Broken

di doublefire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vetri rotti ***
Capitolo 2: *** Di caffè e lacrime amare. ***
Capitolo 3: *** Non posso restare qui senza te. ***
Capitolo 4: *** Non abbandonare i tuoi sogni. ***



Capitolo 1
*** Vetri rotti ***


Salve, sono tornato.
Bene, è la mia prima Klaine, oltre che la mia prima storia a capitoli. Quiiindi, siate clementi. u.u
No okay, scherzo, potete anche criticarmi, so di non essere tanto bravo a scrivere, ma spero almeno di cavarmela.
Almeno un 6.(?)

Okay, vi lascio alla lettura!

___________________________________________________________________________________________________________________________________________

 

                             Vetri rotti. 

«Scusami..» disse Kurt piangendo, guardando Blaine negli occhi, non sapendo che fare. L'usignolo, arrabbiato, prese un bicchiere e lo spaccò, buttandolo a terra. E anche il secondo, un terzo.. fino ad romperli tutti. Era furioso, e sembrava totalmente pazzo. Non ragionava più, a momenti.

«TU HAI DUBITATO DI ME, KURT.» urlava in continuazione, gesticolando con le mani senza senso, in modo arrabbiato e agitato, non capendo più cosa stava succedendo. Kurt, nel frattempo, fissava immobile i vetri rotti che giacevano a terra e immaginava come poteva essere il cuore di Blaine, esattamente come quei vetri. Rotti, a terra, difficilmente riparabili.

«Non volevo! Io.. ero geloso e.. mi si è annebbiata la vista. Non ragionavo più.. scusami..» era seriamente pentito, ma Blaine era comunque offeso. Non riusciva a perdonargli il fatto che avesse dubitato del suo amore. Aveva dubitato di lui! Di quel ragazzo che anche se Sebastian lo aveva tentato molte volte, lui era rimasto fedele a Kurt, che lo aveva perdonato per Chandler e che.. oh diamine, aveva fatto così tante cose per lui che non se le ricordava nemmeno.

Nonostante tutto, Kurt lo aveva seguito, e poi chiamato per assicurarsi che non gli mentisse. Come aveva osato? Blaine se lo chiedeva in continuazione, mentre tentava di parlargli ma riusciva solo dire parole insensate e velocemente. Kurt non capiva, forse perché stava cercando di reprimere la voglia di prendere uno dei vetri e tagliarsi, lì davanti a Blaine, facendogli capire quanto era pentito di aver pensato a un suo tradimento.

«Tu.. io.. aaaah, cazzo Kurt, hai dubitato del mio amore e della mia fedeltà. Come posso perdonarti? Hai pensato che ti tradissi con Sebastian, eh? O con chi? Non potrei mai, lo sai!» Blaine, con il cuore in mano, guardava Kurt che, a testa bassa, avrebbe preferito ricevere delle coltellate invece che restare lì ad ascoltare le parole del suo ragazzo, sempre se lo fosse ancora, ovviamente.

L'esperto di moda, non sapeva come rispondere. Era paralizzato e le lacrime gli impedivano quasi di parlare. Se avesse continuato così avrebbe formato la pozzanghera sotto di lui. Era in ginocchio, con le mani al petto, che si pentiva in continuazione per quello che aveva fatto, detto e anche pensato. Si odiava a tal punto che si sarebbe sorpreso se Blaine lo avesse lasciato lì sul momento; anche se la cosa non lo allettava molto, a dire il vero.

«Amore, perdonami.. io ti.. ti amo.» disse con un filo di voce Kurt, che era ormai in preda a una crisi di pianto. Non sapeva più che dire a Blaine per farsi perdonare, se non continuamente 'Scusa, ti amo'. Ma Blaine non era molto incline a perdonarlo, pur amando Kurt alla follia ed essendo pronto a sacrificarsi per lui era rimasto offeso dal suo comportamento.

«Ti amo anche io, ma non riesco a sopportare una cosa del genere. Devo.. devo prendermi una pausa, ecco.» sussurrò, prendendo un giaccone e indossandolo sopra la maglietta -sì, non mise alcun maglione- e uscì. Era inizio Novembre e quindi pioveva, ma Blaine non aveva nemmeno portato un ombrello con se. La pioggia lo aiutava a pensare meglio se lo bagnava, diceva lui tutto convinto ogni volta; e così quando pioveva e se doveva ragionare usciva di casa, camminando sul vialetto incessantemente.

Kurt, intanto, stringeva il maglione azzurro di Blaine con forza, talmente tanta che avrebbe fatto male al ragazzo in caso avesse indossato il maglione in quel momento. Le lacrime bagnavano la lana che avvolgeva le sue mani soffici e tenere, stringendo quel maglione gli sembrava di avere Blaine accanto.

Aveva il suo profumo, si ripeteva nella mente, sorridendo appena ma dopo scoppiando di nuovo a piangere. Non erano separati, ma lui era triste ugualmente. Aveva deluso l'amore della sua vita, aveva deluso la persona su cui doveva riporre la sua più totale fiducia, aveva deluso il ragazzo che lo aveva 'salvato dall'oblio'.

 

''Rach, p-puoi venire a c-casa mia?'' disse al telefono, singhiozzando. Non sapeva a chi rivolgersi se non a lei, lo capiva sempre anche quando lui non voleva, lei c'era.

La ringraziava ogni volta, di cuore, e con un buon cappuccino da Starbucks, quando potevano; a volte si accontentavano di una brioche al Lima Bean.

''Certo Kurt, arrivo subito.'' rispose affermativamente Rachel, un po' preoccupata ma anche curiosa dal tono di Kurt e dalla sua improvvisa richiesta.

 

Dopo circa una mezz'ora, il campanello squillò e Kurt andò, trascinandosi verso la porta, ad aprire. Rach entrò di corsa in casa, chiudendo la porta e quasi buttando Kurt sul divano, fissandolo negli occhi intenta a sapere ogni cosa.

«Tu, ora, con calma, mi spieghi, okay? E non piangere se no piango anche io.» disse accennando un sorriso, cercando di contagiare anche Kurt, ma provò invano, più volte.

«Blaine è andato via di c-casa.. ho dubitato di l-lui.. non mi p-perdonerà mai..Non ce la faccio senza di lui, Rach!» singhiozzando, Kurt disse tutto questo con lo sguardo basso, stringendo il maglione tra le braccia, annusandolo ripetutamente e lasciando che le lacrime scendessero di continuo, senza mai fermarsi, come una cascata.

«Lo sai benissimo anche tu che ti ama! Quindi devi solo aspettare, no? Dai Kurt, tornerà.» Rachel mise una mano sulla spalla a Kurt, provando a consolarlo. Lo tirò in un abbraccio forte, quelli che di solito la risollevavano, ma nulla avrebbe tirato su di morale Kurt se non il ritorno di Blaine.

Non riusciva a dire niente, mugugnava parole senza senso come 'Gngngn' e si pentiva ancora per quello che aveva fatto.

Squillò il cellulare, c'era un messaggio.

 

"Blaine; 19:36. 

Dobbiamo parlare, Kurt. Domani alla nostra panchina nel parco, alle 17:00. Sii puntuale, ti prego."
 

Kurt non sapeva se sorridere o preoccuparsi; di solito il 'dobbiamo parlare' non era una buona notizia, ma solo il fatto che Blaine lo volesse rivedere gli dava una speranza. Fece leggere il messaggio a Rach, che sorrise. Doveva solo aspettare.

_____________________________________________________________________________________________________________



Uh, bene, finito. Ed ecco qui il primo capitolo. 
Spero seriamente che vi sia piaciuto e appena possibile lo pubblicherò. 
E.. non ho veramente nient'altro da aggiungere se non.. seguitemi se vi piace. 
Alla prossima,

doublefire.

 

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Capitolo 2
*** Di caffè e lacrime amare. ***


Di caffè e lacrime amare. 

 

Benissimo, non so come introdurvi questo capitolo. Solo che è molto buttato già a caso. 
Per gli errori, mi scuso in precedenza. c: 
Buona lettura!

 




La porta del Lima Bean si aprì, e Blaine intravide il ciuffo di Kurt, il suo gilè e.. le lacrime. Non aveva smesso di piangere dal giorno precedente e il suo cuscino era come una valle di lacrime, tutto bagnato. Rachel era restata addirittura a casa sua per consolarlo, lasciando Finn per una notte da solo.

Kurt non aveva nemmeno cambiato vestiti, ciò dimostrava quanto era depresso e triste per la 'pausa' che Blaine gli aveva chiesto.

«Ciao, Kurt.» disse freddamente il Warbler, guardando negli occhi il suo ragazzo. Kurt, d'altronde, sentendo il tono con cui aveva parlato e anche come lo aveva chiamato, si pietrificò. Si tratteneva dal piangere come un bambino piccolo non voleva andare a letto la notte.

Sì, soffriva, e sperava tanto che Blaine lo perdonasse vedendolo in quello stato, ma non sembrava incline al perdono.

«C-ciao..» rispose con voce tremante, sedendosi davanti al suo ragazzo; sperando di poterlo chiamare ancora così.

Blaine, prima di ordinare due caffè, guardò negli occhi il ragazzo che amava e che non riusciva ancora a perdonare per quello che aveva fatto: dubitare del proprio amore per Kurt. Era strano, ma non riusciva a dimenticare le parole di Kurt quando glielo disse. ''Pensavo mi stessi tradendo, Blaine.'' era la frase che lo tormentava giorno e notte e ogni volta che era sul punto di perdonarlo.. cambiava idea.

Era come in una catena, non riusciva a dimenticarsi quelle parole.

 

«Kurt.. ti ho chiamato qui per..» Blaine si spostò per far mettere i due caffè sul tavolino, e ringraziando con un sorriso falso la cameriera continuò di nuovo a parlare mentre Kurt lo ascoltava in rispettoso silenzio. «Dicevo, ti ho chiamato qui per dirti alcune cose ma.. stai in silenzio, ti scongiuro.»

Il viso angelico del ragazzo su illuminato da un sorriso di consenso, cercando di mascherare il dolore guardando gli occhi perfetti di Blaine.

«Da.. da dove iniziare. Ecco. Ho lasciato la Dalton per te, sono venuto al McKinley, ricordi? Mi hai abbracciato forte quando mi hai visto senza divisa. Ti ho dedicato canzoni su canzoni, ti ho regalato un anello, dei fiori.. Sei stato anche la mia prima volta. Ma tu.. hai dubitato di me. Hai fatto crollare tutto il mondo che ci eravamo costruiti con quella sola frase. Te la ricordi? Io sì. Mi tormenta ogni giorno, soprattutto quando penso di perdonarti. Ma ora no, non sono qui per perdonarti, non riesco.. a farlo. Anche se però, ti amo. Ti amo Kurt, ma non riesco a perdonarti.» una lacrima rigò la guancia destra di Kurt, proprio quella che il ragazzo adorava mordicchiare nei loro momenti dolci e ora era bagnata da una lacrima.

Kurt era sicuro che con un coltello al cuore, avrebbe provato meno dolore di quello che stava provando in quel momento. Non riusciva a dire nulla, e anche se avesse voluto, non sapeva che dire. Era solo dispiaciuto e stava tremando, addirittura, anche avendo il cappotto ancora addosso. Non si era tolto niente, sapendo che sarebbe successo quello.

Blaine stava guardando in basso, mentre Kurt prese il portafoglio, prese i soldi del suo caffè e li passò al ragazzo che aveva di fronte, tenendo lo sguardo basso, compresa la testa. Non osava nemmeno guardarlo, si vergognava già abbastanza e non voleva peggiorare la situazione vedendo lo sguardo di Blaine nei suoi confronti. Non sapeva cosa fare, cosa dire, cosa pensare, cosa.. sperare. Non sapeva nemmeno se poteva chiamarlo amore ancora una volta. L'ultima volta era stato durante il litigio e non voleva che quella volta fosse stata l'ultima.

«Kurt? Dove vai?» chiese Blaine, vedendo che il ragazzo si era alzato. A dire il vero, lo aveva sentito, visto che guardava il cellulare, aspettando un messaggio. «Ti lascio solo, per ora. Spero che.. mi parlerai ancora un giorno, Blaine Anderson. »

In quelle parole, Kurt, aveva cercato di sembrare il più normale possibile; ma evidentemente non c'era riuscito. Blaine non fece in tempo a rialzarsi che il suo ragazzo era già scappato via piangendo, lasciando anche la tazzina del caffè quasi piena. Non aveva toccato niente, stava veramente male.



 

 

«Blaine, perché mi volevi vedere?» disse una persona, avvicinandosi a Blaine, che nel frattempo si era spostato al parco di Lima, sulla panchina che adorava Kurt, poiché il ragazzo amava dare da mangiare ai piccioni, restando seduto accanto a Blaine su quella panchina.

«Ho bisogno di aiuto, Seb. O meglio, di una distrazione.» Blaine alzò lo sguardo, incontrando il sorriso di Sebastian; il suo migliore amico. Voleva solo distrarsi, e sapeva che Sebastian conosceva più locali possibili, anche fuori da Lima, nelle piccole città attorno. Si affidava a lui quando voleva uscire da solo, e ora era uno di quei momenti.

«Che succede? Qualcosa non va?» a questa domanda, Blaine non potè fare a meno di annuire tristemente, abbassando poco dopo lo sguardo.

«Andiamo in qualche locale? Voglio... distrarmi.» chiese il ragazzo, guardando negli occhi Sebastian. Il bel ragazzo annuì e dando la mano a Sebastian, lo portò verso casa sua. Prese la sua macchina e si dirisse fuori città, in un locale chiamato 'The Club'. Non era tanto conosciuto, ma Sebastian ci andava sempre per rimorchiare qualche ragazzo.

 


 



La musica penetrò nelle orecchie di Blaine, che aveva già bevuto due drink, di fila e anche senza fermarsi. Sebastian, stranamente, era
ancora sobrio, o quasi. Forse perché sapeva che in fin dei conti gli sarebbe toccato il compito di riportare a casa Blaine, che dava i primi segni di cedimento, oppure perché.. no, non c'era un'altra possibilità. I minuti passavano, la gente entrava e usciva, la musica cambiava e Blaine continuava a bere come un forsennato, come se potesse dimenticare le parole di Kurt. In effetti, nessuno sapeva che lo stava facendo apposta per quello. Si dava la colpa di farlo stare così male perché il suo cervello lo tradiva quando voleva perdonarlo; sperava che ubriacandosi si potesse dimenticare tutto quello che era successo la sera precedente.

Ogni tanto Sebastian guardava dove fosse finito Blaine, per poi accorgersi che era ancora lì al bancone mentre l'altro ragazzo era andato a ballare, cercando di rimorchiare qualcuno o semplicemente portare a letto qualche giovane ragazzo, come faceva praticamente ogni volta. Sebastian portò un ragazzo al bancone, facendosi offrire un bicchiere di Vodka e poi si girò verso Blaine, appena in tempo per prenderlo tra le braccia.

«BLAINE! Che ti succede, Blaine?» Sebastian alzò la voce sperando di svegliarlo ma con la musica ad alto volume non lo sentì praticamente nessuno. Tanto meno Blaine che, con i troppi drink assunti, era svenuto tra le braccia di Sebastian.

«Il tuo amico è svenuto, ragazzo. » disse il barista, pulendo un bicchiere. Sebastian lo guardò un po' infastidito, visto che lo vedeva benissimo da solo che Blaine aveva perso i sensi.

Lo riportò in macchina, sdraiandolo sul sedile posteriore e poi cercò il suo cellulare. Rubrica, numero di Kurt, nuovo messaggio:

 

To: Kurt Hummel. Ore: 22:38.

''Sono Sebastian, Blaine è svenuto, lo porto a casa sua. Stai tranquillo, ti ama.''


Inviò il messaggio e entrando in macchina, dopo aver allacciato la cintura, partì. 


 






Tadaaan, ecco il secondo capitolo. Spero vi sia piaciuto e che non sia migliorato dal precedente! Scusate l'attesa ma oltre al vuoto totale nella mia testa (come se fosse una cosa normale), non avevo nemmeno uno spazio di tempo per scrivere anche solo il titolo. 
Spero che il terzo capitolo arrivi al più presto.
Grazie di averla letta. :3
Alla prossima(?),

doublefire. 

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Capitolo 3
*** Non posso restare qui senza te. ***


Non posso restare qui senza te. 
 

Ecco il terzo capitolo! Spero vi piaccia e che sia meglio del precedente.
Buona lettura e, come ogni volta,
chiedo scusa in precedenza per gli errori di ortografia.

 



Il risveglio di Blaine non fu uno dei migliori. Tra mal di testa e giramenti continui non sapeva nemmeno in che casa fosse, anche essendo la sua, finché Sebastian non entrò in camera, guardandolo e accennando una risata.

-Buongiorno, Blaine.- sorridendo, posò un bicchiere d'acqua sul comodino, guardandolo. Nessuno poteva dire che Sebastian non fosse attraente, ma Blaine era innamorato solo di Kurt e nonostante in passato il capitano degli Usignoli ci avesse provato più volte, Blaine non aveva mai rinunciato al suo amore per Kurt.

-Non gridare.- disse Blaine, tenendosi la testa con entrambe le mani. Gli faceva male la testa, come ogni volta dopo una sbronza. Sebastian accennò un sorriso, e si diresse verso l'uscita.

-L'ho avvisato io, il tuo ragazzo.- disse cercando di essere quanto meno un po' gentile nei confronti di Blaine, il quale accennò un sorriso e, ringraziandolo con la mano, prese il cellulare, chiamando un suo caro amico.

 


 

Sam Evans rispose alla chiamata, non aspettandosela. Blaine lo chiamava di rado e di solito solo per sfogarsi perché andava male per Kurt. Per questo era piuttosto preoccupato quando vide il nome di Blaine sul cellulare.

''Che succede Blaine?'' chiese, sistemando il letto dei suoi fratelli; era stancante ma doveva pur farlo, essendo quello maggiore.

''Kurt.. ha dubitato di me. Non.. non capisco, Sam. Non riesco a perdonarlo. Ma lo amo.'' disse, lacrimando come sempre visto che parlava di Kurt e per quanto l'amasse non riusciva ad accettare le sue scuse. Era troppo.. ferito dal suo comportamento, nemmeno l'avesse tradito veramente. Sentì Sam sospirare dall'altro capo del telefono, ma non capiva il perché. Era il suo migliore amico e sperava solo che lo aiutasse.

''Lo sai che devi perdonarlo. Insomma, pensi che lui non stia male in questo momento? Avrà pianto anche lui, anche più di te. Sei.. sei tutto per lui. Blaine. Perdonalo.'' disse, senza muovere ciglio e cercando di rimanere più calmo possibile. In realtà era dispiaciuto. Voleva bene a Blaine e anche a Kurt, anche se di meno, gli voleva bene e sapeva quanto entrambi soffrissero per la situazione che si era provocata in quell'ultimo periodo.

Era difficile per entrambi resistere ma Kurt provava a fare di tutto, proprio di tutto, per farsi perdonare. Ma niente sembrava far cambiare idea a Blaine, che continuava ad allontanarsi.

 


 

Mercedes arrivò a casa di Kurt con gelato, cioccolato e riviste di moda. Non si erano nemmeno lasciati ma aveva portato tutto quel mucchio di cose per lo più inutili, ma Kurt almeno sorrise quando le aprì la porta e non vide nemmeno quasi il viso dell'amica, talmente aveva una montagna di cose in braccio.

-Sempre la solita esagerata.- disse Kurt con un leggero sorriso in viso, aiutando Mercedes.

-Almeno questa esagerata ti ha fatto sorridere, Kurt.- Mercedes era come al solito, raggiante in viso; esprimeva gioia e la sapeva trasmettere agli altri con facilità impressionante. Per questo Kurt l'aveva chiamata, sapendo che grazie a lei poteva di nuovo sorridere, ma quando dopo si arrivò a parlare di Blaine, quel sorriso svanì istantaneamente.

-Non ti ha perdonato?- chiese, avvicinandosi all'amico che era seduto sul divano, con il cucchiaio per il gelato in mano, tristemente. Kurt scosse la testa, mordendosi il labbro e come gli aveva detto Mercedes prima, prese un altro po' di gelato al cioccolato, come se potesse scacciargli via il pensiero di Blaine dalla testa.

-Non è che dovresti dim...- provò a dire Mercedes, sperando di essere d'aiuto.

-MAI.- disse il ragazzo, interrompendo l'amica, seriamente e con un briciolo di amore nelle sue parole. Un briciolo? In quella sola parola c'era tutto l'amore che aveva dato a Blaine e che, nonostante il periodo, dava in continuazione verso quel ragazzo che, sulle scale della Dalton, gli aveva subito rubato il cuore.

-Okay, non ho pensato prima di parlare. Ma non sopporto vederti così, Kurt; siamo due dive, non possiamo deprimerci, giusto?- disse con un enorme sorriso, quelli che solo Mercedes sapeva fare.

-...Giusto?- continuò, non sentendo alcuna risposta dal ragazzo che, davanti a lei, non la smetteva di mangiare il gelato, dicendo praticamente addio all'alimentazione sana che si era promesso di fare ogni giorno, per non ingrassare. A volte l'amore portava a questo: ti cambiava.

-Giusto.- sussurrò Kurt, accontentando l'amica che non si sarebbe data facilmente per vinta e lui di certo non avrebbe potuto resistere a lungo.

-Prova a dargli tempo. Prova a.. lasciarlo un po' da solo.- consiglio la mora, guardandolo negli occhi, sperando in un suo sorriso.

-Non riesco. Lo voglio accanto a me, che mi abbraccia. Voglio sentire di nuovo le sue labbra sulle mie, voglio il mio corpo contro il suo, stretti in un abbraccio tenero, voglio le sue carezze, risentire la sua voce e sentire ancora il suo adorabile profumo. Voglio giocare con i suoi riccioli e perdermi nei suoi occhi. Voglio ancora i suoi 'Buongiorno amore' la mattina, e i 'Buonanotte tesoro' quando stiamo andando a dormire. Come potrei dimenticare tutto, Mercedes, quando lui è l'unica cosa di cui ho bisogno per andare avanti?- e come sempre, quel discorso fece scendere l'ennesima lacrima a Kurt. Poi l'altra, e infine scoppiò nell'ultimo pianto di quei giorni, che ormai erano passati tra lacrime continue e disperazioni che sembravano infinite. Mercedes, non resistendo, abbracciò subito il ragazzo, stringendolo forte tra le sue braccia, come per farlo sentire protetto.

E un leggero sorriso, per quanto poco credibile, comparse sul viso di Kurt. Gli venne un'idea ma, per attuarla, aveva bisogno di suo padre, Burt, sempre disposto ad aiutarlo.

 


 

-Sei veramente sicuro, figliolo?- domandò con un po' di preoccupazione Burt Hummel, padre di Kurt. Insomma, non tutti i figli chiedevano un biglietto per New York di sola andata.

-Sì, seguirò il consiglio di Mercedes: lascerò un po' di tempo a Blaine. Non dovrei deprimermi, ma anche se non ci riesco devo resistere. Per lui...Per noi.- concluse il giovane, cercando di sorridere. Vedendo il sorriso accondiscendente del padre, si buttò su di lui, baciandolo sulla guancia. Avrebbe raggiunto Rachel che lo aspettava con ansia da tanti giorni, non sapendo che avrebbe rivisto Kurt tra pochissimo tempo. Era andata a New York per seguire le lezioni alla NYADA, prima del periodo di pausa natalizio. Insomma, era bello stare a Lima, ma lì poteva incontrare Blaine e si era ripromesso di dargli tempo, e a quanto sembrava anche spazio. Era sempre stato di parola, ma per Blaine sarebbe diventato tutto più difficile, circa il doppio.

 


 


Quella mattina Kurt decise di preparare ogni cosa con la minima perfezione, come se fosse una cosa diversa dal solito. Anche con Blaine doveva essere alla perfezione e prima di uscire non ci doveva essere un capello fuori posto; né suo né del suo amato.

Portò una foto di Blaine, mettendola nel portafoglio, di nascosto al padre e, con le valigie in mano uscì di casa andando direttamente verso l'auto del padre, mettendo le due valigie in macchina. Era un po' maniacale, si portava sempre più del necessario, ma non si vergognava affatto del suo carattere.

Con l'aiuto di Burt portò le valigie all'interno dell'aeroporto e andò a comprare il biglietto diretto a New York, per fare una sorpresa a Rachel e, possibilmente, sperando che Blaine riprendesse fiducia in lui restando solo a Lima.

Il tempo non era dei migliori, ma Kurt non vedeva l'ora di raggiungere New York e Rachel, che si allenava alla NYADA per diventare una delle migliori artiste dell'America e, perché no, del mondo. Con solo la sua borsa a tracolla e con l'iPod, salì sull'aereo.

Posto B 14.

B, come Blaine.

Lo ritrovava ovunque, era destinato a stare con lui, lo sapeva.

Il viaggio sarebbe stato lungo, così mise le cuffiette alle orecchie e scelse una canzone a caso dalla sua playlist. Come se fosse fatto apposta, uscì Perfect di P!nk. Una lacrime scese sul viso di Kurt, ricordandosi del duetto con Blaine nella sala prove delle New Directions, al McKinley.

Passò un'hostess in quel momento, proprio quando Kurt cercava di trattenere le lacrime.

-Tutto bene, signore?- chiese con un sorriso dolce e cordiale, come doveva essere.

-Sì, grazie. Solo.. un brutto momento.- confessò Kurt, sperando che la ragazza se ne andasse presto. Non voleva parlare di Blaine e seppur amandolo doveva aspettarlo.

 


 

Burt non resisteva, doveva dirglielo.

Blaine doveva sapere che Kurt era partito e che lo avrebbe aspettato a lungo, pur di riavere un suo bacio. Si era memorizzato il suo cellulare sul telefono, non fu difficile contattarlo.

''Blaine, ti devo dire una cosa.'' disse con serietà, sperando di non preoccuparlo troppo.

''Oh, ehm.. dica pure signor Hummel.'' rispose Blaine pregando che non fossero brutte notizie su Kurt. Non voleva perderlo per niente al mondo, doveva solo ritrovare la voglia di perdonarlo.

''Kurt.. è andato a New York, da Rachel. Sta aspettando ancora il tuo perdono. Ti ama più di ogni altra cosa, non far soffrire mio figlio, Blaine, ti scongiuro; ha già passato troppo nella sua vita.'' disse, con tutto l'amore che un padre poteva donare ad un figlio che aveva subito di tutto tra adolescenza e infanzia.

''Lo amo anche io, signor Hummel. Vorrei perdonarlo, mi creda, ma non ce la faccio mentalmente. Ho come un blocco. Appena potrò le prometto che lo raggiungerò a New York per chiedergli scusa.'' il viso di Blaine fu solcato da una lacrime di puro amore. Non riusciva ancora a capire da cosa scaturiva il suo presunto blocco nei confronti di Kurt, ma lo amava ancora, come il primo giorno, come il primo bacio. Forse Kurt aveva sbagliato ad andarsene, forse aveva fatto bene, doveva solo concentrarsi su se stesso in fondo.

 

''Da dove chiami?'' chiese Rachel, nel suo appartamento, rispondendo alla chiamata di Kurt del tutto inaspettata ma molto piacevole. Gli era mancato il suo migliore amico.

''Lima, sto ancora aspettando il perdono di Blaine.'' disse, cercando di essere triste. Nonostante il momento, voleva riabbracciare Rachel ed era andato davanti al suo appartamento apposta per farle una sorpresa.

''Okay.. aspetta, c'è qualcuno alla porta. Resta in linea.'' disse, correndo verso la porta.

Saltò praticamente addosso a Kurt, stringendolo forte e forse si dimenticò anche del telefono che aveva in mano. Lo poteva finalmente riabbracciare e consolare.

''Ti perdonerà.'' disse Rachel sorridendo, facendo entrare Kurt nell'appartamento che, anche se un po' spoglio, era bello.

''Lo spero. Non ce la faccio più senza di lui.'' sospirò, guardando la foto nel suo portafoglio e per ultima cosa, mandò un messaggio a Blaine.

 

To: Blaine Anderson. Ore: 18:43

'Mi manchi.'

 

''Fidati.'' prendendo la mano di Kurt, Rachel lo portò a fare il giro della casa, sorridendo, sperando di distrarlo. Non sarebbe stato facile, non con Kurt. Era troppo emotivo, odiava stare senza Blaine. Staccarsene era la cosa che non avrebbe sopportato a lungo. 

 




Finitooo, yeah. Bene... umh. Spero vi sia piaciuto e che sia migliorato ancora dal precedente!
In ogni caso, sareste veramente gentili a lasciarmi una recensione.
Anche negativa, so benissimo che devo farne di strada per migliorare.
Anyway, spero di pubblicare prima il prossimo capitolo. 
Potrebbe esserci una sorpresa. :3

doublefire. 


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Capitolo 4
*** Non abbandonare i tuoi sogni. ***


Non abbandonare i tuoi sogni.

Finalmente il quarto capitolo, sì!
Buona lettura. (:






Blaine lesse il messaggio di Kurt, non sorpreso da quelle uniche due parole che c'erano scritte: mancava anche a lui, tanto. Gli mancava la sua risata. Ll'unica cosa che lo rendeva felice era vedere Kurt sorridere, dopo una delle sue le sue dolci e talvolta un po' infantili sorprese.
Spesso con l'aiuto di Rachel, o di Burt, ma ogni volta che ne aveva l'occasione faceva una sorpresa al suo ragazzo.
Immerso nei ricordi, le lacrime iniziarono a scendere all'improvviso, rigando il viso di Blaine e bagnando la sua barba quasi incolta. Non l'avrebbe mai rasata se non fosse stato per Sebastian, che lo obbligava a fare qualunque cosa, anche uscire.
Sembrava lui quello depresso, senza Kurt.
Il fatto era che non aveva mai, mai smesso di amarlo, nemmeno per un istante; gli era rimasto fedele, anche se era arrabbiato per quello che aveva fatto. Nonostante quel periodo di incomprensione, aveva sempre pregato affinché il ragazzo non compisse azioni azzardate e stesse bene. Forse non lo aveva mai detto a Kurt, o a Rachel, o a chiunque altro ma aveva sentito, fin da quando Kurt gli aveva detto 'Scusami, non volevo!', che avevano bisogno entrambi di una pausa. Andava tutto perfettamente, e niente era mai stato così dolce e coinvolgente come la loro relazione, ma quell'incomprensione era stata 'decisa dal destino', come dicevano nell'Antica Grecia.
Sebastian e Blaine erano lì, da soli, sul letto di casa del capitano degli Usignoli, non sapendo che fare. Blaine effettivamente non lo sapeva, ma l'altro ragazzo aveva già in mente cosa fare.
La mano di Sebastian cinse il fianco di Blaine, mentre i suoi occhi scrutavano quelli dell'amico, afflitti ed assenti. Voleva Kurt.
Sebastian lo sapeva, lo sapevano tutti, ma desiderava comunque provarci, approfittando di quel momento di debolezza di Blaine. La mano, dal fianco, passò ai capelli, accarezzandoli. Blaine si rilassò facilmente; con le mani tra i suoi riccioli, giocandoci, Sebastian si avvicinò al viso di Blaine.
Bastò un secondo, un attimo, e Blaine si scostò. Quel profumo non era quello di Kurt. Confuso da quelle ammalianti carezze e la mente offuscata dalla tristezza, non si era reso conto che Sebastian ci stava provando spudoratamente.
-Amo Kurt, lasciami.- disse il ricciolo, seriamente e in modo distaccato, allontanando la mano di Sebastian dal suo collo, con lentezza.
-Dai, Blaine, lasciati andare...- disse sorridendo Sebastian, leccandosi il labbro in modo provocatorio. Nessuno avrebbe saputo resistergli, nemmeno alcuni ragazzi etero erano riusciti a rimanere impassibili davanti al suo innegabile fascino, alla sua sensualità e al suo modo provocatorio con cui avvicinava le persone che gli interessavano.
Blaine era diverso, diverso da tutti. Per quello era speciale. Non era mai cascato nella trappola di Sebastian, nemmeno quando era stato single. Kurt aveva trovato un ragazzo d'oro ed era stato alquanto stupido a dubitare di lui.
-No, lasciami!- esclamò Blaine, alzandosi e andando a prendere un bicchiere d'acqua.
Doveva fare qualcosa, per forza. Ora gli mancava Kurt, ed era andato a New York per lasciargli tempo per pensare.
Il tempo era passato, ora doveva raggiungerlo.

''Rachel? Ho bisogno di te.'' la telefonata iniziò così, senza nemmeno un ciao di cortesia: Blaine era troppo interessato a vedere Kurt e, come suo solito, voleva fargli l'ennesima sorpresa.
''Ciao anche a te, Blaine. Cosa devo fare per te?'' domandò con un sorriso, allontanandosi da Kurt con una scusa banale: non voleva che sapesse che stava parlando con il suo ragazzo - perché sì, erano ancora fidanzati.
''Devo parlare con Kurt. Ma faccia a faccia, non tramite uno stupidissimo cellulare. Parto per New York domani; quando sto per arrivare ti chiamo.'' Blaine ci mise un po' a spiegare quello che aveva in mente, ma alla fine riuscì a concludere prima che Kurt andasse da Rachel a chiederle chi fosse al telefono.
''Nessuno, Kurt.. mia.. nonna. Non sta tanto bene. Ora devo andare, nonna. Ci sentiamo domani, okay? Curati.'' un sorriso dolce illuminò il viso di Kurt, che in giro per New York insieme a Rachel riusciva finalmente a distrarsi. La domanda 'Blaine mi ha perdonato?', però, continuava a pulsare prepotentemente tra i suoi pensieri. Kurt cercava di divertirsi - il periodo era perfetto e come sempre avevano allestito la pista di pattinaggio - ma non riusciva a fare altro che pensare a Blaine.





''Rachel, sto partendo!'' disse Blaine e con un ultimo sforzo caricò il bagaglio sul nastro trasportatore, andando al Check in.
''Ti aspettiamo qui.'' disse Rachel e un attimo dopo chiuse la chiamata. Blaine odiava andare in aereo, e quella era la sua prima volta 'da solo'. Di solito ci andava sempre con Kurt, quando andavano a trovare Rachel, come a Natale o al Ringraziamento. Era ormai una tradizione per loro, quasi.
-Posto 17a. Eccolo.- sussurrò ritrovandosi sull'aereo, pochi minuti dopo.
La sua compagna di viaggio? Una signora anziana, molto anziana. Chissà perché andava a New York, ma non aveva intenzione di scoprirlo.

Prese l'iPod e, dopo aver allacciato la cintura, iniziò a rilassarsi ascoltando la sua canzone preferita.
Teenage Dream, Katy Perry. L'amava da sempre: anche per quello l'aveva dedicata a Kurt, appena incontrato, alla Dalton.
Si addormentò con la canzone nelle orecchie, il tempo passò in fretta e poche ore dopo arrivò a New York.





Erano passate 4 ore dal suo arrivo, aveva nascosto nella casa di Rachel le valigie mentre Kurt era via ed era uscito di corsa per andare a prendere un caffè.
-Ora devo andare alla pista.- sussurrò Blaine, chiedendo indicazioni ai passanti, molto più esperti di lui delle strade di New York.
Stava camminando quando gli arrivò la chiamata di Rachel sul cellulare. Era in ritardo, okay, ora lo sapeva. Accelerò il passo, cercando di non cadere rovinosamente a terra per il ghiaccio che ricopriva parte delle strade.
Arrivò, finalmente, guardandosi attorno.
Era tutto pieno, diamine. Trovare Kurt sarebbe stato più difficile del previsto.
La voce di Rachel interruppe quel finto silenzio - anche se tutte le chiacchiere delle persone che parlavano attorno a lui non potevano essere definite 'silenzio' - ma Blaine era concentrato su Kurt, e non voleva sentire nient'altro che non fosse la sua voce.
-Blaine, finalmente! Vieni.- disse Rachel, entusiasta. Non ce la faceva più.
Kurt continuava a chiederle il motivo per il quale lo aveva portato lì, e lei non accennava a dargli nessuna spiegazione, nemmeno morta. Forse morta sì, ma era sicura che Kurt non l'avrebbe mai uccisa. Ci sperava, almeno.

-Allora, Kurt, andiamo? Vado a prendere i pattini, aspettami in pista! Okay?- disse, andandosene senza nemmeno attendere una risposta. Kurt avrebbe dovuto sospettare qualcosa, ma il freddo che gli congelava le dita e gli screpolava le labbra impediva ogni sano ragionamento al ragazzo.
-Rachel! Non lasciarmi da solo, lo sai che odio pattinare da solo!- si lamentò, sfregando le mani e soffiandoci sopra per riscaldarle, invano purtroppo.
-Non sei solo, Kurt Hummel.- disse una voce familiare, fin troppo familiare. Il ragazzo si girò ritrovandosi Blaine davanti, fermo di fronte a lui, sorridendo.
Aveva gli occhi da cucciolo, quelli che lo avevano conquistato. Avete presente i cagnolini appena nati, quando li portate a casa, che sono tutti teneri? Ecco, Kurt lo aveva associato a quello, lo sguardo di Blaine ormai significava tantissime cose; da 'scusa se non ci sono stato' a 'ti amo moltissimo', da 'mi perdoni?' a 'sei la cosa più bella che sia mai stata mia.'
-B-BLAINE!- esclamò, trattenendo se stesso dall'impulso di stringerlo forte e baciarlo con passione mista ad una morbida dolcezza. Guardandolo negli occhi strinse i pugni, infreddolito.
-Ciao, Kurt!- disse, sorridendo appena, ricambiando il suo sguardo. Era bellissimo, erano bellissimi entrambi e si erano estraniati dal resto del mondo, mentre Rachel li guardava dal bordo, di nascosto.
'Sono adorabili', pensò fra sé e sé, sorridendo felice.
-Cosa ci fai qui? Un'altra tua sorpresa? Non mi abituerò mai.- Nervoso? Molto. Felice? Ancora di più. Era innamorato? Alla follia. Nessuno poteva descrivere le emozioni che il ragazzo stava provando in quel momento, nemmeno lui stesso.
-Sì, un'altra sorpresa, l'ennesima.- disse timidamente, avvicinandosi lentamente a Kurt e sorridendo appena. Il cuore gli batteva forte nel petto.
Improvvisamente le dita di Blaine si intrecciarono a quelle di Kurt.
Pochi istanti.
Le labbra di Blaine si unirono alle sue, desiderose di calore e tenerezza. Per nessun motivo al mondo si sarebbero negato quel bacio. Erano in mezzo alla pista, quasi perfettamente al centro, e si stavano baciando. Finalmente Kurt era di nuovo felice: avrebbe pianto di gioia, se solo le labbra di Blaine non fossero state talmente bollenti da inviargli scariche calde lungo la colonna vertebrale. Appena il moro lo liberò da quell'intreccio di labbra, una lacrima solitaria gli attraversò il viso, soldato da un luminoso sorriso a trentadue denti.
Le lacrime che scendevano dagli occhi umidi di Kurt erano di gioia, non più di dolore.
-Mi hai perdonato, veramente? Dimmi che non è un sogno, ti prego.- disse Kurt incredulo, estremamente felice e follemente innamorato di Blaine.
-Sì, amore.- sussurrò appena per dopo ribaciarlo di nuovo, con più passione. -Vieni, torniamo a casa.- disse, stringendo la sua mano e tenendolo vicino al suo corpo.
Finalmente l'aveva perdonato, finalmente erano di nuovo insieme. Kurt non sapeva se sorridere o piangere e in quel momento faceva esattamente entrambi, come un bambino. Niente, proprio niente, avrebbe tolto il sorriso dal volto dei due ragazzi.





Ringrazio di cuore la mia beta, Alessandra. Love you, cupcake. ♥
Spero vi sia piaciuta!
E scusate, scusate, scusate per il ritardo tremendo.
Ma non ho trovato un briciolo di tempo -scherzo, non avevo voglia di scrivere- libero per scrivere il capitolo!
Se lasciate una recensione mi fate solo un favore. ♥

doublefire.

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