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Quella sulla porta era una ragazzina magra e dall’aria infantile, con le guance rosse e una minigonna così corta che non le si addiceva per nulla.
Non gli aveva detto una parola, si era limitata ad osservare le sue dita tese sui tasti del pianoforte.
«Sei un‘arma?» Aveva domandato, avvicinandosi circospetta. Soul si era puntellato sui talloni, prima di annuire. Era terribilmente agitato, l’anima pareva volesse scappare dal suo corpo per attorcigliarsi intorno a quello magro della ragazzina con i codini.
Sorrideva, in quel momento, ed i suoi occhi nonostante il buio riuscirono a sembrargli quasi luminosi. «Mi chiamo Maka Albarn,» si presentò, «e non me ne intendo di musica, ma ti andrebbe di…?»
Maka allungò una mano verso il pianoforte e Soul, per la prima volta, non ebbe paura di suonare. Non solo perché quella ragazzina non l’avrebbe paragonato a Wes o avrebbe criticato la sua musica, no, ma per l’effetto rilassante che aveva provato quando gli si era avvicinata curiosa.
«Soul Eater», rispose chinando il capo, «e sono uno così».
Il suono dei tasti arrivò forte e chiaro alle orecchie della ragazzina, che sorrise accomodandosi al suo fianco. Soul sentì la propria anima stringersi in un abbraccio solitario, piacevole, mentre il calore invadeva il suo corpo.
Un suono cupo, tetro, che le avrebbe dovuto mettere addosso un’angoscia senza pari, proprio come dicevano sempre i suoi spettatori. Le note si susseguivano una dopo l’altra, e Soul nella propria mente ripercorreva ogni percorso della propria vita, con quella colonna sonora che di allegro non aveva nulla. Ghignò, pensando che forse l’avrebbe spaventata: sembrava un cucciolo, quella ragazzina, pronto a rizzare il pelo non appena qualcosa le avesse fatto paura.
Quando si voltò a guardarla, però, Maka teneva semplicemente le labbra arricciate.
«Forte», gli disse, «cool». Era un gran sorriso quello che le si aprì sul viso pallido e Soul sentì chiaramente qualcosa dentro di sé entrare in contatto con un’entità sconosciuta. Un’entità morbida e calda, così calda che chiuse gli occhi.
Le sue dita ancora scorrevano lungo i tasti bianchi e neri, e nonostante la melodia fosse la stessa, qualcosa era cambiato. L’aria cupa si era dissolta come per magia, quando quel calore l’aveva invaso, e Maka ora canticchiava stonata sottovoce note musicali sbagliate. Un tempo, si sarebbe infastidito, ma in quella voce c’era qualcosa di più forte. Più forte di tutto ciò che aveva conosciuto, in passato, della sua invidia, della sua paura, della sua inadeguatezza.
Maka canticchiava, lui percepiva solamente due anime che si scrutavano circospette e poi correvano l’una verso l’altra, intrecciandosi e divenendo un’unica entità.
Perfezione.
Nulla aveva detto loro che sarebbe stato facile combattere insieme, ma Maka gli aveva allungato una mano e lui, per la prima volta da un sacco, aveva sorriso.
«Cool hai detto?» Maka annuì, divertita forse e completamente felice, «E non hai ancora visto il resto».
Le mani erano strette, così come le loro anime.
«Ti andrebbe di mostrarmelo?»
E lo stomaco di Soul, al vagito della sua anima, si sentì rinascere. Non era stato che un suono ovattato proveniente dal profondo, ma quel principio di pianto segnava l’inizio di una nuova vita, in cui respirare non sarebbe più stato difficile.
«Certo».
Quella ragazzina aveva lacerato parte del buio che stava intorno a lui, con un semplicissimo aggettivo ed un’anima forse un poco rumorosa e diretta.
Un’anima perfetta, per uno cool come lui.
N/a: partiamo dal presupposto che non so di preciso perché io abbia scritto questa sottospecie di obbrobrio, ma dovevo. Cioè, insomma, ho sognato Maka, Soul e un pianoforte. Dovevo scrivere, capite?
Ora, io avrei intenzione di fare una MINUSCOLA raccolta sui momenti precedenti alla serie che noi tutti seguiamo, ma non so se sia una buona idea o meno. Insomma, conoscendomi potrebbero volerci secoli, quindi: a voi. Volete una raccolta o preferireste che mi fermi qui? (:
Maka si stiracchiò rumorosamente, mentre una goccia di
sudore cadeva tra le scapole fastidiosa, segno di una calura estiva che le
stava causando non pochi problemi quel pomeriggio.
Lei e Soul Eater lo
strambo avevano deciso di trasferirsi nello stesso appartamento, cosicché la
risonanza tra loro non avrebbe potuto far altro che incrementarsi. Tuttavia, se
Lord Shinigami si era mostrato entusiasta dell’idea,
non si poteva dire lo stesso di quel falso
padre che si ritrovava per genitore. Anche senza voltarsi Maka
sentiva addosso il suo guardo; probabilmente l’uomo era nascosto dietro all’ennesimo
bidone della spazzatura, per assicurarsi che nessun intenzionato mettesse le
mani addosso alla sua adorata bambina.
«Ho
finito con i miei scatoloni», le disse Soul sbucando dalle scale spaventandola,
tant’è che Maka fece un passo all’indietro,
maledicendosi per aver preso la scatola contenente i suoi libri preferiti e
quella dei vestiti insieme.
Il
piede cadde dal gradino del marciapiedi e, chiudendo gli occhi, non lasciò
andare gli scatoloni: ci sarebbe stata un’invasione di mutandine se si fossero
aperti, ed i libri avrebbero rischiato di rovinarsi. Qualche graffio non era un
problema.
Tuttavia,
non avvenne nulla. Soul l’aveva afferrata tranquillamente tre le braccia magre
e, senza sforzo, attirata più vicino a sé di quanto in realtà volesse fare.
Non
ebbero nemmeno il tempo di provare imbarazzo, perché SpiritAlbarn, poco prima nascosto dietro un cassonetto dell’umido,
sbucò fuori urlante.
«LA
MIA BAMBINA! LA MIA PICCOLA MAKA!» Soul guardò con sospetto l’uomo e le sue
lacrime, notando come la vena sulla nuca della sua compagna – suonava così strana quella parola – stesse paurosamente
pulsando. «Cos’hai fatto alla mia piccola Maka?!»
Soul
boccheggiò, indeciso tra il maledirlo e chiedere quale fosse il problema
mentale di cui soffriva, ma fu Maka a prendere parola
e, dalle due settimane che si conoscevano, poche volte le aveva sentito un
suono così acido.
«A
differenza tua, Soul non ha afferrato gli scatoloni evitando che si rompessero,
ma me», spiegò, «tu invece mi avevi lasciato cadere perché non volevi che la
tua collezione di giornali porno andasse rovinata e io mi ero rotta il polso».
Soul
inarcò un sopracciglio, divertito ora: giornaletti porno?
«Ma…ma…Maka-chan!»
«Non
stressare, papà».
«Oh,
quindi lui è la Death Schyte di Lord Shinigami?» Domandò Soul impressionato, con le mani
affondate nelle tasche e la fascia per capelli che gli copriva metà della
fronte. Era troppo larga per lui, ma Maka aveva solo
quella da prestargli.
Spirit lo guardò di traverso disgustato,
prima di rivolgere nuovamente la propria attenzione a Maka.
«Maka-chan, tesorino di papà, perché non lasci perdere
questo bifolco e non torni a casa con me?» Usò una voce talmente dolce e
stucchevole che Soul si sentì strizzare lo stomaco, tante fesserie in una frase
erano troppe anche per lui e quel tizio era un idiota: diventare Death Schyte per uno cool come lui sarebbe stata una bazzecola.
«Nemmeno
se mi pregassi in ginocchio verrei a vivere con un pervertito che porta a casa
propria donne dai facili costumi», Maka mollò un
calcio sullo stinco del vecchio, frustando l’aria con le proprie codine.
Quel
gesto fece ridacchiare Soul: una così a suo padre avrebbe dato del filo da
torcere, e magari, pensò, un giorno l’avrebbe veramente portata a casa Evans. Avrebbe
riso un sacco, era tosta Maka.
«Maka-chan, guarda che i ragazzi come lui hanno solamente una cosa in testa e ti assicuro non sono i
libri!»
Bloccò
il commento di Maka sul nascere, sentendosi tirato in
causa. «Ehi, vecchio, guarda che io non sono mica un maniaco!»
SpiritAlbarn si
piegò in un modo che Soul non credeva fosse possibile, ritrovandoselo a pochi
centimetri dalla propria faccia. «Sono sicuro che la tua intenzione è quella di
intaccare la virtù della mia bellissima bambina!»
Soul
sbatté le palpebre, indeciso se picchiarlo oppure scoppiare a ridere. Lui e Maka, davvero?
«Guarda
che non toccherei tua figlia nemmeno con un dito, non è per nulla sexy ed è
secca come un palo».
Maka era una tosta, riconosceva
ovviamente il suo valore o non avrebbe mai fatto coppia con lei, e Soul non
pensava che potesse anche picchiare così forte.
«SIETE
DUE MALEDETTI IDIOTI!»
Fu
un dizionario a finirgli in testa, ed un dolore lancinante gli fece lacrimare
gli occhi, prima che la vista gli si appannasse e il marciapiedi risultasse
così vicino alla sua faccia.
L’ultima
cosa che sentì fu «MIA FIGLIA È SEXY! SALTALE ADDOSSO SE SEI UN UOMO» urlato da
SpiritAlbarn. E poi il
nulla.
Quel
giorno aveva imparato quanto Maka potesse essere
letale.
N/a: una
sciocchezzuola, ma escono velocemente perché sono giusto flashfic
poco impegnative, che riguardano missing-moments
terribilmente divertenti da pensare. (: Adoro l’idea che Soul abbia ricevuto il
primo Maka-chop a causa di Spirit,
così come adoro l’idea di scrivere della prima parte della loro convivenza.
Soul
la guardava di nascosto dal salotto. Avevano comprato una poltrona al mercato
dell’usato, ma ad entrambi sarebbe piaciuto più un divano perché sulla poltrona
in due non ci si poteva stare.
Dalla
cucina Maka sbucava di tanto in tanto sulla porta,
con un grembiule rosa addosso e delle ciabatte che minavano l’esplosione, un po’
l’avevano fatto ridere nonostante fossero per bambini e lei avesse quattordici
anni.
«Ho
quasi finito!» Maka urlò dalla cucina e un rumore di
pentola lo stordì, chissà che stava combinando?
Le
aveva dato il permesso di cucinare perché lui non ne era capace, a casa sua
nessuno aveva mai messo piede nelle cucine, se non per rubare qualcosa di
pronto dal frigorifero.
Incuriosito,
Soul si alzò e si fermò sulla soglia della cucina, notando la tavola
apparecchiata per due con cura e le pentole che fischiavano sui fornelli.
Maka, dal canto suo, cantava stonata una
vecchia canzone a lui sconosciuta, ma era certo che stesse sbagliando le note,
perché gli veniva da ridere.
«Sale,
sale, sale!» Maka si esibì in una piroetta, credendo
di non essere vista, «Ci vuole del sale qui!»
Si
sollevò sulle punte, così la corta minigonna che indossava si alzò un po’ e
mostrò le gambe più nude di quanto già non fossero. Ignorando quella porzione
di pelle dall’aria morbida, Soul premeva per chiederle se non avesse freddo.
«Quindi
è pronto?» Domandò curioso, guardando oltre la sua spalla. Era di qualche
centimetro più alta di lui, quindi si doveva sollevare sulle punte: ignorò il
fatto che la cosa non fosse per niente cool, di certo un giorno l’avrebbe
superata.
Maka lo guardò, erano vicini, ma si
disse che non c’era bisogno di arrossire perché lo sarebbero dovuti essere
ancora di più, se volevano diventare forti e uniti.
«Vuoi
assaggiare?»
Allungò
un cucchiaio verso la sua bocca e Soul, di riflesso, accettò di buon grado. Notò
dopo quanto quel gesto potesse risultare imbarazzante ai più, ma tralasciò
quando il sapore del curry gli invase la bocca.
«Non
è male».
Fu
un sorriso quello che Maka gli rivolse, un sorriso di
gratitudine. «Davvero? Questa è la prima volta che qualcuno me lo dice!»
Si
sentì arrossire mentre Maka batteva le mani felice,
però pensò che non ci fosse nulla di male, fino a quando lei sarebbe stata l’unica
a vederlo.
«Non
male per una che non sembra una donna», gli sfuggì e se ne pentì
immediatamente, perché Maka, capì, non era letale
solo con i libri ma anche con i calci e con le padelle.
Quella
sera, a causa sua, dovettero preparare tutto da capo.
N/a: aggiornamento
lampo, sperando che vi piaccia. Dalla prossima credo inizieranno le prime
risonanze, che sono curiosa anche io di descrivere.
Soul guardò Maka di sottecchi. La ragazza aveva iniziato un riscaldamento, piegandosi sulle ginocchia e aprendo e chiudendo le braccia, per poi iniziare a saltellare sul posto.
«
Quindi sei una falce?»
Domandò incuriosita, mentre si stirava il braccio e lo tirava con decisione contro il collo, i codini che saltellavano ad ogni movimento del capo.
Il ragazzo scrollò le spalle. «
Sì, ma non sono ancora poi così cool»
, le labbra di Maka si piegarono automaticamente in un sorriso, «
quindi non aspettarti il mondo».
La ragazzina si mise eretta di fronte a lui, ghignando. «
Mia madre ha fatto di quell‘idiota l‘arma di sua altezza Lord Shinigami»
, allungò una mano verso Soul, «
prometto che farò lo stesso con te»
.
Lui l’afferrò, stringendola con forza: non aveva bisogno di essere delicato con lei, questo già lo sapeva.
Maka si allontanò di due passi, guardandolo curiosa. «
Come potremmo entrare in risonanza senza nemmeno conoscerci?»
Nuovamente, lui scrollò le spalle. Non gradiva particolarmente parlare di sé, quindi forse un po’ sperava che Maka non gli domandasse nulla, seppur conoscere qualche cosa di lei lo incuriosisse.
Dal canto suo, Maka sperava solamente che lui non rendesse arduo quel compito, non sembrava un ragazzo socievole. «
Cosa ti piace?»
Domandò arricciandosi un codino intorno al dito, e Soul si dondolò a disagio sui talloni. «
Il jazz»
. «
Oh, musica»
.
Lui sollevo un sopracciglio. «
Non ti piace?»
Quando la guardò in viso, Maka era arrossita. Non era quel genere di imbarazzo dovuto a situazioni fraintendibili, semplicemente pareva che quell’argomento non vertesse sui suoi desideri.
Si alzò in piedi, pulendosi i jeans chiari, avvicinandosi a lei. Aveva un buon profumo, questo l’aveva notato subito, ma sicuramente non era nulla di costoso o di ricercato, proveniva dalla sua pelle chiara. «
Potremmo ascoltarla»
, propose.
Maka deglutì. «
E io potrei prestarti un libro che mi piace molto»
.
Soul non vide il nesso in quelle parole, ma annuì. Maka parlava ancor meno di lui, soprattutto nell’imbarazzo totale, ed era difficile da immaginare una cosa simile. Forse il suo era stato un vano tentativo di aprirsi malriuscito, ma Soul era convinto che se avesse convissuto con lei, avrebbe potuto imparare qualsiasi sfaccettatura del carattere di Maka, fino ad arrivare al semplice gusto del cibo.
Allargò le braccia, sorridendo sghembo. «
Che altro c‘è da sapere? Sei piatta, con le gambe lunghe e una secchiona»
.
Lei lo colpì duramente, questa volta con un libro trovato chissà dove. L’angolo della copertina lo prese in piena fronte, non si stupì che questa perdesse un po’ di sangue. Forse, rifletté, sarebbe morto prima di imparare tutto su Maka. «
E fai male, tanto male»
.
Maka ridacchiò leggera, guardandolo con curiosità. Avrebbe voluto scoprire tutto di lui, e per farlo sarebbe dovuta diventare una partner cool. Certo, non gli avrebbe fatto passare liscio nulla.
Si rialzò aiutato dalla mano sudata di Maka: forse, ascoltando quei brani insieme, avrebbero capito come diventare una bella melodia.
N/a: alla fine, per l’azione bisogna aspettare ancora un po’. Poi mi sono ricordata che, nella raccolta, dovranno essere aggiunti anche Tsubaki e Black*Star. Mi viene quasi da piangere al pensiero. XD
Spero lo abbiate apprezzato.
Listen to the
sound you choose Soul/Maka, pre-serie.
Soul strinse i denti sentendo il proprio corpo mutare, lasciando che la
carne diventasse metallo e il suo volto si allungasse e trasformasse in lama
affilata. Quella era la prima volta che portava a termine la mutazione, ne era
soddisfatto, si sentiva terribilmente cool.
«Ti prendo!» Maka gli si era avvicinata ignorando il gran polverone. Si
era coperta gli occhi per un secondo ma poi, mentre qualcun altro nel cortile
strillava, le sue mani si erano stese in avanti ed avevano afferrato il manico
della falce.
Per un secondo, la pesantezza di Soul rischiò di farla sbilanciare, ma
poi Maka chiuse gli occhi.
Quello era Soul, a cui piaceva la musica jazz e canticchiava stonato,
inciampando sempre nel gradino in corridoio.
Stringeva Soul, che lasciava sempre indietro le carote e le uova,
quando cucinava lei, perché diceva di trovarle crude. Maka però aveva capito
quanto lui le odiasse, quando aveva provato a fargliele mangiare a forza.
Sollevava lentamente Soul, che le rubava fasce per capelli e sfogliava
giornali di Harley Davidson e scartava quelle che a lei non piacevano.
Ringhiò, mentre il peso di Soul sotto le sue dita spariva, e lo
sollevava sopra la propria testa.
«ANIME IN RISONANZA!»
Ci fu un gran polverone, Soul si domandò come Maka potesse rimanere
impassibile di fronte ai granelli di sabbia che le finivano in bocca o negli
occhi.
La sentiva così vicina a sé che, forse, avrebbe dovuto provare
imbarazzo. Poteva sentire ogni pensiero di Maka - il bucato tocca a Soul,
c’è un vecchio libro che vorrei comprare, papà tra due mesi dimenticherà il mio
compleanno, forse dovrei farlo roteare, com’è leggero Soul, con questo vento mi
si vedranno le mutande - e percepire le sue emozioni.
Sentiva le dita magre di Maka stringerlo con forza e sicurezza,
nonostante credesse di pesarle non poco visto la sua aria gracile, ma aveva
fiducia in lei.
Credeva nella forza di Maka, perché aveva smesso di mettergli le carote
nel piatto.
Era sicuro di avere scelto bene perché Maka non aveva indagato sul suo
passato, ma solamente sui dischi e quando ne aveva rotto uno era corsa a
ricomprarlo spendendo la sua paghetta.
Lo incuriosiva la sua aria cupa quando riceveva cartoline dalla madre o
quando il padre andava a trovarla, e si sentiva così sollevato quando si
sedevano vicini sul divano in silenzi carichi di tranquillità che la trovava
cool.
«Stringo troppo forte?» domandò Maka guardandolo per quanto potesse,
Soul si ritrovò a sorridere.
«No, è perfetto».
Maka sentì i suoi pensieri vicino ai propri, decise addirittura cosa
avrebbe preparato quella sera a cena, mentre Soul capiva che il bucato sarebbe
stata una cosa lunga.
Era divertente ritrovare la quotidianità in lei, mentre lo faceva
volteggiare goffamente sopra la sua testa ed ogni tanto piegava il capo, per
paura che le falciasse i codini.
Maka provò a saltellare, inciampò e Soul le cadde addosso a forma
naturale, non trattenendosi dal ridere.
«Sei imbranata», le disse ghignando mentre lei metteva il broncio.
Allungò un dito a levarle la sabbia dal volto, Maka questa volta non riuscì a
trattenere il rossore. «Però ti trovo cool, mi sventoli come se niente fosse».
Non erano più in risonanza, ma la ragazzina si preoccupò: a quella
distanza, probabilmente, Soul avrebbe potuto udire il suo cuore battere forte.
N/a:
notare che comunque Soul e Maka stanno ingranando. Piano, ma lo fanno. Prima o
poi riuscirò ad arrivare al sentimento amoroso, lo giuro. Questo capitolo è di
Aki, perché quando ho voglia di SoMa lei c'è sempre. :) Grazie a tutti!
Listen to the sound you choose Soul/Maka, pre-serie.
Lo Shinigami
aveva l’aspetto più strampalato che Soul avesse mai visto e questo pensiero non
sarebbe mai mutato nell’arco degli anni.
Maka, al suo fianco, sembrava non stare
più nella pelle. Si dondolava sui talloni – Soul aveva capito che quello era un
metodo per scacciare l’ansia e l’inquietudine – mentre si mordeva le labbra
agitata. La sera prima aveva pianto sulle sue gambe perché non aveva avuto l’onore
di eseguire il discorso di apertura e Soul si era sentito arrossire da morire,
perché una ragazza non gli era mai stata così vicina. Da maschio cool, avrebbe
dovuto sistemare quel suo piccolo difetto.
«Dovresti
calmarti», cercò di dirle, ma Maka cacciò un ringhio
basso alla vista di uno strano tizio che saliva sul palco: aveva i capelli solo
ai lati della testa e a punta. Era uno sfigato, e Soul si chiese se tutti i
secchioni portassero un’acconciatura che comprendesse i lati della testa – in fondo,
Maka aveva quegli stupidi codini che saltellavano
sempre.
Non
si concentrò sul discorso di Ox (che nome imbecille), ma continuò a guardare Maka ed i suoi mutamenti di espressione: la sera prima
aveva provato a consolarla, ma le sue pacchette sulla
schiena erano quanto di più inutile avesse potuto fare. Non sapeva come
comportarsi con lei, era ancora una bambina ma non gli dispiaceva vederla
lasciarsi andare in sua compagnia. Un po’, la sua anima si era sentita soddisfatta
e piena di sé.
«I
partner scelti», iniziò a dire lo Shinigami, «saranno
dei compagni speciali per voi e quindi dovrete fare di tutto per avvicinarvi a
loro, stabilire un contatto e non risultare come delle carcasse di carne
inutili e maleodoranti».
Soul
si stava giusto domandando se puzzasse, quando un pazzo ruppe la finestra dell’auditorium
e piombò sul palco.
«YAHOOOOOOOOOOOO!»
«Oh,
ci mancava solo lui», disse Maka portandosi una mano
alla fronte: che avesse mal di testa?
Soul
si voltò a guardare il ragazzino dagli strambi capelli a forma di stella,
mentre una ragazza carina al suo fianco chiedeva scusa a tutti, prostrandosi in
ginocchio quasi.
«Chi
diavolo è quello?»
Maka aveva uno sguardo rassegnato. «Black*Star,
che è l’idiota più idiota del mondo».
«INCHINATEVI
DI FRONTE ALL’ILLUSTRE SOTTOSCRITTO!»
«Sarà
in classe con noi, è uno stupidone».
Qualcuno,
tra la folla, cacciò un urlo e lo insultò. Black*Star non parve nemmeno udirlo.
«Oh»,
continuò Maka, «la ragazza con lui è Tsubaki, una buona arma e dall’animo gentile, mi chiedo
come possa fare coppia con uno come lui».
Soul
annuì, tornando a guardare il ragazzo in bilico sul leggio. Era un ninja? Aveva
reso la cerimonia più interessante e, nonostante l’umore nero di Maka, Soul riuscì persino a trovarlo quasi cool. Quasi,
perché altrimenti la sua meister l’avrebbe steso con
l’ennesimo libro.
«Posso
andarmene?» Chiese Maka, già avviatasi lungo la
porta. «Tu rimani pure se vuoi, ma quando conoscerai Black*Star non farti
contagiare dalla sua stupidità».
L’aveva
guardato con un sorriso sarcastico. Soul non era arrossito, ma la
consapevolezza che Maka in un mese avesse imparato
così bene a leggergli dentro lo caricò un poco. Nessuno (nessuno) era mai stato così vicino a lui.
«Sono
troppo cool».
Con
un’ombra di risata, Maka lo salutò. Probabilmente sarebbe
andata in biblioteca o in libreria, a seconda del livello di umore nero.
Soul
tornò a guardare Black*Star con un sorriso, mentre una sensazione di calore gli
avvolgeva il petto.
«Certo che sei cool, sei il mio partner».
N/a: la Shibusen è iniziata e qui arriva Black*Star. Mi sembrava
doveroso farlo apparire come un idiota fin dall’inizio, tanto amore per lui.
(L) Spero che la flash vi piaccia, personalmente non vedo l’ora di descrivere
il primo combattimento di Maka e Soul con uovo di Kishin. Chi sarà il prossimo ad arrivare?
Maka non è arrivata prima tra gli
alunni, perché mi pare che Ox all’inizio fosse più
bravo di lei, tutto qui: si rifarà alla stra-grande.
;) Grazie a tutti!
Listen to
the sound you choose Soul/Maka,
pre-serie.
Soul
la osservò appuntarsi con maniacale minuzia una spilla a forma di teschio alla
cravatta, mentre la gonna svolazzava ad ogni passo. Era quasi divertente
guardarla, l’agitazione negli occhi verdi mista all’euforia di un primo giorno
di scuola, aveva così tante espressioni sul viso che Maka
non lo stancava davvero mai. Era stupidamente sentimentale un pensiero simile,
Soul non le avrebbe mai detto nulla o avrebbe fatto la figura dello sfigato.
«Le
frittelle sono pronte», la informò improvvisamente e Maka
lasciò cadere un libro di dimensioni bibliche sul suo piede, il volto stupito e
forse un po’ impaurito. Non diede impressione di aver sentito dolore.
Corse
verso di lui e Soul, nonostante i suoi tredici anni, non riuscì ad evitare che
gli occhi cadessero sulle sue cosce bianche. Era senza forme, ma quelle gambe
nude erano uno dei primi spettacoli pornografici per lui, riusciva ad
apprezzarle anche – o soprattutto? – se si trattava di una tavola da stiro come
Maka.
«Che
ore sono?» Domandò con la voce squillante, resa forse un po’ stridula dall’ansia.
Soul sbatté le palpebre un paio di volte, aggrappandosi con le mani agli
stipiti della porta e poi sporgendosi all’indietro per guardare l’orologio in
salotto.
«Le
otto meno un quarto», azzardò anche se non vedeva completamente.
Maka strillò. Oh, era quasi piacevole
vederla in preda al panico, lo divertiva un sacco. La guardò saltare nuovamente
per la stanza, afferrare altri due libri e riporli con cura in uno zaino che
aveva l’aria di strapparsi da un momento all’altro.
Quando
gli occhi di Maka furono a pochi centimetri dai suoi,
l’anima di Soul gorgogliò come se stesse facendo i gargarismi, ed un piacevole
tepore l’avvolse completamente. Odiava quell’effetto calmante che lei aveva su
di lui, pur non facendo nulla.
«Io
mi avvio».
Lo
superò di corsa, inciampando in un paio di pantaloni e poi in un paio di
anfibi, fino a quando la mano di Soul non l’afferrò.
«Vengo
anche io».
Maka sbatté le palpebre, stupita. «E le
frittelle?»
«Questo
è il nostro primo giorno come meister e arma», spiegò
Soul pratico, infilandosi le scarpe, «e poi ne ho mangiate due mentre cucinavo.
Con tanto sciroppo».
Maka, normalmente, l’avrebbe picchiato:
gli ripeteva sempre che spiluccare il cibo mentre si cucinava rovinava l’appetito.
Tuttavia, quel giorno, sorrise. E fu un sorriso grande, colmo di gratitudine e
supportato dalle gote vivacemente arrossate.
«Sei
davvero un partner cool, tu!»
Lo
stomaco si strinse, mentre il sangue affluiva alle guance: cool? Si sentiva
terribilmente idiota mentre nascondeva la faccia dai suoi occhi, per non farle
vedere il rossore. Si stava rammollendo per una ragazzina!
N/a: qui inizia la
consapevolezza. O meglio, iniziano i primi imbarazzi dovuti alla cotta, ma
nessuno dei due se ne renderà conto ancora per parecchio tempo. (L) Altrimenti
che gusto ci sarebbe? La flash mi ha divertito: sa molto di shojo
manga, ma non lo è, perché loro sono meglio. Grazie di cuore a chi ha recensito
lo scorso capitolo, mi avete resa davvero felice. Un abbraccio!
Listen to the sound you choose Soul/Maka, pre-serie.
Maka aveva
le labbra imbronciate. A Soul sembrava una bambina di dieci anni a cui fosse
stato negato un giocattolo, ma conosceva bene la reale motivazione per quell’espressione
infantile e questo non poteva impedirgli di sorridere borioso.
«Mi
chiedo», iniziò proprio lui addentando una polpetta di granchio, «cosa ti turbi
di più».
Se possibile,
le labbra di Maka si imbronciarono maggiormente.
«Non
c’è nulla che mi turbi».
«Insomma,
da quando ho trovato quella lettera nell’armadietto non fai che starmi
appiccicata e a mettere il broncio quando qualcuno mi parla», continuò
imperterrito Soul, facendola arrossire fino alla radice dei capelli chiari.
Era
carina e questo pensiero un po’ lo preoccupava, ma tutto quanto veniva
cancellato quando l’idea che lei fosse quanto più vicina alla gelosia di quanto
in realtà volesse ammettere gli balenava nella testa. Era divertente vederla in
panico quando una ragazzina gli domandava di vedersi nel cortile della scuola,
e anche se non si trattava quasi mai di una dichiarazione amorosa, Maka gonfiava le guance e gli ripeteva che era con lei che aveva avuto la prima risonanza,
e non con un’oca dal mediocre punteggio in classifica.
Solitamente,
quelle scene finivano con le grasse risate di Soul abilmente nascoste per
evitare i libri e i malumori di Maka, che si scusava
poi cucinando qualcosa di buono a casa.
«Nessuno
mi crede alla tua altezza», sibilò Maka abbassando
gli occhi sul piatto ancora mezzo pieno e Soul, malgrado la voglia di prenderla
in giro, si ritrovò a sorridere.
«Che
importa?»
Gli
occhi di Maka lo guardarono incuriositi, mentre Soul
si infilava due polpette in bocca e masticava rumorosamente per farla ridere –
lo sapeva che Maka odiava quel genere di cose, ma
diceva sempre che con le guance piene sembrava un procione: uno humor scadente,
ma gli piaceva che lei fosse così semplice nella loro quotidianità.
«Io
penso che tu sia adatta ad un’arma cool come me», la informò Soul scrollando le
spalle e deglutendo, notando quanto lei fosse nuovamente arrossita. Negli ultimi
tempi, lo faceva spessissimo. «Lascia perdere gli altri, ti ho scelto, no?»
La
vide annuire piano e si ritenne soddisfatto: aveva fatto un discorso
decisamente figo, Maka ne era rimasta colpita. Con quello
sperava di evitarsi dispense di storia a tradimento durante le lezioni.
«Sembravi
Black*Star, la sua presenza ti fa male».
Soul
ghignò. «Sei gelosa anche di lui?»
«IO
NON SONO GELOSA!»
Avrebbe
voluto arrivare ad un centimetro dal suo naso, ma rimase al suo posto,
ridacchiando. Maka era davvero troppo imbarazzata per
picchiarlo, era una bella serata quella.
«Grazie, Soul».
E
poi c’era il suo sorriso nascosto a migliorare tutto ulteriormente. E qualcosa
nel suo stomaco che non era la fame.
Stupido
sentimentale, Soul Eater.
N/a: ormai si avvicina
il sentimento amoroso. Probabilmente è trattato con l’infantilità dei tredici
anni, ma spero di arrivare a qualcosa di più serio, prima o poi. E prima o poi
farò anche un centric di Maka,
giuro. Ricordate quando Maka dice a Soul ‘Anche prima
ricevevi lettere’? Ecco da dove è nata questa idea. (: Grazie a tutti, siete
sempre più gentili. Ci aggiorniamo la vigilia!
Soul sentì le dita
sottili e tremanti di Maka stringersi intorno a sé, una presa salda, nonostante
tutto, che lo faceva sentire al sicuro quand’era lui, in realtà, a doverla
proteggere.
Di fronte a loro Ox
teneva Harver solamente con una mano, facendo così credere quanta sicurezza
avesse nelle proprie capacità.
«Paura
Maka?» Domandò con voce
arrochita Soul, sentendo che avrebbe potuto sudare anche così, in forma di
Falce della Morte.
Percepì la presa di
Maka aumentare, forse voleva intimargli il silenzio, ma poi la ragazzina fece
un grande sospiro e scosse i codini simmetrici.
Soul sorrise.
«Certo
che no, che sciocco, tu lo vuoi ammazzare Ox».
«Mi
conosci bene», ridacchiò Maka ora
più rilassata, mentre anche Soul si riscaldava sotto la morbidezza dei suoi
polpastrelli.
Chiuse figurativamente
gli occhi, mentre anche Maka faceva lo stesso.
Un solo pensiero.
Una sola frase.
Anime in risonanza.
Un fischio
d’approvazione arrivò dal professor Sid, che segnò qualcosa sul proprio
registro, attendendo la prossima mossa.
E Maka scattò. Con un
fendente a destra, Soul percepì Harver piegarsi di qualche centimetro, mentre
Maka colpiva con la punta del ginocchio lo stomaco di Ox e quest’ultimo
scartava a sinistra, colpendola con un pugno sulla spalla.
La ragazza barcollò un
secondo, mentre Ox tossiva e Soul intimava Maka di attaccarlo in quel momento.
Con una rotazione dei
polsi, Maka fece sventolare Soul sopra la propria testa, l’adrenalina che
lambiva ogni lembo della loro pelle.
La falce tagliò
l’aria, cadendo come un castigo mortale su Harver e la lancia fu disertata,
scagliata lontano.
Con un fischio, Sid li
riportò all’ordine, e Soul tornò se stesso sotto il sorriso di Maka.
Quando le labbra si
piegarono, sentì le sue braccia esili stringergli il collo in una morsa che di
dolce non aveva nulla, e forse si sentì goffo quando le sue mani si posarono
sui fianchi ossuti di Maka. Non per avvicinarla, ma nemmeno per allontanarla.
«Abbiamo
vinto!» Squittiva e Soul
voleva ridere della grossa, perché nella voce di Maka c’era così felicità che
non avrebbe potuto esserci nient’altro di più soddisfacente al mondo.
Qualcuno fischiò dal
pubblico - Black*Star - ma Maka non parve farci caso, perché saltellava sul posto
attaccata al collo di Soul. Dal canto suo, il ragazzo iniziava a sentire il
calore di quel tocco, proprio come quando stava sotto i suoi polpastrelli
umidi.
Inspirò il profumo dei
suoi capelli, prima di staccarsi da lei.
«Se
fai così poi le ragazze non mi vogliono più, Maka», ghignò sadicamente, «anche se so quanto possa
essere difficile stare lontano da uno cool come me».
Il sorriso di Maka si
spense e, come evocato, un libro apparve tra le sue mani.
Soul indietreggiò,
sentendo la mancanza del calore di Maka.
«SEI
UN IDIOTA, SOUL EATER!»
Cavolo, quanto faceva
male staccarsi da lei. In tutti i sensi.
N/a:
sono un po’ in ritardo, ma sono anche triste, quindi non sgridatemi.
Spero che la flash vi
sia piaciuta. Vi ringrazio sempre per il sostegno, che ora mi è di aiuto più
che mai.
Soul sollevò il viso dal vecchio
giradischi che suonava una melodia jazz, puntando lo sguardo sulle gambe nude
di Maka. Tremolava come una bambina sullo stipite
della porta, i capelli ancora umidi per via della doccia.
«Che c’è?» Domandò curioso, facendola
sussultare.
Era strano vederla così potenzialmente a
disagio, lei sempre con lo sguardo arcigno ed il naso a punta sollevato per
aria, come se nulla potesse scalfirla.
Sospirò, Maka, le
gote lievemente arrossate. «Temo di avere problemi di insonnia», spiegò
semplicemente, ondeggiando avanti ed indietro sui talloni e toccandosi delle
ciocche color miele.
Quella era una delle prime volte che le
vedeva i capelli sciolti, si ritrovò a pensare che fosse carina nonostante l’assoluta
mancanza di forme, e si scostò di poco sul letto.
A dire il vero con quel gesto aveva paura
di beccarsi un Maka-chop in pieno, ma Maka invece lo stupì correndo sulle punte come una
ballerina, gettandosi al suo fianco con un sorriso sghembo.
Le loro braccia nude si toccavano, ma Soul
si rifiutò di fare pensieri impuri su di lei fino a quando non l’avesse
lasciato libero di toccarsi, mentre i capelli umidi gli solleticavano il viso.
Avevano appena intrapreso la fase dei primi
ormoni sballati, pensò, eppure Maka pareva essere a
suo agio lì con lui.
«Cosa ascolti?» Domandò curiosa afferrando
la copertina del disco in vinile, storcendo poi il naso per la propria carenza
di conoscenze in campo musicale.
Soul sorrise più tranquillo, allungandosi
verso il giradischi e spegnendo la musica.
«Lascia stare», le disse e Maka annuì, l’ombra di dispiacere negli occhi, «non è un
problema se la musica non ti piace», continuò pizzicandole una spalla. Avrebbe voluto
morderla, ma non sapeva come avrebbe potuto prenderla Maka,
con lei non aveva mai pareri esatti: ogni qual volta si aspettava qualcosa,
riusciva ancora a stupirlo, che fosse in positivo o meno non importava.
Non si sarebbe stancato di lei nemmeno con
tutta la volontà del mondo, ma perché avrebbe dovuto? Nessuno prima di Maka si era sdraiato su un letto con lui, cercando
semplicemente compagnia, con un leggero imbarazzo dipinto di felicità negli
occhi.
Maka non capiva la
musica, ma iniziava a capire lui, studiava la sua anima con gli occhi e la
sfiorava incerta con le punte delle dita, in lievi carezze che non erano altro
che un sollievo per il cuore di Soul.
«Vuoi guardare un film?» Chiese spezzando
il silenzio e Maka annuì entusiasta, battendo i piedi
sul materasso e sorridendo verso di lui.
«In realtà la mia idea era quella di fare a
cuscinate», spiegò sinceramente la ragazza mordendosi il labbro, «ma credo che
pizzicarti durante il film andrà bene ugualmente».
Soul rise, stringendola spalla magra di Maka
tra l’indice il pollice, nessun intento a farle male. Sperò semplicemente che
lei capisse quel muto ringraziamento, anche solo sfiorando la sua anima con gli
occhi.
«Ehi, Soul», il ragazzo inserì il DVD e i
titoli di testa partirono, mentre puntava lo sguardo su Maka
ancora sdraiata, «grazie».
Pazzesco, pensò il ragazzo, le loro anime
erano in risonanza persino in quel momento.
«A te».
N/a: per la serie ‘al
fluff non c’è mai fine’, ecco una delle cose che ho sempre voluto vedere nel
rapporto di Soul e Maka: le notti insonni, passate
insieme. Non c’è niente di elaborato, un semplicissimo slice
of life che trasuda di dolcezza e affetto. In generale, io li amo troppo, voi
no? Grazie a tutti. (_ _)
Avvertenze: si colloca a due mesi dall’ultima flash-fic.
Maka si stava mordendo l’interno delle guance e Soul questo riusciva a
capirlo persino senza dover essere unito a lei, in una risonanza che, negli
ultimi tempi, era riuscita a risultare letale e difficile da gestire per altri
loro compagni.
Erano forti, questo Soul lo sapeva con sicurezza, ma la tensione di
quel momento avrebbe potuto portare a compiere qualche sciocchezza.
La notte rendeva le strade buie e, mentre Maka
camminava cercando di non fare rumore, lui si guardava attorno. Nessuna casa
aveva le finestre aperte, nonostante da qualche fessura si potessero vedere le
luci accese, segno che quella non era sicuramente una città fantasma come
cercavano di far credere loro.
«Soul?»
Lui sollevò gli occhi rossi su Maka, che
aveva allungato una mano alla ricerca della sua. L’afferrò con un sorriso,
portandosi al fianco della ragazza, prima di chiudere gli occhi e riaprirli
quando la ragazza lo stringeva saldamente intorno alle dita sottili e lunghe.
«Se moriamo, sappi che ti prenderò a librate», gli disse semplicemente
tremando come una foglia, ma Soul sorrise e cercò di emanarle il proprio
coraggio.
Era strano, ma Maka non aveva paura. Sembrava
semplicemente che si convincesse di averne, come se senza quella sensazione
potesse accadere qualcosa di brutto, e Soul la capiva bene perché nessun altro
poteva comprendere Maka più di lui.
«Sono cento anime», avvisò Soul, «voglio proprio sentire il loro sapore
sulla lingua».
La risata procurata da quel commento si spense non appena un essere
informe comparve di fronte ai loro occhi. Alto quasi due metri, con i capelli
corti ed un pastrano rosso sangue, si mostrò loro munito di pergamena e penne,
sporco di inchiostro e con l’alloro che cadeva a frotte lungo il suo corpo
smunto.
«Maka, quello è…»
La ragazzina prese un sospiro, mentre questo avanzava dondolando di
fronte a loro, ogni tanto torcendosi e citando il verso di qualche poesia,
prima che Maka saltasse di lato e scartasse una penna
scagliata a media velocità verso i suoi occhi.
Soul fischiò ammirato, ed il calore l’avvolse, dandole più sicurezza.
«Scrittore pazzo Dan Te», esordì con voce chiara e forte, puntando la
falce contro l’Uovo di Kishin, «ora noi ci prendiamo
la tua anima».
Maka scattò con un balzo, facendo calare la falce della morte sul nemico,
colpendo in pieno una sua spalla e staccandola dal resto del corpo con un colpo
secco. Soul bevve il sangue della sua vittima, ghignando sadico: si sentiva
potente come nessun altro, lì.
Piantala di vantarti, lo avvisò Maka nella mente, approfittando
della risonanza. Soul cacciò una risata divertita, scrollando le spalle nude e
osservando la scena di fronte a loro.
L’uovo gemeva tenendosi il punto spezzato, mentre solo della
cartilagine teneva unito il braccio al resto del corpo. Tuttavia, a causa del
peso, questo si staccò completamente e cadde al suolo in un tonfo senza rumore,
svanendo all’istante.
Saltò di nuovo, Maka, colpendolo con un piede
alla faccia e facendosi afferrare per la caviglia, mentre Soul colpiva e
tagliava in due il corpo.
Prima che potessero urlare, un’anima candida fluttuava davanti a loro, Maka con la gonna sollevata ed il sedere per aria, la
faccia spiaccicata sull’asfalto, e Soul, tornato al suo aspetto normale e con
un bernoccolo sulla fronte. Aveva picchiato contro un palo, quando Maka lo aveva lasciato colpire da solo.
«Ce l‘abbiamo fatta», sussurrò la ragazzina rialzandosi e correndo
verso l’anima, ignorando la faccia sconvolta di Soul.
Con un sorriso, però, si gettò a terra verso di lui. Non lo abbracciò,
rimasero con le ginocchia che si toccavano, sull’asfalto sporco.
«Abbiamo vinto, Soul!»
Lui annuì, stupito.
«Sei stato grande».
Questo, però, aumentò l’ego e sorrise sghembo. «Lo so, non per niente
sono un maschio cool».
Vide le labbra di Maka imbronciarsi e
sorrise, alzandosi e dirigendosi verso l’anima fluttuante. L’afferrò e questa
si dibatté debolmente nella sua mano, mentre un sorriso sadico gli si disegnava
sul volto.
«Mangio?»
«Poi mi dici di cosa sa?»
Lui annuì, ammiccando e spalancando le fauci, ingoiando in un sol
boccone quell’anima e sentendo una parvenza di forza lambirgli le viscere. Una
nuova forza.
Non sapeva di nulla, ma la consistenza era ottima, e si sentì su di
giri immediatamente.
«Ehi, tappetta», Maka
imbronciò nuovamente le labbra, sfilando minacciosa un libro dalla giacca, «siamo
stati grandi».
Decise che l’avrebbe risparmiato, quel giorno.
«Io di più, però».
O forse no.
N/a: un poco in ritardo, ma
avevo bisogno di una pausa di un paio di giorni dalla scrittura. Oggi sono qua,
con la loro prima missione. Nulla di particolare, secondo me loro sono
bravissimi, hanno solo problemi quando le cose si fanno più complicate e non
sanno che pesci pigliare. Un accennoallaprossima? Gelosia. Di chi? Bella domanda!
;)
Maka tamburellava con
indice e medio contro il banco, mentre la risata echeggiante di una ragazzina
dai fluenti capelli biondi e seno prosperoso le riempiva il cervello.
Cercava di studiare da
una buona mezzora - quella era una biblioteca! -, ma da quando Soul
Eater, il peggior partner che potesse avere, si era presentato di fronte a lei
tutto era finito nel dimenticatoio.
Gli aveva spiegato
nozioni fondamentali, si erano sfiorati le ginocchia sotto il tavolo e, con il
cuore martellante nel petto, Maka si era arrischiata un paio di volte a
guardarlo da sotto la sua frangia sfilacciata, incontrando i suoi occhi
carmini. Ed era stato un tumulto.
«Mi
piace un sacco il tuo giubbino»,
squittiva estasiata nel frattempo la ragazza, allungando una mano verso la
manica del giubbino di Soul ed afferrandola. Erano così vicini che non ci
sarebbe passato nemmeno un foglio di carta tra loro, e Maka ingoiò un boccone,
deglutendo rumorosamente.
Soul non stava facendo
nulla di male: erano partner ed era stato fermato da quella tizia per
un’informazione.
«Vivi
con lei?»
Non avevano alcun
vincolo amoroso, se Soul decideva di flirtare con una ragazza tanto bella
quanto sciocca erano affari suoi, purché non rovinasse l’equilibrio della loro
squadra.
«Come
fai? Insomma, guardala!»
Lui era un suo
semplicissimo alleato, avevano passato dei bei momenti insieme e si trovava
bene quando combattevano, erano a quota venticinque uova e Shinigami-sama
continuava a far loro complimenti. Nulla di più, ‘colleghi’.
«Con
me staresti meglio».
D’altro canto, era
anche vero che senza Soul lei non avrebbe nemmeno saputo come iniziare. Non
tutti erano partner silenziosi e, nonostante fossero più i momenti in cui
litigavano, si creava una bella armonia tra loro.
Sollevò gli occhi,
Maka, trovando quelli di Soul ed il suo ghigno malizioso.
«Scusa,
sai», disse guardando lei
e solamente lei, «ma Maka mi ammazza se
parlo ancora con te».
«Ma…
Soul-kun!»
«Ciao,
eh!»
Passi strascicati,
sorriso da schiaffi e gli occhi nei suoi. Le si avvicinò così, porgendole una
lattina di the verde e girando il quaderno su cui Maka stava scrivendo eccitata
da venti minuti.
«Cosa
sono questi scarabocchi?»
Maka strinse i pugni,
imbarazzata suo malgrado. «Che
voleva?»
Soul bevve un sorso
della sua Coca Cola, guardandola di sottecchi. Non si era seduto ancora, ma non
aveva mai lasciato il suo sguardo.
Sorrise, chinandosi
verso il suo volto.
«Come,
non hai origliato fino ad ora?»
N/a:
TA-DAN! Maka gelosissima, io l’adoro. *lovelovelove* Insomma, con un partner
come Soul deve essere difficile la vita, no? Comunque, ci stiamo avvicinando
alla conclusione di questa raccolta: mancano otto flash in, SPERO, quattro
settimane. E poi potrò darmi a qualche progetto più interessante. (: Spero che
il capitolo vi sia piaciuto. Next? Una parola: sostegno.
Soul masticò sangue, sostenendo maggiormente il corpo esile di Maka
abbandonato contro il proprio. Controllò nuovamente che il lembo di maglietta
strappato fosse saldamente legato attorno al taglio sulla gamba della ragazza,
mentre spalancava le porte della Shibusen e chiamava a gran voce aiuto.
Qualcuno accorse, una dottoressa con dei capelli strani e lo sguardo
perfido, avvenente e con un fisico che Soul, in un’altra occasione, forse
avrebbe volentieri ammirato.
In quel momento, però, tutta la sua attenzione era per Maka.
«Cosa le è successo?»
Soul fu aiutato dalla
donna - Medusa - e trasportò la meister di peso nell’infermeria,
adagiandola sul lettino con una delicatezza che non credeva di possedere.
«L‘uovo
aveva una spada», disse semplicemente,
indicando il taglio. «Ox e Harver sono
accorsi, chiamati da Lord Shinigami».
Medusa lo allontanò
gentilmente, annuendo. Scoprì la ferita notando l’ingente quantità di sangue
che bagnava lo straccio, probabilmente avrebbe avuto bisogno di una
trasfusione.
«Conosci
il suo gruppo sanguigno?»
«B
negativo», rispose prontamente,
Soul passandosi una mano sporca di sangue tra i capelli.
Medusa imprecò,
guardandolo. «Conosci un parente
stretto?»
«Beh,
è la figlia di Spirit Albarn, l‘Arma di Lord…»
«Corri
a chiamarlo e spera che abbia lo stesso gruppo di sua figlia, sbrigati!»
Soul arrivò più bianco
del solito di fronte a Spirit, non spiegò nemmeno cosa fosse successo, perché
l’uomo capì in base ad un’improvvisa illuminazione che, se l’arma era lì,
c’entrava la sua bambina.
Fortuna volle che
avessero lo stesso gruppo, lui e Maka, e probabilmente la ragazza si sarebbe
lamentata un sacco quando avrebbe saputo che era stato suo padre ad aiutarla
più di tutti.
A Soul, però, non
importava. Bastava che Medusa le cucisse il maledetto taglio sulla gamba,
mentre lui si accasciava lungo la parete fuori dall’infermeria e si imponeva di
non piangere di sollievo, perché Maka stava bene.
Andò a trovarla la
mattina dopo, così presto che pensava che ancora lei dormisse, invece la trovò
seduta contro il cuscino con un libro aperto sulle gambe. Sorrise quando lo
vide, aveva i capelli sciolti e si era lavata.
«Soul,
ho saputo quello che hai…»
Lui sollevò una mano
per bloccarla, avvicinandosi al letto e toccando con una mano le lenzuola
bianche. Teneva lo sguardo basso, lievemente imbarazzato, e sussultò quando
Maka strinse la sua mano.
«Guarda
che non è stata colpa tua, stupido»,
gli disse Maka indovinando i suoi pensieri e sorridendo divertita,
trascinandolo con sé sul lettino. Era piccolo e stretto, entrambi ci stavano a
malapena.
Soul si tirò più
vicino a lei, nascondendo la faccia nell’incavo del suo collo. Sentiva le ossa
contro la fronte, Maka era troppo magra e stava scomodo, ma non voleva farsi
vedere da lei.
«Ricordi
Soul?» Chiese mentre lo
stringeva, molto più tenera di quanto in realtà volesse apparire, «Dobbiamo diventare forti
insieme, io non me ne vado da nessuna parte e neanche tu».
Semplici parole
astratte, la morte poteva coglierli in qualsiasi momento, ma credere alla frase
di Maka fu facile.
Bastò che lo
stringesse, che gli baciasse una guancia e che lui sollevasse gli occhi, per
crederci.
Era vicino a lei,
poteva contare ogni sua ciglia. Chiuse gli occhi, sapendo che probabilmente,
unite alle sue, anche le labbra di Maka sarebbero state salate.
N/a:
si sono baciati o no? Lo scoprirete nel prossimo episodio. Intanto, grazie a
tutti. (L)
Soul dondolò sui talloni udendo la voce di Spirit oltre la porta della stanza di Maka, rigorosamente chiusa se non per uno spiraglio da cui intravedeva della luce solare soffusa.
«Sicura che non ti serva nulla?» Stava chiedendo Spirit decisamente troppo apprensivo per i gusti di Maka; Soul riusciva ad immaginare la sua bocca storta e lo sguardo seccato, con le braccia incrociate contro il petto ancora poco sviluppato.
«Soul mi porterà oggi tutto quello che mi serve, anzi, sarà dietro la porta proprio ora, indigesto come me alla tua presenza», spiegò Maka con un tono omicida nella voce, mentre Soul tratteneva un risolino.
Bussò leggero, e si sentì forse troppo felice sentendo la voce di Maka tremare, dandogli il permesso di entrare.
Non guardò Spirit facendo un passo nell’ampia stanza, ma inchiodò il proprio sguardo magenta negli occhi verdi di Maka, più caldi di quanto ricordasse.
Accarezzò con più dolcezza di quanto volesse il suo corpicino esile coperto dal pigiama di flanella, mentre Spirit si fermava al suo fianco e lo squadrava.
«Non abusare della mia Makina, ora che non può picchiarti!»
«Oh, mi picchierebbe comunque, se mai lo facessi».
Si risparmiò la sua solita battuta su tappette senza seno che non avrebbero eccitato nemmeno un disperato, perché la voglia di baciarla era così forte che non desiderava perdere tempo litigandoci.
Quando Spirit li lasciò, Soul le porse i suoi libri e si sedette direttamente sul letto, stupendosi che Maka non protestasse.
«Oh, me li hai portati tutti?» Domandò la ragazza leggendo i titoli e distendendo le labbra in un sorriso leggero, e Soul ne approfittò.
«Posso avere una cosa in cambio?»
Lo sguardo interrogativo di Maka fu interpretato come un permesso, perché si chinò contro la sua bocca per baciarla leggero. L’effetto a sorpresa lo fece sentire dannatamente cool, soprattutto quando le mani della meister gli artigliarono la maglietta in una presa tremolante, mentre l’enfasi del bacio cresceva e Soul toccava la sua lingua con urgenza.
Il giorno prima il bacio era stato fin troppo casto e comunque pornografico, perché aveva guardato Maka con le palpebre socchiuse e il tremolio delle sue ciglia aveva reso i suoi pantaloni più stretti di quanto non volesse. C’erano volute due docce fredde e del sesso fai-da-te per placare i suoi spiriti decisamente ardenti.
Non smise di baciarla nemmeno quando i libri caddero dal letto, persino Maka non ci fece caso e allacciò le labbra intorno al suo collo. Una mano di Soul si appoggiò contro il suo fianco, incerta.
«Posso infilarti la mano sotto la maglietta?»
Maka si imbronciò, mordicchiandosi le labbra. «Non sono una senza tette?»
La baciò ancora, non resistendo e mordendo il suo labbro inferiore. «Questa è l‘occasione adatta per sfatare il mito!»
La ragazza parve indecisa. Già solo che ci pensasse per Soul fu dannatamente cool: una bacchettona come Maka forse gli avrebbe dato il permesso per toccarle le tette. Non se ne sarebbe vantato con nessuno, non era da figo una cosa così, ma sicuro l’avrebbe fatto capire a chiunque.
«E se poi non ho le tette tu…?»
Soul sollevò la sua maglietta, toccandole la pelle del fianco. «Beh, il tuo sedere mi ispira un sacco, Maka».
N/a: io ce li vedo così, senza problemi dopo un bacio. Sono amici consapevoli che ci fosse qualcosa di più, semplicemente lo accettano. Probabilmente non si baceranno mai di fronte agli altri né sentiranno la necessità di dirlo a qualcuno, ma adesso ho ben sei capitoli da scrivere sul loro rapporto prima di terminare la raccolta. Dio, quanto li amo. Grazie a tutti!
Avvertenze: si colloca tre mesi
dopo l’ultima flash fic.
Per Aki.
I codini di Maka
ciondolano vivacemente intorno al suo viso leggermente rotondo. Soul la osserva
dalla sua postazione, si morde le labbra, vorrebbe passare una mano tra i suoi
capelli.
Il professor Sid
ricorda che ci sono altri dieci minuti di possibilità per ‘i poveri ignoranti
che non conoscono le risposte’ di recuperare un voto, forse due, ma Soul
continua a guardare Maka. Non gli importa un fico secco di quell’esame, anche
se lei si arrabbierà vedendo il suo voto, Soul vuole solo baciarla.
L’età in cui gli
ormoni sballano lo sta travolgendo ogni giorno di più, ma non guarda mai le
altre ragazze camminare per il corridoio, a lui piacciono le gambe di Maka.
Adora vedere la sua gonna sollevarsi senza che lei nemmeno se ne accorga, e
forse nemmeno gli altri lo fanno: Soul Eater sa sempre come marcare ciò che è
suo.
«Forza,
forza, consegnate! La morte non aspetta!»
Soul praticamente
lancia il foglio dell’esame, prendendo poi il polso sottile di Maka tra le dita
e trascinandola con sé. Non sente le sue lamentele, ignora il fatto che voglia
porgere delle domande al professore e poi, nonostante si trovino in mezzo ad un
corridoio, si gira e la bacia.
Il primo contatto è
duro. Maka ancora non è abituata a queste manifestazioni nonostante si siano
baciati un triliardo di volte. Ogni tanto capita che lei sgattaioli nella sua
stanza la notte, e si baciano per ore, anche se la bocca fa male e poi lui deve
farsi una doccia fredda.
Sente una mano di Maka
appoggiarsi incerta contro la sua spalla, Soul deve alzare un po’ la faccia
perché la sua meister è quasi più alta di lui e non vede l’ora che arrivi il
giorno in cui la vedrà sollevarsi sulle punte per doverlo baciare. Così è quasi
imbarazzante, anche se ora le mani di Maka sono intorno al suo colletto e le
dita gli toccano il collo.
«Qualcuno
potrebbe vederci», mugugna incerta,
Soul la spinge contro il muro. Ha quattordici anni, si chiede ogni giorno come
sarà fare l’amore con Maka, ma sa che lei vuole fare le cose per bene. Spera
solo che non gli faccia attendere i diciotto anni, o avrebbero dovuto parlare
delle sue gonne corte.
Soul sospira contro le
sue labbra, è annoiato, ma poi sorride. «Lo
sanno già tutti».
Maka continua a
baciarlo e Soul si dovrebbe staccare, è difficile coprire quello che c’è nei
suoi pantaloni mentre cammini per il corridoio.
«…a
parte tuo padre».
Sente la sua risata
genuina e forse un po’ senza fiato e allora Soul si stacca e la guarda. Gioca
con un codino, lei arriccia il naso, e Soul sorride.
«Ah,
se sapesse che sua figlia è una poco di buono!»
Un Maka-chop lo
colpisce dritto in mezzo alla testa. «Sta‘
zitto!»
N/a:
è tutto un bacio qui. Spero vi sia piaciuta. ;) Scusate per il ritardo,
ultimamente sono presa da tutt’altro, ma Bea voleva leggere qualcosa e ho
cercato di impegnarmi per lei. Vi adoro.
Maka guarda ai propri piedi con curiosità, Soul in versione falce stretta
tra le mani, mentre la risata sguaiata di Don Ald’s
il clown echeggia per le vie della città deserta.
La chiamata è arrivata quella mattina, un’intera città uccisa, nessuna
spiegazione plausibile. Lord Shinigami aveva pensato
bene che per la conquista della cinquantesima anima Maka
e Soul avrebbero potuto cavarsela, ma ora niente sembra così semplice.
«Se quel coso rosso mi colpisce ancora una volta mi trasformo e lo
prendo a pugni», dice Soul e Maka, anche se odia
quando fa il gradasso, piega le labbra in un sorriso leggero.
Soul non lo dice, ma è arrabbiato perché il taglio di Maka sulla schiena sanguina copiosamente e lei non se ne
lamenta, come se fosse una semplice sbucciatura sul ginocchio.
Il clown è forte, anche se Soul non capisce bene perché si etichetti
come clown, visto che brandisce enormi coltelli da cucina che lancia nell’aria,
diretti verso di loro.
Maka si morde le labbra, chiudendo gli occhi, e Soul può sentirla. Sente
l’anima di Maka toccare la propria, la sente leggera,
non sono ancora così forti da poter diventare un’unica cosa, ma quella carezza
è sufficiente.
La risonanza è imperfetta, ha alcune note stonate e per certi versi non
va affatto bene, come a Maka non va mai bene il modo
in cui Soul prepara il riso al curry, o come sia impossibile da sopportare la
voce di Maka che canta canzoni stupide sotto la
doccia, ma tutto quello da’ sufficiente forza a entrambi.
Maka salta dal tetto, calando con decisione la falce a metà addome del
clown, che con una risata si tramuta in un’anima galleggiante, che pare ancora
sorridere.
Soul l’afferra con decisione, mentre Maka
sorride e si stiracchia, per poi provare un leggero dolore alla schiena.
«Forse dovremmo andare alla Shibusen per una
visita, Medusa - quella tipa è inquietante - è sempre felice quando ti vede».
Maka solleva un sopracciglio, mentre entrambi si dirigono verso il
parcheggio improvvisato in cui Soul ha abbandonato la sua moto. Monta in sella
con un movimento fluido, chiudendo le cosce magre intorno alla vita di Soul.
«Questo dovrebbe farmi piacere?»
«Probabilmente è felice perché con te ci sono io, che sono un figo».
«Nessuno pensa che tu sia figo, stupido!»
Il ghigno di Soul la fa impallidire, mentre mette in modo. «Però ieri
hai giocato con le dita di questa mano, e non ti dico quanto hai urla…»
«MAKA-CHOP!»
N/a: lo so che è stupida, la
prossima prometto che sarà più seria, ma io adoro farli litigare. È tutta per Beu, perché ha le gambe asimmetriche e rischia di essere
uccisa da Kid - o di uccidere Kid
- da un momento all’altro. Grazie a tutti per il
vostrosostegno!
Novantotto, contò Soul con un ghigno, ingoiando l’ultima anima conquistata
e ammiccando poi a Maka, i codini che le ciondolavano
vivacemente sulla schiena.
«Manca solo un’anima e poi dovremo trovare una strega», squittì
allegramente la ragazzina, saltando verso di lui. Tuttavia si fermò a mezz’aria,
ricadendo leggera sui propri piedi e afferrando la mano di Soul tra le proprie,
stringendola con forza.
Non erano ancora capaci di manifestare quel qualcosa tra loro in mezzo ad una strada. Soul aveva preso ad
accompagnarla in biblioteca, qualche volta, e a comprarle i libri che Maka esclamava di volere. Piccoli gesti quotidiani, come il
fatto che Maka raccattasse i suoi vestiti da terra e
non gli urlasse più contro quando bruciava le uova.
A Soul questa quotidianità piaceva. A volte, in occasioni
rarissime, Maka canticchiava canzoni a lui
sconosciute, canzoni che non avevano senso, per le parole sciocche o gli
accordi poco armoniosi, ma vederla muovere il bacino e ridere di se stessa era
qualcosa di totalmente genuino che Soul, dopo tanto tempo, poteva sentirsi
felice.
Di certo non si era aspettato che sarebbe stata una ragazzina
viziata e bacchettona a riportarlo sulla terra, a farlo sentire a casa, ma andava bene così. Maka era la dimostrazione di quanto la risonanza fosse
importante in una coppia, riusciva a creare armonia anche con la rabbia, quando
metteva il broncio, e Soul, nonostante litigassero a gran voce, amava ogni
singolo giorno passato con lei.
Mancavano solamente due anime al compimento del suo sogno, un
sogno che Maka aveva quasi reso realtà.
Abbassando di poco lo sguardo – erano ancora alla stessa altezza,
in fondo – Soul sorrise. Baciò a schiocco le labbra di Maka,
che arrossì fino alla radice dei capelli.
«Che tipo sarà la strega?» Domandò Soul, prendendole la
mano.
Maka arricciò le
labbra, pensierosa, prima di guardare il cielo.
«Un tipo pericolosissimo e brutto».
«Tu leggi ancora i libri per ragazzini, secondo me sarà sexy».
Con un pugno fermo sulla nuca, Maka
annunciò il proprio disprezzo al pensiero.
«Che diavolo di strega sarebbe, stupido?!»
«Sei solo gelosa!»
«E tu un pervertito!»
Se solo i due ragazzi si fossero accorti del gatto dal fulvo
pelo nero che passeggiava poco più in là… Ma questa è
un’altra storia.
End.
N/a:
sono finalmente giunta a mettere il punto a questa raccolta. Ebbene sì, è
finita. E c’è un piccolo accenno a Blair, perché mi sembrava doveroso. (L)
Grazie a tutti coloro che mi hanno sempre seguito, incitandomi a continuare.
Probabilmente non abbiamo avuto il SoMacanon, ma loro rimarranno sempre una delle coppie più
bella della storia degli shounen-manga. MAKA-CHOP!