I won't regret making this sinful wish of mine

di Rota
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I - Sogno ***
Capitolo 3: *** II - Magia ***
Capitolo 4: *** III - Amore ***
Capitolo 5: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


*Autore: Rota

*Titolo: I won't regret making this sinful wish of mine

*Fandom: Puella Magi Madoka Magica

*Personaggi/Pair: Madoka Kaname, Un po' tutti/cenni HomuMado e KyoSaya

*Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale

*Avvertimenti: AU, What if...?, Shojo ai

*Rating: Arancione

*Tema scelto: 13

*Credits: “Magia”, Amanda Lee

*Note autore: Non ho mai fatto AU di questo tipo e, lo so, farlo per un contest non credo sia proprio il massimo, tuttavia era mio desiderio provarci. Ho impiegato diverso tempo a definire, almeno nella mia mente, un contesto soddisfacente per questa piccola long, che avesse tutti i tasselli al suo posto e che fosse, per me, degno da affrontare. Ho inserito anche delle note dopo il testo, perché la lettura non sia ostacolata in alcun modo e sia goduta abbastanza da risultare gradevole.

Posso solo dire di essermi divertita molto a scrivere questa cosa (L)

Vi auguro una buona lettura ^^

 

Prima classificata al contest "Contattate il tema" indetto da Setsuka su EFP

 

 

*Prologo*

 

 

Spalle dritte, petto in fuori, piedi ben piantati per terra, sguardo attento.

Mami ripete sempre che per la caccia alle Streghe la motivazione è importante almeno quanto la preparazione e che sottovalutare l'avversario solo perché non è in grado di intendere e di volere come un normalissimo altro essere vivente non solo è una cosa da stupide ma anche molto pericolosa. L'ha detto così tante volte che ormai persino io riesco a ricordarlo così bene, parola dopo parola.

Guarda concentrata la canna del proprio fucile mentre fa scorrere il caricatore per tutta la sua lunghezza, con un rumore di metallo lucidato e perfetto che riempie tutta l'aria che ci divide. Ha appese alla cintura altre due pistole e due sacchi di pelle, ai fianchi, dispongono di tutte le pallottole e le ricariche di cui lei pare aver bisogno. Come sempre in questi attimi prima della battaglia vera e propria, la sua mi pare l'immagine stessa della cacciatrice. E non so come chiamarlo e neppure come definirlo, ma l'ammirazione che provo per lei fa scomparire tutta la paura che la situazione impone al mio animo.

Alla fine, impugna il manico della sua arma e lo posiziona contro la propria spalla, per essere pronta a colpire ogni singola cosa che si muove attorno a noi e tende tutti i muscoli del corpo nella posizione di guardia che le ho visto assumere ogni volta – un cane che ha annusato l'aria e quindi scovato la preda in questa ha la stessa determinazione omicida nello sguardo. C'è solo, più in basso, quel suo sorriso pacato, sicuro come se nulla potesse andare davvero storto, che attira in particolar modo la mia attenzione: mi ricordo che ho di fronte un essere umano, seppur magnifico e seppur speciale quanto lei.

L'unico motivo per cui non si potrebbe mai davvero definirla un'assassina spietata. L'unico motivo per cui io l'adoro davvero.

Mi fa un cenno col capo e mi intima di seguirla.

-Andiamo, Madoka!-

Io gliel'ho promesso, che questa battaglia sarà l'ultima che affronterà da sola. Mi è persino sembrato che quel velo di tristezza che sempre ha racchiuso nel proprio sguardo sia sparito, solo per qualche attimo; poi è venuta la determinazione, qualcosa di simile ad una consapevole felicità.

Ora come ora, voglio solo seguirla, e non mi importa più di tanto dove vorrà portarmi o quanto sarà pericoloso il viaggio. Ora che sento distanti le travi di metallo freddo e tutte le macerie di cemento che mi scivolano come nuvole al vento ai fianchi, mentre corro dietro di lei e tengo a fatica il suo passo, so quale è ormai la mia verità.

Quella è la schiena di un compagno degno della più totale fiducia.

 

But there's only one dream
And it has ripped at the seam.
This world will end in ruin
(And I'll lose all I love)

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Capitolo 2
*** I - Sogno ***


*I – Sogno*

 

 

Questo è dunque un sogno?

I contorni colorati dell'allegria svaniscono quando si scontrano con qualcosa che è estraneo alla mia personalità, sommergono i miei piedi in rossi stagni e rallentano il mio cammino fino a farmi scontrare contro un muro nato dal nulla. Non è qualcosa che si fa ad occhi aperti, con la stessa mente leggera ma il pensiero fermo, costante, pieno l'animo di speranza e fantasia, illuso dalla meraviglia di una vita solo ai suoi inizi – eppure ha lo stesso identico nome. “Sogno”.

Si dice che per esso si venderebbe l'anima al diavolo o qualche altra sciocchezza ma io non ci ho mai creduto davvero. Non ho sogni tanto importanti per cui valga la pena un simile sacrificio e queste mie convinzioni mi inseguono come un mantra ovunque io tenti di scappare. Non credevo fosse così vile non avere una reale prospettiva alla quale votarsi.

Sogno”. Come quello che ha privato Mami della sua testa.

 

 

Svegliarmi nel cuore della notte ormai dovrebbe essere per me un'abitudine, lo faccio fin troppo spesso negli ultimi tempi.

Anche questa volta, è un dolore lancinante al petto a farmi alzare sul materasso di soprassalto, quasi non riuscissi più a respirare e qualcosa mi trascinasse giù, al medesimo tempo, inglobandomi al terreno molle. Ho smesso da qualche tempo persino di cercare di dare un senso ai miei incubi, perché da quando è morta Mami sotto i miei occhi niente conserva più logica. L'unica cosa che davvero non è confusa rimane la schiacciante consapevolezza di essere impotente e piccola, inutile.

Mi porto una mano alla bocca perché sento di nuovo il vomito accumularsi in gola, mi accorgo solo in questo momento di avere il viso bagnato. Ho pianto e neanche me ne sono resa conto, che stupida. Mi alzo dal mio letto e zoppico verso il bagno, percorrendo quel corridoio di nudo cemento che separa la mia camera dai pochi sanitari di casa. Faccio scorrere per qualche secondo l'acqua, in modo che la terra all'interno dei tubi scorra via e lasci il getto fresco e pulito – bisogna sempre fare così, è una delle primissime cose che ti insegnano quando sei piccolo, se vuoi abitare nelle città umane ancora a lungo. Vedo finalmente l'acqua schiarirsi e farsi trasparente, chiudo le mani a coppa davanti a me e mi chino per sciacquarmi il viso. Non bevo, non bevo niente che non sia disinfettato accuratamente, ma almeno quello mi aiuta a calmarmi un poco e a lavarmi il viso dalle lacrime e dallo sporco.

Faccio in tempo solo ad alzare un poco il viso, in modo tale che l'unico specchio della casa mi restituisca l'immagine di una ragazza dalla pelle smorta e spenta che non sono più io, che il vomito arriva e mi fa piegare in avanti mentre fitte dolorose scuotono tutto il mio busto.

Assomiglio così tanto ad una Strega che mi faccio paura.

 

Sayaka, accanto a me, non pare nemmeno più dubbiosa.

-Non voglio più diventare una Puella Magi. Non voglio!-

Scorgo a malapena il suo sguardo ma quello che vi leggo dentro è abbastanza chiaro ed evidente: lei comprende la mia paura.

Lei era lì con me, d'altronde. Il pallore del suo viso spento chiarisce che ha provato in questi giorni le mie medesime angosce. Se prima eravamo amiche, confidenti, persone intime, il dolore ci ha reso sicuramente ancora più unite e legate – e questa è davvero uno scherzo del destino di cattivo gusto.

C'è luce attorno a noi, i lampioni artificiali della nostra scuola rimangono accesi fino a pomeriggio inoltrato, cercando di nascondere con un bagliore giallo quasi accecante quello che in realtà circonda ogni cosa. Le pareti rocciose della cava dove la città umana per eccellenza, Tokyo, è stata scavata, rimandano ai più sensibili un senso di prigionia insostenibile e il governo è davvero esasperato dalla quantità sempre più ingente di suicidi; certe persone ancora non lo accettato, non riescono proprio a farlo e preferiscono quindi farla finita nella maniera più veloce possibile. Ripensare a questo mi fa stare male perché mi ricorda quell'illusione momentanea con cui la mia mente s'è nutrita non che per qualche giorno o poco più: poter aiutare le persone a ricordare cosa fosse la felicità, fermare il processo autodistruttivo che annichiliva gli individui, fermare l'opera omicida delle Streghe.

Mi rendo conto di aver fatto un sogno più grande di me.

Singhiozzo ancora col viso nascosto tra le braccia e le ginocchia, lascio che nuove lacrime bagnino il mio viso fino a cadere in basso e a bagnare la mia gonna scura.

-Ho paura...-

Mi vergogno, mi vergogno terribilmente a dire quelle cose orribili e tanto egoiste, perché so che ogni sillaba che esce dalla mia bocca è soltanto uno schiaffo in faccia alla povera anima di Mami. Una promessa infranta è quanto di più abominevole ci possa essere, lo so perfettamente. So anche, però, che avendo il terrore dello scontro risulterei comunque inadempiente: questo non è ciò che desidero perché sarebbe comunque sleale nei confronti della promessa che ho fatto.

QB si illumina e si avvicina a noi, lo sguardo freddo che mi rivolge mi ricorda che sto parlando con una macchina e non con un essere vivente – la cosa mi conforta, specie quando sento il tono di sufficienza che rivolge a me e alla mia amica.

-Capisco. Allora non c'è più niente da fare.-

Non credo sia addolorato, non lo è stato neppure nel constatare che Mami è morta. Non trasmette alcuna emozione e quindi la riga che ha appena sopra il mento, quella che io al nostro primo incontro avevo interpretato come una sorta di pallido sorriso, diventa una smorfia grottesca e bestiale. O forse sono solo io, forse sono solo io.

 

Anche sotto queste luci artificiali, i riflessi scuri e quasi viola che animano tutta la chioma nera rendono i capelli di Homura qualcosa da cui non riesco a distogliere lo sguardo.

Lei se ne accorge subito e mi guarda seria tanto che io sento il calore che mi infiamma le guance e sono costretta ad abbassare gli occhi a terra, come se avessi commesso chissà quale crimine. In realtà sento che nel tono delle sue parole non c'è alcun astio.

-Sono felice.-

La guardo di nuovo e vedo che sta sorridendo, in un'espressione che le curva appena appena le labbra e le arriccia in alto. É così strano che quasi mi incanto di nuovo – evito di farlo, perché sarebbe davvero scortese, ma allora mi avvicino a lei.

-Perché sei felice, Homura?-

Non capisco anche se so, come d'istinto, che questa ragazza non è una persona tanto vile da sentirsi gratificata dalla morte di una collega. Anche lei è una Puella Magi e, come ci disse una volta Mami, è possibile che sentisse della rivalità nei suoi confronti tanto da arrivare alla disputa per il possesso di una Strega. Sono cose terribili queste, a ben pensarci, insinuano che una Puella Magi possa smaniare per un qualche motivo per la morte di una Strega, e per quanto il fine possa essere lodevole, i mezzi con i quali arrivarci deteriorano la coscienza fino alla perdita progressiva dell'umanità dell'animo.

Ma mi basta guardarla per bene in viso per accorgermi che, almeno nel suo caso, così non è.

-Hai seguito il mio consiglio: non sei diventata una Puella Magi.-

Mi ricordo del primo incontro che ebbi con Homura. Il primissimo, che a conti fatti non conta, è stato alla nostra scuola, la poco classica conoscenza tra nuova studentessa appena trasferita e la responsabile di classe per l'infermeria. Il vero incontro è stato quando l'ho trovata ad uno dei confini, lì dove le Streghe si raggruppano e alle volte entrano persino in città per fare danni, mentre cercava di uccidere QB. Se confronto quel momento con adesso, l'espressione terribile che allora aveva con tutto ciò che posso osservare ora, sembra quasi di vedere due persone realmente diverse.

C'è una pace nel suo sguardo di cui non riesco molto a capacitarmi – ma d'altronde Homura è stata strana fin dal principio, per cui la reputo una stranezza tutta sua.

Lei conserva sempre parole dure per le Puella Magi, severe eppure mai scorrette. Quando parliamo, mentre lasciamo scorrere sotto i nostri piedi le piastrelle sporche di un ponte, posso intuire in lei un dolore che sembra ancora più intenso del mio. Per qualche istante mi chiedo quanto debba aver sofferto per diventare così cinica e intimidatoria.

Mi avvicino alla sponda del ponte e guardo in basso, verso uno dei fiumi artificiali della città. Qui l'acqua è vera ma immagino che vederla alla luce del sole, quella reale, sia davvero un'altra cosa. Non ho mai visto un pesce guizzare allegro e ho sempre immaginato che anche loro dovessero essere parecchio tristi.

-Io... non dimenticherò mai Mami.-

Lo dico non con l'animo morto di chi sa che non può fare altro, ma con la reale intenzione di prestare fede ad un nuovo giuramento. Nel mio cuore quella magnifica ragazza sarà sempre viva e il suo esempio assieme a lei. Niente, neppure il suo sacrificio, sarà vanificato.

Accanto a me Homura sembra diventare di nuovo distante, lo sguardo basso che si perde nel vuoto non comunica altro che solitudine.

-Bastano le tue parole a rendere Mami Tomoe una ragazza fortunata. La invidio.-

E no, questo non mi va bene per niente.

-Non dimenticherò neanche te!-

Quasi lo urlo e sono praticamente sicura che la sorpresa che si dipinge sul suo volto derivi dalla scortesia che le ho usato. Me ne accorgo e mi accingo a scusarmi ma lei fa una cosa ancora più strana.

Io sono davvero sicura che quando lei si volta e si incammina velocemente altrove, stia piangendo silenziosa.

 

Non ho idea di come fosse vivere all'aria aperta, con un cielo vero a cui rivolgere lo sguardo e l'aria fresca delle diverse stagioni che accarezzava pelle e capelli. Sono sempre vissuta quaggiù, assieme a quello che resta dell'umanità; faccio fatica a trovare strane le luci colorate degli edifici, quasi che la vivacità dovesse ricercarsi a ogni costo, oppure la presenza di cemento ovunque, il pochissimo verde e gli animali dal carattere tranquillo. Ho visto com'è il mondo fuori dalle cave, seguendo Mami durante una delle sue ultime cacce, e faccio ancora più fatica a trovare in quel cumulo di macerie e detriti – in quello che tutti quanti definiamo “Ghetto degli Intoccabili” - tracce di quel splendido mondo che descrivono tutti i libri di storia che studio a scuola. Non ho mai visto un albero vero o un fiore che fosse più grande di un'unghia, la Luna nelle sue varie fasi e una farfalla bianca che svolazza.

So cosa sono le Streghe: l'unione tra quello che rimane della Terra emersa e ciò che sta sotto. So cosa vogliono le Streghe: cibo, cadaveri di uomini e donne con i quali sfamarsi. Mami mi ha fatto notare quanto sia stato poco furbo, per i pochi uomini ancora vivi, costruire le fosse comuni ai margini dei confini delle cave, perché ha permesso così alle Streghe di avere un luogo di ritrovo e trovare allo stesso tempo una via rapida e veloce per altra carne fresca.

Non desiderano altro che la nostra distruzione.

So persino riconoscere il segno che lascia una Strega, quando attua una sorta di caccia che è così simile a quella delle Puella Magi. Noi lo chiamiamo “bacio della Strega” ma solo perché è un modo carino per definire la cosa, altrimenti sarebbe davvero troppo brutto. Quella specie di marchio altera il sistema nervoso delle persone e le rende più soggette alla manipolazione psicologica – inclini al suicidio e all'omicidio come ad altri stupidi ed estremi gesti.

Queste conoscenze mi aiutano quando incontro per strada Hitomi. Lo riconosco subito quando lo vedo sul suo collo e subito ne sono spaventata. L'avvicino e le prendo il braccio, chiedendole di nuovo se stia bene. Le mi sorride e intreccia le dita alle mie.

-Vieni con me, Kaname.-

La seguo, certo che la seguo: non posso perderla d'occhio ora che so che ha bisogno di me.

Attorno a noi si affollano pian piano altre persone con un uguale bacio sul collo, l'aria spenta e a tratti maniacale sul volto. Mi spingono verso la periferia della città, in un isolato e decadente edificio chiuso. Siamo in parecchi e non c'è neppure una finestra aperta.

Devo chiamare aiuto ma non so come fare. Hitomi è qui e ha bisogno di me, eppure non c'è nulla che possa fare per lei se non starle vicino. Comincio ad avere paura, a sudare freddo, vedo le persone che trafficano con acqua e liquidi vari, il terrore mi prende tutto di colpo quando mi rendo conto di cosa stia succedendo. Sparisce ogni cosa dalla mia mente e corro, prendo quel maledetto secchio e lo butto via – rompo persino una finestra, non credevo di essere capace di tanto: è evidente che la disperazione o qualunque altro sentimento io stia provando in questo momento ha reso insensata ogni mia azione tanto da valicare quei confini da me fin troppo conosciuti.

Ma è ora che sorge il vero problema, quando mi giro di nuovo verso Hitomi e gli altri e vedo nelle loro espressioni quello che ho già visto altrove. La follia, la follia che decompone l'uomo fino a farlo diventare Strega.

Cerco di scappare, questa volta per me; rifugiarsi d'istinto in un piccolo sgabuzzino è un'altra di quelle idee poco brillanti che mi vengono, perché ad attendermi ci sono i gregari e persino l'abominevole creatura che mi stanno aspettando.

Sono qui, davanti a me, e io non mi muovo. C'è la paura e c'è la rassegnazione a fermarmi le gambe e renderle pesanti, la consapevolezza che nell'animo diventa certezza che questa non sia altro che una punizione. Forse è solo il modo più vile di affrontare la cosa, perché sapere di non avere capacità riempie di fatale tragicità ogni intento – non lo so, non lo so davvero, penso soltanto che morire qui allevierebbe ogni altro mio dolore e mi toglierebbe dalla mente ogni brutto pensiero.

Ma è come sperare troppo o troppo poco, neanche questo riesco a definirlo con precisione. Perché con un rombo e un forte verso, quasi animalesco, Sayaka si piazza davanti a me mentre brandisce una spada e sconfigge, uno a uno, tutti i nemici. Alla fine, mi guarda e mi sorride, splendida come solo una Puella Magi potrebbe fare.

-Per essere la prima volta me la sono cavata bene, non ti pare?-

 

Swallow all your doubt
Make your lust cry out
I will help you swallow your hesitation
You'll trust me
Cause you yearn with greed
Though your heart may bleed
Will we fade away from this world
with no hope to hold onto?

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Capitolo 3
*** II - Magia ***


*II – Magia*




Mi sono domandata spesso cosa volesse dire la parola “magia”, anche prima di venire a contatto con QB.
Nonostante il chiuso e il freddo della gabbia che ci opprime, le mamme umane e i signori anziani di ogni famiglia raccontano ancora alle giovani generazioni, ai bambini più piccoli fiabe e favole di ogni tipo, dove questa strana prassi prende piede e rinvigorisce anche il più esile dei personaggi per donargli una forza senza pari, in virtù e potenza.
Io so di essere una persona semplice e anche un po' ingenua, non è passato tanto tempo dall'ultima volta che ho favoleggiato nella mia immaginazione di fate delicate e esseri volanti, graziosi quando dovrebbe esserlo un uccellino. Mi divertiva e mi rilassava, levando pesi dall'animo che potevano diventare pesanti col passare del tempo; eppure io non ho mai davvero nutrito dubbi sul mio futuro o sul mio presente, ho trascorso giornate senza pensieri e anche senza illusioni, pensando come una qualsiasi ragazza della mia età che il domani avrebbe riservato tantissime sorprese e che sarebbe stato un peccato con accoglierle con gioia. Mi accontento di poco per sorridere, traggo pace dal semplice esistere.
La consapevolezza di una realtà alternativa alla mia si schiaccia forte contro il mio viso quando realizzo davvero che Sayaka Miki, la mia migliore amica di sempre, è diventata nientemeno che una Puella Magi. Le ha fatto la sua scelta, lei ha espresso il proprio desiderio a QB e a ricevuto tutto questo in cambio – so cosa ha chiesto senza che ci sia bisogno che me lo dica esplicitamente, è così chiaro e immediato che persino una stupida come me lo capisce.
Lei mi ha rassicurato che è davvero il desiderio per il quale darebbe la vita, non ha tradito nell'intento e nell'atto il consiglio che le diede Mami a tal proposito. Per il suo amore, persino quel tipo di giustizia si colora di positività.
In questo momento mi fa vedere con orgoglio cosa sia capace di fare. Forse “magia” è la prima parola che ad una persona come me, non abituata ad altro, può venire in mente guardando quello che lei riesce a fare, anche se devo ammettere che QB è difficilmente classificabile come una fatina o qualche altra creatura strana del genere.
Nel luogo in cui ci troviamo, un edificio vecchio dove lei ha appena ucciso l'ennesima Strega, ci sono un sacco di tubi sporgenti e di travi inclinate, così Sayaka non deve fare altro che toccare una lastra di ferro e quella diventa rossa all'istante; impiega qualche secondo a prendere una forma precisa, diversa da quella che aveva in precedenza. Infine, la mia amica brandisce quella che è una spada completa tra le sue mani, sorridendo soddisfatta.
Non so cosa dire ma provo in realtà stupore e apprensione assieme. Le ho già detto che è fantastica e stupenda, perché davvero lo penso, ma al pensiero di quello che corre affrontando ogni Strega mi terrorizza e mi fa preoccupare. Forse è per questo motivo che lei insiste nel tentare di convincermi a non seguirla più, durante la caccia. Dice che sarebbe difficile per lei proteggermi e non posso che darle ragione intimamente. Ora è decisamente tutto più complicato.
Mi pare lo stesso incredibile, però, come in realtà la “magia” non abbia alterato niente di lei nell'aspetto ma solo al suo interno. Non che Mami fosse una ragazza dissimile dalle altre, anzi, sono solo io che aspettavo un tipo di mutamento diverso. QB l'ha detto più volte anche quando ha proposto a me di diventare una Puella Magi, che tutto quello che serve era contenuto in quella piccola pillola dorata che ci porge: risveglia in noi doti magiche come può esserlo una maggior abilità e velocità d'estrarre una pistola oppure la capacità di far defluire l'energia da un corpo all'altro modificandone quindi struttura e fine. Sono discorsi per me abbastanza difficili ma Sayaka pare averci capito qualcosa in più – infatti è capitato che io l'abbia vista toccare diversi oggetti, provando il suo nuovo potere, prima di rendersi conto che il suo campo si limita agli oggetti di metallo duro, meglio se ferro o acciaio.
Magia; una parola stranissima e fin troppo colorata per il contesto in cui l'adoperiamo ma la sola in grado di descrivere lo stupore e la grandezza di tutto questo. Con tutto il cuore, spero davvero che lei non rinneghi mai la propria volontà.

Il corpo di Sayaka mi vola davanti e io strillo come non ho mai fatto in vita mia. È la terza volta che la vedo a terra, la terza volta che sento chiaro il rumore che produce il suo corpo quando si schianta al terreno duro del vicolo dove ci troviamo – non mi piace, non mi piace per niente, mi fa star male ed è orrendo.
Alzo il viso e scosto lo sguardo da lei, so di star piangendo ma non mi importa d'essere pietosa o suscitare ilarità: voglio che tutto questo finisca.
-Ti prego, fermati! Ti prego!-
La persona alla quale ho rivolto la mia richiesta ghigna nella direzione di Sayaka, ma quando guarda me sembra ancora più cattiva e crudele. Quelle che usa sono parole sprezzanti di chi con orgoglio è consapevole di aver appena raggiunto una vittoria schiacciante. Fanno male al cuore, perché sono rivolte alla mia amica; fanno male al cuore, perché non ne capisco il senso né la finalità, l'intensità che invece di far brillare trascinano ogni cosa nell'oblio più nero.
Questa è la persona che sostituisce Mami. Lo dice QB e sembra tanto una giustificazione, lui che può e si permette di restare in disparte mentre due ragazze si litigano la preda da ghermire.
Sayaka si alza per l'ennesima volta, non sanguina neanche ma è straziante vedere come si tenga la pancia per un attimo e come pieghi le spalle al dolore. Lei fa finta che non sia nulla, crede davvero che nascondere il dolore basti a cancellarlo dal proprio corpo, ma neppure quando parla con voce sicura e richiama la propria avversaria io smetto di avere paura; lei ha una spada in mano e so che non ha remore nell'usarla. Kyoko si volta indietro con lentezza che pare dettata da un'irritazione sempre crescente, punta la propria arma, una lancia dalla punta mortale, contro di lei e accetta la sfida che le è stata rivolta.
So già come finirà tutto questo, è dentro la mia mente e già mi tortura.
Grido ancora, chiudi gli occhi e prego dentro di me. Non voglio sentire i loro passi mentre vanno l'una contro l'altra, non il cozzare del metallo e non le urla.
In effetti, sento soltanto silenzio.
Alzo lo sguardo e vedo Homura in mezzo alle due contendenti – non sono mai stata sinceramente così felice di vederla. Ma non oso ancora muovermi dall'angolo in cui mi sono rannicchiata fintanto che Akemi e Kyoko si parlano. La presenza di un'altra Puella Magi sembra tranquillizzare almeno un poco la ragazza battagliera, che si gira verso un'altra direzione e comincia ad andarsene.
-Per oggi sei salva, Sayaka Miki.-
L'ultima cosa che vedo di lei è la sua mano che scava in una tasca e prende un sacchetto di dolcetti. Corro da Sayaka e faccio per sorreggerla ma lei mi scansa con un certo fastidio rabbioso e si accascia a terra da sé.
Faccio un passo indietro e la guardo attentamente. Un singhiozzo mi scuote il petto e mi fa ricordare che stavo piangendo. Anche lei se ne accorge e restituisce il mio sguardo con una nota di dolore: è la prima volta che mi rifiuta così violentemente.
Mi chiede scusa e si avvicina a me.

Sayaka non va più a trovare Kyosuke spesso come faceva una volta, prima di diventare Puella Magi, lo so perché è sempre impegnata a cacciare Streghe e ormai anche io la vedo poco spesso. Mi chiedo davvero se fosse questo ciò che desiderasse per sé e per il proprio amore.
Ho visto Kamijo tornare a scuola e quindi ho dedotto che il patto che lei ha stipulato con QB è stato rispettato. Immagino che per un essere come lui non serva molto impegno a trovare la soluzione a tutto – persino ad un morbo virale che irrigidisce i tendini e impedisce i movimenti leggeri. Dove trovi i farmaci per tutto questo e di quale assurda scienza egli faccia uso non è cosa che mi compete, rimango soltanto impressionata dalla grandezza della sua capacità perché, dopotutto, la curiosità di sapere se sia in grado di esaudire proprio tutti i desideri mi è rimasta in corpo. Continua ancora a domandarmi se voglio diventare una Puella Magi e la voglia di rispondergli di sì torna poco alla volta, più che altro perché sono dell'idea che Sayaka potrebbe sentirsi così meno sola.
È brutto da dire, ma è capitato che io provassi pena per lei. Me ne vergogno, assolutamente, perché un simile sentimento è quanto di più abietto possa esserci data la situazione che sta e stiamo vivendo.
Vorrei solo fare mio almeno un poco del suo sforzo e della sua solitudine.
La città che si allunga e si stende attorno a me sembra ancora più fredda ora che lei non c'è più ad accompagnare il mio passo, a riempire il silenzio con le sue risa e le parole buffe che trovava sempre. Il gioco, il divertimento, la leggerezza: tutto questo mi manca terribilmente.
Mi manca la mia migliore amica.

Dapprima non capisco come mai Homura si affretti a rincorrere tanto quel gioiello strambo che QB ha dato a Sayaka – non l'ho mai vista con quell'espressione preoccupata e non riesco a dare un motivo valido al tutto.
Lei corre via e sento ancora la voce di Kyoko che la prende in giro, sferzante e senza pietà. Dice di trovare ridicola tanta premura e pare che Sayaka sia d'accordo con lei.
Io non ho resistito questa volta a lasciare andare da sola la mia amica a cacciare le Streghe anche se sono consapevole che questo le crea più fastidio che altro, anche se lei non lo direbbe mai. Provavo una strana sensazione e ne ero intimorita; per una volta ho avuto anche ragione, perché proprio nel mentre della battaglia è comparsa la Puella Magi rossa e si è parata davanti a noi. La Strega è riuscita a scappare mentre le due ragazze si fronteggiavano, neppure l'intervento tempestivo di Homura era riuscito, questa volta, a sedare la disputa.
Ed ecco, la Soul Gem di Sayaka viene scaraventata lontano lontano da un colpo della lancia rossa, cade nell'acqua di un fiumiciattolo e prende la propria via.
Tutto accade in un attimo ed è così freddo e terribile che sarebbe stato meglio un pugno nello stomaco. Non c'è più luce negli occhi di Sayaka e il suo corpo è a terra.
Morta – il primissimo pensiero che mi attraversa la testa, senza ragione e senza logica, perché niente di vivo si presenta alla vista così rigido e immobile, freddo persino senza toccarlo.
Piango e urlo ancora prima di arrivare a lei e a toccare la sua pelle gelida. Ho talmente tanto dolore nel petto che non ho neppure la forza di chiedermi perché sia successa una cosa del genere, da quale strano cielo sia caduta una disgrazia simile e perché proprio a lei, così buona e cara, incapace di fare del male a qualcuno.
Oltre le mie lacrime, Kyoko si allontana da noi con passo malfermo e irregolare, il suo sguardo è terrorizzato e la posa di guarda totalmente dimenticata. Non capisce è ha paura, guarda Sayaka come se vedesse un fantasma e niente di più orrendo e spaventoso.
Arriva solo dopo qualche minuto Homura con in mano il prezioso amuleto e lo avvicina al viso di Sayaka, ancora distesa a terra. La sua pelle riprende poco a poco vigore sotto i nostri occhi e il suo sguardo torna quello di una persona viva. Non mi interessa niente di capire cosa stia accadendo, neppure ora: l'abbraccio e la stringo, piango così tanto che le bagno i vestiti sporchi di sangue.
Kyoko si rivolge arrabbiatissima a QB e gli chiede spiegazioni, perché neppure lei che è da così tanto tempo una Puella Magi sa cosa stia accadendo e non le piace per nulla essere tenuta all'oscuro di cose evidentemente importanti. Il piccolo robot brilla sulla testa e nelle cavità oculari prima di risponderle con la sua voce fredda e distaccata.
É terribile, soltanto terribile.
-Per mantenere la stabilità mentale, avete bisogno di rimanere sempre in contatto diretto con la Soul Gem, che emana ormoni particolari in grado di regolarizzare il flusso della magia che scorre dentro di voi.-
Le sue parole hanno la capacità di confondermi e quella parola, quella parola ancora – magia – mi rimbomba nelle orecchie e non mi fa capire più niente. Questa non può essere magia, non la dipendenza da un tipo di farmaco davanti al quale noi tutte siamo impotenti, non la relazione con questo nuovo tipo di droga dal quale non potremo mai più slegarci.
Questo tipo di magia non ha niente di brillante e scintillante. Mi sembra quasi peggio che diventare una Strega.
Per qualche minuto Sayaka non riacquista ancora la capacità di muoversi e così la sorreggiamo io e Kyoko, che si è fatta più vicina e preoccupata. Sembra diversa, in questo momento, forse toccata dalla drammaticità della tragedia in atto.
Mi aiuta a portare la mia amica a casa sua e poi ci lascia da sole, nel buio della stanza.
Non so quale Dio pregare, non so davvero se la mancanza di Dio possa giustificare tutto questo – perché se io fossi una divinità certo non lo permetterei per nulla al mondo.
Piango in silenzio e nella notte che rende tutto ombra, in quella camera da letto, Sayaka non riesce neppure ad allungare la mano verso di me per stringermi le dita.

Io lo sento dire in giro, nei corridoi della scuola, prima di vedermelo palesato davanti agli occhi in tutta la sua cruda verità. Hitomi e Kamijo si sono fidanzati – li si può vedere spesso, l'uno di fianco all'altra, che camminano senza mai toccarsi davvero ma abbastanza vicini da non lasciare dubbi a riguardo. C'è felicità nei loro sguardo, un'emozione velata che sembra la coronazione di un sogno d'amore a lungo sperato e atteso.
Questa piccola parentesi mi scalda il cuore, anche se di poco, per qualche giorno, perché allontanate Streghe e Puella Magi il mio cuore ha bisogno di riscoprire cosa sia l'umana banalità. Non so se sia la speranza di una nuova pace a invadermi o solo un'antica e mai dimenticata indole al romanticismo e alle cose belle, per un fatto del genere non mi pongo alcuna domanda di sorta.
Mi congratulo con Hitomi il prima possibile, appena la vedo sola in uno dei corridoi tra le diverse aule: anche lei è mia amica, se è felice lei lo sono anche io. Lei arrossisce ai miei complimenti e abbassa lo sguardo ma io vedo, nei suoi occhi, che la vergogna è dettata solo dal fatto che non riesce a contenere la propria gioia nel momento in cui si libera dalle regole del pudore e della buona creanza; mi sento felice perché questo è un segno di fiducia che daresti soltanto ad un'amica. All'improvviso però torna seria e mi chiede di Sayaka, se l'abbia vista di recente o ci abbia parlato. Rispondo di no, che nell'ultimo periodo a causa di diversi impegni io e lei ci siamo un po' allontanate, che non ci parliamo da qualche giorno. Lei tace per qualche secondo e allora capisco che qualcosa non va, il sorriso che mi rivolge successivamente non basta per farmi cambiare opinione e l'angoscia torna a farsi strada dentro di me.
Appena ci separiamo, inizio a correre verso casa Miki. Mi do della stupida, ripetutamente e ad ogni singolo passo, perché non ho ricordato quali conseguenze abbia il divenire di un sogno un incubo, lo spezzarsi della speranza che evita il rumore ma provoca danni fin troppo profondi. La corruzione del cuore non ha bisogno di grandi manifestazioni ma inghiotte tutto come un buco nero – stupida, stupida, stupida.
Quando suono a casa di Sayaka, anche dopo tante volte mi risponde solo un vuoto e freddo silenzio. Mi accuccio davanti alla porta d'ingresso del condominio e lascio che il tempo passi senza sapere cosa fare.
Non so dove lei sia, non so cosa stia facendo, non so in che stato d'animo si trovi. Mi domando davvero quale sia l'utilità della mia amicizia se l'unica cosa che mi è permesso di fare è rimanere qui in attesa. Forse, se desiderassi di salvarla, il mio desiderio si avvererebbe e il suo animo sarebbe alleviato da qualsiasi dolore.
Ma quanto potrebbe essere egoista un desiderio simile davvero lo ignoro, perché all'improvviso sono consapevole che non è tanto il suo dolore a farmi male ma la visione di questo e il fatto che non saprei fare niente per alleviarlo con le mie sole forse.
Piango di nuovo.

Dopo quasi un'ora, quando ormai le luci artificiali dei lampioni mi dicono che è arrivata la notte, arriva Kyoko Sakura che sorregge il corpo senza vita di Sayaka. E questa volta so che è vero, so che non c'è davvero più vita in lei: la Soul Gem non ha più alcun colore.

With these hands I try to hold what I cannot seize
I'm like a rose thrown into a violent breeze
All my strength blown away
With my heart I will stay
Praying for light
Guiding my wish with all my might

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Capitolo 4
*** III - Amore ***


*III – Amore*

 

 

Si può chiamare “amore” quello che vedo? Questa è per me un'altra parola sconosciuta, di quelle che usano soltanto gli adulti pieni di esperienza e con la coscienza di chi conosce davvero le cose e non parla a vanvera.

Io questo lo chiamo amore anche se non comprendo davvero la profondità di una parola tanto grande, perché ora Kyoko non assomiglia alla ragazza che ha aggredito Sayaka in quel vicolo, intimandole di lasciar perdere le Streghe che non erano roba per lei, e non assomiglia neppure alla ragazza che con sguardo afflitto e sconfitto mi ha consegnato il corpo vuoto di Sayaka non più di ieri sera, quasi pronta alle lacrime da tanta tristezza aveva in corpo. Kyoko non assomiglia a nessuno – ed è questo lo stato d'animo di una persona innamorata, lo so d'istinto.

Sembra quasi che sia successo qualcosa tra lei e la mia amica Sayaka perché altrimenti non giustificherei la profondità del sentimento che le vedo nello sguardo. Persino il suo sorriso me lo dice, le sue parole che non hanno mai perso sicurezza ma suonano quasi dolci, rassicuranti. Mi chiedo, per un istante, quale parte del suo animo debba aver svelato Sayaka per farla diventare così. Lo il rilevarsi di un sogno in comune, la confessione di un passato taciuto, lo scoprirsi vicine nelle intime intenzioni non sono che le risposte che si darebbe solo una sognatrice come me.

Questa volta io spero davvero di essere utile, sono qui per questo.

Attorno a me ci sono soltanto i muri pieni di muffa uno dei vecchi palazzi che rendono la superficie della Terra ancora più informe e spregevole; io e Sakura siamo salite fin quassù assieme, fianco a fianco. Al di là della barriera che Kyoko ha eretto per proteggermi, c'è una Strega. No, non è vero, ho detto una bugia: al di là di questa barriera c'è Sayaka, Sayaka che è impazzita, Sayaka che non è più davvero Sayaka ma solo un corpo impazzito che vuole distruggere ogni cosa.

La prima volta che vidi una Strega in faccia ebbi davvero tanta paura e un senso di vomito mi aveva attanagliato tutto lo stomaco. Nelle fattezze del viso e del corpo, le Streghe sono mostruose – di fatto, l'unica cosa umana che resta loro è la conformazione, ma poi non c'è altro, non nella pelle gialla e decadente, non negli occhi privi di orbita, non nella gola rossa senza denti, non nella forza distruttiva e non nella pazzia, non nell'assenza di coscienza. Per chi non sa che una volta erano persone, le Streghe assomigliano soltanto a dei mostri.

Io la chiamo ancora una volta, ad alta voce. Chiamo la mia amica, perché se quello è il suo corpo significa che l'anima è solo volata via, da qualche parte. La chiamo forte, disperata, mi aggrappo alla barriera tanto da farmi sanguinare le mani. Kyoko è dall'altra parte e mentre io urlo lei combatte contro Sayaka, non per ucciderla ma perché possa sentire la mia voce e risvegliarsi. Non avrei mai pensato che persino lei nutrisse la speranza di salvarla in un modo del genere, eppure è così: è stata forte anche nel portare avanti quest'unica speranza.

Kyoko viene sbattuta con violenza a terra e questa volta fa più fatica ad alzarsi delle altre. Chiamo anche lei, perché non voglio che muoia. I capelli sciolti che le ricadono davanti coprono per qualche istante il suo volto ma poi, quando si alza, vedo che sorride.

-Ho capito...-

Lei mi ricambia lo sguardo e c'è una nuova e strana dolcezza in lei. Si vede che non ha rinunciato al proprio fine ma che un nuovo proposito ha preso posto dell'altro. Fatalità, ecco cos'è quella nota nuova che si insinua nel colore dei suoi occhi.

Vorrei chiederle a quale conclusione è giunta ma sento tutto farsi nero e la voce lontana di Kyoko che ringrazia qualcuno. Sento il profumo di Homura che mi accompagna in un sonno tormentato e terribile.

 

QB salta all'interno della mia finestra e atterra sul materasso del mio letto dove io sono immobile ormai da quasi mezza giornata a fissare il muro.

Non piango più.

-La Strega Oktavia è stata uccisa dall'esplosione prodotta dall'infrangersi della Soul Gem di Sakura Kyoko. Nessuna delle due può dirsi più viva.-

Ignoro per quale assurdo motivo mi stia dicendo questa cosa ma non glielo chiedo: ho paura di sapere davvero la risposta e se al dolore si dovesse aggiungere altro dolore, ormai, credo che crollerei definitivamente senza l'aiuto di alcun “bacio” o incoraggiamento esterno.

Quando mi resi conto che Akemi mi aveva colpito e reso incosciente solo per trascinarmi via dal campo di battaglia, per mettermi in salvo, fui talmente arrabbiata con lei da rifiutarla con violenza e darle uno schiaffo – non avevo mai fatto una cosa simile e quindi piansi subito tantissimo accasciandomi a terra. La cosa strana fu che anche lei si mise a piangere in silenzio e mi guardò con lo stesso dolore intenso che aveva Kyoko negli occhi quando guardava il cadavere di Sayaka. Non feci in tempo a chiederle perché.

QB accanto a me si muove e si illumina, mi chiede ancora se desidero diventare una Puella Magi con la stessa voce fredda e metallica di sempre.

-Chi sei, tu?-

Cosa mi spinge a prestare attenzione al discorso che da questa mia domanda nasce deve essere una sorta di istinto di sopravvivenza che l'angoscia aveva seppellito all'interno del mio cuore sotto strati e strati di nera disperazione.

Qualcuno, anzitempo, costruì le macchine per il benessere dell'uomo e dell'umanità tutta, perché avesse una vita agiata e tranquilla, felice e semplice. Non furono le macchine ma l'uomo a inquinare l'aria e a rendere invivibile la superficie della Terra, con quei gas che a lungo respirati fanno decadere il sistema nervoso e i fanghi acidi che posso inglobare palazzi interi. Il nostro nuovo mondo è la sola conseguenza della scelleratezza umana. Ma queste colpe non hanno diminuito l'amore spropositato e la fede delle macchine nell'uomo, anzi: come una fragile creatura, l'umanità doveva essere protetta innanzitutto da sé stessa e dalla propria mente fallace. Per questo nascono le Streghe: per dare un limite al numero e alla portata delle capacità, dei sogni e delle illusioni. Se al momento della trasformazione lui concede di esaudire il desiderio di una Puella Magi è soltanto perché gli esseri umani gli hanno insegnato che non c'è un dare senza un ricevere.

Quello che risulta evidente è che, in maniera naturale, alla fine del processo una maga diventerà sempre una Strega per colpa delle esalazioni perpetuate e della corruzione graduale dei tessuti a cui la pillola magica da inizio. “Consumare la vita più in fretta”, così la definisce lui.

Quando so che ha finito di parlare, rotolo di pancia e affondo il viso nel cuscino. Vorrei rimanere lì fino a soffocare ma alla fine alzo di poco il mento e inalo l'aria che mi serve per respirare. La federa bianca è così fredda.

-La Notte di Walpurgis è tra qualche giorno. Homura Akemi combatterà da sola contro la Strega più forte ora esistente.-

Conosco l'evento che QB nomina perché è stato molto tanto sulle labbra di Homura che persino io vi ho prestato attenzione. Pare proprio che quella sia una notte tanto attesa e che arriverà un mostro di dimensioni mai viste. Akemi lo sa e questo è un dato di fatto, ne era a conoscenza ancora prima di QB ma ormai non mi stupisco più di certe suo stranezze perché ho compreso quale sia il suo potere.

Ha vissuto nel futuro così tante volte e in così tanti modi diversi che ormai il presente non le deve sembrare altro che un'inevitabile fatalità. Vede le cose che saranno e che potrebbero essere, le conseguenze di diverse decisioni e azioni, il susseguirsi di una serie di sbagli che sembrano portare irrimediabilmente ad un unico risultato: la disfatta. Il suo potere è quello di accelerare ogni cosa e in ogni direzione tanto che sembra quasi che possa dominare il tempo sia avanti che indietro. Questo me l'ha detto sempre QB, dopo che lei ha tentato per l'ennesima volta di distruggerlo.

Se penso che deve aver assistito alla morte di ognuna di noi così tante volte da perdere pezzi della propria umanità spengo subito ogni altro entusiasmo fuori luogo.

Non rispondo al piccolo essere per parecchio tempo, lui è istruito di quella psicologia bestiale che seduce le persone fino a farle cadere – solo l'ingegno umano poteva ideare una cosa terribile quanto quella – ma io non ho speranze con cui nutrirmi e un vuoto nel petto che assomiglia alla notte. Non mi serve neppure far finta di dormire che il piccolo robot se ne va via da solo.

 

Qui diventa notte soltanto perché è un orologio a dirtelo e le luci nelle strade da giornaliere si fanno serali e poi notturne – diverse nella gradazione e nel colore. Per quanto artificiale, basta benissimo questo a spaventare i bambini e gli animi deboli, assieme alle scosse di terremoto che da qualche ora scuotono il terreno e il soffitto della città senza interruzione.

Scossa e interruzione. Scossa e interruzione. Scossa e interruzione. Pare come se un gigante stesse marciando in questa direzione e avanzasse passo dopo passo con lentezza drammatica, capace davvero di spezzare ogni psicologia.

Noi ci siamo tutti riuniti nel punto di ritrovo del quartiere, una piazza rotonda e grande, capace di ospitare le famiglie di più di due condomini e qualche villetta, animali annessi. Le uniche cose che ci possiamo portare appresso, in questi casi, sono coperte e qualche vestito, perché è proibito fermarsi di più per raccattare oggetti.

Mio fratello strilla e piange, papà deve prenderlo in braccio per consolarlo perché tenti di smetterla. Non so quale sia l'espressione della mia faccia ma deve essere davvero terribile: mamma si avvicina a me e mi abbraccia gentile.

-Andrà tutto bene, Madoka!-

Ricambio il suo abbraccio ma guardo in alto, verso il confine della cava dove so che Homura sta combattendo contro la Strega, proprio in questo momento. Mi torna alla mente un sogno che ho fatto anzitempo, premonitore come pochi – non saprei dire se mi sia capitato prima o dopo l'arrivo di Akemi ma non è così importante in realtà. Anche in quel sogno lei stava combattendo contro una Strega gigante e nera, io la guardavo a lungo mentre la lotta infuriava senza che potessi fare altro che commentare, strepitare, urlare per lei. Impotente. Compariva QB all'improvviso e facevo con lui il patto, eppure nel momento in cui le mie labbra formulavano il desiderio da realizzare non sentivo nulla, non ero più nulla; dopo, c'era solo nero.

Mi sono sempre chiesta cosa volesse dire quel sogno o se davvero avesse un significato nascosto, se dovessi affannarmi a dare un senso alle sue sequenze.

Un'altra scossa fa tremare tutto e noi ci stringiamo l'uno contro l'altro. Qualcuno strilla ma è solo un suono ovattato di contro al rombo della terra che si muove. Si sente qualcosa scorrere sotto di noi e immagino che le tubature dell'acqua si siano spezzato sotto la grande pressione – chissà quanto ci si impiegherà per riparare tutto questo. Un lampione cade e si spezza in due, sul muro di una casa si apre una grossissima crepa.

La scossa dura in tutto ventidue secondi ma ognuno di noi è certo che quella che la seguirà sarà ancora peggio.

Mamma mi lascia per andare ad abbracciare mio fratello, lui sta ancora piangendo e sembra quasi impossibile calmarlo. Lo guardo a lungo prima che anche lui si accorga di me; fa un singhiozzo silenzioso e una smorfia dolorante, io mi avvicino di un solo passo e lui già mi tende le braccia per farsi consolare anche da me. Facci un sorriso incerto quando gli accarezzo i capelli e lo bacio, lui non sente neanche ma mi stringe così forte che quasi sembra voglia fondersi con me. Sento contro il petto il battito frenetico del suo cuore e mi sembra che debba scoppiare da un momento all'altro.

-Andrà tutto bene!-

Mi risponde dopo parecchi secondi di silenzio – dopo che le tempie non pulsano più e il battito è diventato regolare tanto da consentire la parola – e dice “sì”. Mi crede. I nostri genitori, attorno a noi, si chiudono in una stretta protettiva che riesce a donare calma persino a me.

Mi bastano queste due cose per comprendere tutto.

 

Permetto a mio fratello di addormentarsi prima di consegnarlo a mio padre; sono passate un paio d'ore e di scosse non ne abbiamo avvertite più. Questo significa eventualmente due finali: o la battaglia è davvero finita o dobbiamo aspettarci l'ultimo colpo, quello più forte.

Mi allontano da sola dal gruppo cercando di non dare molto nell'occhio, ormai anche noi ci siamo via via dispersi qua e là e non dovrebbe essere difficile per me non farmi notare.

C'è solo mia madre che mi ferma, con voce sicura, e con lo sguardo mi chiede spiegazioni. So che è intelligente, legge nel cuore di sua figlia persino senza che questa le parli chiaramente – lei è sempre stata così ai miei occhi, magnifica e irraggiungibile.

-Ora so cosa devo fare, mamma!-

È stata lei a insegnarmi il senso del dovere, con l'esempio e i dolci ammonimenti del caso, per cui vedo una sorta di comprensione farsi strada nella sua espressione. Rimane preoccupata ma questo è normale, non può dimenticarsi d'essere madre proprio in questo momento.

Non mi riesce neppure di dirle una piccola bugia per rassicurarla.

-Fai allora in modo di adempire a questo tuo compito.-

Questo è il suo ultimo consiglio, lo terrò a mente.

 

Si può chiamare amore quello che sento? So per certo di essere una persona affettuosa e sincera ma non per questo adorabile o degna d'amore: non sono io che devo amare Madoka Kaname e quindi il mio giudizio diventa fallace se applicato a me medesima.

Eppure ho provato diversi tipi di affetto e diverse intensità di sentimenti. L'esperienza di cui posso vantare è quella di una ragazzina delle medie, altro non voglio e non mi serve. Sarebbe superfluo.

Non credo si possa amare la sofferenza che una persona esprime – quella si chiama pietà ed è un sentimento raccapricciante, orrendo. Non credo neppure che si possano amare le fattezze di una persona – quelle le si possono ammirare e apprezzare, ma spingendosi oltre si tocca soltanto la vanità.

Mi è sempre stato difficile dire quanto potesse essere bella Homura, togliendo i capelli nerissimi, gli occhi grandi e profondi, le dimensioni perfette. La barriera che ha eretto attorno a sé mi ha privata di questa conoscenza fino a questo momento, ed è tragicamente ironico che proprio ora io possa valicare il confine per arrivare a lei, per stringerla davvero.

Non si muove nel mio abbraccio e sento la fatica che le rallenta il respiro, la puzza di sangue che le impasta la lingua e il fiato. Non è solo l'aria malferma della superficie terrestre e le esalazioni delle pozze d'acqua che ci circondano; nonostante il luogo, è chiaro che il dolore che prova non ha natura solamente fisica.

Conserva una bellezza incredibile dentro, quella che si spoglia del dolore e diventa forza, diventa decisione, diventa coraggio. Perché lei è qui per combattere ancora, nonostante tutto.

La sento piangere mentre le dico che ho deciso quale sia il desiderio che voglio rivolgere a QB. So che è disperata, potrebbe impazzire e diventare Strega a propria volta da un momento all'altro, ma io la blocco a terra e la guardo negli occhi a lungo.

La bacio sulle labbra prima di alzarmi e allontanarmi da lei.

-Grazie, Homura. Grazie per essere la persona che più cara ho al mondo. Grazie per avermi sempre conservato nel tuo cuore. Grazie.-

Alla fine, il mio desiderio diventa un nuovo Sole per questa Terra desolata.

 


All I want is to fore ver dream with you
To live a life where all of me is a live
Deep inside I will give
All my love just to live
I won't regret making this sinful wish of mine

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Capitolo 5
*** Epilogo ***


*Epilogo*

 

 

Non saprei dire quale sia la mia natura, in questo preciso momento. Definirla umana sarebbe davvero pretenzioso e stupido, perché una persona è fatta non solo di coscienza ma anche di un corpo fisico – e il mio è stato fatto a pezzi e messo nei pressi di ogni entrata della cava di Tokyo da QB.

Il mio “sogno” s'è fatto parola e quindi si è concretizzato nel momento stesso in cui ho raggiunto la fine della formula espressiva. Niente più Streghe, niente più dolore, niente più morte.

Sono rimasta indietro come vento, perché le esalazioni benefiche che il mio corpo emana tutt'attorno si spargono ovunque e toccano ogni cosa, sia persone sia oggetti. QB aveva ragione quando diceva che il mio desiderio poteva essere il più grande di tutti e questo perché, nel tempo, sono stata la più esposta tra di noi al farmaco delle Puella Magi e quindi il fattore di modifica in me avrebbe raggiunto una profondità mai vista, donandomi poteri eccezionali. Come questo, d'altronde.

Quella là in strada, quella che tiene la mano ad un bambino ormai non più piccolo, è la donna che fece nascere Madoka Kaname. Mostra forza e un sorriso energico, mostra in sé la vita che continua e non cessa nonostante tutto. Mi piace l'umanità radiosa, ne amo ogni singola espressione – e quando lo percepisco chiaramente nasce in me il desiderio di avvolgerla tutta e quindi volo, tra case e vicoli, tra quei spauriti alberi nelle serre, accarezzando i loro capelli e i loro volti con dolcezza.

Quello che atterra su una trave e poi entra in quel vecchio edificio, tutto bianco, è proprio QB. Alza lo sguardo freddo a sondare l'aria attorno, come se fosse alla continua ricerca di qualcosa. Bilanciare vita e morte non è un compito che potrebbe fare qualcuno che ha pietà della prima e timore della seconda, questo lo conservo di me come una delle poche consapevolezze che mi rimangono dentro; ogni tanto, sui cadaveri che veglia, io spargo un po' del mio profumo.

Quella là, invece, che sta saltando da un posto all'altro con la grazia di un fringuello posato, è Homura Akemi. Lei non sorride e neppure dice una parola – lo fa così poco spesso che immagino non abbia più cercato compagne con cui farlo. Corre sempre e ancora stanzia ai confini della città, in vista di nuove minacce da combattere; io la seguo spesso per curiosità e un po' di vezzo, leggero leggero, come tutto il resto della mia essenza. Ha un fiocco rosso in testa nuovo da cui non si separa mai e non ha più quell'aria arcigna che aveva all'inizio: qualcosa di diverso le ha cambiato il passo e l'umore. Ogni tanto anche lei guarda in alto e sembra che mi fissi, io tento di accarezzare il suo sorriso dolce e allungo le dita fino quasi a toccarla. Alcune volte ci riesco, alcune volte no, pare quasi un gioco il nostro.

Il resto è tutto.

Rimane il male e rimane il bene, in questo niente può essere cambiato. Rimane la sofferenza così come rimane la gioia nell'essere umano e in ogni sua creatura. Il processo, però, è cambiato: la perversione della strenua sopravvivenza è decaduta e ha lasciato margini più ampi alla speranza. Non c'è corruzione del vivente, solo male che nasce tale; non ci sono più vittime sacrificali, soltanto nemici dai quali doversi difendere.

E il vento, il lemme vento, che soffia in profondità fino a toccare i loro cuori.

 

 





 

 

Note finali

Come prima cosa, vorrei subito dire che alcune battute del primo capitolo sono state prese direttamente dal primo volume del manga di Madoka, non sono farina del mio sacco XD per il resto, invece, è tutto mio (L)

QB è diventato qui un robot per esigenze di trama, non per altro XD la sua natura viene spiegata meglio nel terzo capitolo perché, in linea di massima, ho cercato di seguire la tempistica dell'anime originale e quindi quello è uscito (L)

Due sole parole sul primissimo pezzo del terzo capitolo. Non assomigli più a nessuna da quando ti amo, così dice Neruda in una delle sue citazioni più famose, io ho solo ripreso questo concetto che trovo magnifico. Poi, per quanto riguarda la KyoSaya, mi dispiace sinceramente di non aver potuto mettere qualcosa di più che un accenno – anche se è piuttosto esplicito XD – ma per mantenere il punto di vista di Madoka dovevo necessariamente tacere su cose che lei per forza di cose ignora, come il dialogo avvenuto tra Sayaka e Kyoko tra le macerie della vecchia cattedrale: descrivo solo quello che Madoka sa o presume, immagina e deduce. Niente di più e niente di meno.

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