Lost and Found...

di Ino chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette. ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredici ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventidue. ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno. ***


Inutile dirlo, gli inglesi soffrono il caldo. Tutti, indistintamente. Basta poco mandarli k.o. Una giornata con un paio di gradi di afa superiori alla media  e il loro organismo collassa, il cervello si confonde e per risposta si ammassano in gelaterie, caffè, parchi, ovunque pur che ci sia una minima fonte di refrigerio a cui attingere.
Harry Potter non faceva eccezione. Anche lui pativa il caldo, anche lui avrebbe fatto carte false perché l’estate avesse la stessa temperatura mite della primavera e che lui non fosse costretto a sudare tutte le camice del proverbio solo per uscire di casa e andare a gettare la spazzatura. Che poi il suddetto sacco di spazzatura fosse più o meno grosso quanto lui era relativo, faceva caldo, dannatamente caldo, per questa ragione credette di sognare quando con la coda dell’occhio intravide una sagoma ferma dall’altro lato della strada. A Privet Drive durante le ore calde della giornata non usciva nessuno e figuriamoci poi se qualcuno si fosse azzardato a mettere piede fuori di casa con una specie di palandrana nera a coprirlo per intero e un cappuccio calato sul capo. Sobbalzò quindi e si volse di scatto, lasciando cadere le cocche del sacchetto che cadde a terra in un fragore di vetro che si spacca e di ferro che vibra. L’ennesimo progetto scolastico di Dudders che era finito con un insufficienza.
Si guardò attorno, prima a destra, poi a sinistra, poi passò la mano fra i capelli spettinati -Sparito.- mormorò sorpreso e alla fine si volse a raccogliere il sacchetto da terra e a rimetterselo in spalla con uno sbuffo. Ad undici anni era piccolo come un  bambino di otto, e vederlo caracollare sotto il peso dei lavori domestici che Petunia e Vermont lo costringevano a fare per ripagarli dell’ospitalità che gli offrivano non era una novità. Dalle finestre basse della casa vicina a quella dei Dursley una donna scosse piano la testa, mentre poco più in là, da dentro un garage con la bascula sollevata, un uomo borbottò l’ennesima imprecazione verso quella specie di tricheco con le bretelle e quella cavalla che aveva per moglie. Se proprio non avevano voglia di fare le faccende, potevano appiopparle a quelle specie di palla di grasso viziata a piagnona che avevano per figlio e non a quel povero bimbetto che aveva sì undici anni anagraficamente parlando, ma era piccolo smilzo come un bimbo di otto. L’uomo incappucciato che si era ritirato nell’ombra di una casa abbandonata dai suoi abitanti per l’estate si volse prima ad osservare l’espressione crucciata di quel viso grinzoso che spuntava da dietro il vetro della finestra abbassata e poi quel borbottio scontento. Scosse brevemente il capo, poi si volse verso la donna alle sue spalle.

-Caro…-

-Andiamocene…- mormorò l’uomo rimboccando il cappuccio del mantello su quella testolina che a malapena gli arrivava alla spalla. - Non sappiamo per quanto l’incantesimo.- E qualcuno aspettava il loro ritorno. Sospirò, cercando di abbozzare un espressione rassicurante per quegli occhi verdi che lo fissavano. - Lo rivoglio anche io.-

-Andiamo a prendercelo James!-

-Ancora poco Lily. Dobbiamo aspettare solo un altro poco.-

 

Due anni dopo.


-Perché devo andare da solo?- borbottò il bambino voltandosi imbronciato verso i genitori. Vedeva gli altri attraversare il muro magico  e portava al Binario 9 ¾ accompagnati dai genitori e non riusciva a rassegnarsi all’idea che lui doveva invece affrontare quell’importante passo da solo.
-Tesoro, cerca di capire…- mormorò Lily piegando un ginocchio a terra e tendendo le mani verso di lui  per infilargli la maglia nei pantaloni e pulirgli le mani con un lembo del suo mantello. - …Non possiamo farci vedere.- Lorien  Charlus Potter volse lo sguardo verso il padre che sospirò. James era sempre stato quello più facile da convincere usando le sue espressioni sofferte, ma stavolta, era irremovibile quanto Lily.

-UFFA!-

-Lorien, non renderci le cose ancora più difficile.- passò una mano sulla zazzera spettinata del piccolo e  tirò su gli angoli delle labbra in un piccolo sorriso. Gli dispiaceva, il cielo solo sapeva quanto di perdere la partenza per Hogwarts anche del suo secondo figlio, ma non potevano correre il rischio, lui e Lily, di venire individuati.  Si chinò anche lui, appoggiando il sedere sui talloni, portandosi allo stesso piano del piccolo che lo fissava scocciato.
Assomigliava a lui, assomigliava ad Harry, per questa ragione gli avevano riempito il baule di pozione, per mantenere la sua capigliatura bionda e ricciuta e gli occhi azzurri.

-Ricordati… Nessuno oltre Silente deve sapere chi sei.-

- Nemmeno Harry?- chiese Lorien ancora una volta.

-No, nemmeno tuo fratello.-

Fine capitolo.

 

Volete il resto? xD

 

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


Capitolo due.

 

 

Lily Potter sospirò pesantemente osservando la cameretta vuota di Lorien. Non si era mai accorta di quanto fosse grande quella stanza . Si guardò attorno,  stringendo al petto il  peluche a forma di leone che aveva appena raccolto dal pavimento.  Aveva due figli e al momento nessuno dei due era con lei, non importava che fossero entrambi a scuola, per la prima volta assieme dopo dodici anni. non erano con lei, ed era questo la sola cosa che riusciva a pensare.
Della notte che aveva cambiato la sua vita ricordava ben poco. Sapeva di essersi trovata intrappolata nella cameretta di Harry, di aver messo il bambino nella culla e di aver implorato per la sua vita, e poi? James si era avventato alle spalle dell’Oscuro Signore sbattendolo a terra e le aveva gridato di scappare. Non aveva mai chiesto al marito cosa fosse successo al piano inferiore della casa, come avesse fatto a sopravvivere, quella ferita alla gamba che lo aveva lasciato offeso alla gamba sinistra era stata più che sufficiente a capire cosa erano stati quei tonfi e quegli urli sommessi che aveva sentito. Aveva sopportato una seduta di Crucio ,  Voldemort aveva giocato con lui e nel momento di finirlo, forse James aveva perso conoscenza, il mago l’aveva creduto morto, e l’aveva lasciato lì.
Grosso errore per lui, salvezza per lei.
Chiuse la porta della camera di Lorien e andò in quella che divideva con James. La luce del sole filtrava dallo scuro non del tutto abbassato illuminando a malapena l’uomo sdraiato sotto al lenzuolo color crema. Appoggiò il leoncino di pezza sulla cassapanca  accanto a lei, e andò a sedersi sul bordo del materasso, abbassandosi per infilarsi sotto il braccio destro dell’uomo, per scroccare un po’ di coccole a gratis.

-Uhn…- mormorò James con la bocca fra i suoi capelli.
-Dormi è presto.- Dovevano essere attorno alle cinque, non era riuscita a chiudere occhio per tutta la notte e alla fine si era alzata in preda ai nervi e si era messa a girare per casa a riordinare, anche se, non c’era nulla da riordinare. Quel piccolo appartamento sigillato dalla magia per essere introvabile era tenuto come una bomboniera.

-Manca anche a me.- borbottò James stringendo la presa sulla moglie, facendosi di lato, per farle spazio e permetterle di girarsi verso di lui. Adorava tutto di lei, pure i suoi capelli, ma in quella posa se ne stava mangiando un bel po’. Tirò indietro il viso, socchiudendo gli occhi, intanto che Lily gli si accucciava fra le braccia.

-Non riesco più a dormire.-

-Lo so…- lui per dormire doveva prendere pozioni su pozioni.
-Rivoglio la nostra vita. Rivoglio Harry. Rivoglio tutto…-

James le accarezzò il centro della schiena con una mano - Lo so piccola. Lo so…-

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Lorien era fermo davanti alla vetrinetta che portava tutte le coppe di Quidditch vinta dai Grifondoro già da qualche minuto. Aveva passato a rassegna tutti i volti dei componenti della squadra del ’75 soffermandosi soprattutto sulla faccia sorridente di James e di quella che faceva smorfie di Sirius Black, accanto a lui. Il bambino mordicchiò il labbro inferiore, da quello che sapeva nessuno aveva più avuto notizie di Sirius dalla notte  di Hollween dell’81, tutti i maghi che erano partiti alla sua ricerca non erano più tornati indietro, e quelli che ce l’avevano fatta a rimettere piede al Ministero, erano convinti di essere volatili (tacchini, galline, pappagalli, doveva essere un tipo piuttosto fantasioso) ed erano finiti a far la muffa al St. Mungo.  Spostò gli occhi verso il fondo del corridoio e sollevò entrambe le sopracciglia alla vista di Harry che usciva dallo spogliatoio in tenuta da Quidditch con la scopa nella mano sinistra. Inclinò la testa verso la spalla destra, osservandolo. La sera prima, preso com’era dallo Smistamento e dal pregare di non finire fra i Serpeverde, non gli aveva rivolto non più di un’occhiata quando invece si era ritrovato a tavola con i Grifondoro.  Lo studiò crucciato ed Harry, probabilmente infastidito dal suo sguardo, si volse verso di lui.

“Mamma.”

Quella tonalità di verde l’aveva vista solo negli occhi di sua madre, Lorien sentì le labbra socchiudersi leggermente intanto che Harry, ricambiava il suo sguardo, fra il curioso e il perplesso. Ormai era abituato ad essere continuamente fonte di occhiate e di mormorii, ma era la prima volta che veniva guardato come se fosse un fantasma.

-Problemi?- chiese inarcando un sopracciglio.

Lorien scosse pronto la testa, voltandosi e mollando lì la discussione. Harry lo seguì con gli occhi, prima di venir preso per un braccio da Ron a trascinato praticamente a forza verso il campo. Come al solito sembrava sempre più eccitato di lui per gli allenamenti e le partite. Cercò di stargli dietro e di non cadergli sopra per via della spinta esagerata al suo braccio, ma  allo stesso tempo, si volse ancora a guardare il ragazzino biondo che si stava allontanando di gran carriera.

“Chissà che diavolo aveva da guardare…”

 

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Non era di certo il lavoro dei suoi sogni, però gli dava da vivere. Remus Lupin non aveva che ripeterlo. Suonare  in quella bettola di quarta categoria e poi restare oltre l’orario di chiusura gli permetteva di mettere assieme il pranzo con la cena, e per uno come lui, non era poco.
Il pianoforte si trovava su una specie di pedana rialzata che dominava l’ampio spazio che in teoria era per ballare, ma che di solito era teatro di scazzottate pazzesche, da lì, poteva tenere d’occhio sia la porta che il bancone, per questa ragione, quando quella persona entrò nel locale, poté seguirla fino al bancone e  guardarla sedere. Sbagliò una decina di accordi, gli avventori meno ubriachi si lanciarono sguardi perplessi e quando lo vedere scendere dal palchetto a rompicollo, si scambiarono grasse risate e commenti poco carini.

-Così al damerino piacciono le bionde.-


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Andrea Moody non aveva fatto in tempo a mettere mano al boccale di birra che il barista aveva fatto scivolare verso di lei, che si era strattonare per il cappuccio della felpa che indossava e tirare a forza verso l’uscita posteriore del locale.  Chinata in avanti, a guardarsi i piedi aveva attraversato la pista, finendo pure col beccarsi pure qualche pizzicotto molesto sulle sue belle guance posteriori e alla fine, con un saltello  che le permise di non spaccarsi i denti sui tre gradini che portavano alla sreada, si era ritrovata libera dalla presa di Remus e finalmente capace di drizzare schiena e capo.

-Anche io sono felice di vederti Remus.-

-Che diavolo ci fai tu qui.- disse l’uomo chiudendo con una manata la porta accanto a lui. Si trovavano dietro al locale, in un vicolo che sapeva di pipì di gatto e birra.  Guardò la ragazza  osservare il rigagnolo che le scorreva fra le scarpe con una mezza smorfia sul bel viso e sospirò - Sì lo so, non è il massimo della vita, ma io ci sto bene.-

-E’ per questa merda  che hai rifiutato un posto di archivista al Ministero?-

Remus si passò una mano sulle labbra, probabilmente nel vano tentativo di nascere un sorriso. perché, chissà per quale ragione, quella ragazzina lo aveva sempre divertito. Bionda, non molto alta, con intelligenti occhi grigi che al momento lo fissavano furiosi, gli ricordava il periodo più bello della sua vita. Gli anni della scuola, gli anni dei Malandrini, gli anni in cui non era ancora solo, ma voltandosi, poteva trovare un cervo, un cane e un topolino a fargli compagnia nelle notti di Luna Piena.

-Andiamo Andie, secondo te quanto potrebbe durare?-

Andrea aggrottò le sopracciglia -Non ti ho chiesto di sposarmi.-

Lupin la ignorò scoccandole però un occhiataccia -Dopo la prima assenza in concomitanza con la Luna Piena, la Umbridge firmerà la mia lettera di licenziamento…- Quella vecchia megera vestita di rosa confetto era famosa per la sua lotta alle razze magiche considerate pericolose. Secondo lei chi era affetto da licantropia doveva essere rinchiuso da qualche parte, per evitare che sbranasse e infettasse il suo prossimo. Si appoggiò al muro dietro di lui, tenendo una mano sul petto - E per quanto questo lavoro sia lontano dai sogni che avevo da ragazzo, mi permette di campare più che onestamente.-

-Remus…-

-Lasciami in pace Andie…- si tirò, girandosi per andare ad afferrare la maniglia della porta. si bloccò però allo strattone alla manica della camicia infertogli dalla ragazza. -Che vuoi?-

-Non ti posso permettere di seppellirti qui con le tue mani.-

-Ho già deciso.-

-Sei un idiota.-

-Grazie.-

Andrea gonfiò le guance prossima all’esplosione, sollevò il ginocchio destro al petto e mirò all’incavo della gamba sinistra di Remus. Il licantropo senti la gamba cedergli di schianto e si ritrovò in ginocchio con la sensazione di avere la rotula sinistra in quattro pezzi. -Andrea sei impazzita!?- Si volse a guardarla da sopra una spalla, intanto che si reggeva la coscia con entrambe le mani, e si bloccò alla vista della ragazza che lo guardava con gli occhi resi enormi dalle lacrime mal trattenute.

-Ehi, ma stai piangendo?-

-NO!- Andrea si strofinò gli occhi come una forsennata.

-Oh che dolce che sei.- fece Remus sempre inginocchiato.

-Fottiti!- si lamentò la ragazza voltandosi e tirando su col naso.

-Andiamo ammettilo dietro quella scorza dura, sei una dolcezza…- si tirò su, con una smorfia di dolore, per poi avvicinarsi alla ragazza che si frugava nella tasche della felpa alla ricerca, probabilmente, di un fazzoletto da naso.

-Remus alla prossima che dici, ti crucio!-

Si volse verso il Malandrino che la fissava ridacchiando, e  soffiò forte nel fazzoletto, provocando un buffo rumore a risucchio. Remus non potè trattenersi. Scoppiò a ridere chinando la testa in avanti sul petto - Oddio, ma sei sicura di essere una donna?- le chiese. Andrea si guardò addossò, facendo una piroetta su se stessa.

-Ti chiederei se vuoi la dimostrazione…- scosse la testa con il naso lievemente arricciato - Ma non voglio farti arrossire.-

 -Ehi ragazzina.- Remus portò il capo in avanti guardandolo da sotto la frangia castana, strigliata di grigio -Porta ris...- Sgranò gli occhi, Andrea gli aveva appena mollato un bacio a schiocco sulle labbra zittendolo come nessun altro era mai riuscito a fare prima. La fissò perplesso, e poi le appoggiò un colpetto in mezzo alla fronte con l’indice della mancina. -Non per niente eri la mascotte dei Malandrini.-

 

Rientrarono nel locale, senza accorgersi del Cane Lupo Nero che li osservava dal giardino della casa di fronte. di quegli occhi azzurri che per un momento sembrarono dannatamente tristi.

Fine capitolo.

 

*Ino chan osserva perplessa i suoi lettori svenuti per lo shock* E su per un bacetto da nulla, non fate i puritani * prende ad allontanarsi lentamente camminando all’indietro per non fare le spalle alla folla* Ancora non avete visto nulla.

 

Ps: Che ne dite? Carini vero?

 

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


Se non dissotterro qualcuno dalla bara non sono io, chi ha già letto qualcosa di mio lo sa fin troppo bene. Ho in mente due percorsi per questa storia, e ognuno di questo è identificato da un personaggio da ricacciare dal sepolcro. Ora, visto che non so quale scegliere, come Ponzio Pilato me ne lavo le mani e lascio a voi la patata bollente.
Chi rivolete a voi?

Frank e Alice Paciock           Regulus Black

 

 

 

Capitolo tre.

 

 

 

 

La prima cosa che Andrea Moody avvertì aprendo gli occhi fu quel braccio di traverso sul suo corpo.  Socchiuse gli occhi e dopo un momento,  volse il capo di scatto tenendo gli occhi sgranati. Era di Remus il braccio che la stringeva, il letto su cui era sdraiata, la stanza in cui si era svegliata, la casa… Trattenne il fiato, tirandosi su a sedere“Merlino…” si coprì la bocca con una mano “Non è che…” Si guardò addosso, era completamente vestita, alzò la coperta e ringraziò il cielo, oltre i pantaloni indossava pure con le scarpe… Sollevò gli occhi al soffitto e poi si lasciò cadere all’indietro con un sospirò di sollievo. Per un momento aveva avuto paura che , causa sbronza da birra babbana, fosse finita a letto con Remus Lupin.
Si sfilò dalla presa dell’uomo e allontanando la coperta appoggiò entrambi i piedi a terra. La camera era piccola, stipata di libri, tanto che attorno al letto c’era fatto solo un piccolo corridoio, giusto per passare.
Attenta a non tirarsi addosso niente, Andrea uscì dalla camera e gettò uno sguardo alla matassa di lenzuola, che si volse mormorando qualcosa nel sonno. Alla fine non era riuscita a cavare un ragno dal buco e Remus sarebbe rimasto a suonare in quel piccolo pub in riva al Tamigi che puzzava di pipì di gatto e vomito di birra. Sospirò passando la mano sinistra sulla zona renale, e visto che quella era una casa babbana, quindi lontana dalla linea della Metropolvere, dopo essersi rassettata davanti ad un basso specchio dalla cornice scrostata, uscì dalla casa alla luce del primo mattino. A giudicare dall’altezza del sole dovevano essere le sette, massimo le otto, la ragazza sbadigliò abbondantemente prima di sentire qualcosa strattonarle la gamba sinistra del pantalone. Abbassò il capo e  un paio di occhioni azzurri si sollevarono verso di lei.
-Ca…- mormorò abbassando lentamente la mano e indicando il cane lupo di taglia gigante che scodinzolava nella sua direzione - Can…- arretrò di due passi e il cane avanzò verso di lei di altrettanti -CanEEEEEEEEEEEEEEEH!-

 

E sì, Andrea Moody, figlia di Alastor Moody, soffriva di cinofobia, ovvero aveva paura dei cani, fossero stati questi di grossa taglia o dei  chihuahua, non faceva nessuna differenza. In presenza di un cane iniziava a sudare freddo, andava in iperventilazione, e  spesso sveniva. Si coprì il viso con le mani intanto che il cane, un bestione nero, con la muscolatura di un orso si drizzava sulle zampe posteriori e le appoggiava le anteriori sulle spalle. si sentì spingere verso la porta dietro di lei.
-Oddio non mi mangiare.- chiuse gli occhi intanto che le ginocchia le tremavano tanto da rischiare di farla finire sedere a terra da un momento all’altro - Non mi vedi, sono magra, pelle e ossa, praticamente niente ciccia…-

Quelle zampe enormi appoggiate sulle sue spalle erano simili a mani che la stringevano, la ragazza strizzò gli occhi con più forza prima che un brandello di lucidità la spingesse a chiedersi “ Ma da quando i cani hanno i pollici opponibili?” sollevò il viso dalle palme delle mani e…

-Lo sai che sei diventata davvero bella Pagnottella?-

Andrea sentì la bocca spalancarsi contro il suo volere -Sirius ?- riuscì a dire prima di ritrovarsi la mano destra del mago contro la nuca e la sinistra contro la bocca. Cercò di ribellarsi, ma sentì i piedi abbandonare il terreno  “Maledizione!”
La porta del civico 22 di Rotten Row si spalancò e Remus si guardò attorno insonnolito. Eppure avrebbe potuto giurare di aver sentito Andrea gridare…

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 La ragazza atterrò su un pavimento di legno sudicio sollevando una nuvola di polvere.  Portò immediatamente la mano destra verso la tasca posteriore dei pantaloni, ma si sentì bloccare il braccio a metà movimento e voltare con forza. Si ritrovò stasa a terra con entrambi i polsi bloccati da Sirius Black che la fissava dall’alto.
C’era poca luce in quella stanza e un insopportabile odore di muffa che le attanagliava la gola. Tossì un paio di volte, strizzando gli occhi. Riusciva a vedere poco del viso dell’uomo. Quegli occhi azzurri erano l’unica cosa che si staccava dall’insopportabile penombra che regnava nella stanza -Lasciami!-

-Non ho mai fatto del male ad una donna. Non farmi iniziare con te, Andrea.- Aveva un tono di voce basso, roco, come chi non è più abituato a parlare e sta facendo un grande sforzo. La ragazza smise immediatamente di fare resistenza e la presa ai suoi polsi si affievolì appena.

A quanto pareva non voleva farle del male.

 

-Avete fatto presto a affibbiarmi il marchio di assassino.- disse avvicinandosi al viso della ragazza, quasi a sfiorarle il naso con il suo -… Remus, che diceva tanto di volermi bene, non ha esitato un momento a puntare il dito verso di me.- Strinse la presa ai polsi sottili della ragazza, ma qualcosa colpì la sua attenzione. Si tirò su, afferrò il braccio destro di Andrea e le scoprì il polso.

-E questa?- le chiese…

Una profonda cicatrice da taglio segnava la carne candida della ragazza.

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Lorien alzò prima il braccio destro, poi il sinistro, odorandosi poco finemente la porzione di stoffa sotto le ascelle e chiedendosi se per caso, puzzasse di Potter. Per qualche strana ragione, Severus Piton  sembrava avercela con lui tanto quanto detestava Harry.  Aveva starnutito in classe e adesso si trovava seduto su una panca di fronte all’aula di pozione, con le braccia incrociate e le guance gonfie.
-Tu che hai combinato?-  Lorien sollevò gli occhi di un innaturale , per lui, azzurro cielo. Harry lo superò e si sedette accanto a lui con uno sbuffo, appoggiando la schiena al muro di pietra dietro di loro. - Non hai la lingua?-
Lorien imbronciò le labbra fissando un punto del pavimento fra i suoi piedi. Gli avevano detto di non rivolgere la parola ad Harry, di non attirare la sua attenzione in nessun modo, ma visto che erano lì, ma non poteva di certo mettersi a fare il muto.
-Ho starnutito un po’ troppo rumorosamente a quanto sembra.-
Harry sollevò un sopracciglio e poi ridacchiò divertito - Ti capisco, a me mi è caduta la piuma sul pavimento.- tese la mano verso il biondino che guardò prima lei, poi il viso dell’altro studente - Io sono Harry. Harry Potter.-

Lorien avrebbe voluto scoppiare in una grassa risata e un “So perfettamente chi sei.” Ma si limitò ad abbozzare un sorriso stringendo la mano del fratello maggiore - Lorien… - tacque un momento -Lorien Doyle.-

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Alastor Malocchio Moody sollevò gli occhi dalla copia della Gazzetta del Profeta che stava leggendo e si volse verso Ninfadora Tonks stesa all’ingresso del suo ufficio. Chiuse il giornale e lo piegò contro il braccio destro – Che succede?- le chiese tendendole una mano per aiutarla ad alzarsi.

-Malocchio, non si trova Andrea.-

Alastor la fissò perplesso –Come scusa?-

-Andie non si trova più.-

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


Ok, piccola confessione. A me Sirius Black ispira sconcezze, non ci posso fare nulla. O_O Senza contare che nella parte del carceriere, beh , ha un suo dannatissimo perché, non trovate?? xD

 

Capitolo quattro.

 

 

Dormire con le mani legate dietro la schiena non era certo comodo. Andrea aprì gli occhi con un gemito sofferto e puntando i piedi, cercò di girarsi, per trovare una posizione appena più comoda. La sera prima Sirius si era limitato a legarla come un salame, polsi e caviglie e a lasciarla lì, senza domandarle ancora il perché avesse entrambi i polsi segnati da cicatrici da taglio. Batté le palpebre un paio di volte e sgranò gli occhi alla vista della schiena nuda di Sirius, scendendo poi con gli occhi più in basso - MA CHE FAI!?- urlò facendo voltare il mago che si stava infilando i boxer -NON TI GIRARE!-
Sirius imbronciò le labbra in una smorfia perplessa - Mi sto semplicemente vestendo.-  osservò Andrea rotolare dopo aver puntato i piedi puntati alla  pediera del letto, e ridacchiò - Non ti facevo così puritana.- fece schioccare l’elastico delle mutande ai fianchi - Sta tranquilla non ho intenzione di farti nulla…- sollevò gli occhi al soffitto - Anche sé…- Tornò a guardarla e si accorse che aveva voltato il viso verso di lui - Sono dodici anni che non vedo una donna.-
Sali carponi sul malandato letto dove aveva buttato Andrea la sera prima, e ghignò alla vista della ragazza che cercava di allontanarsi da lui,  strisciando sulla pancia. Quella ragazzina aveva sempre avuto il potere di divertirlo e a distanza di anni, eccolo lì a sorridere nonostante avesse i muscoli del viso rattrappiti. Staccò la mano destra e afferrò la spalla sinistra della ragazza, la rivoltò e le salì sopra, appoggiando le ginocchia ai lati dei suoi fianchi.
-Sai che sei cresciuta davvero bene?- le chiese  osservandola dall’alto. L’aveva lasciata a tredici anni,  così magra e piccola da non avere ancora forme, e adesso invece. Però, la natura sa fare miracoli  quando decide di essere benigna con qualcuno.
-E tu invece sei invecchiato male.-
Sirius sollevò un sopracciglio - Davvero?-
Era un bugia. Un orrenda bugia. Gli anni e la vita ai margini della legalità avevano dato un aura selvaggia all’aspetto di Sirius Black, rendendolo, incredibile ma vero,  ancora più desiderabile di quanto fosse mai stato da ragazzo. Sirius si tirò su, sedendosi sulle gambe di Andrea - Quindi non ti piaccio!?-
-Nemmeno un po’.-
-E non mi trovi nemmeno un poco attraente…- Andrea scosse il capo, arricciando il naso in un espressione di disgusto. Sirius socchiuse leggermente gli occhi, sorrise e si chinò di nuovo in avanti verso Andrea, appoggiando le mani ai lati della testolina bionda della ragazza. Affondò il viso nell’incavo del collo, inspirando ed espirando profondamente. Andrea chiuse gli occhi strizzandoli. Si impedì di palesare la minima reazione a quella vicinanza, ma doveva ammetterlo. Non la lasciava indifferente. Lo sentì risalire verso il suo orecchi, sfiorandole la pelle con le labbra. Sembrava che la stesse assaggiando -… Peccato…- le sussurrò -Che il tuo odore ti tradisca…- Sollevò il capo e Sirius dopo un occhiata sbarazzina, si alzò da lei scrollando il capo
ßNon c’è fretta, posso aspettare-- Afferrò una maglietta a maniche corte da una sedia e la infilò - La pazienza è diventata una delle mie migliori virtù.-

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Invece la pazienza non aveva mai albergato nell’uomo chiamato Alastor Moody. Dopo essere stato a casa di Andrea, aveva iniziato a girare per Londra in compagnia di Tonks, visitando ogni indirizzo riportato nella rubrica della ragazza. Era quasi mezzogiorno quando si ritrovarono al civico 22° di Rotten Row, una casetta nei pressi di Hyde Park e per la prima volta Ninfadora Tonks vide Remus Lupin . L’aveva incontrato solo un’altra volta, a Grimmauld Palace,  quando si era sparsa voce che Sirius fosse tornata a casa per cercare chissà cosa. Ma vista la scarsa illuminazione di Casa Black non era riuscita a vedere molto di lui. Che era ancora piuttosto giovane l’aveva capito dal tono di voce, ma solo adesso, alla luce del giorno, si era resa conto che quella capigliatura strigliata di grigio l’aveva ingannata e che non poteva avere più di trent’anni. Indossava un paio di pantaloni di tuta grigi, e una maglietta a maniche corte bianca , piuttosto larga. Dora lo guardò appoggiarsi  con una mano al battente della porta e strizzare gli occhi intanto che Malocchio gli parlava.
Doveva avere la febbre, faceva caldo per essere Londra, ma non tanto da sudare a quel modo.

- Andrea l’ho vista ieri sera. -

-Davvero?-

Remus annuì spostando il braccio per farli passare –E’ venuta al locale dove lavoro…- spiegò intanto che Malocchio entrava in casa e Ninfadora inciampava nello scalino e atterrava di faccia sul pavimento  –Ehi!- esclama chinandosi in avanti e appoggiando le mani sulle ginocchia – Fatta male?-
Tonks ridacchiò tirandosi su e portando entrambe le mani a coprire il naso. Sollevò lo sguardo e, cavolo, quel tipo poteva anche sembrare malato, ma aveva un viso da togliere il fiato. I lineamenti, nonostante le cicatrici che lo segnavano, non erano stati alterati, ed erano quanto di più semplice, ma allo stesso tempo perfetto, avesse mai visto in tutta la sua vita.  

-Ninfadora Tonks.- si presentò senza rendersene conto.
Remus sorrise intanto che le porgeva una mano per sollevarla - Remus Lupin.-

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-L’hai sentita gridare?-
Malocchio artigliò i braccioli della poltrona con entrambe le mani e Tonks nascose lo stupore dietro una mano. Andrea era uno di quei tipi capaci di morire mordendosi la lingua piuttosto che dare soddisfazione al nemico di emettere un suono. Era così che Malocchio l’aveva educato, doveva essere successo qualcosa. Non era stata attaccata da un Mangiamorte. I due Auror si scambiarono un occhiata, a quanto pareva erano arrivati alla stessa deduzione .

-Hai visto qualcosa di strano?- continuo Malocchio, intanto che Tonks appoggiava sul tavolinetto da tea di fronte a lei il piattino e la tazza da tea che Remus aveva offerto loro e si alzava, prendendo a misurare a passi la stanza. Sospirò incrociando le braccia al seno . Remus scosse il capo, lui almeno non si era accorto di niente di strano, e Andrea gli era parsa tranquilla, quindi nemmeno lei, probabilmente, aveva notato niente di preoccupante.

-Maledizione.- imprecò Moody

-Che facciamo Malocchio?- Ninfadora si avvicinò di un passo. Alastor si era fissato a guardare fuori dalla finestra, anche lei e Remus fecero altrettanto. Dall’altro lato della strada una donna stava raccogliendo con l’apposita palettina la cacca del suo cane. Dora si volse verso Remus e l’uomo sollevò le spalle. che diavolo c’era di tanto interessante.

-Cani.-

-EH?-  i due si volsero verso il vecchio ancora seduto - Andrea ha paura dei cani.- Parlava lentamente osservando la bestiola al guinzaglio - Era piccola quando fu morsa dal cane del nostro vicino, e le è rimasto il terrore…- si volse verso gli altri due - E’ l’unica cosa che la perdere il controllo.-

Remus si sentì agghiacciare…
“Un cane…nero.”

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Come al solito darsi della vigliacca, promettersi coraggio per la prossima volta, non era valso a niente. Come al solito, quando James iniziava a lamentarsi, lei trovava una scusa per uscire di casa e non dover sentire quei continui lamenti che venivano da davanti alla tv.  Si odiava ogni volta che usciva di corsa dalla loro casa, che si lasciava cadere contro la porta e si raccoglieva in posizione fetale con le mani premute sulle orecchie. Dio, stavolta non c’era nemmeno Lorien a far compagnia a James sempre più accartocciato sulla poltrona .
Avrebbe pagato oro per avere lei le ferite di James. Per essere lei quella a soffrire a fine di ogni giornata un pelo più stressante del solito, ad avere la gamba sinistra ridotta ad un sacco di carne gonfio e pulsante di dolore e invece … Sollevò il capo quando si sentì chiamare da attraverso la porta. Sgranò gli occhi e si volse, per appoggiare l’orecchio contro il legno.

-Lily…- si lamentò James - Non mi lasciare solo.-

MIO DIO, ma che razza di persona era? Lo stava lasciando da solo a soffrire, quando doveva essere vicino a lui, a cercare di alleviargli la sofferenza al meglio della sua possibilità. Si alzò, sistemandosi la gonna di tessuto leggero che indossava, afferrò la maniglia della porta, ma si volse di scatto quando un ondata d’aria gelida le sollevò i capelli. Si volse e  riuscì a vedere, un uomo correre con la mano premuta a forza sulla spalla sinistra, inseguito da due uomini.

-Non sono babbani…- mormorò ferma sui due uomini - Maghi!- avevano delle bacchette in pugno. Si spinse di più contro la porta, quando la sua attenzione si portò di nuovo sull’uomo inseguito che le passò proprio davanti, anche se separato da lei, dal giardino della casa.

-Sirius?-

 

Fine capitolo.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


Weee bimbe non è che sto aggiornando troppo in fretta? xD Di solito quando sono in pace con la mia musa ispiratrice tendo ad aggiornare una volta al giorno, ma posso capire che potrebbe mettere in difficoltà chi segue la storia. Ditemi voi …xD

 

 

 

Capitolo cinque.

 

-Che facciamo?- era più o meno la quinta volta che Lily lo chiedeva.
James scosse la testa. Non lo sapeva maledizione, erano anni che si nascondevano dalla comunità magica tutta  e ora avevano un mago ferito sotto il loro stesso tetto - Hai detto che erano Mangiamorte.- disse senza staccare gli occhi dal viso sofferente del ferito - E’ ricercato.- Spostò lo sguardo verso Lily che si mordicchiava il labbro inferiore - Però non possiamo abbandonarlo.-
La donna annuì pronta - Allora?-
James strinse la radice del naso fra due dita, strizzando gli occhi in un espressione sofferta - Cambieremo casa. - iniziò intanto che l’ennesimo piano per far perdere le loro tracce gli si delineava in testa -… In caso ti abbiano seguita.-Lily guardò verso la finestra alle loro spalle – E speriamo di avere fortuna.-

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Lorien ridacchiò. A quanto pareva  per essere un Potter degno di questo nome bisognava appartenere ad un ristretto gruppo di amicizie.  In principio c’erano stati i Malandrini, poi il Trio, così come venivano chiamati a scuola  Harry, Hermione  Granger e Ron Weasley e adesso loro che ancora non avevano un nome, ma se continuavano a passare tutto il tempo libero assieme sarebbero stati ribattezzati a breve. Ginny Weasly , Luna o Lunatica Lovegood, Neville Paciock e lui, il piccolo del quartetto. Lo sfiga quartet magari. Lorien non sapeva dire come esattamente avesse iniziato a passare tutti i pomeriggi con quei tre, ma stava di fatto che stavano diventando una tappa fondamentale della sua giornata tanto che, le poche volte che si trovava da solo, si metteva a gironzolare per il castello nella speranza di trovare uno dei tre con cui passare i pochi momenti liberi. -Devi semplicemente fargli gli auguri per la partita.- disse con uno sbuffo osservando Ginny che faceva due passi avanti verso l’uscita degli spogliatoi di Grifondoro.La ragazzina scosse il capo, appoggiando al petto il biglietto di auguri preparato il pomeriggio prima.
-Coraggio.- esclamò Luna appoggiandole le mani sulle spalle e cercando di spingerla verso la porta da dove era appena spuntato Baston -Dopo vedrai come ti sentirai orgogliosa di te stessa.- Ginny sgranò gli occhi, per un momento persuasa dalle parole dell’amica, poi si volse a guardarla, scalza e con un paio di spettroccoli in testa a mo di cerchietto e scosse di nuovo la testolina rossa.
Lorien si premette una mano in faccia, intanto che Ron lo superava tirandosi dietro Hermione per una mano. La ragazza teneva, come sempre il naso ficcato in un grosso libro e visto che Ron non faceva molta attenzione, causa fretta di accaparrarsi i posti migliori per la partita, Hermione si ritrovò a cozzare contro la schiena di qualcuno più basso e mingherlino di lei e a rovinargli addosso.
-Ahia.- si lamentò tirandosi su , tenendosi una mano sul naso.Lo sapeva lei che doveva rimanere a studiare per la miseria. Tanto Grifondoro avrebbe battuto Tassorosso, così come succedeva sempre quando Diggory non poteva giocare. Sollevò gli occhi e si ritrovò al centro dell’attenzione di Luna, Ginny e Neville.  Sorrise imbarazzata, prima di avvertire un movimento sotto di lei, abbassò gli occhi su una nuca bionda.
-Se ti togli, Granger, mi fai un favore.-
-Oh scusa.-
Si tirò su,  spolverandosi  il davanti della gonna con le mani, per poi tendere la sinistra verso Lorien che era rimasto sul pavimento a massaggiarsi la fronte. Il ragazzino l’afferrò senza farsi troppi problemi, e aggrottò le sopracciglia all’espressione improvvisamente attenta di Hermione.-Cosa?-
La ragazza lo fissò ancora per un momento, prima di tirare su gli angoli delle labbra in un espressione amichevole - Niente.- disse lasciandogli la mano e voltandosi a prendere il libro che Ron le stava porgendo. Seguì l’amico verso il lato del giardino che dava sul campo da Quidditch dopo aver salutato Ginny e Neville con un cenno della mano. Quando fu abbastanza lontana, si girò ad osservare Lorien un ultima volta.
-Come si chiama quel bambino?-
Ron si volse a guardare il gruppetto da sopra una spalla - Il biondino?-  sporse il labbro inferiore in un espressione pensosa - Lorien mi pare che mi abbia detto Ginny …Perché?-
Hermione infilò il libro sotto il braccio - No niente. Mi sono accorta di non conoscere nessuno dei piccoli…- ovvero degli studenti del primo anno - Della nostra casata.- Raccolse i capelli su una spalla sistemando il cravattino sotto il colletto della camicia della divisa, Ron parve convinto della sua spiegazione, tanto che riprese di nuovo a cianciare sulla difesa dei Tassorosso.

“E’ strano però… Quel viso mi pare di conoscerlo.”

 

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Minerva McGranit socchiuse gli occhi verdi dietro le lenti degli occhiali e reclinò il capo all’indietro  per osservare il cielo sopra di lei. Che in Scozia il tempo fosse pessimo era un dato di fatto, ma era la prima volta che vedeva le nuvole addensarsi tanto velocemente. A qualche scranno di distanza da lei, Piton si massaggiò il braccio destro meditabondo. C’era qualcosa di strano nell’aria, lo sentiva chiaramente. Come un mormorio di centinaia di voci che si sollevava e si abbassava come se venissero da una radio mal sintonizzata. Premette due dita sull’orecchio destro, poi scosse il capo, aveva una pessima, pessima sensazione. 
-Professor Piton?- chiese la vocina della professoressa Sprite -Si sente male?-
Il capo casa Serpeverde fece di no con un cenno -No, sto bene…- riportò gli occhi alla partita, proprio su un Harry che si premeva la mano destra sulla fronte, proprio sulla cicatrice a forma di saetta che l’Oscuro Signore gli aveva lasciato.
-Che diavolo…-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Che ha Harry?-
-Non lo so.-
-Sembra sofferente.-

Ron socchiuse gli occhi nella speranza di capire cosa diavolo stava succedendo all’amico. Lo vedeva accucciato sulla scopa, con una mano a premere sulla fronte e un espressione più che sofferente stampata in faccia. Si volse a guardare Hermione e la trovò con le mani premute sulla bocca e gli occhi sgranati. –Così rischia di cadere.-
Detto fatto, Harry senti la scopa vibrare paurosamente e si ritrovò a roteare in aria a causa di un bolide che aveva colpito la coda della sua Ninbus. Cacciò uno strillo di paura e dal basso della tribuna porpora e oro, sentì levarsi un mugolio sofferto.
-Assassini, rischiate di ammazzarlo così!- si lamentò Dean Thomas due o tre posti di distanza da Ginny aveva abbassato il viso per coprirselo con le mani.

-Che mi prende?- si chiese Harry non appena non ebbe più l’impressione di trovarsi su un toro imbizzarrito –Chi diavolo è che urla ?- Aveva come l’impressione di udire , in lontananza, il grido disperato di una donna. Si girò a destra, poi a sinistra, non stava succedendo niente, era forse impazzito? Sollevò gli occhi, attirato da una ventata di aria gelida e intanto che il Cercatore avversario si infilava sulla scia del Boccino, lui si ritrovò ad osservare una figura ammantata che volava verso di lui.

-Che cavolo è quello?-

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-Un Dissennatore?-
Piton si tirò in piedi di scatto, assieme alla McGranit che pareva stupita quanto lui. Quelle orribili creature erano confinate nell’isola prigione di Azkaban, che diavolo ci facevano ad Hogwarts? I due misero mano alla bacchetta quasi contemporaneamente, intanto che Hagrid indicava un punto verso le tribune - Guardate!-. Un secondo Dissennatore era apparso e  stava dirigendo  verso le tribune Grifondoro.
-Da dove diavolo vengono?-  si lamentò Vitious anche lui con la bacchetta in pugno.
Piton si fece largò attraverso gli insegnanti e si sporse per metà dal parapetto della tribuna, puntò la bacchetta verso il secondo Dissennatore apparso, ma quello che vide  lo bloccò per un momento. Si era fermato, davanti al ragazzino che qualche giorno prima aveva punito , quello che gli aveva suscitato, chissà perché, una subitanea avversione. Lorien fissava l’apparizione ad occhi sgranati, intanto che attorno a lui si creava il vuoto.  -Che roba è?- ebbe il tempo di chiedersi il bambino prima di ritrovarsi la testa invasa da voci che si accavallano. Si premette le mani alle orecchie intanto che il Dissennatore gli si avvicinava tenendo le braccia verso di lui.

 

[Papà perché la tua gamba non si muove?]
[Mamma perché piangi?]
[Hai un fratello maggiore. Si chiama Harry.]

 

Sentì le ginocchia piegarsi, il mondo farsi oscuro e intanto che Harry cadeva dalla scopa svenuto, lui si accasciava su se stesso perdendosi l’arrivo del suo salvatore. Un uccello di pura luce, una visione strabiliante che lasciò tutti i presenti senza parole. Questo si avventò prima sul Dissennatore che aveva aggredito Lorien, poi su quello che si era gettato in picchiata per afferrare Harry. Silente emerse dall’ombra creata dalle due tribune e tenendo con una mano, la palandrana che indossava color oro che indossava. Si avvicinò ad Harry, di cui aveva pilotato la caduta a terra, e poi volse gli occhi verso la tribuna dove Lorien era stato soccorso da Ginny e Neville.

-... Che cosa sta succedendo?- si disse facendosi di lato per lasciare libero il passaggio a Madama Chips e alla sua barella volante.

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[Lily Potter?]


L’uomo aprì gli occhi con un ansito sofferto. Una lama di luce lunare filtrava dalla finestra accanto a lui, creando strani giochi di luce sul soffitto intonacato. Batté le palpebre un paio di volta il mago, portando una mano al petto alla ricerca del suo tesoro. Sotto la maglia che indossava, avvertì i contorni del medaglione che da anni era compagno della sua vita da vagabondo…Sorrise, allora non erano riusciti a prenderlo. Volse il capo verso la porta e alla vista dell’uomo che lo osservava pensieroso, sollevò un sopracciglio –A quanto pare non sono stato il solo a preferire la fuga alla battaglia.- sussurrò con un filo di fiato, abbassando subito le palpebre sfinito.

James sorrise –No, a quanto pare no, Regulus.-

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Capitolo 6
*** Capitolo sei ***


Secondo sondaggio, visto che io ODIO, DETESTO, ABBORRO, RIFIUTO la coppia Ron/Hermione, vi lascio delle possibilità, giusto non dare vita a pairing sgraditi che potrebbero indurvi a disaffezionarvi dalla fic.

Hermione/Draco     Hermione/Lorien    Hermione/Fred

 

 

Capitolo sei.

 

Lorien aprì gli occhi con un sospiro e immediatamente si accorse di non essere nella sua camera.  Il letto su cui era steso non aveva il baldacchino e la luce del nuovo giorno gli stava ferendo gli occhi. Doveva essere in infermeria, che diavolo gli aveva fatto quella … cosa? Il piccolo si volse ad osservare il sole spuntare lento oltre le montagne per poi voltarsi a guardare il suo vicino di letto. Harry teneva la mano destra di traverso sul viso e respirava pesantemente sotto di esso. - Russa come papà.- si disse Lorien, prima di realizzare che era passato un giorno e portare una mano al capo. Tirò davanti al viso una ciocca di capelli neri e si ritrovò a sbiancare con le labbra lentamente si socchiudevano - Maledizione!-

Aveva ripreso il suo aspetto!

-Porca vacca!- scese dal letto con un saltello, bloccandosi poi quando sentì Harry mormorare qualcosa nel sonno. Rimase immobile, come se questo potesse consentirgli di confondersi con il mobilio dell’infermeria, per poi correre verso l’uscita dalla sala. Puntò i piedi quando vide la porta dell’ufficio di Madama Chips e impotente osservò l’infermiera voltarsi verso di lui e lanciargli uno sguardo perplesso - E tu chi sei?-

-James.- il primo nome che gli era venuto in mente.
-E che ci fai qui?-


-Mi sono perso.- Sorrise angelico e la donna allargò leggermente gli occhi, avvicinandosi a lui per osservarlo bene. Lo avevano messo a letto con tutta la divisa, per fortuna, e la donna pareva domandarsi per quale ragione quel piccoletto spettinato le sembrasse allo stesso tempo sconosciuto e familiare assieme.

-Alle cinque del mattino?-
-Che fa fare il sonnambulismo, eh?-

Non c’era che dire la lingua lunga e la risposta pronta l’aveva ereditata da suo padre. L’espressione sul volto di Madama Chips si fece ancora più attenta - Assomigli a…- fece a tempo a dire, prima che Lorien sgranasse gli occhi e indicasse un punto dietro di lei spingendola a voltarsi -PER GODRIC, GUARDI Lì!- esclamò il ragazzino.
Non appena la donna si girò a guardare la porta del suo ufficio, che ovviamente non aveva nulla di strano, Lorien e il suo metro e cinquanta scarso (l’altezza dei Potter la doveva ancora sviluppare) l’aggirarono di corsa e uscirono dall’Infermeria prima che questa potesse afferrarlo per un lembo del maglione.

-Per la miseria…- esclamò l’infermiera - L’unico che è riuscito a fregarmi così è stata la buon anima di James Potter.- tornò a guardare i letti e alla vista di Harry che la osservava confuso appoggiato malamente ad un gomito , sorrise abbandonando per un momento l’aria bellicosa.

-Chi era quello?- chiese il ragazzo.
-James di Grifondoro.-

Harry sollevò gli occhi verso di lei, intanto che la donna gli appoggiava una mano sulla fronte, come per misurargli la temperatura. - E chi sarebbe?- Non conosceva nessuno con quel nome nella sua casata. Nemmeno fra i piccoli, se non errava, c’era qualcuno che si chiamava come il suo defunto padre. Si volse a guardare il letto accanto al suo e aggrottò la fronte. nel corso della notte, gli era parso di aver visto qualcuno accanto a lui, ma magari stava solo sognando.

-E Doyle dove diavolo è finito?!-

 

.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Lorien aveva rischiato di morire una decina di volte durante il tragitto dall’infermeria ai dormitori . Stordito,  era caduto dalle scale un paio di volte, visto che le bastarde come al solito decidevano di mettersi in movimento quando lui c’era sopra, era finito addosso una armatura, aveva battuto la testa contro un paio di libri che dalla biblioteca stavano flottando allegramente verso l’ufficio di Silente e inutile raccontare la sonora culata dopo essere finito addosso al quadro della Signora Grassa che non si era aperto. -Te l’ho detta la parola d’ordine!- si lamentò dal pavimento, intanto che il quadro lo studiava curiosa.

-Chi sei!?-
-Lorien per la miseria!- tenendosi con una mano la guancia posteriore sinistra dolorante per lo scontro con il pavimento - Apriti, che mi staranno cercando!-
Ma la morte più brutta la sfiorò quando di ritorno , verso l’infermeria, si ritrovò davanti Severus Piton che lo fissava truce. Il ragazzino deglutì a vuoto da sotto la sua chioma di nuovo bionda.

-Eccolo qui il nostro fuggitivo.-

Lorien sorrise timoroso.

-Cosa ci fai qui, Doyle?-

Il bambino si guardò attorno. Da piccolo, suo padre, non aveva fatto altro che raccontargli le  avventure dei Malandrini, e a ripetergli come un disco rotto, come fare per cavarsi di impiccio quando un professore ti becca -Non ci vedo!- si coprì il viso con una mano -Per Morgana non ci vedo.-

-EH?- sì, Severus Piton stava fissando un membro di Grifondoro con un espressione semplicemente basita. Non indifferente, non sprezzante, non disgustata, ma basita. Come se non riuscisse a credere alla faccia tosta di quel soldo di cacio. -Doyle!- fece per prendere per un braccio il ragazzino che fingeva di tastare l’aria per capire dove andare quando il Professor Silente, comparve da dietro un angolo del corridoio alle sue spalle del piccoletto. Osservò prima Lorien, poi il professore e alla fine, si avvicinò al ragazzino - Vieni figliolo.-

Lorien smise subito di sbracciare.

-Erano tutti molto preoccupati.-

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-Dove sei stato?-
Lorien stava cercando di non morire per troppo stress accumulato, steso sul letto accanto a quello occupato da Harry. Era stato riaccompagnato in infermeria da Silente e mollato con la scusa poco probabile che si era svegliato per un bisogno e in preda alla confusione, non era riuscita a trovare la porta giusta. Si chiuse nelle spalle alla domanda di Harry e il ragazzo sospirò un sorriso stanco - Giusto , non sei un tipo loquace.- torno steso massaggiandosi la fronte.
Lorien si volse a guardare il fratello, girando il capo verso di lui. A pensare che sua madre più di una volta gli aveva detto che aveva la strada spianata verso l’avvocatura visto che era in grado di rigirarsi le persone come voleva con quella sua linguaccia lunga. -Secondo te cos’era quella cosa?- chiese.
-Non lo so.- Harry si strinse nelle spalle osservando il soffitto - E’ stato orribile però.- abbassò le palpebre e Lorien lo vide ritirare il labbro inferiore fra i denti con una smorfia sofferta - Ho sentito una donna piangere, gridare forte, credo che fosse mia madre poco prima di morire…-

 

[L’incanto che uccide mi colpì in piena schiena. Caddì a terra, ma poi mi rialzai subito. Credo di non essere morta perché eravamo in due nel corpo di uno, Lorien. Non so. Sinceramente, non me lo sono mai chiesto. Siamo vivi, è questo quello che conta.]

Lorien udì la voce di Lily lontana nella testa, sfocata dal ricordo. Lui aveva sempre pensato che non era stato solo questo a salvarla, il fatto di essere incinta di lui, e anche suo padre più di una volta aveva provato a far ricerche sui libri magici che nel corso degli anni erano riusciti a radunare. Ma aveva finito con l’arrendersi per via della mancanza di materiale. -Vieni con me.-
Harry sollevò il capo dal cuscino - Dove?-
-Io ho fame.- disse Lorien guardando la porta crucciato. La Chips li aveva confinati in infermeria per tutto il giorno, con l’obbligo di consumare cioccolata come se fosse l’unico cibo - Specifico.- il bambino sollevò l’indice della sinistra con  una smorfietta del naso - Ho fame di qualcosa di sostanzioso.- si tamburellò il labbro inferiore - Tipo uova, salsicce, ste cose così.-
Harry fece schioccare la lingua contro il palato - Effettivamente, pure io ho un languirono.- disse pensieroso osservando la porta dell’infermeria - Ma anche volendo, come usciamo?-

Lorien si tirò su, non poco spettinato , ed Harry si ritrovò a venire attraversato da una violenta sensazione di conosciuto. Perché quella faccetta da schiaffi gli suonava dannatamente familiare? Si alzò anche lui, osservandolo meditabondo.

-A gattoni!- Lorien indicò il pavimento.
-E se ci beccano?-
-Gli diciamo che ho avuto un’altra crisi e tu mi hai seguito.-
Harry sollevò le sopracciglia - A gattoni?- ripeté
Lorien ridacchiò - O andiamo, si vive una volta sola e da quello che si dice, te rischi di non vivere l’adolescenza…- scese dal letto e si accucciò sul pavimento - Vieni?-
Harry lo osservò ancora per un momento, poi allontanò le coperte dalle gambe e scese anche lui sul pavimento, prima in ginocchio, poi appoggiò le mani sul pavimento.

-Dove siamo  diretti almeno?-
Lorien si volse a guardarlo da sopra una spalla –Alle cucine.-

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Intanto, nei pressi della Foresta Proibita, Sirius stava ancora cercando di convincere il suo nuovo amico ad aiutarlo. Il gatto, un micione dal folto pelo rosso, che aveva prelevato da un serraglio stregato qualche mese prima, spostò gli occhi gialli verso Hogwarts, poi tornò al cane accanto a lui. -Cosa dovrei fare di preciso?- ronfò stendendo una delle zampe anteriori, leccandola con cura.
-Entrare nel Dormitorio di Grifondoro…-
-E’ perché dovrei farlo?-
-Perché sono un cane. Un cane MOLTO grande.-
Grattastinchi glissò con una sorta di borbottio di gola -Credi davvero che qualcuno vorrà adottarmi?- quell’umano sarebbe stato davvero capace di mangiarselo dopo averlo comprato. O meglio , dopo averlo avuto praticamente in regalo dalla padrona del serraglio. Meglio non stuzzicarlo troppo.
Sirius fece spaziare lo sguardo fra le studentesse presenti al momento. Era una bella giornata per essere settembre, in Scozia, molte erano stese sull’erba a prendere un po’ di sole intanto che studiavano, o facevano un piccolo spuntino. Sirius indicò al gatto accanto a lui, una ragazzina seduta su una panchina a leggere un enorme libro con la copertina in pelle rossa.
-Prova con lei.-
Grattastinchi ronfò qualcosa.
-Oh andiamo non essere maleducato.- Sirius si spostò per spingere il sedere del gatto con un colpetto del muso. Grattastinchi si alzò, sbattendogli la folta coda rossa sul tartufo, per poi iniziare a trotterellare verso la ragazza indicatagli da Sirius.
Hermione Granger che come al solito, invece di far amicizia, socializzare, comportarsi come una normale tredicenne, se ne stava da sola in un angolo a far la gobba sui libri.
-Certo che con quelle zampette tozze, cammina veramente male.- ridacchiò Sirius con il capoccione sporto per metà da un cespuglio. Si udì una specie di ansimo che pareva una risata e un piccolo bagliore argenteo attirò l’attenzione di Hermione. La ragazza osservò il cespuglio dal quale Sirius era sparito, poi aggrottò la fronte. Stava iniziando a studiare tro…-FRED, GEORGE, LASCIATE STARE QUEL GATTO!-
I due gemelli Weasley avevano afferrato Grattastinchi e se lo stavano passando nemmeno fosse stato una pluffa fatta di pelliccia rossa. La ragazza si alzò, chiudendo il libro che aveva in mano e a parso di marcia attraverso il prato per andare a recuperare quella povera bestiola che miagolava impazzita per la paura- Siete dei vandali!-
 

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Harry osservò il piccoletto che gli trotterellava accanto, storse il naso e quando questo gli offrì un morso del panino che stava mangiando, si allontanò con un verso disgustato - Stai lontano da me con quella roba!- si lamentò sollevando anche una mano. Lorien lo guardò offeso e lui socchiuse gli occhi - Hai dei gusti orribili per il mangiare…- indicò il panino che il bambino stringeva con entrambe le mani - Mi spieghi come diavolo fai?-
-Perché ? E’ buono!-
-Formaggio e pere!?-
-Al contadino non far sapere, quanto è buono il formaggio con le pere.- Harry lo fissò come se fosse pazzo - E’ un proverbio babbano.- gli allungò ancora il panino - Provalo dai!-

-HO DETTO DI NO!-

 

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Severus Piton osservò pensoso i due Grifondoro di ritorno dalla cucina,  gli occhi socchiusi e la fronte aggrottata.  La faccia tosta mostrata da Lorien gli aveva scatenati brutti ricordi. ricordi di una persona che ancora odiava con tutto se stesso. Sospirò voltandosi , ma per poco non cadde all’indietro, a rotoloni giù per le scale  in cima cui era fermo, quando si rese conto che dietro di lui,  c’era Silente a fissarlo in silenzi - Preside!-
Il Preside gli sorrise dolcemente - Ti ho fatto paura?-
-Che succede?- gli chiese Piton, ricomponendosi.
-Dovresti venire con me…-

 

FINE CAPITOLO.

Anticipazione capitolo sette.


Augusta Lupin, vedova Paciock si coprì il viso con le mani, intanto che l’enorme serpente le si avvicinava strisciando sul pavimento lucido. Accucciata in un angolo della stanza, pregò non per venire salvata, ma che Neville non soffrisse troppo la sua scomparsa. Non aveva paura di morire. Aveva perso tutti quelli che aveva amato, il marito adorato, il figlio avuto dopo anni di sterilità e l’amata nuora. Il nulla, la pace, era questo che desiderava da sempre, e ora che Neville era abbastanza grande poteva…
-Mam…- una voce. Un sibilo bestiale- Mamma.-

 

Spazio autrice.

Un Lorien dannatamente simile a James in questo capitolo. Nella speranza che sia stato di vostro gradimento un saluto e un grazie a tutti coloro che leggono, recensiscono  questa mia storia.
Ino chan

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Capitolo 7
*** Capitolo sette. ***


Se non mi do’ una regolata, va a finire che dovrà mettere raiting rosso… :Q___ Siriusss.

 

 

Capitolo sette.

 

 

Andrea Moody ormai aveva perso il conto dei giorni. Non sapeva più da quanto tempo fosse in quella stanzetta scura, e sentiva che sarebbe scoppiata se non fosse uscita entro breve da quelle quattro mura . Seduta su una seggiola, con le mani legate dietro la schiena, era riuscita a portarsi a saltelli verso il camino e a cadere primo vicino all’attizzatoio.  -Ahia!Ahia!Ahia! - si lamentò intanto che cerca di tendere le mani verso la punta affilata dell’arnese, e prese a sfregare forte per cercare di liberarsi. -Maledizione, ma di che…- borbottò cercando di avvicinarsi ancora un po’, puntando un piede a terra e facendo forza per scivolare all’indietro assieme alla seggiola - FATTO!- Si tirò su, a sedere, osservando soddisfatta i polsi finalmente separati. Si tirò su, appoggiandosi con entrambe le mani alla mensola del caminetto, quando la porta della stanza si aprì e Sirius entrò tenendo sotto il braccio un fagottino.

-Che cavolo?-

 

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Un Potter non dimentica. Mai. In qualsiasi situazione si trovi, se qualcosa colpisce la sua attenzione, la chiude a chiave in qualche cassettino della memoria e la ripesca quando meno uno si aspetterebbe. Hermione lo fissò perplessa, intanto che Ron faceva il giro del tavolo e si sedeva accanto a lui, lontano dalla bestiola ronfante che la ragazza teneva accoccolata in grembo. Dopo averlo salvato dai gemelli, Hermione aveva deciso di tenere Grattastinchi, che lei aveva ribattezzato Melin, con sé. Ma stranamente, il caro animaletto aveva sviluppato una tremenda avversione per Ron, tanto da provare a saltargli addosso, quasi ogni volta che lo vedeva.
-Sai….- fece la ragazza intanto che il rosso cavava dalla tasca della borsa un sacchettino di Api frizzole e lo apriva con uno strattone - Quel ragazzino ha un viso familiare.- Harry sollevò le sopracciglia intanto che pensava un paio di dolcetto da Ron e se li portava alla bocca -…Me ne sono accorta il giorno della partita. Quando gli sono caduta addosso.-
“Quindi non è solo secondo me ad avere una faccia familiare.” Si disse Harry intanto che Ron si girava in modo da avere il sacchetto di Api solo a sua portata. -Avido.- gli soffiò contro mandando giù il dolcetto, e quindi atterrando sulla seduta della seggiola con un leggero tonfo che gli sollevò la frangia - E’ che…- fece tornando ad Hermione - Non sono mai stato portato a far amicizia in fretta…- Ron era l’unico a cui riusciva a dare confidenza senza starci troppo a pensare, con Hermione, forse perché era una ragazza, era più tirato nei comportamenti certe volte. -Eppure con lui…-

“Mi sono trovato bene …”


-Ti sta simpatico…- fece Ron a una decina di centimetri dalla sedia - …Che problema c’è?- si chiuse nelle spalle pescando un altro paio di api - Ginny lo adora, probabilmente è uno di quei tipi che suscitano subito simpatia.- Hermione gli lanciò uno sguardo e si ritrovò ad annuire alla sua spiegazione - Senza contare che è piccolo...- continuò intanto che Ron inghiottiva aiutando con un paio di colpetti sul petto - …Magari, ti fa anche tenerezza.-
Harry scosse il capo , no, non era per quello. Appoggiò le mani sul tavolo e si alzò, cercando lo sguardo prima di Ron, accanto a lui, poi di Hermione - Mi aiuterete o no?- chiese. I due si scambiarono una faccia perplessa e alla fine si limitarono ad annuire - Giusto per aiutarti a mettere il cuore in pace.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Anchilosata com’era dal periodo di immobilità a cui era stata costretta, Andrea non era riuscita a reagire quando si era vista Sirius piombarle addosso e senza poter fare niente, si era ritrovata schiacciata fra l’uomo e il muro con le braccia sollevate verso l’alto e i polsi serrati tanto da farle male.
-Andrea…Perché non mi vuoi ascoltare?-
Erano giorni che provava a parlare e che quella maledetta testona lo rifiutava con il piglio di una tigre. Digrignò i denti in una smorfia irata, la staccò dal muro e con uno spintone la buttò sul letto. Aveva detto che la pazienza era diventata la migliore delle sue virtù, beh, aveva mentito. Da quando, tredici anni prima, era scampato alla cattura e aveva iniziato a vivere da fuggiasco, la sua scorta di pazienza si era lentamente andata esaurendo.
Odiava il fatto di essere stato additato come assassino dalle persone che dicevano di conoscerlo meglio di chiunque altro che lui aveva amato più di chiunque altro. Si avvicinò al letto, dove Andrea stava spostandosi a gattoni e quando la ragazza si volse, l’afferrò per un piede e la tirò verso di lui. La ragazza si ritrovò di spalle al materasso , e un secondo dopo, bloccata dall’animagus.

-Che vuoi fare?-

Sirius la fissò. Respirava a fatica tanta era la rabbia che sentiva in corpo.
Le strinse la mano destra attorno al collo, e la guardò portare le mani al suo polso per cercare di fargli mollare la presa - Non sono stato io a vendere James e Lily a Voldemort.- mormorò e Andrà gli rivolse uno sguardo sbalordito. Non gli credeva
- … Se tu mi lasciassi parlare, potrei provarti quello che dico.-

Andrea ancora non pareva convinta.
Sirius ritirò il labbro inferiore fra i denti, le mollò il collo e poggiò le mani ai lati del capo della ragazza, la fronte sul suo petto - Ti pregò.- bisbigliò - Un tempo, dicevi di volermi bene.-

-Sirius.-

-Aiutami…-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-



Ron si battè una mano sulla fronte, intanto che Crosta spuntava con il musetto baffuto dalla tasca interna del suo mantello. Lo diceva lui che Harry stava esagerando, ed infatti. Si era infilato nella camera che Doyle divideva con altri tre del suo anno e dopo dieci minuti ancora non usciva. “Se ci beccano, sai che figura?” disse al topolino che ricambiò con uno sguardo. a volte quella bestiola sembrava umana.
Si avvicinò alla porta, bussò un paio di volte e ficcò la testa dentro - Che diavolo stai facendo?- 
Harry era accucciato ai piedi dell’ultimo letto da sinistra e teneva sulle gambe una scatola di metallo con un cervo intarsiato. Sollevò gli occhi verso Ron e con un cenno della mano gli fece segno di avvicinarsi a lui -…Sono piene di pozioni.-
Ron si affacciò da sopra la sua testa - Magari si è allontanato dall’infermeria per queste…- disse afferrando una provetta  dalla scatoletta e rigirandola fra le dita - Forse sono medicine.- abbassò gli occhi verso Harry.
-No Ron, se fossero medicine, Madama Chips se le sarebbe fatte portare…-
Ron sollevò le sopracciglia - Effettivamente.- disse inclinando leggermente il capo. Stappò la provetta, annusò arricciando comicamente il naso e si ritirò con una smorfia -Ew..- sibilò - Se il sapore riflette l’odore, poveraccio.-
-Dici che se glie la portiamo…-Harry fissava la provetta nelle mani di Ron - Hermione potrebbe capire che c’è dentro?- guardò l’amico chiudersi nelle spalle e decise lui per entrambi. Chiuse la cassetta, la infilò di nuovo sotto al maglione dove si trovava e afferrò il coperchio del baule con entrambe le mani. Fu in quel momento che notò una piccolo strappo nella stoffa che ricopriva il coperchio. Infilò due dita della destra, intanto che con la sinistra continuava a tenere il baule aperto e tirò fuori una foto spiegazzata.
Babbana, visto che i personaggi li ritratti non si lamentarono per via del brusco strattone, mostrava un  ragazzino di cinque o sei anni, seduto fra mamma e papà. Lorien? No. IL bambino aveva i capelli neri, corti,  spettinati come se si fosse alzato dal letto in quel momento (o come lui) e gli occhi nocciola. Harry lo fissò interdetto, per poi passare ai genitori.

-Oh mio…-

-Harry?- chiese Ron da vicino alla porta. Harry sollevò verso di lui uno sguardo prima confuso, poi costernato e alla fine dannatamente ferito e un secondo dopo, Ron vide due grosse lacrime formarglisi agli angoli delle ciglia e cadere lungo le guance. In un secondo si dimenticò della paura di venire beccato e gli si avvicinò, gettandosi con forza sulle ginocchia, vista la foga. -Harry, che c’è? Perché piangi?- la testa dell’amico gli atterrò sul petto. Lo strinse a sé per riflesso, poggiandogli una mano sul capo e allungandosi gli strappò la foto di mano.

-Questi assomigliano…- disse osservando gli adulti nella foto - Più grandi, ma sembrano proprio…-

-…Mio padre e mia madre.-

 

 

 -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

“Chissà se sono veramente fratelli.”

Nonostante fossero molto simili fisicamente parlando, Regulus Black sembrava l’antitesi perfetta di Sirius. Tanto il fratello maggiore era chiassoso nei modi fare, il minore pareva posato e controllato. Bastava guardare i due differenti modi di mangiare. Lily sorrise appoggiata al battente della porta con una spalla. Regulus che sorseggiava la minestra senza far rumore, era lontano anni luce da Sirius che faceva volare briciole in ogni direzione. L’uomo sollevò gli occhi verso di lei, fermando il cucchiaio a metà strada e sollevò un sopracciglio -Cosa?- gli chiese e con il dorso della mano libera si strofinò la bocca - Sono sporco?-


“Sono, davvero fratelli.”

 

Lily si avvicinò al letto in mezzo al quale Regulus era seduto e afferrò la pediera con entrambe le mani - Ti credevo morto.- disse osservandolo. Il ragazzo, perché sembrava davvero giovane nonostante quella barba e la chioma con qualche capello grigio, scoppiò a ridere - Senti da che pulpito Evans.- disse affondando di nuovo il cucchiaio nella minestra - Tu dovresti essere morta da dodici anni.- Crucciò con la fronte - O sbaglio?-

Lily arrotondò le labbra - Touché.- per poi tornare a guardarlo - Cos’è il medaglione che hai al collo?- Regulus abbassò gli occhi - Lo tenevi in mano quando ho fatto fuggire i Mangiamorte , e anche nella febbre, non l’hai mai mollato.- tanto che non era riuscita a vedere bene come fosse fatto.
-La nostra fine, se non troviamo il modo per distruggerlo, Lily.-


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Occorrevano sacrifici. Occorrevano morti, per questa ragione Nagini era stata lasciata libera e portata fra i maghi. Per questo motivo non era più confinata nel sotterraneo di Malfoy Manor e si trovava accanto a Lucius. Il mago  le indicò la casa di fronte alla quale erano fermi con un cenno  e  il serpente prese piano a muoversi sull’erba.
Augusta Lupin, vedova Paciock si coprì il viso con le mani, intanto che l’enorme serpente le si avvicinava strisciando sul pavimento lucido. Accucciata in un angolo della stanza, pregò non per venire salvata, ma che Neville non soffrisse troppo la sua scomparsa. Non aveva paura di morire. Aveva perso tutti quelli che aveva amato, il marito adorato, il figlio avuto dopo anni di sterilità e l’amata nuora. Il nulla, la pace, era questo che desiderava da sempre, e ora che Neville era abbastanza grande poteva…
-Mam…- una voce. Un sibilo bestiale- Mamma.-

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo otto ***


Rivelazione sconvolgente. Capitolo corto, ma  mi son fatta paura da sola quando l’ho riletto O___O Inizio a pensare che ci sia qualcosa di tremendamente sbagliato in me… Nb: La canzoncina fischiettata da Lorien NON mi appartiene. @ Disney. Bianca e Berny

Aiuto!

 

Capitolo otto.

 

 

Augusta si irrigidì, le mani strette a  pugno premute sugli occhi. Quella voce. Mai nella sua vita avrebbe potuto dimenticarla.  Prese fiato, e  piano volse il capo verso quel lento respirare. Nagini era di fronte a lei, la osservava con quegli occhi azzurri che per molti erano stati specchio di morte. La donna  si allungò leggermente verso di lei,  quel colore, quella tonalità di azzurro. Mai nella sua vita l’aveva più rincontrata. Nemmeno negli occhi di Neville, l’unico bene prezioso che la teneva ancora legata a … -Non può essere vero.-
Tese le mani, tremando, verso il muso del rettile che la fissava. Riusì a sfiorarlo con le punte delle dita, prima che questo si ritirasse e  con guizzo si avventasse verso il servo di casa. Julias che venne sbattuto a muro e  morso ripetutamente al collo. La donna mandò un secondo urlo di orrore, e cadde svenuta sul pavimento, mentre il povero vecchio stramazzava al suolo ferito mortalmente. Il serpente, volse il capo verso Augusta, poi prese a strisciare di nuovo verso l’entrata della casa, attraverso la porticina del cane che aveva usato come ingresso.
-Bravissima.- disse Lucius intanto che puntava la bacchetta verso la casa. Una voluta di fumo argenteo filtrò da sotto un imposta e lesto il Mangiamorte cavò da una tasca del mantello una provetta e la privò del tappo. -Lo spirito vitale di Augusta Paciock.- disse osservando il serpente che si stava acciambellando accanto a lui.
Nessuno ancora poteva immaginare quanto più potente della magia fosse l’amore che lega la madre al proprio figlio. Nessuno.  Nagini, continuò ad osservare la casa da dove era uscita e poi si volse assieme a Lucius

 

-E ora … Da Lupin.-

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Sirius osservava con ansia cosciente  il viso di Andrea. Le aveva appena spiegato tutto, di come fosse diventato Animagus al quinto anni di scuola assieme a James e Peter, dei suoi sospetti su Remus dopo Hogwarts, e di come lui e Peter si fossero scambiati di posto come custode dell’incanto Fidelius.  - Allora?- la incalzò ritirando il labbro inferiore fra i denti -Mi credi?-

-…Come  hai scoperto dov’era Peter?-

Sirius infilò la mano nella tasca del  giaccone e  batté sul tavolino una foto magica che pareva tratta dal “Profeta” La ragazza si allungò a prenderla. Mostrava tutta la famiglia Weasley al completo e il piccolo della casa aveva sulla spalla un ratto bello cicciotto. Andrea se la rigirò fra le mani, studiandola con le sopracciglia aggrottare - Come hai fatto ad averla?- chiese sollevando lo sguardo verso di lui.
-Sono un drago negli incantesimi di Memoria…-


…Era così che aveva avuto Grattastinchi.


La ragazza annuì con un sospiro , e poi, lentamente molto lentamente,  Sirius vide un sorriso spuntarle sul viso. Sentì il cuore alleggerirsi  di una decina di chili, gli credeva. Finalmente gli credeva - Cosa posso fare?- la sentì chiedere e prima che se ne rendesse conto, si era allungato verso di lei, l’aveva presa per le braccia e   se l’era tirata addosso.
Un abbraccio attraverso il tavolino che li separava, le appoggiò il viso sulla spalla e la sentì tremare leggermente.
“Per Godric, avevo dimenticato il suo buon odore di…” finì il pensiero con un urlo di dolore -…MIELEEEEE!!!- visto che Andrea se lo levò di dosso spingendolo con la sua solita grazia. Sparì oltre il bordo del tavolo e si ritrovò a fissare il soffitto con un dolore allucinante alla nuca che cadendo aveva battuto - Sempre la solita violenta, Pagnottella!-

-NON MI CHIAMARE PAGNOTTELLA, CAGNACCIO!-

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“…La fede è un uccellino blu
Che vedi distante
Non puoi averlo o comprarlo
Non si fa catturare
Però c’è ed è proprio lui
Che fa tutto avverare…”


***

 

Severus Piton chiuse gli occhi con un sospiro e appoggiò la tempia contro la parete  su cui aveva trovato sostegno.  Era appena uscito dall’ufficio di Silente. Ancora una volta nell’arco di un paio di giorni lo aveva obbligato a ripetergli che Lily era viva, che in quegli anni l’aveva pianta senza motivo e, nemmeno a farlo di proposito si era imbattuto in Lorien. Quella  canzoncina  fischiettata, Severus l’avrebbe riconosciuta ovunque. Era stata Lily ad insegnargliela, tanti, tanti anni fa. Quando ancora erano dei bambini, quando ancora James Potter non era entrato nella loro vita.

“Allora è veramente figlio di Lily.”


Harry non era stato un errore . un incidente di percorso . Harry, così come quel ragazzino , era l’ennesimo no di Lily al suo amore. Ai suoi sentimenti per lei. strinse i denti e fissò lo sguardo sul ragazzino che fischiettando gli passò di fronte. Lorien avanzò di altri due passi dopo averlo superato, si bloccò, e si volse a guardarlo da sopra una spalla - Buon pomeriggio.- lo salutò.


“Arrogante come il padre.”

Lorien si guardò attorno, stranito dall’espressione di puro odio che rattrappiva i lineamenti dell’uomo. Ok, si era comportato male con lui, quando era scappato dall’infermeria e lui l’aveva beccato. L’aveva preso in giro, ma … Guardarlo come se volesse voluto ucciderlo era un po’ troppo, no? - Che…- deglutì a vuoto - Che ho fatto?- chiese  cercando allo stesso tempo di capire se magari il pipistrellone (Severus) fosse arrabbiato per fatti suoi magari.

-La stessa faccia tosta di tuo padre…-
Lorien sentì la mascella frantumarsi per quanto aveva spalancato la bocca . come diavolo faceva a sapere? Per la miseria, Silente lo voleva morto avvelenato a quanto pareva. Visto che non era il prezioso Bambino Sopravvissuto, Piton non avrebbe avuto nessuno scrupolo a farlo fuori.


Correva troppo con la fantasia? Forse…
Stava di fatto che sentiva le ginocchia tremargli.

 

Lo guardò voltargli le spalle e si portò una mano sotto al mantello, per controllare lo stato della stoffa dei pantaloni. Oh bene, era stata un impressione, non se l’era fatta addosso. “ Porca miseria.” Recuperò il libro che aveva fatto cadere per la sorpresa “…  Che brutta giornata …”


…E ancora non aveva visto niente.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Rassicurato dal fatto di essere creduto da qualcuno, Sirius si era addormentato con un sorriso  sul viso. Aveva rivelato ad Andrea dove si trovavano ( ovvero nella Stamberga Strillante) e che se voleva andarsene, ormai era libera di farlo. Gli bastava avergli instillato il dubbio. Andrea , dal tavolino, lo guardò voltarsi sul materasso e appoggiò il viso nel palmo della mano destra. La storia che Sirius le aveva raccontato, quadrava, le aveva detto anche che aveva un amico che lavorava per portargli Minus, che doveva solo avere fiducia in lui. Ma non era tranquilla
“Un reato l’ha commesso…” sbuffò tamburellando il tavolino con l’indice della mano libera “ Mi ha rapita.” E Alastor Moody non avrebbe avuto pace fino a che non glie l’avrebbe fatta pagare cara ed amara per questo. Tirò versò il basso la manica destra  e scoprì il polso. Una profonda ferita da taglio le segnava il polso , proprio come l’altro, anche se quella al braccio sinistro, era più vecchia rispetto all’altra.


“Mi ha fatto male…”
…però gli credeva.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

La prima cosa che Lorien aveva visto entrando in camera, stranamente, non era stato Harry seduto sul suo letto. O Ron, che lo fissava come se fosse un mostro. No, era stato il baule aperto e le pozioni rovesciate sul pavimento.  Solo dopo aver inquadrato quel macello, si era resto conto del resto, e della foto stretta fra le mani del giovane Cercatore “Lo sapevo che non avrei dovuto portarla.” Si disse con la mano destra ancora al pomolo della porta.

-Come ti chiami?- gli chiese Harry mortalmente calmo, nonostante quegli occhi rossi che suggerivano tutt’altro stato d’animo. Lorien abbassò lo sguardo in colpa. -Come.Ti.Chiami?-

-Lorien.-

Ron si avvicinò al letto dove Harry era seduto - Lorien, come?-
-Lorien Potter.-


Fine capitolo.

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Capitolo 9
*** Capitolo nove ***


Commenti. Critiche. Consigli. Richieste sono ben graditi. :D
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Capitolo nove.

 

 

Mai mettere nella stessa stanza due Potter incazzati. Mai.
Questo era l’appunto mentale che Ron Weasley era riuscito a prendere, un secondo prima di venire spedito sul pavimento con le costole  quasi incrinate per via di una pedata di Harry e  con la mascella spostata di qualche centimetro  per via di una gomitata di Lorien. Si strinse il mento fra due dita della mano destra, facendo smorfie con la bocca, poi si alzò, toccandosi il fianco indolenzito, palpandolo come per assicurarsi che nessun osso sporgesse. Per la miseria, quei due erano proprio uguali, quando erano arrabbiati non guardavano in faccia nessuno!
-Harry!- che poi era stato quello ad attaccare briga, visto che aveva iniziato a vomitare improperi verso i suoi genitori. Li  aveva appellati con aggettivi davvero offensivi e Lorien gli era saltato al collo come una iena - SMETTILA MALEDIZIONE!-
Girò attorno ai due fratelli,  attese che i due rotolassero in una posizione a lui favorevole e si chinò ed afferrò il più piccolo del due, Lorien, che iniziò a scalciare per farsi mollare, ma era talmente basso e smilzo, che non poté fare altro che farsi portare via da Ron. -  Non osare più dire quelle cose su mamma e papà!- sbraitò verso il fratello che si tirò a sedere - MAI !-
Harry lo fissò come se avesse voluto ucciderlo e per un momento Ron temette che mettesse mano alla bacchetta, colpendo entrambi. Si limitò invece a digrignare i denti e a soffiare verso il fratellino - E’ vero! Si sono liberati di me!-  senti di nuovo le lacrime montare e con gli occhiali di traverso sulla faccia, piantò gli occhi a terra - Si sono liberati del figlio maledetto, e si sono fatti il bimbo perfetto che meritavano fin dall’inizio.-
I presenti alla scena, ovvero gli studenti che si erano accalcati all’entrata della stanza per seguire la scazzottata fra Potter e Doyle parvero rabbonirsi, anche se non sapevano che cosa stava succedendo, quell’espressione sofferente avrebbe intenerito anche un blocco di cemento.
Lorien lo fissò ad occhi sgranati -FA SILENZIO!-
Harry tornò a guardarlo, strabiliato.
-NON CAPISCI MALEDIZIONE!- agitò i pugni il piccoletto, scalciando furiosamente, stavolta per nervi e non per farsi mollare da Ron che ancora lo teneva a sé - Io sono il figlio di ripiego!- gridò  con tutto il fiato che aveva in corpo- SONO IOOO!-
Harry sentì le labbra socchiudersi per la sorpresa - Mamma piange ogni notte, io la sento dalla mia camera…- gli occhi di Harry si spalancarono -…  E papà, mi chiama Harry quando la ferita alla gamba gli da febbre.- Ron finalmente si decise a mollarlo e il bambino si strofinò la faccetta con le mani, per poi andarsene verso la porta, dove si fece largo fra la folla di curiosi a suon di spintoni
.

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Una rissa al dormitorio di Grifondoro era già un pettegolezzo succulento, figuriamoci se addirittura Silente che si porta via uno dei due contendenti, sotto lo sguardo  costernato dell’intera Casata.
Harry sollevò gli occhi verso Silente che gli teneva paternamente un braccio attorno alle spalle e sospirò un - Lei sapeva che i miei genitori sono vivi?- gli chiese aspettandosi ovviamente una risposta affermativa. Era impossibile che quell’uomo fosse all’oscuro di una notizia di simile portata. Infatti il Preside annuì con un lieve cenno del capo - E perché non me l’ha detto?-
-Perché ci sono molte cose che nemmeno io so.-
Harry lo guardò perplesso, erano arrivati nell’ufficio di Silente e il mago si era chinato ad afferrare una manciata di Polvere Volante dal secchio accanto al camino.
-Come tua madre si sia salvata, nonostante incassò davvero un Anatema che Uccide, al posto tuo.- ad esempio. Erano anni che Silente  cercava di capire come  Lily e Lorien fossero sopravvissuti, cosa avesse impedito all’Avada Kedavra di uccidere entrambi o magari solo il bambino.
-Vieni?- chiese Silente, voltandosi verso di lui.
-Dove?- chiese Harry allargando gli occhi.
-Dai tuoi genitori.-

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Sirius aprì gli occhi con un sospiro e immediatamente tese il braccio attraverso il letto. Si era steso vicino ad Andrea per riposare un poco, e invece si era fatto una bella dormita. Tirò su la testa e batté le palpebre osservando lo spazio vuoto accanto a lui. -Dov’è?- si chiese e istintivamente guardò verso il camino.
L’aveva slegata, dopo che gli aveva detto di crederlo, ma forse gli aveva mentito. Lo aveva solo assecondato per poter fuggire. Maledizione, a poco si sarebbe ritrovato assediato da Auror incazzati neri.
Si tirò su e come in un incubo avvertì dei rumori fuori la porta. Fruscii di una persona che cammina in punta di piedi per farsi beccare  “Mi ha tradito!” si disse in un sibilo afferrando la bacchetta.  Si addossò al muro accanto alla porta e osservò la maniglia abbassarsi. Doveva attaccare prima lui, sfruttare l’elemento sorpresa. Prese fiato e si avventò  sulla persona che entrò spiccicandola fra lui e il muro .
Era bionda, non molto alta ed emanava un vago profumo di miele.

-Andrea?-

-E chi altri se no?Hagrid in perizoma?-


La fissò a occhi spalancati. L’aveva presa per il collo con la mano destra e per un braccio con la sinistra, le stava completamente appiccicato e beh, sentiva che la piccola sotto quegli abiti troppo larghi doveva avere un corpicino niente male. Né troppo magro, né troppo grasso, proprio come piaceva a lui.

-No cioè, pensavo…- guardò in basso in preda alla confusione e sollevò un sopracciglio alla vista delle gambe scoperte della ragazza - Perché indossi la mia maglietta?- correzione - Perché indossi SOLO la mia maglietta.-

Andrea anche abbassò gli occhi . Aveva infilato una maglietta che aveva trovato a cavallo dell’anta dell’armadio. Grigia con una scritta sulla schiena, chiaramente di foggia babbana - Ho fatto la doccia, ho visto che il bagno funzionava ancora, così…- In quei giorni al massimo Sirius l’aveva accompagnava al bagno, non l’aveva fatta di certo lavare e aveva un odore buono per rivaleggiare con
un troll .

-OH…- Sirius tornò a guardarla, con una stranissima faccia fra il deluso e il sollevato - Allora non abbiamo fatto roba e l’ho dimenticato.-

Andrea letteralmente avvampò -CERTO CHE NO, MALEDIZIONE!!!-

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Nonostante il carattere poco incline al raziocinio, Alastor Moody non era mai stato  avventato sul lavoro. Non si era mai fatto prendere dai sentimenti e dai desideri di vendetta. Nonostante , negli anni, avesse visto cadere maghi a lui caro, suoi amici, suoi discepoli, ma stavolta era diverso….
Stavolta era SUA figlia ad essere in pericolo .
Stavolta avrebbe ucciso chiunque gli fosse capitato davanti, anche a costo di finire ad Azkban per abuso di potere.
-Malocchio.- esclamò Tonks accanto a lui.
-…- nessuna risposta.
-Malocchio!!!-
Solo una breve occhiata data con l’Occhio Magico. Quindi abbastanza inquietante, se vogliamo. Il giovane Auror, si ritirò leggermente, ma poi riprese coraggio. Puntò un dito verso il basso e disse tutto d’un fiato - Togligli la testa dall’acqua, se lo affoghi non saprai nulla!-

Malocchio sbuffò, strinse la presa attorno alla spalla del mago che si dibatteva  con la testa infilata in un secchio di acqua putrida e lo tirò su. questo,  si passò due dita sugli occhi per ripulirli dalla melma.

-Sei un assassino, Alastor!-

-Poche chiacchiere Mundungus.- disse questo aggrottando le sopracciglia - Ti abbiamo beccato a casa di Lupin e sappiamo tutti come lavori. Tieni d’occhio la preda per giorni prima di tentare il colpo.- ma visto che non era a conoscenza della vera natura di Remus, l’aveva trovato a casa a smaltire i postumi della trasformazione in licantropo, quando invece sarebbe dovuto essere già al locale - Quindi, facendo i dovuti calcoli, dovevi essere appostato nei pressi di casa di Remus, quando Andrea è stata rapita.-

Tonks rispose con un mezzo sorrisetto allo sguardo di aiuto di Dug - Se ci dici quello che sai…- lo blandì chinandosi su di lui, le mani appoggiate sulle ginocchia - Ti prometto che passeremo sopra al tentativo di furto ai danni del nostro amico.- Malocchio annuì strizzando la spalla di Mundungus fra le sue dita tozze e callose - Ma altrimenti…- La strega si tirò su alzando le mani - Ti lascio solo con lui.-

-NO!-
-Allora dicci quello che sai…- disse Dora  incrociando le braccia  al petto -Perché sai qualcosa, solo uno molto spaventato sputa la Veritaserum addosso a Malocchio.-

-Black.- esclamò all’improvviso il Mago a terra.

I due Auror si fecero attenti - Come scusa?- chiesero quasi in coro.

-Se l’è presa Sirius Black tua figlia, Alastor!-

 .-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

 

A pensare che si era scapicollata da Remus in cerca di aiuto.
Tonks osservò il Licantropo sbiancare, tanto da far concorrenza al muro dietro di lui e cercare a tentoni la  maniglia della porta dietro di lui, in un disperato tentativo di tenersi in piedi. - Sirius?- ripeté ancora una volta - Sirius ha rapito Andrea?- 
Abbassò gli occhi sul pavimento. Una volta Sirius Black sarebbe stato totalmente innocuo per Andrea, ma adesso, dopo  tutto quello che era accaduto. Non sapeva dire con certezza che fine avesse fatto la ragazza.

-EHI!- esclamò Tonks sventolandogli una mano davanti al viso.
-Co…Cosa?- chiese l’uomo sollevando lo sguardo color miele verso di lei.
-Sai dove potrebbe nascondersi?-  gli ripetè ancora una volta, pregando che stavolta le rispondesse…

 

-No, ma…- Remus si lisciò il mento con due dita - Forse, potrebbe essere passato da lì…-

 

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Intanto che Lorien, nascosto in guferia osservava i suoi capelli tornare neri e i suoi occhi nocciola. Harry atterrò in un piccolo salotto arredato nelle tinte del rosa con mobili di legno chiaro. Silente gli appoggiò una mano sulla spalla - Coraggio, andiamo.-

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Capitolo 10
*** Capitolo dieci ***


 

CAPITOLO DIECI.

 

 

Dopo i primi secondo di smarrimento dovuti all’uso della Polvere Volante, Harry si guardò attorno, abbacinato dal brusco cambio di illuminazione.  Una lampada con il paralume in vetro colorato, una poltrona di pelle consunta, un televisore vecchio di anni. Non c’erano bei mobili in quella piccola stanza, ma c’era un buon odore di pulito, questo sì. Harry mise a fuoco le due finestra spalancate, una alla sua sinistra che dava su un piccolo orticello, e un’altra su una stradina lastricata con ciottoli di diverse dimensioni - Siamo a Londra?- chiese a Silente, stropicciandosi gli occhi con due dita della sinistra a strofinare sulle palpebre.
Silente annuì avanzando nella stanza - Siamo nei pressi del Porto.- pose la mano destra a coppa accanto all’orecchio - Sentì? Una nave sta attraccando.- guardò il ragazzo aggrottare la fronte e poi girarsi verso la finestra a nord, quella che dava sull’orto che Lily curava di persona per passare il tempo - Privet non è lontana da qui.-
-Lo so…- fece Silente spostandosi da davanti al camino.
Sembrava che tutte le finestre della casa fossero state spalancate. Harry non aveva mai visto stanze più luminose e arieggiate. Zia Petunia, a Privet non faceva altro che urlargli di chiedere, per non fare corrente ! Seguì Silente guardandosi bene attorno stavolta, c’erano solo un paio di foto alla parete. Una del matrimonio, con Lily che sorrideva al braccio di James, il capo appoggiato alla sua spalla e un’altra di Lorien in divisa da calcetto accanto a James.
Erano davvero loro, i suoi genitori.
Erano vivi!



“Perché non mi hanno tenuto con loro?”

 

-James!-
Harry sgranò gli occhi. Quella voce, l’aveva sentita solo una volta, urlata nella sua testa quando quella cosa incappucciata l’aveva avvicinato in volo durante la partita di Quiddicht - Per quale motivo c’è solo un calzino qui?!- La voce veniva dal piano superiore della casa, Harry sollevò gli occhi verso le scale e inconsciamente arretrò quando un paio di pantofole spuntarono attraverso i pioli della ringhiera seguite da un pantaloni di stoffa di colore nero. Tirò ancora più su gli occhi e con la stessa espressione sconvolta, rispose allo sguardo di James che era rimasto inchiodato sul pianerottolo.

-Harry?- 

Aveva un tono di voce basso, leggermente roco.  Gli donava. Harry annuì con un cenno del capo, senza riuscire a far altro che guardarlo, studiare ogni particolare del suo viso. Sembrava davvero giovane, le foto non gli rendevano per niente giustizia, dal vivo, si vedeva proprio che era quasi un ragazzino. James scese un gradino, reggendosi al corrimano, lo sguardo ora verso Harry, ora verso Silente. Si volse e -Lily, vieni qui!-

-Che vuoi?- gli rispose la donna.

-VIENI QUI!-

Lily spunto dalla prima rampa di scale. Harry la seguì mentre la scendeva muovendo il capo, fino a quando non arrivò accanto al marito. La guardò mollare la cesta dei panni e portarsi le mani alla bocca alla sua vista  -Harry!- Scese tre  gradini di corsa, ma si arrestò quando il figlio ritirarsi per portarsi alle spalle di Silente, gli occhiali a metà naso per via di quel brusco movimento all’indietro. - Caro…- si volse verso James e questo scosse il capo. Si vedeva lontano un miglio che Harry non era felice di vederli quanto loro erano di vedere lui.

 

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

-Harry!Harry!- Hagrid agitò la manona verso il ragazzino che stava scendendo la scaletta in pietra che dalla scuola portava alla sua casetta. Si bloccò, però quando questo si bloccò e si volse verso di lui a guardarlo da sopra una spalla. Il mezzo gigante fece cadere il braccio -James?- disse sorpreso, avvicinandosi per vederci meglio. Lorien rimase ad osservarlo da metà scale e quando Hagrid socchiuse le labbra in un espressione sbalordito, si strinse nelle spalle con un sorriso.
-Ciao.- lo salutò.


“Dovrò farci l’abitudine, credo, a questo tipo di reazioni.”

-Tu chi sei?- la voce dell’uomo era appena udibile da sopra la brezza che sempre spirava in quel particolare punto del prato. Lorien socchiuse leggermente gli occhi nocciola, prima di voltarsi i due che l’avevano seguito -Lorien. - rispose comunque. Hermione e Ron si bloccarono strattonandosi a vicenda, il ragazzo tentò un sorriso verso quella faccetta imbronciata.
Cavolo, era proprio piccolo, pure per uno di undici anni, ma come  diavolo aveva fatto Harry a pestarlo a quel modo? - Senti, perché non vieni con noi?- gli chiese scendendo altri due gradini - Quei lividi lì.- lo indicò al viso con un cenno della testa - Non sono belli da vedere.-

-Che vi importa dei miei lividi ?- gli chiese Lorien, lo sguardo color castagna ora verso i lui, ora verso Hermione. Non era uno sciocco, lo sapeva che quei due l’avevano seguito per sapere come fosse possibile che i Potter fossero ancora vivi.
TUTTO il mondo magico sapeva che erano morti la notte di Hallowen dell’81.
Hermione si mordicchiò il labbro inferiore. Era meno ingenuo di quanto pensasse per essere un bambino di undici anni - Vogliamo parlare un po’, vuoi?- gli chiese materna.

-NO.-

-Lorien.-

-Fatevi gli affari vostri!-

 

 .-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

A differenza del fratello, Harry avrebbe pagato oro perché Ron e Hermione fossero con lui in quel momento. Voleva sapere la verità, per quale ragione i suoi genitori lo avevano lasciato dai Dursley se erano ancora vivi ,  ma ogni volta che James provava ad aprir bocca, lo zittiva con un imprecazione. 
-SIETE VIVI! SIETE VIVI E MI AVETE LASCIATO CON QUELLI!-
Lily si avvicinò al figlio, tenendo le mani una dentro l’altra - Lo so, che sei arrabbiato.- cercò di prenderlo per le spalle, ma il ragazzino si divincolò e camminò all’indietro di una decina di passi. Lanciò uno sguardo a Silente, che osservava la scena senza dire una parola, poi a James, appoggiato ad una mano al tavolino.
-Come è andata!? LO SO COME E’ ANDATA!- Harry sentì la rabbia montare, gli occhi scivolarono ancora sulla punta del naso e stavolta non li spinse indietro con un colpetto sulla montatura. Li afferrò e li sbatté a terra con una forza micidiale - Vi siete liberati di me! Avete avuto Lorien, e vi siete scordati di me!-
James lo fissò scioccato, Lily si portò una mano al petto, quasi le avesse dato un pugno in quel punto -NO!- risposerò praticamente in coro. Lily si avvicinò ancora al figlio e cercò ancora di prendergli le spalle fra le mani. Ma Harry la respinse ancora. Era talmente fuori di sé , da non capire che stava rifiutando quello che per anni aveva desiderato…

…Il tocco di sua madre.

-Ascolta, prima di odiarci…- James avanzò facendo scorrere la mano sul tavolino. - Facci spiegare che è successo.- si chinò a raccogliere da terra gli occhiali di Harry e continuò osservandoli crucciato - Lo so che le apparenze sono contro di noi, ma ti prego…- tornò a guardarlo supplice - Devi sapere come è andata.-

 

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

 

Anche se aveva rifiutato l’aiuto dei due del magnifico Trio, Lorien non poteva negare di aver bisogno di aiuto. Aveva un male assurdo al labbro inferiore e poco sopra l’occhio destro. Harry gli aveva tirato due pugni e due volte aveva fatto c’entro.
Era accucciato sul lavabo del bagno, attorno a lui Mirtilla svolazzava urlacchiando. Sollevò la testa reggendosi il labbro inferiore fra due dita - Ma tu non infesti il bagno delle ragazze?- le chiese strizzando gli occhi in risposta allo schizzo d’acqua provocato dal fantasma che s’era appena tuffato nello scarico del lavandino accanto al suo. O almeno così suo padre gli aveva raccontato da piccolo.

-Sì, ma tu sei così carinoooooooo.-

Lorien sollevò gli occhi al soffitto  - Oh fantastico, ho fatto colpo!-
Tornò a buttare acqua sulla ferita al labbro, bagnandosi il cravattino e il davanti del maglione a chiazze. Il fantasma sbucò solo con la testa sopra di lui - Con chi ti sei picchiato?-

-Harry Potter.-
-IL MIO HARRY!?-


-Oh Godric…- mormorò il bambino - Un’altra innamorata di quello scemo…- Mirtilla si ficcò di testa in un water , alzando uno sbuffo d’acqua alto almeno un metro - Oh miseria…-

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Intanto, nella Stamberga Strillante, Remus era stato appena buttato per terra. Socchiuse gli occhi con una smorfia e mise a fuoco il viso di Sirius ad una manciata di centimetri dal suo. -Hai intenzione di baciarmi?- disse in un fiato - Oppure…- tossicchiò per via della bacchetta dell’Animagus premuta con forza al suo collo - Vuoi uccidermi?-

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Capitolo 11
*** Capitolo undici ***


 

 

     CAPITOLO UNDICI

 

 

 

-No!-
Il grido di Harry si era levato assordante nella casa. Lily aveva chiuso gli in risposta e James aveva visto il suo nasino, arricciasi leggermente, segno che si stava trattenendo dallo scoppiare a piangere. Si volse, di nuovo verso il figlio e sorrise mestamente al suo sguardo astioso.  Non poteva arrendersi, Harry doveva sapere la verità… Gli si avvicinò, reggendo ancora nella mano sinistra gli occhiali che nell’impeto della rabbia aveva scagliato a terra e glie li tese -Sei miope, come me?-
Conosceva perfettamente la risposta,  e colse l’occasione di avvicinarsi di un altro passo quando Harry borbottò un “sì.” a mezza bocca -Anche tuo fratello sai?- disse e un secondo dopo, si sentì spingere indietro dal figlio.
Nominare Lorien era stata una pessima idea .
Cacciò un urlo di dolore e Harry lo vide piegarsi in avanti e incrociare le braccia sulla pancia, mentre Lily correva a sostenerlo.
Il ragazzo si tirò indietro, sorpreso  da quella reazione e bisbigliando un -Non ti ho spinto forte.- a fil di voce. Sentire nominare Lorien e reagire era stato un tutt’uno. James abbozzò un espressione rassicurante, intanto che Lily cercava di facilitargli la respirazione massaggiandogli poco sopra la parte del fianco sinistro che stava reggendo con la mano destra -Lo so, Harry …- sospirò scrollando il capo - Tranquillo.-
-Che cos…-
-Il tuo vecchio è ridotto una discarica.-

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Remus si tirò su con una mezza smorfia di dolore e la convinzione di avere tutta la cassa ridotta a pezzi. Sirius oltre che sbattuto a terra aveva avuto la meravigliosa idea di salirgli con le ginocchia sul petto per tenerlo giù..
- Sei impazzito?- gli chiese  non senza una traccia di ironia nella voce - Mi hai fatto male.- si massaggiò la parte ammaccata e Sirius, dall’altro lato della stanza, lo fissò con le braccia incrociate in una lieve smorfia.
-Devi ringraziare che non ti ho accolto con una pistola caricata a proiettili di argento…- tacque un momento e poi sputò fuori l’ultima parola con una rabbia che per un momento lo meravigliò -Moony.-
- Oh beh , allora grazie…- si volse verso il letto alla sua destra e abbozzò un sorriso verso Andrea , che aveva seguito la scena con i polsi legati alla colonna del baldacchino  -… A quanto pare ti piacciono ancora i giochetti.-
Andrea arrossì furiosamente. Sirius l’aveva legata, Merlino sapeva solo per quale ragione, quando aveva sentito nell’aria l’odore di Remus.
-Come stai Pagnottella?-
-Benissimo grazie.-
anche se stava meglio prima di avere la carne tenera dei polsi segata dal cordino delle tende, per la miseria - Ti dispiace, cane?- disse allargando le mani con una piccola smorfia delle labbra - Inizio a perdere sensibilità alle dita.-
Sirius le lanciò uno sguardo, ma non si mosse verso di lei. Tornò da Remus che si massaggiava il petto con una mano - Che diavolo ci fai tu qui?- gli chiese con un sibilo - Ti sei venuto a riprendere la ragazzina?-
-Anche…-
disse Remus, senza cogliere il doppio senso della domanda che fece storcere il naso di Sirius - Ma soprattutto per impedire che tu venga ucciso da Malocchio Moody.- si volse a guardare oltre la cornice della porta alle sue spalle - Sa che sei stato tu a prendere  sua figlia e ti farà pentire di essere nato…-

Sirius ridacchiò - Oh, quello è successo anni fa.-

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-Che hai?-
Harry si avvicinò ai genitori, osservando il fianco sui cui James premeva forte la mano. L’uomo sollevò gli occhi verso Lily e questa annuì, scostandosi un poco.
-E’ successo la notte del trentuno.- spiegò l’Animagus dopo aver preso un bel respiro e sfilando la camicia dai pantaloni -Vedi…- disse  afferrando il primo bottone fra due dita e facendolo passare per l’asola  -Non è propriamente andata come ti hanno raccon….-

Harry lo aveva interrotto con un -CERTO CHE NO, VOI SIETE VIVI!- detto proprio di cuore che fece sorridere Lily. Lo guardò sbottonarsi la camicia e sgranò gli occhi - COSA … - si portò una mano alla fronte - Che ti è successo?-

-Sono tutte ferite da Cruciatus.-
James si passò una mano sul petto a occhi bassi -Le ho qui e sulla coscia sinistra…- tornò a guardare il figlio e ridacchiò - I pantaloni non me li abbasso però.-

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Andrea diede un paio di strattoni al legaccio che le stringeva le mani, nella vana speranza di far sciogliere il nodo o di almeno, allentare la stretta delle corde  attorno alla pelle. -Maledizione Cagnaccio!- esclamò in preda ai nervi - Mio padre ti farà fuori! Liberami scemo!-  scambiò uno sguardo con Remus e questo cercò di avvicinarsi a lei -CHE MERLINO…-
Remus si era bloccato alla vista della bacchetta di Sirius puntata contro il suo petto, della luce verde che brillava in punta - Saresti davvero capace di uccidermi?- gli chiese con un sussurro - Me…- con la coda dell’occhio captò Andrea menare un altro paio di strattoni alle corde - SARESTI CAPACE DI UCCIDERMI SIRIUS!?-

 

-Infondo ho già ucciso James e Lily, no Remus?-

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo dodici ***


Non odio Severus, ma diciamo che mi sta venendo l’orticaria con tutte le Severus/Lily che stanno vedendo la luce in questo periodo… Quindi, perdonatemi se ogni tanto sfogherò questo mio malessere nella fic ._.
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Capitolo dodici.

 

 

 

Non era stato facile convincere Harry ad ascoltare la loro storia, e anche adesso sembrava tutto tranne che ben propenso ad ascoltare le loro ragioni. James sbuffò sedendo sul divano vicino a Lily,  che gli rivolse uno sguardo sconfortato. Le battè una mano su una coscia e strinse leggermente - Racconto io o tu?- le disse intanto che Harry sedeva sulla poltrona a sinistra del divano e Silente sull’altra.

-Io…-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

 

Dire che la scena che si stava svolgendo di fronte ad Andrea era degna di un film surrealista era poco. Da una parte c’era Sirius con la bacchetta sollevata e l’Avada Kedavra pronta da lanciare e dall’altra Remus, che  lo sfidava tenendosi la giacca aperta sul petto. Diede un potente strattone al cordino che le teneva legati i polsi e batté un piede a terra - SIRIUS ORION BLACK!-  tirò le braccia indietro nella speranza di far cedere il nodo che le teneva i polsi uniti a forza, ma tutto quello che riuscì a fare fu crearsi una piccola ferita -Smettila maledizione!-
Non poteva credere che Sirius, per quanto furioso per essere stato creduto un assassino potesse fare del male a Remus, ma in quei giorni si era ampiamente resa conto che del ragazzo che era conosciuto a scuola c’era rimasto ben poco.
Guardò Remus e lo trovò che stringeva con forza maggiore i lembi della giacca -Remus spostati per Morgana…- il licantropo portò lo sguardo color miele verso di lei - Non lo capisci? E’ furioso, potrebbe ucciderti sul serio!-
Lupin socchiuse bonariamente gli occhi - Lo so…-  tornò a Sirius che non aveva cambiato né espressione , né posizione - E mi meriterei davvero di morire…- scrollò la testa - Sirius, ti ho abbandonato e mi dispiace…- Sirius abbassò leggermente la bacchetta intanto che Remus continuava a parlare - Ero arrabbiato con te, Peter mi aveva detto che mi credevi una spia del nemico, che secondo te ero io a passare informazioni a Voldemort e …- infilò una mano in tasca - Lo ammetto…- Sirius recuperò la posizione di attacco - Sono venuto qui per ucciderti…-
Il licantropo tirò fuori dalla tasca della giacca un ampolla colma di liquido azzurro
-Veleno da disperdere in aria .-
disse Sirius, scambiando uno sguardo con Andrea - E perché non l’hai usato?-
-Perché lei…-
fece Remus indicando la biondina - E’ ancora viva…-

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Harry conosceva bene le vicende del 31 ottobre 1981 .
Hagrid era stato il primo a raccontargli che era successo ai suoi genitori, ma più di una volta aveva letto, sentito parlare della notte che  aveva cambiato la sua vita… La gente tendeva a dimenticare il tatto davanti alla sua cicatrice e a ripetere come una favoletta come  James e Lily Potter si fossero immolati per salvare il loro bambino e a dare a tutti loro un Salvatore … Il neonato che aveva spedito all’inferno la fonte di ogni male.
Per questa ragione ,  si era ritrovato ad annuire più volte alle parole di Lily, prima che la donna arrivasse alla parte di storia che lui non conosceva, che nessuno nel Mondo Magico conosceva .
-… Tuo padre mi disse di scappare con te, andai nella tua cameretta e non appena mi allungai per prenderti,lo sentii mandare un urlo atroce…- Lily portò gli occhi verso il marito accanto a lei - Per minuti interi ho sentito botte, tonfi,  gemiti sommessi. Sapevo che stava succedendo , che Voldemort lo stava torturando…- Lily si asciugò una lacrima e poi tirò su col naso intanto che James le prendeva una mano e se la portava alle labbra per baciarne il dorso- ..Ma non ho potuto fare nulla per aiutarlo…E’ stato orribile. ORRIBILE!-

-Mamma…- bisbigliò Harry.

-Poi c’è stato silenzio e li ho pensato che fossimo rimasti soli tesoro…-
Lily scosse la testa, se pensava a quel momento, sentiva ancora la disperazione scorrerle nelle vene. Si vedeva  aggrappata alla sponda della culla di Harry, si sentiva dargli le ultime raccomandazioni, sentiva le lacrime scorrerle sul viso e quel morso secco al petto.  - Ero convinta di morire, ma  quando Voldemort sfondò la porta non riuscii a darmi per vinta e  mi posi davanti alla tua culla anche se sapevo…- sospirò chiudendo gli occhi -…Sapevo di aspettare un bambino e che sarebbe morto anche lui se mi fosse successo qualcosa.-
 
-Eri incinta di Lorien.-
-Sì, lo avevo scoperto proprio quella mattina…-

Lily strizzò gli occhi in una smorfia sofferta - …L’ho implorato, ho cercato di contrattare per la tua vita, in quel momento non pensavo ad altro. Per un momento, credetti di esserci riuscita, ma poi lo vidi rinsaldare la presa alla bacchetta e mi resi conto di essere perduta.- Si volse verso il marito e sorrise guardandolo - Chiusi gli occhi, in attesa del colpo mortale, chiesi scusa al mio bambino non ancora nato e pregai per quello che rimaneva senza di me, quando sentì un tonfo e la voce di papà che mi urlava di darmi una mossa…- un sorriso e Lily strinse la presa alla mano di James che aveva trattenuto nella sua   - Riaprii gli occhi, e vidi Voldemort per terra e tuo padre mezzo sdraiato sulla sua schiena.-

-Come mai non ti ha ucciso Voldemort?-
James si chiuse nelle spalle - Credo che mi abbia creduto morto dopo l’ultima Crucio, quando non mi sono più mosso e non più cercato di appellare la bacchetta dal cassetto della cucina…- ridacchiò  sollevando un sopracciglio verso la moglie - Certo che passerò alla storia per essere l’unico idiota che va a scontrarsi disarmato col Signore Oscuro.-
Lily ridacchiò - Credo proprio di sì …-
Harry riuscì a sorridere guardandoli - E poi?-

-… -LILY SVELTA, PRENDI HARRY E SCAPPA! IO CERCHERO’ DI TRATTENERLO!- mi gridò papà  mentre io cercavo di riavermi dalla sorpresa di vederlo ancora vivo, anche se in pessime condizioni fisiche.-

-Lo hai semplicemente atterrato salendogli sopra
?- Harry era incredulo.
James scosse il capo pronto - L’ho accoltellato.- mimò il gesto del ferimento con la mano libera -Presi da un cassetto le forbici da cucito da tua madre e glie le piantai nella schiena. Spinsi così forte che lo ancorai praticamente al pavimento.-

 Silente annuì da vicino Harry  - Per quanto forte è pur sempre un uomo e le ferite le patisce anche lui..- indicò Lily con un cenno della mano - Prego cara, continua pure…-

 

-Mi volsi, ti presi dalla culla e  scavalcai Voldemort che urlava di rabbia a terra e tuo padre che lo teneva giù. Arrivai fino a metà corridoio e …-

-E mi disse -Non posso lasciarti qui idiota, mi hai fregato un'altra volta..- - interloquii James - Bel modo di sapere di stare per diventare padre una seconda  vol…Preside?-
Silente era balzato in piedi e fissava oltre le teste di James e Lily con le labbra spalancate. I due si volsero, Harry si alzò in piedi e Regulus ridacchiò toccandosi la nuca - Scusi preside non volevo spaventarla.-  

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Andrea si sentiva ad un passo dall’implosione, quei due non erano mai stati in grado di comunicare come due persone normale, ma per la miseria, arrivare a  minacciarsi con la bacchetta era un po’ troppo - SIRIUS, PER MERLINO !-  strillò con tutto il fiato che aveva in corpo - SMETTILA PER LA MISERIA!-
Sirius si volse a guardarla, poi tornò a Remus - Che significa, secondo te, che lei sia ancora viva?- abbassò il braccio che reggeva la bacchetta e inclinò la testa verso la spalla sinistra.

-Se tu avessi voluto colpire uno degli Auror incaricati della tua cattura, non l’avresti rapita. L’avresti uccisa e lasciata davanti la mia porta o…- Remus si strinse nelle spalle - … Magari avresti fatto in modo che il padre la trovasse, per dargli un avvertimento coi fiocchi…- si appoggiò l’indice della mancina contro le labbra e tamburellò quello inferiore.
Sirius aggrottò le sopracciglia -Magari volevo solo estorcerle delle informazioni importanti.-
  - Rapirla per estorcerle informazioni? Sì, c’ho pensato, ma  no, lo sai meglio di me che gli Auror tutti vengono immunizzati al Veritaserum…-
Sirius lo fissò stupefatto… Il cervello di Remus era sempre uno spettacolo…

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Per quanto ci provasse, Severus Piton non riusciva davvero a capacitarsi che quel bambino era davvero il figlio di Lily e James. si era sempre raccontato la favoletta che Lily, la sua piccola e adorata Lily, si fosse data a quel troglodita per riflesso al suo allontanamento. Sì, infondo al cuore era sempre stato convinto che anche lei lo amasse, che non lo avesse mai dimenticato, e che quel ragazzino, Harry, fosse nato per sbaglio.
Ma lì ce n’era un altro coi geni Evans/Potter e questo non poteva ignorarlo…
Lorien assomigliava a James, ma aveva tutte le espressioni facciali di Lily. Dal modo in cui arricciava il naso quando pensava, a quello strano vezzo di stiracchiare una ciocca di capelli alla nuca con quando leggeva… -COME! COME HAI POTUTO DIMENTICARMI A QUESTO MODO!- lanciò un libro contro la parete e sussultò quando udì una risata levarsi alle sue spalle. si volse di scatto e si tirò indietro quando vide l’immagine di Bellatrix Black  osservarlo dallo specchio che teneva al muro accanto alla porta…

-Quindi i Potter sono vivi…- disse la donna pensosa.

-Sì…- si ricompose - Tu dove sei?-
Come Sirius, Bellatrix e suoi marito erano latitanti da tredici anni, nonostante avessero sulla testa una condanna a morte …

…Augusta Lupin Paciock era una donna potente,
e il suo unico desiderio era lavare col sangue
l’aggressione subita dal figlio e dalla nuora.

 
La strega si strinse nelle spalle - Sono molto più vicina di quello che pensi…-  gli lanciò uno sguardo torvo - Trova dove sono…- Severus socchiuse le labbra - Ci prenderemo il padre e i figli e ti lasceremo la tua preziosa Lily…- si volse e si allontanò dallo specchio e prima che l’immagine svanisse, Severus vide sul fondo della stanza un enorme serpente nero, la terribile Nagini, sibilare desolata…

 

FINE CAPITOLO

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Capitolo 13
*** Capitolo tredici ***


 

 

CAPITOLO TREDICI.

 

-Tu dovresti essere morto ragazzo.-
Regulus si strinse nelle spalle e rispose allo sguardo sinceramente costernato di Silente con un sorriso furbo -Lo so.- annuì con un piccolo cenno del capo muovendosi dal battente della porta a cui era andato ad appoggiarsi - Me lo dicono in molti.-
Silente lo guardò sedersi sulla piccola ottomana addossata ai piedi dell’alta finestra che dava sul giardino di erbe mediche di Lily, prima di tornare a guardare James e Lily, stavolta con la faccia di uno che pretende una risposta.
James sollevò le mani - Io pure lo consideravo morto e stra-morto.- disse per poi indicare l’uomo con un cenno del pollice della mano destra - E invece…- sghignazzò socchiudendo appena gli occhi nocciola - Sembra che da tredici anni a questa parte l’inferno sia dotato di porte girevoli.-

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-Metti giù la bacchetta Pad tu non vuoi uccidermi…-
-Non  credi che sia capace di farti fuori?-
-Non sei mai stato capace di uccidere qualcuno a sangue freddo tu.-
-Vuoi dire che non pensi più che sia stato io a vedere James e Lily a Voldemort?

 

-Ehm.-
Nessuna riposta.
-Ragazzi?-
Niente di niente.
-Lo so che il momento è topico, ma cagatemi un attimo.-
Dopo uno sbuffo Andrea si sedette sul bordo del letto e sollevò la gamba destra facendo passare il piede fra Sirius e Remus, più o meno ad altezza delle loro facce.
-Sì?- esclamarono in coro i due voltandosi verso di lei.
-Mi dispiace rovinare il momento magico , ma…- indicò sollevando gli indici di entrambe le mani la porta alle spalle di Remus - Ma qualcuno sta per fare irruzione nella stanza.- inclinò il capo verso la spalla destra socchiudendo gli occhi - E a giudicare dall’ombra , direi che è mio pa…BLACK CAZZO FAI?-
Sirius se l’era caricata su una spalla e Remus aveva tagliato il cordino che la teneva legata alla colonna del letto, senza però liberarle i polsi. La ragazza menò qualche botta a mani unite sulla schiena del  mago, prendendogli pure a ginocchiate il petto. -Ahia.Andrea.Buona- si lamentò Sirius prima di scaricarla a terra in malo modo, e voltarla per farle aderire la schiena al suo torace. Quando la porta della camera letteralmente saltò dai cardini, Andrea sentì la punta della bacchetta dell’uomo premerle contro la carne tenera del collo.
-BLAAAAAACK!- fra la polvere sollevata la sagoma di Alastor Moody appariva ancora più inquietante. avanzò facendo ticchettare la gamba di legno sul pavimento - Tu hai qualcosa di mio e io lo rivoglio.-
Remus tirò fuori la bacchetta e sorrise comicamente  dolce  allo sguardo sbalordito che il mago gli rivolse - Alastor, fatti spiegare.- l’uomo strinse la presa al suo bastone tanto da far sbiancare le nocche e Lupin arretrò di un passo -Non è come pensi.-
Stretta a Sirius Andrea sospirò - Questi sono idioti.-
-Malocchio ascolta un momento.- fece Sirius sempre mantenendo la presa alla bacchetta e su Andrea che teneva a sé con il braccio destro - Se ti calmi cinque minuti, ti spieghiamo tutto quello che è successo.- sentì il capo della ragazza muoversi contro il suo petto, segno che si era girata a guardarlo e abbassò gli occhi anche lui - Cosa?-
-Sei morto.-
-Non essere così drastica.-
-No sul serio sei morto.-
Andrea indicò il padre sollevando le mani - Guardalo bene.-
Alastor era letteralmente ammutolito dalla rabbia, e quella vena che gli pulsava in fronte aveva la stessa portata idrica del Tamigi praticamente. Andrea non aveva tutti i torti a dire che erano morti lui e Remus.

-Porca puttana.- esclamarono in coro.

 

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-Credo che il ragazzo sia curioso di sapere come va avanti la storia.-
Gli sguardi si spostarono da Regulus che se ne stava comodamente seduto in ottomana con il mento appoggiato nel palmo della mano destra, a Harry che si mordicchiava il labbro, visibilmente innervosito dall’interruzione del racconto - E se devo essere sincero, anche io sono parecchio curioso…-
Lily si strofinò il centro della fronte con due dita e tornò al figlio, anche James si girò sulla sedia per tornare a rivolgere la sua attenzione ad Harry e Silente, da vicino il ragazzo, emise un lieve sospiro allentando la tensione sorpresa che gli aveva incordato le spalle alla vista di Regulus.
Harry, rivolse uno sguardo ancora a Regulus e si ritirò imbarazzato quando questo gli fece un occhiolino sfoderando un sorriso reso sghembo da una piccola ferita ad un angolo della bocca.
Era decisamente un bell’uomo, con  lunghi capelli neri  raccolti in un gonfio codino e una simpatica frangia spettinata che gli copriva a tratti gli occhi azzurro cielo. Aveva tratti precisi, un velo di barba a scurirgli la mascella e una decina di lividi in via di riassorbimento sparsi per il volto, di cui uno gli aveva creato una gobbetta al naso.  
Assomigliava vagamente all’uomo presente nelle foto del matrimonio dei suoi, quello accanto a James e che suo padre stringeva forte a sé con un braccio attorno alle spalle, ma allo stesso tempo era diverso.
Tornò a Lily scrollando il capo - Continua.-
 

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Andrea si sentì trascinare e si ritrovò a strofinare i talloni delle scarpe intanto che Sirius arretrava per cercare  di sottrarsi alla  reazione che si stava  gonfiando nel corpo di Alastor Moody.
Facendo forza sul bastone che reggeva nella mano , l’Auror avanzò verso il centro della stanza, Remus si ritrovò a battere il braccio sinistro contro quello destro di Sirius che si volse a guardarlo da sopra una spalla - Qua finiamo male Remmie.- sibilò questo rinsaldando la presa alla bacchetta.
-Malissimo.- concordò Remus senza staccare gli occhi dal vecchio mago di fronte a loro.
La ferocia di Alastor Moody in battaglia era  leggendaria, loro, per quanto portati per i duelli e in superiorità numerica, non potevano sperare di potersela cavare senza un danno. A furia di arretrare si ritrovarono a battere la schiena contro il muro di fondo della stanza e videro un sorriso malato spuntare sulle labbra sottile di Alastor.

-OCCAZZO…-
-Siete morti.- ripeté Andrea.
-Invece di sottolineare l’ovvio aiutaci!-
Andrea sbuffò sollevando le mani che nessuno dei due aveva pensato di liberarle e afferrò Remus per il bavero della giacca - Scusa papà.- esclamò guardandolo con il capo inclinato vista la posizione a schiena inarcata per afferrare il licantropo.
-Cosa?-

I due maghi vennero avvolti da una nuvola di fumo bianca che li fece sparire nel nulla, Andrea, privata dal sostegno di Sirius dietro di lei, cadde a gambe all’aria e Malocchio le si avvicinò ondeggiando per via della gamba di legno - Li hai fatti scappare.-
-Lo so.-
-Perché?-
-Perché sono innocenti.-

 

FINE CAPITOLO.

Nella speranza che vi ricordiate di questa storia, un saluto dalla vostra devotissima Ino chan

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


 

UN GRAZIE ENORME A CHI HA RECENSITO LO SCORSO CAPITOLO.

 

CAPITOLO QUATTORDICI.

 

 

Quando Andrea aveva inarcato la schiena fra le braccia di Sirius, li aveva afferrati entrambi per la giacca, e sottratti all’ira funesta di Malocchio in corner, li aveva smaterializzati nel primo luogo che le era venuto in mente, ovvero il vicolo alle spalle del locale dove da qualche mese Remus lavorava come pianista.
Atterrarono come sacchi, uno sopra l’altro, prima di rotolare , uno da una parte e uno dall’altra, tenendosi uno la testa e l’altro la spalla destra con la mano sinistra che probabilmente si era lussato per la brutta caduta. Remus rotolò di pancia , poi si sollevò carponi, stringendo la presa tanto da intrappolare fra le dita ciuffi di capelli corpo miele. Sentiva bagnato sotto al palmo, probabilmente si era ferito - Pad stai bene?-  farfugliò, ma gli bastò un occhiata per capire che doveva essersi fatto più che male -Ehi…-  gli gattonò accanto e quello rispose alla sua domanda con una decina di imprecazione smangiucchiate, prima di socchiudere un occhio e guardarlo rosso in faccia.
-Andiamo…- Remus gli afferrò la mano sinistra al polso e, beh Sirius era talmente magro che riuscì a tirarlo su senza sforzo. Aprì con una pedata la porta in legno  che dava sul retro del locale e facendo attenzione a non essere visto dal cuoco che stava  facendo inventario in dispensa, si diresse verso la scala che dava sul piano superiore dello stabile.
Era una palazzina vecchia, molto probabilmente dei primi del novecento, con pavimenti in legno che scricchiolavano ad ogni passo e finestre troppo piccole per illuminare bene. Una costruzione come tante altre nella zona del porto, che probabilmente Sirius nel suo girovagare aveva anche frequentato, senza sapere che era il luogo di lavoro di Remus.
L’Animagus si lasciò trascinare senza fare storie,  guardandosi attorno, fino a che Remus non aprì una seconda porta a pedata e si lasciò sfuggire un sorriso divertito. Era una stanza lunga e stretta, con un lettino che occupava quasi tutto lo spazio calpestabile e un armadietto stipato sotto la finestra. -Siediti.- gli ordinò Remus intanto che chiudeva la porta dietro di loro.
-Cos’è questo posto?-
- Il pub dove lavoro.-
Remus ignorò l’espressione sorpresa di Sirius, a quanto pareva anche lui come Andrea non ce lo vedeva in quel posto. - In posti come questo capita che ci si picchi anche per uno sguardo storto, quindi…- dall’armadietto tirò fuori una cassetta del Pronto Soccorso babbana che buttò sul letto vicino all’amico, chinandosi a cercare altro .

-Sanguini infatti.-
-Non è per me.-

Sirius aggrottò la fronte.
-Togliti la camicia Pad, e vediamo come rimetterti a posto la spalla. - Remus si sollevò tenendo in mano un pezzo di legno, una specie di mattoncino che Sirius ricordava di aver avuto come giocattolo da bambino. Con tanti di quei cosi ci si costruiva una torre e poi, bisognava togliere un pezzo alla volta partendo dal basso.
- Ci stai provando con me?-
-Ammetto che sei sempre una gioia per i miei stanchi occhi…-
Remus gli si sedette accanto facendo inclinare il letto verso di lui. Incredibile , ma vero, il piccolo Lupin era più pesante e ben messo fisicamente di lui - …Ma lasciamo la nostra relazione su un piano platonico, non potrebbe mai funzionare.-
Sirius ingoiò una risata con un colpo di tosse, e si tirò indietro quando Remus cercò di togliergli la camicia che teneva aperta sopra ad una maglia a maniche corte verde bottiglia - Non voglio…- borbottò guardando Remus torvo.
-Che ti aiuti?-
finì il licantropo.
Remus appoggiò le mani sulle ginocchia e prese un bel respiro - Ascolta Sirius, hai tutto il diritto di avercela con me, ti ho tradito, non sono stato un buon amico, ma adesso voglio rimediare.- passò due dita sulla ferita alla tempia, strizzando gli occhi per il male per riflesso. Probabilmente aveva bisogno di punti , ma non potendo andare in un ospedale babbano visto il suo sangue infetto non riscontrabile dalle normali analisi e nemmeno al St.Mungo, avrebbe dovuto pensarci da solo. -… Dieci ad uno Andrea non è riuscita a calmare il padre. La prossima volta  Alastor  cercherà di prendersi  le nostre palle  per trofeo, e visto che sappiamo tutti e due quanto può essere spietato Malocchio in battaglia, vuoi dargli pure il vantaggio di non riuscire a tenere in mano una bacchetta perché hai una spalla fottuta?-
 Sirius fece per rispondergli, ma poi scosse il capo e si lasciò togliere la camicia gemendo penosamente ad ogni movimento della spalla destra. Remus  gli lanciò un occhiata  come per cercare di capire, di quanto fosse sottopeso, prima che il suo sguardo si posasse sui suoi avambracci.
Segni di punture, vecchie e nuove, lividi in via di riassorbimento. Dimenticando la lussazione alla spalla Remus afferrò il polso destro di Sirius e gli sollevò il braccio destro a forza, l’animagus urlò per riflesso e Remus lo fissò orripilato.
- Ti fai?-
-…-
-Sirius!-
-Non guardarmi con quella faccia Remus, avrei voluto vedere te al mio posto.-

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Sirius non poteva sapere che, dall’altra parte di Londra, il fratello che credeva morto da anni era sbottato alla volta dell’amico che allo stesso modo credeva morto e sepolto, additandolo come uno schifoso vigliacco. Regulus aveva ascoltato il racconto di James e Lily in silenzio, il modo in cui erano scappati insieme dalla casa, come Voldemort li avesse raggiunti visto che James era troppo debole per smaterializzarsi e lei troppo spaventata e come l’avesse colpita con quell’Avada Kedavra.
“Come diavolo ha fatto Lorien a sopravvivere, almeno lui avrebbe dovuto morire… Lily non la racconta giusta.” si era detto, facendo eco alla smorfia perplessa che era comparsa anche sul volto di Harry, prima di non riuscire più a trattenersi e sibilare alla volta di James - Un racconto avvincente, ma questo non spiega, perché avete lasciato il vostro primogenito …- Harry aveva annuito alla sua volta, per poi tornare a guardare il padre e la madre  -…E abbandonato un innocente al suo destino.-
Lily sospirò osservando Harry, intanto che James sembrava rimuginare sull’osservazione di Regulus che era seguita con un “Sei un vigliacco Potter…” che era stato prontamente ammonito da Silente - Vedi, è successo che, quando mi sono ripresa c’era una squadra di Auror attorno a noi…- Lily si mosse nervosa sulla seggiola stringendo la presa sulla mano di James - Uno di loro ti aveva in braccio e gli altri stavano facendo bere una pozione curativa a tuo padre che stava morendo  per emorragia.-
James si guardò la gamba sinistra, Harry non poteva sapere quali e quanti cicatrici ci fossero lungo la coscia fino al fianco - Ho allungato le braccia verso di te, ma loro mi hanno detto che eri un affare dello Stato Magico, il Bambino che aveva sconfitto Voldemort, andavi protetto…-
-Vuoi dire che mi hanno…- Harry li fissò stordito -…Rapito?-
-Praticamente sì…- Lily annuì disperata, gli occhi resi lucidi dalle lacrime che stava cercando di trattenere in gola - Ho cercato di riprenderti, ma mi hanno detto che  una buona madre avrebbe capito che era la cosa migliore da fare, farti vivere lontano dalla magia, in casa dei miei, sotto lo sguardo attento di una squadra di Auror che ti ha sorvegliato ogni giorno della tua vita.-
Harry morse il labbro inferiore, gli occhi fissi sul tavolo che lo separava dal padre e dalla madre. Infondo, non era proprio tutta colpa loro se era cresciuto in quella specie di girone dell’inferno.
-Non neghiamo che abbiamo sbagliato, avremmo dovuto lottare per te, anche a costo di finire ad Azkban, ma…- Lily lanciò uno sguardo al marito che sembrava ancora perso in chissà quale pensiero, per poi tornare al figlio, senza riuscire a spiccicare una parola.
-Avevate paura che vi togliessero anche Lorien?-
Lily annuì mestamente - Abbiamo accettato tutto questo, per evitare che anche lui ci venisse tolto…- lasciò la mano di James e cercò di prendere quella di Harry appoggiata al bordo del tavolo - Perdonaci Harry…-
-Che significa un innocente lasciato al suo destino?-
Lily volse il capo verso James, anche Harry guardò il padre e Silente chiuse gli occhi intanto che James voltava il capo verso Regulus. Il mago più giovane, gli scoccò uno sguardo stranito, poi, vedendolo sinceramente perplesso , spiegò stupefatto -Sto parlando di Sirius, James.-
-Sirius?-
fece eco Lily intanto che Harry osservava le sue mani attorno alla sua.
Regulus spostò gli occhi da uno all’altro, non sapendo se scoppiare a ridere o a piangere - Ragazzi, ma mi state prendendo per il culo?- guardò Silente - Non sapete che Sirius è accusato di essere un Mangiamorte? Di essere QUELLO che vi ha venduto a Voldemort?-

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

 

C’era stato un momento di stallo, poi la tempesta prevista da Silente a quella notizia si era abbattuta sul piccolo salone con la potenza di un uragano. James era scattato in piedi e si era avventato su Regulus, scrollandolo avanti e indietro, come per fargli sputare la verità a forza - Non sei divertente!- aveva gridato, prima di capire che non era stato lui a mentire, ma Silente, in tutti quegli anni.
-Preside…-
aveva esalato Prongs - Lei ha detto che i miei amici stavano bene, che Remus lavorava come Archivista al Ministero e Sirius come Auror.-
-La verità è un po’ diversa, James.-

 

Fine capitolo.

 

Regulus ha ragione, Lily non è stata sincera.
Cosa è successo davvero quella notte? Lorien come ha fatto a sopravvivere?
u.u quando vedere Supernatural fa troppo male

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Come avrete capito, leggendo le mie storie, tendo a far migrare i miei personaggi originali da una storia all’altra (vedi Lorien, vedi il personaggio che verrà presentato in questo capitolo) spero che la cosa non vi crei troppa confusione .

 

 

CAPITOLO QUINDICI.

 

 

 

Ci sono momenti nella vita di una persona in cui tutto, ma proprio tutto, sempre andare per il verso storto e a nulla serve sperare che domani andrà meglio, perché quasi sicuramente, andrà molto peggio di quanto  chiunque possa immaginare. E’ come dice la legge di Murphy, se qualcosa deve andare male lo farà, anche a costo di invertire la polarità della terra e la sua rotazione. Per questa ragione Andrea Moody non fu per nulla sorpresa di ritrovarsi fra le mani l’ordine di assassinio di Sirius Black e di Remus Lupin. Sapeva perfettamente che suo padre non l’aveva creduta,  e che voleva la testa dei due maghi su  un piatto. Sospirò sollevando gli occhi al soffitto e accartocciò il mandato fra le mani, gettandolo nel secchio accanto alla scrivania.

-L’ordine seicentotrenta.- si disse in uno sbuffo - Permesso di utilizzo a vista di Maledizioni senza Perdono.-

Era un enorme problema. Era un enorme, gigantesco, apocalittico problema. Tutti gli Auror di Inghilterra avevano adesso il potere di colpire quei due con l’intenzione di uccidere, e niente li avrebbe dissuasi a non farlo. Vista la bella reputazione di Sirius. Sì lasciò cadere seduta sulla seggiola con le ruote dietro la sua scrivania e osservò crucciata le carte radunate sul tavolo.  Costringerla al lavoro in ufficio era un maledetto spreco, lo sapevano tutti, se proprio non si fidavano più di lei -visto che suo padre era stato così gentile da dire a TUTTI che era stata plagiata da Sirius Black- perché non la licenziavano? Chiuse le braccia in una stretta sullo stomaco - Semplice…- mormorò prendendo a dondolarsi sfruttando le molle della seggiola - Così possono tenermi meglio sott’occhio.-

-Come diavolo li avverto?- mormorò massaggiandosi la fronte con una mano.

 

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La domanda che invece si stava ponendo James Potter, dall’altra parte di Londra era -Come diavolo li trovo?- Erano passati due giorni da quando Silente si era finalmente deciso a dire la verità, che gli aveva sempre mentito per evitare che uscisse allo scoperto, e lui aveva perso la pace! Aveva provato a cercarli per divinazione, a perlustrare la zona del porto assieme a Regulus, ma niente. Sembra che la terra se li fosse inghiottiti con tutte le scarpe e lui, come già detto,  non sapeva più dove sbattere la testa. aveva saputo da vie traverse del rapimento di Andrea, e del fatto che fossero fuggiti assieme e  questo sé da una parte lo tranquillizzava, dall’altra lo scoraggiava da moire.

Per trovarli avrebbe dovuto battere in astuzia Remus , e Remus John Lupin era senza dubbio una delle persone più furbe che aveva mai avuto la fortuna di incontrare. Sospirò lasciando cadere le spalle e Regulus, accanto a lui, gli rivolse un sorriso incoraggiante - Vedrai che domai andrà meglio, e li troveremo.-

-Già…- brontolò l’animagus - Speriamo però che intanto qualcuno dei nostri amici…- gli fece segno delle virgolette volanti -… Non trovi noi.-

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Erano passati due giorni e Lorien ed Harry non si erano ancora rivolti la parola. Lorien continuava ad essere ancora Lorien Doyle e soltanto le persone più vicine ad Harry si erano accorti di quanto gli somigliasse senza quagli occhi azzurro cielo e quei capelli biondi. Aveva motivato quel travestimento come uno scherzo e nessuno, visto il suo carattere, lo aveva messo in dubbio.

Il problema erano quelli che sapevano chi era. I due leccapiedi di Harry, ovvero Ron Weasley ed Hermione Granger e i suoi cosiddetti amici. Quelli più fastidiosi erano i due del dinamico Trio, Hermione che sembrava sempre volerlo piazzare sotto una lente di ingrandimento per studiarlo meglio, e Ron che sembrava essere geloso di che, lo sapeva solo lui. Ginny aveva preso ad andare in confusione anche con lui, Neville aveva bofonchiato un “ Quando si saprà, ti sentirai troppo figo per parlarmi” o qualcosa del genere. Solo Luna continuava a trattarlo come al solito, ma Luna aveva la testa fra le nuvole ventitre ore su ventiquattro e non faceva testo.

Sbuffò innervosito e si grattò dietro l’orecchio destro con un piglio decisamente canino. Era scappato dalla Sala Comune, visto che Fred Weasley aveva iniziato a fissare prima lui e poi Harry, poi lui poi Harry,ed era mezz’ora che vagava senza meta, sbuffando come una locomotiva a vapore per  i nervi.

-La cravatta.-

-Eh?-

Lorien si volse  e sollevò entrambe le sopracciglia verso Harry che lo osservava da un aula aperta. Aveva un libro sotto il braccio e la fronte corrugata a creare una minuscola espressione nel mezzo della fronte. -Come?- gli chiese - Che ci fai qua?-

Harry provò a sorridere alla volta del fratellino. Nonostante tutto non riusciva a sentirsi totalmente in collera con qualcuno che gli assomigliava così tanto -Hai il nodo della cravatta allentato e…- sollevò il libro con una mano - Hermione aveva dimenticato questo in classe.-

Gli si avvicinò, fino a portarglisi di fronte , si chinò per infilare il libro fra le ginocchia e tenerlo stretto con quelle e sollevò le mani verso il colletto della camicia di Lorien. Il bambino abbassò lo sguardo imbarazzato sulle dita di Harry che stringevano il cravattino porpora e oro e poi ridacchiò toccandosi la testa -Grazie, non lo so fare il nodo io.-

-E questo chi l’ha fatto?-

-Papà, io mi limito a stringerlo quando infilo la cravatta e poi ad allentarlo quando la devo togliere. Non lo disfo mai.-

Harry tirò indietro le mani e abbassò gli occhi sul pavimento - Abbiamo iniziato male, però una cosa voglio dirtela.- Lorien lo guardò perplesso, inclinando come al suo solito la testolina verso la spalla destra - Ho sempre desiderato un fratello minore.-

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Andrea mi ascolti?-
-EH?- Andrea sollevò gli occhi dal suo piatto e  si strinse nelle spalle -No, non lo se Caramell c’ha il parrucchino o meno .-  Hestia e Kingsley si scambiarono uno sguardo e la ragazza si chiuse nelle spalle - Cosa?- chiede guardando prima uno e poi l’altra.
-Non so Andie, sembri strana.- cominciò Hestia con un sorriso.
-Strana?- le fece eco il mago menando un pugno al tavolo - Sembri sotto sostanza, che ti ha fatto quel porco di Black?- Kingsley non fece a tempo a finire la frase che Andrea scattò in piedi battendo le mani ai lati del tavolo. Più di una testa, nella popolata mensa si volse verso di lei intanto che berciava alla volta dell’amico -NON CHIAMARLO PORCO! NON MI HA FATTO NU…-
Uno dei tanti visi voltati verso di lei oltre ad essere particolarmente bello, era particolarmente conosciuto. Una giovane donna sui venticinque anni, folti capelli neri  mossi in riccioli naturali e occhi nocciola. Era in piedi accanto alla porta di ingresso e la stava osservando con le sopracciglia aggrottate a creare una minuscola ruga nel centro della fronte.

-Quella non è Cecily Potter?-
Kingsley si volse - Sì, è lei.-
-Che diavolo ci fa qua? Non era uno degli Inquisitori?-
-Tuo padre l’ha richiamata al servizio attivo, ora è a capo delle ricerche di Black e Lupin.-le spiegò Hestia e Andrea si sentì agghiacciare.
-La sorella di James Potter a capo delle ricerche di Black, ma sono impazziti? Quella lo ucciderà!- si volse a prendere a giacca dalla spalliera, e la infilò intanto che correva verso la porta.

 

FINE CAPITOLO…

 

u.u chi sono gli Inquisitori dite? Bella domanda XD

Al prossimo capitolo per la risposta.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


 

 

 

Davvero un splendido inizio del mese, non c’era davvero che dire.  Prima veniva rapita, poi le segavano le gambe a lavoro, e adesso questo. Ancora una volta Madre Sfiga l’aveva eletta a sua figlia prediletta,  non vi era il minimo dubbio! Senza alzarsi, Andrea Moody, sollevò il piede destro dalla pozzanghera melmosa in cui l’aveva accidentalmente infilato,lo scrollò cercando di ripulirlo e alla fine buttò fuori una parolaccia con uno sbuffo fra i denti.
Se da una parte seguire Cecily nelle sue ricerche era stata l’idea vincente per riuscire a scoprire dove si trovavano Sirius e Remus, da una parte la cara ragazza era fin troppo sveglia e Andrea era riuscita a non farsi beccare solo tirando fuori il meglio del contorto bagaglio educazionale lasciatole dal padre.
Quando gli altri padre, a tutte le bambina del mondo , insegnavano ad allacciarsi le scarpe e ad andare in bici, Malocchio Moody instillava nella testolina bionda della sua unica figlia tutto il suo sapere di Cacciatore, e quindi su come seguire una preda senza venire scoperti.
Cacciò un gemito disgustato e si mosse con cautela per spiare il fare della ragazza a qualche metro da lei. Mentre Andrea era accucciata accanto ad un cassonetto della spazzatura, accanto ad un gatto quasi sicuramente affetto da qualche malattia alla pelle che si grattava come un forsennato, Cecily era ferma di fronte ad un supermercato, le mani infilate nella tasca della giacca e il cappuccio della maglietta tirato sul capo a coprire i capelli.
-Non mi piace.- si disse Andrea e le piacque ancora meno la faccenda quando vide chi stava aspettando la strega, un Remus Lupin con una busta della spesa fra le braccia. Andrea vide il licantropo guardare a destra poi a sinistra lungo la strada, prima di incamminarsi verso la zona del porto. Remus non aveva mai avuto un addestramento Auror, e si vedeva visto che non s’era accorto di Cecily incappucciata benché facesse più che caldo per essere a Londra -Porca zozza, lo ucciderà!-
Gli Inquisitori, ovvero il gruppo di maghi scelti fra gli Auror più valenti, erano un corpo a parte del ministero. A differenza dei Cacciatori, squadra di cui Andrea faceva parte, non avevano alcun bisogno di ordini dall’alto, non avevano obbligo di riportare a casa viva la preda e usare maniere brutali era all’ordine del giorno.
Erano i figli del Cancelliere Cramer, un uomo losco, salito al soglio del potere del Wizengamot con la macchia di essere un Mangiamorte pentito all’ultimo momento per evitare Azkban.

Cecily non avrebbe solo ucciso Remus, l’avrebbe massacrato per farsi dire dove si trovava Sirius, seviziato in una maniera orribile prima di fargli il favore di ucciderlo. Se essere Cacciatori, a volte, voleva dire tramutarsi in demoni, essere Inquisitore significava esserlo trecentosessantacinque giorni all’anno.

Remus si stava avvicinando verso un complesso di casupole che s’affacciavano sul porto, bettole più o meno ripulite, case di piace camuffate, e chissà che altro. Andrea socchiuse gli occhi e Cecily si fermò un attimo, guardandosi attorno.

Erano state stupide in due a non cercarli subito lì, fra i dimenticati di Londra, erano sempre stati sotto al loro naso, nascosti in bella vista. -Anche tu ti senti stupida eh, piccolo genio?- fece Andrea alla schiena dell’Inquisitore intanto che lentamente portava mano alla bacchetta. Doveva stendere Cecy e cercare quei due scemi per dirgli di scappare in culo al mondo, proprio per essere delicati, ma quello che Andrea non sapeva è che non era la sola a seguire i movimenti di Cecily.

Poco lontano dalle due, un enorme cane lupo nero stava osservando la scena. Grosso quanto un orso, il pelo folto che al sole mandava riflessi blu come le ali di un corvo e gli occhi grigio cielo. Era davvero una bestia enorme che volse il capo prima verso Andrea poi verso Cecily.

-Wooof.- latrò, ma quando Andrea si volse, era già sparito.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Nonostante Remus si fosse intestardito a farlo mangiare tre volte a giorno pasti degni di questo nome, Sirius non aveva messo su un etto. Affogava nei vestiti su cui riusciva a mettere le mani e stranamente, impediva a Remus di sistemarglieli con la magia, quasi avesse impressione di vedersi allo specchio tanto magro.
In quel momento si trovava sulla banchina, seduto su un attracco con le mani appoggiate sulle ginocchia e il capo chino verso l’acqua, stava osservando il galleggiante della canna da pesca che aveva a lato e pareva ponderare sul buttarsi lui a mollo e non quello stupido coso. Remus lo vide sculettare come un gatto che prende la mira e si ritrovò a ridacchiare intanto che si fermava ad osservarlo dall’altro lato della banchina, anche Cecily lo osservò intanto che una folata di vento le si insinuava fra i lunghi boccoli castani che le contornavano il viso, sollevandoglieli e abbassandole il cappuccio.
La reazione di Sirius, a poco da lei, fu istantanea! Anche Andrea dal suo cantuccio lo vide drizzare il capo di scatto e voltarlo verso la giovane che lo osservava.
-Sono passati molti anni, ma vedo che non mi hai dimenticata Sirius.- Il mago scosse debolmente il capo, intanto che Remus realizzava che era stato seguito, si voltava anche lui e cercava di mettere mano alla bacchetta - Lupin non ce l’ho on te, ma se tocchi quella bacchetta ti cavo le budella dalla gola.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Merda. Merda. Tanta merda dal cielo. Andrea si sporse a controllare la situazione e poi si ritirò nel suo cantuccio con gli occhi strizzati. Batte una capocciata indietro, al muro della casa dove aveva trovato riparo e poi sbuffò come un mantice. La sua carriera era prossima ad andare a donne di malaffare, tanto per parlare pulito, perché una volta ingaggiato battaglia con quella piccola stronza, anche lei sarebbe finita nella lista dei ricercati. - Ma chi me lo fa fare…- bisbigliò sfilando dalla tasca la bacchetta e stringendola nella mano sinistra - Mamma, dammi una mano che quella è forte.- sussurrò prima di alzarsi in piedi con un colpetto di reni.

Si sporse ancora a guardare e non potè non soffermarsi sull’espressione di Sirius alla volta di Cecily. Più che spaventato di trovarsi di fronte alla futura causa della sua morte, perché la sorella di James Potter sicuramente non si sarebbe fermata ad ascoltarlo come aveva fatto lei e lo avrebbe levato dal mondo con un Avada Kedavra, pareva rapito dal suo aspetto. L’aveva lasciata mocciosa e la ritrovava donna, pareva affascinato.

-Moody ti pare il momento di essere gelosa?- si disse la ragazza - Sii uomo maledizione!-

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Sirius non aveva la forza di portare la mano all’arma che sentiva aderire alla pelle della schiena. Di tutti i maghi del Ministero, erano solo due quelli su cui non avrebbe mai osato levare l’arma una era Andrea, l’altra era Cecy. Inspirò profondamente e sollevò entrambe le mani verso la giovane che lo fissava  - Cecy ascolta, è una storia lunga posso spiegarti.-
-Spiegarmi cosa?- gli chiede la ragazza - Come hai deciso di vendere mio fratello a Voldemort?- tirò fuori la bacchetta dalla manica destra della giacca -Tira fuori la bacchetta Sirius. - Sirius scosse il capo debolmente. Era la sorella di James quella, la bambina che aveva anche considerato un po’ sua. Il suo corpo si rifiutava anche solo di pensare di farle del male - Sirius tira fuori la bacchetta.-
-SIRIUS TIRA FUORI LA BACCHETTA!-
strillò Remus -SIRIUS!-

-NO!-

Chiunque probabilmente si sarebbe commosso, ma Cecily era irremovibile. Voleva la testa di Sirius Black su un piatto, la voleva ad ogni costo. Gli puntò contro la bacchetta -SIRIUS INGAGGIA BATTAGLIA!- gli ordinò, ma quello scosse di nuovo la testa. Andrea uscì dal suo nascondiglio, ma qualcuno la superò in corsa e si getto su Sirius buttandolo a terra.
L’animagus vide un incanto a luce verde, probabilmente un Anatema che Uccide sfilargli ad un soffio dalla testa, poi una pezzo di testa della persona che era stesa su di lui. Capelli scuri raccolti in codino, si volse a guardare chi era il suo salvatore e James fece altrettanto tirando su il capo e le spalle.

 

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


*Il cagnolone dell’altro capitolo era proprio Regulus nella sua forma animale :D E’ stato lui ad avvertire James del pericolo che Sirius e Remus stavano correndo.

 

 

CAPITOLO DICIASSETTE.

 

 

 

Di certo non erano quelle le espressioni che  aveva desiderato vedere sul viso degli amici e della sorella, ma James non si sentiva proprio di biasimare nessuno dei quattro che lo stava fissando con gli occhi sgranati. Sapeva perfettamente di essere un cadavere disseppellito ai loro occhi, ed era già tanto che nessuno gli aveva puntato la bacchetta contro al grido di “Infero!” Si alzò da Sirius, mettendosi in ginocchio e lo guardo strisciare indietro usando le mani e i calcagni, sospirò e portò gli occhi verso Remus che aveva una mano premuta al petto. Volse il capo verso la spalla destra e le due ragazze presenti erano nella stessa situazione,  Cecily si teneva la bocca coperta con una mano e Andrea spostava lo sguardo da lui alla bacchetta, come se fosse indecisa se attaccare o meno.
Si alzò, poggiando le mani sulle ginocchia e si mise di tre quarti per essere visto da tutti - Ragazzi…- disse con voce rasserenante - Sono io, state calmi e vi spiego tutto.- Si guardò attorno e nessuno ebbe reazioni, evidentemente era troppo sconvolgente la sua vista perché avessero tempi di reazioni brevi.
-Sirius.- si volse verso l’amico, ancora seduto per terra, e gli sorrise - Sono io, sono James.- Era l’unico fra i quattro a poterlo riconoscere dall’odore da che sapeva lui, allungò una mano voltata con il palmo all’aria e gli sorrise bonario - Annusami, sono io, sono James.-
Sirius pareva troppo scombussolato anche solo per ricordarsi come si respirava, figuriamoci se aveva la presenza di spirito di prendere e annusare la mano che James gli stava offrendo, l’animagus si volse verso Remus e si alzò poggiando le mani ancora sulle ginocchia - Remie.- disse - Sono io.-
 -James?- bisbigliò il licantropo - Sei…- lo guardò da capo a  piedi - Sei…- non riusciva nemmeno a dirlo -…Sei tu?- James lo vide spostare la testa a sinistra e sgranare gli occhi -SIRIUS!-
James non fece a tempo a girarsi che si senti agguantare una spalle e voltare di forza, un attimo per guardare in faccia Sirius con gli occhi iniettati di sangue per la rabbia che si sentì lo zigomo destro scricchiolare dolorosamente al punto dell’amico. Cadde come un sacco, portandosi entrambe le mani alla faccia, e in men che non si dica, l’altro gli fu addosso.
-SIRIUS!- gridò cercando di pararsi la faccia, ma Sirius sembrava posseduto dal demonio!Benché fosse parecchio sotto peso , aveva una tale frenesia addosso, che James non riusciva a levarselo di dosso,  e neanche ad afferrargli le braccia per impedirgli di massacrarlo di pugni -SIRIUS TI PREGO!-
-NO!NO! NO! BASTARDO!-
sollevò il braccio per caricare l’ennesimo pugno al volto del mago steso sotto di lui, che si sentì afferrare il braccio da qualcuno che glie lo tirò indietro ancora di più. Cadde sbilanciato e si ritrovò a venire stretto da qualcuno che mandava un conosciutissimo odore di miele. Sollevò la testa e incrociò lo sguardo con Andrea che lo teneva a sé tenendogli entrambe le braccia attorno al collo.
Per un momento ebbe l’istinto di togliersela di dosso a suon di gomitate per tornare a lanciarsi su James, che Remus aveva tirato via, e che stava tirando a tirarsi in piedi, ma quell’odore di miele gli piaceva. Era fin troppo rasserenante.
-Dovete andare.-
La voce di Cecily, poco lontano da loro, colse tutti di sorpresa. La ragazza era girata a guardarsi le spalle - Loro sanno dove sono, dovete andare.- James si tolse dalla presa alle spalle di Remus e fece per andarle incontro, ma la strega sollevò entrambe le mani per trattenerlo - No, vai .-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

A rischio di sembrare ripetitivo James si ritrovò a pensare ancora che quella di certo non era la riunione che aveva sperato. Sirius aveva cercato di ammazzarlo di botte, Remus faticava a guardarlo, Cecily non l’aveva voluto nemmeno che le si avvicinasse. L’unica che pareva relativamente felice di vederlo era Andrea.
-Va meglio?-
gli chiese appunto la ragazza intanto che l’incantesimo curativo che aveva evocato prendeva a scaldarle deliziosamente le palme delle mani che teneva ai lati del viso dell’animagus, poco più in là Remus stava impacchettando la mano sinistra di Sirius in diversi giri di garza.
-Va meglio.- mormorò James mogio mogio, lo sguardo fisso al pavimento fra i piedi di Andrea, sospirò e volse un pochino la testa verso Sirius, che come previsto, si girò ancora di più per evitare di incrociare il suo sguardo manco per sbaglio.
Si trovavano nella piccola camera da letto che Sirius e Remus occupavano dall’inizio della loro latitanza, una stanzetta con le mura ammuffite con un solo letto  e con un sacco a pelo, spinto sotto la finestra. I due feriti erano seduti sul letto, alle due estremità, e Sirius si era pure girato per fare in modo di dare la schiena all’ex amico.
-Senti, mi fai spiegare?- chiese James muovendo il capo fra le mani di Andrea - E’ una storia lunga e complicata e…AHIA!- Lo zigomo destro gli aveva appena scricchiolato paurosamente prima di tornare a posto - Vacci piano ragazzina!-
-Dovresti ringraziarla invece…-
soffiò Sirius girandosi per un momento - Se non fosse per lei saresti morto sulla banchina e io sarei finalmente ricercato per un omicidio che ho commesso.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Quella non era decisamente una novità per Neville Paciock. Solo, in mutande, nel bel mezzo della Foresta Proibita, questa volta i Serpeverde si erano davvero superati. Lo avevano bloccato  ad un soffio dai dormitori, spintonato fino a fuori il Castello poi lasciato là, dopo avergli fatto sparire i pantaloni di dosso. Si guardò attorno, stiracchiandosi la camicia per cercare di coprirsi mentre la luce del sole calava oltre il profilo degli alberi.
Aveva un pessimo senso dell’orientamento, non aveva idea di che parte era arrivato assieme agli altri, visto che l’avevano fatto girare su se stesso come una trottola , prima di mollarlo. Tirò su col naso e mosse qualche passo verso destra.
Un fremito nel basso fogliame però lo convinse a cambiare strada, si girò verso sinistra, ma il fremito alle sue spalle, si fece molto più forte e voltando la testa verso la spalla destra cercò con gli occhi il cespuglio in questione.
Cacciò un gridò terrorizzato quando vide un enorme serpente nero spuntare e puntarlo con degli incredibili occhi azzurri. Il piccolo grifondoro, si volse di scatto e cadde di schianto fra le foglie secche, arretrando con i talloni e i piedi.
Era un enorme pitone scuro, la bestia più grossa che avesse mai visto in tutta la sua vita.

Quello che Neville non sapeva che al St.Mungo, Augusta Paciock, stava ascoltando suo figlio mormorare sotto voce - Amore, come sei cresciuto.-

FINE CAPITOLO

 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


 

Un grazie ENORME a chi ha recensito lo scorso capitolo.

 

Capitolo diciotto.

 

La vita di Rubeus Hagrid era quanto di più semplice e metodico ci potesse essere ad Hogwarts. Per questa ragione, nessuno si sorprese a vederlo passare di corsa seguito da Thor, tutti lo sapevano che a quell’ora era solito andare da Silente per bere con lui una buona tazza di tea. Ma quello che aveva fra le braccia e che teneva coperto con la sua giacca di code di tasso, beh, era un altro paio di maniche.
La testolina scura di Neville Paciock spuntava in quel groviglio di pelame, gli occhi azzurri erano spalancati e fissi, tremava in maniera convulsa, e passando molti riferirono, fra cui l’immancabile Draco Malfoy sempre in prima fila nel diffamare i Grifondoro, di aver sentito puzza di pipì provenire da  lui.
Benchè il mezzo gigante berciasse di tornare in classe, di non seguirlo, s’era ritrovato con una coda di studenti a tenergli il passo e quando s’era affacciato in infermeria, aveva dovuto minacciare Colin Cannon, di lasciargli il naso nella porta, se non si fosse tirato indietro lui e la sua macchina fotografica.
-Che gli è successo?- i presenti al fatto, accalcati dietro la porta, riuscirono a sentire dalla stranita  Madama Chips, prima che una cortina di silenzio calasse su tutta la faccenda.

 

Nello stesso momento, a Londra, Bellatrix Black osservava sorpresa il grosso pitone nero acciambellato ai piedi delle scale. Nagini sollevò gli occhi azzurri verso di lei e la donna tirò le labbra in un sorriso - Sai sei eccezionale, nessuno nelle tue condizioni sarebbe riuscito a mantenere la sua identità…-
Il serpente sibilò fendendo l’aria con la lingua biforcuta…

-…Ed è per questo che mi piaci, Frank.-

 

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Come al solito le notizie, soprattutto se  avvolte dal manto della segretezza, fanno in fretta a passare di bocca in bocca, e così, a capo di qualche giorno tutta la scuola sapeva di Neville e di come era stato ritrovato da Hagrid a vagare in stato confusionale al limite della Foresta Proibita.
Nessuno degli studenti aveva avuto il permesso di visitarlo e Calì Patil aveva giurato di aver visto  il Ministro della Magia in persona dirigersi verso l’infermeria seguito da Silente e un accigliato Piton.
Harry sbuffò appoggiato alla sua scopa e Lorien sollevò le sopracciglia in risposta al suo sguardo. A quanto pareva la notizia di un secondo Potter in giro per la scuola non era niente rispetto ad un ragazzino traumatizzato, trovato con i pantaloni bagnati di pipì .
-A quanto pare i nostri cinque minuti di popolarità sono finiti.- disse infatti il più piccolo dei due, intanto che portava alla bocca un ape frizzola e la masticava pensieroso. Per effetto del dolce si sollevò un poco dal muretto su cui era appoggiato e Harry si chiuse nelle spalle - Meglio così fratello. Non so te, ma io ero stufo di trovarmi a venire fissato come un…- si allungò a pescare dal sacchettino che Lorien teneva sulle ginocchia - …Fenomeno da baraccone.-
Non si poteva definire un normale rapporto fraterno il loro. si stavano conoscendo, si stavano trovando bene assieme, ma nessuno dei due si era ancora fermato a pensare quanto era cambiata la sua vita. Soprattutto Harry, si era rifiutato di porgersi la domanda e si godeva la compagnia del fratellino che aveva sempre desiderato.
Lorien aveva un carattere stupendo, un indole allegra e mattacchiona.
Secondo Hagrid somigliava a James caratterialmente tanto quanto lui gli somigliava fisicamente e questo, in qualche modo, lo aveva spinto a mettere un pochino da parte il risentimento che sentiva verso i genitori per averlo lasciato in mano ai Dursley per tredici anni, per un vago desiderio di conoscerli e sapere qualcosa di loro .
-Tu sei sempre guardato come un fenomeno da baraccone.- osservò Lorien crucciando la faccetta e gonfiando le guanciotte - Sono io quello che non sono abituato a venire guardato come se fossi un nano bicefalo.-
Era piccolo per la sua età Lorien, più basso di Harry di almeno tutta la testa e smilzo abbastanza da sembrare uno scheletrino vestito. Aveva i capelli neri, come quelli di Harry, tenuti spettinati con la frangia comicamente alzata a scoprire la fronte, e gli occhi nocciola. Harry gli rivolse uno sguardo fra il divertito e l’amorevole, prima di alzare le spalle - Sì, ma ormai le occhiate alla mia cicatrice mi rimbalzano…-
Lorien pescò una nuova apetta zuccherosa dal sacchetto e aggrottò la fronte. Harry lo vide guardarsi attorno con una faccia perplessa, prima di girarsi e buttare un occhio oltre la sua spalla destra. Harry si sporse a guardare oltre il muretto. Qualcuno, appoggiato ad un albero in giardino, stava agitando la mano destra verso di lei. Da dove si trovava Harry poteva vedere solo un lembo di gonnellina di panno e una treccia rosso fuoco - Ginny Weasley?-

-Già, chissà che vuole.-

 

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-Ehi.- La figura accoccolata sotto le coperte non si mosse e Remus sollevò gli occhi al soffitto alla ricerca di divina pazienza. -Ehi.- ripeté.
Sirius si volse sotto le coperte e si schiacciò il cuscino sulla testa masticando un paio di imprecazioni alla volta del licantropo che, attraversando la stanza al buio, era andato a sollevare l’avvolgibile della finestra. Si tirò su di scatto, poggiando le mani sul materasso e rivolse uno sguardo irato alla figura sfocata che doveva essere Remus.

-Giorno a te raggio di sole.- chiocciò quest’ultimo, arricciando un angolo delle labbra in un sorriso sbarazzino.
Erano passati quattro giorni da quando James Potter era ripiombato nelle loro vite e Sirius non aveva più spiccicato mezza parola. Dopo avergli intimato di non farsi più vedere, perché altrimenti si sarebbe guadagnato l’accusa di omicidio che pendeva sulla sua testa, era sprofondato in una depressione cupa fatta di grugniti e ringhi difficilmente capibili. Remus era dotato di una bella scorta di pazienza, ma dopo quasi una settimana di quella vita, si sentiva prossimo ad abbandonare la sua politica di non-violenza, per afferrare la testa dell’amico e sbattergliela al muro fino a ridargli il dono della parola.

-Ha intenzione di tenere il broncio ancora a lungo?-
-Non sto tenendo il broncio.-
-MIRACOLO!-
Remus sollevò entrambe le mani sopra la testa - SI RICORDA ANCORA COME SI FA A PARLARE!-


Sirius afferrò il cuscino e lo lanciò verso la cieca, era ancora mezzo accecato dal brusco cambio di illuminazione, e il guanciale sbattè contro la finestra, mancando clamorosamente Remus che era appoggiato lì accanto. Si trovavano nella vecchia casa di Remus,quella doveva aveva vissuto da ragazzino assieme alla madre, Emmie. Avevano deciso di nascondersi in piena vista, in un luogo ovvio che erano quasi sicuri che Malocchio avrebbe scartato a priori.
Erano passati quattro giorni, e il tempo pareva dare loro ragione.
-Se non parlo, significa che non ho nulla da dire, no?-
Sirius allontanò le coperte con un calcio e si alzò, tirandosi su i boxer. In passato era stato dotato di un fisico estremamente tonico e prestante. Ora pareva che la prima folata di vento se lo doveva portar via.
Remus non poté fare a meno di studiare la pelle tesa sulle costole, le braccia esili segnate da quelle cicatrici di iniezioni. Sospirò mentalmente sollevando gli occhi al soffitto prima che Sirius potesse rendersi conto come lo stava guardando e con gli occhi metaforicamente al cielo - Perché non provi a sentire le sue ragioni?- Ovviamente era inutile dire a chi si stesse riferendo - Era…- mormorò - Era così disperato.-
Remus fece appena a tempo a finire la frase che si sentì afferrare malamente per la camicia e sbattere con forza contro il muro dietro di lui . Non oppose resistenza e strizzò semplicemente l’occhio destro mentre portava l’altro verso l’amico - Sirius.-

-La disperazione di James Potter non è più un mio problema.-

 

 

FINE CAPITOLO:

 

Nella speranza che vi ricordiate ancora di questa storia, un saluto dalla vostra devotissima Ino chan.

 

X Faith_San: Ho amato i film, ma una cosa che non sono mai riuscita a digerire è stata la scelta degli attori. Cinquantenni per interpretare dei trentenni. In questa fiction l’aspetto dei personaggi è uniformata alla loro età, Gary Oldman e Co, arriveranno fra molti capitoli, quando la storia procederà negli anni e i protagonisti invecchieranno.

 

Sirius: Ian Somerhalder (lo so che è un cliché, ma io lo immagino così Sirius da ragazzo)
Remus: James McAvoy
James: Henry Cavill
Lily:
Deborah Ann Woll 
Andrea: Kristen Bell
Cecily:
Emmy Rossum
Regulus: Orlando Bloom
Lorien:
Liam Aiken
Severus:  Matthew MacFadyen. Per la precisione, in questa veste: http://2.bp.blogspot.com/-de-daFH4aZ0/TqZq6hzxPBI/AAAAAAAARpo/FvylqFZIW9k/s1600/Matthew_Macfadyen_004.jpg

 

 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


 

 

 

 

 

Svegliarsi in compagnia, per quanto le fosse capitato raramente, non era una sensazione del tutto sconosciuta per Andrea Moody, il problema era che era più che sicura di essersi coricata da sola la sera prima.  Per questa ragione era schizzata a sedere con un gridolino fra il sorpreso e lo spaventato, ed era arrancata fino al bordo del materasso, facendo forza con i calcagni e le mani per scivolare sulle lenzuola.
Inutile dire il picco d’odio che le era schizzato in testa non appena si era resa conto, che non era uno sconosciuto pervertito quello che le si era infilato nel letto. O meglio, che era un pervertito sì, ma che la conosceva fin troppo bene quella canaglia che le sorrideva amabile. Una vena le si gonfiò in fronte   -SI-SIRIUS BLACK!-  strillò paonazza in volto -CHE DIAVOLO CI FAI NEL MIO LETTO!?-
Sirius si guardò attorno intanto che Andrea recuperava le coperte e le usava per coprirsi. Sì, perché lei aveva l’abitudine di dormire in canottiera a mutandine, visto che teneva il camino acceso anche la notte. L’uomo si chiuse nelle spalle - Era presto quando sono arrivato, mi dispiaceva svegliarti.- le scoccò un sorriso adorabile - Sei carina quando dormi. Senza contare che come mi sono steso, ti sei girata e mi hai abbraccia…- sgranò gli occhi e sollevò entrambe le mani per ripararsi -…ANDREA METTI GIU’ QUELLA LAMPADA!-
Andrea era balzata in piedi sul materasso, brandendo la lampada che aveva al comodino, reggendola con entrambe le mani, l’aveva portata oltre la testa, tremando di rabbia e di vergogna - IO TI UCCIDO STUPIDO COSO!- strillò un secondo prima che dal corridoio risuonassero nella stanza dei passi affrettati. La ragazza lanciò uno sguardo allarmato alla porta, poggiò la lampada sul comodino e dopo aver buttato il piumone addosso a Sirius gli si lanciò bella sdraiata addosso.
Malocchio aprì la porta ancora in camicia da notte e Andrea sollevò il capo - ‘Giorno.- lo salutò con una vocina da sonno niente male - Che succede?-
-Hai urlato.- rispose il mago guardandosi attorno - Perché?-
-Brutto sogno.- sentiva Sirius muoversi sotto di lei, e per farlo star fermo, gli piantò un ginocchio a far peso fra le gambe, intanto che fingeva di allungarsi per vedere l’ora sulla sveglia - Sono le sette papà, non dovresti andare a preparati per andare a lavoro?- Malocchio le rivolse uno sguardo accigliato - Che c’è?-
-Sento puzza di maschio.- Sirius, sotto Andrea, ingoiò una risata, girandosi quel tanto che bastava per avere la bocca premuta contro il collo della giovane. Però, che buon odore… -Ho bevuto una birra con Kingsley ieri sera.-
Malocchio parve riappacificarsi. Fortunatamente, per dormire toglieva il suo occhio magico, e con il solo occhio naturale, non era in grado di accorgersi dei minimi movimenti che Sirius, infagottato nelle coperte, compiva per respirare.
-Kingsley…- lo sentì ripetere il Malandrino - Vorrei proprio sapere quando ti deciderai ad accettare la sua corte Pagnottella.- Andrea avvertì Sirius irrigidirsi sotto di lei, probabilmente per trattenersi dal ridere. Avrebbe riso anche lei, se solo non avesse saputo quanto forte fosse il desiderio di suo padre di vederla accasata con il suo pupillo. E non poteva di certo mettersi a litigare con lui, con Sirius Black che le faceva da materasso, no? -…E’ così un bravo ragazzo e ti vuole tanto bene.-
-Non mi pare il caso di parlarne adesso, papà.- tagliò corto Andrea -Su vai a prepararti.- Il Mago sospirò prima di chiudere la porta e Sirius si scoprì la faccia - Cosa?- gli chiese Andrea che gli stava ancora sdraiata addosso.

-Tu e Kingsley?-
Andrea si chiuse le spalle.
-Non per dire nulla Moody, ma sei troppo gnocca per uno così.-
-Non per dire nulla Black, ma io non ho la profondità di una pozzanghera.-
Sirius sollevò le sopracciglia - Vuoi dire che sono superficiale?-
-La schiera di ragazze che ho visto passare al tuo fianco non era di certo degna del premio Merlino *- chiocciò Andrea con aria innocente.
-
Touché Pagnottella, ma continuo a sostenere, che sarebbe uno spreco vederti con Kingsley.- da quello che aveva potuto sentire nelle ore in cui se l’era tenuta addosso addormentata, e anche adesso che c’era solo il piumone a dividerli, aveva un corpicino piccolo, ma ben proporzionato. Quasi armonioso. Uno spreco per un gigante come l’erede al trono di Malocchio Moody -… E poi Moony che direbbe?-

Andrea aggrottò la fronte - Remus? Che diavolo c’entra Remus?-

 


Andrea se l’era dimenticato quel bacino scherzoso che aveva dato a Remus quella sera nel vicolo dietro al locale dove il licantropo lavorava. Sirius che aveva assistito alla scena, no.

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A differenza del fratello maggiore, Lorien non sembrava essere venuto al mondo con il gene pozioni, proprio come Lily, per questa ragione si erano sorpresi tutti quando Piton gli aveva intimato di rimanere dopo la fine delle lezioni e di seguirlo nel suo ufficio. Aveva risposto bene a tutte le domande, facendo guadagnare quattro punti a Grifondoro, ma forse il Professore, dopo il primogenito di James Potter, aveva deciso di odiare anche il secondo.
Lorien sbuffò  intanto che osservava il professore rovistare nell’armadietto accanto alla scrivania e aggrottò la fronte perplesso quando lo vide tirare fuori una collanina con il cordino in caucciù e un pendente in argento e pietra trasparente come vetro a forma di…Era un triangolo quello?
Nel silenzio della stanza letteralmente foderata di libri, Severus osservò il ninnolo che teneva fra le dita, e poi il ragazzino che lo osservava.
A differenza di Harry, che era il ritratto del padre, Lorien aveva anche qualcosa di Lily. La forma del viso, rotonda e con le guanciotte come la Lily bambina che viveva nei suoi ricordi. Il  modo in cui arricciava il naso quando ponderava una domanda, o di come si grattava il retro dell’orecchio sinistro quando era confuso.
Erano tutte scaglie di Lily che vivano in lui, e che Harry non aveva.
-Professore?- Severus sollevò gli occhi e Lorien inclinò la testa - Doveva parlarmi?-
-No.- Severus fece il giro della scrivania e gli andò di fronte - Dovevo darti questo.- Si chinò in avanti , era anche piccolo per la sua età, proprio com’era stata sua madre. Per anni, la più piccina della classe, prima di fiorire in donna quasi all’improvviso - E’ una Pietra Emostatica.-
Lorien corrugò la fronte - E che devo farci?-
-Quando avrai la sensazione che si stia riempiendo di sangue, dovrai correre in infermeria. Madama Chips saprai che fare.-  passò le braccia attorno al collo del bambino e gli assicurò la collanina al collo. Lorien pareva più che confuso - Fidati di me.-

-Mi fi-fido.-

Severus sospirò lanciando uno sguardo allo specchio a muro che Bellatrix usava per mettersi in contatto con lui “…Almeno a te, posso salvare la vita.” si disse  scrollando mentalmente il capo e alzandosi - E ora vai pure.-


FINE PRIMA PARTE.


Come potrete vedere nel corso della fiction, Severus avrà un ruolo più che positivo. Questo capitolo è l’inizio della redenzione di cui il suo personaggio sarà protagonista.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***



Capitolo venti.


Frammenti di immagini. Urla. Sangue.

Un uomo inginocchiato, voltato di spalle. Non ha su la camicia, e la schiena è aperta da numerose ferite. James lo osserva, sa di conoscerlo, ma non ha idea di dove l’ha già visto.

Frammenti di immagini. Urla. Sangue.

L’uomo sembra giovane, ha i capelli biondi, lunghi tanto da poter essere afferrati in una manciata da chi lo sta seviziando. James può vedere i muscoli della sua schiena tendersi fra il sangue che scende. Sa di conoscerlo, ma deve vederlo in volto.

Frammenti di immagini. Urla. Sangue.

Il punto di vista si sposta. Come in un film la telecamera sembra ruotare. James aggrotta la fronte intanto che il volto dell’uomo si delinea nell’ombra assieme a quello del suo creatore. Vent’anni, o qualche anno di più, capelli biondi e occhi dannatamente blu. -Frank Paciock.- e la donna che lo tiene per i capelli è Bellatrick Black.  James sente formicolare la schiena, un brivido che gli fa stringere le braccia attorno al corpo per riflesso. Una donna singhiozza piano, Alice riversa nel suo sangue, gli occhi strizzate e la bava alla bocca

 

-Ho un destino peggiore della morte per te Frank…- mormora una voce nel buio - Una premio per la tua testardaggine a non voler morire.- l’espressione da animale braccato di Frank è tremenda, James non riesce a guardare - Diventerai il primo dei miei servi.-

 

 

James emerse dal sonno con un grido agghiacciato e immediatamente, portò la mano destra alla gola, per tastare la consistenza del collo.  Il sogno si era spento in una nuvola scura che aveva preso la forma di un pitone nero che gli si era avventato alla gola . Si volse e Lily, accanto a lui, lo fissò con una mano premuta sul petto - Ho fatto un brutto sogno.- si passò ancora la mano sulla gola, tastando la carne in maniera quasi ossessiva - Un brutto sogno.-

 

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Quella era la quinta mattina che Andrea Moody si svegliava appoggiata al petto di Sirius Black, e per la prima volta il mago non si ritrovò a venire scaraventato giù dal letto, né preso a sberle. Tenendo le braccia sotto la testa, osservò la testolina bionda di Andrea ancora appoggiata alla sua spalla, e quando questa la tirò indietro per rivolgergli un assonnato -’Giorno cane.- si ritrovò a sorriderle,  sereno - Un giorno mi devi spiegare perché ti infili nel mio letto tutte le notti.-
-Di mattina presto in realtà.- precisò Sirius sollevando gli occhi.
-Quello che è.-
borbottò Andrea senza alzarsi.
Era strano. Quasi intimo.  Sirius aggrottò la fronte intanto che ascoltava il respiro lento della ragazza. Ne sentiva il colore contro il panno leggero della camicia, e ora che ci pensava. Era più calda del normale. Sposta la mano destra e girando il braccio attorno alle spalle di Andrea, la porta ad appoggiare sulla fronte della giovane - Scotti.-  disse

-Pozione venefica.- mormorò la biondina chiudendo gli occhi -Avrò la febbre per qualche giorno.- si chiuse nelle spalle senza accennare a cambiare posizione - Inconvenienti del mestiere.- sentiva freddo e Sirius emanava un bel calduccio.
-Tuo padre l’ho sentito uscire.- Sirius guardò verso la porta della camera.
-Mio padre non è uno di quelli che ti prepara la minestrina quando sei malato.-
Sirius arricciò il naso intanto che spostava la mano dalla fronte di Andrea alla spalla, sfiorandole con le dita la curva morbida della guancia e quella graziosa del collo. Non la sentì reagire come al suo solito –ovvero urlando e maledicendolo- quindi doveva strare davvero male - Vuoi che te la prepari io?- le chiese tornando a guardarla, ma aveva chiuso già gli occhi .
Sirius la osservò pensoso e sorprendendo anche sé stesso, strinse la presa attorno alle spalle della ragazza, tirandosela meglio contro e poi sollevò di nuovo il piumone per coprirla. Oggi niente giochi, si disse, ma coccole fino a che non torna a capirci qualcosa.

 

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Neville non era ancora riapparso per i corridoi della scuola e la piccola truppa che si era radunata davanti alla porta dell’infermeria, ora pretendeva di sapere per quale ragione. A volte, lo si sentiva gridare come un dannato, altre piangere rabbonito da Madama Chips. Molti dicevano che fosse sul punto di diventare pazzo, altro che lo fosse già, ma nessuno sapeva dire il perché di questo crollo e ora Harry Potter e i  sei che gli sgomitavano alle spalle pretendevano una risposta.
Madama Chips, sollevò gli occhi al soffitto in un moto di esasperazione e poi si fece di lato per indicargli il letto dove la figuretta paffuta di Neville era accomodata. Era dal giorno del ritrovamento che non parlava, e nemmeno Piton con la sua Legimanzia era riuscito a capire cosa fosse successo.
I suoi ricordi erano un confuso gorgogliare blu -Provateci voi a sbloccarlo.- sbottò stizzita l’infermiera e  i ragazzini avanzarono a blocco. Lorien aveva Ginny aggrappata al braccio destro e Harry lo sentì sbuffare come un mantice intanto che cercava di liberarsi della sua presa spacca ossa e con uno scrollone.
La prima a parlare, dopo il momento di silenzio in cui tutti si meravigliarono delle condizioni di prostrazione in cui verteva Neville, fu l’immancabile Hermione. Dopo essere avanzata di un passo e aver buttato indietro i crespi riccioli color castagna con un colpetto della mano, si avvicinò al letto - Neville, possiamo parlarti?-
Neville spostò gli occhi chiarissimi verso di lei e Hermione, per la prima volta, si rese conto che aveva gli occhi di un blu fantastico - Neville che ti è successo?-
Il ragazzino non le prestò attenzione, l’attraversò con lo sguardo per andare ad Harry -Il serpente.-  bisbigliò  e Madama Chips , dopo un momento di sgomento, corse in corridoio alla ricerca di Silente - Il serpente mi ha parlato.-
-Di che serpente parli?-
gli chiese Harry
-Il pitone nero.- specificò Neville con aria assente.
-E che cosa ti ha detto?-
In un frusciare di vesti multicolore  Silente comparve sulla soglia assieme ad un ansante Piton che appoggiò una mano al battente della porta. I due si scambiarono uno sguardo prima di avvicinarsi. Avevano provato di tutto per far  parlare il piccolo Paciock, e ora si sbloccava solo perché aveva visto Harry?

-Io non voglio uccidere ancora.-

La frase riecheggiò fra le mura dell’infermeria, poi Neville mandò un gemito -IO NON VOGLIO UCCIDERE ANCORA, TROVA REMUS LUPIN.- gridò afferrandosi la testa e iniziando a dondolare -SONO PAPA’NEVILLE. IO NON VOGLIO UCCIDERE ANCORA. TROVA REMUS LUPIN.-

Harry si volse verso Silente che ascoltava atterrito il delirio di Neville -Preside.-

-Dobbiamo trovare Nagini.- mormorò questo voltandosi verso Piton che pareva agghiacciato - Severus.-

-Non è possibile.-
-Nemmeno io lo credevo possibile. Ma a quanto pare, nessuno in questo mondo resta morto a lungo.-

 

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Il pitone si acciambellò sfinito sul pavimento, appoggiando il capo sul suo stesso corpo. Aveva speso le sue ultime energie per inviare quel ricordo mentale a James Potter. Sollevò gli occhi e li puntò verso l’uomo che lo fissava dall’alto. Lucius Malfoy

-Sveglia principessa, abbiamo del lavoro da fare.-

 

 

FINE CAPITOLO.

 

 

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


CAPITOLO VENTUNO.

 

 

Il lavoro che Nagini  doveva compiere era aggredire una delle poche persone che mai, e poi mai,  avrebbe avuto il coraggio di attaccare. Bellatrix lo sapeva e sorrise nello scorgere quel lampo di orrore negli occhi azzurri del pitone nero accanto a lei.  Remus Lupin era appena uscito in cortile, reggendo nella sinistra un sacchetto per la spazzatura e gli occhi dell’animale  mandavano una  tale pena, che la Mangiamorte si sentì ad un passo dal ridere soddisfatta.
-E’ lui il tuo obbiettivo.-
Il serpente fendette l’aria con la lingua biforcuta.
-Sai bene che se ti rifiuti ancora di uccidere un obbiettivo,  questa volta a pagare il fio delle tue colpe sarà la dolce Alice.- Bellatrix vide il panico affiorare negli occhi del pitone. Lo sentì fremere per l’odio,  e l’impotenza e si chinò in avanti appoggiando le mani sulle ginocchia - Allora?- lo incalzò indicandogli la casa con un cenno del capo scarmigliato - Ci sbrighiamo?-

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Andrea mormorò qualcosa nel sonno e dopo un momento aprì gli occhi. Si guardò attorno e si alzò a sedere nel letto. Sola. Eppure era convinta che pure quella mattina, Sirius si fosse presentato . Si grattò la testa confusa, prima  di udire una lieve risata arrivare dalla porta. Si volse di scatto e Sirius entrò  tenendo fra le mani un vassoio che le appoggiò in grembo.
-Eri delusa?-
-IO?-
fece eco Andrea alternando lo sguardo dal viso dell’uomo al piatto  di minestra calda - Delusa di cosa?-
-Che non fossi accanto a te.-
la guardò arrossire -Ho indovinato.-
-Affatto, avevo paura che avessi rubato l’argenteria e fossi scappato.-
Andrea prese il cucchiaio da vicino il piatto,  e tirò su un bel sorso di minestra. Ci soffiò sopra gonfiando le guancie rosse e lustre per via della febbre e vide Sirius sorridere quasi intenerito. Per un momento,  perché quando ebbe sollevato lo sguardo di nuovo verso il suo volto, aveva la stessa espressione idiota di sempre.
-L’ha fatta Remus?-
-No, io.-

Andrera sfoderò un espressione scettica, appoggiò di nuovo il cucchiaio sul fondo del piatto, e tirò su un secondo sorso di minestra, ma invece di indirizzarlo verso di sé, lo allungò a Sirius - Bevi.-
-Io sto benone .-
-Bevi.-
-Certo che sei diffidente, Moody.-
-Bevi.-
Sirius chinò in avanti la testa e buttò giù tutto la cucchiaiata di minestra. Si leccò il labbro superiore con un aria da birbante che era tutto un programma, e la ragazza si fidò, finalmente a mangiare a sua volta. Abbassò leggermente il capo, spalancò la bocca e bloccò il cucchiaio a metà strada a sentire la mano di Sirius tirale indietro il capelli dal viso. Sollevò gli occhi verso di lui, e anche se sarebbe stato il momento migliore per un qualcosa di romantico, con la mano di lui ferma sulla sua gota e i loro sguardi incatenati… Da bravo soldatino allevato da Malocchio Moody ad essere parca nei sentimentalismi, strillò imbarazzata a morte -NON PRENDERTI TROPPE CONFIDENZE CON ME, CANE!- prendendolo a calci da sotto la coperta.

 

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Poche volte nella sua vita Remus Lupin aveva benedetto il morso che l’aveva reso Licantropo, e mai prima di quel momento, s’era ritrovato a ringraziare sentitamente madre Luna per aver dotato i suoi figli di cotanta tempra fisica.
S’era buttato dalla finestra aperta, di spalla e rotolato fra i cocci rotti, ma a parte qualche graffio stava benissimo. Anche il pitone pareva sorpreso intanto che lo osservava per metà  ancora in casa e per metà in giardino.
Remus si tirò indietro, spingendo sui calcagni per mettere spazio fra lui e l’enorme rettile e  mormorando a bassa voce, appellò la bacchetta dal cassetto della scrivania. Si udì un tonfo e l’arma  arrivò roteando su se stessa tipo  boomerang, cozzando contro il palmo della mano dell’uomo.

-Avevi otto anni e io dieci quando ti sei fatto quella cicatrice.-

Remus sentì tutto il sangue nel suo corpo evaporare. Stava impazzendo o il pitone aveva…? Lasciò cadere il braccio, la mano stretta attorno alla bacchetta, il fiato ansante per la sorpresa. Anche se a fatica, quella che usciva dal corpo del serpente, era quella di una persona. Una persona che conosceva fin troppo bene.


-Quella sotto l’occhio destro.- specificò l’animale

-CHI DIAVOLO SEI ? COME DIAVOLO FAI A SAPERLO?- che da piccolo, invece di prendere un boccino  in mano , gli era finito addosso di faccia.  Remus stropicciò la parte con il pugno destro.

-Sono Frank…-

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Neville sembrava terrorizzato, accucciato sotto le coperte sembrava così piccolo e indifeso. Harry si avvicinò ancora al suo letto e cercò di toccargli il capo - Neville.- mormorò e il bambino sollevò gli occhioni blu verso di lui - Chi è Remus Lupin, tu lo sai?- gli chiese.
Il bambino premette le labbra una contro l’altra, serrandole con forza,  e fu Lorien a rispondere al posto suo - E’ uno dei migliori amici di papà.- spiegò al fratello e i bambini accanto a lui - Licantropo infettato, e cugino da parte di padre di Frank Paciock il padre di Neville.- che a quanto pareva era vivo sì, ma nel corpo di un pitone lungo metri e metri.

-E perché dobbiamo trovarlo?-

Lorien fece spallucce -Non ne ho idea.-

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Capitolo 22
*** Capitolo ventidue. ***


 

CAPITOLO VENTIDUE.

 

Remus sapeva di stare per svenire, ma non aveva idea di quanto tempo ancora avrebbe retto il suo cervello prima del blackout che sentiva arrivare. Sentiva la testa leggera,  il mondo farsi sempre più lontano, ovattato da una nebbiolina ai margini del suo campo visivo, e sapeva bene che quel ronzio che sentiva  allargarsi nelle orecchie non aveva nulla a che fare con il cielo carico di nubi sopra la sua testa.
Non era un tuono, anche se un lampo illuminò per un momento la figura del Pitone di una luce fredda prima di farlo ripiombare nella penombra del temporale. -Maledizione.- scattò.
Si alzò, facendo forza sui calcagni per tirare le ginocchia al petto, recuperò la posizione di guardia e arretrò di due passi - Maledizione.- ripeté tra i denti.
La pioggia aveva preso a battere insistente, il licantropo  strizzò un  occhio per cercare di vedere fra l’acqua che gli scorreva a rivoli lungo il viso scendendo a gocce lungo il mento. Arretrò ancora di un passo  e il Pitone fendette l’aria con la lingua biforcuta avvicinandosi ancora. Visti da fuori sembravano impegnati in uno strambo balletto -…Cosa posso dire perché tu mi creda Remus ?-
Remus credeva, credeva eccome.
Credeva di essere diventato pazzo. Ecco cosa credeva.
Perché ricordava bene quella voce. La ricordava benissimo e non poteva essere vero.
Frank Paciock giaceva in coma irreversibile al St. Mungo.
Cercò di mettere ancora spazio fra sé e il serpente,scivolando a causa della fanghiglia che si stava creando  alzò la bacchetta puntando contro il muso del pitone che sibilò come spazientito.  Evocò nella testa una Stupeficium, ma fu troppo lento.
Il licantropo vide tutto come in un lampo confuso.
Nagini  che scattava verso di lui, allungandosi di colpo come una  frusta,  la casa che ondeggiava davanti a lui, il cielo che prendeva tutto il suo campo visivo.  Portò entrambe le mani al collo per cercare di allentare la presa del serpente, che strinse facendogli  strofinare la scheda contro il prato .
-MALEDIZIONE.-  sputò sbracciando per cercare di arrivare alla bacchetta che gli era volata di mano durante la caduta -ACCIO BACCHETTA.- urlò  tendendo le dita della mano destra. L’arma volò verso di lui, roteando,  Remus la strinse, ma l’incantesimo gli morì in gola per via di una stretta furiosa del pitone attorno al suo collo.
Un pensiero incoerente si fece strada verso di lui, una richiesta di aiuto che riuscì a mandare con le ultime forze sotto forma di patronus che scattò nella pioggia e si mise  in ricerca tenendo il muso e la coda bassa.
Il pitone lo trascinò verso la casa, sotto lo sguardo di Bellatrix che aveva assistito allo scontro da dentro un auto incantata, probabilmente l’avrebbe divorato con calma, penso la  Mangiamorte mettendo in moto.

Il momento di ragione, stavolta, non era durato a lungo.

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Il Patronus di Remus Lupin era un lupo di piccole dimensioni, simile a Moony.
Sirius socchiude gli occhi, per un momento abbagliato dalla luce che esso portava prima di alzare la testa dal guanciale, sfilando il braccio da sotto il capo di Andrea che gli dormiva addosso.  
Era riuscito a convincerla a mangiare  dopo essersi beccato una decina di calci sotto al letto e quando finalmente si era appisolata, a pancia piena, non aveva avuto il coraggio di lasciarla sola, e si era steso di nuovo vicino a lei. Deliziandosi quando, dopo una ventina di minuti, fra il dormiveglia, l’aveva sentita voltarsi verso di lui, per accoccolarsi contro il suo fianco.
Afferrò un lembo della coperta che copriva il Cacciatore fino  al seno  e la tirò , su rimboccandogliela fino al collo . La osservò per un momento, prima di fare il giro del letto, e dedicarsi al lupetto  di fumo argento che sembrava abbaiare nella sua direzione.
Si accucciò di fronte a lui, sedendosi sui calcagni e il Patronus si gettò in lui, nel suo petto, lasciandogli sulla punte delle labbra le coordinate dove trovare Remus. Si alzò , poggiando le mani sulle ginocchia e si volse per lanciare un ultima occhiata ad Andrea che dormiva.
Sorrise fra sé e sé prima di sparire in un turbine di fumo azzurro.

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Remus si volse sul  pavimento,  la mano destra premuta alla gola e la sinistra contro il torace.
Il dolore che sentiva alla gola era tutt’uno a quello che sentiva alla nuca, gemette fra la saliva che gli colava dalle labbra socchiuse e sollevò gli occhi verso la sagoma scura del pitone che lo osservava con quegli innaturali occhi azzurri.
-Vuoi uccidermi?- gorgogliò - Sono infetto.-
Il pitone  si avvicinò, strisciando il ventre sul pavimento di legno,  per strofinare la testa rettangolare contro la fronte del licantropo. Una mossa strana da parte di un rettile , simile alla coccola di un gatto al suo padrone - Mi dispiace Remie, ma  dovevo farle credere di averti ucciso.-
Remie. Erano passati anni da quando qualcuno, che non era Sirius o James, l’aveva chiamato a quel modo. Sgranò gli occhi color miele arrossati e iniettati di sangue, annaspando con la mano verso la testa di Nagini che non si sottrasse al tocco.
-Frank
?- chiese,  con un filo di convinzione  nella voce rauca.
-Non volevo stringere tanto forte.-
Voleva solo stordirlo, ridurlo all’impotenza fisica per evitare di volare via per qualche stupecium. Si acciambellò  accanto al corpo del mago, che cerca di riprendere a respirare,  poggiandogli la testolina su una spalla.
Remus si guardò attorno, erano dietro casa, nella capanna degli attrezzi.  Remus vide  baluginare nella penombra le lame di cesoie arrugginite e di forbici da potatura.
-Com’è possibile?-
-Ti spiegherò, adesso cerca di respirare.-

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Tenendo le mani in tasca, Sirius fece il giro del palazzo, osservando il buco della finestra sfondata dalla caduta di Remus  in giardino e  le tracce del trascinamento a sedere del licantropo alla vista dell’enorme pitone nero.
Arricciò il naso, pensoso,  avvicinandosi al capanno degli attrezzi.
A causa della pioggia battente il suo olfatto, potenziato grazie alla sua capacità di mutare in cane, era pressoché inutile. Se in condizioni normali, sarebbe stato capace di trovare la scia di Remus  fra mille,  con tutta quell’acqua era un altro paio di maniche.
Si avvicinò al capanno,  studiandolo con la fronte aggrottata,  dal tetto fino alla porta, fermandosi a quella scarpa da passeggio di cuoio marrone che spuntava oltre il vano.
Portò mano alla bacchetta e si mosse per poter guardare e essere visto da chi era all’interno.
-Cazzo!-
Remus sdraiato  impegnato a tossire e a sbavare come un vecchio era già un colpo per lui.
Figuriamoci la vista di Nagini che lo vegliava quasi amorevole.
Ci mancò poco che mollasse la presa alla bacchetta per tirarsi indietro terrorizzato.
ODIAVA I SERPENTI. LI ODIAVA.
Remus si tirò a sedere mantenendo la mano al collo - Sirius.-  mormorò a bassa voce.
-Re…Re…Re…-
Remus aggrottò la fronte, prima di ricordare - Soffre di ofidiofobia.- disse al Pitone che si fermò dall’avanzare.
Sirius si  addossò al muro dietro di lui, comico come poche volte lo era stato nella sua vita, gli occhi blu sgranati e le labbra tremanti. Remus tossì, stavolta per mascherare la risata.
-REMUS JOHN LUPIN, SE STAI  RIDENDO E’ LA VOLTA BUONA CHE TI SPACCO LA FACCIA.-

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-Sei sicuro di stare bene?-
Per la quinta volta nel giro di dieci minuti, Lorien Potter annuì rigido, il collo bloccato da una strana morsa dalla nuca sembrava prendergli la gola impedendogli di parlare.
All’improvviso, senza ragione apparente, la testa aveva preso a dolergli da matti e il collo gli era diventato rigido come quello di una bambola.
Era dovuto uscire dall’Infermeria, per evitare di cadere a terra come una pera cotta  accanto al letto di Neville, e ora non sapeva come fare per tornare dentro e dire alla  Chips che era tutto machismo alla Potter, che non stava bene per nulla.
Osservò il primino che l’aveva avvicinato allontanarsi sentendo uno strano calore avvampargli nel petto.
Si portò la mano destra al torace,  e subito si rese conto che era la pietra che gli aveva donato Piton a  bruciare a quel modo. La sentiva sotto la stoffa della camicia e del maglione.
Afferrò il cordino tirandolo da dietro il collo e si appoggiò la pietra nel palmo della mano.
Qualcosa sembrava gocciolare a suo interno.
Sangue.
-Maledizione.- mormorò.
Si mise in piedi, o almeno tentò di farlo.
Le mani poggiate all’indietro contro il muro contro la quale era addossata la panca su cui era andato a sedersi,
-Madama Chips.- mormorò con una voce spaventosamente impastata -MADAMA CHIPS.-
Al secondo urlò senti come se qualcuno gli avesse afferrato la gola. Come se una mano lo stesse stritolando dall’interno. Si piegò in avanti e senza un gridò cadde sul pavimento.

 

FINE CAPITOLO.

Nella speranza che vi ricordiate ancora di questa storia, un saluto dalla vostra devotissima Ino chan.

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