The Dark Forest

di Winter Wendy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tabula rasa ***
Capitolo 2: *** Imparerò a volare ***
Capitolo 3: *** Nuovo inizio ***



Capitolo 1
*** Tabula rasa ***


-Vuoi una tazza di the, Kengha? -
Sobbalzai, scossa da un tremito.
Ero arrivata a casa di mia zia da poco più di mezz'ora e mi sentivo fuori posto, come un lupo in un pollaio.
-No, grazie- risposi scuotendo la testa con riluttanza. Mi alzai dal divano color crema posto al centro del salotto e salii le scale con passo pesante. Aprii la prima porta che mi ritrovai davanti,dandole una leggera spinta con la mano.
Quella si aprì cigolando, rivelando al suo interno una camera spoglia, con le pareti dipinte di un rosa carne quasi bianco e uno spazioso letto a baldacchino chigolante.
Era la mia camera, lo sentivo.
Non assomigliava per niente a quella che avevo a New York, tinta di un verde smeraldo, il colore dei miei occhi, rifinita agli angoli con una pennellata di nero come i miei capelli, che ricadevano lunghi e leggermente ondulati quasi fino alla vita.
C'era una sola finestra, in questa stanza, incorniciata da vecchie tende scure e polverose.
Miao.
Mi voltai di scatto, spaventata, e osservai a lungo il  gatto che strusciava insistentemente la schiena contro lo stipite della porta.
Cosa dovevo fare?
Mi sentivo persa, lì dentro. Mi mancava New York. Mi mancavano i miei amici.
Non avrei più rivisto le luci della città scintillare durante la notte, regalandomi un pò di felicità.
Basta.
Mi infilai sotto le coperte, immergendo la testa sotto il cuscino.
"Voglio dimenticare" mi dissi "Dimenticherò, lo devo fare"
Poi, con un gemito spalancai gli occhi cacciando indietro le lacrime "Mamma, papà, io non potrò mai dimenticarvi"

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Capitolo 2
*** Imparerò a volare ***


(secondo capitolo) Lana si fermò a pochi metri dalla nuova scuola.
-Non... -duglutii - non mi accompagni fino all'entrata? - le chiesi con occhi imploranti. Lei si voltòa guardarmi con aria divertita, come se fossi un clow pronta a spiaccicarmi una torta ai mirtilli sulla faccia. Fece  una smorfia.
-Hai sedici anni, per l'amor del cielo! - si lamentò roteando gli occhi. Mormorai un "grazie lo stesso" mentre aprivo con rabbia la portiera dell'auto.
La scuola non fu per niente come l'avevo immaginata.
Forse non assomigliava neanche ad una scuola.
Sembrava più una vecchia cattedrale in stile gotico, a diversi piani, con un'ampio portone in legno.
Inquietante.
Camminai a testa bassa, cercando di non incrociare gli occhi degli studenti, ma sentivo i loro sguardi bruciarmi sulla schiena come fossero tizzoni roventi.
Non fu facile trovare la segreteria, girai  per la scuola per circa mezz'ora prima di avvistarla.
Una donna bionda attraente mi squadrò dall'alto in basso da sotto gli occhiali con la montatura color rosso fuoco, afferrò con impazienza il modulo d'iscrizione che gli avevo consegnato senza distugliere lo sguardo.
- Kengha Reed - pronunciò il mio nome con una punta di disapprovazione. Io annuii distrattamente, troppo impegnata a contemplare le ampie vetrate curate in ogni minimo dettaglio che raffiguravano la Vergine Maria.
Che fosse una scuola cattolica?
-Ecco qua i suoi orari - la donna osservò i corridoi bui e silenziosi prima di rivolgermi un'occhiata ammonitrice - E sta attenta -
- Scusi come ha...? - provai a chiederle sinceramente confusa.
Un ruomore di passi mi mise in allerta.
- Yukii,è un piacere vederti - sibilò la donna guardando qualcosa, o qualcuno, alle mie spalle. Mi voltai lentamente, sentendomi in qualche modo...minacciata.
- Anche per me, signorina Simmons -  la voce che sentii fu una delle più pure e cristalline che io avessi mai udito.

I capelli bruni vorticavano intorno al viso della ragazza in morbidi boccoli, alcune ciocche le oscuravano gli occhi neri leggermente allungati e le labbra erano deformate in un sorriso indagatore.
Yukii lancià un'occhiataccia alla signorina Simmons e si rivolse a me in modo affettuoso.
-Porti il nome di una gabbianella - osservò piegando la testa leggermente di lato. Cercai di sorride in modo impacciato, alla fine mi scostai una ciocca di capelli corvini dietro l'orecchio.
- Il tuo nome invece, significa...neve - conoscevo a malapena il giapponese, ma le mie poche informazioni mi permettevano di sapere il significato delle parole più banali.
Yukii raddrizzò il capo sorridendo in modo scialbo alla Simmons e mi prese per mano spingendomi verso le scale che portavano al piano inferiore.
-Benvenuta a Fairmont, Kengha - disse.
E in quel preciso instante, mi sentii pronta, pronta a spiegare le ali.










Nota dell'autrice: buon pomeriggio a tutti, questa è la prima nota che pubblico e non vorrei che diventasse più lunga del capitolo stesso. Spero che vi sia piaciuta l'idea del nome "Kengha" (Kengha è il nome della gabbianella che sacrificò la sua vita per dare alla luce il suo uovo, nel libro Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare) volevo che il nome della protagonista non risultasse banale come succede la maggior parte delle volte nei libri di questo genere. Probabilmente molti di voi avranno le idee confuse, ma premetto che questo sia solo l'inizio e che nei capitoli successivi (che saranno più lunghi) le cose inizieranno a farsi più chiare. Firmont è il nome di una piccola città all'ovest della Virginia e mi scuso per questo poichè nella trama avevo scritto chiaramente che la ragazza andava a vivere nell' EST della Virginia.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, accetto critiche positive\negative e commenti.

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Capitolo 3
*** Nuovo inizio ***


Suor Mary Angela mi fissa in modo determinato ignorando le parole frenetiche di Yukii che cercava di spiegarle la mia situazione.
La suora doveva essere sulla quarantina anche se il viso perfettamete ovale non rivelava i segni dell'invecchiamento e gli occhi -neri come la pece - sembravano scrutare ogni particolare del mio corpo in profondo e forse, anche dell'anima.
L' idea che il posto fosse una scuola cattolica era fondata. La cosa non mi dispiaceva affatto, sebbene Yukii mi avesse informato con estremo rammarico che le classi maschili si trovavano nel piano superiore al nostro, quella scuola - o forse dovrei chiamarla cattedrale? - m'infondeva un senson di pace.
Dopo la breve conversazione con la signorina Simmons, Yukii mi aveva accompagnato fino all'ultimo piano della scuola -  convento? - dove si trovavano i dormitori delle suore.-sacerdoti che fungevano da professori e lì, Suor Mary Angela si era presentata come la direttrice.
-La sua famiglia è cattolica praticante, signorina Reed? - mi chiese d'un tratto interrompendo il filo dei miei pensieri. Andai nel panico. Mamma e papà mi avevano sempre concesso il libero arbitrio sulla scelta della mia religione, se mai c'è ne fosse stata una, ma adesso che loro non c'erano più, e Lana era la mia tutrice ufficialmente, forse non avevo neanche più un Dio. Nessuno a cui pregare.
-Bhe io...non ho mai praticato apertamente ... - Suor Mary Angela mi rifilò un'occhiataccia poco gradevole- ma credo che mia zia vada in chiesa una volta al mese...più o meno - replicai cercando di riparare all'errore in modo patetico.
Grida. Grida colme di dolore e disperazione riaccheggiavano nei corridoi e lo sguardo della suora si fece vispo e freddo. Afferrò per il polso Yukii che annuì consapevole.
- Dove diamine sono finite le brocche d'acqua santa, dannazione! -
Con un tonfo, un ragazzo alto e tonico con appeso al collo un crocifisso s'inginocchiò davanti a Suor Mary Angela, con sguardo calmo e controllato passandosi una mano tra i capelli corvini spettinati e leggermente bagnati dal sudore. Dalla maglia a scollatura a V s'intravedevano i pallidi pettorali che facevano su e giù in modo compulsivo.
Magnifico.
-C'è stato un problema - disse semplicemente - c'è qualcosa di strano questa volta...lei deve aiutarmi -
Suor Mary Angela lo aiutò a sollevarsi da terra, corrugando la fronte.
-Yukii, scorta la signorina Reed nella sua aula - spiegò con attenzione mentre si affrettava a raggiungere il piano superiore insieme al ragazzo. E quello, non'appena la donna pronunciò il mio nome si voltò, agganciando i suoi occhi scuri con i miei, guardandomi come se fossi il più bel fiore sulla terra, come se fossi il sole,come se fossi...la sua salvezza.
-Avanti Blaike,non c'è tempo da perdere - lo spronò la suora impaziente.
Lui non si voltò e nel suo sguardo lessi qualcosa, una parola, una parola che non mi serai mai aspettata di sentire:            SALVAMI.
Le tenebre mi avvolsero e io spofondai in chissà quale parte del cosmo.












Mi trovo in un giardino, un giardino bellissimo.
I fiori sembrano cantare e il sole risplende alto nel cielo sebbene stia nevicando. Ho indosso solo una camicia da notte rosa perla che mi corpre le ginocchia e niente più.
Qualcuno cammina di fianco a me, non lo guardo, o meglio, lo faccio ma non riesco a individuarne i lineamenti. So che è un uomo. So che è giovane. So che è bello.
Lo so e basta.
Il suo volto è illuminato da una luce cristallina, quasi azzurra ma molto più chiara.
-Come può l'uomo peccare così svariate volte? - chiedo. Quelle parole non appartengono a me.
-L'uomo è un'essere assai interessante, Kengha, cerca di guadagnare il perdono compiendo opere buone..ma egli non sa. Non sa niente - dice l'uomo accanto a me. Lo conosco, ne sono certa.
- E questo è...sbagliato? - pongo questa domanda con incertezza. Forse paura? Non lo capisco.
-Lo è, cara. - risponde. Lo scenario muta, siamo davanti ad un precipizio ma io non lo temo e neanche lui - egli non capisce che io ho già scritto il suo destino. Il destino di ognuno di loro è nelle mie mani -
Sono lì che osservò il burrone, non ho freddo ma qualcosa dentro di me mi spinge ad averlo.
-E il mio destino? Voi lo conoscete? - voglio che risponda, lo esigo perchè ne ho bisogno. L'uomo sorride e tende una mano verso di me con fare affettuoso.
-Il tuo e quello di molti altri e ancora... - sorride e il suo sorriso spacca le pietre. Lo percepisco come un padre, in qualche modo sento che assomiglia al mio
-E ancora..? - provo a dire. Lui mi tocca la spalla e con un gesto aggraziato mi spinge via, dentro la voragine.
-E ancora da scrivere.... - odo per l'ultima volta.








-Ehy, finalmente sei tornata fra noi! - la voce squillante di Yukii mi riportò alla realtà. Mi tirai su a sedere sistemandomi i capelli:ero in infermeria.
-Che è successo? - dissi con voce roca. Lei mi sorrise.
-Sei sveuta -
-No, cos'è successo prima - replicai convinta. Yukii fece un gesto teatrale con la mano ammiccando alla sua immagine riflessa nel vetro della finestra.
-Oh, una ragazza si è sentita male e Blaike si è preoccupato di chiamare aiuto. Tutto qui - c'era qualcosa nella sua voce, qualcosa che non mi piaceva per niente.
Una bugia, una bugia bella e buona.
Come poteva iniziare così la mia nuova vita? Come? Strani sogni, ragazzi che urlano, suore strampalate...l'avevo immaginato in modo diverso il nuovo inizio.

Ma quello lo era, era il MIO nuovo inizio.

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