Years

di Nini91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 13 Ottobre 2006 ***
Capitolo 2: *** 13 ottobre 2006 (seconda parte) ***
Capitolo 3: *** 13 Marzo 2007 ***
Capitolo 4: *** 13 Marzo 2007 (seconda parte) ***
Capitolo 5: *** 13 Dicembre 2008 ***
Capitolo 6: *** 13 Dicembre 2008 (seconda parte) ***
Capitolo 7: *** 13 Novembre 2009 ***
Capitolo 8: *** 13 Novemre 2009 (seconda parte) ***



Capitolo 1
*** 13 Ottobre 2006 ***


one day

Ed eccomi spuntare anche nel Fandom di Kingdom Hearts!
Inoltre è la prima volta che mi dedico ad una FanFiction yaoi.

Quindi, che dire...Spero vivamente che la fic vi piaccia.
I commenti sono sempre ben accettati. Spero di non risultare noiosa o rendere i personaggi OOC.
Ma tutto sommato, penso di aver fatto un lavoro...Ehm...Discreto? Bhò...Si vedrà.



PS: 1) E' probabile che il titolo lo cambierò, se me ne verrà in mente uno più decente. Sfortunatamente non sono mai stata brava con i titoli...Preferisco la sceneggiatura.
2) Ho utilizzato il 13 perchè è il mio numero fortunato. Solo ora, guardando su facebook vedo che è anche l'AkuRoku Day... Lol! xD

Buona lettura!^^











13 Ottobre 2006

"Scatti a sorpresa"



«Quel che voglio fare con la fotografia, è quello di catturare quel minuto, parte della realtà»
Chi l'avrebbe mai pensato che quel misero minuto, avrebbe riscosso un ruolo così importante nella mia vita.





Roxas
e Sora Collins si trovavano al teatro della scuola, insieme ad una marea di studenti, insegnanti e perfino genitori, tutti ad aspettare il grande evento che da mesi annunciavano su ogni bacheca scolastica, il Musical di inizio ottobre.
«Spero che non sia uno spettacolo piena di drammi noiosi» Disse Sora, tra uno sbadiglio e l’altro.
Roxas sospirò per l’ennesima volta, prendendo in mano la sua macchina fotografica per pulire per con attenzione l’obbiettivo «Vedi di non addormentarti, non ho voglia di ascoltarti russare per tutta la serata e doverti raccontare le parti principali, solo per farti fare bella figura con Kairi».
«Oh andiamo Rox, per chi mi hai preso?» Domandò sorridente il fratello, sedendosi con aria scomposta e disinvolta.
Roxas restò accanto a lui, troppo impegnato a controllare la sua macchina fotografica che prestare attenzione alla quantità di gente che si faceva spazio tra gli spalti.
Dopo il terzo sbadiglio di fila, Sora lanciò una veloce occhiata al fratello «Farai delle foto anche oggi?»
«Certamente»
«Non ti stanchi mai di fare fotografie?»
«Non ti stanchi mai di farmi queste domande inutili?»
Ormai era di routine porgli quella domanda, e Roxas non potè fare a meno di mostrare un piccolo sorriso, forse di rassegnazione più che di conforto.
Suo fratello era sempre stato un tipo molto distratto, non lo faceva apposta ma certe volte lo mandava all’esasperazione. Perfino il nuovo barista dietro casa loro sa quanto la fotografia sia importante per Roxas, per non dire essenziale. Non ha mai avuto molte passioni, se non per lo skateboard che praticava al parco con i suoi amici, un sogno buttato al vento quando non venne scelto per i campionati.
Era talmente distrutto che accettò perfino di passare del tempo con suo padre, un fotografo di professione; mai si sarebbe aspettato di appassionarsene così tanto.
Risparmiò i soldi per comprarsi una macchina fotografica tutta per sé, e non passa giorno che Roxas esca di casa senza portarsela dietro.
Tutti erano a conoscenza della sua passione.
Tutti tranne Sora.
«Terra chiama Roxas! Mi senti?»
Alzò lo sguardo, notando arrivargli incontro i suoi due amici, Hayner e Pence.
«E’ da dieci minuti che cerchiamo di chiamarti»
«Scusatemi, è solo che…»
«Ah, lascia stare» aggiunse Hayner, sedendosi accanto a lui, seguito a ruota da Pence. «Vedo che Sora non vede l’ora che inizi lo spettacolo»
Fu proprio in quel momento che Roxas si voltò, notando il fratello dormire come un bambino.
Almeno questa volta non russa. Meglio così, forse riuscirà a rimanere attento, senza essere continuamente distratto dalle sue stupide domande.
Hayner si lasciò sfuggire una piccola risata, dando una leggera gomitata a Pence «Kairi non ne sarà molto contenta, lei e Olette sono le prime ad andare in scena, se lo vede in queste condizioni è spacciato»
Sarà stato il fatto di immaginarsi il fratello che supplicava perdono a Kairi per essersi addormentato durante tutto lo spettacolo, ma in quel momento Roxas rise.
La prima risata della giornata, ed era solo domenica pomeriggio, un record personale.
Fissò lo specchietto ormai lucente della sua macchina fotografica.
Questo periodo non poteva essere di certo dei migliori, i suoi genitori si erano separati da meno di un anno e già sua madre usciva con un altro uomo, proveniente dall’Inghilterra, Luxord.
Ma che razza di nome è? Scommetto che non è veramente inglese.
Roxas sembrava l’unico a patire davvero la mancanza del padre.
«Hey iniziano!» Annuncia Pence, con uno strano entusiasmo che stupì addirittura Hayner.
Il tendone si alzò e le luci si posizionarono su alcune ragazze che entrarono con timidezza in scena.
Roxas ne approfittò immediatamente per cercare di scattare qualche fotografia, regolandosi al meglio con lo zoom.
«Roxas, posso provarla?» Domandò incuriosito Hayner.
Senza neanche dargli il tempo di obbiettare, l’amico gli sfilò dalle mani l’oggetto, tentando invano di capirci qualcosa.
«Hayner, attento a non romperla però! Fa attenzione! Attento!»
«Sì sì, rilassati è tutto sotto controllo, dov’è il flash? Ah no aspetta, forse l’ho trovato!»
Detto ciò si iniziò a scattare foto a raffica, senza preoccuparsi minimamente della qualità e tanto meno dello zoom che ha utilizzato.
Insomma, Hayner non ha mai avuto buon occhio per queste cose.
Roxas era troppo impegnato a controllare che il suo amico non combinasse casini con la macchina per potersi accorgere dell’incredibile guaio in scena, ma non appena sentì le urla schifate delle ragazze, voltò lo sguardo, notando il palco completamente ricoperto di vernice rossa.
Rimase talmente sorpreso da non riuscire a dire nemmeno una parola.
Il musical, i vestiti, il palco…Era tutto rovinato.
«Ma che cazz..?!»
«Questo sì che è uno spettacolo con effetto a sorpresa!» Puntualizzò Hayner.
Ma chi può essere talmente idiota da fare una cosa simile? Per giunta davanti al preside e il corpo studentesco.
«Ah! Che cosa…Che cosa è successo?»
Buongiorno, bella addormentata.
Avrebbe voluto dirgli Roxas, ma in quel momento era impegnato a guardare altro, invece di prendersela con il fratello.
Mentre tutti si alzarono dai loro posti per andare a controllare lo stato degli studenti, Roxas riuscì a scorgere la visuale di una ragazza che piangeva a diritto, confortata inutilmente dalle sue amiche, anch’elle ricoperte di colorante rosso.
Naminè, era stata lei ad organizzare lo spettacolo, ed era bastato lo scherzo di qualche cretino a rovinare mesi e mesi di duro lavoro.
Non riuscì a scorgere, (forse perché troppo distante), le risate incontrollate di un gruppo di ragazzi che si allontanavano da quella scena con aria soddisfatta.



************



Il giorno dopo non si fece altro che parlare del Musical rovinato. Il preside era furioso, aveva interrogato diversi studenti per farsi dire il nome di chi avesse causato quell’atto teppistico.
Molti avevano già dei sospetti, ad esempio, Hayner e gli altri erano sicuri che centrasse la banda dell’ultimo anno, un gruppetto formato da cinque ragazzacci, promossi solo perché la loro presenza risultava fastidiosa perfino per gli insegnanti.
Ma d’altra parte, nessuno avrebbe fatto la spia senza una prova concreta del loto atto vandalico, a meno che quel qualcuno non fosse un aspirante suicida, avrebbe trovato un biglietto di sola andata per l’ospedale, ed ovviamente, quella banda non lo avrebbero più lasciato in pace, sarebbe stata la loro nuova vittima del giorno.
Giorno-dopo-giorno.
Un vero incubo per ogni studente della Traverse Town Hight.
«Vi dico che sono stati loro!» Aggiunse furiosa Olette.
Lei, insieme a Kairi e ad altre ragazze del secondo anno erano state colpite durante lo spettacolo.
Olette aveva persino rinunciato ad uscire i fine settimana per cucire tutti gli abiti di scena, insieme a Naminè.
Roxas intanto guardava le varie foto che aveva scattato quel pomeriggio, concentrandosi su una in particolare.
Erano appena usciti da scuola, finchè il gruppo si fermò, notando l’arrivo di alcuni ragazzi più grandi di loro, ovvero, la banda accusata dell’atto vandalico.
Che coincidenza. Che amara coincidenza.
Ovviamente nessuno aveva prove concrete, per non parlare del coraggio di accusarli e anche solo sperare di passarla liscia.
Hayner scosse il capo, cercando di calmare l’amica, ma non potè evitare di non fare commenti al riguardo.
«Guarda, guarda come ridono! Che razza di idioti, è palese che siano stati loro!»
«Ma perché prendersela con noi?!»
«Non c’è un motivo Olette, sai di che gente stiamo parlando…» Mormorò Roxas, senza distaccare lo sguardo dalla macchina fotografica. «Guardate un po’»
Fece cenno a loro di guardare la foto scattata da Hayner, in un primo momento nessuno notò la differenza, ma dopo che Roxas mise in funzione lo zoom per ingrandire la foto, si riuscì a notare la figura di un ragazzo dai folti capelli rossi, uscire da dietro le quinte con le mani sporche di vernice.
Evidentemente, l’incredibile incapacità di Hayner di fare una foto decente, questa volta si era dimostrata utile per risolvere il mistero. Quella chioma si sarebbe conosciuta tra mille, solo una persona era conciata in quella maniera in tutta la scuola.
Axel Morris, uno della banda, come da sospetto.
Un tipo strano, si capiva già da come si conciasse sia i capelli che il viso.
E pensare che proveniva da una delle famiglie più apprezzate di tutto il paese. Entrambi i suoi genitori sono medici specializzati, mentre suo fratello maggiore studia psicologia in un'altra città.
Strano che una famiglia così per bene sia riuscita a sfornare un tipo del genere.
Olette non potè nascondere il suo entusiasmo nel vedere quella foto «Ma è fantastico! Questa è la prova che ci serviva!»
«Frena Olette, prima di agire pensiamo bene alla sit...»
Ma è inutile fermare un ragazzo impulsivo come Hayner, prima che Roxas potesse anche solo terminare la frase, il biondo era già partito in quarta verso quel gruppo.
«Axel!» Sbraitò, attirando l’attenzione del rosso.
«Mmh?» Si capiva già dal suo sguardo che sarebbero stati guai anche solo aver incrociato la loro strada.
«Sappiamo che siete stati voi a fare quello scherzo idiota al musical»
Axel si strinse le spalle, lanciando uno sguardo annoiato verso il suo gruppo, era appoggiato al muro dell’edificio e con una mano, afferrò un pacchetto di sigarette. Solo a quella vista, Roxas storse il naso, infastidito. Odiava il fumo, gli provocava un senso di nausea anche solo vedere un pacchetto di sigarette, un po’ come quando Luxord veniva a far visita alla famiglia, anche se in quel caso il disgusto era riferito alla persona.
«E anche se fosse, piccoletto? Ma devi ammettere che, chiunque sia stato, ha reso lo spettacolo molto più divertente, non trovate?»
Hayner non fece in tempo a controbattere che Axel si voltò, allontanandosi con gli altri della banda.
Roxas tirò un sospiro di sollievo, forse troppo prematuro, poiché Hayner disse quella frase che non avrebbe mai e poi mai dovuto dire ad un tipo come Axel Morris.
«Sei solo un codardo!»
«…Come?» Domandò, quasi con ironia, forse per dargli tempo di rendersi conto dell’enorme casino in cui si stava cacciando. Ma si sa, Hayner è il classico tipo che prima sbatte la testa e forse, solo forse, dopo capisce di aver fatto un’enorme cazzata.
«Abbiamo le prove che sei stato tu! Roxas ha scattato una foto durante l’ incidente»
Frena un secondo...Roxas ha fatto cosa?
L’amico sgranò gli occhi, maledicendosi il giorno quando, in prima elementare, aveva condiviso con Hayner la sua merenda, iniziando così la loro lunga carriera di “amici per la pelle”.
Al diavolo, la prossima volta i biscotti te li inficco nel…
«Se non vuoi che andiamo dal preside, confessa le tue colpe e consegnati alla polizia»
Sì, decisamente aveva visto troppi film polizieschi.
Axel rispose con una piccola e sonora risata, portando una mano tra i suoi folti capelli rossi e, dirigendosi con disinvoltura verso i due aspiranti eroi.
Tralasciando il fatto che Roxas aveva raggiunto Hayner solo per poterlo trascinare via da quella situazione, non si rese conto dell’incredibile vicinanza di Axel davanti a sé.
Il rosso gli strappò tra le mani la macchina fotografica, dandogli una veloce occhiata «Carina, ma non me ne intendo molto di queste cose…»
«Hey, ridammela!»
Axel lo bloccò con una mano, facendolo indietreggiare di qualche passo, dopodiché gli rivolse un mezzo sorriso.
Chissà il perché ma Roxas temeva che quel sorriso non avrebbe portato a nulla di buono.
«Grazie per il regalo»
E difatti fu così…
Inutile riuscire a fermare un tipo come Axel, soprattutto quando è scortato dall’intera banda.
La macchina fotografica era perduta, e Roxas potè riprendere fiato solo quando si allontanarono del tutto.
«Che razza di cretino!» Sbottò Hayner «Se solo non fosse alto due metri gli avrei già tirato un pugno in faccia»
In tutta risposta, Roxas gli rivolse il commento più naturale e spontaneo possibile.
«Hayner, vaffanculo!»



*************



Il giorno seguente, terminata la scuola, Olette propose di andare al cinema, forse per cercare di calmare l’ira di Roxas verso il suo amico.
Magari era meglio così, durante il film sarebbero stati zitti, in questo modo Roxas si sarebbe rilassato e magari avrebbe potuto perdonare l’impulsività di Hayner, anche se in parte, lo aveva già fatto.
Non era da lui tenere il muso a vita.
E poi la colpa era soprattutto di Axel. Anche se in cuor suo sperava che prima o poi avrebbe rivisto la sua macchina fotografica.
Forse, nei meandri più nascosti della sua, diciamo…Umanità, Axel Morris aveva un cuore, e non avrebbe distrutto i sogni e le speranze di un povero ragazzo di cui la sua unica, vera passione era la fotografia.
«Ma guarda un po’… Il piccolo Peter Parker»
Parli del diavolo…
Axel raggiunse Roxas proprio mentre aveva finito di ordinare pop-corn e bibite per i suoi amici.
Il suo sorriso pareva divertito e per nulla sorpreso, al contrario del biondo.
Ma è possibile che non possa passare un giorno senza finire nei pasticci? Di solito il combina guai della famiglia era Sora.
A questo punto ne aveva la certezza, entrambi attiravano i guai come le api coi fiori.
In conclusione, Axel era un insetto fastidioso e Roxas era il povero fiorellino indifeso.
Doveva assolutamente sfuggire dalla sua mira, doveva andarsene.
Fece qualche passo, dimenticandosi addirittura di prendere i pop-corn, ma Axel lo raggiunse, afferrandolo ad una spalla.
«Stai forse cercando di scappare?»
«N_no…»
Bugiardo.
«Allora mi volevi evitare»
«T_ti sbagli»
Doppio bugiardo.
Axel sospirò, costringendolo a voltarsi, ma Roxas tenne comunque lo sguardo fisso sul pavimento. Cercando di ignorare i suoi continui commenti.
«Non è forse da maleducati rispondere ad una persona senza guardarla negli occhi?»
«Non è forse da ladri rubare qualcosa che non è tuo?» Ribatté, alzando questa volta il viso e incrociando gli occhi verdi del ragazzo. Sembrava, stupito.
Forse perché non si sarebbe aspettato una sua reazione simile, ora, di fronte a tutta quella gente che entrava e usciva nelle varie sale del cinema.
«Ah quella…» Borbottò lui, portando le mani in tasca «Ormai fa compagnia alla discarica»
Per un solo istante, tutti i motivi che gli avevano impedito di rispondergli svanirono completamente.
«Che cosa?!»
Il rosso portò una mano sui capelli biondi del ragazzo, spettinandoli un poco.
Il più piccolo arrossì leggermente a quel contatto, sperando con tutto il cuore che non se ne accorgesse, non voleva dargli vinta neanche questa sua capacità di metterlo in imbarazzo.
Ma d’altra parte si sentiva, confuso. Per quanto di sforzasse, non riusciva a capire se quei gesti erano:
a) Per simpatia.
b) Per pietà.
c) Solo puro divertimento nel vederlo arrabbiarsi inutilmente.
Axel si lasciò sfuggire un innocuo sorrisetto, avvicinando le labbra al suo orecchio.
Quel sorriso cominciava davvero a dargli i brividi.
«Guarda il lato positivo piccoletto. La prossima volta, evita di giocare a fare il detective privato, o la macchina fotografica non sarà l’unica cosa che si romperà…Non so se mi spiego.» Gli sussurrò.
Evidentemente, era la risposta esatta era la c).
In pratica, se avesse continuato a dare retta ad Hayner, quel tizio gli avrebbe spaccato le ossa.
Messaggio ricevuto: Hayner, cavatela da solo.
Dopo la spiacevole chiacchierata, Axel si allontanò sghignazzando.
Roxas potè nuovamente riprendere fiato una volta recuperate le eventuali distanze. Forse c’era davvero un’entità superiore che voleva vederlo morto entro fine settimana.
Se continuava di questo passo, Axel non gli avrebbe lasciato vita facile.



*************



«Era ora!» Commentò Pence, afferrando due bibite per volta «E i pop-corn?»
Merda.
Sapeva di essersi dimenticato qualcosa, ma l’arrivo di Axel lo aveva letteralmente fatto innervosire.
«Scusate, vado subito a prenderli»
«Il film sta per cominciare Roxas, li prendiamo durante l’intervallo»
Anche se Pence non era molto d’accordo, si trovò ad accettare la proposta di Olette, piuttosto che scendere le scale ed andare al bar, avrebbe aspettato ben volentieri.
Sembrerà strano, ma era persino più pigro di Roxas.
Il cinema di Traverse Town era enorme, una delle poche ragioni che spingono una persona a rimanere in città, possiede sette sale, di cui la prima è composta da due piani, Roxas e gli altri cercavano sempre di trovare i posti al piano superiore, ormai il era diventato uno dei loro luoghi preferiti.
Ma bastò solo abbassare lo sguardo qualche secondo, per accorgersi della sua presenza.
Inutile dire che con quello strano colore di capelli non poteva di certo passare inosservato neanche durante la proiezione di un film.
Non-è-possibile.
Con tutte le sale, con tutti i fottuti film in uscita, con tutte le persone che poteva incontrare, proprio Axel?
Il lato positivo? Si trovava al di sotto, almeno non lo avrebbe sentito sghignazzare con i suoi “simpatici” amichetti, vantandosi di quanto fosse tosto e bello.
Frena frena Roxas, evitiamo di fare questi pensieri assai inquietanti. Gli ripeteva la sua vocina interna.
Doveva davvero farsi vedere da uno psicologo, ora parlava addirittura con sé stesso?
Scosse il capo, afferrando una delle bibite che aveva preso per i suoi amici e voltandosi un ultima volta verso quel diavolo dai capelli rossi.
Era tutta colpa di Sora, sì solo sua.
Non sapeva il perché, ma dare la colpa al fratello in un certo senso lo rasserenava.
Finchè non avvenne la tragedia.
Una spintonata, fosse voluta dal destino, o semplicemente perché la sua ora stava per giungere al termine. La bibita gli scivolò tra le mani, prendendo in pieno il gruppetto di Axel.
Oh cazzo…Oh cazzo!
Sentiva già le campane suonare per il suo funerale. Presto sarebbe morto.



Se siete arrivati fin qui...CONGRATULAZIONI! Non vi ho annoiato!^^
Il seguito lo posterò a breve, appena riprenderò possesso del mio computer xD


Adios




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Capitolo 2
*** 13 ottobre 2006 (seconda parte) ***


Ecco la seconda parte! Ho fatto veloce.
E con questa si conclude l'anno 2006.
Ringrazio KiaraKH e Mistake per averla messa tra le seguite!^^
Che altro dire...Spero vi piaccia questo capitolo e spero in almeno una recensione...
Davvero sono stata così pessima al capitolo prima??
Mi sembrava una fic...Carina. Nonostante sia la prima in questo fandom.
Va bhè. Non si può aver tutto
A presto!









13 Ottobre 2006


-Seconda Parte-





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Mai si sarebbe aspettato di finire nei guai in così poco tempo, soprattutto dopo essere stato “minacciato di morte” qualche minuti prima.
La bibita gli scivolò tra le mani, forse troppo distratto dalla presenza di Axel, o forse perché in cuor suo, desiderava che quel ragazzo avesse una sonora (per non dire appiccicosa) lezione di vita.
Ma perché proprio in quel momento, perché durante il film, perché a lui?
La banda al completo alzò lo sguardo, incavolati come delle bisce, soprattutto Axel fissava il biondino con stupore, stringendo i pugni con forza.
Roxas si sfiorò il collo, immaginandosi quelle mani stritolarlo più forte possibile.
E tutto solo per una cazzo di recita! Avrebbe volentieri dato un pugno all’inventore dei Musical solo per questa faccenda.
«TU» Sibilò Axel, non si riusciva a distinguere il rosso dei suoi capelli al viso.
Questa volta era davvero incazzato.
Non bastò neanche un secondo che Roxas corse immediatamente via, prendendo l’uscita di emergenza e scappando il più veloce possibile.
Affrontare Axel era una cosa, ma sfidare l’intera squadra completamente soli era da suicidio.
La marmaglia tentò di corrergli dietro ma verso la fermata dell’autobus molti si arresero all’evidenza, Roxas correva veloce come un fulmine.
La sua professoressa di ginnastica sarebbe stata fiera di lui. In quel momento il biondo benedì quelle dure ore di corsa campestre che gli avevano fatto fare nei primi anni delle medie.
Si fermò vicino al fiume per riprendere fiato, stanco per la corsa, ma sollevato di essersi guadagnato almeno un giorno di vita in più.
Ora capiva cosa provano le gazzelle quando fuggono dai leoni affamati.
Capiva cosa significasse la parola sopravvivenza.
Si complimentò con sé stesso per le sue grandi dote atletiche, anche se doveva ammetterlo, il merito verso l’ultimo tragitto andava tutto al suo skateboard di fiducia.
Per fortuna che se l’era portato dietro, di solito dopo il cinema, insieme agli altri raggiungevano il parco per fare qualche acrobazia.
«Questa volta..»
Oh no quella voce, quella maledetta voce che lo avrebbe di sicuro tormentato per giorni, notti.
Roxas si irrigidì, facendo cadere il suo skateboard per terra.
Cominciava a sentirsi come la povera vittima del film Shining.
Con la differenza che non si trovava in un hotel e non si vedeva la neve dall’anno scorso.
Ah sì…La vittima era anche una donna. Mentre Axel era lo psicopatico assassino, ma almeno non aveva l’ascia…
Forse poteva ancora salvarsi.
«Questa volta…Sei morto!» Il rosso lo raggiunse, afferrandolo per un braccio, mentre porta una mano al petto per riprendere fiato «Certo che corri veloce, nanerottolo…»
«Lasciami immediatamente, Axel»
«Guarda un po’, ti è ritornato il coraggio allora» Lo attirò verso di sé, appoggiando la fronte sulla sua, Roxas non riuscì a fare a meno di avvampare per l’estrema vicinanza.
Questa volta non si sarebbe preoccupato minimamente se lo avesse notato.
Che differenza avrebbe fatto? Tanto sarebbe morto.
«E pensare che ti trovavo anche simpatico…»
Giustamente glielo veniva a dire adesso che lo voleva ammazzare. Giustamente.
«Ma sappi che hai commesso l’errore più grande della tua vita!» Lo lasciò di getto, facendolo allontanare da lui per permettergli nuovamente di riprendere fiato.
Axel indicò il suo viso con aria furiosa, solo allora Roxas si rese conto di come fosse conciato. La bibita doveva avergli rovinato il trucco che aveva sugli occhi, ora sembrava aver l’aspetto di un panda.
Un panda rosso che odorava di Coca Cola.
Il biondino si strinse le spalle, inarcando un sopraciglio «Truccarsi è da femminucce»
«Truccarsi è uno stile di vita, così come questi capelli!» Si sfiorò la chioma rossa e appiccicosa, mostrando uno sguardo palesemente disgustato «Hai idea di quanto tempo ci vorrà per sistemarmi?!»
Dopo qualche istante di silenzio, Roxas non riuscì a fare a meno di tirare fuori una risatina che si fece mano a mano sempre più grande.
Axel osservò la scena con occhi sbarrati, per non dire sconvolti.
Si stava prendendo gioco di lui?
Odiava i suoi capelli?
Aveva l’aspetto di un pagliaccio?
Forse erano tutte e tre le cose.
«Adesso basta!» Quell’urlo bloccò immediatamente la risata del biondo, preparandolo al peggio.
Fantastico, invece che ridere come un demente sarebbe dovuto scappare alla stazione e prendere un biglietto di sola andata per le Isole Destiny, dicono che siano particolarmente belle in questo periodo dell’anno.
Ma tanto lo avrebbero scovato anche lì, se c’era una cosa per cui era famoso Axel era l’insistenza, non gli avrebbe dato tregua, finchè non lo vedesse supplicare perdono.
A quel punto, capì che doveva fare qualcosa. 
«Hayner ha ragione, sei solo un codardo»
Il rosso sbuffò «Ma allora vuoi proprio prenderle»
«Fai il prepotente solo perché ti è permesso di farlo, ma scommetto che non riusciresti a reggere neanche un misero pugno in faccia»
Quanto coraggio, bhè dopotutto, se proprio doveva morire, tanto valeva essere ricordato perché si era fatto valere e non perché era scappato via per non farne più ritorno.
Axel scosse il capo, cercando di trattenere una risata, anche se difficilmente «D’accordo»
«D’accordo…C_Cosa?»
«Colpiscimi… Vediamo se te la cavi con i fatti e non con le parole. Memorizzato?»
Roxas non riuscì a crederci, praticamente gli stava chiedendo di tirargli un pugno. E quando dicono che i sogni non si avverano.
Ebbe un attimo di esitazione, ma il solo pensiero di come lo avesse trattato in quei giorni, del musical rovinato, di averlo praticamente minacciato all’entrata del cinema, di avergli rubato e distrutto la macchina fotografica, Roxas non riuscì a trattenersi oltre, accettò la gentile offerta di quello sbruffone e lo colpì col pugno più forte che avesse mai dato in vita sua. Talmente forte che si fece male anche da solo, ma mai quanto Axel, che cadde a terra toccandosi il viso dolorante, gli aveva perfino fatto uscire il sangue dal labbro.
Al diavolo la fotografia, Roxas avrebbe dovuto fare la Boxe.
Ma i bei pensieri furono scacciati dall’implacabile figura del ragazzo che si rialzò in piedi, anche se con fatica «Non male…Roxas, giusto? Ora vedrai cosa sono capace di fare i…»
Axel non fece caso a dove stava mettendo i piedi, inciampò proprio sul suo skateboard, cadendo a terra e scivolando lungo una siepe come un sacco di patate.
«Axel!» Senza farselo ripetere due volte, Roxas lo raggiunse per assicurarsi che fosse ancora vivo. Dovette fare attenzione perché il terreno era parecchio scivoloso in quei posti. Vide il ragazzo a terra, immobile.
Il più piccolo sbiancò completamente.
Perfetto, ora lo avrebbero accusato di omicidio, lui che era la vittima predestinata, ora si trovava ad essere un serial killer.
Da un estremo all’altro. In pratica Roxas era stato salvato dal suo skateboard, e dire che voleva ritirarsi da questo sport.
Doveva rivalutare parecchie opportunità una volta finita questa tragedia.
Ma perfino un tipo come Axel non si meritava una fine simile.Tirò fuori dalla tasca il cellulare, chiamando un’ambulanza.
Questa giornata stava diventando più strana del previsto.




*************



Axel si svegliò nel letto di un ospedale, con una mano si toccò la testa dolorante e coperta da una fascia.
Che diamine era successo?
«Finalmente ti sei svegliato!» Una voce famigliare interruppe tutta quella miscela di domande che si stava ponendo nella mente.
«Papà? E tu che ci fai qui?»
«Ci lavoro» Rispose schietto l’uomo, mettendo a posto alcune cartelle in una borsa «Tu piuttosto, si può sapere dove hai il cervello? Ti sei di nuovo azzuffato con qualche teppista. E guarda il risultato»
Tutto d’un tratto, Axel si ricordò perfettamente cosa fosse accaduto, la bibita in testa, la corsa, il pugno ed infine quella botta per terra.
«Per fortuna che quel ragazzino ha chiamato in tempo»
Si voltò di scatto.
Come aveva detto, ragazzino?
«Chi era?»
«Non sembra uno dei tuoi soliti amici, ma è stato lui a chiamare i soccorsi ed è tutt’ora fuori che sta aspettando che ti svegli»
«Davvero?»
Ancora non riusciva a crederci, quel nanerottolo che fino ad un ora fa aveva minacciato e tentato di picchiare, non solo lo aveva soccorso ma addirittura stava aspettando che stesse meglio?
«Pazzesco» Mormorò con un lieve sorriso, alzandosi da quello scomodo lettino e dirigendosi verso l'uscita. Il ragazzino si trovava seduto in corridoio, con lo sguardo rivolto verso il basso.
«Siamo pensierosi...Eh?»
Roxas alzò lo sguardo, notando Axel appoggiato al muro del corridoi, istintivamente si alzò, indietreggiando di qualche passo.
«Hey hey, frena. Non mordo mica» G
li fece cenno di seguirlo fuori dall’ospedale. Non gli è mai piaciuto quel posto, c’era nell’aria un odore…Malato, come lo definiva lui.
Appena furono abbastanza distanti, Axel gli porse la domanda che si martellò in testa per tutta la durata di quella camminata.
«Perché mi hai aiutato?»
Roxas alzò leggermente lo sguardo che, incrociando il suo lo abbassò, scrollando le spalle «Non potevo di certo lasciarti morire in quel posto, non credi?»
Axel si lasciò sfuggire un piccola risata «Sei davvero un tipo strano, Roxas…?»
«Collins»
«Memorizzato» Concluse il rosso.
Dopo quella breve chiacchierata si creò un enorme silenzio.
Un silenziò che sembrò durare minuti.
Se c’era una cosa che Axel detestava era proprio il silenzio, preferiva riempirlo con delle chiacchiere o della buona musica.
Il silenzio non gli permetteva nemmeno di dormire, per questo si addormentava spesso con le cuffie alle orecchie.
Il più piccolo si strinse le spalle, allontanandosi di qualche passo «Ora è meglio che vada»
«Hey Roxas»
Quest'ultimo voltò leggermente lo sguardo.
«Teniamoci in contatto»
Bom.
Parlando di risposte sensate, questa non lo era di certo.
Il ragazzo arrossì leggermente, dandogli la schiena e tentando, invano, di fare un altro passo in avanti, verso la salvezza.
«E perché mai» Disse, con un filo di voce.
«Che ti prende, non mi dirai che hai paura del lupo cattivo?»
Dietro quella battuta, a Roxas scappò quasi un sorriso, voltandosi verso il rosso che lo guardava con un sorrisetto beffardo, come se si aspettasse una risposta degna del suo atteggiamento.
«Strano a dirmelo uno con una faccia da panda»
In altre circostante Axel se la sarebbe presa, nessuno era mai riuscito a ridere del suo aspetto e vivere a lungo per raccontarlo, ma questa volta, si lasciò sfuggire una sonora risata, portandosi una mano tra i suoi capelli (ancora appiccicati).
Per qualche istante, solo pochi secondi, i loro sguardi si incrociarono, e forse fu in quel momento che Roxas si rese conto che mai e poi mai si sarebbe liberato di Axel Morris.
Magari sarebbero potuti davvero andare d’accordo.




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Capitolo 3
*** 13 Marzo 2007 ***


sqsqs

Capitolo concluso!
Un grazie di cuore a tutti quelli che continuano a leggerla!^^
Ringrazio specialmente It Will rain, Oduro Hi Kaze no, _KHProminence_ per averla aggiunta tra le seguite!

E Kixkix per averla inserita tra le preferite!^^

ringrazio nuovamente Kixkix, _KHProminence_ e KiaraKH per aver recensito!
Okay *
riprende fiato* Credo di aver terminato!^^
Spero vi sia piaciuta questa “prima parte”, eh sì...Credo che concluderò l'anno 2007 al prossimo capitolo, devo ancora inserire un piccolo evento. U___U
Un bacio a tutti e mi raccomando, recensite!^^





13 Marzo 2007
Promesse da mantenere”





«Basta….B-A-S-T-A! Il mio cervello richiede almeno mezz’ora di pausa…ORA!» Esclamò Axel, che per il nervoso si portò le mani ai capelli.
Roxas aggrottò le sopraciglia, tirando un sospiro «Esagerato… E siamo ancora a metà dell’esercizio».
«E’ più forte di me» Sbuffò lui, iniziando a dondolarsi con la sedia, per passare il tempo «Detesto questa materia…»
Il più piccolo lo osservò per qualche istante, chiudendo uno dei tre libri che erano sparsi sul tavolo.
«Non sei un patito dell’algebra»
«Non sono un patito dello studio in generale, Roxas»
Axel prese una matita, ed iniziò a giocherellarci con fare annoiato.
Proprio non gli andava giù l’idea di dover studiare in un pomeriggio così bello. Sembrava quasi che il tempo l’avesse fatto apposta, aveva piovuto tutto il fine settimana, e solo oggi c’era un sole talmente forte da spaccare le pietre.
Roxas scosse il capo, quasi stufo del suo atteggiamento «E poi ti stupisci se sei rimasto bocciato»
«E dai Roxy…. Non sei contento di avermi tra i piedi ancora per un intero anno?» Disse Axel, scompigliando amichevolmente i capelli del ragazzo, quest’ultimo però si scostò in fretta, rivolgendogli uno sguardo offeso «Smettila di chiamarmi così»
«Preferisci che ti chiami Piccoletto?»
«Non puoi semplicemente chiamarmi Roxas?»
Il rosso ci pensò qualche minuto, per poi scuotere il capo con negazione «Non se ne parla nemmeno»
Roxas mise il broncio e di fronte a quell’atteggiamento Axel si sentì ancora più soddisfatto. Rise, appoggiando i gomiti sul tavolo «Allora, facciamo così…Smetterò di affibbiarti quegli adorabili nomignoli, se ora mettiamo da parte questa robaccia e passiamo ad altro, eh? Che ne dici? Magari….All’inglese? Allora?»
«Non attacca Axel» Fece avanzare il libro di algebra in avanti, verso il rosso «L’inglese lo sai alla perfezione, vuoi solo vantartene perché sei più bravo di me»
«Nooo ma cosa te lo fa pensare?» Disse con un tono palesemente falso «Sono stato costretto per TRE anni di fila a passare l’estate in odiose scuole estive in Inghilterra, almeno permettimi di vantare le mie capacità!»
Roxas sbuffò nuovamente, appoggiando il mento sulla mano, mentre con l’altra sfogliò pigramente un libro di algebra «Com’è l’Inghilterra?»
Axel si strinse le spalle «Carina, ma niente di speciale, preferisco il sole” Si voltò verso l’amico che osservava il libro pensieroso «Perché questa domanda? Non mi dirai che vuoi andare anche tu ad una scuola estiva?»
«Ma no! Che dici, era solo per curiosità» Disse il biondo, sforzando un piccolo sorriso. Axel lo guardò confuso.
Ormai si conoscevano da circa un anno dopo il loro incontro al cinema, con il tempo avevano iniziato a frequentarsi.
Inizialmente Roxas era contrariato, insomma, sarebbe stato alquanto…Strano.
Erano praticamente due mondi diversi.
Roxas era un tipo piuttosto introverso.
Axel parlava tanto, forse
troppo. Quando iniziava, non la smetteva più.
Una volta aveva parlato ininterrottamente per più di un quarto d’ora, l’altro avrebbe voluto tappargli quella bocca con un calzino pur di farlo smettere per almeno dieci secondi.
Dieci secondi di pura e assoluta tranquillità.
Cosa che non ottieni se stai in compagnia di Axel.
Roxas amava leggere, l’arte, lo skateboard.
Axel amava tante cose che si potevano riassumere in un’unica frase: Sé stesso.
Se il matrimonio narcisista fosse stato legale, non ci avrebbe pensato due volte prima di mettersi un anello al dito e urlare:
Ho deciso di sposarmi con una persona tanto bella quanto fantastica….Me!
Roxas era ambizioso, non vedeva l’ora di terminare gli studi per andare all’università.
Axel non era sicuro neanche sul suo futuro. Lui "viveva il momento", come spesso affermava. Forse era per questo che si era fatto bocciare (così come molti della sua banda), non aveva le idee chiare su cosa avesse fatto una volta diplomato, così preferì la bocciatura al rischio di sbagliare strada.
Scelta molto matura, per giunta.
Axel gli lanciò una veloce occhiata «Allora?»
Il biondino lo guardò confuso «Allora…Cosa?»
«Facciamo mezz’ora di pausa»
«Ti ho già detto di no!» A quel punto Roxas perse la pazienza, si alzò si socatto e spstò un libro in avanti, aprendolo di fronte al rosso che lo guardava spazientito «Mi hai chiamato per aiutarti in algebra, giusto? Quest’anno devi diplomarti»
Axel lo imitò, alzandosi e avvicinandosi un poco al ragazzino «Potrei farmi rimandare ancora per un paio d’anni e finire nella tua stessa classe, che ne dici?»
Stranamente Roxas non indietreggiò, anzi, resto al gioco, tirando fuori un piccolo sorriso «Tuo padre ti ucciderà prima»
Il rosso sospirò «Adesso sei tu quello esagerato» Chiuse il libro davanti a lui e gli fece un cenno di saluto.
Il biondino inarcò un sopraciglio, osservando l’amico allontanarsi dal soggiorno, dirigendosi su per le scale, dritto in camera sua «Ma…Ma dove stai andando?! Axel!!»
Sbam.
Troppo tardi, se n’era andato e Roxas si trovava da solo in soggiorno.
Sempre il solito…
Lo sapeva, lo sapeva che avrebbe dovuto ignorare le sue continue lamentele, doveva fare l’indifferente e magari trovare qualche scusa. Ma no…Roxas era sempre stato quello buono, quello che non lasciava mai gli amici in difficoltà.
Perché Axel non mostrava un minimo di riconoscimento?
«Ora mi sente…» In quattro e quattr’otto prese la sua giacca e si avviò verso le scale, quando improvvisamente andò a sbattere proprio contro Axel, finendo col sedere per terra.
«E tu dove pensavi di andare?» Domandò incuriosito il rosso.
Roxas cercò di rialzarsi, raccogliendo la giacca da terra «Avrei voluto farti la stessa domanda, perché sei andato via in quel modo?»
Axel sospirò, portandosi una mano tra i capelli, il suo atteggiamento pareva…Imbarazzato «Senti, Roxas…»
«No, adesso ascoltami tu! Vorrei almeno un minimo di riconoscimento, avrei potuto fare altro oggi invece sono qui ad aiutarti nonostante sembra che non ti interessi»
«Roxas…»
«Ci conosciamo da parecchio, sai come sono fatto, non pretendo la luna o il monte Fuji, ma un misero "Grazie Roxas” sarebbe andato ben…» In quell’istante la sua visuale venne occupata da un pacchetto regalo di colore azzurro, con un’enorme fiocco giallo.
«Che…Che cos’è?» Domandò ingenuamente.
Axel scosse il capo «Una ghirlanda. Secondo te cosa dovrebbe essere? Tieni» Gli porse il regalo e Roxas lo afferrò, ancora incredulo per questo gesto. Mormorò un “e’ per me?" ed Axel annuì, voltando lo sguardo verso il muro.
«Sì bhè….Avanti scartalo, la sorpresa è all’interno se non lo sai» Disse con ironia.
Il più piccolo mostrò una leggera smorfia per la battuta; si avvicinò al tavolo del soggiorno, spostando alcuni libri per far spazio al regalo ed iniziò a scartarlo.
Axel osservò la scena con un lieve sorriso sulle labbra.
Pensò a quanto fosse buffo Roxas mentre scartava la sorpresa, cercando di scoprire cosa fosse.
In un certo senso lo trovava….Adorabile.
Ma mai e poi mai glielo avrebbe rivelato, non voleva di certo litigare proprio in quel momento.
Scosse il capo, come per scacciare via tutti quei pensieri.
Smettila Axel, smettila una buona volta di guardarlo…In quel modo.
Notò che l’amico aveva terminato di scartare il regalo, ed ora stava osservando la sorpresa con enorme stupore.
Gli occhi di Roxas si sgranarono «Axel….Ma questa è…»
La guardò bene, non poteva sbagliarsi, davanti a lui c’era una macchina fotografica.
Ma non una qualunque, la sua.
Quella che aveva perso un anno fa, o meglio, Axel gliel’aveva rubata, dicendo di averla distrutta.
Quel giorno si sentì davvero uno schifo. E solo per colpa sua.
Pensare che dopo tutto questo, ora si trovava ad essere suo amico ed aiutarlo con la scuola, nonostante fosse più piccolo di lui di qualche anno.
Che strana la vita.
«Credevo che fosse andata a far visita alla “discarica”»Disse, imitando la frase che gli aveva detto Axel quel giorno al cinema.
Il rosso si strinse le spalle, appoggiandosi al muro che separava il soggiorno dal corridoio «Credi davvero a tutto quello che ti dicono, Collins?»
«Quel giorno eri abbastanza convincente per i miei gusti»
«Dovresti conoscermi, sono un gran burlone» Gli sorrise, ma tornò improvvisamente serio, non appena incrociò lo sguardo con quello di Roxas «In realtà l’avevo data ad un mio amico, mi ha fatto un buon prezzo, era tenuta in ottime condizioni, da quel che mi aveva detto»
«Certo che sì, era nuova di zecca» Puntualizzò il biondo «Come hai fatto a riaverla indietro?»
«Secondo te?» Ma non gli lasciò il tempo di rispondere che concluse lui la frase «L’ho pagato, e anche parecchio»
«Hai comprato la mia macchina fotografica?» Ripetè il biondino.
Axel annuì «E non è stato facile. Questo mio amico, Zexion, l'aveva regalata a sua sorella, che poi l’ha prestata alla sua vicina, che era qui in vacanza, e così ho dovuto…»
«Ho capito, ho capito» Gli sorrise «Ho…Memorizzato»
Entrambi risero, finendo per dimenticarsi della “giornata di studio”, o almeno per i primi due minuti.
«Allora farmi venire qui era solo una scusa per consegnarmi…Questa?» Domandò Roxas, prendendo in mano l’oggetto.
«Sì e no. In effetti mi serve davvero una mano in algebra, altrimenti la mia macchina sarà off limits»
«Allora riprendiamo a studiare»
«Ma….» Axel gli si avvicinò, portando una mano sulla sua spalla e sussurrandogli «Dato che sono stato così bravo a farti questo bel regalo, che ne dici di…»
«Fare una pausa?» Concluse in fretta il biondo, tentando il tutto per tutto di non arrossire per l’imbarazzante vicinanza.
L’amico si fece scappare una piccola risatina
«Mmh…D’accordo»


*****************************



Il giorno successivo, Roxas raggiunse il suo gruppo di amici al
ritrovo, un piccolo vicolo dove da piccoli avevano costruito la loro base segreta, passavano li interi pomeriggi.
Una volta giunto in quel luogo, trovò solo Hayner e Pence. In un primo momento si domandò dove fosse Olette, ma poi si ricordò che pomeriggio aveva lezione di musica, come ogni lunedì.
Fece un cenno con la mano destra, salutando i suoi due amici, tuttavia solo Pence ricambiò il saluto, Hayner aveva uno sguardo parecchio seccato, era seduto sopra un divano con le braccia incrociate, lanciò una veloce occhiata al biondo, il quale si sentì immediatamente a disagio. Come se, il motivo del suo malumore fosse per
colpa sua.
«Che succede?»
«Che giorno è il 17 Marzo?»
A Roxas gli venne naturale rispondere un «Giovedì, ovvio»
Hayner sgranò gli occhi, come sorpreso dalla sua affermazione. Tra un po’ rischiava di cadere dal divano «Non ti dice proprio niente il 17 Marzo?»
Solo allora a Roxas gli venne in mente il motivo del suo strano atteggiamento.
Il compleanno di Olette.
«Cazz…» Si portò una mano sulla fronte «Ora ricordo…»
«Ben tornato tra noi» Applaudì ironicamente Hayner, scendendo dal divano ed avvicinandosi all’amico «Ieri dovevamo incontrarci qui, per andare a comprare tutti insieme un regalo per Olette e, decidere dove si terrà la festa a sorpresa, ma tu ovviamente te ne sei dimenticato»
«Mi dispiace, vi giuro che non l’ho fatto apposta»
«Ci manca solo questo, Roxas» Il biondo tirò un lungo sospiro, incrociando nuovamente le braccia «Ci eravamo accordati la settimana scorsa»
Roxas alzò gli occhi al cielo, e quando pensava che nessuno fosse più esagerato di Axel, gli tornò in mente Hayner e i suoi innumerevoli battibecchi ogni volta che uno di loro (specialmente Roxas) commetteva anche il più piccolo errore. Lui era sempre stato così, pessimo con i risultati, bravo ad infierire. A volte risultava davvero stressante, per non dire antipatico.
Ma se non c’era Olette, ci pensava Pence a calmare Hayner e cercare di sbollire la situazione con qualche battuta o sviando il discorso.
«Avanti Hayner, è stata solo una svista, capita a tutti» Si intromise Pence, mettendosi in mezzo ai due litiganti «Possiamo andare oggi a comprare il regalo, e mentre siamo in giro pensiamo a dove organizzare la festa a sorpresa. Eh? Che ne dite?»
Roxas annuì sorridente, porgendo una mano ad Hayner come “segno di pace”, ma l’amico sembrò non accettare tanto facilmente l’offerta, si limitò ad annuire ed avviarsi con Pence verso l’uscita.
Pensò che prima o poi si sarebbe calmato, ma proprio in quel momento, Hayner sbottò come a suo solito «Sai qual è la cosa che mi fa arrabbiare?» Domandò, fermandosi di colpo e voltandosi verso Roxas «Non è il fatto di averci dato buca ieri, ma il fatto che ci hai dato buca per stare con quell’idiota di Axel»
Ma prima che l’amico potesse ribattere, l’altro lo precedette «Ieri avevi il cellulare spento, così ho chiamato tuo fratello e mi ha detto che eri a casa di Axel per aiutarlo con i compiti….Axel?! E io che pensavo ti fossi addormentato o fossi andato in giro a scattare fotografie alle farfalle…»
Quando mai ho scattato fotografie alle farfalle?
«L’anno scorso neanche gli rivolgevi la parola ed ora tutto d’un tratto siete diventati amici per la pelle?»
Il ragazzo tirò un sospiro, roteando gli occhi «Hayner adesso stai esagerando, non fare queste scenate da “amico geloso”»
«Geloso? Io non sono geloso Roxas»
Certo che no, ne stai solo facendo una catastrofe mondiale.
«Non pretendo che tu abbia solo noi tre come amici, ma…proprio Axel? Quello è pazzo, è strano, non è una brava persona e tu lo sai»
«Le persone possono cambiare…Hayner»
«Ma non Axel Morris!» Aggiunse con un tono di voce decisamente più alto.
Entrambi si fissarono per qualche minuto, senza proferire parola.
Roxas era sicuro di non aver mai discusso in questo modo con Hayner, e loro in passato litigavano parecchio, nonostante siano amici fin dall’asilo.
«Riflettici bene. Guarda che non sono l’unico a pensarla così» Concluse il ragazzo, voltandosi leggermente verso Pence.
Roxas osservò quest’ultimo, inarcando un sopraciglio «Anche tu pensi questo?»
Pence sembrò parecchio a disagio, non voleva essere messo in causa proprio adesso, ma avendo entrambi gli sguardi puntati verso di lui, si trovò costretto a dire la sua opinione, positiva o negativa quale sia «Vedi, questa situazione è strana anche per me. Insomma…. Non dimentichiamoci che Axel ci ha presi in giro fin dalla prima, si comporta da prepotente con tutti, senza contare quando ha rovinato lo spettacolo di Naminè l’anno scorso…» Mormorò, voltando successivamente lo sguardo verso Roxas «Ma adesso passi tanto tempo con lui e hai finito col…»
«Metterci da parte» Concluse Hayner.
Non era vero. Non era assolutamente vero.
Roxas non pensava di averli messi da parte, non si sarebbero lamentati se fosse uscito con un’altra persona. Ma a loro non andava a genio Axel, tutto qua, e questo lo mandava letteralmente sui nervi.
Nonostante ciò, tentò di sforzare un piccolo sorriso «Sentite, so che può sembrare strano, ma con me Axel non è come lo avete descritto, all’inizio non ci credevo nemmeno io, ma mi sono dovuto ricredere, e potreste farlo anche voi se solo gli date una possibilità»
Hayner gli si avvicinò, portando una mano sulla sua spalla «Spiacente Roxas ma… A me non va di conoscerlo meglio. Io sono stufo di essere la ruota di scorta»
«Ma…»
«Scegli, o noi….O Axel» Dopo di chè, sia Hayner che Pence si allontanarono, lasciando Roxas da solo, a decidere.



******************************



«Davvero ha detto questo?»
Roxas mormorò un “sì”, sdraiandosi sull’erba.
Dopo quella discussione con Hayner, aveva deciso di calmarsi andando al parco. Ogni volta che litigavano, per lui era di routine fare una visita in quel piccolo parchetto di Traverse Town, si sdraiava tranquillo sull’erba, cercando invano di rilassarsi e di scacciare via tutti i motivi che lo spingevano ad insultare Hayner una volta incontrato.
Destino vuole che Axel stesse passando per quelle parti, così decise di fargli compagnia, e non ci mise molto a sapere il motivo di questo suo malumore. Roxas aveva bisogno di sfogarsi, e poiché in quel momento c’era solo Axel, gli raccontò tutto (nonostante fosse lui motivo del suo litigio con Hayner).
«Quel tuo amico è davvero un idiota» Borbottò il rosso, voltandosi verso Roxas, forse perché si aspettava una sua reazione alla battuta «Bhè, che ti prende? Non urli un: E’ sbagliato dire queste cose, Hayner è un mio amico»
«Per me puoi anche insultarlo una seconda volta» Sbuffò, socchiudendo gli occhi «Tanto non può sentirti»
Axel rise, sdraiandosi su un lato e volgendo il suo sguardo ad un Roxas completamente assorto nei suoi pensieri.

«Scegli, o noi….O Axel» E pensare che lo credeva un tipo maturo, ma conoscendolo bene, non avrebbe tenuto il broncio a lungo. Lui, come Roxas, erano molto simili in questo, perciò il biondo si sentì come rassicurato su questo fatto.
Hayner prima o poi si sarebbe reso conto di aver detto delle grandi cazzate, gli avrebbe chiesto scusa e tutto sarebbe tornato alla normalità, in tempo per festeggiare il compleanno di Olette.
Sì…Era sicuro di tutto ciò. O almeno era quello che sperava.
Ma ad un tratto si rese conto dell’incredibile silenzio che si era creato in quel momento.
Roxas aprì un occhio, notando che Axel continuava a fissarlo.
Il suo viso avvampò all’istante, scattò e si mise seduto «Che stavi facendo?»
«Niente»
«Mi stavi fissando» Brontolò, senza smettere di arrossire.
Axel si mise a ridere, sdraiandosi e portandosi le mani dietro alla testa «Ti da fastidio che qualcuno ti fissi?»
«Mi mette a disagio, lo sai benissimo» Dopo di chè gli diede una leggera spintonata, Axel lo imitò ed iniziarono così ad ingaggiare una dura battaglia, che purtroppo vinse il più grande. Si sedette sopra a Roxas per bloccarlo, scompigliandogli nuovamente i capelli biondi. «Vinto, mi devi un gelato, piccoletto»
«Axel! Levati…Pesi una tonnellata!»
«Ora mi offendo…» A quel punto si alzò, permettendo al più piccolo di riprendere fiato.
Il rosso si sedette nuovamente sull’erba, tirando fuori dalla tasca un accendino ed una sigaretta, ma non fece tempo ad accenderla che Roxas lo fermò «Lo sai come la penso sul fumo…»
«Sei uguale a mia madre,e pensare che prima era una fumatrice accanita» Sorrise, portandosi la sigaretta in bocca «Tutti abbiamo dei vizi, tu la fotografia, io le sigarette» Indi la accese, sotto lo sguardo disgustato di Roxas.
«Sì ma il mio vizio non mi uccide» Puntualizzò il biondo «Fa male, provoca danni al tuo corpo, causa malattie come il cancro, ti fa puzzare l’alito e…»
«Sì sì, non occorre farmi la ramanzina, so già tutte le conseguenze che possono causare queste sigarette»
«Allora perché continui?» Domandò confuso.
Axel fece un tiro «Non è facile smettere, Roxas»
«Ma se hai volontà ce la puoi fare» Sbottò l’amico «Fallo per te stesso…Fallo per me»
Il più grande gli rivolse una veloce occhiata, bloccandosi, non appena incrociò il suo sguardo.
Dannazione.
Non riusciva a staccarsi da quegli occhi che gli imploravano di far la finita con il fumo.
Quei dannati occhi che lo avevano attirato fin dal primo giorno.
Con quello sguardo, quel
maledetto sguardo, Roxas riuscì quasi a convincerlo di smettere.
Non sapeva il perché, ma pur di non vedere quegli occhi tristi, ancora una volta; avrebbe smesso di comprare quelle dannate sigarette.
Al diavolo…
«E va bene...Ci provo... Ma non assicuro niente»
«Davvero?» Domandò, quasi incredulo.
Axel si portò una mano ai capelli
«Sì però tu…Smettila di farlo»
«Fare cosa?»
«QUELLO sguardo» Gli si avvicinò, puntandogli il dito contro «Se mi verranno delle crisi isteriche per l’assenza di fumo, sappi che dovrai rimediare al danno»
L'amico indietreggiò leggermente, arrossendo «Ovvero?»
«Te lo farò sapere» Mormorò, ridendo sotto i baffi.
Roxas sospirò pesantemente, tornando a fissare il parco.
Hayner si sbagliava, Axel non era una cattiva persona, e almeno su questo ne era certo.


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Capitolo 4
*** 13 Marzo 2007 (seconda parte) ***



E anche questo capitolo è terminato!
Ho anche fatto veloce! Yeeeeeeee *saltella allegra* Chssà cosa capiterà nel 2008...Muahaha xD

Alloooooora...passiamo ad altro:
Grazie a Dearly Beloved che averla aggiunta tra le seguite!^^
Grazie a Marzia_lea Chan per averla messa tra le preferite!
E ovviamente, grazie a chi continua a seguirla e recensirla!
Vi prego di lasciare un commentino  (_ _) ed ora mi precipito a rispondere alle recensioni e poi a pappa! xD
A presto <3






I giorni passarono e sia Roxas che Hayner non si rivolsero la parola, Olette e Pence si sentirono terribilmente a disagio in quei momenti, così per non far litigare nessuno, durante l’intervallo Pence stava con Roxas mentre Olette faceva compagnia ad Hayner, il giorno dopo si scambiavano le parti e così via…Fino ad arrivare al fatidico
17 Marzo.
Per via di quel litigio, Roxas non fece il regalo di compleanno ad Olette assieme ai suoi due amici come ogni anno, così decise di cogliere l'occasione e comprare il regalo con Naminè.
Passò tutta la giornata con lei e dovette ricredersi su molte cose.
Naminè non era strana, né introversa come molti dicevano, era semplicemente timida.
A scuola non parlava quasi con nessuno, ad eccezione della sua gemella Kairi e Sora, lei diceva che preferiva la tranquillità di un buon libro al caos dell’intervallo; come Roxas, amava l’arte e faceva dei disegni stupendi.
Quel giorno Naminè gli confessò che il suo più grande sogno sarebbe quello di dirigere una galleria d'arte, amava dipingere, i disegni a matita e da poco aveva scoperto quelli al computer, anche se restava più fedele al classico.
Roxas ascoltò i suoi discorsi con interesse, non credeva possibile di trovare una persona così simile a lui.
La festa a sorpresa di Olette si fece in un locale che Hayner affittò per l’occasione, non era stato difficile e neanche troppo costoso, poiché il proprietario era suo padre.
La sorpresa fu un gran successo, ma per tutta la serata i due litiganti non si rivolsero la parola.
Mentre tutti si divertivano a ballare, scherzare e guardare quel tonto di Sora che aveva rovesciato per sbaglio la bibita addosso a Kairi, Roxas si trovava seduto in un angolo, che guardava le fotografie appena scattate ai suoi amici.
«Sono davvero molto belle»
Alzò di scatto il capo, accorgendosi della vicinanza di Naminè, la ragazza si trovava con la schiena appoggiata al muro, ad osservare con curiosità le foto dell’amico.
«Grazie» Le sorrise, tornando a guardare le foto, involontariamente però, il suo sguardo si fissò su Hayner che si trovava dall’altra parte a parlare con un gruppo di ragazze.
Idiota.
Avevano litigato parecchio nel corso degli anni, ma mai sono arrivati a ben quattro giorni senza rivolgersi la parola e a stento uno sguardo.
Hayner deve essersela presa parecchio per quella faccenda di Axel.
«Vedrai che gli passerà» Disse Naminè, con un tono talmente basso che Roxas riuscì a stento a sentirla.
«E tu come fai a saperlo? »
«Me l’ha detto Kairi, che l’ha saputo da Olette »
Il ragazzo scosse il capo.
Femmine. Perché dovevano essere così pettegole?
Naminè tirò fuori un piccolo sorriso, appoggiando una mano sulla sua spalla «Non avercela con Hayner, magari ha solo paura di perdere il suo migliore amico, capita a tutti di avere questi pensieri»
«Sì ma è da sciocchi! Io non voglio di certo sostituirlo» Spense la macchina fotografica, lanciando un sospiro «Non avrebbe fatto tutte queste scene se fossi sempre uscito con….mmh…Sora! »
«Sora è tuo fratello»
«E’ Axel il problema, per lui. Hayner non lo sopporta e quindi io non dovrei averci niente a che fare»
«Non ha il diritto di sceglierti le amicizie, non ti pare? »
Roxas la osservò incredulo. Ma Naminè da che parte stava? Un minuto prima sembrava lo stesse accusando ed un minuto dopo era dalla sua parte?
Forse voleva solo confondergli le idee per convincerlo a fare pace, nonostante tutto…
«Se non vuoi abbandonare sia Axel che Hayner, resta amico di entrambi, semplice»
Come immaginava.
Forse ormai, non centrava la litigata.
Forse era semplicemente una questione di orgoglio.
Entrambi volevano vedere chi cedeva prima, e di sicuro Roxas avrebbe tenuto duro fino alla fine.
O almeno era quello che pensava fino a quando Naminè non propose ad Olette di fare una foto di gruppo, ma non l'intera banda della festa, bensì i classici “quattro migliori amici”, compreso Hayner.
Fantastico.
Roxas avanzò con passo pesante, a giudicare dal suo “entusiasmo”, sembrava stesse andando al patibolo.
Inoltre, per essere coerente con tutte le altre fotografie che avevano fatto in passato, Roxas sarebbe dovuto stare accanto ad Hayner.
Non c’è che dire, Naminè è stata davvero furba.
Dopo aver scattato la fotografia, Roxas ed Hayner continuarono a non scambiarsi una singola parola, finchè Olette perse la pazienza.
«Insomma, adesso dovete smetterla! » Urlò «State rovinando la festa che voi avete organizzato, siete peggio dei bambini»
I due non dissero nulla, si limitarono a voltare gli sguardi da tutt’altra parte, come se questo servisse a far smettere la discussione. Olette lanciò un’occhiata ad Hayner, portando le mani ai fianchi «Hayner, chiedi scusa a Roxas»
«Che cosa?! » Evidentemente non si aspettava una tale risposta proprio da lei, anzi, a questa sua accusa, sembrò irritarsi parecchio.
«E tu Roxas, chiedi scusa ad Hayner» Aggiunse Pence, raggiungendo i tre.
«Se entrambi chiedete scusa sarà tutto più facile» Concluse Olette.
«Su avanti, datevi un bacino e fate pace» Disse una voce alle loro spalle. Inutile dire che si trattasse di Sora, evidentemente aveva seguito il filo di discorso.
Per una volta che restava attento.
Roxas non si rese conto, ma ormai ogni invitato aveva smesso di ballare, tutti erano concentrati esclusivamente sul litigio fra la festeggiata con i due ex amici.
Sospirò, voltandosi verso un Hayner che lo osservava con le braccia incrociate.
«Direi che possiamo fare un favore a tutti e…Tornare come prima? » Gli porse la mano, sperando che lui accettasse, anche se non sembrava esserne molto convinto.
«Avanti Hayner, non mi vorrai tenere il broncio fino a quarant'anni?! » pensò il ragazzo che, in tutta sorpresa, si dovette ricredere. L’amico gli strinse la mano, dandogli una pacca sulla spalla «E va bene, lo ammetto, ho esagerato»
«Allora è tutto a posto? » Domandò sorridente.
Hayner annuì, ricambiando il sorriso «Però il bacio te lo puoi anche scordare»
Roxas rise, dandogli anche lui un’amichevole pacca sulla spalla «Almeno su questo siamo d’accordo»
Davanti a loro, Olette, Pence, Naminè e tutti gli altri osservarono la scenetta finalmente soddisfatti e soprattutto rilassati.
La pace era stata ristabilita ed ora si potevano divertire nuovamente.
Niente più conflitti.



***********************




Terminata la festa, Roxas e Sora presero la strada di casa per tornare indietro. Il locale non era molto distante da casa loro, poiché abitavano quasi in centro città. Sora insistette più volte per fermarsi in un bar.
Forse tutte quelle bibite gassate non gli avevano fatto molto bene.
E dire che prima di andarsene il fratello gli aveva raccomandato che era meglio evitare di sostare in luoghi poco adatti a loro, ma il castano sembrò volerlo fare apposta e si fermò in uno dei locali più malsani della città.
Roxas provò a convincerlo a non entrare, ma Sora sembrava dover scoppiare da un momento all’altro, così si fiondò dentro al locale cercando con disperazione un bagno, mentre il fratello lo aspettò sulla soglia della porta, cercando di non incrociare gli sguardi delle persone che sedevano fuori a bere, sembravano avere tutti scritto sulla fronte la parola “Pericolo”.
Ammettiamolo, Roxas era alquanto superficiale in questi casi, ma non si fidava di quei posti, inoltre, c’era un odore di fumo talmente forte che quasi si sentì svenire, dovette coprirsi la bocca con una mano ed allontanarsi, fino ad incrociare il vicolo accanto al locale.
In quell’istante sentì una voce famigliare, o meglio dire una risata.
Era sicuro di non potersi sbagliare, quella era la voce di Axel, ed era diretta all’interno del vicolo.
Roxas si sporse leggermente per controllare con esattezza chi ci fosse.
Magari si era sbagliato, forse era solo un’allucinazione dovuta al fumo.
Ed invece, come sempre, ebbe la conferma che il suo udito era notevolmente migliorato nel corso degli anni. Quella chioma rossa si riusciva a distinguere nonostante il buio del vicolo (per non dire della notte), Axel era assieme ad un gruppo di ragazzi, poté riconoscerne alcuni che facevano parte della sua banda a scuola mentre altri non li aveva mai visti.
Scrutò con attenzione cosa stessero facendo e in quell’istante gli sembrò mancare il fiato per lo stupore, Axel stava fumando, ma non una sigaretta qualunque, quella era una…una…
«Una canna?! » bisbigliò a bocca spalancata. Sbattendo più volte le palpebre.
Da quando in qua Axel fumava le canne?! Non glielo aveva mai detto e sinceramente non ne capiva il motivo.
«Axel? » Domandò a voce bassa, forse sperando che lui non se ne accorgesse o magari che non fosse il suo amico, ma uno stupido clone che per farsi vedere dagli altri si era messo anche a drogarsi.
Il rosso voltò leggermente lo sguardo, notando in lontananza un ragazzino biondo, in un breve istante non mise a fuoco il suo aspetto ma dopo qualche minuto lo riconobbe.
Quasi non si ricordò di star tenendo in mano una canna e perciò gli fece cenno di avvicinarsi, con un enorme sorriso «Hey Roxy, che ci fai qui? Non ti facevo un tipo da Night Club»
Il biondo restò immobile al suo posto, senza ricambiare il sorriso, inutile dire che Axel non se ne accorse minimamente del suo malumore, lasciò il gruppo di “amici” e si avvicinò al più piccolo, sfoggiando un altro dei suoi migliori sorrisi «Che ti prende? Ora metti anche il broncio? » Gli diede un’amichevole pacca sulla spalla, iniziando a ridere come un ebete.
Era fatto, eccome se era fatto.
«Axel dove vai?! Lascia in pace quel bambinetto o ti denunceranno per pedofilia» Urlò uno del gruppo. Evidentemente davano a Roxas meno anni di quanti ne avesse, certo, non era altissimo come molti altri della sua classe, ma non era nemmeno il re dei nani.
Diamine in quel momento si arrabbiò davvero.
Ma l’altro cercò di non badarci «Ah lascialo perdere, Xigbar è un deficiente» Gli sussurrò, sorridendo ininterrottamente, ma quando vide lo sguardo serio di Roxas, iniziò a preoccuparsi «Ma che cos’hai? E’ forse…Ehm….successo qualcosa al…Aspetta dov’è che andavi oggi? »
«Ad un compleanno» Rispose freddamente.
E pensare che glielo aveva detto giusto questa mattina. Ma inutile ragionare con uno ridotto in quel modo.
Axel ridacchiò impacciato «Oh giusto. Al compleanno di compleanno di Pin, o come si chiama... »
Roxas sgranò gli occhi, abbassando di poco lo sguardo «Veramente il suo nome è Pence, e oggi non era il suo compleanno ma quello di Olette» Borbottò offeso.
Axel si strinse le palle, ridacchiando « Ops, errore mio. Comunque, è successo qualcosa? Sei strano»
Il più piccolo ignorò la sua domanda, rivolgendo un ultimo sguardo alla canna che il rosso teneva in mano, assunse un’espressione notevolmente disgustata «Da quanto tempo le fumi? »
Axel sospirò, grattandosi nervosamente il capo «Ah…»
Aveva capito. Finalmente gli era chiaro il suo strano comportamento.
Fece le spallucce, guardando un punto fisso davanti a sé « …Dai, non mi dire che te la stai prendendo per…»
«Avevi promesso, Axel! » Gli urlò il biondo, stringendo forte i pugni «Dicevi che non avresti più fumato, e non è passata neanche una settimana! »
«No no no no….ALT! » Lo interruppe, il suo tono di voce si fece più alto. Ora sembrava lui quello arrabbiato «Avevo detto che avrei cercato di non fumare le sigarette, ma non hai mai parlato di canne» Indicò lo spinello, indi rise nuovamente «Dai, smettila di assillarmi e andiamo a prenderci un panino, ho una fame! »
Cercò di trascinare via Roxas da quel vicolo, afferrandolo per un braccio ma lui si oppose, staccandosi immediatamente.
«Non toccarmi»
«Roxyyyy….Non farmi arrabbiare» Sforzò un ennesimo sorriso, afferrandolo nuovamente per un braccio, si vedeva che stava ormai perdendo la pazienza.
«Sei un cretino, guarda come sei ridotto, resti a malapena in piedi! Non sai quanto faccia male quella roba?! E io che pensavo di potermi fidare! »
Axel sembrava perso nei suoi pensieri, si accorse solamente dell’enorme figuraccia che stava facendo.
Farsi sgridare da un ragazzino, in un locale dove lo conoscono tutti. Gli si avvicinò, sussurrandogli nervosamente
« Ascoltami piccolo....Io...Io ho una reputazione da mantenere, capito? Mi stai facendo fare una figura di merda...»
«Vai al diavolo» Lo spintonò, allontanandosi da quel postaccio.
«Roxaaaaas?!!Dove stai andando? Torna qui, avanti!!» Ma inutile, lui se n’era già andato.
Non appena il biondo tornò di fronte al locale, vide Sora che stava scambiando due paroline con un altro gruppo di ragazzi, uno di loro gli stava per offrire una sigaretta.
Basta, questo era troppo.
Il biondino si avvicinò, afferrando il fratello per il cappuccio della felpa e trascinandolo via.
«C_Cosa fai?! Roxas! Stavamo solo parlando!»
«Mi hai preso per scemo? Avanti, torniamo a casa» Detto questo continuò a trascinarlo senza sosta per quasi un intero isolato.




****************************




Il giorno successivo Axel non si presentò a scuola, ma come previsto, lo chiamò al cellulare verso il pomeriggio, e continuò fino alla sera, Roxas riattaccò ogni volta, finchè decise di spegnerlo per l’intera giornata. La situazione andò avanti per diversi giorni.
Non potevo passare una normale settimana senza dover litigare con qualcuno?
Ma Axel, al contrario di Hayner, non la smetteva un minuto di chiamarlo, di cercarlo, aveva persino contattato Sora, ma lui non ne voleva più sapere niente. Era stufo.
La settimana passò tranquillamente, fino ad arrivare a domenica, Roxas uscì con i suoi amici e alla sera rientrò a casa sotto lo sguardo accusatorio della madre, inizialmente non capì, ma quando gli fece vedere la tonnellata di messaggi in segreteria che gli aveva lasciato Axel sbiancò completamente.
Adesso aveva addirittura scoperto il suo numero di casa?!
Non li ascoltò nemmeno, li cancellò, rassicurando sua madre che non c’era nulla da preoccuparsi.
Il solito esibizionista..
Si diresse in camera, dedicandosi alla lettura e a qualche compito fino alla sera. Dopo cena, tornò Sora dai suoi allenamenti di calcio, gettò la sua borsa per terra, sedendosi sul letto di Roxas mentre lui era immerso nella lettura «Indovina chi ho incontrato, finiti gli allenamenti? »
«Sora, non ho voglia di giocare…» Borbottò, senza distogliere lo sguardo dal libro, ma il fratello glielo tolse
«Hey!! »
«La risposta era: Axel!» Ridacchiò, iniziando a sfogliare alcune pagine del libro « Pensavo che avessi finito tempo fa questa saga »
«Ho ripreso a leggerlo, problemi?! » Glielo sfilò di mano, sedendosi vicino alla scrivania.
Sora lo guardò perplesso «Senti, Roxas mi sto un po’ preoccupando, prima litighi con Hayner ed ora con Axel? Sicuro di non essere tu ad avere qualche problema? »
«Fidati, questa volta è lui ad avere dei grossi problemi. E comunque la questione non mi interessa più, io ho chiuso con quel pagliaccio»
«Come vuoi» Sospirò il fratello.


Quella stessa sera, Roxas decise di riaccendere il cellulare, sperando che ad Axel non venga in mente di chiamarlo. Se fosse andato avanti così, avrebbe di sicuro cambiato numero.
Tuttavia quella notte, niente chiamate, niente messaggi, niente che ricordasse Axel Morris. Meraviglioso.
Forse si era rassegnato.
O magari si era illuso troppo presto.
Difatti verso le due di notte, ricevette una chiamata che lo fece scattare improvvisamente, inciampò per terra, cercando di ricordarsi dove avesse messo il cellulare, una volta recuperato lesse il nome sul display: Axel.
Basta, era stufo di questo gioco.
Gli avrebbe risposto, lo avrebbe mandato a quel paese e finalmente sarebbe tornato a dormire con serenità.
«Ma ti rendi conto di che ore siano?! Domani c’è scuola! »
«La prossima volta rispondimi alle prime venti chiamate e magari non ti suonerà il cellulare alle due di notte» Rispose seccato il rosso «Dobbiamo parlare, e subito»
Roxas sospirò, tirando un lungo sbadiglio «Non possiamo domani? »
«No. O-R-A. Capito? Esci subito, sono qui sotto casa tua»
«Tu sei DOVE?! » Improvvisamente si rese conto di star urlando, si tappò la bocca, voltandosi nervosamente verso Sora che dormiva come un ghiro. Almeno non si era svegliato.
Ci pensò un po’, ma alla fine uscì di casa camminando in punta di piedi per non farsi sentire da sua madre: per fortuna che lei, come Sora, aveva il sonno pesante, non l’avrebbe svegliata neanche il lancio di una bomba in giardino.
Una volta uscito, sobbalzò non appena vide la figura di Axel avvicinarsi a lui.
«Bel pigiama » Disse, fosse cercando di sdrammatizzare la situazione, ma niente.
Entrambi si guardarono negli occhi, senza proferire parola, finchè il biondo distolse lo sguardo, socchiudendo la porta per non farla sbattere e rimanere chiuso fuori «Almeno questa volta sei te stesso» Decisamente si stava riferendo al loro ultimo incontro, ed Axel lo intuì subito.
«Roxas, mi….» Si morse nervosamente il labbro inferiore, non avrebbe mai immaginato di dover chiedere scusa, non era da lui fare una cosa simile. Ma doveva farlo se voleva ottenere di nuovo la sua fiducia «….Mi dispiace…Io….Sono stato un cretino»
«Solo? » Domandò ironicamente il biondo. Tornando però improvvisamente serio «Ti rendi conto di come mi hai trattato?»
«Lo so! » Sospirò nervosamente, abbassando di poco lo sguardo «Ma credimi quella era la prima volta che fumavo quella roba, la prima e l’ultima»
Il più piccolo alzò lo sguardo, inarcando un sopracciglio «Axel…»
«E va bene…La seconda! Ma ti giuro che ho smesso!! Smetterò di fumare, questa volta mi devi credere. Io non voglio….» si bloccò improvvisamente, indeciso sulla parole da pronunciare «Io non voglio perdere la nostra amicizia, davvero »
Roxas lo guardò negli occhi, non arrossati e spenti come quella sera, ma verdi e …Sinceri.
Ne era certo,
stava dicendo la verità.
Gli sorrise, sedendosi lungo le scalinate di casa
«E io che pensavo di essermi liberato di te! »
Axel ricambiò, mettendosi accanto a lui «Non sono un tipo che molla facilmente, dovresti saperlo» Entrambi iniziarono a scherzare, punzecchiarsi, come se niente fosse mai successo.
Ad un tratto Roxas abbassò di poco lo sguardo
«In fondo mi spiace…Averti assillato con questa storia, intendo anche per le sigarette»
«Tutte abbiamo le nostre manie» Lo rassicurò
«Non volevo diventassi come mio padre» Disse con un filo di voce «Dopo il divorzio, andò letteralmente in crisi, fumava, si ubriacava e ha iniziato a…Bhè….Hai capito. » Sospirò «Io non…non riesco a perdonare mia madre, non doveva lasciarlo in quel modo, lui si sta rovinando per colpa sua, ora a stento riusciamo a vederlo e l’idea che lei possa sposarsi con un altro uomo mi fa imbestialire»
Gli occhi gli divennero lucidi, al punto che Axel non resistette e si avvicinò a lui per avvolgerlo in un affettuoso abbraccio.
Roxas si irrigidì, ma non si scostò da quel gesto, anzi, arrossì impacciato «C_che stai facendo? »
«Ti sto abbracciando, così non piangi più» gli sussurrò dolcemente, accarezzandogli i capelli.
Solo per quei brevi minuti, Roxas si sentii improvvisamente rilassato, come se tutti i problemi che lo affliggessero fossero spariti nell'istante momento in cui ricevette quell'abbraccio.
In vita sua non era mai stato coccolato molto, i suoi genitori sono sempre stati impegnati con il lavoro e in quei pochi momenti in cui si trovavano tutti insieme impiegavano il tempo a litigare tra di loro.
Non credeva che per farlo star bene bastasse un semplice abbraccio, inconsciamente si strinse all'amico, socchiudendo gli occhi ed inspirando tranquillamente il suo odore.
Era strano...
Ma piacevole. E tutto grazie ad Axel.
Un momento....Axel?!
«Ah!»
Si staccò improvvisamente, le sue gote divennero più arrossate del solito.
«Io non sto piangendo!» Disse il biondo, asciugandosi una lacrima con la manica del pigiama.
Axel rise, staccandosi da lui, anche se a malincuore « Visto? Allora ha funzionato»
Roxas gli sorrise, mormorando un “Grazie”
«Di nulla, però adesso sei tu che devi farmi una promessa»
«E quale sarebbe? »
«Non ci dovranno essere più segreti, d’accordo? Qualunque cosa ci faccia star male, dobbiamo dircela senza peli sulla lingua, Memorizzato? »
Il più piccolo annuì, stringendogli la mano, ma solo dopo quel gesto si rese conto di cosa avrebbe portato tutto ciò, abbassò nuovamente lo sguardo, sotto quello incuriosito di Axel «E adesso che ti prende? Vuoi un altro abbraccio? » Scherzò, allargando le braccia ma l’amico sembrò non stare al gioco.
«Axel…»
«Dimmi»
«Questo sarà il mio ultimo anno a Traverse Town. Mia madre vuole trasferirsi in Inghilterra per andare a convivere con il suo compagno e quindi… Io e Sora andremo con lei» Disse tutto talmente in fretta e a bassa voce che pregò che Axel non avesse sentito.
Ma evidentemente anche il suo udito era ben sviluppato.
Il suo sguardo pareva perso nel nulla, gli occhi sgranati guardavano un punto fisso davanti a sé
«CHE COSA?! » Urlò, alzandosi nervosamente.
Ecco perché quel giorno ti avevo chiesto dell’Inghilterra.
«Shh!! Sta zitto! » Fece il biondo, facendogli cenno di tacere «Vuoi farci scoprire? »
«Se serve per farti restare qui allora SI’! Cazzo tu non puoi…Non puoi andartene! Non lo permetterò, facciamo così…Posso…Posso chiedere ai miei di adottarti! Sei un figlio modello, ti vorranno di sicuro»
«Non se ne parla!» Disse con un mezzo sorriso «Non posso lasciare Sora in un’altra nazione, sarà una palla al piede ma è pur sempre mio fratello»
«E vuoi lasciare ME qui, solo soletto?! »
«Ci terremo in contatto» Si strinse le spalle « Forse è un bene, magari nessuno sentirà realmente la mia mancanza»
«Non è vero! » Lo interruppe improvvisamente il rosso, prendendolo per le spalle e facendolo voltare di fronte a lui «A me mancheresti»
Entrambi si sorrisero, tristi di quel che stava succedendo, ma al tempo stesso contenti di essersi chiariti.
Un momento perfetto, interrotto dalle urla isteriche della madre «ROXAS! Sono le due di notte! Cosa ci fai la fuori?! »
I due sobbalzarono, salutandosi con un veloce cenno con la mano e dandosi appuntamento domani dopo la scuola.
Se la memoria non lo ingannava, Roxas doveva ad Axel un gelato.


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Capitolo 5
*** 13 Dicembre 2008 ***



Eccomi!! Ho cercato di postare il più veloce possibile, ho passato un fine settimana un po' faticoso xD
Speriamo che questo capitolo sia di vostro gradimento!^^
Grazie comunque a tutti quelli che continuano a seguire la storia e sopratutto a chi recensisce.
Non dimenticate di lasciare un commento, insomma vedo che comunque alcuni la leggono, non mi pare di aver fatto un lavoro così pessimo...Vorrei sapere un vostro parere.
Sono una che si deprime facilmente gente .-.






13 Dicembre 2008

"Rabbia repressa"







Pronto?”
Ciao Roxas! Volevo dirti che….Che mi manchi tanto tanto tanto, anzi no…Tanto Così!”
Axel…”
Sì?”
Ti rendi conto che stiamo parlando al telefono e non posso vederti, vero?”
Ah….M_Ma certo! Mi credi scemo, per caso?!”

Roxas sospirò, scuotendo debolmente il capo, ormai si era rassegnato.
Era stato difficile prendere la decisione di trasferirsi a Londra con la sua famiglia, Hayner e gli altri non l’avevano presa molto bene, ma nonostante la lontananza mantenevano ancora i contatti e spesso Roxas scendeva a Traverse Town dai nonni materni oppure a casa di Hayner o Pence.
Anche Axel non sembrava da meno, dopo una serie di imprecazione, seguite da puri sguardi d’odio verso la madre di Roxas, accettò la partenza dell’amico (anche perché non aveva scelta, diciamolo),
Nei primi tempi la situazione sembrava normale, finchè non sono arrivate le numerose telefonate.
Forse aveva preso Roxas per il suo consulente o magari non sapeva a chi rompere costantemente le scatole al telefono, ma ogni volta, ogni singolo minuto in cui il biondino pensava anche solo di potersi rilassare, ecco sopraggiungere una telefonata, ormai era talmente abituato alle sue chiamate che non leggeva nemmeno il nome sul display, sapeva che si trattava di lui.
E chi altro poteva telefonargli a mezzanotte, ubriaco marcio, se non…
Axel…Hai bevuto, non è vero?”
Sentì mugugnare il rosso diverse parole indecifrabili, seguiti da una sonora risata “Ehm…Diciamo che sono solo un po’ brillo”
A Roxas scappò quasi un sorriso, avrebbe addirittura riso, se non fosse stato così tardi e aveva il letto che lo chiamava da mezz’ora.
Non so dove tu sia, ma so dove dovrei essere io, nel letto a dormir…”
Improvvisamente venne interrotto da un rumore disgustoso provenire accanto alla chiamata “Ma che schifo. Axel! Dimmi che non sei stato tu a ruttare in quel modo!”
“Certo che no”
...Demyx?”
Neanche” Ridacchiò “E’ un new entry nel gruppo, Xaldin, i suoi sì che sono micidiali e si sta contendendo il titolo per il rutto estremo della serata”
Che schifo” Ripetè disgustato il biondo, sentendo un altro di quel dolci rumori.
Questo era Demyx!” Esultò il più grande.
“Mi fa piacere” Mugugnò Roxas, mentre passeggiava attorno al tavolo della cucina “Axel, è mezzanotte, ho sonno e domani mattina ho scuola, se mi addormento in classe vorrei avere una scusa migliore di: Non ho dormito perché ho dovuto ascoltare gli amici del mio migliore amico fare la gara di rutti per telefono”
Axel soffocò una risata, seguito a ruota da Roxas che però lo interruppe “Non stavo scherzando, devo davvero andare a dormire”
Lo vedi? E poi gli altri mi chiedono come faccio ad essere tuo amico, tu sei così…Divertente e schietto, simpatico, intelligente…”
Ciao Axel” E chiuse la chiamata, lasciandosi scappare una piccola risata, probabilmente il rosso non se n’era neanche reso conto, perché continuò ad elencare le qualità dell’amico per un buon lasso di tempo.
Prima che potesse dirigersi in camera, Roxas decise di fare un piccolo spuntino di mezzanotte, la fame cominciava a farsi sentire e dato che era già in piedi, perché non approfittarne?
Ma la pace finì non appena lo raggiunse il fratello che lo bloccò, vedendolo agguantarsi su una scatola di biscotti al cioccolato «Feeeeermati! »
Roxas si bloccò immediatamente, rimanendo in piedi con una sola gamba, con la mano destra teneva la confezione di biscotti «Mmh? »
«Metti immediatamente giù quei biscotti, e non ti verrà fatto nulla di male!» Disse Sora, puntandogli il dito contro.
«Chi tardi arriva male alloggia» Sbottò il fratello, portandosi in bocca uno di quei dolcetti, sotto lo sguardo perplesso del castano.
«Rox! Quelli sono per la mia colazione! Sai che giorno è domani? EH?! »
«Mmh…il 12 Dicembre? »
«No! Il 13! Ricorda che è mezzanotte »
Il biondo si voltò verso di lui, stupito sul fatto che per una volta lui avesse ragione.
Wow era da segnalarlo sul calendario.
«E sai questo cosa significa? EH? LO SAI?! » Quasi gli urlò nelle orecchie talmente aveva alzato la voce.
«Attento, in Nuova Zelanda non hanno sentito bene! »
«Cosa centra adesso la Nuova Zelanda? »
Roxas si portò una mano al capo, mugugnando un «Perché a me?»
Ma Sora sembrò non ascoltarlo più di tanto, difatti iniziò a riprendere il discorso di poco fa, con enorme entusiasmo per giunta «Devo mantenermi in forze domani se voglio battere quello sbruffone di Riku nella Gara di Corsa! »
Roxas inarcò un sopracciglio, osservando con stupore il fratello.
«Ancora in conflitto con quel tipo? Pensavo andaste d’accordo» Cercò di sviare il discorso, e come sempre, questa tattica con Sora funzionava alla perfezione.
Lui si mise con le braccia incrociate, borbottando un “Sì”, mischiato con un “No”.
Diciamo un “Ni”, oppure un “So”, dipende dalle preferenze.
«Vai a vivere a Londra? Allora conoscerai di sicuro Riku! Perché non vai nella sua stessa scuola, sono sicura che diventerete ottimi amici! Grr…Ma perché ho dato retta a Kairi?! Lei e le sue idee strampalate!? » Piagnucolò, gettandosi in ginocchio, con le mani sui capelli.
Era davvero disperato se faceva tutte queste scene per un compagno di classe.
«Le persone fanno cose pazze, quando sono innamorate» Disse Roxas con un leggero sospiro, intanto aprì il frigorifero, afferrando una bottiglia di succo di frutta. Al suono di quelle parole Sora guardòl storto il fratello, chiudendo gli occhi a due fessure «Un momento… Guardi ancora i cartoni animati? »
«C_Che cosa? Ma no…E’ solo che.. »
«Lo so’, perché Kairi mi ha costretto a vedere quel cartone una sacco di volte, lo conosco a memoria! Com’è che si chiama…Mmh…Centrava con i romani…Ehm…Ulisse? »
Roxas sbatté le palpebre, guardando scioccato il fratello.
Ottima memoria, davvero.
Ma come si fa ad essere così deficienti? E nonostante tutto ha la sufficienza in storia.
«Hercules…Hercules! E poi erano greci, cosa centrano i romani! » Borbottò il biondo, dandogli le spalle.
A Sora scappò una risatina
«Allora è vero! Guardi ancora i cartoni animati! E poi dici a me che sono un bambino! »
«Non centra assolutamente niente! » Sbottò il ragazzo, arrossendo leggermente in volto.
Sì, guardava ancora i cartoni animati.
Sì, ha guardato Hercules giusto la settimana scorsa.
Sì, è un fan della Walt Disney, problemi?
Tuttavia cercò di sviare un’altra volta il discorso, sperando che il fratello la smettesse di ridere come un cretino alle sue spalle «Comunque, come faceva Kairi a conoscere questo Riku? »
«Da quel che ho capito ha vissuto dai suoi nonni a Traverse Town fino in prima elementare, poi si è trasferito con la famiglia qui a Londra. Pensa che Kairi mi ha detto che eravamo addirittura amici all’asilo! Io non me lo ricordo nemmeno! » Si alzò da terra, incrociando le braccia con aria seccata « E poi è antipatico, è presuntuoso, viziato, si crede un dio sceso in terra! »
Le persone si fanno da specchio, caro Sora. Pensò il fratello, alzando gli occhi al cielo.
E no, questa non era una frase presa da un classico Disney.
Roxas stava per sistemare il succo nel frigorifero, quando il fratello gli si avvicinò, dandogli delle leggeri pacche sulla spalla «Allora, dimmi un po’…Chi ti ha telefonato a quest’ora? Qualche ragazza? E poi mi dici che non fai conquiste! »
Roxas roteò gli occhi, forse stanco delle continue pressioni del fratello
«A meno che Axel non si sia fatto donna»
«Di nuovo Axel? Che voleva? »
Il biondo si strinse le spalle «Solo parlare un po’, ma era ubriaco e c’era di mezzo una gara di rutti così…»
Notò che il fratello lo guardò confuso, così Roxas decise che era meglio finirla qui con la chiacchierata ed andare a dormire, ma prima che potessero allontanarsi dalla cucina, afferrò di sorpresa la confezione di biscotti, sfuggendo dalle grinfie del fratello.
«Roxas!! Ridammeli subito! »
«Non sei poi così veloce Sora, Riku non avrà problemi a batterti domani! »
I due iniziarono a rincorrersi come bambini al parco, ridendo e prendendosi in giro.
In quel momento Roxas pensò che
forse non era così male avere quel tonto di Sora come fratellino.



**********************



Erano quasi le sei di sera, Axel addirittura bevve più del dovuto, tanto da doversi sorreggere al bancone per non scivolare a terra, altri membri della compagnia erano ridotti forse peggio di lui.
«Bhè, ragazzi…Io me ne vado! Domani i miei partono e volevano vedermi per “parlarmi”. Tzè…»
«Amico, non ti reggi nemmeno in piedi, finirai con la faccia spiaccicata su qualche parabrezza di un auto » Scherzò Demyx «Ti accompagno io»
Axel soffocò una sonora risata, facendogli cenno di non muoversi «Sì, sicuro. Con te mi perdo appena svoltiamo l’angolo»
«Non è vero! Ho un ottimo settimo senso!! »
«Difatti si dice, sesto senso. Idiota» Lo corresse Xaldin, ridendo assieme agli altri compagni, indi si voltò verso il più silenzioso del gruppo «Perché non lo accompagni tu Saix? Puoi dargli uno strappo in macchina, così non lo avremo nella coscienza se per caso viene investito lungo la strada »
Il ragazzo alzò gli occhi, evidentemente seccato dalla proposta del metallaro, voltò lo sguardo verso Axel che intanto si divertiva a prendere in giro il povero Demyx sul suo pessimo orientamento, si dovette arrendere all’evidenza, era meglio assicurarsi che non si cacciasse in qualche guaio.
Tutti sapevano che quando Axel tendeva a bere un po’ troppo, diventata fin troppo schietto, avrebbe potuto prendersela con qualche tizio di passaggio grosso il doppio di lui, o magari era talmente impegnato a ridere e scherzare per conto suo, da non notare il semaforo verde per le macchine mentre attraversava la strada. Insomma, in queste circostante, era meglio tenerlo d’occhio, soprattutto se si tratta di un amico che conosci da quando avevi dieci anni.
Si strinse le spalle e si allontanò con lui dal gruppo. In macchina non disse un sola parola, al contrario dell’amico che, completamente ubriaco, continuava a ringraziarlo come se lo avesse salvato da quale morte.
Alla fine Saix perse la pazienza, si girò seccato verso Axel «D’accordo, basta con i ringraziamenti, mi stai dando la nausea»
«Ma io…» Ridacchiò.
«Stai….zitto. O la prossima volta col cazzo che bevi»
«Don’t worry. Sto zitto…D’accordo. Sarò muto come un pesce, o come una tartaruga….Ma secondo te che verso fanno le tartarughe? No dico…Hanno mai fatto qualche esperimento per sapere il loro verso? Non ho mai sentito una tartaruga parlare, non nel senso, parlare come un umano, intendo solo parlare come un animale. Sai che in fondo tutti noi siamo animali? E che…»
A quel punto Saix frenò di scatto la macchina, facendo prendere ad Axel una gran bella testata sul finestrino, sì che si era allacciato la cintura, ma quel colpo è stato così improvviso che l’aveva preso di sorpresa.
Il guidatore sorrise leggermente «Forse ora starai un po’ zitto»
«Sei cattivo» Piagnuccolò «Potevo morire»
«Che peccato…» Mormorò l’altro, rimettendo in moto la macchina.
Axel si portò una mano tra i capelli, controllando che non si fosse spettinati per l’impatto «Non si trattano così gli amici che stanno male»
«In questo caso eri tu che mi stavi facendo male!» Sbottò il ragazzo «Non ti hanno mai detto che chiacchieri davvero troppo? »
Il rosso rise, mettendosi comodo sul sedile e portandosi le mani dietro alla testa «Roxas me lo ripete ogni volta»
«Roxas? Il piccoletto? Non si era trasferito in Inghilterra? »
«Sì ma continuiamo a sentirci. Non ci si libera facilmente del sottoscritto» Scherzò.
Saix inarcò un sopracciglio, lanciando un sospiro «Non capisco come fai ad essergli amico»
In risposta, Axel si voltò verso di lui, guardandolo con un’espressione interrogatoria.
«E’ strano….Tutto qui»
Passarono diversi secondi di assoluto silenzio, quando venne improvvisamente spezzato dalla sonora voce di del fulvo «Aaaaaaaaaaaah!! Ho capito!!»
Questa volta fu lui a cogliere di sorpresa l’amico, che fece un leggero balzo « Ma sei cretino?! Tu…»
«Ho capito Saix, sta tranquillo. Roxy è il mio amichetto speciale, ma tu resterai uno dei miei migliori amici»
«Axel non credo che adesso…»
«Dai, diamoci un abbraccio e facciamo pace! »
«Axel!! Smettila!! Abbracciati da solo! Sto guidando! » Per quasi dieci minuti Saix dovette lottare contro Axel per impedirgli di fiondarsi verso di lui ed abbracciarlo. Odiava questi gesti di affetto, soprattutto quando erano rivolti verso di lui. Axel lo sapeva bene, ma quando non era sobrio difficilmente si tratteneva.
Per fortuna che il viaggio non durò molto, Saix accostò, facendo scendere il rosso dalla macchina proprio davanti all’enorme cancello di casa sua.
«Cerca di tornare intero per domani» Ironizzò Saix.
«E tu cerca di guidare meglio la prossima volta. Continuavi ad andare a zig, zag…Ma chi ti ha dato la patente? »
In risposta, Saix avrebbe voluto dirgli:
«La prossima volta evita di fare il cretino in quel modo, e vedi che arriviamo anche prima del dovuto» ma ormai Axel si era già allontanato verso suo padre, che lo stava aspettando proprio fuori dalla porta di casa. Preferì evitare di sgridare ulteriormente l’amico dai capelli rossi, credo ci avrebbe pensato abbastanza il genitore a giudicare dalla sua espressione in volto.



**************************



Non facendo caso al padre, Axel entrò in casa salutando sua madre con un veloce cenno della mano, poi si sedette scompostamente sul divano, tirando un lungo sospiro come se avesse corso per chilometri interi «Sono-esausto»
«E’ così che si saluta?! » Contestò il padre, sbattendo forte la porta e dirigendosi dal figlio «Sono quasi le sette, tra poco è ora di cena, e tu ti presenti a casa ubriaco?!»
«E tu come fai a…»
«Si sentiva la puzza di birra appena hai varcato quel cancello» Sospirò la madre, portandosi una mano sul volto «Axel»
«Una persona adesso non è più libera di bere in santa pace?! Non ho fatto danni, puoi stare tranquilla»
«Non è questo il punto » Si intromise il padre, avvicinandosi al figlio menefreghista «Mi avevi promesso che una volta preso il diploma avresti pensato a cosa farne del tuo futuro, e guardati! Esci ogni giorno, vai a quegli stupidi locali ad ubriacarti, suoni in un gruppo di tossici che.. »
«Demyx non è un drogato» Lo interruppe Axel, alzandosi dal divano «Anzi, è uno dei pochi che non tocca nemmeno l’alcol, e sì, ogni tanto lo aiuto con la band quando fanno dei concerti, guadagno qualche soldo, che c’è di male?! »
«Stai buttando le tue possibilità, Axel, lo vuoi capire? »
«No evidentemente non voglio» Rispose schietto lui.
«Sei diventato maleducato, egoista, viziato»
«Continua….Magari così ti passa!» Contestò il figlio
«Smettetela! » Li interruppe la madre, mettendosi in mezzo tra i due. La donna si voltò verso il figlio «Axel, io e tuo padre dobbiamo parlare in privato, puoi andare in camera tua? »
«Non occorre fare le cose di nascosto, non ho più cinque anni» Ironizzò il rosso, ma stranamente, fece come le disse.
Con sua madre, Axel è sempre stato abbastanza tranquillo, faceva quel che gli diceva senza obbiettare il più delle volte. Nessuno si era mai spiegato il motivo del suo atteggiamento, entrambi i suoi genitori non sono mai stati molto presenti nella sua vita, Axel non si faceva problemi a rispondere alle persone, ma con sua madre era diverso.
Tuttavia, una volta salito in camera, si accorse di essersi scordato il cellulare in sala, imprecò più volte, perché doveva tornare giù e vedersela di nuovo con suo padre. Non bastava l’effetto dell’alcol a farlo stare da schifo, ci voleva pure quella lite con i suoi genitori.
Per fortuna che non abitava più con loro da diversi mesi, anche se per questa sera era un’eccezione.
Scese le scale, sperando che i suoi fossero in cucina o per lo meno da qualche altra parte, ma quando si accorse che erano ancora in salotto a discutere per prima, si nascose velocemente dietro la porta semi aperta.
Col cavolo che sarebbe entrato in quel momento e prendersi un ulteriore sgridata, non era proprio in vena.
Pazienza, il cellulare lo avrebbe recuperato dopo cena, fece per andarsene, quando sentì le parole del padre farsi più forti, richiamato dalla moglie che gli raccomandò di non urlare troppo per non disturbare Axel.
Incuriosito, il rosso si sporse leggermente per ascoltare i loro discorsi.
Ma forse avrebbe dovuto ascoltare sua madre e chiudersi in camera, perché quello che sentì per quei brevi minuti, fu la notizia peggiore di tutta la sua vita.



********************************



Sarà stato in un momento di assoluta follia, oppure era ancora sotto il dominio dell’alcol. Come sempre, aveva abbandonato il cervello, prendendo una serie di decisioni impulsive che non avrebbero portato a nulla.
Quello stesso giorno, Axel Morris prese il primo aereo diretto in Inghilterra.
Stava male, come non lo era mai stato prima d’ora. Aveva bisogno di sfogarsi, di parlare con qualcuno…
L’unico pensiero in questo mare di dolore, era rivolto a Roxas.
Ma al tempo stesso aveva bisogno di allontanarsi da tutte quelle menzogne, voleva andarsene il più lontano possibile, forse per sempre, chi lo sa…
Una volta arrivato, quasi si stupì della grandezza di quella città, ormai erano anni che non ci tornava a Londra, perdersi fu molto facile. Tuttavia, dopo diverse ore di cammino (ed aver parlato in modo perfetto con diversi residenti del posto) ,riuscì a trovare la giusta via della nuova abitazione dei Collins, per fortuna che Roxas gli aveva dato il suo indirizzo tempo fa e lui se l’era prontamente salvato sul cellulare per un eventuale visita a sorpresa.
Come oggi.
Roxas viveva in un piccolo paesino a poca distanza da Londra, in questo Axel ne fu davvero riconoscente, per lo meno poteva evitare di girovagare in quella grande città senza una meta certa.
Prese l’autobus che lo lasciò a pochi metri dalla casa, a quest’ora Roxas sarebbe dovuto ormai essere di ritorno da scuola, a meno che non ci siano stati dei contrattempi. Si avvicinò al cancello, non era chiuso, così entrò senza troppe pretese, la casa era abbastanza grande ma quello che lo colpì maggiormente era il giardino, curato nei minimi particolari. In mezzo a tutta quella vegetazione, notò la figura di una ragazzina che se ne stava seduta, con la schiena appoggiata contro un albero, leggendo un fumetto e mangiucchiando una merendina.
Forse aveva sbagliato abitazione, eppure era sicuro di essersi segnato la via giusta, ma non ricordava che Roxas avesse una sorella.
Si avvicinò alla ragazza, giusto per chiedere delle informazioni, ma appena lei se ne accorse, si alzò di scatto, come impaurita.
«Hey calmati! Non mordo mica! »
La ragazza corrugò la fronte, guardandolo ancora più sospettosa, non disse una parola, ma dal suo sguardo si riusciva a percepire il terrore, probabilmente sarebbe scappata da un momento all’altro. Axel mostrò un sorriso amichevole, portando una mano verso di lei «Il mio nome è Axel, A-X-E-L, Got it Memorized? »
Nessuna risposta.
Il fulvo tirò un sospiro «Perfetto» In modo del tutto spontaneo, appoggiò la mano sulle spalle della ragazza, comportandosi come se la conoscesse da una vita …«Vedi...Sto cercan...»
Ma questo fece solo peggiorare le cose e presto ne avrebbe pagato le conseguenze.



Roxas si trovava in camera, intento a fare una partita ai videogame mentre aspettava l’arrivo del fratello, ad un tratto sentì una voce femminile urlare il suo nome, corse immediatamente giù per le scale, dirigendosi all’entrata dove una ragazza aveva appena chiuso la porta a chiave, ansimando più volte per l’incredibile paura di poco fa.
«Xion? Che succede? »
«Dov’è papà?! »
«E’ andato a prendere Sora agli allenamenti ma perché hai quella faccia?! »
«Un…un maniaco…Mi voleva aggredire!» Urlò la ragazzina, gettandosi tra le braccia del biondo, ancora incredulo per ciò che stava dicendo.
«Un…Maniaco?! Ma chi…C_Come…Insomma…Eri fuori in giardino! Come ha fatto ad entrare? »
«Il cancello non era del tutto chiuso» Piagnucolò, allontanandosi un poco da lui «E’ ancora fuori, non aprire per nessun motivo, io chiamo la polizia» Indi si diresse verso il telefono di casa per comporre il numero, ma Roxas la bloccò per un braccio, costringendola a voltarsi verso di lui.
«Calmati adesso! Non può entrare se abbiamo chiuso a chiave, magari se ne andrà a momenti»
«Lo spero davvero, quel tipo mi ha messo i brividi solo a guardarlo»
«Era un barbone? »
«Non credo a giudicare dai suoi vestiti, da come mi ha parlato credo sia americano, è alto da far paura e ha dei capelli terrificanti. Sembrava un istrice psicopatica! »
«Un istrice?! » Roxas non potè fare a meno di sorridere, ma venne subito interrotto da Xion «Sì, un istrice! E pensa che era pure truccato…TRUCCATO! Ed era maschio! »
Quindi, riassumendo: nel giardino di casa loro c’era probabilmente un maniaco americano, che si truccava e aveva i capelli da istrice…
Un momento…
«Aveva per caso i capelli rossi?» Domandò, come se si aspettasse già una risposta dalla giovane che, prontamente annuì, scuotendo il capo «Sì, e ti posso giurare che non sono naturali»
Un tonfo.
Non poteva crederci, possibile che…
Roxas balzò vicino alla finestra per vedere se il “maniaco” fosse ancora in circolazione in giardino, quasi gli mancò il fiato non appena si rese conto che la persona da cui era appena fuggita Xion non era altro che…
«AXEL?!» Lo chiamò, nonostante la finestra fosse chiusa e lui si trovasse lontano.
Che diamine ci faceva in Inghilterra, fuori da casa sua?!
Questa doveva davvero spiegargliela.
Notò anche un dettaglio insolito, Axel stava barcollando, come se avesse qualcosa di fastidioso in viso, continuava a coprirselo, imprecando più volte.
«Che gli prende? »
«Gli ho spruzzato lo spray al peperoncino sugli occhi per poter fuggire» Disse Xion, giocherellando imbarazzata con una ciocca dei suoi capelli scuri «E’…E’ stato per legittima difesa, papà mi ha insegnato che non devo mai abbassare la guardia con i tipi che non conosco e così…»
«Xion!» La sgridò Roxas
«Che c’è? Era per auto-difesa! » Sbottò, ma il ragazzo non l’ascoltò oltre, aprì immediatamente la porta, dirigendosi verso Axel che intanto non la smetteva di imprecare per il bruciore. Roxas non aveva mai sentito tante parolacce messe insieme in così poco tempo, se mai fosse esistito il paradiso, di sicuro Axel si era giocato un posto quello stesso giorno. Ma come non biasimarlo…Gli era stata sparata una scarica di assoluto bruciore negli occhi.
«Axel? » lo chiamò il biondo, tentando di calmarlo.
«Dio che…Che MALE!!! Cazzo cazzo e ancora cazzo, che male!!» Infine cadde a terra in ginocchio, maledicendo minuto per minuto tutte le volte che aveva aggiunto il pepe alle sue pietanze, o riso quando Demyx tentò di assaggiare quella dannata salsa wasabi al ristorante giapponese, costringendolo a sgolarsi quasi due bicchieri di acqua per placare il bruciore.
«Axel! » Il secondo richiamo però, attirò l’attenzione del rosso, che si voltò, togliendo le mani dal viso e notando quegli splendidi occhi azzurri che non aveva mai dimenticato, nonostante siano passati mesi dall’ultima volta che si erano incrociati.
«Roxas…» Sussurrò, sorridendo debolmente. Il ragazzo lo guardò confuso, come se si aspettasse una reazione diversa, di solito Axel lo accoglieva sempre con un sorriso a trentadue denti, stuzzicandolo e scompigliandosi giocosamente i capelli.
Ma questa volta era strano, i suoi occhi parevano spenti, non vedeva più quella luce sprizzante e vivace che riusciva ogni volta a contagiarlo, cacciando ogni sorta di malumore.
Sembrava perso.
«Che…che ti succede? »
Il maggiore socchiuse le labbra, facendo per parlare anche se non aveva nulla da dire, decise di non rovinare quel momento con frasi vuote e prive di senso, si sporse verso di lui, attirandolo a sé ed abbracciandolo più forte che poté, come se volesse essere sicuro che non era uno stupido miraggio dovuto da quello spray accecante, Roxas si trovava qui, di fronte a lui.
«A_axel... » il biondino cercò di staccarsi ma l’amico continuò a stringerlo, ancora più forte, come se volesse impedirgli addirittura di parlare.
In un primo momento pensò che fosse completamente fuori di testa, non riusciva a comprendere il perché di questo suo comportamento. Fino a quando non sentì qualcosa di umido bagnarli leggermente i capelli.
Quella non era pioggia, impossibile.
Quelle erano lacrime. Axel stava piangendo.
Roxas era sicuro di non averlo mai visto versare una sola lacrima in tutti gli anni che lo conosceva.
Questa storia iniziava davvero a spaventarlo.


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Capitolo 6
*** 13 Dicembre 2008 (seconda parte) ***


Scusate il ritardo!! Ma volevo rendere questo capitolo al meglio!^^
Ringrazio di cuore tutti quelli che continuano a seguirmi e spero di non deludervi con questo aggiornamento!
Scusate per eventuali errori, purtroppo ho dovuto aggiornare in tutta fretta perchè come al solito devo andare via xD
E finalmente si scopre il motivo per cui Axel è depresso...Ma ora li aspetta un bel viaggetto da fare! :)
Alla prossima! <3




Dopo quello strano incontro, Roxas fece entrare Axel in casa, entrambi non si rivolsero la parola, forse perché aspettavano che l’altro facesse il primo passo, il rosso si limitò ad annuire, sedendosi su una delle sedie in cucina, l’altro prese dal frigorifero qualcosa da bere e forse, aspettava che iniziasse lui il discorso.
Passarono cinque minuti di totale silenzio, finchè Axel decise di parlare.
Ascoltò la storia con attenzione e fondamentalmente, con stupore. Gli raccontò tutto, da quel giorno al locale con i suoi amici al suo rientro a casa e, in modo particolare, della discussione che ha sentito tra i suoi genitori.
Quando sentì il motivo per il suo strano umore si fermò di colpo, la mano che reggeva il succo d’arancia tremò, aveva tolto il tappo così per sbaglio fece cadere alcune gocce per terra.
Ma quasi non se ne rese conto. Una volta finito di parlare, Axel si appoggiò con i gomiti sul tavolo, portando le mani ai capelli e sospirando pesantemente.
Piombò nuovamente un silenzio che durò solo pochi minuti, finchè lui gli rubò tra le mani il succo d’arancia e si versò da bere, senza guardarlo negli occhi «Lo so che ti ho preso alla sprovvista, ma ti prego, mettiamo fine a questo silenzio» Indi bevve un sorso della bibita, mostrando poi una leggera smorfia «Bleh…Odio il succo d’arancia»
A quel punto il biondo si risvegliò da quello stato di shock, scuotendo debolmente il capo «Ah, scusa. Ti…Ti prendo qualcos’altro allora» Fa per voltarsi ma la voce del fulvo lo bloccò nuovamente.
«Tranquillo, non occorre» Lo guardò, rimanendo stupito che, nonostante tutto quello che gli stesse succedendo sforzava costantemente un sorriso.
Axel
Non sapeva come comportarsi dopo questa notizia, si grattò nervosamente il capo, portando lo sguardo verso il basso.
«Strano» Disse il fulvo «Una persona che ha sempre curato i suoi pazienti, ora rischia di morire per uno stupido cancro» Sospirò, voltandosi verso di me «Ironico, non credi?»
Dal suo tono di voce sembrava quasi volesse scherzare, ma dai suoi occhi si capiva tutt’altro.
Era furioso, triste, deluso
Sua madre scoprì di avere il cancro mesi fa e ancora non lo aveva raccontato a suo figlio, quando Axel li sentì parlare su questa faccenda, avrebbe tanto voluto piombare in salotto davanti a loro, chiedendogli il perché non ne era stato informato.
Ma forse questo era il minimo, la paura più grande era il rischio di perdere la madre. Lei era sempre stata un punto fondamentale nella sua vita, era stata lei a portarlo a casa la prima volta che si era ubriacato, era presente a calmarlo ogni volta che litigava con suo padre, rispettava le sue decisioni e non l’ha mai obbligato a fare qualcosa che odiasse (come diventare medico), lei c’è sempre stata.
Axel non avrebbe superato questa storia facilmente.
Ma d’altra parte, chi l’avrebbe fatto?
«Credi che….Insomma…Tuo fratello sappia di questa cosa? » Domandò Roxas un po’ titubante, Axel lo guardò appena, stringendosi le spalle «Non saprei, non credo» Mormorò, abbozzando poi un flebile sorrisetto «Ma non mi stupirei del contrario, dopotutto Reno è sempre stato il figlio prediletto del papino, si saranno messi tutti d’accordo per non farmi sapere niente»
«Axel…»
«Quando pensavano di dirmelo?! » Batté forte i pugni sul tavolo, alzando la voce « Non credono che quando vedrò mia madre sul letto in punto di morte FORSE mi verrà qualche dubbio?! »
«Axel! Calmati! » Gli urlò, bloccandolo immediatamente, in quell’istante il rosso si rese conto di essere in piedi e di aver stretto talmente forte la bottiglietta di succo di arancia da averla quasi rotta.
Era di plastica d’accordo, ma non era comunque una cosa da fare.
«S…Scusa…» Mormorò, posando la bottiglia con delicatezza e sedendosi nuovamente al suo posto. Il più piccolo sospirò, avvicinandosi verso di lui e togliendo la bevanda dal tavolo «Non fa niente»
Dopo averla messa a posto, si sedette accanto a lui «Perché sei venuto qui?»
Lui giocherellò con il bicchiere per qualche istante
«Volevo parlare con qualcuno…E la prima persona che mi è venuta in mente» Si voltò verso l’amico «Sei stata tu» Questa volta gli sorrise sinceramente «Ma adesso smettiamola di parlarne, non vorrei fare una scenata come prima»
Roxas non vedeva né rabbia, né tanto meno dolore, quel sorriso era caldo, pieno di luce. Si sentì quasi in imbarazzo, arrossì lievemente, staccandosi da quegli occhi smeraldini e concentrando la sua attenzione su un punto fisso del pavimento «Ah»
«Come Ah? Tutto qui? Non sei contento di vedermi? »
«Certo che sono contento! » Si difese il biondo «Solo che…Bhè…»
Axel non si soffermò oltre, annuì capendo perfettamente come si sentisse dopo quella notizia.
«Vuoi restare qui per un po’? Posso chiedere a mia madre, abbiamo una camera in più se vuoi…» Mormorò il ragazzo, ancora con le gote leggermente arrossate per prima.
Il fulvo gli scompigliò giocosamente i capelli, alzandosi dalla sedia e avanzando verso di lui
«A dire il vero….Ho un’altra idea in mente» Lo disse con un tono talmente provocatorio da fargli venire la pelle d’oca, Roxas indietreggiò finchè non colpì con la schiena il frigorifero, rimanendo così in trappola tra le grinfie dell’amico.
Le idee di Axel non sono mai state delle migliori, anzi, il più delle volte ci faceva la fine della vittima e spesso finiva nei guai per colpa sua.
«E quale sarebbe questa fantomatica idea? » Domandò il biondo, inarcando un sopraciglio. Axel stava per rispondergli quando udirono entrambi dei passi giungere in cucina, i due si voltarono, notando l’arrivo di Xion.
Rivedendo quel volto, il fulvo ricordò pienamente la vicenda di poco fa, poteva ancora sentire quel forte bruciore invadergli nuovamente gli occhi « Tu!! » Le ringhiò « Mi devi due bulbi oculari, per colpa tua non riuscirò più a mangiare nessun cibo piccante, e io adoravo il piccante! »
Intimorita, Xion si nascose leggermente dietro alla porta, intanto Roxas diede una leggera spinta ad Axel, «E smettila! E’ stato un incidente! » Si voltò verso la ragazza, facendole cenno di avvicinarsi e lei, timidamente, li raggiunse.
«Xion, ti presento Axel. Axel, lei è….»
«Sono…Sua sorella» rispose con un lieve sorriso sulle labbra. Axel sbatté le palpebre più volte, cercando di ricordare quando mai Roxas gli avesse detto di avere una sorella, insomma, era andato diverse volte a casa sua e non l’aveva mai vista in giro, tantomeno a scuola.
Non potevano di certo averla procreata i suoi genitori quest’anno…Avranno su per giù la stessa età.
«Da quando in qua hai una sorella? »
«Da quando io, Sora e mia madre viviamo nella casa di Luxord, padre di Xion» Gli rispose il biondo, mostrando un sorriso alla ragazza «Non siamo di sangue, ma è come se lo fossimo, dopotutto…Non credo che i nostri genitori ci metteranno molto a sposarsi»
Axel si portò una manata al capo.
Giusto, i suoi erano separati e sua madre frequentava un certo
Luxord.
Strano però, non era la prima volta che sentiva quel nome, gli sembrò quasi famigliare…Che sia forse…
«Siamo tornati!! » La porta sbatté violentemente, segno che Sora era appena rientrato a casa «Dovevate vedermi, sono stato un vero campione, questa volta lo ha perfino ammesso anche Riku! Bhè….Non proprio, ma tutto sommato, forse potrei anche sopportarlo ancora per un p…» Appena raggiunse la cucina, si bloccò, notando la figura del rosso accanto ai due famigliari «E…E t_tu cosa ci fai qui? »
Si pensa che ormai perfino i muri sapessero che Sora non avesse mai visto di buon occhio Axel, tantomeno la sua amicizia con Roxas, sarà per il fatto che si è sempre comportato da bulletto con lui fin dalla scuola media, prendendolo di mira assieme ai suoi amici e scaraventandolo più volte dentro ai cassonetti dell’immondizia. Una volta aveva perfino rubato i suoi vestiti mentre si faceva la doccia negli spogliatoi, alzandoli al posto della bandiera e costringendolo ad andare dal vicepreside coperto da sole due riviste (di moda per giunta), che aveva trovato per pura fortuna in palestra, o magari non lo sopportava per via del suo aspetto, non tipicamente da bravo ragazzo: fumatore accanito, amante della birra e frequentatore ossessionato di night club.
Il giorno in cui Roxas annunciò a pranzo che sarebbe uscito con Axel Morris, il fratello quasi si strozzò con un pezzo di bistecca per lo stupore; più passava il tempo, più Sora vedeva crescere la loro amicizia, ma nonostante ciò non si era mai fidato completamente.
Una volta Axel era stato invitato a cena a casa loro e portò un dessert fatto da sua madre, Sora ne analizzò il contenuto dandolo prima in pasto al cane dei vicini per vedere se conteneva qualche tipo di veleno, ovviamente si dimenticò che il cioccolato è estremamente tossico per i cani, così non solo ha dovuto subire una sgridata da sua madre per aver rovinato il dolce, ma una denuncia da parte della vicina per aver mandato in coma il cane, quella bravata gli costò un mese di punizione, perdendosi lo spettacolo di danza di Kairi che naturalmente si arrabbiò. Sora lo odiò a morte, per colpa di quella bravata, Kairi gli tenne il muso per quasi due settimane.
Nonostante non avesse fatto nulla di male, Sora continuava a dare la colpa di tutto ad Axel.
«Visita a sorpresa” Rispose il fulvo con un piccolo sorrisetto, notando poi l’arrivo del padre che, notò Sora completamente imbambolato davanti a loro ma non se ne preoccupò gran ché, anzi, la sua attenzione si posò sul nuovo arrivato «Ma tu guarda, abbiamo visite »
Il biondo annuì, ma non fece in tempo a presentare l’amico che, come al solito, prese lui l’iniziativa «Hey tu devi essere Luxord! Sono un amico di Roxy e mi chiamo Axel. A-X-E….»
Ma il più piccolo gli tappò la bocca, alzandosi in punta di piedi per via della sua altezza.
BASTA con lo spelling, possibile che ogni volta che doveva presentarsi iniziava questa assurda cantilena?!
Luxord guardò entrambi con perplessità, voltandosi poi verso Xion che gli fece cenno di non preoccuparsi.
«Sì insomma, lui è Axel Morris, è venuto a farmi visita da Traverse Town» Concluse il biondo, intanto il fulvo si liberò finalmente dalla sua presa, doveva ammetterlo, seppur piccolino aveva una resistenza portentosa.
«Morris? Figlio di quel Jack Morris? »
Axel inarcò un sopraciglio «Sì…Jack è mio padre»
«Ah» Borbottò pensieroso «Pensavo che avesse due figli, Reno e…»
E Axel, il sottoscritto” Si indicò, mostrando i denti bianchi.
«…Credevo si chiamasse Lea»
Il rosso mostrò una smorfia, stringendosi le spalle.
«Lea? Cos’è questa storia? » Soffocò una risata, guardando divertito l’amico che non sembrava affatto contento.
«No no no! Quello è il passato, il mio nome è Axel. A-X-E-L. Got it memorized? »
Luxord soffocò una risata «Non c’è dubbio, sei degno figlio di tuo padre»
Il rosso sbuffò ripetutamente, ha sempre odiato quel nome. Il motivo?
Suo fratello alle medie si era comprato un criceto. Axel detestava quell’essere, non Reno, ma il criceto.
Era grasso, peloso e non faceva niente tutto il giorno se non girare a vuoto su quella stupida ruota, una volta Axel ha provato a prenderlo ma l’animale lo continuava a mordere, sembrava quasi lo odiasse.
Il criceto in questione si chiama Lea, come lui, Reno gli ha dato il nome del fratello per ripicca, ed Axel odiava essere paragonato a quella specie di ratto minuto, fatto sta che ha deciso di modificarsi leggermente il proprio nome, obbligando tutti i suoi amici a chiamarlo Axel, questo gli permise inoltre di entrare a far parte di una banda di bulletti, a tutti piacquero la sua idea così decisero che ogni membro della squadra dovesse cambiare il proprio nome.
In pratica il suo successo è dovuto da un criceto ingordo e viziato.
I suoi ricordi furono interrotti da un’improvvisa stretta alla manica della maglia da parte del biondino, abbassò lo sguardo verso di lui «Mmh? »
«Non mi hai più detto della tua idea, Lea» Il nome lo disse con un lieve sorrisetto stampato sulle labbra, facendo irritare ancora di più l’amico che roteò gli occhi, mostrando un piccolo ghigno «Hai programmi per domani?”


*****************************************



«Ancora non riesco a crederci! »
«Sarà già la quarta volte che me lo ripeti» Disse divertito il rosso.
Il biondino sembrò esterrefatto, non si sarebbe mai aspettato che sua madre gli permettesse di stare fuori casa per il week end, non per il fatto che fosse protettiva, a Traverse Town spesso gli permetteva di passare le notti a casa di Hayner o Pence, ma forse lei la vedeva come Sora sul fatto di Axel, forse meno evidente del fratello.
Sembrava che solo Roxas lo ritenesse una brava persona in quella famiglia.
«Non mi hai spiegato come hai fatto a convincere mia madre» il biondo si portò le braccia dietro la testa, socchiudendo gli occhi.
Axel rise, sistemandosi per bene lo schienale « E’ bastato avere dalla mia parte il tuo “quasi” papà»
«Che strategia hai usato per convincerlo? »
«Ricordi che lui e mio padre si conoscevano? Hanno condiviso per un anno la stanza al college, finchè Luxord decise di ritirarsi» Intanto con una mano si sistemò per bene i capelli, accertandosene che non siano spettinati.
Il più piccolo inarcò un sopraciglio «E con questo?»
Lui ghignò, incrociando il suo sguardo «Mio padre mi ha raccontato certi dettagli che di sicuro non gli farebbero piacere risentirle. Nulla di grave, sono solo storie molto imbarazzanti»
Roxas sgranò gli occhi, senza smetterlo di guardarlo « In pratica, lo hai corrotto? »
«Una specie» Ammise lui «Almeno questo mi ha permesso di portarti via per il week end! Dovresti ringraziarmi!»
«Ti ringrazio per avermi rapito, Axel» Scherzò il biondo, il quale ricevette un colpetto in testa da parte dell’amico «Ma smettila, non vedevi l’ora di andartene, ammettilo»
Entrambi risero, tornando nuovamente in silenzio. Aveva ragione, probabilmente qualche giorno di relax era quello che gli serviva, ma nonostante ciò qualcosa continuava ancora a turbarlo, non passò molto prima che Axel se ne rese conto
«Che ti succede nanerottolo?»
«Niente è che…» Sospirò « Mi domando come fai ad essere così dopo quello che hai saputo…»
Dopo un breve silenzio, Axel scrollò le spalle, diventando improvvisamente serio «Non posso farci nulla, è vero, sono furioso con loro, ma anche se tornassi a casa non li troverei, sono partiti per andare da mia zia Gwen per qualche giorno, anche se credo che…»
«Che tua madre stia facendo la cura?» Domandò con un filo di voce il biondo, Axel annuì, mostrando un triste sorriso «Avrei dovuto sospettarlo, visto che non ho mai sentito parlare di una zia chiamata Gwen... »
Roxas abbassò nuovamente lo sguardo, appoggiando la fronte sul finestrino e osservando il panorama al di sotto.
Era stato gentile Axel a pagargli il biglietto aereo, non sapeva perché volesse portarlo proprio in Francia, aveva provato a chiederglielo ma lui gli disse più volte che era una sorpresa. Roxas sbuffò, incrociando le braccia, odiava quando faceva il misterioso e soprattutto detestava essere messo sulle spine, non aveva molta pazienza e forse questo è una delle poche cose che lo accomunava a suo fratello. Questo e la passione per i film horror.
Tirò un lungo sospiro, socchiudendo gli occhi, si sentiva terribilmente rilassato, forse troppo, l’ultima volta che aveva preso l’aereo aveva dormito per tre ore di fila e questa volta non fu da meno, cercò di rimanere sveglio ma la tentazione di chiudere le palpebre era troppo alta, alla fine si lasciò convincere e pian piano si addormentò, appoggiandosi comodamente accanto alla spalla di Axel.
Lui lo osservò con un lieve sorriso stampato in volto «Che dormiglione che sei, e siamo appena partiti» Gli sussurrò all’orecchio, senza muoversi troppo per non disturbare il suo sonno, gli accarezzò dolcemente i capelli biondi, spostando poi la mano fino ad arrivare alla guancia. Si distrasse solo qualche istante per osservare un ultima volta il panorama fuori dal finestrino, tornando poi a guardare divertito il ragazzino che si sistemò meglio vicino alla sua spalla, ancora mezzo addormentato.




Finalmente giunsero alla meta tanto desiderata…La Francia.
Una volta usciti dall’aeroporto, i due presero il treno per raggiungere prossima tappa, ovvero…
«Una stazione sciistica?! » Commentò Roxas, osservando con stupore il paesaggio ricoperto di neve « Mi hai portato in Francia…Per andare sugli scii?! » Lo disse come se fosse una colpa.
Axel si strinse le spalle, dandogli una pacca sulla spalla
«Hai sempre detto di non aver mai sciato in vita tua»
«Ho capito ma…Perché ora, perché qui? »
«Sei un ingrato, e pensare che avevo organizzato questa vacanza da mesi» Sbuffò il rosso, avanzando di qualche passo « Qui ci venivo spesso quand’ero piccolo, con Reno, Saix e mia madre» Cercò di nascondere un filo di malinconia, mostrando uno dei suoi soliti sorrisetti da: Dont’ worry. E’ tutto a posto.
Roxas si limitò a camminargli a fianco, alzando di tanto in tanto lo sguardo verso di lui. Dopo pochi minuti, raggiunsero un bungalow vicino alla stazione sciistica, era di proprietà dei genitori di Axel.
Ecco perché veniva qui spesso…
Una volta entrati, Axel fece cenno a Roxas di andare in camera, in un primo momento il ragazzo non capì il perché di tanta insistenza, ma quando ci entrò vide appoggiati sul letto un paio di scii blu, decorati con un fiocco rosso.
«Consideralo il mio regalo di natale» Aggiunse il più grande.
Dopo un breve istante di contemplazione per tutte queste sorprese, il biondo scosse il capo, voltandosi di scatto verso l’amico
« Non posso accettare, è…E’ troppo! Io…Insomma…»
«Troppo cosa? E’ il vantaggio di avere un amico ricco e poi mi fa piacere farti regali» Si chinò verso di lui, mostrando un sorriso radioso «Sai di chi erano quegli scii? Miei! Coraggio devi provarli, mi aspetto che diventi almeno bravo quanto me»
il biondo ricambiò il sorriso, correndo verso il regalo e scartando il fiocco con un’allegria che fece scappare una risata al fulvo, intanto si allontanò per permettere al ragazzo di cambiarsi in santa pace.
Roxas pensò a quanto fosse stupido suo fratello che, nonostante siano passati anni non abbia ancora capito che Axel è cambiato, una cattiva persona non si metterebbe in testa di organizzare tutto questo per un amico che non vede da mesi. Mentre si vestiva gli venne in mente la vicenda di sua madre, desiderava fare qualcosa per lui, non per sdebitarsi, ma perché se lo sentiva. Se fosse capitata una cosa simile a lui, era sicuro che non avrebbe avuto la sua stessa reazione, sarebbe crollato, rifugiandosi in sé stesso e chissà quando avrebbe iniziato a reagire con razionalità.
Axel era forte, aveva una determinazione ed una resistenza che spesso ammirava, e chissà, magari un giorno glielo avrebbe rivelato.



La giornata passò in fretta, Roxas raggiunse il bungalow completamente stravolto e si gettò nel letto a pancia in giù «Sono distrutto»
«E’ bello vedere che finalmente sei arrivato! » Commentò una voce all’interno di un’altra stanza, il biondo alzò il capo, voltandosi in quella direzione « Axel? »
«Sono in bagno, e questa non è camera tua ma camera MIA»
«Ah …» Si stiracchiò, rimettendosi seduto sul comodo letto «E’ che le stanze sembrano tutte identiche, e te l’avevo detto che dovevo allontanarmi un secondo»
«Un secondo? Sei stato via per mezz’ora! Dove sei stato? »
«A comprare qualcosa»
«Del tipo? »
«Non te lo dico» Ghignò lui, per poi alzarsi «Ora vado, ti lascio in pace»
«No aspetta! Ora ho finito! Non muoverti da lì!» Lo minacciò, il biondo inarcò un sopraciglio, sedendosi al bordo del letto e aspettando l’amico. Dopo ben dieci minuti, Axel uscì dal bagno con l’accappatoio, asciugandosi per bene i capelli ancora bagnati, il più piccolo lo guardò indicando l’ora e lui in tutta risposta mostrò un timido sorriso di scuse.
Ora ho finito, sì come no.
«Sai che devo essere sempre perfetto, anche appena uscito dalla doccia»
«Non devi per forza farti bello davanti ai miei occhi» Ironizzò lui.
Axel soffocò una risata «Farmi bello? IO sono SEMPRE bello, memorizzatelo nanerottolo» indi si coricò accanto a lui nel letto, portandosi le mani dietro alla testa « Dai, mi dici cos’hai comprato? Un souvenir? Una nuova macchina fotografica? Dei preservativi? »
Le gote del biondo iniziarono ad avvampare notevolmente, non si voltò ma si limitò a prendere un cuscino e gettarlo in faccia all’amico « Idiota! »
In risposta Axel gli afferrò il cuscino e glielo lanciò addosso, bloccandogli poi una mano per impedire a Roxas di reagire, tentò di liberarsi dalla stretta ma con scarsi risultati, finchè il fulvo decise di afferrare anche l’altra mano, senza permettergli così di muoversi. Lo fece atterrare di schiena annunciando un
«Ho vinto»
«Chi ti ha detto che era una sfida? »
«Lo dedotto da solo, piccoletto» Gli sussurrò il rosso avvicinandosi al suo viso.
In quell’istante però, il ragazzino mostrò una smorfia di dolore, che fece immediatamente ritrarre l’altro per permettergli di muoversi
«Che ti succede? »
«Il collo, mi fa male» Mormorò, toccandosi la parte dolorante «E’ solo colpa tua…»
«Mia? Sei tu che ti fai male da solo, io non centro niente! »
Il biondo lo fulminò con lo sguardo, e solo in quell’istante Axel si ricordò delle lezioni di scii quel pomeriggio, si portò una mano ai capelli, mostrando un leggero sorriso «Non mi dirai che ce l’hai ancora con me?! »
Come poteva non avercela con lui, per colpa sua rischiava di rompersi una gamba, lui e le sue stupide lezioni da so tutto io.

Flash Back
«Roxas sarà una passeggiata, puoi stare tranquillo»
«Non saprei…Perché dobbiamo iniziare proprio con QUESTA discesa?» Domandò titubante il ragazzo, osservando una lunga pista davanti a sé.
Il rosso soffocò una risata «Se riesci a superare questa discesa, impari più in fretta, parola mia»
«sì ma, se….Se non la supero? »
«Ce la farai» Lo incoraggiò, dandogli poi una pacca sulla spalla «Coraggio Roxy! Fatti valere! »
Ma quel colpo fu più forte di quanto pensasse, Roxas venne spinto troppo presto giù per quella discesa, senza dargli nemmeno il tempo di prepararsi psicologicamente, urlò un maledettissimo
«Ti odio Axeeeeel» per poi cadere come un sacco di patate per quasi metà discesa, sotto lo sguardo preoccupato del fulvo.

I due ragazzi erano sulle seggiovie che portavano ad un’altra discesa, Roxas si voltò verso l’amico, aggrottando la fronte preoccupato «Non credo sia una buona idea, prima mi sono quasi spaccato una gamba”
«Era perché sei partito troppo presto»
«Per colpa TUA! »
«Don’t worry Roxy, vedrai che questa pista sarà ancora più facile» Indi notò che erano quasi arrivati alla vetta «Cazzo, dobbiamo scendere immediatamente! » Con scioltezza, scese dalla seggiovia, ma a differenza sua, Roxas ebbe qualche problemino in più «A_Axel…Aspettam…» Fece per imitarlo ma rimase impigliato con uno scii «Aiuto!! »
«Ma che stai combinando?! » Il fulvo provò ad acchiapparlo ma dopo qualche secondo notò che l’amico stava si era riuscirò a liberare, cadendo nuovamente giù per la discesa. Per fortuna non si fece nulla di male, la classica fortuna del principiante. Quando Roxas si alzò e provò ad allontanarsi, non si rese conto di aver sbaragliato la strada ad Axel, che gli si scontrò, cadendo entrambi nella fitta neve.
«Grazie per avermi aspettato» Sbottò il biondo, schiacciato dal corpo del fulvo che gli sorrise divertito «Grazie per avermi attutito la caduta, piccolo»
Roxas era talmente arrabbiato con lui che non si accorse minimamente della terribile vicinanza dei loro volti.

«Basta con quelle discese! Insegnami prima ad andare su una pista piana e poi ne riparleremo! » Gli ordinò il biondo, Axel annuì con un sorrisetto dipinto sul volto «Ai suoi ordini, principessina»
Gli stette a fianco mentre Roxas cercava per lo meno di rimanere in piedi senza scivolare « Axel, ci sto riuscendo! » Esultò.
«Visto? E questo è solo l’inizio» Indicò davanti a loro un albero «Ora cerchiamo di evitarlo facendo una curva, allora per prima cosa…» ma non fece in tempo a spiegarglielo che la sua attenzione fu attirata da un paio di ragazze francesi non molto distanti da lui «Bonjour ragazze»
«Axel? Come si fa a…» Presto si rese conto di essere rimasto solo, voltò lo sguardo, notando il rosso fermo a farsi contemplare da quelle due tipe, avrebbe voluto mandarlo a quel paese, ma la sua distrazione era talmente alta da non fargli ricordare che davanti a lui c’era un albero, non riuscì a curvare e ci andò a sbattere contro, mugugnando un «Vaffanculo» ovviamente rivolto all’amico.
Fine Flash Back


Roxas sbuffò, continuandosi a toccare il collo ancora dolorante per tutte quelle cadute, forse lo scii non era esattamente il suo sport, e pensare che lo considerava facile. Si…Facile un caz…
«Vuoi che ti dia una mano? » Gli domandò il rosso, nascondendo una risata con scarsi risultati, l’altro cercò di ignorarlo, ma Axel gli si avvicinò dietro alla schiena «Togliti il giubbotto»
«Che?! »
«Ti faccio un massaggio, sono bravo anche in questo»
Il più piccolo mostrò una piccola smorfia, togliendosi poi il giubbotto e infine rimanendo solo con la canottiera, in fondo un massaggio gratis non poteva di certo peggiorargli le cose, Axel avanzò ancora di poco, poggiando le mani sul suo collo e iniziando a massaggiarlo delicatamente.
Il biondo tirò un sospiro di sollievo, non avrebbe mai pensato che Axel fosse così bravo, sentiva le dita muoversi partendo dal collo, fino ad arrivare alle spalle, sfregandole e schiacciandole in una maniera talmente delicata, che Roxas socchiuse gli occhi, lasciandosi trasportare.
«Sei…Sei bravo» mormorò a voce bassa, senza schiudere le palpebre «Inaspettatamente bravo»
«Grazie, lo so…» Avvicinò il suo viso all’orecchio del biondo, sussurrandogli con una vaga nota erotica che lo fece rabbrividire «Anche le due francesine hanno detto la stessa cosa, poco prima che arrivassi”
Già…Le due francesin…
Un momento.
Roxas sobbalzò, voltandosi sconcertato verso Axel, con ancora le gote lievemente arrossate.
L’altro non poté fare a meno di ridere a crepapelle, notando l’espressione e l’atteggiamento dell’amico.
«Francesine?! Non mi dirai che tu hai…»
«Era solo per provocarti» Ammise, senza smettere di sorridere come un ebete.
Roxas avrebbe voluto fargli sparire immediatamente quel sorriso con un pugno, gli aveva fatto prendere un infarto, ma il discorso che poi fece Axel, lo riportò nuovamente alla luce su quanto fosse accaduto poco fa
«Che ti prende? Sei geloso? »
«Ge…Geloso? » Ripetè, sgranando le iridi celesti. Axel rise ancora, avvicinandosi leggermente a lui «Sì, G-E-L-O-S-O. Got it memorized? »
Prima che Roxas potesse arrossire nuovamente, lo allontanò con una mano, sembrava nervoso « Smettila di fare il cretino» Detto ciò raccolse da sotto il letto un enorme sacchetto. Axel inarcò un sopraciglio, incuriosito «Che hai svaligiato? »
Roxas lo ignorò, tirando fuori dall’involucro alcuni pacchetti di pop-corn, bibite e un dvd, posando il tutto di fronte ad Axel che, osservò con una strana sensazione.
Dèjà-vu?
«Non sapevo cosa regalarti, così ho pensato a cosa ci accomuna e da lì mi è venuto in mente il primo giorno in cui…Siamo diventati amici» Disse con un leggero imbarazzo. A quel punto Axel si rese conto di cosa stesse parlando.
Quel giorno al cinema, la litigata, l’ospedale, tutto collegato alla loro inaspettata amicizia, nessuno ci avrebbe scommesso un soldo ed invece ora si trovavano qui, a distanza di anni( e di nazione), a condividere un film, con pop-corn e patatine, per riportare quei ricordi a galla.
Non si sarebbe mai aspettato così…Ehm…
Sentimentale? Da parte di Roxas.
Avrebbe voluto abbracciarlo, stuzzicandolo e scherzando come al suo solito, ma sapeva anche avrebbe solo peggiorato le cose, il momento era perfetto così, senza esagerare.
«Non mi dirai che il film è.. »
«Pirati dei caraibi: la maledizione del forziere fantasma? Esatto» Disse il biondo «Quel giorno per colpa tua mi sono perso il film»
«Quel giorno per colpa tua sono finito all’ospedale»
«Solo perché mi hai preso di mira, mi sono difeso»
«Eri adorabile quando avevi paura di me, ti ho preso di mira perché mi stavi simpatico»
Roxas arrossì, abbassando lo sguardo ed Axel fece lo stesso, mordendosi la lingua per ciò che aveva appena detto. Dopo qualche minuto di silenzio, entrambi si voltò, incrociando gli occhi celesti del biondo che gli mostrò un lieve sorriso « Vogliamo guardare il film? »
Lui ricambiò, anche se con un po’ di imbarazzo «D’accordo, ma tengo io le bibite, così non rischio che mi si rovescino ancora addosso»
Accesero il lettore Dvd e misero il film, rimanendo in silenzio per quasi tutta la durata.





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Capitolo 7
*** 13 Novembre 2009 ***





13 Novembre 2009
Chiarimenti”




Continuò ad osservare il suo cocktail, in perenne attesa del suo arrivo, sospirò più e più volte, quasi annoiato.
Ancora non riuscì a crederci di essere venuto al Matrimonio nonostante tutto quello che era successo mesi fa, e dire che si vestì pure bene, sistemò i capelli, legati per la prima volta in una coda senza sembrare per davvero un incrocio con un porcospino, ma non resistette ad evitare il trucco, va bene conciarsi come un damerino, ma non volle di certo abbandonare del tutto il suo modo di essere, nemmeno per un giorno.
Spostò lo sguardo smeraldino lungo l’intero perimetro della villetta affittata per il ricevimento, incredibile che i genitori di Roxas abbiano speso così tanto per un semplice matrimonio.
Si strinse le spalle, portandosi una mano tra i capelli e cercando con ancora più nervosismo, finchè i suoi occhi si bloccarono alla figura del biondo.
Roxas si trovava dalla parte opposta rispetto a lui, lo vide presentare Xion ad Hayner e Naminè, mostrando poi le foto che probabilmente scattò prima al matrimonio, comportandosi come se lui fosse inesistente.
Ogni tanto gli rivolse una veloce occhiata, trasmettendo ad Axel un’ansia che crebbe mano a mano i loro sguardi si incrociarono. In quei momenti si maledì, perché il bel sorriso del biondo sparì ogni qual volta incontrò i suoi occhi.
Axel strinse i pugni, voltando il capo con aria seccata.
Era un bambino, un permaloso e testardo bambino, e lui si stufò di stargli sempre appresso.
E pensare che successe tutto per una sciocchezza.



...........................



Fu un sabato sera importante, Demyx dovette fare un concerto a Traverse Town, ma ebbe una discussione con il bassista, che decise di abbandonarlo qualche giorno prima del grande evento, così Axel accettò volentieri di aiutarlo, in fondo era un buon modo per divertirsi e conoscere nuove ragazze, si sa che vanno matte per i musicisti, inoltre aveva bisogno di sfogarsi, era stato appena licenziato come barista per il suo pessimo carattere, di sicuro la musica e qualche bevuta lo avrebbero tirato su di morale.
Terminato il concerto, con Demyx raggiunse gli altri al bancone del bar, notò sorpreso che Saix ordinò già per lui.
Strano a dirsi, ma in quell’ultimo periodo sembrò essere diventato più…Umano, il rosso giurò inoltre di averlo visto sforzare qualche sorriso in più. Sarebbe dovuto essere contento di questo, ma sapeva che in fondo, il suo strano comportamento era dovuto per via della sua situazione famigliare. La madre di Axel continuò a peggiorare e suo padre per assisterla si prese più ferie del dovuto, di questo passo, rischiava di perdere il lavoro. Su questo avvenimento ne erano a conoscenza solo Saix, perché da sempre amico di famiglia, e Roxas, confidente e amico che abita in un’altra Nazione.
Axel fu talmente immerso nei propri pensieri, che non si rese nemmeno conto della litigata che Demyx e Xaldin stessero facendo alle sue spalle.
«Non avresti possibilità…»
«E chi lo dice! Lo sanno tutti che le ragazze hanno un debole per chi suona la chitarra, mica sono diventato così bravo per niente» Assentì il biondo.
Xaldin ridacchiò, dandogli una leggera spintonata, che però fatta da lui diventò “leggermente” più forte del dovuto, per poco Demyx non cadde all’indietro «Ma sentitelo, e poi si parla di “passione”. Tzè...L’unica passione che ha lui è per le ragazze»
Demyx mugugnò un “non è vero”, seguito da sonori sbuffi e le braccia incrociate, ma l’atmosfera venne interrotta da una chiamata, Axel voltò il capo per capire chi fosse e immediatamente sbiancò.
Terra.
«Merda» Imprecò a bassa voce, fece scivolare il suo sguardo verso il drink che gli aveva ordinato Saix e lo spostò verso Xaldin, fingendo assoluta noncuranza.
«Ciao Axel»
«Yo, Terra!! » Lo salutò, fingendo un’allegria talmente evidente che fece insospettire persino Demyx.
Il nuovo arrivato inarcò un sopraciglio, mostrando un piccolo sorrisetto
«Se devi far finta di essere contento di vedermi, per lo meno cerca di non strillare come una ragazzina» Indi posò l’occhio sulla bibita vicino a Xaldin «Stavi bevendo per caso? »
«Io? Per poi guidare? Ma sei matto! » Rise falsamente.
Terra incrociò le braccia, appoggiandosi sul bancone e mostrando un altro dei suoi sorrisetti da so tutto io «Sei pessimo a mentire, lo sai? »
«Ha ragione» Disse schietto Saix.
Axel gli lanciò un’occhiataccia, se la metteva così allora sarà lui a portarlo a casa sbronzo per i prossimi mesi, così imparerà a non chiudere quella boccaccia nei momenti meno opportuni.
«Ma se è tutto vero, allora non ti dispiace se lo bevo io? »
Dopo qualche istante di esitazione, il rosso gli passò con aria affranta la bevanda.
Maledetto Stronzo.
Può fare il galletto con lui solo perché è un’agente della polizia, inoltre conosce suo padre da anni, non odia Terra, ma detesta quel suo modo di fare solo per beccarlo in flagrante mentre guida completamente ubriaco, portandolo a casa dal padre come se fosse un’adolescente in piena crisi sociale. Ma come spesso ripeteva, “faceva parte del suo lavoro”, anzi, molte volte avrebbe dovuto ritirargli la patente di guida senza troppi ripensamenti, invece si fece sempre in quattro per affibbiarli al massimo qualche ramanzina o, in casi eccezionali una multa.
«Ah e comunque…» Disse il castano, prima di bere un altro sorso della bibita «Questa sera non sono in servizio»
A quelle parole, Axel sgranò gli occhi, battendo forte il pugno sul tavolo «Sei un idiota, ridammi il MIO drink! »
«Axel, sei stato fregato» Assentì Saix con un lieve ghigno sul volto «E bravo Terra, ma bada che te lo paghi tu»
«Ammetto che questa volta me l’hai fatta» Sorrise il rosso, portandosi le mani ai capelli e cercando con lo sguardo il barista per ordinare un’altra bibita.
«Cosa ti porta qui Terra? Non ti facevo un tipo da concerti folli»
«Sono arrivato poco fa, in tempo per sentire un’imbarazzante stonatura del cantante nell’assolo finale»
«Ma…Ma…» Frignò Demyx che, dopo quella battuta, sembrò più afflitto di prima, evidentemente Terra non si accorse che il cantante stonato in questione, fosse proprio il biondino al suo fianco, ma quando notò il suo malumore rivolse immediatamente un’occhiata ad Axel «Che gli prende? »
«Niente di importante…» Minimizzò Saix
«E’ in serata OFF. Non ha rimorchiato nessuna ragazza e perciò ha l’umore a pezzi» Mentì il rosso, anche se in fondo cu fu una punta di verità, per quanto si sforzasse, i modi di fare di Demyx non erano proprio il massimo per rimorchiare.
Terra si strinse le spalle, posando successivamente il suo sguardo su una ragazza a caso, il locale quella sera ne sembrò pieno «Perché non ci prova con quella? »
«Mi ha dato buca lunedì» Mormorò tristemente il biondo.
«Ah…» Dopo di chè rivolse un ulteriore occhiata ad una seconda ragazza, questa volta più giovane rispetto la prima «E quella? »
«Mi ha detto che non poteva uscire perché deve studiare per un compito in classe»
«Demyx…»
«Si Saix? »
«Siamo a Luglio»
«…Oh…»Piagnucolò sconsolato.
A quel punto anche Xaldin sembrò voler partecipare a: Trova quante ragazze hanno tirato pacco a Demyx, dalle scuse più banali a quelle più assurde. E ne uscirono di incredibili, come:
1) Spiacente un’indovina mi ha detto che quel giorno esatto potrei rischiare di morire quindi è meglio che non esca di casa.
2) Scusa ma devo finire di studiarmi tutto l’elenco telefonico, non posso proprio uscire.
3) Mio fratello ha una mano incastrata nel tostapane, devo aiutarlo a liberarsi.
4) Mi dispiace, ma quel giorno è l’onomastico della moglie del giardiniere della mia vicina di casa.

«Pazzesco! Dovresti partecipare al guinness per il più alto numero di due di picche!! Ahaha! »
«Xaldin smettila!! » Lo interruppe il biondino, ma solo per qualche istante, perché alla risata del metallaro si aggiunse anche quella del rosso, Terra cercò di trattenersi ma doveva ammettere che certe scuse erano davvero micidiali.
Xaldin notò un’altra ragazza molto carina dai capelli scuri entrare al locale e prendere un tavolo vicino a loro, diede una leggera gomitata a Demyx «Avanti, perché non ci provi? »
«Così riderete di me? Scordatevelo» Brontolò il ragazzo, incrociando le braccia, gli altri continuandolo ad incitarlo per farsi avanti e, dopo numerosi tentativi, alla fine Demyx cedette, dirigendosi al tavolo della ragazza.
Axel osservò per bene la scenette con un flebile ghigno stampato in volto, riconoscendo dopo qualche minuto la ragazza con cui stesse parlando il suo amico. Quando Demyx tornò, tuttavia, non sembrò così amareggiato come ci si aspettasse «Tutto apposto»
«E cioè? Ancora un due di picche? »
«Sì ma questa volta ci sono i buoni motivi» Lanciò un sospiro, stringendosi le spalle «Ho fatto le mie migliori battute, ma lei ha detto che non può uscire con me perché le piacciono le ragazze»
I presenti si scambiarono una veloce occhiata, finchè Axel scoppiò in una fragorosa risata di fronte a loro, portandosi le mani allo stomaco «Impossibile! Demyx, è una scusa vecchia come mia nonna! » Si asciugò una lacrima.
«E tu che ne sai? Magari può essere vero» Borbottò il biondo. Axel scosse il capo, mostrando un sorrisetto vittorioso «Impossibile ti dico, ci sono stato a letto un mese fa e ti assicuro che non è affatto dell’altra sponda»
Demyx lo osservò con la bocca spalancata, mentre Axel non la smetteva di ridere, seguito da Xaldin e Terra, nonostante quest’ultimo cercò invano di trattenersi il più possibile.
Solo Saix sembrò non riderci su, anche se un sorrisetto tuttavia glielo strappò per la battuta del rosso «Sei sempre il solito, Axel»
«E’ inutile!! Non conquisterò nessuna questa sera! » Piagnucolò Demyx, cercando conforto dai suoi amici che però, lo ignorarono, chiacchierando tra di loro come se nulla fosse successo.
Ma proprio quando tutti stettero per abbandonare l’argomento trova una ragazza per Demyx, un’altra “fortunata” concorrente sembrò entrare in scena, ma appena la notarono, i ragazzi si arresero ancor prima di spronarlo a provarci.
Il perché?
La ragazza in questione era Larxene Dallas, una snob, scorbutica, arrogante e presuntuosa fanciulla, molti si facevano ingannare dal suo aspetto angelico, capelli biondi, occhi azzurri, può sembrare la ragazza dei sogni che tutti vorrebbero, ma si sa: Non è tutto oro quel che luccica.
«Con quella hai già perso a prescindere» Disse Xaldin, bevendo un sorso di birra.
Axel non sembrò d’accordo sulla sua affermazione «Nah, secondo me potrebbe anche farcela, non mi sembra così pretenziosa»
Gli occhi di Demyx si illuminarono non appena sentirono quelle parole «Grazie Axel, tu sì che sei…Un momento…Pretenziosa? Guarda che non sono mica da buttare! »
«Ti stavo solo difendendo» Sbottò il rosso, sorseggiando il drink appena ordinato.
«Perché non ci provi tu! Dato che ti credi così bravo!»
«Perché a me non interessa quella vipera» Rise il fulvo «Non vado matto per le bionde»
«Strano» Mormorò Saix, voltandosi verso di lui «Da come ti comporti, credevo che a te piacessero molto i biondi»
Axel lo fulminò con lo sguardo, nascondendo un lieve rossore
«Fanculo»
«Forse vorresti dire LE biondE» Lo corresse Xaldin.
L’altro scosse il capo, volgendo un ghigno divertito verso il fulvo «Veramente, io intendevo proprio i…»
Ma Axel interruppe la conversazione, alzandosi di scatto «E va bene, vado io! » Indi si diresse verso Larxene, che intanto stava parlando al cellulare.
Saix sarebbe stato finalmente zitto, non seppe cosa lo spingesse a prenderlo in giro sul suo rapporto con Roxas (perché palese che si stesse riferendo a lui), ma tutto questo doveva finire, e forse Larxene sarebbe potuta essere d’aiuto.
Giunto alle sue spalle, poté sentire la sua “soave” voce da principessa «Parla più forte, non riesco a sentire un cazzo in questo posto di merda»
Inarcò un sopraciglio, soffocando una risatina. Però… Alla faccia della finezza, forse non si sarebbe dovuto fare avanti lui ma Xaldin, con i loro caratteri sarebbero potuti andare d’accordo in fin dei conti, ma ormai era fatta, non poteva di certo tornare indietro.
«Eh-ehm…Scusa…» Le diede un piccolo colpetto alla spalla, tanto per farsi notare, la bionda si voltò di scatto verso di lui, mostrandogli uno sguardo infastidito «Che vuoi?! Non vedi che sono al telefono?! »
«Non hai notato che è impossibile parlare al cellulare con una musica così assordante come sottofondo? »
Lei portò le mani ai fianchi, roteando gli occhi
«Se è così assordante allora perché ti trovi qui? »
«Ho aiutato un mio amico al concerto di poco fa»
La bionda sgranò gli occhi con stupore, avvicinandosi al suo viso
«Wow, allora tu suoni, devi avere molte ragazze ai tuoi piedi…»
Il rosso si strinse le spalle, tirando fuori un piccolo sorrisetto «Eh…In effetti sì e…»
«O ragazzi, a giudicare da come ti trucchi» Gli lanciò un’occhiataccia, sotto lo sguardo stupito del fulvo, che al contrario, era convinto di essere riuscito per lo meno a guadagnare qualche punto sulla conquista, ma come poté capire, Larxene era una che non si faceva impressionare facilmente.
Detto ciò, la ragazza chiuse la chiamata di prima e se ne andò.
Axel rimase per qualche istante immobile, oltre alla musica adesso il locale era coperto dalle risate dei suoi compagni, sicuramente lo avrebbero preso in giro appena tornato. Era una cosa che non poteva di certo permettersi, decise di raggiungere Larxene, afferrandola per un braccio.
«Ma che vuoi ancora?! » Gli urlò.
«Ascoltami, io non piaccio a te…»
«Perspicace»
«E tu non piaci a me. Ma si dia chiaro che non intendo farmi rovinare la giornata da te, diventando lo zimbello della serata»
Larxene lanciò una veloce occhiata al gruppetto di Axel che osservavano la scena incuriositi, ovviamente da quella distanza a stento riuscivano a sentirli «Una scommessa eh? Voi maschi siete così idioti» Biascicò con un lieve sorrisetto.
Il rosso cercò di ignorare la sua battuta spudoratamente femminista e passò oltre «Lo so che sei una tipa difficile, ed è proprio per questo che ho accettato la sfida»
«Un vero uomo» Commentò sarcasticamente la bionda, ma dopo qualche minuto di esitazione, incrociò le braccia, voltandosi verso Axel «Fingerò. Fino ad un certo limite, sia chiaro. Inoltre dovrai offrirmi da bere e se mi va anche da mangiare»
«Che cosa?! »
«Ti conosco di vista, sei Axel Morris giusto? Sapendo da che famiglia provieni direi che non hai problemi di soldi, quindi non venire a fare il tirchio con me»
Ma tu guarda che atteggiamento.
Per fortuna che si trattò solo di una sera, qualche giorno in più di sicuro non l‘avrebbe retta oltre «D’accordo» Disse, leggermente infastidito da tutte quelle proposte, ma per lo meno non fu costretto ad ascoltare le prese in giro dei suoi cosiddetti amici.
Cominciò a pensare di aver perso colpi con le ragazze.
Portò una mano sulla spalla della bionda, facendole cenno di seguirla al bancone per sbeffeggiare della sua conquista davanti agli altri, ma prima che potesse fare un altro passo in più, Larxene si bloccò «Un ultima cosa…»
«Vuoi anche un passaggio in macchina al ritorno?” Tentò di indovinare, la ragazza inarcò un sopraciglio, mostrando un leggero sorrisetto «Non male come idea» Tornò seria, indicando il tavolo dei suoi amici «Ma non è questo. Devi dire al tuo amichetto biondo di smetterla di guardarmi il culo»
A quella strana richiesta Axel soffocò una risata, facendo le spallucce e riprendendo a camminare
«Memorizzato»

.............

Il mattino seguente, Axel venne svegliato di soprassalto dal suono di un campanello, guardò fuori dalla finestra, vedendo i suoi genitori davanti alla porta.
Imprecò mentalmente, al diavolo la sua scarsa memoria. Quella mattina sarebbe venuti a fargli visita e lui se l’era completamente scordato, la serata durò più del previsto ed Axel tornò letteralmente ubriaco marcio con…
Oh cazzo…
Non ricordò quasi nulla del suo arrivo a casa, a stento riuscì a stare in piedi. Ma Larxene? Che sia rimasta qui durante la notte?
Non poté permettere che i suoi vedessero scoraggiare per la casa una ragazza conosciuta la sera precedente dal figlio, non di fronte a sua madre.
Mentre si vestì chiamò ininterrottamente la bionda «Oh Larzxeeene? Dove sei finita? Vieni qui! »
Improvvisamente gli piombò davanti la ragazza, vestita con una cannoniera bianca e ancora in mutande
«Numero uno: Non chiamarmi come se fossi il tuo cane.
Numero due: Non farti strane illusioni per ieri notte, ero solo molto ubriaca.
Numero tre: Hai una cucina che è davvero un orror… »
«Non c’è tempo! » Gli urlò il giovane, recuperando i suoi pantaloni e spingendola vicino alla finestra «Devi andartene, ora! »
«Che cosa?! Ma tu guarda che maleducato, cercavo solo di…»
«Senti, me lo racconterai la prossima volta» Sospirò il rosso, aprendo la finestra di camera sua e indicandogli la scala antincendio «Esci immediatamente, poi ti spiegherò tutto, ma non ora! »
Lei portò le mani ai fianchi, inarcando un sopraciglio «Vuoi che io esca dalla finestra di casa?! »
«Esattamente» La incitò, in un primo istante Larxene fu contraria sul da farsi, ma dopo che lottò contro la tenacia (e soprattutto la forza) del ragazzo, fu come “costretta” ad uscire, prendendo la scala antincendio, ma prima di potersene andare, si voltò un’ultima volta, ormai fuori controllo « Sei davvero un idiota Axel Morris, un grande pezzo di__»
Ma il fulvo chiuse la finestra, annuendo come per assecondarla «Sì sì, hai tutte le ragioni del mondo per odiarmi, a presto! » Detto ciò si rivestì velocemente, mentre il campanello continuò a suonare più volte.
Cercò di sistemarmi come meglio poté i capelli, senza accorgersene che il trucco ormai sbavato lo rese nuovamente un pagliaccio da circo, se Roxas fosse stato qui non si sarebbe fatto scrupoli nel farglielo notare.
Ma lui non c’era...
Aprì nervosamente la porta, facendo entrare i genitori nel suo appartamento, entrambi osservarono le stanze con un leggero timore, come se si aspettassero da un momento all’altro di trovare della biancheria sporca da settimane in giro per casa o qualche ragazza mezza nuda sbucare fuori dal bagno come l’ultima volta.
«Allora? Volete…Volete qualcosa da bere? O meglio, andiamo a mangiare fuori, che ne dite? » Un ottima scusa per non fare vedere lo stato attuale della cucina. Dall’ultima volta in cui Demyx si dilettò nella preparazione delle frittelle, Axel si promise ogni giorno di ripulire il disastro.
Passò una settimana, e ancora si sentì il terribile odore di frittella bruciata.
Appena la madre si voltò verso il figlio, lanciò un urlo preoccupato «Axel! Ma…Ma cosa ti è successo?!»
Lui in un breve istante non capì il motivo del suo atteggiamento, rimase immobile, aggrottando la fronte «Eh? »
«Sei stato di nuovo in mezzo ad una rissa, vero?» Domandò freddamente il padre.
A quel punto si ricordò di avere il trucco di ieri sera ancora sul viso, tirò fuori un piccolo sorrisetto, cercando di calmare sua madre «Sta tranquilla ma’, è solo il trucco sbavato» Si portò un dito vicino agli occhi, sporcandoselo di nero «Vedi? »
La madre tirò un sospiro di sollievo,rivolgendosi poi al marito
«Direi che possiamo andare a pranzare in quel delizioso ristorante al centro»
«Meglio di no” Disse l’uomo «Non vorrei ti sforzassi troppo»
«Sei sempre il solito guastafeste» Scherzò la donna, voltandosi verso il figlio «Allora credo mangeremo qui, hai fatto la spesa tesoro? »
Axel borbottò un
«Credo» Seguito da un “Forse», ma quando sentì gli urli dei suoi genitori alla vista della cucina, capì che non sarebbe potuto andare avanti per molto con le solite scuse.
«Axel! La….La cucina…»
«E’ scoppiata qualche guerra qui dentro?! »
«Esagerati, è solo un po’ di sporcizia» Prese il cellulare dalla tasca dei pantaloni «Chiamo una cameriera e vediamo di risolvere la questione»
«Non se ne parla nemmeno» Sbottò il padre «Vivere da solo avrebbe dovuto farti diventare più responsabile, invece trovo la cucina un disastro, vestiti sparsi ovunque…»
«Sparsi ma non sporchi»
«E questa? » Domandò la madre, alzando un paio di maglie macchiate di sugo, il rosso ridacchiò, grattandosi nervosamente il capo «Bhè…Quasi tutti»
La donna fece per posare i vestiti, quando le scivolò dal mucchio un reggiseno rosa confetto, ma prima che potesse dire un’altra parola in più, Axel lo afferrò di scatto «Ecco dov’era finito, Denise sarà sollevata»
«Axel! »
«Oh no, aspetta…Credo che questo sia di Giselle…Mmh…O forse di Larxene…»
«Axel!! »
«Che c’è papà?! Fammi riflettere e poi ti saprò dire i nomi» Ci pensò su qualche altro istante «Nah…Sarà di Giselle, è poco ma sicuro, Larxene non mi sa da una tipa che ama il rosa»
L’uomo si portò una mano al viso, sospirando pesantemente «Non mi interessa di chi sia questo reggiseno»
«Almeno sono ragazze per bene? »
«Se si concedono la prima sera non credo proprio ma’» Rise il figlio, sotto lo sguardo severo del padre
«Ti metti a scherzare in questo momento?! Tua madre sta male, stiamo cercando tutti di aiutarla e tu pensi solo a divertirti»
«Guarda che ti sbagli! Ho lavorato giusto fino a ieri»
«Fino a ieri?»
«Ehm sì» Disse con imbarazzo «Sono stato licenziato, ma tanto me ne sarei andato comunque, quel posto non faceva per me»
«E’ da più di due anni che passi da un lavoro all’altro, ma non ti vergogni?!»
«Jack! » Lo sgridò la moglie «Non tollero altri litigi, non oggi, vi prego» Si sedette esausta sul divano, cercando di trattenere un sospiro di rassegnazione.
Axel distolse lo sguardo dal padre, allontanandosi dai genitori verso la cucina.
Aveva ragione, aveva maledettamente ragione, per quanto si sforzasse, doveva essere realista, sua madre aveva il cancro e lui si stava comportando come se nulla fosse, suo padre rischiava di perdere il posto di lavoro e lui si ubriacava ogni sera con i suoi amici, senza pensare di trovare un impiego fisso.
Certo, fece diverse domande di lavoro, fece perfino il provino per un film che stavano girando vicino a Traverse Town, ma ancora nessuna chiamata.
In quell’istante, Axel si sentì completamente affranto.

.................

Quando i suoi genitori se ne andarono, tirò nuovamente fuori dalla tasca il cellulare, componendo in fretta un numero. Quasi si dimenticò del fuso orario talmente era pensieroso.
Roxas tuttavia non rispose a nessuna delle chiamate, passarono i minuti, fino ad arrivare ad un ora, Axel decise così di lasciargli un ulteriore messaggio nella segreteria telefonica.
"Yo Roxas, so che magari sei impegnato, dal momento che non mi hai più risposto, ma avrei bisogno assolutamente di parlare, chiamami appena puoi"
Riattaccò, sperando di ricevere una sua telefonata pochi istanti dopo, ma non fu così…
E nemmeno nell’ora seguente, così decise nuovamente di inviargli un altro messaggio vocale.
"Ciao Roxas, sono di nuovo io. Strano che non rispondi. Bhè, sappi che io sto aspettando una tua chiamata" Sospirò, portandosi una mano tra i capelli "E’ importante e…Ho...Ho bisogno di parlarne con qualcuno" Si morse il labbro inferiore, sedendosi stanco sul divano "No anzi, non con qualcuno…Ma con te, ho bisogno di parlare con te. A più tardi"
Ma quella telefonata non avvenne nemmeno nelle ore seguenti, Axel cominciò davvero a pensare che fosse successo qualcosa o semplicemente che ce l’avesse con lui.
Più passò il tempo e più si preoccupò, più si preoccupò e più si arrabbiò, più si arrabbiò e più pensò al motivo che lo spingesse ogni volta a cercare quasi con ossessione quel ragazzino.
Il bisogno di sentire la sua voce rassicurante, delle sue risate cristalline, della sua vita in Inghilterra e di quanto Sora lo irritasse ogni qual volta lo batteva nei videogame.
Le ore trascorsero, così come la nottata, passata in bianco dai mille pensieri del rosso, sulla sua famiglia, sul suo futuro e, perché no…Anche sul fatto che Roxas non gli abbia nemmeno mandato un messaggio per scusarsi.
Dopo quasi due giorni, finalmente ricevette quella tanto attesa chiamata, ma questa volta Axel non sembrò sconsolato e desideroso di sentirlo come ieri, anzi…
"Ah ma bene, finalmente ti decidi a rispondermi!" Sbottò il ragazzo, mentre chiuse con un colpo secco il frigorifero.
"Che accoglienza" Borbottò il più giovane
Axel sbatté più volte le palpebre, sorpreso di quanto menefreghismo avesse quel ragazzo "Cosa pretendi? Che ti sommerga di complimenti dopo avermi fatto aspettare due giorni la tua chiamata? Spero tu stia scherzando"
Lo sentì mugugnare, irritandosi ancora di più "Hey piccoletto, dovrei essere io quello offeso, non tu, smettila di borbottare"
"Non dirmi cosa devo fare» Rispose infastidito "Ho anche io i miei buoni motivi per avercela con te»
"E cosa avrei fatto di così tremendo?!"
"Solo quindici chiamate e circa una ventina di messaggi in quarantotto ore" Sospirò  "Non ti sembra di esagerare? Vorrei vivere la mia vita in santa pace senza che tu debba ogni volta intrometterti"
Axel sentì un nodo improvviso alla gola, quelle parole gli fecero male, eccome…
Ma ciò nonostante, la sua impulsività verbale ebbe la meglio
"Che cazzo stai dicendo?! Se tu avessi risposto immediatamente non ti avrei contattato così tante volte, avevo bisogno di parlarti, ma tu mi evitavi per chissà quale ragione e…"
"Non ti ho evitato, quel giorno ero semplicemente uscito con dei miei amici e dentro al locale non prendeva, quando me ne sono ricordato, ho pensato che tu stessi dormendo, mica potevo svegliarti per questa sciocchezza"
"Avresti potuto…" Disse l’altro "…Se ci tenevi davvero a sapere come stavo"
In quell’istante ci fu un completo silenzio.
"Axel" Sospirò il biondo "Non farne un dramma come al solito, nemmeno mia madre se la prende così quando non rispondo al cellulare"
"Ci credo, preferisce spassarsela tutto il tempo con il suo fidanzato piuttosto che controllarti"
Altro silenzio.
"Vaffanculo"
"Eh no!" Tentò di fermarlo, prima che chiudesse la chiamata «Ora non giocare la parte della vittima, quello preso per i fondelli sono io, pensavo di essere il tuo migliore amico, ma mi abbandoni proprio nel momento in cui ho più bisogno di te, per andarti a divertire con i tuoi nuovi amichetti ingle__ "
"Un po’ come fai TU ogni singola sera, telefonandomi completamente ubriaco e facendomi ascoltare quelle disgustose gare di rutti dei tuoi amici!" Gli rinfacciò il ragazzo, ormai fuori di sé "Chissà cosa dovevi dirmi di così importante QUESTA VOLTA…"
A quell’affermazione, Axel inarcò un sopraciglio, appoggiando la schiena contro il muro "Cosa intendi dire con, questa volta?"
Dopo qualche esitazione "N_niente di importante" Il suo tono fu talmente basso che quasi sussurrò.
"Che le mie chiamate sono noiose?"
"No è che…"
"Perché è questo quello che mi hai fatto intuire, non sono stupido come pensi che sia, Roxas."
"Strano, a me sembra il contrario"
"Ti prendi gioco di me?!" Gli urlò, sentendo un sospiro esasperato da parte del più giovane
"Axel Smettila di farmi tutte queste pressioni, mi stai assillando ed io sono stufo!! S-T-U-F-O, memorizzato?!" Domandò, con una leggera punta di ironia, ricalcando per bene la grande mania del rosso di fare lo spelling su qualsiasi parola gli passi per la mente, cosa che lo fece innervosire ancora di più.
"Questa volta sono io che ti mando a quel paese"
"Bene, spiegami la strada che di sicuro la conosci meglio di me"
Dopo quell’ultima affermazione, Axel riattaccò bruscamente la chiamata, maledicendo nuovamente Saix per aver avuto ragione fin dall’inizio.
Era stufo?
Lo stava assillando?
Voleva essere lasciato in pace? Bene.
Da quel momento non lo avrebbe più chiamato, neanche un messaggio, e così fece finché ricevette la lettera d’invito al matrimonio di Dalia (la madre di Roxas) e Luxord, il 13 Novembre 2009.



...............................



Sospirò, ripensando non solo a quei lunghi giorni, ma nei mesi seguenti fino ad ora.
Axel non la smise di fissarlo per tutto il tempo, studiò ogni suo più piccolo movimento, sentendosi terribilmente a disagio.
Probabilmente lo avrebbe ammesso perfino a Saix, se fosse stato lì con lui: Roxas gli mancava.
Il solo pensiero di non rivolgergli più la parola gli fece rimpiangere tutte quelle cose che gli disse quel giorno. Gli mancò tutto di lui, dai suoi occhi celesti, capaci di infondergli quella sicurezza e quel calore che mai nessuno ci riuscì prima, al suo buffo sguardo quando gli scompigliava scherzosamente i capelli, facendogli assumere un’espressione imbronciata, che lui trovava assolutamente
adorabile.
Non seppe cosa lo legasse così forte a quel ragazzino, ma non volle aspettare oltre, si diresse verso di lui con l’intenzione di risolvere questa faccenda.
Non gli importò se c’era gente o se lui non avesse voglia di parlargli, Axel voleva solo che le cose tornassero come prima, voleva di nuovo sentirsi parte della sua vita.
Ma prima che potesse raggiungerlo, qualcuno gli afferrò la manica della giacca, bloccando il suo tentativo di far pace con Roxas, o almeno per ora.





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E rieccomi! Avrei dovuto postare mooolto prima, purtroppo la mia coscienza mi ha portata a concentrarmi prima sui compiti, dato che avrò un'esame abbastanza complicato XD
Sì, lo ammetto, il capitolo non è un granchè, è concentrato per lo più sullo stile di vita di Axel, ma non potevo non inserire le vicende del locale *-*
In quanto a Larxene, bhè...io adoro quella ragazza, mi serviva una ragazza col suo caratteraccio per quella parte, purtroppo non so se sia abbastanza IC, ho cercato di renderla come il meglio possibile, anche per gli altri.
Che altro dire, spero vi sia piaciuta e spero anche in una vostra recensione!^^
Ora vado a mangiare fuori! (Finalmente *-*) ma di sicuro mi beccherò la pioggia a giudicare dal tempo! XD
Sono stata crudele con quei due? Ehhh...Ma vi prometto che al prossimo capitolo succederà una bella cosa!

A breve risponderò alle recensioni!
Grazie mille a tutti quelli che hanno metto la storia tra le preferite! (si commuove) e tra le seguite! (si commuove ancora di più) e a chi ha recensito (scoppia in lacrime)
Mi rendete davvero taaaaaanto ma taaaaaanto ma taaaaanto (okay la smetto XD) Felice !^^'
A questa storia ci tengo parecchio e mi fa piacere di non essere un disastro (o almeno credo)<3

Un bacio a tutti e alla prossima <3

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Capitolo 8
*** 13 Novemre 2009 (seconda parte) ***


ATTENZIONE:
Capitolo altamente puccioso **
Se vi fa schifo… Ahimè, non sono brava a scrivere determinate scene xD
Ritornando a noi…
Gulp…9 pagine O.O
Per me è un record, ti solito evito di scrivere troppo per non annoiare i lettori.
Va bhò, spero che il capitolo sia di vostro gradimento!^^ Un grazie ancora a chi continua a seguire questa povera disperata xD
E non dimenticate di recensire, siamo in crisi.







«Ohhh ma quanto sei adorabile!!»
«Non sei per niente cresciuto!»
«Vieni qui, fatti dare un bel pizzicotto dalla tua zietta preferita!»
«Aiuto! » Dopo innumerevoli tentativi di fuga dalla massa di parenti, Roxas riuscì finalmente ad allontanarsi, le sue guance non furono mai state così sollevate.
Lanciò un ulteriore sospiro di sollievo, rasserenato dall’idea che, per il momento, fu al sicuro da tutte quelle attenzioni da lui sgradite.
«Ecco dov’eri finito!» Disse una voce alle sue spalle, Hayner gli arrivò in contro, scompigliandogli giocosamente i capelli e dandogli una pacca sulla spalla «Mi giro per un secondo e tu mi abbandoni per un branco di vecchietti adoranti?»
«Sono gli zii da parte di mia madre e credo che alcuni di loro fossero i nonni di Luxord» Borbottò il biondo, rispondendo all’azione dell’amico e colpendolo al braccio con debole pugno «Per fortuna sono riuscito a fuggire»
«Potevi semplicemente chiedere il mio aiuto »Scherzò l’amico «Li avrei distratti con il mio faccino, molto più adorabile del tuo, e loro si sarebbero presto dimenticati della tua presenza»
Roxas rise divertito, dandogli una leggera spintonata «Ma smettila, presuntuoso!»
«Presuntuoso io?! Ho un carisma a dir poco che efficace! Guarda Xion, mi conosce da qualche giorno e già non si stacca da me»
«Questo perché sei sempre insieme ai miei due fratelli» Rispose la ragazza dietro di lui.
Il biondo non riuscì a soffocare una risatina, vedendo Hayner completamente zittito dalla pronta risposta di Xion che, si avvicinò verso di lui
«Oh a proposito, Sora si è messo in testa di cantare al Karaoke! »
«Lui?! Oh cazzo….»
Si portò una mano al viso, sospirando pesantemente.
Se il karaoke fu inventato per scopi ricreativi e rilassanti, divertendosi tra amici, Sora non era decisamente la persona più adatta per far ciò.
Ricordò ancora il primo giorno che le maestre dovettero scegliere la voce solista per lo spettacolo delle elementari, Sora si presentò, ovviamente sicuro della sua riuscita, ma appena aprì bocca le sue speranze di diventare un bravo cantante si spezzarono come i timpani delle insegnanti, e quelle di Roxas, che fu costretto ad accompagnarlo e ad ascoltare tutta la sua performance, tappandosi ripetutamente le orecchie appena sfociò in un sonoro acuto.
In tutta la sua vita, non sentì una persona
più stonata di lui.
E nonostante ciò Sora non demorse, continuò a cantare, OGNI-SINGOLA-VOLTA che poteva:
Sotto la doccia.
In macchina.
Mentre si preparava la merenda.
Agli spogliatoi.
In piscina.
Addirittura mentre si lavava i denti!
E come non dimenticare, durante le proiezioni di un classico Disney che suo fratello amava guardare in segreto e soprattutto in silenzio.
Col passare degli anni pensò che gli fosse passata la mania del canto, ma evidentemente non fu così. Come si vuol dire, “il lupo perde il pelo ma non il vizio”.
«Mi dispiace…» Si scusò inconsciamente con le sue orecchie, quasi per avvertirle del pericolo che presto si sarebbe creato.
«Non pensavo fosse un bravo cantante» Mormorò allegra Xion.
Hayner rise a crepapelle, scuotendo il capo «Sora? Macché! Quello è stonato come una campana! Presto te ne accorgerai!» Ridacchiò «Meno male che Pence e Olette non sono qui, si risparmiano un intervento alle orecchie»
In effetti a Roxas dispiacque che i suoi due amici non fossero venuti al matrimonio, ma purtroppo Olette ebbe una brutta influenza, mentre Pence fu in punizione per un brutto voto a scuola, solo Hayner riuscì a scamparla, nonostante non gli fosse andata bene la verifica di storia.
La fortuna di quel ragazzo era di avere genitori troppo tranquilli, se Roxas avesse portato un brutto voto a sua madre, di sicuro lo avrebbe messo in punizione, nonostante le apparenze era una tipa abbastanza esigente con i compiti, ma per sua fortuna, da quando Luxord piombò nella loro vita, sua mamma non gli ronzò più attorno come prima e, anche se spesso gli dispiacque non averla accanto, altre volte ne rimase davvero sollevato (Per esempio se prendeva un brutto voto in chimica, materia da lui detestata).
Improvvisamente si sentì chiamato in causa, quando alcuni degli invitati gli chiesero di fargli una foto di gruppo, abbandonò così i due amici, per dedicarsi alla sua grande passione: la fotografia.



***************





«Dobbiamo stare ancora qui per molto?» Disse una voce al suo fianco.
Axel tirò un leggero sospiro, voltandosi verso colei che lo afferrò per un braccio
«Quanto entusiasmo, mi avevi detto che ti piacevano i matrimoni»
«Credo che tu mi abbia confusa con un'altra delle tue ragazze» Ironizzò la bionda, incrociando le braccia «Vieni con me a Londra, ci divertiremo, avevi detto. Indovina un po'? Non mi sto affatto divertendo, se non fosse per il cibo gratis me ne sarei già andata da un pezzo»
«Se continui a mangiare così, diventerai obesa»
Ma la bionda in tutta risposta gli lanciò una gomitata allo stomaco, zittendolo.Axel roteò gli occhi, mugugnando a bassa voce.
Immaginò che non avrebbe dovuto portare Larxene, ma d'altra parte nell'invito c'era scritto di poter portare qualcuno, e poiché Saix e Demyx si rifiutarono, l'unica scelta era lei.
Ormai si frequentarono da parecchio tempo e in fondo non era male stare in sua compagnia, si stupì addirittura di avere parecchie cose in comune con lei, per esempio: Ad entrambi piace la pizza estremamente piccante, conoscono a memoria ogni canzone dei Guns' n Roses, tifano la stessa squadra di baseball e amano andare alle partite allo stadio. In sostanza, erano simili, forse troppo in certi casi.
«Tra quanto finirà questa tortura?!» Brontolò per l'ennesima volta, il fulvo roteò gli occhi con aria indifferente, stringendosi le spalle «Ancora una mezz'ora, poi ti prometto che ce ne andremo»
L'altra allora si zittì, ma solo per qualche secondo, finchè notò il ragazzo puntare nuovamente lo sguardo da tutt'altra parte
«E' quello il ragazzino con cui hai litigato?» Fece un veloce gesto con la mano, indicando Roxas, che intanto scattò una foto ad alcuni invitati. Axel annuì, sotto la risatina divertita della bionda «Ma è piccolo! Quanti anni avrà...Quindici? Non mi avevi detto che uscivi con i bambini»
«In realtà ne ha diciotto » La corresse, sorridendo appena «Lo so, sembra piccolo, ma i suoi ragionamenti sono perfino più maturi della sua età»
Tranne quel giorno al telefono.
Larxene sbuffò, portando le mani ai fianchi «Sarà, ma è un moccioso» Indi si girò verso il buffet, voltandosi di poco «Dai muoviti»
Dopo qualche istante di esitazione, il rosso scosse il capo, facendole cenno di andare pure senza di lui
«Vado a prendere qualcosa da bere, arrivo tra poco» Dopo di chè si allontanò dalla ragazza, raggiungendo il tavolo opposto per prendere un altro cocktail.



***************


Mentre Roxas fu impegnato a scattare qualche fotografia, Xion ed Hayner furono raggiunti da Naminè.
«Vedo che Roxas ha ripreso a fotografare» Commentò con un lieve sorriso
«E chi lo ferma più quello! » Rispose Hayner, portando le braccia dietro la schiena «Dov’è Collins junior? »
«Si sta preparando psicologicamente per cantare, Riku lo sta già prendendo in giro»
«Che strano, io sapevo che quei due non si sopportavano»
«Questo è vero, i primi tempi Sora non voleva neanche sentirlo nominare, e pensare che sono nella stessa classe! » Disse divertita Xion « Tornava a casa sempre arrabbiato, e si sfogava con l’armadio, chiamandolo Riku e dicendogliene di tutti i colori! »
I due scoppiarono a ridere, seguiti a ruota da Naminè
«Ma Kairi mi ha detto che col tempo sono diventati buoni amici»
«Per fortuna! Camera mia è accanto alla sua e non ne potevo più delle sue urla a quell’armadio ogni sera»
«Cambiando discorso…Xion…»
«Mmh?»
Hayner indicò con la mano destra una ragazza vicino al tavolo del buffet, era vestita con un abito blu scuro ed aveva i capelli biondi «E’ una vostra parente? »
«Quella? No non mi pare…» Mormorò lei, riducendo gli occhi a due fessure per squadrarla meglio.
«Quella è la ragazza di Axel» Si intromise Naminè, facendo sobbalzare i due «Li ho visti prima assieme»
«Che cosa?! »
Hayner si limitò a mostrare una smorfia infastidita «Tzè… Non capisco proprio perché Axel sia stato invitato, per giunta si è portato dietro uno schianto di ragazza…Ma tu guard…»
«Tanto è troppo grande per te» Aggiunse la biondina.
«E allora? Si sa che alle donne piacciono gli uomini più giovani! »
Mentre Naminè rise per la terribile battuta del ragazzo, Xion rimase ancora esterrefatta per la notizia data.
«Axel esce con una ragazza?!»
«Perché fai quella faccia? »
«Xion ha una cotta per Axel!» Canticchiò Hayner.
«Cosa?! No! » Sbottò la mora «E’ solo che…Io credevo che Axel fosse…I_insomma lui non è….» Mugugnò diverse frasi seguite da parole quasi impronunciabili, forse nemmeno lei seppe con certezza cosa dire, si sentì tremendamente in imbarazzo.
«Pensavi che Axel fosse cosa? » Continuò Naminè, anch’essa incuriosita dal suo strano comportamento.
«Un alieno?» Aggiunse scherzosamente il biondo.
«Io credevo che…Gli piacessero i ragazzi» Abbassò il capo, sentendosi pesantemente osservata, «Forse…Forse ho capito male …Non guardatemi ora come se fossi io l’alieno»
Dopo una breve pausa, Hayner scosse il capo
«Naaaah se quello è gay io sono un pesce rosso» Mise le mani in tasca, appoggiando la schiena contro il muro «Guardate che ragazza ha rimorchiato! E’ impossibile»
«Io lo credevo fin dal primo giorno» Confessò Xion «Vedevo come guardava Roxas e…Bhè…Mi è parso ci fosse qualcosa di più nei suoi confronti, anche i suoi gesti e come gli si avvicinava…»
«Ma li hai spiati? » Ironizzò Hayner
«Certo che no! Sono solo capitata nel momento sbagliato» Si difese
«Quindi anche Roxas è gay? Tra poco dirai che lo sono anche io, e magari pure tuo padre che si è appena sposato! » Si portò una mano alla pancia, ridendo a crepapelle «Secondo me hai letto troppe storielle su internet, com’è che si chiamano? Ah sì..Yao e qualcosa…»
«Yaoi» Lo corresse Xion «E poi…Non ho mai detto che Roxas sia gay, ho solo detto che me lo sembrava Axel, tutto qua»
«Stai comunque sbagliando»
«A dire il vero, questa voce circolava da un po’ a scuola» Disse Naminè, attirando l’attenzione dei due.
«Quale voce?»
«Che Axel avesse un’infatuazione per Roxas»
«Davvero?»
«Bhè…Ammetto che una cosa del genere l’avevo sentita anche io ma, sono solo voci, io non credo a queste cose. » Confessò Hayner, appoggiando la schiena contro il muro «Tanto non c'è nulla da temere, quei due hanno litigato giusto? Dopo questa sera sono sicuro che non si sentiranno più…Roxas è un tipo che sa portare rancore per molto tempo»
«Ciao ragazzi!» Una voce alle loro spalle li irrigidì, accorgendosi solo adesso della presenza di Roxas.
Sperarono con tutto il cuore che non abbia sentito nulla sulla storia di Axel, ma dall’espressione apparentemente normale del biondo, sembrò voler significare che fosse arrivato solo in quel preciso momento.
«R_Roxas!Bentornato!»
«Non sono sparito per mesi, Hayner» Lo guardò con sospetto, avvicinandosi all’amico che deglutì a fatica.
Ma prima che potesse scappare o trovare una scusa plausibile sul discorso di prima, vide l’altro porgergli in mano la sua macchina fotografica
«La puoi tenere per qualche minuto?» Non fece in tempo ad annuire che quest’ultimo iniziò ad allontanarsi.
«Hey, ma dove…Dove stai andando? »
Il biondo si fermò, voltando leggermente lo sguardo e sorridendo appena «Vado a far pace con un amico»
Non ci volle molto a capire di quale amico stesse parlando.



***************



Per un breve istante, Axel rimase ad osservare Roxas, concentrato come al solito a fotografare, solo quando afferrò un altro cocktail dal tavolo si rese conto di ciò che stessa facendo.
Stupido.
Spiare i movimenti di un brando di ragazzini? E per cosa?
Doveva parlare con lui, non mettersi a spiarlo di nascosto come se fosse un ladro.
Ma appena voltò lo sguardo, si rese conto che il ragazzino si era già allontanato, bruciando così la sua possibilità di chiarire col giovane prima di andarsene.
Sospirò, portando la bibita vicino alle labbra, quando notò una bottiglia di spumante proprio accanto a lui.
In un breve istante pensò che non fosse il caso, dopotutto si trovò in un ricevimento, le sue figure da ubriaco avrebbe potuto farle benissimo al di fuori da quelle mura. Anche se qualche sorso non poteva fargli di certo troppo male. Ripeteva sempre di saper reggere bene l’alcool, ma in realtà gli bastavano pochi sorsi per renderlo totalmente imbecille.
Prima che potesse afferrare quella bottiglia, udì una voce incredibilmente fastidiosa invadergli i timpani, facendogli posare di scatto il cocktail
«Stanno scuoiando un procione?! Chi cazzo canta così male?! » Si tappò le orecchie, cercando di distrarsi da quel terribile frastuono.
«Sora si è deciso a cantare “I Will Always Love You” come sorpresa per il matrimonio di nostra madre…» Mormorò accanto a lui una voce famigliare. Axel abbassò lo sguardo, inarcando un sopraciglio non appena si rese conto della vicinanza di Roxas verso di lui «Ah…» Fu l’unica cosa che riuscì a pronunciare.
Roxas fissò il cocktail sul tavolo, aspettando una qualche risposta da parte del rosso. Ma poiché furono entrambi orgogliosi per chiedersi scusa a vicenda, piombò un enorme silenzio.
Bhè, si fa per dire.
Il tutto fu coperto dalla cantilena di Sora nel tentare di acchiappare almeno una singola nota. Roxas potè immaginare le facce sconvolte non solo di Kairi, Naminè e gli altri, ma perfino Riku, diventato da poco amico del fratello, forse dopo quel giorno vedrà per bene di scegliersi con cautela le amicizie.
Diamine.
Fece una smorfia, mordendosi il labbro inferiore.
Un acuto partito male, pessima,
pessima scelta della canzone Sora.
Solo all’idea di dover sopportare un ulteriore rumore (Perché quello non era altro che rumore assordante), decise di prendere lui l’iniziativa, rivolgendosi al rosso senza però distogliere lo sguardo dal bicchiere
«Non pensavo saresti venuto al matrimonio…» Sussurrò quasi «Mi sono stupido nel vederti alla cerimonia»
Axel mostrò un piccolo sorrisetto, guardandolo leggermente
«Io mi sono stupito del fatto che tua madre mi abbia invitato, quella donna mi odia»
«No, non ti odia, ti trova solo strano» Affermò e il rosso non poté fare a meno di soffocare una risata.
Il diciottenne sospirò, abbassando di poco lo sguardo «E poi… Non voleva lasciare in disparte uno dei miei migliori amici…» Si voltò, rivolgendogli un dolce sorriso che, inaspettatamente, questa volta fece arrossire proprio Axel.
«Già…eh-ehm…G_giusto…» Tossì nervosamente, voltandosi verso l’uscita che portò al giardino sul retro «Ti va di allontanarci un po’? Le mie orecchie stanno alzando bandiera bianca»
Roxas ridacchiò, grattandosi il capo
«Buona idea, credo che Sora ne avrà ancora per molto, Xion mi ha detto che vorrà cantare anche “My heart will go on»
«Io me ne vado!! » Aggiunse un ultima volta il rosso, alzando di più la voce come per sottolineare il suo enorme fastidio nel sentire l’orribile voce di Sora. Il biondo lo seguì a ruota, accelerando di poco il passo.
Mentre si incamminarono all’uscita, Axel non tardò a recuperare in fretta quella bottiglia per poi berne alcuni sorsi durante il tragitto fuori.
Si sentì agitato.
Sentì il bisogno di bere.
Perché diavolo si sentiva così tremendamente nervoso?



Una volta usciti entrambi lanciarono un ulteriore sospiro di sollievo, sia per le povere orecchie risollevate, sia per l’aria pulita che si respirò in quel luogo. Perfino Axel dovette ammettere che quel posto fu perfetto per un matrimonio tranquillo, pacifico, e soprattutto, lontano dalla città.
Lui amava luoghi di questo genere, lo rilassavano incredibilmente e lo facevano sentire a suo agio.
«Finalmente! » Esultò il rosso, appoggiandosi lungo la scalinata e mentre si stiracchiò, Roxas gli si avvicinò, notando la bottiglia appena stappata «Ti ubriacherai»
«Nah…» Smentì «Al massimo sarò un po’ brillo, non farci caso»
Il biondo mostrò una smorfia disgustata, cercando di cambiare il discorso, e magari ristabilire il loro rapporto.
«Io…Io credo di aver esagerato quel giorno, mi dispiace che dopo non ci siamo più chiariti» Al tempo stesso i suoi capelli vennero giocosamente scompigliati dal fulvo che gli rivolse un sorriso a trentadue denti «Lo stesso vale per me, pulce»
«Dai, smettila! » Si scostò sorridente.
L’altro rise, lanciando un piccolo sospiro «Sai…Mi sono mancate le nostre chiacchierate»
In un attimo si calò nuovamente un gelido silenzio, talmente imbarazzante che Roxas si allontanò di qualche passo dall’amico, portandosi di fronte a lui
«Senti…Axel…»
Il rosso intanto ne approfittò per bere un ulteriore sorso «Mmh? »
Ma il più piccolo smise improvvisamente di parlare, cercando con tutto sé stesso di sfuggire al suo sguardo interrogatorio.
«Che ti prende adesso?»
Roxas emise un piccolo verso di disapprovazione, grattandosi nervosamente il capo
«N-nulla. Quella ragazza bionda è la tua…Fidanzata? »
Axel si strinse le spalle, portando la mano libera nella tasca dei pantaloni
«Più o meno, perché? » Inarcò il sopraciglio, aggiungendo un piccolo sorrisetto «Ti da fastidio? »
«Tzè…Sei tale e uguale ad Hayner! » Si difese lui «Due zucconi, ecco cosa siete»
«Non mi hai risposto, però»
«Risposto a cosa? »
«Del fatto che ti dia fastidio la presenza di Larxene»
«Ah…» Incrociò le braccia, mostrando un sorriso beffardo « Per me potevi portare chiunque. Dopotutto, io sono con i miei amici»
«E Naminè» Aggiunse, avanzando un passo verso di lui «Il piccolo Roxy ha una fidanzata segreta»
«Ho detto che mi è mancata la tua presenza, non le tue prese in giro » Sbottò il più piccolo « E poi Naminè non è la mia fidanzata»
«Allora perché l’hai invitata al matrimonio? »
«E’ la gemella di Kairi. Una sottospecie di quasi fidanzata per Sora, non potevo non invitarla! E poi è mia amica, abbiamo molte cose in comune» Abbassò di poco lo sguardo, un po’ imbarazzato «E’ simpatica»
«Così mi spezzi il cuore» Recitò il rosso, portandosi una mano al petto «Pensavo di essere io il tuo amico speciale» Cercò di fingere un pianto, anche se ben poco riuscito. Roxas lo spintonò, mandandolo scherzosamente a quel paese.
Dopo quella litigata amichevole, i due si sedettero nell’erba, iniziando a parlare di tutto, dallo stonato Sora, al fatto che Hayner sarà ospite da Roxas per un’intera settimana e, perché no, perfino del vincitore delle gare di rutti serali del gruppo di Axel.
Finalmente la pace tra di loro si stabilì e tutto tornò alla normalità. Finché Axel non fece una domanda che stravolse incredibilmente il mondo calmo e razionale di Roxas.
«Quindi non sei fidanzato con Naminè…»
«Esatto»
«Allora non l’hai baciata?»
«No»
«Hai mai baciato qualcuno, Rox?»
Mannaggia.
La domanda tanto odiata quanto temuta, finalmente arrivò, e chissà il perché, Roxas avvertì una strana sensazione, come il fatto di dare o no una risposta vera potesse portare ad un risultato ancora più contorto.
«Può darsi» Mormorò «Perché?»
«Curiosità» Rispose l’altro con un mezzo sorriso «Ti vergogni forse? O magari non hai mai baciato nessuno e non vuoi dirmelo»
«No ti sbagli!» Disse, completamente rosso in viso e cercando di allontanarlo con una spintonata.
«Ammettilo, non ti ho mai visto con una ragazza in giro se non con quella Olette e Naminè. Non c’è da vergognarsi se non hai mai dato il tuo primo bacio…»
«Invece sì!»
«E allora a chi?»
«A K_Kairi!» Ma di colpo si zittì, tappandosi la bocca con la mano destra, sotto lo sguardo stupito di Axel.
«K…Kairi? La mocciosa dai capelli rossi?! »
Lui annuì debolmente, senza levarsi la mano che coprì la bocca, il rosso lo costrinse e togliersela dal viso.
«Piantala di fare il bambino!»
«Sei arrabbiato»
«NON SONO arrabbiato!!» Rispose seccato, appoggiando la bottiglia per terra e brontolando tra sé e sé.
In effetti non era arrabbiato, era solo geloso.
Si sarebbe aspettato una risposta diversa da Roxas, nonostante si sentissero da parecchi anni, non gli raccontò mai questa faccenda, la situazione cominciò parecchio ad irritarlo.
La sua testa gli fece un male terribile, non solo per l’effetto evidente dell’alcol, ma questa storia non gli piacque per niente. Di fronte a quell’atteggiamento, l’amico cercò di calmarlo come meglio poté.
«Era il compleanno di Hayner e si era messo in testa di fare il gioco della bottiglia solo per provarci con la cugina di Pence. A me toccò Kairi, ma ci siamo dati un bacio a stampo, nulla di più…» Disse, soffocando una risata «Ora sai il mio segreto, Sora mi odiò a morte, non mi parlò per quasi una settimana»
Axel inarcò un sopraciglio, appoggiando il braccio sinistro sopra al ginocchio «Wow» Disse, tornando un po’ coi piedi per terra.
Per lo meno il fatto che fosse stato un bacio dovuto ad un gioco e soprattutto a stampo lo rassicurò maggiormente. Ma nonostante ciò ne rimase perplesso
«Non credevo partecipassi a quei generi di giochi»
«E’ stata la prima ed ultima volta!» Si difese il biondo «Avevamo tredici anni. Non puoi capire»
Il fulvo si portò una mano tra i capelli, abbozzando un mezzo sorriso
«Tzè. Anche io ho fatto quel gioco un sacco di volte, non indovinerai mai chi mi è capitato una sera…»
«Chi?»
Si voltò verso Roxas, avvicinando il viso al suo
«Saix»
Il ragazzo sgranò gli occhi, ignorando il fatto di avere le gote improvvisamente arrossate «Saix? Un…Un Maschio?!»
«Ed è anche un pessimo baciatore. Inoltre quella sera aveva mangiato cipolle, una vera merda»
Roxas rimase come un ebete a fissarlo per qualche istante, notando di come Axel parlasse il tutto con una tale disinvoltura, da quasi invidiarlo.
Davvero non gli importava nulla dei giudizi della gente?
«Non ti ha dato fastidio? »
«Detesto le cipolle. OVVIO che mi ha dato fastidio! »
«Ma non intendevo questo!» Lo fermò «Hai dato un bacio a Saix, un tuo amico, un ragazzo. Questo…N_non ti ha dato f_fastidio?»
Axel finse di pensarci per qualche breve istante, rispondendo con un seccato e sincero «No» Scosse il capo con aria divertita «Vedi, io non mi faccio tanti problemi mentali, una persona mi piace per quello che è, indipendentemente che sia maschio o femmina» Si voltò verso di lui, inarcando un sopraciglio «Qualche problema? Stai prendendo il colore dei miei capelli»
Roxas scosse il capo, tuttavia a quella affermazione si imbarazzò più di prima «E’…E’ solo che stiamo parlando di una situazione delicata, tutto qua»
«Oh ma come siamo sensibili» Gli sorrise, spostandosi ancora un po’, si avvicinò incredibilmente a lui, ma il biondo cercò di non badarci, forse perché troppo preso a cercare di nascondere il suo inconfondibile imbarazzo.
«Ti sei mai…Innamorato di un ragazzo?» Domandò, in parte incuriosito ma dall’altra intimorito dalla risposta del rosso, che non tardò ad arrivare.
«Non lo sò»
«Preferisci baciare una ragazza oppure un ragazzo?»
«Cos’è? Un interrogatorio sulla mia sessualità?»
«N_no è che…»
«Never mind, baby. Ho memorizzato» lo interruppe, bevendo un ultimo sorso della bottiglia, per poi lasciarla a terra «Dovrei prima trovare un ragazzo che mi interessi davvero, sia fisicamente che caratterialmente. Un ragazzo con cui mi trovi bene a parlare di tutto, simpatico, intelligente e magari appassionato di qualche hobby tranquillo, non troppo alto e a dire la verità, Saix aveva ragione, preferisco di gran lunga i biondi ai mori…»
Al suono di quelle parole, Roxas sentì un formicolio lungo la schiena.
Sbaglio, o Axel elencò in pieno la sua descrizione come “probabile scelta per un futuro bacio?”
Era sicuro di non essersi sbagliato. Axel si riferì esattamente a
lui.
«Ci stai provando con me?» Domandò, quasi divertito.
«Bingo»
«Già…Bing…Cioè tu cosa?!» Spalancò gli occhi per lo stupore, accanto al rosso che non la smise di annuire, ridacchiando ripetutamente.
Ma lo stava pigliando per il culo?

….. ….
Okay, pessima scelta di parole.
Riavvolse il nastro della sua mente, cercando di mettere a fuoco ciò che era appena avvenuto, ovvero una presunta “dichiarazione” da parte del suo migliore amico, durante il matrimonio di sua madre, e loro erano da soli in giardino.
Oh cazzo.
In quale universo strambo era capitato per trovarsi in una situazione del genere?
Evidentemente Axel aveva bevuto troppo, bastò guardare quanto ne rimanesse nella bottiglia.
Non solo Xion ebbe ragione riguardo alla sessualità di Axel…
Argh! Ma perché ascoltò quella ridicola conversazione tra i suoi amici? Chissà se n’erano resi conto.
Ancora non sapeva il perché, pur sapendo a ciò che stesse andando incontro, lo spinse ad andare da solo con lui nel giardino; ma doveva scoprire le sue vere intenzioni, voleva sapere se Axel era davvero interessato a lui e se tutte quelle voci fossero vere.
E dire che pensava di essere il suo migliore amico, in fondo non si conoscevano poi così bene.
Ma ora che ne seppe la conferma, si trovò immobile, intimorito da un’eventuale reazione da parte del fulvo.
Oh cazzo. Due volte.
«…Tu…Non sai quello che dici» Esordì il diciottenne, cercando di alzarsi da terra ma Axel lo bloccò prontamente, afferrandolo per un braccio «Roxy, non fare il timido. Guarda che l’ho capito benissimo…»
«Cosa avresti potuto capire in queste condizioni?!» Gli domandò, indicando la bottiglia semi vuota.
Quest’ultimo si sporse verso di lui, le loro bocche furono così pericolosamente vicine che Roxas ebbe persino paura di fiatare
«Si vede benissimo che sei stra-cotto di me» Sollevò di poco il suo mento, facendo strofinare giocosamente i loro nasi.
L’altro ebbe un’inquietante premunizione, se la situazione fosse andata oltre, sarebbe morto in quell’istante per l’imbarazzo. Fu sicuro di non aver mai provato così tante emozioni mischiate in una volta sola. Peggio del minestrone serale di sua madre. Timore, Stupore, Ansia, il tutto aggiungendo un’enorme dose di Timidezza, Paura e…
Oh cazzo. Tre volte.
Si scostò, porgendo le mani in avanti «Io N-non dovevo venire qui con te» Gli diede le spalle, allontanandosi.
Sentì il bisogno di stare in mezzo a molta gente, perfino attorno a quella banda di vecchietti squinternati che non la smettevano di torturargli le guance.
Ma quando fu ad un passo dall’entrata, vide arrivargli incontro Hayner con un’espressione amara in volto
«Perché non me l’hai detto?!»
L'altro sbiancò all'istante «D_Detto cosa?! T_tu…Tu hai visto…» Oh no, la sola idea che Hayner potesse scoprire tutto ciò lo fece impallidire. Continuò a sentire un caldo tremendo, fin dal primo momento in cui uscì in quel dannato giardinetto con Axel.
Stupido giardino.
Stupido Axel.
Stupido lui che si stava per lasciar convincere da quei suoi fottuti occhi verde smeraldo. In quel momento odiò terribilmente anche quel colore, e dire che era il suo preferito.
Hayner lo squadrò, aggrottando sospettosamente la fronte
«Ti senti bene? Sei tutto rosso»
«S_sì!» Rispose con prontezza, quasi come se fosse all’esercito.
«Lasciamo stare…» Mostrò un debole sorriso, grattandosi nervosamente il capo «Tua madre canta anche peggio di Sora! Si sono messi a fare un duetto giusto un minuto fa!»
«Ah, era di questo che mi volevi parlare?»
«Se si può parlare!» Si tappò le orecchie, soffocando un’imprecazione «Ti giuro, se a casa faranno la stessa cosa, domani prendo il primo volo per Traverse Town e te lo scordi che passi una settimana da te! »
Evidentemente, sia suo fratello che la madre non furono mai stati molto intonati, ora ricordò dove avesse preso Sora. Ma in quel momento Roxas si trovò altrove con la mente, non si accorse nemmeno della terribile cantilena.
I suoi pensieri furono rivolti a poco fa.
Come avrebbe potuto guardare in viso Axel d’ora in poi? Non si sarebbero più parlati, non lo avrebbe più chiamato.
Per un breve istante pensò a quanto fosse stata noiosa la sua vita se non avesse sempre avuto attorno Axel e i suoi continui battibecchi con gli insegnanti, le volte che lo copriva alle assenze o lo aiutava a correggere i suoi pessimi voti di chimica per non far arrabbiare sua madre, il giorno che lo difese da un bullo prepotente di nome Marluxia, la prima volta che lo portò in discoteca e lo trascinò fuori dal locale appena si sentì girare terribilmente la testa, il tutto solo per due sorsi di Vodka, e come dimenticare quella vacanza in Francia.
Senza di lui non avrebbe fatto tutto ciò.
Solo ora Roxas si rese conto di quanto fosse importante nella sua vita quel ragazzo, e dire che non era la prima volta che litigavano.
Si portò le mani al capo, sospirando pesantemente «…Io non voglio»
«Non vuoi cosa?» Domandò Hayner, un po’ perplesso per il suo strano comportamento
«Che sparisca dalla mia vita» Rispose l’altro, ma prima che l’amico potesse ribattere, Roxas si allontanò, raggiungendo il punto in cui lui avevano discusso qualche minuto fa. Ma non lo trovò.
«Axel» Si voltò diverse volte e riprese a correre lungo il giardino.
Doveva esserci.
Non poteva essersene andato così presto.
Non voleva che se ne andasse proprio ora.
Le sue ricerche finirono non appena si sentì chiamare alle sue spalle, quando si voltò, notò un Axel con lo sguardo rivolto verso il basso, sembrò imbarazzato.
«Roxas…non…» Sospirò, portandosi una mano tra i capelli rossi «Io non so cosa mi abbia preso, il fatto è che sono un po’ brillo e…E non ragiono sulle cose che dico…»
«Quindi quello che mi hai detto, lo pensi davvero?»
Dopo un attimo di esitazione, lui annuì e Roxas sentì una forte sensazione allo stomaco, strana e sconosciuta.
«Credo che in fondo, tu non sia mai stato il mio migliore amico, forse ti ho sempre considerato qualcosa di più…» Anche Axel si sentì terribilmente strano, non aveva mai espresso tali sentimenti a qualcuno per lui così importante, ma seppe che ormai era il momento di confessare tutto «Con te sono sempre stato me stesso, fin dal giorno in cui ti ho visto…»
«Dammi un bacio»
«…Ho pensato subito che…Che cosa vuoi che faccia?!» Sgranò le iridi verdi, potando una mano sulla spalla del ragazzo «Non mi dire che hai bevuto? Sai che non reggi quella roba…»
«Un po’ come te» Lo punzecchiò e, scuotendo il capo, tornò serio «Io…Non voglio che tu te ne vada via per sempre, non voglio smettere di parlarti, non vogliono che finiscano le nostre telefonate, non voglio più litigare con te»
Axel si grattò confuso la fronte, sospirando più volte «Sarà per l’alcool, ma io non ci sto capendo nulla. Spiegami cosa centra tutto questo con il bacio»
«Se mi baci ti farò capire che tra noi non ci potrà essere più di una semplice amicizia» Disse il biondo, con le gote leggermente arrossate «Non puoi essere innamorato di me, Axel tu…Tu meriti di meglio e…»
«Ora non dire sciocchezze» Si addolcì il più grande, dandogli una leggera carezza sulla guancia e avvicinandosi al suo viso.
«E poi…Io…Io sono un ragazzo» Ma proprio mentre le loro labbra furono ad un soffio, il fulvo si irrigidì, staccandosi nervosamente dal biondo «Adesso mi spieghi cosa cazzo centra il fatto che siamo entrambi maschi? Sei omofobo per caso?!»
«N_no…Ma…»
«Roxas, già sono ubriaco, ora vuoi anche farmi perdere la pazienza con queste scuse assurde? »
«Il fatto è che io non...Io non posso piacerti»
«Sì che mi piaci, cazzo!»
«Smettila di imprecare!»
«Solo quando tu la smetterai di fare l’idiota!»
«Sto solo cercando di farti capire che tu non puoi essere innamorato di me»
«E invece sì!»
«E io ti dico che è impossibile»
In quell’istante, il rosso gli si avvicinò, premendo le labbra con le sue in un delicato e morbido bacio. Roxas tremò, sgranando istintivamente gli occhi per lo stupore. Ma non si spostò.
Axel carezzò lentamente quelle labbra con le proprie, memorizzandosi ogni singolo attimo, lo strinse più forte tra le braccia, cercando di approfondire di più quel bacio tanto desiderato.
Finché l’altro indietreggiò col capo, staccandosi di poco dalle labbra del rosso che già sentirono la sua mancanza, questo gli permise di riprendere fiato, anche se per poco.
«Ma…Noi_»
«Adesso non farne una polemica» Gli sussurrò il ragazzo a pochi centimetri dalle labbra, riprendendo a morderle delicatamente «Sai cosa mi ha portato questo bacio?»
Gli spostò i capelli ad un lato e posando le labbra sulla sua fronte, tracciò una scia immaginaria fino a raggiungere la punta del naso «A volerne altri»
Lo baciò, di nuovo, e mentre gli carezzava i morbidi capelli biondi, continuò a lasciarli tanti piccoli e veloci baci.
Roxas sospirò «Axel…A_Aspetta…»
Ma il fulvo emise un ringhio di disapprovazione, spostando le labbra lungo la sua guancia, scendendo fino ad arrivare al collo. Il biondo però non demorse e cercò di scostarsi dalla presa, con pessimi risultati.
«Io…Io non vo-glio che…C_che ci siano altri s….Axel!
«E va bene» Si staccò a malincuore dal collo del ragazzo, fissandolo intensamente negli occhi. Roxas arrossì, ma non distolse lo sguardo «Io…Voglio che non ci siano più segreti. Basta con le bugie»
«Se te lo avessi confessato anni fa saresti fuggito a gambe levate e non ti avrei visto mai più»
«Questo non è vero!» Borbottò il biondo, leggermente intimidito «Lo sai che ci tengo a te»
L’altro soffocò una risata, appoggiando la fronte su quella del ragazzo «No problem. Niente più segreti»
«Sicuro?»
«Yes» Tornò immediatamente ad impossessarsi delle labbra del biondo, questa volta con maggior passione, Roxas non era ancora sicuro di star facendo la cosa giusta, ma per una volta provò a non ascoltare la sua testa anzi, permise addirittura ad Axel di approfondire quel bacio, premendo la lingua contro la sua.
Nella mente del biondo sembrò così strano, forse anche sbagliato, ma al tempo stesso si sentì così tremendamente bene, non voleva smettere, non ci pensò minimamente.
Ma proprio quando iniziò a lasciarsi andare, sentì il fulvo irrigidirsi all’istante.
«Che succede?»
Axel sembrò tremendamente a disagio, per un breve istante Roxas ebbe il timore che ci stesse ripensando.
«Vedi... Riguardo al discorso di prima» Sospirò, grattandosi nervosamente il capo «Credo di non averti detto proprio TUTTO»
«E cos’è che mi dovresti ancora rivelare?» Lo squadrò dal capo ai piedi, tirando fuori un mezzo sorriso «Sei una donna?»
Ma inaspettatamente Axel non ci scherzò, anzi, parve più preoccupato del solito «Non ti ho detto una cosa importante. E a giudicare da come sono andate le cose, sono sicuro che non ti piacerà»

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