Lettere al vento

di WordsEnchantress
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lettera al vento, 1. ***
Capitolo 2: *** Lettera al vento, 2. ***
Capitolo 3: *** Lettera al vento, 3. ***
Capitolo 4: *** Lettera al vento, 4. ***
Capitolo 5: *** Lettera al vento, 5. ***



Capitolo 1
*** Lettera al vento, 1. ***


Caro amico,

 

Ti scrivo da lontano eppure sei qui con me.

Per me ha importanza perché non ti guardo negli occhi.

Di che colore sono? Non so niente di te. Eppure mi sembra di conoscerti così bene…

Voglio parlarti di qualcosa, non so bene il perché.

Forse proprio perché sto parlando con te…

Allora cominciamo?

Conosco una ragazza che si innamorò di un uomo che abitava sulla luna, ma c’era un problema. Il problema era che, quel ragazzo di bellezza indescrivibile, non poteva ricambiare il sentimento… Non voleva andarsene dalla sua luna, non voleva rischiare…

Lei passava tutte le notti a guardarlo, prendeva un fiore e poi lo lasciava volare perché arrivasse da lui.

Lui invece sceglieva le pietre più lucenti e le lasciava cadere verso di lei, così che potesse fare dei gioielli e, con essi, averlo sempre vicino…

Non sapeva però che, in quel piccolo cuore di donna, c’era una grande tristezza.

Sì, poiché lui passava il suo tempo con le splendide stelle che lo avvolgevano.

E lei si chiedeva come avrebbe potuto volere lei dopo aver amato una stella, come avrebbe potuto sceglierla tra tutte quelle splendide luci, così vicine alla sua luna?

Capitò un giorno che il giovane, parlando con la stella più luminosa, la migliore, del manto celeste, si dimenticò dell’appuntamento con la ragazza.

E fu così che, quella notte, una rosa morì al suolo, senza spiccare il volo verso l’infinito.

Così, mio dolce vento, finisce questa storia. Non ha lieto fine, forse non si conclude davvero.

Scusa se oggi ti ho sussurrato queste parole, scusa se ho saputo dirle solo a te, scusa se la mia voce ha tremato e il mio respiro si è spezzato.

Tutto viene e poi se ne va, tu per primo.

Ma quando assaggi il sapore di chi desideri… Puoi ancora tornare indietro?

Ora ti sei placato, la strada tace, la luce riposa…

E il ragazzo sulla luna sta aspettando un fiore, chissà se tornerà.

Sogni d’oro silenziosa brezza…

 

Clarissa

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Capitolo 2
*** Lettera al vento, 2. ***


Caro amico,

 

Come ti ho promesso eccomi qui, ancora a scrivere parole futili.

Forse è il momento di fare un ulteriore passo avanti…

Perché ho deciso di scrivere a te?

Forse perché Dio non risponde mai, tu invece accarezzi la mia pelle, respiri il profumo dei miei capelli, sussurri al mio orecchio, mi schiaffeggi.

Forse perché nessuno si aspetta nulla da te.

Vieni e vai, e nessuno si stupisce mai.

Non prepari le valige, non dici addio, non sparisci d’improvviso…

Forse perché riesco a dire alcune cose solo a te.

Forse perché alcune cose non possono esser dette in altro modo al di fuori di come le si dice, oppure, semplicemente, non si riesce a dirle al di fuori di quella modalità.

A proposito voglio raccontarti ancora qualcosa:

Le sedie di quel teatro erano vuote e logore, i pavimenti puliti, da dietro le quinte non giungeva più neanche un sussurro.

Le porte principali erano appena state chiuse, i camerini riordinati, le scenografie smontate.

Eppure la luce, non troppo insistente, di un riflettore illuminava ancora il palco.

Sotto di essa il protagonista ancora respirava, ancora provava, ancora viveva.

Una sola magica melodia scandiva il fruscio del suo abito scuro, così elegante… Sembrava quasi i suoi piedi non sfiorassero il terreno.

Entrò una comparsa, così normale, così diversa.

I capelli castani ricadevano liberi sulle spalle bianche, il lungo vestito rosso metteva in risalto le labbra e i suoi grandi occhi.

Cominciò a danzargli attorno, senza pretesa, senza bellezza, ma silenziosamente.

Poi prese a sussurrargli parole che divenivano fiabe piene di significato, non lo guardava negli occhi. Lui le prendeva la mano, la faceva volteggiare e poi ascoltava ancora una storia.

In ogni favola lei lasciava scivolare un pezzo del suo esistere, un frammento d’anima.

Lui coglieva la lucentezza di ogni sillaba, eppure sembrava non capisse cosa lei volesse dire.

Una sincera timidezza le stringeva il collo, soffocando ogni tentativo d’esser diretta, rendendola muta, muta della sua verità.

Fu così che la musica finì, e lui non colse il tentativo della fanciulla.

Ella smise di danzare e fece il suo inchino, per poi sparire dietro le quinte.

Ecco qui, tu capisci vero?

Come un equilibrista che traballa sul filo della propria logica.

Ora ti sei placato, la strada tace, la luce riposa…

E anche l’ultimo riflettore si è spento, nascondendo segreti irrisolti.

Sogni d’oro silenziosa brezza…

 

Clarissa

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Capitolo 3
*** Lettera al vento, 3. ***


Caro amico,

 

Ti sembrerà strano ma non ho smesso di scriverti…

Ho stupito perfino me stessa, ma non è ancora il momento per questo passo.

Però oggi ne facciamo un altro, ok?

Un nuovo pezzo di puzzle.

Vorrei spiegarti perché proprio una lettera, se basta parlare perché tu possa ascoltarmi.

Bene, io credo che le parole possano rimanere per sempre incise in qualcuno…

Ma tu non sei come noi uomini, tu doni pezzi di te ovunque.

Nel mare, nel cielo, nel cuore…

E poi come puoi ricordarti dove gli hai lasciati?

Così, scrivendoti queste lettere, saprai sempre dove trovare i miei sentimenti.

Come mi è venuto in mente?

Tu che porti così tanti pesi,

Tu che come un prestigiatore fai roteare le lacrime di cielo tra le tue dita…

Credo che tu abbia bisogno di uno scrigno,

Dove poterne lasciare almeno alcune.

Ho qualcosa da raccontarti.

Era una libreria enorme, quasi infinita, dalle sembianze magiche.

Oh, sì, era magica…

Gli scaffali in un mogano così puro sembravano respirare

Ed emanavano un’essenza quasi palpabile.

La bibliotecaria viveva lì ormai da anni, tra i mobili familiari.

Era una ragazza timida, delicata, normale.

Ma la sua libreria no, perché non conteneva neanche un libro.

Infatti, se ti avvicinavi con l’orecchio allo scaffale desiderato

Potevi sentire ridacchiare, sbadigliare, respirare ogni genere di canzone.

Le persone entravano a fiotti e c’era chi le chiedeva il reparto

“Anni 50’” chi quello “Rock” e così via.

Conobbe un ragazzo che amava la musica almeno quanto lei…

S’innamorò, profondamente, dolcemente.

Lui però gli parlava di altre donne, di concerti, di canzoni…

Canzoni con cui aveva amato.

Concerti con cui aveva amato.

Donne che aveva amato.

E, come in ogni rapporto ci furono momenti no,

E attimi che non ci è dato conoscere…

Un giorno stava camminando tra gli immensi scaffali e si accorse che la maggior parte di quelle note, di quelle melodie, non riusciva più ad ascoltarle.

Lui era in ognuna di esse.

E se alcune erano delle splendide perle di tenerezza,

Altre erano dei pugnali affilati e ghiacciati.

Prese una decisione, una decisione che non scorderà mai.

Aprì le porte di quella enorme biblioteca pulsante

E lasciò libere, d’allora e per sempre, tutte le canzoni.

Fu così che, una ragazza, rimase sola in un’enorme stanza vuota,

Dove pure il mogano, ormai, taceva.

Finisce così, e tu non hai bisogno di spiegazioni, no?

Fermati un attimo e lasciati amare.

Ora ti sei placato, la strada tace, la luce riposa…

E, i muri di un cuore delicato, hanno smesso di ridacchiare.

Sogni d’oro silenziosa brezza…

 

Clarissa

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Capitolo 4
*** Lettera al vento, 4. ***


Caro amico,

 

 Eccomi nuovamente pronta ad aprirti il mio cuore.

Questa sera facciamo un altro passo, molto importante…

Ti starai chiedendo… Ma le fiabe?

Non posso rispondere a una domanda così generica perciò spiegherò solo in piccola parte.

Hanno tutte qualcosa in comune, ma ciò risulta subito evidente…

In particolare due cose:

Si basano sull’amore, ma non per banalità.

Non si concludono bene, anzi, sembrano non terminare per niente.

Non è una semplice scelta stilistica, anche, ma non solo…

Vedi, in esse mischio fantasia e realtà,

Magia e concretezza…

Uno dei tanti elementi reali è proprio questo tipo di finale.

Non sempre finisce bene e, come si fa a sapere se è proprio finita?

Certo se fosse un tipo di racconto diverso, forse…

Però essendo questa una favola con un fine,

Non posso concludere una storia estrapolata da un contesto che non ha ancora incontrato il suo finale.

Capisci le mie parole? Io credo di sì…

E ora, veniamo, appunto, a ciò che ho da dirti stasera.

C’era una ragazza, non molto tempo fa,

Che amava la Scherma.

Amava il tintinnio delle spade, il coraggio dell’attacco, la potenza della difesa…

Amava la concentrazione, la precisione, la grazia di duellanti che, in quel momento, divenivano come Ermes, il messaggero degli dei…

Volavano senza smettere di lottare.

Ogni tanto si sorprendeva a usare la scopa come fosse una spada,

Cercando d’imitare le mosse che aveva visto fare tante volte nella palestra.

Ogni volta, però, veniva rimproverata e tornava a pulire il pavimento,

A sistemare gli spogliatoi, a metter via l’attrezzatura.

C’era un ragazzo, uno dei migliori, che lei trovava bellissimo…

E lo era, era perfetto nel suo cuore.

Ogni volta che c’era lui, lei si nascondeva e lo guardava duellare, ammirandolo.

Ora c’è da dire che lui la conosceva molto bene,

Entrambi si piacevano davvero e per questo lei teneva un piccolo segreto nel suo cuore.

Così lui non sapeva cosa facesse lei, per potergli comprare un regalo speciale.

Un giorno però, lui perse una gara che riteneva molto importante.

Quando ormai tutti si erano allontanati, ed era ora di lavorare,

Lei respirò a fondo e si diresse verso la panchina dove sedeva triste.

Nonostante tutti i tentativi lui non sorrise, né le chiese il perché di quell’uniforme e dell’aria stanca…

Cercò di spiegargli che una gara persa non determina il campionato, ma lui, ormai, era inconsolabile.

Fu così che lei se ne andò senza il suo sorriso preferito,

E continuò, in silenzio, a pulire il sudore del suo campione.

Ecco, così termina anche questa fiaba…

Mentre il tuo sorriso non può che morderlo.

Ora ti sei placato, la strada tace, la luce riposa…

E gli avversari cessano di duellare, lasciando il posto a chi asciugherà le loro lacrime.

Sogni d’oro silenziosa brezza…

 

Clarissa

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Capitolo 5
*** Lettera al vento, 5. ***


Caro amico,

 

Mi trovo ancora a scriverti, ma credo che questa sia l’ultima volta.

Poi non so… magari ti scriverò ancora, magari no.

Comunque non smetteremo di sentirci, l’uno sulla pelle dell’altro.

Forse un po’ mi mancherà sfogarmi così con te…

Però c’è un momento… In cui il tempo finisce.

Che cosa strana il tempo.

Tutte le tue domande su queste lettere si possono risolvere con poche parole:

Andare oltre.

E concludo così con l’ultima fiaba, ma non temere…

Le mie parole saranno qui, ogni volta che vorrai.

Una ragazza come tante si trovava sulla sponda di un piccolo lago…

La luna si specchiava vanitosa sulle sue acque cristalline, le onde sembravano volerle solleticare i piedi, la brezza le intrecciava delicatamente i capelli.

Le capitò di guardare il suo riflesso nell’acqua ma quello che vide ebbe dell’incredibile.

Sulla superficie spiegazzata e scura del lago non v’era la sua immagine, ma quella di un ragazzo dallo sguardo profondo e il sorriso sincero.

Lei, tra lo spaventato e l’incuriosito, provò a salutarlo e lui rispose in tutta tranquillità.

No, non era proprio un riflesso.

Lì non c’era nessuno, lui faceva gesti diversi dai suoi…

Ma… Come?

Così passarono i giorni e le notti, e lei puntualmente andava a trovarlo.

Parlavano per ore, scherzavano, e lei lo accarezzava come se davvero potesse sentirlo, come se davvero potesse essere suo.

Ecco che l’amore s’infiltrò rapido e silenzioso nelle loro vite e s’impadronì di tutto…

Il parco, il lago, il cielo, la musica, le parole, i loro cuori.

“Salta fuori dall’acqua,”

Chiedeva lei ogni giorno, con gli occhi lucidi…

“Per favore, vieni da me, ti prego.”

Ma lui, puntualmente, scuoteva la testa e diceva che non poteva, non ancora.

Intanto il loro amore diveniva ogni giorno più forte, e ogni giorno loro potevano passare meno tempo insieme, e, giorno dopo giorno, arrivava il freddo.

Lei non sapeva dire se l’inverno fosse davvero così prematuro, o se fossero i loro cuori a ghiacciare…

Ma sta di fatto che un giorno arrivò il ghiaccio a rinchiudere il dolce ragazzo.

Lei s’inginocchiò affianco a quello che era stato uno specchio d’amore, e cominciò a piangere…

Ma le lacrime, invece di scivolare su quell’impenetrabile lastra, crearono tante piccole crepe.

Poi, dopo tre giorni di freddo e silenzio, il ghiaccio si ruppe.

Subito l’erba ricrebbe rigogliosa, gli alberi si rivestirono degli abiti più pregiati e la temperatura si rialzò da una brutta caduta.

E fu così che una ragazza come tante si trovò sulla sponda di un piccolo lago, ove, però, la luna era oscurata, l’acqua giaceva inespressiva dinnanzi a lei, il vento se ne stava appollaiato sui rami d’alberi immobili, e tutto taceva…

Lì, dove, quella sera, l’amore non avrebbe fatto ritorno.

E così siamo arrivati alla “fine”…

Ma in quel momento le nostre mani erano intrecciate e il futuro non ci faceva più troppa paura.

Ora ti sei placato, la strada tace, la luce riposa…

E anche l’ultima parola è stata scritta.

A presto silenziosa brezza…

 

Clarissa

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