Ave a voi, cari lettori, se
avete aperto questa pagina, vuol dire che amate i gemelli Tachibana
tanto quanto li amo io, e questo è beneXD, comunque, in attesa
delle millemila storie che devo ancora aggiornare *attende incudine in
faccia* pubblico questa storiella che pubblicai su Endless Field con il
nick "Camilla" tempo addietro, e a cui devo ancora aggiungere l'ultimo
capitolo *attende attentato di Melanto e/o ennesimo incudine*.
Si collega direttamente all'altra mia
storia Homozygous, che descrive il carattere delle mie
adorate scimmiette di montagna, e descrive il rapporto tra i due
fratelli.
Intanto mi impegnerò a
terminarla...nel frattempo...godetevela!^^
Ringrazio tutti coloro che
leggeranno, recensiranno, preferiranno, ricorderanno o seguiranno
questa storia!
I personaggi (tranne gli OC)
appartengono a Yoichi Takahashi.
Una settimana per cambiargli la vita –
“Sono o non sono un
buon fratello?”
Lunedì
Un lunedì mattina come tanti nell’istituto commerciale di
Akita, alunni e insegnanti dall’aria
sonnolenta si avvicinavano a passi lenti verso il portone d’ingresso.
Masao e Kazuo
Tachibana camminavano l’uno di fianco
all’altro:
“A che ora sei
tornato ieri sera, Masao?” chiese Kazuo con
sguardo stanco e indagatore.
“All’una” rispose
il fratello “Ma a te cosa ti importa?”
Kazuo
sbuffò sonoramente: “Mi importa sì, perché lasci
quella cazzo di finestra aperta quando ritorni dalle tue scorribande!
Cosa ti
costerebbe chiuderla?”
“Ero accaldato! E
poi l’ho lasciata SOCCHIUSA, giusto per
far entrare un alito di vento, come sei rompipalle!” concluse Masao
incrociando
le braccia.
Il fratello gli
scoccò un’occhiata colma di disapprovazione:
“Comunque penso di sapere perché eri così accaldato…”
Masao
cercò di
distogliere lo sguardo, con aria innocente.
“Sei stato con
Rumiko, dì la verità!” disse, tagliente “Ieri
pomeriggio avrà chiamato una ventina di volte a casa! Ma quando
la pianterai di
giocare con il cuore della gente!”
Il fratello
scrollò le spalle: “Invidioso, eh?”.
“Ma fammi il
piacere!” sbottò Kazuo.
Mentre
battibeccavano, i gemelli arrivarono davanti alla
porta d’ingresso, e sul muro accanto alla porta era attaccato un
manifesto
colorato che attirò l’attenzione di Masao, che agganciò
il fratello per la
manica per farlo fermare.
“Era ora che
attaccassero i manifesti, temevo fosse solo una
voce di corridoio!” disse Masao, sollevato.
“Ma che roba
è?” chiese Kazuo grattandosi la testa, si
avvicinò al poster per guardarlo meglio.
La locandina
diceva:
“TRENTESIMO
ANNIVERSARIO DEL CAMPIONATO NAZIONALE DI CALCIO
PER SCUOLE MEDIE – Grande veglione per festeggiare – Sono invitati
calorosamente
tutti gli alunni e gli ex alunni delle scuole che hanno partecipato a
questo
campionato – Cerimonia di premiazione per gli elementi più
meritevoli di sempre
-- Questo sabato agli impianti sportivi di Akita dalle ore 20:30”
Masao diede una
lieve gomitata al fratello:
“Allora, ci
andiamo?”
Kazuo lo
guardò come se fosse un marziano:
“Ma tu sei tutto
scemo!”
“Ma dai!”
mugolò il fratello per cercare di convincerlo “La
festa è di sabato sera! Meriti di divertirti dopo la testa che
ti fai sui
libri! Rivedremo tutti i nostri vecchi amici dell’Hanawa! E poi
sarà pieno di
ragazze!”
L’altro
continuava a guardare con sguardo confuso il
manifesto:
“Chi te lo dice
che voglia rimorchiare?” chiese.
“Chi me lo dice?
CHI ME LO DICE? Me lo dice il numero di
Playboy che mi hai fregato! Non vorrai mica trascorrere tutta la tua
adolescenza a strozzarti il pollo????”
“MA CHE PAROLE
USI???? CAVERNICOLO!!!!” gridò Kazuo
arrossendo violentemente.
Masao fece per
tapparsi la bocca con sguardo malizioso, e
mormorò: “Mi scusi, Principe!”
Il fratello lo
guardò imbarazzato, e bisbigliò:
“Vai a fare in….”
La campanella
coprì il resto della frase, e i due gemelli si
precipitarono nell’istituto per entrare in classe in tempo.
Dopo
un’estenuante lezione di letteratura, suonò la campanella
della ricreazione.
Masao si
avvicinò al banco del fratello, si mise davanti a
lui e lo guardò dritto negli occhi:
“Tu sabato sera
vieni al veglione con me! Non posso vederti
sempre in un angolino! Voglio che tu ti diverta!” disse senza mezzi
termini.
Kazuo
appoggiò i gomiti sul banco e si coprì gli occhi con
le mani:
“Per quanto tempo
mi romperai con questa storia?” chiese,
sospirando “Non mi interessano le feste! Non mi divertono!”
Masao
sbatté una mano sul tavolo:
“Ma se non ci sei
mai stato! Ti divertirai un sacco, ne sono
sicuro!”
Nessuna risposta
da parte del fratello, e allora Masao si
giocò l’ultima carta:
“Ti prometto che
se vieni alla festa con me, sabato sera
troverai una ragazza!”
“E basta!”
gridò Kazuo “Ma mica tutto il mondo gira intorno
alle ragazze!”
Era troppo.
Masao
spalancò le braccia, come per dire “mi arrendo”, e
uscì sul corridoio.
Kazuo rimase
seduto al suo banco con la testa tra le mani,
si voltò per guardare il banco del fratello, pieno di scritte,
pieno di
cuoricini intagliati.
Sentiva la voce
di Masao dal corridoio: alta, ma anche
suadente ed impostata; poco dopo sentì anche una risata
femminile; non perdeva
occasione di fare il piacione, quello lì!
Sembrava assurdo,
ma suo fratello aveva ragione: non aveva
mai avuto una ragazza, eppure si era innamorato così tante
volte…quante poesie
aveva scritto per Akane, Kaoru, Yura…quanto le aveva sognate…quanto le
aveva
desiderate….e quanto gli avevano spezzato il cuore.
Era sempre stato
invidioso del fratello sotto questo punto
di vista, lui era estroverso, sicuro di sé, carismatico; mentre
lui era così
schivo, timido, con scarsa autostima.
Forse poteva
provarci, poteva andare alla festa con il
fratello; in fondo, le cose bisogna anche farle succedere.
Si alzò
dal suo posto e raggiunse Masao nel corridoio, il
fratello era appoggiato ad una parete e parlava con una ragazza molto
carina,
dalle lunghe trecce scure.
Appena vide
Kazuo, Masao salutò la ragazza e si diresse
verso il fratello.
“Allora, caro il
mio fratello secchione, ci si va a divertire
sabato?” chiese.
Kazuo alzò
gli occhi al cielo: “Piantala di chiamarmi così!
E comunque vorrei fare un patto con te”
Masao
annuì, interessato, adorava le sfide.
“Tu mi insegnerai
come conquistare una donna in questa
settimana, e sabato sera andremo al ballo” avanzò Kazuo “Se
riuscirò a trovare
una ragazza ti aiuterò con i compiti per tutto l’anno, ma se non
la trovo non
mi romperai più le scatole con questa storia del rimorchio, ok?”
Il fratello
sorrise: “Perfetto, ma fammi aggiungere una piccola
postilla, se rimorchi, mi dirai che sono il fratello migliore del
mondo!”
“Ok! Ci sto!” i
due fratelli si strinsero la mano.
“Inizieremo
questo pomeriggio!” esclamò Masao.
Kazuo lo
interruppe: “Ma dobbiamo fare i compiti!”
“PRIMA REGOLA: IL
SECCHIONE SENZA VITA SOCIALE NON ATTIRA LE
RAGAZZE!” gridò il primo.
Alla fine delle
lezioni, Kazuo aspettò per un quarto d’ora
il fratello davanti al cancello; batteva nervosamente un piede a terra,
odiava
chi arrivava in ritardo, per lui era una mancanza di rispetto.
Ovviamente Masao
era di tutt’altra opinione, lui si faceva
desiderare, spesso e volentieri arrivava agli appuntamenti con circa
mezz’ora
di ritardo: “Se le persone tengono a te, ti aspettano!” diceva sempre.
Dopo altri cinque
minuti Kazuo intravide il fratello uscire
dal portone principale, correndo disperatamente; arrivò davanti
al gemello con
il fiatone.
“Si può
sapere che ti è successo?” chiese Kazuo “Mi avevi
detto che dovevi solamente inserirci nella lista del ballo!”
Masao prese un
paio di profondi respiri, poi spiegò: “Stavo
arrivando da te quando ho visto...Kasumi…”
“Kasumi!? Quella
ragazza a cui hai dato buca circa una
decina di volte?” Kazuo era stupefatto.
Il fratello si
massaggiò una guancia: “Ho scoperto che ha
vinto la medaglia d’oro ai campionati interscolastici d’atletica;
specialità
100 metri piani! Una saetta, ti dico!
Prima era in fondo al corridoio e dopo pochi secondi era
già davanti a
me! Mi sono beccato pure un ceffone, che dolore!”
Infatti sulla
guancia di Masao era comparso un alone rosso,
con la forma di cinque dita.
“Bello schiaffo!
Se te lo ha dato, vuol dire che te lo sei
meritato!” ridacchiò Kazuo “Non si gioca con il cuore della
gente!”
“Che palle!
Sembri nostra madre quando fai così!” sbottò
Masao.
Kazuo fece
spallucce: “Dai, rimandiamo le discussioni a
stasera, per questa volta, illuminami con la tua sapienza!”
Masao si
sistemò il colletto della divisa, socchiudendo gli
occhi: “Non credere che sia così facile! Per far cadere una
donna ai tuoi piedi
inizialmente ci vuole tempo…ma quando hai imparato diventa tutto
più semplice,
avrai ragazze a tonnellate!”
“Me ne basta solo
una, non sono mica come te!” esclamò
Kazuo.
Il fratello si
portò una mano alla testa, come se si fosse
scordato qualcosa: “Ah, mi ero dimenticato che tu sei per l’amore puro et casto!”
Kazuo lo
fulminò con un’occhiataccia, e i gemelli si
avviarono verso casa.
La primavera si
stava avvicinando, si sentiva nella brezza
leggera, nella luce del sole non più pallida, nella temperatura
mite e nei
virgulti che occhieggiavano sui rami degli alberi; Masao amava quella
dolce
stagione di transizione che era la primavera, quando era caldo ma non
troppo, e
naturalmente la cosa che amava di più era vedere gli abiti delle
ragazze che si
facevano sempre più corti e leggeri, e lentamente si mostravano
in tutta la
loro bellezza come fiori che sbocciavano.
Kazuo, dal canto
suo, amava l’inverno, le giornate che si
accorciavano e l’aria pungente, che costringeva ad infagottarsi in
abiti
pesanti e in sciarpe enormi, quasi ad accrescere la corazza che si era
creato
per nascondersi dal mondo intero.
Masao si
stiracchiò, e chiese al fratello: “Come ti
piacciono le ragazze?”
“Perché?”
domandò di rimando Kazuo.
“Non rispondere
ad una domanda con un’altra domanda! Lo sai
che mi dà fastidio! Voglio farmi un’idea del tuo tipo ideale,
che ne so, ti
piacciono more o bionde, alte o basse?” Masao, anche se era molto
istintivo,
aveva bisogno di uno schema ben preciso quando voleva fare una cosa per
bene.
“Non mi importa,
tanto se mi innamoro sarà solo lei la più
bella!” fu la risposta di Kazuo.
Il fratello
rimase senza parole per un istante, guardandolo
fisso, poi riprese a parlare:
“Io non ti
capirò mai, fratello! Devi pur avere un tuo tipo
ideale?”
Un lungo sospiro
da parte di Kazuo: “Se ci tieni tanto…deve
essere bruna, castana per la precisione, e i suoi capelli devono avere
dei
riflessi rossicci”
“Esigente, eh?”
sogghignò Masao “Il giorno in cui capirò
alla perfezione qualcosa uscito dalla tua bocca ti farò un
fischio!”
Arrivati a casa,
Kazuo si buttò subito sui libri, cercando
di non ascoltare il fratello che cercava di dissuaderlo.
Per fortuna quel
giorno i professori erano stati clementi e
i compiti erano pochi, un paio di equazioni differenziali, un esercizio
di
francese sul plus-que-parfait e un
brano di Kafka da commentare: “Davanti
alla legge” .
Dopo un’ora e
mezza Kazuo chiuse i libri, e si voltò verso
il fratello che, sdraiato sul suo letto, stava osservando molto
attentamente un
giornaletto, non ci volle molto per capire cosa stava osservando.
“Piantala di
guardare quelle porcherie, Masao” lo rimbeccò.
“Potrei dire lo
stesso di te, caro il mio fratellino…siamo
gemelli, dopotutto.” Rispose Masao senza staccare gli occhi dalla
rivista
patinata “Rivoglio il Playboy di Ottobre!”
Kazuo si
alzò dalla sua scrivania: “Fratello…” ridacchiò,
misurando a grandi passi il pavimento della stanza “Io quella rivista
me la
tengo, e sai perché?”.
Masao alzò
gli occhi dal giornale, e vide il fratello
avvicinarsi alla sua scrivania, e stava tastando sotto il tavolo.
“Cosa stai
facendo, Kazuo?” chiese con voce malferma.
“A volte sei un
geniaccio, Masao” rispose il fratello,
tirando fuori una sigaretta “Attaccare il pacchetto sotto la scrivania
è una
gran furbata…e di certo non vogliamo che mamma lo scopra, nevvero?”
Così
dicendo prese un accendino da un cassetto, e si accese
la sigaretta, a quel gesto, Masao sobbalzò:
“Ma sei fuori,
Kazuo? Tu fumi?”
“Ogni tanto”
rispose il fratello “Mi rilassa, qualche
volta te ne prendo una…”
Masao sorrise:
“Sei più furbo di quanto pensassi,
fratello…puoi tenertelo…”
Kazuo si mise a
sedere sul letto, di fianco al gemello:
“Dai, ora
insegnami qualcosa”
Il fratello
alzò un braccio per prendere un album di
fotografie sul secondo scaffale della sua libreria, lo aprì; e
una moltitudine
di foto di ragazze apparve sotto gli occhi di Kazuo.
“Allora, prima
lezione: imparare ad osservare!” cominciò
Masao “Guarda queste foto, da queste si possono capire molte cose!”
“In che senso?”
chiese Kazuo, confuso.
“Ti spiego
meglio” Masao si mise a sfogliare l’album, fino
ad arrivare ad una foto di una ragazza dalla lunga treccia bionda ”Lei
è
Tanaka, la conobbi un anno fa, da questa foto posso vedere che non
è
soddisfatta del suo aspetto, che ha un gatto, che gioca a pallavolo e
che è dimagrita
molto ultimamente.”
“Come hai fatto a
capire tutte queste cose?” il povero Kazuo
non ci capiva niente.
Il fratello si
lasciò sfuggire una risatina compiaciuta:
“Osserva” disse, indicando l’attaccatura dei capelli sulla fronte della
ragazza
“C’è qualche centimetro di ricrescita, in realtà ha i
capelli neri, ciò che può
significare?”
Kazuo si
grattò la testa: “Non le piace il suo colore
naturale?”
“Beh…diciamo di
si” affermò il gemello “Ma di solito un
cambiamento di colore così brusco significa che vuole cambiare
totalmente
aspetto, perché non si piace, come puoi vedere la divisa le
è larga, è
dimagrita di circa cinque, sei chili; dentro di lei è in atto
una rivoluzione”
“E allora?”
“Per farla
capitolare bisogna essere cauti, per non
scivolare nella presa in giro, puoi sfiorarle distrattamente i capelli,
e
notare la ricrescita con garbo, chiederle se il suo colore naturale
è in realtà
quello; lei si vergognerà e dirà di si, e tu le dici che
è molto bello, puoi
scommetterci quello che vuoi che il giorno dopo si fionda dal
parrucchiere per
ritornare al suo colore”
Kazuo era
stupefatto: “E come fai a sapere del gatto? E
della pallavolo?”
Il fratello fece
scorrere il dito lungo la fotografia, fino
a fermarsi alle mani, che la ragazza teneva abbandonate sulla gonna
della
divisa.
“Guarda le dita,
si è rotta il dito medio e l’anulare della
mano destra, sono fratture comuni nella pallavolo, probabilmente
è una
schiacciatrice, poi guarda il graffio che ha sulla mano sinistra,
è il graffio
di un gatto, quindi o ha un gatto, o ha avuto a che fare con un gatto.”
“Quindi?” chiese
di nuovo Kazuo, sempre più confuso.
“Mi sembri un
pulcino nella stoppa!” esclamò Masao “Le
prendi la mano e le fai i complimenti per le dita, lei cercherà
di fare la
modesta, dicendo che se l’è rotte giocando a pallavolo, e poi il
resto va da
sé; per stare sul sicuro dici di amare i gatti, perché se
una persona odia i
gatti col cavolo che gli si avvicina”
Kazuo si
portò le mani alla testa: “Così tante informazioni
in così poco tempo! La testa mi sta scoppiando!”
“Ok, ok, devo
ammettere che è stata un po’troppa roba, ma
domani ci eserciteremo sul campo, ora riposiamoci!”
Kazuo si stese
sul suo letto, e cominciò a leggere un libro:
un mattone di chissà quante pagine.
“Fratello, con
quel libro potresti uccidere qualcuno!” rise
Masao.
Kazuo gli
lanciò un’occhiata divertita:
“E secondo te
perché la mia libreria ne è zeppa?” chiese,
sghignazzando.
Masao
scoppiò a ridere:
“Ti devo
rivalutare, fratello!”
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