A new story has a new beginning.

di MartinaLove1D
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Eccomi, sono io. ***
Capitolo 2: *** Ti voglio bene. ***
Capitolo 3: *** Tu non devi vederla. ***
Capitolo 4: *** Ed ecco che succede di nuovo. ***



Capitolo 1
*** Eccomi, sono io. ***


Capitolo I

 Eccomi qui.

 


“Ciao, Steph.” Mi salutò.
“Ciao, mi mancherai!” Urlò dal finestrino.
“Anche tu! Divertiti…”
Iniziai a correre, per provare a raggiungerla, ma il treno prese velocità. Mi fermai di colpo, fissandola. Mi salutò con la mano dal finestrino mentre il treno se la portava via, dove non l’avrei più vista. Decisi di tornare a casa. Improvvisamente notai una figura. Vidi una ragazza alla stazione, sperduta. Si guardava intorno con area spaesata, come se non sapesse dove andare. M’incuriosiva molto, volevo avvicinarmi, ma avevo paura di recarle disturbo. Era bassina, capelli castani, raccolti in una coda alta, con tre valigie, sembrava triste, un po’ con aria rassegnata. Io la osservavo da lontano, decisi di raggiungerla. Lei si girò di colpo, mentre mi stavo avvicinando e ci scontrammo, causando l’apertura di una delle tre valigie.
“Oh, chiedo scusa.” Risposi io timidamente.
“Nulla.”
“Ti aiuto a raccogliere tutto?”
“Sì grazie…”
Nella valigia in cui si aprì, notai che una foto, uscendo, mi colpì l’occhio. La presi e la guardai. Era lei che baciava un ragazzo biondo molto carino, ma che di primo acchito non mi parve di riconoscere perché la foto era stropicciata.
“Scusa?” mi guardò lei con tono interrogativo.
“Oh! Ecco la foto, scusami tanto.”
“Fatti gli affari tuoi la prossima volta.”
“Chiedo scusa. Ho deciso di avvicinarmi a te perché ti notavo un po’ spaesata.”
“In effetti lo sono, qui a Glasgow è tutto diverso da Londra.” Ammise lei sorridendo sinceramente.
“Sei di Londra?” le chiesi.
“Sì, sono partita cinque ore fa.”
“Ah, capito. Beh, comunque, come posso esserti d’aiuto?”
“Vorrei un posto dove dormire.”
“Hai molti soldi con te?”
“Più o meno diecimila sterline.”
“Madre di Dio.” Mi misi a ridere.
“Io diecimila sterline me le sogno.”
La misteriosa ragazza abbozzò un piccolo sorriso.
“C’è un albergo sulla Bath Street, praticamente uscendo dalla stazione, prendi un taxi e ti ci fai portare. E’ un bell’albergo, a quattro stelle, con prezzi non molto elevati. Si chiama ‘Marks Hotel’.”
“Grazie mille, mi sei di aiuto.”
“Prego, quell’hotel è vicino al centro, quindi  se hai bisogno di fare la spesa o altro, sei in zona e non è difficile raggiungere i negozi.” Continuai io.
“Grazie di nuovo! Comunque scusa, non mi sono presentata. Mi chiamo Charlotte Evans, ma per gli amici Cher.” Fece per stringermi la mano.
“Io sono Zoe. Zoe Miller.” Le risposi sorridendole e sfoderando il mio sorriso.
“E’ stato un piacere conoscerti, grazie mille!” disse.
“Di nulla, ciao!”
La ragazza se ne andò e scomparve tra la folla immensa di gente che cammina senza guardare avanti. Persone con figli che piangevano, ragazzi in gita, gruppi di amici, c’erano molti generi di persone in quella stazione, che non potei non notare.
Mi rimase impresso il volto di Charlotte. Naso all’insù, occhi castani, ma tendenti al verde e capelli leggermente chiari, ma di base castani anch’essi. Le sue iridi, che parevano così sincere, così sofferenti m’avevano colpita. Peccato che non l’avrei più vista. Mi venne voglia di tornare a casa, cosa che feci, presi il mio motorino e mi diressi verso il mio appartamento. Stava iniziando a piovere, il cielo era coperto da una coltre di nubi incredibile. Accelerai, per fare prima, ma un semaforo rosso mi bloccò.
“Merda.” Dissi tra me e me.
“Ora qui mi inzuppo tutta.” Stava in effetti, iniziando a piovere forte.
Il semaforo divenne verde improvvisamente e ruotai l’acceleratore della mia Kawasaki.
Dopo dieci minuti di viaggio, arrivai in casa mia, parcheggiai la mia moto nel garage, e bagnata, mi diressi verso la porta, che aprii velocemente. Andai nel terrazzo coperto, dove strizzai tutti gli indumenti e mi diressi a fare una doccia. Era tutto così monotono.
Si aprì la porta, e vidi Lisbeth entrare. Lei era la mia matrigna, una specie di badante, perché essendo minorenne non potevo vivere da sola. I miei genitori sono morti mentre lavoravano alle Torri Gemelle, l’11 Settembre 2001, quando avevo appena sei anni. Un’atrocità. Da quel momento la legge mi affidò Lisbeth, una donna orrenda. Sia fisicamente che caratterialmente. Sono sempre stata il suo ‘pupazzetto anti-stress’ mi usava come sacco da boxe. Per farla breve, lei mi picchiava. Non ho mai potuto dirlo a nessuno, tranne che a Stephanie, la mia migliore amica, che però è partita proprio mezz’ora fa, per un lungo anno.
Ero nel panico in quel momento, Lisbeth mi scrutava con uno sguardo truce.
“Ciao, Lisbeth. Vado a farmi la doccia.”
“Vai e non starci tanto.” Mi disse, altera.
Presi di corsa la mia roba, prima che lei cambiasse idea e mi chiusi nel mio bellissimo bagno.
Mi tolsi i vestiti bagnati, li misi da lavare e mi buttai sotto il getto di acqua bollente che fuoriusciva dalla doccia.
Mi osservai lentamente, notai che i lividi non mi erano passati, avevo ancora le ferite dell’ultima percossa, risalente alla sera prima.
Mi lavai con cura, perché soffrivo ancora.
Uscii e mi misi l’accappatoio. Mi asciugai i capelli, lasciandoli mossi, come mia madre mi ha fatto. Mi manca tantissimo, anche mio padre. Non li ho conosciuti abbastanza.
Strisciando i passi, mi diressi in camera mia e accesi il computer, per controllare se avevo vinto il concorso per il Meet&Greet con i One Direction, la mia band preferita. Nonostante Harry fosse in prigione e ci fossero delle liti all’interno della band, io ci credo. Spero ancora di incontrarli, un giorno. Improvvisamente mi squillò il telefono.
“Pronto?” feci io.
“Pronto, Miller… Zoe?” fece una voce femminile.
“Sì, sono io.”
“Lei è stata scelta per il Meet&Greet con i One Direction.”
Non risposi. Volevo urlare tutta la mia felicità a quella segretaria che mi diede la notizia. Iniziai ad esultare in silenzio, poi decisi di risponderle.
“Scusi, eccomi. Quando devo presentarmi?”
“Al concerto a Glasgow per il quale lei ha pagato il biglietto, ossia quello che si terrà nella sua città tra due settimane.”
“Perfetto, a chi devo mostrarlo il Meet&Greet? Come lo procuro?”
“Le arriverà a casa entro dopodomani. Deve presentarlo alle casse al momento del controllo biglietti, e la faranno passare da un’entrata secondaria.”
“Grazie, grazie mille!”
“Si figuri. Arrivederci.”
“Salve.”
Riattaccai ed iniziai a saltare di gioia, non potevo crederci, non era possibile.
Presi il telefono per chiamare Steph, anche se lei era a Doncaster per un anno avrei dovuto ugualmente informarla.
“Pronto?” fece lei.
“STEPH! Non sai cosa mi è successo.”
“Dimmi!”
“Ho vinto il Meet&Greet con gli One Direction! Cazzo!”
“Cooosa?”
Silenzio.
“Sì. E’ successo!” ripresi.
“Oddiooo! Non ci credo!” urlò lei.
“Credici, amore!”
Passarono dieci minuti buoni in cui urlavamo. La porta si aprì di colpo ed entrò Lisbeth, che prese il mio telefono, riattaccando a Steph.
“Tu non vai da nessuna parte.” Mi intimò.
“Chi te lo dice?”
“Io.”
Si stava avvicinando con fare minaccioso, mi avrebbe pestata a momenti. Decisi che dovevo intervenire.
“Ti ordino di fermarti.” Le ordinai.
“Non sei neanche maggiorenne, non puoi fermarmi.”
“Se ti ripago con la tua stessa moneta, posso, eccome.”
“Non puoi farmi nulla. Non hai mai reagito.”
“Dici?” le risposi.
Mi fiondai su di lei con una violenza inaudita. Se avesse impedito a me di incontrare coloro che ho sempre visto da dietro uno schermo, l’avrebbe pagata cara.
La saccai di botte. Pugni in faccia, nel ventre e in altri posti, la mia rabbia non era mai stata così tanta.
“Se tu, tra una settimana, osi alzare le mani, sai cosa ti succede. Oltre che al carcere, ovviamente. Perché io tra una settimana esatta, avrò ben 18 anni e non potrai fermarmi, dovrai andartene.”
“Vediamo se sopravviverai in una settimana.” I suoi occhi erano malvagi.
“Non saprai più niente di me.”
Mi alzai, presi due trolley, e con la rapidità di un qualche supereroe, misi i miei stracci dentro, con alcuni effetti personali.
“Tu, da oggi, non saprai più nulla di me.” le dissi.
“Quei soldi non ti basteranno, dovrai andare a fare la puttanella, che ti riesce già bene.”
Non risposi, come segno di superiorità.
Me ne andai, sotto il suo sguardo più che soddisfatto, di essersi tolta un peso come me. Anch’io d’altronde mi sentivo molto meglio. Ero libera.
Non sapevo dove potermi recare, erano le sette di sera, e d’inverno a Glasgow è buio, a quell’ora.
Poi mi venne un’idea.
Presi un taxi e mi feci portare al numero 110, di Bath Street, al Marks Hotel.
Come entrai, lo sguardo della ragazza incontrata lo stesso pomeriggio, incrociò il mio.
Mi guardò un po’ stranita, forse non mi riconosceva. Mi avvicinai a lei e la salutai.
“Charlotte? Sono la ragazza della stazione.”
“Oh, sì, ecco perché mi eri familiare!” disse, sorridendo.
“Sono venuta qui perché ho avuto dei problemi, sapendo che c’era qualcuno che conoscevo magari non ero così sola.”
“Hai fatto bene, ti ospito nella mia camera, che ho due letti.”
“No! Ci mancherebbe, mi pago la mia stanza, non voglio che tu spenda i tuoi soldi per me.”
“Ma non ti basteranno quelli che hai.”
“Almeno qualcosa del conto fallo pagare a me.” le proposi.
“Se proprio ci tieni… Anche se non vorrei, perché tu mi hai aiutata, e nella mia famiglia si fa così.”
Che occhi dolci che aveva, erano allo stesso tempo tristi, come se qualcosa la turbasse.
“E va bene. Stiamo così, che io pago i pasti e qualcos’altro.”
“Affare fatto.” Le strinsi la mano.
Andai a registrarmi al bancone e trasferii le mie cose nella stanza di Cher. Ci sedemmo sul letto, come due amiche ad un pigiama party in attesa delle confidenze.
“Posso chiederti una piccola cosa?” le chiesi.
“Certo!” rispose con un suo gran sorriso bianco.
“Quel ragazzo nella foto… Chi era?”
“Oh, lui? Non posso dirlo…”
“Perché no?”
“Non ci crederesti.”
“Invece ti crederò.”
“E’ Niall Horan.”
Non me l’avesse mai detto. Iniziai a saltare per tutta la stanza.
“Che?! Tu stai con Niall? Sei quella Cher?!”
“Stavo, e comunque sì.”
“Con colui che sogno TUTTE le notti?”
“Mi sa che ci stai arrivando.”
“Nooo, non ci posso credere!”
Saltai così tanto che inciampai sul mio trolley, prendendo una bella botta al coccige.
“Attenta!” urlò Cher ridendo.
Mi alzai subito di fretta e urlai tutto ciò che avevo da dire.
“Iooo, ho vinto un Meet&Greet per conoscere gli One Direction tra due settimane!”
“Oh.” Era visibilmente triste.
“Cosa c’è che non va?” le chiesi preoccupata.
“Nulla. E’ che Niall mi verrà a trovare, non si è scordato di me. Ieri mi ha fatto mollare con il mio ragazzo.”
“Io so tutto di te.”
“Liam…”
“Harry e Niall.” Continuai io.
“I giornali?” chiese lei.
“Sì… Ma tu devi scegliere quello che ami di più.”
“Due su tre mi hanno tradita, e l’altro ha frainteso una situazione in cui io non ne potevo niente.”
“Oh, mi dispiace. E perché te ne sei andata da loro?”
“Perché io sono la causa della rovina della band, sono la causa dello sbattimento di Harry in prigione e la causa del loro quasi fallimento. Ora che non ci sarò più, si sistemerà tutto.”
“Io dico che al mio Meet&Greet verrai pure tu.” Le dissi prendendole la mano.
“No.” Disse, retraendo la mano.
“Devi farlo, devi chiarire, capire cosa provi per ciascuno di loro!”
La mia maglia si spostò un pochino e Cher vide i miei graffi e i miei lividi, senza esitare mi chiese a cos’erano dovuti.
“Sono dovuti alla mia vecchia balia, sono stata vittima di pestaggi da parte sua, in tutta la mia vita.”
“Perché hai una balia?”
“Io sono orfana.” Le spiegai.
“Mi spiace, non volevo chiedertelo, scusa.”
“No, ci ho fatto l’abitudine.”

Improvvisamente Cher mi abbracciò, il suo profumo alla vaniglia mi entrava fitto nelle narici, e il profumo di mela dei suoi capelli decorava il tutto. Finalmente ero con qualcuno.
 




Spazio autrice.
Hello everyone! Questa è la mia seconda FF. Per capirci qualcosa, dovrete leggere la prima, perché sono interconnesse (ehehehe.)
Anyway, spero che vi piaccia, e che la trama vi intrighi, come ha intrigato alcune di voi nella mia precedente FF. Sto facendo del mio meglio.
Come genere, cambia leggermente. Non è più incentrata su Cher, ma su Zoe, un'altra ragazza. La storia di Cher andrà sempre avanti, però :) come qualcuno mi ha richiesto ;)
Non prometto di aggiornare sempre, perché ho un botto da studiare, quindi quando avrò appena un momento libero, andrò avanti. Nel frattempo recensite :) Io in questa vado avanti quando raggiungeremo almeno le 4 recensioni :) Thanks a lot,
#Marrrty.

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Capitolo 2
*** Ti voglio bene. ***


Capitolo II

Ti voglio bene.


Si staccò da me, guardava i miei occhi turchesi con uno sguardo intenerito, non volevo farle pena.“Cambiando discorso” feci io “Cos’è successo con quell’angelo di Niall?”
“‘Angelo’ mica tanto.”
“Oh.”
“Comunque Liam una sera mi chiamò per andare a casa sua che la Lewis l’aveva scaricato ed era triste. Lui mi ha mostrato una foto che ritraeva Niall che baciava una modella, penso. Beh comunque era dieci volte più bella di me. Non sai quanto sono stata male.”
“Immagino.” Le dissi, prendendole la mano.
“E lì, Liam mi ha ‘accolto sotto la sua ala’ e ho deciso di vendicarmi di Niall mettendomi con lui, che nel frattempo mi piaceva sempre di più.”
“Bella idea!” le risposi ridendo.
“Già, ahahaha. Così ci siamo frequentati, ma ti dico, è durata tre giorni. Per colpa di Niall. Eravamo vicino a Dover a fare un picnic sotto la neve, e chi vediamo arrivare? Ovviamente Niall e Danielle, che si erano organizzati per farci mollare.”
“Che brutta cosa. Poi?” le chiesi, come una vecchia pettegola.
“Poi Niall mi ha preso velocemente e mi ha baciata, Liam era appena arrivato, perché Danielle gli aveva chiesto di parlare, e ha visto la scena del bacio, si è incazzato e se n’è andato con quella, senza darmi tempo di spiegare. Così io sono andata alla stazione di Dover e sono tornata a Londra, dove ho preso le mie cose, da King’s Cross sono partita ed eccomi qui.”
“Che storia intricata, ma come sei entrata in contatto con loro?”
“Ti dirò, io neanche li conoscevo fisicamente. Mia mamma si è fidanzata con un certo Des Styles, che solo dopo un po’ ho capito che era il padre di Harry. Erano venuti da noi a stare due settimane, ma poi mia mamma ha ricevuto la proposta di fidanzamento ufficiale e sono venuti a vivere da noi. E da lì è nato tutto il casino.”
“Se fossi stata in te io sarei svenuta sul colpo.”
“Ahahahaha, beh, sei una fan, è normale!”
Vibrò il telefono a Cher.
“Scusa, mi chiama Niall.”
“Non rispondi?” le chiesi, guardandola male.
“No.”
“Perché?”
“Perché non gli voglio parlare.”
“Da’ qui!” le urlai.
Le presi il telefono, e con la velocità di un ghepardo mi fiondai in bagno, chiudendo a chiave e rispondendo alla chiamata.
“Pronto?”
“Pronto, Cher?”
“Io non sono Cher.” gli risposi timidamente.
“Chi sei?”
“Io sono Z-Zoe.”
“Come mai hai il suo cellulare?”
“Storia lunga.”
Era un modo per dire ‘Non ho voglia di dirtelo.’.
“Capisco. E’ lì Cher?”
“No.”
“Ah, dille che ho chiamato.”
“Va bene. Sai una cosa, Niall?”
“Dimmi pure.”
“Ho vinto un Meet&Greet e tra due settimane vi conoscerò.”
“Bello, così so con chi ho parlato.”
“Come faccio a farmi riconoscere?”
“Portami una pizza, ahahah.”
“Sarà fatto.”
“Grazie!” disse, posticipando una grande risata.
“Di nulla, la pizza ti arriverà, non sottovalutarmi.”
“Ahahahaha! Mi raccomando, dì a Cher che l’ho chiamata.”
“Va bene. Ciao, Niall.”
“Ciao, Zoe, è stato un piacere conoscerti!”
“Ci vediamo tra due settimane.”
Riattaccai il telefono ed uscii dal bagno, e vidi Cher seduta sul letto che mi fissava con uno sguardo assassino.
“Che ha detto?”
“Di dirti che ha chiamato e vorrebbe sentirti.”
“Andasse a fanculo.”
“Che bella voce che ha.” Dissi, sedendomi sul letto e accendendo la tv a muro.
“No, è una voce noiosa e monotona.”
“Lo dici tu, perché ora sei ferita e amareggiata. Ma dentro, dico vorresti risentirla quella voce.”
“Forse. Non so neppure io cosa sto provando.”
“Ti capisco!”
“Che ore sono?” mi chiese, per sviare.
“Le undici. E’ passato veloce il tempo.” Le dissi.
“Già! Beh, io mi metto il pigiama e vado a dormire, tu fai quello che vuoi.”
“Farò come te.”
Ci vestimmo, ci lavammo i denti e si infilammo sotto le coperte. Cher spense la luce.
“Zoe?” mi chiamò.
“Sì?”
“Grazie.”
“E di che?”
“Di tutto, sei l’amica che non ho mai avuto.”
“Ti voglio bene.”
“Anch’io.” Concluse.
L’indomani ci svegliammo alle nove di mattina, insieme.
“Cher…?”
“Mmmmh?”
“Sei sveglia?”
“… Sì.”
“Bene, io mi vesto e scendo per la colazione.”
“Non ti andrebbe di andare da Starbucks per la colazione?” mi propose.
“Certo, allora ti aspetto.”
Mi vestii, mi truccai lievemente, ma bene. Misi del fondotinta che coprisse quelle odiose lentiggini che mi ritrovo, un buon copri occhiaie e una matita nera nel bordo basso dell’occhio. Scesi giù e mi sedetti ad aspettare Charlotte, che dopo cinque minuti arrivò.
“Andiamo?” fece lei.
“Ovvio!”
Ci avviammo, a braccetto. Lei non sapeva dove andare ed io la dovetti scortare, indicarle le strade e ci mise un po’ a memorizzarle. Arrivammo da Starbucks, c’era una folla enorme di gente.
“Dici che conviene?” le chiesi.
“Sì, qui sono veloci.”
“Allora aspettiamo.”
In dieci minuti la coda scemò e fummo servite. Cher prese una cioccolata con panna, caramello e cannella, mentre io un caffellatte con panna e vaniglia. Pagai io, giustamente. Mi sembrava scorretto fare pagare lei, dopotutto.
Uscimmo, ed iniziammo a parlare.
“Glasgow è così diversa da Londra.” Mi disse Cher.
“In che senso?”
“E’ molto diversa come stile, è meno caotica.”
“Hai ragione, è più calma, ma per me Londra è la città più bella del mondo, è meravigliosa.”
“Sì, è vero, questo.”
“Come mai hai scelto proprio Glasgow?” le chiesi incuriosita.
“A dire il vero ho preso il primo treno che mi è capitato.”
“No, sul serio?”
“Sì!” e si mise a ridere.
“E i tuoi?”
“Mi hanno chiamata in treno, sono incazzati neri, non ho neppure detto dove sono e non voglio che lo sappiano, per questo non voglio venire al Meet&Greet.”
“Lo farai.” Le risposi “Per il tuo bene.”
La guardai. Era una bella ragazza, Cher. Jeans strappati, felpa di Abercrombie, fisico da modella nonostante l’altezza. Tutto il contrario di me. Io sono alta, piatta come una tavola, avrò una seconda al massimo, fisico che non comunicava niente, capelli di un biondo cenere spento, naso dritto, mento con una piccola fossetta, occhi azzurri, esattamente l’opposto.
Lei non mi rispose, si limitò a guardarmi e basta, poi cambiò il discorso.
“Guarda quell’abito!” mi indicò con un dito.
“Quale?”
“Quello nero.”
“Che bello è?”
“Sembra che sia fatto per te.”
“No, non credo.”
“Entra e provalo.” Mi disse.
“Lo proverò, ma non permetterò che tu me lo compra.”
“Eddai!”
“No.”
“Dovrai presentarti bene agli One Direction.”
“Ma chi si metterebbe un abito da sera ad un concerto con ragazzine scalmanate, che puzzano di sudore?”
“Mmmh. Hai ragione.” Disse, guardando in alto con un espressione assorta e portandosi l’indice e il pollice al mento.
“Optiamo per qualcosa di casual. Quella felpa è fantastica.” Continuò lei.
“Già, ma voglio pagarmela io, Cher!”
“Ma hai pochi soldi.”
“Ma non voglio!”
“Figurati, zitta e seguimi!”
Mi prese per mano. La seguii, controvoglia, non volevo che lei spendesse così tanti soldi per me.
Prese la taglia, che indovinò a vista d’occhio, e me la misurai. Mi stava molto bene.
“Ecco, vedi? Con un push-up, qui solleverai e aumenterai il balconcino. La felpa è aderente, quindi sembrerà che hai le tette grosse.”
“Questi consigli mi saranno utili!” esclamai, scoppiando a ridere.
“Ti prendo un wonderbra.”
“Non ce n’è bisogno, ce l’ho già.” Le sorrisi.
“Non m’interessa, ci vuole qualcosa di nuovo e sexy.”
“Cher, li vedrò per un giorno. Non devo portarmeli a letto.”
“Io dico che uno te lo porterai.”
“Che?!”
“Li conosco, Zoe.” Mi disse, fissandomi, mentre cercava, tra le lingerie del lussuoso negozio, qualcosa.
Rimasi scioccata. Erano così ‘frivoli’? Che appena vedevano una carina se la portavano a letto?
“Non penso che si portino una a letto appena conosciuta.”
“Harry con me l’ha fatto.” Come disse quell’affermazione, s’incupì.
“Dipende.” Le risposi io “Anche se non mi dispiacerebbe, eh.” Le dissi, ridendo fragorosamente dopo.
“Ne vale la pena.” Mi rispose.
“Sul serio?”
“Cazzo, sì!”
 “…Sono bravi?” azzardai.
“Eheheheh. Certo.”
Scoppiammo a ridere entrambe, stavamo parlando di cosa fanno a letto gli One Direction. Un argomento interessante, però.
Lei insistette per pagarmi tutto, io acconsentii, anche se di malavoglia, e tornammo verso l’albergo, erano già le quattro.
“Ma ci credi che non ho fame per il pranzo?” mi disse.
“Neppure io! Che strano.”
“Sarà Starbucks, che ci riempie come maiali.”
“Ahahahah, probabilmente!
“Stasera andiamo in discoteca?” mi propose.
“Va bene, però alcune sono malfamate, ti porto in quella più ‘sana’ per dire.”
“No problem.” Mi sorrise.
La sera arrivò in fretta, avremmo cenato fuori, ci vestimmo un po’ eccentricamente, scambiandoci ovviamente consigli e ci dirigemmo vergo la discoteca.
Entrammo, io mentii, dissi di aver dimenticato i documenti e di avere diciott’anni e mi fecero passare ugualmente. C’erano molti ragazzi che si strusciavano sulle ragazze, non era uno spettacolo attraente, forse perché io non sono quel genere di persona. Mi diressi con Cher al bar, e prendemmo un tequila analcolico e ci buttammo in pista. Improvvisamente sentii un qualcosa toccarmi. Mi girai ed un bellissimo ragazzo si stava ‘strusciando’ su di me.
“Visto che per attirare l’attenzione di una bella ragazza si fa così…” mi disse sorridendo imbarazzato.
“Ahahaha, che mossa patetica.” Gli risposi.
“Vorresti ballare?” mi chiese, mostrando un sorriso incantevole.
“Certo!”
“Io sono Andrew.”
“Io mi chiamo Zoe.”
“Che bel nome.”
“Lo so!” risi, facendo la finta immodesta.
La serata passò bene, finché Andrew non mi chiese di seguirlo in un corridoio buio, dove tirò fuori un pacchettino con della polvere bianca.
“Q-Quella è…?” gli chiesi, un po’ spaventata.
“Sì. E’ buona. La vuoi?”
“No!”
Feci per andarmene, ma mi bloccò per un braccio.
“E’ buona, ti fa bene. Respirala.”
“No, mi fa male, non voglio! Cher!”
Ma lei non c’era.
“Lasciami!” gli ordinai.
Lui non rispose, mi prese violentemente e mi tolse le mutande.
“No! Non puoi!”
Mi bloccava con le sue mani possenti. Poi, riuscii a divincolarmi e a scappare. Cercai Cher, prima che quel pervertito drogato potesse trovarmi.
La trovai, che parlava con alcune ragazze, la presi per il polso e la portai fuori dal locale.
“Andiamo via! Uno mi voleva stuprare.” Le urlai.
“Agli ordini.”
Ci avviammo per la stradina buia, in cerca di un taxi e una sagoma ci sbarrò la strada.
“Zoe. Tu devi darmi una cosa.”
Era Andrew, io riconobbi la voce.
“Vattene, o chiamo la polizia!”
E scappò, non lasciando segni.


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Spazio autrice.
Ciao, questa qui sopra è Zoe :) una ragazza semplice, ma carina! Comunque, con MOLTA fatica abbiamo raggiunto le 4 recensioni. Grazie a quelli che si sono DEGNATI di farlo. Continuo a 4 recensioni :) baci,
#Marty.

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Capitolo 3
*** Tu non devi vederla. ***


Capitolo III

Tu non devi vederla.

 




Iniziammo a fuggire verso l’hotel, quella zona non ci piaceva per nulla.
Correndo, in dieci minuti raggiungemmo il Marks. Nel frattempo era iniziato a piovere, quindi eravamo pure bagnate dalla testa ai piedi.
“Tutto bene?” le chiesi io in ascensore notando che aveva il fiatone.
“Sì… Ho solo… Un po’ d’asma, in casa… Ho l’inalatore…”
Respirava affannosamente. Giunte in camera, Cher si fece due inalazioni di broncodilatatore e si sentì subito meglio.
“Va bene, ora?” le chiesi.
“Certamente.”
“Andiamo a letto, sono le tre ed ho sonno!”
“D’accordo.”
Ci cambiammo e andammo a letto.
Il mattino dopo fummo svegliate da dei colpi insistenti sulla porta.
“Signorine?!” si udiva da fuori.
Mi svegliai di colpo andai vicino al letto di Cher.
“Cher! Svegliati! Devono entrare le cameriere per pulire!”
“Mamma, vattene.”
“Che?”
Si girò improvvisamente e aprì gli occhi.
“Oh Zoe sei tu.”
“Alzati, le cameriere devono pulire la stanza, sono le undici!”
“Cosa? Così tanto? Ci credo che bussano!”
“Io vado a dire alla cameriera che, tempo dieci minuti, e siamo fuori.”
“Io invece vado a vestirmi e a lavarmi.”
Parlai con la cameriera imbestialita, e scoprii che erano trenta minuti buoni che bussava.
Dopo l’ennesima figura di merda, mi recai in bagno, dove Cher stava provando a spazzolarsi i capelli. Al posto della chioma aveva un cespuglio.
“Parrucchiere oggi?” scherzosamente, le proposi.
“Quasi quasi…”
“Io scherzavo, ma se vuoi…”
“Ma sì dai, portami te!”
“Qui i parrucchieri costano un botto.”
“E vabbè, io i soldi ce li ho.”
“Solo per te, sia chiaro.”
“Sia chiaro che tu sei mia ospite.”
“Sia chiaro che non voglio più soldi da te!” le risposi, forse un po’ bruscamente.
“Ma io voglio.”
“No, io no, non mi sembra giusto, prima o poi i tuoi soldi finiranno.” Dissi, accarezzandole la guancia.
“Voglio trovarmi un lavoro!” urlò.
“Qui? A Glasgow?”
“Sì.”
“Lo sai che tra un po’ passa X Factor di qui?” le dissi.
“Già, quest’anno lo fanno in inverno… Beh… Ma io in teoria ce l’avrei un contratto discografico, con Cowell.”
“Ah, sì, mi ricordo la tua demo! Che brava che sei. Io dico che potresti vincere.”
“No, impossibile. Non ho mai preso lezioni di canto!”
“Ma sei brava, te lo dico io.”
“Ok. Oggi andiamo alle segreterie e compiliamo il form per l’iscrizione.”
“Ma certo!”
Si sentì bussare la porta, decidemmo di correre fuori prima che la cameriera si alterasse ancora di più.
Aprimmo la porta e, sotto gli sguardi inquieti della signora, ci avviammo per le scale.
Raggiungemmo la hall.
“Che figo quel cameriere!” mi indicò Cher.
“Già.”
“Ti sta guardando.”
“Ah, quindi? Sicuramente perché sono così strana da attirare l’attenzione.”
“No, sei bella.”
“Ma vai.” Le dissi sgarbatamente.
“Occhio, si avvicina! Io ‘vado in bagno’!” lo disse gesticolando con le mani e imitando le virgolette sulla sua ultima frase.
Il cameriere si avvicinò a me.
“Ciao.” Mi fece.
“Salve.”
“Ho notato che sei qui da un po’ di tempo.”
“Sì, da poco.”
“Sei con la brunetta?”
“Sì, è mia amica.”
“Senti, ti andrebbe di prendere qualcosa appena finisco il turno?”
“Dipende, quando lo finisci?”
“Tra mezz’ora.”
“Mmmmh.” Presi tempo guardando l’orologio. Nel frattempo arrivò Cher.
“Eccomi. Piacere, sono Cher.” s’intromise senz’alcun scrupolo.
“Matthew.”
“Ah scusa, io sono Zoe.” Gli dissi, un po’ imbarazzata per non essermi presentata prima.
“Mi ha detto Matthew di prendere qualcosa con lui, ti va se ti porto dal parrucchiere poi quando hai finito mi chiami e ti vengo a prendere?”
“Perfetto!” mi sorrise lei. “Ciao Matthew.”
“Arrivederci.” Fece lui.
Uscimmo dall’hotel.
“Oh, ma che bello è?” mi disse Cher.
“E’ più bello Niall. O Zayn. O Harry. O Liam. O Louis.”
“Lo so, lo so, loro sono molto più belli.” Acconsentì lei.
“Però… Ha degli occhi da paura.”
“Somigliano molto a quelli di Zayn.”
“E’ bello Zayn dal vivo?” le chiesi, mentre le feci cenno di seguirmi per le strade del centro.
“E’ una cosa unica, è veramente un bellissimo ragazzo. Lo stesso vale per gli altri quattro, però!”
“C’è l’imbarazzo della scelta!” urlai.
“Hai ragione.”
Arrivammo dal parrucchiere, era il più valido che conoscevo.
“Bene, amore, io ti lascio qui. Appena finisci chiamami che corro!”
“Va bene, piccola!”
Mi baciò sulla guancia. Arrossii leggermente, era bellissimo avere un’amica che ci tenesse davvero.
La salutai e corsi verso l’hotel, tra dieci minuti Matthew avrebbe concluso il turno.
Arrivai giust’in tempo e aveva appena finito. Avevo leggermente paura, non lo conoscevo, però mi dava l’aria di una persona seria.
“Ehi!” mi salutò.
“Andiamo?” gli chiesi.
“Certo, dove vuoi andare?”
“Starbucks.” Scelsi un posto affollato.
“Perfetto.”
Ormai avevo l’abitudine ad andare da Starbucks, un commesso aveva persino imparato il mio nome!
Arrivammo, c’era la solita coda. Improvvisamente si sentì urlare, c’era un edicolante che vendeva gli ultimi giornali dedicati interamente agli One Direction, ed una folla di ragazzine si fiondò per averne una copia, perché erano limitate. Sulla locandina, lessi ‘Niall Horan giudice ad X Factor 2013’.
“Cosa?!” urlai, sgranando gli occhi e spalancando la bocca.
“Tutto bene?” chiese Matthew.
“No! Non va tutto bene! Niall Horan farà il giudice ad X Factor!”
“E quindi?” si mise a ridere, non capiva la situazione.
“Io e Cher parteciperemo e Niall è il suo ex fidanzato! E’ tutta studiata questa cosa! Lui la vuole e sa che la ritroverà così! Per questo lo sta facendo!”
“E perché ti preoccupi così tanto?”
“Perché Niall non è… Lascia perdere.”
“A me sembra uno sfigato.”
“Cosa? No! Prova a chiamarlo ‘sfigato’ con tutti i soldi e le ragazze che ha!”
“Perché, visto che ha tutte queste ragazze, vuole Cher?”
“Perché lui la ama, sul serio.”
“Queste star si atteggiano troppo, e se fosse una montatura per fare successo?”
“Se fosse una montatura si sarebbe messo con qualcuno di famoso.”
“Hai ragione, ritiro tutto.” E serrò la bocca in un sorrisetto malizioso. Nel frattempo toccò a noi ad essere serviti. Io presi un caffè freddo aromatizzato alla nocciola, e lui un chai.
Ci sedemmo.
“Dici che dovrei dirlo a Cher di questa cosa?”
“Secondo me no. Lei proverà qualcosa per lui, lascia che tutto faccia il suo corso.” E mi sorrise.
“Hai ragione…”
Passammo mezz’ora a chiacchierare e a conoscerci meglio. Improvvisamente mi chiamò Cher, segnale che aveva finito.
“Io ora dovrei andare… Grazie del pomeriggio, Matt, ci si becca in albergo!” Gli sorrisi e poi lo baciai su entrambe le guance, come si fa con qualcuno che non si conosce benissimo.
“Grazie a te, Zoe. Ciao!”
Mi salutò con la mano, io ricambiai. Improvvisamente sbattei contro una figura alta quanto me. Cademmo a terra, un cappellino finì accanto alla mia borsa.
Aprii gli occhi e vidi una massa di capelli biondissimi e degli occhiali da sole, nonostante il tempo minacciasse pioggia.
“Ah, che mal di testa.” Ne uscì una voce maschile abbastanza profonda. Il ragazzo si massaggiò la testa.
“Chiedo scusa, non guardavo dove andavo!” mi affrettai a dire.
“Stai tranquilla.” Mi sorrise, intravidi un apparecchio per i denti bianco. Capii subito chi era.
“Niall?”
“Shhhh! Sono in incognito! Ci mancano solo le fan! Seguimi!” mi trascinò in una stradina dove circolava meno gente.
“Che ci fai qui?” gli urlai, come se fossi una sua vecchia amica.
“Affari miei, neanche ti conosco.”
“Tu sì che mi conosci.”
“No!”
“Sì invece. Hai parlato con me al telefono.”
“Zoe?”
“Sì, sono io.”
“Sei l’amica di Cher?!”
“Sì, ma non voglio che tu ti faccia vedere da lei.”
“Perché?!”
“Perché no, lei sta bene ora.”
“Oh, ma sentiamo, e chi saresti tu per dire ciò?”
“La sua migliore amica.”
“Oh, chiedo scusa allora!” disse, ironizzando vistosamente.
“Io devo andare a prendere Cher, non azzardarti a farti vedere.” Stavo puntando il dito contro il suo bel nasetto a punta.
“Calmati. Sarà lei a trovare me.”
“No! Non vi vedrete. Punto.”
“Ma perché?” si stava spazientendo.
“Perché N-O.” gli urlai scandendo bene le consonanti.
“Ora devo andarmene, se ti becco nei dintorni giuro che mi incazzo, Niall, ok?” non ci potevo credere, stavo minacciando e litigando con chi amavo.
“Calmati, bionda.”
“Calmati un CAZZO.”
Feci per andarmene, lui rimase lì a fissarmi, meravigliato dal mio comportamento. Pensava che gli sarei saltata addosso come una di quelle dodicenni in calore? Si sbagliava. E anche tanto.
Raggiunsi Cher con mezz’ora di ritardo, mi fece il mazzo, ma io non l’ascoltai. Presi un attimo il portafoglio, e mi accorsi che il cappello di Niall era nella mia borsa. Come diavolo avevo fatto a prenderlo?!
“Quel cappello…” mi fece Cher.
“Cosa?”
“E’ uguale a quello che aveva Niall…” disse, incupendosi dopo.
“Immagino…” cercavo di mascherare tutto, non volevo che lo sapesse.
“Me lo dai un attimo?”
“Prendi.”
Non l’avessi mai fatto.
Lei lo annusò e la sua faccia mutò da tranquilla, ad ‘occhi e faccia sgranati’.
“Questo. Questo è il gel di Niall. Questo è il suo profumo.” Si bloccò in mezzo alla strada.
“Sarà un caso.” Non ero brava a mentire, in fatti iniziai a balbettare e ad arrossire.
“No. Sono certa che non è un caso. Dove l’hai preso?”
“L’ho t-trovato.”
Mi scrutava torva.
“No, ora mi dici chi cazzo te l’ha dato.”
Eravamo ferme, con la gente che ci passava accanto.
“L’ho preso ti ho detto.”
“Dove?”
“In un posto.”
“Quale posto?”
Provai a fare la schiva e l’indifferente.
“Un posto. Adesso basta.”
Provai a incamminarmi ma mi bloccò, si mise nella mia traiettoria.

“Zoe, dimmelo. Dimmelo che Niall è Glasgow.”
 




Spazio autrice.
Ehilà. Io ho continuato anche se mancava una recensione, solo per quelle povere che aspettano il capitolo che magari gradiscono. Grazie anche alle lettrici silenzione, che, anche se non lasciano una recensione, leggono bene o male la mia insulsa storia. Per motivi organizzativi continuo a 3 recensioni. Grazie.
≈Marty.

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Capitolo 4
*** Ed ecco che succede di nuovo. ***


Capitolo IV

Ed ecco che succede di nuovo.
 

“Perché mai dovrebbe essere qui, scusa?” le chiesi in tono interrogativo e leggermente scocciato.
“Perché lui sarà giudice ad XFactor, ho letto la locandina, Zoe. Non mi mentire.”
“… Lui è qui.” Le confessai, amareggiata per aver ceduto.
“Lo sapevo! E perché hai il suo cappello?!”
“Perché l’ho visto.”
“Cosa?!” sbraitò.
“Non urlare, è che uscendo da Starbucks mi sono scontrata con lui e per sbaglio mi sono messa il suo cappello in borsa.”
Lei stette zitta e fissò per terra, con sguardo abbastanza assente.
“Cher?” la chiamai, ma non mi rispose, iniziò a camminare, decisa, verso non si sa dove.
“Fermati, Cher!”
Non si fermò, continuando la sua camminata imperterrita verso qualche posto sconosciuto.
 

Cher's pov.

Sentii Zoe chiamarmi, ma non le risposi. A dire il vero non sapevo dove stavo andando. Provai in tutti i negozi. Mi avviai per Canniesburn Drive, da Abercrombie, con il GPS del mio telefono avrei saputo orientarmi. L’unico negozio bello era quello. Con i miei soldi avrei potuto prendere qualcosa, fare shopping mi metteva di buon umore. Arrivai, dopo dieci minuti di cammino, e notai una folla di ragazzine scalmanate all’ingresso del negozio. Pensai subito che ci fosse qualcuno di famoso dentro, e invece mi parve di capire che tutta quella ressa era per i modelli di Abercrombie, che facevano foto con i clienti. Patetico. Mi feci strada in quell’enorme alone di sudore generato da quelle ragazzette di 14 anni in crisi ormonale ed entrai. Il mio amato negozio. Intravidi subito una chioma bionda, che mi fece pensare a Niall, a tutto ciò che passammo insieme, ed una piccola lacrima mi cadde lungo il viso. L’incidente, le notti in ospedale, il nostro amore. Ora era tutto finito. Era tutto così bello quando non sapevo chi fosse, quando lui era solo un ragazzo, anzi, il mio migliore amico che frequentava il mio insulso liceo che io non frequento da 2 mesi nonostante ora stia bene. Scossi la testa, dovevo dimenticarlo, no? E mi diressi nel reparto ragazze, al piano di sopra. Quella chioma bionda mi rimase impressa fortemente, perché era così assomigliante a quella di Niall, visibilmente tinta, con ricrescita leggera alle radici… Spinta da un impulso mi affacciai e vidi cosa non volevo vedere, ossia due occhi color ghiaccio che mi osservavano sorpresi, turbati, ma anche felici. Era Niall. Sentii il cuore fare un tuffo.
Non potei girarmi per far finta di non vederlo perché mi aveva vista ormai e perché mi corse incontro, abbracciandomi.
“Sono solo tre giorni che non ci vediamo, Niall.” Gli dissi.
“Per me sono sembrati anni.”
“Questa tua finta dolcezza non ti farà riprendere il posto di prima così facilmente.”
“Lo so.” Si staccò e mi fissò.
“Non mi guardare, Niall. So che hai architettato tutto.”
“L’ho fatto perché io ti voglio, ho fatto una cazzata, non sono una persona perfetta. Lo so.”
“Potevi pensarci, invece l’ho saputo da Liam, addirittura.”
“Mi dispiace.”
Iniziò a prendermi per mano, a fare il dolce, sapevo che ci sarei cascata, a furia di tutte quelle moine.
“Niall, lasciami, veramente.”
Feci per girarmi verso l’uscita, non c’era già più nessuno all’ingresso, fuori iniziava a tuonare. Come misi piede per fare aprire le porte scorrevoli fui bloccata da uno strattone.
“Ehi!” urlai.
Mi girai e vidi quei dannati occhi che mi scrutavano.
“Tu vieni con me. Tua madre e Des sono in pensiero, Harry e i ragazzi pure. Ho accettato l’incarico di giudice a XFactor per sperare di trovarti, e ce l’ho fatta. Non voglio che tu diventi un ricordo di ieri, per favore.”
Esitai un momento. Cosa dovevo fare? Lasciare Zoe, Glasgow e tornare a Londra, da chi mi aveva fatto stare male più e più volte? Dove vivevo malissimo ogni giorno? Beh, la vita non è sempre facile.
“Niall non lo so. Mi hai fatto troppo male, ti ho dato tutto, proprio tutto. E cos’hai fatto? Hai mandato ogni cosa a puttane, il nostro amore, ma anche la nostra amicizia.”
Nel frattempo eravamo usciti da Abercrombie, fuori diluviava.
“Cher” mi prese il viso Niall “Ti amo, sei veramente la cosa migliore che potessi avere. Per favore, un’ultima possibilità.”
Guardai per terra, siccome pioveva le mie lacrime non si potevano vedere più di tanto.
“Ti prego.” Insistette.
Mi perforava con quei dannati occhi, non riuscivo più ad elaborare una risposta, quei maledetti ghiacciai mi fottevano. Sempre.
“I-Io… Non lo so, ti ho detto…”
Mi riprese il viso con due dita, se lo portò al suo e ci unimmo in un bacio, non ricco di passione, ma dolce, di due persone che si sono cercate ma, come due calamite positive, si respingevano. Ecco, noi eravamo quelle due calamite positive che erano riuscite ad unirsi. Quel maledetto bacio mi costò molto, dovevo dimenticarlo, e ora ci ero ricaduta. Complimenti, Cher, complimenti vivissimi.

Spazio autrice.
Ciao, sono tornata! Scusate per l'attesa, ma non ero più motivata. Scusate anche se questo capitolo è cortissimo, ma non ho idee. Baci.
- Marty.

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