Non m'innamorerò di nessun'altra persona che non sia tu.

di Caster_Gamer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nikole. ***
Capitolo 2: *** Light. ***



Capitolo 1
*** Nikole. ***


Nikole.

Era appena trascorso l'ultimo giorno di quel lungo anno scolastico, eri fiero di te, perché avevi raggiunto il primo posto nella classifica scolastica: eri stato il più bravo, come sempre.

Ti eri impegnato tanto per raggiungere il tuo scopo, ed alla fine ce l'avevi fatta, come sempre.

Avevi passato pomeriggi interi a studiare, senza poter uscire con i tuoi compagni di classe, come sempre.

Però quell'anno c'era stato qualcosa di diverso, un'eccezione alla regola.

Non era né un voto, né un problema di famiglia, né disaccordi con i compagni, nulla del genere.

Solo una persona.

Era una ragazza, una come tante...o forse no.

Ricordavi ancora il primo giorno che era entrata in classe, ogni suo passo era timido ed insicuro, come se avesse paura di qualcosa.

Con gli occhi grigi aveva cercato un posto libero tra tutti i banchi già occupati, dov'erano però posati ancora solo gli zaini.

La guardasti negli occhi, e lei ricambiò il tuo sguardo accorgendosi della sedia libera accanto alla tua.

Camminando lentamente, con lo zaino davanti a se come se fosse uno scudo, ti venne in contro sedendosi accanto a te, aveva allontanato la sedia per non starti troppo vicino.

La osservasti con la coda dell'occhio, era bella.

Aveva dei capelli mossi color cioccolato che le coprivano metà schiena, la frangia sulla fronte che nascondeva anche se solo un po' gli occhi grigi. Dalla loro forma non doveva avere origini asiatiche, o comunque uno dei suoi genitori poteva essere europeo o statunitense.

La divisa nera le stava molto bene, per quanto ne potessi capire tu, anche se sembrava nascondere sotto il banco le gambe scoperte dalla gonna lunga fino alle ginocchia.

Il suo sguardo era basso, ed ogni suo movimento ispirava insicurezza e agitazione, come se non fosse abituata a trovarsi in una classe.

Ti voltasti verso di lei facendole un sorriso d'accoglienza, mentre gli altri tuoi compagni si erano limitati a bisbigliare frasi tra di loro.

« Come ti chiami? » le chiedesti gentilmente, lei ti guardò di scatto arrossendo non appena incontrò i tuoi occhi.

« N-Nikole Scott... » rispose intimidita, tu cercasti di approfondire il tuo sorriso per farle capire che non volevi farle niente di male.

E così era inglese o statunitense, adesso sapevi due cose di lei.

« Io sono Light Yagami. » ti presentasti, e le facesti qualche domanda, finché non notasti in lei un improvviso cambiamento, dal timido all'estroverso, ma comunque dolce e gentile.

Non avevi mai pensato che una ragazza fosse più aggraziata, eppure con il tempo ti accorgesti che si trattava anche di una persona buona, forse talmente tanto da essere persino ingenua.

Diventasti suo amico, e lei diventò la tua. E piano piano, provasti sempre più affetto per lei, fino ad essertene innamorato.

Ma non lo capisti subito, non credevi che tu potessi provare quel sentimento, ma ti eri sopravvalutato, eri sempre un umano.

Solo qualche mese dopo, ti accorgesti di sentire la sua mancanza quando non eravate insieme, ti accorgesti di essere geloso ogni volta che un ragazzo le faceva la corte.

Poi quel giorno, venne a confessarti che si era innamorata di un ragazzo già da molto tempo, e dal momento che eri il suo migliore amico ti aveva chiesto se avrebbe dovuto dirglielo, e le dicesti di no.

Lei diceva di essersi innamorata di lui sin dalla prima volta che l'aveva visto, ma non se n'era accorta subito.

Lei diceva che lui era dolce, simpatico, gentile e premuroso nei suoi confronti.

Lei diceva che non si sarebbe più innamorata di un'altra persona che non fosse stata lui.

Le domandasti chi era, ma lei non voleva saperne di dirtelo.

Tu volevi soltanto avere un nome, informarti su di lui, capire se era veramente la persona giusta al quale lasciare una così delicata ragazza, ma lei non ti accontentò.

Era davvero testona quando voleva, e ti piaceva cercare di farle cambiare idea, era un po' come se tu sapessi manovrarla a tuo piacimento.

Quel pomeriggio che mai avresti dimenticato, lei ti aveva invitato a casa sua, dicendo che doveva avvisarti di una cosa importante.

Stavi seduto sul letto della sua camera, quando lei di fronte a te su una sedia, ti confessò che quel ragazzo eri tu.

Non avevi mai lasciato cedere il tuo corpo al volere come quella volta, la ragione non aveva impedito alle tue mani di prenderle le spalle e baciarla.

Non volevi lasciarla, non l'avresti mai fatto, se non avessi avuto un cervello.

Volevi che il tempo si fermasse, e che non continuasse più.

Ma i secondi scorrevano, e le lancette dell'orologio andavano avanti veloci come non mai.

E adesso, mentre quelle stesse lancette scorrevano, tu eri tornato a casa sua, ed eravate soli come quella ed altre volte.

A dire la verità non avevi mai parlato con i suoi genitori, come se vi foste conosciuti solo due giorni fa, non sapevi nulla di loro, né se ci fossero.

Ti trovavi ancora seduto sul letto, e lei sulla sedia di fronte a te. Ma quella volta c'era una strana atmosfera tesa, avresti voluto romperla e non limitarti a guardarla, a volerla tra le tue braccia.

« Dovevi dirmi qualcosa? » le chiedesti facendo un sorriso, finalmente avevi spezzato quel dannato silenzio.

« I-Io? » balbettò con un filo di voce, tu ridesti come per farle capire “Certo, e chi se no?”.

Sfregò le mani tra di loro, e cominciò a mordersi le labbra.

Odiavi quando faceva così, voleva dire che c'era qualcosa che non andava.

« ...Volevo solo farti i complimenti per essere stato il primo in classifica quest'anno, sei un grande! » sembrò prendere subito la mano con quello stupido pretesto, perché tu sapevi che non era questo che voleva dirti.

Ridesti, probabilmente per non mostrare la preoccupazione.

« Non me ne hai già fatti abbastanza ieri? » domandasti divertito, lei arrossì.

In effetti se non eri tu ad aver avuto le allucinazioni, subito dopo che insieme avevate letto la classifica, ti aveva stretto forte a se urlandoti che eri il migliore.

« Sì...è che credevo di non aver detto abbastanza, no? » cercò di farsi ragione, ma eri più che sicuro che non fosse questo l'argomento principale.

« Nikole. » dicesti il suo nome con aria seria, lei ti guardò perdendosi nei tuoi occhi marroni come amava fare sempre.

« Dimmi. » ti rispose con un sorriso, ma non ti saresti lasciato ammaliare, non quella volta.

« Devi dirmi qualcosa d'importante, vero? »

Quella domanda la fece trasalire, tu non ti saresti aspettato che subito dopo avrebbe cominciato a ridere nervosa, guardandoti con gli occhi lucidi.

« Dipende, tu credi che io sia importante per te? » ti chiese con un sorriso amaro, tu non potesti fare a meno che annuire, e confermare con vari sì la sua domanda.

« Beh...io Light- » ti alzasti di scatto e le posasti il dito sulle labbra, per qualche strano motivo sentivi di non doverla lasciar parlare.

Anche lei si mise in piedi, sembrava trattenere le lacrime a stento.

Eravate vicini, e ti piaceva poter sentire il suo respiro sulla tua pelle. Odiavi però vederla con le lacrime agli occhi.

Ti guardò ancora per qualche istante, scoppiando poi a piangere, non riuscendo quindi a trattenersi.

Ti strinse la camicia bianca leggera sulla tua schiena, sentivi che s'inumidiva sempre di più, mentre le sue lacrime scorrevano libere su di essa.

L'abbracciasti forte, senza sentire nemmeno un suo solo lamento, solo qualche singhiozzo.

Non sopportavi quando si tratteneva solo per non rendersi ridicola davanti ai tuoi occhi, ma per te non lo era mai stata.

Sorridesti, e l'allontanasti poco da te per baciarla.

Chiudesti gli occhi, ignorando tutto il resto.

Probabilmente le sue lacrime si erano mischiate alla saliva, ma non t'importava.

Volevi solo stare al suo fianco, stringerla forte a te, sentire che c'era.

Il suo petto premeva contro il tuo, potevi addirittura sentire la cravatta rossa sulla camicia bianca, t'infastidiva.

Avevi molto caldo, forse perché ce n'era realmente, o forse perché lo stare con lei te lo provocava.

Come se ci avessi riflettuto chissà per quanto tempo, solo dopo un po' cercasti il bottone della sua camicia, e cominciasti a sbottonarla con non troppa velocità, fino a che non ti rimasero solo le maniche da levarle.

Le mettesti però le mani sullo stomaco, lei sembrò rabbrividire al tuo tocco, ma si lasciò andare allargando anche le braccia, ed a quel punto avesti la possibilità di levarle la camicia.

Lei allontanò le labbra dalle tue, ma le raggiungesti quasi subito, spingendola indietro.

Ripeté la stessa cosa fino a che tu non prendesti in mano la situazione, voltandola dall'altra parte e spingendola sul letto, lei sgranò gli occhi.

Te n'eri accorto perché anche tu li avevi aperti, come se volessi assicurarti che fosse lei.

La lasciasti per qualche istante, rimanendo quindi sospeso su di lei con le mani poggiate sulle coperte.

« Scusa...io non volevo- »

Prese la tua testa e la avvicinò alla sua essendo per la prima volta lei a baciarti, arrossendo come un peperone.

Era così dolce a volte, l'amavi perché lo era.

L'amavi, perché mentre ti sbottonava la camicia sembrava tanto impacciata ed inesperta.

L'amavi, perché ogni tanto staccava le labbra dalle tue come a volerti attirare a sé.

L'amavi perché era lei.

 

L'avevi salutata dandole un ultimo bacio sulla soglia della porta, eravate ufficialmente fidanzati finalmente, e stranamente non ti eri sentito in colpa di averle tolto l'innocenza che la rappresentava.

Ricordasti le parole che aveva dedicato a quel ragazzo che amava, cioè che non si sarebbe mai innamorata di un'altra persona che non fosse stata lui.

Ed avevi avuto la fortuna di essere tu quel ragazzo.

Ricordavi quella sera ad una festa, quando avevate litigato.

Non avresti nemmeno voluto essere lì, ma avevi paura che lei potesse combinare qualcosa.

Avevate litigato davanti a tutti, ed uno stupido ragazzo si era approfittato della sua debolezza per provarci con lei, che non se n'era nemmeno accorta.

Aveva accettato il suo passaggio sul motore, e tu eri preoccupato per questo.

Le avevi parlato, ed avevate chiarito, ma lei ce l'aveva ancora un po' con te, e non voleva rifiutare più quel passaggio.

Come le avevi detto, eri innamorato di lei proprio perché buona e cara com'era...non le mancava essere dispettosa.

Per fortuna non accadde nulla, e la stessa notte quando la chiamasti, lei ti rispose con la voce assonnata, e ti salutò con un silenzioso “ti voglio bene”, che non era altro che un camuffamento per un “ti amo”.

Ora che ci pensavi, non le avevi mai detto quelle due brevi parole, ma non importava, la prossima volta che vi sareste visti glielo avresti detto.

Quella stessa notte però, fu lei a precederti, superando probabilmente la timidezza ed inviandoti un messaggio.

-Ti amo.-

Sorridesti, ma non decidesti di rispondere, dovevi dirglielo di persona, o non avrebbe avuto senso.

Il giorno dopo provasti a chiamarla, ma rispondeva sempre la segreteria telefonica.

Le inviasti vari messaggi, ma nulla.

Per tre giorni di fila provasti ogni ora a farle una telefonata, ma il risultato era sempre lo stesso.

Il giorno dopo andasti a casa sua, trovandola chiusa, con le tende sbarrate e nessuno all'interno.

Era come se un vuoto dentro di te avesse preso il sopravvento, ma non ti arrendesti.

Aspettasti con frenesia che cominciasse la scuola, contando in mente dal calendario ogni singolo giorno che mancava.

Un po' speravi che lei ti avrebbe contattato, ma nulla.

Che si fosse trasferita in un'altra casa, ed era troppo impegnata per risponderti?

A te sarebbe bastato un solo secondo, ma ti appoggiasti a quella scusa, nonostante sapessi che era troppo semplice e stupida per essere quella vera.

Iniziò la scuola, lei non c'era.

Accanto a te la sedia era sempre vuota, e sentivi il bisogno di averla accanto, non potevi continuare così, no di certo.

Poi quel giorno, durante la ricreazione, dei ragazzi ti chiesero di lei, ma tu non sapesti rispondere, però fu una ragazza a parlare.

Si sedette al suo posto, avresti voluto fulminarla con lo sguardo per questo.

« Strano che non te l'ha detto, proprio a te che eri il suo migliore amico... »

Perché eri? Cosa voleva dire?

« È dovuta partire per Los Angeles, ed il biglietto comprato era solo per l'andata. »
Quelle parole furono come una martellata per te, ma rimanesti in silenzio, perché qualsiasi parola avresti detto sarebbe stata inutile.

Non pensasti ad altro in quel giorno, ma quando tornasti a casa ti chiudesti in camera tua, e rimanesti fermo davanti alla porta, ignorando il buio che ti circondava.

Prendesti svelto il cellulare e componesti il suo numero.

Pregasti Dio che rispondesse, anche solo per quella volta, anche solo per pochi minuti.

Lo squillo cessò, e trasalisti con le lacrime agli occhi.

Lei non aveva parlato, non una sola parola.

Sentivi solo il suo respiro affannoso, e subito dopo dei singhiozzi.

Stava piangendo.

Sobbalzasti.

« Nikole non piangere! Giurami che non piangerai mai più, non farlo se mi ami veramente! » urlasti con la voce rotta dal pianto, nonostante ancora nessuna lacrima ti era caduta.

« Ti amo. » disse lei con la voce forse un po' sollevata, ma piena di amarezza.

« Anch'io. » rispondesti, ma non bastò « Anch'io ti amo. »

Si chiuse la telefonata, e guardasti il tuo cellulare, senza vedere il tuo volto riflesso sul display illuminato.

La luce si spense, e vedesti che una lacrima ti era scappata.

Ma non ti eri accorto, che le tue gote erano umide, e non era così da quando eri ragazzino, e ti sbucciavi le ginocchia per giocare a tennis.

I giorni passarono, ma tu non dimenticasti quella ragazza, che con un solo sorriso era capace di cambiarti il morale.

Pensasti un'ultima volta a lei quella mattina, e ti facesti una promessa.

Non m'innamorerò di nessun'altra persona che non sia tu, Nikole.”

E pronunciando quelle ultime parole nella tua mente, vedesti qualcosa cadere fuori dalla finestra, qualcosa che attirò la tua attenzione, e ti cambiò la vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nota dell'autricediabetica: Eccomi qua, naturalmente chi era la sdolcinata che poteva scrivere qualcosa di così diabetico? Matt_Kun ovviamente! E chi se no?
Comincio col parlarvi di cose serie, il resto lo lascio a dopo.
Come avete capito si tratta di qualcosa che è accaduto prima del Death Note, e quindi della fantastica storia che noi tutti conosciamo. Una sera ho solo provato a chiedermi “Perché Light sembra essere così distaccato dalle ragazze in generale?” e mi sono risposta pensando “Che ci fosse qualcun altro prima?” dato che non sono una yaoista, e che l'ipotesi che sia asessuato è solo una battuta per me.
Ovviamente, non potevo non usare la mia cara Nikole, personaggio che interpreto in un personale GDR (gioco di ruolo) con la mia migliore amica.
Se v'interessa sapere qualcosa sulla VERA lei, allora nelle recensioni che mi lascerete (apro una piccola parentesi: vi prego di lasciarmi delle recensioni, ne ho bisogno per sapere dove devo migliorare, cosa c'è da sistemare, e avere anche un vostro parere sul contesto, quindi chiedo recensioni sincere C:) chiedetemi di lei e vi sintetizzerò la sua storia nel prossimo angolo dell'autrice che sarà nel secondo ed ultimo capitolo.
Per quanto riguarda l'uso della seconda persona, non so perché ma m'ispirava molto il fatto di narrare in questo modo l'intero capitolo, m'interesserebbe sapere se voi avreste preferito un altro genere di persona o se così va bene :) A presto, e mi raccomando di darmi una vostra opinione!
Matt_Kun

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Capitolo 2
*** Light. ***


Light.

Eri appena tornata a casa dopo una lunga giornata di lavoro, ormai non sentivi più la stanchezza che all'inizio ti pesava non poco.

Ti buttasti sul divano lasciando cadere la borsa a terra, fissasti il soffitto, chiedendoti perché non c'era nessuno ad aspettarti quando ritornavi a casa.

Poi ricordasti che l'unica persona che avresti voluto fosse con te, era lontano chilometri da casa tua, e non ci avevi più parlato da qualche anno.

Come avevi soltanto potuto farti quella domanda?

Pensavi a lui ogni giorno, come se fosse l'unica cosa che ti facesse andare avanti ormai.

Sorridesti amaramente, ricordando le ultime parole che gli avevi sentito dire.

Erano state come una spinta per te, finalmente avresti smesso di piangere ogni ora facendo gonfiare gli occhi, perché glielo avevi giurato.

Eri andata in Giappone grazie all'aiuto di una brava donna che ti aveva trovato per strada, a scappare da degli “amici” di tua madre che era morta davanti ai tuoi occhi.

Con fatica le avevi raccontato la tua situazione, tremando dal freddo con una tazza di cioccolata calda in mano.

Lei aveva capito che tenerti con sé non avrebbe portato molta sicurezza, ma di certo non poteva lasciare una ragazza in mano a dei maniaci spacciatori.

Ti mandò a vivere in Giappone nella casa di proprietà che le era appartenuta tempo fa quando lei e suo marito ci abitavano insieme ai figli, ti avrebbe spedito i soldi per sfamarti e per pagare acqua e luce per posta, ed in effetti così aveva fatto.

Ti aveva anche iscritto a scuola, e fu lì che lo incontrasti.

Entrata in classe, ti accorgesti che l'unico posto libero era quello accanto a lui, e ti sedesti allontanandoti per non infastidirlo o altro.

Avevi paura di essere odiata dai tuoi compagni, paura che ti avessero preso in giro.

Tutti ti guardavano e bisbigliavano pareri fra di loro, odiavi essere al centro dell'attenzione.

Ti vergognavi per la gonna che ti arrivava fino alle ginocchia, nascondevi infatti le tue gambe sotto al banco.

Credevi che il ragazzo accanto a te ti avrebbe etichettato per persona strana, finché non ti fece un sorriso.

« Come ti chiami? » ti aveva chiesto.

Lo guardasti e rispondesti intimorita.

Nei suoi occhi avevi trovato sicurezza e un aiuto, forse lui sarebbe stato tuo amico.

In effetti diventaste buoni compagni, tu gli volevi bene, e lui ne voleva a te.

Però...era davvero questo il sentimento che provavi nei suoi confronti?

No, tu l'amavi.

Cacciasti via quel pensiero sin dal primo momento, ma ogni giorno che passava ti rendevi conto che non potevi far finta di niente, non potevi negarlo a te stessa.

Ne parlasti con lui, non facendo il suo nome, ma disse che non dovevi assolutamente dirglielo, però quando ti facesti coraggio, capisti che la sua era solo gelosia, perché ricambiava i tuoi sentimenti.

Nonostante entrambi sapevate ciò che provavate l'uno per l'altra, faceste finta di niente continuando ad essere migliori amici, ma non durò per molto.

E così, dopo varie volte in cui avevate ignorato i vostri sentimenti, alla fine cedeste, ma nessuno dei due aveva avuto il coraggio di chiedere “Siamo fidanzati?”.

Poi ti arrivò la notizia da Los Angeles.

La brava donna che ti aveva aiutato era morta, droga diceva la polizia.

Ma tu sapevi perfettamente che lei non avrebbe mai ingerito o inalato quelle sostanze, perché una delle sue figlie era morta proprio per questo.

Lo raccontasti alla tua amica, nonché compagna di classe. Le avevi chiesto di non dire niente a nessuno di tutto ciò, e lei non l'avrebbe fatto, ne eri sicura.

Ti mancava solo di dirlo a lui, ma proprio mentre stavi per farlo, lui ti fermò, e per la prima ed unica volta nella tua vita, cedesti al volere del tuo corpo.

Non gli dicesti nulla in seguito, quella notte gli inviasti solo un messaggio con scritto “Ti amo.”, ed abbandonasti la storia lì, come se non fosse stato importante per te.

Mentre eri a Los Angeles, ospitata in casa del figlio di quella povera donna, piangevi perché ormai niente aveva più senso, le persone che ti volevano bene non c'erano più.

Neal però, il figlio della donna, ti consolò, anche quando avevi smesso di piangere per non farlo più, e sembrava essersi affezionato a te, mentre cercavate di dimostrare che sua madre non era morta perché lei stessa aveva deciso di drogarsi.

Non te n'eri accorta, nella tua testa c'era solo un ragazzo, e mai ti saresti dimenticato di lui, lo avresti pensato ogni giorno.

Seguendo il caso, tu e Neal, grazie all'aiuto della polizia, riusciste a far arrestare i responsabili della morte della donna, che guarda caso erano anche gli “amici” di tua madre.

Una volta risolto tutto, Neal ti confessò i suoi sentimenti, ma non ti sciogliesti davanti alla sua proposta, amavi troppo l'altra persona per guardare con gli stessi occhi lui e altri ragazzi.

Rimaneste amici, anche se lui ogni tanto continuava a provarci con te, ma essendo una persona dolce e comprensiva alla fine si arrese.

Distesa a ripensare a tutte quelle cose, il cellulare squillò nella tua tasca, e quando guardasti il nome del mittente sobbalzasti.
Non ti saresti mai aspettata di rivedere quel nome, nonostante pensassi a quella persona ogni notte prima di addormentarti, perché ormai erano passati anni dall'ultima volta che ti aveva chiamata.
Eppure, nonostante tu non ti aspettassi di poter sentire ancora la sua voce, non avevi cancellato quel nome dalla rubrica.

Light.

Eri rimasta a guardare quel nome per così tanto tempo, che la suoneria ripartì da capo.

T'intimasti di rispondere, e così facesti.

« Pronto? » la tua voce era speranzosa, come se non credessi che fosse realmente lui.

« Nikole. »

Sobbalzasti, era veramente Light.

La sua voce era più adulta e seria, ti sembrava di averlo rivisto così all'improvviso, quando invece avevi soltanto ascoltato il tuo nome.

« Light! » esclamasti sorridendo, sentivi le lacrime salirti agli occhi, ma riuscisti a fermarti.

« Nikole...allora, ti ricordi di me! » nella sua voce si poteva percepire la gioia nel sentire la tua, eri contenta finalmente.

« Come potrei Light...come potrei dimenticarti? » mormorasti, lui probabilmente sorrise.

« Voglio vederti, ti ho già comprato il biglietto per domani, ti basterà fare sia il mio che il tuo nome e te lo daranno. » ti disse, mentre tu ascoltavi sorpresa.

Non avevi mai pensato all'ipotesi di rivederlo, nonostante ti mancasse tantissimo.

Avevi voluto chiudere il rapporto così, perché ti avrebbe soltanto fatto sempre più male sapere di poter sentire sempre la sua voce, ma non riuscire a vederlo.

« Ma Light...sei sicuro che... » non terminasti la frase, perché capisti che lui aveva sorriso.

Ti dette tutte le indicazioni per poter poi raggiungere un albergo, dove vi sareste dovuti rincontrare.

Eri così felice che quando chiudesti la telefonata chiamasti subito Neal per avvisarlo, lui era rimasto sorpreso, e probabilmente triste, ma ti aveva augurato buona fortuna, e tu sapevi che quella non ti sarebbe servita.

Il giorno dopo fu lui ad accompagnarti, facesti tutto ciò che Light ti aveva detto di fare, e non facevi altro che immaginarti un vostro ipotetico ritrovamento.

Eri felice, euforica, entusiasta!

Finalmente vi sareste rincontrati, e questa volta l'avresti anche visto, e non solo immaginato come sempre!

Perché non avevi pensato prima a ritornare in Giappone? Il tuo lavoro te lo permetteva, e probabilmente da ora in poi saresti venuta spesso a trovarlo, se non ti saresti direttamente trasferita nuovamente lì.

L'aereo atterrò, ti affrettasti a scendere ed a prendere la tua valigia che il giorno prima avevi preparato tanto contenta.

Eri stata molto tempo davanti all'armadio per decidere cosa avresti indossato, e adesso, mentre il panorama notturno ti scorreva davanti agli occhi seduta nei sedili posteriori del taxi, ti continuavi a chiedere se avessi scelto bene o meno.

Era un abito blu notte che ti arrivava alle ginocchia, le bretelle stavano sulle braccia, appena sotto le spalle, a coprirle era un copri-spalle dello stesso colore, e ovviamente non avevi indossato tacchi ai piedi, non eri mai stata eccentrica.

L'auto si fermò davanti ad un albergo, eri così emozionata che non riuscivi a reprimere le tue emozioni, che avevi sempre voluto nascondere.

Prendesti la valigia e desti la mancia al tassista, entrasti nell'Hotel guardandoti sempre attorno.

Non eri mai entrata in un albergo, e di certo quello era abbastanza elegante e moderno.

Andasti alla hall, e chiedesti di Light Yagami. L'uomo ti dette una chiave con il numero 111 scritto sopra, quindi ti avviasti in quella camera prendendo l'ascensore.

Ogni istante, ogni secondo che ti divideva da lui non cessava, sembrava durare un'eternità.

Il fatto, è che era da così tanto che volevi vederlo, che adesso ti sembrava solo un sogno, uno stupido sogno di quelli che si fanno la notte.

E se anche questo lo era?

No, troppo reale.

Sorridesti stringendo la presa del trolley, poi le ante dell'ascensore si aprirono.

Uscisti svelta e ti avviasti verso il corridoio di destra aiutandoti con i numeri scritti sopra le porte.

111, eccola lì.

Infilasti la chiave nella toppa e la girasti in senso orario, solo pochi secondi, nulla più.

Prendesti un bel respiro, e posando la mano sulla maniglia apristi la porta.

Era buio, non c'era nessuna luce che illuminava la stanza, a parte quella della luna che filtrava dalle tende.

C'era una figura davanti alla finestra, la riconoscesti subito, era lui.

Sorridesti, le lacrime ti salirono agli occhi fino a solcarti le gote, non eri riuscita a non piangere.

Non pensasti al resto e corresti verso di lui stringendolo forte, fece qualche passo indietro per riprendere l'equilibrio, e ti posò una mano fra i capelli accarezzandoteli, mentre con l'altra ti teneva il busto.

« Nikole... » mormorò il tuo nome, finalmente potevi sentire ancora la sua voce reale.

Probabilmente sentì le tue lacrime bagnargli la camicia, e ti strinse forte cercando un contatto molto ravvicinato con te.

Non lo lasciasti un solo secondo, non avevi più alleggerito la presa, solo rafforzata.

« Mi sei mancata. » disse in un sussurro, tu spalancasti gli occhi riuscendo soltanto a piangere sempre di più, questa volta però non provasti nemmeno a limitarti.

Pronunciasti il suo nome più volte, gli urlasti che l'amavi, che non c'era niente di più importante oltre che lui, davvero nulla.

Lui si limitò a sorriderti, mentre tu strofinavi la testa sul suo petto.

« Aspetta...la porta è aperta. » ti disse lasciandoti, tu avesti paura.

Paura che se ne sarebbe andato, paura che non l'avresti più rivisto, paura che ti avrebbe abbandonato...come tu avevi abbandonato lui tempo prima.

« N-No non lasciarmi! »

Fece appena in tempo a chiudere la porta, si voltò verso di te e tu lo abbracciasti spingendolo indietro, non volevi lasciarlo andare.

« Sono qui...e non me ne andrò, non ti lascerò sola. » ti accarezzò ancora per poi prenderti le spalle e guardarti dritto negli occhi.

« Quando tutto finirà, potrò sistemare ogni cosa, e staremo insieme. È una promessa. » ti sorrise, tu lo imitasti.

Ti avvicinò a se e ti baciò, facendoti sentire le vecchie farfalle allo stomaco svolazzare, come la prima volta che aveva avuto il coraggio di baciarti.

Ti spinse indietro mentre continuava a baciarti, potevi sentire quanto gli eri mancata, potevi sentire la voglia che aveva di stare con te.

Non vi eravate neanche chiesti com'erano passati quegli anni, se avevate avuto problemi, novità, rapporti...

Eppure non sembrava interessare a nessuno dei due, probabilmente perché volevate evitare di farvi del male l'un l'altro, dicendovi che avevate avuto altre persone importanti nella vostra vita, ma per te non era stato così.

Ti levò il copri-spalle, e ti accarezzò le braccia dolcemente, per poi allontanarsi da te e guardarti.

« Tu...se non vuoi non è un problema. » ti sorrise, tu non sapevi che dirgli.

Non volevi che pensasse male di te, ma volevi stargli il più vicino possibile.

Ti sorrise e ti passò il pollice sulle labbra, per poi baciarti ancora e ancora, scendendo poi sul tuo collo.

Ti allontanasti e gli sorridesti.

« Scusa...ci sarà tempo per queste cose. » dicesti, lui ricambiò il sorriso.

« Ce ne sarà sicuramente. » concordò, per poi sedersi sulla poltrona, e invitarti a stare sulle sue gambe.

Ti ci sedesti sopra e cominciaste a parlare del più e del meno, mentre lui ti accarezzava la guancia dolcemente.

Fosti tu per prima a raccontare di te, a spiegargli perché te n'eri andata, e tutto il resto.

« Questo Neal...sono geloso, non è che prima o poi... » gli mordesti la mano che ti toccava le labbra, lui ridacchiò.

Si era ormai creata l'atmosfera di una di quelle coppiette che tu avevi sempre invidiato, sperando che un giorno tu e Light sareste stati insieme, facendo le solite cose sdolcinate di ogni coppia.

Squillò il suo cellulare, ti ricomponesti sulle sue gambe e controllasti il display.

Lui trasalì, e tu facesti lo stesso quando leggesti “Misa”.

Ti alzasti per poi sederti nella poltrona di fronte, lui invece parlava al telefono lanciandoti ogni tanto qualche occhiata, mentre dall'altra parte una voce femminile abbastanza acuta non faceva altro che dirgli che gli mancava tanto, e che voleva tornasse a casa il prima possibile...

Rimanesti ad ascoltare in silenzio, ed il fatto che lui l'avesse salutata con un “Ti amo” non ti stupì poi così tanto, ma ti fece male.

Quando chiuse la telefonata ti guardò apprensivo, tu rimanesti con lo sguardo basso, a pensare che in fondo era del tutto normale se c'era un'altra, anzi...l'altra eri tu.

Sobbalzasti e lo guardasti, ritrovandotelo davanti.

Ti mettesti in piedi e trattenesti le lacrime che avevano soltanto voglia di uscire, nulla più.

« Sarà meglio che vada, tu devi tornare da Misa... »

Gli passasti accanto, ma lui ti fermò abbracciandoti da dietro.

Dentro di te sapevi, che era tutto così bello per essere vero.

Piangesti, e per la prima volta in vita tua, sentisti le lacrime di Light bagnarti la pelle...cosa avresti fatto per tornare indietro?

Di tutto probabilmente.

Light non poteva piangere, non doveva farlo per colpa tua.

« Io amo te...ho promesso a me stesso che non avrei mai amato nessun'altra, e così è stato. Nikole ti giuro che non sto con lei perché voglio...io... » ti strinse più forte a te posando le labbra sulle tue orecchie « Io sono Kira. » sussurrò, in un soffio che ti fece accapponare la pelle.

Lui era Kira, Nikole.

Sentivi le lacrime entrarti in bocca, avevi spalancato la mascella più di qualsiasi altra volta nella tua vita.

Non perché avevi paura, ma perché l'unica altra persona oltre a Light che avevi sempre ammirato...era sempre lui.

Kira era Light.

Light era Kira.

Buffo, per quanto fosse vero.

Lui cominciò a parlare, raccontandoti ogni cosa sin dall'inizio, e ciò che ti stupì di più fu il fatto che si fidava così ciecamente di te...che non si era creato il problema di non dirti qualcosa, o di chiederti di non parlarne con nessuno.

Eri felice.

Felice che finalmente avevi ritrovato Light.

Felice di poter stare con lui.

Felice che lui era Kira.

Felice che anche lui, dopo tutti questi anni, si fidava di te.

Felice che non aveva smesso di amarti.

Felice di essere felice, dopo tanto tempo.

Eppure, quando lo salutasti dalla porta dell'albergo con un bacio, non sapevi che adesso sarebbe stato lui ad abbandonarti...

E questa volta, non vi sareste potuti rivedere.

Mai più.

 


 

 

 

 

 

Nota dell'autrice: Eccomi qua.

Beh che dire, è stato difficile scegliere ciò che doveva succedere nel secondo capitolo...perché inizialmente avevo deciso di renderlo più tragico, poi cattivo (sì sono cattiva io D:), ed infine ho preferito fare un finale più “felice” ecco.

Come nel precedente capitolo, vi chiedo delle recensioni serie, perché m'interesserebbe molto sapere cosa ne pensate :)

Adesso, dato che è stato chiesto, racconto la prima parte della storia della vera Nikole come ha deciso di dire Mello: ...Beh, nemmeno la sua è stata una vita molto facile, ha vissuto senza un padre perché lui non voleva saperne niente di sua madre, erano l'esatto opposto e la sua nascita è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Infatti sua madre l'ha sempre odiata, era una drogata e non aveva mai dimostrato affetto nei confronti della figlia. È morta di overdose per anfetamina quando lei era ancora ragazzina, le uniche persone che le rimanevano erano degli "amici" di sua madre che spacciavano droga, ha vissuto con loro scappando sempre dalla polizia, ma non so se lei ha mai veramente toccato della droga...Però dei referti della polizia dicono che il suo corpo ne conteneva, ed è stata accusata per spaccio. Poi Beyond Birthday l'ha aiutata a scappare (in realtà è il contrario) e lo ha seguito per alcuni anni finché lui non ha messo in atto il suo piano ed ha deciso di andare in Giappone.

Continuo io: Si ritrovano nel Quartier Generale per uccidere L (ovviamente molte cose che accadono nel GDR sono un po' forzate...non si è notato vero? XD), ma grazie a Sebastian (sì, proprio quel Sebastian Michaelis) ciò non accade e i due vengono uniti da delle manette stile L e Light, perché L crede che Beyond possa aiutarlo a risolvere il caso Kira.

Passa il tempo, ed ovviamente Beyond, grazie al potere dei suoi occhi e a varie indagini, sa già che Light è Kira, naturalmente lo dice a Nikole che se lo tiene per se. Insomma, mentre il tempo passa Nikole s'innamora di Light (ma va!) e dopo varie cose che accadono, anche Light, ma non se ne accorge subito. Lo capisce soltanto quando si scopre che Nikole ha un alter ego che si fa chiamare Cindy, Cindy odia Light, e Light odia Cindy. Accadono tante belle cose e Nikole ritorna in possesso del suo corpo, Light si rende conto di amarla e così si fidanzano allo scuro di tutti gli altri, anche se L lo verrà a scoprire. Attualmente, lo scopo della coppia è evitare che Beyond, Mello o Misa lo vengano a sapere, perché:

1) Ovviamente Light ha bisogno di Misa per gli occhi;

2) Beyond vede Nikole come una cosa prettamente sua, ma prima o poi si renderà conto che in realtà le vuole bene (sottolineo le vuole bene, perché non la ama...almeno non è nei miei piani xD);

3) Mello è innamorato di Nikole già prima di Light...e poverino non ha le sue soddisfazioni perché lei lo vede solo come un caro amico :/

Ecco, ho finito di annoiarvi =3

Ringrazio chi ha recensito la storia e chi l'ha messa tra le varie liste, ma anche chi l'ha letta in silenzio ^^

Matt_Kun

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