Notazioni Algebriche

di Ariadne Oliver
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scarto laterale ***
Capitolo 2: *** Troppo Umano ***
Capitolo 3: *** Telepatia ***
Capitolo 4: *** Tradimenti ***
Capitolo 5: *** Fratture ***
Capitolo 6: *** Lo scoglio d'uva passa ***



Capitolo 1
*** Scarto laterale ***


Scarto laterale


Mio padre diceva che si finisce sempre per giocare come farebbe il proprio pezzo preferito, e il tuo deve essere certamente il cavallo.

Lo scarto laterale che spiazza.

Cambi idea in maniera brusca, mancando a volte la presa per via della foga.

E chiedi il cambio come se fosse un ordine, alzando il mento con uno scatto.

Una volta mi hai chiesto come faccia, invece, a far scivolare i pezzi, e io ti ho risposto che se la scacchiera non fosse fatta d'acqua i Neri avrebbero finito per sanguinare.

Non ho mai capito perché, per dispetto, hai annegato il Re.

***

(Sono incappata quasi per caso in Erik e Charles, molto dopo l'uscita in sala di X-Men: First Class e mi hanno conquistata in una maniera che, prima d'ora, non era mai riuscita a personaggi che non fossero mie creazioni. Mi sono illusa che sarebbe bastato scrivere una sola storia per liberarmi di loro ma, ora che sono giunta quasi alla fine, ho sentito il bisogno di aprire questa piccola porta che mi permetta di tornare a loro quando voglio, senza sottrarre troppo tempo ad altri progetti. Un buon compromesso, per me, che spero risulti piacevole anche per chi leggerà. Note sparse: nel gergo degli scacchi le notazioni algebriche sono le trascrizioni delle partite. Secondo una rilettura in chiave simbolica il Cavallo è il pezzo che simboleggia l'istinto.)

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Capitolo 2
*** Troppo Umano ***


Troppo Umano




Ha un modo di fare infantile, appena levigato dalla rigida educazione.

Gli occhi che ridono assieme al viso e una risata costantemente sul punto di diventare sguaiata.

Ha l'irritante mania di invadere gli spazi vitali con pacche sulle spalle e il tipico ottimismo americano.

Charles Xavier ha l'aspetto curato di chi ha trascorso la vita in una bolla di libri, l'orecchio allenato a conversazioni che hanno l'asse spostato verso il futuro.

È curioso, sfacciato e narcisista, forse consapevole di quanto i suoi difetti minino alla base le utopie di cui è fermamente convinto.

Difetti che lo rendono anche troppo umano.

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Capitolo 3
*** Telepatia ***


Telepatia



C'era il sole, e c'era quell'odore che produce il sole quando scalda la pietra.

C'era il muschio ruvido sotto i polpastrelli e c'erano gli addominali indolenziti per le risa.

Forse c'era anche un fattore scatenante, ma non doveva essere poi così importante.

C'eri tu in casa mia, nel mio giardino, i capelli scomposti e lo sguardo che non voleva saperne di staccarsi dal mio.

Il ghigno disinnescato, ridotto a smorfia infantile.

È in quel momento che ho scoperto che è vero che, per leggere la mente delle persone, non è necessario essere per forza telepati.

Basta ritrovarsi insieme nell'istante perfetto.

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Capitolo 4
*** Tradimenti ***


Tradimenti



A volte penso a come sarebbe andata se fosse stata davvero lei a colpirti.

Sarebbe stato così ovvio, così giusto, in fondo si trattava di un essere umano che stava per morire per essersi fidata dei mutanti.

Per aver dato retta a un bel paio di occhi azzurri, che avrà sentito pungere sul viso come spilli.

Fossi stata lei ti avrei odiato più di tutto il resto, perché peggio di qualcuno che ti tradisce c'è solo chi rifiuta il tuo amore per darlo a qualcun altro.

E lei sapeva che ti amavo, e forse mi ha sparato contro per questo.

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Capitolo 5
*** Fratture ***


I Charles non sono fatti per capire.

I Charles plasmano: realtà, persone, perfino la verità, come se fosse un blocco di creta che levigano coi pollici.

I Charles costruiscono muri di certezze dietro cui si barricano, e affreschi di scuse con cui si confortano.

I Charles si specchiano in se stessi e come Narcisi affogano nell'autostima, totalmente incapaci di percepire altro suono che non sia quello della loro voce.

I Charles fingono di perdonare dall'alto dei loro pulpiti di porpora e oro, e spacciano i loro difetti per vezzi.

I Charles si sacrificano senza capire il valore del sacrificio, e quando sbattono contro il vetro della Conseguenza come rondini inesperte non sanno più rialzarsi in volo.

Per questo gli Erik li abbandonano e ridono di un'autosufficienza che in loro è stata iniettata a caldo nelle vene.

Gli Erik si rifiutano di perdonare, perché rispettano l'odio e sanno che non ammette bugie.

Gli Erik soffrono, ma i Charles non sono fatti per capirli: la loro memoria è strozzata dall'ipocrisia.

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Capitolo 6
*** Lo scoglio d'uva passa ***


Note: Il Charoset (o Haroset) è una delle preparazioni tipiche della Pasqua ebraica. La storia del dispositivo inventato da Hank è un rumor letto non mi ricordo dove a proposito del fatto che nel trailer di Giorni di un Futuro Passato si vede Charles camminare.

 

*

 

Un tempo i suoi occhi gli ricordavano il mare, anche se un mare molto diverso da quello oleoso in cui si erano conosciuti.

Ora gli ricordano quella promessa di speranza che nessuno ha mantenuto, e in cui alla fine anche Charles ha smesso di credere.

Si porta addosso il ricordo di quei giorni come uno scoglio che si porta appresso l'odore della marea che si è appena ritirata.

Non è solo una questione di trasandatezza, di capelli lunghi e sporchi e giacche lise ai gomiti, non è nemmeno nella frustrazione che avvelena ogni gesto.

È qualcosa nell'insieme, una freschezza che si è prosciugata, il preludio della vecchiaia abbatutasi troppo presto su un corpo ancora giovane.

Non c'entra nemmeno l'incidente, è la dove Hank ha piazzato il dispositivo che gli ha permesso di tornare a camminare che Erik sente pulsare quel corpo con più vigore.

Ma forse è solo che la ferita succhia le energie e la realtà ogni residuo di ingenuità.

E a Charles non è rimasto più nulla che non fosse nostalgia o rimpianto.

Gli è successo quel che succede all'uva quando viene messa a seccare al sole, l'oro si brunisce e i sapori racchiusi nel succo si riducono all'essenziale.

Nel Charoset la lingua inciampa per caso in questi sapori d'autunno fuori stagione, ed è una pausa morbida nell'intreccio di sapori secchi dell'impasto.

Una carezza colma di gratitudine per il lavoro dei denti e la lingua.

Un dolce trova la sua ragion d'essere nell'essere mangiato, ma purtroppo Erik non può dire lo stesso di Charles.

È lo scoglio che la marea ha dimenticato di portare via con sé, è il chicco d'uva passita che ha ridotto se stessa all'essenziale.

Sopravvive in una vita che non ha più la sua forma, in un amore di cui si parla all'imperfetto.

La nostalgia Erik l'ha letta tante volte negli occhi di chi condivideva con lui gli spazi angusti del Ghetto e poi quelli desolati del campo di concentramento, ma in quelli di Charles ha trovato qualcosa di diverso.

I giorni di un futuro che Erik gli ha negato per la paura che non divenissero mai reali.

È come avergli conficcato nella schiena un frammento del macigno che lo schiaccia, per dispetto.

E forse Charles lo ha capito ed è per questo che gli è così difficile perdonarlo.

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