Back to your heart

di Angel_shanti
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

Che strano effetto mi ha fatto ritornare a casa mia, ci mancavo solo da un paio di anni eppure mi sembra una vita che i miei piedi non varcavano quella soglia. Partita per Los Angeles per quella che, con orgoglio, avevo definito una meritata vacanza, ho visto la mia vita trasformasi come incanto in uno splendido sogno ad occhi aperti. Come ho fatto a non intuirlo subito? Tutti i sogni hanno lo stesso destino, prima o poi ci si sveglia e le dolci illusioni con cui Morfeo ci aveva cullato svaniscono, si dileguano, lasciando una strana sensazione dentro.

 

Malinconia? Nostalgia? Dolore? Rimpianto? Rimorso? Ricordo? 

 

Beh dentro di me, al momento, c’è davvero un po’ di tutto, un bel mix di forti emozioni e dolci ricordi che resteranno sempre nel mio cuore.

 

Non potrei mai dimenticare l'emozione che si era impossessata di me e della mia compagna di avventure, Katia, il giorno della partenza. Il nostro primo grande viaggio insieme, verso quel continente a stelle e strisce che da sempre era stato lo scenario ideale dei nostri sogni e delle nostre fantasie. Avremmo vissuto da vere americane. Ci eravamo ripetute fomentando le nostre aspettative. Due valigie, due zaini e una solenne promessa: avremmo fatto di tutto per incontrare almeno uno dei Backstreet Boys. Non che avessimo un piano o una vaga idea di come incontrarli, ma, al diavolo ogni pensiero razionale, avremmo vissuto un po’ la vita notturna di L.A. e avremmo semplicemente sperato che, per una volta la fortuna, baciasse noi. Volevamo crederci a tutti i costi seppur pian piano che i giorni passavano iniziavamo a scontrarci con la dura realta': stavamo letteralmente cercando un ago in un pagliaio! Ci eravamo ormai rassegnate a goderci semplicemente quello che la vacanza aveva da offrirci quando è avvenuto il miracolo! L’incontro, o per meglio dire lo scontro. Ebbene si: dei tanti modi che avevamo immaginato un simile incontro mai ci saremmo aspettate questo! Tutta colpa, o forse meglio dire merito, della mia distrazione quando cammino, eravamo in giro per le strade della città a fare shopping, io, nonostante i buoni propositi, stavo continuando a descrivere minuziosamente a Katia cosa avrei fatto a Nick se mai lo avessi incontrato, ero talmente assorta nei miei scleri che….SBABABAM…..sono andata completamente a spiaccicarmi contro un ragazzo. Ho alzato gli occhi pronta come al mio solito a inveire contro il malcapitato che, con quel urto, aveva fatto cadere tutte le mie buste a terra ma le parole mi sono morte in gola all’incontro con i suoi splendidi occhi azzurri e il suo sorriso sensuale: il ragazzo contro cui mi ero spiaccicata era Nick Carter! Io e Katia non sapevamo se ridere o piangere dall’emozione e dall’imbarazzo, non sapevamo davvero che inventarci per uscire dallo stato di ebetismo in cui sembravamo finite. Se fossi stata un’attrice mi sarei sentita offesa per la banalità della situazione, un accadimento talmente assurdo e scontato a cui mai avrei prestato attenzione. E beh, per completare l’assurdità del momento, lui ci aveva invitato ad uscire quella sera per farsi perdonare dello sconto. Lui. A noi. Chi mai ci avrebbe creduto? Entrare nel locale facendo il suo nome ci aveva regalato l’illusione di sentirci parte dello star’s system e il constatare che non era solo ma in compagnia degli altri membri del gruppo, ci aveva letteralmente catapultate in Paradiso. Ah la vita da fan, croce e delizia dei nostri giorni. Katia non aveva perso tempo, aveva puntato Alex che aveva ben gradito le sue mille attenzioni concedendole in poco tempo l’accesso alla sua camera da letto.

E per quanto mi riguarda, beh che dire? Sempre la solita imbranata, anche quella sera avevo dato il meglio di me. Nonostante avessi un unico desiderio ad affollare i miei pensieri, avevo trascorso la serata a parlare con Kevin, che non aveva fatto altro che ripetermi quanto amasse l’Italia, e Brian, che aveva cercato di farmi tornare la fede spiegandomi in tutti i modi l’importanza di Dio; l’unico interessato in modo “particolare” a me era sembrato Howie. A fine serata si era proposto di accompagnarmi in hotel, stavo per accettare, quando Nick di tutto punto si è infilato con prepotenza nel nostro discorso comunicando in maniera perentoria che mi avrebbe riaccompagnato lui.

Ero finita sulla mia nuvoletta rosa pronta a non far mai più ritorno tra i comuni mortali. Forse ero riuscita a non essere totalmente trasparente ai suoi occhi.

Non è stata quella sera che ha provato a baciarmi, voleva passare del tempo con me, conoscermi senza la fastidiosa presenza degli altri tra noi. Le sue parole mi avevano spiazzata e questo mi aveva aiutato ad andare oltre l’immagine da grande star che avevo stampato nella mia testa. Ci siamo innamorati lentamente, non come nei grandi romanzi d’amore in cui dopo poche pagine nasce una dirompente passione, ci siamo innamorati come fanno le persone normali, con tutte le paure e le ansie del caso, con le gioie e le emozioni di chi pian piano si mette a nudo concedendosi ad un altro sempre meno sconosciuto. Ricordo come fosse ieri la sera del nostro primo bacio, dopo una serata tra McDonald’s e playstation, avevamo preso una coperta e eravamo scesi nel giardino di casa sua, la luna brillava nella piscina, Nick si era seduto su un lettino con le gambe allargate e mi aveva chiesto di prendere posto nel mezzo, così da potermi abbracciare da dietro e tenermi tra le sue braccia, lo avevo assecondato felice di potergli stare accoccolata vicino. Presa la coperta, ci siamo avvolti in essa volgendo lo sguardo verso le stelle, lui aveva cercato di dire qualche frase romantica per fare colpo ma era così imbarazzato che non riusciva a metter due parole di fila, eravamo finiti a ridere e ci era bastato guardarci negli occhi per capire che in fondo tra noi non c’era bisogno di parole, sapevamo entrambi cosa stesse pensando l’altro e volevamo entrambi la stessa cosa. Nessuna scena epica o musica romantica di sottofondo come accade nei film, semplicemente come fosse stata la cosa più naturale del mondo le nostre bocche si erano ritrovate in un bacio che era stato l’inizio della nostra storia.

Il primo periodo tra noi era tutto idilliaco, eravamo così felici di viverci la nostra grande storia d’amore che ci gustavamo ogni attimo che passavamo insieme. Avevo deciso di non concedermi subito a lui, non che non lo desiderassi con tutta me stessa, ma non volevo accelerare i tempi, non volevo essere come tutte le altre sgualdrine avevano affollato il suo letto prima di me. Quando si tratta di amore divento tradizionalista, lo so, ma stranamente a lui la cosa non aveva dato fastidio; non mi sono trasferita subito a casa sua, per tutto il periodo della vacanza sono rimasta in albergo fermamente legata alla mia convinzione di non comportarmi da ragazzina in preda a crisi ormonali e vivermi con razionalità quella specie di realtà alternativa in cui ero stata catapultata da un giorno all’altro. Che illusa. Ci sono momenti della vita in cui non è la testa a parlare, ma è il cuore a chiedere prepotentemente la parola e quello, brutto bastardo, o lo si asseconda o si finisce per vivere una non vita! Era stata Katia a spiegarmi questa sua nuova filosofia di vita, probabilmente solo per giustificare la decisione di prendere la sua vecchia vita e mandarla al diavolo per iniziarne una nuova li in America insieme ad Alex. A fine vacanza la mia amica era proiettata completamente verso il nuovo futuro che l’aveva travolta, quello che lei definiva tronfia il nostro futuro! Io non viaggiavo alla sua velocità, e neanche Nick! Lui ci aveva messo un po’ più di tempo a chiedermi di andare a stare con lui, voleva essere sicuro del passo che avremmo fatto, non voleva stare male per amore e non voleva stessi male io: conosceva bene la sua immaturità e la sua difficoltà nel gestire la vita di coppia ma questa volta era determinato a mettere la testa a posto!!! E voleva farlo per me!

Il trasferirmi a casa di Nick era stato surreale, la villa era letteralmente immensa quella casa, inizialmente finivo per perdermi cercando la cucina. Una sensazione strana accompagnava i miei giorni. A differenza di Katia, che subito si era ambientata a casa di Alex, io non riuscivo a non sentirmi ospite a casa di Nick; chiedevo il permesso per prendere l’acqua dal frigo, per accendere la tv, per fare una doccia; i miei vestiti sono rimasti in valigia per giorni. Ho avuto bisogno di tempo per imparare a sentire quegli spazi immensi casa mia; un angolo di Paradiso, con il mio angelo, in una vita perfetta. O forse no?

Per me e Katia la storia si è evoluta in maniera diversa: abbiamo incontrato insieme la felicità ma dopo due anni le nostre strade si sono divise, le nostre storie hanno avuto destini diversi, e, mentre io sono tornata qui in Italia, lei è chissà dove a fare chissà cosa con Alex.

Devo telefonarle. Lo farò in questi giorni. E’ un po’ che non la sento.

La sua storia con Alex è maturata giorno dopo giorno, inizialmente era difficile vederli in giro, erano sempre chiusi in camera da letto, provavano un’attrazione irrefrenabile; col passare il tempo hanno imparato a gestire la loro passione e sono ritornati alla vita sociale, era sempre felice, solare, appagata,  Alex da quando stava con lei era veramente diventato un altro uomo. Katia è sempre stata una ragazza matura consapevole di cosa volesse dalla, quanti progetti le ho sentito fare e quanti ne stanno già realizzando. Lei e Alex sono davvero una coppia modello, un vero esempio di due anime gemelle che il destino ha fatto in modo di far congiungere!

A dirla tutta pensavo anche io che Nick e io fossimo anime gemelle! Non sono mai stata brava a capire queste cose e, evidentemente, mi sbagliavo, forse è stato un bene che lui l’abbia capito prima di me.

Non riesco a fare a meno dei ricordi della nostra storia, anche se sono proprio quei ricordi a fare male, mi dicono che dovrei dimenticare tutto….ma come potrei?? Come potrei dimenticare la nostra prima volta?? Era la sera di San Valentino! Quella sera aveva organizzato tutto alla perfezione, era tutto così romantico e dolce: i fiori, la cena, i vestiti eleganti, una collana d’oro bianco. Sembrava di vivere in uno di quei film d’amore e di amore era colma la stanza quando, dolce, mi si era avvicinato e aveva iniziato a baciarmi e a spogliarmi lentamente, mi ero abbandonata alle sue carezze sensuali per vivere emozionata la nostra prima notte di passione.

Come potrei dimenticare il giorno del mio compleanno?? Quando, nonostante i rimproveri di Kev, aveva saltato le prove con il gruppo per portarmi in quel cottage di montagna per passare un paio di giorni isolati dal resto del mondo a scambiarci coccole e dolci promesse.

Come potrei dimenticare i nostri mille progetti di vita insieme?? I nostri sogni?? Le nostre paure??

E come potrei dimenticare il momento in cui mi ha lasciato??

Se ci penso le lacrime rigano ancora il mio volto.

Quel pomeriggio quando sono tornata a casa lui era già lì, guardava distratto la tv, lo avevo salutato come al mio solito e subito avevo notato un velo di freddezza nei suoi gesti, preoccupata gli avevo chiesto se andasse tutto bene. Mi aveva rassicurato: era solo stanco. Mi ero accoccolata accanto a lui sul divano, aveva spento la tv e aveva iniziato a baciarmi e a dedicarsi a me. Eppure nonostante i suoi gesti fossero quelli di sempre non riuscivo a sentire più il suo amore. Non è facile spiegare quello che certe sensazioni ci fanno provare! Avevo allontanato con forza dalla mia mente. Eravamo abbracciati, la sua testa sulle mie spalle.

“Ti amo!”

“Nick….sei sicuro?”

La mia voce era stata quasi un sussurro.

“Ma che domande sono? Certo che ne sono sicuro!”

Mi aveva stretto più forte facendomi sentire stupida per quella domanda che avevo fatto, eppure non riuscivo ad allontanare quella sensazione di vuoto si stata impossessando di me. Non ci era voluto molto prima che i suoi discorsi diventassero strani e privi di senso logico.

“….per me questo è un periodo tremendo…” – aveva esordito fissando il vuoto.

“…è successo qualcosa?”

“….il punto è che non lo so. So che c’è qualcosa che non mi fa stare bene, ma non so cosa sia. Se sapessi che fossero i miei amici mi allontanerei un po’ da loro,ma non lo so, anche se mi sento irrequieto anche con loro…”

“Forse il lavoro??” – non volevo fare la domanda che mi tormentava.

“…io…sono così confuso….”

“…forse io?”

“…ma che dici?? Cioè…oh Elena, io non so cosa sia. Sto solo male…”

Dicendo queste parole aveva iniziato a piangere, era un pianto disperato, singhiozzava e non riuscivo a capire questo suo sfogo. Scioccamente avevo provato a consolarlo.

"Posso fare qualcosa per te? Non ce la faccio a vederti così….”

“E’ che prima quando pensavo a te mi si stampava il sorriso sulle labbra, adesso non è più così….”

“Forse è un periodo, lo sai che è successo anche a me. Io mi sono fermata un attimo e ho fatto il punto della situazione: volevo perderti? O volevo stare con te? Io ti amo e ho deciso di continuare a provarci. tu mi ami? Devi capire questo!”

Gli stavo fornendo una via d’uscita e non me ne rendevo conto.

“Io sono uno stronzo, mi faccio schifo! Non so se ti amo o no. So che se dovessi lasciarti poi finirei per stare male senza di te, ma ora con te non…..sono uno stronzo….non so che fare….”

Non smetteva di piangere e io stupidamente mi ostinavo a non capire che volesse lasciarmi, cercavo di consolarlo, gli avevo proposto anche una pausa per capire cosa provasse per me, come avevo visto fare nelle peggiori commedie romantiche, ero disposta a tutto pur di salvare quella storia. Sentivo il cuore rompersi a ogni sua parola. Un dolore che mi faceva scoppiare il petto e mi bloccava il respiro.

“E’ già da un po’ che non sto bene, non so se tra una settimana o due saprò dirti cosa provo per te. Mmi faccio schifo e mi odio perché ti sto lasciando anche se non so se ti amo ancora!!!”

Quelle sue parole erano bastata a frantumarmi l’anima, ero ancora li a cercare di frenare il suo pianto quando avevo sentito le mie forze abbandonarmi al mio pianto e alla mia vita senza di lui, lo avevo allontanato e avevo iniziato ad urlare dal dolore e dalla rabbia che ormai sentivo prendere sempre più spazio dentro di me dilaniandomi facendomi sentire stupida e inutile: avevo tentato di consolarlo in tutti i modi mentre lui stava per provocarmi un dolore così forte che non avevo mai provato in tutta la mia vita!!!

“No Nick!!! Adesso basta!!! Smettila di dire che non sai se mi ami!!!”

“Ma è così….”

“Ho detto smetti!!!!! – avevo urlato con tutto il fiato che avevo in gola - Nick, cazzo, mi stai lasciando, ora mi guardi negli occhi e mi dici: Elena io ti lascio perché io non ti amo!!”

“Ma non è così!!”

“Cazzo Nick!! Guardami e dimmelo,ti prego. Almeno questo me lo devi, Non puoi lasciarmi dicendomi che non sai se mi ami, mi devi dire che non mi ami più!!”

Con un filo di voce e con la testa bassa aveva assecondato la mia richiesta, non è un grande attore e nemmeno, in quell’ultimo gesto, mi aveva salvato dalle false speranze e dal dolore!!!

Ero sconvolta, avevo raccolto lo stretto indispensabile e avevo chiamato Katia in preda ai singhiozzi, avevo preso le chiavi della macchina per correre da lei a farmi medicare le ferite ma lui me le aveva sfilate di mano in un solo gesto.

“Ti accompagno io, non puoi guidare in queste condizioni….”

In macchina non una parola era uscita dalle nostre labbra, io non riuscivo a smettere di piangere e nemmeno lui, questo suo atteggiamento mi faceva impazzire.

Come poteva stare così se stava mettendo fine lui alla nostra storia?? Non ne aveva il diritto.

Poco prima di arrivare sotto casa dei nostri amici, aveva accostato l’auto.

“Non possiamo farci vedere così, stai piangendo….”

“Accompagnami da Katia subito! Cosa cambia se entro piangendo o apro la porta e scoppio in lacrime??”

Il mio tono deciso non ammetteva repliche, mestamente aveva fatto ripartire l’auto, arrivati a destinazione avevo preso la mia roba e, quando stavo ormai per scendere, la sua mano si era impossessata del mio braccio per bloccarmi.

“Il braccialetto te lo devo restituire??”

Il braccialetto. Che botta al cuore quella domanda. Il mio regalo di Natale per noi erano stati due braccialetti  con inciso all’interno i nostri nomi, reminiscenze adolescenziali forse ma lui sapeva benissimo che valore davo a quegli oggetti. Stavamo superando da poco un piccolo periodo di crisi quando gli avevo dato quel regalo chiedendogli di metterlo solo se avesse creduto ancora alla nostra storia. Come poteva in quel momento chiedermi se volevo che me lo restituisse o se lo poteva tenere ancora al polso? La rabbia, come fosse nero fumo, mi aveva annebbiato il cervello, quasi con violenza ho sfilato tutto ciò che avevo addosso che mi avesse regalato lui per lanciarglielo dritto in faccia.  

“Lo puoi tenere e tieni anche questi!!”

Come un cane bastonato aveva raccolto tutto per porgerlo nuovamente verso di me.

“Voglio che le tenga tu queste cose, sei importantissima per me!!”

“Ero importantissima per te!!! Mi stai lasciando!”

Avevo chiuso la portiera della macchina ed ero corsa a piangere tra le braccia della mia amica Katia; avevo pianto tutta la notte. E poi un suo messaggio.

“Non volevo comportarmi così…prima stare con te stasera e poi….volevo dirtelo subito ma non ce l’ho fatta. Hai tutto il diritto di odiarmi. Mi dispiace!!”

Magari fossi riuscita ad odiarlo, adesso non starei piangendo al solo ricordo di quella orribile serata.

Sono rimasta ancora circa un mesetto in America, prima fare ritorno qui in Italia e ricominciare la mia vita dove l’avevo lasciata circa due anni fa. Mi sono concessa un viaggetto in giro per l’Europa, Katia voleva venire con me, ma l’ho costretta a restare con Alex, avevo bisogno di raccogliere da sola i cocci del mio cuore rotto.

Sono passati un paio di mesi ormai da quella sera, le prime settimane ho continuato a sentire Nick ma ho deciso che fosse meglio lasciarmi tutto alle spalle, i suoi discorsi non mi aiutano ad andare avanti e lasciarmi tutto il dolore alle spalle; dice che sta male, che gli manco,che mi vuole bene ma tutto questo gran dolore ci passerà con il tempo. Non riesco a capirlo. Non voglio farlo. Non più.

E’ arrivato il momento di iniziare a capire me stessa. Di nuovo. Adesso.

 

 

 

_____________________________ANGOLO AUTORE_________________________

Alcune storie a volte ritornano dal passato, bussano alla porta dei nostri ricordi e chiedono di avere nuova luce….per questa storia è stata così…

E’ una storia vecchiotta, scritta nel 2006/2007 credo…uno stile completamente diverso da quello di adesso…emozioni diverse che vogliono essere raccontate…

E’ una di quelle storie che, nonostante la scrittura elementare, mi è rimasta nel cuore perché racconta una parte di me…forse è per ripartire di nuovo (come avevo fatto allora) che ho deciso di rieditarla per limare i grossi errori che, ad oggi, riesco a leggere all’interno!

E’ una di quelle storie senza pretese.

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Tornare qui in Italia è stato come fare ritorno in un mondo che non mi apparteneva più, un mondo ormai così distante da me e dalla nuova vita che mi ero costruita in America. Quando ho girato la chiave nella serratura di casa mia ho sentito un tuffo al cuore, ho aperto lentamente la porta e ho lasciato che una strana sensazione prendesse possesso del mio corpo alla scoperta che tutto era rimasto perfettamente come l’avevo lasciato il giorno della partenza. Il mio solito disordine che anticipa il momento in cui, carica come non mai, varcherò quella porta, le ultime cose lasciate sparse per casa a causa del mio perenne ritardo e del mio odio convulsivo per tutto ciò che somiglia ad orari e affini.

E’ come se il tempo si fosse fermato quel giorno in questo posto, come se gli avvenimenti di questi due anni, a parte la polvere, non avessero lasciato traccia, come se non fosse successo nulla di quanto invece è accaduto.
Per prima cosa ho dato una bella pulitina alla casa, ho riordinato il mio caos. Quando sto male è una delle cose che mi ritrovo più spesso a fare, come se il mettere a posto gli oggetti mi aiutasse a mettere un po’ di ordine anche dentro di me, come se mi aiutasse a schiarirmi le idee facendomi vedere le cose con maggiore razionalità e distacco.
La parte più tragica del rientrare in possesso di casa mia è stato l’entrare nella mia cameretta: da brava fan dei Backstreet Boys avevo tappezzato ogni angolo libero con loro foto, una sorta di piccolo tempio dedicato a loro la mia stanza e, entrandoci, il sorriso di Nick mi balzava agli occhi da tutte le direzioni possibili e immaginabili. Ho pianto per un paio d’ore almeno osservando quelle foto alle mie pareti prima di trovare le forza di staccarle tutte, non potevo vivere con il suo volto che mi ossessionava come un fantasma sempre presente.

Sono qui da un paio di giorni ormai. Non ho ancora avvisato nessuno del mio ritorno, rintanandomi letteralmente in casa, l’unica persona che ho sentito al mio arrivo è stata Katia, appena arrivata le ho telefonato, voleva raggiungermi in tutti i costi, le ho detto che se fa così ogni volta che ci sentiamo finisce che non la chiamo più, non vorrei che Alex decidesse di ammazzarmi se Katia continua insistente a voler venire qui da me in Italia.
Ora però è arrivato il momento di riprendere davvero in mano la mia vita!

Sono stata a pranzo dai miei genitori, gli ho detto di essere arrivata solo stamane, lo so ho mentito,ma ho dovuto, sono già preoccupatissimi così per me e, quando sono preoccupati, diventano pesanti ed ossessivi: mio padre ha ricominciato con i suoi discorsi sull’importanza dell’università e ha sottolineato più volte quanto abbia sbagliato a fermarmi per due anni per stare dietro “quel coso biondo che non mi è mai piaciuto”, mia madre non fa che chiedermi se torneremo insieme e non si capacita di quello che è successo, cosa sia passato per la testa di “quel caro ragazzo che sembrava davvero ti amasse tanto”.
Volevano restassi con loro a casa ma io voglio stare a casa mia, non è tornare con mamma e papà che mi farà tornare padrona della mia vita!
Dei miei amici qui in Italia non so chi chiamare, uno dei motivi per cui io e Katia eravamo partite per quel viaggio era l’esserci stufate della monotonia in cui vivevamo e della mediocrità delle persone che frequentavamo, ma da qualche cosa devo pur ripartire. Tra tutti credo che finirò per chiamare Olga, lei è l’unica che sa della mia storia con Nick, non le ho ancora detto che è finita, già so che si incazzerà perché non l’ho chiamata prima e che non mi sono confidata con lei, in fondo so benissimo che ha ragione ma non mi andava di fare la disperata con il mondo intero.
Sono uscita per fare quattro passi, camminare senza meta è un altro dei miei metodi chiarificatori, ma si è fatto tardi e devo tornare a casa, d’avanti al cancello di casa mia è ferma una persona, ne vedo la sagoma ma non riesco ancora a capire chi possa essere, mentre mi avvicino vengo travolta dalle sue parole.
“Elenaaaaa, sei una sconsiderata sappilo. Sei tornata, porca miseria nemmeno una telefonata?? Ma si può? Dico io….”
“Oddio, Olga. Ma che ci fai tu qui??”
“Fatti abbracciare vieni qui. – mi stritola con tutte le sue forze - mi ha telefonato tua mamma dicendomi che eri qui. Mi ha raccontato tutto, si, cioè, insomma come stai?”
“Sempre discreta mia mamma eh?”
“Stiamo parlando di me, signorina. E comunque lo sai che lo fa per te…”
“Si ma…dai non importa, entriamo in casa!”
Ci siamo messe comode sul divano, il nostro confessionale di sempre, Olga mi guarda preoccupata, so benissimo che non sa che dire, tra le due quella brava con le parole sono sempre stata io.
“Allora?? Ma come ha potuto lasciarti?? Ma che pezzo di…”
“Mah!!! Non mi amava più….”
“Ma così da un giorno all’altro??”
“Mi sa che mi ha preso in giro alla grande nell’ultimo periodo. Boh! Non lo so, non riesco a darmi una spiegazione. Lui non mi aiuta e per questo sono tornata qui, lontana da lui e dal suo mondo….”
“Non ci posso credere!!! Non sa cosa ha perso…credimi…tu sei…”
“…beh io so cosa ho perso….”
“…uno stronzo…”
“No!!! In fondo sono stata felice con lui…”
“Come stai adesso?”

Odio questa domanda!!! La mia risposta diretta e sincera.
“Come se un treno mi fosse passato sopra più e più volte, ma in fondo sono ancora qui,no? Ora fa male, ma passerà. Deve passare!”
Olga mi stringe in un abbraccio fortissimo, so che vorrebbe dirmi di più ma sa benissimo che sono tutte frasi fatte quelle che si dicono in questi casi: “non era quello giusto”, “col tempo passerà questo dolore”, “capirà quanto ha perso e se ne pentirà”, “non troverà mai nessuna come te”. Tutte frasi che lasciano il tempo che trovano e che non ti aiutano a stare meglio, anzi finiscono per darti ai nervi dopo un po’ e Olga lo sa, evita di pronunciarle, preferisce usare una tattica migliore per tirarmi su, proponendomi di fare shopping, sa che non rifiuterei per niente al mondo a un bel giro tra i negozi.
“Prendo la borsa e sono pronta!”
“Ti porto in quel nuovo centro commerciale che hanno aperto, non sarà come quelli americani ma ci sono tantissimi negozi carini e con prezzi accessibili!”
“Ottima caratteristica soprattutto l’ultima, non ho molti soldi al momento, devo trovarmi un lavoro, non posso gravare sulle spalle dei miei adesso che sono tornata!”
“Troveremo prezzi ottimi te lo garantisco e poi che ci frega: ci divertiremo a provarci i vestiti più strambi come ai vecchi tempi alla faccia di Nick Carter e della sua carta di credito!”

La sua risata genuina e sincera contagia anche me, annuisco unendomi a lei, nonostante il mio cuore non smetta di sanguinare al suono del suo nome.

Passerà.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Fare shopping sembra avere davvero un potere particolare su di me, per qualche ora sono riuscita a dimenticarmi di tutto! A pensarci bene alcune cose che avevo qui mi mancavano davvero, anche se non lo avrei mai ammesso, probabilmente le mie vecchie abitudini le sento semplicemente più mie, forse mi sto raccontando tante storie per non stare ancora più male di quanto già non sia o, forse, sto prendendo coscienza che certe cose non torneranno più! Meglio farsene una ragione.
Stasera con Olga andremo in pizzeria, ha cercato in tutti i modi di rendere il progetto per la serata allettante ai miei occhi deliziandomi con l’elenco delle prelibatezze italiane che da troppo tempo non ho addentato. Ho finto un entusiasmo che non è parte di me in questi giorni, non volevo deluderla. Ho messo su un jeans e una maglietta attillata, non so di preciso chi incontreremo, Olga non mi ha voluto dire nulla e io non ho insistito più di tanto, so che per lei è un modo di starmi vicino e non voglio rovinare quello che si sta prodigando di organizzare per me.
Mi passa a prendere puntualissima come al suo solito e, come sempre, la invito ad entrare perché mi mancano gli ultimi ritocchi finali, la puntualità non è per niente il mio forte. Non ho mai capito la necessità di vivere legati a due lancette che si rincorrono.
“Non cambierai mai te! Daiiii che siamo in ritardo….”
“Un minuto, giuro. Un tocco di gloss e sono pronta!!!”
Ha preso la sua macchina stasera perché: “E’ la tua serata…stasera sei tu la star della serata….ma non ti ci abituare….”
Parcheggiamo poco distante la pizzeria, prima di partire per Los Angeles adoravo mangiare la pizza in quel posto soprattutto perché dai tavoli si vedeva il mare e il luccichio del golfo, uno spettacolo fantastico per me. Olga non sa se bendarmi gli occhi, è divertente osservare come il flusso dei suoi pensieri sia chiaramente leggibile sul suo volto, decide che è una cosa stupida utilizzare una benda e mi afferra la mano trascinandomi con vigore, chiede del nostro tavolo al cameriere che ci sorride come se sapesse che sto per ricevere una grande sorpresa e volesse sentirsene parte. Entriamo nella sala e sento il cuore in gola: tutti i miei vecchi amici sono qui. Mi soffocano con i loro abbracci e le loro mille domande, non sanno molto di come io abbia trascorso questi ultimi due anni, a dirla tutta sono letteralmente sparita dalle loro vite presa a vivere il mio sogno americano e il vederli tutti qui per me non riesce a non commuovermi.
Dietro un mega peluche di Winnie the Pooh spunta quello che era il mio migliore amico un tempo che mi sembra sempre meno lontano, un tempo che mi riporta a una me diversa. Nick era gelosissimo di lui e io, per fargli piacere, avevo fatto scemare pian piano le nostre telefonate fino a smettere completamente di sentirlo.
“Luca ci sei anche tu?? No, non ci credo!!” – la mi voce riecheggia stridula ed emozionata.
“Scemottola, come potevo non esserci!!! Questo è per te, l’asinello triste già ce l’hai no?? È il mio regalo di bentornata. Sono felice che tu sia qui, cioè non per quello che ti è successo….ma sono felice di vederti…”
“Anche io, ma non dovevi è bellissimo!!!”
Gli stampo un bacio sulla guancia e lui mi tira forte a se, mi abbandono al suo abbraccio e scoppio a piangere come una bambina, sono felicissima di averli ritrovati.

Non solo sola come pensavo.
La serata procede tra mille racconti, gossip e tanti, anzi tantissimi, ricordi, sono tutti felici che io sia di nuovo qui, soprattutto Luca che non mi si stacca un solo attimo di dosso, mi chiedono di Katia, anche lei era parte del gruppo e non si faceva sentire da un pezzo.
“Sta benissimo – racconto entusiasta – ha trovato un ragazzo meraviglioso e sono convinta che  tra un po’ la vedremo in abito bianco….”
“E’ tantissimo che non la sentiamo!”
“Mi è venuta un’idea: adesso la chiamo e le parlate tutti! Sarà felicissima!”
Sfilo il telefono dalla borsa e cerco frenetica il nome nella rubrica, voglio che sappia che sto bene, che non sono sola, che può continuare a vivere tranquilla la sua favola.

“Elena. come stai?? Se vuoi vengo da te!anche adesso! Preparo le valigie, al volo. Giuro”
“Shhhhh!!! Sta buona tesoro! Ti disturbo?”
“Tu? Mai! – urla con decisione - mi sono allontanata dagli altri. Come al solito siamo venuti al Koi, odio questo posto. Tu piuttosto??”
“Sono qui con gli altri. Ci sono tutti. – Luca mi solletica il braccio per attirare la mia attenzione – Dai, Luca, un secondo e ti lascio il telefono, giuro!!”
“Stai con Luca??” – chiede preoccupata.
“Si, certo. Ci sono davvero tutti tesoro, sono stati così carini….”
Luca mi strappa il telefono dalle mani e opta per il viva voce in modo da riuscire a parlare con lei come se fosse qui con noi.
“Allora Kat, un uccellino ci ha detto che ci sono fiori d’arancio in vista per te….” - Monica come al solito va sempre dritto al sodo, creando un certo imbarazzo in Katia che, con la sua solita grazia, riesce a risponderle in tono ironico, promettendo una dolce morte a me per mano del suo “dolce fidanzato che tanto mi vuole bene”.
“Uhmm il tuo fidanzato le vuole bene, fossi in te starei attenta, oramai è a caccia la nostra Elena!” – ribatte Monica piccata. Certe persone non cambieranno mai.
“Beh io sono sempre disponibile…..” 
Luca sorridendo si intromette nel discorso, si crea un attimo di silenzio, tutti gli occhi sono puntati su di lui mentre io abbasso la testa sorridendo.
“Hey Kat, noi stiamo andando. Alex ha detto che ti aspetta dentro!” 
Dal mio telefono una voce nota mi fa riempire gli occhi di lacrime che a fatica riesco a tenere, è la voce di Nick, è uscito con loro, erano usciti tutti insieme, come accadeva spesso, ma questa volta non ero con loro, non ero più parte del loro mondo. Chissà se Nick ha portato con se qualche sua nuova amichetta a fargli compagnia o ha rimorchiato qualche ragazza al bancone del bar. Perché fa tutto ancora così male?
“Ah ok! Brutto idiota. Elena, scusa! Quel coglione…!
Con un filo di voce, fingendo che tutto vada bene divento padrona della situazione.

“Stella, va tutto bene!”
“Lo odio quando fa così! Sapeva che ci sei tu a telefono!”
“Ti ha solo avvisato che Alex ti sta aspettando – sospiro lentamente raccogliendo tutte le forze che ho in corpo per continuare a parlare – Katia non allontanatevi da lui! Non lasciatelo solo!”
“Me l’hai già detto e ridetto, ma…!
“Ti voglio bene Kat, me lo devi!”
“Anche io te ne voglio, ma non ti prometto nulla!
Finita la conversazione con Katia sono diventata il bersaglio di tutte le domande morbose dei miei amici, domande a cui non mi va di rispondere, fortunatamente Luca se ne accorge e mi chiede di accompagnarlo fuori a fumare. Accetto volentieri la via di fuga, ho bisogno di un po’ d’aria per evitare che le lacrime scorrano giù dai miei occhi.
“Grazie.”
“Hanno la solita sensibilità di un elefante quelli li, non capiscono un cazzo!”
“Mi offri una sigaretta??”
“Eh?? Fumi??”
“Fumacchio.”
“Ma quanto sei cambiata! Odiavi il fumo…”
“Adesso mi rilassa. Dai le ho dimenticate nell’altra borsa.”
Mi porge la sigaretta che gli ho chiesto, ci metto un po’ per accenderla, quando sono nervosa io e gli accendini non abbiamo un buon rapporto, aspiro lentamente il primo tiro, mi calma un pochino, distendo il viso tirato dal nervosismo.
“Che strano effetto fa vederti fumare!”
“Sono affascinante lo so!!!” – sorrido.
“Lo sei sempre stata, non hai bisogno di quella.”
“Mi fai la predica tu che fumi da anni??”
“E’ che ti conosco…”
“L’hai detto tu stessa che sono cambiata!”
“Già. Era la sua quella voce a telefono con Katia??”
Annuisco.
“Lo ami ancora??”
“Non ha importanza ormai. E’ finita!”
“Vieni qua, fatti abbracciare piccolina e non piangere.”
Mi avvicino a lui, ha sempre saputo come consolarmi, era come un fratello per me e adesso più che mai mi rendo conto di quanto la sua presenza sia fondamentale per me. Sento il mio telefonino squillare, lo prendo dalla borsa e guardo il display, mentre Luca mi asciuga dolcemente le lacrime con la mano. Non credo ai miei occhi: sul display lampeggia insistentemente il nome di Nick. Mi sta chiamando.
“Forza rispondi, senti cosa vuole! Mi allontano così puoi parlare liberamente!”
“No, ti prego resta qui – afferro la sua mano e la stringo con forza - non so se ce la faccio!”
“Invece sai benissimo che sei una persona forte, forza rispondi primi che smetta di suonare!”
Annuisco con la testa e apro lo sportellino del telefono.
“Pronto?”
“Ciao.”
“Ciao Nick.”
“Ti…ti disturbo??”
“No. Tranquillo dimmi. Che succede?”
“Volevo solo sentirti…”
Resto in silenzio.
“Mi manchi.” – sussurra appena.
“Nick…..tu…”
“E’ che sto male!”

“Stai male?”
“Per quello che è successo! Per quello che ti ho fatto!”
“Cosa vuoi che ti dica? Anche io ci sto male!”
“Ci serve solo del tempo. Poi passerà, staremo meglio, vedrai!”
“Sicuramente! Ora devo attaccare.”

Mi sento morire dentro.
“Ti voglio bene..”

Sono già morta.
“Ciao Nick!”
“Ci sentiamo domani??”
“Non chiamarmi più!”
“Ma….”
Non riesco più recitare la parte che mi sono imposta, non sono forte come volevo fargli credere, calde lacrime bagnano il mio viso mentre la mano di Luca stringe con forza la mia.
“Non puoi chiamarmi, dirmi che ti manco, che mi vuoi bene, che stai male ma che tutto questo passerà! – urlo disperata - Nick se mi vuoi un briciolo di bene: sparisci dalla mia vita!!! Per sempre!”
“Io…”
Ho chiuso lo sportellino del telefono, non ce la faccio a sentire le sue parole. probabilmente è vero che gli manco, magari è solo l’abitudine di avermi in giro per casa. Mi vuole bene?? Dopo tanto tempo ci si affeziona anche ad a un cane. Non riesco a capire il suo atteggiamento, perché non capisce che così facendo mi fa solo più male?? Mi da un filo di speranza! N capisce che io a quel filo mi ci aggrappo con tutta me stessa?
Luca è qui d’avanti a me, non apre la bocca, sa che è inutile dire qualsiasi cosa in questo momento, sa che devo cacciare fuori tutto il mio dolore, mi stringe a se e mi sussurra:
“Piangi piccolina, piangi. Non tenerti tutto dentro. Piangi. Io sono qui!!!”

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Non riesco a immaginare come avrei fatto l’altra sera se non ci fosse stato Luca insieme a me, fortunatamente alcune persone non cambiano e lui, nonostante questi due anni, è rimasto il mio migliore amico nonostante tutto. Dopo la serata in pizzeria si è offerto di riaccompagnarmi a casa, per concedermi quella pausa dai miei pensieri che Olga non mi avrebbe mai concesso con facilità, siamo stati un po’ in giro a chiacchierare, mi ha fatto ritornare il sorriso sulle labbra. trattandomi come una bambina, come ha sempre fatto.

Chissà se ne renderà mai conto che sto crescendo anche io!


Dalla serata in pizzeria è passata poco più di una settimana, non ho fatto granché in questi giorni, mi sono abbandonata al dolce far niente, cullandomi nel mio dolore. Oggi ho decisamente da fare!
Appena sveglia mi sono preparata di corsa, sono in ritardo come al solito, Luca sarà qui a momenti, devo andare in facoltà ad informarmi dei corsi di studio e lui si è offerto di farmi compagnia, sono contenta che l’abbia fatto, quando sono sola i miei pensieri come attratti da una calamità di concentrano su Nick. Fa ancora troppo male.
Il suono del citofono mi desta dai miei pensieri.
“Scendo subito!!” – urlo affannata.
“Ti aspetto! Mi metto comodo, so bene come sei fatta, sei sempre la stessa!!!”
Quanto ha ragione! Non sono ancora pronta!

Finisco di prepararmi alla bene e meglio, scendo di corsa le scale arrivando rossa in viso da lui, mi sta aspettando in macchina con la radio accesa ad alto volume,
“Eccomi! Non ci ho messo poi così tanto.”
“Zitta e Sal! Ho messo le radici!”
“Gne gne gne! Che ascolti??”
“Mah!!! La radio! – mi guarda torvo – Ferma! Non cominciare a cambiare stazioni come una tarantolata, giuro che ti lascio a piedi!”
“Ma che odioso!!!” – borbotto impettita nascondendo il sorriso che nasce sulle mie labbra.
“Adoro quando me lo dici.”
Sembriamo marito e moglie, di quelli sposati da ormai da anni che si dilettano a punzecchiarsi di continuo per non smettere di avere pepe nella propria relazione. So perfettamente quanto lo infastidisca la mia mano che pigia in maniera isterica i pulsanti dello stereo della sua auto, prima che partissi aveva fatto una serie di compilation in modo da tenermi le mani a posto, deve averle messe da parte quando sono partita e non mi va di chiedergli dove siano. Se dovesse chiedermi il motivo per cui non mi sono fatta sentire più mi ritroverei a parlare di Nick, non voglio farlo, non ancora.

Ci stiamo punzecchiando ancora sulla scelta delle stazioni radio come due bimbi, quando dalle casse dell’auto riecheggiano le note di una canzone che conosco fin troppo bene, una canzone dei Backstreet Boys. Luca sa benissimo che sono il mio gruppo preferito ma non immagina neanche nei suoi peggiori incubi che io abbia avuto una storia proprio con “tipo biondo idiotone”, non ho avuto mai ne il coraggio ne la voglia di parlargliene, chissà poi perché. Luca alza il volume della musica che mi colpisce come un pugno allo stomaco.

“Che buono che sono, ti lascio ascoltare anche quei cinque idioti che tanto ti piacciono!”

Sorrido. Non voglio sentire. Sorrido. Volgo lo sguardo fuori dal finestrino e sospiro. Non la sua voce. Sorrido. Mi pugnala dritto al cuore. Non smetto di sorridere. Fa solo male. Ogni maledetta nota mi trafigge l’anima ma continuo a sorridere fino a quando la canzone non finisce e noi giungiamo all’università. Scendiamo dall’auto e ci rechiamo verso la segreteria, siamo in anticipo, è ancora chiusa. Optiamo per un caffè, recuperando anche Olga lungo la strada verso il bar.

“Ci sono Ilaria e Simona”

Luca osserva i tavolini e ci costringe lentamente ad avvicinarci.

“Chi è Simona?” – chiedo curiosa.

“Non la conosci, ma vedrai che l’adorerai. Povero me!”
Guardo interrogativa Olga, dal suo sguardo capisco che non sa a cosa si stia riferendo Luca, salutiamo le due ragazze e, dopo le dovute presentazioni, ci sediamo al tavolo con loro ordinando i nostri caffè. Simona, la cugina di Ilaria, ha una bustina del negozio di musica e sta sfogliando un giornaletto di gossip, non appena Luca nota la busta inizia a torturarla di domande per conoscerne il contenuto.

“Nah Luca non te lo dico, mi prenderesti in giro come al solito.”

“Sarò muto, promesso.”
“Nessun commento!”
“No eh, non dirmelo è uscito un altro cd dei dementi??” – la canzona Luca.
“Luca smettila – lo interrompe brusca - non sono dementi! Mi dai ai nervi quando fai così. E comunque niente nuovo cd, magari. Semplicemente il loro ultimo singolo!”
Guardo Luca e Simona dibattere sull’acquisto ma l’argomento non coinvolge il mio interesse, sarà non mi risulta difficile immaginare di quale gruppo di dementi Luca stia parlando. Simona estrae con fierezza dalla busta il singolo che ha appena comprato con sottofondo le risate di Luca.
“Che Dio mi fulmini all’istante – Luca si porta una mano al cuore e finge un mancamento – ben due fans degli Idiotons Boys, anzi tre, pure a te piacciono Olga eh?”
Olga continua a lanciargli occhiatacce, Simona esulta entusiasta, felice di aver trovato esemplari della sua specie.
“Noooooo pure a voi piacciono?? Ma siete delle grandiiiiii!!!” – squittisce acuendo il tono della sua voce. Voglio morire. Le sorrido, già so quale sarà la prossima domanda! Il problema è che non so quale sarà la mia risposta!
“Chi è il vostro preferito??”
Olga capisce il mio disagio e prende la parola.
“Io adoro Brian. tu?”
“Io?? E me lo chiedi?? – qualcuno la uccida, ora, subito, all’istante -Io amo Nick! Il mio è proprio amore, non potete immaginare cosa gli potrei fare se me lo trovassi di fronte! Tra l’altro, l’avete sentita l’ultima??”
“No!”
“Sono troppo felice!!!!!!”
“Vengono in concerto in Italia??”
So benissimo che non hanno date programmate ma la butto li giusto per fingere di essere partecipe al discorso.
“Oh no! Meglio! Molto meglio. Nick è di nuovo single! – le brillano gli occhi dalla gioia - Si dice in giro che si siano lasciati, non si sa chi ha lasciato chi. Ma povero cucciolo, sta soffrendo come un cane! Lo si vede distrutto proprio. Questa stronza che non è altro, ma dico: come si fa a far soffrire un cucciolo così?”
Simona è decisamente persa nel suo delirio, Olga mi chiede scusa con lo sguardo, vuole fare qualcosa ma non riesce a fermare quel fiume di parole che è Simona in questo momento. E’ completamente andata, ci sta elencando tutte le posizioni del kamasutra in cui si farebbe Nick. Il mio Nick. Ho voglia di spaccarle la faccia ma sorrido e provo ad assecondarla. Forse funziona.
“Già povero Nick, farlo soffrire in quel modo.”
“Già ma poi dico io: hai quel ben di Dio d’avanti? ma scopatelo e statti zitta. Non trovi??”
“eh…”

Cosa vuoi che ti risponda brutta idiota?
“Elena…”
“Tranquilla Olga, va tutto bene.”
“Andiamo in segreteria?”
“Forse è meglio…”
Ci alziamo e lasciamo i tre ancora li a parlare, Olga ha bloccato Luca che voleva venire con noi dandogli del cretino senza che lui potesse capire il perché.
Dopo aver preso il piano di studi in segreteria e svolto i vari atti burocratici, torniamo dal nostro amico che ci sta aspettando, fortunatamente da solo.
“Finalmente siete tornate!”
“Zitto cretino!”
“Olga, dai….”
“Elena non difenderlo, non capisce niente.”
“Cosa non capisco?”
“Lascia perdere eh!”
“Ci rinuncio. Comunque stasera i ragazzi organizzano un festino….”
“Un festino??”
“Si, festino. Non festa. Sai che vuol dire no?”
“Io mi tiro fuori!”
“Sei sempre più noiosa Olga. Elena tu vieni?”
“Conta pure su di me!”

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Mi sono vestita molto stile hip hop stasera per uscire con Luca e i suoi amici, non ne conosco nemmeno uno mi sa, forse giusto un paio, Luca mi ha detto che hanno organizzato un festino in un garage, si è raccomandato di stare vicino a lui perché sono nuova dell’ambiente e non so come funziona. Non ho capito bene il senso delle sue parole, ma ha detto che una volta li capirò di che si tratta. I discorsi di stamane su Nick mi hanno fatto passare il pomeriggio a piangere pensando a lui, vorrei odiarlo perché sarebbe tutto molto più semplice così, invece ne sono ancora innamorata e, il sentire che sembra che stia male mi fa stare da schifo, ripenso alla nostra ultima telefonata, forse sono stata troppo dura con lui ,forse dovrei richiamarlo.
Forse…forse….forse….
Il suono del citofono, Luca è qui sotto casa, e stranamente sono già pronta. Lo stupirò questa volta. Mentre raggiungo Luca alla macchina mi faccio una promessa: stasera non devo pensare, mi devo solo divertire!!!
“Ciao!!!” – urlo euforica.
“Hey!! Che splendore che siamo questa sera, sei proprio un bel tipetto!!”
“Lo so grazie!!!”
“Mi fai morire quando fai così!!!”
“Solo quando faccio così?? Ma Luca…..”
“Di solito mi fai impazzire.”
“Già va meglio.”
Luca mette in moto e, mentre raggiungiamo il luogo del festino, non fa altro che riempirmi di complimenti e prendermi in giro allo stesso tempo.
Siamo arrivati, posa la macchina e fa un paio di telefonate per farsi aprire, tutto sembra tranne il luogo di una festa. Scendiamo giù ad un garage pieno di luci psichedeliche e gente che balla e si diverte, gente su divani che parla animatamente. Luca mi prende la mano e mi ripete le sue raccomandazioni, ci avviciniamo ad un gruppo di ragazzi che, come benvenuto, ci porgono in mano due bicchieri.
“Sono cocktail di benvenuto.”
“Grazie fratello, Elena vacci piano, sono alcolici.”
“Luca non sono una bambina, lo reggo bene l’alcool.”
“Certo, immagino le notti brave in America….oops scusa, io…”
“Tranquillo.”
Sperando di cancellare quelle parole, butto giù il miscuglio contenuto nel bicchiere, è fortissimo e sento tutta la gola andare in fiamme, strizzo gli occhi e stringo forte la bocca: che sapore disgustoso, ma che roba è?
“Forte eh?”
“Mica tanto!!!”
“Ganza la tua amica Luca, hey piccola ti va di un giro di ruhm e pera?”
“Perché no?”
“Elena, non esagerare però…”
“Dai, luca non fare il moralista, ruhm e pera anche per te, daaaai!!”
Ho voglia di non pensare, di abbandonarmi all’oblio e, anche se so che bere non è la soluzione giusta ai miei problemi, stasera mi aiuterà a non pensare.
Ho bevuto un po’ di tutto, sto decisamente fuori, barcollo quasi, gira tutto, ma non penso, rido, vedo il mondo che gira e rido, sento le voci amplificate al massimo e rido, Luca è qui vicino a me, mi tratta ancora da bambina, lo abbraccio o meglio mi ci butto addosso e rido, non riesco a non ridere, Luca mi sta accarezzando il viso, non so che intenzioni abbia, non riesco a essere lucida, continuo a ridere, in fin dei conti mi fido di lui, so che non ci proverebbe mai adesso che sono in questo stato, mi sta facendo da guardia del corpo.
“Hey, mi allontano un attimo. Sta ferma qui, ok??”
“Ok. Dove vuoi che vada??”
“Torno subito.”
Mi sa che deve andare in bagno, anzi no, quella li in fondo è Lisa, la sua ex, stanno parlando, l’ho sempre odiata quella tipa. Un amico di Luca si è avvicinato a me, sorride,sta fumando ma non è una sigaretta.
“Hey piccola, ti va un tiro?”
“EH?? Nono, però se hai una sigaretta, le ho finite tutte stasera.”
“Certo, ecco tieni, sicura che non ti va un tiro?? Guarda che è erba, non fumo. Roba di qualità!”
“Ohhhh ma che cazzo fai?? Lasciala stare….”
Luca è corso verso di noi.
“Le ho offerto solo di fumare, calmati, anzi fatti tu un tiro.”
“Non mi va stasera…..”
“Lucaaa allora fumi?? Ti fai le canne??”
“A volte Elena, cioè…”
“Voglio provare!!!!!!”
“Non credo sia il caso, dai…già sei fuori…!”
“Ti prego, non è la prima volta che fumerei erba.”
Sto mentendo spudoratamente, ma so che l’unico modo per non farmi trattare da bambina da Luca è togliergli tutte le responsabilità dei miei gesti, continuare a calarmi nel mio personaggio. Come volevasi dimostrare ha funzionato, mi passano la canna e mi faccio più di un paio di tiri, la mia testa ora è davvero leggera, sto bene, la vita mi sembra diversa.
Qualcosa vibra nella tasca dei miei pantaloni, è il mio telefonino, lo prendo e guardo il display: NICK!!! Non esito nemmeno un istante e rispondo, questa roba funziona, non capisco nulla.
“NICKKKKKKKKKKKKKKKKKKKK!!!!!!!!!!”
“Elena, tutto bene??”
“Sto benissimo!!!”
“Elena, ma dove sei??”
“Sto benissimo, davvero, non preoccuparti.”
“Si, ok,  ma dove sei??”
“A una festa….”
“Ma hai bevuto??”
“Chi io?? Nick ma per chi mi hai preso?? Sono lucidissima!!!”
“Ok…volevo dirti che….”
“….cosa??”
“…ti voglio bene…”
“….e io ti amoooooooooooooooo ma tu non mi vuoi più,  non lo trovi divertente??”
“…forse non dovevo chiamarti….scusami…”
Ha messo giù, ma non sto male, prendo il mio bicchiere e butto giù un po’ di vodka, non fa male….non fa male…..niente fa più male…..

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