Claustrophobia

di Hope_Estheim
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Twins ***
Capitolo 2: *** Photo ***
Capitolo 3: *** Beach ***
Capitolo 4: *** Accident ***
Capitolo 5: *** Thoughts ***
Capitolo 6: *** Volunteer ***
Capitolo 7: *** Nightmare ***



Capitolo 1
*** Twins ***


Capitolo 1
Twins


Il fastidioso rumore della sveglia fece svegliare di malumore il ragazzino dai capelli castani e gli occhi blu come l'oceano. Quest'ultimo si rigirò e battè una mano sull'orologio, zittendolo. Socchiuse gli occhi e sbadigliò rumorosamente, per poi stiracchiarsi e trattenere con tutte le sue forze un gemito di dolore. Abbassò lo sguardo verso i propri fianchi, alzando lentamente la maglia. I lividi erano ancora ben evidenti.
Si sedette lentamente, sentendo ogni muscolo dolere come se avesse passato l'intera nottata in palestra. Ma lui sapeva bene che nemmeno un allenamento durissimo può portare quei dolori... E lo sapeva bene anche quel pervertito di suo fratello gemello. Girò il viso verso il moro, ancora tranquillamente addormentato.
Il castano si alzò dal letto e raggiunse a piedi scalzi in bagno, per poi alzare lo sguardo verso il suo riflesso quasi timidamente, come se avesse paura di trovarsi davanti un mostro. Beh, era così che lo chiamavano in classe. Ogni giorno si presentava in classe con strani lividi e brutte occhiaie, come quelle che quel giorno gli marcavano il viso. Aveva un segno tondo e violaceo sul collo, grande quanto la bocca del fratello.
Il ragazzino dagli occhi blu sospirò e si passò le dita sul segno, come a volerlo far scomparire.
In seguito si passò una mano tra i capelli scompigliati e osservò meglio il proprio riflesso, controllando se ancora si ricordava tutto. Purtroppo sì.
Il suo nome era Sora, Sora Kingdom... e, sì, quel pazzo pervertito era suo fratello gemello, Vanitas Kingdom. Un fratello che amava divertirsi con il castano, divertirsi in tutti i sensi, quel pensiero faceva sempre disgustare Sora. Entrambi avevano 17 anni e Vanitas era da quasi quattro anni che adorava "giocare" con lui e il fatto che era nato dieci minuti prima non faceva che aumentare la sua superiorità sul gemello. Dannati dieci minuti...
Portò le sottili dita ai bordi della maglia, la sollevò e se la sfilò in poco tempo. Poi si abbassò i pantaloni e destino volle che in quell'istante entrasse Vanitas.
Quest'ultimo fece un sorriso malizioso "Uhh.. Ma cosa abbiamo qui?"
Sora si girò di scatto verso il fratello e fece due passi indietro "Esci immediatamente da questa stanza!" disse cercando di assumere un tono minaccioso, ottenendo solo una risata estremamente divertita da parte dell'altro.
"Se no?" lo stuzzicò quello "Lo dici a mammina?" ghignò avvicinandosi al gemello che si guardava attorno in cerca di qualcosa da usare contro il moro.
"No che non lo dici alla mamma..." continuò lui, sogghignando "Sai bene quello che ti succede se solo ci provi..."
Vanitas gli sfiorò il viso con le dita, allargando il ghigno. Lo eccitava incredibilmente vedere il fratello in difficoltà.
"S-Stammi lontano!" esclamò di nuovo Sora, cercando di spingerlo via, invano.
Questo non fece che giocare solo a favore dell'altro, che violò le sue labbra senza preavviso. Come sempre, schifosamente come sempre.
Dei passi distrassero Vanitas che si staccò dal fratello e si allontanò di due passi. La porta si aprì e sbucò la testa della madre, che sorrise dolce ai gemelli. Ingenuamente dolce.
"Fate in fretta, siete già in ritardo per la scuola.." disse con la sua sottile voce. Vanitas le sorrise dolcemente a sua volta e si avvicinò, dandole un bacio sulla guancia.
"Certo, mamma, facciamo subito" le mormorò.
La donna ridacchiò, felice che il figlio maggiore fosse così gentile con lei. Spostò lo sguardo su Sora "Dovresti essere affettuoso come tuo fratello, Sora!"
Il diretto interessato fece una lieve smorfia e disse con un velo impercettibile di sarcarmo "Non credo di riuscire a superarlo.. in gentilezza..."
Detto ciò, si vestì senza nemmeno farsi una doccia e sembrò fuggire dalla stanza, scese le scale, prese lo zaino e uscì di casa. Si avvicinò alla bici e notò con disperazione le ruote sgonfie. Vanitas gliene aveva giocata un'altra!
Così prese a correre verso la scuola, non voleva averlo alle calcagna, non gli avrebbe dato la soddisfazione.
Nella corsa sfrenata sbatté contro un altro ragazzo, alto, altissimo. Entrambi caddero a terra, Sora sopra lo sconosciuto.
Rimase per qualche secondo completamente immobile, cercando di comprendere cosa fosse accaduto e lo stesso sembrava stare cercando di fare l'altro. Poi, nel capire, il castano si scostò immediatamente da sopra l'uomo e gli appoggiò una mano sulla spalla.
"E-Ehy?! Stai bene?!" esclamò mortificato, aveva fatto il suo primo omicidio dell'anno scolastico?
L'altro non rispose immediatamente, ma quando lo fece, la sua voce risultò ovattata.
"I-Insomma.."
Poi si sedette mostrando al castano il suo volto.
La prima cosa che Sora notò, oltre i capelli rossi sparati all'insietro come un porcospino, furono due strani tatuaggi proprio sotto i suoi occhi verdi e brillanti. Sembravano delle lacrime, però capovolte.
Nonostante il suo naso un po' arrossato per la botta presa, sembrava stesse bene.
"M-Mi dispiace, non ti avevo visto!" tentò il più piccolo di giustificarsi.
Il rosso sorrise divertito per quel tentativo e disse tranquillamente "Ehy, sto bene!" poi gli porse la mano "Io sono Axel Role! A-X-E-L! Got it memorized?"
Sora rimase un po' spiazzato per quell'insolita presentazione "E-Ehm... C-Certo" balbettò e strinse debolmente la sua mano "Io sono Sora Kingdom..."
"EHY, SORA! DOVE PENSI DI SCAPPARE?!" una voce familiare lo distrasse e il ragazzo girò gli occhi blu verso il fratello che correva verso di lui. Si alzò di scatto mollando la mano di Axel.
"I-Io vado! Ci si vede in giro, eh?!" e poi riprese a correre, veloce "Ciao!"
Axel lo osservò correre via e poi abbassò lo sguardo verso terra, notando una foto. La prese e la esaminò, era quel Sora, sorridente, assieme a due ragazzi. Un ragazzo con i capelli argentati e lunghi e una ragazza con i capelli corti e rossi. Si promise di restituirgliela al più presto.

Nota dell'Autrice
-Salve a tutti! Eccomi con una nuova storia! Mi è venuta l'ispirazione all'improvviso e l'ho voluta scrivere. In realtà non è granché, ma fa niente! Come inizio può andare! Spero che vi piaccia! Recensite in tanti^^
Ps: Dedicata a una mia cara amica di nome Susy <3

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Capitolo 2
*** Photo ***


Capitolo 2
Photo


 "Ma dove diavolo l'ho messa?!" borbottò Sora per l'ennesima volta, frugando nel suo zaino. Dov'era quella dannatissima foto?! Eppure non ricordava di averla spostata di lì.
 Con rammarico, ricordò dell'incidente di poco prima, avvenuto nel parco non molto distante dall'istituto, e concluse di aver perso la foto proprio in quel parco. Mentalmente si promise di passarci, all'uscita da scuola.
 "Kingdom!" esclamò la professoressa "E' la terza volta che ti chiamo!"
 Il castano alzò di scatto la testa e incrociò i suoi occhi neri con i propri azzurro cielo, sentendosi immediatamente arrossire per l'imbarazzo. Stavolta non l'avrebbe passata liscia... La prof. non tollerava alcun tipo di distrazione e pretendeva la massima attenzione da parte dei suoi alunni; la nota arrivò presto e Sora realizzò, infine, che quella era una di quelle giornate merdose che cominciano male e finiscono pure peggio.
 Il suono della campanella che annunciava l'inizio della ricreazione fu una melodia soave per le orecchie del ragazzino, che sospirò di sollievo. Fece per alzarsi non appena notò che i suoi compagni di classe erano tutti usciti, ma venne bloccato da una mano improvvisamente premuta sulla sua testa.
 "Stavi andando da qualche parte?" chiese Vanitas, già divertito.
 Sora sentì un brivido di paura corrergli lungo la schiena.
 Vanitas non era nella sua stessa classe, ma, nella ricreazione, amava fare macabre sorprese al gemello.
 Il castano si alzò di scatto nonostante le gambe tremanti e sfuggì alla sua presa, arretrò di qualche passo scuotendo la testa e mormorando "Non mi toccare, vattene via"
 A quelle parole il ghigno dell'altro si allargò e quest'ultimo si avvicinò pericolosamente al ragazzo dagli occhi blu oceano. Poi la sua mano gli sfiorò i capelli.
 "Perchè scappi, Sora?" sussurrò maliziosamente il moro.
 Il diretto interessato tremò e fece un altro passo indietro, dirigendosi poi verso l'uscita della classe. Un'altra mano lo bloccò, sulla spalla.
 "Ehylà, Sora!" esclamò una voce familiare. Il ragazzino alzò lo sguardo, incrociando gli occhi verdi di Axel.
 Nello stesso medesimo istante Vanitas arrivò alle spalle del gemello, afferrandolo per l'altra spalla.
 Il rosso sgranò gli occhi nel notare l'effettiva somiglianza dei due.
 "Lui chi è?" chiese il moro con evidente disgusto, facendo soffermare lo sguardo sui suoi capelli rossi sparati all'indietro.
 Axel fece una smorfia sicuramente infastidita dalla domanda sfacciata del ragazzo.
 "Chi sei TU, più che altro"
 "Suo fratello gemello" spiegò Vanitas con un ghigno.
 Sora non parlò, si sentiva a disagio.. Abbassò lo sguardo sulle proprie scarpe malamente allacciate.
 "Vattene" disse il gemello "Devo parlare con lui in privato"
 "Avrai tutto il tempo di parlargli a casa, allora" ribattè il rosso.
 Il più piccolo digrignò i denti e fece un passo avanti, fissandolo negli occhi con sguardo incandescente "Pensa, già mi stai sulle palle..."
 Axel non si fece intimidire da quello sguardo di fuoco, portando il castano fuori dalla classe e chiudendo la porta in faccia all'altro.
 "Tutto bene?" chiese poi al ragazzino ancora in silenzio. Quest'ultimo annuì, senza parlare.
 "Ti ha fatto del male?" insistette ancora, Sora scosse la testa.
 Con un sospiro, il più grande si passò una mano tra i capelli, poi i suoi occhi caddero sul segno violaceo che il castano aveva sul collo e lo sfiorò con le dita "E' stato lui?" chiese a mezza voce. Il più piccolo sgranò gli occhi e si scansò fissadolo negli occhi e sentendo le orecchie in fiamme.
 "Fatti gli affari tuoi" disse infine "Io me la cavo benissimo"
 Gli voltò le spalle e fece per andarsene.
 Di nuovo la sua mano sulla sua spalla, pronta a bloccarlo muovamente.
 "Aspetta!" esclamò Axel e la foto che Sora tanto cercava entrò nel campo visivo del ragazzino: il rosso gliela stava porgendo.
 Il piccolo sgranò gli occhi, sorpreso e confuso, afferrando lentamente la foto, quasi con fare timido.
 Il più grande sorrise "L'avevi persa nella corsa e mi sembrava giusto restituirtela"
 "T-Ti ringrazio.." sussurrò il castano con voce tremante, accorgendosi con imbarazzo che delle calde e salate lacrime gli stavano scorrendo sul viso. Le asciugò furiosamente e conservò la foto in tasca.
 Axel, che aveva visto tutto, si preccupò "Ho fatto qualcosa che non dovevo?"
 La campanella suonò annunciando la fine della ricreazione e Sora la trovò ancor più soave di prima.
 Il rosso, velocemente, gli mise un foglietto tra le mani ed esclamò "Se hai bisogno di me, chiamami! Got it memorized?" picchiettando su una tempia, poi girò le spalle e se ne andò agitando una mano a mo' di saluto, senza aspettare una risposta.
 "Ci si vede in giro" mormorò Sora, troppo tardi, e rientrò in classe non trovando, per sua fortuna, il fratello ad aspettarlo.

 Nota dell'Autrice
 -Salve a tutti! Scusate per il ritardo, ho avuto di nuovo problemi di ispirazione >.> Causa litigi e cose varie... Comunque! Eccoci qui con un nuovo capitolo di Claustrophobia, la storia dedicata alla mia amica! Spero sinceramente che vi sia piaciuto come capitolo e che sia piaciuto alla diretta interessata <3 Ringrazio tutti i miei recensori, spero continuerete a seguirmi^^ E, con questo, vi saluto!
 Ps: Scusate se è corto come capitolo D:
 Sayoonara <3

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Capitolo 3
*** Beach ***


Capitolo 3
Beach


Mai nessuno, da pochi anni a quella parte, era stato così gentile con lui. La mente tornò nuovamente a quel ricordo: un sorriso gentile e una mano che gli porgeva una foto.. La sua foto, con Riku e Kairi, prima che la sua vita cambiasse in peggio. Prima che la sua vita crollasse.
Si fissò i piedi, camminando a passo sostenuto verso il suo posto segreto, dove andava ogni volta dopo la scuola.
Si guardò brevemente attorno prima di entrare in un vicolo apparentemente cieco. Osservò ancora una volta la strada alle sue spalle, assicurandosi che fosse vuota, e si fermò accanto ad un cassonetto accostato ad un muro vandalizzato. Lo scostò con un po' si fatica per poi passarsi, con una smofia disgustata, le mani sui pantaloni, come a pulirle. Si accovacciò e entrò nel buco nel muro che aveva scoperto.
Si girò lentamente e rimise, alla bel e meglio, il cassonetto al suo posto.
Gattonò per qualche secondo in un tunnel dal "tetto" basso per poi sbucare in una piccola spiaggia.
In realtà, Sora non ha mai capito come un tunnel, persino scavato sotto un palazzo, potesse portare ad una spiaggia... Tra l'altro, senza mare.. Tra l'altro, circondata sia da palazzi che roccie. Il primo pensiero del castano, quando aveva trovato quel posto, era stato "Ma come cavolo è possibile?!" ma poi se n'era fatto una ragione.. Quel posto sembrava essere del tutto isolato dal mondo, non si sentivano nemmeno i fastidiosi clacson delle auto o il parlottare della gente.
Era una spiaggia circolare, come se all'inizio fosse stata un lago. Forse era così.
Si sedette a terra sfilandosi lo zaino dalle spalle e lo mise al suo fianco. Frugò nella tasca dei pantaloni e tirò fuori il cellulare per spegnerlo, ma vide che gli era arrivato un messaggio.
Da parte di Vanitas. (Nel cellulare ribattezzato come "Pervertito" e il diretto interessato non ne era al corrente)
Sora rabbrividì e, con le mani tremanti, lesse:
"Dove sei, mocciosetto? Il tuo amichetto dai capelli rossi ti sta cercando come un pazzo"
Il castano capì perfettamente la malizia e il divertimento sadico nel messaggio del fratello gemello.
Digitò velocemente un "Fottiti" e osservò con scarso disinteresse 'Invio in corso..'
Poi spense il cellulare e lo ripose in tasca. Si sdraiò sulla sabbia, portò le braccia doloranti dietro la testa osservando il cielo che pareva promettere pioggia.
Che brutta giornata.. in tutti i sensi.
Chiuse gli occhi, deciso a farsi qualche minuto di sonno ristoratore, ma un tuono lo fece sobbalzare. Tornò ad occhi aperti, fissando in cagnesco il cielo. Le sue previsioni erano giuste..
In poco tempo una leggera pioggerellina cominciò a bagnare lui e la sabbia per aumentare sempre più di intensità, fino a divenire un vero e proprio temporale.
Sora sbuffò e si alzò. Mise lo zaino in spalla e si accovacciò nell'entrata del tunnel, ma non se ne andò. Rimase seduto lì ad osservare la pioggia fare tanti piccoli solchi sulla sabbia. Infine Sora appoggiò la testa bagnata contro una parete del tunnel.
Si sentiva stanco e spossato e questo, oltre al rumore della pioggia e dei tuoni, non gli permise di sentire in tempo dei passi che si avvicinavano velocemente a lui.
"BUH!"
Il castano sgranò gli occhi buttando fuori un grido agghiacciante. Si voltò velocemente verso la fonte di quel rumore e vide un ragazzo piegato in due dalle risate per lo scherzo ben riuscito. Poi un paio di occhi dorati si alzarono su quelli blu oceano dell'altro.
Quest'ultimo sentì il fiato mancare.. Non era possibile!
Un lampo illuminò il viso terribilmente divertito del moro e Sora sussurrò.
"V-Vanitas.. Come hai fatto.."
L'altro lo bloccò ridendo nuovamente "Ecco dove ti nascondi, mocciosetto!"
Si avvicinò veloce e subito lo atterrò sotto di sé, violando le sue labbra.
A quel punto il castano si svegliò scattando seduto.
"NO!"
Ansimò e si guardò attorno, era ancora alla spiaggia e, accanto a sé, c'era un ragazzo dai capelli rossi e gli occhi verdi che si era allontanato di scatto ma che non aveva abbandonato la sua espressione preoccupata.
Sora si accorse di avere il respiro ancora affannato e fissò Axel negli occhi.
"Che ci fai qui?!" sbottò guardandosi ancora una volta attorno, temendo che il gemello potesse spuntare da un momento all'altro.
"Potrei farti la stessa domanda..! Io vengo qui quando posso..." rispose l'altro.
Sora prese con le mani tremanti lo zaino e lo strinse al petto, alzò lo sguardo verso il cielo, ancora scuro.. Eppure non pioveva.
"D-Devo andare.." sussurrò e fece per alzarsi, ma la mano del rosso lo bloccò.
"Aspetta! Cosa stavi sognando?" chiese fissandolo.
Il castano lo osservò per un momento e poi si liberò dalla presa "N-Non me lo ricordo più" mentì.
Gli occhi di Axel si fecero lievemente cupi capendo che Sora stava mentendo, tuttavia non insistette.
In poco tempo si aprì in un solare sorriso e picchiettò la sabbia accanto a sé "Avanti! Non lasciarmi solo.. Siediti qui!"
Sora esitò, ma infine si sedette.
Entrambi non parlarono per tutto il tempo, sembravano capirsi a vicenda in quel silenzio e nessuno lo trovò pesante e, quando il castano scoppiò in lacrime, trovò conforto tra le braccia del rosso che lo strinse semplicemente a sé, senza pretese, accarezzandogli i morbidi capelli scompigliati.

Nota dell'Autrice
Salve a tutti :3 Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Mi sono incasinata nello scrivere "bel e meglio", infatti non so se è scritto bene xD In caso avvisatemi, mh? -w- Ringrazio tutti i miei recensori, sono davvero gentili^^
Spero che questo capitolo sia piaciuto soprattutto alla diretta interessata a cui è dedicato^^
Sayoonara <3

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Capitolo 4
*** Accident ***


Capitolo 4
Accident

Osservò la sabbia attorno a sé, lasciandosi ancora stringere da quelle braccia calde e forti. A mezza voce stava raccontando, all'altro, di Vanitas.. Anzi no: della perversione di Vanitas.
Axel lo guardò con la coda dell'occhio, un'espressione puramente contrariata a ciò che il più piccolo gli stava raccontando. Si ritrovò senza volerlo veramente a stringere i pugni. Tornò a fissare davanti a sé.
"Ti proteggerò io da lui" disse spezzando il silenzio pesante che si era creato.
Sora alzò lo sguardo su di lui e sentì uno strano calore salirgli alle guance. Stava arrossendo! Arrossendo perché si sentiva... lusingato.
Immediatamente, come a cercare di contrastare il rossore, premette le mani sul suo petto e si allontanò.
"N-No!" ribatté, poco convincente "N-Non è giusto.."
L'altro inarcò un sopracciglio "Sì che lo è, tu sei mio amic-"
"No!" lo interruppe ancora il castano, premendosi con forza le mani sulle orecchie "Non dirlo! Non dirlo! Tu non sei mio amico!"
Poi afferrò una delle fasce dello zaino e si alzò in piedi, scappando via da quel posto.
Axel osservò quella figura sparire nel tunnel senza riuscire a reagire in tempo per fermarlo. Ma.. perchè era scappato? Cosa aveva detto di tanto terribile?

"Sono a casa.." annunciò il castano entrando nella cucina e cominciando a sfilarsi lo zaino dalle spalle.
"Era ora!" esclamò contenta la madre, allontanandosi dal fornello e avvicinandosi al figlio per baciargli una guancia pallida.
Sora si lasciò fare e poi le rivolse un dolce sorriso "Scusa se ho fatto più tardi del solito..."
La donna sorrise a sua volta, facendogli una breve carezza, per poi tornare a cucinare "Dove sei stato?" chiese gentile.
Il ragazzo si morse un labbro passandosi una mano tra i capelli scompigliati "Al parco... Avevo visto un uomo che dipingeva e mi sono fermato a guardare che cosa stava pitturando..." mentì inventando tutto di sana pianta.
"Non si dicono le bugie" affermò la voce di Vanitas che entrò nella cucina con un sorrisetto divertito stampato sul volto.
Sora diventò paonazzo "E' la verità!" insistette.
Il gemello si appoggiò pigramente al tavolo "Sono andato io al parco e non c'eri.. Non c'era nemmeno 'l'uomo che dipinge'"
La madre dei ragazzi si voltò verso il castano "Quel che dice è vero, Sora?"
Il diretto interessato si passò nuovamente una mano tra i capelli, senza rispondere. Vanitas ridacchiò.
"Che ti dicevo, mamma? E' un bugiardo" esclamò.
"Non è vero!" tentò Sora di ribattere.
"Basta!" sbottò la donna, interrompendo un litigio sul punto di nascere "Sora, tuo fratello deve andare a fare un corso di karate, accompagnalo"
Karate?! Che cosa?! Il ragazzo dagli occhi celesti sbuffò: fantastico, non poteva più competere contro di lui. Tentò di ribattere, ma venne fermato dallo sguardo minaccioso della madre. Così, con un altro sbuffo, si avviò verso la porta della casa e uscì con Vanitas che lo seguiva a ruota.
La donna sospirò: sperava che, lasciandoli soli, avrebbero chiarito e, magari, Vanitas avrebbe scoperto dove il gemello andava sempre dopo la scuola, arrivando a casa in ritardo.

"Perchè non mi vuoi parlare, mocciosetto?" chiese il moro per l'ennesima volta, ricevendo un'altra occhiataccia da parte di Sora, che non intendeva dargli altre soddisfazioni. Peccato che non sapesse che il suo atteggiamento non faceva altro che eccitare il gemello.
Vanitas alzò una mano e accarezzò con le dita una guancia del castano, che si ritirò immediatamente.
"E dai, Sora... Non fare il bambino cattivo.." lo schernì, afferrandogli il polso e attirandolo verso sé.
"N-Non mi toccare!" esclamò Sora, tentando di liberarsi dalla presa.
Il moro rise, divertito da quel tentativo inutile e debole del fratello. Lo spinse contro il muro di un edificio e si guardò attorno, assicurandosi che non ci fosse nessuno e che non ci fossero telecamere vicine, poi tornò a osservarlo, passandosi la lingua sulle labbra secche.
Sora deglutì a vuoto e contorse il polso per liberarsi. Vanitas allargò il ghigno mentre, con l'altra mano, andava a toccargli il petto, scendendo piano. Quando fu sul punto di premergli la mano in mezzo alle gambe, il castano liberò il polso con un forte strattone e spinse via il gemello.
Sfortuna volle che, nell'arretrare, Vanitas inciampasse su una mattonella non perfettamente assestata nel marciapiede e cadesse in mezzo alla strada. Come se non bastasse, l'unica macchina presente in tutto il vicinato passò proprio in quell'istante colpendo in pieno il ragazzo e facendolo volare via di qualche metro.
Sora lanciò un urlo agghiacciante e la macchina si fermò, lasciando uscire una donna in lacrime.
Questa osservò tremante il ragazzo steso a terra, privo di sensi e macchiato di sangue, e poi il castano, assolutamente immobile, con gli occhi sgranati e pieni di lacrime.
Sora sentì le gambe cedere e cadde in ginocchio a terra.
"SORA!" urlò una voce: Axel.
La mente, completamente in confusione, del castano formulò una domanda: 'Ma com'è possibile che Axel sia sempre nel posto sbagliato al momento, però, giusto?'
Il rosso in questione si accovacciò accanto a lui, scuotendolo per le spalle, ma il ragazzo era completamente in trans.
"Sora?! Sora?! Stai bene?!" esclamò e poi si voltò verso Vanitas. La donna prese il cellulare, chiamando immediatamente l'ambulanza, piangendo.
Dato che Sora non rispondeva, Axel si alzò e lo prese in braccio.
"Vieni... Andiamo via...!"
Per poi correre verso casa propria.

Nota dell'Autrice
Saaalve a tutti :3 Come va? Tutto bene? Spero di non essere troppo in ritardo con questo capitolo, eh?^^ E spero, sopratutto, che vi piaccia! Era da un po' che volevo scriverlo e, ogni volta, l'ispirazione andava via D: Ma ora eccolo qui!
Ringrazio tutti quelli che leggono e recensiscono :3
Sayoonara <3

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Capitolo 5
*** Thoughts ***


Capitolo 5
Thoughts



"Sora?"
Tornò per l'ennesima volta a rivivere quel ricordo... Vanitas che inciampa e cade in mezzo alla strada.
"Sora?"
La macchina che lo investe.
"Sora?"
Tutto per colpa sua..
"Sora?!"
Si riscosse appena sussultando e senza, tuttavia, alzare lo sguardo verso il suo interlocutore.
"L'ho ucciso..." sussurrò finalmente.
Ormai erano passate più di due ore dall'incidente.
Axel sospirò in un misto di sollievo e frustrazione; sollievo perché il castano aveva finalmente emesso parola, frustrazione perché non riusciva ad alleviare il suo dolore. Lanciò uno sguardo torvo attorno a sé, osservando i mobili del proprio salotto, tutti sul nero e il rosso.
Di certo, non sono colori che aiutano a calmarsi.
Nascose le mani in tasca, sospirando nuovamente.
"Non è morto, vedrai..." fece un tentativo abbozzato di sorriso "Tra poco chiamo l'ospedale, ti va?" chiese, cercando disperatamente di scegliere le parole giuste, cosa non molto semplice per uno come lui.
Vedendo Sora sbiancare di colpo, capì che il suo tentativo era stato totalmente vano.
"Tornerà a perseguitarmi..." aggiunse il moretto bianco in volto.
'Terribilmente in conflitto con sé stesso' pensò il rosso con fare sconvolto.
Fece una breve risata nervosa e si sedette sul divano, accanto a lui.
Come consolarlo?
Schiuse le labbra per parlare, venendo preceduto da Sora che, in uno scatto di improvvisa attività, aveva afferrato il telefono e aveva composto il numero dell'ospedale.
Axel lo osservò parlare a voce talmente bassa al telefono da non riuscire a capire nemmeno una parola di ciò che stava dicendo, così cercò di comprendere che cosa il ragazzino recepiva dalle sue espressioni. Eppure... rimanevano tali e quali: totalmente perse nel vuoto.
Fu quando sentì il rumore del "Tu-tu-tu..." ritmico del telefono che capì che la conversazione era terminata. Gli prese l'aggeggio dalle mani, visto che Sora non accennava nemmeno un movimento, e lo spense, per poi riporlo con lentezza sul tavolino. Non gli scollò gli occhi di dosso nemmeno per un istante.
"Che.. Che ti hanno detto?" chiese, quasi spaventato nel porre quella domanda.
Il moro boccheggiò, deglutì e sussurrò "...Lo stanno operando.."
Axel, a quelle poco più che mormorate parole, tentò un sorriso rassicurante e caldo "Beh.. Allora non c'è problema, no?"
Sora alzò gli occhi cerulei su di lui e il rosso sentì un brivido percorrergli la schiena; si irrigidì.
"Potrebbe non farcela" aggiunse il ragazzino.
"A-Avanti, Sora!" esclamò Axel, con fare quasi isterico: quel ragazzo gli darà un gran da fare "Ce la far-"
Venne interrotto dall'improvviso correre via del moro.
Il rosso sgranò gli occhi "Sora! Dove diamine stai andando?!"
Si alzò e gli corse dietro, prendendo al volo una giacca leggera dall'appendiabiti. Uscì dalla casa, chiudendo velocemente la porta e tornando a seguirlo, correndo.
Sì, gli avrebbe di certo dato un enorme da fare!
"Sora!" urlò.

Non poteva fermarsi, non poteva! Non doveva!
Sentì vagamente la voce del più grande chiamarlo, ma non gli importò più di tanto: doveva arrivare a quel maledetto edificio, entrarci bruscamente e entrare anche in quella dannata sala operatoria, se necessario.
Sentì di avercela con tutti e con tutto ma, soprattutto, con sé stesso.
Non doveva spingerlo via!
Doveva lasciarsi violentare come tutte le volte.
'A quest'ora sarebbe vivo' si ritrovò a pensare e aumentò il passo della propria corsa.
Pensò alla madre: cosa gli avrebbe detto, una volta tornata a casa?
Nella sua mente si materializzò la figura materna, che lo osservava, accusatoria, con occhi pieni di lacrime. Sentì la sua voce risuonare nelle orecchie, che diceva 'Che hai fatto?! Lui era migliore di te!'
Le lacrime gli offuscarono la vista e quasi non si accorse di essere arrivato di fronte all'enorme edificio bianco. Vi entrò e chiese di Vanitas a tutti i dottori e le infermiere che passavano, senza badare al fatto che, magari, avrebbe dovuto chiedere alle donne sedute alla scrivania.
In pochi istanti vide una barella passare da lì e, non appena vi posò gli occhi, riconobbe istantaneamente la figura del gemello sdraiata sopra.
"Vanitas.." sussurrò tra sé e sé, come in trance, per poi esclamare più forte "Vanitas!" e correre dietro alla barella.
"Se ne vada!" sbottò un medico con fare burbero.
Sora raccolse un po' di fiato e coraggio "E' mio fratello! E' mio fratello!" ripetè più volte a quel dottore.
"Non importa!" disse quello, fermando la barella e fissando il ragazzino negli occhi "Non puoi venire!"
"Cosa?! E perchè?!" ricambiò il suo sguardo, spaesato e spaventato.
L'uomo prese un profondo respiro e lo spinse su una sedia appoggata contro il muro "Resta qui, ragazzino" tentò quasi inutilmente di addolcire la voce "Ti chiameremo noi" per poi tornare a spingere la barella e sparire dietro un angolo.

Axel sospirò di sollievo nel trovarlo nell'ospedale, seduto su una sedia di plastica bianca. Il moretto sembrava ancor più piccolo in quel corridoio immenso.
Si avvicinò lentamente a lui e gli passò una mano tra i capelli scompigliati, per poi sedersi accanto a lui.
Il ragazzo alzò gli occhi azzurri sui suoi verdi.
"Tutto apposto?" chiese il rosso e Sora annuì lentamente, anche se non sembrava convinto.
Un dottore fece capolino dall'angolo del corridoio e chiese, serio.
"Il signorino Kingdom?"
Il più piccolo si alzò immediatamente, seguendo il dottore.
Axel sospirò sollevato, chiudendo gli occhi e appoggiando la testa sul muro, ben deciso ad aspettarlo.
Pensò a come il ragazzino si era preoccupato per il gemello, nonostante quest'ultimo gli faccia solo del male.
E' possibile volere bene una persona nonostante tutto?
Un ricordo cercò di comparire nella mente del rosso, ma lui lo scacciò con forza e sforzò un sorriso, pensando.
'Almeno il piccoletto sarà contento di sapere di non aver ucciso nessuno.. No?'
Passò del tempo e Axel sentì dei passi avvicinarsi e aprì gli occhi, preparando un sorriso che immediatamente si smorzò nel vedere il viso di Sora bagnato di lacrime amare e le labbra sanguinanti.
'No'

Nota dell'Autrice
-Salve a tutti :3 Eccomi qui con un nuovo capitolo di Claustrophobia!!! Spero vivamente che vi piaccia! Non riesco a giudicare questo capitolo... Credo che sia piuttosto sadico nei confronti di Sora xD Ma poi la storia migliorerà, ve lo assicuro^^
Mi è venuto leggermente più lunghetto, menomale!^^ (ho anche aumentato la grandezza della scrittura di poco.. Se volete che io la riduca a com'era prima, ditemelo!)
Ringrazio tutti i recensori^^
Sayoonara!

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Capitolo 6
*** Volunteer ***


Capitolo 6
Volunteer

 

“Sora!” scattò subito in piedi e gli andò incontro, gli occhi verdi piantati sul labbro sanguinante dell’altro. Lo prese per le spalle e quello non fece nulla, rimase immobile a fissare il vuoto. Axel aspettò impazientemente una qualunque risposta, una qualunque reazione, ma non accadde nulla e quel silenzio cominciò a divenire pesante, come se il tempo si fosse fermato.
Lo scosse appena e il piccoletto parve tornare nella realtà, alzò lentamente lo sguardo su di lui.
“Beh? Che è successo? Perché ti sanguina il labbro?” insistette Axel.
A quella domanda, Sora sembrò riscuotersi di più. Si passò le dita sul labbro inferiore, sussultando nel sentire del dolore quando toccò la ferita. Portò le dita nella propria visuale e notò con orrore il sangue.
“Allora?” esordì il rosso, infastidito da quel silenzio.
Il ragazzino strofinò con forza le dita tra loro, per fare andare via il sangue, come se non avesse ascoltato.
Axel schiuse le labbra, pronto a dire altro.
“Potrebbe morire” interruppe l’altro con una calma spiazzante, che proprio non si addiceva alla sua espressione sconvolta.
Il più grande lo fissò, con le labbra ancora socchiuse, ma non ne uscì alcun suono. Lentamente sentì farsi strada in lui un’emozione, quella che lui più odiava: si sentiva in colpa. Si maledisse mentalmente come un bambino.
Non dovevo insistere!
Cercò di cambiare alla svelta discorso.
“Che ti sei fatto al labbro?” chiese frettolosamente.
Osservò il piccoletto stringersi nelle spalle e asciugarsi le lacrime “Mi sono morsicato per l’ansia quando mi hanno detto che stanno cercando dei volontari perché gli donino almeno un rene”
Axel si maledisse di nuovo mentalmente e si morse la lingua.
“Che intendi dire con questo?” chiese dopo aver liberato la lingua dalla presa dei denti.
Sora prese un profondo respiro prima di ricominciare a parlare “La macchina l’ha colpito troppo violentemente e… uhm… un rene si è..” fece una smorfia “..spappolato.. e l’altro si è ammalato” spiegò con voce ora incrinata.
Il rosso si passò una mano tra i capelli, mollandogli finalmente le spalle.
“Cazzo, Sora… Mi dispiace tantissimo!” si chinò appena verso di lui e gli sorrise, nel tentativo di calmarlo, per poi alzare una mano e accarezzargli una guancia “Troveranno sicuramente un volon-“

SCIAFF

Ecco che improvvisamente non capì più quel che era successo. Cos’era quell’improvviso dolore alla mano? Non che sia terribile, ma piuttosto fastidioso sì! Qualcuno gliel’aveva colpita.
Era stato davvero Sora? Quel Sora che si stava tenendo la guancia e lo stava fissando con sguardo spaventato, ma anche piuttosto arrabbiato?
“N-Non mi toccare!” lo sentì esclamare con la sua voce da micetto, per niente convincente.
L’altro inarcò un sopracciglio “Ehy, piccolo. Ma non è che hai fraintes-“
“DOV’E’ IL MIO BAMBINO?!” gridò una terza voce, interrompendo per la seconda volta il ragazzo, che sbuffò sonoramente.
Il castano si girò verso la familiare voce e vide la madre correre disperata, stringendo la borsetta in una mano e il cellulare nell’altra. Aveva i capelli spettinati, legati in una coda di cavallo fatta di corsa, e gli occhi azzurri sgranati e spaventati.
“Mamma!” esclamò sconvolto. Non l’aveva decisamente mai vista in quel modo, forse solo quando il padre aveva provato il Bungee Jumping.
“Dov’è?! Dov’è il mio bambino?!” chiese nuovamente la donna, guardando Axel e Sora, freneticamente.
Axel indicò Sora “E’ qui, signora..” disse piano, non pensando che forse lei non si riferiva al ragazzo dagli occhi cerulei.
Solo in quel momento sembrò che la donna si accorgesse della presenza del più piccolo e fermò per qualche secondo il tremore del suo corpo, fissando il figlio.
“Che è successo?” chiese lei, la voce tremante ma dura.
Il bruno si passò con nervosismo una mano tra i capelli “E-Ecco.. Abbiamo litigato nella strada… e l’ho spinto.. e..” lasciò la frase in sospeso, per poi prendere un respiro “M-Mi dispiace, mamma! E’ colpa mia!”
Per tutto il tempo non aveva avuto il coraggio di guardarla negli occhi e, quando lo fece, se ne pentì. Vide lei in lacrime, la borsa scivolare a terra e la sua mano, ora libera, correre a coprirsi le labbra sottili che trattennero a malapena un singhiozzo.
“Sei una disgrazia!” esclamò lei e Sora si sentì gelare il sangue nelle vene “Tu vuoi rovinare la nostra famiglia, non è vero? Non è così?!”. Scostò la mano dalle labbra, per alzarla, pronta a colpire il figlio. Il castano si riparò il viso con le piccole manine, ma non sentì il colpo arrivare.
“Non lo tocchi” sentì sibilare a poca distanza da sé. Sbirciò tra le dita e vide Axel che gli rivolgeva la schiena, ma notò bene la mano che aveva bloccato il polso dell’altra in tempo.
“A-Axel!” gli afferrò con una mano la maglietta, guardandolo a occhi sgranati.
“Io mantengo le mie promesse” replicò l’altro, finché un dottore non arrivò, interrompendo la conversazione.. se così ti poteva chiamare.
“Signora Kingdom, signorino Kingdom.. Ho bisogno di parlarvi”
I tre si girarono verso il dottore e subito si ricomposero, Axel mollando il polso della donna e Sora mollando la maglietta di Axel. I diretti interessati si avvicinarono all’uomo, che li portò nella stanza di Vanitas. Il brunetto sentì il cuore tornare a martellare velocemente nel vedere il fratello attaccato a tutti quegli aghi e tubicini.
Il dottore spiegò la situazione alla madre dei gemelli, che lanciò uno sguardo preoccupato al suo piccolo Vanitas.
“Purtroppo… non troviamo un volontario e se non lo troviamo entro 24 ore, anche di meno, potrebbe non esserci niente da fare”
Fu così che Sora si ritrovò le mani della mamma sulle spalle e quelle stesse mani spingerlo verso il dottore.
“Ora avete un volontario!” esclamò la voce femminile di lei.
E il ragazzino si sentì mancare un battito per la paura “C-Cosa?!” strillò con fare isterico.
La madre lo ignorò del tutto “E’ suo fratello gemello, hanno anche lo stesso gruppo sanguigno, è perfettamente in forma. Fategli tutti gli esami che dovete fare e guarite mio figlio”

Note dell'Autrice
-Salve a tutti^^ E' da tanto che non aggiorno, eh? ...Vi prego, non uccidetemi!
Come al solito spero che questo capitolo vi sia piaciuto e ne approfitto per mandare un bacione alla mia amica, Ricchan <3 Lei mi sta aiutando molto con l'ispirazione per le mie storie, perciò spero di aggiornare più frequentemente!
Sayoonara <3

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Capitolo 7
*** Nightmare ***


Capitolo 7
Nightmare

 

Doveva essere tutto un incubo. Solo un terribile, spaventoso incubo.
Sua madre non poteva aver davvero detto quelle parole. Doveva assolutamente essere solo un incubo. Uno di quelli così reali da farti accapponare la pelle. Uno simile a quello che ha fatto alla sua spiaggia segreta, solo più vivido. Quasi gli venne da ridere, o da piangere. Perché negli incubi non si sa mai che fare, soprattutto in quelli che sembrano veri. Perché lo sono talmente tanto da non darti alcuna via di fuga. E sei bloccato tra la vita e la morte. Poi cominci a sperare seriamente che tutto sia un solo sogno, porti una mano al braccio e ti tiri un pizzicotto con tutta la forza che hai, per svegliarti con il fiato sospeso, ma sollevato di vedere il tetto della tua stanza macchiato della muffa che tanto odi, ma che in quel momento ti sembra la visione più bella della tua vita.
E Sora ci provò, a rivedere quel soffitto macchiato di muffa. Portò le dita all’altra mano, ne torse una piccola parte di pelle con forza, trattenne un gemito di dolore e chiuse gli occhi, spaventato, ascoltando l’irregolare battito del suo cuore. Quando sollevò nuovamente le palpebre ebbe un tuffo al cuore del notare che non era cambiato assolutamente nulla. C’era ancora il muro assurdamente bianco davanti a sé. Sentiva il lettino duro sotto la sua schiena e il rumore fastidioso di tutti quei macchinari proprio accanto alle sue orecchie. E poi la voce del dottore che non faceva che ciarlare, ciarlare e ciarlare. Forse stava cercando di rassicurarlo che andrà tutto bene, che non aveva senso aver paura. Perché lui non sapeva… Non era a conoscenza di tutto quello che Sora doveva passare. Non era il pensiero di un’operazione a fargli battere con forza il cuore per il panico, ma la consapevolezza che Vanitas ritornerà con più furore di prima, pronto sicuramente a fargliela pagare.
E tutto questo il dottore non lo sapeva.
E nemmeno la sua ingenua mamma, che si ostinava tanto a difendere il gemello dai capelli neri come la pece così da considerare quello con gli occhi cerulei solo una disgrazia venuta come un fulmine nel ciel sereno della loro famiglia.
L’aveva vista uscire dalla stanza poco dopo averlo offerto come volontario per una donazione, senza nemmeno consultarlo prima, con fare alquanto soddisfatto di sé e aveva sentito il terrore e il disgusto prendere possesso del suo cuore definitivamente. Si era lasciato portare via dal dottore fissando la porta dalla quale la madre era sparita, senza nemmeno provare ad opporre resistenza. In fondo, che senso ha dimenarsi e strattonare come un ossesso se sai che non ti ascolteranno mai? E’ una partita persa dal principio.
Tornò con la mente nella realtà quando sentì altri dottori entrare nella stanza per portarlo nella Sala Operatoria.
Altre voci, altre inutili rassicurazioni di chi non sapeva.
Sora guardò con orrore la mascherina che gli misero sul volto dopo un infelice “Serve per farti addormentare”
L’idea di perdere coscienza di sé e del suo corpo lo spaventò, così alzò una mano per togliersela, ma ne sentì un’altra bloccargli il polso e uno strano torpore cominciare a invadergli dolcemente il corpo e rendergli stancante qualunque altro movimento. Dopo di ché fu buio.

Quando si risvegliò sentì degli strani “bip” al suo fianco e delle voci che parlavano tra loro, senza riuscire ad afferrare il senso delle loro frasi. Lottò contro le palpebre pesanti, che non sembravano intenzionate a collaborare, fino a sollevarle leggermente e notare l’onnipresente bianco.
Giusto, l’ospedale
Pensò con rammarico e i ricordi cominciarono ad affiorargli uno per volta nella mente confusa dall’anestesia totale. E, ad ogni ricordo, una stilettata di paura gli invadeva i sensi.
Quando gli tornò in testa l’immagine della madre che lo offriva quasi fosse carne da macello, sgranò gli occhi di colpo e si guardò attorno. Il suo sguardo cadde su una figura dormiente in un letto affianco al suo.
Vanitas.
Sora non odiava nessuno, non desiderava la morte di nessuno, ma in quel momento desiderò con tutto il suo cuore quella del gemello. Chissà, forse i suoi genitori avrebbero cominciato a prenderlo di più in considerazione o forse l’avrebbero odiato vedendolo come la motivazione della sua morte. E poi si sarebbe sentito in colpa per averla desiderata fino a farla avverare.
Il castano scartò immediatamente quell’idea e accantonò quel folle desiderio nella parte meno visitata della sua mente… per poi pentirsi di averlo fatto nel vedere le palpebre dell’altro cominciare a tremolare e socchiudersi.
Sora si irrigidì e cercò di fingere di dormire, senza contare che avere gli occhi aperti, magari, era sinonimo di stare svegli.
Sentì dei mugolii provenire da Vanitas e sperò con tutto il cuore che fosse abbastanza intontito da non accorgersi della sua presenza.
Peccato che la fortuna non è MAI a suo favore e questo lo dimostrò una risatina sommessa seguita da qualche colpo di tosse.
“E tu.. c-che ci fai qui?” chiese la voce un po’ rauca del moro.
Cercò di non rispondere, di far finta di essere una mummia o un manichino. Qualunque cosa non-parlante e non-vedente, senza molto successo.
Il tremore del suo corpo tradì l’ansia che provava e lo mise allo scoperto e si sentì nudo. Così costrinse le sue labbra a schiudersi e la sua lingua a dare una risposta quanto meno sensata.
“Credo di averti salvato la vita”
La seconda risata fu peggiore della prima e per il povero Sora ebbe lo stesso effetto di una stilettata al cuore.
“Ah sì?” lo schernì Vanitas “Hai uno s-strano modo per salvarmi l-la vita.. La prossima volta a-accoltellami, ti prego” fece lui con finto supplicare, poi la sua voce cambiò diventando fredda e gelida e non c’era bisogno di guardarlo per capire che la sua espressione era il riflesso della furia “Sono f-ferito, non stupido. Ricordo tutto… Come mi hai quasi a-ammazzato buttandomi sotto quella macchina”
“Non volevo farti investire!” tentò il più piccolo (i famosi 10 minuti della nascita) di giustificarsi.
“E che volevi fare?” chiese con freddezza Vanitas, riprendendosi quasi tutto d’un colpo.
Sora affannò cercando una risposta e farfugliò, spaventato “Ho solo reagito, n-non volevo che mi toccassi”
Stavolta il tentativo di Vanitas di ridere fallì perché bloccato da una tosse insistente, ma suscitò lo stesso effetto nel castano.
“Cazzate, Sora” sbottò una volta finito di tossire “Sono s-solo cazzate… Torno a dormire”
L’altro si mordicchiò nervosamente il labbro inferiore e si rilassò appena quando non sentì altro.
Stava per assopirsi quando il moro pensò bene di aggiungere:
“Sappi che non è finita q-qua. Me la pagherai”
E la paura tornò ad annidarsi nel cuore di Sora, che non riuscì più a dormire nemmeno volendo.

Note dell'Autrice
-Salve a tutti! Eccoci qui con un nuovo capitolo, un pochino più lunghetto del solito. Posso considerarmi soddisfatta per essere riuscita a scrivere di più, ma so che mi devo perfezionare ancora tantissimo..! Spero di aggiornare presto! BACIONI!
(Ps: Se lasci una recensione rendi felice uno scrittore nel mondo e la tua vita non cambia, ma quella dello scrittore sì)
Sayoonara <3


Oh già! Questa è la mia pagina facebook: https://www.facebook.com/LangoloDiHopeEstheim?fref=ts
L'ho aperta da pochissimo, qui pubblicherò aggiornamenti e quant'altro! Bacioni e Sayoonara!!

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