Sfogarsi aiuta ed è vero

di MegamindArianna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prove e paure ***
Capitolo 2: *** Preparativi ***
Capitolo 3: *** Ricordi ***
Capitolo 4: *** BASTA! ***



Capitolo 1
*** Prove e paure ***



Mi ero inginocchiato. Avevo messo sotto il suo naso una piccola custodia. Al suo interno c’era un anello in purissimo argento con uno zaffiro incastonato attraversato da piccoli riflessi neri: avevo creato io stesso quel gioiello, impiegando tempo e amore.
 
Dicevo le peggio frasi e dichiarazioni. Le avevo provate di tutti i colori, ma niente… non andava bene.
 
“Ehi? Mi vuoi sposare?” e feci l’occhiolino cercando di sembrare un Don Giovanni.
 
“No…” disse incrociando le braccia.
 
“Aspetta… aspetta…” e mi appoggiai gli indici sulle tempie. Respirai “E questa: Cara Roxanne… ci conosciamo da molto tempo. Io ti ho rapita, tu mi hai preso sempre in giro, ma oggi siamo una coppia. Da molto io ero innamorato di te, ma tu non te ne rendevi conto. Ora, però, che anche tu mi ami, sono pronto per fare un graaaaaaaaaande passo avanti. Quindi vorrei chiederti... mi…”
 
“No…” ripeté interrompendomi sul più bello e alzando gli occhi al cielo.
 
“Ma come no! Perché no!? Ma andiamo!” e mi alzai battendo i piedi come un bambino. “Dammi una ragione! Cosa sto sbagliando?” e lanciai la scatolina sul divano.
 
“Beh… Signore…” e mi appoggiò una mano sulla spalla. Il mio buon vecchio Minion era presente in qualsiasi momento. Quello era un momento alquanto critico.
 
Dovevo chiedere a Roxanne di sposarmi. L’amavo troppo per limitarmi solo a vivere insieme e avere qualche semplice rapporto. Volevo essere unita con lei sia fisicamente che spiritualmente. La sentivo mia, la sentivo come la metà che allo specchio non riuscivo a vedere accanto a me. Eravamo un’unica realtà.
 
“Dovrebbe provare ad essere più diretto ma non troppo… insomma… una via di mezzo.” E alzò le spalle robotiche facendole cigolare.
 
“Ti sembra facile! Sono io quello inginocchiato che rischia di essere rifiutato! Come posso trovare una via di mezzo?”  e mi appoggiai al muro con la fronte. “Non è facile, Minion. Sono tre notti che io e Roxanne non facciamo l’amore. E questo perché? Perché non riesco a concentrarmi su ciò che faccio al momento! Sto pensando e ripensando a ciò che devo dire che neanche mi preoccupo più del resto.”
 
“Andiamo… non sia cattivo con se stesso. Infondo è normale.”
 
“Si… ma ho paura che Roxanne se ne accorga.” Lanciai uno sguardo alla scatola sul divano. Era di un bordeaux acceso. “E se oggi mi chiedesse ‘cosa ti succede? Perché fai così?’ cosa le dovrei rispondere?”
 
“Potrebbe dire che si sente poco bene.” E rialzò di nuovo le spalle.
 
“Smettila di muovere quel corpo mezzo arrugginito!” e richiamai con un fischio i Bot.cervelli. “Date un’oliata al povero Minion. Fate questo piacere a papino.” E sorrisi quel che potevo.
 
“Grazie, Signore.” Disse Minion grato riuscendo a camminare e muoversi tranquillamente senza sembrare una porta difettosa. “E riparlando della richiesta…”
 
“E pensare che devo fargliela stasera!” e mi lasciai scivolare con la schiena al muro. Mi sfregai gli occhi con le mani. “Se in questo momento avessi i capelli me li strapperei tutti!” e mi battei i pugni sul cranio. “Aiutami, Minion!” e unii le mani in segno di preghiera.
 
“Ok, ok! Ma lo sa che l’unica cosa che posso fare è suggerirle cosa dire! Mica posso mettermi lì con voi!” e sobbalzò.
 
Ad un tratto, con una brillante idea che mi era venuta in quel momento, alzai lo sguardo. “Euraka!” Gridai alzandomi di scatto in piedi.
 
“Si dice Eureka, Signore…” e roteò gli occhi.
 
Sapevo di non aver mai avuto una perfetta pronuncia di alcune parole, ma almeno mi ci avvicinavo.
 
“Fa lo stesso!” e raccolsi la custodia. “Ricordi dove abbiamo messo quei mini auricolari che avevamo usato per rapire Roxanne il 12 maggio del 2009?”
 
“Ehm… no… non ho la sua stessa memoria. Sono solo un pesce!” e allargò le braccia.
 
“Va bene! Li cerco io. Intanto, tu, preparati un paio di frasi da poter usare come richiesta di matrimonio.” E senza aspettare alcuna sua protesta scappai via nel corridoio per cercare nel cassetto della vecchia camera da letto quei benedetti mini walkie-talkie.
 
La porta d’ingresso si aprì “Minion devi cercare quella roba! Non è il momento di andare a fare una passeggiata!” dissi guardando anche tra le vecchie tute di pelle. Finalmente, infilando la mano nella tasca di un paio di pantaloni, riuscii a trovarli.

“Signore…” titubò Minion. Stava accadendo qualcosa di brutto?
 
Corsi di nuovo nel soggiorno con le braccia alzate. “Si! Li ho trov…!” ma mi bloccai.
 
La porta semiaperta lasciava entrare una leggera brezza estiva, tenuta ferma da una mano delicata. Il suo corpo snello stava immobile. “Cos’è tutta questa foga?” chiese ridendo.
 
Roxanne.
 
“T-tesoro! Amore mio!” dissi nascondendo dietro la schiena la scatola e gli auricolari.
 
“Salve!” rispose lanciando delle occhiate ai miei fianchi. “Cosa nascondi lì dietro?”
 
“Niente di che! Tranquilla!” e, indietreggiando, mi infilai di nuovo nel corridoio.
 
-No! Perché è rientrata prima! Che disastro! Ora non possiamo organizzarci!- pensai. Non sapevo cosa fare e mi stava salendo il panico.
 
Eppure pensare che le avrei fatto quella richiesta mi faceva venire i brividi di gioia. Vederla dall’alto di una scalinata avanzare vestita di bianco, in perfetto contrasto con il mio smoking nero. Poi i nostri occhi incontrarsi e il suo sorriso. Le sue labbra senza rossetto, come avrei sicuramente voluto, perché nessun’altro trucco le avrebbe rese più perfette di come già erano. I suoi occhi velati da una leggerissima matita scura che avrebbe messo in risalto le sue strabilianti ed eccitanti iridi azzurre. Le lentiggini leggere e non coperte che tanto adoravo.
Infine lo scambio delle fedi e…
 
Spalancai gli occhi –E se… veramente risponde… no?-


CONTINUA

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Capitolo 2
*** Preparativi ***



“Megamind! Dove ti nascondi?” sentii la sua voce possedermi ed attirarmi. Mi infilai tutto nelle tasche dei pantaloni. Mi asciugai una goccia di sudore e riuscii fuori dal mio nascondiglio.
 
“Eccomi!” e allargai le braccia. Si schiantò contro il mio petto.
 
“Mi sei mancato oggi.” E mi diede un bacio veloce sul collo.
 
“Anche tu, Roxy.” E cinsi le sue spalle morbide. Chiusi gli occhi e respirai tra i suoi capelli l’odore di lavanda. Mi sentivo diverso attaccato a lei. Sentivo crescere qualcosa, in entrambi i sensi. Sentivo come se qualcuno mi palpava i lati del ventre. Mi sembrava di aver quasi raggiunto il livello massimo dell’eccitazione, finché non scoprii che la causa era Roxanne.
 
Stava cercando di infilarmi le mani nelle tasche dei pantaloni per prendere ciò che c’era al suo interno.
 
“Roxanne!” la richiamai scrollandola. “Sempre a ficcanasare dove non devi, eh?” e mi allontanai. Non volevo scoprisse l’anello.
 
“Uffa! Lo sai che non posso fare a meno di scoprire i segreti!” e sbatté le ciglia per ipnotizzarmi. “Ti prego?”
 
“N-no.” Dissi tremolando. “E’ un segreto che non posso assolutissimamente svelare.”
 
“Perché?” chiese arricciando il labbro inferiore.
 
“Non guardarmi così… non vale, Roxanne! Ti ho insegnato io a fare gli occhi da cucciolo… ma non per usarli su di me…” ma non mi ascoltò. Serrai gli occhi per non guardarla.
 
“Dai, Megguccio mio bello!” disse abbracciandomi di nuovo.
 
Non riuscii a resistere. L’unica cosa che riuscii a fare fu dire una bugia. “Ok… ecco… quello che non volevo dirti è che…” e guardai a destra e a sinistra. Puntai Minion. “…è che Minion, oggi, ha macchiato uno dei tuoi vestiti preferiti! E se ricordo bene… quello rosso!” dissi a velocità supersonica. “Quelli che ho in tasca sono dei piccoli apparecchi per smacchiarli…”
 
“Cosa?!” disse Roxanne infuriata.
 
“Signore!” urlò Minion mentre Roxanne gli faceva la ramanzina.
 
Falle perdere tempo...” gli sussurrai.
 
Sospirò e si appoggiò al tavolo mentre annuiva ad ogni richiamo di Roxy.
 
Mi infilai velocemente in cucina e nascosi l’anello e i piccoli apparecchi in una busta di plastica.
 
Un Bot-cervello neonato che stava giochicchiando nel lavandino attirò la mia attenzione. Era il piccolo Spike. Era tutto nero, aveva un solo braccio meccanico e il cranio di vetro minuscolo.
 
“Spike! Vieni da papi!” dissi chiamandolo.
 
Mi assalì mordendo con la bocca senza denti il mio polso.
 
“Ok, piccoletto! Anche io ti voglio bene, ma tu ora devi farmi un favore. Porta questo nell’auto. Nascondilo nel cassetto sotto al volante. Capito?” gli dissi accarezzandogli la testa e affidandogli quell’anello.
 
Annuì felicemente e uscì dalla finestra. Lo seguii con lo sguardo entrare nell’auto e ritornare in casa mentre fluttuava cantilenando quel verso robotico e giocoso.
 
“Che cosa ha portato Spike nell’auto?” mi domandò Roxanne.
 
Mi voltai di scatto “Ehm… nulla… una cosa per… questa sera che non potevo assolutamente dimenticare…” e la abbracciai per non fargli vedere la mia incertezza.
 
Mi stava salendo una paura terribile. E se rifiutava la mia richiesta? Non mi sarei più permesso di guardarla senza averle prima chiesto il permesso. Tutto sarebbe cambiato. Il passato si sarebbe cancellato. Avremmo ricominciato come se Metro Man non fosse morto. Magari lei si innamorava anche di Hal o di qualunque altro tipo che le sarebbe passato avanti pur di evitarmi. Forse stavo esagerando a pensare tutto ciò, ma con la mia mente era impossibile non pensare in grande; troppo in grande.
 
“Non vedo l’ora che arrivi questa sera, amore.” Dichiarò Roxanne dando dei piccoli baci al mio petto.
 
Deglutii “A-anche io…”
 
“Cosa ti succede?” domandò Roxanne spostandosi. “Ti senti poco bene?” Aveva una faccia preoccupata. Intrecciò la mia mano alla sua.
 
“No! No no! Sto benissimo!” dissi grattandomi con la mano libera la nuca.
 
“Sicuro? Se vuoi questa sera non andiamo alla cena…” disse abbassando lo sguardo. Per lei era importante quella serata. Una cena a lume di candela offerta dal Sindaco e dal ristorante Leroux per tutte le coppie di Metro City. Noi, naturalmente, eravamo il clou di tutta la serata. Eravamo le star: l’eroe e la giornalista.
 
Era l’occasione perfetta per una richiesta del genere; eppure temevo il peggio, temevo l’impossibile.
 
Lanciai un’occhiata all’orologio. Deglutii di nuovo. Erano le sette e l’appuntamento nel ristorante era verso le sette e trenta. “Vai a prepararti. Su.” E le diedi un buffetto sul sedere “Altrimenti arriviamo tardi. O preferisci fare qualcos’altro?” e alzai un sopracciglio. Dovevo trovare un modo per pensare di meno a quel che poteva succedere.
 
“Ehi! Vedo che un po’ ti sei ripreso, pervertitello!” e mi girò un dito avanti al naso.
 
“Che ci posso fare! Sono fatto così…” e alzai le spalle.
 
“Non sei mai stato un vero pervertito…” affermò Roxanne sicura.
 
“Beh… i miei pensieri quando eri legata… non erano sempre a puro scopo di intrappolare Metro Man. Quando potevo, lo facevo solo per vederti e magari…”
 
“Magari cosa?” chiese intrecciando le braccia.
 
“Magari… riuscire a possederti… in tutti i sensi.” E le porsi il braccio “Miss Ritchi? Posso avere l’onore di accompagnarla in camera da letto?”
 
“No… finché non mi spieghi quali sono i sensi di cui parli?”
 
Sbuffai. “Allora… da dove comincio…” e la tirai su a sposa. “Uno è questo:riuscire a tenerti stretta a me o abbracciarti senza ricevere uno schiaffo di risposta. Poi…” le diedi un bacio veloce “Quello di darti un bacio, o anche due, senza essere spinto via e rifiutato…”
 
“Ci sono altri punti? O li abbiamo finiti? Stiamo veramente facendo tardi, sai?” e allungò il collo verso l’orologio.
 
“Perché… che c’è di male se ora… andiamo a fare un ‘riposino’?” chiesi. Forse evitare la cena sarebbe stato meglio. Mi sarei scusato con il Sindaco personalmente.
 
“No, Megamind. Non costringermi a farti il solletico per farmi scendere.” Disse dandomi dei pizzicotti sul collo.
 
Sospirai. Ormai mi dovevo arrendere. Aveva rifiutato anche quella di proposta. Una serata di coccole nel letto di casa in compagnia del sottoscritto al posto di una cena in cui avrei rischiato la rottura del nostro legame.
 
“Va bene, Roxy. Andiamo a vestirci.” In tutti i modi dovevo distrarla, ma niente. Non poteva funzionare. “Ma ne sei proprio sicura? Infondo ti piace stare in mia compagnia...noi due soli… nel letto… per fare un po’ di…”
 
“Megamind… tesoro… E’ una proposta invitante la tua ma…” si bloccò per un bacio delicato, dolce e appassionato.
 
Come potevo non chiederle di sposarmi se solo con un semplice bacio mi faceva vedere le stelle; solo guardarla avanzare verso di me e sorridermi mi mandava in estasi; solo per il fatto di avere quel suo potere, cioè di riuscire a vedere in me e scoprire il vero Megamind, mi ha fatto innamorare perdutamente di lei.
 
“Ora vai a preparare cosa mettere, poi vengo a vedere. Conosco i tuoi gusti ma questa sera dovrai un po’… addolcirli.” E fece l’occhiolino infilandosi nel corridoio.

CONTINUA
 

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Capitolo 3
*** Ricordi ***



“Che faccio? Che faccio? Che faccio? Che faccio?” mi domandai automaticamente come una macchinetta in tilt.
 
“Signore, stia tranquillo! Abbiamo gli auricolari, no? Lei non dovrà fare altro che tirare fuori l’anello, inginocchiarsi e ripetere quel che io le dirò! Niente di più facile!” disse rovistando tra i miei abiti.
 
“Ma ancora non hai capito! Sono io quello che fa la proposta anche se le parole sono le tue! Se lei risponde con un sonoro NO, io mi lancio dalla Metro Tower!” dissi esasperato e inginocchiandomi a terra.
 
“Allora, Signore, se proprio deve crearsi questi complessi, non le chieda di sposarla. Se non è sicuro, meglio aspettare.” E alzò le spalle.
 
Mi sfregai gli occhi. “Ma io sono sicuro! Io voglio sposarla.  Non sono sicuro di cosa risponderà. Quello mi crea i complessi.”
 
La porta si spalancò. Roxanne indossava un tubino nero e un paio di guanti. Le scarpe non erano molto alte, altrimenti mi avrebbe superato di brutto. Aveva un trucco leggero, come so che le sta benissimo. Una matita nera, nessuna traccia di rossetto e del leggerissimo fard.  
 
Spalancai la bocca. Bella, intelligente, un po’ diabolica, dolce, misteriosa, simpatica e sexy. Questa è Roxanne. La mia Roxanne.
 
“Sei bellissima…” dissi sbattendo gli occhi.
 
“Grazie!” rispose piroettando leggiadra. “E tu…” disse osservando il mio abbigliamento casalingo. “Ancora non ti sei vestito! Sono le sette e tre quarti e rischiamo di perdere l’aperitivo!”
 
“Lo so, Roxanne.” Risposi un po’ triste e riprendendomi dallo shock di quella vista spettacolare.
 
“Ok, Megamind. Ora dimmi cos’hai. E’ da questo pomeriggio che ti comporti in modo strano. Hai degli sbalzi d’umore improvvisi e continui. Prima mi nascondi le cose, poi sembra che tu non voglia andare, poi ritorni come prima, poi vuoi fare l’amore e infine ti demoralizzi.” Disse tutto d’un fiato e lanciando la pochette sul lettone.
 
Sbattei gli occhi. Non mi aveva mai parlato a quel modo. “Roxanne, calma. Non ho nulla; sono solo un po’ stressato.”
 
“Un po’ stressato?” ripeté “Solo un po’? Sembri me durante il ciclo mestruale!”
 
Rabbrividii. “Ok, non so cosa sia ciò di cui hai appena parlato ma non voglio saperlo. Ora mi do’ una lavata al viso e intanto, per favore, aiuta Minion a scegliere i vestiti. Grazie, amore.” E mi infilai in bagno.
 
-Cosa mi succede? Perché faccio così? Io la amo e non le dico niente. Ma dopotutto non posso dirle le mie intenzioni. Non posso dirle che voglio sposarla come se le chiedessi se vuole lo zucchero nel caffè o no. Ho bisogno di sentirmi a mio agio, di stare tranquillo. Aiutami, mamma!- pensai immaginando di parlare con mia madre.
 
Di solito le persone si confidano nei propri cari. Eppure il mio ‘caro’ Minion mi stava consigliando di usare degli apparecchi per riuscire a farmi parlare! Mia madre non mi avrebbe sicuramente dato risposta, e nemmeno mio padre. Eppure speravo in un segno divino. Un qualcosa che mi avrebbe ispirato.
 
Misi il tappo nel lavandino e aprii completamente il rubinetto con l’acqua fredda. Quando fu colmo, presi un bel respiro e ci immersi il viso. Un’ondata gelida pervase il mio corpo, fredda come un cubetto di ghiaccio lungo la schiena. Era piacevole. Sentivo i brividi salire e scendere. Mi ricordavano le notti abbracciati io e Roxanne che pur di stare freschi anche quando facevamo l’amore mettevamo il ventilatore al massimo. Uscii fuori e mi ritrovai di nuovo nel caldo torrido del bagno chiuso e umido. Mi asciugai velocemente il viso con un asciugamano preso a caso nell’armadietto e lo lanciai nella vasca da bagno.
 
Aprii la porta. Roxanne camminava avanti e indietro impaziente e Minion stirava per bene i miei pantaloni.
 
“Finalmente!” disse allungandomi una mano. “Va meglio?” chiese dolcemente.
 
Di nuovo il brivido fresco di piacere. “Si. Molto meglio.”
 
“Ok! Allora mettiti la camicia, la cravatta blu, questa fantastica giacca attillata nera, i pantaloni che Minion ha appena finito di stirare e questi…” disse allungandomi un pacchettino rosso.
 
“Cos’è?” chiesi tremolando.
 
“Oh… nulla di che. Li ho fatti fare da una mia amica che si occupa nella creazione di gioielli. Credo ti piaceranno.” E fece una faccia da ‘sei prevedibile e ti piaceranno di sicuro
 
Aprii la scatola. C’erano due piccole saette blu splendenti. Erano due gemelli. “Wow! Cioè… grazie, cucciola.” Dissi cingendole i fianchi e abbracciandola stretta. Il profumo Chanel mi fece sciogliere.
 
“Sapevo che ti sarebbero piaciuti.” Rispose accarezzandomi le guance. “Ora li mettiamo per questa serata.” Disse saltellando e afferrando la scatolina.
 
Incastrò per bene quei piccoli tesori blu sui polsini della camicia che mi infilai in quel momento e piroettò tornando verso la porta della camera “Ti aspetto vicino all’auto. Sbrigati!”
 
Presi un bel respiro. “Bene! Anche il regalo!” dissi sgridandomi “Se avessi avuto qui quell’anello... quanto sono stupido!”
 
“Signore, non è colpa sua. Non lo sapeva.” Disse Minion passandomi i pantaloni.
 
“Ok. Hai ragione. Grazie Minion. Ora vorrei rimanere solo. Giusto il tempo di vestirmi.” E osservai attentamente il luccichio dei gemelli sui polsi.
 
Il pesciolino, annuendo, uscì e chiuse la porta.
 
Appoggiai le mani al letto. Tastai il materasso. Giocai con le lenzuola. Chiusi gli occhi. Delle immagini sensuali si insinuarono nella mia mente…
 
Roxanne che scivola tra le mie braccia e io che strofino le mie gambe tra le sue. Un bacio, una carezza, un gemito di piacere annulla ogni mio pensiero. Un ‘ti amo’ sussurrato tra un sospiro e un affanno, tra un grido e una risata. Una goccia di sudore cade sul suo viso e scivola lungo la guancia delicata e rosea, contratta in un sorriso in bilico tra un urlo e un’esclamazione.
 
“Oh, Roxanne…” sussurrai tra me “Quanto mai sarà difficile dimostrarti tutto il mio amore e il mio desiderio in una sola parola, in un solo gesto.”
 
Dopo quella lunga riflessione, lanciai un’occhiata all’orologio. Cinque minuti alle otto. “Bene. Andiamo.” 


CONTINUA

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Capitolo 4
*** BASTA! ***



Nell’auto, Minion si era messo un cappello da autista e un panciotto in acciaio verniciato di nero. Era ridicolo, ma per una volta voleva essere elegante. Lo lasciai fare. Roxanne era un po’ arrabbiata per il ritardo esagerato, ma ci saremmo scusati dopo con tutti
 
Arrivati avanti al ristorante, Minion uscì dall’auto per aprirci la portiera. L’insegna Leroux penzolava attaccata ad un telaio elaborato con due catene. Un venticello leggero la muoveva avanti e indietro. Adocchiai il cassetto segreto sotto al volante.
 
“Ehi? Siamo arrivati.” Disse Roxanne affacciandosi all’interno dell’auto. “Vieni fuori.”
 
“Si, scusa. Mi ero distratto.” Se avessi avuto tempo, sarei tornato a riprendere l’anello e i mini walkie-talkie, ma Minion, quando misi fuori il primo piede, mostrò tra le sue mani robotiche il sacchetto di plastica estratto da una tasca del panciotto. Sorrisi. “Grazie.” Sussurrai.
 
Roxanne, quando mi appoggiai all’Hudson Hornet, mi afferrò intrecciando il suo braccio con il mio. “Andiamo, su. Penso stiano aspettando solo noi..” e si incamminò decisa.
 
Minion mi mise di nascosto nella mano libera la custodia e l’auricolare. Finsi di grattarmi l’orecchio e infilai l’apparecchio.
 
“Sei pronto?” disse Roxanne spingendo la porta del ristorante.
 
“Più o meno.” Risposi incrociando il suo sguardo.
 
Un fulmine freddo mi attraversò la schiena. Sotto il bagliore del sole che tramontava, vidi dei brillantini sopra le palpebre mobili di Roxanne. Emanavano una luce delicata e sensazionale. I suoi occhi brillavano come non mai.
 
“Roxanne…” la chiamai prima di farle aprire la porta. Sentivo che forse, quello, era il momento adatto. Non feci in tempo. Lei la aprì.
 
Si spalancò una sala ornata di rose, striscioni rossi e tavoli apparecchiati con elaborate posate d’argento, bicchieri in cristallo e piatti di porcellana. I tovaglioli erano messi al centro, uniti in un cuore, accanto ad un vaso di fiori che le coppie avevano scelto per riconoscere i propri posti.
 
Il nostro tavolo stava sopra un piccolo rialzo, al centro della sala, sotto il lampadario grandiosamente luminoso e di uno stile delicato, perfettamente adatto per un ristorante francese.
 
Non c’era nessuno nel ristorante. Non si sentiva neanche il solito rumore della cucina di padelle e fornelli.
 
“Siamo sicuri di essere nel luogo giusto, Megs?” chiese Roxanne tirandomi la manica.
 
“In teoria si… in pratica non lo so…” risposi indietreggiando per raggiungere la porta d’ingresso.
 
“Dove vai?” domandò mentre mi muovevo furtivamente verso l’uscita.
 
“Ehm… a vedere se fuori c’è qualcuno.”
 
Codice: mi riceve? Passo.” Sentii sussurrarmi nell’orecchio. Saltai. Minion aveva attivato i walkie- talkie .
 
“Codice: Si, forte e chiaro.” Risposi senza ricordarmi di trovarmi con Roxanne.
 
“Con chi parli?” mi chiese lei guardandomi storto.
 
Deglutii. “Con nessuno. Pensavo solo che… mi sembra forte e chiaro che in questo locale non ci sia nessuno… “ dissi sfuggente. Era stupido quello che avevo detto, ne ero al corrente.
 
“Vuoi smetterla! Mi sembri strano oggi… come in queste serate passate… ma non come questa!” disse quasi urlando. La sua voce si espanse in tuta la stanza.
 
Mi appoggiai le mani al petto “Ti assicuro che sto bene.”
 
“Me lo assicuri o.. me lo giuri?”
 
-NO! Il gioco del giuramento no!- pensai sentendo l’occhio destro tremolare.
 
Signore, ecco cosa deve dire…
“Insomma… me lo giuri o mi stai mentendo?”
“…mi raccomando… deve ripetere dopo di me e capire bene…
“Megamind? Svegliati!”
Ha capito quel che le ho detto? Perché non ripete?
“Ho capito che c’è qualcosa che non va! Smettila a tenermelo segreto.”
Signore, si sbrighi! Così la signorina Ritchi si arrabbierà di più!”
“Megamind! Non fare finta di niente!”
 
Sentivo la testa esplodere. Uno stress mi saliva come un ragno nella camicia, la paura strisciava come un verme e la gola mi bruciava come un fuoco ardente. Strinsi i pugni.
 
In troppi mi stavano mettendo pressione. Sapevo che lo facevano per il mio bene, ma stavano esagerando. Roxanne continuava a sgridarmi per farmi parlare. Minion mi diceva tutte frasi che io neanche capivo.
 
Con rabbia, afferrai l’auricolare, sbattendolo a terra. Poi lo pestai per distruggerlo. Allargai le braccia e urlai “BASTA! E’ COSI’ STRESSANTE VOLER FARE UNA RICHIESTA DI MATRIMONIO?!?!”
 
Tutto si bloccò. Presi un bel respiro profondo e abbassai le braccia. Piegai la schiena in un movimento quasi di abbandono, come se mi fossi sgonfiato di tutto quel peso. Voltando la testa di lato, notai una persona nascosta dietro ad un tavolo; poi un’altra e un’altra ancora.
 
Si erano nascosti per fare uno scherzo, ma a quanto pare lo avevo rovinato.
 
Spalancai gli occhi quando tutte le coppie di Metro City uscirono alcuni dai tavolini, altri dalla cucina e altri ancora dai bagni.
 
Alcuni si misero a ridere per il mio grido, altri tenevano la bocca aperta e la maggior parte delle donne avevano gli occhi che brillavano, come per piangere.
 
“Signore?” disse Minion toccandomi la spalla.
 
“S-si?” risposi girando la testa verso di lui.
 
Indicò alle mie spalle. Mi voltai. Roxanne tremava, con gli occhi lucidi, le guance rosse. Le cadde la pochette dalle mani.
 
“Roxanne, io… non volevo spaventarti. Scusa.” E abbassai lo sguardo. Sicuramente non mi avrebbe più parlato. L’avevo fatta grossa. Non dovevo scoppiare così.
 
“Megamind…” disse alzando una mano.
 
“Cosa?” era sicuramente il suo addio.
 
“Per questo eri così nervoso? Per questo non volevi dirmi niente?”
“Si, Roxy! Io… io… non potevo dirti niente. Ho paura di un tuo rifiuto. Io ti amo troppo e non sapevo se chiederti di… sposarmi… o no…” ero in bilico tra il pianto e lo svenimento. Avrei preferito scappare ma decisi di rimanere lì, a farmi urlare in faccia. “A quanto pare, però, la mia boccaccia mi ha impedito di non sfogarmi. Ero troppo stressato e lo tenevo da tre giorni questo segreto. Dovevo assolutamente liberarmi. Mi sono reso conto che avrei dovuto farlo da un’altra parte e…”
 
Roxanne avanzò. Il suo petto si alzava e si abbassava ripetutamente. Delle lacrime delicate le scendevano lungo le guance. “Si…”
 
“Lo sapevo. Va bene, Roxy. Io ancora ti amo ma sono d’accordo con te. Non dovevo comportarmi così… ora vado…” e pensai alla Metro Tower. Mi dispiaceva per la città ma non avevo più una ragione per vincere contro il crimine.
 
“No, Megamind… si…” e sorrise togliendosi i guanti.
 
“SI cosa? Che vuol…?” ma capii subito.
 
Roxanne stava rispondendo alla mia domanda, a quella che avevo paura rispondesse di no. Le gambe cominciarono a tremare, stringevo i pugni ripetutamente, sudore e lacrime si mischiavano, la testa girava e un larghissimo sorriso si espandeva sulle mie labbra “D-davvero?”
 
Invece di rispondere, si fiondò su di me. I cittadini di Metro City nel ristorante era scoppiata in un fragoroso applauso. Tutti urlavano, piangevano e afferravano i fiori per lanciarli.
 
Avevo ritrovato le forze. La afferrai per i fianchi e cominciai a roteare mentre la sostenevo. Le sue lacrime dolci bagnavano la giacca. Era poi scoppiata a ridere.
 
“Oh, Roxy…” e la appoggiai a terra. Mi inginocchiai e tirai fuori la scatola bordeaux. La aprii. Guardai Minion e gli feci l’occhiolino. Si era messo a piangere e applaudiva insieme agli altri. I leggeri singhiozzi scoppiavano in piccole bollicine che risalivano verso l’alto.
 
“Roxanne, Vuoi sposarmi? Sarà per sempre! E per sempre prendila pure come una minaccia! Ma io ti amo e voglio che tu resti la ragione della mia vita.”
 
Fu la migliore richiesta che il mio cuore volle esporre alla mia amata. Altro che Minion! Io dovevo sposarla e io dovevo fare la richiesta!
 
“Si!” disse scoppiando a piangere. Allora tutte le mie paure erano infondate. Lei voleva sposarmi e vedersi come unica realtà con me.
 
Guardandosi intorno, Roxanne mi porse la mano sinistra tremante. La presi tra le mie e le infilai l’anello all’anulare sinistro. Mi alzai in piedi e la guardai dritto negli occhi. Il suo azzurro divenne più scuro, simile a quello dell’anello.
 
“Mi dispiace per questi giorni, ma ora non devo più preoccuparmi, amore mio!” e la abbracciai di nuovo, cingendole i fianchi.
 
“Temevi un mio rifiuto? Perché mai ci avresti pensato?”
 
“Non lo so, Roxy. Ma lo sai che la mia mente elabora troppe ed esagerate possibilità. Comunque dovevo solo ascoltare il mio cuore.”
 
“Bravo il mio Megguccio!” e si mise a ridere sciogliendo tutta la tensione.
 
“Un ‘urrà’ per i nuovi sposi!” gridò il sindaco. Tutta la gente lo seguì in un coro di tre urrà e tappi di spumante volare qua e là. I veri festeggiamenti erano iniziati.
 
“Ti amo, Megamind.” Disse lei prendendo il mio viso tra le sue mani. Appoggiò le sue labbra alle mie con delicatezza. La sollevai di nuovo da terra.
 
Era una sensazione bellissima. Sentivo il cuore palpitare frenetico insieme al suo. Roxanne era mia e di nessun altro. Finalmente potevo vivere per sempre con lei. Avrei scoperto il nostro futuro, affrontato ostacoli.
 
“E così… è per sempre, Roxy.” Dissi intrecciando la sua mano alla mia.
 
“Si! È per sempre.”


FINE

Bhe... che dire... ho sempre sognato queste scene nel film... magari un seguito, un altro cortometraggio oppure un episodio a parte.... fatto sta che la mia Musa mi ha incitato nel scrivere questa FanFiction. Non so cosa ne pensate voi ma solo al fatto di immaginarlo mi vengono le lacrime... li adoro come coppia! Che ci posso fare! Spero anche a voi sia piaciuto leggerla come a me è piaciuto scriverla... Fatemi sapere! <3

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