It's just a dream

di zeki_love
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 - una vita disastrata ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 - I want something of Italy ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 – dove tutto ebbe inizio ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 – MENO UNO ALL’INCUBO! YEAH! ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 - Voglio un pirata! ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Cambiamenti ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 Parenti molto generosi… ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 – Villa Pervinca ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 – la strana combriccola si presenta ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10-troverai pane per i tuoi denti ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11- si dice... ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Sorrisi ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13- Granger e Malfoy ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 - un nuovo inizio ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 - l'epica nella realtà ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 - serate a tema ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 - cioccolata calda ***
Capitolo 18: *** capitolo 18 - tutti amano l'amadietto delle scope ***
Capitolo 19: *** capitolo 19 - mamma e papà ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 . scommessa ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 - Dorothy, Oz e Theodora ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22- fidanzato geloso, ciak! ***
Capitolo 23: *** capitolo 23 - confusione ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 – la follia è donna ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 - Catwoman ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 – operazione Iago ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 – per una questione di rispetto. ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 – Accontentiamo Hitler ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 - Basta ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 - una colazione movimentata ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 - Non ci pensiamo ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 – idiota ***
Capitolo 33: *** capitolo 33 - Il Cibo è sempre il miglior consolatore! ***
Capitolo 34: *** capitolo 34- Abusivamente ***
Capitolo 35: *** capitolo 35- Minacce Al Sapor Di Nutella ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36- sogno o son desto? ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 - una vita disastrata ***


CAPITOLO 1 – UNA VITA DISASTRATA    

Ciao a tutti, mi chiamo Emily Granger ed ho diciassette anni.
Beh in realtà ho diciassette anni, undici mesi e 29 giorni, ma il mio professore di filosofia dice sempre che non hai un tot d’anni finché non li hai compiuti perciò…

Sono nata a Londra il 31 luglio del 1992 ma mi sono dovuta trasferire in Italia quasi un anno fà.
Come l’ho presa? Beh non molto bene! Lì avevo una casa, degli amici e forse anche un fidanzato! Forse perché ,secondo me e la mia (ex) migliore amica, Lesly , gli piacevo. Perché ex? Perché mentre io stavo a casa a pensare al fatto che potessi piacere a Rick, il ragazzo più carino che avessi mai conosciuto, lei era al cinema con lui. Beh lì per lì non la presi male. Erano amici, no? Sono normali certe cose tra amici. Me la presi quando le chiesi dov’era stata e lei mi rispose che era ad una cena con la sua famiglia. Me la presi quando non potè accompagnarmi in biblioteca perché “ non si sentiva bene” e poi venni a scoprire che la sua cura erano stati i baci di Rick. Alla fine, me la presi quando la chiamai dicendole che dovevo trasferirmi in Italia urgentemente e tutto quello che mi disse fu “beh divertiti e fammi sapere com’è la pizza!”.
Così sono arrivata qua, nel bel mezzo del nulla, senza la mia zietta preferita e senza amici.
Se ci sono rimasta male quando mi parlarono del trasferimento? Beh all’inizio non la presi molto bene. Anche se avevo perso Lesly e Rick, Londra era la mia casa, il mio rifugio! Come potevo abbandonarla! Tante ragazzine nel mondo sognano di vivere qui ed io che faccio? Me ne vado? Non se ne parla proprio! Poi però iniziai a pensare che, trasferendomi, potevo farmi una nuova vita, cambiando personalità magari. Potevo conoscere nuove persone e trovare un’amica migliore di Lesly. Vi dirò, in un anno, non sono riuscita a fare un granché!
A Londra frequentavo un importante college, con tanto di dormitorio!
Qua, mi sa tanto che ne hanno visti solo in tv! Mi sono dovuta iscrivere al liceo più vicino a casa mia. Dovevo prendere solo un autobus ogni mattina e nel giro di una mezz’ora sarei arrivata a scuola. “ Liceo artistico L. Da Vinci”, ecco come si chiamava.
Perché mi sono iscritta proprio ad un liceo artistico? Beh è semplice! Amo l’arte e tutto ciò che la circonda! Fin da piccola, ho sempre adorato disegnare. Naturalmente, all’età di tre anni facevo solo scarabocchi! Crescendo, quegli scarabocchi iniziarono a diventare cerchietti, poi gatti ed infine persone. Il primo ritratto lo feci a mia madre, quando avevo sette anni. Tuttora credo che faccia veramente schifo ma mia madre lo conserva incorniciato in camera sua come se fosse un Monet.
Ogni volta che le chiedo il perché lei l’abbia addirittura incorniciato lei mi risponde: “ per me è un quadro preziosissimo! Più prezioso di tutti quelli che ami tanto studiare! Sai perché? Perché mi fa vedere come mi vede mia figlia”.  Allora dovevo seriamente avere qualche problema di vista! In quel “ritratto”, se così si può chiamare, ho disegnato mia madre come una signora altissima, con lunghi capelli biondo platino e più magra di uno stuzzicadenti. Beh, per i capelli, ci ho quasi preso.
Mia madre si chiama Katherine Van Traufen, ha quarantadue anni e da giovane faceva la modella.
Ci credo! È alta quasi un metro e novanta! Sono sicura che alla mia età portava al massimo una 38!
Ora si è lasciata un po’ andare, ma oltre la 42 non va. Dice che è colpa della nostra costituzione!
perché nostra? Beh, perché, per quanto ci abbia provato, non sono mai ingrassata più di tanto!
Vi giuro che non faccio alcun tipo di dieta! Anzi! Mangio schifezze dalla mattina alla sera, tra cui barrette di cioccolato, marshmallows, caramelle gommose, frappè, crepes, e chi più ne ha, più ne metta! Tornando a mia madre… ora fa la designer, cioè aiuta le persone a sistemare i mobili in casa e a dare un certo “non so che” a tutte le case che le chiedono di decorare.
Ora vi starete chiedendo che ci fa una modella russa a Londra. Forse, penserete che vi si sia trasferita per lavoro o perché la sua famiglia aveva deciso così… no!
Sarebbe troppo facile così! No…lei si è trasferita a Londra per “AMORE”.
Già… L’AMORE… quella cosa smielata che ti fa perdere la testa per qualcuno tanto da staccare i fili del cervello dal cuore! Lo accetterei pure, certo. Se solo fosse utile…
Molti di voi diranno: “ ma certo che è utile!”. Beh allora non conoscete la storia dei miei genitori…
“ tanto tempo fa, la principessa Katherine viveva nel suo lussuoso palazzo a Mosca.
Un bel giorno, decise di andarsi a prendere una cioccolata calda con le sue amiche ma un povero cameriere imbranato le rovesciò la cioccolata sul vestito. Le sue amiche andarono su tutte le furie, ma la principessa scoppiò a ridere. Da quel giorno cominciarono a frequentarsi, finché lui non le chiese di diventare sua moglie e, dopo il fatidico si, si sposarono e si trasferirono a Londra, dove l’”imbranato”, era stato ingaggiato come impiegato in una multinazionale. Nei primi anni di matrimonio, la loro storia sembrava una favola. Poi passarono gli anni, e la principessa rimase incinta. Dovette lasciare il suo precedente lavoro di modella, così si dedicò alla sua vera passione: il design. Nel frattempo, l’imbranato aveva scalato la scala sociale dell’azienda dove lavorava fino a raggiungerne la vetta. Però, non essendo più imbranato, si montò la testa, e cominciò a tradire la principessa Katherine. Lei aveva dei sospetti ma, essendo ancora innamorata del marito, rifiutava di crederci, finché non vide tutto con i propri occhi. A quanto pare l’imbranato rimase tale, dato che si fece scoprire nel proprio letto assieme alla sua segretaria. La sua segretaria! Poteva essere un tantino più originale no! Meno male che la principessina Emily non era ancora nata! Quante gliene avrebbe dette al padre! In ogni caso, la principessa Katherine decise di divorziare dal marito, ma, non volendo lasciare il suo lavoro di designer, rimase comunque a Londra, comprando un appartamento dall’altra parte del tower bridge rispetto al marito. Così la principessa Katherine crebbe sua figlia tutta da sola, naturalmente non facendole mai mancare nulla”.
Ora spero abbiate capito il mio punto di vista sull’amore. Ma , se non credo nell’amore, non vuol dire che non creda a nient’altro.

 


Angolo dell’autrice :D
 
Salve a tutti!!! :D
Era tanto che volevo scrivere una storia originale ma non ne avevo mai l’occasione XD
Sarà che non avevo mai l’ispirazione giusta XD
Stavolta, appena l’ho avuta, mi sono fiondata sul pc a metterla per iscritto, altrimenti me ne dimenticavo XD
Mi raccomando, fate qualsiasi tipo di recensione! Critiche o no, saranno tutte ben accettate :D
Buona lettura :3 e alla prossima :D
- Zeki_love

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Capitolo 2
*** capitolo 2 - I want something of Italy ***


CAPITOLO 2 – I want something of Italy
 
Non sono mai stata una dormigliona. Anche d’estate, ho sempre amato svegliarmi presto, perché , quando dormo, è come se perdessi tempo. D’inverno, quando mi capita di alzarmi alle 5 o alle 6 del mattino, ripeto un po’ la lezione del giorno, o i concetti fondamentali di tutta la materia. Se mi va bene e la giornata scolastica non è molto pesante, vado a correre per una mezz’oretta e poi torno a casa a farmi una doccia.
D’estate vado spesso a correre ma, da quando ci siamo trasferite qui, vado anche a nuotare. Eh già! Mia madre fortunatamente ha scelto un posto sperduto vicino al mare! L’acqua poi è meravigliosa! È sempre cristallino, dato che ci sono i sassi e non la sabbia, che, secondo me. Serve solo a sporcare l’acqua. Io adoro il mare. Mi da un senso di calma e tranquillità che non riesco a trovare ovunque. Un altro posto che adoro sono le cime delle alpi. Lo so che è strano, ma adoro entrambi gli opposti allo stesso modo. Con la montagna, e come se ci avvicinassimo al cielo, quel luogo di perfezione eterna dove poniamo tutte le nostre credenze e divinità. Nell’acqua invece, è come se toccassimo il punto più basso del pianeta, dove scopriamo tante altre forme di vita coloratissime e molto affascinanti. Poi quando torno a casa dal mare, mi faccio una doccia fredda e poi via a fare colazione! La mia colazione? Perennemente latte caldo con cacao! Naturalmente, il solito latte e caffé non mi dispiace, però, se il cacao è in casa, perché lasciarlo solo soletto nella dispensa? Almeno gli faccio un po’ di compagnia!
Il resto della mia giornata estiva non è un granché. Passo la maggior parte del tempo a leggere. AMO leggere! È l’unica cosa per cui provi realmente affetto, oltre che per mia madre ovvio. A Londra, avevo una camera solo per i miei libri. Tre pareti erano occupate da grandi librerie e una era una grande vetrata che dava sul giardino della villa accanto. Poi c’erano tre morbidi pouf colorati, dove leggevo, e un tavolino rotondo al centro della stanza, dove prendevo il mitico thè inglese delle cinque del pomeriggio.  Poi, quando lo spazio nelle librerie era finito, mi sono fatta regalare l’e-book, così da poter continuare a leggere senza occupare spazio. Ma , naturalmente, non è la stessa cosa! Quando leggo i libri, mi piace sentire la carta ruvida sotto le mani, l’odore delle pagine ingiallite e sentirne il rumore quando volto pagina. Ah! Quello sì che è leggere! Però, che ci posso fare… meglio di niente…
D’inverno,invece, la giornata trascorre più monotona. Vado a scuola, torno a casa per fare i compiti e poi me ne vado un po’ in riva al mare. Se fa troppo freddo per uscire, rimango a casa, davanti al camino, con una bella coperta di lana, il mio pigiamo preferito, i calzettoni e una bella cioccolata calda con tanto di panna!
A volte, la mia mamma mi fa compagnia, ma, la maggior parte delle volte, è in giro per il mondo, impegnata in chissà quale riunione, perciò vivo in sostanza da sola! Non che la cosa mi dispiaccia ovviamente! Posso cucinarmi ciò che vuole, uscire quando voglio, non cha abbia qualcuno per uscire, e nessuno mi chiede nulla quando faccio ritardo. Però, dopo diciassette anni passati a vivere sola con mia madre, un po’ mi manca.
Però, la cosa bella dei suoi viaggi è che mi porta sempre qualcosa di strano dall’ultimo posto in cui è stata. Grazie a lei, ho una camera multi-etnica!
La mia camera è tutta dipinta di un bellissimo azzurro cielo con una grossa vetrata da cui si accede alla venda. All’inizio era molto semplice, conteneva solo il mio adorabile lettino sempre incasinato, una piccola libreria dove c’erano solo i pochi libri che avevo potuto portare con me, una scrivania e i miei inseparabili pouf. Ah, naturalmente, non ho abbandonato a Londra la mia fantastica chitarra elettrica! È una Fender, azzurro metallizzato, che mi ha regalato mia madre per il mio quindicesimo compleanno. Prima avevo una chitarra acustica blu ed una classica di un marroncino chiaro.
Ora, invece, la mia camera conteneva, oltre alle cose elencate in precedenza, tanti pezzettini provenienti da ogni parte del mondo! Una sciarpa di seta della Cina, un piccolo bonsai giapponese, una piccola statua della libertà, un sombrero messicano, un vestito africano, una piccola tour effeil, il mio amato Big Bang, un piccolo pianoforte austriaco, una mucca svizzera , un bourqa asiatico e un totem indiano! Mancava solo qualcosa d’italiano! Lo prenderò sicuramente in gita quest’anno, se mai avrò voglia d’andarci!


Angolo dell’autrice :D
 
Salve a tutti!!! :D
vedo purtroppo che questa categoria non è molto seguita :( 
ma non fa niente :D a me piace scrivere, perciò continuerò fino alla fine :D+
- Zeki_love

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 – dove tutto ebbe inizio ***


CAPITOLO 3 – dove tutto ebbe inizio
 
Avete mai fatto un sogno strano? Non di quelli strani del tipo:” ho sognato di essere un uomo!” oppure “ ho sognato di vincere al lotto”. No! Io intendo sogni strani per davvero, del tipo :” ho sognato di nuotare nell’oceano pacifico assieme agli squali” e poi , il mattino dopo,ritrovarvi bagnati dalla testa ai piedi; oppure “ ho sognato che mi crescevano i baffi” e poi ritrovarvi un cespuglio sulle labbra… ok questo è troppo assurdo, ma era giusto per rendervi l’idea! Beh, io faccio sogni del genere…
Chiariamoci, non ho i baffi! E , fortunatamente, non mi sono mai ritrovata bagnata fradicia nel letto! Ma, più o meno, siamo là…
Faccio sempre lo stesso sogno, da quando ne ho memoria, ogni anno, lo stesso giorno. Il giorno del mio compleanno. Alcuni di voi diranno, ma è solo soggezione! Altri forse penseranno che io sia una ciarlatana o peggio una pazza da chiudere subito in manicomio! Vi capisco, anch’io, per un periodo, ho seriamente pensato di chiamare il manicomio! Poi però pensavo alle loro medicine e c’ho rinunciato…
Volete che vi racconti il sogno? Beh in sé per sé non è molto strano.
Ci sono io, indosso un vestito bianco che mi arriva fino alle ginocchia. Sono scalza e sono nel bel mezzo di una grande brughiera. Gli arbusti mi graffiano le gambe e i miei piedi sono ricoperti di terra e polvere. Il vento muove i miei lunghi capelli castani edin mano stringo sempre un oggetto diverso. Una lettera, una rosa, un anello, come se fossero dei regali di un ammiratore segreto. Ma chi verrebbe mai a corteggiare una ragazza, di notte, nel bel mezzo di una brughiera!?? È inverosimile!
Fatto sta che la mattina mi alzo sempre con un graffio diverso su entrambi i piedi o addirittura all’altezza del polpaccio. Vi dirò, all’inizio credevo che, durante la notte, mi graffiassi da sola. Così iniziai a tenere le unghie cortissime, ma , la mattina del mio compleanno, mi alzavo comunque piena di lividi e graffi.
Ora, come vi ho detto, compio gli anni il 31 di questo mese, cioè tra due giorni. Ciò vuol dire che domani farò il famoso sogno. Conoscete una cura per sognare?  Forse, devo solo andare dal dottore e chiedere: “ mi scusi, come posso curare i miei sogni?” come se fosse una normale influenza.
Non ho mai raccontato a nessuno dei miei sogni, nemmeno a mia madre. È sempre stata una cosa che ho tenuto per me, come un piccolo, vitale , segreto. Un po’ per non essere considerata pazza anche da coloro che mi circondano, e un po’ perché, la storia dei sogni, l’ho sempre considerata come una cosa mia, personale, che solo io posso conoscere ed interpretare.
Ho sempre pensato che il luogo in cui mi trovo nei miei sogni esiste davvero, lì da qualche parte in giro per il mondo. Ho provato a documentarmi su tutti i tipi di brughiere, con il risultato di essere rimandata sempre al punto di partenza: il nulla.
Ho anche cercato di collegare gli elementi del mio sogno , gli oggetti che tengo in mano, ma non sono mai arrivata ad un origine comune. Tutti mi hanno sempre rimandato a ciò che mi raccontava mia madre a proposito dell’ “imbranato” come corteggiatore! “ ah si! – iniziava – mi ricordo di quando mi servì la cioccolata calda su un piattino pieno di petali di rosa, o di quando mi mandava lettere d’amore con delle poesie copiate da qualche autore preso su internet, - come se non me lo aspettassi, stupido imbranato – oppure di quando mi regalò l’anello di fidanzamento! Ah, bei tempi quelli! No Emily, è inutile che fai quella faccia! Lo sai che, senza tuo padre, tu non saresti mai nata! Cosa farei io senza la mia bambina ah?” e lì iniziava a tempestarmi di baci e abbracci soffocanti. D’avvero, senza l’” imbranato”, io non sarei mai nata? Bleah!



HOLA!
 
Siamo al terzo capitolo! :D
Questi primi capitoli sono un po’ introduttivi, giusto per farvi conoscere la protagonista ;)
Spero vi piaccia come sta uscendo fin ora :D
Al prossimo capitolo
- Zeki_love

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 – MENO UNO ALL’INCUBO! YEAH! ***


CAPITOLO 4 – MENO UNO ALL’INCUBO! YEAH!
 
Ha mai fatto così caldo? Ah non credo… mi sembra di essere in un forno!
Mi alzo dal letto e vedo che sono appena le cinque del mattino. Beh, se la mia giornata deve cominciare così presto…
Apro l’armadio e prendo un paio di shorts e una canotta bianca, i vestiti che di solito uso per andare a correre o per andare un po’ in spiaggia. Stamattina opto per la spiaggia. Non mi va di sudare ancora, non dopo tutto il caldo che ho dovuto sopportare stanotte. Mamma non è ancora tornata. Spero torni entro domani, così posso festeggiare assieme a lei il mio compleanno. Tutte le ragazze della mia età vedono il proprio compleanno di diciotto anni come un occasione per allargare il proprio cerchio di amici ed accrescere la propria vita sociale. Forse l’avrei fatto anch’io. Forse anch’io avrei invitato tutti i miei amici ( praticamente tutta la mia classe, se proprio volevo movimentare la festa) e festeggiare con loro. Ma, ehi! Sono in Italia, luogo sperduto, scuola menefreghista nei confronti degli stranieri e forse l’unico amico che mi sono fatta fin ora  è un  cagnolino tutto bianco che incontro ogni tanto in spiaggia. Credevo fosse un randagio, abbandonato dalla sua famiglia come io lo sono stata dai miei amici. Lo credevo… ora non più. Subito dopo essermi vestita, sono scesa in spiaggia per fare una passeggiata con la speranza di incontrare il mio peloso amico. Mi sono seduta sulla sabbia e ho immerso i piedi nell’acqua del mare. Da piccola ho sempre sognato di diventare una sirena. Sapete, quelle creature bellissime, mezze umane e mezze pesce, che sanno cantare benissimo ed incantano tutti i marinai. Ho sempre desiderato che, immersa nella mia piccola vasca in mezzo alle bollicine di bagnoschiuma, le mie gambe si ricoprissero di squame e si unissero per formare una grande pinna. Ma naturalmente ciò non avvenne… poi la mia stima per le sirene calò un po’ dopo aver visto Harry Potter. Là si che erano brutte! Così ho smesso di sperare di diventare una di loro, ma la mia attrazione verso l’acqua non è mai diminuita. Appena fui abbastanza grande per toccare il fondo della piscina per bambini del villaggio turistico dove mi portava mia madre, mi feci iscrivere in piscina, dove continuai ad andarci fino al nostro trasferimento. Stamattina ci vorrebbe proprio una bella nuotata, il mare è calmo, il sole è ancora relativamente basso e c’è solo quel ragazzo laggiù che lancia la palla al mio amico peloso. Aspetta un secondo! Non ho mai visto quel ragazzo…
-         Bravo Jace prendila! – urla il ragazzo al cagnolino
“ e così si chiama Jace! Beh credo che gli si addica di più piccolo amico peloso…” penso.
Jace si accorge della mia presenza, probabilmente dal mio odore, ma il ragazzo non si avvicina. Non riesco a vedere bene il suo viso, perché coperto da un cappellino con la visiera, tipo quelli che usano i giocatori di Baseball. Jace mi si avvicina scodinzolando e mi porge la palla. Un po’ riluttante la prendo e gliela lancio dalla parte dove si trova il ragazzo. Jace corre a prenderla e , quando finalmente raggiunge il suo obbiettivo, il ragazzo gli sussurra qualcosa ed insieme si allontanano dalla spiaggia.
Non può portarmi via il mio unico amico! Chiunque sia, non ha il diritto di inculcare pensieri razzisti a Jace! Però, pensandoci bene, potrebbe anche essere il suo padrone. In effetti, Jace era sempre molto pulito e non sembrava affatto mal nutrito, cose che di certo non ci si aspetterebbe da un cane randagio. Ma allora perché va in giro per òa spiaggia come se niente fosse, senza qualcuno che lo accompagni o comunque senza un collare? Forse il suo padrone non tiene veramente a lui…
Eppure, prima, mentre stavano giocando, sembravano quasi due fratelli, si vedeva l’intesa che c’era tra loro e , essendo i cani molto sensibili, non credo che Jce si sarebbe affezionato così ad un normale ragazzo, magari che lo maltratta anche!
Ma forse, quel ragazzo, non è poi così tanto normale.



Kon-nichiwa!
 
Ho notato che questa sezione non è molto visitata ma…non fa niente!
Per me scrivere è una specie di sfogo che do alle mie fantasie perciò continuo a farlo ;)
E poi devo dare svolti alla storia anche per quei pochi che mi seguono :D
Beh, spero vi piaccia come sta venendo :D
Recensite mi raccomando ;)
- Zeki_love

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Capitolo 5
*** capitolo 5 - Voglio un pirata! ***


Capitolo 5 - voglio un pirata!

 
Dopo che il mio amico peloso e il suo accompagnatore hanno abbandonato la spiaggia,  mi incammino verso casa mia. di mia madre nemmeno l'ombra...
Sento squillare il telefono ma, riconoscendo il numero, faccio scattare la segreteria
-casa Granger. al momento madre e figlia sono fuori. lasciateci un messaggio dopo il biiip e vi promettiamo di rispondervi appena possibile...biiiiiip!
- Ciao Emily! Da quanto tempo! Come stai!?? Sai, qui senza di te è una palla! Si, continuo ad uscire, ma non mi diverto un granchè!Ma parliamo di fatti seri... domani è il tuo compleanno! E non un semplice compleanno! Fai diciotto anni ragazza! Non sai quanto ti invidio! Tu puoi fare la festa all'aperto, a maggior ragione che ti sei trasferita in Italia! Io, invece, dovrò aspettare fino a febbraio! Spero che tu faccia una gran festa per la tua maggiore età! Naturalmente, ti consiglio di farla da te...per i biglietti aerei ci pensi tu?!? l'invito mandamelo per posta, così potrò vantarmi di avere una busta delle lettere con un francobollo italiano! Beh allora ci vediamo presto! Ciao Em!
 
Ma come ho potuto essere amica sua per così tanto tempo!??!? Va bene la sincerità, ma Lesly esagera proprio! Credo che non riceverà mai «l'inivito»! (anche perchè non ci sarò mai nessuna festa!) guardo l'orologio, a Londra, la mia amata Londra, devono essere le 9... strano che Lesly si sia svegliata così presto... oppure è appena tornata...
corro di sopra a prendere il costume da bagno e preparo la borsa per il mare. vado nel mio angolo di paradiso, appena dietro un giardino vicino la mia attuale casa. Non mi va di appellarle ancora un aggettivo possessivo. Casa mia è Londra, e credo che lo resterà per sempre. la spiaggia, come al solito, è deserta. in un batti baleno mi liberò delle sneaker nere, degli shorts e della canotta e opplà! sono in acqua! la cosa buona dell'essersi trasferite qui in Italia è che posso andare al mare quando mi va...cioè sempre!
Mi distendo sulla superfice dell'aqua come se fosse un grande materasso e cerco di abbandonarmi ad esso. respiro quell'odore di salsedine tipico del mare e mi godo la freschezza del'acqua nettamente in contrasto con il calore del sole.
a volte, immagino di essere circondata da tanti pesciolini rossi che cercano di trasportarmi nel loro mondo, una specie di Atlantide, dove tutti gli esseri umani vengono accolti dalla famiglia reale. Mi piacerebbe chiedere a Tritone come comunica con i pesci, dato che solitamente si dice «muto come un pesce!»
quando inizio a sentire freddo mi avvio verso la spiaggia dove stendo il mio telo azzurro come il mare e il cielo. è sempre stato il mio colore preferito. da piccola, sentivo ogni bambina della mia età rispondere alla domanda: « qual'è il tuo colore preferito?» con la solita risposta: «il rosa!». Io ho sempre amato l'azzurro... non so perchè ma è un colore che mi ispira fiducia, calma, quiete e serenità.
 
mi stendo sul telpo e prendo le cuffie del mio Ipod facendo partire la playlist dei MUSE.
 
«our love would be forever and if we die we die togheter. And lie, I said never 'cause our love would be forever!»
 
qui la band si immagina un amore immortale, di quelli che superano i criteri della fisica... beh non dico che non esiste un amore del genere. in tutte le fiabe disney è presente! solo che nella vita normale è un pò difficile trovare il prorpio principe azzurro.
è per questo che voglio innamorarmi di un pirata!
 
Torno a casa verso l'una e controllo la segreteria telefonica:
« tesoro mio, sono la mamma! devo restare qui ancora per un pò... sai ci sono stati dei problemi con il cliente e devo sbrigare alcune pratiche. non so bene quanto ci vorrà... qui si parla addirittura di settimane! non appena so qualcosa ti faccio sapere! a domami!»
 
fantastico! con mamma fuori il mio compleanno sarà davvero uno sballo! ci saremo io, me medesima e...Emily! si una certa Emily Granger nota anche per essere la sottoscritta!beh...almeno potrò mangiare ciò che voglio!
 
dopo un panino vado a farmi un pisolino pomeridiano, giusto per recuperare il sonno che certamente perderò stanotte. appena sveglia accendo il pc e vedo un paio di film in streaming, poi ordino un pò di pizza e torno in spiaggia. ho conservato un pezzettino di pizza a Jace nel caso si presenti senza il suo accompagnatore. dopo una buona mezz'ora di attesa, una piccola nuvola bianca mi si avvicina...
«Jace! come sono contenta di rivederti! ehi, cucciolo! vieni qui! guarda cosa ti ho portato!» gli dico. non appena nota il pezzo di pizza gli si illuminano gli occhi e corre verso di me più forte di prima. gli appoggio la fetta su di un piattino e via! la mangia in tutta fretta e furia
«non fare complimenti! sai, mia mamma domani non torna a casa, perciò dovrò festeggiare il mio diciottesimo compleanno tutta sola» poi Jace alza il muso come a volermi rispondere che ci sarà lui con me «ah! ma non dire sciocchezze! ti ho visto sai questa mattina con quel tuo amico! sembrava il tuo padrone! non credo che domani preferirai stare con questa cosa depressa!» allora Jace, dopo aver finito il suo pasto, mi appoggia il muso sulla gamba ed io inizio ad accarezzarlo con fare assente. non appena cala il sole, Jace si allontana e si incammina sul sentiero da cui era venuto mentre io mi incammino dalla parte opposta
 
Hola!
 
Ebbene… non so che dire XD innanzitutto ringrazio quelli/e che non demordono a continuano a leggere questa mia storiella *_________*
Al prossimo capitolo gente ;)
- Zeki_love

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Cambiamenti ***


Capitolo 6 - Cambiamenti
mi trovo in una grande distesa d'erba, con i fiori in piena fioritura, come se fosse primavera. indosso una gonna di lino marroncino chiaro, con sopra una maglietta verde scuro e ai piedi porto degli stivaletti di pelle marroni.
in mano ho una piccola stella di vetro azzurra. è piccola, più o meno è quanto metà del mio mignolo. ad un certo punto una folata di vento mi sposta i capelli e mi sento chiamare da una voce a me sconosciuta
«Emily...Emily...Svegliati Emily...»  mentre mi giro per scoprire a chi appartiene questa voce scorgo un ombra. è lontana e, non appena sembra notarmi, scompare.
«chi sei? perchè mi hai regalato questa stella!?!?» ma l'ombra ormai non c'è più e io mi sento risucchiare da un vortice invisibile che mi riporta...
 
alla realtà! mi sveglio all'improvviso, come al solito. guardo l'orologio: le 8 e 30 passate! non mi era mai successo di dormire così tanto il giorno del mio compleanno! mi dirigo verso il bagno per farmi una doccia gelida, come piace a me. indosso un paio di shorts di jeans, una canotta azzurra con dei gufetti e le mie ciabattine di gomma. mi avvicino al comodino per prendere il cellulare quando la mia attenzione viene catturata da uno sbrilluccichio appena sotto il mio letto. non è possibile! è la stellina che stringevo nel mio sogno! non mi ero accorta però che fosse legata ad una catenina....
mossa da uno strano moto di benessere, indosso la mia nuova collanina e vado giù in cucina per prepararmi la colazione: cornetto, latte e cereali! non appena finisco inizio a fare un pò di servizi: metto in ordine la sala notte, faccio un pò di polvere e così via. dopo pranzo squilla il telefono ma, stavolta, rispondo.
«tanti auguri a te! tanti auguri a te! tanti auguri alla cosapiùbellachemisiamaicapitata!tanti auguri a te!»
«mamma, quanto tempo ci hai messo per imparare a dirlo tutto d'un fiato!??»
«questo ed altro per la mia bambina!»
«eh no mamma! da oggi non sono più una bambina!»
«va bene tesoro, tra vent'anni ne riparliamo»
«mamma!»
«ma lo sai che scherzo! beh, cos'hai in programma per oggi!??! cena romantica con il tuo ragazzo?!?»
«oh si! un giorno dovrò fartelo conoscere! è così splendente che non appare nemmeno in fotografia! è praticamente INVISIBILE!»
«stai insieme ad un vampiro tesoro?»
«dimmi che non l'hai capito dallo splendente!»
«emm...»
«ok mamma, mollo tutti i miei impegni e oggi ti preparo un pò di lezioni su vampiri e co. per quando torni!»
«oh ma che brava figlia che ho! parlando seriamente, davvero esci con il tuo ragazzo oggi!??»
«mamma nemmeno ce l'ho un ragazzo! qui non conosco un anima! (viva o morta che sia). credo che me ne starò a casa a leggere un pò»
«tanto per cambiare! vorrà dire che per il tuo compleanno ti regalerò un libro invece di quella fantastica vespa azzurra che dovrebbe arrivarti da un momento all'altro...»
«cosa!??!?»
«vabeh, vorrà dire che manderò un altro fattorino a riprendersela!»
«ma no! cosa dici mammina carissima, luce dei miei occhi, dal grembo della quale 18 anni fa ebbi la vita!»
«tutto questo per tenerti la vespa?!?mmm.... chissa cosa potrei ricavarne se ti regalassi una macchina...»
«no mamma mi basta il motorino! credo sia appena arrivato! ciao ci sentiamo domani!»
«no aspetta!!!prima devo dirti una cosa...» ma niente. in preda alla fibrillazione ho praticamente chiuso il telefono in faccia a mia madre! non appena ho sentito suonare il campanello mi sono precipitata alla porta. ho firmato un paio di carte e via! ho scartato il mio maxi regalo! è bellissima!di un fantastico azzurro metallizzato con un'ala disegnata sul sellino e sul casco. sullo specchietto è appoggiato un bigliettino da parte di mia madre in cui mi spiega che ha già il pieno perciò non perdo tempo a provarla. Mi avvio verso il lungomare, consapevole di non poter attraversare la sabbia con la mia bella vespa nuova. Sono appena le due del pomeriggio perciò la spiaggia è quasi deserta. Ci sono solo un paio di coppiette che approfittano della spopolata spiaggia per scambiarsi effusioni romantiche, riprendendo scene di vecchi film dove la distesa di sabbia era il luogo più romantico che potessero trovare due giovani innamorati. Li supero, un po’ invidiandoli perché almeno sanno con chi passare il tempo, un po’ sentendomi superiore a loro perché, come sapete, io non credo all’amore. La mia migliore amica ( o meglio EX migliore amica) diceva che sono una contraddizione vivente. (Sono perchè mi sento ancora tale ) Questo perché si, non credo all’amore, ma non riesco a rinunciare ogni tanot a libri strappalacrime o che raccontano storie di amori fatali, intensi e soprattutto ricambiati. Inutile dirvi che amo Shakespeare (per me semplicemente Will) e i suoi Romeo e Giulietta o Jane Austen, con Elizabeth e Darcy o Emily Bronte con Caty e Heatcliff. Certo, non leggo solo libri di questo genere, ma ogni tanto mi diletto a leggere di questi amori per me irraggiungibili se non nei miei sogni. Parlo dei miei sogni perché ho un piccolissimo problemino. Conoscete già il mio sogno e devo dire che è tutt’altro che romantico però, da qualche anno a questa parte, ho quella strana sensazione che si ha quando vedi qualcuno per la prima volta e credi di averlo già visto da qualche altra parte. Beh, non è esattamente così ma credo che quell’ombra o ragazzo che popola i miei sogni esista davvero. Devo solo riuscire a trovarla…
 
Tornata a casa ebbi uno strano presentimento. Sentivo che qualcosa non andava. Parcheggiai la mia nuova piccolina nel vialetto davanti a casa e non mi presi nemmeno la briga di legarla con la catena al paletto della staccionata, tanto qui non passa mai nessuno! Presi le chiavi di casa dallo scomparto al di sotto del sellino e mi avviai verso casa. stavo per inserire le chiavi nella serratura quando sentì un rumore provenire dall’interno. Non avevo animali, perciò non poteva essere stato il mio gatto o il mio cane, e ricordo bene che la mamma non sarebbe dovuta arrivare prima di…beh, un bel po’ di tempo. Da brava sherlockiana quale sono,ho subito pensato ad un ladro o peggio, ad un assassino venuto a casa mia per uccidermi. Non avevo armi con me (chi si porterebbe mai un’arma per fare una passeggiata in spiaggia?!? ) così presi la prima cosa a cui pensai e balzai dentro casa mia. Stavo per colpire quando una voce a me familiare disse: “ e tu pensi di poterti difendere con una ciabattina di gomma? Cosa ti ha insegnato tua madre in tutti questi anni??!”
 
“ Papà!?!?”
E già, l’imbranato era venuto a trovarmi proprio nel giorno del mio diciottesimo compleanno, e non credo sia venuto per portarmi la torta.



Angolo dell’autrice :D
 
Scusate scusate scusateeeeeeeeeee T.T sono terribilmente in ritardo, lo so, e vi sto chiedendo perdono in ginocchio T.T tornando ad Emily, ha trovato la stellina del suo sogno… strano, non l’aveva mai vista eppure, eccola lì, nascosta sotto il suo letto. Chi ce l’avrà messa? Spero tanto che riusciate a scoprirlo! XD
Beh, continuate a seguirmi ;) alla prossimaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa :D
Baci :*

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 Parenti molto generosi… ***


 

Capitolo  7 Parenti molto generosi…

 
Avete presente quando andate ad una festa, anche se vi ci imbucate soltanto, e incontrate un amico/a di vecchia data, che non vedete da tanto tempo?
Ecco, immaginatevi ora nei miei panni. Stessa situazione, con una sola differenza; l’imbranato non è certo un mio amico! E non sono certo contenta di vederlo!
 
-         emm…ciao Emily…
-         oh bene! Almeno sai come mi chiamo!
-         Emily…
-         Come hai fatto a sapere dove abito? Se non sbaglio, non ci vediamo da...diciamo diciotto anni! L’ultima volta ho ti ho “visto” mi hai cacciata via da te per mettermi nella mamma!
-         Per l’appunto, è stata tua madre a dirmi dove abiti ora
-         Ah, bel regalo di compleanno mamma! Forse la vespa le sembrava troppo poco…
-         Emily, ascolta, so di non essere stato molto presente in questi ultimi anni…
-         In questi ultimi anni? Molto presente? Ma se non ti ho mai visto in vita mia! O, almeno, non in carne ed ossa, ovvio.
-         Per caso mi hai spiato?
-         Ovvio che no! È solo che la mamma è un’inguaribile romanticona e spesso mi faceva vedere le vostre foto. Poi, c’è stato un periodo in cui eri su tutti i gossip di Londra! “scandalo alle Granger industries ” e poi ancora “presidente delle Granger industries: affannato dal lavoro o dalle sue dipendenti?” e poi…
-         D’accordo, non sono un padre modello, e se non fosse per tua nonna ora non sarei nemmeno qui!
-         Ho una nonna!?
-         Certo che ce l’hai! O almeno ce l’avevi…
-         Bene, ho scoperto di avere una nonna per poi essere in lutto per lei nello stesso giorno! È proprio vero che il 18esimo compleanno è un giorno memorabile!
-         A quando vedo hai ereditato il sarcasmo da tua madre…
-         C’è chi può e chi non può… allora, devo ringraziare la nonna per questa tua apparizione?
-         Lei, e il suo enorme patrimonio…
-         Che sospetto sia tutto nelle tue mani…
-         Non più
-         Ah già, le amanti costano…
-         Emily Granger! Se porti questo cognome ci sarà un motivo! Sono tuo padre e da te pretendo rispetto!
-         Agli ordini imbranato!
-         Come scusa?
-         Volevo dire capo…
-         Farò finta di niente per adesso. Comunque non sono più in possesso del suo ingente patrimonio perché mia madre, nonché tua nonna, l’ha intestato tutto a te.
-         A me?
-         Si. Sei ufficialmente la sua unica nipote, perciò credo non avesse scelta.
-         Mmm…
-         Non fare quella faccia. Ti voleva bene
-         Come puoi volere bene ad una persona se nemmeno la conosci?
-         La senti nel cuore…
-         E questa a chi l’hai rubata?
-         A tua madre…
-         Ok.
-         Tornando all’ingente patrimonio. Potrai trasferirti anche subito se vuoi.
-         Trasferirmi? E dove andrò?
-         Nella villa che ti ha lasciato tua nonna ovvio! Diciamo che da ora puoi considerarti come una giovane ricca ereditiera che passa la sua vita nella residenza estiva della sua famiglia.
-         E, di grazia, dove sarebbe collocata la mia residenza estiva?
-         Non sarà solo la tua residenza estiva! Lo era di tua nonna ma per te sarà proprio una dimora. Comunque, è a Ravello, un magnifico ed elegante paesino situato sulla costa amalfitana e che…
-         Hai imparato un depliand a memoria per cercare di convincermi della bellezza di questo “posto”?
-         Non ti sto “convincendo”, ti sto solo presentando la tua futura casa.
-         Perché tu giustamente sei convinto che mi ci trasferirò
-         Non puoi preferire questa topaia a quel capolavoro!
-         Se permetti, questa topaia, o come la chiami tu, è ormai casa mia e poi ho i miei buoni motivi per voler restare qui.
-         E quali sarebbero?
-         Ho degli amici che non voglio lasciare…
-         Dimmi il nome di almeno tre di loro
-         E perché dovrei? Dopotutto, sono 18 anni che non mi chiedi i nomi dei miei amici…
-         Infatti sto cercando di rimediare
-         Costringendomi ad accettare un’eredità non voluta
-         Come vuoi! Volevo fartela passare meglio ma non ho scelta! Tua madre è d’accordo, ti ha regalato la vespa così che potessi muoverti liberamente a Ravello senza dover sempre chiedere a Arthur di accompagnarti!
-         Arthur?
-         Il tuo maggiordomo!
-         Ho un maggiordomo?
-         Emmm si…
-         E da quando?
-         Da quando tua nonna ti ha lasciato la villa!
-         Oh mamma…
-         Lo conoscerai domani stesso!
-         E perché?!
-         Viene ad aiutarti con i bagagli e tutto. Voleva portare la limousine ma non mi sembrava il caso. Viene con la BMW così potete stare più comodi. Ora però devo scappare perché domani ho un importante impegno di lavoro a Londra e non posso proprio assentarmi
-         Ehi no! Prima chiariamo tutto ciò!
-         Mi dispiace tesoro ma non ho proprio tempo! Semmai chiama tua madre! Potrà spiegarti qualcosa lei!
-         Ma... – non faccio in tempo a finire la frase che l’imbranato sale in macchina, mette in moto e fugge via,lasciandomi qui sola a pensare e fantasticare sulla mia nuova residenza. Chiariamoci, non mi piace molto questa presa di potere da parte dei miei genitori il giorno del mio diciottesimo compleanno ma che posso farci?! Ormai hanno organizzato tutto! Ci manca solo che scopro di essere segretamente fidanzata fin dalla nascita e di dover sposare questo presunto fidanzato in meno di un anno per unire i poteri delle nostre famiglie e poter consolidare il potere de… ok, ora sto degenerando! Tanti auguri a me! Mi tocca pure impacchettare la mia roba entro domani mattina!


angolo dell'autrice :D
scusate il terribile ritardo >.< sono imperdonabile T.T XD
cooooooooomunque siamo in estate :) perciò spero di poter aggiornare la mia storia molto più frequentemente :D (anche perchè ne ho già qualche altra nella mia testolina XD )
alla prossima! :*

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 – Villa Pervinca ***


Capitolo 8 – Villa Pervinca

 
Avete presente quelle uggiose e oscure mattine in cui non vi va di fare nulla e preferireste rimanere a letto tutto il giorno? Bene, mi sentivo proprio così quel giorno, con la sola ed unica differenza che, essendo il primo agosto, fuori dalla mia finestra potevo scorgere un sole che spaccava le pietre tanto che erano forti e caldi i suoi raggi. Messa da parte la mia pigrizia, anzi non volontà di fare qualcosa controvoglia, mi alzai dal letto e cominciai a prendere borsoni e zaini e a riempirli con tutta la roba presente nel mio armadio, che in realtà credevo fosse molto di meno. Finito con gli abiti, iniziai ad impacchettare in enormi scatoloni tutti i miei bei souvenir e cartoline insieme a tutti i soprammobili presenti nella mia camera. Guardai fisso il mio amato Big Bang prima di riporlo nella sua scatolina con la union jack in cui me l’avevano consegnato quando lo comprai al botteghino sotto casa, convinta che non sarei mai più riuscita a rivederlo. Due minuti dopo che casa mia si era svuotata e poi riempita di scatoloni sentii una macchina avvicinarsi attraverso il vialetto che conduceva a casa mia. In questo momento avrei preferito di gran lunga la visita della mia vecchia e ormai ex migliore amica invece di quella di “Arthur” il MIO nuovo “maggiordomo”. Grazie nonna a me sconosciuta! Venni strappata dai miei pensieri quando sentii suonare alla mia porta.
  • salve! Sono Arthur e lei dev’essere la signorina Granger giusto?
Un classico! Il mio maggiordomo era un uomo sulla sessantina che, se non fosse venuto a stravolgermi la vita, avrei sicuramente scambiato per un tenero vecchietto.
  • Si,salve! Sono Emily! Non mi chiami più né signorina né per cognome, la prego!
  • Certo signorina, non appena lei smetterà di darmi del lei
  • E come dovrei rivolgermi a lei, sign. Arthur?
  • Mi chiami semplicemente Arthur e mi dia pure del tu.
  • Se ti chiamassi Artie?!
  • Emm… signorina, sono inglese e ci tengo al mio nome dato che è preso da uno, se non IL, più grande sovrano d’Inghilterra.
  • Oooooook Arthur…  puoi aprirmi il bagagliaio? Così inizio ad infilarci la mia roba.
  • Lei vada pure in macchina, Emily, qui ci penso io
  • Ma…
  • Sembrerò un tenero vecchietto ma le assicuro che la forza nelle braccia ce l’ho ancora
  • E se ti aiutassi a portarne qualcuno? Giusto i più leggeri…
  • Credo che se le dicessi di no lei continuerebbe a chiedermelo, non è vero?
  • Beh, suppongo di si..
  • Allora va bene signorina Emily.
Non obbiettai di nuovo sul signorina perché in qualche modo credevo di dovermici abituare. Durante il viaggio non parlammo molto. Mi spiegò solo che non aveva portato la limousine per non dare troppo nell’occhio ed io gli ero segretamente molto grata. Era venuto con una semplice auto a otto posti ed io mi ero seduta nella fila più indietro per potermene stare un po’ per fatti miei e per poter osservare il paesaggio dal finestrino in santa pace. Devo ammettere però che l’Italia è davvero un bel posto! Con tutto il verde dei prati, il blu del mare, il marrone delle montagne, il giallo delle spighe di grano e i vari colori dei fiori sembrava di essere nella fabbrica di cioccolato di Willy Wonka con la sola differenza che il mare e i fiumi e i laghi erano fatti d’acqua e non di cioccolata. Se lo fossero stati, l’Italia sarebbe stata perfetta. Mentre ascoltavo per la millesima volta la mia infinita play list del mio Ipod pensavo a quali posti visitare per primi nella penisola amata e invidiata da tutto il mondo. Prima non ci avevo mai pensato perché mi premuravo dell’aspetto economico di tutti i miei svariati viaggi ma, beh, credo che essere diventata una ricca e giovane ereditiera serva a qualcosa dopotutto. Quando la macchina cominciò a rallentare mi accorsi che non eravamo più in aperta campagna ma in un vero paradiso terrestre! Davanti a me si apriva un grande cancello bianco con le iniziali delle famiglie dei miei nonni : G per Granger, come mio nonno, e C per Collins, come mia nonna. Se il cancello mi aveva incantata, il grande giardino all’interno mi aveva letteralmente mandata in estasi! Era tutto assolutamente troppo verde e curato per essere vero, tanto che pensai di toccarlo per confermarlo. Dopo un vialetto che mi sembrò infinito, costeggiato di alti e folti alberi perfettamente allineati tra loro mi ritrovai davanti ad una vera a propria reggia. Una volta, quando ancora abitavo a Londra ed avevo appena 5 anni, mentre passeggiavo con mia madre, passammo davanti al Buckingam Palace. Io rimasi incantata da quella magnifica struttura e dissi : “ mamma! Guarda che bella casa!” e la mia mamma mi rispose “ si Emily, è davvero molto bella!” “ perché noi non abitiamo in una casa come quella?!” Chiesi ingenuamente incantata da quello che per me era come un castello. Mia madre mi fece un sorriso degno di prima pagina e mi rispose “ Ma Emily! Se costruissimo un’altra casa come quella qui a Londra dovrebbero rifarla tutta da capo! Non ci entrerebbe più nessuno!” e no mamma! Ora una casa come quella ce l’ho eccome!
Davanti alla scalinata d’ingresso erano, in fila orizzontale, posizionati tutti quelli che pensai vivessero in quella casa. appena Arthur fermò l’auto mi aprì la portiera e mi inserì nella mia nuova e movimentata vita.


Angolo dell'autrice (:

saaaaaaaaaaaaaaaaalve :D scusate l'assenza ( chiedo umilmente perdono ç_ç ) prometto che cercherò di essere più presente ç_ç beh, buona lettura :)

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 – la strana combriccola si presenta ***


Capitolo 9 – la strana combriccola si presenta
 
  • Benvenuta signorina Granger!
  • Vi prego, non chiamatemi per cognome altrimenti penserò che mi stiate confondendo con la famosa Hermione!
  • Ci scusi signorina! – dissero tutti e quattro in coro
  • Non dovete scusarvi! Allora, io sono Emily e ,a quanto pare, d’ora in poi dovrò vivere con voi.
  • Siamo molto lieti di averla con noi, signorina – disse la donna sulla cinquantina con i capelli color cremisi – il mio nome è Lana e sono la “donna di casa”
  • Molto piacere Lana! Ma, scusa la domanda, in che senso la donna di casa? – chiesi quasi ridendo
  • Nel senso che qua dentro faccio tutto io! Lavo, cucino, stiro e , se vi serve, consiglio e mantengo segreti!
  • Oh beh, mi fa piacere! – dissi non riuscendo a trattenermi dal ridere
  • Mi fa piacere metterla di buon umore,signorina. Comunque, lui è mio marito George e loro sono le nostre figlie Alice e Katherine – mi disse Lana indicandomi dapprima un uomo poco più anziano di lei, con i capelli brizzolati e con un fisico robusto, segno evidente di una vita di lavoro, e due ragazze, sicuramente gemelle, una con i capelli cremisi come la madre e l’altra neri come il padre. Potevano avere poco più di vent’anni e, come ogni coppia di gemelli che si rispetti, parlano in contemporanea
  • Piacere di conoscerla, signorina – dissero in coro
  • Ma vi allenate per farlo?
  • Fare cosa, signorina?
  • Questo! Parlate in simultanea!
  • No, a dir la verità non ci alleniamo, ma ci divertiamo molto a farlo. – mi rispose la rossa – io sono Alice e …
  • Io sono Katherine – finì la nera
  • Beh, almeno potrò riconoscervi dal colore dei capelli!
  • Ah, signorina, quando erano piccole, per cercare di farsi confondere a scuola, si tinsero i capelli l’una del colore dei capelli dell’altra – disse George – Io sono Geroge e sono lo stalliere/meccanico/giardiniere della casa.
  • Stalliere?
  • Beh, si… abbiamo,cioè, avete un paio di cavalli, signorina
  • E io che mi aspettavo delle mucche!
  • Sua nonna non era mica una contadina, signorina – rispose Lana un po’ infastidita
  • Quindi immagino che saremo abbastanza larghi in sei in questa casa!
  • Sei, signorina? – chiesero le gemelle
  • Beh, io, Lana, Gorge, Arthur e voi. In tutto fanno sei.
  • In realtà saremo in sette, signorina – rispose George
  • Sette?
  • C’è quel buon a nulla di William! Ti avevo detto di portarlo qui se non sbaglio! – sbraitò Lana al povero marito
  • Ho provato a chiamarlo ma non ha voluto sentire ragioni. È voluto restare a prendersi cura di Artos
  • Artos? C’è qualcun altro? Nascosto nei cespugli forse?
  • No, signorina – rispose Alice ridendo
  • Artos è uno dei due cavalli – concluse Katherine
  • Ah! Vabbeh, prima o poi dovrò incontrare questo cavaliere misterioso no?
  • Spero per voi che lo incontriate il più tardi possibile! – disse Lana
  • Su, su. La signorina sicuramente sarà stanca dal viaggio e vorrà riposare. Non è vero? – mi chiese George con uno sguardo che nascondeva una silenziosa supplica
  • Oh, si George, avete proprio ragione. Credo che andrò un po’ a sdraiarmi in camera mia.
  • Come volete, signorina – disse Katherine
  • Se vuole seguirci, le mostriamo la sua camera – disse Alice
  • Si, certo. Però prima dovete tutti farmi un favore
  • Tutto ciò che vuole, signorina – risposero tutti in coro come dei bravi soldatini al proprio comandante
  • Smettetela di darmi dei lei!
  • Ma certo, signorina
  • E smettetela anche con questa storia del signorina! Chiamatemi Emily e basta!
  • Ma…
  • Niente ma! E anche tu Arthur! Chiamami di nuovo signorina e giuro che ti ruberò le chiavi dell’auto un giorno!
  • Sono certo che lo faresti comunque – mi rispose Arthur visibilmente divertito da quella situazione
  • Hai ragione! Bene! Gemelle! Portatemi alla mia camera!
  • Subito, sign… Emily!
 
 
Avete presente quel momento in cui vi sembra di dormire ma riuscite comunque a sentire tutto ciò che succede al di là delle vostre palpebre serrate? Era proprio quello che stavo passando io in quel momento. Il momento in cui avrei capito di essere finita in un grosso casino.

 ciao (:
allora, spero vi stia piacendo la storia :)
mi stanno venendo strane idee per i prossimi capitoli XD 
ci vediamo presto :*
ps. vi consiglio una canzone, perchè mi ha rubato il cuore *____*
si chiama "Barton Hallow" ed è dei Civil Wars ;)

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Capitolo 10
*** Capitolo 10-troverai pane per i tuoi denti ***


Capitolo 10 – troverai pane per i tuoi denti
 
Tumm…tumm…tumm… quante cose emettono questi semplici tre suoni? Un cuore che batte, le lancette di un orologio, o, come in quel momento, un martello sbattuto ripetutamente sulla porta della mia camera. All’inizio pensai di ignorarlo e restare a dormire tra quelle soffici coperte di seta azzurre e quella marea di cuscini che erano morbidi quasi quanto dei marshmellow. Poi si aggiunsero anche le gemelle di sotto che cantavano strani motivetti da catechismo, George in giardino con una sega elettrica e Lana che passava l’aspirapolvere ovunque. Così decisi di alzarmi e di andare a fare un giro di perlustrazione. scesi dal letto e corsi ad aprire una delle valige per trovare qualcosa da mettermi. Certo ero in casa mia, ma non potevo mica uscire in pigiama di fronte a degli estranei!??! Presi un paio di pantaloncini, di quelli che uso per andare a correre, ed una T-shirt del concerto dei Muse, altro souvenir dall’Inghilterra. Accesi l’Ipod attaccato all’amplificatore e misi “the 2nd law” a palla mentre andavo a farmi una doccia. Lavata e vestita, mi decisi a varcare la soglia della mia camera, curiosa di sapere cosa ci fosse per colazione. Me la immaginavo stile Hogwarts, con lunghi tavoli stracolmi di roba da mangiare per tutti i gusti. Da cornetti caldi, a pasticcini, omlette e un bel muro azzurro che mi ostruiva l’uscita dalla mia nuova camera. Aspettate?!? Muro azzurro?!? Sconcertata cercai di capire cosa mi bloccava il passaggio e avrei alzato la testa, se solo qualcuno non avesse richiuso la porta!
  • ehi!
  • Potrai anche essere la nuova padrona di casa ma non mi faccio molestare cos’ apertamente dalle ragazzine!
Come si permette! Mica lo stavo molestando! E fino a prova contraria era lui che se ne stava davanti alla porta della mia camera! Ora gliene dico quattro a Gorge! E magari lo riferisco anche a sua moglie!
  • senti un po’ geor… - e la mia solita fortuna, o sfortuna, volle che quello alla mia porta non fosse Gorge bensì un ragazzo, pressappoco più grande di me, con folti capelli neri ed un paio di occhi azzurri come il mare a mezzogiorno, pienamente baciato dal sole
  • sveglia sveglia dormigliona! So di essere uno spettacolo, ma non c’è bisogno di fare sogni ad occhi aperti su di me! Magari, conoscendoci, potremmo avverarne qualcuno… - disse lo sconosciuto facendomi uno strano sorrisetto malizioso… ma che dico! Diabolico!
  • credevo fossi Gorge…
  • mi dispiace per te, ma Gorge in questo momento è impegnato. Comunque, io sono William. Sicuramente avrai sentito parlare di me dalle gemelle. Non per vantarmi ma so essere abbastanza carino…quando mi va…
 
  • Scommetto mai…
  • Cosa?
  • Niente, niente. Comunque io sono Emily…
  • Lo so chi sei…
  • … e per la cronaca solo la tua datrice di lavoro. Quindi, posso licenziarti quando voglio!
  • Come siamo aggressive! Forse la colazione ti addolcirà un po’!
  • Giusto! In effetti avrei un certo languorino…
  • In fondo al corridoio, gira a sinistra e prendi le scale principali. Poi gira a sinistra e trovi un corridoio che ti condurrà dritto dritto alla sala da pranzo
  • Grazie! Sai, sono arrivata solo ieri e non ho avuto il tempo di farmi una cartina di tutta la casa
  • Oh, non c’è di che, capa. Sono a tua completa disposizione, e non solo per le informazioni
  • Grazie, ma al momento non ho bisogno di nient’altro
  • Se lo dici tu
E detto questo mi fiondai verso il corridoio alla mia destra
 - la sala da pranzo è a sinistra!- mi urlò dietro William
 - Emm… si, giusto
A quante figure di cacca siamo arrivati? Ho perso il conto. E non sono nemmeno le dieci del mattino!
Dopo un lungo cammino, e una lunga serie di corridoi sbagliati, finalmente arrivai alla sala pranzo dove tutti ormai erano ai propri posti, senza toccare cibo, in quella che credo fosse la mia attesa.
  • Si scusate… sono dovuta andare in bagno!
    - ma non ne hai uno in camera tua? – chiese William con l’intenzione di far capire a tutti i commensali la vera ragione del mio ritardo, cioè il mio poco sviluppato senso dell’orientamento
  • Oh signorina! Dormito bene? – oh sia benedetta la signora Lana!
  • Si, si! Benissimo!
  • Stamattina ci sono latte,bianco o al cioccolato, biscotti al cioccolato, toast, fette biscottate con burro e marmellata di arance e caffè! Scelga lei cosa le piace di più
  • A me basterebbe solo che la smettesse di darmi del lei, in realtà. Comunque credo che un po’ di latte al cioccolato e due biscotti possano andare bene.
  • Te l’avevamo detto, mamma, che non serviva tutta questa roba.- risposero le gemello in coro
  • Sai, mia moglie è sempre preoccupata che non si apprezzi la sua cucina,o qualsiasi cosa che faccia con le sue mani, così a volte esagera e inizia a strafare
  • George! – lo riprese Lana
  • Oh, non si preoccupi George. Almeno avete più cose tra cui scegliere da mangiare
  • Oh, su questo non c’è dubbio – rispose Will
  • Will, lo sappiamo che se potessi mangeresti anche i sassi!
  • Oh, non è del tutto vero. Una volta li ho assaggiati i sassi
  • Non ci credo – disse Emily credendo che quello fosse solo un vano tentativo da parte di Will di fare lo spaccone, tanto per cambiare
  • Oh no, signorina Grang.. volevo dire Emily, lui una volta ci ha provato davvero. Certo, poi è dovuto andare dal dentista, ma fortunatamente era solo un dente da latte..
  • Due! – ci tenne a precisare Will
  • Oh, quindi non hai la dentiera?
  • Vuoi controllare tu stessa, Emily?
  • Will! Come puoi trattare così la signorina Granger! Mostrale un po’ di rispetto! – gli urlò contro Lana, come al solito esagerando
  • Ok, allora riformulo la domanda. Vorrebbe controllare lei stessa, signorina Granger?
  • No, grazie, sto ancora aspettando il mio Ronald Weasly . – e con ciò mi alzai da tavola e mi diressi verso quello che d’ora in poi sarebbe stato il mio giardino.
 
 
 
 
 
 
 angolo dell'autrice :)
salve a tutti :D lo so, è passato TROPPO tempo dall'ultimo capitolo, e mi dispiace molto ç_ç addirittura c'è stato un periodo in cui avevo pensato di abbandonare tutto :/ poi però ho continuato perchè una certa persona mi ha minacciato di togliermi la mia attuale droga (Damon Salvatore) e, come ogni tossicodipendente che si rispetti, non potevo privarmene nemmeno per un istante u.u beh, spero che il capitolo vi piaccia e vi do appuntamento al prossimo (che stavolta cercherò di aggiornare nel minor lasso di tempo possibile >.<) ciau :3

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Capitolo 11
*** Capitolo 11- si dice... ***


Capitolo 11
 
Ho sentito dire che il verde sia un colore che dà effetti rilassanti. Però ho anche sentito dire che bisogna evitare di dipingere le camerette dei bambini piccoli di verde altrimenti li si stimola troppo e la notte saranno capaci solo di fare baccano. Si dice che il verde sia il colore della speranza, però c’è anche il detto “verde d’invidia”. Alcuni credono che in Harry Potter, i cattivi siano appunto coloro che appartengono alla casata dei “serpeverde”, eppure, secondo me, si dimenticano che in fondo Draco era un bravo ragazzo…
Io però posso dire con assoluta certezza che, in mezzo a tutto quel verde, non riuscì a pensare a nulla. Né alla speranza, né all’invidia, né ai bimbi che piangono e tantomeno a maghetti incompresi. Cercai solamente di rilassarmi, un po’ come facevo quando mi immergevo in acqua o poggiavo i piedi in quella strisciolina di confine che si trova tra la distesa di sabbia della spiaggia e il frangente dove l’acqua marina ogni tanto si appoggia, cercando  disperatamente di abbracciare la terra, tanto vicina e tanto lontana, parte di uno stesso pianeta ma allo stesso tempo di un altro mondo. Me ne andai un po’ in giro e poi decisi che dovevo farlo. Volevo emulare una di quelle tipiche scene da film in cui le ragazze, prese da un eccesso di euforia o, come Alice nel paese delle meraviglie, annoiate e incomprese, si gettano sul prato e lì vi rimangono per un tempo indefinito. In effetti è letteralmente ciò che feci. Mi Gettai sul prato con un movimento tutt’altro che aggraziato e mi feci un male cane quando il mio di dietro provò la durezza del terreno. Tra l’altro per lui fu uno shock in quanto, abituato all’acqua marina, si era sempre ritrovato contro un ostacolo restio da fargli del male. E, mio malgrado, non fu l’unico ad accorgersene. Ora, come è giusto che sia, me ne accorsi anch’io, perciò per un po’ non riuscì ad evitare di camminare come un pinguino. Oddio, ho sempre amato i pinguini, soprattutto i cuccioli che sono così piccoli e teneri, ma non credo di essere tagliata per fare il pinguino. Lo Zombie si, ma il pinguino no. Dopo non oso immaginare quanto tempo mi rialzai dalla sezione di piano che ormai aveva ricopiato alla grande la mia figura. Appena mi alzai, scorsi uno dei, credo, miei cavalli, in lontananza. Era nero ed imponente e se ne stava lì, tutto solo soletto, a brucare l’erba, a poca distanza da me. Feci per avvicinarmi ma notai che già qualcun altro lo stava facendo. Ovviamente, la dea bendata chiamata fortuna volle che la persona in questione fosse William “il mangia sassi”, perciò presi la saggia decisione di tornare sui miei passi e girare a largo. Per quella mattina ne avevo abbastanza di battutine e scenette imbarazzanti. Ma non era quello il problema. Se c’è una cosa che ho imparato dalla fisica e che davvero ho riscontrato nella vita quotidiana è che “ad ogni azione ne segue una uguale e contraria”, e la mia azione uguale e contraria stava per arrivare da lì a poco. Infatti, dall’alto della mia flessuosità fisica, non vidi un maledetto sasso davanti a me e caddi come solo una pera cotta può cadere. Che poi non ho mai capito perché si paragonino le persone alla frutta!
Naturalmente non potevo cadere in assoluto silenzio. No, credo sarebbe stato troppo bello. Avete presente le orche che si gettano in mare tuffandosi e tutti gli schizzi d’acqua che generano? Bene, immaginate me meno coordinata, con lo stesso rumore e con al posto dell’acqua terra ed erba, ed avrete il quadro completo della situazione. Se vivessi in un libro o in un film, a questo punto sarebbe arrivato il mio principe, o qualsiasi cosa vogliate, ad afferrarmi un attimo prima del fatidico tonfo o, se il ragazzo in questione non sia veloce abbastanza, ad aiutarmi un attimo dopo. Bene, siccome non vivo né in un libro e né in un film, a me successe esattamente il contrario. Dopo appena 2 secondi dalla mia performance sentì una di delle risate che credo non dimenticherò mai. Sembrava la tipica risata da cattivo che ha appena vinto la sua battaglia o, per lo meno, ha visto il suo avversario essere umiliato e cadere in basso. A pensarci, è proprio questo ciò che succedette. Il cattivo in questione, William, si sbellico dalle risate per circa una decina di minuti, nel mentre io ero accasciata a terra incapace di muovermi come i cattivi di “Sailor Moon” che aspettano tutto il tempo del balletto e della trasformazione prima di decidersi ad attaccare o, quanto meno, a mostrarsi sorpresi.
  • ahahhaahhahahahah! Non credo di aver mai riso così tanto. Salvo quella volta in terza media in cui Sara voleva lasciarmi ed un attimo dopo me la ritrovai più incollata di prima. Ed ancora l’attimo successivo, i cinque minuti successivi…
  • se non sei troppo impegnato nel ricordare le vecchie fiamme, verresti qui a darmi una mano?
  • Cos’è, non sarai mica gelosa, tesoro?
  • Punto primo: non chiamarmi mai più “tesoro”
    punto secondo: non vedo cosa ci sia in te che mi possa rendere gelosa di una qualsiasi altra ragazza. Ed infine, ti sbrighi o no a darmi una mano!
  • Beh, sai, credo che questo cattivone qui oggi, mi dispiace tanto, non abbia voglia di fare piacere gratuiti perciò…
  • Ma infatti non è gratuito! Se non sbaglio, la mia famiglia ti da uno stipendio per questo
  • Non è che sul contratto ci fosse scritto: “salvare la giovane damigella in difficoltà”. Ma forse, se me lo chiedi gentilmente…
  • Lascia stare, faccio da sola . – e in un attimo, forse dopo che  in quel momento Dio, Allah, Buddha e Zeus si fossero presi una pausa, mi rialzai in piedi.
  • Ti riesce così difficile essere gentile con me?
  • Sai, potrei farti la stessa domanda
  • Ma se ci conosciamo appena da un giorno!
  • Ed infatti tu ti sei premurato di presentarti garbatamente e di farmi sentire ben accetta in questa casa
  • Certo che sei ben accetta , dato che ci mantieni tu!
Quel commento un po’ mi aveva ferita. Insomma, a chi piacerebbe stare simpatica a qualcuno solo per interesse.
  • aspetta, mi sono espresso male
  • no no, anzi, ti sei espresso benissimo. Ora , se vuoi scusarmi, devo andare a finire di sistemare la mia roba.
E detto ciò tornai in casa. Mi imposi di non pensare a quello che mi aveva detto, anche perché ero sopravvissuta un anno senza amici, che male potevano farmi un altro paio di mesi? A settembre avrei iniziato una nuova scuola e magari, con un po’ di fortuna, mi sarei fatta dei nuovi amici. 



Angolo dell'autrice :)
Salve salvino gente :*
Ok, lo so che sto dando l’impressione di “a chi tanto tanto e a chi niente niente”, nel senso che prima non pubblico per un bel po’ e poi addirittura aggiorno il giorno dopo, ma che posso farci? Se scrivo qualcosa non vedo l’ora di condividerla con voi e mi fiondo subito qui a pubblicarla J
Sperò di pubblicare il prossimo al più presto :D voi intanto continuate a leggere e recensite mi raccomando :*

- Zeki_love

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 - Sorrisi ***


Capitolo 12 - sorrisi

 
Decisi che per quel giorno mi sarei data all’esplorazione. Un po’ perché volevo dimenticare quell’infelice commento di William (che poi, non capivo perché me ne preoccupavo tanto), un po’ perché, dato che avrei dovuto passare forse il resto della mia vita lì dentro, volevo almeno sapere come fosse fatta casa mia. Iniziai ad aggirarmi per i corridoi, senza una meta precisa, quando una porta attirò la mia attenzione. Era di un bel mogano levigato e sembrava che mi sussurrasse “aprimi”. Un po’ come la protagonista di “I love shopping” si sentiva richiamata dai vestiti insomma. Aprì la porta e venni invasa da una miriade di emozioni. Mi trovavo in una biblioteca. Certo, magari non era sontuosa ed enorme come quella della bella e la bestia, ma mi piaceva comunque. Non era tanto grande ma vi aleggiava quell’aria da vecchia libreria di paese con tanto di quell’odore di pagine vissute che avrei potuto imbottigliare e vendere come “eu de livre”. Poi avrei finito per berlo e sarei morta per intossicazione, credo. Le pareti erano ricoperte di scaffali a muro con una miriade di volumi ben riposti ed ordinati. Non riuscì a trattenermi e andai, piano piano come se temessi di spaventarli con un movimento improvviso, a toccarli. Uno ad uno, non ne saltai nessuno. Non li stavo contando, e non lessi nemmeno i loro titoli. No, volevo solamente accarezzarli, come si fa per i cuccioli o i bambini appena nati che ti ispirano solo tanta tenerezza ed amore. C’erano più volumi di quelli che avevo a Londra e mi chiesi se qualche grande classico che avevo ci fosse anche lì ma non ebbi il tempo di controllarlo. Il mio piccolo momento di tranquillità venne spezzato da un rumore di passi che si dirigevano proprio verso la biblioteca. Spaventata, anche se non ce ne era motivo dato che, essendo la padrona di casa, avevo tutto il diritto di essere lì, mi nascosi dietro una cassapanca accanto alla porta. Quando questa si aprì, con mia grande sorpresa entrò William. Non mi vide, fortunatamente, e si diresse verso una delle librerie. Stava lì fermo con un sorriso ebete rivolto verso la porta. Quasi non riuscì a capirne il senso. Quasi però. Dopo pochi istanti, un'altra persona varcò la soglia della stanza e si diresse verso il ragazzo dal sorriso tutt’altro che innocente.
  • Buonasera Will. Non ti facevo un amante della cultura.
  • Lo stesso vale per me , Katherine.
  • O beh, diciamo solo che “qualcuno” ha accidentalmente lasciato questo biglietto sotto il vaso all’ingresso in cui mi chiedeva di venire qui subito dopo il mio giro di pulizie.
  • Oh, e questo qualcuno ti ha anche detto perché?
  • No, ma credo di poterlo immaginare.
Detto questo, ero pronta a sentire qualsiasi tipo di discorso, pettegolezzo o piano terroristico per distruggere un chissà quale paese in guerra con il nostro, ma non mi sarei mai aspettata ciò che mi si prospettò davanti. O meglio, me lo sarei aspettata ma non da Katherine. Infatti, essendosi accorti di aver finito gli argomenti ad alto contenuto culturale di cui parlare, passarono ai fatti. Katherine si avventò su William come avevo visto fare a tante ragazze della mia età nei confronti di un bel vestito in un negozio affollato per via dei saldi. William , che nel frattempo se la rideva, la accolse a braccia aperte e cominciò a divorarla, perché di certo quello non poteva essere chiamato “bacio”. Senza indugiare oltre, lei prese a sbottonargli la camicia, e lui, ovviamente, fece lo stesso. Katherine, con un’agilità da trapezista, saltò in braccio a William che dovette staccare le sue mani indaffarate dal bustino di lei per poterla mantenere dal di dietro. Non doveva essere molto pesante, dato che William non sembrava per niente affaticato. Anzi, se la rideva come un cretino. Non credo che avrei potuto sopportare oltre ma, sia lodato il cielo, dal corridoio arrivò la possente voce di Lana:
  • Katherine!
  • Si, madre?!? – rispose la diretta interessata cercando di placare gli affanni.
  • Ci sono dei panni da stirare qui!
  • Un momento!!
  • No, devi venire ora!
  • Uffa! – sbuffò Katherine. – ho sempre sospettato della natura umana di mia madre. Credo che in realtà sia un androide progettato per scovare le imperfezioni e far rispettare le regole.
  • Sarà pèr questo che mi odia – scherzò William con ancora i capelli scompigliati. Era quasi bello così… quasi però
  • E perchè dovrebbe? Tu sei perfetto. – o, ma quanto è dolce la mia cameriera? Iniziavo a paragonarla ad un barattolo di yogurt alle pesche. Peccato che fosse scaduto e che le pesche fossero scappate via per far posto a delle ciliege rosse come le sue guance.
  • Oh, questo lo so. È solo che io e le regole non andiamo molto d’accordo. – modesto il ragazzo.
  • Katherine! – chiamò ancora una volta la “donna di casa”
  • Arrivo! – e fu così che la cameriera uscì dalla biblioteca. Ora, per poter uscire dal mio nascondiglio, dovevo solamente aspettare che William uscisse. Ma sembrava che non ne avesse la benché minima intenzione. Non si stava prendendo nemmeno la briga di abbottonarsi la camicia, lasciando intravedere dei fantastici addominali, frutto di anni e anni di lavoro. E avrei continuato a fantasticare su di lui, se solo non mi fossi accorta che aveva il suo tipico sorriso diabolico e che guardava esattamente verso di me. Restai immobile, sperando che fosse solamente soprappensiero. Ma, come al solito, la dea della fortuna, non solo è bendata, ma, essendo una fissata con le stelle, non volge mai lo sguardo verso noi comuni mortali.
  • Hai finito di goderti lo spettacolo o devo aspettare ancora un po’? Sai, la prima mezz’ora è offerta dalla casa ma poi dovrò iniziare a farti pagare il biglietto. Non mi faccio stuprare così facilmente dalle ragazzine.
  • E, di grazia, quale spettacolo mi starei inconsciamente godendo? – dissi avanzando verso di lui.
  • Ma come, non stavi fissando il mio magnifico fisico scolpito da tante e dure ore di lavoro sotto il sole e…
  • Ok. Ho afferrato il concetto. Non rendiamo le cose ancora più imbarazzanti.
  • Allora ammetti di essere imbarazzata!
  • No, in realtà dovresti essere tu quello imbarazzato.
  • E da cosa, sua altezza?
  • Lascia perdere, non credo capiresti.
  • Ti da fastidio che mi veda con Katherine? – mi chiesa di punto in bianco, evitando volutamente la mia frecciatina.
  • Come scusa?
  • Sai, non mi vedo solo con lei.
  • E perché la cosa dovrebbe interessarmi?
  • Beh, non si sa mai. Potresti avanzare un qualche diritto di proprietà vantandoti di avere l’esclusiva solo perché sei la mia “capa”.
  • No, grazie. Parteggio per la poligamia, certo. Ma solo nei libri. E ,solitamente,  coloro dei quali mi innamoro o sono totalmente immaginari o sono talmente fantastici che non potrebbero coesistere tutti in una stessa persona.
  • Tu dici?
  • Fidati, ho anni di esperienza.
  • Sentiamo,grande donna saggia dal passato burrascoso,  di quanti ragazzi ti sei innamorata fin’ora?
  • Innamorata? Ma l’amore è una cosa stupida!
  • Solo se non è vero.
  • Non sono d’accordo.
  • Forse perché non l’hai ancora provato.
  • E tu si, mister perfezione?
  • Oh, allora lo ammetti!
  • Stupido!
  • Non mi faccio chiamare stupido da una ragazzina qualunque!
  • Altrimenti?
  • O, lo vedrai Granger, lo vedrai.




Angolo dell’autrice :D
 
Ok, si, devo ammettere che volevo scrivere molto di più ma mi sembrava di anticipare troppo e così ho lasciato le cose un tantino… semplici XD coooooooomunque, spero vi piaccia lo stesso :D naturalmente, recensite, così mi potete dare le vostre opinioni e così che io possa correggermi laddove sto sbagliando u.u vedo grandi cose per i prossimi capitoli, e spero di riuscire a scriverli così come si figurano nella mia tesolina malata XD
Beh, alla prossima :D
Baci :*
 
Ps sto ascoltando “Addicted to love” di Florence and the machine :3 è bellissima :3 ascoltatela se avete tempo :3

Bye :*


 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13- Granger e Malfoy ***


Capitolo 13 – Granger e Malfoy
 
Le giornate trascorrevano tranquille a “Villa Pervinca”. A parte i soliti battibecchi con William, era tutto alquanto monotono e quotidiano. Il programma era sempre più o meno lo stesso : mi svegliavo presto, leggevo un po’, ad un orario decente mi andavo a fare la doccia e, dopo essermi vestita, scendevo a fare colazione. Di solito, al mattino, andavo a fare una passeggiata in giardino o andavo ad aiutare George in qualche mansione come ridipingere lo steccato o cose così, anche se lui continuava a ripetermi che erano compiti che toccavano a lui e che io avrei fatto meglio a spendere il mio tempo facendo qualcos’altro. Il problema era che non avevo nulla da fare! Ogni tanto mi rintanavo in biblioteca ma avevo sempre paura di essere “disturbata” come l’ultima volta. Un giorno presi la saggia decisione di fare qualcosa. Certo, non qualcosa di eclatante tipo una mega festa , a cui poi avrebbero partecipato si e no cinque persone. Presi la mia chitarra, quella acustica, e, senza farmi vedere da nessuno, mi avviai verso il giardino. Non volevo che qualcuno mi vedesse perciò, dopo aver trovato un albero abbastanza grande ed ombroso, mi sedetti per terra e cominciai a strimpellare qualcosa. Non sapevo molte canzoni a memoria, forse perché non mi prendevo mai la briga di memorizzare quattro o cinque accordi in croce. Così iniziai ad arpeggiare un po’ di accordi a caso e, quando vidi che ci stavano bene insieme, iniziai a ripeterli sempre nello stesso ordine, variando di tanto in tanto la velocità o il ritmo. Quando ero a Londra, avevo sempre desiderato entrare in una band ma a causa del mio problema con il pubblico e della mia memoria a breve termine, non ebbi mai il coraggio di propormi o fare un qualsiasi provino. Leslie spesso mi chiedeva di fare un tentativo ma io rifiutavo sempre. Come prese da una propria coscienza, le mie dita iniziarono a suonare “unintended” dei MUSE e , quando me ne accorsi, iniziai a canticchiarla. Era una delle mie canzoni preferite e spesso avevo sognato di poterla suonare assieme a Mattew Bellamy , con i suoi capelli corvini e gli occhi color ghiaccio. Peccato che qualcun altro, con la testa scura come la notte e gli occhi più chiari del cielo a mezzogiorno, stava venendo dalla mia parte.
  • conosco questa canzone – mi disse sorprendendomi
  • è Unintended…
  • dei MUSE, lo so.
  • A quanto pare…
  • Sei brava…
  • Grazie..
  • Anche se…
  • Ti prego, non rovinare il tuo unico momento di gentilezza nei miei confronti con una delle tue solite uscite.
  • Come, scusa?
  • Di solito, quando apri bocca per parlarmi, è sempre per prendermi in giro o fare strane allusioni quindi, ti prego, lasciami credere almeno per un secondo che tu non sia del tutto un completo idiota.
  • Ma infatti non lo sono. E poi non è vero che ti parlo solo per “sfotterti”.
  • Ah, no? Strano, perché le uniche volte in cui mi rivolgi la parola è per questo e, quando non lo fai, non mi degni nemmeno di uno sguardo. E prima che tu possa dire “non è vero”, ti posso ribattere dicendo che come prova ho lo sguardo seduttore che l’altro giorno hai fatto in corridoio. Però era rivolto a Katherine dietro di me.
  • Ah, ho capito! Sei gelosa!
  • Ma se non ti conosco nemmeno! E comunque, no, non sono gelosa.
  • E invece si !
  • E invece no! Vedi come fai? Trasformi un momento serio in uno dei tuoi teatrini da idiota.
  • Non darmi mai più dell’idiota, Granger.
  • Altrimenti che fai, Malfoy?
  • Malfoy? – mi chiese William confuso.  A quanto pare, non conosceva la mia fissa per Harry Potter, o per tutti i miei strani collegamenti tra libri/serie tv e realtà.
  • Si beh, in certi momenti, come questo, mi ricordi tanto Draco Malfoy.
  • Perché sono bellissimo e costituisco parte integrante dei tuoi sogni amorosi più celati?
  • No, perché sei un completo idiota. E perché mi minacci chiamandomi per cognome. – e in quel momento, William fece qualcosa che non mi sarei mai aspettata. Cominciò a ridere. È dura ammetterlo, ma amai la sua risata. Era calda, cristallina e bellissima. Non glielo avrei mai detto, ovvio, ma mi fece venire i brividi. Contagiata, iniziai a ridere anch’io. Ma non una risata superficiale, finta, come ogni ochetta che si rispetti fa quando vuole attirare l’attenzione. No, risi di gusto, di una risata che partiva dallo stomaco ed arrivava direttamente alle corde vocali. E credo che lui non se lo aspettasse, perché per un istante si fermò a fissarmi, con uno sguardo sorpreso e investigativo. Ma durò poco, perché ricominciò a ridere e gli si formarono delle rughette a “zampe di gallina” intorno agli occhi e una tenera fossetta sulla guancia. Già, pensai proprio che quell’idiota fosse tenero. E a quanto pare non lo pensai soltanto.
  • Perché mi guardi come se fossi un cucciolo di foca?
  • Perché sei tenero come un cucciolo di foca.
  • Non è vero. – e mise su un broncio che non faceva che avvalorare la mia tesi.
  • Beh, non è che mettere il broncio mi faccia cambiare idea.
  • Io non sono tenero – disse, questa volta serio. Troppo serio.
  • e invece si.
  • E io ti dico di no, Granger. E non osare ripeterlo mai più.
  • Altrimenti, Malfoy?
  • E smettila di chiamarmi Malfoy.
  • Perché? Non è mica un insulto.
  • Per me si.
  • Perché?
  • Perché, a differenza del tuo Draco, io non mi fermo alle minacce. Io passo direttamente ai fatti.
  • E sareb.. – e avrei finito quella frase, se solo non mi fossi ritrovata scaraventata sulla corteccia dell’albero, totalmente nascosta dal suo petto. In quel momento, in quell’imbarazzantissimo momento, credo che gli avrei addirittura concesso di baciarmi. E non  perché lo volessi (ok si, forse una minima parte di me stava pregando Zeus affinché accadesse), ma perché nel mio stomaco si erano scatenate le farfalle. Ma non semplici, leggere e leggiadre farfalle, tutte colorate e tranquille. No, le mie si muovevano così velocemente da poter creare un uragano degno dell’uragano Katrina. Ed a proposito di Katrina…
  • Will! – urlò dalla porta Katherine
  • Will! Mia madre ti cerca! Dice di aver bisogno di te in soffitta! – a quanto pare sia madre che figlia erano dotate di radar anti “imperfezioni” – will! Ma dove sei!??
  • La tua ragazza ti sta cercando. – dissi io, un po’ perché non volevo che Katherine ci vedesse così, e un po’ perché non sarei riuscita a sopportare quel meraviglioso profumo di erba appena tagliata che contraddistingueva William. (Ok, devo smetterla con i pensieri sdolcinati)
  • Non è la mia ragazza .
  • Vabbè, qualsiasi cosa sia, sarà meglio che tu vada ora.
  • Sappi che non finisce qui. – mi disse in tono glaciale.
  • Signorsissignore! – dissi io per sdrammatizzare. Il fatto è che non ebbe l’effetto desiderato dato che William continuava a fissarmi con i suoi occhi ormai diventati blu come gli abissi.
  • Will! – continuò Katherine
  • Si si ho capito! Sono qui! Ora arrivo! – urlò spazientito William. Non mi guardò nemmeno quando si avviò verso la porta e non seppi dire se fosse un bene o un male.
Angolo di Zeki :3 Salve :D innanzitutto, vorrei ringraziare tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le seguite/preferite o da ricordare :D certo, il mio grazie è rivolto anche a coloro che leggono soltanto e vi chiedo soltanto di continuare a recensire. Perciò, please, RECENSITE u.u Ok, parlando del capitolo… lo so, il momento sembra troppo breve , ma vorrei conservare tutto ciò che ho da dire per gli altri capitoli. Per quanto riguarda Will, amo immaginarlo come un completo idiota, ma non nel senso che non sia intelligente u.u anzi u.u poi “vedrete” u.u Bene, con questo, vi do appuntamento al prossimo capitolo, che sperò riuscirò a scrivere al più presto :D Baci Da Zeki :3 Ps RECENSITE XD

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 - un nuovo inizio ***


 
Capitolo 14 – un nuovo inizio
 

 
I giorni passavano, il calendario si assottigliava e il giorno di cominciare il mio ultimo anno di liceo arrivò. Anche questa volta decisi di iscrivermi al liceo, purtroppo scientifico dato che nel paesino fuori casa mia non ne avevano uno artistico. Non potevo più disegnare tutto il tempo, ma almeno avevo un paio d’ore la settimana per farlo. Quella mattina non impiegai ore per prepararmi o decidere cosa mettere. A parte il fatto che avevo deciso tutto la sera prima, non mi andava di sprecare chissà quanto tempo per un unico giorno e per delle persone che poi avrei frequentato per quasi tutto l’anno. Misi un paio di shorts di jeans, i più lunghi che avevo, e una mogliettina azzurra a maniche corte. Le mie amate converse nere e la borsa di cuoio con dentro giusto un paio di penne e l’agenda. Nessuno prende mai sul serio il primo giorno di scuola, perciò non mi preoccupai di portarmi un quaderno o cose simili. Quando scesi, trovai tutta  la mia squadra ad aspettarmi davanti alla porta d’ingresso per darmi la buona fortuna. O meglio, quasi tutta. William non c’era e la cosa non mi sorprendeva. Nell’ultimo periodo, precisamente dall’episodio dell’albero, non mi parlava più, nemmeno per prendermi in giro. Cercava il più possibile di evitarmi e, quando proprio gli era impossibile, rivolgeva lo sguardo altrove, evidente segno dl fatto che non volesse avere niente a che fare con me. Ora, capisco l’imbarazzo, anche se dovrei essere io a volerlo evitare, ma addirittura fare finta che non esista. Comunque, non potevo rovinarmi l’inizio di una nuova vita, e di certo non l’avrei fatto per qualcosa di così stupido.
- Le ho preparato il pranzo signorina Granger
- Lola…
- mi scusi, Emily. Ti ho preparato un panino al prosciutto e un succo di frutta.
- non è il mio primo giorno di scuola in assoluto. Sopravviverò vedrai.
- Emily, se hai bisogno di qualcosa – mi fece George.
- tranquillo, ho già liquidato Arthur per il passaggio. Preferisco andare  con la mia vespa.
- come vuoi.
- Emily – cominciò Alice
- ti abbiamo fatto una mappa della scuola con un elenco dettagliato di tutti i luoghi da evitare e i professori che è meglio non avere. – continuò Katherine
- e se ti capitano…
- ti abbiamo voluta bene – finirono assieme
- non parto mica per la guerra!
- certo è che Will poteva pure aspettarti.
- perché, è uscito? – chiesi. Non mi ero accorta che mancasse di casa, come in tutti quei giorni non mi ero accorta della sua presenza, dato che lui faceva tutto ciò che poteva per questo.
- si, è partito mezz’ora fa.
- ah… bene, credo di essere abbastanza in ritardo. Ci vediamo dopo! – e con questo fuggì prima di dover sentirmi altre strana raccomandazioni.
La scuola non era molto lontana da casa mia. O per lo meno non mi sembrò tale dato che ci stavo andando in vespa e ad una velocità che non mi sarei mai aspettata di poter sfiorare. Il primo aggettivo che mi venne in mente quando arrivai davanti al mio nuovo Averno? Carina. Certo, non aveva nulla a che fare con le grandi scuole superiori inglesi, fiancheggiate da immensi e verdi giardini stracolmi di ragazzi sorridenti e felici con in mano libri e vocabolari. Anzi, potrei dire che era esattamente l’opposto. Non era gigantesca, non aveva immensi giardini, e i ragazzi avevano tutti la tipica espressione da “vi prego, ridatemi l’estate”. Erano tutti in ghingheri certo, ma la maggior parte aveva l’aria di chi si era appena alzato dal letto dopo si e no 3 ore di sonno ed i più audaci erano riusciti a trovare qualche posto all’ombra per poter sonnecchiare ancora un pochino. Non ebbi difficoltà a parcheggiare la vespa, dato che notai che ero l’unica ad avere un mezzo a due ruote invece che quattro. Credo che si potesse stilare una vera e propria gerarchia degli studenti in base ai mezzi che guidavano. C’erano Chevelle vecchie di generazioni, magari passate di padre in figlio, e Chevelle nuove di zecca, riverniciate e tutte curate, forse comprate solo perché d’epoca. C’erano anche tante macchinine piccole, credo fossero Smart, tipiche dei neopatentati. Come ogni scuola che si rispetti, la mia aveva un gruppetto di “V.I.P”, i fighi della scuola per intenderci. Il problema è che non me ne accorsi dal fatto che fossero un gruppo di ragazzi e ragazze, tutti ben vestiti, che guardavano dall’alto al basso la plebaglia, come se fosse feccia. No, me ne accorsi dalla loro entrata in scena. Arrivarono tutti e 5 a bordo di una Porshe panamela turbo rossa, forse riverniciata perché fino ad allora ne avevo viste solo di blu, bianche o nere. Quando parcheggiarono e scesero tutti dall’auto, ebbi come la sensazione di trovarmi in Grease, senza le gonne larghe e i giubboni di pelle. Come ho già detto prima, erano in 5, 3 ragazze e 2 ragazzi. Erano vestiti tutti bene e sembravano perfetti.
  • Ho sempre trovato particolarmente sexy le ragazze con la bava alla bocca.
  • Non è vero che ho la bava! – risposi al ragazzo che mi si era appena avvicinato. Era carino, abbastanza carino direi. Alto, con una magnifica maglietta color kaki e i capelli castani spettinati ad effetto come per dire : ehi, mi sono appena svegliato e non me ne frega niente di cosa pensiate del mio aspetto. Avrei voluto vedere di che colore fossero i suoi occhi, però portava degli spessi occhiali da sole neri che me lo impedivano.
  • Si beh, è più o meno la reazione di tutte le ragazze nuove quando vedono uno dei cavalieri dell’apocalisse.
  • Perché sono i cavalieri dell’apocalisse?
  • Non lo so. È il primo nomignolo non cattivo che mi è venuto in mente. Ho altri 199 giorni per pensare a qualcosa di più adatto.
  • Oh, non vedo l’ora di sapere cosa ti inventerai.
  • Comunque, giovane donzella in difficoltà, mi chiamo Marius, e ti prego non fare la battuta del latino.
  • Quale battuta?
  • Niente, dimentica che l’ho detto. E tu, dolce pulzella, chi saresti?
  • Mi chiamo Emily Granger, e non sono una dolce pulzella.
  • Era per dire.. Granger eh? Scommetto che sei una fan del piccolo maghetto.
  • Si ma ciò non dipende dasl mio cognome, te lo posso assicurare.
  • Ok ok. Senti ti va di dirmi in che classe sei? Così almeno la smetto di fare la figura del cretino e mi rendo utile accompagnandoti in classe. Diciamo che per oggi puoi considerarmi in tuo Virgilio.
  • Oh, mio duca e mio maestro, che grande onore.
  • Ragazza spiritosa, carina, dagli occhi credo anche intelligente… faremo strada noi due, Emily!
  • Lo spero! Comunque, credo che mi abbiano messo in quinta F...
  • Seriamente?
  • Si perché?
  • È la mia stessa classe! Bene, così potrò presentarti Emma e Jack!
  • Amici tuoi?
  • Si, e saranno anche i tuoi tra esattamente… oddio, tre minuti fa! Emily, ti dichiaro ufficialmente in ritardo per il tuo primo giorno di liceo! – cominciamo bene…
Angolo di Zeki :3
Lo so, il capitolo fa schifo! Ç_ç il problema è che non volevo dilungarmi troppo T.T vi giuro che ho già iniziato a scrivere l’altro e che entro domani sarà postato qui u.u
Baci baci
Zeki :3

 


 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 - l'epica nella realtà ***


 
Capitolo 15 – l’epica nella realtà
 
Quando Marius aveva detto che mi avrebbe fatto da Virgilio, non credevo dicesse sul serio. Appena abbiamo varcato la soglia della scuola, ha iniziato a fare il cretino decantando il canto terzo dell’inferno: “ Per me se va nella città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente. Giustizia…” eccetera eccetera eccetera. Mi mostrava ogni aula come se fosse un girone, spiegandomi pene e colpe. Quando arrivammo davanti ai bagni mi disse che per lui quelli corrispondevano al girone dei lussuriosi e non ebbi l’ardito coraggio di chiedergli perché. Q     uando arrivammo davanti alla nostra classe mi disse: “ ed è qui che potrai uscire , o entrare, a rimirar le stelle”. Lì per lì pensai che amasse talmente tanto la sua classe da considerarla l’uscita dell’inferno ma mi dovetti ricredere. Lì potevamo davvero rimirar le stelle in quanto, una delle bionde ed un ragazzo dei famigerati “cavalieri” erano in classe con lui, o meglio con noi. Per il resto, sembrava una normalissima classe liceale. Ragazze intente a chiacchierare, o a spettegolare sui propri amori estivi, ragazzi intenti a cogliere un qualsiasi cambiamento, sperando in meglio, sulle ragazze della propria classe ed altri ancora che, non molto diversamente dal gentil sesso, si vantavano di una lunga lista di ragazze conosciute ed “esplorate” durante l’estate.
  • bene ragazza, questa sarà la tua futura classe per il prossimo entusiasmante anno scolastico! – mi disse Marius
  • Si, questo l’avevo capito.
  • Ora, so che non vorresti mai lasciarmi, perché, diciamocelo, sono un figo da paura, però devo andare a salvare il mio compagno di banco cretino che sta cercando disperatamente di farsi fare a pezzettini minuscoli il cuore dalla biondina Elizabeth che vedi laggiù.
  • Una dei 5 cavalieri.
  • Impari in fretta ragazza. Emma è proprio laggiù. Se le dici che ti ho mandata io ti accoglierà a braccia aperte – e facendomi l’occhiolino si avviò verso la fine della classe. Certo che poteva descrivermela questa Emma. Il fatto che sia “laggiù” non mi facilita molto la ricerca. Mi avviai verso il banco che credevo mi avesse indicato e, sorpresa delle sorprese, feci la mia prima pessima figura chiedendo ad una tizia se fosse Emma, quando invece non lo era. E stavo per farne un’altra, se una “Beatrice” non fosse venuta a salvarmi.
  • Ehi! Scusa, ho notato che stai chiedendo a tutti quelli della classe se sono me!
  • Tu sei Emma?
  • In persona!
  • Oh, grazie al cielo. Il tuo amico mi ha mollata qui dicendomi di cercarti e dirti che mi manda lui senza né dirmi come fossi e né dove fossi precisamente.
  • Beh, anche tu sei un tantino vaga.
  • In che senso scusa?
  • Quale dei miei amici ti ha mandata da me?
  • Ha importanza?
  • No, però almeno so con chi ho a che fare.
  • Marius.
  • Oh, bene, allora benvenuta nel club!
  • Quale club?
  • Il nostro.
  • Che consiste in..?
  • 3 persone, ora 4, che si riuniscono ogni tanto per fare stupidaggini e riflettere sul perché Marius sia così imbecille.
  • Sembra divertente.
  • Stavate parlando di me ragazze? – ci chiese Marius. Solo in quel momento notai che si era tolto gli occhiali e che aveva degli splendidi occhi verdi.
  • Non vorrei gonfiarti ancor di più l’ego, ma si, stavamo parlando di te.
  • Oh si, Emma, lei è Emily. Emily,lei è Emma.
  • Piacere – dicemmo entrambe
  • Emma, credo di averti trovato una compagna di banco magnifica.
  • Lo penso anch’io, Marius.
  • Scusate, ma chi è il quarto componente del club? – non volevo continuare a vagare per la classe chiedendo alla gente se era chi credevo che fosse.
  • Oh, è Jack, il ragazzo che sono andato a salvare da Cariddi.
  • Cariddi? Sul serio? – disse Emma. Evidentemente sapeva già di chi stesse parlando.
  • Già. Ho detto ad Emily che ho esattamente 199 giorni per trovare nomi adatti al loro gruppetto e non ho intenzione di perdermi nemmeno un secondo di opportunità.
  • E Cariddi sarebbe..?
  • Ma da dove vieni ragazza? Cariddi, il mostro dell’Odissea…
  • Conosco quella Cariddi! Intendevo da chi hai salvato Jack.
  • Da Elizabeth – mi disse Emma – ti do un consiglio. Ogni tanto, fai solamente finta di ascoltare Marius. La maggior parte delle cose che dice o sono stupide o sono senza senso.
  • Ha parlato la reginetta dei discorsi seri!
  • Idiota
  • Imbecille
  • Strega
  • …. – e fu in quel momento che, credo, smisi di ascoltarli. Il problema è che non smisi di farlo perché non mi interessava, anzi, erano piuttosto buffi quando litigavano e mi divertiva guardarli. No, il problema è che in quel momento entrò in classe l’ultima persona sulla faccia della terra che mi sarei aspettata di vedere lì. William. L’uragano Katrina nel mio stomaco si risvegliò ed avevo paura di come mi avrebbe salutata, se lo avrebbe fatto e di come mi sarei dovuta comportare con lui. Ma il problema non si pose, dato che mi ignorò completamente. Se ne andò in fondo all’aula e prese posto nell’ultima fila di lato. Era esattamente due banchi dietro di me ma non mi andava di farglielo notare.
  • Hai visto chi è tornato a scuola quest’anno?- chiese in quel momento Emma a Marius
  • Si beh, non poteva mica abbandonare tutto.
  • Lo so, però mi fa strano comunque – e stavo per chiedergli se si riferisse a William e magari di cosa parlasse, ma in quel momento il quarto dei nostri arrivò.
  • Stavate parlando di me?
  • Ehi Jack, quella battuta è mia e voglio i diritti d’autore.
  • Dai Marius. Potrebbe dire la stessa cosa Paolo Bitta. Ehi, ma chi abbiamo qui?
  • Lei è Emily. Emily, questo cretino è Jack.
  • Molto piacere
  • Piacere mio, dolcezza. – mi rispose Jack
  • Come vedi, mi serviva proprio un’altra ragazza nel gruppo.
  • Certo, perché ti vergogni proprio ad andare in giro con questi due figoni da paura – ribattè Marius indicando se stesso e Jack.
  • Si certo. Ne parliamo dopo. Sta entrando la Ranaldi.
E fu così che passò il mio primo giorno di scuola, tra cinque ore di presentazioni, promesse per l’anno venturo e le mie dannate farfalle che mi davano il tormento. In corridoio dovetti abbandonare i miei nuovi amici,poiché dovevo passare in segreteria per ultimare la mia improvvisa iscrizione. Quando ebbi finito, la scuola mi sembrò deserta e mi affrettai verso l’uscita. Non vedevo l’ora di tornare a casa, almeno per leggere un po’. Purtroppo dovetti rivedere i miei programmi dato che qualcuno mi strattonò con forza dentro lo stanzino dei bidelli.
     - Tu ora mi spieghi cosa ci fai qui.
     -  Non credo di doverti spiegare nulla, William. E poi sei tu che non mi rivolgi
la parola da quasi un mese.
  • Non fare la melodrammatica.
  • E tu non fare il prepotente.
  • Ma che hai cinque anni? Senti, non ho molto tempo da perdere.
  • Cariddi ti aspetta…
  • Cosa?
  • Niente niente..
  • Vabbè, lascerò correre. Qui dentro, e non intendo lo stanzino, ma parlo dell’intero liceo, nessuno sa dove abito o cosa faccio per vivere, mi sono spiegato? Sanno solo che abito da solo da qualche parte fuori città e che non mi piace invitare gente a casa. Perciò, se qualcuno verrà a sapere la verità, saprò dove venire a cercarti.
  • Uh, che paura.
  • Farai bene ad averne.
  • Senti, innanzitutto, non vedo perché dovrei parlare di TE all’intera scuola. E poi la devi smettere con quest’atteggiamento da :” tu sei la mia datrice di lavoro e ti odio per questo e la notte sogno tutti i modi possibili per ucciderti e passarla liscia”
  • Perché tu non fai lo stesso?
  • Mi dispiace deluderti ma no, non ti sogno mai.
  • Peccato.
  • Na non credo.
  • Anche tu non scherzi però
  • In che senso?
  • Nel senso che mi odi anche tu.
  • Non mi pare di aver fatto finta che non esistessi.
  • Touchè, ma ne avevo bisogno.
  • Quindi ora tornerai a parlarmi?
  • Cos’è, ti mancano i nostri battibecchi?
  • No, è solo che almeno avevo una valida ragione per essere sempre arrabbiata con te.
  • Ah allora è una fortuna che la mia risposta sia affermativa. Anche perché ora andiamo in classe insieme e non posso mica ignorarti per sempre.
  • A proposito! Io credevo che fossi più grande di me. Com’è che stai nella mia stessa classe?
  • Diciamo che mi sono preso un anno sabbatico. Ora, so che la situazione intima che si è creata tra noi, nello stanzino dei bidelli ,stretto e scuro, con i nostri corpi a pochi centimetri l’uno dall’altro,  è quasi una vincita alla lotteria per te ma io ho una circolare da prendere per tornare a casa e non vorrei tornarci a piedi.
  • Si scusami se mi sono fatta trascinare qui dentro da te. Prego esci pure. – e meno male che lo stanzino era scuro, altrimenti avrebbe notato la mia faccia a peperone mi avrebbe presa in giro per tutta la vita.
  • Dio! Lo sapevo che portavi solo guai!
  • Che succede William?
  • Ho perso la circolare, ecco che succede!
  • Oh mi dispiace tanto, William. Ora però devo andare alla mia amata vespa che mi attende per darmi un passaggio comodo e veloce verso casa. Ci vediamo a cena.
  • Emily…
  • Si ,William?
  • Non è che…
  • Scusami, ma devo proprio scappare. Ho promesso ad Emma che l’avrei chiamata per parlare di come sarà spettacolare quest’anno e dei cento e uno modi per uccidere un amico fastidioso. Ciao!
  • Non starai dicendo sul serio, Granger!
  • A proposito, William, non conosco il tuo cognome.
  • Collins.
  • O non sei italiano allora.
  • Ma lo fai apposta?
  • A fare cosa?
  • Questo!
  • Questo cosa?
  • Eddai, non fare la stupida.
  • D’accordo William Collins. La smetto. Ci vediamo a casa.
  • Emily no! – e lo lasciai lì, nel bel mezzo del parcheggio della scuola, con qualche chilometro da fare a piedi.
 
angolo di Zeki :3
dovevo pibblicarlo ieri questo capitolo ma il mio pc ha fatto i capricci e lo sto pubblicando solo ora u.u
buona lettura e RECENSITE :3
alla prossima :D
baci baci :*

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 - serate a tema ***


Capitolo 16
 

Quando dissi a Wlliam che dovevo sentirmi al telefono con Emma non credevo sarebbe successo davvero. Non feci in tempo ad entrare in camera mia che la versione di “Can’t take my eyes off you” dei MUSE cominciò a risuonare dal mio cellulare.
  • Pronto?
  • Emily! Sono Emma. Ora, ti starai chiedendo come mai ho il tuo numero.. si, devo confessarti che durante l’ora di Biologia, in cui tu pendevi dalle labbra della prof, ti ho “accidentalmente” preso il telefono e fatto uno squillo sia al mio che a quelli di Marius e Jack. Così ora abbiamo tutti il tuo numero e possamo iniziare ad organizzare le nostre serate a tema!
  • Serate a tema? – mi resi conto di aver ripetuto esattamente l’ultima parte  di tutto ciò che mi disse Emily ma ero ancora scioccata dalla sua folle idea per avere il mio numero.
  • Ma si! Allora, in pratica sono serate in cui decidiamo cosa fare. Mangiare una pizza, vedere un film, mangiare una pizza mentre vediamo un film, andare al pub e cose così. A tema perché scegliamo sempre un tema prima di organizzarle. Tipo, anni venti! E ci vestiamo tutti in stile anni venti e vediamo un film ambientato negli anni venti o andiamo ad un pub dove suonano della sana musica anni venti e cose così.
  • Sembra folle.
  • È questo il bello! Che gusto c’è ad essere giovani se non si è folli!
  • Credo che tu abbia ragione.
  • È deciso allora. Da stasera cominciamo le nostre serate a tema!
  • Stasera!??
  • Ehi Emily! Lana sta dando di matto perché non sa cosa prepararti per cena! Non è che vorresti scendere e dirle che ti andrebbe bene anche un panino? Almeno la smette di stressare tutti coloro che le capitano a tiro! – urlò William dal corridoio.
  • Ragazza, non era la voce di Collins quella?
  • Oh si, sto guardando Supernatural ed in questo episodio c’è Misha, nonché Castiel, che parla del suo ruolo nel paradiso e…
  • E no carina! Sei simpatica e tutto il resto, ma se dobbiamo essere amiche non devi prendermi per il culo in questo modo!
  • Ma è vero! Senti! – ed avvicinai il cellulare al mio portatile che, fortunatamente, stava riproducendo la 6x22 di Supernatural, in lingua originale ovviamente.
  • Ok, per stavolta lascerò correre. ma solo perché c’è Marius attaccato al campanello di casa mia che mi sta implorando di aprirgli la porta.
  • E perché non lo fai entrare?
  • Perché non mi va’. E poi perché quasi sicuramente vorrà chiedermi com’è andata oggi a scuola.
  • Ma se andiamo nella stessa classe!
  • Appunto! Ok, credo che tra un po’ i vicini chiameranno la polizia credendo che sia un pazzo ex fidanzato venuto qui per farmi del male. Ci sentiamo dopo!
  • Ciao Emma.
  • Hai sentito quello che ti ho detto? – chiese William dall’uscio della porta di camera mia
  • Si si, ho capito. La prossima volta, se ci tieni a mantenere segreta la nostra convivenza, evita di urlarmi dietro mentre sto parlando al telefono.
  • La tua amichetta mi ha riconosciuto?
  • No, le ho detto che era la voce di un attore, tra l’altro molto carino, che veniva dal mio pc. – e gli indicai lo schermo con la puntata in pausa.
  • Ma chi, quel tizio con l’impermeabile e la faccia da pesce lesso?
  • Ehi! Non prendere in giro Castiel!
  • Scusami, ma credo di essere molto molto più bello di quel tipo. La prossima volta trova uno più carino a cui paragonarmi.
  • Oppure potrò dire direttamente la verità.
  • E cioè? – disse avanzando verso di me.
  • E cioè che sei tu, che urli dal mio corridoio, chiedendomi cosa voglio per cena.
  • E non credi che risulterebbe un tantino ambiguo? Sai, noi due, che viviamo insieme, ventiquattro ore su ventiquattro, magari che condividiamo la stessa camera.
  • Non credo che si farebbero tanti film mentali. – dissi arretrando. Stava cercando di mettermi con le spalle al muro!
  • Dici? Sai, conosco Emma da un po’ più di tempo di te e ti posso assicurare che farsi i film mentali è la sua specialità.
  • Secondo me, ti alletta l’idea che tutti a scuola pensino che vivi abiti con me.
  • Po forse è il contrario. Lo so che nel profondo struggi d’amore per me. Passi il tuo tempo a scrivere poesie e canzoni su quanto io sia stupendo e magnifico e su quanto ti faccia male non poterti dichiarare. – sentivo puzza di guai, ormai con la schiena al muro e William a pochi centimetri da me, ma non potevo dargliela vinta anche questa volta.
  • Oh si William, ogni giorno scrivo pagine e pagine con il tuo nome e ti dedico frasi d’amore tratte dai miei libri o film preferiti e di notte sogno il giorno del nostro matrimonio con l’abito bianco i fiori e te che entri dalla navata principale con un abitino lilla , molto carino devo dire, ed in mano un piccolo buquet simile al mio. Si, devo dire che saresti perfetta come mia damigella d’onore.
  • Emily…
  • William..
  • Sai, non mi è mai piaciuto il mio nome completo. Chiamami Will e siamo pari.
  • Hai detto la stessa cosa a Katherine per convincerla ad accorciare il tuo nome o è una cosa che è venuta da se?
  • Tu e la tua stupida gelosia. Comunque no, ha fatto tutto lei.
  • D’accordo, “Will”. Ora però credo che tu possa andare.
  • Paura principessa?
  • E di chi? Di te?
  • Perché non dovresti averne? – mi disse appoggiando le mani ai lati del mio viso. Ok, ero in trappola, dovevo andarmene e l’uragano Katrina mi stava spappolando il fegato, ma non sopportavo l’idea di perdere.
  • Perché provare paura verso di te non rientra nelle mie attività consentite.
  • Però potresti provare dell’altro.
  • Ne dubito. – e allora non sentì una risposta. In realtà essa arrivò ma dopo 2 minuti che mi sembrarono infiniti. E non perché non volesse rispondermi, anzi, i suoi occhi brillavano con una strana luce di sfida, tipica di quando mi guardava. Non mi rispose solamente perché le sue labbra erano impegnate a fare qualcos’altro. Ad un certo punto le sentì sulla mia guancia. Calde e morbide come…come… come soufflè.
  • Ti ho fatto quest’effetto con un innocente bacetto sulla guancia. Figuriamoci se ti avessi baciata per davvero.
  • Ma..ma..
  • Oh, addirittura ho lasciato miss risposta pronta senza parole! Bene, credo di aver avuto abbastanza vittorie per oggi. Mi raccomando, ricordati di passare da Lana a dirle cosa preferiresti per cena. Mi va bene tutto, tranne cose tipo il petto di pollo o le cotolette. Non le ho mai sopportate. – e se ne andò, come se nulla fosse, lasciandomi in pausa, lì appiccicata al muro, con la stessa espressione da pesce lesso di Castiel.
 
 
 Angolo di Zeki :)
Buongiorno Gente :D per stavolta, ho pubblicato in pieno giorno u.u come mai? che, più tardi ho le prove per il carnevale e non credo che quando tornerò avrò la forza di pubblicare XD spero che questo capitolo vi piaccia u.u è uno dei miei preferiti fin ora u.u beh, ci vendiamo al prossimo :*
ciau :3
ps REVENSITE U.U XD

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 - cioccolata calda ***


Capitolo 17 – Cioccolata calda.
 
Quella sera chiesi a Lana di cucinare cotolette e patatine fritte per tutti. Pensavo di essermi presa una piccola vendetta nei confronti di Will per avermi trattata così poco prima, ma a quanto pare non fu così. Anticipandomi, mi aveva detto di non detestare la cotoletta quando in realtà le adorava e per quella sera voleva mangiare proprio quelle. Ed io ero cascata nella sua trappola come una scema. Infatti, mi rinfacciò la cosa per tutta la serata e mai in vita mia fui più felice di andare a letto presto. Il mattino dopo, con mia grande sorpresa, Will non partì prima di me.
  • ehi, che ci fai ancora qui? – gli chiesi.
  • Sai, pensavo potessimo risparmiare andando a scuola insieme.
  • Vuoi arrivare a piedi fino a scuola solo per stare con me? Oh, ma che carino.
  • Ma anche no! Intendevo con la tua vespa, ovviamente.
  • Ovviamente.
  • Bene, allora andiamo!
  • Ehi ehi ehi! Chi ti ha detto che ti faccio salire sulla mia bambina?
  • Ma ho già perso la circolare!
  • Allora ti aspetta una lunga passeggiata come ieri.
  • Di la verità, tu non vuoi darmi un passaggio solo perché hai paura che avere le mie bellissime e calde braccia attorno al tuo corpo ti piaccia talmente tanto da diventarne dipendente e non poterne mai più fare a meno.
  • Se tu fossi una coperta termica potrei arrivare a darti ragione.
  • Allora perché sei arrossita?
  • Non è vero che sono arrossita!
  • Si invece! Sei diventata più rossa delle tue converse!
  • Ma che dici!
  • Allora dimostrami che ho torto!
  • E come?
  • Dammi un passaggio.
  • Non sapevo conoscessi la psicologia al contrario.
  • Bene, dopo questa tua ultima sorprendente scoperta, direi che possiamo andare a scuola dato che tra 5 minuti saremo in perfetto ritardo.
  • Secchione!
  • Eh?!? Io !??!
  • Sei tu quello che sta qui a lamentarsi come una vecchia zitella dell’imminente ritardo!
  • Ma che dici! È che ho una cosa da fare prima di entrare in classe..
  • E sarebbe?
  • Quando un giorno diventerai la mia ragazza te lo dirò..
  • Cioè mai
  • Mai dire mai, ragazzina. Ed ora forza, in sella!
Ok, forse, e dico forse, aveva ragione sull’effetto del suo abbraccio. Era così morbido. Ma, a parte questo, è stato insopportabile per tutto il viaggio. Continuava  a sussurrarmi cretinate nell’orecchio e per poco non ci rimettevamo la pelle a causa sua. Fortunatamente, appena arrivati a scuola, è saltato giù dalla mia piccola ed è corso dentro, come se fossi una lebbrosa e dovesse allontanarsi il più possibile da me. O forse era solo perché non voleva far sapere a nessuno dove viveva o perché doveva fare quella “cosa” prima di entrare in classe ed era in ritardo.
  • Ehi, non ti facevo tipo da Collins! – mi disse Marius buttandomi un braccio sulle spalle.
  • No, non è come sembra!
  • Tranquilla, se stai con noi non diventerai una delle sue tante “vincite”
  • Come mai?
  • Perché? Ti dispiacerebbe?
  • No!
  • E allora non preoccupartene! Vieni, c’è Emma che sta dando i numeri perché Jack vuole assolutamente organizzare una serata a tema “boulesque” ma Emma non vuole vestirsi con “quattro stracci”.
  • Beh, allora potreste guardare Moulin Rouge e starvene buoni su un divano a cantare con gli attori le canzoni del film.
  • Potreste?
  • Si beh, tu , Emma e Jack
  • E no signorina! Non la passerai liscia!
  • Che ho detto?
  • Niente. È solo che ti sei già tirata fuori dal gruppo.
  • Non sapevo nemmeno di esserci nel gruppo.
  • Bene, allora da questo momento considerati ufficialmente una delle 4 persone più matte della scuola.
  • Yeah!
  • Già, ci vorrebbe un brindisi ma purtroppo non ho nulla con me. Quando  arriviamo in classe chiediamo ad Emma e Jack se dopo vogliono fare un salto al bar per un caffè. Così festeggiamo.
  • Vuoi festeggiare con una tazza di caffè?
  • Ragazza, va bene che sei una iniziata e vuoi una mega festa, però non ti montare la testa altrimenti ti spediamo dai cavalieri.
  • Ancora nessun nuovo soprannome per oggi?
  • Ci sto lavorando….
Naturalmente, una volta che Marius parlò ad Emma e Jack del “caffè-party”, urlarono come degli esaltati e la presi come una risposta affermativa. Dovetti (o ma che peccato) dire a Will che avrebbe dovuto prendere la circolare per tornare a casa e lui mi disse che non c’erano problemi perché doveva andare a casa di un amico. Il caffè-party andò meglio del previsto, anche perché non fu esattamente un caffè-party. Prendemmo tutti e quattro una cioccolata calda, io e Marius bianca, Emma e Jack fondente, e tanti biscotti e caramelle gommose da far star male Willy Wonka. Tornata a casa avevo solo voglia di un lugno e rilassante bagno caldo…
  • Signorina Emily! – … che a quanto pare doveva aspettare
  • Katherine, ti ho già detto che puoi chiamarmi solo Emily…
  • E allora lei mi chiami Cathy!
  • Si, ascolta..
  • Come la protagonista di cime tempestose!
  • Lo so
  • Io potrei proprio essere Cathy, ora che ci penso.
  • Katherine…
  • Anch’io ho un Heatcliff tutto mio.
  • Non ho dubbi ma..
  • E lui non potrebbe mai indovinare chi è!
  • Non ne ho la minima intenzione…
  • È così bello…
  • Si certo
  • Alto, con i capelli scuri e gli occhi azzurri come piacciono a me…
  • No, hai ragione, non potrei mai indovinare di chi tu stia parlando…
  • Gentile…
  • Se, come no!
  • Come scusi?
  • No, niente. Ora che ho catturato la tua attenzione, io stavo correndo in camera mia così da prepararmi per il bagno.
  • Oh si, la lascio andare.
  • Grazie.
  • Però dovevo dirle una cosa!
  • Dimmi pure.
  • George è appena tornato e voleva preparare una cioccolata calda per tutti.
  • Non per me, grazie. L’ho già presa con i miei amici poco fa.
  • Allora aveva ragione Will!
  • Su cosa?
  • Che non avreste mai accettato. Sa, secondo lui, le ricche ereditiere come lei sono talmente viziate che stanno attente così tanto alla linea da controllare al milligrammo ciò che mangiano!
  • Ha detto proprio così?
  • Testuali parole, signorina.
  • Bene, dì a George che gradirei una tazza di cioccolata anch’io. Anzi, facciamo due.
  • D’accordo signorina.
Solo in bagno pensai che quella potrebbe essere stata un’altra delle trovate di Will per farmi fare esattamente l’opposto di ciò che diceva. Ed in effetti fu così. Ed io ci cascai di nuovo come una povera fessa.






Angolo di Zeki :3
Ok, ammetto che questo capitolo è un po’ arido. È solo che l’ho scritto con talmente tanti altri pensieri in testa che non so nemmeno come sia riuscita a scrivere queste quattro parole in croce. Prometto di far uscire qualche bella “scenetta” nel prossimo u.u ci sentiamo al 18 capitolo ;)
Ps lo so che vi sto rompendo ma… RECENSITE XD

Zeki :3

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Capitolo 18
*** capitolo 18 - tutti amano l'amadietto delle scope ***


Capitolo 18 –tutti amano l’armadietto delle scope
 
Quella mattina a scuola la professoressa di letteratura inglese ci diede la splendida notizia di un progetto a gruppi che avremmo dovuto fare su di no scrittore/scrittrice inglese dell’800. il progetto consisteva nel leggere uno o due romanzi del suddetto scrittore, farne la recensione e rapportarlo a qualcosa di moderno come canzoni, film o altri romanzi dello stesso genere. Io scelsi di stare in gruppo con Emma, Marius e Jack e fin qui tutto normale. I problemi sorsero quando dovemmo scegliere l’autore di cui parlare..
  • Jane Austen è un’autrice ottocentesca di tutto rispetto! È un modello da seguire e dovremmo parlare di lei nel saggio! – sosteneva Emma.
  • Ma no! È troppo smielata. Parliamo invece di Charles Dickens. Quello si che era un gran pezzo d’uomo. - ribatteva Marius.
  • Ragazzi, avete mai preso in considerazione l’idea di parlare si Sir Arthur Conan Doyle? – disse invece Jack
Io non sapevo cosa dire dato che amavo quasi ogni autore inglese di quel periodo e non mi andava proprio di sceglierne solo uno.
  • Emily. Dimmi che almeno tu, come me, vorresti parlare della Austen.
  • No, Emily l’ho trovata io il primo giorno di scuola perciò ho tutto il diritto di pretendere il suo voto.
  • Ok, io sono stato l’ultimo a conoscerla quindi mi sembra giusto che condivida la mia idea così da conoscerci meglio.
  • Ma siamo le uniche due ragazze del gruppo! Dobbiamo sostenerci a vicenda.
  • Ehi, dimentichi Marius.
  • Jack, se non te lo rimangi subito ti proibirò di scegliere il tema della prossima serata.
  • E con quale diritto?
  • Quello di anzianità, che tra l’altro farò valere in questo momento per aggiudicarmi il voto di Emily e portare Charles Dickens al progetto di letteratura inglese.
  • Ragazzi, non vorrei contraddirvi ma a me piacciono tutti e tre, per non parlare degli altri fantastici autori di quel periodo, e davvero non so quale scegliere. Che ne dite se li scriviamo su dei bigliettini e ne peschiamo uno a caso ?
  • Lo dicevo io che farti entrare nel gruppo sarebbe stata una buona cosa. Meno male che quella mattina ti sono spuntato dietro.
  • Di la verità che volevi provarci e hai colto la palla al balzo.
  • Ma no Em, lo sai che sono tutto tuo.
  • Ah, ma quindi state insieme – esclamai io.
  • Ma chi?!? Noi due?!? Ma anche no. - disse Emma.
  • Posso puntare più in alto – rispose Marius.
  • Ragazzi, i bigliettini sono pronti. Emily, a te l’onore.
E pescai. Non ero tanto contenta di avere la responsabilità di accontentare o no uno dei miei amici, ma avevo avuto io l’idea e dovevo prendermene tutte le responsabilità.
     - E il vincitore è… Doyle!
     - Evvai!
     - Vabbè, sarà per il prossimo progetto. Ora, dobbiamo trovare un luogo dove vederci e poter lavorare. Magari appartato, grande, dove possiamo fare ciò che vogliamo. Giusto in caso volessimo fare delle pause di tanto in tanto.
     - Casa mia è Out. Sapete che mia madre è tutta presa dal club del libro e quindi ho la casa invasa da signore che non hanno niente di meglio da fare praticamente ogni giorno. – si lamentò Emma.
     - lo stesso vale per casa mia. Mia sorella è ancora piccola e potremmo averla intorno ogni secondo, dato che mi adora. Non penso che vi piacerebbe dover lavorare con una bimba che pasticcia tutto ciò che è bianco o ordinato.
 
Prima che potesse rispondere anche Marius mi venne la malsana idea di mettermi in mezzo.
  • niente paura ragazzi. C’è casa mia. In pratica mia mandre non c’è mai perciò potremmo starcene tranquilli. E poi, se non vogliamo stare troppo in casa, possiamo andarcene in giardino a lavorare.
  • Mi sembra un’ottima idea. Così potremo conoscere la casa della ragazza nuova.
  • Ma quindi abiti da sola?
  • No, non proprio. Però non sono i miei genitori quindi posso fare ciò che voglio.
  • Bene. Ragazzi, direi che abbiamo trovato il luogo perfetto per il nostro progetto e per le nostre nuove future serate!
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Tornata a casa, dissi a Lana che per quella sera poteva anche evitare di cucinare dato che avrei comprato della pizza, di cui la maggior parte avrei condiviso con il mio “gruppo studio”, anche se non ero del tutto certa che avremmo iniziato il progetto d’inglese quella sera stessa. Mentre tornavo di sopra, qualcuno mi afferrò il braccio e mi fece entrare in quello che credo fosse il ripostiglio
  • Oh ma che originalità!
  • Lo so che bramavi da tempo il momento in cui ci saremmo trovati stretti stretti nell’armadio delle scope.
  • Will, dimmi subito che vuoi così posso tornare in camera a fare i compiti.
  • Secchiona
  • No, sono diligente, il che è diverso.
  • Mi hai chiamato Will
  • Sempre meglio dei trecento soprannomi che mi girano in testa, non del tutto amichevoli, perciò accontentati.
  • Ok, miss acidità. Comunque, volevo parlarti del progetto d’inglese.
  • E non sai farlo, come tutte le persone normali, in luoghi un po’ meno claustrofobici come questo?
  • Forse volevo stare un po’ più “vicino” a te.
  • Nei tuoi sogni!
  • Sorvolerò sul tuo rifiuto e verrò subito al sodo. – e in quel momento, mi si affollarono talmente tante immagini nella mia testa sul cosa potesse intendere lui per “andare al sodo” che se le avesse viste mi avrebbe preso per una depravata.
  • E cioè?
  • Non farti strane fantasie in testa. Volevo solo chiederti con chi eri in gruppo.
  • Con Marius, Jack ed Emma.
  • Mmm.
  • Che hai contro di loro?
  • Ma niente… è solo che non ci ho mai parlato un granchè.
  • E perché?
  • Così…
  • E tu con chi stai in gruppo?
  • Credo che Elizabeth mi abbia infilato nel suo di gruppo.
  • Ah, cos’ stai in gruppo con Cariddi…
  • Eh?
  • Niente lascia perdere. Stasera ordino la pizza.
  • E quindi?
  • Niente, giusto per avvisarti che se tu venissi da me a chiedermi cosa “non” far cucinare a Lana sarebbe inutile.
  • Beh, grazie per l’avviso allora. Cosa festeggiamo?
  • Perché dovremmo festeggiare?
  • Beh, tu compri la pizza, noi stiamo avendo una conversazione civile nel ripostiglio.
  • Compro la pizza perché vengono i miei amici per il progetto di letteratura inglese e per il rip…
  • Il trio degli imbecilli viene qui?!?
  • Non ti permetto di rivolgerti a loro così!
  • Tutta la scuola li chiama così e a loro sta bene. Perché vengono qui?!?
  • Penso tu debba andare dall’otorino. Hai seri problemi di udito
  • Non sono sordo! – mi urlò mettendosi come quella volta in camera mia (con le braccia appoggiate al muro ai lati della mia testa) – volevo sapere perché vengono proprio qui.
  • Perché da loro non si può. E poi perché questa è casa mia e ci invito chi voglio.
  • E io che dovrei fare? Dovrei nascondermi per tutto il tempo?
  • Sarebbe un’idea…
  • E invece no. Anzi, sai che ti dico… - ok, il tono in cui lo disse non prometteva nullo di buono. Per me, naturalmente. – quasi quasi mi faccio vedere apposta.
  • Problemi tuoi
  • Tu dici? E se mentre studiate , vi raggiungo ed inizio a fare questo… - e prese ad accarezzarmi la guancia.
  • O questo… - e mi baciò la tempia
  • O quest’altro – e mi baciò la guancia, esattamente dove poco prima era poggiata la sua mano. Ok se non facevo qualcosa in fretta mi avrebbe baciata sul serio e non volevo assolutamente che accadesse. O forse si?
  • Will…
  • Tranquilla, ragazzina, non ho intenzione di baciarti dell’armadietto delle scope. -  e con questo se ne andò, lasciandomi alle prese di uno sciame di farfalle impazzite da domare e con una serie di pensieri disordinati da ordinare. 

Angolo di Zeki :3 Ieri sera ho visto Harry Potter e il calice di fuoco, perciò l’armadietto delle scope l’ho preso da lì XD naturalmente, Emily e Will non sono come Rita (che io non sopporto) ed Harry ma la stanza è quella XD non so cosa dirvi sul prossimo capitolo perché ci sto ancora lavorando però vi posso anticipare che sarà sulla serata “studio”, anche se non sono del tutto certa che si possa chiamare così XD Come al solito, vi do appuntamento al prossimo capitolo e vi ordino di RECENSIRE U.U ciau :3 Zeki :3

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Capitolo 19
*** capitolo 19 - mamma e papà ***


Capitolo 19 – mamma e papà
 
Con il resto dei “fantastici 4”, nome che per quel giorno ci aveva assegnato Marius, mi ero accordata per messaggi dicendo che potevano venire a casa mia per le quattro del pomeriggio, così la sera avremmo avuto il tempo di vedere un film o fare qualcos’altro. Non li conoscevo da tanto e, anche se mi sembravano abbastanza curati, non mi sembravano tipi da perdere ore e ore davanti all’armadio e/o allo specchio. Eppure erano le quattro e mezzo passate e di loro nemmeno l’ombra. Cominciavo a sospettare che mi avessero dato buca quando, come se lo avessi chiamato telepaticamente, mi chiama Marius.
  • ehi ciao Marius! Ma vi siete persi?
  • Ciao Emily! Sono Emma, dato che Marius sta guidando e non vorrei dargli un pretesto in più per ucciderci.
  • Guarda che ti sento! – sentì urlare Marius dall’altra parte del telefono.
  • Si si, senti Em, ti passo Jack così ti spiega il perché del nostro ritardo.
  • Ehi Granger!
  • Jack..
  • Senti un po’, innanzitutto, dieci minuti buoni sene sono andati perché il nostro autista incantato si era dimenticato di fare benzina.
  • Non sono un incantato e se voi due non la smettete di prendermi in giro mentre guido giuro sulla mia collezione completa delle action figure della marvel che fermo l’auto e vi faccio scendere.
  • Ma se nemmeno ce l’hai una collezione così!
  • Strega, non rovinare i miei desideri futuri.
  • Brutta scimmia che…
  • Emm, si, a parte mamma e papà che litigano, l’altra buona parte del nostro ritardo è a causa del fatto che non troviamo casa tua.
  • Come non la trovate?!? È praticamente impossibile.
  • Senti, noi abbiamo seguito alla lettere tutta le tue istruzioni e o Marius è davvero così cretino da sbagliare strada dieci volte di fila o tu hai sbagliato a darci le indicazioni.
  • Scusate, ma di preciso dove siete ora?
  • Siamo davanti ad un mega villone di qualche straricco del posto. Hai presente no? Puzza sotto il naso, sempre pieni di soldi, viziatissimi. Il tipico modello a cui tutti aspirano ma che nessuno dovrebbe seguire.
  • Ah si, ho presente. Per caso ci sono due grandi lettere sul cancello, una G e una C, e c’è un piccolo cartello di lato con su scritto “villa pervinca”?
  • Oh, ora che me lo fai notare si! Bene, quindi siamo vicino casa tua?
  • Jack, di a Marius che sto per aprire il cancello.
  • Ma… in che senso scusa?
  • Jack siete davanti a casa mia!
  • Il mega villone?
  • Si, la reggia o come vuoi chiamarla tu. Ti decidi a dirlo a Marius o no?
  • Si, si.
  • Bene, vi aspetto all’ingresso. – ammetto di non aver mai accennato alle dimensioni di casa mia nei nostri discorsi, ma non è che uno quando si presenta mostra la planimetria della propria casa! o no?
 
Li aspettai davanti alla porta d’ingresso. Inutile dire che le loro facce quando scesero dalla macchina erano tra il sorpreso e l’incredulo. Avevano i nasi rivolti all’insù per guardare casa mia in tutti i suoi tre piani e girarono su se stessi per farsi una paronamica di tutto il territorio circostante. Quando infine i loro occhi si posarono su di me, scoppiammo tutti e quattro in una fragorosa risata. Quando finimmo, Emma mi saltò al collo e i due ragazzi iniziarono ad entrare dentro casa.
  • Ragazza, tu qui o ci lavori o ci lavori. Non posso credere  che questa sia davvero casa tua. – mi disse Marius.
  • Mi dispiace deluderti ma no, non ci lavoro. Ci abito.
  • Ma l’hai vinta a Poker?
  • No, mia nonna me l’ha lasciata in eredità.
  • Perché mia nonna non ha un mega villone? Perché mi deve toccare la vecchia radio del nonno?
  • Jack e ti lamenti! Mia nonna ha deciso che mi lascerà in eredità la sua dentiera! “così un domani risparmierai sulla tua dentatura!” Bleah!
  • Marius, lo sappiamo che è una balla.
  • No, sono certo che lo pensa davvero.
  • Certo certo. Emily, davvero hai una magnifica casa.
  • Grazie Emma. Comunque ragazzi possiamo andare nella sala da pranzo, così iniziamo il progetto.
  • Si ma dopo un giro turistico è d’obbligo.
  • Certo.
Prima regola dei pomeriggi “studio” in gruppo. Mai, e dico mai, mettersi in gruppo con i propri migliori, nel mio caso unici, amici. Con tutta la buona volontà di lavorare per quattro o cinque ore, si finisce a ridere e scherzare tutto il tempo e lavorare, se si va bene, per nemmeno quaranta minuti. Fu così che passarono un paio d’ore e noi di Conan Doyle scrivemmo solamente alcune notizie biografiche trovate in giro su internet. Eravamo passati dalla Londra del diciannovesimo secolo a come Marius, nella recita di Natale della quarta elementare, avesse ottenuto il ruolo di Scrooge in “un canto di Natale” barattando con l’ex protagonista un pacco di gomme da masticare alla fragola e un paio di verifiche di matematica. Stava per raccontare un aneddoto, che credo parlasse di come una bambina fosse entrata nel suo camerino mentre si cambiava e di come lui l’avesse conquistata con una battuta tipo “tu devi essere l’angelo del Natale presente, perché in questo momento desidererei ricevere solo te come regalo” quando, come c’era da aspettarselo, entrò in sala Will.
Non solo aveva fatto a meno di stare nascosto per nascondere la nostra convivenza , ma si era presentato in sala con i jeans slacciati, senza maglietta e i capelli umidi, chiaro segno che si era appena fatto la doccia.
  • Salve a tutti! – disse Will. Inutile dire che i miei amici, essendo rimasti a bocca aperta, non riuscirono a ricambiare il saluto.
  • Ciao, tesoro. – mi si avvicinò Will sfiorandomi la guancia con le labbra ancora umide dalla doccia. – non è che per caso hai visto la mia camicia nera? Sai, quella che avevo poco fa e che pensavi fosse meglio togliere e mettere a lavare…
  • Will, smettila di fare il cretino. Prima non avevi nessuna camicia nera, ma avevi la maglietta azzurra ed io non ho mai detto nulla del genere. E voi ragazzi, chiudete le bocche che tra un po’ vi ritroverete uno sciame di mosche sulla lingua.
  • Pasticcino, non devi vergognarti di NOI. È una cosa normale alla nostra età.
  • Giuro, su quanto è vero che mi chiamo Emily, che se mi chiami di nuovo PASTICCINO o TESORO metto fuoco alla tua stanza!
  • Così avremo un pretesto in più per dormire insieme.
  • Fuori!
  • Ok ok. Ci vediamo più tardi. Ciao ragazzi. E trattate bene la mia ragazza!
  • Non sono la tua…! – ma purtroppo si era già chiuso la porta alle spalle e sono quasi certa di aver sentito una grassa risata provenire dal corridoio pochi secondi dopo.
  • Emily… - esordì Emma.
  • Tu ci devi… - continuò Jack
  • Molte spiegazioni – finì Marius.
  • Non vi devo alcuna spiegazione in quanto quel cretino stava solamente dando sfoggio della sua stupidaggine acuta.
  • Non è questo il punto.
  • Ha detto che sei la sua ragazza!
  • Non sono la sua ragazza. Sentite, abitiamo insieme, ma non da soli, e ci rivolgiamo a mala pena la parola quando ci incontriamo per i corridoi.
  • Magari perché siete impegnati a fare altro – disse Marius ridendo.
  • Dai Marius, finiscila. In che senso non da soli? Vuoi dire che c’è qualche fratello o gemello figo di Will nascosto da qualche parte in giro per casa?
  • No Em, ti prego me ne basta uno!
  • E certo!
  • Smettila Marius! Continua Emily…
  • Non viviamo da soli perché ci sono anche la domestica, le due cameriere, il giardiniere e l’autista.
  • Se ti serve un artista di corte, ci sono io!
  • Tu al massimo puoi fare il buffone di corte.
  • Ha parlato la cortigiana!
  • Cortigiana a chi?
  • A te.
  • Beh, allora tu sei un eunuco.
  • Mamma e papà ricominciano – canticchiò Jack
  • Ragazzi, che ne dite se vi faccio fare il giro turistico della casa mentre aspettiamo la pizza?
  • Ottima idea.
E in un’oretta li feci vedere tutta la casa, da cima a fondo, senza risparmiare nemmeno un granello di polvere. Vollero essere meticolosi in tutto e sembravano davvero interessati alle mille chiacchere che avevo da raccontare, tutte imparate in quella mia breve permanenza a villa Pervinca. Quando suonarono alla porta, i ragazzi portarono le pizze in sala da pranzo ed io mi soffermai sulla porta a pagare  il fattorino. Quando tornai vidi che mi avevano preparato una sorpresa. Will era seduto a quello che sarebbe dovuto essere il mio posto e stava mangiando la piazza ridendo e scherzando con i miei amici.
     - Will, sono contenta che la pizza sia di tuo gradimento.
     - Ma tesoro mio, lo sai che vado matto per la pizza.
     - no, in realtà non lo sapevo. Ora, di grazia, vorresti fare il cavaliere e cedermi il posto così che anch’io possa mangiare la mia parte di pizza?
     - ma perché cederti questa vecchia e scomoda sedia se hai la possibilità di sederti sulle mie calde e accoglienti gambe?? Guarda, c’è abbastanza spazio tra me ed il tavolo da entrare in due.
In quel momento, mi sentì come un imputato in tribunale. Tutti mi fissavano in attesa della mia deposizione. Io sapevo che quella era l’ennesima sfida di Will e che tutti si aspettassero che andassi a prendere una sedia da qualche altra parte pur di non accettare l’invito di Will. Però,con loro ,ed anche mia ,grande sorpresa, mi avviai verso il mio diabolico coinquilino, e mi sedetti sulle sue ginocchia, come mi aveva invitato a fare lui. Avevo ben 4 paia di occhi puntati su di me, 3 sorpresi ed uno divertito.
- Tesoro ma quanto mangi?!?
- Will attento che stanotte potresti ritrovarti in una situazione bollente.
- Se è con te ne varrà la pena.
- Potrei esserne la causa, ma non ti assicuro di rimanere a guardare. Forse da
molto molto lontano.
  • Guardona.
  • Sei tu il perverso che si sta facendo strani film mentali. Io ho solo ribadito la mia minaccia.
  • No, sul serio, quanto mangi??! Sei pesantissima!
  • Almeno la prossima volta ci penserai due volte prima di rubarmi il posto.
  • Che i tuoi amici mi hanno gentilmente offerto…
  • Cosa?
  • Ma dai Emily! Mica lo potevamo lasciare a fare la faccia da cucciolo bastonato sull’uscio della porta! Si vedeva che aveva fame.
  • Emma!
  • No, Emma ha ragione. E poi voi due siete così carini insieme – aggiunse Marius
  • Ma chi?!? Io e questo troglodita?
  • A chi hai dato del troglodita, vecchia befana?!?
  • A te, brutto scimmione.
  • Ma stai zitta, nanetta.
  • Ha parlato il gigante.
  • Hobbit.
  • Montato.
  • Vecchia zitella.
  • Ragazzi, non so voi ma a me ricordano qualcuno… - disse Marius.
  • E, chissà chi! – sospirò Jack.
 
 
 
 
Angolo di Zeki :3
Buona seeeeera :D
Ok, ho avuto un po’ di tempo libero ed ho scritto il nuovo capitolo u.u ammetto che non sia un granchè, però nella mia testa era così divertente che non ho potuto non metterlo per iscritto XD
Come al solito, ringrazio coloro che mi hanno recensito, o aggiunto nelle storie seguite/ricordate/preferite :D grazie :3
Ringrazio anche coloro che passano solo per dare una lettura e magari continuano capitolo per capitolo :3
So di essere ripetitiva ma mi raccomando RECENSITE U.U
Alla prossima :*
Zeki ;)

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 . scommessa ***


Capitolo 20
 

Il mattino dopo, a scuola, fu tutto abbastanza normale. Mi aspettavo sorrisetti maliziosi da Marius e Jack e magari qualche richiesta strana su particolari “piccanti” della mia convivenza con Will da Emma, ma con mia grande fortuna non avvenne niente di tutto ciò. E le possibilità erano tre: o non gliene fregava davvero niente a nessuno di quello che facevo a casa mia o con chi vivevo, o erano talmente desiderosi di apprendere quella mattina da non poter perdere tempo con simili sciocchezze ( possibilità che scartai non appena vidi Marius e Jack giocare a lanciarsi palline di carta con delle catapulte improvvisate durante l’ora di Biologia), o, che tra l’altro credo sia la possibilità più verosimile, stavano tenendo tutto da parte per il “dopo-scuola” , momento assai più tranquillo e lontano da orecchie indiscrete. Quando suonò la campanella dell’intervallo, io ed Emma ci precipitammo al banco di Marius e Jack.
  • ma salve! Piaciuta la lezione sulla trascrizione e traduzione dell’ mRNA?
  • Ma sono cose che abbiamo fatto l’anno scorso, Marius!
  • Lo so, EMMA, infatti ti ho solo chiesto se ti è piaciuta la lezione!
  • E se ti dicessi che non ci ho capito un’acca perché voi due qui dietro sghignazzavate tutto il tempo?
  • Senti donna, noi uomini abbiamo bisogno dei nostri svaghi.
  • E non solo di quelli… - gli fece eco Jack.
  • Ma svagatevi durante un’ora inutile come quella di educazione fisica ma non durante la spiegazione di cose che saranno alla base del programma di quest’anno!
  • Senti, hai nove mesi di scuola in cui poter chiedere alla prof spiegazioni su queste scemenze, quindi ora non cercare un pretesto così banale per poter litigare con me.
  • Non sto cercando affatto di litigare con te!
  • Guarda che lo so che lo fai solo per potermi saltare addosso, Em.
  • No, Mar, non lo faccio per quello. Lo faccio perché sei così cretino che mi è difficile non riprenderti.
  • A chi hai dato del cretino? Non è colpa mia se sei in piena crisi premestruale 364 giorni l’anno!
  • Cosa?!?
  • Ragazzi, non è certo per interrompervi, siete molto carini quando litigate, ma Barbie e Ken stanno parlando con il bel tenebroso ed è una scena tutta da vedere! – li interruppe, fortunatamente, Jack.
Naturalmente, per Barbie intendeva Elizabeth, per Ken il suo amico ( nonché uno dei quattro cavalieri) Jonathan e per il “bel tenebroso” Will. Direi che ci aveva azzeccato su tutta la linea con i soprannomi.
  • Ma dai Will! – disse in tono melenso Barbie
  • No, Liz, ne abbiamo già parlato.
  • Ma lo sai che senza di te non sarà divertente! E poi ne potremmo approfittare per vederci un po’ prima. Per portare avanti il progetto di letteratura inglese, naturalmente.
  • Naturalmente…
  • E dai Collins! – si intromise Ken-Jonathan – tanto lo sappiamo che non sei un tipo tranquillo che rimane a casa il sabato sera.
  • Ciò non vuol dire che debba per forza partecipare a tutte le feste organizzate di sabato della città.
  • Will, se non ci vai tu non vi vado nemmeno io.
  • E questo dovrebbe spingermi a fare il contrario?
  • No, non credo. Ma se ti dicessi che abbiamo invitato mezzo corpo studentesco femminile?
  • E per “mezzo corpo studentesco femminile” chi intendi precisamente?
  • Ma lo sai! Io, Vivian, altre due nostre amiche che non conosci ma che non vedono l’ora di conoscerti e naturalmente Cassie…
  • E tu, in una scuola di 800 persone, mi vieni a dire che ci sono solo 10 ragazze? Dato che voi siete in cinque…
  • No, ma noi siamo quelle che contano!
  • Elizabeth, così non fai che peggiorare la situazione – si intromise Ken
  • Senti amico, noi ti abbiamo invitato. Sappi che ci saranno birra e alcool a fiumi e molte più ragazze di quelle che ti ha elencato Lizz. Se vuoi venire, ben venga, altrimenti sarà per un’altra volta.
Non so perché ma in quel momento mi venne da ridere. Era una situazione talmente ridicola che me la immaginavo in una telenovelas. La bella bionda che cerca di accalappiare il bel tenebroso ed il suo amico, o mezzo gay o fin troppo “figlio di papà”, che cerca di darle man forte. Anzi no, mi ricordavano un po’ Sharpey e Ryan di “High School Musical” , solo che Will non era affatto come Troy. Immersa nei miei pensieri com’ero, non mi accorsi che Will, avendo sentito la mia risata, si fosse voltato verso di me e mi stesse fissando. Quando me ne accorsi, smisi di ridere e lui fece uno strano sorriso, a metà tra il dolce ed il diabolico.
  • Vengo alla festa ad una sola condizione.
  • Beh, se non è troppo impossibile non penso che ci potremmo opporre.
  • Tutto quello che vuoi Will – quanto sa essere melensa quella ragazza!
  • Vorrei portare con me una persona.
  • Oh, un amico! Ben venga! Avremo un compagno di bevute in più allora!
  • No, non un amico… vorrei portare Emily – e detto questo mi indicò con l’indice poco al di sopra della spalla.
  • Ok… non ci sono problemi
  • Allora è deciso! A che ora è la festa?
E mentre continuavano ad accordarsi, io rimasi a bocca aperta e senza parole. Ero arrabbiata per il fatto che stesse facendo i conti senza l’oste, ovvero me ma soprattutto che mi avesse messo in mezzo a quella storia! Io nemmeno li potevo vedere quei tre , figuriamoci starci un’intera serata. Credo di essere rimasta a fissarli in un modo alquanto imbarazzante e per un tempo indefinito perché, per distogliermi da quello stato di trance, Marius e Jack dovettero scuotermi per le spalle mentre Emma mi schioccava le dita davanti al viso.
 - Terra chiama Emily! Yuhu!
 - credo sia troppo sconvolta.
 - credete che si riprenderà?
 - beh, forse, se Will venisse qui e le desse un bacio, può darsi che riuscirebbe a..
 - se prova soltanto ad avvicinarsi a me, giuro che lo ammazzo! – urlai io in quel momento.
 - ed ecco che miss “non mi piace il bel tenebroso” torna tra noi!
 - non ho mai detto che non mi piace.
 - quindi stai ammettendo che ti piaccia!
 - no, non ho mai detto nemmeno questo. È solo che voi non me l’avete mai chiesto e volevo precisarlo.
Al suono della campanella dell’ultima ora schizzai verso il parcheggio più veloce della luce. Non volevo vedere nessuno ed avevo bisogno di tornare a casa da sola per pensare ad un modo abbastanza lento ed agonioso per uccidere quel maledetto diavolo dagli occhi blu.
Non appena mise piede in casa, mi urlò dietro, tanto per cambiare.
 
  • mi sembrava fossimo d’accordo di tornare insieme a casa dopo la scuola per risparmiare tempo!
  • Beh, ti sembrava male. Così come ti sembrava male che io volessi accettare di venire con te a quella stupida festa.
  • Infatti tu non devi accettare.
  • Ah! Allora te ne sei fatto una ragione!
  • Non devi accettare perché non è una richiesta bensì un ordine.
  • Fino a prova contraria sono io la tua capa
  • E fino a prova contraria sono io che mantengo la tua reputazione a scuola
  • No, aspetta non ti seguo.
  • Beh, potrei farti qualcosa di alquanto “intimo” davanti ai tuoi “amichetti” per far crollare l’idea casta e pura che si sono fatti su di noi.
  • E di grazia, quale idea diversa da questa, reale ed effettiva, si sarebbero dovuti fare?
  • Quella che ti leggo negli occhi ogni volta che ti incontro.
  • Quando non sei troppo occupato in altro…
  • Come scusa??
  • Niente niente. Comunque io alla festa non ci vengo.
  • E invece ci vieni.
  • Ma non capisco perché!
  • Perchè altrimenti potrei fare qualcosa di sgradevole e poco conveniente.
  • Non vedo quale sia il problema. Sei sopravvissuto per quasi venti anni senza di me, non vedo come potrei esserti utile.
  • Ok, questa era cattiva ma me la merito. E se ti dicessi che volgio solamente che tu venga e che mi faccia compagnia per tutta la sera perché, al momento, sei l’unica ragazza sopportabile che io conosca nel raggio di venti chilometri?
  • Ti direi che ci hai provato ma la mia risposta è sempre la stessa.
  • E io ti risponderei che sei una codarda.
  • Perché scusa?
  • Perché non vuoi venire alla festa con me.
  • Non vedo cosa c’entri con il mio coraggio.
  • C’entra eccome, ragazza!
  • E sentiamo, alce, quale sarebbe il nesso?
  • Alce?
  • Non lo so, è il primo animale che mi è venuto in mente.
  • Bah! Chi ti capisce è bravo!
  • Non è che capire te sia molto più semplice. Tornando al coraggio…
  • Ah si. Sei una vigliacca perché hai paura che ti possa divertire con il sottoscritto e che magari dopo possa succedere qualcosa con la suddetta persona.
  • Ah, credo che se venissi mi divertirei anche senza di te e che, sia da lucida che da ubriaca, non possa capitare proprio nulla tra noi.
  • Vuoi scommettere?
  • Andata. Cosa scommettiamo?
  • Tu decidi il tuo premio che al mio ci penso a tempo debito.
  • Sicuro di vincere, eh?
  • Ovviamente.
  • Allora se vinco io dovrai astenerti dalle tue “imboscate” per un mese.
  • Ci sto.
  • Semrba proprio che tu creda di avere la vittoria in pugno.
  • Oh, ma ce l’ho, mia cara. E questo è un piccolo assaggio di quello che sarà il mio premio. – disse mentre si chinava per baciarmi una guancia. Sembrava volesse continuare. Solo che poi ci ripensò e se ne andò via lasciandomi spiazzata e con una faccia talmente rossa che al confronto i pomodori sembravano mozzarelle.



Angolo di Zeki :3
Scusate la lunga attesa ma, tra carnevale e scuola, non ho avuto il tempo materiale per scrivere o pubblicare. T.T spero mi perdoniate e che vi piaccia il capitolo :3
Baci baci :3
PS
Come al solito, vi do appuntamento al prossimo capitolo e vi ordino di RECENSIRE U.U ciau :3
Zeki :3


 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 - Dorothy, Oz e Theodora ***


 
Capitolo 21 – Dorothy, Oz e Theodora.
 
  • potresti smettere di urlare?
  • E come potrei smetterla!?!? La mia attuale migliore amica passa dalla parte del nemico ed io dovrei stare calma?!?
  • Ma non sono passata dalla parte del nemico!
  • E tu come lo chiami “darmi buca per andare alla festa di Miss Popolarità”?
  • Lo chiamo “esserci costretta”!
  • Se, come no!
  • Emma, se non ti decidi ad ascoltarmi giuro che ti chiudo il telefono in faccia!
  • Ed io verrò a casa tua per continuare ad urlarti contro pur di farti rinsanire!
  • Accomodati pure. Però se perdo la scommessa con Will ancora prima di iniziare ad avere qualche possibilità di vincere ne pagherai le conseguenze.
  • Scommessa? Will? Hai fatto una scommessa con William sonosupersexyenoncitengoanasconderlo Collins?
  • Si…
  • Cavoli! Aspetta… quindi è di QUELLA festa di cui stiamo parlando!
  • In che senso “QUELLA” festa?
  • Ma si, dai, la festa di Elizabeth, la festa a cui Will non voleva andare senza di te, Elizabeth e la sua festa, Will e i suoi occhi di sfida, Elizabeth e Will che…
  • Kronk smettila. Si, è quella festa.
  • E cosa aspettavi a dirmelo?!?
  • Ti ho chiamata per questo!
  • Davvero?
  • Si, cara. Il problema è che ti sei messa a sbraitare e piagnucolare contro di me per tutto il tempo e non mi hai dato modo di spiegare.
  • Scuuuuusa!
  • Tranquilla, non me la prendo per simili sciocchezze.
  • Sei un angelo! Ora però lasciamo perdere le smancerie e passiamo ai fatti seri.
  • Ovvero?
  • Ovvero, cosa hai scommesso con Will?
  • Che riuscirò a divertirmi anche senza il suo aiuto alla festa e che non accadrà nulla tra me e  lui a fine serata.
  • Ragazza mia, io perderei apposta.
  • Perché non hai ancora sentito il mio premio.
  • So che non reggerà il confronto.
  • Se vinco io lui rinuncerà ad imboscarsi per un mese intero.
  • Come da previsione, non regge il confronto. E se vince lui?
  • Ancora non lo so…
  • Non ci credo!
  • Davvero! Mi ha detto che me lo dirà solo alla fine!
  • Nemmeno un piccolo indizio?
  • Emmm….no….
  • Mi suona tanto di bugia.
  • Ma che dici!
  • Guarda che sento il tuo naso allungarsi bella mia!
  • Ok, diciamo che come piccolo indizio mi ha dato un bacio sulla guancia…
  • Ragazza, se non perdi di proposito dovrò cominciare a dubitare della tua sanità mentale.
  • E se non lo faccio ne dubiterò io.
  • Ma sei scema! Vabbè, tanto sono certa che farà di tutto per vincere.
  • Si si, lo credo anch’io. Però non era per tutto questo che ti ho chiamata.
  • Ah no?!?
  • Non solo. Volevo chiederti un consiglio….
  • Allora, se ti si avvicina non allontanarlo, se inizia a flirtare sta al gioco e se per caso..
  • Non quei consigli! Emma, volevo solo chiederti come dovrei vestirmi.
  • Ah ah ah tranquilla, tanto non lo noteranno neanche!
  • In che senso, scusa?
  • Nel senso che a quel tipo di feste i ragazzi hanno una specie di divisa, cioè jeans e t-shirt, mentre le ragazze no.
  • Nel senso che posso mettermi ciò che voglio?
  • Nel senso che qualsiasi cosa tu metta, anche un costume da bagno, sarà più lunga o meno trasparente di tutto ciò che le altre ragazze indosseranno perciò non fartene un problema.
  • Non ho intenzione di andarci mezza nuda.
  • Infatti è meglio che tu non lo faccia. Sai, non vorrei trovarmi con un compagno di classe defunto per arresto cardiaco. Sarebbe una bellezza sprecata.
  • Si si, come no.
  • Ora però sbrigati a vestirti altrimenti mi sentirò in colpa per la tua sciattaggine.
  • D’accordo. Ci sentiamo domani Em.
  • A meno che tu non abbia da fare stanotte voglio il resoconto immediato e dettagliato di tutta la serata quindi, se non me lo invierai ad un orario ragionevole, penserò a tremila scenari diversi e non tutti ti piacerebbero.
  • Un messaggio ogni ora, capito mamma. Ciao!
  • Ciao figliola! E rendimi una nonna felice! – e detto questo, la mia nuova e scema amica attaccò il telefono.
Quando finii di prepararmi , scesi giù in salotto dove mi aspettava Will. Indossava dei jeans neri e una camicia bianca con le maniche arrotolate sui gomiti. Se i Greci avessero bisogno della prova che gli dei esistono e si sono mescolati tra noi umani, io potrei dargliela in questo preciso istante. Peccato però che, nonostante fosse bello come Apollo, quello dinanzi a me non possedesse proprio la dolcezza di Orfeo.
  • Tipico difetto da ragazze: Ci mettete troppo tempo per prepararvi.
  • Tipico pregio di voi ragazzi: sapete dire sempre la cosa sbagliata al momento giusto.
  • Ed io sono molto bravo in questo, immagino.
  • È ancora presto per me per dirlo. Anche tu hai rinunciato alla divisa?
  • Quale divisa scusa?!?
  • Quella per la festa…
  • Aspetta, hai chiesto consigli a quella tua amica Emma, giusto?
  • E anche se fosse?
  • Era solo per capire da chi avessi attinto queste informazioni. Non sono un amante delle divise e nemmeno tu a quanto vedo.
Avevo deciso di indossare un paio di jeans chiari, con una maglietta bianca puntellata da piccoli uccellini neri ed un paio di scarpe all’inglese bianche.
  • Dici che non vado bene?
  • No, affatto. Almeno sei vestita.
  • Di certo non mi andava di mostrare le mie grazie ad un branco di sconosciuti.
  • Come se ci fosse molto da mostrare.
  • Parla per te!
  • Io sono sicuro delle mie potenzialità.
  • E questo fa di te un Narcisista.
  • O un acuto osservatore. Infatti, appena pochi minuti fa,ho potuto constatare che i jeans scuri e le camice esercitano un certo fascino nei tuoi confronti.
  • E questo ci riporta alla definizione di narcisista…
  • Allora credo di dover stare attento ai fiumi stanotte.
  • Fa come vuoi. Mi dici l’indirizzo?
  • Perché?
  • Perché così posso avviarmi con la vespa e, se vuoi, possiamo vederci direttamente lì.
  • E come credi che verrò IO alla festa se non con te?
  • Inizio a pensare che tu stia sfruttando la mia bambina.
  • Lo sai che solo gli uomini chiamano “bambina” il proprio mezzo?
  • E lo sai che solo le donne “scroccano” passaggi in moto?
  • Non è detto. Avete i nostri stessi diritti no?
  • Infatti. Quindi posso chiamare la mia vespa come mi pare e piace.
  • Ed io posso “scroccare” da te tutti i passaggi che voglio.
  • Si certo, come no. Vorrà dire che d’ora in avanti detrarrò dalla tua paga i soldi per la benzina.
  • Ma tu non mi paghi nemmeno!
  • Davvero!??
  • Cioè, non sei tu in prima persona a farlo.
  • Allora dovrò scoprire chi è a detenere il tuo stipendio e convincerlo ad abbassarlo.
  • Non credo che possa fare la differenza.
  • È così alto?
  • No, al contrario. Ma almeno mi permette di vivere qui. E ora andiamo, la festa è iniziata circa un’ora fa!
  • E perché non me l’hai detto appena sono arrivata!??
  • Ho cercato di dirtelo!
  • No, tu mi hai presa in giro, è diverso.
  • Si si, come vuoi tu. Andiamo ora?
  • Si.
  • Ah, sappi che non ho dimenticato la scommessa.
  • Se è per questo nemmeno io.
  • Bene, perché ho intenzione di fare il fidanzato appiccicoso e geloso per tutta la serata.
  • Sfortunata la tua ragazza allora.
  • Mi sai tenere testa abbastanza bene. No credo che tu sia sfortunata.
  • Allora lo sfortunato sei tu, dato che non sono la tua ragazza.
  • Questo lo sappiamo solo io e te , giusto? Stasera alla festa ti prometto che penseranno tutti il contrario.
  • Ti ringrazio del pensiero ma non c’è bisogno che ti affatichi così tanto per me.
  • Ma infatti non lo faccio per te. Lo faccio per me stesso.
  • Perché ti diverti troppo a darmi il tormento, giusto?
  • Anche… ora però andiamo altrimenti Elizabeth ci uccide.
  • Ma certo. Come possiamo far attendere Theodora…
  • Teodora?
  • Niente, Oz. la gio


Angolo di Zeki :3
Saaaaaaaaaaalve :3
Che dirvi, sono stata “ispirata” dal grande e potente Oz stavolta :3
James Franco è così aww in quel film :3
So che ora mi starete maledicendo perché non ho parlato della festa ma del “preparty” XD
Però volevo descrivervi la reazione di Emma XD
Ok, lo ammetto, oggi pomeriggio mi sono addormentata ed ho sognato tutta la scena di Emma ed Emily al telefono e DOVEVO metterla per iscritto XD
Vi prometto che la prossima volta scriverò solo della festa e del “fidanziato appiccicoso e geloso” :3
Ringrazio tutte coloro che hanno messo la mi a storia tra le preferite, le seguite e le ricordate ed in modo particolare coloro che mi hanno recensita :3
Spero tanto che la mia storia continua a piacervi ;)
Mi raccomando CONTINUATE A RECENSIRE. U.U
Buona notte e alla prossima ;)

Zeki :3

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Capitolo 22
*** Capitolo 22- fidanzato geloso, ciak! ***


Capitolo 22- fidanzato geloso, ciak!
 

Per tutto il tragitto, Will mi diede il tormento. Gli avevo detto di non appoggiarsi a me altrimenti avrei rischiato di sbandare e ci avremmo rimesso la pelle ma lui, come c’era da aspettarselo, fece esattamente l’opposto. All’inizio di comportò bene, ovvero appoggiò le mani al sellino e cercò di mantenere, per quanto fosse possibile, le distanze. Poi però, quando ci trovammo più o meno a metà strada, disse di avere paura di cadere e si abbracciò a me. Strinse le sue braccia attorno alla mia vita e mi appoggiò il mento sulla spalla. Io non potevo reagire, altrimenti avremmo rischiato sul serio la vita e lui. Naturalmente lo sapeva benissimo e, per tutto il tratto che ci separava da casa di “Lizz”, mi torturò soffiandomi nell’orecchio o puntellandomi il collo con tanti piccoli baci. Appena arrivati, incredibile ma vero, mi sembrò di essere in paradiso. Mi preparai una sfuriata rapida e dolorosa ma Will, non appena ebbe messo i piedi per terra, mi piantò lì e se ne andò, lasciandomi da sola, con l’indice rivolto all’insù pronto a sgridarlo. Non appena mi ripresi, decisi di entrare anch’io in casa. non potevo certo restare lì come una scema e poi l’avrei data vinta a Will se non mi fossi divertita senza di lui, e di certo non potevo permetterlo. Dopo circa mezz’ora, riuscì a raggiungere il lungo tavolo, in quel momento adibito a bar, e cercai di ordinare qualcosa da bere.
  • una Coca, grazie.
  • Per quella non devi chiedere a me, dolcezza.
  • Sei tu quello che prepara le bevande no?
  • Si ma io non credevo intendessi una “coca-cola”.
  • Però credevi fossi venuta qui, con cotanta nochalance , a chiederti della cocaina giusto?
  • Touchè. Comunque non abbiamo coca- cola.
  • Un’aranciata?
  • Nemmeno.
  • Una soda?
  • Nein.
  • Un po’ d’acqua?
  • Quella del lavandino.
  • Ed è potabile?
  • Non credo.
  • Hai mai provato?
  • No.
  • Allora potrò correre il rischio.
  • Ma cosa…
  • Due vodka alla pesca, grazie. – disse un tizio alla mia destra.
  • Scusami, ma stavo ordinando da bere.
  • Ed infatti mi sono permesso di farlo io per te. Si sta formando la fila e se non ti sbrighi dubito che qualcuno sarà gentile con te.
  • Oh beh, allora credo di doverti ringraziare.
  • Ma figurati. – gli avrei risposto male, se solo non avessi notato che Will, dall’altra parte della stanza ed in compagnia di due splendide ragazze, mi stava fissando. Non potevo dargliela vinta.
  • Mio eroe, come potrò ripagarti per questo?
  • Che ne dici se accettassi di venire a fare due salti con me?
  • Intendi ora?
  • Per il momento…
  • Allora va bene. – e in pochi minuti ci trovammo al centro del salone, in mezzo a talmente tante persone che mi dovetti aggrappare al mio “prode cavaliere” per non inciampare in qualcuno meno affidabile.
  • Che maleducato. Stringo una bellissima ragazza tra l mie braccia e nemmeno le chiedo il suo nome.
  • Sono certa che ti abbia perdonato.
  • Lo spero. Allora, come ti chiami?
  • Ah, ma stavi parlando di me!
  • Sicura di non aver bevuto alcolici prima della festa?
  • Certo. Comunque io sono Emily.
  • Molto piacere.
  • Ora dovrebbe toccare a te.
  • Si, scusa. Io sono Guglielmo.
  • Ma non mi dire…. – perché dovevano chiamarsi tutti così?!? In una lingua o nell’altra
  • Come scusa?
  • Nulla nulla… questi due salti?
  • Li farei volentieri, se solo ci fossero meno persone qui intorno.
  • Ma così non potresti continuare a stringere tra le tua braccia quella bellissima ragazza.
  • Quale bellissima ragazza? – mi disse scherzando.
Eravamo abbracciati da un po’, continuando in un dondolio senza senso quando, per mia sfortuna/fortuna, qualcuno ci staccò con non troppa gentilezza.
  • Ehi amico, credo sia arrivato il mio turno.
  • Cos’è? Un bancone della salumeria per caso?
  • No ma non mi sembra nemmeno un peluche.
  • Co..
  • Ci stai incollato da mezz’ora e non credo le faccia piacere.
  • Qui quello a cui non fa piacere sei tu.
  • Ma ti senti? L’hai abbordata da quanto? Tre quarti d’ora? E già fai quello possessivo!
  • E tu chi saresti per dirmi cosa non devo e cosa devo fare ?
  • Sono il suo ragazzo e preferirei che nessuno a parte me stesse così appiccicato ad Emily.
  • Non mi sembravi il suo ragazzo quando ci stavi provando con quelle due poco fa.
  • Sono mie amiche, e non ci stavo provando.
  • E comunque Emily non mi ha detto di essere fidanzata.
  • Beh, forse perché non gliel’hai chiesto.
  • In effetti…
  • Ora però levati di torno. – e detto questo mi strattonò per un braccio fuori dalla pista, senza lasciarmi il tempo di ribattere o fare qualche cenno di scuse a Guglielmo.
  • Si può sapere che ti è preso? – mi gridò contro non appena arrivammo fuori in giardino.
  • Che mi è preso a me!?! Siamo ad una festa e stavo cercando di divertirmi!
  • Con quel cretino che ti teneva le mani addosso!??
  • Non vedo come la cosa possa riguardarti. Non siamo mica fidanzati.
  • Infatti se lo fossimo quello ora sarebbe in ospedale e non lì dentro.
  • Questo se tu fossi il mio ragazzo. Però, dato che non lo sei, mi vuoi spiegare perché ci hai aggrediti in quel modo?
  • Ah, e così a te piaceva! Scusa se ti ho rovinato un così romantico momento.
  • La smetti di fare lo scemo? Non ho detto che mi piacesse e nemmeno che fosse un “romantico momento” ma mi stavo divertendo e non ci vedo nulla di male in questo.
  • Potevi divertirti in altri modi.
  • E sentiamo, come?
  • E che ne so io! Di certo farsi toccare in quel modo da qualcuno a cui non importa niente di te non mi sembra una forma di divertimento.
  • E cosa dovevo fare? Restare tutta la sera nell’angolino, da sola, a fare finta di divertirmi?
  • Sarebbe stato meglio.
  • Ma chi sei tu? Mia madre? Sono grande abbastanza per decidere in che maniera possa o non possa divertirmi.
  • Ok, non dico che non fosse una cosa divertente. Dico solo che non doveva essere lui lì con te.
  • E sentiamo, chi ci doveva essere? Tu per caso? Ti ricordo che mi hai mollata qui e sei schizzato in casa e dopo nemmeno dieci minuti eri già da qualche parte con due tizie a ridere e scherzare.  Cos’è?!? Hai così paura di perdere che stai cercando di recuperare il mese di astinenza tutto in una sera?
  • E così adesso sarebbe colpa mia?
  • Certo che è colpa tua!
  • Perché se ci fossi stato avresti preferito ballare con me, piuttosto che con quella mezza femmina vero?
  • Non parlare male della gente se nemmeno la conosci!
  • E così lo difendi anche? Avete già programmato il matrimonio?!?
  • Si può sapere che cavolo te ne frega!??!
  • Ti avevo detto che stasera avrei fatto la parte del fidanzato appiccicoso e geloso e tu te ne vai in giro a flirtare con chiunque ti capiti a tiro! Mi pare ovvio che me la prenda.
  • Scusami ma non capisco la tua logica. Hai detto che avresti fatto “la parte” del fidanzatino ma a me invece sembra proprio che tu sia geloso per davvero.
  • Ma non dire stupidaggini!
  • E la scenata di prima come la chiami?
  • Quella faceva parte dello spettacolo.
  • E tutto questo?
  • Ancora spettacolo.
  • Nonostante non ci sia nessuno a vederci o sentirci nel raggio di un chilometro e mezzo?
  • Non sottovalutare le pettegole della nostra scuola. E comunque non hai ancora risposta alla mia domanda.
  • Quale delle tante?
  • Avresti preferito che ci fossi io lì, in mezzo a tutta quella gente, a stringerti tra le mie braccia?
  • Non vedo perché avresti dovuto fare la differenza. Almeno lui era interessato a me.
  • È per questo che mi odi? Perché credi che io non sia interessato a te?
  • Ho capito!
  • Hai capito cosa?
  • Stai facendo di tutto per vincere la scommessa!
  • Com..
  • Mi hai allontanata della festa, stai facendo la farsa del fidanzato geloso e per di più mi stai facendo credere che ti importi qualcosa di me! STAI FACENDO DI TUTTO PER VINCERE LA SCOMMESSA! Non ho parole…
  • Non sto facendo di tutto per vincere la scommessa, altrimenti lì, in mezzo a tutta quella gente, avrei fatto questo – mi disse mentre con un braccio mi circondava la vita e con l’altra mi strinse i capelli. Stavo cercando di rispondere quando le parole mi morirono in gola perché Will, a metà tra l’arrabbiato e il disperato, aveva avventato le sue labbra sulle mie e, approfittando del fatto che stessi per parlare, approfondì il bacio senza neanche chiedermi il permesso. Quando finì, troppo presto per i miei gusti, mi allontanò di fretta e non riuscì nemmeno a guardarmi in faccia.
  • Ti disgusto così tanto da non riuscire nemmeno a guardarmi in faccia? Ok, se prima non avevo parole, ora non ho più niente per te.
  •  No, sono io quello a non avere parole. Sai che ci sta? Io me ne torno dentro. Saranno pure stupide come capre quelle là dentro ma almeno sono belle.
  • E questo cosa significa?
  • Che stupida per stupida preferisco struggermi per qualcuna che mi faccia divertire piuttosto che con qualcuna , come te, che mi faccia solo incazzare in continuazione.
E mi lasciò davvero lì ed io stavolta non tornai dentro. Non volevo certo ripetere la serata. Me ne andai verso la mia vespa e , fregandomene di come Will sarebbe potuto tornare a casa, ammesso che lo avrebbe fatto, me ne tornai indietro, con lacrime calde che mi sfioravano il viso senza sapere perché tutto ciò potesse farmi stare così male. Anzi, in realtà non riuscivo a capire il perché dell’intera serata!





 

Angolo di Zeki :3
Alors, innanzitutto amatemi u.u ieri sono riuscita a scrivere il capitolo nonostante la montagna di roba da studiare u.u lo pubblico solo oggi perché, con tutte le verifiche che ho in questa settimana, non so quando riuscirò a scrivere il prossimo T.T
Coooooooomunque, sappiate che all’inizio il bacio “finale” non doveva esserci u.u nella prima stesura litigavano e si scannavano ma non si baciavano u.u solo che poi ci ho riflettuto e mi sono detta “ questi poverini stanno notte e giorno a sbavarsi uno dietro all’altro! Diamoli un attimo di felicità!”. Anche se poi non è proprio felicità quella che hanno provato… credo XD
Comunque non uccidetemi XD non ho approfondito molto sulla festa ma Will era talmente geloso che non mi ha permesso di continuare XD
Beh, ed ora secondo voi come tornerà a casa il nostro bel tenebroso?
E soprattutto ci tornerà!??
E come reagirà alla vista di Emily?
E come reagirà lei?!?
Scoprirete tutto nella prossima puntata di a tutto reality… emmm, ho sbagliato programma XD
Ok, scoprirete tutto nel prossimo capitolo :3
Mi raccomando continuate a recensire perchè HO BISOGNO dei vostri pareri u.u
Alla prossima :*

Zeki :3

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Capitolo 23
*** capitolo 23 - confusione ***


Capitolo 23 – Confusione
 

Quella notte non riuscivo proprio a prendere sonno. Mi giravo e rigiravo nel letto come una forsennata. Il mio corpo non riusciva a trovare la posizione giusta per assopirsi, ma forse era il mio cervello a non volerne proprio sapere di spegnersi.
Continuavo a pensare ai baci di Will sul collo quando stavamo andando alla festa e al suo bacio così carico di disperazione. Se stava recitando la “parte” del fidanzato geloso perché doveva prendersela così tanto? Perché doveva sempre trattarmi male, anche quando in realtà non gli avevo fatto niente?
Era a questo a cui pensavo quando dei rumori fuori ala mia stanza mi fecero sobbalzare. Era a questo a cui pensavo quando qualcuno bussò alla mia porta. Ed era a questo a cui pensavo quando questo qualcuno la oltrepassò.
  • sei ancora sveglia? – mi chiese una voce che al momento non portava che scompiglio nella mia testa.
  • Si, ma sto cercando di non esserlo.
  • Posso parlarti un minuto? – aveva un tono così docile da non sembrare nemmeno lui. Fino a qualche ora fa mi aggrediva e adesso mi chiedeva addirittura il permesso di parlare.
  • Certo…
Ed entrò nella mia stanza. Devo ammettere che non l’avevo personalizzata molto, ci avevo solo sistemato le cose che avevo nella vecchia stanza ma non avevo appiccicato nulla alle pareti e non avevo fatto alcuna modifica ai mobili o alla loro disposizione. Era una camera ancora in fase di personalizzazione ma quando Will entrò mi fece comunque effetto. Sarà stata la sensazione di intimità violata avuta in quel momento o forse qualcosa che cominciava a nascere in me ma che facevo ancora fatica ad accettare. Stava fermo davanti al letto, con una mano in tasca ed una in mezzo ai suoi capelli così scuri da confondersi con il buio della notte. Mi sentivo a disagio seduta nel letto con lui in piedi davanti a me, tirai le gambe un po’ indietro e gli feci segno di sedersi. Dapprima sembrò indeciso se accogliere il mio invito o meno. Poi però, con aria sconfitta si sedette.  Restammo così, in silenzio, per qualche minuto che a me parve eternità. Will se ne stava seduto all’angolo opposto al mio con lo sguardo rivolto al pavimento. Doveva piacergli davvero tanto per fissarlo in quel modo. O forse ero io a provocargli un disgusto così grande da non riuscire nemmeno a guardarmi. Mi sentivo una stupida a restare in silenzio così feci una cosa ancora più stupida. Mi arresi.
  • Scusa. – l’unica parola a cui ero riuscita a pensare per tutta la serata. Sembrò sorpreso da quel mio intervento. Continuava a non guardarmi ma aveva gli occhi talmente sgranati da sembrare un cucciolo spaurito. Ok, forse non proprio un cucciolo ma aveva il terrore dipinto in volto.
  • Perché? – l’unica parola che riuscì a proferire. Una domanda così corta che ne nascondeva un altro milione. Ancora non riusciva a guardarmi. Sembrava che quella domanda fosse indirizzata più a se stesso che a qualcun altro.
  • Perché cosa? – alla mia domanda scosse la testa.
  • Scusa, non dovevo venire qui. Volevi dormire e ti ho disturbata. Mi dispiace.
  • No, tranquillo. Non avevo sonno.
  • Buonanotte.
  • Aspetta! – e si fermò, a metà strada da me e dalla porta della mia camera. Sembrava dispiaciuto da quella mia richiesta. Per questo non gli chiesi ciò che realmente volevo chiedergli ma qualcosa che si sarebbe aspettato da me.
  • Perché sei tornato così tardi?
  • Ho dovuto fare tutta la strada a piedi.
  • Non potevi chiedere un passaggio a qualcuno?
  • E far andar via qualcuno che si stava divertendo? Non sarebbe stato corretto.
  • Però potevi aspettare.
  • No, non potevo…
  • Perché?
  • La smetti di fare domande!? Sembra di essere in una centrale di polizia più che nella camera di una ragazza!
  • E tu la smetti di essere sempre così cattivo con me!??
  • Io!?? Cattivo!??!
  • Scusa, volevo dire malvagio.
  • Tu non sai nemmeno quanto io possa essere cattivo.
  • Trattar male la gente non è una cosa che solitamente fanno le persone per bene.
  • Io tratto male la gente quando vengo trattato alla stessa maniera.
  • Io non ti tratto così.
  • Ci mancherebbe.
  • E allora perché?!?
  • Perché non credo che tu sia una ragazza da trattare con i guanti bianchi! Vuoi qualcuno che ti tratti così? Torna da “Guglielmo”.
  • Ancora con questa storia?
  • Quale storia?
  • Questa stupida gelosia che ti è presa stasera!
  • Ma quale stupida gelosia!
  • Sembra che tu stia ancora recitando.
  • Beh, se non sbaglio la serata non è ancora finita.
  • Credevo fosse terminata dopo il nostro battibecco in giardino.
  • No, quello è stato solamente un errore di percorso.
  • Un errore di percorso… è questo che credi pensino gli altri quando le ferisci?
  • E così ti ho ferita?
  • No, certo che no. Io adoro farmi dare della sgualdrina dalle persone che poi, per scherzo, mi baciano e mi lasciano sola per tutta la serata.
  • Per scherzo?
  • È davvero l’unica parte della frase che hai sentito?
  • L’unica che mi interessi davvero.
  • Certo.
  • Senti, non lo so nemmeno io perché ti ho baciata. So solo che in quel momento non capivo più niente ed ho fatto la prima cosa che mi passava per la testa. Ed ora sto cercando di non commettere lo stesso errore.
  • Vorresti baciarmi di nuovo?
  • Non solo..
  • Ah, bene. Ora per favore esci di qui. Non vorrei avvalorare la tua tesi.
  • Per me non sei una poco di buono, ok? E il mio “non solo “ non voleva riferirsi a quello a cui stai pensando. Poi, se vuoi sfogare i tuoi istinti su di me,è un altro paio di maniche.
  • E allora a cosa si riferiva? – e sorvolai volutamente sullo “sfogare gli istinti”
  • Al fatto che vorrei dirti tante cose che credo siano senza senso.
  • Però non ci provi nemmeno.
  • Non ci provo perché farei solo la figura dell’idiota.
  • Tranquillo, non la farai. Tu lo sei già.
  • Gentile come sempre.
  • Solo per te.
  • Ok, credo che a questo punto possa togliere il disturbo.
  • Prima mi spieghi cosa volevi dirmi.
  • Non lo so cosa volevo dirti! Non so nemmeno perché sono qui! Volevo dirti che mi dispiace per la scenata ma non è vero perché in quel momento credevo di averne tutto il diritto. Volevo dirti che mi dispiace di averti baciata ma nemmeno questo è vero perché mi è piaciuto. Mi è piaciuto davvero, cavoli! Nonostante tu non sia come le ragazze che frequento di solito, mi è piaciuto. Volevo dirti che sono tornato prima solo perché non c’era più niente da fare alla festa, e questa sarebbe stata l’unica mezza verità. Non c’era più niente da fare per me alla festa perché, dopo la nostra litigata, mi sentivo come vuoto. In collera con te, ovviamente, ma anche con me stesso. E poi ho visto quel cascamorto che ti ronzava attorno fino a poco tempo prima mentre ripeteva lo stesso teatrino ad un’altra ragazza e non ci ho visto più. L’avrei picchiato, lì davanti a tutti, e non sapevo nemmeno il perché. Forse perché tratta le ragazze come fazzoletti di carta, ma alla fine è quello che faccio anch’io. Non mi so ancora spiegare il perché di tanta rabbia e , ti prego, non pensare che sia gelosia perché non lo è. È solo che non riesco a spiegarmelo e, dopo essere entrato e averti vista così, con i capelli arruffati e il trucco colato, non me la sono sentita di riempirti di bugie. Ecco perché volevo, e voglio tutt’ora, andarmene. Ora però mi hai chiesto di aspettare e non so più che dirti.
E non era l’unico. Me ne restai lì, senza parole, a fissarlo. Avevo compreso i cinquanta percento delle cose che mi aveva detto e mi sembravano comunque troppe. Non capivo se mi volesse far capire che non gli potrò mai piacere e che avesse agito così solo per “istinto” o se stesse delirando, forse per qualche bicchiere di troppo bevuto alla festa. Non capivo se volesse restare o se volesse andarsene. In fondo però gli avevo impedito io di uscire. Quindi, forse, a questo punto toccava a me parlare. Il problema è che non sapevo cosa rispondere. Non riuscivo a comprendere se quel piccolo monologo fosse rivolto a me o a se stesso. Ero più confusa di prima e non sapevo come liberarmene. Anche Will era nella mia stessa situazione, lo capì dai suoi occhi, in quel momento scuri ma lucenti. Però lui era un maschio e come ogni ragazzo che si rispetti non passò molto tempo a pensare. Si sa che noi ragazze contiamo fino a dieci per prendere qualsiasi decisione. Invece loro, spesso e volentieri, si fermano al tre. E dopo esattamente tre secondi (solo tre secondi!??) dalla fine del suo discorso, Will si avvicinò al mio letto e posò le sue labbra sulla mia fronte. Fu una cosa dolce, in netto contrasto con la furia che gli era uscita prima da quelle stesse morbide labbra. Staccatosi, fissò per un momento il suo sguardo al mio. Purtroppo però la mia fantasia iniziò a galoppare ed immaginai un finale romantico e per quella serata. Ma rimase una fantasia dal momento che Will, dopo avermi dato un altro piccolo bacio sulla guancia, uscì silenziosamente dalla mia stanza, proprio come farebbe un gatto su un pavimento di legno scricchiolante.


 Angolo di Zeki :3
  • nascosta nell’angolino* …. SAAAAAAAAAAALVEEEEEEEEEEEEEEEEE XD please, don’t hit me XD ok, lo so, sono stata cattiva nel finale però… il bacio e il resto mi sembravano troppo scontati XD ora però vi devo dare una piccoliiissiima notizia XD sabato parto e fino a lunedì notte starò in gita scolastica con la scuola u.u ergo, no computer no chapter u.u non potrò scrivere e, a meno che non riesca a scrivere qualcosa tra domani e venerdì, non potrò aggiornare fino alla settimana prossima T.T mi dispiace ma debbo abbandonarvi u.u gli Uffizi mi aspettano e finalmente potrò vedere quelle meraviglie *^*
  • con la speranza che non mi odiate, vi do appuntamento al prossimo capitolo :3
  • Zeki :3
Ps ormai lo sapete, ma ci provo gusto a ricordarvelo XD RECENSITE! XD

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 – la follia è donna ***


 
Capitolo 24 – la follia è donna

 
Quella sarebbe stata una giornata perfetta per restare a letto a crogiolarsi tra i rimorsi. Fuori faceva freschetto e sotto le coperte si stava bene. Non dovevo vedere nessuno e potevo restare a pensare su quello che era avvenuto, o no, la sera prima. Cercavo di pensare a cosa fosse successo, sperando di trovare un po’ di logica in tutto e di mettere un po’ di ordine nella mia testa. Il problema era che non avevo ben compreso tutto. In realtà, non riuscivo nemmeno a comprendere me stessa. Stavo male per aver litigato per l’ennesima volta con Will, eppure mi piaceva il fatto che gli fosse piaciuto il nostro bacio. Volevo vederlo, per chiarire, però volevo anche evitarlo, perché troppo imbarazzata. Volevo murarmi nella mia stanza e non uscirne prima di un bel po’. E l’avrei fatto, se solo non avessi una amica talmente petulante che, oltre a lasciarmi cinquanta chiamate perse sul telefono e oltre mille messaggi non letti, si presenta a casa mia di prima mattina per pretendere spiegazioni.
Quella mattina, infatti, sentì bussare alla mia porta. In un primo momento, credendo fosse Will, non volevo rispondere e far finta di dormire. Però poi la porta si aprì ed entrò Katherine
  • Signorina, è sveglia per caso?
  • Si Kate, cos’è successo?
  • C’è qui una certa Emma che vorrebbe parlarle.
  • Dille che sto ancora dormendo.
  • Non credo sia possibile, signorina.
  • Come mai?
  • Perché sono venuta a prenderti qui con la forza! E se non ti decidi a scendere ti giuro che ti trascino fino alla mia macchina e ti allontano da questa casa finchè non mi implorerai piangendo!
  • E se lo facessi ora?
  • Non servirebbe a nulla. Vuoi alzarti o no da quel cavolo di letto? Noi due dobbiamo parlare.
  • Emma, ti prego. Non mi sento tanto bene.
  • E certo! Lei se la spassa tutta la sera e non pensa minimamente a questa povera anima in pena e poi è lei quella a stare male! Tu. Vestiti. Ora.
  • Non credo di avere scelta.
  • No, non ce l’hai infatti. E, visto che oggi mi sento buona, ti aspetto giù.
  • Oh beh, ti ringrazio.
  • Non c’è di che. Però vedi di spicciarti.
E fu così che, dieci minuti dopo, ero fuori dal letto, lavata e vestita, pronta per affrontare la furia di Emma. Mentre scendevo le scale, sentì che stava parlando con qualcuno, così mi fermai per poter ascoltare senza essere vista. So che origliare non è una cosa buona, ma tecnicamente non stavo origliando. Non mi ero messa dietro una porta con un bicchiere appoggiato all’orecchio. Stavo solamente attraversando il corridoio e per caso ho sentito quello che si stavano dicendo, tutto qui.
   - Ma non mi dire!
   - Si, ce ne siamo andati un po’ prima però.
   - Capisco…
   - Tu come mai sei qui?
   - perché quella sciagurata non si è fatta più sentire ieri sera.
   - Forse era impegnata.
   - Disse quello che l’ha tenuta impegnata.
   - Se la vuoi mettere così.
   - Non vedo alternative.
   - Si, certo. Senti, io ho un po’ di cose da fare stamattina. Ci vediamo domani a scuola.
   - Senz’altro.
E fu allora che ne approfittai per uscire dal mio nascondiglio, appena in tempo per vedere Will chiudersi la porta dell’ingresso alle spalle.
 
  • Ma che gli hai combinato!?? – mi chiese Emma
  • Come scusa?
  • Aveva delle occhiaie da far paura! L’hai tenuto “impegnato” tutta la notte, eh? E meno male che non ti piaceva.
  • Ed infatti è così.
  • Ah forse fai parte di quelle persone che tengono lontani i sentimenti da certe cose. Beh, sotto un certo punto di vista potresti aver ragione ma…
  • Emma, non vorrei sembrarti scortese ma per una buona volta vuoi smetterla di farti certi film mentali ed ascoltare la versione dei fatti della persona che ha vissuto in prima persona un certo episodio e dopo farti delle idee su di esso ???
  • Siamo acide di prima mattina eh?
  • Non immagini quanto. Vieni, permettimi almeno di bere un caffè prima di rapirmi.
  • Se mi prometti di versarci mezzo chilo di zucchero si.
Una volta arrivate in macchina sua, non mi diede nemmeno il tempo di poter accendere la radio e fare zapping tra i canali per trovare qualcosa di decente.
    
  • Ok, ora mi racconti tutto
  • Da dove comincio?
  • Dall’inizio, mi pare ovvio.
  • Era una soleggiata mattina di fine luglio quando nacqui. In ospedale era pieno di donne incinta e mia madre fece fatica per trovare posto, un po’ come la madonna con Gesù bambino.
  • Non quell’inizio! Lo sai di quale sto parlando.
  • Si, lo so. Volevo solo sdrammatizzare un po’ la cosa.
  • È stato così brutto? Eppure metà scuola ci va dietro e le ragazze che hanno avuto la fortuna di essere scelte da lui affermano tutte che a letto sia un portento.
  • Che ti avevo detto sui film?
  • Scusa . però se non mi racconti niente è normale che io inizi a tappare i buchi con le mie teorie.
  • Si ma tu non stai “tappando i buchi”. Tu stai edificando delle montagne su di una pianura, il che è diverso.
  • E allora dimmelo tu cosa è successo.
  • È quello che sto cercando di fare.
  • Ok, ora sto zitta. Però tu parla.
  • Ok. Allora, siamo andati alla festa insieme e…
  • Aspetta, questo è il mio ultimo intervento, giuro. Parti dal descrivermi come eravate vestiti.
  • Perché?
  • Perché almeno posso immaginarmi tutto.
  • Ok. Io avevo un jeans chiaro ed una mogliettina a maniche corte con stampati degli uccellini. Lui aveva un jeans scuro e la camicia bianca con le maniche piegate sugli avambracci.
  • Era sexy scommetto.
  • Molto. Questo però non c’entra niente con tutto il resto.
  • C’entra eccome. Però ora continua.
  • Siamo andati assieme alla festa sulla mia vespa. Arrivati là..
  • Aspetta, hai detto che siete andati insieme alla festa sulla tua vespa. Ora devi raccontarmi com’è stato il viaggio con lui a meno di dieci centimetri da te.
  • Snervante.
  • Chi, io o il viaggio?
  • Entrambi. Non la smetteva di torturarmi.
  • Conoscendoti, ciò che per te è stata una tortura, per qualsiasi ragazza sana di mente sarebbe stato un sogno divenuto realtà.
  • Conoscendo la tua mente contorta e malvagia si, hai ragione. Comunque , arrivati alla festa le nostre strade si sono divise. Lui è andato da una parte e io dall’altra. Ed è stato così per tutta la festa, fino a quando sono andata a ballare con Guglielmo.
  • Aspetta, chi è Guglielmo?
  • Un ragazzo che mi ha offerto da bere al bancone del bar.
  • Era carino?!? Ci stavi flirtando? È stato divertente?
  • Si, fino a quando non è venuto Will a fare la parte del fidanzato geloso e cretino e l’ha allontanato da me. O meglio, mi ha letteralmente trascinata via dalla festa.
  • Oh, è geloso! Io lo sapevo che tra voi c’era qualcosa!
  • Sei tornata nella modalità regista.
  • No, questo non è un film mentale. Questo è un dato di fatto. Scientifico direi. Osservabile e sperimentabile da tutti in qualsiasi momento.
  • Vuoi che continui o no?
  • Certo certo. Però sappi che ho capito che vuoi cambiare argomento.
  • Ti do ragione solo perché altrimenti non la smetteresti più. Comunque, una volta usciti fuori abbiamo iniziato a discutere sui miei facili costumi e su come mi faccia subito conquistare da un bel faccino e dei modi gentili di una cretino qualunque e di come lui stesse rendendo reale la parte del fidanzato geloso solo per poter vincere la scommessa con me. A quel punto mi ha baciata ed è rientrato alla festa. Io, per la rabbia, me ne sono tornata alla vespa e l’ho lasciato lì.
  • Ti ha baciata?!?
  • Si…
  • Com’è stato?
  • Non è questo il punto!
  • No, ma è il mio chiodo fisso ora.
  • Non è stato male ma nemmeno bello. Insomma, l’ha fatto per rabbia, credo ,e non è stato del tutto piacevole.
  • E qualcosa mi dice che non è finita qui.
  • Dovresti aprirti un tendone per la lettura della mano e cose così. Sei una veggente fantastica.
  • E tu sei un po’ troppo sarcastica per i miei gusti. Continua il racconto o non ti faccio uscire di qui.
  • Signorsisignora! A casa, nel bel mezzo della notte, Will viene a bussare in camera mia. All’inizio non ha parlato molto ma poi si è messo a direcose senza senso. In pratica mi ha detto che il bacio gli è piaciuto ma non sa perché, che voleva picchiare quel tizio ma non perché è geloso o cose simili e che era dispiaciuto per l’intera serata ma in realtà non lo era per davvero. Poi mi ha dato una bacio sulla fronte e se ne è andato.
  • Quindi… non avete fatto nulla tu e…
  • No! Non lo so nemmeno io che abbiamo fatto. Non riesco a capire se abbiamo litigato e poi abbiamo fatto pace o se lui è arrabbiato con me o se lo sono io.
  • Da esterna, posso dire che avete qualche serio problema mentale.
  • Oh, grazie mille.
  • No, sul serio. A te sembra normale tutto quello che mi hai raccontato? Per un momento sembra che lui sia indifferente e poi fa il geloso marcio e poi di nuovo l’indifferente; tu prima sei più apatica di mia nonna e poi stai male per qualcosa che non è accaduto o che è accaduto ma non ti quadra. Figlia mia state messi proprio male.
  • Non è vero che sono più apatica di tua nonna. Anche se non so quanto tua nonna possa essere apatica, considerando la progenie.
  • Dipende di quale nonna stai parlando. Una è un uragano mentre l’altra è leggermente più tranquilla.
  • E scommetto che tu abbia preso dall’uragano.
  • A quanto pare. Ma non cercare di cambiare discorso!
  • Non lo sto cambiando. Ho fatto una semplice osservazione. E poi credo che quel discorso sia finito dato che hai decretato che siamo due matti da manicomio.
  • Non è affatto finito. Anzi, mi hai dato un ottimo spunto per la nostra prossima mossa.
  • Nostra!?!?
  • Certo. Non mi fido mica a lasciarti lavorare da sola.
  • Non sia mai.
  • Ecco, sei d’accordo con me. Allora, mi pare di capire che tu abbia perso la scommessa.
  • Emm…
  • Certo che l’hai persa! Non mi pare che ti sia divertita più di tanto e nemmeno che non sia successo niente con Will, quindi l’hai persa.
  • Si ma lui non ha ancora reclamato il suo premio.
  • È un maschio, Emily, lo farà presto. Ed è qui che entriamo in scena noi.
  • Perché ho paura solo al pensiero di quello che tu stia per dire?
  • Fai bene ad averne, Granger. Noi due, cara ragazza mia, capiremo se Will sta solo giocando o prova davvero qualcosa per te.
  • Si, certo, ed io sono una lontana parente della regina Elisabetta.
  • Secondo la Bibbia veniamo tutti da Adamo ed Eva ricordi? Comunque, lo capiremo facendolo impazzire.
  • Quello ci ammazza se iniziamo a dargli fastidio
  • O ma noi non gli daremo fastidio. Au contraire ma cherie, noi gli daremo ciò che ogni ragazzo della sua età brama di più.
  • Te lo scordi che ci vado a letto solo per farti un piacere.
  • O ma tu non ci andrai veramente a letto, anche se non te lo vieto e ti assicuro che non te ne pentiresti per il resto della tua vita. Potresti addirittura diventarne dipendente, sai? Comunque, la mia tattica non è questa. Quando reclamerà il suo premio, perché lo farà, tu comportati normalmente, evitandolo o facendo quello che ti pare, però poi dovrai cedere. Il punto è come cederai.
  • Ti hai mai detto nessuno che potresti fare la serial killer?
  • No, non credo. Comunque, sarai ritrosa ma sexy da morire e quando vedremo che è allo stremo, bang! Cederai ma in maniera dignitosa. Dovrà essere lui ad implorarti di assecondarlo.
  • Emma, quello se vuole ne può avere una al minuto di ragazze, figurati se perde tempo dietro a me.
  • Lo farà Emily, lo farà.


Angolo di Zeki :3
Sciaaaaaaaaaaalve :3 sono tornata da Firenze con un ricco bottino :3 (quanta stella c’è nel cielo, colpa delle stelle e la trilogia della nebbia :3 ) ed appena tornata mi sono messa al lavoro per voi ;) ora, so che può non essere un granchè il capitolo ma stimo troppo Emma e volevo dedicarle un capitolo intero XD e poi volevo far prendere un attimo di respiro a quella poverina di Emily che con una figo come Will sempre intorno potrebbe svenirmi da un momento all’altro XD
Beh, che dirvi, spero recensiate in tanti, almeno saprò se la storia vi sta piacendo o se devo cambiare qualcosa ;)
Al prossimo capitolo,

Zeki :*


 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 - Catwoman ***


Capitolo 25  - Catwoman

 
Il giorno dopo non andai a scuola. Mi sentivo ancora un po’ frastornata e poi con tutto quello a cui dovevo pensare di certo non mi dispiaceva saltarmi due ora di matematica. Peccato che se Maometto non va’ dalla montagna allora è la montagna ad andare da Maometto. Alle 16 in punto, come tre orologi svizzeri, mi ritrovai Marius, Emma e Jack sull’uscio di casa mia muniti di sacchetti del supermercato e zaini.
  • signorina , siamo la squadra di pronto soccorso S.O.S ragazze malate/svogliate. Per caso ha bisogno del nostro aiuto?
  • Non ricordo di avervi chiamati ma giacchè siete qui entrate pure.
  • Emma ci ha già messi al corrente di ogni cosa. Tu dovrai solo mangiare, darci un piccolo contributo per il progetto di letteratura e scegliere un bel film per stasera. – mi bisbigliò Marius.
  • Emily, per il cibo devi ringraziare me. Se fosse per questi due avremmo preso la metà della roba che c’è in questi sacchetti – disse Jack portandosi una mano sul cuore
  • E certo! L’altra metà la mangi praticamente solo tu. Abbiamo dovuto acconsentire altrimenti la paziente sarebbe stata a digiuno.
  • Beh, allora ve ne sono grata. – poi, prendendo in disparte Emma – cosa gli hai raccontato di preciso?
  • Tranquilla, li ho solamente messi al corrente della scommessa e del nostro piano.
  • Solo?!?
  • Cos’è? Volevi che raccontassi anche tutto il resto?
  • No grazie, va bene così.
  • Emily! Jack sta iniziando ad aprire i Mikado! Quelli bianchi che piacciono tanto a te!
  • Muoviamoci.
  • Agli ordini sergente – mi rispose Emma.
Passammo un pomeriggio così, Emma e Marius a lanciarsi cibo, Jack che cercava di sgraffignarsi qualsiasi pezzo di cioccolata gli capitasse sotto tiro ed io, che dovevo dare un “piccolo” contributo alla relazione mi ritrovai a metà dell’opera.
  • Ragazzi , che ne dite di una pausa? – ci chiese Jack
  • Scusa ma cosa hai fatto fin ora? – lo rimproverò Marius
  • Senti da che pulpito… - rispose Emma
  • Ragazzi! Abbiamo bisogno di una pausa perciò tutti in giardino. Emma, porta il cibo prima che Jack se lo finisca.
Arrivati in giardino, stendemmo una coperta sull’erba e ci sistemammo sotto il mio albero preferito, quello sotto cui mi rifugiavo a suonare quando avevo bisogno di pensare.
  • Bene ragazzi, parliamo di fatti seri – cominciò Emma
  • Perché, ne sei capace? – la punzecchiò Marius
  • Tu sta zitto. Dicevo, dobbiamo affrontare un argomento alquanto delicato.
  • Marius, che cavolo hai combinato?!? Non l’avrai messa incinta spero! – disse impaurito Jack
  • Giuro che se ti prendo ti ammazzo.
  • Bambini, bambini. Un po’ di calma. Jack, ti assicuro che il padre dei miei figli sarà bello, ricco e talentuoso e non credo che Marius possegga una di queste tre caratteristiche.
  • Se è per questo mia “moglie” sarà una modella francese, o magari spagnola, con due…
  • Marius! – urlammo all’improvviso tutti quanti
  • Scusate, mi stavo facendo prendere dalla fantasia.
  • E che resti nella tua fantasia.
  • Gelosa?
  • Emma, ti prego continua . – le dissi infine io
  • Si, è meglio. Dicevo dobbiamo parlare di un argomento delicato che riguarda Emily.
  • Lo sapevo, hai messo incinta lei.
  • Jack! Nessuno ha messo incinta nessuno! Ti prego, smettila di scherzare.
  • Ma io non sto scherzando
  • Allora tieni le tue teorie per te
  • Vecchia strega.
  • Per una volta concordo con lei amico.
  • Certo, certo.
  • DICEVO…Emily ha bisogno del nostro aiuto.
  • D’avvero? – chiesi io sospettosa.
  • Si, e non puoi provare a negarlo. La nostra giovane pulzella è incappata in una trappola sabato notte dalla quale non può sfuggire.
  • Ha un nome questa trappola?
  • Si, Marius. E a meno che tu non abbia davvero il quoziente intellettivo di un bradipo sotto anestesia, sai già di chi stiamo parlando.
  • Potrei offendermi prima o poi, lo sai?
  • No, non credo. Mi vuoi troppo bene per offenderti.
  • Ti sopravvaluti.
  • No, sopravvaluto te, il che è tutto dire.
  • Ragazzi, mi pare di capire che stiamo parlando di Will. – si intromise Jack per “salvare” la situazione. Peccato che non stava salvando la mia, anzi la stava peggiorando.
  • 10 punti a Grifondoro! Stavamo esattamente parlando di Will.
  • No Emm, non incominciare con questa storia.
  • Emily, mi pare di averti già detto che non puoi rifiutare il nostro accordo. È un contratto capestro dal quale non puoi venir fuori.
  • Mi farò aiutare da un notaio allora.
  • Leonardo, non così in fretta.
  • Leonardo? – le chiese Marius
  • Ed ecco che ritorna il bradipo sotto anestesia. Non hai imparato nulla durante l’ora di storia dell’arte vero?
  • Ti voglio ricordare che p argomento dell’anno scorso.
  • E allora perché io me lo ricordo e tu no?
  • Forse perché sei una secchiona.
  • Certo, e tu sei Ian Somerhalder.
  • Si, in effetti mi sta chiamando Nina. Sai, voleva ripassare alcune scene Delena perciò….
  • E no bello, tu ora ci servi qui. E più tardi ti chiederò come fai a conoscere i Delena e TVD…
  • Questa cosa del servire non mi piace per niente.
  • Sapessi a me… - dissi rivolta a Marius
  • Ok basta, vi faccio la sintesi della situazione, tanto vi ho già più o meno spiegato tutto stamattina. Emily ha perso una scommessa con Will che, essendo a tutti gli effetti un ragazzo, di certo non lascerà perdere.
  • Sessista.
  • Scusa amico ma stavolta sono io a concordare con lei
  • Grazie Jack. Comunque, ci serve un piano ed io ne ho pronti ben due.
  • Tipo piano A e piano B?
  • La mia testa ne aveva elaborati fino alla Z in effetti ma è meglio utilizzare solamente i primi due.
  • Ragazzi, stavolta sono io a concordare con la vecchia strega sessista.
  • Tu non hai voce in capitolo, signorina.
  • Ah no?!? Ma se sono io che devo andare al patibolo.
  • Ragazza, se ce l’avessi io una condanna a morte così ci andrei all’istante.
  • E poi siamo noi che non ci facciamo “sfuggire” simili occasioni…
  • Perché, se tu fossi una ragazza non desidereresti andare a letto con un tipo simile? – chiese stranamente Jack.
  • Non sono una ragazza, perciò non mi pongo il problema. Piuttosto mi chiedo come tu abbia potuto pensarci.
  • Sta cercando di ingraziarsi Emma per avere una razione doppia di cioccolata credo.
  • Ma che vai pensando!? – mi rimproverò Jack
  • Amico, ti stai scavando la fossa.
  • Volete o non volete lasciarmi descrivere i miei due bellissimi e amatissimi piani? Giuro che se qualcun altro mi disturba mentre sto parlando lo strozzo con le mie stesse mani.
  • Per me non sarebbe una novità.
  • Infatti ti piace talmente tanto che stai cercando di prenderle anche ora vedo.
  • Ok ok, sottospecie di Arpia, elencaci i tuoi meravigliosi piani.
  • Grazie – disse Emma con una voce alquanto soddisfatta. A volte non riuscivo a capire se quella ragazza facesse finta di essere completamente pazza o se lo fosse sul serio. – dicevo, i miei due piani.
  • Si, A e B, ci siamo già passati…
  • Marius…
  • Ok, ok, la smetto.
  • Il piano A consiste in una parte passiva ed una attiva della nostra giovane attrice, Emily. Nel piano B è del tutto attiva.
  • Jack, ti prego, dimmi che non sono l’unico che sta pensando male…
  • E mi sa che non sbagliamo nemmeno…
Sclap! Due sonori ceffoni arrivarono alle guance dei due poveri maschietti. Da sinistra arrivarono da Emma, da destra da Emily.
  • questo era d’avvertimento – li minacciò Emma
  • anche il mio.
  • Il piano A è a “metà” perché gli attori in scena saranno 2. infatti, il piano l’ho intitolato “Iago”
  • Il pappagallo di Jafar?
  • Maius, io mi domando, perché continui a venire a scuola?
  • Per illuminarti le giornate amore mio.
  • Per quello ci vorrebbe Apollo. Tu sembri più un satiro che non la smette mai di scherzare.
  • Emma, scusa la domanda, perché Iago?
  • Emily, ti prego, almeno tu, dimmi che hai capito di che Iago sto parlando.
  • Si, ti ho capita, e spero di aver capito male.
  • Ah! Aspetta! Abbiamo letto qualcosa durante l’ora di letteratura inglese l’anno scorso con questo nome! Emmm, com’è che si chiamava… ah si! La gelosia di Iago!
  • Marius, tu a volte mi sorprendi.
  • Tu invece no.
  • Mi piace essere abbastanza statica.
  • Tu!??
  • RAGAZZI!! - urlai allora io
  • Scusa Emily. Se Marius non la smette di fare il cretino non andremo mai avanti.
  • Ah ora sono io!??
  • Jack, ti prego se continuano a litigare porta da qualche parte Marius a calmare le acque e solo quando sarà del tutto calmo lo riporti indietro, ok?
  • D’accordo.
  • Insomma, si intitola Iago e, come avrete ben compreso, ha come fulcro il tema della gelosia. Li attori saranno due; Emily, ovviamente, ed un fortunato giovincello sempre in vena di scherzare che riesce non so come a conquistare una ragazza al giorno e che fortunatamente è nella nostra combriccola.
  • Sta parlando di te, amico – disse Marius rivolto a Jack
  • Ti piacerebbe, bello! Io sto proprio parlando di te.
  • Senza offesa Emily, ci starei molto volentieri con te, non immagini quanto, sei carina e tutto il resto, ma credo saremmo poco credibili.
  • Perché mai, bradipo?
  • Perché per me è una semplice amica! Come puoi pretendere che flirti con lei? Sarebbe come farlo con te!
  • In realtà…
  • Zitto Jack! – gli intimarono entrambi
  • Perché ho paura di sentire il secondo piano?
  • Perché, tu davvero accetteresti questo.
  • Se il secondo mi piace molto di meno e se non ho via di scampo , certo che scelgo questo!
  • Sono in una gabbia di pazzi…
  • Brava Emily, tu si che sai farmi felice. Comunque, il secondo piano si chiama… “La Locandiera”
  • Te l’ho detto che mi sarebbe piaciuto di meno…
  • Non dovrai fare altro che “sedurre” il nostro giovane cavaliere. Certo, lui non disdegna le donne come l’originale, ma la situazione potremmo far finta che sia la stessa.
  • Ok accetto il primo.
  • Ed io non ho voce in capitolo?
  • Calma ragazzi, calma. Non abbiamo ancora finito..
  • Quand’è che posso mangiare?
  • Jack, i grandi stanno parlando quindi tu stai buono e aspetta. Dicevo, è da mettere in chiaro che un piano non esclude l’altro.
  • A no!?
  • Eh no. Se il nostro signorino non si dimostrerà abbastanza geloso o abbastanza sedotto, dovemmo ricorrere all’altro piano. O, nel caso in cui si dimostri tale ma non abbia il coraggio di ammetterlo, faremo la medesima cosa.
  • Sai Emma, mi stupisco ti come tu non faccia la ladra di professione.
  • E chi ti dice che di notte non mi vesto con una tutina nera sexy e vado in giro per il mondo a rubare oggetti preziosi e opere d’arte di grande valore?
  • Ehi! Ho trovato il film da vedere stasera!
  • Jack, lo sappiamo che hai fame e che non vedi l’ora di avere una scusa per mangiare ma ti prego non uscirtene con frasi senza senso.
  • Ma non è senza senso! È perfetto per noi e per tutta questa situazione.
  • E sentiamo, quale sarebbe questo film “perfetto”?
  • Ma è ovvio no!?? Catwoman!


Angolo di Zeki :3
Scusatemiiii T.T lo so, è tanto che non aggiorno , ma capitemi T.T ho la febbre e devo alternare scuola ( dove ci stanno tartassando di roba) e altro come film, telefilm, libri e la mia storia T.T please, forgive me T.T comunque, parlando del capitolo. Ok Jack è un golosone e lo amo per questo, Marius fa il finto tonto ma non lo è ;) Emma… beh, lei è Emma XD mi dispiace solo per Emily che ho praticamente crocifisso XD ci mancava solo il romano che le infilzava il torace XD per le amanti di Willl… si, mi dispiace non averlo inserito, di nuovo, ma ho in serbo tante cose per lui e mi mancavano i “fantastici 4” XD
Ok, come al solito RECENSITE RECENSITE E RECENSITE u.u altrimenti non vi parlo del seguito :P
Beh, al prossimo capitolo :3

Zeki :*


 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 – operazione Iago ***


Capitolo 26 – operazione Iago

 
-ragazzi, vi ripeto che secondo me è una pessima idea – ci disse Jack con -voce impaurita
-tanto non sei tu che ci sei in mezzo, testone – gli rispose Marius
-si ma se quello si incazza mica se la prende solo con voi due…
-e perché dovrebbe prendersela con te?!?
-E che ne so! Magari perché sono anch’io amico di Emily!
-Ma infatti Marius non dovrà essere “amico” di Emily. Tutt’altro.
- Emma ti ho capito però… no ragazzi, io in tutto ciò non ci vedo nulla di buono.
-Potevi dirlo prima. Ragazzi, andate in scena.
Ed infatti, proprio in quel momento, Will stava varcando la soglia della classe, beffardo e sexy come non mai. Per quella mattina aveva deciso di indossare una felpa larga e rossa e il suo solito paio di jeans scuri. I capelli in perfetto stile “mi sono appena alzato dal letto” che a chiunque avrebbero dato un’aria sciatta ma che a lui davano quel tocco sensuale in più che non guastava mai.
-Ehi tesoro – mi sentì chiamare da dietro – stamattina non mi hai ancora salutato per bene – mi bisbigliò Marius all’orecchio scostandomi una ciocca di capelli.
-Si scusami – gli risposi girandomi – buongiorno – e gli feci un sorriso a 32 denti
-E tu credi che solo questo mi basti? Vieni qui… - e detto ciò mi acchiappò tra le sue braccia e mi lasciò un dolce bacio a stampo sulle labbra. – tranquilla, stiamo andando forte – mi bisbigliò poi a fior di labbra senza farsi sentire da nessuno. Eravamo nel bel mezzo della classe, in attesa dell’arrivo del prof di disegno, perciò non trovai strano sentirmi un sacco di paia d’occhi addosso. Il fatto è che me ne importava solo di uno.
-Piccioncini, che ne dite di mettervi a sedere? State dando spettacolo. – ci rimproverò Emma ad alta voce.
-Sta un po’ zitta tu che sei solo gelosa – rispose Marius con una linguaccia.
-Ragazzi, tutti seduti prego – disse infine il professore. Ed è quello che facemmo subito dopo. E subito dopo ancora iniziarono tutti a fissare la lavagna per cercare di capire il nuovo disegno assegnatoci. Tutti tranne uno, ovviamente. Sentivo che mi stava fissando, sembrava che stesse per prendermi fuoco la maglietta. Il problema è che non me ne accorsi solo io. Puntuale come un orologio la mia fastidiosa compagna di banco nonché mia attuale migliore amica mi diede una gomitata per attirare la mia attenzione.
-Hai visto! Sta funzionando! E tu che non vuoi mai fidarti della Emma tua.
-Può anche essere che stia solo cercando di guardare la lavagna ma purtroppo ci sono io davanti.
-Certo, perché lui si è messo infondo alla classe proprio perché voleva seguire meglio le lezioni ,vero?
-Non fare la sarcastica.
- Non sto “facendo” la sarcastica! Io dico solo la verità, nient’altro che la verità. Quasi quasi do un bacio a Marius per congratularmi.
-Ti ricordo che grazie al tuo piano mezza scuola pensa che sia il mio ragazzo.
-Oh già, scusami. E poi sarebbe anche troppo per lui.
-Perché?
-Per una volta che si rende utile nella sua vita non credo che debba per forza avere le congratulazioni da qualcuno.
-Secondo me sei troppo acida con lui.
-Ma se sono dolce come un bignè.
-Certo, con la crema andata a male.
-Essere la sua “piccioncina” ti fa male…
-Io non volevo nemmeno esserlo!
-Granger , Bianchi, se non la mia lezione non vi interessa potete comodamente accomodarvi fuori. Magari dico alla bidella di portarvi un buon thè caldo e dei pasticcini, che dite? – e prima che Emma potesse rispondere in modo stupido lo feci io.
-Ci scusi prof. Stavamo discutendo sull’utilità di tutte quelle linee per rappresentare un semplice parallelepipedo con due coni sopra.
-Perfetto Granger, allora potete accomodarvi a discuterne fuori.
 
A pranzo…
  - Amore, non si risponde male ai professori – mi disse Marius abbracciandomi.
  - non volevo rispondere male.
  - si certo, con quel faccino speri di incantare anche il prof oltre che me, vero?          Credo di dover essere geloso – ma quanto bene sapeva re citare questo ragazzo?!?
 - Tu? Geloso? No, non credo sia possibile. Sei troppo convinto delle tue capacità per aver paura di un qualsiasi termine di confronto.
- Forse hai ragione tu .
- Ho certamente ragione io.
- dio greco a ore due. Ripeto, dio greco a ore due – ci fece Emma con una strana voce da pilota di aerei.
- tesoro, che ne dici di venire un po’ a casa mia dopo la scuola? – mi disse Marius iniziando a baciarmi il collo.
- non può. – rispose per me una voce alle mie spalle.
- e chi saresti tu per deciderlo? – rispose Marius
- Sono il suo coinquilino e ti dico che non può. Non so se potrò stare tutto il giorno a casa ed ho perso il mio mazzo di chiavi, perciò mi serve qualcuno che ci rimanga per aprirmi al mio ritorno. – sapevo che stava bluffando dato che oltre a noi due ci abitavano altre quattro persone in quella casa, ma non mi diedi per vinta.
- beh, amore mio, credo che abbiamo una sola possibilità a questo punto. Vieni tu a casa mia.
- mmm devo dire che questa possibilità mi alletta parecchio.
- certo, e come dovrebbe venirci scusa? – mi chiese acido Will.
- con la mia bambina, ovviamente.
- ed io come ci arrivo a casa?
- come hai fatto per gli ultimi cinque anni della tua vita.
- e se ti dicessi che non posso?
- e se ti dicessi che al momento ho altro a cui pensare?
- va bene, ho afferrato il concetto. Ci si vede a casa Granger. – e detto questo se ne andò, nero in volto e con degli occhi dello stesso colore del mare in tempesta. Quel mare che non era affascinante come al solito ma che avrebbe potuto travolgermi e portarmi in fondo ,molto in fondo, lasciandomi perdere la vita in maniera lenta ed agoniosa.
- Ragazzi, credo che l’oscar che non hanno dato a Di Caprio per tutti questi anni l’abbiano riservato a voi. Siete degli attori fantastici! – ci disse Emma che a momenti scoppiava a piangere per la gioia.
- e chi ti dice che scherziamo? – la prese in giro Marius mettendomi un braccio sulle spalle.
- Avanti Marius, lo sappiamo che tu hai occhi solo per la nostra bella Emma.
- oh Jack, che bambino ingenuo che sei. Io non ho occhi per una sola ragazza purtroppo.
- ti prego di evitare di fare certe battute poco caste davanti a Will o potrebbe saltare la copertura – lo riprese Emma stizzata.
- tutto quello che vuoi. Emily, ti posso chiedere una cosa?
- dimmi.
- cosa hai intenzione di fare oggi pomeriggio?
- studiare?
- e se ci vedesse Will?
- oh, ma tu stai parlando di cosa ho intenzione di fare con te oggi pomeriggio. Scusa Marius ma non ho capito dove vuoi andare a parare.
- beh, come tu ben sai, quando un ragazzo ed una ragazza si vogliono tanto tanto bene…
- Marius, devi fingere di essere il suo ragazzo e non cercare di portartela a letto! – gli urlò contro Emma
- e poi amico, non sono ancora pronto per celebrare i tuoi funerali. – disse di rimando Jack.
- ma voi siete proprio convinti che a quello là freghi qualcosa se sto con qualcuno?
- Emily, guarda la mia faccia per favore. Ti sembra la faccia di una che sta convinta di una cosa senza esserne certa? No no, rispondo io per te. No. Se sto facendo quello che sto facendo è perché sono convinta di ciò che faccio.
- ti rendi conto di aver detto convinta almeno 30 volte? – la punzecchiò Marius.
- ok, la mamma vi dirà come andranno le cose oggi pomeriggio. Tu – puntò il dito contro il mio infelice fidanzatino – non cercare di saltarle addosso senza motivo. A meno che non ci sia Will con voi o nei paraggi non cercare di baciarla o far altro. E tu – disse indicando me stavolta- cerca solo di tirar fuori gli artigli come prima e andrai più che bene.
- perché con lei sei così dolce e con me fai solo la vecchia strega?
- perché lei se lo merita, al contrario tuo. Riesci bene nella tua missione e mi addolcirò anche con te.
- chissà perché non le credo – mi bisbigliò Marius all’orecchio.
- ti ho sentito sai?? – e ricominciarono la solita guerra di insulti, con me e Jack che li guardavamo divertiti dividendoci una tavoletta di cioccolata bianca che era riuscito a prendere al supermercato prima di venire a scuola.
 
 
 
 
 Angolo di Zeki :3
Buonasera :3 stasera inizio con lo svelarvi un piccolo mio segreto : io scrivo quando sono sotto stress, arrabbiata, triste o tutte e tre le cose insieme XD è come una valvola di sfogo per me, come per tutte le altre cose che faccio, perciò una volta che inizio la durata del mio momento “scrittura” dipende dal mio stato d’animo. In questi giorni sono stata un po’ tutte e tre le cose, ed infatti ho già 3 capitoli pronti XD perciò, se pubblico in ritardo, è solo perché non ho il tempo materiale per farlo, e non perché non ho materiale da esporvi u.u detto questo, sappiate che Marius è in pericolo di vita poiché Will potrebbe ucciderlo da un momento all’altro XD perciò, se volete salutarlo, fatelo adesso che è ancora capace di rispondervi XD
Naturalmente scherzo ;)  chi lo sa come andrà avanti il diabolico piano di Emma u.u io ne so meno di voi u.u
E con questo luuuuuuuuungo angolo di sfogo, per oggi vi lascio, vi auguro una dolce notte e come al solito vi lascio un piccolo imperativo che vi ripeterò fino alla nausea… RECENSITE!
PS vorrei ringraziare tutte coloro che hanno recensito fin ora e che hanno messo la mia storia tra le seguite e preferite ;) ma anche coloro che leggono soltanto, siete tutte importantissime per me ;)
In modo particolare vorrei ringraziare la mia manager malvagia e crudele che puntualmente mi sprona a scrivere un nuovo capitolo e che ogni tanto mi diverto a torturare XD ti voglio bene, anche se tu mi vuoi morta :*
Zeki :*

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 – per una questione di rispetto. ***


 
Capitolo 27 – per una questione di rispetto.

 
Naturalmente arrivammo per primi a casa.
  • oh signorina Granger! È un suo amico per caso? – ci chiese Lana con un sorriso malizioso.
  • Certo Lana. Ci puoi portare un paio di cioccolate calde più tardi?
  • Certo signorina. In camera sua immagino.
  • Si, grazie Lana.
  • Ah, signorina.
  • Dimmi
  • Se non volete essere disturbati… leghi qualcosa alla maniglia della porta.
  • Grazie Lana ma non credo ce ne sarà bisogno.
  • Io ho voluto dare un consiglio. Alla mia veneranda età sono ben altre le cose che scandalizzano una povera donna.
  • Certo, Lana, non ho dubbi. Ora scusaci ma abbiamo proprio tanto da studiare. – e detto ciò scappammo verso la mia stanza.
  • La tua cameriera impicciona capita a fagiolo direi.
  • Non è impicciona. È solo un po’ troppo premurosa.
  • Come vuoi. Ti posso chiedere quanti domestici hai?
  • Come mai questa domanda?
  • Sai, voglio conoscere la mercanzia che sto per ottenere.
  • Tu fantastichi troppo…
  • Neri
  • Come scusa?
  • È il mio cognome. Pensavo dovessi conoscere il cognome del tuo “fidanzato”.
  • Dimmi che non sono l’unica a cogliere l’ilarità della cosa.
  • Credo di non seguirti.
  • Ma insomma! Tu neri, Emma Bianchi. Siete due opposti, litigate di continuo, eppure siete così legati. Come lo ying e lo yang.
  • Io avrei pensato più ad un panda.
  • Certo, certo. Prendimi pure in giro. Verrà il giorno in cui vi metterete insieme e io potrò dire “te l’avevo detto”
  • Naa, è troppo acida per me.
  • Forse è troppo acida SOLO con te.
  • Appunto.
  • Ok Marius, non ti sto a fare una tiritera sul carattere di noi ragazze.
  • O questo o ti faccio io una tiritera sul corpo di voi ragazze.
  • Sai Marius, ti credevo diverso.
  • Come? Meno sexy e donnaiolo, più gay e sdolcinato?
  • Mi ammazzi se ti dico di si?
  • E perché dovrei ammazzare la mia bella fidanzata, scusa?
  • Oh, non saprei. Sai, sono tanti gli uomini che uccidono le proprie fidanzate, le proprie mogli ecc…
  • Non hanno una ragazza come te allora. – e così gli diedi uno spintone, giusto per scherzo, e lui cadde goffamente a terra. Non contento, mi diede un calcio agli stinchi facendomi ruzzolare sopra di lui. Peccato che in quel momento si aprì la porta.
  • Lana mi ha detto di portarvi le cioccolate. Bene, vedo che non avete perso tempo per ammucchiarvi come conigli.
  • Will, ti ringrazio per averci portato la cioccolata ma ti pregherei di farti un po’ i fatti tuoi.
  • Sai Emily, in questa casa non ci abiti solo tu. Non penso sia buona educazione stare qui ad amoreggiare con il proprio ragazzo mentre in casa c’è qualcuno che potrebbe sentirvi.
  • Lana ha detto che non le dispiace.
  • Ma Lana non è la sola ad abitare qui, o sbaglio?
  • No non sbagli. Certo è che sei l’unico ad essere venuto a lamentarti.
  • No, io sono venuto per fare un piacere a Lana. Mi sarei lamentato dopo.
  • Beh, allora ti ringrazio di nuovo per la gentilezza.
  • Non credo che dopo sarò ancora così gentile – mi disse quasi in un sussurro . a mala pena lo sentii io, perciò non mi meravigliai se Marius si comportasse come se non avesse sentito nulla.
  • Oh, queste cioccolate sono fantastiche! Emily, potrei farci l’abitudine!
  • Se il piano dovrà andare avanti per un po’, come compenso potrò darti delle cioccolate calde almeno.
  • Ne dubito.
  • Come mai?
  • Hai visto la faccia di “mr tenebroso” poco fa? Sembrava Jack lo squartatore! E lo squartato sarei stato io.
  • Ma Jack uccideva solo le donne.
  • Si, ma al tuo “Jack” non credo gliene sarebbe fregato più di tanto se fossi una donna o meno.
  • Bah, se lo dici tu.
E passò un intero pomeriggio, in cui ci scervellammo su esercizi di matematica che non uscivano o su argomenti di fisica non molto chiari. Alla fine ci rinunciammo e Marius decise di tornarsene a casa. Quando eravamo sull’uscio della porta, Marius mi prese tra le braccia e mi diede un fantastico bacio della buona notte in stile principessa, di quelli che ti fanno alzare la gamba. Avrei voluto chiedergli del perché di quel bacio ma non ce ne fu bisogno dato che, come due laser capaci di fondere il metallo, gli occhi di Will erano fissi su di noi e non si decisero a staccarsi nemmeno quando chiusi la porta e mi ritrovai sola con le spalle rivolte ad essa.
- lo sai che sei in un mare di guai, vero signorina Granger?
- signor Collins, non credo di aver fatto nulla per urtare il vostro animo.
- se questo lo chiami nulla.
- cos’è? Dovevo chiederti il permesso prima di fidanzarmi?
- come minimo!
- e perché mai scusa?
- noi abbiamo ancora una scommessa in sospeso, ricordi?
- Non capisco a cosa ti stia riferendo. Comunque, tu non dovevi uscire?
- cos’è? Devo chiederti il permesso prima di uscire? – mi disse imitandomi
- no, ma oggi hai fatto tante di quelle storie sul fatto che non potessi andare a casa di Marius altrimenti saresti rimasto chiuso fuori casa. Anche se ho capito benissimo che stavi bluffando.
- E perché dovrei scusa?
- E che ne so io! Beato chi ti capisce.
- non stavo bluffando. Le gemelle sono fuori per l’università e Gorge è andato ad una fiera equestre a comprare qualcosa per i cavalli.
- c’è comunque Lana in casa.
- potrebbe sempre uscire per fare la spesa da un momento all’altro.
- continuo a non capire, ma lasciamo perdere.
- e no, sei tu che lasci perdere.
- vuoi insistere sul tuo bluff?
- no, non parlavo di quello.
- ah ma allora è diventato un chiodo fisso!
- tranquilla, non ti metterò in condizione di “tradire” il tuo dolce fidanzato, se è quello che credi. Ti sto solo avvisando che non me ne sono dimenticato e questo tuo atteggiamento non fa altro che…
- mio atteggiamento? Sono un essere umano e per questo mi è stato concesso il libero arbitrio. Se voglio o non voglio stare con qualcuno di certo non devo tener conto del tuo giudizio. Per quanto riguarda la scommessa, era solo uno stupido gioco che abbiamo fatto in quel momento. Vuoi a tutti i costi il tuo premio? Beh, che aspetti a prenderlo? Non mi fai paura con i tuoi discorsi da “sono bello e dannato”.
- ragazzina, non cominciare a sfidarmi perché si potrebbe mettere male. Per te, intendo.
- si potrebbe mettere male? Cos’hai intenzione di fare ,scusa? uccidermi? A meno che non sia questo ciò che hai in mente non mi interessa nessun premio a cui tu abbia pensato.
- Granger, lo so che non sei stupida. So che hai capito che razza di premio voglio e so che in questo momento hai ancora gli ormoni eccitati per il tuo ragazzo e non stai parlando sul serio.
- non mi chiamo Granger. Né tanto meno William.
- e con questo che vorresti dire, scusa?
- che quello che di solito parla con il cervello sconnesso alla bocca sei tu! Non ti rendi conto di quello che dici ed inizi a trattar male chiunque ti si avvicini.
- questo non è vero.
- ah , dimenticavo, tu non tratti male chiunque. Tratti male solo me.
- mi sembra di averti già spiegato che io non ti tratto affatto male.
- tranquillo, non le voglio le tue spiegazioni. Quando vorrai ancora questo famoso premio, se lo vorrai, fammelo sapere. Almeno mi preparerò psicologicamente.
- se non me lo prendo ora è solamente per una questione di rispetto.
- nei confronti di chi? Di Marius , per caso?
- sai quanto può importarmene di quella mezza donnetta!??!
- non parlare di lui in questo modo.
- dimenticavo quanto potessi essere protettiva nei confronti del tuo ragazzo.
- vedi di non dimenticartene più.
- se non mi prendo il mio premio ora, e non puoi immaginare quante testate al muro darò stanotte per non averlo fatto, è solo perché ti rispetto. Sei già fidanzata e non voglio costringerti a fare qualcosa che non vorresti fare.
- solo perché sono fidanzata? E se non lo fossi ma comunque non volessi accontentare questo tuo capriccio?
- oh, fidati che riuscirei a farti cambiare idea.
- nei tuoi sogni.
- no, tranquilla, nei miei sogni ho preso il mio “premio” da tanto tanto tempo e tante tante volte.
- beh, allora accontentati di quelli – gli riposi correndo in camera mia.
 
 Angolo di Zeki :3
Buonasera :3 Scusate il ritardo, ma in questi giorni ho avuto dei contrattempi e non ho potuto pubblicare >.< comunque, vi posso assicurare che ho delle belle sorprese in serbo per voi ;)
Che dirvi, in questo momento sono furiosa con la tv perché non mi fa vedere Arrow u.u
Sventura a lei, alla sua famiglia e alla sua mucca u.u
Comunque… non mi state più facendo sapere niente T.T non so se vi piace o non vi piace la storia, Will, niente T.T vi anticipo che fino a quando non vedrò ALMENO 2 recensioni a questo capitolo (ma anche 3 ) non pubblicherò quello nuovo u.u
Perciò RECENSITE u.u
Buonanotte :3
Zeki :*

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 – Accontentiamo Hitler ***


Capitolo 28 – Accontentiamo Hitler
 
  • Emily, non stai raccontando a tua madre la tua prima cottarella! Voglio i dettagli, anche quelli più sconci. – mi disse Emma il mattino dopo a scuola
  • Ma ti ho già raccontato per filo e per segno com’è andata.
  • Allora tu e Marius non siete stati abbastanza convincenti.
  • O forse a Will non gliene frega nulla che io stia con un altro.
  • O forse, molto semplicemente, stava dicendo la verità e ti rispetta davvero troppo per prendersi qualcosa da te contro la tua volontà. – ribattè Jack
  • Jack, nessun ragazzo mette il rispetto di una donna prima dei propri piacevoli fini.
  • Beh, io lo farei…
  • Tu allora sei l’eccezione che conferma la regola. Guarda Marius! Non si sta facendo molti scrupoli a sbaciucchiare, e chissà cos’altro, una ragazza che non è la sua vera “fidanzata”. Lo si vede dal sorriso enorme che lo sta accompagnando fin qui.
  • Potrebbe accecare il sole – risposi io.
  • Se solo il sole avesse gli occhi.- rispose Jack.
  • Allora!?? Hitler, sei contenta dei tuoi due attori preferiti? – chiese Marius ad Emma appena ci raggiunse. Eravamo all’ingresso della scuola ed i suoi capelli erano scompigliati dal vento. Per quanto possa sembrare vanitoso, Marius non è uno che la mattina passa ore a sistemarsi i capelli o a scegliere cosa mettersi. Uscirebbe di casa col pigiama di sua nonna tant’è convinto della sua bellezza.
  • No, non sono affatto contenta.
  • E perché mai??
  • La serata non è finita come volevo io.
  • Piccola Hitler, è normale che non sia finita come volevi tu. Ci vuole tempo per quello.
  • A meno che una ragazza non è disposta ad entrare nel letto di un ragazzo appena lui fa il geloso o il carino con lei. – gli diede man forte Jack
  • E questo non è il caso della nostra Emily. – continuò Marius
  • Al massimo è il caso tuo – aggiunse, purtroppo per lui, successivamente. E ci mancava poco, pochissimo, ad una delle solite sfuriate di Emma che non sarebbe finita tanto bene per il mio povero “fidanzatino”. Aveva gli occhi in fiamme. All’improvviso però, quelle fiamme vennero spente da una pioggia d’acqua che scatenò arcobaleni ed unicorni rosa nelle sue iridi verdi. E solo quando mi voltai per vedere quale santo avesse compiuto questo miracolo capì tutto. In quel momento si stava avvicinando Will, appena sceso dalla macchina di una bionda tutta curve e niente cervello. A quanto pare aveva trovato un ottimo rimpiazzo per me e la mia bambina.
  • Ragazzi, forse ieri non siete stati abbastanza convincenti. Vi converrà esserlo oggi. – ci disse in quel momento la nostra piccola dittatrice.
  • Ripeto, secondo me siete tutti matti. Lei che fa questi piani malvagi e voi due che l’assecondate. – disse Jack
In quel momento, quasi automaticamente, io e Marius ci prendemmo per mano. Io avvicinai la testa alla sua spalla e lui, con la mano ancora nella mia, mi cinse le spalle. Mentre sembravamo intenti ad ascoltare alcune barzellette raccontate da Emma, Marius mi lasciava dei piccoli e teneri baci sui capelli, come se fossi il suo peluche prezioso che non vorrà mai abbandonare. Ad un certo punto, il nostro splendido quadretto venne interrotto da una risatina. Non malvagia, non isterica, ma avrei tanto voluto che lo fosse. La risatina che udimmo proveniva dalla gola della bionda senza cervello che aveva dato il passaggio a Will e che in quel momento era intenta a far finta di voler spostare, forse per un po’ di pudore, il capo di quest’ultimo dal suo collo.
  • Will, siamo a scuola! Ci guardano tutti.
  • Che lo facciano. Non vedo dove sia il problema. – le rispose lui lasciandole un lungo e lascivo bacio all’altezza della scapola. Potrò essermi sbagliata, ma giuro che mi stesse fissando mentre lo faceva.
  • Andiamocene di qui. Certa gente non sa proprio cosa sia la vergogna. – disse tutto ad un tratto Emma, trascinandoci con se all’interno della scuola.
  • Visto, Emma? Ora sei contenta? Hai avuto la prova che a lui non interessa ne la mia situazione sentimentale ne tanto meno la mia persona. Marius, direi che possiamo smetterla con questa pagliacciata. – dissi cercando di divincolarmi dalla sua presa. Mentre ci separavamo, Emma proruppe in una splendida performance di pazza isterica il giorno di Natale. È un po’ come quando il bambino, scartando il regalo, vede che Babbo Natale gli ha portato proprio il regalo che voleva ed inizia a saltare per la gioia. L’unica differenza è che la mia amica non solo si mise a saltare, ma cominciò a squittire come un topolino in una fabbrica di formaggio. Ecco, credo che in quel momento Emma somigliasse esattamente ad un topolino isterico davanti ad una tonnellata di formaggio il giorno di Natale.
  • Certo che sono contenta! Non capisci il vero motivo per cui l’ha fatto!??! È geloso marcio, perciò usa la tua stessa arma contro di te. Lo sta facendo per vedere come reagisci! Vuole farti vedere cosa ti stai perdendo e cosa potresti avere se gli concedessi, o decidesse, di prendersi il premio! – urlò girando su se stessa - Che state facendo!?! Non provate a staccarvi o giuro che vi ammanetto e poi vi lego con lo scotch.
  • Emma, io leggo un casino di libri ma ogni tanto vivo nella realtà! Tu mi sa che ne hai letti troppi e ci sei rimasta dentro. Ti rendi conto che tutto quello che mi hai appena detto non esiste ne in cielo ne in terra e che se Will fa così è solo perché gli piace andare con qualsiasi cosa abbia un paio di tette e un sedere che gli possa piacere abbastanza? Potrebbe anche essere un albero bitorzoluto nei punti giusti.
  • Emily, capisco che tu sia annebbiata dalla gelosia in questo momento, perciò non ti rispondo male su questa tua ultima affermazione. Comunque il piano va avanti finchè non lo farete scoppiare dal desiderio. Ora, Marius, per oggi ti cedo la mia compagna di banco.
  • Cooooooooosa? – rispondemmo io e Marius in coro.
  • Avete ragione, forse è meglio non farlo. Lanciarvi occhiatine sarà molto meglio.
  • Ma ti senti?!?
  • Ok, ok, era meglio la prima. Allora siamo d’accordo, per oggi io andrò accanto a Jack e Marius accanto ad Emily.
  • Uh Gesù! – esclamò qualcuno. Stranamente non fummo ne io ne Marius. Anzi, quasi lo urlò Jack
  • Tranquillo Jack, non sentirai nemmeno la differenza.
  • Certo, certo, se lo dici tu…
E fu così che le prime tre ore volarono. Nonostante il disappunto di Emma, io e Marius fummo abbastanza tranquilli. Certo, ci tenevamo per mano ed ogni tanto lui mi dava qualche bacetto sulla tempia, ma ciò avveniva molto di rado perché entrambi volevamo stare attenti alle lezioni. Non mancò la solita sensazione di essere osservata, ma stavolta, oltre ad avere gli occhi di Will calamitati su di me, avevo anche quelli di Emma, che non promettevano nulla di buono.
- E poi ci lamentiamo se ieri non è andata come speravamo! Forza, ragazzi, volete darvi una svegliata?
-  dipende cosa intendi per svegliata.
- non dico che dovete mettervi a fare cose sconce sul banco con davanti il professore, ma così più che instillare la gelosia in quel poverino gli farete venire il diabete!
- Ma sei stata tu a dirci di comportarci come una coppia.
- Si, è vero, ma non ho mai detto come una coppia sposata o come una coppia di vecchietti!
- Emily, ho un’idea. – disse all’improvviso Marius – vieni qui. – ed io mi avvicinai a lui. – ora siediti sulle mie gambe.
- cosa?
- oh, avanti! Non è difficile! Fa finta che io sia tuo nonno o qualcosa del genere e siediti in braccio a me.
- ok… - dissi io poco convinta. Mi sedetti sulle sue gambe e lui, quasi automaticamente, mi avvolse la vita con le sue braccia.
- ora parla tranquillamente con Emma e Jack. Will ci sta osservando e so io come farlo incavolare – mi sussurrò nell’orecchio. Così io presi a parlare del più e del meno con i miei amici, mentre Marius prese a tracciare una lunga scia di baci dal mio orecchio lungo tutto il mio collo, per poi risalire ed arrivare sulla mascella. Non posso certo negare che la cosa mi stesse piacendo un bel po’. La cosa che mi piacque di meno fu lo sguardo, quasi di disprezzo, che Will mi rivolse in quel momento.
 Durante le ultime due ore di scuola, io e Marius ripetemmo il teatrino delle prime tre, con la differenza che lui, oltre a darmi dei piccoli baci sulla tempia, ogni tanto me ne lasciava anche all’altezza dell’orecchio e che lo sguardo di Emma, dapprima furioso, ora era felice. Anche lo sguardo di Will era cambiato, però in quel momento non seppi dare un nome al sentimento che ne traspariva.
All’uscita della scuola, come al solito, io e la mia allegra e stramba combriccola, ci riunimmo per salutarci. Mentre parlavamo, vidi Will entrare una macchina diversa da quella di stamattina, e stavolta guidata da un signore sulla cinquantina. Cavoli, si era fatto venire a prendere da Goerge!
  • Emily, mi dispiace ma oggi pomeriggio dobbiamo interrompere l’operazione. Devo badare alla mia sorellina perché i miei non ci saranno e non ho proprio tempo di passare da te.
  • Tranquillo, almeno ho il tempo di studiare qualcosa.
  • E di pensare ad un piano decente per passare al piano B – aggiunse Emma
  • Mi sembrava stessimo ancora nel piano A.
  • Certo, ovvio che lo siamo. Il fatto è che prima o poi dovrai passare al piano B, operazione Iago o no. Perciò devi iniziare a prepararti psicologicamente.
  • Non credo possa bastare.
  • Oh, avanti Em! Ne stai facendo una tragedia quando qualsiasi ragazza avrebbe ucciso per essere al posto tuo.
  • Anche tu Emma? – la punzecchiò Jack
  • No, Emma muore già per me. Due bellocci in una volta farebbero male al suo povero e tenero cuoricino – rispose Marius
  • Te lo faccio vedere io il povero e tenero cuoricino! – gli urlò contro Emma, assestandogli un calcio al ginocchio sinistro. E fu così che quei due ricominciarono a litigare ed io e Jack decidemmo di lasciarli soli e di avviarci ognuno sulla propria strada.
 
 
 
 
 
 
 


Angolo di Zeki :3
Salve salvino gente ;) eh già, Zeki è tornata a rompervi con uno dei suoi capitoli u.u
Spero vi piaccia ;) però non posso saperlo se non recensite T.T
Cooomunqe, i nostri Wilily ( così come li ha nominati una mia amica ;) ) ne vedranno delle belle nel prossimo capitolo ;)
Vabbeh, meglio se vi lascio u.u ciauuuuuu :3

Zeki :*

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 - Basta ***


Capitolo 29 - Basta

 
In casa regnava il totale silenzio quel pomeriggio. Rientrai da scuola e dovetti aprire con le mie chiavi. Lana era andata a trovare le gemelle all’università e Gorge credo l’avesse accompagnata. Credevo che anche il mio compagno di classe/coinquilino li avesse accompagnati, ma non potevo averne la conferma.
Una volta sistemato lo zaino e il giubbino, andai in cucina a prepararmi un toast.
O meglio, volevo prepararmi un tost. Il problema è che la cucina non era vuota. Si, era stracolma di cibo perché come al solito Lana esagerava nel fare la spesa, ma in quel momento non era del cibo che era ricolma la cucina. Davanti ai miei occhi mi ritrovai una tipica scena da “mattino dopo” di quei film romantici che tanto piacciono a noi ragazze. Will, con solo un paio di vecchi pantaloni grigi della tuta addosso e i capelli ancora bagnati da una recente doccia, mi dava le spalle e sembrava indaffarato a cucinare qualcosa. Non sembrava essersi accorto della mia presenza, perciò non mi presi la briga di staccare i miei occhi da quel grado di perfezione che raggiungevano i suoi muscoli. Quelle scapole, per poi scendere giù per tutta la colonna vertebrale, mi tentavano a toccarle per vedere se veramente erano dure e lisce come sembravano. Sembravo una scema, un’emerita idiota che stava sbavando davanti ad una schiena. Fortuna che non poteva vedermi.
- Devo girarmi, così ammiri per bene anche il davanti, o ti può bastare il mio lato B? – ok, credevo di non essere vista.
- Stavo solo cercando di capire cosa stessi cucinando…
- Pane e pomodoro e un po’ di melanzane come contorno. Che direbbe il tuo ragazzo se ti trovasse così in questo momento?
- Ragazzo? – ok, ero ancora intontita forte.
- Marius, o come cavolo si chiama.
- E perché dovrebbe dire qualcosa?
- Non so, non è carino fissare ragazzi mezzi nudi quando si è già fidanzati.
- Ma io non ti stavo fissando.
- Il pane lo vuoi con o senza il pomodoro? – mi chiese ancora girato verso la cucina.
- Stai cercando di ignorarmi per caso?
- Al contrario, sto cercando di comportarmi civilmente con te senza dirti ciò che realmente penso. Allora, con o senza pomodoro?
- Con. E cos’è che pensi veramente?
- Non credo tu lo voglia sapere. Comunque è pronto. – e finalmente si girò. Avete presente quelle scene a rallentatore in cui il ragazzo/ragazza figo/a si gira scuotendo i capelli e mostrando il suo fisico da urlo e facendo svenire chiunque gli/le stia intorno? Bene, era ciò che stavo vivendo io. Solo che ero quella che stava per svenire. Da dietro non era niente male , ma davanti… Oh, davanti era meglio del David di Michelangelo. Si poteva studiare la perfetta anatomia umana e la perfetta proporzione tra le parti del corpo solo guardandolo di sfuggita. Non faceva palestra, perciò non aveva quei muscoli gonfiati che tanto piacciono ai ragazzi al giorno d’oggi. Lui aveva veri muscoli, forgiati dal sudore e dalla fatica del lavoro che conduceva da quando era piccolo. Non so quanto tempo passò. So solo che quando ebbi il coraggio di alzare lo sguardo dai suoi perfetti addominali fino al suo viso, scorsi uno strano sorriso. Non di quelli beffardi che faceva sempre. Non era nemmeno un sorriso da “si lo so che sono bellissimo ma non c’è bisogno di sbavare al mio cospetto”. No, il suo sorriso era strano, uno di quei sorrisi che nascondevano solo dolore e paura. Stranamente non fece nessuna battuta sul fatto che lo stessi fissando e se ne andò a tavola, sistemando il piatto per me di fronte a lui. Avevamo quasi finito di mangiare e non avevamo ancora spiccicato parola. Sembrava che a tutti e due mancassero le parole ed era veramente insolito. Solo quando stavo per mangiare la mia ultima fetta di melanzana Will parlò.
- E così ti piace dare spettacolo.
- come scusa!?
- Intendo stamattina, con Marius.
- siii…?
- Insomma! Hai capito, no!?! Tu in braccio a lui, lui che ti riempie di baci poco casti persino in classe.. non sono cose che si fanno a scuola.
- certo, perché quasi stuprare una ragazza davanti a mezzo liceo è una cosa che si può fare, giusto?
- se ti stai riferendo alla bionda di stamattina, non è la mia ragazza, perciò la sua reputazione non è un mio problema.
- nemmeno io sono la tua ragazza perciò non vedo perché tu ti debba preoccupare della mia reputazione.
- infatti non dovrei essere io a preoccuparmene, ma quella mezza femminuccia che ti porti dietro come un cagnolino.
- ti ho detto che non devi parlare di Marius in questo modo.
- e come dovrei parlarne? Come una persona senza rispetto per gli altri?
- e se a me non dispiacesse affatto quello che fa?
- so riconoscere il piacere quando lo vedo e ti posso assicurare che quello che ti vedo scritto in viso ogni volta che sei con lui non è altro che un tenero affetto. Ma quell’affetto che si po’ avere nei confronti di un amico e non ti un ragazzo di cui sei follemente innamorata.
- Giusto. Dimenticavo il tuo lato romantico.
- Perché mi sembra tanto una frase detta con tono sarcastico?
- Forse perché in fondo un briciolo di cervello il quella testa vuota ci è rimasto. – e detto ciò mi alzai e andai in cucina, dove iniziai a lavare i piatti. Mentre li asciugavo, sentì Will che cominciava ad avvicinarsi e, cogliendomi di sorpresa, mi abbracciò da dietro, avvolgendo le sue braccia attorno alla mia vita. Avevo il suo addome perfetto a contatto con la mia schiena e avevo seriamente paura di perdere il controllo delle mie facoltà intellettive e di saltargli addosso da un momento all’altro. Grazie a quella vicinanza, percepì un leggero profumo di vaniglia, poco virile per lui. In effetti era lo stesso profumo che aveva il mio bagnoschiuma e, come al solito, feci la domanda più stupida che potessi fare in quel momento.
- Ti sei lavato con il mio bagnoschiuma? – avevo paura che si staccasse e interrompesse quel contatto perfetto che si era formato tra noi. Ma non lo fece. Anzi, affondò il suo viso tra i miei capelli ed emise una tenera risata.
- Sai, qualsiasi altra ragazza al posto tuo mi avrebbe fatto una domanda di tutt’altra natura. Comunque si, ho usato il tuo bagnoschiuma.
- Era solo una curiosità.
- Lo so.
- Se hai bisogno di un bagnoschiuma basta chiedere. Lana me ne ha fatto una scorta che credo durerà per i prossimi cinquant’anni.
- anche a me. E’ solo che volevo vedere cosa si prova ad avere addosso il tuo profumo. – ok, è ubriaco. Eppure non l’ho visto bere vino o roba simile…
- Will, se hai bevuto ed hai bisogno di sfogarti perché ti è successo qualcosa…
- Non ho bevuto. Sono lucidissimo. – e si staccò da me. Pensavo se ne sarebbe andato o qualcosa del genere, invece, con le stesse braccia che fino ad un momento prima mi circondavano la vita, mi girò bruscamente verso di lui e, come se fossi fatta di cartapesta, mi sollevò facendomi sedere sopra il lavello. Ora potevo guardarlo direttamente negli occhi, anche se ogni tanto il mio sguardo cadeva su quelle labbra che avevo già assaggiato ma che mi incuriosivano ancora.
- Non mi è successo QUALCOSA. Il mio vero problema sei tu. Quando sei arrivata, ti vedevo come la solita figlia di papà viziata a cui non piace il giocattolo nuovo. Poi iniziavo a non sopportarti per qualche altro motivo che non mi spiegavo. Ora non ti sopporto perché sembra che io si a quello che tiene alla tua dignità più che te stessa. Ai miei occhi passi come una che non si rispetta abbastanza e che crede di meritare il primo che le fa gli occhi dolci solo perché non si crede all’altezza di un qualsiasi ragazzo migliore di quest’ultimo. Il problema è che non credo di poter resistere ancora per molto. Non è una questione di premio o non premio, quello è solamente un pretesto. È solo che c’è questa cosa tra noi, e non provare a negarlo, a cui non sappiamo ancora dare un nome e che io mi sono stufato di reprimere. Praticamente faccio la parte del fesso che rinuncia a te solo perché ti rispetta troppo e poi un cretino qualsiasi fa di te una bambolina davanti a tutta la scuola. Scusami, ma questo non mi và proprio. – e l’avrei preso a parolacce dopo, perché in pratica mi stava dando della sgualdrina in cerca di attenzioni, ma non ne ebbi il tempo. La sua bocca si avventò sulla mia, e le sue mani si spostarono dal lavello alla mia vita. Io mandai a quel paese la vocina della coscienza che mi stava implorando di fermarlo e gli gettai le braccia al collo. Con le dita iniziai a giocherellare con i suoi capelli, ancora un po’ umidi ma pur  sempre bellissimi. I suoi baci non furono per niente dolci ma disperati. Sembrava che ne avesse bisogno più dell’aria e, quando si staccò da me per recuperare un po’ di essa, ne approfittò per allargarmi le gambe e posizionarsi nel mezzo, per essere ancora più vicini. Io avevo bisogno di tornare sulle sue labbra, ma lui mi guardò in un modo strano.
- Scusami, è stato un momento di debolezza. Mi dispiace averti turbata. – e mentre lo diceva iniziò a disegnare piccoli cerchi sulle mie ginocchia, fino alle mie cosce.
- se continui di questo passo, sarò io a turbare te.
- più di quanto non fai già? – mi chiese sorridendo.
- oh, sta zitto e baciami. – e lo attirai a me per riprendere da dove ci eravamo fermati poco fa. Mentre mi baciava, Will spostò le mani dalle mie cosce al di sotto di esse e, ancora una volta, mi sollevò senza sforzo. Pian piano arrivammo in camera sua e, come da copione, ci sdraiammo sul letto. Iniziavo a preoccuparmi di come sarebbe potuta finire la serata e credo che Will se ne accorse.
- Ehi, lo so che ti sembra spregevole non potermi avere tutto stasera, ma per oggi io mi fermerei all’antipasto. Quando arriveremo alla frutta, e perché no, anche al dolce, saremo in questa stessa posizione, solo con meno vestiti e un fidanzato di troppo in meno. – a questo punto non sapevo se dirgli che la storia con Marius era solo una balla o se starmi zitta e lasciargli credere che fosse il mio ragazzo. Scelsi la seconda, ma solo perchè avevo paura.
- E quindi, che ci facciamo qui? – gli chiesi io.
- Beh, non mi sembra che quello che stavamo facendo fino ad un secondo fa fosse tanto spiacevole.
- Decisamente no. – continuavo a fissargli l’addome. Ad un certo punto non ce la feci più e lo toccai.
- Emily, così mandi a monte tutti i miei buoni propositi – mi rispose lui con voce roca.
- E se fosse proprio quello che sto cercando di fare?
- No, non credo. Oh almeno, non volontariamente.
- Forse hai ragione – gli dissi togliendo la mano dalla sua tartaruga perfetta.
- Non ho detto che devi fermarti. Ti chiedo solo di non andare più in basso.
E lì scoppiai a ridere. Lo so, in questi casi uno non dovrebbe ridere, ma fare tutto il contrario di quello che mi aveva chiesto e chiudere la storia una volta per tutte. Eppure l’aveva detto con un tono così supplichevole da sembrare un cucciolo bastonato e non ce la feci a trattenermi.
- E così la mia sofferenza ti fa ridere, eh? Vediamo se riderai ancora dopo la mia tortura. – e prese a farmi il solletico. Continuammo così per tutta la serata, alternando momenti in cui ci baciavamo come se fosse l’unica possibilità di salvezza dall’imminente apocalisse, e momenti in cui facevamo gli scemi, prendendoci in giro e facendoci dispetti. Andammo avanti fino a quando venne la sera e, ancora abbracciato a me sul suo letto, Will si addormentò con il viso posato sulla mia pancia. Cercai di spostarlo, ma mi teneva stretta troppo forte, così dovetti addormentarmi lì, con addosso ancora i vestiti della mattina ma con in testa pensieri del tutto diversi.


 
Angolo di Zeki :3
Buongiorno :3
Tanti auguri a teeee! Tanti auguri a teee! Tanti auguri alla mia Rebs :3 Tanti auguri a teeeeeee :3 Auguri Rebs :*( te l’ho detto che oggi ti verrà la nausea di questa canzoncina XD)
Per chi non l’avesse capito, oggi è il compleanno della mia folle “manager” u.u è una fangirl come si deve e con lei si può sclerare per due ore al telefono senza nemmeno accorgersene u.u ho pubblicato oggi il capitolo che mi piace definire “tutti amano l’armadietto delle scope parte 2 “ e spero le piaccia tanto visto che è dedicato a lei ;3
Poi vorrei ringraziare tutte coloro che continuano a recensire i capitoli e anche colore che continuano a seguire la mia storia ;)
Alla prossima :3

Zeki :*

 

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 - una colazione movimentata ***


Capitolo 30 – colazione movimentata

 
I raggi del sole filtravano dalla finestra e, invece di starsene buoni ed illuminare, chessò, una mattonella qualsiasi, iniziarono a stuzzicarmi gli occhi, come a dire “Emily, muoviti e alzati in piedi”. Fui costretta perciò ad aprire gli occhi e quella che mi si parò davanti non era di certo camera mia. Era troppo “vuota” per essere la mia camera. Le pareti erano dipinte di un blu quasi spento e non vi era appeso praticamente nulla. Solo un paio di quadretti raffiguranti piante, di quelli che si vendono al supermercato e che nessuno compra perché troppo “normali”. Persino la mobilia era alquanto schematica: semplice letto ad una piazza e mezza con lenzuola bianche e nere; armadio, non tanto grande, anch’esso bianco; ed una semplice ed antica scrivania con sopra un pc ed un paio di fogli. Non sembrava affatto la mia stanza, sempre in completo disordine e piena di tutti i tipi di cianfrusaglie presenti sulla faccia della terra. E non lo sembrava perché non era camera mia. Era la camera di Will! Quindi, a rigor di logica, nno era il mio l letto in cui avevo dormito, ma quello di Will. D’istinto controllai di avere tutti i vestiti addosso e fui felice di constatare che erano solamente un po’ spiegazzati , ma c’erano ancora tutti. L’unica cosa che di fatto mancava era il proprietario di quella stanza. Scesi dal letto in punta di piedi e mi rimisi le converse. Una volta fuori dalla stanza, cominciai a sentire dei rumori di piatti, perciò ipotizzai che Will stesse preparando la colazione. Un milione di domande mi si affollarono nella mente e quelle che prevalevano sulle altre erano esattamente due:
- come ci comporteremo ora?
- cosa sono io per lui?
Scendendo le scale iniziai a pensare ad un paio di entrate ad effetto, giusto per smorzare la tensione. Era meglio entrare con un “ehi! Buongiorno! Cos’è questo buon profumino?” detto con tono dolce, tipico da neo fidanzatina o con un tono tipico di un lepracauno felice ed ubriaco? Avrei optato per la seconda, se solo Will fosse stato solo in cucina. Infatti ,mentre lui era intento a preparare non so cosa ai fornelli, Marius era comodamente seduto a tavola, chino sul giornale di quel mattino, a leggere le pagine sportive come se fossero la bibbia.
  • Amore! – esclamò non appena mi vide. Insieme a lui si girò anche Will e io non sapevo che pesci pigliare.
  • Ciao…
  • Ciao? È così che mi saluti adesso?
  • Scusa, è solo che mi sono appena svegliata e sono ancora un po’ intontita…
  • Ah già, il tuo cervello ci mette almeno un paio d’ore prima di avviarsi. E sono stato buono.
  • Come mai sei qui?
  • Mi mancavi e volevo portarti fuori a colazione. Sapevo che eri una tipa mattiniera così non pensavo di trovarti ancora a dormire. Poi Will si è gentilmente offerto di prepararla mentre aspettavo il tuo risveglio e così eccomi qui.
  • Non mi sono gentilmente offerto – rispose Will ancora con la testa china sui fornelli- ho semplicemente ignorato la tua presenza ed ho iniziato a prepararmi la colazione.
  • La sua presenza? Scusa Marius ma come sei entrato??
  • Mi ha aperto George. Stava andando alle stalle quando sono arrivato.
  • Quindi sono tornati…
  • La cosa ti dispiace? – mi chiese Will. Sapevo dove volesse andare a parare, così feci finta di niente.
  • È ancora valido l’invito a colazione? – chiesi invece a Marius.
  • Se vuoi possiamo trasformarlo in un invito a pranzo.
  • Perfetto. Cinque minuti e sono pronta. – e corsi di sopra. Avevo un po’ paura di lasciare Marius nelle grinfie di Will. Però poi pensai che, in un modo o nell’altro, non mi sarebbe andata tanto male. Se l’avesse ucciso, avrebbe significato che ci tiene a me, se invece non l’avesse fatto, avrebbe sicuramente cercato un modo per alludere alla serata precedente e Marius, da buon amico qual è, gli avrebbe spiegato tutto e comunque la situazione si sarebbe risolta nel migliore dei modi. Quello che non mi aspettavo era vedere, al mio ritorno, Marius stringere la mano a Will che nel frattempo lo guardava tutto sorridente e soddisfatto.
  • Emm…Marius…
  • Ehi tesoro! Ci hai messo davvero cinque minuti! Non me lo sarei mai aspettato. Comunque, Will mi ha appena dato un paio di ottimi consigli su dove poter andare a fare un bel picnic.
  • Beh, grazie Will..
  • Figurati, sono cose che si fanno tra amici.
  • Se lo dici tu… andiamo Marius?
  • Certamente. A presto Will e grazie ancora!
  • Divertitevi. – fu la sua risposta.
I conti non tornavano. La sera prima mi dice di odiarlo e il mattino dopo gli da’ addirittura consigli su dove portarmi a mangiare. O il mondo stava girando al contrario, o davvero mi ero immaginata tutto ed in realtà la sera prima avevo fatto solamente un lungo e piacevole sogno. Certo, la seconda teoria non spiegherebbe la mia ubicazione di stamattina, ma di certo darebbe un filo logico agli eventi appena accaduti.
- Emily, sicura di stare bene?? – ok, mi ero completamente dimenticata di Marius
- Si, si, tutto ok.
- Non hai notato niente di strano stamattina?
- Ricordi? Il mio cervello ci mette minimo due ore per avviarsi.
- Allora faccio un breve riassunto esplicativo per il tuo povero telencefalo. Stamattina, quando sono arrivato, mi sono scontrato all’ingresso con William. All’inizio aveva un sorriso ebete degno di un Bacco ubriaco fradicio; dopo, non appena si è accorto di me, ha fatto prima una faccia sorpresa e poi si è rabbuiato e non ha spiccicato più parola. Ho iniziato a fare il cretino, chiedendo di te e se per caso fossi già in piedi, ma continuava a rispondermi solo a monosillabi e non mi guardava mai. Alla fine ci ho rinunciato ed ho iniziato a leggere il giornale. Tu pure appena mi hai visto hai fatto una faccia sorpresa e poi delusa. Per cui, o ho qualcosa in faccia o qui gatta ci cova. Sputa il rospo.
- Marius, a volte credo che tu sia troppo intelligente per frequentare una scuola con noi poveri e comuni mortali.
- Lo so, sono un povero dio greco incarnato in questo corpo mortale per poter studiare voi umani e portare informazioni ai miei simili che vogliono distruggervi.
- E poi mi rendo conto della tua parte completamente imbecille e cancello il mio minimo giudizio positivo su di te.
- Ma mi annoio a fare la persona normale!
- In effetti non saresti più tu se fossi tutto serio e scrupoloso.
- Lo so, sono unico ed inimitabile. Ora possiamo tornare all’argomento “bello e tenebroso”?
- Se proprio insisti… comunque non credo sia nulla di importante. Forse si prima mattina non si aspetta di vedere estranei in giro per casa.
- Si, ed io sono Einstein.
- Addirittura?!
- Emily, non mi freghi. E se non vuoi essere sottoposta alla santa inquisizione, ovvero Emma, ti conviene dirmi tutto ciò che sai che mi possa interessare.
- Oddio, Emma proprio no. Non me lo chiederebbe mai così gentilmente.
- Appunto. Perciò comincia dal principio.
- Era una calda mattina…
- Bella, con inizio intendo ieri sera.
- Oh, sono andata troppo indietro.
- Muoviti…
- Ok, ok… al mio ritorno da scuola ci siamo incontrati in cucina. Abbiamo mangiato come due persone civili e poi abbiamo inziato a discutere come al solito. Ad un certo punto è spuntato fuori che tra noi due, me e Will, c’è qualcosa e non sa ancora dire cosa sia ma è certo che c’è. Ha criticato il modo in cui mi tratti davanti a tutti e così mi sono offesa. Poi mi ha baciata ed abbiamo continuato a baciarci e a farci il solletico finchè non si è addormentato. Fine, non è successo nient’altro.
- In pratica, mi stai dicendo che fino a ieri sera vi baciavate e che stamattina non ti ha nemmeno guardata in faccia?
- Esattamente.
- E che ho sbagliato a venire poiché ho solamente peggiorato la situazione?
- Questo lo hai detto tu.
- Ok, Emma mi ammazza se lo viene a sapere. Comunque, mi puzza un bel po’ il suo comportamento nei miei confronti.
- Dov’è che ti ha consigliato di portarmi?
- In un boschetto qua vicino.
- Ma perché andiamo in un boschetto se a casa ho un giardino grande quasi quanto quello della reggia di Versailles?
- Perché mi ha detto che è un posto carino. Pieno di alberi, fiori e ruscelli.
- Marius, ti rendi conto che sembra preso da un libro delle favole?
- E’ proprio quello che mi ha detto anche lui.
- E non ti sembra un po’ strano?
- Magari voleva solo essere carino.
- Marius…
- Dico sul serio. Magari ha pensato di farti una sorpresa usando me.
- Marius…
- Si, lo so, ora tu penserai che non è capace di pensare a certe cose, ma io lo farei. E ricordati che sono un ragazzo ed ho i suoi stessi due neuroni.
- Marius, fermati! – riuscii ad urlargli infine.         Quella davanti a noi non era affatto una radura rigogliosa in cui ti saresti aspettato di intravedere Bambi e la sua combriccola. A pochi passi dall’auto vedemmo un angolo di terra, con qualche albero spelacchiato e due cani randagi che si litigavano una confezione di Wurstel sicuramente ammuffita. A terra, invece, era pieno di ogni genere di immondizia. Will non ci aveva condotto in una radura, bensì in una specie di discarica clandestina.
- Beh, guarda il lato positivo – disse Marius – almeno, usando la teoria Emma, sappiamo che voleva farmi un dispetto e che perciò, a rigor di logica, è geloso.
- O magari, a rigor di logica, il dispetto voleva farlo a me.
- Si ma il principio primo rimane sempre lo stesso. È geloso!
- Di te?
- Certo. Non posso farci niente se esercito un certo fascino anche sui ragazzi.
- Non intendevo quello… vabbè, andiamocene da qui. Mi è persino passato l’appetito.



Angolo dell'autrice (:
sciaaaaaalve :3
come state? :3 spero bene u.u lo so, sono in estremo ritardo, e mi dispiace :( please, forgive me T.T coooooomunque ,spero che la storia continui a piacervi e che vogliate continuare a leggerla e recensirla :3
alla prossima, ciauuu :3

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 - Non ci pensiamo ***


Capitolo 31

 
Marius non mi accompagnò subito a casa. Passammo la giornata a casa sua a mangiare gelato e guardare film stupidi o smielati alla tv, giusto per dare l’impressione che fossimo davvero stati fuori per pranzo assieme. Non rispondemmo nemmeno alle telefonate di Emma, ma non perché non volessimo.
Il fatto era che volevamo prenderci una pausa dall’operazione Jago, dalla nostra Hitler e, soprattutto, da Will. Con la confusione in testa che avevo a causa sua, non riuscivo nemmeno a formulare frasi di senso compiuto sull’argomento. Solo una volta Marius tentò di approfondire l’argomento “sera prima” , ma credo di avergli risposto male perché non ha più sfiorato il discorso. Purtroppo questa nostra pausa non potè durare a lungo dato che alla ventitreesima telefonata di Emma dovetti rispondere:
  • spero che tu abbia un valido motivo per avermi risposto solo ora.
  • Em…
  • E spero che questo tuo valido motivo si chimi Will e che non sia accanto a te perché voglio tutti i dettagli, da quelli più innocenti a quelli che farebbero impallidire una suora di quelle vestite tutte di nero.
  • Perché proprio di nero?
  • Beh, perché sono come i Power Rangers. Ci sono suore con il vestito nero, alcune con quello grigio, altre marrone…ma stiamo sviando il discorso!
  • Scusa Emma.
  • Scusa un paio di ciufoli benedetti! Ora tu ti metti e mi racconti OGNI cosa.
  • Ciufoli benedetti?
  • Un’antica espressione della mia famiglia e non ti dirò di più finchè non parlerai.
  • Emily! Ci vuoi la cioccolata sui popcorn? – mi chiese Marius dall’altra stanza
  • Ehi, ma quella non era la voce di Marius!??
  • Si..ecco, io..cioè, noi..
  • Ah, molto bene. E così i due attori della nostra tragedia alla fine si sono innamorati. Sai, non credevo che avrei mai assistito ad uno “Shakespeare in love” nella vita reale. E poi siete entrambi miei amici, credo di avere il diritto di sapere se tra di voi c’è qualcosa.
  • Emma, non è come credi.
  • Ah, ora stai anche a negare l’evidenza? Se quell’idiota ti sta preparando i popcorn con la cioccolata vuol dire che siete a casa sua, sicuramente soli soletti perché sua madre e la sua sorellina sono in gita scolastica. E lo sai cosa ci fanno di solito un ragazzo ed una ragazza solo nella stessa casa? a maggior ragione se gli stessi ragazzi fanno finta di stare insieme.
  • Emma…
  • No no, tranquilla. Non mi sento affatto ferita. Anzi… quella che credevo la mia migliore amica e l’imbecille che reputo il mio migliore amico mi complottano alle spalle. Che cosa c’è di male? Dopo tutti i libri, le sierie tv, i film che guardo me lo sarei dovuto immaginare. Comunque ero stanca di questa farsa, e non vedevo l’ora di smetterla perciò, grazie per avermi alleggerita di…
  • Emma! Smettila per favore! Io e Marius non stiamo insieme e comunque non abbiamo fatto niente di tutto ciò che hai immaginato in quel tuo cervello malato e deviato. E comunque, senza offesa Marius, io non provo niente per il tuo amichetto. Quindi spegni la cinepresa che ti si è accesa davanti agli occhi ed apri le orecchie. Stamattina Marius mi è venuto a prendere e Will ci ha teso una trappola. Gli ha detto di volerci mandare in un posticino romantico ed invece ci ha spediti in una palude. Siamo qui a casa sua perché non volevamo dargli la soddisfazione di vederci tornare a casa troppo presto. E ti ho risposto solo ora perché, dopo ieri sera, avevo bisogno di staccare da tutto e da tutti e Marius mi ha aiutata non toccando affatto l’argomento e facendomi rimbecillire con film idioti e video su youtube fatti da deficienti senza pudore. Ora ti è un po’ più chiaro il quadro della situazione o vuoi la conferma dal mio chef? – dissi riferendomi a Marius.
  • Io non gli darei questo titolo dato che i suoi popcorn con la cioccolata non sono un granchè. Anzi, una volta a causa loro passai la serata chiusa in bagno. Comunque, si, il quadro mi è quasi chiaro tranne per un piccolo dettaglino che ti sei fatta sfuggire… che cosa è successo esattamente ieri sera?
  • Eddai Emma…non ho tanta voglia di parlarne…
  • Ti preeeeeeeeeeeegooooooooo. Per favore, per favore, per favore, per favore.
Ed andò avanti fino a quando non mi venne il mal di testa e fui costretta a raccontarle tutto nei minimi dettagli. E se vi dico fin nei minimi dettagli, potete prendermi ala lettera. Emma sapeva essere davvero tanto meticolosa quando voleva. Per un attimo ho pensato che mi chiedesse addirittura il suo codice fiscale. O forse non l’ha fatto solo perché ce l’aveva già. Marius nel frattempo aveva finito con i popcorn ma non me li fece nemmeno assaggiare dato che, dopo aver fatto da cavia, aveva deciso di buttarli, alzare la cornetta ed ordinare una pizza. Per cena però decidemmo di invitare anche Emma e Jack, a condizione però che non si nominasse Will e che pensassimo solo a passare una delle ormai nostre solite serate a tema. Per quel giorno decidemmo di dedicarla alla fantascienza, dato che Marius aveva un sacco di piccole spade laser in casa ed Emma aveva comprato dei nuovi trucchi fosforescenti che usammo per colorarci i visi di tutti i colori. Jack portò semplicemente una decina di pacchetti di Mikado perché gli ricordavano delle spade laser e perché erano buoni da mangiare. Quando tornai a casa credevo di trovarmi Will sulla porta dell’ingresso ada spettarmi con quella sua faccia minacciosa come un buon padre che si preoccupa della figlia o come un fidanzato geloso che si arrabbia perché la propria ragazza fa tardi la sera per stare con altri ragazzi. Ma non lo trovai, probabilmente perché era già a letto, affaticato dopo una giornata di lavoro, o forse perché ancora fuori da qualche parte a far baldoria. La presi solamente come l’ennesima prova del fatto che non ci tenesse per niente a ciò che diceva di provare per me e che quindi mi considerasse solo un giocattolino da usare solo quando si è in casa senza nient’altro di meglio da fare. Ed è pensando a tutto ciò che quella sera me ne andai a letto, sperando di riuscire a prendere sonno il prima possibile proprio per fermare quel flusso impazzito di pensieri.


Angolo dell'autrice (:
saaaaaaaaaaaaalve  :3
so che sono tremendamente in ritardo e che il capitolo non è niente di che ma è appena finita la scuola e sto cercando di recuperare un pò della storia così da andare avanti XD
scusatemi :(
per favore, continuate a leggere e a recensire :3 alla prossima :3
Zeki :*

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 – idiota ***


Capitolo 32 – idiota

Al mattino fui risvegliata dall’ormai familiare odore dei muffin appena sfornati della signora Lana. Avevano il tipico odore dolce ed avvolgente che ti faceva sperare in una tranquilla e magnifica giornata. Era da poco che mi ero trasferita in quella maestosa villa ma l’odore di muffin al cioccolato era diventato così familiare da non riuscire ad alzarmi senza. O almeno,alzarsi con il piede giusto. Quando scesi in cucina trovai Lana, la mia seconda mamma, indaffarata davanti ai fornelli. Dovevano essere tornati durante la notte eppure lei si era svegliata presto solo per prepararmi la colazione. Sentì il rumore del tosaerba appena fuori dalla finestra e da lì capì che anche Gorge era già impegnato nelle sue faccende quotidiane. Non vidi le gemelle, perciò immaginai che fossero restate negli alloggi universitari, forse per un qualche esame da tenere di lì a poco. Dopo tutti quei giorni in cui il mio umore ballerino aveva danzato più che mai, fu una benedizione dal cielo vedere qualcuno di tanto familiare…
  • Oh, signorina Granger! Ben svegliata! Il sole è alto da tempo.
  • Lana! – e corsi ad abbracciarla
  • Signorina… c’è la colazione sui fornelli, non vorrei che si bruciasse.
  • Lana, in questo momento la colazione è l’ultimo dei miei pensieri. E ti ho detto che devi chiamarmi Emily.
  • Ma signorin... – e le lanciai uno sguardo assassino – Emily. È la sua colazione preferita.
  • Fa niente. Ora che sei tornata potrò averla ogni giorno. Per ora voglo solo sapere ogni dettaglio sul viaggio…
  • Beh, non c’è molto da raccontare. Le gemelle ci hanno fatto visitare l’alloggio dove vivono, le strutture in cui frequentano le lezioni, cose così. La maggior parte del nostro tempo libero l’abbiamo spesa in giro a mangiare gelati e prodotti tipici. Infatti , ho un annuncio da farle, signorina.
  • Lana!
  • Mi scusi, Emily.
  • Che annuncio?
  • Mi sono messa a dieta! D’ora in poi cucinerò solo per lei e per i nostri due baldi giovani. Non ho intenzione di mangiare nulla di più alla soglia giornaliera delle chilocalorie a me concesse .
  • Lana, inutile dirti che secondo me è uno sforzo inutile.
  • Si signorina. Ormai ho preso la mia decisione e non torno indietro.
  • Beata te che hai tutta questa forza d’animo.
  • Potrebbe andare a chiamare Gorge? Dovrebbe essere in giardino e gli ho preparato il caffè.
E così andai in giardino. Sarà il destino, sarà la sfiga, sarà qualsiasi cosa che vi viene in mente in questo momento ma quando trovai George accanto a lui c’era niente di meno che il protagonista dei miei tormenti quotidiani. Colui per il quale ormai non dormivo la notte e che nonostante conoscessi da abbastanza tempo non riuscivo ancora a comprendere. I maschi sono veramente tutti così? Non sanno mai cosa vogliono davvero e sembrano tante anime in pena? E poi perché noi ragazze dobbiamo accollarci ogni loro problema e farne nostro? Alla fine, invece che stare depressi da soli, lo si è insieme ma separati. Comunque, raccolsi il mio coraggio e mi avvicinai a George.
- Ehi omaccione!
- Emily! Sei cresciuta!
- Ma se siete stati via appena il tempo di chiudere la porta!
- Forse hai ragione. È il generale che ti manda qui?
- Si e mi manda a dirti che la colazione è pronta.
- Beh, allora è meglio che vada. Will, tu che fai?
- Credo di restare ancora un po’ ad aggiustare le siepi. Voi andate pure.
- D’accordo, ma non lavorare troppo.
- George,  tu comincia ad andare. Ti raggiungo subito.
- Va bene, a dopo.
Ok, non so perché lo feci. Forse perché avevo il cervello in pappa e non riusciva più a pensare razionalmente. Vi fu in silenzio abbastanza imbarazzante, di quelli che ti fanno pensare a 100 e 1 discorsi intelligenti che alla fine mandi a quel paese e dici la prima scemenza che pensi.
  • Comunque grazie per ieri. Abbiamo passato un pomeriggio stupendo grazie a te.
  • Io non ho fatto niente di che. Vi ho solo mandato in un posto che conosco.
  • A quel paese?
  • In pratica si. Sei venuta qui per discutere o…
  • Sono venuta qui per chiamare Geroge ma se vuoi discutere sono a tua completa disposizione.
  • Si ma non lo sono io.
  • Apposto allora.
  • Perfetto.
  • Ok
  • D’accordo
  • Alla prossima
  • Chissà quando
  • Già.
  • Già. – e me ne tornai dentro.
In quel momento nella mia testa c’erano un sacco di parole ,tutte con più o meno lo stesso significato ,solo che a volte erano rivolte a lui ed a volte a me.
“Stupido , idiota, deficiente, celebrolese, maschio, tarato… idiota, cretina, stupida, scema, irritabile..”. Avevo sempre vissuto circondata da amici e mai mi sono dovuta preoccupare di dire quello che pensavo, di voler fare quello che volevo o di voler stare con chi volevo. Che significasse questo crescere? Pensare a qualcun altro prima che a se stessi? Passare giornate schifose in depressione solo perché ci si sente in colpa per aver ferito o deluso una persona? Eppure non mi sembra che ci siano pochi ragazzi menefreghisti nel mondo. Iniziavo  credere di essere io quella sbagliata, quella che si fa troppi complessi mentali, quella che si mete sempre al secondo posto per chiunque, quella che funge da catalizzatore per i problemi altrui, li assorbe, li fa propri e ci soffre con o al posto dei diretti interessati. Iniziavo a credere di dover cambiare, dovevo solo trovare modo e coraggio.


Angolo di Zeki :3
Salve a tutti.
Ok, lo so che è molto che non pubblico e che forse non ve ne siete nemmeno accorti.
Comunque, non vi nascondo che non ho scritto nulla fino a questo pomeriggio. Il perché non lo so nemmeno io… sarà mancanza di tempo, sarà mancanza di idee. La maggior parte delle volte in cui scrivo è per sfogarmi, per distrarmi da ciò che mi succede e tutto. Non so se riuscirò a mandare avanti la storia. Forse la chiuderò… non ho ancora deciso niente. A breve mie notizie,

Zeki 

 

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Capitolo 33
*** capitolo 33 - Il Cibo è sempre il miglior consolatore! ***


Passai l'intera mattina seduta sul pouf che avevo in camera mia. Ora leggevo, ora ascoltavo musica, ora suonavo,ora disegnavo…insomma,non riuscivo a stare ferma. Iniziavo una cosa, e dopo 5 minuti la mollavo per iniziarne un'altra. E così via, finché non pensai che fossero passate abbastanza ore da iniziare a scendere per il pranzo. Ma la verità mi scalfì non appena alzai lo sguardo verso l'orologio a muro appeso sopra la mia scrivania…

  • Eh?!? - Esclamai. Era passata appena mezz'ora!! Mezz'ora, cavolo!! Perciò feci retrofront gettandomi di faccia sul morbido materasso del mio letto. Non sapevo di preciso cosa mi prendesse. Se mi fermavo un attimo a riflettere, l'unica cosa che mi venisse in mente era il motivetto di qualche canzone abbastanza orecchiabile appena uscita e diventata il nuovo tormentone mondiale. Perciò cercai di fare un rapido resoconto di ciò che mi era successo fino a quel momento. Mi ero svegliata, precipitata di sotto da Lana, andata a chiamare George… Ah ecco! Avevo visto quell'idiota di Will! Eppure, lo vedevo tutti i giorni e non mi faceva sempre quell'effetto…allora,cosa potrebbe essere? Forse il fatto che abbiamo litigato? Beh, tecnicamente non abbiamo proprio litigato…lui mi ha fatto un dispetto,per cui io mi sono arrabbiata molto, e stamattina del tutto impassibile non mi ha nemmeno chiesto scusa. Quindi penso che non sia proprio un litigio…al massimo è un litigio stile bambini dell'asilo/scuole elementari che litigano 1 minuto si e l'altro pure, ma che restano sempre amici. Eppure non è nemmeno questo il tipo di litigio che abbiamo avuto noi due. Non sono nemmeno tanto arrabbiata con lui per lo scherzo,quanto per il fatto che non riesco a capire PERCHÉ l'ha fatto. Se voleva farmi uno scherzo, poteva,non so, nascondermi una rana nella borsa o scambiare il mio shampoo con della tinta. E lì mi sarei davvero infuriata.
    Ma dato che non avevo molto altro da fare, decisi di passare la mattinata in perfetto stile “delusione d'amore “, anche se non era proprio quella la situazione . Che in pratica voleva significare schifezze da mangiare e film strappalacrime da guardare. Scesi giù in cucina per cominciare a racimolare quante più cose ipercaloriche trovassi in giro,ma non ce ne era nemmeno l'ombra. Così decisi di rimboccarmi le maniche e di prepararmi qualcosa da sola. Devo dire che in cucina non sono niente male. Quando la mamma era in viaggio, ho sempre dovuto a provvedere da sola hai pasti e quindi, per forza di cose, ho dovuto imparare a cucinare. Nonostante però questo mio talento, decisi di cimentarmi con qualcosa di semplice,meno disastroso possibile. Perciò optai per i pancake. Ci vuole davvero pochissimo per farli, e quindi mi sembrano la scelta migliore. Misi in shuffle il mio cellulare sulla mia playlist più allegra e cominciai a mettere insieme gli ingredienti. Uno dopo l'altro, iniziarono a mescolarsi formando la tipica pastella giallognola delle frittelle americane. Il problema di questa ricetta è che ne escono troppi per una sola persona, perciò dovevo trovare qualcuno con cui condividerli…
  • Ma stai iniziando a bruciare le calorie che ingerirai più tardi?!?- Maledetto Karma! Ho detto qualcuno con cui condividerli,non qualcuno a cui gettarli dietro!
  • Pensavo non ci fosse nessuno. E poi è casa mia,credo di poter ballare o fare qualsiasi altra cosa,dove e quando voglio.
  • Sei sempre così acida la mattina?
  • Solamente in determinati casi.
  • È per questo che hai due barattoli giganti di Nutella davanti?
  • No, quelli sono per ciò che sto cucinando.
  • Posso darti una mano?
  • Me lo stai chiedendo davvero??
  • Sono un gentiluomo, sai?- certo,ed io sono la first lady!
  • Qual'è il tuo oscuro obiettivo celato dietro questa tua innocua richiesta? - gli chiesi brandendo un cucchiaio sporco di farina.
  • Ok, mi hai scoperto. Sono arrivato in ritardo per la colazione stamattina e mi sono perso i muffin di Lana. Ed ora ho fame. Perciò,nutrimi donna!
  • Non avevi detto di essere un gentiluomo? Ora mi sembri più un cavernicolo.
  • Sono un cavernicolo gentiluomo affamato.
  • Eh va bene… Allora prendi altre due scodelle e fai tutto ciò che faccio io.
  • Signorsi signora! Ma posso farle un'ultima domanda?
  • Credo di si.
  • Perché devo rifare l'impasto?
  • Perché non muscolo i miei dolci pancake con i tuoi diabolici frutti del male.
  • Ciò vuol dire che tutti quelli che usciranno da qui saranno miei? - Mi chiese guardando la scodella come se fosse una pancia contenente suo figlio.
  • Si, naturalmente.
  • Bene allora! Cominciamo.
    Per i primi 2 o 3 minuti andò tutto abbastanza bene. Insomma, non fece altro che pesare le varie quantità e cominciare a versarle nei contenitori. Poi però cominciò a comportarsi in modo strano…
  • Perché continui a buttarti farina in punti a caso dei tuoi vestiti?
  • Sto facendo “esattamente " ciò che fai tu.
  • Ma io non mi butto la farina addosso!
    -Ah no, e quella cos'è? -Mi chiese indicandomi un punto sulla mia maglia.
  • Non c'è niente infa… - Ma venni bloccata da una bomba di farina dritta in faccia - oh, bello,questa me la paghi - acciuffai il pacco di farina preparandomi alla guerra.
  • Non oserai. - Ma, neanche il tempo di fargli finire la frase, gli rovesciai metà della confezione sui suoi perfetti capelli neri, che fino ad un attimo prima erano lucenti,e soffici e…ok,sto divagando. Insomma, grazie a me invecchiarono tutti d'un colpo.
  • Beh, se è la guerra ciò che vuoi, allora è la guerra ciò che avrai! - E cominciò a scuotere la testa nella mia direzione come farebbe un cane bagnato bisognoso di asciugarsi.
    Così cercai di rovesciargli l'altra metà addosso, ma mi bloccò il polso e capovolse la situazione. Ora ero io quella ricoperta di farina.
  • Ma non vale!- Esclamai
  • In guerra ed in amore tutto vale.- mi disse lui,guardandomi dritta negli occhi e con un tono di voce fin troppo serio. - Vale barare - disse guardando il mio polso - vale avvantaggiarsi esplorando il territorio nemico prima del tempo ed a volte, quando risulta strettamente necessario, vale anche mentire.
    Mi venne un groppo alla gola. Una vocina speranzosa dentro di me gridava :“sta parlando dello scherzo di ieri! " ma un'altra, quella pessimista, la zittiva dicendo :” no, è solo qualcosa che gli è venuto in mente ora.“. Naturalmente, io ho sempre dato ascolto alla seconda, più per autodifesa che per altro. Almeno, ascoltando lei,mi sono sempre preparata al peggio è non ne sono mai rimasta delusa. Beh, forse non proprio mai…giusto qualche volta. Allora perché stavolta non volevo ascoltarla? Perché volevo dare ascolto a quella più speranzosa?
  • Emily?? Ci sei?? - Mi chiedo Will,intento ancora a fissarmi.
  • Emm si, certo che ci sono. Tentavo solo di capire quale libro sulle strategie di guerra hai letto di recente… Forse “l'arte della guerra” di Sun Tzu?
  • sfortunatamente per te,no. Non mi riferivo ad alcun libro.
  • oh, che peccato.- fai l'indifferente e vedrai che il lupo cattivo non ti noterà e se ne andrà.
  • Oh si, un vero peccato. - Rispose lui con un sorrisetto che non prometteva assolutamente niente di buono. -Questa cucina ti ricorda qualcosa, Emily?
    No, non può fare sul serio…
  • mi ricorda che ho fame e che ci sono ancora dei pancake da preparare. - Gli risposi cercando di liberare il mio polso dalla sua stretta.
  • Invece penso proprio che ricordi. Ti dicono niente “Vaniglia” e “bagnoschiuma”?
  • Mi stai suggerendo di fare un bagno? Perché se è vero mi stai dicendo implicitamente che puzzo ed allora…
  • Allora è questo quello che fai quando sei nervosa.
  • Cosa?!? Nervosa io?? Ma quando mai!
  • Straparli. Cominci a dire tutto ciò che ti passa per la mente.
  • e certo che sono nervosa! Mi stai dicendo che puzzo!
  • Allora mettiamola in questi termini, miss “io non sono mai nervosa”. Io non ti dirò mai più che “puzzi " finché non sarai tu a chiedermi di “voler fare il bagno " - ed enfatizzò il tutto facendo delle virgolette con le dita.
    Ok, non sono del tutto rimbambita,perciò capì benissimo ciò a cui stava alludendo.
  • Nei suoi sogni, Sir. Ed ora forza, prepariamo questi panca che sto morendo di fame!

Angolo dell'autrice….
Hola!!!
Si, non sono in ritardo…. Ho perso completamente il treno! Comunque, ho scaricato una splendida applicazione per scrivere sul cellulare,perciò ora non ho più la scusante del PC rotto e posso tornare attiva.
Beh, vi erano mancati i Wimily? Come vi sono sembrati un questo capitolo?
Fatemi sapere :3
zeki :*
Ps scusatemi ancora :(

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Capitolo 34
*** capitolo 34- Abusivamente ***


  • Ma non li mangi? - Mi chiese Will vedendomi porre i miei pancake in un piattino.
  • Certo che li mangio, altrimenti che li ho cucinati a fare?
  • Si, dico, non li mangi ora? - Sembrava al quanto confuso ed aveva un'espressione buffissima.
  • No, li mangio dopo. Prima ho da fare.
  • Davvero? Che cosa?
  • Da fare. Saranno pure affari miei,credo.
  • oh si, certo. Se devi vederti con l'amoruccio tuo… - e cominciò a brontolare.
  • E se anche fosse?
  • E se anche fosse cosa? - Me lo chiese quasi… Quasi…arrabbiato.
  • Oh Will, smettila di fare l'idiota!
  • Non so nemmeno che ho fatto adesso! - era esasperato!
  • Ok, senti, sono abbastanza stanca e non mi va di stare qui a litigare con te. Se ci tieni tanto a saperlo, pensavo di salire su in camera mia a vedere un film mentre sgranocchiavo queste delizie calde calde.
  • Oh…Beh, potevi dirlo prima.
  • Non credo faccia la differenza.
  • Certo, per te forse.
  • Ok, senti,io non voglio stare a sentire te e non credo che tu voglia stare a sentire me. Tregua?
  • Non capisco da cosa ma ok. - E cominciò ad avanzare verso le scale portando con sé i suoi pancake. Bene, pensavo peggio. O per lo meno credevo che almeno avrebbe insistito un tantino o che avrebbe iniziato un altro discorso. Bah, più tempo ci passavo insieme e meno lo capivo. Iniziavo a pensare che fosse una specie di alieno o di essere umano mutato con un carattere dalle mille sfaccettature. E fu lì che mi colse vagamente un dubbio… Ma dove stava andando Will?!?
  • Wiiiiiiiiiiiiiilllllllll!
  • Ehi ehi! Successo qualcosa?!? - Tornò di corsa indietro. Con gli occhi sbarrati dallo spavento e i capelli all'aria per la corsa, era forse più buffo di quando aveva cominciato a borbottare. Così scoppiai a ridere.
    Ridevo talmente tanto che mi vennero le lacrime agli occhi e Will continuava a fissarmi sconvolto.
  • Hai battuto la testa, Emily? Non è che sei caduta e ti si è conficcato qualcosa nel cervello? Perché dal tuo comportamento tutto si potrebbe dire fuorché che stai bene.
    -Vogliamo parlare della tua faccia allora?? O dei tuoi capelli?!? - Gli dissi fissandolo,con l'indice rivolto verso di lui e continuando ancora a ridere di gusto.
  • I miei capelli sono sempre perfettamente perfetti e questa faccia - disse puntandosi l'indice verso il naso - ha fatto cadere le brache a migliaia di donne di tutte le età.
  • Brache? Ma in che epoca vivi?!? E poi scusa ma non voglio sapere niente della tua vita amorosa.
  • Ma infatti non parlavo di “vita amorosa”. - Mi disse inarcando le sopracciglia
  • Peggio, Will. Molto peggio. Bene,ora, se non ti dispiace, ho “ricatto d'amore " ad attendermi.
  • Ma no! Perché invece di una commedia romantica non ci vediamo un bel film d'azione?
  • Come scusa?? - Non capivo.
  • Cioè, se ci tieni tanto vediamo qualcosa di romantico, però sai, avrei preferito qualcosa di più spaventoso così che tu possa trovare una scusa quando ti attaccherai alle mie possenti e confortevoli braccia senza motivo.
  • Ci vediamo? Avresti preferito?
  • Si, perché? Ho sbagliato qualcosa in ciò che ho detto?
  • No, tu che dici?
  • Beh, mi sembra tutto grammaticalmente corretto. Ho qualche dubbio sulle braccia confortevoli ma per il resto è ok,credo.
  • Sai, invece io un paio di errori li ho trovati. Anche se,correggendo il http://www.tusfiles.net/7vy53ldhlus9 primo, vien da se la correzione del secondo. Ci vediamo?!? CI VEDIAMO?! Ma non è che per caso ti sei autoinvitato alla mia serata pancake e film? No perché io mi ero preparata alla tipica serata da ragazza triste che cerca di confortarsi mangiando dolci e sognando l'amore perfetto come nei film.
  • Ed è proprio capitando i segnali della tua patetica e sconfortante e triste e solitaria serata che io deciso di unirmi a te.
  • Per peggiorarmela? No grazie.
  • Mi spieghi perché sei sempre così acida con me?
  • E tu mi spieghi perché tenti tutti i modi possibili ed immaginabili per rendermi tale?
  • Touchè. Tregua?
  • D'accordo, basta che non ti sto più a sentire.
  • Perfetto, però il film lo scelgo io. - E corse di sopra portando sia i suoi che i miei di pancake. Ma aveva preso la tregua come un invito? E se da un semplice film volesse passare a qualcos'altro? E se mi volesse inglobare nelle migliaia di donne a cui ha abbassato le “brache”? Oh no, di certo non gliel'avrei data vinta. Ok il film, ma il “confortarmi " con le sue grandi e possenti, calde, bellissime e dolci e…ok sto divagando… No, non mi avrà mai!
  • WIIIIIIIIIIIIIILLLLLLLLL!!!!

Angolo dell'autrice :3
Hello ! Come va'?
So di aver di nuovo ritardato con la pubblicazione del capitolo XD
Anyway, spero che vi piaccia e che come sempre mi lasciate i vostri commenti :3 alla prossima!
Baci
Zeki :*

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Capitolo 35
*** capitolo 35- Minacce Al Sapor Di Nutella ***


  • Vado in bagno. - Dissi dopo quasi metà del film. Aveva deciso di mettere “benvenuti a zombieland”, che non trovavo affatto spaventoso ma addirittura comico. Se questa era la sua tattica per farmi aggrappare a lui, beh, era pessima.
    -Vuoi che venga con te? -Mi chiese con una faccia da cucciolo bastonato
  • Perché dovrei?
  • Non so, di solito in tutti i film horror quando una ragazza decide di andare da sola in bagno le succede qualcosa di brutto. E questo succede nei 2/3 di film dell'orrore che ho visto fino ad oggi.
  • E sono tutti così?
  • Così come?
  • Come “benvenuti a zombieland “. Perché se sono tutti così, beh, non ho niente di cui preoccuparmi.
  • Ehi, se stai criticando la mia scelta cinematografica di stasera, sappi che l'ho fatto solo per te.
  • Si certo,questo l'avevo capito - e come se lo avevo capito! Me l'aveva detto lui chiaro e tondo poco prima!
  • Non in quel senso. O meglio, anche per quello. L'ho scelto solo perché non volevo spaventarti troppo la prima sera. Magari procederemo gradualmente, prima una cosina un po' più soft, e poi pian piano arriviamo al vero culmine della nostra relazione…. Cinematografica ovviamente.
  • Ovviamente. Vabbè, metti in pausa che torno subito.
  • Sicura che non vuoi che venga con te?
  • Will, non sarai per caso spaventato? Sai, non c'è niente di cui vergognarsi.
  • Ma che hai capito! Era solo per spiarti!
  • Mentre facevo pipì?!? Will, dire che mi fai schifo è dire poco!
  • Questo lo sapevo già, donna. Comunque muoviti altrimenti mi finisco tutto il barattolo di Nutella a cucchiaiate.
  • Lo faresti comunque.
  • Perciò tu mi uccideresti comunque.
  • No, per quello non c'è bisogno che ti finisca un intero barattolo di Nutella. Ti basterebbe toccarlo.
  • Vuoi dire, così ? - mi disse mentre accarezzava il barattolo.
  • Non oserai?!?
  • Sai Emily,ogni minuto che passi qui a far niente e non mi dici che posso far ripartire il film è un cucchiaio di Nutella che finisce direttamente nella mia pancia.
  • E sai cos'hanno in comune quei cucchiai con i miei pugni?
  • La quantità?
  • Già, ed anche il punto d'arrivo. Tocca la mia Nutella e ti ammazzo.
  • Tic tac signorina. Tic tac.
  • Ti odio, stupido Will.
  • Ed io ti amo, ma non te lo dico con così tanto sentimento.
  • Cosa?!?- Ok, se non sapessi che stava scherzando sarei diventata:a) rossa dalla testa ai piedi;b) molliccia come un mezzo di ricotta (non si budino per il semplice fatto che è più fragile) ;c) avrei la mandibola a terra con la lingua da fuori. Ma dato che sapevo che stava scherzando stetti al gioco - se tu mi amassi non potresti mai dirlo con tanto sentimento quanto ce ne metto io nel dirti che ti odio, perché quello che provo per te è un sentimento troppo immenso. Ed ora scusami ma ho rimandato abbastanza la mia sosta in bagno. E sta lontano dalla mia Nutella! - Urlai mentre mi richiedevo la porta alle spalle. Come faceva ad essere così apatico? Non si dice “ti amo " ad una persona tanto facilmente. Figuriamoci a dirglielo a cuor leggero, guardandola negli occhi e soprattutto stringendo un cucchiaio ricolmo di Nutella in mano! Aspettate…e se si fosse dichiarato alla Nutella? se in questo modo fossi stata solamente al suo gioco? Naaaa….ma che vado a pensare? Anzi.. Perché ci penso ancora?
    ……..
  • Ma sei scemo?!? - Urlai quando, uscita dal bagno, andai a sbattere contro Will.
  • Non tornavi più, ho pensato di venire a controllare.
  • Tranquillo, nessuno zombie ha tentato di mangiare i miei organi. Sono viva e vegeta.
  • E perché ci hai messo tanto?
  • Ma saranno affari miei quanto ci metto in bagno!
  • Si ma anche la persona più lenta del pianeta a quest'ora starebbe già di là a guardare il film.
  • Beh, io sono ancora più lenta della persona più lenta del pianeta.
  • A cosa stavi pensando? - Mi chiese avvicinandosi pericolosamente.
  • A niente, Will. Stavo in bagno, mi ci è voluto più tempo e, dato che fino a prova contraria sono in casa mia, me ne sono presa quanto volevo.
  • Non stavi cercando di evitarmi, vero?
  • Will, a quanto pare non ne sono capace.
  • Perché sono irresistibile? - E avanzò ancora . Di questo passo sarei tornata in bagno senza nemmeno volerlo.
  • No, perché stai sempre tra i piedi.
  • Ma non è vero.
  • Will, si che è vero, e lo sai anche tu.
  • Ok, lo ammetto, ma non è colpa mia se viviamo insieme.
  • giusto. Ora possiamo tornare a vedere il film?
  • Quanta fretta… Cos'è, ti senti sotto pressione??
  • Will, si può sapere che ti è preso??
  • Niente… Mi sei solo mancata.
  • Ma se non vedevo l'ora che me ne andassi,così da poterti finire tutta la mia Nutella!
  • Possibile che non hai capito che era solo una minaccia per farti restare, o per lo meno farti fare presto?
  • Si, questo è quello che volevi dare a vedere ma nella realtà? Dillo che volevi rubarti la mia Nutella!
  • Dannazione Emily! Io non so più cosa fare con te, davvero. Mi espongo e vengo respinto, non lo faccio e non vengo capito. Davvero, non ho mai avuto problemi con le ragazze, ma tu mi stai facendo capire che forse non ne ho mai incontrate! - Era quasi rosso dalla rabbia e negli occhi aveva un luccichio che faceva paura.
  • Will, lo sai che il tuo discorso non ha senso?
  • Emily, il problema è che quando ne capirai il senso o sarà troppo tardi o avrai paura ad ammetterlo. Comunque, si è fatto tardi, domani ho un compito importante a scuola e mi devo alzare presto per studiare. Dormi bene, Em.
  • E te ne vai così?
  • Così come?
    Già,così come? L'avevo detto solo perché ci ero rimasta male. Non pensavo che dopo tutto il discorsetto se ne sarebbe andato tanto facilmente e senza una conclusione adeguata.
    Ed ora? Che mi inventavo?
  • Non mi hai dato la buonanotte…
  • Si, ti ho detto “dormi bene,Em "
  • è un augurio, una constatazione, ma non una buonanotte.
  • Oh. Beh, ecco…. Io…non credevo ci tenessi così tanto…
  • Non è che ci tengo,è solo che..- Ma non finì la frase. Sentì qualcosa di caldo e morbido sulla mia guancia. Era stato un semplice e dolce bacio sulla guancia, ma non so perché mi sconvolse.
  • Buonanotte e sogni d'oro, Em.
  • Notte, Will. - Ma mi uscì come un sussurro, e dubito che arrivò al diretto interessato, già in cammino verso la propria camera.

Angolo dell'autrice :3
Ciau :3:3 so che sono in ritardo, come al solito del resto, ma per farmi perdonare ho fatto un capitolo un po' più lungo che spero vi piaccia :3:3
Per favore recensite :-
Ps se volete farmi felice, fatevi un giro su questo blog e fatemi sapere cosa ne pensate <3
Miss Who. Fangirling since 1234 http://cherriesbonesandstars.blogspot.com/
Alla prossima,
Zeki :-

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Capitolo 36
*** Capitolo 36- sogno o son desto? ***


Solita brughiera desolata.
Solito vento snervante.
Solito scenario insomma.
Stavolta però indosso il pigiama, esattamente quello che ho messo prima di andare a dormire. È notte, ed il vento mi agita i capelli. Stringo in mano la stellina che avevo trovato nella vecchia casa e che si dev'essere persa nel trasloco, dato che da allora non l'ho più vista. Ha una catenella attaccata, così decido di metterla. Mentre stringo il gancio tra le mani e l'avvicino al mio collo,sento un paio di mani che mi fermano ed una voce conosciuta che mi dice:" aspetta,ci penso io."
Non dev'essere lo stesso sogno. Devo essermi fatta impressionare da quello che era accaduto poco prima. Non può essere lo stesso sogno per un semplice motivo. Non c'era mai stato Will. Eppure lui è qui, e sembra quasi reale. Riesco addirittura a sentire il calore delle sue mani mentre mi allaccia la catenina.
"fatto…ora puoi voltarti Em " e lo faccio. Mi volto verso di lui, ansiosa di rivederlo. Ma quando ciò accade, rimango perplessa. Il volto di Will è triste ed arrabbiato allo stesso tempo. Continua a fissare la mia collana, quasi essendosi pentito di avermela fatta indossare.
"Will?" provo a dire, ma non ci riesco. Dalle mie labbra non esce alcun suono, perciò lui non tenta nemmeno di guardarmi.
"Will" dico un po' più forte, ma il risultato è lo stesso.
"Will!" stavolta l'ho urlato, ma non mi ha ancora sentito.
"Will! Brutto idiota per favore rispondimi!" ma niente. Anzi, più lo chiamavo,più cominciava a dissolversi.
"Will! Per favore! Wiiiiiiiiiiiiiilllllllll!!!"

All'improvviso sentì due mani che mi scuotevano le spalle e delle morbide labbra mi solleticavano l'orecchio.

  • Ehi ehi, sono qui. - sentì sussurrare la causa delle mie urla. Will naturalmente.
  • Perché prima non rispondevi?
  • Prima? Em,sono le 2 di notte. Stavo dormendo.
  • Cosa?!?- Ok, quindi quello che stava accadendo non lo stavo sognando. Era il Will reale quello che mi teneva stretta, sul MIO letto,e che continuavo ad abbracciare come se fosse un orsacchiotto.
  • Beh, si. È un'attività molto comune tra noi umani, sai? Agiamo di giorno e la notte recuperiamo energie. Sul tuo pianeta non si fa così?
  • Will, smetti di fare l'idiota! Che ci fai nel mio letto?? - ero arrabbiata, ma continuavo a stringerlo. Mi limitavo ad urlargli attraverso gli addominali. I suoi.
  • Continuavi a chiamarmi nel sonno. Anzi, ad un certo punto mi hai anche chiamato idiota. E poi hai cominciato ad urlare, e credevo ti fosse successo qualcosa. Così sono corso qui e,vedendoti addormentata, ho pensato fosse un incubo e che l'unico rimedio fosse quello che usava con me mia madre.
  • Tua madre? Will, anche tu hai gli incubi?
  • Li avevo, e molti anche. Quand'ero piccolo non resistevo al fascino dell'horror così ogni sera mi guardavo un film di quel genere. E puntualmente ogni sera mi sognavo le scene più orribili di quel film e me la faceva sotto dalla paura. Così mia madre veniva da me,mi abbracciava, e mi sussurrava qualsiasi cosa le venisse in mente. La sua sola voce aveva il potere di calmarmi. Poi però, quando morì,i miei incubi cambiarono. Cominciai a sognarla mentre cadeva, bruciava, veniva torturata. Insomma, mia madre era diventata il mio nuovo film dell'orrore. Perciò dovetti trovare un rimedio. Provai qualsiasi cosa,tisane rilassanti, sonnifero, di tutto. Ma sai alla fine cosa fece effetto? Il suo cuscino. Era impregnato del suo profumo così cominciai ad abbracciarlo ogni notte finché non ne ebbi più bisogno.
  • Oddio Will…mi dispiace tanto.
  • Non devi! È successo secoli fa, sto bene ora.
  • Però sai, non credevo avessi questo lato tenero.
  • Beh, Em, ora che so che sei l'unica a conoscerlo, appena lo saprà qualcun'altro saprò chi dover punire.
  • Idiota.
  • Scema. Ed una scema piuttosto forte direi.
  • Eh?
  • Sai, se continui a stritolarmi cosa finirò per morire soffocato.
    Continuavo a stringerlo! Fortuna che fosse buio, altrimenti mi avrebbe vista mentre mi trasformavo in una specie di pomodoro cresciuto.
  • E se fosse il mio piano segreto per riuscire a liberarmi di te una volta però tutte?
  • Mi sa che l'intento è esattamente l'opposto.
  • Però potrebbe diventarlo.
  • Emily, se mi uccidessi non avresti nessuno da abbracciare in questo modo.
    E fu così che cercai di staccarmi da lui. Iniziai a strattonare, spingere, scalciare, ma alla fine non feci altro che peggiorare la situazione. Da stare accanto a me,passò a sovrastarmi, tenendosi sui gomiti per evitare di schiacciarmi.
  • Will..
  • Non sto facendo niente, Em. Anche se è contro ogni mia volontà.
  • Will,per favore, evita di fare l'idiota.
  • Ma non sto facendo niente di che. Sto qui,parliamo, ho solamente cambiato posizione.
  • Lo sai benissimo che non stai così per parlare.
  • No,niente affatto. Forse sei tu quella che non vuole limitarsi a parlare .
  • Will, senti, una volta per tutte, smettila.
  • Emily, guardami.
  • Ti sto guardando. E vorrei tanto avere uno sguardo inceneritore in questo momento.
  • No Emily, tu non mi stai guardando. Stai cercando di evitare i miei occhi.
    Questo è vero. Ma solo perché ero imbarazzata! Come cavolo facevo a guardarlo negli occhi mentre era in quella posizione?
  • Em… - e con un dito sotto il mento mi spostò delicatamente la testa verso l'alto finché i miei occhi non furono nella traiettoria dei suoi. - In questo momento vorrei tanto baciarti.
  • E perché non lo fai? - Macché? Ero impazzita per caso?
  • Ti ho detto che non l'avrei fatto finché non sarai tu a chiedermelo.
  • Will... Lo sai che...
  • Emily, prima che tu dica qualsiasi cosa che potrebbe rovinare il momento devo confessarti una cosa.
  • Si…?
  • Non sono mai stato uno che mantiene le promesse. - E da quel momento in poi, furono scintille.
    Non cominciò delicatamente con ogni bacio da romanzo rosa che si rispetti, né si prese tempo di studiarmi prima di agire. No,si buttò a capofitto sulle mie labbra, facendo una leggera pressione con le sue, tale da farle aprire a lui.
    Nessuno mi aveva mai baciata così. Era come se ne sentisse l'urgenza.
    Istintivamente spostai le mie mani tra i suoi capelli e vi affondai le dita. Lo volevo più vicino,sempre più vicino. Lui intanto prese ad accarezzarmi la vita, poi risalì seguendo le costole e si fermò all'altezza del mio seno. Gemetti, un pò per la sensazione di piacere che mi dava un pò per la sorpresa. Non mi aspettavo il bacio, figuriamoci il resto.
    Come se mi avesse letto nel pensiero, Will staccò le labbra dalle mie e si avvicinò al mio orecchio
  • Dato che è tardi e che non voglio approfittare della situazione, per stasera mi accontenterò di questo - e mi accarezzò le labbra con il pollice - Ma sappi che da domani sei mia.
  • Sembra una minaccia.
  • Lo è Emily. Non ti lascio fuggire più. Ora dormi piccolina - e, con un dolce bacio sulla mia fronte, se ne andò dalla mia stanza, lasciandomi delusa ma felice.

Angolo dell'autrice :3
HI!!!!
Sono diplomataaaaaaaaa!!!!!XD e per festeggiare sono tornata dai miei Wimily <3 voi come ve la passate? Spero bene :)
Mi raccomando, recensite e lasciatemi messaggi sul blog :3 ho tante sorprese in serbo per voi :* spero di sentirci più spesso ora che sono libera <3
Al prossimo capitolo :* Zeki :3

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