The world behind my wall

di Black_Yumi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Introduzione


 


 

Spesso la maggior parte delle famiglie non hanno la fortuna di essere unite, magari davanti ai conoscenti e ai familiari mettono in scena la commedia della famigliola felice e si comportano in un certo modo, mentre quando si trovano fra le mura domestiche della loro casa dimostrano quello che sono veramente.

Io non ho mai visto i miei genitori mentre si scambiano carezze, si tengono per mano o si danno un bacio, l'unica cosa che ricordo sin da quando ero una bambina non sono altro che le loro grida mentre litigano anche per il più banale dei motivi.

Non ho nemmeno un ricordo felice di noi tre insieme e questo con gli anni ha iniziato a pesarmi, specialmente quando intorno a me vedevo solo delle famiglie felici dovunque mi girassi o dei bambini insieme ai loro genitori, loro non hanno fatto altro che mettermi in mezzo alle loro faccende mentre sentivo le cattiverie che si dicevano.

Ero troppo piccola per ricordare i giorni che abbiamo passato insieme visto che ero solo una neonata quando voi vi siete separati. In questi anni sono cresciuta grazie a mia nonna, visto che mi ha allevato tutti i giorni e mi ha trasmesso tutto l'amore e il calore di una famiglia che mi mancava, ed è stata vicina a mia madre quando non aveva un posto dove andare.

Ma quello che mi ha fatto più male in passato è stato vedere mio padre mentre pian piano si costruiva la sua nuova famiglia, ed io ogni volta che andavo a passare il fine settimana a casa sua mi sentivo un'estranea e fuori luogo. Non vedevo l'ora che venisse Domenica perché almeno alla sera mi riportava a casa mia dove mi sentivo a mio agio e potevo essere me stessa.

Da lui non facevo altro che essere giudicata per la minima cosa che facevo e la sua compagna non faceva altro che farmi sentire inadeguata o si divertiva a mettermi a disagio ogni volta, invece se facevo qualcosa che non le andava a genio mi metteva contro mio padre e lui non mi ascoltava. Non faceva altro che darle ragione senza prima ascoltare la mia versione dei fatti.

Ci stavo male quando lo vedevo ridere con la sua nuova compagna e si vedeva che era felice insieme a lei, ma in realtà io volevo che quella felicità appartenesse a me.

Col passare degli anni ho imparato a nascondere il fatto che tutto questo mi facesse del male, ma ho convissuto con tutta quella sofferenza che mi hanno causato, e mi sono allontanata sempre di più da lui.

Crescendo mi sono rinchiusa in me stessa e odiavo far vedere alle persone quello che ero veramente, anche i miei compagni di classe mi isolavano e io li lasciavo fare.

Ma tutto questo è cambiato quando ho conosciuto Alice, lei mi capiva meglio di chiunque altro per questo in poco tempo è diventata la mia migliore amica e lo è ancora adesso.

La mia vita è cambiata definitivamente quando ho conosciuto Shane McAndrew, un ragazzo presuntuoso, arrogante, pieno di sé e fastidioso. Ma nonostante questo è stato l'unico che mi ha fatto conoscere l'amore.


 


 


 


 

Lo so che questo capitolo è un po' corto, ma mi serviva per introdurre la trama e i fatti che narrerò all'interno della storia.

Spero vi sia piaciuto e vi abbia incuriositi, fatemi sapere se desiderate che continui la storia. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Seconda media, quinta ora, l'una e dieci circa. Sabato.


Mancavano ancora venti minuti al suono della campanella e io speravo che non passassero, non ho mai desiderato tanto che la scuola non finisse.

La professoressa Cope stava finendo di spiegare la sua noiosissima lezione di Storia dell'arte, per poi assegnare i compiti per la settimana successiva.

Tre minuti dopo suonò la campanella, anche questa volta le lezioni volarono così come le ore.

Devo ancora finire di mettere via i libri nella cartella e faccio tutto con molta calma per guadagnare maggior tempo.



Uscii dall'aula e lentamente mi avviai verso l'uscita, vicino alle scale incontrai la mia amica Alice che mi passò un biglietto, sa benissimo quanto non sopporti quel giorno.

Poi le feci un cenno di saluto e le strinsi la mano in segno di conforto, cosa che mi servirebbe proprio ora visto che l'unica cosa che vorrei sarebbe poter ritornare a casa mia.

Dopo che ci siamo separate andai verso il luogo in cui devo incontrarmi con mio padre, lo vedi da lontano appoggiato alla sua macchina mentre fuma una sigaretta.

Appena arrivai gli do lo zaino e lo mise nel sedile posteriore, poi salii in macchina e biascicai un saluto mentre lui mi da un bacio sulla guancia.

Per tutto il viaggio non faccio una parola, se non per rispondere a qualche domanda, per poi ritornare al mio silenzio.

So già che questi due giorni saranno duri, come lo sono stati anche gli altri in passato.



Circa un quarto d'ora dopo arrivammo a casa sua, una costruzione pitturata si bianco e suddivisa in due piani.

Feci un lungo sospiro, per poi entrare in casa.

Sorrisi falsamente a Vivien, la compagna di mio padre. Una donna con gli occhi castani e i capelli rossi e ricci.

Andai al piano di sopra per andare a togliermi il cappotto e nel frattempo estraggo il biglietto che mi aveva dato Alice.

Ci sentiamo stasera alla solita ora.

È questo che c'era scritto e in effetti non vedo l'ora di sentirla, di solito mi fa sempre stare meglio.

Quando ritornai in salotto mi aspettava il mio pranzo, anche se non mi piace Vivien devo ammettere che in cucina se la cava molto bene.

Mentre mangiavo vidi al riflesso della vetrinetta che iniziava ad aprire le cerniere dello zaino per vedere se trova il libretto delle giustificazioni, cosa che accade.

Non ho mai sopportato il fatto che frugava fra le mie cose senza nemmeno chiedermi il permesso, e solo per vedere quante volte non sono andata a scuola.

Aprì anche lo zaino ed estrasse il diario, dopo di che iniziò a sfogliarlo per vedere se ci sono delle note di demerito.

Io continuai a mangiare indifferente, tanto lo so che se gli avessi detto che non sono affari suoi avrebbe iniziato a rompere ancora di più.


Ho già finito di pranzare da circa un'ora e mezza e anche se non ho voglia non mi resta che studiare, non avevo altro da fare visto che è l'unico modo per non annoiarmi.

Almeno mio padre è andato a dormire, mentre Vivien è sdraiata in divano che riposa.

Feci tutti i compiti che mi sono stati assegnati, o almeno solo quelli dove ho i libri delle materie di quella mattina.

Passarono circa altre due ore quando finii di studiare.

Lucas, mio padre e Vivien si erano già alzati da un bel po' e quest'ultima è andata a trovare sua figlia Janie, che abita vicino a casa. Mentre mio padre stava pulendo la macchina.

Io guardai la televisione; nel frattempo con una mano mi tengo il viso mentre con l'altra picchietto le dita sul tavolo.



Andai avanti in questo modo almeno fino a quando non rientrò mio padre dicendo che mi porterà a trovare mia nonna.

Sono felice di poterla rivedere, visto che non la sento spesso quanto vorrei.

Quando vado a casa sua mi sento a mio agio e non sento la pressione che percepisco quando sono a casa di mio padre e quando Vivien osserva e commenta tutto quello che faccio.

Mi misi il giubbotto di filata, non vedendo l'ora di arrivare a casa di mia nonna per poterla abbracciare.



Dopo circa dieci minuti arrivammo a casa sua, una graziosa villetta dipinta di bianco e con le imposte colorate di rosso.

Appena la macchina si fermò scesi subito e andai a suonare il campanello.

Quando mia nonna aprì la porta l'abbraccio di slancio venendo subito ricambiata anche da lei.

Dopo di che entrammo tutti e tre.

Mio padre se ne andò dopo qualche minuto dicendo che sarebbe venuto a riprendermi tra un po'.

Guardai mia nonna, una donnina bassa e in carne, ma il suo sorriso mi fece stare meglio, trasmettendomi il calore che mi mancava.

Parlammo un po' di tutto, era molto felice di vedermi visto che ci incontravamo così poco.

Dopo un'ora mio padre tornò a riprendermi e questa volta insieme a lui c'era anche Vivien.

Capì dalla direzione in cui stava andando che saremmo andati a trovare Megan, la sorella di Vivien.

Almeno potevo sperare di incontrare Shia, la figlia del marito di Megan avuta dal precedente matrimonio.

Lei mi capiva visto che anche per Shia è stato difficile accettare la relazione fra suo padre e Megan.



Per fortuna quando arrivammo a casa di Megan vidi Shia seduta fuori in giardino.

Appena scesi dalla macchina e dopo aver detto a Vivien dove andavo, raggiunsi subito Shia salutandola con un abbraccio per poi sedermi di fronte a lei.

<< Ciao! >> sorrisi salutandola, mi era mancata molto in fondo ci vedevamo pochissimo.

<< Allora? Come stai? >> mi domandò, mentre finiva di scrivere qualcosa sul cellulare per poi posarlo di fronte a lei.

<< Non mi lamento, in fondo lo sai quanto mi diverto a venire qui >> dissi mentre sorridevo sarcasticamente.

Si mise a ridere e io poco dopo la seguì.

Parlammo per qualche altro minuto prima che Vivien venisse a chiamarmi per ritornare a casa.

Dopo aver salutato ancora una volta Shia, andai a salutare anche Megan e suo marito Anthony, dopo di che salii in macchina.

Per strada continuai per tutto il tempo a guardare fuori dal finestrino, ascoltando la radio.



Quando arrivammo a casa, andai al piano di sopra con la scusa di farmi una doccia, così almeno prima che sia pronta la cena posso stare un po' da sola.

Sentivo l'acqua che mi scorreva sul corpo mi rilassava molto e mi tolse tutto il peso della giornata.

Volevo stare ancora sotto la doccia, ma ero lì sotto da un bel po'.

Uscii avvolta in un asciugamano, mentre mi tamponavo i capelli con uno più piccolo, per poi attorcigliarlo intorno alla testa.

Nel frattempo guardai nel cassetto della biancheria e presi l'intimo, che me lo infilai velocemente; poi presi anche un paio di jeans e un maglioncino e indossai anche quelli.

Dopo essermi vestita asciugo i capelli e poi li legai in una coda di cavallo per stare più comoda.



La cena fu molto tranquilla, come sempre.

Non vedevo l'ora di andarmene a letto, così da poter sentire la mia amica Alice.

Ma dovevo aspettare l'ora adatta altrimenti si insospettivano, sapevano bene che non andavo mai a letto troppo presto.

Il resto della serata lo passai osservando la TV seduta in divano e guardai un film molto noioso insieme a mio padre e Vivien.

Per fortuna quando mio padre notò che stavo per addormentarmi mi ha mandata a letto.



Quando salii le scale e arrivai vicino a dove c'era l'attaccapanni, andai vicino al mio giubbotto e stando ben attenta che Vivien non mi sentisse misi una mano all'interno della tasca sinistra dove era leggermente scucita.

Tastai per trovare il cellulare che tenevo nascosto e riuscii a prenderlo, poi lo nascosi nella manica della maglia.

Quando andai nuovamente in camera, misi il telefono tra il muro e il materasso.

Velocemente mi spoglia e mi misi il pigiama.

Mi infilai sotto le coperte.

Stetti ben attenta a non farlo cadere e presi il cellulare e l'accesi, per fortuna quella mattina l'avevo già messo silenzioso altrimenti avrebbe fatto rumore.

Ogni volta mi toccava fare tutta questa storia; solo perché quando ce l'avevo liberamente mio padre me lo prendeva e senza chiedermi se a me stava bene iniziava a guardare chi mi telefonava o chi mi mandava i messaggi e cosa c'era scritto, qualche volta guardava anche i numeri in rubrica.

Tutto questo non lo sopportavo ed è per questo motivo che di tanto in tanto gli dicevo che lo dimenticavo a casa anche se spesso non era vero.

Mandai subito un messaggio ad Alice, poi aspettai che mi rispondesse.




Mi dispiace moltissimo per questo ritardo, ma ho avuto qualche problema familiare.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere quello pensate :-)

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Scusate se ci ho messo così tanto a pubblicare ma sono stata molto impegnata.

In questo capitolo verrà raccontato il primo incontro tra Luna ed Alice.

Spero vi piaccia e fatemi sapere cosa ne pensate :-)


 


 


 

Con il telefono stretto in una mano aspettai che la mia amica Alice mi rispondesse; nel frattempo ascoltai la voce che proveniva dalla TV che stava guardando Vivien nell'altra stanza.

Giocai un po' con i giochini del telefono per passare un po' il tempo, fino a quando sentii dalla vibrazione che era arrivato un messaggio.

Andai subito a leggerlo, sollevata dal fatto che Alice abbia risposto così in fretta.

Ciao! Sono contenta che alla fine sei riuscita a liberarti, almeno ora possiamo parlare senza che nessuno metta il naso in quello che ci diciamo.

Quando vidi che è proprio Alice, risposi subito.

Non sai quanto sono contenta di sentirti, non ne potevo più di mio padre e Vivien.

Per fortuna domani ritorno a casa.


 


 

Ero seduta sul suo letto con il computer portatile appoggiato sulle gambe, mentre giravo per la rete cercando ogni cosa che mi venisse in mente.

Infatti in quel momento stavo cercando di scovare delle nuove canzoni di un gruppo musicale che mi aveva fatto scoprire la mia amica Luna.

Infatti le piaceva moltissimo ascoltare gruppi che non conosceva quasi nessuno; sia perché così si distingueva dalla massa, sia perché era sempre bello conoscere altre band dei vari paesi del mondo e questo col tempo avava iniziato ad appassionare anche lei.

Potevo ancora sentire le urla dei miei fratellini gemelli che provenivano dal salotto, questo voleva dire che sua madre non era ancora riuscita a convincerli ad andare a letto.

Suo padre invece come ogni fine settimana era uscito chissà dove e a lei andava benissimo così.

Dopo una buona mezz'ora era finalmente riuscita a trovare alcune delle canzoni che cercava e quando stava per scaricarle sentii il telefono sul comodino che vibrava.

Con una mano cercai sul mobile al mio fianco il cellulare, mentre con l'altra scaricavo le canzoni.

Mentre aspettai guardai chi era e quando vidi che la sua amica Luna le aveva mandato quel messaggio, andai subito ad aprirlo.

Avevo creduto che avrei dovuto aspettare ancora a lungo, ma per fortuna era riuscita a liberarsi.

Sapevo benissimo quanto detestasse andare da suo padre, ed era proprio per questo che avevano escogitato quel metodo, cercando di tenere nascosto il fatto che alla sera si sentivano di nascosto.

Il telefono che utilizzava Luna era un vecchissimo modello, ma in fondo poteva andare benissimo.

Mandai subito un messaggio poi aspettai che mi rispondesse. Nel frattempo diedi un'occhiata ai download delle canzoni che, per fortuna erano quasi giunte al termine.

Quando riportai lo sguardo sul telefonino vidi arrivare la risposta che aspettavo.

Almeno Lunedì mattina si sarebbero riviste, ricordava ancora il loro primo incontro avvenuto solo due anni prima.


 


 

Ero andata con mia cugina a trovare un'amica di quest'ultima e quando arrivammo al luogo dell'incontro insieme a questa ragazza c'era anche un'altra persona.

Quando la vidi la prima cosa che mi colpì furono i suoi occhi scuri, visti da lontano sembravano non avessero nemmeno la pupilla, visto che sembrava che fosse stata risucchiata da tutto quel buio.

Avvicinandomi vidi che sorrideva, ma quel sorriso non gli illuminava lo sguardo facendolo sembrare ancora più cupo.

In lei però riconobbi la stessa sofferenza e tristezza che provavo anch'io, e quando incrociò il mio sguardo capì che anche lei se ne era resa conto.

Dopo un po' arrivarono degli altri ragazzi un po' più grandi di noi e iniziarono a giocare a calcio nel parcheggio lì vicino, mentre le nostre cugine li guardavano.

Noi due invece ci sedemmo su un muretto dall'altra parte della strada, poi rimanemmo in silenzio per molti minuti, entrambe eravamo molto timide per parlare ed iniziare un discorso.

Stavo per parlare chiedendole come si chiama , ma finiamo per porre la domanda nello stesso istante.

Dopo un attimo di sorpresa iniziammo a ridacchiare, poi mi porge una mano presentandosi.

<< Ciao! Mi chiamo Luna >> disse la ragazza

<< Io invece sono Alice >> dissi stringendo la mano di Luna, mentre lei faceva un sorriso venendo subito ricambiata.

Da lì a poco iniziammo a parlare del più e del meno scoprendo che avevamo molte cose in comune, specialmente la musica, cosa che entrambe non potevamo farne a meno.

Si riscossero solo quando le loro cugine le chiamarono per ritornare a casa.


 

In quei giorni non si videro e non si sentirono, di lei conosceva solo il nome e quello che le piaceva, ma non sapeva dove abitava.

Un giorno andai all'edicola vicino a casa mia e dopo aver salutato la proprietaria andai dritta verso la sezione dove c'erano le riviste per le ragazze.

Vidi che c'era già qualcun' altro, ad una prima occhiata non la riconobbe ma quando questa si girò dopo aver sentito i miei passi, capì che si trattava di Luna.

Era ancora sorpresa di averla incontrata lì, ma dopo le sorrise. In mano aveva un giornale di musica rock, lo stesso che speravo di trovare anch'io e per fortuna vidi che c'era un'altra copia.

Dopo esser andate a pagare uscimmo. Prima che lei se ne andasse le chiesi se le andava di fare una passeggiata insieme e lei accettò.

Andammo nuovamente nella via dove ci eravamo conosciute e abbiamo parlato del più e del meno.

Per il resto dell'estate avevamo continuato a vederci quasi tutti i giorni e la nostra amicizia cresceva insieme a noi.


 


 

Era sempre bello ricordare quei giorni passati insieme, visto che Luna è la migliore amica che avrei potuto desiderare.

Continuammo a scriverci per un altro po' e di certo a Luna avrebbe fatto piacere sentire le canzoni che aveva scaricato.

I pensieri di Alice vennero interrotti da un altro messaggio e continuarono così fino a che le due non si addormentarono.


 


 

Ero ancora sotto le coperte con ancora le orecchie tese per ascoltare tutto quello che proveniva nella stanza accanto, per fortuna dopo mezz'ora Vivien si era addormentata.

Messaggiai tranquillamente con Alice parlando del più e del meno.

Parlammo anche di Tom il ragazzo per cui la sua amica aveva una cotta che andava avanti da quasi due anni, ma non sembrava ricambiata.

Avevo spesso detto ad Alice di lasciare perdere visto che nemmeno la considerava, ma lui rimaneva comunque il primo ragazzo per cui si era presa una cotta.

Passò un'altra mezz'ora prima che sentii i passi strascicati di mio padre salire le scale.

Velocemente mi girai, dando le spalle alla stanza e nascosi il cellulare sotto le coperte.

Finsi di dormire quando udii mio padre muoversi per la stanza per andare in bagno.

Aspettai per un bel po' prima che mio padre se ne andasse a letto, così da poter parlare nuovamente con Alice.

Attesi fino a quando non sentii il respiro addormentato di mio padre, sapendo benissimo che grazie al grande specchio di fronte al letto poteva osservare quello che accadeva.

Poteva vedere lo schermo illuminato del suo telefono e non volevo rischiare.

Parlai ancora un po' con Alice prima che ci addormentammo

Ma per fortuna prima nascosi il telefonino sotto il cuscino, sperando di ricordarmi il giorno dopo di rimetterlo nella tasca segreta.  

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