Provaci ancora Lu

di Mizar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I° settembre 1978 ***
Capitolo 2: *** Hogwars ***
Capitolo 3: *** AAA cercasi cura per cuore infranto ***
Capitolo 4: *** Rientro di fuoco ***
Capitolo 5: *** Festa a sorpresa ***
Capitolo 6: *** Il risveglio di Regulus ***
Capitolo 7: *** Licantropi al castello ***
Capitolo 8: *** La strana malattia ***
Capitolo 9: *** Le buone azioni di Lulù ***
Capitolo 10: *** La ricaduta di Regulus ***
Capitolo 11: *** I guai di Silente ***
Capitolo 12: *** Debiti di gioco ***
Capitolo 13: *** L’indagine ***
Capitolo 14: *** Operazione Love story (ovvero come salvare la pellaccia rendendo felice Regulus Black) ***
Capitolo 15: *** Operazione Fashon ***
Capitolo 16: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 17: *** I due cospiratori ***
Capitolo 18: *** Serata memorabile ***
Capitolo 19: *** 29 giugno 1979 ***



Capitolo 1
*** I° settembre 1978 ***


DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di JK Rowling e di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.



Provaci ancora Lu

Commedia d’amore e d’avventura dedicata alle amiche del Sabba


La differenza tra l'amore e il sesso, è che il sesso allevia le tensioni e l'amore le provoca.
(Woody Allen)



I settembre 1978


Regulus Black era il figlio che ogni genitore purosangue avrebbe voluto avere: educato, studioso, campione di quidditch, capoclasse, prefetto e, come se non bastasse, anche di bellissimo e aristocratico aspetto.
Eppure anche questo esempio di virtù nascondeva un turpe segreto nel cuore e questo segreto lo stava portando alla rovina.
Regulus Black era innamorato, ma non di una nobile e casta fanciulla che avrebbe fatto la felicità di mamma Walburga e papà Orion; lui amava, niente po’ po’ di meno che Lily Evans, la prefetto Grifondoro di origini babbane nota nella scuola per la sua condotta morale di condanna alla magia oscura, le sue idee progressiste e le sue minigonne inguinali.
Questo amore segreto lo scavava dentro, ma la sua ferrea disciplina made in Walburga gli imponeva di nascondere le sue debolezza in pubblico –soprattutto quelle debolezze ritenute infamanti dai Black - e per questo a Hogwart nessuno sapeva, anche se a causa dei suoi continui rossori e svenimenti quando incontrava la ragazza, tutti lo credevano un po’ cagionevole di salute.
Anche in quel momento, in uno scomparto del treno rosso più famoso d’Inghilterra, ben eretto sul suo sedile stava ascoltando attentamente il lagnoso panegirico che la Evans teneva ai prefetti sull’importanza del loro ruolo.
Dire solo che la stava ascoltando è un filo riduttivo, perché in verità il ragazzo pendeva letteralmente dalle sue labbra sudando copiosamente dall’emozione e quando la Evans, infervorata dal discorso, allargò le braccia facendo saltare i primi bottoni della camicetta stretch ebbe quasi un mancamento.
“Black, cosa ti succede?” chiese allarmato Crouch, sorreggendolo.
“Stai bene? Hai una faccia che Piton, al tuo confronto, sembra il ritratto della salute!”
A quelle parole Regulus guardò Severus che, cereo come un cadavere, se ne stava ingrugnato a braccia conserte con l’aria del gufo in agonia.
Intercettando il suo sguardo Barty rise di gusto.
“Bè, lui ha molti motivi per essere indisposto, con lo scherzetto che gli ha fatto la Rossa prima delle vacanze”, sussurrò maliziosamente.
“Quale scherzetto?” chiese subito Black interessato.
“E’ vero, tu non eri presente!” esclamò Barty battendosi una mano sulla fronte.
“Gli ultimi giorni di scuola, quando eri ricoverato al S. Mungo per accertamenti medici, Severus e Lily hanno avuto un bruttissimo litigio e lei lo ha mollato. Pensa, una relazione di sei anni finita nel nulla… Il poveretto non s’è ancora ripreso”.
“Ma guarda che sfortuna” sussurrò Black sfregandosi le mani, mentre nel suo cervello si formava la bellissima Equazione:
Evans = single”.

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Capitolo 2
*** Hogwars ***


Hogwarts





Mentre il treno rosso correva veloce per le campagne inglesi, in un castello a noi noto c’era chi si angustiava.
Silente stava cercando di concentrarsi, molto svogliatamente a dire il vero, sui registri scolastici poiché entro sera gli allievi avrebbero fatto rientro a scuola e lui aveva un grande, grandissimo problema.
La pregiata scrivania di legno antico su cui lavorava era sommersa di pergamene e calamai, mentre su un trespolo una vecchia fenice starnazzante spargeva piume e becchime sullo splendido tappeto persiano, costellato da pallottole di pergamena spiegazzata.
Appesi al muro alcuni vetusti ritratti impolverati parlottavano tra loro e due di essi stavano litigando per via di una certa partita a scopa in cui avevano fatto comparsa ben due assi di denari.
“Sei un baro, un vile e spregevole prestigiatore da due soldi”, inveì il quadro di Phineas Nigellus Black al suo compare di cornice Dexter Fortebraccio
A quelle parole Dexter sorrise e poi, da megalomane quale era, si mise a fare giochetti col mazzo di carte degni di Silvan.
“Sbruffone”, insorse Phineas mandando al suo indirizzo una maledizione che, con una sonora esplosione, incenerì uno dei tomi della libreria stracolma di Silente, guadagnandogli un’occhiataccia del preside.
“E basta fare casino Phineas, lo sai benissimo che Dexter è un baro eppure ogni volta giochi con lui”, esclamò distrattamente, schivando per un pelo un’altra maledizione.
“Purtroppo lui è l’unico che di carte ne capisce un minimo” sbuffò sdegnato il nobile ex preside della casata di Serpeverde.
“Phineas, non me ne frega un tubo dei tuoi problemi di gioco”, ruggì molto seccato Silente.
“Tra poco arriveranno gli studenti e io sono ancora in alto mare con l’assegnazione della cattedra di Divinazione e Babbanologia, per non parlare delle rivendicazioni di Gazza che vuole un altro aumento e i casini che mi sta creando il ministero, che non vuole passarmi le sovvenzioni promesse".
“Ai miei tempi non c’erano le sovvenzioni” borbottò Black sdegnato.
“I nostri introiti arrivavano dalla vendita dei babbani come schiavi e le famiglie purosangue facevano a pugni per accaparrarsi quelli che riuscivamo a catturare durante le battute di caccia. Adesso, con tutte queste menate sul razzismo non si può più guadagnare un ghello senza incappare in una multa o peggio in una denuncia”.
“Corbellerie da Medioevo” insorse Armando Dippet, paladino dei diritti civili.
“Phineas sei un barbaro razzista!” “Ragazzi, basta litigare” intervenne il buon Everard.
"Non vedete in che stato è il nostro benamato preside? Pensiamo piuttosto come aiutarlo costruttivamente per il bene di questa scuola da noi tanto amata".
“Vuole il nostro aiuto? Ebbene eccolo!!! Babbanologia è una materia deleteria e inutile, quindi cancellandola si risparmierebbe un bello stipendio e per quanto riguarda Divinazione, cos’ha Cassandra che non va come insegnante?” esclamò ancora Phineas, affacciandosi dalla cornice col suo pice nez all’occhio destro.
“Va che ha duecento anni ed è stufa d’insegnare in questa gabbia di matti perciò, dopo l’ultimo scherzo dei Malandrini, se n’è andata in pensione trasferendosi alle Maldive senza neanche darmi il preavviso” sospirò Silente sconsolato.
“Duecento anni? ma va, gliene davo si e no cinquanta!” fischiò Dexter.
“Vero, ha un fisico da urlo”, lo sostenne Dippet.
“Saranno le pozioni rigeneranti di Lumacorno, corre voce che tra di loro… ”, spettegolò Dilys Derwent, che sentendo parlare di gossip s’era subito intromessa.
“Zitti maldicenti!” li ammonì il preside.
“Silente caro, se non conosci nessun’altro potrei proporti mio nipote Alastor”, mormorò esitante Everard.
“Alastor chi?” chiese interessato il preside.
“Moody” rispose sommessamente il ritratto.
“Malocchio Moody l’Auror pazzo?” insorse agitato Phineas.
“Quello che due settimane fa s’è intromesso nella cerimonia di commemorazione dei cavalieri della Serpe accusandoci di stare tramando un golpe?”
“Sì, proprio lui. A causa di quel piccolo incidente è stato sospeso per un anno dal suo incarico e ora è disoccupato. S’intende sia di Babbanologia che di Divinazione e sono sicuro che non chiederebbe molto” continuò Everard affabilmente.
A quel punto Silente avrebbe dato quelle cattedre anche a Lord Voldemort in persona e, pieno d’entusiasmo, s’accinse a scrivere la pergamena di assunzione, mentre Phineas, tutto imbronciato, borbottava di disgrazie e ammutinamenti.

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Capitolo 3
*** AAA cercasi cura per cuore infranto ***


AAA
cercasi cura per cuore infranto





Severus se ne stava tristemente sprofondato sul comodo sedile di velluto rosso e il suo sguardo catatonico impensieriva non poco Malfoy che gli sedeva accanto.
Era in quelle condizioni dalla fine del lungo e noioso discorso della Evans e ormai un alacre ragno aveva finito di tessere la ragnatela tra il suo naso e un orecchio.
Nonostante le arie da gelido purosangue Lucius era in fondo un tenerone ed era attaccatissimo al suo migliore amico Piton, l’unico che riuscisse a sopportarlo più di mezz’ora, perciò pieno delle migliori intenzioni cominciò a pungolarlo con uno dei suoi sermoni curativi.
“Suvvia Severino, il mondo pullula di giovani pulzelle purosangue e tu ti struggi per quella babbana spudorata? Guarda solo con quale abbigliamento si è presentata a una riunione di prefetti!”
In effetti Lily non era esattamente in divisa scolastica al momento del discorso.
I suoi short minuscoli su chilometriche gambe abbronzate e la sua camicetta XXS non lasciavano troppo spazio all’immaginazione.
Severus al ricordo delle grazie della prefetta arrossì e il suo respiro si fece affannoso al limite della crisi asmatica.
“Non puoi capire Lulù”, ansimò ripensando a certe notti trascorse insieme a lei nella stanza delle necessità.
Purtroppo Lucius non poteva capirlo davvero, anche se lo avrebbe tanto desiderato, perché Sissy, al mondo Narcissa Black, nonostante i tre anni di fidanzamento ufficiale si guardava bene dal concedere le sue grazie e il povero ragazzo ormai aveva i calli alle mani per la frustrazione.
“Anche se non ti capisco converrai con me quanto sia inutile piangere sul latte versato. Ormai con lei è una storia finita e bisogna che ti rassegni. Guardati intorno, cerca di distrarti e in un battibaleno Lily sarà solo un ricordo.
Un sospiro agonico fu la risposta di Piton,che poi ricadde nella catatonia e non diede più segni di vita per il resto del viaggio.
Intanto Narcissa e Bellatrix s’erano unite a loro nello scompartimento e vedendo Severus in quello stato s’erano preoccupate.
“Ma sei sicuro che sia vivo?” chiese cauta Bella notando il colorito giallognolo e le pupille fisse del ragazzo.
“Penso di sì, prima ha parlato” rispose Lucius meditabondo.
“Prima quando?” insistette la ragazza, non ancora convinta, passando una mano aperta davanti al viso del povero malato d’amore.
“Saranno dieci o quindici minuti”.
“In dieci minuti si può benissimo tirare le cuoia! Se fossi in te chiamerei i soccorsi”.
“Non sono morto”, alitò Severus senza muovere i muscoli del viso e la sua voce cavernosa e lontana fece spaventare a morte la timida Narcissa, che s’era avvicinata per soccorrerlo.
“Uh uh, morto che parla, domattina mi giocherò al lotto il numero 48”, ridacchiò Bella, guadagnandosi un’occhiataccia da Lucius.
“Invece di fare del sarcasmo sarebbe carino mi dessi qualche idea per aiutare un compagno in difficoltà”, insorse piccato, riassestandosi con una mano il biondo ciuffo già perfettamente in ordine.
“Mi dispiace, ma io non frequento cimiteri o sale d’imbalsamazione, perciò non saprei proprio come fare”, rispose ghignando la giovane strega.
“Lulù, penso che il caro Severus dovrebbe frequentare ambienti stimolanti, dove possa incontrare le ragazze giuste, degne della nobile casata in cui è stato smistato. Tra poco McNair compirà gli anni e i ragazzi vorrebbero dare una festicciola a sorpresa per la sua maggior età. Credo sarebbero più che contenti di invitare anche lui a far parte del comitato festeggiamenti”, s’intromise con tatto Narcissa.
“Lui nel comitato festeggiamenti???” trasecolò Bella.
“Immagino già quanto sarà divertente la festa!!!
Che faremo di bello?
La corsa al suicidio?
Il ballo della lametta?
La caccia al barbiturico?
Il gioco dell'impiccato?”
“Sei sempre la solita spiritosa Bellatrix, ma davvero sono convinta che per curare il mal d’amore ci vogliano pazienza, costanza e buone amicizie”, sussurrò Narcissa, occhieggiando amorevolmente il suo Lulù.
Lucius la guardò negli occhi e si sciolse.
Era conscio che una simile dolce creatura era davvero la futura moglie ideale, castità a parte...

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Capitolo 4
*** Rientro di fuoco ***


Rientro di fuoco





La sera del 1 settembre Silente, durante il discorso ai ragazzi, presentò il nuovo insegnante di Babbanologia e Divinazione Alastor Moody, creando sconcerto tra gli alunni che già lo conoscevano e curiosità in quelli che non lo avevano mai visto.
In effetti, il grande Malocchio vestito in mimetica militare e con un randello in mano (era la custodia della sua bacchetta), incuteva un certo terrore, soprattutto quando si scrocchiava le dita fissando il suo pubblico con quell’occhio rotante che s’era fatto impiantare al
S. Mungo dopo aver perso il suo in battaglia, ma se quella sera la sua immagine turbò i sogni di qualcuno dei ragazzi più sensibili nel giro di un mese tutti quanti lo vedevano ogni notte nei loro più terribili incubi.
Già dalla prima lezione, nell’ora di divinazione, Moody s’era fatto conoscere.
Era arrivato in aula con un fischietto, un cronometro e una pergamena nera.
“Oggi compito in classe a sorpresa”, aveva esordito.
“Prendete la vostra sfera e leggeteci dentro le domande. Attenti a non sbagliare perché per ogni errore saranno cento flessioni. Avete un’ora di tempo per consegnare. Partirete al suono del mio fischietto.”
“Scusi prof, ma la pergamena nera a cosa serve?” chiese timidamente un Grifondoro, interpretando il pensiero di tutti.
“Qui segnerò i nomi degli alunni peggiori a cui dedicherò i corsi di recupero”, sogghignò malignamente l’Auror prima di fischiare.
Nell’ora successiva tutti gli studenti si consumarono gli occhi sulle loro palle di cristallo, ma nessuno riuscì a scorgervi neanche l’ombra di una domanda.
Lupin, Piton e Lily, i tre secchioni della classe, usando l’ingegno e attingendo dalle nozioni apprese nelle ultime lezioni dell’anno prima riuscirono a scrivere una mezza pergamena. Anche i Malandrini che avevano copiato spudoratamente dal licantropo, riuscirono a scribacchiare qualcosa, ma tutti gli altri finirono dritto nella lista nera e per i Serpeverde , ovvero quelli che Moody chiamava
“i futuri maghi oscuri”, oltre alle flessioni ci fu anche un trattamento speciale a base di bacchettate in testa e orride trasfigurazioni .
Cominciò così un triste periodo per gli studenti di Hogwarts.
Moody impartiva l’educazione con pugno si ferro, usando punizioni fantasiose che ricordavano molto la legge del contrappasso.
Così, per esempio, chi era cieco nell’occhio interiore lo doveva essere anche durante la punizione e affrontare un percorso disseminato di trabocchetti, tra cui la buca degli schiopodi e lo slalom delle cacca bombe, completamente bendato.
Per le Serpi, le sue vittime preferite, c’era anche il bonus e spesso si ritrovavano a correre tra i sentieri del sopracitato percorso con un bersaglio incollato alla schiena, inseguiti dal professore che a ogni schiantesimo andato a segno contava i punti.
Naturalmente alla fine di ogni lezione di recupero tutti gli alunni venivano ricoverati in infermeria massacrando di lavoro extra la povera Chips che, a metà trimestre, in preda ad esaurimento psicofisico ebbe un’ improvvisa vocazione e decise di farsi suora e prestare servizio ad Azkaban tra i Dissennatori.
Silente, al quale si stava imbiancando la barba per le troppe pergamene dei genitori inferociti, non rispose neppure alla sua richiesta di dimissioni.
Si limitò a sollevare il braccio destro e ad imperiarla di brutto, sotto lo sguardo sbigottito di Minerva McGranitt e Horace Lumacorno.
Se molti piangevano l’arrivo di Malocchio c’era anche chi gioiva: Argus Gazza era diventato da subito il suo fan numero uno e passava il tempo libero nelle segrete del castello, spolverando e oliando le macchine da tortura in speranzosa attesa di poterle finalmente usare …

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Capitolo 5
*** Festa a sorpresa ***


Festa a sorpresa





A causa del flagello Moody il gruppo che dovevano preparare la festa di compleanno a sorpresa per McNair era piuttosto indietro col programma.
Anzi, per dirla tutta, i ragazzi non avevano potuto preparare né addobbi né altro, tutti presi dai malefici corsi di recupero del loro supplente o dallo studio indefesso per cercare d’evitarli.
Ormai mancavano solo due giorni all’evento così, in un piovoso pomeriggio d’ottobre, Malfoy, Piton, Avery, i Carrow, Crouch, Dolohov,Goyle,Tiger e i Lestrange si riunirono in biblioteca per cercare di rimediare al guaio.
“Domani è il compleanno di Mc ma ormai è troppo tardi per poter preparare la festa, forse dovremmo rimandarla”, propose Avery, molto praticamente.
“Non si può posticipare una festa a sorpresa”, gli fece notare Rabastan.
“E’ vero, ma non si può neanche perdere un pomeriggio a fare addobbi e dolcetti, quando domattina avremo il compito in classe di babbanologia. A proposito, Lucius, non sei stato TU a convincerci tutti a seguire quel corso che definivi una passeggiata rilassante?”
“Hemmm” tossicchiò Malfoy, cercando di defilarsi, mentre tutti lo guardavano con occhi accusatori.
“Ragazzi, lasciatelo perdere, anche il Lord ci ha consigliato d’imparare il più possibile sulle usanze dei nostri nemici”, intervenne Regulus.
“Semmai lo dovremmo fustigare per la storia della divinazione… -Una prof stragnocca e una materia assolutamente irrisoria da studiare-, te le ricordi queste parole Lucius?”
“Errare humanum est”, insorse Malfoy molto offeso dalle rimostranze dei compagni.
“Comunque l’anno scorso se non fosse stato per quelle due materie opzionali che ci hanno salvato la media almeno la metà di noi sarebbe stata bocciata”.
“E’ vero”, ammisero molti dei ragazzi, “ma quest’anno più che la bocciatura rischiamo la pelle”.
“Animo gente”, esclamò Bellatrix entrando, in ritardo come sempre.
“Mentre voi vi gingillavate in chiacchiere inutili io ho risolto tutti i nostri problemi.
Nel pomeriggio arriveranno al castello venti degli elfi domestici della mia mammina, che si occuperanno della preparazione della festa, mentre noi potremo studiare in tutta tranquillità.
I ragazzi, molto sollevati, aprirono gli zaini e ben presto si trovarono immersi nella lettura, mentre gli elfi faticavano al loro posto.
La mattina dopo Moody entrò in classe impugnando il più stravagante oggetto che mente umana avesse mai potuto pensare.
“Bene, mangia pane a tradimento, questo è il vostro compito in classe. Avete un’ora per descriverne le varie parti, l’uso e dire anche qualche parolina su chi lo ha inventato. Al mio fischio cominciate e poche chiacchiere o vi caccio dall’aula.
Fiiuuuuu”.
I ragazzi si guardarono costernati, perché nessuno di loro aveva mai visto quella strana macchina.
Si trattava un denocciolatore di ciliegie elettrico, aggeggio misconosciuto che il prof aveva comprato in una televendita d’infima categoria e che neanche i nati babbani avevano mai adocchiato.
Il compito in classe, manco a dirlo, fu una strage.
La sera, reduci dai corsi di recupero, uno sparuto gruppo di festaioli un po’ acciaccati e zoppicanti stava aspettando il festeggiato nella sala comune di Serpeverde .
Gli elfi avevano fatto davvero un buon lavoro, ovunque spiccavano decorazioni floreali e tavolini imbanditi con cocktail e stuzzichini, mentre su un piccolo palco un noto dj era pronto ad animare la festa con musica dance e luci psichedeliche.
“Lucius, sono un po’ in apprensione per il ritardo di Walden”, sospirò Narcissa, allungandosi per vedere meglio l’ingresso.
“Non capisco cara, doveva essere qui mezz’ora fa”.
“Qualcuno sa com’è andato il suo compito?” domandò lugubre Carrow.
“Ho sentito che per i più somari ci sarebbe stata una lezione di recupero supplementare”.
Tutti si guardarono costernati.
“Anche Tiger e Goyle mancano”, notò Crouch allarmato.
“Ragazzi ho un cattivo presentimento” mormorò Narcissa, sentendo serpeggiare nelle ossa un brivido che presagiva guai.
“Secondo me dobbiamo andarli a cercare e con molta urgenza”.
“E se quel matto di Gazza ci sorprende?” chiese Lucius preoccupato.
“Sapete tutti che è in combutta con Malocchio”.
“Siamo purosangue e non possiamo permettere che gentaglia come Gazza o Moody ci fermino”, insorse Regulus in un’esplosione di orgoglio pureblood made in Walburga.
“Forza, facciamoci coraggio e tiriamo a sorte le cannucce per decidere chi di voi mi dovrà accompagnare.
Tutti assentirono e poi si procedette all’estrazione dei fortunati, che furono Malfoy e Piton.
Salutati come eroi, tra pacche d’incoraggiamento e frasi di circostanza, vennero letteralmente buttati nel corridoio dai compagni che s’affrettarono a richiudere la porta dietro di loro, lasciandoli soli e al buio.
Regulus camminava spedito, mantenendo un aplomb britannico invidiabile a differenza del biondo compagno che, sudando freddo, camminava in punta di piedi rasentando il muro, trascinandosi appresso un catatonico Severus, sempre più scollegato alla realtà.
Purtroppo però, quando arrivarono all’altezza dei bagni dei prefetti, successe un fatto che fece letteralmente sgretolare tutto l’autocontrollo inglese di Black: dalla porta appena socchiusa apparve la Evans in tutto il suo nudo splendore.
Quella visione così forte e inaspettata fu un colpo troppo grosso per il povero cuore del giovane che stramazzò al suolo svenuto, strappando nella caduta il mantello dell’invisibilità che nascondeva Potter, colui che aveva aperto la porta del bagno.
Intanto Piton, miracolosamente riavutosi dalla catatonia, si avventava come un ciclone addosso al Malandrino impudente, con l’intento di polverizzagli il sedere a pedate.
I ragazzi cominciarono a dibattersi a terra pestandosi di santa ragione, tra schiamazzi e schianti mentre Lucius, terrorizzato, cercava di fermarli.
“Smettetela”, gridava disperato cercando di afferrare Severino per la palandrana, “se Gazza ci trova fuori dai dormitori chissà cosa succede”, ma i suoi accorati appelli erano destinati a cadere nel vuoto.
Intanto la Evans, raccattati in fretta e furia un asciugamano e la sua fida bacchetta, s’era lanciata in corridoio per vedere la causa di tanto baccano.
Alla sua vista Piton, pesto e scarmigliato più che mai, si bloccò in adorazione, mentre James, con la sua aria più sfrontata nonostante fosse lungo disteso in mezzo al corridoio, se ne uscì con un : “Abbiamo caldino Evans bella? Ma vieeeeni che ti raffreddo io” .

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Capitolo 6
*** Il risveglio di Regulus ***


Il risveglio di Regulus





Regulus aprì gli occhi, destato dalla voce tonante di Malocchio che lo chiamava.
Si trovava in una stanza semibuia e odorosa di muffa e, pur provandoci, non riusciva a muovere né le braccia né le gambe.
“Deve essere uno dei soliti incubi”, pensò chiudendo ancora le palpebre, ma una secchiata d’acqua gelida gli fece capire che non stava sognando.
“Gridando cercò di alzarsi, ma si accorse d’essere imprigionato su uno strano tavolaccio con anelli rugginosi che gli legavano polsi e caviglie.
“Il banco di stiramento” alitò terrificato, ricordando il simpatico mobile che suo padre teneva nello studio.
“Bene, vedo che sei sveglio e ben lucido”, gongolò Moody sorridendo.
“Adesso ti spiegherò in cosa consiste la punizione di stasera per averti trovato in giro per i corridoi dopo il coprifuoco”.
“Professore, io sono un prefetto”, cercò di difendersi Black, ma l’Auror non si fece impietosire.
“Sarai anche un prefetto, ma stasera di guardia c’erano Patil e la Evans, quindi TU dovevi rimanere in camera tua.”
Intanto, celati dal mantello dell’invisibilità, Piton, Lily, Lucius e Potter, con occhi sgranati, assistevano alla scena.
“Perché Gazza lo ha legato a quel tavolo?” chiese Evans preoccupata.
“Non è un tavolo, ma un antico strumento di tortura” specificò Piton con voce incolore.
“Vedete quell’argano a cui sta attaccato il bidello? Quando lo si muove la macchina comincia a tirare il corpo della vittima in due direzioni diverse”.
“Vuoi dire che quel pazzo vuole allungare Regulus?” escalmò la ragazza costernata, mentre Lucius, che ben conosceva l’aggeggio, sbiancava terrorizzato.
“Professore cominciamo”, la tonante voce di Gazza, tutto galvanizzato dall’idea di usare uno dei suoi cari strumenti di tortura, risuonò nella stanza, creando un momento di panico tra i presenti.
“Dobbiamo far intervenire subito il preside”, decise Evans.
“Tu sei fuori” insorse Potter, “se Moody ci scopre allunga anche noi!!!”
“Potter , la colpa di tutto sto casino è solo tua e adesso hai anche il coraggio di lamentarti?"
Un fruscio uscì dalla bacchetta della rossa e il ragazzo si ritrovò appeso ad uno dei ganci per le torce, che sotto il suo peso cedette con grande fracasso.
Malocchio e Gazza si voltarono allarmati poi il bidello vide il Grifondoro stramazzato al suolo e fregandosi le mani tutto contento esclamò:
“Poter la peste qui? Wow, che seratona, che seratona...” e il luccichio mefistofelico del suo sguardo non lasciava adito a dubbi
Intanto Silente, ignaro di cosa stesse succedendo nei sotterranei, stava giocando a pinacola con Lumacorno, Vitius e la McGrannit . Come sempre perdeva e le sue fiches erano tutte nel mucchio di Lumacorno.
"Horace, hai più culo che anima", ringhiò all'ennesima sconfitta, mentre Minerva si rammaricava mentalmente d'essere finita in coppia con una schiappa di tal genere.
"Coraggio Albus, sfortunato al gioco, fortunato in amore; a proposito come sta il caro Gellert? Sempre ergastolano a Nurmengard?"
Il ruggito del preside fu interrotto dalla comparsa della cerva argentata di Lily .
“Studente in pericolo, seguitemi” belò la bestiola e i professori, bacchetta sguainata, la scortarono nel sotterraneo.
A metà del lungo corridoio cominciarono a sentire i lamenti strazianti di Black e Potter.
“Albus, caro, cosa pensi stia succedendo” chiese tremante Minerva.
“Temo che i Mangiamorte siano riusciti a penetrare nel castello” sussurrò il preside.
“Dobbiamo intervenire!” A quelle parole Lumacorno si fece smorto e tirata fuori la fiaschetta del cordiale diede due belle sorsate.
Intanto Malocchio aveva preso a interrogare Black e Potter, sistemato su un altro tavolo da tortura lì a fianco, e ad ogni risposta sbagliata incitava Gazza a manovrare l’argano.
“Cosa state facendo?” esclamò costernato il preside irrompendo nella stanza.
“Corsi di recupero” rispose serafico Moody.
“Alastor, qui ad Hogwarts i corsi di recupero non si fanno con le macchine da tortura”, intervenne la MCGranitt inferocita
"Opsss, deve essermi sfuggito", si giustificò il professore, con sguardo angelico.

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Capitolo 7
*** Licantropi al castello ***


Licantropi al castello





Dopo l’esperienza terrificante nei sotterranei , Potter, Regulus e gli altri ragazzi erano stati ricoverati in infermeria e in quella occasione Lily aveva notato le difficoltà di Madama Chips per curare l’orda anomala di studenti acciaccati che gli procurava Moody.
La mattina dopo, una volta dimessa, da brava prefetta aveva deciso d’imporre a tutte le Grifondoro un servizio di volontariato sanitario e, al termine delle lezioni, indossata la divisa – giusto per dare il buon esempio- aveva cominciato la sua missione umanitaria.
Regulus, l’unico dei cinque ad essere stato trattenuto in corsia perché febbricitante, giaceva tra i candidi cuscini di piuma del reparto infettivi crogiolandosi al confortante calore della borsa dell’acqua calda, quando se la vide arrivare in camera a tradimento.
“Buongiorno”, esclamò la ragazza con il più splendente dei sorrisi.
“Come stai?”
“Be-be-bene” balbettò, preso alla sprovvista, sentendo salire la tachicardia.
“Sono contenta di sentirlo, ma sono certa che staresti ancora meglio se dessimo aria a questa stanzetta e, magari, anche alle tue lenzuola”.
Con un colpo di bacchetta ben assestato la finestra si aprì e le coltri che coprivano il malato presero il volo verso il davanzale, lasciandolo in mutande e canottiera.
Il povero Regulus, giustamente, si agitò.
Lui era il virgulto della stirpe dei Black e non era certo suo costume mostrarsi alle fanciulle in quelle condizioni.
Intanto Lily, che non s’era affatto accorta del suo imbarazzo, continuava a sfaccendare nella camera chiacchierando amabilmente.
Dopo aver rassettato il comodino e spolverato i pavimenti si avvicinò al letto con una spugna e una bacinella.
“Adesso ti aiuterò a lavarti e poi cambieremo la biancheria”, annunciò gaia, mandando in panico l’infelice che dal color porpora passò al vinaccia.
“Cosa succede caro, mi sembri un po’ accaldato”, esclamò la solerte infermierina preoccupata, fissando con sgomento i rivoli di sudore che zampillavano dalla fronte del malato.
“Forse è meglio se prima del bagnetto misuriamo la febbre”.
Tutta sollecita s’accostò al capezzale di Black, armata di termometro rettale, facendogli schizzare la temperatura a cinquanta gradi e mandandolo in convulsione.
“Santi numi”, boccheggiò la ragazza inorridita,“bisogna far intervenire Madame con urgenza”.
Poco dopo La Chips era al suo fianco pronta a praticare al povero invalido una supercura di antibiotico, un flacone intero di antipiretico e un bel salasso con le sanguisughe.
Forse fu per l’eccesso di emozioni, o forse fu colpa della luna piena, oppure un effetto collaterale delle pesanti cure subite, ma quella sera, allo scoccare della mezzanotte, Regulus spalancò gli occhi e dalla sua gola proruppe un ululato terrificante che squarciò il silenzio del castello, destandone tutti gli abitanti.
Il primo pensiero cosciente di Silente fu per Remus, che già immaginava- in modalità mannaro assetato di sangue- vagare per i corridoi in cerca di vittime.
Ancora in camicione da notte si scapicollò giù dalle scale travolgendo nella foga il trespolo di Fanny, che dallo spavento s’incendiò appiccando fuoco all’orlo della sua vestaglia.
Come una lucente stella cometa arrivò nel corridoio centrale della scuola dove già facevano capannello insegnanti e studenti.
“i Mangiamorte ci attaccano!” ululò Lumacorno vedendolo in fiamme e, giusto per fermare la tachicardia, s’attaccò alla fiaschetta del cordiale, mentre la McGranitt, armata di scialletto all’uncinetto, accorreva a domare l’incendio.
Intanto Malocchio, accorso a bacchetta sguainata per fronteggiare il pericolo, constatato che la torcia umana era il preside e non Tom Riddle si disinteressò della faccenda, ricominciando a scrutare i corridoi in cerca dei neri felloni.
“Albus, caro, pensi che il nostro Remus…”
“Temo proprio di sì Minerva”, sospirò il mago, cercando di nascondere le bruciature più evidenti sul retro del suo camicione con lo scialle lilla che gli porgeva la maga.
“Remus Lupin il licantropo?Bene, ho proprio voglia di una battuta di caccia alla belva!” sibilò Moody, soppesando il suo bastone, ma le sue parole furono coperte da un sonoro trapestio che annunciava l’arrivo di Hagrid e del suo cane Fuffy.
Dopo aver scortato gli studenti al sicuro in sala grande il preside e alcuni insegnanti s'avventurarono nei corridoi del castello, in cerca del pericoloso mannaro.
La tensione si tagliava con il coltello e il povero Horace, giusto per tenere tranquilli i suoi nervi, continuava ad attaccarsi alla bottiglietta del cordiale, sotto lo sguardo severo della MCGranitt.
Quando giunsero nei pressi delle cucine, preannunciato da un terrificante ululo, un temibile individuo sbucò dal corridoio, inseguito da Madama Chips e da tre elfi.
“Regulus Black” gridò Minerva identificando per prima il ragazzo che correva schiamazzando per i corridoi.
“Presto, presto, aiutatemi”, esclamò la Chips scorgendoli.
“Questi potrebbero essere i primi sintomi di contagio da licantropia”.
“Licantropia??? E come avrebbe fatto a contrarla a Hogwarts?” alitò Silente, mentre Lumacorno si tergeva il sudore con un fazzolettone fiorato, pensando con terrore alla reazione dei coniugi Black alla notizia.
I professori partirono all’inseguimento , ma in un castello pieno di scale semoventi non era una cosa da poco.
Spettinato, sbavante e seminudo Regulus correva velocissimo e pareva avere un sesto senso per schivare i pericoli, cosa che invece non riusciva ai prof, soprattutto a Lumacorno ormai ubriaco fradicio.
“Horace, incanta le statue dell’ingresso, così gli bloccheranno la fuga verso l’esterno”, gridò il preside, appeso al corrimano di uno scalone che si stava girando dalla parte opposta a quella del fuggiasco.
“Sc-sc-scubito”, rispose il mago, alzando la bacchetta con mano tremebonda.
Il maleficio partì zigzagando, ma invece che sulle sculture finì dritto dritto contro il pellicciotto di Hagrid, animandolo di vita propria.
Vedendo l'indumento che cominciava ad agitarsi e a ringhiare Fufy si fece attento e scambiandolo per una femmina di cane in calore l'assalì con foga, esibendosi in gesta così inequivocabili che fecero imporporare le guance alle due signore presenti.
Silente a quello spettacolo inorridì e sguainò la bacchetta contro il cane, ma Lumacorno, che ormai non si reggeva più in piedi, aveva avuto la stessa idea e il suo schiantesimo fu più veloce.
Il raggio luminoso rimbalzò sul pavimento e sui muri, tramortendo al suo passaggio Moody, Silente, Vitius e anche Regulus.
Fuffy, disturbato da tutto quel trambusto, decise che quel posto non andava bene per l’accoppiamento e con un colpo di denti strappò l'abito maledetto ad Hagrid, fuggendo poi in uno dei corridoi .
“Ohhhhhhhhh” esclamarono la McGranitt e Madama Chips alla vista delle abominevoli nudità del guardiacaccia.
"Soccia che sverzura" commentò Lumacorno brindando alla salute di tanta virilità.

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Capitolo 8
*** La strana malattia ***


La strana malattia





Dopo le peripezie di quella notte, Silente, i professori e Hagrid, che si reggeva la borsa del ghiaccio su un occhio nero, cercavano di fare il punto della situazione sfasciati sulle poltroncine della sala d'aspetto ambulatoriale, in attesa di scoprire cosa avesse causato in Regulus quell'attacco di licantropia.
“Visto che non sappiamo ancora cos’ha Black io proporrei di non dire nulla ai suoi per il momento”, propose il preside, terrorizzato dalle rappresaglie che di certo Orion avrebbe messo in atto contro di lui.
“Appoggio Silente al cento per cento”, s’intromise Malocchio, ricordando il caratteraccio del purosangue.
“Non so Albus, non mi sembra troppo etico nascondere a un padre le gravi condizioni di salute del figliolo”, sospirò Minerva preoccupata.
“C-c-cara Minny, chi ti dice che le condiscioni di Regulus siano g-g-gravi?” saltò su Lumacorno, che nonostante la sbronza aveva capito più che bene il piano di Silente.
“ M-m-magari è solo una di quelle sciocchessciuole adolescenziali come l’acne, o i capelli grasci o…”
Un trepestio furioso nel corridoio troncò a metà la frase del docente, poi la porta si spalancò e, come un ciclone, fecero la sua entrata i coniugi Black.
Walburga pareva una bomboniera di raso rosa e diamanti, mentre Orion, in frack, cilindro e bastone dorato, aveva un aspetto regale e minaccioso.
“Cos’è accaduto al mio erede” ringhiò furibondo, aggrottando le sopracciglia cespugliose e cercando di domare il riporto della pelata, che sbucava dal cappello ritto come un’antenna.
I professori cercarono di barare, facendo gli gnorri, ma il lord li gelò con un gesto secco del bastone.
“Non mentite, banda di delinquenti! Phineas ci ha avvisato che nostro figlio è stato trasportato in infermeria e che si vocifera sia in fin di vita. Esigo sapere cos’ha”.
“N-non sappiamo”, pigolò Silente cercando, con fare indifferente, di sistemarsi meglio la liseuse lilla della McGranitt, sotto gli occhi esterrefatti di Walburga.
“Potrebbe essere un lievissimo attacco di licantropia”, aggiunse Vitius, aggiustandosi con nonchalance la retina per capelli sui bigodini.
Il tonfo di Lady Walburga che sveniva, in uno svolazzare di pizzi e tulle, calamitò l’attenzione di tutti.
“Silente, se ci tiene alla pellaccia preghi Merlino che questa diagnosi sia sbagliata, altrimenti quello che cercò di farle Grindelwald durante il vostro duello le sembrerà una barzelletta”, tuonò il Lord sventolando il bastone da passeggio davanti al naso del preside.
Quella lunga notte venne ricordata negli annali di Hogwarts come una delle più funeste per i docenti.
Mentre la Chips, barricata in infermeria, sottoponeva Regulus a tutti gli esami clinici del caso, Orion misurava a lunghi passi il corridoio, seguito a ruota dai suoi sette avvocati in fila indiana che salmodiavano di querele, ingiunzioni, pignoramenti per danni morali e materiali e pena di morte.
Walburga, ormai rinvenuta, stava languidamente abbandonata su una poltrona singhiozzando e i suoi lamenti sulla rovina del buon nome della famiglia riecheggiavano nella sala come un canto funebre, mentre il fido Kreacker, più arcigno e ammuffito che mai, continuava a seguire Silente come un’ombra, mormorando frasi incoraggianti quali : “Feccia del Mondo Magico! Fatucchiere di terza categoria! Rovina del buon nome dei maghi! Al rogo al rogo!!!” Mancava poco all’alba, quando finalmente la medimaga fece capolino dalla porta dell’ambulatorio.
Regulus sembrava essersi ripreso, ma la prognosi era ancora riservatissima.

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Capitolo 9
*** Le buone azioni di Lulù ***


Le buone azioni di Lulù





Mentre il povero Black languiva per amore in infermeria, trafitto dagli aghi delle numerose flebo calmanti, qualcun altro soffriva le pene di Cupido in sala grande, sotto gli occhi accigliati di Lucius Malfoy che pensieroso l'osservava sorbendo con grazia il suo cappuccino tripla panna.
Severus, più triste e immusonito che mai, piluccava svogliatamente la colazione, gettando sguardi di fuoco al tavolo dei Grifoni, dove la Evans e Lupin, vicini vicini, stavano ripassando la lezione.
Dopo il rientro ad Hogwarts e i problemi con Malocchio il ragazzo s’era incupito ancora di più e il suo fisico già patito, a furia di notti bianche, punizioni e pasti saltati s’era così consunto che l’unica parte ancora ben visibile rimaneva il naso.
Questo non era certo un bene, dal momento che quell'appendice era già enorme di suo e ora spiccava in tutto quel nero come una montagna.
Intercettando il suo sguardo preoccupato la dolce Narcissa sospirò.
“Lulù, bisogna fare qualcosa per quel poverino”
“Già, ma cosa, mia cara?” ponderò il lord stringendole con affetto la mano.
La risposta a questa domanda gli venne un paio d’ore dopo dal suo compagno di corso Rodolphus Lestrange per via aerea, cioè con un bigliettino di carta volante, durante il noioso monologo del professor Rufus sulla congiura dei Goblin.
“Stasera sono stato invitato ad una seratina di poker al Club 23, che ne dici di farmi compagnia?”
Lucius lesse il messaggio. Gli sarebbe tanto piaciuto visitare il famoso Club 23, il locale magico più figo di Londra, ma aveva promesso a Piton di andare con lui al cineforum che teneva la Evans ogni sabato in sala proiezioni e non voleva deluderlo.
Sospirando prese pergamena e calamaio e rispose.
Dopo pochi secondi un nuovo aeroplanino di carta atterrò sul suo banco.
“Ancora la corazzata Potëmkin? Ma lo vuoi fare proprio morire di tristezza quel povero ragazzo? Portalo con noi, più siamo e più ci divertiremo!”
“Ma sei matto? Lui è ancora minorenne!”, vergò Malfoy sottolineando bene la parola.
“Uhhh, sai che problema…" sillabò Lestrange sporgendosi dal banco.
"Lo faremo uscire dalla scuola passando per il passaggio segreto che usavamo io e Rosier ai tempi in cui facevo la terza.
In effetti quegli anni, tre per l’esattezza essendo Rodolphus, come Lucius ed Evan, pluriripetente, erano stati assai ricchi di fughe e divertimenti illeciti, poi finalmente all’età di 24 anni Rosier s’era diplomato.
Tutti avevano gridato al miracolo, ma qualcuno aveva parlato di grosse tangenti e, per accreditare l’ipotesi, l’anno dopo al rientro a scuola studenti e i professori avevano trovato tutti i bagni del castello lussuosamente ristrutturati.
Naturalmente si era cercato di sapere la verità, ma i quadri del castello avevano la bocca cucita da un incantesimo e Silente faceva lo gnorri.
Lucius ponderò la proposta fino al suono della campanella
Più ci pensava e più gli pareva che Rodolphus avesse ragione.
Insomma, va bene compiacere la propria ex ragazza, ma la corazzata Potëmkin era un vero strazio!!!
Alla fine l'animo perfido di Rod ebbe la meglio sulle remore di Lulù e così quel sabato sera Piton, tirato a lucido e con un documento di identità falsissimo, fece il suo ingresso trionfale al Club 23, scortato dai suoi due diavoli custodi.
Il proprietario di qell'elegante bisca era Alphard Black, conosciuto dal Mondo Magico inglese come il più gioviale dei lord e staconosciuto tra i frequentatori di Nocturne Alley come il più grande baro del mondo.
Tra quelle viuzze buie e losche circolavano strane leggende su come fosse riuscito ad arricchirsi smisuratamente ripulendo casinò babbani ...
Quella sera, mentre come sempre sedeva ad un tavolo d’angolo con vista sull’ingresso, osservò l’entrata dei tre studenti di Hogwarts e, riconoscendo Lucius, venne preso da nostalgia.
Sembrava ieri che era uno studentello allegro e spensierato sempre in lotta con Abraxas, il suo più acerrimo nemico.
A quel ricordo non seppe resistere.
Con uno stratagemma, prese posto al tavolo da gioco dei tre ragazzi e quattro ore dopo due erano ridotti in mutande e il terzo s’accingeva a togliersi anche quelle.
“Insomma, milord, non ho mai visto una fortuna così sfacciata”, asserì offeso Lucius, mentre con una foglia strappata da una delle palme in vaso cercava di coprirsi le pudende.
“Che vuoi ragazzo mio, sarà la fortuna del nonnetto”, rise allegro il mago, pensando che turlupinare Malfoy Junior era estremamente divertente, ma fregare il suo compare, quello nero e unticcio che pareva un impresario delle pompe funebri e che ogni volta che perdeva una fiche sembrava sull’orlo di un colpo apoplettico, era addirittura esilarante.
“Caro Lucius, poiché tu hai perso tutto e mi hai pure firmato un sacco di cambiali, devi fare la penitenza prima di andartene a casa.
Avanti, scegli la carta”, lo incitò, porgendogli il mazzo.
Lucius, sempre tenendo ben salda la foglia di palma, pescò una regina.
“Donna di cuori? Ottimo!” esclamò il padrone di casa con un sorriso a trentadue denti.
“Dovrai vestirti come Wanda Osiris e scendere le gradinate del palazzo cantando Grazie dei Fior”.
Il ragazzo platinato s’erse in tutta la sua statura pronto a protestare, ma le sei guardie del corpo di Black, tutti culturisti di stazza XXL, si avvicinarono minacciosi scrocchiando le dita, riportandolo immediatamente a più miti consigli.
Borbottando come un paiolo di pozione sul fuoco, si recò nelle stanze di servizio ricomparendo poco dopo sulla scalinata d’ingresso abbigliato come una drag queen.
A quella vista sulla sala gioco scese il silenzio mentre con un generoso spintone una delle guardie incitava Malfoy a cominciare lo spettacolo.

“Grazie dei fiorrrrr.
Tra tutti quanti li ho riconosciutiiiii.
Mi han fatto male eppure li ho graditiiiii.
Son rose rosse e parlano d’amoooooorrrrrr.

La stridula voce di Malfoy sovrastava le note del pianoforte, mentre il ragazzo scendeva con grazia lo scalone lanciando rose rosse a destra e a manca, con Piton e Rodolphus che gli reggevano lo strascico da brave damigelle.
Nonostante il disappunto del trio lo spettacolo fu un successone e al grido di "Bionda sei una bomba" e "vogliamo anche la mossa di Mimì Tirabusciò", tutti gli avventori del Club s’erano spellati le mani dagli applausi.
Fu così che, per uscire vivi, i tre avevano dovuto continuare lo spettacolino e alla fine avevano dovuto anche intonare Polvere di Stelle, con Lucius che cantava a squarciagola :


"Ma 'ndo vai se la banana non ce l'hai?
bella Hawaiana attaccate a sta banana
ma ... 'ndo vai? se la banana non ce l'hai?
vieni con me te la faro' vede'....
bella Hawaiana attaccate a sta bananaaaaaaaa

Alle cinque di mattina, dopo aver firmato una montagna di pagherò, i ragazzi fecero ritorno a scuola, molto abbacchiati sia nell’amor proprio che nel portafogli.
Naturalmente all’uscita del passaggio segreto li attendeva Gazza, armato di ramazza, che per punizione li costrinse a pulire tutti i bagni del castello senza magia, ma questa è un’altra storia...

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Capitolo 10
*** La ricaduta di Regulus ***


La ricaduta di Regulus





La lontananza dall’oggetto dei suoi desideri insieme alle vitamine e ai tranquillanti che Madama Chips gli propinava a dosaggi da cavallo stavano aiutando moltissimo la convalescenza di Regulus, che sembrava finalmente tornato in salute.
Rincuorata dal suo aspetto florido e dagli esami clinici perfetti la maga decise di dimetterlo ma, una volta tornato tra gli studenti in capo a pochi giorni i problemi fecero di nuovo capolino.
Per prima cosa il ragazzo s’accorse che il suo grande amore veniva infastidito dal più acerrimo nemico che la casa di Serpeverde avesse mai avuto: James Potter, colui che aveva traviato suo fratello e lo aveva ridotto ad un babbanofilo di dubbia moralità e di infimi gusti.
Preoccupato che il Grifone potesse avere buone chance con la rossa, Regulus si mise a pedinarlo e così fece una nuova e orribile scoperta: suo fratello non solo era la rovina del buon nome della famiglia ma era pure il fidanzato segreto di Remus Lupin, sinistro mezzo sangue povero in canna.
Questa rivelazione, unita al pensiero di come avrebbe accolto la notizia Walburga, lo prostrarono talmente che nonostante la cura calmante ebbe una brutta ricaduta.
I suoi ululati agghiaccianti divennero la colonna sonora delle notti di Hogwarts e accanto al sonnambulismo lupesco fecero anche la loro comparsa numerosi tic nervosi che costringevano il poverino a un macabro balletto di ammiccamenti, torsioni, smorfie del viso e grufolii.
Tra gli alunni cominciò a circolare voce che quelli fossero gli effetti nefasti del matrimonio tra consanguinei e che sicuramente, adesso che si era innescata la miccia, altre tare ereditarie avrebbero fatto la loro comparsa in breve tempo.
Naturalmente Silente stava cercando in ogni modo di nascondere la situazione al malefico ritratto di Phineas Nigellus , facendo comparire pesanti tendaggi su ogni sua cornice e lanciando su ogni suo quadro un incanto Muffliato, ma la situazione si faceva sempre più calda.
Preso da disperazione, dopo aver provato tutti gli incantesimi curativi dell’enciclopedia tre maghi, compresi tre proibitissimi consigliati solo in casi di calamità, arrivò persino a chiedere un consulto alla famosissima Maga Vanna M. che impazzava su tutte le tv babbane. Grazie all'elargizione di un'esagerata somma di denaro la luminare gli mandò una decina di chili d’amuleti e un cespuglietto d’edera magica, ma anche addobbato come un albero di Natale Regulus non dava segni di miglioramento.
Se il preside, ormai sull’orlo di una crisi di nervi, passava le notti in bianco inseguendo il suo alunno malato e immaginando il ritorno dei Black, anche qualcun altro non poteva più dormire al castello, ma questa volta gli schiamazzi notturni di Regulus non c’entravano per niente.
Lucius Malfoy soffriva, infatti, di un grave stato d’insonnia e la causa di tanta agitazione era da ricercarsi in una certa pergamena che gli era stata consegnata in punta di dita da una schifata MCGranitt a fine quadrimestre.
Il giovane aveva tremato d’apprensione alla vista di tanto scempio, anche perché quel anno, il sesto per l’esattezza, papà Abraxas era stato chiaro: dopo tre bocciature e cinque estati a pagare precettori privati per gli esami di riparazione non avrebbe approvato nulla di meno che una media inferiore alla sufficienza.
Naturalmente quando Mister Malfoy era arrivato al castello per la firma erano cominciati i guai.
Inorridito aveva occhieggiato i voti senza proferire parola poi aveva incenerito le sette carte di credito del figlio, aveva bruciato il contratto d’affitto della suite extralusso Salazar Serpeverde -nella quale Lucius alloggiava da sempre- e aveva arso il suo nome dall’albero genealogico appeso alla parete.
Ovviamente, visto le premesse, Lucius s'era ben guardato di chiedergli soldi per pagare i debiti di gioco, anzi non gli aveva chiesto neanche notizie della sua paghetta, terrorizzato di finire in fiamme pure lui, e adesso giaceva, come un povero indigente, nei dormitori comuni, assieme a Severus che babysitterava Nagini per guadagnare qualche centesimo, Crouch che russava come un trombone, Tiger che suonava una marcetta per oboe con le sue flatulenze e Black che scorrazzava nei corridoi ululando come una sirena.
“Ormai sono un mago randagio e dovrò ridurmi a una vita di stenti e miserie come quella di Severino” sospirò il decaduto lord, girandosi per l'ennesima volta nel bitorzoluto lettuccio, e una lacrima fece capolino dalle sue lunghe ciglia.

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Capitolo 11
*** I guai di Silente ***


I guai di Silente





Nonostante le precauzioni del preside anche il malefico ritratto di Phineas Nigellus seppe.
La colpa fu della Signora Grassa che non potendo più tollerare le spaventevoli incursioni notturne del povero malato, per preservare le sue dipinte coronarie spifferò tutti al vetusto quadro,sperando in un aiuto.
Così in un tetro pomeriggio novembrino, affacciandosi alla finestra dell’infermeria Silente riconobbe all’orizzonte la stirpe dei Black in assetto da battaglia.
Il corteo era aperto da Orion che camminava spedito con il cilindro sulle ventitrè e la bacchetta sguainata, seguito dai cognati Cygnus e Alphard e da sedici dei loro avvocati, tutti nerovestiti.
Sulle retrovie erano riconoscibili Walburga e Druella, con cappellini ornati di piume e frutta e le mantelline di zibellino svolazzanti.
Seguiva poi Kreacher a cavallo di un doberman, fiero condottiero di un piccolo esercito di Elfi domestici armati fino ai denti di utensili da cucina e scope.
A quella vista il povero preside era stato preso da mancamento.
Con occhi spiritati aveva guardato il morituro Regulus e per un momento aveva pensato di fare una follia, trasfigurandolo in un pitale per nasconderlo agli occhi della sua famiglia,ma poi aveva immaginato che dietro a tutto ciò ci fosse il malefico avo del quadro e aveva cercati di tirare fuori tutto il suo coraggio per accogliere il gruppo, dopo aver scolato la fiaschetta di brandy passatagli da Lumacorno che accanto a lui tremava di paura.
“Silente cos’è successo al mio figliolo!!!” tuonò Orion poco dopo, varcando la porta del nosocomio come un ciclone.
Il docente, spiaccicato, contro al muro emise un flebile sospiro.
Intanto Madama Chips, per evitare la carneficina, usciva trafelata dall’ambulatorio, stringendo in pugno la cartella clinica di Regulus.
“Poppy, il mio bambino” ululò Walburga, appressata al capezzale del giovane Black.
“Tranquila mia cara, secondo i miei esami Regulus non ha nulla di grave” balbettò la medimaga, sudando freddo.
“Ma insomma, mio figlio è o non è un licantropo?” stridette la matrona lamentosa.
“Non sappiamo ancora, cara. Potrebbe essere un primo segnale, ma potrebbe anche trattarsi di un disturbo psichico”.
La Black accolse queste nuove puntando la bacchetta alla giugulare di Silente.
“My lady”, alitò questi, non azzardandosi a muovere un muscolo, “mi creda che Regulus sta ricevendo tutte le cure del caso”.
“A me non sembra proprio” s’intromise Cygnus squadrando col pice-nez il viso sfatto del nipote, dove spiccava nitido un occhio nero.
In realtà l’occhio pesto non era un effetto collaterale della malattia; la notte prima, quando Regulus aveva cominciato a ululare, Piton che il giorno dopo aveva un’interrogazione con la McGranitt ed era nervosissimo, aveva cercato di avadakedavrizzarlo e solo l’intervento di Crouch l’aveva salvato.
Per nulla convinto dalle accorate parole del compagno, che lo invitavano ad avere pietà di un malato, Severus s’era appressato al talamo, ma in quel momento Regulus era piombato nel dormitorio e aveva tentato di baciarlo chiamandolo “Bambolona rossa”.
C’erano voluti in tre per fermare la bacchetta vendicatrice dell’arruffato Principe Mezzo Sangue e Barty, per evitare ulteriori spargimenti di sangue, li aveva tramortiti entrambi con uno Schiantesimo.
“Povero povero il mio piccolo padrone bistrattato da un babbanofilo incapace ” cominciò a gemere Kreacher, dando il via ad una sinfonia di lamenti da parte degli elfi.
“Silente, lei è un incompetente e per colpa sua ormai siamo sulla bocca di tutti come i parenti del licantropo pazzo” s’indispettì Druella colpendo ripetutamente sulla testa il preside con la bacchetta.
Naturalmente Cygnus accorse subito a darle manforte, lisciandogli la schiena col bastone da passeggio in palissandro, mentre Alphard, minacciandolo con la bacchetta,gli ingiungeva d’interpellare subito il miglior psicologo del Mondo Magico.
Poco dopo al capezzale del malato era presente Sigismondo Freudetti il più famoso-e costoso- luminare di psicologia del Magimondo.
La visita fu lunga e dispendiosa, ma finalmente si riuscì a stilare una diagnosi.
Secondo il maestro Regulus soffriva della sindrome del rifiuto amoroso, aggravata dal suo temperamento riservatissimo.
Poiché indurlo a confessare il nome della fanciulla dei suoi sogni sarebbe stato psicologicamente controproducente bisognava indagare con tatto e discrezione, vigilando sulle sue mosse.
Fu allora che Alphard si ricordò dei debiti di gioco di Lucius e Severus e, fulmineo, chiamò a raccolta i legali. Qualche minuto dopo una pergamena di diffida ai due giocatori d’azzardo era in volo verso i sotterranei di Serpeverde…

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Capitolo 12
*** Debiti di gioco ***


Debiti di gioco





Quando lo sparviero di Alphard Black atterrò nel dormitorio di Serpeverde per consegnare la lettera ai due giocatori d’azzardo morosi, Piton dormiva ancora della grossa avvoltolato nelle spire di Nagini.
Il tirchio Silente risparmiava sul riscaldamento e perciò, durante la notte, la bestia in cerca di calore era strisciata nel lettuccio del baby sitter approfittando della sua perdita di sensi dovuta allo schiantesimo di Crouch.
Il volatile s’era avventato sul povero dormiente, forse riconoscendolo come uno dei destinatari della missiva e aveva cominciato a beccargli la zucca con foga, svegliandolo di soprassalto.
Immobilizzato sotto quella gragnola di colpi Severus s’era messo a invocare soccorsi e in suo aiuto erano accorsi Lucius e Barty.
Così mentre Crouch prendeva a bacchettate Nagini cercando di liberare l’amico, Malfoy, a suon di cucinate, cercava d’allontanare il pennuto assassino, seminando rovina e distruzione nella camerata.
Ancora mezzo rattrappito e tutto arruffato il neo salvato aveva finalmente potuto impossessarsi della missiva e, massaggiandosi il collo storto e i tanti bernoccoli , l’aveva aperta poi con un grido disumano s’era accasciato al suolo sotto gli occhi sgranati del biondo virgulto dei Malfoy.
“Severino rispondi, ti prego” ululò il giovane, molto impressionabile, poi il suo occhio cadde sul foglio di pergamena e anche lui crollò a terra privo di sensi, avendo l’accortezza però di celare il biglietto ai curiosi occhi di Crouch.
A quel punto Barty decise che era troppo per un povero studente e, tenendosi premuta una mano sul petto per fermare la tachicardia da stress, si rivolse al capocasa Serpeverde: Horace Lumacorno.
“Professore nella camerata nord giacciono Malfoy e Piton moribondi”, annunciò teatralmente entrando nel salottino dove il docente, ancora in mutandoni di lana e palandrana, stava facendo i pediluvi mattutini.
A quelle accorate parole il mago trasecolò.
“Vuoi vedere che quel matto di Malocchio ha ripreso i corsi di recupero?” pensò preoccupato e, senza porre tempo in mezzo si scapicollò nella stanza degli infermi armato di sali e cerotti, seguito dal suo elfo con la bombola d’ossigeno e la cassetta del pronto soccorso.
Tutto trafelato s’appressò a Malfoy, che dava qualche debole segno di vita.
“Che succede Lucius, caro?”chiese con aria materna, sventolandogli il barattolo dei sali sotto il naso.
“L-L-LUI ci vuole nel suo ufficio, dice che abbiamo accumulato troppi debiti di gioco e che lo dobbiamo ripagare”, rantolò il ragazzo, bianco come la signora delle camelie.
“Lui chi???” domandò ancora pazientemente il professore.
“Alphard Black”, agonizzò Severus,che ossigenato a dovere da un elfo domestico stava lentamente riprendendosi.
“Voi avete contratto debiti di gioco con Alphard Black???” esclamò Lumacorno sgranando gli occhi.
“Sorbole!!! Vi conviene mettere mano al portafoglio e pagare subito!!!
Poi, con sveltezza inaspettata in un omone di quella stazza, compì una rapida giravolta per impossessarsi del materiale da scrittoio di Malfoy.
“ Tieni Lucius, scrivi a casa immediatamente” ansimò, mettendo tra le mani del suo studente penna e pergamena.
“Solo tuo padre può tirarti fuori da questo guaio”
“Mio padre mi odia e non scucirà più un galeone finché non avrò rimediato a tutti i miei cattivi voti”, Pigolò Malfoy gettandosi in ginocchio e cominciando a battere la testa contro il pavimento.
“ Tu rimediare la pagella? Ohhhhh, allora siete già belli stecchiti!” inorridì il professore, poi notando il colorito grigiastro e il sibilo respiratorio del ragazzo aggiustò il tiro.
“Su, su caro, coraggio, magari puoi chiedere a Black un pagamento dilazionato, in attesa che tuo padre s’ammorbidisca un po’ e torni a scucire i soldi…Insomma sei pur sempre il suo unico figlio, carne della sua carne, mica può abbandonarti così nel momento del bisogno…”
“Black non le vuole le cambiali a lunga scadenza, vuole tutti i soldi entro stasera”, pigolò isterico Malfoy ricominciando a sbattere la testa sul pavimento con ancora più foga.
“Ferma!” gridò il prof, spaventato da tanta disperazione cercando di trattenerlo.
“Se non hai il contante puoi sempre offrirti di lavorare per lui, ma attenzione a quello che ti chiede, non permettetegli d’immischiarti in qualche traffico illecito o in una rapina”.
“Traffici illeciti??? Rapine???” boccheggiò Piton allarmatissimo.
“Beh, sapete, corrono certe voci sulle sue imprese passate, ma io sono certo che sono solo illazioni e che non potrà farvi nulla di più che qualche fattura di tortura. Robetta leggera, tranquilli, siete pur sempre ragazzi e tu Severus sei pure minorenne”, aggiunse rapido Lumacorno allungando loro la fiaschetta del cordiale.
Un’ora dopo, quando Alphard li ricevette nel suo studio, Severus e Lucius erano ubriachi fradici.
“Ossequi maestro”, gracchiò Malfoy d’un fiato, inchinandosi umilmente.
“Siamo qui per pagare i nostri debiti con cambiali a lunga scadenza o lavoro nero. La prego, sia clemente, non ci faccia partecipare a rapine o traffici illeciti, io ho il cuore debole e lui è rachitico dalla nascita e ha pure la dermatite seborroica da stress”, terminò singhiozzando senza ritegno e cercando di baciargli i piedi.
“Che diavolo stai dicendo?” trasecolò il mago.
“Non voglio cambiali da voi, né tanto meno coinvolgervi in qualche azione illegale! In cambio dei vostri enormi debiti” e sottolineo la parola enormi con un gesto ampio del braccio, “ mi basta un piccolo piccolissimo favore.Una vera sciocchezzuola direi, perché sono un gentiluomo di buon cuore .Se non sbaglio voi siete studenti di Hogwarts, vero?”
“Oui, monsieur”, balbettò Piton, aggiustandosi la massa unticcia e ribelle di capelli.
“Ottimo, e in che classe sareste?”
“Al sesto anno monsieur”.
Black li osservò aggrottando le sopracciglia.
“Ti credevo più grande, Lucius.
“Sì, signore, ma ho avuto qualche piccolo ritardo negli studi”, balbettò arrossendo Malfoy.
“Due anni?” si sorprese il mago.
“Hemmm… tre maestà, ma è solo perché sono nato un po’ prematuro e il mio sviluppo è leggermente in ritardo”.
Alphard trattenne a stento una risata, poi continuò l’interrogatorio.
“Conoscete il problema di Regulus Black?”
“E chi non lo conosce, monsieur! Sono notti che con i suoi ululati tiene sveglio l’intero castello”, sospirò Lucius, reprimendo a stento un gesto di raccapriccio.
“Certo che è proprio sfigato, poverello, non gli fosse bastato il sonnambulismo isterico ora ci si sono messi pure i tic nervosi a renderlo ridicolo”, continuò sotto lo sguardo allibito di Piton.
“Caro Lucius, quel ragazzo che tu chiami “sfigato” si da il caso sia il mio nipotino prediletto”.
Lo sguardo di Alphard era puro ghiaccio e il ghignetto morì sulle labbra del giovane mago trasformandosi in un colpetto di tosse.
“Sorry, credo che il cordiale di Lumacorno mi abbia leggermente dato alla testa”, boccheggiò, arrossendo.
“Io invece credo che voi due avete un grosso problema”, lo rimbeccò il padrone di casa.
“Sìììììììì?” La voce flautata di Lucius era poco più di un pigolio interrogativo, ma questo non commosse Alphard.
“Se ci tenete alla pelle, e sappiate che a causa dei vostri debiti io potrei benissimo richiedere il pignoramento e la vostra schiavitù a tempo indeterminato, vi consiglio di fare in modo che il mio nipotino torni a sorridere”
Il ragazzo lo guardò sconcertato mentre anche Piton sbiancava.
“Ma…come possiamo aiutarlo noi non siamo medici” balbettò Severus, allibito.
Secondo il professor Freudetti per risolvere il problema di Regulus bisogna capire chi è la fanciulla che lo fa ululare alla luna”, spiegò Alphard.
“La fanciulla che…cosa?” balbettò Severus interdetto.
“Pare che dietro agli strani comportamenti di mio nipote si celi un amore segreto non corrisposto. Vi aspetto qui fra due settimane ed esigo risposte chiare e prove fotografiche sulla ragazza che rifiuta cotanto onore.
Ricordate cosa v’aspetta se non porterete a termine il vostro compito”, ringhiò facendo apparire con uno schiocco di dita un paio di manette.
Severus deglutì e Lucius ebbe un piccolo mancamento poi, mentre giaceva a carponi sul tappeto persiano, più morto che vivo, inventò un fintissimo sorriso disinvolto, s’aggiustò la frangetta e mormorò: “lo consideri già fatto mio signore e padrone” prima di perdere definitivamente i sensi.

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Capitolo 13
*** L’indagine ***


L’indagine





Quella sera Horace attendeva impaziente i suoi studenti nel dormitorio di Serpeverde .
Era molto preoccupato e, per reggere la tensione, ballonzolava avanti e indietro per la stanza attaccandosi di continuo alla fiaschetta del cordiale.
Alle due di notte finalmente la porta si aprì e Severus, sbuffando come una locomotiva, entrò barcollando, reggendo sulle spalle Lucius semisvenuto.
“Allora? Com’è andata ragazzi?”chiese apprensivo il prof, aiutando Piton a scaricare Malfoy su un divano.
“Insomma”, rantolò Piton sbirciando apprensivo il viso cereo del compagno.
“Malissimo”, intervenne questi con voce funerea.
“Vuole che noi scopriamo di chi è innamorato Regulus.Se non ci riusciremo farà scattare la procedura di pignoramento e diverremo suoi schiavi”.
Horace fischiò, passandosi una mano grassoccia sulla parrucca.
La procedura di pignoramento era veramente un colpo basso.
“Ragazzi, vorrei aiutarvi, ma in tutti questi anni non ho mai visto Regulus in compagnia di una ragazza”
“Neppure noi, purtroppo!” sospirò Piton.
“Credo che non ci resti altro da fare che pedinarlo giorno e notte, sperando di venire a capo del mistero”.
Cominciarono così i turni di sorveglianza ma Regulus non pareva essere interessato a nessuna delle creature femminili del loro dormitorio.
Neppure a scuola si notavano preferenze, ma qui i due furono fuorviati dall’assenza di Lily, dovuta rientrare a casa per il matrimonio della sorella.
I giorni si susseguivano veloci mentre Regulus passava il tempo a studiare in biblioteca o ad allenarsi sul campo da quidditch, sempre e rigorosamente solo, così, presi da disperazione i due poveri debitori ricorsero ad estremi rimedi e, dopo un conciliabolo notturno che li tenne desti fino all’alba, decisero che per ottenere qualche dritta Malfoy doveva concedere un appuntamento ad Anastasia Carrow, una gigantessa con baffi da maresciallo redattrice del Fogliaccio di Hogwarts, il giornale scandalistico più piccante del castello.
Quel sabato sera, dunque, fingendosi malato Lucius disdisse gli impegni con Narcissa e poi portò Anastasia a cena fuori .
La scelta del ristorante era stata fatta in economia e si era ripiegato sulla Locanda del pesce morto, infimo locale gestito da una prozia paterna di Piton.
Nonostante la cena a prezzo di favore la serata fu un incubo sotto tutti i punti di vista.
La Carrow mangiava come un lupo e non disdegnava i sapori piccanti di aglio e cipolla in più, avendo praticato l’astinenza forzata per anni, subissava il povero Malfoy di sorrisi e avances più o meno velate.
Al momento si rientrare al Castello, giusto per salvare il suo onore, Lucius aveva dovuto schiantarla e poi obliarla, ma nel frattempo aveva scoperto che Regulus era stato sorpreso più volte a pedinare James Potter.
Con la sua mente geniale Lucius fece due più due e poi, dopo aver abbandonato la sua accompagnatrice nel bagno dei prefetti, corse da Severus per dargli la cattiva notizia.
“Severino, è una tragedia, Regulus si è innamorato di James Potter!!!”

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Capitolo 14
*** Operazione Love story (ovvero come salvare la pellaccia rendendo felice Regulus Black) ***


Operazione Love story
(ovvero come salvare la pellaccia rendendo felice Regulus Black)





“Potter? ma se è etero!” si stupì Lumacorno, quando qualche giorno dopo i due ragazzi si confidarono con lui.
“Appunto! Esattamente quello che abbiamo fatto notare noi a monsieur Alphard Black, ma lui non vuole sentire ragioni e pretende che noi aiutiamo il nipote realizzare il suo sogno d’amore al più presto!”, si lagnò Malfoy, disperato.
“E come farete a…”
“Non ne abbiamo la più pallida idea”.
Severus e Lucius erano il ritratto dello sconforto e il prof ebbe pietà di loro.
“Sentite, in questi casi estremi vi concedo il permesso d’infrangere la legge. Stanotte prepareremo l’Amorenthia, il più potente filtro d’amore mai conosciuto”.
Quella notte i due studenti la passarono nel sotterraneo di pozioni, Piton intento a mescere il filtro proibito sotto la sorveglianza attenta del loro insegnante e Lucius a pregare perché il loro piano avesse successo.
La semplice Amorenthia, però, in quel caso non sarebbe bastata.
Per far sì che James Potter s’innamorasse di Regulus ci voleva anche qualcosa che indebolisse il suo istinto eterosessuale, altrimenti la passione si sarebbe tramutata in una forte amicizia.
Così il professore, dopo aver passato in rassegna tutta la sua personale biblioteca proibita che teneva nascosta in un antico baule, aveva trovato quello che ci voleva.
Si trattava di un’arcana pozione quasi sconosciuta che serviva a far cadere qualsiasi tipo d’inibizione.
Era stata messa fuorilegge da secoli e il ministero non avrebbe esitato a rompergli la bacchetta se lo avesse scoperto, ma d’altronde anche Malfoy senior , una volta rinsavito, gli avrebbe rotto la bacchetta e molto altro se avesse abbandonato il figlio prediletto alla schiavitù di un Black.
Fu una notte lunga e travagliata, ma al mattino entrambi i filtri erano pronti.
Per stare sul sicuro Lumacorno aggiunse anche una terza fialetta contenente una parte della sua pozione dell’irresistibilità.
Bastava una spruzzatina e il sex appeal saliva alle stelle.
Dopo aver svegliato Lucius, che s’era assopito ore prima su un banco, mostrò ai ragazzi le tre fialette con i filtri e poi passò alle spiegazioni.
“Il filtro rosa è Amorenthia, bastano poche gocce in una qualsiasi bevanda perché faccia effetto.
“Ottimo”, sospirò Malfoy molto rincuorato,“direi che entro sera il nostro problema sarà risolto!”
“E invece no”, lo freddò il prof severamente, dandogli uno schiaffetto sulla mano protesa.
“Prima di ricorrere al filtro d’amore bisogna somministrare per una settimana a James Potter questa pozione verde, che serve per togliere le inibizioni e a renderlo più propenso ad innamorarsi di un maschio. Mi raccomando Severus, la affido a te perché è veramente pericolosa.
Due gocce di troppo e non vi dico cosa può succedere…”
Piton annuì serio, immaginando gli effetti di un sovradosaggio accidentale.
“Per ultimo ecco lo spray irresistibile. Dovrete spruzzarlo su Regulus poco prima che sia visto da James Potter, subito dopo che gli avrete somministrato l’Amorenthia. Tutto chiaro?”
“Limpido”, rispose Malfoy “Pozione verde, poi rosa e infine spray azzurro. Una passeggiatina, vero Severino?”
Piton sollevò gli occhi al cielo in una muta richiesta d’aiuto.
Più tardi, nell’ora di Storia della Magia, mentre il fantasma del professor Roof li annoiava con le guerre dei Gobelin, i due ragazzi cominciarono a stendere il loro malefico piano.
La pozione disinibente sarebbe stata somministrata a Potter durante i quotidiani allenamenti di Quidditch, però bisognava trovare la maniera di allontanare dalle borracce la Evans e Lupin, i due panchinari tuttofare della squadra.
Veramente degli allenamenti a quei due non fregava un tubo, ma erano così secchioni che pur di avere crediti aggiuntivi al loro curriculum scolastico erano disposti a tutto, compreso alzarsi alle sei di mattina per fare bassa manovalanza sul campo da gioco.
Per la somministrazione dell’Amorenthia, invece, si sarebbe dovuto aspettare il ballo di primavera.
Lì sarebbe stato necessario l’aiuto di Dobby, l’elfo domestico personale dei Malfoy, che si sarebbe confuso con gli elfi camerieri e avrebbe drogato le bevande di James.
Spruzzare la pozione irresistibile su Regulus sarebbe stato un gioco da ragazzi poiché dormivano nella stessa stanza.
Avrebbero manomesso il dopobarba, versandovi la famosa pozione, la sera stessa del ballo.
Sembrava un buon piano così, la mattina dopo all'alba, i due cospiratori diedero inizio all’operazione Love story .
Tra le ombre grigiastre e la nebbiolina mattuttina un insonnolito Malfoy, travestito da ippogrifo, caracollava per il sentiero che conduceva al campo da Quidditch.
Dietro lui, mascherato da cespuglio, strisciava Piton con la provetta della pozione disinibente appesa al collo.
Lily e Remus erano già sugli spalti, insieme ai loro inseparabili libri di testo.
Giunti nei pressi dello stadio Lucius si issò sulla scopa e innalzandosi nel cielo lanciò il grido d’amore dell’ippogrifo.
Udendolo Lupin e la Evans sollevarono immediatamente gli occhi .
Nel programma di Cura delle creature magiche stavano appunto studiando quel animale e il prof aveva messo in palio un premio da 100 punti a chi avesse recuperato una sua piuma.
Intanto, approfittando della distrazione dei due, un arbusto sospetto s’era avvicinato alle borracce e, con destrezza, aveva arraffato quella più a destra che recava inciso sopra il nome di James Potter.
“Una, due e tre” contò Severus, mentre dalla provetta verde scendevano piccole gocce di liquido.
Una rimescolatina veloce e prima che il sasso lanciato da Lupin atterrasse il povero Malfoy la borraccia era di nuovo al suo posto.
Felici i due Grifoni accorsero sul luogo dello schianto trovando molte delle penne dell’uccello, ma la bestiola era magicamente scomparsa.
Un po’ rattristati cominciarono a fare congetture sull’arcana sparizione mentre Lucius, più morto che vivo, strisciava verso l’infermeria con un bernoccolo sulla fronte grande come un cocomero oltre alle varie abrasioni arrecategli dall’ippogrifo che aveva cercato di spiumare nella notte per procurarsi il travestimento.
Intanto Potter e soci avevano finito gli allenamenti e si stavano dissetando alle borracce, prima della doccia.
Dovevano fare in fretta perché da lì a poco sarebbero iniziate le lezioni.
“Sirius, sento che oggi sarà una gran giornata” disse allegro James in preda ad una strana euforia e, in effetti, la profezia non fu sbagliata.
Qualche ora dopo, in classe, cominciò il delirio: James era irrefrenabile e questa sua agitazione contagiava anche Sirius, già esagitato di suo.
Nelle prime ore di lezione, a causa di un loro scherzo stupido, il paiolo di Tiger saltò in aria, inondando di pozione della crescita Goyle, che si ritrovò alto tre metri.
Nell’ora della MCGranitt gli abiti di Bartemius Cruch si trasfigurarono in una mise degna di Lady Gaga e per colpa di quel incidente la casata di Serpeverde perse 100 punti.
Lily fu tormentata tutta la mattina dalle avances sempre più insistenti e invadenti di James, che arrivò persino a declamargli passi tratti da Romeo e Giulietta a tempo di rap, con Sirius che suonava il banjo.
In fine, nell’intervallo della sesta ora, la foto di classe da conservare nell’annuario scolastico, venne rallegrata da due studenti ignudi che mostravano il deretano all’obiettivo.
Piton, costernato, osservava gli effetti della pozione disinibente e pensava che prima dello scadere della fatidica settimana di somministrazione probabilmente Hogwarts sarebbe andata a fuoco, ma il pensiero del pignoramento lo incitava a continuare in ogni caso perchè la tremenda visione delle manette era impressa nel suo cervello indelebilmente.
Anche Lupin, che però era all’oscuro di ciò che stava capitando a James, era vivamente preoccupato.
Ok che i suoi due amici tanto sani di mente non lo erano mai stati, ma qui si esagerava!
Potter non s’era mai comportato in quel modo e Sirius non aveva certo bisogno di qualcuno che lo incitasse a dare il peggio di sé.
L’apoteosi si raggiunse tre sere dopo, quando i compagni “guasconi” idearono lo scherzetto dei porno fantasmi e furono visti penzolare ignudi da una fune -costruita con i loro lenzuoli e poi calata dai merli della torre- davanti alle finestre del dormitorio femminile a ben dodici metri d’altezza dal suolo, gridando a squarciagola “Bu bu settete bambineeee”.
Così non si poteva andare avanti e Remus, da bravo prefetto, decise di passare alle maniere forti.
Una mattina, di nascosto a Lily che era intenta a verificare i risultati di un compito di aritmanzia, versò nella borraccia di James una fialetta di pozione antilupo, il farmaco calmante più potente che esistesse e, quando poco dopo il cespuglioso Piton aggiunse le fatidiche tre gocce, il liquido prese a ribollire e poi esplose.
Severus, tutto annerito dal fumo, venne catapultato in pieno campo da gioco creando scompiglio tra i giocatori e beccandosi tre pluffe in testa.
Fu solo grazie all’intervento provvidenziale di Silente se il ragazzo, creduto una spia della squadra verde-argento, non venne linciato.
Lupin e Lily a causa del botto si ritrovarono invece su un albero sotto il quale stazionava Lucius, che per l’occasione indossava il cappotto peloso di Hagrid per rassomigliare al rarissimo cinghiale mannaro, animale che se catturato avrebbe fatto guadagnare mille punti agli intrepidi studenti.
Naturalmente i due non persero tempo e cominciarono a lanciargli malefici per poterlo prendere e ricevere il premio .
Lucius si scapicollava tra i cespugli per fuggire a quelle bacchette vendicatrici, ma i due avevano una mira infallibile e il poveretto passò il resto della settimana in infermeria, con un trauma cranico, un braccio rotto e tre costole incrinate.
Dal suo letto di dolore decise che, anche se con qualche giorno d’anticipo, la cura anti-inibizioni di James poteva considerarsi conclusa e Piton non si sognò neppure di mettere in dubbio tale decisione anzi, tutto giulivo, esclamò: “ Coraggio Lulù, la meta è sempre più vicina. Si passa quindi all’operazione Fashon!”

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Capitolo 15
*** Operazione Fashon ***


Operazione Fashon





Uno dei problemi di maggior risalto nel piano Love story rimaneva quello di rendere Regulus Black un tantino più moderno e più appetibile per il modaiolo James Potter.
Il ragazzo, a differenza del fratello maggiore che spendeva galeoni a palate per vestiti e accessori, non curava affatto il suo look, anzi pareva provare un gusto perverso nel vestirsi come uno degli avi che costellavano i muri della sua magione.
Oltre tutto era di una tirchieria incredibile e i suoi indumenti erano tutti vecchissimi e spesso odoravano di naftalina.
Malfoy, che viveva per l’immagine, rosicava.
"Severino, quel disgraziato non avrà mai una chance con 'Vanesio Potter' conciato così. Guardalo! Con quella palandrana verde smunto e quei mocassini del periodo bellico sembra il professor Rufus redivivo!!! Poveri noi, destinati a finire in schiavitù per colpa sua!"
Severus cercava di consolarlo anche se, in verità, non vedeva nulla di male negli abiti del Black.
A lui i vestiti non parevano una cosa così importante,ma quando lo faceva notare a Malfoy riceveva in cambio sbuffi e sospiri.
La Fortuna, però, parve finalmente girare dalla sua parte in un tetro pomeriggio piovoso, quando il suo sguardo cadde su un articolo di Magi Vogue che parlava del nuovo stilista G. Allock astro nascente del panorama modaiolo magico.
Lucius strabuzzò gli occhi riconoscendo Guglielmino Sciccoloni, il cliente moroso numero uno della banca Malfoy il quale, dopo aver firmato cambiali a go go per avere un grosso prestito, s’era eclissato senza pagarne mai nemmeno una.
La sua gigantografia troneggiava nell'ufficio di Abraxas ed era piena di freccette in segno di dispregio.
Con un sorriso estatico Lucius mostrò la rivista a Severus gridando che finalmente avrebbero risolto tutti i loro problemi e poi spiegò il suo piano
L’indomani sarebbero andati dritto filato nell’atelier del ladrone e, con la minaccia della denuncia, avrebbero ottenuto la sua collaborazione gratuita al Restyling di Regulus.
Così, in una gelida mattina di febbraio, i due sgattaiolarono fuori dai cancelli di Hogwarts a bordo della splendida fuoriserie di Lucius, destinazione centro città.
“Lucius, la tua auto è senza dubbio un gioiello, ma è scappottata e qui ci sono tredici gradi sotto zero”, balbettò Piton semiassiderato, stringendosi nel cappottino consunto.
“Mi dispiace Severino, ma di solito la uso solo in estate, quando sono in vacanza al Manor di famiglia”, si scusò Malfoy allungandogli il suo costosissimo colbacco di pelliccia ricoperto di stalattiti.
Con un sospiro degno di una tromba d’aria Severus lo indossò, poi incrociò le braccia al petto.
“Severino non inquietarti e vedrai che presto saremo liberi!!! Magari Guglielmino potrà fare qualcosina anche per te”, insinuò suadente osservando la palandrana rattoppata dell’amico.
“Vade retro Lucius”, ringhiò Severus, “e invece di guardare i miei vestiti, pensa a guardare la strada che per poco non mettevi sotto una vecchia babbiona”.
In effetti ai bordi della strada, una decrepita signora col barboncino ululava epiteti irripetibili, abbarbicata ad un lampione sul quale aveva trovato rifugio dalle ruote assassine di Malfoy.
Arrivarono all’indirizzo di Allock con largo anticipo rispetto all’ora dell’appuntamento, ma la receptionist udito il cognome Malfoy li fece accomodare lo stesso.
Chiamò poi con l’interfono il suo principale e in un attimo vennero ricevuti.
“Buon giorno caaaaarinoooo”, si presento Gilderoy.
“Quale buon vento porta un giovane così ben dotato nel mio umile studio?”
“Ho bisogno di una consulenza per un caro amico”, cinguettò Lucius pavoneggiandosi, mentre Severus, spalle al muro, guardava con sospetto l’ambiguo sarto.
“Sei nel posto giusto caaaaarinoooo, io amo tantissimissimo la modaaaa. Pensa, sono così patito che dormo con Marie Clare sotto il braccio, in modo da poter scegliere sempre l’abbinamento giusto e gli accessori più trendy anche nei soooogni.
Con il mio aiutooo il tuo disperato amico diverrà la vera star della scuolaaaa e tutto gratissss, perché non si può negare nulla al virgulto della stirpe Malfoyyyyy!!!”.
A quelle parole Allock s’era inchinato e aveva baciato i piedi di Lucius, poi fissando intensamente Piton e portando teatralmente una mano alla fronte aveva esclamato: “sarà difficileeee ma ce la faròòòòò!!!”.
“Veramente non sono io che richiedo una consulenza” sibilò offeso Severus, osservando schifato la sgargiante mise a fiorami dello stilista.
“Opssss, scusaaaaa, ma dall’aspetto avrei giurato di sììììì”, si giustificò Allock guardando schifato la palandrana sdrucita del Serpeverde .
“E’ questo il giovane per cui chiediamo il suo intervento” s’intromise allora Malfoy porgendogli un piccolo album di foto e cominciando a spiegare cosa si pretendeva da lui.
“Va beneeeee”, sospirò il sarto, facendo svolazzare la mano davanti al viso.
“Farò del mio megliooooo.
Ora che Allock aveva accettato di aiutarli Regulus sarebbe diventato irresistibile e l’immagine delle manette sarebbe stata archiviata nella sezione ricordi sgradevoli da dimenticare, ma bisognava però convincere il purosangue a cambiare look e così qualche giorno dopo James Potter ricevette un gufo anonimo.
La pergamena legata alla sua zampetta recitava queste parole:

Lily è innamorata degli abiti dello stilista G.Allock e ha confidato a Mary che uscirà solo con un ragazzo che vesta quella griffe.
Un amico

Naturalmente quel genio di Potter non pensò neppure per un attimo che si trattasse di un tranello.
Preso da euforia si rifece tutto il guardaroba rimpinguando enormemente le tasche di Allock.
Pretese anche il restyling delle divise da quidditch dei Grifondoro, giusto perché Lily era sempre sugli spalti, e i poveri giocatori si ritrovarono addosso una tuta aderente modello Superman rossa con stelline dorate giallo oro, diventando in breve tempo lo zimbello della scuola.
La Evans, orripilata da tanto cattivo gusto, osservava costernata il compagno di studi che abbigliato come Alì Babà si prodigava in salamelecchi e, ovviamente, reagiva a tanto scandalo lanciandogli addosso tutti malefici conosciuti, ma James prendeva quel comportamento come la naturale ritrosia di una fanciulla innamorata e spalleggiato da Sirius continuava imperterrito ad importunarla.
Intanto Malfoy e Severus- che gioiva in segreto degli schiantesimi che Potter si beccava quotidianamente- circuivano Regulus, facendogli notare come James apparisse più gaio e colorato negli ultimi tempi e di quanto gli donassero il nuovo look creato per lui da Allock.
“So per certo che è il suo stilista preferito”, sussurrava suadente Malfoy, “dice che trova irresistibili i suoi abiti”.
“Nel dormitorio dei Grifoni non si parla d’altro che del suo cambiamento e molti sussurrano che non riguardi solo il look”, aggiungeva ammiccante Severus.
Regulus li osservava con sospetto, ma in fondo al suo cuore cominciava a nascere una speranza: se James aveva osato tanto lo aveva fatto sicuramente per interessare la Evans ed in effetti i due erano stati visti insieme molto spesso negli ultimi tempi; addirittura lui proclamava già a gran voce che presto si sarebbero messi insieme perché avevano gli stessi gusti.
Così, quando pochi giorni prima delle vacanze primaverili ricevette un pacco dono dai suoi amici, non si meravigliò che contenesse un intero guardaroba del giovane stilista rampante più un voucher per varie sedute di trucco e capelli.
Con grande sacrificio rinunciò ai suoi abiti monocolore (verde scuro) per indossare le mise dark del nuovo genio della moda e non fiatò nemmeno quando Allock mise mano alle forbici e gli sfoltì la chioma.
Oppose una minima resistenza ai pircing, ma cosa non si è disposti a fare per amore? .
E così, il giorno del rientro a casa, tutto l’Espresso per Londra potè vedere la sua trasformazione e commentarla.

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Capitolo 16
*** Ritorno a casa ***


Ritorno a casa





Quando Walburga si ritrovò davanti il nuovo Regulus si portò una mano al petto e si sfasciò sul tappeto persiano senza una parola.
Il povero Kreacher, che sfaccendava nelle vicinanze, mollò la lucidatrice e, spaventatissimo, s’attaccò al “corno delle calamità”, un enorme strumento medievale che in casa Black serviva da allarme.
Il mugghio cupo e raggelante che ne uscì raggiunse ogni anfratto della casa, stanando Orion dal comodo divano del suo ufficio, dove stava schiacciando un pisolino.
Senza fiato dallo spavento il povero mago si scapicollò dalle scale, ma alla vista del figlio ‘buono’ conciato come il fratello minore delle sorelle Stravagarie ebbe un coccolone e gli ultimi gradini li ruzzolò privo si sensi.
Intanto tutti gli elfi della casa s’erano riuniti in salone e cercavano di fare rinvenire i padroni facendo loro annusare i Sali e muovendo l’aria con il ventaglio di piume di Dodo di Madame, mentre Phineas si smaterializzava da un quadro all’altro per radunare i vari parenti.
Il primo ad arrivare fu Cygnus, seguito da Druella e dalle figlie.
Bellatrix e Narcissa immaginavano già cosa fosse successo avendo visto in anteprima il nuovo Regulus sull’ Hogwarts Express e, con calma, si preparavano a placcare i genitori prima che stramazzassero al suolo, ma sorprendentemente i due rimasero eretti.
Chi fu a compiere il maleficio?” ululò Cygnus sgranando gli occhi.
“Ma zioooo!” si lagnò Regulus, “questo non è un maleficio, è moda!!!”.
“C’entra forse tuo fratello?” alitò Druella bianca come un fantasma.
“Sirius? No!!! Questi sono i regali dei miei carissimi amici di scuola”, si pavoneggiò il ragazzo, mostrandosi in tutto il suo splendore e provocando il catastrofico svenimento generale degli zii.
Nel frattempo dal camino era spuntato anche Alphard e vedendo il nipote così conciato dovette mordersi le guance per non scoppiare a ridere.
Era in dubbio che Lucius e Severus si stavano dando molto da fare e con i loro sforzi presto avrebbero scavato la fossa a Orion, Walburga e a tutto il parentado.
“Bello questo tuo nuovo look. E’ una nuova moda di Hogwarts?” chiese osservandolo divertito il ragazzo.
“Mi sono voluto un po’ modernizzare, zietto. Ero stanco di sembrare sempre il solito secchione…Tu mi capisci vero?”
“Certo, caro…però …immagino che ci sarà qualcuno di molto importante dietro a questi tuoi cambiamenti”, asserì strizzandogli l’occhio.
Il ragazzo sospirò, guardando con occhi languidi il panorama e arrossendo come un’educanda.
“Capisco il tuo riserbo, ma tra noi uomini si può parlare senza problemi. So che alla tua età l’amore è il sentimento più importante e…”
A quel punto s’interruppe perché il colorito del giovane Black s’era fatto veramente allarmante.
Porgendogli una bottiglia di whiskey e un bicchierino cercò di farlo rilassare e ci riuscì così bene che al terzo giro tutte le inibizioni del giovane si sciolsero in una sbronza colossale.
“Oh, zietto, sssssapessci…Il mio amoruccio- Ich- adora Allock lo sssssstilista e sciono cerrrrto che, non appena mi vedrà al ballo di primavera, con la mia tutina violetta da Ssssatiro, cadrà ai miei piedi”.
A quelle parole Alphard s’astenne da qualsiasi commento, ma poco dopo uno sparviero partiva alla volta di Piton e Malfoy e recava nel becco un fiammante paio di manette come promemoria.

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Capitolo 17
*** I due cospiratori ***


I due cospiratori





Quell’anno il Ballo di Primavera aveva come tema l’antica Grecia e il castello pullulava di colonne doriche, statue elleniche e templi marmorei.
Tutti gli studenti erano in fibrillazione, perché quello era considerato l’evento Mondano più chic dell’intero Mondo Magico inglese.
Anche due nostre conoscenze stavano preparandosi all’avvenimento con una seduta all’istituto di bellezza inglobato nell’atelier di Allock, l’unico che potevano frequentare gratis, e come al solito tramavano nell’ombra.
“Allora, Lucius, ricapitoliamo; non appena il tuo elfo si sarà infiltrato tra la servitù di Hogwarts tu dovrai trovare il modo di avvicinarlo e indicargli James Potter”, ripeté Severus, mentre la sciampista, perplessa, gli lavava i capelli unti per l’ennesima vota.
“Certo, Severino, stai tranquillo. Dobby ha già visto James in foto, quindi non dovrebbe aver problemi a riconoscerlo tra la folla” sospirò annoiato Malfoy con la testa piena di bigodini.
“La fialetta con l’Amorenthia gliela hai data?”
“Naturalmente e gli ho anche spiegato i dosaggi”.
“Ottimo! La pozione disinibente dovrebbe già aver fatto il suo effetto, ma per sicurezza stasera me la porterò appresso e, se sarà il caso, Dobby ne schizzerà un po’ addosso a Potter col vaporizzatore, giusto per ben disporre l’animo gay del grifone”.
“Idea geniale Severino caro” approvò Lucius porgendo il viso alla ragazza addetta alla maschera di bellezza.
“Adesso non ci resta che trovare la maniera di isolare Potter da Black e gli altri Malandrini. Stanno sempre appiccicati quei disgraziati” rumoreggiò Piton irritato dalle maniere aggressive della sciampista che lo stava risciacquando con una paglietta di ferro.
“A questo ho già pensato io”, gongolò Malfoy, allungando la mano sinistra alla manicure.
“Ho convinto Lucinda McGregor ad aiutarci. Le faremo bere la pozione Polisucco e si trasformerà in Lily. Quel farfallone di Potter non resisterà di certo alle sue avances”.
“La MCGregor??? Ma è la fidanzata di Karkaroff il sanguinario!!!” saltò su Severus tutto agitato.
“Quisquilie”
“E come avresti fatto a convincerla?” chiese sospettoso il principe mezzo sangue.
“Ho usato il mio fascino nordico”, sorrise Malfoy ammiccando.
“Cioè ti sei spruzzato la pozione di Lumacorno …”
“Certo! E se proprio lo vuoi sapere finalmente anch’io SO!!!
“Disgraziato fedifrago! Non hai pensato alle conseguenze se venisse mai a saperlo Igor?” esplose il Serpeverde.
“Non siamo già abbastanza inguaiati?”
“E come farà Karkaroff a scoprirmi se, pur di non vedere più Malocchio, s’è trasferito Drumstag dopo le vacanze di Natale?”
“E non hai pensato alla povera Narcissa???”
“Sì, ma dal momento che le sue mutande sono off limits ho smesso di pensarci!”
“E io dovrei credere che tu, con la mente annebbiata dagli ormoni, sei stato in grado di elaborare un piano?”
Sei sempre il solito malfidato Severino!!! Certo che ho steso un piano e, se proprio lo vuoi sapere, è pure geniale!!! Lucinda/Lily adescherà Potter e lo farà ballare e poi, fingendo di voler appartarsi con lui, lo porterà nella stanza delle Necessità. Appena entrati fingerà di ritirarsi alla toilette per una incipriata al naso e solo allora arriverà il mio elfo che offrirà a James una coppa di champagne drogato. A quel punto Regulus entrerà in scena e, finalmente, le nostre pene finiranno”.
“E la vera Lily dove la mettiamo?”
“La mia mente superiore ha pensato anche a questo. Stamattina le ho fatto recapitare un biglietto anonimo in cui si annunciava che per domani Malocchio aveva in mente un compito in classe a sorpresa sulle profezie di Nostradamus. Figurati se una secchiona di siffatto genere si lascerà distrarre dal ballo, dovendo studiare un libro di 1543 pagine”.
L’idea di Lucius non era male e Severus si convinse che forse, con un po’ di sana attività sessuale, anche il miserando intelletto di Lulù si sarebbe potuto sviluppare.
Per la prima volta da giorni, fece un debole sorriso, mentre la giovane addetta al lavatesta, ormai sull’orlo di un attacco di nervi, spremeva disperata una dose di viakal su quella chioma untuosamente ribelle.

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Capitolo 18
*** Serata memorabile ***


Serata memorabile





La sera della festa si preannunciava effervescente.
I ragazzi, eccitati, riempivano la sala grande, sfoggiando splendidi costumi mitologici e chiacchierando allegramente.
Qualcuno già ballava, altri si servivano dai numerosi buffet dislocati in punti strategici.
Regulus, vestito da Satiro gay, girellava nervosamente tra gli invitati, seguito dall’inseparabile Malfoy, travestito da Zeus, che lo confortava e consigliava.
I suoi tic nervosi ben si armonizzavano con quel orrido costume violetto, munito di corna e coda, e tutti gli studenti lo guardavano a bocca aperta.
“Bene, bene, bene, mio caro amico, direi che la tua mise non sta passando inosservata” esclamò giulivo Lucius, mettendogli in mano un altro flute di champagne.
“Veramente mi sento ridicolo”, sospirò il giovane innamorato, accarezzandosi il pelo sintetico dei pantaloni.
“Cosa dici??? Sei moderno e modaiolo, un vero rubacuori” .
“Davvero?” pigolò speranzoso Black.
“Tranquillo, io e Severino non sbagliamo mai in fatto di look” s’inorgoglì il purosangue gonfiando il petto e mostrando lo scettro a forma di fulmine” .
“E’ vero, e credo che non potrò mai ringraziarvi abbastanza per questa mia trasformazione”, sospirò Regulus commosso guardando il capo degli dei con occhio appannato dall’alcol.
Intanto Piton, travestito da Ade, faceva la posta al corridoio della torre di Grifondoro dietro la statua di Godric.
Quella notte aveva sognato zio Carmelino lo iettatore e questo lo aveva turbato non poco.
Nel sogno stringeva tra le mani un paio di manette luccicanti, tali e quali a quelle che gli inviava sempre via gufo (anzi sparviero) Alphard.
Così, ancora scosso da quel grave presentimento, aveva deciso di controllare i Malandrini, giusto per essere ben certo che James fosse ben disposto all’incontro con Regulus.
Per dargli un incoraggiamento maggiore, brandiva lo spruzzino pieno di pozione disinibente.
Non appena il gruppetto sbucò dal ritratto della Signora grassa il ragazzo si mise in allerta e quando Potter gli passo accanto lo inondò di pozione.
Naturalmente la doccia inattesa aveva colpito anche Sirius, che seguiva sempre James come un’ombra, ma questo era già stato messo in preventivo dal previdente Serpeverde che quella sera desiderava che alla festa ci fosse più confusione che mai, giusto per coprire i suoi loschi piani.
Poco dopo l’ingresso in salone dei tre Malandrini abbigliati da unicorni - Remus era rimasto con Lily a studiare-, era comparsa la falsa Lily, vestita (anzi svestita) di un peplo bianco trasparente e diamanti.
Senza porre tempo in mezzo si era fiondata verso Potter, già intento a gozzovigliare e gonfiando il decoltè aveva proclamato: “Potter aspetto il tuo invito per questo ballo”.
Il ragazzo fu quasi preso da mancamento.
In sei anni di scuola mai la fanciulla gli aveva rivolto parola che non fosse un insulto.
“Allora?” chiese lei spazientita, battendo il piedino calzato d’oro.
“A disposizione” balbettò lui, prendendole la mano e trascinandola in una lambada da scandalo.
Tutti gli studenti di Hogwarts, a bocca aperta, rimiravano le sexy evoluzioni dei due, battendo le mani a tempo, mentre Sirius galvanizzava l’amico con battute di dubbio gusto e fischi, attorniato da varie ballerine seminude travestite da erinni.
Per fortuna Regulus, su consiglio di Malfoy, era andato a rinfrescarsi il trucco e non aveva potuto vedere la scena, ma purtroppo qualcun altro la vide e sbarrò gli occhi.
Karkaroff, con passo marziale e divisa da Mangiamorte, voleva fare una sorpresina alla sua ragazza e, preso un congedo dalla scuola slava, si smaterializzò a Hogwarts giusto in tempo per assistere ai balli scandalosi della coppia.
Riconoscendo Lucinda dall’abito- lo aveva scelto lui personalmente- trasecolò orripilato, poi mise mano alla bacchetta vendicatrice.
L’atmosfera della sala parve congelarsi.
Il giovane al grido di :” massacro e distruzione” cominciò a lanciare malefici, creando lo scompiglio.
Tutti fuggivano gridando, tentando di ripararsi dai raggi luminosi e letali di quella bacchetta furiosa, mentre Karkaroff faceva scempio degli addobbi della festa.
Intanto i due supersecchioni che avevano rinunciato alla festa per studiare, sentendo tremare i muri del castello decisero di posare i libri e scendere a vedere cosa stava succedendo, ma la scena che si parò loro d’innanzi li lasciò basiti.
Potter, trafelato e semisvestito, con il corno di traverso e la lingua penzoloni, correva a più non posso per i corridoi del castello.
Sirius gli stava alle calcagna, sospingendo per il sedere il povero Peter che intralciava la via di fuga, mentre dietro lui trottava uno stuolo di ragazzine spudoratamente abbigliate e ululanti.
A quella vista Lupin inorridì e, preso da un attacco di gelosia, si diede all’inseguimento, trascinando la rossa con se.
I Malandrini correvano veloci, ma il licantropo pareva volare e li raggiunse proprio mentre stavano varcando la soglia della stanza delle Necessità.
L’elfo domestico di Malfoy rimase alquanto sorpreso dell’entrata a catapulta di tutto il gruppo, ma come gli era stato comandato accolse James con lo champagne drogato.
“Ecco, per lei” disse servilmente, posandogli in mano il flute.
Potter si accostò alle labbra il bicchiere, poi in un impeto di generosità decise d’offrirlo alla Evans, che rantolava come un cane al sole estivo.
“Grazie” alitò lei bevendolo tutto d’un fiato.
All’elfo venne la tachicardia.
Non dovevano andare così le cose, la ragazza doveva andare in bagno a incipriarsi e il vino drogato lo avrebbe dovuto bere il maschio.
Con destrezza preparò un nuovo bicchiere e lo porse ancora a Potter, spingendo contemporaneamente Lily nella stanza da bagno.
James si portò per la seconda volta il vino alle labbra, chiedendosi come mai Lily non indossasse più quel simpatico peplo trasparente ma la solita divisa scolastica, intanto la ragazza, terrorizzata dalla furia del piccolo elfo, gli si aggrappava al braccio rovesciandogli il flute addosso.
Preso da disperazione assoluta Dobby cominciò a pestarsi pugni sulla testa poi, in un impeto di eroismo estremo, versò l’intera fiala nella bottiglia,pronto a rimpinzare Potter con le sue manine verdi se fosse stato necessario.
Ma aveva fatto i conti senza l’assetato Black, che per smorzare l’arsura (e anche la fifa) gliela strappò via con la forza attaccandosela alle labbra.
Nel frattempo Lily cominciava a subire gli effetti dell’Amorenthia e, tutta rossa e scarmigliata, con strani pensieri d’amore che s’agitavano nella sua testa, osservava gli aderenti calzoni pelosi di James, cercando di reprimere impulsi naturali degni di un satiro.
Chi, invece non ci provava neppure a controllare gli istinti era Black, che trovatosi davanti Lupin intento come sempre a redarguirlo per i suoi modi villani, pensò che mai aveva visto una creatura più sexy e si lanciò su di lui con intenti non proprio pudichi.
Nello stesso momento Regulus, che secondo i piani aveva fatto la sua apparizione credendo di trovare Lily Evans che lo attendeva, si ritrovò davanti nientemeno che suo fratello intento a concupiscere un Remus Lupin assai accondiscendente e, sentendosi svenire, s’aggrappò alla bottiglia di champagne scolandosela tutta.
In quel preciso istante Severus e Lucius entrarono trafelati nella stanza...

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Capitolo 19
*** 29 giugno 1979 ***


29 giugno 1979





Era l'alba.
Un timido sole tingeva il cielo di rosa regalando pennellate di fresco colore alla natura splendidamente incontaminata delle Highlands scozzesi .
In un bellissimo castello sul lago di Loch Ness, addobbato a festa, Severus e Lucius stavano litigando.
“Sei un disgraziato. Lo sapevo che non c’era da fidarsi del tuo piano. Per colpa tua guarda in che casino ci siamo cacciati! E non mi far dire altro…” sibilò Piton, infilandosi i guanti bianchi e guardando malissimo il suo ex amico.
“Ma…ma… Severino, come potevo sapere che Karkaroff sarebbe ritornato per la festa?"balbettò Malfoy, scuotendo tristemente il capo.
"Comunque nemmeno tu, che sai sempre tutto, immaginavi che la licantropia psichica si sarebbe aggravata a causa dell’Amorentia” aggiunse incrociando le braccia al petto con aria offesa.
“Il problema che non c’è un controfiltro e adesso lui resterà innamorato per sempre” ringhiò ancora Severus, battendo la testa contro il muro
“Coraggio, Severino, pensa positivo" lo soccorse Lucius.
"Alphard ci ha condonato i debiti perché in qualche maniera abbiamo reso felice suo nipote e adesso siamo liberi…quasi”, continuò Malfoy sistemando la giarrettiera di pizzo sotto il vestito bianco.
I due ragazzi, sospirando, gettarono un’occhiata fuori dalla finestra verso il giardino, dove Regulus Black, in abito da cerimonia, aspettava impettito sull’altare accanto al mago che lo avrebbe sposato e ai testimoni.
Intanto un piccolo drappello di elfi domestici finivano di sistemare l’ abito con strascico di tulle e pizzi addosso ai due litiganti, sotto gli occhi vigili ( e le bacchette sguainate) dell’intera famiglia Black.




THE END

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