Arcadia

di LuluXI
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tra i ghiacci della Siberia ***
Capitolo 2: *** Sogni e bare di ghiaccio ***
Capitolo 3: *** In viaggio ***
Capitolo 4: *** La Furia dei Ghiacci ***
Capitolo 5: *** Ostacoli ***
Capitolo 6: *** Acqua e Morte ***
Capitolo 7: *** Indovinelli, lupi e pedine ***
Capitolo 8: *** Morte e Scoperte ***
Capitolo 9: *** Vicini alla verità ***
Capitolo 10: *** Rivelazioni ***
Capitolo 11: *** L'incontro ***
Capitolo 12: *** Battaglia ***
Capitolo 13: *** Sconfitta? ***
Capitolo 14: *** Alleati ***
Capitolo 15: *** La fine della battaglia ***
Capitolo 16: *** Ritorno a casa ***



Capitolo 1
*** Tra i ghiacci della Siberia ***


INFO-BASE (PRIMA DI INIZIARE, LEGGETE QUI):
 
E’ una storia dall’intreccio complesso, in cui molte vicende si incrociano, anche se all’inizio non si nota.
E’ anche complicata, perché l’ambientazione cambia anche due o tre volte in uno stesso capitolo. Ci sono pertanto delle brusche interruzioni della narrazione di un particolare avvenimento (che viene ripreso solo più avanti) per focalizzare l’attenzione su un altro. Inoltre, molte cose non sono chiare, non all’inizio almeno.
E’ una storia contorta, un po’ come lo sono io, quindi può non piacere. Inoltre io ho uno stile tutto mio e anche lui spesso non piace. Pertanto, visto che non è la prima fic che pubblico, se sapete che non vi piace come scrivo, vi consiglio di andare a leggere altre storie. Poi, se vorrete soffermarvi lo stesso, io vi ringrazio con tutto il cuore, ma non mi sentirò in colpa per avervi fatto perdere tempo a leggere un orrore.
 
Dedicata a tutti coloro che amano Saint Seiya, nella speranza di fari perdonare visto che con questa fic ho molte probabilità di disintegrarne i personaggi. Ma è dedicata anche a tutti coloro che, con pazienza, giorno dopo giorno,dedicano un po’ del loro tempo per leggere le mie fic. E la dedico anche a chi, con molta pazienza, recensisce, sia che lasci commenti positivi, che critiche costruttive.
I Saint sono personaggi di Masami Kurumada e questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per il puro piacere di scrivere.
 
 
 
“Coraggio Milo, il villaggio non è lontano.” Disse Camus, e il cavaliere dello Scorpione non potè far altro che seguirlo. Cercò di ricordare come mai era finito lì e gli venne in mente Atena che, sorridente, diceva loro che erano liberi di lasciare il Santuario, a turno. Quando Hades era stato sconfitto e la pace regnava sulla terra, per intercessione di Atena, loro erano tornati in vita.
Così erano tornati alla vita, con dei doveri in quanto Saint, ma pur sempre liberi di lasciare il Santuario grazie alla pace che vi regnava. Per questo quando Camus aveva proposto a Milo di accompagnarlo in Siberia, lui aveva accettato di seguirlo.
 
Il Saint dell’Acquario si muoveva rapido nella neve, che gli arrivava alle ginocchia e sembrava che la tempesta che si era scatenata non lo disturbasse minimamente. Milo, invece, meno abituato a quel clima così diverso da quello greco, faticava a muoversi in quel mare bianco ed era rimasto leggermente più indietro rispetto al Gold Saint dell’Acquario.
Ad un certo punto però Milo affondò in un cumulo di neve fresca e perse di vista Camus. A fatica riuscì, facendo perno con le braccia, ad uscire da lì e, dopo essersi stretto maggiormente il cappotto addosso cercò di individuare il suo compagno.
Percepì un debole cosmo alla sua destra e si avviò da quella parte, senza riuscire a vedere niente al di là del suo naso.
“Camus, aspettami!” esclamò, arrancando nella neve: ora riusciva a scorgere i contorni di una figura ferma poco più avanti.
“La prossima volta altro che Siberia: andiamo alle Bahamas!” disse ironico lo Scorpione, per poi zittirsi, rendendosi conto che la figura che aveva davanti  non era Camus.
 
Sbigottito rimase a guardare la ragazza che aveva davanti, imprigionata in una lastra di ghiaccio, simile alla Freezing Coffin di Camus. I suoi capelli erano verdi, con delle sfumature castane e giaceva immobile con un’espressione sofferente dipinta sul viso;  gli occhi, chiusi. Milo posò una mano sulla lastra e una scarica elettrica, per un istante, gli attraversò il braccio, poi più nulla.
Chi era quella ragazza? E cosa ci faceva lì dentro? Milo non lo sapeva, ma avrebbe voluto scoprirlo: sicuramente aveva bisogno di aiuto, e non poteva lasciarla lì dentro, ma il ghiaccio della Siberia non si sarebbe lasciato frantumare così facilmente.
“Milo, che stai facendo?” domandò Camus, comparendo alle sue spalle.
“Dobbiamo liberarla Cam…” disse il Gold Saint guardando il compagno.
“Liberare chi Milo?” domandò perplesso il Saint dell’Acquario.
“Come chi? Questa ragazza!” esclamò Milo, indicando la figura intrappolata nel ghiaccio.
“Milo…” disse Camus scuotendo il capo con aria rassegnata.
“Che c’è? Dovremmo forse lasciarla lì dentro?”
“Milo…non voglio deluderti ma in quella lastra non c’è una ragazza, ma un albero…” disse Camus, indicando il blocco ghiacciato, con un cenno del capo. Milo tornò a guardare la lastra di ghiaccio e rimase senza parole: sbattè le palpebre più di una volta, ma ciò che vedeva non cambiò: nel ghiaccio non c’era una ragazza ma, come diceva Camus, un albero.
 
“Andiamo Milo, altrimenti il freddo oltre a farti venire le allucinazioni ti fa venire anche un raffreddore…” disse Camus, ricominciando a camminare “Non manca molto al villaggio”.
Un po’ riluttante Milo lo seguì. Era sicuro di non essersi sbagliato: lui aveva visto una persona, e non un albero.
E il tempo gli avrebbe dato ragione.
 
 
 
 
NOTE POST LETTURA:
Mentre mi cimentavo nella stesura di un tema, mi è sembrato opportuno fare riferimenti a Boccaccio. Riprendendo in mano il quaderno degli appunti, mi si è aperto su una pagina che recava in grande la scritta ARCADIA. Da lì, il lampo di genio per scrivere questa fic, ambientandola proprio in Arcadia.
Non so se è da considerarsi un’ AU ma nel caso posso sempre aggiungere la dicitura…
Questo è solo l’inizio, il vivo della vicenda arriverà poi. L’aggiornamento sarà molto lento, perché la storia è ancora in fase di stesura ed essendo molto complessa richiede molto tempo.
Tengo molto ad “Arcadia”, non saprei dire perché e spero che appassioni voi che leggete tanto quanto appassiona me scriverla.

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Capitolo 2
*** Sogni e bare di ghiaccio ***


Milo era in un luogo paradisiaco. Tutto intorno a lui emanava energia e vita.
Si trovava in un bosco, non troppo fitto, non troppo spoglio. La luce filtrava tra le fronde degli alberi e in lontananza si poteva udire lo scrosciare di un ruscello. Il giovane Saint si incamminò verso il rigagnolo d’acqua, seguendo il suono prodotto dal ruscello stesso e mentre camminava gli passarono accanto cerbiatti, conigli, e ogni genere di animale possibile ed immaginabile. Indosso aveva dei semplici pantaloni bianchi di lino ed era a torso nudo. Non aveva caldo né freddo, né fame né sete: era perfettamente a suo agio.
Camminò a lungo, ma quando arrivò al ruscello, non era stanco. Raggiunta la radura ove passava il corso d’acqua venne colpito in viso dai raggi del sole e, istintivamente, si portò una mano davanti agli occhi, per schermare la luce e poter vedere.
 
E lei era lì, inginocchiata sul bordo del fiumiciattolo, che sciacquava la sua veste bianca nell’acqua. I suoi capelli verdi e castani erano decorati con fiori e foglie, così come attorno ai polsi e alle caviglie aveva delle ghirlande di fiori di pesco. Fece un passo avanti per avvicinarsi a lei, che in quello stesso istante si voltò a guardarlo con i suoi occhi verde scuro.
“Milo…” sussurrò appena la ragazza, prima di alzarsi ed attraversare il fiume.
Un semplice gesto quello della giovane, che interruppe la quiete del luogo: gli uccelli che fino a quel momento cantavano sugli alberi volarono via e sulla foresta scese il silenzio; il ruscello si prosciugò e tutta la vegetazione che si trovava dietro la ragazza scomparve, sostituita dalla nuda roccia, piena di buche e spuntoni.
La giovane si lasciò sfuggire una lacrima dagli occhi e Milo istintivamente cercò di raggiungerla, ma potè fare solo un passo poi la roccia andò in frantumi sotto i suoi piedi e lui cadde nel vuoto.
 
Il Gold Saint si svegliò di soprassalto nell’oscurità della sua stanza privata  sudato e ansimante. Non era la prima volta che quell’incubo lo svegliava. Istintivamente andò a guardare l’orologio, ma sapeva già che ora avrebbe letto sul quadrante: le sei e dodici di mattina…e le sue aspettative non furono smentite nemmeno quella volta.
Ormai del tutto sveglio Milo decise di alzarsi.
Senza guardare cosa prendeva, infilò un paio di pantaloni e un maglione e, a piedi nudi, si avviò verso l’uscita della sua casa, fermando i suoi passi soltanto una volta raggiunta la scala che portava alla casa della Bilancia. Qui si sedette, contemplando lo spettacolo del Grande Tempio al buio: non mancava molto all’alba.
Intorno a lui regnava il più totale silenzio e fu così che il Gold Saint soffermò il suo sguardo sulla Prima Casa, quella dell’Ariete, dove ormai da mesi alloggiavano anche i Bronze Saint, che venivano ospitati da Mu. Lì riposava anche Seiya, ferito a morte dalla spada di Hades. Erano mesi che i Gold Saint e Atena, cercavano di farlo riprendere, ma il giovane cavaliere di Pegasus sembrava essere caduto in uno stato di incoscienza irreversibile e, sebbene Shaka sostenesse che il ragazzo stava facendo progressi, in molti erano scettici.
 
Sospirando Milo tornò a guardare il resto del Santuario e in alcuni punti riuscì addirittura a scorgere la neve che non si era ancora sciolta del tutto, nonostante ormai fosse arrivata la fine di febbraio. Ruotando il capo Milo guardò alle sue spalle dove scorgeva, in lontananza, l’undicesimo tempio, la casa dell’Acquario, sorvegliata da Camus… una casa vuota ormai da un mese.
Tre mesi prima Milo aveva accompagnato Camus in Siberia, ma quando lui, ad inizio febbraio aveva deciso di tornarci, Milo aveva preferito rimanere ad Atene: l’idea di tornare nella gelida Siberia non gli andava a genio, soprattutto visto ciò che era derivato dall’ultimo suo viaggio in quella terra.
Era da quando aveva scoperto quel blocco di ghiaccio in mezzo alla neve che aveva quegli strani sogni o meglio, quell’unico sogno ricorrente, sempre uguale; non cambiava mai nulla… Solo quella mattina qualcosa era cambiato: la ragazza aveva pronunciato il suo nome.
All’inizio aveva collegato il tutto allo stress post-resurrezione ma poi si era accorto che non era possibile: in fondo era tornato alla vita da parecchio e conduceva una vita tranquilla e, a modo suo, piacevole e senza rimpianti.
La cosa che più lo scioccava di quei sogni era la ragazza, la stessa che aveva visto nel blocco di ghiaccio, che poi si era rivelata essere un albero.
Era sicuro che fosse la stessa ragazza, perché quei capelli così particolari erano senza alcun dubbio i suoi.
 
“Già sveglio Milo?” gli domandò Camus, fermo pochi gradini più in basso.
“Cam!” esclamò il Saint dello Scorpione, sorpreso “Pensavo fossi in Siberia!”
“Sono tornato adesso, non pensavo di trovarti sveglio…”
“Sono mesi che mi sveglio a quest’ora…”
“Ancora quell’incubo Milo?” domandò Camus inarcando un sopracciglio e il compagno si limitò ad annuire.
“Sicuro di non volerne parlare?”
“Si…” rispose Milo, che non aveva mai raccontato il suo sogno a nessuno: c’era qualcosa che gli diceva che era meglio tenersi tutto per se, fino a quando non fosse riuscito a scoprire l’origine di quell’incubo ricorrente.
“Come vuoi” disse Camus, avanzando per superarlo: stava mantenendo il suo distacco di sempre ma Milo era sicuro di averlo fatto arrabbiare e per questo si mosse, afferrandolo per un braccio, con la chiara intenzione di farlo girare verso di lui.
“Cam…te lo ricordi l’albero nella lastra di ghiaccio?” domandò al Saint dell’Acquario, senza staccargli gli occhi di dosso.
“Si, perché?” rispose Camus, abbassando il braccio e voltandosi completamente verso il Saint dello Scorpione.
“Ti ricordi che io dicevo di aver visto una ragazza?” domandò Milo, lasciandolo andare “Ecco, da quel giorno io continuo a sognarla” concluse, osservando negli occhi l’altro Gold Saint: non era pentito della scelta che aveva fatto di raccontare tutto a Camus, perché lui era il suo migliore amico e scuramente avrebbe cercato di aiutarlo. Inoltre, così facendo, si era tolto un peso dallo stomaco.
 
Camus inarcò un sopracciglio e non disse nulla: si limitò a fissare il compagno e fu così che Milo si decise a parlare. Gli raccontò tutto, dalla corsa nel bosco, fino alla distruzione di quel luogo paradisiaco e del suo risveglio, ogni mattina alla stessa ora.
“E’ strano…Hai provato a parlarne con Atena?”
“Non voglio disturbarla per una sciocchezza come questa Cam… passerà vedrai!” replicò il Saint dello Scorpione, sorridendogli con il sorriso più rassicurante che riuscì a fare.
“Voi due! Riunione dorata da Mu, ORA!” entrambi si voltarono verso il basso: Kanon stava salendo di corsa la scalinata e in breve li aveva già superati, diretto qualche casa più in su: dietro di lui veniva Shaka ed entrambi indossavano l’armatura.
“E’ successo qualcosa?” domandò Milo preoccupato.
Nessuno dei due rispose ma Shaka, senza esitare, tolse il senso del tatto a Camus prima che quest’ultimo potesse reagire.
“Ma cosa…”
“Tranquillo Milo, è solo una precauzione. Non penso sia Camus la causa di tutto: in fondo è tornato da poco dalla Siberia, ma è meglio essere sicuri.”
“Potresti almeno spiegarmi di cosa sono accusato, Cavaliere di Virgo?” domandò Camus, osservandolo.
“Lo vedrai con i tuoi occhi” disse Kanon, che stava già tornando indietro. “Shura e Aphrodite sono stati avvisati: arriveranno a  breve.” Detto questo, prese tra le braccia Camus e ricominciò a scendere le scale, diretto alla Prima Casa.
“Milo, prendi la tua armatura e raggiungici” disse Shaka, allontanandosi a sua volta.
Di lì a pochi minuti il Saint dello Scorpione stava correndo verso la casa dell’Ariete, con indosso il suo Cloth.
 

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Ciò che si presentò davanti agli occhi di Milo e degli altri Gold Saint che si erano riuniti nella casa dell’Ariete li sconvolse tutti.
Accanto al letto ove giaceva Seiya, ancora in coma, vi era Atena inginocchiata e rinchiusa in una lastra di ghiaccio. La sua espressione era comunque calma e tranquilla, nonostante tutto.
Per lungo tempo, nessuno parlò.
“Non possono essere stati Hyoga e Camus: loro erano in Siberia, sono rientrati solo questa mattina…”
“Ma Atena è rimasta in preghiera sin da ieri sera Shun…” disse Hyoga che era immobile accanto a Camus, probabilmente vittima anch’egli del colpo di Shaka “è normale che sospettino di noi: in fondo è rinchiusa in una bara di ghiaccio”.
“E tutti sappiamo chi è che controlla le energie fredde” aggiunse Kanon, osservando i due.
“E’ inutile cercare di arrivare a conclusioni affrettate” disse Aiolos, staccandosi dalla colonna dove si era appoggiato.
“Ed è inutile accusarsi a vicenda senza prove concrete: tutti abbiamo commesso errori” aggiunse Saga, che continuava a girare attorno alla bara di ghiaccio “quindi non metterti a fare prediche Kanon visto che non hai prove per accusarli.” Concluse, osservando il gemello che si limitò a sbuffare.
“Avete provato a romperla?” domandò Ikki, uscendo dall’angolo in ombra dove era rimasto fino a quel momento.
“Si… e non abbiamo ottenuto alcun risultato” rispose Doko.
“Neppure le armi della Bilancia sono state in grado di rompere la prigione di ghiaccio di cui è intrappolata Atena?” domandò Aldebaran.
“No…” disse Shyriu “Anche se in passato avevano liberato Hyoga dalla Freezing Coffin di Camus”.
“E nemmeno Excalibur è riuscita ad infrangere la teca” aggiunse Shura con una smorfia.
“Inoltre, come se non bastasse, il suo cosmo è lontano…” aggiunse nuovamente Shaka.
“… Segno che anche lo spirito della Dea, la sua anima diciamo, non è qui e nemmeno nella valle dei Morti: se ne è andata a zonzo da un’altra parte, per nostra sfortuna” concluse Death Mask, con un ghigno.
 
Milo che fino a quel momento era rimasto in silenzio spostò lo sguardo su Camus e Hyoga: i due dominatori dei ghiacci erano immobili e impassibili, sicuri della loro innocenza e di poterla dimostrare. O forse sicuri di non poter essere scoperti, sebbene colpevoli.
Il Saint dello Scorpione scosse il capo, per scacciare quei pensieri e si avvicinò lentamente alla lastra di ghiaccio, sulla quale, alla fine, decise di posare una mano.
E come qualche mese prima in Siberia una lieve scarica elettrica si diffuse dal ghiaccio al suo braccio e poi per il Saint vi fu il buio.  



NOTE:
Ebbene, ora iniziano i problemi veri e propri…
Atena, come sempre, si è cacciata nei guai. Che ci fa in una lastra di ghiaccio? Chi l’ha rinchiusa? Camus? Hyoga?
E la ragazza che Milo continua a sognare, è la stessa che ha visto nel ghiaccio Siberiano? E, soprattutto, chi è? Perché lui la sogna?
Perché sia lei che Atena sono ibernate? xD
Per ora è presto per avere risposte, i fatti li vedete lì sopra. Mi rendo conto che FORSE l’ho data vinta troppo facilmente a Shaka quando immobilizza Camus, ma una guerra dei mille giorni non era consigliabile ù.ù
Quanto ai caratteri dei personaggi… spero di non averli stravolti troppo, giuro che mi sto impegnando ç_ç
Grazie a tutti voi che leggete, recensite, seguite^^ Scusate se aggiorno lentamente ma… è una storia complicata


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Capitolo 3
*** In viaggio ***



 



Milo si ritrovò nuovamente in quel luogo paradisiaco, ma quella volta indossava la sua armatura. A passo svelto si diresse verso il ruscello e lì vi trovò come sempre la ragazza che lavava la sua veste. Tutto sembrava identico agli altri sogni, eppure lei sembrava più contenta del solito ma quando vide il Saint la sua espressione cambiò. Milo riuscì a scorgere stupore sul suo viso e non appena lui provò ad avvicinarsi lei attraversò il fiume e come accadeva ogni volta, il terreno divenne arido e inospitale. E, stranamente, cadeva la neve. Ignorando il baratro che si stava formando Milo cercò di avanzare, ma precipitò nuovamente, riuscendo tuttavia a scorgere con la coda dell’occhio, alle spalle di quella strana ragazza, la stessa bara di ghiaccio che conteneva la sua dea.
 
Quando riaprì gli occhi Milo si ritrovò a fissare il soffitto della Prima Casa del Grande Tempio. Subito si mise a sedere ed osservò la bara di ghiaccio: era ancora lì, immutata, e i suoi compagni d’arme erano ancora dove li aveva lasciati prima di svenire.
“Stai bene Milo?” domandò Mu, che gli si era avvicinato.
“Sei caduto a terra come una foglia secca” aggiunse Death Mask, ghignando.
“So come liberare Atena”. Disse lui e tutti lo guardarono perplessi: solo Camus mantenne immutata la sua espressione. E fu guardando Camus che Milo raccontò dei suoi sogni ricorrenti, di ciò che aveva visto nel ghiaccio della Siberia e della sua ultima visione.
“Sono sicuro che Camus e Hyoga non centrano con tutto questo e la chiave della faccenda è da cercare in Siberia” concluse Milo, osservando gli altri Saint.
“Bene, allora è necessario che qualcuno si rechi laggiù…” disse Doko, prendendo in mano la situazione “E, per sicurezza Camus e Hyoga rimarranno qui… Così nessuno si lamenterà” aggiunse, lanciando un’occhiata a Kanon che rimase in silenzio.
“Milo, tu guiderai la spedizione, visto che dopo Camus e Hyoga sei il Cavaliere che si è recato più volte in Siberia. Con te verranno altri due volontari…”.
“Vado io con Milo” disse Shun, facendo un passo avanti. “Magari riusciremo a trovare un modo per salvare anche Seiya”
“Bene Shun” disse Doko, guardando ora i Gold Saint “per sicurezza invierei un altro Gold Saint…”.
“Vado io” disse Death Mask, suscitando lo stupore di tutti. “Non ce la faccio a star rinchiuso qui senza far nulla, mi annoio da morire. E’ ora di rendersi utili.”
E dato che nessuno disse niente Doko affidò ai tre la missione esortandoli a partire il prima possibile.
 

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La bufera di neve non sembrava volersi fermare davanti a niente ma Milo sembrava altrettanto determinato: aveva promesso a Camus che avrebbe dimostrato la sua innocenza e non sarebbe stato certo il gelo pungente della Siberia a fermarlo.
Si guardò alle spalle, dove scorse Shun e Death Mask che lo seguivano, anche loro con in spalla le loro armature. Shun sembrava patire molto il freddo, ma cercava di non darlo a vedere: anche lui aveva promesso di dimostrare l’innocenza di Hyoga ed aveva deciso di partire senza chiedere aiuto ad Ikki; voleva agire da solo.
Death Mask, da parte sua, sembrava terribilmente scocciato dalla situazione ma non diceva nulla, perciò Milo tornò a concentrarsi su quell’immensa distesa di neve, cercando di individuare quel lieve cosmo, che riuscì a trovare poco dopo.
 
Si fermò in mezzo alla neve e lo stesso fecero Death Mask e Shun.
“Hai sentito qualcosa?” domandò il Bronze Saint e il Cavaliere dello Scorpione annuì. “Di qua” disse ricominciando a camminare ancora più in fretta e poco dopo la bara di ghiaccio gli apparve, così come la aveva trovata l’ultima volta.
“Tutta questa strada per un albero?” domandò Death Mask osservando la lastra di ghiaccio, scettico: ed anche Milo intravedeva, come il suo compagno, un albero anziché una donna; eppure era sicuro di non essersi sbagliato.
“Non è un albero… è una ragazza!” esclamò Shun, facendo cenno ai due Gold Saint di avvicinarsi. Con suo grande stupore Milo notò che effettivamente osservando la lastra dalla posizione in cui si trovava Shun si vedeva chiaramente che era una ragazza, quella rinchiusa nel ghiaccio.
“La neve e la luce ingannano la vista di chi giunge…” disse Milo in un sussurro.
“E anche molto bene… basta spostarsi di un millimetro da dove si trova Shun e l’immagine cambia completamente.” Disse Death Mask, con una smorfia “un diversivo molto efficace.”
“Già…” fu la semplice risposta del Saint dello Scorpione.
“E adesso cosa facciamo?” domandò Shun, osservando ora il Cavaliere del Cancro, ora quello dello Scorpione e fu proprio quest’ultimo che, senza pensarci due volte, allungò una mano verso la lastra di ghiaccio.
“Improvvisiamo”. Solo questo disse, mentre posava il palmo della mano destra sul ghiaccio.
 E come Milo sfiorò la lastra, la ragazza spalancò gli occhi e i tre Saint furono avvolti da una forte luce che, brillando sulla neve, li costrinse a ripararsi  gli occhi con una mano.
 
Quando li riaprirono si resero conto di non essere più in Siberia.
Si trovavano al limitare di un boschetto, in un territorio assolato che ricordava, in quanto a clima, il territorio greco.
Dopo essersi liberati dai pesanti vestiti invernali, con indosso le loro armature, si avviarono lungo un sentiero che attraversava il bosco.
“E’ questo il luogo che sognavi?” domandò Shun a Milo, che si guardava attorno circospetto.
“Si, credo di si”.
“Il posto ideale per vivere” disse ironico Death Mask che chiudeva il gruppo “Un clima né troppo caldo né troppo freddo… probabilmente piove solo quando serve e non c’è traccia di inquinamento…Peccato che io preferisca la valle della Morte”
Camminarono per un po’ in silenzio, senza fermarsi finchè non incontrarono un incrocio dove il sentiero si divideva in tre.
 
“Da che parte andiamo Milo?” domandò Shun osservando il Saint dello Scorpione che osservava la strada, silenzioso.
“Non ne sono sicuro…” rispose lui “Non sono mai stato da queste parti, nei miei sogni…”
“Ehi, guardate lassù!” disse Death Mask indicando una tavola di legno che pendeva giù da uno degli alberi. Era vecchia ed usurata, ma sopra si riusciva ancora ad intravedere una scritta: ARCADIA.
“Secondo voi cosa vuol dire?” domandò il Saint del Cancro osservando gli altri due.
“Arcadia.” Ripetè Milo in un sussurro.
“La terra mitologica… il locus amenus per eccellenza” disse Shun, senza staccare gli occhi dal cartello.
“Già…” gli fece eco Milo. Aveva sentito nominare quel posto perchè Camus gli aveva parlato delle opere di Virgilio; inoltre altri autori famosi, come Boccaccio e Iacopo Sannazaro, si erano ispirati  quel luogo per creare un’ambientazione, paradisiaca e perfetta.
“Terra mitologica? Locus Amenus?” domandò Death Mask, scettico “Ma l’Arcadia non è una regione della Grecia famosa per la sua inospitalità?” domandò il Gold Saint osservando ora il paesaggio ora il cartello.
“Si, ma nella mitologia era un luogo paradisiaco, dove ninfe e pastori vivevano insieme in armonia e senza preoccupazioni.”
“A quanto pare la fantasia supera la realtà…” borbottò Death Mask “Ma questo non ci dice da che parte proseguire”.
 
“Secondo me è meglio dividerci” disse Shun, facendo qualche passo verso il sentiero che andava verso sinistra “Se questa è davvero l’Arcadia, sarà un ampio spazio e noi dobbiamo trovare lo spirito di Atena.”
“Per me va bene…” disse Milo, guardando il Saint del Cancro, che si limitò ad annuire.
“Va bene anche per me: io vado di qui” disse, avviandosi verso il sentiero di destra. Milo, allora, senza obbiettare, decise di percorrere il sentiero che portava nel cuore della foresta. “Ricordatevi la vostra missione: per quanto paradisiaco questo luogo cela sicuramente dei nemici; restate all’erta. Il primo che trova lo spirito di Atena, che a quanto pare per qualche strana ragione è finito qui, provveda a liberarla. In caso di necessità, non esitate a richiedere l’intervento di un vostro compagno: non siamo qui per morire ma per salvare Atena ed è necessaria collaborazione.”
Gli altri due annuirono e ognuno si allontanò lungo il sentiero che aveva scelto: la ricerca era cominciata.
 
 
 
 
 
NOTE:
Parto dalle note tecniche… Io non ho mai letto nulla di Iacopo Sannazzaro, non ho letto “La commedia delle Ninfe” (o “Ameto”) di Boccaccio e non ho ancora studiato Virgilio. Pertanto l’ambientazione la sto inventando da zero. Milo fa riferimento a quegli autori perché loro hanno scritto “storie” con un’ambientazione arcadica ma se troverete analogie sarà un fatto puramente casuale. La mia Arcadia, infatti, è solo una pallida imitazione, semplice volontà mia di trasportare i Saint in un universo molto amato dagli scrittori. Mi ha sempre ispirato questo locus amenus, ma non pretendo di arrivare al livello di Boccaccio; pertanto spero possiate accontentarvi di questa storiella, che ha un livello decisamente inferiore a tutto ciò che ne ha ispirato la composizione.
 
Passando alle note meno serie…
Doko deve essere impazzito… dare tutto in mano a Milo, che si mette ad improvvisare! xD Inoltre, fa partire un trio decisamente originale (quando mai Milo, Death Mask e Shun hanno fatto gruppo? xD) Ma il perché di questo accostamento lo scoprirete più avanti.
La ragazza che appare in sogno a Milo, ora sembra meno contenta di vederlo… Perché? E perché lo spirito, il cosmo (chiamatelo come volete) di Atena si trova in Arcadia, con lei?
Che sia colpa sua se Atena è congelata? O forse non era contenta di vedere Mio perché sa che gli succederà qualcosa di male?
Se si è capito come mai Camus vedeva un albero e Milo una ragazza in quella lastra di ghiaccio, si sono aggiunti, purtroppo, altri interrogativi.
Che cosa succederà in Arcadia ai nostri Saint?
La situazione si complica: spero di riuscire a descriverla nel modo più chiaro possibile.
Grazie ancora a tutti voi che continuate a leggere: mi scuso per la lentezza degli aggiornamenti. (questa volta mi sono pure impegnata per fare un’immagine con le mie scarse capacità ù.ù)
PS: Tra i personaggi, vi sarete accorti, ho aggiunto Camus… il perché vi sarà più chiaro più avanti. ;) A modo suo, anche l’Acquario avrà un ruolo importante nella vicenda.

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Capitolo 4
*** La Furia dei Ghiacci ***


 “Atena…”
La dea della giustizia, inginocchiata accanto al letto dove giaceva inerme il cavaliere di Pegaso, alzò lo sguardo verso il suo interlocutore.
“Camus… Hai bisogno di qualcosa?” aveva domandato osservandolo. “Non pensavo saresti rientrato così presto dalla Siberia”.
Infatti Camus sarebbe dovuto rientrare una settimana dopo insieme a Hyoga, invece aveva convinto il suo allievo a rientrare prima. Così il Saint del Cigno era andato a dormire mentre Camus si era recato da Atena, poco prima che il sole sorgesse.
“Era da molto tempo che non ci vedevamo, mia Dea” disse Camus avanzando rigido, quasi fosse diventato lui stesso un blocco di ghiaccio.
La dea lo aveva osservato perplessa per un istante, poi era tornata ad osservare Seiya.
“Che cosa ci fai qui, Anatol?” domandò la dea “Perché non riposi in pace?”
Camus, o quantomeno il suo corpo si irrigidì: lo aveva riconosciuto.
“Perché lei non ha pace.” Rispose lui, facendo un altro passo avanti “Perché voi non mi avete concesso la possibilità di raggiungere la pace eterna”. La sua voce era carica di tristezza, sebbene fosse gelida come il ghiaccio siberiano. “Inoltre, senza di lei io non ho pace”
“Allora perché sei qui e non da lei? Lascia libero Camus, te ne prego.”
“E’ l’unico mezzo che ho per farvi la mia richiesta: liberatela”.
Atena sospirò, scuotendo il capo “Sai che non è possibile”
Anatol strinse i pugni, ma la sua espressione non mutò “E’ una regola antica, senza senso…”
 
“I miei cavalieri fanno ancora voto di castità e le mie Sacerdotesse ancora oggi indossano una maschera e seguono le regole che voi seguivate nell’epoca del mito. Le cose non sono cambiate nel corso dei secoli Anatol: non tormentare la tua anima e torna da lei, ove potete riposare in pace.” Rispose la dea, tornando a guardare Seiya. “Lasciami vegliare sul riposo di questo giovane che ancora lotta tra la vita e la morte e torna da lei”.
Anatol osservò colei che era stata la sua dea, colei per la quale aveva combattuto a lungo durante la prima guerra sacra. Aveva combattuto addirittura contro la donna che amava, per lei, e in cambio non aveva ricevuto niente. Non era un pastore e quindi non poteva raggiungere l’Arcadia, se non con un corpo, e non aveva nemmeno quello.
Ma non si sarebbe lasciato sfuggire quell’occasione.
Divaricò leggermente le gambe, e alzò la mano destra al cielo, lasciando che un raggio di sole che entrava da uno spiraglio la illuminasse.
“Non farlo.” Gli disse una voce, e quella stessa voce lo tenne immobile a lungo: Camus opponeva ancora resistenza. “E’ la tua dea… la NOSTRA dea! Non farlo…” Anatol valutò la situazione con calma, con freddi calcoli obbiettivi, come aveva sempre fatto: e quella volta non aveva nulla da perdere.
“Mi dispiace ma non siete più la mia dea…”
“Freezing Coffin”
 
Bastò un attimo e la dea Atena, ancora in preghiera, si ritrovò in una bara di ghiaccio. Anatol si mosse, avviandosi verso la seconda casa e dopo qualche istante, lasciò a Camus il controllo della situazione.
 
*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*~¤  ¤~*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*
 
 
“Maestro Camus, a cosa state pensando?”
La voce di Hyoga ridestò Camus che era rimasto silenzioso e con gli occhi chiusi per diversi minuti. Aveva ripensato a quella mattina, quando era arrivato al santuario: da quando aveva congedato il suo allievo ed era entrato nella Casa dell’Ariete aveva perso ogni ricordo; solo una volta fuori, ricordava di esser salito lungo la scalinata e di aver incontrato Milo.
Eppure, in quel momento, i ricordi erano tornati, quasi come un sogno: ricordava di aver cercato di fermare quell’entità che lo aveva controllato, senza riuscirci. Si, in quel momento lo ricordava bene.
“Ripensavo a quanto è accaduto, Hyoga. Inoltre…” rispose Camus, per poi zittirsi. Avrebbe voluto aggiungere altro, ma non ci riuscì. Mosse, senza sapere come, una mano. Poi mosse l’altra e, infine, fece un passo avanti.
“Il colpo di Shaka ha già esaurito la sua potenza?” domandò Shyriu perplesso, alzandosi dalla sedia ove si trovava: i Gold Saint rimasti, ancora in riunione, lo avevano lasciato di guardia. “Hyoga, tu puoi muoverti?”
“No Shyriu io sono bloccato… Maestro Camus, che succede?”
Il Gold Saint dell’Acquario non rispose e iniziò ad avanzare verso l’uscita della casa. Di tanto in tanto si fermava e dopo qualche istante, ricominciava a muoversi, con enorme sforzo.
 
“Mi dispiace, ma non posso lasciarti andare”
“Levati stupido Bronze Saint, non opporti alla furia dei Ghiacci poiché non puoi contenerla”. Con questa voce gelida e crudele, fin troppo fredda anche per Camus pronunciò queste parole verso Shyriu che in tutta risposta si mise in posizione di attacco.
“Cavaliere d’oro dell’Acquario, non costringetemi ad attaccarvi.”
“Maestro Camus, cosa state facendo?”
Per molto tempo nessuno dei due Bronze Saint ebbe risposta.
“Non ti permetterò di usarmi”
“Cedi il passo Camus, tu non puoi nulla contro di me: noi cavalieri, a differenza degli Spectre, rinasciamo e non ci reincarniamo. Tuttavia, sebbene diversi nel carattere, le nostre tecniche si assomigliano. Io e te ci assomigliamo nell’aspetto, e non solo in quello.”
“Questo non ha nulla a che vedere con il mio valore o con il tuo: potremmo anche avere lo stesso volto, ma non avremmo la stessa determinazione o lo stesso cuore”.
“Non capisci Camus? Io sono il principio di tutto e tu non puoi fermarmi.”
“Cedi il passo Dragone, non puoi fermare il primo Cavaliere dell’Acquario, colui che custodì l’undicesimo tempio nell’epoca del mito! AURORA EXECUTION!”
Shyriu venne scaraventato  contro una colonna, ma, anche se a fatica, si rialzò subito dopo.
“Camus!” urlò Aiolia, entrando in quel momento, seguito a breve distanza dagli altri Gold Saint.
“Camus ormai non esiste più: ora al suo posto vi è Anatol, la Furia dei Ghiacci.” E così il Saint dell’Acquario si lanciò fuori da una finestra, prima che Aiolia potesse contrattaccare e sparì, lontano dal santuario, correndo verso la sua meta.
 
Hyoga venne ben presto liberato e gli fu permesso di muoversi, dato che il vero colpevole era stato scoperto.
“Camus ti era sembrato strano mentre eravate in Siberia?” gli domandò Aiolos, e il Bronze Saint scosse il capo.
“No, era sempre lo stesso, non sembrava cambiato. Solo…”
“Solo cosa?” domandò Kanon, decisamente più spazientito del Saint del Sagittario.
“Solo l’ultimo giorno, prima del nostro rientro… Era uscito per andare a recuperare legna per il camino, ed è tornato a mani vuote, visibilmente alterato. Mi ha ordinato di fare i bagagli e di prepararmi a partire. All’inizio pensavo fosse successo qualcosa ad Atena ma quando gli ho chiesto di spiegarmi il motivo della sua fretta non ho avuto risposta.” Disse Hyoga, continuando la sua spiegazione. “Ma poi ha ricominciato ad essere tranquillo e sembrava nuovamente tornato in sé…”
“Probabilmente era sotto il controllo di Anatol, che ha cercato di dare il meno possibile nell’occhio” disse Doko, facendo un passo avanti, mentre lasciava scorrere lo sguardo su tutti gli altri Saint. “Poi, una volta qui, deve aver fatto una richiesta ad Atena e al rifiuto della dea l’ha congelata, per poi lasciare libero Camus di agire per conto suo. Poi deve aver approfittato della nostra riunione per liberarsi e fuggire.”
“Cosa sappiamo di lui?” domandò Aiolia, impaziente.
“Stando a ciò che si tramanda, fu uno dei primi dodici Gold Saint che protessero Atena durante la Prima guerra Sacra contro Hades: come Camus era cavaliere dell’Acquario e controllava le energie fredde. Era uno dei più forti tra i Gold Saint ed era molto devoto ad Atena.” Disse Doko.
“… E ora ha deciso di ribellarsi…” aggiunse Shura “e non sappiamo perché.”
“Io personalmente” disse Saga, prendendo la parola. Escluderei la possibilità che la sua ribellione sia come la mia o quella di Kanon.”
 
Nessuno tra gli altri Saint obbiettò la sua supposizione e per un po’ vi fu silenzio: solo Kanon, si limitò ad annuire, come per sottolineare il suo appoggio a quanto detto dal fratello.
“Se fosse stato semplice desiderio di potere il suo” proseguì il Saint dei Gemelli, consapevole di avere gli occhi di tutti puntati addosso. “Avrebbe agito mentre era ancora in vita, ma da quanto sappiamo era tra i più devoti servitori di Atena. Deve essere qualcos’altro a spingerlo, qualcosa che tormenta la sua anima e non gli lascia pace. Cos’altro sappiamo di lui?” domandò infine a Doko, che prese nuovamente la parola.
“Io personalmente, non so altro. Ma sicuramente nei tomi conservati nelle stanze del Grande Sacerdote potremo trovare più informazioni: sarà mia premura consultarli, se Aiolos permette…”
Tutti si voltarono verso il Saint del Sagittario, che poco tempo prima, per volere di Atena e su approvazione di tutti gli altri Saint, era stato scelto per diventare il nuovo Grande Sacerdote, così come Shion aveva deciso prima della notte degli inganni.
“Doko…” disse sorridendo “Come potrei negare a te che da così tanto tempo combatti per Atena, l’accesso a quei tomi?” domandò, lasciando che per un istante regnasse il silenzio, prima di riprendere la parola. “Nemmeno con la sconfitta di Hades la nostra dea è al sicuro: abbiamo abbassato la guardia troppo presto ed è ora di correre ai ripari, prima che sia troppo tardi.”
Esclamazioni di assenso si elevarono per tutto il Primo Tempio, poi una voce superò le altre.
 
“E se fosse per amore?”
Tutti si voltarono verso Aphrodite dei Pesci che, mentre giocherellava con una rosa, aveva preso la parola.
“Suvvia, non guardatemi con stupore. Perché mai un morto avrebbe dovuto desiderare di aver indietro un corpo? Io personalmente, tra le mie motivazioni, metterei anche in conto il recupero della mia bellezza.” Nessuno disse niente: Mu stava per prendere la parola, ma venne interrotto nuovamente da Aphrodite. “Tuttavia, in questo caso, avrebbe dovuto riprendere il proprio corpo, non quello di Camus, per quanto Camus possa assomigliargli. Ora, io personalmente non scambierei il mio corpo per quello di nessun altro, preferirei decisamente esser ricordato col mio volto e non con quello di uno sconosciuto. Ma se Hades mi avesse detto che per tornare in vita mi era necessario un altro corpo, pur di avvisare Atena, avrei anche accettato di prendere in prestito persino il corpo di Seiya.” Aggiunse con una smorfia, per poi tacere per riprendere fiato.
“Dove vuoi arrivare, Aphrodite?” domandò Mu. Lui che per primo si era opposto all’avanzata dei compagni lungo le dodici case durante la Guerra Sacra ricordava bene la loro determinazione e le lacrime di sangue che avevano versato le loro anime.
 
“Per una causa che si reputa veramente importante, più di ogni altra cosa, chiunque sarebbe disposto a fare dei sacrifici. Non ci è dato sapere se, come me, Anatol amava se stesso e il suo corpo più di ogni altra cosa. Non sappiamo nemmeno a che livelli arrivava la sua bellezza: fatto sta che la Furia dei Ghiacci aveva bisogno di un corpo; aveva un disperato bisogno di un corpo” disse Aphrodite, riprendendo la parola, mentre faceva scorrere il suo sguardo su tutti i Saint. “Così ha preso quello a lui più accessibile, quello del suo successore: Camus. E noi tutti ben conosciamo Camus: non si sarebbe certo lasciato soggiogare da uno spirito così facilmente, per quanto forte potesse essere. Eppure Anatol è riuscito a controllare Camus, perciò doveva avere una forte motivazione che lo spingeva ad agire. E cosa spinge gli uomini a superare il loro limite estremo, se non l’amore, sia esso per una donna, per un uomo, per una dea o per se stessi?”
Nessuno rispose: tutti fissavano il Saint dei Pesci che li osservava di rimando, sorridendo.
“Non penso possa essere per amor proprio che ha deciso di usare il corpo di Camus, poiché avrebbe disprezzato un corpo non suo, e io questo lo so bene. E poiché sicuramente non è per Atena che è tornato, lo avrà fatto per una donna: una donna di cui era innamorato e che poteva raggiungere solo con un corpo.” Concluse, lanciando la sua rosa rossa che andò a conficcarsi sul davanzale della finestra da cui era fuggito Anatol.
“Scopriremo presto se le tue supposizioni sono fondate.” Disse Doko, dopo un lungo silenzio. E detto questo si mise a correre verso le stanze del Grande Sacerdote.
 
 
 
 
NOTE:
Bene Signori... avete visto? Il colpevole era l’insospettabile (proprio insospettabile?) Camus dell’Acquario. A sua difesa possiamo dire che non ha rinchiuso Atena in quella bara di sua volontà, ma sotto il controllo di quello che potremmo definire un fantasma.
L’idea di far intervenire il primo cavaliere dell’Acquario è stato un lampo di genio (o forse un tuono d’imbecillità, chissà…), fatto sta che mi piaceva l’idea di far venire a galla la misteriosa “epoca del mito”.
Ora come ora, però, vi starete tutti chiedendo: se si dice che Anatol era uno dei più devoti ad Atena, per quale motivo l’ha congelata?
Aphrodite ha fatto la sua supposizione…avrà ragione?
Spero di aver reso il più chiaro possibile il discorso contorto fatto dal Saint dei pesci (ho tutt’ora la febbre… spero sia comprensibile il tutto e non sia sgrammaticato <.<)… Se vi state chiedendo perché ho deciso di farlo fare proprio a lui bhe…
Semplicemente perché Aphrodite, con quel suo bel faccino, con le sue rose, sembra frivolo e basta, concentrato solo su se stesso. Secondo me dietro quel faccino si nasconde una persona astuta…molto astuta. Perciò ho deciso di mettergli in bocca questo discorso, sperando di non averlo stravolto troppo. Secondo me Phro ci sa fare con la logica… ma è un’opinione personale xD
Grazie ancora a tutti voi che seguite^^        
PS:Un ringraziamento a Eirien che ha sistemato il testo, che prima veniva visualizzato malissimo!

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Capitolo 5
*** Ostacoli ***



Death Mask iniziava a stufarsi. Da quando aveva lasciato gli altri aveva continuato ad avanzare lungo il sentiero senza trovare nulla di interessante.
Quel posto sembrava sprizzare gioia e felicità da tutti i pori e lui si sentiva terribilmente fuori luogo. Camminò a lungo, sempre più irritato, fino a quando il sentiero non finì fuori da quel bosco.
Il Saint del Cancro si ritrovò su una scogliera che cadeva a strapiombo sul mare, che si poteva raggiungere solo seguendo una scala scavata nella roccia.
“Ma proprio io dovevo prendere il sentiero che portava in un vicolo cieco?” si chiese, voltandosi per tornare sui suoi passi; stava per andarsene quando una strana sensazione lo fece voltare di nuovo.
C’era qualcosa di strano sulla spiaggia, lo poteva sentire chiaramente.
Era abituato a vedere anime disperse, che vagavano senza meta e laggiù, sulla spiaggia, senza alcun dubbio se ne trovava una.
 
Senza esitazione iniziò a percorrere la scala e più scendeva più sentiva l’avvicinarsi di quell’anima.
“Era tutto troppo allegro per essere vero… Qui c’è qualcosa sotto…”pensò, e finalmente posò i piedi sulla  sabbia. Era una piccola spiaggia e l’acqua del mare arrivava quasi fino alla scala, con le sue onde.
Fece qualche passo avanti e avrebbe potuto giurare di sentire l’odore della morte.
“Cerchi qualcosa?”
Death Mask si voltò: alle sue spalle, seduta accanto alla scala vi era una giovane ragazza che gli si stava avvicinando.
Lui, guardingo, non rispose e rimase lì, ad osservarla.
“Io sono Lia…” si presentò con un sorriso lei.
“Death Mask del Cancro, Cavaliere di Atena.” Rispose lui con voce ferma e decisa. Al sentire le sue parole gli occhi azzurri di quella ragazza diventarono blu, come il mare in tempesta.
“Non sei un pastore?” domandò lei perplessa, fermandosi.
“No, io mi occupo delle anime.”
 
“Allora devi andartene.” Rispose lei, passandosi una mano tra i capelli bianchi come la spuma del mare, rimanendo immobile.
“Non prima di aver liberato Atena” rispose lui, con un ghigno. “E ti consiglio di dirmi dov’è: non esiterò ad usare le maniere forti, anche se sei una donna.”
“In questo momento sei molto lontano da lei: ma sappi che non la raggiungerai mai.” Rispose lei, dandogli le spalle. “Ti consiglio di andartene: questo luogo non è per i mortali, a meno che non siano invitati dalle ninfe: e noi invitiamo solo i pastori.”
“Non me ne frega niente di chi invitate o chi non invitate. Tu adesso mi porti da Atena!” esclamò lui, provando  ad afferrarla per un braccio; ma tra le mani, gli rimase solo dell’acqua.
“Visto che ci tieni tanto a morire, Cavaliere, ci penserò io. Ti avevo detto di andartene.” Esclamò la ragazza, e le onde del mare sembrarono ruggire insieme a lei.
 

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Shun si ritrovò in una radura completamente illuminata dal sole, e lì terminava il sentiero. Il giovane cavaliere, rimase fermo, immobile, ad osservare quello spettacolo: farfalle di ogni colore volteggiavano nell’aria; in lontananza, lo scrosciare delle onde. Il giovane Bronze Saint non potè contemplare a lungo quello spettacolo: la tranquillità della radura venne interrotta dall’arrivo di un gregge di pecore che si fermarono a pascolare.
 
“Cosa vedo… un nuovo pastore!” esclamò un giovane, comparendo a sua volta nella radura, al seguito delle pecore. “Io sono Galicio, chiamato in Arcadia dalla ninfa dei boschi Amaranta. E tu, giovane pastore? Dimmi il tuo nome e quello della ninfa che ti ha concesso di arrivare fin qui!” esclamò cortesemente Galicio, mentre accarezzava le sue pecore, ed avanzava verso il Bronze Saint.
“Io sono Shun di Andromeda” rispose quest’ultimo. “E non sono un pastore ma un cavaliere di Atena, ed è per cercarla che sono giunto in questo luogo paradisiaco; nessuna ninfa mi ha invitato.”
Al sentire quelle parole, il giovane pastore smise di accarezzare le pecore del gregge e si portò una mano tra i corti capelli neri, iniziando a grattarsi la testa.
 
“Atena dici?” domandò, fermandosi. “Sei proprio sicuro di esser giunto qui per lei? Nessuno può arrivar qui, senza l’invito di una ninfa, sia esso servo di Atena, Poseidone o Zeus.”
“Eppure io sono qui. Perciò ti prego, dimmi dove si trova Atena e lasciami passare: prima la salverò, prima lascerò questo luogo dove non sono stato invitato.”
Al sentire quelle parole Galicio scosse il capo, e si concesse un sospiro.
“Mi dispiace Shun, Cavaliere di Atena, ma tu non avanzerai di un passo. Questo luogo è riservato alle ninfe ed ai loro amanti: non ti è concesso restare qui, ne tantomeno andare avanti. Perciò torna sui tuoi passi senza esitare, altrimenti io, Galicio, guardiano di questa radura, sarò costretto ad ucciderti.”
 
Con un sospiro il Saint di Andromeda si preparò a combattere.
“Non vorrei combattere Galicio, poiché odio le battaglie inutili. Ma in quanto cavaliere di Atena, non posso andarmene e lasciare qui la mia dea. Perciò, se non intendi lasciarmi passare, preparati a combattere!”
“Come desideri” disse Galicio, con un sorriso sbieco, molto simile ad un ghigno, dipinto sul volto.
Allargò di scatto le braccia, con quell’espressione sul viso, e davanti al Bronze Saint le pecore iniziarono a digrignare i denti ed a perdere il pelo bianco e immacolato, sostituendolo con uno nero come la pece.
 

 

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 Milo era preoccupato.
Aveva sentito il cosmo di Death Mask e quello di Shun bruciare con intensità, probabilmente a causa di un nemico. Inoltre, aveva sentito quello di Camus, per un istante, esplodere non molto lontano da lì, per poi svanire.
“Cosa sta succedendo?”
Perché lo spirito di Atena era stato portato in Arcadia? E come mai in quel luogo, che sarebbe dovuto essere inospitale, la natura cresceva così rigogliosa?
“Possibile che questa sia davvero l’Arcadia di cui si parla nella mitologia?”
 
Immerso nei suoi pensieri, continuò ad avanzare, finchè non si ritrovò nuovamente in un punto in cui il sentiero divideva in due.
In mezzo alle due ramificazioni del sentiero, vi erano due statue, rappresentanti due giovani fauni, che impedivano il passaggio.
Milo rimase per un po’ a guardarle, indeciso su quale strada intraprendere, quando lo sguardo gli cadde su un cartello posto esattamente tra i due sentieri. Era in parte coperto dall’edera, ma quando Milo si avvicinò per leggere, le piante, mosse da qualche strana volontà, si spostarono in modo che potesse osservare la scritta.
 
“I Fauni ai lati del sentiero devono stare,
per poterlo meglio vigilare.
Devi scegliere una via per avanzare
Ma sappi che indietro non potrai tornare.
 
Ricorda inoltre che da una parte la morte aspetta,
ma se ben scegli ciò che cerchi ti spetta.
Per scegliere da che parte andare
I guardiani del sentiero puoi interpellare.
 
Sappi solo che uno non sa mentire
Mentre l’altro la verità non sa dire.
Quale sia sincero e quale bugiardo non posso dire
Ma tu stammi comunque a sentire:
 
puoi far una domanda, una soltanto
a uno dei fauni che stanno qui accanto.
Ottenuta la risposta potrai avanzare:
starà a te scegliere da che parte andare.
 
Prima di chiedere pensa bene
Perché sappi che ti conviene
Non sprecare la tua unica occasione
Di vincere contro la morte in questa tenzone.”
 
Milo rialzò lo sguardo sui fauni, che gli sorridevano, beffardi.
Una domanda, una sola gli era concessa per poter arrivare ad Atena: in caso di errore, la morte.
Un indovinello ben strutturato, che richiedeva un ragionamento: una sfida più adatta ad un guerriero riflessivo come Camus, non ad uno impulsivo come lui.
Ma non poteva tornare indietro, perché l’edera che prima copriva il cartello si era richiusa alla sue spalle: l’unica via per andarsene era quella sorvegliata dai due fauni.
 
 
 
 
NOTE: In primis Lia, Amaranta e Galicio sono nomi che ho riutilizzato.
Lia è un personaggio dell’ “Ameto” (O “Commedia delle Ninfe”), romanzo pastorale di Boccaccio che riproduce un’ambientazione arcadia (Locus Amenus, ninfe e pastori,…)
Amaranta e Galicio sono invece nomi di due personaggi dell’ “Arcadia” di Iacopo Sannazzaro. I miei personaggi, tuttavia, non hanno intenzione i essere gli stessi utilizzati dagli autori, riportati qui: io ho solo riutilizzato i nomi.
Finite le Note tecniche, passiamo ad altro: si, sono stata terribilmente lenta ad aggiornare, Mea Culpa… Purtroppo tra le vacanze di Pasqua e problemi di studio (che per mia sfortuna, sono appena iniziati), sono rimasta indietro con la stesura. Vi lascio perciò questo capitolo nella speranza di riuscire a farmi perdonare almeno un po’.
Qui, come avrete notato, ritroviamo i nostri tre Saint che nel precedente capitolo non avevamo neanche nominato. Ho deciso di sviluppare le avventure dei tre in parallelo, piuttosto che dedicare un capitolo ad ognuno di loro, dato che gli avvenimenti sono simultanei. Vi ringrazio nuovamente per la pazienza e per il tempo che spendete per leggere (e a recensire, coloro che lo fanno). Per quanto riguarda l’indovinello che viene posto a Milo, mi è stato raccontato e ho provato a metterlo in rima per adattarlo all’ambientazione. Detto questo, ho concluso, ma resto sempre a disposizione per rispondere ad eventuali domande ;)

 

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Capitolo 6
*** Acqua e Morte ***


Quell’anima dispersa era proprio lì, davanti a lui, eppure aveva un corpo. O forse, era solo un’illusione. Ma lui non aveva il tempo di pensarci.
Quando aveva provato ad afferrare Lia per un braccio si era ritrovato in mano della semplice acqua e con orrore aveva visto il braccio della ragazza disfarsi e ricomporsi.
“E’ davvero una ninfa dunque?”
Gli era difficile credere di trovarsi davanti ad una Nereide, una ninfa del mare, eppure non poteva essere altrimenti.
 
Lia alzò le braccia al cielo, con un rapido gesto e Death Mask venne investito da un’onda. Non contenta la ninfa continuò a far danzare l’acqua, che lo avvolse completamente. Dibattendosi non poco, riuscì a far riemergere la testa, per respirare.
“Non sforzarti cavaliere, presto verrai inghiottito dalle acque: non c’è nulla che tu possa fare!”
Con suo grande disappunto Death Mask si accorse che, effettivamente, le onde si muovevano seguendo i gesti della nereide e lo stavano trascinando verso il mare aperto, con il chiaro intento di farlo affogare, mandandolo a fondo grazie al peso della sua armatura.
“Allora farò fuori lei, se è l’unico modo per fermare le onde. Poco importa se è donna, la morte non risparmia nessuno ed io devo raggiungere Atena.”
 
Scagliò un colpo ma fu inutile: questo si infranse sul corpo di Lia, e fece un vero e proprio buco nell’acqua; la attraversò e subito dopo il suo corpo tornò intatto. Tuttavia non gli sfuggì un piccolo dettaglio: l’espressione sofferente dipinta sul suo viso e la mano che si era portata al ventre.
Le onde diminuirono un istante la loro potenza e lui colse l’occasione per attaccare ancora: Lia fu presa in pieno, un’altra volta.
“E’ inutile che continui!” sibilò lei “Io sono acqua e tu non potrai mai sconfiggermi così!”
Ma lui non la ascoltava: continuava a colpirla, nonostante la morsa delle onde.
Poi, dopo l’ennesimo colpo, in quella frazione di secondo che Lia impiegò per ricomporre il suo corpo, Death Mask riuscì a raggiungere la scala e ne salì quanto bastava, per essere lontano anche dalle onde più alte.
 
“Forse non posso sconfiggerti così…” disse lui, ghignando, guardandola dall’alto. “Ma per scomporre il tuo corpo in acqua, ninfa, utilizzi dell’energia. E quando distruggi e ricrei, o anche solo rendi fluido come l’acqua il tuo corpo, hai meno controllo sulle onde del mare. Per questo ho continuato a colpirti: per capire il momento esatto in cui allontanarmi dal mare.”
Lia strinse i pugni e con un ampio movimento del braccio sollevò le onde, per colpirlo, ma queste si infransero qualche scalino più in basso rispetto a Death Mask: Lia non aveva più energia sufficiente per far alzare così tanto le onde.
“Hai scoperto come fermarmi momentaneamente, ma sei un codardo: nemmeno affronti il tuo nemico!” gli urlò di rimando. “Che cavaliere sei?”
 
A quelle parole il volto di Death Mask venne sfigurato da un’espressione di pura rabbia.
“Tu non hai il diritto di giudicarmi! Io sono il Gold Saint del Cancro, cavaliere della dea Atena! E ora vedrai cosa vuol dire mettersi contro di me!” la mano destra perse la sua posa a pugno, mentre allungava il braccio verso di lei.
“Ora ti farò capire perché mi chiamano Death Mask!”
“Coraggio, dimostramelo, non mi fai paura!”
“SEKISHIKI MEIKAIHA!” urlò lui, mentre un’onda più alta delle altre, arrivava fino a lui, avvolgendolo completamente.
 
Con un unico colpo, prima che lei potesse riportarlo in acqua, trascinò entrambi nella valle della morte.
“Puoi essere forte quanto vuoi vicino all’acqua, ninfa” disse lui, ghignando. “Ma questo è il mio mondo, e qui non c’è acqua, solo morte!”
Si scagliò contro di lei, cercando il corpo a corpo ma qualunque colpo mosso contro la ninfa, si infrangeva contro una barriera d’acqua che tornava intatta in breve tempo.
Ma la resistenza di Lia, non durò a lungo: si muoveva sempre più lentamente e i suoi movimenti che prima risultavano fluidi grazie all’acqua erano diventati più lenti e scomposti. Faticava sempre più a modellare il suo  corpo come preferiva e, infine, cadde a terra, stremata.
 
“Pare che per te sia finita qui” disse Death Mask, soddisfatto. “Non sono un vigliacco: semplicemente, so combattere.”
“Riportami indietro…” sussurrò lei, singhiozzando: se avesse potuto avrebbe pianto, ma non riusciva nemmeno a  versare lacrime di dolore: quelle poche che uscivano dai suoi occhi tornavano parte della sua pelle, subito dopo.
“Ti prego, qui non c’è acqua… il mio posto è là, in Arcadia… Tutte le ninfe stanno lì.”
“No” disse lui, facendo un passo indietro, per poi darle le spalle. “Questo è il tuo posto, il posto delle anime” disse, dandole le spalle.
“Noi ninfe siamo divinità minori!” gridò lei “Quel luogo è stato creato appositamente per noi!”
“Se sei una divinità minore…” disse lui, girando appena il capo, quanto bastava per guardarla “Allora sarai in grado di tornarci da sola”
Non disse altro: la lasciò lì e riapparve in Arcadia.
 
Con orrore si accorse di non essere più sulla scala, ma sull’orlo di un precipizio che cadeva a picco sul mare: attorno, solo nuda roccia appuntita.
In mezzo al mare c’era uno scoglio, su spuntava cui una pozza d’acqua.
“Ma che diav…” prima che potesse completare la frase, riapparve il mare, la scala e la spiaggia: vicino all’ultimo gradino, nel punto in cui si era trovata in piedi Lia prima di essere colpita dal Sekishiki Meikaiha c’era una statua di sale, raffigurante la ragazza.
 
Senza perdere tempo, Death Mask risalì la scala e tornò sui suoi passi, nel bosco: c’era qualcosa di strano in quel luogo. Doveva ritrovare gli altri e cercare di capire perché aveva visto quelle rocce e quello strapiombo. Erano state solo un’illusione? O forse era quello che vedeva lui, un’illusione?
 

 

*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*~¤  ¤~*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*

 
“Amaranta che ci fai qui?”
“Volevo sapere come stai…”
“Non dovresti preoccuparti per me, ma dovresti essere a guardia del tuo bosco…”
“Infatti sto per tornarci, ma non temere: il cavaliere è bloccato al bivio.”
“Non sottovalutare lo Scorpione…”
“Perché ti preoccupa così tanto?”
“… non ha importanza: tu assicurati solo che non passi il bivio.”
La ninfa Amaranta annuì e lanciò uno sguardo ad Atena: giaceva svenuta, tra le radici di un’Acacia Nilotica; intorno a lei i rami spinosi formavano una gabbia.
“Lia è lontana… pur di salvare l’anima della loro dea questi cavalieri sono disposti a compiere gesti incredibili: quel Saint ha addirittura imprigionato una ninfa…”
“Ti preoccupi inutilmente Amaranta: Lia non può morire e presto tornerà indietro.”
“Ti preoccuperesti anche tu se Anatol stesse combattendo come sta facendo Galicio” replicò amaramente al dire della compagna “E sicuramente Ameto scenderà sul campo, dopo quanto successo a Lia… E loro sono umani.”
 
“Smettila Amaranta, so perfettamente che sono umani e possono morire, così come Anatol. Se avevi paura, non dovevi accettare di aiutarmi e non dovevi fare quella richiesta a Galicio.”
“Parli così solo perché Anatol è tornato…”
“Basta così!” urlò verso Amaranta e alcune delle spine dell’Acacia parvero sul punto di staccarsi dai rami per scagliarsi contro di lei.
“Hai deciso di aiutarmi e Lia con te. Se la morte vi spaventa io non posso farci niente. Ora è tardi per tirarsi indietro. Puoi farlo se vuoi ma sai cosa ti aspetta.”
 
Amaranta si limitò ad annuire e si avviò verso il bosco.
“Come vuoi Thekla. Io torno al mio bosco, ma sai come è fatta Lia: potrebbe non farcela se…”
“Pensa a te stessa e a Galicio, non a Lia: non servirebbe a niente.”
Amaranta non rispose: si limitò ad avanzare a capo chino lontano da quella radura, diretta al suo bosco.
 
 
 
 
NOTE: Ameto è un personaggio, appunto, dell’ “Ameto”, di Boccaccio. La sua descrizione fisica e caratteriale non ha comunque nulla a che vedere con quella del pastore descritto da Boccaccio: io mi sono limitata a prendere spunto per il nome e nient’altro. Quanto a Thekla, è un personaggio di mia creazione, il cui nome è scelto senza alcun riferimento particolare.
Inoltre l’Acacia Nilotica è un tipo di Acacia, con le spine.(noooooooooooo! Ma dai? Non si era capito! xD)
 
Passando alle NOTE che riguardano la narrazione… Si, lo so, voi volevate le PECORE che tanto vi hanno traumatizzato… Ma dovrete aspettare fino al prossimo capitolo. Qui ho lasciato un po’ di spazio a Death (che, manco a farlo apposta, ha vinto! xD), che introduce un nuovo quesito: Doveva ritrovare gli altri e cercare di capire perché aveva visto quelle rocce e quello strapiombo. Erano state solo un’illusione? O forse era quello che vedeva lui, un’illusione? Bella domanda vero? E chi lo sa qual è la risposta…
Poi abbiamo due ninfe che parlano tra loro, una delle quali era già stata nominata nel capitolo precedente… E l’altra? Che ruolo avranno nella vicenda? Nella speranza che il capitolo sia stato di vostro gradimento, vi lascio alle vostre riflessioni; grazie ancora a tutti voi che leggete, seguite, preferite, ricordate e recensite =)

 

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Capitolo 7
*** Indovinelli, lupi e pedine ***


Milo rimase a fissare i due fauni a lungo, pensando ad una possibile domanda da fare: da una parte la morte, dall’altra la strada verso Atena.
“Uno mente, l’altro dice la verità, quindi la domanda “Da che parte devo andare per salvarmi” o domande simili, non potrebbero aiutarmi.”
Il bosco taceva mentre lui ragionava, come a non volerlo distrarre.
“Inutile chiedere ad uno dei due se è lui che dice la verità o mente… Non scoprirei nulla…”
I fauni gli sorridevano beffardi, in attesa della domanda.
“ “Se tu fossi me, quale strada sceglieresti per salvarti?” No, non va bene… Se dovessi domandarlo a quello che mente mi troverei davanti alla morte…”
Ma in fondo doveva proprio farla una domanda? Perché non provare a passare lo stesso ed affrontare ciò che avrebbe trovato al di là?
 
Detto fatto: provò ad avvicinarsi ad una delle due statue per passare oltre, ma il fauno si mosse per colpirlo e fu costretto ad indietreggiare.
“Non hai posto la tua domanda” rispose la statua di destra, con voce roca e disumana.
No, non poteva passare senza fare una domanda.
“ “Se tu fossi me quale…” No, non va bene così… Però… ma si, CERTO! ”
Fece un paio di passi avanti, di nuovo, verso la statua di destra, mantenendosi tuttavia a debita distanza.
“Ho per te la mia domanda: se tu fossi il tuo compagno e ti chiedessi di indicarmi la via per la salvezza, quale sentiero mi indicheresti?”
Il fauno, con una lentezza disumana, mosse un braccio ad indicare il sentiero di sinistra: poi, lentamente, le due statue scivolarono lateralmente, lasciando libere entrambe le diramazioni del sentiero.
Doveva solo scegliere da che parte andare e Milo, senza esitazioni, imboccò il sentiero di destra: dietro di lui le due statue tornarono al loro posto. (*)
 
Milo proseguì per il sentiero, guardingo nonostante tutto. Aveva superato quell’ostacolo, ma sicuramente il bosco ne nascondeva altri e lui non poteva abbassare la guardia. In lontananza sentiva il cosmo di Death Mask e di Shun in agitazione, segno che avevano incontrato qualcuno con cui combattere.
“Quanto è lontana Atena?”
Si domandava Milo, continuando a camminare.
Fu costretto a fermarsi quando raggiunse una radura dove una donna, probabilmente una ninfa, stava ferma davanti a tre corvi, con cui discuteva animatamente: dalla radura, infatti, partivano numerosi sentieri e, ancora una volta, decidere quale seguire non era una scelta facile.
 
Avendo bisogno di avanzare nella giusta direzione ad ogni costo, Milo decise di avvicinarsi.
“Perdonatemi se vi disturbo, ma ho bisogno di sapere una cosa…”
“Oh, un pastore, da quanto non ne vedevo uno nella Silva ambigua… Cercate la strada per uscirne, immagino…”
“Si, in effetti è così… Potete aiutarmi?”
Alla sua domanda la ragazza scoppiò a ridere e Milo si concesse la possibilità di osservarla: assomigliava alla ninfa che aveva visto nel ghiaccio, ma a differenza sua aveva i capelli le cui tonalità spaziavano dal rosso al bianco.
“Cra… troppo semplice”
“Cra,cra niente si fa per niente”
“Indovinello, indovinello, Cra!”
Milo si voltò a guardare i corvi, sempre più stupito di vedere gli animali parlare, ma l’espressione sul suo volto non mutò.
“Probabilmente qui gli animali parlano…” pensò, e siccome era stato scambiato per un pastore, preferì non mostrare stupore alcuno, così da poter  rimanere in incognito, nel caso gli fosse tornato utile.
 
“Mi piacerebbe aiutarvi, ma nella Silva ambigua ci sono delle regole: se si vogliono risposte, bisogna risolvere degli enigmi altrimenti la ninfa Amaranta, signora del bosco, ci caccerà via” disse lei, senza smettere di ridacchiare “E qui i miei roseti crescono più rigogliosi che mai per questo non ho intenzione di disobbedire.”
“Allora ponimi il tuo indovinello, e risponderò.”
Gli occhi della ninfa si illuminarono e, con un cenno del capo, indicò i tre corvi.
“Ho trovato delle piume di corvo nel mio roseto e la mia rosa più bella è sparita e voglio scoprire chi è stato. Uno di loro mente: sai dirmi quale dei tre?”
Milo si voltò per guardare i tre volatili che lo osservavano di rimando.
“Cra… Io ho preso la rosa, io ho preso la rosa!” iniziò a gracchiare il primo corvo, fino a quando il Saint non spostò lo sguardo sul secondo.
“Cra,Cra, è vero, è vero! Io l’ho visto, l’ha rubata lui!” gracchiò il secondo, indicando ripetutamente il primo corvo che aveva parlato con dei rapidi cenni del capo.
“Cra, Io e lui non siamo stati Cra!” concluse il terzo indicando il secondo corvo.
 

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Lupi, questo erano diventate le pecore di Galicio, ad un gesto del loro padrone: lupi. Shun rimase a guardarli stupito, mentre anche il luogo in cui si trovava, scompariva pian piano. In breve tempo anche il terreno dove il Saint posava i piedi cambiò: gli alberi e le piante scomparvero, lasciando posto a rocce appuntite.
“Ma cosa succede?” domandò Shun, mettendosi in posizione di difesa.
“Tzè… tanto vale che ti spieghi, visto che non arriverai a fine giornata.” Disse Galicio, che sembrava cambiato anche nel carattere. “L’Arcadia è un luogo geografico reale: una terra spoglia e inospitale. Tuttavia alle ninfe è concesso vivere in un luogo bellissimo con lo stesso nome, fuori dallo spazio e dal tempo.” Mentre Galicio parlava, i lupi ringhiavano ma lui non smetteva di accarezzarli, quasi fossero ancora pecore. “Tuttavia, essendo un luogo paradisiaco, gli animali sono docili, in Arcadia. Perciò, se voglio che i miei lupi ti attacchino, devo portarti nella vera Arcadia!”
Dopo quelle parole, il bosco scomparve totalmente e Shun si ritrovò nella vera Arcadia.
“Noi pastori viviamo in eterno in Arcadia: il tempo per noi non passa. Io sono laggiù dall’epoca del mito. Se dovessi tornare a viverre qui, ricomincerei ad invecchiare: ma la tua morte sarà questione di minuti, non sentirò alcun cambiamento.”
 
“Perché combattere?” domandò Shun, senza abbassare la guardia. “Tu non volevi farmi proseguire: ora che mi hai portato qui non potrò di certo continuare la mia ricerca: perché vuoi costringermi ad ucciderti?”
“Tu non mi ucciderai Shun” rispose Galicio, sorridendo “E se fosse per me, non combatterei, ma ho fatto una promessa che è mio dovere mantenere: se non lo facessi sarei costretto a lasciare l’Arcadia per sempre.”
I lupi iniziarono a ringhiare, sempre di più.
“Inoltre, tu potresti trovare un’altra via per raggiungere la terra delle ninfe: non posso permettermelo.”
 

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“Ho trovato il cosmo di Shun!” urlò all’improvviso Hyoga.
“Anche io” rispose pacato Ikki “E con lui c’è un nemico.”
“Invece Camus è quasi arrivato in Siberia…” disse Mu.
“Comunque è strano” si intromise Kanon “Fino a poco fa il cosmo di Shun era invisibile, così come lo sono ora quelli di Death Mask e Milo.”
“Sembra quasi che siano morti…” intervenne Shyriu “Non vi è traccia della loro presenza: non appena sono arrivati in Siberia, i loro cosmi sono scomparsi.”
“Il cosmo di Death Mask si è manifestato poco fa, ma poi è sparito.” Si intromise Aphrodite.
“Dove?” domandò Mu, che osservava un grande planisfero che avevano aperto sul tavolo: una pedina azzurra era in piedi sulla Siberia, dove altre tre pedine, una rosa, una rossa e una nera erano coricate lateralmente.
 
“Qui.” Disse Aphrodite, indicando una regione della Grecia, contrassegnata con il nome “Arcadia”. Come fu chiaro a Mu dove era riapparso, anche se per poco, il cosmo di Death Mask, prese la pedina nera e la coricò su quella zona.
“Anche Shun si trova lì.” Si intromise Ikki e Mu spostò anche la pedina rosa posizionandola, questa volta, in piedi.
“Fatemi capire” intervenne dopo un lungo periodo di silenzio, Aiolia “La pedina azzurra è Anatol, quella nera Death Mask, quella rosa Shun e quella rossa Milo…”
“..E quella bianca Atena” si intromise Aiolos, indicando al fratello una pedina bianca, coricata sulla cartina nella regione che indicava il Santuario.
“Si…” proseguì il Gold Saint del Leone “E le pedine coricate indicano l’ultimo luogo in cui è stato avvertito il cosmo della persona che la pedina rappresenta…”
“La domanda è… Come hanno fatto Shun e Death Mask ad arrivare in Arcadia dalla Siberia? E, soprattutto, perché Milo non è lì con loro?” domandò Hyoga.
“Bisogna anche considerare…” si intromise Shura “Che ora Shun è laggiù, ma Death Mask no.”
“E Atena si trova qui” aggiunse Shaka “ma solo fisicamente. Il suo spirito è altrove.”
“Appunto: cosa sta succedendo?” domandò Aiolia, seccato.
“Non lo so” disse infine Saga “Ma non appena Doko finirà di consultare quei tomi, forse, avremo qualche risposta in più.”
 
“Io vado a dargli una mano” disse Aldebaran, avviandosi verso la grande scalinata che portava alle stanze del Sacerdote “Sempre se il Sacerdote permette…”
Quando Aiolos annuì, Aldebaran gli sorrise e, dopo aver salutato con un cenno del capo i colleghi, si allontanò.
“Io vado a controllare.” Disse Ikki, avviandosi dalla parte opposta.
“No” si intromise Shaka, alzandosi in piedi. “Non ci serve un altro cavaliere disperso.”
“Tsk! Secondo te io mi perdo?” domandò Ikki, ignorando il suo richiamo. “Vado in Arcadia per caprie che succede. Chissà, magari riuscirò a portarvi qualche informazione più velocemente di Doko”.
E così, ignorando i richiami, il Saint della Fenice lasciò il Santuario.
 
 
 
NOTE IMPORTANTI: (*): Milo imbocca la strada di destra, perché? Lui non sa quale statua mente e quale dice la verità tuttavia, basta analizzare la domanda e ipotizzare la risposta che darebbero i due fauni per fare la scelta giusta.
Il fauno che dice SEMPRE la verità, alla domanda di Milo indicherebbe il sentiero che porta alla morte, perché il fauno che mente, alla domanda “Qual è la via che mi porterà alla salvezza?” indicherebbe la strada opposta (proprio perché mente sempre).
Il fauno che mente SEMPRE, alla domanda di Milo, DOVREBBE indicargli la via per la salvezza, perché il fauno che dice sempre la verità alla domanda “Qual è la via che mi porterà alla salvezza?” indicherebbe la strada giusta (proprio perché dice sempre la verità). Tuttavia il fauno in questione mente SEMPRE, quindi non dirà mai a chi glie lo chiede cosa avrebbe detto veramente il suo compagno.
Per questo, qualunque sia la strada che viene indicata dai fauni, è opportuno scegliere l’altra per salvarsi. E siccome a Milo viene indicato il sentiero di sinistra, lui sceglie di proseguire lungo quello di destra. L’indovinello non è mio, ma non mi ricordo chi me l’ha raccontato xD
E se non vi è chiara la soluzione proverò a rispiegarvela (ma è dannatamente contorta, lo so <.<)
 
NOTE QUASI-SERIE:
Passando alle note meno tecniche, mi scuso per il ritardo, ma la mia ispirazione va a periodi… e in questo periodo è pari a zero, come il tempo a mia disposizione per aggiornare le storie. Spero che questo capitolo abbia contribuito a farmi perdonare. In questo caso ho momentaneamente lasciato da parte Death Mask per mostrarvi cosa succede nel frattempo ai suoi colleghi (facendo riapparire così, per il vostro personal diletto, le pecore xD). L’ultima parte, dedicata ai Saint rimasti al santuario serve per chiarire/incasinare la situazione. Vi lascio, dunque, ai vostri commenti: sono curiosa di sapere se il modo in cui si sta evolvendo la storia è di vostro gradimento o meno. Grazie, ancora una volta, a tutti voi che continuate a seguirmi.(e scusatemi per le note stralunghe)

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Capitolo 8
*** Morte e Scoperte ***



 


Il vento gelido lo colpì in volto ed Anatol si lascio sfuggire un sorriso.
Ci aveva messo molto, ma alla fine era arrivato, nonostante quel corpo rifiutasse ancora di obbedirgli del tutto. Come si era aspettato il Saint dell’Acquario aveva opposto resistenza ma alla fine, nonostante la sua determinazione, aveva dovuto cedere davanti alla forza di volontà della furia dei Ghiacci.
“Ora devo solo trovare il passaggio…”
Pensò, iniziando a spostarsi in mezzo alla neve, che non smetteva di cadere.
Passò per un villaggio ma per strada non incontrò nessuno: si erano rinchiusi tutti in casa, a causa della bufera.
Si lasciò ben presto alle spalle il centro abitato: lui era diretto molto più lontano. La bufera non sembrava disturbarlo, anche se le orme da lui lasciate venivano ricoperte in poco tempo da un altro strato di neve.
 

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I lupi attaccarono all’improvviso, tutti insieme.
Shun schivò alcuni attacchi ma poi, dato il grande numero di animali presenti, fu costretto a combattere più seriamente.
“E’ inutile che ti affanni a combattere: non puoi nulla contro di noi!”
Galicio era sicuro di sé e ben presto si affiancò ai suoi lupi che si erano disposti in cerchio, attorno al Bronze Saint di Andromeda. Shun non si perse d’animo e dispose la sua catena in modo da formare una serie di cerchi concentrici, come difesa.
“Non voglio uccidere né te né i tuoi lupi. E’ proprio necessario combattere?” gli domandò nuovamente e il Pastore annuì.
“I Pastori che riescono ad entrare nelle grazie di una ninfa e raggiungono l’Arcadia, per potervi restare devono esaudire i desideri della ninfa stessa: in caso contrario sono costretti a tornare nel loro mondo.” Rispose Galicio ad alta voce, sovrastando il ringhiare dei lupi “Se ti lasciassi vivere, tu troveresti un modo per tornare in Arcadia, e io sarei bandito per sempre. Perciò questa è l’unica cosa che posso fare… ATTACCATE!”
 
E i lupi obbedirono, partendo all’attacco, ma molti caddero a terra, colpiti dalle scariche elettriche create dalla catena di Andromeda.
Nel frattempo, seduto su una roccia non molto distante, una figura osservava il combattimento.
“Desisti Galicio, non puoi vincere. Per quanto forti, i tuoi lupi non possono nulla contro la mia catena, e nemmeno tu. Rinuncia a combattere.”
“NO!”
Urlò di rimando il pastore, avventandosi a sua volta contro il Bronze Saint, ma il suo gesto fu del tutto inutile: venne colpito anch’egli dalle scariche elettriche. Quando anche l’ultimo lupo cadde a terra, il pastore era ancora in piedi ma Shun ritirò comunque la sua catena.
“Hai perso: continuare sarebbe inutile”.
“No, no, NO!” urlò Galicio, disperato, avvicinandosi al Saint. Iniziò a colpirlo, ma i suoi pugni erano inefficaci, troppo deboli per poter ferire un Saint. Il giovane cadde in ginocchio poco dopo, e istintivamente si portò le mani al collo, come se stesse soffocando. Davanti ad un incredulo Shun, lentamente, il corpo del pastore si ridusse in cenere e in pochi istanti di lui rimasero solo le ossa.
 
“Non avevo mai visto una cosa del genere…”
“Fratello!” esclamò Shun, voltandosi: Ikki era immobile, seduto su di una roccia, con la sua armatura indosso; preso dal combattimento, non lo aveva notato.
“Sei stato bravo fratellino: questa volta il mio intervento non è stato necessario.”
“Non lodarmi” replicò il fratello minore, avvicinandosi a lui. “Ho combattuto contro degli animali e con un uomo la cui unica arma era la sua forza di volontà: non merito lodi, per questo.”
“Hai idea del perché si sia ridotto in cenere?”
“Penso che sia perché ha disobbedito ad un ordine della sua ninfa”
Ikki inarcò un sopracciglio, perplesso, prima di parlare “Mi spiegherai meglio al Santuario.”
“No, devo tornare in Arcadia: Milo e Death Mask sono ancora là.”
“Non conosci un modo per tornare laggiù e al Santuario ci serve qualcuno che ci spieghi cosa è successo fino ad ora.” Replicò Ikki, posandogli una mano sulla spalla “Vedrai che se la caveranno: in fondo sono due Gold Saint e riusciranno senza alcun dubbio a tenere testa al nemico, qualunque esso sia.”
Concordando con lui, il bronze Saint di Andromeda si limitò ad annuire ed insieme al fratello, fece ritorno al Santuario. (*)
 
Mentre i due lasciavano l’Arcadia, la ninfa Amaranta si appoggiò col capo ad uno degli alberi del suo bosco. Galicio era morto per colpa sua. Gli aveva ordinato di impedire a qualunque costo ai Saint di Atena di passare, pensando stupidamente che i Cavalieri di Atena fossero più deboli di quanto in realtà non erano.
E lui aveva disobbedito o meglio, fallito.
E quello era ciò che capitava a chi non eseguiva una richiesta della sua ninfa: le porte dell’Arcadia si chiudevano per lui ed era costretto a tornare nel mondo degli umani, recuperando tutti gli anni che non aveva vissuto, in un colpo solo. E quel piccolo particolare era stato fatale per Galicio, che era in Arcadia dall’epoca del mito; era tornato ad essere ciò che un qualunque uomo diventava dopo secoli dalla sua nascita: un mucchio di ossa e cenere.
Un forte gracchiare di corvi interruppe i suoi pensieri e la costrinse ad avvicinarsi alla piccola pozza d’acqua che si trovava in quella radura: accolse con espressione triste la notizia che il Saint dello Scorpione aveva superato un altro indovinello.
 

*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*~¤  ¤~*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*

 
Doko stava controllando quei tomi con così tanta concentrazione che quando sentì una mano sulla spalla, sobbalzò sulla sedia.
“Al!” esclamò osservando il Saint del Toro.
“Scusa Doko, non volevo spaventarti” replicò Aldebaran, ridendo.
“Non ti avevo sentito entrare…” rispose Doko, facendo ridere ancora di più l’altro Gold Saint.
“Strano, di solito mi dicono il contrario. Hai trovato qualcosa su questo Anatol?”
Il Gold Saint della bilancia annuì con aria grave, e gli indicò il tomo aperto sul tavolo.
“Lì c’è tutto quello che ci serve.” Rispose, chiudendolo e prendendolo in mano. “Vieni, torniamo dagli altri: è ora che sappiate tutti quello che ho scoperto sulla Furia dei ghiacci.”
“Dalla tua espressione, immagino non ci siano buone notizie…”
“Purtroppo temo di no Al.”
“Allora andiamo: non c’è tempo da perdere.”
I due non indugiarono ulteriormente nelle stanze del Sacerdote e velocemente si diressero alla prima casa.
 
 
 
 
 
 
NOTE
(*) Ovviamente Ikki e Shun si spostano alla velocità del suono (se non più velocemente.. Non fino alla velocità della luce, però…), altrimenti Ikki non potrebbe certo arrivare da Shun così in fretta. (Magari mi direte “era ovvio”, ma non si sa mai…meglio specificare! )
 
Bene! Ecco un altro capitolo! Si, aggiorno sempre dopo dei secoli, ma tra un impegno e l’altro mi manca davvero il tempo (inoltre questi capitoli centrali mi risultano molto complicati da scrivere: è anche per questo che sono così brevi!). In questo caso ho dato spazio alle vostre amate pecorelle che, purtroppo, sono uscite di scena definitivamente. Vi ho dato anche una mezza idea di cosa sta succedendo a Camus/Anatol, e di cosa combinano al Santuario. Che cosa ha scoperto Doko? Bhe, vi lascio sulle spine per un po’! Grazie ancora a tutti per le recensioni e per la vostra costanza nel seguirmi =)

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Capitolo 9
*** Vicini alla verità ***


 
 

…Nel campo di battaglia attorno alla dea Atena, si trovavano i ragazzi che la proteggevano… Questi erano i Saint! Erano ragazzi che avevano forza e coraggio da vendere, e arrivavano da tutto il mondo. La dea odiava le armi e per proteggerla combattevano solo con i loro corpi, senza l’ausilio di nessun’arma!(*)
 
Doko girò rapidamente qualche pagina, alla ricerca di qualche altra informazione “Questo lo sappiamo bene tutti.” Affermò, prima di ricominciare a leggere un’altra pagina del tomo. Non appena aveva raggiunto la prima casa insieme ad Aldebaran, si era ritrovato faccia a faccia con Ikki e Shun, tornati da poco dall’Arcadia.
Mu non aveva perso tempo ed aveva spostato la pedina di Shun sulla zona del planisfero che rappresentava il Santuario, mentre  Hyoga gli spiegava cos’era successo durante la sua assenza.
Con l’arrivo di Doko era invece stato il giovane Saint di Andromeda a spiegare quanto era successo in Arcadia.
“Ora tocca a Doko dirci cos’ha scoperto” aveva infine commentato Aiolos e Doko aveva iniziato a leggere.
 
… Tra i primi guerrieri della Dea per valore e abilità si distingueva tra tutti il Saint dell’Acquario, chiamato da tutti “La Furia dei Ghiacci”. Di lui non si sapeva molto: si chiamava Anatol e veniva da territori lontani, inesplorati. Signore delle energie fredde era uno dei più temuti Gold Saint, noto per la sua impassibilità e la sua schiettezza. Non amava rapportarsi con gli altri Saint ad eccezione di Kyros, Gold Saint dello Scorpione.
 
Doko alzò un istante gli occhi dal tomo per osservare le reazioni degli altri Saint, ma fu solo un istante; ricominciò subito a girare le pagine.
“La storia di ripete..” commentò Aiolos, in quel momento di silenzio.
“Maestro, Perché continui a sfogliare il libro cambiando capitolo?” gli domandò Shiryu ad un certo punto.
“Perché ogni minuto è prezioso e ci vorrebbe troppo tempo per leggere tutto: non ci serve sapere ogni dettaglio della prima guerra sacra, ma solo l’essenziale sulla storia di Anatol.” Fu la risposta del Gold Saint, che ricominciò a leggere subito dopo.
 
Al tempo, alcune ninfe avevano deciso di affiancarsi alla dea Atena, poiché la vittoria di Hades avrebbe comportato la distruzione della natura, a cui erano legate. Una di loro si distingueva tra le altre, poiché l’unica che era riuscita a diventare una Sacerdotessa, ottenendo l’armatura del Camaleonte. Il suo nome era Thekla ed era una ninfa dei boschi.
Accadde che il Gold Saint dell’Acquario la vide in viso, per sbaglio, e se ne  innamorò, scoprendo ben presto di essere ricambiato.
Thekla allora andò dalla Dea Atena, chiedendole l’autorizzazione di consumare appieno la sua relazione con il Saint. La dea si infuriò e la cacciò; così Thekla raggiunse le armate di Hades, offrendogli il suo aiuto, chiedendo in cambio la possibilità di soddisfare quel suo desiderio una volta finita la guerra.
Quando il conflitto ebbe inizio nessuno tra le fila della Dea della Giustizia sapeva di questo tradimento…
 
Doko cambiò ancora pagina.
“Ve lo avevo detto io che centrava una donna…” sussurrò appena Aphrodite, con un sorriso soddisfatto ma poco rassicurante stampato sul viso.
 

*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*~¤  ¤~*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*

 
La ninfa fissava Milo, con aria interrogativa.
“Io devo dire chi è che mente giusto? Non chi ha preso la rosa?”
“Esatto!” rispose lei, alla sua domanda.
Milo rimase in silenzio ancora un po’, poi indicò il terzo corvo (**)
“E’ lui che mente.”
“Cra, Cra! Indovinato indovinato”
“Ha scoperto la verità, Cra!”
“Cra Cra, enigma risolto, enigma risolto, Cra, Cra!”
Gracchiando, i corvi si alzarono in volo, alla risposta di Milo: aveva superato un’altra prova.
“Per uscire dalla selva devi andare di là” disse infine la ninfa, a Milo “Ma sappi che solo Amaranta potrà decidere se meriterai di lasciare la Silva.”
“Lo terrò a mente, grazie” rispose Milo, avviandosi per il sentiero che gli era stato indicato.
 
Il bosco sembrava meno inospitale, mano a mano che Milo proseguiva per la sua strada. Mentre avanzava cercava invano il cosmo di Shun: era scomparso all’improvviso e lui non riusciva a capire per quale motivo.
Sbucò in una piccola radura, in parte illuminata dai raggi che filtravano fra le fronde.
“A quanto pare fermarti è più difficile di quanto sembra”.
Una voce lo costrinse a voltare il capo verso destra: accanto ad una pozza d’acqua stava ferma, in piedi, una ninfa, ben diversa dalle altre che aveva incontrato. All’inizio non la aveva notata perché i suoi capelli erano color castano scuro, e si confondevano con le fronde degli alberi; solo la sua voce e la pelle bianca, in contrasto con gli occhi e i capelli gli aveva permesso di individuarla.
“Nessuno mi fermerà finché non raggiungerò Atena.” Rispose lui, rimanendo immobile. “Mi hanno detto che per uscire da qui serve il permesso della Signora del bosco: sei per caso tu?”
 
“Si. Ma sappi che non hai l’autorizzazione per passare.”
“Va bene. Ma sappi che anche se sei una donna, non esiterò a combattere se non mi darai il permesso di avanzare.”
Tra i due scese il silenzio. Poi Amaranta si sedette nuovamente vicino alla pozza.
“Non ci sarà bisogno di combattere, Cavaliere dello Scorpione. Nella Silva Ambigua il lasciapassare sono le risposte agli indovinelli e tu ne hai già risolti.” Continuò la ninfa scrutando ora la pozza, ora il Saint “Tuttavia non è ancora abbastanza: mi è stato esplicitamente chiesto di fermarti e sebbene io non abbia più una ragione valida per farlo, devi guadagnarti il lasciapassare.”
Milo fece un paio di passi avanti, rimanendo vigile.
“E allora poni il tuo quesito e io risponderò”.
 
Alla richiesta del Gold Saint, Amaranta fischiò.
Una gazza ladra scese dagli alberi e un coniglio sbucò dai cespugli; entrambi si disposero accanto alla ninfa. Lo stesso fecero un cervo, un cinghiale e una capra che arrivarono subito dopo.
“Dovrai dirmi quali animali dicono la verità, Cavaliere” Disse la ninfa, che stava accarezzando il coniglio, per poi dedicare un po’ di attenzione ad ogni altro animale. “Indovina e ti indicherò la strada. Ma se sbaglierai dovrai rimanere qui. Oppure…” aggiunse con un mezzo sorriso “Potrai tentare di trovare l’uscita da solo e rimanere a vagare in eterno all’interno del bosco.”
Milo avrebbe voluto replicare ma prima che potesse prendere parola, la gazza iniziò a parlare.
“Uno di noi sta mentendo!”
“Sappi che sono due di noi a mentire” disse invece il coniglio.
“Conosco tutti questi animali” aggiunse il cervo “e sono tre di noi a mentire”
“Ti conviene non credere ad una sola parola, perché siamo in quattro a mentire!” affermò il cinghiale un istante dopo, seguito poi dalla capra.
“Siamo tutti e cinque dei bugiardi” concluse quest’ultima.
 
Milo rimase in silenzio per un po’, osservando i vari animali.
“Posso risentire le loro dichiarazioni?” domandò ad un certo punto ed Amaranta annuì. Uno ad uno gli animali ripeterono quanto avevano già detto e il Saint dello Scorpione riflettè ancora per un po’.
“Il cinghiale è il solo a dire la verità”.(***)
Dopo la risposta di Milo, tutti gli animali si allontanarono lungo sentieri diversi: il cinghiale fu l’unico ad avvicinarsi ad uno di essi e a fermarsi.
“Quella è la strada che devi percorrere” disse la ninfa, indicando con un cenno del capo il sentiero accanto al quale si era fermato l’animale.
“Ma forse dovresti prima sapere qualcosa di più su questa storia.” Aggiunse, quando Milo iniziò ad incamminarsi verso il sentiero, e quest’ultimo si fermò.
“Mi stai dicendo che hai intenzione di spiegarmi perché avete rapito Atena e cos’è questa storia?”
 
“In una sala da pranzo, ci sono dieci candele, ma da una finestra entra una folata di vento, che ne spegne due.” rispose Amaranta, con un mezzo sorriso “Il padrone di casa non ci fa caso e continua a mangiare finchè non si accorge che se ne è spenta un’altra: allora, per evitare che il vento le spenga tutte, chiude la finestra, per poi finire il suo pasto. A fine serata, se nessun’altra candela viene spenta dal vento, quante candele rimarranno?”
Milo si fermò nuovamente, continuando a guardarla.
“Rispondi a questa domanda, Cavaliere, e ti spiegherò cosa sta succedendo”.
 

*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*~¤  ¤~*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*

 
Death Mask stava tornando il più in fretta possibile sui suoi passi, ripercorrendo a ritroso il sentiero che lo aveva condotto alla spiaggia. Sentiva in lontananza il cosmo di Milo ancora tranquillo, ma di quello di Shun non vi era traccia.
“Lo sapevo io che portandoci dietro quel moccioso non avremmo risolto niente… Come minimo si è fatto ammazzare!”
Sbuffando, continuò ad avanzare, cercando di ambientarsi in quel groviglio di rami ed infine fu costretto a fermarsi ad un bivio che non aveva notato quando aveva attraversato il bosco qualche ora prima.
“Ah, fantastico…” sbottò nervoso “E adesso da che parte vado?”
In suo aiuto giunse, inaspettata, l’esplosione di un cosmo.
“Oh…vediamo chi c’è qui…” si disse, incamminandosi lungo il sentiero che portava a destra, inoltrandosi ancora di più nel bosco, giungendo infine ad una radura non molto ampia.
Al limitare opposto, su di un albero, si poteva vedere una casa di legno con una scala che scendeva fino a terra.
 
“Ti stavo aspettando Cavaliere…” disse una voce, alla sinistra di Death Mask, mentre dalle ombre della foresta spuntava un giovane ragazzo con i capelli biondi e gli occhi verdi. “Ora la pagherai…”
Death Mask, in tutta risposta, alzò un sopracciglio: quel ragazzo, come la ninfa prima di lui, aveva qualcosa di strano. Sentiva come il tremolio di un’anima dispersa ma davanti a se aveva una figura in carne ed ossa. Un ragazzo fin troppo giovane, all’apparenza, visto che mostrava si e no quattordici anni.
“Tzè…tu la farai pagare a me? E per cosa, moccioso?”
“Per quello che hai fatto a Lia!” urlò in risposta l’altro, stringendo i pugni “Preparati ad affrontarmi.”
A quell’affermazione il Gold Saint del Cancro non potè fare a meno di scoppiare a ridere.
“Tra poco non riderai più” replicò il ragazzo, mettendosi in posizione di attacco.
 
Nel frattempo, sulla spiaggia, il mare ingrossato dalle onde bagnava la statua di sale che Death Mask si era lasciato alle spalle. Mano a mano che questo si scioglieva, al suo posto si fermava l’acqua, riportando quel corpo alla sua natura originale.
 
 
 
NOTE:
(*) Questa parte non è farina del mio sacco, ma di Kurumada. Mi sono permessa di inserire una citazione dal manga (ogni tanto fanno bene, le frasi originali… per quanto possano definirsi “originali” quelle tradotte in italiano e non nella lingua madre dell’autore…)
(**) E’ il terzo corvo a mentire, perché se fosse il primo, starebbe mentendo anche il secondo, e viceversa. Di conseguenza, sono stati il primo e il terzo corvo a prendere la rosa (ma questo non era importante ù.ù). Un ringraziamento ai giochi della serie “Il professor Layton”. L’indovinello è preso da lì, sebbene modificato in parte per renderlo attinente alla storia.
(***)Dato che tutti gli animali indicano un numero di animali diverso, solo uno dice la verità ed è solo la risposta del cinghiale ad essere logica. Un ringraziamento ai giochi della serie “Il professor Layton”. L’indovinello è preso da lì, sebbene modificato in parte per renderlo attinente alla storia.
 
Passiamo ora alle note meno tecniche. Si, sono in ritardo, mostruoso ritardo oserei dire. E’ passato un secolo dall’ultimo aggiornamento ma, signori, sono in vacanza…e in vacanza io e il pc non andiamo molto d’accordo xD Spero che questo capitolo basti per farmi perdonare =(
Vi stavate sicuramente chiedendo che cavolo è successo nella prima guerra sacra… bhe, in questo capitolo c’è un primo accenno: le risposte arriveranno nel prossimo. Inoltre, qualcuno si lamentava del fatto che non avevo dato la soluzione all’indovinello de corvi: bhe, eccola qui, la soluzione.. si trattava solo di pazientare un po’! ;)
Abbiamo perciò visto che cavolo sta succedendo a Milo che, per sua fortuna( o sfortuna?) non si è ancora trovato a combattere. Al contrario, Death Mask si è trovato davanti ad un altro nemico: come finirà questo nuovo scontro?
E, soprattutto, riusciremo a capire qualcosa di più circa questo complotto contro Atena (che per ora è rimasta fuori dalla scena?)

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Capitolo 10
*** Rivelazioni ***



 


Death Mask schivò un altro colpo, prima di colpire nuovamente il ragazzo al volto: il pastore rotolò sul prato, che si colorò di sangue.
Con il naso rotto e una mano sul viso, il ragazzo si rimise in piedi.
“E’ inutile che ti ostini a combattere ragazzino: non puoi battermi”
“Non mi interessa!” replicò il ragazzo, togliendosi la mano dal viso insanguinato, pronto ad attaccare di nuovo. “Tu hai fatto del male a mia sorella!”
“Sorella?” domandò il Gold Saint, perplesso, concedendosi la possibilità di osservare quel ragazzo: non assomigliava alla ninfa con cui aveva combattuto.
“Si, io sono Ameto, fratello della Ninfa Lia!” ribattè l’altro. “E’ la mia sorellastra: mi ha portato qui dopo la morte dei nostri genitori durante la prima guerra Sacra!”
Il Saint del Cancro sbuffò, con aria annoiata “Senti marmocchio, non mi interessano i tuoi piagnistei: io sono qui per salvare una dea, quindi ti consiglio di dirmi dov’è e di levarti dai piedi.”
In tutta risposta, Ameto tornò al’attacco, e nuovamente finì a terra.
“Sto iniziando a perdere la pazienza ragazzino…Sek…”
In un ultimo, disperato tentativo di salvezza, il ragazzo sfilò dalla sua cintura un coltello, pronto a tornare all’attacco ma non appena lo impugnò, la terra iniziò a tremare.
 
“Oh no…” disse il ragazzino in un sussurro, lasciando cadere il pugnale a terra.
“E adesso che succede moccioso?” domandò Death Mask, brusco, mentre cercava di rimanere in equilibrio, ma non ricevette risposta, poiché il ragazzo si accasciò al suolo.
“Salvalo…”chiese una voce, nella testa di Death Mask.
“Cosa?”
“Salvalo, sei l’unico che può farlo…” Alla seconda richiesta, Death Mask riconobbe la voce di Lia.
“Oh, ma se muore potrete stare nuovamente insieme…”
“Io non posso morire. Lui per vendicarmi è andato contro le regole, usando un’arma per far del male qui, in Arcadia. Il tempo ricomincerà a scorrere per lui: morirà in pochi minuti, di vecchiaia.”
Il Gold Saint, scettico, riportò lo sguardo sul ragazzo, che si era accasciato al suolo: stava realmente invecchiando.
“E se io non volessi salvarlo?”
“Salvalo e ti indicherò la strada per raggiungere Atena…”
“E come, di grazia? Vorrei ricordarti che sei nella Valle della Morte”
“Non per molto…”
“Salvalo Death Mask”. Una seconda voce intervenne nella conversazione e il Saint non potè far altro che piegare il capo.
“Se è questo il volere di Atena… Sekishiki Meikaiha!”.
Il corpo di Ameto smise di tremare, mentre un piccolo fuoco fatuo lasciava il corpo, andando a posarsi sul palmo della mano destra di Death Mask, aperta per accoglierlo. Il corpo, ora immobile, aveva smesso di invecchiare, nonostante il ragazzo avesse ormai l’aspetto di un uomo nella piena età adulta.
 
Sulla spiaggia, intanto, l’acqua del mare continuava la sua opera e ben presto quella che era una statua di sale tornò ad essere una ninfa.
“Sto arrivando Cavaliere…”
Death Mask si voltò verso il sentiero che conduceva alla spiaggia, dalla quale sentiva provenire, nuovamente, il tremolio di un’anima: con il fuoco fatuo tra le dita, rimase in attesa.
 

*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*~¤  ¤~*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*

 
“Tre” fu la risposta di Milo.
“Esatto Cavaliere…”
“Ora dunque mi dirai cosa sta succedendo?”
“L’Arcadia è dall’epoca del mito, il luogo in cui le ninfe possono vivere lontane dagli uomini, insieme alle persone che amano. Ci sono delle regole, che devono essere rispettate, ma questo è un piccolissimo prezzo da pagare.” Iniziò a raccontare Amaranta, senza spostarsi dal luogo in cui si trovava. “La ninfa a cui fu affidato questo luogo si chiamava Thekla, e qui lei visse a lungo, felice.”
“Non capisco come questo possa essere collegato con la mia missione, ma ti lascerò parlare.” Intervenne Milo, in un momento di silenzio, prima di tacere di nuovo.
“Tuttavia, si sentiva sola. Ogni volta che una ninfa appariva in Arcadia con un compagno lei desiderava avere la stessa possibilità. Così decise di allontanarsi momentaneamente dall’Arcadia, lasciando me, sua sorella, a far rispettare le regole di questo luogo, in sua vece.”
Milo, appoggiato con la schiena ad un albero, ascoltava silenzioso, ma comunque vigile, pronto a difendersi, se necessario.
 
“Si innamorò di uno dei primi Saint di Atena, Anatol dell’Acquario, la furia dei ghiacci. Noncurante delle regole imposte ai Cavalieri della Dea e dei miei avvertimenti, sfidò la dea e subì la sua ira.” Amaranta tacque un istante, abbassando il capo.
“Poiché aveva allontanato un Saint dalla retta via, facendo si che venisse meno al suo dovere, Atena imprigionò il suo corpo tra i ghiacci. In questo modo, anche se l’anima di mia sorella tornò in Arcadia, Anatol non potè seguirla, dato che solo attraverso un contatto fisico, anche se minimo, gli esseri umani possono arrivare qui.”
“Dunque è per questo che noi Saint siamo arrivati qui: perché abbiamo toccato la lastra si ghiaccio dove c’era il corpo di tua sorella?” Domandò il Gold Saint.
“Si, ma lei sicuramente non vi voleva qui: forse è stata la volontà della vostra dea a portarvi in Arcadia: o forse, uno scherzo del destino”
“Perciò quello che tua sorella cerca è vendetta… è per questo che ha congelato il corpo di Atena e ha rinchiuso qui la sua anima.”
“Esatto…”
 
“E voi ninfe cosa centrate in tutto questo?”
“Lei qui è colei che comanda. Ha chiesto ad alcune ninfe di aiutarla e un rifiuto poteva portarci ad atroci sofferenze e privazioni, anche se non eravamo andate contro le regole che sono in vigore qui.”
“Allora perché mi stai aiutando?” domandò Milo, staccandosi dall’albero.
“Perché lei mi ha già tolto ciò che più mi era caro: il mio amante, Galicio.” Rispose lei, tornando a specchiarsi nella pozza “Ormai non ho più nulla da perdere ed è ingiusto che siate voi a pagare per un suo errore”
“Grazie” fu la risposta del Saint, che subito dopo, imboccò il sentiero che gli era stato indicato.
“Aspetta!” urlò Amaranta, alzandosi in piedi e Milo obbedì.
“Prima di andare, c’è un’altra cosa che devi sapere…”
“Cosa?”
“La storia di Anatol e della prima guerra sacra.”
“Per quale motivo?” domandò il Saint, tornando sui suoi passi, con aria perplessa.
“Perché sapendo come andarono le cose, saprai cosa aspettarti una volta trovata mia sorella.”
 

*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*~¤  ¤~*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*

 
…Una volta che Hades venne sconfitto, Thekla fu l’unica sopravvissuta delle nere armate. Molte perdite erano state riscontrate anche nelle fila dei Saint e molti avevano trovato la morte. Gli unici sopravvissuti erano Kyros dello Scorpione, Ramirez del Cancro e Anatol dell’Acquario. Quest’ultimo dopo la perdita dell’amata si era rinchiuso in se stesso, isolandosi ancor di più dagli altri guerrieri: suo unico fine era rimasta la distruzione di Hades, sebbene la sua fede si fosse incrinata; conclusa la battaglia anche quella ragione d’esistere era scomparsa.
Quando la rincontrò sul campo di battaglia, rinato dopo quell’incontro, cedette alla volontà dell’amata e, venendo meno al divieto di Atena i due consumarono il loro amore.
Poi Anatol condusse Thekla al cospetto della dea, alla quale annunciò la sua decisione di seguire la ninfa nell’Arcadia, anziché restare in quel luogo a forgiare nuovi Saint.
 
Doko tacque un istante e si concesse la possibilità di scrutare gli altri Saint, ancora una volta. Le loro espressioni erano le più disparate: stupore, disappunto, indignazione, ribrezzo ed emozioni simili si alternavano sul volto di ogni Saint presente.
 
Il viso di Thekla mostrava trionfo, quello di Kyros puro stupore. Invano quest’ultimo tentò di convincere il compagno a cambiare idea: ormai lui aveva deciso. Ma prima che potessero prendere congedo la dea Atena decise di punire la loro insolenza: ordinò a Ramirez di imprigionare l’anima della ninfa nell’Arcadia. Non appena il Saint del Cancro eseguì gli ordini la dea spedì il corpo di Thekla nelle lontane terre da cui veniva Anatol; in questo modo il Saint dell’Acquario non avrebbe potuto raggiungerla in Arcadia.
Dilaniato da rabbia e dolore il Gold Saint si scagliò contro la dea ma non riuscì a colpirla: la sua armatura, prima che lui potesse recarle offesa, lo abbandonò.
Kyros allora, lo invitò a rinunciare a quella sua folle idea, frapponendosi tra il compagno e Atena. Ma a nulla servirono le parole del Gold Saint dello Scorpione: Anatol tornò all’attacco.
Fu Atena allora, ad ordinare a Kyros dello Scorpione di porre fine alla vita del traditore ed egli non potè far altro se non obbedire: così si spogliò dell’armatura, per non avere alcun vantaggio.
Lo scontro che sarebbe potuto durare mille giorni ebbe durata più breve, poiché Anatol combatté senza riflettere, ormai in preda a tutte quelle emozioni che mai prima aveva mostrato in battaglia. Combatté seguendo la rabbia e l’istinto e perse la vita per mano del suo compagno.
Nonostante l’insistenza di Kyros, Atena gli negò la possibilità di essere bruciato sulla pira funebre, costringendo la sua anima a vagare in eterno, senza pace.
E come traditore viene ricordato Anatol, la furia dei Ghiacci, il più valoroso tra i Primi Saint di Atena, che cadde in rovina, consumato da desideri che contrastavano il suo ruolo di guerriero della Dea.
Kyros dello Scorpione divenne il Grande Sacerdote, mentre Ramirez del Cancro si occupò di educare i bambini che manifestarono un grande cosmo negli anni a venire, al fine di forgiare i nuovi Saint di Atena.
 
Doko chiuse il libro e tornò a guardare i suoi compagni.
“Hai ragione Aiolos… la storia si ripete…” commentò Saga con un sorriso amaro, scuotendo il capo.
“Così ora sappiamo per quale motivo Anatol è tornato…” commentò Shura.
“Però è strano…” aggiunse poco dopo Shun, interrompendo il silenzio che era venuto a crearsi.
“Cosa?” domandò Aiolia, esprimendo la domanda che anche altri si stavano ponendo.
“Gli unici cavalieri che sopravvissero a quella guerra furono il Gold Saint del Cancro e quello dello Scorpione: gli stessi che ora si trovano in Arcadia.” Rispose il Bronze Saint. “E’ strano che così tanti elementi siano simili ad allora…”
“Probabilmente ha un suo senso” si intromise Kanon “Penso che questo sia significativo: succederà qualcosa e i protagonisti saranno gli stessi di allora. Si chiuderà il cerchio.”
E gli altri nella sala, non poterono far altro che concordare.
 
 
 
 
NOTE:
(*)Le 7 candele rimaste accese si consumeranno completamente e pertanto le uniche candele che rimarranno saranno le 3 spente dal vento. (Sembrava banale l’indovinello eh? Invece bisognava pensarci su, perché al primo impatto sembra giusto rispondere 7 xD) Un ringraziamento ai giochi della serie “Il professor Layton”. L’indovinello è preso da lì.
 
Bhe, che dire? Ora sappiamo tutta la storia di Anatol e Thekla, e la sanno anche i Saint rimasti al Santuario e Milo, visto che glie è stata raccontata da Amaranta. L’unico che, per ora, non sa nulla è Death Mask, che invece è alle prese, ancora una volta, con Lia. Ormai, molti ostacoli sono stati superati: quanto manca, ora, al ritrovamento di Atena? E, soprattutto, come finirà la vicenda?
Vi lascio con le domande, e colgo l’occasione per ringraziarvi, ancora una volta, per esser rimasti “fedeli” alla mia storia, nonostante i ritardi nelle pubblicazioni dei capitoli. Ah, e Buone Vacanze a tutti! =)

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Capitolo 11
*** L'incontro ***



Anatol avanzava a grandi falcate per il bosco, ormai completamente a suo agio nel corpo che aveva preso: la volontà di Camus dell’Acquario non era più in grado di opporsi alla sua.
Molte ninfe si voltavano a guardarlo, vedendolo passare, alcune stupite, altre spaventate, ma lui non ci faceva caso: seguiva il richiamo dell’energia di un’unica ninfa, dalla quale si stava recando.
Si era sempre chiesto come doveva essere l’Arcadia e solo in quel momento, dopo secoli passati a vagare sottoforma di spirito, poteva finalmente vedere il luogo in cui sarebbe dovuto rimanere per l’eternità, vivo.
“Poco importa” pensava, mentre si avvicinava sempre più alla sua meta. “Ora ho questo corpo e resterò qui, nessuno potrà impedirmelo, nemmeno Atena”
Guidato dall’energia di Thekla attraversò un ruscello, diretto al centro del bosco. Sentiva chiaramente un’energia a lui ben nota accanto a lei: il cosmo di Atena.
 
Gli tornò alla mente, istintivamente, la sera in cui era aveva trovato il corpo di Thekla, che aveva cercato per così tanto tempo. Erano riusciti, nonostante le innumerevoli difficoltà, a comunicare e, una volta scoperto il suo piano, era andato alla ricerca del suo successore. Lo aveva visto accanto alla tomba della sua amata, in compagnia di un altro Gold Saint e aveva preferito non intervenire: doveva aspettare di trovarlo da solo. Così aveva atteso e, finalmente, dopo qualche mese lo aveva ritrovato in compagnia di un Bronze Saint, che non aveva percepito l’energia estranea.
 
La radura che si aprì davanti ai suoi occhi lo distolse dai suoi pensieri: esattamente al centro dello spiazzo, ai piedi di un’acacia c’era lei.
“Thekla…” la chiamò il Saint.
“Anatol… sei tu?” domandò la ninfa, alzando la testa verso di lui che, in tutta risposta, con un mezzo sorriso avanzò a grandi falcate verso di lei. Vedeva chiaramente la dea Atena, o forse solo il suo spirito, alle spalle di Thekla, imprigionata in una gabbia formata dai rami dell’acacia stessa.
“Dopo tutto questo tempo, finalmente sei arrivato…” proseguì lei, una volta in piedi, osservandolo colma di gioia e soddisfazione.
“…E nessuno mi porterà via da qui.” Concluse lui, prendendola tra le braccia.
E così i due amanti, dopo secoli di lontananza, poterono nuovamente baciarsi. Lì in Arcadia non importava nulla se lei era solo puro spirito: era una ninfa, poteva benissimo viverci senza un corpo, a differenza dei pastori. E ora che lui aveva un corpo non avrebbero permesso a nessuno di separarli.
 
Rimasero abbracciati a lungo, in silenzio: non avevano bisogno di parole in quel momento. Fu Anatol a rompere il silenzio poco dopo, con una domanda.
“Che ne faremo ora di Atena?”
“Anche se è imprigionata, è ancora pericolosa” rispose Thekla, osservando con la coda dell’occhio lo spirito della dea imprigionato tra i rami dell’acacia. “Se la lasciassimo andare, pretenderebbe di riavere indietro il suo Gold Saint: non posso liberarla.”
“Nessuno potrebbe risvegliare Camus dell’Acquario” replicò il Saint “La sua volontà si è piegata al volere della Furia dei Ghiacci: ormai nessuno può salvarlo.”
“Non ne sarei così sicura…” replicò Thekla, sciogliendo l’abbraccio, ricominciando a camminare, inquieta. “Tu se giunto qui per mia volontà, ma quando gli altri Saint sono arrivati in Siberia è stata la volontà di Atena, tramite il mio corpo, a portarli qui. La dea è ancora forte.”
“Tzè” A quell’affermazione, Anatol scoppiò a ridere “Posso batterli tutti quei cavalieri.”
“Non sono cavalieri qualsiasi quelli che ha portato in Siberia…” replicò la ninfa, con una smorfia. “Uno era stato scelto per essere la reincarnazione di Hades, mentre gli…”.
Thekla non concluse la frase, ma si voltò con aria preoccupata verso uno dei sentieri.
“Cosa succede?” domandò Anatol, avvicinandosi a lei.
“Amaranta…” rispose in un sussurro.
“Cosa centra tua sorella ora?”
“Ha lasciato passare lo Scorpione”.
 
*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*~¤  ¤~*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*
 
“Era ora, iniziavo ad annoiarmi…” disse Death Mask, osservando la ninfa appena giunta, mentre giocherellava con il fuoco fatuo che aveva ancora sul palmo della mano.
In risposta Lia gli lanciò un’occhiataccia e andò ad inginocchiarsi accanto al corpo privo di vita del fratello. Con una mano gli accarezzava i capelli e intanto piangeva. Le lacrime rigavano il suo volto solo per un istante, prima di venir riassorbite dalla sua pelle fatta d’acqua.
“Dove si trova Atena?”.
La domanda di Death Mask spezzò il silenzio irreale: era scocciato e l’impazienza gli si leggeva in volto. “Ti consiglio di darmi una risposta, Lia: posso mandare il tuo amato fratellino nella Valle della Morte quando voglio”
“Donagli ancora la vita e ti indicherò la strada” rispose lei, alzando il volto verso di lui.
“Non se ne parla” disse lui, rimanendo appoggiato con la schiena ad un albero, visibilmente intenzionato a non muoversi.
“Come posso essere sicura che dopo che ti avrò indicato la strada lo riporterai in vita?”
“Potrei farti la stessa domanda…” replicò Death Mask, staccandosi, infine, dall’albero. “Ma la mia sarebbe la parola di un Saint di Atena.”
Detto questo il Gold Saint lasciò andare l’anima, riconducendola, con piccoli gesti, fino al corpo di Ameto; non appena il fuoco fatuo scomparve, a contatto con la pelle, il pastore riprese a respirare.
 
“Dov’è Atena?” domandò ancora una volta il Saint del Cancro.
In tutta risposta, Lia alzò un braccio, indicandogli un sentiero che, da sotto la casa sull’albero, si inoltrava nel fitto del bosco. Era nascosto dalla folta vegetazione e Death Mask non lo aveva notato prima.
“Prosegui per quella via e se il sentiero si biforca, tu vai sempre a sinistra: se prenderai il sentiero di destra, tornerai verso la spiaggia. La dea si trova nel cuore dell’Arcadia.”
Senza dir nulla, Death Mask le voltò le spalle e si avviò verso il sentiero.
“La strada è lunga!” urlò la ninfa, senza allontanarsi dal corpo del fratello “E ti troverai in pericolo, alla fine del sentiero.”
“Troverò colui che ha imprigionato Atena, e allora sarà lui ad essere in pericolo.”
“Non sottovalutare il tuo nemico, cavaliere” continuò Lia, mentre Ameto cominciava a riprendere conoscenza “Coloro che hanno imprigionato Atena sono molto determinati.”
“Bhe, avranno a che fare con qualcuno più determinato di loro” replicò Death Mask e, con un sorriso beffardo stampato in volto, sparì lungo il sentiero.
 
Poco dopo Ameto riprese conoscenza.
“L-lia…?” domandò stupito, spalancando gli occhi. “Che ci fai qui?”
“Avevi bisogno di me”.
Facendo pressione sui palmi delle mani, posati a terra, il giovane pastore si mise a sedere.
“Cos’è successo?” domandò alla sorella “Non ricordo quasi nulla”.
“Un Saint di Atena ti ha salvato”.
Alla risposta della sorella, Ameto spalancò gli occhi, stupito.
“Lo stesso Saint che ti ha attaccato?”
Lia annuì, prima ancora di parlare, mentre sul volto del fratello si dipingeva un’espressione di puro stupore.
“Quando hai sfoderato il tuo pugnale per attaccarlo e sei venuto meno alle regole, rischiando di morire: ha annullato il processo di invecchiamento con il suo potere”.
A quelle parole, Ameto volle vedersi in uno specchio: così sua sorella mise le mani a coppa, lasciando che parte della sua energia diventasse acqua, in esse contenuta, così che il fratello potesse vedere la sua immagine riflessa.
Vedendosi invecchiato così velocemente, il ragazzo sussultò, ma poi, osservando la sorella, sorrise.
“Sono invecchiato molto: ancora un po’ e sarei morto.” Disse, e Lia annuì.
“Gli devo la vita allora…”
“Non avrà tempo per preoccuparsi di questo: prima vuole salvare Atena.”
Ameto non trovò nulla che gli permettesse di replicare.
 
*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*~¤  ¤~*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*
 
Milo stava praticamente correndo lungo il sentiero che gli era stato indicato, lo stesso sentiero che aveva percorso numerose volte nei suoi sogni. Nella sua mente quell’oscura vicenda stava diventando mano a mano più chiara: il congelamento di Atena, il loro arrivo in Arcadia, la ragazza rinchiusa nel ghiaccio; tutto aveva un suo senso.
Ignorando gli sguardi delle ninfe e dei pastori, continuò ad avanzare: percepiva chiaramente il cosmo di Death Mask, disperso nel bosco, e due cosmi, molto più vicini; uno dei due fin troppo familiare.
“La furia dei ghiacci e la ninfa che osano sfidare Atena” pensava con insistenza “Ma se lui non ha un corpo, come può averla congelata?”. Un oscuro presentimento gli fece venire i brividi.
 
Raggiunse il limitare della radura che così tante volte aveva sognato e fu costretto a coprirsi gli occhi, per oscurare momentaneamente il sole: dall’altra parte del ruscello si trovava la ninfa, in piedi; alle sue spalle, rinchiusa tra i rami spinosi di un’acacia c’era la dea Atena.
“Milo…” disse lei, con un’espressione tutt’altro che allegra sul viso “A quanto pare mia sorella ti ha fatto passare.”
“Mi sono meritato l’uscita, Thekla” replicò lui. “Perché tu sei Thekla, non è così?”
“Oh si, dicono che i nati sotto il segno dello Scorpione siano molto intelligenti…” replicò lei con noncuranza, senza rispondere alla sua domanda.
 
Tra i due, per un po’, scese il silenzio.
“Lascia andare Atena: la vendetta non ti servirà a nulla.”
“Oh, dunque mia sorella ti ha anche raccontato la mia storia?”
“Libera Atena, non costringermi a combattere” questa volta fu lui, a non rispondere alla domanda. “Tutto questo è inutile: lui non può tornare.”
“E’ qui che ti sbagli, Scorpione” replicò una terza figura, che comparve da dietro l’acacia. “Perché io sono tornato.”
L’udito e la vista furono per Milo la conferma che il suo intuito non si era sbagliato: si trovava davanti al corpo di Camus.
 
 

NOTE:
*Parte la 5° Sinfonia di Beethoven (quella del destino, Si, non l’inno alla gioia)*
Ebbene signori, ci avevate azzeccato: Milo ha trovato Camus. O meglio, ha trovato Anatol, nel corpo di Camus. Il che, è un bel guaio. Ma non disperate: in fondo ora, anche Death Mask sa da che parte deve andare e, sebbene sia molto lontano, dovrebbe arrivare anche lui a destinazione. Forse Milo non sarà costretto a pestare Camus… forse. I sentimentali mi perdonino se, all’inizio, ho lasciato poco spazio agli amanti che si ritrovano: rischiava di diventare una cosa un po’ (tanto) troppo smielata per Saint Seiya (dove si pestano tutti ù.ù). E poi, diciamocelo: volevo far arrivare il mio amato Milo xD
Per il resto, non mi viene in mente molto altro da dire… se non che ho il blocco dello scrittore (ancora una volta >.<). Di solito mi passa se inizio una nuova storia e ne scrivo due (o tre, quattro, cinque ecc…) insieme, ma questa volta non sta funzionando.. sarà l’estate! -.-
Però, pazientate: non mollerò questa storia sul più bello ;) Semplicemente, aggiornerò in maniera irregolare (anche a causa dei miei continui spostamento).
Buone Vacanze a tutti dunque, e alla prossima! =)

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Capitolo 12
*** Battaglia ***


Camus vedeva chiaramente l’espressione contrariata di Milo, ma non poté far nulla per cambiare la situazione. Da quando Anatol aveva preso possesso del suo corpo la sua volontà era stata annullata e se inizialmente era riuscito ad esercitare un minimo controllo su quell’entità estranea, alla fine aveva fallito.
 
Se in principio Anatol si era rintanato nell’ombra dopo il congelamento di Atena, non appena i ricordi di quanto aveva fatto erano riaffiorati di colpo nella mente di Camus, la Furia dei Ghiacci aveva deciso di tornare in azione e lui ben poco aveva potuto fare per resistere. Se nel momento in cui era stato costretto a congelare Atena era riuscito a fermarlo per breve tempo, nella speranza che qualcuno lo scoprisse, poi non era più riuscito a contrastare la volontà di Anatol. Sebbene stesse usando la stessa quantità di energia e la stessa ferrea volontà che aveva usato per fermarlo quando aveva attaccato Atena e allo stesso modo si era impegnato per impedire a quello spirito di controllare il suo corpo per colpire Shyriu, fuggire dal Santuario e raggiungere l’Arcadia, non riusciva più a far nulla.
 
Nonostante tutti suoi sforzi, aveva lentamente iniziato a perdere il controllo sui suoi muscoli, per poi scivolare in momenti di oblio in cui nemmeno la possibilità di vedere o sentire gli era concessa. Si ritrovava in un nulla buio ed infinito dal quale riemergeva bruscamente senza preavviso, solo per vedere ciò che gli accadeva attorno. Così nuovamente era scivolato nell’oscurità una volta raggiunta quella radura.
“Ha lasciato passare lo Scorpione”
Quella frase era arrivata fino a lui in quell’oblio senza fine come un flebile sussurro trasportato dal vento.
“Milo sta arrivando”quello il primo pensiero che gli aveva attraversato la mente: il suo compagno era sopravvissuto agli ostacoli che si frapponevano tra lui e la dea e stava arrivando lì, pronto a punire i traditori.
“Lascialo a me: non potrà fare nulla”
Con quell’affermazione era arrivata anche la consapevolezza di quanto sarebbe potuto accadere: Milo non si trovava al Santuario quando Anatol si era mostrato agli altri Saint quindi non poteva sapere che era lui a controllarlo.
Si sarebbe fatto degli scrupoli, avrebbe cercato di convincerlo con le parole a tornare sui suoi passi e Anatol avrebbe approfittato di tutto ciò per ferirlo.
Così aveva usato tutta la sua energia per raggiungere nuovamente la luce e ci era riuscito, per poi trovarsi a faccia a faccia con il suo migliore amico e la sua espressione contrariata, quasi delusa.
 
“Camus…”
Il tono di Milo non lasciava trasparire nessuna emozione ma Camus riusciva a sentirlo, a vederlo quel dolore, celato nello sguardo del Gold Saint.
“Tra tutti, dovevi prendere proprio il corpo di Camus?”
“Che importanza ha, Scorpione?”
Era stata la sua voce a pronunciare quelle parole ma almeno Milo sapeva: in un modo o nell’altro era venuto a conoscenza della verità.
“Ha importanza per me” rispose Milo, mettendosi in posizione di attacco; Camus fece di tutto per impedire ad Anatol di parlare ancora, ma invano.
“Ti conviene dimenticare il tuo compagno, Scorpione, perché Camus non esiste più!”
“NO!”  gridò Camus, ma dalla sua bocca uscì una risata, che si unì a quella della ninfa, ferma lì accanto.
Un’ombra oscurò gli occhi di Milo. “Tu menti…” disse in un sussurro, che tradiva la sua inquietudine.
“La volontà di Camus è stata completamente annullata, e presto ogni suo contatto con la realtà svanirà del tutto! Rassegnati Scorpione dorato, il tuo compagno non tornerà!”
Con orrore Camus osservò il suo corpo assumere la posizione d’attacco.
“Ma non disperarti: lo raggiungerai presto tra i morti!”
 
Anatol scattò in avanti, pronto a colpire, ma il pugno andò a vuoto; Milo ritornò in posizione di difesa, qualche metro più a destra, dopo aver schivato il colpo.
“Camus, so che puoi sentirmi!” la voce di Milo rimbombò nella radura, lasciando trasparire tutte le emozioni che fino a quel momento il Saint aveva cercato di celare. “Non lasciarti usare, reagisci! Fallo per Atena!”
“DIAMOND DUST!”
Milo riuscì ad evitare il colpo all’ultimo, spostandosi ancora una volta.
“Parlare non ti servirà a nulla! Questo corpo è mio!”
Anatol tornò all’attacco; Milo schivò nuovamente il colpo.
Camus osservava impotente quel combattimento.
“Difenditi Milo…”
Un altro colpo da parte del suo corpo, un altro scatto di Milo, questa volta insufficiente:  la spalliera destra della sua armatura rimase congelata.(*)
“Non potrai resistere a lungo Scorpione…è arrivata la tua fine!”
“SCARLETT NEEDLE!”
Il colpo raggiunse Camus in pieno petto, ma lui non sentì nulla; Anatol, con una smorfia di dolore, si lasciò sfuggire un sussurro carico di rancore.
“Kyros ha un degno erede…”
“Adesso mi sono stufato, Signore delle Energie Fredde” fu la risposta del Gold Saint allo sguardo carico di odio del suo nemico: la sua unghia scarlatta era ancora lì, pronta per un altro assalto.
“Come osi rivolgerti con quel tono a m…”
“MI SONO STUFATO DELLA TUA INDIFFERENZA, HAI CAPITO CAMUS?”.
L’urlo di Milo  impedì ad Anatol di completare la frase, lasciandolo stupito quanto Camus stesso.
“Sai perfettamente cosa significa per me attaccarti, Quindi…” Uno scatto verso destra dell’avversario, costrinse Anatol a girarsi.
“VEDI DI RIPRENDERE IL CONTROLLO DELLA SITUAZIONE IN FRETTA! SCARLETT NEEDLE!”
 
Un’altro colpo, dal basso verso l’alto, raggiunse l’addome di Camus, che urlò nuovamente, pur senza provare dolore. Con rabbia, Anatol reagì, ma troppo lentamente: un’altra puntura lo raggiunse alla gamba destra.
Camus leggeva benissimo il dolore mal celato dagli occhi di Milo che nonostante tutto continuava a colpire con precisione, tanto quanto sentiva la rabbia di Anatol crescere ad ogni ferita subita.
La situazione volgeva in netto svantaggio per la Furia dei Ghiacci.
Poi, quando anche l’undicesima puntura stava per raggiungere il suo obbiettivo, il braccio dello scorpione venne bloccato a mezz’aria.
Camus vide con orrore  un ramo di acacia avvolgersi attorno alle braccia e alle gambe di Milo, sollevandolo da terra.
Istintivamente il suo corpo si voltò verso destra, esattamente dove entrambi i due guerrieri dei ghiacci desideravano guardare: qualche metro più indietro Thekla teneva il braccio destro sollevato con il palmo della mano rivolto verso l’alto.
“Ora mi sono stufata io di te, Scorpione dorato. Quell’aculeo mi ha già ostacolato una volta, non gli permetterò di farlo di nuovo!” Con un gesto fulmineo, chiuse la mano a pugno e le spine dell’acacia si conficcarono nella carne, forando l’armatura dorata, ma Milo non emise un lamento.
“E’ ora di scrivere l’Epilogo di questa storia…” disse Anatol, divaricando le gambe e alzando entrambe le braccia al cielo, intrecciando le dita.
“LASCIA SPAZIO ALLE EMOZIONI CAMUS!”
Quell’urlo arrivò chiaro fino al Saint dell’Acquario, prigioniero del suo stesso corpo.
 
“CAMUS!”
Schivando l’ennesimo pugno, Milo dello Scorpione saltò addosso all’amico.
“Milo! Smettila, ci stiamo allenando!” aveva risposto un giovane Camus dell’Acquario, scrollandosi l’amico di dosso. “Cerca di essere più serio!”
“Uffa!” era stata la risposta imbronciata dello Scorpione, che si era rimesso in piedi. “Sei sempre così gelido tu, quando combatti!”
“In battaglia non bisogna lasciar trasparire nessuna emozione. Altrimenti il nostro nemico potrà sfruttarle a suo vantaggio!”
“Ma le emozioni sono ciò che spinge un uomo ad agire!” aveva replicato Milo “Senza di loro io non potrei mai combattere”.
 
Erano sempre stati diversi loro due, fin da bambini, soprattutto sul campo di battaglia: freddo e distaccato uno, emotivo ed impulsivo l’altro. Camus non si era mai soffermato sulle parole che Milo aveva pronunciato quel pomeriggio, durante l’allenamento: aveva solamente osservato il compagno mettere in pratica quella sua versione dei fatti. In quel momento, tutto gli appariva più chiaro, soprattutto ciò che aveva portato Milo ad attaccare il suo corpo. Un sentimento, un’emozione: la rabbia.
“Di addio alla tua Dea e ai tuoi Compagni, Scorpione dorato! AURORA EXE…”
 
“Aaah!”
L’urlo di Thekla bloccò il colpo di Anatol sul nascere e lo costrinse a voltarsi.
“Scusa il ritardo Milo: questo bosco è un fottutissimo labirinto.”
Death Mask aveva una mano stretta attorno al collo di Thekla, mentre con l’altra la teneva ferma.
“Ora Camus, vedi di darti una calmata. E tu, stupida ragazzina, libera Milo e la dea Atena, ADESSO!”
“Death Mask, fai attenzione, quello non è Camus!” urlò Milo, mentre cercava di liberarsi.
“A quanto vedo Atena non solo ha chiamato in suo aiuto il successore di Kyros, ma anche quello di Ramirez…” disse Anatol, con un’espressione di puro odio dipinta sul viso. “Bene, molto bene: vorrà dire che quando avrò finito con lui mi occuperò anche di te, Cavaliere del Cancro.”
Detto questo, tornò a voltarsi verso Milo.
“Bene Scorpione, torniamo a noi” disse, tornando in posizione di attacco.
“Un altro movimento e la ammazzo!” fu la sentenza di Death Mask, e Anatol si lasciò sfuggire una risata.
“Lei è una ninfa, mio caro Cavaliere, e per giunta è sottoforma di puro spirito: non puoi farle nulla.”
Con la coda dell’occhio Camus riuscì a vedere Thekla che diventava impalpabile e si liberava dalla stretta di Death Mask, richiamando a se i suoi poteri.
“E’ finita Scorpione, AURORA EXECUTION!”
 
 
NOTE:
(*)Non potevo perdermi il richiamo alla battaglia tra Hyoga e Camus. No, non potevo xD peccato che qui Hyoga non c’è ed è Camus (o, se vogliamo essere pignoli, Anatol) a congelare parte dell’armatura del suo compagno d’arme/ migliore amico/ amico/ vilascioliberainterpretazione ù.ù Si, qualcuno lo immaginava già e la tentazione di cambiare le cose c’era, ma NON POTEVO non farli combattere: sarebbe stato tutto  molto meno emozionante e non ci sarebbe stata suspence ù.ù
Tornando alle cose serie, siamo arrivati alle parti che odio di più: i combattimenti. Non perché non mi piacciano (non mi piacerebbe Saint Seiya se fosse così, visto che si pestano nel 99% dei casi xD), è che è sempre un dramma descriverle. Una cosa è vedere le immagini di una battaglia, una cosa è scrivere in modo che il lettore riesca a visualizzare il tutto nella sua mente, in maniera quantomeno decente… Quindi, sono un dramma perché NON SO se si capiscono (a voi l’ardua sentenza, mi preparo a tutto.).
Che altro dire? Thekla forse rischia di degenerare in una Mary-Sue: insomma, può rendersi intoccabile e controlla piante che spaccano armature… a sua difesa dico che è straincacchiata, a casa sua (nel mondo con le SUE regole) ed è una divinità minore, e tanto basta (a mio modestissimo giudizio, che può non essere condiviso xD).
Per il resto si, sono perfidissima a mollarvi sul più bello (soprattutto ADESSO, che non aggiornerò più fino a settembre, causa vacanze e zero connessione), ma un po’ di suspence, come ho già detto, ci vuole, altrimenti non sareste qui a leggere!
Detto questo, alla prossima belli, e grazie a tutti voi che ancora seguite =D
 
PS:“Scusa il ritardo Milo: questo bosco è un fottutissimo labirinto.”[Cit. Death Mask] Ogni volta che la rileggo,muoio dal ridere…e non so perché! xD
PPS: Visto? Ho lasciato un po’ di spazio anche a Camus!
 

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Capitolo 13
*** Sconfitta? ***



Milo si preparò a incassare il colpo, che non arrivò mai. Con gli occhi spalancati per lo stupore, osservò l’intera scena che gli si presentò davanti: Death Mask era pronto a schivare i rami dell’acacia, bloccati a mezz’aria esattamente come il braccio della ninfa, che osservava con un’espressione mista di rabbia e stupore il corpo di Camus.
Quest’ultimo aveva le dita ancora intrecciate, ma le braccia erano abbassate, immobilizzate nell’atto di lanciare il colpo. Senza emettere un suono, un istante dopo, le braccia del Gold Saint dell’Acquario gli ricaddero lungo i fianchi, inermi.
“Adesso basta.” Disse in un sussurro colmo di stanchezza, rialzando la testa verso Milo.
Camus dell’Acquario aveva ripreso il controllo del suo corpo.
 
Lo Scorpione tornò ad osservare le braccia del Gold Saint: pur di non colpirlo Camus si era rotto le braccia, riprendendo il controllo un attimo prima di lanciare il colpo.
“Sapevo che ci saresti riuscito, Camus…” disse Milo e subito dopo di lui anche Death Mask prese la parola. “Era ora! E adesso pensiamo alla ragazza”.
“Non vincerete mai!” urlò Thekla, scagliando un altro ramo dell’acacia contro di lui, che prontamente lo schivò. “Se pensate che basti così poco per liberarvi di Anatol vi sbagliate!”
Death Mask lanciò un’occhiata a Milo, che gli fece un cenno d’intesa; poi il Saint del Cancro tornò all’attacco. Colta alla sprovvista la ninfa iniziò ad indietreggiare, passando accanto a Camus che, invece, rimaneva immobile.
La ninfa continuò ad arretrare finchè non si riuscì più a muoversi: Milo, seppur bloccato dai rami, aveva espanso il suo cosmo e, utilizzando una delle sue tecniche, la aveva immobilizzata e ora sorrideva soddisfatto.
 
“Avevi ragione Milo: mi è bastato dare spazio alle emozioni per riuscire a tornare in me” intervenne Camus che ora tremava, manifestando il suo combattimento interiore. “Ma lui è… è forte…”.
Thekla, sorrideva soddisfatta nonostante tutto, dato che gli sforzi compiuti da Camus per parlare erano ben visibili.
“Non…non lasciare che ti uccida Milo… Non sopporterei di uccidere il mio migliore amico. Perciò… UTILIZZA ANTARES SE NECESSARIO!” il cosmo di Camus si espanse all’improvviso, mentre l’Acquario cadeva in ginocchio.
“Non preoccuparti Camus, ora ci penso io” disse Death Mask avvicinandosi a lui. “Ti libererò da questa seccatura. SEKISH…”
“Death Mask! Attento!”
L’avviso di Milo non servì a nulla: Thekla, sebbene immobilizzata, riusciva comunque a muovere i rami dell’enorme acacia che, così come avevano bloccato Milo, bloccarono anche Death Mask.
“Mi sono stufata. Non lascerò che qualcuno giochi ancora con le nostre anime come nell’età antica: addio cavaliere!”
Davanti agli occhi di Milo e Camus un ramo dell’acacia perforò l’armatura di Death Mask in pieno petto, per poi fuoriuscire dall’altra parte. Rapido come aveva colpito, il ramo si ritrasse, lasciando cadere il Saint del Cancro a terra.
In ginocchio non molto distante da Camus, Death Mask sputò del sangue sull’erba: teneva la mano destra posata sul terreno, per sorreggersi, mentre la sinistra rimaneva posata sul suo petto, all’altezza della ferita.
“N-non è possibile..:” balbettò Camus incredulo.
“Si che è possibile” rispose Thekla, ridendo “Qui le piante hanno una grande forza!”
“Bastarda!” urlò Death Mask, per poi sputare nuovamente sangue. La vista gli si stava annebbiando e non riusciva più a distinguere le figure che lo circondavano.
 
Milo, da parte sua, osservava senza poter far nulla: i rami dell’acacia non sembravano voler allentare la presa. Anche lui aveva perso un po’ di sangue a causa delle spine che gli si erano conficcate nelle braccia, ma nulla in confronto al sangue che stava perdendo Death Mask: doveva fare qualcosa e doveva farlo al più presto.
Con un urlo carico di angoscia Camus fece esplodere il suo cosmo un’altra volta. Poi sulla radura scese il silenzio, spezzato solo dalla risata divertita dell’Acquario.
“Sembra proprio che sia finita…” disse, rialzandosi: sebbene ferito dalla Scarlett Needle e con le braccia inutilizzabili, riusciva ancora a muoversi, anche se a fatica; sul volto del Gold Saint appariva un sorriso carico di soddisfazione.
“E’ finita Scorpione: Camus è mio”
Milo sentì la rabbia, insieme alla delusione, crescere sempre di più.
“Cos’è, avete perso entrambi la parola?” domandò sprezzante Anatol, scoppiando nuovamente a ridere mentre spostava lo sguardo ora su Death Mask, ora su Milo. Quest’ultimo si trattenne a stento dal gridare: erano stati ad un passo dalla vittoria e avevano fallito.
La Furia dei Ghiacci, per prima cosa, liberò Thekla permettendole di muoversi; lei lo prese tra le braccia e lo baciò.
 
Milo distolse lo sguardo, cercando di pensare ad una soluzione: Death Mask respirava a fatica, gravemente ferito e lui non poteva muoversi. Tuttavia, con la coda dell’occhio riuscì a scorgere chiaramente uno Scorpione dorato che stava risalendo i rami dell’Acacia dal punto in cui si trovava Atena fino a lui.
“Ma tu chi diavolo sei?”
Il sussurro di Death Mask, nel silenzio irreale che era sceso sulla radura, arrivò fino alle orecchie del Gold Saint dello Scorpione, ma i loro nemici sembravano non aver sentito niente.
Milo riportò lo sguardo su Death Mask che, ancora in ginocchio, parlava da solo a bassa voce.
“Con chi sta parlando?”
Non appena formulò quella domanda, sentì  un insolito calore alla mano sinistra. Girò come poté la testa in quella direzione e riuscì a scorgere lo scorpione dorato, immobile sulla sua mano: era lui che emanava calore.
“Cosa significa?”
Milo fece giusto in tempo a formulare, nella sua mente, la domanda: poi lo scorpione gli conficcò l’aculeo nella mano.
 

*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*~¤  ¤~*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*

 
“Venite a vedere!”
L’urlo di Shun fece voltare tutti i Saint verso la sala in cui riposava Seiya, dove Hyoga e Shyriu si precipitarono di corsa.
“Non è possibile!” urlò un istante dopo il Bronze Saint del Cigno, mentre Shun tornava dai Gold Saint, riuniti attorno al grande planisfero che Mu aveva posizionato sul tavolo.
“Atena sta piangendo!” urlò il Bronze Saint di Andromeda e subito molti dei Saint si alzarono.
Saga e Kanon furono i primi ad arrivare sino alla bara di ghiaccio in cui era rinchiusa la dea ed osservarono i suoi occhi, chiusi: piccoli rigagnoli azzurri le scorrevano lungo le guance, per poi seguire il profilo del mento.
“E’ vero…” disse Saga in un sussurro “Sta piangendo”.
“Perché le lacrime non ghiacciano?” domandò Aldebaran, senza perdere tempo “Qualcuno ha un’idea?”
“E’ la sua anima che piange” rispose calmo Shaka “Il suo corpo ci mostra ciò che turba l’anima della dea, e il ghiaccio non può impedirglielo.”
“Tuttavia, se lei piange…” disse Aiolia “Significa che qualcosa non va”.
“Forse la battaglia volge a nostro svantaggio” disse Shura, tornando davanti alla cartina. “Non possiamo rimanere a guardare”.
“Qualcuno deve andare in Siberia e raggiungere l’Arcadia se vogliamo sapere che cosa sta succedendo” disse Doko, che fin a quel momento era rimasto seduto, alzandosi.
A quell’affermazione, seguì una discussione: non riuscivano a decidere se effettivamente bisognava andare in Siberia o se era meglio non far nulla.
 
“Nessuno partirà per la Siberia” prese infine la parola Aiolos, che fin a quel momento era rimasto in silenzio “Abbiamo già tre Saint dispersi in Arcadia e non possiamo permetterci di andar tutti laggiù. Non sappiamo cosa sta succedendo ma dobbiamo confidare nelle capacità di Milo e Death Mask.”
Si concesse un istante per osservarli tutti e per contemplare le diverse emozioni che trasparivano dalle loro espressioni.
“Shaka, Mu, voi partirete per l’Arcadia, quella vera” disse infine “Molto probabilmente Milo e Death Mask riappariranno lì, alla fine della battaglia, come è successo a Shun”. I due interpellati annuirono e si prepararono a partire.
“Saga, Kanon, voi siete in grado di creare altre dimensioni e di spostarvi attraverso di esse”(*) riprese  subito dopo il Grande Sacerdote “Non penso possiate arrivare sino in Arcadia, ma forse potrete raggiungere una dimensione vicina abbastanza da permettervi di capire cosa accade: vale la pena tentare.”
Anche i due gemelli annuirono e si prepararono per affrontare la missione, mentre Aiolos si sedeva nuovamente. Aiolia prese quattro nuove pedine e si preparò a sistemarle sul planisfero, mentre Doko si avvicinò  ad Aiolos.
“Hai parlato come un vero Sacerdote” gli sussurrò in modo che solo lui potesse sentirlo e Aiolos, vista la gravità della situazione, si augurò di aver fatto la scelta giusta per la salvezza della dea.
 
 
 
 
NOTE:
(*) Non so se effettivamente questa cosa è vera, visto che nella serie originale nulla ci lascia intendere che i due gemelli siano in grado di farlo. Tuttavia nel Lost Canvas (se non ho interpretato male), Aspro e Deftero, i due Saint dei Gemelli, sono in grado di spostarsi per le dimensioni: così ne ho approfittato per dare questo “potere bonus”, chiamiamolo così, anche a Saga e Kanon. So che il prequel ufficiale della guerra del 900 non è il Lost Canvas, visto che il Kuru sta scrivendo il Next Dimension, ma mi piaceva l’idea, così l’ho inserita e… spero che non stoni troppo, ecco. Perché a me serviva xD
 
Per il resto, perdonatemi per la lunga assenza, ma sono stata via…e al mio ritorno a casa, il mio pc ha deciso che no, lui non poteva far andare internet…ma ora va *-* quindi posso tornare attiva xD. Capitolo non molto lungo, questo, ma non potevo fare altrimenti: se avessi scritto di più, non sarebbe rimata la suspence per il prossimo! ;)
Forse l’ho data vinta un po’ troppo facilmente ai cattivi di turno (per i quali, comunque, qualcuno fa il tifo u.u) ma la partita è ancora aperta.
Con chi parla Death Mask? Perché c’è uno scorpione dorato che se la prende con Milo? E Aiolos ha dato le indicazioni giuste ai gemelli, o li metterà nei guai?

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Capitolo 14
*** Alleati ***


“Resisti Death Mask, c’è ancora bisogno di te: non puoi arrenderti adesso.”
“Ma tu chi diavolo sei?” domandò in un sussurro il Saint del Cancro, nel silenzio surreale che si era formato nella radura.
Death Mask alzò il capo come meglio poté per guardarsi attorno, ma la vista gli si era appannata quasi del tutto e le figure attorno a lui erano ormai ombre indistinte.
“Un amico…”
“Bhe, amico, se non l’hai notato ho un buco nella pancia che perde parecchio sangue” rispose lui, tingendo ancora una volta di rosso d’erba davanti a se con uno sputo “E sto morendo”.
“Mai mi sarei aspettato che proprio tu gettassi la spugna così facilmente” replicò la voce “Tu che non ti sei arreso nemmeno quando la tua armatura ti ha abbandonato”.
 
Death Mask alzò nuovamente la testa, senza dir nulla, e questa volta i suoi occhi incontrarono un elemento che fino a qualche istante prima non aveva notato: un fuoco fatuo volteggiava nell’aria davanti a lui.
“E cosa dovrei fare, sentiamo un po’” biascicò Death Mask, sempre più debole “Atena è in mezzo ai rami controllati da quella fottuta baldracca, non posso salvarla”.
“Però puoi salvare Camus…”
Istintivamente il Gold Saint cercò con lo sguardo il suo compagno, e lo trovò tra le braccia di Thekla: sapeva perfettamente cosa intendeva dire la voce, ma non sapeva come fare.
“E con quali forze?” domandò infine.
“Ti aiuterò io, se proprio non ce la fai da solo…”
“A me non serve l’aiuto di nessuno” replicò Death Mask, sputandogli addosso il suo disprezzo: se c’era una cosa che non sopportava era essere considerato debole. Così, provò ad alzarsi in piedi, ma ricadde subito dopo al suolo.
“DEVI accettare il mio aiuto: non c’è altro modo”
“Solo se mi dici chi cazzo sei” si arrese infine Death Mask, sentendo le forze venirgli meno.
“Ramirez del Cancro: Lia ti ha raccontato la mia storia no?”
Con un ghigno di soddisfazione stampato sul volto, Death Mask usò le ultime forze che gli erano rimaste per allungare una mano verso il fuoco fatuo.
 

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Milo sentì il fuoco ribollirgli nelle vene, ma si costrinse a non urlare.
“Resisti Cavaliere”
Milo non riusciva a capire cosa gli stava succedendo: fino ad un istante prima tutto era normale poi quello scorpione gli aveva punto la mano e lui aveva iniziato a bruciare. Tuttavia il suo corpo non presentava alcun segno di ustioni: lui stava bruciando dentro.
“Non mollare Milo: Atena ha bisogno di te”
“Ma tu cosa sei?” domandò Milo a bassa voce, tornando a guardare la sua mano sinistra: lo scorpione dorato era sparito.
“Sarebbe più corretto chiedere CHI sono, Cavaliere”rispose la voce “Ma in cuor tuo, tu lo sai chi sono”.
“Kyros?” domandò in un flebile sussurro Milo, per poi chiudere gli occhi, soffocando un altro grido di dolore: in quanto Cavaliere d’oro aveva sopportato colpi potenti, ma quel dolore era qualcosa di indescrivibile.
“Si Cavaliere, e quello che senti è il fuoco di Antares”.
“Antares…” Milo aveva sempre saputo quanto era forte il dolore provocato dalle quindici punture dello scorpione e sapeva quanto dolore poteva provocare quel colpo. “N-non è possibile: come posso sentire io quel dolore?”
“Perché questo dolore deve donarti nuova forza.”Rispose Kyros “Anche se l’acacia non ti ha ferito gravemente, la magia di Thekla ti tiene suo prigioniero, e un potere ancora più forte tiene imprigionata Atena: ti servirà molta forza per liberarla.”
 
Milo iniziava a comprendere: Kyros voleva donargli la sua forza per permettergli di salvare la dea: con la loro forza combinata, forse era possibile davvero, fermare una dea.
“Non funzionerà” disse al suo predecessore, mentre il fuoco lo dilaniava dentro “Se anche riuscissi a liberarmi, loro si accorgerebbero, e sono in due. Mi fermerebbero.”
“Ma noi siamo in quattro, Milo”
Istintivamente, dopo quell’affermazione, Milo girò il capo verso Death Mask; il movimento rapido gli annebbiò la vista per un istante, ma subito dopo riuscì a rimettere a fuoco l’immagine: il Gold Saint del Cancro si stava rialzando.
“Ramirez?”
“Esatto Milo. Loro penseranno ad Anatol: tu dovrai liberare Atena”
“Come posso liberarla se questo dolore mi blocca a tal punto da impedirmi di respirare?”si ritrovò a pensare Milo.
“Devi accettarlo, Milo, altrimenti questo dolore finirà con l’ucciderti” replicò Kyros in tono duro “E non ci sarà speranza di salvezza per Atena, e nemmeno per i nostri amici.”
“Tu vuoi salvarlo?” domandò Milo perplesso.
“Anatol era la persona a me più cara prima che la sua mente degenerasse. Non rimpiango la sua morte, perché era giusta: tuttavia anche la sua anima merita la pace”.
Milo non ebbe nulla da ridire: fece un profondo respiro ed espanse il suo cosmo, accogliendo quel dolore smisurato che gli stava devastando l’anima.
 

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 “Aaah!” urlò Thekla, lasciando andare Anatol: il terrore era dipinto sul suo volto e la furia dei Ghiacci poteva vederlo chiaramente.
Istintivamente Anatol riportò lo sguardo sui due Gold Saint, temendo che uno dei due avesse attaccato Thekla: non poteva usare le braccia e i colpi che gli erano stati inferti da Milo rallentavano i suoi movimenti, ma non avrebbe permesso a nessuno di far di male a Thekla. Tuttavia i due Saint sembravano tranquilli: entrambi stavano sussurrando qualcosa, con gli occhi chiusi.
“Si, continuate a pregare stolti, tanto è tutto inutile: avete perso, e Atena non può aiutarvi”.
“Thekla, che cosa ti preoccupa?” domandò alla ninfa, tornando a guardarla “I nostri nemici sono sconfitti…”
“Atena…” disse lei, sempre più spaventata “Atena sta piangendo…”
Anatol diede definitivamente le spalle ai Gold Saint per osservare la dea, intrappolata tra i rami dell’acacia: le sue guancie erano rigate da sottili lacrime.
 
“Umpf, certo che piange” disse Anatol, faticando a non ridere “In fondo ha perso la sua battaglia: i suoi Saint moriranno presto, e lei rimarrà per sempre intrappolata qui.”
“Come puoi essere così tranquillo?” domandò a bassa voce Thekla “Non sono lacrime normali, quelle: è la sua anima che piange!”
“E questo ti preoccupa?” domandò Anatol “Non vedo come tu possa spaventarti davanti a delle semplici lacrime. E’ lì, imprigionata, cosa potrà mai fare con qualche lacrima, resuscitare i morti?”
“E se stesse piangendo per noi?”
“Per noi?” domandò la furia dei ghiacci, sempre più perplessa.
“Si… per noi che abbiamo infranto i nostri giuramenti e abbiamo macchiato la nostra anima con così tanti crimini…”
“Non dirmi che adesso inizi a pentirti!” esclamò lui.
“No” rispose lei, lanciandogli un’occhiataccia “Tutto ciò che ho fatto l’ho fatto per te, e non me ne pento. Ma le sue lacrime mi spaventano… Le lacrime degli dei non portano mai nulla di buono.”
A Thekla fu concesso solo il tempo di finire la frase; poi due cosmi dorati esplosero alle spalle dei due amanti.
 

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“Avete scoperto qualcosa?”
La voce di Aiolos lasciava trasparire tutta la sua tensione.
“Non siamo riusciti a raggiungere l’Arcadia” disse Kanon, incrociando le braccia al petto “Ma siamo riusciti a raggiungere una dimensione che le era molto vicina. Si sentivano diversi cosmi, tutti molto potenti e molto determinati.”
“E dov’è Saga?” domandò Aiolia, inquieto.
“E’ ancora là” rispose Kanon, senza smettere di guardare Aiolos “L’Arcadia è lì, da qualche parte: vuole tenere d’occhio la situazione.”
“Allora va là con lui, e tenetemi aggiornato sulla situazione”.
Dopo l’ordine del Grande Sacerdote, Kanon si preparò a sparire nuovamente, ma l’arrivo improvviso di Saga lasciò tutti interdetti.
“E’ successo qualcosa?” domandò Doko, facendo un passo avanti.
L’altro annuì, prima di rispondere.
“L’Arcadia si sta sfaldando.”
 
 
NOTE:
Altro capitolo leggermente breve…lo so, potrei allungarli un po’, ma mi piacciono di più così. In questo caso, ho voluto, in un certo senso, presentarvi tre cose che succedono contemporaneamente, focalizzandomi pezzo per pezzo su ognuna. L’eccezione, sono i nostri Saint al Santuario; ciò che c’è scritto lì è leggermente più avanti di ciò che succede in Arcadia…giusto per anticiparvi qualcosina. (Si, incasina le cose ma…mi piaceva! xD)
I nostri Saint hanno a che fare con i loro antenati, la cui comparsa, lo ammetto, non era in programma…ma mi dispiaceva lasciarli da parte. Il che, è un po’ un problema, perché mi sembra di aver caricato TROPPO la storia…mi preparo ai pomodori, nel caso li riteniate opportuni. Si insomma…fa molto cartone per bambini xD
Quanto ai nostri amici al santuario (che ci anticipano le cose), ricevono una bella(?) notizia da Saga: l’Arcadia si sta sfaldando. Quindi, Milo, Death Mask & Co. ancora non lo sanno ma l’Arcadia inizierà a cadere a pezzi. Presto, molto presto. Il punto è… a loro che succederà? E, soprattutto… riavremo indietro il nostro amato Camus che dall’ìinzio della storia non fa altro che fare la marionetta?
Il prossimo, è il penultimo capitolo…ormai siamo agli sgoccioli è.è
PS: No, scusatemi ma…Death Mask è bellissimo *-* se a voi non sembra IC, questa volta non mi interessa…mi piace troppo come l’ho caratterizzato in questo capitolo per demoralizzarmi *-* Ah…scusate per il mostruoso ritardo ma…mi sono data alle One-Shot in questo periodo! xD

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Capitolo 15
*** La fine della battaglia ***


Thekla e Anatol ebbero giusto il tempo di capire cosa stava succedendo: poi i rami dell’acacia che imprigionavano Milo andarono in mille pezzi. Le schegge di legno accompagnarono i movimenti del Saint dello Scorpione che in un attimo li aveva già superati, diretto verso Atena.
“No!” urlò la ninfa, lanciando nuovi rami verso di lui, ma Milo li distrusse tutti.
“Non è possibile…” la ninfa era terrorizzata e cercò con lo sguardo Anatol, alla ricerca del suo supporto.
“E’ tutta colpa di Kyros… Sento chiaramente il suo cosmo!” con un ringhio di rabbia, Anatol si preparò ad attaccare, nonostante entrambe le braccia fossero rotte.
“Preparati Kyros, questa volta non vincerai! Sono ferito, ma non sconfitto!”
“Io non mi preoccuperei di lui”  disse una voce alle sue spalle, costringendolo a voltarsi “…perché sarò IO il tuo avversario.”
 

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Milo assorbì tutta l’energia che gli venne offerta e sentendo dentro di se quella nuova forza, la fece esplodere subito dopo, frantumando i rami che lo imprigionavano. Senza perdere tempo si lanciò oltre i due amanti, distruggendo qualunque cosa osasse interporsi tra lui e la sua dea. Sentiva chiaramente quella forza crescere dentro di lui, ma non era in grado di controllarla: percepiva comunque la presenza di Kyros, quasi come se il suo predecessore fosse diventato parte di lui.
“E’ così che ti sentivi Camus o, nel tuo caso, era anche peggio?”.
La voce di Anatol strappò Milo ai suoi pensieri ed ebbe la tentazione di voltarsi, perché era ciò che Kyros voleva. Tuttavia lo Scorpione non si voltò, ma continuò a correre: non doveva lasciarsi distrarre, lui aveva un obbiettivo; inoltre non poteva sapere per quanto tempo il suo corpo avrebbe sopportato una tale energia.
Una volta raggiunta l’Acacia era pronto a liberare lo spirito di Atena, avvolto in quelle spire mortali: purtroppo però, non sapeva come fare.
Non ebbe tuttavia bisogno di pensarci: Kyros gli fece allargare entrambe le braccia, con entrambe le sue unghie scarlatte pronte a colpire.
Con uno scatto violento mosse entrambe le braccia in avanti, urlando chiaramente poche e semplici parole: “PLUVIA COCCINEA” (*)
 

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Il caos creato dall’entrata in scena di Milo permise a Death Mask di alzarsi n piedi: sentiva dentro di se nuova vita e nuova energia, ma continuava a percepire in modo altrettanto chiaro il foro che gli squarciava l’addome. Senza perdere tempo, avanzò verso Anatol e Thekla, troppo distratti dal Gold Saint dello Scorpione per accorgersi di lui.
“Io non mi preoccuperei di lui, perché sarò IO il tuo avversario”.
Forse agire in silenzio sarebbe stato più conveniente per lui: in quel modo avrebbe potuto colpire subito, senza perdere tempo. Tuttavia Death Mask era un cavaliere di Atena, e aveva intenzione di combattere con onore, senza colpi bassi: avrebbe guardato in faccia il suo nemico, mentre lo colpiva.
“Cos’è, una rimpatriata?” domandò Anatol sprezzante “Pensavo che tu e Kyros foste a riposare nel paradiso dei Cavalieri”.
“Prima dovevamo dare la pace anche a te”.
Death Mask sentì chiaramente quelle parole uscire dalla sua bocca e, per un istante, rimase interdetto; pochi istanti dopo, se non fosse stato per la gravità della situazione, sarebbe scoppiato a ridere: lui non era certo il tipo da fare certe affermazioni.
“Non vi permetterò di battermi di nuovo!”
Ramirez avrebbe voluto aggiungere dell’altro, ma non ne ebbe il tempo materiale: Death Mask, stufo di quella situazione, alzò il  braccio destro, pronto a colpire.
“E invece penso proprio che tu perderai di nuovo: è ora che Camus torni indietro! SEKISHIKI MEIKAIHA!”
 
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I colpi dei due Gold Saint furono simultanei. L’acacia esplose in mille pezzi e il corpo di Camus si accasciò al suolo, libero dall’entità che lo aveva controllato fino a quel momento. Così mentre lo spirito di Anatol abbandonava definitivamente il corpo dell’Acquario, quello di Atena venne liberato dalla gabbia di spine, fluttuando via, lontano dalla vista dei suoi Saint.
Thekla osservò la scena impotente e, per lungo tempo, sulla radura scese un silenzio mortale; poi la ninfa urlò.
“NOOOOOOOOO!” esclamò carica di disperazione e rabbia, facendo tremare le piante e la terra stessa. Milo e Death Mask si lanciarono un’occhiata, pronti a difendersi, ma la ninfa non li attaccò: si limitò ad espandere il suo cosmo, provocando numerose scosse sismiche e altrettante calamità naturali.
 
Fino a poco tempo prima l’Arcadia era stato un luogo di pace e serenità: in quel momento era scosso da una violenta tempesta.
“Il mio compito è finito: addio Death Mask”.
La voce di Ramirez arrivò al Saint del Cancro in un flebile sussurro; poi la grande quantità di energia che aveva ricevuto, rapida come era arrivata, altrettanto all’improvviso scomparve. A Death Mask, per un istante, venne a mancare l’aria nei polmoni e dopo aver lanciato un’ultima occhiata a Milo, si accasciò al suolo.
 
“Grazie…”fu tutto quello che disse Kyros, e Milo venne privato in un istante di quel potere devastante che non era riuscito a controllare. L’attacco che aveva sferrato contro le piante incantate da Thekla lo aveva fortemente debilitato dato che lo aveva costretto ad usare una grande quantità di energia: inoltre le ferite alle braccia e alle gambe, sebbene non gravi, contribuivano ad indebolirlo ulteriormente. Con enorme sforzo cercò di rimanere in piedi, ma le scosse sismiche non lo aiutavano. Cercò Thekla con lo sguardo e la trovò accasciata al suolo, accanto al corpo di Camus ma, anche se lei era svenuta, la tempesta non accennava a fermarsi: avevano versato sangue in un luogo in cui era vietato e la stessa Arcadia si stava rivoltando contro la sua padrona che, con la sua rabbia, aveva solo aumentato la gravità delle calamità naturali provocate dall’ennesima violazione della legge di quel luogo.
Con grande stupore Milo vide l’aria attorno a se andare in pezzi, squarciata dalla furia della tempesta: al suo posto intravide una dimensione oscura, piena di stelle.
“Un’altra dimensione”fu tutto quello che riuscì a pensare, prima che lo squarci si richiudesse.
“Dobbiamo uscire di qui”.
Mentre l’ennesima scossa lo faceva crollare sulle ginocchia, lanciò un’occhiata ai compagni, entrambi svenuti, forse addirittura morti: non sarebbe mai riuscito a portarli fuori, nemmeno sapendo come fare.
Si rialzò in piedi, seppur debole, nel tentativo di avvicinarsi a Camus, ma non ci riuscì: il suolo scomparve da sotto i suoi piedi e, come in tutti i suoi sogni, Milo precipitò nel vuoto.
 

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All’affermazione del gemello, Kanon strabuzzo gli occhi.
“Come sarebbe a dire si sta sfaldando?” domandò Ikki, esprimendo con le sue parole lo stupore generale.
“Quella dimensione si sta richiudendo su se stessa” rispose Saga con una smorfia “Non mi ero mai trovato davanti ad una cosa del genere: probabilmente chi aveva il controllo sull’Arcadia lo ha perso totalmente. Di conseguenza, quella dimensione si sta chiudendo: non sarà più possibile entrare o uscire.”
“E Milo e gli altri?” domandò Shun, preoccupato.
“Attraverso uno squarcio sono riuscito ad intravederli” disse Saga, abbassando la voce: il suo tono non prometteva niente di buono “Erano tutti feriti gravemente, ma questo è il male minore”.
Tutti attesero in silenzio che Saga completasse la frase ma il Gold Saint dei Gemelli non sembrava voler aggiungere altro.
 
“Saga…” lo chiamò Aiolos, avvicinandosi a lui e posandogli una mano sulla spalla “Ti prego di spiegarti meglio”.
Il Gold Saint alzò la testa verso il compagno, con espressione affranta: “Se quella dimensione si richiude su se stessa prima che siano usciti, rimarranno là per sempre, o moriranno a causa delle ferite. L’unica cosa in cui possiamo sperare è che precipitino in una dimensione più vicina attraverso uno degli squarci che si sono formati e che si stanno richiudendo.”
Per un po’ nessuno parlò; poi Aiolos riprese la parola.
“Allora tu e Kanon dovete appostarvi nelle dimensioni più vicine all’Arcadia, facendo attenzione a non finirvi dentro: con un po’ di fortuna i nostri compagni e la dea Atena cadranno là, e avranno bisogno di tutto l’aiuto che possiamo dargli.”
I due gemelli annuirono e si prepararono a ripartire, quando una luce abbagliante proveniente dalla stanza vicina costrinse tutti i Saint a schermarsi gli occhi.
“Venite, presto!” urlò Hyoga che era di guardia nell’altra sala. “La dea Atena si è svegliata!”
 
 
 
NOTE:
(*) Si, è un nome orrendo, ne sono consapevole… tuttavia “Scarlett Rain” sarebbe stato ancora peggio e sarebbe stato troppo simile a “Scarlett Needle!”. Quel colpo lì, se ho ben tradotto in latino, dovrebbe essere traducibile con “Pioggia Scarlatta”. Mi sarebbe piaciuto scriverlo in greco, ma le mie conoscenze sono pari a 0. Quindi, godetevi ciò che passa il convento. XD
 
Ormai siamo agli sgoccioli: Atena è, come sempre, quella più fortunata: i suo corpo è al Santuario, quindi lei al Santuario torna, lasciando i suoi poveri cavalieri in fin di vita (soprattutto Death e Camus).
Come potete notare, gli eventi di una e dell’altra dimensione (mondo reale & Arcadia), non li narro ESATTAMENTE in simultanea (non perché ci siano incongruenze temporali, ma perché mi è uscita così quando l’ho scritta e mi piaceva ù.ù): mentre Milo e Death Mask fanno a cazzoti e liberano Atena, Saga e Kanon sono al Santuario e alla ricerca di una dimensione vicina all’Arcadia; quando Thekla ne perde il controllo, Kanon è rientrato al Santuario, e Saga assiste allo “sfaldo dimensionale” (o come volete chiamarlo). Vede Milo attraverso uno dei primi squarci; poi si precipita ad avvisare gli altri. Dunque quando Milo cade, lui e Kanon dove sono? Questo, lo scoprirete nell’ultimo capitolo (perché io sono perfida) xD Questo specchietto serviva per chiarire l discrepanze temporali presenti in questo capitolo e in quello precedente. Ma non preoccupatevi, il prossimo capitolo è l’ultimo (sigh ç_ç è già finita!) e tutto verrà chiarito : )

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Capitolo 16
*** Ritorno a casa ***



I Saint si affollarono nella stanza di Seiya, attirati dalle parole di Hyoga. Accanto al letto del Bronze Saint, in mezzo ad una pozza d’acqua, tutto ciò che rimaneva della bara di ghiaccio, stava in piedi Atena.
“Miei Cavalieri” disse la dea, non appena li vide tutti lì riuniti “Il pericolo è ormai passato: lo spirito di Anatol ha finalmente ottenuto il tanto agognato riposo. Ma ditemi, dove sono i vostri compagni, che hanno combattuto per la mia salvezza?”
Per un attimo, nessuno parlò: poi, come in risposta alla domanda della Dea, riapparvero, dal nulla Saga e Kanon; quest’ultimo teneva tra le braccia il corpo esanime di Death Mask.
“Divina Atena” disse Saga, inginocchiandosi davanti a lei “Death Mask è precipitato in una dimensione vicino alla nostra, mentre non siamo riusciti a recuperare Milo e Camus. Inoltre…” lo sguardo di Saga si spostò sul corpo del compagno, che Kanon stringeva ancora tra le braccia “Le sue ferite sono molto gravi…”
“E’ ancora vivo” si intromise l’altro gemello “Ma non lo sarà per molto: dobbiamo intervenire”.
 
Al dire di Kanon, Doko si avvicinò a lui, facendogli segno di adagiare Death Mask a terra.
“Me ne occuperò io: Aiolia, aiutami.”
Il Saint del Leone non se lo fece ripetere due volte e, insieme a Doko, iniziò a riparare le ferite del Saint del Cancro. I due rimasero concentrati sul loro lavoro, sotto lo sguardo vigile degli altri Saint e della dea Atena: non potevano guarirle totalmente solo con l’ausilio del cosmo, ma potevano dare al Saint il primo soccorso, necessario per la sua sopravvivenza.
“Aldebaran, ti prego, prepara altre tre brande” disse la dea, indicando al Saint del Toro la stanza adiacente “Presto rientreranno dall’Arcadia anche Shaka e Mu e, se siamo fortunati, con loro ci saranno anche Milo e Camus, che avranno bisogno delle nostre cure.”
“Certo!” rispose il Saint del Toro, scomparendo oltre la soglia.
 

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Camus si sentì sollevare da terra e si costrinse ad aprire gli occhi: il sole era ormai basso sull’orizzonte. Quando il suo corpo venne spostato, si lasciò sfuggire un gemito di dolore: era vivo, si, ma era in gravi condizioni.
“Non agitarti Camus”
Sentire il suono di quella voce lo lasciò perplesso.
“Sh…Shaka?”
Il viso del Gold Saint della Vergine entrò, infine, nel suo campo visivo.
“Si, sono io: Il Grande Sacerdote mi ha mandato qui a cercarvi.”
“Do…dove siamo?”
“Nell’Arcadia, quella vera.” rispose Shaka “Ora rimani fermo, ti riportò al Santuario: hai bisogno di cure.”
Camus avrebbe voluto chiedergli dei suoi compagni, ma le forze vennero meno: lasciò ricadere la testa all’indietro, e il mondo si capovolse. In lontananza, in quel luogo ostile, Camus potè scorgere il bagliore di due armature d’oro: Mu stava aiutando Milo a rialzarsi.
“Dov’è Death Mask?”si domandò, mentre la vista gli si annebbiava: aveva sprazzi di ricordi dell’ultima battaglia che Milo e Death Mask avevano vinto e voleva saperne di più; ma le domande potevano aspettare. Così, mentre Shaka si teletrasportava al Santuario, Camus chiuse gli occhi, perdendo nuovamente conoscenza.
 
Mu mise un braccio attorno alla spalla di Milo e lo aiutò ad alzarsi, mentre il cosmo di Shaka, assieme a quello ben più debole di Camus, si allontanavano dall’Arcadia. Il Saint dello Scorpione era ridotto ad un insieme di ferite più o meno gravi: era atterrato sulle rocce dell’Arcadia direttamente dall’altra dimensione e, se non fosse stato per l’armatura, ai fori creati dalle spine si sarebbero aggiunti altre lesioni. Invece l’unico segno della caduta era un leggero taglio che solcava la fronte: l’elmo di Milo, volato qualche metro più in là, era già stato recuperato dal suo compagno.
“Ce la fai a stare in piedi?” gli domandò Mu e l’altro annuì.
“Siamo…”
“Nella vera Arcadia” concluse Mu
“Quindi ci siamo salvati?” domandò poi il Saint dello Scorpione, per poi aggiungere “Dov’è Camus? E Death Mask?”
“Camus è già al Santuario: Shaka si è già teletrasportato.” Rispose il Saint dell’Ariete “Quanto a Death Mask…”
“Morto…”
“Aldebaran mi ha comunicato che, dopo essere precipitato in un’altra dimensione, è stato portato in salvo da Saga e Kanon: è gravemente ferito, ma lo stanno già curando; si rimetterà”.
Milo si concesse un sospiro di sollievo: sia Camus che Death Mask, nonostante le numerose ferite, erano finalmente al sicuro al Santuario e lui lo sarebbe stato presto. In quel momento però si ricordò che ancora un Saint mancava all’appello.
“E Shun? Abbiamo notizie di Shun?” domandò preoccupato un istante dopo: il Bronze Saint, era sparito nel nulla all’improvviso, mentre ancora erano nell’Arcadia mitologica.
“Si è ritrovato qui diverse ore prima di voi, ed è rientrato al Santuario, facendo rapporto: non temere, sta bene”.
 
Milo si lasciò sfuggire l’ennesimo sospiro di sollievo.
“Allora direi che è il caso di rientrare Mu… Quanto siamo stati via?”
“Non molto Milo: da quando vi siete teletrasportati in Arcadia, è passato solo un giorno.”
Milo riportò lo sguardo sull’orizzonte: la scogliera terminava a strapiombo sul mare e il sole era ormai un sottile puntino rosso che stava sparendo, inghiottito dall’acqua, che sembrava color del sangue.
Mu iniziò a concentrarsi per teletrasportarsi e Milo riportò lo sguardo su quel terreno ostile che tanto aveva perseguitato i suoi sogni.
Un istante prima che l’ambiente circostante sparisse, Milo vide qualcosa in mezzo a quella desolazione, che gli fece correre un brivido freddo lungo la schiena, forse come ammonimento: un’acacia niclotica cresceva rigogliosa tra le rocce, unica pianta viva in mezzo a quella desolazione senza fine.
 
 
 
NOTE: Si, Atena è pirla. Dove vuoi che siano i tuoi amati Gold Saint? In Arcadia no!?!?! Grazie al cielo ci sono Saga e Kanon che invece di stare lì, se ne vanno a recuperare Death Mask (no, non potevo farlo morire di nuovo…lo faccio morire sempre! xD). Quindi “tutto è bene ciò che finisce bene”: i nostri eroi tornano al Santuario, sani e salvi e Atena ci fa sapere che Anatol ha trovato la pace. Seiya è ancora in coma, ma tanto non se l’è filato nessuno per tutta la storia, quindi, che problema c’è? xD
Unica nota irrisolta è quell’acacia niclotica, il simbolo di Thekla, che cresce rigogliosa, in un luogo dove non c’è altra forma di vita. Un caso? Un semplice simbolo del collegamento esistente tra  l’Arcadia reale e quella mitica? O un avvertimento per i Saint?
In fondo Atena non ci dice che ne è stato di Thekla, se è rinchiusa nell’Arcadia, se è caduta in un’altra dimensione, se è viva o se è morta.
“E’ il segnale che ci sarà un seguito?” vi domanderete voi…
Ebbene, sarò sincera, non è in programma, perché mi manca il tempo materiale per mettermi a scrivere; però mi sono lasciata una scappatoia, nel caso un domani mi venga un lampo di genio per un sequel e il tempo per scriverlo piova magicamente giù dal cielo.
Che altro dire? Mi sono resa conto di aver rispettato almeno una delle 3 unità Aristoteliche tipiche delle tragedie (sebbene questa NON sia una Tragedia) ossia, l’unità di TEMPoOche prevede che la vicenda si svolga tuta in un giorno e…bhe, è stato così. Un po’ surreale come cosa? Può essere, ma mi se la scalata alle 12 case è durata 12 ore… forse questa battaglia è durata fin troppo xD
 
E con questo, mettiam la parola fine anche a questa fan fiction: l’ho amata tanto, davvero tanto. Mi piaceva l’idea in principio, quando era ancora una vaga bozza nella mia mente e l’ho adorata ancora di più  mentre la scrivevo. Si sono aggiunti pezzi, intrighi, complicazioni, l’ho scritta e modificata con tanta passione e spero sia piaciuta anche a voi, che avete letto, seguito, recensito, che avete inserito magari nelle preferite o nelle ricordate. Grazie a tutti voi, spero continuerete a seguirmi. =) Ho in serbo per voi un’altra Long, che ho scritto a mano quest’estate… appena avrò tempo di batterla sul computer e di sistemarla per bene, e la vedrete su questi schermi (sempre se vorrete leggerla). Nel frattempo, se proprio non avete di meglio da fare, ci sono un po’ di One-Shot e.. la Long “Revenge”. (si, mi faccio pubblicità, almeno questa volta xD).
Grazie ancora a tutti voi, alla prossima!

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