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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Never keep me down *** Capitolo 2: *** Everybody's changing *** Capitolo 3: *** While I'm risking the way that I see you *** Capitolo 4: *** I'm your anti hero *** Capitolo 5: *** Only human *** Capitolo 6: *** Someone that could sound like you *** Capitolo 7: *** Had I known how to save a life *** Capitolo 8: *** You're the closest to Heaven that I'll ever be *** Capitolo 9: *** I can't be who you are ***
NDA
Cosa si può dire? Il periodo della Guerra delle due Rose e dei Tudors è diventata quest'estate praticamente la mia ossessione e dopo aver fatto alcune ricerche su libri e su internet, ho provato a scrivere qualcosa su due personaggi storici che mi incuriosiscono particolarmente: Caterina d'Aragona e Thomas Cromwell. Segue il corso della Storia, di mia invenzione sono solamente gli incontri tra i due che non sono avvenuti, ma diciamo che sono verosimili xD Spero vi piaccia, gradirei moltissimo un vostro parere! Un grazie speciale va a Ofelia20 per aver creato il banner, che a mio avviso è un capolavoro!
1. Never keep me down
It's alright cause you can try but you'll never keep me down It's alright I may be lost but you'll never keep me down You can try you can try but you'll never keep me down You can try I know i'm lost but I'm waiting to be found
[This ain't a love song - Scouting for Girls]
Ottobre 1531 – The More
Quando Lady Elizabeth era entrata nella sua stanza annunciandole che c’era qualcuno per lei non si aspettava di certo, scendendo le scale della fatiscente seppur sempre magnifica residenza di The More, di trovare il Segretario. Licenziò rapidamente la sua dama e avanzò qualche passo verso il suo ospite cercando di nascondere lo stupore che quella visita le aveva suscitato; si fermò poi davanti a lui come a sfidarlo in quell’inchino che, a dispetto probabilmente delle sue previsioni, non solo le rivolse, ma fece perfino più profondo di quanti ne avesse mai fatti al suo cospetto.
“Mastro Cromwell a cosa devo la vostra visita?” chiese poi dopo attimi di silenzio mentre l’ironia trapelava nella sua voce e l’immutato immutabile orgoglio brillava negli occhi azzurri.
Il Segretario accennò un sorriso colpito come al solito dalla fierezza di quella donna; gli tornava alla mente adesso come in un flash il modo in cui l’aveva vista combattere e difendersi al processo del 1529, il modo in cui era riuscita a tenere testa all’ormai defunto cardinale Wolsey e a incutere timore nell’animo degli uomini più spietati della Corte, lui compreso. E più di tutto ricordava il loro ultimo incontro, quando le aveva comunicato il suo imminente esilio dal Palazzo Reale e questo ricordo più di tutti non si presentava con le sembianze confuse di un flash improvviso, era invece una memoria che aveva rivisto nella sua mente più di una volta in quei quattro mesi, la stessa memoria che infine l’aveva condotto lì.
“Ho saputo dell’incontro che avete avuto con Lord Howard di Norfolk per convincervi del trasferimento del processo per il Grande Problema del Re qui in Inghilterra e ho saputo anche del suo fallimento… E sono qui per esporvi nuovamente tutte le possibilità…” rispose dopo qualche attimo di silenzio con l’esitazione che vibrava nella voce.
“E cosa vi fa credere che darei ascolto a voi?” lo interruppe la Regina fissandolo negli occhi con un’espressione indecifrabile.
“E’ la volontà di Sua Maestà” disse semplicemente il Segretario, conoscendo la profonda devozione della donna per il marito.
“Preferisco disobbedire al Re piuttosto che a Dio” ribattè lei rapidamente con quello stesso orgoglio, mai altezzoso, che trapelava non solo dalla voce o dallo sguardo, ma trovava corrispondenza nella regalità di ogni suo gesto e con cui persino i capelli sembravano muoversi.
Thomas restò a guardarla per qualche istante, incapace di proferire parola; era assurdo come una donna senza nessun’arma in mano riuscisse a lasciarlo disarmato, lui come chiunque altro. Aveva mai pensato qualcuno di fronte a quella pia e devota donna, che fosse lei in realtà il diavolo sotto mentite spoglie? Lui l’aveva pensato, molte volte.
“Vostra Maestà parlate come se foste una santa, ma non lo siete” si lasciò sfuggire Cromwell in un sussurro senza ponderare forse attentamente le parole e cominciando già a pregustarne, troppo tardi, le conseguenze.
La Regina si irrigidì impercettibilmente e un lampo di irritazione oscurò il cielo limpido del suo sguardo; altre nuvole si erano giunte a quel cielo, che però era costretto in un voto di siccità eterna. Non una goccia sarebbe scesa da quel cielo, non una lacrima da quegli occhi, e lo sapevano entrambi.
“Credo stiate davvero perdendo il vostro prezioso tempo” rispose poco dopo Caterina, una volta ripreso il controllo sulle sue emozioni, troppo presto però per camuffare anche il volto che recava un’espressione ferita “Mastro Cromwell…” lo salutò poi con un cenno del capo, comunicandogli così che il colloquio era terminato.
Thomas si inchinò nuovamente e dopo averle lanciato un’ultima occhiata, lasciò la stanza leggermente turbato dall’incontro ma con un piccolo sorriso divertito sulle labbra. Di sicuro non era stata una perdita di tempo.
Ottobre 1531 – The More
Quando Lady Elizabeth era entrata nella sua stanza annunciandole che c’era qualcuno per lei non si aspettava di certo, scendendo le scale della fatiscente seppur sempre magnifica residenza di The More, di trovare il Segretario. Licenziò rapidamente la sua dama e avanzò qualche passo verso il suo ospite cercando di nascondere lo stupore che quella visita le aveva suscitato; si fermò poi davanti a lui come a sfidarlo in quell’inchino che, a dispetto probabilmente delle sue previsioni, non solo le rivolse, ma fece perfino più profondo di quanti ne avesse mai fatti al suo cospetto.
“Mastro Cromwell a cosa devo la vostra visita?” chiese poi dopo attimi di silenzio mentre l’ironia trapelava nella sua voce e l’immutato immutabile orgoglio brillava negli occhi azzurri.
Il Segretario accennò un sorriso colpito come al solito dalla fierezza di quella donna; gli tornava alla mente adesso come in un flash il modo in cui l’aveva vista combattere e difendersi al processo del 1529, il modo in cui era riuscita a tenere testa all’ormai defunto cardinale Wolsey e a incutere timore nell’animo degli uomini più spietati della Corte, lui compreso. E più di tutto ricordava il loro ultimo incontro, quando le aveva comunicato il suo imminente esilio dal Palazzo Reale e questo ricordo più di tutti non si presentava con le sembianze confuse di un flash improvviso, era invece una memoria che aveva rivisto nella sua mente più di una volta in quei quattro mesi, la stessa memoria che infine l’aveva condotto lì.
“Ho saputo dell’incontro che avete avuto con Lord Howard di Norfolk per convincervi del trasferimento del processo per il Grande Problema del Re qui in Inghilterra e ho saputo anche del suo fallimento… E sono qui per esporvi nuovamente tutte le possibilità…” rispose dopo qualche attimo di silenzio con l’esitazione che vibrava nella voce.
“E cosa vi fa credere che darei ascolto a voi?” lo interruppe la Regina fissandolo negli occhi con un’espressione indecifrabile.
“E’ la volontà di Sua Maestà” disse semplicemente il Segretario, conoscendo la profonda devozione della donna per il marito.
“Preferisco disobbedire al Re piuttosto che a Dio” ribattè lei rapidamente con quello stesso orgoglio, mai altezzoso, che trapelava non solo dalla voce o dallo sguardo, ma trovava corrispondenza nella regalità di ogni suo gesto e con cui persino i capelli sembravano muoversi.
Thomas restò a guardarla per qualche istante, incapace di proferire parola; era assurdo come una donna senza nessun’arma in mano riuscisse a lasciarlo disarmato, lui come chiunque altro. Aveva mai pensato qualcuno di fronte a quella pia e devota donna, che fosse lei in realtà il diavolo sotto mentite spoglie? Lui l’aveva pensato, molte volte.
“Vostra Maestà parlate come se foste una santa, ma non lo siete” si lasciò sfuggire Cromwell in un sussurro senza ponderare forse attentamente le parole e cominciando già a pregustarne, troppo tardi, le conseguenze.
La Regina si irrigidì impercettibilmente e un lampo di irritazione oscurò il cielo limpido del suo sguardo; altre nuvole si erano giunte a quel cielo, che però era costretto in un voto di siccità eterna. Non una goccia sarebbe scesa da quel cielo, non una lacrima da quegli occhi, e lo sapevano entrambi.
“Credo stiate davvero perdendo il vostro prezioso tempo” rispose poco dopo Caterina, una volta ripreso il controllo sulle sue emozioni, troppo presto però per camuffare anche il volto che recava un’espressione ferita “Mastro Cromwell…” lo salutò poi con un cenno del capo, comunicandogli così che il colloquio era terminato.
Thomas si inchinò nuovamente e dopo averle lanciato un’ultima occhiata, lasciò la stanza leggermente turbato dall’incontro ma con un piccolo sorriso divertito sulle labbra. Di sicuro non era stata una perdita di tempo.
Ottobre 1531 – The More
Quando Lady Elizabeth era entrata nella sua stanza annunciandole che c’era qualcuno per lei non si aspettava di certo, scendendo le scale della fatiscente seppur sempre magnifica residenza di The More, di trovare il Segretario. Licenziò rapidamente la sua dama e avanzò qualche passo verso il suo ospite cercando di nascondere lo stupore che quella visita le aveva suscitato; si fermò poi davanti a lui come a sfidarlo in quell’inchino che, a dispetto probabilmente delle sue previsioni, non solo le rivolse, ma fece perfino più profondo di quanti ne avesse mai fatti al suo cospetto.
“Mastro Cromwell a cosa devo la vostra visita?” chiese poi dopo attimi di silenzio mentre l’ironia trapelava nella sua voce e l’immutato immutabile orgoglio brillava negli occhi azzurri.
Il Segretario accennò un sorriso colpito come al solito dalla fierezza di quella donna; gli tornava alla mente adesso come in un flash il modo in cui l’aveva vista combattere e difendersi al processo del 1529, il modo in cui era riuscita a tenere testa all’ormai defunto cardinale Wolsey e a incutere timore nell’animo degli uomini più spietati della Corte, lui compreso. E più di tutto ricordava il loro ultimo incontro, quando le aveva comunicato il suo imminente esilio dal Palazzo Reale e questo ricordo più di tutti non si presentava con le sembianze confuse di un flash improvviso, era invece una memoria che aveva rivisto nella sua mente più di una volta in quei quattro mesi, la stessa memoria che infine l’aveva condotto lì.
“Ho saputo dell’incontro che avete avuto con Lord Howard di Norfolk per convincervi del trasferimento del processo per il Grande Problema del Re qui in Inghilterra e ho saputo anche del suo fallimento… E sono qui per esporvi nuovamente tutte le possibilità…” rispose dopo qualche attimo di silenzio con l’esitazione che vibrava nella voce.
“E cosa vi fa credere che darei ascolto a voi?” lo interruppe la Regina fissandolo negli occhi con un’espressione indecifrabile.
“E’ la volontà di Sua Maestà” disse semplicemente il Segretario, conoscendo la profonda devozione della donna per il marito.
“Preferisco disobbedire al Re piuttosto che a Dio” ribattè lei rapidamente con quello stesso orgoglio, mai altezzoso, che trapelava non solo dalla voce o dallo sguardo, ma trovava corrispondenza nella regalità di ogni suo gesto e con cui persino i capelli sembravano muoversi.
Thomas restò a guardarla per qualche istante, incapace di proferire parola; era assurdo come una donna senza nessun’arma in mano riuscisse a lasciarlo disarmato, lui come chiunque altro. Aveva mai pensato qualcuno di fronte a quella pia e devota donna, che fosse lei in realtà il diavolo sotto mentite spoglie? Lui l’aveva pensato, molte volte.
“Vostra Maestà parlate come se foste una santa, ma non lo siete” si lasciò sfuggire Cromwell in un sussurro senza ponderare forse attentamente le parole e cominciando già a pregustarne, troppo tardi, le conseguenze.
La Regina si irrigidì impercettibilmente e un lampo di irritazione oscurò il cielo limpido del suo sguardo; altre nuvole si erano giunte a quel cielo, che però era costretto in un voto di siccità eterna. Non una goccia sarebbe scesa da quel cielo, non una lacrima da quegli occhi, e lo sapevano entrambi.
“Credo stiate davvero perdendo il vostro prezioso tempo” rispose poco dopo Caterina, una volta ripreso il controllo sulle sue emozioni, troppo presto però per camuffare anche il volto che recava un’espressione ferita “Mastro Cromwell…” lo salutò poi con un cenno del capo, comunicandogli così che il colloquio era terminato.
Thomas si inchinò nuovamente e dopo averle lanciato un’ultima occhiata, lasciò la stanza leggermente turbato dall’incontro ma con un piccolo sorriso divertito sulle labbra. Di sicuro non era stata una perdita di tempo.
So little time Try to understand that I'm Trying to make a move just to stay in the game I try to stay awake and remember my name But everybody's changing and I don't feel the same
[Everybody's changing - Keane]
Aprile 1532 – Hatfield
Quando sei mesi dopo Lady Elizabeth entrò nella sua camera della sua nuova residenza presso uno dei Palazzi del vescovo di Ely, Caterina non si era aspettata neppure questa volta che si trattasse del Segretario; udendo il suo nome dalle labbra della sua dama aveva istintivamente rilasciato un profondo sospiro e nel vederlo dopo in carne ed ossa davanti a lei non potè evitare di lasciarsi andare ad una breve risata priva di allegria.
“Mia signora” disse lui al suo ingresso nella sala di ricevimento e inchinandosi come aveva fatto la volta precedente.
La Regina si era divertita a lasciarlo attendere almeno per mezz’ora, ma, nonostante il lungo viaggio che aveva compiuto a cavallo, Cromwell non si era lamentato, anzi aveva approfittato del tempo d’attesa per verificare le condizioni in cui la donna si trovava. Hatfield non era certamente come The More, ma si trattava sempre di una bellissima dimora e sembrava non mancarle, dal numero di servitori che aveva visto e dai lussuosi oggetti che ornavano l’abitazione, le agiatezze che il suo rango imponeva e a cui la vita l’aveva abituata.
“Mastro Cromwell…” rispose lei al saluto con un semplice cenno del capo, attendendo di scoprire quale fosse stato stavolta il motivo della visita.
“Sono venuto per controllare l’effetto del trasferimento sulle vostre condizioni di salute e di vita e la qualità del soggiorno in questa nuova dimora” rispose lui a quell’implicita domanda con voce leggermente esitante lanciandosi un altro sguardo intorno.
Nel sentire quelle parole, Caterina alzò gli occhi di scatto e un raggio di sole illuminò per un attimo quei due angoli di cielo. Uno dei più fedeli collaboratori del Re si era recato a casa e per quale scopo se non quello di riferire ciò che i suoi occhi avevano visto al sovrano stesso? Forse il rimorso e il senso di colpa stavano cominciando a penetrare nel cuore di Enrico: mancanza, doveva essere quella che lo faceva ancora preoccupare per lei.
“E’ stato il Re a mandarvi?” domandò allora non riuscendo a nascondere la sua emozione.
Cromwell vedendola in quel momento non potè far altro che abbassare lo sguardo, sentendosi stranamente imbarazzato nell’essere lui a negarle quell’ultima speranza. Scosse la testa impercettibilmente, ma non abbastanza perché lei non potesse vederlo, e rialzando lo sguardo su di lei per spiare la sua reazione, provò uno strano senso di tenerezza nel vedere la luce nei suoi occhi spegnersi nell’oscurità di chi è solo al mondo. La stessa oscurità che lui conosceva fin troppo bene.
“E allora chi è stato?” domandò nuovamente, fingendosi indifferente. Quella nuova fresca delusione l’aveva ferita, ma ne conosceva troppo bene il sapore per restarne ferita a lungo.
“La mia coscienza” rispose lui seriamente azzardandosi nuovamente a guardarla negli occhi.
Caterina restò un attimo sorpresa di fronte a quella inaspettata risposta, e poi lentamente cominciò a ridacchiare, divertita dal gioco che sembrava averle riservato il Destino.
“Non credevate ne avessi una?” chiese lui leggermente irritato dalla reazione della donna ma anche colpito nel sentirla per la prima volta ridere.
“No, tutti hanno una coscienza… Solo che non tutti le danno ascolto” replicò lei mentre un sorriso amaro si formava come ombra testimone di quella risata.
E invece lui dava ascolto alla sua coscienza, più di quanto lei pensasse. Solo che a tutte e due non diceva le stesse cose.
NDA:
Ecco il secondo capitolo! Ringrazio tantissimo salierix e Haileys_little_world per la recensione, spero vi sia piaciuta anche questa parte!:)
P.S. Mi sono appena accorta che il banner non si vede (-.-), cercherò di trovare un modo per rimediare al prossimo aggiornamento!
Capitolo 3 *** While I'm risking the way that I see you ***
3. While I’m risking the way that I see you
Truth be told, my problems solved You mean the world to me But you'll never know You could be cruel to me, While we're risking the way That I see you ...But I see you
[I see you - Mika]
Dicembre 1532 – Hertford
“Scaccomatto!”
dichiarò Cromwell con un sorriso vittorioso rompendo un silenzio durato più di
mezz’ora, mentre il Re Bianco della scacchiera veniva completamente circondato.
Anche se era
la Regina adesso a sentirsi in trappola.
Caterina
fece una smorfia infastidita da quella sconfitta, non amava perdere ed era
sempre stato raro che succedeva, anche se ultimamente le stava accadendo troppo
spesso. D’altronde però era passato troppo tempo dall’ultima volta che aveva
giocato e, quando Thomas Cromwell si era presentato nella sua ennesima
temporanea residenza a Hertford nella sua nuovissima tenuta da Lord
Cancelliere, che agli occhi di lei non stava bene come al suo fedele amico
Tommaso Moro, il precedente uomo che l’aveva indossata,si era aspettata tutto
tranne una partita a scacchi. L’insolita scena che sembrava quasi avvolta in
quella magia tipica del Natale non doveva però trarre in inganno: non era stata
stretta nessuna alleanza né c’era stato uno strano cambiamento di natura; il
puro divertimento in compagnia di quella che ancora formalmente rimaneva la
Regina, non era lo scopo dell’uomo: in palio c’era una domanda, a cui Caterina
aveva giurato di rispondere in assoluta sincerità in caso di vittoria
dell’avversario. Ma quella vittoria non avrebbe cambiato nulla e lo sapevano
entrambi: si trattava di una domanda che lui avrebbe posto ugualmentee a cui l’assoluta trasparenza di lei avrebbe
risposto in ogni caso.
“Allora Lord Cancelliere, quale sarebbe la
domanda?” chiese la donna rialzando lo sguardo dalla scacchiera verso l’uomo
enfatizzando con un sorriso ironico il nuovo appellativo.
Cromwell
accennò un sorriso poi restò a guardarla in silenzio per qualche istante con
un’espressione mortalmente seria sul volto.
“Come
state?” chiese poi in poco più di un sussurro, come per nascondere
quell’improvviso senso di umanità e forse di protezione per quella donna che di
protezione in fondo non aveva bisogno. Perlomeno non la sua.
“Bene” si
affrettò a rispondere inarcando appena un sopracciglio, che tradiva tutto lo
stupore che la domanda le aveva suscitato.
“Avete detto
che sareste stata sincera” l’ammonì Cromwell, esprimendo tutta la sua
insoddisfazione per quella laconica risposta, che sapeva essere falsa.
“Allora
sinceramente vi dico che sto cadendo a pezzi lentamente e voi dovreste saperlo
meglio di me… E’ la terza residenza che cambio in un anno, non mi è concesso di
vedere la mia unica figlia e neanche colui che rimane agli occhi di Dio mio
marito…” rivelò con lo sguardo fisso sui pezzi della scacchiera per poi
interrompersi per prendere un respiro, come se quell’ammissione le fosse
costata fatica “Eppure sempre sinceramente vi dico che sto bene… Sto bene
finchè la mia coscienza resterà pulita e finchè Dio sarà dalla mia parte”
aggiunse subito dopo fissandolo stavolta negli occhi, dandogli prova nuovamente
della sua forza e della sua integrità morale.
Un pesante
silenzio regnò sovrano nella stanza per qualche minuto: continuarono a fissarsi
negli occhi in una lotta di sguardi, senza dirsi nulla, eppure dicendosi tutto.
Ma non si stavano scontrando, si stavano solo incontrando forse per la prima
volta davvero. Fu lui il primo ad interrompere il contatto, si alzò in piedi
lentamente e con un lieve cenno del capo fece per raggiungere la porta, ma un
pensiero improvviso che in realtà non lo aveva abbandonato, anzi lo tormentava
da un po’ di giorni, lo fece desistere dalla sua idea e si voltò in uno scatto
nuovamente verso la donna.
“Dovete
stare attenta… Che qualcuno abbia intenzione di avvelenarvi, non sono solo
voci… Fate controllare il cibo dai vostri servitori, anzi fareste meglio ad
evitare contatto con l’esterno del tutto” la avvertì in un tono che tradiva una
certa preoccupazione.
“Vi ho già
detto che sto bene” ripeté Caterina mentre un lieve sincero sorriso comparve
sulle sue labbra.
E comparve
anche sulle labbra di Thomas, ma solo dopo che aveva lasciato la stanza. Dopo
tutte le ingiustizie commesse, sembrava aver compiuto una buona azione. Che comunque
però non gli avrebbe aperto i cancelli del Paradiso.
NDA:
Eccomi un po’
in ritardo con il nuovo capitolo! Sono riuscita finalmente a mettere il banner
al primo capitolo (almeno credo), fatemi sapere se vi paice! Le recensione sono
sempre più che gradite!!;)
Face it you
need to know
Faith is running low Ain't no good to you
I'm your anti hero…
The chances that I've blown
The love I could have known
Can't do this to you
[Anti hero –
Marlon Roudette]
Giugno 1533 – Ampthill
Il
successivo incontro si svolse in una nuova residenza in cui Caterina era stata
trasferita in primavera, un’imponente fortezza in pietra nel Bedfordshire che si diceva in parte costruita per volere
del cognato di Edoardo IV con i proventi delle guerre contro i Francesi. Quel
pomeriggio di inizio estate, quando era finalmente giunto a destinazione,
Cromwell l’aveva trovata seduta con i capelli sciolti sulle spalle e il rosario
stretto tra le mani; come i suoi occhi si posarono sull’oggetto, alzò appena un
sopracciglio leggermente irritato, ma alzando poi lo sguardo per incontrare
quello della donna, si astenne dal fare qualunque tipo di commento. E che tipo
di commento avrebbe potuto fare di fronte a una donna rimasta praticamente sola
al mondo, bloccata in un limbo senza senso, con la sola speranza di un Paradiso
a cui sapeva sarebbe appartenuta e la consolazione della sua fede? Nessuno, se
non uno di biasimo ma verso se stesso che con la sua condotta e la sua politica
in favore della riforma, mirava ad annientare proprio quell’ultima sua
consolazione.
“Princi…” iniziò chiamandola con il titolo a cui era stata
retrocessa, ma un’altra fulminante occhiata della donna lo trattenne dal
terminare la parola.
Lei non era la principessa del Galles, lei non
era la vedova di Arturo.
Per tutta la
durata della visita il Lord Cancelliere non si era neppure seduto, tanto se ne
sarebbe andato presto, anzi non sarebbe dovuto essere proprio lì. Non era
andato di certo per comunicare la notizia del matrimonio del Re con la sua
nuova Regina Anna, né della sua gravidanza, che ormai stava per entrare nel
sesto mese: una delegazione del 9 Aprile l’aveva anticipato di ben due mesi.
Tuttavia quella visita, che solo all’apparenza poteva sembrare casuale e priva
di scopo, era stata in realtà più volte programmata e rimandata da Thomas. E
anche Caterina stavolta se l’era aspettata.
“Posso
farvela io stavolta una domanda?”chiese
lei dopo attimi di silenzio.
Cromwell
annuì semplicemente, grato alla donna per aver interrotto quel silenzio che
stava diventando sempre più pesante.
“Perché,
venite a farmi visita? Quante persone a me care non hanno il permesso di farmi
visita…” iniziò fermandosi pensando probabilmente ai suoi sostenitori, come
Moro o l’ambasciatore Chapuys “eppure voi di tanto in
tanto siete qui, mi seguite in ogni residenza e siete mio nemico…” concluse con
una nota di amara ironia nella voce.
“Io sono
vostro nemico per errore” disse lui semplicemente “Vi assicuro che se le
circostanze fossero state diverse, sarei stato il vostro più leale servitore”
aggiunse poi fissandola negli occhi.
E in quello
sguardo, Caterina non potè dubitare la sua sincerità.
Si, era stata una risposta sincera, ma non alla domanda che voleva.
“Ma la
situazione è quella che è, voi siete mio nemico e non avete risposto alla mia
domanda” lo interruppe allora ammonendolo con un altro sguardo, in attesa di
una risposta.
Ma Thomas
non rispose, si avvicinò a lei prendendole una mano, e, in un gesto che stupì
entrambi, vi posò un lieve bacio sul dorso; poi chinò la testa in cenno di
saluto e uscì in silenzio dalla stanza. Quella era una domanda a cui lui mai
avrebbe risposto, semplicemente perché la risposta era ignota anche a lui, ma
che Caterina avrebbe continuato a domandarsi in segreto e che avrebbe provato a
chiedere di nuovo. Magari al prossimo incontro, che tutti e due sapevano si
sarebbe verificato.
NDA:
Allora, che
ne dite di questo capitolo? L’aggiornamento è un regalo che faccio a me stessa
diciamo, dato che è il mio compleanno oggi:D
La canzone l’ho
scelta all’ultimo momento, perché l’ho sentita alla radio e l’ho trovato
perfetta per la coppia (che poi coppia non sono, ma sono dettagli xD) Ringrazio come sempre per le recensioni e spero di
ricevere un vostro parere! ^^
See my head aches from all this
thinkin'
Feels like a ship God, God knows I'm sinkin'
Wonder what you do and where it is you stay
These questions like a whirlwind, they carry me away
…And I'm only human
I said I'm only human
[Flowers for a ghost – Thriving
Ivory]
Dicembre 1533 - Buckden
Un altro
anno stava passando, un altro 16 Dicembre era arrivato e un anno in più si era
aggiunto silenzioso al suo dolore. Nonostante l’atmosfera natalizia che i suoi
servitori si sforzavano di creare all’interno del castello di Buckden nello Huntingdonshire,
altra residenza del vescovo di Ely in cui soggiornava
dopo Bishop’sHatfield, per
Caterina non era un felice Natale, anzi Natale non lo era affatto. Priva del
conforto di notizie della figlia Maria, con le sole rare lettere dei pochi
fidati amici rimasti, e con la sola vera amicizia al suo fianco della sua dama
d’onore Lady Elizabeth Darrell, l’unica visita che
aveva ricevuto in quel periodo era stata quella del Duca di Suffolk.
E non per gli auguri di Natale. Le notizie che aveva ricevuto dal mondo esterno
a quelle quattro mura non avevano fatto altro che lenire ancora un po’ di più
il sottile strato di speranza che ancora la teneva in vita: aveva accolto con
vivida sofferenza tramutatasi poi lentamente in ambigua indifferenza quella
relativa all’incoronazione di Anna Bolena del 1
Giugno e con ironia quella della nascita di una bambina, la principessa
Elisabetta. L’ironia però anch’essa si eraben presto tramutata al pensiero che quella bambina adesso sembrava
essere lei la nuova Perla del mondo di Enrico, la futura erede al trono
d’Inghilterra, mentre la sua dolce Maria era a un passo dall’essere definita
illegittima e se non lo era stata ancora, lo si doveva solo ad una persona.
L’alto tasso di mortalità infantile, la necessità di garantire comunque un
erede: questi potevano essere i motivi alla base della politica di Cromwell che
salvaguardava indirettamente sua figlia, ma Caterina sapeva che c’era dell’altro.
“Vostra
Maestà” la chiamò Lady Elizabeth entrando con un inchino nella sua stanza; era
una delle poche persone che ancora la chiamava con quell’appellativo.
“Si Lady
Elizabeth?” chiese la sua signora con un lieve sorriso, risvegliandosi dai suoi
pensieri.
“Ci sono
alcune lettere per voi...” iniziò lei mostrando delle carte tra le mani “Una da
parte di Maria de Solinas, una da parte di Sir
Tommaso Moro…” aggiunse leggendo ad alta voce il nome dei destinatari, poi si
fermò improvvisamente di fronte ad una delle lettere.
“Lady
Elizabeth?” la chiamò la precedente Regina confusa, invitandola a proseguire.
“C’è una
lettera di Lord Cromwell, MyLady” spiegò esitante,
passandola poi tra le mani dell’altra ad un suo cenno.
Caterina
socchiuse gli occhi e prese un respiro con la lettera tra le mani; l’aprì
lentamente e ne lesse rapidamente il contenuto. Era sempre lo stesso in ogni
sua lettera che non mancava di arrivare puntuale ogni mese dal loro ultimo
incontro, ma quel dicembre era diverso. Non mancavano certo domande sul suo
stato di salute, sulle sue condizioni di vita e le spese economiche, ma c’era
un particolare nuovo e non era l’augurio per un felice Natale, ma ben più
preziose notizie su Maria. Lacrime di gioia scesero giù dai suoi occhi nel
leggere i progressi che sua figlia faceva nell’ambito dell’apprendimento, che
nonostante tutto non aveva trascurato e le sue ottime condizioni di salute,
dopo una malattia di cui era stata informata vagamente tramite una lettera di Chapuys.
“Datemi un
foglio e una penna, lady Elizabeth” disse poi semplicemente tentando di
nascondere le lacrime.
“Avete
intenzione di rispondere alla lettera?” domandò la Lady stupita inarcando il
sopracciglio biondissimo.
Fino ad
allora aveva sempre rifiutato di farlo, non aveva mai risposto ad una lettera
di Cromwell nonostante lui avesse continuato sempre a scriverle; ma adesso non
poteva negare un piccolo ringraziamento per quel conforto che quell’uomo ancora
del tutto misterioso aveva deciso di offrirle.
“Si… Vedete
forse si esagera immaginandolo come il messo di Satana” replicò l’interpellata
chiamando il Lord Cancelliere con l’appellativo con cui era conosciuto tra i
fedeli alla vecchia tradizione e fede.
“Ma, mia
signora, Thomas Cromwell è…” ribatté rapidamente l’altra, cercando di trovare
un aggettivo che esprimesse tutta l’avversione che provava nei confronti di
quell’uomo.
“E’ umano”
terminò per lei Caterina con un sorriso “E’ solo umano”.
Ed in fondo
era umana anche lei.
NDA
L’altra
volta ho aggiornato come regalo a me stessa, stavolta è diciamo il tributo al compleanno
di Caterina che oggi compie 527 anni!! (Davvero, non sono da internare secondo
voi?)
Diciamo che
questo è anche il capitolo natalizio :D Cosa ne pensate? Lo so che non è granché
di nuovo ed è un capitolo di passaggio, ma lo scambio di lettere è importante per
capire il loro rapporto… Fatemi sapere insomma, alla prossima:D
Capitolo 6 *** Someone that could sound like you ***
6. Someone that could sound like you
It don't matter what you see.
I know I could never be
Someone that'll look like you.
It don't matter what you say,
I know I could never face
someone that could sound like you.
[All the rights moves – One Republic]
Agosto
1534 – Kimbolton
Le lettere erano
continuate ancora, puntuali ogni mese, tranne in Agosto, quando Lord Cromwell
si era presentato in carne ed ossa nell’ultima residenza che lei avrebbe
abitato, il castello di Kimbolton, nei pressi di Huntingdon. Con un formale inchino aveva fatto il suo
ingresso, subito dopo essere annunciato da una delle poche dame rimaste al
servizio della ex – Regina, con un foglio di pergamena tra le mani. Caterina
sapeva che quel foglio non era solamente un foglio ed entrambi sapevano che
quella non era una visita di cortesia, perlomeno non solamente. Il visitatore
non aveva detto nulla, dall’esperienza dell’ultimo incontro non voleva
suscitare ancora la sua rabbia, appellandosi a lei con il titolo che
ufficialmente le era stato conferito e d’altro canto non sapeva in quale altro
modo chiamarla; nelle lettere si indirizzava a lei come “mia signora”, un
titolo un po’ ambiguo e piuttosto diplomatico a dire il vero, ma a cui lei
tuttavia non aveva mai posto alcuna obiezione.
Ruppe il sigillo del
foglio e lo srotolò, poggiandolo sul tavolo davanti a lei:non c’era bisogno di spiegare cosa quel
foglio fosse, sebbene non lo avesse mai letto, non era la prima volta che lo
vedeva. Lo prese in mano per qualche secondo, solo per scrutare la data
riportata su quella che costituiva una delle tante copie del Giuramento,
aggiornato all’ultima modifica relativa alla terza versione dell’Atto di
Successione del Re. 24 marzo 1534.
Caterina fece uno strano sorriso, scuotendo impercettibilmente la testa, poi si
alzò lentamente e sparì in un’altra stanza, solo per tornarne qualche minuto
più tardi con un altro foglio tra le mani. Lo srotolò, e continuando a non
proferire parola, lo stese sul tavolo affianco all’altro. Cromwell lo scrutò
attentamente da lontano, ma dopo averlo preso tra le mani, gli bastò una sola
occhiata per capire di cosa si trattasse: il decreto papale a favore di quella
che per Roma restava ancora la Regina d’Inghilterra. Una morsa di quello che
era probabilmente dolore si impadronì di lui quando gli occhi si posarono sulla
data del documento, chiuse gli occhi e inspirò profondamente. 24 Marzo 1534. La vita sapeva essere
così sadicamente ironica alle volte.
“Non firmerò il
Giuramento” disse la donna rompendo l’infinito silenzio.
Cromwell annuì
semplicemente, la verità è che lo sapeva sin dall’inizio e a testimonianza di
questo ne era il fatto che sì aveva portato con sé la copia del Giuramento, ma
non una penna.
“Ho saputo che
l’ambasciatore Chapuys ha tentato di vedervi in
Luglio” iniziò poi cambiando radicalmente discorso, riferendosi al tentativo
dello spagnolo insieme a molti altri suoi compatrioti di raggiungere il
castello.
“Si” sospirò Caterina
con un cenno del capo “ma Sua maestà mi ha impedito nuovamente di ricevere
visite…” aggiunse in tono atono, cercando di nascondere tutto il dolore che
poteva provare e che sicuramente provava.
Il lord Cancelliere
abbassò lo sguardo, era incredibile come quella donna riuscisse a lasciarlo
ogni volta letteralmente senza parole;quella che aveva davantiera la
donna più forte che avesse mai visto, eppure anche la più fragile, aveva
provato a sconfiggerla e combatterla ma non essendoci riuscito e sapendo di non
poterci mai riuscire davvero, tutto quello che sentiva dentro di lui era la
voglia di proteggerla. Si, avrebbe voluto salvarla, e allo stesso tempo avrebbe
voluto che lei a sua volta lo salvasse, perché non si capiva davvero chi dei
due avesse bisogno di essere salvato, si sapeva solo che nessuno dei due alla
fine lo sarebbe stato.
“Forse potrei…” mormorò
rialzando la testa.
“No” lo bloccò lei
scuotendo la testa “non potreste fare nulla…” spiegò mentre un sorriso
stranamente dolce le si formava sulle labbra.
Thomas la osservò per
qualche altro secondo, poi fece un inchino e fece per uscire nuovamente dalla
stanza, quando la voce della donna lo fece voltare nuovamente.
“Pregherò per voi” gli
disse seriamente “anche se…” aggiunse poi subito mentre il dolce sorriso assumeva
una nota divertita.
“Anche se?” chiese lui
per automatismo, ancora troppo stupito dalla frase che aveva appena udito per
preoccuparsi della clausola che vi era posta.
“Anche se temo
brucerete comunque all’Inferno…” concluse sorridendo più ampiamente, sapendo
che lui non si sarebbe offeso per quello che in fondo uno scherzo lo era solo
in parte.
E infatti lui non si
offese, ridacchiò apertamente invece. Poi si avvicinò nuovamente a lei e
nell’ombra di quel sorriso che illuminava per un breve momento i loro volti,
non riuscì a trattenersi dallo sfiorarle una guancia. Caterina spalancò gli
occhi di fronte a quel gesto di dolcezza che non ricevevaormai da anni, e che lui non concedeva forse
da più tempo, ma non si tirò indietro e non ebbe neppure d’altronde il tempo di
farlo. In quella carezza lui era già sparito e ogni fragile legame si era
spezzato nuovamente.
Salvo il fatto che lui
avrebbe continuato a scriverle lettere, e lei a rispondere.
NDA:
Eccomi un po’ in
ritardo con il nuovo capitolo! Auguro a tutti i lettori silenziosi e i pochi
svegli un buon anno nuovo!!
E’ stata un po’ cattivella
Caterina in questo capitolo, però lui è stato dolce lo devo ammettere (perché sto
auto commentando il capitolo?) Ok, basta. Lasciatemi un commento voi per farmi
sapere cosa ne pensate!
Where
did I go wrong, I lost a friend
Somewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
Had I known how to save a life
[How
to save a life – The Fray]
Agosto 1535 - Kimbolton
Il castello
di Kimbolton era ben lontano dall’essere paragonabile
a WhiteHall naturalmente, ma la cosa preoccupante era
che era una residenza anche assai ben diversa dalle precedenti che la donna
avesse abitato durante il periodo di esilio. Nessun oggetto di sfarzo adornava
la dimora, che aveva quasi l’aspetto di un convento; nessuna differenza,
verrebbe da pensare allora ironicamente, se avesse accettato la proposta dei
cardinali Wolsey e Campeggio anni prima di prendere i
voti di perpetua castità, se non il fatto che in un vero convento avrebbe avuto
più compagniarispetto alle sole tre
dame che erano rimaste al suo servizio nella dimora attuale. Cromwell non se ne
era reso conto durante la precedente visita, esattamente un anno prima, ma
adesso aveva avuto modo di prestarvi più attenzione nel silenzio in cui la
stanza era immersa da più di dieci minuti. Non era un silenzio usuale, come
quello che caratterizzava loro brevi incontri, era piuttosto pesante,
imbarazzante, quasi innaturale. Lei, in quel lasso di tempo, non si era neppure
azzardata a guardarlo, o così almeno pareva a lui che tuttavia non poteva
saperlo con esattezza, ostinandosi a mantenere lo sguardo lontano.
“Tommaso
Moroe il Cardinale Fisher… erano
coraggiose e splendide persone” esordì Caterina a un certo punto esitando solo
un attimo, come fosse indecisa del tempo verbale in cui connotare la frase. Era
ancora impossibile da accettare l’esecuzione di quei due cari e onesti amici,
caduti vittime del gioco di Enrico, solo per non aver firmato il Giuramento,
cosa che effettivamente si era rifiutata di fare anche lei.
“Sono un
servitore del Re…” disse lui prontamente come per difendersi da un’accusa che
lei non gli aveva mosso, ma che lui avrebbe preferito avesse fatto.
Adesso lui
aveva alzato lo sguardo, ma lei si ostinava ancora a fissare un punto imprecisato
fuori la finestra. Il Lord Cancelliere a dire il vero si era aspettato di
vedere la sua rabbia, il suo rancore e invece lei era riuscita a stupirlo
nuovamente. Sarebbe statoa sentire
tutte le sue accuse in silenzio con aria colpevole, lei sarebbe stata l’unica
donna a cui l’avrebbe mai concesso, eppure nessuna provocazione era ancora
arrivata, se non il rosario stretto tra le sue mani che valeva più di tutte.
“Anche io…
Ma prima di tutto di Dio e della mia coscienza…” rispose lei con un sospiro “E
voi, non avevate detto di averne una?” chiese poi voltandosi finalmente per
guardarlo, facendo riferimento ad una delle loro prime conversazioni per così
dire amichevoli, risalenti ormai ad anni prima.
Si che ce
l’aveva, avrebbe voluto dirle, ed era per quella stessa coscienza se adesso si
trovava di nuovo di fronte a lei; eppure non disse nulla, perché la sua
coscienza non si mostrava più così chiaramente come allora. Continuò ad
arrendersi a quel silenzio ancora un po’ finchè un
violento colpo di tosse lo costrinse a risvegliarsi dai suoi pensieri. Non
pensava che le condizioni di salute della principessa del Galles fossero così
precarie e non aveva ancora avuto modo di vederla da vicino per confermare
davvero quelle che erano fino a quel momento solo voci. Si avvicinò lentamente
a lei e le afferrò delicatamente le braccia, prima che lei potesse fare
qualcosa per fermarlo.
“Dovreste
sedervi…” le disse seriamente, cercando di catturare il suo sguardo, ma quando
lo trovò desiderò non averlo mai fatto.
Vi era la stessa
identica luce di fierezza in quegli occhi azzurri, ma appariva velata e non da
rabbia o rancore come si era aspettato, ma da qualcosa di molto più forte e
doloroso: solitudine, disperazione e soprattutto delusione e quest’ultimo
sentimento era rivolto tutto all’uomo che le era di fronte, il nemico che aveva
provato a tenderle una mano e poi sembrava averla ritirata improvvisamente. E
adesso quella mano lei non la voleva più.
“Lasciatemi
immediatamente…” lo ammonì in un sibilo cercando di divincolarsi, finché
qualcosa sovrastò persino la sua forza.
Fu un
attimo, e se non fosse stato per quelle mani ancora ben salde attorno alle sue
braccia, Caterina d’Aragona sarebbe caduta rovinosamente a terra. E invece era
caduta tra le mani del nemico che con il corpo inerme di un’anima che non lo
era affatto, si sentì perso per un attimo nel disorientamento e nella paura.
Poi risolutamente, la fece stendere sulla poltrona vicina e mandò una delle sue
dame a chiamare rapidamente un medico. Tutto ciò che gli rimaneva da fare era
stare nel frattempo al suo fianco, le prese una mano e tentò di svegliarla. Ma
come chiamarla? Per tutto quel tempo si era sempre astenuto dal farlo… Eppure
in quella circostanza, Thomas Cromwell non aveva esitato neppure un istante:
c’era solo un modo in cui si sentiva di dover chiamare la sua eterna rivale.
“Caterina…”
NDA:
Ebbene si, siamo
arrivati al 1535 e, seguendo il mio proposito di non modificare il corso della
storia, devo annunciare che il prossimo sarà l’ultimo capitolo prima dell’epilogo!
Spero vi sia piaciuto questo e di ricevere una vostra opinione…!
Capitolo 8 *** You're the closest to Heaven that I'll ever be ***
8. You’re the closest to Heaven that I’ll ever be
And I'd give up
forever to touch you
'Cause I know that you feel me somehow
You're the closest to heaven that I'll ever be
And I don't want to go home right now
[…]
And I don't want
the world to see me
'Cause I don't think that they'd understand
When everything's meant to be broken
I just want you to know who I am
[Iris – Goo goo dolls]
Agosto 1535 – Kimbolton
Caterina
aveva aperto gli occhi a fatica, ci aveva provato per qualche secondo, ma era
come se semplicemente non avesse potuto; poi finalmente li aveva aperti e ci
era voluto qualche altro secondo per capire esattamente dove si trovasse:
l’ultima cosa che ricordava di aver visto era il volto di Cromwell e ora quello
che aveva davanti, pur essendo un viso familiare, non corrispondeva di certo a
quello del Lord Cancelliere.
“Cos’è
successo?” riuscì a chiedere volgendo lo sguardo alla giovane donna seduta
affianco al suo letto.
“Siete
svenuta My Lady, per più di un’ora” rispose Lady
Elizabeth “Ma adesso state bene, il dottor Bedingfield
assicura che non dovete preoccuparvi” aggiunse immediatamente sforzandosi di
fare un sorriso, mentre faceva cenno a Lady Alice di uscire dalla stanza.
L’ex Regina
seguì leggermente confusa con lo sguardo la sua più giovane dama uscire e poi
tornò a guardare quella più anziana che adesso si era alzata in piedi, le fece
un piccolo sorriso, ripensando alle parole di conforto e richiuse per qualche
secondo stancamente gli occhi. Quando li riaprì Lady Alice era di nuovo nella
stanza e, anche se la sua signora non poteva ancora vederlo, non era da sola.
“Lord
Cromwell vorrebbe vedervi, My Lady” disse la ragazza,
facendo un lieve inchino.
“Cromwell?” ripetè stupita Caterina “E’ stato qui tutto questo tempo?”
chiese voltandosi di nuovo verso la sua dama più fedele. Lady Elizabeth si era
sempre dimostrata tale, soprattutto perché non le aveva mai mentito, se si
escludono quelle dolci e vane rassicurazioni sulla sua salute: quei malesseri
cominciavano a divenire troppo frequenti per non nascondere nulla di
preoccupante.
“Non potevo
di certo lasciarvi sola, My Lady” rispose al posto
della dama Thomas in persona, palesando la sua presenza facendo un passo avanti
e facendo un inchino.
“Lady
Elizabeth, Lady Alice, potete lasciarci soli” disse Caterina dopo averlo
fissato per qualche secondo, licenziando le sue dame, che, dopo essersi
lanciate uno sguardo e aver rivolto ad entrambe le persone rimaste nella stanza
un inchino, uscirono chiudendosi la porta alle spalle.
“Suppongo
siate stato voi a portarmi qui” iniziò lei, rompendo il silenzio, sentendosi
stranamente quasi in dovere di ringraziare quell’uomo. Non poteva dimenticare
l’uomo che era, ma non poteva adesso neanche non ricordare l’uomo che aveva
imparato a conoscere.
Thomas non
rispose, si avvicinò cautamente al letto, mantenendo lo sguardo basso, poi lo
rialzò improvvisamente e lasciò scivolare un fiore tra le diafane mani della
donna. Lei lo alzò curiosa e stupita per poterlo osservare e un sorriso sfuggì
dalle sue labbra nel vedere una perfetta rosa bianca.
“Siete un
po’ come una rosa bianca… innocente e pura” spiegò lui ancora fermo in piedi
davanti al letto.
Caterina
allora alzò lo sguardo su di lui, per permettergli di vedere quel sorriso
ancora impresso sul suo volto. Innocenza, purezza… Che quel fiore la
rispecchiasse metaforicamente non ne aveva dubbi, ciò su cui era incerta era
piuttosto se fosse ancora una rosa: la sua bellezza era sfiorita da tempo, come
la sua vita che sembrava essere sempre più prossima a raggiungere il Giardino
del Signore, senza essere passata neppure una volta per il famoso Giardino
della felicità del filosofo greco Epicuro.
“Alcuni
dicono sia anche simbolo di amicizia…” gli disse ampliando il sorriso e
allungando la mano per poggiare il fiore su un tavolino vicino.
Cromwell non
rispose nuovamente, ma il sorriso che si formò involontariamente anche sulle
sue labbra, valeva più di mille parole. E con quel sorriso, la stanza tornò
nuovamente nel silenzio e stavolta era un silenzio desiderato: si dice che si
sta bene con una persona quando si sta bene anche in silenzio, e loro lo
stavano scoprendo troppo tardi. La verità era che nessuno dei due voleva
parlare: non volevano parlare delle stragi di Enrico di cui lui si era reso
braccio esecutivo, non volevano parlare delle precarie condizioni di salute di
lei, non volevano parlare della morte che stava bussando alla sua porta ed era
lui quello che non voleva lasciarla entrare. Non volevano parlare di loro, di
cosa erano o meglio di cosa non erano più. Non erano nemici, erano amici in
quel momento e non lo sarebbero mai più stati.
“Sono sicuro
che quando questa rosa avrà perso tutti i suoi petali” disse lui d’un tratto
indicando il fiore “voi starete di nuovo in ottima forma” concluse ostentando
una convinzione che in realtà non aveva.
Caterina
sorrise amaramente a quell’ingenua affermazione, certa che bene lo sarebbe
stata davvero. Per forza, perché per allora sarebbe stata in Paradiso.
NDA:
Eccoci
arrivati all’ultimo capitolo:( Il
prossimo sarà l’epilogo e chiuderà definitivamente la storia! Colgo l’occasione
per salutare tutti prima della partenza per Londra:) Ci si sente quando torno,
un bacio! Spero di ricevere vostre recensioni come sempre!^^
Forgetting
All the hurt inside
You've learned to hide so well
…
Pretending
Someone else can come and save me from myself
I can't be who you are
[Leave out all the rest – Linkin Park]
Gennaio 1536 - WhiteHall
Mani giunte sotto il mento, occhi fissi sul foglio ancora
bianco sul tavolo davanti a sé: questa era la posizione in cui Thomas Cromwell
si trovava quella mattina di inizio Gennaio, da almeno un’oretta circa, ovvero
da quando aveva ricevuto la notizia destinata a colorare di un amaro grigio
quell’anno appena iniziato.
Quando il 31 Dicembre, il dottor Edmund Bedingfield,
che lui aveva avuto già la possibilità di incontrare durante l’ultima visita
che aveva compiuto in Agosto alla Principessa del Galles, era arrivato da Kimbolton per aggiornarlo sulle condizioni di salute della
donna, non portava parole di speranza, anzi vedendo l’espressione grave sul
volto del medico, il Lord Cancelliere temette quasi che non ci fosse ormai più
tempo. Invece Caterina d’Aragona si era spenta sette giorni dopo ma quel tempo
ancora a disposizione lui non l’aveva utilizzato lo stesso. Avrebbe potuto
farle visita, avrebbe potuto darle un ultimo saluto e soprattutto avrebbe
potuto provare ad intercedere con Enrico affinché le permettesse un ultimo
incontro con la figlia Lady Maria; eppure non aveva fatto niente e a dire il
vero sapeva che, anche se ne avesse avuto la reale possibilità, non lo avrebbe
fatto comunque. Perché lui era ciò che era, e, come le aveva detto Caterina
stessa una volta, sarebbe bruciato all’Inferno comunque.
Sciolse le mani da quella specie di preghiera in cui erano
involontariamente congiunte e afferrò una penna; fu in quel momento che notò il
foglio bianco leggermente bagnato di un inchiostro salato che non pensava ormai
più di possedere. Era assurdo: il Re, che aveva passato con quella donna gran
parte della sua vita, non sembrava mostrare il minimo rimorso e continuava imperterrito
quella parodica crociata contro una fede verso cui si accaniva Cromwell stesso.
Eppure Cromwell adesso piangeva.
Scosse la testa ingenuamente come se in quel movimento i
pensieri e i ricordi potessero sparire, ma quando strinse di più la penna nella
mano e la poggiò sul foglio, per antitesi sia pensieri che ricordi si fecero
più forti. Fece scivolare dolcemente l’inchiostro, quello vero, lasciando
trapelare tutta l’ammirazione che non era mai davvero trapelata al suo cospetto
dalla sua voce, mentre si faceva lentamente strada la consapevolezza che non si
sarebbero mai più incontrati.
Nemmeno nell’aldilà.
“Se non fosse stato per
il suo sesso, avrebbe potuto tener testa a tutti gli eroi della Storia”
Ed era vero: se Caterina avesse avuto il potere di Enrico,
probabilmente avrebbe conquistato un regno più vasto di quello di suo nipote
l’Imperatore, e lui Thomas Cromwell sarebbe stato al suo fianco, probabilmente
come il suo più fedele amico.
Ma la Storia aveva avuto altri piani e lui poteva solo continuare
ad essere, anche dopo la morte, il suo nemico
più fedele.
NDA
Ebbene sì, siamo arrivati alla fine! Chiedo scusa per il
ritardo, ma sono stata davvero molto impegnata questo periodo e poi non volevo
decidermi a pubblicare l’epilogo!!
Devo ammettere che sono contenta di poter finalmente
concludere questa storia su due personaggi che non smettono mai di affascinarmi
e soprattutto di terminare questo mio esperimento sul genere storico! Spero vi
sia piaciuta, gradirei moltissimo un vostro commento!