Seven lies

di Shari Deschain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I hate you ***
Capitolo 2: *** I never lie ***
Capitolo 3: *** I don't mind ***
Capitolo 4: *** I'm sorry ***
Capitolo 5: *** I understand ***



Capitolo 1
*** I hate you ***


Warnings: Movieverse, Pre-movie, kid!fic
Word Count: 527 (FDP)
Disclaimer: non sono miei, non ci guadagno, non me li porto a letto, niente di niente.
N/A: grazie mille a faechan per essersela sorbita in anteprima ♥
─ L'unica cosa che conosco di questo fandom sono i film. Non ho mai letto i comics e rifiuto di essere fucilata per questo. Ci sono cause più nobili per cui morire, tipo cercare di farsi Hiddleston.
─ Scritta per la raccolta di 7_lies, prompt I hate you, e per 500themes_ita, prompt #56. Rivelazione difficile.





#1. I hate you





«Ti odio», sibila Loki sottovoce, e quelle due parole si impongono senza fatica sul silenzio del crepuscolo, mentre i due bambini arrancano tra i bassi cespugli della foresta che graffiano impietosamente gambe, braccia e guance sudate.
Thor si arresta e si volta a lanciargli uno sguardo da sopra la spalla: i suoi occhi azzurri sono insieme stupiti e offesi.
«Cosa hai detto?»
«Ti odio», ripete di nuovo Loki, a voce più alta. «È colpa tua se ci siamo persi. È sempre colpa tua. Perché non mi vuoi mai ascoltare? Ti avevo detto che─»
«Non ti ho chiesto io di seguirmi!», ruggisce Thor, interrompendolo.
«Sì che lo hai fatto!», replica Loki, urlando a sua volta, e l'altro bambino indietreggia appena e sbatte le palpebre un paio di volte, forse sforzandosi di ricordare.
«Io ho solo detto─», inizia Thor, incerto.
«─che ti sembrava una buona idea andare a perderci nella foresta, di notte, senza cibo né acqua, per finire probabilmente divorati da qualche animale feroce», completa Loki, incrociando le braccia al petto. Thor gli scocca un'occhiata furiosa.
«Non era questo il mio piano!»
«Peccato, perché a quanto pare avrebbe funzionato benissimo», e tanto per sottolineare il concetto, Loki allarga le braccia ad indicare il nulla intorno a loro. «Al contrario di tutti i tuoi altri piani», aggiunge poi, con un sarcasmo niente affatto celato.
Thor non replica, ma un leggero rossore si diffonde sulle sue guance, e Loki sa che è dovuto più al senso di colpa per averli cacciati in quella situazione che alla rabbia di vederselo rinfacciare.
I due bambini rimangono a fissarsi in silenzio, con palese astio, ed intorno a loro, intanto, le ombre si fanno sempre più lunghe, le voci degli animali sempre più vicine.
«Questa è la strada giusta, ne sono sicuro», riprende infine Thor, scrollando le spalle. «Ma tu puoi sempre prenderne un'altra, se sei tanto sicuro del fatto tuo», lo rimbecca, dandogli poi la schiena e riprendendo il cammino.
Loki lo osserva trucemente da sotto le ciglia e per un momento prende anche in seria considerazione l'idea di avventurarsi da solo nella direzione opposta. Così, giusto per dispetto.
«Ti odio», ripete invece, per la terza e ultima volta, prima di seguirlo.
È una bugia, una semplice conseguenza della paura e della stanchezza. Tra poche ore ─ quando saranno di nuovo a casa, quando i lividi e il fango verranno lavati via dalla mano gentile di Frigga, quando le ombre non avranno più la forma di orribili bestie pronte a cenare con la progenie del signore degli dèi ─ quelle parole verranno cancellate da un sorriso di scusa e una pacca leggera sulla spalla. Thor non ripenserà mai più a quel piccolo litigio.
Loki, invece, continua a rimuginarci sopra anche ore e ore più tardi, nel confortevole abbraccio del suo letto caldo. È la prima bugia che riesce in qualche modo a ferire suo fratello, e questa consapevolezza brucia dentro di lui in due fiamme differenti: la vergogna per avergli rivolto parole così brutte e insincere ─ parole che non dovrebbero mai essere usate con la propria famiglia ─, e la soddisfazione di vedere Thor piegare il capo a causa di esse.
E pur non essendone del tutto fiero, Loki scopre che quell'ultima sensazione non gli dispiace affatto.


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Capitolo 2
*** I never lie ***


Warnings: Post-Avengers
Word Count: 369 (FDP)
Disclaimer: non sono miei, non ci guadagno, non me li porto a letto, niente di niente.
N/A: grazie mille a faechan per essersela sorbita in anteprima ♥
─ L'unica cosa che conosco di questo fandom sono i film. Non ho mai letto i comics e rifiuto di essere fucilata per questo. Ci sono cause più nobili per cui morire, tipo cercare di farsi Hiddleston.
─ Scritta per la raccolta di 7_lies, prompt I never lie, e per 500themes_ita, prompt #480. Quando le parole falliscono.



#2. I never lie




Il loro viaggio di ritorno sembra durare non più di pochi attimi, e quando i due fratelli riaprono gli occhi, Asgard appare finalmente davanti a loro, bella e terribile come una tempesta, quieta e minacciosa come un campo di battaglia prima della guerra.
Loki lascia andare il Tesseract, e Thor se lo sistema sotto un braccio, sospirando. Poi si volta verso suo fratello, in modo da essere faccia a faccia con lui.
«Ti porterò da nostro padre», annuncia, solenne.
Non potendo ribattere, Loki si limita a scuotere la testa e a roteare gli occhi, gesti che Thor traduce rispettivamente in un aspro “Tuo padre, vorrai dire" e un ironico “Non vedo l'ora”.
«Verrai giudicato per i tuoi crimini e sarai punito secondo giustizia. Ma sono certo che nostro padre sarà clemente», continua testardamente Thor.
Il sopracciglio mezzo alzato di Loki esprime perfettamente il suo punto di vista sull'argomento.
Illuso.
Thor si passa una mano nei capelli.
«Mi assicurerò che non ti venga fatto del male. Non... be', non troppo, almeno», si corregge, impacciato. «Ma sarò al tuo fianco, Loki. Sempre», e quell'ultima parola suona come una condanna più che come una promessa.
La verità è che Thor non ha la minima idea di quale punizione sarà inflitta a suo fratello. E nemmeno è sicuro di poterlo o di volerlo proteggere da essa, perché nonostante l'amore cieco che prova verso di lui, non può più chiudere gli occhi davanti alle sue azioni.
E Loki, essendo Loki, lo capisce perfettamente, quasi fosse in grado di leggere i suoi pensieri come un libro aperto, e forse è davvero così, dopotutto la mente è sempre stata il suo territorio di scontro preferito.
Per tutta risposta, quindi, il dio degli inganni raddrizza le spalle e rivolge al fratello uno sguardo carico di sdegno e derisione, mentre una sola parola, velenosa e tagliente, si forma nella mente di Thor.
Bugiardo.
«Io non mento mai, fratello», ruggisce Thor, punto sul vivo, e Loki ride.
Ride nonostante la maschera di metallo che gli copre le labbra, e anche se non può vedere le sue labbra incurvarsi in quel modo a lui tanto familiare e nessun suono raggiunge le sue orecchie, Thor può comunque sentire la sua risata riecheggiargli nella testa.
E non ha più il coraggio di guardarlo negli occhi.


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Capitolo 3
*** I don't mind ***


Warnings: Post-Avengers.
Word Count: 637 (FDP)
Disclaimer: non sono miei, non ci guadagno, non me li porto a letto, niente di niente.
N/A: grazie mille a faechan per essersela sorbita in anteprima ♥
─ L'unica cosa che conosco di questo fandom sono i film. Non ho mai letto i comics e rifiuto di essere fucilata per questo. Ci sono cause più nobili per cui morire, tipo cercare di farsi Hiddleston.
─ Scritta per la raccolta di 7_lies, prompt I don't mind, e per 500themes_ita, prompt #20. Abisso spalancato




#3. I don't mind




La cella è buia, di un buio così profondo e perfetto che è difficile scorgerne i confini, tanto che la prima impressione è quella di trovarsi di fronte ad un buco nero invece che ad una prigione.
Eppure gli occhi chiari di Loki riescono comunque a risplendere in quell'ammasso di ombre confuse, e la luce che li illumina è in parte rabbia, e in parte, forse, pura follia.
Per la prima volta nella sua vita, Thor ha paura di suo fratello.
Ha paura di quello sguardo folle, di quelle membra sottili percorse da incessanti e intricati rivoli di sangue, e più di tutto ha paura di quel mezzo sorriso che non riesce a distinguere, ma che intuisce essere ancora lì, nonostante le torture e la prolungata solitudine della prigionia.
Ha paura, sì, ma non può tornare indietro. Non lo farebbe mai. Quindi avanza fino all'orlo dell'abisso e incrocia lo sguardo con quelle due luci sfolgoranti di pazzia.
«Loki...», inizia, e poi la voce gli si spegne in gola perché non sa cos'altro dire, dato che, a conti fatti, lui e il dio degli inganni non hanno proprio nulla da dirsi.
Una breve risata roca segue la sua voce, e poi gli occhi di Loki si chiudono per qualche attimo, come sfiniti da quel minimo gesto.
Thor non è sicuro che l'altro si renda veramente conto della sua presenza. Più che le catene ai suoi polsi, sono le catene imposte alla sua mente quelle che davvero torturano Loki, e nessuno, tranne Loki stesso, può sapere quanto della realtà riesca effettivamente a filtrare attraverso i riflessi distorti dei suoi pensieri.
«Sono davvero qui, Loki», continua allora Thor, a voce più alta e sicura. «Ho ottenuto il permesso di farti visita. Siamo tutti preoccupati per te, fratello».
È una bugia, ma in buona fede.
Un'altra risata si diffonde nel buio, echeggiando in modo sinistro tra le pareti infinite della cella.
Poi la sua voce.
«Reale o meno che tu sia, io non sono tuo fratello, Thor», lo corregge Loki, per l'ennesima volta, ma l'astio che di solito accompagna quelle parole è sostituito da un tono apatico, quasi annoiato, di chi è stanco di discutere sempre sullo stesso argomento. Probabilmente non c'è molto altro da fare, in quella prigione.
Thor rimpiange di non potersi avvicinare abbastanza e toccarlo, anche solo per fargli capire che lui è veramente lì, che non è un'illusione della sua mente.
«Sono reale, e per questo so cosa sei, Loki», risponde allora, con gentilezza. «E anche se tu fingi di averlo dimenticato non puoi cambiare la realtà. Tu sei mio fratello. Sei il figlio di Odino. Sei un asgardiano. Sei─»
«Sono il figlio di Laufey. Sono un Gigante di Ghiaccio», continua Loki, facendogli il verso. «E sono un traditore. Sono un prigioniero. Sono un assassino», e quell'ultima affermazione è poco più che un sussurro, ma contiene abbastanza della sua vecchia e caratteristica malevolenza da riuscire ad arrivare fino al cuore di Thor ed a riaprirvi cicatrici ancora troppo fresche per essere dimenticate, proprio come avrebbe potuto fare, tanto tempo prima, uno dei suoi coltelli.
Ma Thor è un guerriero, e le ferite non gli impediscono certo di continuare a combattere.
«Non m'importa», risponde allora, impulsivamente. E nel silenzio che segue quell'affermazione entrambi si rendono conto che è falso, quasi completamente falso.
A Thor non importa della sua nascita, questo sì. Ma tutto il resto importa, e tanto anche, perché è quello che li rende diversi, opposti e nemici.
Gli occhi di Loki tornano a chiudersi, di nuovo stanchi, di nuovo arrabbiati. Il buio torna ad essere totale, le ombre sembrano prendere sempre più consistenza, come mostri eccitati dall'odore del sangue della loro preda, e ben presto si richiudono sul prigioniero, nascondendolo alla vista del suo visitatore.
«Tornerò a trovarti, fratello», mormora Thor al nero intorno a lui, e quando lascia la cella gli rimane in bocca l'amara sensazione di aver mentito un'altra volta.


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Capitolo 4
*** I'm sorry ***


Warnings: What if?
Word Count: 392 (fdp)
Disclaimer: non sono miei, non ci guadagno, non me li porto a letto, niente di niente.
N/A: Scritta per la V Notte Bianca (pasticcino!fic /O/), per la raccolta di 7_lies e per 500themes_ita, prompt #419. Alba su un'anima





#4. I'm sorry




All'indomani della battaglia il nuovo giorno sorge su Asgard, e tutto è morte, cenere e distruzione. Grazie alla luce ancora incerta dell'alba, le sagome scure che emergono sotto i detriti cominciano di nuovo a prendere una forma ben definita, e non sono solo corpi, sono anche volti, e soprattutto sono volti conosciuti.
Loki si guarda intorno e non capisce, perché nei suoi piani nulla di tutto questo era previsto, nulla di tutto questo era voluto.
All'indomani della battaglia il nuovo giorno sorge su Asgard, e il re è morto, suo figlio è in ginocchio, incatenato e ferito, e del loro regno rimane ormai molto poco.
Loki guarda prima il corpo di suo padre e poi gli occhi di suo fratello, e fa fatica a ricordare come questo sia successo, perché questo sia successo, e soprattutto quale sia lo scopo.
Il trono è lì, dietro di lui, un ammasso di oro e metallo fuso e contorto dalle fiamme, macchiato dal rosso del sangue versato da chi, fino all'ultimo, ha cercato di proteggerlo dalle sue mani.
Una scintilla di quella rabbia che è stata il motore trainante di tutte le sue azioni torna a riaccendersi all'interno del suo petto, ma non è nulla, proprio nulla, in confronto al furore dello sguardo di Thor.
Loki non riesce in alcun modo a spezzare quel contatto tra i loro occhi e, forse per la prima volta, prova sulla sua pelle che cosa vuol dire essere vittima di un incantesimo.
L'ira di Thor, quella tonante e fragorosa come una tempesta, non lo ha mai spaventato nemmeno da bambino, ma questa rabbia silenziosa, senza parole, senza urla e senza tuoni, lo turba più di quanto vorrebbe ammettere.
E per un attimo farebbe e direbbe qualsiasi cosa pur di cancellare quello sguardo dagli occhi di suo fratello, perché il modo in cui lo ferisce è qualcosa che non si sente in grado di sopportare.
È un attimo di debolezza, uno soltanto, ma riesce comunque ad avere la meglio.
«Mi dispiace», mormora con un filo di voce.
Thor si china a fatica in avanti e sputa un grumo di sangue ai suoi piedi.
«Non è vero», replica, senza distogliere lo sguardo. «E questa è la peggiore delle tue bugie, fratello»
Loki non risponde, ma rimane lì in piedi, tra le ceneri della sua casa e il sangue della sua famiglia, a dibattersi nella consapevolezza di essere finalmente sovrano ma ora anche completamente solo.


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Capitolo 5
*** I understand ***


Warnings: Pre-Movie; kid!fic;
Word Count: 1402 (FDP)
Disclaimer: non sono miei, non ci guadagno, non me li porto a letto, niente di niente.
N/A: Scritta per la Staffetta In Piscina @ piscinadiprompt, prompt “Giardino d'inverno”, per 500themes_ita, prompt #7. Ghiaccio nero, e per la raccolta di 7_lies, prompt I understand #ilricicloècosabuonaegiusta
─ Teoricamente ambientata durante un periodo imprecisato della loro adolescenza. Non so quanti anni di differenza ci siano tra i due, comunque nella mia testa Loki ha 13/14 anni e Thor 16/17.
─ Se ci vedete degli accenni incest, sappiate che non è assolutamente voluto.






#5. I understand





Il giardino del palazzo reale è sempre bello, in qualsiasi stagione lo si ammiri, ma d'inverno assume una magnificenza del tutto particolare, almeno agli occhi di Loki. Non ci si trova mai tanto a suo agio come quando ogni sua superficie è ammantata di bianco e lo scintillio del ghiaccio sembra ammiccargli da dietro le coltri di neve. Anche il silenzio immoto, per quanto innaturale, gli è molto gradito.
Non saprebbe spiegarne il motivo, e le critiche oggettive di sua madre sulla mancanza piuttosto evidente di fiori, di colori e di profumi ─ che per definizione dovrebbero essere le caratteristiche più belle di un giardino ─ non riescono a smuovere minimamente le sue preferenze.
Se non altro perché esse comportano il privilegio di avere completamente per sé quel posto, che è un qualcosa a cui non rinuncerebbe per nulla al mondo.
In quel momento, però, non è il giardino che Loki sta contemplando. Seduto su uno dei bassi muretti che circondano le aiuole ghiacciate, il ragazzo osserva pensieroso il cielo plumbeo che scivola sempre di più nel blu cupo della sera. La fronte aggrottata e gli occhi socchiusi gli danno un'aria seria, smorzata però dagli sbuffi d'inchiostro sulle guance e sul naso.
Ai suoi piedi, scarabocchiati frettolosamente nella neve, ci sono alcuni simboli confusi, che ad un'occhiata molto attenta si rivelano essere rune.
Loki è talmente concentrato a tentare di ricordare il resto della formula che ha davanti che i passi di Thor, sebbene piuttosto pesanti, gli sfuggono completamente.
«Che cos'è?», domanda il ragazzo biondo, accucciato dietro al fratello.
Loki sobbalza, ma cerca di dissimulare la sorpresa assumendo un'aria seccata.
«È un incantesimo, Thor».
«Oh, credevo fosse un disegno», mormora l'altro, fissando i segni con la testa piegata da un lato.
Loki sbuffa.
«Eppure dovrebbero averti insegnato a leggere», mormora. Thor, per tutta risposta, gli tira un pugno sulla spalla.
«Come funziona?», domanda poi, curioso. La magia richiede troppo studio perché possa risultargli interessante, ma ha visto diversi incantesimi spettacolari, e quelli non gli dispiacciono affatto.
Loki sospira drammaticamente, ma la domanda lo lusinga abbastanza, quindi inizia comunque a spiegargli di come i simboli riescano a canalizzare le energie vitali della persona e ad indirizzarle verso lo scopo prefisso, gli racconta dell'usanza di incidere incantesimi di protezione sugli scudi e di forza e resistenza sulle armi, della complessità delle formule che servono per attivare le rune (sottolineando che a lui, invece, non creano affatto problemi, ed evitando nel frattempo di guardare l'incantesimo incompleto ai suoi piedi).
Thor si sforza di seguire il discorso, ma abbandona ben presto il proposito.
«Capisco», si limita a mormorare a fine esposizione.
Le sopracciglia di Loki si alzano sarcasticamente verso l'alto.
«Davvero?», domanda con un sorriso.
Essere presi in giro dal proprio fratellino non è una bella sensazione, e Thor avvampa, un po' di collera e un po' di vergogna.
«Certo», mente allora, con un tono che vorrebbe essere impassibile.
«Allora rispiegamelo», domanda Loki. «Con parole tue», aggiunge poi, malignamente.
«Sembri uno dei nostri insegnanti», ribatte Thor, sprezzante, mentre tenta di ricordare qualcosa di quello che gli è stato detto. Ad un certo punto c'entravano delle armi, di questo è certo, ma a meno di non puntarle contro Loki non vede come la cosa potrebbe tornargli utile.
«Sto aspettando», lo richiama il fratello.
Thor si rimette in piedi e scuote la testa con disgusto, cercando di nascondere il disagio per essere stato smascherato e la frustrazione per essersi lasciato coinvolgere in quella specie di confronto a cui non teneva affatto a partecipare.
Per qualche strano motivo che non gli riesce di comprendere, da qualche tempo a questa parte tutte le conversazioni tra loro due finiscono in modi assolutamente imprevisti, di solito proprio con quelle simil-litigate. Interrogata in proposito, sua madre si era limitata a scuotere la testa, mormorando qualcosa a proposito dell'adolescenza, che Thor ormai ritiene essere una qualche bizzarra malattia che Loki contrae a periodi piuttosto ravvicinati.
«Oh, cosa vuoi che importi. La magia non serve a niente», sbotta infine, a corto di argomenti.
Loki sorride, vittorioso.
«Vallo a dire a nostro padre», lo invita.
Thor si stringe nelle spalle.
«A proposito di nostro padre», riprende poi, ricordandosi il motivo per cui è andato alla ricerca di suo fratello. «Se lui o qualcun altro ti chiede cosa ho fatto stasera, di' loro che ero con te in biblioteca».
Le sopracciglia di Loki scattano di nuovo verso l'alto.
«A parte il fatto che io non sono in biblioteca e che nessuno crederebbe che tu ci sia andato di tua spontanea volontà, perché mai dovrei farlo?», domanda il ragazzo.
«Perché sei mio fratello», ribatte prontamente Thor, e su questo Loki ha ben poco da obiettare, quindi torna a fissare con rimprovero le rune disegnate nella neve.
«Cos'hai da fare di così segreto, comunque?», chiede ancora, più esasperato che veramente curioso, mentre con il dito ricrea alcune linee ormai sbiadite dalla neve che va sciogliendosi.
Thor sorride maliziosamente.
«Ho un appuntamento con una ragazza», risponde, gonfiando il petto.
Loki si volta di nuovo a guardarlo.
«Intendi con Sif?»
«No, non con Sif. Dubito che tu la conosca. È una bella ragazza»
Per un attimo Loki considera di minacciare suo fratello di andare a dire a Sif che lui non la considera una bella ragazza, ma decide di lasciar perdere, almeno per il momento.
«E credi che questa povera disgraziata ti sopporterà per tutta la sera?»
«Sono piuttosto sicuro che mi sopporterà per tutta la notte», replica Thor, strizzandogli un occhio con fare cameratesco.
«Oh», mormora Loki dopo qualche istante, cercando di controllare lo sgradevole calore che sente allargarsi sulle guance. «Capisco».
Questa volta è Thor a sorridere in modo maligno.
«Davvero?», domanda, imitando il suo tono incredulo di poco prima.
Il rossore si diffonde ancora più velocemente sulle guance di Loki, e persino la neve sembra intiepidirsi intorno a lui.
«Certo!», risponde con troppa veemenza, e il fratello maggiore scoppia in una risata allegra.
«Ti chiederei di spiegarmelo, ma non credo siano argomenti adatti ad un bambino», lo prende in giro, con giusto un tocco di innocente cattiveria. Non è proprio vendetta, quanto piuttosto... una giusta rivincita, ecco.
Loki gli lancia un sasso, che Thor schiva abbastanza facilmente. La sua fortuna sta più che altro nel fatto che suo fratello non riesca proprio a ricordare il resto dell'incantesimo che stava scrivendo. Quello sarebbe stato molto più difficile da schivare.
«Sparisci», sibila Loki, ancora rosso in viso. Non capisce bene da dove gli viene tutto quell'imbarazzo, anche se ritiene che l'occhiolino di Thor abbia molto a che vedere con esso. Non è abituato a questo tipo di confidenze da parte di suo fratello, e non ha alcuna intenzione di abituarcisi in futuro.
«Oh, dai, scherzavo!», esclama Thor, alzando le mani in segno di resa.
«Scordati che io ti copra con chicchessia», sbotta Loki, indispettito.
La risata di Thor riecheggia di nuovo nelle sue orecchie, ma adesso non ha più niente di derisorio. È più quel tipo di risata bonaria che, di solito, riesce a far sorridere di riflesso anche lui. Non questa volta, però.
«Tanto so che lo farai comunque», dice Thor, chinandosi per dargli un altro colpetto sulla spalla.
«Assolutamente no», nega Loki, deciso, pur sapendo, in fondo, che anche questa volta è l'altro ad aver ragione. Ci sono cose che, da fratello, è moralmente inaccettabile rifiutarsi di fare.
La mano di Thor si sposta sul suo capo e le sue dita iniziano a giocherellare con i ciuffi neri dei suoi capelli.
L'istinto di voltarsi e staccargli via la mano a morsi è abbastanza forte, ma Loki riesce a trattenersi.
«Ci vediamo domattina, allora», dice Thor, dopo un po' qualche minuto di silenzio. «Ricordati che se qualcuno ti chiede dove sono...»
«Mi inventerò qualcosa di più credibile della biblioteca», finisce Loki, ignorando il sorriso allegro che ora aleggia sulle labbra di suo fratello.
«Bene. Ma tu dovresti andarci davvero. O comunque rientrare. Inizia a fare davvero freddo, qui fuori», mormora Thor, rialzandosi in piedi e gettando un'occhiata tutto intorno. La luce del giorno è ormai sparita quasi del tutto, e il giardino inizia lentamente a scomparire tra le ombre.
Loki non risponde subito, e siccome non sembra intenzionato a rispondere nemmeno successivamente, Thor si stringe nelle spalle ed inizia ad allontanarsi, senza aggiungere altro.
Per un po' lo accompagna la sensazione sgradevole e assurda di aver fatto un torto a Loki, ma pian piano quella strana idea scompare, e Thor smette di pensare a suo fratello per concentrarsi sul suo primo, imminente appuntamento galante.
Loki rimane nel giardino di ghiaccio nero per tutta la sera e per buona parte della notte.
Quando infine si decide a rientrare, si lascia alle spalle, inciso con più decisione sulla neve resa di nuovo solida dal freddo pungente, un incantesimo finalmente completo.



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