Let your Body become my only Madness

di Mama we re All full of Lies
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 First Day ***
Capitolo 2: *** 2 Second Day ***
Capitolo 3: *** 3. 3 Seventh Day ***
Capitolo 4: *** 4. 4 Eleventh Day ***



Capitolo 1
*** 1 First Day ***


 

Let Your Body Become My Only Madness








-Vedrai che ti piacerà, è pieno di belle ragazze.-
-E di bei ragazzi.-
Sbuffai roteando gli occhi al cielo. Possibile che ai miei non andasse giù il fatto che fossi bisessuale? Loro dicevano che avevo una rotella nella mia testa che non andava come doveva andare, affermavano convinti che loro erano una coppia modello da cui prendere spunto, senza nessun ingranaggio mal funzionante. Peccato che la loro lingua funzionasse fin troppo bene.

Anche ora che eravamo in macchina non facevano altro che dirne di tutti i colori. Ragazzi qui, ragazzi là, ragazzi che ce l'avevano lungo quanto la canna di un fucile. Sentii l'ennesima risatina occupare l'aria e decisi di non farci caso, presi le mie cuffie e mi sparai una canzone dei Green Day a tutto volume. Al Diavolo i miei e le loro fottutissime battute.

 




 

La macchina si fermò davanti a un cancello rugginoso alto almeno tre metri. Scesi con cautela senza scrollargli gli occhi di dosso, mi chiedevo cosa cavolo c'era di così importante da custodire dall'altra parte.

-Ecco la tua valigia. Ah, e questa lettera. Te l'ha mandata tuo cugino, io ho preferito non aprirla.- dettò questo mio padre tornò in macchina. Mia madre si avvicinò -Fai il bravo e fammi sapere se trovi un ragazzo.-

-Mamma...-

-No, non aggiungere altro.- mi baciò la fronte -Torneremo quando starai meglio.-

-Cos... Aspetta mamma, la chitarra!-

-Non c'è tempo, tesoro, siamo di fretta. Un bacio!-

E ripartirono. Senza di me.

Con la mia chitarra.

Con la mia Pansy.

Vaffanculo.

Tirai un calcio alla mia valigia che cadde proprio dentro una pozzanghera -Bell'inizio.- La recuperai scuotendola un po', presi il cellulare e scrissi a mia madre di non sfiorare la chitarra, con tanto di minaccia allegata. Dopo, mi avviai verso il cancello.

 

 


 

Per tutto quello che accadde dopo, mi sforzai davvero moltissimo per mantenere la calma ed evitare di urlare. Avevo scoperto che quello non era, come avevano detto i miei, un “allegro campeggio di fine agosto con i compagni di scuola”, bensì una specie di manicomio. Cazzo, quanto li odiavo, mai una volta che mi dicessero la verità.

Successivamente, il direttore dell'edificio mi accolse con un sorriso sulle labbra, convinto che fossi un nuovo paziente, o almeno, così gli avevano riferito i miei attraverso una telefonata. Erano già due buoni motivi per riempirli di botte appena li avessi rivisti. Così, il direttore, il signor Hughes, uno sulla cinquantina con tanto di giacca e cravatta e, finalmente, più basso di me, mi accompagnò a una specie di reception dove dovevo registrare i miei dati anagrafici. Lui si volatilizzò nel nulla.

Nel mentre aprii la lettera e lessi avidamente, mio cugino aveva introdotto nella busta, oltre alla lettera, una falsa carta d'identità e un falso diploma in neuropsichiatria, un altro in psichiatria e un altro ancora in... cosa cazzo è la neuropsichiatria?

Ricacciai la lettera nella giacca e mi avvicinai alla signorina dietro il banco, aveva i capelli raccolti, era anche molto carina di viso -Ehm... mi scusi, io...-

-Buonasera.- a quanto pare era occupata a digitare parole sul computer, non alzò neanche lo sguardo

-Da queste parti usa non guardare la gente negli occhi?-

-E rischiare che un paziente ti salti addosso? No, grazie.-

-...Ma io sono un dottore.-

Lei alzò la testa e mi resi conto in che razza di guaio mi stavo cacciando -Allora è un altro discorso. Mi chiamo Jamia, voi siete?-

-Frank Anthony Thomas Iero. Per tutti, solo Frank.-

-Allora, solo Frank... Diploma e carta d'identità, prego.-

Consegnai il tutto pregando che non si accorgesse che fossero falsi -Ah... vedo che siete molto esperto in tutti questi campi. Benissimo, vi mostro gli alloggi, potrete cominciare da... subito.-

-S...subito?-

-Non vi sta bene?-

-No, ecco... cioè, si, ma prima volevo prendere un po' di familiarità con i miei... alloggi, appunto.-

Lei sorrise alzandosi dalla sedia -Avete ragione. Prego, seguitemi.-

 

 


 

Dovevo ammettere che la vita di un dottore non era poi così male. Il mio alloggio era uno dei migliori, con tanto di parquet sotto i piedi, tende di velluto pregiato color porpora, un tavolo da biliardo e una credenza piena di alcolici. Si, non era affatto male. Buttai la valigia su una delle tre poltrone accerchiate al caminetto e io presi posto su un'altra, controllando costantemente l'orologio. Dovevo assaporarmi ogni centimetro di quelle stanze, perché tra dieci minuti avrei dovuto essere già fuori ad assistere i pazienti dell'istituto. E allora, smascherato, mi avrebbero buttato fuori a calci in culo. O reputato matto e rinchiuso per non so lì dentro quanto tempo. Mi alzai e presi un bicchierino di vodka e uscii dalla stanza.

Salii e scesi non so quante rampe di scale, fino a che non ritrovai Jamia -Dottore, vi stavamo aspettando.-

-Ehm... mi ero perso...- arrossii terribilmente, lei rise e mi porse un lungo camice bianco -Questo ve lo manda direttamente il signor Hughes per scusarsi di avervi confuso per un paziente.-

-Ah, non importa.-

-Per lui si.-

-Quando lo vedrò gli riferirò che è stato solo un malinteso. Niente di più.-

Lei sorrise -Voi non siete come gli altri dottori, tutti ricchi e sfondati, che esigono il rispetto. Lo stesso errore del direttore rivolto a uno di loro e avrebbe comportato la chiusura immediata dell'istituto.-

-Non preoccupatevi, chiuderò un occhio. E poi non mi sembra grave, a tutti capita di sbagliare.-

Ci fermammo davanti a un grande portone bianco, lei mi guardò nuovamente -Buon lavoro, dottore.-

-Grazie mille.-

Entrai e chiusi la porta alle mie spalle, lei rimase dall'altra parte e la vidi tornare indietro, probabilmente verso la reception all'entrata dell'edificio. Era evidente che le piacevo. Benissimo, appena arrivato, una camera di lusso, un camice tutto mio e una scopamica. Meglio di così non poteva andare.

Indossai il camice e mi girai, davanti a me si estendeva un corridoio pieno di celle, tutte chiuse. Qualcuno completamente vestito di bianco, in pantaloni e camicia, faceva su e giù davanti a queste celle controllandole. Presi a camminare lungo il corridoio. Indifferenza, mi ripetei più volte, devi fare l'indifferente. Ma proprio non ce la facevo. Buttai un'occhiata a ogni cella e a ogni persona al suo interno, gli infermieri mi guardarono in modo strano e io accelerai un po' il passo fino a scontrarmi con un altro medico.

-Mi scus... Ahh, ma che cazz...?!-

Lui si avvicinò pericolosamente al mio viso, scrutandomi. Aveva la bocca e il naso coperti da una sciarpa blu e un paio di spessi occhiali neri sugli occhi. Scosse la testa -Sei nuovo, eh?- mi prese per un braccio e mi trascinò dentro un bagno -Lasciatemi!-

Mi spinse e caddi per terra -Come ti permetti?!-

-Ehi, ehi, stiamo calmi, amico!- si tolse occhiali e sciarpa, porgendomi la mano e aiutandomi a rialzarmi -Mi chiamo Ray. Tu, piccoletto?-

-Frank e non sono piccolo.-

-Infatti, io ho detto piccoletto.-

Sospirai -Ok, va bene, come ti pare, ma mi spieghi cosa ti prende? Vai a giro in stile Assasin's Creed.- Lui mi guardò confuso -Ah, lascia stare.-

Ciò che mi colpì di lui furono i capelli. Ne aveva tanti, troppi, una matassa di ricci afro attaccati alla testa. -Che sono tua?-

-Come?-

-I capelli, intendo...-

-Cazzo, gli stai dando del parrucchino? Attento a come parli.-

Ok, questo era fuori. E mi piaceva.

Lui scosse nuovamente la testa -Si vede che sei nuovo.-

-E tu? Da quanto lavori qui?-

-Oh, bé, saranno circa sette anni. A volte non ne posso proprio più.-

-È tanto dura, qui?-

-Scherzi? È uno dei manicomi più grandi e importanti al mondo, questo, il prestigioso manicomio di Sant'Andrea.- spalancò le braccia come per ingigantire la cosa -E anche uno dei più vecchi, ci sono talmente tante cagate di uccello sull'insegna esterna che il nome non si legge neanche più.-

Scoppiai a ridere, lui con me -Ma dopotutto, ci sono anche degli aspetti positivi.-

-Tipo?-

-Tipo, alle dieci di sera abbiamo finito di lavorare, ognuno può ritirarsi nelle proprie camere e bere quanto gli pare.-

-E la mattina a che ora si comincia?-

-Alle undici. Insomma, ci va di lusso.-

Aprì la porta del bagno ed uscì -Vieni con me? Ho una visita, almeno vedi come si lavora qua dentro.-


 

 


 

Entrammo in una stanza completamente bianca. Sul lato est c'era un lettino d'infermeria, a nord un armadietto colmo di medicinali e ad ovest tre sedie di plastica dall'aria molto scomode. Presi posto su una di queste mentre Ray preparava tutti gli oggetti su una scrivania affiancata all'armadietto.

-Chi devi visitare? Dov'è la cartella con i dati del paziente.-

-Non importa vederla. È uno stronzo e ho detto tutto.-

Prese dei medicinali tra i tanti nell'armadietto e aspettò che un infermiere bussasse alla porta -Avanti.- Entrò un ragazzo giovane, la camicia sbottonata dal caldo, il fiatone e i nervi a fior di pelle -Non lo sopporto più. Cazzo, dottore, non lo sopporto più!-

-Calmati, James, per oggi hai finito il turno. Vatti a stendere un po', ci penso io a lui.-

Annuì e mormorò un “grazie”, io incrociai lo sguardo di Ray -Così grave?- Lui annuì.

Era strano come Ray cambiasse tono di voce e modo di parlare da persona a persona. Con me si era rivolto come un fratello, o un amico che conosceva da tempo, al suo collega come un figlio. Mi chiedevo come si sarebbe comportato col paziente.

-Entra dentro e non fare il furbo.-

Un piede fece capolino da dietro la porta spalancata, subito dopo una mano ben curata afferrò il legno della porta. Pensai subito che era un peccato che una ragazza dalle mani così curate potesse essere rinchiusa là dentro. Forse c'era stato un errore.

Entrò nella stanza un ragazzo giovane, alto, moro, lo sguardo fisso per terra. Cazzo, era un ragazzo in tutto e per tutto, con tanto di attributi. Ingoiai la saliva rumorosamente.

-Siediti.- e non se lo fece ripetere due volte. Prese posto sul lettino, alzò la testa e i suoi occhi verdi ricaddero su di me. Ray se ne accorse – È nuovo.-

-Come ti chiami?- La sua voce era profonda, leggermente sporca. -Frank.-

Lui sorrise -Scherzavo, non mi importava sapere come ti chiami.-

-Sii gentile.- Ray lo rimproverò subito, poi si girò verso di me -Perdonalo. Gerard soffre di un disturbo della personalità, un disturbo narcisistico.-

Annuii in segno di approvazione e lui tornò a guardare il ragazzo -James era disperato. Si può sapere che gli hai detto?-

-Niente.-

-Gerard...-

-Ho mal di testa.-

-Ecco perché non hai ancora cominciato con l'adularti.-

Prese un oki e glielo porse -Io non prendo quella roba.-

-È per il mal di testa.-

-Già mi imbottite di farmaci e non fanno bene alla pelle...-

-Non cambi mai, eh?-

-No, voglio rimanere giovane e bello in eterno. Non come te.-

Ray lo fulminò con lo sguardo -Guarda che prendo il tuo amichetto ago e te lo infilo in gola.-

Per un secondo il paziente non aprì bocca, chiaramente spaventato -Non è che sei stato un po' troppo duro con lui, Ray?- intervenni io

-Già, non è che sei stato un po' troppo duro con me, Ray?- ribadì il moretto.

Il dottore stavolta guardò male anche me e afferrò i medicinali, facendoli cadere a terra per errore. Le mani gli tremavano troppo, dalla rabbia forse. -Lascia, ci penso io.- mi alzai e in quel momento bussarono nuovamente alla porta. Entrò l'infermiere di prima -Ray, il direttore ti vuole parlare di persona. Ora.-

-Arrivo.- si girò verso di me -Tre pasticche della scatola grigia, una di quella rossa e un'altra di quella gialla. Torno il più presto possibile.-

-Ma...- non feci in tempo a finire la frase che eravamo rimasti solo io e il paziente. Raccolsi i farmaci ed aprii le scatole evitando in tutti i modi il suo sguardo. Ne presi tre della scatola grigia, una da quella gialla e... quante della scatola rossa?

-Una.-

-Grazie...- notai una bottiglia d'acqua sulla scrivania, riempii un bicchiere e glielo porsi insieme alle medicine. Le buttò giù tutte insieme. Calò un silenzio tra di noi.

-...Credi che abbia un bel corpo?-

-Come?-

-Ho detto... credi che io abbia un bel corpo?-

Arrossii appena. Frank, rilassati, è un disturbo della personalità, non farti cogliere impreparato.

-Fai la stessa domanda a tutti i dottori che ti visitano?-

Fece spallucce -Mi visita solo Ray e lui disse...- si bloccò -Sai che non si risponde a una domanda con un'altra domanda?-

-Touché. E comunque... si, hai un bel corpo.-

Lo sentii sorridere. Si sente una persona quando sorride? Evidentemente, si.

-E del viso cosa ne pensi?-

-Quasi femmineo.-

-La voce?-

-Sporca.-

-Le mani?-

-Curate.-

-Come mai non mi guardi in faccia?-

Alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi -Così va bene?-

-E degli occhi, cosa pensi?-

-...Penso che tu abbia degli smeraldi, al posto degli occhi.-

Lui sussultò un secondo -Me ne hanno dette tante, ma quella degli smeraldi è nuova.-

Mi accorsi solo ora di quanto gli fossi vicino. Se uno dei due si sporgeva anche di poco, si sarebbe ritrovato a un paio di centimetri dal viso dell'altro. -Basta con i complimenti?-

-Vorresti che te ne facessi altri?-

Lui annuì -Sempre.-

-È perché sei malato, lo capisci questo?-

Annuì nuovamente -Non che la cosa mi interessi.-

-Facendo così rimarrai solo. E dopo chi te li farà i complimenti?-

-Io stesso.-

-Sai tu per primo che non ti soddisfaranno mai abbastanza, detti da te.-

Sorrise -Sei più intelligente dell'altro. Ti meriti un premio...-

Si avvicinò al mio orecchio -Devo dirti una cosa...- bisbigliò appena

-Non è che nascondi un coltello dietro la schiena?-

-Stai tranquillo, non voglio ucciderti.- Le nostre voci erano ridotti a lievi sussurri. Fin che lui, raggiunto il mio orecchio destro, mi afferrò le spalle per non farmi andar via e cominciò a simulare gemiti e piccoli gridolini che chiamavano il mio nome. Arrossii violentemente e tentai di allontanarmi. Lui sorrise nel vedere l'espressione dipinta sul mio volto -Devo ammettere che hai un faccino interessante, anche se non sarà mai gradevole quanto il mio.- Mi liberai dalla sua presa e afferrai la cartella con i suoi dati all'interno e la nascosi sotto il camice. -Dovresti fare qualcosa.-

Mi girai verso di lui, ancora paonazzo in volto -Intendo... per l'erezione.-

Istintivamente mi portai una mano al cavallo dei pantaloni, era diventato subito duro.

Lui mi guardava ancora sorridendo soddisfatto mentre io mi affannavo per tentare, almeno un poco, di ricompormi. Ray tornò nella stanza proprio in quel momento tanto imbarazzante -Scusa se ci ho messo tanto... Frank?-

-Non importa. Devo andare, scusa. A domani.- mi girai diretto verso la porta ed uscii senza guardarlo, né lui né Gerard.

Ray incrociò lo sguardo di quest'ultimo -Prese le medicine?-

Annuì -Che gli hai fatto?-

-Niente.-

 


 

 

Tornai di corsa nella mia stanza e chiusi la porta a chiave, cominciai a spogliarmi, i pantaloni e i boxer soffocavano l'eccitazione al loro interno. Desideravo solo levarli. Entrai nella doccia completamente nudo e feci scorrere l'acqua fredda. Rimasi immobile nel sentirla pungere addirittura le ossa, trapassarmi la testa come un pesante martello, scorrere sul mio corpo e sul basso ventre. Con la mano sinistra girai la manopola e feci scorrere l'acqua calda. E cominciai a pensare. Pensai intensamente a Gerard mentre la mia mano prendeva possesso dell'eccitazione e cominciava a coccolarla, a stuzzicarla. I gemiti si alzarono timidamente nell'aria, cominciai ad ansimare unendo quei respiri affannosi in un tutt'uno con il vapore caldo. Dopo, accompagnato da un gemito più forte degli altri, sporcai la mia mano del mio stesso seme che si confuse con il resto dell'acqua, per poco non caddi a terra sentendo le gambe tremare sotto il mio peso.

Quando uscii dalla doccia mi detti una ripulita e raggiunsi il letto, nudo, dove nemmeno lì, l'immagine di Gerard, mi lasciò in pace.









___________
La mia prima ff che ha una traccia di comico nelle battute. Non amando questo genere ed esaltando invece quello horror, o quello triste o drammatico, non so io per prima come definire questo primo capitolo della storia. Diciamo che mi è presa '-' E spero di realizzarla come ho nei miei piani: una storia incasinata piena di intrecci.
Ringrazio chi ha trovato il coraggio di leggerla e se mai leggerai tu, Maylene, sappi che ci saranno W. e J. Hai già capito chi sono.

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Capitolo 2
*** 2 Second Day ***












Sollevai una palpebra e osservai la stanza, dalle finestre filtrava una gran luce, nel resto della camera una fastidiosa suoneria mi rimbombava in testa. Afferrai il cellulare, Sinfonia numero 9.

Ma vaffanculo.

Mi alzai a stento accompagnato da dei rumori provenienti dalla porta. La raggiunsi sbadigliando, aprii e mi ritrovai Jamia davanti agli occhi. Lei mi guardò, arrossì e subito si coprì il volto con le mani -B...buongiorno, dottore... S...sono le undici e... mezzo, si.-

-Ah, ho fatto tardi... Ehi, ma stai bene?-

Lei annuì nervosamente senza scoprire il volto. Ero così inguardabile quella mattina? Abbassai lo sguardo verso terra e mi sorpresi di riuscire a vedere il mio sesso con tanta facilità.

Frank...

Chiusi la porta sbattendola.

...ma che cazzo di figure fai?

-S...scusami, davvero! Io non...- corsi a vestirmi, afferrai i pantaloni, al Diavolo l'intimo, mi infilai la maglia -al rovescio- e sopra il camice, ripresentandomi alla porta.

-...Facciamo che non è successo nulla?-

Lei annuì -Ok... ehm, mi sono rivestito, adesso.-

Si scoprì lentamente gli occhi -Dottore, sono qui per avvisarla che oggi ha una seduta...- il viso non tornava al suo pallido colore naturale.

-Perfetto. Scusami per il ritardo... Ah, posso darti del tu?-

-Si... si, certo.- si allontanò da me -Seguitemi.-

Bravo, bravissimo Frank. Mi raccomando, adesso mettiti anche a cantare Heidi saltellando e siamo apposto.



 

 


 

 

Presi posto su una delle tante sedie dell'aula comune. Era proprio come nei film, si formava un cerchio e i medici si sedevano attorno ai pazienti e proponevano loro un argomento su cui discutere. Certo, secondo me non serviva a nulla, ma poteva essere interessante. Insomma, mi rendevo conto di non essere l'unico pazzoide sulla faccia della terra e che c'era gente che stava peggio, molto peggio di me.

Mi guardai attorno, Ray mi raggiunse -Sei in ritardo, amico.-

-Si, lo so, ma potevate iniziare senza di me.-

-Senza di te? Oh, no no no, volevo parlarti prima che cominciasse la seduta.-

Lo guardai, era serio. Sorrisi come un ebete -Ne parliamo dopo?-

-No.-

-Oh, ma che peccato, sta per cominciare la seduta.-

I pazienti presero posto attorno a noi. Allora, vediamo, un ragazzo moro, giovane, capelli corti, completamente vestito di nero e imbacuccato dalla testa ai piedi, si isolò dal resto dei pazienti tranne che per un altro ragazzo che era il suo opposto, capelli castani che arrivavano alle spalle, camicia sbottonata.

Accanto a me, alla mia sinistra, prese posto una ragazza -la prima paziente femmina che vedevo nell'istituto!- , teneva lo sguardo fisso sui piedi. Ray mi punzecchiò un braccio -Frank, insisto, devo parlarti assolutamente.-

-Non ora Ray, cominciamo la seduta e basta.- presi dalle sue mani la cartella coi dati dei pazienti -Ninfomane?!-

-Cazzo urli?! Guarda che i pazienti sono matti, non sordi.-

-Si... scusa Ray, ma è... cioè è...-

-Benvenuti alla seduta di quest'oggi. La persona accanto a me è il nuovo dottore appena arrivato nell'istituto, si chiama Frank. Questi invece sono William, Jimmy e Lin...-

-Lyn-z.-

-Come ti senti oggi, Lyn-z?-

-Come sempre... Mi sento male...-

-Quante volte ti fanno uscire, Lyn-z?- chiesi io

-Nemmeno una.-

Guardai Ray -è questo il problema. Soffre di claustrofobia a quanto dicono questi fogli e non la fate mai uscire.-

-Non ne ha bisogno. Frank...- mi prese per un braccio -Cosa ti ha fatto?-

-Chi?-

-Gerard, chi... Intendo ieri.-

Tornai a leggere i fogli -Niente.-

Sgranò gli occhi -Oh mio Dio, parli come lui! Cosa cazzo ti ha fatto?-

-Ray, lui...- evita di dire niente o questo qui si butta fuori dalla finestra -Mi ha fatto delle domande. Voleva sapere se aveva un bel corpo...-

-Tu che gli hai detto?-

-Un "si" freddo e distaccato.-

Mi lasciò il braccio -...Bravo. Non farti mettere i piedi in testa da lui, né devi fartelo come nemico.-

-Non sembra pericoloso.-

-Sembrare, verbo azzeccato. Non fidarti delle apparenze. E ora, grande dottore, facci vedere come te la cavi coi pazienti.- mi tirò un colpo sull schiena e per un momento vidi le stelle. Maledetto Ray.

-Ehm... William, giusto?- cominciai io incrociando il suo sguardo

-...Giusto.-

-Qui c'è scritto che sei qui a causa...

-Non mi piace che qualcuno lo ricordi.-

-...di uno strupro. Ah... ops.- sorrisi e lui mi fulminò con lo sguardo

-Quale altre fottutissime terapie devo fare per guarire?-

-Guarire dal che?- chiesi io

-Dallo sporco.-

-...Si. Ok. Sai, credo che lo sporco tu l'abbia tutto qui dentro.- indicai il cervello ed osservai il ragazzo accanto a lui,Jimmy -Sai invece a te cosa serve?-

-No, cosa?-

-L'amore, innamorarsi di qualcuno. Magari smetti di desiderare i... Insomma, hai capito.-

-Dottore, le assicuro che tutto quello di cui ho bisogno è di una doccia fredda ogni tanto per placare le erezioni. Tutto qua.-

-...Perfetto, fine della seduta.-

-Frank. Stai. Seduto.- Ray mi ruggì contro e io mi paralizzai. Con tutti quei capelli sembrava un leone. -Non so come funzionava da te, ma qui da noi bisogna trascrivere terapie o medicinali utili ai pazienti.-

-Ray... loro non hanno bisogno di un aiuto da parte del nostro campo. Una deve prendere una boccata d'aria di tanto in tanto, uno deve innamorarsi e l'altro... Bé, forse ci vuole una lobotomia per il terzo.-

Lui scosse la testa -Tu non capisci.- si alzò e prese Lyn-z per un braccio -Andiamo, è l'ora del riposo pomeridiano.-

-Non ti preoccupare.- intervenne Jimmy -Quando i dottori non sono efficienti, s'incazza.-

Lo guardai allontanarsi -Tu, ninfomane del cazzo, stai zitto.-

-Brutto gioco di parole.- scoppiò a ridere

Presi un pennarello verde e scrissi sul suo braccio "I love my dick". Lui sembrò deluso -Ho provato, non mi da molta soddisfazione da solo.- prese il dorso della mia mano e scrisse "I love people's dicks." Io strusciai la mano sul camice, l'inchiostro non andava via.

-Non ti piacciono?-

-Mi hai scambiato per una donnetta di facili costumi?-

-Allora dammi la mano che cambio la scritta.- stappò il pennarello e cominciò a scrivere -I... love... Come si chiama la persona che ti piace?-

-Al momento non mi piace nessuno.-

-Ok, un tuo amico? Parente?-

-Io non succhio i cazzi ai miei parenti!-

-Ti scrivo un'altra cosa allora.-

Ci pensai un secondo distogliendo lo sguardo dai suoi occhi nocciola. La prima figura che mi balenò in testa, mio padre, la seconda mia madre, poi mio cugino... Ma un solo nome mi risalì fino alla punta delle lingua.

-...Gerard.-

Finì di scrivere: "I love Gerard's dick."

-'Fanculo, stronzetto.-

Scoppiarono entrambi a ridere -Eppure stai diventando rosso.-

-Andatevene, bambini, per oggi ne ho già le scatole piene...-

-Le palle piene...-

-Ho detto Scatole.-

Si alzarono e cominciarono a correre -Ti castro se continui così, Jimmy!-

Sparirono dietro un corridoio, rimasi solo. Solo sotto lo sguardo di una decina di medici -Che volete? Tornate al lavoro.-

Uscii dalla stanza, girai a sinistra, a destra, nuovamente a sinistra. Mi ero perso. Girai almeno sette stanze e, alla fine, ne aprii un'altra. Una sbagliata. -Ray?...-

Lui si staccò subito dalla sua paziente -Frank. Cazzo... Ti... ti prego, non dire nulla a nessuno... soprattutto al direttore.-

Guardai prima lui e poi Lyn-z -Voi... da quando?-

Lei si passò una mano sulla bocca come per togliere dalle labbra macchie invisibili di quel loro bacio, si tirò su la spallina del reggiseno e recuperò la maglia poco lontana. Ray si tirò su la zip dei pantaloni. -Due anni. Frank, per favore, promettimi che non dirai nulla.-

Indietreggiai -Frank! A...aspetta!-

Scossi la testa -Continuate pure a scoparvi.- e me ne andai, lasciai Ray a bocca aperta, ma non detti peso.

-Frank.- mi girai -Stasera alle undici e mezzo nei miei alloggi.-

-Solo se si beve qualcosa.-

Lui annuì -Per favore...-

-No, non dirò niente.-

 

 

 

 

 

 

 

 

Finii di scucire anche l'ultima fila di quello che qualche ora prima faceva parte del grosso tappeto della mia stanza e che ora era una semplice collina soffice di filo colorato. Mi ci stesi sopra, non volevo controllare l'orologio ma dalle finestre vedevo che era ancora giorno. Sbuffai, avevo buttato giù un paio di bicchierini ma continuavo a pensare a Ray e alla sua scopamica. O fidanzata forse, chi lo sa. O magari lei non era capace di intendere e di volere e lui la utilizzava come oggetto nelle sue perversioni sadomaso. Sorrisi a questo pensiero, non era affatto male, potevo convincerlo a fare una cosa a tre prossimamente. Adesso mi immaginavo Ray come un grande sporcaccione. Scoppiai in una sonora risata e mi rotolai sulla matassa di fili.

Bussarono alla porta, mi alzai ed aprii -Ehi, Jamia.-

Lei sorrise -Avevo quasi timore di rivederla nudo, dottore.-

-Acqua passata. Entra pure.-

-È successo solo stamatt... ma che Diavolo...?-

-Fili.-

-Fili?- rise anche lei

-Si. Dai, vieni.- la presi per una mano e la feci cadere sui fili. Lei comincò a ridere, paonazza in viso, mentre io non riuscivo a distogliere lo sguardo dal suo seno. Perché andava su e giù a ritmo delle sue risate.

-Lei è matto, dottore.-

Su e giù... -Dovevo ammazzare il tempo.-

Avanzai di un passo e persi l'equilibrio. No, ok, ammetto che l'ho fatto a posta, ma una scopata inizia sempre per sbaglio... o no?

-Ah!- ritirò le mani al petto, i suoi occhi che si perdevano nei miei. -D...dottore...-

-...Si?-

-Le ho mai detto che la trovo molto... sexy?-

-E a te sta bene la divisa. Lascia intravedere ogni cosa.-

Lei rise e mi fissò. Un secondo dopo le nostre labbra erano incollate tra loro.

Due secondi dopo e le sue mani erano sul mio corpo.

Tre secondi dopo e i suoi vestiti, i nostri vestiti erano già sparsi per la stanza.

Aveva un corpo magnifico, magra ma non troppo, gambe lunghe, curve da urlo, capelli morbidi, quasi li avrei sniffati mentre entravo piano in lei, avvicinando il mio viso al suo, per sentirla, per farmi sentire, e in poche spinte diventammo un tutt'uno. Era sicuramente meglio questo che della sera precedente.

Senza ombra di dubbio.

-F...Frank...Ah! Continua, si!-

Aumentai le spinte, i cuori che correvano all'impazzata. Ansimai, lei emise l'ennesimo gemito, uno più acuto dell'altro. Non m'importava se qualcuno ci avrebbe sentito, anzi, sarebbe stato ancora più eccitante.

-...Chiamami...-

Sorrisi e cominciai a invocare il suo nome, come lei stava facendo col mio già da un pò, quasi ora appariva alle mie orecchie come una cantilena.

Jamia.

Jamia, sempre più forte.

Frank, un grido di piacere che esce dalle sue piccole labbra. Sembrava tutto scritto su un copione, le battute di due innamorati, solo pronunciate un'ottava o due più sopra.

Jamia... M sento vicinissimo al culmine.

E a quel punto il nome si evolve.

Cambia lettere, cambia pronuncia, cambia suono. Non ci fo caso, continuo a spingere, ributto giù quel nome, non voglio che esca dalla mia bocca. Potrebbe essere un insulto, non voglio insultare la ragazza, non voglio che pensi male di me.

O forse è altro. Lo trattengo, do la precedenza ad altre esclamazioni di piacere. Ma lo sento amaro sulla lingua, scivola, quasi mi muore in gola. E allora ho bisogno di spingerlo all'esterno.

 

 

...Gerard...

 

 

Uscii da lei un secondo prima di eiaculare, stendendomi sulla matassa sfatta di fili, nettamente diminuita di volume. Stiamo ancora ansimando, sembra soddisfatta. Ancora sotto l'effetto dell'orgasmo si stringe a me ed io comincio ad accarezzarle la testa -Non credevo che fosse così, dottore...-

-Dubiti forse delle mie prestazioni?-

Sorride e chiude gli occhi, accoccolandosi con il viso rivolto al mio petto. -Posso farle una domanda?-

-Certo.-

-...Ha... detto qualcosa mentre lo facevamo?-

-Solo il tuo nome.-

-Mi era sembrato di sentire... No, nulla. Sarà stata una mia impressione.-

-Hai gli occhi buoni, Jamia, ma il prosciutto nelle orecchie.-

Scoppiamo a ridere.

Per poco non mi facevo scoprire.

 

 

 

 

 


 

 

 

 

Alle undici ero già davanti la stanza di Ray. Lui aprì sorridendo debolmente, sembrava imbarazzato, però si fece comunque da parte -Vieni, entra.-

La sua stanza era molto simile alla mia, cambiavano solo pochi mobili. -Regali.- disse lui notando che ne stavo fissando uno in particolare -Dai parenti, dagli amici, dagli ex-compagni di corso...-

-A me i regali non me li fa mai nessuno.- prendo posto su una poltrona e lui serve da bere. Intreccio le mani, gioco con le dita, mi accorgo di essere nervoso. Anche se siamo in pieno agosto e sono seduto davanti al caminetto acceso, ho accuratamente scelto di indossare una maglia a maniche lunghe, Ray non abbia a pensar male leggendo le scritte che Jimmy mi aveva lasciato sul braccio.

Lui si siede davanti a me e incrocia il mio sguardo. Di sicuro pensa che sono agitato perché li ho beccati mentre si sbaciucchiavano -Ray...-

-S...si?-

-Auguri e figli maschi.- sorrido a trentadue denti

-Brutto figlio di puttana.- ride e ci abbracciamo.

 

E anche questa è fatta.  











__________________________________________________
Scusate il ritardo. E non uccidetemi se ci sono errori grammaticali, non mi funziona il correttore automatico. 
Vi ringrazio davvero per tutte le recensioni che avete lasciato, ma anche chi segue questa storia rimanendo nell'incognito. 
Incognito, lol. 

P.s: ... si dici eiaculare, si?

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Capitolo 3
*** 3. 3 Seventh Day ***















Posai il culo su una scomoda sedia di plastica della sala comune dei dottori, con una tazza fumante di latte in una mano e l'ennesimo bigliettino di Jamia, nell'altra. La solita calligrafia tutta curva su un post-it rosa, con qualche cuoricino disseminato qua e là, che mi chiedeva di fare ancora sesso. Sesso, sesso, sesso... non facevo altro ultimamente. Non che mi dispiacesse, la reputazione di "Macchina vivente del sesso" me la meritavo al 101%, ma avevo sentito in tv che a forza di usarlo poteva poi farmi male, o prendermi un crampo. Ci pensai su un secondo.
No, non sarebbe stato carino.
Ma come dirle di no?... 
Avrei accettato qualsiasi occasione, pur di starle lontana qualche ora... Adesso poi che anche Ray aveva intuito tutto e si divertiva a sfottermi 25 ore su 24. Adesso poi che si era trasformata in un'assillante sanguisuga a bocca spalancata. 
Frank, non è molto carino da dire...Anche se tanto tutti sanno che tu sei l'unica vera puttanella dell'intero istituto.
-...Stai zitto.-
Mi guardai intorno. Nessuno nelle vicinanze mi aveva sentito mentre offendevo la vocina nella mia testa. Finii di bere il mio latte in tutta calma, osservando un punto qualunque del muro bianco davanti a me.
Senti, nano, quanto pensi che possa andare avanti ancora questa falsa?
-Ah, non lo so...-
è divertente?
-Molto.-
Ma và, menti pure a te stesso...
-Che intendi?-
Sei qui per sballarti, no? Jamia è una tettona ma di certo non ti diverti.
-Il sesso mi piace...-
Non ti piace lei. 
Ma ti piace LUI.
-No, cazzo.- 
Ti ricordo, caro il mio piccolo Frankie, che con Lui il tuo pisellino si è subito eccitato, mentre con lei è già tanto che funzioni ancora...
-Stronzo, non sfottere il mio pisellino.-
-Cosa ho detto sul tuo pisellino, Frank?- La voce di Ray mi fece sobbalzare. La tazza cadde per terra con fragore e per poco non feci la stessa fine pure io. Sentii improvvisamente caldo, molto caldo, mentre mi alzai sull'attenti così velocemente che mi sembrò di aver preso cinque centimetri in altezza -Tu non... non hai detto proprio nulla, sai... Parlavo tra me e me.- sorrisi come un cretino e lui si mise a ridere.
-Tu ti sfotti da solo, quindi.-
-Si! Cioè... no, certo che no. Ok, mi hai scoperto... Faccio collezione di dildi.-
Lui non sembrò molto sorpreso -Ma si sapeva.-
Ok, hai appena detto la prima menzogna che ti è passata in mente... e lui dice che la sapeva?
-Cosa?-
-Jamia.- sorrise e mi punzecchiò un braccio -Pensi che le femmine tengano la bocca chiusa?-
-Cos...? Ahio, lascia stare il mio prezioso braccio... Che altro ha detto?-
-Mah, solite cose... Dice che...- si avvicinò al mio orecchio, il che mi fece arrossire ulteriormente, ricordandomi di quella volta con Gerard -Il tuo gingillo è forse il più grande al mondo che abbia mai visto, che ti piace usare giocattoli erotici e che spesso la fai ubriacare prima di portartela a letto. Ah! E ha aggiunto che siete fidanzati.-
-Cosa?!- lo guardai a bocca aperta e bestemmiai. Lui rise nuovamente -Cosa cazzo ridi? Non una sola cosa uscita dalla sua bocca è vera! Tranne che il mio gingillo è grosso.-
-Sai, lei non si è fatta molti ragazzi in vita sua... Forse un paio.-
-Stai forse insinuando che io ce l'ho piccolo?-
-Si.-
Scossi la testa -Parrucchino...-
Lui sembrò non sentirlo, o forse mi ignorò, prendendomi a braccetto -Andiamo, Frank... Dove sta il problema? Le parli, la mandi a fanculo e pace. Baci baci ci vediamo. Non credo che lei sia importante per te, a quanto ho capito.-
Scossi la testa -Non lo è per niente.-
-Ecco... Quindi dai, su col morale! So io cosa ti serve.-
Lo guardai perplesso e lui sorrise ancora.
Cominciavo ad odiare il suo sorrisetto.
 
 
 
 



 
Lavoro, certo. Ray diceva che io avevo bisogno di lavoro, che il tenermi occupato potesse in qualche modo aiutarmi a mandare un < messaggio > a Jamia, uno che si capiva non a parole ma a fatti e che stava a significare:
"Per me è stato solo sesso, sei stata una magnifica usa e getta e ho adorato le tue bocce.
Con affetto, 
Frank. 
P.s: Non ti voglio più vedere."
Forse parlarle sarebbe stata la scelta migliore per entrambi, ma sapevo che se l'avrei rivista non avrei fatto in tempo ad aprir bocca che lei mi sarebbe volata addosso. E io non ero pronto psicologicamente ad affrontare una sua possibile reazione a fontana. In quanto a lasciarle un messaggio scritto era fuori discussione, gira e rigira saremmo finiti comunque a parlarne faccia a faccia. 
Come si lascia una ragazza evitando di parlarle direttamente? Semplicemente, non si lascia. Sono un pigrone che non ha voglia di assumersi le sue responsabilità, che palle.
Eppure, sarei corso volentieri da lei, piuttosto che entrare nella cella numero ventitre. 
Presi un profondo respiro, mi ero preparato bene stavolta. Il camice non stretto in vita cadeva largo fino a terra, la mia testa era protetta da una maschera da sub (presa non lo so nemmeno io dove) e avevo due guanti alle mani, di quelli non da lavoro spessi, ma quelli più fini e pregiati, utilizzati dalle lady del passato. 
Per proteggere le tue manine di fata, Frank!
Sospirai ed entrai nella cella. Questa era completamente bianca, con solo un letto dalle lenzuola bianche e un cuscino bianco. Osservai tutto, che era poco e chiuso in pochissimi metri, chiedendomi il perché non avesse foto dei suoi cari quando invece tutti gli altri pazienti le avevano.
Oh, ma avanti. Stavamo parlando di Lui. Di Gerard.
Se ne stava seduto per terra in un angolino. Immobile. Sorrise nel vedermi, ma nessuno dei due proferì parola. Io chiusi la porta alle mie spalle e mi fermai nel centro esatto di quel buco. Cioè... della stanza.
-...Sei ridicolo.-
Quanto mi mancava la sua voce...
Mi tolsi la maschera -Perché, tu no?-
Lui smise di sorridere -Che intendi?-
-Te ne stai qui a fare il vittimista. Non tutti sono disposti a star dietro ai tuoi capricci, sai?-
Lui mi squadrò da capo a piedi -Siamo sicuri che sei il solito piccolo, eccitato Frank dell'ultima volta?-
-Io sono un dottore e tu non puoi permetterti di prendere tanta confidenza con me.-
Sembrò deluso dalle mie parole e si girò alla sua sinistra, dove c'era uno specchio alto almeno due metri e mezzo che prima non avevo notato.
Pure cieco, oltre che scemo.
Mi avvicinai di qualche passo -Devi prendere le medicine.-
-Me le porti qua.-
-Ehi, ehi... A che gioco stai giocando?-
Lui tornò a guardarmi -Gioco, Frankie?-
Maledetti occhi giada... -Da quando mi hai conosciuto non hai fatto altro che mettermi i piedi in testa.-
-...è ciò che ti meriti.-
-Per non essermi strusciato contro di te?-
-PER STARE CON QUELLA PUTTANA!- 
Mi si congelò il sangue nelle vene a sentirlo urlare, e ancora di più quando lui, subito dopo, scoppiò in una sonora risata sdraiandosi per terra. Cominciava a farmi paura, e io ancora non ero scappato dalla sua cella. 
-...Sei geloso?-
Smise di ridere e mi fissò da sotto i capelli corvini -Lei è brutta.-
-No, non è vero.-
-Io sono bello...-
Il tono sexy con cui lo disse mi fece deglutire. Lo volevo addosso a me. Ora. 
-Effettivamente...- Cazzo Frank, proprio ora devi cedere?
Gerard prese a gattonare verso di me. Mi sembrava di essere in un film porno e mi sforzai con tutto me stesso di immaginarlo nudo, con il suo sesso che oscillava davanti ai miei occhi. Tutta l'adrenalina che mi percorse la schiena si fermo proprio , fortuna che avevo il camice largo e non si notava.
-Potrei andarmene.- la mia voce tremava
-No, non lo farai...-
-Chi lo dice?-
-Stai tremando. E saresti già uscito a quest'ora.-
Mancava un metro scarso.
-Tu non mi conosci... Potrei tirarti un calcio, chi lo sa.-
-Stai zitto.-
Sessanta centimetri...
Non volevo che annullasse le distanze.
-...Guarda che mordo io!-
Rise -Tanto meglio.-
Quaranta, trenta, venti...
Non voglio mentire a me stesso di nuovo...
E allora stai fermo...
Gerard arrivò davanti a me e si inginocchiò, trovandosi all'altezza giusta per farmi un pompino. Mi guardò con occhi penetranti e un secondo dopo strusciò il suo viso contro il cavallo dei miei pantaloni. Sussultati ma senza indietreggiare -...Mi piace.-
-Non ne avevo dubbi.- Lasciai che le sue mani mi accarezzassero le gambe, arpionandosi poi come artigli e tentando di buttarmi giù. E ci riuscì, mi sbilanciai e caddi per terra. Un attimo dopo e lui era sopra di me -Guarda guarda...-  Mi prese con delicatezza le mani e mi sfilò via i guanti con il solo aiuto dei denti.
Io mi persi a osservarlo. Mamma, papà, perdonatemi, ma io non posso farci niente. Io mi... io mi sono...
La lingua di Gerard interruppe il filo dei miei pensieri ed io mi ritrovai con il naso schiacciato contro il suo, in un bacio avido che sembrava non avere fine. Passai le mani attorno al suo corpo. Cristo... avrei dovuto farlo molto tempo prima. Lo sentii sbottonarmi il camice, armeggiare con la cintura dei miei pantaloni e io gli detti una mano, tirando giù la zip e accompagnandolo verso i boxer. Il suo tocco bruciò sulla mia eccitazione e mi feci sfuggire un mugolio. Lui si inarcò su di me e gli accarezzai le natiche che spinse in fuori, come per chiedermi di sculacciarlo.
Era tutto perverso, e perfetto, e porno. Non mi staccai più e gli alzai la maglietta per graffiargli la schiena. Lui mi morse con forza il labbro inferiore e dopo si avvicinò a me, alitandomi sul collo -Prendimi, Frankie...-
Non me lo feci ripetere due volte. Ribaltai le posizioni e tornai in una lunga apnea, ricongiungendo le nostre labbra, scendendo con le mani sul suo ventre piatto e ridisegnando con l'indice il contorno del suo intimo. E scesi ancora, sentendolo già duro. Intrufolai la mano nei suoi boxer e presi con decisione il suo membro stuzzicandone appena la punta, staccandomi dal bacio per sentirlo gemere. Lui rise e mi guardò compiaciuto -Non così facilmente.-
-Opponi resistenza?- sorrisi e lentamente cominciai a masturbarlo, ma Gerard piegò la bocca in una smorfia -Solo?-
-Di più, Gerard?-
-Si...-
-Chiedimelo allora.-
Esitò un secondo, ma capì che non avrei aumentato la velocità se non me lo avesse chiesto direttamente -Di più...-
-Non ho sentito.-
-Di più, Frank, cazzo!-
Trattenni una risata e piano presi velocità. Lui strizzò gli occhi e io lo fissai mentre la sua espressione cambiava, si addolciva quasi, chiedeva sempre di più e finalmente lo sentii gemere. E mi eccitò da morire.
Gli riempii di baci collo e viso, ascoltando la sua bellissima voce chiamare il mio nome, come unica musica di quella stanza, come l'unica colonna sonora che avessi mai voluto nella mia vita. Ed eravamo io e Gerard, Gerard ed io... -Gerard...-
-...Si? Ah...- 
-Io ti...-
In quel momento sentii la porta spalancarsi. Sobbalzai alzando lo sguardo -...Jamia.-
Lei rimase sull'uscio della porta a guardarci a bocca aperta, con gli occhi che le diventavano subito lucidi, io con la faccia di uno colto con le mani nel sacco e Gerard che la fissava soddisfatto. 
-Jamia... Io...-
-No Frank... Ho capito.- tentò un sorriso e dopo la sentii correre per il corridoio, con i tacchi che toccavano pesanti il pavimento. Guardai Gerard e lo baciai appena sulla fronte. 
E mi alzai. 
Lasciandolo per terra, senza dire nulla.
Lo sentii mandarmi a 'fanculo, ma io ero già a correre dietro Jamia.
Riuscii a raggiungerla dopo aver corso reggendomi i jeans per non perderli per la strada -Aspetta, Jamia, ascoltami.-
-Cosa c'è?!- il volto rigato di lacrime fu per me un colpo al cuore
-Non sapevo come dirtelo...-
-Non dirlo, ti prego... Ti prego...-
-Mi dispiace... è finita.-
Lei scosse la testa e dopo mi tirò uno schiaffo. Mi portai una mano sulla guancia dolorante e l'altra al cuore, i jeans caddero per terra lasciandomi in mutande. 
-Mi fai schifo.- mi guardò con disprezzo e mi lasciò solo, solo per sempre. Era la fine del castello di bugie tra me e Jamia.
Era la fine della via peccaminosa che stavo intraprendendo con Gerard.
 
 
 
 
 


 
Sono un coglione...
 
 
 


_______________________________________________
Qui le note finali ci vogliono per forza.
Mi immagino le vostre facce ahah! xD lo so, sono cattiva, ammetto che nella mia mente di qualche mese fa non doveva finire così. Maaaa, ho avuto altre idee per come sviluppare il dopo u.u" quindi, dopo questo colpo di scena, ce ne saranno altri. Magari Frank si mette con Gee... o forse no. 
Non so quante volte ho usato il corsivo, sorry, e la battuta di Gerard a caratteri cubitali è perché se la scrivevo normale come tutto il resto non mi sembrava un urlo, quindi, anche se odio scrivere tutto grande, l'ho fatto solo per sottolineare lo sclero del moro. A proposito, se il titolo del capitolo ha tre 3 invece che due, è un errore che non riesco a correggere. è normale.
Era da un bel pò che aggiornavo, scusate il ritardo, non vi ho nemmeno augurato buon anno nuovo. Quindi, buon anno nuovo :3
E alla prossima con il quarto cap.! u.u

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Capitolo 4
*** 4. 4 Eleventh Day ***














-Andiamo, Frank, alzati da quel letto. Non puoi passare il resto dei tuoi anni sotto le coperte. Ti do una mano ad alzarti?-
-Mh…-
-Suvvia, idiota. I pazienti non si visitano da soli.- scostò con forza le tende della mia stanza, lasciando entrare la luce. Un sacco di luce. Per fortuna, il mio strato di coperte mi impedivano di espormi al diretto contatto  con il sole.
-Ray, ti devo parlare...-
Lui mi guardò serio –Parleremo, ma non qua. Magari più tardi.-
-Ti hanno mai detto che assomigli a una rana?-
-…Lo prendo per un si. Vedi di alzarti, non ne posso più di farti la lavatrice.- prese tra le braccia un malloppo di vestiti e biancheria sporca e si volatilizzò nel nulla. Il mio orologio segnava ancora le undici e mezzo del mattino. Cristo, era troppo presto. Richiusi gli occhi e non li riaprii prima delle due.
 
 






Alle tre del pomeriggio eravamo seduti sulle gradinate esterne dell’edificio, nella parte sud, che dava su un giardinetto curato e non molto grosso, completamente recintato. Mi  stavo chiedendo quanto ci avrei impiegato a scavare una buca sottoterra per arrivare dalla parte opposta e cosa ci avrei trovato. Dopo quello che era successo con Jamia e Gerard… quel nome, diamine... avevo deciso che la mia permanenza si sarebbe ridotta di molti anni. Mesi. Settimane. Magari anche ore. Oh, insomma, era più di una settimana che non strimpellavo la mia chitarra, mi mancava fare l’amore con lei, mi mancava il mio letto macchiato, mi mancava casa. Sognai a occhi aperti il momento in cui sarei ritornato là, sbattendo fuori i miei.
Non vedevo l’ora.
-Allora Frank, di cosa volevi parlarmi?- Ray prese posto accanto a me, tenendo d’occhio i pazienti, in particolar modo Lyn-Z –Avevi ragione, aveva solo bisogno di una boccata d’aria.-
Sorrisi lieve –La porterai mai via di qui?-
-Se guarirà.- Calò un silenzio imbarazzante tra di noi, nel quale mi parve di sentirlo ruttare.
-Riguarda Gerard.-
-Oddio, Frank, perché non me ne hai parlato prima? Quell’essere ermafrodite ti ha fatto qualcosa?-
-Oh  si, certo, ha ammesso di essere uomo.-
Lui mi guardò spalancando gli occhi –Sai che non lo farebbe mai.-
-Bè… diciamo che… Io non so come dirtelo, non vorrei che tu mi giudicassi male. Ma io voglio davvero, ci terrei tanto, tanto tanto, a portarmi a letto Gerard.-
Lo vidi guardarmi strano, assumere un’espressione indecifrabile e allontanarsi appena da me -…Ok.-
-…Ok? Io ti parlo di un mio più grandissimo sogno erotico e tu dici “ok”? Dove sta il problema, è perché sono bisessuale?-
-Non sei tu il problema, Frank.- disse lui tranquillamente –è l’altro. Sai… Gerard…-
-D’accordo, non immaginavo che avresti avuto una diversa reazione, quindi va bene così…-
-Frank. Ehi.- mi strinse forte le mani –Lo vuoi? Prenditelo. Sai da quanti anni si lamenta che vorrebbe un cazzo in culo? Tu non ne hai idea. Voglio solo metterti in guardia…- non lo lasciai finire che mi buttai tra le sue braccia. Lyn-Z, da lontano, parve fulminarmi con lo sguardo.
-Ray, diamine, grazie!-
-Ehi, su, va da lui.- mi fece l’occhiolino –Se incontro Jamia, ci penso io a trattenerla. Non vorrei che rovinasse un incontro. Sai, ora che vi siete lasciati…è diventata paranoica.-
Fosse la prima volta…
-Noi non siamo mai stati insieme, quante volte dovrò ripetertelo ancora?-
Mi rialzai, spettinandolo dalla gioia, correndo poi  fino alla reception, lieto di non vedere il viso fresco di Jamia dietro il balcone –Mi scusi, buon uomo, sa per caso dove si trova Gerard? È uno dei pazienti.-
-Le visite dei pazienti più pericolosi sono proibite. Solamente il direttore può avere un diretto incontro con loro.- disse un medico panciuto al di là del balcone,  senza staccare gli occhi dalla rivista porno che stava leggendo –Gerard è stato spostato in una cella di isolamento.-
-Isolamento…? E da quando? Perché?-
Sbuffò a pieni polmoni –Da ieri mattina. Pare che lo abbia chiesto lui e minacciava di uccidere qualcuno, se non lo avessero accontentato.-
-Gerard è capace di uccidere?-
-Ha puntato contro un dottore una lametta per le unghie. Sembrava serio.- scoppiò a ridere –Cavoli, chissà dov’ero in quel momento.-
Merda. Gerard era in una cella di isolamento, solo ovviamente, ma lo aveva chiesto lui… Mi sentii un idiota. Potevo almeno farlo venire una volta, quando mi si presentò l’occasione giorni fa, prima di lasciarlo a terra seminudo.
…E ora?
Mi voltai, già rassegnato, trovandomi davanti un ragazzo occhialuto, palesemente nerd, stretto nella sua felpa larga. Pareva completamente perso, guardandomi con insistenza, come se stesse per aprire bocca e chiedermi qualcosa –E tu saresti…?-
-Mikey. Mikey Way.- sussurrò. Dovetti avvicinarmi a lui per sentirlo.
-Posso esserti d’aiuto? Sei un paziente nuovo?-
-Oh no, no… Sono qui per una visita. Cercavo Gerard.-
-Mi spiace deluderti, ma le visite sono state annullate.-
-Ho un mandato del direttore, posso vederlo.-
Mi bloccai, vedendoglielo in mano. Avrei potuto rubarlo e correre come un matto per l’intero ospedale, fin che non avrei trovato la stanza esatta e mi ci sarei chiuso dentro a chiave. Nemmeno un carro armato ci avrebbe separati, a quel punto…
-Questo cambia tutto. Posso accompagnarti, se ti va.-
Oh si, nemmeno un carro armato…
-Volentieri, grazie. Pare che siano tutti troppo occupati per aiutarmi.-
-Scopata gratis.- bisbigliai –Come? Si, certo, molto occupati… Sarà la giornata delle visite, chi lo sa… Sai che il paziente che vuoi visitare è uno dei più pericolosi, vero?-
-Certo, come non saperlo?-
-Bene, allora spiegami il perché.- lui parve sorpreso della mia richiesta. A quest’ora non m’importava se qualcuno cominciava a dubitare della mia vera identità, tanto oramai ero deciso ad andarmene, in un modo o nell’altro.
-…In poche parole, sono venuto qui a trovare Gerard perché non lo vedo da molto tempo, ormai. L’ultima volta che l’ho visto sono finito in ospedale.- ridacchiò nervosamente, ignorando la mia occhiataccia –Sai, difficile da dire, ma lui è mio fratello. Ha sempre avuto problemi quando era ancora a casa con me e mamma, ma non immaginavo così tanti.-
Momento, momento, momento, momento, momento, momento…fratello?
-In realtà, anche mamma non stava molto bene in fatto di sanità mentale.- una famiglia di pazzi! Perfetto! –Gerard mi raccontava che lo picchiava quando era piccolo, ma io non gli ho mai creduto. Lui diceva che gli piaceva sentire la propria voce mentre urlava. Ma poi ho scoperto che mamma lo picchiava davvero.-
-Uno shock, immagino…- sbottai falsamente interessato
-Non ho mai fatto nulla per lui. Avevo tutto: l’affetto, i bei voti a scuola, la ragazza… la droga…-  Ahh, la droga, che bei ricordi!  -Ma Gerard non aveva nulla. Poi, un giorno, si è presentato a casa verso le due di notte, ubriaco fradicio, con un fucile nascosto sotto lo spesso mantello e me l’ha puntato contro. Gli dissi di fare come riteneva giusto…e sparò.-
-Cavoli, devo ricordarmi di ringraziarlo. Credo che avrei sparato anche io, insomma, ti rendi conto della parlantina che hai? Sembravi un depresso cronico quando ti ho visto, prima. Senza offesa ovviamente.- mi affrettai ad aggiungere, notando che aveva spalancato la bocca per la notizia. –Pure irascibile sei... Ehi, a scuola mi davano del succhiacazzi, che devo dire?- l’espressione sul suo viso peggiorò. Ma perché non tengo mai la bocca chiusa?
In quel momento intravidi Ray che ci stava disperatamente correndo dietro, ricoperto interamente di sudore –Frank…devo parlarti, è urgentissimo.-
-Non ora, Ray. Non vedi che sono occupato?-
-Ne va della mia vita, ascoltami per un secondo.-
-Vado da Gerard. Magari stasera, ok? Vengo a trovarti e ci beviamo qualcosa.-
Lui restò immobile, visibilmente preoccupato, ma poi annuì piano –Lo spero…- disse solo, prima di tornare al giardino. Per un attimo mi chiesi perché aveva reagito così. Ho detto qualcosa di male? Puzzo? Quel parrucchino mi spaventa a volte –Seguimi, siamo quasi arrivati.- dissi, rivolto a Mikey.
In realtà non avevo la più pallida idea di dove stavamo andando e di quale corridoio stavamo attraversando. Lessi “Blocco otto” da qualche parte, ma nonostante gli sforzi non riuscii a ricordarmi dove. Per fortuna che almeno la mia radio umana aveva smesso di blaterare. Mi sarebbe piaciuto un sacco se avesse cominciato a cantarmi qualcosa dei Green Day, o degli Avenged Sevenfold, o ancora dei Misfits. Il mio mp3 era morto da giorni e il caricatore era rimasto a casa, chiuso in un cassetto, dimenticato dal mondo. “No, amore mio, non me ne sono andato senza di te, non temere.”, pensai intensamente, come se lui avesse potuto in qualche modo sentirmi.
Dopo un lungo girovagare mi decisi a chiedere indicazioni a un altro dottore, che con un sorriso da schiaffi sulla faccia, mi rivelò che la cella si trovava dalla parte opposta dell’ospedale. Feci finta di niente e cambiai strada lentamente, in modo che il nerd non se ne accorgesse -…Siamo sicuri che di te mi posso fidare?- Ma ti pareva, sarebbe stato troppo facile…
-Sono nuovo di qui, devo ancora imparare tutte le strade. Tu fidati.- Non vado di certo a portarti all’entrata dell’Inferno.
-Ho solo un po’ fretta. Posso restare qui poche ore.-
Finalmente arrivai sano e salvo alla cella di isolamento, mimetizzata alla perfezione in mezzo ai muri bianchi dell’ospedale. Accompagnalo dentro, pensai, ma non ce la feci. Pensavo realmente di riuscire a presentarmi ai suoi occhi come se nulla fosse accaduto? Diamine, Frank! Il tuo coraggio è andato a puttane con Jamia a quanto pare. L’unica cosa che riuscii a fare fu deglutire rumorosamente, vedendo Mikey che spariva dietro la porta della cella, avvolta in un silenzio tombale.
…Dai, se mi va bene è morto. E per la scopata?
Divento necrofilo. Potrei farci qualche pensierino…
Un dottore mi scrollò appena, risvegliandomi dal mio stato di trance. Sbattei le palpebre cinque o sei volte, prima di riuscire a ricollegare che se n’era andato lasciandomi un fogliettino tra le mani. Curioso, lo rigirai tra le dita, “Per Frank” c’era scritto.
Me lo mandava Ray.
 





 
 
 
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Si, lo so, ho fatto diventare vecchi/ie molti e molte di voi ç.ç non aggiornavo da un sacco... chiedo venia! D: Mi sa che dovrete rileggere gli altri capitoli per capirci qualcosa. Inoltre, questo è molto più calmo del precedente, ma il prossimo vi assicuro che avrà un colpo di scena e non vi immaginate neanche che colpo... oddio, mi piacerebbe vedere le vostre facce ** 
Se ci ho messo atnto ad aggiornare è perché ho dovuto rivoluzionare tutte le idee e gli spunti che avevo in testa, cambiando una cosa del tipo... tutto xD 
Spero che la lettura sia stata di vostro gradimento :3 saluti tutte le brave persone che stanno seguendo e colgo l'occasione per mandare un bacione al mio Frunk :* 

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