Bundna av själar

di diokoxkristof
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bundna av själar. (Legame dell'anima) ***
Capitolo 2: *** Ricordi ***
Capitolo 3: *** Mani. ***



Capitolo 1
*** Bundna av själar. (Legame dell'anima) ***


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Era sul Bifrost, le mani legate a quell’unica ancora di salvezza che era la lancia di suo padre:

“Padre, potevo farcela! Per te, per tutti noi.”

Eccola, la battuta iniziale, quella che avrebbe dato il via alla loro “recita”.

“No, Loki...”

Sapeva cosa fare, diede un’ultimo sguardo al fratello amato e si lasciò cadere.

 

 

 

“Allora, cosa ne pensi, Sigyn?”

I due stavano parlando oramai da un’ora buona, riflettevano sui fatti accaduti poche ore prima al principe asgardiano nelle stanze di suo padre, al discorso che avevano intrattenuto e alle sconcertanti rivelazioni.

La donna si alzò dalla sedia facendo frusciare il vestito bianco, mettendosi a posto i ricci biondi dietro il diadema bronzeo disse:

“Non saprei, Loki, quello che mi stai dicendo è davvero molto pericoloso, senza contare che per eseguire questo suo piano dovrai macchiarti di crimini orribili. In ogni caso sarebbe, per certi versi, la cosa più vantaggiosa per tutti anche se ti ritroveresti ad essere odiato.”

Il dio sorrise aspramente:

“Come se già non mi odiassero, la cosa più utile di tutta questa situazione e che adesso conosco il motivo per il quale sto così sull’anima a tutti.”

“Non a tutti. Lo sai che io ti considero un’amico.”

La dea risultava lievemente arrabbiata al comportamento del confidente, forse persino un po’ tradita.

“Tu Sigyn non sei tutti e non sei nemmeno nessuno, tu sei Sigyn, la freccia di Giustizia che a perforato il cuore d’Inganno.”

Lei sorrise candidamente:

“Sei parecchio bravo con le parole.”

“Modestamente.” Ghignò l’altro.

Chiunque li avesse visti si sarebbe domandato come era possibile che una ragazza candida come la piccola vanir di origini asgardiane, la dea della giustizia e della lealtà, fosse finita per diventare la consigliera dell’oscuro signore degli inganni e del caos.

La risposta era semplice quanto scontata, la loro era una vera amicizia.

L’amicizia era fatto di tante piccole cose che loro due condividevano: la passione per la lettura, il piacere nel parlare ed elaborare discorsi molto arguti - anche se spesso con finalità diverse -, il piacere anche nel silenzio e nel fatto di saper riflettere.

In ogni caso la dea ebbe un dubbio:

“Loki, ma quindi tu sei...”

“Uno Jotun, esattamente, non è proprio una gran bella cosa, ma dopotutto non si nota molto no?”

Disse lui, per sdrammatizzare.

“Lo so che sei confuso, non negarmelo, Loki. Lo sai che odio quando mi menti.”

“Bene, evito. Piuttosto, quindi dici che lo dovrei fare?”

La ragazza pensò, poi sentenziò:

“Io credo che tu debba pensarci da solo Loki.”

“In teoria avrei dovuto farlo, – disse alzandosi e prendendo un bicchiere d’acqua per sé e offrendone uno a Sigyn che dopo tutto quel parlare era assetata – ma dovevo dirtelo, dopo tutto quello che abbiamo fatto insieme non potevo non dirti una cosa così importante, lo sai, quindi tacerti il tutto non mi sarebbe stato di alcun aiuto e inoltre ti avrei ferita.”

La osservò aspettando una reazione.

“Quindi siamo solo in tre a conoscenza di questo piano.”

Disse cupa.

“Esatto, anche se dovremmo essere solo in due a saperlo.”

-

-

-

“Loki, accetta.”

 

 

 

I pentapalmi sono nulla al confronto di Thor in questo momento.

Questo era il pensiero unanime dei tre guerrieri e di lady Sif.

Thor era confinato nelle sue stanze da suo padre, pazzo di dolore, aveva già ucciso tre guardie ed il padre degli dei voleva evitare ulteriori danni.

Allora il principe ereditario, ormai unico principe, distruggeva, distruggeva qualunque cosa si trovasse per le mani.

I fedeli amici non potevano far altro che guardare impotenti la furia del futuro re di Asgard.

“Thor!”

Frigga entrò di corsa dalla grande porta argentata e si portò dal figlio.

Il biondo cadde in ginocchio e la madre lo abbracciò consolandolo, i quattro spettatori non si sarebbero mai immaginati che Thor potesse ritrovarsi in quello stato, gli occhi erano rabboccanti di lacrime il viso ed il corpo contratti dal dolore che lo piegava in due.

“Perché madre? Perché non mi avete mai detto che Loki era uno Jotun?”

Tra i guerrieri calò un pesante silenzio – Loki? Uno di quei mostri? – era questo che pensavano.

 “Sarebbe cambiato qualcosa?”

Gli chiese Frigga, anche lei in lacrime.

“No, forse però sarei riuscito ad aiutarlo, a dargli un po’ più affetto...”

“Tu, Thor, di affetto gliene hai dato tanto, quanto però lo hai fatto sentire inferiore? Lui non aveva bisogno di Affetto ma di Amore.”

 

 

 

Odino non aveva voglia di aspettare la sua amata nelle camere quindi andò nella biblioteca, il luogo preferito di suo figlio.

Nonostante fosse adottato il padre degli dei non riusciva a vedere niente apparite questo: un figlio.

Ed ora lui stava sacrificando il poco di buona reputazione che aveva pur renderlo fiero di lui.

Si ricordava ancora di qualche giorno prima...

 

 

 

“Padre.”

Il giovane ed esperto mago fece un lieve inchino di fronte al padre degli dei.

“Oh, Loki, scusa ora devo sbrigare una faccenda per condo di Iwaljidi, sai che gli elfi come lui sono molto precisi, se riusciremo a risolvere questo problema nella loro difesa potremmo finalmente ottenere l’alleanza in cui tanto spero e...”

“Ijzarde.”

“Cosa Loki?”

Ijzarde, è un incantesimo di difesa molto potente che però non richiede molta energia, è quello che gli serve.”

Rispose il principe cadetto semplicemente.

“Ma certo, è runico, quando hai imparato a pronunciarlo? Neanche io so fare qualcosa del genere.”

“Ho imparato con il Tempo e la Pazienza padre, per esempio ora, grazie ad uno di questi incantesimi, Heimdall non ci vede ne ci sente.”

Odino lo guardò stupefatto.

“C’è qualcosa che ti turba Loki. Ne vuoi parlare?”

Il più giovane voltò per qualche secondo lo sguardo in basso, poi disse:

“Padre, perché non mi avete detto che sono uno Jotun?”

 

 

Era accaduto tutto in modo imprevisto, ma alla fine si era svolto per il meglio.

Il loro piano era inattaccabile, e lui aveva piena fiducia in Loki.

 

 

 

 

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A.D.A. (Angolo Delirio Autrice)        

 

Come avete capito questa storia è una di quelle che si potrebbero definire delle “Good guy Loki”, non so se avete presente...

In questa storia Loki e Odino hanno un piano ma quale? =_= tanto lo avete già capito, è evidente, siete intelligenti voi mie cinque coraggiose e sventurate lettrici.

In ogni caso è solo un prologo, come andrà la storia lo saprete con il tempo.

AVVERTIMENTI: YAOI, slash, m-preg, incest, gender bender. (forse scriverò qualche scena lievemente erotica).

ps: il titolo significa:" Legame d'anima." (bundna av själar)

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Capitolo 2
*** Ricordi ***


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Passò quasi un anno, quasi un intero anno nel buio.

Odiava i chitauri, erano viscidi, la pelle di Thanaos sembrava ricoperta di una sostanza viscosa decisamente rivoltante.

Ma Loki non odiò quel periodo solo per quello.

Durante quei mesi infiniti ebbe molto tempo per apprendere di più sulla sua natura di jotun, aveva capito come trasformarsi e ritornare normale.

Aveva studiato il suo stesso corpo giungendo a parecchie conclusioni, prima tra tutte: era ermafrodita, sapeva da un libro che alcuni jotun avevano questa caratteristica che li rendeva più forti, ma doveva immaginarlo dato che lui era il figlio di Lafey, il più forte tra i giganti di ghiaccio.

In ogni caso quello era un pensiero trascurabile se tornava con la mente a quello che avrebbe dovuto fare al fratello, i peccati di cui si sarebbe macchiato, l’odio che avrebbe provocato...

Ma non c’era tempo per quei sentimentalismi, non quando stava per arrivare a Midgard.

 

 

Thor vagava per il castello di Asgard.

Un’anima in pena, ecco come tutti lo definivano a ragione.

Suo padre lo chiamava spesso nella sala del trono, come a volergli dire qualcosa, ma – ogni singola volta – chiudeva la bocca e lo congedava.

La madre era distrutta quanto lui, nessuno sapeva apparte loro con quante lacrime avevano pagato il dolore della perdita di un fratello, di un figlio.

La reggia era sempre più vuota, solo in quel momento in cui non ci sono più serpentelli che spuntano da calici, ragni enormi e pelosi tra le coperte, armature che cominciano a parlare, scale che diventano lisce e tante altre cose tutti si resero conto di quanto il palazzo fosse enorme, vastissimo, quasi infinito.

Loki dava senza dubbio vita a quel luogo che altrimenti era come morto.

In quel preciso istante tutti capirono che – nonostante tutto – Asgard non era degna di tale nome senza quell’uomo dai capelli neri, unico in tutto il reame.

 

 

“Loki! Sta attento! Ora prendila!”

I principi di Asgard giocavano spensieratamente nei giardini reali, avranno avuto si e no sette anni il più piccolo e nove il maggiore.

“Basta, sono stanco Thor, andiamo in biblioteca!”

Piccolo e magrolino Loki si avvicinò ad un’ancella per farsi dare dell’acqua.

“Sei proprio noioso! Io vado a giocare con Sif e gli altri.”

“Sif, Sif e sempre Sif! – si alterò il piccolino – Sif bella chioma, Sif la guerriera, Sif la futura valchiria, Sif qua Sif la! – ora stava urlando – si puo’ sapere perché tu preferisci lei a me! Io sono tuo fratello! Non ti vado bene perché ho i capelli neri? Perché non sono forte come te?!”

Le ancelle si guardarono spaesate, non avevano idea di cosa fare.

“Voi due andatevene! – disse il moro – io e mio fratello dobbiamo parlare da soli!”

Le povere ragazze impaurite scapparono verso le camere della regina per avvisarla dello scompiglio.

“Fratello, cosa stai dicendo? Lo sai che io non ho di certo problemi con i tuoi capelli, solo è che io non sono adatto a stare in biblioteca e poi-“

“Certo certo, le solite scuse, tanto a te non importa nulla di me! Io sono solo il principe cadetto, quello strano, quello deb-“

Loki sentì le labbra di suo fratello sulla guancia, un bacio semplice e casto, un bacio tra due fratelli.

“Ti prometto che non ti farò mai sentire diverso.”

 

 

 

 

Le parole più belle che qualcuno gli avesse mai rivolto – pensò Loki chiudendo il libro che aveva in mano e appoggiandosi sul suo letto.

“Domani è il grande giorno.”

Sussurrò più a se stesso che ad altri, si doveva preparare, averebbe dovuto lottare con suo fratello, di nuovo.

Ma questo era il piano di All-Father e lui chi era per opporsi.

 

Le terre desolate dello Jotunaim gli mettevano addosso una discreta agitazione, era una cosa che lo infastidiva profondamente.

Lafey posò lo sguardo su di lui e con voce gelata disse:

“Uccidetelo.”

Loki tirò fuori la sua migliore faccia da schiaffi, quella che sapeva tutti detestavano.

“Dopo tutto quello che ho fatto per voi?”                          – per mio padre, mio fratello, mia madre e Asgard –

Il volto del suo padre naturale si tinse di un sorriso sadico in cui Loki, badate bene, solo per un attimo, si riconobbe.

 

 

Odino camminava lentamente per la biblioteca, aveva oramai preso questa abitudine difficile a morire, ricordando quanti libri Loki gli mostrava quando era più piccolo perdendo poi mano mano questa abitudine, scordandosi, quasi, che esisteva qualcun’altro oltre a lui.

Il periodo della sua adolescenza insieme a quella del fratello era stata un incubo.

Dovevano sopportare trappole magiche dappertutto, il sole se ne andava via e lasciava posto ai temporali con una velocità disarmante.

Pensò a quella volta in cui una mattina, quando Loki aveva tredici anni e Thor quindici-sedici, Sif si svegliò urlando.

 

La reggia di Asgard era in subbuglio, non era mai accaduto che              Sif avesse urlato o che piangesse.

Quando finalmente la famiglia reale riuscì ad entrare vide uno spettacolo inaspettato.

In terra e tra le mani della ragazza giacevano i suoi morbidi ricci biondi come l’oro, quelli che tutti le invidiavano.

Loki non si trattenne e scoppiò a ridere alla vista del cranio pelato della povera fanciulla.

“Loki non ridere, piuttosto con la tua magia falle ricrescere i capelli.”

Disse Thor indispettito.

“In ogni caso, figlio mio, – disse amorevolmente dispiaciuta la donna accanto alla giovane – sei  per caso stato tu a giocare questo scherzo a Lady Sif?”

Loki si irriggidì.

“E se così fosse.”

La ragazza alzò lo sguardo verso il moro.

“Riddammi i miei capelli!”

“Va bene, lo farò, ti farò ricrescere i capelli.”

Si mise dietro la ragazza e pronunciò diverse formule.

Nessuno riusciva a vedere l’operato tranne Loki, poiché lui copriva con il suo corpo la giovane e ella non aveva alcuno specchio davanti.

“Ed ecco a voi, ammirate Lady Sif!”

I capelli della ragazza erano marroni, di uno di quei marroni biondicci che però non sono ne l’uno ne l’altro, e lisci con una curva alla fine.

“Cosa mi hai fatto!”

Urlò la ragazza.

“Ti ho fatto ricrescere i capelli, non mi sembra che tu avessi detto: “Fammi ricrescere i miei biondi e ricci capelli!”. No, tu hai sbagliato a non dire così, e ora ne paghi le conseguenze.”

 

 

Thor ancora ricordava la furia di Sif e la malizia negli occhi di Loki.

Ma tanto a lui non piacevano neanche i capelli biondi e ricci di Sif, tanto meno quando avevano assunto quell’altro colore indefinito, no, a lui piacevano i capelli neri e lisci, li adorava.

 

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ok, questa fiction è davvero lenta, lo so, ma prometto che nel prossimo capitolo(e forse quello dopo, sto decidendo se fare gli avengers tutti in un capitolo o due, aiutatemi a scegliere) ci saranno più scene d’azione.

Come avrete capito, perché voi siete intelligenti, io amo i flashback, e li faccio in corsivo, ovviamente i personaggi condividevano i ricordi.

In ogni caso ringrazio chi legge in silenzio e soprattutto: alicetta96, Arwen Woodbane, Bloody Wolf, ChibikoLogan Way, MaRmOtTeLlA, missripley, Rumy e samuel87 per avermi inserito tra le seguite e Domino per avermi aggiunta alle preferite.

Vi amo tutti!!!

*rotola via*

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in ogni caso su facebucco mi trovate qui: https://www.facebook.com/diokoxkristof.efpfanfiction
e qui su tumblr: http://diokoxkristof.tumblr.com/

biiine! un bacione a tutti!!!!! ora me ne vado sul serio. e ricordatevi che vi amo!!!
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Capitolo 3
*** Mani. ***


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-Ecco, il momento è giunto.-

È questo che pensava Loki mentre attivava l’energia del cubo.

“Sarà una preparazione veloce, Thanaos, quindi tieni pronte le truppe.”

Il mostro rise alle sue spalle:

“Certo, finto asgardiano, ma tu mantieni le tue promesse, oppure finirai.”

Quel finirai, pronunciato in quella caverna dava i brividi a Loki, non certamente brividi di freddo, ma di paura, non per lui, ma per coloro che avrebbe dovuto uccidere.

Ad un tratto si domandò se non dovesse mollare tutto: il piano di Odino, il suo patto con quell’essere disgustoso, Thor...  e ricominciare tutto da capo, una volta liberati: Fenrir, Sleipnir, Jörmungandr e Hell scomparire nell’infinità dei nove regni e far svanire il proprio nome.

Ma non poteva, questa volta un peso eccessivo gli gravava sulle spalle, non poteva mancare l suo dovere.

Il cubo era pronto, la battaglia sarebbe iniziata a momenti.

-No,- si corresse- è già iniziata.-

 

 

Thor vagava per le sue stanze, come oramai faceva da quasi un anno.

Non riusciva che a pensare a lui, a rendersi conto di quanto gli mancavano i loro piccoli momenti di quotidianità.

Inoltre lo tormentava il fatto di aver scoperto che non avevano legami di sangue, non che gli dispiacesse la cosa, anzi, loro sin da quell’età in cui si cominciano a comprendere altri legami oltre a quelli familiari e di amicizia si erano dedicati quelle piccole attenzioni che molti prendevano per legame fraterno, ma che loro sapevano andava ben oltre.

Poi erano cresciuti, e avevano scoperto che il loro legame era illecito.

Incesto.

Era questa la parola evidenziata sul dizionario che suo fratello gli lasciò un giorno aperto sul letto.

Non servirono per loro altre spiegazioni,  Thor capì che non doveva prestare certe attenzioni a Loki e, dolorosamente, entrambi misero a tacere il loro cuore.

Ma c’era ancora qualche attenzione superstite, qualche dolcezza, che i due riservavano solo all’altro: rimboccare le coperte a Loki quando si addormentava in biblioteca, rendere l’armatura da guerra di Thor più resistente grazie a qualche incantesimo, stringersi le mani in modo molto intimo quando nessuno guardava...

-Le mani di Loki...- si trovò a pensare il principe asgardiano.

“Ehi Thor...”

“Si fratello?”

“Smettila di toccarmi le mani, è strano.”

I due principi stavano facendo una passeggiata nei giardini reali e si erano momentaneamente seduti su un muretto che delimitava uno dei tanti balconi che si affacciavano su Asgard.

“Loki, io tocco le tue mani perché ho caldo! Di solito io sono bollente* ma tu invece sei l’unico ad Asgard con una pelle così bianca, liscia e fredda! –Strano, pensò per un attimo Thor. – Quando ti tocco riesco a rinfrescarmi!”

Loki lo guardò in silenzio per qualche secondo e poi disse:

“Eh già, io sono unico...”

“Esatto fratello! Sei proprio l’unico di tutta Asgard, sei anche l’unico con quei bei capelli nerissimi, e uno dei pochi a saper usare la magia, anche se non conosci bene le arti guerriere.”

Thor disse tutto questo con un grosso sorriso stampato sulla faccia, privo di malizia, ma il volto di Loki si adombrò.

Cacciata la mano dalla stretta del fratello si girò voltandogli le spalle e disse:

“Pensi che a me piaccia?”

“Non capisco cosa intendi fratello...”

“Pensi che a me piaccia essere così diverso? Ti invidio tanto, fratello, tu sei normale. Ora perché non torni dai tuoi normali amici?”

Domandò mentre se ne andava, ma il maggiore fu più veloce e tirandolo verso di lui disse:

“Loki, io... beh... tu... a me... a me piace il tuo corpo!

Loki lo fissò allibito per qualche secondo, poi cominciò a ridere, ma non una di quelle sue risate di scherno, un sorriso sincero, autentico, non creato per ingannare.

“Ma allora ti posso toccare le mani?”

Chiese Thor più stupito che altro dalla reazione del minore.

Loki lo guardò per qualche istante e poi, arrossendo lievemente, distogliendo lo sguardo ma nel frattempo offrendo le mani disse imbarazzato:

“Se proprio devi.”

 

A Thor quei momenti mancavano terribilmente, ma Loki era morto, si era suicidato, e non sarebbe più tornato indietro.

Doveva accorgersi prima di quello che stava accadendo al fratello, minuto, dalla pelle candida e gli occhi magnetici.

“Qualcosa la turba, mio principe?”

Sygin gli era comparsa accanto senza che lui se ne accorgesse minimamente, e lo guardava negli occhi con lo sguardo di chi vorrebbe aiutare ma non può.

“Mia cara Lady Sygin! Non ti preoccupare, sto bene, piuttosto, tu come stai?”

Chiese Thor in risposta per evitare dettagli, ma la ragazza era furba e disse:

“Se fossi in te Thor, butterei un occhio su midgard, li succedono sempre cose divertenti!”

 

 

Come hai potuto chiedergli una cosa del genere!

La madre degli dei era furiosa, il marito le aveva, infine, raccontato tutto, e lei si era infuriata come non mai.

“Mia cara, tenta di capire, dovevamo, se tutto questo va a buon fine avremo coronato più obbiettivi, la maturità di Thor, l’esercito dei chitauri e Thanaos! È un’ottima occasione!”

La donna lo guardò negli occhi e si sfogò:

“E per un’ottima occasione tu sfrutti tuo figlio, che non vuole altro che la tua approvazione? Il tuo figlio più fragile, quello da proteggere!”

“Tu Frigg parli come madre e basta.”

La donna si ricompose.

“Io sono madre di Thor e Loki, ma è solo un legame d’anima, Loki è figlio di Lafey e Thor tuo e di Gea. Quindi capirai quanto li amo e perché non voglio che vadano l’uno contro l’altro! Tu sarai pure ceco da un occhio Odino, ma non ci vuole un’ottima vista per capire quale è il legame che li unisce!”

E con queste parole la regina uscì, lasciando il marito con i suoi pensieri.

 

 

Comparve all’improvviso nella base dello  S.H.I.E.L.D.  e, sudato sulla fronte per la difficile magia effettuata, si guardò intorno per capire meglio la situazione.

“Chi sei?”

Qualcuno pronunciò, e lui disse:

“Sono Loki, da Asgard, e vengo con gloriosi propositi.”

“Loki? Il fratello di Thor?”

Restò per qualche secondo in silenzio, poi all’ordine di gettare l’arma iniziò a colpire e lottare.

Quando “l’occhio di falco” come veniva chiamato si avvicinò a lui lo colpì con lo scettro sul petto, ma delicatamente, e disse:

“Tu hai cuore.”

Ormai nella base era il caos.

“La libertà e la più grande menzogna della vita, quando l’accetterai– toccò quello che aveva menzionato Thor con la fonte del potere dei chitauri– nel tuo cuore conoscerai la pace.”

Assoggettò altre persone e poi ferì il capo di quel luogo; preso il tesseract se ne andò lasciando il luogo alla rovina.

-Resisti  Loki, questa recita non durerà a lungo, poi potrai tornare a casa, da tuo padre, tua madre... e Thor.-

 

 

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*ho immaginato che la temperatura media degli asgardiani sia sui 40°/42° e quella di Loki sui 28°/30°quando è in forma “asgardianizzata” mentre da jotun ha la stessa temperatura degli altri jotun che, dobbiamo ricordarci, da quanto e fredda brucia la pelle degli asgardiani , quindi immagino sui -15°/-13°

 

A.D.A

Ma ciaooooo.... *scappa via per il tremendo ritardo*

Scusate, non sono proprio riuscita ad aggiornare prima perché ho avuto un sacco di compiti in classe e interrogazioni a scuola!

Ringrazio tutti quelli che seguono l mia storia, sia aggiungendola alle seguite che in silenzio!

E ancore grazie alla mia recenzitrice*lelol* che ha fatto la mia felicità! Bene, ora vado!

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ps: il flashback è ispirato a delle fanart.

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