an outlaw running from love.

di ciastinsboobs
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo. ***
Capitolo 2: *** capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** capitolo 3. ***



Capitolo 1
*** prologo. ***


Prologo.

 
Ti avevamo avvisato, eri stato messo in guardia. Mi dispiace, Bieber” gli disse il poliziotto poco prima di chiudere la porta della stanza nella quale sarebbe stato costretto a rimanere per almeno due mesi.
 
Il ragazzo sbuffò, sedendosi sul letto, e ripensò a quanto aveva fatto prima di entrare in quel riformatorio e agli errori commessi nonostante il suo infallibile piano. Gli sembrava di aver calcolato tutto nei minimi particolari, era convinto che questa volta non lo potessero beccare di nuovo, che sarebbe andato tutto liscio, ma si era sbagliato.
Proprio mentre era ormai prossimo a premere il grilletto della pistola puntata alla tempia della sua prima vittima, il suo piano gli si ritorse contro: quest’ultima scattò in piedi tirando fuori una pistola ed il distintivo di membro dell’F.B.I.
 
Si mise le mani tra i capelli pensando che probabilmente questo sarebbe stato il suo ultimo colpo.
Non era mai arrivato al punto da essere portato in un riformatorio, privato della sua libertà e, per la prima volta in tutta la sua vita, si sentiva sconfitto.
Quelle quattro mura lo opprimevano ancora di più, si sentiva rinchiuso in una trappola dalla quale ormai era impossibile uscire.
Forse era arrivato davvero il momento di finirla con la vita da cattivo ragazzo.
 
***
 
Alyson, tu avrai come compito quello di fare una ricerca: dovrai intervistare, a tua scelta, un ragazzo del riformatorio e farci una relazione
La ragazza annuì alla richiesta della professoressa, nonostante il riformatorio fosse sempre stato un luogo da lei un po’ temuto.
Una volta concluse le lezioni, s’incamminò verso casa, pensando di recarsi in quel luogo il giorno seguente.
Probabilmente, questa sarebbe stata una delle ricerche più difficili da portare a termine…





we love ciastin's boobs.

abbiamo creato questa storia circa tre mesi fa, ma ci siamo decise a postarla solamente adesso.
non siamo due novelline di EFP, se ve lo state chiedendo, siamo qui da moooolto più tempo, ma abbiamo creato un account apposta per postare le nostre storie che creiamo together.
Here we are bitches: xacciobieber e Neverlethimgo
bene, dopo la presentazione spastica, aspettiamo impazientemente di sapere che cosa ne pensate, soprattutto perché dobbiamo sapere se andare avanti a postare oppure no.

adios!

arianna e giulia

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Capitolo 2
*** capitolo 1. ***




Capitolo 1.

 

Camminava a passo lento, ma deciso verso il luogo dove quel giorno avrebbe passato circa un paio d’ore.

Aveva preso tutto l’occorrente: il suo registratore, un blocchetto per gli appunti, una penna e anche la macchina fotografica in caso avesse avuto l’occasione di fare delle foto, ma ciò che le mancava era la convinzione e ciò si capiva dal suo sguardo completamente perso nel vuoto.

Una leggera brezza autunnale le scompigliava i lunghi e lisci capelli castani, che le ricadevano lungo la schiena.

In pochi minuti si trovò davanti al portone del riformatorio: dall’esterno non sembrava un luogo molto accogliente.

Un brivido percorse tutta la schiena di Alyson prima che si decidesse ad entrare.

Appena si trovò nell’enorme atrio, si rese conto che l’esterno di quel luogo non era poi così diverso dall’interno: pareti grigie, spoglie che sicuramente non rendevano il posto accogliente, porte di legno chiuse ai lati di un lunghissimo corridoio, tutte rovinate da graffi e ammaccature, e un solo bancone in legno, lindo e immacolato, l’unica cosa che le trasmetteva un minimo di sicurezza.

Un’anziana signora con gli occhiali che le ricadevano sulla punta del naso sedeva dietro di esso impegnata a compilare varie scartoffie.

Alyson si avvicinò ad essa un po’ intimorita e vedendo che la signora non la degnava di alcuno sguardo, si schiarì la voce così da richiamare la sua attenzione.

Senza alzare la testa, l’anziana signora le disse svogliatamente: “Sì, dica

Sono qui per fare una ricerca, dovrebbero avervi avvisato del mio arrivo…” rispose lei titubante.

La donna cambiò subito espressione e guardò in faccia la ragazza, “Ah, sì. Devi incontrare…” mentre parlava, afferrò un altro plico di fogli ed iniziò a far scorrere il dito lungo una lista di nomi, “Justin Bieber.

Un’espressione interrogativa si fece immediatamente largo sul viso di Alyson.

Vieni con me” la invitò poi l’anziana signora che la guidò lungo una rampa di scale sino ad arrivare ad una porta di legno scuro.

La signora bussò alla porta mentre disse: “Hey Bieber, c’è una visita per te” e senza nemmeno aspettare una risposta, sussurrò alla ragazza prima di andarsene: “Buona fortuna” lasciandola sola.

Lo scricchiolio delle molle del letto le fece capire che la persona all’interno si era appena alzata ed infatti, pochi istanti dopo, la porta si aprì svelando la figura di un giovane ragazzo dai capelli biondo scuro leggermente spettinati.

Il viso quasi angelico faceva da contrasto con il luogo in cui si trovava e quei suoi occhi color nocciola illuminavano la stanza più di quanto la luce proveniente dalla finestra facesse.

Appena la vide, uno strano luccichio si fece largo tra i suoi occhi e da ciò, Alyson ne rimase leggermente spaventata fino a che lui non intavolò una conversazione.

Ciao” le disse sorridendo.

La ragazza, vedendo quel sorriso paradisiaco dipinto sul suo volto, si tranquillizzò e ricambiò il saluto.

Ciao” rispose lei.

A cosa devo questa visita?

Devo fare una ricerca per scuola e devo intervistarti” disse a bassa voce.

Era una ragazza piuttosto timida e lo dimostrava soprattutto con i ragazzi.

Il biondo le sorrise, annuendo con la testa e facendole segno di entrare.

La stanza non era di certo una delle migliori suite di un albergo a cinque stelle, ma aveva quel qualcosa che aveva lasciato Alyson abbastanza meravigliata: non si aspettava di trovare una stanza così in un posto del genere.
Era abbastanza piccola, ma sotto alla finestra che dava sulla strada c'era spazio per una scrivania bellissima, ordinata e pulita, mentre al suo fianco c'era una piccola libreria, piena di libri.

Alyson intuì che quelli erano stati messi lì dal ragazzo, anche perché, vedendo le condizioni del letto non messo molto bene, capì che quel posto era una specie di prigione.

Siediti pure” la invitò lui, facendole segno di sedersi sulla sedia della scrivania, poi continuò, “comunque io sono Justin, piacere”

Le lanciò un sorriso bellissimo che la lasciò a bocca aperta.

Alyson” gli rispose, stringendogli la mano.

Justin la scrutò un po', “Davvero sei qui per un'intervista?” le chiese sospettoso.

La mora sorrise, “Sì, perché me lo chiedi?”

Niente, pensavo ti avesse mandato qualcuno dei miei amici” le rispose, mettendosi poi a sedere sul letto, mantenendo però lo sguardo fisso su di lei.

La ragazza, sentendo lo sguardo del biondo su di lei, sorrise imbarazzata, abbassando la testa e iniziando poi a frugare nella borsa per cercare il registratore e il blocco per gli appunti.

Prima di parlare, si schiarì la voce, “Allora, quanti anni hai?” gli chiese, accendendo il registratore, “Non ti dispiace se registro mentre parli?”

Justin scosse la testa, “Diciotto” rispose, guardando la ragazza che scriveva sul suo blocchetto, “e tu?” azzardò.

Alyson arrossì, mentre era ancora con la testa bassa, e sottovoce rispose: “Diciassette”

Il biondo le sorrise, passandosi la lingua sul labbro inferiore e strofinandosi le mani.

Come mai sei qui?” gli chiese la ragazza, cercando di far passare l'imbarazzo.

Sono un cattivo ragazzo” rispose ironico, “Ho ucciso un uomo” continuò poi, senza peli sulla lingua.

La sicurezza che la ragazza aveva acquisito in quei pochi minuti dentro quella stanza scomparve in un attimo dopo quella frase.

Si chiedeva come un ragazzo come lui avesse potuto uccidere una persona.

Senza che dicesse niente, però, fu proprio lui a risolvere i suoi dubbi: “Se ti stai chiedendo come io possa uccidere qualcuno, allora ti rispondo subito: non lo so. Non so cosa mi sia preso, ma da quando è successo sono cambiato totalmente”

Alyson lo scrutò, incuriosita.

In che senso?”

Non voglio più vivere così. Ho sbagliato troppe volte in troppo poco tempo e ora mi ritrovo in questa specie di prigione. In questo momento voglio solo uscire e vivere la vita di un comune diciottenne.” rispose, mostrando tramite la sua voce, la voglia che aveva di uscire da lì.

La ragazza gli sorrise; nonostante lui non le avesse detto perché avesse voluto uccidere quell'uomo, si sentiva molto più tranquilla vedendo la voglia che aveva di ricominciare.

Glielo poteva leggere negli occhi.

E cosa vorresti fare una volta uscito da qui?” gli chiese.

Justin si sdraiò completamente sul letto, mettendosi le mani dietro la nuca e iniziando a fantasticare.

Divertirmi con i miei amici, andare alla pista di hockey, al campo da basket e giocare una partita, trovarmi un lavoro, una ragazza...” rispose, lasciando la frase in sospeso e iniziando a fissare Alyson proprio mentre pronunciava l'ultima parola.

La ragazza arrossì ancora e timidamente sorrise.

Sebbene fosse arrivata lì da poco, decise che quello era il momento perfetto per andarsene, visto che la conversazione stava prendendo una piega non molto professionale.

Raccolse tutte le sue cose, mettendole in borsa.

Te ne vai già via?” gli chiese lui, alzandosi di colpo dal letto e mettendosi davanti a lei.

Alyson alzò la testa dalla borsa che aveva finito di riempire, trovandosi lo sguardo di Justin a pochi centimetri dal suo.

Sì, ma tornerò domani. Sono sicura che verrà fuori una bella ricerca” disse, cercando di mantenere la calma per la poca distanza che li divideva.

Justin annuì, mantenendo sempre e costantemente lo sguardo fisso sui suoi occhi.

Quindi ci vediamo domani” disse lui, andando ad aprirle la porta.

La ragazza fece un cenno affermativo con la testa, per poi sussurrargli, prima di andarsene: “A domani”

Il biondo la guardò sparire lungo le scale, fissando le sue gambe che lentamente si allontanavano da lui, poi sospirò.

A domani..” sussurrò a sé stesso.

 

 

***

 

Alyson scese le scale con passo deciso, passando davanti al bancone dietro al quale sedeva ancora l'anziana signora, le fece un cenno con il capo e aprì la porta davanti a sé, uscendo nell'ampio giardino.

'Che strano' pensò lei mentre si avviava verso l'uscita di quella sotto specie di prigione.

Una volta superato il cortile e, in seguito, anche il cancello d'entrata, volse un ultimo sguardo dietro di sé, incrociando a pieno lo sguardo del biondo che la stava osservando dalla finestra della sua camera.

Alyson gli sorrise, per poi intraprendere definitivamente il suo cammino verso casa, ripensando a tutte le preoccupazioni che aveva avuto prima di andare lì ed a quanta paura aveva: una paura del tutto inutile.

Justin sembrava così diverso dal luogo che lo circondava.

 

Una volta raggiunta la sua stanza vi si chiuse dentro, gettando a terra la borsa, ancora aperta, dalla quale fuoriuscì il registratore. Lo prese tra le mani e lo collegò al suo computer portatile grazie ad un cavo, aspettò pazientemente che si avviasse e che riproducesse quanto registrato poco prima.

Ascoltò attentamente ogni parola, il suono della sua voce che riempiva la stanza e quella sua frase 'sono un cattivo ragazzo' che la fece riflettere.

Era davvero cattivo come diceva di essere? Era cambiato davvero?

Di certo, pensava Alyson, non aveva per niente l'aria da cattivo ragazzo: quegli occhi erano così luminosi e il suo sorriso così... strano, ma strano in modo positivo, tanto che aveva messo il tasto pausa al suo cervello nel momento in cui glielo aveva mostrato così da avere quell'immagine impressa.

Prima di andare lì non si immaginava un ragazzo così, pensava più ad un ragazzo trasandato, maleducato, malato, e Justin non era assolutamente così.

Le aveva confessato più di quanto lei avrebbe mai potuto sperare di sapere in poco più di un'ora e lei gli aveva fatto sì e no due domande.

Il suo modo tranquillo di parlare di quello che l'aveva portato in riformatorio l'aveva scioccata: come era riuscito a parlare dei suoi problemi con una persona sconosciuta e con quel modo quasi superficiale?

Alyson lo ammirava molto in quel momento e riascoltando la registrazione per la seconda volta, si lasciò cullare dalla voce calda di quel ragazzo che conosceva appena, ma che la affascinava più che mai.

'Trovarmi un lavoro, una ragazza' Alyson non poté fare a meno di arrossire, ricordando gli occhi con cui lui l'aveva fissata mentre pronunciava quella frase.

Si sentiva invadere dal suo sguardo solo ricordandolo, era riuscita a memorizzare la sua figura come una fotografia, era lì, stampato, e poteva riguardarselo in continuazione.

 

Perché? Perché con lui? Cosa aveva in più di tutti gli altri stronzi che l'avevano fatta soffrire? Cosa aveva in più di lui?

Non era una ragazza a cui piacessero i 'cattivi ragazzi', anzi, dopo l'episodio che le era capitato, si era detta che non avrebbe più dovuto sentirsi attratta dai ragazzi.

Eppure lui era diverso, le sembrava diverso, la attraeva e non poco, ma la cosa, nonostante tutto, non sembrò dispiacerle.

Voleva conoscerlo a fondo per capire cosa stava accadendo in quel momento nella sua testa, confusa dalle immagini di un angelo, seduto su un letto di una prigione per diavoli.








we love ciastin's boobs.

Siamo tornate (che fortuna, eh? lol)
Ma voi siete me-ra-vi-glio-se, cinque recensioni *O* Cioè, non ce lo aspettavamo!
Bene, aspettiamo i vostri pareri e speriamo che il capitolo vi sia piaciuto :)

arianna e giulia.

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Capitolo 3
*** capitolo 2. ***




Capitolo 2.

 

Quando il giorno dopo tornò a scuola, si stupì di come tutti i suoi pensieri fossero incentrati sulla conversazione avvenuta il giorno prima con Justin.

Una studentessa modello come lei che non ascoltava le lezioni? Non passò molto inosservata, infatti, la professoressa di educazione civica che le aveva assegnato la ricerca, appena finì la lezione, la fermò e la chiamò a sé.

Alyson, tutto bene?” le chiese.

Alyson sorrise e annuì, “Tutto bene, professoressa”

Com'è andata ieri al riformatorio? Non ero molto convinta di mandarti lì all'inizio, ma sapevo che te la saresti cavata”

Oh, è andato tutto bene, non si preoccupi” e senza lasciarle il tempo di aggiungere altro, si precipitò fuori dall'edificio scolastico, diretta a casa sua.

Si sarebbe sistemata e poi sarebbe andata al riformatorio.

Era emozionata, non sapeva nemmeno lei il motivo.

Una volta arrivata a casa, si fiondò in camera sua, buttò lo zaino per terra di fianco al letto ed entrò nella cabina armadio.

Passò in rassegna tutti i vestiti che aveva: magliette, top, pantaloni lunghi, pantaloni corti, leggings, scarpe da ginnastica, ballerine, addirittura qualche vestito, ma accorgendosi solo dopo mezz'ora di quello che stava facendo, si fermò.

Stava facendo tutto quello per un ragazzo appena conosciuto?

Cacciò quel pensiero dalla testa e come se si fosse risvegliata da un sogno, uscì di casa così come era andata a scuola quella mattina e si diresse verso il riformatorio.

Nel giro di dieci minuti si trovò d'innanzi al cancello di quel grande edificio, aveva impiegato decisamente meno tempo del giorno precedente e si sentiva addirittura impaziente di rivedere quel volto angelico.

Ripercorse il lungo corridoio passando davanti al bancone, questa volta deserto, e proseguì su per le scale dove, in cima ad esse, intravide la porta chiusa della stanza del ragazzo.

Si avvicinò cauta per poi affrettarsi a bussare a quella porta, volgendo ripetutamente alcune occhiate dietro di sé, quasi come se avesse avuto paura che qualcuno la vedesse.

Non udì alcun rumore proveniente da quella stanza e così bussò un'altra volta.

Niente.

Si guardò ancora attorno, accertandosi che nessuno fosse nei paraggi e lentamente abbassò la maniglia.

Un grande sorriso si fece largo sul volto della ragazza quando vide la figura del biondo sdraiato sul letto, intento ad ascoltare musica tramite un iPod.

L'attenzione del ragazzo, apparentemente triste, era completamente rivolta al cielo e alle decine di nuvole che lo riempivano, non si era accorto della presenza di Alyson nella stanza, nemmeno quando lei aveva biascicato un timido 'ciao'.

Si avvicinò un altro po' al letto del ragazzo e questa volta, forse a causa delle asse di legno scricchiolanti del pavimento, si accorse di lei.

Ciao” disse raggiante lui, nascondendo in un soffio il suo presunto malumore.

Credevo non arrivassi più” mormorò in seguito, lasciando trasparire un velo di delusione nella voce.

Scusa, ho avuto un contrattempo” si giustificò lei ed un sorriso comparve sul suo volto, ripensando alle decine di vestiti che stava stupidamente per provarsi.

Non importa” la rassicurò, sorridendole “sono felice che tu ora sia qui.”
Alyson non poté fare a meno di sorridere, decisamente imbarazzata dallo sguardo del ragazzo che continuava a fissarla.

Nel frattempo Justin si era messo seduto sul letto, attento ad ogni movimento che lei faceva e in attesa che lei si sedesse vicino a lui.

Sfortunatamente non accadde.

Alyson andò a sedersi alla scrivania come il giorno prima e in pochi secondi tirò fuori il registratore e il suo blocchetto sotto gli occhi decisamente delusi di Justin.

La ragazza lo notò.

Va tutto bene?” gli chiese preoccupata.

Il biondo annuì e si andò a sedere a fondo del letto, ovvero nel punto più prossimo alla scrivania, in modo da stare il più vicino possibile a lei.

Come mai sei diventato un cattivo ragazzo?” domandò lei, voltandosi verso di lui.

Credo che il motivo sia perché da piccolo non ho avuto un’infanzia felice, in una famiglia non del tutto normale…

Ti va di spiegarmi?”

A quella domanda Justin restò spiazzato e, tentennando leggermente, rispose incerto: “S-sì”

Distolse completamente lo sguardo da quello di Alyson, iniziando ad inquadrare il vuoto avanti a sé e cercando di trovare qualcosa da dirle.

Ho iniziato a realizzare di avere seri problemi quando, nei primi due anni di scuole medie, ho subito atti di bullismo. I ragazzi più grandi mi riempivano di calci e pugni e, ogni volta che tornavo a casa pieno di lividi, a mia madre sembrava non importare, così credevo fosse giusto che non importasse nemmeno a me” disse tutto d'un fiato ed Alyson lo ascoltava, senza scrivere, era fin troppo interessata a quel discorso per perderne anche solo una parola: lasciava fare tutto il lavoro al suo fedele registratore.

Le cose hanno iniziato a cambiare durante il primo anno di liceo. Quei ragazzi frequentavano la mia stessa scuola e più di una volta hanno minacciato di pestarmi se solo avessi di nuovo messo piede nel loro corridoio. Ero davvero stanco di venire sottomesso da quel gruppo di ragazzi così, una mattina, risposi ai loro attacchi, iniziai a provare piacere nel vederli a terra doloranti. Era una bella sensazione vederli soffrire, vedere che finalmente provavano ciò che ho provato io. Ho sempre agito così da quel giorno, ma la considero soltanto autodifesa.”

Perché hai ucciso quell'uomo?” domandò frettolosa lei, cercando di non ripensare a quanto aveva appena detto. Strane immagini di quel ragazzo, preso di mira e costretto quotidianamente a subire quell'orrore, la fecero leggermente rabbrividire.

L'ho ucciso perché...”

Justin non riuscì a continuare la frase, volse lo sguardo fuori dalla finestra, mordendosi nervosamente il labbro inferiore e trovando parecchia difficoltà nel terminare quella frase.

Justin?” lo richiamò lei e lui si voltò, corrucciandosi all'improvviso.

Ho agito d'impulso” biascicò lui, scuotendo le spalle, “ho un vago ricordo di quello che è successo. Non lo conoscevo, non l'avevo mai visto prima, ma ha iniziato ad inveire contro di me, mi ha messo le mani addosso ed è stato in quel momento che non ci ho visto più. Ho iniziato colpirlo in viso ed in seguito a tirargli forti calci alla bocca dello stomaco, finché non si è accasciato al suolo, ormai privo di forze. Ho... ho afferrato una pietra da terra e gliel'ho tirata sul capo, facendolo sanguinare improvvisamente ed è morto... sul colpo.”

Alyson impallidì sentendo quelle parole e non poté nemmeno evitare di risultare spaventata. Spalancò la bocca, ma da essa non ne uscì alcun suono, non aveva di certo esaurito le domande, ma in quel momento credeva di essere totalmente incapace a parlare.

Va tutto bene?” le domandò lui, sollevando un sopracciglio, cercando poi di incrociare il suo sguardo. “Hai una faccia...”

Non ti preoccupare, va tutto bene.” sorrise ed occupò quanto più tempo le fu possibile per afferrare il suo quaderno e cominciare a scriverci qualcosa.

Dopo che hai ucciso quell'uomo... hai fatto del male a qualcun altro?”

Lui rimase spiazzato da quella domanda, boccheggiò per qualche istante e poi rispose: “N- no, certo che no.”

Grazie al cielo” mormorò lei con un filo di voce, evitando di incrociare lo sguardo di Justin che ora appariva piuttosto spaesato.

Regnò il silenzio per diversi secondi, o forse minuti, all'interno di quella stanza. Alyson non voleva posare lo sguardo su di lui, così finse di annotare alcune frasi sul suo blocco, ma ciò che la sua penna segnò sui fogli furono solo scarabocchi privi di senso.

Abbiamo finito con le domande?”

La ragazza annuì lievemente, aveva nascosto bellamente tutta la voglia di proferire parola e, vedendola così silenziosa, Justin si alzò dal letto e si appoggiò alla scrivania incrociando le braccia al petto.

Bene, ora, se non ti dispiace, avrei io una domanda da farti”

Alyson alzò immediatamente lo sguardo, aspettando che continuasse.

Usciresti con uno come me?” le domandò lui con una tale tranquillità da farle gelare il sangue nelle vene.

Beh...” mormorò lei, “non lo so, insomma, ci... ci conosciamo appena”

È proprio per questo che te lo sto chiedendo. Se uscissimo avresti modo di conoscermi, sempre se tu lo voglia, è chiaro.”

Lei restò sempre più spiazzata da quelle parole, non poteva negare a sé stessa che quello strano ragazzo non le era del tutto indifferente, ma una piccola parte di lei, quella più razionale, le suggeriva di declinare l'inaspettato invito. Dopotutto, aveva davanti un assassino e non il classico bravo ragazzo. Aveva abbassato il capo, se solo avesse mantenuto intrecciato lo sguardo con quello di lui, avrebbe perso totalmente ogni buona cognizione.

Posso sapere perché mi fai questa domanda?”

Perché è una cosa che m'interessa davvero sapere, non di certo per una ricerca scolastica. Allora? Qual è la tua risposta?”

Alyson lo fissò per qualche secondo, in quegli occhi che la facevano tremare di paura e di attrazione, pensando sulla decisione da prendere e ricordandosi, per quei pochi attimi, di lui, quel bastardo che l'aveva fatta soffrire, che l'aveva usata, che l'unico motivo per cui la trattava bene era farsi figo davanti ai suoi amici.

Poteva Justin essere diverso?

Non lo conosceva e uscirci insieme sarebbe stato, come aveva detto lui, un modo per conoscerlo e poi, alla fine, era solo un'uscita, niente di che.

Si sarebbero conosciuti, come amici o conoscenti e sarebbe stato un bene per la sua ricerca.

Quegli occhi, che ancora la fissavano, sembravano così pieni di storie misteriose e intriganti che non vedeva l'ora di conoscerle e nonostante questa cosa la intimidisse un po', non riusciva a non dare ascolto a quella voglia che sentiva dentro di uscire con lui e ascoltare quella sua voce melodiosa per ore e ore.

Io..p-penso che..va bene, si.”
Justin sorrise e i suoi occhi si illuminarono.

Ma tu puoi uscire?” chiese, ricordandosi solo in quel momento che si trovavano in una sottospecie di prigione.

Sì, tra due giorni mi fanno uscire. Finalmente dopo due mesi qui dentro” disse, finendo la frase con una risata.

Alyson sorrise e iniziò a mettere a posto le sue cose.

Justin le prese le mani e la fermò “Faccio io”

La ragazza sentì un brivido lungo la schiena partire dal punto in cui lui l'aveva toccata e lo guardò mettere nella borsa le cose al posto suo.

Appena finito, la guardò negli occhi mentre le dava la borsa.

G-grazie” gli disse, sorridendo.

Si alzò e lentamente si avviò alla porta, seguita a ruota da Justin, che, appena lei arrivò vicino alla porta, fece uno scatto per aprirgliela.

Allora ci vediamo tra due giorni, okay?” disse il biondo

Va bene, vengo qui alle 11” disse Alyson.

Justin annuì e le sorrise.

Allora ciao”, la ragazza fece per andarsene e lui la fermò per un polso, rimanendo fisso a guardarla per poi avvicinarsi e darle un leggero bacio sulla guancia.

Ciao” le sussurrò vicino all'orecchio.

Lentamente la ragazza se ne andò, girandosi prima di scendere le scale e vedendo il ragazzo ancora fermo a fissarlo.

Gli sorrise e si girò, scendendo lentamente gli scalini, senza riuscire a togliersi l'immagine dei suoi occhi dalla testa.





 

we love ciastin's boobs.

l'ultima cosa che immaginavamo era vedere che questa storia venisse tanto seguita sin da subito, già tra dieci preferite e siamo solamente al secondo capitolo *O*
siete meravigliose e vi ringraziamo davvero tanto per le vostre recensioni.
aspettiamo i vostri pareri e nel frattempo vi lasciamo il link di una nostra one shot, eccola qui.

arianna e giulia.

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Capitolo 4
*** capitolo 3. ***


 


Capitolo 3.
 

 
Alyson si stupì parecchio di come la sua mente fosse costantemente incentrata a pensare al prossimo incontro che avrebbe avuto con Justin.
Non sarebbe stato un incontro come gli altri, fatto solo di domande riguardanti il suo passato e su quanto aveva fatto, ma una normale uscita.
Non aveva idea di come comportarsi, non aveva idea di come si sarebbe comportato lui e tutti questi dubbi la rendevano sempre più perplessa, ma ormai aveva accettato e non avrebbe potuto tirarsi indietro.
Così, quella mattina, si svegliò di buon’ora e non di certo perché era indecisa su quali abiti indossare, ma perché quegli strani pensieri non le avevano permesso di dormire più di una o due ore.
L’orologio segnava le nove del mattino e sarebbe dovuta presentarsi al riformatorio solo due ore più tardi, aveva tutto il tempo disponibile per prepararsi, sia fisicamente che mentalmente, e non era nemmeno sicura che sulla seconda opzione ci sarebbe riuscita.
Dopo aver faticato a consumare la sua colazione, si fiondò nella cabina armadio, rimanendo a fissare tutti quei vestiti per diversi minuti. Ne afferrò diversi, dai jeans, agli abiti, alle magliette più strane da abbinare ai vari tipi di leggings e, dopo di che, li posò sul letto ancora sfatto.
Se li provò tutti, spendendo almeno cinque minuti buoni a guardare allo specchio quel suo abbinamento, storcendo il naso ogni volta.
Alla fine, dopo aver realizzato che stava perdendo quasi due ore a pensare a cosa indossare per una normale uscita tra amici, optò per dei jeans chiari, una maglietta lunga ed un paio di converse.
Dopo essersi passata sulle gote un lieve strato di phard ed aver spruzzato sul collo il suo profumo preferito, uscì di casa per dirigersi al luogo dell’appuntamento.
Essendo notevolmente in ritardo, affrettò il passo ed arrivò davanti all’istituto giusto in tempo per vederlo uscire.
Mentre lei lo fissava quasi come se avesse appena visto un angelo, lui le camminava incontro sorridendole e, affrettando sempre più il passo, la raggiunse in pochi istanti.
Ciao!” le disse raggiante, azzardandosi a lasciarle un bacio sulla guancia.
Alyson arrossì all’istante e biascicò a sua volta un timido ‘ciao’.
Notò la piccola valigia che il biondo reggeva in mano e così gli domandò: “dove abiti?
In un piccolo appartamento qui vicino” rispose lui atono, “hai voglia di accompagnarmi? Così lascio la borsa e ci facciamo un giro, magari mangiamo qualcosa insieme.
Certo” disse lei sorridendogli.
Senza proferire una sola altra parola, s’incamminarono e, nel giro di pochi minuti, raggiunsero un  quartiere, del tutto nuovo per lei, composto per lo più da piccole case malmesse e viuzze per nulla asfaltate.
Alyson non poté nascondere la sua espressione spaventata nel percorrere tali strade e Justin, che lo notò, ridacchiò e le disse: “immagino sia totalmente diverso dal posto in cui vivi tu.
Giusto un pochino” cercò di ironizzare lei e così percorsero ancora pochi metri di strada, prima di arrivare a quella che doveva essere la casa di Justin.
Era ben poco diversa da quelle che aveva appena superato, i muri esterni che la componevano erano rovinati, forse dal tempo e dalle intemperie, i vetri delle finestre erano opachi e sovrastati da ragnatele, la porta d’ingresso appariva scheggiata e rovinata in più punti.
Non è la reggia di Versailles, ma non verrai risucchiata da nessun buco nero, puoi stare tranquilla” rise lui.
Alyson scosse velocemente la testa, non si era nemmeno resa conto di essersi immobilizzata di fronte a quella casa, se così la si poteva chiamare. Accelerò il passo in una piccola corsa e lo raggiunse all’interno di quell’abitazione.
Non fece in tempo a mettere piede nella casa che sentì il biondo imprecare: “Cazzo”
Alyson andò a cercarlo, ritrovandosi fuori da un piccolo stanzino buio.
“Che succede?” gli chiese, guardandolo preoccupata.
“Non funziona più l’impianto elettrico. Ci mancava solo questo” rispose, sbattendo la mano contro il muro e uscendo dallo stanzino furioso.
La ragazza entrò all’interno di quella specie di sgabuzzino, prendendo il suo telefono per fare luce e puntandolo sul quadro elettrico; non che ne sapesse molto di quel genere di cose, ma riusciva più o meno a cavarsela in determinate situazioni, essendo molto spesso a casa da sola.
Appena vide la levetta ‘generale’ abbassata, si mise a ridere.
Justin, nel frattempo, stava già chiamando un suo amico per mettere a posto l’impianto, ma quando sentì la ragazza ridere, chiuse la chiamata e la raggiunse.
“Cos’hai da ridere?” gli chiese, scocciato.
La ragazza non gli rispose, ma si limitò a mostrargli la levetta che era abbassata, la alzò e di colpo la stanza fu illuminata.
Il biondo rimase con lo sguardo fisso sul quadro elettrico, imbarazzato per la situazione, mentre Alyson continuava a ridere.
Justin la fissò e un sorriso gli spuntò sul volto.
“Smettila, non sono bravo in queste cose.” disse, dandole una piccola spinta “Andiamo?”
La ragazza si riprese, smise di ridere e annuì con la testa.
In pochi secondi uscirono dall’abitazione e appena fuori, lei sembrò rilassarsi notevolmente.
Quel ragazzo la metteva non poco a disagio, non si poteva negare, eppure si sentiva bene intorno a lui, nonostante tutto quello che le aveva raccontato.
Forse era la sua aria da eterno ragazzino e l’immagine della sua terribile infanzia a farle provare quel senso di sicurezza, il fatto che lui fosse solo il prodotto di un orrendo passato e che volesse superarlo finalmente.
“A che pensi?” le chiese, mentre camminavano verso un posto a lei sconosciuto.
“Niente, niente” gli rispose, rivolgendogli un sorriso.
Il biondo ricambiò e, senza nemmeno accorgersene, erano arrivati davanti ad un McDonald’s.
“Spero non ti dispiaccia, ma è da tantissimo che non vengo in un posto così, e poi, è il più economico che io conosca” le disse, facendo un risolino imbarazzato e mettendosi una mano dietro la nuca.
“Scherzi? Amo i fast food” e detto questo, entrò lasciando il biondo fermo a fissarla, ancora una volta.
Subito la raggiunse, mentre era già davanti alla cassiera per ordinare.
La guardava con occhi luccicanti, quasi come se fosse immerso in pensieri oscuri e misteriosi, complessi e, nello stesso tempo, già visti e formulati mille volte.
Alyson se ne accorse e, mentre si dirigeva al tavolo, sempre seguita dal suo sguardo, tirò un profondo sospiro a causa del terrore e delle farfalle nello stomaco che quel ragazzo le faceva provare.
Quando lui la raggiunse con un sorriso stampato in volto, le si creò un nodo allo stomaco: tutto d’un tratto non aveva più fame, ma lentamente iniziò ad addentare il suo panino.
“Tu non hai degli amici?” gli chiese per intavolare una conversazione.
Justin la guardò, assottigliando lo sguardo: “Certo che ho degli amici, per chi mi hai preso?” disse, ridendo “Sarò stato anche in un riformatorio ed avrò ucciso una persona ma non sono un emarginato disadattato”
Alyson cercò di scusarsi, sentendosi terribilmente in colpa per la domanda, ma quando Justin scoppiò in un’altra risata, non poté fare a meno di sorridere e guardarlo ridere.
“Comunque sì, ho degli amici. Un paio, ma almeno mi posso fidare” disse, tornando serio.
“E immagino che loro sappiano del tuo lato da cattivo ragazzo, vero?”
“No Alyson, mentre ero in riformatorio, loro pensavano che io fossi stato rapito dagli alieni” rispose con tono decisamente ironico.
Alyson fece una finta espressione triste: “Mi prendi anche in giro?”
Subito dopo scoppiarono entrambi in una fragorosa risata; la gente non poteva fare a meno di fissarli, chi con sguardo stranito e chi con sguardo compiaciuto.
“È impossibile rimanere serio con te se mi fai queste domande, ma se poi mi guardi così, è ancora più difficile resisterti” disse.
Alyson diventò improvvisamente rossa, abbassando lo sguardo imbarazzata ma non riuscendo a trattenere un sorriso.
Justin la fissava in continuazione e lei si sentiva leggermente in soggezione.
Si schiarì la voce e poi parlò: “Quindi, possiamo andare?”
Avevano entrambi finito i loro pasti e, in sintonia, si alzarono, andarono a posare i vassoi per poi uscire e andarsene.
“Cosa vuoi fare?” le chiese Justin.
“Ci sediamo? Non c’è un parco qui vicino?” chiese lei.
Il biondo, senza nemmeno risponderle, le prese gentilmente la mano, incrociandola con la sua, e la guidò verso un parco non molto lontano da dove si trovavano.
Alyson rimase leggermente stupita dal gesto del ragazzo e si ritrovò, per la seconda volta in così poco tempo, imbarazzata, con le guance rosse e la testa abbassata.
Justin soffocò una risata e sedendosi su una panchina nel bel mezzo del parco, senza, però, lasciarle la mano.
“Devi arrossire ogni volta?” le chiese.
Come se non l’avesse detto, la ragazza arrossì e Justin non poté fare a meno di notarlo e di sorriderle, lasciando la mano della ragazza per metterle il braccio attorno alle spalle.
La situazione si stava facendo troppo complicata per la ragazza.
Si ricordò di quello che si era ripromessa, di non affezionarsi più ad un ragazzo per la paura di soffrire ancora, eppure si sentiva così sicura tra le braccia di Justin che l’idea che lui potesse farle del male non le sfiorò nemmeno l’anticamera del cervello.
Il biondo notò la tensione che si era creata e si irrigidì all’istante, cercando di controllarsi e di cercare un modo per tranquillizzarla.
“Hai paura di me, vero?” le chiese, atono.
La ragazza si allontanò da lui quando bastava per poterlo guardare negli occhi. Non riusciva a mentirgli.
“Tranquilla, ti capisco. Non sono di certo come tutti gli altri ragazzi con cui sei uscita, ma voglio che tu sappia che..” disse, facendo un momento di pausa “..che ci tengo a te, nonostante ci conosciamo da poco”
Alyson gli sorrise.
‘Non sono di certo come tutti gli altri ragazzi con cui sei uscita’, queste parole le rimasero impresse.
“Oh, se solo tu sapessi, Justin” pensò lei.
“C’è qualcosa che vuoi dirmi?” le chiese, come se le avesse appena letto nel pensiero, mettendole una mano sulla guancia e accarezzandogliela.
“È complicato” cercò di liberarsi da quella domanda, ma lui non sembrò demordere.
“Puoi dirmi tutto, tu ormai sai più di quanto sappiano i miei amici di me”
Sfogarsi non le avrebbe fatto male e poi, a che pericolo andava incontro?
Lentamente iniziò a parlare.
“Stavo con un ragazzo non tanto tempo fa. Mi piaceva, eccome se mi piaceva, ero totalmente presa da lui e avrei fatto di tutto per lui. Stavamo così bene insieme, mi fidavo di lui ciecamente ed è stata quella la mia rovina. Lui aveva capito cosa provavo per lui e sapeva che avrei fatto qualsiasi cosa lui mi avrebbe chiesto. Così, dopo meno di un mese che stavamo insieme, mi convinse ad andare a letto con lui.” una lacrima si fece spazio sulla sua guancia, ma non fece in tempo a cadere a terra che Justin, prontamente, gliela asciugò, incitandola a continuare a parlare “Non ci pensai nemmeno, lo feci e basta. Ero totalmente innamorata di lui che non avrei mai immaginato che, la mattina dopo, lui avrebbe mandato la nostra foto, che ci ritraeva mentre eravamo a letto insieme, ai suoi amici. In poche ore quella foto era sui cellulari di qualsiasi persona a scuola. Per un mese, ogni giorno a scuola, ho ricevuto sguardi di scherno, atti di bullismo e qualche ragazzo è arrivato addirittura a minacciarmi se non fossi andata a letto con lui. Ora è finita, ma non posso fare a meno di avere ancora una leggera paura ogni volta che varco la soglia della mia scuola.”
Terminò così il suo discorso.
Justin non aveva smesso di fissarla nemmeno per un momento, notando il suo sguardo pieno di dolore mentre raccontava del suo passato.
“Vedi? In fondo non siamo così diversi” disse lui, non sapendo cos’altro dire.
La ragazza lo guardò, interrogativa.
“Abbiamo entrambi un passato da dimenticare” continuò, avvicinandosi notevolmente a lei “e se mi permetti di far parte della tua vita posso aiutarti, come tu stai facendo con me”
In effetti, quel ragazzo non aveva tutti i torti.
Le parole di Justin risuonavano come una dolce melodia nella mente di Alyson e quei suoi occhi color miele la stavano facendo lentamente sciogliere. Senza che se ne accorgesse si ritrovò il volto del biondo a pochi centimetri dal suo, inconsciamente chiuse gli occhi e sentì le labbra di lui poggiarsi sulle sue. Un brivido le percorse la schiena e, quando realizzò il tutto, quel bacio era già terminato.



we love ciastin's boobs.

Siamo tremendamente in ritardo e vi chiediamo scusa per questo, ma sappiate che ci ha fatto davvero tanto piacere ricevere le vostre recensioni. Siamo felici che la storia vi stia piacendo e promettiamo di aggiornare un po' più velocemente d'ora in poi (:


arianna e giulia.

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