttare alla cieca le braccia attorno al collo di Jane.
Erano arrivati in ospedale dieci minuti dopo le ambulanze, Cap,  aveva scansato ogni medico che gli si era avvicinato, preoccupato dal suo pallore, così anche Peter, e si erano piazzati davanti alle porte chiuse della sala  operatoria dove gli avevano detto era stato portato Tony. Lei , Clint, Darcy e Jane, erano andati invece davanti a quella in cui si trovava Bruce. Allungando il collo poteva vedere Cap seduto con i gomiti poggiati sulle ginocchia, e le mani davanti al viso, come in preghiera e Peter, passeggiare nervosamente come lei, anche sé ogni tanto gli mancava il fiato e doveva fermarsi e appoggiarsi al muro. Pepper era seduta accanto a Steve, immobile, lo sguardo fisso e le mani riunite in grembo. Sembrava non capire, non vedere, non aveva nemmeno la forza di piangere.
Steve sollevò la testa e le passò un braccio attorno alle spalle per tirarsela vicino, quella, era la prima volta che Natasha vedeva Steve lanciarsi in un atteggiamento affettuoso verso qualcuno.
Natasha sospirò, voltandosi verso il divano occupato dai compagni. Clint era sdraiato su tre poltroncine, il braccio destro a far da cuscino alla testa e le gambe rannicchiate. Jane era seduta accanto a lui, con  il capo reclinato all’indietro contro il muro e il braccio destro attorno alle spalle di Darcy che teneva gli occhi chiusi.
Natasha li osservò , prima di avvicinarsi. Si chinò in avanti, verso Clint, mentre nella testa sentiva le parole del nonno ripeterle che non avere legami era l’unica strada per chi, come loro, aveva scelto una vita fatta di ombre e assassinii e gli poggiò un bacio fra i capelli prima di fare il giro e trovare il modo di infilarsi anche lei fra quel groviglio di corpi. Si accuccio per metà sulle gambe di Jane che aprì gli occhi, le rivolse un sorriso , prima di tornare a chiudere gli occhi e  si chinò per appoggiare la testa sul fianco di Clint, cingendogli la vita con un braccio.
Braccio che si sentì palpare da una mano calda, che cercò di tirarla più verso di sé, che verso Jane, prima di rimanere là, poco sopra al gomito, come muto conforto.

 

-Clint.- chiamò dopo un momento.
-Nnh?- fu la risposta dell’Arciere
-Io, credo di averti sempre amato.-
Clint alzò la testa di scatto dal braccio e portò gli occhi verso Natasha acciambellata per metà su di lui. La fissò sbalordito, prima di raddolcirsi e tornare steso - Anche io Nat.-
No, altro tipo di dichiarazioni fra rose e violini, non sarebbe di certo stata da loro.



-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

 

Sharon non sapeva dire con precisione quanti semafori aveva bruciato per arrivare in ospedale, ma era ragionevolmente convinta che,  una volta rintracciata, la polizia stradale avrebbe usata la patente come carta igenica. Aveva sentito del ricovero di Tony, e di un altro membro del gruppo da’ un agente davanti alla macchinetta del caffè, e semplicemente aveva smesso di pensare, e saltare in macchina era stata l’unica cosa che era riuscita a mettere assieme  oltre che un balbettio confuso fatto di parole accozzate assieme.
-Steve?-

Cap alzò la testa verso la donna che respirava ad ampie boccate di fronte a lui, e stirò le labbra in un sorriso incoraggiante -Li stanno operando …- guardò la porta - Si tratta di Tony e Bruce.- la vide portarsi una mano alla bocca e voltarsi verso le porte dietro di lei.
-Tu stai bene?- gli chiese  tornando a guardarlo.
Steve sollevò la maglietta con una mano, con l’altro braccio teneva a sé Pepper che pareva essersi appisolata, anche sé era più probabile che avesse perso i sensi per la tensione. Aveva un ampia fasciatura nella parte alta del torace.  Sharon si chinò, per inginocchiarsi fra i suoi piedi e tenendo sollevata la maglietta con una mano, gli tastò la zona con le dita.
Le bende macchiate di sangue non erano mai un buon segno.
-Fai fatica a respirare?-
Steve scosse il capo.
-Hai tossito sangue?-
Di nuovo no.
-Quindi i polmoni non sono compromessi.-
Cap sollevò gli occhi al soffitto  con un sospiro di sollievo, visto che non era crollato come Steve e Bruce,se l’era detto da solo, ma sentirselo confermare da un medico era incoraggiante. -Controlla Peter per favore, anche lui è stato colpito.- Sharon si volse verso il ragazzo appoggiato alla parete con una mano sul petto e gli occhi chiusi. Era pallido come la morte anche lui, e sembrava tirare fiato a fatica.
-Pete?- chiamò
-Costole rotte.- fu la risposta del ragazzo - Tre credo, me le sono contate.-
-Mary Jane?- continuò Sharon - L’hai chiamata?- guardò Peter annuire e tirò un sospiro di sollievo. Aveva visto poco quella ragazzina, ma si era accorta che era un bel peperino. Sicuramente l’avrebbe preso a sberle se, appena messo piede giù dall’aereo, non l’avesse informata che aveva riportato le chiappe a casa sane e salve.
Si sentì premere la mano che teneva sul petto di Steve e tornò a voltarsi verso il Capitano - Hai male?- gli chiese tenera e quello scosse il capo. Lo osservò  per un momento e sollevò l’altra mano per accarezzargli il viso -Non ti preoccupare, se la caveranno, soprattutto Stark. Uno così innamorato di sé stesso, davvero pensi che ci stia a morire così?-

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

 

Thor sedeva irrigidito di fronte alla televisione.
Vedeva. Ascoltava. Ma non capiva cosa quel medico stesse dicendo.
Accanto a lui, Logan ,  fischiò colpito a sentire il bollettino medico di Tony e Bruce emesso dal Primario di Chirurgia e volse lo sguardo verso Thor e la crepa  nell’enorme tavolino che aveva fatto afferrandolo e stringendo forte - Ehi, amico calmati. Sono curati nel più grande  ospedale dello stato.-
-Non …Non…- Thor balbettò - Non ero con loro.-
Sentiva il senso di colpa ronzargli nelle orecchie , poi si rese conto che oltre al rumore del sangue che saliva di pressione, era  un rumore metallico che sentiva. Si volse verso il fondo della stanza e si alzò alla vista dell’uomo in sedia a rotelle che lo osserva incorniciato dai battenti della porta. Thor aveva messo piede nella Scuola un paio d’ore, e Logan – alla fine si era presentato con il suo vero nome-, prima di piazzargli in mano un bicchiere di caffè in una mano e un panino nell’altro gli aveva spiegato per sommi capi chi erano e cosa facevano.

-Mutanti?- aveva fatto eco. E lui che pensava di aver raccontato la storia più strana in quanto semidio impiegato in un azienda paragovernativa.

-Il buon Coulson non ti ha spiegato?-

-Conosce Phill Coulson?-

-Chi non conosce la mano destra di Nick Fury?- aveva riso Wolwerine  - E’ stato qui più di una volta, voleva che entrassi nei Vendicatori…-

Thor si alzò, così come Logan, il Professore osservava ancora Thor, le labbra arricciate in un sorriso gentile - Vieni…- disse voltando la sedia - Abbiamo molto di cui discutere.- Thor guardò di nuovo verso il televisore , il  Professore tornò a guardarlo - Manderemo subito due sacche di sangue.-

-Sacche di sangue?-
Logan si alzò , e prese ha rimboccarsi la manica destra del maglione, aggirando il tavolo per  andare verso la porta  - Ho capito, ho capito, mi tocca svenarmi.-

 

FINE CAPITOLO:

 

DISCLAMERS:
La scena di Natasha che si acciambella fra Jane e Clint è tratta da questa dolcissima vignetta: http://24.media.tumblr.com/tumblr_mbe1yk7jCP1r1ev9bo2_500.jpg quindi NON mi appartiene.

Logan che usa il suo sangue per curare è ispirata al telefilm HEROES, quindi NON mi appartiene.

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Capitolo 32
*** Capitolo trentadue. ***


 

Thor battè confuso un piede sulla passerella di metallo di Cerebro che aveva appena percorso e lanciò uno sguardo all’uomo, di fronte a sé, intento a staccare  una sorta di casco dal suo strano appoggio. Il Professore, sorrise in punta di labbra, e senza voltarsi iniziò a spiegare - Giorni fa, tutti i telepati della mia scuola si sono svegliati urlando. Interrogati dai docenti hanno detto di aver visto un uomo giovane, legato  ad un muro,che veniva brutalmente seviziato da quello che pareva essere il suo gemello.-
Loki e Paura. Lo stomaco di Thor si contrasse in uno spasmo doloroso.
- Quest’uomo, a detta dei ragazzi,  gridava di essere stato ingannato. Che era stato spinto al baratro di forza, non dagli eventi.-
Altro crampo, Diane aveva detto a tutti che era stato Paura a uccidere Sygin, e che era stata la morte di quest’ultima a scatenare il desiderio di vendetta di Loki. Quindi, ora Loki sapeva di essere stato ingannato, che  il desiderio di lasciar morire la sua famiglia era stato indotto nei medici da Paura.
-Il giorno dopo, fui io a fare quel sogno.- proseguì il Professore - L’uomo era da solo,  ferito, accucciato contro il muro della sua prigione. Ma riuscì a vedermi . Alzò la testa e guardò verso di me. Mi disse di chiamarsi Loki, di essere il dio delle malefatte, e che aveva bisogno del mio aiuto.-
-E lei gli ha creduto?- chiede Thor.
Il Professore sorrise  portando il viso sopra la spalla destra - Io posso mettermi in contatto con chiunque, ma non è altrettanto semplice farlo con me, anche se sto dormendo.- sospirò voltandosi - Non dopo l’ultimo brutto tiro di Stryker.-
-Chi?- chiese Thor.
-Lascia perdere.- mormorò gentilmente Xavier - Dicevamo. Loki mi ha spiegato, per sommi capi, i piani dell’entità che lo possiede, Paura. Per prima cosa vuole impossessarsi della cosa che tiene ancora in vita la mente di Loki.-
Thor aggrottò la fronte , prima di realizzare -IL CIONDOLO.-
-Esattamente, prima di darsi a Paura, Loki ha versato parte della sua coscienza nel ciondolo che ha dato a…- il Professore chinò il capo verso destra - …Diane, l’ha chiamata così.-
-Mio fratello è un genio.-
-In questo ultimo anno, Paura ha cercato di capire come mai non riusciva a manovrare completamente il corpo in cui si era insediato. Perché i Poteri erano a metà, perché i suoi pensieri oltre ad un muro non potevano arrivare. Se n’è accorto qualche settimana fa, spiando Diane, ha sentito Loki agitarsi.-
-Maledizione.-
-E ha capito che era ancora vivo.-
-Quindi al momento c’è guerra aperta fra i due.-
-Esattamente.- Xavier sollevò il casco e la luce all’interno di Cerbero vibrò abbassandosi -E adesso , Thor, cerca di non muoverti. Devo capire chi è a New York dei nostri, e che può già essere d’aiuto ai Vendicatori.-

 

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Tony sospirò, amaramente, alla vista della persona che lo attendeva alla fine del tunnel buio in cui si era trascinato, stordito e sanguinante. Era una donna, minuta, con un viso ovale e gli occhi azzurri.
Maria Stark sorrise alla volta del figlio che allungò timidamente una mano verso di lei.
Dio, era proprio come Tony la ricordava.
Come l’aveva vista l’ultima volta, prima che quell’aereo se la portasse via.
La camicetta leggera , il tailleur color rosa antico, e i capelli acconciati in una croccia ordinata e occhiali da vista poggiati sul naso.
Tony avanzò ancora di un passo, preso dal folle desiderio di buttarsi fra le sue braccia, di stringerla e baciarla. Raccontarle quanto gli era mancata in quegli anni e godere del suo profumo.
Odorava di cipria sua madre. Di cipria e Chanel n°5.
Ma Maria alzò una mano e scosse il capo.
-Rimani dove sei amore mio.-
-Mamma?-
-Non è tempo ancora.-
Tony abbassò la mano, sapeva cosa voleva dire -Sono stanco.- disse a testa bassa - Sono tanto stanco.-
Maria annuì , dolcemente, come solo le mamme sanno fare -Lo so.-
-Non posso restare con te?- Si sentiva di nuovo bambino, bambino attaccato alla gonna di quella donna bella e triste al traino di un marito troppo potente per dedicarle più di cinque minuti al giorno del suo tempo.
-Non ancora. Non adesso. Ti aspettano, non senti?-
Tony aggrottò la fronte e si guardò attorno.
Non c’era nulla oltre sua madre, e quel corridoio nero che aveva percorso a fatica. Si volse a guardare verso il buio, ignorando per un momento la fioca luce dietro di lui e quella figuretta opaca che tremolava come la fiamma di una candela.
Una fitta al petto lo fece sussultare.

-CARICA A 200. LIBERA.- urlò una voce.
-SIGNOR STARK, TONY NON CI ABBANDONI.- gridò qualcun altro.

Tony strinse la mano sul petto, abbassò gli occhi e aprì i lembi della camicia. Niente reattore , solo carne -Sto morendo?- mormorò alla volta della madre, che agitò dolcemente la mano destra per salutarlo.
-Mamma.-
-Torna indietro caro.-

Un’altra fitta al petto, Tony sussultò per riflesso stringendosi le braccia attorno al corpo e chinandosi in avanti indolenzito.
-Mamma.- ripeté disperato.
-Avremo tanto voluto rimanere con te. Avremo voluto davvero.- sussurrò Maria , il viso dolce percorso da una pena incredibile. Tony allungò la mano per toccarla, ma strinse solo aria -Ti amiamo sempre e per sempre Anthony. Ricordalo.- Tony ebbe l’impressione di vedere qualcun altro oltre le spalle di Maria, qualcuno in completo grigio e le mani in tasca. Qualcuno che gli somigliava tremendamente. Qualcuno di cui suo figlio aveva ereditato molte espressioni facciali secondo Steve.

-Mamma.-
-Non hai ancora terminato il tuo lavoro. Non hai ancora concluso la tua opera.- era una voce maschile a parlare. Una voce lontana, e leggermente nasale.

-Papà!-

Fuori dalla sala operatoria, Pepper seguiva con il cuore in gola, le grida dei medici che filtravano fino in corridoio. Le sale di emergenza avevano l’ingresso diretto, quindi chi era in attesa poteva ascoltare cosa stava accadendo dentro.
Il fischio dei macchinari, la richiesta di defibrillatori, le esortazioni dei medici a Tony di non cedere, Pepper non perse una parola mentre gli occhi le si riempivano di lacrime e il mondo smetteva di esistere.

Poi, quell’esclamazione liberatoria a parte di un infermiera, quel -E’ DI NUOVO CON NOI.- mentre i macchinari smettevano di fischiare. Fu l’ultima cosa che Pepper riuscì ad udire prima che le sue ginocchia impattassero malamente contro il pavimento.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Andare o non andare?
Diane fissava incerta lo schermo del cellulare chiedendosi  se  era il caso o meno di portare le chiappe all’ospedale da Tony e gli altri.  Aveva ricevuto un sms da Peter che le informava delle condizioni dei due feriti più gravi e sommariamente degli altri.  Non le aveva chiesto di raggiungerli, quindi, perché si era messa in strada?
Il tamburellare del tacco della scarpa contro l’asfalto si fermò di colpo e Diane si ritrovò a fissare  la nuvoletta di fiato condensato che le abbracciò la visuale per un momento. Alle tre di notte era normale che facesse freddo, ma così tanto?
Si guardò attorno, in attesa dell’arrivo di chi, di solito, usava il freddo per annunciarsi. Il cellulare appoggiato contro il petto e gli occhi che scattavano febbrilmente da una parte all’altra. Era stata una scema, invece di aspettare fuori il taxi, perché non era rimasta in casa?
-…-  Aprì le labbra, le richiuse, il sudore freddo che le si ghiacciava addosso, fino a quando, alla sua destra non vide l’ombra di un cassonetto staccarsi dal muro e prendere forma umanoide. Ingoiò un urlo spaventato mentre  capiva di essere fottuta.
-Lady Sygin.- cantilenò Paura, ora con le sembianze di Loki - Sono venuto per il ciondolo.-

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-Cosa? E’ in città?-
Clint alzò la testa verso Phill .
Era appoggiato al muro, accanto alle porte  antipanico che davano verso l’esterno dell’ospedale. Barton socchiuse gli occhi, sbagliava o Coulson stava sorridendo? Quando l’uomo infilò il cellulare in tasca , aggrottò la fronte verso di lui, chiedendogli con l’espressione una spiegazione per la sua uscita. Phill andò a sedersi accanto a lui, scavalcando le gambe allungate di Jane  spostando la borsa di Darcy che si mise sulle ginocchia -
Johnny Blaze-

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Diane non aveva idea di qualche definizione usare per descrivere quanto fosse di merda la sua situazione. Senza contare che con l’ombrello da borsetta impugnato a mo’ di katana, si sentiva un tantino deficiente.
Paura la osservò vagamente divertito, gli occhi rossi fissi allo scollo del maglione - Lady Sygin.-
-Sta-STAVOLTA NON TI AVVICINI, STA SICURO.-
-E vorreste impedirmelo con quello?- Paura accennò con il mento  all’ombrello fra le mani di Diane e la ragazza sentì le guancie scottare per l’imbarazzo.

-Se potessi tirarmi fuori una katana dal culo lo farei, stanne certo!- strillò  Diane battendo un piede a terra.
-Voglio il ciondolo vostra grazia.-
Diane si guardò attorno, alle tre di notte, chi cazzo ci poteva essere? Nessuno ovviamente.
- NO.- disse comunque.
-Non era una domanda.-
Diane si tirò indietro,  digrignando i denti quando il rombo di una motocicletta in lontananza  la fece voltare speranzosa. Una moto si era fermata a qualche metro da loro, e chi la cavalcava era appena sceso e osservava Paura con aria per nulla amichevole.
Il problema era l’aspetto del centauro.
Diane si rese conto di stare gridando quando vide quelle orbite vuote avvolte dalle fiamme puntare verso di lei. Cadde a sedere, terrorizzata mentre il Ghost Rider pronunciava la sua sentenza -Innocente.- e poi le faceva segno di darsela a gambe.

 

 

 

 

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Capitolo 33
*** Capitolo trentatre ***


Diane si sentiva pronta per la camicia di forza.
Più di una volta, parlando, Clint le aveva detto di aver visto ed accettato cose che il cervello di una persona comune si sarebbe categoricamente rifiutato di considerare vere. Di aver abbracciato l’impossibile per non perdere la testa completamente.
Ora, finalmente, capiva a pieno a cosa si stava riferendo.
Il Centauro si fermò a qualche passo da Paura, il capo avvolto dalle fiamme, leggermente sollevato per puntare le orbite vuote e buie verso il viso  della Creatura che lo scruava attentamente -Tu…- lo sentì dire Diane mentre sollevava l’indice ossuto -… Colpevole.-
Il volto di Paura fu attraversato da una smorfia, a quanto pareva anche lui, come Diane , non aveva mai sentito parlare del Gosth Rider.  Il Centauro percorse la distanza che lo separava dalla Creatura con flemma,  ignorando Diane che era rimasta inchiodata dov’era , affascinata e terrificata allo stesso tempo da quello che stava vedendo.
L’ultimo passo il Centauro lo compì con uno scatto, afferrando Paura  per il mento e costringendolo, con una torsione del braccio ad inginocchiarsi - La tua anima è macchiata dal sangue di innocenti, senti il loro dolore.-
In quel momento, Paura cercò di ribellarsi. Afferrò  il Centauro per la manica del giubbetto di pelle che indossava e strattonò intanto che un sottile strato di ghiaccio compariva sotto i piedi di entrambi. Diane, ebbe l’istinto di tirarsi indietro, appena in tempo, visto che  una spessa catena di metallo le sfilò ad un soffio dal naso.
Fosse rimasta dov’era,  sarebbe stata sicuramente colpita.
- Non…-
pigolò -…Non fargli del male.-
Il teschio si mosse, le orbite la puntarono -Innocente.- si sentì ripetere.
-C’è Loki lì dentro.-
indicò il corpo che il Centauro costringeva in ginocchio.
Il Centauro la fissò e Diane avvertì una sorta di calore opprimente all’altezza del petto. Si portò una mano al torace, e vide  attraverso la stoffa del maglione, il ciondolo brillare di una luce fioca -Innocente.- ripeté il Ghost Rider, strattonando il viso di Paura e costringendogli a dare una testata sul selciato.

 

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-Smettila di girarmi a largo, non sono mica una fottuta bomba a miccia corta.-
-No ti tramuti solo in uno scheletro fiammeggiante.-
-Lo so, non è una figata?-

Diane sgranò gli occhi alla vista del sorriso da mille kilowatt di Johnny e si allontanò ancora di  un passo dall’uomo intento a girare la catena attorno ai polsi dello svenuto Paura . Johnny scosse il capo divertito, e dopo l’ultimo strattone alla catena, si  alzò puntando gli occhi azzurro cielo verso di lei - Dove lo portiamo il bambinello?- le chiese affondando la punta dello stivale  al fianco del prigioniero.
-Alla sede dello SHIELD.- mormorò Diane incerta.
-SHIELD?- fece eco Jhonny - Sei un agente? Non sei un po’ troppo fifona?-
Diane scosse il capo, prima di alzare la testa di scatto -Ehi.-
Johnny ghignò - C’è qualcosa di strano nel tuo ciondolo, lo sai vero?-
Diane sollevò un sopracciglio, cosa c’era di normale nella sua vita?
-…C’è un frammento d’anima. D’anima buona.-
Diane  abbassò gli occhi .
-Non sei mai sola.-

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Loki era svegliò già da qualche minuto, ma non aveva ancora aperto bocca e diffidente spostava lo sguardo dalle mani bloccate ai lati del lettino di metallo su cui era steso, alle tre persone accanto a lui. Tutte conosciutissime. Sharon, che gli sorrideva dolcemente. Steve , che lo fissava con le mani nelle tasche dei pantaloni e… Loki fu certo di non stare sognando quando Diane, sollevata la mano destra, gli toccò gentilmente il viso, invece di prenderlo a ceffoni.
Di solito le allucinazioni che Paura gli innescava per farlo cedere e impazzire si risolvevano sempre con un bagno di sangue.
Invece la mano che gli carezzava  il volto, invece di strappargli la pelle a brandelli, glie la lisciava amorevolmente, dal basso verso l’alto. Chiuse gli occhi, e gemette grato, allentando i pugni e sgonfiando il torace. Aveva quasi dimenticato quanto fosse bella una carezza.
-Non potremmo slegarlo?- chiese Diane fermando la mano contro la guancia di Loki.
Steve scosse il capo - Non sappiamo se sia una trappola.- si avvicinò al lettino , sfilò le mani dalla tasche e si appoggiò al bordo - Mi dispiace .-
Loki scosse il capo -Non scusarti, fai bene Steve.-
L’eroe Americano, sospirò, si vedeva che andava contro tutto quello in cui credeva tenere legato ad un lettino di ferro un uomo innocente, ma non  poteva fare nient’altro al momento.  Loki era emerso dalle sembianze di Paura solo da qualche minuto, e non sapevano se fosse una cosa temporanea o una trappola…ARGH! Si passò una mano sulla nuca, massaggiandola con vigore, e voltandosi portò lo sguardo verso Johnny - Phill la saluta.-
Johnny rise -Come sta il pinguino?-

Sharon ridacchiò,  Diane premette le labbra una contro l’altra , poi simulò un colpo di tosse. Steve alzò gli occhi al soffitto, fantastico un altro simpaticone.

-Sta benissimo.-
-Mi fa piacere.-

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Steve sussultò e volse il capo verso la spalla destra, intercettando prima la mano che vi si era appoggiata, poi la sua proprietaria. Sharon gli sorrise e lui, immediatamente, volse il capo tornando al monitor che  mandava a camera fissa Loki steso sul lettino con Diane accanto .
-Come la vedi?-
chiese  per riempire il silenzio, intanto che sentiva i muscoli delle spalle sciogliersi per via del massaggio a cui Sharon aveva dato inizio.  Buttò indietro il capo e poi lo piegò prima a destra poi a sinistra.
-Uh , ha scrocchiato.- esclamò la ragazza, arricciando il naso.
-Non voglio contare da quante ore sto sveglio.-

-Perché non riposi?-
-Non prima che Peter avrà chiamato.-
Si era convinto a lasciare l’ospedale per rispondere alla chiamata di Fury solo dopo che Peter aveva giurato e spergiurato che l’avrebbe chiamato  ad ogni minima novità sulla situazione di Tony e Bruce entrambi in  coma farmacologico.
Il Capitano si sentì tiare indietro,  alzò gli occhi, mentre sentiva la testa e le spalle poggiare delicatamente contro il corpo di Sharon che gli avvolse il collo con entrambe le braccia. Sorrise e chiuse gli occhi lasciandosi cullare.
-E’ sleale.-
-Non ho mai detto di essere una persona onesta.-
chiocciò la ragazza,  scostandogli i capelli biondi, quel giorno  adorabilmente spettinati. Sorrise  intanto che lo sentiva rilassarsi e, improvvisamente, ebbe l’impulso di chinarsi per baciargli le labbra socchiuse.
Abbassò la testa, sgranò gli occhi, poi si raddrizzò.
CHE CAVOLO STAVA  PER FARE?

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Caffè numero…
Jane aggrottò la fronte osservando il bicchierino di plastica che teneva fra due dita, lo portò a favore di naso e si volse per tornare verso le poltroncine. Qualcosa però colpì la sua attenzione.
Un lampo in lontananza, una frustata di luce che divise a metà il cielo notturno, costringendola  a chiudere gli occhi accecata per il brusco cambio di illuminazione.
-Che sia?- mormorò - Che sia…- ripetè lanciandosi verso le porte dell’ascensore, calpestando senza ritegno la pozza di caffè che aveva creato lasciando cadere il bicchiere.
Arrivata a piano riuscì a fare solo un passo oltre il vano dell’ascensore, si ritrovò a cozzare contro quello, che sulle prime, scambiò per un muro messo là per sbaglio.
Si sentì cadere all’indietro per il contraccolpo,  ma fortunatamente fu trattenuta da un braccio che le avvolse la vita e che la tirò in avanti  con gentilezza.  Thor le sorrise e Jane sentì le ginocchia cedere.
-Sei tornato.-
Thor la spinse di nuovo in ascensore mentre le porte si chiudevano, le accarezzò il viso con l’indice della mano libera. Delicatamente,  facendola sentire importante, preziosa, come mai le era accaduto prima - Mi sei mancata.-
-Anche tu.-

 

 

FINE CAPITOLO.

Nella speranza che questo capitolo sia stato di vostro gradimento (è l’ultimo di quelli che avevo già scritto, il prossimo arriverà fra qualche giorno) un saluto dalla vostra devotissima Ino chan.

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Capitolo 34
*** Capitolo trentaquattro. ***


-Io non consento a nessuna trasfusione.-
-Lady Virginia la prego. Non abbiamo molto tempo.-
-Pepper ragiona, Tony ha già avuto un arresto cardiaco, Bruce dovrà venire operato di nuovo a breve se quel polmone non si riprende.  Il sangue di Logan è l’unica  cosa che può salvarli. E ti giuro. E’ una cosa più unica che rara che l’abbia donato a due perfetti estranei.-
-Phil.-
-Fidati di me.-

 

*°*°*°*°*°*°*°*°*°*

 

 

La prima cosa che Tony vide aprendo gli occhi fu una girandola di colore vorticare velocemente.  Lampi di luce  in scala dal bianco al grigio scuro che lo costrinsero ad abbassare le palpebre ancora.
Negli ultimi venti anni, ne aveva avuti di risvegli traumatici, fra dopo-sbornia  che l’avevano fatto gattonare per una mattinata intera a quelli, da fuga dal letto, perché non ricordava minimamente chi diavolo fosse la tettona che gli dormiva addosso a mo’ di stella marina.
Aprì gli occhi, ancora, fissando gli occhi su un soffitto bianco.
Quella non era la sua camera da letto.
Volse il capo sul cuscino, attirato da un gorgoglio contento che conteneva la parola papà, e provò a sorridere alla volta del figlio, che dal suo passeggino, agitava le action figure di Capitan America e di Iron man.
Howard, provò a dire, ma si rese conto di non poterlo fare. Socchiuse gli occhi, alzò una mano e si toccò la valvola che premeva contro l’angolo della bocca. La tastò con le dita, intanto che sentiva in lontananza la voce di Pepper e di Thor.
Non ricordava come diavolo era arrivato ad avere un sondino in gola e una mano ingessata.
Se la fissò confuso, nella penombra della stanza.  Aveva le dita gonfie, per l’immobilità,  gemette frustrato, sentendo i  pezzi nastro carta che tenevano ferma la valvola del sondino tirargli la barba.
La porta si aprì, e  Pepper lasciò cadere la tazza di caffè.
-Tony!- esclamò  lasciandosi cadere accanto al suo letto.
Lo sguardo che le rivolse l’uomo, se non fosse stato corredato da pallore  preoccupante e catetere respiratorio che si appannava al passaggio dell’aria, sarebbe stato quasi comico - Non ricordi che cosa ti è successo?-
Tony avvicinò le sopracciglia e a Pepper bastò come risposta.
- Jakarta, Hulk era impazzito, ti ha letteralmente stritolato.-
Un lampo di coscienza passò sul viso dell’uomo.
Pepper lo vide portarsi la mano al fianco sinistro  dove i medici le avevano detto che una delle piastre  dell’armatura lo aveva ferito, spappolandogli la milza  . Niente, la pelle che Tony sentì sotto le dita era liscia  e morbida come sempre.
Sgranò gli occhi, provò ad alzare la testa, ma un bizzarro movimento dentro la gola, lo costrinse a rimettere il capo sul guanciale. Uno sguardo a Pepper che si alzò annuendo - Sì, vado a dire ai dottori di togliertelo.- gli lasciò un bacio sulla fronte  e poi  imboccò la porta. Tre secondi e tornò indietro.
Si chinò sul passeggino occupato da Howard, slacciò le cinghie che lo tenevano assicurato, e lo appoggiò sul letto del padre, guardandolo trillare felice mentre Tony cercava di reggerlo goffamente con una mano.
-Gli sei mancato.-

.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.

 

A contrario di Tony, Bruce ricordava precisamente cosa era successo, come era arrivato in quel letto. Rammentava ogni cosa da quando era riemerso con Tony steso sulle gambe su quel tetto di Jakarta, e quando aprì gli occhi,  fu enormemente sorpreso di non essere solo.
Strinse la presa attorno alla mano di Darcy, prima piano, poi  più forte. Come per assicurarsi che  non fosse un allucinazione. Il frutto del suo desiderio di non essere stato abbandonato dopo quello che l’Altro aveva fatto a Tony e agli altri.
Darcy si chinò in avanti e passò la mano libera su un lato del viso,  carezzandogli i capelli e seguendo la linea del naso con la punta dell’indice della mancina.
- Ha funzionato.- mormorò -Ha funzionato davvero.-
Bruce socchiuse gli occhi, confuso.
Alzò la mano libera, e come Tony prima di lui,  poggiò le dita sulla valvola del catetere respiratorio che sentiva premere contro un angolo della bocca, facendogli male per via dei denti.  Passò a toccare i pezzi di nastro carta che lo tenevano fermo, e poi tornò a guardare Darcy.
-Abbiamo temuto di perderti Bruce.-
Spostò la mano dal viso al collo per poi scendere lungo il torace.
Subito dopo la sporgenza delle clavicole sentì bende sotto il palmo della mano.
-Avevi il polmone collassato…-
Bruce si volse a guardarla - ...- spostò la mano da quella di Darcy e la sollevò per toccarle il viso. La ragazza sgranò gli occhi e poi sorrise, facendo peso su quel palmo freddo che le carezzava la guancia  goffamente.
Non ci voleva un genio per capire che era il primo gesto d’affetto  che si lasciava scappare da tempo.


.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.

 

-Che c’è?-
Era la quinta volta che Loki arricciava il naso e strizzava le palpebre. Diane lo vide  voltare il viso e strofinarlo contro il braccio sinistro.  Sgranò gli occhi, poi sorrise - Ti prude il naso?- gli chiese alzandosi dalla seggiola.
-Non ridere.- borbottò Loki .
-Vuoi che te lo gratti io?-
-No, maledizione!- Anche con entrambe le mani legate, l’orgoglio di Loki era decisamente ingombrante. Si strofinò ancora contro il braccio sollevato, strattonando le catene che lo costringevano a tenere le braccia sollevate oltre la testa e starnutì con un piglio comicamente felino - Sì, grattami il naso.-
 Diane , premette le labbra una contro l’altra, poggiò due dita a lato del naso del dio e iniziò a grattarlo in corrispondenza della narice destra, per poi spostare le dita, grattargli la punta e alla fine la  narice sinistra.
-Non scodinzoli?-
- Diane, non esagerare.-
-Uff…- sollevò gli occhi al soffitto -… Il solito scorbutico. Ehi!- Loki aveva fatto l’atto di addentarle le dita, visto che aveva lasciato la mano a mezz’aria , a poca distanza dal viso del dio.
Loki riportò la testa al cuscino e abbozzò un sorriso osservandola -… Perché non torni a casa?- Diane tornò a sedersi accanto al lettino, la gamba destra sulla sinistra a far dondolare il piede - Ti ho creduto morto per un anno, vorrei godere della tua compagnia finchè mi è possibile.- Loki alzò gli occhi per guardarsi le mani legate contro la sponda del lettino - …Contieni la felicità, mi raccomando.-
-Mi dispiace, per questo ultimo anno, lo so che non è stato difficile per te.-
Diane abbassò gli occhi - … No, non lo sai.-
-Sì, lo so.- Loki accennò al petto della ragazza, alla catenina che riusciva ad intravedere attraverso lo scollo della maglietta - Quello...-  abbassò le sopracciglia - Mi mandavi immagini attraverso quello.-
-Ti mandavo immagini?-
Loki annuì - Ogni volta che  mi pensavi, io vedevo quello che vedevi tu . Sei stata tu a mantenermi cosciente, a farmi capire che c’era qualcuno che voleva che tornassi,  grazie.-

.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,

 

-SPIEGATEMI PER QUALE MOTIVO HO UNA GONNA!-

-Non è una gonna, è un camice.-
-Perché Bruce ha i pantaloni?-
-Tony, hai quaran…- Pepper si zittì alla vista dell’espressione omicida di Tony, tossì, e tornò a legare i lacci  del camicie alle spalle  del compagno. Nessuno doveva sapere quanti anni aveva realmente. Era peggio di una donna per vanità -…Non fare il bambino.-
-Ne ho già fatto uno otto mesi fa.- borbottò  Tony accennando ad Howard sulle ginocchia di Bruce. Il bambino mandò un gridolino contento e cercò di mettersi in piedi sulle gambe dello zio acquisito, facendolo sudare freddo, visto che da quando Pepper glie lo aveva lasciato, si era irrigidito .
-Bruce, guarda che non lo rompi mica se lo tieni con più fermezza.-
-E’ così piccolo.- farfugliò l’uomo osservando il bambino che  dopo  avergli tolto gli occhiali  si era messo a leccargli le lenti .

-A quest’età sono di gomma, una volta mi è caduto dal…- 

Bruce alzò gli occhi, Tony ridacchiò sentendo lo sguardo assassino di Pepper appuntato alla nuca - Allora, si può sapere come diavolo facciamo ad essere vivi io e ciccio?-

-Io invece vorrei sapere quanti anni hai, visto che nemmeno su Wikipedia c’è scritto.-  sbuffò Darcy dal tavolino su cui era andata ad appoggiarsi. Tony , le lanciò lo stesso sguardo omicida che aveva scoccato a Pepper.

-Meno del tuo quasi fidanzato.-
- Io sono del sessantasette .-

Tony  arrossì leggermente. -Maledizione.-

.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,

 

-Credo di poterlo aiutare.-
Diane alzò gli occhi da Loki e li portò verso la porta della cella blindata. Johnny sospirò staccandosi dal battente con un colpetto e si avvicinò al lettino dove il Dio era legato - Lo sguardo del Penitente, credo di poter pietrificare Paura e di lasciar stare lui.-
-Credi?- chiese Diane.
-Beh, è la prima volta che mi capita due anime in un corpo.-
Diane sospirò sfregando le labbra una contro l’altra, intanto che continuava ad accarezzare il viso di Loki. Era riuscita a farlo appisolare coccolandolo a quel modo e ora, beh continua a lisciargli il viso per sua pace. Per serbarne il ricordo in cado del ritorno di Paura.
-Quindi potresti pietrificare anche lui.-
-Non è escluso.-
-Allora no.-
-Diane…- Johnny si passò una mano fra i capelli  pettinandoli all’indietro con le dita - Se aspettiamo potrebbe tornare l’Altro, e lo sai meglio di me che punterebbe a te.- vide la ragazza serrare le labbra - Sei la cosa che lo tiene in vita.-
-Non voglio che muoia.-
-Morirà comunque se Paura ti uccide.-

.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,

 

-Voglio provarci.-
Steve non sembrava d’accordo, almeno quanto Diane. Si avvicinò al lettino di Loki - Sicuro?- gli chiese - Potresti morire…- lanciò uno sguardo indietro, verso Johnny - E secondo Diane, non sarebbe una bella morte.-
-E così che vita è?- gli chiese il dio.
-Thor è in ospedale, aspetta almeno che arrivi.-
Loki scosse il capo - Non sono mai stato tipo da addii strappalacrime.-

 

 

FINE CAPITOLO.


Avevo dimenticato di avere questo capitolo ancora in chiavetta xD
Nella speranza che questo capitolo sia stato  di vostro gradimento, un saluto dalla vostra Ino chan.

Doverosa specificazione: Mark Raffalo è  nato nel 1967 e Robert Downey jr del 1965. U.U Per questa ragione il paragrafo si conclude con l’imprecazione di Tony. E’ più vecchio di Bruce di due anni. xD

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Capitolo 35
*** Capitolo trentacinque ***


Okay finchè mi regge l’ispirazione continuerò a scrivere e  a postare.Non ha senso farvi attendere, no? Comunque chiedo a voi lettori,  visto che da sola, °-° Non so decidere.
Ho in mente due finali. Uno che porterà alla conclusione del racconto in questa fiction. Un altro che darà luce ad un sequel di una decina di capitoli massimo. Ditemi voi -3

 

 

 

 

Diane osservava crucciata la scena oltre il rettangolo di vetro oltre il quale l’avevano spinta. Una spessa barriera trasparente che dava su una cella tre metri per due,  senza finestre, con solo una branda a far da mobilio. L’uomo , seduto su di essa, dimostrava all’incirca cinquanta anni.  Basso, tarchiato, occhi e capelli scuri. Indossava una tuta arancione intera e aveva un paio di pesanti manette  sia ai polsi che alle caviglie.
Diane spostò lo sguardo verso Fury, accanto a lei - Chi è?- gli chiese dopo un momento.
- Lo chiamano Testa di Martello.- le rispose il direttore senza guardarla.
-E che ha fatto?- fece eco la ragazza tornando all’uomo che volse gli occhietti piccoli e pungenti verso di loro. Diane sussultò tirandosi indietro, anche sé sapeva  che quello su cui teneva le mani fosse uno specchio magico, e che il prigioniero non poteva vederla.
Peter, che era alle  spalle sue e di Fury,  appoggiato al muro, ingoiò una risata.
-Niente, a parte cercare di uccidermi svariate e svariate volte.-
Diane si volse a guardarlo da sopra una spalla. Aveva un colorito pessimo,  di chi soffre continuamente, il braccio destro di traverso sulla pancia e gli occhi cerchiati di nero. Accanto a lui,  Loki lo guardava perplesso, come sé si stesse chiedendo cosa diavolo ci faceva in piedi, visto che pareva dover crollare per terra al primo starnuto.
Se Paura fosse emerso di colpo, di certo Spider Man non avrebbe potuto fare molto.  
Il Direttore allungò una mano verso l’interfono accanto allo specchio -Fate entrare Johnny.- ordinò e immediatamente la porta della cella si spalancò. Testa di Martello volse il capo verso l’uomo che lo fissava dalla porta. Sollevò le mani, allargò l’indice e il medio della mancina e se l’appoggiò ai lati delle labbra.
Diane storse il naso quando iniziò ad agitare la lingua oscenamente e Johnny, ghignò avanzando di un passo. Uno solo glie ne bastò per  farsi avvolgere completamente dalle fiamme. Dietro di lei,  Diane sentì Peter ansimare sorpreso. Lo capiva, in  un nanosecondo,  Johnny Blaze era sparito e c’era uno scheletro avvolto dalle fiamme al suo posto.
Testa di Martello mandò un urlo terrorizzato, arrancando sul lettino per poi finire seduto sul pavimento con un tonfo. Il Gosht Rider  lo osservò,  anche se era difficile da dirlo con certezza, visto che non aveva occhi e poi gli puntò un dito contro -COLPEVOLE.-
Gli si avvicinò ad ampie falcate, lo afferrò per la tuta e lo sollevò sbattendolo contro il muro -GUARDAMI DRITTO NEGLI OCCHI. LA TUA ANIMA E’ MACCHIATO DAL SANGUE DI INNOCENTI. SENTI IL LORO DOLORE!-
Era la stessa cosa che aveva detto in strada a Paura, fu l’ultimo pensiero che Diane riuscì a formulare prima che l’orrore la ghiacciasse. Le grida di Testa di Martello, gli spasmi del suo corpo. Era come vedere  qualcuno venire folgorato.
Quando le urla cessarono, Diane alzò le mani dal viso.
Si era tappata gli occhi come durante un film dell’orrore, e immediatamente si girò verso Loki. -VUOI DAVVERO FARLO?-
L’unica fonte di luce nella stanza veniva dalla finestra sulla cella del fu Testa di Martello, Diane non riusciva a vedere bene il dio in volto, ma era sicura che quel respiro accelerato, non fosse di Peter.

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-


Peter  spostò lo sguardo dal cadavere ai suoi piedi.
Testa di Martello era morto con occhi e bocca aperti.
E gli occhi... Dio i bulbi oculari erano pietrificati.
Poggiò il viso nell’incavo del braccio destro, e si volse verso Loki alla porta.  Aveva le stesse manette potenziate dell’ultimo volta che era stato  ospite dello SHIELD. Una specie di blocco di metallo lavorato con due buchi da cui spuntavano le mani. 
Leggermente curvato in avanti,  nella tipica postura di chi è leggermente sottopeso, camminava al braccio di Sharon che si sobbarcava a tratti il suo peso per non farlo cadere.
Pareva disabituato a camminare, come un prigioniero appena liberato dopo mesi di segregazione.
-Sei sicuro di volerlo fare?- gli chiese Peter - Guarda che fine rischi di fare.-
Loki premette le labbra una contro l’altra osservando le pietre  al posto degli occhi del fu Testa di Martello, sospirò e annuì con il capo. Sentì , in lontananza, mandare un esclamazione di protesta, e voltandosi la vide venire tirata via per un braccio da  Johnny.
-Sì, voglio farlo.-

 

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-JOHNNY LASCIAMI!-
-DIANE CALMATI.-

Diane si ritrovò a venire pressata fra il muro e Johny, tenuta ferma per le spalle dall’uomo. Non era molto alto, circa una decina di centimetri più di lei, poteva quindi guardarlo negli occhi senza difficoltà. -Johnny, rischi di ammazzarlo!- Infilò le mani fra le braccia teste dell’ex stuntman per cercare di divincolarsi ma l’uomo  le afferrò il viso fra le mani  con abbastanza fermezza da farsi guardare.
-Diane, lo capisci che non c’è altro modo?-
-Sì… MA NON VOGLIO CHE MUOIA.-

Diane sapeva che, vista da fuori, poteva sembrare una bambina capricciosa.  Ma il suo cervello si rifiutava di obbedirle. Di darsi una calmata. Aveva solo l’idea di  non volere, per tutto l’oro del mondo, che Loki rischiasse la vita a quel modo.  Osservò gli occhi azzurri di Johnny,  senza tempo,  mordendo il labbro inferiore   - Non voglio che muoia.- ripetè disperata.
-Piccola, certe cose purtroppo non possono essere evitate. Invece di battere i piedi, perché non gli dici
cosa provi?- le disse stirando le labbra in un sorriso  -… Fagli affrontare questa prova tranquillo.-
Diane aggrottò la fronte, non tanto per il tono paterno usato dall’uomo,  che su di lui suonava abbastanza strano, ma da quello che le aveva detto - …Co-Cosa provo per lui?-
Johnny che le stava ancora addosso socchiuse gli occhi -OCCAZZO, DIANE …- sbottò a ridere poggiandole la fronte su una spalla.
Diane gonfiò le guancie, ma non lo respinse. Nei comportamenti, nei modi di fare, a tratti Johnny le ricordava Clint -Invece di ridere, dimmi a cosa ti stavi riferendo.-
Johnny le si allontanò poggiando entrambe le mani al muro ai lati del capo di Diane per fare spinta - Che sei innamorata di lui bambina.-

 


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-



Tony afferrò il bavero della giacca e se la sistemò addosso intanto che percorreva l’altro dell’ospedale assieme a Bruce , il passo dimesso come al solito e le mani in tasca. Tony gli scoccò uno sguardo, poi sbuffò seccato dalle narici  -Bruce, hai deciso di non rivolgermi più la parola?- gli chiese aggrottando le sopracciglia.
Bruce sospirò - Non ho nulla da dire.-
-Non fare lo gnorri ciccio .-
Tony si fermò ,  si volse farcendo  perno sulla gamba destra e gli appoggiò una pacca su una spalla -Non mi guardi. Non mi parli. Non mentire, ci manca solo il cartello a LED luminoso che ti esce dal culo con la scritta: MI SENTO IN COLPA.-  e si indicò  la testa con l’indice della mancina.
Bruce  spostò lo sguardo di lato, ignorando la pacca alla spalla che lo fece arretrare di un passo. La trasfusione del sangue di Logan li aveva rimessi in piedi, ma subivano ancora gli effetti dell’emorragia delle ferite.
-…Ripeto…- lo superò - Sto zitto perché  non ho nulla da dire.- Si fermò alle spalle di Tony e quasi lasciò cadere la mascella . Nel giro del loro botta e risposta erano stati circondati da un plotone di infermieri, medici e pazienti che li fissavano  per niente amichevoli.
-Che diavolo.-

Tony si guardò attorno - Che succede?- si volse verso l’ascensore da dove erano appena usciti Pepper, Darcy e Thor.

Un'unica voce si levò  -LUI STA ARRIVANDO.-

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Nello stesso momento in cui Tony ,  Bruce e gli altri, venivano letteralmente circondati da tutti i medici dell’ospedale e in lontananza i macchinari iniziavano a fischiare . Logan si ritrovò in mezzo ad una selva di grida di dolore.
Uscì dalla sua stanza, giusto in tempo per trovarsi faccia a faccia con Rogue che lo fissava confusa
-Ho sentito urlare.-
-Anchio.-

Si volsero entrambi verso il fondo del corridoio. Un’altra sequela di grida rimbombarono per il corridoio, stavolta seguite da esclamazioni di aiuto più o meno conosciute.
Tempesta passò correndo tenendo fra le braccia Lily, l’alunna più giovane dell’istituto. Diretta all’ufficio del Professore.
Logan la seguì, dopo aver fatto segno a Rouge di rimanere dov’era. - Ma…- tentò di  protestare la ragazza, la mano sinistra sollevata come per trattenerlo.
-Ragazzina obbedisci.-
Era a qualche metro dalla  porta spalancata da Tempesta uno strano ronzio arrivargli alle orecchie.  Accelerò la sua andatura e si ritrovò Lily fra le braccia mentre Tempesta si lanciava verso la sedia a rotelle del Professore che girava in tondo nel bel mezzo della stanza.
-CHE CAZZO SUCCEDE?!- esclamò intanto che si sistemava addosso la bambina.
Sette anni, trecce biondo grano, e un pigiamino con Titti come logo.
La voce che gli rispose, anche se proveniva dalla bambina, era bassa, cavernosa, da uomo adulto.


-LUI STA ARRIVANDO.-

 

Per poco, Logan non la buttò per terra per la sorpresa. Alzò gli occhi verso Tempesta che premeva due dita sul collo del Professore , per tastarne il battito cardiaco. La donna lo stiva fissando a sua volta, la voce era arrivata anche da Xavier.

 

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-Senza rancore?- chiese  Johnny.
-Come no.- sorrise Loki .
Johnny spostò gli occhi verso il vetro  oltre il quale, sapeva, Diane stava osservando la scena. Sfregò le labbra una contro l’altra e tornò al dio. A quanto pareva la mocciosa non aveva seguito il suo consigli. Peccato, per una volta che aveva tentato di fare una buona azione.
Si lasciò avvolgere dalle fiamme e si avvicinò a Loki afferrandolo per la maglietta che indossava e tirandolo in piedi a forza.
La differenza di altezza era quasi comica, ma Diane sentiva solo il ronzare del sangue nelle orecchie e le ginocchia tremare violentemente. Accanto a lei , Peter teneva gli occhi bassi e i pugni serrati contro lo specchio magico.

 

-COLPEVOLE!- Il Servo affiorò improvvisamente da Loki. L’incarnato azzurro, gli occhi rossi, la chiostra di denti che si chiuse all’aria ad un soffio dal teschio del Centauro - La tua anima è macchiata dal sangue delle tue vittime, senti il loro…-
La frase venne  interrotta da un lampo di luce che fece chiudere tutti gli occhi.

 

FINE CAPITOLO.

 

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Capitolo 36
*** Capitolo trentasei ***


Ringrazio profondamente Soficoifiocchi ;Kakuzu_Eyes;  paoletta76;  alex19
Le vostre belle parole sono uno sprone  per continuare questa storia.

 

CAPITOLO TRENTASEI.

 

 

Erano crollati sul pavimento con un unico tonfo, quasi gli uni sugli altri,  solo Thor era riuscito a rimanere in piedi, ma sembrava piuttosto affaticato e senza nemmeno accorgersi del fratello tenuto appeso dal Gosth Rider, si era chinato in avanti per riprendere aria, le mani  appoggiate sulle ginocchia e il capo a ciondolare.
-Sono quasi cieco, porca puttana.- sbottò Tony, districando le gambe da quelle di Darcy e alzando la testa. Era stata questione di un attimo, il  cerchio di medici , infermieri e pazienti si era stretto attorno a loro e il Mjolnir era arrivato roteando a mo’di boomerang , travolgendo anche un paio di medici -VORREI SAPERE SE TI TIENI QUEL DANNATO MARTELLO NEL CULO E SCORREGGI PER TIRARLO FUORI.-  Parlava ad occhi chiusi, mandando sbracciate, intanto che  anche gli altri, comparsi con lui,  tentavano di tornare a vederci qualcosa.
La prima ad aprire gli occhi fu Jane. Aveva avuto la prontezza di riflessi, di  nascondere il viso contro il petto di Thor e quando la luce del fulmine era esplosa avvolgendoli, non si era ritrovata gli occhi praticamente fritti come gli altri.

Fra lucine blu e gialle mise a fuoco  il Centauro che li osservava da sopra una spalla e Loki,  tenuto sollevato per la maglietta che li osservava a sua volta con un sopracciglio signorilmente sollevato. Il Servo era scomparso non appena il Gosth Rider si era distratto e mandò un esclamazione sorpresa, seguita dal gridolino terrorizzato di Darcy,  che osservava la scena con gli occhi azzurri socchiusi. O meglio il destro socchiuso, il sinistro era ancora strizzato.
-Innocenti.- sentenziò il Centauro, mollando  malamente la presa su Loki che cadde a sedere per terra.
Il dio si portò una mano ai reni,   e alzò gli occhi verso il fratello che lo osservava ancora chinato in avanti. Si fissarono per un momento, prima che Loki aggrottasse la fronte - Se stai pensando di abbracciarmi… Non farlo.-
-Non pensavo di abbracciarti.-
-Meglio così.-
-Sono felice di vederti.-
Loki socchiuse gli occhi - Nnh.-
Su un’altra persona, probabilmente, quel mugugno a mezza bocca sarebbe suonato come un “io no.” ma su Loki invece, ebbe l’effetto di far sorridere Thor. Perché  il dio del tuono sapeva che suo fratello  non era assolutamente tipo da manifeste dimostrazioni d’affetto. E quel piccolo borbottio invece del silenzio, era il suo modo per dirgli che anche lui era felice di vederlo.

.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.

 -Sta arrivando - fece eco Maria Hill incrociando lo sguardo di Phil oltre la scrivania.
Strizzò la radice del naso fra due dita della mano libera e annuì al racconto di Tempesta dall’altro capo del telefono, mugugnando a labbra strette - Capisco.- mormorò, anche se non era vero, aveva talmente tante domande che non riusciva nemmeno a contarle  - Avete bisogno di aiuto?-
Maria  intravide il sorriso di Coulson.
Oh sì, lo sapeva da sola che era abbastanza  ridicolo chiedere ad un gruppo di mutanti se avevano bisogno di una mano, ma con Xavier k.o non aveva idea di come fosse il clima nella Scuola. Ricambiò il sorriso, sollevando le spalle, per poi alzare gli occhi oltre la spalla destra dell’Agente anziano, verso le porte automatiche che s’erano aperte con sibilo. Fury, con le braccia piegate dietro la schiena, entrò a passo di marcia come al solito nell’ufficio, si fermò alla vista dei due, e corrugò la fronte puntando lo sguardo sulla sua Assistente.
Conosceva abbastanza  bene le espressioni facciali di  Hill per sapere che quella non era la prima telefonata esplosiva che  riceveva al posto suo e che stava combattendo con una feroce emicrania. Attese che la donna riattaccasse per tossicchiare in attesa di spiegazioni.
-
Era Ororo Munroe.- cominciò  immediatamente l’Agente..
-Tempesta.- annuì il Direttore.
-A quanto pare qualcuno ha attaccato la Scuola.-
L’espressione di Fury era illeggibile - Di nuovo il governo?-
-No, un attacco mentale a quanto pare.-
 

.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.


Il bip dei macchinari era continuo ed irritante.
Logan fissava quel tracciato verde brillante con il desiderio crescente di snudare gli artigli e spaccare tutto per placare la tensione. Sollevò il braccio, ma fu fermato da una conosciutissima manina guantata che lo prese per un polso e lo costrinse ad abbassare l’arto.
-Odio non sapere cosa fare.- sibilò senza voltarsi, allargando le dita per assecondare la stretta di Rogue - … Odio non sapere cosa sta succedendo.-
Il tono di voce di Logan era basso e nervoso. Ringhiante quasi. La ragazza annuì, per poi voltare il capo verso il lettino metallico alle loro spalle. Il Professore vi giaceva sopra come morto,  il viso inespressivo  il respiro quasi impercettibile.
Sotto le luci fredde del laboratorio sembrava quasi morto.
-Se chiamassimo lo SHIELD?-
-Se ne sta occupando Tempesta.-
Rogue  premette le labbra una contro l’altra,  frustrata.
Se Logan odiava non sapere cosa fare, lei detestava enormemente sentirsi inutile.
-Gli altri come stanno?- chiese Logan accarezzandole distrattamente l’interno del polso con il pollice. Era irritante dover toccare sempre pelle sintetica, anche sé si stava abituando a quel falso contatto fisico. Almeno quello sapeva che era sincero e non diviso a metà con qualcun altro.
Scosse la testa per  rimuovere il ricordo di Jean e  portò lo sguardo alla ragazza accanto a lui. Era in camicia da notte, i capelli sciolti arruffati in morbidi boccoli. Doveva essersi alzata dopo essersi girata e rigirata nel letto senza  riuscire a prendere sonno.
 Aveva solo avuto l’accortezza di indossare i guanti.
-Sono tutti nella stessa condizione del Professore.- Logan  lanciò solo un occhiata verso l’uomo dietro di loro -…Catatonici.- Rogue  prese fiato cercando gli occhi di Logan- Siamo proprio sicuri che Jason Stryker sia morto?-
-… Ragazzina nemmeno io potrei sopravvivere ad un simile crollo.- storse il naso - Figurati uno con una specie di fiaschetta alla nuca per raccogliere il suo liquido spinale.- scosse lentamente il capo, aggrottando la fronte  -No, questo è qualcosa di diverso. -

 

Diverso, e molto più potente.

Logan sussultò a sentirsi premere le labbra da due dita. Riportò l’attenzione su Rouge e abbozzò un sorriso. Quello era il suo modo di baciarlo senza fargli correre rischi. Arrotondò le labbra e le fece schioccare quando la ragazza abbassò la mano -Grazie.- sussurrò facendola arrossire piacevolmente.  

.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.

 

-Lui sta arrivando?- fece eco Loki socchiudendo gli occhi. L’esorcismo, se così si poteva chiamare, era stato rimandato alla mattina dopo e sedeva sul lettino della sua cella con le mani ammanettate appoggiate sulle ginocchia.
-Lui…- ripetè, abbassando le palpebre - Non è possibile. - sussurrò dopo un momento, tornando a guardare Fury che lo fissava dall’alto. - Si tratta di colui che Paura serve.-
Steve, seduto accanto a Loki, sollevò le sopracciglia - Il padrone di Paura?- mormorò - E chi sarebbe?- 
Loki sospirò - E’ un Eterno, o per lo meno, deriva da loro.-  notò l’espressione confusa di Cap e cercò di spiegarsi meglio. Anche se il tono incerto che usò , fece capire ai due uomini presenti che non era proprio sicuro di quello che stava dicendo. Probabilmente stava rubando a bocconcini le conoscenze di Paura - Non è un uomo, ma non è nemmeno un dio. Diciamo che è qualcosa nel mezzo. Qualcosa di pericoloso, molto pericoloso. Che vuole la terra come gioiello della sua corona. Il suo nome è Thanos.-

 

.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.


Diane emise un  rumoroso sospiro osservando  Loki dormire  voltato su un fianco, le mani ammanettate  e la coperta scivolata quasi completamente sul pavimento. Premette le labbra una contro l’altra e rigirò fra le dita il badge che Sharon le aveva discretamente infilato in mano assieme ad un occhiolino complice.
Alzò gli occhi al soffitto e finalmente si decise ad entrare.
Fece scivolare il tesserino nel sensore, attese che le porte si spalancassero con leggero sibilò. Ebbe un attimo di incertezza  prima di entrare. Rimase con il piede destro a mezz’aria prima di compiere il passo.
Entrò nella cella, e sussultò quando le porte si chiusero alle sue spalle.
Il letto era addossato alla parete, Loki era girato verso di esso, e dormiva profondamente. Le mani erano ammanettate, ma non dovevano dargli fastidio anche se erano tenute strette. Da dove si trovava, nonostante la penombra,  Diane poteva vedere l’espressione del dio.
Era pacifica, quasi serena.
La ragazza prese fiato, prima di avvicinarsi al letto.
Raccolse la coperta da terra e la riaccomodò sul corpo di Loki, delicatamente per non svegliarlo. Poi lo osservò, dall’alto.
Nonostante il suo comportamento, le parole di Johnny non erano cadute nel vuoto.
Erano ore che ci girava attorno, come un cane che cerca di mordersi la coda.
Sollevò la mano destra, lentamente e  appoggiò le punta delle dita  sulla guancia di Loki.
Fredda e liscia come il ghiaccio.
Il dio ebbe un sussulto sotto le coperte:

 

…Il collegamento era stato creato.



Nel sonno, Loki vide immagini susseguirsi.
Diane  in lacrime nel salotto di casa Stark. Sanguinante, con la felpa attorcigliata attorno al polso destra, piangeva ed urlava contro tutti. Clint che cercava di abbracciarla e che lei che spingeva via con la forza di una tigre nonostante l’emorragia. Tony, con gli occhi basse e le labbra serrate. Bruce, che sembrava avere gli occhi lucidi.
Sapeva che stava gridando, ma non coglieva le parole. Solo movimenti convulsi delle labbra.  Mentre le forze piano l’abbandonavano e l’adrenalina non era più sufficiente a tenerla in piedi.
Poi la vide la vide sola, seduta ad un gran tavolo in legno. La testa china su un libro ma lo sguardo assente. Il dito poggiato  sulla pagina di un ora prima.  Poi correre da una parte all’altra. Dall’aula alla redazione del giornale universitario. Trascinando borse cariche di libri, sacchetti della spesa.
La vide cenare sola e rifiutare la corte di stupidi ragazzetti al bar.
Vide tutto l’anno in cui erano stati separati, e non solo poche immagini.
Si tirò a sedere di scatto e volse il capo verso Diane con la mano ancora sollevata verso di lui. Si fissarono per un momento, prima che la ragazza chiudesse gli occhi e crollasse sul pavimento priva di sensi.

Visto che  con le parole non era brava, aveva preferito mostrargli cosa provava per lui.
E Dio, sperava di non aver fatto tanta fatica per niente.

FINE CAPITOLO.

 

Ho trovato questa gif su  Tumblr  e sono quasi morta. Loki e Diane xD  

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Capitolo 37
*** Capitolo trentasette. ***


 Era da trentasette capitoli che  cercavo un occasione per scrivere una scena TUTTA al femminile  di versa sorellanza. E finalmente, in questo capitolo, ce l’ho fatta. xD

 

 

 

 

 

La porta alle spalle di Bruce Banner si spalancò di scatto e lo scienziato si tirò su velocemente i jeans, voltandosi verso Darcy letteralmente imbufalita.
La fissò confuso, intanto che la ragazza chiudeva la porta dietro di lei, alternando lo sguardo al suo viso, ai pantaloni che reggeva con entrambe le mani.
-Ehm.- mormorò  incerto alla volta della giovane che prendeva aria ad ampie boccate - Mi stavo cambiando.- Visto che indossava ancora i vestiti con cui era scappato dalla sua abitazione da Jakarta, sporchi di terriccio e del sangue della ferita che lo aveva quasi ucciso.
-Tony ti ha definito il mio quasi fidanzato e tu non lo hai corretto.-
Bruce sgranò gli occhi da dietro le lenti degli occhiali -Davvero?-
Darcy si massaggiò la fronte - Davvero.-
-Ah.- non lo aveva sentito o non ci aveva fatto caso.
…O magari gli era parso naturale sentirsi definire a quel modo.
- Poco fa ti ha cercato ancora la Dottoressa Betty Ross.-  Bruce si irrigidì tornando ad osservare Darcy in viso. Ancora voleva dire che  non era la prima volta che chiamava lo SHIELD per avere sue notizie e parlare con lui  - Sai, inizio a sentirmi stupida a dover trattare con la tua fidanzata…- cercò di correggerla, ma Darcy  gli fece segno di tacere alzando entrambe le mani ad altezza delle spalle -… Le ho detto di richiamare fra venti minuti.-
-Non c’era bisogno…-
Darcy lo zittì ancora chiudendo la mano a mo di becco  e Bruce sollevò gli occhi al soffitto - Sì, ma se fai un monologo, non…- si sentì spingere all’indietro. Lasciò la presa ai pantaloni con  la mano destra per appoggiarla alla scrivania  e non finire sedere per terra.
-MI VUOI FAR PARLARE!?-
Darcy Lewiss, sicuramente, era l’unica  persona al mondo abbastanza sconsiderata da provocare  deliberatamente l’irritazione di Bruce con il rischio di trovarsi a che fare con un Hulk senza controllo. Nello spazio di un battito di ciglia, la ragazza, vide  un lampo verdastro brillare negli occhi di Bruce.
Ma non se ne curò.
Sapeva bene che con il nuovo siero Bruce riusciva a controllare più che bene l’avvento di Hulk. Il casino di Jakarta era dovuto al fatto che la bestia aveva preso il sopravvento durante il collasso  del dottore. -…NO, NON VOGLIO FARTI PARLARE, VOGLIO CHE ASCOLTI!-  pestò i piedi a terra per sottolineare meglio il concetto mentre Bruce , finalmente si decideva a tirare di nuovo su la lampo dei jeans e  far passare la cintura nella fibbia.
-…Mi sembra di averti fatto abbondantemente capire, in questo anno, che …-  prese fiato e coraggio in un'unica ampia boccata -…TU MI PIACI, MALEDETTO NERD…-
Bruce la guardò sinceramente sbalordito, Darcy sollevò un sopracciglio -Cosa?-
-Ehm…-
-NO-Non l’avevi capito?-

Purtroppo Bruce Banner per quanto fosse un uomo incredibilmente intelligente mancava di quella cosa che Tony chiamava saper vivere.  Darcy lasciò cadere le spalle fissandolo sconvolta -…Mi prendi per il culo?-
Bruce si grattò una guancia abbassando lo sguardo sul pavimento.
-OH MIO DIO ! AVEVI BISOGNO DEI CARTELLI STRADALI? TONY AVEVA RAGIONE.-
-Tony non ha mai ragione, soprattutto se riguarda me.-
borbottò Bruce vagamente offeso.
-OH SANTA PACE.-
Darcy si tappò gli occhi con le mani gemendo penosamente. Si era presa una cotta per un idiota. Bruce tossì imbarazzato, gonfiando e sgonfiando le guancie -Comunque…- cercò di riprendere le fila del discorso.
-Sono felice dei tuoi sentimenti per me , ma…-
-NON RIFILARMI LA FILIPPICA DEL …-
si bloccò per fare il segno delle virgolette volanti -…SONO UN UOMO PERICOLOSO, UNA BOMBA ATOMICA CHE VA SU DUE GAMBE. NON MI CHIAMO NINFADORA TONKS.-
Bruce inclinò il capo verso la spalla destra - Beh, per fortuna. Che non è Ninfadora? -
Darcy ingoiò un sorriso, evidentemente il dottore non era ferrato per in materia Harry Potter
-Comunque.-
ripetè Bruce -…Non è questo che volevo dirti.-
-E cosa volevi dirmi?-
-Che non è reciproco. Tu non mi piaci.-
 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

-MI SONO ROTTA UNA MANO!-
Darcy sussultò spostando dalle labbra il collo della bottiglia di whisky che aveva  sgraffignato dalla  fornitissima riserva di Tony e portò lo sguardo oltre la spalla destra,  sopra la spalliera del divano su cui era svaccata.
Jane era appena sbucata dalla zona notte dell’enorme attico di Stark tenendosi la mano destra sotto il braccio sinistro,  piegata in avanti dal dolore. -Sesso selvaggio col semidio?- le chiese - Beata te.- borbottò senza aspettare risposta.
-NO!-
strillò Jane  paonazza in faccia -Gli ho dato un pugno.-
Jane non riuscì a vederla, ma sapeva che Darcy aveva sputato il sorso di whisky che aveva appena buttato giù. La vide spuntare oltre il divano, e guardandola bene in viso si accorse che era decisamente alticcia -Quanto hai bevuto?-
-Boh.-
la ragazza si chiuse nelle spalle - Questa era piena.- la bottiglia smezzata nella sua mano destra - Perché hai preso a pugni il manzo divino?-
-Perché uno stupido.-
andò in cucina,  e quasi ebbe le vertigni aprendo il frigorifero, visto che era spazioso più o meno quanto la camera da letto del suo vecchio appartamento . Agguantò un sacchetto di ghiaccio –Pepper ne teneva sempre , visto che Tony si faceva male spesso e volentieri- e ci avvolse la mano che sentiva pulsare - Ha una promessa sposa ad Asgard, una fidanzata e me l’ha detto così, come si dice : Oggi ho mangiato la pasta asciutta.-
Darcy ridacchiò.
-Non c’ho visto più.-
-Ma te l’ha detto perché?-
-Non lo so.-
-Ma l’hai fatto finire di parlare almeno?-
Jane tirò fuori un espressione offesa.
-Jane…-
Darcy era pronta per una dei suoi sermoni su come relazionarsi agli uomini che le porte dell’ascensore si aprirono e Diane entrò fumando di rabbia.

-Ehi.- cercò di richiamarla Darcy anche sé non appena la vide litigare con il giubbotto che voleva togliersi, agitando furiosamente il braccio destro  e poi il sinistro, si fermò, preferendo non rischiare qualche colpo proibito.
-Diane?-
chiamò dolcemente Jane.

-IO NON CI POSSO CREDERE.- sbottò la ragazza.
-Che ha fatto Loki?-
chiese Jane in coro con Darcy.
Diane guardò prima una e poi l’altra -Come mai non avete avuto il minimo dubbio?- chiese  per nulla convinta di volerlo sapere davvero.

-Io sono ubriaca
.- fece spallucce Darcy.
Jane sorrise -Io non sono cieca.-

Diane fece per rispondere che la porta dell’ascensore si aprì per la seconda volta. A quanto pareva quella notte, la Stark Tower era diventata rifugio per donne sull’orlo di una crisi di nervi. L’unico esponente del sesso femminile lì presente che non ce l’aveva col mondo intero era Pepper.

Sharon si fermò davanti alla porta con in mano un libretto con la copertina in velluto azzurro  -OH .MIO .DIO.- 


-Cosa?-
le chiese Diane.

-STEVE SE LA FACEVA CON MIA NONNA.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

-Uomini…- borbottò Jane -…Sono buoni solo per la riproduzione.-
-Esattamente.-
concordò Diane.
-Se tu fossi un maschio mi vorresti?- uggiolò Darcy.
-Tesoro se avessi un uccello, non farei altro che scoparti.- ridacchiò Sharon.
Erano sedute una accanto all’altra sullo spazioso divano di casa Stark, la bottiglia iniziata da Darcy aveva fatto una bruttissima fine, assieme ad altre due di whisky che le ragazze avevano fatto girare.
-Delicata.-
borbottò Diane storcendo il nasino.
Sharon si sporse verso di lei - Anche a te, occhioni blu.- rise forte e crollò sulle gambe di Jane  . Si tirò su  e afferrò il diario di nonna Peggy - Aveva un intrallazzo con mia nonna, porca merda. Per quello che ne so, potrei anche essere la sua pronipote, per questo in questo ultimo anno…- si passò una mano sotto al mento -NIENTE.-
-Parli tu?- fece Darcy - A ME BRUCE HA DETTO CHIARO E TONDO CHE NON MI VUOLE.-
Diane sollevò gli occhi al soffitto - A me Loki, dopo avermi fatto rinvenire, mi ha detto: Ne parliamo domani…- si guardò attorno, la stavano fissando TUTTE. - …Che diavolo vi state immaginando.-
-Sei svenuta dopo cosa?-
chiese Sharon che fra tutte era quella più, come dire, alla mano .
-O sei venuta?-
-DARCY!-
la rimproverò Jane.
-Ehi io sono ubriaca e quello a cui sbavo dietro non mi vuole.-
-SVENUTA.-
strillò imbarazzatissima Diane  -Non so come è successo, sono entrata nella sua cella, dormiva…- Diane sospirò - … Gli ho toccato una guancia, e si è creato una specie di legame. Gli ho mostrato questo ultimo anno, quanto…- la voce le tremò fra le labbra -…Quanto  mi sono sentita sola e in colpa. Poi sono svenuta per la stanchezza.-
-AWWWWWWWWWWWWWW…-
cinguettò Darcy.
- E lui  ti ha detto: Ne parliamo domani e ti ha liquidato?- chiese Jane incredula sbuffando al mesto annuire di Diane - Quei due, per delicatezza, si somigliano più di quanto credono.-
-Gli uomini sono tutti maiali.-
sbuffò Darcy.

-Grazie.- disse una voce assonnata alle loro spalle. Clint in pigiama con un bicchiere d’acqua in mano. Le quattro, al divano, si girarono in sincrono verso di lui -… O sono maiali…- sospirò Sharon -…O sono occupati.-

 

 

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Capitolo 38
*** Capitolo trentotto ***


Capitolo dedicato a voi :  alex19;  Soficoifiocchi;  luxu2; diokoxkristof;  Kakuzu_Eyes;  kithiara; Lady of the sea

Non esagero quando dico che le vostre belle parole mi hanno maledettamente emozionata e che sto scrivendo questo piccola nota con un sorriso ebete stampato in faccia. Vi ringrazio davvero tanto per le parole che rivolgete alla storia e a me che la sto scrivendo.
Siete spelendide/i.

Ino chan/Manola.

 


Capitolo Trentotto.

 

 

 

 

 

Erano crollate una dopo l’altra, Diane  appoggiata al bracciolo del divano, con Sharon sdraiata praticamente sulla schiena con il diario di nonna Peggy appoggiato sul petto e la bottiglia accanto e Jane di traverso sulle gambe dell’Agente con la mano ( che probabilmente s’era rotta sul serio) avvolta ancora nel sacchetto di ghiaccio fermato con del nastro adesivo per pacchi.
Darcy invece non era riuscita a lasciarsi andare alla sonnolenza da alcol, ed era rimasta accanto alle compagne di sventura ad osservare il cielo schiarire  oltre il vetro della finestra, fino a quando un rumore in lontananza l’aveva  distolta dai suoi pensieri.
Districando le gambe da quelle di Sharon l’aveva seguito fino ad arrivare al laboratorio privato di Tony. Oltre le porte a vetro lo vide lavorare sullo stivale del mac14 .
Sollevò il braccio destro, poi il sinistro, per farsi vedere e sorrise quando lo vide alzare la testa verso di lei e arricciare un angolo delle labbra in un sorriso. le fece segno di poggiare la mano sul sensore  alzando la sinistra con le dita ben allargate.
Darcy lo imitò e la porta di fronte a lei si aprì con un sibilo.
-Non pensavo di avere il permesso di entrare anche qui.-
-Ora lo sai.-
esclamò Tony tornando al suo lavoro.
Darcy lo fissò imbronciata, facendo il giro dei tavoli ingombri di componenti per la nuova  armatura, fino a bloccarsi alla vista del piccolo Howard che osservava il padre dall’ovetto - E tu che ci fai sveglio pasticcino?- chiese al bambino che sputò il ciucciotto e le tese le manine per farsi prendere in braccio.
-Coliche gassose. Si è calmato adesso - le rispose Tony - Ho preferito portarlo qui e far dormire Pepper.- sghignazzò scrollando la testa  -…Eravate troppo occupate a maledire il genere maschile per  accorgervi di noi e vederci passare.-
Sollevò lo sguardo verso la ragazza che  sfibbiava  le cinghie che assicuravano il piccolo all’ovetto per poterlo tirare su.  Tony si appoggiò al bancone da lavoro con un gomito mentre  Ferro Vecchio terminava la saldatura al posto suo -…Ne vuoi parlare?-
Darcy si alzò tenendo al petto Howard che cinguettò felicissimo -Di cosa?-
-Del fatto che puzzi di whisky come una distilleria irlandese?- le scoccò il suo miglior  sorriso da  simpatica canaglia -… Ho imparato che quando una donna beve con lo scopo di arrivare a non capirci più nulla vuole  scordare i dispiaceri.-
Darcy  sfilò una ciocca di capelli dalle mani di Howard, e tirò su dall’ovetto il suo pupazzetto di Cap (con sommo scorno di Tony, suo figlio non dormiva se non abbracciava il suo peluche di Capitan America) e  lo agitò davanti al viso del bambino per distrarlo dal suo intento di farla pelata.
-…Tu non eri quello cinico del gruppo? Che t’importa che mi è successo?-
Tony si chiuse nelle spalle -…Sono un cinico  menefreghista bastardo. - annuì  convintissimo - Mai detto il contrario, ma  quando c’è la luna piena e  Venere nella casa del Toro.- sorrise -…Divento un uomo  educato e sensibile, uterino come Rogie  per dirla breve.-
Darcy abbozzò un sorriso.
-Ieri ho avuto la brillante idea di affrontare Bruce…-
Tony alzò gli occhi al soffitto, non aveva bisogno di sentire altro.
-…La dottoressa Betty “ho quattro lauree ma non riesco a far ragionare mio padre” Ross, aveva chiamato ancora e io non c’ho visto più.  Prima l’ho praticamente assalito, poi gli ho detto che mi piace…- corrugò la fronte - Lui non se n’era…-
-…Accorto.-
Tony si sfregò le labbra per non farsi vedere troppo divertito.
-E niente, mi ha detto che non è reciproco.-
La risata di Tony fu istantanea, in un altro momento forse Darcy l’avrebbe trovata anche carina a vedersi. Quando Tony sorrideva o rideva tirava fuori delle deliziose rughe di espressione che non si notavano quando era serio .
-CHE DIAVOLO RIDI?-
-Cazzo, è un eroe da tragedia.-

Darcy lo fissò confusa.
-Darcy, Hulk tre giorni fa mi ha quasi ucciso. Ha ferito Peter e Steve. Bruce Banner è una persona maledettamente sensibile, che non riesce a venire a patti con quello che gli è successo e con il fatto che non può controllarlo, non come vorrebbe. Ora, conoscendo gli addendi, Bambi, tira l’addizione.-
Darcy era sbalordita - Mi ha rifiutato per…-
-Perché quel coglione soffre di Hulkfobia.-
sbottò Tony massaggiandosi la fronte  -Vive nel terrore di fare del male a chi ama. Perché secondo te non è rimasto qui?  Perché non voleva correre il rischio di trasformarsi e fare del male a me, a Pepper o a lui…- accennò ad Howard che si era accoccolato sul petto della ragazza .

-Cazzo.- pigolò Darcy - L’ha fatto davvero il Remus Lupin della situazione.-
-Uhn?-
mormorò Tony ritrovandosi di colpo il figlio fra le braccia e la testa del peluche di Cap quasi in un occhio . Darcy gli prese la testa fra le mani e gli schioccò un bacio su una guancia. Tony ridacchiò salutandola con una mano.

-Visto Howie?- fece alla volta del figlio che guardava Darcy  correre su per le scale con il pollice in bocca -… Essere generosi paga sempre.-

 

.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.

Natasha si volse sotto le coperte e quando il suo braccio colpì il materasso, sollevò la testa dal cuscino e si guardò attorno. La sveglia sul comodino, strizzò gli occhi, se li strofinò con il dorso della mano,  per mettere a fuoco i numeri sul display.
Le sette del mattino?
Lo guardò sorpresa, visto che non era da lei dormire fino a tardi, e girandosi per mettersi su un fianco, allontanò le coperte e si alzò stropicciandosi gli occhi. Immediatamente portò l’attenzione alla porta del bagno, socchiusa, da dove sentiva arrivare la voce di Clint.
Probabilmente stava cantando sotto la doccia come al solito e con un sorriso divertito,  si avvicinò in punta di piedi, e si allungò per appoggiare una mano sul pomello. Fece per spingere, quando la sua attenzione venne  attirata da un movimento all’interno della stanza.
Attraverso lo spiraglio lasciato fra porta e battente poteva vedere Clint passeggiare avanti e indietro davanti al lavello.
Parlava in Gaelico, come faceva sempre quando era  nervoso e teneva fra le mani una scatoletta di velluto blu. Natasha si portò una mano alla bocca. Cazzo.

-Natasha…-  la donna drizzò le orecchie.
Cercò di capirci qualcosa, ma niente.
Proposito per il nuovo anno, imparare il gaelico irlandese.
A pensare poi, che era così che Clint si era insospettito e aveva scoperto di Francis.
Clint tese goffamente l’anello verso lo specchio, scosse il capo farfugliando, poi piegò un ginocchio a terra e ripetè il gesto.
Natasha Romanov non era affatto un tipo sentimentale, ma non riuscì a trattenere un sorriso intenerito davanti a quei gesti goffi e forzatamente romantici.
 Era tentata di entrare, di dirgli che poteva darle l’anello li dov’erano, davanti al water, ma non aveva idea di che piani avesse Clint per farle la proposta, e così, per la prima volta mossa da delicatezza verso qualcuno che non fosse suo figlio, tornò verso il letto in  punta di piedi, e  fece finta di svegliarsi in quel momento, stiracchiandosi rumorosamente e chiamando Clint con una vocetta da sonno niente male.

Quando aveva accettato che Clint riconoscesse Francis aveva messo in chiaro che non voleva nessun matrimonio riparatore, nulla di nulla.  Però, dopo la dichiarazione che si erano fatti all’ospedale, le andava bene diventare una …Donna rispettabile.
non le sembrava più un orribile punizione. Una gabbia . un qualcosa che avrebbe ammazzato quello che c’era fra di loro. Guardò Clint uscire dal bagno tenendo le mani nelle tasche del pigiama - Stanotte c’era il club dei cuori infranti in salotto.- le disse chinando in avanti per schioccarle un bacio sulla fronte.
-Che è successo?-
-Ah…-
sollevò le mano - Non lo so, non l’ho voluto sapere. Ho preferito vivere.-

.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.

 

Tre semafori bruciati e due cadute dopo, Darcy stava percorrendo a passo di marcia l’atrio dello SHIELD diretta in zona ascensori. Sfilò il suo badge dalla tasca della giacca, lo fece passare nella striscia sotto la bottoniera e attese che le porte si aprissero.
Quasi non credette alla sua fortuna quando si ritrovò proprio Bruce  davanti.
Si stava stropicciando gli occhi con il dorso della mano destra, gli occhiali da lettura nell’altra, ed era così dannatamente adorabile che Darcy per un momento temette di squagliarsi. E invece gli appoggiò entrambe le mani sul petto e lo spinse all’indietro .
-EHI! CHE DIAVOLO! DARCY?- esclamò Bruce trovandosi  con le spalle contro  la parete di fondo dell’ascensore  con la ragazza premuta addosso lo teneva fermo per la maglietta. Darcy  ci mise tutta la forza che aveva a disposizione per tenere il dottore bloccato e quando le porte dell’ascensore si chiusero, attese di sentire la cabina ripartire per allungare la mano destra per colpire il pulsante di fermata.
Si bloccarono fra il secondo e il terzo piano con uno scossone.
-Mi vuoi spiegare che diavolo ti prende?-
Darcy  non lo degnò di una risposta. Premendogli  le mani sul petto si sollevò sulle punte e gli baciò delicatamente il labbro inferiore. Lo sentì sussultare, ma non respingerla. 
Forse era troppo confuso.
Ritentò, spostandosi al labbro superiore.
Glie lo baciò delicatamente mentre una parte di lei si beava dei piccoli tremiti che riusciva a strappargli. Stava cercando di controllarsi. Di non toccarla. Di non assecondarla. Teneva ostinatamente le braccia lungo i fianchi, ma non l’allontanava. Non la rifiutava. Non voltava la testa. Si stava lasciando baciare.
-Che stai facendo?- le chiese sulla bocca.
-Ti sto dando del bugiardo dottore.-
Bruce le sospirò contro le labbra.
-Se smetti di fare il testardo sarà più facile per entrambi.-
-E’ una mina…-
fu interrotto da un mordo al labbro inferiore -…Ehi.-
-Non sai da quanto desideravo farlo.-

.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.

-Pronto?- chiese Johnny.
-Pronto.- fece eco Loki.
Si trovavano nella cella del dio, e oltre il vetro, il resto del gruppo attendeva pigiato uno contro l’altro  . Thor abbassò la testa sentendo la mano destra convulsamente stretta da Diane. Ricambiò , con più delicatezza ovviamente e in asgardiano, le sussurrò - Andrà bene.-
-Sicuro?-
-Certo.-
-Promettimelo.-
Thor  la guardò sorpreso.  Po rafforzò la sua stretta attorno alla mano della ragazza.  Non poteva prometterglielo, poteva solo sperare , sperare ardentemente. Intanto che il Gosth Rider appariva in una vampa di fuoco, Loki volse il capo verso il rettangolo di vetro oltre il quale sapeva erano gli altri. Sorrise, per un solo secondo, prima di venire afferrato e sollevato dal Centauro.

-GUARDAMI DRITTO NEGI OCCHI…-

.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.


Le urla rimbombarono nella cella.
Paura era emerso dal corpo di Loki e stava lottando per liberarsi dalla presa del Centauro. Diane nascose il viso contro il braccio di Thor,  Thor chiuse gli occhi e da qualche parte, accanto a loro,  Tony temette di stare per vomitare.
Volse il capo, trattenendo il respiro,  intanto che Steve abbassava lo sguardo e Clint si girava per dare spalle al vetro. Nessuno sembrava avere coraggio di guardare cosa stava accadendo, tranne Fury e Coulson.
Il corpo di Loki era scosso da tremiti sempre maggiori, la voce di Paura sembrava fatta da milioni di grida messe assieme, fecero tremare il vetro rinforzato, prima di farlo gonfiare e poi scoppiare. Diane si ritrovò a battere le ginocchia per terra, coperta dal braccio di Thor, Si toccò addosso, il viso, poi volse la testa verso le porte.
C’era silenzio.
Era tutto finito quindi?
-EHI VENITE A DARMI UNA MANO.- urlò Johnny.
Diane gattonò qualche passo, prima di alzarsi e piombare nella cella, seguita a breve dagli altri. Loki era seduto per terra, con Johnny accanto che gli menava pacche sulle spalle . Lo stuntman aveva una profonda ferita in mezzo alla fronte che prendeva parte del naso, ma per il resto sembrava stare egregiamente. E Loki , invece…
-Coraggio ragazzo mio. Coraggio. Sputa.-
Diane si lasciò cadere in ginocchio accanto al dio che tossiva  polvere e pezzi di roccia.  Ne raccolse una manciata da terra e lanciò uno sguardo incredulo a Johnny- Ce l’hai fatta, sta sputando Paura?-
-Te l’avevo detto io che ci sarei riuscito.-

 Loki mandò un grugnito sputando saliva nera.
 -Si, però così rischia di soffocare.-
Meno di mezzo secondo dopo , due manone afferrarono Loki per la maglietta, lo rivoltarono, e a testa in giù lo scrollarono da una parte all’altra. Diane, causa  crollo dell’ansia scoppiò a ridere, seguita da tutti gli altri mentre Loki rimetteva pietra  che sembrava vulcanica sballottato da un Thor in preda ad asgardiana euforia.

.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.

-Ce la fai?-
-Sono complicati.-
-Bottoni e asole?-
-Sono piccoli.-
Diane si alzò dal lettino e schiaffeggiando via le mani di Loki ,radunò i lembi della camicia sul petto magro del dio e prese a far passare i bottoncini della camicia nelle asole.
-Ora che hai intenzione di fare?-
-Evitare che Thanos mi uccida per vendicare il suo Servo..-
-Tutta questa gente che ti vuole morto. Che brutto Karma.-
Diane scrollò la testa  e Loki la guardò malissimo -… Fossi in te mi farei un esame di coscienza.-
-E’ tutta colpa di Paura, non ho nulla da esaminarmi.-
fece il dio piegando la testa all’indietro e guardando il soffitto. Raddrizzò il capo, e visto che Diane purtroppo non era stata benedetta dal dono dell’altezza (arrivava a malapena al metro e sessantacinque) dovette piegare parecchio le spalle per poggiare la fronte contro quella della ragazza.
Spinse leggermente, per farle  sollevare il viso, e dopo averle lisciato un lato del naso con il suo, le cercò le labbra per un tenero bacio.

FINE CAPITOLO.

 

 

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Capitolo 39
*** Capitolo trentanove. ***


Questo capitolo prendetelo come  presentazione del nuovo personaggio.
Il Trickshot, personaggio della Marvel, adattato però per la storia.
Chi scopre la sua identità, vince una bambolina xD
Mancano un tre capitoli, più o meno, prima della fine di questa storia. Un po’ di pace prima della tempesta nel Sequel.

 

 

Capitolo trentanove.

 

 

 

 

I pochi che avevano avuto la fortuna, o  la sfortuna di mettere piede nell’ufficio di Nick Fury sapevano del piccolo schedario di metallo nero dietro la scrivania del Direttore. A soli due cassetti, spuntava a malapena dietro la scrivania bassa.
Erano i fascicoli più riservati dello SHIELD, quelli che nessuno aveva mai visto, figuriamoci letto, il cui livello di segretezza era il COSMIC TOP SECRET. Assassinii. Rapimenti. Ritorsioni. La strada dello SHIELD era lastricata di buone intenzioni e cadaveri e solo il suo Direttore sapeva quanto fosse cambiata l’agenzia dalla sua creazione .
Fury inumidì il polpastrello del pollice contro la punta della lingua e passò le foto raccolte nelle cartelline. Foto a colori sbiadite nel tempo. Un auto contro un albero. Il conducente morto sul colpo, il passeggero seduto a lato guida  morto sul ciglio della strada  nonostante i tentativi di rianimazione e infine il ragazzo che viaggiava sul sedile posteriore, portato via dall’autoambulanza . Fury sollevò lo sguardo oltre la scrivania, verso la porta,  impassibile verso l’uomo che l’aveva spalancata e ora  si guardava attorno dal vano.
Trickshot aveva la fisionomia dell’irlandese tipo.
Capelli biondo miele, tenuti corti, e occhi blu scuro.
Fury avvertì una fitta che pareva ansia allo stomaco. Si somigliavano. Troppo.
Chiuse il fascicolo  che teneva sulle ginocchia e lo infilò nello schedario alle sue spalle. Spinse il cassetto e girò la chiave nella toppa. Il  Trickshot seguì i movimenti  dal fondo della stanza, senza scomporsi, le mani infilate in tasca e la balestra (che l’aveva reso famoso) di traverso sulla schiena assieme alla faretra.

-Voleva vedermi signore?- chiese  il balestriere  inclinando il capo.
Aveva il volto segnato sul lato destro da numerose piccole cicatrici, altre più piccole, altre più profonde, che però non gli avevano alterato i lineamenti, anche se gli avevano un po’ chiuso l’occhio destro.  Non era molto alto, e per essere un agente attivo, come Coulson, aveva un fisico quasi minuto , con solo la muscolatura della braccia  tornita e ben sviluppata.
-Sai vero di Loki di Asgard?- gli chiese Fury facendogli segno di sedersi.
Il Trickshot annuì, avvicinandosi alla scrivania, e rimanendo in piedi accanto alla seggiola.
-…Spero che ti piaccia fare da babysitter. -

Gli occhi blu dell’irlandese mandarono un lampo di frustrazione. A quanto pare fare da ombra al dio degli inganni non gli piaceva per nulla -… Solo fino a quando non sarò sicuro che Paura è veramente scomparso.- poggiò i gomiti sul bordo della scrivania e intrecciò le dita sotto il mento osservando l’Agente di fronte a lui.
-Per questa missione il tuo nome sarà Buck
Chisholm.-
-Nome del cazzo, signore.-sbuffò il balestriere voltandosi e andando verso la porta.
-Ascolta…- lo richiamò Fury.
-Sì, ho capito signore.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Buck. Buck. Buck.
Che nome del cazzo.
Se non ricordava male, era il nome del cane della vecchia sorda che abitava dall’altro lato della strada, quando era piccolo. Quel cagnetto isterico, piccolo quando un ferro da stiro, che però faceva casino quanto una muta di  rottweiler.
Buck sollevò la testa e la volse in direzione della mensa  da dove veniva la musica  che l’aveva distratto. Socchiuse gli occhi, confuso, prima di beccarsi addosso, qualcuno che era appena uscito camminando all’indietro, con le mani alzate nemmeno fosse minacciato da un arma. Andò all’indietro, verso la macchinetta del caffè, con il tizio che gli crollava a sedere ai piedi .
Sentì le punte delle frecce che teneva a tracolla nella faretra premergli preoccupantemente contro i reni e strizzò gli occhi in una smorfia indolenzita.. Portò una mano  sulla parte ammaccata e abbassò la testa verso l’idiota che si stava rimettendo in piedi con entrambe le mani poggiate a terra per darsi slancio.
-Scusa eh.- abbaiò scorbutico coma al suo solito.
-Oh, non ti avevo visto. Non ti scaldare che fa male alla salute.- gli rispose Clint girandosi con una mano in basso schiena. Si fissarono per un momento, prima che Buck sentisse qualcosa morirgli in corpo e Clint venisse recuperato da Sharon, che lo afferrò per un braccio e lo tirò nella mensa. La musica era cessata, e una voce maschile reclamava al karaoke il signor Clint Barton.
Buck sollevò una mano, come per trattenerlo, lasciò cadere il braccio e si infilò nella mensa.
Spostò gli occhi dai festoni colorati, alle bibite ai dolci, e alla fine al palchetto da karaoke sul fondo della stanza, davanti al quale Clint era stato trascinato.
-Che succede?- mormorò.
-Ha organizzato tutto Stark, per festeggiare la liberazione dell’asgardiano.- rispose  qualcuno - Visto che Fury ha comandato di non farlo uscire dallo SHIELD, Stark ha deciso di  fare qui la festa.-   

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
-Non voglio cantare.- borbottò Clint, la bocca lontana dal microfono.
-Invece dovrai farlo.-  chiocciò Tony.
-Chi diavolo ti ha detto che sono intonato?- continuò Clint, cercò tra i tavoli con lo sguardo,  puntando gli occhi verso Diane, seduta a un paio di tavolini di distanza, accanto a Loki. Ringhiò in risposta al saluto con la mano della sorella minore.
-Maledetta .- bisbigliò fra i denti e Diane gli soffiò un bacino sulle punta delle dita.
-Dai Barton lo sappiamo tutti che sei un usignolo.- il gridò dell’Agente Mayer fu accompagnato da un fischio con le dita da parte dell’Agente Bride che poi battè le mani ridendo divertito. C’era mezzo SHIELD stipato in mensa,  maledizione,  Natasha era convinta che Clint sarebbe scappato dalla finestra a minuti, visto come spostava gli occhi dal televisore su carrello alla sua destra alla finestra alla sua sinistra.
Premette le labbra una contro l’altra, per soffocare un sorriso, e si volse per andare a prendere qualcosa da bere al tavolo. Si fermò, alla vista di Buck accanto alla porta.
Lo fissò, per un lungo momento, prima di seguirne lo sguardo.
Stava fissando Clint senza quasi sbattere le palpebre.
-Chi è quello?- chiese  verso Sharon.
La ragazza si girò in uno svolazzo dei riccioli castano,  sollevò un sopracciglio e poi si chiuse nelle spalle - Lo chiamano  Trickshot.- Natasha avvicinò leggermente le sopracciglia - Come si chiami realmente, nessuno lo sa. E’ uno dei pupilli di Fury. Uno dei bambini perduti probabilmente.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Loki sospirò rumorosamente e Buck si grattò la testa con una smorfia  -La sistemazione non piace a te come non piace a me…- borbottò a bassa voce  lanciando uno sguardo all’indietro. Avere alle spalle un tipo grosso come un armadio quattro stagione che era talmente incazzato da far crepitare l’aria  attorno a avrebbe fatto cagare addosso tipi ben più coraggiosi di lui. Guardò Thor per un momento, prima di tornare al dio degli inganni seduto al lettino, che invece sembrava quasi rassegnato -…Però se vuoi uscire da qui, credo che ti convenga piegare la testa e accettarmi come babysitter.-
-Capisco che Fury non si fidi a lasciarmi uscire sulla parola che sto bene.-
Anche se l’aveva visto letteralmente vomitare Paura -…Quindi va bene.-
Buck sospirò , almeno uno dei due era ragionevole.
- Io andrò a vivere alla Stark Tower, Stark non vuole perdermi di vista.-
Buck annuì infilando le mani in tasca
- E non conto di spostarmi troppo, non so quanto la mia faccia sua conosciuta come quella del distruttore di Manhattan.- era un argomento che un po’ tutti avevano svicolato con lui, perfino Diane  aveva cambiato discorso con un colpo di tosse, una  piroetta su sé stessa e un lancio verso una pila di dvd.
-Io ti consiglierei di non farti chiamare Loki se esci.- fece  Trickshot ciptico, socchiudendo gli occhi blu scuro, mentre Thor usciva dalla cella sbuffando come un mantice - E’ andato ad uccidere Fury?- chiese Bucky a Loki che sollevò entrambe le sopracciglia.

-…E’ un guerriero,  è uno di quelli alla: prima ti picchio, poi ci ragiono e alla fine ti finisco.-  abbozzò un sorriso osservando la porta di metallo lucidò, per poi tornare all’uomo in piedi di fronte a lui. Lo guardò da capo a piedi, più di una volta, prima di fermarsi sul suo viso. -Qual è il tuo nome?-
-Chiamami Buck.-
-Buck, qual è il tuo vero nome?-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Sharon, ti va di venire al parco con me se non hai da lavorare?-

Sharon sussultò e si volse verso Steve in piedi dietro di lei. Erano rimasti una decina a far baldoria in mensa, fra i quali Bruce e Tony impegnati in un appassionante partita a Forza Quattro.
Sharon era seduta in bilico sulla spalliera della seggiola accanto a quella di Bruce, i piedi sulla seduta e come detto, per metà in bocca una fetta di torta salata .
-Al parco?- fece eco.
Non era la prima volta che Steve le rivolgeva questo tipo di inviti, da uomo per bene come li chiamava Tony. Una volta erano andati in gelateria, un’altra al cinema –solo a guardare il film- e un’altra ancora ad una mostra di Renoir.
-Sì, ho letto qui che ci sono in mostra delle giostre del primo novecento, praticamente di quando ero  piccolo io, mi piacerebbe vederle.-
In un altro momento,  Sharon avrebbe trovato adorabile l’eccitazione che si leggeva sul viso di Steve, ora però riusciva solo a pensare che la voleva portare alle giostre. Come fanno i nonni con le nipotine. - OH MIO DIO SEI VERAMENTE MIO NONNO!- strillò balzando giù dalla seggiola e mollandogli in mano il pezzo di torta salata.
Cap si guardò perplesso la mano che si stava impiastricciando di salsa , poi la porta imboccata da Sharon e alla fine Tony e  Bruce.
-Che ho fatto?- chiese alla volta dei due, che stavolta, parevano perplessi almeno quanto lui.
-Ah,  non ne ho la minima idea.- esclamò Bruce.
-Nemmeno io.- fece eco Tony sollevando le mani.

FINE CAPITOLO.


Questo è Buck the Trickshot.

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Capitolo 40
*** Capitolo quaranta. ***


 

 

CAPITOLO QUARANTA.

 

Odio. Odio. Odio feroce.
Diane si girava e si rigirava sotto le coperte, sbuffando e tossendo.
Detestava stare male.  avere la gola in fiamme, gli occhi rossi, e il naso gocciolante.
Prima aveva caldo tanto da togliersi i pantaloni del pigiama. Poi aveva freddo e li raccoglieva dal pavimento e alla fine... Ci mancava solo che iniziasse a soffrire anche il tiepido.
Sfilò la testa da sotto il cuscino  e puntò gli occhi verso la porta.
Batté le palpebre una. Due. Tre volte. prima di mandare un gridolino e tirarsi  le coperte fin sopra la testa - TU CHE CAVOLO CI FAI QUI?- si lamentò  con una vocina comicamente nasale e rauca. Loki chiuse la porta dietro di sé e infilò le mani nelle tasche dei pantaloni. Osservò confuso il bozzolo di lenzuolo e coperte color lilla in mezzo al materasso, e la gambetta che spuntava e tirò le labbra in un sorriso.
-Volevo vedere come stavi.- disse avvicinandosi al letto - L’Agente Barton è stato parecchio evasivo.- Si guardò attorno.  Tramite i ricordi di Paura ricordava quella camera, era la stessa in cui la ragazza era stata aggredita la prima volta dalla Nube Oscura e ferita . Puntò gli occhi verso l’angolo delle pareti alla destra della porta.
La carta da parati a fiorellini azzurri era rimasta macchiata.
-Sei uscito da solo?- chiese Diane intanto che Loki osservava quell’alone rossastro e si rodeva il fegato per aver permesso al Servo di fare del male . Diane alzò la testa e lo guardò con gli occhi socchiusi e arrossati. Aveva la punta del naso arrossata e screpolata, era adorabile. -…No, non sono uscito da solo.- sorrise a vedere Diane alzarsi goffamente in ginocchio in mezzo al letto e allungare il collo verso lo  specchio da toletta che era sulla cassettiera a lato del letto. Probabilmente stava cercando di capire quanto potesse risultare stravolta - Mi ha accompagnato Natasha, e quello che nuovo credo che ci abbia seguito.-
-Buck, inquietante non trovi?-
Loki si sedette al bordo del materasso, possibile non se ne fosse accorta?
- Non molto.-inclinò il capo meditabondo - Mi ricorda qualcuno.-
Diane gattonò tirandosi dietro le coperte - Chi?- gli chiese  sedendosi vicino a lui, sulle gambe ripiegate . Gli lanciò uno sguardo d’insieme ,  da capo a piedi. Sentiva la testa leggera per via della febbre , e  in lontananza un ricordo non suo farsi strada. Si chinò in avanti, afferrò la mano destra di Loki al polso e se la portò alla fronte premendola con entrambe le sue  -OH MIO DIO NORRENO!- gemette in preda alla goduria.
Era come avere sulla fronte un sacchetto di ghiaccio.
Loki avvertì una fitta di nostalgia osservandola.
-Lo facevi sempre quando non stavi bene.- sussurrò più a sé stesso che alla ragazza febbricitante  accucciata accanto a lui.
-Me lo ricordo. O meglio l’ho ricordato adesso.-
-E che altro ti ricordi?-
Diane si buttò di nuovo sdraiata , cercò di sistemare il groviglio di coltri che si era creato attorno al suo corpo e le sollevò - Che mi facevi compagnia quando stavo male…-  e che accadeva spesso e volentieri, visto che anche se era una semidea, non era uscita con una salute proprio buona -…Togliti le scarpe.-
Loki non si fece pregare troppo, anzi per nulla. Si chinò a slacciare le scarpa destra, poi la sinistra, tolse la giacca e l’appoggiò sul pavimento. Infilò le gambe sotto le coperte  e allungò il braccio destro in modo che Diane potesse appoggiarci il capo.
-Sei bollente.- le disse poggiandole di nuovo la mano sulla fronte, la sinistra stavolta, mentre Diane si accomodava bene su un fianco. -Hai preso qualcosa?-
-Tachipirina, stanotte.-
-Non…Non ho idea di cosa sia.-
-E’ una medicina.- ridacchiò Diane chiudendo gli occhi.

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Pepper hai per caso visto Tony  doveva sistemarmi la …-
La voce di Steve venne coperta da un gridolino eccitato.
Dal suo seggiolone, poggiato sul tavolo della cucina, Howard tendeva frenetico le manine verso l’eroe americano, borbottando versetti concitati.  Steve appoggiò lo scudo accanto al tavolino e si avvicinò al tavolo dove le grida del bambino si fecero più forti e contente.
-Che ti prende?- mormorò mentre Pepper arrivava dalla zona notte dell’attico tenendo in mano in biberon vuoto. Si fermò alla vista del figlio che cercava di farsi prendere in braccio da Cap e scoppiò a ridere - Devi sembrargli un sogno che si avvera.- esclamò la donna intanto che il soldato sfibbiava le cinghie dell’ovetto e sollevava il bambino.
Howard alzò le braccine con un grido di gioia, poi gli afferrò la cuffia del costume, strattonandola con forza per poi succhiargli la punta del naso - Perché?- rise Steve , scrollando piano la testa per cercare di liberarsi dalla presa del bambino senza fargli male.
-Beh…- fece la donna chinandosi per raccogliere  qualcosa da terra -… Da quando è nato, ogni notte, la passa con lui.-  Steve sollevò un sopracciglio alla vista del peluche  fra le mani di Pepper.

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Diane alzò la testa dalla spalla di Loki e si strofinò gli occhi con il dorso della mano. Non aveva idea di quanto aveva dormito, ma si sentiva vagamente meglio.  Si tirò a sedere e lanciò uno sguardo al dio, che dormiva saporitamente accanto a lei. 
Gattonò fino al bordo del materasso, dopo avergli rimboccato le coperte addosso , e appoggiò prima un piede poi l’altro sul pavimento, tenendosi al muro per paura di finire per terra con un capogiro. Strizzò gli occhi, e dopo aver recuperato le ciabatte a tentoni sotto al letto usando la punta del piede, uscì dalla sua camera.
Doveva essere sera, o notte, Diane seguì la luce che filtrava da sotto la porta infondo al corridoio e trovò Clint intento ad accordare la chitarra. Lo guardò sorpresa, e quello , dopo essersi premuto l’indice della mancina contro le labbra, le fece segno di entrare e chiudere la porta.

-Che stai?-
-La prossima volta che ti trovo con Loki nel letto,  ti scortico viva .-
- Sì, ma che stai…-
-Non cambiare argomento, sgualdrina.-
-Ha parlato il puttanO dello SHIELD.-
-Lo ero.- borbottò Clint vagamente offeso.
-Fino all’anno scorso.-
-Appunto…- annuì Clint -… Ero…- calcò la voce -… Tempo passato. .-
Diane gonfiò le guancie sedendosi al divano, in venticinque anni non era mai riuscita a vincere un duello verbale con Clint. Alzò gli occhi tirando su con il naso.
L’orologio accanto il frigorifero battevano le otto di sera - Natasha?-
-Alla Stark Tower.- rispose Clint senza alzare la testa.
-Mi dici che diavolo stai facendo?- continuò Diane ritornando a guardare la chitarra fra le braccia del fratello. Erano anni che non glie la vedeva in mano.
Clint alzò gli occhi al soffitto - Che sto facendo?- le fece eco stavolta e parve veramente pensarci prima di sbuffare dalle narici -… Sono impazzito Nina.-  

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

-Ohi Capitan Verginello.-
Steve sollevò gli occhi dal pc portatile davanti a lui per poi riabbassarli allo schermo senza spiccicare una parola..
-Scusa, lo so dovevo rinforzarti la piastra sotto al costume, ma…-
Tony si fermò , Steve sembrava presissimo da dal pc, strano, visto che con la tecnologia faceva a botte come tutti i vecchietti - Ehi, hai scoperto i siti porno?- rise  Tony fecendo il giro del tavolino del laboratorio davanti al quale Cap era seduto. Si chinò in avanti per guardare. appoggiando una mano sulla spalla dell’eroe  americano  -Chi te l’ha dato?- sussurrò glaciale -Pepper? Bruce? Li ucciderò entrambi nel dubbio.-
Lo schermo mandava le immagini sbiadite di un bambino di circa sei anni, vestito da Capitan America che agitava il suo scudo di plastica. Il piccolo Tony Stark in modalità Cosplayer.
Steve cercava di non ghignare, ma ci stava godendo di brutto a guardare quel bambino urlare che Capitan America era il migliore - E’ un bel costume. Maria era brava a cucire, me lo ricordo.-
Tony ringhiò mentre la ripresa includeva anche Howard senior , gli occhi neri illuminati di allegria a vedere il figlio divertirsi tanto. Tony sentì qualcosa sciogliersi a quella vista. Ricordava quel giorno,  il costume sul letto assieme allo scudo .
Era impazzito di gioia,  ma non si era reso conto di quanto anche suo padre fosse felice quel giorno a vederlo così contento di quel regalo inaspettato.
-Tu l’hai conosciuta mia madre?- chiese Tony.
-Sì, ragazza molto dolce. Molto intelligente.-
Tony premette le labbra una contro l’altra.
-Tony.-
Steve sospirò - Odio doverlo fare.-
Tony inarcò un sopracciglio - Non ti posso portare a prostitute per svezzarti, ormai sono un uomo  rispettabile.- Steve lo incenerì con uno sguardo - Cosa?- gli chiese  tossendo e raddrizzando la schiena.
Steve poggiò una mano sul computer, chiudendolo -Avrei bisogno di un consiglio…- tacque un attimo - Si tratta di Sharon…Perché tieni le braccia sollevate?-
-Sto ringraziando il cielo, finalmente è accaduto…- lo guardò in basso molto in basso - Anche mister Pinguino si è scongelato.-
Steve  abbassò gli occhi, realizzò chi fosse Mister Pinguino e avvampò -SEI UN …- non sapeva nemmeno come definirlo -Come non detto, chiederò a Bruce.-
-Bruce?-  fece eco Tony quasi oltraggiato - PER UNA CHE NE HA CONQUISTATA, VUOI CHE TI FACCIA IL CONTO DELLE MIE DI CONQUISTE?- abbassò la voce -… Meglio di no,che facciamo notte…- allargò le braccia per poi riunirle e indicarsi il petto coi pollici - Vieni, vieni da zio, dimmi che vuoi sapere.-

 

 

FINE CAPITOLO

Al prossimo capitolo, davvero lungo per i miei standard, la proposta di matrimonio di Clint a Natasha e scopriremo se davvero  Steve e il nonno di Sharon x°D

 

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Capitolo 41
*** Capitolo quarantuno. ***


 

 

 

 

Kelton Street, Woodside, Queens.
Il suo vecchio appartamento.
Natasha  infilò le chiavi nell’auto nella tasca del giubbetto e alzò gli occhi al balconcino del secondo piano. Le piante erano morte  per mancanza d’acqua e pendevano delle fioriere gialle e rinsecchite. Aggrottò la fronte, ma anche sforzandosi, non riuscì a ricordare se fossero fiori o altro.
Recuperò dal bagaglio dell’auto l’ultimo scatolone e  lo infilò sotto il braccio premendolo contro il fianco. Usò la mano libera per infilare la chiave nella toppa del portone e dovette spingere avanti e indietro più di una volta, per riuscire a sbloccare la porta dal battente .
Salì le scale,  pestando i gradini con le suole degli scarponcini. Abitava al primo piano del palazzo, dirimpetto ad una vecchietta sorda amante dei gatti. Arrivata al pianerottolo, lì sentì miagolare oltre il portoncino, e sentì la nonnina far schioccare le labbra per richiamarli.
Doveva essere ora di pranzo per la famiglia.
Poggiò lo scatolone sullo zerbino e girò la chiave nella serratura. La porta si aprì nel buio. La ragazza spinse lo scatolone con i piedi e cercò a tentoni l’interruttore con una mano, prima di chiudersi la porta alle spalle.
La luce che si accese le mostrò il suo salotto da zitella, come lo chiamava Sharon, impolverato e decisamente bisognoso di un cambio d’aria. Un divano, un televisore a schermo piatto, e basta. Niente ninnoli, niente carinerie. Solo il minimo e indispensabile.
Aprì la finestra del salotto, quella del cucinino, e quella della camera da letto  per fare corrente. Tolse la giacca e iniziò a guardare attorno.
Doveva radunare le sue cose per portarle a casa di Clint.
Iniziò  a ispezionare le stanze,  con metodo, per essere sicura di non dimenticare nulla.
In cucina prese il grembiule “Kiss the Cook “ che Phil aveva lasciato da lei l’ultima volta che avevano cenato assieme ed erano finiti ubriachi di sangria sul divano.  In salotto prese il libro di poesie che Sharon le aveva regalato per Natale, il potpourri fatto da Jane e l’acchiappasogni fatto  di caramelle di Darcy.  Li guardò sul fondo della scatola e scosse il capo, chi l’avrebbe mai detto che un giorno, avrebbe avuto attorno donne non da considerare rivali, ma amiche.
Il pensiero la fece sorridere mentre entrava in bagno.
Aprì la porta e l’ombra  su cui mise i piedi le fece portare immediatamente la mano alla pistola che teneva sotto la maglietta a contatto  con la pelle della schiena.  Un gesto  fulmineo, dettato  dallo spirito di sopravvivenza che tante volte le aveva permesso di portare a casa la pelle e che fece ridere la persona accucciata sul davanzale.
- BARTON, POTEVO SPARARTI, IDIOTA!-
Clint si passò una mano sul viso, ridendo come un pazzo, mentre con l’altra mano si reggeva alla grondaia che aveva usato per issarsi fino alla finestra. Natasha rinfilò la pistola  nella fodera alla cintura e si avvicinò alla finestra chiusa.
Sapeva che Clint sapeva leggere il labiale, così non si preoccupò di aprire la finestra per farsi sentire - Che vuoi?- gli chiese.
Clint indicò un punto dietro di lei.
-Entrare?-
Le sorrise in una maniera adorabilmente stupida mentre faceva di sì con la testa.
-E perché dovrei farti entrare?-
Lo guardò sporgere il labbro inferiore. Quella era una mossa sleale , visto che sapeva bene di ricordare terribilmente suo figlio quando tirava fuori quell’espressione sofferente. Da foca artica maltrattata, come l’aveva definita  una volta  Sharon.
-Non vedo il motivo di farti entrare.-
Clint sollevò  la mano libera e  la passò sul vetro della finestra, come una carezza.
Natasha aggrottò la fronte - Oh, non fare il melodrammatico.- aprì la finestra e Clint si sporse verso di lei reggendosi con entrambe le mani al davanzale interno della finestra - Era ora, c’era una famigliola di piccioni che iniziavano a guardarmi con interesse.-
Natasha era ancora piantata davanti alla finestra e Clint gettò le gambe oltre il davanzale e si sedette con la schiena rivolta verso l’esterno - Non vuoi proprio farmi entrare?-
-Ripeto: perché dovrei?-
-Mmmh…- Clint  chiuse gli occhi - Come siamo acide quest’oggi.-
-Non sono acida, solo con il tuo fare il buffone, prima o poi finisce che t’ammazzo sul serio.-
Clint allungò una gamba verso di lei e piegandola cercò di spingerla ad avvicinarsi - Non sarebbe la prima volta che attenti alla mia vita, non ti ricordi Edimburgo?-
-…Edimburgo è stato un incidente, fu un colpo di rimbalzo.-
Clint si alzò la maglietta - Rimbalzo.- mormorò guardando la cicatrice circolare  accanto all’ombelico, sussultando quando  Natasha ci appoggiò le dita sopra per lisciarla appena .  C’erano stati parecchi  momenti di intimità fra loro nell’ultimo anno, ma con sua somma sorpresa, non era mai andato … Oltre. Non aveva mai spinto. Si era accontentato.  Anche sé, secondo Peter, a breve avrebbe avuto una serie tic nervosi mica da ridere,  si era comportato da vero signore.
Solo perché Natasha sembrava costantemente perplessa ogni volta che tentava un approccio e lui aveva la maledetta impressione di stare  corteggiando una bambina. Allontanò le labbra dalla fronte della ragazza, ed eccola là, l’espressione confusa che gli rivolgeva ogni volta che invece di prenderla e sbatterla sulla prima superficie piana disponibile per baciarla, cercava di fare il coccolone.
Inabituata alla gentilezza e alla dolcezza, la bambola assassina, non sembrava in grado di capirla, anche se le piaceva, visto che non le si sottraeva.
-Clint.-
-Mmmh?-
Le si stava strofinando contro un lato del collo con il naso e le labbra.
-Mi dispiace.-
Clint sollevò la testa per guardarla in viso.
-Mi dispiace di non essere in grado di farti una carezza. Mi dispiace di non essere in grado di capire quando vorresti un abbraccio o un bacio. Mi dispiace di …- si bloccò alla vista dell’espressione sul volto dell’uomo.
Dio, lo odiava.
Come faceva ad essere così dannatamente espressivo ed essere ancora vivo col mestiere che faceva.
-Come diavolo fai ad essere così. Non l’ho mai capito.-
-Così come.- chiese Clint piegando la testa.
-Buono.-
Barton sorrise poggiandole una mano sul viso - Nonostante abbia commesso bestemmie e peccati da bastarmi per tre vite, ho avuto una famiglia, un infanzia. Ho avuto Diane dopo aver perso i miei genitori. Benchè  mi sia fatto mostro molte volte, avevo qualcuno a tenermi uomo ogni volta che smettevo i panni di Occhio di Falco.-
-Io no.- mormorò Natasha -Non l’ho mai avuto fino a…- Quando non l’aveva incontrato.
- Per questo non mi dispiace essere paziente. - le si avvicinò per baciarla, ma Natasha si spostò facendogli poggiare le labbra su una guancia.

-Clint…-
-Nat non tastarmi la schiena se non vuoi che cada giù.-
-Perché hai una chitarra sulle spalle?-
-…DOH!-
 

 -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

-Ehm…-
Sharon Carter  battè le palpebre e si sfregò gli occhi con entrambe le mani.
-Di qualcosa.-
Allungò l’indice della mancina e lo usò per tamburellare il petto di Steve. Cap abbassò gli occhi confuso, per poi tornare a guardare la ragazza in pigiama, che lo fissava come se fosse stato un fantasma. -Qualcosa non va?- chiese confuso.
Sharon premette le labbra una contro l’altra, le coprì con la mano destra e poi sospirò - Steve,  dolcezza, perché sei vestito come Tony Manero[*]?-
Le sopracciglia bionde dell’eroe americano si avvicinarono in segno di confusione. Chi era Tony Manero? Che aveva combinato Stark?
Non lo sapeva, ma nel dubbio, tornato alla Torre, lo avrebbe ucciso comunque.
-Chi è Tony Manero?-
-Ehm…- la ragazza tornò a guardargli il completo sconvolgentemente bianco, e la camicia nera in coppia con le scarpe lucide. Sparì oltre la cornice della porta,  Steve la sentì rovistare spostando roba che caddè a terra, per poi tornare verso di lui tenendo in mano una scatolina di plastica rettangolare. Sottile. Con qualcuno vestito come lui stampato sul davanti - La febbre del sabato sera.- lesse  .

- E’ un film…- spiegò Sharon cercando di trattenere la risata che sentiva premere in gola   stringendo fra le mani la custodia del DVD - Un film, abbastanza trash.-
Steve non sapeva nemmeno che diavolo voleva dire trash nel linguaggio dei giovani d’oggi, ma era sicuro che avrebbe tirato  il collo a Tony come una gallina.
Rosso in viso da fare invidia ad un peperone, allungò goffamente il mazzo di fiori che aveva portato con sé e imboccò le scale  a velocità sonica, lasciando la ragazza con le braccia colme di fiori e la risata che finalmente potè liberare.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-L’hai fatto vestire da cosa?-
-Tony Manero, ti giuro Bruce, stavo morendo.-
-Lo sai vero che appena capirà che hai fatto ti ucciderà.-
Tony si asciugò gli occhi con il dorso di una mano - Lo so, ma ti giuro ciccio, n’è valsa la … - Jarvis non fece a tempo ad annunciare l’arrivo di Steve che Tony lo vide comparire oltre le porte a vetri del laboratorio.
Alzò la mano, l’appoggiò sul sensore di riconoscimento e Tony andò vilmente a ripararsi dietro le spalle di Bruce.
-TU,BESTIA, IO MI FIDAVO DI TE.- urlò Steve entrando nel laboratorio come un bufalo.
Bruce  si nascose il viso fra le mani, Dio non poteva ridere o li avrebbe ammazzati entrambi.
Steve gli rivolse uno sguardo imbarazzato, afferrò la giacca e se la tolse a strattoni. L’appallottolò e la lanciò a Tony che rideva come un pazzo mezzo nascosto dietro  Bruce.
-Scusa, scusa Steve, davvero. Sono stato uno stronzo.-
-STRONZO E’ DIRTI POCO.-
Tony rimase con le mani sollevate -Cap, non imprecare che poi mi eccito.-  esclamò fottutamente serio, facendolo arrossire. Bruce aveva incrociato le braccia sul tavolo e stava ridendo senza ritegno  accucciato là sopra - …Dai, scusa, non dovevo farti questo scherzo.  Se vuoi lo dico anche a Sharon che  sono stato io a farti andare da lei vestito come un coatto.-
Bruce emise un grugnito agonizzante.
-Non avrò più coraggio di farmi vedere.-
-E dai… - Tony si appoggiò una mano in direzione del reattore come al solito lasciato scoperto dalla maglietta - Non puoi incolparmi della tua astinenza, è troppo per me da sopportare.-

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Era stato semplice entrare alla scuola. Guidato da quella voce che gli era risuonata all’improvviso in testa, Erik Lehnsherr  era riuscito a superare tutti gli ostacoli senza incontrare nessuno e arrivare al letto dove Charles riposava.
Lentamente aveva sollevato una mano verso il volto dell’ex amico e glie l’aveva poggiata sulla fronte, seguendo le istruzioni che la voce gli dettava, e si era ritrovato catapultato in una stanza buia dove il giovane Charles Xavier gli aveva rivolto uno sguardo prima sorpreso, poi felice.
-Grazie per essere venuto.-
Erik socchiuse gli occhi -Chi ti ha fatto questo?-
Charles sorrise , e Erik si rese conto che aveva dimenticato di quanto fosse buffo Charles quando sorrideva. Però quel pensiero, affettuoso, fu subito soffocato dalla vista delle piaghe e dalle ferite che percorrevano il corpo del giovane seduto per terra e tenuto bloccato da pesanti catene a polsi e caviglie -…Devi aiutare i miei ragazzi Erik.-
-Perché dovrei?-
-Perché quella che sta arrivando è una minaccia per tutto il mondo, non solo per gli X Men. Io non so se avrò la forza di liberarmi, dopo aver fatto fuggire gli altri rinchiusi con me in questo mondo. Devi pensare tu a loro fino a quando avrete un nemico comune da battere.-
Erik inclinò il capo - Ti fidi ancora di me, dopo tutto questo tempo?-
Charles sorrise , ancora, a quel modo buffo che Erik pensava di aver sigillato nel passato. Con le fossette sulle guancie e quelle rughette ai lati del naso - Io non ho mai smesso di fidarmi del tuo buon cuore, amico mio.-
Erik lo fissò in silenzio, poi, preso come da un impulso, sollevò una mano verso di lui.
Forse per colpirlo, probabilmente per toccarlo.
Charles lo guardò per un momento, e fece altrettanto, sollevando i pesanti bracciali in ferro, ma non fecero a tempo a sfiorarsi le dita che una voce richiamò  Erik nel mondo esterno.
Tornato  Magneto, volse il capo verso Logan che lo fissava  furioso dalla porta -TU CHE DIAVOLO CI FAI QUI?- urlò snudando gli artigli.
-… Prima di ringhiare come un animale, guarda…- mormorò il vecchio spostando il corpo e mostrando come la mano destra di Xavier stringesse convulsamente la sua .

“Ti tirerò fuori Charles, mi senti? Ti tirerò fuori.”
“Lo so che ci proverai Erik.”

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Loki era da solo, fortunatamente, quando la voce del Professore gli rimbombò in testa. Cercò di aggrapparsi al tavolino, ma lo mancò clamorosamente e cadde in ginocchio sotto il peso del potere mentale del mutante. Come Erik prima di lui, a chilometri di distanza, fu risucchiato in una cella buia al cospetto , non dell’uomo in sedia a rotelle che aveva intravisto nella comunicazione mentale che aveva avuto con lui, ma di un ragazzo giovane, sui trent’anni, che  arricciò gli angoli delle labbra in un espressione di benvenuto.

-Professore?-
-Ci siamo scambiati di posto dall’ultima volta Loki.-

Loki si tirò in ginocchio, guardandosi attorno. somigliava alla cella dove  Paura aveva tenuto rinchiuso lui. Fuori dal suo corpo, ma allo stesso tempo legato -  Come  posso aiutarti Charles.- disse muovendosi quasi a gattoni verso di lui, schiacciato dal caldo opprimente che l’aveva tenuto intontito per molto tempo.

-Spiega agli altri che, chi verrà guidando i miei ragazzi è fidato.-
Loki socchiuse gli occhi.
-La guerra è vicina, si unirà a voi, i suoi poteri sono grandi.-

Dopo aver visto com’era ridotto.
Dopo averlo visto com’era stato un tempo.
Xavier era certo che  Erik avrebbe fatto di tutto per salvarlo, anche passare oltre alle loro differenze per  il bene comune. C’era stata amicizia, fratellanza fra loro.
Non l’aveva dimenticato, né era sicuro.
-Loki.- sollevò il braccio verso il dio.
-Cosa?- chiese  quello stringendogli la mano fra le sue.
Era calda e liscia, come quella di un ragazzo, e coperta di ferite con  l’unghia dell’anulare quasi sollevata a mostrare la carne.

 

-…Tuo padre, tuo padre sta arrivando. Maledizione proprio adesso.-
-Mio padre? Odino?-
-… Vuole la testa di Thor.-

FINE CAPITOLO
( PARTE )

Domani non credo di poter aggiornare così, beccatevi la prima parte del capitolo u_u poi non dite che non sono brava. Ovviamente, ringrazio profondamente, tutti quelli che hanno letto, recensito messa questa mia fra le preferite/ricordate/ e le seguite.

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Capitolo 42
*** Capitolo quarantadue. ***


 

 

Aprendo gli occhi Loki avvertì il familiare pizzicore che di solito gli annunciava il manifestarsi di una potente energia mistica.  
L’ avvertimento di Charles, a quanto pareva era arrivato tardi. Odino stava per manifestarsi.
Si alzò dal pavimento, puntando le mani a terra ad altezza delle spalle e pompando con le braccia, si alzò in piedi. Doveva trovare Thor, doveva avvertirlo.
Quello stupido bestione, sarebbe stato capace di farsi ammazzare perché non era in grado di collegare lingua e cervello e spiegare le sue ragioni come una persona normale quando si sentiva vagamente attaccato.  Uscì incespicando dalla cucina, ancora intontito dal viaggetto che Xavier l’aveva costretto a fare, aggrappandosi al battente della porta e scrollando il capo. Alzò gli occhi verso le vetrate che davano sulla terrazza panoramica, e alla vista di quel bagliore pulsante che brillava a circa mezzo metro d’altezza.
Morse il labbro inferiore osservandolo.
Erano già arrivati.

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Thor si trovava nella palestra della torre quando avvertì una sorta di prurito alla base della nuca, come un fastidio che lo costrinse a fermarsi dal tirar pugni al sacco –il quarto della giornata, fra lui e Cap ne facevano fuori una quantità industriale - e a grattarsi la testa pensoso. Alzò gli occhi al soffitto. Non poteva essere, eppure conosceva quella sensazione.
Portò il pugno destro alla bocca, afferrò con i denti la linguetta del guantone e là tirò a sé con uno strattone, liberò anche l’altra mano, schiacciandola fra il braccio e il fianco opposto e tirandola indietro. Uscì dalla palestra e quasi non incespicò sul corpo privo di sensi di Lauren, una delle ragazze che aveva sostituito Pepper nel lavoro di assistente di Tony.
-Che cosa?- esclamò chinandosi sulla giovane, voltandola e passandole il braccio sotto la testa e le spalle. La sollevò in una posizione semiseduta per premerle un orecchio sul petto.
Il cuore batteva normalmente, e anche il respiro era regolare.
La sollevò da terra, senza fatica, anche se era una ragazza piuttosto rotondetta e si volse per andare in infermeria. Tre passi, e rischiò di inciampare nel corpo di uno degli scienziati che lavorava ai piani superiori della Torre.
-Professore.- chiamò Thor stupefatto -Professore Archer?-
Nessuna risposta. Così come Lauren, anche il professore pareva semplicemente addormentato.
Cercò di scrollarlo, senza perdere la presa alla ragazza fra le sue braccia. E alzò gli occhi verso il fondo del corridoio. Altri cinque corpi fra lui e l’ascensore.
-Maledizione.- mormorò.

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Due piani più su, rispetto a Thor, Tony e Bruce avevano visto i loro collaboratori cadere a terra uno dopo l’altro. Come colti da un attacco di narcolessia, il team di scienziati che seguivano le disposizioni di Bruce su come installare le nuove  difese della Torre, erano crollati come sacchi vuoti senza emettere un suono di protesta.
-Che diavolo succede?- mormorò Bruce allontanando le dita dal collo di una giovane  dottoressa, caduta di schianto accanto a lui - Respira, e la respirazione è regolare, è come se dormisse.-
Tony aggrottò la fronte guardando i corpi che li circondavano - Sembra la favola della Bella Addormentata.-

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Più che una favola, a Darcy sembrava un incubo.
Ancora impressionata dal film su un attacco all’Antrace che aveva visto la sera prima assieme a   Peter,  girava fra i corpi degli addetti della sicurezza, che l’avevano bloccata all’ingresso per i soliti controlli di rito,  senza sapere che pesci prendere. Aveva tastato loro il polso, aveva controllato la respirazione, li aveva scrollati per farli riprendere e ora aveva finito le idee.
-…Che diavolo succede?- mormorò  sfilando dalla borsa il cellulare, premendo i tasti  alternando i pollici. Portò il telefonino all’orecchio e quasi le venne un accidente quando una vocina registrata la informò che non c’era campo.
Dovette guardare l’icona in alto  sul display, per crederci davvero.
 Andò verso le porte d’uscita, attese che si aprissero, ci mollò una manata, ma niente.
Rimase là , appoggiata con entrambe le mani e la fronte a premere, quando una strana opalescenza, oltre la porta,  colpì la sua attenzione. Si trovava a circa mezzo metro d’altezza,  e sembrava un sottile nastro bianco che si arricciava e si allungava.
-Siamo…- sussurrò -… Siamo chiusi dentro?-

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Diane, come Loki e Thor prima di lei, aveva avvertito quella strana sensazione rotolarle lungo la schiena. Qualcosa,  come un brivido di freddo, che le aveva fatto sollevare la testa di scatto e portare gli occhi verso il soffitto.
Era sola, davanti all’ambulatorio del dottor Strauss.
Con i postumi dell’influenza ancora addosso e con il naso che colava ogni due secondi, era stata scaricata da Clint davanti alla porta del buon dottore, in attesa di essere visitata.
Peccato che ci fosse qualcosa che non andava.
Due tonfi le erano arrivati chiari in corridoio, attraverso la porta chiusa che ora stava spingendo con entrambe le mani sulla maniglia, il dottore non rispondeva ai suoi richiami e… -OH MIO DIO.-   Si allontanò dalla porta che era riuscita ad aprire giusto  quel poco che serviva per guardare dentro,  saltando all’indietro spaventata da quel braccio che era cascato fuori colpendole i piedi.
Portò una mano al petto, respirando forte e tossendo e si costrinse ad avvicinarsi e a guardare di nuovo. Il braccio che le era finito sulle scarpe era quello della paziente prima di lei, il dottore era accasciato accanto al lettino . La cartellina con le visite del giorno ancora in mano.
-Mamma…- mormorò Diane dietro la mano che premeva contro la bocca.
 
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-Madre.-

Loki aveva l’impressione che fossero passati anni dall’ultima volta che aveva guardato in volto sua madre. Quando era stato ricondotto ad Asgard, come prigioniero, aveva chiesto più volte di poterla vedere, anche solo per un attimo. Ai suoi carcerieri, a suo padre quell’unica volta che aveva messo piede nella sua cella, era stato l’unico pensiero dolce  di quei giorni di prigionia e umiliazione.
-Madre.- ripetè  e la donna, apparsa accanto ad Odino, gli sorrise amorevolmente tendendogli le mani.  Avanzò di un passo. Uno solo, perché si ritrovò a venire bloccata dal braccio steso del padre degli dei.
Frigga guardò suo marito per un momento, prima di abbassare le braccia e Loki,  nel vano della finestra, sospirò chiudendo gli occhi.
-Dov’è tuo fratello Loki?-  la voce di Odino era scura e ringhiante.
-Non lo so.- Loki si chiuse nelle spalle.
-Non mentire per proteggerlo.-
Loki alzò gli occhi al cielo fingendo noncuranza - Io non proteggo nessuno.-
Era un pessimo momento, quello, per ricordarsi cosa fosse l’amore fraterno. Bastava solo l’espressione fra il desolato e il terrorizzato di Frigga per capirlo, ma questo pensiero non attraversò nemmeno per un momento la mente di Loki .
Thor l’aveva salvato portandolo via dalle prigioni di Asgard, era arrivato il momento di ricambiare il favore.
Guardò ancora sua madre, gli occhi azzurri gonfi di pena che lo fissavano desiderosi di poterlo almeno toccare prima che l’inferno di scatenasse e le sorrise, mentre Odino avanzava verso di lui. Erano apparsi  sulla pedana di atterraggio di Tony e Loki si accorse di quanto goffamente Odino scendesse le scale.
Era invecchiato il Padre degli dei.
-Figlio tuo fratello ha infranto le leggi di Asgard.-
-Per salvare me.-
-L’ha fatto e questo è quanto.-
-E cosa volete fare padre, ucciderlo?-
-Ora non ho più figli.-
Loki lo fissò sbalordito
-I vecchi del consiglio sono sul piede di guerra…- spiegò Frigga - Temono che il re si sia indebolito permettendo ai suoi figli di infrangere leggi a loro piacimento.-
- E volete usare Thor per calmarli?- chiese Loki sconvolto.
- Non c’è altro modo.-
 Loki era sul punto di urlare che non aveva senso , che volevano condannare a morte il principe ereditario per quattro vecchi tremebondi, quando si accorse che Odino stava guardando qualcosa oltre il suo braccio destro. Si volse, Thor era  ad un paio di metri da lui,  e li guardava  sorprendentemente sereno.
-Hai qualcosa da dire figlio?- chiese Odino.
-Sì…- annuì Thor -Non mi pento di nulla.-
  
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Erano bastate quelle parole per innescare la reazione di Odino.
Loki vide l’aria attorno a sé vibrare  e colorarsi d’oro. Lanciò uno sguardo all’indietro, verso Thor, e per un momento, in un lampo confuso, colse la sua espressione terrorizzata mentre capiva cosa stava accadendo.
Il nuovo Bifrost era molto più potente dell’altro.
Potevano viaggiare fra i due mondi molto più facilmente.
Quello che non sapevano, era che non erano  soli a saltare il ponte.
Quando atterrarono nella sala del trono, Loki e Thor sentirono una serie di esclamazioni sorprese venire alle loro spalle. Girandosi videro Tony che teneva Bruce per un braccio. I due scienziati si guardavano attorno sbalorditi mentre poco più in là, Pepper cercava di rabbonire Howard colto da una crisi di pianto. Clint, Jane e Natasha,seduti per terra erano ad una decina di passi di distanza da Peter e Johnny che fissavano attoniti Odino accomodato sul suo trono e Frigga accanto a lui. Diane, Steve e Sharon erano spostati di qualche metro alla destra di   Darcy con ancora il cellulare fra le mani.

-Perché loro sono qui?- chiese Thor.
-…Che cazzo succede?- sbottò Tony.
-Quello è Odino?- chiese Peter con un filo di voce.

  

-Benvenuti ad Asgard.-

  -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-


Diane spostò lo sguardo da una parte all’altra della sala del trono con il solito ronzio che  preannunciava l’arrivo di un ricordo sempre più forte nelle orecchie. Strizzò gli occhi con una smorfia,  vedendosi  percorrere quello spazio vestita da sposa. Boccheggiò barcollando e si passò una mano sulla fronte.
Loki la guardò da sopra una spalla per poi tornare al padre sul suo trono - Perché li hai portati qui?-
Odino non gli rispose .
-PADRE.- urlò Thor, avanzando fino anche a superare Loki - Ho peccato, perdonami, ma l’ho fatto per salvare mio fratello. Tuo figlio.- indicò Loki con un braccio - Guardalo, è tornato in sé. Quello che ha fatto, gli errori che ha commesso, non erano…-

Thor non riuscì a finire la frase che vide la punta dello scettro in oro del padre lampeggiare di un bagliore dorato. Guardò verso il fratello, come per assicurarsi che fosse fuori traiettoria prima di venire centrato in pieno dal raggio mortale.
Cadde all’indietro in uno spruzzo di sangue, fra le grida  di Jane.

-CHE DIAVOLO FATE?- urlò Diane mentre Jane si buttava in ginocchio accanto a Thor e premeva entrambe le mani sulla ferita che aveva al torace - E’ VOSTRO FIGLIO, HA DISUBBIDITO, MA VI HA RIPORTATO IL VOSTRO SECONDOGENITO.-
Diane si rese conto che la regina la guardava stupefatta, mentre Odino non pareva sorpreso di vederla.

-Mi dispiace che ci siate finiti in mezzo…- sussurrò Thor a Jane che cercava di tamponare il sangue che perdeva ad ogni respiro. La donna scosse il capo -Zitto. Zitto. Risparmia le forze.- alzò gli occhi notando che Loki li stava fissando impietrito.

-Sygin.-  tuonò Odino - … Conosci le leggi di Asgard.- In realtà Diane non era arrivata a ricordare qualcosa di così futile, ma annuì lo stesso -… Chi sbaglia deve pagare, fosse anche il principe ereditario.-

-E’ UNA CAZZATA.- sbottò Tony - Dio dei miei coglioni, se voi siete il re, potete farvi le leggi come diavolo vi pare no?- Ringhiò in risposta allo sguardo fisso del Padre degli dei su di sé  spostando gli occhi da lui a Thor che gorgogliava sangue tremando.

-…Thor.THOR!- chiamò Jane disperata -…Rimani sveglio. RIMANI SVEGLIO!-
Thor alzò una mano verso il volto della dottoressa, accarezzandolo con la punta delle dita, poi l’afferrò per una spalla e cercò di tirarla indietro per farla alzare - Arriverà il colpo di grazia.- sussurrò - Alzati e scappa.-
-No.-  soffiò secca la dottoressa.

Lo scettro fra le mani di Odino, brillò di nuovo.
Thor alzò la testa mentre Loki voltava il capo verso il trono.
-Padre, basta.-
Odino sembrava implacabile, Frigga chiuse gli occhi.
Loki temette di vedere una seconda bordata di potere partire, ma qualcosa fece fermare il Padre degli dei. Loki si volse. Tony si era parato davanti a Thor, assieme a Bruce, Steve, Peter , Clint e Johnny.

-Che fate?- chiese Thor.

-Non lo so, io sono fuori di testa, chiedilo a loro.- fece Tony indicando gli uomini accanto a sé.

Peter alzò gli occhi al soffitto ad archi distante metri e metri - Lo sapevo che sareste stati la mia fine.- sollevò il pugno e lo batte contro quello di Johnny .
- Signori è stato un piacere.- borbottò lo stuntman a mezza bocca.
-Che siamo i violinisti del Titanic?- sorrise Bruce.
Clint  piegò il capo - Sempre detto che sarei morto in un orgia di sangue in un castello in un’altra dimensione.-

Odino strinse la presa sullo scettro che avvampò di potere.
Un onda dorata si abbatté sugli uomini posti in difesa di Thor, scaraventandoli per terra fra le grida di orrore  e il sangue macchiò il pavimento d’oro  del palazzo di Asgard.


  
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

 Nella sua cella,  ovunque si trovasse Charles si piegò di scatto in avanti afferrandosi la testa. Il canale mentale che aveva aperto con Loki gli stava resistendo  le emozioni del dio. Ed erano di un dolore e di un incredulità tale che il telepata temette che la testa fosse sul punto di esplodergli. Si buttò di lato, gemendo penosamente, osservando attraverso gli occhi di Loki, la scena orribile che si stendeva ai suoi piedi.
Un immensa pozza di sangue e su essa, riversi, dei corpi.
-Maledizione.- ansimò - Sono arrivato troppo tardi.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Diane si rese conto di stare gridando quando sentì una fitta di dolore alla gola.
Mosse il primo passo barcollando, poi sbloccata dalla vista di Natasha  che scattava verso Clint voltato su un fianco nel suo sangue. La donna si lasciò lasciare in ginocchio accanto al corpo del compagno, lo rigirò per poggiarselo sulle ginocchia e sospirò di sollievo quando lo vide aprire gli occhi e guardarla.
-Clint.-
-Mi dispiace…-sussurrò l’uomo frugando nella tasca della giacca con una mano e tirando fuori la scatolina da gioielleria che Natasha gli aveva visto in bagno -…Avrei voluto farti… Farti la serenata come tuo padre fece con tua madre.-
Natasha prese la scatolina dalla mano di Clint, ecco perché aveva la chitarra.
Si era ricordato quello che gli aveva detto.
-Mi dispiace.-
-Clint.- mormorò Diane.
Barton spostò gli occhi verso di lei, sorrise osservandola . Con le sole labbra, cercò di modulare un  -Ti voglio bene.- ma si fermò a metà con un rantolo. Alzò gli occhi come per guardare qualcuno dietro di lei. Diane si volse, e che quando tornò a guardare il fratello aveva chiuso gli occhi.

-Clint?-
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Howard sembrava aver capito cos’era successo.
Piangeva, forte fra le braccia della madre.
Le sue grida avevano un non so che di disperato mentre  Pepper scrollava Tony con forza per cercare di fargli aprire gli occhi.  -Tony. Tony.- urlò Pepper alzando la testa dell’uomo per poggiarsela al petto - SIETE IMPAZZITI? PERCHE’?- gridò in direzione di Odino e Frigga.
Ma i due non sembravano  vederla, erano voltati verso Loki che osservava inebetiti i corpi a qualche metro da lui.
Bruce che chiudeva gli occhi dopo un ultima occhiata a Darcy, Sharon che cercava di rianimare Steve, Johnny e Peter caduti vicini, che non si muovevano. 
Diane che piangeva chinata sul fratello.
No, si rifiutava di guardarla.
Cadde in ginocchio, senza riuscire a gridare l’inferno che sentiva.

 

FINE CAPITOLO.
*si ritrova circondata da una folla di lettori inferociti* okay, lettori calmi, ricordate che se muoio io, questa storia non avrà fine.

;___; AIUTOOOO.

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Capitolo 43
*** Capitolo quarantatre ***


 

Sangue e oro.
Sangue e grida.
Loki vide il mondo oscillare e sparire.
Non poteva essere vero. Loro non potevano essere morti.
Tony, che l’aveva accolto in casa.
Bruce, che  per primo l’aveva trattato con dolcezza.
Clint. Steve. Peter. Johnny che l’aveva liberato da paura.
Non potevano essere morti.
Non loro.

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Le braccia di sua madre  tese verso di lui.
I cancelli che scricchiolavano  sotto la prima manifestazione del suo potere.
Le urla, quelle mani che la spingevano. Il viso di sua madre che spariva fra la folla, quelle braccia che lo trattenevano, troppo forti per lui. Per le sue neonate capacità.
L’impotenza lo avrebbe ucciso quel giorno se fosse possibile morire di frustrazione.
Poi…Moira che si avvicinava. Lo sparo, e quell’urlo alle spalle.
Charles che crollava sulla sabbia tenendosi una mano sulla schiena.
E per la seconda volta, l’impotenza che colava in lui, brucante come lava vulcanica.

Erik aprì gli occhi con un sussulto e raddrizzò la testa.
Si era addormentato alla sedia, davanti alla scrivania di Charles e raddrizzando la schiena portò automaticamente una mano al collo massaggiandolo con una smorfia.
Gli anni, stavano diventando troppi sulle sue spalle.
Sbatte le ciglia e si passò le mani sulle braccia.
Aveva la pelle d’oca.
Era un incubo Erik.
Magneto sussultò voltando e sollevando il capo verso la finestra oltre la scrivania.
Riflesso al vetro appannato, vide come da una televisione mal sintonizzata, Charles che lo osservava dalla sua prigione.
Seduto a terra con le spalle contro un angolo della stanza, il capo inclinato verso la spalla e con ancora più ferite . Erik si alzò e le labbra di Charles si tesero  arricciandosi leggermente - Da quanto sei nella mia testa Charles?-
Da un po’.
Magneto aggrottò la fronte - Ti sei fatto vecchio amico mio.- sospirò - Dobbiamo rispolverare il discorso  spazio personale e fuori dalla mia testa?-
Una risata rauca, e dimenticata, risuonò nella testa di Erik.
Nell’immagine proiettata malamente sul vetro della finestra, Charles si chinò in avanti, poggiandosi una mano sul petto, tossendo e ridendo assieme.
Erik, sorrise appena osservandolo.
Come l’hanno presa i miei ragazzi?
-Una meraviglia. Credo che Wolwerine si stia rifacendo gli artigli sul divano per sfogare lo stress.-
E’ comprensibile.
-Non ho voglia di portarlo dal veterinario, spero che si pacifichi in fretta.-
Charles roteò gli occhi al soffitto mantenendo la mano sul petto : Il solito impaziente.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Per Loki era stato come svenire.
Per un momento aveva visto tutto bianco, poi il rosso che macchiava il pavimento era entrato di nuovo nella sua visuale e il suo cervello aveva ripreso a girare. I rumori erano tornati a filtrare nella coltre di nebbia che gli aveva preso i pensieri e li era tornato alla realtà.
A quel massacro che si stendeva a quel passo da lui.
Era stato troppo.
Il dolore, la consapevolezza di avere altre vite sulla coscienza, era scoppiata dentro di lui con la potenza di una bomba. Si era alzato al secondo tentativo e barcollando si era voltato verso Odino, che dall’alto del trono, osservava la scena impassibile.
-Sei diventato così vecchio e cieco da non capire più qual è il tuo obbiettivo padre?- urlò avvicinandosi ai gradini che portavano al trono - Sono stato io il primo a peccare. Ho detto io di sì a Paura perché volevo che anche altri soffiassero il mio dolore.-
-E ora che lo soffrono come ti senti mio caro?-
Loki si bloccò, guardando Frigga.
-Come ti sentì Loki?-lo incalzò la regina degli dei.
Loki si volse a guardare la tragedia dietro di lui.
Diane, dei Diane.
Era letteralmente buttata addosso al fratello, gli stringeva la testa fra le braccia e piangeva senza riuscire più a prendere fiato.  Accanto a lei, Natasha, osservava totalmente passiva la scatolina aperta appoggiata sulle sue ginocchia. L’anello di fidanzamento che Clint aveva scelto per lei. Un cerchietto d’oro bianco, senza pietre . Semplice, come sapeva sarebbe piaciuto a lei.
-Ora che anche altri soffrono il tuo dolore…- mormorò Odino -…Come ti senti?-
Loki spostò lo sguardo verso Pepper-
Aveva la testa di Tony sulle ginocchia e il figlioletto fra le braccia.
Howard piangeva così tanto aggrappato alla camicia del padre. Il dio si focalizzò sulle dita paffutelle del bambino che stringevano la stoffa, slittando e stringendo ancora.
Una scena orrenda.
Un bambino che chiama il proprio padre che non può rispondergli.
-Soffrono il tuo dolore. Hanno perso chi più amavano al mondo.-
Sharon.
Sharon aveva rinunciato a rianimare Steve. Aveva spostato le mani dal suo petto e ora lo guardava agghiacciata. Incapace di piangere, di abbracciarlo. Troppo sconvolta per dare un qualsiasi ordine al corpo, guardava quel corpo sdraiato nel suo sangue senza riuscire a fare la qualsiasi cosa.
A pensare che di solito non stava ferma un attimo, tanto da risultare quasi fastidiosa.
-Allora Loki?- chiese Frigga spostandosi dal fianco del marito e scendendo un gradino - Come ti senti?-

 

Le labbra di Loki si mossero senza che lui se ne rendesse conto -…Vorrei essere morto io.-

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Logan?-
Rogue socchiuse gli occhi per via del brusco cambio di illuminazione , per poi fermarsi alla vista del , non sapeva come definirlo, accucciato accanto al corpo del Professore. Illuminato dalle luci basse che creavano ombre azzurrine sul corpo immobile di Xavier, Logan stringeva la mano del Professore e parlava con lui a bassa voce.
Rogue si premette una mano sulla bocca, si guardò attorno, ma non c’era  posto dove nascondersi. Così rimase là, ad osservare l’animale , come spesso Logan era stato definito , cercare conforto in un guscio vuoto privato della sua  essenza.

-Non so che fare Professore. Mi aiuti.-

Scott era perso nel suo dolore.  Spariva giornate intere, vagava lungo le coste del lago di Alkali Lake alla ricerca della pace che aveva perso quando quella massa d’acqua si era portata via la dottoressa Grey. Tempesta , non era onnipotente. Si occupava della scuola, teneva alto il morale dei ragazzi  come lui di certo non avrebbe saputo fare.
Restava lui .
E lui non sapeva che pesci prendere.
Magneto aveva detto loro che era stato il Professore ad affidarsi a lui.
A permettergli di entrare nella scuola. A dirgli di prendersi cura di loro.
E se da una parte Logan aveva visto Xavier stringere la mano di Magneto come se fosse stata l’unica ancora di salvezza. Logan non poteva di certo dimenticare gli avvenimenti degli ultimi tempi.
-Ragazzina vuoi restare lì ancora per molto?-
Rogue sussultò abbassando la mano con cui si era coperta la bocca e si portò alle spalle di Logan. Alzò le mani una prima volta, incerta, prima di sospirare e passargli le braccia attorno al collo, tirandolo indietro verso di lei facendogli appoggiare il capo e le spalle sul suo petto.
Gli accarezzò i capelli con le mani coperte dai soliti guantini di pelle , e lo sentì sospirare rilassando appena la tensione nervosa che gli aveva tramutato le spalle in due blocchi di granito dolorosissimi.
-Dobbiamo fidarci del giudizio del professore…- mormorò la ragazza -…Non possiamo fare altrimenti.-
Logan chiuse gli occhi -Già.- sospirò -… Non possiamo fare altrimenti.-


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Loki chiuse gli occhi - Vorrei essere morto.- ripetè.
-Perché loro soffrono?- chiese Odino.
-Sì, e non lo meritano.-
-Perché loro sono morti?- chiese Frigga.
-Sì, perché erano innocenti. Come lo era Sygin. Come lo era mio figlio.-
Odino sospirò chiudendo gli occhi, Frigga sorrise sollevata.
E il miracolo avvenne.

 

Clint scattò fra le braccia di Diane.
Tony aprì gli occhi con un gorgolio rauco.
Bruce si tirò a sedere fra le braccia di Darcy.
Peter  tossì voltandosi su un fianco. Johnny si lamentò  portandosi una mano alla fronte.
Steve tossì grumi di sangue  e bava, toccandosi il petto che aveva sentito scricchiolare al colpo di luce che l’aveva investito.
-Che diavolo…- mormorò Diane mentre Clint si tirava a sedere tossendo forte, sputando , e passandosi una mano al collo. Aveva un taglio, quel colpo l’aveva sgozzato ne era certo.
Prima di perdere conoscenza aveva sentito l’aria filtrare dalla parte sbagliata.
Guardò Diane che singhiozzava, poi Natasha  che gli toccò incerta una guancia.
Le ferite si erano rimarginate, come se non ci fossero mai state.
Tony si alzò la maglietta, la luce del reattore sfarfallò un paio di volte prima di tornare fissa come al solito. Si passò una mano sulla pancia, si era sentito letteralmente le budella pendere avanti le ginocchia e ora…Niente.
Guardò Pepper che stringeva forte Howard che cercava di catapultarsi verso di lui.
Piangeva troppo forte per dire qualsiasi cosa.
Steve  si fece pulire la bocca da Sharon,  sorrise alla donna che per tutta risposta gli prese la testa fra le mani e schiacciò le labbra contro le sue. Troppo felice per pensare a quello che stava facendo, soprattutto alle preoccupazioni degli ultimi giorni.
Lo sentì ricambiare il bacio confuso e enormemente goffo. Si allontanò e lo guardò crucciata - Steve, non mi dire che era il tuo primo bacio.-
Steve arrossì fino alla radice dei capelli  -Sì, cioè no. Cioè diamine sono appena morto e risorto.-
Dietro di loro, Thor  era seduto accanto a Jane e si stava massaggiando indolenzito il petto, si alzò la maglietta e si volse verso Jane con le mani ancora sporche di sangue.
Loki li guardava tramortito.
Johnny   si pulì la bocca con il dorso della mano e guardò Peter che cercava di riprendere fiato  inspirando ed espirando ad ampie boccate spezzate da colpi di tosse nel mezzo. Maledizione, si era sentito letteralmente squartare , aprire in due come una mela.
Si portò entrambe le mani al petto e  tastò.
Porca vacca.

-…Mi dispiace figlio.-
Loki si volse verso Odino e Frigga.
-Era l’unico modo per assicurarci che il tuo cuore fosse davvero tornato trasparente come un tempo.-

 

FINE CAPITOLO.
Ebbene sì, è stata tutta una prova di Odino e Frigg. Un modo per comprendere la vera indole di Loki. Ebbene sì, adoro far infartare chi legge le mie storie. Grazie a tutti per i commenti, per aver letto e aver messo questa mia fra le preferite, le ricordate e le seguite.

 

 

 

 

 

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Capitolo 44
*** Capitolo quarantaquattro ***


 

 

CAPITOLO QUARANTAQUATTRO.

 

 

Clint respirava ancora a fatica quando si accorse di avere la maglietta letteralmente incollata alla pelle per via del sangue che aveva perso. La strizzò, nella mano destra, vedendo rivoli correre lungo le dita, aggrottò la fronte e lanciò uno sguardo ai compagni di sventura.
Anche Tony sembrava aver capito che non era stata un allucinazione, un sogno, o qualche altra diavoleria magica.  Aveva un segno rosso sul davanti della maglietta. Come un macabro sorriso e poi i pantaloni erano completamente da buttare.
Lo guardò toccarsi le gambe,  tastarsi le cosce con entrambe le mani fino alle ginocchia.
I pantaloni erano zuppi di sangue. Anche Pepper era sporca. Così come Diane  che doveva essersi lanciata ad abbracciarlo.
Guardò la sorella seduta accanto a lui.
Era voltata in direzione del trono, verso Frigga che scendeva  gli scalini che portavano ai due seggi dorati su cui i due sedevano durante le udienze, tenendo la testa naturalmente alta in un portamento elegante e austero.
La felpa color crema che Diane indossava aveva una macchia scura ad altezza del seno.
Sembrava quasi una macchia di vino.
Afferrò la stoffa , senza stare a badare su cosa metteva le mani facendolo,  portandola a voltasi verso di lui. Strizzò il panno   e poi ritirò la mano.
Sangue. Quello era senza dubbio sangue.
-… Eravamo morti.- mormorò.
-Sì, per pochi minuti lo siete stati.- annuì Diane pulendogli il collo con una man per poi avvicinarsi e baciargli una guancia.

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Loki era troppo scioccato per opporsi all’abbraccio di Frigga.
Era caduto sulle ginocchia alla vista degli altri che tornavano alla vita uno dopo l’altro,  Frigga l’aveva alzato prendendolo da sotto le braccia e poi l’aveva stretto a sé, poggiandogli la testa sulla spalle e cingendogli il torace .
Loki fissava il suo capo biondo poggiato contro di lui, poi gli altri che parevano rendersi conto solo adesso del pericolo che avevano schivato frapponendosi fra Odino e Thor.
Se lui non avesse mostrato dolore per loro e empatia per chi li piangeva.
Sarebbero rimasti morti.
Spostò gli occhi da Clint che apriva e chiudeva la mano, a Tony che si stringeva le ginocchia a  Bruce che tossendo tossendo era ancora appoggiato al petto di Darcy che lo teneva a sé stringendolo con entrambe le braccia, a Steve che borbottando rosso in viso, cercava di spiegare che quello non era stato proprio il suo primo bacio, a Sharon che lo fissava ad un soffio del viso.

Peter e Johnny erano i più comici.
Dopo essersi conto che le loro ferite erano sparite, si erano letteralmente buttati uno sull’altro rotolando e urlando -FOTTITI MORTE.- Peter e - FOTTITI MEFISTOFELE.- Johnny.

-Mi dispiace di averti dato questa sofferenza figliolo.- Mormorò Frigga recuperando l’attenzione del figlio verso di lei - Ma era l’unico modo.-
Loki lo capiva, razionalmente, ma irrazionalmente era  desideroso di spaccare qualcosa . Passò un braccio attorno alle spalle della madre e chinò leggermente il capo in avanti per premere una guancia contro la sua.
Come faceva da piccolo.
Guancia a guancia per sentire il calore che in lui non c’era.
Diane, da vicino Clint sorrise, chissà se Loki si rendeva conto di essere  tremendamente adorabile in quel momento?

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Il ponte mentale che permetteva a Magneto di comunicare con Charles, era lo stesso che il telepata aveva lanciato fra loro da ragazzi e che l’aveva spinto ad indossare l’elmo di Schmidt.
Era una specie di telefonata intercontinentale dove Charles poteva sentire quello che pensava, e allo stesso modo, lui poteva avere una panoramica confusa dei pensieri del Professore.
Per questa ragione, quando sentì il primo urlo rimbombargli nella testa, non si stupì troppo.
Era solo , nell’ufficio di Charles, in attesa che gli X-Men avessero la bontà di dirgli se  lo accettavano come guida provvisoria o meno che sentì quel grido lancinante lacerargli i pensieri.
Per un secondo vide bianco e fra il bianco  distinse un immagine sfuocata.
Charles incatenato di pancia ad una specie di lettino in legno inclinato. Le braccia tenute stese a forza oltre la testa e la schiena scoperta dalla maglietta sollevata.
-Charles?-
FA MALE! lo sentì urlargli in testa .
-Che succede?-
Non ebbe bisogno di risposta. Un altro urlo. Disumano. E fra il bianco dei pensieri dell’amico che gli si riservano in testa come acqua , vide  una frusta abbattersi con forza . Vide la carne aprirsi, il sangue saltare, afferrò la scrivania con entrambe le mani e tutti gli oggetti in metallo della stanza  presero a turbinargli attorno.
-CHARLES RESISTI!-
DIO AIUTAMI TU!  Fu la risposta del Professore.
Aveva la voce rotta dal pianto e dal dolore, Erik strizzò gli occhi cercando di capire che faccia o forma avesse il suo aguzzino. Intravide un braccio nerboruto, coperto da scaglie grigie che sembravano rilucere nella poca luce della cella.
Scaglie di ferro?
I suoi nemici erano fatti di ferro?
Allora esisteva una  giustizia divina.
ARGHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!
Si portò una mano alla fronte  in risposta all’ennesimo urlo di Charles. Dietro le palpebre vide  la frusta. La carne strappata. E ancora il sangue.
-CHARLES! - urlò - CHARLES IL TRUCCO E’ RESPIRARE. RESPIRA AMICO MIO, RESPIRA.-
Lo vide gonfiare e sgonfiare l’esile torace facendolo scontrare contro il legno impregnato di sangue a cui era assicurato. In un altro momento, probabilmente, avrebbe sorriso a vederlo assecondarlo così docilmente.
-Bravissimo.-
Fa male …lo senti bisbigliare ancora.
-Sì lo so che fa male.- mormorò Magneto guardandosi attorno  e con il colpetto della mano, riordinando l’oggettistica dell’ufficio che tornò al suo posto con toc contro il legno. Sospirò tornando a sedere e vide l’aguzzino lasciare il lettino e Charles riprendere fiato ad ampie boccate .
Stanno arrivando. Si stanno muovendo.
-Cosa?- chiese Magneto aggrottando la fronte.
Santo il rumore  dei motori. Questa cosa si sta muovendo.
Magneto si passò le mani sul viso, stropicciandolo. Si alzò e andò  verso la porta - Non perderti lo spettacolo amico mio.-
Che vuoi fare Erik?
Magneto sorrise, aveva l’impressione di essere tornato indietro nel tempo.
Quando Charles non faceva altro che cercare di calmarlo per evitare che si ammazzasse in qualche impresa. -Oh lo vedrai.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

-Io voglio tornare a casa.-
Tony sembrava un bambino capriccioso, ma visto il pericolo scampato, un po’ tutti si sentivano d’accordo con lui. Al diavolo la ricarica del Bifrost, volevano riportare le chiappe sul pianeta terra prima di subito.
-Ci vorranno solo un paio d’ore per ricaricarlo. Ha sostenuto due viaggi interdimensionali in poco meno di quindici minuti.- cercò di rabbonirlo Thor .
Tony abbassò gli occhi sul figlioletto che non sembrava intenzionato a mollarlo nemmeno per tutto l’oro del mondo visto che ogni volta che la madre cercava di riprenderlo, urlava e si aggrappava alla maglietta di Tony.
Si trovavano su una sorta di terrazza che dava sulla cittadella che sembrava scolpita nell’oro. Il sole stava tramontando e i tetti scintillavano di rosso abbaiando lo sguardo.
Loki spostò il peso del corpo da un piede all’altro.
Era accanto al parapetto che circondava la terrazza e guardava verso il basso.
Le guardie si stavano dando il cambio, coreografiche come al solito. Vide le due squadre marciare una verso l’altra , due gruppi da sei posti su due file e ricordò quando c’era anche lui a fare quella stupida manfrina.
-Mi ricordo che anche tu hai fatto la guardia.- disse Diane accanto a lui.
-Mi mettevano a guardia del palazzo ogni volta che mi prendevo la colpa di un guaio di Thor.-
Thor sorrise da vicino Jane -Meglio che pelare le patate assieme alla cuoca, no fratello?-
Loki alzò gli occhi al cielo che si stava scurendo - No, io non ci sono mai andato a pelare le patate. A me mandavano a lucidare le armature.-

Thor socchiuse gli occhi - Eppure mi ricordo che c’eri tu con me.-
-Ti faceva compagnia.- s’intromise Diane sempre con il solito ronzio nelle orecchie.
Ormai, ci stava facendo l’abitudine, era da quando aveva aperto gli occhi nella sala del trono che non aveva altro che sentirlo aumentare e diminuire a seconda della portata dei ricordi che riemergevano dentro di lei.
Thor alzò una mano -Giusto.-

 

-Mi avevano detto che eri qui.-


 

Thor si volse mantenendo la mano sollevata.
Sul vano della porta  una ragazza in armatura lo fissava con le mani sui fianchi.
Aveva capelli neri raccolti in una coda alta , un viso piacevolmente paffuto, e grandi occhi scuri. Indossava un armatura composta da un corpetto  in ferro lavorato con bretelle e una specie di gonnellina in piastre.
Sif si avvicinò di un passo, prima che la sua attenzione si focalizzasse su Loki che la fissava da sopra una spalla .
-Sif che dispiacere vederti.-
La dea socchiuse gli occhi -  Loki.- Se avesse potuto ucciderlo con uno sguardo, probabilmente l’avrebbe fatto - Il solito umorismo del…- s’interruppe mordendosi la lingua per non imprecare. Non poteva farlo, non stava bene. Inspirò profondamente chiudendo gli occhi, intanto che sul volto del dio delle malefatte appariva un ghigno.
-…Lo so che sei felice di vedermi, ma trattieni l’entusiasmo.-
-Sei uno…- l’insulto rimase incastrato nella gola della dea alla vita di Diane che la guardava  concentrata. Sif socchiuse le labbra in un urlo muto prima di voltarsi verso Thor -Oh dei …- guardò Loki - Dei.-

-No, non stai avendo un allucinazione.- mormorò questo.
Diane piegò il capo - Tu non eri bionda?- le chiese.
Sif percorse correndo la distanza che le separava - Chiedilo a tuo marito perché non lo sono più Sigyn.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-MAGNETO!-
Magneto aveva la mano sulla maniglia della porta quando questa si spalancò di scatto e Tempesta quasi non gli cadde addosso. La donna si tirò indietro, per un istante guardò verso la scrivania, quasi si aspettasse di vedere Xavier dietro di lui, prima di  tornare a guardarlo in viso.
-Vieni con me.-
Magneto annuì, chiudendosi la porta alle spalle.
Gli studenti che li incrociavano si facevano di lato al suo passaggio, intercettò lo sguardo sprezzante di Rogue e sorrise accennando ai due ciuffi bianchi che le incorniciavano il visetto paffutello.
Aveva sempre avuto  l’adorezione nel far incazzare il prossimo.
Uscito dall’ascensore insieme a Tempesta, si infilò nella prima porta del laboratorio, sussultando alla vita dell’enorme scienziato seduto  al bancone.
Era enorme, blu, con una aspetto vagamente scimmiesco.
-Hank.-
Bestia lo guardò per un momento, di sbieco - Erik.- per poi farsi di lato.
Era seduto davanti ad un computer portatile.  Magneto si avvicinò , chinandosi in avanti e socchiudendo gli occhi.
Benchè gli anni si fossero accumulati sulle sue spalle, riusciva ancora a vedere bene anche senza occhiali.

-PERDIANA!- esclamò raddrizzandosi con un sussulto.
-Le registrazioni sono in presa diretta.- mormorò Hank osservando lo schermo.
Magneto si passò una mano sulle labbra sottili  -Charles aveva ragione. Sta arrivando.-


Le registrazioni  mostravano un enorme buco nel cielo in direzione del World Trade Center.  Era come un buco nero, un turbinare di buio senza stelle che stava partorendo qualcosa . Nella testa, Erik sentì Charles  esclamare uno stupito : Vedo cielo. Cielo azzurro.

-Bentornato sulla terra vecchio mio.-

 

FINE CAPITOLO:

Penultimo capitolo della storia prima del Sequel : Ultimatum alla terra.
Angolo spoiler: Perché Erik vede Charles ragazzo e non anziano? Pensateci u_u

 

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Capitolo 45
*** Capitolo quarantacinque. ***


Fatto male i conti u.u sob, è questo il penultimo capitolo.

……………………………………………

 

 

 

 

La zona attorno al  World Trade Center era un unico grido terrorizzato.
Quel buco nel cielo. Quella cosa che scendeva su di loro.
Non somigliava a nulla mai visto sulla terra.
Sembrava un film di serie B proiettato sul grande schermo del cielo,  con tutti gli effetti sonori e visivi del caso.
Magneto fissava le immagini che scorrevano sullo schermo del pc semplicemente sconvolto.
Non poteva essere vero.
Qualcosa stava calando giù dal passaggio.
Come un gigantesco uovo metallico, lucente nella luce del pomeriggio, che si aprì come una margherita dipanando a raggiera dei tentacoli che si fissarono nel terreno  trapassando palazzi, spaccando strade, uccidendo e travolgendo qualsiasi cosa si trovasse sul suo cammino.
Magneto spostò lo sguardo verso Logan , dall’altro lato del pc,  che ascoltava il commento della giornalista alla radio tenendo le labbra serrata e i pugni  avvinghiati al volante.
-Sei ancora sicuro di non volere il mio aiuto?- gli chiese ottenendo in risposta un ringhio frustrato.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-


Per Charles stava diventando un oscena routine venire prelevato dalla sua cella, torturato fino al collasso e poi rimesso in cella. Aveva male in ogni parte del corpo,  non sentiva quasi più le braccia, il suo unico conforto era sapere che le sue capacità non l’avevano abbandonato per la debolezza.
Osservò il quadrato di cielo azzurro che riusciva a vedere dalla finestra della sua cella, e rimbalzò letteralmente sul pavimento allo scossone che attraversò la roccaforte al suo attracco a terra. Rotolò contro il muro e gli sfuggì un mugugno indolenzito a labbra strette e naso arricciato.
Maledizione.
Oltre la porta sentì  diversi rumori susseguirsi.
Grida nel linguaggio dei suoi carcerieri , passi affrettati e rumori di ferro che sbatteva. Socchiuse gli occhi, concentrato, prima che un idea folle lo attraversasse.
Doveva scappare.
Puntò le mani a terra,  piegò le ginocchia e si alzò in piedi.
Batte il piede destro a terra, si toccò il ginocchio corrispondente con una mano e sorrise.
Lì dentro poteva camminare,  per qualche strano motivo.
Quindi, tutto stava a  farsi aprire la porta.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Grazie  Nightcrawler.- mormorò Magneto osservando le braccia blu  che si allentavano  liberando il suo torace. Era stato trasportato dal tele porta a terra,  a distanza di un centinaio di metri dell’aereo degli X-men.
Kurt annuì portando gli occhi al profilo della cosa che era piombata giù dal cielo.
Sembrava un castello  in  architettura gotica , di un nero lucido, posto su  venti catene  poste a giro attorno al suo perimetro. Rabbrividì nell’impermeabile che indossava, stringendoselo addosso.
-Non devi venire con me se questo ti da’ la tremarella.-
Kurt gli rivolse uno sguardo sprezzante - Lo fa per salvare il professore. Io vengo con lei.- rispose secco, voltandosi verso la donna che ancheggiava verso di loro, risalendo la via  alla loro destra, incurante delle grida e del fuggi fuggi generale.
Erik sorrise osservando gli occhi della giovane donna, di un palli color oro  dalla pupilla allungata.
-Salve mia cara.-
-Salvarlo?-  esclamò Mystica inclinando il capo all’indietro e osservandolo da sotto le ciglia. Non era mai stata troppo avvezza alla diplomazia, e  Magneto sospirò secco dalle narici prima di risponderle.
-Sì .- annuì  alzando gli occhi verso la roccaforte -… Facciamo una prima incursione per studiare il posto , sfruttando il caos post atterraggio…- che aveva intuito attraverso i pensieri di Charles -… Poi…- sgranò gli occhi -MALEDIZIONE.-
-Cosa?- chiese Mystica.
-Sta scappando ora.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Charles si appoggiò al muro alla sua destra, di spalle, respirando a fondo sentendo il sangue bagnargli l’incavo delle ginocchia.
Maledizione.
Aprì e chiuse gli occhi vedendo le luci sfarfallare sopra la testa.
Era in un corridoio a qualche metro della sua cella.
Farsi aprire la porta era stato semplice, era bastato proiettare nella mente del suo carceriere l’immagine di un corpo steso nel suo sangue, occultarsi alla sua vista e uscire arrancando in silenzio, chiudendosi la porta alle spalle.
Lo sentiva menare calci alla porta della cella adesso.
Urlare quelle che sembravano imprecazioni.
Scosse la testa e riprese a camminare.
CHARLES! La voce di Magneto gli rimbombò in testa.
Chiuse gli occhi , si chinò in avanti e si afferrò la testa stringendo i capelli -Erik, non pensare così forte.-
 Da quando sei così impulsivo?
-Da quando sono stato preso a frustate.-
Gli arrivò in risposta una specie di borbottio infuriato
-…Invece di borbottare, aiutami ad uscire.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Era una parola aiutarlo ad uscire.
Dopo il secondo giro della roccaforte  piombata dal cielo, Magneto ne sapeva quanto prima sulla sua struttura, su come poter entrare e su come Charles poteva uscire. Si massaggio la fronte da sotto l’elmetto e spostò lo sguardo verso i due nuovi arrivati.
-Non trovavamo parcheggio.- sbuffò Logan in risposta al suo sguardo.
-Simpatico Wolwerine.- tornò a guardare il profilo delle mura, fino in cima,  ad una delle quattro torre che svettavano dalla costruzione principale a forma quasi ovoidale.  Piegò il capo verso la spalla destra, poi si volse  a guardare alla sua sinistra.
C’era un forte campo magnetico in quella direzione, sentiva l’elmo vibrargli in testa.
Guardò Logan , apriva e chiudeva le mani, sicuramente anche il suo adamantio  doveva risentirne.
-Voi a destra io a sinistra.- sentì un ringhio alle spalle -… Qualcosa da obbiettare Wolwerine?-
-No.- rispose quello voltandosi in compagnia di Tempesta e Mystica.
Prese a camminare lungo il perimetro della fortezza, tenendo d’occhio l’alto  in caso di qualche attacco dalle finestre a grate che riusciva a intravedere nella facciata lucida. L’elmo sul suo capo, quasi schizzo via, tanto che dovette afferralo con entrambe le mani e…
-Che cosa?-
Le sue mani.
Le allontanò dal casco per guardarle meglio.
Le macchie d’età e le rughe erano sparite.
Le vene non erano più in sporgenza e quel principio d’artrosi che l’aveva sentire mortalmente vecchio era sparito. Le aprì e le chiuse, un paio di volte, quando qualcosa vibrò alla sua destra.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Sembrava il rumore  che fa un diapason quando lo colpisci.
Charles  prese fiato allontanando le due dita della mano che aveva portato alla tempia, chiudendo gli occhi e lottando  contro la voglia di collassare. Scosse la testa e riprese a camminare superando i corpi dei due  che si contorcevano ai suoi piedi.
Avevano sembianze umanoidi, i servi di Thanos,  alti più o meno  un metro e ottanza avevano gli arti e il torace ricoperti di scaglie che sembravano rilucere come ferro sotto le luci al neon della fortezza. E menti semplici
Da controllare.
Charles avanzò di un paio di passi, poi si volse.
-Erik sei qua fuori?-
Bella domanda.
-Prova a muovere qualcosa.-
La parete di fronte a Charles vibrò   paurosamente creando crepe sul soffitto  e sul pavimento. Fra i piedi del professore. Xavier indietreggiò  guardando a destra e a sinistra lungo il corridoio, mentre le sirene sopra la sua testa probabilmente  avvertivano della sua fuga, fino a quando qualcosa saltò via e venne investito da un fascio di luce solare.
-Uhn!- esclamò coprendosi gli occhi con un braccio.
La piastra di ferro saltata cadde a terra con un tonfo e  Magneto mandò un esclamazione di sorpresa.
Fra la polvere saltata,  c’era un ragazzetto.
Lo stesso di quasi cinquant’anni prima.
Quello che si era buttato giù da una nave per salvarlo.
Era in piedi, appoggiato al muro opposto a quello che aveva fatto saltare e  si proteggeva il viso con un braccio.
Erik, per la prima volta dopo anni, sentì il cuore franargli nelle scarpe.

Charles abbassò il braccio, si guardò attorno mezzo accecato dal cambio di illuminazione e guardò attraverso il buco nel muro.

Lasciò cadere il braccio fissando allucinato la persona che lo fissava dall’altro lato del buco nel muro.
La stessa che aveva tirato fuori dall’acqua quasi  cinquant’anni prima.
La stessa che l’aveva reso paralizzato su quella spiaggia.
Aprì e chiuse la bocca, scioccato.
-…Non pensavo che avrei più rivisto quella faccia a questo mondo.- mormorò.

Alla scuola, il corpo di Chales Xavier sparì nel momento stesso in cui Magneto  allungò un braccio attraverso il foro da lui creato e aiutò  Charles ad uscire e facendosi passare un braccio attorno alle spalle,lo  aiutò ad allontanarsi con lui.
-Erik.-
-Non ora, Charles. Non ora. Ci pensi dopo.- farfugliò Magneto, confuso almeno quanto lui, sollevando la mano destra, per poi piegare il braccio verso il corpo.  La Sentinella uscita al loro inseguimento si accartocciò come una lattina usata cadendo a terra in unico blocco.
-Sono davvero di ferro.- mormorò Xavier.
-Sarà divertente.-


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-


Logan, Mystica e Tempesta erano circa a metà del perimetro della fortezza quando la sirena che annunciava la fuga di Charles dalla cella si alzò sulle loro teste. Si voltarono assieme verso il castello, prima di venire letteralmente travolti da un nugolo di insetti poco più grandi di un ape, tutti in ferro. Tutti affilati come rasoi.
Uno sciame turbinate fatto da milioni di esemplari, che tagliò,  infilzò,  creò sangue a fiotti, intanto che i tre cercavano una via di fuga attraverso le auto fatte volare in aria dall’atterraggio della fortezza. Si fermarono, quando sentirono come una pioggerellina di monete che cadono a terra.
Logan fu il primo a voltarsi.
Il primo a vedere.
La stesa di insetti in ferro fra loro e Magneto che teneva il braccio  destro sollevato, il pugno chiuso.
Magneto. Se Logan lo riconobbe fu grazie ai vestiti.
Quell’assurdo mantello viola e l’elmo che teneva sul capo.
Perché l’aspetto.
Dimostrava circa trentacinque anni. Il viso era liscio a parte le parentesi del sorriso e quelle rughette di espressione ai lati degli occhi. Logan sentì la mascella inferiore schiodarsi di botto,intanto che il mutante abbassava il braccio e lo osservava.
Teneva il braccio attorno alla vita di un ragazzo.
Un ragazzino. Che non dimostrava più di venticinque anni.
I capelli castani, tenuti lunghi e spettinati. Il fisico minuto, e gli abiti che gli cadevano quasi di dosso.
Logan aggrottò la fronte, sussultando quando vide Mystica barcollare verso i due.
-Erik.- guardò Magneto -Charles?- mormorò la mutante.
-Così sembra Raven.-
 
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

La prima cosa che Tony vide quando la luce del Bifrost che lo avvolgeva si spense fu Buck Chisholm  oltre il vetro che dava sulla terrazza dell’attico. Aveva la balestra poggiata su una spalla e con l’altra mano si stava massaggiando la nuca. Tony non fece a tempo a richiamare la sua attenzione che questo si volse verso di loro, e li guardò come se fossero usciti da Dottor Who? Con tanto di Tardis.
Entrò in salotto,  guardandoli scioccato -DOVE DIAVOLO ERAVATE?- sbottò dopo aver preso fiato.
-Ehi amico, calmati.- borbottò Clint.
-Mi calmo? Mi calmo? - fece eco Buck guardandolo visibilmente spaventato.
-Ehi, che è successo?- si fece avanti Bruce.
Trickshot si volse verso il Dottore, poi indicò un punto dietro di lui -GUARDATE VOI CAZZO, SE VE LO DICO IO NON MI CREDERETE MAI.-
Il gruppo si avvicinò alla vetrata, osservando per la prima volta il palazzo di Thanos che si ergeva nel cuore dell’isola.

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Capitolo 46
*** Ultimo capitolo ***


 

 

Era tutto talmente assurdo, che la mente  analitica di Tony Stark si rifiutava di elaborarlo.
Un palazzo svettava oltre il profili dei grattacieli. Un fottuto castello, gigantesco, nero come in ogni favola che si rispetti. Era troppo. Non riusciva a concepirlo davvero come reale.
Appoggiò una manata al vetro rinforzato della finestra e si volse verso il divano, dove Buck si massaggiava la testa con entrambe le mani. A quanto pareva non era il solo per cui era duro fare i conti con la lealtà.
Lo guardò fermare le mani sulla nuca, le dita strette ai capelli biondo miele , per poi sollevare gli occhi chiari verso di lui. Il tipico irlandese, come gli altri irlandesi con cui aveva a che fare, ovvero Diane e Clint.
Scacciò  quella sensazione di  già visto,  strizzando le palpebre e si avvicinò al divano - Quando è successo?-
-Circa un ora fa.- rispose Buck , la voce ancora malferma -  Sopra al
World Trade Center le nuvole hanno iniziato a concentrarsi , poi a roteare. Era come guardare un  mulinello d’acqua in cielo, poi è diventato tutto nero.  Una voragine si è aperta e quella cosa è scesa giù.- indicò la finestra dietro Tony  con un cenno del mento - Sono partiti delle catene, la struttura si è ancorata a terra abbattendo una decina di palazzi sicuri, e poi è aperta. Come un fiore.-
Bruce socchiuse gli occhi abbassando le sopracciglia - Si è apeta?-
-Prima sembrava una specie di uovo.- rispose Buck spostando gli occhi verso di lui.
Tony si strofinò un lato del collo con una mano, lo sguardo ora a Bruce, che sembra lottare anche lui con l’incredulità che non sembrava volerlo lasciare, a Steve, a telefono con Fury.
Che anche il Capitano sembrasse preoccupato non era una bella cosa.
Steve, non era sembrato in ansia nemmeno durante l’attacco dei Chitauri.
Cap annuì, l’orecchio incollato al cellulare intanto che  faceva zapping fra i caneli.
Ogni rete televisiva, americana e del resto mondo, mandavano  no-stop le immagini del palazzo immerso in quella innaturale quiete. Si fermò su Telecinco, una rete spagnola, e  per la prima volta da che gli altri lo conoscevano, si lasciò sfuggire una seria imprecazione.
-Cazzo.-

Una troup di giornalisti si era avvicinata abbastanza per riprendere da vicino  il Castello e si era letteralmente ritrovata avvolta da un nugolo di api  argentee che li aveva letteralmente fatti a pezzi. Le registrazioni, a tratti pixelate, mostravano il massacro avvenuto in un ronzare che sembrava crescere ad ogni schizzo di sangue che riuscivano a far uscire.
Steve spostò lo sguardo verso il silenzio di ghiaccio che era caduto nella  stanza.
-A quanto pare signori…- mormorò Johnny - Navighiamo a vista in un mare di merda.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Maledizione.-  mormorò Logan sfregandosi le labbra con le dita guantate.
-Stupidi umani.- borbottò Magneto  scrollando la testa.
Charles chiuse gli occhi per un momento, trattenendo il fiato per qualche secondo , prima di prendere a respirare dalla bocca. La puzza di sangue era insopportabile , almeno per lui. Aprì gli occhi dopo un attimo e piegando il capo in avanti, cercò di guardare Logan oltre Erik che continuava a reggerlo in piedi.
-Dobbiamo recuperare i corpi.-
Logan sgranò gli occhi - Ha bevuto Professore? Pretende che mi metta a fare il becchino quando anche noi rischiamo il culo?- gli chiese indicando i cadaveri dei quattro giornalisti massacrati. Erano state le loro grida a farli tornare indietro , troppo tardi, visto che li avevano trovati ridotti ad una purea di essere umano.
Tempesta appoggiò la telecamera che aveva raccolto di nuovo a terra - Si, dobbiamo.-
Logan si battè una mano sulla fronte, e solo dopo qualche secondo annuì -Allora sbrighiamoci cazzo.-
-Certo che li hai addestrati proprio bene i tuoi cuccioli Charles.- sospirò Erik facendo di no con la testa e suscitando un sorrisetto di scherno in Mystica - Se gli chiedi di saltare, loro ti rispondono quanto in alto?-
Charles gli rivolse un occhiataccia.
-Mi dispiace, io non intendo farmi ammazzare per il tuo essere così dannatamente boy scout.-
Xavier non fece a tempo a rispondere, peccato penso Logan perché sembrava sul punto di mandarlo a stendere, che si ritrovò faccia a faccia con l’amico di un tempo che, senza dire mezza parola, gli sollevò il braccio destro, si chinò per puntargli la spalla sinistra alla bocca dello stomaco, e lo sollevò come se non pesasse nulla.
-Andiamo.-
La risata rauca di Wolwerine  non fu la sola a levarsi.
Anche Mystica si concesse una breve risatina.
Tempesta sembrava sconvolta.
-ERIK!- urlò Charles.
Magneto non lo degnò di una risposta, anzi se lo sistemò meglio sulla spalla,strattonandogli un fianco della lurida casacca che indossava. Charles ebbe il terrore di stare per vomitare.
-Maledizione! Se non mi metti subito giù ti farò passare il resto della vita nella convinzione di essere Shirley Temple.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-

La sede dello SHIELD era letteralmente sottosopra, come mai prima d’ora, Phil Coulson l’aveva vista.
C’era chi urlava ordini, chi correva per eseguirli, chi gridava e basta e chi pregava.
Le immagini del castello sceso giù dal cielo erano state alienanti anche per lui, per un momento aveva pensato a quel film che aveva visto assieme a Sharon, Il Castello errante di Howl, mentre guardava quell’enorme uovo schiudersi a petali come un fiore .
-Hill.-
La Hill alzò gli occhi dallo schermo del pc, facendosi di lato per permettere al collega di vedere che diavolo stava succedendo.
Phil si appoggiò allo schienale della sua seggiola con una mano e  socchiuse gli occhi puntandoli allo schermo -Troppo tranquillo.- mormorò.
-La quiete prima della tempesta.- gli fece eco la donna, corrugando le labbra sottili.
Sembrava di guardare la locandina di un film post  Guerra dei Mondi.
Il cielo grigio , le macerie e poi quella fortezza buia che non ricordava, per architettura, nessun palazzo della terra.
Era tutto un giro di guglie e torrioni. Non sembravano esserci finestre, e  pareva scolpita nel ferro.
-Coulson.-
Phil spostò gli occhi verso  la collega.
-Posso …- mormorò senza voltarsi  - …Chiamarti per nome?-
Phill annuì, conscio di quello che c’era dietro quella richiesta.
L’incertezza di cosa stava accadendo, e il desiderio, se fosse andata male, di morire vicino a qualcuno che, dopo dieci anni, ancora si chiamava per cognome e grado.
 - Sì, Maria.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-
-Anche se ti fai uscire il sangue dal naso a furia di fissare quella specie di Castello, non lo farai sparire.-
Loki sussultò mentre Diane appoggiava le mani al vetro della finestra che dava sulla terrazza panoramica dell’attico.
Il dio premette le labbra una contro l’altra, osservandola, per poi riportare l’attenzione al Palazzo di Thanos, presente nei ricordi che gli aveva lasciato Paura nella testa, come un luogo di morte e sofferenza.
-Hai capito cos’è?-
-Il palazzo di Thanos, no?-
Loki sospirò annuendo con un cenno secco del capo - …  Stavolta niente astronave madre, stavolta si è spostato di persona per mettere le mani su Midgard.-
Diane appoggiò la fronte contro il vetro -Che possiamo fare?-
-A parte non farci prendere dal panico?-
Diane abbozzò un sorriso, spostando la testa verso il dio che la osservava con le mani delle tasche dei pantaloni.
-Non lo so Diane.- mormorò - Nei ricordi di Paura, non c’è nulla che faccia capire quanti soldati ci sono, quante armi, quanto…- buttò fuori il fiato di un colpo e sollevò titubante una mano verso il viso della ragazza.
Le sfiorò una guancia delicata con le punta delle dita,  per poi fermarsi fino al mento, sorridendole in punta di labbra, prima di stringerle fra il pollice e l’indice un ciuffo di capelli color miele.
-Comunque vadano le cose, stavolta ti proteggerò.- mormorò voltandosi poi verso i passi che si erano arrestati alla loro vista.
Buck  fece passare il peso del corpo dal piede destro al sinistro, osservandoli con un espressione che Diane avrebbe potuto attribuire  a Clint e non ad uno sconosciuto.
Sembrava geloso.
-Vi vuole Stark.-
Loki annuì senza scostare la mano dai capelli di Diane, anzi, immergendola completamente per andare a premere il palmo contro la sua nuca.
La fece avvicinare per poggiarle un bacio sulla fronte.
La ragazza si alzò sulle punte, cercando di dargli un bacio ,  ma  Loki sorrise  e allontanò la testa -Queste cose si fanno in privato Diane.- le disse con un sorrisetto sulle labbra,  schioccandole un colpetto al centro della fronte con due dita .
-Ma…- cercò di protestare la ragazza .
Loki infilò la mano in tasca e si diresse verso Buck, rimasto  alla porta che conduceva alla rampa di scale che dava ai laboratorio di Tony.
Trikshot sospirò  chiudendo gli occhi prima di sentire la voce di Loki nella testa “Dovresti parlare Barney.”
Buck si volse di scatto per poi tornare a Diane che lo guardava dalla finestra.
Si grattò la testa , imbarazzato, abbassando gli occhi sulle punte delle scarpe.
-Non dovresti stare davanti alle finestre Diane è pericoloso.- borbottò prima di imboccare anche lui le scale, bestemmiandosi dietro per essere così dannatamente incapace a disobbedire agli ordini.
-.-.-.-.-.-.-.-.-
Loki aggrottò la fronte  in risposta ai gesti che Tony gli faceva dietro il vetro, si guardò la mano sinistra e l’appoggiò  con le dita ben allargate alla piastra di metallo accanto al battente della porta.
Questa si aprì con un fischio e il dio  entrò  stringendo e rilassando il pugno - Non pensavo di avere il permesso di entrare nel paese dei balocchi.- disse mentre la porta si chiudeva alle spalle di  Diane.
-Perché tutti siete così sconvolti ogni volta che vedete che non sono così geloso del laboratorio come credete?-
Loki si volse verso Darcy che lo guardava, si strinse nelle spalle, e così fece la ragazza.
-Bah.- Tony alzò le mani  e poi le riabbassò - Sono un incompreso.-
Si chinò a prendere il telecomando accanto alla tastiera del computer e lo puntò verso lo schermo avanti al divano dove era solito pisolare la sera, prima della cena.
L’immagine ballò per un instante prima di stabilizzarsi e mostrare l’interno di un aereo.
Si vedeva , nella parte alta dello schermo, una buona parte delle strumentazioni .
Bottoncini azzurri e rossi e levette da alzare o abbassare.
-Logan.- tuonò Thor.
L’uomo , che sembrava chinato in avanti verso la fonte di ripresa, abbozzò un espressione amichevole. Poco riuscita, ma per un momento parve ammorbidirsi - Inutile che vi chieda se avete visto quel nuovo ornamento stradale piovuto giù dal cielo, no?- chiese - Beh, dovete sapere che oltre che un pugno in un occhio nel panorama è anche pericoloso...- tacque un attimo -…Credo.-
Alzò una mano e puntò la telecamera verso la i sedili dietro il suo.
-Se c’è qualche agente SHIELD  …- Sharon si ritrovò a venire fissata - … Sarà il primo a spaventarsi …- L’immagine, disturbata, mostrava un giovane uomo sui venticinque  anni, forse qualcuno in più  ,  assicurato al sedile alle spalle del pilota e vice pilota dell’aereo.  Capelli castano scuro, tenuti lunghi, occhi azzurri e barbetta incolta.
-Questo è il Professor Xavier.-
Sharon mandò un urlo sorpreso -CHE COSA?-

Ma Logan non riuscì a risponderle .
Lo schermo si oscurò di colpo,  e un rumore basso prese ad allargarsi per la stanza.
Tony aggrottò la fronte -Cos’è  Guerre Stellari?- chiese.
Sembrava il respiro di Lord Fener.
L’immagine si schiarì, in quel momento, mostrando un volto che pareva il frutto di un incubo.
La creatura che guardava fisso nella camera aveva una faccia larga, un naso schiacciato e un mento prominente.
La pelle, violacea, sembrava cuoio duro mentre gli occhi, appena visibili sotto quella specie di casco che teneva calato fino alla radice del naso,erano di un pallido rosso.
Era enorme, o almeno così sembrava, tutt’uno con l’oscurità che lo avvolgeva.
Schiuse le labbra e la voce che venne fuori, fece rizzare i peli sulle braccia a tutti.
Sembrava provenire dal profondo della Terra, sembrava parte dei vulcani e delle montagne.
-Popolo della Terra…- disse -… Avete un mese di tempo per cedere le armi e arrendervi al mio dominio, o sarete annientati.-
-.-.-.-.-.-.-.-.-
-Cazzo.- sbottò Logan voltando il capo verso Tempesta - Cazzo.- ripetè gettando uno sguardo indietro verso Mystica al posto del navigatore .
Magneto si passò una mano sulla fronte, portando indietro i capelli castani, e Xavier  sospirò chiudendo gli occhi.
-Ci hanno lanciato un ultimatum.- mormorò senza sollevare le palpebre.
-O la resa, o la guerra mondiale , stavolta nel vero senso della parola.-
Lanciò un occhiata ad Erik, che ricambiò per un momento prima di tamburellare la calotta del casco che teneva sulle ginocchia -…Dobbiamo fare qualcosa.- mormorò pensoso.
- E cosa genio?- lo incalzò Wolwerine .
-Non …Charles?-
Xavier stava guardando alternativamente verso il fondo dell’aereo, e alla loro destra.
-Che succede?-
-MISSILI!-
Tempesta non fece a tempo a controllare sul radar che ci fu una forte esplosione. L’aereo compì una brusca piroetta su sé stesso e un rombo di vuoto ruggì  nella cabina.
-MALEDIZIONE!-
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
-Occazzo.- sbottò Tony.
Il collegamento con l’aereo degli X-Men era tornato di colpo, giusto in tempo per mostrare  il casino in cui si trovavano.
La coda dell’aereo era stata letteralmente tranciata via, e  i presenti rischiavano di volare via con tutti i seggiolini.
-DOVE SIETE!?- urlò Tony - DOVE SIETE?DATEMI LE COORDINATE!-
Una voce femminile, fuori visuale, urlò una sequenza di numeri, mentre un braccio entrava in camera e le  sbarre di ferro del buco lasciato dalla coda si torcevano rientrando verso l’interno.
-CHIUDILO MAGNETO.-
-CI STO PROVANDO!-
-CAZZO E’ LA SECONDA VOLTA CHE MI SUCCEDE!-

Tony si volse all’indietro verso Bruce - Dove sono?- chiese
-Poco fuori New York, li ho sullo schermo.-
Tony annuì lanciandosi verso la porta, poi su per le scale .
-TONY ASPETTA, NON SAPPIAMO NEMMENO CHE COSA LI HA COLPITI.- cercò di richiamarlo Steve, ma le urla che venivano dallo schermo lo spinsero a  lasciar perdere la strategia per una volta. L’immagine ballò prima di spegnersi e il silenzio piombò nel laboratorio.
-Che sarà successo?- chiese  Darcy.
-Ho paura di saperlo.- le fece eco Peter.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Kurt Wagner alias Nightcrawler  osservò l’aereo esploso in una palla di fuoco cadere in briciole roventi, la moto con cui si era allontanato da New York abbandonata sull’erba accanto all’argine della strada  e passò una mano sul rosario che teneva alla cintura.
Di fede, ne avrebbero avuto bisogno tutti parecchia.



Segue su:

ULTIMATUM ALLA TERRA.

Nella speranza che vi ricordiate ancora di questa storia, un saluto dalla vostra devotissima Ino chan.

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