Come back to me

di akachika
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Living (?) without you ***
Capitolo 2: *** Saving me again ***
Capitolo 3: *** Don't leave me ***
Capitolo 4: *** What am I to you? ***
Capitolo 5: *** Truth ***



Capitolo 1
*** Living (?) without you ***


~Come back to me~

Living (?) without you

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“Cosa ho fatto?” Quando  mi ero appena  risvegliato come demone giurai a me stesso che mai, mai, MAI ti avrei lasciato andare.


Mi rendo conto che questo è stato un indiretto addio, d’ora in poi me la caverò da solo; sono un demone e so badare a me stesso.
Un vano tentativo di convincermi che non ho mai avuto bisogno di te. Sento l’angoscia attanagliarmi l’anima, quell’anima che tu bramavi tanto, ora trema.
Mi accorgo che non so fare praticamente nulla, hai sempre fatto tutto tu per me, mi sento incapace e anche un po’ patetico: io che mi sono sempre mostrato forte davanti a tutti, io che ho sempre creduto di essere superiore a chiunque e invece non sono mai stato altro che un ragazzino arrogante.
Rivolgo lo sguardo fuori dal finestrino della carrozza senza vedere veramente il paesaggio autunnale; il cielo comincia a coprirsi di nuvole minacciose, sta per scoppiare un temporale.
La carrozza sta attraversando una piccola cittadina; non so di preciso dove mi trovo, anzi non ne ho la minima idea ma, non mi importa.
Faccio segno al cocchiere di fermarsi; non mi va di viaggiare con la tempesta.
Scendo e m’incammino cercando un posto dove passare la notte; arrivo davanti ad una piccola osteria, entro, sembra più un bordello che un osteria:uomini ubriachi che stringevano prostitute nella vana ricerca di misero appagamento: quasi li compatisco.
Mi avvicino al banco e richiamo l’attenzione dell’oste.
“Cosa ci fai qui? Non è posto per bambini questo” ; a parlarmi è stata una donna sui 30, molto sciupata anche se si può chiaramente vedere che un tempo è stata anche molto bella;
ignoro le sue parole
“Voglio una stanza per questa notte.”
La donna mi squadra  da testa a piedi alzando un sopracciglio mentre pulisce un boccale di birra
“Quanti anni hai? 12? 13? Cosa ci fai qua tutto solo? Non hai una famiglia, una casa?”
Quante domande! Ma che le importa?  
“Senta me la vuole dare la stanza o no?” dico senza dare risposta alle sue domande e poggiando sul bancone un sacchetto di monete.
La donna mi guarda di nuovo inarcando le labbra in un mezzo sorriso
“Facciamo così: ti do la stanza se mi racconti qualcosa su di te”
Mi sta ricattando?!?! Ma chi si crede di essere??e poi cosa avrò mai di tanto interessante??
“Non ho niente da raccontare, tento meno a lei, quindi se non vuole darmi la stanza cercherò un altro posto” le rispondo freddo, fulminandola con lo sguardo;
mi giro e m’incammino verso l’uscio.
“Non ci sono ‘altri posti’, questa è l’unica locanda qui” mi dice lei; non mi giro, non la degno nemmeno di uno sguardo
“Vorrà dire che starò fuori”
“È in arrivo una tempesta e sembrerebbe una di quelle forti …” aggiunge.
Perché è tanto interessata? Non voleva darmi la stanza ma non vuole che me ne vada; cos’ha che non va?!
“Allora me la da la stanza?” dico, sempre senza girarmi
“Si … secondo piano terza porta a destra.” 
Mi giro, passo vicino al bancone, ci lascio sopra il sacchetto di monete che le avevo già offerto in precedenza e senza una parola mi avvio verso le scale.
I corridoi sono stretti e poco illuminati: solo qualche lampada ad olio qua e la.
Arrivo alla stanza che la donna mi aveva indicato, appoggio la mano sulla maniglia; solo ora mi rendo conto che non mi aveva dato la chiave, sto per imprecare ma, mi accorgo che la porta è aperta.
Alzo lo sguardo; a differenza delle altre stanze non c’è nessun numero attaccato; entro:
pareti dipinte di un azzurro tenue, un’ampia finestra, una piccola libreria con alcuni libri di favole e qualche giocattolo qua e la; una stanza di un bambino, non ho dubbi.
Mi sembra che questa stanza non appartenga a questo posto, non avrebbe alcun senso!
Mi avvicino alla libreria per leggere i titoli dei testi: tutte storie che  prima mia madre e poi … tu mi leggevi per farmi addormentare.
Sento una morsa dolorosa che mi si stringe attorno allo stomaco, mi allontano cercano di non pensare a nulla.
Sono un ipocrita!
Io stesso dissi ai miei inservienti che i ricordi erano inutili; ora invece sono l’unica cosa che mi rimane, l’unico appiglio alla mia vita.
Vita? No, la mia non è vita, io vegeto ma non vivo, non più ormai.
Mi sdraio sul letto e mi giro a guardare la finestra che da sui tetti delle case di quella piccola città: il vento comincia a soffiare sempre più forte, le prime gocce cominciano a cadere, appena sotto la finestra c’è un pupazzo di un gatto, quelle bestiacce che tu ami tanto … mi giro verso il muro cercando di svuotare la mia mente e prendere sonno.

Non dormo ma non sono nemmeno del tutto sveglio; sento bussare alla porta  chi diavolo può essere a quest’ora?
Non rispondo, non voglio essere disturbato.
La porta si apre, mi alzo immediatamente a sedere mettendomi in una posizione dalla quale sarei riuscito a difendermi; guardo la figura che ha appena fatto ingresso nella ‘mia’ stanza, abbasso un poco la guardia appena mi accorgo che si tratta della donna che stava dietro il bancone.
“Cosa vuoi?” chiedo infastidito
“Fa molto freddo, ti ho portato del the caldo e una coperta in più” mi risponde lei tenendo lo sguardo basso
“Perché?”
“Te l’ho detto fa fr-”
“No, perché mi hai dato questa stanza?”  lei alza la testa e mi guarda negli occhi, sento che la sua anima è intrisa di tristezza e disperazione, mi si avvicina e si siede sul letto accanto a me appoggiando la tazza di the fumante sul piccolo comodino; resta qualche minuto in silenzio prima di cominciare a parlare:
“Avevo un marito, un figlio, una casa … tutto ciò che potessi desiderare ce l’avevo” si ferma ancora e una lacrima gli riga la guancia destra; non mi interessa la sua storia, voglio solo sapere il motivo per cui mi aveva assegnato quella stanza; tuttavia non la interrompo
“Mio marito fu ucciso quando nostro figlio aveva 5 anni. Tirai avanti da sola crescendo Jack come meglio potevo ma poi, quando aveva più o meno la tua età è scomparso nel nulla e non l’ho più rivisto” concluse lei prendendosi il viso tra le mani
“Non ti ho chiesto di raccontarmi la tua storia e non hai risposto alla mia domanda” mi rivolgo a lei senza nessuna emozione nella voce
“Tu gli assomigli così tanto che per un momento ho pensato che fossi lui, per questo ti ho dato la sua stanza … se solo sapessi dove si trovi …”
Non mi interessa la sua storia,ora voglio solo dormire
“Grazie per il the e la coperta …”
“Lola”
“Grazie Lola” concludo io rimettendomi sotto le coperte
“A domani ragazzo senza nome, prima di partire ti farò trovare la colazione pronta.”
“Ciel, mi chiamo Ciel”
“Buona notte Ciel” mi saluta chiudendosi la porta alle spalle.
Non so perché gli ho detto il mio nome ma, sento che quella donna, Lola, non rappresenta nessuna minaccia.
Mi stringo nelle coperte sentendo lo scroscio della pioggia che cade violenta, la luce di un fulmine illumina la stanza e mi ferisce gli occhi, subito dopo il tuono; do le spalle alla finestra e chiudo gli occhi tentando ignorare il frastuono della tempesta.
“Prima di partire ti farò trovare la colazione pronta.”

Quelle parole mi rimbombano nella testa, sei sempre stato tu a portarmi la colazione in camera dopo avermi svegliato.
Scaccio quei pensieri rilassandomi completamente e cadendo in un sonno profondo.

“Ciel” …
“Ciel”
Una voce mi chiama, la conosco ma non riesco a ricordare a chi appartenga
“Ciel”
Apro gli occhi, scorgo un’esile figura a pochi metri da me; tutto intorno solo nero.
“Ciel” mi chiama ancora dandomi le spalle. Lo osservo meglio, riconosco quella chioma bionda
“Cosa vuoi Trancy?
“Ciel, non c’è bisogno di essere così freddo” mi dice mentre si gira avvicinandosi a me
“Lo so che mi capisci” continua portando il viso troppo vicino al mio; arretro di un passo
“Non so di cosa tu stia parlando” gli rispondo dandogli le spalle a mia volta
“Non mi puoi mentire Ciel e soprattutto non puoi mentire a te stesso …”
Non mi piace la piega che sta prendendo il discorso
“Lo sai che se non fosse per me a quest’ora la tua anima sarebbe stata da tempo divorata da quel demone, dovresti essermi grato!”
“Smettila Trancy”
“Oppure” continua lui ignorandomi “Mi detesti perché questo ti ha definitivamente separato da quel demone?”
Non rispondo, non gliel’avrei mai data vinta.
“Io so quello che provi, l’ho provato prima di te anzi, me ne sono reso conto prima di te …”
Taccio ancora, qualsiasi risposta avessi dato sarebbe stato come dargli ragione, mi accorgo che i miei stessi pensieri confermano quanto siano veritiere le parole di Alois però, sicuramente, non l’avrei mai ammesso, soprattutto a lui.
“Non ti ho dato la possibilità di scegliere” continua imperterrito il conte biondo
“Cosa intendi?”
“Sono stato io a decidere il tuo destino, ho fatto della tua vita ciò che volevo io e solo io!”
“Perché mi dici questo? E perché adesso? Sono passati anni ormai .”
“Non avrebbe avuto senso, dovevi capire da solo”
Ho capito cosa intende tuttavia faccio finta di no, faccio per ribattere ma,
“Cosa avresti fatto se avessi potuto scegliere? Avresti rispettato il contratto, dando a quel demone ciò che le spetta o avresti scelto la vita eterna come demone?”
mi ha preso in contropiede, per la prima volta non so proprio come  rispondere perché effettivamente non sapevo la risposta.
Mi giro, lui si avvicina al mio orecchio
“Ora che ti do la possibilità di scegliere tu non sai che fare? … vedi di deciderti, prima che sia troppo tardi!” Mi soffia nell’orecchio quelle frasi, le ultime parole non più forti di un sussurro; la mia vista comincia ad offuscarsi. 
“Scegliere?!” urlo ma dalla mia bocca non esce nulla poi...
Il buio totale.

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Angolino di Marty :)
Com’è?
Siate clementi per favore, spero di non aver fatto ORRORI di ortografia o quant’altro!
Spero anche che vi sia piaciuto almeno un pochino … e poi siamo ancora all’inizio ;) , certo la continuo solo se interessa a qualcuno u.u che dire ? Mi avete tollerata fino a qua quindi se vi va lasciate un piccolo commento ok?
Grazie in anticipo ^^
Un bacio. 


Marty

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Capitolo 2
*** Saving me again ***


~Come back to me~
Saving me again

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“Scegliere?!” urlo ma dalla mia bocca non esce nulla poi il buio totale.

.
...

Un forte tuono. ...
Mi sveglio in un bagno di sudore, ansimante, mi passo una mano sul volto; sento ancora le parole del conte Trancy rimbombarmi nelle orecchie “Cosa avresti fatto se avessi potuto scegliere?”
“È stato solo un sogno” mi dico.
Mi alzo dal letto, vado verso la finestra: piove ancora forte.
Un lampo illumina i tetti delle case: la vedo, una sagoma nera in piedi sul tetto davanti alla finestra.
Un altro fulmine, è scomparsa.
Non me ne rendo nemmeno conto: sto correndo lungo lo stretto corridoio, giù per le scale fino al salone vuoto, spalanco la porta e corro fuori sotto la pioggia; corro a perdifiato attraverso i vicoli di quel paesino, del vetro mi ferisce i piedi nudi; non mi fermo, continuo a correre alla ricerca di quella figura tanto familiare.
La pioggia, fitta, mi impedisce di vedere bene; mi guardo intorno cercando di orientarmi, nulla mi è familiare.
Mi siedo facendo scivolare la  schiena contro il muro, avvolgo le braccia attorno alle gambe, nascondo il viso tra le ginocchia e chiudo gli occhi.
La pioggia continua a cadere, ma piano piano perdo coscienza di ciò che mi circonda.


Sento uno strattone alla spalla, lentamente apro gli occhi; ha smesso di piovere ma, è ancora buio.
Un uomo di mezza età mi sta scuotendo; cerco di ignorarlo richiudendo gli occhi ma lui continua:
“Ehi cosa ci fa un bambino come te qua fuori di notte tutto solo?” non gli rispondo, continuo a tenere gli occhi chiusi sperando che ignorandolo se ne vada;
ma non funziona:
“Ehi moccioso! Rispondimi!” mi colpisce facendomi cadere a terra.
Volendo so che potrei ucciderlo all’istante ma non trovo nemmeno le forze per rialzarmi.
Sento di nuovo quella sgradevole voce, questa volta rivolgersi ad altre due voci a me sconosciute, le sento sempre più vicine finche, alzando lo sguardo, scorgo altre due figure che mi si avvicinano
“Se sei tutto solo perché non vieni con noi?” Distolgo lo sguardo sperando che mi lascino stare
“Vedrai che ti piacerà!” Cerco di alzarmi per correre ma le mie gambe tremano e cedono dopo un colpo sulla schiena
“Dove vuoi andare eh?” non riesco a muovermi, sono esausto.
Il primo uomo che mi ha parlato mi si avvicina e mi prende il viso con due dita.
Sento il suo alito che puzza di alcol, avvicina il suo viso al mio; gli sputo in faccia e mi volto per non guardarlo.
Mi getta a terra colpendomi più volte a calci
“Piccolo bastardo! Non avresti dovuto farlo! Adesso credo che non sarà più molto divertente per te…”
Cerco di nuovo di mettermi in piedi ma vedo l’uomo che tira fuori un pugnale, so che non può uccidermi, tuttavia indietreggio; serro gli occhi preparandomi a ricevere il colpo.
Aspetto ma il colpo non arriva, sento un liquido caldo bagnarmi il viso; mi tocco la guancia con una mano, la guardo: è sporca di sangue.
Alzo lo sguardo, una sagoma nera, no, quella sagoma nera è davanti a me.
Chiudo di nuovo gli occhi, quando li riapro ci sono quei tre uomini sono a terra in una pozza di sangue, comincio a vedere tutto sfocato poi perdo i sensi.


Apro gli occhi, ci metto un po’ a mettere a fuoco, sono nella stanza della locanda.
Ho sognato tutto?
No.
Vedo i miei vestiti bagnati piegati sul mobile vicino al letto un the caldo e fumante sul comodino, i mio preferito, insieme ad alcuni dolcetti.
Mi rigiro nelle coperte e abbraccio il cuscino, sento il tuo odore.
Allora eri davvero tu!
Stringo ancora di più il cuscino e chiudo gli occhi ancora un momento.
Anche se te ne sei andato, anche senza il contratto … Mi hai salvato di nuovo.
Mi alzo a sedere; in fondo al letto c’è un cambio asciutto di vestiti, scendo dal letto mettendomi in piedi, il rapido cambiamento di posizione mi provoca un forte giramento di testa, tale da farmi ricadere seduto sul letto.
Faccio un profondo respiro e mi rialzo più lentamente.
Alzandomi mi rendo conto di non avere nemmeno l’intimo addosso, prendo le lenzuola per coprirmi e mi risiedo sul letto.
Prendo un sorso di the e sgranocchio qualche dolcetto.
Dio quanto mi mancavano! Dopo aver mangiato a sufficienza mi alzo e comincio a vestirmi.
Una volta completamente vestito mi avvicino allo specchio ai piedi del letto per guardare il risultato, non sono molto pratico con il vestirmi … l’hai sempre fatto tu per me. Guardo il mio riflesso: pensavo peggio, mi mancano solo le scarpe. Mi abbasso per allacciarle.
Questo specchio ieri non c’era!
Mi rialzo e osservo di nuovo la mia figura riflessa
L’hai messo tu? Perché?
Mi contemplo ancora per un po’, mi avvicino e sposto i capelli dall’occhio.
Il simbolo con il quale mi hai marchiato c’è ancora.
Quella speranza, che per qualche istante si era fatta di nuovo strada in me è morta, di nuovo, forse, questa volta, per sempre.
Cado in ginocchio.
Mi hai salvato, nonostante io t’abbia detto che eri libero, ma, evidentemente un mio ordine non bastava a sciogliere il contratto e tu, tu mi hai voluto far capire che l’hai fatto solo perché obbligato! Era davvero necessario?!  Cosa ti costava illudermi ancora una volta?! L’hai sempre fatto dopotutto!
Alzo di nuovo lo sguardo e copro di nuovo l’occhio marchiato.
Penso che, essendo il contratto ancora in vigore, potrei chiamarti e ordinarti di tornare al mio fianco ma, il mio orgoglio me lo impedisce.
Un pensiero mi trapassa la mente:
Io non ti ho chiamato! Allora hai sempre vegliato su di me?
Probabilmente non riuscirò mai a smettere di sperare, anche se così mi faccio solo del male.
Lo stomaco mi brontola come se non mangiassi da anni, torno vicino al comodino e finisco i dolcetti che mi hai preparato ma, il mio stomaco non è ancora soddisfatto; esco dalla stanza e scendo le scale.
Arrivo nel salone e vedo Lola che pulisce il bancone
“Buon giorno Ciel” mi dice con voce cordiale
“Buon giorno, puoi darmi qualcosa da mangiare?” 
“Uhm si certamente, non ti ho portato la colazione come ti avevo promesso perché il signore che ti ha portato qua ha detto che pensava a tutto lui …” mi guarda un attimo con aria interrogativa poi continua
“Mi spieghi perché sei uscito nel mezzo della notte durante una tempesta?!?!”
Mi ha preso in contropiede non potevo dirle la verità ma, qualsiasi altra risposta non avrebbe avuto senso
“Non sono fatti tuoi e se non vuoi farmi la colazione me ne torno in camera” rispondo decidendo di ignorare la sua domanda
“Si adesso ti preparo qualcosa di caldo, stai tremando!”
Non me ne sono nemmeno reso conto!
“Beh dopo tutto è normale che tu abbia la febbre dopo tutta l’acqua che hai preso!” annuisco leggermente per poi sedermi a un tavolo e fissare il nulla.
“Ecco qua” mi dice Lola presentandomi una tazza di latte fumante
“Grazie” Mi basta sentire il mio stomaco brontolare un’altra volta per capire tutto.
Mi sento uno stupido per non esserci arrivato prima!
Corro di nuovo su per le scale verso la ‘mia’ stanza, entro e sbatto la porta dietro di me, mi precipito davanti allo specchio; lo sforzo che ho fatto mi causa parecchie vertigini e una forte nausea a causa del mio fisico già debilitato
“Cosa avresti fatto se avessi potuto scegliere”
Quelle parole mi rimbombano in testa più volte come un eco fastidioso.
Ho capito! Allora era questo che volevi che vedessi vero? Non il contratto … vero?
Continuo a domandarmelo come per convincermi che sia effettivamente così, che tu volevi che capissi, non ricordarmi che mi aiuti solo per il contratto!
Forse per una volta non ho sperato per niente …
poi realizzo un’altra cosa:
Se tu lo sai allora perché, perché mi hai aiutato? Perché non hai semplicemente divorato la mia anima?


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Angolino di Marty ^^
Ecco qua il secondo capitolo, spero vi sia piaciuto ;)
commentate please, fatemi sapere cosa ne pensate e dove dovrei migliorare ! :)
Un grazie speciale a coloro che l’hanno messa tra le preferite/ricordate/seguite e ovviamente chi ha commentato! :D
A presto!
Un bacione

Marty

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Capitolo 3
*** Don't leave me ***


~Come back to me~
Don’t leave me

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Se tu lo sai allora perché, perché mi hai aiutato? Perché non hai semplicemente divorato la mia anima?

….

Mi stringo la testa tra le mani, per la prima volta nella vita le lacrime bruciano come gocce di fuoco nei miei occhi ma, non le lascio cadere:  non voglio, non posso! Se lo facessi non sarei più io, non sarei più quello che desideravi tu …
Capisco solo ora che, senza nemmeno accorgermene, ho trasformato me stesso in ciò che tu volevi; perché, perché non lo capisci?
Se non lo capisci da solo allora te lo farò capire io! Solo allora ti permetterò di prendere la mia anima!
Non posso più permettermi di essere così orgoglioso, lo sono stato per troppo tempo , non ne vale più la pena ormai. Porto una mano all’occhio marchiato, caccio indietro definitivamente le lacrime e raccolgo tutte le energie e il coraggio che mi sono rimasti in corpo
“Sebastian! Vieni qui!” urlo.
Non mi importa se Lola mi ha sentito, non mi importa nulla di niente, non più. Sto in silenzio attendendo il tuo arrivo …
Passa una manciata di minuti ma non accade nulla, una forte angoscia mi attanaglia il cuore rendendomi faticoso pure respirare.
Perché non sei ancora arrivato? … Mi hai abbandonato? No!! Non voglio e non posso crederci!
Respiro profondamente cercando di calmarmi
“Sebastian! Vieni immediatamente qui! È UN ORDINE!!”  urlo con tutto il fiato che ho in corpo.
Ancora niente.
Sono completamente in preda al panico ma non solo, mi sento solo, abbandonato , tradito da te: l’unica persona di cui mi sia mai fidato veramente, l’unica persona che abbia mai ... NO! Non sono come Alois! Non sono come lui … non lo sono … non lo sono.


Ora voglio piangere, ne ho bisogno.
Ho bisogno di sfogarmi, ho bisogno di sfogarmi con qualcuno ma, tu non sei qui.
La tua sola presenza ora mi farebbe stare meglio, mi farebbe sentire protetto , ma tu non sei qui.
Mi alzo in piedi barcollando e tenendomi al muro scendo di nuovo nel salone dove, appena entro,  vedo Lola seduta ad un tavolo che legge il giornale.
Quando sente la porta cigolare al mio ingresso mi guarda e, come se riuscisse a leggermi dentro, si alza, mi si avvicina e, senza alcun preavviso, mi abbraccia stringendomi a se.
Io resto immobile, silenziosamente grato di quell’affetto offertomi dalla donna; appoggio la testa alla sua spalla, sei si appoggia a me e la sento singhiozzare.
Lei che nemmeno conosco sta piangendo le lacrime che io non posso e non voglio versare.
Avrei preferito essere tra le tue braccia ma, sono davvero, profondamente riconoscente nei confronti della locandiera che, senza chiedermi nulla, mi ha dato ciò di cui avevo bisogno: l’abbraccio di una madre, un abbraccio sincero.
Restiamo così ancora qualche istante poi, lei si allontana e mi guarda con gli occhi ancora lucidi e arrossati dal pianto.
“Cos’hai Ciel? Cosa c’è che non va? Dimmi tutto per favore …”
Non posso risponderle anche se in fondo vorrei, vorrei buttare tutto fuori: tutta la mia angoscia, tutta la mia rabbia, tutta la mia solitudine; quella solitudine che solo tu, solo e soltanto tu, puoi guarire.
“Nulla, sto bene. È solo un’influenza” le rispondo fingendo di non aver compreso la sua domanda
“Cosa ti turba? Leggo l’angoscia nei tuoi occhi, se mi dici cosa ti preoccupa posso aiutarti” quelle parole, non so perché, mi fanno montare su tutte le furie
“NO!  Chi ti credi di essere?! Tu non mi conosci, non puoi nemmeno immaginare quali siano i miei problemi! Tu non puoi aiutarmi!” urlo tutto d’un fiato, mi rendo conto di aver esagerato quando vedo altre lacrime rigarle il viso.
Di nuovo troppo orgoglioso per chiedere scusa mi giro ed esco dal salone.


Mi fermo nel corridoio, appoggio la schiena al muro e mi lascio scivolare sino a sedermi a terra.
Perché devo sempre allontanare tutte le persone che provano ad amarmi e amare colui che invece non ha mai provato nulla per me?
Ripercorro mentalmente i miei pensieri e cerco di non urlare alla confessione che avevo appena fatto a me stesso.
No io NON amo Sebastian! Io … cosa provo?
Mi alzo e torno nella mia stanza.
Apro la porta e mi butto sul letto.
Mi giro per guardare fuori dalla finestra e vedo quella sagoma nera a pochi metri da me. Mi guardi con quei tuoi occhi rossi come il sangue, continui a fissarmi senza dire niente; mi alzo a sedere senza sapere cosa fare, sono confuso.
Fai un passo avanti accorciando la distanza che ci divide io, indietreggio, per la prima volta ho paura di te.
“Avete chiamato bocchan?” mi chiedi avvicinandoti ancora.
Indietreggio di nuovo finche non poggio la schiena al muro mentre continuo a guardarti senza sapere cosa rispondere.
Fai un altro passo, ora se davanti al letto, ti pieghi in avanti portandoti troppo vicino a me; il mio cuore manca un colpo tra i battiti ormai accelerati.
“Bocchan qualcosa non va?” chiedi nuovamente, questa volta con un accenno di sorriso sul volto che, per quanto solo un accenno, mi fa sentire meglio.
“Perché te ne sei andato?” chiedo io guardandoti negli occhi
“Lei mi ha detto che potevo andare” mi rispondi subito ma, senza allontanarti
“Allora perché sei tornato ora?” chiedo ancora.
Ti avvicini ancora di più il tuo naso ormai sfiora il mio; abbasso lo sguardo incapace di sostenere quella situazione.
Per una frazione d’istante mi sembri contrariato dalla mia mossa poi mi rispondi
“Perché me lo domanda bocchan? Lo sa benissimo, mi avete chiamato” non so cosa dire, ha ragione ho fatto una domanda stupida e ora non so più cosa dire:
“Perché mi avete chiamato” Di nuovo non rispondo, non potevo rispondere.
“Mi allontano per un po’ e guardatevi vi siete preso l’influenza” mi dici rialzandoti dal letto.
Questa volta sono io contrariato per la tua mossa
“Perché te ne sei andato?” chiedo nuovamente con una voce così debole che non pensavo mi avessi sentito
“Volevo mettervi alla prova, ma ora sono qua, non si preoccupi” 
“Come posso non preoccuparmi?!” raccolgo tutto il coraggio che ho per completare la frase:
“Perché non hai ancora preso la mia anima?” Ti avvicini di nuovo, questa volta, con un unico rapido movimento , sei a pochi centimetri da me
“Non so di preciso cosa le sia successo in questo poco tempo ma, so che la scelta non sta a me” mi sembri quasi sollevato da questo fatto e io per questo lo sono ancora di più.
Fuori il sole è ancora alto ma sarà per la febbre o qualsiasi altra cosa mi sento davvero stanco.
Fai per alzarti ma, prendendoti per la manica della giacca ti tiro a me portandoti tanto vicino che a sfiorarsi questa volta furono le nostre labbra.
Dopo quel breve contatto mi sento avvampare il viso che ritraggo giusto quanto basta per poter parlare
“Sono stanco, voglio dormire” dico cercando di nascondere l’imbarazzo.
Tu non rispondi; con un movimento del braccio mi sollevi mentre ti alzi in piedi, per non perdere l’equilibrio avvolgo le braccia intorno al tuo collo. Sento le tue mani afferrarmi le cosce e allora mi accorgo di avere le gambe avvinghiate attorno alla tua vita ; tu sembri non badarci e dopo qualche secondo mi poggi a terra e cominci a svestirmi e noto che hai dipinto sul volto il sorriso di un tempo.
Mi lasci con solo l’intimo addosso, salgo sul letto e una volta sotto le coperte mi tolgo anche l’ultimo indumento che ho addosso.
Mi sdraio e vedo che ti incammini verso la porta; mi tiro su a sedere scoprendo le mie gambe nude, mi guardi, sorridi, non è più il solito sorriso.
“Resta qua” senza smettere di sorridere ti avvicini al letto e ti siedi sul bordo, io mi sdraio dandoti le spalle
“Con piacere” mi sussurri all’orecchio facendomi rabbrividire.
Mi giro per guardarti, tu mi guardi a tua volta; ti tiro nuovamente vicino a me costringendoti a sdraiarti al mio fianco e, questa volta, sono io a sussurrarti all’orecchio, come se fosse il più segreto dei segreti:
“Non lasciarmi …”  
Non so come ho fatto a trovare la forza per dirti questo.
Non mi rispondi ma con piacere noto che non ti muovi, resti qui, sdraiato affianco a me; mi giro dandoti nuovamente le spalle e cercando di riprendere il sonno che avevo prima.


Passano pochi minuti prima che ti alzi, vorrei fermarti ma non lo faccio.
Ti da così fastidio starmi vicino?
Mi stringo a me stesso sotto le lenzuola. Sai che sono sveglio.
Sento il tuo sguardo sulla schiena mentre sta fermo al centro della stanza; sento un passo:  ti avvicini alla finestra.
Non te ne andare, te l’ho detto di non lasciarmi ancora!
Un altro passo ti affacci alla finestra e … chiudi le persiane facendo calare il buio nella stanza; senza nemmeno accorgermi tiro un sospiro di sollievo e rilasso i muscoli che tenevo in tensione
“Forse così riuscirà a riposarsi meglio bocchan”
Ne ero sicuro che sapevi che non dormivo!
“Uhm ok” rispondo senza girarmi.
Ti avvicini nuovamente al letto; mi giro e ti guardo mentre ti togli la giacca rimanendo solo con la camicia bianca e i pantaloni, ti slacci la cintura e lasci cadere anche quelli ti guardo in un misto di ammirazione e stupore poi ti sdrai nuovamente al mio fianco guardandomi negli occhi, non so bene come comportarmi
“Perché mi guarda così bocchan? Me l’ha chiesto lei di-”
“Si si d’accordo ora stai zitto che ho sonno” taglio corto io, non era ciò che volevo dirti ma è quello che ho detto.
Mi giro e chiudo gli occhi, sapendo però che, con te nel mio letto, non riuscirò a dormire.


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Angolino di Marty (:
Eccomi di nuovo qua!
Spero vi sia piaciuto anche questo: diciamo che è adesso che inizia la vera storia ;)
spero anche di non deludervi con i prossimi capitoli!
Grazie mille a chi ha messo questa storia tra seguite/preferite/ ricordate e chi ha commentato ^-^ grazie di cuore davvero!!
Alla prossima!
Un bacione
 

Marty 

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Capitolo 4
*** What am I to you? ***


~Come back to me~
What am I to you?

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Mi giro e chiudo gli occhi, sapendo però che, con te nel mio letto, non riuscirò a dormire.


E così è: non riesco a chiudere occhio, non ce la faccio!
Nonostante tu sia qua, di fianco a me, non riesco a stare tranquillo; ho il terrore che tu mi abbandoni un’altra volta.
Te l’ho detto di non lasciarmi ma non l’ho ordinato … forse per te non è la stessa cosa? 
Giro un poco la testa, giusto quanto basta per vedere il tuo volto apparentemente rilassato, chiunque giurerebbe che tu stia dormendo, ma io no: lo so, so che sei pronto a scattare al minimo movimento o segno di pericolo;io ti conosco … o almeno credo …. Spero.
Mi giro completamente sul fianco ora posso vederti bene e spero che tu non apra gli occhi solo per poterti guardare ancora per un po’; voglio impedirti di andare via da me voglio impedirti di abbandonarmi anche se so che, in fondo, non sei mai stato veramente con me ma, semplicemente, da quando ti ho ‘incontrato’ non hai fatto altro che aiutarmi e sostenermi nel mio cammino verso la morte, la quale in fine sarebbe arrivata per mano tua e a me andava bene.
Ti abbraccio, come se questo mio stupido, debole, infantile e disperato gesto potesse fermare te dall’andar via; non dici niente, non apri gli occhi ma noto un piccolo accenno di sorriso incresparti le labbra; mi cingi la vita con un braccio portandomi così più vicino a te.
Sono felice.
Da tanto, troppo tempo non mi sentivo così!
Mi sento protetto da ogni male, forse perché è il male a proteggermi?
Che ironia: nessuno mai cercherebbe conforto nell’abbraccio del suo aguzzino, del suo carnefice, del suo assassino; invece io non ricordo di essere mai stato meglio.
Mi godo questo momento a fondo, sperando che questo contatto non finisca mai ma, consapevole che non sarà così.
Chiudo gli occhi, mi stringo come meglio posso nel tuo abbraccio cercando di dimenticare ogni preoccupazione, ogni angoscia, ogni paura e così, senza accorgermi, cado in un sonno profondo, senza sogni ne incubi.

Mi sveglio, appena apro gli occhi la prima cosa che noto è la finestra aperta e, subito, una forte angoscia mi attanaglia il petto ma, dura solo pochi istanti perché sento un braccio cingermi i fianchi
“Si è riposato bene bocchan?” mi chiedi sorridendo, non posso crederci a quanto sei falso!
“Si” rispondo secco
“Bocchan cosa preferisce? Partiamo adesso o domani mattina?” mi domandi riadagiando la testa sul cuscino ma, senza smettere di sorridere; ti guardo un attimo come a voler imprimere ancora di più l’immagine del tuo volto nella mia testa così che, se un giorno dovessi dirti addio non mi dimenticherei di te …come se potessi
“Per me fa lo stesso.”  Non è vero, non fa lo stesso, io vorrei stare così in eterno ma, voglio vedere cosa tu vuoi:
“Allora, visto che non abbiamo impegni, possiamo stare qua quanto vogliamo” mi rispondi e mi sorridi ancora di più ma, questa volta posso giurare di vedere malizia nel tuo sorriso o forse è solo la mia stupida immaginazione?
“Uhm, come ti pare” dico senza far trasparire alcuna emozione dalla mia voce, anche se, in realtà, dentro di me sono veramente felice.
Mi sdraio e cerco di riaddormentarmi anche se non ho più sonno.
Noto che tu continui a fissarmi con una certa insistenza, non che la cosa mia dia fastidio ma, piuttosto il fatto m’incuriosisce
“Che hai?”
“Uhm, niente”
“E allora perché mi guardi?”
“Niente, così. Sto aspettando che lei mi dica cosa devo fare”
“Come prego?” devo ammettere che con questa domanda mi hai spiazzato
“Lasci stare” dici subito.
 Chiudo gli occhi ...  “Bocchan” Che diavolo hai ancora?
“Che vu-” Non riesco a finire la frase che tu poggi le tue labbra sulle le mie. Spalanco gli occhi scioccato, alzo la mano, voglio tirarti uno schiaffo per la tua impudenza; non ci riesco.
Abbasso il braccio, intreccio le dita tra i tuoi capelli e approfondisco quel bacio appena accennato.
Mi stacco dalle tue labbra per riprendere fiato, mi metto a cavalcioni su di te e mi rimpossesso delle tue labbra; mi passi le mani dietro il collo, sulla schiena, sulle cosce … Solo in un secondo istante realizzo cosa sto facendo; mi stacco da te e abbasso lo sguardo; non credo di essere mai stato così imbarazzato in tutta la mia vita.
Mi prendi il mento con due dita e mi fai alzare il viso costringendomi a guardarti negli occhi; non so cosa dire o fare e tu, tu non dici niente! È stata tua l’idea fa’ qualcosa! 

Non reggo più questa situazione! “Perché l’hai fatto?”
“Visto che lei non si decideva ho preso io l’iniziativa … non dovevo?” l’ultima domanda la pronunci con un tono troppo malizioso.
Decido di ignorare la tua domanda, anche perché: dire la verità sarebbe stato imbarazzante, mentire sarebbe stato stupido e insensato.
“Cosa sono io per te Sebastian?”
“Bocchan … perché si vuole fare del male?”
“Rispondi alla mia domanda!”
“Lo sa già che la risposta non è quella che vuole sentire”
“Si lo so, anche se fino ad un attimo fa speravo ancora  di sbagliarmi” abbasso nuovamente lo sguardo; il peso sul cuore che sembrava essersi dissolto è tornato ad opprimermi più pesante che mai
“Vuole che risponda comunque?” sembri quasi divertito nel torturarmi
“Si”
“Per me siete una rara prelibatezza: un’anima come la vostra è più unica che rara, perfetta così com’è; controversa e quasi imprevedibile anche per me, così carica di dolore e odio che mi fa impazzire al solo pensiero di poterla assaporare e-”
Ti tiro uno schiaffo, questa volta senza alcuna esitazione; nascondendo il troppo dolore dietro la rabbia.
“Ti ho chiesto cosa sono IO per te! Non la mia anima!!”
Porti una mano alla guancia colpita dal mio schiaffo poi, sorridendo, rispondi “Il contenitore del mio pasto” Lo dici con leggerezza, come se fosse palesemente ovvio. Prendo la testa tra le mani, non so cosa fare.
“Allora perché? … Perché?!?!”
“Perché lo voleva lei e, io, se mi viene fatta una taciuta offerta di questo tipo di certo non mi tiro indietro!”
Continui a sorridere; è così divertente vedermi distrutto?
“E poi bocchan, lei sapeva già che i demoni non provano sentimenti”  

Mi sento vuoto: nulla, non c’è più nulla; nulla a cui aggrapparsi.
Anche l’ultimo piccolo barlume di speranza è morto per sempre.
A che serve andare avanti?
Raccolgo tutte le poche forze che mi sono rimaste e prendo la mia decisione:
“Finiamola qua” Inchiodi le tue iridi color del sangue su di me, illuminate da un improvviso interesse
“Sebastian” ho un’ultima esitazione poi riesco finalmente a finire la frase: “Prenditi la mia anima e finiamola qua”
Sorridi ancora di più mostrando i canini affilati; non avevo mai visto un sorriso così soddisfatto, crudele, famelico e bellissimo.
Avvicini nuovamente il tuo viso al mio ma, questa volta, mi ritraggo al tuo tocco e poggio due dita sulle tue labbra
“Posso chiederti un ultimo favore?” Per la prima volta da quando ti ho incontrato ti chiedo il permesso per fare qualcosa.
Ridi, anche a te sembra ironica quella situazione
“Lo sa che mi può ordinare qualunque cosa”
“No, questo non è un ordine. Ti chiedo di farmi una promessa e tu non puoi mentirmi quindi, se non puoi mantenerla, non accettare.”
Sono serio e anche tu, non so perché, hai perso quel sorriso di poco fa
“Va bene” rispondi tu incitandomi silenziosamente ad esprimere la mia richiesta
“Ricordati di me.”
Spalanchi gli occhi, sembri quasi spaesato
“Nella tua vita eterna prometti di non dimenticarti mai di me, che quando prenderai l’anima di ogni tua futura preda penserai a me, Ciel Phantomhive, non alla mia anima ma a me e, quando, anche per te, arriverà il momento di lasciare questo mondo, morirai pensando a me.
Mi fissi, il tuo sguardo è perso come se non sapessi cosa fare. Ti sto forse chiedendo troppo? È davvero così difficile per te?
“Non … non credo che, anche volendo, potrei mai dimenticarmi di te, Ciel” Il mio nome, per la prima volta lo sento pronunciare da te
“Allora è una promessa?” Chiedo per essere sicuro, non rispondi ma annuisci col capo.
Mi accarezzi il volto con la mano, come facesti anni fa tra le rovine. Sento il tuo respiro sulle labbra, questo bacio non sarà come quello di poco fa, chiudo gli occhi.

Addio.

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Angolino di Marty  
Chiedo venia per l’imperdonabile ritardo!
Lo so, sono una cacca u.u e non ho nemmeno scuse, se non la mancanza di voglia di aggiornare ^^” …
Si, potete civilmente inveire contro la mia persona.
Comunque ammetto che questo capitolo oltre essere pubblicato con un mostruoso ritardo e anche disgustosamente corto -.-” e la fine è bastarda.
Ora tutti si staranno chiedendo: Ma se l’autrice non è in grado di produrre qualcosa di decente perché sta ancora qui a tediare i lettori?  
La risposta è semplice: sono una sadica importunatrice.
Okkie ora il vostro compito è trovare un lato positivo in questa sottospecie di capitolo e fatelo sapere alla sottoscritta
Grazie ;D
Un bacio


Marty

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Capitolo 5
*** Truth ***


~Come back to me~

Truth

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Ho sempre creduto che, quando sarebbe arrivata la mia ora, averi avuto paura; anche se non  l’avrei mai  ammesso ma, in questo momento mi rendo conto di essermi sempre sbagliato: non provo nulla, vuoto; solo buio intorno a me.
Ho sempre pensato che, una volta compiuta la mi vendetta, il mio unico desiderio sarebbe stato morire con l’anima che tu volevi; ed ora eccomi qua: mi restano ormai pochi attimi di vita e questa domanda mi tormenta, è questo quello che volevi?
Mi tormenta perché non saprò mai la risposta.
Ma che importa ormai?
Per chi stringe un patto con un demone non esiste inferno ne tanto meno paradiso, solo il nulla.
Questo dovrebbe sollevarmi: per la prima volta nella mia vita smetterei di provare dolore e tristezza; invece questi pensieri mi stringono il cuore in una morsa di ghiaccio fatta d’angoscia e disperazione: ho perso tutto ma, non voglio perdere me stesso!
Non voglio dimenticare, non voglio dimenticarti. 
Poco importa cosa voglio io ormai, le nostre posizioni si sono capovolte, sei tu il padrone ora; in realtà lo sei sempre stato: io la preda tu il predatore, è così che stanno le cose, così è il nostro ‘gioco’. Sento  il tuo fiato lambirmi le labbra perché ci metti tanto?! 
Desidero questo contatto più di ogni altra cosa, non mi importa se per me vorrà dire morte.
Aspetto ancora qualche secondo ma non succede niente, il tempo sembra essersi fermato … forse sono già morto?
Impossibile: mi avevi detto che sarebbe stato doloroso.
Ho paura ma decido di aprire gli occhi, la scena che ho davanti mi sembra assurda: il  tuo sguardo è vacuo, i tuoi occhi sono fissi su di me, ma non mi stai guardando. Poggio un mano sulla tua ancora adagiata sulla mia guancia e a quel contatto sembri risvegliarti da uno stato di shock.
Le tue iridi di rubino mi perforano poi ringhi con rabbia ritraendo la mano, non capisco il tuo comportamento ma, non chiedo nulla;  ho paura di altre risposte.
Ti alzi e mi dai le spalle senza smettere di ringhiare, mi sembri un’animale ferito, gli animali feriti sono sempre più pericolosi e io avrei dovuto saperlo
“Sebastian…”  in meno di una frazione di secondo mi sei addosso, mi sbatti contro il muro tenendomi per la gola.
Nei tuoi occhi bruciano le fiamme del più oscuro girone dell’inferno, non ho mai avuto così tanta paura di te! … Non ho mai avuto paura di te.
Stringi di più la presa intorno al mio collo, gemo per il dolore e la mancanza d’ossigeno. Perché vuoi farmi del male? La stretta aumenta ancora, non ce la faccio più a trattenere le lacrime che, calde cominciano a rigarmi le guance; non mi sono mai mostrato così debole di fronte a te. Sento le ossa del mio collo scricchiolare, più lacrime mi bagnano il viso; comincio a vedere tutto sfocato poi buio totale. … Sono morto? È questo che si prova? Credevo peggio

 

Una voce mi distoglie dai miei pensieri, la tua voce.
Vorrei chiamarti ma non riesco a parlare, non riesco a muovermi. Sento un’altra voce, la conosco ma non riesco ad associarla ad un volto.
“Che piacere rivederla signor Michaelis” la voce è carica di ironia
“Cos’è che la porta qui? Non credo sia quello perché a me sembra vivo” dice in una mezza risata
“Smettila di blaterare, ho bisogno che tu mi dica una cosa!”
“Eh eh eh eh siamo di cattivo umore oggi? Pasto indigesto? Eh eh eh” sento chiaramente i tuoi muscoli tendersi e un altro ringhio
“Non mi sfidare, non sono in vena di giochetti ora…”
“Credi davvero di potermi minacciare? Eh eh eh eh che sfacciataggine eh eh eh” la tensione nell’aria è ormai palpabile, percepisco ogni fibra del tuo corpo fremere e so che saresti pronto a scattare; aumenti la presa intorno al mio corpo come a voler sfogare la rabbia in qualche modo
“Eh eh eh sei davvero divertente demone, quindi credo che risponderò alle tue domande eh eh eh”
“Dovevo prendere ciò che mi spettava, mio di diritto e negato per due anni ma, ho visto qualcosa …”
“Continua …”
“Come se potessi vedere cosa sarebbe successo da li a poco … lo vedevo morto” Esiti. Anche tu hai delle insicurezze?
“Faceva male”
Il mio cuore perde un colpo, non è possibile! Devo aver capito male … non voglio illudermi oltre.
“Eh eh eh eh ed io che pensavo che voi creature degl’inferi foste furbe eh eh eh” non rispondi al poco velato insulto e rimani fermo in attesa delle risposte che cerchi senza nemmeno aver posto una domanda.
“Non è forse evidente? Eh eh eh a quanto pare no ma, se vuoi posso illuminarti io …”
“Sono venuto per questo, mi pareva fosse lampante che non è una visita di cortesia” rispondi con il tuo solito tono insolente
“Allora ti pregherei di poggiare il tuobagaglio sul tavolo” non dici nulla ma, sento le tue braccia abbandonarmi su una superficie gelida
“Ora allontanati eh eh eh”
“Perché?”
“Oh insomma demone vuoi o non vuoi sapere?” Dentro di me spero con tutte le mie forze che tu ignori quella richiesta ma sento i tuoi passi allontanarsi
“Perfetto, ora guarda …”
Tutto accade troppo in fretta: sento una risata, un colpo e  gemi di dolore.
Spalanco gli occhi, ti vedo chino su di m con la lama di una falce che ti trapassa il petto da parte a parte ed il becchino che ride soddisfatto.
“Hai capito ora? Eh eh eh” Estrae la sua falce con un rumore sinistro e sento un fiotto di sangue bagnarmi la camicia, non capisco nulla di ciò che sta succedendo e tutto ciò che voglio sapere è perché?
Mi sollevi dal tavolo con qualche difficoltà a causa della ferita che continua a sanguinare copiosamente, ti giri dando a me la possibilità di vedere il becchino che sghignazzava mentre puliva la lama della sua falce; sono così confuso che mi fa male la testa Che diavolo sta succedendo?!  Esci da quel posto tetro di corsa e man mano l’immagine del becchino si faceva sempre più piccola e sfocata E ora? Che vuoi farne di me? Dove mi porti? Vorrei tempestarti di mille domande ma non riesco a parlare tanta è la paura e la confusione che provo.

Nel giro di pochi minuti non ho più idea di dove mi trovi ma, so per certo che non stiamo tornando alla locanda; alberi alberi e ancora alberi Dove mi porti Sebastian??
Ti fai largo nel bosco senza mai cambiare direzione … con orrore comincio a riconoscere il posto dove mi stai portando: il posto dove, per me, tutto è finito e tutto è iniziato; dove per un mese mi hanno torturato nel peggiore dei modi e dove io ti ho chiamato per la prima volta; i ricordi di quel mese d’inferno si fanno strada in me man  mano che ci avviciniamo al quel luogo maledetto Perché mi fai questo?! 
Mi stringo forte a te e trovo finalmente il coraggio di parlare
“Portami via …” è solo un sussurro e quasi temo che tu non mi abbia sentito ma so che non è così
“Sebastian … ti prego portami via” Mi disgusto da solo per quanto sono diventato patetico ma, che importa ormai? Sono solo un pezzo di carne che aspetta di essere mangiato dopotutto.
“Sebastian!”
“No bocchan, non la porterò via finche non avrà capito” il tuo tono è calmo ma allo stesso tempo carico di rabbia
“Perché mi hai portato qui?? Perché mi fai questo?!?!” Mi lasci cadere a peso morto sull’altare dove, anni prima, mi marchiarono a fuoco come un animale; cerco di alzarmi ma tu mi blocchi spingendomi a sdraiarmi sul marmo  di quel tavolo da macello. Le ombre del mio passato ora mi tormentano come non mai.
Sono spaventato non solo a causa della situazione in cui mi trovo ma soprattutto perché sono solo, completamente solo; questa volta nessuno verrà a salvarmi.
“P-perché non mi uccidi e basta?” ti guardo negli occhi che, per mia immensa sorpresa, sono lucidi; se non ti conoscessi direi che sono velati di lacrime
“Non posso” rispondi lasciandomi andare così che possa mettermi a sedere
“Allora perché mi fai questo? Per divertimento?! È solo un gioco per te?!” non mi rispondi e abbassi lo sguardo
“Rispondimi!!” in un moto di rabbia ti colpisco volto con uno schiaffo tu giri il viso di lato senza però alzare lo sguardo, senza guardarmi.
“Perché volevo che capisse quanto soffro” mi dici cadendo in ginocchio
“Perché  volevo che capisse che, anche se volessi, non riuscirei a farle del male”
“Ahahah mi prendi in giro?! Cosa credi di avermi fatto fino a pochi secondi fa? Hai fatto quanto di peggio potessi farmi! Quindi smettila e facciamola finita con questa recita ridicola! Prendi la mia anima così sarai felice e IO smetterò di soffrire!” ritrovo finalmente il mio tono autoritario di sempre nonostante dentro nel profondo la mia stessa anima sta ancora tremando.
Ti porti una mano al petto dove c’è la ferita che, con stupore, noto che non si è ancora rimarginata; scendo da quell’altare e faccio un passo verso di te ma tu indietreggi e finalmente alzi lo sguardo ormai velato
“No, non prenderò la sua anima” ...

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Angolino di Marty
Oh mio dio sono un essere schifoso!
Non solo ci ho messo gli anni luce ad aggiornare ma, posto pure una schifezzuola di capitolo -.-‘
Beh spero che comunque possa essere in qualche modo di vostro gradimento!
E un commento lasciatelo, anche solo per pietà! ^^”
Okkei direi che posso dileguarmi, ma prima ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite e ovviamente a chi a recensito… un grazie anche ai lettori silenziosi che però potrebbero farsi sentire ogni tanto è.è
Ah e un grazie particolare a
 ciel phantomive98   per il sostegno e la pazienza! ;)
Ok ora me ne vado sul serio! xD
A presto!
Baci. 
 

Marty.

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