Back to your heart di Angel_shanti (/viewuser.php?uid=220003)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Capitolo 1
Che strano
effetto mi ha fatto ritornare a casa mia, ci mancavo solo da un paio di
anni
eppure mi sembra una vita che i miei piedi non varcavano quella soglia.
Partita
per Los Angeles per quella che, con orgoglio, avevo definito una
meritata
vacanza, ho visto la mia vita trasformasi come incanto in uno splendido
sogno
ad occhi aperti. Come ho fatto a non intuirlo subito? Tutti i sogni
hanno lo
stesso destino, prima o poi ci si sveglia e le dolci illusioni con cui
Morfeo
ci aveva cullato svaniscono, si dileguano, lasciando una strana
sensazione
dentro.
Malinconia?
Nostalgia? Dolore? Rimpianto? Rimorso? Ricordo?
Beh dentro
di
me, al momento, c’è davvero un po’ di
tutto, un bel mix di forti emozioni e
dolci ricordi che resteranno sempre nel mio cuore.
Non potrei
mai
dimenticare l'emozione che si era impossessata di me e della mia
compagna di
avventure, Katia, il giorno della partenza. Il nostro primo grande
viaggio
insieme, verso quel continente a stelle e strisce che da sempre era
stato lo
scenario ideale dei nostri sogni e delle nostre fantasie. Avremmo vissuto da vere americane. Ci
eravamo ripetute fomentando
le nostre aspettative. Due valigie, due zaini e una solenne
promessa: avremmo fatto di tutto per incontrare almeno uno dei
Backstreet
Boys. Non che avessimo un piano o una vaga idea di come incontrarli,
ma, al
diavolo ogni pensiero razionale, avremmo vissuto un po’ la
vita notturna di
L.A. e avremmo semplicemente sperato che, per una volta la fortuna,
baciasse
noi. Volevamo crederci a tutti i costi seppur pian piano che i giorni
passavano
iniziavamo a scontrarci con la dura realta': stavamo letteralmente
cercando un
ago in un pagliaio! Ci eravamo ormai rassegnate a goderci semplicemente
quello
che la vacanza aveva da offrirci quando è avvenuto il
miracolo! L’incontro, o
per meglio dire lo scontro. Ebbene si: dei tanti modi che avevamo
immaginato un
simile incontro mai ci saremmo aspettate questo! Tutta colpa, o forse
meglio
dire merito, della mia distrazione quando cammino, eravamo in giro per
le
strade della città a fare shopping, io, nonostante i buoni
propositi, stavo
continuando a descrivere minuziosamente a Katia cosa avrei fatto a Nick
se mai
lo avessi incontrato, ero talmente assorta nei miei scleri
che….SBABABAM…..sono
andata completamente a spiaccicarmi contro un ragazzo. Ho alzato gli
occhi
pronta come al mio solito a inveire contro il malcapitato che, con quel
urto,
aveva fatto cadere tutte le mie buste a terra ma le parole mi sono
morte in
gola all’incontro con i suoi splendidi occhi azzurri e il suo
sorriso sensuale:
il ragazzo contro cui mi ero spiaccicata era Nick Carter! Io e Katia
non
sapevamo se ridere o piangere dall’emozione e
dall’imbarazzo, non sapevamo
davvero che inventarci per uscire dallo stato di ebetismo in cui
sembravamo
finite. Se fossi stata un’attrice mi sarei sentita offesa per
la banalità della
situazione, un accadimento talmente assurdo e scontato a cui mai avrei
prestato
attenzione. E beh, per completare l’assurdità del
momento, lui ci aveva
invitato ad uscire quella sera per farsi perdonare dello sconto. Lui. A
noi. Chi
mai ci avrebbe creduto? Entrare nel locale facendo il suo nome ci aveva
regalato
l’illusione di sentirci parte dello star’s system e
il constatare che non era
solo ma in compagnia degli altri membri del gruppo, ci aveva
letteralmente
catapultate in Paradiso. Ah la vita da fan, croce e delizia dei nostri
giorni.
Katia non aveva perso tempo, aveva puntato Alex che aveva ben gradito
le sue
mille attenzioni concedendole in poco tempo l’accesso alla
sua camera da letto.
E per
quanto
mi riguarda, beh che dire? Sempre la solita imbranata, anche quella
sera avevo
dato il meglio di me. Nonostante avessi un unico desiderio ad affollare
i miei
pensieri, avevo trascorso la serata a parlare con Kevin, che non aveva
fatto
altro che ripetermi quanto amasse l’Italia, e Brian, che
aveva cercato di farmi
tornare la fede spiegandomi in tutti i modi l’importanza di
Dio; l’unico
interessato in modo “particolare” a me era sembrato
Howie. A fine serata si era
proposto di accompagnarmi in hotel, stavo per accettare, quando Nick di
tutto
punto si è infilato con prepotenza nel nostro discorso
comunicando in maniera
perentoria che mi avrebbe riaccompagnato lui.
Ero finita
sulla mia nuvoletta rosa pronta a non far mai più ritorno
tra i comuni mortali.
Forse ero riuscita a non essere totalmente trasparente ai suoi occhi.
Non
è stata
quella sera che ha provato a baciarmi, voleva passare del tempo con me,
conoscermi senza la fastidiosa presenza degli altri tra noi. Le sue
parole mi
avevano spiazzata e questo mi aveva aiutato ad andare oltre
l’immagine da
grande star che avevo stampato nella mia testa. Ci siamo innamorati
lentamente,
non come nei grandi romanzi d’amore in cui dopo poche pagine
nasce una
dirompente passione, ci siamo innamorati come fanno le persone normali,
con
tutte le paure e le ansie del caso, con le gioie e le emozioni di chi
pian
piano si mette a nudo concedendosi ad un altro sempre meno sconosciuto.
Ricordo
come fosse ieri la sera del nostro primo bacio, dopo una serata tra
McDonald’s
e playstation, avevamo preso una coperta e eravamo scesi nel giardino
di casa
sua, la luna brillava nella piscina, Nick si era seduto su un lettino
con le
gambe allargate e mi aveva chiesto di prendere posto nel mezzo,
così da potermi
abbracciare da dietro e tenermi tra le sue braccia, lo avevo
assecondato felice
di potergli stare accoccolata vicino. Presa la coperta, ci siamo
avvolti in
essa volgendo lo sguardo verso le stelle, lui aveva cercato di dire
qualche
frase romantica per fare colpo ma era così imbarazzato che
non riusciva a
metter due parole di fila, eravamo finiti a ridere e ci era bastato
guardarci
negli occhi per capire che in fondo tra noi non c’era bisogno
di parole,
sapevamo entrambi cosa stesse pensando l’altro e volevamo
entrambi la stessa
cosa. Nessuna scena epica o musica romantica di sottofondo come accade
nei
film, semplicemente come fosse stata la cosa più naturale
del mondo le nostre
bocche si erano ritrovate in un bacio che era stato l’inizio
della nostra
storia.
Il primo
periodo tra noi era tutto idilliaco, eravamo così felici di
viverci la nostra
grande storia d’amore che ci gustavamo ogni attimo che
passavamo insieme. Avevo
deciso di non concedermi subito a lui, non che non lo desiderassi con
tutta me
stessa, ma non volevo accelerare i tempi, non volevo essere come tutte
le altre
sgualdrine avevano affollato il suo letto prima di me. Quando si tratta
di
amore divento tradizionalista, lo so, ma stranamente a lui la cosa non
aveva
dato fastidio; non mi sono
trasferita subito a casa sua, per tutto il periodo della vacanza sono
rimasta
in albergo fermamente legata alla mia convinzione di non comportarmi da
ragazzina in preda a crisi ormonali e vivermi con
razionalità quella specie di
realtà alternativa in cui ero stata catapultata da un giorno
all’altro. Che
illusa. Ci sono momenti della vita in cui non è la testa a
parlare, ma è il
cuore a chiedere prepotentemente la parola e quello, brutto bastardo, o
lo si
asseconda o si finisce per vivere una non vita! Era stata Katia a
spiegarmi
questa sua nuova filosofia di vita, probabilmente solo per giustificare
la
decisione di prendere la sua vecchia vita e mandarla al diavolo per
iniziarne
una nuova li in America insieme ad Alex. A fine vacanza la mia amica
era proiettata
completamente verso il nuovo futuro che l’aveva travolta,
quello che lei
definiva tronfia il nostro futuro!
Io
non viaggiavo alla sua velocità, e neanche Nick! Lui ci
aveva messo un po’ più
di tempo a chiedermi di andare a stare con lui, voleva essere sicuro
del passo
che avremmo fatto, non voleva stare male per amore e non voleva stessi
male io:
conosceva bene la sua immaturità e la sua
difficoltà nel gestire la vita di
coppia ma questa volta era determinato a mettere la testa a posto!!! E
voleva
farlo per me!
Il
trasferirmi
a casa di Nick era stato surreale, la villa era letteralmente immensa
quella
casa, inizialmente finivo per perdermi cercando la cucina. Una
sensazione strana
accompagnava i miei giorni. A differenza di Katia, che subito si era
ambientata
a casa di Alex, io non riuscivo a non sentirmi ospite a casa di Nick;
chiedevo
il permesso per prendere l’acqua dal frigo, per accendere la
tv, per fare una
doccia; i miei vestiti sono rimasti in valigia per giorni. Ho avuto
bisogno di
tempo per imparare a sentire quegli spazi immensi casa mia; un angolo
di
Paradiso, con il mio angelo, in una vita perfetta. O forse no?
Per me e
Katia
la storia si è evoluta in maniera diversa: abbiamo
incontrato insieme la
felicità ma dopo due anni le nostre strade si sono divise,
le nostre storie
hanno avuto destini diversi, e, mentre io sono tornata qui in Italia,
lei è
chissà dove a fare chissà cosa con Alex.
Devo
telefonarle. Lo farò in questi giorni. E’ un
po’ che non la sento.
La sua
storia
con Alex è maturata giorno dopo giorno, inizialmente era
difficile vederli in
giro, erano sempre chiusi in camera da letto, provavano
un’attrazione
irrefrenabile; col passare il tempo hanno imparato a gestire la loro
passione e
sono ritornati alla vita sociale, era sempre felice, solare, appagata, Alex da quando stava con lei
era veramente
diventato un altro uomo. Katia è sempre stata una ragazza
matura consapevole di
cosa volesse dalla, quanti progetti le ho sentito fare e quanti ne
stanno già
realizzando. Lei e Alex sono davvero una coppia modello, un vero
esempio di due
anime gemelle che il destino ha fatto in modo di far congiungere!
A dirla
tutta
pensavo anche io che Nick e io fossimo anime gemelle! Non sono mai
stata brava
a capire queste cose e, evidentemente, mi sbagliavo, forse è
stato un bene che
lui l’abbia capito prima di me.
Non riesco
a
fare a meno dei ricordi della nostra storia, anche se sono proprio quei
ricordi
a fare male, mi dicono che dovrei dimenticare tutto….ma come
potrei?? Come
potrei dimenticare la nostra prima volta?? Era la sera di San
Valentino! Quella
sera aveva organizzato tutto alla perfezione, era tutto così
romantico e dolce:
i fiori, la cena, i vestiti eleganti, una collana d’oro
bianco. Sembrava di
vivere in uno di quei film d’amore e di amore era colma la
stanza quando, dolce,
mi si era avvicinato e aveva iniziato a baciarmi e a spogliarmi
lentamente, mi ero
abbandonata alle sue carezze sensuali per vivere emozionata la nostra
prima
notte di passione.
Come potrei
dimenticare il giorno del mio compleanno?? Quando, nonostante i
rimproveri di
Kev, aveva saltato le prove con il gruppo per portarmi in quel cottage
di
montagna per passare un paio di giorni isolati dal resto del mondo a
scambiarci
coccole e dolci promesse.
Come potrei
dimenticare i nostri mille progetti di vita insieme?? I nostri sogni??
Le
nostre paure??
E come
potrei
dimenticare il momento in cui mi ha lasciato??
Se ci penso
le
lacrime rigano ancora il mio volto.
Quel
pomeriggio quando sono tornata a casa lui era già
lì, guardava distratto la tv,
lo avevo salutato come al mio solito e subito avevo notato un velo di
freddezza
nei suoi gesti, preoccupata gli avevo chiesto se andasse tutto bene. Mi
aveva
rassicurato: era solo stanco. Mi ero accoccolata accanto a lui sul
divano,
aveva spento la tv e aveva iniziato a baciarmi e a dedicarsi a me.
Eppure nonostante
i suoi gesti fossero quelli di sempre non riuscivo a sentire
più il suo amore.
Non è facile spiegare quello che certe sensazioni ci fanno
provare! Avevo
allontanato con forza dalla mia mente. Eravamo abbracciati, la sua
testa sulle
mie spalle.
“Ti
amo!”
“Nick….sei
sicuro?”
La mia voce
era stata quasi un sussurro.
“Ma
che
domande sono? Certo che ne sono sicuro!”
Mi aveva
stretto più forte facendomi sentire stupida per quella
domanda che avevo fatto,
eppure non riuscivo ad allontanare quella sensazione di vuoto si stata
impossessando di me. Non ci era voluto molto prima che i suoi discorsi
diventassero strani e privi di senso logico.
“….per
me
questo è un periodo tremendo…”
– aveva esordito fissando il vuoto.
“…è
successo
qualcosa?”
“….il
punto è
che non lo so. So che c’è qualcosa che non mi fa
stare bene, ma non so cosa sia.
Se sapessi che fossero i miei amici mi allontanerei un po’ da
loro,ma non lo so,
anche se mi sento irrequieto anche con loro…”
“Forse
il
lavoro??” – non volevo fare la domanda che mi
tormentava.
“…io…sono
così
confuso….”
“…forse
io?”
“…ma
che
dici?? Cioè…oh Elena, io non so cosa sia. Sto
solo male…”
Dicendo
queste
parole aveva iniziato a piangere, era un pianto disperato, singhiozzava
e non
riuscivo a capire questo suo sfogo. Scioccamente avevo provato a
consolarlo.
"Posso
fare qualcosa per te? Non ce la faccio a vederti
così….”
“E’
che prima
quando pensavo a te mi si stampava il sorriso sulle labbra, adesso non
è più
così….”
“Forse
è un
periodo, lo sai che è successo anche a me. Io mi sono
fermata un attimo e ho fatto
il punto della situazione: volevo perderti? O volevo stare con te? Io
ti amo e
ho deciso di continuare a provarci. tu mi ami? Devi capire
questo!”
Gli stavo
fornendo una via d’uscita e non me ne rendevo conto.
“Io
sono uno
stronzo, mi faccio schifo! Non so se ti amo o no. So che se dovessi
lasciarti
poi finirei per stare male senza di te, ma ora con te
non…..sono uno
stronzo….non so che fare….”
Non
smetteva
di piangere e io stupidamente mi ostinavo a non capire che volesse
lasciarmi, cercavo
di consolarlo, gli avevo proposto anche una pausa per capire cosa
provasse per
me, come avevo visto fare nelle peggiori commedie romantiche, ero
disposta a
tutto pur di salvare quella storia. Sentivo il cuore rompersi a ogni
sua parola.
Un dolore che mi faceva scoppiare il petto e mi bloccava il respiro.
“E’
già da un
po’ che non sto bene, non so se tra una settimana o due
saprò dirti cosa provo
per te. Mmi faccio schifo e mi odio perché ti sto lasciando
anche se non so se
ti amo ancora!!!”
Quelle sue
parole erano bastata a frantumarmi l’anima, ero ancora li a
cercare di frenare
il suo pianto quando avevo sentito le mie forze abbandonarmi al mio
pianto e
alla mia vita senza di lui, lo avevo allontanato e avevo iniziato ad
urlare dal
dolore e dalla rabbia che ormai sentivo prendere sempre più
spazio dentro di me
dilaniandomi facendomi sentire stupida e inutile: avevo tentato di
consolarlo
in tutti i modi mentre lui stava per provocarmi un dolore
così forte che non
avevo mai provato in tutta la mia vita!!!
“No
Nick!!!
Adesso basta!!! Smettila di dire che non sai se mi ami!!!”
“Ma
è così….”
“Ho
detto
smetti!!!!! – avevo urlato con tutto il fiato che avevo in
gola - Nick, cazzo,
mi stai lasciando, ora mi guardi negli occhi e mi dici: Elena io ti
lascio
perché io non ti amo!!”
“Ma
non è
così!!”
“Cazzo
Nick!!
Guardami e dimmelo,ti prego. Almeno questo me lo devi, Non puoi
lasciarmi
dicendomi che non sai se mi ami, mi devi dire che non mi ami
più!!”
Con un filo
di
voce e con la testa bassa aveva assecondato la mia richiesta, non
è un grande
attore e nemmeno, in quell’ultimo gesto, mi aveva salvato
dalle false speranze
e dal dolore!!!
Ero
sconvolta,
avevo raccolto lo stretto indispensabile e avevo chiamato Katia in
preda ai
singhiozzi, avevo preso le chiavi della macchina per correre da lei a
farmi
medicare le ferite ma lui me le aveva sfilate di mano in un solo gesto.
“Ti
accompagno
io, non puoi guidare in queste condizioni….”
In macchina
non una parola era uscita dalle nostre labbra, io non riuscivo a
smettere di
piangere e nemmeno lui, questo suo atteggiamento mi faceva impazzire.
Come poteva
stare così se stava mettendo fine lui alla nostra storia??
Non ne aveva il
diritto.
Poco prima
di
arrivare sotto casa dei nostri amici, aveva accostato l’auto.
“Non
possiamo
farci vedere così, stai piangendo….”
“Accompagnami
da Katia subito! Cosa cambia se entro piangendo o apro la porta e
scoppio in
lacrime??”
Il mio tono
deciso non ammetteva repliche, mestamente aveva fatto ripartire
l’auto,
arrivati a destinazione avevo preso la mia roba e, quando stavo ormai
per
scendere, la sua mano si era impossessata del mio braccio per bloccarmi.
“Il
braccialetto te lo devo restituire??”
Il
braccialetto. Che botta al cuore quella domanda. Il mio regalo di
Natale per
noi erano stati due braccialetti con
inciso all’interno i nostri nomi, reminiscenze adolescenziali
forse ma lui sapeva
benissimo che valore davo a quegli oggetti. Stavamo superando da poco
un
piccolo periodo di crisi quando gli avevo dato quel regalo chiedendogli
di
metterlo solo se avesse creduto ancora alla nostra storia. Come poteva
in quel
momento chiedermi se volevo che me lo restituisse o se lo poteva tenere
ancora
al polso? La rabbia, come fosse nero fumo, mi aveva annebbiato il
cervello,
quasi con violenza ho sfilato tutto ciò che avevo addosso
che mi avesse
regalato lui per lanciarglielo dritto in faccia.
“Lo
puoi tenere
e tieni anche questi!!”
Come un
cane
bastonato aveva raccolto tutto per porgerlo nuovamente verso di me.
“Voglio
che le
tenga tu queste cose, sei importantissima per me!!”
“Ero
importantissima per te!!! Mi stai lasciando!”
Avevo
chiuso
la portiera della macchina ed ero corsa a piangere tra le braccia della
mia
amica Katia; avevo pianto tutta la notte. E poi un suo messaggio.
“Non
volevo comportarmi così…prima stare con te
stasera e poi….volevo dirtelo subito ma non ce
l’ho fatta. Hai tutto il diritto
di odiarmi. Mi dispiace!!”
Magari
fossi
riuscita ad odiarlo, adesso non starei piangendo al solo ricordo di
quella
orribile serata.
Sono
rimasta
ancora circa un mesetto in America, prima fare ritorno qui in Italia e
ricominciare la mia vita dove l’avevo lasciata circa due anni
fa. Mi sono
concessa un viaggetto in giro per l’Europa, Katia voleva
venire con me, ma l’ho
costretta a restare con Alex, avevo bisogno di raccogliere da sola i
cocci del
mio cuore rotto.
Sono
passati
un paio di mesi ormai da quella sera, le prime settimane ho continuato
a
sentire Nick ma ho deciso che fosse meglio lasciarmi tutto alle spalle,
i suoi
discorsi non mi aiutano ad andare avanti e lasciarmi tutto il dolore
alle
spalle; dice che sta male, che gli manco,che mi vuole bene ma tutto
questo gran
dolore ci passerà con il tempo. Non riesco a capirlo. Non
voglio farlo. Non
più.
E’
arrivato il momento di iniziare a capire me
stessa. Di nuovo. Adesso.
_____________________________ANGOLO
AUTORE_________________________
Alcune
storie a volte
ritornano dal passato, bussano alla porta dei nostri ricordi e chiedono
di
avere nuova luce….per questa storia è stata
così…
E’
una storia vecchiotta,
scritta nel 2006/2007 credo…uno stile completamente diverso
da quello di adesso…emozioni
diverse che vogliono essere raccontate…
E’
una di quelle storie che,
nonostante la scrittura elementare, mi è rimasta nel cuore
perché racconta una
parte di me…forse è per ripartire di nuovo (come
avevo fatto allora) che ho
deciso di rieditarla per limare i grossi errori che, ad oggi, riesco a
leggere
all’interno!
E’
una di quelle storie
senza pretese.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Tornare
qui in Italia è stato come fare ritorno in un
mondo che non mi apparteneva più, un mondo ormai
così distante da me e dalla
nuova vita che mi ero costruita in America. Quando ho girato la chiave
nella
serratura di casa mia ho sentito un tuffo al cuore, ho aperto
lentamente la
porta e ho lasciato che una strana sensazione prendesse possesso del
mio corpo
alla scoperta che tutto era rimasto perfettamente come
l’avevo lasciato il
giorno della partenza. Il mio solito disordine che anticipa il momento
in cui,
carica come non mai, varcherò quella porta, le ultime cose
lasciate sparse per
casa a causa del mio perenne ritardo e del mio odio convulsivo per
tutto ciò
che somiglia ad orari e affini.
E’
come se il tempo si fosse fermato quel giorno in questo
posto, come se gli avvenimenti di questi due anni, a parte la polvere,
non
avessero lasciato traccia, come se non fosse successo nulla di quanto
invece è
accaduto.
Per prima cosa ho dato una bella pulitina alla casa, ho riordinato il
mio caos.
Quando sto male è una delle cose che mi ritrovo
più spesso a fare, come se il
mettere a posto gli oggetti mi aiutasse a mettere un po’ di
ordine anche dentro
di me, come se mi aiutasse a schiarirmi le idee facendomi vedere le
cose con
maggiore razionalità e distacco.
La parte più tragica del rientrare in possesso di casa mia
è stato l’entrare
nella mia cameretta: da brava fan dei Backstreet Boys avevo tappezzato
ogni
angolo libero con loro foto, una sorta di piccolo tempio dedicato a
loro la mia
stanza e, entrandoci, il sorriso di Nick mi balzava agli occhi da tutte
le
direzioni possibili e immaginabili. Ho pianto per un paio
d’ore almeno
osservando quelle foto alle mie pareti prima di trovare le forza di
staccarle
tutte, non potevo vivere con il suo volto che mi ossessionava come un
fantasma
sempre presente.
Sono
qui da un paio di giorni ormai. Non ho ancora
avvisato nessuno del mio ritorno, rintanandomi letteralmente in casa,
l’unica
persona che ho sentito al mio arrivo è stata Katia, appena
arrivata le ho
telefonato, voleva raggiungermi in tutti i costi, le ho detto che se fa
così
ogni volta che ci sentiamo finisce che non la chiamo più,
non vorrei che Alex
decidesse di ammazzarmi se Katia continua insistente a voler venire qui
da me
in Italia.
Ora però è arrivato il momento di riprendere
davvero in mano la mia vita!
Sono
stata a pranzo dai miei genitori, gli ho detto di
essere arrivata solo stamane, lo so ho mentito,ma ho dovuto, sono
già
preoccupatissimi così per me e, quando sono preoccupati,
diventano pesanti ed
ossessivi: mio padre ha ricominciato con i suoi discorsi
sull’importanza
dell’università e ha sottolineato più
volte quanto abbia sbagliato a fermarmi
per due anni per stare dietro “quel
coso
biondo che non mi è mai piaciuto”, mia
madre non fa che chiedermi se
torneremo insieme e non si capacita di quello che è
successo, cosa sia passato
per la testa di “quel caro ragazzo
che
sembrava davvero ti amasse tanto”.
Volevano restassi con loro a casa ma io voglio stare a casa mia, non
è tornare
con mamma e papà che mi farà tornare padrona
della mia vita!
Dei miei amici qui in Italia non so chi chiamare, uno dei motivi per
cui io e
Katia eravamo partite per quel viaggio era l’esserci stufate
della monotonia in
cui vivevamo e della mediocrità delle persone che
frequentavamo, ma da qualche
cosa devo pur ripartire. Tra tutti credo che finirò per
chiamare Olga, lei è
l’unica che sa della mia storia con Nick, non le ho ancora
detto che è finita, già
so che si incazzerà perché non l’ho
chiamata prima e che non mi sono confidata
con lei, in fondo so benissimo che ha ragione ma non mi andava di fare
la
disperata con il mondo intero.
Sono uscita per fare quattro passi, camminare senza meta è
un altro dei miei
metodi chiarificatori, ma si è fatto tardi e devo tornare a
casa, d’avanti al
cancello di casa mia è ferma una persona, ne vedo la sagoma
ma non riesco
ancora a capire chi possa essere, mentre mi avvicino vengo travolta
dalle sue
parole.
“Elenaaaaa, sei una sconsiderata sappilo. Sei tornata, porca
miseria nemmeno
una telefonata?? Ma si può? Dico io….”
“Oddio, Olga. Ma che ci fai tu qui??”
“Fatti abbracciare vieni qui. – mi stritola con
tutte le sue forze - mi ha
telefonato tua mamma dicendomi che eri qui. Mi ha raccontato tutto, si,
cioè,
insomma come stai?”
“Sempre discreta mia mamma eh?”
“Stiamo parlando di me, signorina. E comunque lo sai che lo
fa per te…”
“Si ma…dai non importa, entriamo in
casa!”
Ci siamo messe comode sul divano, il nostro confessionale di sempre,
Olga mi
guarda preoccupata, so benissimo che non sa che dire, tra le due quella
brava con
le parole sono sempre stata io.
“Allora?? Ma come ha potuto lasciarti?? Ma che pezzo
di…”
“Mah!!! Non mi amava più….”
“Ma così da un giorno
all’altro??”
“Mi sa che mi ha preso in giro alla grande
nell’ultimo periodo. Boh! Non lo so,
non riesco a darmi una spiegazione. Lui non mi aiuta e per questo sono
tornata
qui, lontana da lui e dal suo mondo….”
“Non ci posso credere!!! Non sa cosa ha
perso…credimi…tu sei…”
“…beh io so cosa ho perso….”
“…uno stronzo…”
“No!!! In fondo sono stata felice con
lui…”
“Come stai adesso?”
Odio
questa domanda!!! La mia risposta diretta e sincera.
“Come se un treno mi fosse passato sopra più e
più volte, ma in fondo sono
ancora qui,no? Ora fa male, ma passerà. Deve
passare!”
Olga mi stringe in un abbraccio fortissimo, so che vorrebbe dirmi di
più ma sa
benissimo che sono tutte frasi fatte quelle che si dicono in questi
casi: “non era quello
giusto”, “col
tempo passerà questo dolore”, “capirà quanto ha perso e se
ne pentirà”,
“non troverà mai nessuna
come te”. Tutte
frasi che lasciano il tempo che trovano e che non ti aiutano a stare
meglio,
anzi finiscono per darti ai nervi dopo un po’ e Olga lo sa,
evita di pronunciarle,
preferisce usare una tattica migliore per tirarmi su, proponendomi di
fare
shopping, sa che non rifiuterei per niente al mondo a un bel giro tra i
negozi.
“Prendo la borsa e sono pronta!”
“Ti porto in quel nuovo centro commerciale che hanno aperto,
non sarà come
quelli americani ma ci sono tantissimi negozi carini e con prezzi
accessibili!”
“Ottima caratteristica soprattutto l’ultima, non ho
molti soldi al momento, devo
trovarmi un lavoro, non posso gravare sulle spalle dei miei adesso che
sono
tornata!”
“Troveremo prezzi ottimi te lo garantisco e poi che ci frega:
ci divertiremo a
provarci i vestiti più strambi come ai vecchi tempi alla
faccia di Nick Carter
e della sua carta di credito!”
La
sua risata genuina e sincera contagia anche me,
annuisco unendomi a lei, nonostante il mio cuore non smetta di
sanguinare al
suono del suo nome.
Passerà.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Fare shopping
sembra avere davvero un
potere particolare su di me, per qualche ora sono riuscita a
dimenticarmi di
tutto! A pensarci bene alcune cose che avevo qui mi mancavano davvero,
anche se
non lo avrei mai ammesso, probabilmente le mie vecchie abitudini le
sento
semplicemente più mie, forse mi sto raccontando tante storie
per non stare
ancora più male di quanto già non sia o, forse,
sto prendendo coscienza che
certe cose non torneranno più! Meglio farsene una ragione.
Stasera con Olga andremo in pizzeria, ha cercato in tutti i modi di
rendere il
progetto per la serata allettante ai miei occhi deliziandomi con
l’elenco delle
prelibatezze italiane che da troppo tempo non ho addentato. Ho finto un
entusiasmo che non è parte di me in questi giorni, non
volevo deluderla. Ho
messo su un jeans e una maglietta attillata, non so di preciso chi
incontreremo, Olga non mi ha voluto dire nulla e io non ho insistito
più di
tanto, so che per lei è un modo di starmi vicino e non
voglio rovinare quello che
si sta prodigando di organizzare per me.
Mi passa a prendere puntualissima come al suo solito e, come sempre, la
invito
ad entrare perché mi mancano gli ultimi ritocchi finali, la
puntualità non è
per niente il mio forte. Non ho mai capito la necessità di
vivere legati a due
lancette che si rincorrono.
“Non cambierai mai te! Daiiii che siamo in
ritardo….”
“Un minuto, giuro. Un tocco di gloss e sono
pronta!!!”
Ha preso la sua macchina stasera perché: “E’
la tua serata…stasera sei tu la star della
serata….ma non ti ci abituare….”
Parcheggiamo poco distante la pizzeria, prima di partire per Los
Angeles
adoravo mangiare la pizza in quel posto soprattutto perché
dai tavoli si vedeva
il mare e il luccichio del golfo, uno spettacolo fantastico per me.
Olga non sa
se bendarmi gli occhi, è divertente osservare come il flusso
dei suoi pensieri
sia chiaramente leggibile sul suo volto, decide che è una
cosa stupida utilizzare
una benda e mi afferra la mano trascinandomi con vigore, chiede del
nostro
tavolo al cameriere che ci sorride come se sapesse che sto per ricevere
una
grande sorpresa e volesse sentirsene parte. Entriamo nella sala e sento
il
cuore in gola: tutti i miei vecchi amici sono qui. Mi soffocano con i
loro abbracci
e le loro mille domande, non sanno molto di come io abbia trascorso
questi
ultimi due anni, a dirla tutta sono letteralmente sparita dalle loro
vite presa
a vivere il mio sogno americano e il vederli tutti qui per me non
riesce a non
commuovermi.
Dietro un mega peluche di Winnie the Pooh spunta quello che era il mio
migliore
amico un tempo che mi sembra sempre meno lontano, un tempo che mi
riporta a una
me diversa. Nick era gelosissimo di lui e io, per fargli piacere, avevo
fatto
scemare pian piano le nostre telefonate fino a smettere completamente
di
sentirlo.
“Luca ci sei anche tu?? No, non ci credo!!”
– la mi voce riecheggia stridula ed
emozionata.
“Scemottola, come potevo non esserci!!! Questo è
per te, l’asinello triste già
ce l’hai no?? È il mio regalo di bentornata. Sono
felice che tu sia qui, cioè
non per quello che ti è successo….ma sono felice
di vederti…”
“Anche io, ma non dovevi è bellissimo!!!”
Gli stampo un bacio sulla guancia e lui mi tira forte a se, mi
abbandono al suo
abbraccio e scoppio a piangere come una bambina, sono felicissima di
averli
ritrovati.
Non solo sola
come pensavo.
La serata procede tra mille racconti, gossip e tanti, anzi tantissimi,
ricordi,
sono tutti felici che io sia di nuovo qui, soprattutto Luca che non mi
si
stacca un solo attimo di dosso, mi chiedono di Katia, anche lei era
parte del
gruppo e non si faceva sentire da un pezzo.
“Sta benissimo – racconto entusiasta – ha
trovato un ragazzo meraviglioso e sono
convinta che tra un
po’ la vedremo in
abito bianco….”
“E’ tantissimo che non la sentiamo!”
“Mi è venuta un’idea: adesso la chiamo e
le parlate tutti! Sarà felicissima!”
Sfilo il telefono dalla borsa e cerco frenetica il nome nella rubrica,
voglio
che sappia che sto bene, che non sono sola, che può
continuare a vivere
tranquilla la sua favola.
“Elena.
come stai?? Se vuoi vengo da
te!anche adesso! Preparo le valigie, al volo. Giuro”
“Shhhhh!!! Sta buona tesoro! Ti disturbo?”
“Tu? Mai! – urla con decisione - mi sono
allontanata dagli altri. Come al
solito siamo venuti al Koi, odio questo posto. Tu piuttosto??”
“Sono qui con gli altri. Ci sono tutti. – Luca mi
solletica il braccio per
attirare la mia attenzione – Dai, Luca, un secondo e ti
lascio il telefono,
giuro!!”
“Stai con Luca??” – chiede preoccupata.
“Si, certo. Ci sono davvero tutti tesoro, sono stati
così carini….”
Luca mi strappa il telefono dalle mani e opta per il viva voce in modo
da
riuscire a parlare con lei come se fosse qui con noi.
“Allora Kat, un uccellino ci ha detto che ci sono fiori
d’arancio in vista per
te….” - Monica come al solito va sempre dritto al
sodo, creando un certo
imbarazzo in Katia che, con la sua solita grazia, riesce a risponderle
in tono
ironico, promettendo una dolce morte a me per mano del suo “dolce fidanzato che tanto mi vuole bene”.
“Uhmm il tuo fidanzato le vuole bene, fossi in te starei
attenta, oramai è a
caccia la nostra Elena!” – ribatte Monica piccata.
Certe persone non
cambieranno mai.
“Beh io sono sempre
disponibile…..”
Luca sorridendo si intromette nel discorso, si crea un attimo di
silenzio,
tutti gli occhi sono puntati su di lui mentre io abbasso la testa
sorridendo.
“Hey Kat, noi stiamo andando. Alex ha detto che ti aspetta
dentro!”
Dal mio telefono una voce nota mi fa riempire gli occhi di lacrime che
a fatica
riesco a tenere, è la voce di Nick, è uscito con
loro, erano usciti tutti
insieme, come accadeva spesso, ma questa volta non ero con loro, non
ero più
parte del loro mondo. Chissà se Nick ha portato con se
qualche sua nuova amichetta
a fargli compagnia o ha rimorchiato qualche ragazza al bancone del bar.
Perché
fa tutto ancora così male?
“Ah ok! Brutto idiota. Elena, scusa! Quel
coglione…!
Con un filo di voce, fingendo che tutto vada bene divento padrona della
situazione.
“Stella,
va tutto bene!”
“Lo odio quando fa così! Sapeva che ci sei tu a
telefono!”
“Ti ha solo avvisato che Alex ti sta aspettando –
sospiro lentamente
raccogliendo tutte le forze che ho in corpo per continuare a parlare
– Katia non
allontanatevi da lui! Non lasciatelo solo!”
“Me l’hai già detto e ridetto,
ma…!
“Ti voglio bene Kat, me lo devi!”
“Anche io te ne voglio, ma non ti prometto nulla!
Finita la conversazione con Katia sono diventata il bersaglio di tutte
le
domande morbose dei miei amici, domande a cui non mi va di rispondere,
fortunatamente
Luca se ne accorge e mi chiede di accompagnarlo fuori a fumare. Accetto
volentieri la via di fuga, ho bisogno di un po’
d’aria per evitare che le
lacrime scorrano giù dai miei occhi.
“Grazie.”
“Hanno la solita sensibilità di un elefante quelli
li, non capiscono un cazzo!”
“Mi offri una sigaretta??”
“Eh?? Fumi??”
“Fumacchio.”
“Ma quanto sei cambiata! Odiavi il fumo…”
“Adesso mi rilassa. Dai le ho dimenticate
nell’altra borsa.”
Mi porge la sigaretta che gli ho chiesto, ci metto un po’ per
accenderla, quando
sono nervosa io e gli accendini non abbiamo un buon rapporto, aspiro
lentamente
il primo tiro, mi calma un pochino, distendo il viso tirato dal
nervosismo.
“Che strano effetto fa vederti fumare!”
“Sono affascinante lo so!!!” – sorrido.
“Lo sei sempre stata, non hai bisogno di quella.”
“Mi fai la predica tu che fumi da anni??”
“E’ che ti conosco…”
“L’hai detto tu stessa che sono cambiata!”
“Già. Era la sua quella voce a telefono con
Katia??”
Annuisco.
“Lo ami ancora??”
“Non ha importanza ormai. E’ finita!”
“Vieni qua, fatti abbracciare piccolina e non
piangere.”
Mi avvicino a lui, ha sempre saputo come consolarmi, era come un
fratello per
me e adesso più che mai mi rendo conto di quanto la sua
presenza sia
fondamentale per me. Sento il mio telefonino squillare, lo prendo dalla
borsa e
guardo il display, mentre Luca mi asciuga dolcemente le lacrime con la
mano. Non
credo ai miei occhi: sul display lampeggia insistentemente il nome di
Nick. Mi
sta chiamando.
“Forza rispondi, senti cosa vuole! Mi allontano
così puoi parlare liberamente!”
“No, ti prego resta qui – afferro la sua mano e la
stringo con forza - non so
se ce la faccio!”
“Invece sai benissimo che sei una persona forte, forza
rispondi primi che smetta
di suonare!”
Annuisco con la testa e apro lo sportellino del telefono.
“Pronto?”
“Ciao.”
“Ciao Nick.”
“Ti…ti disturbo??”
“No. Tranquillo dimmi. Che succede?”
“Volevo solo sentirti…”
Resto in silenzio.
“Mi manchi.” – sussurra appena.
“Nick…..tu…”
“E’ che sto male!”
“Stai
male?”
“Per quello che è successo! Per quello che ti ho
fatto!”
“Cosa vuoi che ti dica? Anche io ci sto male!”
“Ci serve solo del tempo. Poi passerà, staremo
meglio, vedrai!”
“Sicuramente! Ora devo attaccare.”
Mi sento morire
dentro.
“Ti voglio bene..”
Sono
già morta.
“Ciao Nick!”
“Ci sentiamo domani??”
“Non chiamarmi più!”
“Ma….”
Non riesco più recitare la parte che mi sono imposta, non
sono forte come
volevo fargli credere, calde lacrime bagnano il mio viso mentre la mano
di Luca
stringe con forza la mia.
“Non puoi chiamarmi, dirmi che ti manco, che mi vuoi bene,
che stai male ma che
tutto questo passerà! – urlo disperata - Nick se
mi vuoi un briciolo di bene: sparisci
dalla mia vita!!! Per sempre!”
“Io…”
Ho chiuso lo sportellino del telefono, non ce la faccio a sentire le
sue parole.
probabilmente è vero che gli manco, magari è solo
l’abitudine di avermi in giro
per casa. Mi vuole bene?? Dopo tanto tempo ci si affeziona anche ad a
un cane.
Non riesco a capire il suo atteggiamento, perché non capisce
che così facendo
mi fa solo più male?? Mi da un filo di speranza! N capisce
che io a quel filo
mi ci aggrappo con tutta me stessa?
Luca è qui d’avanti a me, non apre la bocca, sa
che è inutile dire qualsiasi
cosa in questo momento, sa che devo cacciare fuori tutto il mio dolore,
mi
stringe a se e mi sussurra:
“Piangi piccolina, piangi. Non tenerti tutto dentro. Piangi.
Io sono qui!!!”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Non
riesco a immaginare come avrei fatto l’altra sera se non
ci fosse stato Luca insieme a me, fortunatamente alcune persone non
cambiano e lui,
nonostante questi due anni, è rimasto il mio migliore amico
nonostante tutto.
Dopo la serata in pizzeria si è offerto di riaccompagnarmi a
casa, per
concedermi quella pausa dai miei pensieri che Olga non mi avrebbe mai
concesso
con facilità, siamo stati un po’ in giro a
chiacchierare, mi ha fatto ritornare
il sorriso sulle labbra. trattandomi come una bambina, come ha sempre
fatto.
Chissà
se ne
renderà mai conto che sto crescendo anche io!
Dalla serata in pizzeria è passata poco più di
una settimana, non ho fatto
granché in questi giorni, mi sono abbandonata al dolce far
niente, cullandomi
nel mio dolore. Oggi ho decisamente da fare!
Appena sveglia mi sono preparata di corsa, sono in ritardo come al
solito, Luca
sarà qui a momenti, devo andare in facoltà ad
informarmi dei corsi di studio e
lui si è offerto di farmi compagnia, sono contenta che
l’abbia fatto, quando
sono sola i miei pensieri come attratti da una calamità di
concentrano su Nick.
Fa ancora troppo male.
Il suono del citofono mi desta dai miei pensieri.
“Scendo subito!!” – urlo affannata.
“Ti aspetto! Mi metto comodo, so bene come sei fatta, sei
sempre la stessa!!!”
Quanto ha ragione! Non sono ancora
pronta!
Finisco
di prepararmi alla bene e meglio, scendo di corsa le
scale arrivando rossa in viso da lui, mi sta aspettando in macchina con
la
radio accesa ad alto volume,
“Eccomi! Non ci ho messo poi così tanto.”
“Zitta e Sal! Ho messo le radici!”
“Gne gne gne! Che ascolti??”
“Mah!!! La radio! – mi guarda torvo –
Ferma! Non cominciare a cambiare stazioni
come una tarantolata, giuro che ti lascio a piedi!”
“Ma che odioso!!!” – borbotto impettita
nascondendo il sorriso che nasce sulle
mie labbra.
“Adoro quando me lo dici.”
Sembriamo marito e moglie, di quelli sposati da ormai da anni che si
dilettano
a punzecchiarsi di continuo per non smettere di avere pepe nella
propria
relazione. So perfettamente quanto lo infastidisca la mia mano che
pigia in
maniera isterica i pulsanti dello stereo della sua auto, prima che
partissi
aveva fatto una serie di compilation in modo da tenermi le mani a
posto, deve
averle messe da parte quando sono partita e non mi va di chiedergli
dove siano.
Se dovesse chiedermi il motivo per cui non mi sono fatta sentire
più mi ritroverei
a parlare di Nick, non voglio farlo, non ancora.
Ci
stiamo punzecchiando ancora sulla scelta delle stazioni
radio come due bimbi, quando dalle casse dell’auto
riecheggiano le note di una
canzone che conosco fin troppo bene, una canzone dei Backstreet Boys.
Luca sa
benissimo che sono il mio gruppo preferito ma non immagina neanche nei
suoi
peggiori incubi che io abbia avuto una storia proprio con “tipo biondo idiotone”,
non ho avuto mai ne il coraggio ne la
voglia di parlargliene, chissà poi perché. Luca
alza il volume della musica che
mi colpisce come un pugno allo stomaco.
“Che
buono che sono, ti lascio ascoltare anche quei cinque
idioti che tanto ti piacciono!”
Sorrido.
Non voglio sentire. Sorrido. Volgo lo sguardo fuori
dal finestrino e sospiro. Non la sua voce. Sorrido. Mi pugnala dritto
al cuore.
Non smetto di sorridere. Fa solo male. Ogni maledetta nota mi trafigge
l’anima
ma continuo a sorridere fino a quando la canzone non finisce e noi
giungiamo
all’università. Scendiamo dall’auto e ci
rechiamo verso la segreteria, siamo in
anticipo, è ancora chiusa. Optiamo per un caffè,
recuperando anche Olga lungo
la strada verso il bar.
“Ci
sono Ilaria e Simona”
Luca
osserva i tavolini e ci costringe lentamente ad
avvicinarci.
“Chi
è Simona?” – chiedo curiosa.
“Non
la conosci, ma vedrai che l’adorerai. Povero me!”
Guardo interrogativa Olga, dal suo sguardo capisco che non sa a cosa si
stia
riferendo Luca, salutiamo le due ragazze e, dopo le dovute
presentazioni, ci
sediamo al tavolo con loro ordinando i nostri caffè. Simona,
la cugina di Ilaria,
ha una bustina del negozio di musica e sta sfogliando un giornaletto di
gossip,
non appena Luca nota la busta inizia a torturarla di domande per
conoscerne il
contenuto.
“Nah
Luca non te lo dico, mi prenderesti in giro come al
solito.”
“Sarò
muto, promesso.”
“Nessun commento!”
“No eh, non dirmelo è uscito un altro cd dei
dementi??” – la canzona Luca.
“Luca smettila – lo interrompe brusca - non sono
dementi! Mi dai ai nervi
quando fai così. E comunque niente nuovo cd, magari.
Semplicemente il loro ultimo
singolo!”
Guardo Luca e Simona dibattere sull’acquisto ma
l’argomento non coinvolge il
mio interesse, sarà non mi risulta difficile immaginare di
quale gruppo di
dementi Luca stia parlando. Simona estrae con fierezza dalla busta il
singolo
che ha appena comprato con sottofondo le risate di Luca.
“Che Dio mi fulmini all’istante – Luca si
porta una mano al cuore e finge un
mancamento – ben due fans degli Idiotons Boys, anzi tre, pure
a te piacciono
Olga eh?”
Olga continua a lanciargli occhiatacce, Simona esulta entusiasta,
felice di
aver trovato esemplari della sua specie.
“Noooooo pure a voi piacciono?? Ma siete delle
grandiiiiii!!!” – squittisce
acuendo il tono della sua voce. Voglio morire. Le sorrido,
già so quale sarà la
prossima domanda! Il problema è che non so quale
sarà la mia risposta!
“Chi è il vostro preferito??”
Olga capisce il mio disagio e prende la parola.
“Io adoro Brian. tu?”
“Io?? E me lo chiedi?? – qualcuno
la
uccida, ora, subito, all’istante -Io amo Nick! Il
mio è proprio amore, non
potete immaginare cosa gli potrei fare se me lo trovassi di fronte! Tra
l’altro, l’avete sentita
l’ultima??”
“No!”
“Sono troppo felice!!!!!!”
“Vengono in concerto in Italia??”
So benissimo che non hanno date programmate ma la butto li giusto per
fingere
di essere partecipe al discorso.
“Oh no! Meglio! Molto meglio. Nick è di nuovo
single! – le brillano gli occhi
dalla gioia - Si dice in giro che si siano lasciati, non si sa chi ha
lasciato
chi. Ma povero cucciolo, sta soffrendo come un cane! Lo si vede
distrutto
proprio. Questa stronza che non è altro, ma dico: come si fa
a far soffrire un
cucciolo così?”
Simona è decisamente persa nel suo delirio, Olga mi chiede
scusa con lo sguardo,
vuole fare qualcosa ma non riesce a fermare quel fiume di parole che
è Simona
in questo momento. E’ completamente andata, ci sta elencando
tutte le posizioni
del kamasutra in cui si farebbe Nick. Il mio Nick. Ho voglia di
spaccarle la
faccia ma sorrido e provo ad assecondarla. Forse funziona.
“Già povero Nick, farlo soffrire in quel
modo.”
“Già ma poi dico io: hai quel ben di Dio
d’avanti? ma scopatelo e statti zitta.
Non trovi??”
“eh…”
Cosa
vuoi che ti
risponda brutta idiota?
“Elena…”
“Tranquilla Olga, va tutto bene.”
“Andiamo in segreteria?”
“Forse è meglio…”
Ci alziamo e lasciamo i tre ancora li a parlare, Olga ha bloccato Luca
che
voleva venire con noi dandogli del cretino senza che lui potesse capire
il
perché.
Dopo aver preso il piano di studi in segreteria e svolto i vari atti
burocratici, torniamo dal nostro amico che ci sta aspettando,
fortunatamente da
solo.
“Finalmente siete tornate!”
“Zitto cretino!”
“Olga, dai….”
“Elena non difenderlo, non capisce niente.”
“Cosa non capisco?”
“Lascia perdere eh!”
“Ci rinuncio. Comunque stasera i ragazzi organizzano un
festino….”
“Un festino??”
“Si, festino. Non festa. Sai che vuol dire no?”
“Io mi tiro fuori!”
“Sei sempre più noiosa Olga. Elena tu
vieni?”
“Conta pure su di me!”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Mi sono vestita molto stile hip hop stasera per
uscire con Luca e i suoi amici, non ne conosco nemmeno uno mi sa, forse
giusto un paio, Luca mi ha detto che hanno organizzato un festino in un
garage, si è raccomandato di stare vicino a lui
perché sono nuova dell’ambiente e non so come
funziona. Non ho capito bene il senso delle sue parole, ma ha detto che
una volta li capirò di che si tratta. I discorsi di stamane
su Nick mi hanno fatto passare il pomeriggio a piangere pensando a lui,
vorrei odiarlo perché sarebbe tutto molto più
semplice così, invece ne sono ancora innamorata e, il
sentire che sembra che stia male mi fa stare da schifo, ripenso alla
nostra ultima telefonata, forse sono stata troppo dura con lui ,forse
dovrei richiamarlo.
Forse…forse….forse….
Il suono del citofono, Luca è qui sotto casa, e stranamente
sono già pronta. Lo stupirò questa volta. Mentre
raggiungo Luca alla macchina mi faccio una promessa: stasera non devo
pensare, mi devo solo divertire!!!
“Ciao!!!” – urlo euforica.
“Hey!! Che splendore che siamo questa sera, sei proprio un
bel tipetto!!”
“Lo so grazie!!!”
“Mi fai morire quando fai così!!!”
“Solo quando faccio così?? Ma
Luca…..”
“Di solito mi fai impazzire.”
“Già va meglio.”
Luca mette in moto e, mentre raggiungiamo il luogo del festino, non fa
altro che riempirmi di complimenti e prendermi in giro allo stesso
tempo.
Siamo arrivati, posa la macchina e fa un paio di telefonate per farsi
aprire, tutto sembra tranne il luogo di una festa. Scendiamo
giù ad un garage pieno di luci psichedeliche e gente che
balla e si diverte, gente su divani che parla animatamente. Luca mi
prende la mano e mi ripete le sue raccomandazioni, ci avviciniamo ad un
gruppo di ragazzi che, come benvenuto, ci porgono in mano due bicchieri.
“Sono cocktail di benvenuto.”
“Grazie fratello, Elena vacci piano, sono alcolici.”
“Luca non sono una bambina, lo reggo bene
l’alcool.”
“Certo, immagino le notti brave in America….oops
scusa, io…”
“Tranquillo.”
Sperando di cancellare quelle parole, butto giù il miscuglio
contenuto nel bicchiere, è fortissimo e sento tutta la gola
andare in fiamme, strizzo gli occhi e stringo forte la bocca: che
sapore disgustoso, ma che roba è?
“Forte eh?”
“Mica tanto!!!”
“Ganza la tua amica Luca, hey piccola ti va di un giro di
ruhm e pera?”
“Perché no?”
“Elena, non esagerare però…”
“Dai, luca non fare il moralista, ruhm e pera anche per te,
daaaai!!”
Ho voglia di non pensare, di abbandonarmi all’oblio e, anche
se so che bere non è la soluzione giusta ai miei problemi,
stasera mi aiuterà a non pensare.
Ho bevuto un po’ di tutto, sto decisamente fuori, barcollo
quasi, gira tutto, ma non penso, rido, vedo il mondo che gira e rido,
sento le voci amplificate al massimo e rido, Luca è qui
vicino a me, mi tratta ancora da bambina, lo abbraccio o meglio mi ci
butto addosso e rido, non riesco a non ridere, Luca mi sta accarezzando
il viso, non so che intenzioni abbia, non riesco a essere lucida,
continuo a ridere, in fin dei conti mi fido di lui, so che non ci
proverebbe mai adesso che sono in questo stato, mi sta facendo da
guardia del corpo.
“Hey, mi allontano un attimo. Sta ferma qui, ok??”
“Ok. Dove vuoi che vada??”
“Torno subito.”
Mi sa che deve andare in bagno, anzi no, quella li in fondo
è Lisa, la sua ex, stanno parlando, l’ho sempre
odiata quella tipa. Un amico di Luca si è avvicinato a me,
sorride,sta fumando ma non è una sigaretta.
“Hey piccola, ti va un tiro?”
“EH?? Nono, però se hai una sigaretta, le ho
finite tutte stasera.”
“Certo, ecco tieni, sicura che non ti va un tiro?? Guarda che
è erba, non fumo. Roba di qualità!”
“Ohhhh ma che cazzo fai?? Lasciala
stare….”
Luca è corso verso di noi.
“Le ho offerto solo di fumare, calmati, anzi fatti tu un
tiro.”
“Non mi va stasera…..”
“Lucaaa allora fumi?? Ti fai le canne??”
“A volte Elena, cioè…”
“Voglio provare!!!!!!”
“Non credo sia il caso, dai…già sei
fuori…!”
“Ti prego, non è la prima volta che fumerei
erba.”
Sto mentendo spudoratamente, ma so che l’unico modo per non
farmi trattare da bambina da Luca è togliergli tutte le
responsabilità dei miei gesti, continuare a calarmi nel mio
personaggio. Come volevasi dimostrare ha funzionato, mi passano la
canna e mi faccio più di un paio di tiri, la mia testa ora
è davvero leggera, sto bene, la vita mi sembra diversa.
Qualcosa vibra nella tasca dei miei pantaloni, è il mio
telefonino, lo prendo e guardo il display: NICK!!! Non esito nemmeno un
istante e rispondo, questa roba funziona, non capisco nulla.
“NICKKKKKKKKKKKKKKKKKKKK!!!!!!!!!!”
“Elena, tutto bene??”
“Sto benissimo!!!”
“Elena, ma dove sei??”
“Sto benissimo, davvero, non preoccuparti.”
“Si, ok, ma dove sei??”
“A una festa….”
“Ma hai bevuto??”
“Chi io?? Nick ma per chi mi hai preso?? Sono
lucidissima!!!”
“Ok…volevo dirti che….”
“….cosa??”
“…ti voglio bene…”
“….e io ti amoooooooooooooooo ma tu non mi vuoi
più, non lo trovi divertente??”
“…forse non dovevo
chiamarti….scusami…”
Ha messo giù, ma non sto male, prendo il mio bicchiere e
butto giù un po’ di vodka, non fa
male….non fa male…..niente fa più
male…..
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1269892
|