Seven lies di Shari Deschain (/viewuser.php?uid=24910)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I hate you ***
Capitolo 2: *** I never lie ***
Capitolo 3: *** I don't mind ***
Capitolo 4: *** I'm sorry ***
Capitolo 5: *** I understand ***
Capitolo 1 *** I hate you ***
Warnings: Movieverse,
Pre-movie, kid!fic
Word
Count: 527
(FDP)
Disclaimer: non
sono miei, non ci guadagno, non me li porto a letto, niente di niente.
N/A: grazie
mille a
faechan per
essersela sorbita in anteprima ♥
─
L'unica cosa che conosco di questo fandom sono i film. Non ho mai letto
i comics e rifiuto di essere fucilata per questo. Ci sono cause
più nobili per cui morire, tipo cercare di farsi Hiddleston.
─
Scritta per la raccolta di 7_lies,
prompt I
hate you,
e per 500themes_ita,
prompt #56.
Rivelazione difficile.
#1. I hate you
«Ti
odio», sibila Loki sottovoce, e quelle due parole si
impongono senza fatica sul silenzio del crepuscolo, mentre i due
bambini arrancano tra i bassi cespugli della foresta che graffiano
impietosamente gambe, braccia e guance sudate.
Thor
si arresta e si volta a lanciargli uno sguardo da sopra la spalla: i
suoi occhi azzurri sono insieme stupiti e offesi.
«Cosa
hai detto?»
«Ti
odio», ripete di nuovo Loki, a voce più alta.
«È colpa tua se ci siamo persi. È
sempre colpa tua. Perché non mi vuoi mai ascoltare? Ti avevo
detto che─»
«Non
ti ho chiesto io di seguirmi!», ruggisce Thor,
interrompendolo.
«Sì
che lo hai fatto!», replica Loki, urlando a sua volta, e
l'altro bambino indietreggia appena e sbatte le palpebre un paio di
volte, forse sforzandosi di ricordare.
«Io
ho solo detto─», inizia Thor, incerto.
«─che
ti sembrava una buona idea andare a perderci nella foresta, di notte,
senza cibo né acqua, per finire probabilmente divorati da
qualche animale feroce», completa Loki, incrociando le
braccia al petto. Thor gli scocca un'occhiata furiosa.
«Non
era questo il mio piano!»
«Peccato,
perché a quanto pare avrebbe funzionato
benissimo», e tanto per sottolineare il concetto, Loki
allarga le braccia ad indicare il nulla intorno a loro. «Al
contrario di tutti i tuoi altri piani», aggiunge poi, con un
sarcasmo niente affatto celato.
Thor
non replica, ma un leggero rossore si diffonde sulle sue guance, e Loki
sa che è dovuto più al senso di colpa per averli
cacciati in quella situazione che alla rabbia di vederselo rinfacciare.
I
due bambini rimangono a fissarsi in silenzio, con palese astio, ed
intorno a loro, intanto, le ombre si fanno sempre più
lunghe, le voci degli animali sempre più vicine.
«Questa
è la strada giusta, ne sono sicuro», riprende
infine Thor, scrollando le spalle. «Ma tu puoi sempre
prenderne un'altra, se sei tanto sicuro del fatto tuo», lo
rimbecca, dandogli poi la schiena e riprendendo il cammino.
Loki
lo osserva trucemente da sotto le ciglia e per un momento prende anche
in seria considerazione l'idea di avventurarsi da solo nella direzione
opposta. Così, giusto per dispetto.
«Ti
odio», ripete invece, per la terza e ultima volta, prima di
seguirlo.
È
una bugia, una semplice conseguenza della paura e della stanchezza. Tra
poche ore ─ quando saranno di nuovo a casa, quando i lividi e il fango
verranno lavati via dalla mano gentile di Frigga, quando le ombre non
avranno più la forma di orribili bestie pronte a cenare con
la progenie del signore degli dèi ─ quelle parole verranno
cancellate da un sorriso di scusa e una pacca leggera sulla spalla.
Thor non ripenserà mai più a quel piccolo litigio.
Loki,
invece, continua a rimuginarci sopra anche ore e ore più
tardi, nel confortevole abbraccio del suo letto caldo. È la
prima bugia che riesce in qualche modo a ferire suo fratello, e questa
consapevolezza brucia dentro di lui in due fiamme differenti: la
vergogna per avergli rivolto parole così brutte e insincere
─ parole che non dovrebbero mai essere usate con la propria famiglia ─,
e la soddisfazione di vedere Thor piegare il capo a causa di esse.
E
pur non essendone del tutto fiero, Loki scopre che quell'ultima
sensazione non gli dispiace affatto.
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Capitolo 2 *** I never lie ***
Warnings: Post-Avengers
Word
Count: 369
(FDP)
Disclaimer: non
sono miei, non ci guadagno, non me li porto a letto, niente di niente.
N/A: grazie
mille a faechan per
essersela sorbita in anteprima ♥
─
L'unica cosa che conosco di questo fandom sono i film. Non ho mai letto
i comics e rifiuto di essere fucilata per questo. Ci sono cause
più nobili per cui morire, tipo cercare di farsi Hiddleston.
─
Scritta per la raccolta di 7_lies,
prompt I
never lie,
e per 500themes_ita,
prompt #480.
Quando le parole falliscono.
#2.
I never lie
Il
loro viaggio di ritorno sembra durare non più di pochi
attimi, e quando i due fratelli riaprono gli occhi, Asgard appare
finalmente davanti a loro, bella e terribile come una tempesta, quieta
e minacciosa come un campo di battaglia prima della guerra.
Loki
lascia andare il Tesseract, e Thor se lo sistema sotto un braccio,
sospirando. Poi si volta verso suo fratello, in modo da essere faccia a
faccia con lui.
«Ti
porterò da nostro padre», annuncia, solenne.
Non
potendo ribattere, Loki si limita a scuotere la testa e a roteare gli
occhi, gesti che Thor traduce rispettivamente in un aspro “Tuo
padre, vorrai dire" e
un ironico “Non
vedo l'ora”.
«Verrai
giudicato per i tuoi crimini e sarai punito secondo giustizia. Ma sono
certo che nostro padre
sarà clemente», continua testardamente Thor.
Il
sopracciglio mezzo alzato di Loki esprime perfettamente il suo punto di
vista sull'argomento.
Illuso.
Thor
si passa una mano nei capelli.
«Mi
assicurerò che non ti venga fatto del male. Non... be', non
troppo, almeno», si corregge, impacciato. «Ma
sarò al tuo fianco, Loki. Sempre», e quell'ultima
parola suona come una condanna più che come una promessa.
La
verità è che Thor non ha la minima idea di quale
punizione sarà inflitta a suo fratello. E nemmeno
è sicuro di poterlo o di volerlo proteggere
da essa, perché nonostante l'amore cieco che prova verso di
lui, non può più chiudere gli occhi davanti alle
sue azioni.
E
Loki, essendo Loki, lo capisce perfettamente, quasi fosse in grado di
leggere i suoi pensieri come un libro aperto, e forse è
davvero così, dopotutto la mente è sempre stata
il suo territorio di scontro preferito.
Per
tutta risposta, quindi, il dio degli inganni raddrizza le spalle e
rivolge al fratello uno sguardo carico di sdegno e derisione, mentre
una sola parola, velenosa e tagliente, si forma nella mente di Thor.
Bugiardo.
«Io non
mento mai, fratello», ruggisce Thor, punto sul vivo, e Loki
ride.
Ride
nonostante la maschera di metallo che gli copre le labbra, e anche se
non può vedere le sue labbra incurvarsi in quel modo a lui
tanto familiare e nessun suono raggiunge le sue orecchie, Thor
può comunque sentire la sua risata riecheggiargli nella
testa.
E
non ha più il coraggio di guardarlo negli occhi.
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Capitolo 3 *** I don't mind ***
Warnings: Post-Avengers.
Word
Count: 637
(FDP)
Disclaimer: non
sono miei, non ci guadagno, non me li porto a letto, niente di niente.
N/A:
grazie mille a faechan per
essersela sorbita in anteprima ♥
─
L'unica cosa che conosco di questo fandom sono i film. Non ho mai letto
i comics e rifiuto di essere fucilata per questo. Ci sono cause
più nobili per cui morire, tipo cercare di farsi Hiddleston.
─
Scritta per la raccolta di 7_lies,
prompt I
don't mind,
e per 500themes_ita,
prompt #20.
Abisso spalancato
#3. I don't mind
La
cella è buia, di un buio così profondo e perfetto
che è difficile scorgerne i confini, tanto che la prima
impressione è quella di trovarsi di fronte ad un buco nero
invece che ad una prigione.
Eppure
gli occhi chiari di Loki riescono comunque a risplendere in
quell'ammasso di ombre confuse, e la luce che li illumina è
in parte rabbia, e in parte, forse, pura follia.
Per
la prima volta nella sua vita, Thor ha paura di suo fratello.
Ha
paura di quello sguardo folle, di quelle membra sottili percorse da
incessanti e intricati rivoli di sangue, e più di tutto ha
paura di quel mezzo sorriso che non riesce a distinguere, ma che
intuisce essere ancora lì, nonostante le torture e la
prolungata solitudine della prigionia.
Ha
paura, sì, ma non può tornare indietro. Non lo
farebbe mai. Quindi avanza fino all'orlo dell'abisso e incrocia lo
sguardo con quelle due luci sfolgoranti di pazzia.
«Loki...»,
inizia, e poi la voce gli si spegne in gola perché non sa
cos'altro dire, dato che, a conti fatti, lui e il dio degli inganni non
hanno proprio nulla da dirsi.
Una
breve risata roca segue la sua voce, e poi gli occhi di Loki si
chiudono per qualche attimo, come sfiniti da quel minimo gesto.
Thor
non è sicuro che l'altro si renda veramente conto della sua
presenza. Più che le catene ai suoi polsi, sono le catene
imposte alla sua mente quelle che davvero torturano Loki, e nessuno,
tranne Loki stesso, può sapere quanto della
realtà riesca effettivamente a filtrare attraverso i
riflessi distorti dei suoi pensieri.
«Sono
davvero qui, Loki», continua allora Thor, a voce
più alta e sicura. «Ho ottenuto il permesso di
farti visita. Siamo tutti preoccupati per te, fratello».
È
una bugia, ma in buona fede.
Un'altra
risata si diffonde nel buio, echeggiando in modo sinistro tra le pareti
infinite della cella.
Poi
la sua voce.
«Reale
o meno che tu sia, io
non sono tuo fratello, Thor»,
lo corregge Loki, per l'ennesima volta, ma l'astio che di solito
accompagna quelle parole è sostituito da un tono apatico,
quasi annoiato, di chi è stanco di discutere sempre sullo
stesso argomento. Probabilmente non c'è molto altro da fare,
in quella prigione.
Thor
rimpiange di non potersi avvicinare abbastanza e toccarlo, anche solo
per fargli capire che lui è veramente lì, che non
è un'illusione della sua mente.
«Sono
reale, e per questo so cosa sei, Loki», risponde allora, con
gentilezza. «E anche se tu fingi di averlo dimenticato non
puoi cambiare la realtà. Tu sei mio fratello. Sei il figlio
di Odino. Sei un asgardiano. Sei─»
«Sono
il figlio di Laufey. Sono un Gigante di Ghiaccio», continua
Loki, facendogli il verso. «E sono un traditore. Sono un
prigioniero. Sono
un assassino»,
e quell'ultima affermazione è poco più che un
sussurro, ma contiene abbastanza della sua vecchia e caratteristica
malevolenza da riuscire ad arrivare fino al cuore di Thor ed a
riaprirvi cicatrici ancora troppo fresche per essere dimenticate,
proprio come avrebbe potuto fare, tanto tempo prima, uno dei suoi
coltelli.
Ma
Thor è un guerriero, e le ferite non gli impediscono certo
di continuare a combattere.
«Non
m'importa», risponde allora, impulsivamente. E nel silenzio
che segue quell'affermazione entrambi si rendono conto che è
falso, quasi completamente falso.
A
Thor non importa della sua nascita, questo sì. Ma tutto il
resto importa, e tanto anche, perché è quello che
li rende diversi, opposti e nemici.
Gli
occhi di Loki tornano a chiudersi, di nuovo stanchi, di nuovo
arrabbiati. Il buio torna ad essere totale, le ombre sembrano prendere
sempre più consistenza, come mostri eccitati dall'odore del
sangue della loro preda, e ben presto si richiudono sul prigioniero,
nascondendolo alla vista del suo visitatore.
«Tornerò
a trovarti, fratello», mormora Thor al nero intorno a lui, e
quando lascia la cella gli rimane in bocca l'amara sensazione di aver
mentito un'altra volta.
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Capitolo 4 *** I'm sorry ***
Warnings: What if?
Word
Count: 392
(fdp)
Disclaimer: non
sono miei, non ci guadagno, non me li porto a letto, niente di niente.
N/A: Scritta
per la V
Notte Bianca (pasticcino!fic
/O/), per la raccolta di 7_lies e per
500themes_ita,
prompt #419.
Alba su un'anima
#4. I'm sorry
All'indomani
della battaglia il nuovo giorno sorge su Asgard, e tutto è
morte, cenere e distruzione. Grazie alla luce ancora incerta dell'alba,
le sagome scure che emergono sotto i detriti cominciano di nuovo a
prendere una forma ben definita, e non sono solo corpi, sono anche
volti, e soprattutto sono volti conosciuti.
Loki
si guarda intorno e non capisce, perché nei suoi piani nulla
di tutto questo era previsto, nulla di tutto questo era voluto.
All'indomani
della battaglia il nuovo giorno sorge su Asgard, e il re è
morto, suo figlio è in ginocchio, incatenato e ferito, e del
loro regno rimane ormai molto poco.
Loki
guarda prima il corpo di suo padre e poi gli occhi di suo fratello, e
fa fatica a ricordare come questo sia successo, perché
questo sia successo, e soprattutto quale sia lo scopo.
Il
trono è lì, dietro di lui, un ammasso di oro e
metallo fuso e contorto dalle fiamme, macchiato dal rosso del sangue
versato da chi, fino all'ultimo, ha cercato di proteggerlo dalle sue
mani.
Una
scintilla di quella rabbia che è stata il motore trainante
di tutte le sue azioni torna a riaccendersi all'interno del suo petto,
ma non è nulla, proprio nulla, in confronto al furore dello
sguardo di Thor.
Loki
non riesce in alcun modo a spezzare quel contatto tra i loro occhi e,
forse per la prima volta, prova sulla sua pelle che cosa vuol dire
essere vittima di un incantesimo.
L'ira
di Thor, quella tonante e fragorosa come una tempesta, non lo ha mai
spaventato nemmeno da bambino, ma questa rabbia silenziosa, senza
parole, senza urla e senza tuoni, lo turba più di quanto
vorrebbe ammettere.
E
per un attimo farebbe e direbbe qualsiasi cosa pur di cancellare quello
sguardo dagli occhi di suo fratello, perché il modo in cui
lo ferisce è qualcosa che non si sente in grado di
sopportare.
È
un attimo di debolezza, uno soltanto, ma riesce comunque ad avere la
meglio.
«Mi
dispiace», mormora con un filo di voce.
Thor
si china a fatica in avanti e sputa un grumo di sangue ai suoi piedi.
«Non
è vero», replica, senza distogliere lo sguardo.
«E questa è la peggiore delle tue bugie,
fratello»
Loki
non risponde, ma rimane lì in piedi, tra le ceneri della sua
casa e il sangue della sua famiglia, a dibattersi nella consapevolezza
di essere finalmente sovrano ma ora anche completamente solo.
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Capitolo 5 *** I understand ***
Warnings: Pre-Movie;
kid!fic;
Word
Count: 1402
(FDP)
Disclaimer: non
sono miei, non ci guadagno, non me li porto a letto, niente di niente.
N/A: Scritta
per la Staffetta
In Piscina @ piscinadiprompt,
prompt “Giardino
d'inverno”,
per 500themes_ita,
prompt #7.
Ghiaccio nero,
e per la raccolta di 7_lies,
prompt I
understand #ilricicloècosabuonaegiusta
─
Teoricamente ambientata durante un periodo imprecisato della loro
adolescenza. Non so quanti anni di differenza ci siano tra i due,
comunque nella mia testa Loki ha 13/14 anni e Thor 16/17.
─
Se ci vedete degli accenni incest, sappiate che non è
assolutamente voluto.
#5. I understand
Il
giardino del palazzo reale è sempre bello, in qualsiasi
stagione lo si ammiri, ma d'inverno assume una magnificenza del tutto
particolare, almeno agli occhi di Loki. Non ci si trova mai tanto a suo
agio come quando ogni sua superficie è ammantata di bianco e
lo scintillio del ghiaccio sembra ammiccargli da dietro le coltri di
neve. Anche il silenzio immoto, per quanto innaturale, gli è
molto gradito.
Non
saprebbe spiegarne il motivo, e le critiche oggettive di sua madre
sulla mancanza piuttosto evidente di fiori, di colori e di profumi ─
che per definizione dovrebbero essere le caratteristiche più
belle di un giardino ─ non riescono a smuovere minimamente le sue
preferenze.
Se
non altro perché esse comportano il privilegio di avere
completamente per sé quel posto, che è un
qualcosa a cui non rinuncerebbe per nulla al mondo.
In
quel momento, però, non è il giardino che Loki
sta contemplando. Seduto su uno dei bassi muretti che circondano le
aiuole ghiacciate, il ragazzo osserva pensieroso il cielo plumbeo che
scivola sempre di più nel blu cupo della sera. La fronte
aggrottata e gli occhi socchiusi gli danno un'aria seria, smorzata
però dagli sbuffi d'inchiostro sulle guance e sul naso.
Ai
suoi piedi, scarabocchiati frettolosamente nella neve, ci sono alcuni
simboli confusi, che ad un'occhiata molto attenta si rivelano essere
rune.
Loki
è talmente concentrato a tentare di ricordare il resto della
formula che ha davanti che i passi di Thor, sebbene piuttosto pesanti,
gli sfuggono completamente.
«Che
cos'è?», domanda il ragazzo biondo, accucciato
dietro al fratello.
Loki
sobbalza, ma cerca di dissimulare la sorpresa assumendo un'aria seccata.
«È
un incantesimo, Thor».
«Oh,
credevo fosse un disegno», mormora l'altro, fissando i segni
con la testa piegata da un lato.
Loki
sbuffa.
«Eppure
dovrebbero averti insegnato a leggere», mormora. Thor, per
tutta risposta, gli tira un pugno sulla spalla.
«Come
funziona?», domanda poi, curioso. La magia richiede troppo
studio perché possa risultargli interessante, ma ha visto
diversi incantesimi spettacolari, e quelli non gli dispiacciono affatto.
Loki
sospira drammaticamente, ma la domanda lo lusinga abbastanza, quindi
inizia comunque a spiegargli di come i simboli riescano a canalizzare
le energie vitali della persona e ad indirizzarle verso lo scopo
prefisso, gli racconta dell'usanza di incidere incantesimi di
protezione sugli scudi e di forza e resistenza sulle armi, della
complessità delle formule che servono per attivare le rune
(sottolineando che a lui, invece, non creano affatto problemi, ed
evitando nel frattempo di guardare l'incantesimo incompleto ai suoi
piedi).
Thor
si sforza di seguire il discorso, ma abbandona ben presto il proposito.
«Capisco»,
si limita a mormorare a fine esposizione.
Le
sopracciglia di Loki si alzano sarcasticamente verso l'alto.
«Davvero?»,
domanda con un sorriso.
Essere
presi in giro dal proprio fratellino non è una bella
sensazione, e Thor avvampa, un po' di collera e un po' di vergogna.
«Certo»,
mente allora, con un tono che vorrebbe essere impassibile.
«Allora
rispiegamelo», domanda Loki. «Con parole
tue», aggiunge poi, malignamente.
«Sembri
uno dei nostri insegnanti», ribatte Thor, sprezzante, mentre
tenta di ricordare qualcosa di quello che gli è stato detto.
Ad un certo punto c'entravano delle armi, di questo è certo,
ma a meno di non puntarle contro Loki non vede come la cosa potrebbe
tornargli utile.
«Sto
aspettando», lo richiama il fratello.
Thor
si rimette in piedi e scuote la testa con disgusto, cercando di
nascondere il disagio per essere stato smascherato e la frustrazione
per essersi lasciato coinvolgere in quella specie di confronto a cui
non teneva affatto a partecipare.
Per
qualche strano motivo che non gli riesce di comprendere, da qualche
tempo a questa parte tutte le conversazioni tra loro due finiscono in
modi assolutamente imprevisti, di solito proprio con quelle
simil-litigate. Interrogata in proposito, sua madre si era limitata a
scuotere la testa, mormorando qualcosa a proposito dell'adolescenza,
che Thor ormai ritiene essere una qualche bizzarra malattia che Loki
contrae a periodi piuttosto ravvicinati.
«Oh,
cosa vuoi che importi. La magia non serve a niente», sbotta
infine, a corto di argomenti.
Loki
sorride, vittorioso.
«Vallo
a dire a nostro padre», lo invita.
Thor
si stringe nelle spalle.
«A
proposito di nostro padre», riprende poi, ricordandosi il
motivo per cui è andato alla ricerca di suo fratello.
«Se lui o qualcun altro ti chiede cosa ho fatto stasera, di'
loro che ero con te in biblioteca».
Le
sopracciglia di Loki scattano di nuovo verso l'alto.
«A
parte il fatto che io non
sono in biblioteca e che nessuno crederebbe che tu ci sia
andato di tua spontanea volontà, perché mai
dovrei farlo?», domanda il ragazzo.
«Perché
sei mio fratello», ribatte prontamente Thor, e su questo Loki
ha ben poco da obiettare, quindi torna a fissare con rimprovero le rune
disegnate nella neve.
«Cos'hai
da fare di così segreto, comunque?», chiede
ancora, più esasperato che veramente curioso, mentre con il
dito ricrea alcune linee ormai sbiadite dalla neve che va sciogliendosi.
Thor
sorride maliziosamente.
«Ho
un appuntamento con una ragazza», risponde, gonfiando il
petto.
Loki
si volta di nuovo a guardarlo.
«Intendi
con Sif?»
«No,
non con Sif. Dubito che tu la conosca. È una bella
ragazza»
Per
un attimo Loki considera di minacciare suo fratello di andare a dire a
Sif che lui non la considera una bella ragazza, ma decide di lasciar
perdere, almeno per il momento.
«E
credi che questa povera disgraziata ti sopporterà per tutta
la sera?»
«Sono
piuttosto sicuro che mi sopporterà per tutta la
notte», replica Thor, strizzandogli un occhio con fare
cameratesco.
«Oh»,
mormora Loki dopo qualche istante, cercando di controllare lo
sgradevole calore che sente allargarsi sulle guance.
«Capisco».
Questa
volta è Thor a sorridere in modo maligno.
«Davvero?»,
domanda, imitando il suo tono incredulo di poco prima.
Il
rossore si diffonde ancora più velocemente sulle guance di
Loki, e persino la neve sembra intiepidirsi intorno a lui.
«Certo!»,
risponde con troppa veemenza, e il fratello maggiore scoppia in una
risata allegra.
«Ti
chiederei di spiegarmelo, ma non credo siano argomenti adatti ad un
bambino», lo prende in giro, con giusto un tocco di innocente
cattiveria. Non è proprio vendetta, quanto piuttosto... una
giusta rivincita, ecco.
Loki
gli lancia un sasso, che Thor schiva abbastanza facilmente. La sua
fortuna sta più che altro nel fatto che suo fratello non
riesca proprio a ricordare il resto dell'incantesimo che stava
scrivendo. Quello sarebbe stato molto più difficile da
schivare.
«Sparisci»,
sibila Loki, ancora rosso in viso. Non capisce bene da dove gli viene
tutto quell'imbarazzo, anche se ritiene che l'occhiolino di Thor abbia
molto a che vedere con esso. Non è abituato a questo tipo di
confidenze da parte di suo fratello, e non ha alcuna intenzione di
abituarcisi in futuro.
«Oh,
dai, scherzavo!», esclama Thor, alzando le mani in segno di
resa.
«Scordati
che io ti copra con chicchessia», sbotta Loki, indispettito.
La
risata di Thor riecheggia di nuovo nelle sue orecchie, ma adesso non ha
più niente di derisorio. È più quel
tipo di risata bonaria che, di solito, riesce a far sorridere di
riflesso anche lui. Non questa volta, però.
«Tanto
so che lo farai comunque», dice Thor, chinandosi per dargli
un altro colpetto sulla spalla.
«Assolutamente
no», nega Loki, deciso, pur sapendo, in fondo, che anche
questa volta è l'altro ad aver ragione. Ci sono cose che, da
fratello, è moralmente inaccettabile rifiutarsi di fare.
La
mano di Thor si sposta sul suo capo e le sue dita iniziano a
giocherellare con i ciuffi neri dei suoi capelli.
L'istinto
di voltarsi e staccargli via la mano a morsi è abbastanza
forte, ma Loki riesce a trattenersi.
«Ci
vediamo domattina, allora», dice Thor, dopo un po' qualche
minuto di silenzio. «Ricordati che se qualcuno ti chiede dove
sono...»
«Mi
inventerò qualcosa di più credibile della
biblioteca», finisce Loki, ignorando il sorriso allegro che
ora aleggia sulle labbra di suo fratello.
«Bene.
Ma tu dovresti andarci davvero. O comunque rientrare. Inizia a fare
davvero freddo, qui fuori», mormora Thor, rialzandosi in
piedi e gettando un'occhiata tutto intorno. La luce del giorno
è ormai sparita quasi del tutto, e il giardino inizia
lentamente a scomparire tra le ombre.
Loki
non risponde subito, e siccome non sembra intenzionato a rispondere
nemmeno successivamente, Thor si stringe nelle spalle ed inizia ad
allontanarsi, senza aggiungere altro.
Per
un po' lo accompagna la sensazione sgradevole e assurda di aver fatto
un torto a Loki, ma pian piano quella strana idea scompare, e Thor
smette di pensare a suo fratello per concentrarsi sul suo primo,
imminente appuntamento galante.
Loki
rimane nel giardino di ghiaccio nero per tutta la sera e per buona
parte della notte.
Quando
infine si decide a rientrare, si lascia alle spalle, inciso con
più decisione sulla neve resa di nuovo solida dal freddo
pungente, un incantesimo finalmente completo.
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