Now there's no holding back, I'm making to attack; my blood is singing with your voice, I want to pour it out.

di Evaney Alelyade Eve
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Part I ***
Capitolo 2: *** Part II ***



Capitolo 1
*** Part I ***


Stiles&Derek

 

Now there's no holding back, I'm making to attack; my blood is singing with your voice, I want to pour it out. The saints can't help me now, the ropes have been unbound.
I hunt for you with bloody feet across the hallowed ground. And I howl 'cause I want tear out all of your tenderness.

 

 

 

- Com'è possibile che alla fine mi ritrovo sempre TE, tra i piedi? - lo apostrofò Derek, mentre gli si avvicinava con la solita espressione corrucciata. Stiles sussultò, colto di sorpresa.
Quel pomeriggio era stato abbastanza intenso: avevano inseguto un Rugaru che aveva scambiato Beacon Hills per il suo McDonalds privato, e aveva scelto, tra tutti, dopo tre vittime, come prossimo Happy Meal proprio Stiles, il quale si era ritrovato nel bel mezzo dello scontro tra il mostro, che una volta si chiamava Henry Bale, e Derek, nella sua forma di lupo, e certamente sarebbe morto se l'Alpha non avesse avuto la prontezza di spingerlo via, mentre il buon vecchio Henry attaccava.
- Ehi! Non prendertela con me! Ho prestato la Jeep a Scott perchè doveva riaccompagnare Allison. - si giustificò piccato, passandosi nervosamente la lingua sulle labbra; Derek fece violenza su se stesso per non seguire il movimento con gli occhi.
- Beh, che ci fai ancora quì? - grugnì, tanto per distrarsi. Stiles alzò un sopracciglio in un'espressione che voleva significare "Sei scemo o cosa?"
- Mi sembra ovvio, SuperLupo! Aspetto che Scott torni a prendermi. - replicò, seccamente. Derek fece un piccolo suono che poteva benissimo essere uno sbuffo scettico, poi prese a squadrarlo da capo a piedi come se stesse decidendo se mandaro via a calci o entrarsene in casa e farsi gli affari propri. Per fortuna di Stiles, scelse la prima opzione.
- Beh, buona fortuna.- mormorò ghignando, mentre entrava in casa. Stiles lo trovò a dir poco irritante.
- Al diavolo, stupido lupo! - borbottò in risposta.
- Ti.Ho.Sentito! - gli urlò Derek, mentre si chiudeva la porta alle spalle. Il castano sbuffò pesantemente, prima di andarsi a sedere sui gradini che portavano al portico della vecchia e distrutta casa Hale. Aveva il terribile sospetto che Scott l'avrebbe lasciato lì, da solo, a marcire su quelle stupide scale, con un lupo odioso dentro casa. Non sapeva, seriamente, stabilire cosa fosse peggio tra l'essere divorato da un Rugaru o avere alle spalle un dannato Alpha stronzo e lunatico. Una donna in menopausa, in pratica. Si trovò a ridacchiare per quello stupido paragone.
Forse era un po' ingiusto nei confronti di Derek, visto che quel pomeriggio  aveva rischiato di farsi uccidere dal Rugaru per salvargli la pelle.
Beh, l'essergli grato non significava che doveva per forza farselo piacere, no?


Derek si agitava dentro casa, come un lupo in gabbia. Aveva deciso di riposarsi, quella sera, e magari rilassarsi, giusto un paio di ore prima di tornare a fare il Papà Lupo del suo Branco di Cuccioli Imbranati, ma per sua "fortuna", Scott aveva deciso di lasciargli come regalino Stiles.
Okay, non che fosse colpa del ragazzo se Scott era un totale idiota, ma che diavolo! Poteva prima riaccompagnarlo a casa con la sua Jeep, e poi portarci Allison e farci quello che voleva, no? Comunque aveva deciso che quelli non erano affari suoi, e si era diretto al piano di sopra, in camera sua, per riposare. Vorrebbe tanto esserci riuscito. Il fatto era che la sua coscienza pungolava il suo senso di colpa, facendolo sentire come un padrone crudele che aveva lasciato al freddo, fuori casa, un cucciolo. Ed era assolutamente disturbante pensare a Stiles, quel moccioso logorroico, in quel modo. Seccato, si alzò dal letto, dove si era steso cercando di riposare, e si era diretto al piano di sotto, per accomodarsi sul divano. La verità era che da quando aveva messo piede dentro casa, aveva constantemente tenuto sott'orecchio il battito del cuore di Stiles, in modo da essere pronto ed intervenire in caso...beh, in caso fosse successo qualcosa. Qualsiasi cosa! Non era mica colpa sua se Stiles era una tale calamita per i guai, anzi, a volte pensava che questo si divertisse a trovarsi in situazioni pericolose che mettevano a rischio la sua vita; proprio come nel pomeriggio, quando era spuntato all'improvviso, tra gli alberi, mentre lui attaccava quel dannato mostro. Di solito si riteneva un tipo calmo, riflessivo che non si lasciava mai influenzare delle emozioni, ma quando Stiles si era ritrovato a tanto così dall'essere ucciso sia da lui che dal Rugaru..beh, aveva perso un battito. O forse anche di più. Non si preoccupava affatto del ragazzino, assolutamente!, il fatto era che non voleva macchiarsi le mani di altro sangue. Soprattutto non del sangue di Stiles. Era stato anche per quello che, una volta ucciso Henry Bale, Derek aveva fatto la ramanzina più lunga della sua vita a quel ragazzino. Era frustrante non riuscire ad essere veramente infuriato con Stiles, non quando sfoderava quella sua stupida faccia mortificata e ti abbagliava con quegli occhi da Bambi. Impossibile, sul serio, e questo lo rendeva nervoso, lo faceva sentire ancora più stupido e lo faceva doppiamente arrabbiare. Stupido, stupido Stiles Stilinski. Fuori dalla finestra il tramonto lasciava spazio alla sera che colorò, in poco tempo, il cielo delle sue tinte scure. L'aria si era sensibilmente abbassata e Derek non si mosse dal suo divano, finchè non sentì i denti di Stiles battere tra loro per il freddo.


"Che freddo!" pensò Stiles, abbracciandosi più che poteva per riscaldarsi. Non era proprio l'ideale indossare semplicemente una felpa e una maglietta a mezze maniche, non di sera, tra i boschi. Erano passate tre ore da quando Scott era andato via, e una da quando Derek l'aveva lasciato lì da solo, sul portico. Perchè aveva la stupidissima sensazione di essere come un cucciolo abbandonato?  Per distrarsi decise di prendere il telefono. In verità non sapeva esattamente cosa farsene, in quel momento, visto e considerato che chiamare Scott McAll mentre era con Allison e sperare di ricevere risposta era pura utopia. Insomma il cellulare di Scott si auto-spegneva per l'imbarazzo di trovarsi davanti scene poco...abbastanza disgustose, o almeno era questa la spiegazione che si era dato, perchè credere che il suo migliore amico gli attaccasse il telefono in faccia nel momento del bisogno, faceva male, diavolo se faceva male.
Ad un certo punto aveva persino pensato di chiamare suo padre, sul serio, ma poi come gli avrebbe spiegato la sua presenza, lì, sul portico della casa di Derek? Era sempre stato fortunato, nulla da dire.
- Sei ancora quì? - gli arrivò alle spalle la voce burbera di Derek, e per la seconda volta lo fece sobbalzare come una suora davanti ad un film porno.
- Che diavolo, amico! Hai deciso di farmi venire un attacco di cuore?!- urlò, spaventato, portandosi una mano sul petto per sottolienare il concetto. Persino nella penombra potè vedere Derek roteare gli occhi.
- Melodrammatico. - commentò soltanto l'Alpha, sedendoglisi accanto. Stiles si leccò le labbra, tanto per fare qualcosa mentre pensava a cosa  dire.
- Stupido lupo! Non avevi un riposino di bellezza da fare? Perchè sei quì? Ho sentito che voi lupi perdete il pelo...- ma Derek stroncò il resto della frase con una sola, semplice occhiata alla...beh, alla Derek Hale.
- Sta zitto, Stiles. - grugnì il moro, scuotendo la testa. Perchè sembrava che alla fin fine tutto questo lo divertisse? Insomma Stiles credeva di essere un puntino irritante nella vita perfetta di Derek Hale, ed invece era un puntino irritantemente comico. Non era esattamente gratificante.
Scese uno strano silenzio tra di loro, mentre pian piano, il cervello del ragazzo registrava l'assenza del freddo pungente di prima. O per lo meno, la temperatura non era più così bassa, e credeva di sapere il perchè. Lui e Derek erano ad una distanza irrisoria, spalla contro spalla, e il corpo del licantropo emanava un calore avvolgente. Si, esattamente! Sembrava avvolgerlo, come una specie di coperta, ed era terrificantemente rassicurante. Come sempre, quando vedeva apparire Derek, nasceva in lui quella strana ed assurda convinzione che poi tutto, da quel momento in poi, sarebbe andato per il meglio. Derek arrivava e tutto si risolveva.
- Non credo che Scott arriverà. -  commentò all'improvviso Derek, distogliendolo dai suoi pensieri.
- G-già - balbettò, arrossendo lievemente. Si sentiva leggermente stupido ad avvolgersi in quel modo, come in un bozzolo, nel calore di Derek, e ancora peggio, perchè una vocina nella sua testa non faceva altro che aumentare la sua convinzione che il lupo fosse uscito dalla tana perchè aveva sentito i suoi denti battere. Ed era molto imbarazzante. E pregò con tutto il cuore che Derek non notasse l'aumentare dei suoi battiti.


No, davvero, non era uscito fuori casa, con la giacca di pelle addosso, per tenere al caldo quel dannato idiota di Stiles con il proprio calore. Assolutamente no! Aveva solo pensato che ritrovarsi il figlio dello Sceriffo morto stecchito per il freddo, sul portico di casa, non avrebbe giovato ai suoi già precari rapporti con la legge. Solo per quel motivo era uscito fuori casa e aveva deciso di sedersi accanto a Stiles Spina-Nel-Fianco Stilinski. Inoltre non si era assolutamente sentito in colpa nell'averlo lasciato così, da solo, come un povero idiota, un'ora buona, seduto su quei gradini a pensare chissà a cosa. Si, perchè quando Stiles Stilinski pensava c'era sempre da preoccuparsi.
Comunque, si annotò mentalmente di prendere a calci il culo da adolescente arrapato e senza speranza di Scott, perchè sul serio non poteva mollare Stiles ovunque gli capitasse e fregarsene come se nulla fosse, soprattutto perchè poi finiva sempre lui a fargli da balia.
Quel ragazzino blaterava e blaterava su cose senza senso facendogli venire un gran mal di testa, senza contare che non aveva mai paura di lui.
Per quanto lui lo trattasse male, con arroganza, lo prendesse in giro e lo minacciasse, quell'involtino primavera dalla felpa rossa non faceva altro che sfidarlo con il suo sarcasmo tagliente, avendo la battuta sempre pronta. Derek non voleva ammetterlo, nemmeno a se stesso, ma in un certo modo contorto, lo trovava divertente. Il che era preoccupante oltre ogni dire, e più di una volta si era chiesto se fosse  il caso di andare da un'analista e scoprire quale fosse il suo problema. Perchè doveva essere masochista nel trovare attraente il modo in cui gli occhi di Stiles si accendevano quando si avvicinava più del dovuto, invadendo il suo spazio personale. Oppure doveva essere pazzo nel trovare ipnotico il modo in cui il suo cuore accellerava i battiti, o ancora, il modo in cui le sue labbra si sfioravano, quando parlava. Completamente pazzo, sì, per voler assaggiare, in qualsiasi modo, quelle guance che si arrossavano ad ogni occhiata, ogni parola, ogni gesto. Come in quel momento.
Derek poteva avvertire il sangue affluire, e anche se essenzialmente non aveva fatto nulla di che, poteva intuire che quella vicinanza rendeva nervoso quel ragazzino almeno quanto lui. Non erano abituati a quel tipo di distanza, non in quel modo pacifico, almeno.
La cosa più incredibile era sentire come il lupo dentro di lui si agitasse, come se fosse scontento della cosa, come se la distanza fosse troppa. Lo sentiva spingersi verso quel ragazzino, cercare di ricoprirlo con il proprio pelo, trasmettergli più calore possibile; avvolgerlo come fosse..


- Mi dispiace - sussurrò, senza sapere esattamente il motivo. Derek accanto a lui stringeva il pugno così forte da farsi diventare le nocche bianche, e lui avrebbe soltanto voluto afferrargli la mano e costringerla a rilassarsi. Lo innervosiva vedere com'era teso, perso in chissà quali oscuri pensieri.
- Per cosa? - aveva domandato in risposta il moro, aggrottando le sopracciglia. Stiles si prese solo una manciata di secondi, prima di rispondere, per elaborare quanto suonasse bella, profonda e affascinante quella voce, se non era distorta da un ringhio o dal solito tono corrucciato.
- Per questo. Scott...dovevo aspettarmelo in fondo. Quando si tratta di Allison non capisce più nulla. - e non capiva bene perchè, sentiva il bisogno di giustificarsi in qualche modo. Si sentiva, in un certo senso, in colpa, come se Derek stesse stringendo così forte i pugni a causa sua.
- Scott è un'idiota, e questo oramai si era capito. Ti riaccompagnerei con la mia macchina, ma credo che tuo padre mi ucciderebbe e ti chiuderebbe in una cella, per sicurezza. -
- Suona molto come una cosa alla Romeo e Giulietta - si trovò a scherzare, nonostante tutto, facendolo sbuffare.
Il fatto era che Stiles amava stuzzicare Derek in una maniera che doveva essere definita poco lecita. Amava decifrare le espressioni su quel viso, il graduale cambio di tono che, per qualche strana ragione, era associato al colore dei suoi occhi. Un colore impossibile, seriamente, da catalogare, senza alcun termine di paragone. Passava da un verde-grigio chiaro, nei momenti in cui era parzialmente tranquillo, ad un grigio scuro quando era arrabbiato. Umanamente, arrabbiato. Quando era preoccupato le sfaccettature dorato-marroni prendevano il sopravvento sul verde e il grigio. Quando rideva, e Stiles poteva contarle sulle dita di una mano, quelle rare volte, i suoi occhi diventavano azzurro chiaro, o acquamarina, a seconda del tempo, e ricordavano tanto il mare. Eppure, quello che preferiva di più, era il rosso da Alpha, che, nei momenti di rabbia e trasformazione, prendeva progressivamente il posto del verde-grigio. Era la prova visiva e reale della Bestia che divorava l'Umano, reclamando il controllo di quel corpo. Per Stiles era lo spettacolo più bello a cui potesse assistere. Quegli occhi, come ogni parte di Derek, sapevano di selvaggio, di immense ed indomabili foreste. Quelle con tutti quegli alberi antichi, dal legno scuro e l'aria di essere indistruttibili. Quegli occhi imperscrutabili rendevano Derek un tale mistero, e Stiles, curioso com'era, non poteva fare a meno di desiderare di scavare sempre più a fondo. Sempre più in basso e magari scoprire che lui e quel lupo troppo cresciuto non erano poi così diversi. Il problema era stabilire in cosa non fossero diversi, perchè sia lui che Derek portavano alle spalle un passato non proprio allegro.
- Sai, non è la prima volta che mi ritrovo in una situazione del genere. - commentò poi, senza pensarci. Era un pensiero che s'era nascosto lì, sotto pelle, ed aspettava il momento migliore per uscire fuori. Era qualcosa che Stiles aveva disperatamente cercato di evitare. Non voleva parlare del suo passato, non voleva, non con Derek, non in quel momento, perchè sapeva che il lupo si sarebbe incupito e allora si sarebbe allontanato ancora una volta da lui. D'altro canto non potè evitarlo, perchè sapeva che tra tutti quelli con cui avrebbe potuto parlare, Derek era l'unico che avrebbe davvero capito come si sentiva.
- Che vuoi dire? - gli chiese, distogliendo lo sguardo dagli alberi, oramai immersi nel buio e riportandolo sul viso di Stiles.
- Dico che sono già stato lasciato da solo, ad aspettare qualcuno che non sarebbe arrivato. Avevo sette anni e..e mia madre, beh, è stato il giorno che lei è morta. Io ero a scuola e non sapevo niente, quel giorno toccava a lei venirmi a prendere. Sono rimasto fuori scuola per ore ad aspettarla. Non è mai venuta. - e la voce gli si spense, persa in quel ricordo. Il giorno più brutto della sua vita. Uno di quei giorni che non vorresti mai vivere. Uno di quei giorni che, anche se hai sette anni, ti fa desiderare di non essere mai nato. Sua madre era stata il centro del suo mondo. Suo e di suo padre. Era il Sole, ma oramai Stiles si era abituato all'idea di essere uno che correva al chiaro di Luna.














 

Note Autrice:
Ed eccomid i nuovo quì, con una Sterek, divisa in due parti! So che state aspettando l'Extra n 2, ma abbiate pazienza, dovevo prima lasciar andare questa piccoletta! Inoltre sto aspettando il benestare di....NON VE LO DICO, GNè GNè.
Allora, tornando a questa, il titolo è preso da Howl - Florence+TheMachine e VI PREGO, fatelo per me, ASCOLTATELA E LEGGETEVI IL TESTO.
E' divisa in due parti, perchè era seriamente troppo lunga per fare un capitolo solo! E..nulla, spero vi piacerà!
Veniamo alle dediche adesso:
-Kae è dedicata, with all of my love, a te, che stavi aspettando una mia Sterek, sperando che ti aiuti a superare questo difficile momento di dieta ç_ç
- Marti_OBrien a te, o carissima, che hai recensito con dovizia tutta RedLines! Un abbraccio e un baaaacio u.u/

E poi a tutte voi, care/i, che leggete, commentate e non-commentate, ma soprattutto apprezzate!

Evaney.


Piccolo Bestiario :
Il Rugaru - preso direttamente da Supernatural - è una mutazione gentica che, quando si esprime, causa nell'essere umano un'insaziabile fame di carne umana.
Ve ne do una spiegazione molto generale! Se volete sapere altro, c'è Supernatural Wiki!


 

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Capitolo 2
*** Part II ***


Part II
 

Drag my teeth across your chest to taste your beating heart; my fingers claw your skin, try to tempt my way in.
 

You are the moon that breaks the night for which I have to howl, howl, howl...
 





Derek frullò le ciglia un paio di volte, prima di capire di cosa diavolo stesse parlando Stiles.
- Perchè mi stai dicendo questo? - la voce gli uscì piatta, vuota, e rabbiosa. Perchè gli stava raccontando quelle cose? Perchè aveva deciso di parlarne proprio con lui? Non voleva ascoltare cosa Stiles avesse da dire perchè riportava a galla troppi pensieri, inoltre, poco ma sicuro, sarebbero finiti in quel tipo di momenti melensi, che lui detestava, in cui aprivano l'uno il cuore all'altro. Non ne avrebbe mai parlato con Stiles,  voleva che tutto quello che provava, quello che sentiva, tutta la merda, il fumo e la cenere che aveva dentro di sè rimanessero lì, e basta. Non aveva intenzione di allievare i sentimenti che lo opprimevano, quello era il suo modo di espiare e Stiles non poteva pretendere....non poteva davvero voler parlare di quello con lui. Assolutamente.
- Non lo so. - ammise, il tono cauto, gli occhi da Bambi velati di tristezza. Derek sentì, distintamente, il lupo dentro di sè ringhiare.
- Beh - disse, alzandosi -  Non voglio parlare delle nostre esperienze, Stiles. Nessuno, e dico nessuno, può capire. Non c'è nessuno a cui io scaricherò le mie colpe. Non ho intenzione di piagnucolare! Cosa credi? Che ti aprirò il mio cuore, come farebbe qualsiasi altro idiota? Se hai tanto bisogno di sfogarti va da uno psicanalista! - sbraitò, cercando di tenere la rabbia, troppa, a freno, cercando di non lasciare al suo lato animale di prendere il sopravvento. Mise distanza fra sè e l'espressione ferita che oscurò il viso del ragazzo. Sapeva di essere stato cattivo, sapeva di aver esagerato e di averlo ferito. Sapeva che Stiles non voleva costringerlo a parlare di niente, ma la rabbia era scoppiata in automatico. Sapeva che il lupo stava ringhiando contro di lui, per come si stava comportando.
La verità era che Derek non voleva che nessuno capisse, voleva essere lasciato da solo in balia del suo senso di colpa. Doveva pagare per ogni singolo errore che aveva commesso ed aveva portato alla distruzione della sua famiglia. Temeva il momento in cui, se avesse parlato con quel ragazzo, si sarebbe reso conto che in fondo non erano così diversi. Temeva che condividere quello che sentiva con qualcuno che lo capisse, avrebbe alleggerito il peso che portava sulle spalle.
- M-mi dispiace. - balbettò il castano, alzandosi a sua volta. Derek lo fissò con la coda dell'occhio e, grazie ai suoi sensi sviluppati, non gli sfuggì il tremore delle sue mani, nè il battito cardiaco accellerato. Nè l'odore di lacrime che non volevano uscire, anche se quello era un odore perpetuo su quel viso.
- Credo che dovrei andare. - aggiunse Stiles, facendo alcuni passi tremanti verso il bosco. Era buio e con molta probabilità si sarebbe perso, e magari, fortunato com'era, sarebbe caduto giù da una rupe, e sarebbe stata tutta colpa sua. Fu per questo, e non per il senso di colpa, che lo raggiunse in pochi passi, afferrandogli un braccio. Trasse un profondo respiro, cercando di calmarsi.
- Mi dispiace, okay? Ho esagerato. - sussurrò, cercando di sembrare pentito - Resta. - e fu quasi una supplica.
Stiles si lasciò semplicemente trascinare sul portico, pallido come un fantasma.


- Resta. - e poi gli aveva chiesto di restare con quel tono supplice, e lui era semplicemente tornato indietro, su quel dannato portico, accanto a quel lupo bisbetico, e non avevano più parlato.
Forse avrebbe dovuto aspettarsi una reazione del genere da parte di Derek; che diavolo gli era passato per la testa? Perchè la sua boccaccia  si apriva sempre a sproposito? Perchè, Dio, perchè si era illuso che Derek potesse capire? Aveva ragione, davvero, portavano pesi e ricordi e dolori che nessuno avrebbe potuto capire. Chi avrebbe potuto capire come si sentisse male, al ritorno da scuola, nel vedere quella casa desolatamente vuota e silenziosa? Chi avrebbe potuto mai capire quanto gli mancasse il suono della voce di sua madre? Specchiarsi nei suoi occhi castano chiaro identici ai suoi? Sentire la sua mano tra i capelli, in leggere carezze? Chi avrebbe potuto mai capire cosa avesse provato nel vederla fredda e pallida in una stramaledettissima bara? Sapeva che la risposta era sempre la stessa: Derek.
Il moro aveva visto la casa bruciare a causa sua. Aveva udito le urla, i pianti e non aveva potuto fare niente. Viveva in quella casa desolata, magari aspettandosi di trovare qualcuno all'interno, in una delle stanze. Magari non sopportava il silenzio di quelle stanze fredde, vuote, morte.
Non  voleva stargli ancor accanto perchè si sentiva maledettamente stupido. Non voleva la sua comprensione, gli sarebbe bastato un cenno d'assenso, solo il suo calore. Era meglio di qualsiasi parola inutile, e di certo non l'avrebbe costretto a parlare di come si sentiva, perchè lui conosceva Derek. Lo conosceva a fondo, perchè conosceva se stesso. Lui si nascondeva dietro il sarcasmo, Derek dietro rabbia e silenzio. Erano tragicamente simili e parallelamente differenti.
- Non ti avrei chiesto di..di raccontarmi come ti senti. Mi dispiace, non...non so che mi è preso. Non dovevo parlare. - e scusarsi gli sembrava la cosa più logica da fare; rompere quel silenzio assordante e carico di tensione era necessario perchè lo stava facendo impazzire.
- Lo so. - ribattè Derek, sottovoce.
- Perchè ti sei arrabbiato? So che odi parlare dei tuoi sentimenti, Derek, e non ti costringerò! Però, ecco - e si leccò le labbra, nervoso - ..ecco, se mai tu avessi bisogno di farlo, se mai tu volessi ricordati com'è essere umani, allora ci sono. Insomma, chi meglio di me potrebbe capirti? Non hai bisogno di nasconderti sempre dietro quella faccia da Alpha in menopausa, amico. Non con me. -
- Lo so. - ripetè il lupo, guardando verso gli alberi. Aveva un tono di voce strano; un tono che Stiles non riusciva a decifrare. Non sapeva se era arrabbiato, triste, stanco, esasperato. Si sentiva in colpa, giusto un po, per aver creato quel casino; si chiese se quel secondo "Lo so" non volesse significare che forse, in fondo, si fidava di lui.


"Lo so" era l'unica cosa che gli veniva in mente da dire. Il lupo si era acquietato, e stava accoccolato su se stesso, abbattuto. Si sentiva...no, non lo sapeva nemmeno lui.
"..se mai tu volessi ricordati com'è essere umani, allora ci sono" una frase del genere poteva farlo capitolare. Sentiva che poteva fidarsi perchè Stiles non avrebbe mai rivelato qualsiasi cosa lui decidesse di dirgli. Sapeva che NON doveva fidarsi, perchè l'ultima volta che l'aveva fatto era andato tutto a puttane. La sua vita, la sua famiglia. Tutto, e quella casa diroccata era tutto ciò che rimaneva. Non voleva ricordare cosa volesse dire "essere umano" perchè il suo lato umano aveva causato il disastro. Era stato stupido, e cieco e non si era fidato del suo istinto che non faceva altro che urlargli "DONNA PERICOLOSA."
- C'ero. - sussurrò, ricordando all'improvviso.
- Dove? - chiese ingenuamente Stiles, frullando le ciglia confuso.
- Quel giorno, quando sei rimasto fuori scuola. C'ero anche io. - era un ricordo sommerso tra la cenere, ma aveva sempre avuto la sensazione di aver già visto Stiles, in precedenza.
- COSA!? - esclamò sorpreso il ragazzo seduto accanto a lui, spalancando la bocca e gli occhi che, in un momento un po' delicato come quello, Derek non potè evitare di trovare divertente.
- Ero uscito tardi; il professore di Chimica - non era Harris, Stiles - mi aveva messo in punizione. Quando sono uscito, ti ho visto. Te ne stavi seduto sul ciglio della strada come un cucciolo abbandonato. Stavi piangendo. Sono rimasto tutto il tempo nascosto tra gli alberi, a..potremmo dire, sorvegliarti. -
- Non..non..- woah, era riuscito nell'intento di togliere le parole di bocca a Stiles. Non aveva appena guadagnato cento punti?
Da quando l'aveva conosciuto, Derek aveva sempre avuto l'irritante sensazione di conoscerlo. Con il tempo passato insieme aveva avuto modo di accrescere quella sensazione, soprattutto nei momenti logorroici di Stiles, ed adesso aveva capito il perchè.
Quando Stiles andava alle elementari lui era già al liceo; tecnicamente non avrebbe dovuto conoscerlo, eppure, grazie ai suoi sensi sviluppati, tra le mille voci che lambivano il suo udito, ce n'era sempre stata una, acuta, che lo aveva tormentato ogni giorno. A lungo andare era riuscito, senza poter evitare appostamenti imbarazzanti e da maniaco, ad associare un volto a quella voce.
Il giorno che Stiles era rimasto ad aspettare sua madre, Derek aveva notato l'assenza di quella sua vocetta stridula e si era preoccupato.
Quando l'aveva trovato su di lui c'era solo un odore, forte ed indelebile, di lacrime.


Scoprire che lui e Derek si conoscevano...anzi no, che Derek lo conosceva già all'epoca delle elementari era abbastanza sconvolgente. Sapere che non era la prima volta che si preoccupava per lui era a dir poco strano.
- Credevi che mi sarei buttato sotto un'auto? - tentò di scherzare - O che un cane mi azzannasse? -
- Non sarebbe stato strano, Stiles. Tu puzzavi di guai da cento miglia di distanza. - sbuffò il moro, passandosi una mano tra i capelli. Stiles cercò di remprimere l'impulso di farlo anche lui, e sentire che consistenza avessero sotto le dita quei capelli scuri.
- Puzzavo...- una cosa che si era sempre chiesto, da quando i lupi e i loro sensi sviluppati avevano fatto capolinea nella sua vita, era che tipo di odore si portasse addosso
- Che odore ho, adesso? - chiese. Derek lo squadrò per una manciata di secondi, forse cercando qualcosa da dire. Forse inventando qualcosa da dire.
- Puzzi ancora di guai...- tentò, lanciandogli un'occhiata cauta.
- Derek, ho affrontato di peggio, non mi traumatizzerò se mi dirai che puzzo di altro o qualcosa del genere!- lo incoraggiò, cercando di farlo parlare. Aveva davvero un'odore così brutto?
- E' lo stesso di allora, Stiles.- rispose, sospirando - Hai l'odore di lacrime versate, di morte, di sofferenza, solitudine. Nostalgia. Sono odori forti, odori che rimangono sulla pelle, odori che entrano nelle narici e vi si intaccano, e non li sopporto. Hai lo stesso odore di ingenutià che aveva la mia cuginetta, Brittany. Puzzi di fumetto, come l'altro mio cugino, Alex. Sai di cibi naturali, salutari come mia sorella Laura. Sei caldo, vivo, pieno di speranze come lo erano loro. Tu, ogni tuo odore, mi ricorda un pezzo di loro, mi ricorda che cosa ho fatto. E nello stesso tempo hai un odore nuovo, accattivante, qualcosa che fa innervosire il lupo dentro di me. Qualcosa che lo attira, lo addomestica. Qualcosa che lo rende famelico e mi fa venire voglia di assaggiarti, cercare di definire con il tatto l'odore che ti porti addosso. E' un odore prettamente Stiles Stilinski, e mi fa impazzire perchè non riesco a catalogarlo! - e l'ultima frase l'aveva ringhiata, come se solo pensarci lo frustrasse al limite della sopportazione. Stiles deglutì forte un paio di volte, cercando di assimilare quello che Derek gli stava dicendo; cercando di capire che cosa, in fondo, volesse dirgli.
- Derek...- piano posò una mano sulla spalla del moro, in un gesto di conforto, di scuse, anche se quella faccenda degli odori non era proprio colpa sua. Il moro, che si era perso di nuovo a guardare gli alberi, portò lo sguardo verso di lui, e Stiles trattenne il fiato nel vedere che l'iride aveva il bagliore rosso tipico della trasformazione in Alpha.


Quello che odiava di Stiles era ritrovare in lui la sua famiglia. Brittany, Alex, Laura, sua madre, suo padre...erano tutti lì, nelle particolari sfumature degli odori di Stiles, nelle strane sfaccettature dei suoi occhi chiari, nelle sue manie, nelle sue passioni, nel suo sarcasmo tagliente. Derek odiava Stiles perchè non lo faceva sentire più solo; era attratto da Stiles perchè quel corpo, quell'ingenuità promettevano calore e riparo. Aveva paura di Stiles, di fidarsi di lui, di quella sua comprensione così invitante. Amava il modo in cui Stiles non aveva paura di lui, o almeno, il modo in cui aveva imparato a non averne. Persino in quel momento, con i suoi occhi che minacciavano di diventare rossi, Stiles lo fissava, senza fiato, stregato, come se quel rosso animale fosse la cosa più bella che avesse mai visto.
Forse, dopotutto, uscire fuori casa e stargli così vicino non era stata affatto una buona idea: quella mano calda sulla sua spalla, il suo profumo intossicante, quel viso invitante, così come le sue labbra...cercava di lottare contro se stesso, la sua voglia di rubare l'aria dai polmoni umani di quel ragazzino; stava lottando contro il lupo dentro di sè che reclamava e pretendeva e voleva in modo smanioso quell'irritante umano tra le sue fauci.
- Stiles...- voleva essere un avviso, un invito a scappare lontano da lui, e invece la sua voce era uscita in un tono inequivocabilmente supplice, come se gli stesse chiedendo il permesso - Stiles...- riprovò, la voce sempre più simile ad un ringhio.
"No,no,no,no,no..." pensava disperato, cercando di aggrapparsi alla sua rabbia, cercando di ricordarne il sapore pungente, l'odore forte di legna bruciata e sangue, ma era tutto lontano un eco debole, che raggiungeva a stento il suo udito e il suo olfatto.
Esistevano solo quelle labbra di cui si era appropriato, rassegnato, mentre il lupo ululava, con prepotenza. Esisteva solo la facilità con cui Stiles aveva accolto la sua lingua, come se anche lui non avesse fatto altro che desiderare quel momento. Esistevano solo quelle mani lunghe e pallide tra i suoi capelli, quei gemiti, e i mugolii e i morsi, i baci, il sapore, Dio, il sapore di frutta matura che gli aveva invaso prepotentemente la bocca. Era tutto confuso, Derek stava soltanto assecondando l'istinto, prendendo tutto quello che poteva, tutto quello che Stiles gli stava offrendo senza remore. Sentiva i battiti del cuore del ragazzo tra le sue mani accellerare come se volesse esplodere, a pari ritmo col suo. Sentiva l'affluire del sangue che scorreva veloce, il respiro affannato che gli invadeva la bocca, l'odore di eccitazione e passione; il desiderio e la voglia di avere sempre di più, sempre di più.
Un potente ringhio nacque nel suo petto e si riverberò per la sua cassa toracica, incastrandosi in gola, risuonando fievole nell'orecchio di Stiles, che era intanto a stuzzicare; lo sentì  trattenere quel poco di fiato che gli rimaneva, mentre quel suono gutturale gli risuonava nel petto, e il lupo ululò con ferocia, come se avesse appena conquistato un territorio, come se avesse appena affermato la reciproca appartenenza tra quel ragazzino e lui.
Derek sapeva, oh se lo sapeva, che avrebbe dovuto allontare quel moccioso, dirgli di andare via prima che fosse troppo tardi, prima che se lo caricasse in spalla solo per sbatterlo sul proprio letto e farne quello che voleva. Era quasi doloroso il desiderio di toccare quella pelle, sentirla sfilare sotto le proprie dita. Pallida, morbida, profumata e perfetta per essere segnata, marchiata dalle proprie unghia umane . Doveva portare il segno di quell'incontro perchè chiunque avesse mai posato su di lui lo sguardo, avrebbe dovuto dire "Appartiene a Derek Hale" e lui avrebbe ringhiato la sua approvazione. Voleva assaggiare con la propria lingua quel corpo, sentirne il sapore; voleva godere della sua eccitazione e sì, assaggiare anche quella, prendere ogni goccia che poteva offrirgli e poi, per ultimo, prendere il suo calore, la sua parte più intima e renderlo totalmente suo, perdersi dentro di lui e non uscirne mai più. Voleva sentire quanto fosse stretto e caldo, voleva sentirlo urlare e gemere il suo nome in un modo così doloroso che lo fece gemere di disperazione. Stiles glielo doveva perchè l'aveva incastrato, l'aveva addomesticato. L'aveva reso suo senza nemmeno saperlo e Derek voleva solo ricambiare il favore.
- Chiama tuo padre. - ordinò con voce roca - Digli che stanotte starai da Scott; poi avvisa Scott che non ti venga a prendere, Stiles.- ringhiò, mordendogli il collo - Digli che non disturbi, perchè non potrei rispondere delle mie azioni. Non risponderò delle mie azioni, Stilinski. - e questa era una minaccia, una promessa, un avviso. Qualcosa, qualsiasi cosa. Derek si prese il tempo per osservare gli occhi castani di Stiles, lucidi per il piacere, cercando di scorgere la minima traccia di paura o esitazione; l'avrebbe resa la sua ancora per fermarsi e lasciarlo andare, se era quello che voleva.
- D'accordo - ansimò Stiles, separandosi quel tanto che bastava per recuperare il cellulare, le mani tremanti. Derek ghignò, null'affatto sorpreso.
Quando Stiles finì la conversazione, se lo caricò di peso sulle spalle, ignorando le sue proteste.
- Sei pronto ad entrare nella tana del lupo, Cappuccetto? - gli chiese, serio. Stiles sospirò.
- Non ho paura di te, sourwolf.* - ribattè, altrettanto serio. Derek ghignò ancora, prima di chiudersi la porta di casa Hale alle spalle.





 

The End.


FInT 

Note Autrice:
Grazie a chi ha recensito, letto ecc..!
Questa piccoletta si è conclusa, e so, credetemi che lo so, che avreste voluto leggere se Derek riusciva a realizzare quello che voleva ma...ehi, spazio alla privacy dei due piccionncini! U_U
*Vi manderò le foto dell'evento..muahahhaahahahahaha u.u*
*Sourwolf: suonava meglio che in italiano. ( "Suonava meglio in enochiano" [cit.] *battete un ding se sapete di chi è e vincerete una set fotografico dell'evento!* )

Alla prossima.
Ev


 

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