Racconti

di Elle9300
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La verità ***
Capitolo 2: *** Incontro ***



Capitolo 1
*** La verità ***


La verità

Sistemò i capelli con le lunghe dita, li lasciò adagagiare secondo la loro naturale piega, così che per una volta potesse osservarsi come realmente era – e non come lei aveva deciso di essere –.

Caddero in due interminabili file di onde color rame che si incontravano esattamente al centro della sua ampia fronte immacolata.

Abbassò le sinuose ciglia per qualche secondo, poi le risollevò piano e fissò la superficie riflettente dello specchio.

Vide una ragazza: i grandi occhi di un castano chiaro, quasi ambra, il naso sottile e diritto, costellato da infinite e adorabili lentiggini, le labbra come spago dato alle fiamme, ed il tutto armoniosamente predisposto in un pallido viso di forma ovoidale sorretto da un collo lungo e delicato.

Non avrebbe saputo dire se fosse bella o meno, la sua immagine era troppo deformata dai numerosi anni spesi con se stessa, la sua visione troppo soggettiva.

E poiché ciò che cercava era precisamente la verità più pura ed assoluta, questo la faceva impazzire.

Si analizzava, ancora e ancora; esaminava ogni dettaglio, e si stupiva che ogni qualvolta vi tornasse a far riposare lo sguardo, esso fosse ancora lì, terribilmente immobile ed immutato, terribilmente uguale a come l'aveva scoperto l'ultima volta.

Rimaneva li' ore ed ore.

Avrebbe voluto essere capace di eliminare il suo volto, e rigenerarlo per quello che era.

Avrebbe voluto essere capace di infilarsi nella mente di qualcun altro e guardarsi aderendo nella felpa e nei jeans di un qualsiasi sconosciuto adocchiato sul marciapiede.

Chiudeva gli occhi ed esterniava la mente.

Chiudeva gli occhi e tutta la realtà a lei scinta spariva in un soffio, la stessa realtà che minacciava di riapparire appena lei l'avresse deciso, identica a come la ricordava, talmente intima e individuale da darle la nausea.

Era lei quello che poteva contemplare in quello specchio?

La sua pelle era effettivamente della consistenza e del colore che ella poteva toccare e percepire -in un modo che le appariva cosi concreto e al tempo stesso cosi falso- con le sue stesse mani in quel momento?

E che dire dei suoi capelli?

Come avrebbe potuto indubbiamente affermare che la sua fluente chioma fulva non fosse altro, nella verità assoluta e utopica tanto agognata, una glabra e lucida pelata?

Era terrorizzata, a dir poco terrorizzata.

Rimase a scrutare la sua figura -che non le pareva altro che un'assurda allucinazione frutto della sua più sfrenata fantasia – per giorni e settimane e mesi.

Non mangiava, non dormiva, non pensava: semplicemente rimaneva attonita ed instancabile, cercando di esterniarsi dal suo corpo, cercando di separare carne e anima, senza risultato alcuno.

Dopo innumerevole tempo prese a graffiarsi forte le guance, voleva strappare strato a strato la carta regalo che avvolgeva il suo vero essere.

Prese a graffiarsi forte le guance per vedere cosa si nascondesse sotto.

Alla fine, morì dissaguata.

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Capitolo 2
*** Incontro ***


 

Incontro

Sedeva, Petr, sul nero divano di pelle collocato esattamente al centro del piccolo appartamento che aveva da poco comprato, in concomittanza con il suo ingresso nella maggiore età ed il prorompere delle necessità che essa comportava.

Lo stesso divano, un grande letto ed uno spoglio tavolo di legno erano gli unici pezzi di mobilia che albergavano per ora nel vuoto vano di periferia; arredamento dettato più da questioni economiche che da un vero e proprio amore per l'essenzialismo.

Petr, il quale, come già è stato accennato, sedeva sul nero divano di pelle, leggeva placidamente un libro, insinuandosi svogliatamente, di tanto in tanto, tra le cartacee e immortali vite che in esso fiorivano.

Andava vagabondando per una Londra desolata e medievale quando, d'un tratto, un perpetuo bussare lo destò dal suo svagarsi.

Alzò lo sguardo in direzione della porta, come potesse indovinare chi si nascondesse dietro la lignea entrata, chiedendosi chi, tra i suoi conoscenti, avesse avuto notizia del suo trasferimento.
Si levò in un balzo e la curiosità sfilò con lui sino alla soglia.

Lanciò un occhiata oltre l'uscio, e vi trovò una ragazza, senza espressione alcuna sul volto, che si infilò nel piccolo varco creatosi tra Petr e il muro, penetrando così nel di lui alloggio.

Danzò, poiché le sue movenze tanto somigliavano a quelle d'una ballerina professionista, fino al letto, e vi si gettò a sedere, trovandovi un tale ristoro e sollievo che pareva avesse camminato per miglia e miglia prima di potervi giungere.

Petr, sbigottito e intrigato dall'elegante creatura dinanzi a sé, vi si avvicinò cauto, e attese una qualche parola da ella, capace di giustificarne l'inusuale condotta.

La ragazza, Ladka, però, non sembrava in procinto di proferire sentenza alcuna, e, anzi, si guardava d'intorno con fare incuriosito e attento, movendo di qua e di là i grandi occhi da cerva, sfiorando accortamente la trapunta sulla quale sedeva, divincolandosi graziosamente sul posto, e tradendo una qual certa premura.

Ladka, potè osservare Petr in una curata analisi della donna che gli era piombata in casa, era una splendida giovane, e se Petr fosse stato capace di venir meno al suo orgoglio, avrebbe ammesso, seppur a mal in cuore, che ella incarnava perfettamente l'ideale delle sue più occulte fantasie, e che, forse, addirittura le superava.

Rimasero immobili a questa maniera per qualche manciata di minuti: Petr squadrava Ladka e Ladka, impaziente, posava lo sguardo in ogni dove se non su Petr.

Ad un certo punto Ladka, prese a sbottonarsi la camicietta bianca che avvolgeva il suo corpo sottile e, con agire disinvolto, sfilò via anche la lunga gonna a balze.

Dopo di che, si tolse di dosso, con naturalezza innata, la bianchieria, rimanendo nuda e irreale davanti a Petr.

Il ragazzo, del tutto in sé, osservò con occhi indifferenti l'esile creatura che gli si offriva, inerme e spogliata d'ogni avere, e lo sguardo di lui si spense assieme all'interesse.

Protese una mano verso di lei, l'afferò duramente per un eburneo braccio e la fece destare, poi, senza che nessuno dei due ancora avesse dischiuso le labbra in un'asserzione, trascinò la fanciulla sul pianerottolo, senza che lei manifestasse ribellione alcuna, le gettò le vesti, tutte, ai piedi, s'incrociarono in un'ultima occhiata, lei fragile, lui imperturbabile, poi sbattè violentemente la porta.

Petr e Ladka non si rividero più.

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